Ascoltala sanguinare

di Freya Crystal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***






Ascoltala
sanguinare
 
 
 
 
 
 
 
Arriva così. All'improvviso, come un fulmine che squarcia l'asfalto. Non hai il tempo di ripararti, ti limiti a chiederti da dove provenga tutto quel rumore.  
L'Espresso per Hogwarts è affollato di studenti, molti dei quali assiepati nel corridoio. Alzi la testa per caso mentre cerchi di superare la calca, e lo vedi. 
Scorpius siede composto e silenzioso in uno scompartimento zeppo di studenti, l'aria di chi è altrove con la mente. I suoi lineamenti sono così delicati che a primo impatto lo si potrebbe scambiare per una bambina. Ridacchi mentalmente all'idea, ma quando lui alza lo sguardo verso di te ogni pensiero si spegne. Scorpius ha gli occhi chiari, di un azzurro torbido, sporco, che trasuda mestizia e trasmette un senso di pesantezza. Ti senti contagiare da quella pesantezza, eppure la sensazione è a suo modo piacevole. Senza rendertene conto alzi stupidamente la mano per salutarlo. Lui non batte ciglio. Cretina, pensi, poi lui ti rivolge un cenno col capo, in un gesto quasi meccanico. 
Solo il passaggio della signora col carrello ti spinge a distogliere lo sguardo e ad allontanarti. Se ti chiedessero di descrivere cosa provi in questo momento non sapresti dirlo, la tua mente inciamperebbe freneticamente in mille nodi.
Hai soltanto undici anni.
Non sai che quegli occhi azzurri non smetteranno più di occuparti la mente.
 
 
**
 
L'aula di Pozioni è immersa in un silenzio affilato. Tagli le tue radici di Asfodelo con cipiglio seccato, gettando di tanto in tanto occhiate di stizza a quelle perfettamente sminuzzate del biondino ossigenato. Come fa quel ragazzino a essere svelto e preciso allo stesso tempo? Non è giusto, è inaccettabile. 
Lo invidi. Sei maldestra, indelicata, impaziente e non puoi sopportare di lavorare di fianco a una persona che ti sbatte bellamente in faccia di possedere tutte le qualità che a te mancano. Poi... ha quell'espressione, quella dannata espressione da 'sono super figo, sono super mitico, non mi devo neanche sforzare per essere migliore di voi'. Lo  prenderesti volentieri a schiaffi e proveresti un piacere sottile a dimostrargli che si sbaglia. Il pensiero di picchiarlo ti esalta a tal punto che infierisci sulle radici di Asfodelo con la delicatezza di un boia armato di mannaia.
"Ahia!"
"Scusa!"
Merda.
"Cielo! Signorina Weasley, stia attenta! Madama Chips gradirebbe non avere l'Infermeria piena il primo giorno di scuola!" 
Lo sventurato pezzo di Asfodelo vagante che hai decapitato ha disegnato una parabola a mezz'aria ed è planato sulla testa di Daves, Daves ha urtato il compagno di tavolo per la sorpresa, e il compagno di tavolo, non trovando appigli, s'è aggrappato al suo calderone fumante. 
Il ragazzino vittima delle scottature piange, quello che l'ha urtato alterna occhiate colpevoli verso lui ad altre di biasimo verso te, Lumacorno cerca di calmare i pianti mentre rovista nell'armadietto delle scorte d'emergenza, gli altri studenti parlano concitati fra loro, Albus nega categoricamente d'essere tuo cugino e tu, in tutto questo, continui a fissare Malfoy come se solo respirando ti stia facendo un torto personale. Lui non fa una piega, il tuo atteggiamento non sembra nemmeno meritevole di suscitargli fastidio.
"Weasley? Weasley, da brava! Ti ho chiesto di accompagnarlo in Infermeria, su, su... aiuta — oh, ecco dov'era finita l'ultima scatola di canditi... e pensare che avevo dato la colpa a Pix! Ragazzi, silenzio, per cortesia! Daves, passerà, vedrai. Voi continuate pure a lavorare. Allora, signor Potter, mi faccia vedere cos'abbiamo in questo calderone..." 
La voce del professore svanisce del tutto mentre corri (tenti di dirigerti) in Infermeria, seguita da un agonizzante Daves. 
"Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto..."
Idiota. Sei una sclerotica, stupida, patetica idiota. Malfoy... giuro che ti uccido.
 
 
 
**
 
 
Non te lo sai spiegare. Succede e basta. Malfoy ha qualcosa — nei gesti, nella postura, nel modo di parlare — che t'affascina e allo stesso tempo t'irrita. Sgorbio, così come l'hai ribattezzato (a torto  a ragione...  ok, a torto), non ti ha fatto assolutamente nulla, niente di niente. Non sopporti prima di tutto te stessa se pensi a come lo tratti.

 
"Montato."
"Arrogante."
"Irritante."

 
"Ehy, Sgorbio, sorridi ogni tanto! Mi passi la depressione per osmosi quando ti incrocio..."
 
"Scommetto che non gioca a Quidditch perché non sa neanche stare su un manico di scopa... 'Odio gli sport di squadra e bla bla bla...', ma taci, vuoi solo evitare che la gente ti rida dietro, come se non avesse altri motivi per farlo!"
 
"Ma il senso dell'umorismo? Merlino, è proprio ottuso, secondo me non sa proprio cosa sia una battuta."
 
"Sembra un vecchio. Mi mette l'ansia, s'atteggia come se avesse le risposte della vita in mano..."

 
"Presuntuoso."
"Musone."
"Inguardabile."
 
 
Malfoy si lascia scivolare addosso le tue risatine di scherno, le tue occhiatacce, le tue parole velenose. Non accenna alla minima reazione, soltanto a un bieco sorriso che non coinvolge gli occhi. Il suo è un sorriso calcolatore, assorto, a tratti compiaciuto. A volte hai l'impressione che stia aspettando soltanto il momento giusto per darti il ben servito. Il pensiero t'atterrisce  stupida, stupida bambina — ma non riesci a frenarti, continui imperterrita a screditarlo.  Non ti piaci. Non ti capisci. E non ti sopporti. 
Malfoy è una spina nel fianco che non smette di pizzicare, un silenzio che non tolleri, un ragazzino che pensa d'essere superiore a tutti. Sembra perennemente arrabbiato col mondo, sta sempre in disparte, compie gli stessi gesti. 
Ti fa stare male. 
 
Il primo anno a Hogwarts finisce in fretta e tu rimani ferma allo stesso punto. 
Scorpius non ti ha ancora rivolto la parola. 
 
 
 
 
~●~
 
 
 
Lo rivedi sull'Espresso per Hogwarts. Non sembra cambiato, non ti stupisci di trovarlo seduto composto e silenzioso a fissare fuori dal finestrino. Quando noti Albus vicino a lui ti vergogni un po' e ti chiedi perché tuo cugino sia voluto diventare amico proprio di quello sfigato. Temi che le tue amiche inizino a evitarti e cerchi speranzosa James. Lui sì che è un grande, sempre sorridente, sempre pronto a far festa, popolare e ben voluto. È con persone come lui che devi stare se non vuoi finire in un angolo. 
Cammini lungo il corridoio insieme a Katie cercando il tuo cugino preferito, ma quando passi davanti al suo scompartimento non lo vedi nemmeno.
"Rose, sei cieca?"
Le parole di Katie ti riportano sul treno, in mezzo al chiacchiericcio fitto degli studenti e al rumore delle rotaie in marcia. Non ti accorgi che un solo pensiero sta echeggiando nella tua testa. Un pensiero scomodo come un tarlo che non smette di rimbombare sempre più forte.
Non mi ha neanche guardata.
 
