Faith. L'inizio

di PabloX
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 3: *** Il Regalo ***
Capitolo 4: *** Il primo vampiro non si scorda mai ***
Capitolo 5: *** Notte di sangue ***
Capitolo 6: *** L'addio ***



Capitolo 1
*** Un giorno di scuola ***


The more we learn
The less we believe to be true
The more we prove
The more remains to be proved
We’ve gotta be strong men
And follow a path again
We’ve got to have Faith in something bigger
Faith in something bigger
Faith in something big
Inside ourselves
(THE WHO, Faith in something bigger)

-Driin, Driin- Il suono secco della sveglia svegliò Faith. Lei si rigirò nel letto cercando di rimanere abbrancata all’ultimo scorcio del sogno che stava facendo, ma la voce roca e annoiata della madre la tolse definitivamente dalle braccia di Morfeo.
-Su, Faith, alzati. Devi andare a scuola. Non fartelo ridire una seconda volta-
-Va bene, Mà-
Faith si tirò su e scese dal letto senza nemmeno aprire gli occhi. Sempre ad occhi semichiusi si incamminò e trovò la porta del bagno. La roulotte dove lei e sua madre vivevano da qualche anno all’estrema periferia di Boston non era piccola, ma certamente la sua planimetria era facile da imparare, e dopo pochi mesi ci si poteva muovere dentro letteralmente ad occhi chiusi. L’unico rischio era inciampare su qualche bottiglia o qualche bicchiere lasciato per terra, le sere in cui sua madre eccedeva nel bere.
In “quelle” sere sua madre era insopportabile, e Faith soffriva a vedere sua madre così. La preferiva piuttosto quando la trovava in compagnia di qualche sconosciuto. Quest’ultima cosa la faceva vergognare un po’, ma non soffrire. Alle volte quegli sconosciuti erano simpatici, e le facevano dei complimenti. E alle volte sua madre si ingelosiva dei complimenti che Faith riceveva. Glielo leggeva negli occhi e nella voce. Forse era per quello che sempre più di rado si faceva vedere con degli uomini. O forse semplicemente sua madre era sempre meno attraente, mentre lei, Faith, lo era sempre di più.
L’acqua gelata sul viso la distolse da questi pensieri, ma cancellò contemporaneamente le ultime labili tracce del sogno che stava facendo. Aveva sognato ancora il suo cavaliere, che in groppa ad un cavallo bianco la veniva a portare via da quel presente fatto di povertà e squallore.
Faith, non sei più una bambina, si disse. Non c’è nessuno cavaliere in groppa a nessun cavallo che ti possa portare via di qui. Dovrai essere tu, con le tue gambe, un giorno, ad andartene.
Si vestì rapidamente, mandò giù un paio di biscotti con una tazza di caffè lungo e molto zuccherato, prese i libri ed uscì.

La scuola non gli piaceva, ci andava per perdere un po’ di tempo, per stare lontana da sua madre ed evadere per poche ore al giorno dallo squallore della sua esistenza. A scuola poi potevano conoscere dei ragazzi, ma in ultima analisi non gli importava un granché nemmeno di questo.
La mattinata trascorse tranquilla, cioè noiosa. Faith non parlò praticamente con nessuno, appena l’indispensabile, e questo era un bene, perché quando aveva la luna di traverso, e quel giorno ce l’aveva, finiva per essere aggressiva e strafottente, e questo la rendeva solo impopolare nella sua classe. Non era stata nemmeno interrogata, e anche questo era un bene, aveva evitato qualche brutta figura e i sorrisi compiaciuti e di disprezzo delle ragazzine dei primi banchi, quelle tutte ordinatine e ben vestite che la guardavano dall’alto in basso solo perché sapevano la sua situazione disgraziata.
I loro sguardi erano più significativi di mille parole, e se non esprimevano quello che pensavano con le parole era solo perché sapevano che Faith gli avrebbe chiuso la bocca a suon di schiaffi, come era successo qualche mese prima.
Faith si ricordava quel giorno, ma se lo ricordavano soprattutto loro. Aveva subito una strigliata da parte di insegnanti e preside, ma non da sua madre. Quella volta sua madre era stata dalla sua parte, non appena aveva saputo qual era la materia del contendere.
-Hai fatto bene!- gli aveva detto- Diamine! ma come si permettono queste snob, queste ragazzine viziate di parlare male di persone perbene come noi! Solo perché non viviamo in ville con macchinoni, con la piscina e la servitù, questo non vuol dire che non abbiamo dei sentimenti, questo non vuol dire che siamo peggio di loro. Certo alle loro madri non è capitato di sposare un buono a nulla come tuo padre, incapace perfino di fare una rapina come si deve! E’ solo questione di fortuna. Ecco qual è la differenza. La fortuna!-
Poi l’aveva guardata fissa negli occhi e aveva esclamato- Hai fatto bene, perdinci! Nella vita bisogna farsi rispettare e d essere orgogliosi di quello che si è. E’ l’unica cosa che abbiamo d’altro canto.-
Poi si era versata da bere. E Faith le aveva detto – No, Mà, ti prego non bere- Lei l’aveva guardata un po’ perplessa, poi le aveva risposto:- Va bene Faith, cosa vuoi che facciamo, allora?-
-Un giro, Mà-
La madre aveva acconsentito e per una volta, forse per premiarla di aver difeso il nome ed il decoro della famiglia, l’aveva portata fuori in giro a fare shopping. Anche se poi non avevano comprato praticamente nulla.
Lei voleva bene a sua madre, anche se spesso si vergognava di lei, ma il fatto che si vergognava era la dimostrazione che le voleva bene, che in fondo alla sua anima c’era da qualche parte un posto tutto per lei.
Quel mattino l’unica cosa rilevante era stato l’arrivo di un nuovo ragazzo, un tipo magrolino con gli occhiali e l’aria da secchione, il cui nome era Luc. Faith non ci aveva quasi fatto caso, anzi non ci avrebbe fatto caso per niente se nell’intervallo il tizio in questione non si fosse voltato verso di lei e l’avesse guardata, anzi più che guardata l’aveva proprio squadrata, le aveva fatto una specie di raggi X. Lei sapeva cosa voleva dire quello sguardo da parte dei ragazzi, e a volte le faceva piacere, ma il più delle volte le faceva ribollire il sangue.
Quella volta era stata incerta sul da farsi, aveva considerato che quel tipo pareva proprio inoffensivo, a differenza di certi altri di sua conoscenza, e dopo qualche secondo si era alzata dal banco e con aria indifferente gli si era avvicinata e poi all’improvviso era sbucata davanti a lui e l’aveva apostrofato assumendo quella sua aria strafottente e da poco di buono.
-Ciao, ti sono venuta a facilitare il compito-
-Cosa?- disse lui con aria imbarazzata mentre si aggiustava gli occhiali
-Ho visto che mi guardavi, e visto che già porti gli occhiali mi sono detta, non vorrei che perda delle altre diottrie per colpa mia-
-Io…veramente… -farfugliò il ragazzo
-Veramente cosa?- gli disse sorridendo maliziosa
-Guardavo i vestiti, cioè, l’abbigliamento-
-Ah, i vestiti…non ti piacciono?- Faith era vestita in modo tutt’altro che ricercato. Pantaloni neri, scarponi che non avevano nulla di femminile, una semplice maglietta un po’ stinta indossata sotto il giubbino di jeans anch’esso stinto, ed a completare il tutto capelli arruffati e un filo di trucco soprattutto a sottolineare gli occhi e le labbra carnose.
-Sì,vesti bene.- Rispose intimidito il ragazzo.
-Ma chi vuoi prendere in giro?- gli rispose con tono aggressivo Faith. In quel momento rientrò l’insegnante di geografia e Faith si allontanò aggiungendo frettolosamente un “ci vediamo”, che non si capiva fosse una promessa o una minaccia.
Più tardi all’uscita vide dei tipi che se la prendevano con il magrolino.
Li conosceva quei tali, Con uno di questi, Jack, aveva avuto una di quelle che si possono chiamare storie, con un po’ di fantasia. Una pomiciata in discoteca, ma poi al dunque, il tipo si era tirato indietro.
Peggio, Faith aveva saputo che il tipo si era vantato in giro della sua “conquista”, quando in realtà non c’era proprio niente di cui vantarsi. Proprio un bullo del cavolo, solo un gran pallone gonfiato, questo era quello che pensava di lui Faith.
E adesso lo vedeva prendersela con quel ragazzino, quel Luc. Spintonarlo e prendergli gli occhiali. Era veramente troppo per Faith. Chissà, magari qualche settimana prima si sarebbe divertita a quello spettacolo, sarebbe rimasta lì a guardare e a ridere come facevano i tirapiedi di Jack, ma oggi era di tutt’altro umore. Aveva un conto da regolare con quel bulletto e, in fondo, il ragazzino gli era simpatico, era l’unico che non l’aveva ignorata quel giorno.
Faith si avvicinò a Jack , gli strappò dalle mani gli occhiali e li porse a Luc
-Scusalo, Luc, il ragazzo non conosce la buona educazione-
Luc la guardò con uno sguardo in cui si leggevano sorpresa e gratitudine, mentre Jack era letteralmente allibito. Dopo un attimo di sorpresa disse:- Ehi Faith, non sapevo che fosse il tuo ragazzo. Sei caduta in basso, ti piacciono i finocchi quattrocchi ora-
Faith si girò verso Luc e poi tornò a fissare Jack con sguardo di sfida- Non è il mio ragazzo e non so se sia finocchio o meno, ma sicuramente è più uomo di te. Perché a quanto mi risulta non è che tu  lo sia molto-
Jack la guardò sempre più allibito e biascicò- Faith dopo tutto quello che c’è stata tra noi…-
-Già cosa c’è stato, ho bisogno di un ripasso perché non ricordo nulla-
I due ragazzotti che spalleggiavano Jack rimasero a bocca aperta ed uno dei due disse –Ma Jack non avevi detto…-
-Zitto Tu!- gli urlò in faccia Jack- Forse non ti ricordi perché il piacere che hai provato è stato troppo intenso, o magari perché ti sei fatta sbattere da qualcun altro-
-Hai ragione! Per farmi sbattere devo proprio rivolgermi a qualcun altro, perché se aspetto te…-
Jack la guardò pieno di odio e lanciò un’occhiata altrettanto minacciosa ai suoi due compari.
-E’ inutile che perda tempo con te… Sei come tua madre!- disse lanciandole un ultimo sguardo pieno di disprezzo e allontanandosi. Faith accennò un passo in avanti ma poi si trattenne. Gli aveva dato la lezione che meritava, anche se quell’accenno a sua madre non le era andato giù.
-E tu quattrocchi attento, appena ti becco senza la tua santa protettrice, ti sistemo-
-Sissì, va via, buffone- commentò a bassa voce Faith.
-Ti devo ringraziare- le disse Luc
- Non c’è bisogno-gli rispose Faith, senza nemmeno guardarlo in faccia- E’ stato un piacere-
- Non so nemmeno come ti chiami, Io mi chiamo Luc-
-Lo so- gli rispose Faith guardandolo finalmente in viso- Io mi chiamo Faith-, disse porgendogli la mano e sorridendogli.
Luc la continuò a guardare come inebetito e Faith decise che era rimasta lì anche troppo a lungo e si avviò seguita a ruota da Luc.
-Non so proprio come ringraziarti-
-L’hai già fatto-
-No, dico sul serio, come posso sdebitarmi?-
Faith si fermò e gli disse – Senti Luc, mi hai già ringraziato a sufficienza, e poi, avevo un conto da regolare con quel tipo, quindi è un favore che ho fatto a me, prima che a te-
Luc annuì con aria seriosa, poi ripartì alla carica- Ma non posso accompagnarti a casa?-
Faith incominciò a spazientirsi- No, non puoi: si dà il caso che sappia trovare la strada di casa da sola. E senti, tanto per chiarire, non è che io ti abbia difeso da quei tipi perché mi sono innamorata di te a prima vista. Anzi, francamente ti considero un quattrocchi secchione pure io, nonché un impiastro perciò Luc- fece un gesto con la mano- Puoi smammare, Ciao- e detto questo si allontanò velocemente.
Luc questa volta non la seguì, ma qualcosa fece sì che Faith si fermasse. Stette qualche secondo ferma, immobile, poi si girò. Luc era ancora lì e la fissava inebetito.
Faith non sapeva se essere contenta o arrabbiarsi definitivamente, In fondo era un nuovo ragazzino piombato da chissà dove, sperduto e solo, e questo glielo faceva simpatico, anche se dall’altra parte non aveva voglia di dargli troppa confidenza. Tornò indietro sui suoi passi e gli disse-
-Senti, non è vero che sei un’impiastro- Luc continuava a guardarla con quel suo sguardo vuoto.
-E non sei nemmeno un quattrocchi, cioè lo sei, ma gli occhiali ti donano. Sul serio-
Luc dette segno di essersi rilassato. Non sembrava più offeso.
-Solo che…ho le mie cose da sbrigare, e non mi va di darti troppa confidenza. Capisci?-
Luc assentì con sguardo rassegnato e borbottò- Capisco-
-Bene, ci vediamo domani allora-
-A domani…Faith-

