E' tempo di tornare in sella, cowboy! di Ily18 (/viewuser.php?uid=19279)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
A/N: Salve a tutti! Questa
è la mia prima ff su Smallville. Visto che ultimamente mi
sono riscoperta grande fan del telefilm (in particolare di Lois e
Clark!) mi è girata in mente questa ideuzza che ho deciso di
mettere nero su bianco.
Come avete letto nei
personaggi presenti, nonostante questa sia una ff Clois, c'è
anche Lana di mezzo. Lo so, lo so, mi odiate tutti XD ma vi prometto
che il suo scopo nella storia ce l'ha!
Spero di aver c'entrato
al meglio il carattere di ogni personaggio presente in questo capitolo.
In caso non l'avessi fatto, mi aspetto che qualcuno di voi me lo faccia
notare, così da rimediare un po' nel prossimo! :)
Bene, basta parlare, ora
si legge! Ci si vede alla fine del capitolo! Buona lettura. :)
ps: come avrete notato, ho messo l'avviso spoiler e au e ora spiego
velocemente perchè.
La storia è ambientata nell'ottava stagione, più
o meno verso l'episodio 14, per cui chi non sa cosa succede negli
episodi precedenti, dovrebbe evitare di leggere per non rischiare
spoiler.
Ora passiamo alla spiegazione del perchè ho messo l'avviso
AU xd L'ho messo più che altro per quello che
succederà dopo la conversazione che leggerete qui
sotto. Una cosa che penso non vedremo mai in Smallville :(
pps: Giuro che è l'ultimo! XD
Vorrei fare una precisazione veloce sui dialoghi. Alcuni di quelli che
leggerete in corsivo, sono presi direttamente dal tf. Visto che odio le
traduzioni in italiano, quelle battute che leggerete, sono degli
arrangiamenti fatti da me XD
Clark si trovava nel fienile, lo sguardo perso nel vuoto mentre
guardava il mondo da lassù.
Erano successe tante cose negli ultimi giorni e ognuna di queste lo
aveva colpito e segnato.
Chloe era stata rapita da Davis, Jimmy era stato ferito mortalmente da
quel mostro che aveva fatto irruzione nel fienile durante il suo
matrimonio e Lana era tornata a Smallville.
L’ultima volta che Clark aveva sentito la voce di Lana, era
stata in un video che gli aveva lasciato per dirgli addio.
Da quel giorno in poi, tutto era cambiato per lui.
Aveva iniziato a prendere più seriamente il suo destino da
superuomo e la criminalità di Metropolis aveva finalmente
fatto conoscenza con la Macchia Rossa e Blu; aveva iniziato a lavorare
al Daily Planet, grazie al modulo che Lois gli aveva dato; e, beh, Lois.
Come ignorare il fatto che loro due negli ultimi mesi si erano
avvicinati sempre più?
La sua relazione con Lois è stata sempre un po’
altalenante.
Fin dai primi giorni i due si sono sempre punzecchiati con battutine e
hanno sempre fatto credere all’altro che potevano benissimo
fare tutto da soli. Ma la verità è che quando
l’uno ha avuto bisogno di conforto, l’altro era
sempre lì pronto a darglielo.
E da grandi amici quale erano, la cosa si è evoluta
in…
Clark non volle finire il pensiero. Non poteva averci pensato
seriamente.
L’unica persona che è sempre stata molto
più che un’amica per lui, era Lana.
La stessa Lana che lo aveva abbandonato con un messaggio registrato; la
stessa Lana che gli aveva spezzato il cuore; la stessa Lana che ora era
tornata da chissà dove.
Lana non era lì a consolarlo quando stava male. Lois
sì.
E mentre nuovi pensieri continuavano a formarsi nella sua mente, un
battito cardiaco familiare lo riportò alla realtà.
Si voltò lentamente per notare che Lana aveva appena fatto
il suo ingresso nel fienile ed era ferma sull’ultimo gradino,
in attesa che lui dicesse qualcosa.
Incrociò le braccia al petto prima di sorridere debolmente.
“Lana.”
“Clark.” Rispose lei, facendo qualche passo avanti
verso di lui e sorridendo a sua volta. “Era da tanto che non
salivo qui.” Continuò imbarazzata, indicando con
dei brevi gesti il santa sanctorum di Clark.
“Già.” Rispose Clark quasi freddamente.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno ora, era un discorso di
circostanza, fatto di frasi fatte.
L’imbarazzo era quasi palpabile tra loro, come era ovvio che
fosse.
Erano passati mesi dall’ultima volta che erano stati
così vicini, nella stessa stanza.
E per grande sorpresa di Clark, era passato tanto tempo
dall’ultima volta che aveva pensato seriamente a lei. Che
fosse veramente tutto merito della vicinanza di Lois?
Di certo il suo buon umore e il modo in cui riusciva a calmarlo,
avevano aiutato parecchio.
“Clark,” Lana riprese a parlare, questa volta con
un tono quasi mortificato, come se si stesse preparando a delle scuse,
“so che tra noi le cose non potranno tornare come prima,
almeno non in poco tempo, ma voglio che tu sappia che lasciare
Smallville è stato più duro per me, che per
te.”
‘Lasciare
Smallville…’ pensò Clark,
quasi sorpreso dal fatto che il non averle sentito dire ‘lasciare te’
non lo aveva ferito come pensava.
“Lana, le cose son cambiate molto in questi mesi in cui sei
stata via.” Spiegò Clark, senza sapere bene dove
andare a finire con quella frase.
E’ vero, le cose erano cambiate, ma erano cambiate veramente
così tanto da rendere impossibile che lei tornasse a far
parte della sua vita?
‘Lois.’
Pensò subito Clark, quasi senza rendersene conto.
“Già, ho sentito della Macchia Rossa e
Blu.” Sorrise lei.
“Non è solo quello, Lana.” Rispose un
po’ distaccato, ancora un po’ sorpreso che il suo
pensiero qualche minuto prima sia corso subito a Lois.
Cosa gli stava prendendo? Sul serio pensava che Lois avrebbe sostituito
Lana così facilmente?
“E che altro c’è, Clark?” Gli
chiese.
Clark la guardò, prima di voltarle le spalle e riprendere a
fissare il panorama che si scorgeva dalla sua finestra. “Il
tuo ritorno,” disse ignorando la sua domanda, “a
cosa è dovuto realmente?”
Lana abbassò lo sguardo sorridendo tra sé. Clark
era sempre rimasto il solito che conosceva lei. Quando c’era
un argomento che lo imbarazzava o di cui non voleva parlare, tendeva
sempre a cambiare argomento. “Sono qui solo per il matrimonio
della mia migliore amica.”
Clark la sentì fare qualche piccolo passo verso di lui, per
poi raggiungerlo e appoggiarsi allo stipite della finestra opposto a
quello dove stava lui.
Girò leggermente il viso per guardarla e le sorrise.
Avendola così vicino notò tanti piccoli
cambiamenti in lei, cambiamenti che qualche mese fa lo avrebbero fatto
rimanere senza respiro. Ma non oggi.
I suoi occhi sembravano un po’ più spenti rispetto
a come li ricordava lui; il suo sorriso non gli stringeva
più lo stomaco come quando era una matricola; i suoi morbidi
capelli non avevano più lo stesso profumo che avrebbe
riconosciuto ovunque; e il sentire la sua mano sopra la sua, non gli
bloccava più il respiro come prima.
Clark Kent era cresciuto, non era più il timido ragazzino
delle superiori che conosceva lei.
“Per cui non ti fermerai per molto qui a
Smallville?” Chiese, cercando di suonare il più
distaccato possibile, ma fallendo miseramente.
Che diavolo gli prendeva? Un minuto prima si era auto convinto che non
ci fosse spazio per lei nella sua nuova vita e ora sembrava quasi
implorarla di rimanere lì?
Doveva smetterla di tenere il piede in due staffe, lo aveva fatto per
troppo tempo.
Era giunto il momento di scegliere: O Lana o nessuno.
’Lois.’
Ancora una volta, il pensiero di Lois si fece spazio nella sua mente.
Perché continuava a succedere? Perché il suo nome
gli veniva in mente ogni volta che pensava a come riuscire ad andare
avanti senza Lana?
“Dipende da te, Clark.” Disse subito Lana, quasi
una preghiera silenziosa a chiederle di rimanere.
“Son cambiate tante cose, Lana…” Si
limitò a dire Clark, guardando nuovamente fuori dalla
finestra.
“Questo l’hai già detto,
Clark.” Gli sorrise. “Ora dimmi cosa è
cambiato.” Gli mise una mano sul bicipite destro, quasi ad
incoraggiarlo ad andare avanti.
Clark notò come il sentire il calore della sua mano
attraverso il tessuto della sua inseparabile t-shirt rossa, non gli
faceva più l’effetto devastante di qualche tempo
prima.
‘Quando lo fa
Lois invece, sento… brividi ovunque.’
Pensò Clark tra sé, lasciandosi finalmente andare
ad un sorriso.
Pensava che parlare con Lana avrebbe solo peggiorato le cose, invece
ora gli sembrava che un confronto diretto con lei, lo stesse finalmente
aiutando a razionalizzare tutto.
“Lana, in questi ultimi mesi senza di te, ho potuto contare
sull’aiuto di tutti i miei amici.” Clark
iniziò a parlare, quasi le stesse raccontando un lungo
racconto. “Chloe, Jimmy, Oliver,-“
“Lois.” Continuò lei, prima che potesse
dirlo lui.
