Can you feel my heart?

di Serena_Aleci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La donna si coprì il viso con una sciarpa lasciando scoperti solo gli occhi, avvolse il neonato con delle fasce ed uscì velocemente da casa. Corse guardandosi attorno, assicurandosi che nessuno la stesse seguendo in quella notte fin troppo fredda. Arrivò alla casa e suonò il campanello solo dopo aver poggiato il neonato sul pianerottolo. E poi corse via.

 

***

 

"Freadrick! Stanno arrivando! " Il marito le prese il volto fra le mani e la baciò dicendole:

"Andrà tutto bene Jane." Si presero per mano e corsero più veloce che poterono abbassandosi ogni volta che sentivano il rumore di uno sparo e consapevoli che, prima o poi, in quella raffica di proiettili, sarebbero stati colpiti...

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Capitolo 2
*** 1. ***


Il suono stridulo della sveglia risuonò fastidiosamente nella camera di Caroline in un appartamento al quindicesimo piano di un palazzo di New York svegliandola e facendola gemere per il brutto risveglio. Caroline si rigirò sotto il piumone pesante spostando alle sue spalle la cascata di capelli biondi e scompigliati per la notte. Spense con un sospiro di sollievo quell'aggeggio infernale afferrando solo dopo il cellulare, osservando l'orario che indicava le 7.00 a.m. e sorrise quando, sbloccando la schermata, notò un messaggio wathsapp da parte della sua migliore amica: " Sto venendo da te per la colazione!" E sorrise ancora di più quando il campanello suonò, come a confermarle il messaggio. E così trovò la forza di alzarsi. Scostò da sopra di se il piumone lasciando scoperte le gambe nude. Rabbrividì stringendosi ancora di più nella felpa troppo grande per lei. Si mise in piedi sussultando leggermente quando i piedi nudi entrarono in contatto con la moquette fredda. Raccolse i capelli troppo lunghi in una crocchia disordinata sulla nuca con l'elastico che teneva al polso. Aprì la porta e sorrise chiudendo gli occhi quando l'odore di pancake e cioccolato fumanti le giunse alle narici. Perché non importava che fosse al penultimo anno di liceo, sua madre le avrebbe sempre preparato ogni mattina i pancake e la torta al cioccolato la domenica. Non importava che avesse 17 anni, avrebbe sempre trovato ogni mattina suo padre, seduto a capotavola, con il giornale davanti al viso che abbassava non appena Caroline entrava. Non importava che fosse ormai adulta, avrebbe sempre regalato un sorriso ai suoi genitori ogni mattina e avrebbe sempre dato loro il buongiorno con un bacio sulla guancia. E non importava da quanti anni si conoscessero avrebbe sempre salutato Tanya, la sua migliore amica, allo stesso modo. Quelle erano le sue certezze. E Caroline lo sapeva mentre percorreva il corridoio che i suoi genitori le avrebbero sorriso con gli occhi stanchi. Lo sapeva che Tanya le avrebbe detto: "Buongiorno riccioli d'oro." Mentre le iridi blu dell'amica si scontravano con le sue che variavano dal grigio chiaro al grigio scuro all'azzurro più raramente. E fu proprio quello che accadde. Si sedette abbassando la felpa perché la coprisse fino a metà coscia e lanciò uno sguardo alla sua amica di fronte a se che si buttava i capelli neri sulla schiena e cominciava a mangiare i pancake, e così la imitó. E sorrise ancora una volta quando il sapore di pancake e cioccolato le regalò una sensazione di calore in quella fredda mattina di Dicembre. Il silenzio famigliare venne interrotto dal vibrare del cellulare di Tanya che lo sbloccò per leggere il messaggio. Ma Caroline già lo sapeva che il messaggio era da parte di Matt, perché anche quando Tanya non veniva a colazione da lei, la aspettava sempre sotto casa sapendo che Matt avrebbe accompagnato a scuola entrambe. Questa era un' altra certezza. Si alzò dicendo: "Vado a prepararmi." Ridendo quando Tanya le disse: "Fai con calma non ho alcuna voglia di vedere quella stronza della professoressa Todds." E Caroline si chiese come facesse quella ragazza ad essere sempre così spontanea, diceva anche le parolacce con una naturalezza tale da non farle sembrare volgari, tanto che i genitori di Caroline non ci avevano mai fatto caso. Andò in camera sua ed aprì l'armadio. Afferrò il primo paio di skinni jeans che le capitó per poi prendere il maglione bordeaux e buttare entrambi sul letto. Si liberò della felpa pesante per poi indossare velocemente gli abiti scelti poco prima. Si infilò le calzette e le All Star bianche e andò velocemente in bagno. Si lavò il viso e i denti per poi sciogliere la crocchia lasciando che i capelli biondi e mossi potessero sfiorarle il sedere. Mise solo un filo di mascara perché a lei non piaceva truccarsi, non era come Tanya che amava il trucco nero intorno agli occhi, gli abiti scuri e i jeans strappati. Perché Tanya era così, unica, e Caroline si chiese se la sua amica fosse consapevole di essere tremendamente bella e perfetta ogni singolo istante. Gli occhi di Tanya erano blu, erano così profondi da non riuscire a vederne il fondo. Incutevano timore a molti ma solo perché erano sempre determinati, attenti, senza ombra di indecisione. Erano diversi da quelli di Caroline, dai suoi traspariva intelligenza, lei pensava sempre prima di agire e per questo invidiava un po' la spontaneità dell'amica. Caroline e Tanya erano così diverse, così profondamente diverse, ma in fondo se si va in due direzioni opposte prima o poi ci si incontra no? Caroline prese la borsa e raggiunse la sua amica alla porta solo dopo aver salutato i genitori con un "Ciao!" E mentre andava verso di lei Tanya si chiese come quella ragazza riuscisse ad essere così bella senza impegnarsi nemmeno. Presero l'ascensore ed uscirono dal palazzo rabbrividendo entrambe quando il vento newyorkese si insinuò, dispettoso, sotto i vestiti incontrando la pelle un po' abbronzata anche in inverno di Caroline e quella lattea e cosparsa di lentiggini di Tanya. Si affrettarono ad entrare nel fuoristrada nero di Matt. Tanya prese il posto del passeggero mentre Caroline si sedette dietro. "Buongiorno." Disse il ragazzo che Caroline non faticava a riconoscere come il suo migliore amico. " 'giorno." Disse Caroline strofinando le mani tra le gambe nel tentativo di riscaldarle. " 'giorno principino." Disse Tanya facendo alzare a Matt gli occhi al cielo per il soprannome affibbiatogli dall'amica solo perché aveva i capelli biondi e gli occhi verdi. E Matt non provó neanche a ribattere perché ormai era così da sempre e ci aveva fatto l'abitudine al carattere particolare di Tanya. E perché si, lui era il quaterback della squadra di football, era popolare ed aveva tanti amici, ma non avrebbe mai smesso di aiutare Tanya anche quando non voleva essere aiutata. Non avrebbe mai smesso di dare consigli a Caroline ed ascoltare quelli che lei dava a lui. E non avrebbe mai smesso di proteggere entrambe dai ragazzi che vi giravano intorno. Non conversarono durante la mezzoretta di strada verso scuola ma solo perché erano troppo occupati a canticchiare le canzoni che passavano alla radio, sorridendo quando partì 'Simphony' dei Clean Bandit. E Caroline e Tanya risero quando Matt cercó di tapparsi le orecchie poiché al ritornello le amiche di misero a cantare troppo forte, stonando volutamente, sapendo di dar fastidio al ragazzo che si faceva strada nel traffico newyorkese. Ma le ragazze se ne pentirono quando Matt si mise a stonare più del dovuto 'Roar' di Katy Perry. Si arresero a zittirlo al secondo ritornello mettendosi a cantare anche loro a squarciagola. E risero forse anche troppo al termine della canzone, ma andava bene