Il gioco si fa duro quando i duri cominciano a giocare

di uadjet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

“AIUTOOOO!!!!!”

Il rumore di posate e il brusio degli studenti nella Sala Grande viene improvvisamente interrotto da un urlo disumano. E’ una ragazza.

Rumore di passi veloci.

La giovane corre frenetica verso la Sala. Il viso è bianco come un cencio, la voce trema.

E’ un attimo, e la ragazza cade svenuta.

Le panche vengono spostate velocemente, gli studenti si accalcano attorno a lei, e poco dopo anche i professori.

Uno di loro si fa strada in fretta verso il nucleo di ragazzi, capelli castani, occhi azzurro ghiaccio e barba lunga.

“Spostatevi, spostatevi!” dice il Professor Silente con voce profonda, e si inginocchia accanto alla ragazza ancora svenuta.

“Innerva” sussurra, e la ragazza apre gli occhi lentamente; si guarda intorno verso i volti che la sovrastano e poi si sofferma su quelli del professore. Il tremito che la scuote improvvisamente si quieta.

“Una-una ragazza ….”

“Sì?” la incalza il Professore gentilmente, per non metterle pressione.

“Una … ragazza …. nel bagno …. morta”

“Morta?!””Ma che sta dicendo?!”

Silente rimane silenzioso per un momento, e solo ad un occhio attento non sarebbe sfuggito un lampo di spavento nelle iride chiare.

“Preside, credo che dovremmo andare nel bagno delle ragazze, SUBITO” si alza l’uomo, e il Preside Dippet si appresta dietro a lui, come se si fossero invertiti i loro ruoli.

La Sala Grande diventa improvvisamente un caos insostenibile di ragazzi e professori: nessuno si sarebbe accorto del sorriso di uno di questi.

Tom Orvoloson Riddle.



Note dell'autrice:
Salve a tutti!! Allora, questa storia l'avevo già pubblicata su EFP (e l'avevo allo stesso modo mollata), ma mi è tornata l'ispirazione (e non c'entra nulla il fatto che Jude Law come giovane Silente sia bono da morire, eh. nooooooo XD), quindi ecco il prologo, fra pochi giorni (se riesco domani) primo capitolo :-D
A presto!!!
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Muoviti Felicia, o perderemo il treno!”

“Arrivo Minnie!!”

Due ragazze stavano correndo trafelate nell’orda di turisti e lavoratori alla stazione di King’s Cross; se qualcuno le avesse osservate attentamente (ma ciò non era possibile, vista la fretta e la confusione) avrebbe pensato proprio che fossero cieche, o che volessero suicidarsi, perché si stavano dirigendo senza pensieri e con i bagagli traballanti verso un muro di pietre e cemento. Un secondo dopo, sparite.

Il binario 9 e ¾ ogni anno era più splendente, o così sembrava a Minerva, che dovette sforzarsi per non fermarsi ad ammirarlo: e come non farlo, quando questo era il mezzo che l’avrebbe condotta verso la sua ormai seconda casa?

C’era anche da contare che fra due minuti sarebbe partito per Hogwarts, quindi, usando un termine a lei molto caro (e che usava molto spesso con i suoi amici, ricevendo quasi sempre in cambio un’occhiataccia da Augusta), era meglio non cincischiare.

Salì prima Minerva, che aveva meno bagagli (meglio il minimo indispensabile, sempre e comunque), la quale poi aiutò Felicia a caricare i suoi nel vano.

“Cerchiamo una carrozza vuota, nel caso arrivino anche Augusta e Charlus, che dici, Min..?”

“Sì, e NON chiamarmi Minnie, te ne prego” la interruppe la mora, precedendola in corridoio, guadagnandosi un’alzata d’occhi da parte dell’amica.

“Scusa, ero leggermente preoccupata di non riuscire a salire, non me ne sono accorta! E ora ti stavo chiamando Minerva, per la cronaca!”

“Beh, se non ti fossi messa a chiacchierare con quella ragazza in strada non avremmo fatto ritardo...” ribattè la mora, guardandola seria per un momento, e poi sorridendole: non riusciva a tenere il broncio a Felicia.

La ragazza bionda ricambiò il sorriso, e poi le indicò la carrozza alla loro destra, che era completamente libera. Nel mentre, dall’altra parte del corridoio, vennero entrambe catturate da un bagliore rosso fuoco; erano i capelli di Augusta, che si faceva loro incontro con la solita grazia, pensò Minerva trattenendo un sorriso.

