Ciò che vorresti non è mai ciò che ottieni.

di deminamylove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La mia vita era di una monotonia assurda. Mi svegliavo nel mio appartamento, facevo colazione, uscivo per andare a lavorare in tre bar differenti, come cameriera, per poi tornare a casa, sempre se così si può definire, e gettarmi sul letto con quel po’ di mancia ancora nelle tasche e addormentandomi così, con un’infinita stanchezza fisica e mentale addosso. Da quando avevo deciso di andarmene di casa a 18 anni per dimostrare ai miei genitori, ma specialmente a me stessa, di essere in grado di cavarmela da sola, è sempre andata avanti così. Il cambio di città era stato complicato e un po’ difficoltoso, tra ricerca di lavoro, casa e amicizie. Dopo due anni conducevo questa vita, con qualche amico conosciuto nelle ore lavorative e un posto in cui dormire. Poteva andarmi peggio, almeno ero viva e riuscivo a mantenermi un’esistenza completamente autonoma.
Appena suonò la sveglia alle 6:00 del mattino, allungai il braccio per spegnerla. Ecco iniziata una nuova giornata nella speranza di un qualcosa di nuovo che puntualmente non arrivava mai. Scesi pigramente dal letto trascinando i miei piedi sul pavimento verso la cucina. Ero esausta, completamente. Il giorno prima avevo dovuto svolgere del lavoro extra per colpa di uno dei miei tra capi il quale, non so per quale assurdo motivo, mi aveva preso “in simpatia”. Bello schifo.
Mi preparai un bel caffè per svegliarmi un po’, mi vestii e corsi  per le scale del palazzo chiudendo la porta del mio appartamento alle mie spalle. Non appena uscita fuori, dopo aver preso una bella boccata d’aria, sentii il mio cellulare squillare. Era Giuly, la mia migliore amica da due anni, praticamente da quando ebbi messo piede in questa città.
- Ehy puttana! Come va? – subito udii la sua dolcezza.
- Ciao scema, bene e tu? – risposi, notando una leggera punta di eccitazione nella sua voce.
- Benissimo, soprattutto dopo ciò che ho scoperto! – lo sapevo che era successo qualcosa.
- Dai parla, non tenermi sulle spine.. – la incitai.
- Demi Lovato è qui, a Milano! – urlò forte, rischiando seriamente di rompermi un timpano.
- Ohw, ma che cucciola, il suo unico, grande amore è qui! Allora mi dedicherei di più al tuo solito lavoro da stalker per trovarla, no? – dissi ridendo, contenta per la notizia e quindi per il fatto che lei fosse felice. Non ero una sua fan, ma la musica di Demi mi piaceva e in un periodo un po’ più buio mi aveva anche aiutata parecchio.
- Cazzo, potrebbe anche essere dietro l’angolo, o di fronte a me, o magari in quel negozio! Okkei, sto impazzendo, ufficialmente – Era così agitata mentre io non facevo altro che ridere.
- Quando avrai finito di prendermi in giro e deciderai di aiutarmi a calmarmi chiamami, grazie – e fu così che chiuse la chiamata. Forse si era un po’ offesa, ma non avevo tempo per cercare di tranquillizzarla, il lavoro mi chiamava. Il primo impegno lo avevo al Light Blue bar, ci lavoravo ogni mattina dalle 6:30 fino alle 11:00. La maggior parte del tempo lo passavo a pulire pavimenti e lavare bicchieri dato che la mattina quel bar non era molto frequentato. Infatti lo stipendio che prendevo in quelle ore non era il massimo, ma non potevo fare altro per il pomeriggio e la sera già impegnati.
Ero dietro al bancone a finire di lucidare l’ultimo bicchierino, quando entrò un cliente. Vestiva in una maniera decisamente strana: indossava un berretto nero che insieme agli occhiali da sole gli copriva quasi completamente il viso; una grossa felpa, larga e piuttosto lunga, anch’essa scura, nascondeva ogni forma del corpo rendendo complicato capire il sesso di quel curioso individuo. Anche i pantaloni con il cavallo estremamente basso e le scarpe da ginnastica non erano di grande aiuto. Dopo aver dato una veloce occhiata all’interno del piccolo locale completamente vuoto, come cercasse qualcuno dal quale nascondersi, si sedette ad uno dei pochi tavolini lì presenti. Non aspettai molto prima di andargli vicino per prendere l’ordinazione, anche se con tutta onestà, avevo una leggera paura.
- Buongiorno, cosa vuole ordinare? – chiesi sorridendo, cercando di presentarmi il più gentile possibile.
- Prendo un cappuccino, grazie – rispose il cliente con una voce leggermente roca e dura, ma che non sembrava completamente di un uomo. Aveva un non so che di camuffato.
- Glielo porto subito – risposi, allontanandomi. La paura era svanita, e una leggera eccitazione stava crescendo in me. Avevo capito di chi si trattasse e non vedevo l’ora di averne la conferma.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ormai era passata praticamente mezz’ora da quando aveva finito di bere quel cappuccino. Era strano, in tutto e per tutto. Non faceva altro che guardare fuori dalla vetrina e ogni volta che passava qualcuno si rigirava, cercando di nascondersi ancora di più dentro la felpa. Quel giorno il capo aveva questioni da sbrigare per tutta la mattinata e per quell’arco di tempo aveva affidato a me il bar. Eravamo praticamente soli, io e quella persona. Mi avvicinai nuovamente per vedere se volesse ordinare di nuovo.
- Gradisce qualcos’altro? – chiesi il più gentilmente possibile. Lui alzò per la prima volta il volto togliendosi gli occhiali da sole. Aveva dei bellissimi occhi castani che splendevano alla luce del sole. Ora non avevo più alcun dubbio, sapevo benissimo a chi appartenessero quegli occhi. Iniziai leggermente ad agitarmi, non riuscivo a credere che una persona come lei potesse entrare proprio in quel bar, proprio quando c’ero anche io al suo interno. Era così bella, molto più di quanto vedessi dalle foto.
- Lo sai che sei proprio carina? No, grazie, vorrei solo stare qui, se è possibile. Altrimenti non c’è alcun problema, posso andarmene se..-
- No, può stare tranquilla. Tanto come vede questo bar non è molto popolato la mattina presto – non le diedi il tempo di finire. Non volevo se ne andasse, poteva restare tutto il tempo che voleva.
- Va bene, grazie mille – mi rispose sorridendo. Mio dio, quel sorriso.. era perfetto. Lei era perfetta. Ricambiai il sorriso.
- Beh dato che non hai molto da fare per ora.. perché non ti siedi e mi fai compagnia? – ancora quel sorriso, era così dolce..
- Si, direi che si può fare – accettai molto contenta. Mi sedetti, ritrovandoci faccia a faccia. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, ancora dovevo rielaborare ciò che stava accadendo. Dovevo dirle che sapevo chi fosse? Forse no, o forse si. E nel caso se ne fosse andata? Non volevo accadesse. Intanto forse era meglio smettere di fissarla, probabilmente era da quando era entrata qui che mi credeva una stalker o una fissata.
- Come ti chiami? – mi chiese gentilmente.
- Mary – risposi sorridendole. In quel momento, però, non sapevo se farle anche io quella domanda o no. Alla fine decisi di si, tanto mal che andava mi avrebbe detto un nome falso.
- e tu? – domandai terminati tutti i complessi che mi ero fatta.
- Mi chiamo Demetria, ma tutti mi chiamano Demi – dopo aver detto ciò, iniziò a guardarmi negli occhi più intensamente di prima. Forse aspettava una mia reazione e io non sapevo che fare.
- Molto piacere Demi – le risposi allungandole la mano. Lei fece un piccolo sorrisetto tra sé e sé e me la strinse. Non sapevo se fosse sollevata del fatto che non le avessi detto nient’altro o se aveva capito tutto. Non era complicato, dopo tutti quei miei atteggiamenti strani e forzati.
- Da quanto tempo vivi qui? – continuò con il suo tentativo di conoscermi. Era strano parlare con lei, cercavo in tutti i modi di considerarla una persona qualunque, ma non ci riuscivo e temevo di sembrare troppo impacciata nella conversazione. Così cercai di immaginare di avere davanti un’altra ragazza, non Demi Lovato.
- Sono praticamente due anni. Quando ne compii 18 decisi che era arrivato il momento di cambiare un po’ aria e così venni qui. Non è stato molto semplice adattarmi, ma col tempo ci sono riuscita, per fortuna – le raccontai. Non faceva altro che guardarmi, come fosse ipnotizzata da me, anche se la realtà era il totale opposto. Ci fu un attimo di silenzio che interruppi io stessa, cercando di svegliarmi.
- E tu? – chiesi.
- Io non vivo qui.. sono di passaggio. Devo dire che è una città molto bella, come l’Italia d’altronde – rispose, sorridendo leggermente.
- E’ proprio vero – confermai, ricambiando il sorriso.
- Peccato che dopodomani parta.. – continuò, sospirando. Sembrava triste, ma io non ne capivo il motivo. Dopotutto lei ovunque andasse aveva tutto ciò che desiderava, un posto per lei doveva valere l’altro. O forse mi sbagliavo.
- Beh, hai ancora oggi e domani per goderti Milano – cercai di risollevarle un po’ il morale e così fu.
- Già, peccato non mi sia fatta molti amici qui.. – disse ritornando alla leggera malinconia di prima.
- Se vuoi possiamo essere amiche – era tutto ciò che volevo in quel momento e speravo tanto in un sì che non tardò ad arrivare.
- Sul serio?! – chiese lei incredula. In quel momento mi sorpresi molto. Perché essere tanto contenta di essere mia amica quando lei ha già milioni di conoscenze in tutto il mondo?
- Ovvio che si! – confermai ridendo, cosa che fece anche lei. – D’ora in poi saremo amiche  – Appena detto ciò Demi si alzò, mi si avvicinò e mi abbracciò forte. Era così bello stringerla, mi dava un senso si salvezza che nessuno era mai riuscito a darmi prima. Come riusciva a farlo? Dopotutto la conoscevo da neanche 10 minuti e già le volevo un mondo di bene. Era una strana sensazione quella che mi stava invadendo, una sensazione che non avevo mai provato prima. In quel momento sentii una folle paura dentro di me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Era lì, ad abbracciarmi. Non volevo si staccasse, desideravo tanto che non si allontanasse mai, ma purtroppo lo fece. Mi guardò per due secondi e all’improvviso scoppiò a ridere. Aveva una risata così particolare e contagiosa che senza rendermene conto ridevo anche io, senza un effettivo motivo.
- Che ore sono? – chiesi io, cercando un po’ d’aria dopo un tale sforzo dei polmoni.
- Sono le 10:00 – mi rispose, calmandosi anche lei – Fino a che ora lavori qui? – continuò.
- Fino alle 11:00, poi per le 11:30 inizio il turno al bar Midori fino alle 17:00 per poi passare ad un altro locale terminando verso le 23:00. Sono un pochino impegnata.. – risposi con un piccolo sorriso amaro.
- Domani non puoi prenderti una giornata libera? E’ l’ultimo giorno per me in questa città, dopo di che chissà quando ci rivedremo.. – mi chiese speranzosa. In quel momento la paura che poco fa mi aveva posseduto era ritornata. Cos’era?
- Non saprei, devo chiedere dopo quando passo agli altri due bar – le risposi, poco convinta. Non mi avrebbero mai dato una giornata libera, era letteralmente impossibile, conoscendo i due proprietari. Però ci speravo molto anche io. Non so come mai, ma quella ragazza mi aveva conquistato, mi ero affezionata a lei in così poco tempo e non era normale.. almeno non lo era per me. Perché il solo guardarla mi faceva stare così bene? Non riuscivo a spiegarmelo.
- A che pensi? – mi chiese Demi notando la mia pausa di riflessione.
- A niente, tranquilla.. – feci la vaga.
- Capito. Posso farti una domanda? Anche se potrebbe sembrare strana.. – mi chiese. Cosa voleva sapere di tanto strano? Feci cenno di sì con la testa per farla continuare.
- Beh ecco.. in realtà mi imbarazza un po’ chiederlo, ma.. tu sai io chi sono? – Oddio in quel momento non sapevo che risponderle. Era una domanda trabocchetto? Oppure voleva mettermi alla prova e vedere se poteva fidarsi di me? Che le rispondevo? Si? No? Dovevo scegliere presto, non potevo restare a decidere la risposta per ore.
- SI – dissi solo, guardandola per vedere una qualche reazione. Notando il suo misterioso silenzio, mi alzai, le sorrisi e mi avvicinai per abbracciarla. Mi strinse forte a sé ed io mi sentii di nuovo al posto giusto, come poco tempo prima. Amavo i suoi abbracci, non c’era cosa al mondo più bella.
- Sai una cosa? – mi chiese mentre eravamo ancora incatenate l’una all’altra.
- Cosa? –
- Sei speciale. – rispose, sussurrandolo piano vicino al mio orecchio. Non sapevo che dire, così non dissi nulla. Volevo solo godermi quel momento, nessuno mi aveva fatto un complimento del genere. In quel momento qualcuno fece il suo ingresso nel bar. Entrai leggermente in panico quando vidi che la persona ad essere entrata era Giuly.
- Ho bisogno della mia migliore amica! – urlò, senza preoccuparsi della possibilità che ci potesse essere qualcun’altro oltre me nel bar. Appena mi vide staccarmi velocemente da Demi, che intanto aveva abbassato ancora di più il berretto sulla faccia, mi venne incontro a passo veloce.
- Puttana, invece di chiamarmi per controllare il mio livello di ansia ti metti ad abbracciare i clienti? Grazie mille, sul serio – mi urlò, ma da come parlava e si muoveva, era facile intuire che tutta quella rabbia era solo un modo per non lasciare troppo spazio all’eccitazione che la stava divorando da quando mi aveva telefonato poche ore prima. – Anzi, guarda, ora non mi importa più, ti prego abbracciami, sto impazzendo – senza che io facessi niente mi si piombò addosso stringendo le braccia intorno al collo e la testa nell’incavo della spalla.
- Ehy piccola, calmati.. – la consolai accarezzandole i capelli. In quel momento indirizzai un rapido sguardo verso Demi. Si era rimessa gli occhiali da sole e a differenza di prima si era addirittura alzata il cappuccio della felpa. Non riuscivo a capire i suoi occhi dove guardassero dato che non riuscivo neanche a vederli. Dalla bocca semiaperta, tuttavia, intuii che stesse fissando qualcosa, o qualcuno. Forse noi. Si torturava le mani, probabilmente era nervosa, ma per quale motivo lo era?
- Tu non capisci.. io ho bisogno di vederla, ho girato tutta la città e non sono riuscita a trovarla, nemmeno mezzo indizio o qualche piccola folla che annunciasse la sua presenza. Niente di niente, sembra scomparsa.. ho paura di non trovarla in tempo, e se già fosse partita? – continuava, stringendomi ancora più forte di prima, aveva davvero tanta paura di non riuscire a vedere Demi.
- No tranquilla, parte dopodomani – dissi. Solo dopo pochi attimi compresi il guaio che avevo combinato. A quelle parole Giuly mi prese le spalle tra le mani e alzò la testa per guardarmi faccia a faccia. Il suo sguardo era quasi scioccato, come se non si aspettasse proprio minimamente che dalla mia bocca potessero uscire tali parole.
- Cosa hai appena detto?! – mi chiese sconvolta, quasi urlando.
- No, cioè.. em.. ah si, mi sembra di averlo letto da qualche parte, forse su una rivista che  qualcuno ha lasciato prima su un tavolino – cercai di risolvere al disastro ormai troppo grande, ma il mio balbettio a quanto pare non convinse molto Giuly.
- Hai anche il coraggio di mentirmi su qualcosa di tanto importante per me? Brava brava. Sai una cosa? Vaffancul.. –
- Aspetta! – non diede il tempo a Giuly di mandarmi a quel paese che Demi si era alzata fermandola in lontananza alzando una mano.
- E tu chi sei?! Comunque non sono affari tuoi – si girò digrignando i denti. Non l’avevo mai vista tanto infuriata. Sembrerò meschina, ma il fatto che stesse aggredendo proprio la causa di tutto quel trambusto mi faceva venire quasi voglia di ridere. Quando poi Demi si tolse prima cappuccio e berretto e poi occhiali, vedere la faccia rimasta a bocca aperta di Giuly, ormai senza alcuna traccia di rabbia e istinto omicida, mi fece fare un piccolo sospiro di sollievo. Non riusciva a muoversi, era come paralizzata.. era l’emozione di incontrare il suo idolo o forse il senso di colpa di averla trattata in un momento con un tono poco garbato? Non riuscivo ad immaginare. Quando poi una lacrima rigò il suo dolce viso, Demi non esitò ad andarle incontro velocemente per abbracciarla.
- Ohw su, non piangere.. pensa che non dovrai più girovagare per ore, mi hai trovata – le diceva accarezzandole dolcemente la schiena. Oramai Giuly era scoppiata in lacrime allora Demi la strinse più forte. Una piccola punta di gelosia pizzicò il mio cuore. Volevo tanto che un abbraccio del genere, che per me era stato tanto speciale, fosse riservato soltanto a me.. Era un’idea ridicola in effetti, perché dopotutto io per lei non ero praticamente nessuno e non capivo come mai questa verità facesse tanto male, anche lei per me non sarebbe dovuta essere nessuno, no? Eppure non era così..
- Ti prego perdonami, perdonami, perdonami.. non volevo, sul serio. Scusami.. Io ti amo e stimo tantissimo, sei la mia vita, non ti tratterei mai in un modo tanto brutto.. – disse tutto d’un fiato, senza dare nemmeno il tempo a Demi di dirle che non era successo niente.
- Sta tranquilla, non piangere per stupidate del genere. So che non volevi, calmati ora però. Conserva le tue lacrime per qualcosa di veramente importante, o finirai col finirle tutte ora – cercò di farla smettere di piangere, di farla calmare e ci riuscì. A quel punto mi avvicinai, non volevo più assistere a tutto questo senza far niente, dopotutto ero io la sua migliore amica, quella che doveva aiutarla e consolarla nei momenti del bisogno. E questo era uno di questi.
- Ehy, come stai? Calmata un pochino? – provai a chiederle, ma lei quasi non mi sentiva. Aveva gli occhi solo per Demi. Dal lato suo non faceva altro che sorriderle un po’ imbarazzata e con un espressione tanto dolce da farmi scogliere.
- Da vicino sei ancora più bella, sai?.. Mio Dio, non posso credere che ti sto parlando, okkei sto per svenire. No, non devo. Basta mi sto zitta – non sapeva che dire, stava balbettando tantissimo, non l’avevo mai vista così vulnerabile e insicura.
- Ma che amore che sei, come ti chiami? – chiese Demi accarezzandole una guancia. Risentii nel petto quel piccolo pizzico del momento precedente.
- Giuly, moltissimo infinito e straordinario piacere – mentre rispondeva i suoi occhi brillavano e il suo sorriso a 32 denti risaltava splendente sul suo viso. Era così carina. Feci un piccolo sorriso assistendo a quella scena. Era così bello vederla felice, era così bella Demi.. no, okkei. Il mio sguardo era passato su di lei senza accorgermene. Sentii qualcosa allo stomaco, ma cosa mi stava accadendo?

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Le due continuavano a parlare ed io ero rimasta in disparte. Di canzoni, concerti, eventi ed altro non ci capivo niente, dopotutto io non ero una fan di Demi, sapevo solo un paio di canzoni, tutto qui. Invece per Giuly era tutta un’altra storia. Era da anni e anni che la seguiva, ormai era diventata una parte importantissima della sua vita, sapeva tutto di lei, TUTTO. Notando la superficialità della mia presenza me ne tornai dietro al bancone, un po’ triste, e non sapendo che fare rilavai per la seconda volta piatti e bicchieri già puliti e splendenti. A volte davo loro un’occhiata, spesso ridevano e in quegli istanti avrei voluto così tanto essere al posto della mia migliore amica. Se fossi stata una sua fan sarei potuta essere partecipe, avrei potuto ridere e divertirmi anche io insieme a loro. Tenevo la testa bassa mentre iniziai ad asciugare il tutto. Ormai mancava un quarto d’ora alla fine del mio turno di lavoro e Demi e Giuly erano ancora lì, a chiacchierare. Notavo che qualche volta Demi mi guardava di nascosto, ma niente di più. Né un sorriso, né un invito ad unirmi a loro. E ci stavo male quando accadeva, forse ci stavo pensando troppo. Fatte le 11:00 andai nel camerino per cambiarmi e togliermi la divisa da lavoro, per indossare quella del bar Midori. Poi ritornai nella sala principale.
“Io ora devo andare.” Annunciai loro avvicinandomi al tavolino dove si trovavano.
“Ah, va bene.. mi fai sapere se allora domani puoi?” mi chiese Demi, alzandosi e venendomi in contro.
“Si, ma.. come?” le domandai, dato che non avevo un suo numero o una sua email.
“Puoi rintracciarmi su questo numero.” Mi rispose dettandomelo. Io velocemente lo registrai in rubrica salvandola con “Demi” e due cuori.
“Perfetto.. allora a domani.” Le sorrisi. Era un sorriso forzato, speravo tanto venisse a farmi compagnia anche nell’altro bar, ma non aveva minimamente preso in considerazione l’idea. Era con Giuly ora, non aveva tempo per me.
“Ehy, va tutto bene?” mi chiese leggermente preoccupata. Probabilmente aveva notato la falsità di quel gesto.
“Tranquilla.” Risposi, cercando stavolta di mostrare un sorriso un po’ più sincero. Non sapevo se ci fosse cascata, così per non farle dire altro la abbracciai. L’ultimo della giornata, sperando non fosse l’ultimo definitivo.
“Giuly, noi ci sentiamo domani, d’accordo?” le dissi staccandomi da Demi. Era rimasta seduta ed aveva un’aria così felice.
“Si si” confermò distrattamente. Tutto ciò che desiderava in quel momento era riprendere a stare con Demi, e come darle torto.. era ciò che desideravo così tanto anche io, ma non potevo.
“Allora ciao.” Conclusi girandomi ed andandomene. Quando uscii, una piccola lacrima rigò il mio viso. Solo una, tanto piccola, ma così pesante. Perché stavo piangendo? Mi sentivo così ridicola. Tutto ciò che appariva nella mia mente era Demi ed il suo splendido sorriso, non riuscivo a pensare ad altro. Ora che non era più con me, mi mancava, tantissimo. Accelerai il passo. Il tragitto non era tanto lungo e non ero neanche in ritardo, ma non volevo farmi vedere in pubblico in quello stato. Così appena entrai nel bar dopo un veloce buon giorno al barista che aveva il turno precedente al mio, corsi in bagno. In quel momento sì che tutte le lacrime che stavano per farmi scoppiare gli occhi uscirono. Avevo paura, volevo contare qualcosa per lei, temevo di essermi fatta solo un grande film mentale nato dal suo primo abbraccio e da quel “sei speciale” che mi aveva sussurrato all’orecchio in un tono così dolce.. Forse ero io a non essere chissà che, dopotutto con Giuly si era divertita molto più che con me, con me nessuno aveva mai riso tanto, ero sempre stata quella noiosa che non sapeva mai cosa dire. Mi lavai velocemente la faccia, cercando poi di nascondere gli occhi rossi per il pianto. Feci un lungo sospiro e ritornai dietro al bancone per riprendere ciò che avevo interrotto nell’altro locale. Dovevo smettere di pensarci, anche se era impossibile. Dovevo, o sarei stata solo male.
Tornai a casa la sera tardi, ero completamente distrutta. Non avevo fatto altro che pensarla, per questo non ci era stato neanche un sorriso durante la giornata. I momenti peggiori erano stati quelli in cui entrambi i miei capi avevano negato la mia richiesta di poter saltare per un giorno il lavoro. Erano a corto di personale e non potevano permettersi assenze da parte dei pochi dipendenti che avevano. Non avrei passato l’ultima giornata con Demi, e questo non faceva altro che farmi star male. Dopo essermi lavata e messa il pigiama, presi il cellulare per controllare eventuali chiamate perse e messaggi. Ce ne era uno, era di Giuly.
“Tesoro non sai che cosa è successo oggi! Poco tempo dopo che te ne sei andata, siamo uscite e l’ho invitata a visitare tutta Milano! Mi ero ricordata che mi avevi detto della sua vicina partenza e così ne ho approfittato. Lei ha accettato così volentieri, siamo andate ovunque ed abbiamo fatto di tutto. È stata la giornata più bella di sempre! Probabilmente ora starai dormendo, domani ti racconterò i dettagli, ho bisogno di dirlo a qualcuno, è qualcosa di troppo bello, ancora non riesco a crederci!! Va bene, allora buonanotte, ti voglio bene. <3”
Dopo aver finito di leggere il messaggio sentii come una pugnalata al cuore. Allora era vero, mi ero immaginata tutto. Per Demi non ero niente, ero come una normale persona con la quale poter passare la giornata non avendo nessun altro. Trovata però Giuly, migliore di me, mi ha sostituita. Non mi ero nemmeno accorta che stavo piangendo. Per la prima volta non riuscivo ad essere felice né per Giuly, che aveva realizzato il suo sogno, né per Demi, che aveva visitato la città come voleva fare inizialmente con me. Mi sentivo troppo male. In quel momento arrivò un altro messaggio. Era di Demi, come faceva ad avere il mio numero? Non ricordo di averglielo mai detto.
“Mary, sono Demi. Giuly mi ha dato il tuo numero, volevo sapere i progetti per domani, se eri disponibile per farci il giro della città come avevamo detto oggi, insieme.<3”
Un grande rabbia crebbe in me. Come poteva chiedermelo quando lo aveva già fatto? Quando mi aveva già sostituita con Giuly?
Non mi va più.” Risposi semplicemente. Ero troppo arrabbiata con lei, ma soprattutto con me stessa. Non riuscivo a dare la colpa a qualcun altro al di fuori di me.
“E’ successo qualcosa?”
No.”
“Allora perché sei così fredda con me?.. sei arrabbiata per qualcosa?..”
“No.”
“Io dico di sì.. ti prego dimmi perché mi tratti così, non voglio che tu ti allontani da me.. sei importante per me.”
Risi in quel momento, una risata tanto triste e amara. Perché le persone dovevano sempre mentirmi? Godevano forse nel fatto che stessi male?
Buonanotte.”
E detto ciò spensi il cellulare. Non volevo più parlarle, volevo stare un po’ in pace con me stessa, con la mia mente. Dovevo smettere di pensare, spegnere il mio cervello almeno per un po’ o sarei impazzita. Così chiusi gli occhi, cercando di dimenticare quella giornata tanto strana quanto triste.
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La sveglia suonò alle 6:00, come al solito. Non avevo la minima voglia di alzarmi, di affrontare la giornata. Desideravo tanto restare nel mio bel letto a dormire, a sognare e non pensare a niente.. ma purtroppo non potevo. Nello spegnerla mi sporsi troppo e caddi.
“Bel modo di iniziare la giornata..” pensai. Mi alzai a fatica, ero davvero stanca, ed andai nel bagno per farmi una doccia. Spesso aiutava a lavar via tutti i brutti pensieri, mi rilassava parecchio. Quando uscii mi vestii il più velocemente possibile e senza avere il tempo di fare colazione andai a lavoro. Mentre scendevo al piano terra con l’ascensore del palazzo, accesi il cellulare. Solo allora ricordai ciò che era successo il giorno precedente. Improvvisamente una marea di messaggi e chiamate perse apparvero sullo schermo del telefonino. Erano 32 messaggi e 41 chiamate perse, tutte sue.. tutte di Demi. Già, Demi. Come mi sarei comportata se l’avessi vista? Una parte di me voleva, dopotutto era il suo ultimo giorno lì.. dopo di che non l’avrei più potuta incontrare. Intanto decisi di aprire qualche SMS iniziando dai primi.
Buonanotte un corno, non riuscirò a dormire se non mi dirai perché ce l’hai con me.”
“Ti prego, rispondimi..”
“Voglio stare con te domani, ti supplico, già sto pensando a quando partirò, mi mancherai troppo.. voglio usare il tempo che mi resta qui a Milano con te..”
Aveva scritto praticamente per tutta la notte, ciò voleva dire che non aveva dormito, a causa mia.. L’ultimo messaggio era il più lungo di tutti.
Sul serio io non riesco a capire perché non vuoi parlarmi, probabilmente starai dormendo, ma ad ogni modo non capisco perché mi hai liquidata in quel modo ieri sera. Io non voglio perderti, e non lo farò. Ti voglio bene, anche se ti conosco da pochissimo, un giorno solo. Ma questo giorno mi è bastato per capire quanto tu sia speciale, diversa, e voglio davvero essere tua amica. Se ho sbagliato qualcosa.. dimmelo, ti prego. Perché io davvero non capisco. E non importa se non risponderai a nessuno dei miei messaggi, avrò comunque la mia spiegazione. Ci vediamo al bar questa mattina. A dopo.. <3”
No no no! Non volevo incontrarla, non volevo stare male.. Mentre mi incamminavo verso il primo bar della giornata speravo davvero che lei non fosse lì ad aspettarmi. Che le avrei detto? Io sul serio non riuscivo a capire quali fossero le sue intenzioni, prima diceva che ero speciale, poi mi sostituiva e dopo mi ripeteva che ero importante per lei.. intanto non riusciva a capire perché fossi arrabbiata con lei, ma a me sembrava così ovvio. Nei messaggi non aveva accennato della giornata passata ieri con Giuly.. al mio posto.. quindi avrei visto al bar cosa mi avrebbe detto a proposito di ciò.
Quando arrivai notai con sollievo che nessuno attendeva fuori al bar. Entrando, però, notai una figura vestita in modo parecchio strano nel tavolo in fondo, quello più nascosto di tutti. Doveva essere lei. Mi fermai a guardarla e anche se portava gli occhiali da sole potevo capire che anche lei mi stesse guardando. Durò pochi secondi, poi andai verso il guardaroba sorpassandola. Stavo posando al suo interno la giacca e la borsa, quando percepii qualcuno alle mie spalle. Appena mi girai Demi mi saltò al collo stringendomi forte. Io ero inerte dentro il suo abbraccio.
“Mi sei mancata ieri..” mi disse. Al sentire quel “ieri” la mia rabbia si intensificò. “Perché mi odi?..” continuò, senza ricevere alcuna risposta. Per un momento le mie braccia si sollevarono leggermente con l’intento di stringerla a mia volta, ma tornata la lucidità le afferrai i lati del bacino con le mani per allontanarla.
“Devo andare.” Dissi soltanto, dirigendomi verso il bancone e lasciandola lì, da sola. Quando giunsi lì, vidi poco dopo Demi con la testa bassa ritornare nella sala principale. Credevo se ne sarebbe andata, infatti si stava dirigendo verso la porta. La seguii con lo sguardo. Forse stavo esagerando.. o forse no. Mi stupii quando la vidi fermarsi di fronte la porta per una decina di secondi. Fissava l’esterno, probabilmente pensando. Poi si girò a guardarmi, con gli occhiali scuri che le coprivano gli occhi. Ricambiai lo sguardo ed aprii leggermente la bocca quando la vidi ritornare indietro e risedersi al tavolo dove si trovava prima. Si tolse gli occhiali ed iniziò a fissarmi con aria di sfida. Sapeva che sarei dovuta andare da lei per l’ordinazione, non si era arresa. Voleva sapere a tutti i costi perché mi comportassi così con lei. Abbassai la testa sospirando rumorosamente, così gettai rassegnata la mano sopra al block notes e mi diressi da lei.
“Cosa gradisce?” chiesi il più fredda possibile.
“Gradirei una spiegazione, grazie.” Rispose lei con un sorrisetto sulla faccia, sicura di sé. La guardai negli occhi per qualche istante prima di ribattere.
“Bene, vediamo. Ieri lei mi ha abbandonata passando l’intera giornata con un’altra persona, divertendosi e facendo di tutto e di più.. quel tutto e di più che avremmo dovuto fare noi oggi. Gradisce anche il giro della città che le avevo offerto ieri o le basta quello di ieri? Ma certo che le basta, la mia compagnia dopotutto non è mai all’altezza di nessun’altra.. io non sono all’altezza di nessun’altro.. quindi divertiti tanto con Giuly anche oggi, è migliore di me come amica.” Detto ciò chiusi il block notes rimasto bianco, e mi girai per tornare al mio posto. Nel farlo, però, la mano di Demi mi bloccò il braccio.
“E’ per questo che sei arrabbiata con me? Perché ho passato la giornata con la tua migliore amica?” sentii alle mie spalle.
“Sono arrabbiata con te perché mi hai sostituita, senza pensarci due volte. Ieri mi hai lasciata sola per tutta la giornata, neanche una visita ogni tanto. E ora vuoi che stia in giro con te? Giuly non è disponibile e speri nel piano B? No grazie.” Risposi triste e arrabbiata.
“Va bene.. scusami se non siamo venute a farti una visita.. è solo che in quel momento stavamo facendo così tante cose che..”
“..non ero abbastanza importante per far parte dei tuoi pensieri.” Le terminai la frase. Il suo breve silenzio mi confermò ciò che credevo e fece male.
“Io ti voglio bene. Ti prego scusami per ieri, ma non andartene via.. non voglio perderti..” In quel momento mi girai. Lei si alzò e mi abbracciò forte. Questa volta, però ricambiai l’abbraccio. Ero ancora un po’ arrabbiata, ma di perderla per una cosa che riflettendoci non era chissà quanto importante non se ne parlava proprio. Quando sentì le mie braccia attorno al suo corpo la vidi sollevata.
“Menomale..” sussurrò piano al mio orecchio. “Temevo che..”
“Sono qui, non ti lascio.” Non le diedi il tempo di finire. Era così bello poterla stringere, mi era mancata così tanto.. “Però devo darti una brutta notizia..” continuai, staccandomi quel po’ per poterla guardare negli occhi. “Nessuno dei due capi mi ha dato la giornata libera oggi.. mi dispiace.”
“Ah.. come mai?” mi chiese, con sguardo triste.
“Non possono permettersi l’assenza di un dipendente per una giornata intera. Non ne hanno a sufficienza per delle sostituzioni.” Le spiegai.
“Ah, ho capito..”
“Mi dispiace davvero tanto.. volevo passare una giornata intera con te..”  
“Già..”
“Scusami, ma ora devo tornare a lavare piatti e bicchieri.” Le dissi sorridendole.
“Si si, scusami. Vai pure.” Ricambiò il sorriso. “Io resto qui a farti compagnia. In qualche modo questa giornata la passeremo insieme ugualmente.”
“Che cucciola.” La abbracciai di nuovo, per poi ritornare al mio lavoro. Passarono un paio d’ore, e stranamente il locale fu più affollato del solito. Per fortuna nessuno notò la presenza di Demi. Quando poi verso le 10:00 restammo nel locale solo noi due, improvvisamente Demi si alzò posando gli occhiali sul tavolino, e mi si avvicinò. Aveva un grosso sorriso stampato sulla faccia e gli occhi che brillavano per la felicità. Senza sapere perché sorrisi anche io, stava per dirmi sicuramente qualcosa di meraviglioso.
“Come mai tanta felicità?” le chiesi curiosa ridendo.
“Ho avuto un’idea.” Rispose semplicemente.
“Riguardo a?” la incitai a continuare.
“Tra poco vedrai.” Continuava a sorridermi ed io ricambiavo, all’oscuro di cosa le stesse passando per la testa. Poco dopo la vidi allontanarsi e fare un paio di telefonate. Non avevo idea di cosa stesse dicendo o con chi stesse parlando, ma non vedevo l’ora di essere realmente partecipe della sua misteriosa felicità.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Continuava a guardarmi sorridente, seduta a quel tavolo ed io ricambiavo il sorriso ogni tanto, ma senza sapere il perché di tanta felicità. Non mi disse niente per tutta la mattinata. Solo quando furono le 11:00 ed io terminai il turno di lavoro, Demi si alzò e mi accompagnò a cambiarmi nel camerino.
“Vuoi dirmi cosa succede o no?” la supplicai, non ce la facevo più, avevo bisogno di saperlo.
“Non metterti la divisa dell’altro bar, indossa i tuoi vestiti.” Disse, senza badare minimamente a ciò che le avessi chiesto l’istante prima.
“Non posso indossare ciò che voglio a lavoro.”
“Ma tu ora non devi lavorare.” Mi guardava emozionata ed io non ci capivo niente. Che voleva dire? Sapeva benissimo che alle 11:30 dovevo andare al bar Midori.
“Che significa?” le chiesi confusa, in cerca di spiegazioni.
“Ho trovato chi può sostituirti, oggi sei tutta mia.” E detto questo mi abbracciò forte, senza darmi il tempo di dire niente. Ora capivo le tante telefonate misteriose di prima.
“O mio dio non posso crederci..” continuavo a stringerla incredula. Finalmente saremo potute stare insieme e divertirci, come due vere amiche.
Ormai era giunto il tramonto. Era uno spettacolo meraviglioso, ma in quel momento mi sembrava che niente potesse superare la bellezza di quella giornata. Avevamo girato ovunque, non ci eravamo mai fermate, negozi su negozi, parchi su parchi. Avevamo comprato anche una collana, o meglio due collane i cui ciondoli andavano ad unirsi formando un cuore. Su una metà era inciso “best” e sull’altra “friends”. Si forse era presto per definirci migliori amiche, ma volevamo avere qualcosa che ci legasse, un semplice oggetto che ci potesse unire nonostante l’imminente, immensa distanza. Eravamo sedute su un muretto, lei appoggiava la testa sulla mia spalla. Guardavamo entrambe il cielo così ricco di sfumature che andavano dal dal giallo all’arancio, dal rosso al rosa. Era tutto perfetto.
“Pensa se non avessi avuto la brillante idea di farti sostituire dalle mie guardie del corpo.. ora non saremmo qui con i magnifici ricordi di questa giornata.” Mi disse, interrompendo quel lungo e rilassante silenzio.
“Già.. avranno anche messo paura a tutti i clienti per quanto sono grandi e grossi.” Risposi io ed entrambe scoppiamo a ridere. Lo avevamo fatto così spesso quel giorno, eppure ogni singola volta la sua risata, il suo sorriso, i suoi occhi, mi facevano uno strano effetto. Era davvero magnifica.. Il sorriso scomparve quando il pensiero che presto non avrei più potuto assistere a tutto ciò entrò nella mia mente. Un’immensa malinconia prese il sopravvento su di me, e Demi dovette accorgersene perché mi prese tra le sue braccia, stringendomi forte.
“Sono qui, non pensare a domani. Ora siamo qui, insieme.” Non riuscivo proprio a capire come avesse capito tutto, senza che le dicessi niente. Tuttavia, nonostante il suo tentativo di non farmi pensare all’indomani, io scoppiai in lacrime.
“Non voglio che tu te ne vada..” le dissi con la faccia immersa nei suoi capelli. Non volevo mi lasciasse, non sapevo come avrei fatto a superare la sua assenza.
“Ci sentiremo ugualmente, te lo prometto. Ti scriverò ogni giorno, appena sveglia, così da non rischiare di svegliarti la notte, e quando da me sarà sera e da te mattina ti darò il buongiorno.” Cercava di essere forte, di prendere bene questo allontanamento, ma sentivo dalla sua voce che riusciva a stento a trattenere le lacrime.
“Ti chiamerò ogni volta che potrò.” Continuai io. “La distanza non ci separerà.”
“No, non lo farà. Non lo permetterò mai.” Disse lei decisa.
“Promesso?”
“Promesso tesoro mio.” Restammo abbracciate fino a quando il sole non calò del tutto. Appena ci staccammo, ci alzammo e ci dirigemmo ognuna verso i nostri alberghi.
“Domani mattina ti accompagnerò all’aeroporto.” Dissi io all’improvviso.
“Mi farebbe molto piacere.” Mi rispose con un leggero, triste sorriso. Io ricambia allo stesso modo. Ormai eravamo arrivate al suo albergo.
“Allora a domani.” La salutai dandole un bacio sulla guancia.
“A domani.” E dopo il suo dolcissimo sorriso, si girò ed entrò, lasciandomi lì, da sola. La seguii con lo sguardo finché non scomparve dalla mia visuale. Solo a quel punto sospirai rumorosamente e continuai a camminare, stavolta verso il mio di albergo. Non avevo per niente voglia di dormire, ma dovevo o l’indomani non mi sarei mai svegliata in tempo. Cosi appena entrai nel mio appartamento, mi spogliai, mi misi addosso una maglia lunga ed andai sotto le coperte. Temevo cosa sarebbe successo il giorno dopo, non sapevo cosa le avrei detto, non ero mai stata brava con gli addii,li odiavo. In realtà non ne avevo né mai dati né mai ricevuti. Nella mia vita le persone non facevano altro che scomparire così, all’improvviso, nel nulla. Senza una spiegazione, senza un perché che io cercavo e non trovavo, tutto ciò che potevo fare era immaginarmela e finivo sempre per odiare me, per incolpare me e non chi mi avesse lasciata. Mi addormentai così, con una lacrima che lenta e silenziosa scivolò al lato del mio volto, bagnando il cuscino.
Non servì nemmeno la sveglia. Alle 5:30 ero già pronta per andare, con una tremenda paura che non si decideva a lasciarmi andare, nemmeno per farmi prendere un po’ d’aria. Era l’ultima volta che l’avrei vista e non ero ancora psicologicamente pronta per affrontare la cosa. Ma ora non avevo tempo da perdere, non volevo far tardi, così bevvi il solito caffè per svegliarmi più di quanto già non lo fossi ed uscii dal palazzo. Mi diressi verso l’albergo dove fino a quel giorno aveva soggiornato Demi e appena la vidi uscire seguita da due grossi uomini vestiti di nero con tre grosse borse, mi sentii quasi male. Feci un profondo respiro e mi avvicinai. Lei, appena mi vide, fece un grosso sorriso e mi corse incontro.
“Tesoroo!” urlò, saltandomi al collo. Per poco non cadevo. Era così bello sentirla così vicina, avrei voluto tanto durasse per sempre, mi bastava lei per stare bene. Eppure stava per partire ed io ancora non riuscivo a crederci.
“Ehy..” la strinsi forte a me.. come avessi un disperato bisogno di lei, di lei lì con me.
“Vieni..” si staccò da me prendendomi per mano, e mi condusse verso la scura macchina parcheggiata di fronte l’entrata dell’albergo. Entrai, spalancando gli occhi. Non avevo mai visto una macchina del genere, era molto simile alle limusin che vedevo nei film, solo un po’ più piccola. Mi sedetti con lei avanti a me. Mi guardava con aria dolce, come per consolarmi col suo solo sguardo. Era evidente che neanche lei era molto entusiasta di lasciare la città, di lasciare me. Durante il viaggio non parlammo, lei guardava fuori dal finestrino come per dare un ultimo sguardo, un ultimo saluto a quel posto, ed io la ammiravo. Ora che stava per andarsene la vedevo ancora più bella di prima. Mio Dio quanto avrei voluto.. voluto cosa? A che stavo pensando? Agitai leggermente la testa come per scacciare quei pensieri. In quel momento vidi l’auto entrare nell’aeroporto. Scendemmo poco dopo e ci avviammo mano nella mano verso l’interno di quell’immenso edificio. Poche ore e sarebbe partita, ma io avevo solo pochi minuti per stare con lei, doveva andare in un posto per nascondersi da eventuali paparazzi ed io non potevo seguirla, le guardie non me lo avrebbero mai permesso.
“Allora.. eccoci qui.” Disse lei, come per iniziare quella specie di addio che nessuna delle due aveva il coraggio di pronunciare.
“Eccoci qua..” ripetei, come per convincere me stessa che era davvero giunto il momento dei saluti. Improvvisamente la forte Demi di poco prima che cercava di consolarmi in tutti i modi possibili, aveva iniziato a piangere. Non riuscivo  a vederla in quello stato, così non esitai ad abbracciarla.
“Piccola ti prego non piangere.. rendi tutto più difficile..”
“Non ce la faccio.. mi mancherai troppo..”
“Ehy, guardami.” Le dissi, prendendole il viso tra le mani. Glielo alzai, ma in quel momento qualcosa mi bloccò. La guardai in quegli occhi rossi e lucidi, ma ugualmente meravigliosi ed i pensieri che prima mi avevano raggiunta in macchina ritornarono. Non sapevo perché, non sapevo nemmeno se ero io a farlo, avvicinai il suo volto al mio e la baciai dolcemente. Fu un attimo, tanto veloce da non accorgermene nemmeno, e subito mi staccai. Lei mi guardava a bocca aperta ed occhi spalancati. Era scioccata, ma tra le due quella più sconvolta ero io. Cosa avevo fatto? Che mi era preso? Indietreggiai lentamente e nel farlo qualche lacrima rigò il mio volto. Avevo paura di aver rovinato tutto e se fosse successo non me lo sarei mai perdonata.
“Scu..scusami, io..” cercai di dirle, ma lei continuava a guardarmi sconvolta così, senza preavviso, mi girai e corsi via.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Era passata una settimana ormai. La settimana forse peggiore della mia vita. Ogni notte sognavo sempre la stessa cosa, me e lei, quella scena, con l’unica differenza che nel sogno il bacio era ricambiato e non era per niente tanto veloce, tanto innocente. Il senso di colpa mi aveva distrutta per sette giorni e continuava a non lascarmi andare. Sapevo che era colpa mia se in quell’arco di tempo Demi non mi aveva contattata nemmeno mezza volta. Niente, non avevo sue notizie da quell’ultimo saluto, un saluto che non avrei mai voluto darle, o almeno non in quel modo. Cosa mi era passato per la testa? Io non ero lesbica e non provavo niente per Demi, se non amicizia. La mia mente non era mai stata tanto confusa, non sapevo che fare, se chiederle se andava tutto bene, se mi vedeva in modo diverso, se non volesse più parlarmi.. ma non ne avevo il coraggio. Se non voleva più sentirmi, perché darle fastidio? Anche se in realtà l’unica cosa che volevo era chiarire con lei, non volevo perderla, non per una stupidata del genere, non per colpa mia.
Erano quasi le 23:00, il mio turno di lavoro stava per finire. Non c’era stato niente di nuovo in quella giornata, come se la mia vita fosse tornata identica a quella precedente all’arrivo di Demi Lovato. Avevo appena servito un drink ad un ragazzo poco più grande di me, quando sentii la mia gamba destra avere una leggera vibrazione. Era il cellulare nella tasca, avevo ricevuto un messaggio. Mentre ero intenta nel prenderlo, speravo con tutto il cuore fosse Demi, e appena lessi il nome del mittente il mio battito cardiaco accelerò. Era lei, finalmente.
Ehy.”
Era molto meno di quanto mi aspettassi, ma non mi importava minimamente. Mi aveva scritto, quindi mi aveva pensato, si era ricordata di me, ed era questo quello che contava. Avrei tanto voluto risponderle, ma non mi era consentito usare il cellulare mentre lavoravo, così, a malincuore, lo rimisi in tasca, attendendo con ansia la chiusura del bar. In quegli ultimi minuti, con solo Demi nella testa, combinai solo guai: ruppi due bicchieri, tre piattini con le tazzine e misi della Vodka nel caffè di un signore, al posto del latte. Mancò davvero poco al licenziamento, ma per fortuna il mio capo tollerò i guai della serata, ma non ne avrebbe retti altri. Non appena uscii per strada, risposi con mani tremanti al messaggio.
Ehy, scusami se non ho risposto subito, ma lavoravo.”
Nel frattempo mi incamminai verso casa. Demi non aveva risposto per tutto il tragitto ed in me una pressante paura continuava a crescere. Di cosa avremmo parlato? E se voleva dirmi che la nostra amicizia era finita? Non riusciva a venirmi niente di positivo in mente. Ormai ero arrivata al palazzo in cui vivevo e dopo essere uscita dall’ascensore entrai nel mio appartamento. Gettai la borsa per terra, non curandomi del luogo preciso, corsi nel bagno per lavarmi e mettermi il pigiama e mi lanciai sul letto, col cellulare tra le mani. Fu in quell’istante che Demi, grazie a Dio, rispose.
Sta tranquilla, scusami tu ora, ma avevo ricevuto una telefonata.”
“Non preoccuparti.” La tranquillizzai. Volevo così tanto che mi contattasse, eppure ora che lo aveva fatto non avevo la minima idea di cosa dirle.
“Va bene.. comunque.. mi dispiace se per un’intera settimana non ti ho scritto o chiamato, ma.. ehm.. niente, ho avuto da fare. Scusami.” Stava cercando di negare l’evidenza, era ovvio che il motivo della sua sparizione era quel bacio, ma se non aveva voglia di parlarne.. non avrei di certo messo io in ballo l’argomento, soprattutto perché se avesse chiesto delle spiegazioni io non avrei saputo dargliele.
Si, beh.. stessa cosa per me, sai i miei capi mi hanno presa in simpatia e.. lavoro extra.” Le mentii. In effetti avrei potuto benissimo essere io quella a scriverle per chiarire la situazione tra noi due durante la settimana, dopotutto il guaio lo avevo combinato io, non lei.
Ah, mi dispiace.. comunque mi sei mancata parecchio in questi giorni.” Disse, facendomi inevitabilmente sorridere.
Anche tu mi sei mancata parecchio..” risposi.
Lo immaginavo..” e quel messaggio mi fece leggermente rabbuiare. Cosa intendeva dire? Forse faceva riferimento all’aeroporto, forse il mio “mi manchi” lo aveva interpretato in maniera sbagliata, ma io non volevo.
In che senso?..”
“Beh, ecco.. senti non possiamo fingere che quel giorno non sia successo niente e.. io non voglio ferirti, ma.. io non sono lesbica. Non per altro, sul serio, ma io non sono attratta dalle ragazze e purtroppo tu lo sei.. Non so cosa io rappresenti per te, ma per me tu sei un’amica, una fantastica e buonissima amica, ma niente di più.” Il suo messaggio era arrivato forte e chiaro e non ne sapevo il perché, ma.. fece male. Per quale motivo mi faceva soffrire così tanto sapere che non avrei mai avuto possibilità con lei? Io non ero lesbica.. le ragazze non mi piacevano in quel senso. Anche se, in effetti, con Demi era diverso.. forse davvero la vedevo come più di una semplice amica. D’altronde era così bella e dolce, in quella giornata trascorsa insieme non facevo altri che guardarla. I suoi occhi.. la sua bocca.. no, basta. Non avrei mandato all’aria la nostra amicizia per una stupidissima cotta.
Ho capito, ma sta tranquilla non accadrà mai più. Non so cosa mi sia preso, ma non voglio assolutamente rovinare il nostro rapporto.” Le dissi, decisa. Era davvero troppo importante per me, non volevo se ne andasse, non avrei potuto farcela senza di lei.
Devo farti una domanda, ma devi rispondermi sinceramente. Se mi hai baciata un motivo deve esserci, quindi.. provi qualcosa per me?” Appena lessi la domanda, un brivido percorse la mia schiena. Cosa dovevo rispondere? No, e continuare a mentirle per sempre? Si, e rischiare di perderla? Davvero non sapevo che fare, così digitai quella risposta dando retta al mio istinto.
Si.”
 
