Scomparso

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una dolce sorpresa ***
Capitolo 2: *** Una scomparsa improvvisa ***
Capitolo 3: *** Insediamento al trono ***
Capitolo 4: *** Piano d'attacco ***
Capitolo 5: *** La trappola ***
Capitolo 6: *** All'alba trionferò ***



Capitolo 1
*** Una dolce sorpresa ***


«È bello vedere tutta quella gente felice, Marian» fece Robin intento a fissare continuamente tutte le persone che ballavano e cantavano.
«E tutto questo grazie a te, marito mio.»
«Io non ho fatto altro che ridare un po’ di giustizia a tutte queste persone.»
«E loro te ne saranno per sempre grate» ribadì Marian abbracciando suo marito.
«E allora cosa stiamo aspettando qui seduti senza fare nulla? Immergiamoci nella mischia!»
«Buona idea.»
Ma mentre Marian si alzò di scattò, improvvisamente le sue gambe iniziarono a non reggerla più in piedi.
«Marian, che cosa ti sta succedendo?»
«Non lo so, Robin… non mi reggo più dal sonno…»
Dopo quelle flebile parole, Lady Marian cadde a terra svenuta.
Robin Hood, preoccupato, andò a chiamare subito i suoi amici.
«Che cosa succede, Robin?»
«Little John, vai a chiamare subito un medico.»
«Ragazzo, ma qui non abbiamo medici a disposizione» ribadì Fra Tuck.
«Cosa?! Allora come potremmo aiutare Lady Marian?»
«Ho un’idea…»
Little John, preso dalle sue solite idee brillanti, andò a chiamare Cantagallo.
«Cantagallo? E lui cosa può fare in questa situazione?» domandò il piccolo Saetta.
«Cantagallo è anche un medico, Robin. Non è vero?»
«Ecco… Diciamo che prima di fare il menestrello, ho studiato un po’ di medicina… Ma non sono un vero e proprio medico.»
«Meglio che nulla…»
«Comunque puoi per favore aiutarci?» domandò Robin Hood
«Certo. Portate Lady Marian nella mia stanza e stendetela sul mio letto.»
 
 
La casa di Cantagallo era molto piccola.
Ma per una persona semplice come lui, era già fin troppo.
Robin Hood e tutti gli altri abitanti rimasero fuori dalla sua stanza in attesa di ricevere un responso.
I minuti d’attesa sembrarono interminabili.
«Little John… E se gli fosse accaduto qualcosa? Qualcosa di irreparabile?»
«Non ci pensare nemmeno. Lady Marian è una volpe forte. Proprio come te.»
«Spero tanto che tu abbia ragione…»
Little John non aveva mai visto il suo migliore amico così in pensiero e nervoso prima d’ora.
Nemmeno quando dovevano rubare a quel tiranno del Principe Giovanni.
Finalmente, dopo tanti minuti d’attesa, Cantagallo diede le notizie insperate a tutti gli abitanti di Nottingham che erano presenti.
«State tutti tranquilli. Lady Marian sta bene. Ha solo bisogno di un po’ di riposo.»
«Meno male. Ho temuto il peggio» fece Lady Cocca.
«Cantagallo, posso vederla?»
«Magari più tardi. Si è appena addormentata.»
«Capisco…»
«Ora forse è meglio se ce ne andiamo tutti a dormire. Credo che abbiamo festeggiato abbastanza.»
«Sì hai ragione… Ma non so se stanotte riuscirò a dormire senza aver vicino a me la mia sposa.»
«Caro Robin, tu sei un ragazzo molto buono e devoto verso tua moglie. Devi solo pazientare una notte e così domani potrai vederla.»
«Va bene. Farò come hai detto tu.»
 
 
Prima che spuntasse l’alba, Robin s’intrufolò nella casa di Cantagallo dove Marian stava ancora riposando.
Non ce la faceva più ad aspettare.
Doveva vederla immediatamente.
E per evitare di svegliarlo, Robin entrò di soppiatto dalla finestra della stanza della sua amata che fortunatamente era socchiusa.
La volpe stava ancora sonnecchiando vistosamente.
Robin si accontentò di contemplare il suo dolce viso rilassato e addormentato.
Sarebbe stato un vero peccato svegliarla.
Quindi si limitò a dormire vicino a lei.
Ma appena prese le coperte per entrare nel suo letto, Lady Marian si svegliò di soprassalto.
«Robin, ma sei tu?» fece Marian con voce fin troppo alta.
«Ssh, fai silenzio. Così rischi di svegliare tutti.»
«Mi hai spaventata.»
«Scusa, non volevo.»
«Che cosa ci faccio qui? Questa non sembra la mia casa.»
«Siamo nella casa di Cantagallo.»
«Come mai?»
«Ieri sera, dopo che sei inspiegabilmente svenuta, ti abbiamo portato fino a qui…»
«Non riesco a ricordare nulla» fece la volpe toccandosi la fronte.
«È normale. Devi essere ancora scombussolata. Ma fortunatamente Cantagallo ha detto che non hai nulla di grave.»
«Adesso ricordo! Stavamo parlando di come hai ridato la felicità a tutti gli abitanti di Nottingham, quando improvvisamente sono caduta a terra.»
«Sì, esatto.»
«Allora è proprio vero… Lady Cocca aveva ragione…»
«Lady Cocca? Che cosa centra lei adesso?»
Lady Marian, dopo aver momentaneamente distolto lo sguardo da suo marito, iniziò ad assumere un sorriso rilassato e liberatorio.
«Marion, cosa sta succedendo?»
Prese ad abbracciare il suo amato con fare dolce e sensuale, sussurrandogli quelle parole che non si aspettò per nessun motivo di udire.
«Sono incinta, Robin. Aspetto un bambino.»
Robin si paralizzò all’istante, fissando la sua amata con incredulità.
«C-cosa? Ma ne sei sicura?»
«Sento che qualcosa dentro di me stia cambiando… Come se stesse per crearsi una nuova vita. E quella vita è il nostro bambino, Robin.»
Dopo la paralisi iniziale, Robin esplose in una commozione di gioia che rimbombò in tutta la casa.
«Marian, che cosa sta succedendo?» domandò Cantagallo sfondando la porta della sua camera «Robin… che cosa ci fai qui in piena notte?»
«Presto lo saprai, amico mio. È una notizia bellissima.»
«Ma adesso aspettiamo domani per dirlo a tutti, va bene?»
«Come vuoi tu, tesoro mio» fece Robin baciando la sua amata sotto gli occhi increduli e assonnati di Cantagallo.
«I Giovani di oggi… Non li capirò mai.»

