You're Important Too

di NightWatcher96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***



Capitolo 1
*** Part One ***


Donatello era sempre il più amato nella sua famiglia. Tutto andava bene. Aveva sua madre e suo padre, un bell'appartamento, un cane, due grandissimi amici e una vita felice. Nei suoi cinque anni di vita, ogni aspetto della sua vita scorreva nel verso giusto e mai e poi mai sarebbe cambiata.
Almeno, secondo le aspettative del geniale Donatello che non desiderava assolutamente nessuno nella sua vita che prendesse il suo posto.
Ma non avrebbe mai potuto interferire nella vita coniugale, specialmente se Tang Shen e Yoshi erano pronti per un altro bambino...
 
-Donnie! Donnie!- urlò il Raphael di cinque anni: -Verrai a giocare oggi?-.
Il piccolo guardò l'auto nera guidata da suo padre che era venuto, come a sempre a prenderlo e annuì con vigore, dandogli il cinque.
-Sicuro, Raph! E Leo?-.
-Il mio gemello viene, tranquillo!- esclamò l'altro.
Donnie aveva dei lisci capelli marroni e occhi bordeaux dolci, un viso paffutello e una dentatura imperfetta a causa di un incisivo mancante. Indossava, generalmente, una giacca e un jeans.
Raphael aveva un ciuffo rossastro ribelle che scendeva sulla sua faccia e il resto dei capelli tutti tirati all'indietro, con le punte leggermente inarcate. Aveva splendenti occhi smeraldo e una grinta pazzesca. Tutto il contrario di suo fratello Leonardo; infatti, quest'ultimo aveva occhi cobalto, neri capelli corti con la frangia e un carattere pacato e tranquillo.
Donnie salutò il suo migliore amico e corse lungo il vialetto dell'asilo, balzando sul sedile di pelle beige della sua auto. Suo padre gli allacciò la cintura di sicurezza e gli scompigliò i capelli.
Yoshi Hamato era un normalissimo uomo dall'aspetto fortemente nipponico con capelli scuri, occhi cannella e una grande saggezza reduce del suo lavoro come insegnante di arti marziali; aveva, infatti, un famoso dojo in periferia dove allenava moltissima gente.
Tang Shen era la più dolce e bella donna che si potesse avere a che fare; i suoi lunghi capelli terra d'ombra incorniciavano il suo liscio volto orientale, lasciando spiccare gli occhi scuri a mandorla. Perfetta, agile ma e un po' enigmatica nel suo carattere tranquillo, era una grande ballerina e cantante che si era più volte esibita nei più famosi teatri in Giappone, Vienna, Francia e New York.
-Com'è andata oggi?- chiese Yoshi, mettendo in moto.
-Bene! Ho preso otto in matematica!-.
Il padre contrasse l'angolo della bocca in un sorriso: era strabiliante che un bambino così piccolo prendesse voti tanto insoliti in un asilo dove insegnavano i rudimenti dell'ABC e dei numeri.
-Sono orgoglioso del mio piccolo genio!-.
Donnie si crogiolò tutto e sorrise ampiamente: -Papà, posso andare a giocare con Raph e Leo oggi, vero?-.
-Temo di no, piccolo. La mamma deve recarsi in ospedale per una visita, ricordi?-.
Il bimbo si sgonfiò, appassendosi nella sua tristezza. Avrebbe dovuto chiamare i suoi amici e avvertirli del cambiamento di programma.
-La mamma non è stata bene per un po'- ricordò Yoshi con tranquillità.
Il bambino si rattristò ulteriormente e preferì immergersi nella scia di palazzi che correvano con la loro auto. In questo modo, non si rese nemmeno conto di quanto velocemente erano riusciti a giungere a destinazione.
-Non correre e aspetta prima me- istruì Yoshi, scendendo, una volta parcheggiata l'auto nel condominio.
Otto piani, un palazzo di un rosso smorto. Abitavano al settimo.
Il bambino si lasciò prendere per mano e si diressero verso l'androne, pigiando il bottone per richiamare l'ascensore. In quell'attimo, Yoshi guardò il suo piccolo bambino che muoveva il piedino a ritmo del riflesso sul pavimento di marmo lucido. Avrebbe tanto voluto dargli la notizia, ma era necessario che ogni esame ed analisi confermasse ciò che anche Shen aveva creduto.
S'infilarono dunque nell'ascensore e attesero di tornare a casa...
 
Erano le 18:30 e fuori c'era un bel tramonto dalle moltitudine sfumature d'arancio, da sempre un colore che aveva affascinato Donnie e che risiedeva al secondo posto della sua lista personale di colori. Il primo era il viola. Lo amava letteralmente.
Donnie cercava di rendersi partecipe ai discorsi che una dottoressa stava tenendo con i suoi genitori; aveva assistito a un'ecografia della mamma ed era rimasto leggermente sorpreso di una strana macchia minuscola nella pancia materna. Ma non aveva osato chiedere essendo molto timido.
-Congratulazioni, signori Hamato- disse allegra la donna bionda, rivolgendosi, poi a Tang: -Lei è incinta di due settimane-.
Donatello inarcò il sopracciglio e nemmeno stavolta capì; si fece prendere per mano e condurre lungo i corridoi per raggiungere il parcheggio dell'ospedale e poi la loro auto.
Non appena salirono, Tang si lisciò la pancia incavata, guardando con affetto il marito raggiante.
-Avrai un fratellino o una sorellina, Donnie- spiegò la mamma: -Non sei contento?-.
Per il bambino cadde tutto il suo mondo perfetto: spalancò gli occhi e scosse energicamente la testa, con occhi già gonfi di lacrime.
-NO! Non voglio nessuno!- gridò.
Tang sbatté incredula le palpebre ma Yoshi le strinse la mano, promettendole con il semplice sguardo che avrebbe fatto una chiacchieratina con il primogenito in lacrime.
 