Clark la guardò sorpreso. “Sì,
Lois.” Sorrise nuovamente non appena il suo nome
lasciò le sue labbra. Il solo nominarla aveva un effetto
rilassante su di lui. Di sicuro se fosse stata lì con lui le
avrebbe detto qualcosa come: “Oh, andiamo Smallville, non
tirarti indietro proprio ora! Dio solo sa quando sarà il tuo
prossimo attacco di coraggio!” per poi dargli un affettuoso
buffetto sulla spalla.
Sorrise nell’immaginarsi quella scena.
“Wow, il solo nominarla ti fa sentire bene.” Disse
Lana, notando l’espressione di Clark che cambiava e si
distendeva.
Nuovamente la guardò sorpreso. Come poteva anche solo
intuire come si sentiva, se nemmeno lui ne era tanto sicuro?
Insomma, lui e Lois hanno lavorato fianco a fianco per qualche mese
ormai, ma lui non ha mai visto una sorta di particolare interesse nei
suoi confronti, giusto? Non che Lois gli abbia mai fatto capire che
avrebbe voluto portare la loro relazione al livello successivo, no?
Pure quella confessione nella cantina del gioielliere pazzo, era tutta
una farsa, visto che era riuscita abilmente a far scivolare il sensore
dal dito, vero?
“Beh, a dire il vero non credo che-”
Lana alzò prontamente una mano e lo interruppe nuovamente.
“Clark… Ricordi il nostro discorso su te e Lois?
Quello in cui mi dicesti che lei era scontrosa e adorava avere il
comando in tutto quello che faceva?”
Clark ritornò indietro con la memoria a qualche anno prima.
Rivide sé stesso un po’ più giovane che
parlava con una Lana con qualche anno in meno che era appena tornata da
Parigi con un nuovo fidanzato, Jason.
Il primo pensiero di Lana fu che lui e Lois stessero insieme. Clark
sorrise a quel pensiero.
Ricordò le parole di Lana riferite ad un’ipotetica
storia tra lui e Lois e le ripeté a voce alta: “Le
storie migliori cominciano così.” Sorrise
nuovamente abbassando lo sguardo.
“Esatto.” Si limitò a dire Lana, prima
di continuare. “Era palese già
all’epoca, che voi due sareste diventati qualcosa di
più, Clark.”
“Lana, per ora non esiste nessun Lois e Clark.”
Precisò subito Clark.
“Perché siete entrambi troppo testardi per
ammettere che avete un disperato bisogno l’uno
dell’altro.” Disse onesta. “Non vi
rendete conto che state rimandando l’inevitabile.”
“Ne sei convinta?” Le chiese curioso di sapere
cos’altro aveva da dire in proposito.
Il fatto che per lei fosse così palese che lui e Lois
sarebbero finiti inevitabilmente insieme, lo spaventava. Era
così chiaro a tutti, eccetto loro due?
“Clark, ricordi quando Lois viveva qui alla
fattoria?” Chiese improvvisamente Lana, senza che Clark ne
capisse il motivo.
“Come dimenticarlo?” Sorrise Clark ricordando quel
periodo. “Ho fatto più docce fredde in quel
periodo che in tutta la mia vita.” Scosse la testa divertito,
ripensandoci. “Per non parlare dei cartoni del latte vuoti
che Lois scordava di buttare; dei tentativi falliti di cucinare una
colazione decente; fogli di campagna elettorale sparsi ovunque; e
tanti, tantissimi starnuti ogni volta che Shelby le passava
accanto.” Rise di gusto soprattutto per l’ultima
parte. La sua mente tornò indietro a tutte le volte che lui
e Lois stavano nel fienile a fare il bagnetto a Shelby, a come lui la
prendeva in giro per la sua allergia e a come lei gli rispondeva
puntualmente per le righe. In particolare gli venne in mente un loro
scambio di battute.
‘Pensavo che
fargli il bagno mi avrebbe aiutato con la mia allergia.’
Ricordò come Lois avesse starnutito qualche secondo prima, e
di come Shelby l’avesse appena schizzata ovunque con il suo
scuotersi di dosso l’acqua.
‘Magari sei
allergica anche al sapone.’ Le disse sorridendo,
sperando di averla vinta almeno questa volta.
‘Magari sono
allergica a te.’ Gli rispose nuovamente. Ancora
una volta Lane 1 Kent 0, ma la cosa lo faceva sorridere, invece di
rattristarlo, nonostante l’espressione offesa che aveva
mostrato a Lois prima di passarle l’asciugamano che gli aveva
chiesto.
Tornò nuovamente con la mente al fienile, nel presente, con
Lana che lo guardava con una punta di tristezza.
“Davvero tanti ricordi per una persona che non reputi
importante.” Gli fece notare.
“Non ho mai detto che Lois non sia importante per me,
Lana.” Si affrettò subito a puntualizzare.
Dio solo sa dove sarebbe adesso se non fosse stato per Lois che lo
aveva aiutato a raccogliere i pezzi del suo cuore spezzato e a
rimettere in piedi la sua vita.
Probabilmente se non fosse stato per lei, avrebbe passato gli ultimi
mesi rinchiuso nel salone di casa sua a vedere e rivedere il video di
addio di Lana, continuando a piangersi addosso. Niente Macchia Rossa e
Blu, niente Daily Planet, ma solo tanta tristezza.
Lois Lane era terribilmente importante per Clark Kent.
“Dopo che tu hai deciso di andartene via da Smallville,
è stata Lois che mi ha aiutato a riprendermi.” Le
disse, infilando le mani nelle tasche dei jeans che indossava sempre
quando faceva i lavori lì alla fattoria. “Se non
fosse stato per lei, probabilmente non avrei tutto quello che ho
ora.” Sospirò, prima di continuare. “Per
cui sì, Lois è molto importante per
me.” Dopo aver fatto questa specie di confessione
più a sé stesso che a Lana, si sentì
un peso di meno sullo stomaco.
Sarebbe stato così facile dirlo anche a Lois? Ovviamente no.
“Ed ecco il perché ti ho chiesto se ricordavi il
periodo in cui viveva qui, Clark.” Disse Lana, collegandosi
alla domanda che gli aveva fatto qualche secondo prima. “Per
quando io e Lois fossimo amiche, il periodo in cui lei viveva sotto il
tuo stesso tetto è stato il più duro per
me.” Ammise, quasi come una sconfitta. “ E tutto
quello che hai appena detto, conferma che in fondo avevo
ragione.”
“Lana,” disse Clark sorpreso da quelle parole,
“in quel periodo Lois era solo un’amica per
me.” Parlare al passato dell’amicizia con Lois lo
colpì. Stava iniziando a capire dove inserire i pezzi
mancanti del puzzle.
“Questo è quello che ti sei sempre detto Clark,
quello che hai voluto sempre credere.” Gli sorrise, scuotendo
lievemente la testa. “La verità è che
tra te e lei c’è sempre stato qualcosa, come un
filo invisibile che sembrava collegarvi sin dal primo momento che vi
siete conosciuti. Ogni volta che qualcuno entrava in una stanza con voi
due, sentiva che l’attrazione era palese. Solo che tutti
sembravano rendersene conto, tranne voi due.”
Le parole di Lana lo riportarono indietro di qualche mese, facendogli
rivivere alcuni momenti passati con Lois.
Ripensò alla notte in cui disse a Lois che sarebbero stati
vicini al Daily Planet; al giorno dopo, in cui lei lo aiutò
nel suo primo giorno di lavoro a trovare un completo adatto; a quando
lei era sembrata gelosa di Tess Mercer e del colloquio privato che
aveva voluto avere con Clark nel suo primo giorno di lavoro; a come
aveva reagito quando lo aveva beccato con Maxima
nell’ascensore. Dio se gli era sembrata ferita e sconvolta.
Ma dopotutto lei aveva detto che tutto andava bene,no?
Perché mai gli avrebbe dovuto mentire?
Si soffermò al giorno in cui dovettero fingere di essere due
fidanzati che si preparavano alle nozze. Per quanto provava a non
pensarci, dovette ammettere che la sensazione che aveva provato nel
metterle l’anello al dito lo aveva lasciato di sasso. Come
poteva una cosa così semplice emozionarlo così
tanto? Clark sapeva che quello era stato solo un gioco, un modo come un
altro per indagare la scomparsa di Chloe e Jimmy, ma allora
perché quei momenti continuavano a passargli di fronte agli
occhi ogni volta che cercava di prendere sonno?
E ovviamente, tra i vari momenti passati con Lois, non poté
ignorare il più recente, l’ultimo che avevano
vissuto insieme. Il ballo durante il matrimonio di Chloe e Jimmy.
La melodia del sassofono che suonava in sottofondo quando la scorse
dall’altra parte della stanza, era ancora così
chiara nella sua mente.
Il suo sguardo imbarazzato nel notare che lui la guardava da lontano e
la sua stupida scusa per evitare di rimanere entrambi nella stessa
stanza, mentre quella musica romantica continuava a suonare.
Il suo, finalmente, trovare il coraggio per bloccarla e non farla
uscire, prendendole improvvisamente la mano e indicando la pista da
ballo con un cenno del capo, convincendola con quel suo sorriso a
concederle quel ballo.
E poi quel loro non guardarsi mentre ballavano, perché
entrambi imbarazzati da quella situazione che per loro era
così nuova, ma che in realtà sembrava essere la
cosa più naturale del mondo.
