Trying to make our way in the universe

di ELIOTbynight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lightsaber, a life saver [SULAY] ***
Capitolo 2: *** Choose [KAISOO] ***
Capitolo 3: *** Come to the dark side [CHANBAEK] ***
Capitolo 4: *** Everyone except you [HUNHAN] ***
Capitolo 5: *** As it's our last day [TAORIS] ***
Capitolo 6: *** You are my Force [XIUCHEN] ***



Capitolo 1
*** Lightsaber, a life saver [SULAY] ***


Lightsaber; a life saver

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Erano così morbide le sue labbra, e così familiare e nostalgica quella sensazione.

Le loro lingue intrecciate con foga, le sue mani grandi sulla propria schiena, il profumo dolciastro della sua pelle e quel calore così sempre febbricitante.
Erano due anni ormai che non baciava quelle labbra, che non ne saggiava il sapore dolce e la loro morbidezza, che non sentiva i suoi palmi ruvidi contro la schiena e il suo odore nelle narici; due anni che non si faceva stordire dalla sua voce profonda e ansante, liberata in gemiti rauchi e profondi contro il suo orecchio, che il calore del suo corpo non lo avvolgeva quando aveva gli incubi, non lo proteggeva, non lo riscaldava.
Gli mancava. Gli mancava terribilmente, eppure era stato proprio lui a voler troncare la loro relazione perchè per il codice Jedi non era concessa, era stato lui a preferire la Forza al suo amore, era stato questo a far crescere la sua rabbia, rabbia che aveva portato odio e odio … che aveva portato al dolore.
Era stato lui a dargli tutti i motivi per passare al lato oscuro, eppure lo amava ancora così tanto.

Possibile che fosse così facile per loro? Vivere in quella freddezza forzata, solo per poter "essere superiori" ed un tutt'uno con quella stramaledettissima Forza?
Possibile che quel potere valesse la felicità semplicemente e puramente umana? Era davvero così bello vivere in un'apatia autoindotta? Così facile essere indifferenti e insensibili ai sentimenti altrui? Ai sentimenti di quello che avrebbe dovuto essere il suo partner?
Codardi, ecco cos'erano.
Isolarsi dalle emozioni, non provare più nulla, era così facile. Quando non si ha nulla per la testa è facile condurre il potere come si vuole, senza aver paura che sfugga al proprio controllo.
Ipocriti a dire che il lato oscuro fosse "più facile". No, il lato oscuro era conciliare le emozioni e da esse scaturirne potere.
Nel lato oscuro si faceva i conti ogni secondo con la rabbia che si aveva dentro, lo spirito di vendetta che dilaniava e il dolore che si sentiva vivo dentro di sé e pulsava insieme al cuore.
Il lato oscuro non era soccombere alla rabbia, bensì impedire che questa non lo divorasse.
Così facile chiudere i sentimenti in una scatola e buttare via la chiave.
Quando convivere con emozioni scaturite da ricordi e sentimenti che non si volevano dimenticare, per nulla, ricordi degli anni più belli della sua vita, ricordi di una felicità ora in frantumi, e ricordi che ormai non arrecavano altro che rabbia da controllare e lacrime da ricacciare indietro era ciò che di più difficile potesse fare.

Persino il ricordo di come aveva perso l' avambraccio gli sembrava più piacevole di quelli che li raffiguravano insieme, persino il ricordo del laser che gli corrodeva e cicatrizzava la pelle, persino di come tagliava l'osso come se fosse stato di gelatina, persino il ricordo del bruciore persistente lo faceva stare meglio.
Che poi quella protesi l'avesse progettata e costruita la stessa persona che gli arrecava ancora tanto dolore, questo era un altro paio di maniche.
Costruita su misura, con portaspada incorporato. Era ancora lucida e nera, quasi fosse nuova, senza un graffio, solo con le loro due lettere incise dentro.
L.S.
Gli venne solo una nostalgia dilaniante nell'ammirare quella protesi lucente e meravigliosa, uscita dalle mani e dalla mente creativa del suo grande amore.
Era incredibile come nonostante tutto, nonostante ormai fossero agli antipodi, nonostante fosse stato lui a far finire tutto, nonostante ora le loro fazioni fossero eterne nemiche, era incredibile come lui riuscisse ancora ad amarlo come se non fosse mai successo nulla.

Strinse il pugno meccanico, alzandosi dal suo letto posto nel suo alloggio personale alla base Sith su Arkains. Si rivestì della casacca, si mise il mantello ed uscì fuori nel balcone della sua stanza.
Già, Arkains, il pianeta di Suho; governato dall'impero da tempo immemore, costellato di città luminose e maestose che la notte prendevano vita con luci stravaganti e meravigliose.
Il pianeta di Suho; in effetti aveva sentito la sua presenza da quando era atterrato, ma si era detto solo che era pura e semplice illusione, in ogni caso.
Doveva andarsene … o sarebbe impazzito.
Raggiunse la cabina di pilotaggio ed informò l'equipaggio della loro partenza immediata, e di riferire all'astronave madre che ci era voluto meno tempo del previsto.
Non poteva stare più su quel pianeta che gli ricordava Suho in tutto e per tutto.

Lo stesso Suho che era appostato nei pressi dell'astronave di Lay e che non appena sentì vociferare della partenza immediata, corse a nascondersi all'interno dell'astronave. Ora che era lì, non lo avrebbe lasciato scappare.
Lo aveva pedinato per tutta la missione e non poteva di certo lasciarlo andare, non di nuovo.
Non come gli aveva detto di non amarlo più, solo per poter continuare il suo percorso di crescita.
Si sentiva un maledetto e stupido egoista, stentava ancora a credere a quel che aveva osato fargli: ora Lay era un Sith, uno degli eterni nemici dei Jedi, uno dei praticanti dell'impetuoso lato oscuro, e tutto per colpa sua.
Per un suo stupido desiderio, neanche realizzato.
Se non avesse deciso di lasciarlo per seguire i suoi maestri, sarebbe rimasto ancora al suo fianco. Aveva solo peggiorato le cose, senza contare che non aveva smesso di pensare a lui nemmeno un secondo. Lo amava troppo e per uno stupido errore aveva rovinato tutto.
Pensava che sarebbe stato meglio per entrambi e ora uno era ai servizi del lato oscuro e lui era in una sorta di stallo in cui la sua Forza era bloccata e non riusciva a migliorarsi.
Gli mancava da morire e mai, mai si era sentito tanto stupido in vita sua.

