HOLLOW NO KOKORO - cuore di hollow

di GexeTheNemesi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La tragedia ***
Capitolo 2: *** Ospedale ***
Capitolo 3: *** Kenpachi in Love??? ***



Capitolo 1
*** La tragedia ***


Primissima fanfic su bleach che scrivo, spero piaccia a tutti. Buona lettura








Esistono due tipi di battaglie continuava a ripetersi mentalmente Rukia, mordendosi il labbro inferiore quelle per proteggere la propria vita e quelle per proteggere il proprio orgoglio si morse il labbro talmente forte da far uscire un piccolo rivoletto di sangue, ma il dolore non lo sentì neppure.
Trentasette vittime.
Trentasette.
Trentasette compagni della tredicesima compagnia erano stati spazzati via da quell’arrancar e il suo capitano Ukitake ora stava combattendo contro quel temibile avversario da solo. Voleva combattere da solo. Doveva combattere da solo. Per vendicare i suoi compagni e per placare il suo orgoglio ferito.
‘Allora, signor capitano!?’ lo istigò l’arrancar ‘vuoi farmi credere che l’arrancar numero 100, Garcia Panciera, è troppo forte per te!?’
venne da pensare a Rukia, quel privaron-espada era troppo forte per il capitano; dopo lo sprigionamento si era trasformato in un gigantesco gorilla, la cui pelliccia sembrava refrattaria a ogni attacco dello shinigami.
Il 72° distretto forestale di Fugai era stato sconvolto dalla loro battaglia e pochi alberi erano rimasti in piedi, uno di questi era quello su cui si era rifugiata Rukia.
Ukitake era ad una decina di metri da lei: stanco, furibondo, ferito nel corpo e nello spirito e senza più il braccio sinistro
‘Rukia!’ Gridò senza voltarsi ‘scappa da qui! I rinforzi arriveranno a momenti! Rischi di essere coinvolta nello scontro se non ti allontani!’
Come se potesse farlo, non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio se fosse fuggita. Sarebbe rimaste anche a costo di morire.
‘Capitano, io…’
Successe in un solo attimo.
Un fascio di luce rossa e Ukitake perse anche il braccio destro.
‘Capitano Ukitake!!!’
Rukia scese con un balzo dal suo nascondiglio e si precipitò verso il suo capitano, rimasto miracolosamente in equilibrio nonostante le menomazioni.
‘…scappa…’ disse in un sussurro il capitano ‘…via… da…’ I suoi occhi si chiusero e cadde tra le braccia della sua minuta sottoposta.
‘Ca… capitano…’
Paura. Tanta paura.
Rabbia. Tanta rabbia.
Garcia cominciò a sghignazzare divertito dall’alto dei quattro metri della sua resurrection.
‘Ma tu guarda’ disse con un diabolico sorriso sul volto ‘ un topolino mi era scappato, sarà meglio rimediare’
Tanta paura. Troppa paura. La shinigami non riusciva a togliere gli occhi dal viso del suo capitano, ora coperto da una maschera di sangue.
‘Addio!’ Gridò l’arrancar.
Rabbia. Tanta rabbia. Troppa rabbia, impossibile da controllare.
‘Danza!’ Gridò Rukia sfoderando la sua spada ‘Sode no Shirayuki!’
Un semplice schiaffo di quel gorilla e la mora venne sbalzata via, mentre la sua spada le sfuggiva di mano.
Tutto attorno divenne nero e la shinigami perse i sensi.

