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di Overlock
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** BONUS (Leggete l'angolo autrice pls) ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


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“Un cappuccino, grazie..”
Il giovane si sedette sullo sgabello proprio di fronte il bancone e, dopo essersi sistemato, aspettò la propria ordinazione in religioso silenzio.
Uscito dalla caffetteria in cui era solito consumare la colazione, si diresse a passo lento ma deciso verso l’entrata della facoltà che frequentava: era il suo sogno fin da piccolo studiare all’università. Aveva lavorato sodo in tutti gli anni precedenti per permetterselo e finalmente poteva reputarsi parzialmente soddisfatto, metà dell’opera era stata fatta. Adesso gli mancava solo laurearsi, ma quello l’avrebbe fatto con calma, non gli correva dietro nessuno e di sicuro lui non lasciava nulla in modo ‘superficiale’, aveva il bisogno viscerale di eseguire tutto per bene.
“Ragazzi, buongiorno.
Prima di riprendere con il programma vi faccio l’elenco delle mostre settimanali: so che normalmente, essendo un corso di fotografia il vostro, non mi concentro molto sui dipinti ma la mostra “Esoterism and Magic” mi sta molto a cuore. Ho finanziato personalmente un artista parigino per potarlo fin qui in Corea.
Si fermerà qui fino a fine del prossimo mese, quindi avete ancora tempo e..beh nulla, iniziamo!”
Il moro appuntò tutto sulla mostra, fissandosi a mente di controllare gli orari una volta a casa, in modo tale da organizzarsi per andarci.
Così fece, arrivato a casa fu la prima cosa che controllò dopo essersi preparato la cena, si accomodò sul suo divano e con il computer sul grembo comprò direttamente il biglietto su internet da ritirare sul luogo della mostra decidendo di andarci sul tardi, poco prima della chiusura, il venerdì a venire in modo tale da aggregarsi all’unico gruppo del suo corso interessato alla mostra. Jungkook non era propriamente un tipo socievole ed estroverso, anzi preferiva molto starsene sulle sue, lontano –ma non troppo- dalla gente che lo circondava. Molte volte alcuni ragazzi –o ragazze- del suo corso di laurea avevano provato ad avvicinarlo: lui, educato com’era, riusciva a scambiare con loro due parole, ma la conversazione andava sempre a finire con un silenzio imbarazzante che Jungkook mai una volta nella sua vita era riuscito a colmare e semplicemente la gente si allontanava, forse trovandolo noioso, forse un po’ troppo chiuso; Jungkook molte volte ci rimaneva male ma comprendeva la gente, quindi semplicemente lasciava stare, richiudendosi nella sua bolla.
 Ovviamente spulciò la biografia dell’artista, magari per capire che tipo fosse e su che dipinti fosse concentrata la sua produzione. Già dal nome della mostra era deducibile molto, ma Jungkook ne fu davvero incantato, quindi non vide l’ora di poter guardare le opere dal vivo.
Venerdì arrivò molto presto e Jungkook arrivò in anticipo nel luogo del ritrovo del gruppo. Li aspettò con calma smanettando un po’ con il telefono e guardandosi un po’ intorno. Poco dopo i primi iniziarono a raggiungere il medesimo luogo, salutando il moro con molta allegria; lui ricambiò sempre con quell’accenno di timidezza.
Entrarono solo quando si resero conto di essere tutti e, come un vero e proprio gruppo turistico, iniziarono il giro delle opere. Jungkook fin dall’inizio venne completamente incantato dalla collezione di quadri: erano uno più bello dell’altro.
Ma ce ne fu uno, un ritratto: il dipinto di un ragazzo con i capelli biondi, occhi azzurri, sembrava più una fotografia che un vero e proprio quadro. Il ragazzo in questione stava guardando il riflesso di sé stesso in uno specchio, su cui era anche appoggiato. Jungkook spalancò la bocca alla visione di tanta bellezza, rallentò addirittura il passo e solo poco dopo si accorse di aver perso il gruppo ‘turistico’, non che gli importasse molto, era fin troppo concentrato a guardare l’opera davanti a sé. Lentamente si avvicinò, quasi a voler tastare con le proprie mani il dipinto, a non voler credere che non fosse un ragazzo in carne ed ossa di fronte a lui, sembrava fin troppo vero
“..Mio dio..”
Si fece scappare dalle labbra in un sussurrò, il braccio si mosse da solo verso la guancia del ragazzo ritratto, ormai Jungkook non era conscio di ciò che stesse facendo, finché una voce non lo distrasse
“Guardare ma non toccare”
Spaventato, si mosse velocemente girandosi verso il centro della sala per poi aggrottare la fronte rendendosi conto che in realtà nella sala era presente solo lui. Si guardò intorno per qualche minuto stranito, poi alzò le spalle e riprese a guardare il quadro, allungando di nuovo il braccio
“Ma insomma, i tuoi genitori da piccolo non ti hanno insegnato nulla?”
Sta volta il moro saltò davvero in aria, girandosi di scatto verso un punto indefinito, la voce sembrava fin troppo vicina a lui ‘sto diventando pazzo!’-pensò fra sé e sé, finché quella voce non interruppe anche i suoi pensieri
“Nah, non sei ancora pazzo. Sono io a parlare”
La frase venne seguita da una leggera risata mentre Jungkook alzava lo sguardo verso il dipinto, per poi sgranare gli occhi: il ragazzo aveva cambiato posizione, adesso gli occhi erano dritti puntati su di lui, se non fosse che erano gli occhi riflessi dallo specchio
“C-cosa..”
Il moro strinse al petto il fascicolo della mostra, allontanandosi leggermente dal quadro
“Oh stai tranquillo, non mordo”
Il ragazzo gli sorrise e si mosse di nuovo, quasi stiracchiandosi ancora all’interno del quadro
“Non hai idea di quanto sia faticoso starsene tutto il tempo nella stessa posizione”
Jungkook, leggermente tremante, si allontanò ancora fino ad arrivare ad una delle poltroncine proprio di fronte il grande dipinto, si sedette lentamente non riuscendo a togliere gli occhi di dosso dal ragazzo che in quel momento stava uscendo dal quadro
“Decisamente ci vuole!”
Esclamò il biondo, sedendosi proprio accanto a Jungkook, ancora completamente scandalizzato
“Oddio togliti quell’espressione per favore”
Si lamentò esasperato il ragazzo sconosciuto, stiracchiandosi di nuovo. Jungkook si destò e abbassò lentamente lo sguardo, cercando magari qualcosa da dire, cercando la forza di tirarsi uno schiaffo perché non era possibile una cosa del genere! Neanche nei migliori libri di fantasia. Nel mentre, il biondo se ne stava lì comodo con gli occhi puntati sui capelli del moro
“Strano..”
Parlò ancora il ragazzo, sospirando appena e distogliendo lo sguardo dal moro per posarlo sul proprio dipinto di fronte a loro, senza però la sua figura al centro. Jungkook aggrottò le sopracciglia
“Strano? Il fatto che tu sia appena uscito da un quadro? O il fatto che io ti stia parlando? No perché devo aver per forza mangiato qualcosa che mi ha fatto male, e adesso sto avendo delle allucinazioni. Mi avranno drogato in qualche modo perché davvero-“
Il biondo lo zittì poggiando un dito sulle sue labbra sorridendo e constatando addirittura quanto fossero morbide per essere semplicemente delle labbra
“Era strano il fatto che tu non stessi ancora dando di matto, detto fatto!”
Il biondo rise di nuovo e Jungkook credeva davvero di poter svenire. Era il ragazzo più bello che avesse mai visto, era appena uscito da un quadro e gli stava parlando! Si mordicchiò appena il labbro inferiore quasi impaurito dalla situazione
“Comunque mi chiamo Kim Taehyung, piacere”
Il moro si vide comparire una mano proprio di fronte gli occhi, ancora abbassati, lentamente la strinse e alzò lo sguardo sul biondo
“Jeon Jungkook”
Cercò di dire senza incrinare la voce, ancora colta dallo stupore
“Mh Jungkook..bel nome”
Il biondo gli fece l’occhiolino e si alzò lentamente, sistemandosi i pantaloni leggermente stropicciati, per poi dirigersi verso il quadro
“Adesso so che sarai addoloratissimo ma devo proprio andare..”
Il biondo ritornò alla sua posizione iniziale, lasciandogli un ultima occhiata accattivante
“..E’ stato un piacere, Jeon Jungkook”
Infine disse con voce roca. Il moro sentì una stretta allo stomaco nell’ascoltarlo, già il ragazzo presentava una voce abbastanza grave, aggiunta a quel tono basso e roco il moro pensò di aver visto le stelle per un attimo e non ebbe neanche il tempo di rispondere perché il ragazzo era tornato ad essere un semplice quadro, occhi puntati su se stesso, lasciando un Jungkook con occhi sgranati, ancora stupito, la mano sporta verso dove prima c’era il ragazzo seduto nel mentre sentiva in lontananza solo i richiami dei suoi colleghi che erano andati a cercarlo.
 