“Ehi, ragazze!” le salutò agitando le braccia e colpendo nel mentre uno studente, probabilmente del primo anno.

“Oh, scusa!” gemette imbarazzata, mentre Felicia alzava gli occhi al cielo e si metteva una mano in fronte con fare melodrammatico.

Non appena la rossa le raggiunse entrarono in carrozza e presero posto a sedere: Felicia e Minerva avevano entrambe da leggere con se’, ma la curiosità riguardo all’estate passata era troppa e si misero subito a parlare.

“Allora, la mia estate è stata NOIOSISSIMA, ve lo anticipo subito” cominciò Augusta, scostando i capelli ribelli dalla fronte, mentre Felicia rimase a bocca aperta, forse proprio in procinto di fare quella domanda. “I miei non hanno fatto altro che organizzare appuntamenti con …. QUELLO e i suoi genitori” concluse la frase esasperata adagiandosi allo schienale.

“Quello ha un nome, Augusta” la rimproverò Minerva, quando una testa comparve sul vetro della porta e Charlus Potter, in compagnia di Archibald Weasley (per gli amici “Archie”), fece il suo ingresso.

“Eccole, le tre più ambite donzelle di Hogwarts! Oh, perdonatemi, in Aritmanzia sono una capra, ne vedo due in verità” disse rivolgendosi ad Augusta con una linguaccia, prendendosi in cambio un pugno sulla spalla da quest’ultima.

“Idiota” soggiunse lei, mentre i due ragazzi prendevano posto; il primo moro e con gli occhiali, il secondo con i capelli color carota e il viso spruzzato di lentiggini, tra i ragazzi più ambiti della casata Grifondoro.

Archie interruppe il battibecco tra i due rivolgendosi a Felicia, la più silenziosa e timida del gruppo, per chiederle come fossero andate le sue vacanze estive: Felicia e Minerva erano figli di Babbani, il che le portava ad essere all’ultimo posto nella “Classifica del sangue”, come la chiamava Augusta in tono sarcastico.

“Oh, mmhh … bene, sì, niente di che” replicò poco convinta Felicia, accennando poi un sorriso, “grazie Archie”.

In realtà l’estate di Felicia era stata un vero incubo: la bionda aveva avuto la sfortuna di trovare verso la fine dell’anno precedente il cadavere di Mirtilla Malcontenta nel bagno delle ragazze, e da allora non aveva più fatto sogni tranquilli. I genitori preoccupati per la sua salute mentale l’avevano portata da ciò che un Babbano chiamerebbe “psicologo” per parlare delle sue emozioni, e non volevano farla nemmeno tornare a scuola.

Questo Minerva lo sapeva dalle lunghe telefonate fatte con l’amica, ma non era a conoscenza del motivo che aveva spinto Felicia a ritornare a scuola quest’anno.

Non lo da a vedere, ma è veramente coraggiosa, pensò tra sé e sé, vedendo con quanto stoicismo la ragazza di fronte a lei si sforzava di sorridere, nonostante ciò che aveva vissuto.

“Beh, di certo so una cosa: ovvero che quest’anno sarà FANTASTICO” si intromise Charlus incrociando le mani dietro la testa con fare da chi la sa lunga.

“E perché?”chiese Felicia confusa.

“Perchè io e Eve siamo Prefetti, ovvio!” le rispose con voce orgogliosa il moro, “e questo vuol dire solo una cosa, ci...”

“Cioè che c’è la riunione dei Prefetti!” saltò su Minerva agitata, “che è …. CINQUE-MINUTI-FA!!!!!” concluse alzando il tono di voce di un’ottava e allargando gli occhi.

Senza pensarci due volte prese il braccio di Charlus e, senza nemmeno salutare, si mise a correre con lui verso il fondo della carrozza.

 

 

“SBAM!”

I pochi presenti nella carrozza di voltarono di scatto verso il rumore.

“Salve, scusate il ritardo” sussurrò Minerva, rossa come un peperone, sedendosi sul primo posto libero; in realtà voleva diventare tutt’uno con la tappezzeria in quel preciso momento, il che non la faceva di certo stare meglio.

Ma che ti succede, Minerva? Si rimproverò mentalmente la ragazza, sperando di non essersi fatta notare troppo.