Sentiva la sua presenza muoversi silenziosa e nascosta, turbata più di quanto non ricordasse. Doveva assolutamente raggiungerlo e parlargli prima che raggiungesse l'astronave madre. Doveva portarlo via, via con lui, una volta per tutte.
Si affrettò a seguirlo silenziosamente, arrivandogli finalmente alle spalle sotto la stiva della nave.
- Lay.- sussurrò Suho, aspettandosi qualsiasi cosa.
Lay rimase fermo e in silenzio per attimi interminabili, fino a quando poi non si voltò calandosi il cappuccio.
- Allora sei davvero qui. Che cosa vuoi, Suho?-
Quella domanda gli spezzò il cuore. Quel tono così freddo e quell' espressione così distante gli fecero correre le lacrime agli occhi. Ma le ricacciò indietro, cercando la voce e la forza di tirarla fuori.
- T-torna con me.- chiese allungandogli una mano, che fu subito accompagnata dalla sua spada laser.
- Perchè dovrei? Per te? Scordatelo. Ho passato i due anni peggiori della mia vita e tutto quello che sai fare è venire qui, come se nulla fosse, dopo due anni in cui ho patito l'inferno, solo per chiedermi di tornare da voi? No, Suho. Non dopo ciò che mi hai fatto! Come puoi pretendere che io dimentichi?-
-Non ti ho mai chiesto di dimenticare, ma di perdonare la scelta egoistica di un povero uomo senza famiglia e senza amore che voleva solo essere fiero di se stesso e che voleva rendere felice te. So che ho fatto tutto l'opposto, ma ti prego Lay, vieni via con me … -
La rabbia non faceva che crescere in lui.
Si sentiva ribollire. Davvero gli stava chiedendo tutto quello? Basandosi su parole inutili, come se non fosse mai successo nulla?

Non ce la fece più, lo guardò con le fiamme dentro alzando di scatto il braccio destro, alzando anche Suho stesso, che si aggrappò al suo stesso braccio. Lay cominciò a stringere lievemente.
- Come osi tu venirmi a chiedere di venire via con te, dopo tutto ciò che ho passato per colpa tua?! Sto patendo le pene dell’inferno, il dolore mi sta dilaniando, la nostalgia mi corrode e la solitudine mi fa a pezzi … e questo solo ed esclusivamente per colpa tua!- ogni parola che usciva dalla sua bocca era forte, così come si stava facendo la presa di Lay sul collo di Suho.
- Tua e del tuo stupido desiderio di grandezza e di una volontà di riscatto che non avresti mostrato a nessuno oltre che a te stesso! Mi hai lasciato da solo a combattere contro i miei demoni e ne hai solo creati altri, non arrecandomi altro che delusione e sofferenza … Ti sei fatto accecare dal potere più di quanto non abbia mai fatto io!- strinse ancora la presa, mentre Suho strabuzzava gli occhi e annaspava frettolosamente in cerca d'aria.
- E ora guardati, in piena balia del potere oscuro che per tutta la vita hai disprezzato e che ti tiene in bilico tra la vita e la morte … - la vista di Lay cominciò ad offuscarsi e la sua voce si fece meno ferma.
- V-Vita che potrei strappare dalle tue mani in questo momento, perchè non meriteresti che questo per ciò che mi hai fatto … -
Subito dopo, un tonfo sordo e potente ed entrambi a terra. Suho riprese a respirare dopo un'apnea che gli parve infinita e Lay in ginocchio, curvo sulle spalle.
- MA NON POSSO! Perché … Perchè ti amo ancora più della mia stessa vita e so che se mi chiedessi un altra volta di venire via con te, non esiterei un istante a dirti di si.-
Le sue spalle ormai erano scosse dai singhiozzi, la sua spada era ormai lontana, e il suo corpo accasciato a terra come se stesse subendo la tortura più terribile.

Suho non perse nessuna di quelle parole. Si alzò in piedi e corse verso l'altro, alzandogli il busto e stringendolo in un abbraccio che sapeva troppo di casa e di amore. Lo strinse, gli accarezzò i capelli ed inspirò il suo profumo, lasciandolo sfogare contro la sua spalla.
- Torna a casa con me, Lay.- gli sussurrò in un filo di voce rotto dalle lacrime mal trattenute.
E la sua risposta fu un semplice cenno con la testa seguito dalla risposta spezzata.
- Sì, Suho, tornerò a casa con te anche se sono passati due anni, anche se ho creduto di odiarti ogni giorno di più, anche se pensavo che non saresti mai venuto a salvarmi … tornerò a casa con te.-
Fu Lay a staccarsi da quell'abbraccio, solo per guardarlo, come a fargli un'implicita e indissolubile promessa. Suho non potè che mal celare un sorriso felice, felice di aver ritrovato la forza di seguire il suo cuore, felice di aver ritrovato e riabbracciato la causa per cui il suo cuore batteva, felice di poterlo amare di nuovo come una volta, che lo avesse aspettato, di poter rimediare a tutto il dolore che gli aveva arrecato. Solo e semplicemente felice.
Per suggellare quelle promesse appuntate solo mentalmente, gli diede un bacio sulle labbra, dapprima dolce e leggero, ma che divenne presto impetuoso e al sapore di lacrime.
Un bacio che sapeva di casa, che sapeva di amore.
Un bacio che valeva due anni di lontananza.
Un sonoro schiocco fu il segnale che le loro labbra si erano distaccate. Lay era ancora stordito dalla sensazione arrecatagli da quel bacio che aveva sognato e bramato per mesi, e poi un sussurro, solo un sussurro all'orecchio di Lay.
- Ti amo anche io.-




