Ninja Power

di emmelestrange
(/viewuser.php?uid=1059809)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO I ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO II ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO III ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO IV ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO V ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO VI ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO VII ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO VIII ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO I ***


CAPITOLO I


« Mi rifiuto categoricamente di andare, la sfida non è valida! »
« Dai Donnie, abbiamo fatto un patto, devi rispettarlo! »
« Sì, ma statisticamente le mie probabilità di vittoria erano inferiori al 30 percento! » sbraitò la prima voce. Il proprietario di quest’ultima era una tartaruga dalle somiglianze umane, con indosso una bandana viola.
La seconda voce rise sonoramente. Anche questa apparteneva a una tartaruga simile alla precedente, ad eccezione del colore della fascia: blu.
« Donnie, non è colpa nostra se sei una schiappa a Tekken* » disse una terza voce « devi andare tu! Nella peggiore delle ipotesi potrebbe staccarti un braccio ».
« Oh, ti ringrazio Mikey » rispose stizzita quella con la fascia viola, scrutando la terza tartaruga con una bandana arancione.
Quest’ultima era seduta per terra, con uno joystick in mano, in quello che sembrava un salone di casa.
« Donnie, forza. Non hai scuse, hai perso al gioco e adesso vai! »
 « Senti Leo, non sei nessuno per dire quello che devo o non devo fare! » esclamò Donnie fissando la tartaruga con la bandana blu.
« Certo. Sono tuo fratello maggiore e soprattutto il tuo leader. Forza, muoviti! » disse autoritario Leo, senza riuscire a nascondere un ghigno malizioso.
Donnie girò sui tacchi per uscire dal salone dirigendosi verso la stanza del quarto fratello.
« Il passaggio da leader a despota è molto breve » borbottò Donnie.
« Ti ho sentito! » esclamò Leo facendo sobbalzare la tartaruga con la fascia viola.
Donnie si fermò davanti alla stanza del fratello dormiente e, delicatamente, bussò con le nocche sulla porta. Non si era accorto che gli altri due erano alle sue spalle.
« Raph » bisbigliò il viola, mentre apriva lentamente la porta « Raph, svegliati, dobbiamo andare a cercare Splinter ».
« Così non ti sentirà mai! » esclamò squillante Mikey facendo sobbalzare il blu e il viola.
Queste furono le ultime parole famose: Leo e Donnie si guardarono terrorizzati prima che il quarto fratello, all’interno della stanza, iniziasse a sbraitare.
In un attimo, Donnie si ritrovò sdraiato per terra, con un sai puntato alla gola e il quarto fratello su di lui.
« COSA URLI! » tuonò Raph.
« Raffaello… calmati… è stato Michelangelo… » boccheggiò Donnie.
« IO TI AMMAZZO! » urlò Raph puntando Mikey.
« Basta ragazzi! » intervenne Leo bloccando il quarto fratello con la bandana rossa « non abbiamo tempo da perdere! »
« Ha ragione, Raphie » disse Mikey con tono persuasivo « Non possiamo mica perdere tempo ».
 « Non la passi liscia! » Lo minacciò Raph con la sua arma.

I quattro si diressero verso il laboratorio, dove Donnie si sedette di fronte al computer.
« Ho piazzato un dispositivo GPS sul bastone del Sensei, cosicché possiamo rilevare i suoi movimenti » spiegò Donnie « Fortunatamente non si è mosso molto, si trova a dieci minuti dal rifugio ».
« Forza ragazzi, andiamo » incitò il leader, correndo fuori dal laboratorio.

La notte era calata da un paio d’ore a New York. I quattro fratelli, iniziarono a sfrecciare sui tetti dei palazzi: più che alla ricerca di qualcuno, sembrava stessero facendo a gara tra di loro.
« Ragazzi, eccolo! » esclamò Michelangelo, puntando il dito verso un palazzo più alto.
Un topo con un abito giapponese e dalle fattezze umane, si trovava sul ciglio del palazzo, seduto a gambe incrociate. Sembrava stesse meditando.
I quattro gli furono vicini e prima che Leonardo potesse aprire bocca, il topo parlò.
« Ci avete impiegato più tempo del previsto » disse a occhi chiusi « vi attendevo da una settimana ».
« Parlare dentro casa ormai è fuori moda, vero? » sbuffò Raph, incrociando le braccia al petto.
« Perché » proseguì Leonardo, guardando male il rosso « esci di nascosto durante la notte? »
« Per riflettere » tagliò corto il topo.
« Secondo me si è fidanzato » bisbigliò Mikey a Donnie, procurandosi uno scappellotto da Raph.
« Ahia, ma che ho detto? » chiese l’arancione massaggiandosi la nuca.
« Ragazzi miei, sono preoccupato. Ultimamente non mi sento più sicuro » spiegò il Sensei alzandosi in piedi.
« Che cosa vuoi dire, Maestro? » chiese Donnie corrucciando la fronte.
« Non siamo gli unici ninja in città ».
« Maestro Splinter » esordì il leader « Shredder e il Clan del Piede sono spariti da parecchi anni ormai ».
« Otto per l’esattezza » puntualizzò il viola contando con le dita.
Il Sensei prese dal suo vestito un pezzo di stoffa, dove sopra era disegnato il simbolo del famigerato. I fratelli spalancarono gli occhi.
« Non ci credo, li abbiamo sconfitti anni fa… » fece Leo.
« Lo so, Leonardo, hai ragione. Ma ho motivo di credere che non siamo più al sicuro come una volta. Sapete, un paio di sere fa sono stato attaccato... 
»
« MAESTRO! » esclamarono le tartarughe contemporaneamente.
« Ragazzi miei, io non so come facciate con quelle pizze. Ho bisogno di una passeggiata notturna per digerirle ».
« Vuoi che ti prescriva una dieta? » propose Donnie.
« No, Donatello, ti ringrazio. Il centro della questione è proprio questo: sto invecchiando ».
« Guarda che adesso se ne esce con il fatto della fidanzata... »
« MICHELANGELO! » lo rimproverarono gli altri tre fratelli.
« Il Ninjustu dev'essere insegnato ad altre persone »
 concluse il maestro.
« Beh, carina l’idea di voler aprire una scuola di Ninja » commentò Mikey « certo, un po’ incoerente con il dogma dell’invisibilità, però potrebbe essere car…Ahia! Ma che c’è? »
« Scusa, la forza dell’abitudine » rispose Raffaello che aveva colpito nuovamente il fratello minore sulla testa.
«Michelangelo, fammi finire. Sono settimane che ci penso. Ho deciso che voi quattro insegnerete il Ninjutsu a quattro adolescenti ».
I fratelli si guardarono e scoppiarono a ridere.
« Con tutto il rispetto Sensei » disse Donatello « forse hai dimenticato la nostra piccola peculiarità… »
« E cioè? » chiese un disattento Mikey, facendo esasperare Raph.
« Siamo mutanti, Mikey! » sbottò il rosso.
« Ah, già... »
« E’ proprio qui che vi sbagliate, figli miei. Li osservo da settimane ormai, li ho scelti con cura ».
« Maestro, si chiama stalking… » fece un intimidito Donatello.
« Sono ragazzi aperti alle nuove esperienze » continuò il maestro, facendo finta di niente.
« Ah, adesso ci chiamano nuove esperienze… » borbottò un offeso Raph.
Leonardo lo fissò un attimo per poi affermare: « abbiamo già il prezioso aiuto di Casey e April, non dimenticarlo ».
« Non lo dimentico, ma non sono dei ninja. Dovete addestrare dei ragazzi per renderli come voi… spero un po’ meglio » rispose Splinter osservando Michelangelo intento a dare fastidio a Raffaello.
« Va bene, come desideri Sensei» acconsentì Leo improvvisando un inchino. Venne seguito a ruota dagli altri fratelli.
« Perfetto. Domani li andrete a prendere! » esclamò gioioso Splinter, di fronte lo sconcerto dei quattro figli.




*Tekken: videogioco di lotta.

Ciao a tutti, mi chiamo mar_lestrange10 e sono (da sempre!) una grande fan delle TMNT. 
Un piccolo avvertimento: la storia non è ambientata dentro una serie specifica.
Ci saranno dei crossover tra le stagioni, quindi, non vi allarmate in caso di incogruenze! 
Ringrazio anticipatamente i viandanti che leggeranno questa storia.
Un ringraziamento speciale va alla mia dolce amica
Meramadia94: grazie per avermi dato il coraggio di riprendere a scrivere. 
Sperando che non vi faccia così schifo, 
alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO II ***