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Il moro non riuscì a dormire quella notte, la voce di Taehyung non faceva altro che risuonare nella sua testa, per non parlare del suo sorriso, la sua risata. Jungkook si sentiva così stordito da doversi alzare dal letto per prendere un bicchiere d’acqua. Ancora non credeva a ciò che gli era accaduto, il ragazzo sembrava essere troppo vero, di sicuro qualcuno gli avrà fatto uno scherzo..ma chi si prenderebbe questa briga in una mostra d’arte? Troppi dubbi, troppe domande, Jungkook stava impazzendo: si sedette sul divano, accese la tv e cercò di distrarsi, di far assopire quella voce che ripeteva costantemente il suo nome con quel tono..così provocatorio. Jungkook scosse la testa per l’ennesima volta e cercò di concentrarsi sul film in tv, finché non si addormentò.
L’indomani mattina il moro si svegliò come se nulla fosse successo, giustificò l’accaduto con un “me lo sarò solo immaginato perché ero troppo incantato da quel quadro”. Passò la mattina in facoltà, a correre da un’aula all’altra, senza neanche avere il tempo per fermarsi un attimo. Questo finché non si rilassò due minuti sul prato di fronte la facoltà, si sedette per qualche minuto, chiudendo gli occhi per godersi il tempore caldo del sole
“Jeon Jungkook..”
Il moro aprì di scatto gli occhi, guardandosi intorno fingendo nonchalance per non dare nell’occhio. Nulla. Non c’era nessuno a lui vicino abbastanza da sussurrargli all’orecchio. Sbuffò alzandosi, doveva fare qualcosa o sarebbe impazzito ad immaginare ancora quella voce.
Uscì dall’università, iniziando a camminare senza meta, a guardarsi intorno cercando di distrarsi, ma in realtà senza neanche rendersene conto si trovò di fronte la mostra dove aveva conosciuto lo strano soggetto di nome Taehyung. Sospirando piano salì le scale dell’edificio, comprò un biglietto ed entrò nuovamente nella prima sala. Si godette la mostra ancora una volta, osservando i dipinti ad uno ad uno, cercando di capire se solo il ritratto di Taehyung fosse così..vero, o se ce ne fossero anche altri che gli provocavano quelle emozioni. Senza neanche rendersene conto entrò nella sala che ospitava il ritratto del ragazzo, solo girandosi a guardarlo se ne accorse e quasi perse un battito. Il ragazzo era anche più bello di quanto ricordasse; si sedette di fronte a questo e rimase ad osservarlo per quelle che sembrarono ore –ma molto probabilmente furono solo pochi minuti. Lo osservò a fondo, tracciando le linee del viso e del corpo del biondo, sprofondando negli occhi probabilmente azzurri a causa delle lenti a contatto, ma dio se gli stavano bene.
Dopo un tempo indefinito si alzò avvicinandosi al quadro, si guardò intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno, per poi rivolgere uno sguardo intenso al biondo, come se volesse lo sguardo che aveva avuto addosso il giorno prima, di nuovo su di lui. Insistette per alcuni minuti, sbattendo più volte le ciglia e –dentro di sé- pregando che il biondo si girasse ma nulla.
Arreso, sospirò pensando ancora a quanto fosse impazzito, si leccò le labbra e abbassò lo sguardo
“Non farlo”
Sentì di nuovo quella voce e il moro parve riprendere a respirare, come se fosse appena uscito dall’apnea; alzò gli occhi su quelli del biondo e quasi gli venne da sorridere quando trovò i suoi addosso
“Fare cosa?”
Il biondo sbuffò una risata e si girò completamente verso il ragazzo, si guardò un attimo intorno e finalmente uscì dal quadro, avvicinandosi pericolosamente al moro
“Non leccarti le labbra..o non ti staccherò più gli occhi di dosso”
Questa volta fu Jungkook a sbuffare una risata e a distogliere lo sguardo –puntandolo ovunque tranne che sul biondo- forse fin troppo imbarazzato da quella frase
“Scusami ma certe volte la mia linguaccia sa essere fin troppo sfacciata”
Il moro, ancora con il sorriso stampato sul viso, scosse la testa e alzò le spalle sussurrando un “tranquillo”. I due dopo pochi minuti si trovarono seduti sulle poltroncine di fronte al quadro, Taehyung gli stava raccontando di quanto fosse noioso essere in una mostra in cui l’unico ritratto fosse lui, l’unica compagnia che aveva era un piccolo cane di un quadro stanziato al museo per tutto l’anno. “E’ la cosa più bella del mondo, dovresti vederlo” gli disse ad un certo punto, mentre il moro non riusciva davvero a togliergli gli occhi di dosso. Era una meraviglia quel ragazzo e non avrebbe sprecato neanche un attimo del tempo che aveva con lui a non guardarlo
“Taehyung..”
Il biondo lo guardò con un sorriso sulle labbra, aspettando che Jungkook continuasse
“Perché sei in un quadro? Intendo..sei solo frutto della mia immaginazione o sei realmente di fronte a me?”
Per la prima volta il biondo abbassò lo sguardo, non perdendo però il sorriso
“Non sono frutto della tua immaginazione, ma se vuoi sapere se sono una persona in carne ed ossa..non lo sono. Sono..”
Il biondo si morse le labbra, cercando le parole giuste
“Sono dei sentimenti, sono emozioni di una persona. Di Kim Taehyung, sono la sua anima..”
Jungkook rimase ad osservare quei lineamenti così delicati, ma così marcati, fissò il neo sulla punta del naso, quello in un angolo delle labbra e i suoi occhi, volendo disperatamente vedere quelli veri, non quelli coperti dalle lenti
“E perché la tua anima..cioè, l’anima di questo ragazzo è in un quadro?”
Il biondo si guardò intorno, come a prendersi del tempo e Jungkook glielo diede, rimase in religioso silenzio, aspettando con calma e allungando a prendere una mano del ragazzo. Jungkook non era un ragazzo azzardato, non faceva mai nulla di impulso, ma aveva il bisogno fisico di toccarlo, di stringergli la mano, di sentire quanto fosse calda, nonostante il ragazzo non fosse propriamente..vero.
Il biondo sembrò essere rincuorato dal quel gesto e istintivamente strinse la mano di Jungkook, prese un respiro profondo e iniziò a raccontare..
(Flashback)
Kim Taehyung ha imprigionato in un quadro tutti i suoi sentimenti dopo l’ennesima delusione. Una delusione che lo spinse quasi al suicidio, che lo fece cadere in un baratro.
Era davvero senza speranza finché non incontrò uno strambo pittore, abbastanza inquietante ma fu l’unico fino a quel momento a proporgli una soluzione definitiva alle sue sofferenze, il suo nome era Kim Namjoon, nato coreano ma naturalizzato francese. Egli disegnò un suo ritratto, in cui si guardava allo specchio e Taehyung fu strabiliato da quanto quel ritratto sembrasse più una foto che un dipinto con colori a tempera
“È davvero bellissimo”
Il pittore lo guardò con sguardo di sfida
“Allora? Sei sicuro sul volerlo fare? Posso benissimo distruggere il quadro e lasciarti le emozioni al loro posto”
Il giovane scosse la testa e si alzò dallo sgabello su cui era seduto
“Nono, facciamolo”
Sussurrò non del tutto convinto, il pittore annuì e prese qualcosa dalla sua sacca, sembravano quasi strumenti medici ma il giovane non volle indagare più di così, obbedì solo alle parole dell’uomo, stendendosi su una branda lì vicino e chiuse gli occhi
“Te lo chiedo un’ultima volta. Dopo quest’operazione, non potrai più avere le tue emozioni indietro, la cosa sarà permanente”
Taehyung sospirò rumorosamente e strinse i bordi della branda tra le dita
“Sì, sono sicuro solo...fai in fretta”
Il pittore si morse un labbro, nonostante non fosse il tipo che guarda gli uomini, il ragazzo era davvero bello per essere destinato ad una vita senza sentimenti
“Kim Taehyung sei davvero un bel ragazzo per essere sprecato così”
“Per favore, non parlare!”
L’uomo strinse le labbra e si avvicinò alla branda con qualcosa in mano, ma Taehyung preferì non guardare, volendo concentrare il suo ultimo pensiero sul suo concetto di amore: ci credeva davvero, aveva sempre adorato quel sentimento che prende così tanto, quanto può distruggere. Ma lui era stanco, era esausto e per quanto adorasse quel sentimento che rende la gente così viva, lui preferì privarsene, pur di smettere di soffrire ogni giorno della sua vita.
(Fine Flashback)
Jungkook sbatté leggermente gli occhi. Gli sembrava tutto un grande..sogno, un incubo, non sapeva neanche come definirlo. Era tutto così surreale che non riuscì a spiccicare parola per molto. Taehyung lo guardava quasi impaurito, impaurito che potesse respingerlo, che potesse urlargli che si stava inventando tutto. Taehyung, il vero Kim Taehyung, non aveva più alcun sentimento dentro di sé e la sua anima ormai era destinata alla sofferenza di doversi sentire respinta o di far paura a chiunque provasse a rivolgere parola.
Jungkook era la prima persona non impaurita da questa situazione, al contrario era l’anima del biondo ad essere terrorizzata, ma il moro alzò gli occhi sui suoi, lo guardò intensamente e gli strinse la mano ancora circondata dalle sue.
Il biondo sentì la voce del guardiano avvicinarsi, si alzò di scatto e quasi corse verso il quadro
“Jungkook..torna”
Il moro lo guardò un’ultima volta, con una tentazione immensa di raggiungerlo ed abbracciarlo fino a farlo soffocare –sempre se un’anima possa soffocare- ma annuì solamente, prima di distogliere lo sguardo per non vedere il biondo che tornava ad essere semplicemente un quadro
“Ragazzino, stiamo per chiudere!”
Il ragazzo ruotò lo sguardo sulla guardia e annuì ancora, prendendo la sacca e dirigendosi verso l’uscita con ancora le parole di Taehyung che gli ronzavano in testa.
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Anche quella notte Jungkok non dormì. Il suo unico pensiero era rivolto al biondo, a tutta la situazione e più volte si domandò come abbia fatto lui, un semplice studente di fotografia, a finire dentro quella storia.
Più volte si rigirò sul letto sbuffando per poi sedersi, ormai arreso al fatto che non avrebbe dormito, afferrò il computer sul comodino lì vicino e lo accese, aspettando si caricasse. Appena poté, digitò sulla barra di ricerca ‘quadri con sembia-‘ subito cancellò, per poi ragionare su cosa scrivere esattamente: ‘Quadri vivi’ ‘Anime imprigionate in quadri’, fece altre ricerche su quello strano pittore ma alla fine trovò solo teorie, nulla di concreto vero e proprio. Era frustrato come non mai e in più tutta quella storia non riusciva a farlo studiare, il ché era un problema visto che a breve sarebbe iniziata la sessione di esami.
Il giorno dopo Jungkook fremeva di tornare al museo, il biondo e la sua storia erano diventati quasi una droga per il moro, non riusciva a fare a meno di pensarci, a ragionarci su e questo in parte lo preoccupava. Taehyung non era..una persona in carne ed ossa, era solo un’anima e magari se si fosse ‘affezionato’, sarebbe potuto succedere il peggio: la mostra non sarebbe rimasta per sempre e poi, andiamo, stiamo parlando di un’anima.
Jungkook si destò da quei pensieri solo quando il professore annunciò la fine della lezione, il moro guardò subito l’orologio e si disse che era fin troppo presto per andare, ancora, al museo. Quindi aspettò. Cercò di studiare trovandosi un posto appartato in biblioteca, e in parte ci riuscì tanto da non accorgersi di aver fatto davvero tardi. Raccattò le sue cose in fretta e in furia e corse a prendere il bus che lo avrebbe portato molto più in fretta di fronte il museo.
“Di nuovo qui?”
Gli domandò sorridente il ragazzo dai capelli rossi alla biglietteria, il moro abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato e annuì
“Un biglietto..grazie”
Pagò velocemente ed entrò, sotto le occhiate della guardia dai capelli azzurri del giorno prima.
‘Stavolta non si degnò di guardare come al solito la mostra, era davvero troppo tardi e fremeva per riavere ancora quegli occhi così profondi addosso, di vedere quel sorriso che ogni volta gli faceva perdere un battito.
Entrato nella sala di Taehyung, si sedette su una delle poltroncine di fronte e aspettò che le uniche due persone dentro la sala uscissero.
Finalmente era da solo, almeno finché non sentì di nuovo quella voce
“Sei tornato..”
Jungkook alzò gli occhi su Taehyung, il quale stava uscendo dal guardo. Lentamente si alzò e si avvicinò al ragazzo
“Ciao”
Disse solamente; il biondo, preso dall’impulso, gli si buttò fra le braccia, stringendolo forte a sé
“Sei tornato!”
Ripeté non riuscendo a crederci. Nel mentre Jungkook assaporava quell’abbraccio così delicato e caldo che davvero si chiese se il ragazzo non fosse..reale
“Non mi hai dato altra scelta..”
Sussurrò il moro, ridacchiando appena e allontanandosi quel che bastava per guardarlo negli occhi
“..Dovevo tornare, non abbiamo finito il discorso”
Taehyung aveva stampato sul viso il sorriso più lucente che Jungkook avesse mai visto in vita sua ed era davvero tentato di assaporare quelle labbra, che sembravano così morbide. Ma si trattenne e scostò lo sguardo per trascinare il biondo sulle poltroncine.
Jungkook gli chiese la sua storia, il perché Taehyung avesse preso quella decisione così drastica e il biondo, dopo qualche esitazione, sputò fuori tutto, quanto fosse stanco di quella vita.
Gli raccontò dell’abbandono dei suoi genitori, prima il padre che aveva la voglia di ricostruirsi una famiglia al di fuori della Corea, poi della madre che in preda alla crisi di mezza età, era partita per un viaggio, lasciandogli solo dei soldi e un biglietto con scritto che sarebbe tornata presto. Cosa che non fece mai. Lui si limitò a vivere allo sbaraglio per qualche anno, per poi trovarsi finalmente un lavoro compiuta la maggiore età. E fin lì credeva davvero di poter rimettere in sesto la sua vita, aveva trovato un gruppo di amici fantastici e in più, aveva trovato il suo primo vero amore.
Durante il racconto, la voce del biondo tremò leggermente, davvero ferito da tutto ciò che stava raccontando e Jungkook non poté fare a meno di prendergli una mano, accarezzandola lentamente
“Se vuoi fermati, non devi raccontarmi tutto per forza..”
Taehyung sorrise appena a quelle parole e scosse la testa
“Nono, voglio farlo, davvero..”
Il biondo prese un respiro profondo e continuò.
Quello che sembrava l’amore della sua vita si trasformò in poco tempo in un bastardo, molte volte gli aveva alzato le mani e altrettante Taehyung riuscì a ricambiare, ma non fino alla fine. Una sera il suo ragazzo fu così convinto che volesse lasciarlo (cosa non del tutto falsa) che lo picchiò a sangue, lasciandolo svenuto al centro di casa sua. Minjae, il ragazzo, scomparve dalla circolazione e Tae si salvò solo dopo essere stato ritrovato dalla vicina.
Passò un paio di settimane in ospedale, fortunatamente non era in pericolo di vita, ma di certo non era messo bene. Nessuno venne a trovarlo. Prese da solo le sue cose e tornò a casa; cercò di contattare ognuno del suo gruppo di amici, ma si erano già dimenticati di lui. Solo in quel momento si rese conto quanto in realtà fosse solo usato da quel gruppo, era l’unico a vivere da solo e casa sua era perfetta per festini o cose di questo genere.
Esausto da tutto e da tutti si trasferì dalla sua città, Daegu, a Seul. Voleva ricominciare da capo, ma ormai non riusciva più a fidarsi di una singola persona, non riusciva a provare più nulla se non tanta sofferenza. Perciò, dopo aver trovato Namjoon, decise di porre fine a tutto quello. E così fece.
Jungkook ascoltò attentamente ogni parola che usciva dalle labbra del biondo, più volte alzò una mano sul suo viso per asciugargli le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi e il moro si accorse di una cosa: ogni volta che una mano si avvicinava al suo viso, il biondo strizzava gli occhi quasi impaurito che potesse fargli male. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, Jungkook esplose alzandosi ed allontanandosi leggermente dal biondo
“S-scusa non avrei dovuto raccontarti tutto questo, posso sembrare ridicolo, lo so. C’è gente che è stata peggio di me, che sta peggio di me e io da egoista e debole quale sono ho preso questa decisione ma..”
Jungkook lo fermò alzando una mano nella sua direzione, come ad indicargli di tacere
“Come può una persona subire così tanto?”
Il biondo lo guardò con occhi spalancati, ancora pieni di lacrime, non capendo il discorso
“Come può un individuo fare così del male ad un’altra persona..io giuro non capisco”
Il moro si fermò a guardare il biondo, osservandolo per qualche minuto
“Mi dispiace..mi dispiace sul serio che tu abbia dovuto affrontare tutto questo. Nessuno si merita una vita del genere, tu non la meriti e..”
Jungkook esitò qualche secondo, davvero col cuore a pezzi nel non poter fare nulla per aiutare il vero Taehyung
“Io..io vorrei poter fare qualcosa. Odio vedere la gente stare male e..mi-penso di essere affezionato a te e..”
Jungkook si passò una mano tra i capelli, abbastanza confuso dal suo stesso discorso
“Minjae è stato uno stronzo, un bastardo. I tuoi genitori lo sono stati, i tuoi amici..Ma Taehyung, non avresti dovuto arrenderti così. Tutti prima o poi trovano la felicità”
Il biondo scosse la testa e si alzò
“Non io”
Jungkook alzò gli occhi al cielo e si avvicinò leggermente al ragazzo
“Tu no? Hai qualcosa di così speciale per cui tu non sei incluso?”
Il biondo rise di cuore e annuì
“Molto probabilmente qualcuno mi avrà maledetto quando sono nato, o forse Dio o chiunque sia lassù mi ha preso di mira. Non so dirti”
Jungkook scosse la testa
“Non esistono le maledizioni, men che meno qualcuno lassù”
Taehyung alzò un sopracciglio a quelle parole, incrociando le braccia
“Stai parlando con un’anima separata dal suo corpo, imprigionata in quadro..davvero pensi che quelle cose non esistano?”
Jungkook si rese conto in quel momento di quanto il biondo avesse ragione e si grattò la nuca avvicinandosi ancor di più al ragazzo
“Tecnicamente non sei imprigionato dentro il quadro..sei di fronte a me”
Il biondo ridacchiò e fece la stessa azione, avanzando verso il moro
“Mossa perfetta per pararsi il culo..Jungkook”
Il moro alzò gli occhi al cielo quasi estasiato dal sentire il suo nome uscire da quelle labbra con quella voce e rise anche lui di cuore
“Smettila”
Disse solamente scostando lo sguardo e iniziando a guardarsi intorno. Il biondo gli si avvicinò ancora e gli prese una mano
“Di fare?”
Jungkook tornò con lo sguardo su di lui e i due si guardarono intensamente, come a volersi scavare nel profondo, come a voler entrare l’uno dentro l’altro. Jungkook non rispose, al contrario si avvicinò ancor di più per stringere le braccia attorno ai fianchi del ragazzo, il quale ricambiò prontamente l’abbraccio.
Rimasero in quella posizione per un tempo infinito, il moro volle trasmettergli più affetto possibile, per ricordargli che al mondo non era solo; Taehyung dal canto suo non riuscì assolutamente a confessargli quanto quella situazione fosse irreversibile, l’anima non sarebbe mai tornata dal suo padrone e Kim Taehyung non sarebbe mai stato più capace di amare, di provare emozioni.
“Ragazzino, è ora di chiudere”
Jungkook aveva appena salutato il biondo quando si girò con un sorriso un po’ troppo evidente verso la guardia, il quale lo guardò male
“Perché quel sorriso da ebete?”
Il moro alzò le spalle e, dopo aver preso la sua sacca, si diresse verso l’uscita.
 
