Trying to make our way in the universe di ELIOTbynight (/viewuser.php?uid=56070)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lightsaber, a life saver [SULAY] ***
Capitolo 2: *** Choose [KAISOO] ***
Capitolo 3: *** Come to the dark side [CHANBAEK] ***
Capitolo 4: *** Everyone except you [HUNHAN] ***
Capitolo 5: *** As it's our last day [TAORIS] ***
Capitolo 6: *** You are my Force [XIUCHEN] ***
Capitolo 1 *** Lightsaber, a life saver [SULAY] ***
Lightsaber;
a life saver
Erano
così morbide le sue labbra, e così familiare e
nostalgica quella sensazione.
Le loro lingue
intrecciate con foga, le sue mani grandi sulla propria schiena, il
profumo dolciastro della sua pelle e quel calore così sempre
febbricitante.
Erano due anni ormai
che non baciava quelle labbra, che non ne saggiava il sapore dolce e la
loro morbidezza, che non sentiva i suoi palmi ruvidi contro la schiena
e il suo odore nelle narici; due anni che non si faceva stordire dalla
sua voce profonda e ansante, liberata in gemiti rauchi e profondi
contro il suo orecchio, che il calore del suo corpo non lo avvolgeva
quando aveva gli incubi, non lo proteggeva, non lo riscaldava.
Gli mancava. Gli
mancava terribilmente, eppure era stato proprio lui a voler troncare la
loro relazione perchè per il codice Jedi non era concessa,
era stato lui a preferire la Forza al suo amore, era stato questo a far
crescere la sua rabbia, rabbia che aveva portato odio e odio
… che aveva portato al dolore.
Era stato lui a dargli
tutti i motivi per passare al lato oscuro, eppure lo amava ancora
così tanto.
Possibile che fosse
così facile per loro? Vivere in quella freddezza forzata,
solo per poter "essere superiori" ed un tutt'uno con quella
stramaledettissima Forza?
Possibile che quel
potere valesse la felicità semplicemente e puramente umana?
Era davvero così bello vivere in un'apatia autoindotta?
Così facile essere indifferenti e insensibili ai sentimenti
altrui? Ai sentimenti di quello che avrebbe dovuto essere il
suo partner?
Codardi, ecco
cos'erano.
Isolarsi dalle
emozioni, non provare più nulla, era così facile.
Quando non si ha nulla per la testa è facile condurre il
potere come si vuole, senza aver paura che sfugga al proprio controllo.
Ipocriti a dire che il
lato oscuro fosse "più facile". No, il lato oscuro era
conciliare le emozioni e da esse scaturirne potere.
Nel lato oscuro si
faceva i conti ogni secondo con la rabbia che si aveva dentro, lo
spirito di vendetta che dilaniava e il dolore che si sentiva vivo
dentro di sé e pulsava insieme al cuore.
Il lato oscuro non era
soccombere alla rabbia, bensì impedire che questa non lo
divorasse.
Così facile
chiudere i sentimenti in una scatola e buttare via la chiave.
Quando convivere con
emozioni scaturite da ricordi e sentimenti che non si volevano
dimenticare, per nulla, ricordi degli anni più belli della
sua vita, ricordi di una felicità ora in frantumi, e ricordi
che ormai non arrecavano altro che rabbia da controllare e lacrime da
ricacciare indietro era ciò che di più difficile
potesse fare.
Persino il ricordo di
come aveva perso l' avambraccio gli sembrava più piacevole
di quelli che li raffiguravano insieme, persino il ricordo del laser
che gli corrodeva e cicatrizzava la pelle, persino di come tagliava
l'osso come se fosse stato di gelatina, persino il ricordo del bruciore
persistente lo faceva stare meglio.
Che poi quella protesi
l'avesse progettata e costruita la stessa persona che gli arrecava
ancora tanto dolore, questo era un altro paio di maniche.
Costruita su misura,
con portaspada incorporato. Era ancora lucida e nera, quasi fosse
nuova, senza un graffio, solo con le loro due lettere incise dentro.
L.S.
Gli venne solo una
nostalgia dilaniante nell'ammirare quella protesi lucente e
meravigliosa, uscita dalle mani e dalla mente creativa del suo grande
amore.
Era incredibile come
nonostante tutto, nonostante ormai fossero agli antipodi, nonostante
fosse stato lui a far finire tutto, nonostante ora le loro fazioni
fossero eterne nemiche, era incredibile come lui riuscisse ancora ad
amarlo come se non fosse mai successo nulla.
Strinse il pugno
meccanico, alzandosi dal suo letto posto nel suo alloggio personale
alla base Sith su Arkains. Si rivestì della casacca, si mise
il mantello ed uscì fuori nel balcone della sua stanza.
Già,
Arkains, il pianeta di Suho; governato dall'impero da tempo immemore,
costellato di città luminose e maestose che la notte
prendevano vita con luci stravaganti e meravigliose.
Il pianeta di Suho; in
effetti aveva sentito la sua presenza da quando era atterrato, ma si
era detto solo che era pura e semplice illusione, in ogni caso.
Doveva andarsene
… o sarebbe impazzito.
Raggiunse la cabina di
pilotaggio ed informò l'equipaggio della loro partenza
immediata, e di riferire all'astronave madre che ci era voluto meno
tempo del previsto.
Non poteva stare
più su quel pianeta che gli ricordava Suho in tutto e per
tutto.
Lo stesso Suho che era
appostato nei pressi dell'astronave di Lay e che non appena
sentì vociferare della partenza immediata, corse a
nascondersi all'interno dell'astronave. Ora che era lì, non
lo avrebbe lasciato scappare.
Lo aveva pedinato per
tutta la missione e non poteva di certo lasciarlo andare, non di nuovo.
Non come gli aveva
detto di non amarlo più, solo per poter continuare il suo
percorso di crescita.
Si sentiva un
maledetto e stupido egoista, stentava ancora a credere a quel che aveva
osato fargli: ora Lay era un Sith, uno degli eterni nemici dei Jedi,
uno dei praticanti dell'impetuoso lato oscuro, e tutto per colpa sua.
Per un suo stupido
desiderio, neanche realizzato.
Se non avesse deciso
di lasciarlo per seguire i suoi maestri, sarebbe rimasto ancora al suo
fianco. Aveva solo peggiorato le cose, senza contare che non aveva
smesso di pensare a lui nemmeno un secondo. Lo amava troppo e per uno
stupido errore aveva rovinato tutto.
Pensava che sarebbe
stato meglio per entrambi e ora uno era ai servizi del lato oscuro e
lui era in una sorta di stallo in cui la sua Forza era bloccata e non
riusciva a migliorarsi.
Gli mancava da morire
e mai, mai si era sentito tanto stupido in vita sua.
Sentiva la sua
presenza muoversi silenziosa e nascosta, turbata più di
quanto non ricordasse. Doveva assolutamente raggiungerlo e parlargli
prima che raggiungesse l'astronave madre. Doveva portarlo via, via con
lui, una volta per tutte.
Si affrettò
a seguirlo silenziosamente, arrivandogli finalmente alle spalle sotto
la stiva della nave.
- Lay.-
sussurrò Suho, aspettandosi qualsiasi cosa.
Lay rimase fermo e in
silenzio per attimi interminabili, fino a quando poi non si
voltò calandosi il cappuccio.
- Allora sei davvero
qui. Che cosa vuoi, Suho?-
Quella domanda gli
spezzò il cuore. Quel tono così freddo e quell'
espressione così distante gli fecero correre le lacrime agli
occhi. Ma le ricacciò indietro, cercando la voce e la forza
di tirarla fuori.
- T-torna con me.-
chiese allungandogli una mano, che fu subito accompagnata dalla sua
spada laser.
- Perchè
dovrei? Per te? Scordatelo. Ho passato i due anni peggiori della mia
vita e tutto quello che sai fare è venire qui, come se nulla
fosse, dopo due anni in cui ho patito l'inferno, solo per chiedermi di
tornare da voi? No, Suho. Non dopo ciò che mi hai fatto!
Come puoi pretendere che io dimentichi?-
-Non ti ho mai chiesto
di dimenticare, ma di perdonare la scelta egoistica di un povero uomo
senza famiglia e senza amore che voleva solo essere fiero di se stesso
e che voleva rendere felice te. So che ho fatto tutto l'opposto, ma ti
prego Lay, vieni via con me … -
La rabbia non faceva
che crescere in lui.
Si sentiva ribollire.
Davvero gli stava chiedendo tutto quello? Basandosi su parole inutili,
come se non fosse mai successo nulla?
Non ce la fece
più, lo guardò con le fiamme dentro alzando di
scatto il braccio destro, alzando anche Suho stesso, che si
aggrappò al suo stesso braccio. Lay cominciò a
stringere lievemente.
- Come osi tu venirmi
a chiedere di venire via con te, dopo tutto ciò che ho
passato per colpa tua?! Sto patendo le pene dell’inferno, il
dolore mi sta dilaniando, la nostalgia mi corrode e la solitudine mi fa
a pezzi … e questo solo ed esclusivamente per colpa tua!-
ogni parola che usciva dalla sua bocca era forte, così come
si stava facendo la presa di Lay sul collo di Suho.
- Tua e del tuo
stupido desiderio di grandezza e di una volontà di riscatto
che non avresti mostrato a nessuno oltre che a te stesso! Mi hai
lasciato da solo a combattere contro i miei demoni e ne hai solo creati
altri, non arrecandomi altro che delusione e sofferenza … Ti
sei fatto accecare dal potere più di quanto non abbia mai
fatto io!- strinse ancora la presa, mentre Suho strabuzzava gli occhi e
annaspava frettolosamente in cerca d'aria.
- E ora guardati, in
piena balia del potere oscuro che per tutta la vita hai disprezzato e
che ti tiene in bilico tra la vita e la morte … - la vista
di Lay cominciò ad offuscarsi e la sua voce si fece meno
ferma.
- V-Vita che potrei
strappare dalle tue mani in questo momento, perchè non
meriteresti che questo per ciò che mi hai fatto …
-
Subito dopo, un tonfo
sordo e potente ed entrambi a terra. Suho riprese a respirare dopo
un'apnea che gli parve infinita e Lay in ginocchio, curvo sulle spalle.
- MA NON POSSO!
Perché … Perchè ti amo ancora
più della mia stessa vita e so che se mi chiedessi un altra
volta di venire via con te, non esiterei un istante a dirti di si.-
Le sue spalle ormai
erano scosse dai singhiozzi, la sua spada era ormai lontana, e il suo
corpo accasciato a terra come se stesse subendo la tortura
più terribile.
Suho non perse nessuna
di quelle parole. Si alzò in piedi e corse verso l'altro,
alzandogli il busto e stringendolo in un abbraccio che sapeva troppo di
casa e di amore. Lo strinse, gli accarezzò i capelli ed
inspirò il suo profumo, lasciandolo sfogare contro la sua
spalla.
- Torna a casa con me,
Lay.- gli sussurrò in un filo di voce rotto dalle lacrime
mal trattenute.
E la sua risposta fu
un semplice cenno con la testa seguito dalla risposta spezzata.
- Sì, Suho,
tornerò a casa con te anche se sono passati due anni, anche
se ho creduto di odiarti ogni giorno di più, anche se
pensavo che non saresti mai venuto a salvarmi …
tornerò a casa con te.-
Fu Lay a staccarsi da
quell'abbraccio, solo per guardarlo, come a fargli un'implicita e
indissolubile promessa. Suho non potè che mal celare un
sorriso felice, felice di aver ritrovato la forza di seguire il suo
cuore, felice di aver ritrovato e riabbracciato la causa per cui il suo
cuore batteva, felice di poterlo amare di nuovo come una volta, che lo
avesse aspettato, di poter rimediare a tutto il dolore che gli aveva
arrecato. Solo e semplicemente felice.
Per suggellare quelle
promesse appuntate solo mentalmente, gli diede un bacio sulle labbra,
dapprima dolce e leggero, ma che divenne presto impetuoso e al sapore
di lacrime.
Un bacio che sapeva di
casa, che sapeva di amore.
Un bacio che valeva
due anni di lontananza.
Un sonoro schiocco fu
il segnale che le loro labbra si erano distaccate. Lay era ancora
stordito dalla sensazione arrecatagli da quel bacio che aveva sognato e
bramato per mesi, e poi un sussurro, solo un sussurro all'orecchio di
Lay.
-
Ti amo anche io.-
*
Ciao
a tutti,
sono Eliot e gestisco questa raccolta, anche se essa
è scritta non solo da me, ma anche dalla mia amica Sophie
(NamjoonAddicted).
L'idea
è nata proprio dalla one shot che avete appena letto,
dedicata alla SuLay. Inizialmente Sophie l'aveva scritta per
un'iniziativa, ma poi ad entrambe è venuta la voglia di
dedicare una piccola storia ambientata nell'universo di Star Wars anche
ad altre coppie che ci piacciono - degli EXO e non solo,
perché ci sono tante coppie che shippiamo nel kpop in
generale. Ed eccoci qui!
Riempiremo la raccolta di storie di entrambe, anche se significherà magari vederne due di fila da parte mia o di Sophie; io
scriverò le note in fondo alle sue storie e lei in fondo alle mie.
Io mi sono occupata di betare le mie e le sue storie, lei ha creato
tutte le immagini aesthetic che vedrete in testa ad ogni capitolo.
Per quanto riguarda la trama, un filo logico effettivamente
c'è, ma non è abbastanza forte da rendere questa
raccolta di one shot una vera e propria long fiction. Si tratta
semplicemente di piccole storie a sé, ambientate tuttavia
nello stesso contesto. Per il momento i fandom
previsti sono EXO, Super Junior e BTS, ma non escludiamo che altri
gruppi kpop vengano coinvolti in futuro.
E niente, io
smetterei con le chiacchiere inutili e passerei alla parte in cui vi
imploro in ginocchio di lasciarci una traccia del vostro passaggio, una
recensione, un inserimento nei preferiti o nelle ricordate... insomma,
fateci sapere che cosa ne pensate. xD
Un bacio a tutti! :*
Eliot
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Capitolo 2 *** Choose [KAISOO] ***
Choose
Era
una notte calma e
tranquilla su Arkains, nonostante fosse un pianeta sotto il dominio
imperiale da anni. Eppure Kai e Kyungsoo erano tesi.
Due
soli ribelli su un
pianeta che era sotto il dominio imperiale.
Se
ne stavano nella
loro navetta anonima, sotto copertura, ad aspettare che Suho li
contattasse. Kai era seduto a giocherellare con i pulsanti innocui
della pulsantiera davanti a lui, mentre Kyungsoo se ne stava poggiato
contro lo stipite dell’armata che divideva la cabina di
pilotaggio dal resto della nave.