CAPITOLO II



E anche quella dannata mattina, Seth Turner, era dannatamente in ritardo.
Non che la cosa lo toccasse, sia chiaro.
Col suo solito passo lento e trascinato faceva ingresso alla Hunter College High School di New York.
Alto e piazzato, capelli neri e occhi verdi. Tutte lo fissavano costantemente.
Odiava quel posto e odiava quelle persone: al quarto ed ultimo anno di liceo non aveva fatto amicizia con nessuno.
L’unica ragazza con cui aveva sostenuto un dialogo, era quella tizia da cui prendeva ripetizioni di fisica, Nefti Evans.
Avete presente la classica sfigata? Ecco.  Alta e magra, con i capelli ricci biondi, sempre spettinati. Gli occhi? Beh, Seth non ci aveva mai fatto caso, datosi che la Evans stava sempre con lo sguardo rivolto per terra.
Ovviamente al ragazzo non interessava nulla delle ripetizioni: era stato costretto a prenderle da quell’incapace che insegnava, per l’appunto, fisica e matematica.
Il professor Murphy, la reincarnazione ancora più antipatica del pinguino di Batman.
E, anche quella mattina, Seth stava facendo tardi proprio alla lezione di matematica.
« Non ci pensare proprio, Turner » disse con tono piatto il professor Murphy, mentre scriveva col gesso alla lavagna « non ti azzardare a mettere un piede nella mia classe ».
Come aveva fatto a sentirlo arrivare, Seth non riusciva nemmeno ad immaginarlo.
« Professore, la prego » fece Seth, fintamente pentito « è l’ultima volta che… »
« Turner, le lezioni sono iniziate da un mese e tu, ogni giorno, ti presenti con mezz’ora di ritardo. Sono stanco delle tue scuse, esci dalla classe e chiudi la porta ».
« Non posso permettermi un’altra assenza! Il preside chiamerebbe mia mad...»
« E a me cosa interessa? » chiese Murphy girandosi verso di lui « almeno saprà del tuo comportamento. Ehhh, non ci sono più le madri brave di una volta ».
O no. Il professore aveva toccato il nervo scoperto del ragazzo.
« Non si azzardi a insultare mia madre » sibilò il ragazzo, socchiudendo in due fessure gli occhi verde smeraldo.
« Mi minacci, Turner? » lo derise il professore.
« La prego, professore » supplicò una voce femminile in classe « La prego, non lo faccia sospendere. È il nostro ultimo anno e… »
« Proprio per questo, Evans! » tagliò il pinguino girandosi verso la classe «  dovete imparare ad essere più disciplinati ».
« Sì, ma… »
« Niente “ma”, Evans. Però hai ragione » proseguì il professore guardando Seth, facendogli segno con la mano per entrare « una sospensione sarebbe troppo nociva. Però, una sessione extra di esercizi di matematica non vi farebbe affatto male ».
Dopo aver preso posto accanto ad Evans (l’unico posto vacante, sia chiaro!), Seth mostrò il suo solito ghigno malizioso.
« Professore, non c’è bisogno che lei mi dia del voi ».
« Ah, quanto sei sciocco Turner. La punizione di matematica è sia per te che per Evans; così la signorina eviterà di contraddirmi la prossima volta ».
Seth la vide: con la coda dell’occhio notò che la sua compagna aveva gli occhi castani arrossati.
Mentre Nefti cercava di ricacciare indietro le lacrime, con la manica del suo maglione bianco, una voce dall’ultimo banco si alzò.
« Professore, però non è giusto. Evans non è stata maleducata ».
La voce apparteneva a Key Cooper e, per guardarlo, tutta la classe si girò.
Il ragazzo si era alzato in piedi: capelli castano chiaro, leggermente più basso e magro di Seth. I suoi occhi azzurri erano fermi sulla sagoma del professore.
« Eccolo il paladino della giustizia » borbottò Turner, roteando gli occhi.
« Siamo arrivati a tre punizioni » commentò sadico il professore « facciamo quattro dai, così svegliamo la signorina Watson che sta dormendo sul banco ».
Nel dire così, Key si girò verso la sua compagna che, come al solito, si appisolava durante tutte le lezioni: Rea.
Sentendo pronunciare il suo cognome, la ragazza si svegliò di fronte alle risatine dei suo compagni.
« Complimenti, genio » le fece Key, guardandola « ti sei procurata un biglietto per l’esercitazione extra di matematica ».
Rea lo guardò con i suoi grossi occhi ambrati gonfi di sonno. Dopo di ché, si girò dall’altra parte e continuò a dormire.

***

Alle tre spaccate, mentre i loro compagni uscivano al suono della campanella, i quattro  si presentarono di fronte l’aula delle punizioni.
« Non è giusto, per colpa di quell’idiota devo saltare l’allenamento » si lamentava Key.
« Quanto sei pesante, Cooper » lo derise Rea, passandosi una mano tra i capelli, un caschetto spettinato castano scuro.
« Forse è meglio presentarsi, io sono Key Cooper » disse il ragazzo sorridendo a Nefti.
Quest’ultima abbassò lo sguardo. « Veramente è il quarto anno che seguiamo la stessa classe di matematica e fisica ».
Rea scoppiò in una fragorosa risata: nonostante il momento imbarazzante, lei aveva l’abilità di ridere quando non doveva farlo.
« Ah, sì, scusa… ma non abbiamo mai parlato » cercò di recuperare il ragazzo, completamente bordeaux, colore che faceva contrasto con la felpa blu della squadra di football.
« Che cosa ridicola » commentò Seth guardando gli altri « comunque, io già ti ho parlato, Watson ».
« Come vi conoscete? » chiese stupito Key, guardando l’amica mora.
« Non è meglio entrare? » fece l’ultima distratta, mentre Seth la fissava in cagnesco.

***

« Gli esercizi sono stati divertentissimi! » esclamò entusiasta Nefti uscendo dall'ingresso principale del liceo.
Erano le cinque del pomeriggio e la sera stava lentamente calando su New York.
« Parla per te, secchiona » l’accusò Seth « spero di non dover rifare mai più una cosa del genere ».
« E invece ti servirebbe, scienziato! » fece la bionda guardandolo storto « almeno miglioreresti i tuoi voti! »
« Io ho fame » commentò Rea, trovandosi lo sguardo di tutti addosso « scusate, non pensavo di averlo detto ad alta voce ».
« Perché non andiamo a prenderci un gelato? » propose Key guardando Nefti. Quest’ultima arrossì.
« Sì, dai! Ne fanno uno buonissimo vicino Central Park! » esclamò Rea, gioiosa « dai Turner, non fare l’asociale e vieni! »
Per tutta risposta, Seth annuì con un grugnito.
Mentre entravano dentro Central Park, quasi completamente al buio, Key si avvicinò furtivo alla mora e ci riprovò :« mi spieghi come lo conosci? »
« Key, che cosa sono quei cosi? » chiese Rea bloccandosi di scatto.
« Smettila di sviare il discorso e rispondimi! » esclamò stizzito l'amico prima di girarsi, trovandosi di fronte quattro paia d’occhi bianchi.
Occhi che appartenevano a quattro sagome, non distinguibili al buio, che li avevano accerchiati. Dopo di che, il buio più totale.
 




Ecco a voi, il secondo capitolo!
Mi spiace che non ci siano le tartarughe, ma era necessario per presentare i quattro ragazzi.
Ringrazio in anticipo chi mi legge, sperando che la storia vi piaccia almeno un pochino! In caso ci fosse qualche recensione, secondo voi, come sarà l'assegnazione dei ragazzi?
ML-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO III ***



CAPITOLO III



Key cercò di aprire gli occhi.
Lentamente riuscì a mettere a fuoco e vide… un salone?!
Si trovava all’interno di quello che sembrava essere un salotto molto accogliente.
Già, peccato che non fosse il suo! E nemmeno quello di Rea, lo avrebbe di certo riconosciuto.
Cerca di fare mente locale, cerca di fare mente locale, pensava il ragazzo.
Chiuse nuovamente gli occhi per cercare di ricordare cosa fosse successo.
Okay, ce la poteva fare: lui, in compagnia di Rea, Nefti Evans e Seth Turner si trovavano dentro Central Park.
Da poco era calata la notte e i lampioni ancora dovevano accendersi: erano quasi al buio all’interno del cuore verde newyorkese.
Tutto ad un tratto, Rea notò degli “esseri”, non facilmente distinguibili a causa dell’oscurità. L’unica cosa che Key ricordava con chiarezza erano delle pupille bianche, otto per l’esattezza, che li avevano accerchiati.
Mentre ragionava su quello che poteva essere successo, venne colpito lievemente alla nuca. Spaventato, spalancò gli occhi.
La “cosa” che l’aveva colpito era la mano dalla carnagione olivastra, pieno di anelli, di Rea, la quale dormiva beatamente sul divano. Lui, invece, si trovava sotto il divano, sdraiato per terra.
Ce la puoi fare, pensò nuovamente. Si fece forza e si sedette, riuscendo a scrutare tutto con maggior chiarezza.
Ai piedi del divano dov’era sdraiata Rea, c’era Nefti Evans che dormiva in posizione supina.
Girò piano la testa, notando di fronte a sé Seth Turner, anche lui ancora tra le braccia di Morfeo.
Il salone circolare era molto ampio: loro quattro si trovavano al centro, occupando il divano di fronte a un televisore.
Non ci sono finestre, pensò Key guardandosi ancora intorno. Decise di alzarsi per capire meglio. Di fianco al televisore notò una console per i videogiochi, con sopra una custodia aperta.
« Tekken » mormorò il ragazzo, osservando il videogioco « meglio che Rea non lo noti, se no rimane qui per sempre ».
Dicendo questo, abbozzò un sorriso, osservando la sua amica che dormiva.
Key conosceva Rea da quando aveva cinque anni: i genitori li portavano alla stessa scuola di musica, dove lui suonava il pianoforte, mentre lei la chitarra.
Da sempre al suo fianco, era la sua migliore amica.
« Allora qualcuno sveglio c’è! »
Io questa voce non la conosco, pensò Key voltandosi di scatto.
La proprietaria era una ragazza dai capelli rossi, alta e magra. Gli occhi azzurri grandi erano pieni di vita.
Vestita semplicemente, con un paio di jeans scuri e una maglietta a righe blu e bianche, si avvicinò al ragazzo.
« Non voglio farti del male » gli disse con tono gentile « certo, le circostanze sembrerebbero diverse, ma giuro che non sono pericolosa ».
« Questo lo vedo » disse Key osservandola.
Il giovane Cooper aveva una gran dote: la tranquillità. Riusciva ad essere freddo e pacato in qualsiasi tipo di situazione… a differenza di Rea, ad esempio.
« Quindi » continuò il ragazzo « non sei nemmeno tu quella che ci ha drogato, giusto? »
« No! È stato Donatello! » esclamò entusiasta una voce maschile fuoricampo.
La tartaruga con la fascia arancione entrò nella sala: Key spalancò gli occhi, incredulo.
« MICHELANGELO! » tuonò la rossa, girandosi « AVEVO DETTO A DONNIE DI TENTERTI D’OCCHIO! PERCHE’ SEI ENTRATO!? »
« Scusa April » disse la tartaruga con la fascia viola entrando alle calcagna del fratello « è scappato! »
« ARGHHH!! »
Ottimo. Nefti si era svegliata.
« CHE COSA SIETE?! » urlò la bionda scattando in piedi « NON E’ POSSIBILE, STO SOGNANDO! »
« Sei il solito Mikey, hai fatto un casino! » ringhiò Raffaello, entrando a sua volta in salone.
« Ragazzi, non è che voi stiate migliorando la cosa! » disse April con tono piatto, come se fosse abituata a tutto ciò « a questo punto chiamate anche Leonardo, così ci siete tutti ».
« Veramente io sarei già qui » disse gentilmente l’interpellato, saltando giù dal soffitto.
« QUALCUNO MI SPIEGA COSA STA SUCCEDENDO? » urlò Nefti.
Questa volta a parlare fu Key.
« Ti prego, calmati. Questa ragazza ha detto che non ci farà del male » cercò di tranquillizzarla.
« Il problema non è la ragazza » fece la bionda, tremando « ma queste quattro tartarughe mutanti ».
« Come fai a saperlo? » chiese stupito Donatello.
Era la prima volta che qualcuno azzeccasse.
«Semplice » rispose Nefti stringendosi nel suo maglione bianco « non avete né voci metallizzate né i vostri movimenti sono meccanici. Vuol dire che non siete né robot né delle maschere: siete dei mutanti ».
« Beh » fece in un incredulo Donatello « ti faccio i complimenti per l’intuito ».
« Io ho già capito chi andrà con Donnie » disse scanzonato Mikey, suscitando le risate dei fratelli e della rossa.
« Che cazzo succede? » fece Seth alzandosi « e voi chi cazzo siete? »
« Apprezzo il fatto che tu abbia utilizzato il chi invece del cosa » rispose stizzito Raph.
« Vi spiegheremo tutto » disse Leo « Avevamo mandato April per non spaventarvi, ma i piani non spesso riescono. Aspettiamo che l’altra ragazza si svegli, così chiariamo la situazione ».
« Strano » commentò Donnie avvicinandosi a Rea che dormiva « il sonnifero che vi ho somministrato doveva durare non più di quaranta minuti. È strano che ancora non si sia svegliata… »
« Oh, non ti preoccupare » disse Key, sorridendo « è narcolettica ».
« Ah » fece Donnie.
« Ré! » esclamò il castano vicino all’orecchio dell’amica « svegliati! »
Rea aprì gli occhi con lentezza e fissò l’amico.
« Mi auguro che tu abbia una valida ragione per avermi svegliato » gli fece in tono serio.
« Guarda tu stessa » rispose lui abbozzando un ghigno.
La mora si fece forza con le braccia e si sedette, abbassando il cappuccio della sua felpa gialla.
« Però » commentò lei « e io che volevo solo un gelato ».
Tutti i presenti risero, mentre Key pensava a come l’amica avesse quest’abilità di sdrammatizzare sempre tutti i contesti.
« Allora, che intenzione abbiamo? Ci volete fare fuori o no?» esclamò Seth, sistemandosi la sua giacca di pelle nera.
« Calmati, Turner » lo ammonì Key fissandolo.
 « Stai zitto tu, Cooper » fece minacciosamente Seth « che cazzo dici di stare calmi? »
« Perché la ragazza l’ha detto » disse pacato Key fissandolo negli occhi « mi fido ».
« Beh, io no! » ruggì il moro. Se avesse potuto, gli avrebbe spaccato la faccia.
Odiava quel finto paladino della giustizia. Sempre il migliore in tutto!
A scuola voti sempre alti, era il capitano della squadra di football e poi sempre con questo atteggiamento da finto buono!
« Ragazzi per favore » intervenne Leo, cercando di separarli « fatemi spiegare! »
« Almeno così sa cosa si prova » commentò Mikey alla ragazza rossa « sembra di vedere Leo e Raph ».
« Allora » fece il leader « ragazzi, vi prego di sedervi. Cercherò di farla il più breve possibile. Siamo quattro fratelli che sono entrati in contatto con una sostanza definita mutageno che ci ha trasformato in umanoidi … »
« In breve » tagliò Donnie « pensiamo, parliamo ed agiamo come voi ».
« La differenza » proseguì Raph « è che se voi uscite per strada, nessuno vi ferma. Noi, non possiamo farci vedere, se no la gente impazzisce. Per questo Donnie vi ha dovuto drogare: non potevamo parlarvi in superficie, perciò vi abbiamo portato al nostro rifugio ».
« Sì, okay. Ma perché noi? » chiese Seth che si era calmato. Strano a dirsi, ma trovava molto pacata la tartaruga con la fascia rossa.
« Perché siamo anche dei ninja » proseguì Leonardo, stizzito dal fatto che tutti l’avessero interrotto « vorremmo insegnarvi il ninjustu perché…»
«Perché il gruppo di ninja con a capo Shredder, il nemico di nostro padre, che già è risorto, è probabilmente tornato! Questa volta però potrebbe non solo ucciderci o mutilarci, ma addirittura devastare l'intera New York! » concluse Mikey, conquistando le occhiatacce di tutti.
« Forse, e dico forse » disse acido Donnie « non era il caso di dirlo così! »
« Ma voi chi siete? » chiese Nefti.
« Siamo i fratelli Hamato, le tartarughe ninja! »