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Nei giorni a seguire Jungkook non fece che tornare al museo. Si presentò così tante volte davanti la biglietteria che ad un certo punto il rosso dall’altra parte del bancone gli parlò
“Perché vieni così spesso? Anche io ho guardato la mostra, è molto bella sì ma..la tua presenza ogni giorno è abbastanza ambigua”
Jungkook entrò leggermente in panico, fu salvato solamente dal collega del rosso, che spuntò alle sue spalle. Un ragazzo abbastanza alto, i capelli nerissimi quasi quanto i suoi e il viso molto dolce
“Hoseok lascialo stare, probabilmente è rimasto infatuato dai quadri. Sono davvero belli”
Jungkook si mordicchiò il labbro e lo ringraziò con lo sguardo. I due ragazzi alla biglietteria lo guardarono per qualche minuto, poi il ragazzo che a quanto pare faceva di nome Hoseok si alzò
“Dai entra, non c’è bisogno che paghi il biglietto. Ormai sei diventato ospite onorario del museo”
Jungkook sorrise felice e li ringraziò ancora, correndo dentro non senza portarsi lo sguardo della guardia dai capelli azzurri addosso, ma lui non se ne curò, il biondo gli mancava fin troppo.
Il moro fu felice di vedere come nella sala di Taehyung non ci fosse nessuno oltre lui. Quindi si sedette come al solito sulle poltroncine e aspettò che il ragazzo venisse fuori. Cosa che non accadde.
Dopo qualche minuto Jungkook iniziò a stranirsi, così si alzò e si avvicinò al quadro
“Tae?..”
Lo richiamò, ma questo sembrava essere..solo un quadro. Jungkook sentì il cuore stringersi in una morsa, e se in tutto questo tempo avesse davvero avuto le allucinazioni? Se davvero avesse immaginato tutto e in realtà non esisteva nessuno di nome Kim Taehyung? Al moro quasi venne un attacco di panico a pensare a tutto ciò, questo finché non sentì una mano calda avvolta al suo braccio, subito alzò lo sguardo su quello del biondo e sospirò sollevato nel vedere che lo stesse guardando
“Mi hai fatto prendere un colpo..”
Disse allontanandosi abbastanza per far uscire il ragazzo dal quadro, subito però tornò ad avvicinarsi per abbracciarlo
“Scusa Kookie, c’era la guardia che ti stava guardando quindi sai..non potevo”
Il moro trascinò il ragazzo sulle poltroncine, senza mai separare però le loro mani, iniziando a giocare con le sue dita
“Perché non puoi? Insomma, riesco a vederti solo io oppure..”
Jungkook lasciò in sospeso la frase, leggermente confuso da quella parte della ‘situazione’
“In realtà tutti possono vedermi, solo che non si accorgono che..ci sono. Insomma non rimangono ad osservare abbastanza per capirlo e se io mi facessi vedere..darebbero tutti di matto. Kookie, è una situazione assurda, lo sai anche tu”
Il moro annuì leggermente e mordicchiandosi le labbra concentrò tutta la sua attenzione alle lunghe dita del biondo, rigirandole tra le sue mani
“Hey, è tutto okay?”
Gli domandò il biondo, scostando una mano dalle sue per potergli  sollevare il mento, Jungkook continuò a mordicchiarsi il labbro e ci mise un po’ a posare lo sguardo sull’altro
“..La permanenza della mostra sta finendo”
Lentamente, la mano di Tae scivolò dal suo mento di nuovo alle sue mani per poterle stringere. Entrambi rimasero in silenzio per qualche minuto, magari per trovare la cosa giusta da dire, magari per trovare qualcosa da dire e basta.
“Sapevamo che non sarebbe durata per sempre”
Aprì bocca Taehyung, allontanando le mani da quelle del moro, il quale sospirando prese a strofinare le proprie sui jeans
“Sì, ma ci speravo”
Il biondo incatenò gli occhi a quelli del ragazzo, per poi gettarsi fra le sue braccia per stringerlo forte a sé. Infilò una mano tra i suoi capelli, per stringerli leggermente e il moro lo strinse più a sé, accarezzandogli i fianchi di tanto in tanto.
“Non vorrei interrompervi ma stiamo per chiudere”
I due ragazzi si scostarono dall’abbraccio e guardarono quasi impauriti la guardia di fronte a loro, nessuno dei due riuscì a spiccicare qualcosa, ma solo a guardare con occhi sgranati il ragazzo dai capelli azzurri
“State tranquilli..sapevo già dell’esistenza del biondo. Il pittore è un mio vecchio amico e so anche di cosa è capace e..beh sto parlando troppo”
Il ragazzo si guardò un attimo in giro per poi avvicinarsi ai due
“Se volete posso far finta che già il ragazzino sia uscito e..beh potete passare la notte insieme. C’è una stanzetta, vicino i bagni, è per lo staff che vuole riposarsi. Questa è la chiave”
Jungkook afferrò quasi con esitazione la chiave dalle mani della guardia e lo guardò
“Non fate casino e beh, ci vediamo domani mattina mh?”
Il biondo ringraziò con lo sguardo il ragazzo con la tinta azzurra e si strinse più al corpo di Jungkook, ancora stordito da quello appena successo
“Jin, Hoseok. Qui non c’è più nessuno. Probabilmente il ragazzino è andato via”
La guardia fece l’occhiolino ai due con un sorriso sghembo stampato in faccia, per poi avviarsi verso l’uscita, lasciandoli da soli.
Jungkook si rigirò tra le mani la chiave che gli era appena stata data, per poi girarsi verso il biondo
“A quanto pare mi dovrai sopportare anche di notte”
Taehyung scoppiò a ridere e si buttò letteralmente addosso a lui, lasciandosi cullare dal moro
“Sono un sacco contento, Kookie”
Il moro annuì e strinse il ragazzo a sé, sussurrando un “anch’io”.