**

Faith sentì qualcuno bussare alla porta della roulotte: possibile? Domenica mattina e qualcuno veniva a disturbarla.
-Vai un po’ a vedere chi è, Faith- le disse sua madre con aria assonnata. Faith si alzò dalla tavola della colazione e aperse uno spiraglio della porta gettando un occhio di fuori.
-Ah sei tu?- disse strabuzzando gli occhi. Di fronte a lei il ragazzino quattrocchi, quel Luc che aveva salvato qualche giorno prima dalle attenzioni poco amichevoli di Jack e dei suoi amici.
-Sorpresa?-
-Già. Aspetta un attimo che arrivo.-
-Chi è? – chiese la madre.
-Un mio amico-
-Ah, ti sei trovata un ragazzo. Era ora-
-Non è il mio ragazzo, è solo un mio compagno di scuola. E’ un po’ strano, sai com’è-
- Be’ fallo entrare-
-Non è il caso- disse Faith mentre si infilava le scarpe e prendeva il giubbetto di jeans.
-Ciao Ma’-disse uscendo dalla roulotte e chiudendo dietro di sé la porta.
-Allora? Hai scoperto il mio segreto-
-Quale segreto?- chiese con la sua aria ingenua Luc-
-Che abito qui- rispose Faith accennando alla roulotte alle sue spalle.
- Ci sono tante persone che vivono in roulotte. Non c’è da vergognarsi-
-Non mi vergogno infatti. Non della roulotte.-sospirò la ragazza. –Come mai sei venuto a trovarmi
-Ecco io, ho portato dei libri. Pensavo che avessi bisogno di un aiuto scolastico.-
Faith sorrise, prese in mano i libri che Luc le porgeva e li richiuse-Sei matto. Come puoi pensare che io studi di domenica, non lo faccio nemmeno gli altri giorni.-
- Dovresti. Sei in gamba. Potresti andare bene a scuola-
Faith sorrise e scosse la testa. –E’ inutile, non sono fatta per quelle cose. E poi è domenica. E’ festa. Facciamo qualcos’altro.-
- Bene cosa vuoi fare?-
-Facciamo un giro. Mi annoio a stare ferma.
I due si incamminarono insieme, Faith leggermente avanti di un mezzo passo, camminava con aria annoiata, Luc la seguiva, senza osare parlare.
Dopo un po’ le disse - Ma dove stiamo andando?-
-Non, so in giro-
-Sì, ma dove?-
-Non so, mi piace andare dove le mie gambe mi trascinano, senza pensarci su. E’ più comodo sai?
Bisogna solo seguire le proprie gambe, il proprio istinto, e lasciare che loro ti guidino da qualche parte-
-Io penso invece che sia il nostro cervello che guidi le nostre gambe-
-Può darsi- disse Faith alzando le spalle – Ma non farei troppo l’intellettuale se fossi in te. Dovresti lasciarti andare. Lasciarti vivere. Cogliere l’attimo.-
-E adesso dove siamo finiti?-
-Direi che siamo finiti dove c’è il circo.- Disse Faith osservando i carrozzoni. –Che bello, quando ero piccola mi piaceva tanto andare al circo. E quando se ne andava via contavo i giorni che mancavano al suo ritorno in città.-
- Non mi piace tanto il circo, a me- rispose Luc con aria leggermente schifata –E’ tutta gente strana che fa cose strane ed inutili, E anche pericolose-
-Gente strana?. E’ gente meravigliosa. Addestrare tigri, leoni, fare acrobazie sospesi a metri di altezza, senza rete. Ci vuole coraggio, altroché. Lo trovo eccitante.-
-Sarà- rispose Luc a voce bassa.
Poi videro un domatore che dava da mangiare al suo compagno di giochi, che era un orso Baribal.
-Che bello, andiamo a vedere- disse entusiasta Faith
Luc la seguì senza mostrare grande entusiasmo.
-Ehi, Yogi, vieni qui- Faith si sbracciava verso l’animale che era la di là del recinto
Le sue grida attirarono l’attenzione del domatore
-Non si chiama Yogy, si chiama Timothy-
-Ciao Timothy, vieni qui!-
Il domatore sorrise – Timothy è buono, ma non usa dare confidenze agli estranei-
-Posso stare qui a guardarlo?-
-Certo, ma non si avvicini troppo signorina, è pur sempre un animale feroce-
Faith chiese a Luc- Non è bello?—
-Certo è bello, anche se ho visto degli orsi più belli-
-No, dico, non è bella la vita del circo? Sempre in giro in nuove città verso nuove avventure. Come mi piacerebbe!-
-Probabilmente dopo un po’ ti stancheresti-
-Forse, però sarebbe bello ugualmente-
Dopo un po’ l’addestratore portò via l’orso,e i due si allontanarono senza più parlare, poi Luc disse guardando nervosamente l’orologio –E’ tardi, devo andare-
-E dove devi andare?-
-Mi aspettano. Devo andare-
-Vai allora. -Disse Faith riprendendo la sua solita aria menefreghista
-Ci vediamo Faith-
-Ci si vede-
Faith guardò incuriosita il ragazzo scappare via a gambe levate “Che tipo strano. Mi sa che l’ho spaventato. Li spavento tutti, chissà perché”
Ma in fondo non gli importava un granché, o almeno questo è quello che le faceva comodo credere.
 

