Vacanza da Paura

di Martina_Cazador
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L'Inazuma Japan aveva vinto. Avevano tutti deciso di festeggiare a casa. Mark era riuscito a convincere tutti, anche Jude. Le managers cucinarono davvero tanto, cosa che fece molto felice Jack.
-Mangiate tutto, mi raccomando!- disse severa Nelly e i ragazzi annuirono. Cammy servì il budino alle carote a Hurley, così da farlo mangiare. Il ragazzo amava il budino che gli faceva la ragazza.
-Che idioti- sbuffò Caleb vedendo come Jack e il rosa litigassero per il budino.
-Parla per te- lo riprese Jude.
-Ma sta zitto moscone-
-Quando imparerai a non dire sempre ciò che pensi ananas-
-Come cazzo mi hai chiamato?!- sbottò il castano alzandosi in piedi di scatto e sbattendo le mani con forza sul tavolo.
-Ragazzi- li chiamò l'allenatore Travis entrando -ho una notizia per voi-
-Quale mister?- chiese Mark curioso.
-Dopo aver parlato con le managers, mi hanno convinto a premiarvi per la vittoria. Quindi ho deciso che andrete, per chi vuole, in vacanza. Potete portare chiunque vogliate. Starete via ben due mesi. Mesi in cui potrere fare ciò che volete. Fatemi sapere chi vuole andare entro domani, e anche chi porterete, se porterete qualcuno. Partirete tra tre giorni. Buona serata- disse e se ne andò. Tutti si lanciarono varie occhiate.
-Una vacanza? Come premio? Wow, direi che ce la siamo meritata- commentò Mark allegro.
-Chi ha intenzione di venire?- chiese Nathan.
-Io!- dissero in coro Mark, Axel, Jude, Shawn, Xavier e David.
-Gli altri?- chiese Mark.
-Non so. Devo decidere- disse solamente Caleb.
-Noi avevamo già in mente di tornare subito a casa- disse Kevin a nome di Hurley, Jack, Thor, Austin, Darren, Archer e Scott.
-Quindi partiamo solo noi?- chiese Nathan.
-A quanto pare sì. Chi possiamo invitare?-
-Io parlerò con Jordy, Gazelle e Torch. Quindi verranno probabilmente anche Byron e Henry- spiegò Xavier.
-Va bene. Poi? Io chiederò a Paolo- continuò il discorso Mark.
-Noi chiediamo a Joe- disse David parlando anche a nome di Jude.
-Perfetto! Più siamo meglio è!- commentò allegro il capitano.

 
Il giorno dopo i ragazzi andarono ad avvertire il mister che sarebbero andati volentieri in vacanza. Tra loro c'era anche Caleb, che aveva deciso che una vacanza la meritava. Travis s'informò anche su chi sarebbero stati i ragazzi invitati, poi li fece andar via iniziando a preparare quella vacanza. I ragazzi stavano già pensando a quanto sarebbe stata bella e a quanto si sarebbero divertiti. Ma non tutti sono fortunati. Si stavano andando ad allenare quando Celia e Nelly gli andarono in contro con una delle facce devastate.
-Caleb... È arrivata questa per te... Ci hanno spiegato anche di che parla...- sussurrò la ragazza rossa/castana abbassando lo sguardo e porgendo una lettera al castano che la guardava confusa. Prese la lettera e l'aprì mentre tutta la squadra li raggiungeva. Lesse piano, finché non iniziò a tremare, stringendo di più la lettera tra le mani. Quando finì tremava peggio di una foglia, gli occhi lugidi e la mascella serrata.
-Caleb, tutto bene?- chiese Mark vedendo che il ragazzo non si muoveva.
-Caleb?- provò Nathan. Niente. Silenzio.
-Caleb che c'è scritto?- chiese Jude, ma il castano lasciò cadere la lettera e corse nuovamente dentro casa. Mark la raccolse e lesse.
-O mio dio...- sussurrò leggendo.
-Che c'è scritto?- chiese Axel.
-Il padre di Caleb ha ucciso sua moglio, cioè la madre di Caleb. Spiega che non c'è stato niente da fare e che è morta mentre veniva picchiata per l'ennesima volta dal marito ubriaco fradicio, che ora è stato portato in prigione con la pena di morte. Caleb ora non ha più nessuno- spiegò Mark con la voce bassa per lo stupore. I ragazzi sgranarono gli occhi. Il castano era praticamente rimasto orfano.
-Dovete andare da lui- commentò Celia -ora ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto e, anche se non è proprio vostro amico, è un vostro compagno di squadra-
Tutti annuirono. Andarono in casa e si diressero nella camera del ragazzo. La trovarono completamente devastata. Il materasso buttato all'aria. L'armadio a terra. La finestra rotta. Caleb era in un angolo, in posizione fetale, con la testa tra le mani. Piangeva mentre del sangue gli scendeva piano da tutte le braccia. I ragazzi erano come paralizzati. Non avevano mai visto Caleb piangere né tantomeno arrivare a tal punto da sfasciare tutto.
-Non è vero...non è vero...non è vero...- si continuava a ripetere con voce bassa e rotta dai singhiozzi. Il primo a riprendersi fu Jude che andò in bagno e prese delle bende e del disinfettante, per poi usarli sulle braccia sanguinanti e piene di tagli del ragazzo. Gli altri si avvicinarono ai due, tranne Axel e David che rimisero a posto il materasso e l'armadio. Poi Mark e Nathan aiutarono il punk ad alzarsi e a sedersi sul letto. Era distrutto e si vedeva. Passarono tutta la giornata con lui evitando più volte che si tagliasse con il primo oggetto tagliente che gli capitava a tiro. La sera decisero che qualcuno sarebbe dovuto rimanere con lui tutta la notte per controllarlo. Mark stava per offrirsi volontario, ma Jude fu più veloce.
-Resto io. Voi intanto andate a mangiare, io vedo se riesco a far venire anche Caleb- disse e tutti annuirono e uscirono. Il rasta si voltò verso il compagno che stava ancora piangendo e sospirò. Gli ricordava Celia in un certo senso. Quando avevano capito che i loro genitori erano morti. Stava davvero male.
-Caleb, scendiamo? Devi mangiare un po- disse l'occhialuto non ricevendo, però, risposta. Gli prese il polso e lo fece alzare. Il castano non oppose resistenza e si fece trascinare fino alla mensa/cucina. Caleb, senza dire niente, si sedette lontano da tutti e si isolò. Ma Jude, testardo com'era, non volette lasciarlo solo e andò accanto a lui. Anche Mark e Axel si spostarono andando dai due. Ma Caleb non sembrò accorgersene. Fissava il cibo che aveva davanti, senza però mangiar nulla. Aveva lo sguardo perso. Aveva smesso di piangere, senza neanche sapere come. Pensava a sua madre. Non riusciva a crederci. Non voleva crederci. Si sentiva abbandonato. Odiava con tutto il cuore suo padre. Lo odiava davvero tanto. Con quei pensieri per la testa si alzò e fece per andarsene, ma i ragazzi lo bloccarono.
-Caleb non hai toccato cibo-
-Non ho fame...- sussurrò piano il ragazzo, ignorando se i suoi compagni sentissero o meno la risposta. Andò in camera sua e Jude lo seguì. Voleva evitare un tentato suicidio da parte del ragazzo. Il castano non disse niente quando vide Jude entrare in camera sua senza accennare a volersene andare. Si cambiò, restando in boxer e canottiera, e si mise a letto dando le spalle al rasta che stava seduto su una sedia. Caleb si addormentò molto tardi, ma quel leggero sonno non sarebbe durato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jude scattò in piedi quando sentì dei lamenti provenienti dal ragazzo steso sul letto dinnanzi a lui. Si stava lamentando nel sonno e aveva il volto bagnato dal sudore e dalle lacrime.
-Caleb...- lo chiamò avvicinandosi. Niente. Iniziò a scuoterlo e a chiamarlo finché il castano non si svegliò urlando e allontanandosi il più possibile dal rasta. Stava attaccato al muro, le gambe circondate dalle braccia e il viso tra esse. Tutti i ragazzi, le managers e l'allenatore Travis si precipitarono nella stanza di Caleb chiedendo spiegazioni.
-Si stava dimenando nel sonno, ho provato a svegliarlo ed ha urlato. Poi si è messo in questa posizione- spiega Jude senza levare gli occhi di dosso al compagno.
-Sembra traumatizzato...- commentò dispiaciuta Celia. Gli altri annuirono.
-Che possiamo fare per aiutarlo?- chiese Cammy.
-MAGARI ANDARVENE TUTTI A FANCULO! USCITE DA CAMERA MIA E LASCIATEMI IN PACE UNA BUONA VOLTA!- urlò Caleb. Odiava che si parlasse di lui come se non ci fosse e odiava ancor di più quando gli altri provavano ad aiutarlo perché provavano pena. I ragazzi all'inizio erano contrari, ma furono convinti ad andarsene dall'allenatore. Tutti tranne Jude. Lui doveva restare tutta la notte e così avrebbe fatto.
-Vattene anche tu- disse, con più calma, il punk asciugandosi le lacrime. Jude lo ignorò e si sedette nuovamente sulla sedia.
-Jude, ti prego, lasciami solo- lo implorò Caleb e il rasta ne rimase sorpreso. Caleb Stonewall che supplica e implora? Non se lo sarebbe mai aspettato.
-Per quanto vederti supplicare mi faccia pena, non ti lascio solo. In questo momento è l'unica cosa che non ti serve-
Caleb rimase in silenzio e sospirò. Odiava mostrarsi debole davanti agli altri. Ma purtroppo Jude aveva ragione, anche se non l'avrebbe mai ammesso. Non voleva restare davvero solo, ma non voleva neanche piangere davanti a tutti. Alla fine decise che ormai il danno è fatto, l'hanno già visto piangere più di una volta. Si stese nuovamente nel letto, voltando le spalle al ragazzo, e stando il più possibile vicino al muro.
-Non devi stare per forza sulla sedia- disse infine. Jude non capì e Caleb lo notò.
-Nel letto ci cacci anche tu. Non sei grosso come Jack- spiegò con una strana pazienza non sua. Il rasta rimase sorpreso di quello strano gesto gentile da parte del punk, ma decise che, infondo, era meglio che dormire sulla sedia. Decise di accettare quel gesto di gentilezza e si stese accanto a Caleb che gli dava le spalle. Stavano troppo vicini a parer di entrambi, ma ormai ciò che è fatto è fatto. Anche il rasta gli diede le spalle e si addormentò. Caleb invece non ci riuscì. Per niente. Continuava a pensare a sua madre e aveva fin troppo bisogno di sua sorella in quel momento.

 
Jude si svegliò prima di Caleb, ma, pensando che il punk non fosse sveglio, decise di lasciarlo dormire. Avrebbe saltato gli allenamenti, tanto il mister non avrebbe detto nulla. Quando scese trovò già tutti a mangiare.
-Ben svegliato fratellone- lo salutò allegra Celia.
-Giorno Celia. Caleb non l'ho svegliato, è meglio se riposa-
-Ti ammazzerà per questo- commentò David.
-Non ne ho voglia- disse qualcuno entrando. Era Caleb. Si sedette lontano da tutti e iniziò a guardare la colazione. Non aveva fame. Non voleva mangiare. Tutti lo guardavano sbalorditi. Caleb che rinunciava a vendicarsi? Per di più di Jude! Doveva avere la febbre a parer degli altri. Il punk sospirò.
-Potete smettere di guardarmi?- chiede atono. Tutti distolsero lo sguardo. Erano tutti sbalorditi, non c'è che dire. Aveva decisamente la febbre alta. Caleb si alzò senza toccare cibo e andò nel campo ad allenarsi, seguito dagli altri che a differenza sua avevano mangiato tutto. Fecero una partita di allenamento, o meglio, per divertirsi visto che non avevano altre sfide per ora. Verso metà partita, però, Caleb si ritrovò a pensare nuovamente alla sua famiglia. Sua madre era sempre stata una donna gentile e generosa. Ha sempre pensato prima a lui che a se stessa. Faceva sempre il possibile per renderlo felice. Non si dava pace se Caleb non aveva qualcosa che desiderava. E Caleb lavorava qui e lì per portare soldi a casa visto che il padre non lo faceva. Sua madre aveva dovuto iniziare a prostituirsi per guadagnare e tutti la chiamavano puttana. Caleb si incazzava sempre quando accadeva, ma la madre gli proibiva di picchiarli o anche solo di rispondere. Il padre, invece, si ubriacava. Tanto. E quand'era ubriaco se la prendeva con sua madre o direttamente con lui. Certe volte era arrivato a picchiarlo, e la madre lo difendeva sempre. E alla fine era lei a venir picchiata. E Caleb non riusciva a reagire, era troppo piccolo. Quando crebbe iniziò a difenderla più che poteva, ma spesso la madre non gli diceva mai quando veniva picchiata e quando no. E questo non lo sopportava. Non sopportava il fatto di non aver potuto proteggerla. Né in passato né ora, quand'è morta.
-CALEB, PASSA!- gli urlò qualcuno, ma Caleb neanche lo sentì. La rabbia gli ribolliva in tutto il corpo. Odiava suo padre per aver fatto tutte quelle cazzate ed aver rovinato la sua vita e quella di sua madre.
-CALEB!-
Odiava sua madre per non avergli detto quando aveva bisogno di aiuto. Di aver pensato troppo a lui e troppo poco a se stessa. Di non avergli permesso di proteggerla.
-CALEB CHE FAI?!-
E odiava più di tutti se stesso. Per averlo permesso. Per essere stato impotente. Per non aver fatto nulla per aiutarla. Per essere stato così inutile.
-FURIA DEL DRAGONE!- urlò Caleb tirando in porta. Dietro di lui si eresse l'immagine di un drago rosso fuoco, diverso da quello di Kevin. Questo faceva davvero paura. Si vedeva solo il fuoco nei suoi occhi, sembrava pronto ad uccidere tutti. La palla andava ad una velocità pazzesca e un'aura di fuoco la circondava.
-PARATA SUPREMA!- urlò Mark tentando di pararla, ma non ci riuscì. La pallonata andò in rete rompendola e Caleb cadde in ginocchio, le mani poggiate sulla terra calda che stringeva tra esse. Tutti gli si avvicinarono preoccupati, ma Caleb li allontanò dicendo di star bene e di continuare. Gli altri annuirono e si misero nuovamente in posizione, ma nessuno gli credeva.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Ragazzi, devo parlarvi- li chiamò l'allenatore Travis quando Caleb fu lontano.
-Ci dica mister- disse subito Mark.
-Partirete per la vostra vacanza tra qualche giorno, il tempo che i ragazzi che avete invitato vi raggiungano. Nel frattempo ci raggiungerà un'altra ragazza che farà un saluto a qualcuno. Non vuole far sapere subito la sua identità- spiega l'allenatore e tutti annuiscono.
-Arriverà a momenti. Ma ora andate a cenare-
Tutti annuirono nuovamente e si recarono nella cucina. Caleb stava saltando la cena e questo, a parer di tutti, non andava bene. Ma nessuno osò andarlo a disturbare. Ormai avevano paura di qualunque sua reazione.
-Quell'ananas non ne vuole sapere di mangare- borbottò scocciato Jude a nessuno in particolare. Tutti annuirono abbattuti.
-Ragazzi, guardate- li chiamò Nathan appena notò una ragazza entrare. Aveva i capelli castani a sfumature argentee e nere. Gli occhi color tempesta, con sfumature azzurro chiaro. Era abbastanza bassa.
-Piacere, io sono Mark Evans, capitano dell'Inazuma Japan. Tu chi sei?- chiese allegro come sempre Mark alzandosi e porgendole la mano.
-Gli affari tuoi?- rispose scorbutica la ragazza.
-Ti ha solo chiesto chi sei. Non c'è motivo di rispondere male- intervenne Nathan.
-Ma taci femminuccia- ribatté questa acidamente.
-Ma che problemi hai?- sbottò Jude irritato dal suo modo di fare.
-Meno dei tuoi rasta- commentò questa ghignando. E a tutti si gelò il sangue. Quel ghigno era troppo famigliare. Davvero troppo.
-Cos'è tutto questo casino?- chiese Caleb entrando. Appena vide la ragazza si bloccò di colpo. Gli occhi gli si inumidirono e sembrava stesse per piangere nuovamente. Le corse incontro abbracciandola e la ragazza ricambiò subito.
-Ciao anche a te- salutò con un mezzo sorriso, per poi sgranare gli occhi sentendo le lacrime del ragazzo sulla sua pelle. Lo staccò leggermente da se asciugandogli le lacrime.
-Ehy, il Caleb che conosco e adoro non piange mai. Affronta tutte le situazioni di petto e a testa alta. Cosa sono tutte queste lacrime?- chiese dolce, non sembrava più la ragazza di prima -Dov'è finito quel Caleb?-
-Sta tornando ora che sei qui- rispose lui abbozzando un sorriso e asciugandosi le lacrime.
-Perfetto- disse la ragazza allegramente e abbracciandolo nuovamente. Il ragazzo sfoggiò il suo ghigno migliore, rincuorando gli altri nel vederlo di nuovo se stesso, e prendendo la ragazza in braccio a sacco di patate.
-CALEB STONEWALL METTIMI SUBITO GIÙ O TI CASTRO!- urlò la ragazza iniziando a dargli dei pugni sulla schiena.
-Ma non sei tu quella che vuole sempre che l'abbraccio?- chiese Caleb con finta innocenza.
-Essere abbracciata, non presa a sacco di patate!- urlò questa e infine il ragazzo la mise giù.
-Idiota- borbottò la ragazza.
-Potremmo sapere chi è?- chiese Hurley a Caleb capendo che la ragazza sarebbe rimasta muta.
-Una stronza- rispose Caleb per lei.
-Ho imparato dal migliore-
-Modestamente-
-Ma forse l'allieva supera il maestro-
-Nei tuoi sogni- disse il castano ghignando. La ragazza scrutò ad uno ad uno i ragazzi, e quando si soffermò su uno capì qualcosa.
-E se ti sputtano davanti al ragazzo che ti piace? Ti supero maestro?- chiese la ragazza con finta innocenza.
-Non mi piace nessuno-
-Ah no? Secondo me...- commentò la ragazza avvicinandosi a Caleb e sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il ragazzo si fece rosso come i capelli di Xavier e tutti lo guardavano curiosi.
-Non ci sentiamo da quasi un anno cazzo! Come minchia l'hai capito che mi piace?! Leggi nel pensiero?!- sbottò questo, ancora rosso.
-Una sorella queste cose le capisce. E fortunatamente non ti leggo nel pensiero perché conoscendoti un porno sarebbe più casto- ribatté la ragazza.
-Siete fratelli?!- chiesero tutti in coro.
-Problemi?!- chiesero i due interessati in contemporanea.
-Nono...- si affrettò ad aggiungere Mark.
-Si notava- commentò Jude scrutando i due.
-Effettivamente- commentò David.
-Davvero molto bella devo dire- aggiunse Hurley beccandosi un'occhiataccia da Caleb.
-Oh, che dolce. Anche tu non sei male- disse maliziosa la ragazza facendo sospirare il fratello. La castana si avvicino al rosa pericolosamente, e questo non si oppose.
-Ti do un consiglio da amico. Allontanati- disse Caleb, ma Hurly lo ignorò. Il suo naso sfiorava quello della ragazza, che gli diede una ginocchiata nelle palle e lo spinse a terra, per poi girare i tacchi e avvicinarsi nuovamente al fratello.
-Io te l'avevo detto- disse piccato Caleb al ragazzo dolorante.
-Comunque mi chiamo Martina- disse la ragazza -e sono solo passata a salutare Caleb-
-Oh ma che dolce- commentò sarcastico il punk -scommetto che è per quell'altro motivo, vero?-
-Può darsi- rispose vaga la ragazza.
-Vieni in camera mia così parliamo- sospirò infine Caleb avviandosi in camera sua, seguito dalla sorella.

