guerra infinita

di kibachan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** cap 6 ***



Capitolo 1
*** cap 1 ***


GUERRA INFINITA
 
I suoi capelli rosso fuoco ondeggiavano piano mentre si muoveva ritmicamente su di lui. La bocca semiaperta, gonfia di baci, gli occhi liquidi. Era la cosa più bella che Clint avesse mai visto, ed era sua.
Affondò le dita nei suoi fianchi marmorei sospirando, mentre insieme si avviavano verso il culmine del piacere. La teneva saldamente mentre ne accompagnava il movimento. Le poggiò la fronte sulla spalla ansando contro la sua pelle tesa e perfetta.
“ti amo Nat…” riuscì a sussurrare “lo so” rispose lei. Non ricambiava mai le sue parole ma lui sapeva che lo amava. Lo sentiva nello stomaco ogni volta che si guardavano.
“Clint..” come tutte le volte era il suo nome pronunciato con voce roca, in punta di labbra, a determinare l’arrivo dell’orgasmo per entrambe.
 
Clint Barton si rizzò a sedere sul letto di scatto, annaspando aria e stringendo il lenzuolo tra i pugni. Regolarizzò appena il respiro mettendo a fuoco i dettagli della sua camera da letto in penombra.
Merda l’aveva sognato di nuovo.
Non poteva crederci.
Si passò una mano sul viso sudato, sentendosi come ogni volta leggermente in imbarazzo.
“amore… che succede?” la voce impastata dal sonno di Laura lo fece sussultare e si girò su un fianco dandole la schiena mentre lei si metteva seduta in mezzo al letto. Non voleva che notasse l’erezione che aveva per il sogno a luci rosse che stava facendo. “Niente” le disse con voce più rassicurante che poté “solo un incubo, torna a dormire”. La donna mugugnò qualcosa che fece capire a Clint che se l’era bevuta, la sentì sbadigliare e coricarsi a cucchiaio dietro di lui. Un braccio sottile gli si infilò sotto il gomito cingendogli la vita “è la terza volta questa settimana” la sentì sussurrare. Si morse il labbro inferiore, le altre volte non gli era sembrato che si fosse svegliata “mi dispiace amore, stai lavorando troppo ultimamente, tutte le cose brutte che vedi…” Clint rilassò i muscoli nel suo abbraccio, sollevato che fosse stata sua moglie stessa a trovare una scusa per questi suoi salti in mezzo al letto “ora cerca di tranquillizzarti… ci sono qui io” le sentì dire ancora, poi la stanza piombò di nuovo nel silenzio. Dopo poco il respiro della donna rallentò prendendo il caratteristico ritmo del sonno e Clint scivolò fuori dal suo abbraccio e andò in bagno per sciacquarsi la faccia.
Si guardò allo specchio autorimproverandosi con lo sguardo. Ma che gli prendeva? Da un mese a quella parte aveva iniziato a fare sogni erotici su Natasha!! Roba che neanche alle medie! Ma come era possibile?? Lui e Nat si conoscevano da secoli, avevano lavorato fianco a fianco in missioni più o meno suicide per anni, fin da prima del suo matrimonio con Laura, e non l’aveva mai desiderata! E ora?? Improvvisamente non riusciva a chiudere gli occhi senza immaginarsela in quella veste?
Si passò ancora una mano sul viso dopo averla intrisa di acqua fredda.
La cosa strana era la dovizia di dettagli, di sensazioni… così vivide, persino gli odori, precisi e particolari. E poi una cosa soprattutto era curiosa… i capelli.
Da quando Banner era sparito Natasha aveva fatto un cambio radicale (anche se aveva minacciato di morte chiunque avesse osato collegare le due cose) e si era tinta i capelli di biondo platino. Erano passati due anni ormai. Lui faceva questi sogni allucinanti da un mese soltanto… eppure nei suoi sogni Nat aveva sempre, sempre i capelli rossi come ce li aveva una volta.
Sulle prime, quando il disdicevole episodio aveva cominciato a presentarsi con regolarità, Clint aveva pensato che stava suo malgrado vivendo un piccolo momento di noiosa routine con Laura, ed essendo Nat indubbiamente avvenente, nonché una delle pochissime donne che orbitavano nella sua vita, il suo cervello avesse scelto lei per svagarsi un po’. Ma allora perché non immaginarla con la chioma bionda che la ragazza sfoggiava ormai da due anni?
Non se lo spiegava.
Pregando intensamente di non riprendere il sogno lì da dove lo aveva lasciato andò a ricoricarsi a letto. Anche se si trattava solo di fantasie (sebbene pazzescamente realistiche) non voleva neanche pensare di tradire sua moglie. Non era da lui. Lo aveva giurato a se stesso il giorno che si erano sposati.
Ricordava bene il suo abito semplice, i fiori d’arancio, il tutto inondato dalla luce calda del tramonto sulla spiaggia. Era stato un giorno perfetto.
Un giorno perfetto.
Non poteva fare a meno di pensarlo tutte le volte che riviveva nella testa quei momenti.
 
26 luglio 2018 – casa di Barton
 
Il mattino seguente Clint si era alzato con un gran cerchio alla testa che stava cercando di ignorare, mitigandolo nelle tranquille abitudini mattutine della sua famiglia. Dopo gli accordi di Sokovia, e dopo essere fuggito dalla prigione sottomarina, Fury aveva fatto in modo di farlo reintegrare nello Shield e negli Avengers, sostenendo che nonostante i suoi crimini di lui non si potesse fare a meno nel gruppo, che rappresentava la voce della coscienza, il lato umano e sbrodolate simili.
Sospettava che Natasha avesse fatto un qualche tipo di pressione a riguardo, per qualche motivo Fury sembrava incapace di negarle qualcosa.
Nonostante ciò, e nonostante fosse tutto sommato grato a Nat per avere ancora un posto di lavoro, si era rifiutato di vivere alla base degli Avengers in tempi di pace. Aveva voluto mantenere fede alla promessa fatta ai suoi figli di stare più tempo con loro.
Entrò in salotto massaggiandosi i capelli ancora umidi di doccia con un asciugamano. Il profumo del caffè che Laura stava preparando nel cucinino adiacente riempiva l’aria. “buongiorno a tutti..” esordì andando poi a baciare sua moglie sulla guancia. “ciao papà!” cinguettò Mary, la sua secondogenita, correndo ad abbracciarlo. Come tutte le bambine di nove anni era innamorata del suo papà. “ciao dolcezza” rispose lui sollevandola un attimo tra le braccia per stamparle un paio di baci a schiocco “ciao Càel..he…” disse poi all’indirizzo del ragazzino seduto con i piedi sopra il tavolino e il naso sprofondato dietro un romanzetto horror. Quello sollevò una mano agitandola in segno di saluto e Clint sospirò. Càel aveva 12 anni ed era da poco entrato in quella ‘fantastica’ fase della vita dove tutto, compreso te stesso, ti da fastidio. “hei giovane..” gli disse bussandogli le nocche sulla testa “via i piedi dal tavolo” aggiunse con un’eloquente occhiata. Il ragazzo sbuffò il più sonoramente possibile ma obbedì e Clint si ritrovò a sorridere al suo profilo ostinato. In quel momento una voce eccitata trillò nella sua direzione “papàààààààà” si voltò per veder sopraggiungere Laura con una tazza di caffè in una mano e il piccolo di casa, Nathaniel, seduto su un fianco. “amore di papà!” esclamò l’uomo mentre il piccolo gli volava tra le braccia con un tuffo “ecco a te” gli disse Laura porgendogli la tazza fumante “potresti fare la doccia a Nathaniel quando hai fatto?” aggiunse dipingendosi un sorriso angelico sul viso. “ah!” Esclamò Clint “ecco il perché del caffè” commentò ironico mentre lei gli faceva una linguaccia. Scherzava ovviamente… adorava prendersi cura del più piccolo, che per lui aveva una spiccata predilezione, l’unico bimbo di due anni a preferire il papà alla mamma. L’uomo bevve il caffè in una sola sorsata e si caricò meglio il suo baby clone su una spalla “si parte per la missione doccia!” esclamò facendo scoppiare a ridere il bambino. Poi si incamminò verso il bagno.
Laura occhieggiò più volte verso la porta fingendo noncuranza, poi quando fu certa di sentire il rumore dell’acqua scrosciare afferrò il cellulare e si diresse in salotto. “andate a giocare fuori” intimò ai due bambini più grandi, che non se lo fecero ripetere due volte. Sapevano che con la mamma non c’era da far storie. Poi Laura scorse la rubrica, sempre con un occhio alla porta del bagno e avviò la chiamata. Qualcuno rispose al primo squillo:
“sono io mamma” disse piano “si. Credo l’abbia sognata di nuovo.”
Istante di attesa
“si sono sicura… non credo lui se ne sia accorto ma ha pronunciato il suo nome” “ormai è la terza volta in una settimana” aggiunse poi.
La persona dall’altra parte del telefono disse qualcosa e Laura parve spazientita
“io te lo avevo detto che non era buono che lavorassero ancora insieme” proruppe cercando di controllare il tono della voce. Ancora rimase ad ascoltare le parole dall’altra parte per un po’ poi iniziò ad annuire
“ok, ok… ti avverto se ci sono sviluppi. Ciao.” Istante di attesa “si si.. ciao mamma..” aggiunse quindi alzando gli occhi al cielo come se dall’altro capo del telefono fosse giunto un rimprovero. Poi attaccò.
Laura rimase per un attimo a fissare il display del cellulare arrabbiata. Quella situazione stava diventando per lei davvero insostenibile ormai.
 
 
 
 
26 luglio 2018 – Queens
 
Faceva un caldo abominevole quella mattina e Peter, in canottiera e boxer, se ne stava appeso a testa in giù dal soffitto della sua camera, cercando di mettersi in corrente tra la finestra e il lucernario della mansarda. Si sventolò con una rivista sbuffando. Facevano seimila gradi e  lui era confinato in casa.
Quando zia May, un paio di mesi prima, aveva scoperto che era Spiderman era completamente impazzita: era passata nel giro di pochi secondi dall’urlare tutte le parolacce che conosceva al ridere in maniera isterica, poi aveva pianto abbracciando Peter, poi aveva di nuovo riso e alla fine lo aveva messo in punizione fino alla fine dei tempi. Poi era uscita di casa come una furia dicendo che questa faccenda era tutta colpa di quel Tony Stark e che andava a cantargliene quattro. Peter aveva provato in tutti i modi eccetto che con le ragnatele a fermarla, ma non c’era stato verso.
Quando era tornata, decisamente più calma e con una inquietante aria vittoriosa, avevano parlato a lungo. Lui le aveva espresso i suoi motivi per cui voleva, doveva! Farlo.. e lei alla fine aveva acconsentito a lasciarlo continuare solo a patto che la avvertisse tutte le volte. Cosa decisamente imbarazzante e noiosa… ma almeno…
Sulla punizione comunque era rimasta irremovibile, per la bugia aveva detto, niente uscite per divertimento fino a… non aveva ancora deciso quando. Peter aveva pensato che tecnicamente non aveva mentito, dato che lei non gli aveva mai chiesto se fosse lui Spiderman… ma non gli era sembrato saggio controbattere.
Ora però quella situazione cominciava a pesargli decisamente troppo, stava letteralmente sciogliendosi dal caldo, doveva uscire! Con un salto mortale atterrò al centro della camera, afferrò i jeans e una t-shirt scolorita dalla sedia. Saltellando su un piede solo si infilò le convers e il cellulare nella tasca dietro e andò in corridoio diretto alla camera di sua zia. Voleva proporle di andare insieme alla piscina comunale. Se c’era lei non si poteva proprio considerare un infrangere la punizione giusto? A fare la spesa ci erano andati! E qui si trattava di vita o di morte!
Non fece che due passi nell’angusto corridoio che avvertì una sensazione strana. Quella sensazione strana. Quella specie di premonizione che di tanto in tanto gli dava l’impressione di avere gli occhi anche sulla nuca. Ma più forte. Cento volte più forte. Sentì in un lampo drizzarglisi tutti i peli delle braccia e della nuca, e capì che non aveva più di un secondo di tempo.
Il suo corpo, innaturalmente agile, si mosse ancora prima del suo cervello, si proiettò in camera di sua zia dall’altra parte del corridoio, incalzò con un “via via via” le esclamazioni di sorpresa di May quando la sollevò di pesò con un braccio e si lanciò fuori dalla finestra rompendola. May vide confusamente un filamento di qualcosa partire dal braccialetto al polso di Peter e il senso di vuoto alla stomaco mentre cadevano. Urlò. Poi il dolore intorno alla vita laddove la stretta del ragazzo la trattenne contro di sé mentre rimbalzavano con il filo elastico. Poi i suoi sensi vennero investiti in pieno da un boato, un lampo accecante di fiamme e un vento fortissimo.
Quando riuscì di nuovo a mettere a fuoco ciò che la circondava si ritrovò accovacciata a terra, ancora abbracciata a Peter a guardare uno spettacolo assurdo e agghiacciante. Una specie di colossale anello di metallo, delle dimensioni di un grattacielo, si era schiantato tranciando a metà il loro palazzo, e ora se ne stava lì, incastrato proprio laddove fino ad un attimo fa c’era casa sua, avvolto da una nuvola densa di fumo, fuoco e detriti. L’anello sembrava intatto… ma tutto il resto intorno era distrutto.
 
 
26 Luglio 2018 – quartier generale Avengers, poco fuori New York
 
Tony e Pepper stavano facendo amabilmente colazione nella depandance che avevano adibito a casa loro quando Happy era entrato praticamente sfondando la porta con una spallata e, ignorando le loro proteste, aveva acceso con uno scatto la tv. Le immagine sconvolgenti, di quella che era stata identificata come una colossale astronave a forma di anello piantata in un palazzo del Queens, avevano fatto sputare a Pepper spremuta dappertutto. Ma era stato altro a far gelare il sangue nelle vene di Tony. Era stato il riconoscere quel palazzo. Quello era il casermone popolare in cui abitava Peter!
In un attimo si era fiondato dalla depandance alla sala armamenti dove riposavano le sue armature, tallonato da Pepper “Tony quel ragazzo… Parker..” “sto andando a prenderlo” tagliò corto lui “pensi se la sia cavata?” chiese la donna arrancando nelle pantofole “ovvio. Tu non lo conosci… ci vuole ben altro per sorprenderlo” lo stava dicendo più a sé stesso che a lei. Natasha gli si affiancò d’improvviso sbucando da un corridoio adiacente “sto andando a ficcare il naso nelle indagini della CIA, vuoi venire?” chiese senza neanche introdurre l’argomento, certa che avesse sentito la notizia dato il ritmo del suo passo “vai tu… io devo fare una cosa, portati Barton” rispose senza rallentare, poi con la coda dell’occhio la vide annuire e prendere un corridoio diverso dal suo, sulla destra.
Era volato sul luogo del misfatto e aveva cercato Peter con il GPS e con lo scanner del computer interno all’armatura, ma niente. L’aveva chiamato sul computer del costume (Karen) e anche sul cellulare personale ma niente, il primo: non più attivo, il secondo: nessuna copertura di rete. Il fatto che non avesse trovato tracce di lui sul luogo dell’impatto poteva significare che fosse scappato come che fosse stato atomizzato. La cosa lo aveva mandato nella più completa paranoia e, dato il nulla di fatto, in serata era rientrato alla base per scannerizzare il territorio circostante l’esplosione con l’ausilio della più potente IA della base.
Fu proprio quando stava per mettersi a lavoro che sentì bussare alla porta della depandance. Sentì Happy imprecare mentre andava ad aprire e poi lo sentì esclamare un fortissimo “Peter!!! Grazie al cielo!!” che lo fece scattare all’ingresso.
Tony entrò un istante dopo Pepper e si fermò sulla soglia per lasciar andare il respiro di sollievo più grande della sua vita quando vide alla loro porta un Peter Parker, sporco di polvere ma decisamente in salute, che veniva stritolato in un abbraccio da Happy. Si avvicinò cercando di ricomporre il suo solito aplomb e batté una mano sulla spalla di Happy “suvvia Happy, un minimo di contegno, perché non vai a preparare una stanza he?” disse in tono ironico. Cosa che si smorzò non appena notò che alle spalle di Peter c’era anche sua zia.
L’ultima volta che Tony Stark aveva visto zia May gli era piombata in casa come una furia, gli aveva urlato di stare alla larga da suo nipote e gli aveva mollato un ceffone che non aveva nulla da invidiare a quelli di Hulk. In quel momento Tony si era sentito davvero coraggioso a non smentire la convinzione di May che fosse stato lui a spingere Peter a diventare Spiderman, temeva quello che avrebbe potuto fare al ragazzo se avesse scoperto che se ne andava in giro con una ridicola maschera rossa e blu già da prima di conoscerlo. Così si era preso volentieri la colpa. Ma ora  non aveva nessuna voglia di ripetere l’esperienza e istintivamente afferrò Pepper e la tirò davanti a sé per farsi scudo, spingendola verso la donna
“tesoro vuoi occuparti tu dell’adorabile zia di Peter? Mi sembra abbia bisogno di qualcosa da mettere” asserì ostentando la solita sicurezza, alludendo ai pantaloncini corti e la canottiera che May aveva su quando era stata prelevata dalla camera. La donna appariva sotto shock e non disse nulla mentre Pepper allungava un braccio e la accompagnava nell’altra stanza.
Solo allora Tony dedicò la sua attenzione a Peter. Aveva l’aria davvero sconvolta, i capelli arruffati e pieni di polvere, la maglietta strappata in più punti e una ferita sotto l’occhio dove era stato probabilmente raggiunto da un detrito volante. Incrociò lo sguardo con Tony e smorzò un piccolo sorriso “mi dispiace signor Stark…” balbettò “io… io non sapevo dove altro andare” “perché non dovevi andare da nessun’altra parte infatti” intervenne prontamente Tony “su” aggiunse allungandosi per battergli un paio di volte una mano sulla spalla (il massimo gesto d’affetto che in quel momento la sua sociopatia gli concesse) “vai a darti una ripulita” il ragazzo annuì “grazie signor Stark” disse piano, incamminandosi. Tony roteò gli occhi al cielo “basta con questo signor Stark” tagliò netto “chiamami Tony, ok?” Peter fece di nuovo cenno di sì, ma stavolta sentì nascere dentro un piccolo calore che lo fece sorridere “grazie… Tony” disse di nuovo, indugiando per un attimo su quel nome per sentire che effetto faceva.
L’uomo lo guardò lasciare la stanza e lasciò andare un sospiro. Era ora di chiamare la Romanoff e capire che cazzo era successo quella mattina.
 
Poche stanze più in là May stava cominciando a riprendersi. Pepper l’aveva fatta accomodare in quella che appariva come una saletta relax di un ufficio. L’aveva sistemata su una poltrona, prestato una delle sue tute da pilates e le aveva preparato la tazza di cioccolata più grande che May avesse mai visto. Ok che era luglio inoltrato… ma la cioccolata aveva comunque quel magico potere terapeutico in grado di calmarla e rassicurarla. Evidentemente doveva essere lo stesso per Pepper. Le rivolse un’occhiata e un mezzo sorriso imbarazzato, che lei ricambio con una stretta sulla mano e un sorriso incoraggiante.
“mi perdoni…” sussurrò piano stringendosi nelle spalle “per l’ultima volta che sono venuta qui… penserà che sono una pazza” aggiunse mascherando in un momentaneo sbuffo di risata il suo disagio. La donna scosse la testa “figurati… di sicuro se lo sarà meritato” disse alludendo al trattamento che May aveva riservato a Tony. Non era certo la prima volta nella sua vita accanto a quell’uomo che lo vedeva insultato e schiaffeggiato da qualche donna. Supponeva non sarebbe stata neanche l’ultima. La sua risposta fece sorridere May, questa volta in maniera più sincera. “cos’è successo? Laggiù…” chiese Pepper a quel punto, incoraggiata dall’aura di confidenza che si era instaurata tra loro. Lo sguardo della mora si fece vitreo nel ricordare “giuro non lo so” ammise “un attimo prima ero in camera mia a sventolarmi con un ventaglio per il gran caldo, l’attimo dopo ero fuori dalla finestra in un turbine di fuoco rumore e vetri rotti.” Raccontò quindi “quella cosa… sembrava un’astronave di quelle che si vedono nei film, ed ha deciso di atterrare proprio sopra casa mia” le ultime parole furono pronunciate con voce rotta, ed ebbe bisogno di alcuni istanti di singhiozzi per calmarsi di nuovo “se non fosse stato per Peter…” sussurrò… più a sé stessa che a Pepper, come prendendo coscienza solo in quel momento di ciò che davvero suo nipote era stato in grado di fare. Salvarli entrambe. Senza il costume di Tony Stark. Solo con le sue forse. Era lui allora ad essere speciale… non il costume. Si chiese come mai non avessero mai parlato di questo prima.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal suono della porta scorrevole d’acciaio che si apriva. Sollevò la testa e vide entrare un uomo di colore sulla sedia a rotelle, che riconobbe come il Colonnello James Rhodes, che più volte aveva visto in televisione accanto al presidente, o nei panni di War Machine. Aveva sentito dire al TG che era rimasto gravemente ferito, ma non immaginava fino a questo punto. “"Rhodey!” lo salutò allegramente Pepper “ti presento May Parker, è la zia di Peter ti ricordi di lui? È stato qui spesso, lui…” “Spiderman” rispose lui sorridendo “ma certo” poi si spinse fino accanto al tavolo e allungò una mano verso May “molto piacere, sono James” la donna gli strinse la mano “May. Lei conosce Peter?” chiese, ancora stranita dal fatto che il suo nipote quindicenne avesse un alias e che fosse noto agli Avengers in persona “oh non bene, ma l’ho visto in azione. È un ragazzo davvero…. Dotato” “già…” commentò con un mezzo sorriso lei “deve esser fiera di lui” la incalzò Rhodey “lo sono” ammise sinceramente. Poi ebbe come un flash nella testa. Peter. Stavano parlando di lui da 10 minuti buoni, ma dov’era? Stava bene? Era da solo? Scossa da questi interrogativi scattò in piedi “scusi signorina Potts, dov’è Peter adesso?” maledizione era talmente sconvolta da non essersi resa conto che non si era occupata per niente di lui, semmai era stato il contrario! Era o non era lei l’adulto lì??? La bionda le sorrise interpretando bene la sua improvvisa agitazione “la terza porta in fondo al corridoio sulla destra” le disse vedendola proiettarsi poi fuori dalla saletta “occhio che la quarta è quella di Visione!!” le urlò dietro Rhodey e poi guardando Pepper aggiunse “potrebbe avere uno shock a trovarselo davanti all’improvviso” “e per oggi direi che ne ha avute abbastanza” convenne la donna.
 
Tre stanze più in là, in fondo al corridoio di destra, Peter si stava guardando nello specchio dopo la doccia, valutando l’entità del danno al suo zigomo. Con una smorfia di dolore estrasse un piccolo pezzo di vetro dal taglio. Lo studiò per un attimo e poi lo buttò nel cestino. Lasciò andare un sospiro guardandosi attorno. Indossava una delle canottiere di Tony, 100% cotone egiziano, niente a che vedere con le magliette del mercatino che usava regolarmente. Alle sue spalle c’era il letto più grande in cui si fosse mai sdraiato. Ma nonostante ciò quelle comodità non potevano competere con il ricordo della sua camera, del suo letto, che cominciava ad essere troppo corto, ma in cui suo zio Ben gli aveva rimboccato le coperte praticamente fino al giorno prima di morire. Tutto quello non esisteva più. Sentì pizzicare gli occhi e si affrettò ad asciugarsi velocemente le lacrime con la mano quando sentì la porta aprirsi. Si girò e vide May affacciarsi con solo la testa nella stanza. Indossava un rassicurante sorriso. “hei” le disse provando a ricambiare il sorriso e sedendosi sul letto per ostentare tranquillità “tutto bene?” May sorrise teneramente dei suoi occhi arrossati e corse ad abbracciarlo. Peter si lasciò stringere contro il petto di sua zia, che era rimasta in piedi per coccolarlo meglio, e permise a due lacrime due di scendergli dagli occhi chiusi quando le sentì dire “sei stato bravo” “non abbiamo più niente” disse lui mantenendo la voce bassa per non farla tremare. May lo staccò da sé per guardarlo negli occhi “non è vero. Abbiamo tutto invece” gli disse con sicurezza “abbiamo te e me, insieme. Non ci serve altro. Anzi!” aggiunse poi afferrando la catenina che portava intorno al collo per aprirne il ciondolo “abbiamo pure zio Ben” disse mostrando a Peter la foto che teneva sempre sopra il cuore. Una minuscola istantanea con tutti e tre loro insieme con i cappellini di capodanno, scattata pochi mesi prima della sparatoria che glielo aveva portato via. Peter spalancò un gran sorriso sincero “credevo l’avessi persa nel salto!” May sorrise arruffandogli i capelli, che senza phon stavano cominciando a prendere il solito aspetto riccio crespo “visto? Non ci manca nulla” disse sorridendo.
 
 
 
 
26 luglio 2018 – casa di Barton – alcune ore prima.
 
Clint avrebbe dovuto intuire dal modo in cui era cominciata che quella sarebbe stata una giornata di merda. Ne aveva avuto la certezza quando si era ritrovato Nat davanti alla porta di casa, e ci era arrivata con il jet degli Avengers. L’aveva pressoché requisito da casa e durante il viaggio l’aveva informato dello schianto dell’astronave nel Queens. Mentre andavano Clint si era domandato come mai ultimamente le minacce arrivassero sempre da divinità strane, alieni potentissimi e roba del genere. Che fine avevano fatto i cari e vecchi terroristi di una volta?
I due avevano mantenuto abiti civili e avevano poi fatto atterrare il jet in un eliporto su di un grattacielo nel quartiere di Brooklin, per proseguire con la metropolitana e poi a piedi fino al luogo dello schianto. Avevano il compito di carpire informazioni senza dare nell’occhio. Quella gigantesca cosa, da quando era ‘atterrata’ quella mattina non aveva ancora dato alcuno segno di vita.
I due si posero in mezzo alla folla di curiosi che si era radunata intorno al nastro giallo della polizia osservando il perimetro delimitato intorno alle macerie. Clint ebbe un conato al pensiero delle persone spazzate via in un istante da quel mostruoso anello di metallo nero.
“ci sono tutti: esercito, marines, guardia nazionale… sembra una rimpatriata di tutti quelli che mi cercavano una volta” scherzò Nat. Un giornalista ritardatario si fece largo tra la folla mostrando un pass stampa spintonando a destra e a manca. Clint accostò Nat  a sé con un braccio dietro le spalle per evitare che il tizio la travolgesse. Il tocco della sua mano sulla pelle nuda del braccio di Nat, lasciata scoperta della canottiera, gli fece tornar su prepotentemente il sogno della notte prima, e lui dovette addirittura scuotere la testa per mandar via la fitta che gli aveva preso alle tempie. Il ricordo tattile era stato fortissimo, quasi come se quello non fosse stato un sogno, ma il ricordo reale di una notte trascorsa insieme, come se lui avesse davvero accarezzato quella pelle liscia e perfetta. Ma che gli succedeva? Stava impazzendo? Meglio concentrarsi sul lavoro “ma come hanno fatto le camionette dei telegiornali a parcheggiarsi ancor più vicino dei militari all’astronave” commentò tra i denti “forse l’esercito spera che saranno colpiti prima loro così” scherzò ancora, ma forse non così tanto, Nat.
 
Dopo alcune ore, in cui c’era stato un gran andirivieni di militari affaccendati in chissà quali mansioni di comunicazione, uno sproposito di selfie davanti al luogo del disastro e un lavoro pressoché continuo di giornaliste in tacchi a spillo che cianciavano davanti alla telecamera sempre le stesse quattro parole rigirate in vario modo per intrattenere il pubblico a casa avido di notizie, si decise per mandare un drone dotato di telecamera più vicino possibile all’astronave per avere qualcosa di più in mano che non fossero supposizioni.  “ecco è partito” disse Nat alzandosi sulle punte dei piedi per vedere meglio da dietro a quello che sicuramente era un giocatore di basket in pensione “speriamo che chiunque ci sia lì dentro non prenda il drone per una dichiarazione di guerra” gli fece eco Clint “sempre che ci sia qualcuno… hai pensato che potrebbe essere un relitto di qualcosa?” disse la donna a quel punto “io con i miei strumenti non ho riscontrato alcun picco di calore lì dentro” aggiunse tirando fuori quello che aveva tutta l’aria di un cellulare, ma che era invece un rilevatore termico a distanza “ti ricordo che esistono alieni come Loki che sono denominati Giganti del ghiaccio” ribatté Clint. Nat stava per dire qualcosa quando il display del rilevatore si illuminò richiamando la sua attenzione. Guardò alternatamente quello e l’astronave. Il punto in cui il drone si stava avvicinando si stava riscaldando ad una velocità impressionante! Prima ancora che potesse riferirlo al suo compagno il drone si posò sul perimetro esterno dell’astronave e istantaneamente dopo fu incenerito in un’ovazione di sorpresa di tutti i presenti. Clint e Natasha si unirono alla folla di gente in cui stavano, assecondandone il movimento di fuga per non finire schiacciati, fino al primo vicolo disponibile “che diavolo è successo???” esplose Clint “la superficie” rispose con la solita calma lei “si è arroventata al punto di ridurlo in polvere” spiegò studiando i dati che gli stavano apparendo sul rilevatore “direi che non gradisce essere disturbato” commentò poi “dire che non è un relitto manco per niente” gli fece eco Clint. Natasha gli scoccò un’occhiata e poi si affacciò dal vicolo “non c’è più nessuno a parte i militari, anche se sembra tornata la quiete, non possiamo più stare qui senza essere notati” disse “torniamo alla base e riferiamo cosa è successo” propose lui “se sarà il caso di venire qui a distruggerle preventivamente tutti lo decideremo insieme, o Tony si da ancora arie da gran capo e dovremo fare quello che dice lui?” punzecchiò. Non aveva ancora digerito gli avvenimenti dell’anno precedente, ed essere finito in una carcere sottomarino, lontano dalla sua famiglia, per tre mesi, non aveva aiutato a fargli seppellire l’ascia di guerra contro Tony. Natasha lo fulminò “vedi di piantarla… Tony aveva ragione per una volta, e se tu avessi sentito come stavano le cose prima di unirti a Steve, spinto dal ribollire del tuo sangue irlandese litigioso, ne converresti” Clint fece quasi un passo indietro. Questa prosopopea di difesa da parte di Nat era piuttosto inedita, ma si fidava ciecamente di lei. Se lei diceva che Tony era apposto… se lo sarebbe fatto andare giù.
 
26 Luglio 2018 – quartier generale Avengers, poco fuori New York
 
 
Tony rimuginava sulle informazioni che gli aveva appena snocciolato Natasha dopo un’intera giornata di spionaggio, sprofondato in una sedia girevole intorno al tavolo di vetro, che fungeva da gigantesco schermo del computer, intorno al quale si erano radunati.
“bhe… non è molto su cui lavorare, purtroppo” Rhodey diede voce ai suoi pensieri, che si era ben guardato dall’esprimere a voce alta per non indispettire Clint, che lo fissava con per niente celato schifo dall’altra parte del tavolo. Sospirò. Erano pochi, pochissimi rispetto al passato, e Rod era fuori uso. Si domandò dolorosamente se non fosse il caso di coinvolgere il ragazzino in questa faccenda. “l’esercito tenterà una manovra di attacco dopo l’episodio del drone?” chiese Visione con la sua solita voce pacata “pare di no per adesso” rispose Nat tamburellando il tavolo con una penna “forse è meglio così” disse Tony alzandosi in piedi “qualunque cosa in grado di arrivare a quelle temperature in così poco tempo non è alla portata dei mezzo di difesa dell’esercito tradizionale” “meno male che ci sei tu vero Tony?”  lo punzecchiò Clint “senti ma quanti anni hai?” gli rispose l’uomo iniziando ad alterarsi “se hai qualcosa da dirmi parliamone e basta” aggiunse  “oh ne avrei eccome” ringhiò il biondo “ragazzi!!” esplose Rodhey sopra le loro voci “basta…” aggiunse. E se lo diceva lui, che più di tutti aveva perso qualcosa dalla battaglia all’aeroporto, era davvero il caso di smetterla. “ebbene” riprese Nat dopo un istante di silenzio in cui notò la tensione abbandonare i visi di entrambe i contendenti “che facciamo noi? Aspettiamo che il generale Ross decida qualcosa o…”
La riposta alla sua domanda venne tragicamente dal televisore, sintonizzato h24 sulle notizie, alle loro spalle. Improvvisamente la voce pacata del giornalista era esplosa in un commento concitato in diretta degli eventi che si stavano consumando nello schermo dietro di lui, in collegamento diretto con la scena dello schianto. Laddove un attimo prima pareva non esserci alcuna porta, si era improvvisamente spalancata un’apertura, e un’orda di esseri umanoidi protetti in armature nere scintillanti, dello stesso metallo dell’astronave, si era riversato in strada iniziando a distruggere a colpi di armi laser tutte le camionette dei giornalisti e le altre vetture presenti. Alcuni di loro, in piedi su quelli che avevano tutta l’aria di overboard volanti si dedicavano agli edifici circostanti, con un’attenzione particolare ai negozi. Pochi attimi dopo la telecamera che stava riprendendo tutto questo venne scaraventata a terra, il vetro incrinato della lente riprese ancora per qualche istante il massacro del suo sfortunato proprietario, poi si spense.
Clint, Natasha e Tony si mossero in contemporanea e scattarono verso la porta diretti all’angar “Rod!” chiamò Tony ma quello lo interruppe senza neanche fargli finire la frase “scordatelo. Vengo a farvi supporto aereo dal jet, non mi ci lasci a casa Stark!” esclamò guidando la sedia a rotelle più veloce che poté verso l’uscita. Tony si avvicinò allora a Visione, ragionando in fretta “ho bisogno che tu rimanga qui” disse tenendolo per le spalle, quello non replicò ma aveva chiaramente un interrogativo negli occhi “non siamo lontani, ci sono Pepper, Happy… e il ragazzo anche. Devi restare qui per proteggerli, hai visto che sparano sui civili senza neanche vederli” spiegò “il ragazzo, Peter, potrebbe aiutarci” commentò Visione freddamente “non oggi” ribatté Tony con un tono che non ammetteva repliche. Poi gli batté un paio di volte la mano sulla spalla, convinto che avesse compreso, e corse all’angar.
 