Yoshi bussò alla porta della camera dove il suo Donnie si era nascosto da quando erano tornati. Non attese un "avanti" ed entrò ugualmente, dando un'occhiata al figlio nascosto dietro al letto, con il viso rivolto al muro.
-Donatello- chiamò dolcemente, avvicinandoglisi.
-Vai via! Tu vuoi il neonato!- ruggì il piccolo, portando le ginocchia al petto.
-Per favore, figliolo. Devi capire che essere fratelli non è così male-.
Donnie non era disposto ad ascoltare.
-Non ho mai voluto un fratello!-.
Un sospiro di amarezza sfuggì dalle labbra del genitore che, strofinatosi la nuca, si sedette sul lettino del figlioletto, prendendolo sotto le ascelle per stringerlo in un abbraccio.
-Donatello, dimmi, perché non vuoi un fratello?- chiese dolcemente.
-Perché nessuno mi vorrà più bene-.
Yoshi non poté fare a meno di sorridere e gli scompigliò i capelli, baciandogli la bocca; poi, notando Tang osservare in silenzio nel corridoio, le chiese di entrare con un cenno del capo. La donna che aveva appena svuotato il suo stomaco a causa delle normali nausee, prese posto accanto al marito, guardando Donatello scoppiare di nuovo a piangere.
-No, piccolo mio. Nessuno mai ti trascurerà- gli sussurrò.
-D... davvero?- biascicò il bambino, guardando la mamma.
Tang annuì: -Adesso dimmi, Donnie, cosa ti piacerebbe mangiare per cena?-.
Il bambino ci rifletté su e sorrise: -Mi piacerebbe del riso con il pomodoro!-.
-Lo sapevo. La mamma te lo ha preparato- rispose Tang, mentre Donnie le saltò al collo felicemente: -Donnie, promettimi che anche tu mi starai vicino-.
-Va bene, mammina. Lo farò-.
-E del fratellino o sorellina?- chiese Yoshi.
-Cercherò di non essere più geloso-.
-Bravo-.
Raccogliendo il bambino in braccio, Yoshi e Tang si diressero in cucina, dando un ultimo sguardo alla cameretta: c'era spazio per un altro lettino o una culla... anche se quest'ultima sarebbe stata meglio nella camera matrimoniale...
 
Qualche giorno più tardi, mentre Donnie scarabocchiava qualcosa, Leo e Raph gli si avvicinarono e si sedettero al suo banco.
-Ciao- salutarono in coro.
-Ciao- rispose Donatello: -Ho una notizia. Diventerò fratello maggiore-.
-Davvero? Forte!- commentò Raph: -Quando lo hai scoperto?-.
-Due giorni fa. Ho fatto una grande scenata- ridacchiò Donnie: -In questo momento mi sento solo... normale-.
-Non devi essere geloso. Papà dice sempre che un bambino è una bene... zione.. ehm... hai capito, no?- aggiunse Leo, con lievi balbuzie finale.
-Benedizione, vuoi dire?- corresse il genio: -Forse hai ragione-.
Ben presto un ragazzino di colore dai capelli vaporosi e corvini come gli occhi maliziosi, affiancato da un altro corpulento con capelli e occhi castani si avvicinarono con aria di sfida, ghignando a Donnie che indietreggiò un po' nella paura.
Non gli erano mai piaciuti quei due bulletti. I loro nomi erano Chris Bradford e Xever.
-Che volete? Andate via!- intimò Raphael, muovendo un ditino per intimorire maggiormente.
-Abbiamo sentito che avrai un fratello- sogghignò Chris: -Sai, sdentato? Ti sei rovinato la vita!-.
Donnie spalancò gli occhi e si mordicchiò il labbro: forse avevano ragione. Lui aveva visto molte volte altre famiglie con più bambini con parecchie negatività; per esempio, se c'era il fratello più piccolo lo si agevolava e si puniva il maggiore. A volte, le coccole erano solo al più piccolo e al più grande nulla.
"No! Non voglio il fratello!" gridò nel pensiero, guardando il disegno che aveva creato.
Era la sua famiglia con lui e un fagottino minuscolo nel grembo della mamma; preso da un istinto di rabbia, lo strappò in mille pezzi, con le lacrime sul viso. Guardò Leo e Raph che erano piuttosto confusi e scappò dritto verso il bagno, approfittando che non ci fossero insegnanti a visionare la massa bambinesca. Chris e Xever ghignarono, battendo il cinque; erano riusciti a far piangere il piccolo Don.
-Scemi!- gridò Raph, pronto per menarli: -Guardate che cosa avete fatto!-.
-Cosa? Abbiamo solo detto la verità!- si difese tranquillamente Xever.
-Vi meno!- ruggì il focoso, anche se Leo gli bloccò il corpicino all'altezza del petto: -Lasciami tu! Li faccio neri!-...
 
3 mesi dopo...
 
Come previsto, Tang cominciò a mostrare la sua pancia più sporgente. Aveva iniziato a comprare qualche indumento più largo per le sue esigenze e a mangiare di più, ora che le fastidiose nausee erano svanite...
 