E poi quei ragazzi che passando spinsero Lois tra le sue braccia. Gli
sguardi che entrambi si scambiarono, come un via libera per portare la
loro relazione al livello successivo, come un tacito accordo che
sanciva che finalmente potevano essere sinceri l’uno con
l’altra sui rispettivi sentimenti. La mano di lei sul suo
petto, quasi come un’ultima richiesta finale prima di
procedere con quello che avrebbe dato finalmente il via ad un nuovo
inizio per loro.
E infine, quei pochi attimi in cui i loro visi si avvicinarono,
così lentamente che il tutto sembrava una dolce tortura che
pareva non finire mai. Entrambi desiderosi di lasciarsi finalmente
andare a quello che in cuor loro avevano sempre desiderato.
Il tutto prima che la voce di Chloe riportasse entrambi alla
realtà. Il ritorno di Lana e il conseguente stato di shock
di Clark che gli aveva fatto ignorare del tutto Lois.
Perché si era comportato così? Perché
non aveva ignorato quella voce e aveva continuato a fare quello che
aspettava di fare da tanto? Perché le cose dovevano essere
così complicate tra lui e Lois?
E soprattutto, perché Lois era sparita nel nulla quando Lana
aveva fatto il suo ritorno? Perché non è rimasta
di fianco a lui, invece di scappare?
“Senti Clark, so cosa è successo tra te e Lois
durante il matrimonio di Chloe e Jimmy.” Clark rimase
sorpreso da quelle parole. Ovviamente avrebbe dovuto immaginare che gli
altri invitati avessero notato il quasi bacio che lui e Lois si stavano
per scambiare al centro della pista da ballo, ma in quel momento per
lui esistevano solo lui e Lois. “E sono venuta qui a parlarti
per capire se effettivamente c’era ancora qualche
possibilità per me e te di stare insieme.”
“Lana,” disse Clark sospirando nuovamente e
sorridendole, “resterai sempre una persona speciale per
me.” Clark notò Lana rispondere al suo sorriso.
“Farai sempre parte della mia vita, in un modo o
nell’altro. Sarai sempre la ragazza che mi faceva arrossire
ogni volta che la vedevo nei corridoi della scuola, la cheerleader con
cui ogni ragazzo vorrebbe uscire.” Sorrisero nuovamente
entrambi. “Ma è questo il punto, Lana. Con te
sarò sempre il timido ragazzo di campagna. Solo un
ragazzo.” Disse finalmente, notando un sorriso triste
apparire sulle labbra di Lana. “Mentre con Lois…
Beh, con Lois sono l’uomo che ho sempre voluto essere, Lana.
L’uomo che mio padre avrebbe voluto che
diventassi.” Disse pensando a quanto suo padre sarebbe stato
orgoglioso di lui se lo avesse potuto vedere.
“La Macchia Rossa e Blu.” Disse Lana quasi a voce
bassa e con la voce un po’ rotta dall’emozione.
“Non si tratta solo di quello. Grazie a lei e alle sue regole
potrei diventare un ottimo reporter,” sorrise ripensando al
suo primo giorno di lavoro, “anche se penso che Lois provi un
perverso piacere nel sottolineare ogni mio minimo errore di
battitura.” Annuì con faccia seria, prima di
scoppiare a ridere insieme a Lana.
Lana tornò subito seria, prima di riprendere a parlare.
“Non nego che fa male sentire queste parole, Clark.”
“Ti ho mentito per troppo a lungo, Lana. Tu più di
tutti meriti la verità.” Le sorrise sincero.
“Beh, visto che ormai sembra che tu abbia le idee chiare,
penso che sia meglio che io vada.” Disse guardandosi intorno
un’ultima volta.
“Parlare con te mi ha aiutato a fare chiarezza su cosa provo
realmente. Grazie Lana.” Le disse sincero, mettendole una
mano sulla spalla come a farle capire che tutto quello che aveva detto
lo pensava realmente. Aveva pensato ad abbracciarla per ringraziarla,
ma l’imbarazzo che provava nei suoi confronti era ancora
troppo grande per lasciarsi andare a quel gesto che gli sembrava
così intimo.
“Beh, sono contenta che il mio ritorno abbia avuto qualche
risvolto positivo, Clark. Ora resta solo un’ultima
domanda.”
“Sarebbe?” Chiese Clark preoccupato da quello che
Lana doveva dirgli.
“Quando dirai finalmente a Lois che sei innamorato di
lei?”
‘Innamorato’
pensò Clark tra sé. Quella parola
l’aveva associata solo a Lana prima d’ora.
Ma ora le parole ‘Lana’
e ‘innamorato’
suonavano così stonate insieme.
Mentre invece le parole ‘Lois’
e ‘innamorato’
formavano una melodia perfetta, quasi fossero state create apposta per
stare insieme.
Clark sorrise, realizzando finalmente il motivo che gli faceva
ricordare ogni minimo particolare di Lois; ogni loro scambio di
battute; il suo profumo che sembrava riempire la redazione del Planet
anche quando lei non c’era; quel vestito arancione che le
fasciava perfettamente il corpo, mettendone in risalto le curve e
lasciandolo senza fiato.
Sorrise ripensando alle parole di Lois di qualche tempo prima.
‘Devi tornare
in sella cowboy, provare qualche altro gusto dei 31 a tua disposizione.
Magari un po’ meno vaniglia e un po’ più
cioccolato al peperoncino.’
‘Si direbbe
che abbia preso alla lettera il consiglio di Lois.’
Pensò tra sé, divertito.
Clark smise di ricordare e tornò a concentrarsi sul
presente, un sorriso divertito ancora stampato sulle labbra.
“Presto.” Rispose infine alla domanda di Lana,
annuendo. “Presto…” Ripetè a
voce un po’ più bassa, riprendendo a fissare fuori
dalla finestra il cielo che aveva iniziato a prendere delle
tonalità scure tipiche delle tarde ore della sera.
“Sono contento di averti rivista, Lana.” Disse
sincero, sorridendole nuovamente e vedendo il suo sorriso ricambiato.
“Ad ogni modo, lascia che ti dia qualche consiglio
sull’entrata a sorpresa da fare, la prossima volta che torni
in città.” Risero entrambi per la battuta di Clark.
E mentre Clark era preso a ridere e scherzare con Lana, non si rese
conto che un altro paio di orecchie aveva sentito gran parte della loro
conversazione.
A/N: Ok, il primo
capitolo è andato. Onestamente, vista la mia scarsa
attitudine nell'aggiornare in periodi accettabili, volevo evitare di
fare una storia multi-capitolo, ma alla fine lo scheletro della storia
che avevo in mente mi ha portato a dividere la storia in minimo due
capitoli. Confido nella nuova ossessione che ho in Clois per un
aggiornamento super veloce! :)
Poi vabeh, che altro
dire..? Penso di avervi annoiato abbastanza nelle note pre-capitolo,
perchè fare lo stesso anche in quelle post? XD
Per cui, ringrazio chi ha
letto e si è preso del tempo per commentare. Grazie mille!!!!
Alla prossima! :)
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
A/N:
Ecco la seconda parte della storia. Prima di tutto, un grazie speciale
a Cosmopolitan
ed Enya
per i commentini che mi hanno lasciato.
Veramente
grazie mille a tutt'e 2| :) Spero questo secondo capitolo vi piaccia!
Clark raggiunse
velocemente casa sua. Era giunto il momento di mettere in pratica il
fiume di parole e pensieri che aveva avuto nel fienile, con Lana.
Prese dalla tasca dei
jeans il suo cellulare e iniziò a sfogliare la rubrica in
cerca del suo nome.
‘Lois.’
Eccolo lì.
Il solo leggerlo gli causò un notevole nodo alla gola. Cosa
le avrebbe detto una volta che lei avesse risposto?
Di certo non poteva
confessarle quello che provava con una telefonata. No, aveva bisogno di
averla davanti, di guardarla negli occhi, di intrecciare le mani con le
sue, di stringerla forte a sé e finalmente baciarla, quando
lei gli avrebbe risposto-
‘Wooo, frena le
fantasie, Smallville!’ Clark immaginò
la sua voce che lo riprendeva affettuosamente, interrompendo i suoi
pensieri. Sorrise al solo pensiero.
Alla fine, decise che
quella telefonata sarebbe servita solo a farla precipitare alla
fattoria, per poter finalmente parlare a quattr’occhi.
‘Sperando che questo
non mi si ritorca contro.’ Pensò
Clark sbuffando e riferendosi a tutte quelle innumerevoli volte in cui
erano andati vicini a parlare seriamente di quello che provavano
l’uno per l’altra, per poi essere interrotti da
qualcuno o qualcosa, o prima che uno di loro due, in preda
all’imbarazzo, cambiasse volontariamente discorso.
Prese un ultimo respiro
e premette il tasto sul cellulare che iniziò la chiamata.
Una mano in tasca e
l’altra a reggere il cellulare vicino all’orecchio,
Clark camminava nervosamente su e giù per il salone di casa
Kent, in attesa di sentire il primo squillo.
Quando questo avvenne,
in contemporanea sentì la suoneria del cellulare di Lois, -‘una canzone degli
White Snakes, la sua preferita.’
Pensò Clark con un sorriso sulle labbra- provenire dalla
cucina.
Incuriosito,
seguì il suono, per poi ritrovarsi davanti una Lois
distratta e sovrappensiero, che fissava il vuoto di fronte a lei, quasi
il treno di pensieri che le occupava la mente fosse più
importante del cellulare che continuava a suonare prepotentemente di
fianco a lei.
