-Severus sei il fidanzato della meastra Jane? –
Severus posò immediatamente il
libro che stava leggendo per fissare Harry che fino a un secondo prima sembrava
intento a costruire una improbabile Hogwarts di
mattoncini colorati.
-Harry di cosa stai parlando? –
si sforzò di mantenere la calma
anche se sentì chiudersi lo stomaco.
-Guendolyn dice che siete
fidanzati. Glielo ha detto sua mamma perché avete il feeling. Cos’è il feeling
Severus? –
La mamma di Guendolyn? Non aveva
nemmeno idea di che faccia avesse quella miserevole pettegola ma lei
evidentemente aveva gli occhi piantati anche dietro la testa se aveva notato il
feeling… il feeling, doveva spiegare a Harry cosa fosse e sfatare subito la
chiacchiera di corridoio.
-Io e la maestra Jane non siamo fidanzati. E il feeling è quando due persone si
capiscono e stanno bene insieme. –
-Ma tu e la maestra Jane state bene insieme, lo dice anche
la signora Weasley. –
Giuda di una donna! Stavolta Severus
si alzò dalla poltrona facendo cadere a terra il libro, la cosa era più grave
del previsto: se i pettegolezzi babbani non lo
impensierivano eccessivamente pur dandogli fastidio, Molly era un’altra storia.
Il pettegolezzo poteva arrivare alle orecchie sbagliate e non avrebbe trovato
più pace. Si mise a camminare avanti e indietro nervosamente, senza peraltro
rendersene conto. Poi improvvisamente lo assalì un altro dubbio atroce. Si
piantò davanti a Harry che lo guardava attento, imbambolato da quell’uomo che
aveva visto sempre composto e che adesso invece sembrava avere un insetto nei
pantaloni.
-Harry, Guendolyn ha detto per
caso alla maestra Jane quello che ha detto a te? –
-Non lo so. –
-Ha chi lo ha detto oltre a te? –
-A tutta la classe. –
La morsa allo stomaco si acuì. Sbagliato, sbagliatissimo
sottovalutare anche i pettegolezzi babbani. Si era
preoccupato che la voce arrivasse ad Albus ma non
aveva pensato a Jane. Va bene che magari ci era abituata a pettegolezzi simili
e che probabilmente non ci faceva nemmeno caso, ma non si sentiva tranquillo. Lei
avrebbe potuto decidere di evitarlo per non alimentare quel fuoco “fatuo”. Va
bene, tanto loro non si frequentavano no? Erano solo andati al cinema una
volta, di pomeriggio, e avevano preso il tè insieme un paio di volte. E mai da
soli tra l’altro giusto? E a lui non interessava quella ragazza. Era così? Non
era così, forse gli interessava, o per lo meno non poteva negare che per la
prima volta, dopo tanti anni, una donna era stata in grado di attirare la sua
attenzione. Forse la convivenza con Harry lo stava davvero ammorbidendo troppo….
-Severus vuoi un po' di camomilla?
–
Harry aveva abbandonato definitivamente le costruzioni, il
suo tutore non gli sembrava tanto in forma. A Severus
serviva un whisky non una camomilla, ma non poteva farsi servire del liquore da
un bambino. E poi era davvero così agitato? Cercò di ricomporsi alla meglio.
-No Harry grazie. Credo invece che sia ora di andare a
dormire. Forza. –
Spense il fuoco nel caminetto e insieme lasciarono il
salotto. Il libro con i racconti di Sir Arthur Conan Doyle
rimase dov’era, a
terra, ai piedi della poltrona di
velluto.
***
-Jane. –
La psicologa si voltò, il cappuccino bollente in una mano,
un sacchetto nell’altra.
-Severus?! –
L’uomo era seduto ad un tavolino un po' defilato. Non lo
aveva assolutamente notato entrando, si era materializzato all’improvviso? Le
fece segno di sedersi. Lei tentennò un attimo, sorpresa, poi sfoderò il suo
solito sorriso e accettò l’invito.
-Wow, posso prendermi il merito di averti stanato o sei qui
per una pura coincidenza? –
Posò il cappuccino e il sacchetto.
-Sappi che propendo per la prima opzione. Vuoi un sandwich?
–
-No grazie, se quello è il tuo pranzo è già un pranzo
piuttosto misero. –
-Premuroso… ma lo sapevo già. Allora? Perché sei qui? –
Già perché era lì? Ci aveva pensato tutta notte, se parlarle
o meno di quei pettegolezzi. Ma in fondo era solo una scusa. Aveva
semplicemente voglia di vederla. Cosa doveva risponderle?
