Resta ancora qui

di capmirez98756
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentimenti ***
Capitolo 2: *** Guerriera ***
Capitolo 3: *** Perché adesso? ***
Capitolo 4: *** Il ritorno ***
Capitolo 5: *** Rabbia ***
Capitolo 6: *** Legami ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Litigi ***
Capitolo 9: *** Complicazioni ***
Capitolo 10: *** Responsabilità ***
Capitolo 11: *** Pace ***
Capitolo 12: *** Dolcezza ***
Capitolo 13: *** Felicità ***



Capitolo 1
*** Presentimenti ***


L’amore è quella cosa che tu sei da una parte e lei dall’altra eppure vi sovrapponete così perfettamente che siete uno e non due. Uno come i piedi, gli occhi, le mani, come i tempi del battito e le forme del respiro. E chi guarda da una parte e poi dall’altra, cercando il due e non l’uno, resta stupito, perché anche lontani il vostro spazio e la vostra anima non si possono dividere con niente.


 Ore 5. Fisso l'orologio da esattamente mezz'ora e non riesco a chiudere occhio, mi sento strana, angosciata e dolorante senza apparente motivo. Il mio turno inizia alle otto ma io non riesco più a stare in questo letto, mi tiro su e come ogni giorno afferro la mia gamba e la indosso poi guardo la foto sul comodino e sorrido, faccio una carezza sul volto paffuto della mia bambina come se lei a chilometri di distanza potesse sentirmi, mi tiro su e con molta delicatezza apro la porta ma prima guardo la donna distesa nel mio letto che dorme beata, sorrido dolcemente ed esco dalla stanza.

'Non riuscivo a dormire, sono andata prima in ospedale...Ci vediamo là, piccola.'

Cammino per i corridoi del mio reparto, i bambini dormono tutti e il giro di visita inizia tra qualche ora
"Dottoressa Robbins, cosa ci fa lei qui?"
"Ci lavoro Karev, l'hai dimenticato?" rispondo ironica
"Molto spiritosa" finge un sorriso divertito e lancia lo sguardo al suo orologio "Sono le sei e trenta e il tuo turno inizia tra un'ora e mezza, tu vieni prima solo quando c'è qualcosa che non va, che succede Robbins?"
"Tutto bene Karev, mi voglio solo portare avanti con il lavoro"
"Per passare le serate tranquille con la tua nuova conquista? Com'è che si chiama? Camilla?"
"Carina." rispondo accigliata
"Oh, scusa, non ti arrabbiare" alza le mani e sorrido, ricambio il sorriso
"Torna al tuo lavoro Karev"
"Subito, capo" e scoppia a ridere
"Ah Alex, ti è mai capitato di sentire un peso addosso come se stesse per succedere qualcosa di dannatamente brutto?" chiedo dubbiosa
"Ogni giorno che metto il piede in questo ospedale Robbins dopotutto siamo al Grey Sloan Memorial Hospital, non dimenticarlo" si volta e va via ridendo, forse ha ragione, cerco di scacciare via il peso che opprime il mio petto e mi metto a lavoro.



"Arizona"
"Oh Meredith, ciao" la saluto e bevo un lungo sorso del mio caffè, oggi mi servirà molta molta caffeina
"Tutto bene?"
"Si tutto bene tu?"
Riflette un attimo sulla risposta e quando nota che la sto fissando accenna un sorriso
"Si bene, non è successo sicuro nulla?"
"No Meredith, perché me lo chiedi? Con Carina va alla grande" sorrido pensando alla nostra serata
"Capisco beh...io devo andare"
"Ma sei appena arrivata"
"Devo fare una chiamata urgente" e scappa via prendo quasi in pieno Amelia poi le dice qualcosa ed entrambe escono velocemente mentre la mia angoscia cresce sempre di più...Ma che succede?
"Robbins"
"De Luca" sorrido
"Pensierosa la ragazza, pensi alla nostra serata?" Mi sussurra vicino l'orecchio
"Vuoi farmi impazzire anche oggi?"
"Mi piace farti impazzire Arizona e mi piace questo luccichio nei tuoi occhi, hai del tempo per me?"
Il peso aumenta, bene...
"Diciamo che ho da fare Carina"
Ma che diamine dico? Ho fatto tutto, potrei pure andarmene a casa e rifiuto una richiesta del genere
"Deve essere importante per rifiutare il mio invito"
"Ehm..Si molto ma stasera recuperiamo, ora vado" la saluto velocemente con un bacio sulla guancia e corro via.
Ore 19.00.
Dovrei tornare a casa ma qualcosa mi tiene inchiodata qui
"Robbins oggi vuoi proprio vivere in ospedale, il tuo peso non è sparito vero?"
"Hai proprio ragione Alex, ma ora mi cambio e vado a riposare magari è la stanchezza" mi passo una mano tra i capelli e mi obbligo ad andare "Bene, riposati anche tu Karev e ci vediamo domani" chiudo la cartella e inizio a camminare verso gli armadietti
"ARIZONA!!" Meredith corre nella mia direzione affannata e con gli occhi lucidi
"Che succede?" dico agitandomi ma lei non accenna ad aprir bocca "Mi stai facendo venire un infarto, mi dici che succede? I tuoi figli stanno male? Zola? Ellis? " mi blocca con un segno della mano e io vado ancora di più nel panico "E allora? parli?" chiedo ancora incerta
"Callie" dice mentre le lacrime iniziano a farsi spazio sul suo viso
Callie.
Calliope.
"Calliope?" ripeto inespressiva e portandomi una mano sul petto.
Le sensazioni, le percezioni e gli strani presentimenti sono solo verità annunciate.

Ciao a tutti, sono nuova qui, mi piace molto leggere però vorrei anche mettermi alla prova nella scrittura perché vorrei tanto riuscire a trasmettere qualcosa di mio a voi lettori. Questo è il primo capitolo e possiamo definirlo di prova (magari i prossimi saranno più lunghi) spero vi piaccia...se vi va lasciate qualche recensione, accetto tutto. A presto e se avete qualche storia da farmi leggere non esitate a consigliarmela.

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Capitolo 2
*** Guerriera ***


Ci sono momenti in cui la vita si accanisce contro di noi: non smette di colpirci, le forze per andare avanti ci vengono meno e abbiamo la sensazione che fare le cose bene non ha senso, Sono questi i momenti in cui, ovviamente, vacilliamo. Può capitare che la forte marea ci porti al largo, e che cominciamo a bere acqua, molta acqua, nonostante i nostri tentavi di non annegare. Ed è proprio lì che iniziamo ad avere paura ma che cos'è realmente la paura? C’è chi ha paura del buio e delle cose che nasconde, della morte, della folla, di essere abbandonato. C’è chi ha l’incubo dei compiti di matematica. Chi è terrorizzato da ragni o topi. Chi dai bulli che lo vessano a scuola. Chi ha paura non aver chiuso la porta di casa, chi ha paura di ingrassare, chi di invecchiare e chi di parlare in pubblico. C’è chi ha paura della felicità e chi ha paura della paura. Il catalogo delle paure può essere infinito. E poi ci sono io, qui, terrorizzata che aspetto una dannata risposta che non arriva e i miei pensieri navigano alla velocità della luce mentre Meredith mi trascina in Pronto Soccorso con tutta la sua forza
"Cavolo Meredith, fermati un attimo" mi fermo di colpo mettendo tutta la forza che ho in corpo "mi spieghi perché mi stai trascinando e non mi dici cos'è successo a Callie? È qui? Perché è tornata? Sofia sta male?" parlo a raffica come faccio spesso quando sono nel panico e lei immediatamente mi zittisce "Arizona non ho tempo per spiegarti tutto in questo momento ma posso solo dirti che hanno appena portato Callie ed è molto grave, non so bene cosa sia successo" mi spiega riprendendo la sua corsa. In un attimo le scene del nostro incidente ritornano a farsi vive e sento pizzicare prepotemente le lacrime nei miei occhi
"Non è possibile, non è reale tutto questo, Calliope è a New York" mi fermo di nuovo e Meredith sospira esasperata
"No Arizona, vorrei poterti dire che questo non è reale e che Callie sta bene ma non è così, sono venuta da te perché nonostante tutto sei la sua ex moglie e so che ti importa ancora di lei"
"Io..." Mi passo una mano tra i capelli, cerco di ordinare i miei pensieri e mi mando al diavolo perché sto ancora perdendo tempo qui mentre invece dovrei essere vicino a Callie "scusami, andiamo" annuisce e velocizziamo il passo, corriamo giù per le scale e ci ritroviamo davanti al corri corri generale dei medici che si dirigono verso una saletta dove sicuramente si trova Callie, l'unica cosa che mi viene in mente da fare è correre dietro quei medici per capire quanto grave sia la situazione.


"Allora mi fate spazio?" dico ad alcuni specializzandi che probabilmente cercano di accaparrarsi il caso della loro carriera
"Arizona che ci fai qui? Sai che non puoi..." blocco immediatamente Owen perché so già cosa sta per dire "No invece posso Owen, questa volta non mi farete stare con le mani in mano lo avete fatto già una volta" urlo, forse esagerando e abbasso lo sguardo su Callie
"Sai quali sono le regole Robbins" non rispondo perché quello che vedo mi fa vacillare, mi appoggio ad una parte di barella vuota e le lacrime iniziano a scorrere una dietro l'altra
"Robbins" sento la mano del dottor Webber sul braccio ma non riesco a dire una parola
"Arizona" Owen mi richiama con voce preoccupata ma niente io ho lo sguardo puntato sul corpo di quella che un tempo era la mia donna, il sangue le scorre sul viso copiosamente e io tremo
"Sta perdendo troppo sangue" riesco a dire con un filo di voce, avvicino la mano al volto gonfio di Callie e scoppio completamente a piangere
"Noi dobbiamo portarla immediatamente in sala operatoria Arizona, è molto grave la situazione" mi avverte Owen
"Più grave..." le parole mi muoiono in bocca
"Si,èpiù grave" mi guarda comprensivo e poi ordina alle persone dentro la saletta di muoversi ed io come un'automa mi muovo con loro "Arizona, davvero, non rendere le cose più difficili, resta qui con Meredith" mi ammonisce di nuovo Owen mentre porta via Callie e io cerco di divincolarmi dalla presa di Meredith "Ti prego, lasciami andare" dico innervosendomi "Non capisco perché fate così, io voglio andare in quella sala e per legge posso perché non c'è più niente che ci lega e non siamo neanche amiche" dico di getto
"Una figlia non vi lega abbastanza?Quello che avete provato l'una per l'altra non vi lega? Tutto quello che avete passato insieme non vi lega? Se non ti senti legata a lei perché ti ostini a voler andare in sala operatoria? Non è un caso di pediatria quindi non ha senso che tu vai in sala anzi sai una cosa? Forse dovresti asciugarti queste finte lacrime e andartene a casa" mi urla contro e io mi rendo conto che sono davvero una stupida, indietreggio e mi metto le mani in viso
"Scusami forse ho esagerato" "No, hai ragione" annuisco togliendo le mani "è la madre della mia bambina ed è stata la donna più importante della mia vita ed io voglio starle vicina e come sempre non riesco a controllarmi" sospiro e asciugo le lacrime
"È tornata questa notte, ha bussato alla mia porta e quando ho aperto lei era in lacrime con Sofia in braccio e una valigia vicino"
"Sofia dov'è adesso? Perché Callie non è venuta da me?" I pensieri iniziano di nuovo la loro maratona
"Sofia è con i miei bambini e mia cognata" dice cercando di calmarmi ma i miei pensieri non frenano di certo, perché Callie non mi ha detto che stava tornando? Perché adesso è in questa situazione ?
"Callie invece non so perché è tornata, mi ha detto che mi avrebbe spiegato la mattina seguente ma quando mi sono sveglia non era a casa e poi non so più nulla"
"Lo chiederemo a lei" sospiro cercando di mantenere la calma "appena si sveglierà e ora andiamo da lei...forza" lo dico più a me che a Meredith e mi incammino
"Arizona" mi giro a guardarla "ce la farà perché lei è forte, lei è una guerriera" e io sono un marinaio che negli ultimi anni ha perso la rotta ma che ora deve essere forte e mantenere la calma "Ce la farà" ripeto "Si hai ragione" Sorrido, Calliope non farmi brutti scherzi.

Buonasera a tutti, scusate se l'ultima parte non è scritta bene ma sono "devastata" dalla notizia appena appresa e i brutti scherzi che invece Shonda&co ci riservano...sapete io ci speravo in un ritorno di Sara e in lieto fine tra Callie e Arizona e invece anche questa speranza è andata in frantumi ma per fortuna l'unica cosa che Shonda non può frantumare (diciamo) è la nostra fantasia quindi io continuerò a scrivere questa storia nonostante tutto, spero che voi continuiate a leggere e recensire e spero che questo capitolo vi piaccia. Buona lettura, io vado a piangere in un angolino... Ps:doveva essere più lungo ma non riesco proprio questa sera, vi prometto che il prossimo sarà più lungo.

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Capitolo 3
*** Perché adesso? ***


L’attesa può ucciderti.
Prendi una decisione e poi il mondo deve girare.
Le conseguenze si susseguono.
Niente dipende più da te.
C’è solo una cosa che appare chiara nei momenti dell’attesa: qualsiasi scelta tu abbia fatto è sbagliata.
-Richard Weber 
 


Questo è un luogo dove accadono delle cose orribili, dove la gente entra speranzosa ed esce distrutta dove l'attesa diventa un macigno, un macigno così grande da sopportare che quasi non si riesce a respirare. Il movimento ritmico di immisione ed emissione che ci permette di vivere si fa più debole e quasi ti senti soffocare, nulla ha più senso quando sei in una sala di attesa di un ospedale, la mente vaga tra i bei ricordi cioè quelli che ti riempiono il cuore e quelli brutti che te lo distruggono e tutto si concentra su una porta, tutta la speranza si concentra nel vedere uscire un medico da quella porta. 
Questo posto è davvero orribile ma è qui che io lavoro, è qui che ci sono i miei amici ed è qui che ho conosciuto la donna che ho amato per anni, la donna che mi ha reso felice, la donna che ho sposato e che mi ha donato Sofia. Ora questa donna è dentro quella sala e l'unica cosa che io posso fare è stare qui con le mani in mano ad aspettare notizie, siamo medici e siamo abituati a dare brutte notizie e dovremmo essere pronti anche a questo, ma chi lo è?  È tutto uno schifo. 
Questo posto è orribile perché è qui che ho rovinato tutto, è qui che ho tradito l'amore della mia vita. Si, orribile.

"Owen" scatto in piedi quando lo vedo uscire dalla sala, ha un'espressione indecifrabile in viso e si passa la mano più volte sugli occhi "Callie sta bene, vero?" e lui scuote la testa
"Arizona" inizia e io mi sento morire, questo tono io lo conosco "io...oddio" si copre il volto e inizia a piangere, no Callie sta bene...sta bene vero? E allora perché reagisce così? 
"Owen ti prego, dimmi qualcosa" come se non sapessi già cosa mi stava dicendo
"Noi...noi abbiamo fatto il possibile, Arizona. Giuro che abbiamo fatto di tutto ma era troppo debole e il suo cuore ha ceduto"
"Non è vero, no" scuoto la testa più volte "Non avete fatto il possibile perché in quel caso lei sarebbe qui" urlo
"Lo so che sei arrabbiata ma era troppo grave e anche se il cuore avesse retto..lei non sarebbe più stata come prima"
"Lei non può essere andata via, non può, lo capisci?" mi avvicinai a lui "lei ha una bambina, lei ha..." un forte singhiozzo e subito un caloroso abbraccio, non può essere successo davvero.

"Arizona...ehi, svegliati" piegata, dolorante e con il viso bagnato dalle lacrime alzo lo sguardo e scatto in piedi
"Lei non ce l'ha fatta? Ti prego dimmi che non è così "
"La situazione è molto grave ma è ancora viva, Arizona" sospiro di sollievo "e perché stai piangendo?"
"Un incubo, mi sono addormentata nemmeno per dieci minuti"
"Oh...beh lei è forte però non è fuori pericolo, la situazione è critica"
"Quanto critica?"
"È stata investita da un auto che andava molto veloce ed è un miracolo che sia ancora viva" sgrano gli occhi e mi porto una mano sulla bocca "Ha avuto due arresti cardiaci e l'attività cerebrale non è delle migliori"
"Posso...posso vederla?"
"Non potresti"
"Ti prego"
"Solo qualche minuto, Arizona. Mi raccomando non mi costringere a venirti a prendere con la forza"
"Grazie Owen." Lo stringo forte e lo bacio sulla guancia, lui sorride e mi invita ad andare da Callie.

"Calliope" sospiro e accarezzo il suo viso "ma cosa mi combini? Io ti sapevo a New York, se volevi venirmi a trovare non è stato questo il modo migliore" ed ecco le lacrime "No, decisamente non è questo il modo migliore, Calliope. È ingiusto tutto questo, è ingiusto che devi sempre lottare per qualcosa...per George, per tenere in piedi il nostro matrimonio, per me, per nostra figlia. Dopo il tuo incidente avevo promesso di starti vicina e che non ti sarebbe successo più nulla ma non sono riuscita a mantenere la mia promessa, anzi, ti ho distrutta e ti ho lasciata andare via e ora tu sei qui che lotti ed io non riesco a perdonarmelo" le sue mani così morbide mi erano mancate tanto e a pensarci è un paradosso perché queste stesse mani riescono a spezzare ossa con una facilità assurda, queste mani mi entravano dentro con una semplice carezza ed erano capaci di farmi stare bene anche dopo una giornata infernale, mi manca il suo sorriso, le sue labbra e non sono nemmeno in diritto di pensare questo perché in questo momento sto mancando di rispetto alla mia ragazza  che in questo momento sarà preoccupata visto che non sono tornata ancora a casa ma poco importa adesso, adesso nulla è importate se non vedere gli occhi di questa meravigliosa donna aprirsi.
"So che mi stai ascoltando in questo momento quindi adesso ti prego di non andare via, devi vivere...hai capito?"



" In un certo senso Mark ha ragione, sai? Io non sono... niente. Cioè, legalmente, non sono nessuno. Il che è un po' assurdo, perché... mi sento tua moglie. Mi sento la madre di tuo figlio. Potresti... puoi vivere? Puoi vivere, per me? Ti prego... vivi per me"


Chiusi gli occhi e asciugai le ultime lacrime che scorrevano sul mio viso

"Ora devo andare Calliope, prima che Owen mi venga a prendere con la forza...sono certa che scoppieresti a ridere se succedesse" sorrisi "Non mi fare brutti scherzi mentre non ci sono, fai la brava" le baciai la guancia, un ultimo sguardo e poi fuori dalla stanza.