Clark rimase immobile a
qualche passo da lei, a fissare i suoi occhi verdi persi nel vuoto.
Aveva
quell’espressione che aveva sempre quando qualcosa di
importante le frullava in testa. Quella stessa espressione che Clark le
aveva sempre visto in faccia quando una grande notizia da prima pagina
le era stata assegnata al Daily.
A cosa diavolo stava
pensando Lois Lane?
Clark venne riportato
alla realtà dalla voce nell’orecchio che gli
suggeriva di lasciare un messaggio, in quanto Lois Lane non poteva
rispondere in quel momento.
“Hey Lois,
sono Clark.” Riprese a parlare, lasciando il messaggio in
segreteria, sperando che facendo quel gesto stupido, Lois si rendesse
conto che lui era lì. “In questo momento sei in
una sorta di trance giornalistica e stai sorseggiando una tazza di
caffè seduta al tavolo della mia cucina.”
Continuò a parlare alla segreteria del suo cellulare.
“Per quanto abbia terrore a farlo, dovrò farti
uscire da questa trance. Mi raccomando, dì a mia madre che
l’ho voluta bene, ciao!” Finì il suo
messaggio e chiuse il cellulare, rimettendolo in tasca.
Non appena
riportò lo sguardo su Lois, notò come la sua
collega aveva alzato le sopracciglia e lo guardasse quasi incredula per
quello che aveva appena visto.
“Hai
veramente appena lasciato un messaggio nella mia segreteria,
Smallville?” Disse divertita, scuotendo la testa.
“Beh, non
volevo disturbare la grande Lois Lane mentre un titolo da prima pagina
le veniva in mente.” Disse avvicinandosi un po’ di
più a lei, appoggiando le sue grandi mani al bancone a cui
lei era seduta.
“Credimi
Smallville, pensavo a tutto tranne che ad un titolo da prima
pagina.” Gli rispose, sorseggiando un po’ di
caffè dalla tazza che stava di fronte a lei.
“Sul
serio?” Chiese Clark sorpreso. “Eppure avevi
quell’espressione che hai sempre quando scrivi un articolo
importante.” Continuò, piegando leggermente la
testa di lato, come a farle capire quanto fosse sorpreso di essersi
sbagliato.
“E da quando
in qua Clark Kent, sai che espressioni faccio quando scrivo un
articolo?” Chiese con quel tono malizioso che ormai Clark
aveva imparato a conoscere e che ogni volta lo lasciava senza parole.
Ogni volta che faceva
così, gli toglieva le parole di bocca. Come avrebbe potuto
anche solo pensare di riuscire a trovare una scusa plausibile al fatto
che lui conoscesse ogni minima espressione del suo viso? Per quanto
Clark fosse diventato un maestro delle bugie, con Lois si ritrovava
spesso a dover pensare a dirle la verità. Su tutto.
Ma come ogni volta,
alla fine si salvava, trovando una scusa banale e rimandando ancora una
volta il giorno in cui Lois Lane avrebbe scoperto la verità
su Clark Kent.
“Forse
l’hai dimenticato, ma al Daily lavoriamo uno di fronte
all’altro. E’ ovvio che qualche volta,”
Clark sottolineò le ultime due parole, “mi ritrovi
a guardarmi intorno.” Dirle che durante una giornata di
lavoro, si ritrovava parecchie volte ad osservarla mentre lei era
concentrata sul suo articolo, avrebbe solo peggiorato le cose, per cui
optò per una specie di verità camuffata da bugia.
O così si disse.
“Fatto sta
che mi guardi, Smallville.” Continuò maliziosa,
portandosi nuovamente alle labbra la tazza di caffè.
Clark
deglutì a fatica, disarmato ancora una volta da Lois Lane.
Come riuscisse a fare una cosa del genere all’uomo
più forte della Terra, rimaneva un mistero.
Un minimo sguardo; un
suo sorriso; il suo spostarsi il ciuffo dagli occhi con quella
delicatezza e grazia che solo Lois Lane aveva; le sue battutine che
colpivano sempre nel segno. Ogni suo minimo gesto lo
rendeva… umano.
Era come se Lois fosse
della Kryptonite verde. Eccetto il fatto che Lois non faceva male come
il pezzo di roccia.
Lei era
l’unica cosa indolore che lo facesse sentire umano.
Niente superforza,
niente vista a raggi X, niente superudito. Con Lois nei paraggi, lui
era semplicemente Clark Kent, il ragazzo di campagna diventato
l’uomo delle fotocopie.
E lui questo lo adorava.
Aveva sempre voluto
sentirsi un umano, essere come tutti gli altri e finalmente con Lois
questo era possibile.
Come succedeva spesso
tra loro, dopo quello scambio di battute era sceso il silenzio.
Clark notò
ancora una volta la tazza di caffè che Lois teneva tra le
mani.
“Vedo che hai
fatto come se fossi a casa tua.” Indicò prima la
tazza tra le sue mani, poi la caffettiera piena di caffè, il
tutto cercando di suonare serio, ma fallendo miseramente a causa del
sorriso sulle sue labbra.
“Non temere
Clark, c’è abbastanza caffè per
tutt’e due.” Gli fece notare.
Clark sorrise
nuovamente, andò a prendere una tazza di caffè e
la riempì.
“Allora
Smallville, ti decidi a dirmi come mai mi stavi chiamando?”
Gli chiese mentre le dava le spalle, ancora intento a versarsi del
caffè nella tazza.
La mano che reggeva la
caffettiera risentì di quelle parole e per poco Clark non
rovesciò del caffè in terra.
Non gli era mai
successa una cosa del genere. I suoi poteri gli permettevano di avere
una coordinazione eccellente e non gli era mai capitato di inciampare
per caso –‘se
escludiamo lo strozzino coi super poteri che mi voleva far perdere la
partita.’ Ricordò Clark.
“Uhm, avevo
bisogno di parlarti.” Disse infine girandosi e guardandola
negli occhi. Lentamente tornò nella posizione di qualche
istante prima. In piedi al bancone, con lei seduta di fronte a lui,
dall’altra parte.
Poggiò la
sua tazza di caffè sul bancone, vicino a quella di Lois e le
sorrise.
Clark alzò
leggermente il viso e incrociò i suoi occhi chiari con
quelli di Lois, dando vita ad uno di quegli sguardi che erano da sempre
stati una loro abitudine.
Nessuno dei due
sembrava voler rompere il silenzio che si era creato ed entrambi
riuscivano a sentire la tensione tra loro due.
In momenti come questi
entrambi sapevano che ci sarebbe stato tanto da dire, ma
tutt’e due erano consapevoli che, in fondo, quegli sguardi
non erano altro che un modo di far capire all’altro che
c’era molto di più tra loro due di quanto loro
stessi non volessero ammettere.
Lois fu la prima ad
interrompere quel momento, fintamente incuriosita dallo stupido disegno
che c’era sulla tazza di fronte a lei. “Ah
sì?” Disse distaccata. “E di che si
trattava?” Continuò, vinta dalla
curiosità.
Clark prese un respiro
profondo. ‘Ora o mai più.’ Si disse.
“Ho parlato
con Lana.” Lo sguardo basso sulla sua tazza del
caffè, gli impedì di vedere la reazione nel viso
di Lois.
“Oh…”
Fu quello che rispose Lois.
“E’
stata una sorpresa rivederla,” vide di sfuggita Lois che
annuiva, “però mi ha aiutato a capire delle cose
importanti.” Clark sorrise, ripensando alla conversazione nel
fienile, di qualche minuto prima.
Alzando lo sguardo,
notò che qualcosa era cambiato in Lois rispetto a qualche
istante prima. Ora evitava di alzare lo sguardo per incrociarlo con il
suo e il suo sorriso era completamente sparito dalle sue labbra,
lasciando una strana smorfia, quasi di dolore sul suo viso. Clark ne fu
colpito, ma allo stesso modo non seppe darsi una spiegazione e per
riempire il silenzio, questa volta imbarazzante, che si era creato,
pensò velocemente a qualcosa da dire.
“Comunque… Come mai sei qui alla
fattoria?” Le chiese, sperando di sciogliere
l’iceberg che si era creato tra loro.
Lois respirò
profondamente, prima di indossare la maschera da ragazza forte di cui
portava il peso da anni e guardarlo brevemente negli occhi.
“Niente di importante, Clark.” Sorrise per qualche
secondo, per poi abbassare nuovamente lo sguardo e tornare a
quell’espressione spenta di qualche secondo prima.
“Ma son contenta che tu e Lana abbiate risolto tutto. Vi
auguro il meglio.” Detto questo, prese il cellulare di fianco
a lei e tenendo lo sguardo basso, si allontanò da Clark, in
direzione della sua borsetta. Doveva andarsene e doveva farlo in fretta.
Clark, quasi stesse
aspettando un gesto simile da parte di Lois, la afferrò per
il polso destro non appena passò di fianco a lui, con dei
riflessi degni dell’uomo più forte della Terra e
le impedì di allontanarsi.
Lois evitò
di girarsi e, continuando a dargli le spalle, restarono in quella
posizione per quello che sembrò un tempo infinito.
Entrambi ripensarono
all’ultima volta che si ritrovarono in una situazione del
genere. Il matrimonio di Chloe e Jimmy. Quella notte che sembrava
perfetta, ma che finì nel peggiore dei modi. In tutti i
sensi.