Poco dopo i due si ritrovarono nella piccola stanzetta citata dalla guardia: abbastanza essenziale, vi era un minifrigo, un letto e ovviamente una serie di armadietti –probabilmente adibiti ad ogni persona dello staff, per poggiare le proprie cose.
“Tannie!”
Tae urlò guardando proprio l’entrata della stanzetta e solo in quel momento Jungkook si rese conto della piccola palla di pelo che li guardava scodinzolando. Il biondo corse a prenderlo in braccio e si buttò sul letto, iniziando a coccolare il piccolo cagnolino
“Vuoi rimanere ancora lì impalato?”
Il moro si risvegliò dalla trance in cui era caduto e si avvicinò lentamente: era fin troppo attento a guardare il biondo coccolare il cane, era una delle scene più tenere e belle che lui avesse mai visto e pregò una qualsiasi divinità di dargli una di quelle sene per ogni giorno della sua vita.
Si distese affianco a Tae, il quale si appoggiò subito al suo corpo, lasciando che il cucciolo camminasse sui loro corpi, per riportare l’attenzione sul ragazzo affianco a lui
“Ciao”
Sussurrò ridacchiando il biondo, Jungkook gli sorrise di rimando e sussurrò anche lui un ‘ciao’, realizzando quanto i loro visi fossero vicini. Ma Jungkook non doveva cedere a quelle sensazioni, non doveva lasciarsi andare, non poteva o ne sarebbe rimasto scottatissimo. Quindi si sollevò leggermente, afferrando la sua sacca per poi prendere l’album delle fotografie che portava sempre dietro
“Ti va di guardare le mie foto?”
Taehyung si illuminò e annuì con foga, mettendosi comodo anche lui. Il moro poggiò l’album sul proprio grembo e iniziò a sfogliare spiegando al biondo ogni situazione in cui aveva fatto quelle foto
“Ci sono anche delle frasi!”
Si accorse Tae indicando delle piccole frasi sotto le foto
“Sì..beh, ho iniziato a scriverle da poco..dalla prima volta che ti ho incontrato”
Sussurrò impercettibilmente il moro, facendo mugugnare il biondo che in realtà aveva percepito benissimo le sue parole, questo si strinse al moro e continuò a guardare le foto leggendo attentamente ogni frase
“How long do I have to wait and how many sleepless nights do I have to spend to see you, to meet you..Questa mi piace, penso sia la mia preferita. Mi ricorda tanto una canzone ma-”
Jungkook si mordicchiò il labbro e alzò gli occhi su quelli di Tae per osservarlo per qualche secondo, per poi buttare giù tutti i suoi muri, tutta la sua resistenza, interrompendo il biondo per appoggiare le labbra sulle sue. Quest’ultimo mugugnò per la sorpresa e ricambiò il bacio, appoggiando una mano sul collo del moro per tenerlo più vicino a sé. Jungkook fece scivolare l’album per terra  e avvicinò ancor di più il corpo del biondo al suo.
Si allontanarono leggermente per guardarsi per qualche secondo negli occhi. Il moro non riuscì a resistere per più di dieci secondi e riattaccò le loro labbra, sta volta volendo approfondire il bacio: infatti spinse le labbra più su quelle del biondo per fargliele aprire, cercando urgentemente la sua lingua con la propria; Taehyung prese le redini della situazione e spinse il moro ad aderire il corpo al materasso, sedendosi poi a cavalcioni su di lui, Jungkook sospirò vedendo il biondo sovrastarlo e se lo tirò addosso, per riprendere a baciarlo con trasporto mentre le mani vagavano per tutto il corpo del ragazzo.
Neanche in quel momento Taehyung ebbe il coraggio di confessargli tutto, si godette solo il momento e lo stesso fece Jungkook tenendo stretto a sé il biondo per tutta la notte, lasciandogli qualche bacio di tanto in tanto sul viso, sulla fronte o tra i capelli. Una volta iniziato, non riusciva più a farne a meno.