-Sherlock Holmes. –
-Sherlock Holmes? –
Gli rivolse uno sguardo interrogativo. Severus
fissò gli occhi su di lei senza distoglierli un solo istante.
-Ho messo alla prova il metodo deduttivo. Ho studiato la
ricevuta che mi avevi lasciato ed eccomi qui. –
Lo aveva detto con una serietà quasi professionale. La
depose in favore di un atteggiamento più rilassato.
-In realtà ho fatto un tentativo e mi è andata bene.–
-Cavolo…. Se questo è il tuo modo per cercare un approccio
devo dire che vinci per originalità. Qualsiasi altro avrebbe telefonato…. –
-Non possiedo un cellulare. –
-Doppio cavolo…. Vuoi continuare a sorprendermi Severus? –
No, era meglio che le sorprese finissero lì o il gioco
rischiava di portarli ad un punto dove schermirsi non avrebbe avuto più senso.
E Jane sapeva esattamente come condurlo il gioco, senza peraltro apparire
sfacciata. Per quanto Severus non vantasse grandi
esperienze sentimentali, era però un buon osservatore e aveva una età ed
esperienza tali da capire che Jane provasse davvero un interesse per lui. Si
sentì schiacciato da emozioni contrastanti e a dispetto della sua provata
capacità di dissimulatore e del suo autocontrollo era cosciente che i suoi
occhi stessero brillando. Scelse però di ignorare i segnali.
-Jane la gente parla di noi pur non avendone motivo. Spero
che questo non ti causi problemi sul lavoro. –
-Davvero? Un pettegolezzo infondato è sempre così
sgradevole…. Potremo darglielo un motivo e così rendergli giustizia, che ne
dici? –
-Vorresti tornare al cinema?! –
-Me lo stai chiedendo o te lo stai chiedendo? –
-Davvero Jane… come puoi essere interessata a me? Sarò anche
un tipo curioso e originale -
-E aristocratico… -
-Non sono aristocratico, Jane mi stai idealizzando. –
-Hai un fare elegante è questo che intendevo. Un po' sagace
devo ammetterlo, ma hai l’aria così intelligente! C’è tanta mediocrità in giro
che non puoi passare inosservato. Sai perché le mamme pettegolano? Per invidia.
Più di una ha fatto apprezzamenti su di te che di elegante non hanno proprio
nulla. Perché ridi? –
Si era rilassato sulla sedia adesso. Non era proprio una
risata, piuttosto un sorriso molto largo. Era il massimo di cui si sentiva
capace.
-Beh, io conteso dal sesso femminile, conosco qualcuno che
riderebbe ancora più forte. –
-Evidentemente frequenti persone che ti stimano poco, almeno
sotto questo aspetto. Oppure tu ti prodighi per farglielo credere. Il che, per
quel poco che ti conosco, mi sembra la deduzione più azzeccata.-
Severus tornò serio. Aveva davvero
voglia di uscire ancora con lei, tutte le sue remore e le sue incorruttibili giustificazioni
per non farlo stavano cedendo come un argine colpito dalla piena.
Si sporse verso la ragazza.
-Jane non so se sia una buona idea.-
-Guarda che il mio contratto non me lo vieta. –
-Non sono solo elegante e originale. –
-Lo spero bene, ridurti a due soli aggettivi… Severus osservo Harry quasi tutti i giorni, parlo con lui.
Se in te ci fosse qualcosa di sbagliato lo saprei. Sono brava nel mio lavoro, e
non me lo dico da sola. Ma sei un osso duro. Questo sì. –
-Sarò sincero Jane. Sono estraneo alle relazioni. Ho amato
una sola donna in tutta la mia vita e lei ha preferito un altro. Ho fatto cose
di cui non vado fiero e la strada della redenzione sembra non avere fine. –
Era la prima volta che parlava così con qualcuno che non
facesse parte della sua ristretta cerchia. Un altro segnale e stavolta non lo
avrebbe ignorato, Jane si stava pericolosamente sporgendo nella sua vita. Con
quali conseguenze? Non doveva spingersi così avanti. Il desiderio di andarsene
prese il sopravvento.
-Ti chiedo scusa. Non sarei dovuto venire qui. – Era già pronto ad alzarsi ma Jane lo trattenne
stringendogli una mano. Il contatto lo fece rabbrividire, ma non di freddo.
-Invece lo hai fatto. Esci con me Severus.