Eccomi, sono tornata!
Dovrete attendere ancora per sapere quale sarà l'assegnazione dei ragazzi... ma penso che già un po' si sia intuito. 
Questa è solo la prima parte dell'incontro con le tartarughe! Ho preferito dividerlo :)
Un ringraziamento di cuore ai lettori, sia quelli che recensiscono, sia quelli di passaggio!
Spero vi piaccia e che continuiate a seguire la storia!
Con affetto,
ML-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO IV ***


CAPITOLO IV


« Ricapitolando » fece Nefti seduta sul divano, accavallando le gambe lunghe « voi siete delle tartarughe mutanti… ninja.  Avete dei nemici e necessitate del nostro aiuto. Tutto filerebbe se sapessimo il motivo della scelta ».
La situazione ormai si era calmata. I ragazzi si erano fidati dei rettili e della loro gentilezza. Inoltre, il racconto dei fratelli Hamato sembrava veritiero, perché avrebbero dovuto far loro del male?
« Esattamente » rispose il leader, incrociando le braccia « in realtà, il motivo non lo so nemmeno io, è stato il nostro maestro a scegliervi ».
« Ottimo » commentò Seth, l’unico ancora scettico « siamo stati anche spiati ».
« Immagino quanti segreti avrai da nascondere » lo derise Rea.
« Perché non stai mai zitta? » grugnì Seth.
« Ma non potete chiamare qualcun altro al posto suo? » chiese la ragazza, guardando le tartarughe davanti a sé che scoppiarono a ridere.
« Io ti… »
« Che fai, minacci una donna, Turner? »
« Perché lo sei?! »
« Basta! » esclamò Key interrompendoli, datosi che si trovava nel mezzo « Rea, sta zitta! »
In tutta risposta la ragazza incrociò le braccia alzando gli occhi al cielo.
« Comunque, io sono Key… non ci siamo ancora presentati ».
« Che palle Cooper, è la seconda volta che sento le tue presentazioni nell’arco di una giornata » sbuffò Seth.
« Io l’ho detto di chiamare qualcun altro… » borbottò Rea.
« Io mi chiamo Nefti, Nefti Evans » disse la bionda, provando a sorridere ai mutanti.
« Io Rea Watson » fece la castana, passandosi la mano tra i capelli corti « e questo coso è Seth Turner »
La tartaruga dalla bandana rossa rise sotto i baffi « che nomi ridicoli ».
« Beh » fece April « non è che voi siate messi meglio ».
Prima che i ragazzi potessero controbattere, una voce fuori campo parlò.
« Sono i nomi di alcune divinità, Raffaello ».
Il maestro Splinter fece capolino all’interno del salone: i ragazzi trasalirono. Un conto erano delle tartarughe, ma un ratto gigante faceva un certo effetto.
« Lui è il nostro Sensei » lo presentò Donatello.
« L’unico, inimitabile, il mitico, il fantastico, il… »
« MICHELANGELO! » lo ripresero i fratelli.
« Volevo regalargli un’entrata ad effetto » sbuffò Mikey, provocando le risate di Rea.
« Vi prego, non fate caso al mio aspetto » si scusò il maestro « purtroppo prima ero come voi, ma adesso mi trovo in questo corpo che non mi appartiene ».
I ragazzi si rilassarono, anche se non riuscivano ancora a staccargli gli occhi di dosso.
Il topo si sedette per terra di fronte a loro e continuò a parlare.
« Il motivo per cui vi ho scelti è molto banale: abbiamo un nemico in comune ».
Il silenzio piombò all’interno della sala di fronte al pezzo di stoffa, tirato fuori da Splinter, con raffigurato sopra il simbolo che aveva mostrato la sera prima ai figli.
« Ovviamente, potrete scegliere anche di non partecipare a questa guerra. Ma sappiate che è anche la vostra ».
Il primo che si fece forza a parlare fu Key.
« Ma non erano spariti… per sempre ? »
Key era diventato completamente bianco, colore in realtà condiviso anche dai suoi coetanei.
Addirittura Rea e Seth si erano ammutoliti di fronte a quel simbolo.
« Sì, hai ragione, Kronos Cooper. Ma purtroppo sono tornati e abbiamo bisogno di una mano. Per questo ho deciso voi quattro: quattro come il numero dei miei figli che vi insegneranno a diventare dei ninja; quattro come i vostri caratteri così diversi tra loro, ma così simili a quelli dei miei figli e, infine, quattro come le storie che vi accomunano ».
« Kronos?! » squittì Nefti girandosi, per guardare il ragazzo « Non sapevo ti chiamassi così! »
« Cerco di non usarlo mai » si giustificò Key, abbassando lo sguardo imbarazzato.
« Io me ne vado » fece Seth alzandosi « non ho alcuna intenzione di perdere altro tempo ».
« Che fai » lo provocò Raph, saltandogli davanti, bloccandogli la strada « ti tiri indietro davanti ai problemi? Vigliacco! »
« Senti coso, sparisci! Non conosci me, né la mia situazione del cazzo. Levati dalle palle! » sputò Seth, cercando di spostarlo, ovviamente senza successo.
« Io non conosco la tua storia, ma so la mia. Anzi la nostra. E credimi che abbiamo motivo di essere incazzati almeno quanto te. Ma noi non scappiamo, noi  affrontiamo le cose! » spiegò Raffaello, con un’innaturale saggezza.
« Io ci sto » bisbigliò Rea di fronte lo sconcerto di tutti « io voglio imparare il nincizzu ».
« Ninjutsu » la corresse educatamente  Nefti « comunque anche io voglio far parte della squadra ».
« Hai capito » rise April «le donne che combattono, gli uomini che scappano ».
« Anche io voglio combattere! » rispose Kronos, con decisione.
« Forza, amico » continuò il rosso « li possiamo distruggere ».
Seth abbassò lo sguardo. Erano anni che non sentiva parlare del Clan del Piede. Era riuscito ad andare avanti, dopo tutto quello che gli avevano fatto.
La cosa che trovava assurda era come tutti loro li conoscessero: evidentemente non era così solo come credeva.
Forse, davvero gliel’avrebbe fatta pagare per una volta.
E poi, doveva ammetterlo: Raffaello gli era simpatico.
« Okay, ci sto anche io » bisbigliò il moro.
« Allora seguitemi » fece Splinter allegro, avvicinandosi al dojo « assegnerò ad ognuno di voi il rispettivo maestro ».
Entrati, si sedettero di fronte quello che sembrava essere un albero molto antico. La stanza sembrava essere in legno, come l’interno delle case giapponesi.
Al muro erano appesi diversi tipi di armi.
« Che figata! » esclamò Rea incredula, guardandosi intorno.
Il Sensei fece segno ai ragazzi di sedersi di fronte a sé, mentre le tartarughe si trovavano alle sue spalle.
« Figli miei » disse il topo dando loro le spalle « prendete le armi dal muro ».
« Utilizzeremo delle armi vere? » chiese Nefti sgranando gli occhi « io sono pacifista! »
« Non correre, Nefti Evans » fece il topo guardandola « per ora ve le mostreremo, come rito di fedeltà. Solo quando conoscerete voi stessi, le potrete utilizzare. E adesso, Leonardo, ninja della Katana, leader e figlio responsabile, ti assegno la guida del giovane Kronos Cooper ».
Detto così, Leo si avvicinò al ragazzo consegnandogli le spade.
« Sono onorato » fece il blu, inchinandosi di fronte al ragazzo.
« Lo sono io! » esclamò felice Kronos, prendendo le armi in mano.
« Raffaello, il ninja dei Sai, figlio orgoglioso con un forte desiderio di giustizia, assegno a te la guida di Seth Turner ».
Il rosso, a sua volta, consegnò i sai al moro.
« Andremo d’accordo, già lo so ».
Seth, per tutta rispose, ghignò.
« Donatello, il ninja del Bo, figlio estremamente intelligente e curioso, ti assegno la guida di Nefti Evans ».
Donnie si avvicinò alla bionda sorridendole e consegnandole il bastone.
« Sono una schiappa in ginnastica » gli confessò la ragazza « ti farò fare una figuraccia con gli altri ».
« Non temere » rispose bonariamente il viola « ti capisco benissimo! »
« E infine » proseguì Splinter « Michelangelo, ninja del Nunchaku, figlio scaltro e di gran cuore, ti assegno la guida di Rea Watson ».
Mikey si avvicinò alla mora, consegnandole le armi.
« Ma come si usano ‘sti cosi… ODDIO, SCUSAMI TANTO! » fece Rea, mentre prendeva in mano il nunchaku e scaraventandolo in testa al suo futuro maestro.
« Figurati » rispose lui, massaggiandosi la testa « adesso capisco perché ti hanno assegnato a me! »
Di fronte alle risate di tutti i presenti, compreso Seth Turner (!), April entrò nel dojo.
« Signori, sono arrivate le pizze! »