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Capitolo 2
*** Una scomparsa improvvisa ***


Finalmente l’alba era arrivata.
Il sole splendeva sulla cittadina di Nottingham.
Gli abitanti presero a popolare le strade della città fin dalle prime luci del mattino.
Era una giornata bellissima.
Così bella come non se ne vedevano da un tempo.
Sembrava che la pace fosse tornata a regnare sovrana in tutta la città.
Ma sarebbe stato così?
Robin, con il suo sorriso sincero e buono, era già andato a trovare la famiglia di Saetta e Fra Tuck.
«Come sta Lady Marian, Robin?»
«Adesso molto bene. Grazie» fece Robin cercando di trattenere la notizia della sua nuova vita che stava crescendo in pancia.
«Meno male. Tutti noi eravamo molto preoccupati.»
«Anch’io lo ero. Ma fortunatamente era solo stanca… Beh, ci vediamo.»
«A presto, Robin» disse infine il tasso ritornando a pulire le panche della chiesa.
Mentre Robin si incamminava di tornare a casa di Cantagallo, vide del fumo nero provenire verso la Foresta di Sherwood.
“Ma cosa sta succedendo?” domandò spaventato.
A primo impatto, Robin credette che stesse per scoppiare un incendio.
Ma non era così.
«Robin, devi venire a vedere immediatamente. I soldati del Principe Giovanni stanno avanzando paurosamente verso la città» fece Little John con tono nervoso.
«I soldati del Principe Giovanni? Ma non erano stati tutti allontanati?»
«La voce della sua ricomparsa era vera…»
«Quale voce? Little John, non capisco.»
«Non volevo allarmarti più del dovuto, Robin… Credevo che fosse tutta una farsa… ma un mio amico mi ha detto che il Principe Giovanni è stato liberato dalla Torre di Londra e vuole riconquistare il trono di Nottingham.»
Robin Hood non credeva alle sue parole.
Il suo nemico giurato stava per tornare alla carica.
E questa volta, non sarebbe stato accondiscendente come un tempo.
«Dobbiamo fermarlo. Immediatamente.»
«Ti faccio strada, Robin.»
Robin Hood e Little John vagarono per la foresta insieme ad alcuni sostenitori per tenere alla larga il nemico.
Ma era impossibile.
I soldati del principe Giovanni erano molto superiori rispetto a loro.
«Attacchiamolo! Presto!» gridò Little John.
Ma fu inutile.
L’avanzata del Principe Giovanni, capeggiato da Sir Biss e dallo sceriffo di Nottingham fu completata una volta arrivati alle porte della città.
Robin Hood e i suoi amici si dovettero arrendere al suo volere, consegnando le armi e venendo arrestati.
 
 
Quando Lady Marion si svegliò, fu molto sorpresa di non trovare suo marito accanto a lei.
Era ancora in dormiveglia.
L’euforia della notizia del bambino in attesa, non l’aveva fatta dormire la notte.
Scese di sotto per vedere se stava facendo colazione.
Ma niente.
C’era Cantagallo che era intento ad accendere il fuoco.
«Buongiorno, Lady Marion.»
«Buongiorno a voi» replicò la volpe «Sapete per caso dove si trova mio marito?»
«E’ uscito molto presto stamattina. Aveva dei giri da fare.»
«Sapete quale giri?»
«Se non ricordo male, credo che abbia fatto visita a Fra Tuck.»
«Capisco… Allora andrò da lui. Grazie ancora per la vostra ospitalità.»
«E’ stato un piacere, Lady Marion» fece Cantagallo con un inchino doveroso prima di vedere la giovane volpe andarsene dalla sua umile casa.
 
 
Quando Lady Marion entrò in chiesa, vide Fra Tuck intento a pregare.
«Lady Marian. Che grande sorpresa vedervi qua a quest’ora» disse il tasso sorridente.
«Buongiorno Fra Tuck. Sapete per caso dove si trova mio marito? È da stamattina che lo sto cercando.»
«E’ venuto qui da me quando stavo spolverando e pulendo le panche della chiesa. Deve essere stato all’incirca due ore fa’.»
«Non capisco… Dove può essere andato?» domandò la volpe con tono preoccupato.
«Non temete. Vedrete che Robin è andato a compiere una delle sue buone azioni ad altri cittadini di Nottingham.»
«Lo spero bene» replicò la fanciulla ritrovando il sorriso.
Ma mentre stava per uscire dalla chiesa, vide arrivare verso di sé Little John con i vestiti strappati e che si reggeva a malapena in piedi.
«Little John, che cosa vi è accaduto?»
«Robin… il Principe Giovanni…»
«Robin… Che cosa gli è successo?»
Little John aveva la voce sottile e flebile.
Riusciva a malapena a dire qualche parola.
«Lady Marian, Little John sta molto male. Che ne dite di aiutarmi a portarlo dentro e a stenderlo su di una panca?»
«Sì… Certo…»
 
 
La preoccupazione non accennò a diminuire sul viso di Lady Marian.
Non sapeva dove fosse finito suo marito.
E per di più il suo migliore amico, Little John, era in condizioni pietose.
«Lady Marian, si sta riprendendo» fece Fra Tuck andando a chiamare la donna che era intenta a pregare la Madonna.
Con il cuore in gola, Lady Marian andò ad accarezzare la fronte tutta graffi dell’orso.
«Little John, che cosa è successo? Dove si trova Robin?»
«Non lo so… Il Principe Giovanni e i suoi servitori ci hanno teso un’imboscata… Loro erano molto superiori a noi… quindi non siamo riusciti a fermarli…»
«Il principe Giovanni? Ma non era in esilio nella Torre di Londra?»
«Invece non è così… A quest’ora avrà deposto suo fratello Riccardo Cuor di Leone, riconquistando così la corona.»
Fra Truck e Lady Marian erano allibite.
Il perfido Principe Giovanni era tornato alla ribalta cogliendo tutti di sorpresa.
«E Robin? Che fine avrà fatto?»
«Prima di svenire, lo vidi combattere contro i suoi soldati… Mi dispiace Lady Marian, ma non so proprio che fine possa aver fatto…»
Lady Marian non poté trattenere le sue lacrime.
Molto probabilmente il suo amato era finito nelle grinfie del suo peggior nemico.
Oppure poteva essergli accaduto qualcosa di irreparabile.
«Devo andare subito a cercarlo, Fra Tuck.»
L’impulsività della giovane volpe ebbe il sopravvento.
Doveva ritrovarlo in tutti i modi.
Anche a costo della sua stessa vita e di quella della creatura che stava generando.
«No, signorina. Robin Hood non vorrebbe mai che vi metteste contro vostro zio.»
«Ma se ha bisogno di me? Se in questo momento fosse in grave pericolo?»
«Saprà cavarsela. Non vi preoccupate, Lady Marian.»
Le parole di Fra Tuck e di Little John non fecero assicurare del tutto la povera volpe.
Il regno d’Inghilterra si stava rovesciando una seconda volta, portando di nuovo al potere le forze del male.