Purtroppo, sebbene gli altri Prefetti avessero ripreso a parlare, la ragazza si sentiva a disagio: era come se un lato del viso stesse bruciando, e guardando davanti a sé notò che lei poteva vedere tutti i Prefetti … tranne uno.

No, ti prego, fa’ che non mi sia seduta proprio vicino a …, pensava la giovane voltandosi verso la fonte del suo malessere, e ebbe la conferma dei suoi timori.

“In ritardo tu, Mcgranitt? Adesso mi devo aspettare di vedere degli asini volanti?” disse con voce calma e fredda Tom Riddle; la bocca era storta in un sorriso sghembo, e gli occhi erano malevoli.

“Sono in ritardo? Sei proprio un genio, Sherlock” ribattè Minerva senza scomporsi, mentre Charlus li guardava di sottecchi, senza prestare attenzione ad Amelia Lovegood, che gli stava parlando della petizione per abolire le cene del LumaClub.

Fu un attimo, e un brivido scese lungo la spina dorsale della Grifondoro; un lampo di genuina cattiveria attraversò gli occhi del ragazzo, che per un momento (l’aveva immaginato?) le parvero rossi. Decise quindi di non prestare più la minima attenzione al vicino e si intromise nella conversazione di Amelia.

Sarebbe stato un lungo anno.

Ma sarebbe stato anche infernale se avesse fatto arrabbiare Tom Riddle.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Era già buio quando lei e Charlus ritornarono in carrozza per indossare la divisa della loro Casa: in meno di mezz’ora sarebbero stati di nuovo ad Hogwarts.

“Allora, com’è stata la riunione dei Prefetti?” chiese Augusta a Minerva con curiosità.

“Nulla di che, sempre le solite baggianate” rispose per lei Charlus, “se non fosse per la presenza inquietante di Riddle” concluse abbassando il tono di voce.

“Tom-Orvoloson-Quanto-Sono-Bello-e-Brillante-Riddle” replicò la rossa facendo una smorfia disgustata, “già me lo immagino Lumacorno a leccargli il cul….”

“Augusta!” la bloccarono in coro Minerva e Felicia, la prima con voce ferma e autoritaria, la seconda scandalizzata.

“Beh, che c’è?! E’ la verità, l’anno scorso ogni lezione di Pozioni era una lode verso il genio di Serpeverde!” si difese la Grifondoro, incrociando le braccia attorno al poderoso petto.

“O forse ti rode solamente di essere riuscita ad arrivare solamente ad Accettabile in quella materia” la rimbrottò una voce da dietro.

Il gruppo di Grifondoro si voltò verso la voce, e si ritrovò davanti Riddle, Rosier e Malfoy.

“Oh, guarda, il magnifico trio” li sbeffeggiò Charlus, attirando su di sé gli sguardi degli ultimi due: Riddle invece era concentrato sul viso di Augusta, rossa come un peperone dalla rabbia.

“Charlus, avanti, andiamocene, non ne vale la pena” mormorò Minerva pacata, prendendo nel frattempo sottobraccio la rossa e voltandosi; ricevette una stridula risata in risposta dal Serpeverde.

“Minnie, ti consideri sempre così superiore agli altri, non è vero?” replicò Riddle: Minerva non poteva vederlo, ma avrebbe giurato che il suo volto fosse una maschera di rabbia.

“Beh, con voi vinco facile” fu l’unica risposta della ragazza, prima che il gruppo se ne andasse.

“Maledetto Serpeverde” sibilò Augusta mentre si avviavano; Riddle li stava ancora osservando, ma si ridestò presto e guidò i compagni verso una delle prime carrozze disponibili.

Minerva era persa nei suoi pensieri: non c’entrava solo il Prefetto Serpeverde in questo caso, ma la situazione generale. Improvvisamente si rese conto (come se non ci avesse pensato durante l’estate passata) che questo sarebbe stato un anno estremamente difficile, per Felicia, ma anche per lei.

Fondamentalmente, aveva paura.

Aveva paura che Hogwarts non fosse più un posto sicuro (e questo non faceva che riempirla di panico e terrore); aveva paura per Felicia, così sensibile; aveva paura che la cosa che aveva ucciso Mirtilla potesse prendere uno dei suoi amici.

Perchè lei era convinta nel profondo che si fossero tutti sbagliati l’anno passato e avessero preso la persona sbagliata.

Avevano incolpato Rubeus Hagrid, suo compagno e amico di Grifondoro, un omone di due metri e mezzo amante delle creature magiche.