*




Ciao a tutti, sono Eliot e gestisco questa raccolta, anche se essa è scritta non solo da me, ma anche dalla mia amica Sophie (NamjoonAddicted).
L'idea è nata proprio dalla one shot che avete appena letto, dedicata alla SuLay. Inizialmente Sophie l'aveva scritta per un'iniziativa, ma poi ad entrambe è venuta la voglia di dedicare una piccola storia ambientata nell'universo di Star Wars anche ad altre coppie che ci piacciono - degli EXO e non solo, perché ci sono tante coppie che shippiamo nel kpop in generale. Ed eccoci qui!
Riempiremo la raccolta di storie di entrambe, anche se significherà magari vederne due di fila da parte mia o di Sophie; io scriverò le note in fondo alle sue storie e lei in fondo alle mie. Io mi sono occupata di betare le mie e le sue storie, lei ha creato tutte le immagini aesthetic che vedrete in testa ad ogni capitolo.
Per quanto riguarda la trama, un filo logico effettivamente c'è, ma non è abbastanza forte da rendere questa raccolta di one shot una vera e propria long fiction. Si tratta semplicemente di piccole storie a sé, ambientate tuttavia nello stesso contesto.
Per il momento i fandom previsti sono EXO, Super Junior e BTS, ma non escludiamo che altri gruppi kpop vengano coinvolti in futuro.
E niente, io smetterei con le chiacchiere inutili e passerei alla parte in cui vi imploro in ginocchio di lasciarci una traccia del vostro passaggio, una recensione, un inserimento nei preferiti o nelle ricordate... insomma, fateci sapere che cosa ne pensate. xD
Un bacio a tutti! :*

Eliot

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Capitolo 2
*** Choose [KAISOO] ***


Choose

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Era una notte calma e tranquilla su Arkains, nonostante fosse un pianeta sotto il dominio imperiale da anni. Eppure Kai e Kyungsoo erano tesi.
Due soli ribelli su un pianeta che era sotto il dominio imperiale.
Se ne stavano nella loro navetta anonima, sotto copertura, ad aspettare che Suho li contattasse. Kai era seduto a giocherellare con i pulsanti innocui della pulsantiera davanti a lui, mentre Kyungsoo se ne stava poggiato contro lo stipite dell’armata che divideva la cabina di pilotaggio dal resto della nave.
- Cosa c’è, Kyungsoo? Ti sento pensare da qui!- ridacchiò Kai.
L’altro, per risposta, sbuffò leggermente e dopo un lungo silenzio gli rispose:
- Non sono sicuro che Lay tornerà; Suho si sta illudendo, lui non lascerà il lato oscuro così facilmente.-
- Così come non lo abbracci senza un motivo più che valido Kyungsoo. Tu non sai quanto ha sofferto Lay per la loro rottura. Sono cresciuti insieme, Suho per lui era l’unica cosa a cui si aggrappava. Si amavano e si amano tuttora, altrimenti non saremmo qui.- asserì Kai, voltandosi verso di lui con lo sguardo aggrottato.
- Appunto, proprio perché ha sofferto pensi che sia facile perdonarlo? Sono due anni che non si vedono e chissà quanta rabbia ha represso, chissà quanto dolore ha digerito. Nel lato oscuro poi, chissà quanto lo ha corrotto, pensi davvero che nonostante tutto questo Lay tornerà? Tornerà da colui che gli ha spezzato il cuore?- chiese scettico e quando voltò lo sguardo vide Kai serio, tremendamente serio che gli rispose di sì.
Tutto ciò lo sorprese da morire. Non lo aveva mai visto così, così convinto, così fermo, irremovibile nelle sue idee, quasi ne dipendesse … quasi lo vivesse sulla sua pelle.
E questo pensiero lo fece rabbrividire.
- È proibito.-
Kai lo guardò quasi disgustato:
- È amore, pensi che si possa controllare? Suho è un ottimo Jedi, nonostante il forte amore che lo ha sempre spinto. Si deve trovare un equilibrio perché non ci sovrasti, ma è solo un punto di forza. Davvero sei così scettico riguardo a tutto questo?-
Aveva uno sguardo così strano, quasi deluso, ferito … e Kyungsoo ebbe la sensazione che non si stesse parlando di Suho e Lay, bensì di loro. O meglio, di Kai di sicuro.
Kai, che sembrava così turbato da tutto ciò, così legato e accondiscendente nei confronti dei sentimenti dai quali loro dovevano imparare a distaccarsi, quando invece lui ci stava riuscendo alla grande.
Forse perché i sentimenti per Kyungsoo erano sempre stati superflui e non avevano mai segnato più di tanto la sua vita, questo almeno prima di conoscere Kai.

Erano a malapena dei bambini quando erano entrati in accademia e Kyungsoo era sempre stato un tipo schivo e solitario, ma Kai l’aveva sempre spinto ad aprirsi un po’, fino alla loro separazione per l’addestramento padawan.
Erano stati prelevati e portati in posti diversi, assegnati a maestri diversi, e per questo si erano persi.
Per sette anni non si erano più visti, erano cambiati, erano cresciuti, eppure nessuno dei due si era dimenticato dell’altro e, alla fine di quei sette anni, si erano rivisti e  Kyungsoo in quel momento aveva giurato a sé stesso di trovare un modo per eliminare, reprimere o quantomeno placare e nascondere i sentimenti che la vista di Kai provocava al suo corpo.
Ricordava quel giorno benissimo, si era sentito scuotere violentemente dalla sua bellezza nuova, maestosa.
Era diverso, era muscoloso, perfetto; non riusciva a dargli un altro aggettivo.
Perfetto, solo perfetto. E cielo, questo lo spaventò da morire. Lo spaventò il calore nel petto che produsse il suo sorriso luminoso quanto tutti i soli della galassia, il formicolio che lo scosse quando si strinsero la mano, e il battito accelerato quando vide il suo sguardo lucido che sembrava urlargli “non ti ho mai dimenticato”, ma di questo non ne ebbe mai conferma.
Ma in quel momento, in cui lo stava guardando in quel modo, con quel sorriso, per un momento, un solo momento, pensò di capire cosa fosse l’amore di cui si parlava tanto.
Eppure, questo non lo aveva mai dimostrato, non si era mai mostrato succube di ciò che provava per Kai.
Non c’era stato modo di sopprimerlo, tantomeno eliminarlo, e poi quei quattro anni di vicinanza e di convivenza continue … Non si era nemmeno permesso di toglierselo almeno un po’ dalla testa, quindi a quella domanda avrebbe davvero voluto dire di no, che sapeva quanto fosse frustrante nascondere un segreto tanto pesante e dirglielo finalmente, eppure Kai sembrava così irrimediabilmente lontano e irraggiungibile, e perciò, quasi per vendetta, per ripicca, rispose di sì.