–
Che situazione. Nella sua vita aveva preso decisioni difficili,
pericolose, dolorose e umilianti eppure adesso, di fronte a quella richiesta,
era in panne, incapace di rispondere perché il suo oliato sistema di
valutazione era compromesso. Maledetto cuore che aveva deciso di rimettersi in
moto.
-Perché ti spaventa così tanto Severus
darti una possibilità? –
Severus sentiva la bacchetta nella
tasca interna della giacca. Lui era un mago, c’era un mondo di cui Jane
ignorava l’esistenza e che avrebbe dovuto nasconderle ingannandola. Svelarglielo
avrebbe comportato una violazione delle leggi magiche. Forse glielo avrebbero
permesso, se le cose fossero andate avanti. Ma lei avrebbe capito?
-Severus è così difficile? Devi
solo dire sì o no. –
C’era così tanto tra quel sì e quel no. Severus
si sentiva spaccato in due. Sentì la mano di Jane scivolare via dalla sua. Il
petto gli si strinse. Lei raccolse la borsa e i sandwich e si aggiustò la pashmina leggera attorno al collo.
-Io devo andare…. Se vuoi vedermi… beh credo tu sia
bravissimo a trovarmi. Ciao Severus.-
Uscì da Starbucks salutando allegramente un paio di persone,
ma l’ultimo sguardo che gli aveva lasciato andandosene era deluso.
***
Hogwarts era sempre stato il suo
porto sicuro, quello che lo aveva accolto ragazzino e a cui era tornato piangendo
dopo la morte di Lily: lì c’era il suo lavoro, lì aveva fatto il suo voto. E da
quando viveva con Harry lì poteva davvero chiamarla casa. Eppure quella sera
nemmeno Hogwarts riusciva a dargli la consueta tranquillità.
Aveva provato a tenersi occupato in tutti i modi possibili pur di non pensare
alla delusione che aveva inflitto a Jane. Elaborò tesi e teorie tentando di mettere
a tacere la sua rinata emotività. Forse si era immaginato scenari rosei quando
in realtà Jane era solo incuriosita. Se invece l’interesse era reale allora meglio
una delusione precoce giusto? Che vita avrebbe potuto offrirle se la cosa
avesse funzionato? Vivevano in due mondi che difficilmente potevano convivere
se non a prezzo di grandi sacrifici. Eppure, quello sguardo. Un fruscio lo
colse nel bel mezzo di quei pensieri mentre se ne stava immobile dietro una
grande finestra e guardava la pioggia battere sui vetri.
-Il tempo si è guastato Severus…. Peccato,
era una così bella giornata. –
-Albus…. –
Severus lasciò che Silente gli si
affiancasse senza muovere un solo muscolo, il viso fisso verso il parco
fradicio d’acqua, le braccia allacciate dietro la schiena, il busto ritto.
-Questa tua passione per gli acquazzoni mi è nuova. –
-L’acqua lava e il suo rumore è ipnotico. Ho solo bisogno di
assentarmi un po' dalle faccende quotidiane. –
-Lo sai che l’acqua a lungo andare denuda la terra. La
impoverisce. Come tutte le cose che
fanno parte del mondo Severus, occorre utilizzarle con
intelligenza e lungimiranza. –
-Tutto questo filosofare ha qualche scopo Albus? Sto solo gustandomi un po' di pioggia. –
- Uh, solo considerazioni dettate dalla tua aria cupa e
pensierosa, in tema col tempo del resto.-
-Ed è una novità? Che io abbia un’aria cupa e pensierosa? –
-Questione di sfumature Severus. –
Piton finalmente si voltò a
guardare il Preside.
-Sfumature? Dimmi una sfumatura di cupo e pensieroso. –
-Afflitto per male d’amore. –
Il pozionista spalancò gli occhi e
sollevò il petto in un respiro profondo. Nemmeno stavolta era riuscito a tenere
Silente all’oscuro delle sue tribolazioni.
-Se ti stai chiedendo come lo so l’ho dedotto. –
-Hai letto Conan Dolyle anche tu?
– sorrise ironico e tornò a guardare fuori dalla finestra.
-Sì, parecchio tempo fa. Un babbano
davvero notevole… e pure la donna in questione deve essere una babbana notevole. –
-Hai dedotto anche questo? Che non è una strega.–
-Se fosse una dei nostri lo saprei, so chi frequenti. Deve
essere per forza una di fuori. E tu esci solo quando di tratta di Harry. E
Harry frequenta i babbani. Quindi ho un altro
indizio, l’hai conosciuta a scuola. –
-Mi fai paura Albus, Hai letto i
fondi del tè? –
-Potrei aver semplicemente chiesto in giro. –
Si voltò di scatto.