 
**
 
 
Getti la scopa a terra con rabbia. Ami il Quidditich, ma non sei ancora pronta per entrare in squadra. Sapere di non essere abbastanza brava ti fa venire voglia di distruggere l'intero castello. Il tuo provino per il ruolo di Cacciatrice è decisamente da dimenticare.
"Non metterti a frignare, andrà meglio la prossima volta. Perlomeno mi risparmio di sopportati anche sul campo" cerca di consolarti James coi suoi modi scherzosi. "Mi stai già appiccicata ovunque, non avrei certo lanciato coriandoli per aria se ti avessero presa anche in squadra."
"Ah, taci James!"
Stai calpestando l'erba con il passo aggraziato di un Troll di montagna e non sei in vena di scherzare. 
"D'accordo, secchioncella, ti lascio sbollire per conto tuo."
James ti fa un cenno con la mano e raggiunge un gruppo di ragazzine in preda alla ridarella. Reprimi una smorfia di compatimento quando noti che non ha dimenticato di passarsi strategicamente una mano tra i capelli. Oggi ce l'hai con tutti, anche con lui. 
Secchioncella.
La voce di tuo padre ripete incessantemente 'Battilo a tutti gli esami!' mentre t'allontani dal parco. 
Per opera di uno scherzo di cattivo gusto è proprio Sgorbio Malfoy che incroci sul Ponte Coperto. Cammina a testa alta, il colletto della divisa  perfettamente inamidato, il mantello d'alta sartoria privo della minima imperfezione. Acceleri il passo senza pensare, la vecchia divisa di tua zia sporca di fango fino alle ginocchia, i capelli scomposti sul viso. 
Avanti, ridi di me, mister 'sono il numero uno'.
L'occhiata distratta che Malfoy ti lancia prima di tornare a guardare avanti ti fa esplodere. Non connetti il cervello alla lingua e subito dopo averlo superato ti lasci sfuggire una risatina beffarda. 
"Sei ancora qui? La tua misantropia non ti ha ancora fatto capire che vivere in società non fa per te? Sei nocivo per la salute,  Sgorbio, fossi in te farei le valigie."
Continui a camminare ridacchiando, il veleno che t'imbratta la mente e le vene che fanno le fusa di fronte a quell'inaspettata valvola di sfogo. 
È sul più bello che senti improvvisamente il suolo mancare sotto i piedi. Non hai nemmeno il tempo di cacciare un urlo di sorpresa, ti senti semplicemente volare per aria. Ricadi a terra con un versetto soffocato. 
Mi ha lanciato un incantesimo.
Stai per rialzarti, furente, ma ci pensa lui ad afferrarti per un braccio. Ti ritrovi col volto a pochi centimetri dal suo, gli occhi inevitabilmente piantati in quell'azzurro torbido, sporco, che appartiene solo ai suoi. 
Hai paura. Malfoy non dice niente, non batte ciglio come suo solito, ma ha qualcosa di diverso nello sguardo — l'azzurro è ancora più torbido, l'azzurro è ancora più sporco. Senti la presa sul tuo polso farsi insopportabilmente stretta, le unghie di lui premere contro la pelle. 
Una reazione, qualsiasi reazione sarebbe meglio di questa stasi meccanica.
"Non mettere alla prova il mio autocontrollo. Non ti piacerebbe quello che potrei fare."
Trattieni il respiro, la mascella serrata, il dolore al polso che aumenta sino a provocarti ondate di nausea. 
Malfoy ti rivolge un sorriso storto, incantenandoti all'odio che gli alberga dentro. 
"Hai bisogno di provocare gli altri per colmare i tuoi vuoti. Ti credi divertente, ma non vali niente, sei solo una stupida ragazzina piena d'insicurezze... insicurezze più che legittime. Mi fai pena, Weasley."
Non riesci ad assumere un cipiglio torvo, ti sforzi d'apparire minacciosa, ma tutto ciò che ottieni è un tremolio delle labbra e un debole gesto del polso. Malfoy molla la presa di scatto, con disprezzo.  
"Non vali neanche i dieci secondi che ci metterei a umiliarti."
Hai il cuore in tumulto, rimani intrappolata in un groviglio di rabbia, indignazione, disgusto — disgusto per te stessa, perché sai che lui ha detto soltanto la verità. Non t'azzardi a fiatare, lo spostamento d'aria provocato dal mantello di Malfoy ti fa tremare, è una scossa che t'incendia e ti tramortisce.
Non hai nemmeno il coraggio di voltarti quando senti i suoi passi svanire dietro l'angolo. 

Dovresti sentire voglia di piangere per le sue parole, ma piangi soltanto per quelle che tu hai rivolto a lui. 
Non se lo merita. Mi faccio schifo. Io gli faccio schifo.
 
Sei solo una stupida ragazzina di dodici anni. 
 
 
 
**

 
L'autunno s'è spento in un inverno secco. Ti sorprendi più volte a fissare distrattamente per terra mentre tenti di ripassare le lezioni. Katie ti chiede cos'hai, dice che mangi poco, che parli meno e sei più nervosa del solito. Le tue risposte acide cedono progressivamente il posto a frasi di circostanza, l'antipatia che ti contraddistingue si mitiga. Stai iniziando a capire l'importanza di un approccio rispettoso — o forse stai solo cercando di tenerti stretta l'unica amica che ti sopporta davvero. Quando Katie fatica a ricordare una formula o non sa elencare le proprietà di una pietra ti offri d'aiutarla, in cerca di una sorta d'espiazione personale. Lei, timida e accomodante, smette di fare domande e ti rivolge un sorriso fiducioso.  
"Mi sei amica solo perché ti faccio pena?" le chiedi un giorno  e sì, ti fai pena da sola per averglielo chiesto.
"Ti sono amica perché mi fai stare bene. Anche se sei un po' stronza."
Rimani spiazzata dalla sua risposta pronta, specie perché capisci che, sarcasmo o meno, è sincera.
"Dovrebbero inserire questa frase nei Baci Perugina di consolazione per i single."
"Cosa sono i Baci Perugina?" 
L'espressione curiosa e perplessa di lei ti fa sorridere. "Sono dei cioccolatini che papà adora, peccato che mamma li snobbi sempre nella sua crociata contro gli zuccheri. Ehy, mi stai ascolta —
"Ciao, Albus!"
Ti volti di scatto mentre le scale cambiano direzione e per poco non perdi l'equilibrio. Tuo cugino vi sta venendo incontro, il fiato corto e il passo stanco. "Stupide scale..."
"Cosa ci fai qui? Non dovresti essere nella tua Sala Comune?" gli chiede Katie.
Temi di leggere biasimo nei suoi occhi, temi  che Scorpius gli abbia raccontato tutto, temi che...
"Infatti. Ero solo venuto a restituire questa a mia cugina." Albus estrae una bacchetta dalla tasca del mantello e te la porge. "L'hai dimenticata in Aula di Difesa." 
Lo ringrazi, alzando agli occhi al cielo di fronte al tuo ennesimo gesto incosciente. 
Tuo cugino ti sorride come sempre, apparentemente ignaro di tutto. 
Sembra che Scorpius non gli abbia detto niente. Non capisci il perché, ma scoprirlo ti spiazza a tal punto che vorresti saltare per la contentezza su quelle maledette scale. 
 
I mesi seguenti riprendi a insultare Scorpius con la stessa leggerezza di prima.
 