La mattina dopo Jungkook si svegliò con ancora il biondo tra le sue braccia, sorrise alla visione e avvicinò il viso ai suoi capelli per posarvi un bacio. Poi tastò le proprie tasche per prendere il telefono e controllare l’ora: ciò lo fece alzare di scatto, il museo avrebbe aperto da lì a poco e Tae doveva assolutamente tornare al suo posto
“Tae sve..”
Si interruppe quando vide gli occhi felici di Taehyung guardarlo
“Eri già sveglio?”
“Kookie, sono un’anima, non ho bisogno di dormire”
Il moro alzò gli occhi al cielo per poi scuotere la testa
“Non capirò mai tutta questa situazione. Comunque è tardi devi..devo andare”
Il biondo si mordicchiò il labbro per poi appoggiare di impulso le labbra su quelle del moro, quest’ultimo ricambiò separando le proprie labbra e approfondendo il bacio
“Mh..davvero, devo andare, ho lezione”
Entrambi sospirarono amareggiati e Jungkook si alzò, trascinando con lui il biondo che si faceva trascinare
“Non mi vaa!”
Arrivò fin davanti il quadro e lì si fermò
“Tornerò okay?”
Il biondo annuì e circondò il collo del ragazzo con le proprie braccia
“Promettimelo”
Jungkook sbuffò una risata e annuì per poi lasciargli un paio di baci sulle labbra
“Te lo prometto, adesso fammi andare però”
Il biondo mugugnò per protesta ma lo lasciò andare, entrando nel proprio quadro.
Jungkook guardò per qualche minuto il viso di Tae, come a volerselo stampare in testa, per poi sgattaiolare fuori dal museo quando ancora nessuno si trovava in biglietteria.

~    ¬    Ɣ    Ɨ
 
Per la prima volta Jungkooksi sentiva davvero..felice. Sapeva fosse una situazione ‘rischiosa’ più per il suo cuore che per altro, ma non riusciva a stare lontano da quel ragazzo. Non che fosse affezionato chissà quanto..quanto bastava per fargli venire la voglia di baciarlo costantemente, da sentirne la mancanza anche quando si trovava insieme a lui. Jungkook non voleva ammettere a se stesso quanto fosse ormai importante quella strana situazione, quanto lo fosse il biondo. Non voleva assolutamente ammettere il fatto che c’era la possibilità che si fosse innamorato, perché la situazione era già assurda di per sé, ci mancava solamente che lui comprendesse quei sentimenti così forti per una semplice anima.
Eppure Jungkook aveva voglia di tornare al museo nel momento in cui aprì la porta di casa. Si sentiva solo come mai in vita sua e aveva bisogno di una presenza al suo fianco, della SUA presenza, perché Jungkook non voleva nessuno e nient’altro se non un ragazzo dai capelli biondi, con voce grave e con un viso delicato. Il moro ormai non sapeva come mettere a freno tutte le sue emozioni e, francamente, non gli andava assolutamente di frenarle: era la prima volta che si sentiva così e amava la sensazione.
Quel giorno non tornò al museo, aveva troppo da studiare e le lezioni sarebbero perdurate fino a sera, quindi decise di andare all’apertura del museo, in modo tale di avere un po’ di tempo da solo con Tae.

“Oh guarda chi è arrivato!”
Quasi urlò il rosso seduto dietro il bancone al suo collega, leggermente lontano da lui
“Quasi quasi sto iniziando a pensare che non era la mostra a farti venire ogni giorno. Oggi vuoi visitare i quadri del museo?”
Jungkook aggrottò la fronte, non capendo il discorso
“Cosa?”
Sussurrò quasi esitante, sentendo il cuore iniziare a rallentare. Il sorriso del rosso sparì dal suo viso, incerto se rispondere o meno
“La mostra è finita ieri. Sul pomeriggio hanno smontato tutto”
Jungkook sgranò gli occhi, non riuscì a parlare a causa della gola secca. La mostra sarebbe dovuta rimanere per un’altra settimana. Il moro non capiva che stesse succedendo, la fronte iniziava a sudargli freddo, il respiro divenne affannato e Hoseok, il ragazzo di fronte a lui, si allarmò leggermente
“Hey, tutto bene? Vuoi un po’ d’acqua?”
Jungkook riuscì a scuotere la testa, allontanandosi dalla biglietteria. Poi una mano gli si poggiò sulla spalla
“Vieni con me, ragazzino”
Jungkook alzò lo sguardo sul ragazzo dai capelli azzurri, la guardia del museo, e lo seguì ancora completamente scioccato.
Il ragazzo dai capelli azzurri chiuse entrambi nella stanzetta per lo staff e Jungkook non poté che struggersi ancora di più
“Senti..”
Il ragazzo iniziò a parlare ma Jungkook lo interruppe
“Dov’è andata? La mostra intendo..dov’è!”
Il moro probabilmente parlò con un tono troppo inquisitorio, tanto da infastidire l’altro ragazzo, il quale lo spinse a sedersi sul letto
“Intanto calmati, ragazzino! Non so dove sia ma ascoltami bene, so cosa stai provando in questo momento, è..è accaduto anche a me, molti anni fa”
Jungkook posò lo sguardo sugli occhi tremanti del ragazzo, ma non parlò, aspettando che continuasse lui a farlo
“Una sera ho trovato un ragazzo giocare con il cagnolino che si aggira nel museo, pensavo non avesse sentito l’avviso della chiusura e quindi lo richiamai ma..quando lo guardai bene in viso era identico ad uno dei ritratti che il museo stava ospitando. Poi il ragazzo mi spiegò tutto e..”
Il ragazzo si sedette affianco a Jungkook, guardandolo con lo sguardo più serio che una persona possa assumere
“So che adesso ti sembra che il mondo stia cadendo a pezzi ma non è così. Una situazione del genere ti risucchia la vita, te la fotte totalmente e non hai modo di tornare indietro, una volta oltrepassato il limite. Tu sei ancora in tempo, non fa bene essere innamorati di un’anima ma puoi ancora lasciarla andare via e costruirti una vita”
“Io non sono inn-“
“Le stronzate raccontale solo a te stesso, ragazzino, ti ho detto che so cosa provi e come ti senti. Quindi so che ne sei innamorato, o comunque te ne stai innamorando e ti sto solo dicendo di non farlo. La tua vita diventerebbe un inferno e non c’è modo per farlo venire da te, capisci? L’anima rimarrà imprigionata per sempre in quel quadro, non hai modo di riportarla al proprietario. Una volta separate, queste due cose non si posso ricongiungere, capisci? Il ragazzo, quello vero, non è quello che hai conosciuto tu, non più”
Jungkook scosse la testa e si torturò le mani, in preda al completo panico
“No smettila. Smettila. Mai mi sono sentito così bene in vita mia e n-non sarà un quadro a separarmi da lui..”
Entrambi si alzarono, uno per andare via, l’altro per inseguirlo
“No sentimi, non puoi! Non lo conosci..”
Jungkook strattonò il braccio dalla prese ferrea del ragazzo, per lasciargli poi uno sguardo infuocato
“No! Non ti azzardare a dire un’altra parola. Io lo cercherò, lo trovero. Troverò il vero Taehyung e..farò di tutto pur di riportarlo indietro”
Il ragazzo dai capelli azzurri si passò le mani tra le ciocche, frustrato
“Bene! Fanculo, io ti ho avvisato ragazzino! Poi fai come cazzo vuoi. Sei solo un moccioso”
Jungkook corse fuori dal museo, corse a perdifiato, finché le gambe non iniziarono a dolere. Si fermò proprio in mezzo al marciapiede, scontrandosi così contro alcuni passanti,ma non se ne curò. Si appoggiò al muro scivolandoci fino a sedersi: era stremato, completamente andato e sentiva il fuoco ardere dentro, come se lo stesse completamente bruciando vivo. Ricacciò in dentro le lacrime che riempivano i suoi occhi e più volte si passò le mani sul viso, quasi con la voglia estenuante di far scivolare via tutti i sentimenti.
Tornò a casa solo quando il sole era calato e il buio lo avvolgeva completamente. Entrò nel suo appartamento con passo strisciato e si buttò sul divano, non sapeva cosa fare: si sentiva dentro in vicolo cieco, poi pensò al suo professore. Alzò la testa di scatto e si guardò intorno ‘Lui ha finanziato la mostra, quindi è possibile che sappia dove sia, magari potrei arrivare al pittore, potrei farmi dire dove si trova il vero Kim Taehyung’.
Quindi si mise all’opera, scrisse una mail al professore, chiedendo di poterlo vedere il giorno dopo, era una cosa avventatissima visto gli impegni degli insegnanti universitari ma un tentativo non guasta mai.
Dormicchiò solo per poche ore, con il viso del ragazzo stretto al proprio corpo stampato in mente.
La mattina dopo controllò subito la casella postale e fu felice di trovare il professore disponibile per un paio d’ore quella mattina stessa.
Corse fuori casa alla velocità della luce e con lo stesso passo spedito raggiunse la facoltà, aspettando con ansia che il professore lo ricevesse. Cosa che non tardò ad arrivare
“Prego Jungkook, si accomodi”
Il moro si sedette su una delle sedie di fronte la scrivania del professore e lo guardò con uno sguardo leggermente impaurito
“Voleva parlarmi di qualcosa?”
Jugnkook annuì lentamente e tirò fuori dalla sacca il fascicolo della mostra
“Ho visto che la mostra è finita una settimana prima del dovuto e mi è dispiaciuto molto poiché volevo rivisitarla prima della chiusura. Lei sa dove è adesso?”
Il professore si rigirò il fascicolo tra le mani
“Oh sì, è tornata a in Francia: l’artista creatore della mostra avrebbe avuto un’esposizione proprio nei prossimi giorni quindi urgentemente abbiamo dovuto smontare il tutto. Mi dispiace ragazzo”
“Quindi il pittore è a Parigi?”
“Sì, come ho già detto, tra qualche giorno vi sarà un’esposizione importante: questa però si terrà a Lione”
Jungkook annuì, leggermente confuso, e si alzò
“La ringrazio infinitamente”
Lasciò il professore interdetto ma non si curò neanche di questo: doveva prendere un volo per Parigi, e subito.
 