No, lei sapeva che si ERANO sbagliati.

Ma nonostante tutto non aveva fatto nulla.

Non che ci avesse provato; aveva tentato di parlare con il Professor Silente, e persino con il Preside Dippet, ma le prove erano schiaccianti.

Hagrid era colpevole.

La condanna sarebbe stata Azkaban.

Albus Silente però era un uomo dalle infinite risorse (pensò, arrossendo leggermente), e si era mobilitato perché la condanna potesse essere cambiata.

Niente Azkaban per Hagrid, solo l’espulsione da Hogwarts e il ritiro della bacchetta: in cambio sarebbe diventato il nuovo guardiacaccia (visto che il Signor Pinus era ormai vecchio e agognava a passare gli ultimi suoi anni di vita in pace e tranquillità).

Ci avrebbero guadagnato tutti.

Certo, come no, riflettè sarcastica la ragazza.

Non faceva altro che chiedersi come sarebbe stata la vita per lui ora nella scuola, dopo che i Serpeverde l’anno precedente aveva firmato una petizione per dargli la pena di Morte, petizione partita da Tom Riddle, che l’aveva denunciato al Preside dopo aver scoperto nella sua camera l’animale che aveva ucciso Mirtilla, una tarantola.

 

Lei sarebbe stata lì per aiutarlo, avrebbe cercato di fare tutto il possibile per recuperare …. se lui l’avesse voluta.

Fu lì che la sua mente cominciò a seguire un altro filo logico; era molto strano che Riddle fosse sempre in mezzo a tutto ciò che succedeva nella scuola. Lui aveva scoperto Hagrid, lui aveva fatto partire la petizione contro di lui … tutto ciò la faceva pensare ad un insabbiamento.

Forse il Prefetto stava coprendo qualcuno della sua Casa, qualcuno che si era spinto oltre.

Ma anche se fosse stato vero, quale immenso potere (e crudeltà) avrebbe permesso ad uno studente minorenne di usare una Maledizione senza Perdono verso una ragazzina?

Fu allora che la sua mente ritornò al presente; stava accadendo qualcosa.

Felicia era bloccata dietro di loro, non si muoveva: era pietrificata. Augusta si avvicinò a lei preoccupata.

“Felicia, ehi, che ti prende?” le domandò prendendole la mano preoccupata. La Grifondoro era bianca come un cencio, i capelli biondi fluttuanti nel vento a causa di una leggera brezza notturna.

“Cosa sono quelli?”mormorò con voce stridula, ferma, come se non avesse alcuna intenzione di muoversi.

“Quelli cosa?” disse Charlus, molto confuso, “Ci sono le carrozze, come sempre Felicia” le spiegò guardando gli altri seriamente preoccupato ora.

“Quei cavalli che le tirano” spiegò Felicia, “non c’erano gli altri anni, e uno mi sta fissando”.

Ci fu un momento di silenzio e di totale imbarazzo: cosa stava guardando Felicia?

“Stai parlando dei Thestral” le rispose Minerva, con la voce leggermente incrinata.

Felicia si volse verso di lei.

“Sono gli animali che tirano le carrozze, e sono invisibili a chiunque” continuò la mora aggiustandosi gli occhiali, “a parte …. le persone che hanno visto la morte”

 

 

“Per favore, ragazzi, un momento di attenzione”

Il brusio generale nella Sala Grande si acquietò; il Preside Dippet si schiarì la voce, pronto per il discorso.

Prima che cominciasse a parlare, Minerva si prese un momento per fissare il suo sguardo verso il Professor Silente; voleva vedere la sua reazione alle parole del Preside, che immaginava non avrebbero di certo riguardato l’incidente dell’anno scorso.

A quanto pare però il suo sguardo doveva essere piuttosto insistente, perché il mago si voltò quasi subito verso di lei e le sue iridi color ghiaccio si incatenarono a quelle castane di lei. Presa alla sprovvista, non sapeva che fare; ma Silente le rivolse un caloroso sorriso e lei ricambiò con sincerità e ammirazione.

“Allora” cominciò Dippet con evidente difficoltà, “vorrei cominciare dando il benvenuto alle nuove matricole di quest’anno, e riaccogliendo chi è voluto tornare in questa scuola nonostante le difficoltà avute l’anno scorso….”

“Difficoltà, eh?”mormorò Archie con gli occhi socchiusi per la rabbia.