- Sì Kai, lo sai che io e i sentimenti stiamo benissimo separati.- sussurrò abbassando lo sguardo, mentendo spudoratamente.
E questo infranse definitivamente le speranze di Kai.
Kai, che lo aveva rincorso per anni, senza aspettarsi mai nulla, covando una leggera e nascosta speranza che Kyungsoo potesse in qualche modo lasciarlo entrare e lasciarsi conquistare.
Diamine, era stato davvero così cieco da non accorgersene prima? Forse avrebbe dovuto essere più esplicito, farglielo capire in qualche modo … ma a cosa sarebbe servito? A illudersi, ecco.
Ma se era veramente così, poteva benissimo dichiararsi, perché non avrebbe provato nulla lo stesso, giusto? Gli sarebbe scivolato di dosso come tutto il resto, giusto? Che cos’aveva da perdere a questo punto? Niente.
Si morse il labbro inferiore, per poi far scattare lo sguardo nel suo, sorridendo, con tono di sfida e ringhiando leggermente dalla frustrazione.
- E pensare che sono innamorato di te.- e gli voltò le spalle, senza più la forza di guardarlo, e se ne andò lasciandolo lì, a guardarlo sbigottito.

Cosa?
Solo questa domanda ora vagava nella sua mente improvvisamente vuota.
Kai era innamorato di lui? Non era uno scherzo? Quella persona così irraggiungibile a detta sua, era innamorata di lui.
Non poteva credere di aver rovinato tutto, per cosa poi? Orgoglio? Paura?
Deglutì a vuoto, continuando a guardarlo tornare alla cabina di pilotaggio.
Si sentì bloccato, immobile, incapace di muoversi o di parlare. Eppure voleva chiamarlo, voleva scuoterlo per le spalle e dirgli che non era giusto così, non poteva fare così, non poteva permettersi di farlo crollare in quel modo l’ennesima volta. Voleva baciarlo, dirgli che lo era anche lui, che ricambiava quel sentimento proibito di cui aveva così tanto timore, ma aprì solo le labbra e ne uscì un lieve sussurro
- Kai … -non riuscì a dire altro, quando una trasmissione da Suho arrivò.