Spazio autrice: non ho mai usato questo spazio, ma volevo scusarmi per la lunga attesa e per il capitolo troppo corto. In questi giorni ho avuto da fare e per non farvi aspettare troppo ho pubblicato questo che non so nemmeno se si può definire capitolo.. ahaha. Comunque ne approfitto e mi presento, sono Mary, piacere J ho 16 anni e questa è la mia prima fan fiction quindi.. capitemi ahahah buona lettura, a presto.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Si.” No, che cazzo avevo combinato?! Mio Dio e ora che avrebbe detto? “No ti prego fa che non se ne vada, io ho bisogno di lei.. istinto del cavolo, servi solo a combinare guai.” Solo a questo riuscivo a pensare, a quanto fossi stata idiota.
Erano passati 10 minuti ormai e l’ansia rendeva quell’attesa impossibile da sopportare, poi lo schermo del cellulare si illuminò.
Ti prego, non.. odiarmi, ma io non ricambio i tuoi sentimenti. Ti amo come si può amare una sorella, perché tu per me tu sei questo. sei parte di me e ti voglio un mondo di bene.. ma..” lessi con le lacrime agli occhi e l’ansia che continuava a crescere. “Ma” cosa? Perché mi lasciava così tra le mie paure?
Ma..?” vedendo che non si decideva a continuare le feci capire la mia disposizione a sentire ciò che aveva da dire.
“Ma.. io non voglio forzarti ad essere mia amica a far finta di nulla solo perché ti faccio pena. Se non te la senti di continuare a sentirci..”
“Assolutamente si! Io voglio essere tua amica, anzi no, io voglio essere tua sorella! Non mi importa proprio niente di questa stupida cotta, a me basti tu, mi basta poterti dare il buon giorno e la buonanotte, mi basta poter sentire la tua voce, dirti la mia giornata ed ascoltare la tua, ridere insieme e vederti sorridere, vederti essere felice perché se tu sei felice lo sono anche io. Non sono pronta a lasciarti andare e mai lo sarò.” Scrissi tutto d’un fiato, con le dita che sembravano fare a gara a chi toccasse lo schermo per prima ed inviai, senza esitare un solo istante.
“Okkei, sto piangendo.. tu non immagini quanto io ti voglia bene e mi senta in colpa per questa situazione.. sarà fuori luogo dirtelo, ma sei davvero dolcissima. <3 Se tu me lo permetterai io sarò sempre lì con te, se tu lo vorrai continuerò ad amarti, sempre entro i miei limiti.” Ero così sollevata che tutto si fosse risolto, si era vero non ero completamente felice, ma lo ero abbastanza da stare bene, bene sul serio però. Avrei tenuto i miei sentimenti per me e avrei fatto finta di niente, si avrei fatto così. Era così bello pensare che a me del personaggio di Demi Lovato non importasse nulla, io volevo tutta per me solo la mia Devonne, quell’angelo che come per miracolo era entrato nella mia vita e l’aveva capovolta nel verso giusto.
Tesoro non sai quanto vorrei parlare con te e chiederti cosa hai fatto durante questa settimana, ma è davvero tardi ed io ho veramente bisogno di riposare un po’, sai già la mia sveglia a che ora suona ogni mattina..” A malincuore iniziai a salutarla, ma quanto avrei voluto chiamarla, sentire la sua voce dopo tutto quel tempo e parlare per tutta la notte, magari addormentandomi con il telefono vicino all’orecchio e le accanto a me.
“Va bene amore, tranquilla. Va’ a dormire e sognami, o mi offendo. Buonanotte. Ci sentiamo stasera, anche se da te sarà mattina <3 Ti voglio bene.” Disse, non sapendo che in quella settimana la cosa impossibile era stata NON sognarla, o meglio, non sognare quel bacio. Già.. il bacio. Ogni volta che ci pensavo mi veniva una specie di fastidio allo stomaco, come in quel momento e fu proprio quel fastidio a farmi tornare alla realtà. Come avrei fatto a far finta di niente? Ciò che provavo per lei ora era più nitido che mai, come avrei finto l’esatto contrario? Mi addormentai così, nel panico più totale e quella notte la sognai, quegli occhi incantati e quel sorriso dolcissimo e bellissimo, solo che nel sogno io non c’ero. Nel sogno c’era lei insieme ad un’altra figura, un ragazzo. Era giovane, carino e la stava abbracciando e lei sembrava felice. Solo quando si staccarono un attimo per poi baciarsi riconobbi chi era. Joe, Joe Jonas, il suo ex ragazzo. Anche se nel sogno non c’ero fisicamente, sentivo come se il mondo sotto i miei piedi stesse per crollare, continuavo a vedere quei due corpi intrecciati, quelle tue teste tanto, troppo vicine, quelle labbra e quelle lingue cercarsi senza mai smettere di trovarsi. Fu in quel momento che i due scomparvero dalla mia vista, il buio più totale mi circondò completamente.
“Mary! Mary svegliati!” non capivo più niente, la testa mi doleva da impazzire. Sentivo una voce lontana e flebile, non sapevo dove mi trovassi, non percepivo niente. Mi ero persa, così decisi di seguire la voce e mi svegliai, improvvisamente.
“Mio Dio Mary! Mi hai fatta preoccupare..” sentii qualcuno abbracciarmi forte. Davvero non riuscivo a capire cosa fosse successo e perché Giuly fosse lì nella mia stanza a stringermi forte, quasi stritolandomi.
“Ehy.. buongiorno.” La abbracciai a mia volta e per la prima volta dopo quasi dieci giorni mi sentii meglio, mi sentii meno sola. Come era vero che un abbraccio migliori sempre tutto.
“Mi hai spaventata a morte..” mi disse, stringendomi ancora di più. Sentivo sul collo come del bagnato. Stava piangendo, ma perché? “Eri in lacrime e stavi dormendo! Hai pianto durante il sonno e non è normale.. così ho provato a svegliarti, ma non ci riuscivo.. Ti lamentavi farfugliando cose, ma che hai sognato di tanto sconvolgente!?” Mi chiese alla fine alzando un po’ la voce e staccandosi quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
“Io.. ehm.. ma aspetta, tu perché sei qui a quest’ora? Sono le 5:30 del mattino!” non ricordavo niente di cosa avessi passato quella notte, l’unica cosa che non capivo era perché la mia migliore amica fosse lì a quell’ora. Si, era vero, aveva una copia delle chiavi del mio appartamento, ma perché farmi visita proprio in quel momento?
“Sono qui perché dovevo dirti una grande notizia ed ero venuta prima che la tua sveglia suonasse così da prepararti la colazione, sai che sono mattiniera. Però appena sono entrata ho sentito dei lamenti e sono corsa qui trovandoti in questo stato e mi sono preoccupata a morte!” Mi raccontò, per poi saltarmi di nuovo al collo.
“E qual è questa grande notizia?” Chiesi, cercando ancora di capire cosa fosse successo poco prima.
“No no no! Tu ora ti vesti, fai colazione e quando sarai pronta mi racconterai prima per quale assurdo motivo quando sono arrivata urlavi il nome di Demi Lovato!” E fu in quel momento che il sogno riapparve magicamente nella mia memoria. Ogni cosa, ogni minimo particolare, ogni minima sensazione ed iniziai a capire quel malessere che a quanto pare mi aveva torturato nella notte. Ciò che mi stupiva non era tanto il sogno, ma la reazione esagerata che avevo avuto. Che mi era preso?!
Quando orami avevo finito di fare colazione, scendemmo finalmente per strada dirigendoci verso il Light Blue bar. Giuly non aveva mai smesso di guardarmi con sguardo malizioso e iniziava davvero a darmi sui nervi.
“Te la sei portata a letto?” chiese all’improvviso con tono divertito, curioso, eccitato ed arrabbiato.
“No, ma sei impazzita!?” quella domanda si mi aveva sorpreso parecchio nonostante il fare ironico, ma almeno ora sapevo che Giuly aveva capito tutto.
“Baciata, fatto qualcos’altro? Andiamo! Io pagherei oro per essere la fidanzata di Demi Lovato e non puoi nemmeno immaginare quanto ti stia invidiando in questo momento! E sono anche molto arrabbiata perché primo non mi hai detto niente e secondo ti sei rubata la mia Demi!” stava facendo tutto lei, chissà che film mentale aveva appena girato nella sua testa e mi stava davvero infastidendo il fatto che parlasse tanto tranquillamente di un rapporto tra me e Demi che non sarebbe esistito né ora né mai.
“La pianti!? Non è accaduto niente di tutto quello che stai dicendo.” per quanto fosse la mia migliore amica non riuscivo a dirle ciò che era successo, anche se ormai lo aveva intuito. In quel momento si bloccò di colpo, costringendo anche me.
“Se da ora in avanti non mi dirai la verità, noi due non saremo più amiche..” disse, con uno sguardo così serio che quasi mi spaventò.
“Cosa?..”
“Hai sentito bene. Le amiche non mentono mai, soprattutto su una cosa così importante per una di loro.”
E ora? Che fare? Aveva ragione, noi eravamo migliori amiche, dovevo dirle come erano andate le cose.. e così feci. Le raccontai tutto, ogni cosa, dalla strana sensazione che ebbi al primo incontro alla giornata meravigliosa passata con lei, arrivando poi alla fine con il bacio, la discussione dopo una settimana e il sogno. Per tutto il tempo mi aveva guardata a bocca aperta, ma non aveva fiatato nemmeno mezza volta. Cosa ne pensava lei? Forse mi avrebbe dato qualche consiglio, forse mi avrebbe aiutata.
“Sono.. senza parole..” mi disse solo a bassa voce.
“Ho notato..” le risposi e fu in quel momento che guardai l’orologio. Era tardissimo! Dovevo correre a lavoro.
“Tra cinque minuti il bar apre! Ora tocca a te però, sbrigati a parlare, qual è la grande notizia?”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Avevo passato il resto della giornata a pensare, pensare, pensare. Non riuscivo ancora a crederci, ero troppo felice, ma anche agitata. Per fortuna ero riuscita a controllarmi a lavoro e a non fare troppi guai, come la volta precedente. Quando Giuly mi aveva detto, ancora un po’ sconvolta per ciò che le avevo raccontato io, che saremmo andate ad un concerto di Demetria il mese prossimo a Los Angeles, il mio cuore si era fermato un attimo. L’avrei rivista, cazzo. L’avrei potuta abbracciare, stringere di nuovo forte a me. Mi sembrava troppo bello per essere vero, non ero mai stata più felice di allora. Il fatto che Demi alla fine non mi avesse più contatta per tutto il giorno dal suo ultimo messaggio la sera prima non mi diede minimamente fastidio, ero troppo presa ad assemblare tutto quello che mi aveva detto la mia migliore amica.
 
“Tra cinque minuti il bar apre! Ora tocca a te però, sbrigati a parlare, qual è la grande notizia?” le chiesi ad alta voce sia per farla svegliare dallo stordimento sia per farla raccontare velocemente, dato che non avevo molto tempo.
“Ah si, giusto. Beh ora per te sarà ancora più eccitante saperlo, comunque volevo dirti che.. il mese prossimo andremo a Los Angeles a vedere Demi!” si era ripresa dalla paralisi e non faceva altro che ridere, troppo contenta per ciò che aveva appena detto, come se ancora dovesse convincersi che fosse tutto vero.
“Cosa?! No, aspetta.. Cosa?! Stai scherzando vero?.. Certo che stai scherzando, come ci arriveremmo a Los Ageles? Sai quanti soldi ci vorrebbero solo per il viaggio? Figurati l’albergo..” non la smettevo di ridere, una di quelle risate per dire a qualcuno “ma sei impazzito o cosa?”. Era impossibile tutto quello che stava dicendo, per quanto avessi voluto crederci, era troppo un sogno per essere vero.
“Non mi credi? Sul serio pensi che scherzerei su una cosa del genere?” sorrideva, ma sorrideva sul serio, non quei sorrisi finti preparati appositamente per fare uno scherzo a qualcuno.
“Mi stai dicendo che.. Ma come?” ragionando su tutto ciò che aveva fatto quel giorno, venire a quell’ora nel mio appartamento, già solo il fatto che riguardasse il suo grandissimo idolo, non aveva tanto senso per lei scherzarci su.. Sarebbe un auto rassegnazione del fatto che ad un suo concerto in America non ci sarebbe mai andata e perché farsi del male pensandoci? Più ci riflettevo, più capivo che non scherzava affatto e una grande eccitazione cresceva in me.
“Si idiota! Andremo a Los Angeleees! Bill ha organizzato tutto, infatti verrà anche lui, ma so che per te non ci sono problemi. Ha fatto qualche telefonata e ora abbiamo biglietti e anche l’accesso al back stage e indovina.. alloggeremo nello stesso albergo di Demiii!” Bill era il suo fidanzato da 4 anni ormai, da prima che la conoscessi. Era un paio d’anni più grande di noi, e il padre possedeva un azienda.. insomma, i soldi non gli mancavano e il fatto che si potesse permettere tutto ciò non mi stupiva per niente. Ormai Giuly viveva da lui e non aveva nemmeno bisogno di lavorare.
“Io davvero.. non ci posso credere. La rivedrò?..” stavo quasi per svenire, non mi reggevo in piedi. Avevo un sorriso stampato sulla faccia che non riuscivo a far andare via, nonostante fosse ebete quasi quanto quello di Giuly.
“Si, non c’è bisogno che tu mi ringrazia.” Rise senza ritegno, come avesse appena bevuto 10 cicchetti di fila e non ci capisse davvero, ma davvero più niente. Anche io mi ritrovavo in quello stato, solo che non riuscivo a ridere, nessun suono uscì dalla mia bocca. Non ce la facevo a parlare per quanto fossi scioccata. Tutto ciò che feci fu abbracciarla, quasi la stritolai e le sussurrai all’orecchio “Grazie, ti voglio troppo bene.” Lei ricambiò l’abbraccio e rispose “Anche io tesoro mio.”
 
Non appena arrivai all’appartamento, accesi il cellulare. Lo avevo tenuto nella tasca per tutto il tempo spento poiché era quasi scarico. C’era un messaggio della mia Devonne.
Buon giorno tesoro mio, scusa se questo per te sarà più un buon pomeriggio, ma non ho avuto un secondo libero, nemmeno per scrivere un semplice “ciao”. Ora posso perché sto nel mio bel lettone, sotto le coperte e sono circa le 6 del mattino.. quanto vorrei tu fossi qui ad abbracciarmi. <3”
Ero troppo agitata, non sapevo come dirle che presto quell’abbraccio non sarebbe più stato un semplice desiderio, ma una realtà.
Sta tranquilla piccola mia. Ora tu starai sicuramente lavorando, volevo comunque darti una grande notizia.. Ecco, beh, verrò al tuo concerto a Los Angeles. Si, lo so è incredibile, io ancora non riesco a crederci, non riesco a pensare ad altro, voglio così tanto abbracciarti che non so come farò ad aspettare un mese intero.. Ti voglio bene. <3”
Non speravo rispondesse proprio in quel momento, dopotutto aveva una vita piena di impegni, trovare dello spazio anche solo per scrivere un semplice messaggio le era molto difficile. Infatti la risposta non arrivò, ma non ci restai male. Anzi, per la prima volta dopo tanto tempo, mi addormentai contenta e col sorriso.
 
In quel mese lavorai senza sosta, mi concentravo al massimo in ogni cosa che facevo, non volevo cadere in balia dei pensieri, dell’ansia, dell’agitazione e nemmeno della felicità. Quando pensavo a quel così vicino, ma allo stesso tanto lontano giorno, la mia testa andava completamente in tilt, non riuscivo più a riflettere, come se Demi diventasse l’unica cosa esistente sulla faccia della Terra, l’unica che necessitasse della mia attenzione. Per questo era meglio sfogare tutto ciò che provavo dentro ammazzandomi di fatica. Inoltre con qualche ora extra ero riuscita anche a ricavare qualcosa più del solito, soldi che ovviamente avrei utilizzato a Los Angeles con Demi. Non volevo pensasse a me come una giovane ragazza lontana da casa che a stento riusciva a mantenersi. Non mi andava per niente, quindi le avrei dimostrato il contrario.
E dopo tante risa, pianti, tormenti, agitazioni, speranze e desideri..il giorno della partenza era arrivato. Saremmo partite per arrivare lì due giorni prima del concerto, così da avere anche la possibilità di visitare quella così conosciuta e di sicuro meravigliosa città. Avevo parlato molto con Demi durante quel mese su ciò che sarebbe successo di lì a poco. Anche lei non vedeva l’ora di rivedermi e questo non faceva altro che rendermi ancora più contenta e felice. Il fatto che nella mia vita fosse entrata una persona speciale come lei era stato come un vero e proprio miracolo. Non perché fosse Demi Lovato, la giovane cantante di grande successo. No. Avevo trovato, dopo tanto tempo dall’ultima volta, qualcuno da amare, anche se ricambiava con un affetto molto diverso, ma non mi importava. Era parte della mia vita ormai, avevamo legato così in poco tempo, eppure ci appartenevamo. Certo faceva male pensare a quanto fosse straziante e demoralizzante il volerla abbracciare e non poterlo fare, a causa dei chilometri. Il poterla vedere sorridere dal vivo, il poter ascoltare la sua risata non più da dietro un telefono. Faceva male, si. E anche tanto. Ma avrei sempre preferito tutta quella sofferenza e tutto quel sacrificio al non averla mai conosciuta, al non averla più accanto a me, nel cuore.
Eravamo all’aeroporto ormai. Bill aveva accompagnato entrambe e ci condusse successivamente nella sezione di prima classe dell’aereo. Era così elettrizzante, così decisi di godermi quella nuova esperienza appieno. Quando mi sarebbe capitato di viaggiare in un modo del genere andando in luogo del genere?!
Il viaggio fu lungo, parecchio lungo, ma per niente faticoso. Tutto era così confortevole che era come se ti sentissi a casa, senza nemmeno rendertene conto che stavi svolgendo un viaggio di ore e ore. Inutile dire che tutta la calma che mi era nata magicamente all’inizio del volo, all’arrivo era già scappata via inseguita dall’eccitazione. “Siamo così vicine” pensai non appena atterrammo. Mi sentivo il sangue gelare nelle vene, stavo provando così tante sensazioni insieme che sembrava quasi che il cuore si sarebbe fermato per lo sforzo  eccessivo.
Continuammo con i soliti riti d’aeroporto e non appena mettemmo piede al di fuori di esso, tutti e tre rimanemmo a bocca aperta. Bill e Giuly per la meraviglia e lo splendore che quella città emanava di sera, tra luci, colori, folla. E io.. beh, io non avevo tempo di ammirare il pianeta tanto magnifico a me alieno, poiché in fondo alla strada, appoggiata ad una macchina nera con i finestrini oscurati, mi stava sorridendo la creatura più bella che io avessi mai visto.
 
Spazio autrice: okkei, avrei potuto scrivere di meglio, lo ammetto e non mi convince appieno, ma non posso farvi aspettare mesi e mesi tra un capitolo e l’altro per le mie fisse di perfezione.. ahah quindi eccolo qui. Ringrazio coloro che hanno recensito alcuni capitoli precedenti e invito anche gli altri a farlo, magari per farmi notare qualche errore, ripetizioni o cose così. Non si cresce senza le critiche, no? Quindi a presto e buona lettura :)
-Mary.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ero come incantata, improvvisamente non mi importava più niente del volo di prima classe o di quell’incredibile città. Avevo trovato l’unica cosa di cui mi importava realmente e vedere finalmente quel sorriso dopo tutto quel tempo mi fece venire solo voglia di piangere e riabbracciarla. Infatti non aspettai molto a fare entrambe le cose. Con le lacrime agli occhi iniziai ad andarle incontro correndo. Lei si staccò dall’auto e mi aspettò lì, a braccia aperte, pronta a stringermi forte, cosa che fece non appena la raggiunsi. Arrivai con una tale velocità a lei che per poco non cadde all’indietro quando le circondai con le braccia.
“Mi sei mancata troppo..” le dissi piano all’orecchio cercando di calmarmi.
“Anche tu.. non puoi immaginare quanto.” E quelle parole mi fecero sciogliere. Tenni il viso tra i suoi capelli per un po’, mi era mancato così tanto il suo profumo. Poi però spalancai gli occhi e mi staccai capendo l’effetto che mi stava facendo, le sensazioni che mi stava suscitando. Ci guardammo negli occhi, con degli sguardi ancora troppo contenti e sbalorditi o almeno lei mi guardava in quel punto, io non facevo altro che fissare le sue labbra. Non lo facevo apposta, era più forte di me. Quanto avrei voluto baciarla.. Probabilmente mi lesse nel pensiero perché arrossì di colpo. Grazie a Dio arrivò Giuly ad interrompere quella situazione imbarazzante che si era venuta a creare.
“Oh mio Dio..” aveva le mani sulla bocca, era talmente sbigottita che non riusciva a dire niente.
“Giuly, tutto bene?” l’abbracciò e fu in quel momento che la mia migliore amica iniziò a piangere.
“E’ così bello rivederti..” disse lei tra le lacrime. “Al concerto starò in prima fila, non vedo l’ora di sentirti cantare da vivo.”
“Ohw, ma che dolce.. Allora ci vediamo lì.” Le sorrise Demi.
“Già. Beh ora andiamo in albergo che sono sfinita, a presto!” Disse infine Giuly salutando Demi e prendendo la mano di Bill.
“Si, beh.. io vengo dopo ragazzi, ma voi intanto andate tranquilli.” Dissi io un po’ imbarazzata. Volevo restare ancora un po’ con Demi, mi era mancata davvero troppo.
“Va bene, a dopo.” Mi rispose Giuly, guardandomi con uno sguardo malizioso che subito rimproverai con gli occhi. Lei rise leggermente prima di prendere un taxi insieme al fidanzato.
“Tu vieni con me.” Disse Demi prendendomi per mano e trascinandomi dentro quell’auto totalmente nera. Appena entrai mi ritrovai seduta di fronte a lei. Non sapevo perché, eppure quella situazione mi faceva sentire estremamente a disagio. Io, lei, così vicine, faccia a faccia. Tuttavia dovevo controllarmi, non potevo fare la fine di quasi due mesi prima, anche se la voglia di posare le mie labbra sulle sue era davvero enorme. Quei capelli fucsia non facevano altro che mettere in risalto i suoi occhi splendenti ed il suo meraviglioso sorriso.
“Allora.. come stai?” chiese improvvisamente lei per interrompere quel silenzio imbarazzante.
“Oh, beh..” smisi di guardarla scuotendo leggermente la testa e mi svegliai dalla specie di trans in cui ero caduta “Bene, si.. cioè credo.. Molto meglio ora che ci sei tu.” Sorrisi guardando fuori dal finestrino e facendo una minuscola risata simile a quella che di solito precede un pianto.
“Sei sicura? Ti vedo un po’ strana.. come ti sentissi a disagio.” Mi disse lei con aria leggermente preoccupata.
“Beh.. credo sia abbastanza normale..” risposi girando ancora di più il volto per nascondermi per l’imbarazzo, ma riuscii a notare comunque il rossore che si era creato sulle sue guance.
“Comunque ti sto portando in un posto speciale! Si, ecco, è il mio preferito almeno.. ehm..” cercò di cambiare discorso, ma si vedeva lontano un miglio che era più nervosa di me. Quanto mi dispiaceva, era tutta colpa mia.. così stetti al suo gioco.
“Wow.. dove?” le chiesi cambiando completamente espressione e riprendendola a guardare.
“Boh.. è una sorpresa.” Ritornò a sorridere e rilassarsi, per fortuna.
“Oh oh.. beh io sono tremendamente curiosa quindi odio le sorprese! Perciò devi dirmi cos’è questo posto..” le dissi avvicinandomi a lei lentamente con le mani protese in avanti “..altrimenti..” ormai ero vicinissima.
“Altrimenti cos.. Mary!!” iniziai a farle un solletico pesantissimo e lei non smetteva più di ridere. Mio Dio quanto era bella la sua risata.. era talmente contagiosa, infatti iniziai a ridere insieme a lei.
“Mary basta.. ti prego!” non ce la faceva più, ma io non mi sarei arresa finché non mi avesse detto dove stavamo andando. Non aveva le forze nemmeno per stare seduta, così si stese sulla larga poltroncina di pelle chiara ed io mi posizionai sopra di lei. Era così bella mentre si contorceva sotto di me a causa del solletico, sembrava che, nonostante fosse ormai una donna, in lei non avesse mai smesso di vivere la bambina tanto dolce che probabilmente era stata. Mi fermai solo quando vidi che realmente non ce la faceva più a respirare.
“Ti odio!..” mi urlò quasi senza fiato, con il sorriso stampato in faccia. Era così bella ed eravamo ad una distanza così piccola.
“Ti odio anch’io Devonne.” Le dissi avvicinando il mio viso al suo. Le sue belle guance ridivennero rosse e quando le nostre bocche quasi si toccarono, la sentii più rigida che mai. Aveva iniziato a respirare in maniera irregolare, come me d’altronde. Sarebbe stato così bello, lo desideravo davvero tanto.. ma lei no. Mi morsi il labbro e fu allora che cambiai direzione e le stampai un bel bacio sulla guancia e lei sembrò rilassarsi.
“Va bene” scesi da sopra di lei “quanto manca ancora?” chiesi cercando di minimizzare ciò che stava per succedere e che per fortuna ero riuscita ad evitare grazie alla mia grande forza di volontà.
“Ehm..” si mise a sedere aggiustandosi i capelli. Il suo viso era ancora di quel colore più scuro del normale ed io sorrisi leggermente nel vederla tanto in difficoltà. “Beh in realtà siamo arrivate.” Disse, facendomi notare l’auto che si era appena fermata. Demi non aspettò molto prima di scendere, anzi mi sembrò quasi come non vedesse l’ora di uscire da quell’auto. Mi rattristai un po’ notandolo. Appena scesi anche io, però, mi prese la mano e senza dirmi niente entrammo in un palazzo, era davvero enorme. Prendemmo l’ascensore e Demi schiacciò il pulsante per arrivare all’ultimo piano.
“Perché dobbiamo andare sul tetto?” chiesi io leggermente confusa.
“Aspetta e vedrai.” Mi rispose lei sorridendomi. Ero troppo curiosa ed eccitata, non ce la facevo più ad aspettare. Quando le porte si aprirono Demi mi trascinò nuovamente, stavolta verso una porta che si apriva su delle scale. Appena la salimmo mi disse “Chiudi gli occhi.” Ed io lo feci, sempre più emozionata. Stavolta mi prese entrambe le mani e mi fece camminare alla cieca sotto la sua guida. Dal leggero vento capii che eravamo uscite fuori.
“Stenditi” mi disse nuovamente ed io lo feci, senza fare troppe domande “e ora apri gli occhi.” Appena lo feci mi ritrovai di fronte uno spettacolo davvero unico. Un mare nero, trapunto di stelle. Non ne avevo mai viste così tante tutte insieme. Nel guardarle i miei occhi castani brillarono. Poi girai il volto verso sinistra e trovai uno spettacolo ancora più bello. Demi si era stesa accanto a me  anche lei intenta ad ammirare quel panorama. Sorrideva e aveva gli occhi scintillanti. Così, di istinto cercai la sua mano e quando la trovai la intrecciai alla mia. Lei non si mosse, non si scansò, forse si era davvero rilassata, per fortuna. Temevo tanto di averle fatto nascere una specie di paura nei miei confronti per via dei miei comportamenti stupidi. Invece, forse, non era così ed io lo speravo davvero tanto. Rimanemmo lì, a contemplare il cielo, finchè non ci addormentammo.
Fu una goccia sul mio naso, una goccia d’acqua, che mi fece svegliare. Stava iniziando a piovere, quelle minuscole luci che prima ci facevano da tetto ora erano nascoste da grosse nuvole grigie.
“Demi! Demi svegliati! Sta per iniziare a piovere, dobbiamo andare in albergo!” Dopo un po’ di scuotimento si svegliò. Iniziò così una corsa sotto l’acquazzone e noi, che nonostante stessimo a piedi e senza ombrello, ridevamo e ballavamo fermandoci qualche istanti l’acqua. Quando arrivammo all’albergo eravamo completamente fradice. Non appena entrammo nella hall, Demi salutò l’uomo che le diede la chiave. Feci per chiedere la mia, ma lei mi fermò.
“La tua roba l’hanno sistemata in camera mia, perché nella tua ci sono stati dei problemi con dei tubi nel muro..” mi spiegò lei.
“Come? Che problemi?” chiesi io agitata. Non potevo dormire nella sua stanza, io.. non avrei chiuso occhi tutta la notte.
“In poche parole la tua stanza è completamente allagata, e dato che non ci sono altre camere libere, invece di farti cambiare albergo avevo pensato che saresti stata bene con me nella mia.” Continuava a sorridermi, eppure avrebbe dovuto pensare che qualche problemino a dormire con lei lo avrei avuto.
“Ah.. beh ormai credo che..”
“Perfetto! Allora andiamo, vieni ti faccio strada.” Non mi diede il tempo di finire la frase che subito sfrecciò verso l’ascensore, controllando ovviamente che io la seguissi.
Appena entrammo i miei occhi non potevano credere a ciò che stavano vedendo. Quella era una casa, altro che camera d’albergo! Era più grande dell’appartamento che avevo a Milano, insomma.. Non riuscivo a crederci. Tuttavia, il mio entusiasmo finì quando notai che c’era un unico letto e fu così che l’ansia iniziò a salire e il battito del mio cuore ad accelerare.
 
 
Spazio autrice: allora, che dire, rieccomi qui. Mi sono divertita davvero tanto a scrivere questo capitolo e forse fin’ora è il mio preferito. Spero tanto sia la stessa cosa per voi e vi prego, recensite! Se la storia non piace devo saperlo, non avrebbe senso continuarla. A presto, Mary.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La crisi aumentò quando Demi si spogliò in mia presenza rimanendo in intimo. Lo aveva fatto tanto velocemente, mentre io, con i capelli ancora umidi per la doccia e l’accappatoio, cercavo nell’armadio una maglia lunga da mettermi per la notte. Quando poi mi ero girata ero rimasta a fissarla con uno sguardo davvero scioccato, ero talmente sbalordita che le mie guance non erano abbastanza coscienti di ciò che stava accadendo per diventare rosse. Invece quelle di Demi lo divennero di colpo, un po’ come al solito ormai d’altronde, infatti subito dopo essermi girata corse in bagno chiudendosi velocemente la porta alle spalle. Dio, mi sentivo spaventosamente in colpa. L’avevo messa in imbarazzo, non era mia intenzione farlo. Così mi avvicinai alla porta del bagno.
“Demi.. mi dispiace. Scusami non volevo, non sapevo ti fossi spogliata. Ti prego, perdonami..” le dissi, sperando non fosse arrabbiata con me.
“Cosa? Sono io quella che deve scusarsi.. dovevo aspettare di entrare in bagno prima di togliermi i vestiti, mi ero scordata che ti avrebbe messa in difficoltà vedermi.. beh, in intimo. Mi dispiace.” Mi rispose lei. Sospirai mentre la calma tornava a farmi rilassare.
“Sta tranquilla.. tu sei libera di fare ciò che vuoi nella tua stanza. Sul serio, credevo fossi stata io a crearti dei problemi.” La tranquillizzai, ridendo leggermente.
“D’accordo, allora io faccio una doccia adesso.” Mi avvisò.
Passarono nemmeno 5 min, che sentii Demi chiamarmi urlando. Preoccupata corsi verso di lei, fermandomi sulla porta.
“Cos’è successo?!” domandai allarmata.
“Ehm.. beh, c’è un piccolo problema.” Rispose con voce assai più calma.
“Che sarebbe?”
“Ehm.. ho dimenticato l’asciugamano sul letto e.. dovresti portarmela.” Disse lei infine. Cazzo, come avrei fatto? Non potevo mica vederla nuda, di sicuro lì non mi sarei trattenuta come avevo fatto fino ad allora.. No, non potevo entrare.
“Demi, io non pos..”
“Mary, devi per forza. Non ho niente con cui asciugarmi qui, ti prego..” mi supplicò lei, senza farmi finire la frase.
“.. d’accordo..” Cedetti, sbuffando. Ritornai lì solo dopo aver preso l’asciugamano. “.. allora io entro.” Mi annunciai, prima di aprire la porta. Tenni lo sguardo fisso per terra tutto il tempo, per evitare di vedere cose che non dovevo vedere, che non potevo vedere. Non so perché lo feci, eppure fu più forte di me. Sapevo che era meglio non entrare, ma ormai ero lì ed avevo alzato lo sguardo. Mi ritrovai Demi davanti, nella doccia con le pareti di vetro. La guardai prima negli occhi, quando vidi tutto l’imbarazzo che in quel momento la stava divorando, poi gli occhi scesero e non appena arrivarono ai piedi mi girai di colpo gettando l’asciugamano lì per terra dove capitava, e ritornai in camera correndo. Mi gettai sul letto, mi raggomitolai stringendomi le ginocchia sul petto, e iniziai ad agitarmi. Sapevo fin dall’inizio che l’idea di dividere la camera con lei era sempre stata davvero pessima, infatti non capivo proprio perché Demi non avesse pensato a tutti i possibili problemi e incidenti, come questo, che si sarebbero potuti verificare. Ora l’immagine in quella doccia, Demi, tanto bella, tanto perfetta.. non riuscivo a togliermela dalla mente. Eppure dovevo farlo, sapevo come stavano le cose, che dovevo dimenticarla, che dovevo rinunciarci, ma ormai la mia mente aveva visto e sentito troppe cose. Demi stette in quel bagno più tempo del previsto. “So solo combinare guai..” pensai. L’aspettai lì, sotto le coperte, dando di schiena alla porta dalla quale sarebbe uscita. Ancora non sapevo dove avrei trovato il coraggio di guardarla negli occhi. Quando poi sentii i suoi passi leggeri e veloci, il cuore iniziò a martellarmi nel petto. Entrò poi nel letto, cercando di fare il meno rumore possibile. Probabilmente credeva stessi dormendo, oppure fingeva soltanto avendo capito che i miei occhi erano aperti. Nessuna delle due disse niente, e ci addormentammo così, finalmente vicine, ma lontane più che mai, per colpa mia.
Fu la voce di Demi a svegliarmi. Mi stava scuotendo ripetutamente e urlava, ma io non ci capivo niente. Aprii gli occhi piano ed inizialmente la sua voce mi sembrava tanto lontana, per poi diventare sempre più vicina e più forte. Ritornai così alla realtà.
“Ehy, ma.. che è successo?” chiesi, con un dolore alla testa allucinante. Mi girava tutto.
“Mary! Mio Dio che paura.. stavi urlando il mio.. beh, stavi urlando delle cose mentre dormivi, mi sono svegliata e tu ti agitavi e..” non sapeva cosa dire così mi abbracciò. Fu come la notte della visita di Giuly, solo che in quel momento ad assistermi c’era proprio Demi.
“Ma che.. quali cose urlavo?” le chiesi, anche se immaginavo già la risposta. Lei si staccò per guardarmi negli occhi, tenendomi le spalle con le mani.
“I-il.. il mio nome..” disse piano e insicura. Avevo fatto lo stesso sogno di un mese prima, stessa scena, stessa reazione. Mi stava fissando, preoccupata, come a chiedermi una spiegazione con lo sguardo ed io come sempre guardavo le sue labbra. Ormai la mia testa non ragionava più, il desiderio tanto tenuto a bada, ormai era diventato troppo grande per poter essere controllato.
“Avevo paura di perderti.” Le dissi velocemente, prendendole il viso tra le mani e baciandola con trasporto. Finalmente, quelle labbra, mi erano mancate così tanto dalla prima volta. Solo che allora era stato letteralmente un attimo, invece ora era diverso. Sembrò un bacio così disperato e non sapevo minimamente che reazione aspettarmi da parte sua. Mi sorpresi a dismisura quando sentii la sua bocca socchiudersi, ma senza pensarci troppo ne approfittai. Fu così che il bacio divenne sempre più passionale, lei si distese sotto di me ed io mi posizionai sopra di lei, come quando eravamo in macchina. Tuttavia, questo era molto meglio del solletico. Mi accarezzava i fianchi dolcemente, ad ogni suo tocco sentivo tanti brividi percorrermi la schiena. Mi sentivo davvero in paradiso, e avrei tanto voluto che quel momento non terminasse mai. Nonostante la mia testa ragionasse poco in quel momento, tenni le mani apposto. Temevo il rifiuto, e davvero volevo che quel bacio non terminasse, perché sapevo che probabilmente non ce ne sarebbero stati altri. Nemmeno quello doveva esistere, ne ero consapevole, eppure era troppo bello sentirla così vicina a me, e me lo godetti. Ci staccavamo ogni tanto, per riprendere fiato, e quando lo facevamo ci guardavamo così intensamente, per quei pochissimi secondi. Nessuna delle due sapeva cosa dire, oppure nessuna delle due voleva dire niente, così riprendevamo a baciarci. Il suo sapore mi mandava completamente in estasi, sentire le sue mani poi tra i miei capelli mi faceva perdere la testa. Dopo un po’ la mia mano destra, tuttavia, andò sotto la sua maglietta, toccandole il ventre magro e risalendo leggermente fino al petto. Fu allora che, con piacevole sorpresa, notai l’assenza del reggiseno e fu sempre allora che sentii la mano di Demi stringermi il polso, per fermarmi. Ci staccammo, o meglio fu lei a farlo, allontanandomi poi con l’altra mano. Aveva uno sguardo impaurito e confuso, mi dava tanto l’impressione che non volesse provare ciò che stava provando. Respirava velocemente e a fatica, era terrorizzata.
“Mi dispiace, io.. non posso.” Mi disse semplicemente, spostandomi per alzarsi ed avviandosi verso la stanza con la poltrona e la televisione. “Accidenti a me!” dissi piano tra me e me, dandomi una botta in testa con la mano. Decisi, tuttavia, di andare da lei, di chiederle perdono, ma mi bloccai sulla porta quando la vidi raggomitolata con la testa sulle ginocchia. Stava piangendo. Quanto avrei voluto correre da lei per abbracciarla, chiederle perdono per ciò che avevo fatto, rassicurarla.. ma decisi di non fare niente. Non era me che voleva. In realtà non mi aveva mai voluta, non in quel senso almeno, ed io dovevo mettermelo in testa. Così mi infilai un paio di jeans, presi un giubbotto nero di pelle ed uscii dall’appartamento. Volevo schiarirmi le idee, era l’alba ed andai fuori per prendermi una boccata d’aria e smettere di pensare a quegli occhi sempre luminosi, ora in lacrime a causa mia.
Non conoscevo bene quella città, al dire il vero non la conoscevo affatto, così decisi di non allontanarmi troppo. Appena vidi un piccolo parco nelle vicinanze dell’albergo, mi rallegrai lievemente. Mi sedetti sul prato, con la schiena appoggiata vicino ad un albero, e tirai fuori un pacchetto di sigarette. Nessuno sapeva che fumavo, non volevo lo scoprissero. Era una cosa mia, un momento di rilassamento della mia mente e non volevo intrusioni. Dopo pochi tiri mi calmai un po’, ma non bastava, così continuai, sigaretta dopo sigaretta, perdendone il conto. Quando mi decisi di rientrare erano circa le 4:00. Speravo davvero che Demi stesse dormendo, non volevo parlare con lei, non in quel momento. Fui sollevata nel vedere che Demetria era ritornata nel letto a dormire. Stringeva in un pugno il mio cuscino, anche se era addormentata. Decisi di non svegliarla così mi diressi verso la poltrona nell’altra stanza. In quell’appartamento faceva veramente caldo, così rimasi in intimo. Era improbabile che mi sarei addormentata, così avrei potuto sentire in tempo senza problemi Demi nel caso si fosse alzata.
La mia mente era davvero una gran confusione, non ci capivo niente, non sapevo cosa dovevo fare. Passò un’oretta ed io ero ancora lì, persa nei miei pensieri, persa nell’immagine di Demi che non riuscivo a mandare via. Non ce la facevo davvero più, la mia testa stava per scoppiare, era troppo piena e non sapevo come farla svuotare. Poi abbassai lo sguardo ed iniziai a fissare le mie gambe. La maglia lunga le ricopriva per bene, ma ora che non c’era erano evidenti più che mai. Linee bianche mi solcavano le cosce, come le braccia. Saranno passati anni dall’ultima volta, eppure ricordava perfettamente come ci si sentiva nel farlo. In quel momento pensavi solo al dolore fisico che ti eri procurata, trovavi addirittura piacere. Non era come fumarsi una sigaretta. Ne toccai delicatamente una col dito. Era leggermente in rilievo e se avessi premuto con più forza mi avrebbe sicuramente dato un po’ fastidio a causa della troppa sensibilità. Più la accarezzavo, più la voglia di rifarlo in me aumentava. Fu in quel momento che sentii il pavimento in legno scricchiolare. Demi era lì accanto a me, di fianco alla poltrona, ed io non me ne ero nemmeno accorta tanto assorta che ero. Aveva un’espressione estremamente preoccupata, come se stesse vedendo la sua migliore amica in coma con il rischio che non si risvegliarsi più. Di istinto mi alzai infilandomi di nuovo la maglia, ed andai di corsa nel bagno. Ero in panico, mi sentivo davvero male. Non doveva scoprirlo, non lo sapeva nessuno e nessuno avrebbe dovuto vederlo, specialmente lei. Non sapevo che fare, mentre Demi continuava a bussare ripetutamente alla porta urlando il mio nome.
 