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Capitolo 3
*** Insediamento al trono ***


«Fra tuck, secondo voi che cosa dobbiamo fare?» domandò Lady Marion con tono esasperato.
«Dobbiamo continuare con la nostra vita di tutti i giorni. Solo così potremmo vivere tranquilli.»
«Vivere tranquilli con il Principe Giovanni che molto probabilmente avrà deposto suo fratello? Fra Tuck, vi siete completamente rincitrullito?»
«Allora cosa credi di fare, Little John. Sentiamo.»
«Dobbiamo agire immediatamente. Per il nostro bene.»
«E con il rischio di finire in prigioni e impiccati? Nemmeno per sogno. Ho già rischiato la prigione e la morte una volta e non voglio che ricapiti una seconda volta. Mi sono spiegato?»
«Tu fai quello che vuoi… Ma io, insieme ai seguaci che riuscirò a trovare, sfonderemo le difese del castello andando a sconfiggere una volta per tutte quel tiranno.»
Little John, quando fece per alzarsi, sentì un forte dolore lacerante a tutto il suo corpo.
Era ancora molto debole e malandato.
Se avrebbe continuato a sforzarsi, le sue ferite non si sarebbero mai rimarginate.
«Che cosa credi di fare? Non lo vedi che non ti reggi in piedi?»
«Non m’interessa. Devo agire immediatamente… Ahi»
«Little John, è meglio se rimanete ancora a riposo. Cercherò di risolvere io questa situazione.»
«Risolverla voi? E come?»
«Devo parlare con mio zio.»
Fra Tuck e Little John sbiancarono all’istante.
«Cosa?! Ma siete impazzita?!»
«In questo momento è l’unica maniera per avvicinarmi a lui.»
«Lady Marian, se voi entrerete in quel castello, vostro zio vi farà immediatamente prigioniera.»
«Non mi interessa più se mi farà prigioniera oppure no. Voglio sapere da lui che fine ha fatto Robin. Questa è la mia unica priorità. E non ci sarà nessuno che mi farà cambiare idea.»
Fra Tuck e Little John preferirono non rispondere.
Ormai Lady Marian aveva deciso.
Non ci sarebbe stato nessuno che gli avrebbe fatto cambiare idea.
Nessuno.
 
 
La mattinata soleggiata aveva fatto posto alla pioggia.
Lady Marian era giunta di fronte al castello.
Stranamente non c’era nessuna guardia che stava dinanzi al cancello.
Sembrava completamente disabitato.
Mentre la volpe si stava apprestando a scavalcare in qualche modo le mura, una mano dietro di sé riuscì a fermarla.
«Marian, che diavolo stai facendo?»
La sua fidata badante, Lady Cocca, era giunta fino a lì per fermarla.
«Lady Cocca! Che cosa state facendo voi!»
«Sto cercando di impedirti di fare il più grande sbaglio della tua vita!»
«Lady Cocca, devo recuperare Robin Hood. È scomparso.»
«Lo so. La notizia si è diffusa in tutto il villaggio… Ma chi ti assicura che sia rinchiuso nel castello?»
«Nessuno me l’assicura… Ma mio zio è stato l’ultimo a vederlo. Quindi solo lui sa dove possa trovarsi.»
«Capisco… Ma devi anche sapere che non puoi intrufolarti nella tana del lupo. Finiresti in guai molto seri.»
«Farei qualsiasi cosa per sapere dove si trova mio marito. Anche finire in prigione.»
Lady Marian tentò ancora una volta di oltrepassare il recinto del castello.
Ma Lady Cocca non era del suo stesso parere.
«Che cosa stai facendo?»
«Per nessun motivo ti lascerò oltrepassare il castello, capito?»
«Lady Cocca, per favore…»
«So benissimo che vorresti ritrovare il tuo amato… E so anche che non c’è niente che te lo impedisca… Almeno lasciati accompagnare. Ti prego.»
«Non se ne parla nemmeno!... E se ti catturano? Non posso averti sulla coscienza.»
«Tranquilla, tesoro mio. So benissimo badare a me stessa… Allora, entriamo?»
Lady Marian fissò lo sguardo adrenalinico della sua badante.
Sembrava pronta a tutto.
Proprio come lei.
«Va bene. Andiamo.»
 
 
Quando Lady Marian e Lady Cocca continuarono a parlare sul da farsi, le guardie del castello riuscirono a notare la loro presenza, arrestandole immediatamente.
Riconoscendo subito la nipote del Principe Giovanni, le guardie la trasportarono verso la sala del trono insieme alla sua governante.
«E adesso cosa succederà?» domandò la sua badante parlando più piano possibile.
Ma Lady Marian non rispose.
Era troppo spaventata.
«Marian, mi stai ascoltando?»
Ma era troppo tardi.
Dopo pochi minuti, la volpe e la badante erano al cospetto del Principe Giovanni.
Il leone guardava le due prigioniere con sommo disprezzo.
«Bene bene… Guarda un po’ chi si rivede… Le due traditrici della peggior specie. Sorprese di vedermi?»
«Molto» si limitò a dire Lady Cocca.
«Che cosa ci facevate dinanzi alla mia proprietà? Volevate entrare senza il mio permesso?»
«Voglio sapere che fine ha fatto Robin.»
«Robin Hood? Quel maledetto ladro che hai sposato?»
«Non parlate di lui in questo modo» replicò la volpe con tono rabbioso.
«Parlo di lui come mi pare e piace… Il più grande traditore della corona. Un uomo senza ritegno… Ma adesso che sono riuscito a prendere la sua dama, la sua fine sarà ancora più dolce…»
«Che cosa volete dire con questo?»
«Lo scoprirete più tardi… Intanto vi condanno a passare un bel soggiorno nelle prigioni del castello. Poi vedremo…»
«Ma non vi vergognate? Rinchiudere vostra nipote… E’ inaudito.»
«Tu fatti gli affari tuoi, gallina da strapazzo.»
«Come mi avete chiamato?! Brutto…»
«Non osate contraddirlo se non volete peggiorare la situazione» replicò lo sceriffo di Nottingham «Avete sentito il vostro re? Portate queste traditrici in prigione immediatamente.»
Lady Marian e Lady Cocca furono trasportate contro la loro volontà nelle fredde celle del castello, in attesa di un giudizio non favorevole a loro.
 