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


~    ¬    Ɣ    Ɨ

Jungkook non ringraziò mai così tanto i suoi genitori come in quel momento: fortunatamente la sua famiglia era più che benestante da potersi permettere di fare un viaggio improvviso a Parigi per “ispirazione fotografica” presa come scusante.
Il moro fremeva per scendere dall’aereo, ma una volta fatto, si rese conto che in realtà lui non era mai stato fuori dalla Corea, in più non sapeva neanche da dove iniziare per trovare il pittore. Sbuffò frustrato e cercò un taxi che lo portasse ad un hotel vicino il centro. Una mezz’ora dopo era già nella sua stanza, laptop sulle gambe e ricerche su ricerche da fare, per capire dove poter trovare Kim Namjoon.
La fortuna sembrava dalla sua parte perché, grazie alla mostra citata dal suo professore, che si sarebbe tenuta a Lione, Jungkook era riuscito a trovare molte informazioni sull’artista, addirittura il suo indirizzo di casa –cosa più essenziale visto che a quanto pare era sprovvisto di telefono e email.
Stremato dalla giornata, il jet leg e con ancora il cuore a pezzi, Jungkook si addormentò con il computer affianco e la pagina della mostra ancora aperta, fu solo la mattina dopo che spense tutto decidendo di dormire un po’ di più per abituarsi al fuso orario.


Uscì nel tardo pomeriggio, la sua sacca sempre in spalla e telefono in mano con la guida, la quale gli indicava la strada per arrivare a casa del pittore. Ci mise un po’ ad arrivare, si trovava quasi in periferia e Jungkook per quanto amasse i posti nuovi, si sentiva davvero a disagio. Ma non poteva fare altro, aveva bisogno di andare in fondo alla storia e ce l’avrebbe messa tutta, fino alla fine delle sue forze.
Bussò al grande portone del palazzo con la mano tremante, non sapeva neanche perché stesse tremando in quel modo, ma in quel momento l’ansia e l’agitazione lo stavano completamente mangiando vivo; nessuno gli venne ad aprire, il moro aspettò ore seduto sullo scalino del palazzo, bussando qualche volta ma nulla. Sembrava che non ci fosse nessuno in casa ma Jungkook non voleva mollare, aveva fatto tanta strada e non riusciva ad andare via: il sole calava, spariva all’orizzonte ma ancora il moro si trovava davanti il palazzo, quasi aspettando un miracolo, e ciò avvenne. Perché a mezzanotte inoltrata una figura si avvicinò al portone di casa, Jungkook sentì il tintinnio di un mazzo di chiavi ma la figura non si accorse assolutamente del ragazzo accovacciato all’angolo del portone, che si alzò in quel momento

“Kim Namjoon?”

L’artista saltò in aria dallo spavento, facendosi cadere le chiavi dalle mani, Jungkook le afferrò prontamente

“S-scusi. I-io la cercavo..”

Il pittore, che non sembrava poi molto più grande del ragazzo, lo guardò squadrandolo dalla testai piedi, per poi prendere le chiavi dalla sua mano, aprire la porta e lasciargli spazio per entrare

“Entra”

Il moro prese un respiro profondo ed entrò cercando di sopprimere tutte le frasi di raccomandazioni che i genitori gli facevano da piccolo, tra cui “Non seguire gli sconosciuti in posti che non conosci”.
Si aspettava un ambiente completamente diverso: il palazzo era pressoché vuoto se non per i due piani più alti, il primo tra cui era la casa dell’artista. Era molto essenziale e abbastanza ordinata, insomma completamente diversa da come potesse apparire il pittore guardando la mostra composta da lui.

“Quando hai finito di ispezionare la mia casa, puoi accomodarti”

Jungkook si risvegliò e annuì piano, andandosi a sedere il grande divano

“Quale?”

Il moro inclinò leggermente la testa, a far intendere che non aveva capito la domanda. L’altro ragazzo sospirò sonoramente e riformulò la richiesta

“Qual è il quadro di cui ti sei infatuato”

Il più piccolo si mordicchiò il labbro, come ad essere stato colto in flagrante e abbassò lo sguardo, concentrando l’attenzione sulle sue mani torturate da loro stesse mentre rispondeva

“E’..Kim Taehyung”

L’artista sorrise amaramente scuotendo leggermente la testa, per poi accomodarsi di fronte al ragazzo, su una poltrona abbastanza strana

“Sapevo che sarebbe arrivato qualcuno per lui. Quel ragazzo è fin troppo affascinante”

Jungkook annuì con foga e sospirò dolorante, al pensiero di non poterlo più vedere

“Ho..bisogno di sapere se lei-“

“Dammi del tu, per favore, avremo sì e no due o tre anni di differenza”

“Okay beh, sai qualcosa su questo ragazzo? Chi è, magari dove vive..dove posso trovarlo”

Namjoon meditò per qualche minuto, strofinandosi le mani per poi alzarsi, andare verso la scrivania, aprire l’unico cassetto e afferrare un’agenda. Tornò ad avvicinarsi al moro e gliela porse

“E’ l’agenda di tutti i nomi dei modelli dei miei quadri..ci dovrebbero essere le informazioni sufficienti a fartelo trovare”

Jungkook quasi la strappò dalle mani del più grande e la aprì, iniziando a sfogliare le pagine velocemente, fino a trovare quel nome così familiare da fargli venire il batticuore

“L’ultima volta che ho aiutato una persona a ritrovare uno dei ragazzi dei miei quadri, è andata a finire davvero male. Spero non accada anche con te e lui..sai è molto fragile. L’ho conosciuto per davvero poco, ma mai nessuno mi ha fatto soffrire nel mio lavoro come è stato con lui. Si merita un po’ di amore, aiutalo”

Jungkook passò il pollice sul nome scritto nella piccola pagina, come a voler sentire il ragazzo un po’ più vicino

“Grazie..davvero”

Il più piccolo si alzò e guardò Namjoon con gratitudine, quest’ultimo gli sorrise e lo spinse quasi fuori casa

“Bene, adesso ho bisogno di dormire. Quindi sciò sciò”

Jungkook, dopo giorni di agonia, rise di cuore ed uscì dal grande palazzo, tornando verso l’hotel. Magari riuscirà davvero a ritrovarlo.