-Non a Harry spero! –
-Certo che no. –
-….Weasley….
–
-Beh era facile dai Severus. Ma
non ha fatto la spia, ho solo fatto in modo che me lo dicesse senza rendersene
conto. –
-Sei un maledetto manipolatore. –
-Astuto, suona meglio… Harry quindi non sa nulla delle tue
pene d’amore... -
Piton tornò a guardare avanti a
sé.
-No. E non ne saprà nulla. Ho faticato a dargli un po' di
stabilità, non intendo certo rompere l’equilibrio per un capriccio sentimentale
che potrebbe nascere e morire nel giro di una stagione. –
-Oppure che potrebbe durare. E’ la prima volta dopo tanto
tempo che una donna ti segna così profondamente. Deve essere per forza una
persona speciale. Sei sicuro di non volerci provare? Potresti rimpiangerlo
domani. –
-Preferisco il rimpianto al rimorso. Di quello ne ho già da
vendere. –
-Pensi che Harry non capirebbe? E’ un bambino, una figura
femminile nella sua vita non sarebbe poi tanto sbagliata. –
-Ho pensato anche a questo, ma lo farei principalmente per
me stesso. E la mia priorità adesso è il bambino, il suo benessere e la sua sicurezza.–
Albus sorrise serafico alla
pioggia, gli occhi azzurri pieni di pace. Severus
poteva vederlo riflesso nel vetro.
-Lo ami davvero tanto Severus. Ed
è per questo che non insisto. –
Quella parola ancora gli suonava enorme. Quello che provava
per Harry non si poteva dire a voce alta, lo custodiva con pudicizia. Sviò il
discorso su questioni più pratiche.
-Ci sono difficoltà oggettive Albus.
Dovrei mostrarle chi sono, dove vivo.–
-Puoi fare tutto quello che vuoi Severus,
se volessi potresti anche prenderti una “deroga sentimentale” e una volta
chiusa la faccenda obliviarla.
Ma so che non
lo farai. Tu non sei quel tipo di persona. Ti ho scelto per Harry per un
motivo, e non c’è giorno che passa che tu non me lo confermi. Ragazzo mio mi
spiace che stiamo vivendo tempi come questi in cui le scelte più giuste non
sono spesso quelle che ci confortano. Benchè il tuo
conforto tu lo abbia comunque trovato. –
E senza aggiungere altro Albus lo
lasciò solo. Severus si trattenne ancora qualche attimo.
La pioggia lava ma a lungo andare impoverisce. Per quanto tempo ancora avrebbe
dovuto lavare le sue colpe senza rischiare di rimanere svuotato?
Rientrò nei sotterranei: Harry stava colorando sdraiato sul
tappeto davanti al camino. Quando entrò nel salotto il bambino alzò il viso e
lo salutò.
-E’ un disegno per scuola? –
Severus prese in mano il libro e
si sedette al suo posto in poltrona.
-No, è per la signora Weasley. –
-E’ il suo compleanno? –
-No, però voglio farle un disegno lo stesso. Mi ha detto che
sono bravo a disegnare. –
-Harry…. Harry ti manca la mamma? -
-Un po'. –
Non smise di pitturare.
-Mi dispiace. Davvero. –
ll
bambino stavolta alzò gli occhi verso il suo tutore.
-Mi dispiace di non poterti aiutare in questo caso. Sappi
che sto cercando di fare del mio meglio con te. Solo che a volte non ci riesco.
Non ho mai avuto bambini prima che arrivassi tu. E non ci sono mamme ad
aiutarmi. –
Gli si incrinò leggermente la voce.
-Vuoi sposare la maestra Jane Severus?
-
Severus scosse la testa incredulo.
-N…no Harry, perché lo pensi. –
-Perché so che ti piace. Si capisce sai, sono un bambino
sveglio. –
-Su questo non ho dubbi. –
Roteò gli occhi ancora incapace di credere che quella
conversazione stesse avvenendo.
-A me va bene, anche a me piace la maestra Jane. –
-Harry…. –
Lasciò la poltrona per sedersi sulle ginocchia davanti a Potter.