così, perché quella era la loro normalità e quella normalità a Caroline forse piaceva anche troppo. Arrivarono nel parcheggio della scuola e scesero dall'auto solo dopo che Matt ebbe parcheggiato. A Caroline tremoro i denti quando il vento la investì e si maledisse per non essersi portata un giubbotto convinta che quel maglione potesse bastare. Affiancò i suoi amici mentre si dirigevano verso l'entrata dove alcuni studenti erano ancora fuori nonostante la campanella stesse per suonare. Salirono i quattro gradini ed entrarono in quel posto dove Matt e Caroline avevano conosciuto Tanya, la ragazza all'apparenza dura ma che in fondo voleva solo qualcuno che restasse e che non si arrendesse a conoscerla. E Caroline non l'aveva fatto, non l'aveva fatto perché era sempre stata curiosa e se si metteva in testa qualcosa non poteva fermarla nessuno. E Tanya l'aveva notata quella determinazione, la conosceva bene, perché quegli occhi grigi non erano poi così diversi dai suoi. E poi c'era Matt. C'era Matt che conosceva Caroline da quando erano ancora nella culla. C'era Matt che ogni volta che da bambina Caroline si sbucciava le ginocchia le dava sempre uno dei suoi cerotti colorati. C'era Matt che non l'aveva mai abbandonata. E Matt e Caroline erano sempre stati migliori amici perché si volevano bene come lo si vuole ad un fratello. E poi nella vita di Matt era arrivata Tanya, Tanya che lo prendeva in giro ma in fondo erano diventati così amici perché a Matt non sembrava importare, perché Matt aveva capito Tanya, e lei se ne era accorta. I tre ragazzi si fecero largo nel corridoio ampio ma comunque colmo di studenti e andarono verso i loro armadietti. Quelli di Matt e Caroline erano separati solo da un paio di armadietti mentre quello di Tanya era proprio di fronte al loro, sul muro opposto. Posarono i libri ma al suono della campanella Caroline si separò dagli amici perché mentre loro avevano lezione di matematica, lei aveva la prima ora libera dato che la professoressa di letteratura mancava. E così ne approfittò per andare nella palestra del liceo che poi altro non era che un campo da basket, mentre quello di football era all'esterno. Entrò negli spogliatoi deserti e si infilò velocemente un paio di leggins e una canottiera. Entrò nella palestra e i suoi passi risuonarono nell'ambiente vuoto. Legò i capelli in una coda bassa e si sgranchì le gambe prima di prendere la rincorsa ed eseguire una ribaltata facendo subito dopo perno sulla gamba destra per saltare in una ruota senza mani atterrando perfettamente sulla gamba sinistra. E Caroline sorrise.  Sorrise perché amava quella sensazione. Amava sentire l'adrenalina che scorreva lungo il corpo tonico. Amava la sensazione di libertà mentre volteggiava in aria e amava sentire i capelli che fendevano l'aria. E si, le avevano proposto più volte di entrare a far parte delle cheerleaders ma aveva sempre detto di no, un po' perché tra i corsi di lotta, architettura, acrobatica e i compiti non aveva proprio tempo, un po' perché saltellare in minigonna non era di certo una delle sue priorità. Desiderò qualcuno con cui allenarsi a combattere, magari per provare quella nuova mossa che le aveva mostrato l'insegnate di judo. Aveva imparato a combattere quando aveva conosciuto Tanya, perché era stata proprio l'amica a spingerla. Era stata una cosa assurda, come se avesse da sempre avuto la lotta nel sangue. Eppure combatteva sempre sapendo che quella fosse un'esercitazione, che non fosse realmente in pericolo, e spesso si ritrovava a chiedersi se sarebbe stata veramente capace di fare del male a qualcuno. Si sciolse la coda bassa solo per farne una alta, prese un tappetino dallo sgabuzzino e vi si coricò sopra piegando le gambe. Fece tre serie da venti addominali per poi fare le flessioni ed altre acrobazie. Stava per andare a cambiarsi quando da una finestra vide un uomo in lontananza e sembrava che la stesse guardando. Il cuore di Caroline cominciò a battere un po' più forte quando la possibilità che quell'uomo la stesse osservando da tempo la colpì così forte da farla indietreggiare di un paio di passi. Rimase a fissare l'uomo ancora per qualche secondo ma poi la campanella la riscosse e si affrettò ad andare negli spogliatoi per evitare di arrivare tardi a lezione. Si rimise gli abiti pesanti ed uscì nel corridoio dove il chiacchiericcio degli studenti la riportò alla realtà, e cercò di convincersi che quell'uomo non la stesse veramente guardando. Si diresse a lezione salutando con la mano un paio di ragazze che conosceva. *** Tanya si diresse a passo svelto verso la classe di storia per aspettare Caroline in modo che potessero andare a mensa assieme. "Hei riccioli d'oro!" Caroline la guardò e sorrise affiancandola. "Hei! Com'è andata la giornata?" Le chiese la bionda mentre si dirigevano verso la mensa. "Bene lasciando stare il fatto che la Todds mi ha buttata fuori e che il professor Mikaelson mi ha interrogata ed io non ero preparata. In effetti è andata proprio da schifo." "Dovresti smetterla di litigare con i professori e cominciare a studiare un po' di più Tanya." "Certo mammina." La prese in giro la mora. Caroline scosse la testa e spinse le porte della mensa sorridendo quando la loro amica Kate fece cenno di raggiungerli al tavolo. Così presero il vassoio e si sforzarono di sorridere alla signora dietro il bancone mentre quella metteva sopra il vassoio quello che dovrebbe essere un hamburger e delle patatine troppo verdi. Si diressero verso il tavolo che ormai era il loro, dove vi erano già seduti Matt, Mason e Lewis impegnati in una conversazione sul football che Caroline non si era mai sforzata di capire. Caroline si sedette accanto a Kate dopo aver salutato lei e Jade con un bacio sulla guancia. Tanya fece lo stesso prima di sedersi accanto a Jade e di fronte a Caroline. Kate era una cheerleader ma non era un oca come molte ragazze della sua squadra, era leale, sincera ed una vera amica. Stava con Mason da due anni ma si conoscevano da prima dato che lui faceva parte della squadra di football. Jade invece era una ragazza molto riservata e timida, ma stava con Lewis che era molto amico di Matt quindi alla fine aveva legato con loro. Mentre i ragazzi parlavano di football, Jade, Tanya e Kate stavano organizzando l' uscita di quella sera. Caroline fissava le patatine rigirandosene una tra le dita mentre pensava ancora a quell'uomo che l'aveva inquietata più del dovuto, e non si accorse di Kate che la chiamava fino a quando la castana non la scosse per la spalla. "Stai bene Care?" La bionda di sforzò di mettere su un sorriso prima di dire: "Si, sto bene." Ignorando gli occhi blu di Tanya che la fissavano insistentemente. "Posso parlarti Caroline?" Chiese Tanya alzandosi. Caroline si alzò sbuffando consapevole che se non avesse seguito Tanya quella l'avrebbe portata fuori a forza. Le due ragazze si allontanarono ignorando lo sguardo preoccupato di Matt. Uscirono nel giardino e gli occhi blu di Tanya si fissarono nuovamente sulla bionda cercando lo sguardo grigio che Caroline faceva di tutto per non far incontrare con quello di Tanya consapevole che se fosse successo la ragazza avrebbe capito che qualcosa la turbava. E Caroline non voleva che ciò accadesse, non voleva mai che gli altri vedessero le sue debolezze e non voleva far preoccupare nessuno per lei. E stava facendo davvero di tutto per nascondere il suo turbamento, ma forse le braccia incrociate sotto al seno troppo strette, la punta del piede destro che batteva freneticamente sul terreno e gli occhi grigi che si spostavano in continuazione, la tradivano. E