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


 

26 Luglio 2018 – Queens
 
 
Iron man arrivò sul posto appena qualche istante prima del jet, e si trovò davanti uno spettacolo agghiacciante. Guerrieri in armature nere dalle fattezze mostruose, quasi da licantropi, stavano mettendo a ferro e fuoco il quartiere nella totale impotenza delle forze armate americane radunatesi. Sapeva che avrebbe dovuto aspettare gli altri, ma quando vide uno di quelli sollevare una spaventosa alabarda elettrificata, con l’intenzione di decapitare un marines ormai a terra, decise di intervenire. Peccato che i razzi termo-guidati che gli sparò contro ebbero l’unico effetto di rallentarlo quel tanto che bastava per dare tempo al marines di scappare, ma non lo abbatterono minimamente! Per di più due dei razzi lo mancarono di molto andando a colpire due focolai accesi poco lontano.
“le forme di vita aliene non emanano calore proprio” lo informò la voce metallica dell’IA della tuta “ci mancava anche questa” commentò Tony facendo una doppia piroetta in aria per schivare il colpo di Blaster che il tipo di prima gli aveva scagliato contro con l’alabarda. Evidentemente non aveva gradito l’interruzione. Sopra la sua testa il vento impetuoso scaturito dai motori del jet, che si posizionavano orizzontalmente per lo stallo, anticipò l’arrivo di Clint e Natasha che si calarono a terra con una freccia-rampino di Barton. “Tony! Si era detto di attaccare insieme!” gli urlò la donna sparando in posizione sagittale con le sue due pistole “se avessi aspettato ci sarebbe un marines in meno adesso!” ribatté l’uomo allontanandosi poi in volo per dissuadere altri alieni dall’accanirsi contro i pochi civili ancora in giro. Rhodey, dal jet, faceva fuoco di copertura, ma i colpi d’arma da fuoco sembrano quasi non intaccare le spietate armature degli alieni “maledizione, i proiettili gli rimbalzano!” imprecò nel microfono a canale aperto con gli altri “Clint, come va con le armi da taglio?” chiese “stai scherzando Rod??” gli fece eco il giovane schivando con una doppia capriola un fuoco incrociato di laser “per adesso sono riuscito appena a bloccarne un paio con la freccia/rete! Non credo quelle armature siano fatte di qualcosa che conosciamo…” analizzò.
Tony si avventò contro un alieno che stava per prendere Natasha alle spalle, mentre lei era intenta a prenderne a calci un altro. Gli sparò un colpo con il reattore del palmo della mano facendogli saltare uno spallaccio dell’armatura rivelando carne viva e sanguinolenta. “gente, l’armatura non è un’armatura” disse nell’interfono parando con un avambraccio un colpo del nemico “è il loro corpo, sono come scaglie” “il reattore funziona??” gridò Rod continuando a sparare con l’unico risultato di rallentarli. Tony venne scaraventato a terra da un fendente di alabarda “ugh… si…” rispose strizzando gli occhi per il male “ma ha un autonomia limitata!” spiegò mentre l’IA lo informava che il fianco destro dell’armatura era compromesso. Natasha colpì il suo assalitore in rapida successione al gozzo con un pugno,3 allo stomaco con una gomitata e al fianco con un calcio, un altro la afferrò da dietro per il collo e lei usò il suo primo avversario come scaletta per ribaltare la posizione e afferrare la testa del secondo alieno; provò a fare una mossa per spezzargli il collo ma senza successo, quello le mollò una gomitata sul naso mandandola schiena a terra. Con una capriola all’indietro la vedova si rialzò immediatamente per schivare il successivo attacco “non hanno un’anatomia simile alla nostra” parlò nel microfono “siamo nella merda” le fece eco Clint “così non dureremo molto” aggiunse un attimo prima di essere sopraffatto da quattro di loro “Clint!!” urlò la donna non riuscendo però ad avvicinarsi “Rod fa qualcosa!!” “non posso! Se sparo potrei colpire lui!” Ironman prese uno degli assalitori per le spalle e lo scaraventò in aria, Barton ne approfittò per piantare un gomito nella faccia di quello dietro di sé mentre gli altri due si avventavano su Tony. Mentre lui ne respingeva uno, l’altro gli sferrò un fendente proprio al fianco non più protetto dall’armatura. Il sangue schizzò dritto in faccia a Clint che gli stava di fronte. Tutti e tre avvertirono il lamento di dolore di Tony nel microfono ma non riuscirono a disimpegnarsi dai loro combattimenti per aiutarlo. Proprio quando Rod stava considerando l’idea di lanciarsi con tutto il jet contro i due che stavano sopraffacendo Tony, in un disperato tentativo suicida, due colpi di blaster viola lo superarono da dietro di lui, abbagliandolo per un istante, e si abbatterono con precisione millimetrica sui nemici uccidendoli sul colpo!
Nessuno fece in tempo a domandarsi da dove fosse partito il colpo, una navicella rossa fuoco, dalle vaghe sembianze di una rondine, piombò sul campo di battaglia, accompagnata dal grido di guerra di qualcuno/qualcosa che, dalla torretta di attacco dell’astronave, iniziò a sparare fasci di luce viola a destra e a manca abbattendo un alieno dopo l’altro. Sotto gli occhi attoniti degli Avengers il portellone sulla pancia del velivolo si spalancò permettendo a quattro individui di saltare giù e cominciare a sparare all’impazzata blaster colorati su tutti i nemici. Rod, dal jet, li guardò esterrefatto con le sinapsi fuori servizio: uno di loro aveva fattezze umanoidi ma, anche se sembrava avere capelli biondi e non più di 4 arti, la sua faccia era di metallo e aveva due grossi occhi rossi luminescenti. Un altro aveva invece sembianze femminili, ma con la pelle verde come quella di Hulk. I più strani erano gli altri due: un essere più simile ad un albero che a un uomo, alto circa due metri, e quello che aveva tutta l’aria di un procione, ma non poteva esserlo di sicuro: Camminava su due zampe, indossava una suite di pelle e imbracciava un cannone al plasma grande una volta e mezza la sua altezza. Aveva un’espressione feroce e rideva mentre sparava.
I quattro individui in pochi minuti ribaltarono la situazione, decimando gli alieni dalle fattezze di licantropi in armatura con una massiccia potenza di fuoco. “Dio mio…” masticò Clint incapace di muoversi “non c’erano già abbastanza fenomeni da baraccone su questo pianeta…”
Spiazzati dall’improvvisa inversione delle parti, il resto degli invasori balzò sugli overboard lasciati in giro e batté in ritirata verso l’astronave-anello. Il procione e la donna, che sembrava la più indemoniata del gruppo, ne inseguirono alcuni per abbatterne ancora il più possibile, ma nel giro di qualche istante la piazza praticamente rasa al suolo, che era stata teatro dello scontro, piombò nel silenzio, interrotto solo dal respiro affannoso dei presenti, che ora si squadravano senza sapere cosa pensare.
Prima ancora che uno solo degli Avengers riuscisse a formulare un’ipotesi di quanto fosse accaduto però, il colossale uomo albero emise un urlo di guerra allungando il braccio sinistro a dismisura rendendolo una gigantesca e mortale frusta. In una frazione di secondo, prima che chiunque riuscisse a muoversi, la abbatté con tutta la forza contro Iroman sparandolo diversi metri più indietro ad impattare contro un palazzo. “Tony!” urlò Rod mentre Clint e Natasha rimbracciavano le armi e le spianavano contro l’uomo albero “Groot!!” gridò in quel momento il procione con una voce paradossalmente normale e un tono di rimprovero “maledizione! Rosso! Nero! Come diavolo fai a sbagliarti!!!” “io sono Groot” rispose la creatura in maniera apparentemente insensata “co.. sei daltonico? E da quando??? Insomma… io non ne sapevo niente!” replicò il procione. Clint decise che non voleva aspettare la fine di quel siparietto e scagliò una freccia che esplose non appena si conficcò nella spalla dell’uomo albero. Schegge di legno volarono dappertutto e l’urlo di dolore della creatura venne accompagnato da una sonora imprecazione del procione che spianò il cannone al plasma verso Clint “oh oh oh!” l’alieno con la faccia di metallo si mise in mezzo allargando le braccia come a separarli, poi azionò un pulsante all’altezza del suo orecchio rivelando che quella visibile non era la sua faccia, ma una specie di maschera. Sotto di essa si celava il viso di un giovane, contratto dalla tensione, ma decisamente umano “stiamo tutti calmi per piacere!” esclamò lanciando eloquenti occhiate al procione che ringhiò prima a Clint e poi a lui.
Ok ufficialmente Natasha non ci stava capendo più nulla.
Distolse una delle pistole dalla creatura chiamata Groot e la puntò contro il procione, poi si rivolse al ragazzo che aveva parlato “digli di abbassare l’arma e lo faremo anche noi” gli ordinò “hei bellezza! Guarda che lui non è mica il mio padrone, puoi parlare a me direttamente!” gli rispose con sdegno la creatura “beh sarei il capitano però” gli fece eco il biondo senza smettere di tenere le braccia davanti a Groot per tranquillizzarlo “solo perché la nave è tua hai deciso ‘sta cosa!” gli inveì contro l’altro “finitela!! Non ricominciate!” gli gridò contro la donna, che nel frattempo si era avvicinata. “fanculo” commentò Clint, decidendo poi di abbassare l’arco di sua volontà “Clint che fai?” chiese con urgenza Nat “smetto di perdere tempo” le rispose correndo poi a soccorrere Tony. “oh d’accordo..” commentò il procione abbassando il cannone e permettendo quindi anche a Natasha di rilassarsi.
Clint trovò Tony cosciente ma ancora semisdraiato contro il palazzo “rilevate contusioni multiple! Rilevate contusioni multiple!” gracchiava quel che restava dell’IA “si, si… le avevo rilevate anche io grazie. Ora taci” disse Tony azionando poi il comando per uscire dall’armatura. Ora come ora faticava a respirare con tutto quel peso addosso.
“come stai..?” gli chiese Clint chinandosi su di lui quando gli fu accanto “ancora vivo. Chi sono quei tizi?” rispose accettando volentieri il braccio che Clint gli passò sotto le spalle per sostenerlo “e che ne so..” rispose lui lanciando poi un’occhiata alle loro spalle, dove l’uomo albero lo guardava male da lontano mentre Nat squadrava gli altri tre.
“dobbiamo parlarci… andiamo lì” propose Tony iniziando poi a tirare perché Clint lo aiutasse “reggiti” gli disse afferrandolo saldamente per la vita per sorreggerne un po’ il peso.
 
“chi siete?” stava chiedendo Nat quando li raggiunsero “chiaramente non siete amici di quelli lì” aggiunse alludendo agli alieni dell’anello
“io sono Groot” rispose l’uomo albero “si, questo lo avevamo capito” replicò Clint con urgenza. Il ragazzo biondo si schiarì la voce e si mise in posa con le mani sulla cinta con una lentezza che Natasha giudicò del tutto innecessaria “io mi chiamo Starlord” enunciò trionfale “e noi siamo i guardiani della galassia” aggiunse. Tony sollevò un sopracciglio perplesso mentre Clint e Nat pensavano che a loro sembravano di più un gruppo di idioti armati fino ai denti. La donna verde si fece avanti poggiando una mano sull’avanbraccia di Starlord “Peter.. non c’è tempo per questo” intervenne con voce calma ma urgente “siamo qui per..” le sue parole furono coperte da una raffica di spari di mitra che si abbatté tra i loro piedi e quelli degli Avengers facendo gridare tutti di sorpresa. Due caccia dell’esercito avevano aperto fuoco d’avvertimento sorvolando il gruppo, subito dopo un plotone, con tanto di carrarmati, avanzò nella piazza “gettate le armi, alieni!” esclamò l’inconfondibile voce del generale Ross nascosto in chissà quale dei mezzi pesanti presenti “o apriremo il fuoco! Arrendetevi! Siamo numericamente superiori!” l’unico uomo sulla navicella a forma di rondine, per tutta risposta, scese di quota e puntò invece i cannoni sull’esercito e tutti i militari caricarono le loro armi automatiche “Drax piantala!” urlò Peter da terra “cosa devo piantare??ti sembra il momento del giardinaggio?” urlò il tizio nella torretta. “al mio tre fate fuoco!” l’ordine del generale Ross fu seguito dal rumore dei soldati che prendeva posizione di tiro e dall’urlo di Tony che, staccandosi da Clint, tentò qualche passo nella loro direzione alzando le braccia “NO!! No aspettate!!”
“Quill, è meglio se ce la filiamo per adesso” soffiò Rocket all’indirizzo del ragazzo biondo “concordo” fu la risposta, seguita da un cenno a Groot e Gamora di ritirarsi.
L’esercito iniziò a sparare nel vedere la ritirata degli alieni costringendo Clint Natasha e Tony, che non aveva più l’armatura, a ripararsi “Rod! Coprili!” gridò Tony strappando il microfono dall’orecchio di Clint “che cosa???? Sei matto???” “ci servono!”  Rod sbuffò “corte marziale arrivo..” borbottò tra sé prima di spingere il Jet tanto a bassa quota da sollevare la polvere, tra l’esercito e il gruppetto dell’astronave rondine, e iniziò a sparare a terra per impedire ai soldati di avanzare.
Il mal assortito gruppo di individui alieni balzò nel portellone aperto e si allontanò in un rombo dei motori. In un attimo non si vedeva già più.
Clint sparò un fumogeno verso l’esercito comunicando implicitamente agli altri Avengers che anche per loro era arrivato il momento di andarsene a raccogliere le idee. Pochi istanti dopo erano di nuovo in volo con il jet.
 
 
27  Luglio 2018 - quartier generale Avengers, poco fuori New York
 
“ho capito che li hai localizzati, ma cosa ti garantisce che non ci spareranno addosso?” chiese in tono neutro Natasha fingendo di interessarsi all’offerta del distributore automatico. “quello che so… è che le loro armi uccidevano quei coccodrilli su due gambe in un colpo solo!” replicò Stark “mentre le nostre erano adeguate come il dolce forno alla finale di masterchef!” la donna gli scoccò un’occhiata “l’esercito gli ha sparato addosso, Clint gli ha sparato addosso… come pensi di convincerli ad allearsi con noi?” gli disse “tu non sei molto bravo a trattare con le persone” aggiunse. Tony ebbe uno sbuffo di risata “senti da che pulpito”. Natasha gli fece un mezzo sorriso “conosciamo tutti e due qualcuno più bravo di noi in queste cose” lo pungolò, ma Tony c’era già arrivato, la donna lo capì dal modo esasperato in cui roteò gli occhi “tu sai dov’è?” le chiese “no… però conosco qualcuno che lo sa di sicuro”
 
 
Quando poco dopo Tony si affacciò alla stanza di Peter lo trovò appollaiato sul letto, ginocchia sollevate e avambracci a sorreggere il mento, con gli occhi puntati fissi sul telegiornale, dove stavano mandando in loop le immagini dello schianto dell’astronave nel Queens, alternate alle poche e devastanti riprese della prima sortita degli alieni. Aveva lo sguardo duro e la mascella contratta. Non si era accorto di lui.
Sospirò. A dirla tutta era andato lì solo per salutarlo ma vederlo così gli fece capire che aveva davvero bisogno di distrarsi un po’ “hei ragazzo..” lo chiamò. Quello sobbalzò appena e cambiò immediatamente espressione nel vederlo, indossando una maschera contenta “signor Stark! Cioè volevo dire… Tony…” “sto andando alla CIA con Barton e Rod” andò subito al sodo lui “vuoi venire?” buttò lì “e me lo chiedi???” esclamò Peter saltando giù dal letto ad un velocità impressionante, ma fermandosi subito dopo “hem… teoricamente sarei in punizione” borbottò in imbarazzo. Tony chiuse gli occhi esasperato “farò finta di non aver sentito… coraggio, animo, andiamo!” esclamò prendendo subito l’uscita, convinto che lo avrebbe seguito. Così fu.
 
“perché ci andiamo?” gli stava chiedendo Peter mentre uscivano dalle porte a vetri della base “il generale Ross vuole farci una lavata di capo, tranquillo non a te” si affrettò ad aggiungere alla vista della sua faccia preoccupata “ma più che altro devo parlare con una persona che sa dove sia Steve. Io.. noi… si insomma, abbiamo bisogno di lui” masticò tra i denti Stark. Il fiume di domande che era venuto in mente a Peter dopo quella affermazione fu arginato dall’avvicinamento alla macchina, dove quelli che riconobbe come Occhio di Falco e Warmachine li stavano aspettando. Clint sollevò un sopracciglio incuriosito quando vide arrivare Tony seguito da un ragazzino “Stark… sapevo che prima o poi una delle tue vecchie fiamme ti avrebbe costretto a prenderti le tue responsabilità” lo canzonò alludendo con lo sguardo a Peter, la momentanea confusione di Tony venne spazzata via dalle risate di Rod che gli chiarirono cosa Clint stesse dicendo, peccato che non fece in tempo a rispondere prima di Peter! Il moccioso gli avvinghiò un braccio intorno al collo e in maniera del tutto impudente decise di reggere il gioco a quel maledetto di Barton! “vero che ci somigliamo? Mamma lo diceva sempre!” “piantala!” masticò tra  i denti scrollandoselo di dosso tra le risate di Clint e Rod “accidenti Tony e pensare che è difficile metterti in imbarazzo!” lo prese in giro quest’ultimo avviandosi alla portiera “me la mettete voi dietro la sedia a rotelle?” aggiunse poi issandosi sul sedile davanti. Tony mollò un’occhiataccia a Peter e al sorrisino da schiaffi da Clint “Barton questo è Peter Parker” snocciolò “il bimbo ragno dell’aeroporto” aggiunse a mo’ di spiegazione “è un grande onore per me, signor Occhio di Falco” disse Peter allungando la mano per stringerla all’uomo. Quello ricambiò la stretta con un sorriso che gli si congelò quando il ragazzino aggiunse “ci tengo a dirle che io non la considero affatto un elemento inutile negli Avengers, come dice qualcuno, anzi!” fu il turno di Tony di scoppiare a ridere “andiamo, guida tu così ti rendi utile!” disse allegro, dando di gomito a Peter che invece fece una smorfia, non aveva avuto l’intenzione di offendere il signor Barton!
 
In macchina, dato che il colonnello Rhodes aveva monopolizzato la conversazione su come non finire sotto corte marziale per quello che avevano combinato nel Queens, Peter accese il cellulare per trastullarsi un po’ con facebook. Scorrendo con il dito però notò che non era facile dimenticare gli avvenimenti degli ultimi due giorni, dato che l’intera comunità social parlava solo di quello. Come era accaduto in passato anche per gli attentati terroristici, era stata varata la solita app –i’m alive- per far sapere a tutti che stavi ancora bene e non eri morto ammazzato dagli alieni, qualcuno sfoggiava persino un’ottimistica foto profilo con il motive –scampato all’invasione- come se tutto fosse finito, solo perché erano 12 ore che l’astronave non dava più segni di vita, si ritrovò a pensare Peter. Incappando poi nella foto di Ned nell’app –i’m alive- si rese improvvisamente conto che non gli aveva dato alcun segno che LUI  fosse vivo! Si affrettò a riloggare whatsup e come immaginava trovò la chat tra lui e Ned piena, c’erano più di 60 messaggi!
 
Peter??? Peter??? Ma insomma dove cazzo sei??
(26/07/2018 ore 19.00)
 
Tanto non ci credo che sei morto
(26/07/2018 ore 19.31)
 
Peter sto iniziando seriamente a preoccuparmi ho l’ansia e lo sai che quando ho l’ansia mangio ho già divorato 3 bigmac mi avrai sulla coscienza così
(26/07/2018 ore 20.12)
 
Peter
(26/07/2018 ore 23.45)
 
Peter Peter Peter
(27/07/2018 ore 00.17)
 
Peter
(27/07/2018 ore 04.56)
 
Peter
(27/07/2018 ore 7.32)

Yo Ned
(27/07/2018 ore 7.59)

Pete Cazzo!!!
(27/07/2018 ore 7.59)

scusa amico
ho avuto una giornata di m
(27/07/2018 ore 8.00)

Lascia perde ti voglio bene!!!! Come stai?
(27/07/2018 ore 8.00)

Bene dai. Ma casa nostra è esplosa male. Abbiamo perso tutto, costume incluso May pure sta bene
(27/07/2018 ore 8.00)
 
Tu come stai?
(27/07/2018 ore 8.00)

Cazzo ho visto mi dispiace
Io cagato sotto ma bene
Sei grande amico! Ora dove sei? Vuoi venire da me?
(27/07/2018 ore 8.01)

Grazie ma siamo dal signor Stark ci ospita a casa sua
(27/07/2018 ore 08.01)

Giura!
(27/07/2018 ore 08.01)

 
Peter si allungò, telefono alla mano, verso Tony alla sua sinistra e, anche se non stava guardando, si scattò un selfie insieme a lui “che combini?” gli chiese Stark lavorando a ritmo folle sul palmare olografico che balenava dal suo orologio “Ned non ci crede che sono con te” spiegò Peter tornando a chattare. Tony si compiacque orgogliosamente di essere oggetto di vanto tra i ragazzi
 
Forte!
(27/07/2018 ore 08.03)

Lo è
(27/07/2018 ore 08.03)

Ti darà un nuovo costume?
(27/07/2018 ore 08.03)

Lo spero ma per adesso non ne ha parlato
Anche perché vorrei dare una mano ma non posso farlo con la mia faccia
(27/07/2018 ore 08.04)

Ci credo come fanno a prenderti sul serio i cattivi sennò
(27/07/2018 ore 08.04)

Grazie tante
Intendevo per proteggere la mia identità! mia e di May
(27/07/2018 ore 08.04)

Si si giusto
(27/07/2018 ore 08.05)

Adesso stiamo andando alla CIA
(27/07/2018 ore 08.05)

!!!
A fare che??
(27/07/2018 ore 08.05)

Parlare con i capi dell’esercito
Elaborare una strategia roba così
(27/07/2018 ore 08.06)

Fighissimo!! Se puoi manda foto
(27/07/2018 ore 08.06)
 

“senti un po’” la voce di Tony lo distolse dalla chat “non è che niente niente stai dicendo al tuo amico che stiamo andando alla CIA vero?” Peter sgranò gli occhi mettendo in tasca il cellulare “…no…” Rod si passò una mano sulla faccia chiudendo gli occhi e Clint trattenne uno sbuffo di risata “Peter” ringhiò Tony tentando di mantenere la calma con scarsi risultati “quale parte di servizi SEGRETI è troppo difficile da capire per te???” lo sgridò. Peter abbassò gli occhi sentendosi un idiota “senti se vuoi stare con le persone adulte devi comportarti da persona adulta, è abbastanza chiaro?” “eddai Tony lascialo stare” intervenne Clint, a cui questa versione di Tony Stark stava facendo un po’ impressione “tanto probabilmente tra due giorni il mondo finisce, quindi chi se ne importa della privacy dei servizi segreti” aggiunse cupamente. L’uomo gli rivolse un’occhiata eloquente, rendendosi conto di quanto purtroppo le sue parole fossero tragicamente vere, decise quindi si stemperare la tensione che era calata nell’abitacolo “cara, non contraddirmi davanti al ragazzo, è pedagogicamente sbagliato” lo apostrofò. Clint sbuffò roteando gli occhi e gli alzò il dito medio con la mano destra. Peter occhieggiò Tony e abbozzò un sorriso divertito quando si rese conto che la predica era finita e che il signor Stark era di nuovo in modalità –prendiamo in giro Barton- Tony rise seguito subito dopo anche da Peter “siete proprio una bella coppia voi due…” borbottò fulminando con lo sguardo Rod che stava iniziando a ridere anche lui.
Clint sbuffò e decise che era arrivato il momento di cambiare argomento “ho sentito dire che ti sposerai, Stark” disse “alieni permettendo” rispose lui “una cosa sobria in mondovisione immagino” ghignò il biondo. Tony assunse una postura più composta sul sedile “beh se ti riferisci al fidanzamento è stata causa di forza maggiore, adesso non sto qui a spiegarti” “già già…” commentò scettico Clint “tu hai esperienza, sei sposato da quanto? 15 anni?” gli chiese Rod “13” “il grande giorno è davvero una tortura per lo sposo come dicono tutti?” chiese Tony improvvisamente interessato sul serio “Pepper ha già invitato una quantità di zie sufficienti per 10 famiglie” “mah… io ho un bellissimo ricordo del mio matrimonio” si confidò Clint “è stato un giorno… perfetto” riuscì solo a dire.
 
27 Luglio 2018 – CIA
 
Peter aspettava nel corridoio con in mano una lattina di cola che aveva appena assaggiato. Aldilà della porta a vetri alle sue spalle l’uomo che Tony gli aveva indicato come il generale Ross (quello che comandava lì) stava urlando in faccia ai tre uomini con cui era venuto da dieci minuti buoni.
 
“SONO STATO ABBASTANZA CHIARO?????” Tony chiuse gli occhi e rimosse il più palesemente possibile i residui di saliva che il generale Ross gli aveva sputacchiato in faccia gridando. L’uomo ringhiò a quel gesto e fece un respiro profondo per cercare di recuperare un po’ di aplomb “l’unico motivo” riprese puntando stavolta un dito a giro verso tutti loro “per cui ancora non siete in arresto è perché la minaccia aliena sembra necessitare delle vostre diavolerie per essere neutralizzata” “è proprio questo il punto generale, quegli alieni che sono venuti in un secondo momento..” tentò Tony ma Ross lo bloccò immediatamente “NON VOGLIO SENTIRE NIENTE STARK! Se di nuovo avrò solo l’impressione che vi schieriate dalla parte di una qualsiasi forma aliena che si posa sul suolo americano, vi garantisco che toccherà a voi cercare un altro pianeta!” e poi puntando il dito contro Rod che aveva appena aperto bocca aggiunse “e non si azzardi a nominare Thor colonnello! Sono oltre due anni che non si fa vedere!” nella stanza calò il silenzio. Un silenzio pesante. Tutti i presenti sapevano che in realtà era inutile prendersela tra di loro, ma la tensione per la totale impotenza che avevano manifestato durante il primo scontro si stava facendo schiacciante. Fu Clint a interromperlo dopo qualche minuto “come state pensando di intervenire voi?” Ross lo fulminò, reprimendo la voglia di rispondergli un infantile ‘non sono affari tuoi’ “non resteremo fermi ad aspettare che si decidano ad ammazzarci tutti, è chiaro che le loro intenzioni sono ostili” sbuffò “stiamo attrezzando per sparare contro quel fottuto anello tutto quello che abbiamo. Ho già inviato richiesta al presidente per il nucleare” aggiunse. Clint e Rod trasalirono “ma signore” intervenne quest’ultimo “in piena New York! Ci saranno migliaia di persone barricate nelle case!” “è ovvio che sto parlando dell’ultima risorsa” replicò il generale, come se questo bastasse a giustificare i suoi intenti “beh se non c’è altro..” tagliò corto Tony, poi senza aspettare risposta lasciò la stanza seguito dagli altri due. Non era per litigare con il generale che erano andati lì.
Quando li vide uscire Peter scattò in piedi e fece per avvicinarsi a Tony, ma questo lo ignorò puntando dritto verso il corridoio di fronte “dove va?” chiese il ragazzo a Clint “vieni andiamo fuori” gli disse lui senza di fatto rispondergli.
 
Sharon trasalì quando sentì chiudersi con uno schiocco la porta a cui dava le spalle. Si voltò di scatto e lasciò andare un sospiro di sollievo quando si trovò davanti Tony. “Stark..” lo salutò con un mezzo sorriso di rimprovero “ma che ti è preso laggiù? Ho dovuto usare ogni mezzo di persuasione che conosco per convincere Ross a non decapitarti non appena ti avesse avuto a tiro!” l’uomo agitò le mani davanti al viso come a dire che quello non era importante “Sharon ascoltami, ho poco tempo” disse avvicinandosi per poggiarle le mani sulle braccia “quei tizi assurdi che abbiamo aiutato a fuggire, chiamala intuizione ma credo che siamo dalla stessa parte, almeno per adesso” la ragazza lo guardò scettica “e questo l’hai intuito prima o dopo che ti sbattessero contro un palazzo?” ironizzò “fidati di me” rispose solo “Sharon le nostre armi non possono nulla al momento contro gli uomini/lupo dell’anello ok? Nulla, ma se riesco a convincere quei tizi a condividere con me la loro tecnologia, sai che ci metterei un attimo a capirla no?” si vantò “prometto che quando tutto sarà finito vi passerò tutto il lavoro” aggiunse per tentare di accattivarsela. La ragazza si divincolò con dolcezza dalla sua presa e incrociò le braccia al petto “cosa vuoi da me Stark?” “ho bisogno che qualcuno con la faccia più carina della mia vada a parlarci, Carter” la donna gli voltò le spalle “nessuno sa dove sia Steve, altrimenti a quest’ora sarebbe in galera” tagliò corto lei. Tony però sorrise. Il solo fatto che avesse capito di chi stava parlando gli diceva che anche lei ci aveva già pensato “questo è vero…” disse afferrandola poi delicatamente per un polso per invitarla a guardarlo di nuovo “ma scommetto che se vuoi, tu sai come mandargli un messaggio, non è vero Sharon?” chiese sfoderando poi la sua miglior espressione da cucciolo innocente. Sharon si lasciò sfuggire una risatina “ora sparisci Stark” gli disse calma dopo averlo guardato per un lungo eloquente momento. Tony si voltò, sapendo che lo avrebbe fatto: avrebbe chiamato Steve Rogers per lui.
 
Una volta fuori dagli uffici della CIA Tony trovò solo Rod, che stava iniziando a issarsi in macchina, e Peter che invece gli rivolse un gran sorriso quando lo vide arrivare.

“che fine ha fatto Barton?” gli chiese rimettendosi gli occhiali da sole “ha imprecato per un po’ contro il generale Ross, a proposito è vero che vuole usare una bomba atomica? Dopo di che se è andato a piedi dicendo che doveva parlare con una persona per metterci una pezza. Non ha detto chi. Dove sei stato tu?” Tony si massaggiò le tempie dove gli era esploso un mal di testa per la quantità di cose che il moccioso gli aveva vomitato addosso “ascolta Peter” gli disse fermandone la camminata verso la macchina con una mano sulla spalla “la situazione non è idilliaca confido che tu questo l’abbia notato” il ragazzo annuì, speranzoso di dove quel discorso sarebbe potuto andare a parare “credo che ci sarà bisogno del tuo aiuto da adesso in poi, dell’aiuto di Spiderman” “si! Si certo! Non vedevo l’ora!” lo interruppe il ragazzo entusiasta “ascoltami!” lo frenò Tony afferrandolo per entrambe le braccia, poi però distolse lo sguardo dal suo in difficoltà, come tutte le volte che quel ragazzino lo guardava fisso con quegli occhi fin troppo sinceri “l’altra volta che ti ho reclutato era diverso, completamente diverso. Sapevo che Steve non ti avrebbe mai fatto del male, non sul serio almeno” spiegò “adesso è un’altra cosa, quelli sparano per uccidere in ogni secondo. È una cosa seria. Pericolosa, lo capisci?” Peter annuì e Tony sospirò “non te lo chiederei se avessi altra scelta…” ammise. Stavolta fu Peter a interromperlo “ma io voglio farlo!” esclamò “insomma, il mio posto è lì sul campo di battaglia, ce la posso fare e poi” aggiunse davanti all’espressione ancora dubbiosa dell’uomo “non posso pensare di essere l’amichevole Spiderman di quartiere se non esisterà più un quartiere da proteggere giusto?” Tony soppresse una risatina che gli stava salendo su dalla gola in un colpo di tosse “solo che…” disse ancora Peter stavolta in imbarazzo “non ho più il costume, nell’esplosione del mio palazzo, non ho fatto in tempo a prenderlo” si giustificò. Tony tuttavia non sembrava particolarmente turbato dalla notizia “beh… a questo si rimedia facile” disse raggiungendo poi il bagagliaio della macchina per caricare la sedia di Rod.

 
 
Il giorno prima, 26 Luglio 2018 – spazio intorno al pianeta terra
 
Thor contemplava il buio puntato di stelle fuori dall’astronave del Gran Maestro. Solo l’errare di qualche minuscolo frammento di asteroide interrompeva la totale immobilità dello spazio. Teneva le braccia incrociate e si mordicchiava distrattamente l’unghia del pollice immerso nei suoi pensieri. Ancora non riusciva a togliersi dalla testa il sorriso folle di Hela e il fuoco che divorava il palazzo di Asgard.
“mio signore…” la voce del soldato che era entrato nella stanza lo riportò alla realtà, facendolo voltare di scatto “siamo in vista del pianeta chiamato Terra” disse accennando un breve inchino. Thor fece un cenno di assenso con la testa per congedare l’uomo e si incamminò verso la sala di comando. Quando le porte automatiche scattarono in un rumore metallico, notò che all’interno c’erano soltanto Bruce e suo fratello Loki. Quest’ultimo era rivolto all’immenso oblò della sala comandi, lo sguardo rapito dalla curva azzurra del pianeta Terra che iniziava a scorgersi all’orizzonte. “siamo quasi a casa!” lo accolse in tono allegro Bruce accostandolo mentre raggiungeva Loki all’oblò. Thor gli fece un sorriso che non raggiunse la linea dello sguardo. Era contento per lui, ma non riusciva ad unirsi alla sua allegria. Per lui ‘casa’ sarebbe stata per sempre un posto che ormai non esisteva più. Si affiancò a Loki e sbirciò per un attimo il suo sguardo sofferente mentre guardava la Terra che si faceva sempre più nitida e vicina.
“continua a non sembrarmi una buona idea, per me, tornare lì” parlò per primo, dando risposta alla muta domanda di Thor “forse dovrei andarmene” aggiunse mentre già il biondo stava scuotendo la testa “non esiste” tagliò corto facendo sorridere Loki. Quando le cose non andavano come voleva Thor continuava ancora a comportarsi come un bambino cocciuto.
“non mi intendo molto di astronavi” si intromise Bruce con un leggero tocco sul braccio di Thor “ma credo sia arrivato il momento di stabilire la rotta di atterraggio, non possiamo precipitare dove capita no?” aggiunse in spiegazione della sua impazienza, poi si diresse alla plancia, seguito con lo sguardo dagli altri due. Azionò alcuni comandi facendo apparire una mappa olografica della porzione di Terra sottostante l’astronave “secondo i miei calcoli se scendessimo adesso atterreremo in piena Manhattan, cosa che sconsiglio se non vogliamo farci sparare addosso ancor prima di scendere” spiegò armeggiando con l’ologramma per spostare la prospettiva e vedere porzioni diverse di territorio “so che voi siete abituati ad arrivare con astronavi enormi dappertutto, ma da noi il più delle volte questo significa guai. Thor, se le tue intenzioni sono quelle di far accogliere il popolo asgardiano sulla Terra, converrà atterrare in un luogo isolato e fare le cose per bene" disse convinto “chiedere permessi alle autorità, far stabilire a loro la zona migliore per stanziare la tua gente” a questa affermazione Thor corrugò le sopracciglia e Bruce si affrettò ad aggiungere “non nel senso che vi chiuderanno da qualche parte! Ma sai… c’è un posto chiamato Gaza, da noi sulla Terra, dove c’è la guerra da oltre 100 anni perché due popoli hanno deciso che quella è casa loro senza essersi messi d’accordo prima” a questo punto il biondo annuì “il mio popolo di guerre ne ha avute abbastanza” convenne “cosa proponi, Bruce?” “credo che la cosa migliore” rispose lo scienziato “sia atterrare nello spazio aeroportuale della NASA a Huston, lì hanno i mezzi per contattarci e potremo palesare le nostre intenzioni pacifiche prima ancora di toccar terra. Poi scenderai tu, che sei conosciuto e amato sulla Terra, e chiederai un incontro con i capi di Stato per raggiungere un accordo sull’immigrazione permanente del tuo popolo sulla Terra” concluse. “tu non verrai con me?” chiese Thor, ora leggermente preoccupato di non essere in grado di gestire una contrattazione simile. Nel suo mondo certe discussioni si facevano direttamente tra due re, in presenza di colossali boccali di birra. Non sapeva se sarebbe stato in grado di gestire una richiesta simile di asilo, da solo davanti ai maggiori capi di Stato terrestri. Bruce scosse la testa togliendosi gli occhiali e iniziando a pulirli con l’orlo della maglietta. Un sorriso amaro sul viso “non sono io ad essere famoso sulla Terra. L’Altro lo è. E finché c’è da distruggere astronavi chitauriane è anche tollerato, ma per il resto non è molto ben visto dai capi di Stato. Non ti sarei d’aiuto” concluse. Thor annuì avvicinandosi per dargli un paio di incoraggianti pacche sulla schiena. Bruce gli sorrise grato.
“e per quanto riguarda me?” chiese a quel punto Loki facendoli voltare entrambe dalla sua parte. Ma la risposta non arrivò mai, sostituita invece dall’improvvisa espressione di sgomento che si impossessò dei volti di Thor e Bruce. Dopo un’istante di smarrimento anche Loki si voltò, capendo che guardavano qualcosa alle sue spalle. Fuori dal grosso oblò della sala comandi la Terra era stata coperta da una colossale astronave, che stava transitando davanti alla loro proprio in quel momento. Thor e Bruce raggiunsero Loki all’oblò. L’astronave aveva la forma di un gigantesco anello. Li aveva superati a velocità sostenuta e ora stava infrangendo l’atmosfera terrestre senza un briciolo della cautela che stavano progettando di utilizzare loro. Thor occhieggiò Loki e si sorprese di vederlo pallido come un lenzuolo “fratello… tu sai chi sono?” chiese interpretando esattamente il suo sgomento “fratello…” boccheggiò il moro senza riuscire a staccare gli occhi dall’astronave anello “ne ho fatti di errori nella mia vita, ma mai come quando mi misi in affari con gli uomini di Thanos, spero solo che non ci sia proprio lui su quell’astronave”
 
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Thor avanzava a passo spedito sul ponte dell’astronave del Gran Maestro. Il portellone della fusoliera era spalancato ma, grazie alla tecnologia avanzata, era possibile mantenere la pressurizzazione entro il perimetro. Loki e Bruce lo tallonavano.
“sei sicuro di quello che vuoi fare???” esclamò Bruce allarmato. A differenze della due volte precedenti Thor si fermò a rispondergli, avendo ormai raggiunto il bordo aperto della fusoliera “devo” sentenziò guardando in basso dove la curva gentile della Terra aveva ripreso il posto dell’astronave anello, scomparsa all’interno della sua atmosfera “non posso portare il mio popolo laggiù, se non è sicuro” spiegò “e se qualcosa minaccia la pace, su quella che deve essere la nostra nuova casa, è mio dovere intervenire” “e vuoi andarci da solo?” chiese Loki con un tono che faceva capire quanto la considerasse una pessima idea. Thor si voltò verso di lui poggiandogli le mani sulle spalle “non possiamo lasciare il popolo di Asgard da solo sull’astronave, ci sono famiglie, anziani, hanno bisogno di una guida” affermò convinto. Loki sbuffò una risata amara “non si faranno mai guidare da me, e non credo tantomeno dall’omino verde qui presente” aggiunse indicando Bruce, che voleva controbattere ma in effetti non seppe come. Thor ghignò “beh, sei il dio delle illusioni no? Inventati qualcosa!” lo provocò “qualcosa tipo questo?” rispose Loki prendendo, in un baluginio di luce dorata, le sembianze, identiche e perfette, di Thor. Il biondo annuì soddisfatto poi entrambe si rivolsero a Bruce “che ne pensi?” gli dissero in coro con la stessa identica voce “che siete inquietanti, e un tantino repellenti”  asserì l’uomo convinto ma i due non ci badarono e tornarono a fissarsi, entrambe con un unico occhio azzurro e penetrante.
“uhn… mi sembra assurdo che dopo tutto quello che è successo, tu ancora ti fidi di me fratello” disse Loki “no che non mi fido” rispose Thor sorridendo “ma tanto lo sai bene che se scappi ti troverò sempre fratello, per prenderti a calci nel sedere” stavolta fu Loki a sorridere voltando poi lo sguardo verso la Terra, sotto di loro “e poi lascio Bruce a controllarti” aggiunse Thor “sarà l’unico a conoscere la tua vera identità, diremo a tutti che te ne sei andato con una navetta, nella notte” Loki, con ancora su le sembianze di Thor, annuì e l’altro aggiunse “siamo d’accordo che se fai scherzi sarà direttamente Hulk ad occuparsi di te” Bruce annuì convinto e Loki sbuffò alzando gli occhi al cielo “va bene, ho capito ho capito! Adesso puoi anche smetterla di minacciarmi!” sbottò irritato, e leggermente preoccupato di doversi ancora trovare davanti Hulk arrabbiato con lui. Per fortuna degli altri due ignorava che Bruce non potesse più trasformarsi a cuor leggero, senza rischiare di non riprendere mai più le sue vere sembianze.
Un teso silenzio calò sul terzetto mentre il vero Thor tornava a scrutare gravemente la Terra sotto di loro. Sapeva che sarebbe tranquillamente sopravvissuto nello spazio aperto, e anche al passaggio nell’atmosfera terrestre, anche se quello sarebbe stato indubbiamente poco piacevole. Era quello che avrebbe trovato una volta laggiù che lo impensieriva.
“allora…” disse a un certo punto senza voltarsi “pensi di essere in grado di spacciarti efficacemente per me, fratello? Lo sguardo di Heimdall è difficile da ingannare” “certo! Che ci vuole…” esclamò sicuro Loki “guardatemi! Sono Thor! Sono biondo, bello e ho un ‘martello’ grande così!” disse scimmiottandolo nei movimenti, con l’intento di stemperare un po’ la tensione. Thor lo guardò torvo ma intuì le sue intenzioni “beh guarda che anche a interpretare te non serve un attore di posa” replicò “guardatemi sono Loki! E tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero!” esclamò facendo apposta la voce più acuta. I due si fissarono per un istante per poi scoppiare entrambe a ridere. Loki lasciò andare un sospiro per riprendere fiato e Thor a quel punto, in maniera del tutto imprevista, lo afferrò per una spalla e lo abbracciò strettissimo battendogli un paio di volte la mano sulla schiena irrigidita dallo stupore. Bruce pensò che la scena sarebbe potuta anche essere bella, se non fosse per il fatto che entrambe avevano ancora le sembianze di Thor.
“ti voglio bene, fratello” disse il biondo lasciandolo andare. Poi si voltò di nuovo verso il portellone aperto senza aspettare risposta. Sapeva che certe manifestazioni d’affetto non erano parte del carattere spigoloso di Loki “stai attento” gli sentì dire.
Thor si girò un’ultima volta a guardare i due per lanciargli un sorriso rassicurante e poi prese un paio di passi di rincorsa per tuffarsi, una volta entrato nell’atmosfera avrebbe preso le sembianze del fulmine e sarebbe atterrato in un attimo, sparava addosso a nessuno.
Loki trattenne involontariamente il respiro quando lo vide saltare giù, e sia lui che Bruce si affacciarono per seguirne la traiettoria.
Peccato che, proprio nel momento in cui i piedi di Thor si staccarono dal suolo, una piccola astronave rossa palesò la sua presenza sotto di loro, comparendo quasi dal nulla proprio pochi metri sotto la pancia dell’astronave del Grand Maestro!!
Fu questione di istanti, in cui non fu possibile deviare la traiettoria, in un’esclamazione di sorpresa Thor si ritrovò praticamente a ridosso del piccolo velivolo e, impossibilitato ad evitarlo, si schiantò di testa, a peso morto proprio sul suo lunotto anteriore, perdendo i sensi nell’impatto!
Loki masticò un imprecazione “che idiota!” esclamò mentre Bruce si metteva le mani nei capelli.
 