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Capitolo 2
*** Uno strano incontro ***


I’m no angel but please don’t think that I won’t try and try
I’m no angel, but does that mean that I can’t live my life?    
I’m no angel, but please don’t think that I can’t cry
I’m no angel, but does that mean that I won’t fly?

(Dido, I’m no Angel)

Sally Winter scese dal treno della stazione di Boston.
Sally era una donna alta, che aveva superato da qualche anno la quarantina, con un’aria piuttosto elegante all’apparenza, ma sapeva essere molto decisa, all’occorrenza.
Si guardò in giro come se cercasse qualcuno, ma non vide nessuno. Il Consiglio degli Osservatori l’aveva mandata lì in missione a cercare una potenziale cacciatrice. Le sensitive che lavoravano per il Consiglio le avevano detto che la ragazza si chiamava Faith, e che abitava a Boston, probabilmente all’estrema periferia della città, ma altro non le avevano detto.
“Anche le sensitive del Consiglio non sono più quelle di una volta” si sorprese a pensare Sally.
Lei stessa era una sensitiva, era sicura che con i suoi mezzi avrebbe potuto trovare la ragazza. Certo, se le avessero dato qualche indicazione in più sarebbe stato per lei molto più facile e rapido trovare la ragazza. Anche perché sapeva quanto era difficile convincere una potenziale del fatto di essere destinata a diventare un ammazzavampiri, anzi la cacciatrice, la prescelta a difendere l’umanità.
I suoi sensi le dicevano dove avrebbe dovuto cercare, ma per il momento scelse di andare in albergo a depositare i suoi bagagli e farsi un bel bagno. Quel lungo viaggio dall’Inghilterra l’aveva stancata.
***
 
Faith girovagò per un po’, si prese un hot dog da un baracchino. Intanto fantasticava su Luc.
Chissà perché quel quattrocchi l’aveva colpita così tanto. Per le sue attenzioni? No di certo, perché lei se ne fregava delle attenzioni altrui. In parte sì però, nessuno era mai venuto a cercarla di domenica mattina, non di recente almeno. Ma la cosa strana era che poi se n’era andato, Chissà perché uno prima ti cerca e poi ti pianta in asso. La cosa avrebbe dovuto far infuriare Faith, ma in questo caso era diverso. Luc non gli aveva chiesto niente, anzi si era offerto di aiutarla. Forse però non gli era piaciuto il circo, forse era un tipo troppo intellettuale per Faith, un secchione tutto libri e scuola. Però a differenza degli altri secchioni, non la guardava dall’alto in basso. Forse perché Faith l’aveva difeso, o forse no. D’altro canto anche prima lui l’aveva guardata.
Peccato che se ne fosse andato, Era bello avere un amico, ogni tanto.
Faith si era stancata di pensare a Luc e decise di andare a casa.
Quando però varcò la soglia della roulotte capì che qualcosa non andava per il verso giusto.
Sua madre era seduta al tavolo, col bicchiere in mano, un’aria a dir poco da funerale, la bottiglia di wishky accanto.
Faith la guardò sconsolata, senza fiatare. Sua madre alzò lo sguardo e le disse con aria quasi noncurante-Ah, la principessa è tornata- Poi, assumendo un’aria più severa le chiese- E dove sei stata, tutto questo tempo? Sempre in giro coi tuoi amici buoni a nulla, a cacciarti nei guai, mentre tua madre...-
-Si scola tutto fino all’ultima goccia-
Faith si accorse troppo tardi di aver detto qualcosa di troppo
Sua madre iniziò ad urlare – Come ti permetti! Sei come tuo padre, una buona a nulla, una puttanella, ecco cosa sei! M questa non è una reggia, e guai a te se osi ancora rivolgerti a me in quel modo! Hai capito! Se no vedrai-
-Cosa devo vedere, cosa, che non abbia già visto. Tu che bevi, che esci con degli uomini che poi ti piantano..-le urlò tutto d’un fiato
Quest’ultima frase colpì la madre come un uppercut e la donna si mise a biascicare mentre scuoteva il capo –Tu non sai, tu non sai cosa vuol dire, tu non sai…- poi scoppiò in un pianto.
Faith fu colpita da quel cambio di atteggiamento e le si avvicinò per consolarla- Mamma, io…non sapevo, mi spiace io-
La madre aveva però già smesso di piangere e tornò a guardarla con sguardo torvo –Tu cosa, cosa ne vuoi sapere, vai via, via viaaaa!!!
Faith spaventata e ferita, uscì correndo dalla roulotte, la porta sbatté violentemente, poi, mentre correva il suo sguardo cadde su dei libri lasciati sul tavolo all’aperto. Erano i libri di Luc, se li era dimenticati. Senza pensarci li prese su e si allontanò.
****
Qualche minuto dopo era davanti ad una casa, elegante, tipicamente middle class. Un piccolo giardinetto portava alla porta. L’indirizzo che aveva trovato sul quaderno era quello, sperava di non aver sbagliato. Voleva vedere Luc, voleva avere qualcuno con cui parlare. Suonò alla porta cercando di darsi un’aspetto meno trasandato, ricacciò indietro le lacrime di rabbia e dolore che avevano invaso i suoi occhi tristi, e si preparò a parlare.
Gli aprì una signora alta, elegante e bionda
-Sì?- le chiese dandole un’occhiata sospettosa. A quella occhiata Faith era abituata. Era la stessa che le riservavano le ragazze per bene della sua classe, era la stessa della gente per strada, la stessa degli assistenti sociali che venivano di tanto in tanto ad aiutare senza combinare mai niente di buono.
Si fece coraggio e disse:- Questa è casa Williamson?-
-Sì-
- Mi chiamo Faith e sono una compagna di classe di Luc. Oggi ha lasciato dei libri da me e volevo restituirglieli. Lo può chiamare, per favore?-
La donna le sorrise con condiscendenza, rassicurata
- Un attimo, lo chiamo subito-
Faith aspettò per un po’ sempre più nervosa, poi finalmente la sagoma di Luc fece capolino
Stranamente non sembrava molto contento di vederla.
-Ciao.- Le disse guardandosi attorno
-Ciao. Ti ho riportato questi, te li eri dimenticati-
-E’ vero, non era importante. Comunque grazie – disse lui prendendo i libri con aria quasi distratta e senza guardarla in volto. Poi alzò lo sguardo e vide il volto di Faith, pallido ed emaciato.
-Cosa c’è. Qualcosa non va?-
Faith scosse la testa, dentro di sé aveva voglia di urlare che non c’era niente che andasse, che sua madre era una ubriacona ed una disadattata, che lei aveva paura di fare la stessa fine, che tutto il mondo le faceva schifo e che era stanca degli sguardi ipocriti e di commiserazione della gente
Ma non le uscì niente dalle labbra, niente dalle sue labbra rosse e carnose che avesse un senso, niente di più e di meglio di un – Niente, grazie-
Luc la guardò per un attimo, incerto sul da farsi, poi una voce lo chiamò da dentro casa
-Bene, meglio così, allora ci vediamo domani. E ancora grazie per i libri-
Faith sorrise come se niente fosse accaduto.
-Va bene a domani-
La porta si chiuse e lei stette a fissarla con sguardo ebete. Perché era fatta così? Perché non riusciva mai ad esprimere quello che era in lei? Perché si nascondeva sempre?
Da dietro la porta sentì una voce di donna chiedere: Chi era quella strana ragazza, Luc?-
E una voce rispondere- Niente, una compagna di scuola-
Niente, lei non era niente. Nemmeno per Luc. Si sentì affondare in un buco nero senza fondo. Girò i tacchi, letteralmente e scappò via da quell’orribile vialetto di brave persone timorate e nascoste dietro le tendine coi fiorellini.
****

Faith non aveva voglia di tornare a casa. Quale casa dopotutto? Era una squallida roulotte, in un campo di periferia, con dentro una sconosciuta ubriaca e rabbiosa. Proprio così: una sconosciuta. Sua madre per lei era una sconosciuta. Faith si chiese perché  mai l’avesse messa al mondo. Lei voleva solo una vita normale, una famiglia normale, una casa normale, come quella di Luc e di tutti gli altri. E mentre pensava a tutto questo la tristezza ed il dolore si trasformavano in rabbia, una rabbia sorda e cupa. La sentiva crescere dentro di sé, la sentiva scorrere come un fiume in piena, era qualcosa che le diceva di abbandonarsi a questa rabbia, a trovare un oggetto qualsiasi verso cui indirizzarla.
Mentre era immersa in queste sensazioni sentì una voce chiamarla.
-Ehi Faith, non si saluta più?-
Era Jack, quello stupido, ignorante bullo, quel buono a nulla. Cosa voleva da lei?
Faith lo guardò come si guarda qualcosa di sporco e brutto.
Jack si avvicinò con la sua aria sicura di sé. –Credo che io e te abbiamo qualcosa da dirci—
-No, non abbiamo niente da dirci-
- Ed invece sì. Vedi tu puoi metterti con tutti quelli che vuoi, anche gli idioti secchioni buoni a nulla, ma mai, ripeto mai, devi mancarmi di rispetto. Hai capito?-
-Senti un po’ chi parla di rispetto, Sei proprio l’ultima persona al mondo! Con tutto quello che sei andato in giro a dire di me…e di mia madre-
-Perché non è vero?- chiese Jack con un sorrisetto ironico.
A Faith quelle parole, accompagnate per giunta da quell’espressione di presa in giro, con tutti i suoi sottintesi, suonarono come una dichiarazione di guerra. Tutta la rabbia e la frustrazione di quella giornata maledetta le uscirono fuori e, prima che lei stessa si rendesse conto di quel che stava facendo, il suo pugno colpì Jack e il ragazzo si trovò per terra con il naso che colava sangue.
Faith lo guardò stupefatta, guardò il suo pugno chiuso e Jack per terra dolorante.
-Jack mi spiace…- disse avvicinandosi
-Non mi toccare, stai indietro!- gridò lui rialzandosi e allontanandosi da lei
-Tu sei matta, sei matta! Adesso vedi che succede, non la passi liscia di certo-  e dopo aver detto queste parole si allontanò velocemente