Sarei voluta rimanere ma so che in queste condizioni avrei causato solo danni però mi sono fatta promettere da Owen che per qualsiasi cosa deve chiamarmi. Ora sono qui, davanti casa di Meredith, per prendere la mia piccolina nonché l'unica che può darmi forza in questo momento
"Ciao Arizona"
"Meredith, ciao"
"Come sta Callie? Sono dovuta venire di corsa a casa perché Amelia era stata chiamata da Owen per il suo caso"
"È molto grave"
"Mi dispiace così tanto ma sono certa che ce la farà"
"Lo so, lei è forte." Lo spero almeno...
"Sofia dopo tanti capricci è crollata ma al suo risveglio sarà contenta di vederti."
Così piccola, così bella e così dannatamente uguale a sua madre
"La mia piccola Sofia è uguale a Calliope"
Il carattere è il tuo invece, lo ha detto anche Callie prima di...di avere l'incidente"
"Davvero?" come puoi sempre strapparmi un sorriso Callie? Come ci riesci?
"Si, ha detto proprio così"
"Grazie Meredith, ora la porto a casa"
" Si, fai pure e domani puoi portarla di nuovo qui perché c'è la nuova baby sitter, non serve che ne chiamo una tu...almeno lei e Zola si divertono" annuisco e le sorrido.
Prendo delicatamente Sofia cercando di non svegliarla e sorrido soddisfatta quando vedo che mi abbraccia e continua a dormire beata, saluto Meredith e mi avvio alla porta
"Ah Arizona, ho trovato questa" mi porta un pezzo di carta e io lo osservo "credo che sia da parte di Callie" 
"Bene. Grazie ancora Meredith, per tutto, a domani" la saluto e mi avvio verso casa, tanto ci resterò molto poco.
 
 
Entro nel mio appartamento e Carina mi viene subito incontro pronta ad urlarmi contro ma io subito la blocco 
"Shhh metto a letto lei e ti spiego tutto"
"Ne hai da spiegare" mi dice sedendosi sul divano abbastanza confusa. 
Adagio Sofia a letto, accarezzo la sua guancia e le lascio un bacio prima di tornare dove ho lasciato Carina 
"Perché tua figlia è qui?" Mi anticipa
"Callie è stata investita" dico   velocemente "la situazione è molto grave " 
"Perché la tua ex moglie è tornata, Arizona?" 
"Non lo so ma non è questo che importa adesso"
"Invece si" dice alzandosi dal divano e venendo davanti a me "È qui per riprenderti? Non si torna in una città che hai lasciato da anni se non c'è motivo e penso proprio che il motivo sei tu" sarà vero? No,  avrà un altro motivo di sicuro " E sono quasi certa che ci riuscirà facilmente a riaverti" 
"Non è il momento per parlare di queste cose, Carina." 
"Certo, invece è il momento" 
"No perché io voglio solo dormire   qualche ora prima di tornare da lei"
"Perché devi andare da lei? Ci sono tanti medici che si prenderanno cura di lei"
"Ma che stai dicendo? Ha bisogno di me"
"Sei tu che hai bisogno di lei" 
"Non è il momento di fare scenate di gelosia, devo molto a quella donna e le starò vicino con o senza il cconsenso" "Dopo tutto quello che ti ha fatto tu ti faresti uccidere per lei"
"Io non la amo più, non esagerare, per favore" dico sospirando
"Io devo andare Arizona, ho bisogno di pensare"  senza guardami esce dalla porta e io non riesco a capire il motivo di questa sfuriata, lei non sa nulla di me!
Mi siedo sul divano, sono davvero sfinita ma devo leggere il foglio che mi ha dato Meredith.
La sua scrittura la riconoscerei tra milioni di scritture.
" Mi trovo qui a scriverti questa lettera e non so perché lo sto facendo esattamente, Arizona. Non so perché ho avvertito la necessità di farlo né perché ho iniziato a scriverla subito: so solo che adesso che sto scrivendo queste parole mi sento meglio perché credo che avevo proprio bisogno di mettere nero su bianco i miei sentimenti per te ora che non ho più dubbi, ora che le incertezze hanno lasciato spazio alla sicurezza, ora che finalmente ho ammesso a me stessa che non ti ho mai dimenticata. Ci ho provato, amore, ma mi è stato impossibile...ti vedevo ovunque, restavo a fissare tutti gli occhi azzurri che non erano neanche lontanamente belli come i tuoi. Ti scrivo questa lettera perché ho appena saputo che hai conosciuto una persona e questa cosa mi ha fatta impazzire anche se non ne ho il diritto visto che sono scappata via con un'altra ma sai quanto sono fottutamente egoista, no? Non posso pensare che, ora, il tuo sorriso super magico è rivolto ad un'altra donna. Come siamo arrivate a questo punto?
Ne è passato di tempo da quando la prima volta i nostri sguardi si sono incrociati: allora non ero convinta che saresti stata la mia dolce metà dopo tutto quello che avevo passato e invece tu sei stata un bellissimo, caloroso e luminoso raggio di luce in questa vita che spesso ci confonde, ci mette gli uni contro gli altri, in questa vita che insomma non sempre ci dà quello che vorremmo e che spesso ci delude.  Come lo chiami questo se non amore? Come puoi definire lo splendore di questo sentimento se non con parole di meraviglia e stupore? Sì, amore mio, perché quando ci siamo trovate sei stata per me un porto sicuro dove attraccare, un rifugio caldo in cui trovare conforto, sei stata tutto ciò che ho sempre pensato dell'amore: sicurezza. Non tanto passione, lacrime e incomprensioni quanto sicurezza e presenza: sì, tu ci sei sempre stata.
Tante ne abbiamo passate insieme, forse troppe, forse più di quanto una coppia può umanamente sopportare ed è per questo che ci siamo rotte, il nostro equilibrio non esisteva più ma non credere che io abbia mai smesso di amarti, ti ho amata sempre ma ero stanca ed ho mollato e mi ritrovo qui nella saletta dell'ospedale più famoso di New York a scriverti e mi sento un'idiota.
Spesso mi fermo a pensare e mi chiedo che ne sarebbe stato di me se non ti avessi incontrata: a molti sembrerà un'esagerazione e qualcuno non ci crederà ma so io cosa vuol dire, so io cosa significa e cosa ha significato la tua presenza nella mia vita, so che sono cambiata grazie a te e che non sono più la stessa da quando ci siamo lasciate. Sofia me lo fa notare spesso quando mi dice ce il mio sorriso è spento.Tu mi hai cambiata, mi hai trasformata, hai preso la parte peggiore di me e l'hai annientata: con te mi sentivo una donna nuova e di questo non smetterò mai di ringraziarti. Ho il cuore che mi batte così forte quando mi avvicino a Sofia e sento la tua voce così devo scappare in cucina perché la tentazione di prendere quel telefono e parlarti è alle stelle, mi dispiace aver evitato ogni tipo di contatto con te ma sai benissimo che ci saremmo fatte del male e quindi ho lasciato perdere...mi manchi così tanto, Arizona.
Mi trovo qui a scriverti questa lettera per dirti che ti amo ancora, amore mio.
Sarò per sempre tua.
                                                  Calliope. "

La leggo più volte e l'unica cosa che riesco a fare è piangere.
Perché adesso, Calliope?


Buonasera, eccomi qua, spero che questo capitolo vi piaccia...piano piano mi sto riprendendo dalla notizia della settimana

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Capitolo 4
*** Il ritorno ***


Ci saranno tante cose a cui sono abituata e a cui dovrò abituarmi, e ce ne sono altrettante di cui ho fatto a meno. Il rumore dei suoi passi, il suo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui mi ha lasciato sola.
Dicono di me, ma nessuno sa. Nessuno sa quello che ho provato.
Io penso che ognuno di noi, tutti, nessuno escluso, abbia qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa di cui non si è fieri, ma questo non vuol dire che sei una pessima persona. Uno sbaglia per imparare, da sempre. Quando hai iniziato a camminare, sbagliavi a mettere i piedi proprio perché non sapevi come si faceva, ma cadendo e rialzandoti ogni volta, hai imparato a muoverti nella direzione giusta. Anche grazie all'aiuto di una guida, di qualcuno che, nonostante tutto, aveva fiducia in te. Io non mi ritengo una pessima persona, nonostante tutti i miei errori. Mi hanno insegnato a muovermi nella direzione giusta. Ad essere un bravo marinaio nella tempesta. Adesso è tutto così complicato perchè la donna che amo non mi parla, la donna che ho amato è distesa su un letto in gravi condizioni e devo spiegare alla mia piccola gioia che non vedrà la sua mamma per non so quanto tempo. E io devo essere forte. Si, Arizona, devi essere forte. Sofia appena sveglia è stata felice di vedermi e si è lasciata coccolare da me ma ha notato subito l'assenza della sua mamma, come si fa a non notare l'assenza di Callie?
"Mamma Callie dov'è?" I suoi occhioni castani mi guardano in cerca di spiegazioni e le sue braccia mi stringono forte, sembra sentire che qualcosa non va
"Amore, mamma Callie è in ospedale perché ha avuto un problema però è tutto sotto controllo" mento
"Quando la posso vedere?" Mi chiede speranzosa e con gli occhi lucidi
"Presto" odio mentire a mia figlia perché so che non la vedrà molto presto ma è una bugia bianca e so che mi perdonerà "dobbiamo farla riposare perora, va bene?" annuisce poco convinta "che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa prima che mamma ti accompagna da Zola? "
"Si mamma, ho tanta fame" porgo le braccia per prenderla e lei ride "Mamma sono pesante, ormai sono cresciuta" mi dice fiera scendendo dal letto e io la guardo orgogliosa, ha ragione, è cresciuta tanto dall'ultima volta che l'ho vista "andiamo? Così tu vai subito da mamma Callie e la fai sentire meglio così io la posso vedere presto" resto a guardarla per un attimo, ripone tutta la sua fiducia in me e io non so quanto posso essere utile in questa situazione e in un certo modo devo cercare di non farle pensare che tutto dipende da me
"Sofia" mi avvicino e mi abbasso alla sua altezza "sai che la mamma è un chirurgo pediatrico no? Quindi la tua mamma..."
"Lo so mamma Arizona" mi interrompe "tu guarisci i bambini come me e la mamma Callie non è una bambina però lei sta meglio quando ci sei tu" si ferma, porta la mano sulla bocca e sembra pensare a qualcosa "forse mamma non vuole che te lo dico"
"Non credo che mamma si arrabbierà se me lo dici" la curiosità, odio questo lato di me
"Una volta mamma Callie ha litigato con Penny e io non volevo ascoltare però urlavano, la mamma ha preso anche uno schiaffo" il sangue inizia a ribollire nelle vene e invito mia figlia a continuare "poi mamma è rimasta da sola, ha preso una tua foto che nasconde in un libro e l'ha abbracciata come io abbraccio la mia bambola quando sono triste, io volevo andare ad abbracciarla ma non volevo farla arrabbiare"
"Sei stata brava piccola, adesso andiamo" dico alzandomi molto scossa e piena di domande. Perché Penny si è permessa di alzare le mani a Callie? Perché ho voglia di alzargliele io adesso? Perché Callie non mi ha chiamata?
Ma che dici Arizona? Anche se ti avesse chiamato non avresti potuto fare nulla, Penny è la sua ragazza mentre tu sei la sua ex moglie...ma allora perché
"Mamma ti sei incantata?" Sofia mi distoglie dalle mille domande attirando la mia attenzione
"No, tesoro" sorrido "finiamo di mangiare e andiamo" le bacio la testa e silenziosamente torno a mangiare.


"Grazie Mer per quello che stai facendo" le dico sorridendo e guardo Sofia che corre subito da Zola "Arizona basta con questi ringraziamenti, sto usando tua figlia per tenere a bada la mia e così danno pace alla baby sitter" mi dice ridendo e io sorrido di nuovo
"Amelia ti ha detto nulla riguardo a Callie?" chiedo tornando immediatamente seria
"No, non l'ho nemmeno vista"
"Va bene, grazie, adesso vado in ospedale e vado a vedere la situazione"
"C'è altro che ti turba, Arizona?" bella domanda, ci sono tante cose che mi turbano
"Ho litigato con Carina ma sono sicura che le cose si risolveranno" lei annuisce e mi lascia salutare un'ultima volta Sofia
"Tesoro fai la brava, stasera passo a prenderti" la informo
"Si mamma" mi bacia frettolosamente "salutami mamma Callie"
Annuisco ed esco in fretta dalla casa.

La situazione di Callie è stabile per adesso però Amelia è molto preoccupata per il grave trauma cranico che potrebbe averle causato danni permanenti che verranno confermati se entro stasera Callie non da segni di ripresa, io sono appena uscita dalla sua stanza e non riesco a tornare a lavoro quindi penso che mi prenderò qualche giorno di pausa da dedicare sia a Calliope che a Sofia. Mi incammino verso l'ascensore, devo avvertire Karev che da oggi ha tutti i miei pazienti e non avrei mai pensato di farlo fino a qualche anno fa ma adesso è in grado di gestire tutto, è me al maschile e lo adoro.
Le porte del mio piano si aprono e lo individuo subito, sta uscendo da una stanza ed è abbastanza in disordine poi guardo alle sue spalle e vedo la Wilson uscire, è messa peggio di lui
"Dottor Karev" lo chiamo
"Oh...ehm dottoressa Robbins, buongiorno"
"Eh buongiorno" mi fingo arrabbiata e lui cambia espressione, da soddisfatta a spaventata e io scoppio a ridere
"Sono contento di farla ridere ma non ne capisco il motivo"
"Dovresti vederti" dico continuando a ridere ma non credo che questa risata durerà per molto visto che alle spalle di Alex vedo Carina guardami poi scuote la testa ed entra in uno stanzino dei medici di guardia
"Dottoressa Robbins ha cambiato espressione, che succede?"
"Scusami Karev" scuoto la testa "volevo dirti che dovrai seguire i miei pazienti per qualche giorno"
"Certo, lo so, Callie come sta?"
"È stabile" guardo lo stanzino dietro di lui "ora devo andare, non combinare casini" annuisce, lo saluto e subito dopo mi trovo a bussare alla porta dove prima è entrata la mia ragazza.
"Avanti" entro e richiudo la porta alle spalle, mi giro e la guardo senza dire nulla
"Cosa c'è, Arizona?" sospira
"So che sei arrabbiata però non puoi fare così"
"E perché non posso? Tu fai tutto quello che vuoi e nessuno ti dice nulla"
"È da sola qui e ha bisogno di qualcuno, non le sto vicino perché la amo...te l'ho detto"
"Chiama qualcuno, ha una ragazza no? Dei genitori"
"Con la sua ragazza non credo che le cose vadano bene potrei chiamare suo padre ma ho perso i contatti e il suo telefono è distrutto"
"Sono scuse, solo scuse e ora per favore lasciamo riposare, non ho dormito questa notte"
"No Carina, ora tu mi ascolti" mi siedo sul letto e attiro la sua attenzione su di me " hai ragione io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere. Le persone non si dimenticano. Però cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita. Lei ha tirato fuori il meglio di me, mi ha reso la donna che sono adesso, mi ha reso capace a restare, io non scappo più eppure adesso tra noi, c'è solamente affetto, un affetto grande che mi porta a starle vicina, non voglio abbandonarla"
"Lei lo ha fatto"
"Non è così, lei mi è stata vicina finché ha potuto finché non ha capito che quello che c'era tra di noi era solo deleterio, ci facevamo solo male a vicenda e lei ha avuto il coraggio di dire basta, ho sofferto per questo e non ti nego che l'ho odiata...l'ho odiata tantissimo ma la colpa non è mai stata solo sua e piano piano ho capito. Ho versato tante lacrime per lei ma ha stravolto la mia vita… mi ha insegnato a vivere. Mi hanno insegnato a diventare quella che sono. Farà per sempre parte della mia vita. Io non dimentico NESSUNO. Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta la mia vita. Chi ha combattuto con me e per me. Perché se lo ha fatto, significa che mi ha amato davvero tanto e non posso davvero lasciarla da sola...cerca di capirmi. Ma nonostante questo Carina, io ti voglio al mio fianco perché è te che amo, ti amo. Sei riuscita a rimettere insieme il mio cuore, sei riuscita a farlo ripartire e sei riuscita a farmi ritrovare definitivamente, hai completato un lavoro che Callie in cui non è riuscita quindi per favore...per favore...stammi vicino"  dico le ultime parole in un sussuro e lascio le lacrime scorrere sul mio volto
"Ti amo anche io" mi dice in lacrime anche lei, mi bacia e mi stringe forte a sé come a volermi tenere per sempre tra le sue braccia. Un suono deciso interrompe il nostro momento, ci allontaniamo e guardiamo i nostri cercapersone 
"Non è il mio" mi comunica
"Io non sono di servizio, è il mio quindi significa che..." scatto in piedi "Calliope"
"Al momento giusto" sussurra ma io non faccio caso e vado alla porta "vengo con te?"
"No, resta qui, ti raggiungo dopo" dico nervosa per quello che ha detto ed esco dalla stanza, corro per le scale e arrivo davanti la sua stanza dopo qualche minuto e vedo un'infermiera con un carrello di emergenza entrare in fretta, vedo Amelia sulla soglia e le afferro immediatamente il braccio
"Che succede?" dico senza fiato
"Non lo so, era tutto nei limiti e la stavamo monitorando poi è successo questo e dobbiamo stabilire la situazione per operare immediatamente"
La pressione continua a scendere e il rumore sordo segna che il suo cuore si è fermato, mi faccio spazio e afferro le piastre dalle mani di Owen
"Carica a 200"
"Arizona"
"Non c'è tempo, carica queste caspita di piastre"
Fa come dico e non succede nulla
"Dai Calliope, torna indietro" le dico
"Carica a 300" avvicino le piastre "Sofia ha bisogno di te, ricordatelo" lascio che la scarica le attraversi il corpo che si solleva e ritorna nella precedente posizione
"C'è battito e la pressione sale, dobbiamo portarla immediatamente in sala operatoria"
"Non è troppo debole?"
"Non c'è altra scelta" e come quando è arrivata la portano via davanti i miei occhi.

Passeggio davanti la porta della stanza e aspetto che l'intervento di Callie finisca, mi hanno detto che sta resistendo e manca poco a finire. Meredith viene nella mia direzione e mi abbraccia
"La stanno richiudendo, Amelia ha coagulato tutti i vasi sanguinanti visibili"
"Dobbiamo aspettare che si svegli o la sederanno per tutta la notte?"
"Niente sedazione, è troppo debole e potrebbe già non risvegliarsi con la semplice anestesia" chiudo gli occhi "ma lo farà, tranquilla"
"Stasera non mi muovo da qui, Owen può chiamare tutta la sicurezza che vuole ma io starò al suo fianco"
"Tranquilla non ti manderà via" annuisco e la ringrazio
"Lui non ti manderà via ma lo farò io" sposto lo sguardo sulla persona che ha appena parlato e sento il cuore iniziare a pompare più velocemente il sangue.
Penny.
Penny è qui.
Come dovrei reagire adesso?

