Le deduzioni affettive

di Floramoss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Le deduzioni affettive
 
 
La stagione dell’amore viene e va
All’improvviso, senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà…
F. Battiato
 
Jane Cockburn era indubbiamente attraente. Col sole che sembrava incendiarle i capelli e quella risata cristallina che ogni tanto si faceva sentire distintamente tra gli schiamazzi dei bambini e le chiacchiere degli adulti, sedeva a gambe distese sul prato, leggermente inclinata all’indietro, le mani piantate a terra e le caviglie incrociate. Splendeva con i suoi 25 anni, (erano poi 25? comunque non più di 27, ne era certo), il sorriso aperto e cordiale: a Severus sembrava così giovane, a dispetto della sicurezza e indipendenza che ostentava senza sforzo. L’aveva incontrata in due occasioni prima di quella giornata e in entrambi i casi avevano parlato di Harry ovviamente. L’aveva anche invitata a Spinners End, per un tè, l’ultima volta. E si era sempre sentito così intimidito di fronte a lei, quasi come avesse la capacità di farlo tornare adolescente. Sicuramente quella disperata somiglianza con Lily non giocava a suo favore ma Severus faceva fatica ad accettare di sentirsi così, come dire, “scoperto” . Come un fiore a stelo lungo in mezzo a un campo: esposto agli occhi dei curiosi e alle variazioni del tempo. Una nuvola oscurò per un attimo il sole e spense leggermente i colori. Jane adesso parlava allegramente con un uomo giovane, sulla trentina, sicuramente il papà di qualche compagno di Harry. Sentì una punta di fastidio e scacciò il pensiero. Non poteva, non poteva davvero cadere in quella trappola. Il sole tornò a farla da padrone e riaccese i colori: il giovane uomo era di bell’aspetto, vestiva alla moda, e aveva una dentatura perfetta. Ed era maledettamente a suo agio con lei.
- E’ bella vero? – Severus  si riscosse dal pensiero per accorgersi che Arthur Weasley si stava sedendo sull’erba, accanto a lui. Aveva in mano un bicchiere di carta misura extra large, e si riparava dal sole con un buffo cappello che lo faceva somigliare all’omino dei gelati. Sentendosi colto in fragrante, il pozionista assunse subito una delle sue modalità più consone. Indurò il viso e rispose secco.
- Se parli della giornata, sì. Ma io preferirei essere altrove. Ho accettato solo per compiacenza.–
- Parlavo della maestra Cockburn. –
Arthur tirò su rumorosamente con la cannuccia quello che doveva essere frappè, in una espressione di totale appagamento. Del resto era Weasley, le babbanerie erano la sua passione. Severus tentò di salvarsi per la seconda volta.
- Non mi occupo di queste faccende Arthur. –
Weasley guardava in direzione di Jane e come se non avesse ascoltato una parola proseguì a snocciolare le sue deduzioni, o osservazioni che fossero. Da quando Arthur si preoccupava del gentil sesso?
- Se le signore qui presenti avessero sentito anche solo la metà degli apprezzamenti che sono giunti alle mie orecchie prevedo notti sul divano per almeno tre quarti dei mariti o fidanzati che le gironzolano attorno.
- La signorina Cockburn è sposata col lavoro. Se i signori qui presenti sono così facile preda di svenevolezze romantiche o desideri libidinosi Arthur perdono il loro tempo, e se le signore qui presenti non sono in grado di distinguere un sorriso benevolo da uno malizioso allora dovrebbero porsi qualche domanda sulla propria autostima, femminilità o fraglità che dir si voglia. –
- Non mi considero un grande intenditore di donne Severus, ma credimi…. sono terribili quando si tratta di dare la caccia alle streghe. Certe dinamiche hanno poco a che fare con la logica, piuttosto con un atavico istinto di protezione del territorio credo. –
Sorrise compiaciuto della propria formulazione piuttosto semplicistica, ma in fondo non così lontana poi dalla realtà. Fissò anche lui Jane, ancora alle prese con il papà ben vestito. Dopo qualche attimo giunse la moglie e se lo portò via. Ma Jane trovò subito qualcun altro con cui parlare.
- Visto? Tu potresti avvicinarti a lei senza alcun timore di rimostranze Severus. Anzi faresti un gran favore alle nostre compagne di merenda. –
Gli strizzò l’occhio e si alzò.
- Credo andrò a giocare un po' coi ragazzi. Tu cosa fai? –
Piton rispose senza sollevare la testa verso il suo interlocutore, lo sguardo fisso su niente in particolare, forse più rivolto ai suoi pensieri.
-Sei serio Arthur? Ti sembro uno che si mette a correre dentro dei sacchi o dietro ad una palla?–
- Harry ci racconta che giocate insieme. –
- Facciamo giochi istruttivi.-
- Nascondino è un gioco istruttivo? –
- Devo fargli qualche concessione ogni tanto. –
- Va bene Severus. Comunque il mio suggerimento è ancora valido. E non parlo di sacchi o palloni.–  
Indicò con la testa verso il punto dove la maestra Cockburn sgranocchiava adesso un biscotto, per un momento libera da veri o presunti corteggiatori e madri ansiose o gelose.
- Parti dal presupposto che lei abbia intenzione di intrattenersi con me. Io non ne sono così certo. Pertanto non scollerò il mio sedere da questo comodo cuscino. –
- Ah, eccolo lo stratega….tu sei il più furbo di tutti Severus. Te ne stai qui, ignorandola, e sarai quello che attirerà la sua attenzione. –
- Non è certamente questo il motivo per cui me ne sto qui in disparte. Devo per forza spiegartelo Arthur? Non conosci già abbastanza la mia storia e le mie abitudini? – Una palla andò a sbattere contro il piede di Weasley, subito seguita da un forte richiamo.
- Pallaaaa! –
- Credo che il dovere mi chiami Severus. Arrivooooo! – e prendendo in mano il pallone si allontanò per raggiungere il gruppo di ragazzini che si stavano sbracciando. Severus lo seguì con lo sguardo pensando che in fondo Arthur aveva trovato davvero la sua dimensione ideale di vita. Pur con tutte le riserve che nutriva per la famiglia Wasley, riconosceva quanto affetto ci fosse in quella casa, e quanta dedizione e complicità fra Molly e suo marito. Qualcosa che per lui era rimasto un desiderio incompiuto di ragazzino, finito il giorno in cui James Potter era entrato nella sua vita. 
- Vorrei avere una sfera di cristallo per vedere i suoi pensieri Severus. – Non si era accorto, preso com’era a nascondersi, che invece Jane lo aveva trovato senza fare il minimo  sforzo. Era in piedi accanto a lui e lo osservava dall’alto del suo metro e settanta. L’aria da ragazzina che in realtà nascondeva una donna.
- Potrei anche procurargliene una ma posso assicurarle che non è lo strumento appropriato per leggere nel pensiero. –
- Sembra intendersene. Mi può suggerire allora cosa usare? –
- In realtà è una dote personale che va allenata con studio e perseveranza. –
- Nessun trucco allora? Solo dono di natura? Lei ne è dotato Severus? – Era ammiccante, e si ricordava il suo nome. Con l’occasione si era già accomodata al suo fianco. Profumava di sapone.
- Le faccio un po' di compagnia. Ho notato che non gode di grande richiamo fra gli altri genitori. –
- Mi piace di più osservare che parlare . –
- E’ così che ci riesce allora. – Severus la guardò interrogativo.
- Osservazione e deduzione. Come Sherlock Holmes. – Jane adesso li vedeva chiaramente i pensieri di Piton dipinti sulla sua faccia, e evevano la forma di un grosso punto interrogativo.
- Non conosce Sherlock Holmes! Credo di non aver mai incontrato nessuno strano come lei. –
- Conoscere questo signor Holmes è così fondamentale? Che lavoro fa?–
- Mi sta prendendo in giro vero? –
- No. –
- Sherlock Holmes… il detective, quello di Baker Street e del dottor Watson… ok, parlava seriamente allora…non ha letto Doyle. Non  è fondamentale certo che no, ma chi non conosce Doyle…-
- Oh, è un personaggio fittizio quindi. Ovvio, nessuno di voi sa leggere nel pensiero, dovevo arrivarci da solo. – Jane lo guardò sgranando un po' gli occhi e poi scoppiò a ridere. Severus non capiva il motivo di tanta ilarità, stava forse ridendo di lui? Lui non era una persona comica, solitamente ispirava tanti sentimenti ma l’ilarità non era fra quelli.
- Mi scusi Severus ma la trovo buffo in questo momento, di una ingenuità che non mi da scampo!.... E’… è un complimento …. – Lo guardava divertita ma non lo stava canzonando, era sinceramente divertita da lui, in modo buono. Severus tirò la bocca in un accenno di sorriso. Si era lasciato travolgere dalla vivacità di quella ragazza che pur non essendo una strega sembrava in grado di stregarlo ugualmente.
- Mi deve scusare signorina Cockburn, ho ricevuto una educazione un po' alternativa rispetto ai comuni mortali. Se posso rimediare in qualche modo alla mia lacuna mi procurerò un libro di questo Doyle per conoscere il signor Holmes, visto che lo ritiene dotato di tali capacità. –
- Lo troverà intrigante vedrà. Un po' come lei in fondo. –
- Pensa che io sia intrigante? – il suo sguardo tradiva sincera sorpresa e si sforzò di non arrossire.
- Beh un  po' sì, dal primo momento che l’ho vista in teatro Anzi a dire il vero da quando Harry ha iniziato a raccontarmi di lei. La trovo… curioso, sì credo sia la definizione più adatta. –
- Lo dice pensando a me come soggetto di studio? –
- Non metto le vesti di psicologa quando sono ad un pic nic. Preferisco i sandwich, godermi l’aria aperta, i nostri splendidi parchi e scambiare due parole senza impegno. Quindi no, la mia al suo riguardo è una semplice impressione. Che lei d’altronde ha contribuito a consolidare nelle poche occasioni in cui ci siamo incontrati. Nonché in questi ultimi minuti di conversazione.
- Beh allora se devo prenderlo come un complimento…. grazie. –
- Se ne sta qui tutto solo e parla di noi come fossimo alieni. Non è che l’alieno è lei ed è qui in missione per studiare noi “comuni mortali”?  –
- Adesso però non dica che non sta provando  ad analizzarmi. –
- Un po' di deformazione professionale me la deve concedere. – Per la seconda volta in pochi minuti a Severus scappò un sorriso.
- Sono un tipo strano, lo ha detto poco fa. E tra le stranezze sì, forse sono più bravo di altro ad indovinare i pensieri. Ma lo faccio solo se è necessario, non me ne vado in giro a curiosare nel cervello della gente. E non provengo da qualche ignoto sistema solare.– Jane alzò lo sguardo verso il sole come a voler scaldarsi un po'. Chiuse gli occhi. Lasciò che uno sbuffo improvviso di vento le scompigliasse appena i capelli.  
- Mi piace la sua compagnia Severus, il suo tono di voce. Mi piace come si pone con Harry, c’è più di quello che mostra. Fa venir voglia di conoscerla di più. – Severus sentì i battiti accelerare: era forse un invito? Era davvero una situazione così insolita, non aveva idea di come gestirla. Scese il silenzio. Piton non osava parlare, Jane era ancora assorta a lasciarsi coccolare dal sole.
- Severus! Hai visto che bravo sono diventato!- La voce di Harry gli arrivò di spalle e si ritrovò improvvisamente il peso del bambino sulla schiena. Per Potter il contatto fisico era ormai un tabù superato, anche in pubblico. Severus ancora faticava invece: preferiva l’intimità della loro casa per regalare abbracci e carezze. Quindi si irrigidì un po', forse anche arrossì. Jane adesso li guardava e lui si sentiva in imbarazzo.
- Perché non vieni a giocare? Facciamo la gara degli struzzi… - Di fronte al nuovo sguardo di uno che ha appena ingoiato una pallina da golf Jane gli prestò soccorso:
- E’ una gara di velocità, i papà si caricano i bambini sulla schiena e corrono. Vince chi arriva prima. –
- Tutto qua? –
- I papà sono bendati…. Quindi sono i bambini a guidare. E siccome le andature sono piuttosto incerte e barcollanti i bambini dicono che somigliano a degli struzzi. Si divertono un mondo. – Severus guardava Harry che lo implorava con gli occhi di dire di sì, ma per lui era davvero uno sforzo oltre natura: in mezzo a tutti quei babbani a fare la figura dello struzzo cieco, e con Jane che avrebbe sicuramente assistito. Dove sarebbe finita la sua dignità? Gli occhi di Harry erano diventati grandi il doppio e acquosi per lo sforzo di muoverlo a pietà. Gli ricordarono quelli di  Lily e sentì l’urgenza di togliersi in fretta da quella situazione.  
- E sia, andiamo renderci ridicoli davanti ai tuoi compagni Harry. – Si alzò spazzolandosi e lisciandosi con le mani i pantaloni scuri. Tolse la giacca e la posò a terra, gli sarebbe stata d’intralcio e prevedeva una sudata che non era stata messa in conto quando avevano lasciato Hogwarts un paio d’ore prima.
- Se una volta finita questa pazzia la troverò ancora qui Jane la pregherei di non fare commenti sui risultati. –
- Dà già per scontato di perdere la gara? –
- No, do per scontato che mi ridurrò uno straccio e mi sentirò abbastanza stupido, quindi potrei perdere momentaneamente l’uso della parola… non che di solito mi sprechi in discorsi ma potrei davvero sviluppare una forma acuta di  mutismo selettivo. –
- Le serve davvero un po' di motivazione… Harry cosa promettiamo di regalare al tuo tutore se si impegnerà a vincere la gara? – Harry alzò lo sguardo verso Piton: lui non aveva mai dato un premio a Severus, semmai succedeva sempre il contrario. Assunse un’aria pensierosa.
- Ti aiuto io. Facciamo che se vincete la gara andiamo tutti insieme al cinema il prossimo week end?- Severus perse un battito. Li stava spudoratamente invitando a trascorrere insieme un pomeriggio. Fuori da impegni e attività scolastiche. Non aveva idea di come sentirsi, se lusingato, spaventato, disorientato o euforico.
Harry espresse il suo sì entusiasta, prese per mano Severus e iniziò a trascinarlo verso l’area adibita alla “disdicevole” competizione.
E la competizione fu peggio di quanto il Pozionista avesse immaginato. Iniziava già a sudare, la stagione era avanti  e fuori dall’ombra ristoratrice degli alberi il sole non perdonava. Sbottonò la camicia liberando il collo. Harry era già arrampicato sul suo dorso, le gambe gli circondavano i fianchi e le braccia le spalle. Poco prima di essere bendato da una casalinga babbana sicuramente disperata, intrigata da un gioco così idiota, gli si accostò un Weasley già in affanno, ma impeccabilmente divertito. Poteva del resto aspettarsi altro?
- Hai capitolato anche tu alla fine eh professore? – Fece l’occhiolino ad Harry che rivolse uno sguardo divertito a Ron, abbarbicato sulle spalle del padre.
- Weasley non una parola con quelli dell’Ordine ok? Soprattutto con Silente. E questo vale soprattutto per tua moglie. – Molly non era nei paraggi ma dubitava che sarebbe sfuggito al suo sguardo.
 - Faccio magie non miracoli Severus. –
- Non sei divertente. –
- Io no ma questo gioco sì… vero Ron? Sei pronto? – Ron fece di sì con la testa, il piglio del combattente dipinto sulla faccia. Harry sembrava invece un po' preoccupato.
- Harry rilassati, non è difficile, Ron ha imparato subito. Anzi sai cosa ti dico? Che se piloterai bene potresti diventare davvero un bravo cercatore fra qualche anno. Concentrati. –
- Non mettergli in testa idee poco sane Arthur. Sarà già difficile averla vinta contro i geni di famiglia che si porta appresso dalla nascita. – Il suono di un fischietto e la voce gracchiante di un genitore che li invitava a prendere posto sulla linea di partenza mise fine ad ogni discorso. Tutti i papà con i loro fardelli erano adesso in attesa del via. Con gli occhi bendati Severus sì concentrò subito sui rumori circostanti. Avrebbe potuto barare e incantare la benda in modo da vederci chiaramente, ma con l’apprendistato da Mangiamorte i suoi sensi erano allertati a tutto e soprattutto abituati all’oscurità. E poi dove sarebbe stato il divertimento? Per Harry si intendeva, non per lui. Il via arrivò improvviso e all’improvviso anche le indicazioni del suo cavaliere. Non era così semplice come immaginato: le urla dei bambini si accavallavano, le madri accalcate ai lati del percorso aumentavano la confusione e il terreno non perfettamente lineare lo rallentava. Era preoccupato di poter cadere o sbattere e far del male ad Harry. Ma davvero i babbani trovavano divertente quella corsa massacrante? Rimpianse per un attimo le partite di Quidditch. Ma Harry si stava divertendo, lo sentiva fremere ed esaltarsi e questo gli bastò. Non vinsero, non vinsero nemmeno Arthur e Ron che comunque arrivarono al traguardo dopo di loro. Ron pareva un po' avvilito. Weasley invece non perdeva la sua bonarietà.
- Avessi il tuo fisico atletico Severus ti farei vedere io. – Arthur si asciugava la fronte e intanto recuperava il fiato.
- Ma la cucina di Molly è una tentazione troppo grande…  - Sorrise alla moglie che gli veniva incontro.
- In effetti un po' di dieta ti gioverebbe. Ma sono altre le tue qualità Arthur Weasley, la corsa non rientra tra quelle ma posso sopravvivere. – Molly baciò il marito e Ron fece una faccia disgustata.
- E visto che si parla di cibo, e che dobbiamo nutrire i nostri cavalieri e i loro struzzi….ho la merenda pronta. – Ron cambiò immediatamente espressione, mostrando quella più raggiante che conoscesse.
- Ce n’è anche per voi due ovviamente. –
- Grazie Molly ma ho solo voglia di dissetarmi adesso. -
- Severus io posso? – Harry aveva bisogno di un premio visto l’esito della gara. In realtà non sembrava particolarmente afflitto, si era divertito e forse per lui era sufficiente, ma una fetta di torta della signora Weasley poteva essere davvero consolante.
- Certo Harry, ma non esagerare. – Si chinò per essere all’altezza del bambino.
- Harry ascolta…. non si riesce sempre ad arrivare primi, però l’importante è sapere di avercela messa tutta. Ce l’hai messa tutta? -
- Credo si sì. – Era un po' dubbioso.
- Anch’io credo di sì. Quindi adesso vai a fare merenda. Svelto. - Harry rincorse il suo amico sgambettando, Severus lo seguì con lo sguardo qualche secondo e improvvisamente la voce di Jane lo colse alle spalle.
- Una prestazione mica male per uno che non ha mai fatto la corsa degli struzzi…. Come si tiene in forma Severus? Pratica qualche sport in particolare? – La ragazza lo guardava compiaciuta. Piton si accorse di aver perso la solita compostezza, era spettinato e accaldato. I bottoni aperti della camicia adesso erano tre e i lembi erano usciti dalla cintura, strattonati dalle gambe di Harry. Si sentì a disagio. Cercò di riprendere i fili della conversazione.
- Non ufficialmente. –
- Cosa significa “non ufficialmente”. – Camminavano vicini in direzione della zona boscosa, dove Severus aveva lasciato la giacca e il cestino da pic-nic. Le loro braccia si sfioravano.
- Che non pratico sport alla maniera consueta. –
- Giusto, perché lei è un alieno e quindi avrà altri metodi per tonificare l’apparato muscolare e rinforzare quello cardio-respiratorio…. –
- Qualche volta mi capita di duellare. -  
- Oh, schermidore quindi…. roba altolocata… dovevo capirlo subito, basta far caso al suo portamento Milord. – Sì arrestò un attimo per fare un inchino.
- Le assicuro che non vanto origini tanto altolocate. - Severus avrebbe voluto ribattere che c’era stato un tempo in cui si faceva chiamare “principe” e che non era esattamente di spada o fioretto che gli capitava talvolta di menare qualche fendente, ma sarebbero sorte altre domande di cui era meglio evitare risposte. Anzi, stava abbassando pericolosamente il livello di guardia con quella ragazza. Per quanto velate le sue ammissioni, e incomprensibili per Jane che era totalmente estranea al suo mondo, stava realizzando che la parte sentimentale di sé, morta, sepolta e resuscitata da Harry, lo distraeva pericolosamente dalle sue priorità.
Avevano intanto raggiunto gli alberi, una zona del parco leggermente elevata. Severus si voltò a guardare il ragazzini, ben visibili da quel punto di osservazione scelto non a caso. Harry correva felice.
- Ha avuto davvero una bella idea Miss Cockburn. Anche solo per il fatto che stasera sarà così stanco che non avrò problemi a mandarlo a letto. –
- In realtà il pic-nic era uno stratagemma per vedere i bambini insieme alle famiglie in un contesto non troppo formalizzato. Si scoprono cose interessanti. –
- Quindi è in servizio. –
- Non ho timbrato il cartellino ma colgo comunque l’occasione per aggiornare alcuni profili dei miei studenti. Coinvolgere le famiglie aiuta me e credo aiuti un po' tutti. Viviamo troppo spesso dietro le finestre, fa bene uscire e incontrarsi. Apre nuove prospettive. - Jane si voltò a guardare soddisfatta la folla di genitori e figli poco distante, sparsi sul prato a gruppetti, intenti a chiacchierare, mangiare, giocare. Severus la osservò per qualche secondo e le parole gli scivolarono fuori senza che avesse il tempo di rendersene conto.
 -Mi spiace per il cinema. – La ragazza riportò l’attenzione su di lui, sorridendo. Il pozionista si rese conto in un attimo che si era appena scavato la fossa da solo. Intenzionalmente o no? La risposta di Jane arrivò prevedibile.
 -Ha davvero bisogno di vincere la gara degli struzzi per darsi una motivazione plausibile?– E adesso? Cosa doveva fare? Quanto si sentiva idiota. Idiota. Idiota. Idiota.
- Credo solo che lei abbia occasioni e  compagnie migliori della nostra….- Era imbarazzante, da quando Severus Piton si sentiva in imbarazzo?
- Di un Milord taciturno ed elegante e del suo adorabile bambino? –
- Le assicuro che Harry non è così adorabile, non perlomeno a tutte le ore del giorno. –
- Lo so, conosco i bambini, è il mio lavoro. E Harry va bene così com’è. E’ lei che sembra temere di mostrarsi per quello che è. – Colpito e affondato. Piton sgranò forse un po' troppo gli occhi dimostrando ulteriormente di avere una falla nel proprio sistema difensivo.
- Mi dia una ragione “ragionevole” per non andare a vedere un film tutti insieme. –Era in trappola, ci era caduto alla fine. Risponderle che non voleva ritrovarsi in una situazione che poteva essere fraintesa significava ammettere che lui ci aveva pensato, al fraintendimento. E se lei non avesse avuto nessuna intenzione se non quella di andare semplicemente al cinema si sarebbe dimostrato un Milord taciturno, elegante e pure arrogante, che credeva di aver suscitato interesse in una giovane donna che avrebbe potuto avere uomini ben più appetibili e meritevoli di lui.
- Allora? Non mi dica che non le piace il cinema! A Harry piace, non ce lo ha mai portato? –
- In realtà sì, è così. –
- Bene, è ora di iniziare. Venerdì pomeriggio, alle 16, Leicester Square. Il film ovviamente lo scelgo io, visto che non è molto preparato in materia. – Qualcuno dal gruppo dei genitori si sbracciava per chiamarla: Jane scarabocchiò il suo numero di telefono sul retro di uno scontrino di Starbucks.
- Per ogni evenienza, se doveste avere degli imprevisti. Ma solo in quel caso eh?  - e si allontanò in fretta, mescolandosi subito dopo ai babbani e lasciando il mago con lo scontrino tra le dita e sensazioni insolite tra cuore e cervello.
 