 
A bordo della piccola astronave rossa a forma di rondine, Peter Quill, Gamora e Drax stavano fissando basiti il misterioso oggetto/individuo che gli si era schiantato senza preavviso sul lunotto anteriore. Il primo ad avere una reazione fu Rocket, che esplose in una esclamazione di disgusto “che è quella roba?? Quill! Vai di tergicristalli! I tergicristalli!” ordinò. Poi, a vedere l’immobilità del suo capitano, ringhiò balzando sulla sua plancia comandi e premette un bottone a ripetizione con tutta la forza di cui disponeva il suo dito.
 
 
“merda! Ma che stanno facendo!!” esclamò Bruce quando vide delle imponenti barre di metallo, del tutto simili a tergicristalli di una macchina, rimuovere Thor dal lunotto dell’astronave come fosse un gigantesco moscone spiaccicato e lasciarlo andare alla deriva nello spazio circostante! “Thor! Svegliati! Razza di imbecille!!” gli urlò Loki nel tentativo di salvarlo, se non avesse ripreso i sensi non sarebbe riuscito a contrastare l’abbrivio infinito dello spazio e si sarebbe perso “non c’è altro modo” sentì dire a Bruce, più a sé stesso che a lui. Dardeggiò lo sguardo dell’unico occhio azzurro verso di lui agitato, intuendo cosa volesse fare non appena gli vide prendere un passo di rincorsa “sei sicuro che Hulk possa sopravvivere nello spazio aperto?” gli chiese scettico “beh…” esclamò l’uomo cercando di non perdere di vista Thor mentre racimolava la concentrazione per svegliare l’Altro “penso che stiamo per scoprirlo” e saltò.
Al primo contatto con l’ambiente fuori dall’astronave Hulk si palesò immediatamente, per salvare la vita sua e di Banner, stracciando i vestiti dello scienziato per l’ennesima volta. Come un asteroide verde si proiettò sul corpo esanime di Thor  e, lanciato a tutta velocità dall’abbrivio dell’immane spinta, si diresse verso la Terra. Hulk avvolse il corpo di Thor con il suo un attimo prima di infrangere la barriera dell’atmosfera, sperando ancora una volta che il suo indistruttibile corpo fosse in grado di resistere anche a quello, poi scomparve alla vista.
Loki si tirò indietro dal bordo della fusoliera spalancata non appena smise di scorgere la sagoma di Hulk. Anche se non c’era nessuno si premurò di nascondere il sospiro di sollievo che gli soffiò dalle labbra. Poi un ghigno sardonico, del tutto estraneo ai lineamenti di Thor che ancora indossava, si dipinse sul suo viso. Era solo.
 
 
27 Luglio 2018 – quartier generale Avengers, poco fuori New York
 
Erano le ultime ore del pomeriggio. L’astronave aliena non aveva più dato segni di vita ma aveva polverizzato qualsiasi cosa le forze armate terrestri avessero provato a farle avvicinare, rendendosi totalmente impenetrabile. Tony si era rifugiato nel laboratorio nel seminterrato, di umore nero, tirandosi dietro Peter e sbattendo invece la porta in faccia a Pepper che lo aveva seguito fino a lì. Alla sua stizzita domanda sul perché lei non potesse entrare e invece il ragazzino sì, aveva risposto con un secco “mi serve!” e poi aveva alzato i protocolli di sicurezza per impedirle di seguirlo. Sapeva che lei avrebbe tentato di intavolare una conversazione sul quanto fosse contenta che si fosse deciso a richiamare Steve e non aveva nessuna voglia di ascoltarla.
Peter smanettava con il controllo vocale della nuova tuta in religioso silenzio, camminando metaforicamente sulle uova. Ogni tanto gettava un’occhiata alla schiena concentrata di Tony dietro di lui. Sembrava gli uscisse il fumo dalle orecchie. Era felicissimo della nuova tuta e ancora di più che lo avesse fatto accedere al laboratorio, ma non riusciva a godersela con quell’arietta nella stanza! Tony, dal canto suo, fingeva di star controllando le saldature dell’armatura senza riuscire davvero a concentrarsi. Si domandava quanto ci avrebbe messo Sharon a rintracciare Steve, e se davvero era pronto a ritrovarsi la sua ‘brutta’ faccia davanti. Soprattutto sperava che non si tirasse dietro anche Bucky. Quello non voleva vederlo assolutamente.
Al piano di sopra, nella cucina, Rod fingeva noncuranza mentre Pepper assassinava a coltellate una carota sul tagliere “brutto borioso…” la sentì masticare tra i denti mentre infliggeva l’ennesimo fendente “signora…” lo chiamò Happy sbirciando con aria da sequestratore di ostaggi da dietro le tende “c’è una moto che si è fermata nel vialetto” sia Rod che Pepper si voltarono verso di lui incuriositi “sono un uomo e una donna” alla parola donna anche Visione si materializzò nella stanza, improvvisamente interessato agli eventi. Non aveva mai dimenticato il momento in cui Wanda era andata via con Steve.
“non sono sicuro che sia lui, ha la barba lunga..” stava dicendo Happy, ma Pepper si precipitò alla porta e la spalancò.
Steve Rogers stava scendendo dall’harley e nel vederla, nonostante il suo aspetto fosse cambiato con la barba incolta e l’abbigliamento di fortuna, le sorrise con il suo fare timido che Pepper conosceva bene. Gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo ignorando momentaneamente la donna dai lunghi capelli fulvi accanto a lui “sei tornato…” disse solo “Pepper… non sono mai andato via” le rispose lui lasciandola andare dopo averla stretta per un attimo “sono felice di vederti capitano” gli disse Rod che nel frattempo aveva spinto la sedia a rotelle giù per il vialetto. Steve lo guardò con il dolore negli occhi, insicuro se fosse il caso di scusarsi per le sue condizioni oppure no. Alla fine decise solo di abbracciarlo “anche io Rod”.
Quando entrarono in casa l’atmosfera rilassata si congelò di nuovo nel momento in cui Steve incrociò lo sguardo di Tony, che nel frattempo era stato richiamato fuori dal suo antro. I due si studiarono chi con speranza chi con freddezza negli occhi.
Peter stava valutando se fosse il caso o meno di presentarsi a Steve come quello che gli aveva tirato un aliante in testa due anni prima, quando Wanda entrò nell’appartamento. La ragazza non degnò Tony della minima attenzione e, nel vedere Visione, spezzò la stasi di quel momento facendo uno scatto di corsa e volandogli tra le braccia proprio in mezzo al salotto! La cosa che sconvolse i presenti fu il fatto che l’androide ricambiò l’abbraccio con lo stesso trasporto “credevo non ti avrei più rivisto” sussurrò lei nel suo orecchio “non sai lei volte che ho provato a cercarti… ma tu ti sai nascondere bene” rispose lui, la ragazza si asciugò una lacrima di commozione smorzando un sorriso “sai che sono la migliore…”
“cosa mi sono perso???” proruppe Rod in quel momento “solo a me sembra strana questa cosa????”
Solo Tony e Steve non erano stati coinvolti dal felice rincontro. Il capitano percepiva a pelle quanto l’altro non avesse ancora digerito il loro ultimo incontro “ciao Tony… è bello vederti” azzardò “si beh…” rispose lui distogliendo lo sguardo con la solita aria che aveva su quando voleva toglierti ogni importanza “pare che fosse inevitabile… rivedersi, che ne è stato del tuo fidanzato ghiacciolo?” buttò lì con la sua solita ironia tagliente. La risposta morì in gola a Steve, che pure aveva ignorato la battutina sul fidanzato quando un boato gigantesco ingoiò ogni altro rumore seguito a ruota dai vetri dell’ingresso che andavano in frantumi per il forte spostamento d’aria. Tutti di accucciarono a terra di riflesso, coprendosi la testa. Quando riaprirono gli occhi la stanza era un mare di vetri e suppellettili rotti e la porta d’ingresso, anche lei divelta dall’esplosione, ondeggiava leggermente a un metro dalle teste di Pepper e Happy, incastonata in una fitta rete di ragnatela ancorata ai muri. Rod si era lanciato giù dalla sedia a rotelle per gettare a terra anche May riparandole la testa con una mano, e Wanda aveva fatto in tempo a creare un campo di forza che bloccasse lo stipite di una finestra un attimo prima che la trafiggesse. Tony e Steve si scambiarono un’occhiata veloce e corsero fuori, Tony nel frattempo aveva schiacciato il pulsante dietro l’orologio materializzando il guanto sinistro di Ironman, per ogni evenienza.
Pochi metri fuori dalla porta, dove un istante prima c’era il vialetto, ora dava bella mostra di sé un gigantesco cratere. La terra smossa aveva raggiunto la boscaglia oltre la strada. Con circospezione Tony e Steve si affacciarono all’interno del cratere e rimasero a dir poco stupefatti nel constatare che sul fondo di esso giacevano due uomini stesi uno sopra l’altro e privi di sensi. Quello più sotto era completamente nudo ma sembrava illeso; l’altro, che gli stava steso sopra di traverso in maniera quanto mai opportuna, indossava i resti di una specie di armatura, aveva capelli corti che sembravano tagliati con l’accetta ed era coperto di ustioni su ogni centimetro visibile di pelle.
“oh mio Dio!!” esclamò Steve precipitandosi in fondo al cratere con un salto “è Thor! Questo è Thor!!” Tony invece sollevò un sopracciglio incredulo, riconoscendo i lineamenti dell’altro uomo “Bruce?”

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


CAP 3
 
le porte scorrevoli automatiche si spalancarono al passaggio di Steve e Tony che, sorreggendo il peso di Thor uno da una parte e uno dall’altra per sotto le braccia, lo attraversarono correndo seguiti a ruota da Wanda e Visione. Il dio del tuono era incosciente e la pelle bruciata si era in parte fusa con l’armatura che si sgretolava in coriandoli carbonizzati ad ogni passo. Il suo occhio destro non c’era più. Nonostante le mostruose ferite respirava ancora ma bisognava agire in fretta.
“a destra” la voce di Tony uscì fuori dai polmoni quasi sbottata per lo sforzo. Lanciò un’occhiata eloquente a Steve quando furono davanti alle porte a vetri del laboratorio. Il capitano si caricò interamente il peso di Thor afferrando al volo, e l’altro si sporse per inserire il codice di apertura. “scansione oculare” gracchiò il computer, Tony imprecò sfilandosi gli occhiali mentre Wanda gridava “era proprio necessario??? Chi vuoi che te li tocchi i tuoi giocattoli???”.
Le porte si spalancarono e Tony, ignorando la ragazza, guidò Steve verso una saletta ricavata in fondo a sinistra del laboratorio in cui era stato stanziato il prototipo della culla, quello che aveva rattoppato Clint dopo la missione a Sokovia. Visione si diresse al quadro comandi iniziando a programmare la macchina mentre Tony aiutava Steve a sdraiare Thor nella loggetta della culla.
“è il prototipo, una versione embrionale del progetto finito che Ultron ha distrutto” spiegò l’uomo piegando le ginocchia di Thor, per permettere alla sua possente stazza di entrare tutta nel macchinario “non ha neanche un terzo delle potenzialità di quella completa, ma è la nostra opzione migliore in questo momento” “lo salverà?” chiese Wanda iniziando a mordicchiarsi un’unghia con nervosismo. Tony annuì “è in grado di stimolare la rigenerazione cellulare in maniera esponenziale, e di svolgere qualsiasi intervento chirurgico eseguibile da mano umana in un quinto del tempo.” Steve sollevò le sopracciglia ammirato “ricordo questo aggeggio, ha rimesso in piedi Clint in pochissimo da una ferita potenzialmente letale anni fa, come mai non hai tentato di ricostruire il modello migliorato?” chiese, mentre piccoli bisturi elettrici cominciavano ad armeggiare intorno a Thor, rimuovendo lembi di tessuto carbonizzato e cauterizzando laddove sanguinava “era un progetto di Bruce principalmente, lui tiene sempre tutto in testa, mancavano troppi tasselli” rispose Tony distrattamente, continuando a fissare il dio del tuono per sincerarsi che, anche se debolmente, il suo petto continuasse ad alzarsi e abbassarsi.
Avevano temporaneamente seppellito l’ascia di guerra, per curarsi di più urgenti problemi.
“io sono l’unico prodotto di quella macchina” intervenne in quel momento Visione sfiorando con due dita la pietra che riluceva al centro della sua fronte “e forse è stato meglio così” aggiunse lanciando uno sguardo a Wanda, che lo ricambiò con altrettanta sofferenza.
 
 
27 Luglio 2018 – da qualche parte nel parco di Finger Lakes
 
“stiamo perdendo tempo” sbraitò Gamora per l’ennesima volta, affilando con rabbia uno dei suoi pugnali “accidenti, devo dire che la quindicesima volta questa frase assume una sfumatura del tutto diversa!” la prese in giro Rocket guadagnandosi un’occhiataccia che non lo smosse di un millimetro “è inutile che ringhi con me cocca, parla con Quill che sta aspettando l’illuminazione”. La donna soffiò aria dalle narici con stizza e marciò dentro il ponte abbassato dell’astronave. Rocket scosse la testa alzando gli occhi al cielo continuando a pulire il suo cannone al plasma, poi scoccò un’occhiata a Groot che, seduto su una pietra, continuava imperterrito a giocare a un videogioco senza degnarsi nemmeno di abbassare il volume “Groot! Che ne diresti di spegnere quel coso prima che ti fotta del tutto quel cervello già mezzo bacato che hai??” gli gridò “io sono Groot…” cantilenò l’uomo pianta, palesemente parodiando il tono di voce di Rocket “hei hei hei!” gridò lui “chi ti ha insegnato a usare questo linguaggio eh????” “io sono Groot” rispose sardonico lui senza nemmeno alzare lo sguardo “come sarebbe a dire io!!!” strillò il procione ancora più forte.
 
Gamora cacciò la testa nella botola che dava sulla parte alta dell’astronave, inquadrando l’oggetto del suo disappunto chino su una cassetta degli attrezzi. O meglio, inquadrò il suo sedere che sbucava in parte dai pantaloni di pelle. D’istinto girò lo sguardo.
“un colpo, ci hanno preso con un solo proiettile” borbottò il ragazzo come conscio della sua presenza “e sono riusciti a centrare la pompa del refrigerante, dimmi tu se questa non è sfiga” “Peter” lo richiamò lei issandosi fuori dalla botola e piazzandosi dietro di lui a gambe divaricate per risultare più minacciosa “cosa stiamo facendo qui!? Dovremo andare a uccidere Thanos!” il ragazzo si voltò alzandosi e le andò incontro guardandola come se fosse una bambina cocciuta con cui bisogna avere una santa pazienza “so che fremi” le disse poggiandole entrambe le mani ai lati del viso “ma sai quanto sia inutile attaccare la sua astronave chiusa, dobbiamo aspettare che esca, o saremo morti prima ancora di vederlo” “questo è il tuo pianeta” lo supplicò lei “se tu sapessi cosa fa alle persone…” “lo vedo” la interruppe lui spostando le mani ad accarezzarle i capelli “mi basta vedere cosa fa a te anche solo pensarci” le sussurrò guardandola intensamente “ma dobbiamo rimanere concentrati sull’obiettivo finale, diventare dei martiri, spiaccicati contro le pareti della sua astronave sarebbe inutile” Gamora smorzò un sorriso per la serietà con cui aveva pronunciato quella frase e appoggiò la guancia sulla mano che ancora la accarezzava cercando di calmarsi
 
“Quill!!!” il grido di Drax da fuori dall’astronave li fece separare con un salto e precipitare all’oblò “scalda la griglia!” lo videro gridare, agitando eccitato in una mano quello che aveva tutta l’aria di essere un orso morto “qui c’è da mangiare per giorni!” Peter si portò una mano davanti alla bocca scandalizzato “oh mio dio… ha ucciso Yoghi” “chi è Yoghi??” chiese Gamora con apprensione.
 
 
27 Luglio 2018 – base segreta degli Avengers
 
Bruce tossì nel palmo della mano e si strinse meglio nella coperta che qualcuno aveva avuto la decenza di gettargli sulle spalle. Tutto sommato, per essere uno che aveva attraversato l’atmosfera terrestre protetto solo da un paio di pantaloni, stava abbastanza bene. A parte il freddo… chissà che mese dell’anno era sulla terra. Gettò un’occhiata al ragazzino che stava studiando una macchina del caffè, con più pulsanti di un’astronave, con aria dubbiosa. Stava in canottiera e pantaloni corti quindi immaginò che il freddo fosse solo un suo problema e non un fatto stagionale.
 
Peter si avvicinò all’uomo porgendogli una tazza fumante “ecco a lei” gli disse sorridendo “non ho idea se sia caffè, thè o tisana” alzò le mani mentre Bruce accettava la tazza “ma è caldo, le farà bene, sta tremando… Pepper è andata a prenderle dei vestiti” aggiunse. L’uomo gli fece un cenno con la testa in segno di ringraziamento, domandandosi alla lontana chi fosse quel ragazzo e cosa ci facesse lì.
Peter afferrò una sedia e ci si accomodò sopra al contrario, studiando il professore come un reperto particolarmente interessante, Bruce cominciava a sentirsi un po’ a disagio ad essere fissato così e si mosse sulla sedia in cerca di una posizione che lo facesse sentire meno una cavia da laboratorio sotto osservazione
“ci… conosciamo per caso?” chiese. Il ragazzino si riscosse e arrossì appena “oh! Mi scusi… che maleducato… sono Peter, piacere!” rispose tendendogli la mano, l’uomo gliela strinse debolmente e Peter constatò che aveva le mani ghiacciate “vuole… un’altra coperta per caso?” gli chiese “fanno 50°… ma se ha ancora freddo…” “no… no” lo interruppe lui nascondendo di nuovo la mano tra le coltri “comunque, piacere mio, io sono il dottor…” “lo so!” intervenne Peter mordendosi subito dopo la lingua per averlo interrotto “scusi” disse con un sospiro sorridendo “è che sono un po’ emozionato, so benissimo chi è lei, sono un suo grande fan!” ammise rimettendosi seduto per darsi un contegno. Bruce sorrise amareggiato “naturalmente…” commentò più a sé stesso che al ragazzo. Le ‘gesta’ di Hulk non potevano certo essere dimenticate nel giro di due anni, durante la sua ultima apparizione aveva devastato un’intera città per colpa delle visioni di Wanda Maximoff.
“sai” disse a quel punto spinto da un moto di nervoso verso il suo alter ego verde “capisco perché piaccia a voi ragazzi, ma ti assicuro che l’Altro non è poi così divertente se te lo ritrovi davanti” sputò amaramente “oh no no no no!” rispose Peter mettendo le mani avanti “cioè, Hulk è una figata” si corresse ridacchiando nervosamente “ma io parlavo di lei dott. Banner! I suoi studi sull’utilizzo dei raggi gamma sono eccezionali! Ho letto ‘il lampo GRB160625B’ tre volte alle scuole medie!” Bruce lo guardò sorpreso “hai letto quella roba alle scuole medie?” “si! E l’ho trovato illuminante! Sa… credo che anche il ragno che ha morso me fosse stato bombardato dai raggi gamma, non c’è altra spiegazione! D’altra parte è risaputo che gli insetti sono gli esseri viventi più predisposti a resistere alle radiazioni. Oh! Con questo non volevo certo darle dell’insetto!” nonostante la spossatezza quel vomito di parole fece scoppiare Bruce a ridere. Erano secoli che qualcuno non lo considerava per il suo lavoro, invece che come Hulk, e forse era ancora di più che non si faceva una vera risata. Si massaggiò la tempia dove un improvviso mal di testa gli stava ricordando di non affaticarsi troppo “beh grazie..” sospirò.
“di nulla… spero non faccia troppo schifo! Io  a casa ho la moka. Beh… la avevo” rispose Peter credendo lo stesse ringraziando per la bevanda. Bruce lo guardò di nuovo sollevando un sopracciglio. Che curioso ragazzo… aveva parlato di un ragno investito da raggi gamma. Beh, qualsiasi cosa sapesse fare dopo quel morso, Bruce capì che non era per quello che Tony lo aveva ammesso nella stretta cerchia delle persone che potevano entrare in casa sua.
 
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Steve si stava torcendo le dita delle mani dall’ansia, mentre osservava i piccoli bisturi armeggiare intorno a Thor. Nonostante si fosse ormai quasi abituato al nuovo millennio, la tecnologia estrema lo metteva ancora a disagio. Rivolse un’occhiata alla schiena di Tony, che era intento a digitare ordini alla macchina tramite uno schermo olografico che si era alzato tra lui e la culla, e poi a Wanda e Visione che confabulavano in un angolo senza riuscire ad impedirsi di sfiorarsi di tanto in tanto le mani.
Il rassicurante silenzio fu interrotto da un segnale acustico che avvisava l’arrivo di una chiamata in entrata. Con un gesto Tony la passò sullo schermo. Il bellissimo viso di Natasha, contornato da inediti capelli biondi, apparve davanti a loro:
“Tony sono Nat, ti chiamo dalla moto” esordì la donna con urgenza nella voce “ti vedo” rispose l’uomo lanciandole un’occhiata attraverso lo schermo olografico su cui stava lavorando “non so se hai visto i telegiornali, ma qui sta di nuovo succedendo un macello” spiegò lei “diciamo che siamo stati impegnati con delle visite a sorpresa” la interruppe lui “si beh, quei cosi sono usciti di nuovo e stavolta solo un gruppo è rimasto nel Queens, altre due cellule si sono distaccate e dirette una Brooklyn e l’altra nel Bronx” otto paia di occhi si precipitarono a guardare il viso di Natasha, che finalmente aveva la loro attenzione “quando?!” esclamò Tony smettendo di lavorare mentre Steve si era alzato per affiancarlo “roba di due minuti fa” rispose la donna facendo una curva che per un attimo le lanciò i capelli sul viso “arriviamo” rispose prontamente il Capitano “ci vediamo lì” disse Natasha, e poi occhieggiando per un attimo al viso del biondo fece un sorrisino malizioso “ciao Steve” aggiunse un attimo prima di chiudere la chiamata.
 
“dobbiamo muoverci!” disse il Capitano con urgenza “Thor non può rimanere solo” ribatté pratico Tony “c’è bisogno di qualcuno che sappia gestire un’eventuale emergenza” aggiunse “ci penso io” si propose Visione facendo voltare gli altri verso di lui “possiedo ancora l’intera memoria di sistema di Jarvis, posso recuperare le informazioni per far funzionare la culla” spiegò. Tony annuì d’approvazione.
“da quello che so il Queens è già stato evacuato” disse Steve “ma negli altri quartieri ci sono ancora moltissimi civili, io direi di dividerci per tentare di spingere i nemici verso dove non c’è più nessuno” “allora tu e la Maximoff andate nel Bronx, dite a Rod e Natasha di andare a Brooklyn. Io e il ragazzo vi aspettiamo nel Queens.” Riassunse Tony. Steve annuì e entrambe si precipitarono fuori dalla porta del laboratorio.
Wanda fece per seguirli, ma si fermò non appena si sentì gli occhi di Visione sulla schiena. Si voltò e gli andò incontro, afferrandogli il viso con entrambe le mani per baciarlo.
“Non mi importa cosa pensi” gli disse quando si separarono “quando tutto questo sarà finito tu verrai via con me” l’altro gli sorrise e la guardò come se in quel sorriso potesse farle capire che pazza, folle, meravigliosa idea fosse quella. Poi le accarezzò il viso un attimo prima di lasciarla andare “sta attenta”.
 
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“posso?” Bruce e Peter si voltarono verso la porta dove Pepper aveva cacciato la testa per sbirciare dentro. Senza aspettare risposta entrò portando in mano un fagotto di panni. Peter si scansò per lasciarla passare, quando notò le lacrime di commozione agli angoli dei suoi occhi e lei si affrettò a poggiare i vestiti sul tavolo per chinarsi ad abbracciare Bruce, con quanta più delicatezza la felicità di rivederlo le permetteva. L’uomo sospirò contro la sua spalla chiudendo gli occhi per un attimo.
“Bentornato” gli sussurrò staccandosi poi per sorridergli e asciugarsi una lacrima “come stai?” “beh… lo sai come funziona” rispose l’uomo stringendosi nelle spalle “Hulk spacca, e poi…” “e poi a te tocca l’acido lattico” concluse lei la frase “lo so” Bruce le fece un sorriso stremato, ma felice di rivederla e lei lo abbracciò di nuovo. Solo in quel momento si ricordò di Peter che ancora li stava guardando e si voltò di scatto sorridendo in imbarazzo “oh! Bruce ha vissuto con noi per diversi anni” gli disse a mo di spiegazione. Il ragazzo annuì accennando anche lui un sorriso imbarazzato, domandandosi se fosse normale che la quasi-moglie di qualcuno fosse così affettuosa con un altro uomo. I suoi pensieri furono interrotti da Tony che spalancava la porta facendoli voltare tutti e tre. La sua faccia non preannunciava nulla di buono
“le cose si sono scaldate di nuovo in città” annunciò con urgenza “Peter, devi venire” aggiunse. Il ragazzo balzò su, forse con un po’ troppo entusiasmo date le circostanze “il dovere mi chiama! Arrivederci dott. Banner” esclamò prima di precipitarsi fuori sotto lo sguardo di Tony che, dopo averlo lasciato passare, si rivolse a Bruce “vedo che siete già amiconi, splendido! Beh ‘dott. Banner’ noi ci abbracciamo dopo! Rimettiti!” Esclamò “signorina Pots, posso lasciarle il comando della situazione?” disse poi forzando ironica tranquillità mentre si rivolgeva alla donna. Pepper gli sorrise con apprensione “qui ci penso io, vedi di riportare il culo a casa tu piuttosto” gli disse “come sempre!” gridò Tony quando era già praticamente andato via.
 
“quand’è che precisamente ha avuto LUI  il comando della situazione?” chiese Bruce dopo qualche istante “tu lascialo sognare…” rispose Pepper, mascherando ancora in un sorriso la sua immane preoccupazione.
 
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Clint si passò la lingua sulla labbra avvertendo il sapore del sangue, si toccò con il palmo e studiò la piccola macchia rossa che gli sporcava la mano. Evidentemente il taglio che aveva doveva essersi riaperto dopo quella notte. Non ci badò.
Succedeva sempre.
Si affacciò alla porta della piccola cucina, illuminata solo dalla luce della luna, dove Nat stava accendendo il fuoco sotto ad una pentola colma d’acqua.
Anche mangiare di notte, dopo aver fatto l’amore, era diventata un’abitudine.
La guardò sorridendo appena. Calmo. Sereno.  Una sensazione non usuale per gente come loro. La donna si voltò in un fruscio di capelli rossi, avvertendo la sua presenza alle spalle. Gli sorrise. Anche lei era serena. Succedeva ancor più di rado.
Clint le cinse la vita con le braccia da dietro, poggiandole un bacetto sulla nuca “sai potrei anche abituarmi a te che fai qualcosa in casa” la prese in giro con un sorrisino bastardo. La cosa gli fece guadagnare una gomitata nel fianco. Non forte, ma in grado di strappargli un piccolo mugugno. Certo non era tipico di Nat curarsi del fatto che avesse due costole incrinate.
“solo perché cucini sempre tu non vuol dire che io non sappia farlo”  disse lei con tono risentito, ma con un sorriso che tradiva il suo reale umore.
Clint ricambiò il sorriso e la lasciò andare andando a sedersi sul tavolo.
Era diventato quasi un rituale ormai tra loro: sopravvivere a qualche missione suicida in giro per il mondo, ricucirsi solo ed esclusivamente a vicenda, fare l’amore come pazzi fino a farsi riaprire le ferite, spuntino di mezzanotte (o delle tre, le quattro… qualsiasi ora fosse).
Ma Clint si accorgeva ogni volta di più di come fosse quell’ultima parte a stargli più a cuore. Loro due sereni. Loro due finalmente soli, a fare cose ordinarie.
 
“mi piacerebbe che questa fosse la normalità, sai?” le disse dopo un po’, dando voce ai suoi pensieri “ma questa è la normalità ormai. No?” rispose lei poggiando un coperchio sulla pentola per intimare all’acqua di sbrigarsi.
“lo sai cosa intendo” ribatté lui, vedendola evitare il suo sguardo come tutte le volte che entrava in argomento. Ma questa volta non demorse “parlo di vita vera Nat, vita normale, come una coppia normale, senza proiettili, trafficanti e rischio di morte ogni minuto” la donna scosse la testa con un sorriso amaro “lo sai bene che Fury non accetterebbe mai che noi mollassimo. Piuttosto ci farebbe sparire”
“e allora scompariamo!” esclamò lui alzandosi per avvicinarsi “facciamolo noi! Non facciamoci trovare più!” lei lo guardò per un lungo momento, con una dolcezza negli occhi che non si lasciava scorgere quasi mai “dici sul serio?” gli chiese con un misto di incredulità e speranza “io non sono mai stato così serio” rispose lui “ma tu Nat? Tu sei pronta a chiudere questa porta? Sei pronta a non essere più un’agente?” la rossa abbassò gli occhi per un attimo. Lei faticava ad immaginarsi come una donna normale. Ma Clint gli aveva dimostrato che poteva essere qualcosa di diverso dall’arma che il KGB aveva creato, e in passato anche quello le era parso impossibile. Se lui riusciva ad immaginare una loro vita lontana dallo Shield, allora ancora lei voleva provarci.
“scompariamo” gli disse tornando a sorridergli.
 
 
Clint si svegliò in un sussulto mal trattenuto, venendo investito di botto da tutti i rumori delle persone che si affaccendavano intorno a lui per scendere dall’aereo.
Si passò una mano sul viso, madido si sudore, sconcertato.
Un altro sogno. Un altro sogno di un realismo disarmante che riguardava Nat! Ma questo era diverso da tutti gli altri. Non era un sogno a luci rosse, per così dire. Clint non riusciva ad alzarsi in piedi da quanto era sconvolto da quello che aveva sognato. Che senso aveva? Lui e Nat che facevano progetti insieme?? Va bene ancora i sogni erotici, data l’avvenenza fuori dal comune della sua partner, ma quello decisamente non era normale! E poi la veridicità… il sapore del sangue nella bocca, il fresco della notte salir su dai piedi nudi sul pavimento, la spaventosa ricchezza di dettagli di quella casa, quella cucina.
Stava decisamente impazzendo.
“signore?” sussultò di nuovo quando la voce della hostess lo strappò ai suoi pensieri. Si passò di nuovo una mano sulla fronte per tentare di calmarsi. A giudicare dalla faccia di quella poverina doveva averle rivolto un vero sguardo da pazzo. Si sforzò di farle un sorriso
“mi scusi” disse piano “credo di aver dormito più profondamente del previsto” la ragazza gli rivolse un aperto sorriso, tranquillizzandosi “buon per lei signore! Non è facile volando in economy!” gli disse in tono allegro e poi aggiunse “benvenuto a Dublino signore!”
 
 
 
27 Luglio 2018 – Queens
 
Il sole stava scomparendo dietro ai ruderi dei palazzi quando Ironman sopraggiunse nel quartiere. Le luci degli overboard degli alieni che sfrecciavano da una parte all’altra, come nella spasmodica ricerca di qualcosa, sembrano lucciole mortali all’orizzonte.
Si lanciò su di loro a velocità massima, cercando di elaborare una strategia per farla andare meglio dell’ultima volta, mentre con  la coda dell’occhio teneva sotto controllo una delle telecamere posteriori, in cui vedeva Spiderman mulinare tra una gru e l’altra della zona commerciale appeso alle sue ragnatele.
“woah!!!” esclamò il ragazzo dalla sorpresa, evitando per un soffio uno degli alieni che volavano nella direzione opposta alla sua “Tony che diavolo sono quelli??” “forme di vita di una discreta intelligenza ma piuttosto permalose, se le interrompi nel loro seminare morte e distruzione” rispose caustico Ironman scendendo di quota per atterrare nel centro dell’azione, a poche centinaia di metri dall’astronave, e aggiunse “attento. Quelle che vedi sul loro corpo sono scaglie organiche ad altissima densità, non è facile trafiggerle” “oh mio dio voglio uno di quei cosi”  commentò il ragazzo per tutta risposta, ammirando i sofisticati overboard degli alieni “Peter… ma mi sta ascoltando??” “si, si tutto chiaro. Brutti, cattivi, infrangibili” rispose lui da appollaiato su una grondaia. L’alzata di occhi al cielo di Tony venne interrotta dalla voce di Rod che si immise sul canale di comunicazione che era stato aperto per l’occasione
“amico ho appena scaricato il capitano e la Maximoff nel Bronx, qui è una bolgia! Come va laggiù??” “ci ignorano per adesso” rispose lui analizzando la situazione “entrano ed escono dagli edifici, credo cerchino qualcosa” Rod scese di quota raggiungendo il suo quartiere di competenza “non sei uno a cui piace essere ignorato Tony” “puoi scommetterci” gli fece eco l’uomo nel microfono “respingete indietro quei bastardi, non voglio che si prendano altri quartieri” ordinò prima di chiudere la comunicazione “bene vediamo se questo vi piace” disse poi tra sé e sé volando a pochi metri dall’astronave anello, caricando i blaster al massimo e irraggiando con quanta più potenza possibile il fianco dello strano velivolo. Quella reagì arroventandosi e virando dal nero con riflessi verdi al rosso intenso, ma non si scalfì nemmeno “dai, dai insisti” disse Tony a sé stesso “mi dispiace disattendere le sue aspettative signor Stark, ma la singolarità aliena sta autoproducendo il calore che lei percepisce” gracchiò l’IA “per difendersi dal suo attacco” Ironman interruppe il blast e fece una capriola all’indietro per evitare l’alabarda elettrificata che uno degli alieni gli aveva scagliato contro. L’arma si polverizzo non appena toccò la superficie dell’astronave.
Se il suo attacco non aveva avuto effetto su di essa sicuro lo aveva avuto sui singoli alieni che, nel momento stesso in cui era partito il raggio, avevano emesso un acuto d’allarme altissimo e si erano riversati su Tony come uno sciame d’api. Quello che aveva scagliato l’alabarda si fece largo tra i blast che Ironman aveva cominciato a sparare per respingere l’attacco di massa, balzò dall’overboard e lo aggredì al collo “è un piacere avere finalmente la vostra attenzione” commentò calmo Tony strappandoselo di dosso e caricando un pugno micidiale per scagliarlo lontano. Lo vide precipitare per le diverse decine di metri che li separavano del suolo e schiantarsi su un relitto di autobus, rimanendo immobile. Un punto debole di quegli stronzi l’aveva trovato. La rabbia. se perdevano la calma perdevano anche la prudenza.
Spiderman, poco lontano, vide l’orda di alieni caricare Tony e si precipitò a dargli manforte, attaccato all’asta della bandiera di un hotel sparò alcune ragnatele, che incollarono tre avversari contro un muro “ecco bravi, buoni lì voi” gli disse, ma un attimo prima che potesse saltar via, i tre si liberarono della sostanza collosa senza alcuna difficoltà, come se stessero strappando fili d’erba, e lo caricarono “oh oh…” Peter schivò il primo rimanendo appeso all’asta sono con i piedi, poi si diede la spinta e saltò per appendersi al palazzo di fronte, a metà strada scagliò un filo di ragnatela all’overboard del secondo, sfilandoglielo da sotto i piedi e facendolo precipitare. Il terzo però riuscì ad intercettare il suo salto e lo afferrò per la gola, serrando la presa con una violenza che prese Peter di sorpresa. Menò invano un paio di calci a vuoto. Fortunatamente l’alieno scelse di scagliarlo contro un palazzo per eliminarlo. Il ragazzo sfondò la finestra con la schiena e rotolò per qualche metro tra le relle cariche di abiti di un centro commerciale. La botta fu forte ma affrontabile. Peter riemerse tra i frantumi della finestra per vedere i tre alieni che riprendevano la loro corsa verso l’astronave, probabilmente pensando di averlo neutralizzato “oh no, non abbiamo ancora finito!” esclamò lanciandosi all’inseguimento.
 