 
-Stai bene?- chiese subito questa quando entrarono.
-Per niente. Era mia madre. Era la persona a cui tenevo di più- disse sospirando e sul punto di piangere di nuovo.
-Anche se non era mia madre, so quant'era buona. Nostro padre morirà a breve e ne sono felice. E tu anche, vero?-
Caleb annuì.
-So anche che tua madre non vuole che piangi per lei. Non vuole che ti abbatti così e lo sai. Ti manca e lo capisco. Ma lei ha fatto tutto quanto, ha sopportato tutto, per te. Il minimo che puoi fare è essere comunque felice e ricordarti sempre di lei. Chiaro Cal? Non lasciarti abbattere perché la vita è così e si va avanti. Si supera. E poi...- disse voltandosi poi a guardare la porta -...ora hai degli amici e ho visto subito che tengono a te. Soprattutto quando ho visto i loro volti sollevati nel vederti ghignare. Devi averli fatti spaventare un bel po-
Caleb annuì piano. Sua sorella aveva ragione. Doveva andare avanti. Per sua madre. Per quelle poche persone che tenvano a lui.
-E poi... C'è un certo ragazzo che devi conquistare- aggiunse poi Martina, con un ghigno agghiacciante.
-Sentiamo che hai in mente- sospirò Caleb, sapendo che non le avrebbe fatto cambiare idea.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Martina era scesa e se n'era andata salutando con un cenno di mano. Era rimasta qualche minuto in camera con suo fratello e fine. Gli altri non capivano perché era stata così veloce. Pensavano stesse più tempo col fratello, invece qualcuno doveva nuovamente passare la notte con Caleb per controllarlo. Avrebbero fatto così fino al giorno della vacanza, visto che stavano in un hotel con camere a coppia. Jude si propose nuovamente, e solo David capì il vero motivo. Il rasta salì con gli altri. Ognuno andò nella propria stanza e Jude non fu da meno. Si cambiò, mettendosi una canottiera bianca e dei pantaloncini grigi. Lasciò lì il mantello e andò nella camera di Caleb.
-Pensavo non arrivassi più- commentò Caleb appena sentì la porta aprirsi.
-Pensavi o speravi?-
-Entrambe. Sapevo che non mi lascerete solo neanche una notte dopo l'altra volta-
-Ti eri tagliato ovunque col vetro-
-Tks, e allora? Come se ve ne fregasse davvero qualcosa. Voi non volete semplicemente una morte sulla coscienza-
-Pensi davvero questo di noi idiota? Non siano mica tutti come...- sbottò Jude ma si bloccò.
-Come me?- chiese acidamente Caleb. Il rasta non rispose.
-C'è chi tiene davvero a te, e tu neanche lo capisci-
-E chi? Sentiamo-
-Mark tiene a te-
-Lui tiene a tutti-
-Shawn anche-
-Lui tiene a me, è vero. E sa anche molto di me. Ma poi? Su, voglio vedere che t'inventi. Tutti gli altri non mi sopportano-
-Io tengo a te- disse Jude stupendo il castano.
-Litighiamo sempre-
-Questo non vuol dire che non ci tengo-
Caleb abbassò lo sguardo, non sapendo che dire.
-E anche le nostre managers tengono a te. Quindi smettila di fare l'idiota-
Caleb si mise sotto le coperte voltandogli le spalle e lasciandogli il posto. Forse Jude aveva ragione, anche se non l'avrebbe mai ammesso. Il rasta sospirò, prima di stendersi nel letto con lui. Ripensò alla nottata prima. Erano esattamente nella stessa posizione, stessi sentimenti dalla sua parte. Ormai il rasta aveva già accettato il fatto di essersi infatuato del punk, ma ci aveva rinunciato in partenza. A malapena riusciva ad essere suo amico, come poteva sperare in qualcosa di più? Il problema vero era che stando così vicino a lui, il suo compare più in basso si drizzava. Fortuna che Caleb gli dava le spalle!
Decise che dormire era la scelta migliore in quel momento, quindi chiuse gli occhi e si abbandonò alle braccia di Morfeo.
-Jude...- sussurrò Caleb scuotendo leggermente il rasta che aprì piano gli occhi.
-Un altro incubo?- sussurrò lui a sua volta, mettendosi a sedere.
-Sì, ma non ti ho svegliato per questo...-
-Che c'è allora?- chiese il rasta accendendo la lampada poggiante sul comodino e notano che le guance del compagno erano bagnate.
Caleb si morse la lingua pensando a quanto fosse stato stupido a svegliare l'altro. Ma ormai il danno è fatto, quindi prese un bel respiro.
-Tu non mi abbandonerai, vero?- chiese in un sussurro aspettandosi che il rasta gli scoppiasse a ridere in faccia. Ma così non fu. Jude lo guardò in modo strano. Uno sguardo misto allo stupore e alla dolcezza, ma allo stesso tempo pieno di determinazione.
-Non lo farò- disse deciso.
-Perché?-
Ecco. La domanda che, a parer di Jude, era meglio evitare. Non poteva di certo dire con nonchalance Perché sono innamorato di te, o sbaglia? No, non sbaglia.
-Perché sei mio amico- rispose cercando di sembrare credibile.
-Sai, non so come ma capisco con molta facilità quando menti- disse pacato Caleb, fissandolo negli occhi, quegli occhi rossi di cui si è innamorato e che ama guardare quelle rare volte che può.
-Non ti sto mentendo- si difese subito il rasta, e l'altro ghignò.
-Chi ha mai detto che stavi mentendo? Io ti ho solo detto questo dettaglio, non ti ho mai accusato di mentire-
Jude si maledisse. Si era fatto beccare.
-Odio i tuoi occhialini- disse poi -perché non mi fanno vedere i tuoi occhi. E io, dai tuoi occhi, riesco a capire tutto ciò che provi e pensi-
Poi lo baciò. Un bacio casto, dolce, pieno di amore. Il rasta ricambiò sorpreso. Non se lo aspettava, proprio per niente. Quando si staccarono, il fuoco e il ghiaccio si incontrarono. Gli occhi gelidi di Caleb si incatenarono con quelli caldi di Jude. Il rasta divenne rosso per l'imbarazzo, così si buttò tra le braccia dell'altro nascondendo il volto nel suo petto per nasconderlo. Caleb ridacchiò per quella reazione e iniziò ad accarezzargli i capelli sciolti da quella fastidiosa coda.
-Tu non mi piaci- gli sussurra all'orecchio Caleb, e il rasta si irrigidisce di colpo.
-Sono completamente pazzo e innamorato di te- continua il punk. Jude in un primo momento lo odia per il colpo che gli ha fatto venire, poi realizza ciò che ha detto e si stacca dall'abbraccio. Lo guarda negli occhi prima di baciarlo. Stavolta Caleb chiede subito l'accesso, picchiettando con la lingua il labbro inferiore dell'altro. Jude schiude piano le labbra consentendo alla lingua dell'altro di entrare. Il bacio era passionale e Caleb morse il labbro del compagno facendolo gemere, ma poi si ricordò che tutti i suoi compagni di squadra avrebbero potuto sentirli quindi, a malavoglia, decise di non spingersi oltre. Si staccarono per mancanza d'aria e Caleb strinse nuovamente a se Jude con un abbraccio. Il rasta poggiò il suo mento sulla spalla del compagno.
-Ti amo anch'io- gli sussurrò mentre si addormentava cullato dalle carezze dell'altro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Caleb si svegliò sentendo il rumore di uno scatto. Aprì piano gli occhi, trovandosi davanti tutta la squadra e le managers. Celia aveva la macchina fotografica in mano. Jude dormiva ancora e stava tra le sue braccia.
-Che volete?- chiese pacato il punk, stranamente allegro, accarezzando i capelli del rasta.
-Eravamo venuti a svegliarvi...- sussurrò Nathan capendo che il castano non voleva svegliare l'altro.
-Sapete che se lo svegliamo ora, mi diventa un pomodoro?-
-Aww. Il mio fratellone innamorato- cinguettò allegra Celia. Il ragazzo ghignò e iniziò a chiamare piano il neo-fidanzato per svegliarlo. Lui mugulò qualcosa, come a dire 'altri 5 minuti', ma Caleb non era intenzionato a concederglieli così lo baciò dolcemente, fregandosene altamente degli sguardi sconcertati degli altri.
 -Proprio non potevi lasciarmi dormire un altro po, eh?- chiese sarcastico Jude mettendosi a sedere. Solo dopo di rese conto della squadra e delle managers  che lo fissavano. Divenne rosso, talmente tanto da far invidia ai capelli di Xavier.  Caleb, che nel frattempo si era messo anche lui a sedere, ridacchiò trovando Jude adorabile. La reazione del rasta fece ridere tutti, infatti il ragazzo abbracciò di scatto il castano nascondendo il volto contro il suo petto.
-Ci avete svegliato, ORA FUORI DA CAMERA MIA- li cacciò Caleb accarezzando il ragazzo che teneva stretto tra le braccia. Tutti ubbidirono, chi ancora shockato e chi allegro per la nuova coppia.
-Dai piccolo, non fare così- gli sussurrò all'orecchio Caleb per calmarlo, ma Jude arrossì di più.
-P-Piccolo?- chiese infatti sorpreso, staccandosi dall'abbraccio e guardandolo stupito. Non si aspettava tutta quella dolcezza da parte del maggiore.
-Sì- ridacchiò il castano -non ti piace?-
In risposta il rasta l'abbraccio nuovamente sorridendo contro il suo petto.

 
I due scesero a mangiare dopo un po. Erano rimasti a coccolarsi una buona decina di minuti prima di decidere che fosse meglio scendere, altrimenti gli altri gli avrebbero dati per dispersi.
-Finalmente vi fate vivi!- commentò Xavier ridacchiando. Jude era leggermente rosso per via dell'imbarazzo, ma fece finta di niente e si andò a sedere con Axel, David e Mark che lo guardarono maliziosi. Caleb andò a sedersi, come al solito, accanto a Shawn. I due avevano legato parecchio, anche se a prima vista non sembrava, ed entrambi tenevano molto all'altro.
-Tu hai un po di cose da spiegarmi- disse con allegria e decisione l'uke.
-Uhm...-
-Ehy Caleb, hai trovato un buon modo per non pensare a tua madre che è stata brutalmente uccisa dall'uomo che diceva di amarla- commentò Hurley beccandosi un pugno in testa da parte di Nelly e delle occhiatacce da parte di tutti i presenti.
-Hurley fattelo dire. Sei un vero idiota- disse Caleb che a prima vista non sembrava troppo turbato dal commento, ma Jude e Shawn capirono che stava nuovamente male.
-Non provare a tagliarti- gli sussurrò l'albino e Caleb dovette promettergli che non avrebbe fatto cazzate. Non riuscirono neanche a finire la colazione che un tornado dai capelli verdi entrò allegro nella stanza, seguito da qualche altro ragazzo.
-Jordan!- esclamarono la maggior parte dei ragazzi e Xavier si precipitò subito ad abbracciarlo. Dietro di lui c'erano un tulipano ed un ghiacciolo che litigavano, un Byron che tentava in vano di calmarli e un Joe e un Hera che guardavano la scena, il primo divertito e il secondo indifferente. Paolo non era potuto venire, purtroppo.
-Ragazzi, oggi si parte- annunciò l'allenatore Travis entrando subito dopo i ragazzi. Tutti andarono a prendere le valige, elettrizzati all'idea di partire.

 
-Dove diamine siamo? Ci avevano detto che saremmo stati per due mesi in una villa, ma a me questa sembra una di quelle case dei film horror!- sbuffò spazientito Caleb, osservando la dimora malridotta e apparentemente disabitata che si presentava ai loro occhi.
Si trattava di una villa a due piani, dall'aspetto tetro, con varie crepe sul tetto color rosso sbiadito e con i muri sporchi e scrostati.
C'erano molte finestre, da cui si intravedevano delle tende grigie e completamente strappate.
Sul portone d'ingresso, fatto di ferro,erano presenti varie scritte incise di rosso sangue.
Il gruppetto di amici si avvicinò alla villa, chi intimorito, chi curioso, chi divertito e chi indifferente.
-Seriamente, mi spiegate perché c'è quella scritta sul portone?- sgranò gli occhi Xavier, abbracciando uno spaventato Jordan.
Non era di certo l'unico stupito, anzi, si potrebbe dire che la maggior parte di loro era rimasta sorpresa nel leggere la scritta fatta con del... Sangue?!
Non ne erano certi, ma quello sembrava decisamente del sangue secco.
In più, la scritta non era solo spaventosa, ma era letteralmente terrificante: 'Lasciate ogni speranza, voi che entrate'
E che cazzo era? Lo sponsor della Divina Commedia?!
Il sangue si era gelato nelle loro vene e gran parte di loro iniziava a chiedersi se avevano fatto bene ad accettare quella 'rilassante' vacanza.
-Interessante- ghignò divertito Caleb scrutando meglio la dimora.
Torch, Xavier e Joe si ritrovarono d'accordo con lui.
Li intrigava quella sorta di 'sfida', chissà cosa sarebbe successo in quella villa abbandonata.
-Comunque sia, il mio cellulare non prende- li informò freddamente Gazelle.
-Neanche il mio- controllò velocemente Jude.
-Idem- constatò stranito David.
-Non siete gli unici- si aggiunse Nathan.
-Io entro!- cambiò argomento Caleb, con il suo solito atteggiamento strafottente.
-S-stai scherzando vero?- chiese Jude spaventato e il castano lo trovò adorabile.
-Affatto! Pure io voglio entrare- affermò convinto Joe.
-Non mi direte che voi avete paura?- li stuzzicò Torch, battendo il cinque a Caleb che nel frattempo, in un momento d'amore, aveva preso la mano di Jude e la stava stringendo per infondergli coraggio.
-Io non ho paura- lo gelò con lo sguardo Hera. Byron intanto l'aveva abbracciato spavento dalla dimora.
-Tu avrai paura magari- rispose a tono Gazelle, iniziando a litigare con Torch.
-Jordy, stai bene?- chiese preoccupato Xavier, vedendo il compagno impallidire.
Il pistacchietto annuì nervosamente.
-Dai entriamo, siamo tutti insieme e non credo che ci succederà qualcosa- li convinse Mark in tono deciso.
Il gruppo aprì il portone ed entrò in quella spettrale dimora.
Tutti erano convinti che non sarebbe accaduto niente di strano.
Oh, quanto si sbagliavano e se ne sarebbero accorti molto presto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


L'interno non era meglio dall'esterno. Le pareti erano completamente sporche, il parquet era inquietante, la porta dell'ingresso cigolava parecchio e le luci non erano chissà quanto luminose.
-Io torno a casa- disse deciso Nathan facendo dietrofront e provando ad aprire la porta d'ingresso che, però, sembrava chiusa dall'esterno.
-Che storia è mai questa?!- sbottò spaventato. Tutti si girarono a guardarlo interrogativi.
-La porta! Non si apre!- disse il turchese provando, in vano, ad aprirla. Tutti gli si avvicinarono. Alcuni di loro iniziarono a sbattere le spalle contro essa, nel tentativo di sfondarla. Gazelle e Jude provarono, invece, ad aprire le finestre ma anch'esse erano bloccate. Jude, Nathan, Mark, Jordan, Byron e David erano davvero spaventati da quella situazione, ma solo il turchese e il pistacchietto lo davano a vedere. Gazelle, Axel, Shawn e Hera erano, invece, indifferenti. Xavier, Torch, Joe e Caleb erano intrigati da quella situazione.
-Controlliamo le stanze- disse Xavier avviandosi verso la prima stanza che gli si presentò davanti, ovvero il soggiorno. A terra c'era un tappeto giallo e arancione, decisamente poco abbinato al resto, un divano rosso e oro, un tavolino in legno, una poltrona enorme rossa e oro e un lampadario enorme.
-Qui c'è la cucina- comunicò Axel accennando con la testa la prima stanza a destra. Accanto alla porta stava una scala che portava di sopra, verso il bagno e le camere. Shawn ed Hera salirono mentre gli altri continuarono a guardarsi intorno. Era una bella villa se non fosse che sembrava disabitata da decenni.
-Sopra ci sono le camere- disse freddamente Hera scendendo e Byron sussultò per lo spavento. Lui non si spaventava facilmente, insomma era pur sempre un Dio! Ma in quella casa c'era qualcosa che non andava e Byron se lo sentiva.
-Sono sette a coppie. Due di esse hanno il letto matrimoniale- spiegò Shawn andando accanto all'altro.
-Una matrimoniale la prendono Jude e Caleb visto che amano dormire avvinghiati- commentò David beccandosi una gomitata da parte del rasta ormai rosso in volto. Caleb si limitò a lanciargli un'occhiataccia che avrebbe benissimo potuto ucciderlo, se fosse stato possibile.
-L'altra possono prenderla Claude e Bryce- disse Byron.
-Perché scusa?!- sbottarono i due diretti interessati.
-Perché tanto non è la prima volta che dormite insieme. Al Sun Garden mi avete detto che lo facevate spesso- spiegò il biondo per niente intimorito dai suoi due amici. Entrambi sbuffarono, ma acconsentiriono.
-Le altre coppie?- chiese ingenuamente Mark.
-Semplice. Tu e la codina azzurra, Joe e il pinguinomane, Shawn e il puntaspilli, i due ex alieni e le finte divinità- disse in modo strafottente Caleb, senza perdere il suo ghigno.
-FALSA DIVINITÀ A CHI?!- sbottò Byron incazzato. Ma poi si calmò tornando a sorridere.
-Per me va benissimo stare con Hera- aggiunse poi allegro, attaccandosi al braccio del povero sventurato che sospirò. Tutti gli altri acconsentirono, alcuni ignorando gli orribili soprannomi. Lasciarono i bagagli nelle rispettive camere e poi scesero. Dovevano preparare la cena visto che il viaggio era stato lungo e si era fatta sera.

-Chi cucina?- chiese Mark affamato. Silenzio. Tutti si scrutano tra di loro, sperando che qualcuno si offrisse volontario. Caleb sbuffò.
-Va bene ho capito. Mi metto a cucinare altrimenti qui moriamo di fame- sbottò dirigendosi in cucina. I ragazzi avevano fatto la spesa prima di arrivare, quindi il cibo c'era.
-Sai cucinare?- chiese scettico Hera. Caleb annuì mentre prendeva le pentole.
-Come mai?- chiese Torch.
-Perché l'ho sempre fatto fin da piccolo- rispose semplicemente.
-La tua mammina non ne era capace?- lo schernì il rosso e Caleb strinse la tra le mani il manico della pentola. Solo la squadra e Joe sapevano ciò che era successo, infatti guardarono preoccupati il castano.
-Non tirare in mezzo mia madre- disse freddamente.
-Perché no? Fammi indovinare, era una puttana?- continuò il rosso, ricevendo una gomitata da Xavier.
-Claude smettila, non sai di che parli quindi taci- disse il rosso dagli occhi cristallini.
-Xav ha ragione. È meglio se taci- intervenne freddamente Gazelle capendo che c'era qualcosa dietro. Il tulipano sbuffò ma, stranamente, fece come avevano detto. Jude e Shawn si avvicinarono al punk.
-Caleb...- iniziò il rasta ma venne interrotto.
-Mi passi il pacco di pasta?- chiese a bassa voce il castano. Non aveva voglia di parlare. Jude ubbidì in silenzio mentre Shawn posava una mano sulla spalla di Caleb.
-Sto bene- disse il castano scostandola.
-Comunque anch'io so cucinare- disse Hera andando vicino a Caleb per aiutarlo. Lo stesso fecero Gazelle e Nathan che in cucina se la cavavano un pochino. E nel frattempo gli altri speravano solo che non dessero fuoco a niente.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Erano tutti seduti a tavola. Jordan e Jude avevano apparecchiato da poco. Tutti avevano una fame tremenda.
-Quand'è pronto?!- si lamentò Mark.
-ABBIAMO QUASI FINITO- gli urlò dalla cucina Nathan. Ed era vero. Passarono pochi minuti prima che la cena fu messa in tavola. Pasta, cotolette impanate, insalata e Nathan aveva preparato un dolce.
-Una cena molto all'italiana- commentò Byron allegro. I cuochi annuirono e si sedettero. Caleb tra Jude e Shawn, Nathan accanto a Mark e Axel, Gazelle tra Torch e Byron ed Hera accanto al biondino e a Joe. Chiacchierarono per tutta la cena, o almeno quasi tutti. Caleb e Shawn erano piuttosto silenziosi e il castano non aveva intenzione di mangiare, ma fu praticamente costretto da Jude. Dopo cena decisero di guardare un film, ma prima Caleb corse di sopra. Jude lo seguì confuso e lo trovò in bagno, accucciato davanti al water, a vomitare quel poco che aveva mangiato per colpa sua. Gli andò in contro e quando ebbe finito lo aiutò ad alzarsi.
-Scusami, non dovevo farti mangiare se non volevi- disse sconsolato il rasta, abbassando lo sguardo. Caleb aveva una gran voglia di urlargli contro. Non sopportava quando Jude faceva così, come se sapesse tutto. Pensava che gli avrebbe fatto bene mangiare e l'aveva costretto, cosa che al castano dava fastidio già dì per se. Il fatto che avesse vomitato non aiutava. Ma vedere il fidanzato così dispiaciuto lo fece calmare. Infondo il rasta voleva solo aiutarlo. Il punk sospirò. No, non sarebbe riuscito ad urlargli contro.
-Non importa- disse invece -volevi solo aiutarmi-
Il rasta, però, non aveva proprio intenzione di alzare lo sguardo. Caleb, allora, gli alzò il volto con due dita e lo baciò dolcemente. Poi gli prese la mano intrecciando le loro dita e lo trascinò giù. Gli altri avevano già deciso di guardarsi un film horror e Jude voleva davvero morire. Non si spaventava facilmente con i film horror pieni di finzione. È sempre stato molto razionale e quei generi non l'hanno mai scalfito. Il problema sono i film horror basati su storie vere. Quelli lo spaventano avvolte. E con la fortuna che si ritrova, i ragazzi avevano scelto un film basato su una storia vera.
-Se hai paura c'è il tuo Caleb, no?- gli sussurrò all'orecchio David. Il pinguinomane odiava gli horror, ma visto che non era riuscito a far cambiare idea alla squadra aveva proposto un film che avrebbe potuto spaventare anche il razionale regista. E mai come in quel momento Jude lo odiò. The Amityville Horror si chiamava il film. La maggior parte dei ragazzi si spaventò a morte. Solo Caleb, Gazelle, Torch ed Hera erano apparentemente tranquilli. Ad un certo punto, però, il punk bloccò il film.
-Perché?! Ti stavi spaventando?- chiese Torch infastidito.
-No. Ma vorrei dormire questa notte e non stare a tranquillizzare Jude- spiegò il castano -e poi gli altri sono fin troppo pallidi-
Effettivamente, tutti erano rimasti incantati a fissare il televisore spento con i volti terrorizzati. Torch ed Hera sospirarono. Purtroppo Caleb aveva ragione, quindi lui, Gazelle, Torch ed Hera fecero riprendere gli altri per poi avviarsi nelle rispettive camere, anche se con qualche problema. Infatti Caleb dovette letteralmente portare in braccio Jude che gli si era attaccato addosso come un koala, Nathan fece la stessa cosa con Mark nonostante fosse altrettanto spaventato e per Hera fu lo stesso con Byron.

 
-Ti ha spaventato davvero così tanto?- chiese divertito Caleb. Ma non ricevette risposta. Jude si era addormentato tra le sue braccia.
-Che cosa mi fai Jude...- sussurrò il castano pensando a quanto fosse tenero il suo ragazzo. Lo mise sul letto e si cambiò.
-Mhh... Caleb...- borbottò il rasta. Aveva smesso di sentire il corpo dell'altro aderire contro il suo e quindi si era svegliato.
-Devi cambiarti, non puoi dormire vestito- disse il punk mentre si metteva una canottiera bianca come pigiama. Jude annuì e si alzò, prese un pantaloncino grigio e una canotta azzurra e si cambiò, poi si stese nuovamente sul letto, accanto a Caleb. Il castano fissò per un po il volto dell'altro, sotto il suo sguardo confuso. Poi avvicinò la sua mano al volto del rasta e iniziò a sfilargli gli occhialini, ma Jude mise istintivamente la mano su quella di Caleb bloccandolo. Non gli piaceva stare senza occhialini. Ma poco dopo si rilassò, lasciando la mano dell'altro e facendosi levare gli occhialini.
-Te l'ho già detto che odio sti cosi- commentò piano Caleb perdendosi in quegli occhi rossi di cui si era innamorato.
-Non mi piace star senza...- sussurrò Jude tenendo lo sguardo leggermente basso. Caleb gli sorrise dolcemente e gli lasciò un tenero e casto bacio sulle labbra.
-Notte Jude- sussurrò mettendosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi.
-Notte...-
Neanche un minuto dopo, Caleb si trovò nuovamente il suo ragazzo tra le braccia. Sì, quel film gli aveva fatto paura.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


-Byron smettila di fare il bambino- sbottò Hera. Gli dava davvero molto fastidio il comportamento dell'altro. Si era rannicchiato sul letto e continuava a guardarsi intorno. Sussultava ad ogni minimo rumore e Hera non riusciva a dormire, e non capiva il perché. Che fosse preoccupato per il biondo? No, certo che no! O forse si? Il castano scosse la testa. Qualunque fosse il motivo, aveva sonno e se Byron non la smetteva, non avrebbe mai dormito.
-Ma ho paura!- ribattè il biondino con voce tremante ed incrinata. Era sul punto di piangere quando sentì un peso sul letto accanto a lui e poi due braccia stringerlo forte. Hera lo stava abbracciando? Quell'Hera?! No, Byron non riusciva a crederci neanche vedendolo.
-C-Che fai?- balbettò imbarazzato, le guance rosse e il cuore a mille.
-Ti abbraccio. Così hai meno paura, no?-
Il biondo annuì piano, ancora incredulo, e ricambiò l'abbraccio, nascondendo il viso contro il suo petto.
-Ora però dormi. Se accade qualcosa ti proteggo io, okay?- chiese il castano con la voce più dolce di quanto volesse.
-Grazie...- sussurrò Byron chiudendo gli occhi e abbandonandosi alle braccia di Morfeo. Hera non capiva perché aveva fatto così, sapeva solo che sentiva il bisogno di tenerlo stretto a sé e di farlo sentire al sicuro. Si addormentò anche lui, dopo poco.

 
Un urlo svegliò tutti. I ragazzi corsero subito verso la fonte dell'urlo, ovvero la camera di Torch e Gazelle. La porta era chiusa a chiave, quindi dovettero sfondarla, per poi entrare. Quel che videro li fece gelare il sangue nelle vene. I due ragazzi erano del bagno. L'albino era terrorizzato, e lo si poteva vedere. Non si reggeva in piedi e tremava. Il rosso doveva reggerlo con un abbraccio, ma anche lui era spaventato. Entrambi fissavano con orrore lo specchio. Su esso c'erano delle scritte fatte con il sangue.
Tutti morirete, perché il fuoco e il ghiaccio si espanderanno e da dentro di voi vi uccideranno.
Nessuno potrà salvarsi, potete solo spaventarvi.
Era inquietante, tanto.