 
Il Principe Giovanni, con i suoi scagnozzi, aveva riacquistato pieni poteri in tutta la città.
«Presto riuscirò a riconquistare anche tutta l’Inghilterra» fece Giovanni fissando l’orizzonte dalla stanza del trono «Ma adesso mi limiterò a sovrastare di tasse tutta la gente di Nottingham.»
«Mi sembra una buona idea» fece lo sceriffo.
«Ma sire, come potremmo comandare con Robin Hood ancora in giro?»
«Razza di stupido serpente! Quando capirai che quel ladro di una volpe non mi fa’ paura? Questa volta non farò lo stesso errore di sottovalutarlo… Ma sapendo che è scomparso chissà dove, mi lascia dormire tranquillo… Senza il loro beniamino, la gente di Nottingham si sentirà perduta e senza difese… E a quel punto, o rispetteranno il mio volere, oppure finiranno sbattuti in carcere. È chiaro il concetto?»
«Chiarissimo, vostra maestà» replicò lo sceriffo.
«Sceriffo di Nottingham, dimostratemi tutta la vostra fedeltà mettendo alle strette tutta la gente che è contro di me.»
«Senz’altro. Mi avete appena detto cosa fare, no?»
«Sì, lo so. Ma oltre alle mie guardie, devo trovare altri fidati alleati. Non voglio fare gli stessi errori del passato. Capito?»
«Principe Giovanni, sapete meglio di me che nessun abitante vi appoggerà…»
«Non m’interessa. A costo di corromperlo, troverò tutte le persone adatte. Anche se mi ci vorrà tutta una vita.»
Lo sceriffo di Nottingham e Sir Biss fissarono il loro sovrano con sguardo ammirato.
L’era della giustizia di Robin Hood si era conclusa.
Da quel giorno sarebbe nata una delle dittature che l’Inghilterra non aveva mai pensato potesse esistere.

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Capitolo 4
*** Piano d'attacco ***


Come aveva detto ai suoi servitori, il Principe Giovanni non tardò nel suo operato.
Tutti gli abitanti della città furono messe alle strette dall’enormi tasse che dovevano pagare.
«O pagate le tasse o finirete in prigione» minacciò lo sceriffo ad una povera madre di sette figli.
«Ma come faccio a pagare simili cifre? Riusciamo a malapena ad andare avanti con quello che abbiamo» rispose implorando pietà.
«Allora finirete rinchiusi nelle più umide celle del castello. Portateli via!»
La spietatezza dello sceriffo di Nottingham non conosceva limiti.
Come il Principe Giovanni, nemmeno lui aveva un minimo di cuore.
Pensava solo al denaro proprio come il suo sovrano.
«Adesso passiamo alla prossima casa» fece lo sceriffo ad una delle guardie.
Senza accorgersene, in una sola mattinata, lo sceriffo di Nottingham e le guardie del castello, avevano perlustrato tutte le case della città.
L’unico edificio che gli mancava era la chiesa del paese.
«Molto bene. Concluderemo in bellezza con il mio amico Fra Tuck» fece lo sceriffo dirigendosi verso la chiesa.
Come immaginava, la chiesa era completamente vuota.
«Fra Tuck, dove siete?»
Ma il prete non rispondeva.
«Fra Tuck! Venite subito qui!» tuonò lo sceriffo.
Ma niente.
Sembrava scomparso nel nulla.
«Perlustrate l’intera chiesa e trovate quel dannato tasso.»
Ma appena lo sceriffo dette l’ordine di scovarlo, Fra Tuck si mostrò al suo cospetto.
«Eccomi qua sceriffo di Nottingham… Mi volevate?»
«Fra Tuck! Amico mio! Quanto tempo è che non ci vediamo, vero?»
«Da troppo poco tempo… Non posso ancora scordarmi quella volta in cui mi avete portato via con la forza.»
«Ormai quella è acqua passata… A meno che paghiate tutte le tasse che vi spettano.»
Lo sguardo di Fra Tuck si fece più rancoroso.
«Finché ci sarete voi e quel tiranno del Principe Giovanni, non pagherò mai più nessuna tassa!»
«Ah sì? Allora vi aspetta una cella di isolamento solo per voi. Portatelo via!»
Senza fare un minimo di resistenza, Fra Tuck fu scortato dalle guardie reali e portato verso il castello.
«Direi che per oggi è tutto. Abbiamo già rinchiuso metà degli abitanti. Domani finiremo il nostro giro» fece lo sceriffo uscendo dalla chiesa.
 
 
Mentre Fra Tuck veniva portato via, Little John assistette impassibile a tutta la scena.
Le ferite che aveva subito in battaglia stavano piano piano rimarginandosi.
Ma questo non voleva dire che era tornato in forma.
Aveva bisogno ancora di cure.
E senza Fra Tuck e Lady Marian sarebbe stato un grave problema.
Era rimasto completamente solo in quella chiesa.
Doveva cercare immediatamente aiuto.
Ora che non c’era più il suo Robin, doveva organizzare una rivolta in piena regola.
Ma chi lo poteva appoggiare?
Chi si poteva mettere contro il Principe Giovanni e lo sceriffo di Nottingham?
Una volta uscito dalla chiesa, Little John stava barcollando paurosamente.
Riusciva a malapena a camminare.
Ma grazie alla su forza di volontà, riuscì ad arrivare dinanzi la casa di Cantagallo.
«Little John!» esclamò sorpreso il gallo «Siete proprio voi?»
«Cantagallo… aiutami ti prego…»
Dopo uno sforzo iniziale, Little John cadde stremato a terra.
«Little John, cosa vi succede?» gli domandò l’animale.
Ma l’orso non rispondeva.
Era svenuto e senza un briciolo di forze.
Con tutta l’energia che il gallo disponeva, lo strascinò fino alla sua cucina.
«Ecco, prendi questa» fece porgendogli un po’ d’acqua.
Dopo alcuni minuti, Little John riprese conoscenza.
«Adesso va un po’ meglio?»
«Sì Cantagallo… grazie.»
«Che cosa è successo? Perché sei ridotto in questo stato?»
«Avrai sentito del ritorno del Principe Giovanni…»
«E come posso non averlo sentito? Se ne parla in tutto il paese! La tua condizione deriva proprio da questo?»
«Sì, esatto… Io, Robin e altri abitanti abbiamo cercato di contrastarlo, ma invano… Il Principe Giovanni, accompagnato dal suo fedele serpente da strapazzo, dal suo sceriffo corrotto e dalle sue guardie più fedeli, ci hanno completamente sconfitti in pochi minuti. E poi, come se non bastasse, dopo aver combattuto allo stremo delle mie forze, sono caduto a terra svenuto, risvegliandomi poi nella chiesa di Fra Tuck… Se solo riuscissi a sapere cosa è successo a Robin e agli altri… Non riesco a dormirci la notte.»
«Credi che Robin sia stato catturato dalle guardie del Principe Giovanni?»
«Ne dubito. Robin è troppo furbo per farsi catturare… Secondo me sta preparando un nuovo assalto per liberare tutti gli abitanti di Nottingham e far ritornare la pace in questa città.»
«Speriamo bene…»
«Ma mentre lui non c’è, dovrò essere io a fare le sue veci.»
«E cosa intendi fare? Non vedi in che condizioni sei?»
«Non m’interessa. Non posso rimanere qui disteso senza fare nulla. Devo agire… Ahi!»
«Non lo vedi? Sei ancora molto debole.»
«Cantagallo, abbiamo due possibilità: o rimaniamo qui senza far nulla in attesa di essere sbattuti in prigione, o organizziamo una rivolta popolare contro la tirannia di quel sovrano e cerchiamo di riprenderci la nostra libertà e i nostri pochi soldi che rimangono... Tu che cosa scegli?»
Cantagallo non rispose subito.
Sembrava in profonda crisi riflessiva.
«E va bene… Basta indugiare. Dobbiamo agire.»
«Vedi? Adesso sì che mi dai retta» rispose Little John cercando di rimettersi in piedi.
«Che cosa credi di fare?»
«Che domande… Aiutarti, s’intende.»
«No. Tu rimarrai qui a riposo finché non ti sarai completamente ristabilito.»
«Cosa?! Non ci pensare nemmeno!»
«Scommettiamo?»
«Uno spirito libero come me non può rimanere rinchiuso in una casa per galli senza fare il minimo sforzo.»
«Lo prenderò come un complimento… Ma comunque tu resti lo stesso qui. Fine della discussione.»
Little John, con sguardo serio, fissava il suo amico.
«Accidenti! Quando riavrò il principe Giovanni tra le mie grinfie, gli farò passare un brutto quarto d’ora. Parola mia.»
 