Eccomi, sono tornata, anche se un po' in ritardo! 
L'assegnazione, finalmente, è stata fatta. Adesso inizierà il bello!
Un ringraziamento speciale come sempre a chi legge la mia storia. Spero non la troviate noiosa.
Ringrazio anche coloro che hanno messo la storia tra le preferite, seguite ecc...
Alla prossima! 
ML-

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO V ***


CAPITOLO V


I ragazzi seguirono i loro nuovi maestri fuori dal dojo, dove li aspettavano April in compagnia di un ragazzo alto e muscoloso, con in braccio una pila di pizze.
I lineamenti erano particolarmente duri, messi ancora di più in risalto dagli occhi e i capelli corvini. Questi ultimi erano legati con un elastico. Inoltre, indossava un paio di jeans scuri e con sopra una maglietta bianca, da hockey.
« Ah, ah! » esordì il ragazzo « sono questi i Prescelti! »
« Vedo che con voi le notizie corrono » disse Splinter, suscitando un profondo imbarazzo da parte di April, la quale chinò il capo.
« Io mi chiamo Casey » continuò il moro, senza fare attenzione alla frase del Sensei.
« Almeno ti sei reso utile, Jones » lo rimbeccò Raph, levandogli le pizze dalle mani, mentre andava a prendere posto nel mezzo del salone.
Il rosso venne seguito dai fratelli, il padre e i due umani, ma i ragazzi si fermarono, guardandosi tra loro.
« Forse è il caso che togliamo il disturbo » propose Key.
« Perché? » rispose offeso Raffaello, fissandolo con i suoi occhi verdi « non vi piace la pizza? »
« Certo! È che non ci va di disturbare! » si affrettò a dire il ragazzo, visibilmente arrossato.
« Ma quale disturbo » lo rassicurò Leonardo « il nostro è un invito indiretto ».
« REA! » gridò Key, il quale non si era accorto che l’amica aveva già preso posto per terra insieme agli altri.
« Che vuoi?! » fece lei senza nemmeno guardarlo « già mi avete negato un gelato, almeno fatemi mangiare la pizza! »
Tutti risero, mentre i ragazzi ringraziavano prendendo posto.
La serata continuò nella serenità più totale, dove tutti ebbero l’occasione di conoscersi meglio. In più, il Clan del Piede non venne mai nominato.
« Allora, voglio provare ad indovinare. Tu » fece Casey, indicando con il dito Seth « fai coppia con Raffaello ».
L’interpellato annuì, mentre beveva la sua bottiglia di birra.
« Casey Jones è troppo bravo » si auto-celebrò compiaciuto « Mentre, con Leonardo… ehm, vediamo… tu! »
« No, io sto con Donatello » rispose Nefti sorridendo.
« Non eri troppo bravo? » lo canzonò il ninja del Bo.
« Anche ai migliori capita di sbagliare » rispose lui « Allora Rea, giusto? »
« Lei sta con me! » esclamò Michelangelo.
« Beh, uno su quattro, Jones. Complimenti » lo derise April.
« Quindi, voi imparerete ad essere Ninja… » continuò Casey, guardando torvo la rossa.
« A quanto pare… » commentò Seth.
« Emozionati? »
« Intimorita, a mio avviso » disse Nefti, guardandolo  « non sono mai stata un asso nello sport, tanto meno in quello estremo! »
« Nemmeno io » la rincuorò Donatello, poggiando la mano sulla spalla della bionda « ma non temere, ci riuscirai. Con un po' di impegno, ce la farai ».
« Guarda, ce l'ha fatta pure Michelangelo! » esclamò Raffaello, indicando il fratello minore con il capo.
Tutti scoppiarono a ridere, tranne l’arancione.
« Certo…»  sibilò Mikey « vorrei ricordarti, caro fratello, una cosa… »
« Spara pure ».
« Adesso ricomincia… » mormorò Donnie, roteando gli occhi castani.
« Chi ti ha battuto al Duello dei Duelli? Aspetta, non ricordo bene il nome… Ah, giusto… ero io ».
Raffaello, spiazzato non sapeva come rispondere.
« Hai vinto un duello? » chiese incuriosito Key, mentre Leo e Donnie facevano segno di interrompersi.
« Eh già » disse Michelangelo,  guardando Kronos con i suoi grandi occhi azzurri « Se volete, vi posso... »
« Oh, sta zitto! » esclamò Raffaello saltando al collo del fratello minore, il quale lanciò un urlo, decisamente poco virile.
Di fronte a quella scena partirono all'attacco anche Leonardo e Casey.
Trovati alla sprovvista, decisero di buttarsi anche Key e Seth.
« Ho come l’impressione che si troveranno bene… » commentò April.
Nel frattempo, Rea notò come Nefti guardasse la bolgia con occhi sognanti.
« Che guardi? » fece la prima avvicinandosi alla bionda, nella speranza di capire cosa stesse osservando dalla sua posizione.
« Ehm, niente! » fece Nefti, diventando rossa. Cercò subito di cambiare discorso  « Comunque, come faremo per incontrarci? »
« Oh, cara, dipende da voi! Se fosse possibile, tutti i giorni » rispose allegro il maestro Splinter.
Rea, per tutta risposta, guardò torvo la ragazza, convinta che le stesse nascondendo qualcosa.
« Lo sai » fece April, sovrappensiero, mentre fissava la mora « mi ricordi tanto qualcuno… »
« Chi, io? » si indicò Rea.
« Sì, ma non so chi… mi verrà in mente più avanti ».
Rea, tornò a guardare Nefti.
Capita la situazione, la bionda cercò nuovamente di sviare il discorso, rivolgendosi a Donatello, l’unico rimasto con loro.
« Perché non ti sei buttato anche tu? »
Il viola, sembrò cadere dalle nuvole.
« Stavo pensando a un progetto a cui sto lavorando » confessò, guardandola.
« Che tipo di progetto? » chiese Nefti, chinando di lato il capo.
« Eheh, ancora è top secret » rispose lui con un ghigno. Poi aggiunse sussurrando: « più che altro non voglio che arrivi la notizia a Michelangelo. Ho paura che mi distrugga tutto ».
« Io però sono brava a tenere i segreti » fece Nefti, cercandolo di convincere.
Il mutante, inizialmente si dimostrò incerto. Dopo di che si convinse annuendo.
« Seguimi » fece lui, sorridendole, mettendo in mostra il dente mancante.
Nefti seguì Donnie dentro un’altra stanza della casa.
« Benvenuta nel mio laboratorio! » esclamò Donatello, accennando una mezza piroetta al centro della sala.
« Ma… è meraviglioso » boccheggiò Nefti incredula, guardandosi intorno « lo hai costruito tu? Cioè è tutto tuo? »
« Sì, certo » fece lui.
Il laboratorio era davvero grande e pieno di apparecchi innovativi. Computer, attrezzi, tavoli con sopra fogli pieni di calcoli. Un paradiso per la la Evans.
« Ti piace, quindi? » chiese Donnie.
« Tantissimo, ma sei un genio! »
« Beh, ti ringrazio » fece lui, ridendo « è la prima volta che qualcuno si interessa al mio laboratorio ».
« Non sai quanto ne vorrei uno anche io » fece lei.
« Potrai utilizzare questo. Anzi, potremmo lavorare a qualche progetto insieme ».
Nefti incredula, spalancò i suoi grossi occhi castani e lo abbracciò. Era la prima volta che qualcuno la coninvolgesse in qualcosa, soprattutto in qualcosa in cui era brava e che adorava. Per la prima volta, dopo tanto tempo, il suo cuore era colmo di gioia.
La vita da liceale di Nefti, del resto, era un vero e proprio inferno. Come Seth, nemmeno lei aveva amici. Tutte le ragazze la escludevano perché era, semplicemente, diversa da loro. Invece, quel pomeriggio, per la prima volta, l'idea di finire la scuola ed andarsene via, non le venne nemmeno una volta in mente.
« Sarebbe bellissimo ».
Donatello sorrise e, sciolto l’abbraccio le  indicò un macchinario più grosso degli altri « quella è la mia ultima invenzione ».
« Non ci credo ».
****