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Capitolo 5
*** Rabbia ***


Io credo che la vita sia un come una puntata di un gioco d’azzardo in cui non sai quello che succederà o come andrà a finire: se vinci, se perdi, se sarai allegro oppure rimarrai solo, ma solo giocando lo potrai scoprire!
La vita è caratterizzata da sentimenti ed emozioni uniche come: l’amore, la gioia e la felicità, la passione, ma ce ne sono altre come la rabbia, il disprezzo, il disgusto, la collera. Io credo di provare le ultime quattro insieme in questo preciso momento, il mio cuore ha decisamente aumentato i suoi battiti e posso quasi sentire il sangue scorrermi nelle vene, mai ho avuto questa sensazione così forte di alzare le mani a qualcuno meno ad una donna. Chi conosce Arizona Robbins sa benissimo che non farebbe male ad una mosca eppure è paradossale quello che sta succedendo dentro di me adesso e credo proprio che non sono l'unica a percepire la mia rabbia perché Meredith ha appena afferrato il mio braccio e mi tiene ben stretta. Serro ancora di più la mascella fino a sentire, quasi, lo scricchiolio dei denti, i miei occhi sono puntati sulla figura davanti a me e quasi riesco a farmi paura da sola.
"Che cosa ci fai tu qui?" ringhio
"La mia fidanzata è su un letto di ospedale, dove dovrei essere?" mi risponde calma e quasi sorridendo
"Lei non è la tua fidanzata, lei è venuta qui per starti lontana" le dico sicura
"E tu che ne sai? Neanche vi parlavate fino a due giorni fa, lei è la mia fidanzata e tu non puoi dire il contrario"
"No, senti" mi libero dalla presa di Meredith e mi avvicino a lei puntandole il dito contro "Tu, non sei più la sua fidanzata dal momento che le tue luride mani si sono posate sul suo viso e non per farle una carezza" la vedo irrigidirsi  e scuotere la testa
"Io non ho mai alzato le mani a Calliope, chi ti ha detto questo?"
"Non importa chi l'ha detto, ma sono certa che la persona che l'ha fatto non mi mente" lei indietreggia mentre io continuo ad andare verso di lei "E poi non chiamarla Calliope, volevo dirtelo tempo fa alla cena, ricordi? Per tua fortuna ero troppo ubriaca per ragionare e non ho mai fatto scenate per rispetto di CALLIOPE"
Mi guarda incredula, non sa cosa dire e sembra riflettere su quello che sta per dirmi
"Ho capito...è stata tua figlia. Quella bambina ha fantasia da vendere"
Strizzo gli occhi e le afferro un braccio
"Arizona, calmati" mi supplica Meredith, non le do ascolto e continuo a stringere il braccio di Penny tra le mie mani
"Mia figlia dice la verità, non metterla in mezzo a questa storia"
"Tua figlia è una delle cause del mio allontanamento con Calliope, io le ho sempre detto di rispedirtela qui ma lei ha voluto fare di testa sua" scuote la testa "è colpa sua e principalmente colpa tua se ho alzato le mani su di lei. Io non volevo, non volevo... io la amo ma lei non ti ha mai dimenticata, sai quanto è frustrante stare con una donna che non fa altro che pensare alla sua ex moglie? Vivere nell'ombra di una donna che vive a chilometri e chilometri di distanza? Guardarla mentre dorme e sentirle nominare il tuo nome o vederla sorridere di più davanti ad una tua foto con Sofia che davanti a me? No, come puoi saperlo? Tu sei andata avanti mentre lei è rimasta qui, è praticamente impazzita da quando ha saputo che stavi con un'altra donna. Tu non puoi capire cosa si prova a tornare a casa e vedere la tua donna che fa la valigia per tornare dalla donna che l'ha ferita, l'ha calpestata, tradita e incolpata. Tu l'hai distrutta, Arizona, ma lei ha comunque deciso di tornare da te...come si fa ad essere così stupide? "
Un rumore secco, un formicolio alla mano e la guancia di Penny in fiamme. Non credevo di essere capace ad alzare le mani ad una donna, invece l'ho fatto, sono come lei. Sento Meredith trascinarmi a debita distanza e io scuoto semplicemente la testa
"Tranquilla, non le alzerò più le mani. Ho semplicemente restituito quello che lei ha dato a Calliope." la sento ridere e torno a guardarla
"Siete patetiche. Vi fate male ma non riuscite a separarvi, l'una sempre pronta a difendere l'altra" scuote la testa "Comunque sia io non ho intenzione di andare via, forse questa botta riesce a farla tornare in sè e voglio essere qui quando si sveglia"
"Quella patetica sei tu, speri che l'incidente cambi la sorte del vostro rapporto. Tu sei pazza." dico incredula
"Sarò pazza ma lei si sveglierà con me al suo fianco" inizia a camminare verso la stanza e la blocco immediatamente
"No, tu non vai da nessuna parte, sono sua moglie e decido io chi entra ed esce da quella stanza"
"Non puoi più decidere Arizona, siete divorziate non ricordi? Non decidi proprio niente"
"Invece si, ha ragione" dice una voce alle mie spalle
"Owen"
"Mi sono permesso di ascoltare la discussione e nella cartella che ho in mano c'è chiaramente scritto che le decisioni le prende Arizona."


"Arizona, se dovesse succedermi qualcosa voglio che sia tu a decidere per me e ti informo che lo metterò nero su bianco"
"Non ti succederà nulla, Calliope. Non permetterò mai che ti succeda qualcosa"
"Lo so che non lo permetterai mai ma ti ricordo che siamo al Seattle Grace e succede sempre qualcosa di brutto ad ognuno di noi, abbiamo una maledizione" rise e io la seguii a ruota, la baciai
"Però Calliope...non credo che questo sia il momento per parlarne, non puoi farmi questi discorsi adesso" risi di nuovo e le tolsi la maglietta
"Hai ragione, ci pensermo domani in ospedale perché adesso abbiamo di meglio da fare" sorrise e mi baciò come solo lei sapeva fare.
Ero felice.


Sorrido beffarda ripensando a quando Calliope, come promesso, il giorno dopo scrisse nero su bianco la sua decisione.
"Capito? Quindi vorrei tanto che tu andassi via in questo preciso momento o potrei decidere di chiamare la sicurezza"
"Tu sei...Io davvero non ho parole. Ma non finisce qui, Arizona Robbins, non finisce proprio qui"
La guardo andare via e solo quando esce dalla porta mi giro verso Owen
"Grazie Owen"
"Di niente, Arizona. È il volere di Callie ed è giusto rispettarlo anche se non mi è piaciuto il tuo gesto"
"Hai visto lo schiaffo?"
"Si e non sono intervenuto solo perché c'era anche Meredith e ti avrebbe fermata se avessi esagerato"
"Dovrei essere pentita ma non lo sono, Owen. Ora, posso stare questa notte con Calliope o devo dormire in corridoio?"
"Puoi restare con Callie ma solo perché ti voglio bene" sorrido e lo abbraccio
"Ti voglio bene anche io, sai saresti il mio uomo ideale"  scoppiamo a ridere entrambi
"Vai dentro prima che cambio idea" scuote la testa "cammina, miss uomo ideale" rido e lo saluto.
Prima di entrare raccomando Meredith di stare attenta a Sofia e di non raccontarle niente su quello che sta passando la sua mamma.


Mi siedo al suo fianco e le prendo la mano, le bacio il dorso e torno a guardarla.
"Sei illegale, lo sai vero? Come fai ad essere così bella dopo che un'idiota ti ha investita? Come diamine fai, Calliope? Sai che non potrei dire queste cose perché sono fidanzata ma quando sono vicina a te dimentico tutto. Abbiamo una notte intera da passare insieme e ti conviene svegliarti presto perché sono abbastanza convinta di parlare sola tutta la notte finché non apri i tuoi meravigliosi occhi marroni. Oggi ho fatto una cosa di cui non vado molto fiera perché non è da me, riesco sempre a controllarmi ma questa volta è stato impossibile, lei ti ha alzato le mani e io non ho resistito. Calliope, nessuno si deve permettere a farti del male, te l'ho promesso e anche se io non ho mantenuto la promessa non significa che gli altri possono farti del male, ti sono vicina adesso e farò di tutto per farti svegliare e farti stare bene. Come ti ho detto ti parlerò tutta la notte però adesso ho bisogno di riprendermi un attimo, è stata una giornata molto lunga"
Le accarezzo il viso e appoggio la testa al suo braccio, chiudo gli occhi solo un momento.
Un momento avevo detto ma a quanto pare non è stato così perché quando apro gli occhi  sono passate quasi tre ore penso e l'unico motivo per cui i miei occhi si sono aperti è il movimento del braccio che sta sotto la mia testa, alzo la testa di scatto e la guardo
"Calliope" ha ancora gli occhi chiusi ma un movimento delle labbra mi fa capire che mi sente, sorrido con le lacrime che iniziano a bagnarmi il viso e le stringo la mano per darle la forza di aprire gli occhi
"Do..dove mi trovo?" sussurra aprendo a fatica gli occhi e richiudendoli immediatamente dopo nonostante ci sia poca luce
"Sei in ospedale, Callie"
Apre gli occhi e mi guarda confusa
"Che cosa mi è successo?" sussurra ancora
"Sei stata investita e sei stata sottoposta a due interventi?"
"Li...li ha fatti lei?"
"Io? Oh no, non sei un piccolo umano tu" dico ridendo ma lei mi guarda seria e io mi blocco
"Non capisco"
"Sai chi sono io?" domando chiudendo gli occhi
"Un medico?"
Scuoto la testa e indietreggio, lei mi guarda ancora più confusa ed io non riesco a tenere il suo sguardo quindi abbasso la testa ed esco dalla stanza.


Buonasera, questa volta sono stata brava e sono riuscita a scrivere in pochi giorni. Spero vi piaccia questo capitolo...un problemino la nostra Calliope lo doveva pure avere no? Secondo voi che cosa succederà adesso? Che mi dite? Aspetto le vostre recensioni. Grazie a tutti quelli che leggono, a presto :*

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Capitolo 6
*** Legami ***


La vita è il più grande dono che ci sia stato fatto, ma molti lamentano la sua breve durata, infatti è come un piccolo animaletto che abbiamo tra le mani e che potrebbe fuggire da un momento all’altro. È importante fare in modo di arrivare ad un punto della nostra vita dove possiamo  sorridere per ciò che abbiamo vissuto ed essendo soddisfatti di noi stessi, ci chiediamo a volte qual è il modo giusto di affrontare la vita?
Noi chirurghi usiamo il tempo che abbiamo dedicandoci esclusivamente all’introspezione e alla crescita personale, ma la vita è un’altra cosa. Per apprezzare il nostro tempo bisogna vivere e non rilegarsi in un mondo che costruiamo dentro noi stessi abbandonando tutto e tutti. Il rifugio dentro la nostra testa diventerebbe ben presto una prigione attraverso cui osservare il mondo che va avanti lasciandoci indietro, dimenticandosi di noi. All’inizio non ci daremmo peso ma, davanti a degli episodi, ci scorre davanti agli occhi la vita che non avremmo potuto vivere.

Allo stesso tempo lasciarsi trascinare dalla frenesia della vita è sbagliato, non vale la pena passare tutto il tempo a nostra disposizione cercando di raggiungere obiettivi che ormai non sentiamo nemmeno più nostri. Trascurare noi stessi per obiettivi fini a se stessi. Diventare una persona affermata, avere abbastanza soldi da vivere nell’agio e poi non avere nemmeno un po’ di tempo da dedicare a ciò che ci piace sul serio, la gente che ci guarda con rispetto, l’avere un bel lavoro, l’avere il portafoglio pieno e il tempo che scorre veloce travolgendoci, può davvero renderci felici?
Come sempre la ragione sta nel mezzo. Il porsi degli obiettivi da raggiungere e la soddisfazione professionale sono importanti quanto il ritagliarsi del tempo per se stessi. Sfruttare le nostre energie per arrivare a fare il lavoro dei nostri sogni per poi arrivare a casa e, esausti, alleggerire la nostra anima con l'amore. La vita è un'avventura, è qualcosa di dannatamente misterioso e meraviglioso. La vita è emozioni, è incontro, è momenti, momenti belli o brutti che vengono conservati nel nostro cervello sottoforma di ricordi. Viene da chiedermi che cos'è un ricordo? Nulla di visibile, non puoi vederlo, non puoi toccarlo ma è una cosa così grande che sembra indistruttibile. I ricordi sono tutto per le persone, sono la vita, momenti belli e brutti, dolci e duri, teneri e forti. Le persone con cui li vivi, i profumi, le cose: tutto sarà importante. Nessuno vorrebbe cancellare niente della propria vita, tutto è indispensabile  anche le persone che sono entrate e che sono uscite per pochi secondi dalla propria esistenza. Un giorno, così per caso, apri gli occhi in una camera di ospedale e dimentichi tutto, non ricordi chi sei, non ricordi le persone che hanno fatto parte della tua vita e non ricordi i sentimenti che hai provato per essere e allora viene da chiederti...ma quanto è ingiusta la vita? Lei ha lottato per restare qui e ora? Ora non ricorda più nulla...cos'è? Un prezzo da pagare per essere rimasta?
"Arizona, calmati per favore"
"No, Owen, non mi calmo. Non è possibile che ha perso la memoria"
"Non saltare a conclusioni affrettate magari è ancora sotto shock, è possibile visto il grave trauma che ha subito"
"Sotto shock? E non ricorda sua moglie?"  Ex...
"Non possiamo dire nulla Arizona, dobbiamo aspettare che Amelia finisca di visitarla" mi dice dispiaciuto mentre io continuo a camminare avanti e indietro davanti la stanza "Dovresti sederti, Arizona, sai la..."
"La gamba, lo so, ma non me ne importa nulla dei dolori che mi causa, non me ne importa nulla della gamba e se domani farò fatica a stare in piedi. Voglio entrare in quella stanza e vedere Calliope che ricorda chi sono e che ricorda chi è lei."  annuisce e mi abbraccia
"Sarà temporaneo, vedrai"
"Lo spero" dico passandomi una mano sul viso, lo spero davvero perché altrimenti non saprei che fare.
Continuo a camminare, il dolore si fa sentire ma come ho già detto non me ne importa nulla e poi Amelia ci sta mettendo troppo tempo quindi mi fa pensare che non ci sono buone notizie
"Arizona"
"Oh, Carina" dico abbracciandola immediatamente
"Owen mi ha detto che hai bisogno di me" mi dice stringendomi più forte "cos'è successo?"
"Si è svegliata"
"E non sei contenta?"
"Non ricorda più nulla, non sapeva nemmeno chi sono e mi ha scambiata per un suo medico"
"Mio Dio...mi dispiace tanto" mi asciuga le lacrime che mi scorrono ribelli sul volto e mi invita a sedermi con lei
"No, non voglio sedermi"
"Arizona, immagino che tu sia in piedi da tempo"
"Ma perché vi interessa a tutti della mia gamba? Non sono io a stare male, per favore lasciatemi in pace, so badare a me stessa"
"Non mi sembra, la situazione non è delle migliori e lo capisco ma tu in questo momento non stai badando a te stessa"
"Non importa"
"Importa, si che importa. Devi sederti."
"Non sono una bambina, Carina" dico alzando troppo la voce, lei cambia espressione e capisco che sto esagerando, forse, ma non sono molto lucida in questo momento
"Sono qui per te ma a quanto pare non è gradita la mia presenza, non mi hai mai alzato la voce così"
"Non è questo" dico abbassando la testa
"Io continuo a non capirti"
"Ho un casino in testa ok? Se Calliope non recupera la memoria che cosa dirò a Sofia?"
"La verità"
"È una bambina, non posso dirle la verità e non posso nemmeno mentire" scuoto la testa "posso contare su di te? Ho bisogno di averti al mio fianco e ho bisogno che del tuo completo appoggio"
"L'avrai Arizona, non vado da nessuna parte" mi conferma e mi attira a sé
"Scusate se vi interrompo" dice Amelia chiudendo la porta alle sue spalle, io mi stacco e le vado incontro
"Come sta?"
"Abbiamo fatto dei controlli che richiedono ore e giorni per avere i risultati, apparentemente sembra un'amnesia da forte shock e teoricamente nel giro di qualche giorno dovrebbero tornare tutti i ricordi tuttavia..." sospira, nulla di buono evidentemente "è strano che non ricordi proprio nulla e mi riferisco proprio alla sua identità e questo mi fa pensare che il trauma cranico è davvero molto molto grave "
"Potrebbe non ricordare mai più? "
"Potrebbe volerci più tempo del previsto"
"Quanto?"
"Non lo sappiamo Arizona, mi dispiace."
"Ti prego...dimmi quanto?"
"Settimane, mesi o addirittura anni"
Chiudo gli occhi e indietreggio, un forte dolore alla gamba mi costringe ad aggrapparmi ad una sedia
"Tutto bene?" mi chiede lei preoccupata
"No che non sta bene, devi sederti" mi si avvicina Carina
"Cosa possiamo fare per lei?" chiedo superando Carina
"Potremmo aiutarla a ricordare. Tu, Meredith, Alex o chiunque altro che la conosce bene in ospedale però senza scendere nei particolari"
"Cosa intendi? Non devo dirle che è stata mia moglie o che ha una figlia?"
"Non subito, devi darle tempo, aspettare che esce"
"Devo mentirle?" chiedo confusa
"Devi omettere, è solo un consiglio questo e la decisione è tua." la guardo senza parole e lei mi appoggia una mano sulla spalla "la ripresa potrebbe essere più veloce se non le facciamo pressioni"
"Ci proverò, non so se sono in grado"
"Ce la farai" mi dice "Ora vado a fare pressioni per i risultati" mi saluta e si incammina ma si gira immediatamente "Dimenticavo, ha chiesto di te" sgrano gli occhi
"Come? Di me?"
"Si, ha aperto gli occhi e tu eri al suo fianco quindi ha capito che non sei solo un medico che la controllava e le ho detto che effettivamente la conoscevi e mi ha detto che se ti trovavo dovevo dirti di andare nella sua stanza però devi aspettare almeno a domani, deve riposare e anche tu" annuisco e speranzosa per non so cosa ringrazio Amelia.
"Immagino che non verrai a casa" attira la mia attenzione Carina
"Scusami, voglio restare qui e domani entrare prima delle visite, tu puoi andare"
"Ci vediamo domani, qui?"
"Si" le dico e le lascio un bacio sulla guancia "Grazie"
"Di niente, Arizona. A domani"


Dormire non è stato di certo facile e probabilmente ho dormito non più di due ore però sapere che devo entrare in quella stanza mi rende piuttosto agitata, guardo l'orologio che segna le sette in punto e non so se andare ora perché probabilmente dorme però non riesco più a stare in questo letto.