 
La sera era calata sulla piccola cittadina di Nottingham.
Il silenzio regnava sovrano.
I pochi abitanti che erano ancora liberi, si erano preparati a raccolta nella chiesa della città, sotto il richiamo di Little John e di Cantagallo.
«Vedo che non siete venuti in molti… Lo sceriffo di Nottingham deve averne già rinchiusi molti…»
«Molti abitanti non sono venuti perché hanno proprio paura di questa cosa» replicò il piccolo Saetta «Non vogliono immischiarsi in affari illegali che li potrebbero compromettere in qualche modo. Preferiscono essere sottomessi da quella pallone gonfiato dello sceriffo e dal suo tiranno.»
«Ed è qui che sbagliano!» replicò Little John alzando la voce «Se non rimaniamo tutti uniti, non potremmo mai sconfiggere il principe Giovanni!»
«Little John, non so che dirti… Io, insieme ai miei fratelli, siamo qui perché crediamo nella vostra rivolta e in un futuro migliore senza di lui.»
«Ben detto, ragazzo. È così che ti voglio» fece Little John fiero di lui.
«Tornando a noi, come possiamo illudere la sorveglianza ed entrare dal castello?»
«Tirando giù il ponte levatoio e sfondando il cancello> replicò uno in fondo al gruppo.
«Una soluzione più pacifica non c’è?»
«Potremmo fare come io e Robin abbiamo fatto in passato?»
«E cioè?»
«Entrando di nascosto oltrepassando prima il fossato e poi le mura.»
«Ma questa volta non siete solo in due… Siamo una decina> rispose Cantagallo.
«Non c’è problema. Entreremo un po’ di gruppetti alla volta senza dare nell’occhio. Solo così avremmo più possibilità di non farci vedere» spiegò l’orso.
«E se ci vedono?»
«Scapperemo in tutte le direzioni, sparpagliando così le guardie. E che Dio ce la mandi buona.»
Le idee raccolte in quella riunione furono molto poche.
Gli abitanti non volevano rischiare più del dovuto, anche se ormai c’erano definitivamente dentro.
«Quando agiremo?» domandò Saetta.
«Stanotte stessa. Preparate le funi e le armi.»

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Capitolo 5
*** La trappola ***


Little John, Fra Tuck, Saetta e tutti gli abitanti che avevano aderito all’iniziativa al castello di Nottingham erano pronti per entrare in azione.
I guerrieri si suddivisero in tre gruppi: il primo capeggiato da Little John, il secondo faceva spalla a Saetta, mentre il terzo aveva come comandante il prete della città.
«Voi liberate i prigionieri» fece Little John rivolgendosi a Saetta «Mentre io e Fra Tuck pensiamo al principe Giovanni. È tutto chiaro?»
«Chiarissimo» replicò il coniglio.
Intanto, le guardie del castello tenevano gli occhi aperti su ogni perimetro del castello.
Gli invasori dovevano stare molto attenti su dove e come si muovevano.
Il silenzio regnava sovrano.
Era una nottata tranquilla.
«Eccoci arrivati» fece un guerriero che faceva parte del gruppo di Saetta «Ma adesso come facciamo ad entrare nelle celle?»
«Dobbiamo trovare la chiave che viene custodita da una delle guardie> replicò Saetta.
Purtroppo per loro, nessuna guardia sorvegliava la porta.
«E’ molto strano… Dove saranno finiti tutti?»
Girando lo sguardo, il gruppo capeggiato da Saetta, non vide nessuno nelle vicinanze.
«Che sia una trappola?»
Saetta, preoccupato, prese a correre all’impazzata per raggiungere il ponte levatoio del castello.
Ma era troppo tardi.
Una moltitudine di guardie si frappose tra lui e l’uscita del castello.
«Dove pensavi di andare?» domandò una guardia.
Saetta era in trappola.
Non aveva nessuna via d’uscita.
Nessuno poteva salvarlo.
Nemmeno Fra Tuck e Little John.
 