I rinforzi della 6°, 8° e 4° compagnia arrivarono una ventina di minuti dopo, ma si accorsero subito di essere arrivati troppo tardi.
‘Rukia!’ Cominciò a gridare Renji cercando la sua amica con lo sguardo, ma non la vedeva da nessuna parte e non percepiva nemmeno il suo reiatsu.
‘Sparpagliatevi e cercate i superstiti della battaglia’ Ordinò ai suoi uomini il capitano della sesta compagnia, Byakuya.
‘Seguiteli e prestato soccorso ai feriti’ Ordinò il capitano Unohana.
‘Voi controllate che non ci siano altri nemici in zona’ il capitano Kioraku era molto inquieto, lo si poteva capire dal suo volto preoccupato e impaziente: aveva una pessima sensazione che lo stava tormentando.
Dopo un intera ora di ricerche tutto quello che riuscirono a trovare furono i cadaveri delle trentasette vittime della 13° compagnia, nessuna traccia di Rukia o di Ukitake.
‘Capitano Kioraku, Capitano Byakuya’ il luogotenente della sesta compagnia si fece avanti, pallido come il latte e tremante da capo a piedi ‘ credo… credo di aver trovato il capitano Ukitake’
‘Come sarebbe “credo”?’ sbottò il suo capitano
Con una fitta al cuore, Kioraku intuì cosa volesse dire.
‘Non riesci a riconoscerlo, Renji-kun?’
Renji abbassò il capo e fece un timido cenno di assenso.
‘E’ sotto quel castagno’ disse indicando uno dei pochi alberi ancora interi poco lontano da loro.
Con passo lento, il capitano dell’ottava brigata si diresse nel punto che il rosso gli aveva indicato.
‘Capitano Kuchiki, li vicino ho trovato anche questa’
La stessa fitta al cuore di Kioraku colpì anche Byakuya: il suo tenente gli stava porgendo la zampakuto di suo sorella minore.
‘… E’ ancora in stato di sprigionamento’ sentenziò il capitano, osservando la lama bianca come la neve di quella spada ‘significa che Rukia è ancora viva. Torna nel Seireitei e porta qui quanti membri della mia brigata riesci a trovare, in fretta’
Renji accennò un saluto e poi si mise a correre in direzione del Seireitei.



Mondo Terreno, una settimana dopo…



I primi raggi di sole inondarono di luce la città di Karakura ancora dormiente.
In una casetta vicino alla stazione dei tram, un ragazzo si svegliò o, per meglio dire, cadde dal letto e sbatté la testa sul pavimento.
‘E che cazz…’ bofonchiò, massaggiandosi la parte dolorante, ancora mezzo addormentato.
Il letto da cui era caduto era vuoto, segno che la sua coinquilina era già sveglia, così si alzò traballando e andò a cercare l’interruttore della luce a tanto, ma lo trovò solo dopo essere inciampato tre volte sulle miriadi di scarpe e scatole di gelato vuote che infestavano il pavimento.
La luce illuminò la stanza mostrando il ragazzo in boxer che si era appena svegliato: aveva degli improbabili capelli arancioni, degli occhi scuri e un fisico scolpito dalle miriadi di battaglie che aveva affrontato.
Aprì la porta della sua stanza e scese in soggiorno, dove un nauseabondo odore di bruciato stava appestando l’aria.
‘Oss, Ichigo!’ Trillò allegra Inoue dalla cucina, intenta a far friggere quello che sembrava un pezzo di carbone.
‘Inoue… quello che sarebbe?’ Chiese preoccupato l’arancione, sedendosi al tavolo.
‘Cialde! Tante buone cialde!’ canticchiò, mettendo il pezzo di carbone su un piatto per poi porgerlo ad Ichigo.
Ichigo guardò terrorizzato prima Inoue e poi il pezzo di carbone.
‘Inoue… davvero, non dovevi… c’e il ramen istantaneo oppure…’ tentò di salvarsi, ma inutilmente.
‘No, no, no, no’ ribatte lei decisa ‘ Su, assaggia e dimmi com’è!’
Con ogni briciola del suo coraggio riuscì a prendere forchetta e coltello ( che di norme per delle cialde non si usano), tagliare quella massa informe tutta briciata e ficcarsela in bocca e poi, con uno sprezzo del pericolo che mai avrebbe creduto di possedere, riuscì ad ingoiare.
‘Deli… delizioso…’ disse in un sussurro, con sorriso tiratissimo e le lacrime agli occhi per colpa del bruciore alla gola.
‘Davvero!?’ Chiese Inoue raggiante di felicità ‘ allora forza! Mangialo tutto’
Il colorito di Ichigo divenne improvvisamente pallido e la mano che reggeva la forchetta cominciò a tremare.
Quando si dice scavarsi la fossa da soli… pensò sconsolato, pronto alla sua fine.
‘Hollow! Hollow! Hollow!’
A salvarlo da morte certa fu l’allarme hollow del suo medaglione da sostituto shinigami che era sul tavolo.
‘Devo scappare!’
Si portò il medaglione alla fronte, separando il suo corpo dalla sua anima di shinigami
‘Fa attenzione!’
Saltò fuori dalla finestra stingendo la sua spada Zangetsu e cominciò a librarsi nei cieli della città. Riusciva a vedere tutto da quella posizione: il fiume che attraversava la città, il parco di divertimenti, la Clinica Kurosaki, ovvero la sua vecchia casa e decine e decine di cantieri intenti a ricostruire la parte ovest della città.
Solo quattro anni prima quella parte della città era stata completamente rasa al suolo.
Un attentato terroristico lo descrissero i giornali, ma Ichigo sapeva bene cosa era successo.
Erano passati quattro anni dalla furiosa battaglia tra i Gotei 13 e Sosuke Aizien, ma anche se la forza dei primi tra espada al servizio dello shinigami traditore fosse enorme, i capitai della Soul Society non si arresero e ricorrendo ad ogni loro risorsa riuscirono a sconfiggere i loro avversari.
Non ci fu uno solo di quei capitani che non vide la morte in faccia quel giorno, però almeno Aizen venne sconfitto e i due capitani disertori, Tosen e Gin, erano latitanti da allora e la Gemma della Distruzione era stata distrutta.
Un per sempre felici e contenti, se non fosse stato per il fatto che con la morte di Aizen gli arrancar si erano sparpagliati fra i tre mondi: quello degli umani, la Soul Society e Hueco Mundo, ma principalmente nei primi due.
‘Eccoti lì!’
Individuò il suo bersaglio: un hollow che aveva le sembianze di un toro stava correndo lungo la sonda del fiume. Bastò un sol fendente e l’hollow si dissolse. Un lavoretto semplice di normale routine.
‘Hollow! Hollow! Hollow!’ Ricominciò il medaglione.
‘Ancora?’ Si lamentò Ichigo, ma poi ripensò al pezzo di carbone che Inoue aveva preparato e, per una volta, non gli dispiacque più di tanto se quella mattina avrebbe dovuto sudare un po’ più del solito.