Ore 8.40.
In un appartamento situato al quarto piano di un palazzo nell' Upper West Side, la radio suonava a tutto volume.
Orario anomalo per l’inquilina più piccola, abituata a lunghe dormite mattutine nei weekend.
Ma quel fine settimana era diverso.
Da quel fine settimana tutto sarebbe cambiato e Rea Watson ne era convinta.
« I can't sleep 'cause my bed's on fire,  don't touch me I' m a real live wire » cantava mentre entrava nella sua stanza, spazzando (e ballando) con la scopa.
« Psycho Killer, Qu'est-ce que c'est, fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-far better …»
« Buongiorno insomma » la interruppe una voce all'improvviso.
« AAAAAHHHH! »urlò la ragazza, proteggendosi con al scopa « chi c’è?! »
« Ehi Rea, frena, sono io » esclamò Mikey, alzando le mani in cielo, in segno di resa.
Il mutante si trovava in piedi, alla finestra completamente spalancata.
« Che paura! » esclamò lei, poggiandosi la mano sul petto « ma voi ninja siete soliti a spaventare le persone? »
 « La maggior parte delle volte le salviamo, a dire il vero » ridacchiò lui  «scusami, non era mia intenzione spaventarti. Volevo soltanto riferirti l’orario dell’allenamento di oggi ».
« Figurati, immagino dovrò abituarmi a questo genere di sorprese, giusto? » chiese lei, sorridendo.
« Sempre se sono il benvenuto » disse lui fingendosi offeso.
 « A patto che non arrivi più così, okay? » concluse lei, facendogli segno di entrare.
« Non ci credo! » fece Mikey.
« Cosa?! »
La tartaruga prese in mano il fumetto che si trovava sul letto, posizionato davanti alla finestra.
« Leggi anche tu la Justice Force? »
« Ehm… » la ragazza imbarazzata tentò di sorridere « Sì. È il mio fumetto preferito. Solo Key lo sa ».
« Perché? » fece il mutante, guardandola stupito « è un segreto? »
« Beh » disse lei appoggiando la scopa al muro  « una diciassettenne che ama i fumetti e frequenta il centro di Manhattan non viene vista molto bene. Sai, è reputato da sfigati leggere storie di gente che non esiste ».
« Non è da sfigati. È poi loro esistono davvero, io li ho conosciuti! »
« Certo » borbottò lei, alzando il sopracciglio « come no ».
Michelangelo si offese.
« Guarda che non è una bugia, ti faccio vedere ».
Prima che la ragazza ebbe tempo di ribattere, il ninja le prese il polso e la fece salire sul guscio.
« Reggiti forte! »
« Se no? »
« Potresti cadere e morire »
Fortunatamente, Rea vantava di una statura minuta. Mikey, infatti, non ebbe nessun problema ad uscire dalla finestra, per poi scalare la struttura.
Così, tra le urla della ragazza, il mutante iniziò a saltare tra un palazzo e l’altro.
Dopo una decina di minuti, Mikey si fermò e la fece scendere.
« Guarda tu stessa! » disse lui, afferrando il viso di Rea per farle vedere un signore all’interno del negozio di fumetti.
« Non ci credo » sibilò lei « Quello è Stainless Steel Steve ».
« Proprio lui, se vuoi te lo faccio conoscere! Siamo amici ».
« Ehm, magari non in queste condizioni » fece la ragazza alzando le braccia « sono in pigiama ».
« Okay, allora un’altra volta » rispose la tartaruga sedendosi sul cornicione.
« Comunque è stato fichissimo saltare tra un palazzo e l'altro! »
« Eh già, pensa che quando diventerai una di noi potrai farlo ogni volta che vorrai » ghignò Michelangelo persuasivo.
« Non vedo l'ora! » disse lei, sedendosi accanto a lui e osservando il panorama.
« Rea, come mai già in piedi? Non sei narcolettica? » chiese la tartaruga, girandosi per guardarla.
« Beh, non ho dormito molto dopo quello che è successo ieri! E poi dovevo pulire casa, prima che una tartaruga gigante mi rapisse! Mia madre lavora molto fuori New York, mentre mio fratello è al college. Perciò tocca a me » spiegò la ragazza, distogliendo lo sguardo dal panorama per osservare Mikey il quale, incontrati gli occhi ambrati di Rea, cambiò subito direzione.
« Ah.. ehm quale? » chiese lui, arrossendo visibilmente.
Michelangelo era davvero in imbarazzo.
« È stato preso ad Harvard. Lui è quello intelligente della famiglia ».
« Beh, anche io ho Donnie » fece Mikey, provocando le risate di Rea « mentre tuo padre? »
La ragazza si irrigidì, abbassando velocemente il viso.
« È morto ».
« Scusa, non ...lo sapevo, davvero, non volevo… io… mi dispiace » balbettò la tartaruga avvampando.
« Figurati, come facevi a saperlo? Comunque » proseguì lei, osservandolo nuovamente « non mi hai detto a che ora iniziamo oggi ».
« Giusto, sono venuto qui per questo! Alle tre, oggi al nostro rifugio. Inizieremo con l'arte dell'invisibilità, anche se non dovrei dirtelo » le disse, strizzando l’occhio.
« Oh beh, a me servirebbe » rispose lei ridendo.
« Perché? »
« Ti ricordo che ieri ti ho accidentalmente scaraventato l'arma in faccia. Non sono molto elegante ».
« Tipo un elefante ».
« Come prego? » fece lei, alzando il sopracciglio e incrociando le braccia.
« Sì, come un elefante. Ora però non ti agitare troppo mentre torniamo ».
« Perché? » chiese lei mentre saliva nuovamente sul guscio.
« Non è che io sia molto abituato a portare elefanti in spalla ».




Eccomi, sono tornata! :D
Spero tanto che questo capitolo vi piaccia.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che leggono la storia, recensiscono e il resto.
Un abbraccio,

ML-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** CAPITOLO VI ***


CAPITOLO VI


14:56.
Leonardo era seduto sul divano del salone a braccia conserte mentre guardava l’orologio appeso al muro.
« Se continui a fissarlo così insistentemente si autodistruggerà » fece Raph alle sue spalle « non sono ancora le tre. Non fare lo Splinter della situazione ».
Leonardo si girò verso il fratello.
« Non faccio lo Splinter della situazione » rispose stizzito.
« Sì invece. Speri che arrivino alle tre puntuali. Sono ragazzi, hanno anche una vita al di fuori ».
« Gli impegni si rispettano  » disse Leonardo guardando torvo il rosso, il quale si era seduto accanto a lui « non bisogna prendere mai le cose sottogamba ».
« Nessuno fa questo, fratello… però, take it easy ».
La situazione stava per infuocarsi, quando arrivò Donatello a placare gli animi.
« Smettetela, per favore » li rimbeccò « arriveranno a momenti. E tu, Leo, non fare lo Splinter della situazione ».
Prima che Leonardo riuscisse a controbattere, Key e Rea fecero capolino nel salone.
Il leader guardò l’orologio e, in quel momento, segnò le tre spaccate. Il blu ghignò, contento della precisione del suo prescelto.
Subito dopo arrivò Nefti mentre, per le tre e venti, fece il suo ingresso Seth.
« Era ora! » esclamò Raffaello, andandogli incontro.
« Ti prego » bisbigliò il rosso all’orecchio del moro « la prossima volta cerca di sbrigarti, se no Leonardo ci uccide entrambi ».
Seth ridacchiò e alzò le mani in segno di scusa.
Alle tre e mezza l’allenamento iniziò all’interno del dojo.
La prima sessione di esercizi erano relativi alla respirazione e, solo dopo, ci fu un allenamento (a detta di Leo) molto soft.
« Alla faccia degli esercizi semplici » bisbigliò una Nefti completamente paonazza, l’unica che non aveva superato la serie di 15 flessioni richieste.
« Nefti, non parlare e concentrati » sorrise Donnie al suo fianco.
Gli allenamenti proseguirono fino alle cinque, quando il leader lo decretò.
La secchiona del gruppo, come annunciato in precedenza, era stremata. Zuppa di sudore dalla testa ai piedi, era sdraiata supina per terra.
« Vuoi una mano? » fece una voce maschile accanto  a lei: Key, anch’egli accaldato, era piegato verso di lei e le porgeva la mano destra.
Nefti era di un colore tendente al peperone: mentalmente diede colpa allo sforzo, ma in realtà si trovava nel più assoluto imbarazzo.
La bionda accettò e si fece aiutare: Key la guardò sorridente e girò sui tacchi, per raggiungere gli altri fuori dal dojo.
Se avesse potuto, Nefti si sarebbe sotterrata sul momento.