***
Gli effetti della giornata all’aperto furono subito sotto gli occhi di tutti. Ad Hogwarts, quella sera, a nessuno sfuggì l’insolito colorito del professore di Pozioni.
- Dovresti uscire più spesso Severus, ti giova quest’aria da scampagnata. –
- Sono gli inconvenienti che possono capitare a chi deve fare da tutore ad un bambino di otto anni e mezzo. –
- Potrei prescrivertelo Severus, prendere il sole fa bene all’umore e un umore buono aiuta le difese immunitarie. –
- Non mi pare Poppy di peccare di assenteismo per malattia. –
- In effetti Albus mi pare che l’umore non ne abbia beneficiato. –
- Credimi Poppy, qualche progresso è stato fatto anche se giurerei che non è solo merito dei raggi UVA. Il nostro Severus ci tiene a mantenere la sua aura di professore arcigno e dal cuore inespugnabile. – Non tutti i docenti presenti alla riunione capirono i sottointesi del Preside. Minerva però si coprì la bocca per nascondere un ghigno compiaciuto mentre Severus grugniva con disappunto.
Quando l’incontro venne sciolto e ognuno prese la strada per i propri dormitori, Minerva fermò Seversu trattenendolo per un braccio. 
- Sono stanco Minerva, non sono abituato a passare tanto tempo fra un numero così indecoroso di babbani, in un parco pubblico esposto non solo agli agenti atmosferici, obbligato a prendere parte a giochi, e ripeto giochi, che reputare idioti è fare un complimento, oltre a mangiare sandwich al cetriolo. Mi sono impegnato con Harry e Harry ha bisogno anche di queste cose. Bene. Facciamole. Ma la cosa finisce qui. Niente romanticherie di sorta sul mio ruolo e sugli effetti benefici di tutto questo. –
- Eri distratto. –
- Come scusa? –
- Alla riunione. Pensavi ad altro. –
- Te l’ho detto, sono stanco. –
- Severus ancora credi di poterci ingannare? Siamo stati entrambi tuoi insegnanti prima di diventare tuoi colleghi…. – Albus teneva le mani intrecciate davanti a sé e lo scrutava da sopra gli occhiali a mezzaluna. Aveva quello sguardo che Severus detestava, quello del “tranquillo, tanto non mi freghi”.
- E proprio perché ti conosciamo bene è meglio aspettare che ce lo dica tu, giusto Minerva? –
- Io non vi devo dire proprio niente. –
- Hai ragione Albus, facciamo decantare la cosa, qualsiasi cosa sia. Se fosse pericolosa per Harry ce ne avrebbe già parlato quindi significa che riguarda lui. Possiamo aspettare. –
- Certo un po' di curiosità mi spingerebbe a -
- Volete finirla? Non c’è nessuna cosa,  per quanto mi riguarda potete aspettare che le rose fioriscano ad agosto. E senza incantesimi. – Tornò nei sotterranei a passo svelto, il volto duro, ma un tremolio percettibile nelle mani. Gli sembrava di sentire i commenti di Albus e Minerva, era certo che avessero intuito cosa lo stava rendendo inquieto. Quella coppia diabolica non aveva niente da invidiare ai peggiori maghi oscuri.
Anche Harry portava addosso i segni del pic-nic. Le guance arrossate e gli occhi lucidi, aveva fatto il bagno e aveva cenato con appetito e, come previsto, si era addormentato come un sasso appena seduto in poltrona. “Ti aspetto alzato” gli aveva detto, ma a Severus non restò che prenderlo in braccio e portarlo a letto. Rimase a fissarlo per qualche minuto: la sua vita era cambiata ed era cambiata in meglio da quando Harry viveva con lui. Gli costava ammetterlo ma era la verità. Perché adesso doveva complicarsi tutto? Anche ammesso che Jane potesse davvero essere interessata a lui, cosa che gli sembrava alquanto improbabile, e che lui fosse disposto ad innamorarsi… innamorarsi…. ma cosa gli era preso? Arrivare anche solo a formulare quella parola lo fece desistere dal proseguire su quella linea di pensieri. Scosse la testa come a voler cancellarli in un colpo solo e posò una mano sulla testa del figlio di Lily. Poi andò a prepararsi per la notte. Fissò la foto di Lily che teneva in camera. Quella ragazza gliela ricordava davvero troppo e sicuramente questo lo stava condizionando. Tutto quel cinema che gli stava scorrendo nella testa, anche se lui di cinema se ne intendeva davvero poco, non aveva senso. Jane anzitutto non era una strega, era troppo giovane e probabilmente soltanto attratta dalle persone un po' eccentriche, come poteva sembrare uno come lui ad un ignaro babbano. Sì, poteva funzionare in un film, non nella vita reale. Questo gli suonò come una rassicurazione eppure prima di andare a letto, attratto da quella che giustificò come innocua curiosità, si recò in biblioteca nella sezione babbana e prese a prestito un libro di Doyle.  Sherlock Holmes….avrebbe provato a leggere qualcosa. Scelse Uno studio in rosso dove il detective faceva la sua prima apparizione, notò che il romanzo non era eccessivamente lungo e stimò di terminarlo in un paio di notti al massimo.  Già, lo avrebbe finito giusto prima dell’appuntamento con Jane. Avrebbe potuto confermarle o meno la teoria sulla sua somiglianza col signor Holmes. Quindi aveva deciso che sarebbe andato al cinema? Beh, ma non era un vero appuntamento, Harry sarebbe stato con loro. Quindi di cosa preoccuparsi? Mentre ragionava tra sé si ritrovò di nuovo in camera. Recuperò lo scontrino dalle tasche dei pantaloni. Seduto sul bordo del letto fissava il numero di telefono.
“Non sono provvisto di telefono perché comunico con i gufi…..”, avrebbe dovuto dirglielo. Sorrise da solo pensando alla faccia che avrebbe fatto.  “Scommetto che nemmeno Sherlock Holmes è così strano.” Realizzò in quel momento che alla fine non aveva smesso di pensare a Jane da quando era rientrato ad Hogwarts. Poco o tanto lei era sempre lì. Non si sentì più così rassicurato: era abituato a gestire le emozioni, l’aspetto sentimentale non faceva più parte della sua vita da molto tempo. L’arrivo di Harry aveva cambiato le cose, c’era stato del trambusto nel suo cuore e sicuramente non era proprio lo stesso uomo di qualche tempo prima. Ma di pensare ad una relazione romantica, no. Non lo aveva calcolato, non l’aveva nemmeno preso in considerazione. Aveva amato una sola donna. Lì si era fermato e da lì non voleva muoversi. Doveva trovare una scusa plausibile per non andare al cinema. Ci avrebbe pensato il giorno seguente. Si mise a letto e come previsto chiuse il libro a pagina 70.
 