Clark decise di parlare
per primo. “Lois, sei saltata alle conclusioni, come tuo
solito.” La ammonì dolcemente, nessuna traccia di
un tono severo nei suoi confronti. “Sembra che il tuo istinto
da reporter faccia cilecca ultimamente, Lane.”
Scherzò, non ricevendo nessuna risata o risposta da parte di
Lois.
Fece scivolare la sua
mano dal polso di Lois, alla sua mano. Notò come dei brividi
gli salirono per tutta la schiena al solo sentir Lois sussultare per
quel suo semplice gesto. Per quanto Clark e Lois si fossero negati la
verità a lungo, l loro corpi non erano intenzionati a fare
altrettanto. Entrambi avevano mostrato un chiaro bisogno di un contatto
fisico e quando questo c’era stato, la reazione era stata
palese ad entrambi.
Clark riprese a
parlare. “Il punto è, Lois, che io e Lana non
abbiamo avuto la conversazione che pensi tu.”
Restò sempre immobile a qualche passo da lei.
L’unico gesto che si permetteva era quello di fare dei
piccoli cerchi col pollice sul palmo della mano di Lois, quasi a
rassicurarla mentre parlava.
“Certo,
ammetto che rivederla sia stato uno shock e che dei vecchi ricordi mi
siano tornati a galla.” a quelle parole gli sembrò
che Lois cercasse quasi di liberarsi dalla sua presa, che
però rimaneva salda, deciso a non farla scappare via da lui.
Non questa volta che stava riuscendo a dirle tutto quello che sentiva
per lei. “Ma, Lois, la verità è che io
avrei voluto finire quel ballo con te.” Si
avvicinò un po’ di più a lei, prima di
continuare. “Non sai quante volte mi sia tornato in mente
quel momento, il sax in sottofondo, tu bellissima in quel vestito
arancione, la tua mano sul mio petto, i nostri visi che si
avvicinano…” Un mare di farfalle sbatterono le ali
in contemporanea nel suo stomaco, al solo ricordo di quella notte che
sarebbe potuta –‘dovuta.’
Pensò Clark- finire diversamente.
“Il punto
è, Lois, che Lana è il mio passato.” Si
avvicinò ancora un po’ a lei. “Tu sei il
mio futuro.” Con queste parole, Clark tornò con la
memoria a quel S.Valentino, in cui la stessa Lois, sotto
l’effetto del rossetto alla Kryptonite rossa, le
pronunciò. La stessa Lois Lane di fronte a lui in questo
momento, che però era ignara di avere pronunciato lei stessa
quelle parole, qualche tempo prima.
Lois si girò
finalmente per guardarlo in faccia, stringendo un po’
più forte la mano di Clark che ancora teneva la sua.
Clark notò
come il suo viso fosse rigato da qualche lacrima. Nonostante avesse
cercato di asciugarle mentre gli dava le spalle, delle nuove
continuavano a cadere anche ora che lo guardava negli occhi.
“Però,
Smallville, sono parole forti queste.” Sorrise tra le
lacrime, mentre con la mano libera cercava ancora di asciugarsi le
guance bagnate. “Sicuro che poi non te le
rimangerai?” Disse sempre con un tono scherzoso, ma Clark
sapeva bene che nascosta in quella battuta, si nascondeva una delle
paure più folli di Lois. L’essere lasciata
indietro.
“Sicurissimo
Lois.” Rispose subito, sguardo serio a farle capire che ogni
singola parola che pronunciava e che aveva pronunciato, era la pura
verità.
E
dall’espressione distesa che vide sul viso di Lois, Clark
capì che Lois era certa che tutto quello che aveva sentito
negli ultimi minuti, non era nient’altro che la pura
verità.
I due si avvicinarono
lentamente l’un l’altro, quasi come se volessero
assaporare nuovamente il momento e ancora una volta, questo gesto li
riportò alla sera del matrimonio. Quello stesso movimento,
quell’incontrarsi a metà strada per dare vita alle
scintille che preannunciavano di scoppiettare ogni volta che loro due
venivano a contatto.
E questa volta,
finalmente, le loro labbra si toccarono, dando vita ad un bacio di
disarmante dolcezza, quasi entrambi avessero paura di far del male
all’altro se si fossero lasciati andare come volevano.
Clark fece salire le
sue mani sul viso di Lois, mentre le mani di Lois riposavano sul petto
di Clark. Il tutto mentre le loro bocche continuavano quella danza
sensuale che entrambe avevano sognato a lungo.
Quando il bisogno
d’aria si fece impossibile da rimandare, i due si staccarono
lentamente l’uno dall’altro, entrambi con
un’espressione rilassata in viso.
‘Almeno questa volta
non ci ha interrotto nessuno.’ Pensarono
entrambi allo stesso tempo.
Passandosi
l’indice sinistro sulle labbra e corrugando leggermente la
fronte, quasi a far capire a Clark la sua sorpresa, Lois
realizzò che una cosa del genere era già successa
tra loro due, ma come?! E quando?!
“Ma…
Io ti ho già baciato!” Esclamò
sorpresa, una volta allontanatasi leggermente da Clark, dopo aver
interrotto il bacio per riempire nuovamente i polmoni d’aria.
Clark sorrise nel
constatare come la frase di Lois non fosse una domanda, ma
un’affermazione. Tornò alla memoria a quando Chloe
lo chiamò dicendogli di correre al Talon perché
doveva sentire cosa Lois aveva da dire a proposito di Freccia Verde. ‘Potrebbe insegnare
una cosetta o due ad Ollie.’ Clark sorrise
ripensandoci, fiero che il suo bacio l’avesse scossa a tal
punto.
“Uhm,
Lois… Credo che io e te abbiamo un’altra
conversazione da fare.” Disse Clark imbarazzato, con uno
strano sorriso sulle labbra.
“Sì.”
Disse poggiando le mani sui fianchi. Clark sapeva che quando Lois
faceva così, era irremovibile e sarebbe crollato il mondo,
piuttosto che Lois Lane lasciasse perdere una questione del genere.
“Però è anche vero che abbiamo tempo
per quello, Smallville.” Sorrise maliziosa avvicinandosi
nuovamente a Clark e poggiando le mani sulle sue spalle.
Avvicinò il viso a quello di Clark ma poco prima che i due
si baciassero nuovamente, Lois si fermò a qualche millimetro
da Clark, quasi un dejà-vu per entrambi.
Allontanò leggermente il suo viso da quello di Clark, prima
di parlare nuovamente. “Quindi devo ringraziare Lana se ora
io e te abbiamo finalmente avuto questa conversazione
rivelatrice?” Chiese Lois sorridendo, con
un’espressione tra la sorpresa e lo shock, la testa
leggermente piegata di lato e le sopracciglia alzate a formare un
perfetto arco sopra i suoi vispi occhi verdi.
Clark sorrise
divertito. “Beh, potresti metterla in questo modo.”
Continuò, stringendola un po’ più a
sé e sentendo le mani di lei salire dalle sue spalle, fino
ad intrecciarsi dietro al suo collo.
“Direi che
è il colmo!” Esclamò scuotendo la testa.
“Direi che
era ora…” Sorrise Clark, prima di abbassare
leggermente il viso e baciarla nuovamente. Questa volta un bacio
più passionale, -sempre dolce e sensuale come il precedente-
quasi volesse farle capire quanto avesse bisogno di sentirla
così vicino.
E lì, nella
cucina dei Kent, fu dove Clark Kent e Lois Lane, divennero finalmente,
semplicemente Lois e Clark.
A/N: Ed ecco
qua, finalmente il lieto fine che vorrei tanto vedere in Smallville!!
Premetto
che in teoria avrei voluto finire questa storia con questo secondo
capitolo, ma alla fine il racconto ha preso una piega diversa da quella
che avevo in mente, per cui sicuramente ci sarà un terzo
capitolo che sarà una sorta di epilogo e penso
sarà scritto dal punto di vista di Lois. Ovviamente, mi
prendo la libertà di fare una roba tutta diversa,
sorprendendovi nel prossimo capitolo! :)
Grazie
mille per aver letto, alla prossima! :)
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Epilogo ***
A/N:
Allora, eccoci qua all'ultimo capitolo conclusivo della mia prima
storia Clois! Visto che avete tanto da leggere, mi limito ad augurarvi
buona lettura e vi avverto che ci sarà una lunga nota finale
alla fine del capitolo :P
Buona
lettura!
ps:
piccolo avvertimento. Ci sarà un lungo flashback e
sarà tutto in corsivo.
ps2: leggerete delle frasi prese da qualche episodio della 5^ serie e
altre prese da un episodio dell'8^ serie.
Era una calda giornata
d’estate in quel di Smallville e l’unico svago che
quella piccola cittadina del Kansas permetteva in giornate come questa,
era quello di fare una visita al lago per rinfrescarsi un po’.
Chloe aveva proposto a
Lois e Clark di raggiungere lei e Jimmy, il suo neomaritino,
giù al lago e loro due non se lo erano fatti ripetere due
volte, portando anche Shelby con loro.
Una volta arrivati al
lago, Shelby aveva subito richiesto le attenzioni di Clark, quasi
implorandolo con quei suoi occhioni color nocciola e lo scodinzolare
frenetico della sua coda, di entrare in acqua con lui e lanciargli
qualcosa che lui gli avrebbe riportato indietro. ‘In
un battito di ciglia.’ Pensò Clark
preoccupato.