A casa intanto, Orihime era intenta a risistemare la cucina, quando il cellulare che aveva in tasca cominciò a squillare.
Tirò fuori di tasca il telefonino e lo avvicinò all’orecchio.
‘Pronto?’ Chiese, domandandosi chi mai avrebbe potuto chiamare a quell’ora.
‘Orihime? Sono Renji, Ichigo è lì con te?’ rispose il rosso.
‘Renji-san? No, è apparso un hollow ed è subito andato ad occuparsene. E’ successo qualcosa? Hai un tono di voce strano’
Renji non rispose e la ragazza capì da quel silenzio che qualcosa di grave era accaduto.
‘Una settimana fa il capitano Ukitake è stato ucciso da un arrancar’ disse funebre ‘Rukia era assieme al capitano in quel momento dato che abbiamo trovato lì vicino la sua Zampakuto, ma non riuscivamo a trovarla sul campo di battaglia. L’unità mobile segreta l’ha cercata per tutta la soul society e questa mattina sono riuscita a trovarla in una baracca del Rokungai ovest
’ Inoue rimase sconvolta: aveva conosciuto il capitano della tredicesima compagni Jushiro Ukitake, una persona meravigliosa e un combattente abilissimo.
Rukia era molto affezionata al suo capitano, non poté nemmeno immaginare il dolore che ora la sua amica stesse provando.
‘Come… come sta ora?’ Chiese.
‘Fisicamente bene, ma è terribilmente provata, pensavo che forse rivedere te e Ichigo l’avrebbe fatta sentire meglio, infondo è da quasi un anno che non vi vedete’
‘Chiamo subito Urahara per fargli aprire un passaggio per la Soul society, saremo lì il prima possibile’
Dall’altro capo della linea, renji sorrise.
‘Grazie’ disse ‘ grazie di cuore’ così dicendo chiuse la chiamata.