***
- Harry dovresti farmi un favore. – Il bambino era pronto per andare a scuola. Ci andava volentieri di solito e anche quella mattina non aveva fatto storie. Mancavano due mesi buoni alla pausa estiva ma con le giornate più calde le attività si erano fatte più leggere. Probabilmente stava ancora sfruttando l’adrenalina scatenata dal pic-nic del giorno precedente perché quasi saltellava.  
- Non devo sudare e non devo mangiare porcherie. E devo ascoltare la maestra e non chiacchierare quando parla e –
- Harry so che hai imparato tutte le regole… anche se non è che le rispetti proprio sempre… ma il favore è un altro. – Il piccolo fece una smorfia buffa. Il suo tutore aveva una espressione che non gli aveva mai visto. Perché aveva le guance colorate?
- Dovresti andare nell’ufficio della maestra Jane e consegnarle una cosa da parte mia.- Adesso le guance del suo tutore erano ancora più colorate. Severus se ne rese conto e si rese conto soprattutto di quello che stava chiedendo al piccolo. Non si riconobbe più. Assunse la postura più rigida di cui fosse capace e deglutendo per buttar giù la vergogna tornò a parlare al bambino.
- Dimentica tutto Harry, non fare quello che ti ho detto. Non fare e non dire niente d’accordo? Ci devo pensare io, sono cose da grandi. Grandi che a volte hanno pessime cadute di stile… ti chiedo scusa. - Potter lo guardò con maggiore curiosità: ma che discorsi stava facendo quella mattina Severus? Arricciò il naso e strizzò un occhio come a volerlo inquadrare meglio: non poteva immaginare in quale stato fosse l’animo stropicciato del suo tutore. Come avrebbe potuto? Era ancora troppo giovane per leggere fra le righe la verità di un uomo che aveva sfiorato l’abisso prima di tornare a vedere la superficie del mare e nuotare fino a riva. Arrivò la sua accompagnatrice e partì sgambettando contento. Harry stava vivendo un periodo di benessere, era sotto gli occhi di tutti, maghi o babbani che frequentasse. Questa considerazione diede sollievo al pozionista.  Sospirò profondamente e disintegrò il biglietto che aveva preparato: lo attendevano tre lunghissime ore di lezione ed era cosciente che la sua attenzione sarebbe stata messa a dura prova. Doveva trovare la maniera di parlare con Jane e spezzare quella sorta di incantesimo in cui stava gongolando.
 