Spazio autrice: scusate se è passata un’intera settimana, forse anche di più, dall’ultimo capitolo, ma sono partita e non ho avuto la possibilità di scrivere o postare niente. Per questo spero tanto che questo capitolo qui valga l’attesa che avete dovuto sopportare ahahah. Recensite mi raccomando, mi farebbe davvero piacere. A presto :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Piangevo e non ne sapevo nemmeno il motivo. Sentivo solo che oltre ai miei singhiozzi si erano formati anche quelli di Demi, dall’altro lato della porta, ormai arresasi a bussare. Capivo che era seduta, con la schiena appoggiata alla porta del bagno. In quel momento l’unica cosa che volevo fare era scappare da lei, non volevo mi vedesse come mi aveva appena scoperta, proprio non lo volevo.
“Vattene Demi, ti prego..” sussurrai con voce spezzata, mentre cercavo di calmarmi ed avere un po’ di tregua dal pianto.
“No..” mi rispose lei piano. Sapevo quanto era testarda, non mi avrebbe mai ascoltata. Allora mi sedetti anche io nella sua stessa posizione, come stessimo schiena contro schiena, e passammo così quelle poche ore precedenti alla sveglia, accasciate a terra, con i volti bagnati, nel silenzio più assoluto. Nessuna delle due dormì. Demi non faceva altro che farmi tra le lacrime domande del tipo “Cosa erano quelli?..” “Perché?..”, domande che non ricevevano mai risposta. Non volevo parlarne, non dovevo nemmeno pensarci a quello.. Ero stata stupida. Da quel momento in poi sarei stata al centro dell’attenzione di Demi, le avrei fatto pena, ed io non volevo. Temevo che il nostro rapporto, il suo affetto, sarebbe diventato falso. Quando poi la sentii alzarsi ed allontanarsi, con timore aprii la porta. In quella stanza non c’era, forse era andata in camera da letto. Non sapevo veramente che fare, se andarmene in un altro albergo o se affrontarla. Quando entrai timidamente nella camera da letto la vidi vestirsi, con lo sguardo basso. Era così dannatamente bella.. Dopo essersi infilata un paio di leggings di pelle nera lucida, si girò per raccogliere sul letto anche la maglia bianca che avrebbe dovuto indossare, sotto la giacca nera che giaceva a sua volta lì. Nel farlo alzò lo sguardo e mi vide, mentre la osservavo. Per la prima volta non c’era imbarazzo nonostante lei fosse in reggiseno. Nel suo sguardo, sul suo viso, la tristezza non lasciava spazio a nient’altro. Stavo per aprire bocca, per dire qualcosa, ma mi morsi il labbro e stetti zitta. Non sapevo davvero che parole usare, non sapevo se dovevo chiederle scusa o se volevo allontanarmi. Lei nel frattempo indossò la maglia e fu allora che mi avvicinai, lentamente. Poteva vedermi, ma non voleva guardarmi. Era arrabbiata per come l’avevo trattata.. ed era preoccupata per me. Cercai, una volta lì, di prendere la sua mano, e sbalordita la trovai. Lei in quel momento si bloccò, alzò i suoi occhi tanto rossi che sembravano aver preso fuoco durante la notte e vedendo la sua fermezza, la tirai a me, abbracciandola forte. Fu solo dopo qualche secondo che lei ricambiò l’abbraccio.
“Dovevi dirmelo..” disse piano lei.
“No, non dovevo.. non volevo.. e poi è qualcosa di finito, non serviva che tu lo sapessi.”
“Se fosse davvero finito, non ti saresti guardata le gambe in quel modo.. sembrava quasi ti mancasse.” Ribatté lei, stringendomi più forte.
“.. stavo solo cercando un modo per..” mi fermai.
“Per?..”
“Per non pensarti.. per non pensare al male che ti avevo fatto..” dissi io, come sollevatami da un peso. Lei rimase in silenzio, un silenzio che non sapevo interpretare. Poco dopo si staccò dall’abbracciò e mi guardò dritta negli occhi. Dopo di che abbassò lo sguardo sulle mie labbra, dischiudendo leggermente le sue. Si avvicinò, con calma e paura e si fermò solo quando sfiorò la mia bocca. Avrei tanto voluto fare un passo avanti con la testa e far rinascere quel bacio, che per colpa mia si era interrotto. Lo desideravo, io. Era quello il punto. Stava riaccadendo perché io lo desideravo, perché ora che mi aveva vista più fragile di quanto credesse, voleva consolarmi nella maniera che sapeva avrei apprezzato. Quello non era un bacio, non uno bacio vero almeno. Così allontanai il volto un istante prima che iniziasse quell’imbroglio. Lei mi guardò stranita, come non capisse, convinta che avrei accettato senza esitazioni.
“Non è ciò che vuoi.” Le dissi sorridendo amaramente, come per rispondere alla spiegazione che mi aveva domandato con gli occhi.
“Che ne sai?” rispose lei, avvicinandosi di nuovo.
“Ti prego.. non rendere tutto più difficile. Come posso accettare il fatto che possiamo essere solo amiche se tu fai così?” mi allontanai ancora di più, alzando leggermente le mani come in segno di fermarla.
“Ma tu non vuoi essere solo mia amica.” Disse lei, con un tono quasi arrabbiato per il secondo rifiuto.
“Hai ragione, ma tu non vuoi davvero ciò che sta nascendo tra noi ed io non voglio che tu stia male, che ti senta in colpa o in contrasto con te stessa.”
“Non mi sentirei in colpa.”
“Allora perché ieri hai pianto?” e fu quella domanda a zittirla.
“Io..” stava per riprendere quando qualcuno bussò.
“Dovresti aprire..” le dissi, prendendo i panni dall’armadio e dirigendomi tristemente verso il bagno. Accettare tutto questo faceva male, e rifiutare ciò che volevo era ancora più doloroso, ma tenevo più al suo bene che al mio, e non le avrei mai fatto più del male o non me lo sarei mai perdonato.
Dopo essermi lavata, indossai i jeans scuri e la maglietta chiara leggermente larga e scollata, ed uscii dal bagno. Sentii qualcuno parlare nella camera da letto. Era una voce maschile, ma non ne conoscevo il possessore. Decisi di avvicinarmi piano alla porta, senza farmi sentire. Feci cadere il pigiama un volta solcata la soglia. Ero a bocca aperta, avevo davanti a me una scena che aveva letteralmente fatto smettere di battere il mio povero cuore, un po’ ammaccato per tutti i colpi che aveva ricevuto. Stesi sul letto, Demi era sotto di lui e si stavano baciando. Lui era un ragazzo abbastanza alto, con un bel fisico ed i capelli mossi, quasi ricci. Il viso non riuscivo a vederlo, tutto ciò che rientrava nel mio campo visivo oltre ai loro corpi intrecciati erano le loro bocche che continuavano ad unirsi, mentre Demi sorridendo dicendo “Non siamo soli! Smettila!”, ma era evidente che non lo volesse veramente, poiché mentre infilava la sua lingua nella bocca di lui quasi rideva. Fu quando la mano di lui salì da sotto la maglietta fino al suo seno, e lei non obbiettò affatto, che non ce la faci più e corsi verso la porta, superandoli. Probabilmente non fecero nemmeno caso al mio passaggio, fino a quando non aprii la porta velocemente e la richiusi sbattendo. Fu in quell’attimo che sentii un “Cazzo no!..” da parte di Demi. Ero troppo incavolata, soprattutto se ripensavo ai minuti prima durante i quali avevo rifiutato il suo bacio. Non potevo crederci potesse farmi una cosa del genere, non fidanzarsi, ma provandoci con me senza dirmelo. Ero troppo nervosa così feci la stessa strada di quella notte e mi accomodai vicino l’albero, nel prato. C’erano ancora i mozziconi, ora contandoli erano circa 15. Avevo retto 15 sigarette in una volta sola, dovevo stare davvero male.. Ora però di pacchetti non ne avevo, così non mi restava altro da fare che restare a meditare lì, in silenzio, udendo il suono del vento passare attraverso le foglie dell’albero ed essere colpita ogni tanto da una foglia che non aveva retto più, finendo con lo staccarsi e cadere. Ed io così mi sentivo, ero caduta, e mi aveva fatto cadere proprio ciò che amavo.
Non tornai in albergo per tutta la giornata. Non avevo per niente voglia di rivederla, e probabilmente stava con il suo fidanzato. Girai a lungo per tutto il pomeriggio, mi ero anche persa, ma non mi importava. Poi la sera iniziai ad andare in locali a caso, spendendo tutti i soldi che avevo in alcool. Volevo smettere di pensare a quella scena orribile che mi aveva perseguitato per tutta la giornata. Ormai ero arrivata ad una trentina di drink e davvero non riuscivo a capire come facessi a trattenere tutta quella roba nel mio corpo senza sentirmi male e vomitare. Non ci capivo davvero niente, quando poi entrai in pista accompagnata da un estraneo che mi aveva invitata a ballare, vedevo tutto andare su e giù, a destra e a sinistra, la musica mi sembrava un rumore lontano, la vista annebbiata, ma nonostante fossi ormai partita, riuscii comunque a distinguere la sua figura, con un vestitino nero attillato e corto, muoversi in maniera sexy con il ragazzo della camera che da dietro le metteva le mani sui fianchi e avvicinava il bacino di lei al suo. Si stavano divertendo, non c’era dubbio, e quando mi vide smise di muoversi, e mi guardò scandalizzata. Ci eravamo fermate entrambe ed i nostri compagni non ne capivano il motivo, delusi. Fu allora, mentre la guardavo con sguardo infuriato, che uscì una lacrima dai miei occhi, dopo di che corsi via, spintonando tutti. Appena uscii per poco non caddi a terra, ero sconvolta ed ubriaca, mi girava tutto e caddi un paio di volte. La seconda volta sentii delle braccia aiutarmi ad alzarmi. Era Demi.
“Che ci fai qui?! Che hai combinato!? Ero così preoccupata!” iniziò ad urlare lei.
“Vaffanculo! E lasciami stare, Dio!” risposi io cacciandola via. In quel momento ebbi un conato e vomitai, davvero tanto. Quando smisi non ci capivo più niente, stavo per svenire, e probabilmente accadde proprio questo, perché all’improvviso divenne tutto buio e l’ultima cosa che vidi fu il suo viso preoccupato.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Sentivo una mano intrecciata alla mia. Socchiudendo gli occhi, capii dove ero, ma non con chi. Non riuscivo a pensare, a ragionare, mi doleva troppo la testa.
“Tieni.. ti farà sentire meglio.” Mi disse una voce familiare e solo quando mi girai per controllare, capii chi era. Fu allora che mi ricordai ciò che era accaduto il  giorno precedente, anche se le immagini si fermavano fino al tardo pomeriggio, da lì in poi buio totale. Ma sapevo abbastanza cose da poter allontanare la mia mano dalla sua. Vidi la sua stringersi in un piccolo pugno per poi rilassarsi ed allontanarsi, come rassegnata. Cercai di alzarmi, ma un improvviso giramento di testa mi costrinse a stendermi nuovamente.
“Perché mi sento così?” chiesi, poichè davvero non ricordavo, ma immaginavo che se mi trovavo nella camera d’albergo di Demi significava che lei sapeva qualcosa.
“Em.. hai bevuto un po’ troppo ieri sera” Mi rispose lei, come se volesse minimizzare ciò che era successo, come se non volesse dirmi tutto “bevi questo.. farà diminuire il mal di testa.” Continuò porgendomi ancora di più il bicchiere. Io la guardai negli occhi, come a cercare qualcosa che le sue parole non volessero dirmi. Vidi un cenno di agitazione. Era successo qualcosa.
“Non lo voglio.. grazie.” Rifiutai, freddamente. Lei sospirò ed appoggiò il bicchiere sul comodino. Restammo così, io stesa a guardare davanti a me, con lei di fianco che mi fissava. Ruppe poi il silenzio che si era creato.
“Mi dispiace..” disse ,riferendosi probabilmente a ciò che avevo visto, su quello stesso letto. Fu in quel momento che fissai improvvisamente le coperte, con faccia quasi disgustata, e le strinsi in un pugno, chiudendo gli occhi e rivivendo quel momento. Il dolore stava tornando. Fu allora che mi prese il pugno tra le mani, per farmi rilassare.
“Ti prego perdonami.. h-ho sbagliato, lo so.. dovevo dirtelo, ti prego.. mi dispiace, sul serio, io ti amo di bene e non voglio che ora tu stia così a caus..”
“Non scusarti, sei libera di fare ciò che vuoi con chi vuoi.” Non le diedi il tempo di finire, cercando nuovamente di allontanare la mano staccandomi dalla sua prese, ma lei non la mollò.
“Dove sei stata ieri?.. ero così preoccupata..” continuò lei, con gli occhi che ormai le erano diventati lucidi da poco dopo il mio risveglio.
“Ho visto.. non ho mai trovato il cellulare così pieno di messaggi e telefonate..” dissi, ridendo leggermente, con amarezza. Lei stette zitta perché la verità era che non mi aveva minimamente cercata. Lei stava con il fidanz.. In quel momento spalancai gli occhi, ricordando me, in quel locale, ubriaca, e lei, davanti a me strusciarsi su di lui ridendo e divertendosi. Non riuscii a trattenere una lacrima, che cercai di nascondere girando il più possibile il viso dal lato opposta a quello di lei.
“Tesoro.. ti prego non ce la faccio a vederti così..per colpa mia..”
“Non chiamarmi così e smettila di fingere. A te non importa niente di me! Sta con quel coglione che ti sei scopata in pista, tanto lui è più importante della tua migliore amica, soprattutto quando lei scompare. Scommetto non aspettassi altro che ti lasciassi sola per stare con lui, beh ora avrai tutto il tempo che vuoi, me ne vado.” Finii scostando le coperte e cercando di alzarmi. La testa mi girava tremendamente, mi sembrava di stare su una nave nel bel mezzo di una tempesta, e la nausea non mancava. Vedendomi in difficoltà Demi si alzò di corsa, venendo a soccorrermi.
“Lasciami stare!” le urlai, per allontanarla. Fu allora che iniziai a piangere, un pianto davvero disperato, che mi costrinse a sedermi a terra. Lei mi abbracciò forte, nonostante io cercassi di spingerla via.
“Vattene!.. Va via da me!..” le urlavo, ma non riuscivo a mandarla via.
“No! Non me ne andrò mai, te l’ho promesso. Io ti voglio bene cazzo, ti voglio bene!” cercava di convincermi, ma non le credevo più ormai. Mi sembrava una grande presa per il culo, lei, il suo affetto, la sua amicizia.
“Basta! Io non ho bisogno di te, non ho bisogno di nessuno!..” urlare mi costava davvero tanto, mi sentivo così debole.. infatti dopo un po’ non riuscii nemmeno più  a piangere, e appoggiai la mia testa sulla sua spalla, sfinita. Istintivamente l’abbracciai.. perché io avevo bisogno di lei, ne avevo un bisogno davvero disperato, per questo faceva troppo male. Avevo una folle paura, perché ero troppo arrabbiata e delusa, l’avrei persa e non avrei retto.
Era pomeriggio ormai, mi stavo preparando. Era il  giorno del concerto, il motivo per cui ero andata lì. Mi ricordai di Giuly che da quando eravamo arrivate in quella città non avevo per niente visto, solo qualche messaggio ogni tanto. Avevo un bisogno così grande di stare con lei, con la mia vera migliore amica. Non diedi troppa importanza all’abbigliamento, come non ne diedi al saluto a Demi mancato quando uscii dalla camera. Andai di corsa da lei, sperando di non trovarli in una situazione compromettente. Per fortuna non fu così, anzi appena bussai nemmeno il tempo di vedere la porta aprirsi che dovetti sorreggere Giuly che mi era praticamente saltata al collo.
“Amore mio.. quanto cazzo mi sei mancata.” Mi disse, stringendomi forte.
“Mai quanto mi sei mancata tu.. Dio.” Stavo godendo così tanto di quell’abbraccio, il paradiso era. Il mio volto tra i suoi capelli, le sue braccia attorno alla mia testa.
“Allora.. come va?” mi chiese dopo essersi staccata, sorridendomi. Vedere quel sorriso mi faceva tanto venire la voglia di dire “alla grande” solo per non farlo scomparire. Ma ogni volta che provavo a mentire mi sgamava sempre, quindi sarebbe stato inutile, mi conosceva troppo bene ormai.
“Ehm.. sono successe un po’ di cosette..” risposi facendo la vaga, cercando di farla preoccupare il meno possibile.
“.. con Demi?” il suo sorrise scomparve di colpo, lasciando spazio ad un viso tanto triste da farmi pentire di non averle mentito.
“Già.. ma non importa, sul serio.” Sorrisi il più possibile.
“Che gran cazzata.. come fa a non importarti di qualcosa di brutto accaduta tra te e la persona che ami?” a quelle parole il mio sorriso divenne più triste. A lei si che importava come stavo.
“Tra te e Bill come va?”
“Non cambiare discorso. Cos’è successo?”
“.. ci siamo baciate l’altra notte.” Dissi, sospirando.
“E..?
“..e dopo un po’ è andata via e ha pianto. Mi sono sentita un vero schifo, una stupida perché per colpa mia stava male. Però ieri mattina ha cercato lei di baciare me.. però, nonostante lo volessi così tanto.. ho rifiutato perché so che non è realmente ciò che vuole.. e poco dopo l’ho trovata avvinghiata sul letto con un tizio e..” mi fermai.. rivedere quella scena faceva davvero male.
“Mio Dio.. non sapevo fosse fidanzata.. no no no, chi è questo stronzo?!”
“Non l’ho mai visto nitidamente in faccia, ma credo sia Harry Styles..” le spiegai. Intanto ci eravamo posizionate sul divano nella sua camera. Probabilmente Bill stava facendo la doccia, poiché sentivo il rumore dell’acqua dall’altra stanza.
“.. capisco..” cercava di trovare qualcosa da dirmi, ma nemmeno lei sapeva trovare una spiegazione al suo comportamento. Quando poi le raccontai di tutta la giornata passata a Los Angeles e a quel poco che ricordavo della sera, si sconvolse ancora di più.
“Mary non fare più ste cazzate, mi hai capita?! Comunque.. deve esserci una ragione se non ti ha cercata, deve per forza. Lei è Demi Lovato, l’amore in persona, non può fare una cosa del genere senza un motivo.. Fidati, io la conosc..”
“Tu non la conosci. Seguire e conoscere dettagliatamente la sua vita non significa conoscerla. È vivendola questa persona che scopri davvero com’è realmente e sinceramente io non ho ancora capito com’è.. o forse credevo di averlo capito, e mi sono semplicemente illusa, come al solito..” A quel punto Giuly non seppe più che dire, probabilmente perché aveva capito che le mie parole dopotutto erano vere. Mi guardava con aria triste, ed io non volevo stesse così per colpa mia, non volevo rovinarle il giorno più bello della sua vita, il concerto che aveva sempre sognato vedere.
“Bene, ora basta però, abbiamo un concerto oggi!” Mi alzai battendo le mani e sorridendo improvvisamente, per rallegrarla. Le porsi le mani che afferrò con una leggera esitazione, poi la tirai verso di me e la strinsi. “Ti prometto che sarà tutto perfetto, come hai sempre sognato.” Le sussurrai all’orecchio.
“Ed io ti prometto che si risolverà tutto.” Ribattè lei. Non risposi. Non volevo sperarci, per poi rimanere delusa, non più.
 
Spazio autrice: eccomi tornata dopo praticamente una settimana. Scusate l’attesa enorme, ma non ho avuto né tempo né idee.. Alla fine ho cercato di mettere insieme qualcosa, anche se non mi convince tantissimo.. Spero vi piaccia ugualmente e recensite in tanti, o non continuerò la storia. A presto. <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ci avrebbe accompagnato Bill, con una macchina affittata lì per quei quattro giorni di vacanza. Era davvero magnifica, quasi come quella di Demi. Avevo cercato di pensarla il meno possibile quel giorno, soprattutto durante l’attesa nel backstage, nonostante sapessi perfettamente che il concerto era proprio il suo ed era inevitabile vederla. Giuly al mio fianco, con il cartellino che ci permetteva di stare lì, non era più entusiasta come prima di partire. Era colpa mia, forse era triste per me o semplicemente delusa dal suo idolo. Ogni volta che la vedevo giù la abbracciavo, anche perché Bill era rimasto ad aspettare in prima fila, di fronte al parco, e non c’era nessun altro a consolarla oltre me.
Stavamo aspettando da quasi due ore, vedendo soltanto una marea di gente vestita di nero andare avanti e indietro, per i preparativi. Sapevamo benissimo che Demi sarebbe stata lì molto prima dell’inizio del concerto, per prepararsi, provare luci, canti, performance, infatti l’avevamo vista appena arrivate. Nessuno poteva entrare durante le prove, ma Demetria aveva fatto in modo da farcelo concedere. Era sul palco, provava la canzone “Neon Lights” insieme a quei pochi ballerini che la circondavano. Quando ci eravamo posizionate nei punti in cui saremmo dovute essere durante il concerto, sperai con tutto il cuore non mi vedesse, ma nonostante io avessi cercato di non puntare mai il mio sguardo su di lei, sapevo che il suo ogni tanto cadeva su di me. Lo sapevo, perché io intanto osservavo Giuly che guardava il palco ed a volte i suoi occhi si spostavano su di me, per poi ritornare velocemente su di lei, come per avvertirmi di ciò che stesse accadendo. Avevamo deciso di andare nel back stage solo quando le prove sarebbero terminate completamente. Io non avevo nessuna voglia di andarci, infatti inizialmente dovevano andare solo Bill e Giuly. Purtroppo poco prima di avviarsi, Bill aveva ricevuto una telefonata importante e a quel punto fui costretta ad andare con la mia migliore amica, per non lasciarla sola. Non volevo rovinarle quel giorno, e avrei fatto qualsiasi cosa per farla contenta.
Dopo quelle due ore di attesa trascorse andando in giro in quel posto sconosciuto alla maggior parte delle fan, sentimmo entrambe qualcuno chiamarci da dietro che ci toccava le spalle. Appena ci girammo trovammo il suo sorriso salutarci. Era davvero bella.. non indossava più la tuta che aveva sul palco durante le prove, ma un vestito nero che arrivava poco sopra le ginocchia e terminava con dei pizzi neri stropicciati che la rendevano elegante e sexy allo stesso tempo. Sopra, le spalline dell’abito erano coperte da una giacchetta di pelle scura corta, dalla forma particolare, ma dopotutto lei indossava solo cose del genere, ormai era il suo stile quello, e vederla da vicino pensai a quanto le stesse da Dio.. il trucco poi, il rossetto scuro e l’eyeliner rendevano il tutto molto provocante.. basta, stavo pensando troppo. Guardò prima Giuly che salutò con un abbraccio.
“Emozionata?” le chiese Demi, tenendole le mani a mezz’aria.
“Tu non sai quanto! Non vedo l’ora di sentirti cantare, mamma mia..” e l’abbracciò nuovamente. Al solo vederla, l’entusiasmo era rinato in lei e questo mi rendeva davvero sollevata.
Quando si staccarono definitivamente, l’attenzione di Demi cadde su di me. Il sorriso non scomparve, divenne solo molto più imbarazzato. Io non cambiai espressione. Non volevo fare la fredda, semplicemente volevo trattarla da conoscente, non più da quell’amica che aveva dimostrato di non essere. Cosi allungai la mano come fanno gli uomini d’affari per salutarsi.
“Buona fortuna.” Le dissi, accennando un sorriso timido. Lei a vedere quel cenno di saluto, tanto distante e distaccato, socchiuse leggermente la bocca, delusa, ma decisa. Cosi mi afferrò la mano per tirarmi verso di lei ed abbracciarmi.
“Ti voglio bene.. ti prego, credimi..” mi sussurrò pianissimo all’orecchio. Io giacevo inerte, dentro quelle braccia che non trovavo più accoglienti come una volta. In quell’abbraccio non riuscivo più a sentirmi protetta, a sentirmi a casa, perché era stata quella stessa salvezza, quella stessa casa a buttarmi fuori, a tradirmi.
“Mi dispiace, ma.. non ci riesco.” Le risposi, afferrandole i lati del bacino con le mani per allontanarla. Lei oppose resistenza, continuò ad stringermi, di lì ancora più forte.
“Dovevo dirti che mi ero fidanzata.. lo so, ho sbagliato. Ma da quando sei scappata.. sono andata in panico. Ho pensato a tutto quello che sarebbe potuto succederti, a cosa avresti potuto fare e..”
“E non hai fatto niente, ugualmente. Sei stata con lui, ti sei divertita con lui la sera, ugualmente.” Le finii la frase.
“Lo so, dovevo chiamarti, almeno avrei dovuto provarci.. ma ero troppo agitata, non sapevo davvero che fare ed Harry vedendomi così ha cercato di consolarmi, mi ha detto che dovevo calmarmi, che probabilmente eri andata a fare solo un giro perché eri arrabbiata, perché volevi stare un po’ sola.. non avrei mai immaginato finissi con il non tornare più e l’ubriacarti. Ho mandato a casa Harry subito dopo la tua fuga, credevo poi mi odiassi a morte e quando finalmente ho pensato a chiamarti ho avuto una tremenda paura. Temevo che la nostra amicizia sarebbe finita così, con una telefonata del cazzo. Cosi sono uscita a cercarti in auto e dopo ore ti ho trovata, o almeno ti ho vista. Era tardo pomeriggio, e passeggiavi. Non sorridevi, è vero, ma eri ancora sobria. Pensai, sollevata, che stavi bene, così ho deciso di lasciarti stare ancora per un po’.. La paura che ho avuto per tutto il tempo era che non volessi più essermi amica, per questo sono andata lì con Harry, per distrarmi, per non pensarci.. o sarei impazzita.”
Raccontò tutto con gli occhi lucidi, ed una lacrima che ogni tanto cadeva, rovinandole leggermente il trucco, inizialmente perfetto. A metà discorso si era staccata dall’abbraccio per guardarmi negli occhi, tenendo ugualmente quelle mie mani morte e senza forza per stringere le sue. Non sapevo veramente che dire, la mia testa era in una confusione assoluta. L’odio che, tuttavia, era nato verso di lei, verso quell’amicizia che credevo finta, iniziò a scomparire. Non riuscivo né a piangere, né a sorriderle, né a darle uno schiaffo perché non sapevo davvero che fare. Fu allora che la chiamarono per gli ultimi preparativi, da lì a poco sarebbe iniziato lo show.
“Arrivo!” urlò con la faccia girata verso la voce che l’aveva chiamata, per poi tornare a guardarmi. Mi baciò le mani “Ti voglio bene. Ci vediamo dopo.” Mi sorrise, uno sguardo innocente, come se l’unica cosa che contava per lei in quel momento era che io la perdonassi sul serio. Quegli occhi, il modo in cui mi guardava.. quasi supplicandomi. Io non dissi comunque niente. Sospirò leggermente di fronte al mio silenzio, mi lasciò le mani e salutò Giuly prima di andare. Lei si mise di fronte a me, con un sorriso a 32 denti.
“Te l’avevo detto, doveva esserci un motivo! Lei non è il tipo da tradire.” Era così contenta, contenta perché Demi non l’aveva più delusa, contenta perché io avevo avuto la mia spiegazione e potevo fare pace con lei. Capii in quel momento che l’avevo trattata uno schifo per accuse senza reali fondamenta, per film che mi ero girata in testa scritti unicamente da me. Era ovvio che l’avrei perdonata, perdonata per qualcosa che nemmeno aveva commesso, a parte il segreto di Harry. Ma potevo capirla, sapevo che per colpa mia era confusa, non sapeva che fare, le avevo scombussolato il cervello, dovevo essere io quella a scusarsi per aver combinato un guaio nella sua vita tanto bella e senza troppi problemi che era prima del mio arrivo. Così ritornammo ai nostri posti, attaccate al palco, e a differenza di prima non vedevo l’ora di vederla e dirle quanto le volessi bene, quanto avessi bisogno di lei e scusarmi per tutti i problemi che le stavo causando.
Le urla continuavano a intensificarsi non appena le luci sul palco si scurirono, e la band iniziò a suonare. Quando poi Demi sbucò dal centro del parco su una piattaforma che l’aveva fatta apparire, i nostri sguardi quasi si toccarono, e le sorrisi, un sorriso davvero enorme, un sorriso che non le regalavo da un sacco di tempo e le dissi “I love you” col labiale. Con lo sguardo sollevato e tutta la felicità che emanò, avvicinò il microfono alla bocca e iniziò a cantare.
 
Spazio autrice: è un capitolo un po’ più corto, scusatemi :) Le recensioni sono state poche per il capitolo precedente, quindi se non ci saranno almeno 3 recensioni, interromperò la storia. Ci tengo a sapere i vostri giudizi e le vostre critiche. A presto <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Non erano state semplici canzoni cantate da una delle persone più importanti della mia vita. In quella sera, che volevo non finisse mai, ho versato lacrime, ho riso tantissimo, ho ballato e cantato e urlato tutto ciò che mi passava per la testa. Sembravo ubriaca senza aver bevuto niente, è stata la sensazione più bella di sempre e ad aver reso tutto così.. perfetto, era stata lei. E Dio quanto la amavo, e l’avrei amata probabilmente per sempre e nonostante odiassi questa situazione, nonostante dovessi reggere il suo infinito rifiuto, i suoi baci e chissà cos’altro con il suo fidanzato, io continuavo ad amarla. Poterla abbracciare quando mi pareva, poi, era qualcosa di bellissimo e fu proprio pensare a questo che mi fece tornare alla realtà, al fatto che l’indomani sarei dovuta partire, tornare in quel posto che da quando era stato percorso da Demetria era diventato improvvisamente più speciale di prima.
Alla fine del concerto i miei due compagni di viaggio tornarono all’albergo, mentre io, accompagnata da una guardia, fui portata nel camerino di Demi. Ero troppo emozionata e mi batteva ancora forte il cuore. Non avrei mai creduto che si potesse vivere qualcosa di così forte e profondo e meraviglioso. Lei era meravigliosa. Quando aprii la porta mi si gettò al collo, era più felice di me, o almeno lo sembrava. Stava piangendo, ma non ero triste per questo poiché si vedeva lontano un miglio che erano lacrime di gioia, che stava sorridendo, stava ridendo e in quel momento avrei tanto voluto darle un bacio.
“Sono state le ore più belle di tutta la mia vita.” Le dissi stringendola forte.
“Per me è stato il concerto migliore di sempre, perché c’eri anche tu.” Il mio cuore era così felice che perse un battito. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi, io che sorridevo, lei che sorrideva. Quel momento diventò sempre più intenso, ed io dovevo resistere dall’abbassare il mio sguardo sulla sue labbra, o sarebbe stata la fine. Infatti all’improvviso girai il volto, iniziando a guardare il camerino tanto per trovare una scusa. Lei pure sembrò disincantarsi, e questo mi preoccupò da un lato. Era bello che provasse qualcosa per me, se era vero, ma non doveva esserlo altrimenti le avrei rovinato la vita, già lo sapevo. Lei doveva stare con Harry, con lui sarebbe stata felice, con me no ed io non me lo sarei mai perdonata.
“E’ carino qui.” Iniziai a dire, cercando un argomento di cui parlare, qualcosa da dire, anche se ero sempre stata una frana in questo.
“Si, non è male.” Confermò lei, con un tono che faceva intendere quanto lei lo pensasse veramente. In effetti era una stanza piuttosto ampia, piena di specchi e appendi-abiti ricchi di indumenti, scatole di scarpe ovunque, trucchi di ogni genere davanti quello specchio sulla cassettiera che quasi toccava il soffitto. Era di un’atmosfera rossa, ma questo non mi sorprese, sapevo che adorava quel colore.
Ero lì, in quella stanza, mentre Demi era dietro di me che si cambiava. Questa volta non mi sarei girata, vederla in quel modo mi avrebbe fatto impazzire di sicuro. Quando poi capii che aveva finito mi voltai. Ora indossava una grossa felpa nera, un berretto e dei pantaloni di tuta larghi, sempre neri. Sembrava ancora più bassa di quanto già non fosse ed era davvero dolcissima vestita in quel modo, dolcissima e bellissima.
“Andiamo.” Mi disse sorridendo ed io feci cenno di sì con la testa.
Non appena uscimmo, insieme a tutte quelle guardie del corpo, la folla di fan invaghite iniziò a rompermi i timpani. Demi si fermò a firmare qualche autografo e scattare qualche foto, mentre io ero lì, accanto a lei, imbarazzata più che mai. Mi fissavano tutte, con sguardo confuso ed indagatore, non sapevano chi fossi e non capivano perché ero lì con Demi,  con una super star. Mi sentivo davvero tanto in soggezioni e per fortuna Demetria se ne accorse poiché accelerammo improvvisamente per salire sul suo pullman. Quando fummo finalmente dentro, invece di stupirmi di quanto confortevole e lussuoso fosse quel posto, pensai al fatto che io non ero nessuno rispetto a Demi, quindi per quale motivo lei mi voleva bene? Cioè, dopotutto lei conosceva letteralmente migliaia e migliaia di persone famose, io non le servivo. Eppure ero lì, sul suo pullman, con lei, e questo mi faceva sentire davvero importante ed era stupenda come sensazione.
“Allora.. ti è piaciuto lo spettacolo?” mi chiese all’improvviso lei per rompere il silenzio che si era creato.
“Tu non sai quanto! È stato tutto perfetto.. tu sei perfetta.” Le sorrisi, un sorriso molto riconoscente e soprattutto, sincero.
“Che dolce che sei.” E mi abbracciò. Spesso accade che dopo parecchio tempo che fai la stessa azione, quell’azione perde qualcosa, come non fosse più speciale, perché ormai ti sei abituata. Invece io non mi abituavo mai, ai suoi abbracci. Ogni volta che la sentivo così vicina e stretta a me, sentivo qualcosa nello stomaco. Era bellissima, era unica, ed era la mia migliore amica. Mi ritenevo così fortunata per questo, speravo rimanesse tutto così per sempre, io e lei, in quell’abbraccio, senza nessun’altro. Infatti quando si staccò per rispondere al telefono, ci rimasi davvero male.
“Scusa tesoro, ma devo rispondere, potrebbe essere importante.” Cerco di giustificarsi lei, anche se non aveva nessun effettivo motivo per farlo.
Non appena le sentii uscire la parola “amore” dalla bocca, qualcosa si ruppe dentro di me. Apprezzavo il fatto che lo avesse detto il più a bassa voce possibile, per non farmelo sentire, per non farmi star male, perché sapeva lei più di tutti di quanto io la amassi. Cercai ugualmente di non pensarci troppo, dopotutto dovevo accettarlo, era inutile starci male allora, dovevo rassegnarmi o sarei stata male per sempre. Dalle parole che sentivo, capivo che Harry le stava chiedendo come fosse andata, se lei si era divertita. Quando però sentii quel “ti amo anch’io” di Demi, davvero non ce la feci più e corsi per quel corridoio un po’ stretto, nel quale rischiai di inciampare un paio di volte e non appena incontrai la porta del bagno, mi ci fiondai dentro. Respiravo profondamente per non far uscire le lacrime, per cercare di calmarmi. Allo specchio avevo gli occhi rossi così mi lavai più volte la faccia. Quando sentii bussare e la voce di Demi chiedermi se andava tutto bene, mi agitai leggermente.
“Si, ehm.. esco tra un attimo.” Le risposi piano, sia per non far sentire la voce che tremava, sia per non farla agitare. Volevo davvero restare due minuti lì da sola, dovevo calmarmi.
“.. d’accordo.. io sono qui se vuoi, ti voglio bene.” Sentii la sua mano appoggiarsi un’ultima volta sulla porta, per poi staccarsi definitivamente.
Più che due minuti ne passarono dieci, ma alla fine mi decisi ad uscire. Demi era lì su quel piccolo divano che controllava il suo cellulare. Probabilmente mi aveva sentita uscire perché aveva mosso per un istante la testa, quasi per voltarsi verso di me, ma non lo fece. Si limitò a sorridermi tristemente quando mi sedetti sul divanetto di fronte al suo. Io le ricambiai il sorriso, facendolo sembrare però più gioioso del suo.
“Tutto okay ora?” mi chiese, con un cenno di preoccupazione.
“Si.” La rassicurai.
“E’ per Harry, vero?” chiese, arrivando dritta al punto. Io me ne stavo lì a guardarla, senza avere il coraggio di dirle di si. Tanto lei lo sapeva già. La guardavo negli occhi senza cambiare espressione, senza accennare alcuna risposta nemmeno col linguaggio del corpo. Eppure fu quel silenzio a darle la conferma “E’ per Harry..” ripeté lei.
“Va tutto bene.” Le dissi infine alzandomi per sedermi accanto a lei e stringerle una mano.
“Non è vero, non stai bene, si vede benissimo nei tuoi occhi, nel tuo sorriso quanto tu stia soffrendo.. e non sai quanto mi dispiace, è colpa mia..” strinse ancora di più la mano.
“Non è colpa tua, anche perché io sto bene, sul serio sta tranquilla.” Lei sorrise in modo amaro, forse perché le stavo mentendo, io, la sua migliore amica, o forse perché credeva non mi fidassi abbastanza per dirle la verità. E invece io mi fidavo, anche se probabilmente non dovevo, io mi fidavo davvero tanto di lei, e le volevo troppo bene per farla sentire in colpa per qualcosa che non era nemmeno colpa sua.
“Ehy..” le girai delicatamente il viso verso di me con la mano. La guardai in modo dolce per confortarla il più possibile “Non è colpa tua, credimi. E comunque passerà, sta tranquilla. Passerà perché tutto passa.” Lei appoggiò la sua mano sopra la mia, sulla sua guancia e sorrise leggermente, anche se era un sorriso decisamente poco convinto, però fece cenno di si con la testa, chiudendo gli occhi. Dovevo farcela, dovevo seppellire quei sentimenti che provavo verso di lei, per il mio bene.. e anche per il suo. Dovevo guardare avanti, trovare magari qualcun altro. Dovevo, non era un opzione.
 