Il prossimo capitolo non ho la più pallida idea di qundo lo posterò, si vedrà…

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Capitolo 2
*** Ospedale ***



ai 57 che anno aperto x sbaglio il capitolo precedente, ecco il seguito












Rukia Kuchiki era sdraiata su un letto bianco e pulito nella caserma della 4° compagnia, guardava fuori dalla finestra ammirando il Seireitei, inondato dalla luce del mattino.
Era furiosa.
Il suo volto era impassibile, freddo e pallido, ma il suo animo stava bruciando di collera: per Garcia Pancera, che aveva ucciso il suo capitano, e per se stessa, per non essere riuscita vendicarlo.
«Rukia»
L’interessata fece un leggero sobbalzo: tanto era assorta nei suoi pensieri che non si era accorta che qualcuno era entrato nella stanza e si stupì parecchio quando vide chi era il visitatore.
«Nii… nii-sama…» disse in un sussurro incredula Rukia.
Byakuya prese uno sgabello li vicino e si sedette a fianco al letto della sorella. «Vedo che ora stai meglio» disse con il suo solito tono piatto. «il capitano Unohana ha detto che rimarrai qui ancora questa notte poi potrai tornare a cas…»
Non terminò la frase: Rukia si era gettata al suo collo, abbracciandolo.
«Nii-sama!»
Affondò il viso nell’haori da capitano di suo fratello e cominciò a piangere, sfogando tutte quelle emozioni che aveva tenuto dentro di se per quei sette lunghissimi giorni.
«… nii-sama… nii-sama…»
Data la situazione, Byakuya si concesse di accarezzare leggermente la nuca di Rukia con una mano.
«… nii-sama… che ne sarà delle tredicesima brigata?» Chiese tra un singhiozzo e l’altro « non abbiamo più un capitano… ne un tenente…»
«Non lo so, Rukia» rispose sincero «non spetta a me decidere»
Un deciso bussare alla porta fece tornare Rukia sdraiata e composta sul letto.
La porta si aprì, e con passo lento e maestoso il capitano comandante del Gotei 13, Yamamoto Genryusai entro nella stanza.
Ma c’era qualcosa di diverso in lui: l’espressione che aveva sul volto segnato dalle rughe dalle miriadi di cicatrici era incredibilmente simile a quella di Rukia.
Quanta rabbia c’era su quel volto…
Quanta tristezza c’era su quel volto…
«Capitano Kuchiki» disse « sarebbe così gentile da lasciarci soli?»
Yamamoto non era lì in veste di capitano comandante, ma come un semplice padre che voleva sapere come il suo deceduto figlio era morto; questo la shinigami lo capì subito.
Con un inchino, Byakuya si congedò.
Per qualche secondo i due che erano rimasti in quella stanza non parlarono, si limitarono a guardarsi negli occhi, capendo che nessun altro al mondo poteva capire il loro stato d’animo se non la persona che ognuno aveva davanti.
[…]
«Capisco» sentenziò Yamamoto « senza più un braccio gli era risultato impossibile sprigionare la sua Zanpakuto»
«Anche se ne fosse stato un grado, quell’arrancar sarebbe stato senza dubbio un avversario temibile: era senza dubbio un Vasto Lorde» precisò la ragazza
Il capitano comandante assunse un espressione strana, e la mano che reggeva il suo bastone da passeggio aumentò la stretta.
«Il nome» sibilò « dimmi il suo nome»
Rukia deglutì a fatica: Yamamoto, volontariamente o inavvertitamente, stava rilasciando parte del suo reiatsu, facendo diventare l’aria della stanza pesante e secca, quasi irrespirabile.
«Garcia… Garcia Pancera, arrancar numero 100»