Mi sono data una sistemata prima di entrare perché ero davvero impresentabile
Abbasso la maniglia, quasi impaurita, apro piano piano la porta cercando di fare poco rumore e fallendo miseramente perché quando sono dentro la stanza due occhioni marroni si aprono lentamente e mi puntano
"Posso?" chiedo tentennante
"Si" mi risponde con una voce flebile e tramante
"Dovresti continuare a riposare, non dovevo svegliarti" dico chiudendo la porta e mi poggio sulla maniglia come se fosse un appiglio per non affondare
"Penso che avrò molto tempo per riposare, viste le mie condizioni e ormai sono sveglia" dice a bassa voce
"Lo so, scusa" dico colpevole
"Tranquilla, vieni" si limita a dire balbettando visibilmente, io annuisco e decido di andare a sedermi, lei mi fissa negli occhi come se mi conoscesse e io sento uno strano imbarazzo crescere
"Immagino che non sai come mi chiamo. Io sono Arizona Robbins" mi presento sforzando un sorriso
"Mi presenterei anche io se sapessi il mio nome" dice quasi ironica anche se con la voce roca quasi nessuno capirebbe "però ho come l'impressione che tu puoi aiutarmi"
"Posso farlo, se vuoi" dico annuendo
"Certo, vorrei capirci qualcosa. Vorrei per prima cosa sapere come mi chiamo" annuisco
"Ti chiami Calliope Iphegenia Torres però dai tuoi amici ti fai chiamare solamente Callie"
"Iphegenia? Ma i miei genitori di cosa soffrivano?" rido e mi chiedo chi dopo un trauma del genere prende una situazione del genere così? Lei è la donna più forte che io abbia mai visto in vita mia "Ehi" richiama la mia attenzione ed io torno a guardarla "ho una domanda"
"Dimmi pure"
"Noi siamo amiche? Conoscenti o cosa?"
"Siamo state colleghe e poi molto amiche" le rispondo con l'amaro in bocca ripensando al tempo che abbiamo passato insieme
"Una sorta di migliore amica? Figo" mi dice sorridendo e io ricambio "quindi sono un chirurgo o lo sono stata?"
"Sei un chirurgo ortopedico"
"Hai usato il passato prima" ma come fa? È umana questa donna?
"Lavoravi qui prima poi ti sei trasferita e abbiamo perso i contatti"
"Oh" abbassa la testa delusa ma la rialza immediatamente "E perché? "
"Hai trovato un posto migliore" mento
"No" deglutisce "dico...perché abbiamo perso rapporti?" Ah...se solo sapessi Calliope
"Sai il lavoro che facciamo non ci rende molto sociali" lei annuisce e vedo che chiude gli occhi "stai male?"
"Sto...sto cercando di ricordare. I tuoi occhi mi sembra di conoscerli ma non mi viene in mente nulla" dice stringendo ancora di più gli occhi
"Calliope, non puoi sforzarti e infondo ti sei svegliata solamente da quasi un giorno. È troppo questo"
"Calliope?" Mi mordo la lingua...cavolo le ho appena detto che gli amici la chiamano così ed io la chiamo Calliope? Stupida Arizona, stupida
"Io devo andare, Callie. Devi riposare molto e non sforzarti" dico alzandomi immediatamente
"Già vai?" Mi dice triste
"Abbiamo tempo per parlare, va bene?"
"Promesso che torni?"
"Certo e verranno anche altre persone a trovarti e ti parleranno della persona stupenda  che sei" dico sorridendo
"Tu quando torni?"
"Presto" rispondo vaga
"Va bene" dice rassegnata " A presto, Arizona"
Annuisco, la guardo un'ultima volta e vado via.

Buonasera, questo è l'ultimo capitolo per questa settimana, spero vi piaccia e scusate se ci sono errori ma non ho avuto tempo di rileggere e se non lo pubblico stasera dovrei la prossima settimana perché ho molti impegni in questi giorni. Calliope sente un certo legame con Arizona, che dite sarà proprio questo a farle tornare la memoria? Quanto è forte questa donna? Aspetto le vostre recensioni, a presto :D

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Capitolo 7
*** La fuga ***


Il pensiero della fuga spesso diventa per molti una strategia per sentirsi sicuri da un’altra parte: il desiderio di allontanarci da ciò che ci fa male, che ci impaurisce o ci soffoca è un sentimento ricorrente in molti. Tuttavia, io che l'ho sperimentato, so benissimo che scappare non è mai la soluzione. La fuga non è mai la risposta, perché scappare significa volersi allontanare da qualcuno o da qualcosa, ma la fonte del nostro tormento ci seguirà sempre, ovunque andiamo. Anziché scappare da un fatto che è accaduto, bisogna superarlo. Se si tratta di una persona, avremo bisogno di imparare che il nostro esistere dipende solo da noi stessi però  quando la paura è forte diventa tutto molto difficile. Colui che ha paura non può essere chiamato codardo, poiché riconoscere le proprie paure significa volerle affrontare: i timori, i cambi vertiginosi, le delusioni, tutto questo ci fa credere di essere codardi, insicuri e deboli. Ma riconoscere di voler scappare è il primo passo per poter andare avanti. Mi sono sempre detta che non sarei scappata mai più eppure è quello che sto facendo da dieci giorni a questa parte, scappare ed evitare colei che in questo momento ha bisogno di me però mi è stato anche detto che ammettere di aver paura e di voler scappare è il primo passo verso la svolta. Non è possibile scappare da se stessi né dalle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella tua vita perché prima o poi si ritorna sempre da quella persona. Forse credevo che rimandare l’affronto di un problema sarebbe stato utile per cambiare aria e prospettiva, forse ho pensato che le cose si sarebbero risolte. L'importante, però, è tornare nel luogo da cui siamo scappati e concludere ciò che abbiamo lasciato in sospeso. Ciò che realmente conta è sforzarsi al massimo per uscire dalla situazione in cui ci troviamo, nonostante ciò implichi il più grande shock emotivo della mia vita. Devo guardare in faccia il dolore e cercare la felicità tra le cose che ci circondano. Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno pronto ad aiutarci a sopportare le difficoltà, chi non ci farà scappare spingendoci, invece, a lottare con tutte le nostre forze. Lei ha bisogno di me. Io non posso più scappare, sono cresciuta e ho fatto una promessa quindi adesso, Arizona, apri questa porta e guarda in faccia la realtà. Scusati per la tua assenza, non sei scappata, avevi solo bisogno di riflettere e ora sei pronta a starle vicino.
Apro la porta e la richiudo alle mie spalle.
"L'orario di visita è finito" mi informa la voce alle mie spalle e sobbalzo
"Lo so, ma si può fare un'eccezione" dico in mia difesa
"Non dovrebbero permetterlo, dottoressa" è arrabbiata, questo tono lo conosco molto bene
"Callie" dico guardandola, lei mi lancia un'occhiataccia che mi fa capire che non mi perdonerà molto facilmente "Lo so, scusa se non sono passata in questi giorni ma ho avuto da fare" tecnicamente è vero perché ho lasciato Sofia dai suoi nonni per farla restare qualche settimana lontana da questa situazione e distrarla perché le sue domande erano abbastanza insistenti, ho informato tutti di non dire a Callie che ero sua moglie e sono rimasta rimasta a pensare e a capire se la situazione è alla mia altezza e dopo giorni di conflitti interiori ho capito di essere pronta ma ovviamente questo lei non lo sa
"Deve essere un da fare molto grosso visto che non sei venuta per dieci giorni mentre gli altri sono venuti a turno quasi ogni giorno"
"Scusa" dico abbassando lo sguardo
"No, non scusarti. Infondo non puoi restare con qualcuno che non ricorda nulla della sua vita precedente, non puoi farmi rivivere quello che è stato, è difficile per tutti però tutti ci hanno provato mentre TU no quindi questo mi fa pensare che il nostro rapporto di amicizia non era poi così forte."
"Non puoi dire questo"
"Non posso" scuote la testa e ridacchia nervosamente "Giusto, non posso perché non lo ricordo...ma è quello che mi hai fatto credere. Mi hanno tutti parlato bene di te e mi hanno detto che avevamo un legame molto forte però tu nonostante questo non ci sei stata." dice con le lacrime
"No, Calliope" mi avvicino velocemente e mi siedo sul suo letto facendo attenzione a non farle male  "Non piangere" le accarezzo il viso e una strana scossa mi attraversa ma non solo a me perché a giudicare dalla sua espressione anche lei ha provato la mia stessa sensazione.'
"Non chiamarmi così, per favore" dice togliendo la mia mano dal suo viso
"Perché?È così che ti chiami"
"Perché non voglio, Arizona" mi dice dura "Comunque, ti ho detto che l'orario di visita è finito" indica la porta con un cenno di testa e chiude gli occhi
"Non puoi cacciarmi" dico scuotendo la testa
"Oh si, posso" resta con gli occhi chiusi
"Ci siamo conosciute in un bar" accenno spostandosi sulla sedia "più precisamente in un bagno del bar di Joe"
"Arizona" apre gli occhi e mi fissa
"Strano posto per incontrarsi, vero?"
"Ti prego, va via" sta iniziando a cedere e quindi mi supplica, oh Calliope non funziona...Non con me
"Piangevi, piangevi perché la tua vita si stava sgretolando, io ero arrivata da pochissimo ma sapevo già tutta la tua storia."
"Si, al Seattle Grace le notizie correvano veloci. Me l'hanno detto"
"Esatto. Quando sono entrata non ho potuto fare a meno che fermarmi a parlare con te"


"Ciao" dissi
"Ciao"
"Ortopedia, giusto?"
"Sì, giusto"
"Sono Arizona Robbins, chirurgia pediatrica. Ti ho vista in ospedale. ... Tutto bene?"
"Ma sì, sto bene"
"Le persone parlano sul lavoro, parlano tanto. Così per amor di onestà credo di doverti dire che so delle cose di te, perchè parlano"
"Oh, insomma... Che bello"
"In effetti sono chiacchiere belle, alla gente piaci molto. Ti stimano, ti rispettano, si interessano. Piaci a tutti. A qualcuno piaci di più.. Sembri triste e ho pensato che dovessi sapere che le chiacchiere sono buone. E quando non sarai più triste, quando la tristezza sarà passata, ci sarà una fila di persone per te"
 "Vuoi farmi qualche nome?" Rise
La baciai.
"Adesso lo sai" mi voltai e andai via.

Sorrido ripensando a quel momento, nessuno pensa che una storia d'amore possa iniziare in un lurido bagno di un locale ma noi siamo state l'eccezione, la nostra storia d'amore ha sempre avuto qualcosa di particolare
"Arizona, hai gli occhi lucidi" mi fa notare ed io mi ricompongo immediatamente
"Scusami. Dicevo che ci siamo incontrate in questo bar e poi in ospedale abbiamo stretto una bellissima amicizia"
"Vorrei tanto poter ricordare" mi dice abbassando la testa rassegnata
"Ehi...no, devi essere forte. Callie Torres è una persona forte, capito?" annuisce "E poi noi ricordiamo tutto quello che ci hai dato e te lo faremo rivivere"
"Non so se fidarmi"
"Puoi." Dico prendendole la mano "ti sei fidata subito di me quando ci siamo conosciute. Riuscirò a conquistarti" dico ridendo capendo dopo quello che ho detto, lei mi guarda perplessa ma poi annuisce
"Dovrei faticare e farti perdonare per la tua assenza. Da domani posso mangiare cibi solidi e siccome immagino che il cibo qui faccia schifo vorrei ricevere del cibo decente"
"Ah...iniziamo con le richieste?"
"Devi farti perdonare" ride
"Ti porterò la colazione, il pranzo e la cena"
"Va bene anche solo il pranzo per il resto mi accontento"
"Devo farmi perdonare" dico sorridendo "sappi che quella brava in cucina sei tu"
"Forse è meglio mangiare il cibo di qui" scoppio a ridere e lei mi segue
"Ehi...Non faccio così schifo in cucina"
"Non posso saperlo" dice facendo spegnere lentamente il suo splendido sorriso
"Lo saprai presto, tranquilla"
"Grazie"
"Non devi ringraziarmi" mi stringe la mano, una stretta debole, e altre scossa sia
"Ho un'altra richiesta da farti" dice mordendosi il labbro...No Calliope, non così
"Dimmi"
"Mi annoio e visto che ancora non posso muovermi sono costretta a stare qui e dormire ogni giorno"
"Ed è giusto, sei stata operata al cervello"
"Lo so, ma ti prego...ti prego, potrei avere la televisione in camera? Ho chiesto al dottore biondo, il dottor..."
"Owen Hunt."
"Si, lui. Abbiamo parlato però diciamo che mi viene difficile ricordare tutto, tra passato e nomi"
"Certo, è normale" rispondo annuendo "che ti ha detto lui?"
"Che devo riposare "
"Ha ragione, Callie. Non puoi stressarti così"
"Ma la guarderei poco"
"È un miracolo che tu ti trovi in queste condizioni in così poco tempo, devi essere paziente"
"Se perdere la memoria è un miracolo..."
"Non mi compri così. Devi darti tempo"
"Tu devi farti perdonare" dice mettendo il broncio, tipico
"Lo so, ma non posso andare contro il parere medico del dottor Hunt e della dottoressa Shepherd"
"La dottoressa Shepherd non ha detto niente a riguardo"
"Sono sicura che anche lei la pensa così"
"Ma..."
"Niente da fare"
"Va bene" dice rassegnata e quasi mi dispiace vederla così ma deve capire che non è uscita da un intervento semplice.


Sono uscita dalla sua camera da circa due ore e siccome mi è dispiaciuto vederla triste perché sono andata via sto cercando Owen per chiedergli un favore, mentre cammino per il corridoio lo vedo parlare con Amelia e lentamente mi avvicino
"Dottor Hunt" lo chiamo
"Dottoressa Robbins, cosa posso fare per te?"
"Devo chiederti una cosa, spero sia possibile"
"Se è per la televisione puoi dire alla signorina Torres che non è possibile" mi dice scuotendo la testa
"Lo so e si è convinta ad aspettare qualche altra settimana ma...mi chiedevo se posso rimanere con lei qualche ora in più"
"Ora lo chiedi?" dice ridendo "come se non fai di testa tua" mi prende in giro "Certo che puoi, Arizona. Le fa bene stare con te o con chiunque altro lei conosca"
"Ci sarebbe un'altra cosa"
"Cosa?"
"Ha fatto gli esami di routine?"
"Si, ma non abbiamo i risultati"
"So anche questo. Il punto è un altro" dico passandomi la mano tra i capelli
"Sputa il rospo, Robbins"
"Posso portarle da mangiare? So che può mangiare del cibo solido da domani ma se anticipiamo di qualche ora?"
"Qualche ora? Sono dodici ore"
"Si però ho già detto di no alla televisione"
"Ti sta comprando eh?"
"Non sono mai stata brava a dirle di no" rifletto
"Possiamo anticipare, però, qualcosa di leggero"
"Un piccolo tramezzino?"
"Piccolo" dice ridendo
"Affare fatto, corro a prenderglielo" poi rido di me stessa "cioè corro si fa per dire. Grazie Owen, sei un angelo" gli stampo un bacio sulla guancia e mi incammino.


"Sorpresa" dico mostrandole il tramezzino e lei mi guarda strano
"Cos'è questo mini triangolo?" Chiede scoppiando a ridere
"Come? È la tua cena" dico guardando il tramezzino
"Mi porterai questo nei prossimi giorni?" chiede ridendo ancora
"Non ridere di me, ti ricordo che dovresti mangiare cibi solidi da domani e invece io sono riuscita a corrompere Hunt" dico incrociando le braccia, lei mi guarda e sorride
"Giusto, hai ragione" continua a guardarmi "sei tenera con il broncio" dice prima di addentare il tramezzino, io arrossisco
"Ti piace?" chiedo
"Non ricordavo cosa si provasse a mangiare cibi solidi, nel vero senso della parola" dice sorridendo " Mi piace. Grazie, Arizona"
"Ho chiesto per la televisione" mento
"Davvero?" chiede speranzosa
"Tra una o due settimane"
Sbuffa.
"Però questa sera avrai me a farti compagnia, so che non è la stessa cosa ma dovrai accontentarti"
"Accontentarmi? Di certo sei di gran lunga migliore di una televisione" mi dice ingenuamente ed io sento lo stomaco fare uno strano movimento "Ma tu hai mangiato?"
"Eh?" chiedo distrattamente osservandola
"Medico distratto è un male" ride "Ho chiesto se hai mangianto" ripete
" Si, ho preso qualcosa prima"
"Bene, perché non l'avrei diviso"
Scoppiamo a ridere entrambe.

Spesso non si scappa per allontanarsi, ma per sopportare, per guadagnare il tempo necessario a diventare più forti e maturi rispetto alla paura e al dolore che ci affliggono.

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Capitolo 8
*** Litigi ***


Prendere una decisione non è facile per nessuno. Ci saranno occasioni in cui commetteremo degli errori e altre in cui faremo la scelta giusta. Tuttavia, a prescindere dalla decisione che prenderemo, questa esperienza ci servirà per imparare, riflettere e capire quali sono gli errori che commettiamo. In questo modo, la prossima volta sarà più facile prendere la decisione giusta e ci accorgeremo che siamo noi ad avere in mano le redini del nostro destino, e non il contrario. A volte può essere molto difficile fare la scelta giusta e ci si lascia facilmente assalire da mille dubbi, dalle emozioni. Quando si è in due, però, non sempre le scelte che a noi sembrano giuste lo sono anche per l'altro e ci si ritrova a litigare, io questo lo so molto bene perché ci sono già passata e ritrovarmi in questa situazione nuovamente non mi fa stare per niente bene. Sono sotto stress, corro da un luogo ad un altro per rendere tutti felici ma a quanto pare non mi riesce bene.
"Arizona, come hai potuto dimenticare la cena di stasera? Ti aspetto da due ore, avevo anche prenotato" mi urla contro
"Scusa tesoro, ho avuto un'emergenza" mi giustifico togliendomi il giacchetto e andandole incontro
"Cazzate! La tua emergenza ha un nome e un cognome ma soprattutto non si tratta di un caso pediatrico"
"Non mi sono dimenticata della cena"
"Oh no, sei semplicemente arrivata in ritardo di due ore" scuote la testa "a colazione stai con lei, a pranzo stai con lei e a cena stai con lei...E io? Con me quando ci stai? Ti vedo meno di un'ora al giorno da giorni ormai"
"Lo so ma sto cercando di farmi perdonare"
"Perdonare? Ma non farmi ridere."
"Carina, tu non capisci"
"Quando le cose non ti stanno bene sono io a non capire come sempre, Arizona"
"Ti ho chiesto di appoggiarmi più volte"
"Io ti ho detto si più volte ma non pensavo che le cose dovevano andare in questo modo"
"Si sistemeranno" mi avvicino e le accarezzo il viso
"Non credo proprio. Cosa farai se quando la dimetteranno lei non avrà ancora recuperato la memoria? Non ha più nemmeno una casa" a questo non ci avevo ancora pensato visto che la riabilitazione sarà ancora lunga
"Ci vuole ancora del tempo, i tempi di guarigione sono lunghi e non si è ancora messa in piedi quindi prevediamo che il ricovero sarà ancora lungo"
"E se non avrà ancora recuperato la memoria?"
"Starà qui fin quando non sarà in grado di trovare una sistemazione"
"E vostra figlia?"
La mia Sofia è ancora dai miei genitori e non posso di certo farla restare con loro a lungo e non perché loro non sono contenti di tenerla ma non posso privare la mia bambina delle sue mamma, dovrò parlare di Sofia a Callie, al più presto.
"Parlerò a Callie di Sofia e staranno qui entrambe"
"Vuoi dirle della vostra ex relazione?" dice con un tono spaventato
"Non lo so, credo che mi inventerò qualcosa ma non è il momento di parlarne"
"Nel tuo programma, io, quale posto occupo?"
"Tu sei al mio fianco, ovviamente"
"Non credo di riuscire a farcela, non credo di riuscire a sopportare il doverti dividere con la tua ex e a maggior ragione se lei viene a vivere qui"
"Devi farlo per me" le passo una mano sul viso e lei sospira
"La nostra relazione è troppo debole per sopportare tutto questo"
"Non è vero" dico e mi avvicino alle sue labbra
"Cosa vuoi fare?" chiede incerta
"Voglio farmi perdonare" sorrido
"È difficile"
"Ho i miei modi"
Interrompo la nostra discussione e la bacio, la bacio forse per zittirla o forse perché lo voglio davvero in questo momento non so cosa pensare e non so cosa fare, vivo tutto minuto per minuto ma non prendo mai un minuto per me e credo che questo mi porterà prima o poi ad esplodere.