 
**
 
 
Ti preoccupi soltanto della tua reputazione. Continui a farti schifo, ma ti giustifichi rivendicando una cura per il tuo orgoglio ferito. 
"Sei veramente cretina. Come fai a essere fiera di te stessa? Grifondoro... quel Cappello dovrebbe cambiare mestiere." 
Le parole di Albus arrivano un pomeriggio di febbraio, e con la neve si scioglie anche il rispetto che tuo cugino nutre per te. 
Ti rifugi nel tuo amato compito di Trasfigurazione, fingendo di rileggerlo. "Di cosa stai parlando, Albus?"
Lui ti strappa la pergamena di mano. Alcuni studenti accalcati in giardino notano il movimento brusco e sollevano la testa nella vostra direzione, incuriositi. "Ditemi che è qualcosa di divertente, vi prego" mormora uno di loro. 
"Questo non è forse il posto più adatto per parlarne. Comunque sono sicuro che hai capito a chi mi riferisco quando dico che sei una cretina. Non ti ha fatto niente, si può sapere perché ti comporti come una bulla? Ti ho vista, l'altro giorno. Ti ho sentita mentre lo insultavi." 
Stringi le labbra e ti alzi dalla panchina, tendendo il braccio verso di lui con aria perentoria. "Il mio compito, Serpe."
Albus sgrana gli occhi. "Non ci credo. Adesso parli come zio Ron? Possibile che tu sia talmente stupida da non capire che in realtà scherza? Possibile che tu sia così infantile da dare importanza a questa.... questa follia?"
"Mio padre non scherza."
Ti rendi conto troppo tardi di quanto le tue parole siano fraintendibili. Ti riferivi ai Malfoy, ma anche Albus è un Serpeverde e il tuo atteggiamento arrogante non dà adito a dubbi.
"Molto bene, Rose. Parlare col muro è inutile. Il tuo compito..."
Tuo cugino posa la pergamena sulla panchina e si allontana a passo spedito. Non provi nemmeno a richiamarlo, ti preoccupi soltanto delle occhiate di biasimo che ti stanno rivolgendo gli altri studenti. 
 
 
 
 
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Si cresce senza rendersene conto. Non sono le occhiate di rimprovero di tua madre né quelle perplesse di tuo padre, non sono gli sguardi dispiaciuti dei tuoi zii che t'hanno tenuto compagnia durante le vacanze a farti sentire la mancanza di tuo cugino. Hai quasi rischiato di finire al San Mungo mentre ti allenavi a Quidditch e quando zio Harry t'ha salvata ti sei chiesta che senso avesse ignorare chi ti vuole bene per una stupida lite. 
Il resto delle motivazioni le ignori. Sei ancora troppo giovane per capire che la tua evoluzione è il frutto di ogni gesto o parola che condividi col mondo giorno dopo giorno. Sei ancora troppo ingenua per capire quali sono le esperienze che t'hanno aiutata ad aprire gli occhi. Sai solo che è successo. 
Rivedi Albus al binario di fianco a uno Scorpius Malfoy più alto di dieci centimetri. Tuo zio rivolge un cenno di saluto a Malfoy senior, lui ricambia con un sorriso affettato che si spegne non appena sposta gli occhi su tuo padre. Assisti a quell'astioso scambio di sguardi avvertendo una sconosciuta fitta di delusione, mentre noti che la mano di tua madre si posa sulla spalla di tuo padre. Hermione ha un'espressione ferma, ma appena sotto la superficie sembra preoccupata, suggerisce allerta, cautela, e rivela una delusione gemella alla tua. 
Albus e Scorpius parlano tra di loro, Astoria ha l'aria conciliante e prova persino a prendere parte alla conversazione. Malfoy senior sposta gli occhi da tuo padre e te li pianta addosso. Sono diversi da quelli del figlio, molto più chiari, e nonostante ti stiano guardando in un modo che suggerisce soltanto fastidio non ti fanno paura. È il cappio che pende sulle vostre teste, su tutti voi, a terrorizzarti. 
Non siete altro che la mostra della cecità, siete famiglie lontane che si nascondono dietro a frasi di circostanza, dietro a un rispetto fasullo e a gesti preconfezionati. 
Quando Scorpius ti guarda non riesci a reprimere un sussulto. Ti senti colpevole,  inerme, sporca. Più sporca di quell'azzurro che è soltanto suo. 
A tuo padre  e a Malfoy senior non sfugge quell'occhiata fugace e in quello stesso istante l'aria si fa ancora più pesante. 
Non riesci a respirare.
 
 
**
 
Albus t'ha perdonata. A volte t'invita a trascorrere con lui i pomeriggi liberi, a volte siete insieme e incrociate Scorpius nei corridoi, ma tu non gli rivolgi la parola. Non è solo l'effetto che ti fa, non sono solo l'invidia, il senso di competizione e la vergogna a spingerti a scappare — è la convinzione di sbagliare, la paura di deludere tuo padre, e forse anche tua madre, a ordinarti di stargli lontana.
In fondo dovrebbe essere facile. Stargli lontana è quello che hai sempre voluto. 
Dovrei almeno chiedergli scusa.
Hai smesso d'insultarlo. Forse non lo stai più facendo per Albus, forse ti sei semplicemente stancata, forse hai capito che non ti regala alcuna soddisfazione. O forse hai capito che esiste un modo migliore per proteggerti da quegli occhi. 
Ti guardi allo specchio e cominci a vedere un corpo meno acerbo, un viso più sottile, uno sguardo più consapevole, e ti chiedi quando inzierai ad avere anche tu quell'espressione adulta, quell'autocontrollo singolare, quel portamento elegante che contraddistingue Scorpius. Scorpius che non chiami più Sgorbio da un pezzo e nemmeno te ne sei accorta. 
Nei tuoi tredici anni credi che bastino un bel paio di gambe e due occhi da cerbiatta per stare e sentirsi meglio. 
Non sai quanto ti stia sbagliando, ma per quel che vale è già un inizio. 
 
 
**
 
Lo vedi spesso seduto vicino al Lago Nero. Se ne sta lì, da solo, la mente persa in chissà quali pensieri, e fissa l'acqua. Quelli sono gli unici momenti in cui sembra sereno. L'osservi in disparte, non vista, e ti sembra addirittura fragile. E poi ti chiedi perché mai hai dovuto tormentarlo tanto a lungo, perché mai hai scelto proprio lui per colmare i tuoi vuoti, come lui stesso ti ha detto quel giorno di un anno prima. Scorpius è una presenza che passarebbe del tutto inosservata se non fosse per la sua aura carismatica. Scorpius non fa rumore, non combina guai, non dà fastidio a nessuno. 
Non hai bisogno di chiedere a qualcuno, sai che se gli inviassi un biglietto anonimo di scuse lui capirebbe subito che sei tu il destinatario. Chi mai potrebbe sentire il bisogno di trattarlo male?
Quando Scorpius trova il tuo biglietto in riva al Lago sei già lontana, ma ti senti una persona migliore. 
 