Renji si beccò un gancio in piena mascella che lo fece volare contro le sedie della sala d’attesa della caserma della quarta compagnia.
«Come sarebbe a dire che non era necessaria la mia presenza?!» Esplose Ichigo «per che cazzo non mi avete avvisato prima!? Quando sono andato nel Hueco Mundo senza avvisarvi tu e Rukia poi mi avete fatto tanti bei discorsi sull’essere compagni e poi ti comporti così!? Sei solo un ipocrita!»
Il rosso si rialzò con un colpo di reni e assestò un calcio in pieno stomaco al Ichigo, sufficientemente forte da piegarlo in due dal dolore.
«E tu sei un deficiente!» Gli rispose Renji «avrai anche il reiatsu di un capitano, ma sei bravo solo a dispensare mazzate a destra e a manca! A che diavolo sarebbe servito un elemento del genere in una ricerca? Ci saresti stato solo di impiccio!»
Ichigo si rialzò a fatica, pronto a riprendere la sua scazzottata con il rosso, ma un fortissimo reiatsu li avvolse, paralizzando dal terrore i due shinigami.
«Ke… Kenpachi?…» Si chiese l’arancione terrorizzato, guardandosi attorno in cerca di quell’inquietante capigliatura a porcospino.
«Vi pregherei di non fare tutto questo trambusto» disse una voce alle sue spalle « questo è un luogo di cura e riposo»
Sudando come poche volte gli era capitato di fare Ichigo si voltò, trovandosi faccia a faccia con il capitano della quarta brigata, Retsu Unohana.
«S.. sì, certo… scusi tanto…» balbettò Ichigo.
«Ci… ci dispiace davvero…» sussurrò Renji.
La donna fece un dolcissimo sorriso, chinò il capo per salutarli e sparì per i corridoi della caserma.
«…Da paura» ammise Ichigo dopo essere sicuro che il capitano si fosse allontanato « per un attimo l’avevo scambiata per quel pazzoide psicopatico di Kenpachi»
«Altroché…» concordò l’altro.
I due si guardarono in faccia per qualche istante, poi abbassarono lo sguardo.
«Scusa per il pugno»
«Tranquillo, tu scusa per il calcio»
«Sicuro che non possiamo vederla?» Chiese speranzoso Ichigo.
«No, solo familiari. Ordini del capitano Unohana, vuoi metterli in discussione?»
Deglutì preoccupato.
«No… penso proprio che aspetterò domani»
«Tu e Orihime potete dormire nella nostra caserma se non avete un posto dove restare» gli propose Renji.
«Grazie, è un ottima idea»

«Era già stata curata quando l’avete trovata?» Chiese sorpreso il capitano Byakuya.
«Già, probabilmente da una delle famiglie del quartiere di Rokungai in cui è stata trovata. Quasi certamente le hanno salvato la vita» rispose Unohana «però c’era qualcosa di strano…»
«Strano in che senso?» domandò
«C’era una piccola traccia del reiatsu della persona che l’ha curata sulle ferite di Rukia… era strano. Non sono ruscita a capire se si trattasse del reiatsu di uno shinigami… o di qualcos’altro»
«Qualcos’altro?»
«So che sembra strano anzi, assurdo, ma sembrava quasi… che quel reiatsu che ha curato Rukia appartenesse ad un hollow»