- Kai! Qui Suho, missione compiuta, ripeto missione compiuta, partite subito! Passo e chiudo.-
Kai si voltò, serio, tornando ai comandi all’istante e Kyungsoo dopo aver stretto i denti si sedette al suo fianco, restando in rigoroso silenzio. Nessuno dei due osò dire nulla, fino a quando non arrivarono sotto l’astronave di Lay senza farsi notare.
- Suho, siamo sotto, passo.-
- Arriviamo, chiudo.-
Kai lanciò uno sguardo indecifrabile a Kyungsoo, il quale lo ricambiò ancora nella confusione più totale, fino a quando Kai poi non si alzò sbuffando, andando a prendere Lay e Suho.
Kai ritrovò il sorriso nel rivederli insieme, nel rivedere Lay. Li abbracciò entrambi sorridendo, cercando di ignorare il nodo allo stomaco che gli si era formato.
Tornarono alla nave andandosene in fretta, prima che i nemici si accorgessero della fuga di Lay. Kai tornò ai comandi con Suho al suo fianco, mentre governavano la nave con mani esperte nel salto nell’iperspazio che fecero per allontanarsi velocemente dal luogo del prelievo il più presto possibile, lasciando Lay e Kyungsoo nel più totale, teso ed imbarazzante silenzio. Lay lo spezzò per primo.
- Non ti convince proprio, mh?-
- Mh?- Fece Kyungsoo tornando alla realtà.
- Dico, non ti convince proprio il mio ritorno?-
Kyungsoo sospirò. - Non mi convinceva, no. Ma a quanto pare ho solo sottovalutato quel potere.-
 -Il potere di chi?-
- Dell’amore, Lay. Non pensavo che dopo questi due lunghissimi anni, dopo che Suho ti ha trattato da insensibile, dopo tutto ciò che potevano averti inculcato nel lato oscuro, dopo tutto il dolore e la rabbia che avrai covato, dopo la consapevolezza di sapere che colui che amavi con tutto te stesso ti ha spezzato il cuore in un modo così freddo … Pensavo che non saresti tornato e invece eccoti qui, di nuovo al suo fianco, come se non fosse successo nulla. Come hai fatto a non farti corrompere? Come hai fatto a non soccombere al potere?-
- Non cercavo potere, né vendetta. Sfogavo soltanto il mio dolore e convertivo le mie lacrime, imparando nuovi modi per poterlo fare. È vero, cercano di corrompere, ma sta a te decidere se lasciarli fare o fare finta e non lasciare che il potere ti intacchi. Mi sono affidato al mio cuore spezzato ancora pulsante per Suho per andare avanti e al mio dolore per sopravvivere lì in mezzo, traendone solo potere. Nonostante tutto l’ho amato sempre, con tutto me stesso, anche se non mi aveva portato altro che dolore, anche se non potevamo, anche se ci avrebbe compromesso. Ho avuto dei dubbi, lo ammetto, ma lui è tornato da me, perché tra il Suho Jedi perfetto e il Suho compromesso ed innamorato di me ha scelto di amare me, ha scelto solo me. Come potevo non tornare?- sorrise debolmente e Kyungsoo rispose, sorridendo a sua volta:
- Sono felice che tu sia di nuovo con noi, Lay.-
- Ne sono felice anche io.-
In quel momento si avvicinò Suho, che si abbassò a baciare Lay sulle labbra.
 -Perché non vai a riposare un po’? Ti raggiungo subito.-
Lay annuì convinto, congedandosi, e Suho si sedette al fianco di Kyungsoo.
- Vedo che ti sei convinto.- ridacchiò Suho.
- Ora ho il suo punto di vista, è più facile capirlo.- ridacchiò a sua volta l’altro.
- Che è successo con Kai?- chiese poi a bruciapelo Suho.
- C-cosa.. Ma come..?- chiese incredulo Kyungsoo.
- La tensione si tagliava con il coltello da fuori la navetta. Ancora nulla? Sei sempre convinto di lasciar perdere?-
- Si è confessato.-
Suho si zittì all’istante. - E tu cos’hai fatto?- chiese poi con il solo intento di risolvere quella situazione che andava avanti da troppo, troppo tempo.
Kyungsoo strinse i pugni, cercando di placare quella sensazione di rabbia a dir poco incontenibile.
- Niente. Dopo avergli detto che io e i sentimenti stiamo benissimo separati … Niente, ho rovinato irrimediabilmente tutto. Perchè non ho represso tutto questo? Perchè non ho fatto nulla per reprimerlo, eliminarlo? Perchè mi sono lasciato soggiogare dalla magnifica sensazione che mi pervade solo standogli accanto? Perché?-
- Perchè non hai mai voluto farlo davvero. Lui ti piace, Kyungsoo, da troppo tempo. Non commettere il mio stesso errore. Dimenticalo se vuoi, oppure amalo, amalo con tutto te stesso, ma non illuderlo, non lasciargli il beneficio del dubbio, non mentirgli. Scegli se dimenticare definitivamente e lasciarlo perdere, oppure vai e amalo, Kyungsoo, amalo. Lui se lo merita, così come lo meriti tu.-
- È-è proibito.- rispose Kyungsoo sull’orlo del pianto.
- Non lo ha mai detto nessuno, non è scritto su nessun codice Jedi. Questo lo stai credendo solo tu per scappare dalle responsabilità che ti addosserai se dovessi scegliere di amarlo, cosa che probabilmente farai … Kyungsoo, sono sette anni che va avanti. Se non ne fossi innamorato davvero, sarebbe passata da un po’, non credi? E poi cosa vuoi che ti facciano? Cosa pensi, che ti condanneranno per essere innamorato? Che non ti farebbero essere più un Jedi? Se lo faranno, tu devi ricordare loro e a te che sei un essere umano, prima di essere un Jedi. Quindi scegli bene, Kyungsoo, perché nient’altro si tratta che di una scelta che puoi fare solo tu.-
Detto questo, se ne andò dopo avergli dato una pacca sulla spalla, per poi raggiungere Lay e lasciare Kyungsoo da solo, mentre Kai stava tranquillamente governando la nave. Lo guardò per tutta la durata del viaggio, pensando a che cosa dirgli.
Cosa avrebbe dovuto dire? Che lo amava anche lui? Dopo quella frase? Sarebbe risultato incoerente e bugiardo e non avrebbe aiutato per niente.
Sbuffò, continuando a pensare a che cosa fare e pensando infine che avrebbe deciso sul momento, dal momento che stavano atterrando.

Eppure rimase immobile fino a quando non lo vide alzarsi; si alzò a sua volta cominciando a seguirlo fuori dalla nave, in direzione delle camerate presenti in base.
- Kai!- lo chiamò mentre avanzava e quest’ultimo accelerò un po’ al sentirsi chiamare.
Stava andando dritto verso la sua stanza, non vedeva l’ora di riposarsi, ma Kyungsoo accelerò a sua volta, seguendolo e rincorrendolo. Dovevano assolutamente chiarire.
- Kai, fermati!- implorò, ma Kai non lo fece e anzi accelerò ancora.
Perché mai avrebbe dovuto fermarsi? Per sentirsi dire ancora che non potevano stare insieme? Per sentire tutti i motivi per i quali non aveva possibilità?
No. Se doveva dimenticare, doveva cominciare a farlo subito.
Ma Kyungsoo non aveva alcuna intenzione di arrendersi.
- Jongin!- esclamò, facendo bloccare Kai sul posto.
Non si sentiva chiamare così da anni. Il suo vero nome, lo aveva quasi dimenticato, ma Kyungsoo no. Lo avevano dimenticato tutti … ma lui no, non il suo Kyungsoo.
Si sentiva già un groppo in gola, aspettandosi ormai di dover scoppiare in lacrime da un momento all'altro una volta che gli avrebbe elencato tutta la sfilza di motivi senza senso per i quali secondo lui non poteva ricambiarlo.
Così si voltò.
- Cosa, Kyungsoo? Cos’altro vuoi dirmi? Vuoi elencarmi i motivi per i quali secondo te non puoi amarmi? Per i quali non possiamo stare insieme? Cos-
Quel fiume di parole fu interrotto dall'avvicinarsi di Kyungsoo, dal suo prendere il viso di Kai tra le mani e dal suo baciarlo sofficemente sulle labbra, in un gesto dettato solo e soltanto dal puro e semplice istinto.
Prima fu solo un dolce contatto, che ci fu solo da parte di Kyungsoo. Poi lui dischiuse le labbra, riuscendo a coinvolgere anche il sorpreso Kai, che le dischiuse a sua volta prendendogli anch’esso il viso tra le mani, e cominciarono a baciarsi con foga, con passione, e Kai non si fece nemmeno troppe domande. Lo baciò, lo baciò e basta.
Accarezzandogli il viso con dolcezza, ancora incredulo per quella situazione in cui aveva bisogno di qualcosa che gli dimostrasse di non star sognando.
Erano tutto un sospirare e uno schioccare di labbra sensuale, ma presto si ritrovarono senza fiato entrambi. Si guardarono intensamente, e Kyungsoo prese la parola.
- So di aver detto che con i sentimenti non ci so fare per niente, ancora di meno quando si trattava di te, ma … non riesco a farne più a meno, non riesco più a star fermo a guardare, non mentre ti allontani, non mentre vai via da me ancora. Non posso, non voglio lasciarti andare ancora una volta lontano da me. Ti voglio qui con me, dov’è sempre stato il tuo posto. Io e i sentimenti potremmo stare benissimo separati, ma quando si tratta di te non c’è un confine tra me e loro, siamo una cosa sola. Ritorniamo una cosa sola, Kai. Sei l’unico sprazzo di umanità che possiedo. E ti amo, ti amo con tutto me stesso.- sussurrò sulle sue labbra, prima che Kai lo sollevasse da terra e gli fece allacciare le gambe alla sua vita, prima di portarlo con sé in camera e portarlo sul letto.
Non smisero nemmeno per un secondo di baciarsi in quel modo vorace, passionale, mentre si accarezzarono e toccarono ovunque.