gli occhi blu di Tanya fissati su di lei e le labbra sottili che non accennavano ad aprirsi di certo non aiutavano. "Allora?!" Trillò Caroline arrendendosi ad evitare lo sguardo dell'amica e diventando subito rossa quando si rese conto di aver parlato troppo forte facendo girare verso di se un paio di ragazzi tra cui il suo ex fidanzato con cui si era lasciata il mese prima. E si sentì un mostro ricordando di averlo lasciato senza un motivo preciso, ma si era resa conto di non provare più niente per Derek e spesso si chiedeva se avesse realmente provato qualcosa verso il ragazzo. "Che cos' hai?" Chiese Tanya decidendosi a schiudere le labbra. "Niente!" Rispose subito Caroline. "Caroline Collins potrai anche prendere in giro gli altri ma io non ci casco, perciò risparmiamoci la scenetta e dimmi subito che ti prende." "Ti odio Tanya Smith." Si arrese Caroline ridendo al sorriso di strafottenza dell'amica. "Ok te lo dico ma prometti di non preoccuparti." "Io non premetto niente. Sbrigati Rapunzel." Caroline abbassò lo sguardo prima di dire: "Va bene. Sta mattina ero in palestra e stavo per andarmene quando ho visto un uomo dalla finestra e mi è sembrato che mi stesse guardando. Ma la cosa che mi ha inquietata di più è che non ha distolto lo sguardo nemmeno quando l' ho guardato io come se non gli importasse che io pensassi mi stesse osservando." Caroline riportò lo sguardo sulla mora. Tanya aveva le labbra e le sopracciglia corrucciate come stesse cercando di metabolizzare quelle parole. Poi d'un tratto spalancò gli occhi e la bocca mentre la consapevolezza si faceva spazio negli occhi blu che no, non erano affatto sorpresi. "Tanya sta tranquilla, non è niente e magari me lo sono anche immaginata!" Ma Caroline lo sapeva di non essersi immaginata niente, semplicemente pensava che non fosse una cosa così importante da far preoccupare l'amica. "Devi entrare. Adesso." Ordinò Tanya abbandonando l'espressione precedente per adottare quella che la contraddistingueva: occhi vigili, labbra serrate, muscoli tesi e sguardo attento. Caroline mise su una delle espressioni più confuse del suo repertorio. "Cosa? Ma che ti prende Tanya?!" "Potresti smetterla di fare domande ed abbandonare la tua testardaggine per una volta Caroline?" Chiese la mora spingendola per le spalle verso la porta mentre continuava a guardarsi freneticamente intorno. "No se non mi dici che sta succedendo!" Esclamò la bionda scrollandosi di dosso le braccia dell'amica e girandosi di scatto verso di lei. "Fidati di me solo per questa volta ok?" E Caroline fisso quelle iridi blu che ormai conosceva così bene da poterne descrivere ogni singola sfumatura e si chiese se fosse capace di mettere da parte la sua necessità di sapere sempre tutto e di tenere sempre tutto sotto controllo solo perché glielo chiedeva la ragazza che l'aveva aiutata più volte e che le aveva insegnato a credere in se stessa e non abbattersi solo perché l'ennesimo ragazzo voleva soltanto portarsela a letto. In pochi secondi costatò di poter fare un eccezione. "E va bene."E Tanya sembrò rilassarsi un po' quando Caroline si diresse verso la porta ma lei rimase ferma lì gridando: "Ti raggiungo tra cinque minuti!" Per farsi sentire dall' amica ormai lontana qualche metro. Caroline la fulminò con gli occhi grigi un'ultima volta prima di entrare. E solo quando le porte di chiusero, solo in quel momento, Tanya si concesse un sospiro di sollievo. Tanya si guardò attorno prima di sfilare il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans neri. Sbloccò la schermata e digitò il numero che conosceva a memoria e che doveva conoscere a memoria dato che non le era permesso salvarlo in rubrica. "Andiamo rispondi.."Mormorò al terzo squillo e poi finalmente risposero. "Hotel S.F. come posso aiutarla?" E Tanya sorrise, perché non sentiva quella voce da davvero troppo tempo e si affrettò ad asciugarsi una lacrima prima che potesse bagnarle la guancia. "Zac sono io." Rispose Tanya seria consapevole di avere poco tempo prima che suonasse la campana. "O mio dio Tanya! È successo qualcosa?" "Credo che l'abbiano trovata o almeno sospettano di lei." "Mando subito qualcuno. Chi vuoi?" E Tanya puntò lo sguardo proprio di fronte a se mentre il ricordo di quel volto si fece nitido nella sua mente. Alzò un angolo della bocca in un mezzo sorriso a labbra chiuse prima di dire: "Voglio Logan."

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Capitolo 3
*** 2. ***


Caroline si fece trascinare dalla massa di studenti che stavano uscendo da scuola e sorrise quando un sole inaspettato le riscaldò la pelle e decise di goderselo, consapevole che non sarebbe durato a lungo. "Caroline!" La ragazza si guardò attorno e sorrise quando vide Kate che la salutava con la mano e così decise di raggiungerla. "Hei!" "Senti sta sera ci vediamo alle 9.00 al solito Starbucks. Lewis e Jade hanno una cena in famiglia perciò siamo io, tu, Tanya, Matt e Mason." E Caroline rise. Rise perché Kate era sempre così allegra, con il sorriso che le arrivava sempre fino agli occhi marroni. Rise perché Kate amava quando uscivano tutti insieme ed era sempre entusiasta nonostante lo facessero praticamente ogni giorno. Rise perché Kate era la positività in persona e perché quella positività era contagiosa, proprio come lei. Rise perché Kate era la sua fonte di energia e non avrebbe potuto vivere senza. "Perfetto! A dopo!" Disse Caroline allontanandosi. Vide la macchina della madre parcheggiata poco lontano, la raggiunse e aprì lo sportello del passeggero salutando la madre con un sorriso che la donna ricambiò con le rughe intorno agli occhi scuri che, in qualche modo, le donavano. "Non sali tesoro?" Chiese la donna osservando la figlia che metteva la borsa lì dove si sarebbe dovuta sedere. "Si mamma, vado un attimo a salutare Matt e Tanya." La madre, Jessica, annuì spostandosi una ciocca di capelli color mogano dietro l'orecchio e lanciando un'occhiata a Matt a qualche metro da loro che, girato di spalle, chiacchierava con Tanya. Caroline chiuse lo sportello ed intercettò la schiena di Matt. Rise pensando a quello che stava per fare e, prima che potesse ripensarci, prese la rincorsa e salto sulla schiena del migliore amico assicurando le braccia attorno al collo del biondo. Matt fece qualche passo in avanti, sbilanciandosi per la sorpresa, per poi riconoscere i capelli troppo lunghi di Caroline. Rise assicurando le gambe della migliore amica attorno ai propri fianchi. Risero forte mentre osservavano il sorriso che stirava le labbra sottili di Tanya la quale guardava quei due scemi che, ne era sempre più sicura, erano dei bambini intrappolati nel corpo di due 17enni, ma le piacevano così. Li osservò mentre ridevano troppo forte con gli occhi serrati e i sorrisi da bambini incuranti di tutti quei ragazzi che si erano girati a guardarli sorridendo, forse inconsapevolmente, anche loro, perché la risata di quei due ragazzi era decisamente troppo contagiosa. Tanya avrebbe tanto voluto raccontare loro la verità. Avrebbe tanto voluto dirgli che i suoi genitori non erano semplicemente morti in un incidente stradale e che lei non viveva in un orfanotrofio, come gli aveva detto, ma in un appartamento sull'Upper East Side che non aveva di certo pagato lei. Avrebbe tanto voluto dirgli che il suo cognome non era Smith. Tanya avrebbe tanto voluto che quella realtà che si era costruita quattro anni prima, più per dovere ma che adesso amava, non sarebbe dovuta finire di lì a breve. Avrebbe tanto voluto che la vita di Caroline fosse davvero così semplice come Caroline stessa pensava. E infondo era