Carina mi cinge la vita e io le sorrido, copro il suo corpo con il lenzuolo e la stringo anche io
"Finalmente ti ho sentita mia"
"Ma io lo sono"
"Avevo bisogno di questo, avevo bisogno di una conferma"
"Non hai bisogno di conferme"  chiudo gli occhi facendomi cullare dalle sue carezze
"Tutto questo mi fa impazzire"
Non rispondo perché infondo ha ragione, non è facile accettare la mia scelta ma io non posso abbandonare Calliope e questo deve capirlo perché se dovesse mettermi di fronte ad una scelta sono quasi certa che sceglierei la madre di mia figlia, non per amore ma per rispetto di quello che siamo state e ovviamente per Sofia che ne ha passate troppe per l'età che ha.
Sento squillare il telefono, non si può stare mai tranquilli, mi sporgo verso il comodino per prendere il telefono e Carina mi blocca
"Carina, fammi vedere chi mi chiama, è sicuramente importante"
"Perché devono sempre interrompere i nostri momenti insieme?" dice lasciando andare la mia mano, io non l'ascolto e leggo il nome sullo schermo
"Meredith" dico subito "che succede?"
"Arizona, non volevo disturbarti ma qui c'è bisogno di te"
"Calliope?" domando "sta bene?"
"No, non credo stia bene" sento dei singhiozzi in lontananza "Piange e non riusciamo a farla stare calma, Amelia voleva procedere con i farmaci ma ho pensato che era meglio chiamare te"
"Hai fatto benissimo" dico scoprendomi e guardando per terra "dannata gamba. Dieci minuti e sono lì"
"Ti aspettiamo" riattacco
"Che succede?" chiede la voce dietro di me mentre io mi sistemo in fretta, per quanto sia possibile
"Callie ha una crisi di pianto"
"Capisco" si limita a dire, adesso sta zitta ma sono convinta che nella prossima discussione tirerà fuori questa situazione ma io faccio poco caso perché devo andare in ospedale velocemente.

Questo reparto diventerà casa mia prima o poi quasi lo conosco meglio del mio, Meredith è davanti la porta con il viso preoccupato e appena mi vede si avvicina
"Meno male, sei qui" tira un sospiro di sollievo "Non so che cosa le prende, non mi parla e se continua così si sentirà male"
"Vado io ma non so se riuscirò a calmarla"
"Proviamoci almeno, Amelia mi ha chiamata per fare provare me ma non mi da ascolto, vai tu"
Annuisco e apro la porta. È rossa in viso, singhiozza e respira a fatica
"Callie" mi avvicino immediatamente "che ti prende?" non ricevo nessuna risposta  "puoi sentirti male se continui così" mi preoccupo, non l'ho mai vista così e sento un macigno sul cuore che quasi fa mancare l'aria anche a me
"Ti prego, Calliope, calmati" mi siedo sul letto e la stringo, facendo attenzione a non farle male, lei mi lascia fare e dopo qualche minuto i singhiozzi diminuiscono
"Ecco, così, brava"
"Non..." prende fiato "Non te ne andare"
"Ma cosa dici? Dove devo andare? Sono qui"
"Sono un peso per tutti" singhiozza
"Non sei un peso per nessuno"
"Dipendo completamente da voi e voi non potete perdere tempo con me, avete le vostre vite mentre io non ho più niente...me lo avete detto voi, tu" mi stringe "forse dovrei lasciarti in pace"
"Te lo abbiamo detto noi? Ma non è assolutamente così"
"Invece si" dice staccandosi
"Hai fatto un incubo, Calliope?" dico capendo a cosa si riferisce e lei annuisce "Cosa di preciso?"
"Credo di aver sognato una parte dell'incidente, stavo andando da qualcuno o forse stavo aspettando di andare da qualcuno e una macchina mi è venuta addosso poi mi sono ritrovata in ospedale, c'eri tu ed io ti volevo al mio fianco ma tu ridevi di me"
"Non riderei mai di te, Calliope"
"Non ricordo nulla" dice tornando a singhiozzare
"Ehi. Ehi. Te l'ho detto sono qui e farò di tutto per farti stare bene. Hai capito?"
"Mi aiuterai anche a rimettermi in piedi?"
"Ti aiuterò in tutto, promesso"
"Resti qui questa notte?"
Annuisco e dopo averle lasciato un bacio sulla guancia e aver subito una lieve scossa mi sistemo nella sedia
"Resto qui" annuisco
"Aiutami a spostarmi"
"Che?"
"Non puoi stare nella sedia, immagino che abbiamo già dormito insieme" non solo dormito Calliope, non solo...
"Ho paura di farti male"
"Non mi farai male, Arizona" annuisco poco convinta e l'aiuto a spostarsi per poi sistemarmi al suo fianco
"Grazie" sussurra
"Smettila di ringraziarmi Calliope, ora riposati"
"Sei stupenda" sorrido
"Anche tu lo sei"
Appoggia la testa alla mia spalla e chiude gli occhi, io so che sarà una lunga notte perché non riuscirò a dormire a causa del fastidio che mi porta la protesi ma anche a causa della donna che è al mio fianco, so che è tutto sbagliato ma io non posso fare a meno di sbagliare.
Apro gli occhi dopo l'ennesimo leggero movimento di Callie, la guardo e lei sorride sembra non aver pianto per niente la sera scorsa, è bella da togliere il fiato e io devo smetterla di pensarlo
"Non volevo svegliarti, stavo cercando di spostarmi un poco, torna a dormire"
"Hai male?" chiedo guardandola e mi rendo conto che la sto praticamente abbracciando, sgrano gli occhi e arrossisco
"Sinceramente ho dormito meglio delle altre notti, sono indolenzita perché non cammino da settimane"
"Chiederò ad Owen quando potremo chiamare il fisioterapista per farti fare qualche passo" lentamente tolgo il braccio dalla sua pancia e sorrido
"Non mi dava fastidio il tuo braccio...Comunque vorrei proprio farlo oggi qualche passo"
"Non credo che il fisioterapista sia disponibile con così poco preavviso e poi sei ancora debole e attaccata a tutte queste macchine"
"Ma io volevo fare un giro in ospedale, magari mi aiuta"
"Posso chiedere una sedia a rotelle" propongo tirandomi a sedere
"Farei di tutto pur di uscire da qui, te ne sarei grata" annuisco "Grazie per essere rimasta"
"Farò finta di non aver sentito il tuo ringraziamento, vado a darmi una rinfrescata e chiedo di farti preparare...va bene?"
Annuisce e sorride, esco dalla stanza, ho bisogno di aria e di tanta forza.

Quando rientro nella stanza vedo Calliope lottare con i due infermieri e un'infermiera
"Che succede qui?" chiedo avvicinandomi velocemente al letto
"Dottoressa Robbins, finalmente" annuncia soddisfatto uno
"Non vuole essere aiutata la dottoressa Torres" dice l'altro
"Calliope, cosa vuoi fare? Non puoi metterti da sola sulla sedia"
"Aspettavo te" dice allungando il braccio verso di me, resto un attimo a guardarla e mi avvicino titubante
"Vuoi che sia io ad aiutarti?"
Annuisce.
Guardo i due infermiere che alzano le spalle e facendo cenno ad uno dei due con la testa mi avvicino a lei, l'aiuto a sistemarsi sul letto facendo attenzione a non scuoterla troppo, afferro da un lato e la facciamo alzare per poi farla accomodare sulla sedia, strizzo gli occhi per il dolore alla gamba
"Tutto bene, dottoressa Robbins?" chiede l'infermiera che sa della mia situazione
"Si, tranquilla" sorrido "Grazie, potete andare adesso" annuiscono e fanno come dicono
"Perché ti ha fatto quella domanda? Ti ho fatto male?" chiede allarmata
"Non mi hai fatto male" non posso di certo dirle che cosa mi ha fatto male, non è il momento "andiamo?"
"Si, andiamo" dice poco convinta e io mi appoggio pesantemente alla sedia, per fortuna ho un appoggio anche se è evidente che sto zoppicando spingo silenziosamente la sedia "dove vuoi andare?"
"Avete detto che ero un chirurgo ortopedico, potrei essere portata nel mio reparto?" sorrido per la sua definizione
"Agli ordini"
In ascensore cala il silenzio, lei scruta ogni angolo come a voler cercare informazioni
"Niente" dice abbassando la testa
"Come?" chiedo
"Non mi dice niente"
"È un ascensore, Calliope"
"Lo so" e si zittisce
"Non pretendere troppo da te"
"Pretendo il minimo, fidati"
Le porte si aprono e la spingo nel reparto, le infermiere con cui lavorava sono sorprese di vederla e la salutano timidamente per non essere troppo invasive
"Non ero odiata" afferma pensierosa
"Per niente" sorrido "eri sicura di te e un genio nel tuo mestiere ma di certo non eri odiata, sapevi farti rispettare"
"Sapevo, non sarò più in grado" mi blocco immediatamente e lei sobbalza
"Arizona? Perché ti sei fermata?" calma, Arizona, calma
"Sei ancora lì?"
"Sono qui" dico mettendomi davanti a lei "Non andiamo da nessuna parte così "
"Cosa vuoi dire?" chiede confusa
"Non ti permetto di dire che non tornerai più ad essere quella di prima, che la memoria non ritornerà. Devi crederci per prima tu perché non ha senso portarti in giro per l'ospedale se tu riesci solo ad autocommiserarti" senti chi parla...
"Non mi sto autocommiserando, credo davvero che la mia perdita resterà permanente"
"Bene, ti riporto in stanza"
"Ma abbiamo appena iniziato" non le do retta e torno verso l'ascensore
"Arizona, per favore" mi supplica ma io continuo a non ascoltarla, forse la mia reazione è esagerata ma non accetto quello che ha detto.
"Non puoi arrabbiarti con me"
"Perché non posso? Eccome se posso" la spingo verso la sua stanza mentre lei continua a parlare, chiamo l'infermiere e silenziosamente la facciamo stendere contro le sue proteste
"È una cavolata" scuote la testa "potete gestirmi come volete voi, mi trattate come un burattino"
"Non è così, devi solo capire che non ti aiuti così "
"Ma cosa pretendi? È quasi un mese che sono qui"
"Quindi? Non ricorderai più? Alcuni pazienti ci mettono mesi e mesi ma non si arrendono invece tu lo sei già, come facciamo ad aiutarti?"
"Vuoi liberarti di me, sono un peso, ecco"
"Non capisci, Calliope" scuoto la testa ma infondo sono io a non farmi capire
"Lasciami sola"
"Quello che vuoi" annuisco nervosa ed esco dalla stanza, non mi era mancato litigare con lei.

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Capitolo 9
*** Complicazioni ***


Quante volte mi sono soffermata sul Silenzio? E mi sono anche chiesta: perché il silenzio, a volte, fa così paura?La risposta è chiara, il silenzio fa paura perché è rumoroso più di quanto lo è un luogo affollato, più di una fiera o un compleanno di un bambino piccolo. Il silenzio concede spazio al flusso di pensieri, che, scorrono e si sovrappongono. Il silenzio può costituire un grande aiuto, spesso c'è necessariamente bisogno del silenzio per entrare in sintonia con noi stessi e rispondere alle mille domande, per vivere momenti di serenità e soddisfazione, per riflettere o meditare, per sperimentare un’esperienza più nel profondo o semplicemente per rilassarci. Eppure il mio silenzio fa davvero male e, paradossalmente, urla dentro di me. Sono tante le domande che affollano la mia mente ma il problema è trovare una risposta. Ho esagerato? Devo tornare da lei? Posso starle così vicina? La mia relazione ce la farà a sopravvivere a tutto questo? Crollerò? Cosa provo in questo momento? Il cuore mi dice di andare da Calliope mentre la ragione mi dice che deve imparare la lezione e deve anche non dipendere dalle persone, io ho la mia vita, il mio lavoro e la mia donna, forse, questa situazione è più grande di me o forse sono solamente una fottuta egoista, lei mi è stata vicina nelle mie sfuriate e nei momenti brutti e io la ripago così? Mi sento impazzire, siamo sempre al punto di partenza.
Ad interrompere il mio flusso di pensieri ci pensa, fortunatamente, il mio cerca persone che segna un 911, mi alzo dal lettino della stanza in cui mi sono rifugiata dopo il litigio con Callie e mi affretto ad andare verso il mio braccio destro che appena mi vede viene nella mia direzione.
"Dottoressa Robbins, mi dispiace disturbarti, ma abbiamo un caso urgente e ho bisogno di te"
"Karev, non mi disturbi, questo è il mio lavoro indipendentemente dai miei problemi personali" annuisce e lo seguo, seppur a fatica.
Una barella ci supera ed entra nella stanza dove successivamente entriamo anche noi
"Cosa abbiamo qui?"
"Bambino ancora non identificato, di circa 5 mesi trovato in stato di cianosi vicino ad un cassonetto della spazzatura"
"Va bene, grazie, ci pensiamo noi adesso" dico avvicinandomi immediatamente al bambino, poggio il mio stetofonendoscopio sul piccolo
"Mormorio cardiaco e difficoltà respiratorie, il bambino è affetto da tretalogia di Fallot nonché un problema cardiaco con quattro anomalie anatomiche"
"Stenosi della valvola polmonare, difetto del setto interventetricolare, aorta a cavaliere e ipertrofia del ventricolo destro"
"Tutto giusto Karev, fai un controllo con esami generali e successivamente prenota una sala e appena è tutto pronto chiamami"
"Corro"
Annuisco e lascio il piccolo nelle mani delle infermiere e del mio adorato pupillo, l'intervento durerà non meno di otto ore ed io ho bisogno di chiarezza e di risolvere la questione con Callie.

Entro nella stanza dopo il suo consenso e lei mi osserva con gli occhi tristi, è arrabbiata e lo vedo perché non parla subito quindi ne approfitto per parlare io
"Ho esagerato prima ma ho dovuto farlo, non puoi demoralizzarti perché è la fine capisci?  Mi dispiace per i modi ma devi capirlo. Tu sei forte, ne hai passate tante e qualcuno questo deve ricordartelo. Non è facile, lo so, riprendersi dopo un'incidente è la cosa più difficile perché nessuno ti capisce ma non per questo non devi reagire, tu soprattutto ne hai bisogno perché devi riprendere in mano la tua vita e per farlo devi scavare in un passato che non ricordi di aver vissuto e devi lottare con le unghie e con i denti per farlo"
"Sei venuta per dirmi di nuovo che devo lottare per ricordare cose che probabilmente non tornerò mai più a ricordare? Hai fatto un viaggio inutile, avrai cose più importanti da fare"
"La testardaggine è rimasta eh" scuoto la testa
"Come? Sto solo dicendo che è tutto inutile e tu non capisci cosa provo io, non capisci cosa si prova dopo un trauma del genere e non capisci cosa significa svegliarsi nel cuore della notte dopo aver sognato il momento in cui un'idiota decide di metterti sotto distruggendo completamente la tua vita"
"Lo capisco, Calliope, più di quanto immagini"
"Invece no" urla tra le lacrime
"Ho detto che lo capisco" urlo anche io
Non riesco a trattenermi, mi siedo sulla sedia e alzo il patalone dal lato sinistro scoprendo la mia tortura ciò che ha distrutto tutto, ciò che ha distrutto la mia persona e il mio rapporto con la donna che più ho amato in tutta la mia vita, lei sgrana gli occhi e porta una mano alla bocca
"Che...che cosa ti è successo?"
"Incidente aereo" dico con un filo di voce
"Io..." sospira pesantemente "Non lo sapevo, scusami. Perché non mi hai detto nulla?"
"Ci saremo arrivate con il tempo, ci sono tante cose che devi sapere ancora ma ci vuole tempo" dico ricoprendo la protesi
"Quanto tempo fa è successo?"
"Non importa, Callie. Non voglio parlare del mio incidente, voglio solo farti capire che ti capisco e voglio che ti fidi di me quando ti dico che devi lottare perché potresti commettere errori di cui ti pentirai per tutta la vita" chiudo gli occhi, forse sto parlando più a me in questo momento
"È per questo che ci siamo allontanate? Non ti sono stata vicina? No, perché se è così sono una persona orribile"
"Mi sei stata vicina e anche tanto, sono stata io la stupida a non volere nessuno vicino e ho distrutto quasi distrutto quello che di buono c'era nella mia vita, ho fatto errori imperdonabili e tu hai fatto tutto quello che potevi per me"
"Forse non abbastanza" dice pensierosa
"Non voglio che tu faccia i miei errori, anche se non credo li farai, tu sei molto più forte di me."
"Arizona, io..." sta per dire qualcosa ma la porta si apre e un uomo che conosco molto bene fa il suo ingresso, i suoi occhi chiari si posano prima su Callie e poi su di me e di nuovo su Callie
"Calliope" dice con gli occhi lucidi
Lei mi guarda confusa.
"Io...chi è lei?"
"Dio mio" si porta una mano sul cuore "allora è vero?" impreca qualcosa in latino e come sempre io non capisco, immagino che mi aspetti una sfuriata ma sto zitta qui sperando che Carlos non dica nulla che possa turbare Callie
"Non capisco. Arizona, chi è quest'uomo? Mi sembra di averlo visto da qualche parte" chiede impaurita
"Sei la mia bambina, Calliope. Sono tuo padre" interrompe le distanze e si avvicina al letto dalla parte opposta a quella dove sono io "figlia mia, cosa ti hanno fatto?"
Lei lo guarda in silenzio e alcune lacrime ricominciano a scorrerle lungo il viso
"Scusa" abbassa la testa
"Non devi scusarti, non tu" e il suo sguardo si posa su di me, fulminandomi "come stai tesoro?" torna a guardare la figlia
"Io vi lascio soli" dico cercando una via di fuga immediata "Ho un intervento"
"No" dice duro "Non scappi così tu"
"Signor Torres non è il momento, ne parliamo dopo"
Callie continua a guardarci spaesati
"Invece è il momento. Tu sai che sono una persona calma quando non sono arrabbiato, mi conosci bene, ma non posso farti passare anche questa"
"Parliamone fuori"
"Vengo a sapere da altre persone che mia figlia è in ospedale a Seattle mentre io sapevo che si trovava a New York, mia figlia ha rischiato di morire per la seconda volta e tu non ti degni nemmeno di telefonarci? Mia moglie ha sempre avuto ragione su di te"
"Io volevo che Calliope stesse meglio"
"Privandola della sua famiglia? Stai scherzando, spero"
"Sono successe una serie di cose e non so bene perché non ho telefonato, avevo troppe cose da sistemare"
"Cosa dicevi delle tempeste tu? Ed io che ho creduto a queste cose e ti ho pure difesa quando..."
"Perché state urlando? E di cosa state parlando?" tiro un sospiro di sollievo quando Calliope decide di interrompere la discussione "Io non vi seguo. Arizona puoi spiegarmi?"
Sto per rispondere ma Carlos mi precede
"Non dare ascolto a questa donna, lei ti ha fatto male e non voglio assolutamente che ti stia vicina adesso" sgrano gli occhi
"Cosa sta dicendo?"
"Sto dicendo che devi uscire da questa stanza"
"No, lei non esce"
"Calliope" dice piano "Non conosci questa donna, non sai quello che ti ha fatto"
"Capisco la sua rabbia ma non può dire che io non ho..." mi blocco e mi asciugo una lacrima perché non posso dire quello che stavo per dire e perché infondo io ho davvero ferito la sua bambina e non ho chiamato quando dovevo, è normale la sua reazione, sposto lo sguardo su Callie e annuisco
"Ha ragione lui, è meglio che io vada via" lei mi afferra il braccio
"Non so quello che mi ha fatto in passato ma so quello che sta facendo per me in questo momento e io non voglio che lei vada via. Arizona non andartene, ti prego" mi supplica quasi come se avesse paura che io possa andarmene per sempre

" Callie, ti prego non andare via. È stato tutto terribile e io sono stata terribile, ma ricomincio a sentirmi me stessa. E so che non posso parlare sempre della mia gamba e non voglio che sia così, ma adesso è così. Ma non posso perderti, perciò ti prego, non andare via."
"Dopo l'incidente, non mi hai mai lasciata da sola, neanche una volta. Non esiste che io ti lasci."