 
 
 
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Ha i capelli un po' più lunghi di come li ricordavi, le spalle larghe, il viso più affilato. Scorpius è cresciuto tantissimo negli ultimi mesi. Solamente gli occhi sono gli stessi — occhi d'adulto, occhi senza tempo. 
T'avvicini a lui con un sorriso educato e ti sembra di rivivere il momento in cui zio Harry ha salutato suo padre, dove tutto era innaturale, forzato. Scorpius ricambia con un semplice "ciao" e t'accorgi che la sua voce è notevolmente cambiata. 
Se il cambiamento esteriore andasse di pari passo con la perdita della memoria, gli insulti che gli hai rivolto in passato non sarebbero neppure un ricordo. Non smetti di fissare il suo profilo, ignara della tua espressione triste. Hai la sensazione di camminare su una strada di vetro, i piedi ti sanguinano, sai che di fronte hai uno specchio infranto che non potrà mai essere riparato. Intravedi le crepe ogni volta che Scorpius distoglie lo sguardo, quando realizzi che con te si comporterà sempre allo stesso modo, come se fossi invisibile.
Non esiste un altro epilogo.
Malfoy senior vi ha raggiunti, non appena indugia sulla tua figura impettita il fastidio gli deforma i tratti. Non vuole vederti accanto a suo figlio, è evidente, ma Scorpius non sembra curarsene, se ne sta in piedi a guardare altrove con la sua perenne aria distaccata. Tu invece ti senti smascherata, come se Malfoy senior avesse capito qualcosa di te che nemmeno tu stessa hai ancora compreso. L'idea che possa leggerti nella mente ti fa arrossire inspiegabilmente e ancora una volta, come t'è successo l'anno scorso, non riesci a respirare. 
All'improvviso ti rendi conto che esserti avvicinata a Scorpius e averlo salutato è stata l'idea più folle e stupida che ti fosse potuta venire in mente, ma il disagio lascia presto il posto all'indignazione.
"Ha qualche problema, per caso?" 
Credi di aver semplicemente usato un tono fermo, non ti rendi conto d'essere stata anche aggressiva. Scorpius ti punta gli occhi addosso, ne intravedi il movimento del capo mentre continui a fissare Malfoy senior sul piede di guerra. 
"No, forse sei tu che ne hai uno."
Calma. Sta' calma. Merlino... come ti è saltato in mente? 
Il padre di Scorpius continua a fissarti, ha un'aria vagamente divertita, ma non di certo conciliante. Sembra più un gatto che aspetta la prossima mossa del topo.
"Ho avuto l'impressione che l'avermi vista salutare suo figlio non l'abbia resa felice, ma magari prima m'era entrato qualcosa nell'occhio.... oppure è lei ad avere un'espressione fraintendibile."
Traduzione: hai la faccia da culo.
Malfoy senior perde la sua l'aria vagamente divertita non appena formuli quel pensiero, come se l'avesse sentito anche lui. 
"È straordinario quanto somigli a tuo padre, anche lui tende a vedere la realtà in un modo tutto suo." 
Il veleno nelle sue parole ti spinge a scattare, ma la voce di Scorpius è lo schiaffo che ti frena. 
"Draco, basta."
Avverti dal suo tono di voce una malcelata irritazione. Non ti sorprende sapere che chiama il padre per nome, sei troppo sconcertata dalla sua reazione inaspettata. In quel singolo istante hai la sensazione che nella testa di Malfoy senior si stiano accavallando scomode congetture e per la prima volta la sua presenza t'incute timore. Scorpius invece non sembra minimamente intimidito. 
Hai la certezza che suo padre stia per replicare con parole spiacevoli, ma l'arrivo di qualcuno lo fa desistere. 
"Eccoti, credevamo ti fossi persa!"
Wow, che bel quadretto familiare.
I tuoi genitori, gli zii, Hugo, Albus, James e Lily vi hanno raggiunti. 
In quell'esatto istante, anche se non puoi vederlo, senti lo sguardo gelido di tuo padre posarsi sui Malfoy e capisci che l'odio che divide le vostre famiglie trascende gli ideali di sangue, le ferite di guerra, le grida di un mondo mutilato dalla morte. È qualcosa di più profondo, di più viscerale, un'abitudine radicata e inconciliabile. Forse è una questione di chimica, in fondo l'odio non è tanto diverso dall'amore. 
T'aggrappi all'entusiasmo di Albus mentre speri che James smetta di fissare Scorpius come fosse uno scarafaggio e preghi in un brillante intervento di tua madre. 
Ci pensa l'Espresso per Hogwarts a salvarti (a salvarvi). 
Non l'hai mai aspettato con tanta trepidazione, nemmeno al primo anno.
 
 
**
 
Il Battitore di Serpeverde ha subito un infortunio e il capitano della squadra non è riuscito a trovare un degno sostituto.
Rigiri pigramente  il cucchiaio nel piatto, rimestando il porridge ancora intatto. Albus sta tentando di fare conversazione, ma la tua indole logorroica ha deciso di prendersi una vacanza.
"E quindi non sappiamo come fare nella prossima parti..."
"Inutile disperarsi, fratellino, tanto contro Grifondoro perdereste comunque."
"E questo chi lo dice?"
"Io. Con un idolo del genere in squadra", James indica se stesso con un gesto plateale, "non potete certo sperare nella vittoria."
"Idiota."
"Perché non ti candidi, topolino da biblioteca?"
"Santo Salazar, James, cosa ti diverte di più? Sfottermi o immaginarmi su un manico di scopa? Sai che sono negato per il Quidditich" replica Albus con una punta di stizza. 
"Non saprei, è una scelta ardua. Comunque se non trovate un sostituto la risposta è una sola: i Serpeverde fanno schifo a Quidditch."
"Non è vero! Un sostituto eccellente ci sarebbe, ma odia gli sport di squadra e s'ostina a rifiutare l'invito..."
"Tutte scuse, fratellino, ma se accetterà vedremo quant'è 'eccellente'."
 
Scorpius gioca davvero in modo eccellente. Te ne rendi conto durante la partita tra Grifondoro e Serpeverde, quando assisti alla sua performance dagli spalti. Non riesci a fare a meno di guardarlo, hai dimenticato il Boccino, la conta dei goal, le acrobazie di James. Scorpius è un puntino verde-argento che sfreccia tra gli anelli, evita i Bolidi e li rispedisce al mittente con grazia. I suoi movimenti sono fluidi, precisi, decisi. Per un istante ti ritrovi a immaginare che aspetto potrebbe avere il suo braccio scoperto dalla divisa, mentre lo inarca per colpire un Bolide. Per un istante ti chiedi come sarebbe vedere la sua schiena nuda, inarcata, i muscoli guizzanti delle spalle, e quel pensiero ti destabilizza. Hai smesso di vedere il volto di una bambina quando lo guardi. Scorpius è cresciuto decisamente bene, se portasse i capelli un po' più corti di come li ha ora i lineamenti armoniosi del volto risalterebbero  meglio, a quel punto sarebbe... 
Sbatti le palpebre, frastornata. Non credi a te stessa, ai tuoi pensieri, ma hai già gli occhi che lo cercano di nuovo, le mani che tremano quando vedi un Bolide avvicinarsi pericolosamente alla sua figura. 
Scorpius è un punto fisso che non smette d'occuparti la mente e si prende tutto, tutto, anche i tuoi pensieri negati. 
Quando la partita finisce non t'importa se James è furioso per la sconfitta. Fissi nella memoria il primo, vero sorriso di Scorpius e pensi che così spettinato, così scomposto e arruffato sia dolorosamente bello. 
Quella sera stessa ti piazzi davanti allo specchio del bagno e ti studi da ogni angolazione possibile. Le lentiggini ti sporcano le guance, la tua carnagione è troppo chiara, quel po' di pancia in più che hai diventa una visione insopportabile. Ti tasti il reggiseno come se sperassi stupidamente di veder crescere  ciò che contiene, illudendoti che sia lo specchio a farlo sembrare più piccolo, sposti i capelli di lato e pensi che così lunghi non ti donino, che le onde mosse ti diano un aspetto disordinato. E mentre ti guardi e t'incendi in una sorda frustrazione immagini gli occhi di Scorpius indugiare con desiderio sul tuo corpo. Guardare il tuo riflesso è una pugnalata, hai l'istinto di coprirti e di voltarti.
R
icacci rabbiosamente indietro le lacrime, conscia del fatto che questo non succederà mai. 
 