anche un po' felice di non aver potuto dire la verità, perché il suo passato era decisamente più doloroso di quanto sarebbe stata in grado di reggere raccontandolo. E si, adesso era al sicuro dal suo passato ma aveva deciso di mettere a repentaglio la sua vita per una ragazza bionda dagli occhi grigi che fino a quattro anni prima doveva soltanto tenere d'occhio e che di certo non avrebbe mai immaginato sarebbe diventa la sua migliore amica. Tanya non l'avrebbe mai ammesso ma forse aveva anche un po' paura, paura di perdere la sua migliore amica per le bugie che stavano davvero cominciando ad essere esageratamente troppe. Tanya aveva paura ma forse Logan l'avrebbe aiutata a sorreggere quel peso nonostante lei gli avrebbe comunque detto che poteva cavarsela da sola. Perché Logan era il suo cazzo di migliore amico e anche se non lo vedeva da quattro anni sapeva che non si poteva dimenticare quello che avevano condiviso quando erano ancora troppo piccoli per il peso che portavano sulle spalle. Perché Logan c'era stato quando nessuno c'era. L'aveva stretta nel petto ancora minuto di un bambino di tredici anni, perché Tanya era la sua cazzo di migliore amica e anche lei c'era stata per lui quando nessuno c'era. Tanya aveva paura ma con quello che, ne sarebbe sempre stata sicura, sarebbe sempre stato il suo migliore amico, la vita faceva un po' meno paura. E Tanya si premurò di osservare i due ragazzi ancora un po'. Si premurò di fissare quell'immagine nella mente, perché non era sicura che avrebbe rivisto Matt due giorni dopo, perché non era sicura che avrebbe rivisto Caroline così felice. Lì osservò. Osservò Caroline scendere dalla schiena di Matt atterrando sulle punte delle All Star bianche che per Tanya erano troppo sporche, ma che la bionda riteneva solamente vissute. Osservò la ragazza che no, non smetteva di sorridere. La osservò salutare Matt con un bacio sulla guancia. Osservò il ragazzo che no, neanche lui aveva smesso di sorridere. Osservò quelle due paia di occhi che anche loro sorridevano e Tanya si chiese se anche lei, un giorno, avrebbe sorriso con gli occhi. Osservò ancora una volta la bionda che le si avvicinava, che salutava anche lei con un bacio sulla guancia per poi allontanarsi premurandosi di lanciarle uno sguardo che Tanya era certa significasse: "Prima o poi dovrai spiegarmi." E Tanya si premurò di sorriderle, un sorriso furbo, che Caroline era certa significasse: "Eviterò il discorso finché non te ne dimenticherai." Caroline sbuffò, sbuffò per l'ennesimo segreto che le nascondeva la mora. Ma andava bene così. Le andava bene che la sua migliore amica le nascondesse le cose fintantoché le restava accanto. Per questo non riuscì a trattenere l'ennesimo sorriso. Perché Matt era lì e ci sarebbe sempre stato, così simile a lei, con gli occhi verdi che capivano al volo i suoi grigi, con tutte le ragazze che gli giravano attorno ma tanto lui non avrebbe voluto nessuna che non fosse stata Tanya. Si, perché Caroline se ne era accorta di come lui la guardava. E si stupiva di Tanya, che si accorgeva di tutto, ma non si era ancora accorta che quel ragazzo voleva essere più di un amico per lei, e forse neanche Matt se ne era ancora accorto. Ma Caroline si, e un po' si divertiva a tifare dietro le quinte per loro. E sorrise ancora perché Tanya era lì e anche lei ci sarebbe sempre stata, con tutti i suoi segreti, con il fisico tonico e magro come il suo, con gli abiti neri, con i capelli del medesimo colore che contrastavano completamente con i capelli biondi di Caroline quando erano vicine. Si perché Caroline e Tanya erano diverse ma entrambe bellissime. Erano belle e non lo sapevano, e questo le rendeva ancora più belle. Erano belle e quando erano insieme lo erano ancora di più. E Caroline non riuscì a levarsi il sorriso dalla faccia nemmeno mentre si dirigeva verso la macchina della madre che, silenziosa testimone, aveva assistito divertita a quella scenetta, felice che la sua bambina non fosse cresciuta poi così tanto. Perché lei e Fill l'avevano cresciuta, l'avevano vista cadere dalla bicicletta, l'avevano vista quando le era caduto il primo dentino, avevano festeggiato ogni suo singolo compleanno, perché quella era la loro bambina e nessuno avrebbe potuto dirle il contrario. Caroline non smise di sorridere neanche quando si guardò indietro solo per vedere Tanya salutare Matt con un bacio sulla guancia per poi allontanarsi con quel passo veloce e sicuro che Caroline non avrebbe mai avuto. Non smise di sorridere e si chiese quante rughe le sarebbero venute da grande a furia di farlo, ma non le importava perché era felice e per quale motivo non doveva dimostrarlo? *** Caroline si chiuse la porta della camera alle spalle e si buttò sul letto a una piazza e mezza senza troppi scrupoli sfilandosi facilmente le All Star con i piedi e buttando la borsa che chissà dove era finita. Sbuffò accoccolandosi un po' di più sul piumone e si, avrebbe tanto voluto mettercisi sotto coprendosi fin sopra la testa e dormire, ma sapeva di dover studiare per il compito di geografia di due giorni dopo, anche perché il giorno dopo non avrebbe potuto farlo per il corso di lotta dove no, non sarebbe mai mancata. E chissà dove trovò la forza per mettersi seduta passandosi una mano tra i capelli prima di alzarsi dal letto solo per sedersi sulla sedia di fronte la scrivania che non si ricordava fosse così scomoda. Afferrò la borsa che aveva lanciato lì vicino poco prima solo per estrarre i libri. Studiò per due ore scarse ma aveva imparato tutto ciò che doveva imparare, e comunque, a lei, quelle due ore, erano sembrate fin troppo lunghe ed era comunque sicura che il compito sarebbe andato bene. Lanciò uno sguardo alla finestra soffermandosi sul cielo che era inesorabilmente tornato nuvoloso. E Caroline sussultò leggermente quando un tuono scosse il cielo che venne illuminato da un lampo poco dopo. Avrebbe piovuto, lo sapeva, e a lei piaceva la pioggia. Le piaceva l'inverno. Le piaceva prendere la cioccolata calda con gli amici da Starbucks e, ne era certa, l'avrebbero presa anche quella sera. Le piaceva raggomitolarsi sul divano con una coperta a proteggerla dal freddo tenendo con entrambe le mani una tazza di tè caldo nel tentativo di scaldarle. Le piaceva addormentarsi con lo scrosciare della pioggia che batteva ritmicamente sulla finestra. Le piaceva affondare nelle felpe troppo grandi. Le piacevano i pigiama party con Tanya e Kate. A parlare di come andava tra Kate e Meson. A parlare del ragazzo con cui era andata a letto Tanya quella settimana ma che tanto lei non avrebbe mai richiamato. A parlare degli spasimanti di Caroline con cui tanto non avrebbe fatto più di una semplice uscita. A ballare in salotto con la TV fissa su MTV. Le piaceva vedere i film con Matt che finivano sempre con loro due addormentati e la testa della bionda poggiata sulla spalla del migliore amico. Le piaceva guardare New York dal balcone della cucina osservando le persone che correvano per ripararsi dalla pioggia e pensando che, se non avesse avuto paura di prendersi una bella polmonite, lei ci avrebbe ballato sotto la pioggia. Le piaceva osservare New York che era piena di persone e traffico anche di notte, con le luci che non si spegnevano mai e lei non avrebbe mai smesso di amare quella città. Le piaceva osservare quella città, che forse era anche un po' sua, quando la neve la tingeva di bianco posandosi delicata sugli edifici e sull'asfalto su cui comunque le macchine non avrebbero mai smesso di passare. Distolse lo sguardo dalla finestra e si diresse verso il bagno pronta a farsi una