Un pomeriggio di compere, infatti, Donnie e sua madre si aggiravano per vari negozi in un centro commerciale quando alcune donne si fecero avanti.
-Tang, tesoro! Se non l'avessi visto, non ci avrei mai creduto!- esclamò una donna mora, abbracciando la signora Hamato.
-Di quanti mesi sei, adesso?- chiese una bionda.
-Cinque. Forse potrei anche sentirlo muovere, secondo l'ostetrica- rispose Tang, mentre Donnie guardò le altre donne, speranzoso di qualche commento su di lui.
-E' stata una sorpresa per noi, sai? Mai avremmo pensato che un giorno la culla sarebbe tornata!- ridacchiò una donna dai ricci ramati: -Congratulazioni! Che sesso è?-.
-Non lo sappiamo ancora. Per me e mio marito andrà bene sia un maschio sia una femmina-.
Donnie si stufò e lasciò la mano della mamma, marciando verso un negozio di giocattoli parallelo a quello di maternità dove Tang e le donne stavano chiacchierando. Imbronciato qual era, sospirò amareggiato, poggiando la manina sulla lucida vetrata dove robot, cavallucci a dondolo, barche e trenini facevano la loro mostra.
"Si sono dimenticati di me..." mormorò mentalmente: "Come avevo visto più volte!".
Una lacrima colò lungo la sua guancia ma ben presto una mano gentile si posò sulla sua testa; il bambino alzò lo sguardo lustro e sorrise a un uomo con i capelli neri, occhi castani, affiancato da due gemelli familiari.
-Salve signor Splinterson- salutò il piccolo: -Ciao Raph! Ciao Leo!-.
-Perché piangi, piccolo?- continuò Splinter.
-La mamma non si accorge più di me per colpa del bambino!-.
Splinter guardò Tang che sorrideva alle altre donne, palpandosi la pancia evidente di tanto in tanto e capì: la gelosia di Donnie era ancora molto forte, purtroppo.
"Sicuramente se la mia cara moglie fosse stata ancora viva e avremmo avuto qualche altro bambino, anche Raphael si sarebbe ingelosito" commentò mentalmente.
Purtroppo, la sua cara moglie dolce era venuta a mancare al momento del parto dei gemelli e il dolore era ancora forte.
-Non è come credi, figliolo- ricordò, prendendolo per mano: -Cerca di vedere il lato positivo-.
-No! La mamma non si è accorta nemmeno che non sono più al suo fianco-.
-Donatello, devi capire che quello della tua mamma è un momento delicato e molto stressante. Lei ti segue anche se non te ne accorgi. Ti prepara il pranzo, ti sveglia, ti fa trovare tutto in ordine e qualche giochino non scappa. Credi davvero che non ti ami più?-.
Il bambino toccò la cerniera della giacca nera che indossava: era stato un regalo di Tang e lui nemmeno l'aveva ringraziata a dovere. Era diventato un bambino molto cattivo...
-No. Lei mi vuole bene... ma mi trascura- ribatté in un sussurro.
-Anche se lei non è sempre al tuo fianco, c'è anche tuo padre, Donatello. Ricordalo, non sei da solo- rispose Splinter, toccandogli la spalla.
Donnie annuì e notò un'ombra avvicinarsi velocissima: la mamma aveva uno sguardo amareggiato oltre che spaventato.
-Donatello, non devi più allontanarti così! Hai capito?- tuonò, facendo un cenno per salutare Splinter.
-Tu non ti sei accorta di niente! Perché stavi chiacchierando con quelle lì che non hanno nemmeno chiesto di me!-.
Senza alcuna esitazione, Tang batté uno schiaffò sulla guancia di suo figlio, adirata oltre che profondamente ferita da tante parole dette da un piccolo bambino. Ma era consapevole che, purtroppo, ciò che aveva visto all'inizio della gravidanza si sarebbe avverato. La gelosia stava avvelenando il piccolo Donnie.
Il genio scoppiò a piangere ma anziché aggrapparsi a sua madre, si strinse a una delle gambe di Splinter, non volendo più tornare a casa.
-Signora Hamato, se vuole, posso tenerlo io per un po'. Non mi darà alcun fastidio- propose Splinter.
Tang si massaggiò la fronte, dove un'emicrania si era formata e annuì, ringraziando più e più volte; raccolse lo zainetto a forma di tartaruga di Don dai numerosi sacchetti della spesa che teneva appesi alle braccia e guardò un'ultima volta il suo figlioletto singhiozzante.
-Mi dispiace, piccolo- mormorò, cercando di accarezzarlo.
Don si rannicchiò maggiormente dietro a Splinter, troppo arrabbiato e ferito di essere stato schiaffeggiato come mai era accaduto. Ancora una volta attribuì ciò al neonato...
 
Donnie non aveva detto una sola parola né aveva giocato con Leo e Raph che ci avevano rinunciato completamente e ora guardavano uno show per bambini. La sua piccola guancia non era più arrossata ma la ferita nel cuore di quello schiaffo bruciava ancora.
"Stupido bambino!" ringhiò mentalmente, rannicchiandosi maggiormente nel divano.
Si ritrovò a guardare Leo e Raph: anche se qualche volta (o spesso) litigavano, si volevano un gran bene e vivevano sotto lo stesso tetto senza problemi.
"Ma loro sono gemelli e di età uguali" commentò nel pensiero, con tanto di broncio.
Scosse il capo e sbuffò; adesso era confuso. Grandioso!
-Donnie, vuoi un biscotto?- domandò, poi, Raph: -Papà sta facendo quelli con la cioccolata!-.
Il genio annuì e scese dal divano, entrando con gli altri nella cucina prevalentemente bianca di Splinter. Tutto era candido, dai mobili al pavimento, anche se leggiadri ornamenti cobalto non sfuggivano agli occhi se puntati sulle mattonelle.
Come previsto, Splinter era indaffarato nella preparazione della cena, anche se ora, al tavolo, stava modellando forme zuccherose di pasta profumata: biscotti fatti in casa! La terrina con la cioccolata era già pronta e il forno preriscaldato, mentre sul piano cottura varie pentole bollivano.
-Signor Splinter?- chiamò Donatello, ottenendo l'attenzione: -Grazie-.
-Per cosa, figliolo?-.
-Beh... per avermi trattenuto a casa sua-.
Splinter sorrise e consegnò loro tre biscotti già cotti; scottavano ancora ma erano molto profumati e ricoperti anche di glassa.
-BISCOTTI!- urlò felicemente Raphael, golosissimo: -Evviva! Grazie, papà!-.
Donnie guardò i suoi amici e una piccola idea gli venne in mente: forse avrebbe potuto semplicemente ignorare il bambino per il resto della sua vita. Sì, sarebbe stata una grande soluzione. Avrebbe continuato a vivere come nulla fosse fino a quando non se ne sarebbe andato via di casa alla maggiore età compiuta.
-Donatello- chiamò Splinter: -Posso chiederti come mai odi il tuo fratellino, esattamente?-.
Il bambino aggrottò la fronte e ingurgitò il resto del biscotto, prima di rispondere.
-Perché non mi vogliono già più bene! La mamma mi ha anche fatto male! E papà non mi considera più! Sta comprando tante cose e quando voglio un giocattolo dice che me lo comprerà la prossima volta ma non è vero!-.
Leo e Raph si scambiarono un'occhiata perplessa. Non avevano mai visto il loro calmo e pacato amico fare scenate così. Aveva il volto rosso e gli occhi spalancati, con le lacrime lungo le gote.
-Va bene, ho capito, figliolo. Però, hai provato a capire perché?-.
-Papà ha comprato delle tutine. La mamma va sempre al supermercato e torna con peluche che non posso prendere. Tutto per... LUI! Io lo odio perché ha cambiato la mia vita!-.
Detto questo e senza pensarci, scappò dritto verso l'entrata: aprì la porta e si dileguò nelle solitarie strade, correndo il più rapidamente possibile nel buio interrotto dagli ululati dei cani e qualche flebile auto in lontananza. Ignorò perfino i richiami di Splinter...
-DONATELLO! TORNA QUI!-...
 