-È uno scherzo, vero?- chiese David, che fu il primo riprendersi.
-Lo spero per voi!- sbottò Torch, con voce tremante per la paura.
-La porta era chiusa a chiave idiota. Nessuno poteva entrare- disse Gazelle staccandosi dal rosso e rimettendosi la sua maschera di pura freddezza.
-Quindi...? Com'è possibile?- chiese Joe sconcertato.
-Lo capiremo domani. Tornatevene a letto. Se succede altro vi chiamiamo- disse l'albino. Aveva paura, e non voleva mostrarsi spaventato davanti agli altri. O almeno, non davanti a tutti. Solo il suo migliore amico l'aveva visto in quello stato, e doveva restare l'unico. I ragazzi, anche se titubanti, fecero come li era stato chiesto. I due ragazzi rimasero soli, e Torch non staccava gli occhi di dosso a Gazelle. Aveva capito che passava per la testa dell'altro.
-Gazelle...-
-Claude io ho paura- lo interruppe l'albino, e il rosso rimase sconcertato. Lui non lo chiamava mai col suo nome. Se in un normale momento l'avesse preso in giro, in quel momento, invece, mandò a puttana il suo orgoglio.
-Anch'io Bryce- disse avvicinandosi al compagno che nel frattempo si era seduto sul letto.
-Non è la stessa cosa-
-Come fai a dirlo?-
-Io non ho paura di morire-
-E di cosa?-
Gazelle si morse il labbro abbassando lo sguardo.
-Ho paura che tu muoia... Ho paura di perderti...- sussurrò l'albino. Torch era certo di aver sentito male.
-C-Come?- domandò sconcertato.
-Non dovevo dirlo...- mormorò Bryce mordendosi nuovamente il labbro, tanto da farlo sanguigare.
-Smettila. Le tue labbra te le mordo solo io- disse Torch chinandosi verso di lui e baciandolo. Fece effettivamente come aveva anticipato. Gli morse il labbro, sentiva il sapore metallico del sangue e non gli importava. Gli importava solo di star baciando il suo ghiacciolino.
-È la stessa cosa- gli sussurrò a fior di labbra quando si staccarono. Gazelle non disse più nulla. Aspettò solo che il rosso si mettesse sotto le coperte, per poi raggiungerlo e farsi abbracciare teneramente.
-Stai tranquillo, non morirà nessuno- gli sussurrò il rosso e sorrise sentendo il ragazzo che teneva stretto a se rilassarsi un po.
-Notte ghiacciolino-
-Notte tulipano-
-Ah, un'ultima cosa. Ti amo-
Gazelle per poco non si strozzò con la sua saliva. L'aveva detto. L'aveva detto davvero. Si accoccolò contro il suo petto, mentre sorrideva appena.
-Anch'io- sussurrò, consapevole del fatto che il suo tulipano l'avesse comunque sentito.

 
-Non voglio dormire... Ho paura...- sussurrò Byron, appena lui e il suo compagno furono tornati in camera.
-Byron te l'ho già detto, ti proteggo io-
-Promesso...?-
Hera sospirò. Quel ragazzo era impossibile.
-Promesso- disse stendendosi nel letto. Byron lo raggiunse e si fece abbracciare. Ringraziò il buio che nascondeva il suo rossore e si accoccolò contro il petto del ragazzo. Però tremava, e tanto. Aveva paura. Molta.
-Byron sembri una ragazzina!- sbottò Hera esasperato.
-Non dirmi che quella scritta non ti ha fatto paura!-
-Sarà qualche ridicolo scherzo-
-E se non lo fosse...?-
Silenzio. Hera non voleva neanche prendere in considerazione l'idea che possa essere tutto vero.
-Dormi-
-Hera, se non fosse tutto finto?-
-Non lo so. Probabilmente proverei a sopravvivere-
-E se io morissi?-
Perché tutte queste domande?! si ritrovò a pensare il castano.
-Non lo permetterò- rispose semplicemente, facendo arrossire di più il biondino.
-Davvero...?-
-Sì-
-E perché?-
-È tardi. Dovresti dormire, altrimenti domani avrai le occhiaie-
-Nooo. Le occhiaie noo- si lamentò il biondo chiudendo gli occhi.
-Dormo, dormo. Notte-
-Finalmente. Notte-

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-No! Voglio andarmene!- disse Jordan sul punto di piangere.
-Jordy... Andrà tutto bene-
-E se non fosse così?-
-Non morirà nessuno-
-Come fai a dirlo?-
-Tra di noi ci proteggeremo sempre, no?-
-Sì ma...-
-Abbiamo anche abbastanza materiale per curare eventuali ferite-
-Se non bastassero?-
-Basteranno-
-E se non dovessi riuscire a proteggerti...?-
Stavolta era poco meno di un sussurro, ma Xavier sentì comunque. Abbracciò l'amico di scatto.
-Andrà tutto bene Jordy-
-Mi fido di te-
-Non te ne pentirai. Ora andiamo a dormire-
-Va bene-

-David scendi dal lampadario-
Dire che Joe fosse esasperato era sbagliato. Era più che esasperato.
-Te lo scordi! Ho una caga pazzesca!-
-Andiamo, non esistono i fantasmi-
-E come la spieghi la scritta?-
-...-
-Appunto-
-Scendi. Rischi di farti male cretino-
-Ehm... Come scendo...?-
-...-
-Joe?-
-...-
-Amico?-
-...-
-Eddai! Non stai dormendo davvero? Joe? Joe? JOE KING AIUTAMI!-
-Colpa tua-
-Davvero vuoi lasciarmi morire qui?-
-Sì-
-...-
-Scherzavo. Buttati che ti prendo al volo-
-Scherzi?!-
-Hai altre idee?-
-...-
David fece un respiro profondo prima di staccarsi dal lampadario e lasciarsi cadere. Fortunatamente Joe era un ragazzo di parola e lo prese al volo.
-Grazie... Però non voglio dormire!-
-Hai davvero così paura?-
-Sì!-
Joe prese l'azzurro per un braccio e lo trascinò nel suo letto.
-Che fai?-
-Dormi e taci una buona volta- sbuffò l'altro, stringendolo a se. David non capiva quello strano gesto. Non capiva neanche perché lo facesse stare tanto bene. Ma riuscì a dormire tranquillamente.

 
-Che ne pensi di ciò che è successo?- chiese Shawn pacato.
-Penso che, se non è uno scherzo, dobbiamo assolutamente capire come uscire di qui-
-Già... Ma se la porta principale è bloccata e le finestre non si aprono...-
-...dobbiamo cercare un altro tipo di passaggio-
L'albino annuì.
-Cosa pensi vogliano dire quelle scritte?- chiese Axel.
-Non lo so-
-Hai paura?-
-Sì... Tu?-
-Un po. Se hai paura puoi dormire nel letto con me-
Shawn arrossì vistosamente quando accettò. Il biondo gli piaceva, e anche tanto. E l'idea di stare tra le sue braccia lo faceva subito rilassare un po. Il biondo, dal canto suo, voleva farlo sentire protetto e, magari, rivelargli ciò che provava.
-Shawn...?- sussurrò stringendolo a se da dietro.
-Sì Ax?-
-Sono innamorato di te-
Shawn si rigirò di scatto nell'abbraccio, voltandosi verso di lui. Lo guardò negli occhi prima di baciarlo.
-Anch'io- sussurrò poi l'albino, addormentandosi.

 
-Nathan-
-Si Mark?-
-Io ho paura-
-Anch'io-
-Posso dormire nel tuo letto con te?-
Nathan arrossì, acconsentendo. Non sapeva perché l'idea di dormire col portiere lo rendeva tanto nervoso quanto felice. Non lo capiva. Non capiva il suo battito accelerato né il rossore sulle sue guance. Sta di fatto che quando Mark lo abbracciò, sentiva che il mondo poteva anche finire, ma non gli sarebbe importato.

 
La mattina il primo a svegliarsi fu David, che tentò di prepararsi qualcosa di commestibile per colazione, ma alla fine dovette rinunciare e prendersi una semplice tazza di latte. Poco più tardi lo raggiunsero anche Jude, Caleb e Joe.
-Non sai prepararti la colazione- commentò il punk vedendo la tazza piena di latte che stava bevendo l'azzurro.
-Non è vero-
-C'è della poltiglia nella spazzatura. Non sai cucinare le uova-
-Vaffanculo- fu la risposta di David. Joe scoppiò a ridere, mentre Jude gli dava qualche pacca sulla spalla come per consolarlo per la sua inferiorità nel campo della cucina in confronto a Caleb.
-Ce la prepari tu la colazione vero mamma Caleb?- chiese Joe con la voce da bambino.
-Sì. Uova e arti di figli stronzi. Va bene?- chiese sarcastico questo, senza cattiveria nella voce.
-Se mi prepari seriamente la colazione ti venero come una divinità- commentò David, dopo che il suo stomaco ebbe brontolato.
-Fatemi capire, sono diventato il vostro cuoco personale?-
-Sì- rispose Jude andandogli vicino e baciandogli la guancia. Caleb sbuffò rumorosamente e prese del bacon da cucinare con le uova. Sentendo l'odore del cibo, si svegliarono anche gli altri che li raggiunsero.
-Caleb la colazione la prepari anche a noi vero?- chiese speranzoso Mark.
-Ve la ficco in culo-
-Eddai, sei l'unico che cucina bene- disse Xavier.
-Mi pagate se devo cucinare a tutti-
-Stronzo- commentò Torch.
-Se qualcuno mi aiuta magari. Non sono mica il vostro chef personale!-
Hera, Nathan e Gazelle lo raggiunsero e prepararono la colazione a tutti. A tavola si discuteva della nottata precedente.
-Quindi? Che si fa?- chiese Jordan.
-Dobbiamo andarcene- disse Byron continuando a guardarsi intorno.
-È tutto bloccato- s'intromise Axel.
-Esatto. Sembra tutto chiuso dall'esterno- spiegò Jude.
-Quindi che proponete?- chiese Nathan.
-Dovremmo contattare qualcuno dall'esterno- disse Joe.
-Ecco a voi il genio dell'anno- commentò Caleb -Ti ricordo che i cellulari non prendono e non c'è un telefono fisso-
-Io intanto ci provo ad aiutare-
-Proponendo idee stupide? Molto d'aiuto-
-Smettetela voi due- sbottò Jude -Joe ha ragione. Dobbiamo trovare un modo per contattare l'esterno-
-In bocca al lupo allora- disse Caleb sempre sarcastico. Da lì partì un'accesa discussione e tutti si divisero in due gruppi. Axel, Jude, Mark, Torch, Byron e Xavier erano daccordo con Joe. Shawn, David, Nathan, Gazelle, Hera e Jordan, invece, sostenevano stranamente Caleb. Stavano litigando da un'ora, e alla fine smisero di parlarsi. Ogni gruppo era incazzato con i componenti dell'altro. Ma una cosa era certa. Fuoco e Ghiaccio non stavano sopravvivendo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Caleb stava per spaccare qualcosa. Avrebbe dato di matto tra poco. Tutto quel silenzio lo stava facendo ammattire. Non si era mai preoccupato per altri all'infuori della sua famiglia, e ora? Si preoccupava per dei ragazzini che conosceva appena. No, non era così. Caleb si rese conto di conoscere più di quanto pensava quei ragazzi. Forse erano amici e non solo conoscenti? Per lui cos'erano? Beh, se si preoccupava probabilmente erano amici, e lui lo capì solo in quel momento. Vedere David tenere il broncio a Joe e Jude, Mark non parlare allegramente con Nathan, Byron lanciare occhiatacce ad Hera e Gazelle... Non gli piaceva quella situazione. E aveva anche capito che Shawn ci stava molto male e voleva aiutarlo. Era il suo migliore amico cazzo. Guardò attentamente i due gruppi, e capì qualcosa.
-Ho capito- esclamò dopo un po, e tutti si girarono a fissarlo.
-So che significa la frase-
Tutti gli si avvicinarono incuriositi.
-Guardate attentamente le formazioni che si sono create con la litigata. Jude, Mark, Axel, Joe, Xavier, Torch, Byron... Loro rappresentano il fuoco. Io, Nathan, Shawn, David, Jordan, Gazelle, Hera... Noi rappresentiamo il ghiaccio- spiegò, lasciando intuire agli altri dove voleva arrivare.
-Caleb ha ragione- disse Axel -se litighiamo finiremo solo per autodistruggerci. Ghiaccio e Fuoco devono andare daccordo per sopravvivere-
-Quindi dobbiamo trovare un compromesso per questa stupida litigata- si aggiunse Shawn.
-Voi potete provare a contattare l'esterno mentre noi cerchiamo un'altra via di fuga- propose Nathan e tutti acconsentirono.
-Però dopo il pranzo- intervenne Joe e ci fu un brontolio di stomaci generale. Tutti annuirono e Caleb, Hera, Nathan e Gazelle si misero a cucinare, stavolta aiutati anche da Jordan.

-Le ricerche le iniziamo oggi?- chiese Byron.
-Dovremmo provare ad andarcene il prima possibile, no?- chiede Jude non capendo la domanda.
-Io voglio andarmene subito- commentò Gazelle.
-Lo stesso vale per me- si aggiunse Nathan.
-Sì, anch'io. Ma secondo me stiamo andando troppo in fretta- spiegò Byron.
-Il biondino ha ragione. Se facciamo tutto subito, potremmo non notare dei dettagli utili- lo appoggiò Caleb.
-Esattamente- confermò il biondo.
-Quindi che si fa?- chiese Mark.
-Iniziamo domani le ricerche e le facciamo con calma- disse Axel, appoggiato da Shawn.
-Per me va bene- acconsentì David, e nessuno ebbe nulla in contrario.

Erano le sette di sera. Fuori era buio e il tempo faceva cagare. Infatti aveva iniziato a piovere. Era una vera e propria tempesta. I tuoni e i fulmini si sentivano fin troppo bene e la luce era andata a puttane. L'atmosfera era spaventosa. Jude era attaccato al braccio di Caleb, comodamente seduto sul divano a riposare. Byron sussultava ad ogni tuono e fulmine, nonostante fosse tra le braccia di un Hera scocciato. Xavier e Jordan si erano addormentati abbracciati sulla poltrona. Nathan tentava di far uscire Mark da sotto il tavolo e Axel e Shawn parlavano tranquillamente. Torch e Gazelle stavano parlando con Joe e David, anche se il tulipano e il pirata sussultavano ai rumori dei tuoni e dei fulmini.
-Che giornata di merda- sbottò all'improvviso il punk, facendo spaventare il ragazzo cozzato al suo braccio che credeva che dormisse.
-Sono daccordo- dissero tutti contemporaneamente.
-Non possiamo neanche andare nelle nostre camere- sospirò Nathan che aveva in braccio un Mark tremante. Neanche lui stesso aveva capito come aveva fatto a tirarlo fuori.
-Perché no?- chiede Shawn leggermente confuso.
-Rischiamo di farci male salendo le scale al buio. E poi come capiamo quali sono le stanze di ciascuno?-
Il turchese non aveva tutti i torti.
-Dormiamo sul pavimento?- chiede scettico Torch.
-Se ci tocca...-
Caleb si alzò, o almeno, ci provò. Jude si strinse di più a lui quando tentò di andarsene, e il castano non sapeva dire se il suo ragazzo fosse adorabile, stupido o fastidioso. Probabilmente tutti e tre.
-Jude, lasciami- gli sussurrò all'orecchio.
-Dove vai...?-
-Mi era sembrato di vedere una candela in uno dei cassetti in cucina. Torno subito, promesso-
Il rasta lo lasciò andare titubante. Caleb andò subito in cucina. Non gli piaceva l'idea di lasciare il suo ragazzo terrorizzato lì così. Cercò molto in fretta e fortunatamente trovò una candela e dei fiammiferi. L'accese e tornò nel soggiorno, poggiando la loro unica fonte di luce sul tavolino al centro della stanza. Si sedette nuovamente sul divano, dove fu travolto da un Jude terrorizzato dai fulmini. Shawn e Axel erano seduti accanto a loro. Si tenevano la mano. Caleb lanciò all'albino uno sguardo che diceva 'Dopo mi spieghi' e lui, in risposta, gli sorrise.
-Ma quindi non si cena?- chiese Joe.
-Non possiamo cucinare, quindi no- rispose Hera.
-Che palle-
-Non a tutti dispiace. Jordan e Xavier, ad esempio, stanno già dormendo- commentò David guardando i due ragazzi.
-Almeno loro...- borbottò Caleb sbadigliando. Poco dopo ci fu un silenzio assordante, seguito da un urlo acuto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
La luce tornò all'istante e tutti si girarono e fissarono le scale, mentre Xavier e Jordan, svegliati dall'urlo, caddero a terra.
-Cos'è stato?- chiese David nascondendosi dietro a Joe.
-Secondo te lo sappiamo?- chiese scocciato Torch stringendo a se Gazelle.
-Andiamo a controllare- prese l'iniziativa Axel, avviandosi apparentemente tranquillo. Shawn, Caleb, Hera, Torch e Xavier andarono avanti con lui mentre Jude, David, Joe, Mark, Gazelle, Nathan, Jordan e Byron li seguivano da dietro. L'urlo proveniva dal corridoio che portava nelle varie stanze. Neanche il tempo di salire che subito Caleb si girò.
-Scendete, subito- disse sotto gli sguardi confusi degli altri.
-Caleb ha ragione, è meglio se non vedete- intervenne Axel che teneva stretto a se uno Shawn terrorizzato.
-C-Cosa c'è?- chiese, o meglio balbettò Nathan.
-Lasciate stare, scendete- insistette Xavier.
-Siamo tutti intrappolati qui, tutti dobbiamo vedere- disse Jude. Anche se avevano paura, gli altri erano d'accordo.
-Fateli venire, se muoiono d'infarto colpa loro- disse Torch senza distogliere lo sguardo da ciò che gli si presentava. Tutti si avvicinarono per vedere e qualcuno cacciò un urlo. Al centro del corridoio c'era una bambola di cera impiccata. Gocciolava sangue dalle sue braccia scheggiate e sorrideva. Sorrideva allegra. I suoi occhi erano incredibilmente reali, sembra che ti fissassero. Jordan saltò letteralmente in braccio a Xavier, Nathan abbracciò istintivamente Mark che ricambiò, Torch strinse a se Gazelle che fissava tutto con un aria spaventata, Byron si attaccò al braccio di Hera, David si nascose dietro a Joe e Caleb strinse la mano di Jude fissandolo e sperando che non collassasse.
-Torniamo giù- disse Hera evidentemente preoccupato per il biondino attaccato a se.
-Si, e anche subito- acconsentì Torch reggendo a se Gazelle alla quale le gambe stavano cedendo a furia di tremare.
-Giusto. Quella… cosa la stacco io più tardi- disse Caleb trascinando giù Jude. Tutti lo seguirono, ma trovarono qualcosa di altrettanto raccapricciante. Sul muro c'era una scritta in sangue.
Tutti voi farete la sua stessa fine.
Il fuoco e il ghiaccio non sanno convivere.
Gli spettri di questa casa lo sanno.
Proprio su questo leva faranno.
Morirete, non ve lo scordate
Anche se volete, non potete, non andate

Tutti fissavano le scritte spaventati, finché Caleb non andò in cucina tornando poi con una pezza umida. Si mise a lavar via le scritte di sangue, aiutato anche da Mark e Nathan.
-Cazzate! Sono tutte cazzate!- sbottò Hera, evidentemente turbato.
-Vado a staccare la bambola dal soffitto- borbottò Caleb salendo nuovamente, ma poi urlò sorpreso. Tutti corsero su da lui e notarono che la bambola non c'era più e neanche il pavimento era più sporco di sangue.
-Andiamo a dormire. Siamo tutti molto stanchi- disse Nathan, anche se era relativamente presto. Tutti annuirono e, in silenzio, si recarono nelle proprie stanze.

 
-Ho paura- disse Jude fissando il pavimento. Non aveva mai provato un simile terrore, ma anche la persona più coraggiosa del mondo si sarebbe sentita intimorita in quella casa. Caleb non disse niente, si limitò a cambiarsi in silenzio. Jude fece lo stesso, per poi sedersi sul letto.
-A pranzo non hai mangiato nulla- commentò il rasta leggermente preoccupato per la salute del suo ragazzo.
-Già- disse solo questo, restando in piedi appoggiato alla parete.
-Perché?-
-Non avevo fame-
-Caleb…-
-Jude, so che sei preoccupato per me. Ma sto bene, davvero. Siamo tutti tesi per questa situazione e a me si è letteralmente chiuso lo stomaco. Tutto qui-
Il rasta annuì piano, anche se non del tutto convinto delle parole del castano.
-Comunque non devi aver paura. Ci sono io qui a proteggerti, okay?-
Caleb si sedette accanto al minore, mettendogli un braccio attorno alla vita e attirandolo a se. Jude non rispose, si limitò ad accoccolarsi contro il suo petto.
-Mi sto abituando al Caleb dolce- commentò, facendo ridacchiare l'altro.
-Non sono dolce, sei tu che mi rendi tale-
-Mh-mh-
-Hai sonno?-
-No. Non riesco a togliermi dalla testa quella bambola-
-Io lo sapevo che era meglio non farvela vedere…-
-Non avrebbe aiutato nessuno. Avrebbe solo peggiorato le cose. Rifletti: se solo alcuni di noi sanno le cose, come potremmo lavorare bene insieme?-
-Odio quando fai il saputello-
-Ho ragione-
-Non lo ammetterò mai-
Jude lo guardò qualche secondo, poi lo baciò. Un bacio veloce e semplice, che venne allungato da Caleb che lo fece divenire passionale. Si staccarono per mancanza di ossigeno e si fissarono. Caleb levò infastidito gli occhialini a Jude, così da poter vedere quelle pozze rosse e bellissime quali erano i suoi occhi.
-Sarebbe meglio dormire ora che possiamo, tanto probabilmente ci toccherà svegliarci nel cuore della notte- disse Jude poggiando la testa contro il suo petto. Caleb annuì e lo prese a mo di sposa, facendo diventare rosso il povero regista.
-Mettimi giù-
-Perché? Mi piace tenerti stretto a me-
Jude arrossì di più, ma non ribatté. Si accoccolò meglio tra le sue braccia, godendosi il rumore del battito del suo cuore. Caleb si stese nel letto, coprendo con le coperte sia lui che il rasta.
-Notte Caleb- disse sbadigliando il minore.
-Notte piccolo- ricambiò il castano, ghignando nel vedere il rossore espandersi sulle guance di Jude. Il rasta si addormentò dopo poco, cullato dal battito del cuore del suo amato, ma Caleb non riusciva. Si sentiva osservato, ma pensava (e sperava) che fosse dovuto tutto a delle sue paranoie. Ciò che non sapeva e che due occhi vuoti da bambola stavano osservando lui e Jude, preparando un coltello.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


L'urlo terrorizzato di Caleb svegliò tutti. Che aveva da urlare? Non lo sapevano. Ma se era proprio lui a farlo, quello che in certe situazioni era il meno spaventato, significava che c'era qualcosa di davvero terribile. Tutti si precipitarono nella camera del rasta e del punk e rimasero paralizzati davanti alla scena. C'era Jude in in angolo, con una mano sulla nuca, come se si fosse fatto male, e Caleb dal lato opposto che lottava con una bambola di cera, grande la metà di lui, con un coltello in mano. Quando essa sentì i ragazzi entrare, girò la testa verso di loro producendo un orribile e acuto suono. Caleb approfittò di quell'attimo di distrazione per levare il coltello dalle mani di cera della bambola, che girò nuovamente la testa verso il castano. David e Joe andarono da lui per levargli la bambola di dosso, ma pesava più di quanto dovrebbe.
-Ragazzi! Non riusciamo a prenderla! Venite a darci una mano!- sbottò Joe cercando, in vano, di sollevare un minino quella bambola. Nathan andò verso di loro insieme ad Axel mentre gli altri andarono a controllare che Jude stesse bene. In quattro, più Caleb che spingeva da sotto, riuscirono a sollevare un minimo la bambola, quel poco che bastava per far sgusciare via il castano. La lasciarono subito cadere e si allontanarono velocemente, arrivando all'angolo in cui stavano gli altri. La bambola si rimise in piedi, ogni azione che faceva provocava lo stesso e orribile suono. Si avvicinò lentamente ai ragazzi, che non sapevano che fare. Era una bambola dannazzione! Allora perché avevano paura che riuscisse ad ucciderli?
-Un  Tornado di Fuoco - disse ad un certo punto Jude. Tutti si girarono a fissarlo.
-In teoria quella... cosa è fatta di cera, giusto? La cera si scioglie con il fuoco-
Tutti capirono dove voleva andare a parare, così Axel andò incontro alla bambola e la calciò con un Tornado di Fuoco. La bambola sbatté contro il muro, mezza sciolta. Non si muoveva più. Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
-State bene?- chiese Mark ai due proprietari della camera.
-Io sì, apparte per la botta- disse Jude massaggiandosi la testa.
-Io sto sanguinando- commentò Caleb alzandosi leggermente la canottiera e mostrando una ferita sul fianco, poi sbuffo. L'idea di essere stato ferito da una bambola non era di certo una cosa di cui andar fieri.
-Vado a prendere delle garze e del disinfettante- disse Jordan uscendo dalla camera, seguito da Xavier che aveva deciso di fargli da guardia del corpo. Intanto Axel, aiutato da Hera, portò via ciò che restava della bambola.