Spazio autrice: eccomi tornata :) sono felice delle recensioni del capitolo precedente, e spero di trovarne di nuovo almeno 4, se volete che continui :) a presto <3

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Era arrivato il giorno, quello tanto temuto da noi, da me e Demi. Eravamo nel letto, poche ore dopo avrei dovuto mettere le ultime cose in valigia e partire, ed io davvero non lo volevo. Allontanarsi dalla persona più importante della mia vita era come partire con la consapevolezza che non sarei mai riuscita a star bene, senza di lei accanto a me, senza i suoi abbracci, le sue risate, il suo sorriso fottutamente bellissimo. I suoi occhi poi, come avrei fatto a vivere le mie giornate senza quelle iridi marrone chiaro, brillanti e profonde, quei due piccoli mari dove rischiavi di annegare guardandole troppo allungo. Quelle labbra, Dio, quelle labbra sarebbero state le cose che mi sarebbero mancate di più.
Ero troppo triste per parlare, eravamo lì, tanto vicine che ci sentivamo troppo sfortunate per il dopo, ma io volevo godermeli appieno quegli ultimi momenti. Volevo poterla sentire ancora un po’ mia, e di nessun’altro. Così mi avvicinai, ci ritrovammo faccia a faccia, ed io la abbracciai, forte, continuando a mantenere il silenzio in quella camera. Le accarezzavo una spalla con il pollice, mentre dal suo respiro irregolare che mi toccava lievemente il collo percepivo dei leggerissimi singhiozzi.
“Ci sarò sempre.. sarò sempre accanto a te, anche se tu non mi potrai vedere..” le dissi dolcemente, cercando di fare la forte, perché in quel momento a qualcuno toccava quel ruolo e tra le due quelle che non aveva ancora iniziato a piangere, che era riuscita ancora a trattenere le lacrime, ero io. Lei scoppiò, invece. Come se pensasse a quel giorno dal mio arrivo lì a LA, mentre io non ci avevo mai pensato. Forse il mio cervello voleva farmi godere quei pochi giorni con lei senza distrazioni sgradevoli, come il giorno del ritorno, il giorno nel quale la distanza sarebbe ritornata in pista a tenerci testa con tanta assiduità. Però noi avremmo continuato a stare un passo avanti, avremmo continuato a gareggiare e ad avere quelle piccole vittorie ogni tanto, quei traguardi raggiunti in prima posizione, come quel concerto e come molti altri momenti. Era quello che riusciva a darmi quella forza che non credevo di avere. Dopo un po’ Demi si calmò, ma continuò a non dire nulla. Io continuavo a stringerla, non volevo sprecare nemmeno un secondo. Finché avrei potuto farlo, avrei continuato, senza lasciarla andare, mai.
Mancavano circa 5 min alla sveglia. L’ansia continuava a crescere dentro di me, secondo dopo secondo. Prima di quegli ultimi minuti riuscivo a percepire ulteriormente il tempo che passava troppo velocemente per i miei gusti. Così strinsi la mano di Demi, intrecciandola alla mia. Avevo davvero paura e volevo qualcuno che me la scrollasse di dosso, perché io davvero non ci riuscivo.
Passò un altro minuto, poi Demi fece uno scatto a sedere, facendomi risvegliare da quell’incubo dell’attesa che stavo vivendo. Mi guardava a bocca semi aperta, come se sapesse cosa dirmi, ma dovesse rifletterci ancora qualche altro istante per guadagnare più sicurezza e certezza.
“E se restassi con me?” mi chiese, e sentivo il suo cuore a quel punto cominciare a battere più forte, forse per la speranza o forse per la paura di un mio eventuale no.
“Cosa?! E come farei con il lavoro.. tu viaggi continuamente, non potrei trovarne uno e non avrei i soldi per mantenermi ed io non voglio, bhe, non voglio..”
“Non vuoi cosa?..”
“Non voglio dipendere da qualcuno. So che te lo puoi permettere senza problemi, come potevano i miei genitori, ma è questo il punto. Me ne sono andata per questo, per dimostrare a me stessa che ero in grado di cavarmela.. da sola.” Dissi. Era un’offerta decisamente allettante, sarei stata sempre con lei, a lavoro, le giornate libere davanti ad una televisione a guardare un film strappa lacrime accoccolate l’una accanto all’altra sul divano, o magari a cena in un ristorante, uno di quelli lussuosi che costano un occhio della testa e che potrebbero cacciarti via solo per un abbigliamento inadatto. Insomma, vivere con Demetria sarebbe stato un sogno, ma c’era qualcosa che mi faceva temere un mio “si” di risposta.
“Lo hai già dimostrato, ai tuoi genitori, a te stessa e addirittura a me. Lavori da due anni senza sosta, mai un attimo di tregua, facendo qualcosa che probabilmente nemmeno ti piace. Non sei stanca di questo? E poi mica rimarresti a non far niente, a lavoro ti troverò qualcosa da fare, ovviamente con stipendio. Saresti autonoma, sul serio.. ti prego dimmi di si..” stava cercando di convincermi in tutti i modi possibili con quegli sguardi maledettamente dolci e smielevoli. Ma non era una decisione semplice da prendere. Con un solo “si” avrei cambiato tutta la mia vita, radicalmente. E Giuly poi? Non potevo lasciarla lì da sola.. La verità è che non avevo il coraggio di ricominciare tutto daccapo, e stavo cercando mentalmente una buona scusa per giustificare quel no che volevo darle, ma non riuscivo a pronunciare. Più la guardavo, più l’eccitazione di una nuova vita, di una nuova avventura, nasceva in me.
“Ti prego..” continuava ad insistere sia con la voce che con lo sguardo. Era una sensazione così magnifica, così meravigliosa. Mi sentivo voluta bene, per davvero, ed era fantastico.
“D’accordo!” dissi in fine, piacevolmente rassegnata, con un sorriso enorme stampato in faccia. Per quanto lo odiassi, non riuscivo a mandarlo via, perché davvero la felicità era troppa per farlo. Mi dispiaceva per Giuly, mi sarebbe mancata tantissimo, ma avrebbe capito, perché lei non era il tipo da prendersela. Avrebbe capito perché ciò che principalmente le importava era la mia felicità, e di questa ne avrei avuto tanta insieme a Demi, lo sapeva. Intanto, mentre io pensavo a tutto questo, la mia Devonne mi era già saltata addosso stritolandomi e facendomi cadere dal letto. Mi riempiva una guancia di baci e per me trattenermi dalla tentazione di voltarmi a tradimento verso le sue labbra fu davvero uno sforzo sovrumano.
“Ora la mia vita sarà davvero perfetta!” urlò di gioia. Sembrava una bambina piccola che aveva appena ricevuto per il suo compleanno il regalo che aveva chiesto, eppure aveva 21 anni! Ciò che improvvisamente mi spaventò pensare fu che di un regalo prima o poi ci si stanca, e se fosse successo sul serio? Se prima o poi si fosse stancata di me? Che avrei fatto? Dove sarei potuta andare? Mi sarei persa, nella mia vita e nella mia mente, e solo a quel video clip mentale che mi ero fatta, la mia schiena venne percorsa da un leggero brivido, freddo e veloce, quasi impercettibile. Scossi velocemente la testa per scacciare quei brutti pensieri. Io la amavo e lei amava di bene me. Mi fidavo di lei, non mi avrebbe mai lasciata, perché me lo aveva promesso. Mi aveva promesso che saremmo state migliori amiche per sempre, e d io le avevo creduto e continuavo a farlo.
Dirlo a Giuly fu la parte più difficile, ma nonostante tutte quelle lacrime versate sia da me che da lei per i saluti, il suo sorriso non era mai scomparso, non aveva mai ceduto, perché anche se dura sarebbe stata la distanza immane da affrontare, lei era felice per me. per questo le volevo un bene dell’anima, perché lei non mi mentiva, lei non mi deludeva e mi voleva bene come una sorella. Il tutto era ovviamente reciproco. Quando poi furono partiti, fu come se l’avventura che mi attendesse stesse per iniziare ed io non vedevo l’ora.
 
Spazio autrice: scusate per l’attesa e scusate per la lunghezza che lascia un po’ a desiderare, avrei continuato, ma scrivere una parte di questo capitolo mi ha fatta pensare un po’ alla mia di situazione e.. preferisco che si fermasse qui. Il prossimo sarà mooolto più interessante, a presto :) recensite! o non continuo la storia.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Quel giorno ci saremmo solo dovute trasferire nella sua villa che situava non lontano da quello stesso albergo. Mi diceva che era dovuta andare in quell’albergo per via dei paparazzi che si accampavano spesso fuori casa sua e a lei, ovviamente, dava parecchio fastidio. Tuttavia, prima di fare i bagagli, ci concedemmo quella mattinata per rilassarci un po’, dato che dall’indomani Demi avrebbe ripreso a lavorare, ed io insieme a lei, anche se non sapevo ancora come o in che ruolo. Ma non me ne sarei preoccupata fino all’indomani, perché quel giorno volevo trascorrerlo senza pensieri insieme a lei.
Decidemmo di fare una passeggiata e poi di andare in un bar a far colazione. Indossai dei pantaloncini corti, ed una t-shirt chiara a larga. Abbigliamento un po’ insolito perché, dopotutto, non era ancora estate, eppure quel giorno si era rivelato parecchio caldo e non volevo rovinarmelo sciogliendomi e sudando. Dopo, però, un’improvvisa vergogna venne a farmi visita bussando forte. Non avevo abbastanza bracciali lì con me per coprire le braccia e le gambe, poi, rimanevano inevitabilmente scoperte. Demi lo sapeva, era vero, ma non volevo lo notasse una seconda volta, soprattutto perché sembrava essersene dimenticata dato che non aveva mai tirato in ballo l’argomento. Ero già nel bagno, così presi del fondotinta ed iniziai a mimetizzare i segni bianchi e rossi il più possibile. Quando ebbi finito, si vedevano ancora, lo sapevo, ma risaltavano un po’ di meno all’occhio e con un po’ di fortuna Demetria non li avrebbe notati. Quando poi uscii, pronta, sorrisi nel vederla così vestita: indossava un vestitino bianco semplice che le arrivava sopra le ginocchia con sopra un sottile cardigan di un marroncino chiaro. I sandali bassi, anch’essi del colore del cardigan, ricordavano la sua altezza che era solita camuffare con dei tacchi che io avevo sempre definito dei trampoli. Sul serio, ogni volta che la vedevo nelle foto su internet davvero non riuscivo a capire come facesse a portarli, anche se delle sue cadute frequenti sul palco ne parlavano sempre tutti. Eppure ora io la vedevo ancora più bella. Come trucco avevo solo un po’ di mascara, che faceva risaltare i suoi magnifici occhi marrone chiaro. Quelle lentiggini, poi, la rendevano così adorabile.. era bellissima. Quando mi vide ricambiò ricambiò il sorriso squadrandomi, anche se dopo qualche secondo il suo sguardo divenne più attento e la sua bocca prese una leggera smorfia di tristezza. Se ne era accorta, l’unica cosa che desideravo evitare con tutto il cuore, era accaduto. Probabilmente notò il mio disagio, perché all’improvviso si mise gli occhiali da sole e si diresse verso la porta, con una borsetta in mano.
“Pronta?” mi chiese ritornando a sorridermi.
“Certo.” Risposi io, felice. Non vedevo l’ora di passare del tempo con lei, da sole.
 
Ogni volta che uscivamo da un negozio o da un semplice bar, piccoli gruppetti di fan si riunivano attorno a Demi per farsi fare una foto o un autografo. Io rimanevo lì in disparte, cercando di farmi notare il meno possibile, dopotutto io non centravo nulla con quel mondo. Ogni tanto, però, alcuni di loro mi squadravano, come giusto che fosse, d’altronde stavo andando in giro con una cantante famosa, la curiosità era normale. Ciò che, tuttavia, mi metteva in estremo disagio era che la maggior parte di loro mi osservavano braccia e gambe con quell’aria penosa nei miei confronti che io ho sempre odiato da ragazzina, e che ora tornavo ad odiare. Demetria spesso se ne accorgeva, così si sbrigava a firmare quei fogli che con tanta emozione e speranza le porgevano e mi prendeva per mano trascinandomi il più lontano possibile, in posti che sembrava conoscere solo lei, dato che per quei pochi minuti che ci rimanevamo, non incontravamo anima viva, quasi fossero dei suoi nascondigli personali. Erano stati soliti quei momenti in quelle ore. Ogni singola volta ci ritrovavamo lì a camminare in silenzio, mano nella mano, lei con il suo sguardo indecifrabile, io con i miei dubbi.
In quel momento eravamo sedute su una panchina che si trovava in una strada affiancata da qualche albero. C’era un silenzio glaciale, rotto ogni tanto da frequenti, dolci e lievi cinguettii. Demi continuava a tenermi la mano, accarezzandola con il pollice. Era la sensazione più bella del mondo.
“Ti voglio bene.” Disse all’improvviso.
“Anche io.” Risposi, chiudendo gli occhi col sorriso in faccia, godendo appieno quel momento. Un’altra lunga pausa si venne a creare, dentro la quale sentii dei leggeri fastidi sul braccio destro. Demi stava ripercorrendo con il pollice e l’indice quelle strisce bianche un po’ in rilievo, diventate ormai parecchio sensibili. L’istinto mi diceva di ritrarre il braccio, ma temevo che lei poi si sarebbe sentita in colpa per il suo gesto, così rimasi immobile sotto il suo tocco delicato nel più totale imbarazzo. Dopo un po’ il mio sguardo passò dalle due dita al suo viso, che sembrava tanto serio e concentrato. Stava riflettendo su qualcosa. Poi chiuse gli occhi facendo un respiro un po’ più profondo, alzò la testa verso di me e li aprì, dritti dritti verso i miei. Mi ci stavo perdendo dentro quella bellezza. Erano di un marrone chiaro, color caramello e brillavano di una luce strana. Leggevo il timore dentro di essi, ma anche del desiderio. Nel contemplarli non mi ero accorta che intanto si era avvicinata pericolosamente alla mia bocca. Le sue labbra erano ad un soffio dalle mie, di nuovo. Dio, perché doveva essere così difficile darle quel fottuto bacio che tanto desideravo? In quel momento, però, il mio corpo era stanco di seguire il cervello e sarebbe bastato davvero un altro secondo a quel bacio, se non fosse suonato un istante prima dal contatto il cellulare di Demi. In quel momento smise di guardare le mie labbra, abbassò lo sguardo e si alzò dalla panchina, cercando nella borsa quel telefono che avevo iniziato davvero ad odiare. Non appena guardò lo schermo e lesse il numero, il suo sguardo incontrò il mio, che ero rimasta lì seduta ancora leggermente scossa, ma abbastanza lucida da capire chi fosse. Lei con occhi rassegnati rispose, senza mai smettere di guardarmi.
“Pronto.. ciao amore.. tutto bene, tranquillo.. si, oggi pomeriggio torno a casa mia, con Mary.. ehm, esatto, non è libera la casa stasera..” mentre lei parlava, anche se continuava a guardarmi, io avevo iniziato a fissare le mie cosce con le braccia sopra che mostravano i polsi. Il dolore non sarebbe mai passato, quella situazione non sarei mai riuscita ad accettarla per davvero. Si può fingere di non amare qualcuno, ma non si può fingere con se stessi di non soffrirne.
“D’accordo” disse infine “allora a stasera.” E deciso ciò, chiuse la chiamata. Ecco come avrei trascorso quel primo giorno della mia nuova vita, a casa della ragazza che amo aspettando che tornasse dal suo appuntamento con lui, sempre se fosse tornata stesso quella sera..
 
Durante il ritorno all’albergo, nessuna delle due fiatò. Io guardavo dritto davanti a me, senza far trapelare dal mio volto alcun sentimento, mentre lei aveva lo sguardo basso, che ogni tanto posava su di me. Si sentiva in colpa probabilmente, ma non poteva farci gran che. Dopotutto lui era il suo fidanzato, io ero solo un’amica. Quando arrivammo io ero sfinita, così mi gettai sul letto non appena entrammo. Lei dopo essere andata nel bagno per cambiarsi, tornò da me, con una tuta addosso molto larga. Mi si stese accanto, girata verso di me. Mi guardava, senza dire nulla, come se attendesse una mia parola o un mio gesto, qualsiasi cosa per capire cosa provassi in quel momento. Però io non dissi nulla, non ne avevo voglia.
“Andiamo a pranzare giù al ristorante?” mi chiese, intuendo il mio perenne silenzio.
“Non ho fame.” Risposi solamente ed era così, mi si era chiuso lo stomaco.
“Devi mangiare..” mi disse lei appoggiando una sua mano sulla mia. Io la spostai leggermente, non volevo nessun contatto fisico, avevo bisogno di stare da sola per un po’.
“Tu va, tranquilla.” Lei ci rimase un po’ male, lo capii da quel “va bene” che pronunciò dopo, alzandosi. Mi dispiaceva, ma avevo davvero bisogno di restare da sola. Non appena uscì, infatti, le lacrime iniziarono a scorrere in un pianto disperato che cercai di attutire mettendo la testa tra i cuscini. Stavo urlando davvero forte, ma ne avevo bisogno, era l’unico sfogo che mi rimaneva, l’unico che non mi avrebbe danneggiata. Stetti così per circa venti minuti, avrei giurato di aver perso la voce, ma per fortuna era ancora lì, ferma, come prima. Andai in bagno per sciacquarmi la faccia, anche se gli occhi gonfi e rossi erano ancora lì. Poi tornai nel letto e provai a riposare un po’, così da non farli vedere a Demi una volta che sarebbe tornata dal pranzo. In realtà non stavo dormendo, avevo solo gli occhi chiusi, per questo la sentii entrare poco dopo. I suoi passi si fecero sempre più vicini, poi sentii un movimento del materasso, segno che ci era salita sopra anche lei.
“Mio Dio..” disse piano, sussurrandolo a se stessa. Cercai di capirne il motivo e pensai che molto probabilmente aveva visto i cuscini pieni di lacrime. Me ne ero completamente dimenticata, ma ormai era fatta, non mi restava altro che continuare a rimanere in quella posizione per evitare domande. Pochi secondi dopo lei si distese di fianco a me e mi abbracciò delicatamente da dietro, per paura di svegliarmi da un sonno che non esisteva nemmeno. Appoggiò la sua testa in mezzo ai miei capelli, ed io mi rilassai completamente, dimenticandomi ogni cosa. Fu così che, finalmente, riuscii ad addormentarmi sul serio.
 
Quando mi svegliai, mi sentivo parecchio confusa e mi girava leggermente la testa. Mi trovai Demi alla mia testa che prendeva gli ultimi vestiti dal mio lato dell’armadio e li posava piegati nella mia valigia. Quella stanza era diventata vuota, mi ricordai allora che quel pomeriggio ci saremmo trasferite nella sua di casa.
Mi stavo ancora guardando intorno, quando Demi si sedette accanto a me.
“Buon giorno dormigliona.” Mi disse sorridendo.
“Buon giorno.” Replicai io. Cercai di alzarmi, anche se con un po’ di fatica, mi sentivo veramente stanca. Poi andai in bagno a farmi una doccia veloce per svegliarmi un po’. Dopo di che indossai gli unici miei vestiti che Demi non aveva messo in valigia, probabilmente aveva previsto che mi sarei cambiata dopo il mio risveglio, e tornai da lei dieci minuti dopo. Lei era sul letto, aveva preparato tutto da sola, ed io mi sentii in colpa per averle fatto fare tutto il lavoro.
“Scusami per essermi addormentata e non averti aiutata, io..”
“Tranquilla, non importa” mi disse subito lei sorridendomi “non ci ho messo troppo, e poi ho dormito un po’ anche io prima.” e mi ricordai del suo abbraccio dentro il quale ero riuscita a prendere sonno. Mi stesi accanto a lei, guardando però il soffitto. Avevo paura di parlare.
“Stasera esci con Harry?” chiesi impulsivamente.
“Già” mi rispose lei dopo qualche secondo “non potevo dirgli di no.. stiamo organizzando quest’uscita da parecchio tempo, oggi facciamo un mese insieme..” spiegò lei, anche se sembrò pentirsi un pochino dell’ultima confessione, forse temeva di farmi star male, ma in effetti ero già troppo triste per esserlo ancora di più.
“Capisco, beh auguri” le dissi io, facendo un leggero sorriso “e comunque non devi annullare un appuntamento con lui per stare con me, è il tuo fidanzato e se ti chiede di uscire tu devi accettare se vuoi stare con lui, non farti problemi per me, sul serio.” Ero felice che lei stesse bene, anche se con qualcuno che non ero io.  L’importante è che lei fosse felice, perché finché fosse stato così, lo sarei stata anche io. Lei a quelle parole girò il suo volto verso di me, anche se io restai nella stessa posizione.
“Grazie..” disse lei dolcemente “Ti voglio bene, davvero.”
“Anche io.. tu non immagini quanto.”
 
Demi era uscita da poco per festeggiare con Harry. Quando eravamo arrivate, di paparazzi fortunatamente non ce ne erano. Quella villa era davvero enorme, con due piani che sembravano piazze immense, piene di stanze, mobili e molto altro. La mia camera da letto era quanto il mio appartamento di Milano, forse anche più grande. Il letto matrimoniale al centro era morbidissimo, pieno di cuscini e pupazzi. Probabilmente lei amava entrambe le cose perché era pieno di cuscini e pupazzi un po’ ovunque in quella casa. C’erano poi due specchi, uno che si prendeva metà parete di fianco al letto, un altro si trovava sopra ad una delle cassettiere. L’armadio, poi.. era davvero impossibile da riempire anche solo per metà per quanto fosse grande. C’era un’atmosfera un po’ azzurra in quella camera, insomma, la adoravo. Per quel po’ di tempo che era rimasta lì con me, mi aveva fatto fare il giro della casa spiegandomi ogni stanza dove fosse. Poi era andata prepararsi, e quando era stata pronta ero rimasta a bocca aperta ad ammirare un vestito abbastanza corto, nero, aderente che le lasciava la schiena scoperta. I suoi capelli fucsia, neri alla radice, erano raccolti, mettendo in mostra ancora di più quel viso angelico che si ritrovava. Lei arrossì leggermente mentre la ammiravo dalla testa ai piedi, e mi dispiaceva metterla in imbarazzo, ma era troppo bella per poter distogliere lo sguardo. Ma ciò che faceva più male è che non sarei stata l’unica a guardarla in quel modo quella sera..
“Sei.. perfetta.” Lei dissi avvicinandomi a lei sorridendo.
“E tu sei troppo gentile.” Disse lei, prendendomi una mano. Ormai lo faceva spesso, e questa sua nuova abitudine non mi dispiaceva affatto.
“Sono solo sincera.” Lei a quelle parole mi abbracciò forte. Era diventata più alta di me grazie a quei tacchi scuri che la facevano volare da terra.
“Divertiti, mi raccomando” continuai, dopo esserci staccate.
“Lo farò.” Disse, prima di uscire. Vidi dalla finestra lei che andava ad abbracciare il suo accompagnatore, e mi sorpresi davvero tanto nel vedere lei che evitò un suo tentativo di baciò. Sembrò spiegargli qualcosa, fu così che Harry alzò lo sguardo verso la finestra dove mi trovavo, e mi sorrise. Non era un sorriso cattivo, era un sorriso di comprensione. Probabilmente Demi gli aveva spiegato velocemente la situazione, era stata davvero dolce a non farmi assistere a quella scena, e fui ancora più contenta quando capii che Harry era davvero un ragazzo gentile e comprensivo dato che non si era arrabbiato o aveva fatto atti di gelosia, e mi tranquillizzai a quel pensiero. Demi era in buone mani. Tuttavia, quando se ne andarono con quella limousine, un senso di oppressione quasi mi schiacciò. Mi ritrovavo in quella casa immensa, da sola, e non sapevo che fare. Decisi così di andare a prendere una boccata d’aria. Mi vestii velocemente, presi un pacchetto di sigarette che avevo comprato lì all’insaputa di Demetria, ed uscii. I paparazzi erano tutti attratti dal suo appuntamento con Harry, quindi non ebbi difficoltà a passare inosservata.
Era passata un’ora ormai e credevo davvero di essermi persa, quella città era enorme. Stavo finendo l’ultima sigaretta della serata in maniera piuttosto nervosa ed all’improvviso andai a sbattere contro qualcuno.
“Ehy! sta un po’ più attent..” le parole mi morirono in bocca quando vidi un ragazzo dal viso angelico di fronte a me sorridermi. Ci guardammo, io a bocca aperta troppo incantata per dire qualcos’altro, lui piuttosto sorpreso, o almeno così mi parve di vederlo.
“Scusami.. davvero, mi dispiace.” Mi disse poi lui, con una voce davvero gentile. Mi teneva ancora per le spalle, come se temesse una mia caduta.
“Ehm.. no, tranquillo” dissi ridendo come un’idiota “non c’è problema, davvero.”
“D’accordo” disse lui ridendo leggermente a sua volta. “beh io sono Jake.” Disse lui staccandosi da me e porgendomi la mano. Era piuttosto alto, con un bel fisico. Aveva i capelli non troppo lunghi portati all’indietro di un castano chiaro, ed un sorriso da togliere il fiato. Mio Dio, era così carino, e stare a guardarlo mi faceva una strana sensazione allo stomaco.
“Mary, piacere.” Ricambiai io, stringendogli la mano. Continuavamo a guardarci, un po’ frastornati.
“Ehm.. dov’è che stavi andando?” mi chiese lui, per distogliersi da quell’imbarazzo.
“Beh, in effetti mi sono persa..” risposi io ridendo.
“Ah, se vuoi posso accompagnarti io, ho l’auto proprio dietro di te” Mi disse lui. Io mi girai e trovai una macchina nera piuttosto elegante. Doveva costare un bel po’ “andiamo, devo farmi perdonare per averti travolta.” Continuava a sorridermi ed io non riuscii a dirgli di no.
“Grazie mille.” Gli risposi. Non appena gli dissi che vivevo con Demi Lovato, lui sembrò sbalordito, e non poco. Ma non sembrò avere cattive intenzioni, e questo mi fece davvero piacere. Infatti non appena ci fermammo davanti la villa, lui scese per primo e venne ad aprirmi lo sportello.
“Madame.. ecco il suo castello.” Mi disse con quella voce buffa che mi fece ridere.
“Ohw, ma grazie.” Dissi io afferrando la mano che mi porgeva per aiutarmi a scendere. Nel farlo, però, lui cadde improvvisamente all’indietro inciampando nel marciapiede, trascinandomi con lui. Ci ritrovammo per terra, io sopra di lui, con i nostri volti vicinissimi. Da così vicino era ancora più bello. Poi però, quando mi seri conto della situazione estremamente imbarazzante mi alzai subito, rossa in viso.
“Ehm, d’accordo, allora io vado.” Dissi, allontanandomi velocemente da lui.
“Si, beh.. buonanotte.” Mi disse lui grattandosi dietro la testa nervosamente. Era così carino vederlo in difficoltà.
Quando mi ritrovai nel letto un paio d’ore dopo, il mio pensiero ricadde su Demi. Era parecchio tardi, eppure non era ancora tornata. In quel momento la immaginai con Harry ed un grosso fastidio allo stomaco si fece sentire. Quel fastidio mi fece compagnia per quasi due ore, e Demi nel frattempo non era ancora tornata. Erano le 3:00 passate, ed io non riuscivo davvero a dormire. Faceva male, troppo. Eppure sapevo di doverlo accettare in qualche modo, così mi rassegnai e provai a chiudere gli occhi. Non dormii tutta la notte e verso le 8:00 sentii l’ingresso della villa aprirsi e chiudersi. In quel momento percepii una pugnalata nel cuore.
 
Spazio autrice: per farmi perdonare del capitolo precedente un po’ troppo corto, ho reso questo più lungo, e devo dire che è stato abbastanza piacevole da scrivere. Recensite in tanti per scoprire cosa accadrà nel prossimo :) a presto <3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


La camera di Demi era affianco alla mia e sentii la doccia aprirsi. Si stava lavando, forse per togliersi il suo odore da dosso.. Pensarci fece male, e non poco. Quando poi un quarto d’ora dopo la sentii posizionarsi sul mio letto il più dolcemente possibile, il mio cuore aumentò i battiti. Mi circondò delicatamente con le braccia, e al contatto della sua fronte sul mio collo percepii i suoi capelli ancora umidi e il suo profumo, così iniziai a rilassarmi. Forse lei si addormentò, io invece rimasi sveglia fino alle 10:00, orario in cui saremmo dovute alzarci. Infatti non appena suonò la sveglia, Demi aprì lentamente gli occhi e con cautela si staccò da me per darle un colpo e farla zittire. Intanto io continuavo a non muovermi, fingendo di dormire. Sentii la sua mano accarezzarmi leggermente i capelli ed il suo sguardo sul mio viso.
“Tesoro svegliati..” mi disse vicino all’orecchio, dandomi poi un leggero bacio sulla guancia. Avevo paura di voltarmi, mi sentivo gli occhi gonfi e stanchi e lei lo avrebbe sicuramente notato. Eppure non avevo altra scelta, così mi girai lentamente verso di lei. Tenevo le palpebre socchiuse e nonostante ciò riuscivo a vedere tutta la bellezza che quel viso angelico emanava anche da appena sveglia. Era meravigliosa..
“Buongiorno.” Le dissi sorridendole leggermente.
“Ehy.. non hai proprio dormito?..” mi chiese dandomi una carezza su quel viso che mi immaginavo davvero orribile. Nella sua voce sentivo del senso di colpa, forse pensava non avessi dormito per lei, ed in effetti era così.. ma non glielo avrei mai confessato.
“Un po’ si, dai.. è che avevo mal di stomaco..” una mezza verità dopotutto.
“Vado a preparare la colazione, aspettami qui.” Mi baciò la fronte e si alzò velocemente uscendo poi dalla stanza. Rientrò poco dopo con un vassoio con sopra due tazze di latte, due spremute d’arancia, due cornetti e delle fette biscottate con della nutella sopra. Io mi misi a sedere a gambe incrociate e lei fece lo stesso dopo aver posato il vassoio sul letto.
“Credevo che la pop star Demi Lovato avesse cameriere sparse per tutta la casa e che preparassero anche la colazione.” Le dissi scherzando.
“Non voglio diventare troppo viziata.” Rispose lei ridendo. Mangiammo tutto velocemente, ed anche se era una colazione piuttosto semplice, fu buonissima.
“Grazie.” La ringraziai sorridendo. Mi accarezzò una guancia ed io mi godetti quel dolce gesto chiudendo gli occhi.
“E di che.” Disse lei infine. Fu allora che sentimmo qualcuno suonare il campanello del cancello quasi blindato che proteggeva Demi da individui poco graditi, come paparazzi o altri.
“Vado un attimo, tu aspettami qui.” Mi disse staccandosi da me e correndo giù per le scale. Ero troppo curiosa di chi fosse, così la seguii, restando tuttavia in cima a queste ultime. Ero un po’ distante dalla porta ma sentivo e vedevo tutto anche da lì.
Non appena Demi aprì il cancello della villa per poi aprire anche la porta, rimasi a bocca aperta sconvolta.
“Buon giorno signorina Lovato, scusi l’intrusione, ma sono tenuto a dirle che questo pomeriggio dovrà tenere un servizio fotografico per la rivista Cosmopolitan.” Disse Jake dopo aver fatto qualche passo ed essere entrato leggermente in casa.
“Grazie mille Jake, ma come mai non mi hanno avvisata per telefono come al solito?” chiese poi Demi confusa anche se in quel momento la confusa ero io. Demi e Jake si conoscevano? E cosa centrava lui con le foto che avrebbe dovuto fare Demi?
“Sinceramente non so, hanno chiamato me ieri sera tardi chiedendomi di avvisarla.” Spiegò lui. Dio quanto era carino.. indossava un paio di jeans con sopra una maglia blu scuro coperta da una giacca nera di pelle lucida.
“Ah, d’accordo. Entra pure, devo appuntare in agenda l’orario.” Gli disse lei, e lui non se lo fece ripetere due volte. Mentre la seguiva non faceva altro che guardarsi intorno e la cosa mi intenerì e agitò. Forse mi stava cercando, e se fosse stato davvero così? Intanto Demi si stava avviando verso la sua camera, mentre Jake aspettava giù alle scale. Io tornai di corsa in camera mia per non farmi vedere, attesi che Demetria scomparisse dal corridoio per correre poi giù da Jake.
“Ehy!” dissi io, sorprendendolo alle spalle. Come mi vide sembrò illuminarsi.
“Ehy..” mi salutò con il suo sorriso davvero perfetto. Si avvicinò a me per salutarmi e darmi due baci sulle guance, ed io dovetti alzarmi parecchio sulle punte per poter ricambiare il saluto.
“Che ci fai qui?” chiesi io senza smetterla di sorridere.
“Beh.. io sono l’assistente di Demi.” Disse un po’ imbarazzato, grattandosi di nuovo dietro la testa come la sera prima. Era così tenero.
“Come? Allora perché eri tanto sorpreso che vivessi qui se già la conosci?” chiesi io scioccata da ciò che mi stava dicendo.
“Beh non è tanto comune che una cantante famosa ospiti una persona diciamo.. normale. Senza offesa ovviamente” Subito si scusò timoroso che io mi arrabbiassi “e comunque non sono qui per Demi.. il fatto della telefonata mancata era solo una scusa, ho chiesto io al capo di poterla avvertire di persona dell’incontro di oggi.. volevo vederti.” Il mio cuore ebbe un sussulto. Ero così felice che Jake avesse architettato tutto quello solo per vedere me. Continuava a guardarmi negli occhi sorridendo, ed io facevo la stessa identica cosa, poi il suo sguardo si abbassò sulle mie labbra ed il mio sulle sue mentre si avvicinava lentamente. Non mi conosceva nemmeno e già voleva baciarmi? In effetti un po’ lo desideravo anche io, così iniziai ad avvicinarmi lentamente.
“Scusatemi?!” disse Demi ad alta voce tossendo volontariamente. Era lì ed io non me ne ero minimamente accorta che fosse ritornata. Subito mi allontanai da Jake guardando Demi, e lui fece lo stesso.
“Scusami se ci ho messo tanto, ma non la trovavo.. ad ogni modo, voi due vi conoscete?” Era visibilmente scioccata, con gli occhi che fissavano prima me e poi Jake.
“Beh.. l’ho incontrato ieri sera..” dissi io, ridendo leggermente guardando poi Jake che ricambiò il sorriso.
“Come ieri sera? Sei uscita?” chiese poi Demetria confusa.
“Mi stavo annoiando così ero andata a farmi un giro.. però poi mi sono persa e Jake mi ha gentilmente riaccompagnata qui.” Spiegai io. Dovevo sembrare davvero un’idiota mentre parlavo, me ne accorgevo io stessa.
“Puoi venire un attimo..?” mi chiese voltandosi e salendo le scale. Io la seguii lasciando lì Jake che doveva trovarsi davvero a disagio.
“Cosa c’è?” chiesi io, con aria allegra.
“Lo conosci da qualche ora e già stavi per baciarlo? Non credi tu stia andando un po’ troppo di fretta?..” mi chiese lei, ma più che preoccupata sembrava il rimprovero di una madre e a sentir quel tono di voce, il mio sorriso scomparve.
“Che c’è di male scusa?” chiesi io, con la stessa tonalità.
“Non lo conosci nemmeno, non puoi sapere com’è veramente. E se poi ti facesse soffrire?”
“Dici a me questo quando tu ti scopi uno con cui stai da soltanto un mese?!” replicai infuriata. Non poteva semplicemente essere felice per me? Stavo finalmente andando avanti da quella nostra situazione strana che mi aveva fatto piangere intere notti e a lei questo non andava bene. Eppure in ciò che avevo appena detto era facile intuire tutto il dolore che provavo nel pensarla a letto con qualcun altro e probabilmente lo capì.
“E’ questo il punto, vero? Tu mi odi per essere andata a letto con il mio fidanzato, beh tu non sai quanto mi dispiaccia per questo, ma non posso farci niente! Non è colpa mia se ti sei innamorata di me!” la rabbia l’aveva accecata ormai e nonostante io lo sapessi, ci rimasi ugualmente di sasso. Non replicai, ormai non aveva senso. Tanto quella che ne risentiva di quelle dolorose parole ero solo io a quanto pare. Quando finalmente si calmò e ragionò su ciò che aveva detto, lessi il panico nei suoi occhi.
“N-no Mary, io..” provava a dire, mentre io ero lì a fissarla sbigottita con le lacrime agli occhi, eppure non mi muovevo, non fiatavo, ero una statua con delle gocce d’acqua che mi solcavano il viso.
“Non posso farci niente, non è colpa mia se..se ti amo..” dissi quando finalmente riuscii a pronunciare qualche parola. I singhiozzi poi mi fecero visita, insieme all’effettivo pianto. Ero io che mi ero innamorata di lei, io che sbagliavo, ero io il problema.
“N-no, tesoro, lo so. Lo so, non è colpa tua, sta tranquilla ora, ti prego..” disse affrettandosi a venirmi incontro per abbracciarmi. Eimmobile tra le sue braccia che piangevo “No amore, ti prego non fare così, scusami non lo penso sul serio, ti prego credimi..” continuava a stritolarmi e sentivo la sua paura aumentare di fronte al mio distacco. Mi calmai, anche se non fu grazie al suo abbraccio. Feci leva sui suoi fianchi per allontanarla e mi asciugai il viso. Nonostante una parte di me le credesse, continuavo ad essere arrabbiata.
“Va a prendere il tuo orario.” Le dissi fredda, mentre scendevo di sotto andando da Jake.
“E’ tutto okkei?..” mi chiese lui, preoccupato per i miei occhi rossi. Appena lo vidi gli sorrisi leggermente.
“Adesso si” Lo tranquillizzai “se sei l’assistente di Demi ci rivedremo di sicuro oggi pomeriggio al servizio fotografico, o sbaglio?” chiesi, tornando a sorridere come prima del litigio.
“Non sbagli.” Mi rispose lui, prendendomi una mano. Sentivo lo sguardo di Demi su di noi dalle scale mentre le scendeva.
“Jake l’orario allora?” ci interruppe, non più con quel tono triste di prima, ma con uno leggermente infastidito. Non avrà mica fatto quella scenata prima perché era gelosa?
Prima di lasciarlo andare da lei, gli diedi un bacio sulla guancia anche se fu una vera impresa per quanto fosse alto rispetto a me.
“Allora a dopo.” Gli dissi.
“A dopo.” Confermò lui sereno. Gli lasciai la mano, mentre tornavo in camera mia superando Demi senza degnarla di uno sguardo. Mi gettai sul letto contenta e per la prima volta dopo tanto tempo non sentivo più quei maledetti crampi di dolore allo stomaco. Ero triste per avere litigato con Demi, per ciò che mi aveva detto, ma avevo realmente capito che dovevo smetterla di guardarla in quel modo ed il fatto di sentire le farfalle nello stomaco quando vedevo Jake  ed il suo sorriso non faceva altro che rendermi finalmente felice dopo tanta sofferenza.
 
Spazio autrice: l’attesa è stata meno lunga per fortuna ahaha. Le cose stanno diventando interessanti, chissà come si comporterà Demi nel prossimo capitolo, recensite in tanti o non lo saprete. A presto :)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Ero lì, in quella stanza, andando avanti e indietro tra specchio e armadio per decidere cosa mettere. Per la prima volta iniziai a farmi tanti di quei complessi e l’istinto di bruciare tutto il mio guardaroba quasi prese il sopravvento. Nessuna maglietta mi convinceva, tutti i jeans mi sembravano troppo larghi, con un qualsiasi vestitino ero inguardabile. Tanti problemi per incontrare Jake, tanta ansia per fare più bella figura possibile. Eppure non riuscivo a decidermi.
Finii col sedermi sul letto in intimo, con le mani sulla faccia. Ero in crisi, davvero, per poco non uscivano le lacrime ed io mi sentivo così stupida per avere la voglia di piangere per una cosa tanto imbecille come quella. Fu in quel momento che sentii la porta aprirsi.
“Posso?..” mi chiese Demi, mentre entrava lentamente. Io non risposi e non mi mossi. Ero troppo presa dalla disperazione.
“Sei arrabbiata con me?..” continuò, sedendosi al mio fianco. Io mi raddrizzai, sospirando.
“No Demi, non sono arrabbiata con te.” Le dissi, cercando di sorridere, ma senza riuscirci.
“Eppure a me sembra il contrario.. sei diventata così fredda con me..” fece notare lei, tristemente. La voce le tremava leggermente, e da questo capii quanto stesse male.
“Demi, davvero, non sono arrabbiata con te.” Confermai ciò che avevo detto prima, con più decisione e stavolta guardandola. Mi abbracciò improvvisamente in maniera davvero forte. Io ricambiai l’abbraccio. Sentivo le sue dita accarezzarmi con piccoli archetti la schiena nuda, e questo mi diede una strana sensazione. Quando si staccò ritornò a guardarmi negli occhi, ora con uno sguardo più rilassato e sollevato, anche se non completamente felice.
“Comunque l’appuntamento allo studio Cosmopolitan è per le 16:00 di oggi pomeriggio. Mancano ancora parecchie ore, perché ti stai già vestendo?” chiese Demi con una leggera risatina come a dire “ma che stai combinando?”, ma io non risi.
“Ecco.. volevo trovare l’abbigliamento perfetto per Jake.. No! Intendevo per oggi.. cioè.. Ah!” mi gettai stesa sul letto, ritornando a mettere le mani sul volto. Mi sentivo un’idiota e per di più, non so perché, mi imbarazzava parlare di questo con Demi, e non ne capivo realmente il motivo.
“Ah..” dalla sua voce sentii una vena di tristezza, mentre con una mano mi accarezzava delicatamente un lato della pancia.
“Ma non riesco a trovare niente di decente.. sto iniziando ad odiare i miei vestiti.” Spiegai, con una voce attutita per colpa delle mani che la ostacolavano.
“Sei bellissima con tutto tu, sul serio.” Neppure la dolcezza di quelle parole riusciva a farmi sentire meglio. Prima invece ci riuscivano, a farmi sentire davvero bellissima, perché mi importava solo del suo di giudizio. Invece ora no, ora dovevo essere bella per Jake, e temevo tremendamente di non esserlo abbastanza.
Cadde il silenzio, causato dalla mia non risposta, e sentii Demi alzarsi dal letto ed aprire le ante dell’armadio. Dopo un paio di minuti gettò su di me qualcosa. Mi sollevai sui gomiti per vedere: erano un jeans piuttosto scuro con sopra una maglia a maniche lunghe rosa chiaro, che andava ad allargarsi verso il colletto che arrivava poco sopra il seno.
“Mettiti questi e le converse rosa. Sei perfetta, non dovresti farti tutti questi problemi per i vestiti e se quel ragazzo.. tiene davvero a te, l’abbigliamento sarà l’ultima cosa che noterà.” Aveva una voce così ferma, un po’ fredda, e dopo aver detto ciò uscì dalla stanza, senza aggiungere altro. Le parole “quel ragazzo” le aveva caricate di un leggero fastidio, seguito da un po’ di tristezza. O forse era stata solo una mia impressione. Probabilmente Jake non le piaceva molto.. ma non riuscivo a capirne il motivo. Era così dolce e gentile, e poi era il suo assistente, lo aveva scelto lei per quel lavoro, quindi perché odiarlo? Non capivo, ma mi fece piacere il suo aiuto. Mi alzai provando ciò che mi aveva lanciato Demi. Per la prima volta durante quel paio d’ore di ansia, non odiai quel riflesso. Non lo amai nemmeno, non provai nulla nel vederlo. Pensai a quel “se tiene davvero a te, l’abbigliamento sarà l’ultima cosa che noterà” ed in quel momento pensai che in effetti era vero. Non avrebbe notato i vestiti non abbinati, o i capelli fuori posto, o le occhiaie. Se ci teneva sarebbe stato felice semplicemente di stare accanto a me. Mi spogliai per mettermi una tuta, tanto erano ancora le 13:00, mancavano 3 ore, non aveva senso essere già pronta se dovevo rimanere in casa.
Scesi giù, pensando che probabilmente avremmo dovuto pranzare ed infatti trovai Demi ai fornelli. Quando arrivai in cucina, mi sedetti al tavolo. Lei non si girò, forse non mi aveva sentito.
“Che prepari?” chiesi e lei sembrò saltare, allora davvero non mi aveva sentita arrivare. Si girò ridendo.
“Così mi spaventi! Comunque sto provando a fare della pasta..” disse ritornando a lavoro. Prese il cucchiaio ed assaggiò la salsa per poi buttarlo con veemenza nel lavatoio, per poi girarsi andando verso il telefono.
“Che fai? Chi chiami?” chiesi io senza capire.
“Ordino la pizza, quella roba è immangiabile!” Disse ridendo.
“Ma l’hai preparata tu.” Continuai io ridendo a mia volta.
“Per questo fa schifo, sono pessima in cucin.. ehi, pronto?” mentre parlava con il tizio delle pizze, io mi avvicinai alla salsa per assaggiarla. Come il cucchiaio toccò le mie labbra, per poco non vomitai.
“Non fare tanta scena, lo so già di mio che è orribile.” Disse imbronciata, vedendo il mio conato.
“Macché, è buonissima..” cercai di dire con la bocca piena di salsa. Non sapevo dove sputare quella roba, ma dovevo farlo al più presto o avrei rimesso sul serio. Lei si avvicinò cercando di nascondere un sorriso e fingendo di essere arrabbiata.
“Che stronza che sei!” mi disse. Cercò di farmi il solletico e fu allora che le sputai in faccia la sua opera d’arte.
“Grazie tesoro.” Disse con le labbra serrate, gli occhi chiusi e il naso arricciato. Io iniziai a ridere invece di chiedere scusa, era così buffa.
“Dai che il rosso ti dona.” Le dissi, pulendomi la bocca con un fazzoletto.
“Mai quanto dona a te.” E detto questo prese una cucchiaiata di salsa e me la tirò addosso. Feci un’esclamazione a bocca aperta.
“E’ guerra?” chiesi, avvicinandomi alla pasta che stava preparando e poi ha abbandonato.
“Ovvio che si.” E appena lo disse prese il sale e me lo buttò addosso. Io infilai la mano nell’acqua ormai non troppo calda afferrando una manciata di spaghetti che le finirono dritti in faccia.
“Manca il sale nella pasta.” Le dissi, assaggiando uno spaghetto ridendo.
“Addosso a te sta meglio.” Rispose lei, ridendo a sua volta.
“Sei un’idiota.”
“Come te.” Non la smettevamo più di ridere quando avevamo combinato quella cucina come un campo di battaglia.
“Forse è meglio farci una doccia.” Disse lei, mentre si toglieva uno spaghetto che le penzolava sulla faccia dalla testa.
“Forse hai ragione.” Risposi e fu in quel momento che bussarono al cancello.
“Sono arrivate le pizzeee.” Urlò lei contenta, mentre andava ad aprire il cancello e la porta. L’uomo rimase piuttosto scioccato nel vedere Demi in quello stato. Lei continuava a sorridere nonostante fosse combinata in quel modo, sembrava una bambina.
“Grazie mille George” disse lei all’uomo delle consegne che probabilmente conosceva già.
“Ehm.. prego signorina Lovato.” Demetria chiuse la porta, senza far caso al fatto che aveva dato più di quanto dovesse a George, il quale aveva cercato di darle il resto senza fare in tempo.
“Si mangia!” Disse lei appoggiando le pizze sul tavolo.
“Potrei mangiare te, hai un aspetto molto appetitoso.” Dissi io con sguardo malizioso e divertito.
“Ah ah, divertente amore.” Rispose lei, togliendosi un altro spaghetto, stavolta dalla spaccatura tra i seni.
“Spaghetto curioso.” Dissi io ridendo.
“Non fissarmi le tette!” urlò lei scherzando, tirandomi lo spaghetto in faccia.
“D’accordo, però ora mangiamo che sto morendo di fame.” Dissi io, prendendo uno spicchio di pizza.
Quel posto era davvero enorme! O almeno molto più di quanto mi fossi immaginata. C’erano porta abiti e trucchi ovunque, fotocamere a non finire, uomini e donne vestite ovviamente di nero che andavano avanti e indietro con in mano a volte una maglia, a volte un paio di scarpe, a volte delle bottigliette d’acqua. Non si capiva niente per la confusione che c’era. Io ero affianco a Demi, che intanto camminava sicura davanti a sé, senza far caso a nessuno.
“Demi, tesoro! Ma fatti guardare sei uno splendore.” Disse un uomo di mezz’età, magro e vestito in modo davvero strano per essere maschio. Aveva preso una mano di Demetria per farle fare una giravolta, ammirandola. Lei per tutta risposta si era fermata a sorridergli.
“Vatti a cambiare, oggi ti voglio dolce e sexy allo stesso tempo.” Disse lui dirigendola da una parte dandole un leggero schiaffo sul sedere. Io rimasi quasi scioccata nel vedere il comportamento di quel tipo, e mi venne da ridere.
“Ma chi è quello?” chiesi, guardando indietro per individuarlo.
“E’ colui che organizza ogni servizio fotografico qui.” Disse prendendomi una mano. Rimasi leggermente sorpresa da quella stretta così improvvisa. Mi aveva afferrata così velocemente, come se avesse l’urgenza di farlo per qualcosa, come se temesse un mio allontanamento. Io mi girai a guardare il suo volto che a differenza mia continuava a fissare dritta davanti a sé. Aveva lo sguardo un po’ agitato e un po’ timoroso, anche se cercava di non darlo a vedere.
“Signorina Lovato, la stanno aspettando nel camerino per prepararla.” Appena sentii quella voce, mi girai per vederne la fonte sapendo già di chi si trattasse.
“Ciao Jake.” Dissi io sorridente. La mano di Demi si strinse ancora più forte dentro la mia. Okay, avevo capito che quel ragazzo non le piaceva per niente, ma perché?
“Mary.” Ricambiò il sorriso. Vestiva anche lui di nero ed indossava quelle cuffie col microfono che avevo visto indossare un po’ a tutti lì dentro.
“Grazie Jake.” Disse poi Demi, sorridendo appena, per poi trascinarmi letteralmente con lei. Io mi girai e vidi Jake che era rimasto lì a guardarci, o meglio, a guardarmi. Continuava a sorridere, un sorriso davvero perfetto Dio. Alzò la mano in gesto di saluto ed io ricambiai alzandola a mia volta.
“Eccoci qua.” Disse improvvisamente Demetria fermandosi di colpo. Avevamo una porta davanti a noi, con dentro parecchi specchi con i davanzali pieni di trucchi, spazzole e foni.
“Sicura che posso entrare? Non è un problema per me aspettarti f..”
“No, tranquilla puoi entrare. E poi mi serve il tuo parere.” Mi disse, senza darmi il tempo di finire, mentre con il pollice mi accarezzava con piccoli archi la mano che mi stava stringendo.
 