 
**
 
Ti odi, perché non vuoi immaginarti insieme a Scorpius, perché lui è sempre stato un ragazzo che invidiavi e basta. Non può, non deve attrarti. Col tempo hai imparato a rispettarlo, stai cercando d'essere gentile per riparare agli errori del passato. Tutto qui. È diventato un bel ragazzo, hai gli ormoni in subbuglio, stai crescendo e noti cose su cui prima non ti soffermavi. Tutto qui. Non importa se non doveva capitare e ti capita anche con lui. Capiterà con altri ragazzi, capiterà ancora perché è normale. Tutto qui. 
Semplice.
Ti dirigi in biblioteca con l'impulso di strapparti il cuore dal petto per calmarlo. 
Scorpius è seduto in un angolo, non l'avresti nemmeno notato se non avessi gli occhi che lo cercano e lo inventano anche quando non c'è. La sua straordinaria capacità d'isolarsi è superiore a quella di chiunque. 
Poggi i libri sul tavolo con più forza del dovuto per fargli capire che sei arrivata, perché visto di profilo è bello da risultare insopportabile, perché hai la gola secca e non riesci a parlare. 
"Sii più delicata, Weasley, tanto ti avevo già sentita arrivare."
Non c'è traccia d'astio nel suo tono. Scorpius ti parla in maniera seria e posata e, ci puoi giurare, vagamente annoiata.
Alzi gli occhi dal tavolo e ti stampi un sorriso di plastica sul viso. "Ah, bene. Dunque, cerchiamo di sbrigarci con questa ricerca." Ti siedi di fronte a lui, a mani incrociate, lo sguardo che vaga dal tavolo alla finestra dietro di voi. "Per prima cosa partirei dalle uova di Doxy, ho qui cinque campioni di
"Non vorrei interromperti, ma ci tengo a dirti che non vado matto per i lavori di gruppo. Penso sia più comodo studiare in autonomia.  Posso fare tutto da solo e dire  a Lumacorno che hai contribuito anche tu."
Le sue parole ti fanno momentaneamente dimenticare il disagio che provi a guardarlo. "Mi spiace per la seccatura, ma non intendo prendermi meriti che non mi appartengono, quindi declino la tua offerta. Se proprio ci tieni possiamo suddividerci i compiti e confrontarci a lavoro ultimato."
Speri che non noti i bottoni della tua camicetta allentati né la cura particolare con cui hai acconciato i capelli. Speri che smetta semplicemente di guardarti con quell'aria sicura e imperturbabile che ti mette soggezione.
"Per me va bene. Scusa se ti ho fatta venire qui senza avvisarti."
Venire. Venire qui.
Deglutisci, cercando di scacciare dalla mente l'immagine di Scorpius che spinge i libri giù dal tavolo e ti ci sbatte sopra. 
"Figurati, tanto devo comunque studiare."
Lo tiri verso te afferrandogli la cravatta, lui t'afferra per i fianchi, reprimi un gemito e inarchi la schiena verso l'alto.
Dannazione...
"Allora siamo d'accordo." 
Gli occhi di Scorpius scivolano per un attimo sulla tua scollatura. Ti senti andare a fuoco e non riesci a sostenere il suo sguardo. Ha un modo di fare che ti destabilizza. Sempre così serio, sempre così controllato, così imperturbabile...
"Perfetto. Ci vediamo, allora!"
T'alzi dalla sedia e raccogli velocemente i libri, simulando una fretta dovuta agli impegni successivi. Mentre t'allontani hai la certezza che i suoi occhi non abbiano mai smesso di seguirti. 
Esci  dalla biblioteca e cammini a passo spedito nel  corridoio, i libri stretti al petto a mo' di scudo, i capelli che ti svolazzano contro il viso.
Tutto questo profumo... Dovevo proprio metterne così tanto?
Non pensi a nient'altro che alle labbra sottili di Scorpius, a come sarebbe baciarle. Ti chiedi se siano irresistibilmente morbide come sembrano, se basterebbe un solo morso per farti dimenticare anche il tuo nome.
Non vedi nient'altro che lui. 
 
 
**
 
"Sei più intelligente di quanto pensassi."
Scorpius non dice altro mentre ti restituisce la relazione. Afferri il plico di fogli e l'infili nello zaino, indecisa se riprendere le vecchie abitudini (insultarlo) o considerare quella frase come un complimento.  
Lui inarca un sopracciglio, l'aria di chi è in attesa di qualcosa.
"Che vuoi? T'aspetti l'incoronazione a Mister Galanteria degli ossigenati?"
Scorpius si morde il labbro e inizia a guardare a terra con simulata aria pensierosa. 
Diamine, perché deve sempre creare tutta sta' suspence? E perché devo sempre immaginare le mie labbra sotto i suoi denti?
Quando sposta gli occhi sul tuo viso assume l'espressione che, ne sei certa, riserverebbe soltanto a un elfo domestico ubriaco che si rotola ai suoi piedi immerso nella propria bile. 
"La mia relazione. Se me la dai, magari..."
Eh. 'Se me la dai, magari'... togli pure il magari.
Incespichi con le mani e speri che Malfoy senior non abbia avuto la brillante idea d'insegnare la Legilimanzia al figlio. È già abbastanza imbarazzante di suo convivere con un branco di ormoni difettosi che ti proiettano nella mente l'immagine di uno Scorpius nudo e ammicante con gli attributi sugli attenti.
Brava, cretina, fomenta pure quei cazzo di ormoni.
Dopo esserti accanita sullo zaino come una novantenne che sfoga anni di frustrazione repressa sul tacchino con un batticarne — la sintesi del tuo attuale umore — estrai un rotolo di pergamena e lo scaraventi praticamente addosso a Scorpius. 
"Riassunto impeccabile. Ci vediamo" concludi lapidaria, in un'invidiabile dimostrazione della tua indole lunatica.
I giorni seguenti all'esposizione della relazione ti premuri d'evitarlo come la peste.
 
I ricordi del quarto anno non sono altro che mozziconi di giorni vuoti in cui maledici d'averlo conosciuto.
 
 
 