-Cos'è successo?- chiede David fissando i due, mentre Jordan disinfettava il taglio del castano. Erano scesi in soggiorno, il punk stava sul divano con accanto il pistacchietto mentre gli altri stavano intorno a loro.
-Non lo so...- disse Jude puntando lo sguardo su Caleb. Non si era rimesso gli occhialini e le sue iridi rosse mettevano in soggezione il castano.
-Non riuscivo a dormire perché mi sentivo osservato, a differenza di Jude. Stavo provando a convincermi che fossero solo paranoie, ma non era così. Ho aperto gli occhi perché avevo la strana sensazione che chiunque mi stesse osservando fosse vicino e... Beh... Quella cosa stava per piantare quel coltello nel cranio di Jude. L'ho spinto via verso il muro e la bambola mi è saltata addosso ferendomi il fianco- spiegò il castano grattandosi la nuca.
-Fortunatamente eri sveglio- commentò Torch.
-Già- disse Jude tenendo lo sguardo basso. In parte si sentiva responsabile della ferita del suo ragazzo, e questo lo faceva star male.
-Qualcosa mi dice che stanotte non si dorme più...- commentò Hera continuando ad accarezzare i capelli di Byron nel tentativo di farlo smettere di tremare. Torch notò l'espressione turbata di Gazelle, che stava fissando il vuoto, quindi gli prese la mano e si allontanò con lui.

-Tutto bene?- chiese il rosso quando furono lontani dagli altri.
-Secondo te può andare tutto bene?-
-Okay. Cosa ti turba?-
-Una bambola di cera ha appena tentato di uccidere Caleb e Jude. Domanda di riserva?-
-Che hai?-
Gazelle abbassò lo sguardo prima di buttarsi tra le braccia del rosso che, leggermente stupito, lo strinse a se con delicatezza ma allo stesso tempo decisione, come se fosse l'oggetto più prezioso e fragile sulla terra.
-Bryce... Non devi avere paura. Stiamo insieme e insieme resteremo. Riusciremo ad uscire, va bene ghiacciolino?-
Bryce annuì piano contro il suo petto, sentendosi decisamente più protetto tra le sue braccia.

-Dove sono Torch e Gazelle?- chiese preoccupato Jordan. Non si erano accorti che i loro due compagni non c'erano più.
-Saranno da qualche parte in casa. Probabilmente avranno voluto restare un attimo soli- cercò di rincuorarlo Xavier.
-Giusto. Stai tranquillo Jordan, torneranno a momenti- si intromise Mark sorridendo. Neanche a dirlo che i due tornarono mano nella mano.
-Dov'eravate andati?!- sbottò Byron guardandoli.
-Stavamo parlando di là- disse freddamente Gazelle.
-Solo parlando?- chiese Caleb ghignando malizioso e beccandosi uno scappellotto sulla nuca da parte di Jude.
-Sì, solo parlando- rispose Torch guardandolo male.
-Vabbè, sarà. Io me ne torno a dormire- disse il punk alzandosi sotto gli sguardi stupiti di tutti. Voleva ancora dormire dopo ciò che era successo?
-Non guardatemi così. Se vogliamo riuscire ad uscire di qui dobbiamo prima di tutto riuscire a star svegli la mattina, non credete?-
Non aveva tutti i torti. Alla fine tutti tornarono nelle proprie stanze, sperando di riuscire a prendere sonno.

-Non è colpa tua- disse subito Caleb appena entrarono. Aveva capito cosa passava per la testa del minore e odiava il fatto che esso si sentisse responsabile senza motivo.
-Se non avessi protetto me non saresti in queste condizioni. O se non mi fossi addormentato sarebbe cambiato qualcosa-
-Jude stai dicendo solo cazzate. Non è colpa tua, okay idiota?-
Jude annuì piano, sotto lo sguardo severo dell'altro che poi sospirò. Era evidente che il rasta ci stava male. Fanculo l'orgoglio, tanto ormai... pensò Caleb.
-Su, vieni qui- disse aprendo le braccia. Il minore, sorpreso, gli si avvicinò e Caleb lo abbracciò teneramente. Jude lo lasciò fare, senza però ricambiare.
-Non è colpa tua piccolo, va bene?- disse con tono più dolce. Jude annuì contro il suo petto, mentre il maggiore gli accarezzava i capelli.
-Torniamo a dormire ora-
-Torniamo? Tu non avevi chiuso occhio- commentò il rasta.
-Tsk, dettagli- contrastò Caleb facendo ridacchiare Jude, e questo lo rallegrò un po. Il fatto di averlo fatto divertire nonostante stesse male lo fece sorridere, felice che Jude stesse meglio.
-Su, andiamo. Sperando che nessun'altra bambola assassina tenti di ammazzarci nel sonno- disse il castano prendendo in braccio il suo ragazzo.
-Tu ti sei fissato con sta cosa che mi devi prendere sempre in braccio?- chiese Jude poggiando il mento sulla sua spalla.
-Può darsi- fu la risposta che ricevette. Il rasta strinse a se il maggiore mentre questo ricambiava la stretta e si stendeva nel letto.
-Domani iniziamo a darci da fare per uscire- commentò il minore, prima di notare che Caleb si era già addormentato. Questo gli fece sperare che non ci fosse niente che potesse provare ad ucciderli. Si accoccolò contro il suo petto, mettendosi comodo, e chiuse gli occhi sentendosi al sicuro tra le braccia del suo Caleb.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 

Sembrava così fragile, così piccolo, così tenero. Hera non riusciva a capire. Byron Love è sempre stato un egocentrico sempre pronto a mostrarsi al meglio, a farsi vedere forte e coraggioso. E ora? Stava seduto in un angolo della stanza, tremante, a piangere. I capelli scompigliati, un abbigliamento alla cazzo di cane, gli occhi arrossati. Non sembrava più lui.
-Byron...- sussurrò Hera avvicinandosi piano al biondo. Appena erano entrati nella stanza, il ragazzo era corso a sedersi nell'angolo senza un apparente motivo.
-Basta...basta basta basta...basta...- mormorava tra le lacrime, tappandosi le orecchie con le mani.
-Smettetela...smettetela di parlare...smettetela di mostrarmi queste immagini....smettetela...-
Hera non capiva con chi parlasse. Il comportamento del biondo lo stava facendo preoccupare non poco.
-Byron guardami- disse inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli i polsi, allontanandogli le mani dalle orecchie.
-H-Hera...- mormorò Byron riconoscendo la voce dell'altro, aprendo leggermente gli occhi -N-Non la smettono... Continuano a parlare... Mi fanno vedere tutti voi morti... Non smettono... Non vogliono smettere...-
-Chi...?-
-Gli spettri di questa casa... Controllano loro la bambola... Loro mi parlano... Mi dicono che vi uccideranno... Mi fanno vedere la vostra morte... Hera non abbandonarmi...-
Hera abbracciò istintivamente il biondo dopo l'ultima frase. No, non lo avrebbe abbandonato. Non ne sarebbe stato capace. Lo strinse a se accarezzandogli i morbidi capelli dorati.
-Byron sono qui, va tutto bene. Non ti lascerò solo, te lo prometto. Resterò con te, non devi aver paura-
Nella stanza regnava il silenzio, rotto solo dai singhiozzi di Byron. Stava stringendo forte la maglia di Hera, come se fosse la sua unica ancora in quel momento. Il castano non sapeva dire quanto tempo era che stavano abbracciati. Probabilmente una ventina di minuti, o di più. Byron iniziò a calmarsi, finché non smise completamente di singhiozzare. Hera si scostò quel tanto che bastava per vedere che si era addormentato tra le sue braccia. Lo prese in braccio e lo mise nel suo letto. Osservò per un po i lineamenti del suo volto. Aveva un'espressione decisamente più rilassata di prima. La bocca leggermente schiusa, i capelli scompigliati, la maglia stropicciata. Per Hera, però, era bellissimo anche così. Gli lasciò un bacio sulla fronte, prima di stendersi accanto a lui e stringerlo nuovamente a se. In fondo gli aveva promesso che non l'avrebbe lasciato, no?

Nathan stava facendo avanti e indietro per la stanza da quasi venti minuti e a Mark aveva iniziato a girare la testa.
-Nath ti prego basta. Mi gira la testa a furia di vederti fare avanti e indietro-
-Scusa...-
-Hai paura?-
-Si può non averne?-
-Effettivamente...-
Nathan sbuffò smettendo di camminare. Era impanicato, e anche tanto. Mark lo capì, quindi gli andò in contro e lo abbracciò per calmarlo. Nathan ricambiò titubante quello strano abbraccio che lo faceva star bene. Non capiva come potesse un singolo abbraccio rassicurarlo così.
-Mark...-
-Si?-
Nathan, non capendo neanche lui il motivo, si scostò dall'abbraccio e baciò il suo capitano. Il castano, sorpreso da quel gesto, rimase immobile. Non voleva respingerlo, quel bacio gli piaceva dannazione! Ma non riusciva a ricambiarlo. Probabilmente per lo shock. Nathan si staccò di scatto appena si rese conto di ciò che stava facendo.
-Io... Non dovevo... Scusa, davvero... Non avrei...- iniziò a balbettare il turchese, ma venne interrotto dalle labbra di Mark che si posarono sulle sue. Quando si staccarono, il castano non poté non scoppiare a ridere vedendo il volto completamente rosso di Nathan.
-S-Smettila!- sbottò imbarazzato questo, nascondendosi il viso con le mai.
-No dai, non fare così. Sei troppo bello per nasconderti- disse Mark smettendo di ridere e levandogli delicatamente le mani dal viso. Poi lo baciò di nuovo.

-Joe...- mormorò l'azzurro continuando a guardarsi intorno.
-David, ti prego calmati. Mi metti ansia-
-Ma se quella cosa torna e prova ad ammazzarmi?-
-Se ci prova dovrà prima passare sul mio cadavere-
-Davvero?-
-Sì. Non permetterò a niente e nessuno di farti male. Ma ora ti prego, dormi-
-Sei uno stronzo. Non devi dirmi ste cose tanto per- disse arrabbiato David. Il portiere della Royal gli piaceva un pochino e sentirsi prendere in giro così da lui, solo perché non sopportava il fatto che si lagnasse, lo infastidiva molto.
-Non le dico tanto per. Sono serio. Però ho anche sonno David, okay? Quindi dormi o giuro che ti tiro un pugno in testa abbastanza forte per farti svenire-
-Quindi davvero mi proteggerai?- chiese il pinguinomane imbarazzato. Si vergognava, e tanto. Sembrava una ragazzina. Joe lo abbracciò, sussurrandogli un secco 'si' all'orecchio. David, rosso in volto, ricambio quell'improvviso gesto di affetto. Si staccarono dopo poco, e Joe trascinò l'azzurro nel letto con se, sempre con la scusa del 'Così non hai paura'. Il portiere lo strinse a se, e David pensò che da un momento all'altro il suo cuore sarebbe uscito dalla gabbia toracica per farsi un bel viaggetto chissà dove.
-Ah, e comunque, non direi mai quelle cose tanto per, se sto parlando col ragazzo che amo-
David perse un battito. Era certo di aver sentito più che male.
-Cosa?-
-Ti ho appena detto che ti amo, genio-
-Ah... Tu... A me...-
-Ma quanto ci metti a capire!- sbottò l'altro prima di baciarlo. E David, in quel momento, non desiderò altro che fermare il tempo per sempre.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Gazelle teneva lo sguardo basso. Si vergognava. Stava permettendo troppo spesso alle sue emozioni di mostrarsi, si stava mostrando spaventato come un bambino, si stava mostrando debole. Lui doveva essere forte, non tremare per la paura davanti ad una bambola!
-A che pensi?- gli chiese una voce arrivandogli da dietro. Torch l'aveva raggiunto in camera.
-A niente- rispose con la sua solita freddezza.
-E questo niente tanto interessante assomiglia ai pensieri sulla tua debolezza in questa situazione?-
-…-
-Abbiamo tutti paura, Bryce. Ma non per questo siamo deboli. Siamo solo umani-
-…-
-Su, vieni qui ghiacciolino- disse il rosso parandosi davanti al compagno e aprendo le braccia. L'albino non esitò a fiondarsi tra esse. Si sentiva protetto tra le braccia del suo tulipano, anche se non l'avrebbe mai ammesso stava bene così.
-Dobbiamo dormire, va bene? Così domani iniziamo a trovare un modo per andarcene-
Era straordinario come quella situazione avesse cambiato entrambi. Gazelle mostrava di più ciò che provava e Torch era più premuroso e pensava meno alle prese in giro. Chissà, magari la vacanza ha fatto bene a entrambi.

-Shawn, respira- disse Axel vedendo che l'albino era nel panico.
-Ma quella cosa ha… Caleb rischiava di... Se torna e non riusciamo a…- balbettò per l'ennesima volta il lupo delle nevi, così il biondo, per farlo smettere, lo baciò. Arrossirono entrambi quando si staccarono, ma si sorrisero. Shawn si buttò tra le sue braccia, felice che, nonostante la situazione. Axel ci fosse.
-Niente e nessuno ti toccherà, non lo permetterò. Okay?-
L'albino annuì, sentendosi più tranquillo.
-Ax… Riusciremo ad uscire di qui, vero?-
-Certo Shawn. Usciremo di qui e andremo a bestemmiare contro l'allenatore Travis per la pessima scelta del luogo della vacanza-
Il minore scoppiò a ridere e Axel non potè non sorridere, felice di aver fatto star meglio il suo ragazzo.
-Ora dormiamo, che domani sarà una lunga giornata- disse poi il biondo, staccandosi a malincuore dall'abbraccio e andando verso il suo letto.
-Dormi con me?- chiese poi, sapendo già la risposta. Infatti l'albino annuì, andando a stendersi accanto a lui.
-Buonanotte Ax-
-Notte Shawn-

Jordan non parlava da quando aveva finito di disinfettare la ferita di Caleb. Sembrava molto turbato. Giustamente dopo aver visto una bambola assassina tentare di uccidere due tuoi amici non puoi star meglio. Ma Xavier era molto preoccupato per l'amico. Si sentiva in colpa. Se non l'avesse invitato, infondo, non avrebbe dovuto subire tutto quello.
-Mi dispiace- disse il rosso a bruciapelo, e Jordan lo fissò confuso.
-Se non ti avessi invitato ora non staresti qui a morire di paura senza motivo- spiegò allora Xavier, vedendo che l'altro non capiva.
-Non è colpa tua Xav. Non potevi sapere che sarebbe successo-
-Ma…-
-Niente ma. Non devi sentirti in colpa. Punto-
Xavier lo fissò. Come faceva quel pistacchietto a non ritenerlo colpevole? Lo stupiva sempre di più. Sì, si era preso una bella cotta per il ragazzo dagli occhi da cerbiatto, e l'impulso di baciarlo, in quel momento, era davvero forte. Ma non l'avrebbe fatto, non voleva rovinare il rapporto d'amicizia che c'era tra di loro. Stava per controbattere all'affermazione dell'altro, quando la porta cigolò. Nessuno dei due sembrava intenzionato a girarsi.
-H-Hai sentito anche tu?-
La voce del verde era appena un sussurro, come se alzando troppo la voce potesse crollare qualcosa. Il rosso si limitò ad annuire, girando la testa quel tanto che bastava per vedere la porta. Era socchiusa, al di là non si vedeva niente se non buio e…
Due occhi privi di vita li fissavano. Si girò di scatto spaventato, sbattendo più volte le palpebre. Gli occhi erano scomparsi. Me li sarò immaginati… si disse.
-Andiamo a dormire- borbottò avviandosi verso il suo letto.
-Xav… P-Posso dormire con te…?-
-Certo Jordy-

Il verde sorrise ringraziandolo e si avvicinò a lui. Si stesero vicini e stavano per addormentarsi quando sentirono dei passi.
Passi che partivano da sotto e pian piano salivano le scale.
Jordan abbracciò Xavier, iniziando a tremare.
Passi che percorrevano lentamente il corridoio.
Xavier strinse a se il verde, cercando di nascondere la propria paura.
Passi che si avvicinavano e oltrepassavano la porta della loro camera.
Alzò lo sguardo per vedere chi o cosa fosse entrato.
Passi che si avvicinavano al loro letto.
Niente. Non c'era niente. Solo rumore. Poi, all'improvviso, apparì una creatura.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Un mostro con un occhio solo, viscido ma con la pelle stranamente secca e i tentacoli era sul letto, esattamente sopra di loro. Nell'esatto momento in cui i due ragazzi urlarono, nella stanza entrarono Byron ed Hera.
-Ecco! È lui!- disse il biondo, tremando da capo a piedi. Il mostro si girò, puntando il suo occhio scuro contro i due ragazzi appena entrati. Subito dietro di loro, arrivarono anche gli altri, allarmati per via degli urli.
-E sto coso che cazzo è mo?!- sbottò sconvolto Caleb. Xavier lo spinse via da sopra di loro, prendendo Jordan per mano e trascinandolo fuori dal letto. Si avvicinarono agli altri, andando il più indietro possibile.
-Bene. Siete qui. E ora?- chiese Torch.
-E ora... E ora si scappa- disse Mark facendo già per andarsene, ma Nathan lo bloccò.
-Non scappare. Imprigionarlo-
Detto questo tutti uscirono e chiusero la porta a chiave. Il mostro iniziò a sbattere ripetutamente contro essa, non riuscendo, però, ad abbatterla.
-Che facciamo?- chiede David.
-Ci penso io- disse Caleb correndo in camera. Ritornò poco dopo con una pistola. Una FN Five-seven.
-E tu che ci fai con una pistola?- chiese stupito Byron.
-Non è una semplice pistola. È una FN Five-seven- spiegò Caleb con uno strano luccichio negli occhi.
-Cioè?- chiese confuso Nathan.
-È una pistola capace di penetrare molti giubbotti antiproiettile. Per questo in america si può comprare solo con munizioni sportive. È molto pericolosa e letale-
Più ne parlava, più sembrava esaltato. Tutti si allontanarono da lui di un passo. Faceva paura già di suo, con quella cosa in mano poi.
-Apriamo quindi?- chiese Joe e, vedendo Caleb annuire convinto, aprì la porta e si allontanò subito. Il mostro uscì e si preparò a saltare addosso a David, il più vicino in quel momento, ma fu bloccato dal colpo di pistola. Poi i colpi divennero due. Poi tre. Poi quattro. Caleb aveva uno sguardo da pazzo. Sembrava godesse nel vedere quel mostro soffrire sotto i colpi della sua pistola. Faceva più paura lui del mostro.
-Caleb...- mormorò Jude poco distante da lui, e il punk si bloccò. Abbassò la pistola fissando il mostro che sanguinava, o meglio, perdeva acido verde. Barcollava sulle gambe/tentacoli e si arrampicò sul muro prima di scomparire. Caleb, sotto gli sguardi intimoriti di tutti, tornò in camera e lasciò la FN Five-seven.

Erano tutti in soggiorno, seduti a terra intorno al tavolino. Jude e Shawn erano seduti accanto a Caleb, che gli altri, invece, cercavano di evitare.
-Torno in camera- disse ad un certo punto il punk, alzandosi.
-Così potete parlarle senza preoccuparvi di stare attenti a me casomai cerchi di uccidervi- continuò sarcastico, andandosene. Nessuno osò fiatare.
-Siete degli idioti. Caleb non è pericoloso, e lo sapete- sbottò ad un tratto Shawn alzandosi e andando da Caleb. Jude si sentiva in colpa. Doveva essere lui a difendere il suo ragazzo, non Shawn. Ma vederlo godere nel ferire quella creatura... Aveva paura di lui, anche se non voleva ammetterlo.

-Caleb esci immediatamente dal bagno o sfondo la porta- disse l'albino con calma.
-Shawn, lasciami stare-
-No. Stare solo ti farà solo male. Esci e andiamo in camera tua, okay?-
-Oh, non hai paura che ti ammazzi a suon di spari?- chiese sarcastico Caleb.
-Sai che non è così. E ora esci-
Dopo attimi di silenzio il punk uscì e andò in camera sua, seguito dal migliore amico.
-Caleb...- iniziò l'albino, ma l'altro lo bloccò.
-Ero come impazzito. Facevo paura, eh? Vedere come mi piaceva veder morire per mano mia quel mostro... Sembravo io il mostro, eh?-
-Sì...-
-Non so neanch'io che mi è preso. Ma probabilmente sono più pericoloso di quel che pensiamo-
-Non dire così. Non sei pericoloso. Non ci faresti mai del male-
-E se non fosse così? Se facessi male a voi? Se... Se facessi male a Jude...?-
-Caleb, non succederà. Al massimo farai male a chiunque ci ferisca-
-Non lo so... Ho paura di perdere il controllo-
-Non accadrà. Abbi più fiducia in te stesso. Non riusciresti mai a farci del male-
-...come fai a fidarti così tanto di me?-
-Sei il mio migliore amico. Ti conosco bene. So che non ci farai del male, ora che tieni a noi-
Caleb annuì, già più convinto di prima. Poi sentì un rumore, e ghignò divertito. Si alzò lentamente, avvicinandosi alla porta, e poi la aprì, facendo cadere tutti i suoi amici e il suo ragazzo che stavano ascoltando la conversazione.
-Non vi hanno mai insegnato che non si origliano le conversazioni degli altri?- chiese con tono saccente. I ragazzi si rimisero in piedi imbarazzati.
-Non volevamo origliare- disse Mark sorridendo e grattandosi la nuca imbarazzato -eravamo venuti a chiederti scusa dopo il rimprovero di Shawn e la ramanzina di Jude e, mentre stavamo per entrare, vi abbiamo sentiti parlare e allora, curiosi come siamo, abbiamo iniziato ad ascoltare-
Caleb sospirò.
-Siete casi persi-
Tornarono tutti in soggiorno quando, all'improvviso, si sentì il rumore di una notifica. Mark prese di scatto il telefono, prima di fare un sorriso più grande della sua faccia.
-HO UNA TACCA- esultò, mentre chiamava qualcuno.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


-Mark chi hai chiamato?- chiese Nathan quando il suo ragazzo finì la telefonata.
-Hurley-
-Perché il surf-maniaco?- chiese Caleb.
-È il primo che mi è venuto in mente...- rispose Mark grattandosi la nuca.
-Va bene. Ma quindi?- chiede Torch.
-Sta venendo. Apre la porta da fuori. Usciamo. Andiamo via- disse Mark fiero del suo piano.
-...tulipano andiamo a vedere se c'è un'altra via d'uscita da qualche parte- disse Gazelle trovando il piano del castano stupido.
-Sì andiamo- acconsentì il rosso avviandosi con l'albino, seguito da Byron ed Hera.
-Fanno bene- commentò Caleb, beccandosi uno scappellotto da parte di Jude.
-E ora che facciamo?- chiese Shawn.
-Aspettiamo- disse semplicemente Jude.
-Visto che non abbiamo nulla da fare...- disse Caleb prendendo Shawn per il polso e guardandolo malizioso -...tu mi devi spiegare un po di cose-
Shawn arrosì a quelle parole, mentre Caleb lo trascinava in camera. Jude e Axel stavano fumando di gelosia, senza però darlo a vedere.