Quando fu pronta, rimasi a bocca aperta. Era un abbigliamento tra lo sportivo e l’elegante: indossava una maglia con colori sgargianti coperta da una camicetta di jeans semi aperta con le maniche lunghe arrotolate che lasciavano vedere i tatuaggi degli avambracci. I capelli, oltre ad essere fucsia, avevano delle ciocche di diversi colori e in testa aveva una specie di bandana legata in avanti come fosse un fazzoletto. Sotto indossava un semplice pantalone nero, probabilmente il photoshoot avrebbe inquadrato solo il busto. Il volto era davvero splendente, con quel rossetto rosso fuoco ed il mascara abbondante. Era divina.
“Che ne pensi? A me piace parecchio l’outfit che hanno scelto stavolta.” Mi guardava sorridente mentre si girava verso gli specchi per ammirarsi. Si vedeva quanto amasse davvero com’era e questo non fece che rendermi ancora più felice.
“Sei.. stupendamente bellissima.” Dissi io sorridendole, uno di quei sorrisi così felici che di solito sono compresi con le lacrime di gioia. Ma non piansi, non era quella l’occasione giusta per farlo.
“Aw ma che tesoro che sei, grazie.” Mi disse avvicinandosi. Da vicino era ancora più bella. Repressi l’impulso di toglierle quel rossetto con le mie di labbra, non dovevo. Lei era la mia migliore amica, stop. Quando uscimmo ci dirigemmo verso il punto in cui avrebbe scattato le foto. C’erano una serie di ambienti diversi creati artificialmente. C’era una parete di mattoni rossi, una di mattoni argentati, un’altra ancora di mattoni viola. Di fronte a queste pareti era pieno di riflettori e fotocamere.
“Allora io vado, tu puoi sederti su una di quelle sedie.” Mi indicò una fila di sedie che erano posizionate leggermente al lato del set dove Demi avrebbe scattato le foto.
“D’accordo, buona fortuna.” Le dissi sorridendole. Dopo avermi ringraziato si diresse dove doveva, mentre io mi posizionai su una di quelle sedie, dove potevo vedere bene Demi. Mentre parlava con quell’uomo strano di prima, probabilmente per decidere le varie posizioni, ogni tanto mi guardava di sottecchi, come per controllarmi. L’ultimo di questi sguardi però non lo posò su di me, ma dietro di me, smettendo di sorridere e tornando a concentrarsi su ciò che stava per fare. Mi voltai confusa, e vidi che Jake si stava avvicinando per sedersi accanto a me.
“Ehi.” Mi salutò, dopo essersi seduto.
“Ehi.” Sorrisi.
“Demi è incantevole, non trovi?” mi disse, guardandola.
“Si, lo è.” Confermai, ammirandola a mia volta.
“Beh, lo è dopo di te.” Continuò, fissando sempre Demi, come non avesse il coraggio di guardarmi negli occhi dopo il suo complimento. Era tremendamente dolce, mi aveva fatto arrossire con quelle parole.
“Ah, beh.. grazie..” cercai di rispondere, ma finii con l’agitarmi.
“Allora.. seguirai Demi durante il suo lavoro?” mi chiese come per cambiare argomento.
“Beh si.. anche se non so ancora in che ruolo.. non voglio rimanere con le mani in mano per tutto il tempo.”
“Non rubarmi il lavoro eh!” esclamò lui ridendo leggermente.
“No, certo che no!..” dissi io allarmata.
“Ehi tranquilla, stavo scherzando.” Disse lui cercando di tranquillizzarmi, voltandosi finalmente verso di me. Aveva degli occhi così chiari, erano uno spettacolo.
“Va bene.. comunque davvero non so che fare, secondo te in cosa potrei essere utile qui?” chiesi sconfortata.
“Non so, potresti occuparti del reparto trucco o abbigliamento..”
“Non credi occorra essere dei professionisti in questo? E poi io non so truccare e non ne capisco niente di moda.” Dissi tristemente. Mi sentivo un’intrusa in quel mondo, io non c’entravo niente. Non ero nessuno e non ero in grado di fare ciò che occorreva fare, perché allora ero lì? Per la prima volta iniziai a pentirmi della scelta che avevo fatto, di quel “si” che avevo dato a Demi come risposta, quel giorno in albergo, quando sarei dovuta partire e tornare a casa, alla mia vecchia vita.
“Forse questo non è il posto per te.. nel senso per trovare un lavoro.” Disse lui, mentre cercava di aiutarmi a pensare a cosa potessi fare. Quelle parole, tuttavia non mi aiutarono affatto, anzi, mi diedero solo l’ultima spinta per farmi iniziare a piangere. Lui appena sentì i miei singhiozzi, si giro allarmato.
“Ehi no Mary non intendevo offenderti..” iniziò a dire prendendomi una mano tra le sue “intendevo solo dire che forse le tue abilità sono altre e non c’entrano con questo posto. Ti prego, non piangere..” il contatto nella mia mano con le sue mi fece uno strano effetto, come una sensazione molto rilassante ed iniziai a calmarmi.
“La verità è che io non so fare niente.. sono una stupida ragazzina che è scappata di casa senza nemmeno aver fatto un’università. Non servo a niente..”
“Ehi, ascoltami.” Mi disse Jake deciso, girandomi delicatamente il volto con una mano, per farmelo guardare negli occhi. “Tu non sei inutile, devi solo trovare la tua strada, tutto qui.” Aveva una voce così dolce, era non troppo profonda, ma nemmeno troppo esile e acuta. Gli dava una sicurezza che in realtà lui dimostrava di non avere.
“E qual è allora?..”
“Non lo so, ma la troverai, devi solo aspettare.” Mi disse accarezzandomi una guancia. Mi sentivo così rilassata ed era solo merito suo. Guardavo le sue labbra socchiuse in un mezzo sorriso, eppure in quel momento mi tornarono le parole di Demi in mente, che non lo conoscevo abbastanza bene, che forse dovevo rallentare un po’. Pensai che forse aveva ragione, così gli misi semplicemente una mano su quella che aveva sul mio viso.
“Grazie, davvero.” Gli sorrisi, allontanandomi leggermente, continuando però a tenere la mia mano sopra la sua, che intanto si era staccata dalla mia guancia. Me la strinse e tornò a sedersi composto, guardando di nuovo Demi. Feci lo stesso, e notai che ci stava guardando con aria preoccupata. Probabilmente mi aveva vista piangere. Sentii qualcuno dirle di riportare il suo sguardo verso le fotocamere. E lei lo fece, dopo aver dato però uno sguardo indecifrabile alla mia mano intrecciata con quella di Jake.
Si cambiò varie volte, anche se lo stile era sempre lo stesso. L’ultima volta che andò nel camerino prima di fare le ultime foto, io la seguii dato che Jake lo avevano chiamato per delle commissioni. Camminando, però, inciampai nei miei stessi piedi e sarei caduta se qualcuno non mi avesse afferrata al volo.
“Ehi, attenta.” Disse una voce gentile, che però non conoscevo.
“Mi scus..” provai a dire prima che alzassi lo sguardo per vedere chi era. Mi zittii non appena mi resi conto che mi aveva afferrata Harry Styles.
 
Spazio autrice: scusate se ci ho messo un’eternità per postare questo capitolo, non avevo mai voglia perché non mi venivano in mente idee decenti.. L’ho reso un po’ più lungo per scusarmi. :)
Vi prego, recensite in tanti o non continuerò la storia. A presto <3 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


“Ehm.. scusami.” Ripetei dopo essermi ripresa dallo shock dell’incontro strano, ma soprattutto inaspettato.
“Non scusarti, tranquilla. Ti sei fatta male?” mi guardava con quegli occhioni teneri e protettivi ed in quel momento mi sorpresi a pensare a quanto fosse dolce e sexy allo stesso tempo, come Jake.
“No no, grazie mille.” Gli risposi, rimettendomi dritta in piedi mentre lui continuava a mantenermi per le spalle come per la paura di una mia seconda eventuale caduta.
“E’ stato un piacere” aveva un sorriso bellissimo che andava a creare due fossette davvero carine “tu.. tu sei Mary, giusto?” a quella domanda smisi di ammirare il suo viso, come colpita da una scossa.
“Tu sai chi sono?” gli chiesi confusa.
“Beh, si.. vivi con Demi, sei la sua migliore amica, no?” gli aveva parlato di me e se lo aveva fatto significava che ero importante sul serio per lei.
“Beh, si.. tu dovresti essere  Harry.. il fidanzato.” Continuai io, e mi stupii nel notare io stessa una leggera inclinazione nella mia voce alla parola “fidanzato”.
“Già.. tutto bene?” quella domanda l’aveva pronunciata come sentisse un senso di colpa.
“Si si.” Mostrai uno dei miei sorrisi migliori. Non volevo rovinare un rapporto tanto affiatato tra lui e Demi, non avrebbe avuto senso.
“Amore?” sentii la sua voce alle spalle di Harry che con la sua statura e le larghe spalle copriva completamente il corpo di lei piuttosto basso.
“Amore..” si girò lui attendendo il suo arrivo per darle un dolce bacio con trasporto.
“Che ci fai qui?” chiese lei sorridendo leggermente dopo essersi staccata dalle sue labbra.
“Avevo la giornata libera e volevo farti una sorpresa.. ma se vuoi posso anche andare.” E fece per allontanarsi scherzando, ma lei lo tirò per una mano per attirarlo di nuovo a sè ed abbracciarlo. Erano così carini, in quel momento fu come se la mia gelosia che prima mi mangiava viva fosse scomparsa per lasciar spazio ad una grande felicità per lei, per Demi. Fu in quell’istante che sentii delle braccia avvolgermi il bacino ed un mento appoggiarsi sulla mia spalla destra.
“Sembra che qualcuno abbia carenza di affetto.” Mi disse con quella voce che gli dava una sicurezza che sembrava non avere per quel viso angelico sempre con le gote rosse. Io posai le mie mani sulle sue e tirai la testa all’indietro come per appoggiarla al suo petto e godermi quel momento di relax.
“Jake!” sentii la voce del fidanzato di Demi chiamare il mio consolatore per poi avvertire le sue mani allontanarsi da me.
“Signorino Styles.” Rispose lui con una voce tra l’ironico e il serio. Ma non c’era niente di professionale in quella stretta di mano seguita da quell’abbraccio quasi fraterno che ebbe con Harry.
“La Lovato ti fa sgobbare, eh?” disse Styles ridendo e fu in quel momento che si avvicinò Demi con aria divertita e minacciosa, la mano sollevata pronta a dargli uno schiaffo sul braccio.
“Dai amore scherzavo!” continuava a ridere insieme alla ragazza, che intanto cercava di mettergli le mani addosso, mentre lui alzava gli avambracci a mo di difesa.
“Ti faccio vedere io ora!” gli urlava lei divertita.
Intanto Jake era arretrato avvicinandosi a me e prendendomi una mano. Mi guardava sorridente ed io in quel momento volevo solo baciarlo.
“Magari potremmo essere anche noi così, un giorno.” Mi sussurrò all’orecchio dopo essersi calato su di me. Sentire il suo fiato tanto vicino alla mia pelle mi causo un leggero brivido. L’istinto di voltarmi e ridurre la distanza tra le nostre labbra si faceva sempre più vivo, ma decisi di non  farlo. Era troppo presto.
“Non sapevo foste fidanzati.” Udii nuovamente quella voce, ora leggermente col fiato corto a causa della mini lotta tra lui e Demi.
Entrambi arrossimmo violentemente e sorprendentemente anche il volto di Demi assunse delle sfumature più rossastre.
“Ehm..”
“Beh, in effetti.. cioè..”
“In realtà..”
Cercavamo tutti e due di dare una risposta sensata a quell’affermazione, ma non ci riuscivamo.
“Ho capito, ho capito” disse Harry ridendo “che ne dite di fare un’uscita a quattro stasera?” continuò lui.
“Cosa?” dicemmo sia io che Demi in coro, quasi urlando dal panico. In quel momento ci guardammo velocemente, senza capire l’una la reazione dell’altra.
“No, cioè.. non credo che Mary e Jake vogliano..”
“Sarebbe un piacere.” Disse subito Jake senza lasciarla finire. Sorrideva eccitato, ed io in quel momento mi sentivo così confusa. Uscire sia con Demi che con Jake sarebbe stato strano.. molto strano.
“Si, beh.. sarà divertente.” Continuai io con poca convinzione.
“Fantastico! Allora a stasera.” Disse infine Harry baciando Demi in segno di saluto. Lei in quel bacio, tuttavia, era distratta, come stesse pensando a qualcosa che la preoccupasse, ma non parve che Harry se ne accorse. Quando si staccò salutò Jake con una pacca sulla spalla e me con due baci sulla guancia.
 
Eravamo ormai tornate a casa. Demi aveva terminato poco dopo tempo il servizio fotografico, anche se nelle ultime foto era stata un po’ distratta, con la testa altrove. Mancavano un paio d’ore all’ansiosa uscita, ed io non sapevo proprio che mettermi. Jeans o vestito? Il mio fisico non l’avevo mai reputato adatto ai vestitini, eppure per quella sera mi sembrava l’abbigliamento più consono. Così mi decisi ed optai per un vestitino bianco non aderente, con la gonna leggermente trasparente che arrivava poco sopra le ginocchia. La spalle erano scoperte, così decisi di abbinare un cardigan corto e scuro, a mezza maniche. Il tutto sopra a delle scarpe nere con un tacco non troppo alto, data la mia pessima abilità nel camminarci sopra.
Mi serviva un bagno, un bel bagno caldo per rilassarmi e attendere quella serata con meno ansia. Andai a per preparare la vasca, e nell’attesa che si riempisse, mi diressi in camera di Demi. Da quando eravamo tornate, non ci eravamo dette nulla, forse perché nessuna delle due sapeva in effetti cosa dire.
Appena entrai, la trovai stesa sul letto con gli occhi chiusi. Era raggomitolata così tanto che sembrava un gatto appisolato su un cuscino. Era così tenera.. così bella. Mi sedetti accanto a lei per darle un bacio sulla fronte, ed appena le mie labbra toccarono il suo viso, lei fece una leggera smorfia infastidita. Era stanchissima e non voleva essere disturbata. Così le accarezzai leggermente una mano prima di andare via. C’era un bagno rilassante ad attendermi.
 
Mancavano trenta minuti all’arrivo dei due cavalieri. Mi ero lavata, vestita e aggiustata i capelli ricci ribelli, eppure mancava qualcosa. Mancava il trucco. Io non sapevo truccarmi, non lo facevo mai, l’avevo sempre ritenuta una perdita di tempo, dato che mi consideravo orribile con o senza di esso. Eppure in quel momento serviva, ne ero consapevole, e non sapevo come fare.
“Sei bellissima.” Mi disse all’improvviso Demi alle spalle. Io la vidi prima nello specchio, per poi girarmi e restare a bocca aperta. Il suo vestitino era blu scuro, anch’esso non aderente e non troppo elegante, un po’ come il mio. Eppure le stava da Dio. Ed il suo trucco, ovviamente era semplice ed impeccabile, come sempre. La invidiai tantissimo in quel momento.
“Anche tu.” Risposi con un sorriso non tanto convincente.
“Che hai?..” mi chiese avvicinandosi.
“Beh.. non so truccarmi, lo so è una cosa assurda, una ventenne che non sa truccarsi..” dissi abbassando il viso.
“Ehi, tranquilla” mi disse lei alzandomi il volto “vivere con una maga del trucco ha i suoi vantaggi.” Mi fece l’occhiolino sorridendo facendomi leggermente ridere.
“Grazie..” dissi io, un po’ in imbarazzo.
“Ma ti pare.” Rispose lei alzandosi in piedi e dirigendosi in camera sua per prendere i suoi trucchi.
 
La parte più difficile era stata il momento del mascara. Mi diceva di guardarla con sguardo fisso ed immobile ed io ero lì a farlo, a tenere i miei occhi dritti dentro i suoi e mi stavo incantando, anzi ormai ero già andata. Mi rendevo conto stesso io che avevo la bocca semiaperta e gli occhi spalancati, come fossi sotto un incantesimo. Quelle iridi marrone chiaro erano davvero meravigliose. Nonostante sapessi che lei era concentrata in ciò che stava facendo, capii che un po’ si sentiva in soggezione dato che si mordeva spesso il labbro e le sue guance prendevano un colore rosa vivo, non rosso a causa del fondotinta.
Quando ebbe terminato, si raddrizzò e voltò velocemente, come per non far vedere ulteriormente il suo imbarazzo, mentre io mi ripresi dall’incantesimo. Quando mi guardai allo specchio, rimasi senza parole. Quella non ero io, ero troppo.. diversa.
“Wow..” mi sfuggì dalla bocca e fu la stessa identica esclamazione di stupore che pronunciò Jake nel vedermi mentre uscivo dalla villa affiancata da Demi. Harry si concesse solo un sorriso splendente, come fosse ormai abituato e preparato nel vedere l’infinita bellezza della sua ragazza.
“Non sei proprio niente male.” Dissi io scherzando ed il mio accompagnatore subito arrossì, come era solito fare. Sorrise, facendomi morire.
“Oh, ma grazie. Tu sei splendida.” Disse lui, avvicinandosi per darmi un bacio sulla guancia.
“Allora andiamo?” la voce di Demi si sentì come un tuono improvviso in un cielo grigio ma quieto. Mi ero così isolata nella sensazione di quel leggero e dolce bacio sul mio viso, che non mi ero resa conto che intanto la Terra stava continuando a girare.
“Certo.” Dissi io sorridendole. Lei fece lo stesso come fosse un po’ sollevata, ed io sentii qualcosa nello stomaco, ma cercai  di scacciare quel fastidio. Perché continuava a farmi quell’effetto quella dolce curva che la rendeva così perfetta?
 
 
Spazio autrice: mi odiate, lo so, ci metto sempre una vita ad aggiornare e non so come scusarmi. Proverò ad essere più costante d’ora in poi. Recensite, mi raccomando :) a presto <3

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Il viaggio era stato teso e snervante, o almeno lo era stato per me e Demi. Lei continuava a fissarmi negli occhi con uno sguardo indagatore, come cercasse di capire le mie sensazioni o cosa stessi pensando. In quella macchina io e Jake ci trovavamo seduti di fronte a Demi e Harry, per questo era piuttosto difficile per me evitare il suo sguardo. Jake ed Harry invece parlavano e scherzavano tranquillamente, per nulla sottopressione o imbarazzati. A volte Demi lo guardava di sottecchi. Certo doveva essere strano per un capo uscire col proprio dipendente, insomma avevo sempre immaginato un rapporto piuttosto limitato e professionale tra un’assistente ed il suo superiore, ed invece eccoli lì ad uscire in gruppo.
Quando arrivammo tirai un sospiro di sollievo, non ne potevo più di stare in quella macchina. Appena fuori, Jake mi prese la mano sorridendomi. Harry invece circondò il bacino di Demi con un braccio attraendola a sè e fu così che entrammo nel locale. Fu più complicato del previsto dato che c’erano migliaia di paparazzi pronti a scattare ogni genere di foto scoop ad Harry e Demi. Invece di ritrarsi o coprirsi i volti, sorridevano entrambi volentieri, come orgogliosi e fieri di mostrare la loro storia. Ed in effetti, per quanto mi dispiacesse ammetterlo.. erano una bella coppia.
Ci facemmo tuttavia strada nella folla, per poi ritrovarci all’interno di quell’immensa stanza. Non avevo mai visto una discoteca così grande e nemmeno tanta gente ballare tutta insieme. Trovammo due divanetti liberi e ci accomodammo lì ordinando da bere.
“Allora, come vi siete conosciuti?” Chiese improvvisamente Harry sorridendo. Io e Jake ci guardammo, indecisi su chi dovesse rispondere.
“Beh, ehm..”
“A Los Angeles, ci siamo scontrati per strada e per poco non l’ho fatta cadere per terra.” Disse Jake ridendo leggermente.
“Ah bene, un ottimo inizio devo dire” Rispose Harry ridendo a sua volta “e quando è successo?” continuò.
“L’ultima volta che tu e Demi siete usciti” risposi subito io, notando l’improvviso rossore di Demi e lo sguardo di Harry perdere leggermente di contentezza. Forse entrambi riportarono quell’uscita  a ciò che avevano fatto poi la notte, e per quanto fosse una cosa normale, li imbarazzava il fatto che ne stessi parlando proprio io “ero a casa di Demi a non far niente così avevo deciso di fare un giro. Mi ero persa, erano circa le 11:00 e mi sono scontrata con lui” dissi sorridendo e appoggiando la mia testa sulla sua spalla “che mi ha dato gentilmente un passaggio.” Lo sentii abbracciarmi con un braccio e la sua mano accarezzarmi l’altra spalla.
“Che fortuna ti fossi persa allora.” Disse Jake dandomi un veloce bacio tra i capelli.
Demi mi guardava e non capivo che sorriso avesse. Non capivo se era vero, sapendo che a lei Jake non piaceva troppo, o almeno è quello che pensavo. Forse era solo per non rovinare l’atmosfera.. o forse era davvero felice per me. In quel momento arrivarono i drink. Li aveva ordinati Harry per tutti e quattro e sinceramente non ne conoscevo il nome. Non ero mai stata il tipo da locali o serate ad alto tasso alcolico, ma decisi di bere ugualmente dato che lo sorseggiarono tutti. Aveva un sapore strano e scendeva a fatica in gola. Era forte, forse troppo per me, ma almeno era buono. Era di un colore rosso non troppo vivace. Tutti lo finirono velocemente così strinsi le labbra e bevvi il resto tutto di un sorso. Chiusi gli occhi per ricevere la scossa che ebbi al cervello e quando li riaprii mi sentii fortunata nel vedere che ero ancora completamente sobria.
“Vuoi ballare?” mi chiese Jake sorridendo e a quel sorriso non avrei mai saputo dire di no.
“Certo.” Risposi, afferrando la mano che porgeva.
“Fantastico.” Disse contento. Ci alzammo e prima di allontanarci troppo dirigendoci alla pista, mi girai velocemente.
“Voi non venite?” chiesi io.
“Ehm.. vi raggiungiamo.” Mi rispose Demi, con un tono di voce strano. Perché non volevano unirsi a noi? Forse non avevano voglia.
“Va bene..” dissi io infine confusa, prima di rigirarmi e seguire Jake. Per fortuna era piuttosto alto e non fu un problema per lui creare un varco verso il centro della pista. Non appena arrivammo, mi fece fare una mezza giravolta girandomi con la mano e mi abbracciò da dietro. Sentivo i suoi movimenti lievi e lenti e decisi di muovermi a tempo con lui, anche se con movimenti del bacino più ampi e sinuosi. Quando andavo in discoteca di solito se un ragazzo si avvicinava per ballare mi teneva le mani sui fianchi per fare aderire il suo bacino al mio, invece Jake no. Mi abbracciava, letteralmente, come con la paura di lasciarmi andare. Non gli interessava l’attrazione fisica, gli interessavo io ed era una sensazione bellissima. Poi mi fece girare un'altra volta, come a chiudere quella giravolta precedentemente incompleta. Eravamo faccia a faccia e mi guardava con aria serena. Non sorrideva, era serio, eppure era evidente dai suoi occhi di quanto fosse contento. Mi guardava come se fossi la cosa più bella che ci fosse da guardare in quella discoteca, nonostante la marea di ragazze sexy, eleganti e bellissime che si dimenavano attorno a noi.
“Sei bellissima.” Disse, mentre continuava ad tenermi la vita con gli avambracci.
“Tu sei perfetto.” Risposi io, incantata a guardarlo. Leggermente sudato, con i capelli chiari ed un po’ lunghi tirati all’indietro e quegli occhi magici. Vidi le sue iridi verdi abbassarsi leggermente e il suo volto avvicinarsi al mio. Anche i miei occhi si abbassarono sulla sua bocca semiaperta e pochi istanti dopo mi baciò. Era dolce nei movimenti, come per godersi senza fretta quel momento. Così aprii le mie labbra e attirai la sua testa ancora di più a me, tenendogli la nuca con una mano. Erano così morbide le sue labbra, morbide e calde. Quando ci staccammo leggermente per prendere fiato, sorrise e lo imitai.
“Non sai da quanto tempo avevo voglia di farlo.” Sussurrò col fiato che mi toccava leggermente le labbra.
“Anche io.” Ammisi ridendo leggermente. Rise anche lui, per poi ritornare subito serio e far rinascere quel bacio che tanto desideravamo.
 
Ballammo ancora per un po’, poi ci avvicinammo al bancone per prendere qualcosa da bere.
“Demi e Harry che fine hanno fatto?” chiesi improvvisamente, guardandomi attorno. Prima di quel momento non mi ero resa conto che in effetti non li avevamo scontrati in pista. Per la mia altezza non riuscivo a vedere i divanetti, così ci pensò Jake a riferirmi.
“Forse è meglio lasciar loro un po’ di privacy.” Disse sorridendo mentre guardava in quella direzione e sentii un leggero fastidio allo stomaco.
“Oh, capito.” Dissi rigirandomi verso il bancone, senza far notare la mia espressione pensierosa. Come arrivò il drink lo bevvi tutto d’un sorso. Era diverso dal precedente ed evidentemente più forte perché la lucidità che avevo mantenuto dopo aver bevuto quello di colore rosso, ora vacillava leggermente. Jake era invece fermo lì, di fianco a me, col bicchiere vuoto davanti. Mi guardò con aria scherzosa.
“Non reggi molto bene, vero?”
“No, macché! Ovvio che si” Dissi ironicamente ed entrambi scoppiammo a ridere “mettimi alla prova.” Dissi io con sguardo di sfida.
“Come desidera, madame.” Rispose lui con tono signorile.
Eravamo arrivati ad altri 5 drink, lui era fermo come una roccia, mentre a me girava vorticosamente la testa. Ridevo, davvero tanto, ma senza un effettivo motivo. Jake fortunatamente mi reggeva e controllava, scherzava insieme a me, completamente sobrio. Eppure, anche se il mio sguardo vorticava furiosamente ed avevo la vista poco nitida, capivo in quel momento cosa vedevo o dicevo o facevo. Ero sicura che l’indomani non avrei dimenticato niente di niente. Mi avviai senza pensarci verso i nostri posti, sfuggendo dalla presa di Jake.
“Mary!” lo sentii urlare, ma non gli diedi troppo peso e forse sarebbe stato meglio se l’avessi ascoltato. Harry e Demi erano li come appiccicati l’uno all’altro , lui con la mano sulla coscia di lei che accarezzava lentamente, lei con le braccia avvolte attorno al suo collo e senza alcuna distanza tra i loro visi. Non so perché, forse perché ero brilla e l’istinto aveva la meglio su ogni mia decisione, iniziai a piangere. Mi misi una mano davanti alla bocca per non far sentire i singhiozzi senza pensare al fatto che la musica li copriva già egregiamente, e mi voltai per correre via. Non capivo dove stavo andando, così senza accorgermene mi ritrovai in mezzo alla pista, spinta da tutti contro tutti. Non ci capivo niente, la testa mi doleva e girava troppo per restare in piedi ed infatti caddi, in mezzo a tutta quella gente. Poi qualcosa mi colpì in pieno volto e l’unica cosa che sentii fu l’urlo di Jake che chiamava il mio nome, poi tutto buio.
 
Spazio autrice: saranno passate due settimane o di più e scusatemi per questo, ma con la scuola ho poco tempo per scrivere e poca testa per pensare. Spero tuttavia che questo capitolo vi piaccia :) Recensite in tanti se volete che continui e non con una sola recensione come nel capitolo precedente. A presto <3

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Pian piano aprii gli occhi, ancora storditi e stanchi. Non capivo dove mi trovassi, non sapevo che ora fosse. La mia testa era andata in black out totale prima di riaccendersi in quel momento. Lentamente la vista divenne più nitida e distinsi la figura di Demi accovacciata accanto a me. Sembrava preoccupata, ma il motivo di tale preoccupazione era a me oscuro data la mia memoria completamente assente di ciò che era successo.
Non ebbi il tempo di aprire bocca e chiedere informazioni che subito sentii le sue braccia avvolgere il mio corpo e un leggero pianto bagnarmi la base del collo.
“Ehi.. che è successo?” chiesi io stringendo a mia volta Demi.
“Jake ha detto che ti sei allontanata improvvisamente da lui ed eri poco lucida.. ti ha seguita fino ai nostri divanetti per poi vederti cadere in pista..” raccontò lei mentre si allontanava da me.
In quel momento qualche brandello di memoria ritornò, compresa la scena che aveva procurato quella fuga che è finita con la caduta. Per non far notare il mio sguardo leggermente irritato, tentai di coprirmi il volto con una mano, senza sentire l’esclamazione negativa di Demi.
“Ahi!” subito ritrassi la mano. Un dolore improvviso, molto acuto, attraversò il mio naso.
“Quando sei caduta qualcuno deve averti dato per sbaglio un colpo in pieno volto.. il medico ha detto che per poco non ti sei rotta il naso.. non devi toccarlo però, guarirà da sé.” Tutte quelle notizie suscitarono in me la voglia di ridere, ed in effetti una piccola risatina uscì dalla mia bocca.
“Perché ridi?”
“Sembra tanto che la vita voglia far terminare ogni mio momento felice in un modo più brutto dell’altro.” Continuavo a sorridere amaramente.
“Che intendi?..”
“Niente.. niente.” Chiusi gli occhi, fingendo di riposare. Eppure avrei voluto dirglielo che il mio momento apparentemente felice era stato quel bacio con Jake, quell’allontanamento da lei, o meglio da quella stupida cotta che, a quanto pare, era riuscita a farmi star male, di nuovo. Questa volta con un naso mezzo rotto.
La sentii baciarmi la fronte, sussurrare un “ti voglio bene”, seguito dai suoi passi sul pavimento splendente della mia stanza, o meglio, della sua villa.
 
Mi svegliai che era sera. Non avrei voluto addormentarmi sul serio, eppure era accaduto. Sbuffai rumorosamente, non avevo per niente voglia di alzarmi, di affrontare Demi. Avrei dovuto odiare a tal punto quella situazione da andarmene via e ritornare a quel piccolo appartamento a Milano, dove con tre passi raggiungevi la cucina partendo dalla camera da letto, dove Giuly veniva a farmi visita e mi parlava di lei, della sua vita, di come andassero le cose con Bill e sentirla sgridarmi per l’ennesima volta del mio accontentarmi del niente, ovvero di quei tre lavori che offrivano più svantaggi che non. Eppure non potevo, non ci riuscivo. Avevo deciso di cambiare vita, di stravolgerla andando a vivere con Demi, ed ora dovevo prendermi le responsabilità della mia scelta.
Mi alzai con fatica poiché la testa mi girava non poco. Arrancai dei passi, per fortuna senza cadere, e scesi di sotto. La vista di Harry seduto su una delle poltrone in soggiorno mi lasciò piuttosto spiazzata. Non appena mi vide si alzò venendomi incontro, aiutandomi a sedermi sul divano. Normalmente mi avrebbe dato fastidio quel suo atteggiamento e sguardo ricchi e carichi di pietà, ma in quel momento ero troppo caduta nella  sorpresa per poter lasciar spazio ad altre emozioni.
“Ehm.. ciao.” Iniziai io, notando il suo silenzio, forse imbarazzato.
“Ehi” rispose subito lui sorridendomi “sono venuto per.. scusarmi.” Continuò.
“Scusarti? Per cosa?”
“Per ieri sera.” Rispose prontamente lui, eppure io continuavo a non capire dove volesse arrivare.
“Ieri sera?”
“Si, beh.. lo so qual è il motivo che ti ha indotto a fuggire, diciamo.” Si grattò il retro della testa, segno che non sapeva bene che parole usare. Io intanto ero diventata rossa in volto, cosa rara. Quella conversazione mi stava davvero mettendo a disagio e non vedevo l’ora terminasse.
“Harry, io non..”
“Lo so che ti piace Demi e so cosa tu debba aver provato vedendoci lì, e mi dispiace davvero molto..” mi guardava con uno sguardo tanto sincero e dispiaciuto ed io per quel motivo iniziai a sentirmi in colpa, poiché stavo facendo sentir lui un colpevole che non era.
“Senti.. a me piace Jake, non so perché ho avuto quella reazione ieri sera, probabilmente era per l’alchol, non so. Ma io non voglio creare problemi o compromettere la relazione tra te e Demi..”
“Io amo Demi. Ci tengo a lei più di qualsiasi altra cosa e può sembrar strano dato lo scarso periodo nel quale ci stiamo sentendo. Ed io non voglio che la sua migliore amica stia male per colpa sua, o per colpa mia. Ho capito che magari è meglio evitare di uscire tutti e quattro o..”
“Harry..”
“No, davvero. Io non voglio che tu stia male e non voglio che stia male Demi..”
“Ehi, io non sto male. Okay? Sul serio, io sto bene. E’ stata solo una cotta la mia, una veloce ed innocente cotta, ma è finita. Credimi, a me piace Jake. E sei molto carino a preoccuparti sia di Demi che di me, ma davvero non ce n’è bisogno, perché io sto bene e sinceramente sono parecchio contenta che Demi abbia al suo fianco una persona come te.” Gli sorrisi e lui ricambiò all’istante. Quelle parole non servirono tanto a convincere lui, quanto più a convincere me, ed in effetti ci riuscii. Io provavo qualcosa per Jake, non per la mia migliore amica. 
Harry mi abbracciò, contento per aver risolto la situazione. Era davvero un ragazzo d’oro, ed ero sinceramente felice che fosse il ragazzo di Demi.
“Bene io avrei delle cose da fare, pertanto credo sia meglio salutarci per ora. Ci rivedremo presto.”
“Eccome” Confermai io sorridendo “Ah, per caso sai dov’è Demi?” domandai in quell’attimo di lucidità, dato che effettivamente Demi in casa non c’era.
“Sì, mi sembra dovesse incontrarsi col suo menager e Jake per organizzare una sua prossima esibizione in un programma TV.” Mi rispose, allontanandosi e salutandomi con la mano.
 
Chiusi la porta di casa, stranamente contenta e sollevata. In quel momento mi arrivò un messaggio sul cellulare.
Tesoro sono ad un incontro di lavoro, farò tardi, scusami se non arrivo per cena. Baci da me e Jake.”
Un po’ mi dispiacque, avevo un’incredibile voglia di passare un po’ di tempo con lei, dato che non trascorrevamo da tanto una serata insieme. Eppure ero consapevole di quanto fosse impegnata, così decisi di non prendermela troppo. Starsene a casa da sola a non far niente non era proprio tra le mie opzioni di come passare la serata, così decisi di andare a fare un giro, magari mi sarei comprata qualcosa da mettere sotto i denti per strada.
 
Passeggiavo ormai da una trentina di minuti, restando tuttavia nei dintorni della villa. Mi serviva un po’ di relax, così decisi di fumarmi un paio di sigarette, idea che si dimostrò alquanto cattiva considerando il bruciore che provavo quando il fumo arrivava al naso momentaneamente K.O.
Entrai in un locale per prendermi un drink. In effetti aveva le dimensioni di un piccolo bar, con all’interno un lungo bancone con degli alti sedili uno di fianco all’altro. Mi sedetti su uno di questi, ed ordinai il mio drink, ovviamente analcolico per evitare casini.
“Ma cazzo lasciami in pace!” fu una ragazza ad urlarlo, lo capii dalla voce. Mi girai istintivamente per guardare: lei era visibilmente brilla, ma lui sembrava ubriaco fradicio. Urlarono parecchio, uno contro l’altro, mi sentivo io in imbarazzo per loro. Dopo un po’ la situazione precipitò leggermente, e lui le diede uno schiaffo che risuonò piuttosto nitido nell’aria. Istintivamente mi precipitai da lei.
“Ehi lasciala stare!” gli urlai, mettendomi tra lei e il ragazzo a mo di scudo umano. Solo in quel momento la paura si impossessò di me, e fu ripagata da un altro suo schiaffo, ma questa volta fui io a riceverlo. Barcollai leggermente, più per la forza che ci mise che per il dolore, quello ero abituata a sopportarlo piuttosto bene. La ragazza si avvicinò a me, barcollando.
“Ehi, tutto bene?.. mi dispiace davvero tanto.” Iniziò lei. Per fortuna il ragazzo se ne era andato via dal locale subito dopo avermi colpita.
“E’ tutto okay.. tu come stai?” le chiesi io, sorridendole leggermente.
“Ehm.. okay credo.” Aveva gli occhi rossissimi e puzzava non poco di alchol.
“Dai, ti accompagno a casa.” Proposi io.
“Casa mia è parecchio lontana..” disse lei, mentre la aiutavo ad uscire dal locale “a meno che tu non abbia la macchina..”
“Beh.. in effetti non la ho.” Ammisi io, pensando ad un altro modo per raggiungere casa sua, quando poi mi venne un’idea molto più semplice.
“Puoi venire da me.. per stanotte intendo..” dette quelle parole mi pentii all’istante. Invitare un’estranea a casa di una cantante super famosa non era il massimo della genialità, ma ormai ciò che avevo detto non potevo rimangiarmelo, e in quel momento non trovavo altre alternative.
 
La posizionai sul mio letto, e si addormentò all’istante. Ora che la guardavo dormire, potei capire com’era fatta: capelli lunghi mossi e neri, un viso piuttosto aggraziato. Era magra, eppure aveva delle curve ben presenti. Le tolsi con delicatezza i tacchi e fu in quel momento che sentii qualcuno tossire alle mie spalle. Come mi girai trovai il viso sconvolto di Demi sul limitare della porta con uno sguardo tra il confuso e l’arrabbiato che pretendeva più di ogni altra cosa una spiegazione.
 
Spazio autrice: Scusatemi, davvero. Non posso dirvi che aggiornerò prima la prossima volta perché il tempo davvero non lo ho, tra scuola e cavoli miei, non riesco a trovare idee e momenti per trascriverle. Comunque spero che questo capitolo vi piaccia, recensite per dirmi cosa ne pensate e se volete che io continui la storia :) a presto <3

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


“Posso spiegarti.”
“Dimmi un valido motivo per aver portato una tua amica a casa mia! Qui non deve entrare nessuno che io non conosca, è chiaro?!” Demi era agitata, arrabbiata, ma era comprensibile. Una persona famosa quanto lei era costantemente a rischio, non poteva permettersi di avere in casa degli estranei.
“Lo so, sul serio, ma.. stava male, abitava troppo lontano ed io.. non sapevo che altro fare.. mi dispiace, sul serio.” Cercavo di scusarmi, di dirle la ragione delle mie azioni, ma aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con me. Non dovevo portarla nella sua villa, era stata una decisione davvero presa male.
“.. almeno la conosci?” mi chiese lei poi, cercando di calmarsi. Ci eravamo spostate in camera sua, dato che la mia in quel momento era occupata.
“Beh..” dirle il vero o mentire? Se le avessi detto di si, sarebbe stata più tranquilla, ma sarebbe stata presa in giro da me, dalla sua migliore amica; se invece le avessi detto di no si sarebbe arrabbiata ancora di più, ma almeno non le avrei mentito “.. questa sera è la prima volta che la vedo.. ma stava male, il ragazzo le era andato contro ed io ero lì e sentivo di dover far qualcosa e..”
“Ti ha picchiata?!” urlò improvvisamente lei prendendomi il viso tra le mani analizzando il probabile livido che avevo sullo zigomo.
“Solo uno schiaffo, niente di che..” cercai di minimizzare l’episodio.
“Niente di che?! Tu sei pazza, ma il cervello lo usi?! Poteva pestarti a sangue!” Davvero non riuscivo a capire il motivo di tanta rabbia, dopotutto ero lì davanti a lei, viva e senza ferite ad eccezione di quel livido.
“Tu che avresti fatto? Saresti rimasta lì a guardare la scena indifferente? Beh, io no!” stavolta l’arrabbiata ero io. Certo, avevo sbagliato a portare a casa sua una sconosciuta, ma darmi della pazza per aver difeso una ragazza non aveva davvero senso.
“Avrei chiesto aiuto, non sarei andata lì a farmi picchiare!”
“Beh, sto bene! Dio, ma non vedi che sono qui sana e salva? Non ti basta?”
“La prossima volta non fare la scema e ragiona prima di prendere decisioni tanto importanti come quella di portare a casa una perfetta estranea!”
“Ma si può sapere perché sei tanto arrabbiata?”
“Perché credevo  fossi una persona più responsabile e matura.. pensavo che non mi sarei dovuta preoccupare di un accaduto del genere.”
“Ho sbagliato, lo so.. ma non accadrà più. Scusami..” ci eravamo  calmate entrambe, forse per la stanchezza o forse perché non sopportavamo litigare.
“Va bene.. domani vedremo che fare. Ad ogni modo il problema ora è dove farti dormire.” Disse lei con una faccia leggermente buffa, tra l’ironico e il triste.
“Non qui!” Dissi d’istinto, senza pensarci. Solo dopo che mi fui resa conto dell’affermazione imbarazzante che era appena uscita dalla mia bocca, arrossii. E Demi fece lo stesso ed io mi sentii davvero un’idiota.
“Ah, va bene..” rispose lei, con aria leggermente triste “allora vado a prepararti il letto in un’altra stanza.” Concluse, prima di alzarsi dirigendosi verso la porta. Fosse stata un’altra situazione, se Harry non fosse esistito, insieme a Jake, magari mi sarei rimangiata tutto e sarei corsa da lei per fermarla, forse baciarla. Ma la realtà non era quella, ed io non potevo permettermi di continuare ad immaginare. Demi stava con Harry, io stavo con Jake e dovevo dormire in un’altra stanza, questa era la realtà.
“Scusa..” le sussurrai, mentre ormai la sua immagine era svanita fuori la porta.
 
