Abuelo Hector.

di LadyDP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao, caro Miguel. ***
Capitolo 2: *** La Terra dei Morti. ***
Capitolo 3: *** La mia Mama'. ***
Capitolo 4: *** Quel dannato mascalzone. ***
Capitolo 5: *** Se non fossi andato via. ***
Capitolo 6: *** Una canzone per me. ***



Capitolo 1
*** Ciao, caro Miguel. ***


“Abuelita..no, no, n..”

 

La voce di Miguel rotta dal pianto fu l’ultima cosa che Elena sentì.

La vecchia matrairca della famiglia Rivera aveva lasciato il mondo dei vivi guardando negli occhi il nipote a cui era sicuramente più affezionata.

 

Ed era doloroso pensare che non l’avrebbe visto per tanto tempo.

 

Miguel era stato un bambino difficile.

 

Gli piaceva la musica e questo non piaceva ad Elena.

Ma inutile dire che il ragazzo, di una tempra di ferro come lei da giovane, alla fine aveva vinto.

 

Miguel ora era un giovane uomo all’apice della sua carriera.

Viaggiava, suonava e cantava in giro per il mondo, portava un genere musicale all’antica, ma che ancora piaceva. Eppure non aveva dimenticato la sua famiglia.

 

Questo aveva finalmente permesso alla vecchia nonna di andarsene con il cuore in pace.

 

Sapeva che Miguel avrebbe protetto la loro famiglia come aveva fatto lei fino a quel momento,

sapeva di non aver lasciato nulla al caso con lui.

 

Ma ora, ora per un po' era tempo di pensare ad altro.

 

Chi avrebbe rivisto nella Terra dei Morti?

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Capitolo 2
*** La Terra dei Morti. ***


Elena aprì prima un occhio, poi l’altro.

 

Sentiva qualcosa tormentarle il naso, ma poi si accorse che effettivamente un naso non lo aveva più.

 

Si mise a sedere, allarmata.

 

Era in un grande prato di petali dorati e luccicanti. Una strada in realtà.

 

La vista di quel meraviglioso spettacolo la calmò. Si mise in piedi, accorgendosi di possedere una forza nuova, un’agilità che aveva avuto solo da ragazza.

 

Nessun muscolo dolorante, nessun corpo indebolito dalla vecchiaia da trascinare.

 

Si sentì improvvisamente leggera e felice.

 

Ma d’un tratto, vide scomparire alle sue spalle la lunga strada.

 

Capì che sotto, effettivamente, non c’era niente.

 

E allora prese a correre, più forte che poteva, dal lato opposto.

 

Guardava avanti, finché non scorse qualcosa che la pietrificò.

 

Luci, colori, vita. Vita?

 

Assotigliò lo sguardo fino a scorgere edifici enormi, meravigliosi.

 

Una grande città come non ne aveva mai viste, nemmeno nell’apparecchio demoniaco di Miguel.

Com’è che si chiamava. Lo smartphone.

 

Si ricordò ben presto di star fuggendo, ma ormai la linea della strada spezzata si stava avvicinando.

 

Ormai sembrava sicuro che sarebbe caduta, quando sentì delle mani trascinarla dall’alto.

 

Guardò in su, e per poco non si sentì mancare.

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Capitolo 3
*** La mia Mama'. ***


“Cosa...cosa sei?!” esclamò, trattenendo le gambe sulla pancia, come a volersi difendere dal vuoto.

 

“Un morto” rispose lui, candidamente.

 

“Pensavo ti avrebbe fatto piacere rivedermi, Elena” sorrise il simpatico baffone, che guidava uno spirito guida. Sì, era proprio Pepita.

 

Trascinò la donna sul dorso dello spirito.

 

Elena lo guardava scombussolata. L’uomo ammonì Pepita di portarli fino alla Terra.

 

Appena atterrati, l’uomo afferrò il suo cappello con entrambe le mani e lo tenne ad altezza pancia.

 

Aveva uno sguardo speranzoso e pieno di commozione e gioia.

 

“Elena?..davvero non mi riconosci?” chiese ancora.

 

Quei baffoni bianchi, quegli occhi così goffi e simpatici, quella voce…

 

“...papa’?” mormorò, come in preda ad un’illuminazione.

 

“Elena!” la accolse a braccia aperte e con un sorriso pieno di gioia.

 

La donna lo tirò a sé e lo stritolò. Non riuscì a dire una parola per la commozione, finché non riuscì ad alzare la testa, e fu allora che scorse un altro viso famigliare.

 

“..Victoria?”

 

La sorella se ne stava appoggiata sul muro con le braccia incrociate, e sorrideva.

 

Le andò incontro.

 

“Hermanita..”

 

Anche quell’abbraccio durò a lungo, e fece piangere la donna tutte le lacrime che poteva.

 

Ma era la speranza di rivedere quella persona così particolare

Quella che le era mancata sin dal giorno che le aveva detto addio. Crudele dirlo, ma più di qualunque altra.