***
Arrivò il venerdì e di parlare non se ne era fatto nulla. Il lavoro, il bambino, un incontro non previsto con alcuni Auror inviati dal Ministero non si capiva ancora bene il perché e Severus si era ritrovato improvvisamente a Leicester Square, con Harry che lo ubriacava di chiacchiere sul film che avrebbero visto.
- I Babbani non sono in grado di viaggiare nel tempo Harry. I maghi ci riescono, ma possono solo tornare nel passato. E lo devono fare con scrupolosa attenzione. Le giratempo non vanno usate con leggerezza. -  
- Ma Marty e Doc usano la macchina Severus, non la giratempo… mi fai vedere una giratempo? –
- Assolutamente no. Un’auto hai detto? In perfetto stile babbano.... – Il discorso  si smorzò immediatamente, non appena intravidero Jane avvicinarsi. Era vestita del suo solito, inconfondibile sorriso: niente abiti ricercati, o make up fuori luogo per l’orario e per l’occasione. Era perfetta così e per la seconda volta in pochi giorni i battiti accelerati di Severus furono per lei.
Il film non lo persuase granchè, a differenza di Harry ed evidentemente anche di Jane: davvero amava quel genere? Si era divertita come una bambina, l’aveva osservata per quasi tutto il tempo, sbirciandola con discrezione dalla sua poltrona, Harry nel mezzo imbambolato quanto lei. Finse di aver gradito lo spettacolo benché in realtà ci avesse capito poco visto che gli mancava il film precedente. Ammise comunque che l’idea non era da buttare in fin dei conti. I babbani ci sapevano fare con  quella diavoleria del cinematografo, in un certo senso riuscivano a creare qualcosa di molto simile alla magia. Terminarono il pomeriggio in una sala da tè dove Harry si abbuffò di pasticcini.
- Ti verrà mal di pancia Harry. Quello che hai in bocca è l’ultimo.  –
- Se ne avessi mangiato qualcuno in più tu non avrebbe avuto possibilità di fare man bassa lui…. – Avevano deciso di smetterla di darsi del lei, improvvisamente, senza accordarsi ufficialmente. I pasticcini aveva insistito per ordinarli lei e Severus aveva scoperto che era golosa.
- Non sono particolarmente attratto dai dolci, al contrario di te vedo…. Hai… -
- Cosa? –
- Un po' …. di cioccolato sul mento…. – Indicò il proprio mento per farle capire dove intervenire. Jane scoppiò a ridere mentre si puliva col tovagliolo.
- Trovi divertente sporcarti col cioccolato? – Lei continuava a ridere.
- No, no Severus… è che sei arrossito tu al posto mio… non incontro uomini così pudichi tutti i giorni. Mi intenerisci sai? – Severus si abbandonò contro lo schienale della poltroncina mentre Harry li osservava attento da dietro la sua tazza di tea. Stava succedendo qualcosa, lo sapeva. Perché il suo tutore e la sua maestra continuavano a guardarsi? E lui negli ultimi giorni diventava spesso tutto rosso. Era quasi peggio del professor Silente quando raccontava le barzellette e poi rideva a più non posso. Beh, tanto valeva approfittare della situazione. Allungò la mano verso il piattino. Se non stavano guardando lui….
- Potter ti ho detto che era l’ultimo! – Beh, ci aveva provato. Ritirò la mano all’istante. Adesso l’attenzione di entrambi era su di lui e il bambino scivolò leggermente col sedere lungo la poltroncina di pelle.
- Harry, si preoccupa per la tua salute…. Se non lo facesse sarebbe lui da rimproverare. Forse ne abbiamo mangiati davvero troppi tu ed io di questi…. – chiamò un cameriere e chiese se potevano confezionare i pasticcini avanzati da portare a casa. Il cameriere tornò con pacchetto e Jane lo consegnò a Severus.
- Considerato che sei un tutore diligente mentre io non sarei altrettanto diligente con me stessa, questi li lascio a te. – Mentre Harry tornava seduto perfettamente ad angolo retto, rassicurato ed eccitato da quel dono inatteso, a Severus non restava che accettare e ringraziare.
Quando furono pronti per lasciare il locale scese un po' di imbarazzo. Avrebbe dovuto dire qualcosa oltre a “grazie di tutto, non sono amante dei divertimenti babbani ma ho gradito il cinema e il tè è stata la degna conclusione di un pomeriggio delizioso che vorrei non rimanesse l’unica occasione di esserci conosciuti un po' meglio”? In realtà si fermò al “grazie di tutto” ma indugiò un po' prima di lasciare la mano della ragazza che aveva stretto in segno di saluto. Tornò ad Hogwarts con un pacchetto di pasticcini che gli dondolava dalla dita e per la prima volta dopo tanti anni non furono pensieri cupi ad accompagnarlo prima del sonno.
 