-
Cosa
c’è, Kyungsoo? Ti sento pensare da qui!-
ridacchiò Kai.
L’altro,
per
risposta, sbuffò leggermente e dopo un lungo silenzio gli
rispose:
-
Non sono sicuro che
Lay tornerà; Suho si sta illudendo, lui non
lascerà il lato oscuro così facilmente.-
-
Così come
non lo abbracci senza un motivo più che valido Kyungsoo. Tu
non sai quanto ha sofferto Lay per la loro rottura. Sono cresciuti
insieme, Suho per lui era l’unica cosa a cui si aggrappava.
Si amavano e si amano tuttora, altrimenti non saremmo qui.-
asserì Kai, voltandosi verso di lui con lo sguardo
aggrottato.
-
Appunto, proprio
perché ha sofferto pensi che sia facile perdonarlo? Sono due
anni che non si vedono e chissà quanta rabbia ha represso,
chissà quanto dolore ha digerito. Nel lato oscuro poi,
chissà quanto lo ha corrotto, pensi davvero che nonostante
tutto questo Lay tornerà? Tornerà da colui che
gli ha spezzato il cuore?- chiese scettico e quando voltò lo
sguardo vide Kai serio, tremendamente serio che gli rispose di
sì.
Tutto
ciò
lo sorprese da morire. Non lo aveva mai visto così,
così convinto, così fermo, irremovibile nelle sue
idee, quasi ne dipendesse … quasi lo vivesse sulla sua pelle.
E
questo pensiero lo
fece rabbrividire.
-
È
proibito.-
Kai
lo
guardò quasi disgustato:
-
È amore,
pensi che si possa controllare? Suho è un ottimo Jedi,
nonostante il forte amore che lo ha sempre spinto. Si deve trovare un
equilibrio perché non ci sovrasti, ma è solo un
punto di forza. Davvero sei così scettico riguardo a tutto
questo?-
Aveva
uno sguardo
così strano, quasi deluso, ferito … e Kyungsoo
ebbe la sensazione che non si stesse parlando di Suho e Lay,
bensì di loro. O meglio, di Kai di sicuro.
Kai,
che sembrava
così turbato da tutto ciò, così legato
e accondiscendente nei confronti dei sentimenti dai quali loro dovevano
imparare a distaccarsi, quando invece lui ci stava riuscendo alla
grande.
Forse
perché i sentimenti per Kyungsoo erano sempre stati
superflui e non avevano mai segnato più di tanto la sua
vita, questo almeno prima di conoscere Kai.
Erano
a malapena dei
bambini quando erano entrati in accademia e Kyungsoo era sempre stato
un tipo schivo e solitario, ma Kai l’aveva sempre spinto ad
aprirsi un po’, fino alla loro separazione per
l’addestramento padawan.
Erano
stati prelevati
e portati in posti diversi, assegnati a maestri diversi, e per questo
si erano persi.
Per
sette anni non si
erano più visti, erano cambiati, erano cresciuti, eppure
nessuno dei due si era dimenticato dell’altro e, alla fine di
quei sette anni, si erano rivisti e Kyungsoo in quel momento
aveva giurato a sé stesso di trovare un modo per eliminare,
reprimere o quantomeno placare e nascondere i sentimenti che la vista
di Kai provocava al suo corpo.
Ricordava
quel giorno
benissimo, si era sentito scuotere violentemente dalla sua bellezza
nuova, maestosa.
Era
diverso, era
muscoloso, perfetto; non riusciva a dargli un altro aggettivo.
Perfetto, solo perfetto.
E cielo, questo lo spaventò da morire. Lo
spaventò il calore nel petto che produsse il suo sorriso
luminoso quanto tutti i soli della galassia, il formicolio che lo
scosse quando si strinsero la mano, e il battito accelerato quando vide
il suo sguardo lucido che sembrava urlargli “non ti ho mai
dimenticato”, ma di questo non ne ebbe mai conferma.
Ma
in quel momento, in
cui lo stava guardando in quel modo, con quel sorriso, per un momento,
un solo momento, pensò di capire cosa fosse
l’amore di cui si parlava tanto.
Eppure,
questo non lo
aveva mai dimostrato, non si era mai mostrato succube di ciò
che provava per Kai.
Non
c’era
stato modo di sopprimerlo, tantomeno eliminarlo, e poi quei quattro
anni di vicinanza e di convivenza continue … Non si era
nemmeno permesso di toglierselo almeno un po’ dalla testa,
quindi a quella domanda avrebbe davvero voluto dire di no, che sapeva
quanto fosse frustrante nascondere un segreto tanto pesante e dirglielo
finalmente, eppure Kai sembrava così irrimediabilmente
lontano e irraggiungibile, e perciò, quasi per vendetta, per
ripicca, rispose di sì.
-
Sì Kai,
lo sai che io e i sentimenti stiamo benissimo separati.-
sussurrò abbassando lo sguardo, mentendo spudoratamente.
E
questo infranse
definitivamente le speranze di Kai.
Kai,
che lo aveva
rincorso per anni, senza aspettarsi mai nulla, covando una leggera e
nascosta speranza che Kyungsoo potesse in qualche modo lasciarlo
entrare e lasciarsi conquistare.
Diamine,
era stato
davvero così cieco da non accorgersene prima? Forse avrebbe
dovuto essere più esplicito, farglielo capire in qualche
modo … ma a cosa sarebbe servito? A illudersi, ecco.
Ma
se era veramente
così, poteva benissimo dichiararsi, perché non
avrebbe provato nulla lo stesso, giusto? Gli sarebbe scivolato di dosso
come tutto il resto, giusto? Che cos’aveva da perdere a
questo punto? Niente.
Si
morse il labbro
inferiore, per poi far scattare lo sguardo nel suo, sorridendo, con
tono di sfida e ringhiando leggermente dalla frustrazione.
-
E pensare che sono
innamorato di
te.- e gli voltò le spalle, senza
più la forza di guardarlo, e se ne andò
lasciandolo lì, a guardarlo sbigottito.
Cosa?
Solo
questa domanda
ora vagava nella sua mente improvvisamente vuota.
Kai
era innamorato di
lui? Non era uno scherzo? Quella persona così
irraggiungibile a detta sua, era innamorata di lui.
Non
poteva credere di
aver rovinato tutto, per cosa poi? Orgoglio? Paura?
Deglutì
a
vuoto, continuando a guardarlo tornare alla cabina di pilotaggio.
Si
sentì
bloccato, immobile, incapace di muoversi o di parlare. Eppure voleva
chiamarlo, voleva scuoterlo per le spalle e dirgli che non era giusto
così, non poteva fare così, non poteva
permettersi di farlo crollare in quel modo l’ennesima volta.
Voleva baciarlo, dirgli che lo era anche lui, che ricambiava quel
sentimento proibito di cui aveva così tanto timore, ma
aprì solo le labbra e ne uscì un lieve sussurro
-
Kai …
-non riuscì a dire altro, quando una trasmissione da Suho
arrivò.
-
Kai! Qui Suho, missione compiuta, ripeto missione compiuta, partite
subito! Passo e chiudo.-
Kai
si
voltò, serio, tornando ai comandi all’istante e
Kyungsoo dopo aver stretto i denti si sedette al suo fianco, restando
in rigoroso silenzio. Nessuno dei due osò dire nulla, fino a
quando non arrivarono sotto l’astronave di Lay senza farsi
notare.
-
Suho, siamo sotto,
passo.-
-
Arriviamo, chiudo.-
Kai
lanciò
uno sguardo indecifrabile a Kyungsoo, il quale lo ricambiò
ancora nella confusione più totale, fino a quando Kai poi
non si alzò sbuffando, andando a prendere Lay e Suho.
Kai
ritrovò
il sorriso nel rivederli insieme, nel rivedere Lay. Li
abbracciò entrambi sorridendo, cercando di ignorare il nodo
allo stomaco che gli si era formato.
Tornarono
alla nave
andandosene in fretta, prima che i nemici si accorgessero della fuga di
Lay. Kai tornò ai comandi con Suho al suo fianco, mentre
governavano la nave con mani esperte nel salto
nell’iperspazio che fecero per allontanarsi velocemente dal
luogo del prelievo il più presto possibile, lasciando Lay e
Kyungsoo nel più totale, teso ed imbarazzante silenzio. Lay
lo spezzò per primo.
-
Non ti convince
proprio, mh?-
-
Mh?- Fece Kyungsoo
tornando alla realtà.
-
Dico, non ti
convince proprio il mio ritorno?-
Kyungsoo
sospirò. - Non mi convinceva, no. Ma a quanto pare ho solo
sottovalutato quel potere.-
-Il
potere
di chi?-
-
Dell’amore, Lay. Non pensavo che dopo questi due lunghissimi
anni, dopo che Suho ti ha trattato da insensibile, dopo tutto
ciò che potevano averti inculcato nel lato oscuro, dopo
tutto il dolore e la rabbia che avrai covato, dopo la consapevolezza di
sapere che colui che amavi con tutto te stesso ti ha spezzato il cuore
in un modo così freddo … Pensavo che non saresti
tornato e invece eccoti qui, di nuovo al suo fianco, come se non fosse
successo nulla. Come hai fatto a non farti corrompere? Come hai fatto a
non soccombere al potere?-
-
Non cercavo potere,
né vendetta. Sfogavo soltanto il mio dolore e convertivo le
mie lacrime, imparando nuovi modi per poterlo fare. È vero,
cercano di corrompere, ma sta a te decidere se lasciarli fare o fare
finta e non lasciare che il potere ti intacchi. Mi sono affidato al mio
cuore spezzato ancora pulsante per Suho per andare avanti e al mio
dolore per sopravvivere lì in mezzo, traendone solo potere.
Nonostante tutto l’ho amato sempre, con tutto me stesso,
anche se non mi aveva portato altro che dolore, anche se non potevamo,
anche se ci avrebbe compromesso. Ho avuto dei dubbi, lo ammetto, ma lui
è tornato da me, perché tra il Suho Jedi perfetto
e il Suho compromesso ed innamorato di me ha scelto di amare me, ha
scelto solo me. Come potevo non tornare?- sorrise debolmente e Kyungsoo
rispose, sorridendo a sua volta:
-
Sono felice che tu
sia di nuovo con noi, Lay.-
-
Ne sono felice anche
io.-
In
quel momento si
avvicinò Suho, che si abbassò a baciare Lay sulle
labbra.
-Perché
non vai a riposare un po’? Ti raggiungo subito.-
Lay
annuì
convinto, congedandosi, e Suho si sedette al fianco di Kyungsoo.
-
Vedo che ti sei
convinto.- ridacchiò Suho.
-
Ora ho il suo punto
di vista, è più facile capirlo.-
ridacchiò a sua volta l’altro.
-
Che è
successo con Kai?- chiese poi a bruciapelo Suho.
-
C-cosa.. Ma come..?-
chiese incredulo Kyungsoo.
-
La tensione si
tagliava con il coltello da fuori la navetta. Ancora nulla? Sei sempre
convinto di lasciar perdere?-
-
Si è
confessato.-
Suho
si
zittì all’istante. - E tu cos’hai
fatto?- chiese poi con il solo intento di risolvere quella situazione
che andava avanti da troppo, troppo tempo.
Kyungsoo
strinse i
pugni, cercando di placare quella sensazione di rabbia a dir poco
incontenibile.
-
Niente. Dopo avergli
detto che io e i sentimenti stiamo benissimo separati …
Niente, ho rovinato irrimediabilmente tutto. Perchè non ho
represso tutto questo? Perchè non ho fatto nulla per
reprimerlo, eliminarlo? Perchè mi sono lasciato soggiogare
dalla magnifica sensazione che mi pervade solo standogli accanto?
Perché?-
-
Perchè
non hai mai voluto farlo davvero. Lui ti piace, Kyungsoo, da troppo
tempo. Non commettere il mio stesso errore. Dimenticalo se vuoi, oppure
amalo, amalo con tutto te stesso, ma non illuderlo, non lasciargli il
beneficio del dubbio, non mentirgli. Scegli se dimenticare
definitivamente e lasciarlo perdere, oppure vai e amalo, Kyungsoo,
amalo. Lui se lo merita, così come lo meriti tu.-
-
È-è proibito.- rispose Kyungsoo
sull’orlo del pianto.
-
Non lo ha mai detto
nessuno, non è scritto su nessun codice Jedi. Questo lo stai
credendo solo tu per scappare dalle responsabilità che ti
addosserai se dovessi scegliere di amarlo, cosa che probabilmente farai
… Kyungsoo, sono sette anni che va avanti. Se non ne fossi
innamorato davvero, sarebbe passata da un po’, non credi? E
poi cosa vuoi che ti facciano? Cosa pensi, che ti condanneranno per
essere innamorato? Che non ti farebbero essere più un Jedi?
Se lo faranno, tu devi ricordare loro e a te che sei un essere umano,
prima di essere un Jedi. Quindi scegli bene, Kyungsoo,
perché nient’altro si tratta che di una scelta che
puoi fare solo tu.-
Detto
questo, se ne
andò dopo avergli dato una pacca sulla spalla, per poi
raggiungere Lay e lasciare Kyungsoo da solo, mentre Kai stava
tranquillamente governando la nave. Lo guardò per tutta la
durata del viaggio, pensando a che cosa dirgli.
Cosa
avrebbe dovuto
dire? Che lo amava anche lui? Dopo quella frase? Sarebbe risultato
incoerente e bugiardo e non avrebbe aiutato per niente.
Sbuffò,
continuando a pensare a che cosa fare e pensando infine che avrebbe
deciso sul momento, dal momento che stavano atterrando.
Eppure
rimase immobile
fino a quando non lo vide alzarsi; si alzò a sua volta
cominciando a seguirlo fuori dalla nave, in direzione delle camerate
presenti in base.
-
Kai!- lo
chiamò mentre avanzava e quest’ultimo
accelerò un po’ al sentirsi chiamare.
Stava
andando dritto
verso la sua stanza, non vedeva l’ora di riposarsi, ma
Kyungsoo accelerò a sua volta, seguendolo e rincorrendolo.
Dovevano assolutamente chiarire.
-
Kai, fermati!-
implorò, ma Kai non lo fece e anzi accelerò
ancora.
Perché
mai
avrebbe dovuto fermarsi? Per sentirsi dire ancora che non potevano
stare insieme? Per sentire tutti i motivi per i quali non aveva
possibilità?
No.
Se doveva
dimenticare, doveva cominciare a farlo subito.
Ma
Kyungsoo non aveva
alcuna intenzione di arrendersi.
-
Jongin!-
esclamò, facendo bloccare Kai sul posto.