 
~●~






 
Spazio dell'autrice
Questa storia sarà divisa in due capitoli. Per ora mi limito a dirvi che i segni "**" segnalano un distacco temporale inferiore a un anno, mentre "~●~" il passaggio a un anno successivo a Hogwarts. 
Ci vediamo col secondo capitolo e le note finali.
Grazie per aver letto!
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La McGranitt ha perso colpi, non ci sono altre spiegazioni. Katie sarebbe stata sicuramente un Prefetto  migliore di te. Le ronde notturne sono estremamente noiose, specie se si ha la pazienza di una donna in travaglio bloccata nel traffico da ore. 
Cammini avanti e indietro per il corridoio del quinto piano fissando con disperazione le lancette dell'orologio. Sei talmente impegnata a crogiolarti nel fastidio  che non senti nemmeno il tonfo sordo proveniente dall'aula di fronte a te. Scorpius Malfoy — sempre più alto, sempre più bello — compare nel tuo campo visivo dall'estremità opposta del corridoio e ti fa scattare subito sull'attenti. Ti viene incontro con passo affrettato e un'aria vagamente seccata. 
"Cos'è stato?"
"Cos'è stato cosa?" replichi altrettanto seccata, ma il suono di una risatina strascicata attira la tua attenzione. Impugni la bacchetta con poco entusiasmo, mentre Scorpius ti lancia un'occhiata perplessa e s'avvicina alla statua di Boris il Basito. 
"Fossi in te mi preoccuperei d'essere affetta da un principio di sordità precoce."
Ma che carino, sa anche fare battute.
Avanzi di qualche passo in direzione della statua senza avvicinarti troppo a Scorpius. Non salti di gioia all'idea di dover interrompere l'attività fisica di una coppietta rintanata nel Bagno dei Prefetti, specie se sei in compagnia del biondino. Proprio quando lui sta per aprire la porta del Bagno l'anta cigola su se stessa e il corpo di un ragazzo non meglio identificato si spalma sul pavimento, ai suoi piedi. L'ennesima risatina strascicata vi fa capire che l'essere non è decisamente nelle condizioni migliori per intendere e volere.
"Ma che ca... santo Salazar, Al, come ti sei ridotto?"
Al?
Constati incredula che il ragazzo riverso a terra come un ebete è proprio tuo cugino. L'urletto spaventato che proviene dall'interno del Bagno ti fa sobbalzare.   Lysa Patil, Prefetto di Corvonero, fa capolino dalla porta stringendosi un asciugamano al petto e vi guarda con aria scandalizzata. Scorpius non dice mezza parola, Albus inizia a ridacchiare pietosamente, Lysa abbassa lo sguardo e stringe la presa sull'unico indumento che la copre. Resti stordita dallo schianto della tua mascella al suolo, ma ci pensa il suono di un'altra voce a riscuoterti.
"Chi c'è?"
Scorpius scatta verso Albus e ti rivolge un'occhiata eloquente. "Cazzo, Gazza!" 
Però, suona anche bene.
Ti limiti a sospirare mentre corri in fondo al corridoio, pronta a ricevere il simpatico custode sputacchiante. 
Con la coda dell'occhio noti Scorpius afferrare i piedi di Albus per trascinarlo nel Bagno dei Prefetti. Non stai esattamente sprizzando cuori glitterati dagli occhi a immaginare  Lysa Patil completamente nuda  in sua compagnia. Speri che Albus decida di smaltire la sbronza sulle costose scarpe di Malfoy, di modo da sopprimere ogni eventuale traccia di libido. 
A proposito di Al... hai capito con chi se la fa, il furbetto?
Quando ti liberi di un arteriosclerotico Argus Gazza e fai dietro front ti precipiti nel Bagno. Lysa s'è rintanata in un angolino, noti con piacere che è risucita a infilarsi il suo vestito e che ti guarda come se temesse di subire la Cruciatus. Scorpius sta schiaffeggiando Albus nel poco ortodosso tentativo di rianimarlo e non accenna a cambiare metodo.
"Allora, che è successo?" esordisci affranta.
 
 
 
**

 
Albus che dà appuntamento alla sua fiamma nel Bagno dei Prefetti. Albus che ha l'ansia da prestazione e si sbronza per sciogliere i nervi. Albus spalmato sul pavimento che ride da solo e che vomita — per davvero! — sulle scarpe di Scorpius. 
Albus, il tuo timido, contegnoso cugino un po' imbranato.
"Gira, gira, gira... ops."
La testa di Albus cozza di malagrazia contro lo spigolo di un quadro. La signora che lo ospita sussulta e il suo profondo russare termina con un sonoro risucchio simile a quello di un lavandino. 
Scorpius ti lancia un'occhiataccia, ma nell'istante successivo non riesce a mantenere il suo cipiglio contrariato. Succede così, in modo del tutto naturale. Mentre lo guardi  ripensi ai machiavellici stratagemmi che avete dovuto architettare per evitare d'essere scoperti, a Scorpius che schiaffeggia Albus e alla sequela d'imprecazioni che non avresti mai immaginato potessero uscire dalla sua bocca. Ripensi a Albus sospeso per aria sotto l'effetto di un incantesimo di Levitazione, la testa ciondolante e la bocca semiaperta, ripensi al momento in cui Scorpius s'era distratto sentendo un rumore e stava rischiando di spezzare l'incantesimo di Levitazione che proteggeva tuo cugino. Ripensi a tutto questo mentre continui a guardarlo, mentre  la sua espressione seria si frantuma come vetro, mentre il suo volto perde tutte quelle ombre che lo spengono, e scoppi a ridere. 
Dimentichi l'ora tarda, il timore che arrivi qualcuno, e vi ritrovate così, piegati in due sulle scale, il corpo di uno studente inerme sospeso in aria. Perché Scorpius sta ridendo insieme a te. Ed è bello, dannatamente bello. 
Per la prima volta da quando l'hai conosciuto non avverti il minimo disagio. Solo leggerezza, una strana leggerezza che è anche pesantezza, ma che non opprime, che non fa male. 
Basta quella notte. Basta quello stupido episodio senza senso.  Niente d'eclatante, eppure basta per cambiare tutto.
Quella è la notte che segna l'inizia di un'amicizia con Scorpius Malfoy.
 
 
**

 
Le ronde notturne sono inaspettatamente diventate un passatempo piacevole. Hai sempre detto d'essere una persona che ride tanto, eppure quando vedi Scorpius hai l'impressione di non averlo mai fatto davvero. L'attrazione per lui, quello strano miscuglio di calore e brividi e respiri spezzati, non è più una fiamma che ti divora dall'interno. 
Scorpius non fa più paura, forse perché hai finalmente capito che anche lui sa parlare, ridere, scherzare, comportarsi come un normale adolescente. L'enigma che lo rivestiva è crollato, adesso ci siete soltanto voi. Rose, la ragazza maldestra e incosciente, e Scorpius, il ragazzo accorto e assennato. 
"Non ti credevo così divertente."
"Non lo sono, infatti. Sei tu che hai una visione distorta della realtà."
"Non ti credevo nemmeno capace di gestire una conversazione per più di cinque minuti."
"E io credevo che fossi una stupida ragazzina senza cervello, ma sei migliore di quanto dai a vedere." 
Alla fine del quinto anno Albus, Katie e tutti i vostri amici sono più sorpresi di voi di vedervi trascorrere insieme le giornate, notano le pacche sulla spalla, le gomitate, gli sgambetti, i pizzicotti, il vostro atteggiamento tipico di due adolescenti che si conoscono da sempre e si comportano come fossero fratello e sorella. 
Non vedono oltre la superficie. Non vedono come vi cercate gli occhi e la pelle e le labbra senza rendervene conto. Ma non lo vedete nemmeno voi, e vi basta così. 
 
 
 
 
 
~●~
 
 
 
 
"Ti ci sono voluti sei anni per entrare in squadra, ammirevole."
"Almeno io non gioco soltanto per farmi vedere."
"Chi sarebbe quello che vuole farsi vedere?"
"Tu, idiota. Al quarto anno ti sei fatto pregare da Albus per giocare uno straccio di partita, ricordi? O hai la memoria a breve termine?"
"Sempre acida fino all'inverosimile."
"Lo dici ogni volta che non sai più cosa rispondere."
"Bambina."
"Cretino."

"Sclerotica."
"Ecco, i soliti insulti. Prevedibile."
"Antipatica. Ehy! Vuoi stare attenta con quella bacchetta? Mi hai quasi decapitato!"

 

Scorpius ha un modo d'arricciare il naso che lo rende buffo, in quegli istanti ti ricorda che anche lui è imperfetto. Odia gli sport di squadra, eppure è sempre pronto ad allenarsi con te e non dice mai 'basta' per primo. Scorpius ha sempre quel suo sorriso storto, appena accennato, e gli occhi di quell'azzurro torbido, sporco, ma ha smesso di farti paura.

 
"Ascolti soltanto musica depressa, perché?"
"Non sono fatti tuoi."
"Scusa tanto, principessa platinata."
"Pensa per te, pel di carota."
"I miei capelli non sono rossi, ho soltanto i riflessi!"
"Ah, scusa. Colpa delle lentiggini, fanno più riflesso di un braciere."
"Ma che stronzo!"
"Grazie."