-Harry credi che io non possa farcela da solo con te? Non…
non va bene così, come siamo? –
-Sì che va bene. Io sono felice. –
Riprese a colorare, tranquillo, mentre Severus
si sedeva del tutto terra, restandolo a guardare in silenzio ancora un po'. A
chiedersi quale fosse poi davvero la felicità.
***
-Severus. –
Jane lo raggiunse sulla panchina del parco e si sedette
accanto a lui. Come il giorno del pic nic era una bella giornata, ma a quell’ora non c’erano
bambini e genitori, solo qualche nonno che leggeva il giornale e qualche
giovane mamma col passeggino che aspettava l’ora della poppata.
-Ho ricevuto il tuo biglietto. Non so ancora come tu me lo abbia
fatto avere… se mi dicessi con un piccione viaggiatore potrei crederci. –
-Beh ci sei più vicina di quanto tu possa credere. –
Lei scosse la testa divertita.
-Lo so che sei venuto a dirmi addio. –
-Adesso sei tu che mi sorprendi. Come lo sai? –
-Non lo sapevo in realtà. Ora ne sono certa. –
Ci fu qualche secondo di silenzio assoluto che corse lungo
la schiena del mago, la definitiva consapevolezza che la donna lì accanto non
era davvero una qualunque.
-Ti presento un perfetto idiota. –
-Non preoccuparti Severus, una
parte di me ci sperava ma l’altra sapeva che non saresti tornato. Per restate…
ovvio. -
La osservò: continuava ad assomigliare a Lily, ma non era
Lily. Era Jane. E si chiedeva quanto la somiglianza lo avesse influenzato. E
quanto sarebbe stato sbagliato amarla con questo presupposto.
-Ti ho incontrato in un momento sbagliato Jane. Questo non
toglie che io ti consideri una donna davvero…. speciale.
–
-Devi averla amata tanto. La donna che hai perso. La madre
di Harry… -
-Come… come hai…. -
-Tranquillo, deduzioni di psicologa. Non ho assunto un
investigatore privato e non sono nemmeno una maga. E sono fermamente convinta
che sia un tasto ancora troppo doloroso per parlarne. Quindi nessuna domanda
indiscreta, scendo a questa fermata. –
Severus si impose la calma e
riprese la parola augurandosi di non balbettare più.
-E’ così. E purtroppo non mi è dato di poterti raccontare
tutta la verità. Ho fatto delle promesse e nonostante tutti i miei difetti sono
un uomo di parola. –
-E sei troppo signore per approfittarti di una donna con una
evidente cotta per te. La invidio un po' sai, la mamma di Harry. –
-Non dovresti. Ci sono ombre lunghe sulla mia vita. –
-Puoi raccontarmi quello che vuoi, ma tu non sei una brutta
persona Severus Piton. C’è
un bambino di otto anni e mezzo in questo momento a scuola che stravede per te.
–
Fece per alzarsi, poi ci ripensò. Si sporse verso di lui. Severus lasciò che il bacio venisse, senza cecarlo, senza
respingerlo. A fior di labbra. Che sapevano di zucchero. Poi, dopo avergli sorriso per l’ennesima volta,
lei raccolse la borsa e sostò ancora qualche attimo accanto a lui.
-Chissà se il momento giusto ci sarà un giorno. –
Si incamminò lungo il sentiero. Prima che si allontanasse
troppo Severus la rincorse, ma solo con la voce:
-Saresti anche un’ottima strega Jane. E se te lo dico io
puoi credermi. –
Fu l’ultima cosa che le disse, lei si fermò a guardarlo, rise
alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa, poi lasciò il parco.
Piton tornò ad Hogwarts
cosciente di aver fatto la scelta giusta, ma non riusciva a sentire conforto e
le parole di Silente non furono mai così vere come in quel momento. Dovette attendere
il tardo pomeriggio, quando la voce di Harry ruppe il silenzio dei Sotterranei
e i suoi piedi iniziarono a scalpicciare sui pavimenti del loro appartamento. Allora
ritrovò il sollievo. E dedusse che non c’è veramente un momento giusto o
sbagliato perché le cose accadono. Le cose accadono quando devono accadere. Bisogna
solo viverle. E accettare le conseguenze. Decise che avrebbe tenuto una copia
dei libri di Doyle e la posò in camera, sul comodino,
accanto alla fotografia di Lily. Prigioniero senza catene di un sentimento cui
aveva deciso di dedicare la vita intera. Poi chiamò Potter e quando il bambino
fu davanti a lui, per la prima volta ad alta voce, gli chiese:
-Harry mi puoi abbracciare? -