Tony respingeva l’immane avanzata aliena contro di lui come poteva. Accidenti, attaccare l’astronave madre li aveva fatti davvero incazzare! Respinse a suon di pugni due di loro e scaraventò via uno che gli si era avvicinato troppo con un colpo di blast “potenza reattori palmari 37%” comunicò l’IA” “tu una buona notizia mai vero???” gli urlò Tony cercando di volare per razionare gli attacchi nemici “quanto sta la potenza del reattore pettorale?” “89%” gracchiò in risposta. Ironman sparò un colpo direttamente dal petto, di immane potenza, e una decina di alieni caddero a terra carbonizzati “signor Stark le ricordo che se il reattore pettorale dovesse scendere sotto il 15%”  tentò l’IA, ma Tony la bloccò subito “lo so, lo so… attingerà alla mia energia vitale” tagliò corto. Puntò verso due alieni quasi su di lui e gli sparò contro due mini missili, sapeva non li avrebbe uccisi ma sarebbe riuscito almeno a toglierseli di dosso, funzionò ma un attimo dopo ne aveva due attaccati alla schiena che gli immobilizzarono le braccia, uno gli si parò davanti alzando sopra le testa una lama elettrificata. Tony diede uno strattone per liberarsi ma quello fu più veloce e sferrò il colpo. L’uomo riuscì solo ad evitare di venir colpito in piena testa e farsela aprire come un’anguria. Quella sorta di machete gli si conficcò nella spalla dell’armatura. Tony sentì per un attimo la pelle lambita dal fuoco della lama prima che l’alieno la estraesse per tentare un secondo affondo. Affondo che non arrivo mai, perché un’istante dopo l’uomo vide il machete volar via dalle mani della creatura, attaccato a un sottile filo di ragnatela. Non appena l’oggetto raggiunse le mani di Spiderman però, si spense di botto, come se la risposta biometrica non gli fosse piaciuta “oh ma dai!!!” commentò il ragazzino. Tony approfittò dell’istante di smarrimento della creatura per sparargli un colpo di reattore dal petto e scagliarlo lontano, Peter invece arrotolò filo colloso intorno alle caviglie di quelli che lo tenevano fermo, tirando per mandarli a gambe all’aria. “grazie bimboragno” concesse Tony mentre l’IA gli comunicava freneticamente tutti i sistemi che erano andati a farsi friggere dopo quel colpo di machete “Tony, a quelli non gli fa effetto niente” disse con urgenza Peter strappandosi il cappuccio dalla testa “te l’avevo detto mi sembra. Qualche idea?” chiese l’uomo sparando colpi di blast dalle mani per tenerli a bada “eeeehhhh… forse si!” esclamò lui parandoglisi davanti “ha presente quel vecchio film di Will Smith con gli alieni che hanno attorno lo scudo protettivo infrangibile?” Tony non seppe se detestò di più l’ennesima citazione filmica del ragazzo, o il fatto che lui avesse capito al volo si trattasse di ‘Indipendence day’ “direi che non c’è tempo di sintetizzare un virus. Abbassati” ordinò un attimo prima di sparare un colpo di blast a massima potenza dove un attimo prima c’era la testa di Peter. Sapeva si sarebbe mosso alla svelta.
“ma no!” disse il ragazzo tirandosi di nuovo su “parlo dell’inseguimento tra i canyon, non riuscendo a distruggerli lui, alla fine Will Smith..” “li fa scontrare uno contro l’altro!” finì Tony al posto suo. Peter annuì forte “guardi quanti spuntoni che hanno dappertutto!” aggiunse a rincarare la sua teoria. Poi, senza aspettare che l’uomo approvasse il suo piano si rimise la maschera e si appese a un cavalcavia gridando per attirare un po’ di attenzione degli alieni su di sé. Due con l’overboard gli furono subito addosso. Peter li schivò agilmente mulinando da una parte all’altra della strada finché i due non decisero di separarsi per sorprenderlo dai due lati. Ma era proprio quello che il ragazzo aspettava. Si appiccicò al muro che aveva dietro e velocissimo sparò con entrambe le mani un fascio di ragnatele verso il petto delle due creature poi, sfruttando anche la forza che  già loro stavano usando per scagliarsi su di lui li tirò uno addosso all’altro con quanta più forza poté. In uno spruzzo esplosivo di sangue verde acido, i due alieni si accasciarono a terra: uno aveva quella che sembrava essere la mascella dell’altro, conficcata nella gola. Allo stesso tempo esso aveva piantato le scaglie del petto nell’addome dell’altro.
“ma tu guarda… ha funzionato” commentò Tony mentre il ragazzo gridava dalla gioia.
 
BRONX
 
Wanda strinse i denti, infondendo ancor più energia nel campo di forza scarlatto che stava respingendo indietro l’orda di alieni nei pressi di Throgs neck. Steve le rivolse un’occhiata preoccupata, mentre aiutava i civili a defluire con quanto più ordine possibile verso la novantacinquesima, per evacuare il quartiere. La ragazza era diventata immensamente più forte negli ultimi anni, ma sospettava non sarebbe riuscita a reggere un simile sforzo ancora a lungo.
Per fortuna le persone stavano procedendo con relativo self control, la sua presenza indubbiamente aveva aiutato. Tutti avevano riconosciuto Steve non appena aveva messo piede in strada, e si erano lasciato indirizzare da lui con fiducia.
 
Improvvisamente due alieni aggirarono il muro rosso con una doppia capriola, a cavallo degli overboard, e si gettarono sulla folla sparando. Tutti iniziarono ad urlare e scappare in direzioni diverse
“no!” gridò Steve facendosi avanti “mantenete la fila!” intimò correndo. Raccolse un tombino da terra e lo tirò a uno dei due disarcionandolo, poi corse verso l’altro aggressore. Balzò sul cofano di un auto abbandonata e, dandosi più spinta possibile, fece un possente salto di quasi due metri aggrappandosi all’overboard dell’alieno. Il piccolo velivolo, caricato improvvisamente di troppo peso, mulinò su sé stesso perdendo il controllo e disarcionò il suo conducente facendolo schiantare a terra insieme a Cap. Steve fu il primo a rialzarsi e, con una mossa rapidissima, disarmò l’alieno della sua alabarda elettrificata piegandola a U come un cotton-fioc. L’essere sembrò drizzare ancor di più le scaglie appuntite che ne componevano la testa, come se la distruzione della sua arma l’avesse fatto infuriare parecchio, e caricò Steve. Un pugno poderoso fece vacillare indietro il capitano, l’alieno fece per andarsene a recuperare l’overboard, come se non gli interessasse battersi corpo a corpo, ma piuttosto portare a termine la carneficina, ma Steve lo riagguantò scagliandolo contro la parete di una banca alla loro destra “oh non così in fretta!” commentò pulendosi con il dorso della mano il sangue che gli colava dal labbro. Lo scontro riprese, senza esclusione di colpi. Steve non demordeva ma non riusciva neanche a sopraffare il nemico
“Steve!” sentì la voce di Wanda che urlava il suo nome nel turbinio della battaglia. Riuscì ad alzare gli occhi quell’istante che bastò a farlo rendere conto del perché: l’altro alieno si era ripreso e ora, ignorata la fila di gente, si dirigeva a tutta velocità verso il punto in cui la novantacinquesima diventava il ponte diretto nel Jersey. l’avrebbe fatto crollare!
Provò a scrollarsi di dosso il suo assalitore, ma quello per tutta risposta lo strinse in una morsa ancor più salda con le braccia.
Ah! Se solo avesse avuto il suo scudo!
Iniziò a menare gomitate al torace dell’alieno. Sentiva le placche delle sue scaglie scricchiolare ma quello non recedere di un passo. La sua anatomia era diversa e non possedeva organi viscerali. “Wanda! Non ci riesco!” gridò con disperazione.
La ragazza ringhiò quasi per lo sforzo e trattenne il campo di forza con una sola mano, andando con l’altra ad avvolgere di energia rossa un semaforo poco distante. Quello si sradicò da terra come una piantina e, voltata leggermente la testa per prendere la mira, Wanda lo scagliò come un giavellotto contro l’alieno fuggito, trafiggendolo da parte a parte.
Steve si schiantò di schiena contro un auto più volte convincendo finalmente il suo assalitore a mollarlo, poi con un pugno lo allontanò da sé e guardò la brutta fine che aveva fatto l’altro. Tirò un sospiro di sollievo. Era un massacro, ma finché Wanda teneva il campo di forza potevano riuscire ad evacuare il quartiere senza vittime.
Sradicò una transenna di metallo da un cantiere e si gettò di nuovo nel combattimento.
La ragazza, dal canto suo, si era dedicata di nuovo al muro di energia, ma il sangue che le colava copioso dalle narici la avvisava che non avrebbe retto di nuovo uno sforzo come quello di poco fa. Pregò che Steve riuscisse a trovare un modo di neutralizzare eventuali altri fuggitivi.
 
BROOKLYN
 
“Generale la situazione è critica, con le nostre forze riusciamo solo a rallentare l’avanzata del nemico” disse Rod nel microfono del Jet mentre con una virata schivava i colpi di blast di tre alieni in overboard che si erano lanciati al suo inseguimento “non siamo riusciti a mietere neanche una vittima! Come va con l’evacuazione del quartiere?” chiese “male” fu la caustica risposta del generale “l’unica via di uscita dal quartiere è il ponte, ed è preso d’assalto!” aggiunse con apprensione “dov’è Stark quando serve???”
“sono nel Queens Generale” si intromise Tony nel canale aperto “non le interessa la sorte di questo quartiere o i potenti mezzi dell’esercito non hanno rilevato che c’è casino anche qui?” “mi risparmi lo spirito Stark!” abbaiò il Generale “che c’è???? Si può sapere che c’è???” lo sentirono poi urlare all’indirizzo di un suo sottoposto della divisione tecnica “COSA???” gridò ancora più forte una volta avuta risposta “Generale si può sapere che succede?” chiese Rod con urgenza, sparando a raffica contro gli assalitori, che era riuscito con un giro della morte a prendere alle spalle “la squadra che ho inviato nel Bronx è appena arrivata colonnello” fu la nervosa risposta “e hanno detto che il Capitano Rogers è sul posto!” aggiunse con ancor più rabbia “lei ne sa niente??” “no signore…è sicuro che sia lui?” negò con invidiabile nonchalance Rod facendo ridere Tony nonostante la situazione “chiama chi è al comando dell’operazione” ordinò al suo sottoposto il generale, ignorandolo “digli di arrestare Rogers! Immediatamente!” “ma… è sicuro signore?” Rod sorrise della voce sconcertata del ragazzo “immediatamente dopo aver ripristinato l’ordine! Mi sembra ovvio!!” sbraitò il generale dopo un’istante di incertezza “e quanto a voi due” aggiunse rivolgendosi ora a Tony e Rod “sarà meglio che non stia con voi, quel traditore!” Rod pensò che non era il momento adatto per dire al generale che anche Bruce/Hulk era di nuovo nei paraggi, visti anche i loro trascorsi personali, la cosa avrebbe potuto causargli un infarto.
“Rodny, notizie di Natasha?” la voce di Tony lo strappò ai suoi pensieri, ma la donna, che probabilmente aveva ascoltato in silenzio l’intera conversazione, rispose anticipandolo “Tony Stark in pena per me? Sono lusingata” “più che altro sono in pena per quelli contro di te, mia cara” le fece eco Tony, la cui voce venne per un attimo coperta dal rumore del blast che gli partiva dal palmo della mano “ho dissuaso due di quei gentiluomini dallo sterminare una famiglia” fece rapporto la donna “ora ce l’ho dietro, chiudo”.
 
Natasha piegò di lato la moto, per evitare il colpo di blast che uno dei suoi inseguitori le aveva scagliato dietro. La donna scalò la marcia e si gettò in un vicolo laterale, inerpicandosi poi su un ponteggio di legno che sapeva essere lì. Brooklyn era il suo quartiere da anni. La scartata depistò uno dei due alieni ma non l’altro, che era molto agile con il suo overboard. L’alabarda che stringeva si illuminò più intensamente un attimo prima di sparare un nuovo attacco, stavolta diretto alla ruota posteriore della moto, che prese fuoco. Natasha ne approfittò per inchiodare, di modo da impennare la ruota posteriore in fiamme. L’alieno, preso alla sprovvista dalla frenata, non fece in tempo a fare altrettanto e impattò contro la ruota alzata all’improvviso, causando una forte esplosione che lo coinvolse. La donna balzò in avanti un attimo prima, attutendo la caduta sul tetto dell’edificio con una rullata.
Neanche il tempo di riprendere fiato che il secondo assalitore gli fu di nuovo addosso. “merda!” commentò Natasha iniziando a correre a zig-zig per evitare gli spari. Sul tetto era troppo esposta!
Raggiunto il cornicione si lanciò giù nel vuoto, rallentando la caduta con un rampino agganciato alla scala antincendio. Ma l’alieno non sembrava intenzionato a farsela sfuggire una seconda volta, gettò l’overboard in picchiata all’inseguimento e raggiunse terra un istante dopo di lei.
Natasha scartò di nuovo a sinistra e, ragionando in fretta, si lanciò nell’ingresso lasciato aperto di un ufficio.
Fortunatamente era deserto.
L’angusto corridoio in penombra diede qualche problema al suo inseguitore, che dovette rallentare un po’ per evitare di perdere il controllo del velivolo, permettendo così alla donna di  mettere un po’ di distanza tra loro. La bionda si voltò non appena raggiunse le porte dell’ascensore montacarichi in fondo al corridoio, e lanciò alcuni piccoli dispositivi ad esplosione, che teneva alla cintura, in vari punti tutti attorno all’alieno, di modo da limitarne lo spazio d’azione. Messo così alle strette, e obbligato ad evitare le due bombe lanciate dritte contro di lui, l’essere non si avvide delle pale del ventilatore al centro del soffitto e ci impattò contro in uno crepitio di scintille elettriche, perdendo il controllo del mezzo e mulinando su sé stesso in direzione di Natasha.
La donna attese l’istante giusto prima di spostarsi e far schiantare il suo assalitore dentro l’ascensore aperto. Quello si rialzò, ma non appena affacciò la testa tra le porte dell’ascensore, Natasha azionò il comando per la chiusura d’emergenza, facendo scattare le fauci di metallo dell’ascensore a ghigliottina intorno alla sua testa, imprigionandolo. Natasha lo guardò smaniare per liberarsi e sorrise, di quel sorrisino diabolico che sapeva fare alcune volte “sai non mi importa se non avete l’osso del collo” e detto questo premette il tasto per mandare il montacarichi al piano inferiore, poi fece un passo indietro.
Sulle prime l’ascensore partì senta intoppi, anche se l’alieno si dimenava e strattonava più che poteva. Poi, quando fu il momento per il soffitto del montacarichi di attraversare l’area occupata dalla testa, cominciò a rallentare e poi a stridere nel tentativo di superare l’ostacolo. Immediatamente ogni rumore fu coperto dai versi di dolore strazianti dell’alieno, che cominciò a sanguinare da tutti gli orifizi della faccia e a sbavare.
Davanti all’espressione del tutto impassibile di Natasha, l’ascensore continuò imperterrito la sua discesa, strappando lentamente la testa dalle spalle dell’alieno, che dopo poco smise di dimenarsi e di gridare, morto.
 
BRONX
 
Wanda guardò esterrefatta gli alieni, che fino a un secondo prima stavano cozzando contro il suo muro di energia, fermarsi tutti contemporaneamente, voltarsi e andarsene. Steve la raggiunse e lei, non appena avvertì la sua presenza di fianco, lasciò andare il campo di forza e le ginocchia, in un moto di sollievo. Il Capitano la sorresse intorno alla vita immediatamente “stai bene?” le chiese “ma che succede?” rispose lei con un’altra domanda.
 
BROOKLYN
 
Tra le grida di esultanza dei superstiti dell’esercito, gli alieni avevano preso a ritirarsi con la flemma di automi messi in stand-by. Tutti in massa si diressero di nuovo verso il Queens.
“si arrendono?” chiese il generale, anche lui confuso “non credo” tagliò corto Rod, portando il jet sopra la linea dei palazzi e inquadrando con le telecamere l’astronave anello, che si intravedeva da lontano. Zummò il più possibile mentre quello che sembrava uno sciame di insetti, ai suoi occhi, confluiva sull’astronave. “non credo” ripeté a sé stesso.
 
QUEENS
 
Anche Tony e Peter avevano assistito al dileguarsi improvviso e ordinato degli alieni. Ma dalla loro posizione ravvicinata, poterono vedere anche altro: un’apertura nuova, mai fino ad ora palesata, si dischiuse davanti ai loro occhi e qualcosa avanzò con passo sicuro e marziale fuori dall’astronave anello.
Qualcosa di enorme.

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


CAP 4 – LUGLIO 2018 – QUEENS

Quando quella mattina il capo lo aveva convocato nel suo ufficio e gli aveva gentilmente abbaiato contro, sputacchiandogli saliva in faccia per dieci minuti, Titian Jones, per gli amici TJ, l’aveva intuito che quella sarebbe stata una giornataccia.
Il soprannome TJ per inciso se lo era trovato da solo, all’ingresso alle scuole medie per proteggersi dai bulli. D’altra parte… dai… quale genitore sano di mente, al momento di dare il nome al proprio primogenito, sceglie Titian??? I suoi per esempio. Una coppia di fieri e solidi mandriani del Kentucky, con tanto cuore e pochi fronzoli. Per quanto li amasse però, TJ non aveva voluto fare il mandriano; se è per questo lui non aveva nemmeno il fisico del mandriano a dirla tutta! Con i suoi 70 kg scarsi, distribuiti su 191 cm di altezza, non era in grado di farsi rispettare da un vitello, figuriamoci da un manzo di una tonnellata e mezza. Ma non era questo il punto. Titian aveva sempre sognato di diventare un giornalista! E non uno di quelli da scrivania, un giornalista d’assalto!
Ora come ora però, rannicchiato dietro una vettura capovolta e le mani sulle orecchie, in piena battaglia tra gli Avengers e gli invasori alieni, stava cominciando a pensare che fare il mandriano in Kentucky non doveva essere tanto male.
Ok.
L’idea di appostarsi accanto all’astronave, per fare una diretta lì dove più nessun inviato osava avvicinarsi, era stata un’idea di merda.
Era ufficiale.
Accanto a lui sentiva premere la spalla e la coscia della sua cameraman: AEstrid.
Sì, erano una coppia atipica loro due. Niente discinta e sexy inviata con alle calcagna un peloso e muscoloso cameraman, con la camicia a quadri e il cappellino da baseball. L’inviato era lui, che aveva uno sguardo interessante ma un’appendice nasale ragguardevole. E il cameraman era una lei, una donnona di origine vichinga, alta un metro e 80 e con una silhouette proporzionata ma generosa.
Fu lei a scuoterlo in quel momento “capo guarda…” TJ alzò la testa incrociando gli occhi azzurri di AEstrid, provati ma non spaventati “se ne vanno” stava dicendo. I due assistettero per qualche istante alla muta e tranquilla ritirata degli alieni verso l’astronave. Il silenzio improvviso, dopo tutto il frastuono della battaglia, era assordante.
“forza che aspetti, filma!” la incitò TJ mollandole una leggera gomitata d’urgenza. La ragazza si riscosse dal torpore, che quella strana scena le aveva indotto, e trafficò goffamente con la telecamera che aveva stretto tra le cosce per proteggere. Schiacciò il pulsante per lo streaming e iniziò a girare, mandando il contenuto direttamente sulla pagina web del giornale. Centinaia di mostruosi alieni simili a coccodrilli bipedi, come ipnotizzati, facevano ritorno all’astronave anello volando sui loro overboard. La telecamera riprese una piccola apertura di luce verde far capolino sul frontale dell’astronave e accogliere il flusso ordinato di alieni. TJ non fece in tempo a fare un commento sulla bontà del girato che una seconda apertura si materializzò in un punto dove non era mai apparsa prima. Alla base dell’anello, a bordo strada.
Neanche il tempo di formularsi un' ipotesi in testa che l’uscio venne completamente occupato da una sagoma enorme, talmente possente che, nonostante le considerevoli dimensioni dell’apertura, dovette chinare leggermente il capo per passare.
L’alieno che si palesò era diverso da qualsiasi altro fosse emerso prima dall’astronave: era alto forse 4 metri, dall’aspetto umanoide ma possente e robusto oltre ogni immaginazione. Aveva la pelle di un’intensa sfumatura di viola, l’espressione severa ma calma, la mascella larga e pronunciata e neanche l’ombra di qualcosa che sembrassero peli o capelli. A differenza dei membri del suo esercito, non aveva un’armatura di scaglie, ma una suite spaziale aderente, su un corpo liscio e solido. Spiccava un imponente guanto d’oro massiccio, con incastonate due pietre colorate, sulla colossale mano sinistra.
AEstrind fu colta come da un raptus. Quello doveva essere il capo, ne era certa! Che momento senza precedenti! E loro erano lì, a non più di dieci metri da lui! Istintivamente si alzò in piedi, spuntando da dietro l’auto, puntando la telecamera dritta verso l’alieno, momentaneamente inconscia del rischio a cui si stava esponendo.
Del rischio però si rese conto subito TJ, che non riuscì a trattenere un’imprecazione di stupore nel vederla scattare in piedi come una molla. La seguì d’istinto aggrappandosi all’obbiettivo della telecamera cercando di fargliela abbassare “AEstrid no!” “lasciami, non ti rendi conto???” provò a protestare la ragazza, ma lui la interruppe subito continuando la lotta per disarmarla dalla telecamera “tu non ti rendi conto! Se ti vede potrebbe scambiarla per un’arma! L’hai visto!?? Ti atomizzerebbe con uno schiocco di dita!” la consapevolezza parve raggiungere finalmente la mente di AEstrid che sgranò gli occhi con terrore. Un attimo in ritardo però. Con la coda dell’occhio entrambe scorsero il gigante avanzare proprio verso di loro. Li aveva visti!


Thanos raggiunse i ragazzi in pochi passi, studiando il loro aspetto e le loro attrezzature senza lasciar trasparire dal suo volto alcuna emozione. Erano comprensibilmente paralizzati dalla paura, ma quando gli fu arrivato ormai di fronte il maschio dei due si mosse istintivamente mettendosi davanti alla femmina portando le braccia indietro a farle da scudo, nonostante il tremore e il terrore che gli traspariva dagli occhi. Thanos ghignò "vedi?" pronunciò con un timbro di voce così grave da causare vibrazioni nella gola dei due ragazzi "è questo che mi piace della vostra specie, non sei più di un filo d'erba davanti ai miei piedi" disse rivolgendosi a TJ "ne sei consapevole, eppure le fai scudo col tuo corpo come se questo potesse in qualche modo proteggerla" aggiunse con un cenno dell'enorme mano vero AEstrid "sinceramente non so se è coraggio o pazzia... ma mi piace". Titian spostò il peso da un piede all'altro cercando di non tremare, mentre sentiva le unghie della mano sinistra di AEstrid conficcate nella spalla. Cercava di respirare il meno possibile mentre immaginava il suo enorme interlocutore decidere se valesse la pena farli fuori o no.


QUEENS


"eccoli" disse Wanda all'orecchio di Steve, la voce portata via dal vento mentre sfrecciavano sulla moto. Dato il cessato pericolo nel loro quartiere si erano mossi per raggiungere Tony e Peter nei pressi dell'astronave.
il ragazzo non fece in tempo ad alzare una mano per salutare che Wanda si era già catapultata giù dalla moto non ancora ferma e si era avventata su Tony mollandogli uno spintone
"hei ma sei impazzita??" protestò lui allargando le braccia "tu sei il matto qui!!" lo apostrofò la ragazza urlando mentre Steve interveniva a trattenerla da colpirlo ancora "per colpa della tua impuntatura da terza media per poco non ci rimettiamo le penne laggiù!! ridai lo scudo a Steve!" il Capitano si sentì male a sentirglielo dire e a vedere il volto di Tony trasfigurare dall'espressione di scanzonata sorpresa che aveva prima a un muro di pietra "Wanda, lascia perdere..." tentò con un filo di voce, ma Tony lo ignorò andando incontro alla ragazza fino a starle a un soffio e a sovrastarla in altezza "se non sai niente devi tacere" soffiò gelido mentre Peter gli si attaccava al braccio per trattenerlo "mi stai minacciando Stark?" lo sfidò ancora Wanda con un sorrisetto provocatorio.
Inconsapevolmente fu Rod a interrompere la discussione:


"Tony questa la dovresti vedere" stava dicendo nell'interfono, mentre sorvolava la scena dell'astronave con il jet in modalità invisibile "c'è questo gigantesco alieno viola che sta parlando con due civili, forse due giornalisti, al momento non sembra avere intenzioni ostili verso di loro"
"non è meglio staccargli la testa di netto ora che hai il vantaggio della sorpresa?" si intromise Wanda distraendosi momentaneamente dai suoi propositi
"tu non puoi vederlo, è più grosso del nostro Hulk, non credo di avere niente a bordo in grado di scalfirlo" ribattè il colonnello
"non fare niente Rod" intervenne Tony "stai solo pronto nel caso attacchi i ragazzi, vediamo cosa vuole"


Thanos si chinò appena sui due e si rivolse nuovamente a TJ "in questi giorni vi ho osservati attentamente, terrestri, dimmi... tu sei adibito a diffondere le informazioni su questo pianeta, non è vero?" chiese facendo cenno con un dito alla telecamera e al microfono che gli pendeva dal collo. Titian pensò che la loro era solo una piccola emittente locale ma non gli sembrò saggio disattendere le aspettative del gigante. Senza riuscire a tirar fuori la voce, fece convulsamente cenno di sì con la testa "molto bene" annuì Thanos "allora adesso tu diffonderai un messaggio per me" il ragazzo lo guardò ad occhi sgranati e annuì ancora, mentre alle sue spalle Aestrid gli diceva che mandandolo in streaming il video sarebbe di sicuro rimbalzato in rete e lo avrebbero davvero visto tutti i terrestri.


"ragazzi non ci crederete" disse ancora Rod "ma il tizio sta per farsi fare un'intervista, o una roba del genere, non so, vedo i ragazzi che armano la telecamera.
"cosa diavolo ha intenzione di fare?!" esclamò Tony.


TJ si voltò lentamente verso AEstrid mentre Thanos faceva alcuni passi indietro "ok, possiamo farlo, va bene?" le disse deglutendo rumorosamente "te la senti?" "cazzo sì che me la sento!" esclamò la donna imbracciando la telecamera e poggiandosela sulla spalla, poi cliccò il pulsante dello streaming e cominciò a riprendere random, per dare segnale al proprio giornale, sperando che cogliessero il messaggio.
TJ si avvicinò a Thanos, domandandosi come esattamente ci era finito a fare un live show con il capo degli alieni, che stavano presumibilmente invadendo la terra per farne il loro personale giacimento minerario di non so che.
"ehm.." si schiarì la voce "quando è pronto, signore" appena un sussurro, di più avrebbe tremato. L'alieno fece cenno di sì con il capo e TJ si voltò verso AEstrid, sollevato di poter smettere di guardarlo in faccia. La ragazza sollevò un pollice verso di lui e, in quella che gli parve la situazione più surreale che si sarebbe trovato a sperimentare in vita sua, Titian prese un profondo respiro e iniziò a parlare.
"sono Titian Jones per la WNYW, mi trovo nel Queens, teatro dell'attacco alieno più massiccio che il nostro paese abbia visto e...." diede una breve occhiata dietro di sè, nella direzione che Aestrid accompagnò con l'occhio della telecamera "sono qui per permettere la diffusione... di un messaggio" tacque per un istante, soppesando quanto stesse per fare, poi si voltò cominciando a sfilarsi il microfono da intorno al collo, seguito dalla telecamera.


REDAZIONE DELL'EMITTENTE TELEVISIVA WNYW


Era stato facile per il direttore dell'emittente televisiva iniziare a seguire i movimenti di TJ. Quella di AEstrid era l'unica loro telecamera ad essersi accesa da quando era scoppiato l'attacco. Si era fatto passare il girato direttamente in streaming sul suo pc e aveva atteso pazientemente qualcosa di buono da mandare in onda, visionando con scarso interesse a tratti le cosce di Aestrid, poi gli alieni in ritirata, poi la porta verde che si spalancava, fino a quello. Quando iniziò ad inquadrare l'enorme alieno viola alle spalle di TJ gli ci volle un decimo di secondo per capire che QUELLO era ciò che stava aspettando.
"svelti svelti!!" gridò ai suoi collaboratori mentre sullo schermo del suo pc un impacciato giornalista spilungone consegnava il microfono all'alieno "trovatemi una tv pubblica! Una qualsiasi! Trovatemi un maxischermo subito!!" "le va bene quello del Citi Fields??" "e me lo chiedi idiota???? connettiti!!"


QUEENS


il crepitio dell'elettricità che attraversava i cavi e poi i cristalli liquidi del maxischermo del Citi Fields fece sobbalzare e voltare di scatto i quattro Avengers che stavano in un teso silenzio ad aspettare notizie da Rod. Un attimo dopo la gigantesca faccia di Thanos apparve in tutto il suo splendore sullo schermo luminoso, tra le colossali dita della mano non guantata teneva un minuscolo microfono auricolare.


"Salute a voi, abitanti della Terra" la voce profonda dell'alieno si spanse dai poderosi altoparlanti echeggiando in lungo e in largo nelle strade ormai deserte "il mio nome è Thanos e sono originario di un piccolo pianeta, una volta fiorente, che la vostra giovane storia conosce come da sempre disabitato: Titano. vi parlo, per porgervi le mie scuse" aggiunse nella sorpresa generale "mi scuso perchè" riprese "sono giunto su questo pianeta convinto dell'inferiorità della razza umana, non in senso dispregiativo, semplicemente data la giovinezza della vostra razza, credevo non foste un popolo sufficientemente evoluto da meritare un dialogo esplicativo delle mie intenzioni, forse nemmeno in grado di comprenderlo. Credevo vi agitasse come insetti senza cervello, mossi solo da istinto, affannandovi nelle vostre brevi vite alla spasmodica ricerca unicamente di cibo e procreazione. Ma mi sbagliavo."


"che dici... sta per dirci che se ne va?" sussurrò Peter all'orecchio di Tony "ne dubito" fu la masticata risposta


"Credevo che, nell'inutilità di un dialogo, sarebbe stato molto più utile e produttivo venire qui, ricacciarvi nei vostri buchi con la paura e prendere ciò di cui avevo bisogno senza troppe spiegazioni. Ma in questi giorni mi avete dimostrato di essere migliori di come vi immaginavo. Avete combattuto con valore e ardore, non lasciandovi abbattere dalle sconfitte e riuscendo talvolta anche a causarci vittime. Per questo io vi rispetto." altra breve pausa. Fu in quel momento che AEstrid, studiando il suo volto duro da dietro l'obbiettivo, ebbe la certezza che non sarebbe finita bene, non sarebbe finita bene per niente.
"per dimostrarvi il mio rispetto" riprese Thanos "ho deciso di ordinare un temporaneo cessate il fuoco, e di chiedervi direttamente ciò che sono venuto a cercare" nel dire questo sollevò a favore di telecamera la mano sinistra, mostrando il dorso del guanto d'oro su cui erano incastonate due gemme luminose, una rossa e una viola "queste si chiamano gemme dell'infinito" spiegò indicandole "io sto cercando una gemma come questa, ma di colore giallo intenso, che SO trovarsi sul vostro pianeta, il suo nome è gemma della mente"


Mai brivido peggiore aveva attraversato la schiena di Wanda prima di quel momento. Nemmeno quando aveva visto a pochi centimetri dai propri occhi, schiacciata sotto le macerie, la bomba inesplosa delle Stark Industries. Uno sguardo ai due uomini che gli erano accanto: Tony e Steve, e seppe che anche loro avevano raggiunto la sua stessa terrificante conclusione. Quello che Thanos cercava era la gemma che aveva dato la vita a Visione. Quella che tutt'ora era incastonata in mezzo alla sua fronte.


"terrestri" stava dicendo Thanos "vi do tempo tre giorni per trovarla, consegnatemi la gemma e giuro, sul mio onore, di abbandonare immediatamente il vostro pianeta. Quando avrò quella, non sarà più necessario che sia versata una sola goccia di sangue terrestre. Avrò quel che mi serve per compiere il mio destino"


"ragazzi qua sta succedendo qualcosa di strano" la voce di Rod nell'interfono sembrò come ovattata dallo scorrere violento delle congetture nella testa di Tony "più strano di un alieno viola che fa una diretta tv?" anche il commento di Peter sembrò raggiungerlo solo in modo periferico. La sua testa era troppo piena di domande angoscianti in quel momento: cosa voleva farne quel tizio di non una ma di ben tre gemme come quella? Cosa avrebbe comportato per Visione l'estrazione della gemma? Cosa doveva fare quel colosso in tre giorni per non potersi dedicare alla ricerca della gemma?


Tutte domande senza risposta. L'angoscia gli stritolò lo stomaco in una morsa come quelle che lo attanagliavano di notte dopo l'attacco dei Chitauri. Dentro di sè seppe che era quello, l'arrivo di quel Thanos, che aveva temuto fin da quando aveva attraversato il portale con in spalla una testata atomica.


"ragazzi le mie apparecchiature sono impazzite!!" urlò Rod più forte "c'è qualcosa!! vi dico che qui c'è qualcos'altro che...." le sue parole vennero spezzate da un baluginio di luce che fece tremolare in maniera evidente tutto il paesaggio sotto di lui, un tremolio dai contorni enormi.
"Colonnello che succede??" lo chiamò Steve in apprensione, il primo ad aver recuperato autocontrollo e parola "rifrazione ottica" sussurrò Rod "cosa??" insistette Steve non certo di aver capito "non sono solo quassù Capitano" spiegò Rod con voce ferma ma ancora bassa "c'è un altro velivolo in modalità invisibile, sotto di me, a dieci metri dalle teste di quei tre" i quattro di scambiarono sguardi allarmati "amici o nemici?" chiese Peter.


Rod non fece in tempo a rispondere.


"in questi tre giorni non ci sarà alcuna azione da parte nostra" stava dicendo Thanos, in quel momento una fetta di cielo parve muoversi a pochi metri dalla sua testa, rivelando un'apertura e, sotto lo sguardo atterrito dei due ragazzi, una donna dalla pelle verde piombò sull'alieno brandendo un pugnale.


"MERDA!!" esclamò Rod
"che succede????" urlarono gli altri in risposta


Thanos si accorse della sua presenza la frazione di secondo in anticipo necessaria a fargli conficcare il pugnale nella spalla anzichè nel collo, proprio mentre la donna gridava "muori titano pazzo!!" e un braccio si allungava dalla pancia spalancata dell'astronave nel tentativo di afferrarla.
Gamora sgranò gli occhi nel vedere che il suo colpo non era stato fatale come sperava, sapeva di aver avuto un solo tentativo, e aveva fallito. Un tremito di terrore le attraversò la schiena quando vide l'immenso alieno ghignare diabolico nel riconoscere la sua assalitrice
"figlia mia" pronunciò con voce solenne, abbrancandola poi con violenza al collo mozzandole il respiro "speravo proprio di poterti avere al mio fianco in questi momenti" aggiunse mieloso mentre con l'altra mano si estraeva il pugnale dalla spalla, che iniziò a gorgogliare sangue. Gamora si dimenò nella sua stretta, temendo volesse piantarglielo nel petto, lui invece rivolse all'arma, finemente intarsiata, uno sguardo nostalgico "sai che ho sempre amato il tuo temperamento, ma mi ferisce vedere che volevi uccidermi con lo stiletto che ti ho regalato al nostro primo incontro" stava dicendo "beh quel che conta è che siamo insieme adesso" concluse serrandosela poi contro l'enorme petto tenendole l'avambraccio stretto al collo, poi si rivolse ai due ragazzi, che ancora osservavano la scena atterriti "grazie, l'intervista è finita" disse, poi afferrò tra due dita la telecamera a spalla dalle mani di AEstrid e la sbriciolò come fosse stata un cracker.
Quando si voltò incamminandosi verso l'apertura di luce dell'astronave un ragazzo, che Rod riconobbe come quello con la maschera di metallo del primo attacco, si affacciò quasi totalmente dal portellone del velivolo invisibile, trattenuto dentro a viva forza da quattro braccia non meglio definite
"NO!! NO!!!! GAMORA!! GAMORA!! LASCIALA BASTARDO!! LASCIATEMI!" imprecava "Peter!!!!" urlò di rimando la donna verde dimenandosi con tutte le sue forze nella stretta di Thanos "uccidimi!!! ti prego! uccidi me!! non farmi andare dentro con lui, uccidi me!!!" Thanos ghignò guardando in alto e, nel panico generale, fece cenno verso l'interno dell'astronave, dando ordine ai suoi di attaccare "loro non sono terrestri, giusto mia cara?" disse serrando ancor di più la presa intorno alla donna, le aveva ormai inzuppato parte del viso e delle spalle con il suo sangue, ma non sembrava volersi curare della ferita. Sparì oltre la soglia della porta luminosa, nello stesso istante in cui uno sciame di alieni su overboard schizzò fuori all'inseguimento della piccola astronave invisibile sopra di loro.