***

Gli allenamenti proseguirono nei giorni successivi e i ragazzi miglioravano sempre di più.
Il più avvantaggiato era, ovviamente, Key, grazie all'abitudine derivata dagli intensi allenamenti di football.
Da diversi giorni però, il buon Seth Turner, lasciava ripetutamente il rifugio mezz’ora prima, sempre con una scusa diversa.
" Stasera devo suonare la batteria in un pub " oppure "devo andare ad aiutare mia madre con la spesa ", e così via.
Di fronte all’ultima evidente scusa, Leonardo bloccò l’allenamento.
« Seth, è il settimo giorno di fila che te ne vai prima. Sono le quattro e un quarto, gli allenamenti finiscono tra un’ora ».
Il moro si stava allontanando verso l’uscio e si girò, non con il suo solito ghigno malizioso, ma con un’espressione particolarmente dispiaciuta.
« Lo so, Leo, hai ragione. Ma ho un motivo per andarmene prima ».
« Senti, anche gli altri hanno degli impegni, però rispettano gli orari. Tu sei quello che arriva dopo e va via prima. Per caso non sei interessato a quello che stiamo facendo? »
« Certo » esclamò Seth con voce ferma « ma se devo andare, non puoi farmi la predica ».
Detto così il ragazzo girò pronto a varcare la soglia d'uscita.
« Se te ne vai, non tornare » sentenziò il blu « o sei con noi o sei fuori ».
Michelangelo guardò Donatello con occhi spalancati ed incredulo. Raffaello era evidentemente arrabbiato.
« Leonardo, non decidi tu per il mio prescelto! »
Troppo tardi. Seth era già andato via.
« Ti ringrazio, mio unico e grande leader! » ringhiò il rosso seguendo il suo ex prescelto fuori.
Leonardo era visibilmente dispiaciuto. La sua, almeno sperava, doveva essere una tattica per farlo rimanere. Non il contrario.
Di fronte a tutto questo rammarico si allontanò dagli altri senza proferire parola.
« E adesso? » chiese Rea.

***
« Quanto cazzo sei lento, Turner! »
L’uomo che urlava era un signore su una cinquantina d’anni, molto grasso, dietro a un bancone. Stava cuocendo degli hamburger.
« Sbrigati ragazzo, al tavolo cinque stanno aspettando ancora il menu maxi! »
Seth, vestito con un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, non rispose. Con riluttanza afferrò il piatto servito dal ciccione e si diresse verso la sala.

***

Mezzanotte e un quarto.
Seth uscì dal locale, dentro al quale era restato per più di cinque ore e mezza.
Stremato, si diresse con passo trascinato verso casa.
Mentre camminava aveva lo sguardo rivolto verso il basso: si era giocato male l'unica occasione per essere diverso e, perciò, felice. Erano ormai passati diversi giorni da quando Leonardo lo aveva cacciato dal gruppo. Lentamente si stava ambientando, trovandosi sempre più d’accordo con gli altri. Ma da solo aveva rovinato tutto.
Immerso nei suoi pensieri, non si rese conto che, accanto a lui, camminava un’altra figura.
« Turner » fece la sagoma accanto a Seth, il quale sobbalzò « ci vediamo tra dieci minuti a casa ».
« Raffaello? »

***

Arrivato a casa, nel Queens, Seth entrò in camera sua, dove notò sul letto, un Raffaello Hamato seduto a braccia conserte.
« Che cazzo ci fai qui? » fece il moro.
« Ciao Seth, anche io sono contento di vederti » rispose l’altro stizzito.
Seth girò la chiave all’interno della tapparella della porta.
« Non sono da solo! Mia madre e mio fratello sono di là in salotto!  » grignò il moro.
Raph, chinò il capo verso destra dove c’era uno stereo.

« Non entrate in camera » esclamò ad alta voce il ragazzo per farsi udire dai parenti mentre lo accendeva « devo studiare per domani ».
« Bene » fece la tartaruga  « ora possiamo parlare in santa pace. Perché non ci hai detto del tuo lavoro? »
« È una storia lunga » rispose con voce flebile il ragazzo.
 « Ho tutto il tempo che ti serve ».
Seth non aveva voglia di raccontare quella storia e quindi cercò di essere il più conciso possibile, concludendo con un: « vivo solo con mia madre e mio fratello. Da sola non riesce a mantenerci, quindi devo cercare di dare una mano ».
Raph che non aveva ancora proferito parola, parlò.
« E tuo padre? »
« Da quando si è separato con mia madre è sparito… fortunatamente ».
« Non avete un buon rapporto ? »
« Lo odio ».
« Ottimo ».
I due, di fronte a questo botta e risposta, scoppiarono a ridere.
La tartaruga però, conscia del fatto che il suo prescelto non gli avesse rivelato tutto, cercò di andare a fondo.
« Perché non ci hai detto che lavoravi? Leo così avrebbe capito! »
« Non voglio che gli altri sappiano... Non voglio che conoscano la mia condizione. Guardaci: io vivo nel Queens, lavoro per cercare di mantenermi, mentre loro risiedono nelle zone più fiche di New York e con famiglie super ricche! Appartengono a un altro livello sociale, io non c’entro nulla con loro! »
Raffaello lo guardò cercando di capire cosa stesse provando il ragazzo.
Seth sembrava tanto duro e forte, quando in realtà, non era altro che un ragazzo infelice.
« Da domani torni » fece Raph « parlo io con Leo, spiegandogli la tua situazione ».
« E con il lavoro? »
« Semplice » rispose il rosso con un’alzata di spalle « lo lasci ».
Il silenzio piombò nella stanza.
« Cazzo, allora non capi… »
« Senti, coso » lo interruppe Raph, minacciandolo con il suo Sai « io ti capisco benissimo. C’è un motivo per cui ti hanno affidato a me: siamo uguali. Capisco la tua situazione, per cui ti senti fuori posto con gli altri. Ma sei solo tu che devi cercare di accettarti. Prima lavora con te stesso, poi riuscirai ad aprirti. E non farti idee infondate: a loro non interessa nulla del loro "stato sociale". Loro vorrebbero coinvolgerti, ma ti tagliano fuori perché ti temono! Domani chiamo April, andrai a lavorare da lei al suo negozio di antiquariato, senza sé, senza ma ».
Finito il monologo, il rosso si avvicinò alla finestra.
« Raph » lo chiamò il moro « grazie ».
« A domani, coso » ghignò il rosso e così, proprio come era apparso, sparì.   




Dopo più di un mese, sono tornata! 
Questo capitolo è un po' più breve rispetto agli altri, ma serve per capire la figura del nostro Seth.
Ringrazio come sempre tutti i lettori. Ho notato come i capitoli precedenti abbiano ricevuto molte visualizzazioni! Grazie di cuore, anche se non recensite, mi fa piacere che almeno ci sia qualcuno che perda tempo nel legge i miei disastri. Mi farebbe piacere ricevere qualche commento, anche se negativo, giusto per sapere che riscontro ha questa storia.
Detto questo alla prossima, xoxo,
ML-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** CAPITOLO VII ***


CAPITOLO VII



07:00.
Seth, probabilmente per la prima volta nella sua vita, spalancò gli occhi al sentire il suono della sveglia. Accompagnato da un’insolita velocità, scese dal letto per dirigersi in cucina. La stanza era fin troppo luminosa per gli occhi ancora pieni di sonno del giovane Turner.
« Buongiorno, tesoro » lo accolse una voce calda femminile, proveniente dalla sua destra: Sarah, la mamma, era intenta a preparare i pancakes. Donna alta e magra, portava i capelli ricci corvini  legati in uno chignon che facevano contrasto con la pelle bianca, quasi di porcellana.
« ‘Giorno » mugugnò il figlio mentre si accingeva al tavolo pronto per la colazione. Nel notare questo particolare, il moro abbozzò un sorriso: la madre, soprattutto dopo la “separazione” si era presa cura dei figli in maniera impeccabile.
« Seth, prima di sederti, andresti a svegliare tuo fratello? »
« Agli ordini » rispose il ragazzo facendo dietrofront.
La camera di Freddie, il fratello minore, era speculare a quella di Seth; quest’ultimo, senza nemmeno bussare,  entrò diretto al letto.
« Nano! » squillò il maggiore « alzati! »
Freddie sobbalzò dallo spavento suscitando le risate di Seth.
« Dai muoviti, se no non ti lascio nemmeno un pancake! » disse il primogenito tornando verso la cucina.
« Mi sembri di ottimo umore » constatò la madre appena Seth occupò il suo campo visivo.
« Sì, ho deciso di lasciare quel lavoro di merda ».
« Seth! » lo sgridò la madre, notando che anche Freddie stava entrando in cucina.
Il minore non era altro che la versione in miniatura di Seth.
« Scusa, ma’ » borbottò il maggiore prendendo posto al tavolo.
« Sono contenta che tu lo faccia » disse lei bonaria, sedendosi di fronte a lui.
« Anche io. Però darò una mano a un’amica in un negozio di antiquariato dopo la scuola ».
« Mi sembra un’ottima scelta, almeno non farai sempre così tardi e potrai concentrarti di più sullo studio ».
Il ragazzo mentre spostava il piatto per servirsi i pancakes, notò come un foglio fosse piegato con cura al di sotto della stoviglia. Strano,  pensò il ragazzo, non c’era prima. Lo prese e lo aprì, notando una scrittura elegante in blu.
« Cos’è? » chiese Freddie che sedeva accanto a lui.
« Ehm niente…è  uno dei bigliettini che ho scritto con i verbi in tedesco. Mi serve per memorizzarli meglio » improvvisò il maggiore.
« E lo lasci sotto il piatto? » indagò l’altro.
Fortunatamente Sarah rise, così da distogliere l’attenzione di Freddie dal “caso del biglietto”.
« Inizio a prepararmi, se no faccio tardi! » esclamò Seth alzandosi da tavola.
« Ma adesso ripassi pure in bagno? » chiese stupito il minore.
« Quando andrai al liceo, imparerai che ogni minuto è importante per lo studio » fece Seth allontanandosi.
Arrivato in bagno, chiuse la porta a chiave e aprì il biglietto.


Caro Seth,
sono davvero dispiaciuto per come ti ho trattato allo scorso allenamento. Raffaello mi ha parlato della tua situazione e mi dispiace di non aver “capito”. Ti prego di accettare le mie scuse, sperando di rivederti all’allenamento di oggi pomeriggio alle tre, al rifugio.
Ancora rammaricato,
L.



Questi ninja mi manderanno al manicomio  pensò Seth col cuore colmo di gioia.