Calò la sera, ma Rukia non riusciva a prendere sonno.
Dopo aver dormito per un intera settimana su un letto di legno marcio e paglia bagnata, quasi aveva perso l’abitudine a sdraiarsi su un vero materasso
“Non scioglierò la tredicesima brigata” la voce del capitano Yamamoto gli aveva dato sollievo in quell’occasione come mai era successo prima “è tutto ciò che resta di Ukitake, come potrei farlo?”
Era felice ora. La tredicesima compagnia era ciò a cui teneva più a cuore, sapere che quella umida ma accogliente caserma non sarebbe stata abbandonata la stava rendendo davvero felice.
Tak.
Si rigirò nel letto cercando invano di addormentarsi.
Tak. Tak.
Certo sarebbe stato più semplice senza quel fastidioso rumore…
Tak.tak.tak.tak.tak.tak.tak.tak.
Si girò verso la finestra, la fonte di quel fastidioso rumore, e vide una figura appesa al cornicione del piano superiore che stava battendo il dito sul vetro per farsi notare.
Rukia scese dal letto a piedi scalzi, si avviò verso la finestra e la aprì.
«Come hai fatto a entrare nel Seireitei?» Chiese subito la ragazza.
«Ho i miei metodi» rispose con tono piatto la figura.
Indossava un mantello da viaggio sporco e logoro, con un cappuccio che gli copriva il viso, ma era ben visibile alla luce della luna il suo kimono nero tipico degli shinigami e la sua zampakuto dalla guaina verde smeraldo attaccata alla vita.
«Hai visto Ichigo?» Chiese l’incappucciato.
«No, ma l’ho sentito che si scazzottava con Renji fuori dalla mai stanza»
«Uhmf… è sempre il solito, se non fa baruffe con qualcuno non si sente realizzato» disse scuotendo la testa lo shinigami « e… non è che hai visto Inoue?» chiese, questa volta con tono diverso: dolce, quasi ansioso.
«Non l’ho vista, mi spiace» lo informò Rukia, dispiaciuta.
La figura abbassò lo sguardo, delusa.
«Vive insieme a Ichigo ora, lo sai?» lo informò la mora.
«Lo so» rispose l’altro « non mi faccio false illusioni, solo… mi sarebbe piaciuto rivederla, è passato tanto tempo»
Fece un profondo sospiro prima di ricominciare a parlare.
«Che ha detto quel vecchietto a riguardo della 13° brigata? La scioglierà?»
«No. Grazie al cielo, no. Ha detto che a breve sceglierà un nuovo capitano, forse Renji oppure Ikkaku-san o…»
«Perché non ti proponi tu?» chiese lo shinigami con tutta la naturalezza di questo mondo.
«Che… che cosa!?» Rukia era certa di aver capito male, non poteva parlare sul serio.
«Perché non ti proponi tu? Al momento attuale sei senza dubbio il soldato più forte che rimane alla tua brigata, basterà che ti insegni il bankai e il gioco sarà fatto»
La mora era allibita, scioccata e… speranzosa.
Diceva sul serio? Avrebbe potuto ereditare il posto del suo capitano se fosse diventata pi forte.
«Lo puoi fare?» chiese titubante «puoi insegnarmi il bankai?»
«Si’» rispose sicuro «non sei un mostro come Ichigo, quindi ci vorrà più tempo, ma con un allenamento costante penso di poterci riuscire in meno di un mese» Rukia cominciò a tremare e quasi le vennero le lacrime agli occhio.
«Grazie» disse dal profondo del cuore.
«E’ il minimo che possa fare, è merito di voi shinigami se ora sono ancora qui. Ti aspetterò al nostro nascondiglio fra tre giorni, vedi di non farti seguire»
Così dicendo si buttò giù dal suo trespolo e sparì nel buio della notte, ma Rukia senti chiaramente quel rumore simile a un battito di ali che andava via via allontanarsi per poi sparire del tutto.






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Capitolo 3
*** Kenpachi in Love??? ***






Kenpachi in love (^ ^)