Non
si sentiva
chiamare così da anni. Il suo vero nome, lo aveva quasi
dimenticato, ma Kyungsoo no. Lo avevano dimenticato tutti …
ma lui no, non il suo Kyungsoo.
Si
sentiva
già un groppo in gola, aspettandosi ormai di dover scoppiare
in lacrime da un momento all'altro una volta che gli avrebbe elencato
tutta la sfilza di motivi senza senso per i quali secondo lui non
poteva ricambiarlo.
Così
si
voltò.
-
Cosa, Kyungsoo?
Cos’altro vuoi dirmi? Vuoi elencarmi i motivi per i quali
secondo te non puoi amarmi? Per i quali non possiamo stare insieme? Cos-
Quel
fiume di parole
fu interrotto dall'avvicinarsi di Kyungsoo, dal suo prendere il viso di
Kai tra le mani e dal suo baciarlo sofficemente sulle labbra, in un
gesto dettato solo e soltanto dal puro e semplice istinto.
Prima
fu solo un dolce
contatto, che ci fu solo da parte di Kyungsoo. Poi lui dischiuse le
labbra, riuscendo a coinvolgere anche il sorpreso Kai, che le dischiuse
a sua volta prendendogli anch’esso il viso tra le mani, e
cominciarono a baciarsi con foga, con passione, e Kai non si fece
nemmeno troppe domande. Lo baciò, lo baciò e
basta.
Accarezzandogli
il
viso con dolcezza, ancora incredulo per quella situazione in cui aveva
bisogno di qualcosa che gli dimostrasse di non star sognando.
Erano
tutto un
sospirare e uno schioccare di labbra sensuale, ma presto si ritrovarono
senza fiato entrambi. Si guardarono intensamente, e Kyungsoo prese la
parola.
-
So di aver detto che
con i sentimenti non ci so fare per niente, ancora di meno quando si
trattava di te, ma … non riesco a farne più a
meno, non riesco più a star fermo a guardare, non mentre ti
allontani, non mentre vai via da me ancora. Non posso, non voglio
lasciarti andare ancora una volta lontano da me. Ti voglio qui con me,
dov’è sempre stato il tuo posto. Io e i sentimenti
potremmo stare benissimo separati, ma quando si tratta di te non
c’è un confine tra me e loro, siamo una cosa sola.
Ritorniamo una cosa sola, Kai. Sei l’unico sprazzo di
umanità che possiedo. E ti amo, ti amo con tutto me stesso.-
sussurrò sulle sue labbra, prima che Kai lo sollevasse da
terra e gli fece allacciare le gambe alla sua vita, prima di portarlo
con sé in camera e portarlo sul letto.
Non
smisero nemmeno
per un secondo di baciarsi in quel modo vorace, passionale, mentre si
accarezzarono e toccarono ovunque.
Avevano
scelto.
Kyungsoo
aveva scelto
di dare corda a quel che rimaneva del suo cuore. Lo aveva assecondato,
buttandosi tra le braccia di colui che era sempre stata
l’eccezione della sua vita, aveva scelto di accettare
quell’amore a cui sembrava così contrario, aveva
accettato quella relazione verso la quale era così ostile.
Eppure ora era tra le sue braccia, in un modo che mai e poi mai si
sarebbe potuto realizzare. Erano lì, su quel letto
stropicciato, scoprendosi, svestendosi, baciandosi, amandosi a vicenda.
Non
credeva di poter
fare una scelta tanto saggia quanto egoistica come quella di amarlo,
amarlo con tutto se stesso, incurante di tutto e di tutti. Avrebbe
potuto non farlo, ma ormai era tardi. Aveva scelto, e come lui,
così Kai.
Kai,
che aveva tenuto
tutto nascosto fino a quel momento, avrebbe potuto continuare a
mantenere il segreto e a stare in silenzio, ma aveva parlato, aveva
vomitato tutto in un momento di rabbia, come un fiume in piena che
travolse e fece riemergere subito dopo Kyungsoo, lo stesso Kyungsoo che
fino al giorno prima gli sembrava così distante e
irraggiungibile, lo stesso che ora era sotto le sue dita, completamente
nudo, che lo supplicava di possederlo con uno sguardo.
Aveva
scelto di
ricambiare quel bacio disperato che li fece sfociare nel possedersi in
un modo dolce e passionale, facendo l’amore con calma, a
lungo, mentre i loro gemiti rauchi, bassi, intimi, non raggiunsero
altro che loro stessi.
Avevano
scelto di
stare insieme, lo avevano fatto insieme e nessuno dei due
pensò di aver sbagliato. Tutt’altro, era la scelta
migliore che avessero potuto mai fare.
*
Ciao, sono di
nuovo Eliot e questa volta era il turno dei KaiSoo! Sophie me li ha
benedetti con dell'angst quanto basta, condito con un po' di sana
passione. Un pizzico del suo stile!
Spero che questa
piccola chicca vi sia piaciuta. A me moltissimo, è tutto
così bello! E spero che vi piacciano anche le piccole storie
che verranno... la prossima volta sarà il mio turno! *^*
Un bacione e che
la Forza sia con voi!
Eliot
;D
|
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Capitolo 3 *** Come to the dark side [CHANBAEK] ***
chanbaek
Come
to the dark side, we have love
Una
goccia di sudore
comparve nel suo campo visivo, schizzò via veloce a ritmo
dei
movimenti dell’altro e gli fece trattenere il respiro e
brillare
gli occhi. Il tenue bagliore della spada tinse le sue iridi di svariate
sfumature e i suoi sforzi gli fecero assumere le espressioni
più
diverse, dalla pura concentrazione all’entusiasmo che tanto
lo
caratterizzava. Infine si fermò, con il laser finalmente
fermo
nell’aria e le piccole spalle ad alzarsi ed abbassarsi
insieme al
suo respiro.
Baekhyun era talmente
bello da ipnotizzarlo ogni volta.
Il ragazzo si
disfò subito
della sua aura di serietà ed allargò un ampio
sorriso
verso Heechul, il suo maestro, che posò un braccio sulle sue
spalle per complimentarsi con lui. Solo ora Chanyeol si
ricordò
di respirare e gonfiò il petto per prendere fiato, senza
però allontanare lo sguardo dall’altro allievo. Lo
vide
inchinarsi al suo maestro e sorrise, di nascosto ma non troppo,
pensando a che cosa lo avrebbe aspettato di lì a poco.
- Torna da me
più tardi.-
stava dicendo Heechul a Baekhyun, ma il più alto
già non
stava più ascoltando.
Aveva finito di
allenarsi prima di
lui, anzi, in realtà era stato Baekhyun a proseguire il suo
allenamento oltre l’orario prestabilito, su suggerimento del
suo
maestro. Era un allievo promettente a detta sua e nessuno, tantomeno
Chanyeol che era stato atterrato da lui il primo giorno di
addestramento con una spada laser puntata alla gola, aveva da ridire su
ciò. Ma oltre a tutto questo, il legame che avevano era
particolare, talmente da dover restare segreto perché
potesse
continuare ad esistere.
Chanyeol attese in un
corridoio
laterale, lungo la strada per andare verso il refettorio, e quando vide
Baekhyun passare guardandosi intorno – lo stava cercando, lo
sapeva – lo tirò a sé strattonandolo
per un braccio.
La prima cosa che
fece, oltre che
naturalmente ridergli in faccia, fu baciarlo. Non ricordava esattamente
l’ultima volta che aveva potuto farlo, ma di certo era
passato
troppo tempo. Rimase con le labbra premute sulle sue per un lungo
secondo, prima di liberarlo.
- Ma sei diventato
matto?-
bisbigliò Baekhyun accigliato dal basso, che si era
aggrappato a
lui ed appiattito sul suo petto. - Potevi essere più cauto!-
- Scusa.-
mormorò soltanto
Chanyeol, senza togliersi quel ghignetto dalla faccia, e lo
baciò nuovamente. L’altro non protestò
e si sciolse
tra le sue braccia, baciandolo a sua volta e premendosi con tutto il
corpo contro di lui. Chanyeol lo avvolse in una stretta amorevole ed
approfondì il bacio con passione, donandovi tutto se stesso
e
ricevendo la stessa passione in cambio da Baekhyun, il quale si fece
sfuggire un gemito di piacere.
- Sssh, fai piano
… - sussurrò il compagno sulle sue labbra,
riprendendo presto a baciarlo appassionatamente.
Tuttavia, come
sempre, il loro
tempo fu troppo breve. Chanyeol stesso si separò da lui e lo
spinse a fare lo stesso, premendo le grandi mani sulle sue spalle. -
Basta così o ci scopriranno … -
- Ma abbiamo appena
cominciato!-
si lamentò Baekhyun, mettendo su un broncio dei suoi che
l’altro trovava solo adorabile.
- Lo so.-
sospirò Chanyeol.
- Lo so e puoi immaginare benissimo cosa vorrei fare ora … -
proseguì, prendendosi il labbro inferiore tra i denti con
fare
malizioso. - Ma stasera saremo liberi di sfogarci, te lo prometto.
Aspettiamo solo stasera, va bene?-
Così
tante, troppe volte
Baekhyun avrebbe mandato all’aria la sua vita da giovane Jedi
per
saltare addosso al ragazzo che amava, baciarlo fino a perdere il fiato
e confessargli il suo amore a gran voce fino a rasentare il ridicolo.
Eppure le regole di quel mondo erano chiare, il loro destino era unito
ma segnato dalla loro missione di battaglia e di pace. E a pensarci due
volte Baekhyun non avrebbe rinunciato mai a quella vita, alla
possibilità che aveva di diventare un guerriero degno di
essere
chiamato tale, e se non voleva rinunciare nemmeno al suo amore per
Chanyeol, doveva sacrificarsi ancora per un po’, di nuovo.
Cedette con una
smorfia e gli accarezzò il volto: - D’accordo.
Nella mia camera?-
- Nella tua camera.-
ripeté
Chanyeol, e il suo sorriso era meraviglioso più delle stelle
del
cielo e Baekhyun non poté non ricambiarglielo.
Si scambiarono un
altro bacio
pieno di piccoli rimpianti e nostalgia e il più alto lo
precedette poi verso il refettorio, lasciando per un momento il suo
compagno a sospirare in preda a mille pensieri.
Più
tardi
Jongin, Kyungsoo
e Junmyeon avevano fatto ritorno dalla loro missione, fermandosi in
accademia, e i due giovani Jedi erano rimasti piacevolmente stupiti di
vedere che insieme a loro c’era anche Yixing. Non avevano mai
smesso di chiamare per nome lui e i loro compagni, entrambi
così
devoti e leali in quel legame d’amicizia che li univa.
Baekhyun e
Chanyeol erano fatti così: erano dei guerrieri ligi al
dovere,
ma non si facevano mai alcun problema a mettere da parte ogni regola a
favore dell’amicizia e di ogni emozione che potesse farli
sentire
più forti.
Per questo non
avevano rinunciato
al loro amore, per questo accettavano di soffrire un po’ e
rintanarsi nell’ombra, anche quando avrebbero voluto
continuare a
restare alla luce, e per questo Baekhyun ora attendeva
l’arrivo
del suo amante nella sua stanza, seduto sul letto a canticchiare un
motivetto a bocca chiusa e perdendosi ad ammirare il cielo notturno
dalla finestra.
Ma quella sera
Chanyeol non arrivò, non si fece vivo.
Non poteva essersene
dimenticato,
né poteva essersi addormentato; non accadeva mai, non quando
si
trattava di loro. Eppure erano passate ore, ma di Chanyeol non un segno.
Che si fosse
indispettito dal
fatto che quella mattina Baekhyun avesse insistito per stare insieme?
Era forse sembrato il capriccio di un bambino?
Scosse il capo
energicamente e
cercò di convincersi che no, non poteva essere
così. Lui
non era affatto un bambino!
Però
Chanyeol gli mancava e
lui non si sarebbe addormentato facilmente, perciò decise di
uscire nel corridoio a fare due passi. Ciondolò con una
smorfia
di disappunto sul volto fino a ritrovarsi istintivamente nel posto dove
si era allenato quella mattina. Heechul era fermo ad osservare il
firmamento.
- Sveglio anche tu,
Baekhyun?- fece, senza curarsi di voltarsi in sua direzione o di dosare
il volume della voce.
L’allievo
sospirò e
gli andò vicino, annuendo senza sorprendersi del
comportamento
sicuro e un po’ sfrontato del suo maestro. - Non riesco a
dormire.-
Heechul
abbassò gli occhi
di sbieco solo allora verso il giovane Jedi, che si lasciava illuminare
le pupille dalle stelle per non farsi oscurare invece
dall’angoscia. Era qualcosa che spesso Baekhyun si premurava
di
non far mai trasparire, nascondendo la sua storia dietro i suoi sorrisi
e la sua vivacità, ma il suo maestro – per
esperienza
personale – vedeva tutto.
- Vedila
così: magari anche
qualche antipatico Sith, là fuori, non riesce a dormire.-
fece
Heechul con tono amichevole, strappandogli una piccola risata.
Baekhyun si
sentì meglio in
effetti, considerando che la vita da Jedi non era male se non si
contava il suo segreto. - Chissà che incubo sarà
il lato
oscuro … - disse, pur di non pensare al motivo per cui si
trovava lì, in piedi a quell’ora della notte.
Era del tutto ignaro,
però, di quale ghiotta occasione avesse fornito a Heechul
con quella frase.
- E tu?-
Confuso, il ragazzo
si
voltò a osservare il viso del maestro, parzialmente oscurato
dal
buio ma di cui si poteva distinguere uno strano luccichio negli occhi.
- Hai mai pensato che
… per il lato oscuro saresti perfetto?-
Quel ghigno lo fece
irrigidire e
d’istinto Baekhyun deglutì. - Che-che cosa?
Pensavo che mi
volessi insegnare come padroneggiare la Forza … - fece,
tirando
un sorriso per scacciare via quella brutta e strana sensazione.
- Io sono soprattutto
il tuo
maestro, mio caro, e il mio compito è farti scoprire e
diventare
consapevole del tuo talento. Ma starà poi a te decidere come
sfruttarlo, non credi?- rispose Heechul senza cambiare la sua strana
espressione.
Fu allora che
Baekhyun
capì. Fu allora che venne stuzzicato da un’idea
malsana,
assolutamente sbagliata, eppure così invitante da farlo
tremare.
All’alba
Chanyeol fu svegliato dal rumore della porta che si apriva di colpo.