 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


-Severus sei il fidanzato della meastra Jane? –

Severus posò immediatamente il libro che stava leggendo per fissare Harry che fino a un secondo prima sembrava intento a costruire una improbabile Hogwarts di mattoncini colorati.

-Harry di cosa stai parlando? –  

si sforzò di mantenere la calma anche se sentì chiudersi lo stomaco.

-Guendolyn dice che siete fidanzati. Glielo ha detto sua mamma perché avete il feeling. Cos’è il feeling Severus? –

La mamma di Guendolyn? Non aveva nemmeno idea di che faccia avesse quella miserevole pettegola ma lei evidentemente aveva gli occhi piantati anche dietro la testa se aveva notato il feeling… il feeling, doveva spiegare a Harry cosa fosse e sfatare subito la chiacchiera di corridoio.

-Io e la maestra Jane non siamo fidanzati. E il feeling è quando due persone si capiscono e stanno bene insieme. –

-Ma tu e la maestra Jane state bene insieme, lo dice anche la signora Weasley. –

Giuda di una donna! Stavolta Severus si alzò dalla poltrona facendo cadere a terra il libro, la cosa era più grave del previsto: se i pettegolezzi babbani non lo impensierivano eccessivamente pur dandogli fastidio, Molly era un’altra storia. Il pettegolezzo poteva arrivare alle orecchie sbagliate e non avrebbe trovato più pace. Si mise a camminare avanti e indietro nervosamente, senza peraltro rendersene conto. Poi improvvisamente lo assalì un altro dubbio atroce. Si piantò davanti a Harry che lo guardava attento, imbambolato da quell’uomo che aveva visto sempre composto e che adesso invece sembrava avere un insetto nei pantaloni.

-Harry, Guendolyn ha detto per caso alla maestra Jane quello che ha detto a te? –

-Non lo so. –

-Ha chi lo ha detto oltre a te? –

-A tutta la classe. –

La morsa allo stomaco si acuì. Sbagliato, sbagliatissimo sottovalutare anche i pettegolezzi babbani. Si era preoccupato che la voce arrivasse ad Albus ma non aveva pensato a Jane. Va bene che magari ci era abituata a pettegolezzi simili e che probabilmente non ci faceva nemmeno caso, ma non si sentiva tranquillo. Lei avrebbe potuto decidere di evitarlo per non alimentare quel fuoco “fatuo”. Va bene, tanto loro non si frequentavano no? Erano solo andati al cinema una volta, di pomeriggio, e avevano preso il tè insieme un paio di volte. E mai da soli tra l’altro giusto? E a lui non interessava quella ragazza. Era così? Non era così, forse gli interessava, o per lo meno non poteva negare che per la prima volta, dopo tanti anni, una donna era stata in grado di attirare la sua attenzione. Forse la convivenza con Harry lo stava davvero ammorbidendo troppo….

-Severus vuoi un po' di camomilla? –

Harry aveva abbandonato definitivamente le costruzioni, il suo tutore non gli sembrava tanto in forma. A Severus serviva un whisky non una camomilla, ma non poteva farsi servire del liquore da un bambino. E poi era davvero così agitato? Cercò di ricomporsi alla meglio.

-No Harry grazie. Credo invece che sia ora di andare a dormire. Forza. –

Spense il fuoco nel caminetto e insieme lasciarono il salotto. Il libro con i racconti di Sir Arthur Conan Doyle rimase dov’era,  a terra,  ai piedi della poltrona di velluto.

 

***

 

-Jane. –

La psicologa si voltò, il cappuccino bollente in una mano, un sacchetto nell’altra.

-Severus?! –

L’uomo era seduto ad un tavolino un po' defilato. Non lo aveva assolutamente notato entrando, si era materializzato all’improvviso? Le fece segno di sedersi. Lei tentennò un attimo, sorpresa, poi sfoderò il suo solito sorriso e accettò l’invito.

-Wow, posso prendermi il merito di averti stanato o sei qui per una pura coincidenza? –

Posò il cappuccino e il sacchetto.

-Sappi che propendo per la prima opzione. Vuoi un sandwich? –

-No grazie, se quello è il tuo pranzo è già un pranzo piuttosto misero. –

-Premuroso… ma lo sapevo già. Allora? Perché sei qui? –

Già perché era lì? Ci aveva pensato tutta notte, se parlarle o meno di quei pettegolezzi. Ma in fondo era solo una scusa. Aveva semplicemente voglia di vederla. Cosa doveva risponderle?

-Sherlock Holmes. –

-Sherlock Holmes? –

Gli rivolse uno sguardo interrogativo. Severus fissò gli occhi su di lei senza distoglierli un solo istante.

-Ho messo alla prova il metodo deduttivo. Ho studiato la ricevuta che mi avevi lasciato ed eccomi qui. –

Lo aveva detto con una serietà quasi professionale. La depose in favore di un atteggiamento più rilassato.

-In realtà ho fatto un tentativo e mi è andata bene.–

-Cavolo…. Se questo è il tuo modo per cercare un approccio devo dire che vinci per originalità. Qualsiasi altro avrebbe telefonato…. –

-Non possiedo un cellulare.  

-Doppio cavolo…. Vuoi continuare a sorprendermi Severus? –

No, era meglio che le sorprese finissero lì o il gioco rischiava di portarli ad un punto dove schermirsi non avrebbe avuto più senso. E Jane sapeva esattamente come condurlo il gioco, senza peraltro apparire sfacciata. Per quanto Severus non vantasse grandi esperienze sentimentali, era però un buon osservatore e aveva una età ed esperienza tali da capire che Jane provasse davvero un interesse per lui. Si sentì schiacciato da emozioni contrastanti e a dispetto della sua provata capacità di dissimulatore e del suo autocontrollo era cosciente che i suoi occhi stessero brillando. Scelse però di ignorare i segnali.

-Jane la gente parla di noi pur non avendone motivo. Spero che questo non ti causi problemi sul lavoro. –

-Davvero? Un pettegolezzo infondato è sempre così sgradevole…. Potremo darglielo un motivo e così rendergli giustizia, che ne dici? –

-Vorresti tornare al cinema?! –

-Me lo stai chiedendo o te lo stai chiedendo? –

-Davvero Jane… come puoi essere interessata a me? Sarò anche un tipo curioso e originale -

-E aristocratico… -

-Non sono aristocratico, Jane mi stai idealizzando. –

-Hai un fare elegante è questo che intendevo. Un po' sagace devo ammetterlo, ma hai l’aria così intelligente! C’è tanta mediocrità in giro che non puoi passare inosservato. Sai perché le mamme pettegolano? Per invidia. Più di una ha fatto apprezzamenti su di te che di elegante non hanno proprio nulla. Perché ridi? –

Si era rilassato sulla sedia adesso. Non era proprio una risata, piuttosto un sorriso molto largo. Era il massimo di cui si sentiva capace.