«Cheeeee????? Ma mi stai prendendo in giro???» chiese sbalordito Ichigo.
«Te lo giuro, l’ho sentito da fonte certa» Così dicendo Ikkaku tirò su un rutto tale da far tremare tutta la taverna, perfino le quindici bottiglie di sakè che erano sul tavolo tremarono pericolosamente, col rischio di farle cadere per terra.
«E dato che la fonte certa sono io» precisò un Renji mezzo collassato da sotto il tavolo «ti posso assicurare che è vero» fece un paio di pernacchie e dei borbottii senza senso per poi tornare a dormire abbracciato alla sua bottiglia di liquore.
«Beh… magari veniva nella vostra caserma solo per raccomandare suo fratello Ganju, ho sentito che ha superato per il rotto della cuffia gli esami dell’accademia degli shinigami e l’undicesima compagnia è quella che guarda meno i risultati accademici, no?» Tentò di domandare Ichigo, aggrappandosi con tutto se stessa a quella scintilla di lucidità mentale che gli rimaneva, ma non era sicuro che sarebbe bastata per terminare la conversazione.
Ikkaku aveva incrociato Renji e Ichigo mentre si dirigevano alla caserma della sesta compagnia e li aveva trascinati fino alla taverna più vicina dove se la spassarono alla grande con la scorta di alcolici che trovarono lì fino al mattino seguente. Ikkaku lo stava mettendo al corrente del pettegolezzo più in voga in quel periodo; certo, era rimasto stupito all’inizio: mai avrebbe creduto che Ikkaku fosse il tipo da pettegolezzi, ma dopo breve capì che la questione era diversa, infatti il protagonista del pettegolezzo era niente meno che il suo capitano: Kenpachi Zaraki.
«Sì, ma non vai a raccomandare tuo fratello ogni notte, negli alloggi del capitano da tre mesi a questa parte come sta facendo quella Kukaku Shiba! Il tenente Yachiru poi è da parecchio che non ci puoi parlare senza che ti azzanni la capoccia…» borbottò massaggiandosi la pelata « scommetto che sa qualcosa e che è gelosa come poche volte lo è stata… e a pagarne le conseguenza siamo tutti noi dell’undicesima brigata!»
Prese una delle poche bottiglie ancora piene e cominciò a tracannare il sakè come se fosse acqua, imitato a ruota da Ichigo.
«E dai su… è solo una bambina, cosa potrà mai fare di così terribile a degli omaccioni come a voi dell’undicesima brigata?» Sdrammatizzò Ichigo.
«Ti sei dimenticato che non è solo una bambina, ma il nostro tenente! E in quanto tale dobbiamo ubbidire ad ogni suo ordine diretto. Mi vien male a pensare a quante ne ho passate in questi mesi: una volta ci ha ordinato di correre per tutto il Seireitei completamente nudi, un’altra volta ci ha fatto cantare “fra martino campanaro” a squarcia gola per tre ore consecutive e giusto la settimana scorsa ha organizzato una retata di biancheria nello spogliatoio femminile delle quarta compagnia e prova a indovinare chi ci abbiamo trovato dentro!?»
«No… non ci credo…» Ichigo sbiancò immaginandosi la scena che Ikkaku si era trovato davanti.
«Il Capitano Unohana si stava cambiando proprio in quel momento e se non ci è scappato il morto in quell’occasione, beh, che Aizen risorga pure dalla tomba perché tanto se non sono morto in quell’occasione, sta tranquillo che non mi ammazza più nessuno»
L’arancione scoppiò a ridere e cadde all’indietro dalla sedia, senza smettere di sbellicarsi.
«Che cazzo ti ridi!?!?!? Tutti i miei compagni non dormono più da una settimana per paura di sognare di nuovo quel momento!» per qualche istante, il corpo di Ikkaku fu percorso da dei brividi di puro terrore «chiedimi di scontrarmi con un Vasto Lorde a mani nude e mi ci butto a capofitto, ma se il capitano Unohana è nei paraggi, cerca nel ripostiglio delle scope delle mia caserma che mi trovi di sicuro nascosto lì!»
Ichigo rimise a posto la sedia e si risedette barcollando.
«Beh, sì. In effetti sa essere parecchio inquietante quando vuole quella donna»
Ikkaku posò il mento sul tavolo bagnato e appiccicaticcio della taverna, forse l’alcol stava finalmente cominciando a fare effetto pure su di lui.
«E c’è ancora qualche deficiente ancora convinto che prima il capitano si vedesse con quel diavolo di femmina… puttanate»
«Eh? Mi sono perso, che hai detto?»
«Ho detto che c’è ancora gente convinta che prima di questa storia con la Shiba, il capitano si frequentasse anche con il capitano Unohana. Capito adesso?»
«Eh??? Ma una donna normale no? Cioè, almeno una che quando la sogni non sia durante un incubo!» poi riflette meglio sulla cosa e gli parve pure che il fatto fosse logico «Ora che ci penso però quelle due sono forse le più adatte per uno come Kenpachi… o che quanto meno facciano paura quanto lui»
«Sarà, ma è da parecchio che il nostro capitano è strano. Non indossa più i campanelli, sarà da almeno sei mesi che non si allena più e da qualche settimana ha preso la pessima abitudine di andarsene in girò senza la spada! Ma ti rendi conto?! E stiamo parlando del capitano dell’undicesima compagnia!»
Finalmente Ichigo cominciò a capire cosa desse veramente fastidio ad Ikkaku di tutta quella storia: Kenpachi era il suo idolo. Il suo obbiettivo. Vedere che stava cambiando in qualcosa che non gli piaceva doveva essere frustrante per uno come lui. Ma qualcosa gli diceva che si trattava anche di qualcos’altro.
«Ridursi così…» bofonchiò «per una femmina… bah!» si scolò ciò che rimaneva del sakè dell’ultima bottiglia e riporto il mento sopra il tavolo.
«Su, Ikkaku. Sarà capitato anche a te di innamorarti, no? Non dovresti essere così severo»
Sul viso del rasato comparve un ringhio per niente rassicurante.
«Due volte mi sono innamorato davvero e in entrambi i casi la storia si è conclusa con una fossa e una croce sopra. Le persone cambiano quando si innamorano, e con una guerra in atto il capitano Kenpachi non se lo può permettere»
Rimasero li, senza parlare, immersi in un silenzio quasi totale se non fosse stato per il sommesso russare di Renji da sotto il tavolo.
«Io dico che ti preoccupi per niente» cominciò Ichigo «sta tranquillo, che al primo arrancar che incrocia la sua strada si riprende del tutto. Si risveglierà il suo istinto psicotico e tornerà come prima»
«Speriamo…»