“Sicura che
non ti dispiace?” Chiese a Lois, mentre accarezzava Shelby
dietro l’orecchio.
“Mi si spezza
il cuore a sapere questa palla di pelo lontana da me.” Disse
ironica Lois, sorridendo e guardando affettuosamente la montagna di
peli biondi immobile al fianco di Clark. “Non so come
resisterò senza starnutire ogni 5 minuti!”
Continuò sempre più ironica, piegando la testa di
lato e unendo le labbra in quel sorriso che Clark era ormai abituato a
vederle in viso ogni volta che lo stuzzicava.
Sorrise divertito,
seguito a ruota da Chloe e Jimmy che avevano seguito la scenetta.
“D’accordo
amico,” disse spettinando il pelo sulla testa di Shelby,
“sembra proprio che Lois non ci voglia nei
paraggi.” Le sorrise nuovamente, aspettando una sua risposta
che non tardò ad arrivare.
“Non si sa
mai Smallville. Fai il bravo e per te potrei fare
un’eccezione.” Gli sorrise nuovamente, questa volta
maliziosa, notando come l’espressione di Clark
cambiò nel giro di qualche secondo. Da sicuro di
sé, passo ad imbarazzato e Lois notò con quanta
difficoltà riuscì a deglutire il nodo che gli si
era formato in gola. Sorrise, contenta di riuscire a fare
quell’effetto all’uomo d’acciaio.
Clark, le sorrise
un’ultima volta, prima di guardare nuovamente Shelby.
“Andiamo piccolo!” Detto questo, lui e Shelby
s’incamminarono verso l’acqua, seguiti a qualche
passo di distanza da Jimmy che li stava raggiungendo.
Le uniche rimaste
all’asciutto a prendere il sole erano le due cugine, Lois e
Chloe, che indossati gli occhiali da sole, sedevano sui propri teli da
mare e sorseggiavano del the fresco al limone dalle rispettive lattine.
“Non avrei
mai pensato che avrei visto un così prefetto quadretto
familiare in così poco tempo.” Disse Chloe seria,
un sorriso sincero sulle sue labbra, mentre guardava suo marito e il
suo migliore amico giocare in acqua con Shelby, come due ragazzini.
“Credimi
cuginetta, questa è solo una delle tante cose alla quale
dobbiamo farci l’abitudine.” Le rispose, anche lei
rapita dai due ragazzi che si divertivano col cane dal pelo biondo.
“Già.”
Chloe annuì alle parole della cugina. “Penso ti
riferisca al grande segreto di Clark.” Precisò
Chloe, sorseggiando un po’ del suo the al limone.
Eh sì, Lois
si riferiva anche a quello, perché,
ammettiamolo, scoprire che il ragazzo che ti ha appena confessato il
suo amore è un viaggiatore intergalattico, non è
mica una notizia da tutti i giorni.
Ma quello a cui Lois si
riferiva veramente, era lo shock nel constatare quanto le cose con
Clark fossero normali, così semplici. Superuomo o no.
Sin dal primo momento
in cui aveva realizzato gli strani sentimenti che provava per lui, Lois
aveva sempre avuto paura di immaginare come sarebbero state realmente
le cose tra loro due. Sapeva che le cose tra Lois e Clark potevano
essere tutto fuorché semplici.
In fondo, Lois aveva
vissuto da vicino tutti i suoi drammi amorosi e sapeva che Clark era
sempre stato realmente innamorato solo di una persona nella sua vita.
Lana Lang.
E invece…
Lois tornò
con la memoria a qualche giorno prima, quando lei e Clark stavano nella
cucina dei Kent e lui le aveva appena confessato il suo amore.
Le
sue forti braccia la stringevano ancora forte al suo corpo marmoreo,
quasi volesse recuperare in quei pochi minuti, tutto il tempo perso,
tutte quelle volte in cui avrebbe voluto tenerla tra le sue braccia, ma
non aveva potuto.
I
loro visi ancora vicini, le loro bocche ancora prese da quella danza
sensuale che nessuno dei due sembrava voler interrompere per nessun
motivo.
Lois
era perfettamente consapevole che da lì in poi, loro due non
sarebbero più stati solo semplici amici, non dopo quelle
parole e soprattutto non dopo quel bacio.
Era
sicura che le cose tra loro sarebbero cambiate. ‘In
meglio.’ Pensò, quasi una preghiera silenziosa la
sua, perché era consapevole anche del fatto che qualcosa
–‘qualcuno.’ Si corresse- potesse
rovinare quello che c’era tra lei e Clark.
Se
voleva veramente che le cose tra loro funzionassero, aveva bisogno di
togliersi quel peso dallo stomaco, quel dubbio che la perseguitava e
doveva farlo ora.
Interruppe
dolcemente il bacio, portando le mani sul viso di Clark e
allontanandolo leggermente dal suo. Vide l’espressione
confusa sul suo viso, il suo spostare leggermente la testa da un lato e
avvicinare le sopracciglia l’una all’altra,
incapace di spiegarsi perché mai lei avesse fatto una cosa
del genere.
“Smallville,”
Lois aprì subito bocca, sperando che sentirla usare il suo
nomignolo, lo tranquillizzasse un po’, “so che te
l’ho già chiesto, ma…” Lois
notò con molta facilità quanto la sua voce stesse
tremando in quel momento, il nervosismo che le chiudeva lo stomaco.
“Sei sicuro che questo…”
indicò per un paio di volte prima lei e poi lui, lasciando
la frase in sospeso, sperando che lui capisse quello che intendeva
dirgli.
“Che
questo, cosa, Lois?” Le chiese sempre più confuso,
allentando un po’ la presa su di lei, ma mai lasciandola
andare del tutto.
Lois
prese un respiro a fondo prima di proseguire. “Sì
insomma, che è quello che vuoi realmente?”
Riuscì finalmente a lasciare libere quelle parole che le
erano sembrate così pesanti qualche secondo prima. Sentendo
che ormai il danno era fatto, proseguì. “Che
è questo,” indicò nuovamente prima lei
e poi lui, “quello di cui hai bisogno?”
Cercò di arretrare un po’, riuscendo a far cadere
la presa delle mani di Clark dai suoi fianchi.
Lois
ne approfittò e si girò, dandogli le spalle,
prima di continuare a parlare, senza dargli
l’opportunità di rispondere. Aveva il terrore di
aver commesso un impareggiabile errore avendo portato a galla quei suoi
dubbi. E se Clark le avesse detto che lei era solo una persona come
tante? Che la stava usando solo per dimenticare Lana? Non avrebbe retto
ad una notizia del genere, non dopo che aveva realizzato quanto avesse
dannatamente bisogno che Clark Kent facesse parte della sua vita e non
solo come un semplice amico.
Ma
invece di dirgli tutto quello che aveva appena pensato, decise di
indossare la sua tipica maschera da ragazza forte che camuffa i suoi
veri sentimenti e riprese a parlare. “Perché
insomma, col ritorno di Lana e tutto il resto, potrei capire se questo
è stato solo uno slancio del momento e che tutto quello che
hai detto e fatto non lo pensavi veramente. Insomma, quel che
è successo è successo.” Camminava
nervosamente da una parte all’altra della stanza gesticolando
vistosamente, sempre evitando il contatto visivo diretto con Clark.
“Quando uno è sottoshock fa le cose più
strane,” rise nervosamente, “cose di cui
puntualmente si pente.” Continuò a fare quella
finta risatina, contenta che Clark non potesse vedere
l’espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso e
soprattutto che non potesse notare quanto le sue mani tremassero mentre
parlava.
Si
sedette su una delle sedie vicino a lei, prima di continuare a parlare,
questa volta guardandolo in faccia. “Il punto è,
Clark, che se hai altre cose per la testa, lo capisco.”
Disse, cercando di suonare il più comprensiva e tranquilla
possibile, sperando di riuscire a sopprimere la frase che in
realtà avrebbe voluto dirgli e che ora le rimbombava in
mente: ‘Ma non lo condivido Smallville, perché non
puoi baciarmi in quel modo, dirmi tutte quelle cose e poi sperare di
farla franca con me!’
Ma
ancora una volta, decise di tenersi tutto per sé, di
recitare la parte della ragazza forte come le era stato insegnato,
contenta che Clark non riuscisse a leggerle nella mente.
E
mentre notava che Clark non aveva fatto nessuno sforzo per
interromperla o per smentire ogni singola parola che era appena uscita
dalla sua bocca, notò come lui stesse semplicemente di
fronte a lei, con la spalla sinistra poggiata al muro più
vicino, le braccia incrociate al petto e il peso del suo corpo poggiato
interamente sulla gamba sinistra. E soprattutto, un sorriso a 32 denti
che andava da orecchio a orecchio.
“Perché
sorridi in quel modo stupido, Smallville?” Chiese infastidita
da quel suo atteggiamento. Lei era lì, pronta ad abbassare
le sue difese per lui, a fargli capire quanto fosse importante che
entrambi fossero sulla stessa lunghezza d’onda sul loro
rapporto e lui si limitava a sorridere in quel modo, quasi come se
fosse divertito dalla situazione.
“Stai
stra parlando.” Le fece notare, sempre divertito dalla
situazione. “E’ una cosa che fai quando sei
nervosa.” Continuò, avvicinandosi un po’
di più a lei.
E
lui che diavolo ne sapeva di quello che lei faceva quando era nervosa?
Beh, il punto era che ci aveva preso in pieno.