 ***

Appena finita la lezione di francese, Key si precipitò fuori dall’aula. Le prime due ore del lunedì mattina erano di lingua straniera: lui studiava francese, Rea spagnolo,  Seth tedesco, mentre Nefti seguiva le lezioni di italiano.
Il capitano della squadra di football camminava a passo svelto nei corridoi, con gli occhi di tutte puntate su di lui.
Ma quella volta non ci fece caso, doveva incontrare Seth immediatamente.
Erano passati due giorni pieni, ossia quelli del fine settimana, da quando Seth se n’era andato dal rifugio. Aveva necessità di parlargli, doveva fargli capire quanto la sua presenza nel gruppo fosse importante.
Nonostante la corsa, al suo arrivo, la lezione di tedesco era già terminata.
Non ebbe nemmeno tempo di entrare nell'aula per controllare se ci fosse ancora qualcuno che il suo telefono vibrò.
Key con riluttanza prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni.
“Capo, ti aspetto in caffetteria” lesse mentalmente. Il messaggio era di Rea.
Kronos non sapeva se andare a cercare Seth oppure raggiungere l’amica: scelse la seconda opzione, considerando che Turner spesso saltava la scuola.
Arrivato in caffetteria notò come l’amica, seduta a un tavolo vicino la vetrata della sala, stesse parlando vivacemente con Nefti. Quando notò quest’ultima, Key prese istintivamente il telefono per specchiarsi.
Mio dio, pensò il ragazzo arrossendo, ma che razza di coglione sei diventato, Cooper?
Nonostante la distanza, Rea lo notò e scoppiò in una fragorosa risata, catturando l’attenzione di Nefti che si girò per salutarlo. Fortunatamente la Evans non aveva notato il teatrino ridicolo di Key.
« Buongiorno » disse lui, prendendo posto accanto a loro « avete visto Seth? »
« Io non l’ho visto » rispose educatamente Nefti.
« Che hai in mente? » chiese la mora chinando il capo.
« Voglio parlargli. Devo fargli capire che la sua presenza è importante. È vero, non abbiamo iniziato col piede giusto, ma abbiamo bisogno di conoscerci meglio. Deve tornare assolutamente!  Non siamo una vera squadra senza di lui… io… »
« Ma quanto sei dolce, Cooper » lo schernì Seth alle sue spalle, interrompendo il monologo « davvero,  se me lo chiedi con tutto questo pathos torno immediatamente ».
Alle risate di Rea si unirono quelle di Nefti, mentre il povero Key diventava bordeaux.
« Posso sedermi? » fece il moro.
« Certo » disse Nefti sorridendo.
« Ragazzi, voglio chiedervi scusa per come mi sono comportato sin dall’inizio: non ho intenzione di allontanarvi è solo che…»
« … Hai un po’ un carattere di merda » concluse Rea di fronte alle occhiatacce degli altri.
« Sei pessima » fece Key alzando verso il cielo i suoi grossi occhi azzurri.
« È vero » rise Seth. Dopo un lungo sospiro, decise di concretizzare il consiglio di Raph, ossia quello di aprirsi con gli altri.
 « Ha ragione Rea » continuò  «  lavoravo come cameriere per dare una mano a mia madre, però mi vergognavo. Non volevo dirlo a nessuno. Ieri Raffaello mi ha seguito e ne abbiamo parlato. Mi ha consigliato di dare una mano ad April al negozio, almeno avrò più flessibilità con gli allenamenti ».
« Quindi » fece Rea, guardandolo con i suoi occhi ambrati « ritorni? »
Seth annuì.
« Ma è una notizia bellissima! » esclamò Nefti.
« Quale notizia? » chiese una quinta voce.
La proprietaria non era altro che Jenna Harrison, il capo delle cheerleader, la quale era apparsa al lato del tavolo.
Per chi non lo sapesse, Jenna rispecchiava lo stereotipo per eccellenza della cheerleader stronza e cattiva, attratta esclusivamente dalla popolarità e quindi, dal nostro Kronos Cooper.
Alta, con un fisico statuario, i capelli biondi (tinti) erano legati in una treccia che le cadeva dietro le spalle, mentre gli occhi verdi erano piccoli e pieni di malizia.
« Jenna » la salutò con voce spenta Key.
Alle spalle di Jenna apparvero Sophie Williams e Daria Lewis, in un certo senso le scagnozze della Harrison: entrambe alte, la prima era di carnagione scura, con occhi più neri della pece, mentre la seconda era castana chiara, con i capelli lunghi lisci fino alla schiena.
« Di cosa state parlando? » insistette Jenna.
« Non sono affari tuoi » tagliò Nefti ricevendo uno sguardo di ringraziamento da Seth.
« Nessuno ti ha interpellato, Evans, sto parlando con Key! Perché non sei seduto con i tuoi compagni di squadra? »
« Sto con i miei amici, Jenna » chiarì Kronos fulminandola con lo sguardo.
« Sai, ultimamente girano delle strane voci sul tuo conto. Tipo quella di stamattina. Ragazze, cos’è che diceva? » chiese con tono rammaricato la bionda, girandosi verso le sue amiche.
« Che vuoi lasciare il tuo posto a James Mason… » rispose Sophie.
« … Perché ultimamente stai saltando troppo gli allenamenti in vista del campionato invernale » concluse Daria.
Il silenzio piombò prepotentemente.
« Non ho nessuna intenzione di lasciare il mio posto a Mason » chiarì Key « inoltre, se salto gli allenamenti non è affare vostro. Ora scusate, ma abbiamo lezione ».
Detto questo Cooper si alzò, seguito a ruota dagli altri. Mentre si accingevano verso l’uscio, Jenna si piazzo davanti a Nefti.
« Inutile che gli giri troppo intorno » le disse aspramente la Harrison « non guarderà mai una sfigata come te ».
Il cuore di Nefti si bloccò per un attimo, immobilizzata dalla frase e non sapendo come rispondere.
« Grazie Jenna per il tuo consiglio » tagliò sarcastica Rea, prendendo sotto braccio Nefti mentre si incamminava verso l'uscita « inutile e indesiderato proprio come te ».
Nefti, tornata alla realtà, si accigliò della frase di Rea: non pensava minimamente che la mora possedesse questo tipo di caratterino. Certo, lei aveva sempre la battuta pronta, ma non credeva che potesse essere così "tagliente".
« Non darci peso » continuò Rea « è solo una stronza. Sono quattro anni che sbava dietro a Key e lui non se l’è mai filata. Sei mille volte meglio tu ».
Nefti di fronte a quell’affermazione sorrise. Era davvero bello avere degli amici.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** CAPITOLO VIII ***


CAPITOLO VIII



14:30.
« Pronto? »
« Ciao Seth, sono April O’Neil. Il tuo numero me l’ha dato Raph ».
« Ehi April, dimmi tutto ».
« Oggi verso le cinque e mezza mi arriva un carico al negozio, potresti venire? »
« Certamente, finisco l’allenamento alle cinque e vengo ».
« Ti ringrazio! Sarà prezioso il tuo aiuto al negozio, soprattutto adesso che mi hanno preso come stagista presso un telegiornale ».
« Fichissimo, April! Va bene, allora vengo alle cinque e mezza ».
« Grazie ancora, Seth. Le chiavi le ho lasciate a Raph. A dopo! »
In quel lunedì di fine ottobre, il 27 per l’esattezza, la Hunter College High School sospendeva le lezioni pomeridiane per dare inizio ai preparativi della festa di Halloween. In merito a tale ricorrenza, il liceo sarebbe rimasto aperto in orario serale prima durante la partita di football e dopo per un ballo in maschera.
Così, dopo pranzo, i ragazzi si diressero in anticipo al rifugio dove, appena arrivati, vennero accolti dai loro nuovi amici con particolare vivacità.
Infatti, sia Donnie, ma soprattutto Mikey, si avvicinarono a Seth con entusiasmo.
« Bentornato! » esclamò l’arancione abbracciandolo con forza.
« Eheh, grazie » fece Seth cercando di divincolarsi.
« Lascialo stare Mikey, così lo ammazzi prima di iniziare l’allenamento » fece Raph alle loro spalle ridendo.
« Beh, meglio essere ucciso da me che da uno del Piede » rispose Michelangelo.
« Seth, sono davvero felice che tu sia tornato » gli fece Donnie avvicinandosi al moro.
« Anche io ragazzi, davvero, è bello rivedervi ».
« Seth » chiamò una  quarta voce.
I presenti, nel sentirla, ammutolirono.
Quasi contemporaneamente, nemmeno fossero sincronizzati, si girarono verso la stessa direzione dove videro Leonardo appoggiato a braccia conserte in fondo al salotto.
Con passo deciso e felpato, il leader si avvicinò al gruppo di ragazzi (e mutanti).
« Leo » salutò di rimando il ragazzo mentre il blu gli si parava davanti: Leonardo, nonostante fosse il secondo più alto dei suoi fratelli, non superava il naso di Turner.
Dopo quasi venti secondi di silenzio, Leo parlò: « sono contento che tu sia voluto tornare. Ti chiedo scusa per il comportamento che… »
Prima di finire la frase, Seth lo abbracciò.
Come Raffaello gli aveva detto quella sera a casa sua, loro due erano uguali. Cosa altrettanto vera era come Raph e Leo si somigliassero e, di conseguenza, Seth percepì la difficoltà provata nel chiedere scusa dal leader.
Leonardo, di rimando, lo abbracciò storcendo la bocca in un sorriso.
« Che scena romantica » esclamò Michelangelo, fingendo una faccia sognante e provocando le risate di tutti i presenti.
« Sei solo geloso perché Seth non ti ha voluto abbracciare » lo stuzzicò il viola.
« Non è vero! Seth, è vero che ti è piaciuto il mio abbraccio? »
« Ma dai, si vedeva come cercava di scansarti. Secondo me gli fai un po’ senso. Ed è comprensibile » continuò sarcastico Raffaello.
« Non è vero! Io e Seth siamo amici, vero? »
« Certo, Mikey » fece Leonardo « migliori amici, oserei ».
Seth non riusciva a trattenere le risate. Quella seconda casa gli piaceva sempre più.