La sera prima,
purtroppo, era
stato beccato insieme a Kai a rimodernare il taglio dei vestiti dei
loro vecchi maestri, accorciandone le maniche e le gambe. La punizione
non li aveva risparmiati neanche ora che erano ormai Jedi a tutti gli
effetti e l’unico motivo di pentimento di Chanyeol era
l’impossibilità di correre da Baekhyun e sfogare
il suo
amore per lui. Con l’amico aveva finito di pulire il
refettorio
da cima a fondo a notte inoltrata e di sicuro il suo amante si era
già addormentato, quindi aveva rinunciato a raggiungerlo e
si
era infilato a letto.
Non pensava tuttavia
di ritrovarsi un Baekhyun voglioso e malizioso ad arrampicarsi sulle
sue coperte con un ghigno sornione.
- Chanyeol
… ti ho aspettato tutta la sera, ma non sei arrivato
… -
Con quelle parole
mormorate con
voce melensa, il ragazzo si sistemò a cavalcioni
sull’altro, che a malapena aveva avuto il tempo di aprire gli
occhi e fissarlo sorpreso. - Baekhyun?-
- Non pensi che
potremmo per una
volta lasciar perdere gli allenamenti e prenderci finalmente un
po’ di tempo per noi?- cantilenò ancora il
più
basso dei due, lasciandosi andare in avanti per svegliarlo
definitivamente con un bacio.
Chanyeol non
riuscì a
pensare ad alcun motivo per opporsi a quell’insolito ma
gradito
risveglio e ancora mezzo addormentato ricambiò
quell’effusione, avvolgendo d’istinto le braccia
intorno al
corpo di Baekhyun. Si baciarono per un lungo minuto, prima che
quest’ultimo si separasse e si leccasse le labbra,
provocandolo
con un’occhiata seducente.
- Mi hanno trattenuto
ieri, ma non
credo che ora sia importante … - si giustificò
Chanyeol,
sorridendo a sua volta con malizia e riattirandolo a sé per
un
altro lussurioso bacio.
A poco a poco,
muovendosi sinuosi,
si ritrovarono entrambi mezzi nudi sotto le coperte con Baekhyun sopra
di lui a provocarlo in ogni modo possibile. Lo divorò di
baci
sulle labbra, sul collo e sul petto, e le sue piccole gracili mani
formicolavano sulla sua pelle raggiungendo i luoghi del piacere
più intenso, e solo il timore di un’altra pesante
punizione trattenne Chanyeol dal gemere troppo forte e farsi sentire.
- Lo sai …
-
sussurrò Baekhyun, con una mano nei suoi pantaloni e le
labbra a
torturargli il collo, il viso e l’orecchio. - Pensavo che
forse
la vita da Jedi ci sta un po’ stretta … -
Inebriato dal soffice
piacere che stava ricevendo, Chanyeol si limitò a gemere
appena ed invogliarlo a continuare.
- Queste occasioni ci
capiteranno
sempre meno spesso … e mi è venuto in mente che i
Sith
non devono avere questi problemi.- sibilò Baekhyun nel suo
orecchio. - E quindi ho pensato, perché non provare?-
Distratto dalla sua
lingua
addosso, dalla sua mano impegnata sul suo inguine e dalle sue labbra
che gli stavano succhiando dolcemente il lobo dell’orecchio,
Chanyeol non processò immediatamente le sue parole. -
Provare
cosa?- mormorò tra un lieve gemito e l’altro.
- Il lato oscuro.-
Oh-oh.
Chanyeol divenne
immobile e
silenzioso di colpo, sbarrando gli occhi nel vuoto. Restò
così per un lungo istante, prima di mettersi a sedere
all’improvviso ed allontanare Baekhyun da sé,
anche se
molto a malincuore. - Aspetta, che caspiterina hai detto?-
esclamò con voce stridula ed inarcando un sopracciglio
perplesso.
L’altro lo
guardò
sbattendo le ciglia, come se non avesse detto nulla di sconvolgente. -
Possiamo fare un tentativo, no? Non dovremmo più
nasconderci!-
spiegò, facendo spallucce e fingendosi innocente come un
neonato.
Chanyeol non poteva
crederci. Lo fissò a occhi spalancati per un momento, prima
di allargare le braccia esasperato.
- Ma sei diventato
completamente
scemo? Lo sai che basta poco perché io cada ai tuoi piedi,
ma
non puoi chiedermi una cosa simile. Io e te, passare al lato oscuro?
Hai battuto la testa, per caso?-
Baekhyun,
però, era
sinceramente dispiaciuto che il suo compagno la pensasse
così e
si fece mogio mogio con le spalle e con la voce. - Ma … ma
pensaci un attimo! Potremmo amarci allo scoperto senza renderne conto a
nessuno. Potremmo comunque essere dei guerrieri e … insomma,
io
non ce la faccio più! E non fingere che non sia lo stesso
per
te!-
Alla sua minaccia,
accompagnata da
uno sguardo duro e un dito puntato al petto, Chanyeol dovette tuttavia
ammutolirsi. Aveva ragione: lui soffriva, soffriva tremendamente per
non poter esprimere i suoi sentimenti verso Baekhyun come avrebbe
voluto. Soffriva ancora di più nel vedere che per il suo
amante
era lo stesso, soffriva ad ogni bacio piacevole e ad ogni unione dei
loro corpi compiuta in assoluta segretezza perché era un
peso
che avrebbe voluto sopportare da solo e invece era costretto a
condividerlo. E ciò non faceva che portare altro dolore,
altra
sofferenza.
Pensare che da Sith
avrebbero
potuto lasciarsi alle spalle tutto ciò e manifestare il loro
amore senza freni lo fece rabbrividire.
- Baekhyun
… non puoi
essere serio … - mormorò, spaventato da come
quell’idea avesse effettivamente senso. - Noi non siamo Sith,
noi
siamo Jedi. E sai quali valori ci portiamo appresso. Non posso credere
che tu voglia rinunciarvi, non tu che sei uno dei Jedi più
valorosi che io abbia mai conosciuto!-
- Ma … -
sibilò
l’altro, guardandolo con occhi grandi e lucidi. - Ma io ti
amo,
Chanyeol, e per me non c’è niente di
più importante
… -
In quel momento
Baekhyun era
così perso, così indifeso, spoglio della sua
sicurezza e
della sua gioia che spesso si rivelavano soltanto delle maschere, e
quella fu decisamente la sofferenza più grande.
Chanyeol
afferrò di scatto
le sue spalle e lo strinse a sé, sospirando. -
Anch’io ti
amo, Baekhyun, e credimi quando ti dico che sei la cosa più
importante e preziosa che ho. Ma non voglio rinunciare a quello che
sono, né voglio tantomeno che tu rinunci a quello che sei.
Non
sarebbe giusto … -
Piccole e luccicanti
lacrime
avevano iniziato a scendere giù per le guance di Baekhyun,
che
ora si stava stringendo miseramente al suo compagno come
l’essere
più fragile dell’universo.
- Ieri sera ho
parlato a lungo con
Jongin. Lui e Kyungsoo si amano, lo sai, ed hanno trovato il coraggio
di dichiararsi.- raccontò Chanyeol, accarezzandogli
dolcemente
la schiena. - Hanno paura anche loro, hanno paura anche Yixing e
Junmyeon, abbiamo paura tutti e ho paura anch’io di che cosa
potrebbero farci le emozioni. Ma sinceramente, Baekhyun, ho
più
paura di perdere te.-
Con calma attese che
il suo amante
smettesse di piangere e quando lo sentì recuperare un
respiro
regolare, lo guardò profondamente negli occhi e gli
asciugò il viso.
- Che sia la Forza a
guidarci o
che sia il lato oscuro a farlo, io ti amerò sempre. E tra il
poterlo fare davanti agli altri senza farci scrupoli e mantenere il
segreto sapendo che rimarremo sempre noi stessi, beh, credo che tu
abbia già capito che cosa sceglierò.-
Il suo sorriso fu in
grado di
spazzare via ogni dubbio dalla mente di Baekhyun, fu capace di
illuminare ogni angolo della sua anima che si era rabbuiato. Aveva
davanti la stella più bella del firmamento e non
poté non
sorridergli, racchiudendo in quell’espressione la sua
riconoscenza e la sua devozione. Rise, rise con il cuore che si era
fatto più leggero, e lo abbracciò forte.
- Non arrivare mai
più con
queste proposte inquietanti, sai?- lo avvertì ancora
Chanyeol,
guardandolo sospettoso. - Mi hai fatto perdere parecchi anni di vita!-
- Ma come, pensavo
che fossi già un poppante!- lo provocò
giocosamente l’altro.
- Non so, ma almeno
io non lo sembro, a differenza tua.-
Uno schiaffo seguito
da un lamento
di dolore riempirono la stanza, prima che la risata di Baekhyun
riaffiorasse e facesse nascere un bacio, poi un altro e un altro ancora.
Alla fine, la
mattinata tutta per loro se la presero sul serio.
*
Ooooooookay.
Eccomi finalmente.
Qui
Sophie, o NamjoonAddicted o la pazza che ha avuto la meravigliosa idea
di impegnare entrambe con una raccolta impegnativa quanto meravigliosa
come questa.
Sapete,
la mia Eliot qui non è molto pratica di questo immenso e
complicato universo, eppure, sono così fiera ed orgogliosa
di
ciò che riesce ad uscire comunque dalla sua penna.
Poi,
gioca il suo cavallo di battaglia, ovvero il Fluff.
Io,
sono davvero, davvero super orgogliosa e super felice di poter scrivere
una raccolta del genere, così importante per me, con una
persona
altrettanto importante per me.
Io
ho
sempre amato l’universo di Star Wars, ed è stato
proprio
esso ad avvicinarmi agli EXO grazie alla loro meravigliosa Lightsaber,
che come avrete letto ha dato il titolo alla prima storia di questa
raccolta.
Era
nata per gioco, e ora guardateci, al terzo capitolo di questa pseudo
long che non fa altro che rendermi una Fanwriter in erba fierissima.
Questa
storia andrà avanti, non si sa per quanto, non si sa per
quanti
capitoli, per quanti gruppi e per quanti pianeti passeremo, ma spero
che voi ci seguiate sempre, in questo nostro cammino appena cominciato.
Spero
che le storie vi piacciano un po’ più di quanto
piacciano
a noi, e se fosse così che ce lo facciate sapere in
qualsiasi
modo.
E
detto questo, posso dileguarmi.
Alla
prossima storia.
Vostra,
NamjoonAddicted.
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Capitolo 4 *** Everyone except you [HUNHAN] ***
chanbaek
Everyone
except you
All’improvviso,
vi fu il buio. Eppure, il pericolo era lì, chiaro come mai
avrebbe potuto essere.
Una luce rossa
irruppe nel silenzio; un filo di malvagità che
volteggiò nell’aria e fu presto seguito da un
altro e un altro ancora.
La battaglia era
cominciata nel modo più inaspettato e allo stesso tempo
naturale. I Sith avevano fatto irruzione nel tempio in totale silenzio
e nell’ombra più completa, per poter giocare al
meglio la carta della sorpresa. Ma i giovani difensori della galassia
erano pronti, ce l’avevano nel sangue. I rumori vibranti
delle spade laser echeggiarono nel corridoio principale ed esse si
intrecciarono tra loro, in una guerra fatta di tanti, infiniti istanti,
eppure eterna come un battito di cuore.
Chen
combatté con vigore e respinse alcuni Sith senza esitazione,
ma quando vide due piccoli occhi pungenti illuminati dal rosso
scarlatto del laser nemico, li riconobbe all’istante e si
immobilizzò dallo stupore.
- Lui
dov’è?-
Quella voce sottile
non l’aveva mai dimenticata. Nessuno avrebbe potuto.
Rivide quegli occhi,
ancora così puri, ma racchiusi in una maschera di
frustrazione e odio.
Fu abbastanza per
scuotere l’anima di Chen, che riuscì a respingere
il tentativo del Sith di ferirlo. Le loro spade laser si incrociarono e
si spinsero l’una contro l’altra; i volti dei due
erano molto vicini.
Chen
deglutì e per coraggio, o forse solo per convincersi che non
era un sogno, pronunciò il suo nome.
- Luhan …!-
- L’ho
trovato.-
Un’altra
voce conosciuta, stavolta più profonda, sconvolse la sua
memoria. Si voltò di scatto verso la fonte di quel suono, ma
quell’attimo di distrazione gli fu fatale: un colpo alla
testa con il manico della spada laser del nemico lo fece stramazzare
subito a terra.
Impassibile e gelido,
il secondo Sith apparso sulla scena tenne gli occhi puntati su quelli
luminosi dell’altro. - Seguimi.- sentenziò
soltanto, prima che il compagno eseguisse.
Chen restò
privo di sensi, mentre alcuni Jedi cercavano ancora di rendere
inoffensivi gli invasori.
Ogni attacco
imperiale era motivo di tensione e raccoglimento per ogni Jedi, ma in
particolare per loro era un fascio di pensieri e ricordi che tornavano
a tormentarli senza pietà. Avrebbero voluto dimenticare, ma
non potevano, non dovevano.
Per lui.
- Sono venuti per
Yixing, ne sono certo.- esclamò Chanyeol, mettendo mano alla
propria arma velocemente.
Jongin e Baekhyun
imboccarono il corridoio prima di lui a passo di carica. -
Dov’è adesso?- chiese preoccupato il primo.
- È con
Junmyeon, stanno correndo a prendere una nave per fuggire.- rispose
Baekhyun, pronto alla battaglia. - Spero che non li trovino
… ora dobbiamo proteggere il tempio.-
Fu allora che
comparve. Alto, dal fisico statuario per cui tutti l’avevano
sempre ammirato, ma avvolto in una cappa nera che non faceva che
intensificare quel senso di nausea a guardarlo ora, dopo tutto quello
che l’aveva portato al Lato Oscuro e dopo tutto
ciò che si era lasciato indietro.
Dopo tutto
ciò che aveva lasciato ai suoi amici … o
perlomeno, a coloro che una volta lo erano.
- Sehun.-
Jongin
pronunciò il suo nome come se stesse violando una legge
universale.
I tre si
immobilizzarono sul posto ed attivarono le loro spade laser. Sapevano
già di dover reprimere ogni emozione che potesse scaturire
da quell’incontro, ma di fronte avevano chi delle emozioni
aveva fatto il suo potere.
Così,
quando Chanyeol provò a bloccargli la strada, Sehun
trovò facilmente il modo di metterlo fuori combattimento,
nonostante fossero entrambi di corporatura robusta. Baekhyun non fu da
meno, atterrato dal nemico dopo appena pochi movimenti di spada, e
Jongin se lo vide sfuggire da sotto gli occhi per poi svenire dopo un
colpo alla testa.
Senza battere ciglio,
senza più manifestare alcuna compassione, il rancore gli
scorreva nelle vene e l’oscurità lo dominava.