“Sei
nervosa per colpa mia?” Le chiese, quasi ammiccante, mentre
continuava ad avvicinarsi a lei a piccoli passi.
“Pff,
per favore Smallville, non diciamo certe idiozie!” Disse
distogliendo lo sguardo dai suoi occhi blu così profondi,
per osservare un’interessantissima crepa nella finestra di
casa Kent.
Ancora
una volta l’atteggiamento da dura che le era stato inculcato
da suo padre, stava avendo la meglio, facendo sì che lei si
chiudesse nuovamente in se stessa, evitando che Clark capisse sul serio
quello che lei intendeva con quelle parole. O almeno, sperava che Clark
non la conoscesse così bene come sembrava.
Anche
se… dove l’aveva portata finora questo
comportamento così stupido? Che senso aveva nascondergli le
sue paure su loro due, se poi alla fine non parlargliene avrebbe
portato solo a lasciare le cose in sospeso tra loro due?
“Lois,
ho capito che intendi.” Le disse, piegandosi sulle ginocchia
di fronte a lei, i suoi occhi blu-verde allo stesso livello di quelli
di Lois.
Le
spostò leggermente il ciuffo che le copriva gli occhi, per
poi accarezzarle dolcemente la guancia, quel suo sorriso che non
lasciava mai il suo viso. “Pensi che io non sia ancora pronto
per andare avanti.” Le sorrise nuovamente, unendo le sue
labbra in segno di comprensione, prima di respirare profondamente.
Lois
rimase sorpresa da quanto bene la conoscesse, dalla velocità
con la quale era riuscito a capire al volo la situazione.
“Smallville…” Disse quasi volendo
scusarsi, vedendo l’espressione sul viso di Clark incupirsi.
Ottimo, era riuscita a farla sentire in colpa!
“No,
Lois.” La zittì dolcemente portando la sua mano
sulle sue labbra. “So che può sembrare irreale
detto dopo così poco tempo, ma è vero, non amo
più Lana.” Le sorrise e Lois sentì
sciogliersi nuovamente, perché per quanto le sue paure
fossero forti, era sicura che Clark non le stesse mentendo.
“Dopo aver corso per tanto tempo dietro ad una bici, penso
sia ora per quella Harley di cui mi avevi parlato.” Le
sorrise nuovamente e Lois sentì il cuore farle mille
capriole in petto.
“Smallville…”
Disse sorpresa dalle sue ultime parole. Clark si ricordava di quel
discorso che avevano avuto un bel po’ di anni fa nel fienile.
“Ricordi ancora quelle parole?” Chiese sorpresa,
non distogliendo mai lo sguardo dagli occhi chiari di fronte a lei.
“Lois,
è grazie a quelle tue parole se sono riuscito ad andare
avanti.” Le disse sincero.
E
prima che Lois se ne rendesse conto, le sue labbra avevano nuovamente
trovato quelle di lui, sancendo la pace dopo quella piccola lite, ma
soprattutto ponendo fine a tutti i dubbi che le avevano annebbiato la
mente.
Tornò
con la memoria a quel pomeriggio al fienile, quando Clark era triste
dopo che aveva scoperto di Lana e Lex.
“Senti,”
gli disse sedendosi sul bracciolo del divano dove lui era seduto,
“qualche volta abbiamo bisogno di mettere da parte i nostri
sentimenti, finché non arriva il momento giusto.”
Clark la guardò confuso. “Come mettere dei soldi
in un salvadanaio per comprare quella bici che ancora non puoi
permetterti.” Spiegò, quasi fosse la cosa
più scontata del mondo.
Clark
la guardò ancora una volta, capendo quello che intendeva.
“Il punto è che, non sono poi così
sicuro che ci sia qualcun’altro per me, lì
fuori.”
“Ah,
non puoi mai dirlo, Clark.” Gli rispose subito, con un tono
sicuro di sé che non passò inosservato al
superudito di Clark. “Magari quando finalmente aprirai il tuo
salvadanaio, scoprirai che per tutto questo tempo non hai risparmiato
per comprare una bici.” Lois distolse per un istante lo
sguardo da Clark, prima di continuare. “Ma per comprare una
Harley.” Concluse, guardandolo nuovamente in faccia,
sorridendosi a vicenda.
La
testa di Lois sembrava non smettere più di girare, tra il
bacio di Clark e i ricordi di qualche anno prima che sembravano ancora
così nitidi.
“Lois…”
Disse Clark interrompendo il bacio e alzandosi in piedi di fronte a
lei. “Ricordi che prima ti ho detto che avremmo dovuto
parlare di un’altra cosa?”
“Sì.”
Rispose annuendo. “E ricordo anche di averti detto che ne
possiamo parlare in un altro momento, Smallville.” Gli
ricordò con un sorriso.
Clark
sorrise a sua volta, infilando le mani in tasca come faceva sempre
quando era nervoso. “E lo apprezzo, Lois. Ma penso sia
sbagliato rimandare ancora, tutto qui.”
Lois
sbuffò, fintamente indispettita dalla fretta di Clark a
proposito di questa cosa di cui voleva parlarle. “Coraggio
Smallville, sputa il rospo.” Le sorrise, ma vide il viso di
Clark assumere quell’espressione seria che a lei non piaceva.
Cos’altro sarebbe successo stavolta? Quale oscuro segreto le
stava nascondendo?
“Io,
uhm…” Lois notò che Clark non smetteva
di fissarsi le punte dei piedi e capì quanto questo discorso
lo innervosisse. “Non sono proprio chi pensi.”
Lois
corrugò la fronte, divertita da quelle parole.
“Ah, no?” Una leggera risata lasciò le
sue labbra.
“Diciamo
che…” Clark alzò finalmente lo sguardo,
prima di continuare con la sua confessione. “Sono la macchia
rossa e blu.” Piegò il viso leggermente alla sua
destra e corrugò le sopracciglia, assumendo
un’espressione quasi colpevole.
Lois
strabuzzò gli occhi e arcuò le sopracciglia in
segno di sorpresa, dopodiché iniziò a ridere,
buttando la testa all’indietro e reggendosi la pancia che
iniziava a farle un po’ male a causa delle tante risate.
“Sul serio Smallville, se volevi farmi ridere, ci sei
riuscito.” Disse, cercando di smettere di ridere e passandosi
l’indice sugli occhi per fermare le lacrime che la risata le
aveva fatto formare negli occhi.
“Uhm,
non proprio la reazione che mi aspettavo.” Disse
più a sé stesso che a lei.
“Sul
serio Clark, come puoi anche solo pensare che io possa credere ad una
roba del genere?” Disse alzandosi dalla sedia, fermandosi di
fronte a lui. “Per quanto tu sia speciale,” gli
disse, accarezzandogli una guancia, “so benissimo che tu sei
un semplice ragazzo di campagna.” Gli diede un leggero pugno
sul braccio, come faceva sempre quando lo stuzzicava. “Il mio
ragazzo di campagna.” Aggiunse con un tono dolce, poggiando
entrambe le mani sul suo petto.
Clark
sorrise, poggiando una mano, su una di quelle di Lois che ancora
riposavano sul suo petto. “Pronta ad essere stupita,
Lane?” Le chiese e prima che lei potesse rispondere, la prese
tra le sue braccia e sfrecciò fuori da casa sua.
Nel
giro di qualche secondo, si ritrovarono sul tetto del Planet, a
Metropolis.
Clark
si fermò al centro del terrazzo, il suo sguardo fisso sul
viso di Lois che lo guardava sorpresa.
“Sembra
proprio che debba smetterla di chiamarti Smallville.” Furono
le uniche parole che riuscì a dire.
Era
ancora sottoshock per quello a cui aveva appena assistito. Come poteva
essere che il suo Smallville fosse infetto da meteoriti e lei non se ne
fosse mai resa conto?
“Sapevo
l’avresti detto.” Disse Clark sorridendo e
lasciando andare la presa su di lei. “Solo, promettimi che
continuerai a farlo.” Aggiunse, questa volta con un tono
serio che a Lois non sfuggì.
Lois
sorrise. “Pensavo non ti piacesse.”
Incrociò le braccia di fronte a lei.
“Smallville.” Aggiunse con un sorriso.
“Le
cose cambiano, Lois.” Le rispose altrettanto sorridente.
“Già,
a proposito di cose che cambiano.” Disse indicandolo.
“Grazie a quale pioggia di meteoriti hai acquisito i tuoi,
uhm…” Lois pensò alla parola
più adeguata da usare. “Poteri.”
Concluse, corrugando le sopracciglia.
“E’
un po’ più complicato di così,
Lois.” Cercò di spiegarle.
“Ovviamente.”
Lois scosse la testa, ma Clark notò il sorriso divertito
sulle sue labbra. “Allora, hai qualche altra
abilità oltre all’essere più veloce di
un proiettile?” Chiese avvicinandosi a lui, un sorriso
curioso che campeggiava sulle sue labbra.
Clark
sorrise, felice e sollevato del modo in cui Lois stava prendendo la
notizia. ”Beh,” Clark prese un respiro profondo
prima di continuare, “posso sparare fuoco dagli
occhi.” Lo sguardo di Lois si fece ancora più
sorpreso, ma lui continuò a parlare. “Posso
sentire un cane abbaiare a 10 miglia di distanza, posso vedere
attraverso gli oggetti e ho una forza superiore al resto degli
umani-”
“Un
secondo!” Lois alzò le mani di fronte a lei,
interrompendolo. “Riavvolgi il nastro, Smallville.”