Tre ore. Quattro. Cinque. Sei.
Avrebbe albeggiato in una manciata di minuti, ormai.                                              
Tang Shen aveva un volto segnato dal terrore che il suo piccolo ometto si fosse sperduto in una città così grande come New York.
Il suono del campanello della porta risuonava ancora nella sua mente sconvolta, in un loop infinito. Ricordava l'espressione scioccata e delusa di Splinter mentre avvertiva della fuga di Donatello.
E adesso attendeva tutta sola seduta sul divano, con un bicchiere di latte caldo fra le mani infreddolito, mantenendo uno sguardo infelice sul pancione che aveva.
Prese un sorso e poggiò la stoviglia sul tavolino porta riviste, dandosi una carezza affettuosa al suo stomaco. Ricevette un piccolo calcetto come risposta.
L'angolo della sua bocca si contrasse in un sorriso ma guardando la porta d'entrata, tornò nuovamente a incupirsi.
"Mi dispiace, piccolino mio..." pensò, asciugandosi una lacrima: "Vorrei che tuo fratello provasse a vederti da un lato migliore".
Presa da un brivido di freddo, si avvolse nella coperta grigia piegata ordinatamente sulla tappezzeria di pelle del beige divano e si alzò, pronta per portare il bicchiere ormai vuoto in cucina.
Gettò uno sguardo amareggiato sull'orologio accanto al frigo e sospirò amaramente. Quasi le 06:15 e sia Yoshi sia Splinter erano partiti alla ricerca di Don da quasi due ore.
Un piccolo colpo di tosse si udì dalla cameretta del suo primogenito e senza fretta, Tang salì le scale, facendo capolino nella stanza buia dove i piccoli Leo e Raph dormivano accoccolati nel lettino del loro migliore amico.
La donna sorrise: almeno loro le tenevano compagnia in un momento come quello e richiuse la porta, assicurata che dormivano sogni tranquilli.
Proprio in quel momento, lo scricchiolio della porta d'entrata che si apriva la fece palpitare abnormemente, tutta speranzosa. Sulla soglia, fradici, c'erano Splinter e Yoshi, stanchi e infreddoliti.
-Allora?- chiese.
Yoshi la guardò e distolse lo sguardo, mentre Splinter aprì il suo soprabito, mostrando il piccolo addormentato e completamente bagnato. Era aggrappato al collo, dormendo sulla spalla dell'amico di famiglia.
-Donnie...- espirò Tang, nascondendosi la bocca dietro le mani.
-Lo abbiamo trovato addormentato sotto una scala antincendio della 39esima. E' una fortuna che ci siamo riusciti prima del diluvio-.
-Grazie- mormorò Tang, cancellandosi le lacrime di felicità.
Splinter consegnò il bambino al suo genitore e fece per dirigersi al piano superiore quando la donna lo fermò, prendendogli la mano.
-Fuori piove e fa freddo, Splinter. La prego, resti qui. Abbiamo una stanza per gli ospiti-.
-Io, veramente...-.
-Meglio assecondarla. Sai come sono le donne se mal accontentate in gravidanza- derise giocosamente Yoshi.
Tang si offese fintamente e pizzicò il marito sul braccio, scoppiando a ridere.
-Mi occupo io di Donatello, cara. Tu riposati- sussurrò Yoshi, dando una carezza alla pancia voluminosa: -Che dice il mio piccolino?-.
-Mi ha tenuta in buona compagnia. Mi ha ascoltata senza protestare-.
Yoshi sorrise e diede un'occhiata al faccino pallido di Donnie. Preoccupava molto questa gelosia prenatale... avrebbe dovuto parlargli con molta più fermezza...
 