Non esiste che io la lasci nè adesso nè mai, le stringo la mano e annuisco
"Tranquilla, non vado da nessuna parte" lei annuisce e torna a guardare suo padre
"Forse ha sbagliato a non chiamarvi ma è stata anche colpa mia, non prendertela con lei"
"Calliope" scuote la testa "Io non accetto che lei rimanga qui, l'ho fatto una volta"
"Non so a cosa ti riferisci, ma se mi vuoi davvero bene devi accettarla"
"Sono tuo padre, ti amo più di qualsiasi persona presente su questa terra" dice avvicinandosi e le accarezza il viso, lei chiude gli occhi e sorride
"Grazie" e mi stringe la mano
"Chi ti ha ridotta così? " chiede non curandosi della mia presenza
"Non lo so, non ricordo praticamente nulla" dice intristendosi
"Tua madre ed Aria verranno a giorni" la informa cambiando argomento "Io non sono riuscito a resistere dopo la telefonata di Penny"
"Penny?" ringhio io non frenando la mia rabbia
"Chi è? " chiede Callie
"Almeno qualcuno si è degnato ad informarmi" mi risponde e io stringo il pugno "Cosa che tu non hai fatto però una cosa puoi farla ed è dirmi come sta e dove si trova mia nipote"
"Nipote?" domanda Callie sempre più confusa dopo tutti i traumi della giornata ci mancava solo questa
"La tua bambina, Calliope" risponde il padre inconsapevole di tutto, sento il calore attorno alla mia mano sparire e il terreno sotto i miei piedi vacillare
"Ho una figlia?" alza la voce e so per cui è la domanda
"Nessuno ti ha detto di Sofia?" chiede il padre e poi mi guarda
"No ma qualcuno doveva farlo"
"Calliope" sussurro
"Io mi sono fidata di te" scuote la testa "Fuori"
"No, fammi spiegare"
"Non hai nulla da spiegare, una bambina non si nasconde. Hai avuto un mese per dirmelo e non l'hai fatto"
"Ho cercato di proteggerti"
"Da mia figlia?"
"Volevo proteggere anche lei"
Lei scuote la testa e mi indica la porta
"Adesso vattene."
Annuisco rassegnata
"Non voglio più vederti in questa stanza e voglio che mia figlia stia con mio padre almeno fino a quando non sono in grado di poterla incontrare"
"Che cosa?" alzo la voce "Non può"
"Perché?  È mia figlia e lui è il nonno mentre tu? Tu chi sei? Nessuno"  lo dice con una freddezza tale che mi uccide.
Schiaffo in pieno viso o forse un pugnale al cuore, il dolore credo sia quello. Indietreggio a queste parole, ho bisogno di aria. Esco dalla stanza con il cuore in frantumi, cammino velocemente e sento il dolore della gamba aumentare sempre di più ma non ci faccio caso fino a quando non mi ritrovo a terra in una parte di reparto isolato dove scoppio in lacrime ma non solo per quello che ha detto Calliope perché lo so che non è lei a parlare. Scoppio in lacrime per la rabbia, scoppio in lacrime perché sbaglio sempre tutto con lei, perché sbaglio con tutti, scoppio in lacrime perché devo buttare fuori tutto.

"Arizona" mi sento chiamare e alzo lo sguardo "che cosa ci fai lì?"
È passata mezz'ora più o meno, mi sono messa seduta con le spalle al muro perché non riesco nemmeno ad alzarmi
"April, grazie di essere venuta"
"Scherzi?" dice con voce stridula "ma che cosa è successo?"
Le faccio segno di sedersi e lei esegue il mio invito e mi guarda in attesa di risposta
"Il padre di Callie è qui e le ha detto di Sofia, mi ha cacciata via e ha detto che non vuole più vedermi e vuole che Sofia stia con suo padre" dico abbassando la testa
"Sarà stata la rabbia, si risolverà tutto e vedrai che Sofia starà con te"
"No, non credo. Riesco a deluderla sempre, capisci? Pensavo di non essere in grado di farlo due volte e invece l'ho delusa di nuovo, l'ho allontanata di nuovo"
"Aspetta" mi dice riflettendo "stai così per questo? Pensavo fosse per Sofia"
"Certo che è anche per Sofia ma per questo troverò una soluzione" dico asciugandomi le lacrime
"Arizona" mi richiama "Sto per chiederti una cosa che ti farà arrabbiare, credo"
"Dimmi April" dico distrattamente concentrandomi, ora, sulla mia gamba che è praticamente distrutta
"Sei ancora innamorata di Callie? Cioè stai con Carina e piangi perché hai deluso Callie e io...io non capisco"
"Non sono innamorata di Callie" dico restando concentrata sulla mia gamba "solo...Non volevo deluderla di nuovo"
"Ma sembra che tu lo sia"
"No, April"
"In questo caso lo dovresti dire a Carina, lo sai che non è giusto, non è giusto prendere in giro le persone perché io l'ho fatto con Matthew e non è stata una bella sensazione"
"Non sto prendendo in giro nessuno...Ahia" sussurro "forse ho esagerato, guarda qui" dico indicando la parte tutta rossa "sai cosa significa? Che per qualche giorno non potrò indossare la protesi"
"Dovresti farlo controllare"
"So già cosa fare" sospiro "Come farò a far cambiare idea a Callie?" Chiedo più a me stessa che a lei
"In questo momento devi pensare a te, Arizona."
"Ho anche un intervento"
"Non puoi farlo in queste condizioni, ora ti accompagno a casa, ci penserà Karev"
"È un intervento difficile"
"Ho sentito ma sarà aiutato dal cardiochirurgo e sarà lui a fare la maggior parte del lavoro quindi ora prendo una sedia a rotelle e ti riporto a casa...penserai a tutto domani" dice alzandosi
"Io non voglio andare a casa"
"Non fare la bambina, Arizona. Hai bisogno di riposare."
"Portami a casa tua"
"Perché? " con un mio sguardo capisce subito il motivo e annuisce.
Le cose cambiano in fretta.
Ho bisogno di riflettere.


Buonasera,
scusate il ritardo ma con le feste non sono riuscita a trovare un momento per scrivere il capitolo, qui Arizona non ha un momento di pace e Callie piano piano scopre pezzi della sua vita anche se ne manca ancora uno bello grande...chissà come reagirà. Spero che il capitolo vi piaccia e spero abbiate passato delle buone vacanze.😊 Lasciate qualche recensione se vi va e grazie a tutti sempre. Vi auguro una buona serata e a presto con il prossimo.

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Capitolo 10
*** Responsabilità ***


Bisogna prendersi la responsabilità delle proprie azioni, riconoscere gli errori e saper chiedere scusa: non solo agli altri, ma soprattutto a se stessi, per aver provato e fallito. Bisogna trovare il coraggio di dire: Si, ho sbagliato, mi sono persa e non ho saputo affrontare la situazione in modo giusto. Ammetterlo non ci farà di certo sentire meglio ma potrebbe essere utile per cercare di riparare questi errori. Prendersi la responsabilità non è facile soprattutto quando in gioco ci sono troppe persone, ci sono dei sentimenti, c'è una bambina e una donna fragile.
Noi siamo responsabili di tutto ciò che ci accade. Si. Può sembrare un’affermazione forte, cruda, qualcuno magari, in un primo momento penserà di non essere d’accordo. Eppure è proprio così. Spetta a noi, a me, e a nessun altro prendersi la responsabilità delle cose.

Essere responsabili significa chiedersi sempre “Cosa posso fare io per affrontare al meglio questa situazione?”; significa scegliere i propri pensieri, le proprie azioni, e non vivere in balia degli eventi, lasciando che il proprio stato d’animo sia determinato da fattori esterni, o che alibi, scuse e giustificazioni ci impediscano di agire.

Spesso rovesciamo sugli altri le colpe di ciò che non va, o l’onere di provvedere al cambiamento. Puntiamo il dito sugli altri senza prima guardare con onesta’ dentro di noi, iniziando a cambiare noi per primi. Ci lamentiamo del traffico impazzito delle nostre città, del nostro lavoro, della situazione, dello stress, della salute, delle bugie, della fine di una storia, di un litigio finito male… Ma cosa ho fatto concretamente io ogni giorno? Poco o nulla. Anche quando faccio (o mi sembra di fare) tanto, mi chiedo sempre se c’è qualcosa di più o di diverso che avrei potuto fare. Spetta a me cambiare le cose. Fare la più grande rivoluzione di tutti i tempi. Devo iniziare a vivere in maniera consapevole e non lasciarmi trascinare da uno stile di vita che mi sta uccidendo.
Primo punto è senza dubbio definire con precisione cosa voglio ottenere, dove voglio andare. Spesso sappiamo perfettamente cosa non vogliamo più avere, fare ecc. Probabilmente dentro di noi abbiamo un’idea di cosa vorremmo, ma in realtà troviamo difficoltà nell’esprimerlo in termini pratici. Mi occorre analizzare nel profondo cosa desidero veramente. Solo dopo aver definito la mia meta, potrò realmente mettermi in viaggio verso essa. Soltanto dopo questa attenta riflessione su se stessi deve seguire l’azione. Spesso ci lamentiamo, o ci limitiamo a sognare qualcosa di diverso, ma poi non facciamo assolutamente nulla per cambiare effettivamente le cose. Altre volte ci muoviamo a casaccio, senza avere la più pallida idea di quello che stiamo facendo. Senza un’azione appropriata, una strategia efficace, difficilmente riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi. Occorre essere consapevoli delle conseguenze dei nostri comportamenti, sia nel presente, che per il futuro. A volte capita di accorgersi di aver “sbagliato strada” soltanto quando arriviamo a destinazione. Monitorando con attenzione le nostre azioni, abbiamo anche la possibilità di modificare per tempo qualcosa, di correggere la rotta, in modo da arrivare il prima possibile a destinazione superando ostacoli, imprevisti e difficoltà con maggiore efficacia. Ogni tanto c'è bisogno di qualche piccola pausa per ricaricare le pile, in modo da riprendere il viaggio in condizioni di forma ottimali. Ma quando la situazione è davvero più grande di noi ricaricare le pile è impossibile, non ho chiuso occhio tutta la notte e questo di certo non mi fa bene ma i pensieri erano molti di più del banale sonno e adesso sono stanca con la testa che mi scoppia e senza una soluzione.
"Arizona" la porta di apre e sbuca April "immaginavo che fossi già sveglia, sempre se hai dormito"
"No, non ho dormito" dico mettendomi seduta "Comunque buongiorno"
"Si, buongiorno" mi dice raggiungendomi nel letto "fammi spazio"
"Certo" mi sposto
"Ti stai facendo male, Arizona" mi dice sospirando "Io lo so cosa significa perché mi sono fatta male per tanto tempo e parlo con cognizione di causa, più ti fai travolgere dai pensieri più precipiti e sai che quando si precipita l'impatto è assicurato, l'hai provato quindi non tornare a precipitare"
"È impossibile non pensare. Ho sbagliato tutto, capisci? Ora lei non vorrà nemmeno vedermi e non so come riparare la situazione"
"Hai perso la sua fiducia"
"Di nuovo" dico abbassando la testa
"Ormai è fatta però puoi provare a rimediare, devi riprendere in mano la tua vita e mettere in ordine alcuni tasselli"
"Dici che mi perdonerà?" Chiedo fiduciosa
"Non presto perché è sempre la stessa persona, sappiamo com'è la Torres"
"Già" dico passandomi una mano sul viso "oggi chiamerò mio padre e gli dirò di riportare Sofia qui, devo prepararla ad un incontro con Callie"
"Giusto e devi anche andare da lei e dirle tutta la verità per evitare altri fraintendimenti"
"Si e sperare che non mi cacci di nuovo"
"Su questo ho un forte dubbio"
"April!" La rimprovero e lei ride "sei di grande aiuto eh"
"Sempre" ride e di riflesso lo faccio anche io anche se non c'è molto per cui ridere ma si dice che faccia bene
"Adesso prepara il caffè" le ordino in modo scherzoso
"Sono la tua serva adesso?" dice ridendo
"No, ma se lo preparo io credo che potrei mettere dentro il sale invece che lo zucchero e non so cosa invece della panna, ho dormito mezz'ora circa quindi cerca di capirmi"
"Vado Vado, non vorrei mai bere del caffè salato" dice scattando in piedi e avviandosi alla porta "Oh Arizona, dimenticavo"
"Cosa?"
"Non puoi scappare da Carina, devi prendere una decisione anche con lei"
Annuisco e lei corre a preparare il caffè, ha pienamente ragione, devo smetterla di essere egoista e pensare anche alle persone che mi stanno vicine...posso trascinarla davvero in questo casino? È una domanda la cui risposta rimando sempre, con lei sto bene ma devo assumermi le mie responsabilità e parlarle ma prima ho altro da fare.

Digito il numero a memoria velocemente e aspetto fino a sentire la voce di mio padre
"Papà, ciao" lo saluto "Come state? Come sta Sofia?"
"Ciao, Arizona" il suo tono autorevole che si sente anche in un semplice saluto, il mio Colonello, il mio papà che io amo tanto "stiamo bene, anche Sofia sta bene ma le manca la sua mamma o meglio le sue mamme"
"Lo so" chiudo gli occhi "ti ho chiamato proprio per questo, puoi riportarmela qui?"
"La situazione come va?" mi chiede senza rispondere alla mia richiesta ma so benissimo la risposta
"Non bene ma far stare mia figlia lontano non aggiusterà nulla, lei ha bisogno delle sue mamme e io farò di tutto perché abbia quello di cui ha bisogno"
"Callie sa di lei?"
"L'ha scoperto e non ha preso bene la mia decisione di non informarla e ha ragione però vuole vederla quando starà meglio e io voglio preparare Sofia a tutto questo, è una situazione grande per una bambina ma lei è forte come la sua mamma e riuscirà ad affrontare anche questa situazione"
"Come fai ad amarla così tanto?" Mi chiede e io mi stupisco
"Papà, è mia figlia" rispondo ovvia
"Non parlo di Sofia"
"Di...di chi parli?" Domando
"È la mamma al telefono?" sento chiedere alla vocina dietro il telefono
"Si, è la mamma, te la passo" le risponde mio padre senza chiedermi più niente "Ciao figliola, sii forte anche in questa situazione e cerca di ascoltarti di più perché spesso i marinai non si ascoltano e sbagliano anche se sono convinto che capirai che strada prendere" strano sentire queste parole da parte di mio padre perché è sempre stato di poche parole "Domani riporto la tua piccola da te" conclude passando il telefono alla mia bambina
"Mamma" urla entusiasta e i miei occhi si riempiono di lacrime
"Piccola mia, come stai?"
"Mi manchi tanto, mamma" dice con la voce incrinata
"Anche tu mi manchi tanto, domani torni dalla tua mamma"
"Sii" dice gioiosa "c'è anche mamma Callie?" chiede poi
"Certo, c'è anche mamma Callie"
"Come sta?"
"Meglio, molto meglio" mento cioè non proprio, sta davvero meglio ma solo fisicamente
"Posso vederla allora?"
"Potrai vederla amore ma non subito, dobbiamo prima fare un patto noi due"
"Un patto?"
"Si, un patto come quelli che fanno i protagonisti delle storie che vuoi lette prima di addormentarti" la mia bambina è tosta e non vuole lette le solite storielle di principesse che, per carità, saranno pure belle ma troppo poco reali
"Lo facciamo adesso?" mi chiede curiosa
"Domani tesoro, adesso mamma deve correre in ospedale" dico a malincuore
"Di già?" Mi dice triste
"Domani ti prometto che staremo tutto il giorno insieme"
"Promesso?"
"Promesso."
"Ti voglio bene, mamma"
"Anche io piccola mia, anche io" sussurro, la saluto e riattacco.

Dopo un lunghissimo caffè e dopo aver ascoltato tutti i problemi della mia migliore amica e aver rischiato minimo tre volte un' incidente per la guida spericolata di April siamo in ospedale sane e salve, si fa per dire...
"Ricordami di non salire mai più in macchina con te quando sei nervosa"
"È colpa di Jackson e delle sue telefonate mattutine"
"Si ma non so come siamo arrivate vive in ospedale, stavo anche per vomitare il buonissimo caffè di prima"
"La prossima volta guidi tu" dice seccata
"L'avrei fatto se la mia gamba non avesse deciso di farmi provare tanto dolore, prenditela con lei" scherzo nonostante è vero che oggi, più che mai, cammino a fatica
"Me la devo prendere con lei perché ci ha fatte arrivare in ritardo" dice sorridendo "ma forse la colpa è più tua e adesso devo correre prima di ricevere una strigliata da Owen"
"Sei un cavallo adesso?" Dico ridendo
"Un cavallo, un maiale o una paperetta non lo so ma devo scappare. A stasera"
"A stasera" rispondo prima di vederla sparire di corsa, sospiro e mi incammino verso la sua stanza.

Busso? Il dilemma che mi si pone davanti da circa dieci minuti, chissà come la prenderà, la paura aumenta ma il coraggio prende il sopravvento e busso. Una, due, tre volte ma niente e allora entro e la stanza è vuota. È uno scherzo? Dov'è Calliope?
Esco dalla stanza e vado verso l'infermiera che mi saluta cordialmente e io ricambio
"Dov'è la dottoressa Torres?"
"Non lo so, dottoressa Robbins, io ho appena iniziato il turno"
"Il dottor Hunt?"
"È in pronto soccorso per un'emergenza"
"Capisco...aspetterò nella stanza della Torres quando Hunt si libera me lo mandi in camera"
"Mi dispiace non esserle stata di aiuto, gli manderò il dottor Hunt immediatamente appena lo vedo "
"Va bene, grazie "Sorrido e la congedo con un saluto, mi giro e vado nella stanza di Calliope, mi siedo sul letto che ha le coperte scostate quindi fino a poco tempo prima era qui perché ancora non hanno cambiato le lenzuola, annuso il cuscino che ha il suo odore, l'odore della sua pelle e il suo profumo che sotto mia richiesta è quello che usava quando stavamo insieme, chiudo gli occhi e appoggio completamente la testa al cuscino, respirando a pieni polmoni quel profumo che tanto riusciva e riesce a calmarmi.