L’espressione di sorpresa, aveva ora lasciato spazio ad una
imbarazzata, mentre Lois incrociava le dita delle mani al petto. Si
schiarì un po’ la gola prima di andare avanti.
“Spiegami meglio, uhm, la parte del vedere attraverso gli
oggetti.”
Clark
capì quello che intendeva e sorrise divertito.
L’unica cosa che interessava veramente a Lois, non era che
lui avesse poteri diversi dalla gente normale, ma che lui potesse
averli usati per spiarla. Sorrise nuovamente prima di riprendere a
parlare. “No Lois, devo concentrarmi per vedere attraverso
gli oggetti.” Scosse la testa, notando l’imbarazzo
sul viso di Lois.
“Vuoi
dirmi seriamente che non hai mai usato quel potere a tuo
vantaggio?” Gli chiese, indicandosi da testa a piedi, come ad
enfatizzare il fatto che non credesse che Clark non avesse mai
voluto… spiarla.
Clark
sorrise divertito. Ancora una volta lei riusciva a farlo sentire umano,
a dispetto di tutti i poteri che aveva.
Lois
si avvicinò nuovamente a lui, portando le mani dietro al
collo di Clark. “Sappi che questo non cambia niente tra noi,
Smallville.” Lo rassicurò, mettendosi sulle punte
dei piedi e baciandolo dolcemente. Sentì le mani di Clark
salire su suoi fianchi, per poi passare sulla sua schiena.
“Non
hai ancora sentito la parte più strana.” Le disse
Clark con un sorriso che però tradiva un po’ di
preoccupazione.
“Ne
dubito.” Sorrise Lois, sperando di riuscire a farlo
tranquillizzare un po’. “Ma sentiamo.” Lo
incoraggiò.
“Come
ti ho detto prima, non sono stato infettato dai meteoriti,
Lois.” Lois ascoltava attentamente quello che diceva Clark.
“Infatti, io sono la causa delle piogge di meteoriti che ci
sono state a Smallville.” Lois corrugò la fronte,
non riuscendo a capire bene di cosa Clark stesse parlando. Per cui
invece di interromperlo, si limitò ad annuire e lasciarlo
spiegare. Allentò la presa su di lui e lasciò
cadere le braccia lungo i suoi fianchi, sperando che Clark non
prendesse questo suo gesto nel modo sbagliato. “Il mio
pianeta d’origine, Krypton, è stato distrutto e
mio padre decise che l’unico modo per salvarmi la vita era
spedirmi qui sulla Terra.” Gli occhi di Lois lo guardavano
incredulo, incapace di dire se la stesse prendendo in giro o no. Ma
dopotutto, perché mai avrebbe dovuto mentirle?
Clark
prese a camminare nervosamente per il terrazzo del Planet, prima di
continuare il racconto. “Mi spedì qui con una
navicella e i Kent mi trovarono in un campo di grano e decisero di
adottarmi, facendomi crescere qui a Smallville.” Clark si
interruppe per un secondo prima di continuare. “Tra gli
umani.”
Lois
si prese un istante per soppesare tutte le news che Clark le stava
dando tutte in una volta. Com’è che tutte queste
cose che l’avrebbero dovuta shockare, la lasciavano
sì sorpresa, ma non gli facevano vedere Clark in un modo
diverso?
Come
mai lei continuava a vederlo nello stesso modo? Come una persona
normale, solo con delle abilità speciali?
“Sei
senza parole, non è mai una buona cosa.” Le parole
di Clark la riportarono alla realtà e lei lo vide di fronte
a sé, terrorizzato che avesse preso la notizia nel modo
sbagliato.
Non
voleva che pensasse che lei ora lo vedesse come un mostro, un diverso.
L’unica cosa che le venne in mente di fare, fu ridurre la
distanza dei loro corpi il più in fretta possibile
–‘non in fretta come avrebbe fatto lui.’
Sorrise nel pensarlo- e lo strinse forte a sé,
più forte che poteva.
“Te
lo ripeto, Clark, questo non cambia quello che provo per te.”
Sentì le braccia di lui passarle dietro la schiena e
stringerla forte a sé. “Ho conosciuto abbastanza
persone nate sulla Terra, per sapere che non è dove nasci
che ti rende normale.” Sentì Clark sorridere,
mentre le baciava la testa che aveva appoggiato sul suo petto qualche
istante prima. “Per me sei sempre il solito Clark
Kent.” Spostò il viso cosicché potesse
guardarlo negli occhi. “Il mio ragazzo di campagna, diventato
ragazzo delle fotocopie.” Sorrise, non distogliendo mai lo
sguardo dai suoi occhi chiari. “Il mio Smallville.”
Proseguì, una lacrima che le rigava la guancia.
Sentì il pollice di Clark salire sul suo viso per asciugarle
la guancia, prima che le sue labbra si ritrovassero nuovamente a
sentire il sapore di Clark.
Portò
nuovamente le braccia dietro al collo di Clark per avvicinarlo
più a lei, cosa fisicamente impossibile visto che i due
erano già a stretto contatto l’uno con
l’altra.
Entrambi
si lasciarono andare a quel bacio che sembrava quasi sancire la
perfetta conclusione a quel discorso.
E
per quanto Lois si sentisse perfettamente umana, quel bacio la fece
sentire di un altro pianeta. La fece sentire speciale.
E
più il bacio andava avanti, più le mani di Clark
andavano su e giù per la sua schiena e poi sui suoi fianchi,
più lei si sentiva leggera, come se potesse toccare il cielo
con un dito.
Aprendo
per un secondo gli occhi, notò come tutto aveva assunto un
colore tra il blu e l’arancione attorno a loro, i colori del
tramonto. Incuriosita, interruppe il bacio e iniziò a
guardarsi intorno, sorpresa da quello che stava vedendo.
Stringendosi
più forte a lui, subito i suoi occhi verdi tornarono sul
viso di Clark che, stranamente, sembrava sorpreso quanto lei.
“Uhm,
Smallville. Hai per caso dimenticato di dirmi qualcosa?” Gli
chiese, mentre realizzò che i suoi piedi avevano smesso di
toccare il suolo, fluttuando nel vuoto insieme a quelli di Clark.
“Credimi
Lois,” le sorrise, sorpreso quanto lei di essere finalmente
riuscito a fare quello per cui Kara lo prendeva tanto in giro,
“sono sorpreso quanto te.” Lois non
riuscì a capire che intendeva Clark con quelle parole, ma lo
sguardo sorpreso che gli aveva visto poco fa e il sorriso da orecchio a
orecchio che aveva in questo momento, le fecero capire che diceva la
pura verità.
Stringendola
sempre più forte a lui, Lois e la Macchia Rossa e Blu,
sfrecciarono nel cielo di Metropolis, con il tramonto che faceva da
perfetto sfondo alle loro spalle.
“Lo,”
disse Chloe, riportando Lois alla realtà, ignara di avere
appena fermato tutti i ricordi dei giorni precedenti che la cugina
stava avendo, “alla fine hai poi mai detto a Clark che avevi
origliato” Lois si girò a guardarla storto alzando
le sopracciglia, fingendo di essere stata offesa
dall’insinuazione della cugina. Chloe si mise a ridere,
aggiungendo prontamente “per caso,” Lois
annuì, sorridendo a sua volta, consapevole di quello che la
cugina stava chiedendole, “la conversazione che lui e Lana
hanno avuto su di te nel fienile?”
Lois fece esplodere il
suo grande sorriso, lanciando un’occhiata veloce a Clark che
fortunatamente sembrava non aver sentito quello che la cugina le aveva
appena chiesto.
Mosse la mano che
reggeva la lattina di the, facendola scontrare con quella della cugina
in un brindisi privato. “No, cuginetta.” Le
rispose, abbassandosi leggermente gli occhiali da sole sulla punta del
naso. “Quello sarà sempre il nostro piccolo,
sporco segreto.” E dopo averle fatto l’occhiolino,
si rimise apposto gli occhiali da sole, tornando a guardare il suo
Clark giocare con Shelby, in tutta la sua umanità.
A/N:
Prima di tutto, grazie, grazie e ancora grazie per avermi accompagnato
in quest'avventura! Un grazie particolare a Cosmopolitan ed Enya che
hanno sempre commentato. Un commento in particolare mi ha veramente
fatto sentire apprezzata, per cui ringrazio sentitamente chi l'ha
lasciato. :)
Poi
che dire, questo era l'epilogo che volevo, anche se ogni tanto prendeva
direzioni inaspettate. Non era una mia idea farlo così
lungo, ma le dita hanno iniziato a scorrere da sole sulla tastiera ed
è stato difficile fermarle! ^^
Più
che altro, questo epilogo era un pretesto per far conoscere a voi
lettori chi era l'origliatore misterioso che si era letto nel primo
capitolo. Onestamente avrei voluto inserire la spiegazione nel secondo
capitolo, ma poi una volta finito, non mi sembrava più il
caso di mischiare tutto, per cui ho lasciato perdere. Spero che la mia
decisione di farlo rimanere un segreto tra le due cugine, piaccia a voi
quanto è piaciuta a me!
Come
sempre, spero di aver tenuto ogni singolo personaggio IC, ma questa
sarà una cosa che dovrete dirmi voi. :)
Ok, basta, è ora di concludere questa storia. Ancora un
grazie grandissimo a tutti voi che avete seguito e commentato! :)
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