-Yoshi, mi dispiace... è tutto colpa mia-.
Sia Splinter sia il marito di Tang erano fuori un temporale pazzesco, con il buio a celarli e il silenzio notturno. Stavano cercando da ore senza risultati e con quella violenta pioggia, continuare stava diventando difficile.
Yoshi gli diede uno sguardo collerico, mentre l'acqua colava sul viso, riflettendo, grazie a un lampione, le iridi ristrette nella rabbia e nel terrore lucide anche di dolore.
Splinter si ritrasse un po' a quello sguardo rimproverante e chinò il capo, osservando senza troppa attenzione una pozzanghera.
-Dobbiamo ritrovarlo- sottolineò piano Yoshi, a pugni stretti. -Non potrei mai perdonarmi se gli succedesse qualcosa-.
Mai più d'accordo, Splinter si limitò ad annuire, anche se l'altro non se ne accorse, essendo di spalle e fu in quel momento che qualcosa catturò la sua attenzione. Si strinse il divario tra gli occhi, credendo che la sua vista stesse cominciando a fantasticare con una realtà distorta indotta dalla stanchezza ma nonostante si stropicciò gli occhi, vide sempre e solo lo stesso risultato.
La pozzanghera del Central Park rifletteva, infatti, in parte lo strato d'erba fradicia dei giardinetti protetti da alcuni paletti di metallo bagnato e un albero alle spalle del maestro Splinter.
-Yoshi, guarda!- indicò con una nota di stupore.
L'altro maestro si voltò lentamente, avvicinandosi all'albero in questione, cresciuto proprio sul ciglio della strada e fu allora che notò un piccolo movimento, appartenente a un'ombra rannicchiata fra i rami più spessi.
Non poteva essere...!
Yoshi appoggiò la mano sull'albero e pressò, sussultando quando un dolore acuto gli fece ritrarre l'arto destro. Una piccola scheggia gli si era conficcata nel palmo e questo lo aiutò a superare la trance contemplativa.
-Donatello!- chiamò frettolosamente.
Il bambino non rispose.
Yoshi indurì l'espressione e si arrampicò in pochi secondi, raggiungendo il ramo spesso in corrispondenza al bambino profondamente addormentato. Era talmente tenero, stretto nel suo cappottino che non ebbe il coraggio di sgridarlo. Così, lo raccolse fra le braccia e tornò con i piedi in terra, attutendo il salto verticale con un accovacciarsi sul marciapiede.
-Che sollievo- espresse Splinter, prendendo il piccolo per riscaldarlo sotto la sua giacca idrorepellente.
Yoshi sorrise ampiamente e insieme tornarono a casa...




Angolo dell'Autrice

Ehilà! Recentemente ho trovato questa storia completa (wow!) nel mio hard disk e revisionandola un po' ho capito che doveva essere pubblicata. Ovviamente, essendo una one shot lunga, l'ho divisa in due parti. Questa è un'AU, dove i personaggi sono umani e OOC. Mi piace molto mettere anche Tang Shen viva; sarebbe davvero stata una mamma incredibile anche per le nostre TMNT!
Grazie sempre per chi mi segue, legge, recensisce e spulcia nella mia galleria!

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Capitolo 2
*** Part Two ***


3 Mesi dopo...

-Arrivederci!- salutò Donnie.
Aveva accompagnato la mamma a una visita ginecologica ed era felice che il feto stesse crescendo molto bene. Ancora due mesi e sarebbe diventato un Aniki a tutti gli effetti.
-Grazie, piccolo mio- fece dolcemente Shen, mentre entravano in un ascensore.
-Perché, mamma?-.
-Per non dimostrarti più geloso-.
Donnie aveva cominciato ad apprezzare questo fratellino dal sesso misterioso da quando aveva sentito i movimenti fetali dalla pancia della madre. Era accaduto due mesi fa ma ricordava ancora la benevola vibrazione che gli era scattata in corpo.
Era piacevole, calda e morbida. Scaturita dal bambino. E allora aveva capito di starglisi affezionando sempre più.
Donnie aveva cominciato anche a ignorare gli stupidi commenti di Chris e Xever ed era tornato il dolce bambino che tutti amavano. Anzi, i suoi genitori avevano cominciato a trattarlo ancora meglio di prima, rendendolo partecipe a tutto.
E il piccolo genio ne era estremamente felice, come adesso, che attendeva la riapertura dell'ascensore canticchiando una canzoncina.
-Ti vedo felice- sottolineò sua madre.
-Lo sono. Non vedo l'ora che nasca!-.
Shen si strofinò la pancia sporgente istintivamente e riprese per mano il primogenito, mentre le porte di metallo dell'ascensore si riaprivano con un piccolo cigolio. Ma ecco che, inaspettatamente, entrambi si ritrovarono qualcuno venire verso di loro.
-Giusto in tempo! Mio padre è venuto dal Giappone per incontrarci tutti quanti!-.
Shen sbatté un po' stordita le palpebre, una volta che suo marito gli avvolse le braccia intorno al corpo, baciandole la guancia, per poi prendere in braccio Donnie e lanciarlo dolcemente verso l'alto, in un gioco che al piccolo piaceva tanto.
-Il nonno!- esclamò Donnie, raggiante. -Dov'è? Voglio vederlo!-.
-All'aeroporto. Ci sta aspettando- rispose Yoshi, dirigendosi verso l'uscita dell'ospedale...
 