 
Fra Tuck e Little John si trovavano dall’altra parte del castello dove capeggiava la camera del principe Giovanni.
«Voi aspettatemi qui. Se viene qualcuna delle guardie chiamatemi, va bene?» fece Fra Tuck agli altri guerrieri «Tu Little John vieni con me.»
I due salirono la scalinata fino ad arrivare in cima alla torre.
La stanza del Principe Giovanni era socchiusa.
«Fra Tuck, lo stai vedendo?»
«No… E’ tutto buio…»
A quel punto Little John prese ad accendere una torcia.
«Adesso va meglio?»
«Sì, molto.»
Fra Tuck, seguito da Little John, s’intrufolarono dentro la camera del Principe.
Il leone stava dormendo sommessamente insieme al suo fedele Sir Biss.
Girando ancora lo sguardo, vide la corona appoggiata sul cassettone della sua camera.
«Eccola lì la corona» esclamò Fra Tuck fitto fitto.
Little John non aveva ancora capito cosa volesse fare veramente il suo compagno.
Mentre il tasso era distratto a rubare la corona, l’orso si affacciò dal bancone della camera.
Quello che vide lo spiazzò completamente.
«Fra Tuck, vieni immediatamente a vedere!»
«Aspetta un attimo, Little John. Non vedi cosa sto facendo?»
«Saetta… gli altri guerrieri… sono stati catturati.»
Fra Tuck non credeva alle sue orecchie.
«E’ impossibile.»
«Guarda tu stesso.»
Dopo aver agguantato la corona, Fra Tuck si affacciò dal bancone come gli aveva detto il suo compagno.
«Oh no. Lo stanno trasportando in prigione.»
«E adesso cosa facciamo?»
«Dobbiamo liberarlo immediatamente, altrimenti Saetta e tutti gli altri rischiano la condanna a morte.»
«Allora muoviamoci. Non c’è tempo da perdere.»
Ma prima che Fra Tuck e Little John potessero lasciare la stanza, il Principe Giovanni e Sir Biss si svegliarono di soprassalto bloccandoli all’istante.
«Che cosa volevate fare con la mia corona?» domandò il leone con ghigno malefico.
Fra Tuck e Little John non risposero.
«Che cosa hai fatto al mio amico?» domandò l’orso.
«Lo sai che è maleducazione rispondere con un’altra domanda?»
«Stavamo scappando. Contento?»
«Voi due non andrete da nessuna parte… Finirete condannati come i vostri amici.»
«Scommettiamo?»
Senza pensarci due volte, Little John e Fra Tuck si gettarono dal bancone della torre atterrando sopra una tenda.
«Prendeteli immediatamente!» tuonò il leone.
I due sembravano aver la strada sbarrata.
Tutte le guardie fecero un gran muro dinanzi all’uscita del castello.
Ma la forza troneggiante di Little John li spazzò tutti completamente.
«Fra Tuck! Apri il ponte levatoio.»
Con una rapidità fulminante che non era da lui, Fra Tuck riuscì nel suo intento.
«Andiamocene! Presto!»
«Ma Saetta e gli altri?»
«Non c’è tempo! Dobbiamo andarcene prima che prendano anche noi.»
«No. Non posso lasciarli da soli.»
Mentre il tasso e l’orso stavano litigando sommessamente, le guardie del principe stavano sparando frecce a più non posso.
Alla fine anche Fra Tuck si convinse che rimanere nel castello non era una buona idea.
«E adesso cosa facciamo?» domandò il tasso mentre correva verso la foresta di Sherwood.
«Ci rifugeremo momentaneamente nella foresta… Poi penseremo sul da farsi.»
 
 
Una volta che i due seminarono le guardie del principe, Little John si accovacciò a terra alquanto stremato.
Però non si poteva dire lo stesso del tasso, ancora furioso con l’orso e con se stesso per aver abbandonato i suoi compagni.
«Che cosa volevi fare? Rimanere impalato come una statua con il rischio di farti catturare o peggio ancora fatti ammazzare?!» tuonò inviperito Little John.
«Avremmo potuto liberarli!»
«Smettila, Fra Tuck. Sai bene quanto me che non è vero.»
«Invece ti dico di sì!»
I due amici finirono con litigare animatamente.
Erano finiti in una situazione critica più grande di loro.
Come ne sarebbero potuti uscire?
«Adesso basta. Smettetela di litigare.»
Una voce acuta e perentoria risuonò alle loro spalle.
Una volta girato lo sguardo, rimasero completamente impietriti.
«Robin... Sei proprio tu?»
«In carne ed ossa.»
La volpe, con il suo sorriso sornione e con i vestiti strappati, uscì dall'oscurità della foresta.
«Credevamo che il principe Giovanni ti avesse rinchiuso nelle sue prigioni» fece Fra Tuck piombandogli addosso per abbracciarlo.
«Piano piano, Fra Tuck. sono ancora molto debole a causa delle ferite che sto ancora riportando.»
«Che cosa ti è successo?» domandò curioso Little John.
«Diciamo che la buona sorte non mi ha ancora definitivamente abbandonato...»
«Che intendi dire?»
«Dopo che io e voi abbiamo tentato di contrastare l'armata del principe Giovanni, qualcuno mi aveva colpito dietro le spalle a tradimento.
Avevo perso i sensi.
Credevo di essere spacciato.
Ma quando mi risvegliai, capii che non era così.
Crucco e Tonto mi avevano aiutato salvandomi la vita...»
«Cosa? Crucco e Tonto?»
«Ma non facevano parte dell'armata del Principe Giovanni?»
«Si vede hanno capito che quel dannato tiranno ha usato e maltrattato fin troppi sottoposti nel corso della sua vita... Ed è per questo che hanno deciso di sposare la mia idea di liberare tutti i prigionieri e di riportare la pace a Nottingham una volta per tutte.»
Mentre Robin stava spiegando la sua storia ai suoi amici, i due avvoltoi uscirono allo scoperto mostrando tutta la loro audacia e determinazione.
«Ma Robin, sei sicuro che potremmo fidarci?»
«Non preoccuparti, Little John. Sono dei grandiosi guerrieri... Anche se non sono molto svegli.»
«Grazie per la tua fiducia, Robin Hood» fece Crucco.
«Grazie a voi per avermi salvato la vita. Se non fosse per voi, non avrei mai potuto conoscere il mio primogenito...»
Dicendo quelle parole, Robin si bloccò all'istante.
«Come? Primogenito?»
«Robin, cosa stai dicendo?»
«Io? Niente.»
Ma ormai era troppo tardi.
Era stato colto inflagrante.
E tutto grazie a lui.
«Vuoi forse dirmi che Lady Marian è incinta?»
«Scusatemi se non ve l'ho detto prima, ma volevo aspettare ancora un po' di giorni. Poi purtroppo è successo quello che è successo.»
«Ma questa è una notizia straordinaria!» fece Little John gridando ai quattro venti.
«Little John! Vuoi forse farci scoprire?»
«Sì, stupido di un orso. Tonto ha ragione, In questa foresta ci potrebbero essere nascoste alcune guardie del principe Giovanni.»
«Che venga avanti allora. Io non ho paura.»
«Tornando a noi, dobbiamo organizzare un piano d'evasione perfetto ed efficace. Solo così potremmo salvare i prigionieri.»
«Ma come possiamo fare? Quel castello è inespugnabile!» rispose Fra Tuck.
«Dobbiamo provarci in tutte le maniere per evitare che i nostri abitanti e guerrieri abbiano in sorte una fine ingiusta e ignobile» ribadì la volpe prendendo le sue armi per marciare insieme ai suoi amici verso il castello.