***

Il giorno dopo iniziò come tanti altri. La sveglia, l’acqua gelida sulla faccia, il volto di sua madre sempre più sfatto e stanco. Faith era poi tornata tardi, e sua madre era addormentata. Niente spiegazioni, niente scuse, ma nemmeno nuovi litigi. Tutto sommato era meglio così, per Faith.
Faith uscì dalla roulotte con un ciao, come se niente fosse accaduto e niente fosse cambiato, ma lei sapeva che non era così.
A scuola Luc la salutò e le chiese se stava bene. Faith con la sua solita aria di finta indifferenza rispose di sì, ma poi ci ripensò e gli disse “No, non tanto, poi ti spiego”.
Faith fu contenta di questa mezza frase. Era almeno un principio. Doveva parlare con qualcuno e Luc era il solo. Ma cosa avrebbe mai potuto raccontargli? Che sua madre era una ubriacona? Che aveva picchiato un ragazzo solo per una mezzafrase? Luc avrebbe capito?
Dopo un’ora di noiosa lezione la porta si aprì e una segretaria fece capolino
-C’è l’allieva Faith Lehane?-
L’insegnante guardò verso Faith
-Sì sono io- rispose Faith alzando il braccio-
-Può seguirmi dal preside?-
-Va bene- disse Faith alzandosi e raggiungendo la segretaria. Faith sentì tutti gli sguardi posarsi su di lei, e mentre passava vicino al banco di Luc sentì il suo sguardo su di lei, lo sentì come una carezza, a differenza degli altri che le sembravano come delle pugnalate.
Allora si voltò verso Luc e sorridendo gli disse – Non è niente, probabilmente vogliono premiarmi come studente modello dell’anno- Poi varcò insieme alla segretaria la porta della classe.
 
****
 
Il preside era un signore anzianotto dall’aria tranquilla e comprensiva, vestiva con un antiquato panciotto e inforcava un paio di occhiali sottili. La segretaria entrò nell’ufficio annunciando l’arrivo di Faith, e il preside alzò appena lo sguardo dalle carte che stava consultando.
Faith si sedette, il preside mise via velocemente le carte e posò il suo sguardo attento sulla giovane.
-Lei è la signorina Faith Lehane?- chiese compunto.
-Sì, sono io-
- Le devo parlare di una cosa incresciosa di cui sono stato informato stamani.
Lei conosce per caso un ragazzo di nome Jack Torrance? E un ragazzo di quest’istituto.-
-Sì, lo conosco –
-Il ragazzo sostiene che lei l’ha colpito ieri sera. E sostiene anche che lei continua a perseguitarlo. La sua famiglia vuole sporgere denuncia contro di lei-
-Ma non  è vero!-
- Signorina Faith, non voglio arrivare a conclusioni affrettate, ma ho visto il naso di quel ragazzo, e ho letto il referto medico. E qualcosa deve essere accaduto. E poi non credo che un ragazzo ammetta di essere stato picchiato da una ragazza…esile come lei, se questo non è assolutamente vero.-
-Sì è vero, ieri l’ho colpito- ammise Faith guardando verso il basso- Ma tutto il resto non è vero! Glielo giuro! E’ lui che mi perseguita!-
- Io questo non lo so, ma sia il ragazzo che la famiglia sostengono il contrario. Non solo, ma mi hanno anche detto, e questo è stato confermato da altri testimoni, che circa una settimana fa l’hanno vista mentre minacciava questo ragazzo.-
-Cosa? Ma quando?-
-Mercoledì scorso, per l’esattezza. Da quanto mi hanno detto mi sono fatto un’idea di quel che può essere successo. Lei si è presa una cotta per quel ragazzo. Una cosa normale alla vostra età. Ma quando lui l’ha rifiutata, allora lei ha iniziato a perseguitarlo e ad insistere con lui, e al suo rifiuto, l’amore si è trasformato in rabbia, da ciò le minacce a cui sono seguiti i fatti. D’altro canto me l’ha confermato anche lei che lo ha colpito con un pugno Non è così?-
-Sì, ma…è lui che mi perseguita-
Il preside la guardò con aria scettica.
-Signorina Lehane…posso chiamarla Faith?-
-Sì certo si figuri..-
-Faith, forse non lo sa- disse il preside alzandosi dalla scrivania e andando verso il mobile che conteneva gli schedari della scuola- Ma è da parecchio che la teniamo d’occhio. Lei non è nuova a risse, o litigi-
Il preside la squadrò severamente, poi si girò verso lo schedario estrasse una delle schede e la posò sul tavolo.
-Vede qui c’è tutto di lei. E della sua situazione famigliare-
Faith lo guardò sperduta. Cosa voleva da lei quell’estraneo?
-Sappiamo che lei ha una situazione famigliare a dir poco difficile. Ci sono stati degli assistenti sociali che hanno provato ad interessarsi del suo caso, ma senza risultati.-
Faith sentiva il cuore battergli sempre più forte
-Forse lei dovrebbe essere affidata ad una famiglia che le permetta di crescere in modo sano, ma purtroppo noi non possiamo farci niente-
Faith sapeva che quella era la soluzione migliore, ma nemmeno voleva abbandonare la madre-
-Io non voglio lasciare mia madre. E poi perché, perché un ragazzino stupido ha preso una lezione?
-Vedo che lei non cambia atteggiamento. -
-E perché dovrei? Tutti a dirmi quello che devo e non devo fare, tutti a pontificare su di me e cosa sarebbe meglio per me, ma nessuno che mi dia mai una mano.  Siete solo buoni a parlare male di mia madre. Sa perché ho colpito quel tipo?. Perché parlava male di mia madre. Ed in quanto alle minacce, è stato lui a minacciare Luc e io l’ho solo difeso, Se c’è giustizia è lui che deve essere denunciato.- Faith sullo slancio si era alzata dalla sedia.
-Si sieda- le disse con tono deciso il preside
Faith obbedì e in quel momento si accorse di aver parlato troppo. Non voleva coinvolgere anche Luc nella sua vita caotica e disperata.
-Si vuole spiegare meglio?-
-Niente, non ha importanza.-
- Ascolti Faith, io voglio aiutarla. Farò il possibile perché la famiglia del ragazzo ritiri la denuncia. E’ possibile che questo ragazzo l’abbia provocata come dice lei. Se ci fosse questa denuncia ne andrebbe del buon nome della scuola e, probabilmente, lei verrebbe portata via da sua madre, anche se questo secondo me non sarebbe un male. Però noi dobbiamo cautelarci. Quindi la devo sospendere per una settimana. E potrà tornare solo se andrà tutte le settimane dallo psicologo della scuola. Inoltre dovrà impegnarsi nell’attività scolastica in modo maggiore di quanto non faccia ora. Io ho qui le sue pagelle e …-il preside sospirò- sono un vero disastro. Pare che a lei non importi niente di niente. –
Il preside scosse la testa- Sbaglia, lei deve trovare degli interessi, deve impegnarsi. Altrimenti non risolverà mai i suoi problemi-
Faith assentì poco convinta: erano le solite parole, la realtà era che nessuna la aiutava, nessuno la ascoltava. Lei doveva impegnarsi blablabla. E in cambio di cosa? Volevano aiutarla? Date un lavoro a mia madre in modo che si possa comprare una casa, datemi un po’ di fiducia al posto di darmi sempre tutte le colpe del mondo, ascoltatemi al posto di blaterare!
Ma queste cose Faith se le tenne dentro di sé, a nulla sarebbe servito parlarne.
Salutò il preside ed uscì dall’ufficio.
****
 