-Su su. Spiega- ghignò malizioso il punk -da quanto stai con il puntaspilli?-
-D-Da poco. Cioè, dopo che in camera di Gazelle e Torch ci sono state le prime scritte... I-Io, in camera, gli ho detto che avevo paura... E p-poi ho dormito con lui nel suo letto e... E mi ha detto che mi ama... Così l'ho baciato-  raccontò l'albino rosso in volto. Non appena Caleb fa per parlare, Shawn lo interrompe.
-ABBIAMO SOLO DORMITO!-
-Va bene, va bene. Se lo dici tu-
-Torniamo dagli altri- disse l'uke uscendo.

-Perché sei rosso?- chiese David vedendo l'albino tornare.
-Niente!- rispose guardando male il suo migliore amico che ghignava.
-Eddai non guardarmi così. Ho fatto solo qualche innocente domandina- commentò Caleb vedendo lo sguardo dell'amico.
Shawn sbuffò dandogli un pugnetto amichevole sulla spalla, prima di andare verso Axel che stava trucidando il punk con lo sguardo. Se Jude stava facendo lo stesso con Shawn, grazie agli occhialini non si vedeva.

Quando sentirono la porta principale aprirsi, tutti si precipitarono all'ingresso. Appoggiata alla parete, però, non c'era Hurley ma bensì Martina.
-Ciao- salutò insieme ad un cenno di mano.
-Che ci fai qui?- chiese Caleb.
-Quel baka di Hurley mi ha trascinata qui per venire a prendervi-
-E lui dov'è?- chiese Nathan.
-L'ho ucciso- rispose lei con una serietà tremenda e la metà dei ragazzi sbiancarono.
-C-Che?!- sbottò David. In risposta la ragazza scoppiò a ridere mentre Caleb le si avvicinava e le scompigliava i capelli.
-Ma ci avete creduto davvero? Quel baka ad un certo punto mi ha lasciata sola in mezzo al bosco. Si sarà perso- spiegò scuotendo la testa sconsolata.
-Gli altri stanno arrivando. Aspettiamoli un attimo prima di andarcene il più lontano possibile da qui- disse Xavier arrivando.
-Ehy ragazzi! Eccomi!- urlò qualcuno. Dal bosco uscì Hurley sorridendo.
-Alla buon'ora commentò Martina.
-Ehy! Sei tu che mi hai piantato in asso!-
-Io? Baka ero dietro di te. Sei tu che sei scomparso-
-Ah-
-Che idiota...- sospirò la ragazza.
-Perché eravate insieme?- chiese Mark.
-Oh, il giorno dopo la vostra partenza l'ho incontrata per strada in Giappone e...-
-E mi hai trascinata due giorni di fila al mare contro la mia volontà SVEGLIANDOMI ALLE FOTTUTE SEI DEL MATTINO-
-Ma è l'orario perfetto per godersi la spiaggia!-
-Ma muori!-
-Sei davvero riuscito a farla svegliare così presto?- chiese sorpreso Caleb.
-Sì. Non ci voleva molto-
-Io per svegliarla in tempo per la scuola ci mettevo gli anni!-
-Ma io lo facevo apposta a farti disperare onii-san- disse con tono angelico la ragazza facendo sospirare il fratello.
-Eccoci!- esclamò qualcuno da dentro. Era stato Jordan che stava arrivando seguito da Torch, Gazelle, Byron e Hera.
-Pistacchietto!- esclamò Martina attaccandosi a mo di koala al verde, facendolo cadere di culo a terra.
-Ciao anche a te diavoletto- la salutò il verde ricambiando l'abbraccio contento.
-Ma devi saltargli addosso ogni volta?- chiese Gazelle.
-Tks. Tanto lo sai che poi abbraccio anche a te baka- disse la ragazza lasciando libero il verde e abbracciando l'albino che ricambiò. Poco dopo Torch li staccò e mise un braccio attorno alla sua vita come per far capire che lui era il suo ghiacciolo. Martina guardò maliziosa i due, che arrossirono leggermente.
-Ma quindi vi conoscete?- chiese Mark.
-Questo diavolo mi tortura da quando sono tornato in Giappone dopo che ho dovuto lasciare la squadra- spiegò il verde.
-Tanto lo so che ami la mia compagnia-
-Noi invece la conosciamo da più tempo- spiegò Torch.
-E a me non abbraccia mai sta stronza- disse Byron mettendo il broncio.
-Scusami principessa- disse con tono innocente la ragazza, facendo infuriare il biondo.
-SMETTILA DI CHIAMARMI COSÌ!-
-Ups, solo Hera può?-
Il biondo e il castano arrossirono, trucidandola con lo sguardo.
-Ehm... Non per interrompervi ma... Che ne dite se ce ne andiamo?- chiese David, che non vedeva l'ora di uscire.
-Concordo- si aggiunse Jude, seguito poi da Joe. I ragazzi uscirono dalla casa, ma poco dopo ci tornarono di corsa, spaventati. Davanti a loro erano apparsi la strana creatura e la bambola della nottata precedente. La bambola li seguì fino alla porta, prima di chiuderla.

-CHE CAZZO ERANO QUELLE COSE?!- sbottò Martina.
-Ecco perché volevamo andarcene- disse Hera con calma.
-Chi cavolo ha scelto il luogo della vacanza?- chiese Hurley ancora spaventato.
-Non lo sappiamo. Probabilmente l'allenatore Travis. Ma non è questo il problema ora. Il problema è che stiamo ancora qui, per di più in numero maggiore- disse Joe.
-Non ci sono abbastanza stanze- aggiunse David.
-Capitan ovvio- commentò Caleb.
-Oh taci. Come facciamo?- chiese l'azzurro.
-Io sfondo la porta- disse la ragazza andando nuovamente all'ingresso.
-Ci abbiamo già provato- disse Mark, ma la ragazza non lo ascoltò. Tornò poco dopo con un espressione shockata.
-Che è successo?- chiese Hurley.
-L-La porta è... È scomparsa... Ed è meglio che non vediate cosa c'è al suo posto...-
Ovviamente nessuno l'ascoltò, e andarono tutti a controllare. Al posto della porta c'era un mosaico che rappresentava tutti loro morti.
-Torniamo di là, che ne dite?- chiese Byron ridendo istericamente. Tutti annuirono e tornarono in soggiorno.


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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


-Siete dei baka- commentò l'unica ragazza del gruppo. Nessuno si era reso conto che il divano fosse un divano-letto prima di quel preciso istante.
-Non ci avevamo fatto caso- si giustificò Mark.
-Ricapitolando... Io dormo con quest'individuo?- chiese poi la ragazza indicando il rosa accanto a lei.
-Usate i preservativi- disse Xavier ridacchiando, prima di ritrovarsi a scappare da una ragazza dai capelli corvini incazzata nera.
-DIAVOLETTA CALMATI!- urlò Jordan tentando di salvare il rosso, con scarsi risultati. Torch stava ridendo come un matto, così come Caleb. Hurley era ancora intontito dal commento precedente. Shawn sospirò sconsolato, capendo che la sorella non era meglio del fratello.
-Caleb tu sai bloccarla, vero?- chiese Hera.
-Può darsi- rispose enigmatico il punk, asciugandosi le lacrime causate dalle risate.
-Caleb aiutalo- s'intromise Jordan -sai bene che è capace di ucciderlo seriamente-
Caleb sbuffò, ma capì che era meglio bloccarla.
-Principessa~- chiamò con voce innocente e la ragazza si bloccò, girandosi verso di lui e guardandolo con occhi pieni di rabbia.
-NON CHIAMARMI COSÌ BRUTTA MERDA VIVENTE!- sbottò sedendosi sul divano a braccia incrociate.
-Ha preso tutto da te...- commentò David spostando lo sguardo da uno all'altra.
-Taci se non vuoi restare a digiuno-
Il celeste si zittì, capendo che se avesse aggiunto altro Caleb l'avrebbe fatto morire di fame.
-Approposito... Non sarebbe ora di cucinare?- chiese Hurley sentendo il suo stomaco brontolare.
-Effettivamente sono quasi le tre...- s'intromise Joe.
-Ho capito. Vado- sbuffò Caleb.
-Ti aiuto- disse la sorella, seguita poi da Hera, Gazelle e Jordan.

-Finite voi, devo fare una cosa- disse il punk uscendo dalla cucina. Gli altri avevano apparecchiato e stavano quasi tutti a tavola ad aspettare il pranzo. Mancava solo Jude che, invece, era seduto sul divano. Una guancia sulla mano. Era immerso nei suoi pensieri e fissava il vuoto.
-Che hai?- gli chiese Caleb parandosi di fronte a lui. Jude si riscosse e lo guardò.
-Nulla-
-È da prima che sei silenzioso e per quanto la cosa non mi dispiaccia poi tanto, è strano. Che hai?-
-Non ho niente Caleb-
-Levati gli occhialini-
-Cosa? No-
-Perché no?-
-Perché dovrei?-
-Perché voglio vedere i tuoi occhi-
-No-
-Perché no?-
-...-
-Hai paura che guardandoti negli occhi io capisca cosa ti passa per la testa-
-...-
-Comunque mi sembrava di averti già detto che capisco quando menti-
-E beh?-
-Ora menti-
-Non ho un cazzo okay? Voglio solo uscire, come tutti del resto-
-Jude, si può sapere che cazzo ti è preso? È da quando ho finito di parlare con Shawn che...-
E poi l'illuminazione. Una luce divertita balenò negli occhi di Caleb.
-Sei geloso di Shawn- affermò convinto.
-Non è vero...-
-Sei uno stupido. Come fai ad essere geloso di Shawn?-
-Senti, non rompere. Lo sono, fine-
-Sei un idiota-
-Da che pulpito-
-Se hai qualche problema fatti tuoi, ma non rompere il cazzo così-
-Oh certo, ti frega solo che io non faccia il geloso davanti agli altri?-
-Ma perché cazzo devi essere geloso?-
-Ma perché devi essere così cretino?-
-Sei infantile-
-Ha parlato quello maturo-
-Sei insopportabile quando fai così-
-Tu lo sei sempre-
-VENITE A MANGIARE- urlò Hera dall'altra stanza. Caleb guardò male Jude, prima di andare a tavola. Si sedette tra Shawn e Martina, mentre Jude andò accanto ad Axel e David.
-Che è successo?- gli chiese sottovoce Shawn.
-Niente- rispose seccato Caleb. David fece la stessa domanda a Jude, ottenendo la stessa risposta.

-Si può sapere che avete?- sbottò Torch. Erano in salotto a preparare le ricerche di una via d'uscita e Caleb e Jude non parlavano ne tantomeno si rivolgevano uno sguardo.
-Niente- risposero i due in coro.
-Perché avete litigato?- chiese Martina.
-Non abbiamo litigato- disse Caleb mettendosi una mano, stranamente rossa e piena di graffi, sotto il mento.
-Ti gratti a sangue la mano se litighi con qualcuno a cui tieni. Brutto vizio devo dire. Perché avete litigato?-
Tutti gli occhi erano puntati su loro due.
-Chiedetelo all'idiota qui presente- disse solo il punk alzandosi e salendo. Jude strinse i pungi e rimase in silenzio.
-Andiamo lupetto- disse la ragazza alzandosi e salendo, seguita a ruota da Shawn.

-Ci spieghi? E lascia subito quella lametta!- chiese e ordinò Shawn entrando in camera con la giovane Stonewall. Il castano ubbidì sbuffando e si sedette sul letto.
-È successo che Jude è più idiota di quel che pensavo-
-E perché?- s'intromise Martina.
-Perché è così stupido da ingelosirsi di Shawn-
L'albino si fece sfuggire un Oh leggero, sentendosi leggermente in colpa.
-È idiota lui, quindi non provare a sentirti in colpa- lo minacciò Caleb poco dopo, facendo sospirare l'amico.
-Perché ti da fastidio?- chiese Martina sapendo che a Caleb, da chi teneva a lui, voleva vedere i gesti più che sentire parole. E la gelosia è solo il segno che ci tiene.
-Perché neanche a me va a genio che sia così attaccato al pinguinomane dai capelli celesti, ma di certo non inizio a fare il gioco del silenzio-
-Ora è più chiaro- commentò la ragazza.
-Quindi ti stai facendo sfuggire il ragazzo che ami solo perché lui gestisce la gelosia in modo diverso. Quale tra voi due è l'idiota?- aggiunse poi. Caleb si morse il labbro, capendo che in quella situazione aveva sbagliato anche lui e non solo Jude.
-Quindi che farai?- chiese Shawn.
-Cercherò di far pace. Ma lui pure deve fare la sua parte. Magari evitando di starsene zitto ore e ore ogni volta che anche solo ti saluto-
-Sì, potrebbe evitare effettivamente... E anche Axel dovrebbe smettere di provare ad ucciderti con lo sguardo...- rifletté l'albino.
-Oh, e io che pensavo fossero occhiate piene d'affetto- disse il castano con finto dispiacere. Martina e Shawn scoppiarono a ridere.
-Forza baka. Torniamo dagli altri. Sono qui da meno di un giorno e già non vedo l'ora di andarmene-

Quando scesero trovarono tutti meno che il rasta.
-Dov'è Jude?- chiese Caleb non vedendolo.
-Ehm... Forse abbiamo fatto una cazzata- disse Nathan temendo la reazione del punk.
-Jude ci ha raccontato tutto e noi... Beh gli siamo andati tutti contro visto che... È strano da dire ma era nel torto e... Tu nel giusto...- spiegò David sforzandosi di parlare e non vomitare per ciò che stava dicendo.
-E lui si è alzato incazzato ed è salito. Non l'avete visto?- finì Joe.
-Siete degli idioti del cazzo- sbottò Caleb ignorando la domanda e salendo alla ricerca del suo ragazzo.


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


-Jude esci da lì, subito- sbottò il castano bussando alla porta. Il suo ragazzo si era chiuso in bagno, visto che in camera poco prima c'era lui con Martina e Shawn.
-Perché? Vai dagli altri a vantarti del fatto che hai ragione e io ho torto-
Il punk ghignò.
-Non c'è gusto se tu non sei presente a rosicare-
-...-
-Jude, esci. Non puoi stare chiuso qui in eterno. E poi...-
Caleb si morse il labbro. Per lui non era semplice da dire.
-...anch'io ho sbagliato in parte-
La serratura scattò e la porta si aprì. Jude si sporse quel tanto che bastava per far vedere il suo volto. Non aveva gli occhialini in viso, penzolavano attorno al suo collo. I suoi occhi rossi lo guardarono pieni di confusione.
-Non è colpa tua se sei geloso e ho rischiato di mandare la nostra relazione a puttane solo per una cazzata. Non dovevo incazzarmi con te visto che non si controlla la gelosia. Ma odio quando fai quello stupido gioco del silenzio. Ogni volta che parlo con Shawn ti zittisci e non parli per ore-
Jude abbassò lo sguardo, capendo che forse esageravano entrambi.
-Ora esci da quel cazzo di bagno e mi dai un bacio?-
A quella schietta richiesta il rasta arrossì, ma accettò subito. Uscì dal bagno e il punk gli prese il volto tra le mani baciandolo. Poi si sentì il rumore di uno scatto e i due si staccarono di colpo. Dalla parte opposta alla loro, appoggiata alla parete con un piede sull'ultimo scalino, c'era Martina con il suo cellulare in mano.
-Ma che carini. Sono arrivata in tempo per il bacio- commentò sghignazzando, prima di scendere lasciando un Caleb infuriato e un Jude imbarazzato lì da soli.

-Hanno fatto pace- disse la ragazza mostrando con fierezza la foto.
-Che fotografa- commentò Hurley.
-Caleb ti ammazzarà- disse Axel.
-Non farebbe mai male alla sua sorellina adorata.
...
Sono morta e sepolta-
I ragazzi scoppiarono a ridere, quasi tutti, per la semplicità con cui la ragazza disse la frase.
-Ti ammazzo nel sonno- disse Caleb scendendo, seguito a ruota da un Jude imbarazzato.
-Ma Onii-San!-
-Onii-San un corno!-
-Ti voglio bene io!-
-Io no-
-Non è vero- ribatté la ragazza facendogli la linguaccia. Caleb sospirò e decise di ignorarla.
-Torniamo alla via di fuga. Nel corridoio dovrebbe aprirsi una scala per la soffitta- spiegò il castano -e nella cucina ho notato che c'è una botola per un'ipotetica cantina-
-Quindi che proponi Caleb? Di cercare lì? In due luoghi perfetti per i mostri?- chiese scettico David.
-L'azzurro ha ragione. Potrebbero nascondersi molto facilmente i mostri, lì- si aggiunse Gazelle.
-Appunto. Se lì si nascondono i mostri, avranno qualcosa da difendere- intervenne Martina, capendo la logica del fratello che annuì concorde.
-La logica regge ma... Non è un po un'azione suicida?- chiese Nathan.
-Le azioni suicide sono il mio forte- disse Caleb sfoggiando il suo ghigno migliore. Shawn, Jude e gli altri ragazzi sospirarono, mentre Martina ghignò.
-E va bene...- acconsentì infine Mark a nome di tutti.
-Ci dividiamo in due gruppi- disse poi il punk.
-Fuoco e ghiaccio?- chiese Axel scettico. Martina e Hurley erano già stati informati del significato di essi, e si era già capito che la prima era il ghiaccio e il secondo il fuoco.
-No. In fondo per sopravvivere i due devono collaborare. Faremo gruppi misti- spiegò Jude, sapendo che quella era la scelta migliore.
-Okay. E le squadre?- chiese Byron.
-Tu, Hera, Jordan, Xavier, Gazelle e Torch andate in cantina. Io, Hurley, Mark, Nathan, David e Joe andiamo in soffitta. Shawn, Jude, Axel e mio fratello restano a controllare se accade qualcosa di strano mentre cerchiamo- disse Martina.
-Perché dovrebbero controllare?- chiese Jordan confuso.
-Semplice pistacchietto. Non è detto che troviamo un'uscita. Ma potremmo sempre trovare qualche interruttore, leva o altro che cambi qualcosa qui. E abbiamo bisogno di qualcuno che stia attento ai dettagli, come Caleb e Jude, e qualcuno che ci venga ad avvertire e Shawn e Axel vanno bene- spiegò la ragazza fiera di se. Caleb le lanciò un'occhiata strana, che la fece arrossire, e lei ricambiò con un'occhiata furiosa. Solo quei due sapevano cosa si stavano dicendo così.
-Va bene. Dove sono le due botole?- chiese Xavier.
-Quella in cucina sta accanto al frigo, sotto il tappetino. Quella in corridoio sta nel punto in cui stava la bambola impiccata- riferì Caleb. Tutti annuirono e si misero subito a lavoro. Sarebbero usciti tutti, costi quel che costi.


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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


-Byron cazzo! Smettila! Ci metti più ansia tu che questo posto- sbottò Hera. Erano in cantina, era buio pesto e Byron sussultava ad ogni minimo rumore.
-M-Ma H-Hera, q-quel c-coso è q-qui! L-Lo s-sento!-
-Lo senti?- chiese confuso Torch.
-Avete presente quando eravamo tutti da Jordan e Xavier? Che quando siete arrivati noi eravamo già lì?-
-La vostra stanza è ben distante dalla loro. Avreste dovuto essere gli ultimi- ragionò Gazelle.
-Esatto. Poco prima Byron stava tremando e diceva che gli spettri gli parlavano o chessò io. Dopo che sono riuscito a tranquillizzarlo si era addormentato e l'ho messo sul letto. Dopo circa dieci minuti si è svegliato dicendo che qualcosa stava arrivando e mi ha trascinato da loro- spiegò il castano.
-Per questo siete entrati in contemporanea con l'urlo di Jordy- commentò Xavier.
-È q-qui... È qui è qui è qui... S-sta venendo da noi...- sussurrò varie volte il biondo.
-Andate avanti. Vi raggiungiamo tra un attimo- disse Hera e gli altri acconsentirono.
Quando furono soli, il castano aprì le braccia. Byron si fiondò tra esse, facendosi stringere il più possibile.
-Byron calmati. Anche se quel mostro ci fosse, non riuscirebbe a farti niente. Ti proteggerò io. Sempre-
-Ma... Se fa male a Gazelle e Torch? O a Xavier e Jordan? O se fa male a... a te?-
Hera rimase colpito da quelle domande. Dov'era il Byron narcisista ed egocentrico? Che tenesse agli altri, anche se non lo mostrava spesso? Hera lo strinse di più a se.
-Non accadrà. Torch proteggerà Gazelle, Xavier proteggerà Jordan e io proteggerò te e viceversa, no?-
Il biondo annuì, già più tranquillo. Ma poi una domanda gli balenò nella mente.
-Perché mi proteggerai?-
Il castano non rispose. I gesti valgono più delle parole. Si staccò dall'abbraccio e congiunse le sue labbra con quelle di Byron in un casto e dolce bacio. Un bacio contenente mille promesse.