Tornò velocemente in Hotel e prese a fare ricerche con sempre l’agenda tra le mani, era davvero piena di informazioni: Taehyung era quasi due anni più grande di lui, si era trasferito dalla Corea a Parigi e Jungkook aveva anche ragione sul colore degli occhi del biondo, erano di un nero profondo, non celesti.
Quasi perse un battito quando vide nelle pagine seguenti degli schizzi del volto del ragazzo, gli mancava da morire e non lo vedeva da solo pochi giorni..sempre se vedere un’anima sia vedere la persona vera e propria.
C’erano anche scritte le abitudini del ragazzo, e Jungkook si accorse che l’anima di Taehyung era stata descritta tra quelle pagine, ma nella pagina complementare a quella che stava leggendo, Namjoon aveva scritto l’esito del pazzo ‘intervento’ che fece, tra cui le emozioni che ormai il biondo non provava più.
Dopo l’ennesima pagina di appunti, però, finalmente il moro trovo quello che stava cercando: l’indirizzo dell’abitazione del ragazzo, ma non solo, anche il posto dove a quanto pare lavorava.
Con una leggera speranza Jungkook ripose il computer e strinse tra le mani l’agenda, magari il viaggio non sarebbe stato vano, magari sarebbe riuscito a parlargli, a concludere qualcosa. Il moro non sapeva assolutamente cosa gli riservava il giorno dopo ma accarezzando uno dei piccoli schizzi del voto di Taehyung e un accenno di sorriso sulle labbra, si addormentò.


~    ¬    Ɣ    Ɨ
 
La sveglia del telefono prese a suonare insistente e il moro sbuffò quasi infastidito per poi ricordarsi l’attimo dopo che sarebbe stato il giorno in cui probabilmente avrebbe davvero visto Taehyung per la prima volta.
Si preparò per uscire ed era davvero convinto di non essere mai stato così nervoso nella sua vita: non sapeva assolutamente che tipo di ragazzo si sarebbe ritrovato davanti ma non voleva rinunciare. Aveva provato delle emozioni che lo avevano segnato troppo nel profondo per lasciarle andare con leggerezza.
Seguì attentamente le indicazioni sul cellulare e senza neanche accorgersi, si ritrovò davanti un’enorme scritta che presentava una caffetteria: quasi svenne al solo pensiero di poter rivedere quegli occhi profondi, magari senza l’ostacolo delle lenti a contatto;  aveva finalmente l’occasione di poter vedere quel sorriso che tanto lo caratterizzava davanti ai propri occhi, quindi fremendo entrò dentro il locale, sentendo subito uno scampanellìo, probabilmente a segnalare l’entrata di un nuovo cliente.
A Jungkook tremavano le mani, se le sentiva alquanto sudaticce e non riusciva a puntare lo sguardo su nulla: continuava a far saettare gli occhi dal barista alla cassa, ai camerieri che sfilavano tra i tavoli ai clienti seduti a questi stessi tavoli. Sì destò scuotendo leggermente la testa e strinse entrambe le mani a pugno, dirigendosi poi verso uno dei primi tavoli liberi che si trovò di fronte.
Afferrò subito un menù tra le mani, iniziando a sfogliarlo ma senza leggerlo veramente, era molto più concentrato a guardare in viso tutti i camerieri che possibilmente gli passavano a fianco: nessuno, NESSUNO assomigliava a lui. Saranno stati in cinque, due ragazze e tre ragazzi e nessuno dei tre si avvicinava neanche lontanamente alla bellezza di Kim Taehyung. Ma Jungkook si disse di aspettare, magari ancora non aveva iniziato il turno..o magari era il suo giorno libero. Il moro chiuse gli occhi leggermente esausto e se lì strofinò con il palmi delle mani ‘Bene Jungkook rilassati, non farti prendere dal panico proprio adesso’ si disse in testa, decidendo solo in quel momento di ordinare davvero qualcosa

“Posso portarti qualcosa?”

Jungkook alzò di scatto lo sguardo portandosi una mano sul cuore, era così concentrato ad analizzare il menù che non si era neanche accorto della presenza proprio di fronte a lui: capelli argentati, labbra chiuse in una linea retta da cui si poteva intravedere un neo, un altro sulla punta del naso e..dio gli occhi, quegli occhi che aveva sognato per settimane. Il moro perse e un battito e quasi gli venne da piangere, aveva davanti Kim Taehyung e stava decisamente diventando inquietante nel guardarlo in quel modo, quindi abbassò lo sguardo per un attimo, per poi puntarlo di nuovo su quei bellissimi occhi neri

“I-io..solo un cappuccino”

Il ragazzo scrisse velocemente e con un cenno della testa fatto verso il ragazzo, si diresse verso il bancone.
Bene, era arrivato il momento per Jungkook di urlare dentro di sé, ripetendosi più volte che è stato più facile del previsto, adesso doveva solo ricordargli il suo nome, doveva..risvegliare qualcosa in lui, ma come? E riecco che il ragazzo dai capelli neri ricadde in un baratro di panico.
Si scervellò per tutto il momento trascorso da quando non ebbe Taehyung a vista fino a quando si ritrovò con il cappuccino di sul tavolo

“Grazie..”

“Sì emh..questo è offerto dalla casa”

L’argentato poggiò a fianco al cappuccino una piccola ciambella con la glassa azzurra, il moro alzò lo sguardo sul cameriere e i due si studiarono: uno nel tentativo di risvegliare qualcosa nell’altro, mentre quest’ultimo nel tentativo di capire perché quel ragazzo fosse così strano ma al tempo stesso perché si sentisse così..vicino a lui; una vicinanza non proprio fisica, quanto più mentale, o comunque nell’animo. Ma subito il cameriere si riscosse da quei pensieri, lui non aveva più un’anima, lui non provava quelle cose, non più.


Jungkook cambiò postazione nel piccolo tavolo, in modo tale da avere quasi sempre la visuale sull’argentato, sperava di non sembrare fin troppo inquietante ma non riusciva a farlo altro che puntare lo sguardo su quel corpo magro e sinuoso che si muoveva tra i clienti, su quegli occhi che si poggiavano ovunque tranne che su di lui e su quelle labbra che dicevano parole rivolte ai colleghi, quelle labbra che tagli gli mancavano e tanto aveva bisogno di riassaporare. Ma cercò di calmarsi, non poteva arrivare di certo a Parigi e aspettarsi che il ragazzo, il quale addirittura non si ricordav affatto di lui, lo accolga a braccia aperte. Quindi si disse che sarebbe tornato in quella caffetteria, ancora e ancora, finché l’argentato non avrà capito chi sia.

E così fece.

Per i giorni successivi Jungkook non fece che presentarsi sempre allo stesso tavolo, allo stesso orario e l’argentato era sempre lì, pronto a portargli il suo solito cappuccino e la piccola ciambella con la glassa azzurra

“Perché proprio azzurra?”

Gli chiese quel giorno analizzando la glassa della ciambellina poco prima che l’argentato si allontanasse dal suo tavolo. Taehyung si immobilizzò sul posto, per poi girarsi verso il moro e sospirare

“Mh, non so in realtà. E’ un colore che mi tranquillizza..va”

Jungkook fece finta di nulla, alzando un sopracciglio a quella frase

“Tranquillizza..va?”

L’argentato si morse il labbro, azione che non faceva da molto tempo, e si allontanò velocemente dal moro, sentendo una piccola stretta allo stomaco.
Jungkook sentì davvero di aver mandato tutto al diavolo. Tornò alla caffetteria ma poche volte Taehyung si presentò, e quando lo faceva non si avvicinava minimamente al solito tavolo dove sedeva il ragazzo.
Il moro era frustrato, non sapeva più che fare e non capiva neanche cosa avesse fatto di sbagliato.

Lo aveva perso, e per la seconda volta.


~    ¬    Ɣ    Ɨ


Era passata esattamente un’intera settimana da quando Taehyung aveva smesso di parlargli. Più volte aveva provato anche ad avvicinarsi al più grande, senza alcun successo: l’argentato continuava a ‘scappare’ e solo dopo l’ennesimo tentativo si riputò stanco di quella situazione.
Sembrava essere uscito fuori di testa e nulla più lo tratteneva dallo scoppiare come una pentola a pressione: il tutto accadde quando Jungkook aspettò fuori dal locale che il ragazzo finisse il turno alla caffetteria. Appena lo vide uscire, lo afferrò per un braccio e se lo trascinò per qualche metro, in un angolo più ‘oscurato’ della grande piazza in cui si trovava il locale

“Taehyung!”

Lo richiamò più volte quando questo cercò di allontanarsi

“Per favore, fermati un attimo. Ascoltarmi!”

Jungkook lo strattonò e finalmente l’argentato alzò gli occhi profondi su quelli del ragazzo di fronte a lui. Aveva paura, aveva una fottuta paura di riprovare i sentimenti e solo il fatto che avesse paura di questo, allora voleva dire che già li stava provando, e intensamente

“Come sai come mi chiamo!?”