Avevano scelto.
Kyungsoo aveva scelto di dare corda a quel che rimaneva del suo cuore. Lo aveva assecondato, buttandosi tra le braccia di colui che era sempre stata l’eccezione della sua vita, aveva scelto di accettare quell’amore a cui sembrava così contrario, aveva accettato quella relazione verso la quale era così ostile. Eppure ora era tra le sue braccia, in un modo che mai e poi mai si sarebbe potuto realizzare. Erano lì, su quel letto stropicciato, scoprendosi, svestendosi, baciandosi, amandosi a vicenda.
Non credeva di poter fare una scelta tanto saggia quanto egoistica come quella di amarlo, amarlo con tutto se stesso, incurante di tutto e di tutti. Avrebbe potuto non farlo, ma ormai era tardi. Aveva scelto, e come lui, così Kai.
Kai, che aveva tenuto tutto nascosto fino a quel momento, avrebbe potuto continuare a mantenere il segreto e a stare in silenzio, ma aveva parlato, aveva vomitato tutto in un momento di rabbia, come un fiume in piena che travolse e fece riemergere subito dopo Kyungsoo, lo stesso Kyungsoo che fino al giorno prima gli sembrava così distante e irraggiungibile, lo stesso che ora era sotto le sue dita, completamente nudo, che lo supplicava di possederlo con uno sguardo.
Aveva scelto di ricambiare quel bacio disperato che li fece sfociare nel possedersi in un modo dolce e passionale, facendo l’amore con calma, a lungo, mentre i loro gemiti rauchi, bassi, intimi, non raggiunsero altro che loro stessi.
Avevano scelto di stare insieme, lo avevano fatto insieme e nessuno dei due pensò di aver sbagliato. Tutt’altro, era la scelta migliore che avessero potuto mai fare.




*



Ciao, sono di nuovo Eliot e questa volta era il turno dei KaiSoo! Sophie me li ha benedetti con dell'angst quanto basta, condito con un po' di sana passione. Un pizzico del suo stile!
Spero che questa piccola chicca vi sia piaciuta. A me moltissimo, è tutto così bello! E spero che vi piacciano anche le piccole storie che verranno... la prossima volta sarà il mio turno! *^*
Un bacione e che la Forza sia con voi!

Eliot ;D

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Capitolo 3
*** Come to the dark side [CHANBAEK] ***


chanbaek


Come to the dark side, we have love


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Una goccia di sudore comparve nel suo campo visivo, schizzò via veloce a ritmo dei movimenti dell’altro e gli fece trattenere il respiro e brillare gli occhi. Il tenue bagliore della spada tinse le sue iridi di svariate sfumature e i suoi sforzi gli fecero assumere le espressioni più diverse, dalla pura concentrazione all’entusiasmo che tanto lo caratterizzava. Infine si fermò, con il laser finalmente fermo nell’aria e le piccole spalle ad alzarsi ed abbassarsi insieme al suo respiro.
Baekhyun era talmente bello da ipnotizzarlo ogni volta.
Il ragazzo si disfò subito della sua aura di serietà ed allargò un ampio sorriso verso Heechul, il suo maestro, che posò un braccio sulle sue spalle per complimentarsi con lui. Solo ora Chanyeol si ricordò di respirare e gonfiò il petto per prendere fiato, senza però allontanare lo sguardo dall’altro allievo. Lo vide inchinarsi al suo maestro e sorrise, di nascosto ma non troppo, pensando a che cosa lo avrebbe aspettato di lì a poco.
- Torna da me più tardi.- stava dicendo Heechul a Baekhyun, ma il più alto già non stava più ascoltando.
Aveva finito di allenarsi prima di lui, anzi, in realtà era stato Baekhyun a proseguire il suo allenamento oltre l’orario prestabilito, su suggerimento del suo maestro. Era un allievo promettente a detta sua e nessuno, tantomeno Chanyeol che era stato atterrato da lui il primo giorno di addestramento con una spada laser puntata alla gola, aveva da ridire su ciò. Ma oltre a tutto questo, il legame che avevano era particolare, talmente da dover restare segreto perché potesse continuare ad esistere.
Chanyeol attese in un corridoio laterale, lungo la strada per andare verso il refettorio, e quando vide Baekhyun passare guardandosi intorno – lo stava cercando, lo sapeva – lo tirò a sé strattonandolo per un braccio.
La prima cosa che fece, oltre che naturalmente ridergli in faccia, fu baciarlo. Non ricordava esattamente l’ultima volta che aveva potuto farlo, ma di certo era passato troppo tempo. Rimase con le labbra premute sulle sue per un lungo secondo, prima di liberarlo.
- Ma sei diventato matto?- bisbigliò Baekhyun accigliato dal basso, che si era aggrappato a lui ed appiattito sul suo petto. - Potevi essere più cauto!-
- Scusa.- mormorò soltanto Chanyeol, senza togliersi quel ghignetto dalla faccia, e lo baciò nuovamente. L’altro non protestò e si sciolse tra le sue braccia, baciandolo a sua volta e premendosi con tutto il corpo contro di lui. Chanyeol lo avvolse in una stretta amorevole ed approfondì il bacio con passione, donandovi tutto se stesso e ricevendo la stessa passione in cambio da Baekhyun, il quale si fece sfuggire un gemito di piacere.
- Sssh, fai piano … - sussurrò il compagno sulle sue labbra, riprendendo presto a baciarlo appassionatamente.
Tuttavia, come sempre, il loro tempo fu troppo breve. Chanyeol stesso si separò da lui e lo spinse a fare lo stesso, premendo le grandi mani sulle sue spalle. - Basta così o ci scopriranno … -
- Ma abbiamo appena cominciato!- si lamentò Baekhyun, mettendo su un broncio dei suoi che l’altro trovava solo adorabile.
- Lo so.- sospirò Chanyeol. - Lo so e puoi immaginare benissimo cosa vorrei fare ora … - proseguì, prendendosi il labbro inferiore tra i denti con fare malizioso. - Ma stasera saremo liberi di sfogarci, te lo prometto. Aspettiamo solo stasera, va bene?-
Così tante, troppe volte Baekhyun avrebbe mandato all’aria la sua vita da giovane Jedi per saltare addosso al ragazzo che amava, baciarlo fino a perdere il fiato e confessargli il suo amore a gran voce fino a rasentare il ridicolo. Eppure le regole di quel mondo erano chiare, il loro destino era unito ma segnato dalla loro missione di battaglia e di pace. E a pensarci due volte Baekhyun non avrebbe rinunciato mai a quella vita, alla possibilità che aveva di diventare un guerriero degno di essere chiamato tale, e se non voleva rinunciare nemmeno al suo amore per Chanyeol, doveva sacrificarsi ancora per un po’, di nuovo.
Cedette con una smorfia e gli accarezzò il volto: - D’accordo. Nella mia camera?-
- Nella tua camera.- ripeté Chanyeol, e il suo sorriso era meraviglioso più delle stelle del cielo e Baekhyun non poté non ricambiarglielo.
Si scambiarono un altro bacio pieno di piccoli rimpianti e nostalgia e il più alto lo precedette poi verso il refettorio, lasciando per un momento il suo compagno a sospirare in preda a mille pensieri.