***

Arrivati nel dojo, dopo essersi tutti e quattro cambiati, i ragazzi sedevano in ginocchio, con alle spalle il bonsai.
« Ragazzi, oggi è un giorno molto importante » fece il Blu camminando di fronte ai Prescelti « non solo Seth è tornato ma è da un mese che vi state allenando duramente. Abbiamo valutato la situazione: oggi inizieremo i primi esercizi con le armi ».
Tutti, tranne Nefti, erano euforici.
« Ragazzi, io non penso di essere pronta » fece mesta la bionda.
« Oh, Nefti, cosa vuoi che sia » le fece Rea che si trovava al suo lato « devi usare un bastone, a chi pensi di fare male con un bas.. ahia! »
La mora era stata colpita, con molta leggerezza, sia chiaro, da Donatello.
« Si chiama Bo, signorina » fece Donnie « e se voglio, posso farti più male di una katana ».
« Scusa Donnie, non volevo offenderti, era per motivare Nefti » rispose Rea di fronte al sorriso di Donatello « dai, pensa che fico, la prossima volta che Jenna ti dice qualcosa la prendi a bastonate ».
Michelangelo rise.
« No, ecco, cerchiamo di evitare violenza gratuita » sentenziò Leonardo.
« Se è una stronza però va bene » fece a bassa voce Raph alle ragazze con un occhiolino.
« Raffaello » grignò il blu guardandolo male, mentre il secondogenito alzava le braccia in segno di scuse.
L’allenamento, finito alle cinque, presentava in sintesi le seguenti pagelle:
1) Nefti, voto 3: completamente impacciata e rigida, non riusciva nemmeno a fare la circonduzione del Bo;
2) Rea, voto 5: la mora già priva di coordinazione ed eleganza, con l’utilizzo dei nunchaku non ha fatto altro che riempire il suo corpo, e quello di Mikey, di lividi.
3) Seth, voto 6: a fine allenamento il ragazzo riusciva a maneggiare i Sai senza uccidere qualcuno, il che era un  gran passo in avanti.
4) Kronos, voto 7: come il suo leader, Key era il più abile degli altri. Nonostante gli esercizi con una sola delle katana, aveva concluso un attimo allenamento.
« Ragazzi, scappo a football » fece Key prendendo la sua borsa sul divano del salone.
« Vai a scuola ad allenarti? » gli domandò Nefti « non sei stanco? »
« Oh, no. Stare con voi è un piacere » fece il castano sorridendole.
Nefti divenne bordeaux.
« Hai una partita a breve? » chiese Donatello.
« Venerdì, prima della festa di Halloween ».
« Una festa di Halloweeeen? » squittì Michelangelo sognante « che cosa stupenda! »
Rea, che gli era di lato, si girò verso l’arancione.
« Ma certo. Ragazzi, perché non venite pure voi? Abbiamo la possibilità di invitare due persone a testa. Venite a vedere la partita e poi rimanete alla festa ».
Prima che Michelangelo potesse esultare, Leonardo rispose: « Mi spiace Rea, non penso sia il caso. Ti ricordo che siamo mutanti ».
« E io vi ricordo che Halloween è una festa in maschera » fece Nefti sorridendo « secondo me potrebbe essere una bella idea ».
Seguì un minuto di silenzio, rotto soltanto dalle suppliche di Mikey, il quale si gettò ai piedi di Leonardo chiedendo di andare.
« Decidiamo tutti insieme » rispose brusco Leo, muovendo la gamba nel tentativo di staccare il fratello minore « chi di voi vuole anda… oh va bene! »
Prima che leader riuscisse a finire la frase tutti i presenti alzarono la mano.
« Dai che fico! » fece Rea guardando Mikey, il quale rispose con un sorriso a trentadue denti.
« Ragazzi, io scappo al negozio di April… Raph? » disse Seth « mi daresti le chiavi? »
Per tutta risposta il rosso gliele lanciò con forza ma fortunatamente, Seth le prese al volo.
« Ottimi riflessi, ragazzo » ghignò Raffaello.
Detto questo, il moro si avviò verso l’uscita, facendo segno a Key di seguirlo.
« Allora vado a informarmi per i biglietti per Halloween. Ciao ragazzi, ciao Nefti » fece Kronos sorridendo alla bionda prima di sparire.
« Ottimo, loro flirtano e io divento invisibile » commentò sarcastica Rea di fronte alle risate dei presenti « io pure vado via che oggi è tornato mio fratello da Harvard per il mio compleanno ».
« Quand’è il tuo compleanno? » chiese Michelangelo interessato mentre accompagnava la ragazza verso l’uscita.
« Il trentuno ottobre » rispose la ragazza sorridendo.
« Ohh, ecco perché ci volevi alla festa di Halloween! » esclamò il mutante di fronte a Rea che annuiva in segno di assenso.
Rimasero quasi dieci secondi a guardarsi dritto negli occhi quando poi la ragazza, si girò verso gli altri: « Nefti, che fai, vieni? »
« No Ré, rimango a lavorare a un progetto con Donnie » rispose la bionda che, insieme al viola, stavano andando verso il laboratorio.
La ragazza salutò e sparì. Mentre Mikey si stava dirigendo verso la sua camera notò come sul divano ci fosse un Ipod.
Lo prese in mano e lesse il nome della proprietaria: Rea.
« Ragazzi » fece l’arancione cercando di chiamare l’attenzione di Leo e Raph, gli unici rimasti nel salone. Nel sentire il loro nome, i maggiori si girarono per fissarlo.
« Che c’è, idiota? » fece il rosso.
« No…niente » fece il piccolo. Si pentì subito di averli chiamati. Voleva che quella cosa fosse sua, senza che nessuno sapesse nulla.
I maggiori si guardarono senza capire ed entrarono nel dojo.
Mikey si sedette sul divano, non sapendo cosa fare: doveva chiamare Rea o aspettare di vederla domani? Nel dubbio che l’affliggeva, prese le cuffie e spinse play. Suonavano gli Smiths e la canzone si intitolava "Bigmouth strikes again".
L’arancione chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella melodia un po’ malinconica, per niente nelle corde di una persona come Rea.
Michelangelo amava la musica, ma sentiva sempre il rap e l’hip-pop americano: quell’alternative rock inglese non l’aveva mai sentito prima eppure gli dava una bella sensazione. Pensò a quando Rea incrociò il suo sguardo sul cornicione del palazzo un mese prima e quando, pochi minuti fa, si erano guardati al rifugio.
L’arancione era spaventato da quell’emozione mai provata prima. Si sentiva la pelle bruciare, eppure faceva freddo.
Che diavolo ti prende, Mikey?

***

« Secondo me tra cinque mesi dovremmo finirlo » fece Donatello pulendosi le mani sporche con uno straccio.
« Se ci mettiamo d’impegno anche meno » rispose Nefti, seduta su una sedia girevole « lo sai che questa cosa potresti brevettarla? »
Donatello sorrise mesto.
« Quanto mi piacerebbe, Nefti, ma purtroppo non posso ».
« E’ ingiusto, sei un genio! Dotresti lavorare alla Nasa » fece la bionda, accavallando le gambe lunghe.
« E’ una triste vita quella del mutante. E soprattutto di un mutante ninja » rise Donnie, cercando di alleviare la situazione.
Nefti sorrise: « anche quella da liceale sfigata, non credere ».
« Sfigata, tu? » chiese il viola sedendosi sul tavolo di fronte all’amica « e perché mai? »
« Bah, questa è la società di oggi, Donnie. Purtroppo se non sei come la massa non vai bene » rispose lei abbassando lo sguardo, reprimendo le lacrime.
« Ehi, piccola, che hai? » chiese il mutante avvicinandosi.
« Oggi… a scuola… quella stronza di Jenna Harrison… ha detto che sono una sfigata e che Key non mi guarderà mai » fece la bionda singhiozzando.
« E tu perché le dai retta? Si vede che Key è interessato a te! » fece il viola sorridendo.
« Dici? » chiese Nefti, asciugandosi le lacrime.
« Ma certo! Sei simpatica, bella e intelligente. Non dare retta a questa cretina. Rea ha ragione, la prossima volta vendicati. Però non dire a Leo che te l’ho detto ».
Prima che Nefti potesse ringraziarlo, dal salone provenne un urlo disumano di Mikey.
Tutti si precipitarono fuori per raggiungerlo.
« Che cazzo succede? » fece Raffaello con i Sai sguainati.
Michelangelo era in piedi sul divano davanti alla Tv con gli occhi sgranati: con una mano reggeva l’Ipod di Rea e con l’altra indicava lo schermo.
« Ehi ma quella è April! » fece Nefti sedendosi accanto.
« Ragazzi, sentite » insistette l’arancione.
Leo prese il telecomando e alzò il volume.
« Ultime notizie da New York: sono diverse settimane dove ormai nella nostra città si verificano sparizioni di bambini. L'ultimo caso che risale a un paio d'ore fa. Il piccolo Matthew Burnes, di età 8, è misteriosamente sparito. Gentile signora Burnes, potrebbe dirci cosa è accaduto nello specifico?»
April porse il microfono con cui stava parlando a una signora giovane di fronte a lei. Gli occhi cerulei di quest'ultimi erano completamente rossi.
« Sì.... avevo deciso di portare Matty qui, all'acquario di Coney Island per il suo compleanno, dopo la scuola... Doveva andare in bagno, così l'ho aspettato fuori... ma, ma... oddio, non riesco a crederci » dicendo così la donna iniziò a singhiozzare. April, dotata di un grande tatto, le si avvicinò poggiando la mano sulla spalla, in segno di conforto. « Signora Burnes, la prego... provi a spiegarci cos'è successo. Più notizie abbiamo, più semplice sarà ritrovare il piccolo Matt »
La signora abbassò lo sguardo e deglutì sonoramente. Dopo di ché si fece forza e continuò la spiegazione: « è andato in bagno...e non è più tornato. Non c'era nessuno dentro... L'unica cosa che hanno trovato è stato questo pezzo di stoffa »
La mamma del povero Matt lo mostrò alle telecamere: il simbolo del Clan del Piede. « Grazie, signora Burnes, il suo aiuto sarà fondamentale per la polizia. Da Coney Island è tutto, linea allo studio. Da qui è tutto, April O'Neil, Canale 6”.
« Sono tornati » mormorò Mikey incredulo.
« Non può essere Shredder! Non è possibile che abbiano lasciato un pezzo di stoffa in giro! » sentenziò Leonardo.
« Furbi non sono mai stati, eh... » commentò il rosso.
« A meno che non l'abbiano fatto appositamente » dedusse Donatello « forse... proprio... per noi...» .
« Ha ragione Donatello. Dovete scoprire cosa sta succedendo.» rispose alle loro spalle il maestro Splinter.




Salve a tutti! Questo capitolo è un po' più lungo degli altri, però inizia a smuoversi qualcosa.
Volevo ringraziare la mia amica Meramadia94 che mi segue sempre e anche il Clan della Rosa!
Un ringraziamento speciale anche a voi altri che leggete la storia e l'avete inserita tra le preferite e seguite.
Alla prossima,
ML-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3758887