doccia calda. Chiuse la porta del bagno e si spogliò il più velocemente possibile mentre il corpo le si cospargeva di brividi. Si tolse con cura la collana con la catenina e il ciondolo d'argento a forma di cuore con incise le iniziali, F J, dei suoi genitori(Fill e Jessica). Quella stessa collana che teneva sempre nascosta sotto la maglia, forse perché era una cosa troppo intima per condividerla, forse perché la voleva semplicemente più vicina al cuore. La collana che le avevano regalato i suoi genitori per i suoi sette anni. "Così ci avrai sempre con te." le aveva detto il papà mentre gliela allacciava dietro al collo minuto con le mani grandi. "Ma voi non mi lascerete mai vero?" Aveva domandato Caroline con l'ingenuità di una bambina di sette anni troppo evidente nei grandi occhi grigi. "No mai." Le aveva sorriso la madre spostandole una ciocca di capelli biondi ancora non tanto lunghi dietro l'orecchio. Lo disse con una nota di determinazione nella voce e negli occhi, quasi fosse una promessa che, eccome, se aveva mantenuto, e che quella bambina bionda era davvero troppo piccola e troppo spensierata per riuscire a coglierla. Caroline sorrise al ricordo stringendo un po' più forte il ciondolo prima di poggiare la collana sul mobiletto sicura che, cavolo, non avrebbe mai dimenticato di rimetterla appena uscita dalla doccia. Tremò prima di aprire il box quanto bastava per permetterle di entrare chiudendoselo subito dopo alle spalle. Aprì l'acqua regolandola dalla parte calda e indietreggiando quando un' iniziale getto d'acqua fredda la colpì gelandole le vene per poi riscaldarsi poco dopo. Caroline vi si mise sotto rilassandosi quando il calore la riscaldò piacevolmente. Fece una doccia forse troppo lunga e uscì solamente quando si fu assicurata che tra i capelli troppo lunghi non ci fossero più nodi. Rabbrividì e si strinse in una asciugamano per poi assicurarla sotto le braccia. Raccolse i capelli con un'altra asciugamano in un turbante e si allacciò la collana dietro al collo osservandola allo specchio mentre si poggiava sul petto. Andò in camera sua e afferrò il cellulare che aveva lasciato sul letto e mise la playlist sorridendo quando Ariana Grande cominciò a cantare "Problem". Lasciò che l'asciugamano le scivolasse addosso scavalcandola quando cadde a terra e si infilò un paio di mutandine e un reggiseno rigorosamente bianchi per poi togliersi l'asciugamano dai capelli. Cominciò a muoversi al ritmo della musica scuotendo il bacino e ricordando di come si divertiva a farlo con Tanya e Kate. Ballò lasciando che i capelli ancora umidi potessero gocciolare in giro per la stanza mentre fendevano l'aria. Ballò e paradossalmente non sentiva freddo, non lo sentiva mentre cantava in modo non proprio intonato cercando di imitare gli acuti troppi alti di Ariana Grande. Ballò prendendo un evidenziatore dalla scrivania di un colore che non le era importato di notare, se lo portò alle labbra come se fosse un microfono. Ballò pensando a quanto sarebbe stato bello che un ragazzo la abbracciasse da dietro accarezzandola dolcemente, un ragazzo che la amasse davvero, un ragazzo che lei amasse davvero. *** Logan si poggiò allo schienale dell'auto sbuffando nervosamente quando fu costretto frenare nuovamente a causa del traffico che non aveva mai odiato così tanto. Non spostò una mano dal volante mentre con l'altra si portava la Malboro alle labbra aspirando avidamente per poi buttare via il fumo verso il finestrino già aperto poggiandovi il braccio con la sigaretta poco dopo. Logan era stato felice quando gli avevano detto della missione. Lo era stato ancora di più quando gli avevano detto che si trattava della missione di Tanya. Ed era da davvero troppo tempo che non vedeva quella stronza. L'aveva conosciuta alla S.F. quando lui aveva tredici anni e lei ancora dodici. L'aveva conosciuta quando era già da un anno che stava lì rotto e arrabbiato. Poi era arrivata lei, rotta e arrabbiata forse più di lui. E si erano salvati, insieme. Si erano guariti a vicenda perché erano davvero troppo piccoli per farlo da soli. Poi i problemi di Tanya erano stati risolti e lei era diventata abbastanza forte da poter fare questa missione a lungo termine quando aveva quattordici anni. Lui si era arrabbiato e si era rotto un' altra volta ma era felice che la sua amica avesse la possibilità di ricominciare anche se rischiava comunque la vita. I problemi di Logan erano stati risolti solo un anno dopo la partenza di Tanya e ne aveva fatte di missioni, missioni più brevi e anche più pericolose, ma si era fatto la pelle. Si, perché Logan era pugni e calci forti. Era un concentrato puro di forza, rabbia e combattimenti a sangue. Era le Malboro che si portava troppo spesso alle labbra. Era le nocche insanguinate. Era le ragazze troppo spesso sul suo letto di cui non gli importava realmente nulla. Era 18 anni di risse fatte al solo scopo di migliorare a combattere. Era 18 anni di unghie conficcate nei palmi nella speranza di sentire qualcos'altro oltre la rabbia. Era 18 anni di mani che passavano troppo spesso trai capelli scuri già scompigliati. Era 18 anni di occhi tra il blu e il verde che si assottigliavano davanti all' avversario. Era 18 anni di occhi color del mare che scrutavano e capivano. Era 18 anni di sorrisi non proprio frequenti e di occhi che forse non l' avevano mai fatto. Era gli allenamenti fino a tardi. Era le cuffiette nelle orecchie che sparavano quasi sempre la sua canzone preferita a tutto volume. Era gli anni che aveva passato al sicuro alla S.F. e quelli precedenti dove aveva dovuto salvarsi da solo. Logan era un' arma mortale. Era la pistola nascosta nella tasca interna dei jeans. Era un casino talmente grande che faceva fatica a pensarci. Era un enorme, gigante, eppure bellissimo casino. E chissà perché pensava davvero che una volta rivista la sua migliore amica tutto sarebbe andato meglio, che potesse rilassarsi almeno un po', che potesse concedersi almeno un piccolo sorriso. Voleva abbattere tutti muri che si era costruito intorno senza avere paura delle conseguenze. Voleva farlo perché si, quei muri lo proteggevano, ma lo imprigionavano, non gli permettevano di vedere ciò che c'era al di fuori di quello spazio. Voleva abbatterli perché voleva gridare senza che le sue stesse urla gli rimbalzasse addosso, voleva urlare e lasciare che le grida si disperdessero nell'aria. Voleva, ma aveva più che altro bisogno, di piangere sul serio come non aveva mai fatto se non per qualche lacrima solitaria la notte. Voleva abbatterli davvero quei muri ma, per chissà quale regola insensata, sapeva di non poterlo fare, sapeva che era la cosa giusta rimanere lì dentro perché così almeno nessuno avrebbe potuto raggiungerlo e fargli ancora del male e perché forse il mondo là fuori, in fin dei conti, non lo voleva affatto. Sapeva di non poter uscire ma forse Tanya avrebbe levato almeno un mattone, quanto bastava per permettere a Logan di prendere una boccata d'aria e quanto bastava per far uscire un po' di quel dolore che si era accumulato in quegli anni e in quello spazio troppo piccolo e che stava davvero cominciando a farlo soffocare. Logan si stupì davvero quando si accorse che un piccolo sorriso si era fatto spazio tra le sue labbra, un riflesso involontario provocato dal cartello sulla destra che gli dava il benvenuto a New York. E forse quel piccolo sorriso significava qualcosa di più della voglia di rivedere Tanya, significava l'inizio di qualcosa che lo avrebbe stravolto, di qualcosa che Logan non sapeva identificare e che, in fin dei conti, non poteva neanche immaginare.

