Origini e Orizzonti

di mystery_koopa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alpha - Prologo ***
Capitolo 2: *** Beta - Desolazione e Mistero ***



Capitolo 1
*** Alpha - Prologo ***


ALPHA – PROLOGO
 
C’era una volta, in una grande metropoli, una ragazza dai capelli scuri, che cercava un posto nel mondo.
C’era una volta, in un maestoso palazzo, una ragazza dai capelli biondi, che sedeva su un trono forse troppo grande per lei.
C’era una volta, in un oscuro castello, un malinconico e furente sovrano con otto figli.
C’erano una volta gli otto figli del sovrano, un mix in bilico tra genialità
C’era una volta, ma ora non c’è più, la pace nelle loro vite.
                                                                                                          
 Peach, giorno 1
L’ampio parasole della principessa volteggia aggraziato tra le mani della sua proprietaria, mentre il tiepido Sole primaverile prova a oltrepassarne la sottile superficie rosa. Peach, seduta su una panchina del suo giardino, osserva distrattamente il profilo del palazzo reale, delineato dai raggi luminosi del mattino; poi alza la testa, verso una nuvola con una forma particolare: sembra una nave, sembra, o forse è. Gli sbuffi bianchissimi di vapore si diradano, lasciando emergere un’imponente struttura in legno, fin troppo conosciuta, da cui vengono sparate imponenti fiammate arancioni.


Bowser, giorno 1
Il sovrano della Terra dei Koopa dorme un sonno agitato sdraiato su una poltrona rivestita in velluto scarlatto. Intorno a lui, le attività della servitù del castello sono aumentate esponenzialmente di velocità nel giro di pochi minuti, ma Bowser, preso da uno dei suoi incubi ricorrenti, non ne è minimamente infastidito. In meno di un secondo tutto è scosso da una violenta esplosione: una delle quattro torri del grande bastione è saltata in aria e metà dell’edificio è in macerie. Sotto quelle pesanti pietre giacciono, privi di sensi, gli otto figli del sovrano.


Pauline, giorno 1
Pauline, sdraiata sul divano del suo appartamento di New York, guarda la città dall’ampia vetrata del ventesimo piano; è devastata dal caldo asfissiante e dalla gelida aria condizionata, ma non si decide ad alzarsi. Solamente un particolare rende quella giornata diversa da una monotona giornata estiva, un particolare di cui la ragazza non può accorgersi: dietro una fotografia appesa alla parete, all’interno tubatura dell’impianto di ventilazione, un non meglio identificato essere osserva la situazione.
 

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Capitolo 2
*** Beta - Desolazione e Mistero ***


Bowser, giorno 1
Il sovrano, faticosamente, si rialzò dal suolo polveroso e ricoperto di macerie: il soffitto era crollato, così come la parete rivolta verso l’ala che ormai non esisteva più, quella sud. Non riusciva a capacitarsi dell’accaduto: il castello aveva sempre resistito a tutto: nessuna bomba, nessun potenziamento, neanche la lava erano riusciti a distruggerlo. Ora, invece, era crollato sotto i suoi piedi, come una casa di carte sorpresa da un soffio di vento. Il primo pensiero di Bowser fu rivolto ai suoi figli, che in quel momento, ogni giorno, si trovavano nelle loro stanze. Così, calpestando i cumuli di pietre e alcuni sciagurati servitori sopravvissuti al crollo, giunse al livello del terreno: il portone, tuttavia, era stato bloccato dall’esterno e tutti i tentativi di aprirlo da parte di Bowser risultarono vani. “Gli saranno caduti davanti dei frammenti delle mura”, pensò, ma un foglio di carta, entrato da una minuscola finestra posta svariati metri più in alto, lo smentì. In esso era scritto il seguente messaggio:
Questa volta pagherai, Bowser,
 e il prezzo sono loro, i tuoi amatissimi figli!
 A mai più rivederci”
 
Peach, giorno 1
Gli abitanti di Fungopoli, come accadeva durante ogni singolo attacco da parte della flotta aerea dei Koopa, erano precipitati nel panico mentre Peach, con la sua regale calma, aspettava l’ennesimo rapimento: nonostante lei e Bowser avessero sottoscritto un accordo di pace da pochi mesi sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi di lui al cento per cento, come invece aveva fatto. Tutte le difese del regno erano state disabilitate e ora era giunto il momento in cui se ne sarebbero pagate le conseguenze. La nave più grande, dopo aver interrotto il bombardamento, atterrò con un tonfo nel giardino. Ma la principessa, fortemente stupita, notò che l’equipaggio non era costituito dai soliti Koopa: a bordo della nave c’erano invece dei robot, dei Toad meccanici.

