以心伝心 - Ishindenshin

di tsukuyomi_
(/viewuser.php?uid=1052435)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A: Ammirazione, Attrazione ***
Capitolo 2: *** B: Bacio, Bene ***
Capitolo 3: *** C: Caparbietà ***



Capitolo 1
*** A: Ammirazione, Attrazione ***




以心伝心
 ¬ Ishindenshin ¬

{ 
 → Trasmettere  al cuore; 
 → tramite → il cuore }




 


 Ammirazione



 

«È fantastico, Itachi!» esclamò Izumi, unendo le mani dinanzi al viso, mentre un sorriso colmo di meraviglia andò a comparire e stamparsi sulle sue labbra sottili. Avevano poco più di sei anni, ma la maturità, le abilità e la bravura mostrate da quel ragazzino erano alla pari di un Jonin esperto, con anni di esperienza alle spalle; per lei, Itachi sarebbe diventato senza ombra di dubbio un ninja dalle abilità imbattibili. 
«N–... non è nulla...», borbottò lui in risposta, osservando con una sensazione di imbarazzo crescente l'Uchiha al suo fianco. 
Izumi scosse il capo, «Devi dare maggiore considerazione alle tue abilità!» disse, convinta. Il suo sorriso non aveva vacillato neanche per un istante, nemmeno quando le gote di Uchiha Itachi erano diventate leggermente più rosee.

«Sei strabiliante». 





 


Attrazione



 

«Non ci vediamo da tanto tempo, Itachi», sussurra la ragazza, camminando al suo fianco con passo calmo, il più controllato possibile, mentre il cuore all'interno del suo petto rimbalzava imperterrito contro la cassa toracica. «Tutti nel Clan, e non solo, parlano di te.»
«Ah», mormora lui in risposta, mentre la osservava con la coda degli occhi. 
«Sei sulla bocca di tutti. Porti a termine ogni missione nel migliore dei modi, sei un ninja semplicemente perfetto, ma...» Si blocca di colpo — quasi senza accorgersene, come se le parole non riuscissero più a uscire dalle sue labbra in alcun modo. Mentre parlava aveva incrociato per puro caso, forse per sbaglio o forse no, il suo viso, con tutti i dettagli che ne derivano; si era persa a osservare i suoi lineamenti, i suoi occhi, le sue labbra, e quel pensiero che per tanto tempo aveva sotterrato all'interno del suo animo era tornato nuovamente a galla.
Da quando si sentiva così attratta da lui?
«Cosa c'è?» domanda l'Uchiha, preoccupato. «Ti senti male? Hai il viso tutto rosso...» continuò, avvicinandosi pian piano a lei. 
Da poco, si disse, o forse da molto più tempo. Da sempre, dalla prima volta che l'aveva visto.
«N–niente,» borbotta, sentendosi se possibile ancora più rossa in viso. «solo che... ecco, sì... mi piacerebbe...» 
passare più tempo con te. Lui sorride, appoggiando la mano sulla sua testa con gentilezza — l'abilità che lo contraddistingueva più di tutte. 
«Andiamo a mangiare qualcosa, Izumi?».


Forse, lui aveva il suo stesso desiderio. 










*************** 

Dopo esserci rimasta all'incirca più di due ore a scrivere questa cosuccia, posso ritenermi soddisfatta del risultato raggiunto per questo primissimo capitolo. Inoltre, davvero, non sono io che cerco le raccolte: sono loro che cercano me, senza sosta. 

È la prima volta che scrivo qualcosina su questa coppia, ma spero davvero di non aver distrutto i loro caratteri in un modo troppo esagerato. ;; E per terminare, ringrazio tutti quelli che sono arrivati a leggere le note. 


Nome su EFP e sul Forum: tsukuyomi_ / 6Misaki 
Fandom: Naruto
Rating: Verde 
Personaggi: Itachi Uchiha, Izumi Uchiha, Fugaku Uchiha, Mikoto Uchiha, Sasuke Uchiha, Sakura Haruno (/Uchiha)
Ship(s): Itachi/Izumi; 
Fugaku/Mikoto; 
Sasuke/Sakura