Ad attenderla fuori c'era Luc.
-Ti ho aspettato. Come è andata?-
-Male. O bene, non saprei-
-Cosa è successo, ti va di parlarne?-
- Ho picchiato un tale. Quel Jack-
-Cosa?-
-Sì quello che ti ha minacciato l’altro giorno-
-Ma Faith non dovevi, non era necessario, e poi la violenza è sempre condannabile.
- Può darsi, Mi aveva offeso. Ha offeso mia madre e non ci ho visto più-
Già che c’era doveva dirgli tutto.
-Sai ieri quando sono venuta a trovarti?-
-Mi sei sembrata un po’ strana –
-Già, dopo il nostro giro sono tornata a casa. E mia madre era ubriaca. Abbiamo litigato. Per questo ero venuta da te. Ma non ho avuto il coraggio di parlarti. Poi mi sono arrabbiata, e ho incontrato quel tipo. Lui mi ha provocata e …Bum!-
-Capisco-
Faith lo guardò.- Dici sul serio? Mi capisci veramente?-
-Beh, ci provo-
-E’ già qualcosa-
-Cosa ti ha detto il preside?-
-Che i genitori di Jack vogliono denunciarmi. Pensa un po’, quel gradasso è andato a nascondersi dietro le sottane della madre-
-Faith. è una cosa seria, non scherzare-
-Ok, lo so. Comunque il preside ha detto che farà in modo che non sporgano denuncia. Più che altro vuole salvarsi la reputazione. E poi mi ha sospeso per una settimana e ha detto che dovrò andare dallo psicologo e filare dritto.-
-Non è andata così male in fondo-
-Va malissimo invece-
-Perché? -
-Perché? Prima di tutto chi glielo dice a mia madre? E poi io non ci torno più-
-Dove?-
-A scuola no? Non mi vogliono! E’ talmente evidente!-
-Non è vero, Faith. Non è che non ti vogliono. Cercano solo di aiutarti! Non lo capisci?
Faith stette un attimo in silenzio
-Può darsi. Rimane il problema numero uno. Dirlo a mia madre.-
-Ti posso aiutare?-
-No- Faith sorrise- Mi hai già aiutato abbastanza.-
Allungò un bacio sulla guancia a Luc e se andò.
****

Questa scena era stata osservata da una figura. La figura seguì Faith. Lei se ne accorse e si girò. Vide una signora elegante sulla quarantina che si avvicinava a lunghi passi.
Giunta a un paio di metri da Faith la donna si fermò proprio davanti alla ragazza e la fissò.
-Sì, devi essere tu la prescelta, lo sento-
Faith non capì che cosa stesse dicendo la donna e scosse la testa.
- Tu devi essere Faith-
-E lei deve essere un assistente sociale.-
La donna la guardò perplessa e porse la mano
 –Piacere, Sally Winters-
Faith sbuffò e si girò dall’altra parte incamminandosi.
La donna le corse dietro la raggiunse e la bloccò
-Beh, Faith, è questo il modo? Mi piacerebbe sapere chi ti ha insegnato l’educazione-
-Come, non lo sa? Un padre che faceva avanti e indietro dalla galera e una madre alcoolizzata . Le basta? E adesso mi lasci andare, tanto voi assistenti sociali non servite a niente!-
Ma la donna la bloccò per le spalle con decisione.
-Io non sono un assistente sociale-
-Ah no, è chi è? Una che non si fa gli affari suoi per hobby?-
-Sono la tua osservatrice-
-Eh?-
- Ti devo parlare Faith, ho una cosa importante da dirti.-
Che razza di giornata sfigata era mai quella?.Prima il colloquio dal preside, la minaccia di denuncia, la sospensione e tutto, e adesso questa svitata piombata da chissà dove che le diceva cose incomprensibili. Faith si ricordava che bisognava accontentare i matti senza dargli troppa corda e allora decise di fare l’accomodante.
-Se è una cosa veramente così importante, me la dica pure. Però sono parecchio presa in questo periodo. Sa, mi hanno appena detto che mi hanno scelto come candidata a studente modello della scuola, e devo preparare un lungo discorso eccetera eccetera.-
-Complimenti Faith. Non ti ruberò molto del tuo prezioso tempo. Solo cinque minuti. E’ importante che tu mi ascolti.-
-OK-
Le due si sedettero su una panchina e Sally iniziò.
- Vedi Faith io ti ho detto che sono un’osservatrice. Ti chiederai cosa significhi. Una osservatrice è una specie di maestra che segue l’allieva e la consiglia per il meglio-
-Una assistente?-
-Non proprio. Qualcosa di più, Un specie di maestra-
-Lei vuole fare la mia maestra personale?-
-Sì, in un certo senso. Ma non di scuola. Mi hai detto che lì vai bene-
-Ah sì, certo, ma una mano è sempre utile-
-Certamente, ma ci sono altre cose che bisogna imparare quando si è una prescelta.-
-Prescelta?-
-Sì, vedi, tu sei una prescelta. Hai avuto un grande dono. E io devo insegnarti come usare questo dono.-
-Un dono, in che senso?-
-Una virtù, un potere. Sì, tu hai il potere-
-Come il Presidente?-
-No, non proprio. E’ un altro tipo di potere. Ed io devo insegnarti ad usarlo. Il Consiglio mi ha incaricato di questo. Capisci?
-Più o meno-
-Pensaci Faith, ci vedremo tra un paio di giorni.-

****

Faith lungo il percorso che la separava da casa era talmente piena di pensieri che gli si accavallavano che non sapeva nemmeno lei da che parte iniziare. La preoccupazione per la storia della rissa con Jack e la sospensione avevano lasciato il posto per l’eccitazione per quello strano incontro. La signora aveva detto che era un prescelta. Lei aveva dei poteri, Lei era speciale. Non sapeva in che cosa fosse speciale ma quella signora elegante gliel’aveva detto, e sicuramente doveva essere così. Di certo una persona così elegante e bella non poteva sbagliare, né era possibile che la prendesse in giro. Finalmente qualcuno che credeva in lei. E poi c’era Luc. Addirittura due persone che credevano in lei. Perché essere così tristi, dopotutto?
Ma come faceva ad essere così sicura che quella persona non la prendesse in giro o fosse una svitata, per quanto elegante?In fondo l’abito non fa il monaco. E in quanto a Luc sentiva che c’era un muro tra di loro anche se lei avrebbe dato tutto per scavalcarlo. E comunque c’era sempre il problema di raccontare tutto alla madre. Forse poteva partire dalla fine, forse poteva mischiare un po’ le carte.
Trovò Sua madre che stendeva i panni fuori, le giornate erano ancora calde e si poteva approfittare del calore che il sole dava generosamente.
Sua madre la vide e le urlò – Allora signorina, dove sei stata fino ad ora? E’ possibile che debba fare tutto la tua povera madre?
Bene, pensò Faith, almeno non è ubriaca
-Va bene mamma, ti dò una mano!-
E così, appena posati i libri, Faith si mise ad aiutare la madre e lasciò cadere con noncuranza l’argomento tra un panno e l’altro
-Sai. ho incontrato una signora molto elegante e mi ha detto che sono scelta per un corso speciale. Quindi questa settimana e la prossima non devo andare a scuola ma devo partecipare a questo corso speciale. Ci credi? E’ un’occasione unica!-
-Ah bene, ma che corso è? Non ho mai sentito parlare di una cosa simile-
-Come non ne hai mai sentito parlare? E’ una cosa grossa, ci sono dentro persone del governo, cioè di questo Consiglio che è una cosa governativa. Insomma è un onore-
-Il governo che si interessa a noi? E chi l’avrebbe mai detto. E come mai hanno scelto te ? Ho sempre pensato andassi male a scuola.-
-No, l’anno scorso, ma quest’anno vado bene. Il preside ha parlato con me e mi ha fatto capire come fosse sbagliato e negativo il mio atteggiamento. Ma adesso ho capito come ci si comporta.-
La madre la guardò sbalordita. Veramente era quella sua figlia Faith?
-Oh Mamma sono felice! Adesso risolveremo tutti i nostri problemi!- Faith abbracciò la madre che ricambiò l’abbraccio. Era tanto tempo che tra le due non c’erano queste tenerezze. Erano provocate da una bugia colossale, anzi una serie di bugie, ma in fondo che importava? Faith era contenta ed era stata così convincente che aveva finito anche lei per crederci.
In fondo non era poi tanto lontano dalla verità. Quella persona le aveva detto sì o no che era la prescelta ed era una ragazza speciale?
 E allora, cosa contava una piccola dimenticanza su quel cazzotto dato e la sospensione?. E poi era vero che il preside le aveva fatto un discorso per spronarla ad impegnarsi di più. Solo che lei voleva un po’ di fiducia e quella signora gliel’aveva data.
E poi c’era Luc, anche se quello era un altro tipo di discorso.
La vita, in fondo, era bella.
O no?
 