Ancient One attendeva tranquillamente all'uscita dell'aeroporto che suo figlio adottivo venisse a prenderlo. Aveva deciso di partire per gli U.S.A. quasi subito dopo che aveva ricevuto la notizia della seconda gravidanza di Shen.
E adesso eccolo qui, vestito con un elegante kimono verde, con bordature dorate, un largo cappello di paglia sul capo che celava i suoi piccoli occhi a mandorla neri, accompagnati da una barbetta bianca legata in modo che avesse un piccolo codino al mento.
Stringeva un trolley nero nella mano e fissava il cielo al tramonto. New York era semplicemente incantevole, ma un po' troppo caotica per i suoi gusti. Però era davvero uno spettacolo con i suoi grattacieli numerosi all'orizzonte, stagliati contro l'arancione brillante del cielo, dove accenni di viola, rosso e grigio formavano nubi.
"Verrà a piovere" pensò.
La chioma verde del Central Park era una macchiolina flebile, circondata dal nero e grigio dei palazzi, illuminati dalle insegne pubblicitarie o dai centri commerciali gremiti.
Improvvisamente, vide una macchina parcheggiare nei suoi dintorni e una famigliola scendere subito dopo. Ancient One scattò come una molla dalla panchina sul quale era seduto e camminò velocemente verso il suo adorato ragazzo.
Yoshi, Shen e Donnie erano arrivati!
-Nonno!- esclamò il piccolo, abbracciandogli la pancia spessa.
Ancient ridacchiò e accarezzò il suo nipotino sulla testa, regalandogli un sacchetto di caramelle gommose alla frutta, consapevole di questo punto debole di Donnie.
-Arigatou!-.
Il maestro annuì e s’inchinò rispettosamente davanti ai due genitori, che ricambiarono.
-Sarei venuto molto prima, ma... i miei impegni nel dojo di famiglia non mi hanno lasciato un solo attimo di respiro-.
-Nonno, per quanto tempo resterai?- interruppe Donnie, che già stava mangiando!
-Donnie, non devi interrompere- ammonì dolcemente Yoshi. -Inoltre, fra poco si cena e non è il caso che ti rovini l'appetito-.
Per tutta risposta, il bambino offrì le sue caramelle alla famiglia, scorrazzando verso l'auto sempre più vicina, non molto interessato ai discorsi dei tre adulti.
-Raccontami un po', figliolo, come ha preso la notizia del bambino Donatello?- domandò Ancient, con fare curioso.
-Beh, non certo bene. E' stato più volte sull'orlo di una crisi di nervi e non ha guardato di buon occhio il bambino-.
Ancient emise un suono dal profondo della gola, lisciandosi il ciuffo di barba e si fermò giustappunto accanto alla portiera posteriore dell'auto.
-La prego, Sensei, si sieda pure avanti- offrì cordialmente Tang Shen.
-Voglio stare con il nonno!- protestò Donatello, saltellando sul posto.
Yoshi si grattò un sopracciglio, ridacchiando un po' e preferì che fosse suo padre a dare la risposta definitiva.
-D'accordo, nipote. Sederai accanto a me-.
-Evviva!- esclamò, balzando con un gattino affamato nell'auto.
-Alla fine, però, anche con l'aiuto del mio buon amico Splinter, ha cominciato a sentirsi come un bravo fratello maggiore e a essere anche d'aiuto- raccontò Yoshi, aiutando suo padre a salire, mettendo anche il trolley nel cofano.
-Bene, andiamo- sorrise Tang, mentre si strofinava la pancia voluminosa. -Credo che anche questo piccolino sia molto contento di incontrare, o meglio, sentire la voce del nonno-.
-Mi fa piacere- ridacchiò il diretto interessato.
Yoshi chiuse la portiera con uno scatto secco, inserendo le sicure e si allacciò la cintura di sicurezza, facendo retromarcia, prima di uscire dall'aeroporto ingranando la seconda e lasciarsi inghiottire nel caos serale della superstrada…
 
Una volta rincasati, Donnie posò il sacchetto vuoto di caramelle sul tavolo della cucina, correndo velocemente nell'appartamento a fianco per avvisare i suoi migliori amici che il nonno era finalmente arrivato.
-Fa sempre così quando vuole condividere qualcosa di bello- spiegò dolcemente Tang, mentre appendeva il cappotto all'appendiabiti.
E infatti, in pochi secondi, vocine felici di bambini affollarono la casa Hamato, seguite dallo sguardo curioso di Splinter.
-Splinter San!- esclamò radioso Ancient.
-Maestro Ancient- ricambiò l'altro, inchinandosi rispettosamente. -Non avevo compreso le ragioni frettolose di Donatello quando ha bussato-.
-Donatello!- richiamò Yoshi. -Devi sempre spiegare quando lasci la tua casa per andare in un'altra!-.
Il bambino chinò lo sguardo, mortificato ma una carezza sulla testa da parte della mamma contribuì molto ad allargargli il sorriso fanciullesco.
-Volete unirvi a cena con noi?- propose la donna.
-Veramente, noi non...-.
-Dai!- esclamarono in un lagnante coro i tre bricconcelli.
-Si arrenda, Splinter San. I bambini sono in maggioranza- ridacchiò Ancient.
Il maestro Splinter sospirò giocosamente, prendendo posto sul divano per tenere d'occhio i tre bambini che stavano già giocando con una palla di carta...
-Yoshi...-.
La voce femminile era tremante, bassa e come una richiesta d'aiuto.
L'uomo si voltò, interrompendo il chiacchierio piacevole con gli altri due, voltandosi verso la moglie appoggiata a una sedia, come se la sua vita dipendesse da essa. Stava tenendosi la pancia e il suo volto pallido era contornato da perle di freddo sudore.
-Tang!- espirò Yoshi, stringendole le spalle. -Che succede, amore mio?-.
Al che, ognuno, bambini compresi, divennero seri.
-Non lo so... c'è qualcosa che non va...- ansimò la donna, stringendosi la pancia. -U... un dolore al ventre così all'improvviso... non promette nulla di buono...-.
-Chiamo un'ambulanza!- aggiunse mesto il maestro Splinter.
Yoshi coricò Tang sul divano, inginocchiandosi accanto per stringerle le mani tremanti, mentre le scostava alcune ciocche dal viso lucido di sudore.
-N... non può essere il momento... sono a sette mesi...-.
-Respira piano, Tang...- aggiunse preoccupato Ancient One.
Splinter riappoggiò la cornetta del telefono del soggiorno sull'apparecchio, guardando con un cenno gli altri. Era stato breve e conciso nella sua richiesta d'aiuto che aveva concluso in un batter d'occhio.
-L'ambulanza sarà qui a momenti- mormorò piano, guardando i suoi gemellini.
 