"ci sparano addosso! Drax andiamo via!" urlò Rocket quasi in contemporanea alla manovra evasiva che l'omone aveva già iniziato "no!! non posso lasciarla lì!" urlava Quill come impazzito, smaniando nella stretta di Groot "non servirà a niente se moriremo adesso!!" replicò ancor più forte il procione azionando, tra le urla di protesta del ragazzo, il comando per la chiusura del portellone.


"oh merda!!!! Gente io mi ritiro!" urlava Rod nella radio "si può sapere che succede?????" gridò dall'altra parte Tony "è successo il finimondo!! Poi vi spiego! Ripiegare ora! Ripiegare!!" fu la concitata risposta, seguita da una manovra parabolica per portarsi fuori tiro dei blast, era ancora in modalità invisibile ma se mai si fossero accorti di lui sarebbe stato spacciato.


Solo quando il rumore assordante dei blast, degli overboard e dei motori delle due astronavi si fu affievolito abbastanza Titian e Aestrid si arrischiarono a strisciare fuori dal finestrino della macchina rovesciata in cui ancora una volta avevano trovato riparo. Si alzarono in piedi barcollando e la ragazza, che fino a quel momento aveva tenuto i nervi saldi, sicuramente più di lui, si abbandonò a un pianto liberatorio. TJ la abbracciò tremando "coraggio..." le sussurrò tentando di tener ferma la voce "siamo vivi... non so come.... ma siamo ancora vivi"




QUEENS, VICINO AL CITI FIELDS


Steve si alzò in piedi, dal marciapiede su cui era crollato seduto, quando sentì il rombo del motore del jet avanzare sulle loro teste. Un istante dopo Rod disattivò la modalità invisibile e la figura del velivolo in fase di atterraggio si palesò a pochi metri da loro. Tony gli aveva chiesto di venirli a prendere per dargli ragguagli sugli ultimi avvenimenti, e in quella manciata di minuti nessuno di loro aveva più parlato, ciascuno bloccato dal peso dei propri pensieri e dal timore di scatenare una nuova lite, tanto gli animi erano tesi.
Salirono a bordo non appena Rod abbassò il portellone dell'area cargo poi, non appena furono in volo, fu Peter a fare la domanda che premeva nella testa di tutti
"ma questa gemma... che vuole quel Thanos" iniziò a voce bassa "si insomma, è quella che sta sulla fronte di Visione?" bastò questo a riaccendere le fiamme "perchè?!" sbottò subito Wanda facendoglisi sotto "toglitelo dalla testa, Visione non si tocca!" Tony si mise subito in mezzo spingendo uno stupefatto Peter con una mano dietro di sè "vedi di darti una calmata adesso he?!" "si Wanda, tranquilla" intervenne anche Steve poggiandole una mano sulla spalla "sono sicuro che a Peter non è passato neanche per l'anticamera del cervello di consegnarlo" aggiunse mentre il ragazzino annuiva forte
"tra l'altro" intervenne Rod girando appena lo sguardo dai comandi "voi non lo avete visto da vicino, ma sul guanto che ha sulla mano sinistra ne ha incastonate altre due di gemme simili a quella di Visione, dubito sia un banale collezionista" aggiunse.
"ma che diavolo è successo poi verso la fine?" gli chiese Tony a quel punto. Rod scosse la testa mentre Wanda faceva cenno a Steve che ora poteva smettere di trattenerla "erano i nostri amici dell'astronave rossa..." iniziò.


Rod riassunse brevemente i concitati eventi dell'attacco a Thanos, di come la bella aliena verde fosse riuscita a ferirlo, ma di come poi fosse stata catturata, e riferì anche ciò che era riuscito a cogliere delle loro parole. Quando ebbe finito fu Tony il primo a parlare "accidenti, quel tipo deve essere proprio una delizia se persino sua figlia lo vuole morto" "credo che sia opportuno cercare di stabilire un contatto con gli alieni superstiti di quell'astronave" intervenne Steve, tentando di riprendere un atteggiamento propositivo "buongiorno raggio si sole!" ribattè ancora Tony con sarcasmo "per quale motivo pensi che ti ho fatto venire? per la tua bella faccia?" il Capitano si limitò a distogliere lo sguardo, mentre Rod interveniva con un fermo "Tony adesso basta".
Il silenzio inghiottì di nuovo il jet e mentre Tony usciva dall'armatura e si andava a sistemare accanto a Rod, Wanda e Steve andarono a sedersi in fondo alla cabina. Il Capitano sentì distrattamente Peter chiedere se ci fosse qualche notizia dell'agente Romanoff, e Rod rispondergli che aveva comunicato che si sarebbero visti direttamente alla base.
"perchè incassi sempre con lui?" gli chiese Wanda in quel momento, sinceramente curiosa. Steve gettò uno sguardo al profilo teso di Tony, percependo l'ormai familiare stretta di rimorso allo stomaco "è complicato..." disse solo.


QUARTIER GENERALE AVENGERS, POCO FUORI NEW YORK


Dopo il rientro alla base, e il concitato check delle ferite riportate in battaglia, tutti gli occupanti della base si erano riuniti nel grande salotto, trasformandolo in un'improvvisata sala riunioni. Mentre Pepper settava al computer le istruzioni per la messa a punto della Mark 50, entrambe le parti si aggiornarono sulle rispettive novità, anche se sul fronte Thor non c'erano stati grossi cambiamenti: l'asgardiano non era ancora uscito dal coma.
Visione era quello con l'espressione più grave di tutti e, nonostante la vicinanza di Wanda, non riusciva a trarne il solito conforto
"forse la cosa più logica sarebbe consegnarmi" disse alla fine "no!" fu l'immediata protesta della ragazza al suo fianco
"non mi sembra una grande idea consegnare a quello squilibrato assassino un'ulteriore fonte di potere" diverse paia di occhi scattarono su May, che era intervenuta senza pensarci, e ora arrossì di botto sentendo tutta questa attenzione addosso "scusate" farfugliò tornando a dedicarsi a premere la sacca del ghiaccio sulla testa di Peter, che le rivolse un sorrisino divertito "no May, hai perfettamente ragione invece" tagliò corto Tony "Visione, il tuo sacrificio sarebbe non sono inutile ma deleterio, quel tizio, questo Thanos, non vuole la gemma per motivi pacifici, mi sembra ovvio"
"Loki lo ha definito 'il titano pazzo'" gli fece eco Bruce attirando l'attenzione su di sè "si, c'era anche lui sull'astronave Asgardiana che mi ha portato qui" snocciolò a titolo esplicativo "al momento sembra essere rinsavito ed essere di nuovo dalla parte di Thor" aggiunse "oh bene, se ti SEMBRA così allora siamo a posto!" esclamò sarcastico Tony.
Bruce non seppe perchè, ma il suo tono lo fece irritare. Era abituato al modo di fare di Tony, aveva convissuto con lui per anni, e aveva imparato ad ignorare i suoi difetti per apprezzare i suoi indiscutibilmente numerosi pregi. Eppure adesso, tutta la situazione glielo rendeva fastidioso. Sarà che si era perso due anni sulla Terra, ma come era successo che in così poco tempo le cose fossero andate così a rotoli?
"dì un po' ma che problema hai?" sbottò "anzi, che problema avete tutti!" aggiunse aggirando lo sguardo nella stanza "eravamo una squadra mi sembra, ma che diavolo è successo in questi due anni??" "perchè non lo chiedi al tuo amico Tony Stark?" chiocciò sarcastica Wanda "e tu perchè non ti leggi la postilla sul caso Hulk nel caso non avessimo accettato gli accordi?" ribattè l'uomo con altrettanto vetriolo
"ecco, vedete?" intervenne di nuovo lo scienziato allargando le braccia "a parte che mi sono perso quando tu sei passata da nemico ad alleata" proseguì " Rod è finito in sedia a rotelle per colpa di Visione! Dove diavolo è Barton?? Voi due non vi guardate neanche in faccia!" aggiunse indicando Tony e Steve "e tu Tony, hai reclutato negli Avengers questo ragazzino, quanti anni avrai? 17?" Peter arrossì di colpo per essere stato tirato in mezzo e si mise più dritto con la schiena "hem... tra poco ne faccio 16" "Tony!!!" esclamò di nuovo Bruce "cosa????" alzò la voce di rimando lui "se tu sapessi cosa è in grado di fare non reagiresti così!" spiegò provocando un leggero calore emozionato nello stomaco di Peter, ma Bruce non sembrò affatto impressionato "non mi interessa!" ribattè "è poco più che un bambino, e tu l'hai tirato dentro ad una guerra! Non ti riconosco più!" "si dà il caso che sia stata la guerra a piombare LETTERALMENTE sopra la sua testa!" sbraitò l'altro ormai fuori controllo e avvicinandoglisi, anche troppo, aggiungendo "e poi non avevo scelta! Il mio braccio destro era scappato su un altro pianeta perchè aveva litigato con la fidanzata! Mi sono dovuto accontentare di quello che ho trovato!" mentre Steve dardeggiò preoccupato lo sguardo da Tony a Bruce, e gli sembrò di vedere il suo colorito farsi nettamente più livido, a Pepper parve quasi di vedere il coltello invisibile che si era conficcato tra le scapole di Peter a quelle parole. Gli andò vicino e lo prese delicatamente per un braccio "Pete... May... andiamo dai... lasciamo che sfoghino il loro testosterone in eccesso senza coinvolgerci" e li guidò fuori dal salotto, seguita a ruota anche da Rod che non vedeva l'ora di avere una scusa per tagliare la corda.
"il tuo braccio destro.." ripetè con un'amara risata sarcastica Bruce "non trattarmi da idiota, lo so bene che a voi è sempre interessato solo il potere dell'altro. Guarda Ultron, quando mai il mio parere ha avuto una qualche minima importanza per te" disse amaramente. Fece scrocchiare il collo per allentare la tensione che sentiva salirgli dalla schiena. Merda le pulsazioni si stavano alzando! "Non avvicinarti più di così per piacere, non posso permettermi una crisi" aggiunse con voce torva facendo rabbrividire Wanda che si preparò segretamente ad attivare un campo di forza. Ma Tony non sembrò affatto intimorito, tanto era arrabbiato, e si avvicinò ancora di due passi fino ad essergli perfettamente di fronte "e perchè no? lasciati andare avanti, io a differenza tua non ho paura di Hulk" "Tony..." digrignò tra i denti Steve sudando freddo e avvicinandosi a un Bruce sudato e a denti stretti, le cui vene del collo stavano diventando pericolosamente verdi "coraggio amico controllati" provò a dire "il sole sta calando..." tentò "non. provare. a. toccarmi. Steve." scandì l'uomo sentendo montare invece ancora più rabbia a quelle parole.


il peggio fu scongiurato dal sopraggiungere del rumore metallico delle porte scorrevoli
"ragazzi!" la voce di Natasha, mai provvidenziale come quella volta, distolse lo sguardo di Bruce da Tony appena un attimo prima dell'inevitabile. I suoi lineamenti, rigidi ma bellissimi, ebbero al solito un effetto calmante quasi miracoloso sull'uomo, che sciolse la sua rabbia in una fortissima emicrania dovuta allo sforzo di ricacciare indietro Hulk "Tasha..." disse "ciao ragazzone..." disse con un mezzo sorriso, e una vena di malinconia e dolcezza nella voce. Poi il suo viso di indurì di nuovo "non posso crederci che vi trovo a litigare come due bambini, e io che vi ho anche portato un regalino".
Wanda fu la prima a notare cosa la donna tenesse in mano, lungo il fianco, come una borsetta, e strabuzzò gli occhi orripilata.
Natasha sollevò la testa decapitata dell'alieno con il quale si era battuta e la poggiò sul tavolo senza troppe cerimonie. La cosa scatenò una serie di imprecazioni di orrore e disgusto più o meno simultanee da tutti i presenti "sapete ho scoperto... che se gli tagli la testa muoiono. Curioso vero?" Steve cercò di coprire una sconveniente risatina con un colpo di tosse. Tasha era sempre la stessa. "immagino che voi due cervelloni potrete tirarne fuori qualche informazione utile, dico bene Stark?" aggiunse la donna con un sorriso malandrino stavolta.
Bruce e Tony guardarono la testa come fosse stato un forziere pieno d'oro, poi si guardarono l'un l'altro con quell'espressione da scienziati pazzi che sorprendentemente li accomunava, per il momento dimentichi di qualsiasi cosa stessero discutendo poco prima.


28 Luglio 2018 - QUARTIER GENERALE AVENGERS, POCO FUORI NEW YORK


Albeggiava appena quando Tony, in abiti civili, entrò in cucina e iniziò ad aprire gli sportelli uno dietro l'altro, alla flemmatica ricerca di qualcosa. Coprì un grosso sbadiglio con il dorso della mano. Non aveva dormito granchè. E come avrebbe potuto dove la mole di avvenimenti ansiogeni del giorno precedente?
Un lieve rumore alle sue spalle lo fece voltare, e smorzò un piccolo sorriso nel veder sopraggiungere Pepper. Era avvolta nella vestaglia di lino, aveva i capelli arruffati dal cuscino e stringeva tra le mani una tazza di caffè come fosse stata la sua unica ancora di salvezza.
"'giorno tesoro" le disse mentre lei si avvicinava, poggiava i reni al bancone della cucina e sorbiva avida il liquido scuro nella tazza "uhm... altro che l'armatura, la tua invenzione migliore è senza dubbio la macchinetta che mi fa il caffè quando sente, dal ritmo del respiro, che mi sto svegliando" borbottò. Tony sorrise di nuovo, tornando a dare attenzione agli sportelli.
"sono passata in laboratorio a cercarti" iniziò lei quando lo sguardo le si fece più lucido "c'è Bruce che sta mettendo la testa sotto formaldeide" fece una smorfia di disgustata complicità e aggiunse "e Peter che non riesce a smettere di guardarla, gli avrà fatto almeno 30 fotografie" ridacchiò. Tony sbuffò aria dal naso e poi emise un sommesso verso di esultanza quando finalmente, in fondo a un cassetto, agguantò l'obbiettivo della sua ricerca.
"a proposito di Peter" disse ancora Pepper sorseggiando altro caffè "non sei stato molto carino ieri a definirlo 'la prima cosa che ho trovato'" Tony roteò gli occhi e aprì il flaconcino lasciandosi scivolare in mano una pastiglia "suvvia signorina Pots! Io e Peter siamo uomini, lui sa cosa intendevo, non ci formalizziamo per queste cose" esclamò, ma lei non cedette "Peter non è un uomo è un ragazzo, e stravede per te, dovresti essere più gentile" "non credo che gli piacerei allo stesso modo se fossi più gentile!" insistette Tony con infantile convinzione, facendola sorridere e alzare gli occhi al cielo, poi aprì di nuovo il flacone, fece scendere altre due pastiglie e se le cacciò in bocca "ma... hai la gastrite?" gli chiese a quel punto Pepper, notando che quelle che Tony buttava giù come mentine erano pasticche di magnesio. L'uomo quasi ringhiò dal disappunto "la mia gastrite ha un nome e un cognome!" in quel momento Steve si affacciò alla porta della cucina e parlò alla sua schiena, dopo aver rivolto un saluto a Pepper "Tony sei pronto?" "ed eccola qui!" commentò lui alzando gli occhi al cielo. La donna gli sorrise come solo a lui riusciva a fare e gli poggiò una mano accanto al mento per stampargli un bacio sulla guancia "coraggio! Andate e riportate a casa mia altra gente strana!" "ti amo. Se non esistessi dovrei inventarti!" commentò Tony prima di voltarsi e indossare di nuovo la maschera di sussiegosa freddezza che aveva preparato proprio per Steve.


"le coordinate sono esatte?" chiese Steve per spezzare l'odioso silenzio, mentre percorrevano a passo di marcia il corridoio diretti all'angar "il segnale anomalo che avevamo tracciato presso Finger Lakes era sparito nella giornata di ieri, poi verso sera, dopo la loro comparsata nel Queens, è tornato, sempre nello stesso punto. Coincidenze?" fu la secca risposta "direi di no..." commentò con un sommesso sbuffo il Capitano.
Sorprendentemente fu Tony a parlargli di nuovo appena decollati "non che dubiti delle tue capacità diplomatiche" iniziò sbracandosi e mettendo i piedi sulla plancia "ma perchè non ho potuto portare l'armatura? Non so se te l'ho detto, ma uno di loro e un uomo-albero di 4 metri che mi ha schiantato contro un palazzo come fossi stato una zanzara" "dobbiamo dargli un'impressione pacifica, non arrivare armati fino ai denti" spiegò Steve cercando di darsi un tono controllando la strumentazione "saranno già abbastanza incazzati per aver perso uno dei loro" aggiunse "Capitano.... linguaggio!" commentò Tony senza riuscire a resistere e mordendosi subito dopo la lingua per aver buttato momentaneamente giù il muro. Steve rise e, dato che dava le spalle a Stark, lasciò che il sorriso gli rimanesse stampato in faccia per qualche istante. Era bello pensare che un giorno le cose tra loro sarebbero potute tornare normali.




28 LUGLIO 2018 - DA QUALCHE PARTE NEI PRESSI DI FINGER LAKES


Legato e imbavagliato strettamente da liane create da Groot, seduto a gambe incrociate per terra, Quill fissava i suoi compagni/brutti bastardi traditori davanti a lui con sguardo omicida.
"ok senti" gli disse Rocket "se prometti di stare tranquillo adesso ti levo il bavaglio ok?" concesse avvicinandosi con un coltellino per segare le liane. Non appena liberato però, il ragazzo provò a mordergli una mano! "hei hei!! così non va bene!" strillò il procione puntandogli un dito contro "avevi promesso!" "in realtà non lo aveva fatto... non poteva parlare" osservò Drax "Drax, ti supplico..." esalò Rocket mentre Groot scuoteva la testa. Il gigante li ignorò avvicinandosi al ragazzo seduto in terra "capisco la tua rabbia amico, ma..." "ma cosa!!" urlò Quill dimenandosi nella stretta dei rami "avete lasciato che la prendesse!! Siete scappati mentre lei addirittura mi supplicava di ucciderla, per quanta paura aveva!" a quel punto Rocket emise un verso strano, simile al ringhio di un cane, e gli si avventò addosso inferocito, iniziando a strattonarlo per il collo della maglietta "adesso basta idiota!!! taci prima che mi venga voglia di mangiarti la faccia!" urlò esasperato "pensi che a noi non importi?? Pensi che non siamo angosciati quanto te?? Che non teniamo a lei nello stesso modo in cui ci tieni tu??" gli vomitò addosso un fiume di parole tale da zittirlo, poi fece un profondo respiro per calmarsi "beh ok, forse non nello STESSO MODO" aggiunse a voce più controllata ma continuando a tenergli le mani al collo e i piedi ben piantati nell'addome "ma di sicuro nella stessa quantità, è chiaro???" Quill lo fissò ammutolito da una tale dimostrazione di sentimenti non esattamente da lui, e Rocket parlò ancora, stavolta con tono lucido "ma non sarebbe servito a niente morire tutti in quel momento, in un tentativo disperato di salvarla. Non la ucciderà per ora" e aggiunse "lei era spaventata. Ma è forte abbastanza da sopportare di stare lì per un po', lo sai" Quill distolse lo sguardo, facendo cadere la tensione dalla spalle, dando così prova di essere d'accordo. Solo allora Rocket lo lasciò andare e gli voltò le spalle scuotendo la testa "per la miseria... sono circondato da bambini esagitati..." borbottò.
Neanche il tempo di tirare il fiato che, alzando lo sguardo, vide avanzare fuori dalla boscaglia due esseri umani sconosciuti! Quello più grosso dei due, che aveva capelli e carnagione chiara con Quill, sollevò le mani in segno di resa, ma non si lasciò ingannare. Sapeva che non esistevano ibridi come lui sulla terra, e i tizi non sembravano affatto sorpresi di vederlo. Non erano lì per caso. Cercavano loro!


"calmi! è tutto apposto" disse Steve sollevando le mani sopra la testa a vedere le facce dei misteriosi alieni tendersi in espressioni di allarme "siamo disarmati" aggiunse facendo un piccolo cenno a Tony di avvicinarsi, lui obbedì "vogliamo solo parlarvi".


Le cose si mettevano male. Uno di loro, l'umano, era legato a terra. Che ci fosse stato un ammutinamento?


Lo strano essere simile a un procione (o una marmotta?) che stava più vicino a loro, tuttavia non sembrò gradire le sue parole. Apparentemente dal nulla estrasse un'arma più vicina a un cannone che a una pistola e con un balzo poderoso, impensabile per la sua stazza, si avventò su Tony cogliendolo del tutto di sorpresa! Una frazione di secondo dopo l'alieno umanoide con la pelle striata di rosso, era già addosso a lui brandendo un lungo coltello. Steve schivò il colpo per miracolo! "No! Vi prego! Non abbiamo cattive intenzioni!" tentò ancora senza successo. Rocket, in piedi sul petto di Tony, gli puntò l'arma alla faccia, l'uomo fece appena in tempo ad attivare un comando vocale, che mise in allarme quello che sembrava un orologio al suo polso, le nanomacchine di cui era fatta mark 50 lo rivestirono un istante prima che quello facesse fuoco. "Tony!!!!" gridò con disperazione Steve vedendolo sparire in una nuvola di fumo. Da essa venne sbalzato fuori Rocket, colpito da un manrovescio di Ironman, che lo seguì a ruota volando con i reattori degli stivali.
Steve respinse indietro l'omone dalla pelle grigia digrignando i denti "Tony! mi sembrava avessimo detto niente armatura!" "oh accidenti..." rispose ironico lui "brutto quando ti viene nascosto qualcosa di importante...." commentò sarcastico "oh si! bravissimo!!" sbracciò Steve esasperato "questo mi sembra proprio il momento perfetto!" Ironman lo ignorò e caricò il blast del palmo destro, mirando all'arma di Rocket che nel frattempo si era rimesso in piedi. Sparò ma il colpo non andò a segno, un'erta muraglia di rampicanti si era generata dal nulla davanti al procione attutendo, pur andando i pezzi, il colpo "Io sono Groot!!!!!" urlò l'uomo albero di rabbia, vedendo attaccato il suo amico.
"hei fermi fermi!!" gridò Quill saltellando sul sedere per cercare di mettersi in piedi nonostante le braccia dietro la schiena.


-maledetti chili di troppo! Giuro che a fine faccenda faccio addominali per mese!!!- pensò


"Rocket!!! Drax!! fermatevi!" urlò ancora venendo completamente ignorato. Groot stava per scagliarsi nuovamente all'attacco quando mise a fuoco l'immagine dell'uomo con l'armatura che lo fronteggiava e si fermò di colpo. Rocket balzò in avanti ma l'uomo pianta lo bloccò parandogli un braccio davanti. Il procione ci rimbalzò contro imprecando "Groot!! che accidenti ti prende adesso!!" "io sono Groot..." gli disse indicando Tony "cosa? dici davvero?? oh si... ora che mi ci fai far caso..hei Drax fermati! Groot ha ragione, questo è il tipo dell'altra volta" Drax, che aveva bloccato Steve in una morsa con il braccio sotto al collo si voltò a fissarlo, anche Tony, che era rimasto interdetto dalle ultime mosse dell'uomo albero, abbandonò la posizione di guardia
"Computer, la maschera" disse secco, rivolto all'IA dell'armatura. L'elmo di Ironman si dissolse su se stesso in piccole particelle metalliche e Rocket lo indicò "visto? è il tizio a cui abbiamo salvato le chiappe l'altro giorno" l'omone lasciò andare Steve che si massaggiò il collo "beh se sbattermi contro un palazzo lo definite salvarmi non voglio avervi come nemici..." commentò Tony sarcastico "già, sarà meglio per te, uomo di ferro" rispose Drax che come al solito non coglieva l'ironia. "come ci avete trovato?" chiese sospettoso Rocket. Tony stava per rispondere ma Steve si intromise "questo non ha importanza, quel che conta è il perchè siamo qui" disse rivolgendosi direttamente a Rocket, forse riconoscendolo come il capo del male assortito gruppetto. Tony notò che aveva la voce arrochita.
"veniamo a chiedervi aiuto, il nostro mondo è stato attaccato, e ci sembra di capire che voi sapete bene da chi" "io sono Groot" commentò l'uomo albero "ben detto..." commentò il procione "e tu chi saresti bell'imbusto?" "sono il Capitano Steve Rogers, faccio parte...." tentennò un attimo occhieggiando Tony "di un gruppo di persone votate a difendere questo pianeta da minacce sia interne che esterne, gli Avengers" "immagino insieme a l'uomo di ferro" commentò Drax incrociando le braccia sul possente petto. Tony si fece avanti ponendosi con riluttanza accanto a Steve "si...si ovvio" disse. Gli era parso che avessero preso lui come sicurezza quindi non gli sembrò saggio mettersi a spiegare sottigliezze.
"noi siamo stati nominati da Xandar, guardiani della galassia" disse Rocket con semplicità. Steve annuì non avendo la più pallida idea di chi/cosa fosse Xandar ma decidendo di soprassedere "già!!!" esclamò Quill da dietro le loro spalle, ancora seduto per terra legato come un salame, facendoli voltare tutti "e teoricamente il capo sarei io!" aggiunse cercando di darsi un tono nonostante la sua ridicola posizione "chi avrebbe potuto mai metterlo in dubbio??" commentò Tony mentre Drax si affrettava ad andare a slegarlo dopo essersi sbattuto un mano sulla fronte
"si, si garantisco, lui è il nostro capo" disse mentre lo tirava in piedi di peso e lui si divincolava aggiustandosi poi il bavero della giacca con stizza "lui è il grande Starlord, magari lo conoscete, viene anche lui da questo piccolo pianeta arretrato" aggiunse "mai sentito...." commentò ancora Tony, beccandosi questa volta una gomitata nelle costole da Steve (fece male anche attraverso l'armatura) "piantala adesso..." gli sibilò in un orecchio.
"Starlord.." disse rivolgendosi questa volta direttamente a Quill "il nostro impegno è massimo ma le nostre armi attualmente sono inefficaci, da quanto abbiamo visto siamo dalla stessa parte, anche voi volete la sconfitta di Thanos, aiutateci, condividete con noi le vostre conoscenze e le vostre armi, vi prego" Quill, accennò un sorriso, non riuscendo a celare quanto lo lusingasse essere chiamato Starlord con così tanta convinzione, ma Rocket si intromise di nuovo "ah non lo so.. a noi che ce ne viene?" disse incrociando le braccia "se davvero le vostre risorse sono così inefficaci noi che ci guadagniamo a darvi una mano?" Steve non si lasciò influenzare dal tono polemico di Rocket e mantenne una calma e un'umiltà straordinarie nel rispondergli "abbiamo visto che hanno catturato una di voi, eravamo anche noi lì ieri" nonostante le parole dirette il tono era dolce, empatico, Tony pensò tra sè che aveva fatto bene a chiamarlo, lui non sarebbe mai stato capace di parlare così, neanche tra un milione di anni "forse noi non abbiamo i mezzi ma abbiamo il numero, siamo molti, sono certo che insieme riusciremo a liberarla, lo metteremo come primo obiettivo" Quill sentì una stretta al cuore al solo sentir parlare di Gamora "abbiamo già avuto immani perdite civili, se siete i guardiani della galassia vi prego, non abbandonateci solo perchè siamo un pianeta arretrato" concluse "d'accordo, ci stiamo" disse Quill senza nemmeno consultarsi con gli altri prima, sapeva dalle loro espressioni che la pensavano come lui.


28 LUGLIO 2018 - DUBLINO


Clint guardò in alto. Il cielo era coperto da una fitta coltre di nubi argentate e una pioggerellina sottilissima, che non sembrava impensierire nessuno dei presenti, batteva ininterrottamente da quando era atterrato. La solita estate irlandese. Guardò che non passasse nessuno e poi si affrettò ad attraversare la strada per raggiungere un piccolo pub incastrato tra un negozio di abiti su misura e una banca. Gli piaceva, sembrava uscito da uno dei libri di Harry Potter, così storto e stretto da sembrar quasi venuto fuori dall'intercapedine dei palazzi a fianco. In più, nonostante le piccole dimensioni, era sempre frequentatissimo, quindi era perfetto come luogo per incontrare il suo contatto senza dare nell'occhio. Si sarebbero facilmente confusi in mezzo alla calca degli avventori del locale.
Entrò, si spazzolò i capelli con la mano per ripulirli dalle gocce di pioggia e si avviò con tranquillità al tavolino che sapeva essere già occupato dal suo contatto. Arrivava sempre prima lui. Sorrise alla sua schiena nello scorgerlo, scuotendo appena la testa: come sempre indossava un completo.
"in paradiso non c'è birra..." gli disse l'uomo seduto, senza voltarsi, non appena di accorse della sua presenza "è per questo che beviamo qui*" rispose Clint. Solo allora l'uomo si voltò rivolgendogli un affettuoso sorriso "ciao Clint, è bello vederti" gli disse "per una volta mi piacerebbe che fosse in circostanze allegre, Phil" rispose lui mettendosi seduto. Coulson sorrise ancora, questa volta un po' più tristemente e gli allungò il boccale della sua birra preferita che aveva già ordinato per lui.
Clint bevve una lunga sorsata, grato. Quando aveva saputo che il governo intendeva usare il nucleare aveva chiamato il suo ex AS** con il telefono segreto, immediatamente. Se c'era qualcuno che poteva mettere una pezza a quella follia era lo Shield, sopratutto ora che ufficialmente era stato smantellato e si muoveva solo nell'ombra, era perfetto per quel tipo di operazioni. Gli altri Avengers sapevano della sua esistenza ma non del suo redivivo nuovo direttore. Nè Fury era al corrente che LUI sapesse che Coulson era vivo e vegeto. Quando voleva sapeva mantenere segreti meglio di chiunque altro.


"allora, come va con quel problema che ti ho accennato?" gli chiese senza troppi giri di parole "le mie hacker stanno deviando e modificando tutti i messaggi che il generale Ross manda al congresso e viceversa, per adesso riusciamo a contenere le sue pretese assurde, sai che loro due sono le migliori" aggiunse strizzando l'occhio e Clint annuì, prima di rientrare a far parte degi Avengers, nel 2015, aveva vissuto e lavorato alla base per mesi, conosceva bene di cosa erano capaci i membri di questo nuovo Shield*** "e per quanto riguarda quei simpatici invasori che ci sono piombati tra capo e collo in mezzo a New York, che mi dici?" chiese ancora bevendo un'altra sorsata "vi sono noti? Ti confesso che ci troviamo discretamente nella merda, i nostri colpi sono acqua fresca su di loro" Coulson annuì gravemente portandosi le mani intrecciate in grembo "se non abbiamo detto nulla fino ad ora, era perchè speravamo di non doverci mai trovare a combattere forze tali" esordì "ma..sì... sappiamo chi sono, chi è. Abbiamo un contatto, un'abitante dello stesso mondo di Thor che occasionalmente ha lavorato con noi, non la conosci, era alla base prima del tuo arrivo e se ne è andata prima che arrivassi" aggiunse davanti al suo sguardo interrogativo. "è stata via a lungo" proseguì "lo seguiva per raccogliere informazioni e, poche ore prima della loro 'discreta' entrata in scena, è tornata. Credo che ora possa far più comodo a voi che a noi la sua consulenza, la manderò a New York con il primo volo, anche se lei non ama i nostri aerei" aggiunse questa volta con una piccola risatina. Clint annuì, felice di quella che aveva tutta l'aria della prima buona notizia da giorni. Si chiese se Thor la conoscesse questa fantomatica donna che aveva segretamente lavorato con lo Shield per tutti questi anni "a proposito di armi..." riprese Coulson distogliendolo dai suoi pensieri "Fitz ti manda queste" disse tirando fuori dalla tasca una manciata di punte di freccia che rilucevano di una sinistra luce blu "sono caricate cui un acido speciale, di origine... non proprio km0" spiegò "giura che corroderanno l'esoscheletro di quelle cose"
a Clint si illuminò lo sguardo nello stringerle "spero che dirai a Fitz della portata dei miei sentimenti per lui vero?" scherzò con un ghigno ironico che fece sorridere anche Phil.
Solo a quel punto Barton vide Coulson rilassare le spalle e afferrare per la prima volta il suo boccale di birra. Era il segnale che era uscito dalla modalità riunione di lavoro e chi si apprestavano finalmente a godesi per un pò la rispettiva compagnia
"beh... fine del mondo a parte, tu come stai? sono anni che non ci vediamo" gli chiese con il solito tono da papà, stanco ma affettuoso, che Clint tanto amava "bene dai..." sospirò "alla fine era quello che mi ci voleva stare a casa, non ho più l'età per vivere in base" Phil accennò un sorriso "e Natasha? tra voi tutto bene?" chiese ancora "si..." rispose questa volta con una nota di incertezza Clint, trovando curioso che gli chiedesse del 'tra voi' "siamo un team rodatissimo ormai, nessun problema" aggiunse e poi, senza lasciar tempo a Coulson di intervenire riprese "se devo dirti la verità è un po' il rapporto con Laura che mi impensierisce in quest'ultimo periodo" disse aggirando in imbarazzo lo sguardo sugli avventori del pub. Phil era stato il suo AS, era da sempre la figura che più si era avvicinata a un padre per lui e si era sempre confidato su tutto, ma parlare dei suoi sentimenti l'aveva sempre ritenuto imbarazzante, una roba da donne in sala da thè "è un po' che non c'è più lo stesso... coinvolgimento tra noi" spiegò "sarà per l'arrivo di Nathaniel, o comunque tutti i pensieri che danno i bambini ogni giorno" non era certo di volergli parlare anche dei suoi strani sogni, voleva solo sfogarsi un po' "ma mi sembra che ormai..." "Clint ma di che accidenti stai parlando..." il tono di voce allucinato con cui Coulson lo interruppe gli fece voltare di scatto la testa a guardarlo. La sorpresa aumentò nel trovargli dipinta in volto l'espressione più sconvolta che mai gli aveva visto su "in che senso?" chiese "sto parlando di mia moglie... dei ragazzi, di.." "Clint, Clint, Clint.. frena ti prego" lo interruppe ancora lui che ora sembrava quasi spaventato "ma quale moglie!? quali bambini???? di che accidenti stai farneticando!" Barton rimase immobile, indeciso se il suo amico fosse impazzito o lo stesse prendendo in giro, anche se non era da lui. Coulson era basito "ti sei sposato? e quando?? e hai avuto persino dei figli??? in tre anni? e quanti sono??" "Phil, adesso sei tu che stai farneticando, che ti prende???" intervenne spazientito Clint "ma quali tre anni!! Sono sposato con Laura da 13 anni!! e il ragazzi..." "13!!!! ma co.." esclamò Coulson poi, come colto da un'improvvisa epifania, scattò in piedi. Come se la potenza della consapevolezza che lo pervadeva l'avesse colpito in piena faccia "no... no no no... è tutto sbagliato" biascicò portandosi una mano alla fronte sotto lo sguardo basito di Clint, che non ci stava capendo più nulla. Poi, con altrettanta veemenza, si ributtò seduto e afferrò le mani di Barton come se ne andasse della sua vita "ascoltami bene Clint" gli disse fissandolo dritto negli occhi "so che quello che ti sto per dire ti suonerà folle, ma ti prego, fidati di me! Di me puoi fidarti lo sai, se c'è una persona al mondo di cui puoi fidarti sono io" "si lo so ma..." "tu non hai mai avuto una moglie" lo gelò Phil, stringendogli le mani ancora più forte quando, come immaginava, la prima reazione dell'altro fu di ritrarle "non ti sei mai sposato, e di sicuro non 13 anni fa. Tre anni fa non avevi nessun figlio." Clint non sapeva cosa pensare di quello sbotto di follia "Clint" continuò Phil tenendolo stretto "tu sei innamorato di Natasha Romanoff, da quando la conosci. Avete una relazione, segreta ai più, da.... sempre! Mio dio... che è stato fatto anche a Natasha..." divagò un istante in preda all'angoscia. Clint approfittò di quel momento per alzarsi in piedi divincolandosi "Coulson tu hai perso il cervello, ma che mi stai dicendo!!" esclamò facendo girare qualche testa a guardarli "vuoi che non sappia come è andata la mia vita?? ok il mio matrimonio era segreto, per proteggerli, ma tu c'eri!! non puoi non ricordarlo!" Phil scattò in piedi anche lui e lo trascinò fuori per farlo smettere di urlare e attirare l'attenzione "Clint credimi so benissimo come ti senti, è ovvio che a te sembra di ricordarlo, ma NON E' REALE" scandì "non è mai accaduto" Clint si divincolò ancora, in preda al panico, ma Phil non lo mollò "giuro, lo hanno fatto anche a me, si chiama progetto T.H.A.I.T.I., ti cancellano la memoria e te ne danno una nuova per..." "tu hai perso il senno amico mio" lo interruppe Clint "sei sotto il controllo mentale di qualcuno, so che cosa ti è successo... ma un conto è farti credere di aver passato la convalescenza di un folle intervento sulla spiaggia, un conto è una vita intera!" protestò "non possono avermi..." "pensaci!!!" insistette Phil afferrandolo per le spalle e scuotendolo "non hai proprio nessun ricordo di te e Natasha?? 15 anni insieme, possibile che non ti sia rimasto un refuso?" Clint si paralizzò e per un attimo tutti i contenuti dei sogni che aveva fatto negli ultimi mesi gli si riproposero davanti. Lui e Nat a letto insieme. I suoi capelli rosso fuoco, non biondi come ora... ma no... non era possibile "oppure!!" esclamò a quel punto Coulson in preda a un'illuminazione "pensando alla tua vita con quella donna, non c'è mai nei tuoi ricordi qualcosa di strano?" gli chiese stringendolo più forte "una parola, un momento specifico che si ripropone in maniera insistente come un mantra... io se mi parlavano di Thaiti non potevo non pensare che fosse un 'posto magico' pensaci Clint! c'è sempre un bug... l'hanno osservato in tutti i soggetti sottoposti al ricondizionamento, pensaci!" urlò ancora scuotendolo "qualcosa sul vostro primo incontro, o sul vostro matrimonio..." "il mio matrimonio lo ricordo benissimo!" gridò Clint ormai in preda al panico "non può essere un ricordo falso capisci? Ricordo tutto! Odori, sensazioni, voci, colori... è stato un giorno..."