Il dolore e il
rimpianto erano ciò che gli facevano ancora battere il cuore.
Gli anziani del
Consiglio insistevano per partire immediatamente, portandosi dietro i
bambini e soprattutto Lay, ma Suho non ne voleva sapere. - Vengo
anch’io.- ripeteva senza scomporsi, ma nessuno si decideva ad
assecondarlo. Non avrebbe abbandonato di nuovo Lay.
Quest’ultimo
stava per dirgli che sarebbe dovuto rimanere ad aiutare i suoi compagni
e che lui sarebbe stato lontano dal pericolo, sicuro e protetto, ma un
forte scossone fece dondolare la navicella nel vuoto
all’improvviso, come se fosse stata appena sollevata.
Gli anziani e i
bambini si rifugiarono più all’interno, mentre Lay
e Suho capirono di non essere soli nell’hangar. Si
accostarono alla parete della piccola astronave e udirono una voce
inconfondibile, che fece accapponare la loro pelle.
- Vieni fuori e torna
a casa, Lay!- esclamò Luhan con un ghigno. - Non vorrai
perderti lo spettacolo! Sehun è diventato un portento, come
puoi notare … -
- Sehun?!-
sussurrò sconvolto Suho, il cui ultimo ricordo del suo
giovane amico era ancora doloroso da risvegliare. Fissò Lay
preoccupato, mentre quello abbassò gli occhi
d’istinto sul proprio braccio artificiale.
- No.- scosse il capo
il suo amante. - Non te lo lascerò fare.-
- Che altra scelta
abbiamo?- rispose Lay con espressione terribilmente combattuta.
La navicella
continuava intanto a dondolare nel vuoto, guidata dal potere che
scorreva nel sangue di Sehun. Quest’ultimo infatti teneva le
braccia sollevate su indicazione dell’altro Sith, minacciando
l’incolumità di tutte le persone che si trovavano
al suo interno.
Non era stato
stupido. Sapeva che in caso di un attacco nemico, la prima cosa da fare
per un Jedi oltre che rispondere alla minaccia era proteggere il
Consiglio e i piccoli padawan; non era stato difficile intuire che
insieme a loro, sulla via di fuga, ci sarebbe stato anche Yixing, il
guerriero conteso tra le due parti.
- Abbassa le mani,
Sehun!-
Una nuova voce
echeggiò nell’hangar, alle spalle dei due Sith:
Kyungsoo e Xiumin brandivano le loro spade laser con espressione ferma
e determinata. Non avrebbero permesso alle emozioni di disorientarli,
non adesso. Erano stati amici, compagni di vita, ma in quel momento
erano soprattutto dei cavalieri Jedi.
- Bene, abbiamo quasi
il gruppo al completo.- commentò Luhan ironico, per nulla
intimorito dalla loro apparizione, per poi vestirsi di uno sguardo
gelido come il ghiaccio da sotto il cappuccio nero. - Che cosa gli
avete fatto, un lavaggio del cervello com’è
abitudine di voi Jedi?-
- Non vorrai
cominciare a parlare di questo, Luhan.- ribatté prontamente
Xiumin, avanzando di un passo. Da dentro la navicella, Suho e Lay
udirono le voci dei loro compagni appena intervenuti e sospirarono di
sollievo, pregando che non fosse necessario uscire allo scoperto.
Il Sith
assottigliò gli occhi e si avvicinò a sua volta,
mentre dietro di lui Sehun era impassibile e scrutava solo la scena con
la coda dell’occhio, per nulla intenzionato a mollare la
presa sulla navicella spaziale.
- Ma come, Minseok?
Vi è sempre piaciuto così tanto parlare
… mi veniva la nausea a sentire tutti i vostri nobili
discorsi da difensori dell’universo. E ora che la questione
si fa interessante, vuoi tacere?-
Le parole di Luhan
erano velenose, brucianti come gli eventi che li avevano portati a quel
punto. Xiumin strinse la presa sulla sua spada laser senza aggiungere
altro, decidendo che sarebbe stata la sua arma a comunicare per lui.
Non era sicuro che avrebbe retto lo scontro, altrimenti.
- Codardo.-
sentenziò allora il nemico, che sfoderò agilmente
la sua spada rossa e la attivò un secondo prima di
scontrarla con quella di Xiumin. I due presero a combattere con tutte
le loro forze, spostandosi nell’hangar verso altre navicelle
ferme intorno a loro; Kyungsoo si era intanto spostato verso
l’altro Sith.
- Sehun, molla la
presa.- ordinò severo, puntandogli il laser davanti.
- Non posso farlo.-
si limitò a rispondere l’altro, senza muoversi di
un soffio e senza ricambiare il suo sguardo, mantenendo alta
nell’aria la navicella che stava controllando. Dentro di
essa, Suho e Lay cercavano di esercitare la loro Forza per riprenderne
il controllo, ma il potere di Sehun era incredibilmente grande e
stabile.
- Sehun, tra poco gli
altri saranno qui e non avrete scampo.- lo avvisò ancora
Kyungsoo, cominciando a tremare e a impallidire a notare quanto fosse
diventato spaventosamente forte grazie al Lato Oscuro. - Lascia andare
quella navicella.-
- È troppo
tardi.- disse il ragazzo, finalmente guardandolo negli occhi, e quella
frase racchiudeva tanti di quei significati che Kyungsoo non
poté fare altro che deglutire ed avvicinare la punta della
spada al suo petto.
Da Jedi di tutto
rispetto, si sarebbe chiesto che cosa stesse ancora aspettando prima di
trapassargli il corpo e sconfiggerlo, ma la risposta era talmente ovvia
da non essere quasi in grado di concepirla mentalmente. Strinse le
labbra e si forzò a pensare che stava esitando per far
sì che la navicella toccasse di nuovo il suolo in sicurezza
e non precipitando all’improvviso, senza la presa del potere
di Sehun.
Alle loro spalle, lo
scontro proseguiva e Xiumin riuscì a spingere Luhan a terra.
Con un piede sul suo addome, lo minacciava con la spada laser al collo
e lo fissava con una fermezza negli occhi che sul momento il nemico non
riuscì a spiegarsi. Ma non poteva certo darlo a vedere,
così si limitò a stringere le labbra in una linea
sottile e a ricambiare lo sguardo d’odio.
- L’unico
motivo per cui non ti ho ancora decapitato ha un nome: Sehun.-
Così
cominciò a parlare Xiumin e per un istante negli occhi di
Luhan brillò dello stupore e Sehun poco distante
chinò il capo per non farsi vedere, da sotto il cappuccio,
che si stava mordendo il labbro inferiore.
- Nonostante tutto,
lui è ancora mio amico.- proseguì Xiumin. - Non
voglio avere altro suo rancore sulla coscienza.-
Kyungsoo
restò a sua volta impietrito da quella presa di posizione.
Dopo un secondo di disorientamento, notò che la navicella
spaziale dondolò pericolosamente in aria; al suo interno
gridarono tutti al pericolo e cercarono di reggersi forte per non farsi
male in caso di caduta. Kyungsoo mosse un altro passo verso il Sith e
lo minacciò a spada tratta:
- Sehun, portali
giù!-
Ma la sua voce
tremava troppo perché Sehun potesse obbedirgli e
quest’ultimo rimase con il capo abbassato e le mani sollevate
e instancabili.
Fu in quel momento
che, preoccupato per la sorte dei suoi compagni, Xiumin si scompose e
Luhan ne approfittò per agguantargli il polso che reggeva la
spada e stringere forte. - Che disgusto.- sussurrò soltanto
con una smorfia, prima di fare forza e con un calcio atterrare
l’altro. In un attimo fu di nuovo in piedi, sbattendo via la
polvere dal suo mantello, e con il cappuccio ormai cadutogli alle
spalle minacciò Xiumin in una posizione invertita rispetto a
prima.
- Siete tutti una
grandissima seccatura.-
Con quelle parole lo
avrebbe ucciso senza pensarci due volte, ma Luhan spalancò
improvvisamente gli occhi e con un gemito strozzato cadde a terra.
Dietro di lui, ansimante e ansioso ma anche felice di essersi vendicato
della botta subita prima, comparve Chen che l’aveva appena
colpito alla testa con il manico della spada.
- Jongdae!- lo
chiamò sollevato Kyungsoo, mentre Minseok restò
semplicemente a guardarlo, sconvolto e sollevato allo stesso tempo.
Chen gli sorrise e lo
aiutò a rialzarsi, ignorando Luhan stramazzato a terra. -
Stai bene?-
L’altro
annuì e si lasciò aiutare, restando a guardarlo
ancora teso e spaventato.
- Siamo qui!-
esclamò Chanyeol con un ruggito, correndo
nell’hangar seguito da Baekhyun e Jongin; si erano ripresi ed
erano giunti come rinforzi.
L’unico
Sith rimasto in piedi, circondato da ben sei cavalieri Jedi, era Sehun.
Tutti gli puntavano la spada laser addosso e il primo a parlare fu
Kyungsoo, che gli era rimasto di fronte per tutto il tempo.
- Sehun. Per
l’ultima volta, lascia andare la navicella. Non hai
più speranze di cavartela, ormai.-
Da sotto il cappuccio
nero, il ragazzo li scrutò tutti uno a uno. Non
lasciò però trasparire nulla di ciò
che provava, dell’espressione che aveva in volto. Non poteva
permetterselo.
Mosse piano una mano
e intorno a lui la tensione dei suoi nemici Jedi era fortissima.
Allentò la presa sulla navicella, che si abbassò
un poco ma non ancora del tutto, e senza alcun preavviso
esercitò il suo potere tutto intorno a lui. Un colpo fatale
per chiunque lo stesse circondando: tutti caddero
all’indietro e batterono forte la schiena con un gemito di
dolore.
Luhan non aveva
mentito: Sehun era un portento davvero. Aveva tanto potere a scorrergli
nel sangue da dare le vertigini persino a se stesso.
Con la mano rimasta
libera e con le poche energie che gli erano rimaste, Sehun
sfruttò quell’occasione per lasciare la presa
sulla navicella bruscamente e liberarsi di quel peso. Il forte botto
fece cadere Suho, Lay, gli anziani e i bambini che erano rimasti
dentro, ma senza grandi danni. Sehun corse veloce come il vento e prese
in braccio Luhan prima che i Jedi si rialzassero, e cominciò
a correre via per darsi alla fuga.
- Sehun!-
Chanyeol era in
ginocchio, dolorante, e mentre gli altri erano privi di sensi o si
precipitavano verso la navicella per sapere se gli altri stavano bene,
esclamò:
- Non
c’è modo che possiamo perdonati per ciò
che hai fatto!-
Sehun, udendo quelle
parole scandite con voce forte ma piena di rancore, si
bloccò sull’entrata dell’hangar con il
corpo di Luhan in braccio.
- Non possiamo
dimenticare il modo in cui ci hai traditi tutti.- proseguì
Chanyeol con gli occhi grandi e persi, e Baekhyun si era appena
aggrappato a lui da come si sentiva il corpo dolorante e indolenzito. -
Ma forse c’è una cosa che puoi fare per avere una
piccola speranza di redimerti … resta vivo, Sehun.-
Quest’ultimo
non mostrò alcuna reazione. Si prese un secondo, un solo
brevissimo secondo per restare immobile e registrare quelle parole, le
prime vere parole esplicite che avesse mai sentito da quando li aveva
lasciati tutti e si era unito al Lato Oscuro.
Pensare che lo
stavano lasciando andare via, permettendogli di battere in ritirata e
rinunciando a ferirsi ancora, fece ancora più male sia a lui
che a tutti loro.
Così Sehun
scomparve, portando con sé Luhan e chiamando a raccolta
velocemente gli altri Sith e dichiarando la missione fallita.
Luhan si
risvegliò con l’apparente innocenza di un bambino
e si tirò subito su seduto, portando una mano alla tempia.
- Ah, che mal di
testa … Jongdae è sempre stato irritante
… -
Poco dopo
capì di trovarsi a letto e dall’altra parte della
stanza, immobile ad osservare l’universo pieno di stelle,
c’era Sehun. Bastò un attimo perché
Luhan capisse che cosa poteva essere successo. Si alzò e lo
raggiunse, facendo velocemente volteggiare la veste nera.
- Che
cos’hai fatto, Sehun?- domandò con un minaccioso
filo di voce.
L’altro si
limitò a spostare lo sguardo verso di lui, con una vaga
espressione truce.
- Dimmi che abbiamo
preso Lay e adesso sta baciando i piedi al Signore Oscuro, mentre gli
altri Jedi assistono alla scena in catene.- continuò Luhan
tra i denti, dando sfogo a tutta la sua rabbia.
- Non potevo farlo,
lo sai.- rispose finalmente Sehun. - Ci hanno lasciati andare e Yixing
non si sarebbe comunque unito a noi. È uno di loro.-
Davanti al modo
diretto e semplice con cui Sehun parlò, Luhan
sentì l’ira dentro di sé montare ancora
di più. Imprecò a denti stretti e si
passò nervosamente una mano tra i capelli.
- Maledizione, Sehun!
Che cosa hai raccontato agli altri?- esclamò esasperato.
- Che non
l’abbiamo trovato.-
- Sehun …
- lo chiamò per l’ennesima volta, a
metà tra una minaccia e una supplica. - Si può
sapere da che parte stai? Ti ricordo che hai scelto me.-
L’altro
Sith lo fronteggiò e il suo sguardo si corrucciò,
indispettito. - Non me ne sono dimenticato, che cosa credi?-
- Avresti potuto
liberarti di loro in ogni momento.- aggiunse Luhan, avvicinandosi a lui
di un passo. - Perché non l’hai fatto?-
Sehun
esitò ed abbassò gli occhi, prima di rispondere.
Sapeva che Luhan non avrebbe capito.
- Devo tenere vivo
quello che provo. È questo ciò che alimenta il
mio potere. Più rimango legato a loro, più il mio
dolore aumenta e io divento forte.-
Luhan lo
fissò ad occhi sbarrati, senza aggiungere altre proteste.
Sospirò poco dopo, rilassando le spalle e voltandosi verso
il cielo stellato.
- Non ti
capirò mai.- borbottò, per poi addolcirsi appena.
- Ma sei ancora con me e questo mi basterà.-
I suoi occhi si
abbassarono, ma fu confortato dal braccio di Sehun che si avvolse
intorno alla sua schiena.
- Ma certo che sono
ancora con te.-
Il più
basso risollevò lo sguardo ed incontrò quello
ancora un po’ sulla difensiva dell’altro Sith, ma
c’era una sfumatura diversa nei suoi occhi. Una rassicurante
promessa, una tenerezza che ancora aiutava entrambi a rimanere se
stessi, a rimanere umani.