Sento vagamente il rumore di una porta chiudersi ma non riesco ad aprire gli occhi, mi sento bene così quindi perché devo aprirli? Questo profumo è una droga per me e sono troppo stanca per svegliarmi del tutto.
"Oltre che bugiarda, oltre ad essere brava a nascondermi le cose ora sei anche ladra dei letti dei pazienti? Se lo fai con tutti mi chiedo come fai ad avere ancora un lavoro"
"Calliope" apro gli occhi di scatto e la guardo
"Allora? Che ci fai nel mio letto?" Chiede nervosa
"Io...scusami" dico alzandomi a fatica "ti stavo aspettando"
"Adesso le persone si aspettano dormendo? Comunque non c'era bisogno, io non voglio parlare con te"
"Invece devi"
"Tu non mi ordini proprio nulla, Arizona"
"Ascolta...scusami Calliope, scusa se non ti ho detto che hai una figlia ma l'ho fatto per te, per non complicare le cose e l'ho fatto anche per lei"
"Dovevi dirmi tutto Arizona, tutto" alza il tono della voce "i figli non si nascondono e io non posso accettare una cosa del genere, sei l'unica persona di cui mi fidavo veramente perché infondo per me siete tutti degli estranei ma tu mi hai dato sempre qualcosa in più, non so per quale motivo, ma adesso hai distrutto tutto e sei l'ultima persona che voglio vedere" 
    "Non puoi dirmi questo e sono l'unica
di cui ti fidi perché sono tua moglie e ci siamo amate follemente" avrei voluto dirle
"Mi dispiace" invece le uniche parole che escono dalla mia bocca sono queste
"Anche a me ma adesso non puoi fare più nulla, voglio che tu vada via"
"Devo dirti una cosa, Calliope"
"No, Arizona, sono stanca e non voglio sentirti quindi per favore... per favore vai via"
"È importante" sussurro
"Non voglio sentirla" alza di nuovo la voce e capisco che forse non è il momento quindi annuisco e indietreggio
"Va bene, ma dobbiamo parlarne"
"Vedremo se vorrò ascoltarti" dice avvicinandosi al letto con la sedia a rotelle
"Ti aiuto?" Chiedo indicando il letto
"Non voglio il tuo aiuto, non più"
"Callie..." è una supplica
"Esci. L'unico aiuto che puoi darmi è chiamare gli infermieri e farli venire qua per mettermi a letto"
Vorrei dirlo altro ma mi limito ad annuire e sconfitta esco dalla stanza.
Bisogna assumersi le proprie responsabilità e le conseguenze che esse portano.


Buonaseraa, scusate tanto il ritardo ma sono stata presa da mille situazioni e mi è venuto difficile scrivere...spero che questo capitolo vi piaccia e vi ringrazio davvero tanto per le recensioni, mi motivano molto quindi grazie mille davvero...in questo periodo mi mancano davvero tanto Arizona e Callie, le Calzona della quinta, sesta, settima, ottava stagione e anche alcuni momenti delle altre due ma lì diciamo che non erano più loro, mi mancano tantissimo e il pensiero che il personaggio Arizona non ci sarà più dalla prossima stagione non mi aiuta a non farmele mancare...scusate il minisfogo ma le adoro davvero e poi oggi è l'ultimo giorno di riprese per JCap e questo mi mette ancora più tristezza...comunque detto questo ancora grazie e alla prossima. 😊

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Capitolo 11
*** Pace ***


La vita è troppo breve per  rimandare, la vita è troppo breve per fare finta di nulla, la vita, però, non è troppo breve per rimediare ai propri errori. Io nella vita ho fatto parecchi errori, non ho pensato con la mia testa e passivamente ho subito le decisioni delle altre persone, in particolare della mia persona, dell'amore della mia vita. Mi sono arresa senza combattere, ho accettato in silenzio e sono stata in silenzio quando lei è andata via con un'altra donna. Ho sofferto silenziosamente, tante volte avrei voluto prendere la mia donna, baciarla e urlare che lasciarci, lasciarmi, è stato l'errore più grande della nostra vita. Le decisioni che ho preso io sono sempre state sbagliate e la paura di sbagliare mi ha portata a sbagliare comunque. Nella vita ho fatto degli errori ma, adesso, è arrivato il momento di rimediare se non a tutto almeno ad una parte di questi.
La notte porta consiglio e non c'è frase più vera di questa, ho capito che continuare una relazione con una donna del quale non sono innamorata è ingiusto sia nei suoi confronti che nei miei, la mia decisione è arrivata dopo tempo perché so cosa significa essere lasciati e non è mai facile ma non posso promettere felicità ad una donna e poi non rederla felice perché ho una persona che ha messo le radici nel mio cuore e non vuole toglierle. Questa notte, l'ultima insonne ho giurato al mio corpo, ho pensato alle parole del Colonnello e alle parole di April e ho capito che hanno in parte ragione, forse amo ancora Calliope o se non è proprio così c'è qualcosa di forte nei suoi confronti e devo risolvere tutto, devo riavere la sua completa fiducia prima di rivelarle quello che siamo state, non voglio mentire o omettere ma voglio illustrarle piano piano quelle che siamo state.
Sono le sette del mattino, oggi la mia giornata inizia presto perché tra qualche ora arriva la mia bambina e io ho molto da fare. Busso insistentemente alla porta e aspetto con il cuore in gola che qualcuno venga ad aprire, sono minuti interminabili e la voglia di scappare aumenta sempre di più ma Arizona Robbins è una persona migliore, matura e diversa.
"Arizona" dice con la voce impastata dal sonno "che ci fai qui?"
"Dobbiamo parlare, Carina" sospiro
"Deve essere una cosa importante per presentarti qui alle sette del mattino dopo che dovresti sapere che ho lavorato fino a tardi"
"Lo so, mi dispiace"
"Dovrei chiuderti la porta in faccia, sai?  Sono giorni che non ti fai viva, ce la sto mettendo tutta a capirti ma continuo a non farcela"
"Mi fai entrare e ne parliamo meglio?" chiedo e lei si sposta facendomi entrare e chiude la porta poggiandosi per un attimo ad essa
"Ho capito per cosa sei qui, Arizona" dice piano
"Sono qui per parlare"
"No, sei qui per liquidarmi. Sei qui per lasciarmi" dice abbassando la testa
"Come...come?" chiedo incredula
"Come faccio a saperlo? È facile la risposta. Non ti sei fatta sentire, non hai dormito con me, sei fredda e soprattutto ami ancora la tua ex moglie"
"Io...non ne sono sicura ma qualcosa di forte mi lega a lei, è la madre di mia figlia, la donna che mi ha regalato i momenti più belli della mia vita e la donna che mi ha salvato la vita prendendosi le conseguenze delle sue azione e io non so se quello che provo per lei sia dovere o amore però non posso costringere te a questa situazione"
"Non è questo Arizona, tu non mi vuoi vicina, tu non mi ami e preferisco che me lo sbatti in faccia senza giri di parole"
"Non ti amo, hai ragione, però ti voglio..."
"No, per favore. Non dire che mi vuoi bene e tutte le frasi di circostanza che si dicono quando si lascia una persona perché non le accetto. Capisco la tua posizione, capisco i tuoi sentimenti e capisco che hai bisogno di lei" la sua voce trema e il mio cuore si stringe "spero tu sia felice con lei, spero che la vostra relazione abbia un finale diverso della nostra e diverso del finale che ha avuto già, ti auguro il meglio Arizona. Ora ti prego vai via perché sto per scoppiare a piangere e per implorarti di non lasciarmi, di lasciare perdere lei e i tuoi dubbi"
"Posso abbracciarti?" domando e lei scuote la testa, annuisco e vado verso la porta, mi giro un'ultima volta e la vedo in lacrime
"Auguro anche a te il meglio"
"Potevi essere tu il mio meglio"
"Non credo" sussurro
"Vattene, Arizona" annuisco e chiudo la porta alle mie spalle, mi dispiace vederla così ma devo per forza chiudere delle porte per aprirne di nuove.

Guardo attentamente la vetrina e niente mi convince, tutto troppo impegnativo e non posso in questa situazione usare dei regali così impegnativo. Sono così presa che mi accorgo solo adesso un uomo sulla sessantina mi osserva da dentro il negozio ed è molto sorridente. Alzo la mano in segno di saluto e di scuse, credo di essere diventata abbastanza rossa in viso per la figuaraccia, lui sorride e viene ad aprire la porta
"Signorina, la vedo molto interessata alla vetrina del mio negozio e osservando come scorreva tra i miei fiori credo che lei sia molto indecisa su dei fiori per una persona importante, sbaglio?"
"Mi scusi...e scusi l'orario, non siete nemmeno aperti. Ha ragione, sono per delle scuse da fare ad una donna importante"
"Venga dentro, non si preoccupi dell'orario, le scuse sono più importanti degli orari dei negozi"
Sorrido e lo seguo dentro
"Grazie signore"
"Ma di nulla, cara...allora deve farsi perdonare qualcosa di grave?"
"Tanti errori, cose molto gravi" penso ad alta voce
"Cosa piace a questa donna?"
"Non lo so" dico sincera
"Ma dalla sua faccia sembra conoscerla bene"
"Si...la conosco o meglio la conoscevo bene ma sono successe delle cose che..."
"Tranquilla, troveremo qualcosa" mi interrompe "immagino qualcosa di non impegnativo"
"Esatto" sorrido "pensavo di scartare in partenza le rose perché non voglio spaventarla"
"Situazione complicata quindi... Che ne dice dei tulipani? Niente di impegnativo ma bellissimi da vedere, colori che mettono allegria e soprattutto non la facciamo spaventare "
"Potrebbero andare, le piacevano i tulipani, non li ho mai regalati ma le piacevano quindi vada per i tulipani"
L'uomo mi sorride e annuisce, mi dice che farà una confezione speciale e mentre lui si dedica ai fiori, io gli racconti della mia storia con Calliope
"Quanto le devo?"
"Niente, cara"
"Non volevo farle pena con la mia storia, voglio pagare come fanno tutti"
"Non mi fai pena, permettimi di darti del tu, ho visto in te sincerità. Vengono molte persone a comprare i fiori qui ma nessuno mi parla della persona che ama come ne hai parlato tu e mi dispiace vedere tanta ipocrisia in giro. Mi ricordi tanto l'amore che ho provato, per mia moglie che adesso non c'è più quindi vedilo come un regalo per la tua sincerità"
"La ringrazio" dico annuendo "mi dispiace molto per sua moglie"
"Non devi ringraziarmi, fammi solo sapere come andranno le cose. Mia moglie adesso è felice, lo sento e questo mi fa stare bene"
Sorrido e lo ringrazio un'ultima volta prima di uscire.

Cammino cautamente con i fiori tra le mani per il corridoio del reparto, saluto gli infermieri e quando sono vicino la porta dove si trova Callie sento chiamare il mio nome, mi giro per vedere di chi si tratta
"Signor Torres" dico a malincuore, sono certa che proverà a fermarmi e a non farmi vedere sua figlia
"Questi fiori sono per la mia bambina?"
"Si, voglio scusarmi per averle nascosto Sofia. Non era mia intenzione."
"Lo so, Arizona. Volevo scusarmi per come ho reagito però prova a capirmi"
"Lo capisco, mai vorrei che qualcuno facesse del male a mia figlia e io ho fatto del male alla sua e ho sbagliato a non chiamarvi" dico abbassando la testa
"Sei una brava donna, Arizona. Ti prego di non farla soffrire più perché non sarò più tanto clemente"
"Grazie di tutto"
"Entra prima che io cambi idea"
Annuisco e mi affretto ad entrare, Calliope ha gli occhi chiusi e massaggia le tempie
"Papà, dobbiamo chiedere alla dottoressa Sheperd se questi continui mal di testa prima o poi passeranno"
"I mal di testa sono normali dopo gli interventi che hai subito e temo che dovrai sopportarli ancora per qualche mese Calliope"
"Ancora tu!" esclama aprendo gli occhi di scatto "Mi vuoi lasciare in pace? Sono stanca di averti attorno e sono stanca di lottare con te"
"Io non voglio lottare contro di te, voglio solo chiederti scusa."
"Non voglio le tue scuse, Arizona"
"Ascoltami, per favore" mi siedo sul letto e sospiro "Ho sbagliato, te l'ho detto ma era l'unica cosa giusta da fare, nelle tue condizioni sapere di alcune cose successe nel tuo passato potrebbero spingerti a una perdita di memoria permanente. Dobbiamo essere cauti, dobbiamo ripercorrere tutto le tue tappe per poi ricostruire tutta la tua vita, troppe informazioni ed emozioni ti confonderebbero soltanto"
"Continuo a non volerti ascoltare"
"Non fare la bambina, Calliope. Sto continuando a giustificarmi nonostante non ho fatto delle cose cattive nei tuoi confronti, devi solo capire la mia posizione. Sono qui, ti ho chiesto già scusa e non intendo più giustificarmi quindi la decisione adesso è la tua. Mi vuoi al tuo fianco? Vuoi che ti parli della tua bambina? Posso spiegarti tutto, con calma ma tutto così appena sarai più forte potrai vederla"
"Non lo so, non so se posso fidarmi"
"Guardami, guarda i miei occhi" mi guarda e una lacrima sfugge dai suoi occhi "Ah, dimenticavo" alzo i fiori e glieli porgo "questi sono per te, vengo in pace"
"Grazie" dice imbarazzata
"Non sono i tuoi fiori preferiti ma ti piacevano molto" sorrido
"Mi piacciono" mi sorride "Promettimi una cosa...mi dirai tutto, proprio tutto, capito?"
"Prometto che saprai tutto prima di mettere piede fuori questo ospedale e tu promettimi che lo farai al più presto"
"Lo farò e dopo potrò vedere mia figlia"
"Potrai vedere Sofia" confermo sorridendo
"Domani proverò a muovere qualche passo, ci sarai?"
"Certo, ci sarò sempre"
"Mi abbracci?" resto spiazzata dalla sua richiesta ma subito annuisco e la stringo forte a me, le lascio un bacio sulla guancia e sorrido
"Sento vibrare qualcosa"
"Come?"
Mi indica la borsa e capisco che qualcuno mi sta chiamando, guardo l'ora e mi accorgo che sono terribilmente in ritardo
"Oh devo andare" afferro la borsa e mi avvicino per salutarla "Domani sarò presente, promesso"
"Alle undici." le lascio un altro bacio sulla guancia e sorrido
"A domani" dico
"A domani, salutami il tuo fidanzato" dice quasi infastidita e quasi non scoppio a ridere
"Non vado dal mio fidanzato" mi giustifico
"Si come no, non dovete mentire perché sono inchiodata qui. Soprattutto tu che mi hai fatto una promessa"
"È mio padre, Calliope" dico fermando il suo discorso assurdo "sto andando da lui"
"Sul serio?"
"Dico sul serio"
"Va bene, salutamelo se mi conosce"
Annuisco, la saluto un'ultima volta e vado verso casa per accogliere la mia Sofia.

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Capitolo 12
*** Dolcezza ***


Quando la scelta che fai senti che sia quella giusta senti un senso di pace enorme ed è questo quello che provo in questo momento.
Adesso non importano gli errori commessi, le volte in cui mi sono sentita sprofondare, nulla ha importanza se non stare al fianco delle persone che amo. Il passato non può essere cancellato, resta lì, invisibile, un grosso macigno che pesa sul mio petto ma adesso non importa. Anche se il passato non se n’è andato, non voglio pensare che il mio, nostro, futuro abbia lo stesso colore. Voglio provarci, voglio essere felice e lottare. Voglio amare perché nulla è più bello e importante di amare ed essere amati. Non possiamo lasciarci consumare dal dolore e l’astio, un futuro si costruisce soltanto quando si smette di piangere sul latte versato e si perdonano gli errori dell’altra persona. Io ho perdonato Calliope per quello che ha fatto, perché voleva strapparmi via mia figlia,  spero solo che ora lei possa perdonare tutti i miei errori che riaffioreranno piano piano nella sua memoria.
L’amore cura ogni cosa? Forse no, forse sì, non lo so…Ma di una cosa posso essere certa: se non ci provo, non lo saprò mai. Se mi nascondo, se mi chiudo per paura dei fantasmi del passato non potrò scoprire cosa mi riserva il futuro. Il tempo, il destino, mi ha donato una nuova opportunità e io voglio coglierla a pieno. Voglio ripercorrere la mia storia con Callie da zero, con discrezione ovviamente per non confonderla. Forse qualcuno lassù ci rivuole insieme, forse per questo siamo sullo stesso cammino e io non sono nessuno per impedirlo, anzi farò di tutto perché accada.
Come promesso sono al suo primo giorno di fisioterapia. Ieri ho portato la mia bambina in giro tutto il pomeriggio, abbiamo preso un gelato insieme e abbiamo giocato fino a quando la sera dopo aver mangiato la pizza è crollata sulle mie gambe, adesso è ancora con mio padre che ha deciso di restare con me per qualche giorno per darmi una mano ed io ne sono più che lieta. Sorrido al solo pensiero che ho dormito tutta la notte con la mia Sofia attaccata al collo.
“E se non riesco a stare in piedi? Se le mie gambe tremano?” Calliope mi distoglie dai miei pensieri
“Calliope, è normalissimo che le gambe ti tremino quando proverai a metterti in piedi, sei stata tanto a letto e tranquilla non puoi cadere perché dovrai appoggiarti a quelle sbarre che vedi lì” le indico le sbarre di sostegno ma la sua espressione preoccupata non cambia
“Non mi rassicurano queste sbarre, potrei non avere la forza di tenermi in piedi”
“Al massimo puoi fare una visitina al pavimento” scherzo
“Non è divertente, Arizona” mi guarda con il suo solito sguardo minaccioso e io sorrido
“Sto scherzando, Callie, ci sarò io mh? E anche il dottor Morgan. Non hai nulla di cui preoccuparti.” Sorrido
“Non sono molto convinta”
Ha paura ed è normale ma se si convince di non farcela davvero non si metterà in piedi e io posso tranquillizzarli in un solo modo, funzionava sempre quando eravamo fidanzate. Le afferro la mano e con il pollice accarezzo il dorso, le sorrido. Sospira e i suoi occhi si posano prima sulle nostre mani e poi sui miei occhi.
“Non devi preoccuparti, Callie”
“Grazie” sussurra leggermente più rilassata
“Ce l’ho fatta” esulto e lei mi guarda stranita
“A fare cosa?”
“A farti rilassare, poco, ma ci sono riuscita. Ci riuscivo sempre anni fa”
“Davvero?”
“Sì, quando eri agitata per un intervento o per qualcosa che non andava ti bastava parlare con me e io facevo esattamente quello che sto facendo ora” ricordo sorridendo “Non succedeva spesso perché sei sempre stata sicura di te ma adoravo farlo” forse è meglio non continuare.
Sorride.
Il suo sorriso, quello che nell’ultimo periodo del nostro matrimonio non mi faceva più. Il mio cuore batte più forte e ricambio il sorriso.
“Comunque” mi riprendo “se farai la brava e farai la metà degli esercizi che Morgan ti dice di fare ti aspetta una sorpresa”
“Davvero?” i suoi occhi si illuminano “che sorpresa?”
“Non è una sorpresa se ti dico cosa faremo”
“Dai, Arizona” mi dice impaziente
“No” dico sorridendo
“Anticipazione?” mi chiede speranzosa
“Ti piacerà” almeno spero
“Sai essere proprio antipatica” dice mettendo il broncio e io scoppio a ridere
“E tu proprio una bimba” le schiocco un bacio sulla guancia e forse troppo vicino alla bocca, lei mi fissa con intensità.
Il fiato mi si spezza.
Ci fissiamo e un’aria pesante ma allo stesso tempo magica, che non sentivo da tempo, si fa presente.
“Signorina Torres. Dottoressa Robbins. Scusate il ritardo, ho avuto un imprevisto con i miei figli e non ho potuto fare prima” interrompe il dottor Morgan
“Non si preoccupi” dico ancora stordita dalla sensazione allo stomaco “Spero la mia presenza non causi disturbo” dico sapendo che in questo genere di sedute i fisioterapisti non voglio visite, soprattutto senza preavviso
“Non è un disturbo averla qui, Dottoressa Robbins. Come sta?”
“Bene, ormai sono abituata” dico capendo a cosa si riferisce “ogni tanto qualche dolore ma tutto bene”
“Bene” annuisce e guarda Callie “Allora, signorina Torres, ci alziamo da questa sedia a rotelle che dice?”
“Ci proviamo” dice incerta e mi stringe la mano
“Perfetto, almeno lei vuole provarci. Molte persone vogliono essere pregate” dice avvicinandosi “Deve lasciare la mano della dottoressa Robbins però” la informa sorridendo
“Si” dice poco convinta
Il fisioterapista inizia la procedura e io come promesso sono al suo fianco, Callie tremante si regge alle barre.
“Ce la fa a fare qualche passo verso di me?”
“Non…non credo” dice guardandosi i piedi
“Calliope non guardarti i piedi. Concentrati e prova a muovere un passo verso il dottore”
“Non ci riesco, Arizona” dice con gli occhi lucidi
“Signorina Torres, capisce che è il suo cervello a comandare i suoi arti? Le sue gambe sono perfettamente sane quindi ce la può fare”
“NO!” Alza la voce lei “datemi quella dannata sedia per favore”
“Calliope!” la rimprovero
“Arizona, è inutile, non ce la faccio” dice lasciando scorrere qualche lacrime che subito raccolgo, le accarezzo la guancia
“Invece ce la fai, sono sicura che ce la fai” la guardo convinta.
Lei mi osserva incerta e senza distogliere lo sguardo, alza la gamba tremante e la sposta di un passo in avanti e poi un altro e un altro sempre senza distogliere lo sguardo e ovviamente cercando di stare attenta a non cadere.
“Visto?” dice Morgan
“Ci…ci sono riuscita?” chiede tra le lacrime
“Si” rispondo io quasi in lacrime
“Oh Arizona” dice allargando un braccio e io vado subito ad abbracciarla.
Il suo calore e il suo profumo mi riempiono il cuore di gioia.
Mi stringe con entrambe le braccia non rendendosi conto che praticamente non si regge più con le mani alla sbarra, per qualche minuto tutto il mondo non esiste, il suo respiro regolare sul mio collo mi fa chiudere gli occhi. La sua presa si fa più forte.
“La sedia, in fretta” dice staccandosi e si aggrappa alle barre
Il dottor Morgan esegue il suo ordine e aiuta Callie a sedersi.
“Brava, hai fatto tanto per oggi. Sei riuscita anche a staccarti del tutto e non è da tutti. Ottimo lavoro”
“Grazie.” Sorride “Arizona, tutto bene?” dice spostando la sua attenzione verso di me che sono visibilmente stordita “Ti ho fatto male?”
“Eh? No, no” dico sorridendo “Grazie, Dottor Morgan”
“Solo il mio lavoro”
“Buona giornata” lo salutiamo io e Calliope.
Usciamo dalla sala attrezzi destinata alla fisioterapia.
“Grazie, Arizona” mi dice girandosi per guardami negli occhi mentre io spingo la sua sedia a rotelle
“Non devi. Adesso è il momento della sorpresa” dico sorridendo
“Evvaai!” esclama felice.
 