Più tardi Jongin, Kyungsoo e Junmyeon avevano fatto ritorno dalla loro missione, fermandosi in accademia, e i due giovani Jedi erano rimasti piacevolmente stupiti di vedere che insieme a loro c’era anche Yixing. Non avevano mai smesso di chiamare per nome lui e i loro compagni, entrambi così devoti e leali in quel legame d’amicizia che li univa. Baekhyun e Chanyeol erano fatti così: erano dei guerrieri ligi al dovere, ma non si facevano mai alcun problema a mettere da parte ogni regola a favore dell’amicizia e di ogni emozione che potesse farli sentire più forti.
Per questo non avevano rinunciato al loro amore, per questo accettavano di soffrire un po’ e rintanarsi nell’ombra, anche quando avrebbero voluto continuare a restare alla luce, e per questo Baekhyun ora attendeva l’arrivo del suo amante nella sua stanza, seduto sul letto a canticchiare un motivetto a bocca chiusa e perdendosi ad ammirare il cielo notturno dalla finestra.
Ma quella sera Chanyeol non arrivò, non si fece vivo.
Non poteva essersene dimenticato, né poteva essersi addormentato; non accadeva mai, non quando si trattava di loro. Eppure erano passate ore, ma di Chanyeol non un segno.
Che si fosse indispettito dal fatto che quella mattina Baekhyun avesse insistito per stare insieme? Era forse sembrato il capriccio di un bambino?
Scosse il capo energicamente e cercò di convincersi che no, non poteva essere così. Lui non era affatto un bambino!
Però Chanyeol gli mancava e lui non si sarebbe addormentato facilmente, perciò decise di uscire nel corridoio a fare due passi. Ciondolò con una smorfia di disappunto sul volto fino a ritrovarsi istintivamente nel posto dove si era allenato quella mattina. Heechul era fermo ad osservare il firmamento.
- Sveglio anche tu, Baekhyun?- fece, senza curarsi di voltarsi in sua direzione o di dosare il volume della voce.
L’allievo sospirò e gli andò vicino, annuendo senza sorprendersi del comportamento sicuro e un po’ sfrontato del suo maestro. - Non riesco a dormire.-
Heechul abbassò gli occhi di sbieco solo allora verso il giovane Jedi, che si lasciava illuminare le pupille dalle stelle per non farsi oscurare invece dall’angoscia. Era qualcosa che spesso Baekhyun si premurava di non far mai trasparire, nascondendo la sua storia dietro i suoi sorrisi e la sua vivacità, ma il suo maestro – per esperienza personale – vedeva tutto.
- Vedila così: magari anche qualche antipatico Sith, là fuori, non riesce a dormire.- fece Heechul con tono amichevole, strappandogli una piccola risata.
Baekhyun si sentì meglio in effetti, considerando che la vita da Jedi non era male se non si contava il suo segreto. - Chissà che incubo sarà il lato oscuro … - disse, pur di non pensare al motivo per cui si trovava lì, in piedi a quell’ora della notte.
Era del tutto ignaro, però, di quale ghiotta occasione avesse fornito a Heechul con quella frase.
- E tu?-
Confuso, il ragazzo si voltò a osservare il viso del maestro, parzialmente oscurato dal buio ma di cui si poteva distinguere uno strano luccichio negli occhi.
- Hai mai pensato che … per il lato oscuro saresti perfetto?-
Quel ghigno lo fece irrigidire e d’istinto Baekhyun deglutì. - Che-che cosa? Pensavo che mi volessi insegnare come padroneggiare la Forza … - fece, tirando un sorriso per scacciare via quella brutta e strana sensazione.
- Io sono soprattutto il tuo maestro, mio caro, e il mio compito è farti scoprire e diventare consapevole del tuo talento. Ma starà poi a te decidere come sfruttarlo, non credi?- rispose Heechul senza cambiare la sua strana espressione.
Fu allora che Baekhyun capì. Fu allora che venne stuzzicato da un’idea malsana, assolutamente sbagliata, eppure così invitante da farlo tremare.
 