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Capitolo 4
*** 3. ***


Tanya afferrò la borsa e scese dall'auto di Matt lanciando uno sguardo alla scritta Starbucks che la sovrastava accompagnata dall'inconfondibile e famigliare profumo di cioccolata calda e dolciumi vari. Iniziò a camminare una volta affiancata da Matt e Caroline che, uno sulla sinistra e l'altra sulla destra, contribuivano a ripararla dal freddo pungente che il solo giubbotto di pelle nero non sarebbe riuscito ad attenuare. Lanciò uno sguardo all'amica che si sistemava il berretto di lana grigio sui capelli biondi per poi soffermarsi ad osservare Matt che si guardava attorno alla ricerca di Mason e Kate con le labbra non troppo sottili leggermente schiuse dalle quali, a ogni respiro, fuoriusciva un po' di fumo dovuto al freddo. Era passato un bel po' dall'ultima volta che Tanya era stata così agitata ma aveva la sensazione che l'arrivo di Logan non fosse tanto lontano, forse dipendeva dal fatto che la S.F. le aveva chiesto di comunicare la sua posizione solo pochi minuti prima. E ancora non aveva pensato a nulla da dire ai suoi amici che potesse giustificare l'arrivo di un ragazzo che non avevano mai visto e di cui lei non aveva mai parlato. Si morse il labbro inferiore prima di aprire la bocca pronta a dire tutto, ma, ovviamente, il suo tentativo del tutto improvvisato venne interrotto dall'arrivo di una furia dai capelli castani che le si gettò al collo abbracciando in modo troppo stretto sia lei che Caroline. "Hei, hei Kate! Ci siamo viste a scuola poco fa! Kate mi fai male!" Si lamentò Tanya accompagnata dalla risata di Caroline che si mescolava a quella di Kate. Quando la castana si staccò per dare a Matt un bacio sulla guancia, Tanya si chiese dove quella ragazza tenesse tutta quella forza visto quanto era minuta. Dopo che anche Mason ebbe salutato tutti, entrarono nello Starbucks dove l'improvviso calore li costrinse a liberarsi dei cappotti pesanti. "Andate a prendere posto. Noi intanto ordiniamo." Disse Mason riferendosi a lui e Matt. Le ragazze annuirono dirigendosi verso il tavolo mentre un piccolo sorriso stendeva le labbra del bel viso dai lineamenti spigolosi di Tanya alla consapevolezza che non avevano neanche bisogno di dire ciò che volevano perché tanto i ragazzi lo sapevano già. Le tre ragazze presero posto sul divanetto rosso (Caroline al centro, Kate vicino la vetrata e Tanya vicino al corridoio) lasciando le sedie sul lato opposto ai ragazzi. "Ragazze vi devo dire una cosa." Azzardò Tanya interrompendo la conversazione delle due amiche su un vestito super bellissimo che indossava una ragazza. "Dicci." Rispose Caroline corrugando le sopracciglia chiare mentre lo sguardo e il sorriso di Kate la incoraggiavano a parlare. "È probabile che tra poco venga un ragazzo, un mio amico..." Esordì la mora mentre giocava freneticamente con i bracciali metallici che teneva al polso. "Oh, chi è?" Chiese Kate. "Lo conosciamo?" Aggiunse Caroline con l'espressione sorpresa che Tanya aveva paura sarebbe sfociata in una delusa per non essere stata messa al corrente. Tanya odiava quando Caroline assumeva quell'espressione. La faceva sentire ancora più meschina di quanto già non si sentisse. E, inoltre, non le importava dello stato d'animo di nessuno se non di quei quattro ragazzi che l'avevano accettata e fatta sentire, in qualche modo, giusta. Non le importava di nessuno se non di quella ragazza che l'aveva capita senza sapere nulla di lei, che era praticamente la persona più pura, ingenua e buona che avesse mai conosciuto, tanto che il fatto che fosse la sua migliore amica appariva quasi sbagliato, eppure era una delle poche cose giuste che facevano parte della sua vita. "No, non lo conoscete..." Rispose Tanya. "Come mai non ce ne hai mai parlato?" Le chiese Caroline con lo sguardo che aveva decisamente assunto quella sfumatura di delusione. E Tanya, in quel momento, non riusciva a reggere quello sguardo, non ci riusciva proprio, perciò fece la cosa più naturale che le venne, mentì. "Beh.. lui viene... dalla Francia! E non lo vedo da quando avevo quattordici anni perché si è trasferito lì proprio allora." Dalla Francia? Ma come le era venuto in mente? Eppure il fatto che quella sfumatura di delusione fosse svanita dagli occhi grigi, che rimanevano comunque sospettosi, della bionda metteva in secondo piano quanto facesse pena la bugia. "Oh ok. Come si chiama? È carino?" Chiese Kate seguita dalla risata delle sue amiche. "Ti ricordo che sei fidanzata Kate!" Esclamò Caroline con la risata che non accennava a lasciare le labbra piene. "Lo so! Lo chiedevo per voi ragazze! Insomma, non vorrete rimanere zitelle a vita!" Scherzò la castana alzando le braccia in segno di difesa. "Ma sta zitta!" La prese in giro Tanya per poi abbandonarsi ad una risata che si amalgamava perfettamente a quella delle due ragazze. A quella di Kate che, con gli occhi serrati, si poggiava con una mano al braccio di Caroline; e a quella di Caroline che si reggeva lo stomaco con una mano mentre buttava la testa all'indietro poggiandola sulla spalla di Tanya. Ed erano bellissime mentre ridevano forte senza preoccuparsi di chi le stesse guardando. Erano bellissime ma forse non quanto Mason e Matt mentre le guardavano sorridendo senza avvicinarsi per non rischiare di interrompere quelle risate. Erano bellissimi anche i loro occhi, un paio e verdi e un paio marroni, che luccicavano ogni volta che le vedevano. Gli occhi che in quel momento ridevano con le ragazze senza sapere il motivo per il quale lo stavano facendo, perché non importava. E si preoccuparono persino di fare una foto alle tre ragazze, perché non erano mai state più belle di quando ridevano in quel modo, così spontaneo e così travolgente. Solo quando le risate delle ragazze si attenuarono il biondo e il castano si avvicinarono lasciandosi cadere sulle sedie di fronte alle amiche. "Cosa c'è di così divertente?" Chiese Matt con un accenno di sorriso che ancora non aveva lasciato le labbra rosee. "Niente ma tra poco verrà il ragazzo di Tanya!" Rispose Kate. "Non è il mio ragazzo! Piantala Kate!" Esclamò Tanya mentre le guance pallide le si dipingevano di rosa e mentre gli occhi di Matt, inosservati a eccezione di Caroline, si rabbuiavano. "È solo un suo amico." Specificò Caroline, non tanto perché ci credeva ma più che altro per rassicurare Matt cercando con lo sguardo grigio quello verde del migliore amico, il quale, annuendo così impercettibilmente che un occhio meno attento di quello della bionda non lo avrebbe notato, diede la conferma alla sua migliore amica di stare bene. "Descrivilo, così se lo vediamo almeno sappiamo che è lui." Suggerì Mason. Tanya non era mai stata così in difficoltà. Di solito era lei che metteva in difficoltà gli altri, e le piaceva, ma quando succedeva il contrario non era così piacevole. "Beh...non lo ricordo bene. L'ultima volta che ci siamo visti è stata quattro anni fa. Lui è..beh lui è..