-Si staranno sbaciucchiando- commentò Torch, facendo ridacchiare l'altro rosso.
-Proprio non ci riesci a farti i fatti tuoi tulipano?-
-Taci ghiacciolino-
-Sei incorreggibile-
-Sei snervante-
-Immaturo-
-Vecchiaccio-
-Poppante-
-Decrepito-
-Lattante-
-Cretino-
-Basta!- sbottò Jordan massaggiandosi le tempie -Mi avete fatto venire mal di testa!-
-Scusa Jordy- si scusò subito Gazelle, facendo salire la rabbia e la gelosia in Torch.
-Si si, scusa- disse il tulipano con disinteresse.
-Potresti avere la decenza di scusarti per bene-
-Potresti avere la decenza di non parlare sempre-
-Sei tu che sei un idiota-
-Disse miss perfettina-
Xavier guardò Jordan prima di spigengere Gazelle. Torch, prontamente, lo prese al volo trovandosi ad un palmo di naso dal suo viso. Non si trattenne e lo bacio, ficcando la sua lingua nella bocca dell'altro con prepotenza. Gazelle, dal canto suo, non si oppose minimamente e ricambiò quel bacio passionale che si stavano scambiando. Xavier coprì gli occhi del verde con le mani ridacchiando, mentre esso arrossiva sentendo il contatto con la sua pelle. I due piccioncini vennero interrotti da un colpo di tosse appartenente ad Hera, che era nuovamente con loro insieme a Byron. Si tenevano la mano.
-Ma solo noi siamo belli che single?- si lamentò Xavier, prima che Gazelle, ricambiando il favore di prima, spinse Jordan tra le sue braccia facendoli accidentalmente baciare. Ma Xavier preferì approfittarne, quindi quel bacio dato per errore si allungò più del previsto. Jordan non oppose resistenza, e ricambiò il bacio mettendo le braccia intorno al suo collo, mentre l'altro lo cingeva per i fianchi. Altro colpo di tosse di Hera, e i due si staccarono, entrambi rossi in volto.
-Dicevate?- chiese Byron sorridendo malizioso.
-Tu non eri terrorizzato a morte?- chiese Jordan per cambiare discorso.
-Sì. E il mostro è qui vicino. Ma usciremo tutto quanti vivi perché ci difenderemo a vicenda. Giusto Heeraa~?- cinguettò il biondo abbracciando il suo neo-ragazzo che sospirò.
-Giusto- rispose alzando gli occhi al cielo e cercando di scollarsi di dosso Byron. Uno strano ruggito fece cambiare idea ad Hera che, invece di staccarselo di dosso, lo strinse a se per proteggerlo. Da dietro dei barili di vino uscì quella strana creatura e si avvicinò ai ragazzi che indietreggiarono, finché non rimasero bloccati contro il muro.
-Qualcuno ha qualche idea...?- chiese Byron con voce strozzata. Jordan iniziò a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcosa. Poi il volto gli si illuminò. Salì su uno dei barili lì vicino e prese, da uno scaffale, una corda.
-Gazelle!- chiamò passandogli un'estremità della corda. L'albino dovette capire, perché si lanciò contro il mostro. Jordan fece la stessa cosa, ma dal lato opposto. Iniziarono a girare intorno alla creatura, incontrandosi in due punti opposti. Quando finirono, il mostro era bello che legato. Jordan, anche se titubante, si avvicinò di più ad esso per poter fare un nodo stretto.
-Bravo Jordy! Sei un genio!- esclamò Xavier facendo arrossire il verde. Byron fissava il mostro, nascondendosi dietro ad Hera. C'era qualcosa che solo il biondino percepiva, e non era niente di buono.


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


-PERCHÉ CAZZO LA LUCE DOVEVA ANDARSI A FAR FOTTERE ORA?!- urlò Martina. Avevano appena acceso la luce della soffitta e subito si era rispenta.
-Che c'è? Hai paura del buio?- chiese divertito Hurley.
-Sì! E tanta!- rispose la ragazza iniziando a tremare. Al rosa sfuggì un Oh di sconcerto. Non se l'aspettava di certo. Non era chissà quanto buio, riuscivano a vedere dove andavano, ma anche quella poca oscurità riusciva a spaventare la ragazza.
-Torno giù! Faccio venire qualcun altro- sbottò avviandosi verso la botola.
-Ma non eri tu quella che ha fatto le squadre?- chiese divertito Joe.
-Prima di sapere che questa fottuta luce non funzionasse-
-Eddai. Non è poi così buio. Tranquilla- disse Hurley prendendola per il polso e iniziando a trascinarla lontano dall'uscita. Gli altri li seguirono, ignorando le varie bestemmie della giovane Stonewall. Si sentì un rumore strano, poi un urlo. Mark aveva urtato una scopa, facendola cadere, e David era saltato in braccio a Joe, spaventato. Martina scoppiò a ridere insieme a Hurley, mentre Mark si scusava imbarazzato e Nathan tratteneva le risate.
-Fanculo- disse l'azzurro scendendo dalle braccia del suo ragazzo che rideva sotto i baffi.
-Ma... Mi dispiace- ritentò il castano. Il pinguinomade sbuffò ma non disse altro.

-Ahia! Mi hai fatto male cretino!- sbottò Martina riferita a David. Le aveva erroneamente fatto cadere una mazza da baseball in testa e lei aveva imprecato in varie lingue diverse.
-Non l'ho fatta apposta- si giustificò il ragazzo con la benda.
-Sei un baka. Vaffanculo va-
-Ma non l'ho fatta apposta!- sbottò nuovamente l'azzurro dopo che la ragazza l'ebbe colpito con una pallina da tennis.
-Neanch'io- rispose lei con finta innocenza.
-Martina lascialo stare- disse Joe andando vicino al suo ragazzo e dandogli un bacio sulla guancia colpita dalla pallina.
-È un idiota però-
-Sei tu quella che non capisce nulla-
-Ragazzi finitela- intervenne Nathan -che litigando non si risolve nulla-
-Oh ma taci baka-
-Nath ha ragione. Non litighiamo- s'intromise Mark.
-Ma è lui che mi ha fatto cadere quella cosa in testa-
-Non l'ho fatto apposta!- ripeté David.
-Guarda che la mazza da baseball l'ho fatta cadere io. David ha urtato la mensola con la palla da bowling...- s'intromise Hurley grattandosi la nuca imbarazzato.
-Sei un grandissimo... Baka- disse Martina trattenendosi dall'insultarlo pesantemente.
-Scusami tanto- continuò il rosa ridacchiando.
-Per colpa tua avrò un bernoccolo in testa...- borbottò la ragazza avviandosi a grandi falcate verso il lato opposto al loro. Poco dopo tornò.
-Non voglio stare sola al buio- disse e prese per il polso Nathan e Mark, portandoli con se dall'altra parte. In questo modo poterono controllare con più facilità, senza tentati omicidi.

Controllarono tutta la soffitta. Oltre a tanta polvere e oggetti vecchi non avevano trovato nulla, se non una torcia di cui Martina si era praticamente innamorata.
-Scendiamo? Tanto non c'è nulla- chiese Joe.
-Non siate così pessimisti! C'è qualcosa di sicuro!- disse Mark continuando a cercare.
-S-Si... C'è qualcosa... M-Ma non è d-delle migliori...- balbettò Martina. Tutti la guardarono confusi e lei puntò la torcia contro una bambola di cera. Aveva in mano una fottuta katana e si stava avvicinando ai ragazzi. Tutti indietreggiarono, fino a finire con le spalle al muro.
-Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo- borbottò ripetutamente la ragazza mentre si guardava intorno in cerca di qualcosa di utile.
-Sì!- esultò poi.
-Hurley prendimi in braccio-
-Trovi bella l'idea di morire tra le mie braccia?- scherzò lui, beccandosi un pugno in testa. Poi fece come aveva detto la giovane. La prese in braccio e lei, facendo leva con i piedi contro il suo petto, gli salì sulle spalle e prese dalla mensola un accendino e una bombolette spray.
-E ora bruciamo la bambolina- ghignò scendendo dalle spalle di Hurley. Accese l'accendino, fortunatamente funzionante, e usò la bomboletta spray per creare una sorta di lanciafiamme artificiale che sciolse la bambola di cera. Ma, purtroppo, non era finita lì.


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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


-È inutile, non puoi uccidermi solo guardandomi- disse dopo un po Caleb. Stava chiacchierando con Shawn, facendolo di tanto in tanto arrossire, e Axel lo stava fissando male da quando avevano iniziato a parlare. Il biondo distolse lo sguardo, colto in fragrante. Non che ci volesse molto. Ma non era l'unico geloso. Anche Jude guardava male Shawn, ma con più discrezione. Lanciava qualche occhiataccia di nascosto. Ma purtroppo a Caleb non sfuggirono.
-Vale lo stesso per te Jude. Le tue occhiatacce non ammazzeranno Shawn- continuò ghignando nel vedere il rasta arrossire. Si alzò dal divano, andando verso la poltrona sulla quale era seduto il suo ragazzo.
-Non riesci a stare senza le mie attenzioni..?- gli chiese malizioso, avvicinandosi pericolosamente a lui. Jude arrossì di più e Caleb lo baciò. Un bacio passionale che sarebbe sfociato in altro se Shawn, imbarazzaro, non avesse colpito i due con un cuscino.
-Ho capito. Vieni Jude andiamo in camera- disse Caleb prendendolo in braccio.
-Che.. No! Caleb dobbiamo restare qui a controllare!-
-Ma controllare che? Non succederà un cazzo e voglio mettertelo nel culo-
-CALEB!- sbottò Jude nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
-Sapete che non siete soli?- chiese Axel leggermente divertito. Jude sentendo quelle parole si strinse di più a Caleb, come se facendo così potesse scomparire.
-Va bene ho capito. Te lo ficco in culo quando usciamo da qui- disse sedendosi sulla poltrona prima occupata da Jude, tenendolo ancora in braccio.
-È bello vedere che effetto fai a Jude. Non l'ho mai visto andare in tilt così- commentò Axel andando sul divano accato a Shawn e abbracciandolo.

-Non succederà un cazzo- commentò Caleb annoiato.
-Sono d'accordo- disse Axel annoiato.
-Ragazzi di poca fede- commentò Shawn.
-Siamo solo sinceri- controbatté Caleb.
-No. Siete ragazzi di poca fede- borbottò Jude tenendo ancora il viso nell'incavo del collo di Caleb.
-Esatto. Fate male così- aggiunse Shawn.
-Ma voi vi siete messi d'accordo contro di noi?- chiese Caleb mentre Axel sorrideva divertito.
-Può darsi- disse Jude.

-Vado a prepararmi qualcosa- disse Shawn alzandosi e dirigendosi in cucina. Nessuno ci fece troppo caso, finché Caleb non sgranò gli occhi. Si alzò di scatto, lasciò Jude sulla poltrona e si diresse in cucina.
-NON TOCCARE NULLA! L'ULTIMA VOLTE È ESPLOSO IL MICROONDE!-
Tornò dopo poco trascinando Shawn da dietro. La gelosia di Axel e Jude crebbe e più cercavano di non darlo a vedere, più si capiva.
-Oh ma dai- sbottò Caleb spingendo Shawn sul divano in modo che atterrasse su Axel facendoli baciare, bacio tutto fuorché che casto.
Caleb si avvicinò a Jude pericolosamente, fino a far sfiorare i loro nasi.
-Amo solo te cretino- gli sussurrò a fior di labbra dandogli un bacio stranamente casto e dolce.
Fu un urlo a distrarli tutti. Poi ce ne fu un altro. Il primo proveniva dalla cantina, l'altro dalla soffitta. Erano entrambi urli acuti e abbastanza femminili, quindi probabilmente quello della cantina era di Byron, l'altro invece di Martina. I ragazzi della cantina furono i primi a tornare, completamente pallidi. Poi toccò a quelli della soffitta. Martina, giustamente, cadde come un sacco di patate e Hurley dopo di lei. La ragazza era stesa a pancia a terra con il rosa sopra. Caleb scoppiò a ridere, così come Torch e Mark.
-Smettetelaaa. Uff. E tu levati che pesi baka!-
Hurley seguì l'ordine e si alzò.
-Qui è cambiato qualcosa?- chiese Gazelle.
-No- risposero in coro Jude e Axel.
-Bene. Tra poco cambierà invece- disse David.
-Già. Moriremo me lo sento- intervenne Torch.
-Che pessimista che sei tulipano- commentò Martina.
-Già. Non morirà nessuno! Giusto Heeeraa~?- disse Byron attaccandosi al braccio di Hera.
-Giusto- rispose lui alzando gli occhi al cielo.
-Hera-Chan, ti sei messo con l'angioletto?- chiese divertita Martina. Ricevette solo un'occhiataccia dal castano.
-Che intendete quando dite che qualcosa succedera?- chiese Axel. Neanche a dirlo che la terra tremò. Nathan venne trascinato da Mark sotto il tavolo, Hera strinse a se Byron in modo che se qualcosa fosse caduto, non l'avrebbe colpito in testa, Xavier mise un cuscino in testa a Jordan che lo stava abbracciando, David si attaccò alla gamba di Joe che si mantenva alla parete, Axel, Shawn, Torch e Gazelle si appoggiarono ai divani, Martina, che stava ancora seduta a terra, venne abbracciata da dietro da Hurley che la protesse e Caleb strinse a se Jude, tenendolo stretto a se e proteggendogli la testa con le mani. Il terremoto durò svariati minuti, e quando finì i due albini urlarono. Il lampadario era caduto in testa a Torch e Axel, che avevano spinto via i due in tempo per salvarli.
-No... Nononono... Tulipano di merda apri gli occhi- sbottò Gazelle inginocchiandosi accanto al suo ragazzo. Nessun altro riusciva a muoversi.
-CHE CAZZO FATE LÌ IMPALATI?! IDIOTI AIUTATECI!- urlò Shanw in preda al panico.
-Jordan prendi delle bende e del disinfettante. Jude cerca ago e filo. Mark, Nathan, Hera, Xavier riuscite a trasportarli in camera?-
La piccola Stonewall aveva preso il comando. Tutti fecero come aveva detto e in poco tempo si ritrovarono tutti in camera di Shawn e Axel. Idue feriti erano entrambi stesi sui letti senza coscienza e con varie ferite.
-Pistacchietto puoi fasciare e disinfettare le ferite meno gravi?- chiese Martina.
-E le altre?-
-Disinfettale e basta. Prima di fasciarle le richiudiamo-
Il verde annuì e si mise all'opera, aiutato da Jude e Hera. La ragazza lanciò un'occhiata a Caleb, che capì al volo. I due fratelli fecero uscire dalla stanza Gazelle e Shawn, nonostante le loro proteste. Li portarono in due camere differenti. Dovevano parlare, da soli, da amici.


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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


-Shawn, respira-
-C-Cale-eb e s-se l-lui n-non d-dove-esse f-farcela...? L-Lui m-mi ha s-salva-ato e-e o-ora s-sta m-male...- balbettò l'albino contro il suo petto. Il castano l'aveva abbracciato e gli stava accarezzando i capelli nel tentativo di calmarlo.
-Shh. Va tutto bene. Axel è forte lo sai. Non ti lascerà solo, si sveglierà. Lo farà per te. E neanche io e gli altri gli permetteremo di andarsene così facilmente. Ora stai calmo lupetto-
-N-Non p-posso p-perdere a-anche l-lui. P-Prima A-Aiden... O-Ora A-Ax...-
-Shanw, non parlare di Axel come se fosse già morto. È ancora qui. Con te. Si sveglierà tra poco, vedrai. Facciamo così, stanotte resto con te in camera mentre aspettiamo che quei due idioti si sveglino, va bene?-
Shawn annuì piano contro il suo petto. Tremava e Caleb sapeva di non poterlo aiutare, non poteva farlo sentire protetto come faceva Axel.
-Il puntaspilli non vorrebbe vederti piangere. Sono certo che preferisce vederti sorridere. Quindi ora ti asciughi queste cazzo di lacrime che io per primo non ce la faccio a vederti in questo stato-
Shawn ridacchiò leggermente e si staccò dall'abbraccio, asciugandosi le lacrime.
-Ora va molto meglio- commentò il castano dandogli un pugnetto amichevole sul braccio.
-Torniamo dagli altri-

Da quando erano entrati in camera, Martina non faceva altro che urlare "GAZELLE NON PRENDERE A PUGNI IL MURO!", "LASCIA QUELLA FOTTUTA LAMETTA!", "SMETTILA BRYCE!", "LASCIA IL VETRO ROTTO BAKA!", "SMETTILA DI FERIRTI CONTINUAMENTE!". Gazelle non l'ascoltò. Aveva perso la lucidità. Era come impazzito. Non era lui. Poi arrivò. Arrivò uno schiaffo. Gazelle si toccò la guancia normalmente pallida, ormai rossa. Martina non aveva mai alzato le mani su di lui, nonostante fosse una ragazza violenta. Sgranò gli occhi fissandola.
-La vuoi smettere?! Non sei l'unico preoccupato per Torch. Non sei l'unico che sta male. Non sei incompreso. Anch'io sono preoccupata! Anche Xavier e Jordan lo sono! Così come Hera e Byron, e tutti gli altri! Che direbbe Torch se ti vedesse? Cioè, lui sta messo 'na merda per salvarti il culo e tu provi a schiattare?! Ti comporti come se fosse già morto! È vivo cazzo! Fino a prova contraria e fottutamente vivo!- sbraitò al limite della sopportazione, ma poi si rilassò. Gazelle abbassò lo sguardo, senza smettere di piangere. La ragazza lo abbracciò, stringendolo più che poteva.
-Bryce, quel tulipano è forte. Claude ci ha insegnato a non dubitare di lui. Sarà un idiota, ma non sarebbe capace di abbandonarti così facilmente-
-M-Mi a-aveva p-promesso che s-saremo u-usciti di q-qui i-insieme...-
-Usciremo tutti di qui. Stai tranquillo. Facciamo così, quando i ragazzi riportano Torch in camera vostra prendo le mie cose e resto in camera con te, va bene?-
-Va bene... Grazie Marty-
-Resto la tua migliore amica, no? Per il mio ghiacciolino questo ed altro. Ora torniamo dagli altri-

-Smettila cazzo!- sbottò per l'ennessima volta Caleb. Erano due ore filate che litigava con Jude. Visto che avrebbe dormito con Shawn, il rasta, cercando di scacciare la gelosia, aveva detto che sarebbe stato in camera con Mark e Nathan e Caleb, essendo più geloso di Jude, si era opposto e avevano iniziato a litigare.
-Caleb, cazzo. Sei tu che rompi! Tu puoi stare in stanza con Shawn e io non con Mark e Nathan?!-
-Non voglio che stai con quei due!-
-E poi sono io quello geloso-
-Sei geloso del lupetto, dai! È solo il mio migliore amico!-
-Ti comporti come se fosse lui il tuo fidanzato!-
-Cazzo Jude. Ti amo e non hai motivo di essere geloso. Smettila di fare così-
-Non me ne fotte un cazzo se mi ami- sbottò il rasta e Caleb sgranò gli occhi, poi strinse i pugni e serrò la mascella.
-Allora ti fregherà ancor meno se ti lascio- disse a denti stretti prendendo una maglia per dormire. Jude si rese conto solo in quel momento della cazzata che aveva detto.
-Cal io...-
-Devo dormire da Shawn, ricordi? E Mark e Nathan ti staranno aspettando. Notte Sharp- lo bloccò Caleb, prima di uscire.

-Perché piangi?- chiese Shawn quando vide l'amico entrare. Il castano si portò istintivamente una mano sulla guancia, sentendola bagnata. Sospirò asciugandosi le lacrime.
-Niente-
-Cal...-
-Pensavo mi amasse, sai? Forse mi sbagliavo-
Shawn l'abbracciò, mentre Caleb si lasciò andare in un pianto liberatorio.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


-Jude, amico mio, sei un coglione- disse David. Il rasta si era rifugiato in camera sua e di Joe invece che da Mark e Nathan.
-Lo so! Che faccio ora?-
Il rasta non era in se. Era letteralmente distrutto.
-Domani ci parli e ti scusi- disse Joe.
-E se non mi perdonasse...? E se perdesse interesse in me? E se non mi amasse più? Gli ho detto una cosa terribile. E se mi odiasse? E se...-
-Jude mi hai fatto venire mal di testa in meno di 5 secondi- lo interruppe Joe -Caleb ti ama e ti perdonerà anche se forse non subito. Lo conosco. Con chiunque altro avrebbe già chiuso, ma con te sarà diverso. Fidati-
-Okay...-
-Dormi da noi?-
Jude annuì, facendosi mille film mentali su come Caleb potesse non perdonarlo, non amarlo e odiarlo.

Gazelle stava accarezzando i capelli di Torch, scompigliandogli leggermente il tulipano, sorry, la fiamma.
-Si sveglierà- affermò sicura Martina mentre finiva di cucire una ferita profonda sulla gamba del rosso. Iniziò a fasciarla, mentre Gazelle continuava a fissare il suo tulipano.
-È stato fortunato, sai? Nessuna ferita alla testa e le ferite più profonde non sono mortali-
-Sarebbe stato fortunato se non fossi stato sotto il lampadario e non si fosse buttato sotto per salvarmi-
-Non sei responsabile-
-Ma lui...-
-Lui ti ama e ha pensato prima a te che a se stesso come tu avresti fatto con lui-
-...-
-Bryce, stai tranquillo. Quando si sveglierà ti prenderà in giro a vita, lo sai?-
-Probabile. Reste sempre un idiota-
-Il tuo opposto...-
-...é il più simile a me-
-Questa frase quante volte l'abbiamo detta?-
-Troppe. Ma io, a differenza tua, ho capito da poco il significato-
-Sei ritardato baka-
-Ma taci-
-No-
Dopo attimi di silenzio la ragazza scoppiò a ridere senza un apparente motivo e Gazelle la guardò confuso.
-Mi sono immaginata Torch che da un momento all'altro si sveglia urlandoci contro di stare zitti per farlo dormire-
-Ne sarebbe capace- commentò il ghiacciolino sorridendo divertito.
-E io sarei capace di prenderlo a schiaffi-
-Non prima di me-

-Caleb...-
-Non.Dirlo. Non va tutto bene okay?-
-...-
-Scusa. So che vuoi aiutarmi, ma dire cazzate fa solo peggio-
-Si sistemerà tutto-
-Hai sentito che ho detto?-
-Non è una cazzata-
-Mi ha detto che non glie ne fotte un cazzo se lo amo, Shawn-
-Era solo alterato e geloso. Probabilmente, vedendo il contesto, non intendeva quello. Intendeva che, che tu lo ami o meno, la gelosia resta-
-...-
-Dai, vedrai che domani si sistemerà tutto quanto. Dormiamo?-
-Va bene-
-Proba...-
-Si, lo so. Gli incubi. So che mi sveglierai. Come quando tornarono i ricordi di Aiden-
-Già...-
-Stai tranquillo anche tu. Axel si sveglierà-
Shawn annuì, prima di stendersi accanto a Caleb nel letto ad una piazza e mezza. Si misero spalla contro spalla.