- Non mi abbandonerai
anche tu, vero?- mormorò Luhan, con i suoi piccoli occhi
luccicanti puntati in quelli del più alto.
Sehun gli cinse le
spalle con entrambe le braccia e si avvicinò al suo volto.
- Non posso farlo.-
Aveva già
ripetuto quella frase in precedenza e per quanto triste fosse il suo
significato Luhan sorrise, perché non voleva sentirsi dire
altro.
Lo baciò e
lo fece a lungo, mettendoci sempre più passione con il
passare dei minuti, finché non lo trascinò per il
cappuccio e lo fece stendere su di sé sul letto per
continuare l’opera. Sehun si era donato completamente a lui
da tempo e non lo avrebbe lasciato, né ora, né
mai.
Consumarono il loro
rancore, la loro ira, la loro angoscia e il loro dolore l’uno
con l’altro, torturandosi senza stancarsi. Solo quando furono
entrambi esausti, abbracciati stretti sotto le coperte, si concessero
un momento di pace e restarono a contemplare dalle enormi vetrate
l’universo, limpido e puro nella sua vastità, come
ormai le loro anime non erano più.
*
Ed
eccoci di nuovo qui.
Qui
sempre la vostra NamjoonAddicted (che tornerà prestissimo ve
lo prometto) .
Che
dire di questa strameravigliosa HunHan se non che Eliot a quanto pare
se la cava alla stragrande anche con l’azione e continua a
sapersi destreggiare alla grandissima, con qualche suggerimento, certo,
e la mia guida, ma comunque le storie escono sempre dalla sua penna.
Detto
questo, smetto di annoiarvi e vi lascio recensire (se avete voglia OuO).
Alla
prossima~
NamjoonAddicted
|
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Capitolo 5 *** As it's our last day [TAORIS] ***
As
it’s our last day
Zitao e
Yifan non erano Jedi o abili piloti. Erano due semplici ragazzi che,
nel loro piccolo, facevano del loro meglio per rendersi utili ai fini
della ribellione verso l’impero che aveva portato loro via
qualsiasi cosa. Erano rimasti senza più una famiglia,
costretti a spostarsi da Lothal a Garen, pianeta interamente dominato e
oppresso dall’impero, dove loro avevano il compito di
raccogliere informazioni e rivelarle in tempo reale alla base ribelle
attraverso messaggi criptati e nascosti.
Era
una vita rischiosa, la loro, sotto copertura grazie al loro locale
dove passava ogni tipo di individuo e di informazioni che loro
annusavano e raccoglievano, riportandole per filo e per segno a chi di
competenza. Ogni tipo di informazione, dal più piccolo
particolare alla più importante soffiata.
E
rischiavano la vita per questo, ogni giorno, perchè se mai
li avessero dovuti scoprire sarebbe stata la loro fine, ma la vivevano
comunque. La vivevano però nel nome di ciò che
aveva donato loro ideali, progetti, prospettive, speranze, amore.
Ciò
che li aveva uniti in quel modo meraviglioso.
Erano
quattro anni che erano su quel pianeta e ormai avevano confidenza
con ogni cliente abituale; con quelli di passaggio ci sapevano comunque
fare, estorcendo dalle chiacchere ai particolari necessari ai loro
compagni dall’altra parte della galassia. Nessuno li aveva
mai scoperti, l’attività andava alla grande e
permetteva loro di fare una vita dignitosa. Erano felici, a rischio
nonostante il bassissimo profilo, ma felici come non lo erano mai stati
e ne approfittavano per vivere al meglio la loro relazione. Erano
innamorati, liberi di amarsi e liberi di mostrarsi al mondo.
Il
loro era un locale prettamente notturno, quindi la loro vita si
svolgeva durante il giorno, e nonostante andassero a dormire veramente
tardi, erano abbastanza mattinieri. Specialmente Tao, che puntualmente
si alzava a preparare la colazione a Yifan, e così fece
anche quella mattina nonostante l’inquietudine che aleggiava
nell’aria.
Tao
tornò con il vassoio pronto e lo poggiò sul
comodino del suo amato, prendendo a baciarlo leggermente e
ripetutamente sulle labbra, per svegliarlo con dolcezza, e quando lo
sentì ricambiare si staccò leggermente,
sorridendo.
-
Buongiorno.- sussurrò, baciandolo ancora
-
Buongiorno a te.- rispose Yifan con la voce impastata dal sonno e un
sorriso storto ad increspargli il viso, mentre accarezzava quello di
Tao, per poi baciarlo di nuovo.
Le
loro mattine erano così, passate tra le lenzuola a
baciarsi, a giocare, a coccolarsi, a fare l’amore
… ed era esattamente ciò che Yifan voleva fare in
quel momento.
Voleva
stringere Zitao a sè, sentire il suo calore sotto le
dita, la sua pelle contro la sua, i suoi dolci gemiti nelle orecchie.
Voleva solo possederlo ancora, e al solo pensiero già era
duro.
Senza
contare la sua nascosta e crescente paura che lo teneva attaccato
a quell’amore rigenerante ancora di più. La paura
che tutto quello per cui avevano lottato fino a quel momento e che
avevano ottenuto con sacrifici e che stavano portando avanti nonostante
rischi innumerevoli potesse svanire, finire … per quello
viveva ogni giorno come se fosse l’ultimo, per questo
facevano l’amore quasi ogni mattina, per questo si premurava
di dirgli che lo amava più volte al giorno, per quello
facevano spesso ciò che Tao voleva o desiderava, gli
dimostrava il suo amore in ogni modo, per essere sicuro di non
farglielo mancare mai, ed era così che lo rendeva
felice… Vivendo come se ogni giorno potesse essere
l’ultimo.
Lo
trasse su di sè, continuando a baciarlo dolcemente, per
poi staccarsi.
-
Facciamo l’amore, ti va?- chiese Yifan ad occhi socchiusi
accarezzandogli il volto, e dopo essersi goduto il rossore sulle sue
guance e il suo labbro inferiore intrappolato tra i denti Tao gli diede
la soddisfazione di annuire.
-
Sì, Yifan. Ma devi smetterla di chiedermelo, amo fare
l’amore con te, specialmente la mattina.- sussurrò
l’altro baciandolo nuovamente, con sempre più
passione.
-
Mmh, davvero? E come mai?- chiese ancora Yifan, portandolo sotto di
lui.
-
È tutto così lento e dolce … e poi,
appena svegli, sul confine del mondo dei sogni …
è meraviglioso.-
Yifan
sorrise, soffermandosi a guardarlo, notando solo in quel momento
che Tao indossava solo una sua maglia e sotto di essa con portava
nulla. Anzi, si vedevano solo meglio il suo fisico e la sua erezione
quasi completamente formata e questo lo mandò fuori di testa.
-
E allora facciamolo.- ringhiò mordicchiandogli le labbra e
aprendogli di poco le gambe e portare la falange del suo indice
umidificata precedentemente e velocemente contro la sua apertura, per
poi farla entrare dolcemente, facendo gemere entrambi.
Mosse
lentamente il dito, facendolo gemere con dolcezza, perdendo la
testa come ogni volta che lo sentiva gemere in quel modo, e le dita
presto divennero due, e poi tre, mentre il minore si contorceva tra le
lenzuola, gemendo e ansimando in modo dolce e sublime che metteva a
durissima prova l’autocontrollo di Yifan, il quale
all’ improvviso gli alzò il bacino.
-
Ti prego, dimmi che posso entrare ora.- pregò con la voce
spezzata Yifan, mentre Tao annuiva.
-
Sì.- sussurrò e il maggiore non se lo fece
ripetere due volte. Entrò con una spinta fluida facendo
miagolare acutamente Tao, che inarcò la schiena dal piacere,
mentre Yifan gli accarezzava le cosce.
-
Y-Yifan, ti prego … - supplicò Tao facendo
sorridere il partner, che cominciò a spingersi in lui con
calma ma ritmicamente, soddisfacendolo appieno, facendo si che i loro
gemiti riempissero la stanza
E
andarono avanti, tutta la mattina, fino a sfinirsi.
Dopo
aver fatto una doccia ed essersi rifocillati, era già
quasi ora per loro di aprire, e come le saracinesche furono su, la
gente cominciò ad affiorare. Cominciarono a servire bevande
su bevande, fino a quando non si avvicinò a Yifan un giovane
uomo del quale nemmeno conosceva il nome, ma che aveva preso a sfogarsi
sempre con lui, e Yifan già sentiva aria di soffiata.
Prese
un bicchiere e gli servì la solita bevanda che
prendeva il cliente.
-
Sei di nuovo qui, a quanto pare.- disse Yifan mentre asciugava un
bicchiere, facendo ridacchiare anche il cliente in questione.
-
Lascia perdere Yifan, giornata nera. La base è tutta in
movimento e i Sith sono in attesa.-
-
In attesa di cosa? Sembra qualcosa di grosso.-
-
Lo è infatti, il maestro Luhan la vuole fare davvero
grossa stavolta.-
-
E … hai intenzione di parlarmene o vuoi girarci intorno e
lasciarmi sulle spine tutta la sera?- chiese curioso fiutando qualcosa
di succulento, cercando però di nascondere la sua
inquietudine.
E
il giovane uomo sorrise.
-
Sai che non dovrei…-
-
Ma lo farai comunque anche questa volta.- sussurrò,
sorridendo persuasivo.
L’uomo
si avvicinò, facendo avvicinare anche Yifan.
-
Vuole rapire un Jedi, non so altro.- sussurrò
allontanandosi, lasciando Yifan interdetto che dovette subito
mascherare le sensazioni che scalpitavano per palesarsi sul suo viso.
-
Oh, wow … e sapete chi è il poveretto nel
mirino?- chiese cercando di non destare sospetti.
-
No, ma è personale. Luhan, quando si tratta di vendetta,
è il peggiore.-
-
Lo so.- ridacchiò solo per nascondere il suo sconforto e
la sua ansia, non proferendo parola per il resto della serata.
Tao
se ne accorse e si preoccupò sempre di più,
fino a quando non si accorse che Yifan lo stava evitando.
Ciò accentuò solo la cosa, fino a quando
però non fu ora di chiudere.
Chiusero
infatti il locale in fretta e Yifan, senza pronunciare una
parola, lo prese per il polso e lo trascinò nella stanza
adibita alle trasmissioni.
-
Yifan … cosa succede?- chiese il minore, percependo la sua
inquietudine.
-
Siediti.- ordinò aspettando che l’altro
eseguisse, e come lo fece si limitò a guardarlo preoccupato.
-
Yifan, che succede?- chiese cercando la sua attenzione.
Yifan
sbuffò, inginocchiandosi e prendendogli le mani.
-
Ho avuto una soffiata … e bella grossa, davvero grossa
… e io so già che non esiteresti a comunicarla al
tempio, ma voglio farti riflettere un secondo.-
-
Ti prego spiegati, cosa hai scoperto?- chiese Tao sempre
più preoccupato. - Riguarda i ragazzi? Sono in pericolo,
vero? Noi siamo in pericolo? È così? Yifan,
parlami.-
Dopo
aver abbassato lo sguardo e avergli stretto le mani un
po’ di più, Yifan parlò.
-
Entrambi, Tao. Siamo tutti in pericolo.- disse criptico, sospirando
ancora. - Vogliono rapire un Jedi, probabilmente Lay visto che mi hanno
detto che Luhan l’ha presa sul personale. Se glielo diciamo,
rischiamo di farci scoprire veramente … e non avremo via di
scampo. Siamo soli, Tao. Su un intero pianeta! Se ci dovessero
scoprire, saremo finiti. Siamo lontani dai Jedi, non farebbero mai in
tempo ad arrivare e salvarci, e qui non abbiamo nessuno se non noi
stessi… la nostra storia, le nostre vite, ciò che
abbiamo costruito con sacrifici, fatica e dolore potrebbe svanire e al
solo pensiero di perderti … mi sento morire. Tao, questa
volta rischiamo davvero, davvero, tanto. Io … voglio che tu
sappia che io sarò sempre dalla tua parte, voglio solo che
tu sia pronto e sicuro di voler mettere a rischio tutto, e farti sapere
che non sarai solo se sceglierai di farlo. Non siamo Jedi e questo lo
sai, loro però lo sono, e sono tutti insieme; è
una cosa che potrebbero benissimo affrontare da soli, ma noi, noi
cederemmo sotto un soggiogo mentale. Io ti amo, ti amo da morire, e
l’unica paura che ho è quella di perderti. Sono
disposto a tutto pur di stare insieme e questa potrebbe essere la
nostra ultima soffiata, il nostro ultimo giorno. Ti chiedo solo di
scegliere cosa fare essendone sicuro…- concluse il discorso
con le lacrime agli occhi, baciandogli le mani.
E
vederlo così sconvolto, così spaventato, gli
fece stringere il cuore in una morsa e venire le lacrime agli occhi a
sua volta.
-
Yifan … -sussurrò con la voce spezzata. - So
cosa rischiamo e abbiamo sempre rischiato, l’ho sempre saputo
… ma noi non siamo gli unici a rischiare tutto tutti i
giorni, diamo un contributo serio alla ribellione. Se colti di
sorpresa, sono vulnerabili come noi. Sono nostri amici, non possiamo
abbandonarli, hanno bisogno di noi e possiamo chiedere loro aiuto.
Possiamo andarcene, lontano lontanissimo, tanto da non farci trovare
mai. Possiamo cambiare pianeta, ma non possiamo non dirglielo. Io ti
amo più della mia stessa vita, ma lo sai che non abbandono
mai nessuno.-
Yifan
annuì, schioccandogli un bacio sulle labbra e
alzandosi subito dopo, seguito a ruota da Tao. Fece uscire la
trasmittente, mentre il minore si accoccolò facendosi
abbracciare dal maggiore.
-
Suho, mi ricevi?-
-
Yifan?-
-
Abbiamo una soffiata … siete nella merda. Luhan
verrà lì, a riprendersi Lay. Impedisciglielo, con
tutte le tue forze, ti prego. Fallo anche per noi, non lasciartelo
portare via ancora una volta.-
-
… no, non piú.-
Yifan
chiuse la comunicazione, abbracciando il suo amato e baciandolo
sulla fronte, mentre speravano entrambi davvero che quello non fosse il
loro ultimo giorno.
*
Ciao amici! Qui
è Eliot ;)
Se vi scrivo io a fine capitolo, significa che questa storia
è mano di Sophie aka Namjoonaddicted. Non perde mai la
passione. <3
Si nota un filone di trama sempre più definito e intricato,
vero? Nella prossima storia scopriremo ancora cose in più e
completeremo una prima fase della raccolta... anche perché
tra le ship degli EXO manca ancora la mia OTP, vero?