PERFETTO?


si bloccò di colpo su quest'ultima parola. Un giorno perfetto. Perfetto. Perfetto. Perchè non gli veniva mai in mente nessun altro aggettivo pensando a quel giorno...
Ricordava il sole accecante del giardino, che tingeva d'arancio ogni cosa. Il sorriso di Laura. Ma era tutto strano. Ovattato. Come se nella sua mente procedesse a rallentatore in quella strana, e che ora gli appariva quasi sinistra, luce aranciata. Se per un attimo pensava a Nat, al sorriso triste che gli aveva rivolto due giorni prima davanti casa, alla sua pelle liscia sotto le dita quando l'aveva afferrata per un braccio nel Queens. Era un ricordo completamente diverso. Più vivido in qualche modo.


Coulson lo guardava intensamente mentre rifletteva. Consapevole che qualcosa si era smosso e in apprensione per quanto sarebbe accaduto dopo. Tese i muscoli quando vide il suo sguardo farsi di nuovo lucido e guardarlo. Era terrorizzato.
"Phil..." disse solo. Poi cacciò un grido di dolore e si portò le mani alle tempie. Un fiotto di sangue arterioso gli schizzò fuori dal naso nello sforzo a cui il suo cervello stava venendo sottoposto. Coulson lo sorresse prontamente quando le gambe gli cedettero e perse i sensi. Sapeva che sarebbe successo. Quando arrivava la presa di coscienza della menzogna, per qualche strana ragione tutti i ricordi reali ritornavano di colpo, ammassandosi a quelli fittizi in un gran calderone confuso. Il dolore e lo sforzo erano inimmaginabili per chi non lo avesse provato sulla sua pelle. La perdita dei sensi era quasi automatica. Si passò un braccio del giovane dietro le spalle e lo condusse alla panchina più vicina. Nessuno si sarebbe insospettito di vedere qualcuno in quello stato nei pressi di un pub. Avrebbe atteso con calma che si riprendesse.... e poi avrebbe fatto ciò che poteva per contenere la furia cieca, che sicuramente avrebbe sopraffatto il suo focoso amico, al risveglio.
Ma perchè gli avevano fatto una cosa del genere?


Clint aprì gli occhi a fatica alcune ore dopo. Desiderando con tutte le sue forze di trovarsi in un brutto incubo, ma non appena vide il viso preoccupato di Phil, chino su di lui, seppe che era tutto vero invece.
Si tirò su e guardò il suo ex AS desiderando solo di abbandonarsi a un pianto liberatorio... che ovviamente trattenne. Coulson lo abbracciò lo stesso tuttavia.
"mi dispiace...credimi... so cosa provi" gli disse
"no io non credo..." fu la gelida risposta "fino a poco fa credevo di avere una moglie, dei figli... dei figli capisci? invece era tutta una menzogna!" l'ultima parola non riuscì a non essere singhiozzata. "quanti sono.. i bambini intendo" chiese Phil lasciandolo andare "tre" rispose Clint senza alcuna energia "un maschio di 12 anni e uno di 2, e una femmina di 9 anni" spiegò meccanicamente, non riuscendo a pronunciare i loro nomi "pensi che anche a loro sia stato fatto il lavaggio del cervello?" chiese distrattamente. Coulson sollevò le spalle "ai due più grandi, immagino di sì" Il dolore che avvertì nel petto a queste parole fu quanto di più atroce Clint avesse mai provato in vita sua. Quei ragazzi non erano figli suoi?
Come spesso gli accadeva la rabbia prese il posto del dolore in un divampo di fuoco.
"chi mi ha fatto questo..." disse fissando il vuoto "Phil, tu lo sai per forza. Chi ha il potere di fare questo?" Coulson sospirò. Immaginava le sue intenzioni ma non gli sembrò nè giusto nè possibile fermarlo "Nick Fury" disse solo.


Clint si alzò e Phil lo seguì a ruota "sei ancora debole..." gli disse "e non sei ancora in grado di capire cosa è reale e cosa no, ti prego aspetta!" "ho aspettato anche troppo" fu la gelida risposta.


Note:
* vecchio proverbio irlandese
** AS significa agente supervisore, una specie di tutor nello shield. Nel mio headcanon Coulson è stato l'AS di Barton
*** il riferimento a questo periodo riguarda una mia precedente fanfiction “restarting” che non avrà ulteriori influenze in questa fic, ma se volete leggerla non mi offendo ^^

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


Nota dell'autrice: per le mie necessità psichiche in questa storia le gemme dell'infinito sono 4 e non 6. Mancheranno all'appello la gemma dell'anima (perché non ho ben capito a cosa serva) e la gemma del tempo (perchè non volevo dover usare per forza Strange e perchè i viaggi nel tempo incasinano sempre tutto!!)

 

28 LUGLIO 2018 - CASA DI BARTON

 

Laura si passò il braccio sulla fronte dopo aver finito di piegare l'ultimo lenzuolo stirato, poi si avvicinò alla finestra e scostò leggermente le tende per guardare fuori. Il bosco vicino casa era lievemente animato dalla calda brezza della sera estiva, il sole iniziava a tramontare placido e silenzioso dietro la collina. Stava seguendo al telegiornale gli avvenimenti di New York: attacchi devastanti e centinaia di morti. Eppure quello appariva come il solito luogo tranquillo che vedeva ogni giorno, quasi come se si trovasse in una bolla ovattata lontana dal mondo. Sospirò con un tremito di frustrazione. Era snervante.

Gettò un'occhiata al cielo che si faceva minuto dopo minuto sempre più rosso scuro, tendente al viola. Tra poco i ragazzi sarebbero tornati a casa dopo aver passato il pomeriggio dai vicini oltre il bosco. Aveva poco tempo.

Raggiunse la stanza da letto e aprì il piccolo cassetto del comodino in legno antico, prese il telefono cellulare di prima generazione che vi riposava dentro, e lo aprì componendo il numero a memoria.

"sono io mamma" disse meccanicamente quando udì la voce dall'altro capo della linea. La voce apparteneva a Nick Fury. "agente Render, stai usando decisamente troppo spesso il numero di emergenza ultimamente, cos'altro è successo?" replicò l'uomo con tono seccato, ma la donna non si lasciò intimidire "non è accaduto nulla di nuovo, ma dovevo parlarti. Io non ce la faccio più così, questa non è la mia vita!" sputò fuori di getto. Fury sospirò, sospettava da settimane che quel momento sarebbe arrivato "agente Render, ti ricordo che hai accettato tu di prenderti questo incarico, sapevi a cosa andavi incontro" "sapevo che avrei dovuto intraprendere una missione sotto copertura, fingendomi la moglie di un agente! Non che avrei passato gli ultimi 3 anni a fare la casalinga tra le montagne senza vederne una fine!" replicò dura "mi avete persino obbligata ad accettare di rimanere incinta!" ma Fury ribattè immediatamente "non ti ho mai detto che questa missione avesse una scadenza! Ma ammetto che la faccenda del terzo figlio non era prevista... abbiamo dovuto improvvisare quando lui te lo ha proposto" concesse “procedere è stata la scelta più sensata, la tecnologia di T.A.H.I.T.I. è in grado di instillare ricordi credibili, i quali generano nel cervello la naturale conseguenza di associarvi un sentimento, ma è comunque una cosa artificiale. Tutti i cervelloni erano d'accordo che avere un VERO figlio con te avrebbe generato un reale sentimento d'amore nei tuoi confronti da parte dell'agente Barton, rendendo più stabile l'istallazione" "risparmiami il pistolotto scientifico" lo interruppe lei bruscamente, Fury non gradì la cosa e alzò anche lui i toni "il punto comunque è che un agente dello S.H.I.E.L.D. deve essere pronto a fare sacrifici! Questo è stato quello richiesto a te, volevi diventare un operativo giusto?" "non è per stirare panni e badare a ragazzini che sono diventata un'agente dello S.H.I.E.L.D!" urlò la donna sbattendo la mano sul tavolo della cucina. Era tornata di là per controllare che non arrivasse nessuno "io me ne chiamo fuori" sentenziò alla fine "se non mi estraete voi lo lascerò e procederò per le classiche vie legali" "e io lo considererò alto tradimento e ti darò la caccia finchè non ti avrò ucciso" il tono improvvisamente gelido e serissimo di Fury zittì Laura in un tremito di paura "non osare mai più minacciarmi agente Render" aggiunse l'uomo.

Lei inghiottì a vuoto e poi sospirò "perdonami" capitolò "è che mi sento davvero in gabbia" Fury addolcì leggermente la voce, capendo di averla ammansita "credimi che lo capisco, immagino che non sia facile, ti avevo anche proposto di sottoporti anche tu al progetto T.A.H.I.T.I., per non soffrirne troppo, te lo propongo di nuovo" la donna scosse la testa anche se Fury non poteva vederla "questo mai. Non voglio perdere la mia identità"

 

Era l'unico motivo per cui di tanto in tanto, in quegli anni, aveva provato empatia con Clint. Le dispiaceva vederlo vivere una vita fasulla, dimentico di chi era davvero.

 

"agente Render, la tua missione per ora non può avere una conclusione" la voce di Fury la strappò ai suoi pensieri "la famiglia per ora è il modo più sicuro per tenere sotto controllo l'agente Barton" Laura sospirò di rassegnazione, e poi subito dopo trattenne il fiato, travolta da un'idea "e se morissi?" "che?" "se inscenassimo la mia morte?" spiegò meglio Laura "i bambini, per di più rimasti soli, non potrebbero costituire un motivo sufficiente per lui a rimanere legato alla S.H.I.E.L.D. per la loro sicurezza?" questa volta fu il turno di Fury di sospirare. No. Non era una buona idea. sopratutto perchè, da quanto era stato ricondizionato, Clint si era scoperto il padre dell'anno. Non avrebbe mai permesso che i bambini rimanessero soli. Avrebbe, giustamente, chiesto di congedarsi dal servizio attivo per occuparsi di loro.

Ma Fury era stufo di star a sentire le lamentele di quella donna, con tutto quanto di più grave e urgente aveva di cui occuparsi, da quando quel Thanos era piombato nel Queens, e decise quindi di prendere tempo "vediamo" disse conciliante "ne parlerò con i cervelloni, gli studiosi del comportamento, e ti dirò se si può fare. Tieni duro." concluse, adoperando ad arte un tono complice.

Laura annuì al vuoto della stanza, poi, rendendosi conto che la conversazione era finita, scostò il telefono dall'orecchio e chiuse la comunicazione. Rimase per lunghi istanti a scrutare con odio l'apparecchio, poi andò a gettarlo nel cassetto del comodino, con la sola piccola speranza di poter presto uscirne, a tenerla in piedi.

 

APPARTAMENTO DI FURY - DA QUALCHE PARTE IMPRECISATA DI NEW YORK

 

L'uomo rimise il vecchio cellulare nella tasca interna della giacca che indossava e scosse la testa in segno di disapprovazione. Questi nuovi agenti si univano allo S.H.I.E.L.D. credendo di venire in vacanza! abnegazione, sacrificio, autoannullamento per la causa, soppressione della normale morale. Questo si chiedeva ad un agente. Sospirò... non nasceva certo un agente Romanoff tutte le generazioni...

Si affacciò alla finestra che dava sulla strada dalla feritoia lasciata dalle assi di legno che la sprangavano. Teoricamente quell'appartamento risultava sfitto da anni. Il cielo limpido, l'aria calda della notte estiva, celavano la tensione che strisciava per le strade, da quando i visitatori alieni avevano parcheggiato la loro astronave nel Queens. La popolazione viveva nell'attesa terrificata di un nuovo attacco, nonostante la tregua concessa.

Fury si allontanò dalla finestra al fischio del bollitore e andò a versarsi il caffè. Un'altra notte insonne, di coordinamento e arginamento delle follie governative, lo aspettava. Prese il telefono, uno diverso da quello usato poco prima, e scorse la rubrica alla ricerca del numero dell'agente Hill, ma si fermò un istante prima di avviare la chiamata.

Il suo occhio bionico, nascosto dalla benda, ebbe un fremito, ma era già troppo tardi. Una frazione di secondo dopo si sentì afferrare alle spalle e scaraventare schiena sul tavolo. Un piede ben piantato contro la sua spalla sinistra. Il freddo della canna di una pistola sulla gola. Un colpo al polso, che ancora brandiva il telefono, gli impedì di premere il pulsante di chiamata. Un'esplosione di dolore gli fece capire che qualcosa era stato usato per inchiodargli la mano al tavolo.

 

"agente Barton.." disse con voce sorprendentemente calma, tradendo solo un istante il dolore, mentre metteva a fuoco il suo assalitore "che diavolo ci fai qui?"

"che cazzo è il progetto T.A.H.I.T.I.??" gli urlò addosso Clint, fuori di sè dalla rabbia "ah... ecco perchè sei qui" sghignazzò l'uomo. Ciò non piacque all'agente Barton che interruppe la sua risatina spostando lo stivale che gli teneva premuto addosso dalla spalla al sotto gola "ok... ok... se mi soffochi non posso rispondere alle tue domande..." rantolò l'uomo annaspando aria ma ancora senza un briciolo di timore in corpo. Clint lo lasciò andare dopo un secondo ancora di pressione. Estrasse una freccia dalla faretra e la piantò nel palmo della mano ancora libera di Fury, inchiodando anch'essa al tavolo. L'uomo masticò un lamento, mettendo a fuoco che era sempre una freccia che lo teneva bloccato dall'altra parte. Il giovane si piazzò sul tavolo accovacciato su di lui, con un ginocchio sul legno e uno ben puntato verso le sue parti basse per impedirgli qualsiasi manovra di fuga "ti ascolto" ringhiò.

Fury pensò che era stato un ingenuo a rivelare l'ubicazione di quella casa sicura al capitano Rogers anni fa. Doveva essere stato per forza lui a rivelarglielo. Non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato il momento che quell'integerrimo soldato si fosse svegliato.

"pensa che proprio poco fa parlavo di te con la tua adorata mogliettina" disse azzardando ancora un ghigno. Laura aveva ragione, aveva sottovalutato i flashback "smettila!" gli urlò addosso rinsaldando la presa sulla pistola Clint e piantandogli il ginocchio nell'inguine "adesso risponderai solo alle mie domande" "alzerei le mani in segno di resa ma le ho occupate" rispose ironico l'uomo. Barton si morse il labbro per resistere alla provocazione, doveva calmarsi, così facendo Fury poteva star cercando di prendere tempo o di fare in modo che lo liberasse dalle frecce, anche a forza di lacerargli completamente i polsi a forza di botte. Non doveva farsi manipolare da lui. Aveva poco tempo.

 

"è vera questa roba che ho nella testa?" lo incalzò "un passato diverso... Natasha" "si. Lo è" fu la laconica risposta

"Laura è..." "un'agente. Ovvio. C'è chi va a sventare la fine del mondo a Sokovia e chi fa la moglie premurosa sotto copertura, è così che funziona" "e i ragazzi... insomma i bambini sono.." Clint inghiottì a vuoto senza riuscire a completare la frase. Aveva un tale turbinio di sensazioni diverse dentro da sentirsi esplodere il cervello. Da un lato l'amore viscerale di padre, dall'altro... era come se non li riconoscesse, come se della loro sorte gliene importasse come di quella di qualsiasi bambino sulla terra. Teneva al bene e alla sicurezza dei bambini naturalmente, ma nulla di più. "l'ultimo è tuo" concesse Fury, leggermente smosso dal suo sgomento nel pensare ai ragazzi "è stato un imprevisto che abbiamo assecondato, tu lo volevi, lei... ha accettato" continuò "gli altri due invece... sono stati presi in un orfanotrofio in Siberia, sottoposti anch'essi al progetto T.A.H.I.T.I. e gli è stata fornita una nuova memoria. Onestamente non so i dettagli, se ne sono occupati gli psicologi, non so neanche se siano parenti tra di loro" la freddezza con cui Fury parlò della cosa fece perdere per un attimo a Barton la concentrazione. Gli venne in mente il sorriso dolce di Mary, che gli era sempre sembrato identico a quello di Laura, il piglio dello sguardo di Kael, che tutti dicevano essere uguale al suo. L'istante di stordimento bastò a Fury per approfittarne e con uno scrollone liberare una gamba con cui scalciò via Barton da sè con violenza! Strappò in un urlo di dolore la mano destra dalla freccia, la meno difficile, e iniziò ad armeggiare per liberare l'altra tremando per il male.

Ma non fu abbastanza veloce.

Clint gli ripiombò addosso e questa volta fece in modo di assicurare al tavolo con ben quattro frecce sia gambe che braccia di Fury, che non poté trattenersi dall'emettere un urlo di dolore "oh no... non mi scappi" la voce di Clint era fredda e rabbiosa al tempo stesso "stavolta no" gli si rimise di nuovo accovacciato sopra

"perchè... dimmi solo perchè, PERCHè???" urlò sul finale senza riuscire a trattenersi puntandogli la pistola così forte sulla tempia da piegargli il collo indietro.

Fury emise un rantolo, sentì il suo sangue gocciolare rumorosamente giù dal tavolo accanto al suo braccio sinistro. Si domandò se nell'impeto della rabbia l'agente Barton non gli avesse trapassato un'arteria che lo avrebbe fatto svenire di lì a poco "perchè tu volevi andartene" disse con la poca voce che la posizione gli permetteva "e volevi portar via anche l'agente Romanoff" questa volta premette la fronte sulla canna per alzare la testa quel tanto che bastava a fulminare Clint con il suo unico occhio umano "cosa pensavi, di poterti semplicemente... congedare?" ringhiò "non c'è che un modo per uscire dallo S.H.I.E.L.D. agente Barton, ed è morto, per volere mio o del nemico. A volte.... non basta neanche quello" aggiunse pensando a Coulson e a ciò che aveva fatto per riportarlo indietro "ma cosa ci devi fare con me???" chiese questa volta quasi supplicando Clint "che cosa vuoi! Cosa ho io che non può fare un qualsiasi altro essere umano! Hai gente sovrannaturale al tuo servizio, cosa ti servo proprio io!" "l'umanità Barton" lo interruppe Fury, tornando a parlare normalmente dato che Clint, nel suo sgomento era di nuovo sceso dal tavolo "nessun agente è come te: capace, infallibile, leale... e al contempo così ancora umano. Dopo tutto quello che hai fatto e visto in tutta la tua vita. Sei tu che rendi gli Avengers umani, in mezzo a tanta sovraumanità"

Clint appoggiò la schiena al muro, sfiancato da quella assurda argomentazione che continuava a tornare ancora e ancora poi gli venne in mente una cosa

"Natasha..." sussurrò prendendo consapevolezza "cosa hai fatto a Nat??" chiese a voce più alta, risalendo sul tavolo e puntandogli di nuovo la pistola contro "cosa le avete messo nel cervello? Le avete semplicemente cancellato ogni ricordo di me e.." la risata sguaiata e fuori luogo di Fury lo fermò, lasciandolo interdetto "oddio..." sospirò l'uomo tra le risa "sei così... ingenuo Barton, sul serio... non sembri vero" "che intendi dire?" lo incalzò lui "l'agente Romanoff non è stata ricondizionata" lo gelò Fury "lei sa tutto" e vedendo il suo sgomento aggiunse "e ti dirò di più... è stata lei a dirmi di voi due, dell'assurdo piano che avevi di fuggire insieme" il tono derisorio "già proprio così, è stata l'agente Romanoff a fregarti, ed è stata sempre lei a portarti nel laboratorio del progetto T.H.A.I.T.I. quel giorno. D'altra parte era la persona più qualificata a farlo dato quanto tu ti fidassi di lei" Barton sembrava stordito da quelle parole, qualche vago ricordo in proposito cominciava a fargli dolere la testa "tu... stai mentendo..." biascicò nonostante tutto "davvero? davvero Sto mentendo agente Barton?" lo canzonò ancora Fury, sbattendo più volte la palpebra nel tentativo di rimanere vigile "perchè non provi a chiederlo a lei?"

 

Non voleva farlo. Perchè purtroppo già conosceva la risposta. D'altra parte la lealtà che Natasha portava a Fury era leggendaria. Anche se mai avrebbe creduto si sarebbe spinta a tanto.

 

Clint vacillò all'indietro, scendendo nuovamente dalla sua posizione di vantaggio puntata sui gioielli di famiglia del capo dello S.H.I.E.L.D. "oh non devi biasimarla Barton" lo blandì quasi l'uomo "d'altra parte il motivo per cui lo ha fatto è palese. L'agente Romanoff a differenza tua ha sempre saputo quale fosse il suo posto, quale fosse il suo dovere, nel bene e nel male. E ti dirò..." concesse "avete funzionato bene, fino a un certo punto, forse proprio per questo. Ma l'amore agente Barton" tornò a deriderlo "quello è per i bambini."

Il biondo rimase catatonico ancora per un momento, mentre Fury si concedeva un lamento masticato "suvvia, forza, ora liberami che cominciano a venirmi meno le forze" lo esortò l'uomo come se quella che avessero avuto fosse la più normale delle conversazioni "eh... non sono più il giaguaro di una volta" scherzò perfino. Clint rimase immobile, sentiva come ovattata la voce di Fury che continuava a sproloquiare, questo finchè l'uomo non disse "spero che ora ti sia chiaro qual è il tuo posto, e in fin dei conti la cosa sta tutta lì. Tu sei MIO, agente Barton, e dispongo di te come voglio".

Quelle parole ebbero il potere di una scarica elettrica per la mente fuori servizio di Clint. La mano si mosse più rapida del cervello. Nelle sue orecchie esplose il suono assordante di uno sparo. Poi silenzio.

I suoi occhi misero a fuoco solo in quel momento il corpo senza vita di Nick Fury inchiodato al tavolo della cucina. Il proiettile aveva trapassato l'unico occhio dell'uomo e un piccolo lago di sangue si stava allargando sotto la sua testa immobile.

 

Nonostante la pura follia del gesto che aveva appena compiuto, Clint rimase sorprendentemente calmo, studiando con sguardo inespressivo il corpo di quello che era forse l'uomo più intoccabile del pianeta, che ora sembrava mostrare per la prima volta tutti gli anni che aveva. Le rughe profonde, le vene evidenti delle mani. Ora Nick Fury appariva come il vecchio che il luccichio di furore e intelligenza del suo sguardo avevano sempre nascosto. Davanti alla canna di una pistola tutti gli uomini sono uguali.

Clint fece un passo avanti, i suoi scarponi gli parve emettessero un suono assordante a contatto con il pavimento. Estrasse senza alcuna espressione le frecce dal corpo e le ripose nella faretra ancora grondanti di sangue. Non si curò in alcun modo di occultare il cadavere, non sarebbe servito. Poteva solo lontanamente immaginare quali potevano essere le conseguenze per l'uomo che aveva tolto la vita al capo dello S.H.I.E.L.D. ma al momento non gli importava, non gli importava di niente. Se ne sarebbe occupato poi, se fossero sopravvissuti tutti a un alieno pazzo che aveva piantato le tende a New York e se fosse sopravvissuto alla voragine nera che sentiva dentro, che aveva risucchiato prima quella che aveva creduto fosse la sua vita negli ultimi due anni, e poi anche tutta quella precedente, quando lo aveva messo di fronte al tradimento di Natasha, probabilmente l'unico che non si sarebbe mai aspettato "Io non sono di nessuno, stronzo" disse prima di voltarsi e lasciare la stanza dalla finestra.

 

28 LUGLIO 2018 - QUARTIER GENERALE AVENGERS - QUALCHE ORA PRIMA

 

Gli abitanti della base si erano svegliati tutti ed erano intenti nelle più disparate attività.

Rod spinse la sedia a rotelle agilmente tra gli scaffali in acciaio della cucina e aprì con un bastone per armadi lo sportello sopra la lavastoviglie. Sollevò un sopracciglio nel non trovare il caffè. Normalmente lo preparava Tony per tutti quando erano alla base (anche perchè era l'unica cosa che fosse in grado di fare ai fornelli senza dar fuoco alla cucina) ora lui non c'era e gli aveva dato fastidio chiedere aiuto, quindi si era armato di bastone. Ma dove era finito il caffè? Frugò un po' dappertutto fino ad aprire l'unico scaffale basso, quello sotto al lavandino. Lì, infilato in mezzo al detersivo per piatti e il brillantante, spiccava il barattolo dorato con disegnino super deformed di Ironman (maledetto mitomane narcisista!!) che conteneva le cialde. Rod scosse la testa sorridendo alla scatola, spostata per l'occasione a portata di mano (sua). Si chiese se dovesse sentirsi un privilegiato a rientrare nella strettissima cerchia di persone a conoscenza di quel lato di Tony.

L'inconfondibile rumore del jet, che si avvicinava in discesa al tetto della base, lo strappò ai suoi pensieri e lo fece pistare verso il salotto d'ingresso, erano tornati! Avevano riportato con loro gli ospiti oppure no?

 

Peter stava stravaccato sul divano, con la nuca alla base del cuscino e la schiena fino ai reni sulla seduta. Fissava con sguardo vitreo la televisione che mandava in loop immagini, da tutte le angolazioni, di casa sua sventrata dall'astronave anello. Il dottor Banner l'aveva, anche se gentilmente, buttato fuori dal laboratorio alla sua trentesima domanda in due minuti a riguardo della testa, e ora non sapeva proprio cosa fare.

Il rumore dell'ascensore che proveniva dall'angar lo fece balzar su in una maniera non concepibile dai dorsali di una persona normale, nello stesso momento gli si affiancò Rod dalla cucina e le ragazze dalla camera vicina.

Le porte metalliche si aprirono al suono di un piccolo jingle e Tony e Steve precedettero l'ingresso in salotto del curioso quartetto di individui. L'ultimo a uscire in particolare, che aveva dovuto stare piegato di lato per entrare nell'ascensore, aveva l'aspetto di un grosso albero con braccia e gambe.

Ci fu una frazione di secondo di silenzio, poi Peter mise a fuoco Rocket ed estrasse il cellulare dalla tasca con una mossa rapidissima "FIGO!! un procione mutante!!" esclamò puntando la fotocamera verso di lui che si illuminò con il flash. Neanche il tempo di dire una parola che Rocket aveva gridato "è una trappola!" e sfoderato da non si sa dove una specie di cannone al plasma, l'aveva puntato contro il ragazzo, Drax aveva sguainato i coltelli e Quill la pistola; di fronte, una frazione di secondo dopo, Wanda si era lanciata in avanti accendendo di magia rossa le sua mani.

Steve e Tony si buttarono in mezzo al gruppetto a braccia spalancate "non è un'arma! Tranquilli non è un'arma!" gridò Steve "Wanda abbassa le mani" gli fece eco Tony, più calmo. Quill gettò una rapida occhiata alla situazione: le due donne spaventate dietro al gruppo, la faccia confusa del ragazzino e lo sguardo fermo di Steve, poi i suoi che non accennavano a desistere. Così decise di fare la prima mossa, lasciò che la pistola puntasse in alto e sollevò anche l'altra mano in segno di resa "ok, ok..." disse "Rocket.. Drax" "non mi fido!" protestò il procione "quel coso ha un puntatore!" Wanda, dopo aver scambiato una rapida occhiata con Quill, abbassò anche lei la guardia facendo un passo indietro per testimoniare arrendevolezza e anche Drax rilassò impercettibilmente le spalle.

"non è un puntatore" intervenne Tony prendendo il telefono dalle mani di Peter e porgendolo a Rocket "è un telefono cellulare" spiegò mentre il procione, non sentendosi più sotto tiro, abbandonava anche lui l'arma e si rigirava in mano il telefono "è innocuo, serve a chiamare persone lontane, i giovani d'oggi lo utilizzano principalmente per fare fotografie" aggiunse sottolineando il 'giovani d'oggi' con una leggera sberla sulla nuca di Peter che, imbarazzato per aver creato tutto quel casino, non protestò nemmeno.

Rocket sbuffò "si beh... ok, siamo un po' nervosi" concesse mentre Drax rinfoderava i coltelli "e tu perchè non me lo hai detto che era un telefono cellulare!!" rimbeccò subito a Quill. Il ragazzo arrossì lanciandogli un'occhiataccia "l'ultima volta che sono stato sulla Terra i telefoni stavano ben saldi ancorati alle pareti!" masticò tra i denti "Io sono Groot.." intervenne Groot a quel punto, divertito che Rocket involontariamente si fosse sparato il flash in faccia "no. Non ti comprerò un telefono cellulare" gli rispose seccato il procione, infilandosi poi l'oggetto in tasca con una disinvoltura disarmante "hei!" intervenne Peter a quel punto ma Steve lo fermò con un cenno della mano "cerchiamo di stare tutti calmi e sediamoci ok?" propose "cerchiamo di fare il punto della situazione"

 

Dopo poco tutti erano accomodati nel salotto della base. Bruce, richiamato dal laboratorio, studiava con curiosità i nuovi arrivati, sentendosi di colpo non più il più strano del gruppo. Pepper osservava la scena appoggiata allo stipite della porta, domandandosi quando era successo che cose come un procione parlante, un uomo seminudo completamente tatuato e una specie di pianta, che siedono nel suo salotto, fossero diventate normali. Peter stava seduto accanto a Groot, indeciso se rimanere a fissare le foglie sulla sua testa, che sembravano muoversi di vita propria, o il rigonfiamento sul giubbetto di Rocket dove sapeva esserci il suo telefono. May si presentò con un vassoio colmo di bicchieri d'aranciata. Solo Rod accettò e Tony le rivolse uno sguardo scettico con un sopracciglio alzato. Lei fece spallucce, come a dire che ci aveva provato.

"ci credo che hanno bisogno del nostro aiuto" disse Drax con tono analitico osservando prima la sedia a rotelle di Rod e poi due delle tre donne nella stanza "il loro esercito è formato da signore e storpi" aggiunse avvicinandosi a Quill. Rod sollevò un sopracciglio, non offeso ma di certo sorpreso dall'uscita. Quill nascose il viso nel palmo della mano "Drax, se ti avvicini ma non abbassi la voce anche loro possono sentirti" soffiò tra i denti imbarazzato "ho solo detto la verità" fece spallucce lui.

"voi...sembrate conoscere già quel tipo, quel... Thanos, giusto?" fu Steve, ancora, a cambiare prontamente argomento. Quill annuì "la ragazza che era con noi, quella che..." "quella che è stata rapita" lo aiutò Tony "già..." "è sua figlia" intervenne Rocket facendo strabuzzare gli occhi dei presenti "ma lo odia!" si affrettò ad aggiungere Quill "è tutta la vita che tenta di ucciderlo, o almeno di fermarlo" Drax annuì "parola mia, non esiste qualcuno che odi qualcun altro più di Gamora con Thanos" "qual è il suo scopo? il suo vero scopo intendo" incalzò Bruce, centrando il nocciolo della questione. Lo sguardo di Quill si fece ancora più grave "beh... lui ha delle idee tutte sue su come salvare l'universo" spiegò "da quello che Gamora mi ha detto, lui pensa che ci sia un grave problema di sovraffollamento, che presto l'universo collasserà per questo, e ritiene che l'unico modo di salvarlo sia.." "sterminare la metà esatta della popolazione dell'universo" intervenne Drax. Il gelo piombò nella stanza "il bello è che quel tipo si crede un santo, dice che lo farà in modo del tutto imparziale e casuale" aggiunse Rocket. La sua voce come una lama affilata nel silenzio pesante che era calato.

La Terra ne aveva viste tante, ma una tale manifestazione di follia era davvero inedita.

"e per quanto riguarda la gemma?" fu Wanda a rompere il silenzio "quella che sta cercando" spiegò trapassando gli interlocutori con i suoi occhi magenta, mentre si tormentava l'unghia del pollice.

"avrete notato il suo guanto d'oro" spiegò Rocket "quelle incastonate sopra si chiamano gemme dell'infinito. Lui ne ha già due, quando le avrà tutte e quattro, grazie a quel guanto sarà in grado di portare a termine il suo scopo semplicemente schioccando le dita" "nel senso che sarà per lui molto facile?" azzardò Peter, domandandosi cosa mai lui e le sue ragnatele potessero fare in una situazione del genere "no" rispose Rocket "proprio in senso letterale" "oh porca merda!" si lasciò scappare Rod, ma probabilmente interpretando il pensiero di tutti gli Avengers.

"se è venuto qui è perchè sa che una delle due pietre è su questo pianeta" continuò imperterrito Rocket "direi che il primo passo sarebbe impedire che la trovi, magari trovarla prima noi" propose.

A questo punto tutti gli Avengers si scambiarono un'occhiata "Wanda..." disse Rod appoggiandole una mano sulla spalla "di qualcuno dobbiamo fidarci" la incoraggiò Steve suscitando la curiosità dei guardiani. La donna sospirò annuendo "e se vi dicessimo che..." disse titubante "noi sappiamo dov'è?" Quill balzò in piedi "dove??" Wanda sospirò ancora, cercando lo sguardo di Steve in cerca di rassicurazione. Lui le fece un sorriso dolce, appena accennato, e lei si alzò e sparì dalla porta diretta al corridoio degli alloggi, ricomparendo poco dopo scortata da Visione che, con passo sicuro e sguardo fiero, avanzò nella stanza. Rocket si precipitò da lui e lo scalò come un albero mentre Drax e Quill esclamavano coloritamente il loro stupore. Visione lanciò uno sguardo perplesso a Tony mentre il procione esaminava da molto vicino la gemma sulla sua fronte. Lui lo rassicurò con un gesto della mano.

"è autentica!!!" proruppe Rocket incredulo "come è possibile che sia incastonata in una forma di vita! Quill! il tuo pianeta è più strano del previsto!" "Visione non è esattamente una forma di vita" intervenne Bruce sistemandosi gli occhiali "almeno non interamente" aggiunse "diciamo che è unico nel suo genere" Visione parve imbarazzato e sorrise appena "al momento non so se sia una fortuna o una maledizione" disse con tono calmo.

"certo che è una fortuna!!" esclamò Rocket euforico "è un'enorme fortuna!! Finchè sarà su di te non sarà sul guanto di Thanos! dobbiamo tenere in vita quest'essere il più a lungo possibile!" aggiunse indicandolo "quest'essere ha un nome!" lo rimbeccò in tono acido Wanda "hei bellezza non prendertela, ma mi hai guardato bene? il tuo fidanzato non è la cosa più strana che ho visto" il clima sembrava improvvisamente più disteso davanti a quella che sembrava la prima buona notizia da giorni ma Quill ci tenne a riportare tutti con i piedi per terra

"anche senza tutte le pietre, in ogni caso, Thanos è estremamente potente" disse "si dice che nessuno che si sia opposto a lui fin ora sia sopravvissuto. Anche se sbaragliassimo il suo esercito, lui rimane un avversario terribile, senza contare che la sua astronave è impenetrabile, non si sa neanche perchè" di nuovo il gelo. Peter gettò un'occhiata prima a May e poi a Tony, cercando di interpretare la sua espressione, per capire se avesse paura, ma lui come al solito, se ne aveva, non la mostrava. Wanda aveva ripreso a tormentarsi l'unghia del pollice mentre Rocket continuava ad esaminare Visione, muovendogli la testa tra le zampe come se stesse decidendo da che lato sbattere una noce di cocco contro un tronco per romperla. Bruce improvvisamente sembrava essere con la testa da un'altra parte. Lo sguardo lontano. Si domandava se non potesse essere Hulk la soluzione... ma a quale prezzo?