Il dolore era evidente sul suo volto: ricordava sua moglie sorridergli mentre gridava per mettere al mondo Leo e Raph.... poi chiudere gli occhi e diventare fredda. Ricordava ancora il trambusto dei dottori che lo spingevano fuori la sala parto con il suono lineare del monitor cardiaco.
E lui che era diventato padre, si ritrovava a vedere sua moglie esanime, attorniata da una sfilza di medici che cercavano invano di riportarla in vita...
 
-Starà bene, Tang...- mormorò sottovoce, abbracciando i suoi figlioletti confusi.
Ugualmente una lacrima lasciò il suo occhio chiuso, annidandosi nel maglioncino rosso di Raph, che osservava Donatello piangere, mentre tendeva la mano a sua madre.
-Mamma! Mamma!- gridava.
La donna gli sorrise, anche se lampi di dolore le distruggevano quell'espressione mite per calmare il primogenito.
Ecco che, fortunatamente, il campanello dell'appartamento squillò rumorosamente, gettando un batticuore improvviso in ognuno. Nel silenzio del momento critico, infatti, quel suono era piombato fortemente, colpendo come una pioggia di fuoco.
Splinter si affrettò ad aprire e a lasciar spazio ai quattro dottori a parità di sesso accerchiare Tang e metterla su una barella, per caricarla sull'ambulanza dai lampeggianti che brillavano nella sera fredda.
-MAMMA!- gridò Donnie, rincorrendo i dottori.
-No, resta qui- stoppò Ancient One, avvolgendogli le braccia alla vita.
-Portano via la mia mamma! E il mio fratellino!-.
Yoshi diede uno sguardo malinconico a Splinter che fece cenno di andare, per non perdere tempo prezioso; quindi, a bordo dell'auto del primo citato, partirono sgommando dietro all'ambulanza che non badò a semafori rossi o auto della polizia pur di raggiungere frettolosamente l'ospedale...
 
-Grazie, signorina-.
Yoshi aveva appena finito di parlare con un'infermiera che aveva lasciato la camera dove Tang riposava tranquillamente, sotto l'effetto di alcuni tranquillanti non nocivi per il feto.
-Che cosa ha detto, figliolo?- domandò Ancient One, cupamente.
Erano in un corridoio particolarmente silenzioso e poco trafficato, tutto sfumato dal verde acqua delle pareti, il bianco del soffitto e delle porte e illuminato dai neon bianchi e dalla luna piena splendente nel cielo visibile dalla serie di finestroni sulla parete sinistra.
-La gravidanza è diventata instabile. L'utero ha avuto una piccola rottura e il bambino rischia di infettarsi gravemente-.
Yoshi affondò il viso fiammeggiante nelle mani fredde, sedendo a peso morto sui sedili rosso fuoco del corridoio del reparto maternità.
-Allora il bambino dovrà nascere immediatamente- aggiunse piano Splinter.
-Sì... proprio così-.
-Dov'è la mamma?- chiese Donnie, con voce tremolante.
Aveva ancora gli occhioni rossi per le numerose lacrime versate nel terrore veloce che si era susseguito durante la corsa in ospedale. Non voleva perdere la sua mamma, com’era accaduto ai suoi migliori amici profondamente addormentati con la testa poggiata sulle cosce di Splinter.
-Riposa, Donnie- rispose pazientemente Yoshi, prendendolo in braccio. -Ma possiamo vederla attraverso la lastra che sporge sulla sua stanza, va bene?-.
Il bambino annuì vigorosamente, stringendoglisi maggiormente.
-E il fratellino?-.
-Dovrà nascere fra poche ore... in anticipo, Donnie-.
Il piccolo si ravvivò un poco e sorrise al nonno che era rimasto a tener compagnia a Splinter che sorvegliava i suoi bambini.
-Donnie, come mai continui a ripetere fratellino? Non ti piacerebbe una sorellina?- chiese Yoshi, mentre si avvicinava sempre più alla vetrata che affacciava sulla camera della moglie.
-Beh... preferisco un fratellino, come Leo e Raph-.
Il papà ridacchiò un po', baciandogli la tempia ma ecco che il suo sorriso cadde quando vide sua moglie riposare tranquillamente nel letto, con numerosi fili sul petto, al braccio e sulla pancia voluminosa sotto la coperta castana.
-Mamma...- mormorò piano Donnie, schiacciando le manine sul vetro.
-Sì, la mamma è lì...-.
Yoshi non poteva lasciar trasparire la sua paura per aver saputo di un quasi aborto spontaneo indotto da una piccola rottura dell'utero. Gli avevano elencato le probabilità alte di una morte del nascituro o della madre stessa e lo avevano spaventato.
-Signor Hamato?-.
Yoshi guardò davanti a sé, salutando con un cenno del capo un'infermiera accanto a un chirurgo.
-Possiamo cominciare il cesareo-.
-Va bene...- rispose mesto Yoshi, confidando le sue preghiere agli Antichi Antenati che sicuramente vegliavano su tutti loro....
 