 

Alzò gli occhi di nuovo, in cerca di lei. E la vide, arrivare, a passi lenti e umili, come era solita camminare da quando anche lei aveva cominciato a diventare un po' anziana.

 

Prima saltava, Coco.

 

Saltava per tutta la gioia e tutto l’amore che il suo cuore conteneva.

 

“Mama’..la mia mama’..” tremò Elena.

 

Si lasciò andare a terra, in ginocchio, tenendo il viso tra le mani.

 

Sentì la sua mano sfiorarle i capelli.

 

“Sei stata molto brava, Elena. Sei stata proprio una brava donna, fino alla fine,

come volevo che fossi.

 

Sono orgogliosa di te.” si sentì dire.

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Capitolo 4
*** Quel dannato mascalzone. ***


La Terra dei Morti era spettacolare.

 

Ogni paura che avrebbe potuto avere era svanita.

 

Era un luogo meraviglioso. Pieno di vita, e di energia.

 

“Sai chi devi ancora incontrare, vero?” le ammonì Coco, tenendola a braccetto,

e camminando con lei.

 

“..bè, ci sono un sacco di persone.

 

Ti’a Rosita, Ti’o Oscar, Ti’o Felipe, Abuela Imelda e..”

 

Coco sorrise emozionata e cominciò a saltellare sul posto.

 

“OH NO! No, no, no, no… non se ne parla!” esclamò risoluta la donna, tenendo una mano davanti a sé.

 

“Io con quello non ci parlo!”

 

 

“Oh, Coco, chi è la tua amica?..qualcuno del club della briscoOH SANTA CECILIA!” esclamò una voce arrivare da dietro.

 

Il gruppo si voltò in blocco.

 

“No, papa’! È Elena, non la riconosci?” disse Coco.

Era Hector, era proprio quel dannato mascalzone che aveva imparato ad odiare così bene che ormai non ce la faceva proprio a guardarlo di buon occhio. Seppur accettasse la musica di Miguel.

 

Ma una cosa era il suo Miguel. Una cosa era quel farabutto.

 

E sottobraccio aveva..Abuela Imelda?!

 

 

“Abuela Imelda?!” esclamò la nipote.

 

“Che ci fai a braccetto con quello screanzato? Non ne avevi sparlato in centodue modi per anni?”

 

Hector lasciò il braccio della moglie e cominciò a indietreggiare, per poi correre via.

 

“Eccolo. È buono solo a tagliare la corda” lo criticò Elena, alzando le mani, come a volerlo scacciare.

 

“Non giudicarlo così in fretta, Elena. Non è marcio come sembra” disse Imelda, a braccia incrociate.

 

“Adesso tu lo difendi, abuela?” disse, per niente convinta.

 

“Elena, se ti dico che le cose stanno in un modo, stanno così.

 

Non osare contraddirmi” le ordinò, poggiando le mani sui fianchi, e guardandola di traverso, con occhio severo. Quello stesso sguardo che decenni prima la faceva tremare, ma che al tempo stesso l’aveva ispirata.

 

Decise di tacere.

 

“Bah..” riuscì solo a protestare. “..quello che mi interessa ora è stare con voi”

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Capitolo 5
*** Se non fossi andato via. ***


“Elena” mormorò Victoria poggiando la mano sulla spalla della sorella.

 

“..non devi dubitare più di Abuelo Hector”

 

“Come l’hai chiamato?!” si indignò lei.

 

“Quello non è un abuelo, per me”

 

“Non avrai dubbi su di lui, appena gli darai la possibilità di avvicinarsi” disse con sguardo tenero.

 

“..com’è lui con te?” chiese, un po' curiosa.

 

“Il nonno più amorevole del mondo”

 

Elena rimase a pensare. Rimase a pensare, insieme a Victoria, e anche quando lei fu rientrata.

 

La famiglia Rivera viveva in una grande casa della Terra dei Morti, simile a quella della Terra dei Vivi, ma più grande. Avevano un balcone, ed Elena aveva appena deciso che quello sarebbe stato il suo posto preferito, da quel momento in poi.

 

Chiuse gli occhi, per riposare.

 

“Chissà come sarebbe stata la sua infanzia se lui fosse rimasto”

 

I morti possono dormire?..e allora possono anche sognare..

 

°°°

 

Elena riaprì di nuovo gli occhi, ma non era più sulla sedia a dondolo del balcone.

 

Era nella sua camera da letto di quando era piccola.

 

Si mise a sedere, e come se niente fosse, guardò l’ora.

 

Erano le sette, ora di prepararsi per la scuola.

 

Si vestì in fretta e furia e afferrò la sua cartella.

 

Se la mise intorno alla spalla e corse giù per le scale.

 

“Ciao Mama’! Ciao Papa’!” salutò Elena, che si accorse solo guardandosi allo specchio dell’entrata che era una bambina, ma la cosa non la disturbò.