è..." "Qui."Completò la frase Kate con la bocca spalancata facendo girare tutti verso la direzione su cui era puntato il suo sguardo. Tanya non sapeva come Kate avesse fatto a capire che era lui ma non riuscì a preoccuparsene perché lui era lì, c'era davvero. Con i capelli scuri spettinati, un maglione nero e i jeans. E le sembrò di vivere la scena a rallentatore. Le voci si ovattarono e riusciva a sentire solo il cuore che le martellava nel petto. E nel momento in cui gli occhi blu-verdi di Logan trovarono quelli blu di Tanya, lei ebbe la certezza che quello era ancora il suo migliore amico perché, in quello stesso momento, si, le mancò il fiatò, ma le sembrò di ricominciare a respirare, come se avesse tenuto il respiro per tutti quei quattro anni e Logan, in quel momento, era il suo ossigeno. Si alzò dal divano ignorando le lacrime che minacciavano di rigarle le guance. Scattò verso il migliore amico nell'istante in cui lo fece lui lasciando cadere a terra il cappotto per poter accogliere la ragazza contro al suo petto. E quando le braccia della migliore amica si avvolsero attorno al suo collo anche Logan tornò a respirare. Avvolse i fianchi della ragazza abbracciandola forte e ispirando forte lasciando che quell'odore così famigliare, quell'odore di casa, gli invadesse le narici. E, solo quando ebbe realizzato che lei c'era davvero, la sollevo leggermente da terra facendola girare e sorridendo al mezzo pianto e mezza risata dell'amica. "Andiamo Tanny, non ti riconosco più." Scherzò rimettendola a terra. "Sei riuscito a rovinare questo momento idiota. E non chiamarmi Tanny." Rise Tanya asciugandosi le lacrime. "Ora si che ti riconosco!" Scherzò Logan. "Non posso credere che tu sia davvero qui." Confessò la ragazza. "Sono qui. E resto. Siamo sempre stati dei guerrieri ma adesso possiamo esserlo insieme, di nuovo, e ti giuro che non mi scapperai più Tanny." *** Caroline non lo conosceva, non sapeva il suo nome, quanti anni avesse o se fosse simpatico...Eppure non le piaceva già. Non le piaceva neanche il fatto che non le piacesse, perché lui non le aveva fatto niente, almeno non volontariamente. Non le piaceva semplicemente perché la sua vita era perfetta: aveva i suoi amici, le sue certezze, le sue abitudini. Ma quel ragazzo stava per cambiare tutto, lo sentiva, e lo vedeva nello sguardo sofferente di Matt, che non riusciva neanche a guardare la scena per il cuore che gli faceva male. A Caroline non piaceva che Matt, il suo migliore amico, praticamente suo fratello, soffrisse. Non le piaceva tanto che non riusciva a pensare a nient'altro. L'unica altra cosa che riusciva a vedere era che almeno Tanya era felice. E per questo non poteva dire di odiare quel ragazzo. Perché faceva stare bene la sua amica, l'aveva capito subito. Eppure il fatto che a causa sua Matt stesse soffrendo era abbastanza per dire che non le piaceva. "Matt, vuoi che usciamo?" Sussurrò la bionda per farsi sentire solo dal migliore amico. "Si, ti prego." Rispose Matt alzando gli occhi che in quel momento erano di un verde più scuro del solito. Caroline annuì e si alzò dicendo a Kate che arrivavano subito. Si mise il berretto di lana e tirò le maniche della lunga felpa grigia perché potessero coprirle le nocche per poi cominciare a camminare all'indietro in modo da poter vedere Matt che stava per passare davanti a Mason. Una volta che lui fu abbastanza vicino la ragazza si girò di scatto scontrandosi contro un petto in modo abbastanza forte da farla sbilanciare all'indietro. E proprio nel momento in cui i capelli sfiorarono terra, due mani forti si strinsero attorno ai suoi polsi, tirandola bruscamente in avanti. Si ritrovò di fronte quello stesso petto con cui si era scontrata. Alzò il viso puntando gli occhi grigi in due fari blu-verdi decisamente troppo intensi, tanto da disorientarla ancora di più. Non seppe quanto tempo passò ma si rese conto della presa ancora salda attorno ai suoi polsi. "I polsi." Sussurrò. Il ragazzo mollò la presa bruscamente allontanandosi di un passo. Quanto bastava per far mettere a fuoco a Caroline dei lineamenti decisi, quasi duri, autorevoli, che però conservavano ancora le spoglie di un morbido viso da bambino. Nessuno dei due aveva ancora distolto lo sguardo ma quando Caroline si ricordò di Matt superò quel ragazzo velocemente afferrando Matt per un polso e trascinandolo fuori dallo Starbucks. *** I due ragazzi camminarono un po',senza parlare, perché la presenza l'uno dell'altro bastava a riempire quel silenzio. "Stai bene?" Sussurrò Caroline dolcemente fermandosi davanti a un negozio di souvenir. "È solo che...lei piangeva, Caroline. Da quando la conosco non l'ho mai vista piangere o anche solo emozionarsi." Si passò una mano tra i capelli tirandoli leggermente. "Insomma, che cos'ho io che non va?" Sussurrò cercando risposta sul viso della migliore amica. "Niente! Assolutamente niente! Sai che Tanya è diversa, lei ha vissuto qualcosa prima di noi, e che ce ne voglia parlare o meno non cambierà il fatto che quel ragazzo la conosce meglio di noi. Conosce le sue debolezze, quelle stesse debolezze che lei fa finta di non avere, ma che sta solo cercando di congelare nella freddezza dei suoi occhi. Matt non sei tu il problema. Tanya è una ragazza fantastica e semplicemente non riesce ancora a vederti come qualcosa di più di un amico. Ma, a volte, nella vita, invece di aspettare che gli altri si accorgano di noi, bisogna farsi a avanti e mostrarsi per ciò che si è. E se lei neanche allora si sarà accorta di quanto tu sia fantastico allora, sarà anche la mia migliore amica, ma è una stupida." La ragazza rise e lo fece ancora di più quando quella scintilla tornò ad illuminare gli occhi di Matt. "Matt, abbi fiducia in te stesso, e vedrai che ce l'avrà anche lei." Matt allargò le braccia per accogliere la bionda contro di se. Si strinsero, Matt e Caroline, perché era così che facevano loro: si aiutavano e si capivano, ogni tanto litigavano, ma non riuscivano a restare arrabbiati per più di un'ora, perché poi sentivano il bisogno di tornare a stringersi. E Caroline, mentre stringeva le spalle allenate di Matt, si chiese cosa avrebbe fatto senza di lui. E anche Matt si chiese cosa avrebbe fatto senza quella ragazza. La strinse forte, come se potesse scivolargli via da un momento all'altro. "Ragazzi! Ma che vi è preso?!" Urlò Tanya raggiungendoli. "Volevamo solo prendere una boccata d'aria." Rispose Caroline scambiandosi uno sguardo complice con il migliore amico, che annuì confermando quella versione. In