«… pure quel cretino di Renji è sparito, baka. Scommetto che saranno a far baldoria da qualche parte» borbottò Rukia con una vena pulsante sulla fronte.
Inoue fece una leggera risata, conoscendo Renji e Ichigo, la cosa era altamente probabile. Aveva accompagnato Rukia fino alla villa dei Kuchiki e stava ammirando lo splendido giardino davanti all’entrata: era proprio una villa principesca.
«Comunque, come vanno le cose con Ichigo?» Chiese la mora.
«Bene, abbiamo preso un appartamento tutto per noi qualche settimana fa»
Cominciò Orihime « e ho pure trovato un impiego nell’ospedale di Karakura, la paga non è altissima ma tiriamo avanti. Poi Ichigo ha cambiato un centinaio di lavori nel giro di questi anni, ma la sua mansione di sostituto shinigami gli causava dei disagi non indifferenti e non è mai riuscito a tenere un posto di lavoro per più di una settimana»
«Immagino» convenì Rukia, si ricordava ancora di tutte le ore di scuola che perdeva Ichigo durante il suo primo periodo da sostituto shinigami.
«Rukia-sama, Orihime-san. La colazione è pronta, gradite qualcosa in particolare»
Uno dei domestici di villa Kuchiki si era avvicinato alle due.
«Gelato!!!» Esclamò felice Orihime.
A Rukia spuntò un grosso gocciolone dietro la testa
«Quale persona sana di mente si mangerebbe il gelato di colazione?»
«Il gelato va bene sempre, ad ogni ora!»
Fu solo per un attimo, ma Rukia fu certa di vedere l’haori da capitano di suo fratello maggiore svoltare l’angolo della casa.
«Scusami un momento Orihime, ti raggiungo nella sala da pranzo dopo»
Scatto verso l’angolo dove aveva visto suo fratello e si sbrigò a raggiungerlo.
«Nii-sama!»
Aveva visto bene, era proprio suo fratello.
«… Cosa c’è?» Si limitò a dire Byakuya dopo essersi voltato.
«Nii-sama… io…» doveva essere cauta, e soprattutto doveva usare le parole giuste. «io… vorrei che mi deste il permesso per lasciare il seireitei… fra tre giorni…»
Non ci riusciva.
Quando doveva chiedere dei favori a suo fratello, non riusciva mai a guardarlo dritto negl’occhi.
Eppure sapeva che gli dava fastidio.
«Fa come più ti aggrada» così dicendo voltò le spalle e sparì in un corridoio di villa Kuchiki.
Rukia invece rimase lì paralizzata dalla stupore: mai suo fratello era stato così permissivo, non aveva avuto nemmeno il tempo di spiegare cosa doveva fare fra tre giorni fuori dal seireitei eppure aveva dato il suo consenso.
Le spiegazioni possibili erano solo due: o era di fretta o non l’aveva ascoltata affatto, ma in entrambi i casi era solo un bene.
Aveva avuto il permesso da suo fratello e non aveva dovuto nemmeno inventarsi una bugia.
Tre giorni… pensò Rukia.
Spero che Ulquiorra apprezzi lo sforzo, non penso mi capiterà mai più di ottenere qualcosa così facilmente da nii-sama.





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