-Beh, io conteso dal sesso femminile, conosco qualcuno che riderebbe ancora più forte. –

-Evidentemente frequenti persone che ti stimano poco, almeno sotto questo aspetto. Oppure tu ti prodighi per farglielo credere. Il che, per quel poco che ti conosco, mi sembra la deduzione più azzeccata.-

Severus tornò serio. Aveva davvero voglia di uscire ancora con lei, tutte le sue remore e le sue incorruttibili giustificazioni per non farlo stavano cedendo come un argine colpito dalla piena.

Si sporse verso la ragazza.

-Jane non so se sia una buona idea.-

-Guarda che il mio contratto non me lo vieta. –

-Non sono solo elegante e originale. –

-Lo spero bene, ridurti a due soli aggettivi… Severus osservo Harry quasi tutti i giorni, parlo con lui. Se in te ci fosse qualcosa di sbagliato lo saprei. Sono brava nel mio lavoro, e non me lo dico da sola. Ma sei un osso duro. Questo sì. –

-Sarò sincero Jane. Sono estraneo alle relazioni. Ho amato una sola donna in tutta la mia vita e lei ha preferito un altro. Ho fatto cose di cui non vado fiero e la strada della redenzione sembra non avere fine. –

Era la prima volta che parlava così con qualcuno che non facesse parte della sua ristretta cerchia. Un altro segnale e stavolta non lo avrebbe ignorato, Jane si stava pericolosamente sporgendo nella sua vita. Con quali conseguenze? Non doveva spingersi così avanti. Il desiderio di andarsene prese il sopravvento.

-Ti chiedo scusa. Non sarei dovuto venire qui.   Era già pronto ad alzarsi ma Jane lo trattenne stringendogli una mano. Il contatto lo fece rabbrividire, ma non di freddo.

-Invece lo hai fatto. Esci con me Severus. –

Che situazione. Nella sua vita aveva preso decisioni difficili, pericolose, dolorose e umilianti eppure adesso, di fronte a quella richiesta, era in panne, incapace di rispondere perché il suo oliato sistema di valutazione era compromesso. Maledetto cuore che aveva deciso di rimettersi in moto.

-Perché ti spaventa così tanto Severus darti una possibilità? –

Severus sentiva la bacchetta nella tasca interna della giacca. Lui era un mago, c’era un mondo di cui Jane ignorava l’esistenza e che avrebbe dovuto nasconderle ingannandola. Svelarglielo avrebbe comportato una violazione delle leggi magiche. Forse glielo avrebbero permesso, se le cose fossero andate avanti. Ma lei avrebbe capito?

-Severus è così difficile? Devi solo dire sì o no. –

C’era così tanto tra quel sì e quel no. Severus si sentiva spaccato in due. Sentì la mano di Jane scivolare via dalla sua. Il petto gli si strinse. Lei raccolse la borsa e i sandwich e si aggiustò la pashmina leggera attorno al collo.  

-Io devo andare…. Se vuoi vedermi… beh credo tu sia bravissimo a trovarmi.  Ciao Severus.-

Uscì da Starbucks salutando allegramente un paio di persone, ma l’ultimo sguardo che gli aveva lasciato andandosene era deluso.

 

***

 

Hogwarts era sempre stato il suo porto sicuro, quello che lo aveva accolto ragazzino e a cui era tornato piangendo dopo la morte di Lily: lì c’era il suo lavoro, lì aveva fatto il suo voto. E da quando viveva con Harry lì poteva davvero chiamarla casa. Eppure quella sera nemmeno Hogwarts riusciva a dargli la consueta tranquillità. Aveva provato a tenersi occupato in tutti i modi possibili pur di non pensare alla delusione che aveva inflitto a Jane. Elaborò tesi e teorie tentando di mettere a tacere la sua rinata emotività. Forse si era immaginato scenari rosei quando in realtà Jane era solo incuriosita. Se invece l’interesse era reale allora meglio una delusione precoce giusto? Che vita avrebbe potuto offrirle se la cosa avesse funzionato? Vivevano in due mondi che difficilmente potevano convivere se non a prezzo di grandi sacrifici. Eppure, quello sguardo. Un fruscio lo colse nel bel mezzo di quei pensieri mentre se ne stava immobile dietro una grande finestra e guardava la pioggia battere sui vetri.

-Il tempo si è guastato Severus…. Peccato, era una così bella giornata. –

-Albus…. –

Severus lasciò che Silente gli si affiancasse senza muovere un solo muscolo, il viso fisso verso il parco fradicio d’acqua, le braccia allacciate dietro la schiena, il busto ritto.

-Questa tua passione per gli acquazzoni mi è nuova. –

-L’acqua lava e il suo rumore è ipnotico. Ho solo bisogno di assentarmi un po' dalle faccende quotidiane. –

-Lo sai che l’acqua a lungo andare denuda la terra. La impoverisce.  Come tutte le cose che fanno parte del mondo Severus, occorre utilizzarle con intelligenza e lungimiranza. –

-Tutto questo filosofare ha qualche scopo Albus? Sto solo gustandomi un po' di pioggia. –

- Uh, solo considerazioni dettate dalla tua aria cupa e pensierosa, in tema col tempo del resto.-

-Ed è una novità? Che io abbia un’aria cupa e pensierosa? –

-Questione di sfumature Severus. –

Piton finalmente si voltò a guardare il Preside.

-Sfumature? Dimmi una sfumatura di cupo e pensieroso. –

-Afflitto per male d’amore. –

Il pozionista spalancò gli occhi e sollevò il petto in un respiro profondo. Nemmeno stavolta era riuscito a tenere Silente all’oscuro delle sue tribolazioni.

-Se ti stai chiedendo come lo so l’ho dedotto. –

-Hai letto Conan Dolyle anche tu? – sorrise ironico e tornò a guardare fuori dalla finestra.

-Sì, parecchio tempo fa. Un babbano davvero notevole… e pure la donna in questione deve essere una babbana notevole. –

-Hai dedotto anche questo? Che non è una strega.–

-Se fosse una dei nostri lo saprei, so chi frequenti. Deve essere per forza una di fuori. E tu esci solo quando di tratta di Harry. E Harry frequenta i babbani. Quindi ho un altro indizio, l’hai conosciuta a scuola. –

-Mi fai paura Albus, Hai letto i fondi del tè? –

-Potrei aver semplicemente chiesto in giro. –

Si voltò di scatto.

-Non a Harry spero! –

-Certo che no. –

-….Weasley…. –

-Beh era facile dai Severus. Ma non ha fatto la spia, ho solo fatto in modo che me lo dicesse senza rendersene conto. –

-Sei un maledetto manipolatore. –

-Astuto, suona meglio… Harry quindi non sa nulla delle tue pene d’amore... -

Piton tornò a guardare avanti a sé.

-No. E non ne saprà nulla. Ho faticato a dargli un po' di stabilità, non intendo certo rompere l’equilibrio per un capriccio sentimentale che potrebbe nascere e morire nel giro di una stagione. –

-Oppure che potrebbe durare. E’ la prima volta dopo tanto tempo che una donna ti segna così profondamente. Deve essere per forza una persona speciale. Sei sicuro di non volerci provare? Potresti rimpiangerlo domani. –

-Preferisco il rimpianto al rimorso. Di quello ne ho già da vendere. –

-Pensi che Harry non capirebbe? E’ un bambino, una figura femminile nella sua vita non sarebbe poi tanto sbagliata. –

-Ho pensato anche a questo, ma lo farei principalmente per me stesso. E la mia priorità adesso è il bambino, il suo benessere e la sua sicurezza.–

Albus sorrise serafico alla pioggia, gli occhi azzurri pieni di pace. Severus poteva vederlo riflesso nel vetro.