Rod guardò il viso di Steve tendersi risoluto "Capitano..." "qualsiasi cosa sarà la affronteremo" disse lui, spezzando il teso silenzio con tono deciso "come abbiamo sempre fatto, dopotutto siamo gli Avengers, giusto?" e nel dire questo gettò un'occhiata a Tony che annuì "come sempre" continuò Steve "se non riusciremo a salvare la Terra, allora vorrà dire che la vendicheremo. Affronteremo Thanos e troveremo il modo di fermarlo. Non importa quanto lui sia un osso duro"

Il fiero discorso del Capitano venne interrotto dal mugugno di disapprovazione di Drax che, con sguardo grave e braccia incrociate scuoteva la testa "ti inganni, non credo proprio che il segreto della sua forza risieda nelle ossa" Quill e Rocket si sbatterono contemporaneamente un mano sulla faccia mentre May e Peter venivano scossi da un lieve tremito per non ridere

"ma che problemi ha lui?" chiese sinceramente interessato Tony a Quill "in ordine alfabetico o cronologico?" sospirò il ragazzo. Rod a quel punto si fece avanti nel salotto spingendo la sedia a rotelle "ossa o no dobbiamo stilare un piano d'azione" disse "le priorità sono tenere Visione al sicuro e..." "io vorrei contribuire" rispose serafico ma deciso "posso aiutare in battaglia" "non esiste" tagliò corto Rocket "è troppo importante che quel Titano pazzo non prenda la gemma, noi ce la caviamo" Visione si irrigidì impercettibilmente, solo Wanda che gli stava accanto poté notare le vene sulle sue mani gonfiarsi un po' di più "quindi dovrei rimanere qui nascosto? mentre voi tutti rischiate le vostre vite contro gli invasori?" il suo tono non era cambiato, ma la ragazza sapeva che era in collera invece "è necessario" gli disse Rod con voce dolce voltandosi verso di lui "non è un nascondersi.. è solo fare ciò che è più logico" Visione lo guardò per un attimo prima che anche Tony prendesse la parola "tu sai che è giusto, hai già calcolato che è così" disse appellandosi al suo lato robotico "ed è proprio questo che detesto" rispose lui laconico, poi rivolse un ultimo sguardo a Wanda e abbandonò la stanza. Evidentemente la sua coscienza umana non riusciva a venire a patti con quella logica ritirata. Rod sospirò e Steve annuì deciso nella sua direzione "gli passerà..." Rod annuì a sua volta e tornò a parlare al gruppo "dicevo... terremo Visione al sicuro e nel frattempo metteremo in cima alla lista il recupero della ragazza, di..." gettò un'occhiata a Quill "Gamora" "di Gamora. Una volta in salvo lei, così da non dover più temere ritorsioni, penseremo ad un attacco più massiccio" Quill gli sorrise grato di quanto aveva detto, e anche Steve annuì approvando "il problema.." osservò Peter fermandosi poi un istante in imbarazzo quando tutti si girarono dalla sua parte, si schiarì la voce "il problema è COME entrare nell'astronave a riprendere Gamora. Non so se avete notato che è impossibile avvicinarsi, sono stato ore davanti alla televisione a vedere i tentativi dell'esercito" "l'esercito non ha certo le nostre armi" gli fece notare Tony "ce le avrebbe se non avessi voluto tenere i tuoi giocattoli tutti per te" lo pungolò a quel punto Rod, che non aveva mai digerito questo lato infantile di Tony sulla gestione dei suoi armamenti "oh! davvero tu daresti qualcosa di più di una pistola d'acqua in mano al generale Ross???" lo rimbeccò lui offeso "il punto!" si intromise Pepper fermando sul nascere il battibecco "è che non importa quanto le armi siano forti" riprese a voce più bassa una volta ottenuta piena attenzione "ho visto anch'io i servizi del TG e, quel che Peter non è riuscito a dire, è che qualsiasi corpo estraneo tocchi l'astronave viene disintegrato, da una specie di sbalzo termico di energia. L'unica cosa tollerata sono gli alieni quando provano a rientrare"

Un breve silenzio pensoso inghiottì il salotto, poi d'un tratto "memoria tattile" tutti si voltarono verso l'angolo più esterno del divano su cui si era mimetizzato Bruce. Si erano quasi dimenticati che fosse lì tanto era stato taciturno fino a quel momento. L'uomo si sistemò nervosamente gli occhiali sul naso, incrociando lo sguardo con Tony come a chiedere se non ci avesse pensato anche lui "ci deve essere una qualche traccia biologica che permette agli alieni di non essere vaporizzati. Una specie di password" si affrettò a spiegare davanti allo sguardo pallino di Drax e Quill "però biometrica" Tony annuì vigorosamente, riattivato da quella possibilità che il suo amico gli aveva spalancato davanti "la testa! Sono sicuro che nella testa c'è la risposta!" "hem...la testa?" si intromise Rocket tirando il pantalone di Tony "è una metafora? no perchè a me non piacciono le metafore. Drax non le capisce e nemmeno Groot, e vi avverto, Groot diventa nervoso quando si sente preso in giro" "no, una testa vera!" lo bloccò Peter con una luce eccitata nello sguardo "di uno di quegli alieni brutti. Oh senza offesa, non era per intendere che tutti gli alieni sono brutti, voi non siete brutti, siete solo" "è giù in laboratorio" lo fermò Tony afferrandogli la spalla saldamente con una mano, prima che finisse di scavarsi la fossa

"gliel'ha staccata una delle nostre DONNE" ci tenne a sottolineare Pepper ammiccando all'indirizzo di Drax con un sorrisino bastardo. Bruce interpretò correttamente lo sguardo eccitato di Rocket e sorridendo disse "volete vederla?"

 

INTERNO DELL'ASTRONAVE ANELLO - NELLO STESSO MOMENTO

 

Gamora sollevò di scatto la testa della ginocchia quando avvertì il tremito d'energia della porta della sua cella che si dissolveva. Si morse il labbro, maledicendosi per aver ceduto alla stanchezza, e balzò in piedi. Si trattenne a stento quando Fauce D'Ebano fece il suo ingresso nella cella scortato da due guardie. Sapeva che, anche nell'improbabile caso in cui fosse riuscita a sopraffarlo, non sarebbe riuscita a lasciare la base indenne.

"Sorrido, figlia di Thanos, nel rivederti finalmente a casa" la salutò con falsa voce melliflua l'essere "risparmiami la scena" ringhiò lei fronteggiandolo a muso duro "questa non è mai stata casa mia".

Fauce D'Ebano si esibì nella grottesca riproduzione di un sorriso tirato e ignorò le sue parole "ti sta aspettando" disse solo muovendo poi la mano come per farle strada. Gamora occhieggiò per un istante gli alieni della scorta. Avrebbe potuto metterli fuori combattimento senza fatica ma Fauce D'Ebano era in possesso di poteri mentali non indifferenti, senza contare che, con la coda dell'occhio, aveva intravisto la punta dello stivale di Astro Nero, che aspettava fuori della porta. Thanos, a scanso di equivoci, aveva mandato anche un po' di forza bruta. la ragazza indurì lo sguardo ancora di più e a testa alta uscì dalla cella, incamminandosi senza bisogno di essere guidata verso la sala comandi.

 

Thanos scese dal suo scranno non appena la vide entrare "figlia mia" la salutò "non sono tua figlia" ribattè lei immediatamente "non lo sono mai stata" Il titano si fermò un istante a sentirle pronunciare quelle parole, poi ghignò "non rinnegare il passato Gamora, abbiamo fatto cose eccezionali insieme" le disse "ricordi? quante missioni... quanti assassini, dolorosi ma necessari" "non c'è mai stato alcun insieme!" urlò a questo punto Gamora, con voce leggermente rotta. Questo atteggiamento di Thanos le rievocava alla mente la sua infanzia dolorosa, fatta di paura e plagio mentale "non lo capisci o fai finta di non capirlo?! Ero costretta! tutto ciò che ho fatto per te lo facevo per paura! Perchè era la mia vita o quella di chi uccidevo!!" prese un lungo respiro distogliendo lo sguardo, per tentare di riprendere il controllo davanti a lui "ma sei rimasto indietro" disse a voce bassa piantandogli poi gli occhi scuri in faccia "sono anni che non sono più l'arma alla fine del tuo braccio, e non mi avrai mai più... puoi anche uccidermi adesso e risparmiare tempo" Thanos parve ora sinceramente offeso da quelle parole e le si avvicinò di più provando a prenderle il mento tra le grosse dita. Lei si scostò con rabbia "è per questo che pensi ti abbia portato qui?" le disse "per farti tornare con me?" Gamora voltò gli occhi verso di lui ma non la testa "non mi serve più il tuo aiuto ormai, l'inevitabile destino dell'universo si compirà con o senza di te, mia cara" c'era della vera dolcezza in quel mia cara "che tu ci creda oppure no, io tengo davvero a te. Ti amo con tutto la forza con cui qualsiasi padre ama sua figlia" Gamora distolse di nuovo lo sguardo, mordendosi a sangue l'interno della guancia per trattenere una lacrima di rabbia. Quelle parole le facevano venire da vomitare!

Thanos le passò un possente braccio intorno alle spalle e la guidò verso l'enorme parete trasparente che dava sulla carcassa di New York "guardali, Gamora" disse costringendola con la sua stretta a non voltarsi "non sono che insetti per me, gli abitanti di questo inutile mondo. Insetti minuscoli che brulicano sotto i miei piedi, incapaci persino di destare la mia attenzione mentre li schiaccio. Eppure..." aggiunse spingendola con due dita sulla guancia a guardarlo in viso "la mia epurazione non riguarderà solo esseri così insignificanti. Sarà del tutto imparziale, del tutto CASUALE" Gamora si morse ancora l'interno della guancia "potrebbe coinvolgere anche noi, chi può dirlo" disse ancora Thanos "volevo passare questi ultimi giorni con te, averti accanto, prima dell'inevitabile" la ragazza a questo punto non riuscì a fermare la lacrima solitaria che le rotolò giù dalla guancia. Distolse ancora lo sguardo. Pazzia. Pazzia pura. Solo quella poteva essere la risposta a discorsi come quelli.

"vorrei che quel giorno mi avessi lasciata restare con mia madre" soffiò con voce di nuovo rotta "nella metà della popolazione che CASUALMENTE avevi selezionato per morire. Vorrei che non mi avessi mai notata tra la folla. Maledico ogni giorno quel momento, non per aver perso mia madre, ma per non averla seguita" Thanos si tirò su da lei drizzando la schiena, recuperando i numerosi centimetri d'altezza che li separavano. La lasciò andare e si voltò per fare alcuni passi verso la porta. Gamora, non sapeva neanche bene perchè, era sempre stata la sua sola debolezza. L'unica volta che aveva fatto uno strappo alla sua regola sull'imparzialità. Ricordava bene Gamma Corvi che la trascinava, fiera e combattiva come nessun altro, verso la schiera di abitanti che da lì a poco sarebbero stati fucilati. Lei come altri milioni di bambini quel giorno. Eppure lei gli aveva smosso qualcosa. Aveva visto in quel furore qualcosa di simile a lui, e lui l'aveva fatto, aveva infranto la sua regola più sacra. Aveva deciso, volontariamente scelto, di salvarla.

"vieni con me" disse laconico incamminandosi nel lungo corridoio oltre la porta "voglio mostrarti una cosa"

 

Sul malgrado l'aveva seguito lungo uno stretto corridoio in penombra. Astro Nero era ancora piantato a pochi centimetri da lei e si rigirava tra le mani l'alabarda come a sfidarla a fare un passo nella direzione sbagliata.

"Le gemme dell'infinito" la voce di Thanos che spezzava il silenzio rieccheggiò profonda nel corridoio silenzioso "sai quanto le ho cercate, me ne mancano solo due per compiere il mio destino. Sono venuto su questo pianeta di fango in cerca della gemma della mente, perchè è qui l'ultima volta che se ne è avuto traccia. Ma la gemma dello spazio...." fece una pausa drammatica "da quando è stato sottratto ai giganti del ghiaccio di Jotunheim se ne erano perse completamente le tracce... fino ad ora"

detto ciò si fermò davanti a una porta mimetizzata nella parete alla sua destra. Poggiò il palmo accanto ad essa e il profilo della porta si illuminò un istante prima di dissolversi e permettere l'accesso alla stanza: un buco di due metri per due. C'era qualcosa in un angolo. Gamora strizzò gli occhi nella penombra della stanza per tentare di mettere a fuoco quel fagotto indistinto di cose. Il ghigno di Fauce D'Ebano alle sue spalle anticipò di un istante la comprensione, che violenta come un pugno, la colpì in pieno stomaco. Gamora non riuscì a trattenere un'esclamazione di sorpresa e orrore nel riconoscere nell'ammasso di ferraglia sul pavimento l'occhio bionico di sua sorella Nebula. Si voltò di scatto, nascondendo involontariamente il volto contro il braccio di Astro Nero. Quel fagotto era Nebula! era lei... in pezzi.

"è stata una sorpresa sapere che tua sorella era a conoscenza dell'ubicazione del Tesseract" stava dicendo Thanos con atroce freddezza, mentre Gamora respirava con l'affanno per impedirsi di vomitare "è incredibile cosa si può apprendere nel corso di un amplesso occasionale..." commentò sinceramente colpito. Poi si avvicinò al mucchio e pescò la mano meccanica della ragazza, rigirandosela tra le dita nostalgico "catturarla è stato facile... molto meno convincerla a dirmelo, come vedi ho dovuto smontarla pezzo a pezzo" "smettila di parlare di lei come di una macchina!" gli urlò Gamora recuperando fervore "era tua figlia! Mostro! "alla fine sono stato fiero di lei" continuò Thanos rialzandosi "Nebula si è dimostrata estremamente resiliente alla tortura tant'è che non ha parlato, fino alla fine" Gamora lo guardò senza capire... ma allora come aveva saputo dove fosse il Tesseract?

"è per questo che ti ho portata qui" disse Thanos sembrando leggerle nel pensiero "per mostrarti quanto sei stata amata da questa famiglia. Alla fine Nebula ha rivelato l'ubicazione della gemma... solamente a te" spiegò accarezzando con due dita la gemma rossa, quella della realtà, incastonata sul suo guanto d'oro. Gamora sgranò gli occhi. L'aveva illusa. Le aveva mostrato, con il potere della gemma della realtà, lei. L'aveva convinta di star rivelando il segreto all'unica persona della quale si fidava. Gamora rivolse uno sguardo addolorato al mucchio di ferro nell'angolo, l'aveva ingannata sfruttando il suo amore. Cadde in ginocchio iniziando a piangere senza più riuscire a porre un freno.

"Vi lascio sole..." disse laconico Thanos uscendo dalla piccola cella "per mia fortuna la persona che possiede il Tesseract pare stia orbitando con un astronave proprio intorno a questo pianeta" Fauce D'Ebano mosse le dita della mano destra e ceppi di metallo incatenarono i polsi di Gamora alla parete "perdona le maniere scortesi figlia" spiegò Thanos voltandole le spalle e ignorando il suo urlo di rabbia "ma non posso permettere che tu metta a ferro e fuoco la mia nave mentre sono via, tornerò tra due giorni, anche meno se davvero la gemma dello spazio è sul quel relitto di nave".

 

 

 

28 LUGLIO 2018 - QUARTIER GENERALE AVENGERS - INTORNO A MEZZOGIORNO

 

Il rumore delle porte scorrevoli del laboratorio, che si spalancavano, fecero sollevare gli occhi di Bruce sopra la linea degli occhiali da vista che indossava. Tony, ovviamente senza camice da lavoro, avanzò verso la postazione dove lui stava lavorando ai dati emersi dall'analisi della testa aliena.

"Sei qui..." disse calmo Bruce tornando a lavoro "brillante intuizione, si vede che sei uno scienziato" scherzò Tony. Il labbro di Bruce tremò leggermente per trattenere un sorriso divertito.

Tony gettò un'occhiata incuriosita al residuato bellico che galleggiava pigramente nel liquido di conservazione: la testa, dalle sembianze umanoidi ma con chiaramente qualcosa di rettilesco nei tratti, era agghiacciante e al tempo stesso affascinante. Brandelli di carne strappata all'attaccatura del collo fluttuavano nel liquido simili a capelli. L'uomo fece un'esagerata boccaccia di disgusto "tutto a un tratto il mio laboratorio sembra il set di Jurassick Park" commentò "anche il ragazzo stamattina ha detto così" non riuscì ad impedirsi di ghignare questa volta, il professor Banner, davanti all'espressione di imbarazzato disappunto di Tony per l'accostamento.

"hai capito già qualcosa cervellone?" chiese "ben poco, sto aspettando le analisi dell'antibiogramma, per capire se possono essere sensibili a qualcosa presente anche su questo pianeta" spiegò Bruce porgendogli una cartellina con degli appunti che Tony abbandonò sul tavolo non appena l'altro gli diede le spalle "L'unica cosa certa è che la corazza che lo ricopre è parte integrante del suo corpo, e come tale può essere ferita" aggiunse "sono forme di vita a base di azoto.... ma non vedo come questo possa esserci utile".

Calò un imbarazzante silenzio, interrotto solo dal ritmico ronzio del miscelatore in azione e dal fruscio dei fogli della cartellina, che Tony aveva preso a sfogliare per darsi un contegno.

"Tony senti..." disse Bruce a un certo punto "ecco... mi dispiace per ciò che ti ho detto ieri sera" ammise "e anche per ciò che ho detto di Peter. Non posso credere di averlo detto in sua presenza..." aggiunse passandosi una mano sul viso con aria colpevole. Tony chiuse la cartellina distogliendo lo sguardo di scatto e mordendosi l'interno della guancia. Maledizione! Era andato in laboratorio con quasi il solo scopo di dirgli quelle esatte parole lui! E invece Bruce lo aveva anticipato, non che non ne avesse avuto il tempo tra l'altro! Ma che diavolo di problema emotivo aveva?????

"io....non posso più farlo sai?" la voce di Bruce lo fece voltare di nuovo a guardarlo "intendo diventare Hulk" un sopracciglio alzato di Tony lo incoraggiò a continuare a parlare "non nel senso che non POSSO letteralmente" sbuffò mettendosi a sedere su uno sgabello e lasciando crollare braccia e spalle tra le gambe "ma se lo facessi... non potrei più tornare indietro, lo sento" Tony gli si avvicinò "in che senso?" Bruce abbassò lo sguardo sospirando ancora "Tony... sono stato Hulk per due anni consecutivi, mentre ero via. Non era mai successo... sento che sta prendendo il sopravvento, credo sia dipeso dalle radiazioni gamma che avvolgevano il pianeta discarica in cui sono stato, se lo lasciassi uscire ancora..." fu Tony a concludere la frase "sarebbe per sempre" Bruce distolse lo sguardo togliendosi gli occhiali, fingendo di doverli pulire per tenersi le mani occupate "beh.. la soluzione mi sembra semplice" tagliò corto Stark "lasciamo il ragazzone a riposo, tu non partecipi alle battaglie, e stai solo qui a fare le tue cose da cervellone" "non lo so Tony" Bruce tornò a guardarlo, il tono esasperato "e se lui fosse la soluzione? se lui potesse affrontare quel Thanos ad armi pari?" Tony sbuffò una mezza risata "questo è sempre stato il tuo problema... ti credi il centro del mondo... che tutto nel bene o nel male dipenda da te" Bruce scoppiò a ridere "oh detto da te poi!" Tony sorrise di rimando abbassando lo sguardo "non posso perderti ancora" disse semplicemente, ammutolendo Bruce "in questi due anni non ho mai perso la speranza di vederti tornare" spiegò Stark allontanandosi per aprire un cassetto chiuso a chiave poco lontano. Ne estrasse una pennetta USB a forma di sashimi e la lanciò al professore, che la afferrò al volo non senza una certa difficoltà "lì dentro c'è la formula di una nuovo siero che ho elaborato, le molecole di Astato, in vitro, inglobano e divorano le molecole gamma, non sono certo che funzioni ma è una possibilità" Bruce strabuzzò gli occhi, guardando la pennetta con quella vena di folle speranza che Tony non gli vedeva su da parecchio tempo. Sorrise.

"mi appassiona vedere Hulk che spacca tutto, davvero" gli disse "ma io ho sempre preferito te". Bruce lo guardò, con quel misto che gratitudine e stupore che Tony suscitava quando faceva cose del genere. Qualsiasi cosa stesse per dirgli venne interrotta dall'arrivo non esattamente in sordina di Rocket nel laboratorio

"bene bene bene... non vedo l'ora di metterci le mani sopra, possiamo tirarla fuori da lì?" esclamò sfregandosi le zampe. Bruce strinse nel pugno la pennetta e Tony arraffò di nuovo la cartellina fingendosi occupato "pericolo! pericolo contaminazione! Ingresso di fauna non autorizzata nel laboratorio!" Gracchiò il computer a volume altissimo mentre ferrovecchio compariva dal nulla e inondava Rocket a tradimento di soluzione disinfettante pressurizzata! Rocket snocciolò il record terrestre di parolacce in un minuto, scagliando una piccola bomba elettrica che mandò in corto ferrovecchio sotto lo sguardo basito dei due scienziati.

"MA CHE DIAVOLO E' QUEST'AFFARE!!" urlò Rocket "mi manca Jarvis..." confessò Bruce a Tony "anche a me"

Pepper comparve sulla porta del laboratorio proprio in quel momento e, dopo un'occhiata incuriosita al disordine, forte ma non inedito, si avvicinò a Tony "dovreste venire su" disse con urgenza "cos'altro è successo?" chiese Bruce esasperato "non cosa, ma chi" lo corresse Pepper tornando poi a guardare Tony "è appena arrivata una donna, una guerriera sembra, con armatura, spada e tutto il resto... una gnocca da paura tra l'altro" "ed è arrivata in pace o no?" chiese Rocket emergendo dalla nuvola di schiuma e sgrullandosi il pelo come un cane "in pace credo.." disse Pepper incamminandosi, seguita dappresso dai tre "ha detto che ha delle informazioni importanti ma... e qui cito testualmente... conferirà unicamente con l'agente Clint Barton, diversamente porterà i suoi segreti nella tomba"

 

AL PIANO DI SOPRA

 

Rod si affacciò da dietro l'angolo spiando in salotto, dove la guerriera sedeva dritta come un fuso sul divano, guardando davanti a se senza quasi sbattere le palpebre. I suoi capelli nero corvo rilucevano sotto la luce al neon delle lampade di design della sala. Gli occhi verdi avevano uno sguardo fiero e penetrante.

"che sarà venuta a fare?" la voce sussurrata proveniva da Peter che, accovacciato accanto alla sua ruota sinistra allungava il collo per vedere meglio "ha detto che lo dirà soltanto a Clint" gli rispose Rod "ma come la conosce questa gente?" "avete visto che bella?" gli fece eco Happy da dietro le spalle, in piedi "ma perchè tutte le fighe vengono a cercare lui? è anche sposato! Mai una volta che una così venisse a chiedere di me!" borbottò "ha detto come si chiama?" Chiese May sporgendosi appoggiata alle spalle di Peter. Fu ancora Rod a rispondere "mi sembra che abbia detto di chiamarsi Sif..."

 

 

28 LUGLIO 2018 - INTORNO A MEZZOGIORNO - CASA DI BARTON

 

Laura mescolò il minestrone che sobbolliva placido sul fornello. Era quasi pronto. Guardò l'orologio appeso alla parete di fronte a lei e annuì soddisfatta. Mentre stava decidendo se aggiungere alla sua porzione formaggio o peperoncino, la porta di casa alle sue spalle si spalancò di botto, facendola sobbalzare e soffocare un'esclamazione di spavento. Si voltò di scatto e l'espressione spaventata di sciolse in un sorriso e un sospiro "oddio Clint... mi hai fatto prendere un colpo!" soffiò ridacchiando "che ci fai qui?" poi si voltò per tornare a dare attenzione al minestrone "in ogni caso spero tu abbia fame perchè è quasi pronto..." chiocciò "e i bambini saranno qui a momenti, sono andati a giocare dai vicini"

La voce di Clint alle sue spalle però, la fece rabbrividire nuovamente "dimmi... il tuo nome è veramente Laura, almeno?" era calma... ma glaciale. Improvvisamente la donna fu attraversata dalla totale consapevolezza di cosa quella strana domanda significasse. Lui le vide drizzare la schiena, irrigidire le spalle. Mosse un paio di passi verso di lei e subito la vide voltarsi di scatto, brandendo un coltello da cucina che aveva afferrato con una mossa rapidissima, e con dipinta sul volto un'espressione feroce ma fredda, al tempo stesso. Il briciolo, che neanche sapeva di avere, di speranza che fosse tutto falso ciò che Fury gli aveva confessato, si sgretolo come sabbia al vento. Laura aveva il respiro affannoso e gli occhi spalancati non battevano le palpebre. Si capiva che aveva paura, una paura fottuta di ciò che lui avrebbe potuto fare ora che sapeva la verità.

Clint tuttavia non sollevò neanche le braccia in segno di difesa da quel coltello. Voltò invece il viso di lato mordendosi il labbro inferiore a sangue per trattenere delle lacrime che non poteva permettersi di versare. Sopratutto davanti a quella donna. già... quella donna. Non sua moglie, non la sua Laura. Non era mai stata niente che potesse essere definito suo. "Come hai potuto..." soffiò forzandosi a guardarla "come hai potuto accettare di prestarti a una cosa simile, come hai potuto acconsentire a fare questo della tua vita" Laura sgranò gli occhi, parlava di lei... non di sè stesso? "ma che razza di strano essere sei?" la incalzò lui, questa volta con rabbia "hai accettato di avere un figlio da me, Dio santo... mi viene da vomitare... anche quello era solo lavoro?"

Laura abbassò il coltello. Ora veniva anche a lei da vomitare. Ora che ciò che aveva fatto le era stato sbattuto in faccia con tanta franchezza. Lui fece un altro passo e lei rinsaldò la presa "non avvicinarti!" gli urlò "non avvicinarti agente Barton, o io..." si fermò... consapevole anche lei di quanto qualsiasi suo tentativo di attacco sarebbe stato quantomeno ridicolo, davanti alla leggendaria abilità del suo avversario. Presa da un raptus di paura gli scagliò contro il coltello, con l'abilità di chi è stato addestrato, costringendolo a schivarlo, e approfittando dell'istante di distrazione per uscire dalla finestra aperta dietro il lavandino e correre alla macchina. Clint spalancò la porta e la seguì, senza avere una reale intenzione di prenderla... per dirle cosa poi? La vide salire sul loro fuoristrada ammaccato e infangato e sgommare violentemente sulla strada sterrata, allontanandosi a tutta velocità dalla casa. Solo allora si rese conto che dal sentiero che portava al boschetto erano comparsi i suoi figli, e che avevano assistito basiti alla fuga della madre. Kael aveva un'espressione interdetta e guardava vicendevolmente la macchina allontanarsi e il padre sulla soglia di casa. Fu Mary a parlare, un attimo dopo aver posato il fratellino Nathaniel a terra "papà..." soffiò con un filino di voce "ma che è successo?"

Clint guardò i bambini, e il piccolo che, inconsapevole, era corso ad abbracciargli le gambe, con un moto di terrore. Si rese conto... che quasi non li riconosceva.

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Capitolo 6
*** cap 6 ***


28 LUGLIO 2018 - BROOKLIN

 

Natasha girò le chiavi nella toppa della porta del suo piccolo appartamento dandosi mentalmente della vigliacca. Fino a quel momento era stata molto impegnata con tutta una serie di missioni parallele che Fury le aveva affidato. Infiltrarsi, fingersi agente governativo, rubare/alterare/hackerare codici di vario genere. Tutta una serie di operazioni che stavano permettendo allo S.H.I.E.L.D. di contenere la follia di Ross in materia di contrattacco a Thanos. Come era sempre stato, gli Avengers avevano degli ordini... lei aveva i suoi.

Tutto ciò era stato molto comodo per lei nell'immediato, dato che Bruce aveva deciso di piombare, letteralmente, alla base e lei non aveva assolutamente tempo e testa di affrontarlo. Poi però gli ordini avevano smesso di arrivare, da qualche ora a quella parte. Non si era preoccupata, era abituata alle sparizioni di Fury. Certo era che adesso, con tutto quello che stava succedendo e lei che non aveva più nulla da fare, era giunto il momento di rientrare... ma lei non se l'era sentita e aveva borbottato al telefono con Stark che voleva fare un salto a casa per controllare lo stato del suo appartamento dopo il crollo.

 

Vigliacca.

 

Per di più detestava il fatto di sapere che Tony non ci era cascato neanche per un istante e ora probabilmente stava ridacchiando alle sue spalle.

Sospirò contemplando il vetro della sala sfondato e quelli che sembravano i resti di un overboard alieno sparsi in soggiorno. Comunque a parte questo nessun danno. Sarebbe potuta andare molto peggio. Aprì con uno scatto il telefono a conchiglia che usava per comunicare con Fury, sapendo già di non trovarvi nessuna chiamata salvifica. Sospirò ancora, dirigendosi verso la cucina a mettere su il bollitore del thé. Sapeva che non avrebbe potuto evitare Bruce in eterno. Glielo doveva. Il timido dottore non si meritava di credere di essere stato solo preso in giro. Anche se solo per un attimo, lei ci aveva creduto davvero... che potesse essere la risposta.

Si sedette al tavolo della cucina iniziando a soffiare leggermente sulla tazza fumante, e gettò un'occhiata all'unica foto di Clint che aveva ancora in casa. Era stata scattata in quella stessa cucina, e lo ritraeva in canottiera della salute con la testa incassata nelle spalle e lo sguardo addormentato, a cercare le risposte ai perchè della vita nella tazza di caffè che aveva davanti. Gliel'aveva scattata lei stessa qualche anno prima, dopo una leggendaria sbronza da 4 Luglio. L'aveva sempre fatta cosi ridere che non ce l'aveva fatta a privarsene dopo il ricondizionamento.

Già.

Il ricondizionamento.

Natasha aveva ingenuamente creduto che sarebbe riuscita ad affrontarlo. Così come aveva sempre affrontato tutto.

Quando si era accorta delle attenzioni di Bruce, che si erano fatte più decise da quando non trascorreva più ogni minuto del suo tempo con Clint, aveva perfino creduto che lasciarsi andare con lui fosse la cosa migliore. In fondo se Clint ora aveva una nuova vita e dei nuovi affetti, il fatto che cominciasse ad averne anche lei non avrebbe potuto che rendere più stabile il ricondizionamento.

Loro erano amici. erano sempre stati solo amici. E ora, pur rimanendo legati, avevano entrambe delle relazioni. Sembrava perfetto.

Poi il dottor Banner era così dolce, così puro nel suo provare sentimenti per lei, che riuscivano ad emergere anche mentre era Hulk, da commuoverla.

Sembrava perfetto.

 

Ma così non era stato.

 

Lei se ne era resa conto lucidamente proprio durante la battaglia contro Ultron. Non erano mai stati vicini come in quel periodo. Ma poi, proprio dentro casa di Barton e di sua 'moglie' Bruce le aveva detto una frase. La ricordava come fosse ieri, e ancora le faceva male: "che facciamo, scompariamo?"

Erano le stesse esatte parole che le aveva detto Clint quella maledetta sera. La sera in cui lei aveva accettato di farlo. In cui aveva creduto di poter davvero scomparire. Ma a quella sera era seguita una mattina... e lei, come da ogni bel sogno, si era svegliata.

 

E allora non ce l'aveva fatta. Non ce l'aveva fatta a mentire a se stessa e lasciarsi andare con Bruce. Perchè quello era stato il giorno in cui aveva capito che tutto poteva sopportare, a tutto poteva mostrarsi razionalmente indifferente... meno che ai suoi sentimenti per Clint.

Perciò aveva fatto ciò che sapeva fare meglio. Aveva messo davanti a qualsiasi cosa la missione, aveva tradito la fiducia di Bruce, l'aveva buttato giù da un dirupo perchè "ora le serviva l'altro" e aveva così simbolicamente messo fine a qualsiasi relazione potesse sbocciare tra loro.

 

Girò le spalle alla foto di Clint e si alzò velocemente lasciando la cucina. Si lasciò cadere al centro del letto con le braccia spalancate e chiuse gli occhi. Un'ora. solo un'ora e sarebbe ripartita. Se lo giurò. Aveva bisogno solo di un'ora.

 

 

28 LUGLIO 2018 - QUARTIER GENERALE AVENGERS - NELLO STESSO MOMENTO

 

I cervelloni stavano chiusi nel laboratorio da ore. Alla base non c'era granchè da fare nella febbricitante attesa di sviluppi. May e Pepper stavano studiando (da eccessivamente vicino) lo schermo di un computer sintonizzato sul sito di un supermercato on-line. Pepper aveva fatto notare che con tutta quella gente in più in casa era necessario provvedere a delle scorte alimentari. Rod era andato con Happy alla C.I.A., si era immolato per andare a parlare con il generale Ross dei possibili utilizzi bellici di quei tre giorni di stasi, Wanda era uscita con Steve alla ricerca di pezzi di tecnologia aliena da portare ai cervelloni per integrare le loro ricerche e Visione si stava occupando dei parametri vitali di Thor, ancora incosciente nella culla al lavoro.

Quill, Peter e Drax invece erano in salotto, teoricamente con l'incarico di sorvegliare la nuova arrivata, Lady Sif, che non si era mossa dalla parete a cui si era poggiata braccia conserte, da due ore a quella parte. Nella pratica Quill stava con le cuffie, sbracato sul divano con i piedi sul tavolo a far rimbalzare al muro una pallina matta e Drax era seduto di fronte a lui, immobile come una statua, fisso sulla donna guerriero, talmente tanto che Peter aveva l'impressione stesse diventando parte integrante dell'arredamento.

Gonfiò le guance per trattenere uno sbuffo. Voleva andare in laboratorio ma temeva di essere cacciato via come l'ultima volta. in più Sif lo metteva in una certa soggezione. Si domandava, nel caso in cui avesse deciso di andarsene, come era materialmente possibile fermare una femmina del genere. Si toccò il polso dove teneva sempre legato lo spara-ragnatele. Forse avrebbe potuto imbozzolarla e appenderla a testa in giù al soffitto come avrebbe fatto un vero ragno? Tremò leggermente per soffocare una risata.

In quel momento da dietro l'angolo del corridoio qualcosa attirò la sua attenzione. L'uomo albero, in un fallitissimo tentativo di nascondersi, gli stava facendo cenno di avvicinarsi.

Incuriosito Peter gettò un'ultima occhiata a Lady Sif e si alzò.

 

"cosa c'è?" gli chiese mentre quello si guardava intorno. "io sono Groot..." sussurrò. Poi allungò una mano verso la sommità della sua testa. Il fogliame che lo ricopriva si mosse animato di vita propria e tra le fronde comparve il cellulare di Peter. Groot lo prese e timidamente glielo porse. Il ragazzo sgranò gli occhi

"glielo hai preso???" esclamò afferrandolo prima che la pianta ci ripensasse. Lui annuì "beh grazie amico!" sorrise Peter "io sono Groot?" disse a quel punto lui indicando l'oggetto, ricurvo in avanti. "come funziona?... vuoi dire??" Groot annuì ancora "beh ecco.. vedi?" iniziò a spiegare Peter accostandosi a lui per mostrargli lo schermo "essenzialmente, qui ci sono i numeri, e li schiacci per chiamare le persone che conosci. Con questo..." disse aprendo per un attimo whatsup "mandi i messaggi... e con questa ci scatti le foto" concluse accendendo la fotocamera "vuoi provare?" "io sono Groot!" accettò con entusiasmo.

Peter si accostò il più possibile all'uomo albero alzandosi sulle punte dei piedi e iniziando ad inquadrarsi con la telecamera frontale. Arrivava si e no fino all'ombelico di Groot.

 

ma poi gli uomini pianta hanno l'ombelico?

 

 

"piegati un po'!" gli disse tirandolo. Groot si chinò di lato e sgranò gli occhi a vedere il suo viso riflesso dalla fotocamera "io sono Groot!" esclamò "forte vero?" commentò Peter divertito da quell'essere di 4 metri emozionato come un bambino "adesso scatto, non dare in escandescenza per il flash"

 

La fotocamera illuminò per una frazione di secondo il corridoio proprio mentre il suono del campanello distraeva Drax dalla sua stasi. Pepper andò ad aprire mentre Quill diceva "peccato Drax, altri cinque minuti immobile e avresti battuto il record intergalattico di inutilità" "perchè... tu lanciando la pallina al muro che contributo staresti dando?" gli rispose piccato lui.

"mio dio Clint! Che è successo?!" l'esclamazione concitata di Pepper fece voltare tutti verso la porta.

Clint Barton avanzò nell'ingresso di casa con un'espressione indecifrabile sul viso. Portava per mano una ragazzina e un bambino seduto sull'altro braccio. Dietro di lui entrò anche un ragazzetto. Anche i bambini avevano su un'aria da funerale.

Pochi istanti dopo le porte dell'ascensore si spalancarono e Tony, Bruce e Rocket si avvicinarono al gruppetto. I primi due con un'allarmata espressione interrogativa.

Tony aveva visto Clint con i figli sul videocitofono installato nel laboratorio. Cosa poteva averlo spinto a portare lì i ragazzi? E per di più senza Laura!

 

"che sta succedendo?" chiese Wanda comparendo in quel momento sulla porta ancora aperta. Steve dietro di lei allungò il collo, portava sotto braccio un grosso pezzo di lamiera.

 

Barton si guardò intorno in difficoltà poi si rivolse ai figli "ragazzi... entrate, andate là" gli disse facendo cenno con la testa al piccolo salotto. Kael, il più grande, si strappò il cappello dalla testa e obbedì, Mary dopo un istante di esitazione lo seguì. Il piccolo Nathaniel, capita l'aria che tirava, girò le spalle al gruppo di adulti e si aggrappò con tutte le forze al collo del padre. Clint si irrigidì, anche se prese a massaggiargli le spalle con la mano libera. Pepper allora si fece subito avanti sfoderando un gran sorriso "tesoro!" chiocciò in direzione del bambino. Quello si girò a guardarla incuriosito ma con la guancia saldamente appiccicata a quella di Clint "sono Pepper" gli disse la donna "senti... prima credo di essermi persa una bella barretta di cioccolato di là in cucina. Vuoi darmi una mano a ritrovarla?" sorrise. Il piccolo balzò su sorridendo a sua volta, poi si girò verso il padre con gli occhi sgranati in cerca di approvazione. Clint smorzò un piccolo sorriso "ma certo, vai" annuì. Il piccolo non se lo fece ripetere due volte e allungò le braccine verso Pepper, che lo prese in braccio e lo portò con sè in cucina, lanciando da dietro le spalle un eloquente sguardo a Tony.