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Capitolo 6
*** All'alba trionferò ***


Erano giunti dinanzi al castello.
Le guardie del principe Giovanni controllavano incessantemente ogni centimetro del castello.
«Robin, non te l'abbiamo detto ma...»
Little John non riusciva a trovare le parole adatte.
«Amico mio, che cosa vorresti dirmi?»
«Si tratta di tua moglie e di Lady Cocca... Sono state catturate.»
«Cosa?»
Nel sentire quella notizia, Robin divenne pallido in volto.
«Volevamo dirtelo prima, ma non ne abbiamo trovato la forza. Perdonaci.»
«Suo zio... suo zio ha osato fargli questo?»
La rabbia della volpe cresceva ogni secondo di più.
Doveva punirlo severamente.
Anche a costo di ucciderlo.
«Robin, adesso calmati. Dobbiamo concentrarci e penetrare nelle prigioni.»
«In quelle prigioni c'è anche la mia amata con il figlio che sta portando dietro di sè... Come ha potuto fare una cosa così ignobile?!»
«Voleva punirti, Robin. A tutti i costi» rispose Little John.
«Ah sì? Allora che si prepari al più presto perchè quando me lo ritroverò dinanzi, non gli darò nemmeno il tempo di recitare una preghiera.»
Robin sfoderò la sua spada inviperito che mai.
Nè Fra Tuck nè Little John l'avevano mai visto in quello stato.
«Adesso calmati, Robin. Questo non è il momento adatto per arrabbiarsi in questo modo.»
«Smettila di difenderlo, Fra Tuck! Non ha nessun perdono quel farabutto! Se vengo a sapere che ha continuato a far soffrire mia moglie, non ci sarà pace per lui. La mia vendetta sarà devastante.»
Robin uscì dal suo nascondiglio per mostrarsi alle guardie del castello.
Fortunatamente Little John riuscì a portarlo in salvo prima che lo potessero scoprire e ucciderlo.
«Adesso basta fare lo sciocco... Tu non sei questa persona, Robin. Non lo sei mai stato...»
«Non è colpa mia se quel leone tira fuori il peggio di me.»
«Ti prometto che rivedrai tua moglie sana e salva.»
«Davvero?» domandò la volpe che si stava piano piano sfogando.
«Te lo giuro, amico mio... sul mio onore.»
Dopo la promessa del suo amico, Robin si asciugò le lacrime e il naso.
«Molto bene, amici miei. Abbiamo molti innocenti da liberare. Non perdiamo altro tempo.»
«O Stasera o mai più» fece l'orso.
«Che il destino abbia pietà di noi» dissero in coro Crucco e Tonto.
«Che Dio ce la mandi buona.»
 
 
Il principe Giovanni non riuscì più a dormire quella notte.
L'impazienza si stava impadronendo di lui.
«Vostra altezza, avete veramente deciso che...»
«Non torno mai sui miei passi, sceriffo» fece Giovanni interrompendolo «Domani mattina saranno tutti giustiziati all'alba.»
«Tutti? Volete davvero punirli tutti?»
«Non mi sentite quando parlo? Svuoterò le carceri facendo una carneficina senza precedenti... Così impareranno a loro spese cosa vuol dire mettersi contro di me.»
«Ucciderete anche vostra nipote e la sua badante?» domandò Sir Biss terrorizzato.
«Biss, non c'è cosa che mi faccia star male che uccidere mia nipote... Ma visto che colei è stata la prima a tradirmi, sarà la prima ad essere giustiziata.»
«Sire, pensateci bene... Un abominio del genere...»
«Osate discutere i miei ordini?! Attento a quello che dite, sceriffo di Nottingham. Non costringetemi a prendere dei gravi provvedimenti su di voi. Sono stato abbastanza chiaro?»
«Chiarissimo» fece lo sceriffo guardandolo dritto negli occhi.
«Molto bene... Tra poco spunterà l'alba... Credo che andrò a fare una capatina nelle prigioni. Giusto per vedere lo stato d'animo dei miei traditori... Biss, sceriffo... Volete venire anche voi?»
«Ecco io...»
«Così capirete cosa vuol dire rinchiudere quei tiranni. Allora?»
«Sì. Veniamo volentieri» rispose il serpente parlando anche per lo sceriffo.
«Benissimo. Andiamo.»
 
 
Lady Marian era sfinita.
Non riusciva a dormire su quel freddo e duro pavimento.
«Marian, perchè non provi a dormire sulle mie ginocchia?»
«Vi ringrazio Cocca... ma non riuscirei a dormire lo stesso...»
Tutta la tristezza della moglie di Robin si dipingeva sul suo volto delicato e sciupato.
«A cosa stai pensando, tesoro?»
«A tutto, Cocca... Alla mia vita e a quella del pargolo che porto dentro di me... A cosa potrebbe essere successo a Robin... Se solo... se solo lui fosse qui...»
«Sono convinto che sta molto bene ed è sano e salvo. Sta solo aspettando il momento adatto per entrare in azione.»
«Spero che tu abbia ragione.»
Nel mentre stava guardando le condizioni della prigioni e dei detenuti, il principe Giovanni fece la sua entrata in scena attirando tutti gli sguardi dei presenti.
«Vedo che siete ancora svegli... Molto bene. Così potrò darvi la notizia sul vostro destino.»
Saetta, inviperito per la presenza del sovrano, si alzò di scatto frapponendosi fra lui e i prigionieri.
«Risparmiate le vostre parole cariche d'odio e di disprezzo. Non ci interessano.»
«E tu chi saresti?»
«Mi chiamo Saetta e derivo da un umile famiglia di conigli che ha sputato sangue per andare avanti... Ed ora, grazie alla vostra cattiveria ed avidità, ci state portando via tutto.»
«Saetta... Mi ricorderò di te... Avrai il piacere di essere giustiziato per primo.»
«Essere giustiziato?»
«Volevo lasciare questo onore a Lady Marian... Ma credo che tu sia più adatto. E tutto grazie alla tua insolenza e alla tua ribellione.»
Saetta non riusciva a non dire più neanche una parola.
«Che cos'hai, piccolo guerriero? Sei molto scosso per la notizia che ti ho dato? Fa niente. Tanto la tua vita non può valere così tanto ora che Robin Hood non è più tra noi.»
«Maledetto... Che cosa gli avete fatto?!»
Saetta stava per colpirlo sferrandogli un pugno.
Ma Sir Biss riuscì ad evitare il colpo del coniglio.
«Tieni le mani apposto, stolto che non sei altro.»
«Avete rovinato la nostra esistenza. Tutto a causa delle tasse e della vostra avidità!»
«Puoi pensarla come vuoi... Non ho bisogno che dei traditori come voi possano vivere ancora per un po'. Non lo meritate.»
«E voi non meritate di essere il nostro sovrano.»
Facendosi forza, Lady Marian si avvicinò a suo zio.
«Marian, hai un aspetto davvero orribile, sai?»
«Lasciateci andare... vi prego.»
«Dimmi, perchè vi dovrei lasciare andare?»
«Perchè abbiamo una dignità... Come credo che l'abbiate anche voi...»
Il principe Giovanni rimase in silenzio alcuni secondi.
«Andiamo Sir Biss. Non c'è altro motivo per rimanere fin qui...»
Sembrava che qualcosa lo stesse turbando.
Aveva lo sguardo perplesso.
«Rispondetemi!»
Il principe Giovanni si girò verso sua nipote con sguardo triste e afflitto.
«Mi dispiace... la decisione è già stata presa... Tra qualche ora sarete tutti giustiziati nelle piazza del castello... Che Dio possa avere pietà della vostra anima.»
Il leone richiuse la cella dietro di sè, tornando nei suoi alloggi in attesa che l'alba potesse sorgere per un nuovo giorno di sangue.
 