 

“Buona scuola, Elena!” esclamò la madre.

 

“Passa a salutare i nonni in Mariachi Plaza!”

 

“Certo, come sempre!”

 

Nonni? Mariachi Plaza?

 

Elena uscì e non trovò il laboratorio, ma solo un edificio vuoto.

 

Corse veloce verso la Mariachi Plaza, dove sua madre la aveva detto esserci i nonni.

 

Arrivata in quel posto tanto disprezzato, non potè non notare una coppia di una certa età accerchiata da un folto gruppo di persone. Era il loro pubblico e loro stavano producendo la miglior musica che avesse mai sentito.

 

L’uomo aveva un paio di vecchi occhiali laccati di nero, era vestito in abito tradizionale da mariachi. Aveva i capelli bianchi, qualche ciuffo disordinato gli copriva la fronte.

Un grande naso aquilino e un carismatico sorriso a trentadue denti erano rivolti alla signora dinanzi a lui.

 

Era Abuela Imelda, ma più vecchia.

 

Anche lei era in abiti tradizionali. Un vestito rosso con decori dorati, ed una rosa in testa.

E cantava, cantava soavemente.

 

Aveva un volto rilassato, ed era bellissima.

 

 

Cosa significava? Perchè col marito Abuela Imelda avrebbe vissuto di più?

 

Elena si mise a pensare. Di cosa era morta Mama’ Imelda?

 

Ricordò che da poco aveva scoperto che suo marito, il marito che tanti anni prima l’aveva abbandonata, era morto.

 

Già di per sé, Abuela Imelda non sembrava una donna tranquilla e serena.

 

Ma dopo quella notizia cominciò a stare sempre peggio, e in pochi giorni morì di infarto.

 

Incredibile quanto la perdita di un amore può fare male al cuore.

 

Sua madre aveva ragione, quindi. Il loro amore non si era mai spento.

 

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Capitolo 6
*** Una canzone per me. ***


Elena si avvicinò al palco, quando suo nonno si voltò verso di lei.

 

Decise di rivolgergli uno sguardo amorevole, per una volta.

Dopo tutto, quel nonno Hector non era scappato di casa.

 

 

Quel nonno Hector che ora si era alzato in piedi e le protaeva la mano.

 

Quasi a conoscere quel gesto, la folla si spaccò e fece passare la bambina, che avanzò timidamente.

 

Salì su quel palco che prima aveva tanto ripudiato, e si sedette sulle ginocchia di quel nonno mai conosciuto. Lo osservò.

 

 

Si mise a cantarle davanti. Ed ebbe tutta la sensazione che quella canzone fosse dedicata a lei.

 

Ed era dolce, dolce come le canzoni di Miguel.

 

Ad un tratto, Imelda le prese la mano, e la fece scendere.

 

La fece fermare al centro del palco.

 

“Canta anche tu, Elena”

 

“Io?!” esclamò. “Non l’ho mai fatto”

 

“Come no? Lo fai ogni giorno!” disse Hector.

 

Non sapeva che cosa sarebbe successo, ma ci provò.

 

 

°°°

 

L’intera famiglia non poteva credere ai propri occhi..o meglio, alle proprie orecchie.

 

Elena canticchiava nel sonno, e sembrava felice di farlo.

 

 

Tra i parenti sbucò la testa di Hector, che brandiva la chitarra.

 

“Dove sei stato fin’ora?” gli chiese Imelda. “Sai quanto abbiamo faticato per convincerla che saresti tornato stavolta?”

 

“Stavo scrivendo una nuova canzone.

Ne ho scritta una per Victoria, dovevo scriverne una anche per Elena”

 

 

Hector si avvicinò ad Elena. Prese uno sgabello e vi si sedette. Era accanto a lei.

 

Prese allora a suonare.

 

“Elena” la chiamò “lo so che non sono stato un buon esempio per te, ma spero che con questa canzone capirai quanto avrei voluto esserlo”

 

E allora si mise anche a cantare.

 

 

La donna si mise a cantare ancora più forte. Ormai le parole che diceva erano ben scandite.

 

Come faceva a saperle?

 

°°°

 

“Mi sto svegliando? Di già?” si fermò Elena- si era appena accorta di star sognando.

 

“Vai pure Elena. Noi siamo sempre qui ad aspettarti”

 

°°°

 

Elena spalancò gli occhi. Era sveglia ma continuava a cantare.

 

Si rese conto in fretta di quello che stava succedendo, ma decise di non fermarsi.

 

“Elena, come conosci questa canzone?” chiese Hector.

 

“Non lo so, abuelo. Forse già sapevo che me l’avresti voluta scrivere..”

 

Elena abbassò lo sguardo, imbarazzata.

 

“Elena..” disse Hector sorridendo e accarezzandole

delicatamente la guancia con la mano. “..hai una bellissima voce”

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