quel momento arrivò anche Logan. Caroline si guardò attorno stringendosi nella felpa a disagio. Perché era così che gli occhi del ragazzo puntati su di lei la facevano sentire, a disagio. La guardava come se la stesse ispezionando, come se la stesse analizzando per capire se valeva qualcosa. Ecco come si sentiva: sotto esame. Eppure era stanca di scappare dagli sguardi, perciò lo guardò negli occhi, così improvvisamente che notò la sorpresa sul suo viso, anche se durò circa un millisecondo e non bastò per far muovere di un millimetro il suo sguardo. Per la prima volta si rese conto della bellezza del ragazzo che la colpì così forte da toglierle il fiato, ma non poteva farsi vedere debole. "Piacere, Caroline." Disse la bionda allungando la mano verso il ragazzo, deglutendo rumorosamente. "Logan." La strinse lui. La sua voce era calda, e lei stava morendo di freddo. Caroline si sorprese di quanto fosse calda anche la sua mano, o forse era lei che stava andando in ipotermia, eppure le vennero i brividi. Nonostante il contattò durò poco, lei riuscì a sentire la pelle ruvida della mano, tipica di lavora, forse sentì perfino qualche graffio. Le erano sempre piaciute le mani di chi lavora, che testimoniavano la fatica e la dedizione, che raccontavano delle storie. E, ne era certa, quel Logan ne aveva di storie da raccontare. Logan strinse la mano anche a Matt il quale lo fece con un'ostilità che di certo non era passata inosservata. "Che ne dite di tornare dentro? Caroline si è anche scordata il giubbotto là e, se non ci sbrighiamo, morirà da un momento all'altro." Scherzò Tanya. "Ah ah ah." Rise sarcastica la bionda. Si incamminarono. Logan la affiancò mettendola ulteriormente a disagio. "Ovunque tu vada, portati sempre qualcosa con cui coprirti, specialmente quando fa freddo." Sussurrò il ragazzo, senza guardarla, per poi sfilarsi il giubbotto e porgendoglielo freddamente. Caroline era confusa, era come se quel ragazzo avesse cercato di insegnarle qualcosa, ma a quale scopo? L'orgoglio le diceva di non prendere quel giubbotto, ma il resto di se che stava congelando le sussurrava: "Prendilo! Prendilo!" Alla fine lo prese. Disse: "Grazie." Così piano che si chiese se il ragazzo lo avesse sentito. Si infilò il piumino pesante che era decisamente troppo grande. Le arrivava appena sopra il ginocchio e le maniche superavano abbondantemente le sue mani, ma, in fondo, le erano sempre piaciuti gli abiti larghi. Ispirò il profumo di quel giubbotto scuro e si chiese come fosse possibile che odorasse di mare, eppure le piaceva. Caroline non si accorgeva che Logan la stava guardando domandandosi come fosse possibile che quel giubbotto stesse meglio alla ragazza che a lui. Aveva conosciuto tante ragazze, Logan, ma Caroline era probabilmente quella più bella che avesse mai visto. Gli occhi in quel momento erano di un grigio tempestoso, quasi riflettessero il tempo che minacciava di far piovere. Non aveva mai visto degli occhi simili. I lineamenti del suo viso erano fini, ancora un po' infantili. Non era sexy o provocante, era semplicemente bella. Eppure aveva l'impressione che fosse debole e forse anche un po' viziata. Ma, in fin dei conti, a lui che importava? Doveva soltanto portarla alle S.F. quando sarebbe stato il momento e nient'altro. Entrarono nello Starbucks accolti da uno squillante "Eccovi!" da parte di Kate. Presero posto aggiungendo una sedia per Logan. Tutto ciò che avevano ordinato era appena stato servito. Cinque cioccolate fumanti accompagnate in alcuni casi da muffin o biscotti vari decoravano il tavolo in legno. "Logan tu non vuoi niente?" Gli chiese Tanya. Il ragazzo scosse la testa. "Non ho fame." Disse. Caroline si chiese come si facesse a rifiutare una cioccolata calda, lei non lo avrebbe mai fatto, indipendentemente dalla fame che aveva. Ma probabilmente era lei che aveva un rapporto di amore incondizionato con il cioccolato. Si sfilò il giubbotto subito dopo essersi ricordata di averlo ancora addosso. Lo porse a Logan con un sorriso di ringraziamento a labbra chiuse guadagnandosi uno sguardo malizioso da parte di Kate, che ignorò alzando gli occhi al cielo. Caroline avvolse la ceramica calda con entrambe le mani le quali si riscaldarono all'istante. Si portò la tazza alle labbra assaporando piano la cioccolata e leccandosi il labbro superiore subito dopo. Aveva sempre adorato gli Starbucks, con quell'aria perennemente natalizia, il calore, l'odore di cioccolata e liquore e l'atmosfera di casa. Quel posto era pieno di ricordi, pieno delle loro risate e anche solo dei loro silenzi. Pieno di lei e di Matt che ci andavano fin da bambini, pieno di Tanya che amava i dolci nonostante il carattere un po' amaro, pieno dei baci rubati tra Kate e Meson e di tutta la loro storia. Era pieno di lei e dei suoi amici, quello Starbucks. Le squillò il cellulare. "Arrivò subito." Disse quindi alzandosi e passando davanti Tanya per uscire. Mentre si dirigeva verso la porta sentì: "Caroline." Si girò osservando Logan che le porgeva il giubbotto, stavolta il suo. Si avvicinò e lo afferrò. "Già, grazie." Sorrise imbarazzata. Si allontanò nuovamente lanciando una breve occhiata indietro solo per vedere Logan scuotere la testa con un mezzo sorriso sulle labbra piene. Caroline sorrise congratulandosi mentalmente per essere riuscita a far sorridere mister serietà. Uscì rabbrividendo e premette il tasto verde sul display per rispondere a sua madre. "Mamma." "Caroline! T-tuo padre." "Cosa? Cosa è successo a papà?" "Lui...non lo trovo. Non è tornato a casa!" "Mamma sta tranquilla. Dove sei?" "Nel suo ufficio, a lavoro...m-ma non c'è." "Mamma ora lo cerco. Sta tranquilla. Lo troveremo." "Va bene." Aveva rassicurato sua madre ma chi avrebbe rassicurato lei? Entrò nel locale correndo. "Matt!" Urlò. Tutti si girarono verso di lei ma non riuscì a preoccuparsene. Gli amici la raggiunsero velocemente avendo probabilmente notato lo sguardo allarmato. "Che succede?" Le chiese il migliore amico. "Mio p-pa..." Perchè non riusciva a formulare una frase? Scosse la testa chiudendo gli occhi come per mettere in ordine le parole. Non ci riusciva, non ricordava più nulla, non si era mai trovata in questo tipo di situazioni. Gli amici la stavano chiamando, probabilmente, ma lei sentiva solo la testa che le faceva male. "Caroline." Stavolta lo sentì. Sentì quella voce calda. "Caroline." Sentì il tono deciso, autoritario. "Guardami Caroline." Lo guardò. Si accorse delle mani di Logan sulle sue spalle, quasi volessero costringerla a guardarlo. "Respira." Respirò. "Devi sempre mantenere la calma." Si calmò. "Cosa è successo?" "Mio padre. Non si trova." "Ora lo ritroviamo. Tranquilla. Ok?" "Ok."

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