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** B: Bacio, Bene ***


Ed eccomi che ritorno con in secondo capitolo, in tempi record, oltretutto!
Anche questo è incentrato sulla coppia formata da Itachi e Izumi, in cui il personaggio principale, o se vogliamo meglio definirlo "cardine", è Izumi. Nulla di che, piccole cosucce scritte di impulso, senza tante pretese.
Spero di essere riuscita a gestire questo Itachi in penombra, senza distruggere la sua caratterizzazione che tenta di mettermi con le spalle al muro... ;; 
Prima di annoiarvi troppo, vi lascio due piccoli appunti per comprendere meglio ciò che in seguito leggerete (intanto, però, vi ringrazio per aver scelto di continuare a leggere questa mia ulteriore raccolta): • La prima storia derivata dalle tre parole deve essere considerata come una What if, in cui il Clan Uchiha non è stato sterminato e dove, ovviamente, è sbocciato il loro sentimento (ah, i miei feels); 
• La seconda, inutile dirlo, va a collegarsi al momento in cui Itachi stermina la propria famiglia (intesa come "Clan"), iniziando proprio dalla ragazza per cui sente di provare dei sentimenti, a cui - maledetto te - non ha mai dato grande importanza (?); 

Niente, buona lettura!

*********************


 







Bacio








 
Era stata una questione di secondi. Non sapeva spiegarsi come, né il perché di tale gesto: le era uscito spontaneo, come respirare; semplicemente l'azione più elementare da svolgere su quella terra tanto complessa e infame — sempre pronta a mettere i bastoni tra le ruote a ogni forma di vita —. 
Avevano unito i loro sguardi, avvicinato i loro visi, intrecciato le dita delle loro mani in una sola e unica presa, mentre le loro labbra si sfioravano, assaggiandosi per la prima volta. E i loro cuori, quasi presi dalla bramosia di unirsi a loro volta in quell'intreccio tanto famigliare quanto nuovo — una meravigliosa scoperta —, sembrarono per quei miseri attimi battere all'unisono. 
In quel bacio, in quel primissimo bacio, Izumi riuscì a percepire quello che da sempre, o almeno da quando era una bambina, aveva desiderato: una lunga e spensierata vita con lui, il ragazzo per cui aveva perso non solo la testa, ma tutta se stessa: Uchiha Itachi.








 


Bene









 
Si sentiva così bene, lì, distesa fra le sue braccia. 
Non percepiva la preoccupazione che la morte, inevitabilmente, portava con sé. Non avvertiva la forza vitale scivolarle via dal corpo, come non aveva reale coscienza del sangue che, irrequieto, usciva zampillando dalla sua ferita, sporcando e macchiando i suoi stessi abiti e il corpo di lui, che ancora non la lasciava a terra. 
Si sentiva bene, anche se non avrebbe mai più rivisto la luce del sole, il viso sorridente di sua madre, o lui. Lui, che in quel momento stava piangendo in silenzio; lui, che le aveva lacerato la pelle con quella lama che lasciò cadere a terra pochi attimi dopo per riuscire a prenderla tra le sue braccia, evitandole così una rovinosa caduta; lui, che tanto aveva amato e che ancora, anche in quel momento — anche dopo quel gesto che aveva compreso, tanto amava. 
Si sentiva bene, perché aveva potuto avere la fortuna di vedere il futuro che loro due avrebbero potuto avere se le cose fossero andate in un modo minimamente differente dalla cruda realtà dei fatti. Era felice, stava bene.
«Grazie, Itachi» sussurrò, con il fil di voce che le restava, prima di lasciarsi trasportare verso un'altra vita, mentre sentiva le lacrime perlacee scivolarle lungo le gote - che si andavano a unire a quelle di lui - che da lì a poco avrebbero perso la loro vivacità. 









 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** C: Caparbietà ***






Caparbietà



 
Spesso si trovava a chiedersi chi, tra loro due, era più caparbio. L'intero Clan avrebbe richiamato e difeso a gran voce il suo nome, conoscendo la sua infinita dose di testardaggine, che non avrebbe lasciato affievolirsi per nulla al mondo; eppure, ogni volta che si trovava a confrontarsi con lei, alle volte per futilità mentre altre per argomenti molto più seri, la sua dolce metà dall'animo fin troppo gentile e generoso — che mai avrebbe pensato di vederla sotto tali vesti — tirava fuori una caparbietà che poche persone in quel villaggio avevano avuto la fortuna — o forse sfortuna? — di vedere. 
Perché a differenza di quelle numerose dicerie che si andavano a dire in giro, su di lui e sul suo carattere ben poco blando e permissivo, sapeva molto bene chi era ben in grado di metterlo in riga con una sola occhiata o un muto rimprovero e, soprattutto, di riportarlo sulla retta via quando iniziava a percorrere quella errata. Tra loro due, ovviamente, la più testarda era la sua Mikoto. 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3763964