Mezz’ora dopo e con l’aiuto di un infermiere siamo nel posto dove volevo portarla, lei è finalmente felice di essere fuori l’ospedale e io sono felice di portarla qui.
“Grazie Jacob, ti chiamo appena ho bisogno di te”
“Di nulla dottoressa Robbins, a tra poco” sorride e torna verso l’ospedale
Mi volto verso la panchina, la nostra panchina, dove sta seduta Calliope e mi avvicino.
“E’ bellissimo qui” dice entusiasta
“Dovresti vederlo di sera. Un posto per rilassarsi da tutto e lasciare fuori i problemi” dico sedendomi vicina
“Hai corrotto Hunt per fargli dire si?”
“Ho i miei modi” sorrido
“E l’infermiere?”
“Mi adorano tutti, Calliope. Farebbero di tutto per me” mi pavoneggio
“Oh…Ma per favore” dice ridendo
“Non sono adorabile?”
“No” ride
“Ehi…ehi, mi offendi. Guardami” dico afferrandole il viso e costringendola a guardarmi “Non sono adorabile?”
Lei mi guarda.
“Adorabile ed incredibilmente bella” mi spiazza “Hai degli occhi magnifici, sono blu come l’oceano” dice arrossendo.
“Gr…grazie” dico scossa
Lei sorride, distoglie lo sguardo e torna a guardare Seattle.
“Scusa” sussurra
“Per cosa?”
Sta per rispondere quando il mio telefono squilla ed io impreco, faccio segno a Callie e lei annuisce.
“Cosa c’è Karev?” dico dura
“Calma Robbins, non volevo disturbarti ma abbiamo un intervento urgente da fare e abbiamo bisogno di te immediatamente. So che non sei in servizio ma ho davvero bisogno di te”
“Va bene” sospiro “Arrivo tra 5 minuti” non dico altro e attacco.
“Dobbiamo andare già?” dice delusa
“Io non vorrei, ma è un’emergenza”
Annuisce delusa e io le accarezzo il braccio
“Ehi, appena finisco passo a trovarti e stasera a cena ti porto tutto quello che desideri”
“Mi piace questo posto, volevo restare qui con te di più”
“Ci ritorneremo, promesso”
Annuisce e mi sorride. Svogliatamente chiamo l’infermiere che mi aiuta con Callie e ci dirigiamo verso l’ospedale. Quando il lavoro chiama, Arizona risponde.
Mi farò perdonare, ovviamente.
 
Ma buonasera a tutti, ecco qui il capitolo, oggi mi sono voluta dedicare un pochino alla dolcezza anche se alla fine è stata interrotta dal lavoro ma è così, il lavoro di Arizona non permette giorni liberi ma si farà perdonare bene, grazie a tutti voi, grazie a chi legge questa fan fiction. Spero vi piaccia questo capitolo.
A presto J e buon 25 aprile.
Chi  vuole può leggere anche l’altra mia storia, siamo al primo capitolo e a breve pubblicherò l’altro.

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Capitolo 13
*** Felicità ***


Per alcuni la felicità consiste nella ricchezza, per altri nella fortuna, altri ancora credono felici chi è sano, chi non ha dolori, contrasti, problemi e avversità. Sono considerati felici gli individui forti, padroni di sé e dotati di un proprio carattere. Io credo felice chi non si fa affossare dai momenti difficili, chi riesce a trovare serenità nonostante tutto. La felicità sono le piccole cose, siamo noi stessi. La felicità vera è rara, consiste in una condizione interiore e non dalle cose materiali, consiste in piccoli gesti che in realtà si rivelano grandi. Io, ad esempio, sto sorridendo come un ebete davanti la scena che mi presenta davanti perché mi ricorda tanto la mia vita prima di essere stravolta.
“Calliope, cosa fai? Non dovevi andarci piano?” chiedo raggiungendo immediatamente
“Zitta, prendi sto caffè perché mi viene difficile tenerlo e camminare con questo coso” dice indicando il girello
“Subito” afferro il caffè e le sorrido “una settimana e già ti aggiri per l’ospedale in piedi, sono progressi notevoli”
“Non ancora completamente sulle mie gambe e poi non ti crede che il caffè sono andata a prenderlo io”
“Piano piano camminerai senza quello, stai tranquilla. Il caffè a chi l’hai rubato?”
“E spariranno anche questi dolori? Perché ogni sera mi trovo a pregare le infermiere di darmi una dose di morfina. Il caffè l’ho rubato a Meredith” dice facendo una smorfia di dolore
“Aspetta un attimo” mi allontano in cerca di una sedia a rotelle e appena la trovo torno da lei
“No, non voglio tornare lì…voglio mantenere i miei progressi”
“Ma lo farai, Calliope” dico scuotendo la testa “siediti, non devi sforzarti troppo. Sei sempre la  solita testarda”
Da quando si è rimessa in piedi non la ferma più nessuno ma non ha capito che non le fa bene stare troppo in piedi.
“Io voglio andare via, se seguo quello che mi dice il fisioterapista qui ci resto per altri tre mesi”
“Si ma se ti fai male è peggio, questi dolori non li avresti se rispettassi ciò che ti viene detto”
“Preferisco i dolori”
Scuoto la testa in segno di resa.
“Almeno adesso puoi sederti? Sei venuta fino al mio reparto, hai fatto abbastanza”
“Capirai, con l’ascensore” dice alzando le spalle “E poi non sono stanca”
“Peccato” dico scostando la sera “Stasera sarai in preda ai dolori e non potrai vedere ciò che ho preparato per te”
Inarca un sopracciglio. Non così Calliope.
“Che hai preparato?” mi chiede curiosa
“Non te lo dico” dico alzando le spalle
“Perché fai sempre così?” dice mettendo il broncio “Mi siedo, ok?” e lentamente si avvicina alla sedia e io l’aiuto a sedersi
“Ecco, così va meglio” dico soddisfatta
“Spero che ne valga la pena, Robbins” e io sorrido
“Con me ne vale sempre la pena”
“Ti pavoneggi troppo per i miei gusti, poi mi avevi promesso che mi avresti riportata su quella panchina e non l’hai più fatto”
“Lo so, Calliope…non l’ho dimenticato, ci torneremo quando tu potrai stare del tutto sulle tue gambe”
“E stasera che facciamo? Speravo in un’uscita clandestina da queste quattro mura”
“Non è stato possibile, ho chiesto ma mi è stato detto che è meglio di no”
Lei sbuffa e abbassa la testa.
“Ricordi quando tre giorni fa ti ho fatto assaggiare le lasagne di un ristorantino italiano?”
“Si, Arizona. Lo ricordo…non darmi false speranze, ti avevo detto che volevo andarci ma non è possibile” dice triste
“Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna che va da Maometto” dico con aria beffarda
“Quindi?”
“Quindi ora tu vai in stanza, ti riposi, io finisco il turno e ti mostro una cosa”
“Si, magari tu hai preparato una stanza di ospedale facendola sembrare un ristorante italiano, con tanto di cibo per me.” Dice sarcastica. Farei anche di più.
“Andiamo” rido e ignorando la sua predica la riporto in stanza.
 
Sono tornata a casa dopo aver definito gli ultimi dettagli e aver chiesto gli ultimi favori a Owen, Meredith, April e Amelia. Non mi resta che trovare un abito adeguato e prepararmi per questa serata, voglio farle dimenticare che si trova in ospedale, voglio che sia felice come quando l’ho portata sulla nostra panchina. Avrei voluto portarla fuori ma Owen mi ha detto che l’avrebbe stancata troppo allora ho deciso di organizzare altro.
“Allora, hai capito April?”
“Arizona, so badare ad una bambina. Poi Sofia ormai è grande, diglielo tu” si rivolge alla mia piccolina, che sta davvero crescendo molto. Mio padre è andato via da tre giorni e mi manca la sua presenza nonostante questo sto cercando di mandare avanti tutto. Mi divido tra il lavoro, ovviamente ridotto negli ultimi periodi, Sofia e Calliope. Credo di riuscirci a meraviglia.
“Si, mamma. Ormai sono grande” mi dice soddisfatta
“Tu sei sempre la mia piccolina” sorrido e l’abbraccio
“Siete bellissime” dice April commossa e so a cosa sta pensando
“Anche tu e la tua bambina lo siete”
“Grazie” mi sorride
“Adesso io finisco di prepararmi, voi fate ciò che volete senza distruggere casa”
“Vai” mi urla April facendo ridere la mia bambina che indica la porta
“Mi state mandando via”
“Vai, mamma” mi dice dolce Sofia e io annuisco.
Armadio a noi due.
 
Vestito rosso.
Trucco leggero e capelli mossi. Credo che potrebbe andare, spero che non si spaventi Calliope e pensi male, forse ho esagerato.
“Ho esagerato secondo te?” chiedo ad April
“Sei bellissima” sorride “Non hai esagerato, poi questo vestito piaceva da matti a Callie”
“Lo so” sorrido agitata
“Sei agitata. Sembri una ragazzina al suo primo appuntamento, ti ricordo che è tua moglie e i suoi gusti sono rimasti uguali”
“Ho paura di spaventarla, lei non sa di noi. Non voglio che mi allontani”
“Non lo farà, stai tranquilla”
“Meredith ha fatto ciò che le ho chiesto?” chiedo ansiosa
“Arizona, mi fai paura. Stai calma, è tutto al suo posto.”
“Grazie” sussurro e l’abbraccio
“Ce la farete, ne sono certa”
Annuisco.
“Saluto Sofia e vado via, mi raccomando non una parola su Calliope. Sofia sa che sono ad una cena noiosa con alcuni miei vecchi colleghi”
“Tranquilla, lo so.”
So che non si deve mentire ma non potevo fare altrimenti, Callie non è pronta e nemmeno Sofia lo è ma presto le farò incontrare.
“Amore, io vado. Fai la brava e a letto presto”
“Si mamma” dice presa dalla tv
“Buonanotte piccola” dico baciandole la testa
“Ti voglio bene, mami” sorrido
“Ti voglio bene anche io, piccola”
Saluto April ed esco di casa. Speriamo bene.
 
Entro in ospedale, sono impacciata perché non uso molto le scarpe con il tacco, lo ero prima della protesi e adesso ancora di più però per fortuna ho imparato a gestirle.
Salgo al piano dove Calliope di certo mi sta aspettando, Meredith mi sorride complice e annuisce. Io ricambio e la ringrazio da lontano. Entro in camera e trovo Callie seduta sul letto con il suo abito nero che devo ammettere mi fa un certo effetto, le sta benissimo.
“Oh Arizona, finalmente. Spiegami il significato di questo” dice indicandosi
La guardo.
“Mi stai ascoltando? Eri cosi abituata a vedermi in vesti ospedaliere che così faccio schifo?”
“Assolutamente no. Sei bellissima” dico mordendomi la lingua subito dopo ma lei sorride
“Tu non scherzi…cioè davvero. Sei una bomba” mi dice squadrandomi
“Grazie” dico cercando di non mostrare l’imbarazzo anche se penso che sia evidente
“Andiamo?” chiedo
Annuisce e l’aiuto ad alzarsi.
“Niente sedia però”
“Niente sedia, a fine serata se hai dolori ho un metodo mio per farteli passare” quasi rido ripensando alla sua varicella soltanto che questa sera mi limiterò ad un massaggio.
“Andiamo” mi sorride.
 
Si guarda intorno incredula, guarda me e poi la stanza e lo fa per circa tre o quattro volte.
“Tu sei pazza, io scherzavo oggi”
“Io invece non scherzo, volevi andare al ristorante italiano? Eccolo qui”
Ho chiesto che la saletta di noi strutturati fosse allestita in modo da poter sembrare un ristorante, è stata dura convincere la Bailey ma ci sono riuscita alla grande, Amelia ed Owen mi hanno aiutata nell’impresa e ora ecco la stanza pronta. Al centro della saletta un tavolino, ben apparecchiato e una bandierina italiana al centro. Tutto ciò che riguarda noi medici è stato coperto da quadri e decorazioni del tutto italiani, volevo andare sul messicano ma mi è sembrata molto entusiasta sulla cucina italiana e quindi ho preferito accontentarla, avremo tempo per altro.
“E’ bellissimo” dice felice e continua a guardarsi intorno
“Sono contenta che ti piace” sorrido
“Sei stupenda”
La guardo e sorrido. Sto per risponderle ma forse è meglio di no quindi l’accompagno a sedersi.
“Ci sono i menù” le faccio notare
“Ma come hai fatto?”
“Se te lo dico ti svelo i miei super poteri. Adesso arriva il cameriere per ordinare”
Diciamo che ho la fortuna che il ristorante si trova non lontano dall’ospedale e quindi con la loro collaborazione e grazie ad Owen che conosce il proprietario siamo riusciti ad organizzare tutto
“Cosa vi porto, signorine?” ci distrae una voce
“Dottor Hunt?” chiede Callie incredula e scoppia a ridere “Non ci credo”
“Callie non essere scortese con il cameriere” scoppio a ridere anche io
“Divertente” scuote la testa Owen
“Quando ti ho chiesto un cameriere intendevo uno del locale” dico ridendo ancora seguita da Calliope
“Erano tutti impegnati” sussurra a denti stretti “E’ colpa di Amelia, lei mi ha convinto”
“La vedo meglio medico” ride Callie
“Ordinate o vado via?” chiede stizzito “Ah e Robbins niente più favori”
“Ordiniamo, ordiniamo” dico cercando di tornare seria.
 
“Fantastico, davvero tutto buonissimo” sorride soddisfatta, finendo la sua porzione
“Hai ragione” sorrido
“Aspetta” allunga il braccio verso di me e la sua mano tocca l’angolo delle mie labbra, il mio cuore perde un battito “Avevi una briciola” si giustifica vedendo il mio sguardo confuso
“Oh…grazie” annuisco
“Grazie a te, di tutto.” E gli occhi le si fanno lucidi
“Ehi. Ti ho portata qui per vederti felice e non per farti piangere” dico alzandomi e avvicinandomi a lei
“Sono felice…solo che non so come sdebitarmi con te”
“Non devi, Calliope” sorrido “mi basta vederti felice”
“Perché?”
“Perché...non mi piace vederti triste” e perché ti amo ma questo lo tengo per me
“Grazie” dice alzandosi e guardandomi, siamo cosi vicine, le mie mani tremano e il mio cuore ha voglia di uscire dal mio petto.
Si avvicina e io chiudo gli occhi, prima di farlo vedo che anche lei fa lo stesso. Sta succedendo davvero? E dopo che cosa accadrà? Sento le sue labbra sfiorare le mie e subito dopo le sento sulla mia guancia, apro gli occhi e capisco solo adesso che cosa stavo combinando, stavamo per andare oltre la linea da non superare, quando le sono vicina non capisco nulla e a quanto pare nonostante tutto anche per lei è così.
“Io…io scusami ma sono stanca” dice staccandosi velocemente e abbassando la testa
“Ti accompagno in stanza?” le chiedo timidamente
“Si, andiamo” annuisce e silenziosamente l’aiuto ad andare verso la sua stanza.
Spero di non aver rovinato nulla, non è stato un bacio anche se le mie sensazioni sono state le stesse, ho ancora lo stomaco sottosopra.
 
“Buonanotte, Calliope” sussurro e le lascio un bacio sulla guancia
“Buonanotte, Arizona”
Ora chi dorme? Domani cambierà qualcosa?


Buonasera, eccomi qui con il capitolo, a me piace molto spero anche a voi...questo a parer mio è un capitolo importante mi farebbe piacere sapere che ne pensate, grazie sempre a chi legge sia in silenzio sia a chi recensisce.
A presto con il prossimo ;)

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