Il moro respirò profondamente chiudendo un attimo gli occhi, mentre iniziò a parlare

“Perché già ci conosciamo..o per lo meno, ho conosciuto la tua anima”

All’argentato si mozzò il fiato, mentre Jungkook riprese a parlare, sta volta immergendosi nel profondo dei suoi occhi

“La mostra di Kim Namjoon è stata in Corea. Sono andato a vederla per il mio corso di fotografia e..ho visto il tuo quadro. Abbiamo..ho passato molto tempo a parlare con la tua anima, mi ha detto che adori i bambini e gli animali. Ti piace la fotografia quanto piace a me, adori tingerti i capelli e i vestiti di marca e..sto impazzendo è da quasi due mesi che ti cerco, è una follia lo so. Tutta questa storia è una follia ma non riesco a smettere di pensare a te, non parlo con la tua anima da qualche settimana e sto già impazzendo, ho aspettato che tu mi riconoscessi, che mi dessi qualche segno ma niente di niente e ormai sono davvero convinto di aver sprecato il mio tempo. Ti prego ti prego, dimmi che ti ricordi di me. Ricordati di me Taehyung”

L’argentato lo guardò sentendo gli occhi pizzicare. Aveva la gola secca e le parole gli uscirono quasi sbiascicate

“I-io non sono la mia anima, non ho la mia anima Jungkook..non più”

Al moro venne di nuovo da piangere, come la prima volta che parlò con la sua anima e come quando vide il ragazzo per la prima volta: si avvicinò lentamente al più grande e gli accarezzò dolcemente le guance, asciugando qualche lacrima sfuggita ai suoi occhi

“Oh sì..ce l’hai, qua dentro..”

La mano  destra di Jungkook si spostò sul petto del maggiore mentre i suoi occhi slittavano dagli occhi di questo alle labbra

“..Ti sei ricordato il mio nome, io non te l’avevo detto”

A Taehyung mancò il respiro, sentiva di dover prendere aria ma allo stesso tempo il suo corpo non voleva allontanarsi per nulla al mondo dal calore dell’altro

“How long do I have to wait and how many sleepless nights do I have to spend to see you, to meet you?”

Sussurrò il moro strofinando i loro nasi e finalmente Taehyung si risvegliò da quello che sembrava ormai un sonno eterno, un’apatia eterna

“Sei tornato..”

Sussurrò di rimando lasciando andare le lacrime le quali andarono subito a rigare le sue guance, ma esse ebbero vita breve, visto che il moro si premurò di non lasciarne colare via neanche una acchiappandole tra le labbra

“Sono qui Tae, sono qui non vado via”

“Jungkook..”

Rispose ancora l’argentato, aggrappandosi con una mano alla maglietta del ragazzo, mentre l’altra andava a stringere il polso di Jungkook. Quest’ultimo lo tirò a sé in un abbraccio, cercando di cullarlo e farlo calmare in qualunque modo: quindi iniziò a canticchiare la canzone da cui prese la citazione.
Molto lentamente e dopo un tempo indefinito, Taehyung si accoccolò al petto del moro, non riuscendo a staccare le mani dai suoi fianchi

“Tutto okay?”

Jungkook gli alzò il viso dal mento, volendosi assicurare che l’altro stesse bene

“E’..okay”

L’argentato gli accennò un sorriso e Jungkook poté riprendere a respirare normalmente

“Bene. Adesso posso baciarti?”

Taehyung sbuffò una risata e il moro non resistette più, poggiando le labbra su quelle morbide che tanto aveva desiderato.
 


“Quindi sei venuto qui dopo aver semplicemente scoperto che Kim Namjoon fosse qui?”

Junkook annuì mentre giocherellava con le sue dita. Erano rientrati nella caffetteria e ordinarono entrambi due cappuccini con due ciambelline, sta volta senza glassa

“Ma..se non fossi stato qui? Se magari fossi stato che ne so, in Burundi?”

Jungkook ridacchiò e alzò lo sguardo su quello del ragazzo

“Tae, sarei arrivato fin lì. Ho perso la testa per te”

L’argentato si mordicchiò il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso

“Ti va di tornare in Corea con me?”

Taehyung spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche momento

“Io dovrei ripartire tra qualche giorno, vieni con me, ti prego”

Il maggiore chiuse un attimo gli occhi, per poi annuire

“Jungkookie..non deludermi, ti prego. Sto per donarti completamente la mia anima”

Il moro scoppiò a ridere e scosse la testa

“No senti l’anima rimane a te, è tua e la devi custodire. Io me ne prenderò cura insieme a te, okay?”

L’argentato sentì di nuovo gli occhi pizzicare e intrecciò le loro mani.

Quella sera i due ragazzi lasciarono insieme la caffetteria e pochi giorni dopo presero il primo volo della giornata, diretti a casa.


~    ¬    Ɣ    Ɨ


“Kook..sai chi ho visto oggi?”

Jungkook alzò lo sguardo sul suo ragazzo con ancora il ramen che gli colava dalla bocca

“Mh?”

Mugugnò per far continuare il ragazzo a parlare, questo ridacchiò guardando il viso del più piccolo e riprese a parlare

“Kim Namjoon. A quanto pare un professore dell’università di Seul ha finanziato una sua nuova mostra qui”

I due si sorrisero appena e Jungkook dopo aver ingoiato il boccone, si sporse verso l’argentato e gli lasciò un bacio sulle labbra

“Ti va di andarci?”

Taehyung gli schiaffeggiò il braccio

“Volevo chiedertelo io!”

Il più piccolo lasciò la sua confezione di noodles sul tavolino del salotto e si accoccolò su busto dell’altro, il quale gli accarezzava i capelli

“Inizia la prossima settimana”

Jungkook annuì ad occhi chiusi e, sotto quelle dolci carezze, si addormentò.
 

Esattamente una settimana dopo si ritrovarono entrambi davanti il quadro in cui era dipinto il più grande

“..Non assomiglia a te, cioè non come prima”

Jungkook appoggiò una mano sul fianco del ragazzo e lo strinse a sé mentre appoggiava il mento sulla sua spalla come se avesse paura che potesse scappare, mentre il suo sguardo slittava per tutta la sala. Taehyung a quanto pare se ne accorse perché appoggiò una mano sulla sua e lentamente si girò

“Sono qui Kookie”

Jungkook annuì e continuò a stringerlo a sé

“Ti amo Tae..”

L’argentato lo fissò per qualche minuto, per poi lasciargli un piccolo bacio sulle labbra

“Ti amo anch’io”

E nonostante Jungkook avesse di fronte il quadro che aveva torturato la sua mente per giornate intere, ormai esso era un semplice quadro.

La cosa che più gli interessava, adesso, era proprio tra le sue braccia.

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Capitolo 3
*** BONUS (Leggete l'angolo autrice pls) ***


Proprio mentre i due stavano lasciando il museo, Jungkook si sentì richiamare

“Ragazzino!”

Il moro si girò verso la guardia del museo che gli stava venendo incontro, Jungkook si accorse avesse i capelli rosa

“Oh sei in compagnia”

Taehyung strinse la mano in quella di Jungkook e si avvicinò a lui

“Sì..Yoongi hyung..lui è Taehyung”

Gli occhi della guardia si illuminarono e sul suo viso si aprì un grosso sorriso

“Oh..Taehyung! E’ un piacere conoscerti”

L’argentato, deducendo che il ragazzo di fronte a loro sapesse qualcosa della loro storia, arrossì leggermente e ricambiò la stretta di mano

“Ce l’hai fatta..”

Jungkook annuì e lasciò la mano di Taehyung per stringerlo a sé da un fianco

“Senti..volevo farti vedere una cosa, o meglio, qualcuno”

Il moro aggrottò la fronte ma annuì e insieme alla guardia si diressero in un’area del museo non adibita al pubblico. Entrarono in una piccola stanzetta, molto somigliante a quella dove i due ragazzi avevano passato la notte insieme molto tempo prima e entrambi sentirono una stretta allo stomaco: in quel momento Taehyung si rese conto di quanto fosse strana la vita, quel ricordo non l’aveva vissuto con il proprio corpo eppure sentiva ogni emozione provata su di sé.

“Lui..lui è Jimin”

Yoongi si grattò leggermente la nuca e indicò un quadro di fronte a loro, il quale mostrava un ragazzo dai capelli grigi, labbra carnose e occhi nascosti da un sorriso enorme

“Ciao”

“Lui..”

Yoongi non trovò le parole adatte a quella situazione, Taehyung e Jimin furono un po’ spaesati, ma Jungkook capì lo stesso

“Ciao Jimin, è un piacere conoscerti”.



 ¬
Angolo Autrice.
Salve. Vorrei iniziare col dire che sono molto felice se siete arrivati fin qui. 
La storia era nata come one-shot, ma vedendo che la cosa si dilungava ho voluto tagliarla in due parti. In più questo non è un vero e proprio capitolo ma un 'bonus' appunto per un possibile continuo della storia, non incentrata però sulla Taekook ma su un'altra coppia, cosa molto deducibile ahah.
Insomma, è la prima fanfic che scrivo dopo davvero tanto tempo di stasi, ho avuto modo di migliorare nella scrittura ed essere un po' più 'sicura' di me nel pubblicare ciò che scrivo. 
Questa storia è la mia piccola perlina e ci sono molto affezionata, non solo perché è la prima dopo anni, ma anche per i temi trattati e i soggetti presi in causa.
Insomma, date tanto amore a questa mia storia, per favore, e fatemi sapere che ne pensate, accetto qualunque tipo di critica. Giustamente non sarà perfetta questa storia, ma almeno c'ho provato, datemi la possibilità di migliorarmi.
Grazie, love u.~

 (Sono anche su Wattpad: _Uneasiness_)

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