-Lo ami davvero tanto Severus. Ed è per questo che non insisto. –

Quella parola ancora gli suonava enorme. Quello che provava per Harry non si poteva dire a voce alta, lo custodiva con pudicizia. Sviò il discorso su questioni più pratiche.

-Ci sono difficoltà oggettive Albus. Dovrei mostrarle chi sono, dove vivo.–

-Puoi fare tutto quello che vuoi Severus, se volessi potresti anche prenderti una “deroga sentimentale” e una volta chiusa la faccenda obliviarla. Ma so che  non lo farai. Tu non sei quel tipo di persona. Ti ho scelto per Harry per un motivo, e non c’è giorno che passa che tu non me lo confermi. Ragazzo mio mi spiace che stiamo vivendo tempi come questi in cui le scelte più giuste non sono spesso quelle che ci confortano. Benchè il tuo conforto tu lo abbia comunque trovato. –

E senza aggiungere altro Albus lo lasciò solo. Severus si trattenne ancora qualche attimo. La pioggia lava ma a lungo andare impoverisce. Per quanto tempo ancora avrebbe dovuto lavare le sue colpe senza rischiare di rimanere svuotato?

Rientrò nei sotterranei: Harry stava colorando sdraiato sul tappeto davanti al camino. Quando entrò nel salotto il bambino alzò il viso e lo salutò.

-E’ un disegno per scuola? –

Severus prese in mano il libro e si sedette al suo posto in poltrona.

-No, è per la signora Weasley.  

-E’ il suo compleanno? –

-No, però voglio farle un disegno lo stesso. Mi ha detto che sono bravo a disegnare. –

-Harry…. Harry ti manca la mamma? -   

-Un po'. –

Non smise di pitturare.

-Mi dispiace. Davvero.  

ll bambino stavolta alzò gli occhi verso il suo tutore.

-Mi dispiace di non poterti aiutare in questo caso. Sappi che sto cercando di fare del mio meglio con te. Solo che a volte non ci riesco. Non ho mai avuto bambini prima che arrivassi tu. E non ci sono mamme ad aiutarmi. –

Gli si incrinò leggermente la voce.

-Vuoi sposare la maestra Jane Severus?  -

Severus scosse la testa incredulo.

-N…no Harry, perché lo pensi. –

-Perché so che ti piace. Si capisce sai, sono un bambino sveglio. –

-Su questo non ho dubbi. –

Roteò gli occhi ancora incapace di credere che quella conversazione stesse avvenendo.

-A me va bene, anche a me piace la maestra Jane. –

-Harry….  

Lasciò la poltrona per sedersi sulle ginocchia davanti a Potter.

-Harry credi che io non possa farcela da solo con te? Non… non va bene così, come siamo? –

-Sì che va bene. Io sono felice. –

Riprese a colorare, tranquillo, mentre Severus si sedeva del tutto terra, restandolo a guardare in silenzio ancora un po'. A chiedersi quale fosse poi davvero la felicità.

 

***

 

-Severus. –

Jane lo raggiunse sulla panchina del parco e si sedette accanto a lui. Come il giorno del pic nic era una bella giornata, ma a quell’ora non c’erano bambini e genitori, solo qualche nonno che leggeva il giornale e qualche giovane mamma col passeggino che aspettava l’ora della poppata.

-Ho ricevuto il tuo biglietto. Non so ancora come tu me lo abbia fatto avere… se mi dicessi con un piccione viaggiatore potrei crederci. –

-Beh ci sei più vicina di quanto tu possa credere. –

Lei scosse la testa divertita.

-Lo so che sei venuto a dirmi addio. –

-Adesso sei tu che mi sorprendi. Come lo sai? –

-Non lo sapevo in realtà. Ora ne sono certa. –

Ci fu qualche secondo di silenzio assoluto che corse lungo la schiena del mago, la definitiva consapevolezza che la donna lì accanto non era davvero una qualunque.

-Ti presento un perfetto idiota. –

-Non preoccuparti Severus, una parte di me ci sperava ma l’altra sapeva che non saresti tornato. Per restate… ovvio. -

La osservò: continuava ad assomigliare a Lily, ma non era Lily. Era Jane. E si chiedeva quanto la somiglianza lo avesse influenzato. E quanto sarebbe stato sbagliato amarla con questo presupposto.  

-Ti ho incontrato in un momento sbagliato Jane. Questo non toglie che io ti consideri una donna davvero…. speciale. –

-Devi averla amata tanto. La donna che hai perso. La madre di Harry… -

-Come… come hai…. -

-Tranquillo, deduzioni di psicologa. Non ho assunto un investigatore privato e non sono nemmeno una maga. E sono fermamente convinta che sia un tasto ancora troppo doloroso per parlarne. Quindi nessuna domanda indiscreta, scendo a questa fermata. –

Severus si impose la calma e riprese la parola augurandosi di non balbettare più.

-E’ così. E purtroppo non mi è dato di poterti raccontare tutta la verità. Ho fatto delle promesse e nonostante tutti i miei difetti sono un uomo di parola. –

-E sei troppo signore per approfittarti di una donna con una evidente cotta per te. La invidio un po' sai, la mamma di Harry. –

-Non dovresti. Ci sono ombre lunghe sulla mia vita. –

-Puoi raccontarmi quello che vuoi, ma tu non sei una brutta persona Severus Piton. C’è un bambino di otto anni e mezzo in questo momento a scuola che stravede per te. –

Fece per alzarsi, poi ci ripensò. Si sporse verso di lui. Severus lasciò che il bacio venisse, senza cecarlo, senza respingerlo. A fior di labbra. Che sapevano di zucchero.  Poi, dopo avergli sorriso per l’ennesima volta, lei raccolse la borsa e sostò ancora qualche attimo accanto a lui.

-Chissà se il momento giusto ci sarà un giorno. –

Si incamminò lungo il sentiero. Prima che si allontanasse troppo Severus la rincorse, ma solo con la voce:

-Saresti anche un’ottima strega Jane. E se te lo dico io puoi credermi. –

Fu l’ultima cosa che le disse, lei si fermò a guardarlo, rise alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa, poi lasciò il parco.

Piton tornò ad Hogwarts cosciente di aver fatto la scelta giusta, ma non riusciva a sentire conforto e le parole di Silente non furono mai così vere come in quel momento. Dovette attendere il tardo pomeriggio, quando la voce di Harry ruppe il silenzio dei Sotterranei e i suoi piedi iniziarono a scalpicciare sui pavimenti del loro appartamento. Allora ritrovò il sollievo. E dedusse che non c’è veramente un momento giusto o sbagliato perché le cose accadono. Le cose accadono quando devono accadere. Bisogna solo viverle. E accettare le conseguenze. Decise che avrebbe tenuto una copia dei libri di Doyle e la posò in camera, sul comodino, accanto alla fotografia di Lily. Prigioniero senza catene di un sentimento cui aveva deciso di dedicare la vita intera. Poi chiamò Potter e quando il bambino fu davanti a lui, per la prima volta ad alta voce, gli chiese:

-Harry mi puoi abbracciare? -

 

 

 

 

 

 

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