Era mattina, la sveglia era suonata alle 10:00. Di alzarmi non ne avevo proprio voglia, volevo continuare a sognare ed immaginare che nessuno dei miei problemi fosse vero, per quanto avessi sempre odiato fantasticare o sperare. Di solito sentivo Demi armeggiare ai fornelli per prepararmi la colazione, o almeno per tentare di prepararla. Altre volte ascoltavo la sua splendida voce intonata in una canzone mentre era sotto la doccia. Invece quell’inizio di giornata fu piuttosto silenzioso ed un po’ mi preoccupai.
Iniziai a scostare le coperte ed appoggiare i miei piedi sul gelido pavimento. Aprii la porta, entrai nel corridoio e fu in quel momento che percepii delle risate.
“Che diavolo..” dissi scioccata non appena arrivai alla fonte di quelle risa, ovvero la mia camera da letto. Demi era seduta lì accanto al letto, mentre su quest’ultimo c’era la ragazza con un vassoio in mano con la colazione. Ridevano, o almeno lo stavano facendo fino al mio arrivo. Nel vedermi, la ragazza mantenne il sorriso, mentre Demi si zittì e rese più innocuo il suo.
“Buon giorno..” Dissi io, confusa. Guardai prima la ragazza, poi Demi, quest’ultima negli occhi con uno sguardo leggermente deluso. Aveva portato la colazione a lei e non a me. Perché? Chi era? La conosceva?
“Ehi buongiorno!” rispose entusiasta la ragazza, come se vedermi fosse qualcosa che attendeva da chissà quanto tempo.
“Giorno.” Disse più piano l’effettiva proprietaria di quella stanza, come dell’intera villa. Intanto la ragazza si era alzata spostando il vassoio ed era corsa verso di me per abbracciarmi. Rimasi leggermente spiazzata, infatti non sapevo in un primo momento se ricambiare o no, ma alla fine decisi di farlo.
“Grazie, grazie, grazie.” Disse, prima di staccarsi.
“Grazie?” chiesi io, confusa.
“Si, per avermi aiutata ieri sera. Non ricordo molto, ma ricordo di te che mi hai difesa e accompagnata a casa tua, o meglio, di Demi.” Sorrideva, contenta, ed anche se ora capivo il motivo di tanta gentilezza nei miei confronti, continuavo a cercare un collegamento tra lei e Demi.
“Prego, ehm.. scusate, ma voi due vi conoscete?” Chiesi, piena di curiosità. Lo sguardo di Demi a quel punto diventò leggermente cupo e agitato.
“Si” rispose prontamente la ragazza “ci siamo frequentate per parecchio tempo, ero la fidanzata del suo assistente.” In quel momento crebbe in me un timore non poco lieve.
“Sei l’ex fidanzata di Jake?” chiesi io, scioccata.
“Si.. lo conosci?” manteneva quel sorriso, davvero bello, e non riuscii a dirle “Si, sono la sua ragazza” per rovinarlo, ma fu Demi a rompere i miei timori.
“Emma, ti presento Mary..” disse alzandosi, ed avvicinandosi a noi “..la ragazza di Jake.” Io la guardavo con sguardo di rimprovero, poiché non avrei saputo come affrontare quella situazione.
“Ah, ehm.. piacere.” Mi strinse la mano muovendola su e giù lentamente ed osservandomi. Sorrideva si, ma di un sorriso di cortesia.
“Già, beh.. piacere Emma, sono felice di conoscerti.” Io, invece, ebbi un atteggiamento più sincero, volevo farle capire che non avevo niente contro di lei e sperai vivamente che l’avesse capito dal mio sguardo sereno.
“E’ un piacere anche per me.”  
“Scusaci un momento.” Le dissi poi, trascinando Demi fuori dalla stanza ed allontanandomi dalla porta il più possibile.
“Mary, io..”
“No, aspetta un attimo, fammi capire, ieri sera mi hai trattata malissimo per aver portato a casa la tua precedente migliore amica?” chiesi leggermente alterata, ma mantenendo un tono di voce basso.
“Solo stamattina ho potuto constatare chi fosse, ieri non l’avevo vist..”
“Okay, e quando hai capito chi era, hai pensato bene di isolarmi completamente, grazie mille, davvero.”
“Io non ti ho isol..”
“Ah e grande mossa dirle che sto con Jake, ora si che le sarò simpatica.” Parlavo senza pensare, e non sapevo nemmeno perché fossi così arrabbiata.. forse era solo gelosia.
“Tanto prima o poi l’avrebbe saputo, no?” disse lei per giustificarsi.
“No dato che se ne sarebbe andata prima di scoprirlo.”
“Perché dovrebbe andarsene, scusa?” Chiese d’improvviso Demi come risvegliatasi da un leggero sonno.
“Io credevo..” non ebbi il tempo di finire che qualcuno suonò al campanello.
“Cosa credevi?” chiese Demi senza curarsi del campanello. Non capivo perché avessero smesso di frequentarsi dato che sembrava tenerci davvero tanto a lei.. forse più che a me.
“Io..” risuonò il campanello, stavolta più a lungo, ed in quello stesso momento mi arrivò un messaggio sul cellulare: era Jake, era lì fuori ad aspettare.
“Vado io se nessuno va!” vidi schizzare fuori dalla stanza Emma e scendere le scale come un razzo, come se avesse fatto ciò migliaia di volte.
“Cazzo!” urlai io lanciandomi verso la porta, rincorrendo Emma e prendendo involontariamente la mano di Demi trascinandola con me. Quel gesto tanto involontario forse non lo era, poiché sentivo di aver bisogno di un supporto in quel momento, del suo supporto. Volevo sentirla di nuovo mia, la MIA Devonne, perché non la sentivo tale da quando mi ero trasferita da lei.
Non appena arrivai alla fine delle scale e vidi Emma immobile davanti alla porta che guardava fissa verso l’esterno, il mio cuore iniziò ad accelerare violentemente.
 
Spazio autrice: ecco il capitolo nuovo scritto con l’influenza addosso ahah spero vi piaccia, recensite in tanti se volete sapere cosa accadrà :) a presto <3

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Emma era lì che fissava fuori dalla porta, leggermente scioccata. Io non sapevo che fare, non sapevo se andare lì e colmare lo spazio che divideva Jake e la ex, o semplicemente farmi da parte.
“Jake.. d-da quanto tempo.” La sentii dire. Balbettava, eppure non mi era sembrata una ragazza tanto insicura.
“Emma? Cosa ci fai qui?” Jake aveva avuto la sua stessa reazione, e anche se non potevo vederlo percepivo dello stupore nella sua voce.
Il mio cuore nel frattempo non riusciva a fermarsi, ma qualcosa riusciva tuttavia a calmarmi leggermente. In quel momento solo mi resi conto che la mia mano era in quella di Demi, che lei era accanto a me e stava osservando la scena con una certa serietà.
“Mi fa piacere vederti.” Udii dire poi da Emma. Sorrideva, e purtroppo capivo di che sorriso si trattasse e non era una bella notizia.
“Jake!” di soprassalto Demi mi tirò verso la porta, sorridendo in maniera al quanto esagerata “Oh ma che fiori meravigliosi che hai in mano! Sono per MARY scommetto.” Ormai si era posta davanti ad Emma con me accanto e finalmente potei vedere il mio ragazzo. Era bellissimo come sempre, però appariva stordito. Per quale motivo lo era?
“S-si.. ehm, ecco.” Me li porse. In effetti erano magnifici, ma non riuscivo più a trovare in quel gesto l’amore che magari vi era prima presente. Emma intanto alle mie spalle si era leggermente allontanata, lo capii dallo sguardo di Jake che oltrepassò me per posarsi su di lei. Io lo guardavo e non capivo, un’ignoranza ricca di delusione e tristezza. Perché guardava lei se mi aveva appena regalato dei fiori? Dovevo essere io il centro della sua attenzione, non lei. E come al solito non furono le lacrime ad uscire, ma la rabbia. Lasciai cadere i fiori per terra come se le mie mani non potessero più sorreggere quel peso fasullo, e tornai a passo veloce nella mia stanza. Fece male sentire la voce di Jake chiamarmi solo alcuni secondi dopo del mio allontanamento. Era troppo preso da Emma per considerarmi. Demi invece mi rincorse subito e non appena mi fui gettata sul letto, lei aveva appena aperto la porta per entrare e richiuderla a chiave dietro di sé.
“Tesoro non stare così..” mi disse amorevolmente preoccupata, avvicinandosi a me.
“Sto bene.” risposi io secca. Stavo abbracciando un cuscino e trattenevo le lacrime, anche se non sapevo come.
“Ti prego.. so che ti ha fatto male vedere ciò che hai visto, ma stai sicura che Jake non è quel tipo di ragazzo.. lui ci tiene a te, io lo conosco.” Mi accarezzava un braccio mentre cercava di rassicurarmi.
“Scommetto che lei è stata una fidanzata fantastica per lui..” la mia voce era ammortizzata dal cuscino, e per fortuna non si sentii tutto il tremolio che possedeva. Ma quando non ricevetti risposta, scoppiai. Affondai il viso in quel guanciale e piansi, finalmente.
“No no no..” Demi mi abbracciò da dietro, forte.
“E’ sempre così, io sono la scelta peggiore tra tutte!”
“Non è assolutamente vero! Tu sei una scelta fantastica.”
“Cazzate! Anche tu preferisci lei a me!” Piangevo davvero tanto, non riuscivo a smettere di urlare. Mi sentivo tradita, mi sentiva abbandonata, mi sentivo sola. E tutto questo perché? Per aver aiutato una ragazza,  prendendomi anche un bello schiaffo da un tizio che nemmeno conoscevo. Bella ricompensa.
“Ti prego, calmati..” mi fece girare per poter abbracciarmi meglio. Avevo il viso sul suo petto e la strinsi in quel momento più forte che mai. Avevo un bisogno disperato di lei, eppure non la sentivo più vicina come prima. Era diventato tutto così complicato, quando prima era tutto tanto magnifico. Tutto troppo bello per essere vero.
 
Mi ero calmata un poco, ormai scendevano lacrime, ma non c’erano singhiozzi. Era un pianto lento e silenzioso, e continuava nonostante Demi fosse lì a tenermi stretta a sé con la sua mano ad accarezzarmi i capelli.
“.. non è venuto neanche a vedere come sto..” dissi d’improvviso. Non rispose subito, forse perché non lo sapeva. Forse era rimasta anche lei sorpresa dal suo comportamento.
“.. magari temeva di disturbare..”
“Certo..” mi accoccolai ancora di più a lei, e mi parve fosse contenta di ciò.
“Ci sono io qui con te, e non ti lascio.” Quelle parole mi fecero uno strano effetto. Non me le ripeteva da molto tempo, ma dopo tutti quei giorni trascorsi lì a vivere un’altra vita, quella vita, non sapevo se crederle o no. Mi ero fidata ciecamente di Jake eppure.. anche lui era riuscito a deludermi. Ad illudermi più che altro. E se lo avesse fatto anche lei?
“Questa ha tutta l’aria di essere una promessa.” Replicai io con un tono leggermente scherzoso.
“Beh, lo ammetto. E’ una promessa.” Rispose lei, sicuramente con un sorriso stampato in faccia. Mi staccai leggermente per poterla guardare in viso. Era da tanto che non la vedevo, la sua curva più bella.
“Farai meglio a mantenerla sai?” continuai io. Avevo ora un’espressione di leggera sfida ed ironica offesa. Non riuscivo ad immaginare come apparivo, con gli occhi rosso fuoco per il pianto e quell’aria divertita.
“Altrimenti?” ricambiò col mio stesso sguardo.
Inizialmente non mi mossi. Fu improvviso il mio attacco ai suoi fianchi in un solletico che iniziò a farla ridere come non mai. Cercava di divincolarsi e allontanarmi, ma io smisi soltanto quando per sbaglio cadde dal letto.
“Oddio, stai bene?” continuavo a ridere e nel frattempo mi sporsi leggermente per vedere dove fosse finita. Poi una mano afferrò il mio polso e venni letteralmente tirata giù. Feci un piccolo urlo presa alla sprovvista, per poi riprendere a ridere una volta che mi ritrovai sopra Demi. Ci stavamo guardando e pian piano le risate terminarono, con lieve velocità, e rimasero solo i nostri sorrisi ed i nostri sguardi. Stava riaccadendo. In quel momento risentii tutto ciò che la mia mente voleva fingere di non sentire. Però non mi mossi. Accadde, ma io ero rimasta immobile. Fu lei a prendermi il volto tra le mani ed avvicinarlo al suo, così, all’improvviso. Rimasi alquanto stupita. Le mie labbra erano lì che premevano sulle sue, di nuovo, e non ne capivo il motivo. Non sapevo che fare, perché sapevo che era sbagliato. Lo era eccome, fu per questo che mi staccai subito, prima che la cosa perdesse completamente confini.
“No no, non farlo.” Dissi quindi io allontanando il volto dal suo, restando tuttavia in quella posizione.
“Dio, scusami.. non so che mi è preso, davvero.” Si era portata le mani alla bocca mortificata, come se non si fosse resa conto di ciò che aveva fatto mentre lo faceva. Quando poi però le tolse dal volto e quelle labbra tornarono nel mio campo visivo, alcune delle catene che componevano la mia forza di volontà.. si ruppero, ed insieme ad esse, anche la distanza che divideva i nostri volti. Non sembrò stupita di quel mio gesto, come lo ero stata io di fronte al suo. Circondò la mia nuca con le mani, trapassando i miei capelli con le sue dita.
Era lento, come bacio, lento e davvero splendido. Mi sentivo così bene a sentirla così vicina, a percepirla in tutta la sua bellezza. Non era un bacio a stampo, come il primo, ma qualcosa di molto più coinvolgente, che mi invogliava a non terminarlo mai. Ma perché stava accadendo? Lei non mi amava, lei amava Harry. Eppure sembrava l’opposto in quel momento ed io mi sentivo così confusa, e quella confusione aumentò quando lei cercò di togliermi la maglietta. Un’incondizionata paura crebbe dentro di me, perché l’ultima volta che stava per accadere qualcosa del genere, lei era scappata via in lacrime. Però ero troppo persa per fermarmi, così la lasciai fare ed io feci lo stesso con lei. Eravamo ancora lì, stese l’una sull’altra su quel pavimento, e per quanto duro potesse essere, mi sembrava il posto più comodo del mondo.
Mi accarezzava i fianchi, non con irruenza, ma con dolcezza, una dolcezza che avevo sempre amato in lei.
“Sai che tutto questo non dovrebbe accadere?” chiesi all’improvviso io, staccandomi un attimo dalla sua bocca.
“Si, lo so.” Disse lei velocemente, prima di attirarmi nuovamente a sé e  facendoci rotolare così che lei si trovasse sopra di me. In quel momento che ne ebbi la possibilità, l’abbracciai, e forte. A sentire le mie braccia circondarle il corpo, si staccò leggermente dal mio viso per sorridermi, un sorriso che fece sorridere anche me e riempire di gioia il mio cuore. Poi tornò seria in un istante.
“Io..” tentò di dire, quando qualcuno bussò alla porta della stanza. Era Jake.
 
Spazio autrice: è passato un mese, vero, però spero che vi piaccia ugualmente il capitolo e vi dico che non ho intenzione di smettere di scrivere la storia, anche se sembrerebbe dagli aggiornamenti tanto rari. Cercherò di essere un po’ più costante. Buona lettura e recensite, mi raccomando. :) a presto.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Demi mi fissava, sguardo dritto nei miei occhi. Era spaventata, come se non sapesse che fare, come fosse smarrita e persa nella strana situazione che si era andata a creare.
“Mary, sei lì?” era ovvio fossi lì, era la mia camera ed era chiusa a chiave, chi altro poteva esserci? Demi continuava a guardarmi, come a dirmi “ti prego, non dirgli che sei qui”, ma proprio non ci riuscii.
“Si Jake, sono qui.” Risposi con una voce leggermente impaurita. Non temevo l’affrontare Jake, ma la reazione che Demi avrebbe avuto. Infatti chiuse gli occhi, come rassegnata, si alzò e andò nel bagno portandosi la maglia che poco tempo prima le avevo dolcemente sfilato. Fu un’impressione forse, ma la sentii singhiozzare prima che chiudesse la porta.
Cercai di non pensarci, mentre rindossavo la maglia ed andavo ad aprire la porta. Mi ritrovai davanti un piccolo, dolce sorriso, di quella triste tenerezza che di solito si traduceva in un “ti prego, scusami”. Io lo guardavo, senza dire nulla. La situazione si era invertita, non ero più io a meritare le sue scuse, ma lui a meritare le mie. Avevo baciato Demi, l’avevo baciata quando il mio ragazzo era lui. Il suo sguardo sembrava realmente dispiaciuto, ma il mio era pieno di panico, poiché solo in quel momento stavo realizzando l’accaduto.
Vedendo che continuavo a fissarlo, con una faccia che sinceramente non riuscivo a capire, iniziò a parlare.
“Ehm.. scusami, non volevo.” Disse timidamente, mentre mi prendeva delicatamente una mano. Io continuavo a guardarlo, senza saper che fare. Abbassai lo sguardo sulle nostre mani, una protetta dall’altra, ma non era quella la sensazione che percepivo.
“E’ stato solo un grande.. shock, ecco.. non vedevo Emma da tanto, tanto tempo..” mi sentivo ridicola, io che ascoltavo la sua spiegazione quando ero io a  doverne dare una a lui.
“E’.. è tutto okay.” Balbettai io, riprendendo a guardarlo in volto.
“Sei sicura?.. ti assicuro che sei tu l’unica che voglio, Mary.” Mi guardava con quelle sopracciglia dalle punte leggermente più alte del solito, quegli occhi chiari che erano impossibili da non amare, quel mezzo sorrisetto praticamente adorabile. Era perfetto, lo pensavo da quando lo avevo visto per la prima volta, ma ora c’era qualcosa.. qualcosa che forse ostruiva la mia vista.
“A..anche io voglio solo te, Jake.” Non sapevo il motivo che mi spingesse a dire ciò, fatto sta che mi abbracciò, sorridendo. Mi strinse forte a sé, come se avesse appena rischiato di perdermi. Allontanò leggermente le sue spalle dalle mie, e ci ritrovammo con i visi tanto vicini da accarezzarci i nasi a vicenda. Fece movimenti lenti, per essere sicuro che fossi anch’io desiderosa di baciarlo. Non lo ero, ma mi avvicinai lo stesso. Avevo gli occhi chiusi, eppure non sentivo nulla, non più. Perché? Mi prese il volto tra le mani ed intensificò il bacio. Io avevo le mani posate sui suoi fianchi a stringergli i lati della maglia. Quando si fu staccato, i miei occhi vedevano ancora il buio, alla ricerca di una qualche scintilla che non riuscivano a trovare. Nel momento in cui li riaprii, tuttavia, notai il rossore dei suoi zigomi. Guardava alle mie spalle, e capii. Il mio cuore accelerò ritmo, e quando mi girai per guardare nella direzione degli occhi di Jake, vi trovai Demi, con la bocca leggermente aperta a mostrare la punta degli incisivi, le sopracciglia aggrottate ed un riflesso negli occhi, quella luce che possiede chi è sul punto di piangere. Poi la sua espressione cambiò, tanto rapidamente da farmi paura. Uscì dalla stanza, senza guardare né me, né Jake, e sparì nel corridoio.
“Che cosa ho fatto..” pensai, spaventata.
“Hai..hai litigato con Demi?” mi chiese, per capire.
“..non lo so.” Dissi io, andando a sedermi sul letto, più pesantemente che mai.
“Ehi, non essere triste. Le cose si aggiustano sempre, te lo assicuro.” Ma perché non riuscivo a fidarmi di quelle parole? Perché non riuscivo a fidarmi di lui?
“Già.. come mai sei venuto solo ora?”
“Come?”
“Ti ho aspettato, e tu non sei venuto. Tu non c’eri.” Parlavo tanto per parlare, per riempire un vuoto di curiosità che avevo prima e che in realtà era ormai scomparso.
“Io..” iniziò a guardarsi le mani, tanto per tenere lo sguardo basso “.. stavo parlando con Emma. Volevo.. volevo sapere come sta, come le vanno ora le cose.. non so perché, ma sentivo fosse importante. Poi però ho capito una cosa della quale avevo sempre avuto il dubbio..”
“E cioè?”
“Io non la amo, non più.”
“Ah no?”
“No.”
“E come fai a dirlo?”
“Perché io amo te.” Il mio corpo si irrigidì, le mie mani si strinsero a vicenda e i miei occhi si spalancarono. “E ora?” pensai agitata. Io lo amavo? Ovvio che no, non era lui la persona della quale sapevo di essere innamorata, ma aveva importanza? Magari col tempo le cose sarebbero cambiate, magari mi avrebbe insegnato lui ad amarlo, dopotutto la vita è imprevedibile. Sospirai profondamente, come per buttar fuori quelle indecisioni, alzai il volto verso di lui che era seduto accanto a me e lo guardai dritto negli occhi.
“Ti amo anch’io, Jake.” Non capii se percepì la punta di sofferenza e sforzo che quelle parole avevano, ma quando sorrise a 32 denti capii che la sua gioia era vera. Si alzò velocemente e mi prese a sorpresa a mo’ di sposa, facendoci girare velocemente. Mi baciava, si staccava sorridendo e ritornava a baciarmi. Quando la sua felicità passò ad animare un po’ la mia, sorrisi finalmente anch’io.
Quando scendemmo al piano terra, mano nella mano, trovai Demi che rideva insieme ad Emma. Si era voltata un attimo verso di me, ed il sorriso si era man mano assopito. Aveva poi posato lo sguardo sulla mano mia intrecciata in quella di Jake, mantenendo quell’amara aria di rassegnazione e finta contentezza. Anche Emma aveva smesso di ridere, però sembrava contenta, ma spesso le apparenze ingannano. C’era tensione, lo si percepiva facilmente, e ciò che sentii dopo non mi fece per niente piacere.
“Allora, che ne dite di uscire stasera? Noi quattro, vi va?” Jake ovviamente doveva sempre creare le atmosfere perfette nelle quali cadere per l’imbarazzo.
“Per me va bene!” entusiasta, Emma rispose. Stava fissando Jake sorridendo, sorridendo un po’ troppo.
“Perché no. Come ai vecchi tempi, vero?” Disse Demi con l’aria di un’ostile felicità, guardando Jake ed Emma. I vecchi tempi. Io non c’ero in quei tempi, non ancora, quando Emma era la migliore amica di Demetria e la ragazza di cui era follemente innamorato Jake. Mi sentii tremendamente un’intrusa, una che non c’entra niente con loro, e fece male, quasi quanto lo sguardo di sfida che Demi posava su di me. Perché lo faceva? Era arrabbiata con me?
“Bene, allora è deciso. Io ora devo andare, ho del lavoro da sbrigare, a stasera!” disse Jake dandomi un rapido bacio sulle labbra ed uscendo dalla porta. Restavamo noi tre ragazze, io all’in piedi di fronte a loro, sedute una affianco all’altra. C’era un enorme imbarazzo, che cresceva sempre di più, ed arrivata al limite decisi di fuggir via.
“Io ora salgo in camera, ho un gran mal di testa.. a dopo.” Dissi timidamente e cercando di far credere l’esistenza di un dolore che in realtà si trovava nel petto.
“Si..” disse distrattamente Demi, svegliatasi udendo la mia voce dopo un apparente lungo silenzio.
 
Ed eccole le lacrime, dopo che ebbi chiuso a chiave la porta, che mi fui gettata sul letto stringendo forte un cuscino. Non ne potevo più, il mio cervello stava lavorando all’impazzata da quando avevo conosciuto Demi e non capivo i suoi comportamenti. Mi voleva male, lo percepivo e questo mi faceva soffrire. Dopotutto l’avevo in un certo senso presa in giro.. dopo quello che era accaduto in camera non aveva avuto senso baciare Jake. Ma lei era la fidanzata di Harry, era stata lei a prendere l’iniziativa del secondo bacio.. ed io avevo ricambiato entusiasta. Dio, mi sentivo così confusa, era come se nulla avesse un senso o un ben che minimo ordine nella loro logica. La verità è che né io né Demi eravamo in grado di fare una scelta, e questo non andava bene.
 
Era una discoteca piuttosto grande, ma diversa da quella della sera in cui avevo dato a Jake il nostro primo bacio. La musica rimbombava nel locale e non aiutava, io che mi sentivo già stordita. Per fortuna il mio ragazzo mi cingeva fermamente la vita, mentre Demi ed Emma si facevano strada tenendosi per mano. Ora capivo cosa provasse Demi.
 
Stavamo ballando, tutti e quattro, anche se era Jake che faceva ondulare il mio corpo adiacente al suo. Io non ci capivo niente, non avevo voglia di far niente, desideravo solo tornare a casa.
“Vado a prendere qualcosa da bere!” urlai nell’orecchio di Jake, e mi fece cenno con la testa per dirmi che aveva capito. Probabilmente si stava divertendo troppo per accompagnarmi, così si avvicinò a Demi ed Emma che intanto stavano ballando insieme. Quando i tre si incontrarono urlarono entusiasti e felici più che mai, continuando a ballare. Dovevano essere davvero contenti, il trio si era riformato.. ed io non ne facevo parte. Mi avvicinai al bancone ed ovviamente la mia bocca parlò senza ragionare.
 
Bevvi troppo in troppo poco tempo, ed essendo a stomaco vuoto la mia testa iniziò a vorticare su se stessa quasi subito. Alzai lo sguardo verso la pista e vidi due scene che mi colpirono in pieno petto. Demi stava ballando con un tizio che le posava le mani affusolate sui fianchi. Ma Harry?! Che fine ha fatto nella tua testa il ricordo che hai un cazzo di fidanzato?! Vedere poi Jake che ballava amichevolmente di fronte ad Emma, tra sorrisi e risate, mi fece venire una nausea davvero forte. Corsi in bagno, aprii la prima porta e mi chinai nel water. Ero sola, nel bagno di una discoteca a vomitare tutta la sofferenza che stavo provando in quel momento. Nessuno accorreva, a nessuno importava, nemmeno a Demi o Jake, tanto si stavano divertendo troppo insieme per badare a me, il peso morto della situazione. La cosa durò circa dieci minuti, un tempo che mi sembrò interminabile, tra pianti e vomito. Quando mi guardai allo specchio avevo un aspetto orribile, con il trucco sciolto ed un pessimo sapore in bocca, ma non mi importava. Volevo solo andarmene il prima possibile, così cercando di trovare l’equilibrio che avevo perso ormai dal terzo cicchetto di fila, rientrai nel locale per cercare subito dopo l’uscita. Vedevo appannato, e non mi resi conto che andai a sbattere proprio su di lei.
“Mary che cazzo hai fatto?!” Demi mi guardava col volto ricco di paura e preoccupazione.
“Voglio andare a casa.” Cercai di continuare ad andare avanti, scostandola, ma lei era ferma davanti a me.
“Tu sei una grande idiota, non devi bere più mi hai capita?”
“Spostati.” Quasi caddi, ma la sua presa mi afferrò ed io mi sentii così bene in quel momento, anche se fu un momento e basta.
“Ti porto io a casa.” E senza dire nulla, accettai il suo aiuto. Non appena uscimmo, mi ritrovai piegata in due con forti conati che però non produssero nulla.
“Dio, come ti sei conciata..” lei mi teneva i capelli all’indietro per evitare che l’eventuale vomito li sporcasse, ma non vomitai. Entrai nella sua auto e cercai di addormentarmi subito, ma non ci riuscii.
“Devi smetterla di fare l’incosciente.” Disse lei, evidentemente arrabbiata.
“E tu devi smetterla di tradire Harry.” Lei mi guardò sconvolta, poi si ricompose e pronunciò quelle parole con un’aria davvero gelida.
“Io e Harry ci siamo lasciati.”
“Ma.. perché?” era come se la mia lucidità si fosse riaccesa solo per ascoltare quella risposta, che attendevo a bocca aperta.
“Perché credo di essermi innamorata di un’altra persona.” e nonostante il suo sguardo estremamente irritato, il mio cuore perse un colpo.
 
Spazio autrice: un altro mese ahahah scusatemi. Spero vi piaccia questo capitolo e recensite se volete il prossimo. A presto :)

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


“Di.. di un’altra persona?” ero scioccata, sembrava che l’alcol bevuto prima non mi facesse più alcun effetto. Probabilmente avevo la bocca aperta e gli occhi spalancati, ma non me ne rendevo conto. Tutto ciò a cui pensavo era a chi potesse essere questa persona, già riuscivo a sopportare a stento Harry, non volevo riaccadesse.
“Già.” Lei intanto guidava, sguardo dritto sulla strada. Non sembrava triste, non sembrava felice, solo tanto arrabbiata. Io abbassai lo sguardo verso le mie mani, senza saper che altro dire o cosa fare.
“Tu ami Jake?” quella domanda mi spiazzò talmente tanto da togliermi quasi il fiato. Lo amavo? No. Glielo avrei detto? Non ne avevo il coraggio.
“Non lo so..” alla fine dalle mie labbra uscì una mezza verità. Non avevo negato e neanche confermato.
“Ah no? Come mai?” sembrò alquanto sorpresa di quella mia risposta. Un po’ di quella rabbia che prima la stava dominando, ora si era assopita, forse incuriositasi anch’essa.
“Non lo so.. lui mi ha detto di amarmi.” Rivelai. Ne avevo bisogno, di parlare con la mia migliore amica, di raccontarle della mia vita sentimentale, di cosa mi passava per la testa, ma non potevo. Non potevo perché era proprio lei ciò che mi passava per la testa.
“Magari lo ami anche tu, solo che non ti è ancora chiaro.” Lo diceva con una tale tristezza, come se era la cosa giusta da dire nonostante le facesse male. Ma perché?
“Magari non lo amo.” Replicai io. Volevo capire, il suo comportamento, che mi appariva piuttosto strano, ed il motivo della sua tristezza.
“Perché allora stai con lui?” non risposi. Perché stavo con lui? Non lo sapevo nemmeno io. Prima mi era chiaro, ma ora.. le cose erano cambiate. Prima quegli occhi verdi mi facevano incantare, sentire le farfalle nello stomaco, percepire le gambe più fragili che mai, fino a quel giorno. Il silenzio durò allungo, prima che una delle due parlasse. Sentii così di nuovo la sua voce.
“Harry.. non riusciva più a rendermi felice” cominciò senza che io le avessi chiesto nulla “prima sentivo qualcosa, una grande gioia, solo nel guardarlo. Ora..”
“..ora non è più così.” Dissi senza parlare, con una voce ricca di comprensione, e forse Demi lo notò.
“Esatto. Non è più così.” Mi guardava di sottecchi attraverso lo specchietto interno della macchina, percepivo il suo sguardo come si aspettasse che io dicessi dell’altro.
“Qualcuno mi ha completamente confuso” continuò, osservando il mio continuo silenzio “e ora per colpa sua.. non amo più la persona che riusciva a rendermi felice.”
“Colpa?” il mio cuore stava accelerando. E se ero io? Si era innamorata di me?
“Sì, colpa. E’ colpa sua se ora non riesco più ad essere felice.”
“E.. perché?” Oh mio Dio, non riuscivo a crederci. La stavo rendendo infelice? Io poi? Era impossibile.. lei non mi amava.
“Perché sembra cerchi di far qualsiasi cosa per prendermi in giro. Mi sto sentendo una fottuta illusa che non sa nemmeno in cosa spera.” Si era voltata con gli occhi ricchi di rabbia repressa e Dio in quel momento mi parve davvero bellissima. Quegli occhi castano chiaro stavano diventando lucidi e quelle labbra serrate per evitar di piangere mi attiravano parecchio, ma non mi mossi. Le guardai, finché lei non girò lo sguardo, continuando a guidare. “Sono davvero un’idiota” pensai e senza dir nulla, iniziai ad osservare la strada di fronte a noi, che si avventava decisa verso la macchina, o forse era il contrario. Il cielo era scuro e tutte le luci di quella meravigliosa città mi impedivano di ammirare la cupola stellata dalla quale eravamo tutti protetti.
 
Eravamo appena arrivate alla villa, e non appena Demi parcheggiò la macchina nel garage, aprì la portiera della costosissima auto, ed uscì sbattendola. La vidi correre verso la porta che portava in casa, con l’avambraccio in orizzontale vicino al volto.
Io ero inchiodata lì dentro, avevo la mente troppo impegnata nei miei interrogativi perché potesse ordinare alle mie gambe di sollevarsi ed uscire dalla macchina. Ero io? Demi si era innamorata di me? Questo spiegava il bacio.. no, non poteva essere. O si?
La mia testa era troppo, troppo incasinata, non ci capivo più niente. Quando entrai in casa mi diressi verso la mia stanza. Sentii dei singhiozzi provenire dalla camera affianco alla mia. Demi stava piangendo allora. Dovevo andare lì? E se ero io il problema? Voleva farsi consolare dall’origine delle sue lacrime? Una semplicissima ed ovvia osservazione passò per la mia mente: se mi amava, ed io l’amavo, perché non potevo andar lì, abbracciarla, baciarla e stare con lei? Fu così che avanzai verso la maniglia, la feci ruotare ed entrai.
“Vattene!” mi urlò, con la faccia immersa nei cuscini, sapendo già fossi io. Non l’avevo mai vista così e sentii un forte dolore al petto. Mi avvicinai piano al letto.
“Vattene cazzo!” ora aveva si era alzata a sedersi e potei vedere tutto il dolore che le sovrastava il viso.
“Perché stai così?..” avevo smesso di avanzare, lei era seduta lì davanti a me ed io ero rimasta all’in piedi.
“Perché?! Per colpa tua sto così ogni giorno!” io la guardavo terrorizzata mentre lei si accasciava di nuovo sul letto, continuando a piangere. Non ce la feci più, e corsi da lei. Mi stesi di fronte a lei e l’abbracciai forte, ma davvero davvero forte. Lei subito mi strinse a sé, e rimanemmo così, finché non sentii più alcun singhiozzo.
 Quando allontanai leggermente il viso per guardarla, notai i suoi occhi rosso fuoco, e mi fece una grandissima tenerezza. Stava male per colpa mia, perché mi ero comportata da grandissima stronza. Le sorrisi, per consolarla, per dirle che io ero lì e ci sarei stata sempre, e forse lei lo capì e sorrise a sua volta. Eccolo, il sorriso più bello del mondo.
“E’ tutto così..” iniziò improvvisamente lei.
“Tutto così..?
“Imbarazzante.” Ci guardammo per un attimo, ed entrambe scoppiammo a ridere.
“Sei un’idiota.” Dissi io, tra le risate.
“Non sono io quella che affoga i dispiaceri nell’alcol.” E riprese a ridere, mentre io finsi di fare l’offesa.
“Beh, chissà perché, ma i miei dispiaceri riguardano sempre te.” Avevo una voce strana, un po’ maliziosa, e lei lo capì.
“Io sono i dispiaceri di tutti, mia cara.” Esclamò con vanto, ed io le tirai improvvisamente una cuscinata in faccia. Lei spalancò bocca ed occhi, come a dire “ora è guerra” ed infatti guerra fu.
Sembrava stesse nevicando dentro casa, con tutte quelle piume che coprivano ogni cosa, letto, mobili, tappeto, persino noi due. I cuscini diventavano sempre più leggeri, ma non ci importava, ci stavamo divertendo troppo.. troppo da non accorgermi che ero sul bordo del letto, e caddi. Fu come vivere un déjà vu, solo che questa volta fui io a tirar giù Demi dal letto. Ci ritrovammo nella stessa posizione della mattinata prima, solo che ora era notte e ad illuminare il volto di Demetria non era più il sole, ma un grandissimo lampadario.
“Questa scena l’ho già vissuta.” Disse scherzando Demi, ridendo leggermente.
“Io la ricordavo leggermente diversa.” Risposi io, gesticolando per far notare il fatto che ora quella che stava sotto ero io. Ci stavamo guardando negli occhi, ed il suo sorriso scomparve.
“Sei davvero una grandissima stronza.” Disse.
“Io? Che ho fatto?”
“Che hai fatto? Mi hai fatta innamorare della mia migliore amica, ecco che hai fatto.” E detto questo avvicinò il suo viso al mio tanto rapidamente da non farmene accorgere nemmeno. La sua lingua invase presto la mia bocca e sapeva di.. felicità. Sì, ero felice e anche lei lo era. Passarono un paio di minuti, poi sentii il rumore di un mazzo di chiavi cadere sul pavimento. Demi si staccò subito ed io guardai nella sua stessa direzione. Jake ed Emma erano lì a fissarci, entrambi sconvolti.
 
Spazio autrice: visto? Ho aggiornato prima ahahah recensite se volete il prossimo capitolo. A presto :)

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Oh mio Dio. E ora? Io e Demi continuavamo ad essere stese per terra l'una sull'altra, senza sapere né che dire, né che fare.
"Ma cosa..?" Jake iniziò, ma non continuò la frase, probabilmente troppo scioccato. In quel momento Demi tornò a guardare me, come a chiedermi la prossima mossa da fare. Nei suoi occhi vedevo della speranza, magari di rivelarci, di sentirsi dire "io e Demi stiamo insieme", ma quando tornai a guardare gli occhi di Jake ormai lucidi, non ce la feci. Scostai Demetria per permettermi di alzarmi, infilai velocemente la maglia e corsi nella direzione del mio non sapevo se ancora ragazzo.
"Ti prego, lascia che ti spieghi.." ero in panico, e capivo che non aveva gran senso sentirmi così. Ero più che convinta di amare Demi, ma ora che stavo per perdere Jake non avevo più nulla di chiaro in testa, solo tanta paura.
"Che mi spieghi cosa? Perché stavi baciando qualcun altro?" non sembrava arrabbiato, solo estremamente triste.
"È stato solo.." mi girai un momento per guardare Demi, che nel frattempo si era ricomposta e seduta sul letto ".. è stato solo un momento di debolezza, non c'è nulla tra me e Demi, davvero." ero tornata a guardarlo, supplichevole.
"Io.." era evidente non avesse intenzione di perdonami, per quanto probabilmente volesse farlo. Si passò una mano tra i capelli, guardando per qualche secondo Emma ".. non ci riesco, Mary." disse infine. 
Mentre lo guardavo andar via, successivamente seguito da Emma, sentii una fitta al cuore. Lo avevo perso, ma non riuscivo a capire. Se non lo amavo, allora perché mi dispiaceva tanto? Il letto si mosse è ricordai in quel momento ciò che avevo detto pochi istanti prima quando ero entrata in panico. Mi girai lentamente con una mano tra i capelli, come per controllare il casino che avevo in testa.
"Demi, aspetta.." le afferrai il polso delicatamente, con l'intenzione di fermarla, anche se senza forze.
"Sei stata più chiara che mai, finalmente." disse, senza guardarmi.
"Io.. avevo solo paura.."
"Perché lo ami. Ami lui, non me." si girò per guardarmi, con gli occhi lucidi ed un triste sorriso in volto. Era sul punto di piangere.
"Forse è così.. forse lo amo, ma amo te di più." suonava assurdo e stupido, ma era così. O meglio, non sapevo cosa Jake significasse per me, ma era chiaro invece per quanto riguardava Demi.
Lei non rispose, mi fissava solo, così l'attirai a me per abbracciarla.
"Ti prego.. devi credermi."
"Hai fatto la tua scelta poco fa, non voglio essere l'opzione di riserva." tentò di allontanarmi, ma io continuavo a stringerla.
"Non so perché ho detto quelle cose, ma credimi se ti dico che io sceglierei te sempre e comunque." afferrai il suo viso ed appoggiai la mia fronte sulla sua. In quel momento sentii le sue braccia circondarmi la vita ed il suo volto spostarsi dal mio alla mia spalla. La stinsi forte, sperando avesse capito.
"Ti voglio bene, Mary." a quelle parole sentii il mio stomaco incassare tutta la delusione. Speravo mi dicesse altro, anzi ne ero quasi certa, ma non fu così.
Quando si staccò mi sorride, mi diede una leggera carezza sul viso e se ne andò piano. Restai lì in piedi fino a quando le lacrime non solcarono il mio viso. A quel punto mi sedetti per terra, con le ginocchia strette al petto, e piansi urlando. Non sapevo se Demi potesse sentirmi, ma anche se fosse stato, non venne quella sera. Finii con l'addormentarmi in quel punto, ma non sognai nulla. Per fortuna, o avrei fatto solo incubi.

Mi ritrovai nel letto la mattina seguente. Fu strano il ricordo del pavimento gelido e la seguente realtà delle coperte e dei cuscini caldi. In quel momento sentii qualcuno aprire la porta, così chiusi gli occhi fingendo di dormire. Sentii qualcuno tirarmi su le coperte e quando percepii il suo allontanamento aprii lievemente gli occhi. Vidi la figura di Demi di spalle intenta a chiudere la finestra. In effetti la stanza si era leggermente raffreddata. Non appena la vidi girarsi, chiusi nuovamente gli occhi. Si avvicinò nuovamente a me, sedendosi sul letto.
"Non puoi capire quanto sei bella mentre dormi." disse dopo un minuto di silenzio. Il mio cuore aumentò battito e sperai mentalmente che non lo sentisse. Sentii la sua mano spostarmi delle ciocche di capelli dal viso e le sue labbra baciarmi dolcemente la fronte.
"Ti amo.." sussurrò, tanto piano che fu difficile sentirlo. Ora il mio cuore stava per uscirmi dal petto e la tentazione di dire "anch'io" era grandissima, ma non lo feci.
Quando la porta si chiuse, riaprii gli occhi. Avevo un sorriso stampato sulla faccia che non riuscivo proprio a togliere. Mi amava, lo aveva detto, senza che io facessi o dicessi nulla. Allora c'era ancora una speranza.

"Ehi." dissi non appena vidi Demi uscire dalla sua stanza.
"Buongiorno" rispose, sorridendomi leggermente "dormito bene?"
"Più che bene." esclamai convinta, anche se in quel momento ricordai che qualcuno mi aveva disposto sul letto mentre dormivo e ancora non sapevo chi fosse stato.
"Sicura? Perché ieri ti ho trovata lì per terra.. pensavo ti fossi sentita male." disse lei con sguardo evidentemente preoccupato.
"Tranquilla, ora sto bene." dissi sorridendo più che potevo. Non volevo fingere, ero davvero felice.
"Meno male allora." mi rispose lei, prima di dirigersi verso le scale.
"Dove vai?" chiesi, un po' perplessa. Mi stava liquidando così, senza dirmi nulla e la mia felicità iniziò a vacillare un po'.
"Esco." mi rispose, voltandosi verso di me.
"Sola?" ero leggermente confusa.
"No." rispose dopo un po' lei. Mio Dio, aveva un appuntamento?
"Hai.. un appuntamento?" chiesi timorosa, avevo paura della risposta.
"No." Mi stavo innervosendo, se rispondeva solo a monosillabi significava che non voleva dirmi nulla.
"Va bene, divertiti." le dissi con tono estremamente rassegnato e deluso. Lei mi guardò con occhi dispiaciuti, dopodiché si voltò con un semplice "grazie".