"Egocentrico!"
"Grazie!"
"Psicopatico! Misantropo! Vecchiaccio! Perfettino! Gnè gnè gnè!"
"Ho anche dei difetti."


 
Tu parli tanto e a lui le parole  vanno cavate a forza, però non sembra infastidirsi di fronte ai tuoi sermoni, non sembra stancarsi di fronte alle tue mille domande.  E con te parla sempre di più.
 
 
"Rose?"
"Mmh?"
"L'ascolto perché è una delle poche cose che mi fa stare bene."
"Ma cosa?"
"La musica doom."
"E tu te ne esci fuori dal nulla con la risposta a una domanda che ti ho fatto nel Paleozoico?"
"Lo sai, sono fatto così..."
"Sì, beh... come fa quella musica depressa a farti stare bene?"

"Semplice, riflette ciò che sono. La sento mia."

 
Gliela leggi negli occhi quella dannata mestizia. Non sai da dove provenga, non sai come lenirla, eppure lui ti ripete "Non preoccuparti, sono fatto così" e accenna a un sorriso che si tramuta in risata non appena arricci le labbra in maniera ridicola.
 
 
"È una megera."
"Una vecchia rospa."
"Una gallina sdentata." 
"Le galline non hanno i denti."
"Ma cosa dici, cretina?"
"Dettagli. È una vacca stitica."
"Una pinguina spastica."
Vi fermate nel bel mezzo del parco. Vi guardate per un lungo, interminabile secondo, poi vi date il cinque. 
"Geniale."
"Solo tu puoi reputare geniale quello che dico, nanetta."
"Sarà. Comunque grazie del supporto.  Inveire sui professori è catartico."
"Dilettante. Tutto qui quello che sai fare?"
"Non ho nemmemo cominciato!"

 
 
Lui ti parla e tu non riesci a seguire le sue parole, ha una voce bassa e calma, l'ascolteresti per ore. 
Siete seduti all'ombra di un faggio, il cielo primaverile dona una sfumatura che non avevi ma visto ai suoi occhi, di un azzurro più pulito. Ne studi il volto sottile, ti perdi a immaginare come sarebbe carezzarlo, ripercorrere la linea delle sue labbra, sentirlo trattenere il respiro. Ha la fronte alta, le ciglia fini, quelle dannate labbra che s'incurvano sempre verso il basso quand'è assorto. 
Sono giorni che lo guardi e senti una fitta al centro del petto, eco di un dolore lontano, sepolto, che scalcia prepotentemente per riemergere. Sono giorni che il mondo t'ascolta tremare e nessuno se ne accorge.
"Sembri in catalessi" t'apostrofa carinamente. 
Non riusciresti ad arrabbiarti neppure per finta. Ti limiti a tirargli uno schiaffo sulla spalla, e lui ride, la testa gettata all'indietro, mentre tu sogni di baciargli il collo e d'affondargli le dita tra i capelli. 
Gli echi si fanno sempre più acuti, affilati. Il nodo che ti stringe la gola minaccia di spezzartela, eppure, eppure —
Ti basta così.
 

 
**
 
 
"Insomma, ti rendi con... mi stai ascoltando? Ok, non mi stai ascoltando."
"Sì, invece."
"Avanti, ripeti quello che ho detto."
"Che hai quasi evirato Albus quando l'hai visto in piedi di fronte al tuo letto, nel cuore della notte, fare l'elicottero con un Folletto della Cornovaglia attaccata al —
"Le tre. Erano le tre del mattino."
"Merlino, che eresia, non ricordavo l'ora!"
"E poi?"
"E poi... oh, senti, mi ero distratta un attimo! Albus è sonnambulo, fine."
"Mi piacerebbe sapere a cosa pensi di tanto esaltante quando finisci in trance... anzi, non voglio affatto saperlo."
Su questo ti trovi d'accordo con lui. Non credi che reagirebbe bene a sapere che immagini di tappargli la bocca per baciarlo, stringerlo, stringerlo fino a piantargli le unghie sulle scapole e a farle sanguinare. 
Dovrebbero proibirgli d'indossare camicie blu scuro. 
E tu dovresti smetterla d'essere maledettamente masochista. 
 

 
**

 
Ci sono notti in cui chiudi gli occhi e il volto di Scorpius s'affaccia prepotente nella tua mente. Non importa che tu sia stanca o abbia la testa piena di rune e schemi, le diapositive si fissano spontanee, senza chiedere, e ti restituiscono l'immagine di Scorpius che ride, Scorpius che si passa una mano tra i capelli e picchietta le dita sul banco con fare annoiato, Scorpius che siede in riva al Lago coi riflessi del sole a sporcarne gli occhi, Scorpius che ti scosta una ciocca di capelli dalla fronte e ghigna davanti al tuo sbuffo irritato. Sono solo alcune delle tante, e ti fanno compagnia finché non precipiti in un lungo sonno. 
Di giorno lo sorprendi a stringere i pugni mentre legge delle lettere con espressione rapita, provi a coglierlo di sorpresa, ma lui ha riflessi troppo sviluppati per non notarti e tu ti muovi con la grazia di un elefante in una cristalliera. Gli chiedi chi sia il mittente, ma lui cambia subito discorso e nasconde le lettere in tasca. 
A volte sembra persino arrabbiato, lo avverti dal tono di voce che lotta per restare fermo quando vorrebbe soltanto urlare. Pensi a un'ammiratrice capricciosa. Scorpius ne ha sempre avute parecchie, non dovrebbe stupirti scoprire che forse ne ha trovata una che gli interessa. 
Ti torturi le unghie delle mani, t'incanti a guardare nel vuoto, non riesci a stare seduta composta e immobile. A lezione, ai pasti, in Sala Comune — ovunque ti corrodi nel sospetto, ti lasci divorare dalla gelosia e ti odi per la tua debolezza
Se Scorpius ti vede come una sorella non devi fare altro che allontanarti prima che sia troppo tardi, ma non ci riesci. Non hai mai sentito parlare di qualcuno che sia stato in grado di vivere senza respirare.
 
 
**

 
Non ricordi com'è successo. Sai ch'è capitato e basta. Scorpius, il tuo amico, è mutato in una chimera che ti fa svegliare nel cuore della notte, i capelli e i vestiti appiccicati al corpo, la bocca umida di lacrime. Non vorresti mai svegliarti, perché nei sogni lui ti bacia, t'accarezza, ti stringe a sé come sai che non farà mai. Vuole te, così dolce di fame e di sete, che non sai neanche come si faccia a riprendere un sogno da dove l'hai lasciato, che gridi in silenzio contro il buio di una stanza troppo piccola, mentre cerchi le sue mani e la sua pelle e i suoi occhi. Il suo sorriso è tuo, mentre gli sbottoni la camicia e ripercorri con lo sguardo quelle linee appena accennate degli addominali, in un bisogno disperato, arrabbiato, che non è solo bisogno. 
Ti svegli sempre quando è troppo presto o quando è troppo tardi per capire che stavi solo sognando. Il tuo letto è un intrico di spine che non smettono di graffiare, s'intrecciano ai singhiozzi che non riesci a frenare e feriscono, tagliano, squarciano. Quando richiudi gli occhi e capisci che Scorpius è ancora lì, col suo sguardo mesto e il suo sorriso lieve, hai la sensazione d'annegare e bruciare allo stesso tempo.
Hai mentito tutta la vita a te stessa — i lacci della tua maschera stringono sino a lasciarti solchi sul volto, solchi che dovrebbero essere le dita di Scorpius a lasciare.  
Scorpius che probabilmente sposerà una Purosangue e ti vedrà sempre come una sorella.
Scorpius che è anche Malfoy.
 