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Capitolo 3
*** Il Regalo ***


And I feel like some bird of paradise
My bad fortune slipping away
And I feel the innocence of a child
Everybody’s got something good to say

(P.J Harvey Good fortune)



-Allora, signora Winters, Che tipo di potere ho? E che tipo di insegnamenti mi deve dare?-
-Andiamo per ordine: devi sapere Faith, che molto, moltissimo tempo fa, un tempo che si perde nella notte dei tempi, gli antichi saggi scelsero una ragazza. Questa ragazza aveva il potere di lottare contro i demoni, i vampiri e le forze delle tenebre. Da allora per ogni generazione c’è una Prescelta. La cacciatrice. Io ti devo addestrare a diventare una cacciatrice-
Faith la fissò con aria sbalordita, poi disse- Che cosa? Che storia è mai questa?-
-Lo so Faith, può sembrare assurdo. Questo mondo materialista nega l’esistenza di queste questioni. Ma ti posso assicurare che sono reali.-
-Ma lei è matta? E crede che io ci caschi? Che rabbia!. E io che pensavo che lei fosse una persona seria ed importante e che avrebbe potuto aiutarmi, e aiutare mia madre a tirarsi fuori dalla sua situazione e invece…-
-Calmati Faith. Immaginavo che non mi avresti creduto. Ma ho una cosa da farti vedere-
 La donna estrasse dalla tasca interna dell’elegante impermeabile una busta e la porse a Faith.
-Ecco, leggi qui-
Faith strappò quasi dalle mani di Sally la busta, la aprì e dette un’occhiata rapida.
-Quella è una lettera del Consiglio degli Osservatori, Mi dà l’incarico di trovare la nuova cacciatrice-
-So leggere- rispose alterata Faith.-Non significa nulla, può averla scritta lei tranquillamente.-
-E questi allora?- Sally porse i biglietti d’aereo e del treno a Faith- Secondo te sono venuta dall’Inghilterra per nulla, solo per prenderti in giro?-
Faith stette un po’ a pensarci su poi disse – Va bene, oltre a lei c’è una banda di sciroccati che credono in queste favole. Ma questo non significa che la storia che mi ha raccontato sia vera-
-Lo è, eccome se lo è. Ma capisco le tue perplessità. Ascolta, ti chiedo una settimana di tempo, In questa settimana ti addestrerò e ti farò vedere le cose per cui sei stata prescelta. Poi tu deciderai. Va bene?-
-Ok. –
-Possiamo vederci nel doposcuola-
-Non vado più a scuola-
-Come, non avevi detto…?-
-No, mi hanno sospesa-
-Ah io pensavo…-
-Niente, le ho raccontato delle storie. Così siamo pari. Vabbè visto che non ho di meglio da fare, seguirò il suo corso. Può sempre tornare utile. Posso domandarle una cosa?-
-Certo- sorrise Sally rinfrancata
-C’è una paga, uno stipendio, qualcosa?-
Sally la guardò con aria di dolce rimprovero
- Solo un rimborso spese-
-Meglio che niente.-
Nei giorni successivi Sally e Faith si videro con assiduità. Sally faceva lavorare Faith sulla preparazione fisica, avendo capito che la ragazza non era ancora pronta per capire la parte filosofica del suo ruolo, e forse non era nemmeno interessata. Sally si era accorta che Faith aveva una grande energia e voleva che lei sviluppasse al massimo le sue potenzialità in modo tale che non dovesse soccombere nell’eventualità che avesse dovuto sostenere uno scontro cruento con qualche vampiro.
Faith si applicava con rigore alle cose che le diceva Sally, anche se ogni tanto non ne capiva il senso. Era sicuramente meno noioso che andare a scuola. Non sapeva dire se quelle cose strane che Sally le raccontava fossero vere ma, per il momento, aveva trovato un’occupazione che la distraeva e per la quale sembrava portata.
Qualche giorno dopo Luc andò a trovare Faith.
-Non ti fai più vedere- le disse
Faith alzò le spalle
-Domani finisce la sospensione?-proseguì il ragazzo
-Sei impazzito?- gli rispose Faith a bassa voce, lo prese per le spalle e lo trascinò lontano dalla roulotte
-Ehi, che ti prende?-
-Non voglio che mia madre senta.-
Luc  la guardò incredulo – Vuoi dire che non sa niente?-
-Sa quel che è giusto che sappia-
-E cioè?-
-Che non vado a scuola, perché sto seguendo un corso di perfezionamento-
-E di perfezionamento a che? A raccontar bugie?-
Faith fu sorpresa dal tono di Luc.
-Ehi Luc! hHai imparato a far battute? Sai, a forza di frequentarmi stai migliorando! -
Luc fece un’espressione corrucciata – Lascia stare le mie battute, non puoi raccontare balle a tua madre-
-Oh, e ora dici anche le parolacce!- rise Faith
-Senti la vuoi smettere?Se no dico tutto a …-
-Dici tutto a chi?-
Luc si spaventò non appena Faith assunse un’aria minacciosa –Niente…-biascicò
Faith lo tranquillizzò- Non voglio mica picchiarti. Però guarda che non ho raccontato balle-
-No?-
-Beh, non del tutto. In realtà sto seguendo un corso-
-Bene, di cosa si tratta?-
Faith raccontò la storia-
Luc scosse la testa –E’ vera questa storia o è frutto della tua fervida fantasia?-
-Ma quale fervida fantasia? E’ tutto vero! Vuoi venire a conoscere Sally?-
-No, mi presenteresti qualche tua amica o zia dicendo che si tratta di un una “osservatrice” di non si sa quale culto arcaico…-ripose sarcastico Luc
-Non mi credi- Faith era delusa
Luc stette zitto
-Adesso  ho capito- Faith era delusa ed arrabbiata, prima di tutto con se stessa.
-Cosa?-
-Che sei come tutti gli altri. Io pensavo che tu fossi realmente interessato a me, che tu mi capissi, o almeno ti sforzassi di farlo. Invece no, Cosa pensavi di ottenere da me? Eh? Dimmelo!-
-Ma Faith, niente!-
-Un pomiciata? Va bene ti accontento!-
Faith si buttò letteralmente sul ragazzo baciandolo, Luc si divincolò dalla stretta e cercò di allontanarsi
-Non è così che doveva succedere-
-Ah! Perché doveva succedere. Non mi sono sbagliata, allora!-
-Tu…tu sei matta!. Non voglio più rivederti- le gridò Luc sempre più sconcertato.
Il ragazzo iniziò a correre
-Ehi Luc, non andartene!- gli gridò Faith, già pentita del suo comportamento, ma il ragazzo non si girò nemmeno indietro.
-Accidenti!- Faith tirò un calcio all’albero più vicino.
-Stupido, stupidissimo quattrocchi! Ma perché li becco tutti io?. Tutti gli idioti della città, del quartiere, del mondo!-
Decise di andare ad allenarsi per scaricare tutta la rabbia e l’adrenalina.
Entrò nel capannone affittato da Sally ed adibito a palestra, e si mise a colpire con violenza il punching ball fino a romperlo.
-Faith, va bene l’impegno ma non ti pare di esagerare?-
-Mi scusi signora. Sono piena di energia oggi-
-O piena di rabbia? C’è qualcosa che non va, Faith?-
-Niente, niente che non vada-
-Ancora problemi con tua madre?-
-No, mia madre non c’entra-
-Qualche ragazzo allora?-
Faith non rispose, il suo sguardo andò verso terra in un’implicita ammissione.
-Ne possiamo parlare se vuoi-
-E’ solo uno stupido ragazzino, un altro stupido ragazzino che si crede un padreterno. Tutto qui-
-Come vuoi Faith, ma ricordati che devi stare concentrata. La concentrazione è un’arma fondamentale nel nostro mestiere. Intesi?-
-Ok-
-Stasera andiamo sul campo. E’ importante essere concentrati e preparati. D’accordo?-
-Certo, signora-
Faith non sapeva perché. Ma quella donna, coi suoi modi alle volte pazienti e comprensivi, alle volte bruschi e decisi, riusciva dove altri avevano fallito. Riusciva a farla sentire parte di qualcosa di più grande, forse perché le dava quella fiducia che le era sempre mancata. Non sapeva se poteva veramente fidarsi di lei, ma qualcosa le diceva di sì. Quello strano mestiere di “cacciatrice” e quella donna erano le uniche ancore di salvezza nella sua vita sempre più disastrata e solitaria.
-Adesso ti devo fare un bel regalo-
-Un regalo?- quella parola distolse Faith dai suoi pensieri.
-Esatto, eccolo qui. La tua arma.-
Sally aveva aperto una piccola scatola, della grandezza di una scatola per scarpe e ne aveva mostrato il contenuto a Faith. La ragazza si avvicinò e chiese- Ma cos’è?-
-Un paletto di frassino-

(Continua)

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Capitolo 4
*** Il primo vampiro non si scorda mai ***


In the darkness of your room your mother calls you by your true name
You remember the faces, the places, the names,
You know it’s over, it’s relentless as the rain
Adam raised a Cain

(B.Springsteen. Adam raised a Cain)