La giornata trascorse noiosa, anche perché non avevo con chi stare. Demi era uscita, Emma stranamente non era in casa e a quanto pare neanche la sua roba c'era. Probabilmente se ne era andata, anche se non sapevo né quando né perché. 
Non ce la facevo più a stare lì dentro da sola, così decisi di uscire. Non speravo di incontrare Demi, ero troppo arrabbiata con lei. Perché non mi aveva detto con chi usciva? Magari aveva davvero un appuntamento, ma allora perché dirmi quelle cose mentre dormivo?
Non volevo più pensarci così mi comprai un pacchetto di sigarette e mi sedetti sotto un albero al parco, dove avevo già lasciato i segni del mio passaggio giorni prima.
Furono 20 questa volta e non sapevo perché, forse avevo esagerato, ma mi girava leggermente la testa. Era raro fumassi, quindi non ero tanto abituata. Decisi di camminare un po' per prendere aria. Ovviamente il momento in cui caddi arrivò, e fu come vivere un déjà vu.
"Ehi, tutto bene?" solo quando alzai lo sguardo capii chi mi aveva afferrata.
"Sì.. grazie." Eravamo lì a fissarci ed io non sapevo cosa dire.
"Ti va di bere qualcosa? Offro io." disse dopo un po' Jake, gentile come sempre.
"Va bene." accettai alla fine, anche se non mi sentivo per nulla a mio agio.
Quando entrammo nel pub, prendemmo entrambi due birre. Dopo un lunghissimo momento di silenzio che a me parve infinito, decisi di parlare.
"Scusami.."
"Non fa niente." disse subito lui, ma si vedeva che stava male.
"Non voglio che tu pensi che per me tu non sia importante."
"Non lo penso.. sono solo deluso." quelle parole, unite a quello sguardo, fecero più male di uno schiaffo in faccia.
Arrivarono le birre, ma nessuno dei due ringraziò la cameriera.
"Quindi.. ti piace Demi?" disse poi lui, per spezzare il silenzio.
"Direi di sì.." ammisi, capendo che ormai tra me e Jake era tutto finito "E a te piace Emma?" chiesi istintivamente io, anche se mi pentii quasi subito della domanda.
"Direi di no" rispose lui sorridendo, come se lievemente divertito "non più ormai." Questo non faceva altro che farmi star peggio.
"Capisco."
"Tu non mi ami, vero?"
"..credo di no.. mi dispiace." non volevo pensasse l'avessi preso in giro per tutto quel tempo, perché non era così. Magari non era stato amore, ma era stato qualcosa che andava oltre l'amicizia e di questo ne ero certa. "Jake, io ci tengo a te, davvero." gli strinsi la mano, ma lui non ricambiò la stretta. Fissava solo le nostre mani, con uno sguardo perso in chissà quali pensieri.
"Ora devo andare." disse poi, riprendendosi dall'incantesimo. Vederlo così mi faceva davvero male.
"Possiamo restare amici..?" lui mi guardò, come per valutare la proposta. Dopo un po' di attesa iniziai ad agitarmi. Non volevo perderlo, era troppo importante per me. Dopo pochi attimi parlò.
"Ci vediamo in giro, a presto Mary." lo disse in maniera tanto fredda che tutto ciò che volevo fare era piangere, abbracciarlo e pregare il suo perdono, ma non lo feci. Sapevo di non meritarlo nemmeno, così rimasi ferma ed in silenzio, osservandolo uscire dopo aver pagato per entrambi. La sua bottiglia era praticamente piena, così la bevvi io tutta d'un fiato, e la cosa andò avanti, inevitabilmente.

PUNTO DI VISTA DI DEMI.
Quando tornai, andai direttamente nel bagno in camera mia per una bella doccia calda. Sentivo la testa così pesante e confusa che volevo solo mettermi sotto le coperte e dormire. Uscita dalla doccia mi asciugai i capelli, indossai una vestaglia è scesi di sotto per prepararmi un tè. Nel farlo, passai davanti la camera di Mary. Vidi la porta aperta, ma l'interno completamente vuoto.
"Mary?" urlai verso il vuoto della casa sperando in una risposta, ma nulla. Iniziai a preoccuparmi sapendo quanto fosse instabile quella ragazza. In quel momento sentii qualcuno suonare alla porta. Solo lei aveva le chiavi del cancello esterno oltre Jake, ma non poteva essere lui. Quando aprii la porta, mi ritrovai davanti una scena che non mi piacque affatto. Mary era appoggiata al lato della porta ed era evidente che se così non fosse stato, sarebbe caduta per terra.
"Amore!" non appena mi vide mi saltò al collo e mi baciò, senza esitazioni. Mi aveva presa alla sprovvista, e dalla puzza e dal sapore capii che aveva bevuto. Mi staccai velocemente, sorreggendola ugualmente.
"Quando la finirai di bere, maledizione!" Ero troppo arrabbiata, perché doveva fare sempre certe stronzate?
"Amore mio, io ti amo!" tentò di avvicinare nuovamente la sua bocca alla mia, ma io girai il viso.
"No! Puzzi di alcol da far schifo, ma quanto hai bevuto?" Vidi i suoi occhi lacrimare, ma la sua espressione era sempre la stessa, come se non se ne stesse nemmeno accorgendo che stava piangendo. Mi fece una tale tenerezza che parte della mia rabbia svanì piano piano. Mi guardava con quelli occhi castano scuro completamente rossi, sia per il pianto che per l'alcol e allo stesso tempo si avvicinava di nuovo alle mie labbra.
"N-no.." allontanai leggermente il viso, ma lei continuava ad avanzare ed alla fine accadde. Sentivo le sue guance bagnate inumidire anche le mie ed il bacio diventare sempre più intenso. Tuttavia, quando la sentii ridere, capii che quell'attimo di lucidità era finito ed era ritornato il suo atteggiamento da ubriaca.
"Basta Mary, smettila." stava tentando di aprirmi la vestaglia, ma io continuavo ad afferrarle i polsi per fermarla. Riuscì ugualmente nel suo intento e subito ne approfittò per stringermi i fianchi nudi. Nel frattempo cercava ancora le mie labbra, ma non appena sentii una sua mano stringermi il sedere, non ce la feci più e per la rabbia le diedi uno schiaffo tanto forte da farle perdere quel po' di equilibrio che le era rimasto. Cadde per terra, ma continuava a ridere. Era una risata davvero inquietante, poiché rideva e piangeva contemporaneamente ed io non riuscivo nemmeno ad immaginare cosa stesse accadendo in quella povera testa. Stavo per piangere anch'io, faceva troppo male vederla in quello stato.
"Dai, vieni qui.." la feci alzare e la presi in spalla per portarla in camera sua. Era incredibilmente leggera e la cosa mi fece leggermente preoccupare. In effetti non la vedevo mangiare quasi mai.
Quando la stesi sul letto, capii che questa volta stava piangendo e basta.
"Tesoro.." le accarezzai una guancia per tentare di farla calmare un po'.
"Io ho bisogno di te.." urlò disperata, mentre le lacrime continuavano a scendere.
"Tesoro sono qui, ora dormi." mi stesi accanto a lei e l'abbracciai sperando la smettesse di piangere, e così fu.
Quando capii che si era addormentata, mi alzai senza svegliarla ed andai in camera mia. Non riuscivo a dormire quella notte, così mi addormentai davvero tardi. Per la stanchezza non sentii la sveglia la mattina dopo.. non l'avessi mai fatto.
Spazio autrice: sono passati mesi.. ma tra la scuola, i compiti, gli impegni, il computer rotto non sono riuscita proprio a far nulla. Spero vi piaccia :) e spero stiate ancora seguendo la storia. Recensite, mi raccomando!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Sangue. Era tutto ciò che riuscivo a vedere in quel bagno divenuto ormai quasi completamente rosso. E poi c'era lei, seduta sul pavimento con la schiena poggiata sulla parete. Non si muoveva ed io non sapevo che fare, non riuscivo a pensare.
"Ti prego svegliati.. o mio Dio, svegliati.." i polsi erano praticamente distrutti, parecchio sangue si era rappreso, quindi era non da poco tempo che si trovava in quella situazione.
"Porca puttana, svegliati Mary!" non sapevo davvero che fare, maledii la fottuta sveglia che non avevo sentito, l'alcol della sera prima e quelle forbici che aveva trovato per fare quell'enorme stronzata. Avevo iniziato a piangere senza accorgermene, poi con le mani imbrattate totalmente di sangue presi il cellulare e chiamai un'ambulanza. Ero letteralmente sotto shock ed inizialmente non riuscivo a parlare, nonostante la voce dall'altra parte continuasse ad incitarmi a farlo. Alla fine riuscii ad indicare le informazioni essenziali e lasciai cadere il telefono sul pavimento, con la mano che non faceva altro che tremare.
Mi chinai lentamente verso di lei, per sedermi accanto, mentre tutto il mio corpo continuava a tremare violentemente, il mio cuore batteva all'impazzata e le lacrime scendevano silenziose. Non riuscivo realmente a razionalizzare ciò che era accaduto quella notte, cosa Mary avesse fatto. 
Presi con estrema delicatezza quella testa penzolante per appoggiarla sulla mia spalla, mentre avvolgevo il resto del suo corpo in un abbraccio.
"Sono qui, okay? Andrà tutto bene.. promesso." iniziai a dondolare leggermente, come per cullarla. Era di un colorito estremamente cadaverico, così come il calore del suo corpo che ormai non c'era più,
"Stanno arrivando, sta tranquilla. Ti aiuteranno loro, starai meglio ed io sarò lì ad aspettarti. Andrà tutto bene. Tornerai a casa, con me, e tornerà tutto alla normalità." credevo così tanto in quelle parole che un piccolo sorriso di speranza comparve sul mio viso. Diedi un bacio veloce su quelle labbra che non erano più di quel rosa vivo ed acceso a cui ero abituata, per poi tornare ad abbracciarla.

Era un attacco di panico quello che stavo vivendo. Era un po' come quando anni prima ero entrata in riabilitazione, ignorante su come sarebbe stato e quando sarebbe finita. Ora non ero io ad entrare in un centro medico, ma la mia migliore amica, e la cosa peggiore era che questa volta non vi era nemmeno la certezza che ne sarebbe uscita sana e salva.
Sembrava essere passata un'eternità da quando i soccorsi erano arrivati ed avevano portato me e Mary in questo posto. Corridoi bianchi pieni di dottori anch'essi vestiti di quel colore. Luci ovunque e sembrava fare un gran freddo.
"Signorina Lovato." finalmente qualcuno che aveva qualcosa da dirmi su Mary arrivò.
"Sì, eccomi. Come sta?.."
"Beh.. ha perso davvero molto sangue ed il suo corpo è completamente privo di forze.. non sappiamo ancora se e quando si riprenderà." quelle parole non facevano altro che farmi star peggio.
"Capisco.." riuscivo a stento a trattenere le lacrime.
"La buona notizia è che ha un gruppo sanguigno molto comune, le abbiamo già trovato un donatore." era sempre meglio di nulla.
"Posso vederla?.."
"Mi dispiace, ma in questa fase di urgenza solo la famiglia può."
"Sono io la sua famiglia in questo momento! Non può vietarmi di starle vicino ora che non ha nessuno!" non potevo accettarlo, non potevo lasciarla sola ora che aveva bisogno di me più che mai.
"Mi dispiace, ma le regole sono regole e valgono anche per lei. Non vi resta che aspettare e sperare."

Ed è quello che ho fatto per uno, due.. dieci giorni. Dieci giorni interi passati in ospedale ad aspettarla. Jake era venuto a trovarla, anche se non poteva entrare, come me. La situazione non migliorava, o almeno non fino a quel giorno.
"Signorina Lovato!" l'infermiera mi chiamò visibilmente contenta. Forse erano buone notizie, forse una speranza c'era davvero.
"Sì!? Cosa c'è!?"
"Si è mossa e ha aperto gli occhi per qualche secondo. Ce la farà signorina, ce la farà.." mi aveva preso le mani, felice lei stessa per ciò che mi stava riferendo.
"Posso.. posso vederla?" chiesi a quel punto con voce tremante.
"Sì.. potete vederla." ed in quel momento il battito accelerò.
Ero sulla soglia della porta, senza avere la forza di entrare. Non riuscivo nemmeno a ricordare com'era il giorno in cui l'avevo trovata quasi senza vita in quel bagno. Avevo completamente rimosso l'immagine dalla mia mente, faceva troppo male.
Non riuscivo nemmeno a riconoscerla. Era stesa su quel letto, pallida. Mi sedetti accanto al letto e le presi tremante la mano. Era gelida.
"Ehy, tesoro.. sono qui." le sussurrai leggermente. Con l'altra mano le accarezzai i capelli, ormai crespi e non più di quel castano intenso di prima. In quel momento vidi le sue ciglia muoversi e due iridi uscire sottili dietro quelle palpebre.
"Amore.." dissi, mentre una lacrima usciva lenta, fino a raggiungere quella curva che era il mio sorriso "sono qui. Andrà tutto per il meglio, vedrai.." percepii il suo tentativo di stringermi a sua volta la mano, purtroppo fallito, ma non importava. Era viva, respirava e per ora era ciò che più contava.

I giorni scorrevano lenti. Iniziò ad emettere qualche suono, che piano piano si trasformava in parola finché non ebbe la forza di parlare.
"Sei una scema, zitta!!" mi diceva sottovoce ridendo.
"Guarda che è vero! Quell'infermiera non fa altro che guardarti.." ridevo anch'io, tra uno sguardo malizioso ed un altro.
"Sì, certo. Peccato io sia orribile in questo momento.." tentò di darmi uno schiaffo sul braccio mettendo il broncio, ma sembrò più una carezza. Era ancora troppo debole, così le afferrai la mano accarezzandola tra le mie e guardandola pensierosa. Lo sguardo passò alle bende che le coprivano il polso. Quando se ne accorse, ritirò il braccio, anche se con grande sforzo.
"Non pensarci, okay? Va tutto bene." iniziò a dire con un leggero sorriso. Io la guardavo e sembrava tutto tranne che felice.
"Non è tutto okay.." risposi io poi, con gli occhi che stavano diventando lucidi.
"Sì invece, non vedi? Sono viva." disse con voce ferma, ma distogliendo lo sguardo dal mio.
"Sei viva per miracolo! Se non ti avessi trovata in tempo.." ora le lacrime scorrevano e la voce si era alzata. Pensare a lei senza vita era un'immagine troppo pesante da sostenere. Lei continuava a guardarsi le mani, senza parlare.
"Perché lo hai fatto?" chiesi dopo qualche minuto di silenzio, calmando la rabbia che stava nascendo.
"Avevo bevuto."
"Stronzate." non capivo perché non volesse dirmi la verità.
"Magari non ce la facevo più." disse poi, come se avesse finalmente deciso di aprirsi con me.
"A fare cosa?" 
"A vivere.." vidi una lacrima bagnarle il volto.
"Perché dici così? La vita è meravigliosa."
"Cosa vale la mia vita? Nulla. Ho una famiglia di merda, non ho sogni e soffro per qualcuno che prima mi illude ed il minuto dopo sa solo andarsene da me." la vedevo piangere e volevo solo abbracciarla, ma non ci riuscivo. Mi sentivo tremendamente in colpa perché sapevo di essere io quel qualcuno. Pensava io non la volessi e questo mi faceva stare davvero male. Lentamente mi avvicinai a lei con le mani, per prenderle il volto. Lei fu così costretta a voltarsi e guardarmi negli occhi. 
"Non puoi fare così.." disse, aumentando le lacrime mentre avvicinavo il mio viso al suo "non puoi andartene e tornare a tuo.." la zittii e smise di divincolarsi nel momento in cui le mie labbra toccarono delicatamente le sue. Erano umide, bagnate di lacrime. Lei inaspettatamente aprì la bocca ed io accontentai la sua richiesta. Fu forse il bacio più vero che ci fossimo mai date e sentii qualcosa dentro di me sbloccarsi mentre pensavo alla possibilità di non poterle più toccare, quelle labbra. Quando ci staccammo poco dopo, la guardai negli occhi, completamente rossi. Sembrava davvero sconvolta.
"Ti amo, Mary." le dissi, più sincera che mai.


Spazio autrice: La storia sta per finire ed io mi faccio sempre attendere, e spero vivamente ogni volta che l'attesa ne valga la pena. Ad ogni modo, come ho già detto manca poco alla fine. Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo :) A presto.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


La baciavo e intanto continuava a piangere, senza lamentarsi, in un silenzio quasi inquietante. Avrei tanto voluto staccarmi per assicurarmi stesse bene, ma era più forte di me. Avevo bisogno di quelle labbra, avevo bisogno di lei. Il bacio continuò per un po’, dolce e lento. Quando ci staccammo, la guardai negli occhi. Sembrava essersi estraniata da questa realtà, puntava quelle pupille nelle mie talmente intensamente che non riuscivo a leggervi nulla, né cosa pensasse, né cosa sentisse. L’unica cosa che fece dopo qualche minuto fu distendersi nuovamente sul letto d’ospedale, iniziando a fissare il soffitto, senza dare alcun segno, e questo mi fece star male. Io, che le avevo detto che l’amavo, dopo tanto che avevo finalmente trovato il coraggio, ero costretta a subirmi quel così odioso silenzio. Non capivo se ciò che provavo in quel momento fosse odio, rabbia o tristezza. Fatto sta che tutto quello che volevo fare era andarmene via da quella stanza. Ad un certo punto si girò a guardarmi, con delle lacrime che ancora scorrevano piano sul suo viso, e mi sorrise lievemente, prendendomi la mano. La circondò con le sue ed iniziò ad accarezzarla, giocando con le dita, ed io in quel momento mi sentii così piena d’amore.
“Quando potrò uscire da qui?” chiese improvvisamente, senza smettere di fare quello che stava facendo.
“Non lo so.. non troppo, tranquilla” le risposi.
“Okay..” disse, senza cambiare tono di voce. La sua apatia mi metteva i brividi “..stanotte vuoi dormire qui, vicino a me?” aggiunse, alzando finalmente lo sguardo. Sembrava così indifesa e debole che era impossibile dirle di no.
“Ma certo tesoro..” detto questo mi avvinai al letto, scostai le coperta e mi affiancai a lei. Tuttavia, quando allungai un braccio per abbracciarla, la sentii irrigidirsi sotto il mio tocco. Non era mai successo. Feci per staccarmi, delusa, quando la sentii pronunciare un “no..” talmente lieve ed impercettibile che feci finta di non sentire. Ero stanca della sua confusione in testa. Chiusi gli occhi dopo aver fissato il vuoto per non so quanto tempo, senza guardarla e dirle nulla. Dopo poco percepii dei spostamenti nel letto, un braccio circondarmi il bacino ed una testa poggiarsi sul mio petto. Aprii leggermente gli occhi per guardarla: era quasi scheletrica. Il suo polso era talmente sottile da riuscire a circondarlo di gran lunga con pollice ed indice; la sua mano, appoggiata sulla mia pancia, era talmente affusolata e piccola da sembrare così invisibile nella mia quando le intrecciai insieme. Provò a stringerla forte, ma non ci riuscì. E così ci addormentammo.
 
Fu un periodo di alti e bassi quello in ospedale. Era diventata talmente instabile di umore che in alcuni momenti era davvero insopportabile.
“Ti prego, no..” furono le sue parole dopo l’ennesima volta che tentai di darle un bacio.
“Posso sapere cosa ti prende?! Cosa ti ho fatto?! Cosa pretendi da me?! Io non ce la faccio più!” le urlai quel giorno, quasi in lacrime, allontanandomi verso il centro della stanza.
“Per favore, non avvicinarti.. “ mi disse spaventata quando dopo qualche minuto tornai indietro, avanzando pericolosamente verso il letto. Senza ascoltarla tolsi totalmente le coperte dal letto, scoprendola, e ci salii a cavalcioni posizionandomi sopra di lei guardandola dritta negli occhi. Dovevo avere uno sguardo da disperata.
“Ti prego..” ora le lacrime uscirono davvero “dimmi che mi ami.. dimmi che vuoi che io sia qui con te, perché è da quando ti ho confessato di amarti che sembra il contrario”. Lei però taceva, ancora spaventata da quel mio gesto. Tremava come se davvero avesse paura di me. Stavo per sentirmi male.
“Lo sai che ti amo.. che ti amo da quando ci siamo viste per la prima volta” disse, dopo un tempo che sembrava non terminare mai. Quelle parole mi fecero calmare, così mi sedetti accanto a lei.
“Allora mi dici qual è il problema?” le chiesi, con più dolcezza e stringendole delicatamente una mano appoggiata sul materasso del letto. A quel contatto, come ormai era norma, tremò leggermente.
“Per favore, puoi prendermi la coperta per terra?..” mi chiese lei, chiudendosi sempre più su se stessa come se avesse freddo, ma la verità era che sembrava estate tanto facesse caldo in quella stanza. Perché faceva così? Perché non si apriva con me? Fui certa dell’intesa di queste domande nei suoi occhi, ma tutto ciò che ricevetti fu uno sguardo pietrificato ed un insopportabile silenzio. Emisi un respiro di rassegnazione, abbassando gli occhi dal suo volto al suo corpo. Indossava un camice azzurro, e tutto ciò che riuscivo a vedere erano le sue braccia ossute tese sopra le gambe piegate e raccolte, altrettanto magre. Quella vista provocò una rabbia talmente forte in me da farmi stringere forte il lenzuolo in un pugno. Il mio viso si contrasse, non volevo che il mio amore stesse così, volevo la Mary di prima.
“Dammi la coperta” ripeté lei, con voce un po’ più alta.
“Perché?” le chiesi, inizialmente sorpresa dall’insistenza, poi, come d’un tratto, tutto mi fu chiaro.
“Dammela”
“Temi il mio giudizio?” in quel momento il suo sguardo ebbe un fremito.
“Ti prego, dammela..” io continuavo a guardarla intensamente, finché non mi mossi avvicinandomi a lei. Iniziai a baciarle il lato sinistro del collo, lentamente, accarezzando quello destro con la mano. Lei continuava ad essere contratta, specialmente a quel contatto così inaspettato. Poi le presi il braccio ed iniziai a baciarglielo partendo dalla spalla, arrivando fino alla punta delle dita, e risalendo. Nel frattempo cercai di raggiungere l’altro con la mano, ma quando sfiorai la fasciatura sul polso, lei scoppiò.
“Scusami..” iniziò improvvisamente a piangere, gettandosi completamente su di me per abbracciarmi. Io la strinsi forte a me, come se fosse l’unica cosa che avessi al mondo “scusa se ho causato tutto questo!” continuava a piangere e a cercare conforto in me. Finalmente ero riuscita a farla sfogare, a farla aprire con me.
“Amore mio, non scusarti..” le davo piccoli baci sulla testa e dolci carezze sulla schiena.
“Ho rovinato tutto..” continuava, tranquillizzandosi, tuttavia, sempre di più.
“Non hai rovinato proprio niente, io sono qui e ti amo tanto.”
“Ti amo anch’io..” ricambiò lei, prima di staccarsi quel po’ che bastava per baciarmi. Sentivo quelle labbra così bisognose che non mi staccai  per chissà quanto tempo. Mentre la baciavo la premetti leggermente verso il letto per stenderci e continuammo così, stese una di fronte all’altra. Quando i nostri visi si allontanarono definitivamente, la feci girare e le circondai il bacino da dietro.
“Sei la mia piccola.” Le dissi piano all’orecchio. A quelle parole lei si sistemò meglio contro di me, ormai priva della paura del suo corpo, della paura che io potessi lasciarla per esso, e si addormentò.
Il ritorno a casa proseguì tranquillo. Mary doveva utilizzare una sedia a rotelle per potersi muovere, ancora priva di forze, ma a parte questo stava bene. Era dimagrita talmente tanto che ormai i vestiti che aveva prima non le andavano quasi più, così le proposi di andare a fare shopping. Speravo davvero tanto che il nuovo guardaroba fosse una soluzione momentanea e che avesse preso peso il prima possibile. Lei accettò, anche se con poco entusiasmo. Quando ci ritrovammo per le strade della città, fu davvero difficile muoversi con una sedia a rotelle e tutti i paparazzi che ci circondavano ogni volta che adocchiavamo un negozio in cui entrare. Nonostante ciò, riuscimmo ad intrufolarci in un negozio che frequentavo spesso, dove ormai ero di casa e fu davvero utile l’aiuto delle commesse per tenere fan e paparazzi al di fuori di esso.
“Salve signorina Lovato” subito si avvicinò una delle ragazze che lavorava lì. Era davvero carina, e alla sua vista lo sguardo di Mary si rabbuiò “in cosa possiamo esserle utile?” continuò la giovane. Doveva avere circa 25 anni.
“Salve, mi servirebbe qualcosa per la mia amica” le risposi cortesemente, riferendomi a Mary. A quel punto la commessa abbassò lo sguardo per guardarla. L’espressione sul suo volto cambiò, come disgustata da ciò che vedeva. Quando mi riguardò, quasi sconcertata dalla mia richiesta, io la osservai duramente per farle capire che doveva togliersi quella smorfia dal volto.
“Faccio da sola” a quel punto parlò Mary, appoggiando le mani sulle ruote della sedia ed allontanandosi da me.
“Non si permetta mai più” sussurrai alla ragazza, mentre inseguivo il mio amore. Aiutai Mary nel camerino ad infilarsi maglie, ma soprattutto pantaloni. Anche la taglia più piccola che avevano risultava larga per lei e questo non faceva altro che chiarire ulteriormente la mia consapevolezza di quanto fosse diventata magra e far aumentare la mia preoccupazione e questo lei lo notò ed iniziò silenziosamente a piangere.
“No amore non piangere, vedrai che troveremo qualcosa..” provai a consolarla.
“Ti prego, portami a casa..” rispose lei, iniziando a singhiozzare.
“Troveremo qualcosa che ti vada bene, non fare così..”
“Sono orribile..” iniziò a dire, guardandosi lei stessa le sue gambe nude, piene di lividi. Erano diventate talmente fragili e delicate che un qualsiasi tocco più deciso le provocava dolore.
“Ehi, guardami” le dissi, abbassandomi alla sua altezza per guardarla negli occhi “sei bellissima.”
“Smettila!” a quel punto iniziò ad urlare e a piangere ancora più forte. Provai a baciarla per farle capire che per me era davvero bellissima, qualunque fosse la sua condizione fisica, ma lei si scansò. “Ti prego, portami a casa..” continuò. A quel punto, senza dire più nulla, la aiutai a rivestirsi ed uscimmo dal camerino. Senza dirle nulla mi allontanai da lei, le presi qualche paio di tute e qualche felpa, le taglie più piccole che c’erano, e senza farle provare nulla andai al bancone per pagare. Lei rimase in silenzio, persa nella sua depressione. Quando uscimmo dal negozio, i paparazzi erano ancora lì, e per di più aumentati
“Signorina Lovato, chi è quella ragazza?”
 “Ora sta prestando servizio verso l’ospedale?
“Fa da balia ai pazienti in ricovero?”
A quelle domande così inappropriate non feci altro che prestare il mio silenzio, leggendo sul volto di Mary tutta la sofferenza che queste le provocavano. Quando tornammo a casa, posai tutto doveva capitava, borsa e giubbotto, e portai Mary in bagno. Magari un bel bagno le avrebbe fatto scaricare la tensione. Lei rimase in silenzio tutto il tempo, mentre io le preparavo la vasca e dopo poco iniziai a spogliarla. Fatto ciò la presi in braccio, senza alcuna fatica, e la posizionai all’interno dell’acqua calda. Iniziai a lavarla, ma a quel punto lei mi guardò per farmi fermare.
“Entri anche tu?” mi chiese con degli occhi così tristi e teneri che era impossibile dirle di no. Senza pensarci troppo su, iniziai a spogliarmi, con il suo sguardo fisso su di me. Quando mi ritrovai totalmente nuda davanti a lei, pensai alla prima volta in cui mi aveva vista in questo stato, in quell’albergo, per portarmi un asciugamano. Allora appena mi vide scappò via, rossa in volto per l’imbarazzo. Ora era tutto diverso, nel suo volto non c’era imbarazzo, non c’era gioia, solo un disperato bisogno di avermi lì, vicino a lei. Così, con molta delicatezza, entrai nella vasca, dietro di lei, allargando leggermente le gambe per farla posizionare al loro interno, presi una spugna ed iniziai a lavarla dolcemente. Non c’era nulla di spinto nei miei movimenti, solo un tocco così leggero per la troppa paura di farle del male. Rimanemmo così, non so per quanto tempo, finché non l’abbracciai alla fine da dietro.
“Ci sono io con te ora, e ci sarò sempre.” Le sussurrai all’orecchio, e a quelle parole la sentii finalmente rilassarsi tra le mie braccia.
 
Spazio autrice: salve a tutti, saranno due anni che non continuo questa fan fiction e sinceramente non saprei neanche dirvi il perché. Comunque eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, soprattutto a quelli che seguivano già questa ff J alla prossima.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


I giorni si accavallavano, ormai ogni cosa era diventata confusione e nient’altro. Credevo di essere riuscita a riavvicinarmi a lei, ma non era così. Trascorreva intere giornate sul letto, a dormire o a fare il nulla. C’erano notti in cui stava così male che non mi permetteva neanche di starle vicina e mi supplicava di andare a dormire in un’altra stanza. Erano quelle le notti in cui piangevo, scoppiavo, incapace di controllare tutto ciò che mi stava accadendo intorno, di realizzare che piega stesse prendendo la mia relazione. Ero stanca. Facevo di tutto per accontentarla, ma era come cercare di relazionarsi con un fantasma. Era come se la sua voglia di vivere stesse per partire per un lungo viaggio e stava cercando di portarsi anche la mia con lei.
Dopo un certo periodo iniziai a trovare mozziconi di sigaretta ai piedi del nostro letto e ogni volta mi infuriavo con lei, e forse quelli erano gli unici momenti in cui la vedevo reagire, anche se solo per urlarmi in faccia a causa di maledette sigarette. Un pomeriggio rientrai prima in casa dallo studio di registrazione, gettai a caso borse e giacca su una poltrona e mi diressi in camera da Mary, come ormai facevo da mesi. Quando entrai, suscitò in me una grande sorpresa vederla in piedi, appoggiata al davanzale della finestra. Stava fumando l’ennesima sigaretta, ma non mi importò in quel momento. Mi avvicinai lentamente da dietro e la abbracciai. Non appena percepì le mie braccia intorno al suo corpo, fece aderire ulteriormente la sua schiena contro di me. Mi godetti il momento, che era diventato ormai così raro.
“Come stai oggi?” le chiesi dopo un po’, restando sempre nella stessa posizione.
“Non così male. Tu come stai?” mi rispose dopo un po’.
“Un po’ meglio.” Le risposi. La vidi gettare il mozzicone di sigaretta, e cercare subito con la mano il pacchetto. Fui più rapida di lei nel prenderlo, sciogliendo l’abbraccio. Iniziai ad indietreggiare lentamente allontanandomi da lei, con un mezzo sorriso sul volto. Lei si girò, mostrandomi quel volto sempre così scavato e scuro.
“Ridammelo.” Mi ordinò.
“Vieni a prenderlo se lo vuoi” le dissi, provocandola, continuando a sorridere. Magari sarebbe stato un pretesto per farla uscire di casa. Non so quanto tempo era che era rimasta chiusa in quella stanza.
“Non sto scherzando, ridammelo” ripeté lei, per intimidirmi. A quel punto uscii dalla stanza di corsa andando nel corridoio. La vidi uscire lentamente, continuando ad aggrapparsi allo stipite della porta, come se avesse ancora la paura di non reggersi in piedi. A quel punto corsi giù per le scale, e una volta arrivata vicino alla porta che dava verso il cortile la aspettai. Non impiegò molto a scendere le scale ed avvicinarsi a me. Ora camminava con più sicurezza, e ciò mi rendeva così felice. Una volta uscita in cortile mi fermai definitivamente. Quando arrivò sembrava un po’ affaticata, ma aveva un leggero sorriso che le illuminava il viso dopo un so quanto tempo. Sorrisi a mia volta e quando fu abbastanza vicina la strinsi a me, baciandola con trasporto. Non si oppose, anzi sembrò felice.
“Non so se offendermi perché sono state delle sigarette a farti uscire finalmente da quella stanza o essere felice per il fatto che tu l’abbia fatto” le dissi, staccandomi e continuando a sorriderle. Non la guardavo a quella vicinanza da così tanto tempo che in quel momento mi ricordai di quanto fosse bella. A quelle parole rise leggermente ed io stavo per sciogliermi.
“Io mi godrei il momento e basta” rispose lei, abbracciandomi. La tenni stretta a me con la tremenda paura che quella scena così bella potesse finire troppo presto. Dopo poco la sentii baciarmi il collo e portare le sue mani sui miei fianchi per avvicinarmi ulteriormente a lei. Non la toccavo da così tanto tempo che quelle iniziative improvvise mi stavano facendo impazzire. Istintivamente feci scendere le mie mani verso il suo fondoschiena, e sentii le sue mani fare lo stesso con me. A quel punto si staccò leggermente e a avvicinò il suo viso al mio talmente tanto da far sfiorare le nostre labbra. Ero agitatissima in quel momento, volevo così tanto andare oltre e farla mia che non mi accorsi della sua mano che sfilava il suo pacchetto di sigarette dalla mia tasca, sorridere e schioccarmi un bacio a stampo per poi allontanarsi salterellando.
“Sei una stronza!” le urlai sconvolta, ma evidentemente divertita dalla cosa.
“Cosa ti aspettavi?” mi chiese con uno sguardo più che eloquente. In quel momento divenni paurosamente rossa in volto e tentai di cambiare discorso.
“Non potresti buttarla?” le chiesi, riferendomi a quella sigaretta che si era appena accesa.
“No.” Rispose semplicemente, guardandomi con aria di sfida ad ogni tiro.
“Puoi darmi una sigaretta?” le chiesi, per stare al suo gioco.
“Assolutamente no” mi rispose, leggermente spiazzata da quella richiesta evidentemente inattesa.
“Perché no?”
“Perché tu sei Demi Lovato. Tu non fumi, non bevi e non ti droghi” mi rispose.
“Credi che io non sia libera di fare una qualsiasi di queste tre cose?” le chiesi, leggermente irritata dalla sua risposta. Mi aspettavo un “non voglio perché non è salutare ed io ci tengo alla tua salute”, non un “non puoi perché sei Demi Lovato”, come se la mia immagina artistica potesse imporre un qualsiasi limite nella mia vita.
“Direi proprio di no” rispose ridendo. Mi sentivo solo presa in giro in quel momento, così con rabbia presi e mi accinsi per rientrare in casa.
“Ehi tutto okay?” mi bloccò per un braccio, vedendo il mio cambio di umore.
“Sì” risposi solo, liberandomi dalla sua presa e dirigendomi verso la mia stanza. Entrai in bagno, guardandomi intensamente allo specchio. Era come se in quell’immagine vivessero due ragazze, la cantante Demetria Devonne Lovato, e la semplice ventiquattrenne Demi, che voleva sì svolgere il lavoro che amava, ma anche sentirsi libera di fare una qualche stupidaggine qualche volta, senza provare quell’ansia e quel senso di colpa per aver eventualmente dato un brutto esempio a qualcuno.
 
“Dove stai andando?” mi chiese Mary non appena uscii dal bagno truccata e con solo un completino intimo addosso. La trovai in camera, seduta sul letto. Mi diressi verso l’armadio senza guardarla.
“Esco” le risposi, mentre sceglievo tra il centinaio di vestitini che avevo nel guardaroba.
“Con?”
“Nessuno in particolare in realtà”
“Dove vai?”
“A ballare”
“A ballare da sola?”
“Sì” ormai era diventato un vero e proprio interrogatorio. Un lato di me sperava che controbattesse in qualche modo, che mi proibisse di  andare in una discoteca indossando un vestito provocante come quello che mi ero appena messa, solo per sentirmi oggetto della sua gelosia, per capire se, arrivate a quel punto, contassi realmente qualcosa per lei. Ma non disse nulla, non provò a fermarmi, si distese semplicemente sul letto, senza nemmeno posare lo sguardo su di me mentre mi vestivo con dell’intimo praticamente inesistente addosso. Una volta pronta, la guardai un ultima volta per qualche secondo ed uscii, senza degnarla di ulteriori parole. Io non ero la sua balia, non ero la ragazza di cuore che non avrebbe fatto mai niente di trasgressivo solo perché il mio nome era Demi Lovato. Presi la BMW metallizzata ed uscii dal garage, con una gran voglia di andarmi a divertire dopo mesi di pesantezza e stanchezza e poco importava a quel punto se la ragazza per la quale avevo tenuto duro tutto quel tempo non aveva intenzione di accompagnarmi. Per una volta, avrei pensato a me.
 
 
POV Mary
Ormai Demi era uscita da ben 5 ore. Erano le 3 del mattino ed io non riuscivo a chiudere occhio, ma stavolta era diverso. Non era la solita insonnia la mia. Avevo paura, ero preoccupata, volevo solo sentire il rumore indistinto della porta di ingresso aprirsi e chiudersi e percepire la presenza di Demi in casa, anche se non nella mia stessa stanza. La mia era una lotta interiore, ormai non ero più la stessa Mary di prima, non riuscivo più a trovare un motivo felice e concreto per andare avanti che non fosse Demi, ma non volevo più trascinarla nel baratro oscuro della mia testa incasinata, non volevo più farla soffrire insieme a me. Aspettavo il giorno in cui lei mi avrebbe cacciata di casa, perché la amavo troppo per prendere l’iniziativa. Cercavo di farmi odiare e prendere le distanze da lei, ma in fondo al cuore ero consapevole del fatto che avevo un tremendo bisogno di lei e che se l’avessi persa per davvero, non avrei retto più nulla nella mia vita. Aspettai un’altra ora, e finalmente sentii lo scatto della serratura aperta dalle chiavi. A questo, tuttavia, seguirono altri rumori, perfino un piccolo urlo seguito da un tonfo. Preoccupata indossai una vestaglia e scesi giù per le scale, arrivando al salotto. Ero sconvolta. Demi era a terra e nel momento in cui cercava di rimettersi in piedi, perdeva l’equilibrio, riabbracciando ogni volta il pavimento. Era ubriaca.
“Demi..” appena entrai nel suo campo visivo, rimase immobile per qualche secondo a fissarmi. Notando la mia espressione sbalordita e preoccupata, scoppiò a ridere. “cos’hai combinato?” le chiesi, avvicinandomi a lei per cercare di reggerla e farla stare in piedi, ma lei indietreggiò per non farsi toccare.
“Io sono Demi Lovato!” urlò continuando a ridere “e io non bevo, non fumo e non mi drogo” continuò, senza mai far terminare quell’’inquietante risata.
“Allora perché hai bevuto? Cristo” più mi avvicinavo a lei, più si scansava.
“Io non ho bevuto” disse, andando a sbattere contro un tavolino basso, cadendo per terra. Si rimise subito in piedi per cercare di rendere meno evidente la sua bugia, ma ad un tratto, mentre mi guardava intensamente negli occhi, si fermò e la sua risata si trasformò in un pianto disperato. A quel punto corsi da lei e nonostante le sue proteste, la strinsi forte a me.
“Ehi, stai calma.. sono qui” le dissi piano, senza lasciarla.
“Lasciami! Lasciami!” iniziò ad urlare, senza controllo.
“Lo so che in tutto questo tempo ti ho trattata uno schifo, che a causa mia hai pianto quasi ogni notte, ma ora sono qui. Sono qui e non ti lascio, per favore calmati..”
“Tu non capisci, ho fatto una cosa orribile!..” continuava ad urlare disperata.
“Cosa hai fatto di tanto orribile?” Le chiesi, per capire il motivo di tanto dolore.
“Ti ho tradita!..” mi rispose finalmente. A quelle parole la guardai con gli occhi spalancati. Non sentivo più nulla, come se ogni minimo rumore fosse attutito dallo stato di shock che stavo vivendo. Involontariamente sciolsi l’abbraccio, allontanando quelle mani così tremanti dal suo corpo. E fu così che un conato di vomito mi assalì furioso, facendomi correre nel bagno.
 
Spazio autrice: se qualcuno sta ancora seguendo la storia, mi farebbe davvero molto piacere qualche recensione J

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31
 
3 settimane dopo
 
DEMI’s POV
Erano passate 3 settimane da quando Mary era partita. Trascorrevo il mio tempo libero in quella stanza che un tempo era la nostra, distesa sul letto ad abbracciare il cuscino morbido che utilizzava lei. Riuscivo quasi a sentire ancora il suo profumo impresso in esso.
Quando le avevo confessato ciò che avevo fatto, lei era corsa via, sconvolta. Io mi ero trascinata nella direzione da lei presa e avevo origliato dalla porta del bagno in cui era entrata. Aveva vomitato molto probabilmente, e ne era seguito un silenzio tombale che mi aveva fatto accapponare la pelle. Volevo entrare, ma non avevo la forza nemmeno di alzarmi in piedi, o ruotare la maniglia e spingere la porta. Così mi ero raggomitolata lì sul pavimento, aspettandola, pensando alla stronzata che avevo fatto poche ore prima, e alle conseguenze che avrebbe comportato. Mi ero svegliata qualche ora dopo, indolenzita più che mai. La porta del bagno era aperta, ma questo era vuoto. Dopo aver perlustrato tutta la casa, mi ero resa conto che tutto quel che apparteneva a Mary, tutto quel che aveva donato finalmente vita e senso a quella casa fin troppo grande per me, era ormai scomparso.
Fu da quel giorno che iniziai a riempirla di messaggi e telefonate, ma a vuoto. Mi odiava, e non la biasimavo. Dal canto mio, avevo un cuore talmente pesante e logorato dal senso di colpa che non riuscivo a parlare con nessuno, nemmeno durante le registrazioni in studio. Tutto ciò che facevo era entrare, ascoltare le direttive del vocal coach e del produttore, ed uscire da lì. Non dormivo. Impiegavo, ormai, la notte a scrivere parole su parole, versi su versi. Trascrivevo su carta, attraverso delle canzoni, tutto il dolore che desideravo confessare a qualcuno per un supporto o, semplicemente, per il bisogno di buttar tutto fuori dal mio corpo per non esplodere. 
Desideravo solo prendere il primo volo per Milano ed andare da lei, vederla almeno un’ultima volta, magari abbracciarla e chiederle perdono… ma avevo paura. Fu dopo il passare di 21 giorni che mi venne l’idea.
 
“Pronto?...” iniziai.
“Pronto? Demi?”
“Sì, sono io. Come va Giuly?” la mia voce tremava, non la sentivo da fin troppo tempo e, dopo tutto ciò che era successo, non sapevo davvero l’idea che Giuly si fosse fatta di me.
“Ehm, bene, sì.. ehm.. perché mi hai chiamata?”
“Giuly, io… ho bisogno di parlare con lei.” Sospirai fortemente, con una tremenda ansia che iniziò a  farsi spazio nella mia voce tremolante.
“Demi io… non posso, lo sai”
“Giuly, ti prego…”
“Demi, Mary non sta bene… e io non posso fare altro che incolpare te per tutto questo. Non ho niente contro di te, ma non puoi chiedermi un favore del genere. Sarebbe davvero troppo per lei e io non ce la farei a vederla crollare ancora di più. Queste tre settimane sono state davvero orribili.” A quelle parole sentii una crepa formarsi nel mio cuore. Mary stava male, ed era tutta colpa mia.
“Giuly, so che ho combinato un casino e che ho fatto soffrire Mary fin troppo… ma devo parlarle, devo sentire la sua voce, devo almeno provare a risolvere questa situazione… non posso vivere più così.” Una lacrima solcò il mio viso a quelle parole, ed iniziai davvero a pregare dentro di me che Giuly mi aiutasse a mettermi in contatto con lei.
“… va bene, ti darò il mio indirizzo, attualmente Mary vive da me… ma se dovesse andar male qualcosa, sarò io stessa a buttarti fuori da casa mia a calci, intese?” la sua voce prese una piega molto più dura e forte a quest’ultima precisazione, e fu lì che capii quanto Giuly tenesse davvero alla sua migliore amica.
“Mio Dio Giuly grazie, non te ne pentirai, te lo prometto.” Un enorme sorriso comparve sul mio viso facendosi strada tra le lacrime. Non appena terminai la chiamata mi adoperai per trovare un volo per Milano, sarei partita anche quel giorno stesso, avevo bisogno di raggiungere la persona più importante per me in quel momento.
 