Spero che vi piacerà, così come spero vi sia
piaciuta questa piccola TaoRis da parte della mia compagna di avventura.
Un bacio a tutti e come al solito, che la Forza sia con voi!
Eliot
;D
|
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Capitolo 6 *** You are my Force [XIUCHEN] ***
You
are my Force
- Dici
che andrà tutto bene?-
Il
viso del ragazzo è nascosto, voltato dall’altro
lato. Non riesce a scrutarne l’espressione.
-
Certo, perché non dovrebbe?-
-
Beh, perdo spesso il controllo della Forza … Il maestro
dice che sono troppo emotivo.- risponde e finalmente mostra i suoi
occhi tristi.
-
E per questo non dovrebbe andare tutto bene?- commenta una voce
familiare e calma. - Io lo trovo un pregio.-
-
Davvero?- quelle pupille luccicano ancora di più.
-
Sì!-
Il
ragazzo si stringe nelle spalle già piccole e ride, ride
ed è il suono più dolce che ci sia.
-
Non so se mi sarà utile in battaglia, però. Un
po’ ti invidio, Minseok.-
-
Nah, non devi. Anch’io ho i miei problemi … ma
sono sicuro che se resteremo uniti andrà tutto bene, Luhan.-
Chen aprì
gli occhi naturalmente, adagiato nel buio della
sua stanzetta, sotto le coperte. Si mise seduto e nascose il volto
nelle mani.
Avrebbe dovuto
aspettarsi un sogno del genere, anche se aveva sperato
che non accadesse. Non poteva tornare a dormire dopo aver avuto quella
visione.
Si alzò e
con calma si diresse in corridoio, fino a giungere
alla stanza di Xiumin. Non bussò, sapendo che non sarebbe
certo stato cacciato fuori, e non si sorprese di vedere il suo amico
sveglio, seduto sul letto, con gli occhi puntati verso le
più lontane stelle dell’universo.
Aveva sentito che
poteva fare sogni strani. La Forza giocava sempre
qualche scherzo ai cavalieri Jedi più sensibili, mostrando
loro dei segreti inconfessabili o dei ricordi impossibili da
cancellare. Il sogno di Chen non poteva proprio venir definito un
incubo, ma era pieno di amarezza e adesso si sentiva come se
l’intero tempio gli fosse appena crollato addosso,
premendogli sulle spalle e sul cuore. Il petto era stretto in una morsa
anche quando entrò piano, senza fare troppo rumore, e si
avvicinò al letto.
Se lui si sentiva
così, chissà che cosa provava
Xiumin … di sicuro, qualcosa di molto più
profondo.
- Posso stare qui con
te?- sussurrò Chen.
L’altro lo
guardò, sorpreso di vederlo ma non
troppo, ed annuì con un sorriso appena accennato. Titubante,
Chen si mise a gambe incrociate al suo fianco e per un lungo minuto
alternò lo sguardo dal cielo al volto di Xiumin, come per
cercare di capire se stesse accadendo qualcosa. L’amico
restò fermo e silenzioso, accettando la sua presenza accanto
a sé.
- Domani abbiamo
allenamento presto, Jongdae.- ruppe il silenzio lui. -
Non dovresti tornare a dormire?-
- Ho fatto un brutto
sogno, non penso di riaddormentarmi facilmente.-
scrollò le spalle Chen.
Xiumin
spostò finalmente gli occhi sull’amico e
pensò che non avesse esattamente l’espressione di
chi aveva appena fatto un brutto sogno. Pareva piuttosto molto felice
di essere lì, in una stanza non sua e su un letto non suo.
Ma quel sorriso che a stento Chen tratteneva era talmente adorabile da
contagiarlo un pochino e dunque sospirò, facendo finta di
bersi quella scusa.
- E tu?
Perché sei sveglio?- chiese il visitatore, facendo a
sua volta finta di non sapere la risposta.
Il viso di Xiumin si
oscurò nuovamente e lui si
accomodò con la schiena contro la testiera del letto con gli
occhi bassi.
- Diciamo che anche io
ho fatto un sogno.- si limitò a
borbottare. - Un sogno ricorrente e … un po’
triste.-
Chen non si aspettava
una risposta diversa, ma vedere Xiumin in quello
stato non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
- Non è
colpa tua.-
Quelle parole gli
sfuggirono dalle labbra senza accorgersene e lo
capì solo quando vide gli occhi dell’altro
allargarsi dalla sorpresa. Chen fece lo stesso, ma si strinse poi nelle
spalle e distolse lo sguardo. - È da quando siamo stati
attaccati, che ti vedo giù di corda … -
continuò, anche se timidamente.
Xiumin non avrebbe mai
potuto odiare Chen, per come si preoccupava per
lui e per come avesse puntualizzato sul suo stato d’animo,
cogliendo nel segno. Non avrebbe potuto neanche smettere di odiare se
stesso, però.
Sospirò e
aggrottò la fronte, massaggiandosela
con le dita. - Non posso farci niente.- confessò con un filo
di voce. - E poi l’hai visto, no?-
Chen
impallidì e trattenne il respiro, e Xiumin
poté vederlo anche al buio. Non erano mai stati bravi a
mentirsi l’uno con l’altro.
- Lo sai come eravamo,
prima che … - si morse un labbro. -
Prima che lui passasse al Lato Oscuro.-
- E per questo sarebbe
colpa tua?- ribatté
l’amico, e quella scena era così dannatamente
simile a quella del sogno, o meglio del ricordo, da dare a entrambi i
brividi.
Passò un
momento di silenzio pesantissimo, rotto sempre
dalla stessa persona che aveva osato romperlo all’inizio. -
Non puoi capire, Jongdae.- mormorò Xiumin con tono freddo. -
Non hai visto tutto, per fortuna.-
Con quelle parole, si
sistemò seduto di lato, volgendo le
spalle al cielo stellato e al suo amico. Era evidente che non aveva
più intenzione di parlare e a Chen si spezzò
silenziosamente il cuore.
Tuttavia, non
tornò in camera sua finché Xiumin non si riaddormentò con una coperta addosso.
Dopo che Jedi e Sith
si scontravano, gli Anziani erano soliti
organizzare delle sessioni di allenamento congiunto tra cavalieri
già affermati e piccoli padawan, per consolidare il
benessere della Forza nelle membra dei primi e trasmettere gli
insegnamenti più profondi ai secondi.
Chen era bravo con i
bambini. Bastava un sorriso e lo seguivano tutti
senza battere ciglio, affascinati dalla sua passione. Qualche volta
rischiava di fare troppa forza sulle loro spade di legno, ma se
commetteva qualche errore finiva sempre tutto con una risata.
Xiumin lo osservava da
lontano e pensava di essere davvero fortunato ad
essere schierato con lui in battaglia. Chen si distraeva facilmente,
certo, ma altrettanto facilmente si riprendeva e trovava il modo di
vincere. Xiumin era più riflessivo di lui, ogni suo
combattimento era segnato da tante, forse troppe capriole mentali.
Erano così
diversi, eppure si sentivano a loro agio insieme.
Forse era per questo che facevano gli stessi sogni.
Quando Chen
congedò i padawan, Xiumin si avvicinò
e lo sorprese con una pacca sulla spalla.
- Come va, Chennie
Chennie?-
- Stai zitto!-
ribatté l’amico, non aspettandosi
proprio di sentirgli usare lo stesso nomignolo che gli avevano
affibbiato i bambini. Rise d’imbarazzo e l’altro lo
fece con lui, sentendosi il cuore stranamente in pace.
- Allora, che cosa
stiamo aspettando?- esordì Xiumin di
nuovo, estraendo la spada laser.
Chen aveva in mano
ancora quella di legno e senza porsi troppe domande
la tenne in posizione di guardia, fronteggiandolo.
- No, no. Prendi la
tua spada vera, Jongdae.-
Quest’ultimo
allargò gli occhi e fu sorpreso da
quella scelta. Xiumin voleva un duello vero d’allenamento,
glielo si leggeva senza difficoltà su quel sorriso lieve ma
beffardo. Lo adorava.
Mise da parte la
piccola spada di legno ed estrasse la propria,
attivandola insieme a quella dell’amico.
- Che la Forza sia con
te.- sorrise Chen, prima di attaccare.
Xiumin era pronto e
rispose perfettamente all’attacco. Il
ronzio delle loro armi echeggiò intorno come un forte vento.
Più gli attacchi di Chen venivano bloccati o respinti,
più lui desiderava riprovare, sfidarlo fino in fondo come
aveva fatto Xiumin all’inizio. Energia pura passava da una
spada all’altra, da un corpo a un altro, da una mente
all’altra.
Arrivò un
momento in cui Chen riuscì a respingere
un attacco dell’amico e gli fece perdere
l’equilibrio. Entrambi ridevano, senza pensieri che li
distraessero, e Chen con un lieve colpo di piede al ginocchio lo spinse
a cadere all’indietro. Xiumin non sembrò sentire
dolore ed emise solo un lamento di sconfitta, mentre l’altro
posava un piede sul suo petto in segno di vittoria.
- Ti arrendi?- lo
provocò Chen, sorridendo ancora.
Xiumin stava per
rispondergli … ma all’improvviso
la sua risata si spense. I suoi occhi si allargarono e il suo respiro
si fece irregolare.
Sopra di lui rivide il
viso delicato ma disgustato e rancoroso di
Luhan, che lo minacciava in quella stessa posizione l’ultima
volta che si erano scontrati.
Confuso da quel cambio
di reazione, Chen imitò a poco a poco
la sua espressione ed aggrottò le sopracciglia, spegnendo la
propria spada laser. - Tutto bene?- domandò soltanto, ma fu
come scatenare nell’amico una reazione esplosiva.
- Devo andare.-
mormorò Xiumin con un filo di voce tremante,
scrollandosi malamente di dosso il piede dell’altro e
alzandosi in piedi con foga, lasciando sul pavimento la sua spada
già spenta. Era stato colto da un ricordo e da una miriade
di sensazioni troppo pesanti perché potesse affrontarle.
Doveva scappare.
Tuttavia,
sottovalutava Chen.
- Aspetta
…!- fece quest’ultimo senza capire e
temendo già di aver fatto qualcosa di sbagliato. Fece per
raccogliere la spada di Xiumin, ma non appena la toccò
trasalì ed emise un verso di dolore, come se si fosse
scottato.
Strinse il manico
della spada in mano, cadendo in ginocchio con gli
occhi nel vuoto.
Vide qualcosa. Vide il
bagliore freddo di quella spada di fronte al
proprio naso. Una linea luminosa che tagliava a metà
un’immagine. Un volto. Un volto conosciuto, il volto
minaccioso di un amico. E dietro di esso, un altro con espressione
spaventata e piena di dolore.
Chen sentì
lo stesso lancinante dolore lacerargli il petto.
Sbatté gli occhi e li strizzò con forza, pur di
allontanare quella visione dalla mente, e quando sollevò lo
sguardo Xiumin era ancora a qualche passo di distanza a dargli le
spalle ed esse si muovevano su e giù con agitazione,
seguendo un respiro impanicato.
- Minseok …
- lo chiamò. Quello
cominciò a camminare per andarsene e allora Chen si
rialzò per seguirlo, mollando entrambe le spade laser sul
pavimento. - Minseok!-
Aveva compreso il
motivo per cui ora il suo amico voleva andarsene, ma
no, stavolta non sarebbe rimasto lì a guardare. Stavolta si
sarebbe imposto, perché tutta quella sofferenza era
insopportabile.
- Minseok, non
è colpa tua!- esclamò allarmato,
raggiungendolo e costringendolo a voltarsi prendendolo per una spalla.
- Non è stata colpa tua, vuoi mettertelo in testa?!-
Per poco non
vacillò: Minseok aveva gli occhi lucidi e le
labbra strette, come a trattenere inutilmente delle parole velenose.
- Lasciami in pace,
Jongdae. Sai anche tu che non è
così!-
- Non è
vero!- lo riprese Chen, prendendolo per entrambe le
braccia. - Maledizione, non sopporto più di vederti soffrire
in questo modo!-
- Non posso farci
niente, okay? Tu non sai com’è
andata!- sbottò l’altro con rabbia, allontanandosi
dalla sua presa.
Chen avrebbe voluto
scoppiare a piangergli in faccia, ma era lui a
dover essere forte in quel momento.
- Ma so quanto fa
male!- disse scuotendolo ancora, a sua volta
sull’orlo delle lacrime. - Mi fa male vederti così
… Percepisco la tua sofferenza e non finirà se
non cambi idea!-
Dannazione, Chen era
sempre stato un gran testardo. Sarebbe stato
crudele, ma forse per farlo desistere era necessario metterlo davanti
alla verità una volta per tutte.
- … che
cosa hai visto?-
Alla domanda appena
sussurrata di Xiumin, l’amico
tremò. Deglutì e, come se stesse rivelando il
più intimo dei segreti, evitò il contatto visivo
con lui e rispose:
- Ho visto Sehun
… Sehun che proteggeva Luhan.-
Gli occhi di Xiumin si
fecero grandi ed ebbe la conferma di dover
spiegare, pur di convincerlo che quel dolore aveva un senso.
Sospirò e mosse qualche passo lontano da lui, dandogli le
spalle nuovamente.
- Era il mio migliore
amico, Jongdae.- esordì. - Sono io ad
aver tradito lui, non viceversa.-
Ciò non
combaciava, secondo Chen, con quello che era
realmente successo: Luhan si era unito ai Sith perché non
aveva avuto scelta, dal momento che durante una missione di vitale
importanza era stato lasciato indietro su decisione dei cavalieri Jedi
più anziani. Era la prima volta che si scontrava davvero con
i seguaci dell’Impero e non ce l’aveva fatta. La
sua delicatezza d’animo l’aveva spinto nelle spire
del nemico e nessuno aveva tentato di salvarlo. Spinto dal rancore e
dalla delusione, Luhan aveva trovato nel Lato Oscuro il suo vero modo
di esprimersi, una filosofia di vita che si sposava con la sua
emotività. Aveva tradito i suoi compagni
nell’attimo in cui lui stesso si era sentito tradito.
Chen sapeva
già tutto questo, ma sapeva anche che quel
giorno loro non avevano potuto nulla contro le decisioni dei loro
maestri Jedi. Avevano scoperto del tradimento di Luhan troppo tardi,
perché potessero intervenire.
- Non l’hai
tradito, nessuno di noi ha potuto fare niente e
lo sai.- ribatté quindi Chen, stringendo i pugni fino a
ferirsi i palmi pur di non concentrarsi sulle lacrime che pungevano per
uscire fuori.