Larry, giorno 1
Larry aprì gli occhi, sbattendo confusamente le palpebre e cercando di sollevare la testa, che tuttavia ricade all’indietro, sbattendo contro un vecchio parquet. Una lampada a petrolio da museo del Settecento era appesa al soffitto e oscillava avanti e indietro, sospinta da uno spiffero proveniente da un'alta finestrella, da cui si scorgevano solamente i rami di un albero in fiore: forse era un’acacia. Il piccolo koopa dai capelli azzurri girò il capo verso destra, dove vide alcuni dei suoi fratelli, ancora addormentati in preda a forti convulsioni dovute forse a una forma molto forte di febbre: Morton, Roy e Lemmy. Alla sua sinistra, invece, giacevano immobili Iggy e Wendy, mossi solo dalla leggerezza del respiro che attraversava loro il petto.
Larry riprovò ad alzarsi, stavolta riuscendoci: si aggrappo alla parete e giunse fino alla porta di quella spoglia stanza, che tuttavia trovò sprangata dall’esterno. “Finalmente qualcuno si è svegliato!” disse una voce robotica, proveniente da un altoparlante pressoché invisibile; ben visibile era però una telecamera all’avanguardia con un sistema di allarme incorporato, che da sopra i cardini della porta scrutava minacciosa la stanza. Il Bowserotto, ancora confuso, si chiese finalmente perché si trovasse lì, chi ci fosse dietro allo schermo della telecamera e dove fossero finiti Bowser, Junior, Ludwig e tutti gli altri abitanti del castello. Sfortunatamente, non riuscì nemmeno a ipotizzare la risposta per ciascuna di quelle domande.

Pauline, giorno 1
La ragazza si alzò dall’ardente divano in pelle, dirigendosi verso il frigorifero per cercare una bevanda con cuoi rinfrescarsi. Fuori dalla sua vetrata, la vita della megalopoli scorreva a ritmi estremamente veloci, nonostante il caldo asfissiante e l’afa che la attanagliava da giorni. Pauline aprì lo sportello dell’elettrodomestico, prese una brocca con dell’aranciata ghiacciata e si girò; il contenitore le cadde dalle mani, frantumandosi in terra mentre il suo contenuto si spargeva sul marmo, mentre un urlo le uscì dalla gola, soffocando tuttavia in un fazzoletto impregnato di cloroformio.
Pauline si svegliò ricoperta da un telo, che sollevò immediatamente; davanti a lei c’era solamente uno spazio aperto, una campagna verde aperta verso l’infinito dove l’aria era difficilmente respirabile: la ragazza iniziò a boccheggiare, trovando però presto l’ossigeno che le serviva. Non era nuova ad attacchi di panico che le provocavano tal sintomo, ma sentiva che non era quello il caso: aveva già provato quella sensazione, anni prima, quando aveva messo piede per la prima volta in quel luogo. Era in un altro mondo diverso dal suo, era in una landa desolata di uno spazio sconosciuto, era nel Regno dei Funghi.

Peach, giorno 1
Peach, senza perdere la sua regalità, si fece prendere pacificamente in ostaggio dagli strani androidi e salì sull’aeronave, dove venne condotta in una stretta stanza sottocoperta, al centro della quale campeggiava solitario un letto, dove venne fatta stendere. Non seppe per quanto tempo rimase lì, sicuramente per almeno una decina di ore: quando venne fatta uscire era ormai calata la notte e, sotto di lei, sconfinati deserti scorrevano come scene di un film muto; uno dei robot, forse quello più importante, le si avvicinò, parlandole con il suo tono metallico: “Io sono Toadzz, piacere di incontrarla, Principessa Peach. Mi dispiace molto averla rapita ma sa, sono ordini superiori… comunque le assicuro, non le mancherà nulla, almeno di ciò che io e il mio equipaggio potremo procurarle. Arrivederci Milady e, per favore, non faccia domande sulla nostra destinazione: essa è sconosciuta anche a noi.
Peach si girò, iniziando a camminare avanti e indietro, cercando di capire dal paesaggio sottostante il luogo in cui si trovasse: poteva essere il Desertico Deserto come qualsiasi altra landa senza pioggia. La Principessa ci rinunciò, sedendosi su una cassa legnosa appoggiata sul ponte: “Chissà dov’è quello scriteriato di Mario, questa volta… quando non lo voglio vedere è sempre in mezzo ai piedi, mentre quando serve e vengo rapita scompare. Che non si permetta di venire a salvarmi, questa volta. Piuttosto che andare con lui rimarrei imprigionata per vent’anni!”

Bowser, giorno 2
Il sovrano dei Koopa trascorse un’intera giornata steso nella polvere che aveva ricoperto l’immenso cortile del suo castello, rigirandosi a terra e rileggendo più e più volte il misterioso  e oscuro biglietto, chiedendosi chi mai tra i suoi nemici avrebbe potuto scriverlo e attuare quel devastante piano. Mario? No, troppo banale. Sogghigno? Era morto. Ghignarda? Scomparsa pure lei. E allora?
Bowser si stava ancora scervellando per capire l’identità del distruttore del castello quando, alle sue spalle, sentì la voce del fedele stregone Kamek che lo stava chiamando: “Signore, signore, è arrivata una lettera dal Regno dei Funghi! Legga qui, anche la Principessa Peach è stata rapita!”. Il sovrano si alzò di scatto, deciso a salvare i suoi figli e la sua amata dalle grinfie del rapitore. Ma chi era costui?
 

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