Dopo 10 ore infernali di volo arrivai in aeroporto. Ero distrutta, non dormivo da quasi 20 notti, ma non aveva importanza. Quando il taxi mi lasciò all’indirizzo che mi aveva dato Giuly, era tardo pomeriggio lì in Italia. Ogni singolo muscolo del mio corpo iniziò a tremare, tanto che arrivare di fronte all’ingresso del palazzo in cui vi era l’appartamento di Giuly mi costò non poca concentrazione. Quando suonai al citofono quasi sperai fosse proprio Mary a rispondermi, ma ovviamente non fu così. Dopo essere entrata ed aver preso l’ascensore per arrivare al quinto piano, finalmente mi ritrovai a bussare a quella porta. La proprietaria mi aprì con un sorriso stanco, ma dopo tutto sincero, che cercai di ricambiare al meglio.
“Demi…” mi disse abbracciandomi velocemente. Poco tempo prima, probabilmente, sarebbe scoppiata a piangere al solo sentire il mio nome, ma la situazione era totalmente cambiata. La vedevo sciupata in viso, con un sguardo talmente spento da crearmi un’ulteriore desolazione nel cuore.
“Ciao Giuly, mi sei mancata…” dopotutto era vero, non la vedevo dal mio ultimo concerto a Los Angeles.
“Anche tu, prego accomodati.” Mi rispose cortesemente. Non appena varcai la soglia, il mio sguardo iniziò a vagare ovunque, immaginando in quale delle stanze potesse essere Mary, sempre se fosse in casa. Nonostante il mio reale interesse nel trovarmi in quel posto, non potei non notare l’accuratezza che caratterizzava quell’appartamento, dove dominava un arredamento moderno di un colore estremamente scuro, ma notevolmente elegante.
“Prima che tu me lo chieda, sì, Mary è in casa, sta dormendo. In effetti è nella sua stanza da quando siamo tornate quella notte dall’America.”
“Vuoi dire che non è mai uscita da questa casa?” le chiesi con sguardo sconvolto.
“Demi, non è mai scesa da quel letto, se non per ovvie necessità…” quella risposta mi spiazzò completamente.
“Ma come…”
“Ha praticamente smesso di vivere. Mangia a malapena, passa quasi tutto il giorno tra le coperte per cercare calore, è stanca persino per parlare… io non so davvero più che fare. Per questo quando mi hai chiamata, una parte di me non faceva altro che sperare che mi convincessi a farti venire qui…” mi spiegò Giuly con una voce completamente spezzata dal dolore che stava vivendo nel vedere la sua migliore amica ogni giorno in quelle condizioni, senza riuscire a far nulla per lei.
“So benissimo che tu sei uno dei motivi che ha fatto scattare in Mary questo meccanismo di autodistruzione, ma sono ormai convinta che tu sia anche la sua unica speranza per aiutarla ad uscirne… quindi va’, è nell’ultima stanza a destra infondo al corridoio.” Terminò, indicandomi la direzione per raggiungere la persona che amavo.
Giunta davanti a quella porta, non sapevo più come si bussasse, così decisi di entrare e basta. Feci ogni movimento ed ogni passo con estrema lentezza, sentendo il mio cuore battere all’impazzata, ma quando vidi quel corpo esile su quel letto, quasi mi si fermò in petto. Di quel braccio che fuoriusciva da sotto le coperte, potei vedere unicamente una mano scoperta, quasi scheletrica. Era quasi di un grigio cadaverico, proprio come il suo viso. Sembrava semplicemente morta. Mi si strinse il cuore a quella vista, tanto che una lacrima rigò il mio viso. Senza pensarci ulteriormente mi distesi dietro di lei, che mi dava così le spalle in quanto girata da un lato, e la circondai molto delicatamente con un braccio, nel tentativo di stringerla a me. Non percepì la mia presenza, in quanto il suo corpo non si mosse di un centimetro nonostante il mio braccio, così decisi di non svegliarla ed aspettarla, cercando di trasmetterle tutto il calore del mio corpo, dandole magari un po’ di quella vita che stava ormai abbandonando. Passarono parecchi minuti, prima di addormentarmi, per la prima volta dopo tanto tempo.
 
Pian piano, iniziai a percepire leggeri soffi di aria calda contro il mio viso, così iniziai ad aprire lentamente gli occhi. Dovetti sbattere ripetutamente le palpebre per rendere nitida la figura davanti a me. Fu così che potei ammirare due grandi occhi castani fermi lì, a fissarmi. Non appena realizzai a chi appartenessero quelle iridi, due lacrime scesero lente sul mio viso, e la stessa Mary iniziò a piangere copiosamente.
“Demi…” sussurrò tra i singhiozzi e fu in quel momento che la strinsi forte a me, rischiando quasi di farle del male per quanto fosse diventata piccola ed fragile, come fosse pronta a spezzarsi da un momento all’altro.
“Ssh, amore sono qui, sono qui…” poggiai il mento sul suo capo, mentre la sentivo rannicchiarsi sempre di più contro di me.
“Demi…” continuava a ripetere, per non so quanto tempo, ed io non facevo altro che abbracciarla e piangere in silenzio per quanto mi fosse mancata. Dopo un po’ i singhiozzi terminarono e calò il silenzio in quella stanza. Io continuavo ad accarezzarle la schiena da sopra la maglia, arrivando a sentire le vertebre sporgenti che la attraversavano.
“Tesoro?” chiesi, all’improvviso.
“Mhmh?”
“Puoi anche mollare il colletto della mia maglia, non scappo mica.” Affermai divertita da quel suo gesto. Mi stava quasi strangolando per quanto lo tenesse stretto nel pugno della sua mano. A quelle parole lo lasciò immediatamente, e quando mi scostai leggermente per vederla in volto, un leggero rossore colorava le sue quasi inesistenti guance.
“Scusa…” io sorrisi inevitabilmente a quell’imbarazzo che trapelava dal suo sguardo basso. Istintivamente poggiai una mano sul suo viso, ed iniziai ad accarezzarlo delicatamente col pollice. Sentii il suo corpo irrigidirsi, e le labbra serrarsi a quel mio gesto.
“Che ore sono?” chiesi quasi tra me e me, cercando con lo sguardo un orologio in quella stanza.
“Ha importanza?” chiese in risposta lei, cercando di allontanarsi da me, ma le mie braccia non avevano la minima intenzione di lasciarla andare.
“Beh, io ho fame.”
“Forse c’è Giuly in cucina, chiedi a lei.” Ormai era diventata una vera lotta tra lei, che si dimenava cercando di liberarsi dalla mia stretta, ed io, che non glielo permettevo.
“Io volevo mangiare qualcosa con te”
“Non ho voglia di mangiare”
“Perché no?”
“Lasciami!” sbottò lei, ormai scura in viso per il nervosismo.
“Ti lascerò se verrai in cucina e mangerai qualcosa con me.” Risposi io convinta. Lei mi guardò e non appena realizzò che non aveva speranze di liberarsi, sbuffò rumorosamente. A quel punto la lasciai, e mi alzai felice dal letto, aspettando facesse lo stesso. Mary si mise a sedere con fatica, e portò le ginocchia al petto, abbracciando le proprie gambe piegate.
“Cosa aspetti?” le chiesi confusa, mentre il mio sguardo passava in rassegna tutto il suo corpo. Era davvero troppo magra, e la preoccupazione che sentii dovette percepirla anche lei, in quanto tirò improvvisamente le coperte su di lei, per nascondersi alla mia vista.
“P-puoi… chiamare Giuly?” mi domandò piano, distogliendo lo sguardo dal mio.
“Perché?”
“Puoi chiamarla e basta?" la fissai per qualche secondo, continuando ad avere uno sguardo confuso. Vedendo che non mi decidevo a chiamare la sua amica, sospirò frustrata.
“Devo cambiarmi i vestiti” disse alla fine, quasi imbarazzata.
“Hai bisogno di aiuto?”
“Sì, ma non del tuo.” Rispose, ancora più imbarazzata di prima. Ci rimasi tremendamente male, non si fidava più di me ed era una situazione che non riuscivo proprio ad accettare. Nell’ultimo periodo in cui era stata a casa con me, l’avevo sempre aiutata a fare cose del genere, mentre ora sembrava quasi avere timore di me, come se fosse una completa sconosciuta a doverla svestire.
“Mary, ti prego, so di aver tremendamente sbagliato, sono venuta qui per questo, ma…”
“Non è questo…” mi interruppe subito lei “…solo che… ti prego, puoi far venire Giusy?” mi supplicò, ora facendo incontrare il mio sguardo con il suo. Alla vista di quegli occhi così affranti, non potei fare altro che sospirare ed uscire dalla stanza, più triste che mai, per raggiungere Giuly.
Ritornammo da Mary insieme, solo che la sua amica entrò in stanza dirigendosi con passo sicuro verso di lei, mentre io rimasi sullo stipite della porta.
“Tesoro, tutto okay?” le chiese subito.
“Sì, devo solo cambiarmi” a quelle parole, vidi Giuly annuire convinta e girarsi verso di me per raggiungere la porta ed iniziarla a chiudere, dicendomi di aspettarle in cucina, che avrebbero fatto subito, finché la mia visuale su Mary non fu totalmente coperta. Rassegnata ed a pugni stretti, non potei altro che fare come mi aveva detto, aspettando con un macigno nel cuore che sarebbe stato difficile da eliminare.

Spazio autrice: sinceramente non ho idea di come finirà la storia, non ho idea di quanti capitoli scriverò prima della fine e soprattutto quando li scriverò dato che ho davvero poco tempo per lo studio, ma proverò a continuarla  e ad aggiornarla al più presto :)
Mary

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Indossava un maglione che le andava estremamente largo, così come il paio di pantaloni di tuta nera. Entrò in cucina su una sedia a rotelle spinta da Giuly e a quella vista, un ulteriore pezzo del mio cuore si spezzò. Mary non poteva camminare, ma dopo tre settimane ferma a letto nelle sue condizioni non mi stupiva più di tanto.
 
MARY’S POV
Vergogna. Era tutto ciò che provavo su quella sedia a rotelle, con gli occhi della donna che amavo puntati addosso come se fossi il caso più penoso che avesse mai visto in vita sua.
“Ehi” disse, costruendo sul suo viso un sorriso tanto piccolo quanto falso.
“Ehi” risposi io di rimando, senza guardarla negli occhi. Non ci riuscivo, era più forte di me. E da quel momento in poi calò un silenzio in quella stanza più che imbarazzante. Io continuavo a giocare nel piatto con la forchetta, spostando i piselli da un estremo all’altro, senza la ben che minima voglia di ingurgitare nulla di quello che avevo davanti. Pur non alzando lo sguardo, notavo le frecciatine che Demi e Giuly si scambiavano di nascosto mentre, contemporaneamente, controllavano ciò che mangiavo, o meglio, ciò che non mangiavo.
“Devo dire che…” iniziò Demi tutt’un tratto “.. questo tacchino è davvero ottimo Giuly” le disse, sorridendole.
“Oh, beh, grazie” rispose Giuly, presa alla sprovvista, sorridendole a sua volta.
“Finalmente qualcuno che apprezza la tua cucina” dissi io d’istinto, in un sospiro quasi percettibile, così ricco di rabbia e sarcasmo.
“Come scusa?” chiese Giuly, guardandomi.
“Niente, lascia stare” e quella sera furono quelle le uniche parole che furono scambiate tra noi tre, e fu un bene, o almeno lo fu per me. Non volevo parlare, non volevo mangiare, volevo solo essere lasciata a me stessa, su quel letto, in quella stanza. Da quando la mia vita aveva preso una piega tanto estremamente sbagliata ed angosciante? Non ne avevo idea. Volevo convincermi che la causa di tutto fosse stato il tradimento di Demi, ma sarebbe stata solo una bugia in più verso me stessa. Già, il tradimento. Avevo paura di affrontare l’argomento con Demetria, anche se probabilmente era la cosa giusta da fare, così avremmo litigato, sarebbe partita e tornata alla sua vita favolosa, senza dover dimostrare niente a nessuno, senza doversi sentire costretta a stare in quella casa come il buon samaritano della causa persa che era la mia. Io provavo a non pensarla così, ma mi riusciva davvero difficile. I suoi occhi mi parlavano e tutto ciò che mi sussurravano era tanta pietà da far star male. Quindi no, non la volevo lì, e dovevo dirglielo al più presto, ma lasciarla andare, ora che si trovava lì accanto a me, era difficile, se non impossibile. Dentro di me, nel mio profondo, io continuavo ad aver un estremo bisogno di lei, nonostante ciò che avesse fatto, e questa era la cosa che più doleva al mio povero cuore, ormai accartocciato e buttato via.
 
Finita la cena, o meglio, quando loro due ebbero finito, Giulì si alzò per riportarmi in camera, ma Demi la precedette.
“Faccio io… se ti va” disse, guardandomi con una ricca speranza negli occhi. No che non mi andava, ma dalla mia bocca uscì un “va bene” che non sapevo nemmeno come fosse stato formulato dalla mia mente. Ci dirigemmo verso la mia stanza ed una volta entrate, Demi mi avvicinò al lato del letto, per poi fermarsi, letteralmente immobilizzarsi in quella posizione. Non sapeva cosa dire o fare, forse non aveva previsto una mia approvazione alla sua precedente richiesta.
“Grazie, puoi andare ora” le dissi per rompere quel silenzio che non faceva altro che diventare man mano più imbarazzante.
“Oh, okay” rispose, lasciando la sedia a rotelle che girai subito dopo per vederla andar via, per concedermi il lusso di guardarla senza essere vista. Mi era mancato così tanto guardarla che approfittai del momento per squadrarla da cima a fondo, soffermandomi forse un po’ troppo sulle sue bellissime curve. Ero così presa dal momento che non mi accorsi del fatto che si era girata e ora mi stava guardando con la bocca leggermente aperta e le sopracciglia alzate. Fu solo quando si schiarì la voce che mi ripresi da quella trans, guardai Demetria ed un intenso calore investì il mio viso, probabilmente ora completamente rosso. Ci stavamo fissando, lei con un’irritante espressione che camuffava miseramente la sua estrema voglia di ridere, mentre io non sapevo nemmeno cosa fuoriuscisse dai miei lineamenti. Dio, che cosa imbarazzante.
“Allora… sicura che non posso darti una mano?” mi chiese poi, con un sorriso che cominciava a farsi largo sul suo viso.
“I-io…” quel sorriso mi stava confondendo, lei mi stava confondendo “d-direi che puoi… cioè, no, no meglio di no” conclusi infine balbettando. Vidi sul suo volto la speranza scemare pian piano, ci era evidentemente rimasta male, così mi girai per evitare di guardarla. Non poteva vedermi in quello stato, non doveva. Ormai ero un ammasso di ossa che non riusciva nemmeno a reggersi in piedi, ero un mostro e lei non si meritava un amore del genere. Il tradimento mi aveva aperto finalmente gli occhi: era arrivata al limite, aveva toccato il fondo per colpa mia, ed io non me lo sarei mai perdonata.
“Puoi uscire ora… grazie ancora”
“Mary ti prego…” mi stava supplicando con una voce tanto addolorata da farmi pizzicare gli occhi.
“Demi no” la mia voce iniziò a tremare e fu quello che probabilmente le diede la spinta per avvicinarsi a me, girarmi per averla di fronte e guardarmi dritta negli occhi.
“Mary sono qui per te, okay? Sono qui…” iniziò a dire, prendendomi il volto tra le mani per avvicinarlo lentamente al suo. Io non riuscivo a muovermi, ero paralizzata.
“Ti prego, non farlo…” dissi solo, con le lacrime che ormai cadevano. Appoggiò la sua fronte alla mia.
“Scusami… mi dispiace così tanto, non avrei mai dovuto farlo… ti prego perdonami, non succederà mai più, tu mi conosci meglio di chiunque altro, sai che non sono così, non so perché è successo, ma ti prego perdonami… io ti amo” a quelle parole chiusi gli occhi per non guardare i suoi. Stavo cedendo, e sapevo di non doverlo fare, per il suo bene, ma fu più forte di me. Avvolsi le braccia intorno al suo collo per avvicinarla maggiormente a me, finché le nostre labbra furono ad un soffio le une dalle altre. Fu lei a far in modo che si congiungessero, in maniera così dolce che il mio cuore si sciolse completamente prima di iniziare a battere all’impazzata. La sua bocca iniziò a muoversi sulla mia in maniera lenta e per niente spinta. Era come riprendere a respirare dopo non so quanto tempo. Lei era il mio ossigeno, forse in quel momento era il mio unico pezzetto di felicità. Quando ci staccammo ci guardammo negli occhi, e per la prima volta dopo davvero tanto tempo sorrisi, un sorriso sincero che fece scaturire anche il suo.
“Posso aiutarti a mettere il pigiama?” chiese di nuovo.
“Va bene” le risposi, lasciando andare un lungo sospiro.
“Okay, vieni qui” mi disse prima di prendermi in braccio a mo’ di sposa per farmi sedere sul letto. Le sue mani sul mio corpo mi fecero uno strano effetto, non di vergogna o disagio, ma di protezione.
“Credo sia in quel cassetto” le dissi, indicandole una cassettiera dietro di lei. Lei si girò per raggiungerla, ed il mio sguardo si posò istintivamente sul suo fondoschiena, di nuovo.
 
Maledizione, calma gli ormoni!
 
Ecco qui, ora ti aiuto a togliere la tuta, okay?” mi chiese incrociando il mio sguardo. Era come se mi stesse dicendo “sei tu a decidere, sei tu ad avere il potere, sono qui solo per fare ciò che mi dirai” ed era così confortante che senza esitazioni le feci un cenno della testa per darle il consenso di sfilarmi i pantaloni. Quando iniziò a sciogliermi il nodo in vita, una scossa percorse la mia spina dorsale. Nel momento in cui ebbe finito, prese il bordo della tuta ed iniziò ad abbassarlo alzandomi leggermente il bacino dal letto. Non appena le gambe iniziarono ad essere esposte, distolsi lo sguardo mordendomi il labbro. Ero orrenda e vedermi in quello stato non faceva altro che farmi star male. Demi se ne accorse, così con una mano girò il mio viso verso il suo e si sporse per baciarmi, stavolta in maniera più intensa di prima. Nel frattempo, con l’altra mano continuò a far sfilare il pantalone giù, fino a toglierlo completamente. Al che si staccò per guardarmi, sorridermi e dirmi un “sei bellissima” che per non so quale strana ragione, fece pulsare il mio basso ventre. Così la tirai sopra di me, con le braccia avvinghiate al suo collo, facendole cacciare un piccolo urlo divertito che mi fece sorridere, di nuovo.
“Ma come siamo spinte” disse una volta trovatasi su di me, tra le mie gambe.
“Stai zitta” sospirai, prima di afferrarle la nuca e riprendere a baciarla con decisione, chiedendole quasi subito l’accesso con la lingua. Lei non si tirò indietro, anzi, reciprocò senza esitazione, facendo scorrere le sue mani sui miei fianchi praticamente esposti. Sotto il suo tocco, ciò che era orribile per me diventava, non so come, qualcosa di bello. Quando iniziai a baciarle il collo, la sua mano destra afferrò la mia coscia per alzarla e piegarla sopra il suo bacino. Un piccolo gemito uscì dalla sua bocca quando lasciai un bacio umido in un punto sotto il suo orecchio. Al che la sua mano sinistra salì lentamente sotto la mia felpa per stringermi in maniera non tanto delicata il mio seno sinistro, gesto che provocò stavolta un mio di gemito, più forte del suo. Riprese a baciarmi ed ero così presa dal momento che non sentii Giuly bussare ed entrare.
“Mary? Stai bene? Ho sentito url… O mio Dio, Mary!!!” urlò, facendoci sobbalnzare, prima di richiudere la porta sbattendola, presa dallo shock, coprendosi gli occhi con l’altra mano prima di sparire dietro la soglia.
A quel punto cercai di staccarmi di scatto da Demi, completamente rossa in viso, come se tutta l’adrenalina di prima fosse scappata via insieme a tutto il coraggio che avevo avuto.
“Io, ehm, ce la faccio da sola” dissi, tirandomi le coperte sulle gambe come per nascondermi in qualche modo da quella situazione fin troppo imbarazzante.
“Oh sì, certo! Okay allora io…” rispose Demi alzandosi di scatto dal letto e retrocedendo lentamente verso la porta all’indietro, andando a sbattere contro la scrivania, prima di arrivare alla porta ed aprirla di fretta in maniera scoordinata ed agitata.
“Okay, ciao.” Farfugliò prima di sgattaiolare via. Mi lasciai andare sul letto, coprendomi gli occhi con l’avambraccio e iniziando ridere come una matta. Non ricordavo nemmeno di saperlo ancora fare.
 
 
Spazio autrice: eccomi tornata con un nuovo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero molto felice, a presto!
Mary

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


DEMI’S POV
Erano le 08:00 ed i miei occhi si erano aperti ancora prima che la sveglia facesse il lavoro per loro. Non riuscivo a restare in quel letto, ogni fibra del mio corpo implorava il mio cervello di farlo alzare da quel materasso ed andare nella stanza accanto. Volevo vedere Mary, come fosse il mio più grande desiderio, ma sapevo che la ragazza non era mai stato un tipo mattiniero e svegliarla a quell’ora probabilmente l’avrebbe solo innervosita. Così decisi di rendermi utile e preparare la colazione. Quando arrivai in cucina con indosso dei pantaloni di tuta ed una felpa decisamente troppo grande per il mio corpo, trovai Giuly, fresca di doccia, vestita e truccata.
“Buon giorno” annunciai la mia presenza, facendole quasi cadere la tazzina di caffè che reggeva in mano. Non mi aveva sentita arrivare.
“Demi, buon giorno” mi rispose sorridendomi, alzandosi per andare a riporre la piccola conca di ceramica nel lavatoio “allora, come mai già sveglia?” chiese poi, girandosi verso di me.
“Ho dormito abbastanza e volevo preparare la colazione, ma vedo che stai per uscire...” le risposi squadrandola, con uno sguardo incuriosito che la spronò a soddisfare la mia curiosità.
“Bill torna oggi da un viaggio di lavoro, così sto andando all’aeroporto a fargli una sorpresa” mi spiegò, con un leggero luccichio di emozione negli occhi.
“Bene, sono felice per te… potrei, ad ogni modo invadere la tua cucina per preparare dei pancakes? Pulisco tutto dopo, promesso” la pregai quasi, con un leggero imbarazzo in viso quando notai il comparire sul suo volto di uno sguardo leggermente malizioso ed inquisitorio.
“Porti la colazione a letto a Mary, eh? E brava Devonne” mi rimbeccò lei, camminando verso di me per darmi delle lievi pacche sulla spalla ed iniziare a ridere per prendermi in giro “non ti facevo così romantica… che diavolo dico, ovvio che ti facevo così romantica, anzi, non ti facevo così precoce… ben fatto amica” continuò, ricollegandosi in maniera più che esplicita all’episodio poco casto a cui aveva avuto modo di assistere la sera prima “mi raccomando, non rompete nulla mentre sono via” concluse ridendo, mentre prendeva la borsa e, senza voltarsi, si incamminava verso la porta. Quando sentii quest’ultima chiudersi, cacciai sonoramente fuori tutto il fiato che avevo trattenuto per il disagio che avevo provato, e quando il colorito in volto tornò normale, feci sfuggire dalle mie labbra una piccola risata.
Maledizione Giuly, proprio in quel momento dovevi entrare in stanza ieri.
Rassegnata ormai al fatto che quella ragazza avrebbe potuto prendermi in giro per chissà quanto altro tempo, entrai nella cucina ed iniziai a cercare gli ingredienti che mi sarebbero serviti.
Quando aprii la porta della sua camera, cercai di essere il più delicata possibile. Ovviamente la prima cosa che vidi fu il suo piccolo corpo raggomitolato sotto le coperte, con solo metà testa al di fuori. Era davvero dolcissima.
Sempre con estrema attenzione avanzai, con passi quanto più possibili delicati e felpati, e quando arrivai alla scrivania per poggiare il vassoio che reggeva il mio capolavoro, mi sentii fiera di me stessa. Fu inevitabile notare un diario al di sopra di esso, chiuso, con una penna accanto. Non sapevo Mary scrivesse. La fodera era in pelle nera, leggermente rovinata, segno che probabilmente quel piccolo libro aveva condiviso un bel po’ di tempo della sua vita con la ragazza dormiente. Lo presi tra le mani ed una voglia matta di aprirlo mi trapanò il cervello. Così mi voltai per dare un ultimo sguardo a quell’angelo sotto le coperte, prima di prendere quella decisione egoista e sbagliata, sedermi sulla sedia di fronte la scrivania, e sfogliarlo. Da una superficiale ispezione potei constatare quanto fitti fossero i testi di inchiostro nero che ricoprivano quelle pagine, e ciò non fece altro che incrementare la mia curiosità. Decisi di leggere così la prima pagina, dove si trovava una semplice frase e nient’altro.
SARO’ SEMPRE CON TE, RICORDA.
Alche alzai lo sguardo un’ultima volta prima di decidermi ad affrontare una lettura che in quell’istante percepivo quasi come illegale. Ero una criminale della morale umana, ero la ladra che stava per appropriarsi dei pensieri, ricordi, sensazioni, emozioni, dei tesori che Mary aveva deciso di custodire in quel diario con la sicurezza che in quel modo sarebbero stati al sicuro. Tuttavia, peccare è umano, e quello mi sentii, una peccatrice, quando girai la pagina ed iniziai a leggere.
La prima data segnava un anno diverso da quello in cui vivevo quel giorno, e dalle parole “madre” e “padre” che si ripetevano spesso, intuii che quando Mary ebbe iniziato questo diario, viveva ancora con i suoi genitori. Solo in quel momento mi resi conto, come un’illuminazione sconsolante, che Mary non mi aveva mai parlato della sua famiglia, e la cosa mi apparì così strana che decisi di continuare a leggere come a cercare delle risposte.
Era passata un’ora da quando avevo iniziato ed ogni tanto dirigevo il mio sguardo verso il letto per verificare lo stato incosciente della ragazza stesa su quel materasso, per poi procedere nella mia ricerca di verità ed informazioni. In quei sessanta minuti avevo trovato risposte ad interrogativi molti dei quali non mi ero mai posta e mi vergognavo per quello.
Caro diario,
oggi è stata dura, forse più del solito. Mio padre continua a non parlarmi, a far finta che io non esista. Mia madre tenta di avere conversazioni, direi quasi didattiche, con me riguardanti Dio e la famiglia, su come sia una mostruosità sentire attrazione per le donne da parte mia, anche se non usa letteralmente queste parole. Mi sento sola, mi sento sbagliata, provo vergogna verso di me, e mi dispiace per i miei, mi dispiace essere una tale delusione perché non se lo meritano. Mi hanno sempre dato così tanto amore e affetto e tutto ciò che vorrei è vederli felici, leggere nuovamente gioia nei loro occhi quando incontrano i miei; invece tutto ciò che si rivela a me è sofferenza, frustrazione, come se avessero realizzato che sarebbe stato meglio usare un preservativo quel giorno, anziché avere me.
Mio padre ha pianto a cena. Non lo avevo mai visto piangere. È colpa mia, per questo devo punirmi, per ogni singola lacrima che il mio papà ha versato a causa mia.
Mary”
Leggere quelle pagine faceva male. Non mi ero mai chiesta delle sue origini e non le avevo mai dato l’opportunità di affrontare l’argomento delle cicatrici dopo che l’ebbi scoperto. Che razza di amica ero. Che razza di ragazza ero.
Proseguendo, arrivai a trovare racconti su come avesse trovato il coraggio di lasciare quella casa dove non si sentiva più bene accetta, su come avesse finalmente deciso di andare avanti e capire che il dolore che i suoi genitori provavano non dipendeva da lei, ma dalla mentalità chiusa nella quale il padre e la madre insistevano a vivere con caparbietà. Ciò mi fece sorridere, finalmente. Trovare il modo di uscire da un labirinto buio quale era stato l’insieme degli ultimi tempi durante i quali Mary aveva dovuto sopportare tutto quello, non era mai facile, mai. Per quel motivo mi sentii fiera di lei, ma d’altronde, lo ero stata dal giorno in cui l’avevo conosciuta, in quel bar, quella mattina.
Dovetti reprimere con grande sforzo le risate che tentavano disperatamente di liberarsi dalla mia bocca quando arrivai a leggere della sera del giorno del nostro incontro. Mi odiava per averla lasciata sola e per essere andata via con Giuly, ma allo stesso tempo era evidente che cercasse di reprimere ciò che realmente provava. Continuando la lettura, tuttavia, il sorriso sparì pian piano dal mio viso.
Caro diario,
oggi è successa una cosa davvero al di fuori degli schemi. Ho incontrato Demi Lovato, la cantante che tanto ama Giuly, quella per cui mi ha telefonata tutto il giorno per chiedere se l’avessi vista o semplicemente per urlare e sclerare nelle mie orecchie dato che non ha altre orecchie da torturare (Bill la mollerebbe, ne sono sicura, e ne è sicura anche lei). Ad ogni modo, l’ho incontrata in uno dei bar in cui lavoro e lì per lì non sapevo che fare: l’avevo riconosciuta, ma non sapevo se dirglielo o no, così ho cercato di comportarmi normalmente, ma ormai sai quanto io faccia pena a fingere o mentire, così quando mi ha tolto da questo peso presentandosi lei stessa, sono tornata a respirare, e quando l’ho guardata negli occhi è stato come, o mio Dio, essere colpita da un fulmine, non so se mi spiego. Non era più Demi, era una donna dannatamente sexy e dolce. Ogni parte del mio corpo non voleva fare altro che avvicinarsi a lei il più possibile. Non sono una maniaca sessuale, sono più che sicura di questo, ma quella donna mi ispirava davvero di tutto e di più. Insomma, abbiamo parlato e si è dimostrata l’angelo che Giuly mi aveva sempre descritto, solo che… ad un certo punto è stato come se tutta la speranza che si era creata nella mia testa fosse evaporata, in un istante. So che non è stata la prima volta che qualcuno mi ha delusa o ferita, ma con lei è stato come sentire lo stesso dolore moltiplicato per 10. Mi sono sentita messa in secondo piano di nuovo, dopo così tanto tempo dall’ultima volta ed in maniera così opprimente che desidererei così tanto che tu fossi una persona vera, una persona che ormai mi conosce meglio di chiunque altro, per sentirmi dire da te che andrà tutto bene, come sempre… ma ormai ho imparato: la speranza è per gli illusi, e le illusioni sono per gli stupidi.
Mary”
Un’altra ora era trascorsa, Mary dormiva ancora. Era incredibile come quella ragazza riuscisse a tenere gli occhi chiusi per così tanto tempo. Tuttavia, in quel momento ringraziai la sua pigrizia, perché mi diede il tempo di completare il diario. Arrivai così a quel giorno che la condusse in ospedale, alla depressione che ne seguì, alle sue paranoie su se stessa, fino a quella sera: la sera in cui tornai a casa ubriaca e le dissi che l’avevo tradita. Erano parole ricche di odio nei miei confronti, odio puro, ma non erano rivolte solo a me. Era strano, quasi inquietante, come convinse se stessa che l’errore da me fatto fosse stato causato, in realtà, anche da lei. Quel disagio che provava verso di sé, verso ciò che era diventata dopo quell’inferno seguente all’ospedale, era ben descritto nelle ultime pagine.
Caro diario,
mi sembra tanto di essere tornata indietro nel tempo, è possibile? Ho distrutto tutto ciò che ero riuscita a creare dopo aver lasciato quella casa che tanto mi odiava. Ho rovinato la vita dell’unica persona che abbia mai amato, rovinando la mia. La parola “mostro” si sta ripresentando nella mia mente, una mente che sta morendo, insieme al corpo. Ormai sono solo un peso per tutti, nel senso metaforico del termine ovviamente. Sono un senso di colpa da superare, sono una malata da curare, sono una pazza da controllare. Che vita è questa? Di sicuro non quella che mi ero immaginata di avere. Giuly non merita questo… Demi non merita questo. Ho fatto la cosa giusta andandomene da lei, ora potrà riprendere in mano il suo futuro, raggiungere finalmente i suoi obiettivi, senza dover fare la badante della sua ragazza. Sarà più felice senza di me, tutti lo sono, partendo dai miei genitori. Forse hanno davvero sbagliato, quel giorno, a non usare il preservativo.
Mary”
Lessi l’ultima pagina, con una lacrima che scorreva ormai sulla mia guancia.
“Trovato niente di interessante?” mi soprese una voce roca, facendomi leggermente saltare e girare di scatto. Mary si era appena svegliata.
“I-io… scusami, ti prego non odiarmi per averlo letto, è solo che ti avevo portato la colazione in camera e il diario era lì e…”
“Demi, calmati” disse improvvisamente lei, fermando la mia raffica di parole spaventate, mentre iniziava a stiracchiarsi. Era così dolce. Riprese, poi, a guardarmi, con un piccolo sorriso sul volto.
“Vieni qui” disse, ed io non ci pensai due volte ad andare incontro a quelle braccia aperte che stavano aspettando me, nessun altro.
“Mary davvero, mi dispiace…” iniziai a dire, una volta stesami sul letto affianco a lei mentre la tenevo stretta tra le mie braccia. Ora che sapevo tutto della sua vita, mi sentivo ancora più fortunata ad averla.
“Demi, è tutto okay, non sono arrabbiata con te” cercò di calmarmi staccandosi lievemente da me per guardarmi negli occhi “quel diario me lo regalò mia nonna qualche giorno prima di morire. Era la persona che più adoravo al mondo ed avevo ancora così tanto bisogno di lei che decise di regalarmi un posto dove rimanere e parlare con lei ancora per un po’. Ho sempre avuto così tanto bisogno di un supporto nella mia vita, di una certezza a cui aggrapparmi, o sarei caduta. E ora ciò che mi tiene in vita sei tu” disse infine, con delle lacrime che solcavano i suoi zigomi per arrivare, poi, alle increspature del suo splendido sorriso. Era così bella e la amavo così tanto che trovai quasi impossibile non baciarla in quel momento e così feci. Lei si aggrappò ancora più forte a me, ed io la strinsi con maggiore intensità, come per darle conferma di ciò che aveva detto pochi istanti prima.
“Quindi…” riprese poi, staccandosi dalle mie labbra giusto lo spazio per parlare, ma non abbastanza da dividere le nostre fronti “… mi hai solo fatto risparmiare l’enormità del tempo che avrei impiegato per raccontarti la mia triste e patetica vita” disse ridendo, per poi riprendere a baciarmi “tu sei la mia persona, ed io non avrò mai più segreti per te”
“Sono così follemente innamorata di te e della tua triste e patetica vita che non so nemmeno come dirtelo a parole quanto io ti ami” le risposi, con gli occhi pieni di emozione e di gioia.
“Allora non usare le parole” concluse in un sussurro lei, un sussurro che, tuttavia, capii perfettamente.
Iniziai a baciarla, prima con delicatezza, poi sempre con più passione. Mi posizionai sopra di lei, mentre divaricava leggermente le gambe per farmi posizionare al centro di esse. I miei baci percorsero i lineamenti della mascella, fino ad arrivare sotto all’orecchio sinistro. Fu allora che sentii il primo gemito, anche se lieve.
“Ti amo così tanto Demi…” diceva, mentre le accarezzavo i fianchi da sotto la maglietta “farei qualsiasi cosa per te” continuava e fu allora che mi venne l’idea, come se nella mia testa si fosse appena accesa la famosa lampadina.
“Qualsiasi cosa?” le chiesi, interrompendo i baci per ripristinare il contatto visivo.
“Qualsiasi”
“Bene” a quella risposta mi alzai da sopra di lei, con una protesta non poco insistente da parte di Mary, scesi dal letto e mi avvicinai alla porta chiusa.
“Dove stai andando?” mi chiese confusa. Mi fermai sul limite della porta per chiuderla a chiave, prima di girarmi a guardarla.
“Vieni qui da me” le dissi sorridendo dolcemente. A quella mia richiesta, la gioia sul suo volto sparì, insieme a quella luce che le stava caratterizzando gli occhi dalla sera prima. Il suo sguardo verso di me divenne duro, freddo, distante… di nuovo.
“Lo sai che non posso” rispose con voce atona.
“Sì che puoi, e dovrai farlo, se vuoi darmi un bacio” le dissi, senza smettere di sorriderle. Dovevo rassicurarla, dovevo spronarla. Ero io la sua àncora a questa vita, dopotutto, e lei non poteva vivere la sua esistenza seduta su un letto.
“Demi, smettila” ora il suo tono di voce era arrabbiato, ma non mi feci scoraggiare.
“Vuoi davvero lasciarmi qui, tutta sola?” dissi, con voce sarcastica, ed alle parole aggiunsi i fatti: mi sfilai in maniera estremamente lenta prima la felpa, in modo tale da rimanere in reggiseno.
“Ma cosa…” il suo sguardo cambiò improvvisamente, da arrabbiato a completamente confuso. L’avevo presa alla sprovvista. A quel mutamento le sorrisi maliziosamente, come per sfidarla, prima di girarmi di spalle e sfilarmi i pantaloni della tuta, dandole una perfetta visuale del mio lato B. Quando ruotai nuovamente su me stessa, i suoi occhi e la sua bocca erano totalmente spalancati. Avevo finalmente attirato la sua attenzione. Mi avvicinai piano al lato del letto, alche lei, con un po’ di fatica, si mise a sedere su quest’ultimo. Allungò la mano per toccarmi il fianco destro, ed io glielo permisi, prima di chinarmi su di lei, prenderle il viso tra le mani e baciarla intensamente. Fu quando la sua mano scese più in basso che mi staccai, allontanandomi da lei di un paio di passi.
“Mi vuoi? Vieni da me”
“Io…”
“Mary, puoi farcela. Io credo in te” la incoraggiai, trasmettendole tutta la fiducia che io riponevo in lei affinché iniziasse ad averne un po’ anche lei in sé. Esultai interiormente quando la vidi porre un’estrema forza nelle braccia per sollevarsi dal letto e mettersi in piedi. Quando si rese conto della vittoria che aveva raggiunto, mi guardò sorridendo, sconvolta, ma dopo pochi secondi, le sue gambe cedettero appena, quel tanto che bastava per rischiare di farla cadere, ma lo evitai prontamente, afferrandola. La tenevo a me con un braccio intorno alla vita, aiutandola a tenersi in piedi. Poggiò, così, le sue mani sulle mie spalle come appoggio, io spostai le mie sui suoi fianchi per darle stabilità. Mi guardò negli occhi e vidi per la prima volta dopo tanto tempo una forza ed una volontà che credevo quasi di aver dimenticato.
“Puoi farcela” le ripetevo “puoi farcela, puoi farcela, puoi farcela…” e senza mai rompere il contatto visivo, le sue gambe iniziarono a lavorare leggermente, formando piccoli passi alla volta. Quando se ne rese conto, iniziò a piangere, ma sorridendo.
“Demi, io cammino” disse, sopraffatta dalle emozioni “io cammino, sto camminando” continuava a ripetere sconvolta, passo dopo passo. Ero così presa dalla situazione che iniziai a piangere anch’io. Mary camminava, dopo quasi un mese di immobilità, ed era la cosa migliore che potesse capitare in quel momento. Dopo un paio di metri, le sue gambe si riempirono come di una scarica di adrenalina, perché Mary mi prese per la nuca avvicinandomi a lei, e mi baciò in maniera disperata e desiderosa. Non si reggeva più a me, era autonoma, così abbracciai il suo busto per unire completamente i nostri corpi. Si staccò di un soffio dalle mie labbra, senza che nessuna delle due aprisse gli occhi.
“Ora voglio il mio premio”.


Spazio autrice:
Buonasera! Credo che questo sia stato uno dei capitoli più belli che abbia scritto finora, poi non so cosa ne pensiate voi ahaha. Ad ogni modo, il prossimo è l'ultimo della storia, ma volevo ringraziare già da ora le persone che hanno deciso di dedicare tempo prezioso delle loro vite a leggere questo mio piccolo romanzo ahaha.. quindi, fatemi sapere, come sempre, cosa ne pensate con un commento, mi farebbe molto piacere. :)

A presto,

Mary

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Capitolo 34
*** Epilogo ***


1 anno dopo
MARY’S POV
“Caro diario,
appare quasi assurdo come tutta la mia vita sia cambiata in maniera così entusiasmante. Sembra trascorso così poco tempo dal giorno in cui ho incontrato Demi, in quel bar che ora mi sembra solo una parte così insignificante di tutto ciò che ho vissuto dal momento in cui ho lasciato casa dei miei.
La riabilitazione è stata dura, non voglio mentire, forse è questo il motivo per il quale ho abbandonato questo mio percorso di scrittura. Nonostante l’aiuto ed il supporto di Demetria, tornare ad un peso che potesse essere definito “sano” non è stato per niente facile, come se il mio corpo si rifiutasse di guarire, di tornare a vivere. Sono fiera, tuttavia, di essere riuscita a riportare la mia vita sulla giusta via, una via che attualmente non fa altro che portarmi verso quel concetto di felicità che forse prima non avevo mai realmente compreso. Ho una ragazza che amo e che ama me alla follia, ed è proprio grazie a lei se ho realizzato cosa desidero fare di più: scrivere.
Tornate in America, non ha perso tempo a propormi di diventare collaboratrice nella stesura delle sue canzoni ed a quella proposta le emozioni che ho provato sono state talmente forti ed intense che non trovo davvero le parole per descriverle. Posso dire di aver finalmente trovato un posto dove sentirmi sicura e serena, un posto che riesce a darmi soddisfazioni che non avevo mai trovato prima di ora.
Senza alcun dubbio mi definisco una ragazza così fortunata che a volte mi chiedo se merito di essere qui dove mi trovo ora, in un’azienda alla quale davvero poche persone hanno la possibilità di avere accesso. Il mondo della musica è letteralmente un universo parallelo a quello della normale e monotona vita che conducevo fino ad un paio di anni fa. È come se tutte le persone che ne fanno parte compongano una grande famiglia nella quale è magnifico vivere. Ancora non sono riuscita ad abituarmi alle decine di flash che mi colpiscono quando esco da casa di Demi e metto piede per strada: da quando ha reso pubblica la nostra storia e sono diventata per tutti la “ragazza di Demi Lovato”, ricevo centinaia di attenzioni ogni giorno, attenzioni che non ho mai avuto prima e devo ammetterlo, non sempre le apprezzo, ma non mi lamento, anzi. Spesso mi diverto a guardare sul web foto di me e Demetria scattate di nascosto, e vedere il modo in cui lei mi guarda quando io non le presto il mio sguardo mi riempie il cuore di gioia.
Se ripenso a come è iniziata la nostra storia, mi viene quasi da ridere per il modo in cui ci siamo avvicinate ed allontanate in continuazione, per paura dei nostri sentimenti. Ecco un’altra parte di me stessa che è quasi completamente volata via da me, la paura. Non temo più il domani, non ho più dubbi su chi sono e su cosa voglio ottenere, su quali obbiettivi voglio raggiungere. Avere un traguardo è tutto, è ciò che ti fa alzare dal letto la mattina motivata e sicura di te, ciò che dà un senso alla tua esistenza ed aver trovato questa nuova impresa in cui cimentarmi non ha fatto altro che darmi forza e coraggio. Ho una passione dentro che continua a crescere, ogni giorno, ed è un’emozione che auguro davvero a tutti di trovare.
Le cose tra me e Demi migliorano ogni giorno. Durante il periodo di riabilitazione abbiamo avuto alti e bassi a causa della mia instabilità emotiva, ma lei è rimasta, nonostante tutto. Lei c’è sempre stata per me, mi ha sempre dedicato migliaia di attenzioni, senza fermarsi un solo istante, senza scappare davanti alle mie stupide scenate, ai miei pasti scaraventati per terra, alle urla ed ai pianti che ha dovuto subire da parte mia. È grazie a lei se sono ancora viva, è grazie a lei se ogni mattina mi sveglio felice di aver aperto gli occhi, perché so di trovare lei al mio fianco quando volterò il mio sguardo al lato opposto del letto, so di poter vedere quel suo viso perfetto oggi e domani e dopodomani, e così all’infinito, con la consapevolezza che non potrò mai ritenermi stanca di guardare quegli occhi innamorati e quel sorriso raggiante che ha ogni volta che posa il suo sguardo su di me. Lei è la mia nuova àncora, la mia nuova certezza nella vita, il supporto che non rischierò mai più di perdere… per questo motivo è l’ultima volta che scriverò su questo diario. Sono felice, sono fiera di me stessa, ho tutto ciò che desidero, non potrei davvero nemmeno immaginare di poter desiderare dell’altro e tutto questo grazie a questo diario. Se Demi non lo avesse letto, non sarebbe mai rimasta attratta dalla prospettiva di porgermi un incarico del genere, quindi dei ringraziamenti sono più che dovuti.
Vorrei tanto che tu fossi qui con me e mostrarti tutto ciò che ho raggiunto, nonna, ma almeno posso sollevarti finalmente da ogni preoccupazione, perché ho trovato e realizzato i miei sogni, come mi hai sempre detto di fare.
 
Mary”.
 
 
Buonasera! Siamo arrivati finalmente alla fine della storia. Iniziai questo racconto circa tre anni fa e l’ho abbandonato per un periodo di tempo abbastanza consistente, e poterlo definire concluso fa uno strano effetto. Spero vivamente che la lettura sia stata piacevole tanto quanto la scrittura. Fatemi sapere le vostre considerazioni finali,
A presto!
Mary
 
 

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