“Almeno sta ammettendo il problema” replicò accanto a lui Minerva, sorpresa che il Preside stesse almeno accennando all’increscioso accaduto dell’anno precedente.

“Questo vuole essere un messaggio d’incoraggiamento per tutti voi a essere solidali e uniti” continuò il Preside, “soprattutto visto il periodo che stiamo vivendo.

“Riceverò molte lettere dai vostri genitori per questo, ma dovete sapere per intero quello che sta succedendo nel nostro mondo, quello magico e quello non-magico. La nostra comunità si è da sempre basata sull’anonimato, e sulla convivenza con la comunità non-magica, nonostante non posso negare che non ci siano state difficoltà in ciò. Siamo stati perseguitati, nel passato e nel presente, qui e in altri paesi, ma le nostre regole sono state sempre le stesse.

“Purtroppo, questo sta diventando sempre più difficile.

“Penso che avrete tutti sentito parlare di Gellert Grindelwald” continuò Dippet, dopo essersi fermato, incerto, per un momento, destando l’interesse di tutta la Sala.

Silente, al sentire il nome del mago riconosciuto come il più oscuro di tutti i tempi, si bloccò come una statua di ghiaccio, occhi vitrei nel viso ora bianco.

“Bene, Grindelwald non, ecco, considera importanti i nostri principi, e sta cercando di sovvertire questo ordine, e di stabilire la supremazia della nostra comunità. Purtroppo, le sue idee hanno un certo seguito, il che lo sta rendendo sempre più potente in Europa e oltre.

E non parlo solamente di lui, ma di altri uomini malvagi che nel mondo non-magico stanno facendo lo stesso; credo che i nati-Babbani sappiano di cosa sto parlando quando nomino Adolf Hitler”

Un altro brusio nella Sala Grande; Minerva non potè che rabbrividire impercettibilmente sentendo il nome di due uomini tanto potenti quanto malati.

“Voglio solo avvertirvi che quest’anno potrebbe essere molto più duro del precedente, e che dovete essere pronti a tutto.

“Ma bando alle ciance” si riscosse il Preside battendo le mani, “è ora di cena!”

Improvvisamente sui quattro lunghi tavoli della Sala Grande comparvero le più ghiotte prelibatezze: subito si udì il caratteristico brusio degli studenti e il rumore di posate sui piatti.

Purtroppo Minerva non aveva per nulla fame, soprattutto dopo il discorso di Dippet: pronti a tutto, cosa voleva dire? Pronti anche a combattere?

Osservò i suoi amici: Felicia teneva gli occhi bassi, Charlus e Archie erano seri, mentre Augusta la osservava.

“Pensi anche tu quello che penso io?” le chiese la rossa.

“Penso che il discorso di Dippet sia stato veramente fuori luogo” commentò Minerva, “lui l’ha fatto con le migliori intenzioni, ma ci sono persone che potrebbero fraintenderlo”

“Dici i Serpeverde? Oppure la combriccola di Riddle?” disse Augusta, prendendo una pagnotta di pane alla zucca.

“Andiamo, come se i Serpeverde avessero come obiettivo la pace tra le due comunità” replicò Archie scettico, trovando il favore di Charlus.

“Già” commentò quest’ultimo, aggiustando i capelli scompigliati, “io sono già cosa farò in questo caso”

“Cioè?” chiese curiosa Augusta, voltandosi verso di lui.

“Combatterò per i miei valori, se sarò costretto” rispose il moro, “ma prima io e Dorea ci sposeremo e ...”

Questa frase ebbe effetti talmente inaspettati sul gruppo che si creò il caos: Augusta quasi non si strozzò, Archie allargò la bocca sconvolto, Felicia si riprese dal suo stato catatonico e Minerva sputò l’acqua che stava bevendo sulla matricola seduta di fronte a lei.

“Oh, scusami! Gratta e netta!” mormorò lei dispiaciuta, voltandosi poi verso Charlus.

“Non credi che questo passo sia un po’...”

“Affrettato?!” rispose per lei Augusta, allargando le braccia, “lasciatelo dire da una che dovrà compiere questo felice passo molto presto” concluse guardandolo di sottecchi.

“Lo so Augusta, ma dobbiamo prepararci” disse Charlus, “perchè le cose a Hogwarts potrebbero non essere più come prima, Hogwarts potrebbe non essere più come prima”

E Minerva, con la disperazione nel cuore, pensò che forse Charlus avesse ragione.

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