Ore 02:20
 
Donnie piangeva di felicità, per quanto un bambino di cinque anni potesse comprendere la reale questione di quel momento. Era schiacciato al vetro del reparto maternità, guardando l'incubatrice dove dormiva il suo piccolo fratellino.
Un bel maschietto stranamente biondo di 550 grammi.
Nato in un parto cesareo senza complicazioni da Tang sveglia ma incredibilmente in una stanchezza drogata dai residui dell'anestesia locale, tenuta in compagnia da un raggiante Yoshi.
-Il mio fratellino... come volevo...- sorrise piano.
-Adesso sei un Aniki a tutti gli effetti- mormorò Ancient One. -Sei contento, nipote?-.
-Tanto, nonno! E sono stato tanto cattivo all'inizio- ammise.
-E' normale essere gelosi quando si comprende che arriverà un altro bambino in famiglia- spiegò bonario Splinter. -Figlioli, voi sareste entusiasti di un fratellino?-.
-NO!- urlò Raph.
-SI'!- rispose Leo, all'unisono.
Scoppiarono a ridere, mentre Yoshi si univa a loro, uscendo dalla camera della moglie felice e dal ventre bendato.
-Come sta?- chiese Ancient.
-Stanca ma è molto contenta e vuole vedere il bimbo-.
Fortuna volle che il suo desiderio venisse subito accolto da una dottoressa che stava già spingendo la culla con il nuovo Hamato nella stanza di Tang per mostrarglielo.
-Credo nella telepatia, Yoshi San- ridacchiò Splinter...
Entrarono con calma nella stanza della donna e Donnie le si buttò al collo, saltellando felicissimo per il neonato che, nonostante il trambusto, riposava tranquillo, muovendo, di tanto in tanto, il suo piedino.
-E' così bello... un vero angelo biondo...- mormorò Tang, versando lacrime di gioia, mentre lo raccoglieva teneramente in braccio per baciargli la fronte.
-Vuoi scegliere tu il nome, Donnie?- propose Yoshi, alzandolo in braccio.
Il bambino annuì vigorosamente, toccando la manina del suo fratellino che schiuse per un attimo i suoi occhioni azzurri, prima di tornare a nanna.
-Ha occhi azzurri come il cielo!- esclamò felicissimo. -E ho trovato un nome bello per lui!-.
-Allora, diccelo!- fece Raphael, odiando l'attesa.
-Michelangelo-.
Ognuno sbatté gli occhi all'inusuale motivo di questo nome ma Donnie lo ripeté ancora, aggiungendoci il cognome.
-Hamato Michelangelo-.
-Sì, mi piace!- concordò Tang, accarezzando il viso del neonato. -E' perfetto...-.
-Allora, benvenuto Hamato Michelangelo- mormorò Ancient One, felice...
 
Nove anni dopo...
 
-Donatello, sbrigati o arriverai in ritardo al tuo primo giorno di scuola!-.
-Arrivo, mamma!-.
Il giovane quattordicenne si aggiustò la cravatta un'ultima volta, guardandosi nello specchio della sua cameretta e raccolse la borsa nera sopra il suo letto, strofinandosi una mano tra i capelli arruffati. I suoi occhi splendevano di felicità.
Era diventato un ragazzo alto e mingherlino ma molto forte e ben addestrato da suo padre che seguiva anche Michelangelo.
-Donnie! Donnie!-.
Il fratellino di anni nove era in lacrime, ancora in pigiama. Il genio sospirò giocosamente, inginocchiandoglisi accanto per stampargli un bacio sulla fronte.
-Non voglio andare a scuola- pronunciò adorabilmente.
Erano trascorsi nove anni dalla nascita prematura di Michelangelo e tutto era filato liscio, senza alcuna ripercussione sul piccolo Hamato che era attaccatissimo a suo fratello maggiore e andava molto d'accordo anche con Raph e Leo.
-Dai, Mikey! Sarà divertente e potrai incontrare tanti nuovi amici- rincuorò il genio, prendendolo per mano per condurlo nella cameretta del piccolo.
-Ma io voglio stare con te!-.
-Sai che non è possibile con la scuola in mezzo. Mikey, siamo insieme da una vita e nei tre mesi delle vacanze estive non c'è stato giorno in cui non abbiamo fatto qualcosa insieme!-.
Mikey mise il broncio, mentre Donatello rideva e gli scompigliava i suoi ribelli biondi capelli.
Donatello lo aiutò con l'uniforme scolastica e insieme scesero in cucina, dove mamma e papà erano rispettivamente ai fornelli e a leggere un quotidiano.
-Eccoli qui!-.
-Bambini miei, dovreste essere un po' meno perditempo- ridacchiò Tang Shen, servendo loro la colazione.
-Colpa mia!- ammise Mikey. -Non voglio andare a scuola senza Donnie!-.
-Non sarà per sempre, figliolo- fece Yoshi, sorseggiando il suo caffè.
-E' esattamente quello che gli ho detto- rispose Donnie.
Improvvisamente il campanello squillò: Donatello sapeva chi fosse e rimase comodamente seduto a tavola, per consumare la sua colazione a base di caffè, brioche con marmellata e un pezzettino di cioccolata fondente, mentre Mikey correva ad aprire.
Due ragazzi gemelli che non si assomigliavano granché. Erano alti, muscolosi, con sguardi profondi, con la stessa uniforme di Donnie.
Raphael aveva i suoi soliti capelli rossastri ribelli tirati all'indietro con le punte rivolte verso l'alto e la grinta che lo contraddistingueva.
Leonardo, invece era più calmo e pacato con i suoi capelli corti e ordinati, tanto che prese in braccio Michelangelo che lo abbracciò con estrema gioia.
-Ciao Raph! Ciao Leo!-.
-Ehi, pulce! Primo giorno di scuola anche per te?- ridacchiò Raphael, con le mani in tasca.
Mikey si scurì in volto, lasciandosi condurre in cucina.
-Salve, ragazzi!- salutarono i tre Hamato.
-Buongiorno-.
-Ehi, Donnie, che ne dici di andare?- fece Raph, sarcastico.
Il viola annuì e salutati affettuosamente i suoi genitori e Mikey, lasciò l'appartamento con i suoi migliori amici.


Angolo dell'Autrice

Grazie a una mia cara lettrice, ho notato solo adesso che avevo fatto un errore di trascrizione nel capitolo precedente; Donnie veniva trovato su un albero e io ho scritto sotto una scala anticendio. Vi capita mai? Beh, pazienza. E' una one shot talmente vecchia che mi annoiava rileggerla tutta, correggerla e via. Ho saltato la prima cosa e ho semplicemente fatto le restanti! 
Ora, in pace con me stessa per aver completato anche questa, si torna ai vecchi amori!
Grazie come sempre a tutti voi, tartamondo! :3

 

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