Notte fonda. Due ombre si aggiravano tra i carrozzoni del circo.
- E’ da due ore che siamo qui e non abbiamo visto niente. Io sono stanca. Perché non andiamo a dormire?-
-Zitta Faith. So che qui si cela un nido di vampiri. E sono convinta che presto ne vedremo uno. Non è necessario che tu combatta, basta che vedi, così crederai…-
- Già, devo credere-
-Le mie sensazioni non possono essere sbagliate, sono sicura che presto ne salterà fuori uno-
Il buio e la stanchezza incominciavano a giocare un brutto scherzo a Faith, che davvero iniziava a credere che potesse saltare fuori un vampiro, cosa che fino a pochi istanti prima aveva considerato un’ipotesi remota, se non proprio irrealistica. A lei piaceva allenarsi con l’osservatrice. Era un passatempo divertente, aveva trovato qualcosa da fare e si divertiva. E anche Sally, la sua osservatrice, dopo un po’ le era sembrata diventare più simpatica, quasi un’amica. Quasi, perché la differenze di età c’era e Sally manteneva un certo distacco, e un certo distacco lo manteneva anche Faith.  Però era l’unica persona che Faith potesse ritenere amica, l’unica con cui poteva avere  un minimo di confidenze, dopo il litigio con Luc. Il povero, piccolo, timido Luc..
Ogni tanto Faith ci ripensava. Aveva agito male lei o era lui che era un idiota? E non era forse vero che anche Luc come gli altri teneva le distanze da lei? Anche lui non si fidava di lei.
Perché nessuno si fidava di lei? Che aveva fatto di male nella vita per essere così emarginata? Era solo nata nella famiglia sbagliata, ma non poteva essere una colpa, come non poteva essere un merito quello di Luc, o di altri, che erano nati nella famiglia giusta.
Ecco, Sally di lei si fidava. Aveva detto che era la prescelta e qualunque cosa questo significasse per Sally, per Faith questo significava una sola cosa: che qualcuno credeva in lei.
La mano di Sally sul braccio la riportò alla realtà, se così si poteva chiamare quello che stava per accadere.
-Eccoli!-
Due figure si fecero avanti nelle tenebre. Sally trascinò Faith dietro un carrozzone per evitare di essere viste.
-Sono vampiri?-chiese Faith
Sally annuì.
- A me sembrano solo ubriachi-
Sally mise la mano davanti alla bocca di Faith. Troppo tardi. I due si voltarono verso di loro.
Uno avanzò verso la prescelta e la sua osservatrice.
-C’è qualcuno qui?-
Le due donne rimasero in silenzio.
L’uomo avanzò ancora e le vide
-Um, lo spuntino di mezzanotte- detto questo si fece avanti ed afferrò Sally
-Faith!-gridò quest’ultima in cerca di aiuto,
Faith sapeva che doveva agire, due settimane di training dovevano averle insegnato qualcosa, ma non aveva mai pensato realmente che avrebbe dovuto fare quello che ora doveva fare. Quel tizio, uomo o vampiro che fosse, aveva preso Sally, la sua amica, la sua unica amica.
In modo impulsivo e un po’ scordinato  strappò Sally dalla presa dell’uomo e iniziò a colpirlo
-La coordinazione! Faith! la coordinazione! -le urlò Sally.
Faith smise di colpire l’individuo e si portò ad una certa distanza, come le aveva insegnato Sally.
- Cosa credi di fare piccola impertinente?- le urlò con rabbia l’uomo.
La Luce della luna per un attimo ne illuminò il viso: Faith trasalì. Forse aveva visto male, ma se quello che aveva visto era vero, bene, allora non c’erano più dubbi: quello era un vampiro, e se quello era un vampiro, lei era la prescelta per combatterli. Così aveva detto Sally : Lei era la prescelta. Ed era giunto il momento di dimostrarlo.
Faith scacciò la sua paura nell’angolo più profondo della sua mente e ripassò velocemente i movimenti che doveva fare, e come il vampiro si fece sotto lo colpì con un calcio. Il vampiro fu sorpreso, ma la sua sorpresa durò poco; Faith lo colpì ancora e ancora, e il vampiro cadde a terra.
-Faith prendi questo!- le urlò la sua Osservatrice lanciandole il paletto.
Faith istintivamente alzò le braccia ed afferrò il paletto, proprio mentre il vampiro si era rialzato e si faceva sotto.
-Al cuore, al cuore!- la voce di Sally suonò in lontananza, ma non c’era bisogno dei suoi consigli, ormai. Faith d’istinto, senza pensarci, come fosse la cosa più naturale del mondo, un’arte antica seppellita nei ricordi ancestrali della sua mente, colpì il vampiro al cuore.
Questi rimase a bocca aperta, poi con sorpresa di Faith incominciò a decomporsi rapidamente, fino a trasformarsi in cenere. Faith alzò lo sguardo giusto il tempo di vedere l’altro vampiro, che si era avvicinato, darsi alla fuga. Il suo istinto fu quello di corrergli dietro, ma era ancora stupita di quello che gli era successo. Sally le si avvicinò le mise una mano sulla spalla e le disse –-Bene Faith, per ora può bastare. Hai superato la prova. Adesso ci credi?-
Faith la guardò con aria stranita, poi disse- Sì, Signora, ci credo.-
 

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Capitolo 5
*** Notte di sangue ***


Take the body to the graveyard, over him they prey
Lord, won’t you tell us, what does it mean?
At the end of every hard-earned day, people find some reason to believe

(Bruce Springsteen, Reason to believe)

-Faith! Vieni dentro, ti devo parlare.-
Il tono perentorio di sua madre era di quelli che non ammettevano repliche, e soprattutto di quelli che non promettevano niente di buono. Faith non si era ancora del tutto ripresa dall’esperienza della notte scorsa. Non sapeva ancora cosa fosse successo: aveva ammazzato un vampiro? Era una cacciatrice? O era stato un sogno o forse un incubo causato dalla stanchezza?
Entrò nella roulotte dove sua madre l’attendeva con aria severa.
-Siediti, Faith-
Faith si sedette
-Dove sei stata in questi giorni?-
-Sono stata a scuola-
-Non mentirmi.-
Faith scosse la testa
-Non ti sto mentendo.
- Ho parlato con uno dei tuoi professori, Mr Wilkins. MI ha detto che non sei stata a scuola da due settimane. Non solo, ma mi ha detto che sei stata sospesa. Mi ha raccontato tutta la storia. E ha detto che, viste le tue prolungate assenze, e il fatto che hai disobbedito a quello che ti avevano detto di fare, il tuo caso verrà portato davanti al Consiglio scolastico.-
Faith abbassò lo sguardo. La verità era venuta a galla. La verità, soprattutto quella spiacevole, veniva sempre a galla. Ma a lei non importava. Non più. Quello che era successo la sera prima era stato troppo sconvolgente ed importante perché a lei interessasse ancora qualcosa di qualunque cosa. Ma non poteva di certo dire nulla a sua madre. Altrimenti sarebbe finita come con Luc.
-Faith non rispondi?- La ragazza alzò le spalle
-Ti cacceranno via Faith, e io non muoverò un dito. Nessuno muoverà un dito. Sei sola Faith.-
-Io non sono sola!-
-Ah no? Qualche tuo amico teppista? Quel ragazzino che ti gira attorno, come si chiama?-
-Luc non c’entra Mamma, e non è un teppista, Lascialo stare-
- Sei permalosa eh? Bene io ho esaurito la pazienza con te. So che la scuola non ti piace e va bene, ma perché mentirmi, perché raccontarmi tutte queste balle. Che andavi bene a scuola, il corso del governo…perché?-
-Io…volevo solo che tu fossi felice, Ma’-
- E per questo mi inganni, eh Faith?- La voce della madre, fino a quel momento insolitamente calma, incominciava ad alzarsi –Per questo inganni la tua povera madre? E chi sono io, una povera scema da prendere in giro eh? Che mi racconti quello che vuoi, mi pigli in giro, eh Faith? Cosa credi di fare con me, di vivere a sbafo raccontandomi storie, mentre tu ti diverti in giro alle mie spalle?-
-Io non mi diverto Mamma, come puoi pensare questo? Credi che sia divertente per me vivere qui in questa schifosa roulotte, mentre tutti hanno delle belle case, e dei genitori che gli vogliono bene, e tutti sono felici, mentre io niente, io non ho niente, niente!
-Ma hai me, Faith, Hai me!-
-No, a te non importa niente, non hai lavoro, non hai niente, non hai nemmeno più un uomo che ti mantenga..-
L’espressione della madre cambiò definitivamente
-Vai via, Faith vai via- sussurrò con un tono gonfio di ira.
Faith la guardò
-Mamma-
-Viaaa! Viaa! fuori di qui Viaa! Non ti voglio più rivedere,  sgualdrina, mai più!!-
-Ma cosa?…mamma… ti prego…-
Ma ormai sua madre non l’ascoltava più. Incominciò a prendere le cose di Faith e a tirargliele dietro, buttandole fuori  dalla roulotte. Magliette jeans mutande reggiseni, e infine uno zainetto e persino il suo spelacchiatissimo orsacchiotto.
-Ecco, tieni anche lui!-
-Mamma!- le gridò piangente Faith-Perché fai questo, perché?-
-Perché non ne posso più di te, delle tue prese in giro, delle tue insolenze. Vuoi essere libera? Vuoi fregartene di tutto e di tutti?. Bene, quella è la strada. Puoi andare.-
La porta della roulotte si chiuse in faccia a Faith.
La ragazza raccolse le sue cose, le buttò dentro la sacca, e piangendo di rabbia si incamminò per la sua strada.