 
Robin Hood stava vagando nell'ombra insieme ai suoi amici.
«Eccoci arrivati dinanzi alla torre» fece Crucco.
Robin Hood fissava la costruzione con impazienza e tristezza.
Voleva subito entrare in azione.
Ma sapeva che doveva stare molto attento.
«Adesso come faremo ad entrare?» domandò la volpe.
«Ci penso io.»
Con la sua abilità di scassinatore, Crucco cercò di aprire la porta.
«Fortunatamente la serratura è molto vecchia, altrimenti non so se ci sarei riuscito.»
Ma nessuno rispondeva.
Quando l'avvoltoio si girò, vide i suoi compagni in mano alle guardie del castello.
«Crucco, non mi sarei mai immaginato da te un simile tradimento» fece lo sceriffo di Nottingham cogliendolo sul fatto.
«Sceriffo, ho dovuto farlo...»
«Perchè? Per pietà di questi dannati evasori e ladri?!»
«No!» tuonò l'avvoltoio «Perchè non è giusto che tutta questa gente paghi per l'avidità del nostro sovrano.»
«Zitto!» ripose lo sceriffo gettandolo a terra «Non ti permetto di parlargli in questo modo.»
«Ragiona, stupido orso. Come puoi sposare il volere del principe uccidendo tutti i prigionieri?»
«Se quello è il suo volere, noi non possiamo farci nulla.»
«È qui che sbagli. Noi possiamo salvarli. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto.»
Fissando i suoi occhi, Crucco capì che lo sceriffo non voleva fare un simile abominio.
Non avrebbe mai ucciso tutti quei prigionieri per un motivo così stupido.
«Io... non so...»
«Riflettici bene. Uccideresti anche donne e bambini?» gli domandò Robin.
Pensandoci più a fondo, lo sceriffo capì finalmente che non poteva causare tutto ciò.
«Liberate tutti i prigionieri.»
«Ma sceriffo, l'alba sta per spuntare...»
«Osate discutere i miei ordini?! Ho detto di liberarli!»
«Se il principe Giovanni verrà a sapere di tutto ciò...»
«Parlerò io con il principe Giovanni.»
Le guardie, sotto ordine dello sceriffo, liberarono tutti i prigionieri.
Tutti gli abitanti della città uscirono dal castello come se niente fosse sotto gli occhi delle guardie incredule.
«Robin, ma allora sei vivo!»
Saetta, vedendo il suo idolo, corse verso di lui per abbracciarlo.
«Avevi qualche dubbio?»
«Certo che no! Come stai? Che ti è successo?»
Mentre stava parlando con il coniglietto, vide Lady Marian e Lady Cocca uscire dalla prigione.
«Ti spiegherò tutto più tardi. Adesso raggiungi la tua famiglia.»
«Va bene.»
Il cuore della volpe mancò un battito.
Rivedere la sua amata dopo tutto quel tempo passato a soffrire gli fece uno strano effetto.
«Robin... finalmente sei ritornato» fece Lady Marian scoppiando a piangere.
«Sì, amore mio. Adesso sono qui. Non ci sarà più niente che ci potrà separare.»
Mentre Robin e Lady Marina si stavano scambiando dolci baci e abbracci, il principe Giovanni si affacciò dal suo balcone rimanendo con sguardo allibito.
«Che sta succedendo?! Perchè tutti i prigionieri sono stati liberati?»
«Principe Giovanni, non siete contento? Adesso la pace potrà tornare a regnare sovrano in questa città.»
«Tu! Maledetto ladro e criminale che non sei altro! Se solo tu fossi dinanzi a me...»
«Che cosa faresti? Mi uccideresti? Ma se non sai nemmeno tenere in mano una spada» lo canzonò Robin.
«Ci sono le mie guardie che possono farlo al posto mio... Guardie! Acciuffate quella volpe!»
Ma nessuno osò ubbidire all'ordine del principe.
Piano Piano, anche le guardie insieme agli abitanti, uscirono dal castello.
«Ma cosa sta...»
«Ormai non avete più nessun potere, principe Giovanni.»
Girando lo sguardo, il principe vide lo sceriffo di Nottingham in compagnia di alcune guardie.
«Che cosa state facendo lì impalato? Andate immediatamente ad arrestarlo!»
«Non mi avete sentito? Adesso non potete più comandarci.»
«Ma come...»
«Siete pronti a tornare nella vostra cella?»
«No... La Torre di Londra no!»
Il principe Giovanni venne portato via con la forza, mentre i suoi strepiti e i suoi urli echeggiarono in tutto castello.
 
 
Epilogo
 
Erano passati nove mesi e il primogenito di Robin e Marian era nato.
Era una bellissima volpina.
«È davvero incredibile come si possa dare alla luce una creatura così magnifica» fece Robin con tono estasiato «E tutto grazie a te, amore mio.»
«È anche grazie a te. Se tu non ci fossi stato, non so come avrei fatto...»
«Adesso non ci pensare. Io sono qui. Ed è questo che conta.»
«Allora, è nata la mia nipotina?» fece Little John entrando nella camera di Marian.
«Eccola qui. Sta riposando.»
«Guarda com'è piccola. Sembra un batuffolino morbidoso.»
«Little John, lo sai che non è da strizzare, vero?»
Anche Fra Tuck aveva fatto il suo ingresso nella camera di Marian per vedere la nascita della piccola.
«Lo so bene» rispose a tono l'orso.
«Congratulazioni a te e a tua moglie, Robin.»
«Grazie, Fra Tuck.»
La notizia della nascita della bambina si sparse velocemente in tutta la città, nominandola la nuova paladina della giustizia per la generazione futura.
 

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