Xiumin si
voltò di scatto e per lui ormai era troppo tardi:
sui suoi zigomi perfetti scorrevano le sue gocce di rimpianto. -
Sì, invece! Avrei potuto tentare di convincere Luhan a
tornare da noi, invece di attaccarlo!-
Quello era un
dettaglio di cui Chen non era ancora a conoscenza. Dunque
il laser nella sua visione era proprio quello dell’amico?
- Ero … ero
distrutto.- spiegò ancora Xiumin, con
la voce che tremava. - Aveva abbandonato tutti noi, aveva abbandonato
me e anche … - si morse il labbro, stentando a pronunciare
quel nome. - E … E io forse l’avrei ucciso, li
avrei uccisi entrambi, se lui non … -
Era impossibile
continuare a parlare, il dolore era troppo. Il cuore di
Chen andò in mille pezzi, mentre finalmente comprendeva il
vero motivo per cui Xiumin si sentiva così in colpa.
La visione che aveva
appena avuto, il ricordo più pesante
legato a quella spada, era il momento in cui Xiumin aveva ceduto al
rancore e alla tristezza e stava per uccidere il suo migliore amico.
Tuttavia, Sehun si era messo di mezzo ed aveva protetto Luhan.
Sehun, certo. Solo
adesso Chen se ne accorse.
Lui era stato
l’ultimo a diventare cavaliere Jedi. Prima era
un padawan curioso e di talento, ben voluto dai compagni e dai maestri
e affascinato da un cavaliere più grande e maturo: Luhan.
Egli gli aveva insegnato forse ciò che di più
importante potesse esserci per un Jedi, prima di venir tradito da
quegli stessi ideali che avrebbe dovuto seguire e insegnargli a
seguire. Per Sehun, il tradimento di Luhan era stato un trauma pesante,
che alla battaglia successiva aveva dimostrato di non saper superare.
E quando aveva visto
Xiumin muoversi in preda alla rabbia e attaccare
Luhan, ai suoi occhi era stato chiaro da quale parte avrebbe dovuto
stare.
- Adesso capisci?-
mormorò Xiumin, ultima frase che si
concesse sull’argomento prima di tornare nel suo freddo
guscio di orgoglio e senso del dovere, quel pilastro che gli permetteva
di essere un cavaliere Jedi degno di tale nome. Prese un respiro
profondo e si asciugò le lacrime, ignorando
l’addolorata sorpresa negli occhi del suo amico.
- Minseok …
- tentò debolmente Chen di fermarlo,
impotente sotto le lacrime che iniziarono a uscire anche a lui. -
Minseok, ti prego, non portarti ancora dentro questo peso … -
Ma ormai i suoi
tentativi di restare forte erano inutili. Xiumin non lo
ascoltò e lasciò velocemente l’enorme
stanza, odiandosi ancora e ancora per quella colpa che lo perseguitava
e adesso anche per aver respinto Chen, colui che gli aveva letto
dentro, gli aveva teso una mano che lui non aveva voluto accettare.
Dietro di lui, Jongdae
scoppiò a piangere, accasciandosi
nuovamente.
I suoi
lineamenti sono ancora così delicati e dolci, la sua
voce ancora così sottile. Il suo aspetto non è
cambiato e forse nemmeno la sua anima.
Forse
non è mai riuscito a capirlo davvero, in fondo. Non
come il suo allievo più giovane che, se
l’aspettava, col tempo è anche diventato il suo
amante. Tra loro c’è sempre stata della chimica
particolare. L’intesa è chiara nei loro occhi
ancora così limpidi, nonostante ora il loro cuore sia
più nero del mantello che portano.
Si
scambiano brevi parole con i visi vicini, non troppo da toccarsi, ma
abbastanza per infondersi sicurezza a vicenda. E poi, insieme, si
voltano. La paura è dominante, lo invade ovunque e non
c’è via di fuga.
A
un secondo sguardo, forse il suo viso non è
così gentile come lo ricordava. Non può esserne
certo. Ormai, ogni certezza è svanita come uno sbuffo di
fumo nell’aria.
-
Ha fatto soffrire anche te?- echeggia inquietante la sua ironia. -
Non cambierà mai, proprio come me.-
Solo
ora si ode un respiro pesante, basso e costante, insieme al
battito di un cuore agitato. Ma nient’altro. Solamente il
ghigno di Luhan riempie la sua mente.
-
Spero che tu sia pronto, perché non mi
tratterrò … Jongdae.-
Xiumin si
ritrovò seduto sul suo letto, nel buio
più totale e senza fiato. Pur aprendo gli occhi persi e
spaventati al massimo, non riusciva a scorgere una fonte di luce che
potesse dargli sollievo. A fargli compagnia aveva solo le terribili
visioni che gli avevano appena fatto visita e i battiti velocissimi del
suo cuore che gli impedivano di tranquillizzarsi.
Restò in
quella posizione di terrore a lungo, prima che
spontaneamente il nome del suo amico si impossessasse di lui e lo
scuotesse, al punto da spingerlo ad alzarsi.
Corse fuori dalla
stanza e si guardò intorno frenetico, alla
ricerca di qualcuno, una persona qualsiasi che fosse sveglia.
Andò giù lungo il corridoio come un forsennato,
finché da un angolo non vide spuntare due suoi compagni.
- Junmyeon! Yixing!-
gridò, e scoprì di avere la
voce rauca e rotta da un pianto imminente.
Gli amici gli andarono
incontro e lo sorressero da entrambe le parti.
- Minseok, che
succede?- domandò Lay, toccandolo con un
braccio solo dal momento che quello artificiale era steso lungo il
fianco. - Hai bisogno d’aiuto? Hai visto segnali di un
attacco dei Sith?-
L’altro
scosse dolorosamente il capo, faticando a riprendersi
fino a essere in grado di parlare.
- Forse Luhan non ha
ancora- stava cominciando a dire Suho, ma fu
subito interrotto da una mano di Xiumin sulla spalla, mentre questo gli
chiese disperato:
-
Dov’è Jongdae?-
- Jongdae? Non lo so,
non è a dormire?- chiese ancora Suho,
ansioso di fronte al panico dell’amico. - Che cosa
è successo, Minseok?-
- Ho … ho
visto Luhan … - esordì,
seppur gli facesse male. - E parlava con lui … -
Suho
aggrottò appena la fronte, non comprendendo subito.
Lay, invece, allargò gli occhi in preda al terrore.
- Oh, no.-
Era ironico come erano
bastate le poche e semplici parole di Chen a
riecheggiargli nella testa, per lasciar scivolare via gradualmente il
rimorso che si era portato dietro per tanto tempo. Le accuse di Luhan,
secondo cui lui e tutti gli altri sarebbero diventati spietati ed
egoisti come i Jedi più anziani, non facevano nemmeno
più così male. Di Luhan, ormai, restavano solo
dei ricordi dolceamari che gli avrebbero procurato un po’ di
nostalgia nelle sue notti insonni.
Quei rimasugli di male
che percepiva ancora nel cuore erano legati a
Sehun, a quel ragazzo così giovane e forte, amico puro e
fedele che proprio per questa sua fedeltà non era riuscito a
rinunciare all’affetto del suo compagno. Non aveva mai potuto
biasimarlo per questo.
Ricordava ancora bene
i dettagli di quella visione che a malincuore si
era ritrovato a condividere con Chen. Luhan, da che era terrorizzato e
distrutto all’idea di essere stato abbandonato, sembrava ora
invincibile, come se nessuna spada laser avesse potuto scalfire la sua
pelle. Xiumin lo stava inseguendo, quando da una via secondaria era
arrivato Sehun. Era la prima vera missione di quest’ultimo e
per ironia della sorte il suo avversario era stato colui che gli era
stato più accanto nei suoi anni da padawan, colui che gli
aveva insegnato ad avere cuore anche brandendo un’arma.
Xiumin non avrebbe mai
immaginato di vedere Luhan perdere la sua
corazza di odio e supplicare Sehun di non abbandonarlo anche lui,
poiché il suo unico rimpianto era stato quello di non
poterlo vedere diventare un Jedi, di non potergli più stare
vicino. Le mani di Sehun avevano tremato forte intorno al manico della
spada, i suoi occhi si erano fatti grandi, enormi. Xiumin non aveva
potuto perdonare il gesto di Luhan, non aveva sopportato di sentire
quelle parole dalla sua bocca, dopo aver ferito lui e tutti gli altri.
Per questo gli si era lanciato contro e Sehun, proprio come Luhan,
aveva seguito il suo cuore: si era frapposto tra i due ed aveva
impedito a Xiumin di colpirlo.
Da allora il cavaliere
Jedi non era più riuscito a vivere
una vita degna di essere chiamata tale. Pur avendo il sangue freddo
necessario per combattere dalla parte del bene, pur riuscendo a
sopprimere i suoi sensi di colpa, pur scacciando dalla mente i ricordi
di un Sehun distrutto dal tradimento di Luhan, Xiumin non riusciva a
odiarlo per aver tradito il gruppo a sua volta e soprattutto non
riusciva più a trovare una vera ragione per impugnare quella
spada laser e combattere. Lo faceva perché doveva, niente di
più.
O meglio …
quel “di più” era
sempre rimasto al suo fianco, devoto e prezioso, e l’aveva
realizzato soltanto ora che l’aveva perso.
Chen era speciale.
Condividevano i sogni, si incontravano nella mente
grazie alla Forza. Ma non era solo questo: Chen aveva sempre tentato di
incontrare anche il suo cuore, per quanto le regole dei Jedi non
fossero sempre compatibili con una scelta simile. Chen gli sorrideva,
gli parlava, curava le sue ferite in silenzio senza che se ne fosse mai
reso conto.
Ora che era stato
rapito dai Sith, con lui se n’era andato il
senso della sua vita.
Non poteva muoversi.
Era stato deciso che se ne sarebbero occupati i
maestri più esperti; mandare i ragazzi o qualcuno che era
stato vicino a Luhan sarebbe stato letale, stavolta. Tutto
ciò che poteva fare Xiumin era aspettare e aspettare. Non
aveva più avuto visioni che potessero suggerirgli la
condizione attuale di Chen e la cosa lo snervava terribilmente. Nessuno
osava rivolgergli la parola, né disturbarlo. Xiumin sarebbe
tornato se stesso, solo una volta che Chen sarebbe tornato da lui.
Accadde dopo tre
giorni.
Era chiuso nella sua
stanza, ormai come al solito. Udì delle
voci concitate nel corridoio e, insospettito, si affacciò
fuori. Non ebbe avuto nemmeno il tempo di farlo, quando si
ritrovò davanti Baekhyun e Jongin a tirarlo per le braccia
chissà dove, parlando in modo concitato e confuso.
E al fondo del
corridoio, finalmente, come una visione paradisiaca,
eccolo lì. Sano e salvo – e Xiumin si illuse per
un attimo che fosse tornato per lui, come un angelo custode. In
quell’esatto momento ritornò a vivere e si mise a
correre a perdifiato per raggiungerlo.
Non disse una parola,
e nemmeno Chen. Si strinsero forte, flettendo e
impegnando tutti i muscoli del loro corpo per farlo. Xiumin
affondò il volto sulla sua spalla e non seppe come fece a
non piangere. Si aggrappò a lui senza riuscire
più a lasciarlo andare, perché no, mai
più l’avrebbe lasciato andare così.
- Sono felice che tu
sia vivo.- sussurrò al suo orecchio con
un filo di voce disperato, e mai una frase gli suonò
così banale, soprattutto confrontata con quella
apparentemente ancora più semplice di Chen.
-
Sono qui.-
E a Xiumin non bastava
davvero altro per tornare a respirare.
- Jongdae …
- tentò di cominciare, districando
l’abbraccio e guardandolo con il volto accartocciato dalla
tristezza. - Jongdae, so che non dovrei dirlo, ma mi dispiace
… ho-ho avuto paura che quella fosse la nostra ultima
conversazione e-
- Dimenticala!- lo
interruppe dolcemente Chen, passandogli
più volte le mani sulle guance e tirandogli i capelli
all’indietro. - Dimentica quello che è successo,
ti prego.-
Xiumin
annuì, non poté fare altro. Si sentiva
così debole ora, come un bambino a cui doveva di nuovo
essere insegnato tutto, ma era una sensazione talmente dolce ora che si
trovava tra le sue braccia.
Lo costrinse a restare
con lui per tutta la sera, ad ascoltare
sottovoce le sue scuse e le sue preoccupazioni, i suoi pensieri e i
suoi turbamenti. Mai aprì il suo cuore in un modo simile,
dimenticandosi dei suoi doveri di guerriero e dando sfogo solo alla
giovane anima tormentata che era. Chen lo tenne stretto a sé
tutto il tempo senza smettere, a sua volta felice di essere tornato da
lui e senza più alcuna sfumatura di paura nel cuore. Aveva
superato delle torture psicologiche durante la sua prigionia, aveva
superato cose veramente pesanti da sopportare per uno spirito leggero
come il suo e, ora che aveva Xiumin tra le braccia, si sentiva potente.
La mattina dopo,
Jongdae si svegliò con il tenero viso di
Minseok addormentato a un palmo dal proprio naso. Era bello come era
sempre stato e come mai avrebbe sperato di avere accanto.
Lo vide muoversi
appena nel sonno e seppe che si sarebbe svegliato dopo
pochi attimi. Approfittò di quel momento di sospensione,
prima che la bolla intorno a loro scoppiasse, e d’istinto si
spinse in avanti a sfiorargli le labbra con le proprie. Fu un tocco
quasi impercettibile, ma bastò perché Minseok
sollevasse le palpebre in preda alla più bella meraviglia.
- Che la Forza sia con
te.- Jongdae gli diede il buongiorno
così.
L’altro gli
sorrise in modo semplice e innocente, come quasi
non era più abituato a fare. Gli accarezzò il
volto con le dita e rispose in un dolce sussurro.
-
La mia Forza sei tu.-
*
Hiiii~
Here I am. Your NamjoonAddicted is
Here~.
Già, se io sono qui vuol dire che questa piccola
e meravigliosa perla l’ha tirata fuori dalla sua penna Eliot.
Io non ce la faccio, voi non avete idea di quanto io sia orgogliosa di
poter scrivere una serie che amo cosí tanto con una persona
a cui voglio altrettanto bene. Sigh.
Lo so, divento emotional quando si parla di lei, Lo siento~
(nessun riferimento ai Super Junior giuro)
Niente~ Se vi è piaciuta
quanto piace a me, lasciatele una recensione che la fate tremendamente
felice, perchè se le merita.
Baci.
Vostra
NamjoonAddicted
E…Che la forza sia con voi~
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