Jude osservò Caleb dormire. Si era alzato per andare in bagno e aveva trovato la porta della camera di Shawn aperta. Era entrato, ma non aveva il coraggio di avvicinarsi. Era rimasto attaccato alla porta, a guardare il suo Caleb dormire. Una lacrima solitaria gli scese lentamente, pensando che non sarebbe riuscito a farsi perdonare.
-Jude, quando dico che amo i tuoi occhi, intendo dire che li amo quando sono pieni di gioia, di allegria. Non quando sono pieni di lacrime. Così non li sopporto- disse Caleb senza aprire gli occhi. Jude sobbalzò. Non pensava fosse sveglio.
-Io...- iniziò, ma poi si fermò non sapendo che dire.
-Vieni, su- disse il castano mettendosi a sedere.
Jude gli si avvicinò confuso, e Caleb lo baciò a stampo abbracciandolo.
-Va tutto bene- sussurrò.
-Caleb... Mi dispiace, io non volevo dire quello... -
-Lo so. Non fa niente-
Rimasero abbracciati qualche altro minuto. Quando Jude provò a staccarsi, Caleb non glie lo lasciò fare. Lo strinse di più a se, prendendolo in braccio e facendolo accoccolare sul suo petto. Si addormentarono abbracciati. Shawn sorrise. Non stava riuscendo a dormire e aveva sentito tutto. Sapeva che sarebbe andato tutto bene. Quei due, infondo, sono peggio di due calamite.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Shawn si guardò intorno. Non sapeva che fare. Non voleva svegliare Caleb che dormiva, beato, con Jude sul petto. Ad attirare la sua attenzione fu la porta che si aprì leggermente di più. David entrò, alla ricerca di qualcosa. Quando vide Jude, si rilassò e sorrise leggermente.
-David hai trovato Jude...?- sussurrò qualcuno entrando. Joe.
-Guarda- sussurrò l'azzurro spostandosi leggermente. Anche l'arancio sorrise intenerito nel vedere Caleb dormire con un braccio dietro la testa e l'altro che teneva stretto a se Jude, accoccolato sul suo petto.
-Alla fine hanno fatto pace- disse David.
-Già. Sono come due calamite con polarità opposte- intervenne Shawn, rivelando di essere sveglio. I due ragazzi sobbalzarono leggermente. L'albino si mise a sedere, guardandoli.
-Come mai siete qui?- sussurrò.
-Jude era andato a bere e non tornava. Ci stavamo preoccupando- spiegò Joe sempre senza alzare la voce. David stava per dire qualcos'altro, ma fu interrotto da una voce.
-Che è successo...?-
Era stato Axel a parlare, aprendo gli occhi.
-AX!- urlò Shawn saltandogli addossò e baciandolo. Caleb e Jude caddero dal letto spaventati per l'urlo. Jude si trovava a terra con le mani sul petto di Caleb che, intanto, si reggeva con i gomiti vicino alla testa del rasta per evitare di cadergli completamente addosso. Il minore arrossì, mentre l'altro si abbassò un po baciandolo a stampo prima di alzarsi. Jude si mise a sedere mentre il maggiore si stiracchiò.
-Che è successo?- chiese puntando gli occhi fuoco su David e Joe dinnanzi a lui.
-Chiedetelo a Shanw- disse David guardando l'albino intento a baciare Axel.
-Si è svegliato- commentò Caleb sbadigliando, prima di sedersi a terra dietro a Jude, abbracciandolo da dietro e nascondendo il viso tra i suoi capelli sciolti. David scattò una foto, ridacchiando quando vide il suo amico andare in fiamme.
-Non dovremmo farli staccare?- chiede Caleb assonnato, senza però muoversi di neanche un centimetro. Gli piaceva sentire l'odore di Jude e tenere il volto tra i suoi capelli, appoggiando il mento sulla sua spalla.
-Faccio io- disse Joe prendendo un cuscino, ormai arma letale per i baci in quella casa, e lanciandolo contro i due piccioncini che si staccarono.
-AXEL È SVEGLIO- urlò David affacciandosi fuori alla porta. In poco tempo tutti, tranne Martina e Gazelle, erano nella camera. Per quanto, però, potessero essere felici che Axel fosse sveglio, non riuscirono a distogliere lo sguardo da Jude e Caleb ancora seduti a terra. Il rasta si sentiva 'leggermente' a disagio, e il castano lo capì.
-Se proprio volete, David ha una foto. Fissate quella che vi dura di più- disse assonnato, senza aprire gli occhi né muoversi, e tutti distolsero lo sguardo imbarazzati.
-Ax, come stai?- s'informò Mark avvicinandosi al biondo insieme a Nathan, Hurley e David. Anche Jude avrebbe voluto raggiungere Ax, ma sapeva che Caleb non gli avrebbe permesso di muoversi. Sembrava star comodo.
-Bene. Che è successo?-
-Sei stato un idiota! Ecco che è successo!- disse Shanw abbracciandolo più forte che poté.
-Hai spinto Shawn via, da sotto al lampadario, beccandotelo in testa- rispose Hera. Poco dopo si sentirono delle bestemmie pesanti. Poi qualcosa rompersi. Infine Martina e Gazelle arrivarono dagli altri, entrambi incazzati neri, seguiti da un Torch che rideva.
-Ti sei svegliato!- esclamò Byron felice.
-Sto stronzo era sveglio da circa due ore- disse Gazelle guardandolo male. Martina borbottò altre bestemmie contro il rosso, e Xavier e Jordan li guardarono confusi.
-Ha fatto finta di star ancora senza coscienza per ascoltare Gazelle che mi parlava di lui- disse a denti stretti la ragazza.
-Se non l'avessi fatto non avrei mai saputo che Gazelle mi trova affascinante-
Poco dopo gli arrivò un pugno nello stomaco da parte dell'albino. Tutti guardarono il tulipano, non sapendo se essere felici per quel gesto di Bryce o essere dispiaciuti per la stupidità del rosso.
-Io lo ammazzo- disse Martina con decisione.
-Tu non gli farai niente...- disse subito Gazelle.
-Grazie ghiac...-
-...non prima di me- finì l'altro, facendo sospirare Torch sconsolato.
-E se torniamo a dormire?- chiese Caleb sbadigliando per l'ennesima volta. Tutti acconsentirono. Jude era preoccupato per l'improvvisa stanchezza del suo ragazzo. Le altri notti non aveva mai fatto così.
Tutti tornarono nelle proprie stanze.
-Cal, puoi andare a dormire con Jude in camera vostra ora. Grazie per essere rimasto-
-Di niente Shawn. Vieni Jude, andiamo-
Il castano, anche se un po a malavoglia, si staccò dall'abbraccio di prima e si alzò, seguito da Jude.

-Caleb avvicinati un attimo- disse il rasta. Il castano, confuso, fece come richiesto e il suo ragazzo gli mise una mano sulla fronte, constatando che fosse abbastanza caldo.
-Sai se qui c'è un termometro?-
-Perché?-
-Sei abbastanza caldo. Mi sa che hai un po di febbre-
-Non dire sciocchezze Jude. Sto bene. Tranquillo. Andiamo a dormire-
-Il fatto che sei così stanco aumenta le probabilità che tu stia male-
-E perché, sentiamo-
-Le altre notti, anche se ci svegliavamo, non sei mai stato così stanco-
Caleb rimase in silenzio. Forse il suo ragazzo aveva ragione.
-Vedremo domani. Ora è tardi-
-Va bene...-
Il rasta si stese sul letto, insieme al castano, e gli accarezzò il ciuffo. Caleb sospirò, sorridendo malinconico.
-Sai, anche mia madre mi accarezzava il ciuffo quando pensava che avessi la febbre. Da quello capivo che era preoccupata, quando fingeva di non esserlo-
-Vuoi che smetto?-
-No... Anche se mi tornano in mente tanti ricordi, mi piace. Specialmente se è il mio piccolo a farlo-
Il rasta ridacchiò, arrossendo, e continuò. Il castano si rilassò sotto quel tocco, finché non lo baciò, augurandogli la buonanotte. Jude si girò di spalle, consentendo al castano di abbracciarlo da dietro. Gli prese le mani tra le sue, tirandolo un po di più a se, e si addormentò.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


-Hur... Ti dispiace se accendo la luce...?-
-Sorella hai davvero così paura?-
-Si. Sono terrorizzata del buio okay?!-
-Ehy calmati. Lo chiedevo perché, se hai proprio così tanto paura, posso abbracciarti durante la notte-
La ragazza si morse il labbro. A chiunque altro che non fosse stato suo fratello o i suoi migliori amici avrebbe già bestemmiato contro... Perché a lui no?
-Va bene- acconsentì dopo attimi di riflessione, sorprendendo il rosa. Si stessero nel divano-letto e Hurley abbracciò la ragazza, che intanto gli dava le spalle.

La ragazza cacciò un urlo quando l'acqua ghiacciata venne a contatto con la sua pelle. Hurley si limitò a sobbalzare spaventato. I ragazzi erano tutti davanti a loro, Torch con in mano un secchio.
-BRUTTO TULIPANO FIGLIO DELLA MERDA CHE STRACAZZO TI È SALTATO IN QUELLA TESTA DI CAZZO CHE TI RITROVI?!- urlò Martina con la rabbia negli occhi. Il rosso, evidentemente spaventato, indietreggiò.
-L'idea è stata di Caleb!- si difese.
-Eravate troppo attaccati- si giustificò il castano, e solo in quel momento la ragazza comprese che tutti l'avevano vista abbracciata al surf-maniaco. Arrossì leggermente mentre bestemmiava contro il fratello.
-Caleb, ti rendi conto che tua sorella non ha vestiti di ricambio?- gli fece notare Nathan, mentre la ragazza si levava la maglia e il pantaloncino bagnati, restando in reggiseno e mutande.
-Appunto. Sei un genio- borbottò la ragazza incrociando le braccia al petto. Hurley le stava guardando un po troppo le curve, a parer di Caleb, quindi li castano si levò la maglietta, mettendola alla sorella.
-Sisi ora copriti- commentò mentre glie l'infilava. Jude non potè far a meno di fissargli il corpo. Poi il castano trascinò su la ragazza.
Tornarono poco dopo. Caleb con un'altra maglia, Martina con la maglia del fratello e i suoi boxer come pantaloncini.
-Sei un baka-
-Ma taci-

Avevano iniziato nuovamente le ricerche di una via d'uscita, finché Mark, che stava nel soggiorno con Nathan, Martina, David, Joe e Hurley, non urlò. Tutti accorsero da lui, bloccandosi quando videro la bambola di cera armata di ascia. Come facesse a reggerla, non si sapeva.
-Ora mi sono rotto il cazzo. Se proprio ci vuoi far fuori dovresti darci la possibilità di uscire, no? O hai forse paura?! Ti credi forte armandoti più che puoi eh? Sei solo una bambolina cazzo. Non ci... Non mi spaventi- sbottò Caleb facendo un passo avanti. Le luci si spensero un secondo, poi si riaccesero mostrando una scritta in sangue sul muro accanto alla bambola.
Volete provare a uscire?
Ne avrete la possibilità.
Ma se anche solo uno fallirà
Nessuno mai più potrà.
Pronti a sfidare la paura?
Perché è lei, che vi porterà sciagura.
Il giocattolo lasciò cadere l'ascia, poi alzò le mani e l'oscurità avvolse tutti quanti.

Uno schiaffo fu il motivo che fece svegliare David. Aprì gli- l'occhio. Stava steso a terra con un Caleb piegato su di lui a guardarlo.
-Ce l'hai fatta a svegliarti. Ero sul punto di abbandonarti qui- disse il castano alzandosi. David si mise a sedere, guardandosi intorno. Lui e Caleb erano in una stanza bianca, da soli.
-Dove siamo?-
-Pensi davvero che io lo sappia?-
-Uff. Sei utile come un...- iniziò l'azzurro ma si bloccò quando vide qualcosa dietro al punk. Il ragazzo si girò e rimase impietrito. Jude e Joe si stavano baciando, o meglio, limonando. Sembravano essere sul punto di scopare. Caleb iniziò a borbottare una serie di 'no' indietreggiando.
-C-Caleb... N-Non è reale...- balbettò David, anche se era sul punto di piangere.
-G-Giusto... Le paure... Le paure saranno la nostra sciagura...-
-Quindi che facciamo...?-
Caleb ci rifletté un po, prima di fare una faccia disgustata.
-Che c'è?-
-Dobbiamo dimostrare di non aver paura...-
-E...?-
Caleb non rispose. Lo baciò. Poi la stanza si dissolse.

Jude non capiva dove fosse. Joe, d'altro canto, non era più utile.
-Che palle non sapere che cazzo fare...-
Jude non disse niente, continuò a guardarsi intorno. Poco dopo, nella stanza, apparirono Caleb e David che si staccarono da un bacio. Il rasta e l'arancio li fissavano sconcertati.
-ERA QUESTO IL MODO DI DIMOSTRARE DI NON AVER PAURA CHE JUDE E JOE CI TRADISSERO?!- sbottò l'azzurro mentre il castano, con un braccio, tentava in vano di pulirsi la bocca.
-Come se a me fosse piaciuto eh- borbottò disgustato. Poi si resero conto dei loro fidanzati che li fissavano a bocca aperta.
-Oh fanculo non ci sto capendo un cazzo. Un'altra illusione?- chiese David a Caleb, che scosse la testa.
-V-Voi... Cioè... Vi stavate...- balbettò Joe infuriato.
-Purtroppo sì...- disse sconsolato Caleb.
-Perché?- chiese Jude cercando di essere razionale e di non saltare addosso al suo migliore amico per picchiarlo.
-Ah beh, voi lo stavate facendo per primi- disse David alterato.
-Idiota, erano delle illusioni. La paura, ricordi?-
-Ci spiegate?!- chiese Joe.
-Stavamo in una stanza bianca e poco distanti da noi c'erano delle vostre copie che limonavano e probabilmente avrebbero scopato a breve- disse schietto il castano, tenendo i pugni serrati.
-Che?!- chiesero in coro Jude e l'arancio guardandosi, prima di distogliere lo sguardo leggermente disgustati.
-Di conseguenza dovevamo dimostrare di... Non aver paura(?), e non credo ci fosse altro modo che baciare il pinguinomane. Ora che ho spiegato...- finì Caleb, prima di avvicinarsi a Jude e baciarlo.
-Ora va meglio- commentò poi, quando si staccò dal rasta.
-A me lo dai un bacio?- chiese David al suo ragazzo.
-No-
-Ma...-
L'azzurro c'era rimasto seriamente male, ma poi si ritrovò le labbra di Joe sulle sue. Iniziarono a limonare pesantemente, davanti ad un Caleb divertito e ad un Jude imbatazzato e a disagio.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Mark e Hurley non trovavano nessuno. Camminavano da quasi un'ora, ma sembrava che tutti fossero scomparsi. Poi videro un pallone da calcio e una lunga distesa d'acqua salata, ovvero il mare. Il castano si precipitò dal pallone mentre il rosa corse verso l'acqua, ma più si avvicinavano, più sembravano allontanarsi. Erano irraggiungibili.
-Fratello, qui abbiamo un problema!-
-Già Hurley. Un grande problema-
-Che idioti- disse una voce femminile. Dal lato opposto al loro stava arrivando Martina, insieme a Nathan.
-Ragazzi è un'illusione- disse il turchese andando da Mark. Gli prese la mano e iniziò a portarlo lontano dal pallone, nonostante le proteste. Martina non fu altrettanto delicata. Prese il rosa per un orecchio e lo trascinò a forza lontano dal mare, nonostante il ragazzo continuasse a lamentarsi. Poi tutto cambiò. Si ritrovarono in un'altra stanza, con Jude e Caleb che guardavano David e Joe limonare, il prima in imbarazzo e a disagio, il secondo divertito.

-Fanculo!- sbottò Torch nascondendosi maggiormente dietro a Gazelle, Xavier e Jordan. Davanti a loro c'era una rana, e Torch era letteralmente terrorizzato. Gazelle che lo pigliava per il culo non era d'aiuto. E neanche Xavier che rideva e Jordan che a stento riusciva a trattenersi lo erano.
-Su, andiamo imbecille- disse l'albino prendendolo per mano. Aggirarono l'anfibio, con cautela, e andarono avanti per la loro strada
-Grazie...- sussurrò imbarazzato Torch dopo un po. Sul volto di Gazelle nacque un sorrisetto divertito.
-Di niente- rispose sussurrando.
Xavier e Jordan stavano per commentare, quando il verde urlò saltando in braccio a Xavier. Un esercito di scarafaggi era davanti a loro. Non facevano paura, se non a Jordan, ma facevano abbastanza schifo.
-Calmati Jordy- disse il rosso iniziando ad aggirare quello strano esercito. Il tulipano e il ghiacciolo, a differenza sua, si stavano sfidando a chi superava per primo quella distesa di scarafaggi, passandoci sopra. Poi l'oscurità li avvolse, e dopo erano in altra stanza insieme a Nathan e Mark intenti a baciarsi, Martina intenta a bestemmiare contro Hurley, David e Joe che limonavano e Jude che provava a calmare Martina, mentre Caleb la guardava divertito.

Byron urlò disperato. Non poteva essere vero. Era tutto finto. Solo un'illusione. Non poteva... Lui non poteva davvero... Non era possibile che...
Le labbra di Hera zittirono il suo urlo.
-Smettila di urlare come una checca. Hai solo o capelli più corti-
-Più corti e tagliati malissimo! Sono orribilee-
-No. Sei bellissimo. Come sempre. Quindi smettila che mi hai fracassato i timpani-
-Non mi avevi mai detto che sono bello...-
-Te lo dicevano abbastanza spesso anche gli altri-
-Da te vale di più-
-Va bene. Te lo dirò più spesso se vuoi. Ma ora non lamentarti, okay? Non stai male e se urli un'altra volta ti zittisco in un modo più violento di un bacio-
Il biondo sorrise in modo innocente, prima do avvinghiarsi al braccio del castano che, in vano, tentava di scollarselo. Nel mentre, la stanza intorno a loro cambiò. Si ritrovarono con gli altri in un secondo.

Shawn balbettò frasi sconnesse in preda al panico. Axel giaceva morto ai suoi piedi.
-Non è vero... Non è vero non è vero non è vero...-
Ad ogno parola indietreggiava di un passo. Non poteva essere vero. Non doveva essere vero. Due braccia forti lo strinsero da dietro.
-Shawn è un'illusione. Ho visto lo stesso. Ma sono qui con te, e tu sei con me- sussurrò la persona che lo stava abbracciando, e Shawn si rigirò nell'abbraccio per ricambiarlo. Il suo Axel, quello vero, era vivo. Doveva calmarsi. Il biondo non era da meno. Vedere Shawn senza vita l'aveva spaventato a morte. La stanza si trasformò, e i due si ritrovarono con gli altri.

-Ora ci siamo tutti- disse Hurley contandoli.
-Sì. Ma non dovremmo far staccare quei quattro?- chiese Martina riferita a Mark e Nathan che si baciavano teneramente e a David e Joe che non avevano smesso neanche un secondo di limonare. Caleb si mise due dita in bocca e fischiò, emettendo un rumore acuto, simile ad un fischietto. Le due coppiette si separarono spaventati, mentre Torch, Martina, Xavier, Hurley e il castano se la ridevano.

-Quindi che facciamo ora?- chiese Caleb leggermente assonnato. Sua sorella starnutì, prima di guardarlo male. Jude anche fissava il suo ragazzo, ma lui in modo preoccupato. Si erano scordati di cercare un termometro per misurargli la febbre ed era tutto il giorno che sembrava reggersi abbastanza a fatica in piedi. Eppure sembrava che solo loro due l'avessero notato. C'era anche da dire che Caleb era bravo a nasconderlo, se non fosse stato per il sonno più presente, neanche Jude l'avrebbe capito. Martina, invece, starnutiva abbastanza spesso quando il fratello aveva la febbre. La frequenza era diversa a seconda della gravità, ma comunque lo capiva da quello.
-Proviamo a uscire?- chiese sarcastico Hera -O vuoi restare qui a prendere il thé?-
-Uscire... E come?- chiese Jordan.
-Qualcosa ci inventeremo- disse Hurley.
-Esatto. Possiamo...ehm...noi... Ci inventeremo qualcosa- intervenne Mark sorridendo.
-Si... Proprio...- borbottò Caleb.
-Ragazzi, ma lì avete letto?- chiese Byron indicando una scritta in sangue che, fino a poco fa, non c'era.
Saprete sopravvivere in un bosco con un mostro che vi da la caccia?
Poi tutto scomparve.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Una foresta. Di notte. Al buio. Al freddo. Sì, Caleb era proprio ben disposto a bestemmiare con sua sorella, ma si trattenne come lei.
-Quindi, siamo in una foresta, di notte, senza cibo o acqua, senza riparo e tutto solo perché Caleb non sa tenere la bocca chiusa- fece il resoconto Torch.
-Preferivate vivere in quella casa fino alla morte probabilmente causata da quel mostro o dalla bambola?-
-Caleb ha fatto bene. Meglio tentare di sopravvivere e uscire che aspettare che ci ammazzino- intervenne Nathan.
-Si ma poteva...- continuò il rosso, ma venne interrotto.
-Quel che è fatto è fatto- disse Jordan. Aveva ragione, ormai erano lì e dovevano sopravvivere.
-Vado a cercare della legna- disse Axel che si avviò.
-Veniamo con te. È meglio non restare soli- disse Mark, che lo seguì insieme a Nathan, Shawn, Hurley e Martina.
-Dobbiamo anche vedere se ci sono frutti commestibili- disse Torch.
-Giusto. Andiamo tulipano- disse Gazelle iniziando ad allontanarsi. Xavier e Jordan lo seguirono, e Torch fece lo stesso.
-Noi andiamo a vedere se c'è acqua potabile, vero Hera~?-
Il castano annuì e insieme al biondo se ne andò.
-Noi ci giriamo i pollici?- chiese Joe scocciato.
-Io accendo il fuoco quando portano la legna- disse Caleb sedendosi a terra con le spalle contro un tronco. Jude andò accanto a lui poggiandogli la mano sulla fronte, come la notte precedente.
-Tu devi riposare- disse constatando che il suo ragazzo avesse la febbre.
-Perché dovrebbe?- chiese David.
-Ha la febbre-
-Sto benone-
-Devi riposare-
-Non ne ho bisogno-
-Caleb-
-Non mi serve del riposo. Sto bene-
-Caleb-
Il rasta lo guardò con uno sguardo di muti rimproveri, e il castano si arrese.
-Fanculo- borbottò portandosi le braccia dietro la testa e chiudendo gli occhi.
-Ci mancava solo questa- borbottò Joe sedendosi con la schiena contro un albero opposto a quello dove stava Caleb. David si sedette accanto a lui poggiando la testa sulla sua spalla.

Jude non capiva come i suoi due amici fossero arrivati a quel punto. David era in piedi, schiacciato contro il tronco, mentre Joe lo spingeva contro la superfice rigida durante un limone. L'arancio aveva le mani sotto la maglia dell'azzurro che, invece, aveva le mani tra i suoi capelli. Il rasta cercava di guardare ovunque tranne che loro. Si sentiva a disagio nel vedere come i due ragazzi stessero per far sesso scordandosi del luogo e delle persone intorno a loro. Fu quando David levò la maglia a Joe, che Caleb si alzò. Mise una mano davanti agli occhialini di Jude per non fargli vedere e borbottò un 'andiamo a fare un giro'.
Quando furono lontani dai due, levò la mano dagli occhialini del suo ragazzo che stava sorridendo divertito.
-Non ti va a genio che guardi altri ragazzi nudi?-
-L'unico cazzo che vedrai oltre al tuo sarà il mio-
-E quando?- chiese il rasta in modo innocente, sorprendendo il punk che, in risposta, lo spinse a terra mettendosi a cavalcioni si di lui.
-Anche adesso-
Inizò a baciarlo con foga, mordendogli il labbro inferiore. Iniziò una battaglia su chi dominasse, a furia di ribaltamenti di posizione. Alla fine Jude si trovò, nuovamente sotto. Sbattuto contro un tronco, seduto a terra. Caleb su di lui, che gli levava i boxer. Iniziò a torturare il minore con una serie di baci umidi, che partirono dal collo, insieme a qualche succhiotto, fino a scendere sul petto, ed in fine tra le sue cosce, vicino al pene. Il castano ghignò quando sentì Jude gemere di godere sotto i suoi baci e le sue carezze. Decise, poi, che le posizioni non gli piacevano, quindi prese Jude per le spalle girandosi e facendolo stendere a terra. Si baciarono nuovamente con foga, mentre il rasta portava le braccia intorno al collo di Caleb. Il castano continuò a torturarlo per un po, finché Jude non si trovò in ginocchio, con le mani sul terreno, in posizione tale che il castano potesse infilarglielo nel culo. Iniziò a penetrarlo piano.
-Fa male?- mormorò a voce bassa e roca.
-N-No, è piacevole-
Caleb iniziò a lasciargli baci umini sulla schiena, poi sulle spalle e infine sulla mandibola, facendolo gemere. Quando il castano fu dentro, iniziò a muoversi piano, poi velocemente. Vennero nello stesso momento, Caleb dentro Jude. Si baciarono nuovamente, mentre il castano usciva piano. Anche quando lo uscì da Jude, rimase dietro di lui abbracciandolo.
-Ma tu non avevi la febbre...?- chiese divertito il rasta.
-Questo l'hai detto tu, non io-
Jude ridacchiò, girandosi e dando un bacio sulla fronte a Caleb, che era ancora caldo. Ma in quel momento non gli importò.
-Dovremmo vestirci-
-Non mi va- rispose il castano.
-E se i ragazzi tornano e passano di qui?-
-Gli farò vedere che tu sei solo mio-
-Caleb... Almeno i boxer-
Il castano sbuffò, staccandosi da quell'abbraccio pieno di tenerezza, e si rimise i boxer e il pantalone. La maglia la lasciò a terra. Jude fece lo stesso, anche se un po a fatica per il dolore. Caleb lo fece sedere nuovamente a terra, tra le sue gambe, e l'abbracciò, poggiando il mento sulla sua spalla. Disegnò dei cerchi immaginari sul petto nudo del suo ragazzo, che si rilassò a quel tocco.
-Dovremmo tornare da David e Joe... Li abbiamo lasciati soli...-
-Proprio non ce la fai a tenere quella boccaccia chiusa facendoti coccolare un po?- sbuffò il castano, ma sapeva che il rasta aveva ragione.
-E poi... Sicuro di riuscire a camminare dopo che ti ho sfondato il culo?- chiese poi ghignando, e il rasta gli diede uno scappellotto in testa, arrossendo. Si rimisero le maglie e Jude riprese gli occhialini, ma Caleb glie li rubò prima che potesse metterseli. Se li mise al collo, e il rasta lo fissò spaesato.
-Hai questo brutto vizio di rimetterteli sempre. Ora li tengo al collo io così non li metti-
Jude sospirò, mentre Caleb lo prese in braccio, per il dolore al culo, e si avviava verso il punto in cui avrebbero, probabilmente, acceso il fuoco e dormito.