Il campanello suonava furiosamente, Sally corse ad aprire. Faith entrò con la sua sacca a tracolla, gli occhi lucidi e lo sguardo perso. Non degnò Sally nemmeno di uno sguardo e buttò sul divanetto che c’era nell’atrio della palestra la sua roba.
-Che c’è?- le chiese Sally sinceramente preoccupata- mi sembri sconvolta-
-Mia madre mi ha cacciato via.-
Sally si avvicinò e le toccò con dolcezza la spalla
-Mi spiace. Ti va di parlarne?-
La ragazza scosse la testa, poi i suoi occhi incontrarono quelli di Sally e una lacrima le scese giù dalla guancia furtivamente. Sally la abbracciò teneramente.
 – Piccola, piccola mia, mi spiace. Posso fare qualcosa?-
-No.E'  andata-
- Non è per caso colpa mia, per questi allenamenti che facciamo?- chiese Sally sinceramente preoccupata
-No, anzi, sono l’unica cosa che mi resta.-
Faith si scostò da Sally e la guardò. Questa volta non c’era più paura, né dolore nel suo sguardo.
-Voglio essere una cacciatrice di vampiri. Sally-
-Va bene, ma puoi anche fare la pace con tua madre. Non credi?-
-No, è inutile. E’ meglio che me ne vada da quella casa, se così si può chiamare. E da questa città.-
Sally la guardò preoccupata.
-Non puoi. Faith. Sei una ragazzina, dovresti vivere con tua madre-
-Lei non mi vuole, Signora Sally, non mi vuole, mi ha cacciato via. –
La donna le prese la mano.
-Non può adottarmi lei, Sally? E portarmi via di qui?-
-No, per il momento no. Forse verrà il giorno in cui potremo andarcene via e tu potrai vivere la tua vita. Ma non è ancora quel momento-
- Posso rimanere qui stanotte?. Non ho un posto dove andare.-
-Va bene, se ti accontenti di quel divano-

Faith si allenò quel giorno, ma soprattutto voleva sapere da Sally di più sull’esperienza di quella notte. Era anche un modo di non pensare più a sua madre, né a Luc, né alla scuola o al preside e a tutti quegli stupidi che le avevano messo sempre i bastoni fra le ruote e l’avevano umiliata in tutti i modi possibili.
-Vedi Faith, quello che hai visto stanotte, quello che hai vissuto, è solo una parte di quel mondo oscuro di cui ti ho parlato. Quello che hai sperimentato è solo una parte del tuo potere. Ora non sei ancora una cacciatrice, ma quando sarai chiamata sarai investita di tutto il potere che deriva dal tuo ruolo.-
-E quando sarò chiamata?-
-Quando morirà la cacciatrice in carica-
- E’ terribile!-
-Queste sono le regole-
-Sono crudeli.- disse Faith turbata da questa rivelazione
-E come si chiama la ragazza, la cacciatrice in carica?-
Sally fu sorpresa dalla domanda, cercò una risposta nella sua mente-
-Buffy, mi pare-
- Che nome buffo…Buffy!- rise Faith
Sally sorrise con un po’ di mestizia.
E ora Faith sapeva che  il compimento del suo destino dipendeva dalla morte di una ragazza come lei. Chissà come era questa Buffy, se era simpatica o antipatica, ricca o povera, bionda o bruna, alta o bassa. Le spiaceva il fatto che, molto probabilmente,non avrebbe mai potuto conoscere questa Buffy. Ammesso che poi esistesse sul serio.
 
Più tardi nella notte una mano la scosse
-Svegliati Faith-
-Che? che c’è?
-Sono Sally, dobbiamo andare-
-Dove?-
-Non fare domande. Vestiti-
Le due uscirono dalla palestra
-Dove andiamo?- tornò a chiedere Faith
-A casa tua-
-Cosa?-
-Hai sentito bene, a casa tua- le rispose Sally con durezza-
-E’ impazzita?-
-Senti Faith,- le rispose con inusitata durezza l’Osservatrice- tua madre è in pericolo, lo sento. Quel vampiro che è scappato l’altra notte vuole vendicarsi. Quindi prendi il tuo paletto e andiamo a casa tua.
Faith non se lo fece ripetere due volte. Si mise quasi a correre, mentre la mente le si riempiva di pensieri e sentimenti contrastanti.
Giunta davanti alla roulotte si fermarono, tutte e due col fiatone
-Mi aspetti qui, e spero che sia uno scherzo-
-Spero di essermi sbagliata, ma non credo-
Faith si avvicinò furtiva alla roulotte aperse molto lentamente la porta. Sentì un rumore dentro. Istintivamente chiese- Mamma?- ed entrò dentro.
Un tizio stava sopra a sua madre. Il tizio si girò con un’espressione maligna dipinta sul volto, Un rivolo di sangue gli colò dal mento.
Faith fece per urlare ma non le uscì niente dalla bocca. Sua madre era attaccata da un vampiro e lei era una cacciatrice, e doveva fare qualcosa, ammazzare quell’essere mostruoso, fare qualcosa accidenti! Ma non riusciva a muovere un muscolo.
Il vampiro si alzò dal pasto, sempre guardando verso la ragazza ed esclamò
- E’ proprio te che cercavo, ora non sembri sicura di te, eh?-
-Faith! scuotiti, attaccalo! Ricordati!La migliore difesa è l’attacco!-
La voce di Sally suonò nella sua testa come un colpo di cannone e come il vampiro fece per scagliarsi su di lei fu investito da una serie di colpi. Tutta la rabbia di quell’ultimo periodo e tutta la frustrazione stavano urlando dentro a Faith, e le dicevano che doveva colpire colpire e ancora colpire chi le stava portando via sua madre, chi le stava portando via la sua vita, che per quanto squallida era sempre la sua vita.
Il vampiro indietreggiò poi si rilanciò su Faith e le fu sopra, coi canini a poca distanza dal suo collo.
-Le gambe Faith, usa le gambe!- le urlò Sally. Faith obbedì e riuscì buttare di lato il vampiro. Ora la situazione era rovesciata. Faith salì sull’essere e lo colpi con un pugno poi due.
-Il paletto!- le gridò ancora l’osservatrice.
Faith afferrò il paletto e lo puntò verso il cuore del vampiro, poi alzò il braccio e colpì con tutta la forza. Il vampiro lanciò un urlo e poi si sbriciolò sotto di lei.
Ma Faith non ci fece caso, corse da sua madre riversa sul letto. Il sangue era dappertutto. Le prese la testa fra le mani e le mormorò mentre il volto le si inondava di lacrime- Mamma ti prego, è tutto finito adesso, tornerò a casa, sarò una brava figlia, ti prego non morire, non morire adesso, ti prego, mamma-
Sally l’abbracciò con dolcezza
-Vieni via, Faith, non c’è più niente che tu possa fare. Vieni via.-
 

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Capitolo 6
*** L'addio ***


Every years is the same, and I feel it again
I’m a loser, no chance to win
Leaves start falling, come down is calling
Loneliness start sinking in
But I’m the one I’m the one
And I can see that this is me
And I will be, you’ll all see, I’m the one.

(I’m the One, THE WHO)

I ragazzi e le ragazze uscivano dal portone della scuola, sciamavano come api fuori dal nido, lanciandosi urla  e scambiandosi battute al alta voce oppure andando via velocemente a capo chino,
Faith guardò tra la folla, e poi lo vide, gli si avvicinò.
Anche Luc la vide e sembrò sorpreso. Un timido sorriso gli si dipinse in faccia
-Faith, che ci fai qui? Non credevo di rivederti più-
-Chi non muore si rivede-
-Ho saputo di tua madre. Mi spiace- rispose con aria di circostanza
-Già- Annuì imbarazzata Faith
-Tu come stai?-
-Ah, bene, sì, me la cavo, Sul serio-
- Mi fa piacere averti rivisto. Cosa farai ora?-
- Penso che me ne andrò.-
-Ah-
-Sì, sai quella signora che ho conosciuto, Sally Winters.. Mi prende con lei. Oggi porta dei documenti che attestano che lei potrà badare a me. Una specie di adozione, Una tutela legale, ecco, non mi veniva il nome.-
-Bene- Luc stette in silenzio poi disse- Senti Faith. mi spiace-
-Me l’hai già detto-
-No, intendevo dire, mi spiace di non averti creduto. Evidentemente, questa signora di cui mi hai parlato, non solo esiste ma, evidentemente, ci tiene a te-
-Evidentemente-
-Se posso fare qualcosa, Faith..-
-No. Non credo tu possa fare niente. Hai una bella famiglia, sei un ragazzo a modo, intelligente, ti piace studiare. Siamo diversi, Ecco tutto-
Luc la guardò intensamente – Hai ragione però…-
-Ti piacerebbe un pomiciata con me-
Luc rise – sei sempre la solita…-
-Già, anche tu sei il solito-
-Volevo dirti che…ti devo ancora qualcosa-
-Cioè?-
-Di avermi fatto capire tante cose. Per esempio, che quelle cose che diamo per scontate e che ci sembrano banali e senza importanza, per altri possono essere preziose-
Faith lo guardò stupita. Ma allora qualcuno aveva capito?
- Grazie a te Luc, per aver almeno cercato di essere mio amico.-
- Ma te ne vai veramente?-
-Veramente.-Faith annuì
- Ma per dove, perché?
-Vado via con Sally. Te l’ho detto. Ma non dispiacertene. Ora ho trovato il mio destino. Ho capito quello per cui sono nata.-
-Bè allora…- una ragazza chiamò Luc che si girò
-Credo che ti stiano aspettando-
-Sì, certo- rispose Luc imbarazzato- allora…-
-Allora ci si vede, Ciao- rispose Faith, poi girò le spalle e si avviò verso Sally che l’aspettava. Sapeva che non l’avrebbe più rivisto, che era giunto il momento di tagliare i ponti con tutto e con tutti, e che il suo destino doveva compiersi.
Sally la guardò e l’accarezzo sulla testa
-Tutto bene Faith?-
-Five by five- le rispose Faith trattenendo una lacrima. Aveva pianto abbastanza in questi ultimi tempi, anche troppo. In quel momento giurò a se stessa che non avrebbe più pianto.
Mai più.


FINE
 

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