Tutti tornarono a dare attenzione a Barton che aggirò lo sguardo tra i presenti con aria grave

"vi devo parlare" disse "in privato"

 

Nel piccolo salotto Mary era andata a sedersi accanto a suo fratello sul divano. Un po' troppo vicino per i loro standard, ma data la situazione Kael non protestò. Entrambi erano un tantino intimiditi dallo strano essere a metà esatta tra un albero e un uomo che gli sorrideva, comodamente seduto sulla poltrona di fronte. La bambina gettò un'occhiata alle sue spalle al gruppo di adulti che confabulavano, poi si sporse per parlare all'orecchio di Kael

"guarda... c'è anche il dottor Banner" sibilò con un sorrisino eccitato "e con ciò?" le chiese lui annoiato, senza tuttavia impedirsi di sbirciare anche lui "com'è sexy..." commentò svenevole Mary "dio!" esclamò nauseato Kael "non ricominciare!" poi estrasse dalla tasca il cellulare e si mise a smanettare velocemente per farle intendere che non intendeva proseguire quella conversazione. "io sono Groot!" esclamò entusiasta l'uomo albero alzandosi in tutti i suoi considerevoli centimetri di altezza, e avvicinandosi per osservare l'oggetto del suo recente maggior interesse. Kael indietreggiò fino a salire seduto sulla spalliera del divano, imprecando tra i denti, e Mary gli si abbarbicò sopra. Peter a quel punto decise di intervenire e si lanciò in avanti per afferrare il braccio di Groot "calmo, calmo amico! Così gli farai venire un infarto! Tranquilli ragazzi, è a posto" lui si girò a guardarlo interrogativo "io sono Groot?" "devi sapere che da queste parti non è usuale che gli alberi se ne vadano in giro!" gli spiegò a bassa voce "io sono Groot!" esclamò contrariato lui "sì lo so che non sei un albero, ma fidati che lo sembri..." insistette Peter.

 

"ragazzo!" la voce di Tony che lo chiamava e gli faceva cenno di avvicinarsi catturò la sua attenzione. Peter gettò un'ultima occhiata ai bambini e poi si rivolse di nuovo a Groot "poi vi presento con calma e tutto andrà a posto ma ora tieniti alla larga ok?" poi senza aspettare risposta raggiunse Tony oltre il divano.

"senti..." gli disse l'uomo non appena lo ebbe a portata "la situazione mi sembra spinosa. Barton vuole parlarci in privato, ci chiudiamo di là" spiegò facendo cenno alle sue spalle, poi subito bloccò, facendo un passo in avanti, il gesto di Peter, che aveva fatto per incamminarsi "ho bisogno" aggiunse "che tu dia uno sguardo ai ragazzi adesso, è meglio non lasciarli soli" Peter sgranò gli occhi incredulo "cosa???" esclamò "voglio sentire anch'io! Avevi detto che ormai facevo parte..." "su non fare i capricci!" lo interruppe lui "dobbiamo parlare tra adulti, tu non c'entri niente" disse con voce più alta del necessario incuriosendo Peter che lo guardò sollevando un sopracciglio. Infatti subito dopo Tony gli si avvicinò a aggiunse sussurrando "assecondiamo Robin Hood, dopo ti spiffero tutto, tranquillo" Peter trattenne uno sbuffo di risata "ok!" disse recitando un tono scocciato "ma non è giusto!" anche Tony nascose un sorrisino divertito e si voltò per seguire gli altri.

 

Peter si sedette accanto a Mary sul divano e le rivolse un breve sorriso. Kael invece non lo stava guardando. Era più impegnato a tenere sotto controllo Groot che cercava di accattivarselo, con scarso successo, disegnando ghirigori con le liane che gli spuntavano dal collo.

"ciao" esordì la bambina "io sono Mary Barton" "sono Peter" rispose lui stringendo la manina che gli porgeva "sei il figlio del signor Stark? Papà non mi aveva mai detto che ne avesse" Peter si mosse a disagio e arrossì, come tutte le volte che gli ponevano quella domanda (chissà perchè capitava così spesso poi!) "n-no!" balbettò "come ti è venuta in mente questa idea?" la bambina fece spallucce "allora sei uno degli Avengers?" propose "hai un'identità segreta? Oppure ti trasformi in qualcosa?" lo incalzò "a me puoi dirlo sai? Sono brava a mantenere segreti! Pensa che" aggiunse con un espressione furba "tutti a scuola pensano che mio papà sia un commercialista!" Peter scoppiò a ridere. Quella bambina era indubbiamente la figlia dell'agente Barton, aveva la sua stessa ironia pungente.

 

28 LUGLIO 2018 - QUARTIER GENERALE AVENGERS - SALA RIUNIONI

 

Barton si guardò le mani in un misto di disagio e dolore, seduto su una sedia circondato da tutti gli altri in piedi. Il silenzio che aveva avvolto la stanza da quando aveva finito di raccontare, tutto d'un fiato, gli sconcertanti sviluppi della sua vita privata, era assordante.

Tony si sporse leggermente verso Steve alla sua sinistra e sussurrò tra i denti "io l'avevo detto che quelli erano agenti di piccole dimensioni" ciò gli fece guadagnare una gomitata nelle costole che gli strappò un piccolo mugugno di dolore. Fu Wanda a rompere davvero il silenzio "ma... si può fare?" esclamò esterrefatta "cioè, è veramente possibile fare una cosa del genere?" "so che sembra assurdo" le disse Clint "ma è così... ora che l'ho scoperto ho nella memoria entrambe le versioni della mia vita" spiegò facendo dei movimenti con le mani intorno alle tempie "che si accavallano, si mescolano!" sospirò "ho un mal di testa indescrivibile da giorni, e una gran confusione" concluse prendendosi la testa tra le mani e facendola scendere fin quasi in mezzo alle ginocchia.

"e Nat?" la voce di Bruce, che più di tutti era rimasto atterrito da quelle rivelazioni, sembrò provenire da una specie di oltretomba "si insomma... anche a lei hanno fatto... tutto questo?" Tony si morse l'interno della guancia, sapeva perchè lo chiedeva. Clint ripensò a Fury che gli raccontava di come fosse stata lei a portarlo con l'inganno al laboratorio per il ricondizionamento. Lo stomaco gli fece così male che credette di essere sul punto di vomitare "non lo so..." borbottò non osando rendere tutto più vero parlandone. "pazzesco..." commentò ancora Wanda iniziando a mordicchiarsi le unghie. Steve intanto era attanagliato da un altro tipo di pensiero. Ricordava bene la telefonata di Barton di poche ore prima, che gli chiedeva di rivelargli se conoscesse una base sicura di Nick Fury. Non era certo di voler sapere cosa Clint ne avesse fatto di quella informazione.

 

Il silenzio schiacciante che di nuovo aveva invaso la saletta fu rotto bruscamente da Visione che si materializzò sullo schermo al plasma della sala riunioni adoperandola come un interfono "è sveglio!" esclamò catturando subito l'attenzione di tutti in un sobbalzo di sorpresa. Tony si toccò il lato sinistro del petto con l'aria di chi aveva quasi avuto un infarto "chi?" chiese Steve per primo "Thor!" affermò lui come se fosse ovvio "è sveglio finalmente"

Tutti i presenti si scambiarono una veloce occhiata e si affrettarono fuori dalla saletta. Clint fu grato di avere qualcos'altro su cui concentrare i suoi pensieri. Ogni volta che si fermava, l'angoscia sembrava volerlo inghiottire.

Il piccolo gruppo quasi travolse Quill, Drax e Rocket che stavano molto poco velatamente origliando fuori dalla porta. Quill stava per imbastire una scusa quando si rese conto che nessuno, nella concitazione del momento, aveva fatto caso a loro

"che altro sta succedendo?" chiese afferrando Wanda, che era l'ultima della fila, per un braccio. Quella trattenne per un pelo l'impulso che aveva avuto di rispondere allo strattone con un campo di forza dritto in faccia e si fermò "giusto, voi non lo sapete..." disse "un membro del nostro gruppo gravemente ferito ha appena ripreso conoscenza" spiegò velocemente prima di seguire gli altri. Quill si scambiò una rapida occhiata con gli altri due guardiani, poi tutti e tre si unirono al gruppo.

 

Quando fecero praticamente irruzione nella stanza della culla, Thor era in piedi davanti a uno specchio a osservarsi il lato destro del viso dove, grazie alle capacità ricostruttive della culla, ora aveva di nuovo il suo occhio. Era completamente nudo. Si voltò di scatto e sorrise amabile al gruppo.

"oh per la miseria!" esclamò Wanda facendo un mezzo girò con la mano a fare da schermo agli occhi, quando si rese conto che le parti basse del dio del tuono era celate solo dallo spessore del tavolo d'acciaio che li separava. "compagni!" li salutò felice lui colmando la distanza tra loro, non dando adito ad aver problemi a mostrarsi spogliato. Primo tra tutti andò ad abbracciare Bruce che si irrigidì tanto da sembrare sul punto di sgretolarsi "Bruce..." gli disse poggiandogli un mano sulla spalla non appena ebbe sciolto l'abbraccio "non so come ringraziarti per aver messo in pericolo l'integrità della tua mente per me" gli disse in tono solenne "non lo dimenticherò mai" "hem... figurati" balbettò lui in evidente imbarazzo. Tony si rivolse a Visione con aria interrogativa "non che sia un problema che signor fulmine se ne vada in giro con i gioielli al vento...ma perchè non ha dei vestiti?" "mi dispiace... ma nessuno di voi si avvicina neanche lontanamente alla taglia di abiti che servono a Thor" rispose semplicemente "Stark, vecchio stregone che non sei altro!" lo apostrofò gioviale Thor a quel punto "non so come hai fatto ma quella tua macchina mi ha ricostruito l'occhio che avevo perso! è fantastico!" e fece per abbracciare anche lui, ma Tony fece un passo indietro "fermo là maciste, troviamoti almeno un paio di mutande prima ok?"

Pochi minuti dopo Thor sembrava vestito di una specie di battlesuit, apparentemente di cuoio. Tony aveva programmato una fiala delle sue nanomacchine per prestarsi allo scopo. Il biondo fece un paio di circonduzioni con le spalle per testarne l'adattabilità. Rocket tirò Quill per la mano per parlargli in un orecchio

"sbaglio o questo tizio è quello che abbiamo spazzato via dal parabrezza della nostra nave?" "vuoi dire che TU hai spazzato via dal parabrezza della nave" ribattè Quill a denti stretti "non sembra ricordarselo... forse è meglio fingere di non ricordarlo neanche noi" intervenne Drax. Gli altri due annuirono.

 

In quel momento la porta automatica si spalancò di nuovo. Entrò Pepper, aveva lasciato per un attimo il bambino a May "ho capito bene? si è..." si fermò quando incontrò la risposta alla sua domanda, in perfetta forma a pochi passi da lei. "Thor..." la voce incredula.

Non era stata Pepper a pronunciare il suo nome però. Dietro la bionda Sif avanzò nella stanza, incerta se credere ai proprio occhi che, in un attimo, nel riconoscere i lineamenti dell'amico di una vita, divennero lucidi

"Sif!" stavolta fu il turno del dio del tuono di rimanere incredulo. Era talmente tanto che non la vedeva.

"voi vi conoscete?" chiese Steve passando lo sguardo dall'uno all'altra. Fu Thor il primo a muoversi. In due passi attraversò l'intera sala e la abbracciò con così tanto trasporto da sollevarla quasi da terra. Sif chiuse gli occhi nella sua stretta, abbandonando per un attimo ogni compostezza. Si separarono un istante dopo e Thor la guardò teneramente accarezzandole le guance "credevo non ti avrei mai più rivisto, non sai qual è stata la sorte del nostro mondo.." le disse con una punta di dolore nello sguardo "lo so invece" rispose con altrettanto trasporto lei "e non sai che dolore non aver potuto essere al tuo fianco in quei momenti. Ma la missione che avevo era più importante persino della sorte di Asgard, Thor! Ho lavorato al fianco dello S.H.I.E.L.D. in questi anni. Ho seguito e acquisito informazioni su Thanos e su suoi piani devastanti per l'universo, non c'è un minuto da perdere!" gli disse concitata "dunque già sapete di Thanos!" esclamò Thor "ero venuto qui per avvisarvi!" aggiunse guardando per un attimo anche gli altri "grazie del pensiero, ma sei stato ko per diversi giorni e nel frattempo lui si è spiegato da solo" gli disse Tony "anzi" aggiunse Bruce "temo che siamo noi a dover dare qualche ragguaglio a te, amico mio" Thor annuì con aria grave. Sif a quel punto gli mise una mano sulla guancia per richiamare la sua attenzione "Thor devi ascoltarmi, ho delle informazioni di vitale importanza sulla tecnologia aliena del titano pazzo" gli disse seria "avevo ordine di comunicarle solo all'agente Clint Barton, ma a te posso dire tutto. Non possiamo perdere altro tempo ormai!" "che per inciso sarei qui!" disse Clint a quel punto agitando una mano "quando pensavate di dirmela questa cosa? Sapevo che dovevano arrivare queste informazioni, ma non sapevo da chi!" "beh, non ce n'è stato il tempo, appena sei arrivato ci hai subito vomitato addosso i tuoi problemi di coppia! O forse dovrei dire di COPPIE" gli rispose Bruce infastidito. Clint gli rivolse uno sguardo omicida, provando per la prima volta uno moto di gelosia per ciò che era avvenuto tra lui e Nat nei due anni precedenti, talmente forte da fargli male.

"in ogni caso" si intromise Thor "Sif... ciò che sai devi dirlo a loro due" le disse indicando Bruce e Tony "so che sembrano midgardiani qualsiasi ma le loro menti sono senza dubbio più adatte delle mie a comprendere ciò che hai da dirgli" "midgardiani qualsiasi a chi?" protestò Tony "d'accordo.." concesse Sif "seguitemi" ordinò ai due uomini.

"oh bella" protestò Quill "noi sono ore che la supplichiamo di dire a noi quello che sa, garantendole che conosciamo Clint Barton e niente! Ora arriva a dirglielo questo bell'imbusto e subito vuota il sacco" sbraitò e poi aggiunse "mediamente bello tra l'altro" "Beh Quill non sono d'accordo, quel tipo è talmente bello che anche io ho l'impulso di rivelargli tutti i miei più reconditi segreti" commentò Drax guadagnandosi un'occhiata perplessa "e poi in realtà noi questo Clint Barton non lo conosciamo davvero" gli fece eco Rocket "anzi ridimmelo, qual è di questi terrestri? Accidenti, è proprio vero quello che avevo sentito dire sulla tua razza, sembrate tutti uguali!"

 

"propongo" si intromise Visione richiamando su di sè l'attenzione di tutti utilizzando una frequenza di voce speciale, impossibile da ignorare per la maggior parte delle forme di vita "di ottimizzare i tempi in questo modo: il signor Stark potrebbe fare strada a Lady Sif nel laboratorio in cui è custodita la testa, e mettere insieme tutti i dati raccolti finora, insieme al dottor Banner e alla forma di vita Rocket" disse "hei! perchè io nè signor nè dottor?" protestò il procione indignato. Visione lo ignorò "nel frattempo la signorina Pots potrebbe preoccuparsi di trovare una sistemazione per la famiglia dell'agente Barton, che suppongo rimarrà qui da noi per un po'. Contestualmente noi altri informeremo Thor degli ultimi accadimenti" concluse.

Nessuno ebbe nulla da obiettare, così Bruce fece cenno a Lady Sif di seguirlo, cedendole poi il passo davanti alla porta e imboccando quindi il corridoio diretto al laboratorio. Clint bloccò Tony per un braccio poco fuori dalla stanza "Stark... ascolta... io..." gli disse in difficoltà "non dire niente" lo fermò Tony "è a posto così" "non potevo lasciarli lì da soli" si sentì lo stesso in dovere di spiegare Clint. Tony lo guardò stranito da quell'affermazione "ma è ovvio Barton! Sono i tuoi figli! stai tranquillo ok?" poi si voltò per raggiungere Bruce.

Clint lo guardò andar via mentre le sue parole gli riecheggiavano nelle orecchie: sono i tuoi figli. Nella sua mente il pensiero mostruoso si delineò chiaramente per la prima volta: no. Non lo sono.

 

 

 

 

Thor se ne stava in piedi dando le spalle a Visione, Steve, Clint, Wanda, Quill, Drax e Rod, che nel frattempo era tornato e era stato messo a parte anche lui delle novità. Si massaggiava il sotto della barba con aria grave e pensosa. Ciò che aveva appena sentito era peggio di quanto immaginasse.

"già!" soggiunse Quill "e non abbiamo precisato che Gamora è nelle mani di quello stronzo già da un sacco di ore! Non oso pensare a cosa le stia facendo!" "un sacco di ore? ma quanti anni hai? 10?" mugugnò Clint tra i denti. Quill lo fulminò "io dico!" esclamò a voce più alta per zittirlo "che ora che i cervelloni sono accontentati noi dovremmo approfittare della tregua per andare all'astronave a riprendercela!" "io ti capisco" gli disse Wanda poggiandogli una mano sul braccio "ma hai visto anche tu che l'astronave è impenetrabile" "già... ha quella specie di campo di forza attorno, sembra uscita da un film anni 90" commentò Rod "mi dispiace, credimi, ma finchè Bruce e Tony non capiranno come eludere questa cosa non potremmo neanche toccare l'astronave" riprese Wanda "rischieremo solo di metterli in allarme, e la tua amica potrebbe avere ripercussioni". Queste parole sembrarono convincere Quill, che non protestò. Ma lo sguardo gli rimaneva furente, il respiro pesante

"lei resisterà" gli disse Drax a quel punto, poggiandogli una mano sulla spalla con fare solenne "la potenza travolgente del tuo amore passionale arriva fino a lei e le dà coraggio, ne sono sicuro!" a quelle parole Rod sollevò un sopracciglio perplesso e Quill arrossì fino alla radice dei capelli scrollandoselo di dosso e borbottando parole a caso sul fatto che amore fosse una parola un po' forte per descrivere la situazione.

 

"Thor..." fu Visione a riprendere il filo del discorso e strappare il dio del tuono ai suoi pensieri "la gemma della mente, che è sulla mia fronte, è relativamente al sicuro fino a che Thanos non scopre dove mi trovo" disse stringendo velocemente la mano di Wanda che gli stava accanto "ma la gemma dello spazio, non era forse custodita dal vostro popolo una volta? Era contenuta nel Tesseract, giusto?" il dio del tuono gli rivolse una breve occhiata da sopra una spalla poi sospirò "non vedo il Tesseract da molto tempo" disse guardando Steve, che sicuramente ricordava le vicende che avevano legato suo fratello a quell'oggetto. Poi fece qualche passo verso la finestra e scrutò il cielo con aria grave, come se avesse potuto scorgere l'astronave del gran maestro fin da laggiù, come se potesse scorgere Loki... fin da laggiù.

"molti fatti sono accaduti e molte cose sono cambiate dalla mia ultima visita su Midgard ma, a quanto ne so, il Tesseract dovrebbe essere stato distrutto, e la gemma con esso. Almeno...." e nel dire questo fece un profondo e preoccupato respiro scrutando il cielo con ancor maggiore intensità "lo spero"

 

 

28 LUGLIO 2018 - SPAZIO INTORNO ALLA TERRA - ASTRONAVE DEL GRAN MAESTRO

 

Aimdall boccheggiò in cerca di aria rigirandosi supino sul pavimento lordo di sangue dell'astronave, stringendo i denti si issò quel tanto che bastava per poggiare la schiena alla parete. Ad ogni respiro un fiotto di sangue gli usciva dalla grossa ferita all'addome. Morte e devastazione lo circondavano da ogni parte. Del magro ma valoroso esercito di soldati sfuggiti alla distruzione di Asgard, non era rimasto che sangue ormai. Il sottofondo all'orrenda scena era la voce pomposa e cerimoniosa di quel mostro grigio, che arrivava odiosa al suo udito appannato, nonostante tutto

"ammirate, poveri esseri inferiori, la potenza del nostro signore e padrone! Thanos!" declamava Fauce d'ebano facendosi strada tra i corpi con i suoi poteri mentali.

 

Erano stati avvicinati e attaccati con tale velocità e ferocia che nessuna resistenza era stata possibile. Ma anche l'avessero previsto, la potenza di quegli esseri era smisurata. La loro apparente immotivata furia, devastante, e quel Thanos sopratutto, quell'individuo che sembrava essere costituito della materia stessa degli incubi, sembrava invincibile. Thor stesso, che era il guerriero più forte che Aimdall avesse mai visto, era stato sopraffatto in pochi minuti, e senza essere riuscito a infliggere neanche un graffio a quel nemico.

 

Aimdall guardò Thor. Un ginocchio a terra. Sangue dalla fronte e dalla bocca. Annaspava in cerca di aria eppure non rinunciava a guardare in faccia Thanos, come a volerlo folgorare con la sola forza della sua ira. Eppure di veri fulmini non ne aveva scagliato neanche uno. Aimdall non fece in tempo a chiedersi perchè.

In quel momento, Thor si girò a guardarlo, e per un istante il suo viso si sciolse in un'espressione... come di scuse. Il profilo del suo corpo parve come tremolare. Fu allora che, per la prima volta dopo giorni, gli occhi di Aimdall, che tutto potevano vedere, si accorsero che c'era qualcosa di strano che fino a quel momento... non avevano visto.

 

Quello non era Thor.

 

Aimdall si tirò su in un moto di sorpresa e rabbia.

 

Thor/Loki sospirò dandogli di nuovo le spalle e tornando a minacciare il suo mastodontico aggressore con lo sguardo. La perdita di sangue gli stava facendo perdere il controllo sulla potente illusione che fino a quel momento gli aveva permesso di ingannare perfino lo sguardo di Aimdall. Aveva voluto tentare di scusarsi prima che se ne accorgesse da solo... ma forse non c'era riuscito, a giudicare dalla sua espressione incazzata.

Pazienza. C'era abituato.

 

"Loki, figlio di Laufy" lo apostrofò Thanos con un ghigno "davvero questo trucchetto da prestigiatore aveva ingannato questa gente fino ad ora?" gli chiese divertito. Lui l'aveva intuito non appena se l'era trovato davanti, che quello non poteva essere il vero dio del tuono di cui aveva sentito parlare.

"dunque ci incontriamo, finalmente" continuò "sbaglio o sei in debito di un esercito, con me?"

 

Loki lo mandò mentalmente al diavolo e riprese il suo vero aspetto, trovando in un moto di dignità la forza di alzarsi in piedi. Non gli rispose ma voltò invece lo sguardo verso Aimdall a cui aveva sentito pronunciare il suo nome soffocato.

"Aimdall... giuro che non è come sembra. Thor mi ha chiesto di farlo..." tentò. L'uomo strinse i denti di rabbia ma ora che sapeva dove guardare si rese conto, che Thor era sulla Terra... che era insieme agli Avengers, e che forse poteva essere vero che i due si fossero scambiati il posto volontariamente.

Loki tornò a guardare Thanos che gli sorrise "sai mi sono sorpreso della tua resistenza, eppure sapevi a cosa andavi incontro" gli disse curioso "forse era un pallido tentativo di non far saltare la tua patetica copertura?"

 

Loki inghiottì bile dalla rabbia ma cercò di rimanere calmo e analizzare la situazione. L'esercito era andato, ma il popolo era ancora vivo, prigioniero ma vivo. Come poteva salvarli?

 

"dimmi dov'è" gli ordinò in quel momento Thanos con voce completamente diversa da poco prima "so che ce l'hai tu"

 

Loki sapeva di cosa parlava, e sapeva anche cosa volesse farne.

In quel momento la voce di Fauce D'ebano attirò la sua attenzione "rallegratevi!" stava dicendo alzando le mani al terrorizzato popolo di Asgard: donne, bambini... brava gente che non era un guerriero e non avrebbe mai voluto esserlo.

"rallegratevi perchè oggi siete stati onorati dalla presenza di Thanos sulla vostra nave!" blaterava il vecchio mostro "oggi entrerete a far parte del progetto divino del grande Thanos, contribuendo così con lui a salvare l'universo! siete degli eroi!"

Loki rabbrividì. Sapeva qual'era il progetto. Pensò per un attimo che era inconcepibile che pochi anni fa non gli importasse.

Guardò la mano di Thanos vestita dal guanto dell'infinito. Notò che gli mancava ancora la gemma della mente... oltre a quella dello spazio. Pensò che tutto sommato la gemma dello spazio non avrebbe accresciuto di molto il suo potere, rispetto a quanto già ne aveva, che finchè non entrava in possesso di quella della mente la situazione non sarebbe davvero precipitata. La gemma dello spazio ce l'aveva lui. Ma come trarre il massimo possibile da quella, seppur piccola, situazione di trattativa?

Involontariamente fu Aimdall a dargli l'idea. Rispondendo a Thanos che gli diceva "il Tesseract Loki. Dov'è?!"

 

"Ah dunque è il Tesseract che vuoi?? Fottuto bastardo?!" gli gridò Aimdall ritrovando la voce nella rabbia "è per quell'orrido oggetto che hai fatto tutta questa strada? Beh mi dispiace deluderti!" ghignò "ma il Tesseract non esiste più! Loki stesso lo ha distrutto! Non fa più parte delle tue fila! Ucciderci tutti non cambierà le cose, non puoi avere ciò che il Tesseract contiene. mai più!" esclamò tronfio.

 

Fu allora che Loki ebbe l'idea. Lui era il dio degli inganni, e non c'era nulla che sapeva fare meglio che ingannare.

 

Thanos rivolse a Loki un ghigno sardonico. Consapevole che l'uomo dagli occhi d'oro stesse mentendo, o che davvero non sapesse la verità. Il Tesseract esisteva ancora. Il suo guanto ne percepiva l'energia, anche se non poteva indicargli la posizione.

A quel ghigno Loki rispose con un identico sorriso malvagio e drizzò la schiena quanto le sue ferite gli permettevano

"sommo Thanos" esordì con voce affettata "ora che tutto è chiarito posso smettere di vestire la mia copertura, che avevate comunque brillantemente smascherato. Anzi, perdonatemi se mi sono opposto a voi" aggiunse facendo un breve inchino "serviva a recitare al meglio la mia parte, e sapevo comunque di non impensierirvi minimamente"

 

Aimdall spalancò gli occhi esterrefatto da quelle parole e Thanos gli rivolse uno sguardo curioso, di quell'improvviso cambio di atteggiamento.

 

"se non mi sono fatto vivo prima al vostro cospetto vi confesso" continuò Loki mantenendo a forza l'aria prostrata "era per l'immane imbarazzo di essere in difetto ai vostri occhi, per via di ciò che era capitato sulla Terra anni fa, con l'esercito di cui mi avevate generosamente fornito." Alzò gli occhi e li piantò in faccia a Thanos stavolta senza un ombra di esitazione. Nulla nel suo sguardo lasciava minimamente intendere che stesse mentendo "Era mia intenzione rifarmi ai vostri occhi, prima di presentarmi, e sono felice che finalmente me ne sia data l'occasione"

Il Titano lo guardò scettico

"dunque mi stai dicendo che, a dispetto di ciò che ho saputo di te in questi ultimi anni, sposi la mia causa?" gli chiese con voce che non ammetteva bugie. Ma Loki non si fece intimidire

"con tutto me stesso e dall'inizio!" esclamò portandosi una mano sul petto "c'è decisamente troppa gente a questo mondo, la maggior parte della quale..." aggiunse rivolgendo uno sguardo di ironico disprezzo a Aimdall "davvero perdibile" poi tornò a guardare il titano "so che non mi credete" gli disse con un sorriso furbo "ma per quale altro motivo avrei finto di distruggere il Tesseract, per custodirlo invece in un luogo sicuro.... se non era per potervelo un giorno restituire e riabilitare il mio nome ai vostri occhi?"

"cosa!!?" esclamò Aimdall sconvolto, e tirando fuori una tale forza nel muoversi da spingere Astro Nero a balzare su di lui e riatterrarlo con uno spintone, per poi trattenerlo a terra con un imponente piede sul torace "Loki!" lo pregò tossendo "dimmi che non è vero! Dimmi che non è vero che quello strumento di morte esiste ancora!"

 

Loki lo ignorò sorridendo ancora a Thanos, che fu convinto, dall'indubbio sconvolgimento dell'uomo, che ciò che aveva detto Loki fosse perlomeno plausibile

"ebbene..." concluse "d'accordo, mio devoto servo" disse con una nota di scherno "rendimi ciò che mi spetta per destino, dunque" aggiunse allungando una poderosa mano verso di lui. Loki sorrise ancora "prima di darvelo..." disse con un'altra riverenza "vorrei essere certo che tra me e lei, sommo, sia tutto sistemato! Insomma, nessun rancore vero? Perdonatemi ma sono un vigliacco, non me la sento granchè di morire oggi" Thanos, che non era abituato ad attendere si stava spazientendo e agitò brevemente la mano roteando gli occhi, come a dire che non c'erano problemi "e avrei anche una condizione da mettere, per darle il Tesseract" insistette Loki. A quel punto la pazienza di Thanos terminò in un istante e in un passo gli fu addosso, lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra sbattendolo contro la parete alla sua destra

"tu miserabile! Come osi parlarmi di condizioni! Dopo quanto hai da farti perdonare ai miei occhi!" gli sbraitò in faccia mentre Loki emetteva un rantolo soffocato, ma senza perdere lucidità nello sguardo "se non mi dici immediatamente dov'è ti spezzo l'osso del collo con le mie mani e me lo cerco da solo, come ho sempre fatto!" lo minacciò

"e ne avrebbe tutti i mezzi e il diritto mio signore" biascicò Loki "e nulla le impedirebbe di tentare... ma temo proprio che non riuscirebbe mai a prenderlo se adesso mi uccide" Thanos lo guardò interrogativo, detestandolo ogni istante di più, ma allentò la presa per permettergli di parlare più agevolmente "si dà il caso che ho nascosto il Tesseract in una dimensione parallela da cui io solo posso richiamarlo. Se mi uccide non lo avrà mai, è matematico." disse Loki non staccandogli gli occhi di dosso "una piccola precauzione, mi capirà, sono talmente niente in confronto a lei che ho dovuto. Come le dicevo ci tengo ad aver salva la vita, dunque temo dovrà ascoltare le mie condizioni"

 

Thanos riflettè che avrebbe potuto torturarlo in mille modi diversi fino a che non avesse vuotato il sacco, ma ci sarebbe voluto un sacco di tempo, probabilmente, gli insetti come lui li conosceva, ed erano tenaci quando si trattava di preservare la loro vita. Avrebbe fatto sicuramente molto prima ad accontentarlo. Tanto un simile tarlo non avrebbe mai potuto chiedere nulla di più scomodo di aver salva la sua miserabile vita.

Quindi lo depositò delicatamente a terra e attese che riprendesse fiato.

"ti ascolto" gli disse.

Loki si schiarì la gola per mascherare la voce roca, martoriata dalla stretta di Thanos, poi parlò "voglio che mi porti con lei, fino all'ineluttabile epilogo delle sue gesta, desidero un posto in prima fila per la fine di questo mondo malato e la nascita del nuovo, e poi... vi supplico di non sterminare la popolazione di Asgard" aggiunse ora a voce più bassa, gettando una rapida occhiata allo sparuto gruppo di persone alle sue spalle, che lo fissava con sguardo atterrito e supplichevole, di non tradirlo ancora una volta. Loki guardò in basso "esso ha già subito ingenti perdite durante la distruzione del suo regno, lei non punta all'estinzione giusto?" chiese tornando a guardare il suo interlocutore.

 

Il titano ghignò "dunque tra i meandri di tanta vigliaccheria e opportunismo c'è un piccolo posto per il popolo che ti ha cresciuto, Loki figlio di Laufy? Mi sorprende... avevo sempre sentito dire ti importasse solo di te stesso" Loki non abbassò lo sguardo. Ma ritenne opportuno non dire nulla a quella domanda, che in fondo non attendeva risposta.

"e sia.." aggiunse infatti Thanos poco dopo "il popolo di Asgard sopravvivrà, ma per quanto riguarda te... non so che farmene della tua presenza. Non c'è posto per te sulla mia nave" Loki a quel punto esultò dentro di sè, sapeva che lo avrebbe detto, ora Thanos gli aveva servito su un piatto d'argento l'arma per permettergli non solo di seguirlo e tenerlo d'occhio, ma per stargli più vicino di chiunque altro

"come va la ricerca della gemma della mente?" chiese vagamente, reprimendo a forza un ghigno quando vide l'espressione omicida dipinta sul viso di Thanos, colpito su una nota dolente "non riesce a trovarla giusto? Altrimenti ce l'avrebbe già sul guanto, dopo quasi 5 giorni sulla Terra. Sapeva che si trova sul mio scettro fin dall'inizio?" aggiunse con tono detestabile

"e dov'è, ora, di grazia?" ringhiò il Titano che stava appellando tutte le sue risorse mentali per non trucidare quell'irritante individuo davanti a lui

"beh l'ho perduto, purtroppo, dopo la mia ultima visita sulla Terra, ma io sono in grado di percepirne la presenza. La Terra non è un grande pianeta ma è incredibilmente pieno di nascondigli non trova? è ancora sicuro di non aver bisogno di me?" aggiunse infine con un sorrisetto da schiaffi.

 

Era fatta. Scorgeva nello sguardo consapevole di Thanos che, pur detestandolo, sapeva di aver bisogno di lui.

 

"D'accordo" ringhiò con voce più bassa e minacciosa che potè Thanos. Poi, dando adito che non avrebbe accettato più nessun'altra replica allungò di nuovo la mano verso Loki.

Il dio degli inganni tornò serio. Sollevò il palmo della mano sinistra e si concentrò finchè essa non iniziò ad emettere un iridescente bagliore blu.

 

"NO!!! NO, NO, NO! CHE COSA FAI??? NON FARLO LOKI NON FARLO TI PREGO!" le urla strazianti di Aimdall alle sue spalle accompagnarono la comparsa sul suo palmo del famoso cubo blu che conteneva la gemma dello spazio. Loki si morse l'interno della guancia, pregando mentalmente Aimdall di perdonarlo. Poi spostò lo sguardo dal Tesseract a Thanos e, augurandosi di star facendo la scelta giusta, glielo porse.

"NOOOOO LOKI SEI PAZZO! SEI UN MALEDETTO PAZZO BASTARDO! NON CAMBIERAI MAI! MAI! SEI SOLO FECCIA!"

 

Astro Nero, stufo di quelle urla, prese l'iniziativa e piantò la sua alabarda nel petto di Aimdall con forza tale da spaccargli l'armatura e trapassarlo da parte a parte. Loki, che si era girato a guardarlo fremette dalla rabbia, piantandosi le unghie nel palmo per non mostrare alcun segno del dolore che stava provando.

Con un rantolo e uno sguardo di puro odio, Aimdall si spense. Molti degli asgardiani cominciarono sommessamente a piangere.

Thanos, dal canto suo, era totalmente rapito dal bagliore del Tesseract. Con fare cerimonioso lo sollevò in aria, lo strinse nel pungo fino a frantumarlo, lasciando che la gemma blu dello spazio sprigionasse la sua luce nel cupo relitto dell'astronave. Poi solennemente la afferrò con due dita e la avvicinò al guanto.

Il guanto la richiamò a sè come se fossero due poli opposti di una calamita, e in un lampo di intenso bagliore la gemma si incastonò nel terzo alveolo sulle nocche di Thanos.

Il titano sorrise trionfante, beandosi del flusso di potere nuovo, terribile e meraviglioso, che iniziava a pervaderlo.

 

Ora ne mancava solo una.

 

A quel punto fulmineamente tornò in sè. Al suo ruolo di dio. Di mietitore inflessibile e imparziale della galassia. Contemporaneamente fece un cenno del capo ai suoi uomini e afferrò Loki da dietro intorno alle spalle, stringendolo forte in modo da impedirgli qualsiasi movimento.

Prima che Loki potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo, gli uomini di Thanos separarono rapidamente e sommariamente la popolazione di Asgard in due gruppi distinti, uno di fronte all'altro.

Poi, con la dimestichezza di chi non ha bisogno di ordini, perchè lo ha già fatto centinaia di volte, l'esercito si schierò in massa davanti ad uno dei due gruppi e fece fuoco. Senza pietà e senza esitazione.

 

Thanos serrò i muscoli per trattenere lo scatto di Loki che, colto di sorpresa, aveva tentato di divincolarsi per tentare chissà che disperata manovra di salvataggio.

 

"aveva..." biascicò con gli occhi sgranati

 

"avevo promesso che il popolo di Asgard sarebbe sopravvissuto" gli soffiò in un orecchio Thanos con un ghigno sadico. Godendo dello sconvolgimento che aveva causato a quella detestabile creatura "ma non avevo specificato in che misura. Gli ho riservato lo stesso trattamento riservato a tutti gli altri popoli. IL 50%. In modo casuale ed imparziale" aggiunse costringendolo con la sua stretta a non distogliere lo sguardo dal genocidio che si stava compiendo davanti ai suoi occhi.

"suvvia rallegrati, figlio di Laufy. Se non mi avessi consegnato il Tesseract sarebbero morti tutti dal primo all'ultimo" disse ancora con voce melliflua "vedila così, ne hai salvato la metà"

Poi senza aspettare un secondo di più, strinse il pugno guantato, attivando il potere della gemma dello spazio, aprendo un portate dimensionale alle sue spalle, in cui si lasciò cadere insieme a Loki.

Loki venne risucchiato in un buco nero, profondo come un pozzo. Solo le urla strazianti della gente di Asgard, che non era riuscito a proteggere nonostante tutto, furono in grado di seguirlo fin lì.

 

 

 

 

 

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