David e Joe dormivano abbracciati e completamente nudi. Intorno a loro, gli altri ragazzi li fissavano divertiti. A terra, poco distanti da loro, c'era legna e frutta. Acqua niente.
-Ben tornati. Loro si sono dati da fare eh?- disse Torch malizioso.
-A quanto pare- rispose Jude cercando di non fissare troppo i suoi amici nudi.
-Anche voi a quanto vedo- intervenne Martina, ghignando. Jude la guardò confuso, non capendo come facesse a saperlo.
-La serie di succhiotti che hai sul collo ne è la prova- continuò la ragazza, e il rasta portò istintivamente una mano sul collo, prima di girarsi a guardare il suo ragazzo in modo assatanato. Il castano, vedendo il suo ragazzo incazzato, ridacchiò e lo baciò a stampo, come a scusarsi, ricevendo uno scappellotto. Caleb era tentato di farlo cadere a terra, ma evitò.
-Abbiamo capito, non dobbiamo lasciarvi soli se vogliamo che lavoriate e non scopiate- disse Hurley ridendo e beccandosi uno scappellotto da parte di Martina.
-Accendiamo il fuoco? Fa freddo- cambiò discorso Mark. Caleb annuì, lasciò il suo ragazzo a terra e, con facilità, riuscì ad accendere il fuoco. Nel frattempo, Nathan aveva raccolto i vestiti di David e Joe e glie li aveva lanciati addosso, svegliandoli.
-Alla buon ora. Joe, spero per te che David non sia incinta- commentò Xavier, che si ritrovò a correre da un David infuriato, che fortunatamente si era rimesso i boxer. Ma apparte quel piccolo inconveniente, la serata la passarono tranquilli.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


-Tu resti qui. Fine- sbottò per l'ennesima volta Jude. I ragazzi stavano cercando di convincere Caleb a restare lì a riposarsi, dato che aveva la febbre non tanto bassa.
-Te lo scordi-
-Cal, fratello caro, ti devo ricordare cos'è successo l'ultima volta che hai fatto così? Sei svenuto a scuola baka. Quindi di qui non ti muovi-
-E che dovrei fare qui? Girarmi i pollici?-
-Sì. Resti qui e Jude ti tiene compagnia, visto che non può camminare- disse Shawn.
-Ma non resterete da soli insieme- aggiunse Martina ripensando a cos'era accaduto la sera prima.
-Vi odio- borbottò Caleb sedendosi con la schiena contro un tronco.
-Dai fratellone, io, Jude e Shawn restiamo a tenerti compagnia, vero?-
I due chiamati in causa annuirono.
-E va bene- sbuffò Caleb alla fine. Si mise le braccia dietro alla testa, chiudendo gli occhi. Gli altri andarono a raccogliere altra legna, del cibo e nuovamente alla ricerca di acqua. Jude si sedette accanto a Caleb, poggiando la testa sulla sua spalla. Martina si arrampicò su un albero, appendendosi al ramo con le gambe e stando a testa in giù. Shawn si guardò intorno, per capire se ci fosse qualcosa di interessante da fare.
-Una casa sull'albero- disse dopo un po Caleb, lasciando gli altri perplessi.
-Se dobbiamo restare qui per un po di tempo, dovremmo avere un posto in cui stare, no? Dormire a terra, nel bel mezzo di una foresta non è proprio il massimo, no?-
-E come vorresti costruirla?-
-Poco distante da qui ho visto una grotta. Potremmo prendere delle stalattiti e stalagmiti da utilizzare a mo di chiodi. Il legno qui non manca. Con qualche roccia più pesante potremmo martellare le stalattiti e stalagmiti nel legno, per costruire- spiegò il castano.
-Come quando la costruisti nel bosco vicino casa- commentò Martina pensierosa.
-Sì, solo senza chiodi veri-
-Si potrebbe fare- borbottò Jude -Ma non credo che arrampicarci ogni volta sia comodo-
-Con qualche asse ci creiamo una scaletta-
-Il legno come lo tagliamo?- chiese Shawn, confuso. Caleb, in risposta, tirò fuori dalla tasca un coltellino.
-Con questo intagliamo i bastoncini che si trovano in giro per fare un manico, poi si scheggiano le pietre per fare una sorta di ascia-
-Manco fossimo dei primitivi- commentò Martina mettendosi dritta sul ramo.
-Va bene, ne parleremo con gli altri e ci organizzeremo- disse Jude. Caleb aprì un occhio, solo per vedere il suo piccolo appoggiato su di lui. Gli occhialini li aveva ancora al collo, e quindi il rasta aveva in bella vista i suoi occhi sangue. Caleb si levò in braccio da dietro alla testa, in modo da poter coccolare Jude. Aveva i capelli sciolti dalla sera prima, visto che il castano si era preso il suo elastico e se l'era messo a braccialetto intorno al polso per non farglieli legare. A quanto pare Caleb aveva deciso di fottetergli tutto ciò che aveva per vederlo così.
-Ho sonno- disse Martina sbadigliando.
-Dormi-
-Grazie Caleb, sei un genio guarda-
La ragazza si stese sul ramo, chiudendo gli occhi.

Caleb si alzò piano, attento a non svegliare nessuno. Alla fine anche Jude e Shawn si erano addormentati. Il castano aveva sentito un rumore e stava andando piano verso esso. Aveva la pistola con se. Jude non l'aveva vista la sera prima, ma era legata all'interno della felpa del castano. La estrasse piano, e avanzò. Dietro a qualche pianta, c'era quel mostro. Sembrava non averlo notato, ma era troppo vicino alla loro base provvisoria. Tornò indietro e svegliò i tre bell'addormentati.
-Che succede Cal?- chiese Martina sbadigliando.
-Succede che dobbiamo andarcene- rispose il castano rimettendo nella felpa la sua FN Five-seven ed estraendo il coltellino. Sull'albero incise qualcosa.
-Su, venite- disse poi allontanandosi. I tre lo seguirono confusi, qualcuno con un po di fatica a causa di dolore al culo.
-Caleb, ci spieghi che succede?- chiese Jude.
-Oh niente, solo che quel bel mostro di nostra conoscenza era poco distante da noi. Non potevamo aspettare gli altri, sembrava prepararsi ad attaccarci-
-Come l'hai visto?- chiese Shawn.
-Avevo sentito un rumore e sono andato a controllare, e l'ho visto. Ma lui a me non mi ha notato- spiegò continuando a camminare.
-Ma adesso gli altri come faranno?- chiese Martina.
-Nel legno ho intagliato la direzione in cui stiamo andando. Dobbiamo solo sperare che quella creatura non sappia leggere-
-E, tanto per sapere, dov'è che stiamo andando?- chiese Jude.
-Oh, hai presente quella grotta poco distante dal punto in cui ti ho inculato?-
Il rasta avvampò, annuendo. Aveva capito dove stavano andando. Arrivarono davanti alla grotta, e Caleb fece segno di star fermi.
-Controllo che non sia abitata- disse entrando. Jude avrebbe voluto seguirlo. Quell'idiota del suo ragazzo aveva la febbre e, invece che riposare, faceva di più di quanto facesse quando stava bene. Ma sapeva che seguendolo l'avrebbe solo fatto arrabbiare, e armato com'era, forse era meglio lasciarlo tranquillo. Il castano tornò poco dopo, facendo cenno di entrare. La grotta era molto spaziosa e, come aveva detto prima Caleb, piena di stalattiti e stalagmiti.
-Ora che si fa? Aspettiamo, sperando che siano tutti vivi?- chiese Martina scettica. Non le sembrava ottimo come piano.
-Ci tocca- rispose semplicemente Caleb. La ragazza sospirò e andò a stendersi lontana da tutti. Era stanca nonostante avesse dormito prima. Colpa della nottata passata in bianco. Anche Shawn provò a riposare. Caleb si sedette lontano da tutti, e Jude lo raggiunse. Il castano, prima che potesse sedersi, lo attirò a se facendolo stare tra le sue gambe. Iniziò a coccolarlo un po, pensando stesse dormendo, ma poi parlò.
-Dovresti riposare anche tu Caleb. Pensi che non mi sia accorto che tutta la nottata di ieri l'hai passata sveglio? E neanche prima hai dormito-
Il castano si irrigidì e iniziò a guardare tutto tranne che il suo ragazzo.
-Caleb?-
-No... Non voglio dormire...-
Caleb si morse il labbro quando Jude si staccò dall'abbraccio girandosi, per poterlo guardare negli occhi.
-Perché?-
Caleb non sapeva che dire. Non aveva mai detto a nessuno quella cosa, neanche a sua sorella. Se ne vergognava. Ma Jude non l'avrebbe mai giudicato... No?
-Quando mia madre finiva in ospedale per via delle ferite causatele da mio padre ed io avevo la febbre, se dormivo facevo incubi orribili... Capitava sempre se stavo male e mia madre non c'era... Non oso neanche immaginare che cazzo mi sognerò ora che è morta e ho la febbre-
Jude lo guardò intenerito, prima di abbracciarlo. Caleb nascose il volto nell'incavo del suo collo, ispirando profondamente per sentire il suo odore.
-Non ti fa bene star sveglio. Dormi. Se vedo che stai avendo un incubo ti sveglio, promesso. Ma riposati, o starai peggio-
Il castano sospirò, annuendo piano. Si stese a terra tenendo Jude sul suo petto, facendolo arrossire. Si mise un braccio dietro alla testa mentre con l'altro teneva stretto a se il suo piccolo.
-Bravo- disse il rasta baciandolo. Caleb alzò gli occhi al cielo, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi, così come Jude.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


-SVEGLIA!!- urlò Hurley portandosi le mani intorno alla bocca per amplificare il suono della sua voce. I quattro ragazzi si svegliarono di soprassalto.
-BAKA DI MERDA CHE CAZZO TI È SALTATO IN MENTE?!- urlò Martina, mentre Caleb bestemmiava sottovoce.
-Dormivate. Io vi ho solo svegliati- si giustificò il rosa.
-Perché siete venuti qui?- chiese Nathan.
-Perché altrimenti il mostro ci veniva ad ammazzare- rispose Caleb chiudendo nuovamente gli occhi e iniziando ad accarezzare i capelli sciolti di Jude.
-L'avete visto?- chiese Axel andando accanto a Shawn e abbracciandolo.
-Caleb l'ha visto- rispose l'albino.
-State tutti bene, no?- chiese Mark.
-Si- rispose Jude.
-Dai. Da oggi, andrà tutto per il meglio-

Erano passati sette giorni. Stavano sopravvivendo alla grande. Avevano cambiato base poche volte. Il mostro non li riusciva a prendere. Era una cosa molto positiva. Ma tutta quella positività svanì quando trovarono, all'interno dell'attuale base, una scritta in sangue.
Vi siete divertiti? Sapete, avete vinto la prima parte. Ora tocca al terrore, e alla morte. Giratevi, e ricordate che è la vostra unica possibilità. Scegliete attentamente chi verrà con voi nella vostra paura per aiutarvi. La persona sbagliata, potrebbe farvi fallire.
I ragazzi si girarono. In un secondo si trovarono in una stanza grigia. Dinnanzi a loro c'era uno strano portale. Sopra stava scritto Mark, sotto c'era scritto 'paura del restar solo'.
-Credo che tu debba entrare- disse Hera.
Mark annuì, cercando di capire quale fosse quella paura.
-Puoi portare uno con te, ricordi?- intervenne Torch e il castano prese la mano di Nathan, trascinandolo dentro con se.

Mark si svegliò piano. Era in una stanza completamente bianca.
-Mark! Tesoro di mamma! Sei sveglio!- esclamò una donna, che Mark riconobbe subito. Sua madre.
-Che è successo...?-
-Sei stato in coma fino ad ora. Esattamente dieci anni, da quando ne avevi nove- disse un uomo che Mark intuì fosse un medico.
-C-Cosa?! È impossibile. Io, Nathan, Axel, Jude... Abbiamo vinto il Football Frontier, abbiamo sconfitto gli alieni, abbiamo vinto la Nazionale rappresentando il Giappone... Noi...-
-Signorino Evans, mi spiace dirle che è tutto frutto della sua fantasia- lo bloccò il dottore. Mark non riusciva a crederci. Era sul punto di piangere, quando una mano prese la sua. Si girò e vide Nathan.
-N-Nathan...-
-Mark, sono qui. È tutto vero quello che hai detto. È successo tutto davvero- disse il turchese.
-Povero bambino mio... Ora parla anche da solo...- si disperò la madre, piangendo.
-Mark è solo un illusione. La tua paura. Ricordi il portale?-
-Si... Hai ragione-
-Loro sbagliano. Tu hai vissuto davvero tutte quelle esperienze- disse Nathan sorridendogli, per poi baciarlo. Era tutto finito.

Mark e Nathan riapparirono intenti a baciarsi.
-Chi è il prossimo?- chiese Gazelle cercando di ignorare i due piccioncini.
-Hurley- rispose Jude. Sotto al portale stava scritto 'Solitudine'. Hurley contemplò qualche minuto il portale, prima di entrarci trascinando Martina per un polso.

Intorno a lui c'erano tutti i suoi amici. Tutte le persone a cui teneva di più. Ognuna di loro lo guardava male. Ognuno di loro se ne stava andando.
-R-Ragazzi...?!- balbettò il rosa. Ma nessuno lo ascoltava. Tutti se ne stavano andando, lo stavano lasciando da solo. Di nuovo. Qualche lacrima iniziò a bagnargli il volto.
-La solitudine... È una brutta bestia. Specialmente se arriva dopo che le ultime persone da cui te lo aspettassi, ti lasciano- commentò una voce femminile. Il rosa si girò, ritrovandosi davanti Martina.
-Forse è per questo che, come te, amo il mare. Lui resta lì. Sempre. Ti libera dalle preoccupazioni- continuò.
-Questa è un illusione, vero?- chiese il rosa senza smettere di guardarla.
-Si. La tua paura. Dimostra di saperla battere-
-E come?-.
-Affrontandola a testa alta. Affrontandola di petto. Come un guerriero. Perché, infondo, la vita è una lotta continua. O aspetti che ti salvano, o ti salvi da solo-
-È per questo che odi essere chiamata principessa? Perché loro non sanno salvarsi da sole?-
-Io sono una guerriera. Ho imparato tempo fa a salvarmi da sola. A lottare. Tu ne sei capace?-
-Lo scoprirò se esco dalla paura-
-Ti conviene uscire, altrimenti io dovrò restare qui per colpa tua-
Il rosa guardò un'ultima volta la direzione in cui i suoi amici erano scomparsi, poi sorrise e si girò nuovamente verso la ragazza. E poi la baciò.

Hurley riapparì intento a baciare Martina che aveva gli occhi sgranati per la sorpresa. La ragazza lo spinse via shockata.
-Mi spieghi che cazzo ti è preso?!- sbottò, rossa in volto. Tutti li guardavano divertiti.
-Tu mi hai detto di affrontare tutto a testa alta e di petto- si giustificò sorridendo. Martina iniziò ad insultarlo in tutti i modi possibili, mentre gli altri si facevano avanti per affrontare le loro paure.


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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Avevano tutti affrontato le loro paure. Tutti tranne Caleb. A lui toccava in quel momento. Ma non riusciva a entrare. Si era incantato a fissare la scritta che stava sotto. Deludere essendo nessuno. Caleb sapeva bene a cosa si riferisse. Aveva capito cos'avrebbe dovuto affrontare. Iniziò a tremare, facendo un passo indietro.
-I-Io... N-Non posso f-farlo...- balbettò continuando a fissare la scritta.
-Che cazzo dici? L'abbiamo fatto tutti. Non ti puoi tirare indietro perché poi siamo noi a rimetterci- si incazzò Torch.
-Caleb, che significa la scritta?- chiese Mark.
-M-Mia madre... - sussurrò solo, fissando la scritta. Non riusciva più neanche a muoversi.
-Hai paura di quella puttana di tua madre?! Ma scherziamo?! Ora tu muovi il culo ed entri nel portale!!- sbottò Torch, e il castano strinse i pugni.
-Tulipano rinsecchito che non sei altro, chiudi quella lurida boccaccia perché non sai un cazzo, sono stata chiara?!- lo riprese Martina. Poi guardò il fratello.
-Cal, devi andare. O io, o Jude o Shawn verremo con te. Ma non puoi bloccarti ora- gli disse dolcemente, facendo annuire piano il castano. Si avvicinò al portale e poi guardò Jude, in una tacita richiesta di andare con lui. Il rasta lo seguì ed entrambi si dissolsero.

Una donna, davvero molto somigliante a Caleb, era in uno specchio. Il castano iniziò a piangere, con una voglia matta di andare da lei e abbracciarla. Ma sapeva che facendo così, avrebbe rischiato di rimanere intrappolato in quel mondo e di intrappolare lì anche il suo piccolo.
-Caleb... - sussurrò Jude prendendogli la mano e stringendola. Il castano ricambiò la stretta, aumentandola. La sua paura era quella di deludere sua madre. Di non essere ciò che lei avrebbe voluto. Di mandare a puttane tutti quei sacrifici che aveva fatto. Aveva paura di non essere abbastanza.
-Caleb, piccolo mio- gli sorrise la donna. Il castano si avvicinò titubante.
-M-Mamma...-
-Sei sempre più bello, sai? Ma non avvicinarti troppo. Altrimenti resterai bloccato in questo specchio-
-Mi manchi, lo sai?- gli sorrise tristemente Caleb.
-Anche tu mi manchi piccolo mio. Ma ora io qui sto bene e non devi più preoccuparti per me. Puoi essere felice senza preoccuparti di tuo padre-
-Senza di te è tutto più difficile...-
-Secondo me, hai già qualcuno che ti aiuta ad andare avanti, anche se non ci sono- commentò la donna, lanciando un'occhiata a Jude che era rimasto un po in disparte senza, però, lasciare la mano del suo ragazzo. Caleb si girò un'attimo verso di lui, poi tornò a guardare la madre.
-Lui è la mia felicità- disse sorridendo a sua madre e facendo arrossire vistosamente il minore.
-Posso sapere come ti chiami, ragazzo?- chiese dolcemente la donna.
-Mi chiamo Jude Sharp, signora- disse imbarazzato il rasta. Di certo non si sarebbe mai aspettato di incontrare in nessun modo la madre del suo ragazzo. Era stato preso alla sprovvista.
-Beh, Jude, noto che sei riuscito ad addolcire un po Caleb-
-Solo un po?- chiese il rasta divertito, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Caleb.
-Salutami tua sorella. Ora è meglio che andiate-
-Va bene... Hai ragione- disse il castano, sollevato del fatto che sua madre sembrasse fiera di lui per ciò che stava diventato. I due ragazzi iniziarono a dissolversi.
-Ti voglio bene mamma-
-Anch'io piccolo-

Erano tutti fuori dalla casa. Erano più che entusiasti. Corsero lontano, fino ad uscire dal boschetto che circondava la casa. Quando furono abbastanza lontani, si fermarono.
-SIAMO USCITI!!- esultò Mark abbracciando Nathan. Tutti erano più che felici. Jude scrutò i suoi amici sorridendo. Sussultò quando si sentì toccare i capelli. Caleb gli stava rifacendo la coda, anche se non sembrava intenzionato a ridargli gli occhialini. Quando finì di legargli i capelli, lo abbracciò da dietro.
-Te l'ho detto che saresti piaciuto a mia madre- gli sussurrò all'orecchio con voce strana. Era dolce e malinconica, ma allo stesso tempo anche allegra.
-Quindi sarei la tua felicità, eh?- chiese Jude girandosi tra le sue braccia per poter ricambiare l'abbraccio.
-Mhh... Può darsi-
Il rasta alzò gli occhi al cielo, e Caleb lo baciò.
-Ora che siamo usciti...- iniziò Hurley prima di prendere Martina per il polso e iniziarla a trascinare verso una meta a loro ignota.
-HURLEY!! NON VOGLIO VENIRE AL MAREEEE- si lamentò la ragazza, senza però smettere di sorridere divertita.
-NON METTERMELA INCINTA- urlò Caleb contro Hurley che si bloccò arrossendo.
-Te la riporto vergine- rispose.
-Morite entrambi- commentò Martina, prima che il rosa riprendesse a trascinarla verso il mare.
-Gazelle torniamo a casa- disse Torch prendendo l'albino per mano e avviandosi.
-Andiamo anche noi Hera~?-
-Ti lascio qui che ne dici?-
-Cattivo- disse Byron dandogli uno schiaffo sul braccio.
-Okay, okay andiamo- disse Hera alzando gli occhi al cielo e avviandosi con un Byron attaccato al braccio. Anche gli altri se ne andarono, lasciando Jude e Caleb soli.
-Andiamo?- chiese il castano.
-Vieni a casa mia?-
-Certo. Così giochiamo un po- disse malizioso Caleb, beccandosi uno scappellotto dal rasta, che era arrossito vistosamente.
-Ahia. Dai, su. Andiamo-
Il punk si mise le mani in tasca, avviandosi. Jude lo seguì, guardandolo. Non si aspettava gesti romantici o sdolcinati da lui, ma gli sarebbe piaciuto tenergli una mano mentre camminavano. Ma non glie l'avrebbe mai chiesto. Sapeva che era una causa persa. Ma si ricredette quando sentì una presa forte sulla mano. Puntò lo sguardo sulla sua mano, intrecciata con quella di Caleb. Poi guardò nuovamente il suo ragazzo, che stava guardando altrove con le guance leggermente rosse.
-Solo per questa volta- borbottò imbarazzato, facendo sorridere Jude. Il rasta gli diede un bacio sulla guancia, godendo nel vedere il castano arrossire vistosamente e sgranare gli occhi.
-Okay... Forse qualche altra volta posso farlo...- borbottò Caleb, facendo ridacchiare il rasta. Erano una coppia strana, ma erano felici. Insieme.


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