 
**

 
"Sei arrabbiata con me?"
Scuoti la testa, mentre fissi ostinatamente il plico di fogli che fingi di riordinare sul tavolo. Lui non dice più una parola, non si muove, ma senti il suo sguardo che insegue frenetico i tuoi movimenti. È sempre stato così, d'altronde — è nella sua natura scrutare gli altri con occhio clinico. Ti chiedi cosa potrebbe vedere o aver visto, e capisci che l'unico modo che hai per difenderti è nasconderti.
"Sono solo un po' nervosa, tutto qui."
"Perché?"
"Ho un appuntamento."
Non noti la sua espressione incrinata, non senti il respiro morirgli in gola — o fingi semplicemente di aver immaginato tutto quanto. Se anche Scorpius provasse una minima stilla di quello che provi per lui restereste sempre una Weasley e un Malfoy — la delusione negli occhi di un padre, lo sporco da cancellare con ostinata e cieca convinzione.
"Non aspettarmi questa sera, ho receduto dall'incarico di Prefetto."
 

 
**

 
Scorpius non sa come reagire, non riesce a fare il primo passo di fronte ai tuoi silenzi. Scorpius non è abituato a chiedere, aspetta. E mentre tu  aspetti lui, consapevole che non dovresti volerlo, il tempo non smette di passare. 
È la tua vita, a fermarsi, quando un giorno lo vedi incamminarsi verso il Lago Nero mano nella mano con Eveline Nott.
Scorpius accartoccia lettere colme di moniti egoistici e maschera il proprio dolore dietro a sorrisi tirati, di circostanza. Osservi quei sorrisi falsi e ti rendi conto che somiglia sempre di più a suo padre. Non sai la verità. Non sai che il mittente di quelle lettere è proprio suo padre, preoccupato di sapervi troppo vicini, voi che non dovreste mai esservi sfiorati.
Sei una rosa in fiamme che grida contro un muro. Ma il muro ti restituisce soltanto un'eco insanguinata. Non puoi sopportarlo. Non puoi sopportare di vedere Scorpius insieme a un'altra. Resistere a quella verità è un'illusione vera di notte e falsa di giorno. 
Non riesci a respirare.

 
 
** 

 
Non vi parlate più. Scorpius lo cerchi e lo scacci e lo maledici nelle notti insonni, mentre piangi e soffochi contro le lenzuola, mentre conti i giorni che passano, mentre capisci che mancano soltanto due mesi alla fine della scuola. 
I suoi occhi azzurri sono un cielo crudele che non smette di schiacciarti, il ricordo del suo profumo una maledizione soffocante. Cerchi le sue mani nel buio, ti aggrappi alle sue spalle —  e poi lo graffi, lo scalci, ne sfasci l'immagine, la calpesti, la strappi, la ricomponi, la invochi.  
Scorpius non passerà mai. Conti le lune e i tramonti bagnati dal pianto, conti i giorni che mancano alla fine di tutto. 
Saranno la tua salvezza. 
Scorpius finirà. 
Finirà presto.
 
 
 
 
~●~
 
 
 
 
Le voci, il dolore, le grida. Quelle non cessano mai.
La tua stanza non è mai immersa nel buio, nemmeno quando dormi. Bolle di luce inconsistenti si dimenano nell'aria, attecchiscono ai muri, restano pigramente sospese nel vuoto. Sembrano lacrime, sembrano peccati, sembrano fiabe interrotte. 
Sono i tuoi ricordi. Con loro viaggi, ridi, sei perduta, mentre hai sempre il suo ordine discreto (Scorpius) dentro al cuore. Ti chiedi dov'è, dov'è finito il tuo amore?, mentre la vita continua e tu resti prigioniera nel limbo.
Nessuno sa a cosa sia dovuto il fenomeno, nemmeno io, che spesso trovo una soluzione all'irreparabile. Ho cercato in tutti i modi di non violare il tuo passato, i tuoi segreti, le tue emozioni. Ma quelle bolle non se ne vanno, non smettono d'incatenarti a loro e di riversarsi nel mondo con prepotenza, come fossero troppo dolorose per essere contenute all'interno della tua mente — come fossero l'unica cosa a tenerti ancora in vita. 
Non ho altro all'infuori di loro per provare a guarirti.
"Mamma."
M'illudo di poterti salvare, cercando in ciascuna di loro una chiave di svolta. Conosco ogni sussulto che t'ha fatta tremare quando Scorpius t'ha guardata, ogni lacrima, risata, ogni sogno infranto. Me ne pento e me ne vergogno, ma l'amore di una madre è egoista. 
"Mamma?"
Non sei nient'altro che l'ombra di te stessa, e ogni volta che ti guardo vorrei gridare anch'io con te. Perché lui t'ha distrutta, tu ti sei lasciata distruggere. E io non voglio, non voglio credere d'averti persa. 
"Ti devo dire una cosa, mamma."
Te ne stai rannocchiata sul letto, lo sguardo fisso sul muro. Ti dondoli mollemente sul materasso, l'espressione persa, un sorriso tirato sul viso pallido. 
"Mamma, sai che oggi Scorpius mi ha sorriso. Mi ha sorriso, capisci?"
Reprimo un singhiozzo, mi siedo accanto a te, ti prendo la mano. 
Scorpius Malfoy è scomparso il 27 ottobre 2023. Astoria Greengrass è stata trovata morta nella sua abitazione quella stessa notte. 
Sono passati circa cinque anni da allora. 
Non abbiamo ancora trovato il colpevole. 
Non abbiamo idea di cosa ne sia stato di Scorpius, ma tu non devi saperlo.
Aspetta. Aspettami. Aspettaci.
Sono stati i rancori del passato a impedire a te e a Scorpius di vivervi. È stata la nostra assenza — di me, di tuo padre, di suo padre — a spingervi ad allontanarvi. 
Vi abbiamo resi vulnerabili.
Vi abbiamo negato la felicità. 
E a fare il resto ci hanno pensato i Mangiamorte.
Perdonami. Perdonaci.
"Mamma, quando torna Scorpius? Gli devo dire una cosa importante."
Presto, tesoro. Tornerà presto.
Domani sarà un giorno lungo e senza più parole. Domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole.
Ma se stai leggendo queste parole, ovunque tu sia  

 
aiutaci.
 











Spazio dell'autrice
Scrivere questa storia non è stato emotivamente semplice, a un certo punto mi sono dovuta fermare perché non ce la facevo più a martoriare i personaggi in questo modo (masochismo imperante!). La voce narrante si rivela essere Hermione, che nella prima parte della storia non dice "io" quando entra in scena, ma si riferisce a se stessa in terza persona perché quello che racconta sono i ricordi di Rose. Hermione, facendo a sua volta parte dei ricordi della figlia, appare filtrata dal punto di vista di Rose, il focus resta sempre sul rapporto Rose/Scorpius e su quello famiglia Weasley/Malfoy.
La storia partecipa al contest "Hotel Supramonte e Cuori Infranti" indetto da id_s sul forum di EFP, nel testo sono sparse citazioni dell'omonima canzone ("Con loro viaggi, ridi, o sei perduta, mentre hai sempre il suo ordine discreto dentro al cuore. Ti chiedi dov'è, dov'è finito il tuo amore?", che ho leggermente modificato; "sei una rosa in fiamme", che è un rimaneggiamento dell'originale "sei una donna in fiamme" e "Domani sarà un giorno lungo e senza più parole. Domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole"). 
Spero che la storia vi sia piaciuta. Ringrazio chiunque abbia letto!

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