All’alba Chanyeol fu svegliato dal rumore della porta che si apriva di colpo.
La sera prima, purtroppo, era stato beccato insieme a Kai a rimodernare il taglio dei vestiti dei loro vecchi maestri, accorciandone le maniche e le gambe. La punizione non li aveva risparmiati neanche ora che erano ormai Jedi a tutti gli effetti e l’unico motivo di pentimento di Chanyeol era l’impossibilità di correre da Baekhyun e sfogare il suo amore per lui. Con l’amico aveva finito di pulire il refettorio da cima a fondo a notte inoltrata e di sicuro il suo amante si era già addormentato, quindi aveva rinunciato a raggiungerlo e si era infilato a letto.
Non pensava tuttavia di ritrovarsi un Baekhyun voglioso e malizioso ad arrampicarsi sulle sue coperte con un ghigno sornione.
- Chanyeol … ti ho aspettato tutta la sera, ma non sei arrivato … -
Con quelle parole mormorate con voce melensa, il ragazzo si sistemò a cavalcioni sull’altro, che a malapena aveva avuto il tempo di aprire gli occhi e fissarlo sorpreso. - Baekhyun?-
- Non pensi che potremmo per una volta lasciar perdere gli allenamenti e prenderci finalmente un po’ di tempo per noi?- cantilenò ancora il più basso dei due, lasciandosi andare in avanti per svegliarlo definitivamente con un bacio.
Chanyeol non riuscì a pensare ad alcun motivo per opporsi a quell’insolito ma gradito risveglio e ancora mezzo addormentato ricambiò quell’effusione, avvolgendo d’istinto le braccia intorno al corpo di Baekhyun. Si baciarono per un lungo minuto, prima che quest’ultimo si separasse e si leccasse le labbra, provocandolo con un’occhiata seducente.
- Mi hanno trattenuto ieri, ma non credo che ora sia importante … - si giustificò Chanyeol, sorridendo a sua volta con malizia e riattirandolo a sé per un altro lussurioso bacio.
A poco a poco, muovendosi sinuosi, si ritrovarono entrambi mezzi nudi sotto le coperte con Baekhyun sopra di lui a provocarlo in ogni modo possibile. Lo divorò di baci sulle labbra, sul collo e sul petto, e le sue piccole gracili mani formicolavano sulla sua pelle raggiungendo i luoghi del piacere più intenso, e solo il timore di un’altra pesante punizione trattenne Chanyeol dal gemere troppo forte e farsi sentire.
- Lo sai … - sussurrò Baekhyun, con una mano nei suoi pantaloni e le labbra a torturargli il collo, il viso e l’orecchio. - Pensavo che forse la vita da Jedi ci sta un po’ stretta … -
Inebriato dal soffice piacere che stava ricevendo, Chanyeol si limitò a gemere appena ed invogliarlo a continuare.
- Queste occasioni ci capiteranno sempre meno spesso … e mi è venuto in mente che i Sith non devono avere questi problemi.- sibilò Baekhyun nel suo orecchio. - E quindi ho pensato, perché non provare?-
Distratto dalla sua lingua addosso, dalla sua mano impegnata sul suo inguine e dalle sue labbra che gli stavano succhiando dolcemente il lobo dell’orecchio, Chanyeol non processò immediatamente le sue parole. - Provare cosa?- mormorò tra un lieve gemito e l’altro.
- Il lato oscuro.-
Oh-oh.
Chanyeol divenne immobile e silenzioso di colpo, sbarrando gli occhi nel vuoto. Restò così per un lungo istante, prima di mettersi a sedere all’improvviso ed allontanare Baekhyun da sé, anche se molto a malincuore. - Aspetta, che caspiterina hai detto?- esclamò con voce stridula ed inarcando un sopracciglio perplesso.
L’altro lo guardò sbattendo le ciglia, come se non avesse detto nulla di sconvolgente. - Possiamo fare un tentativo, no? Non dovremmo più nasconderci!- spiegò, facendo spallucce e fingendosi innocente come un neonato.
Chanyeol non poteva crederci. Lo fissò a occhi spalancati per un momento, prima di allargare le braccia esasperato.
- Ma sei diventato completamente scemo? Lo sai che basta poco perché io cada ai tuoi piedi, ma non puoi chiedermi una cosa simile. Io e te, passare al lato oscuro? Hai battuto la testa, per caso?-
Baekhyun, però, era sinceramente dispiaciuto che il suo compagno la pensasse così e si fece mogio mogio con le spalle e con la voce. - Ma … ma pensaci un attimo! Potremmo amarci allo scoperto senza renderne conto a nessuno. Potremmo comunque essere dei guerrieri e … insomma, io non ce la faccio più! E non fingere che non sia lo stesso per te!-
Alla sua minaccia, accompagnata da uno sguardo duro e un dito puntato al petto, Chanyeol dovette tuttavia ammutolirsi. Aveva ragione: lui soffriva, soffriva tremendamente per non poter esprimere i suoi sentimenti verso Baekhyun come avrebbe voluto. Soffriva ancora di più nel vedere che per il suo amante era lo stesso, soffriva ad ogni bacio piacevole e ad ogni unione dei loro corpi compiuta in assoluta segretezza perché era un peso che avrebbe voluto sopportare da solo e invece era costretto a condividerlo. E ciò non faceva che portare altro dolore, altra sofferenza.
Pensare che da Sith avrebbero potuto lasciarsi alle spalle tutto ciò e manifestare il loro amore senza freni lo fece rabbrividire.
- Baekhyun … non puoi essere serio … - mormorò, spaventato da come quell’idea avesse effettivamente senso. - Noi non siamo Sith, noi siamo Jedi. E sai quali valori ci portiamo appresso. Non posso credere che tu voglia rinunciarvi, non tu che sei uno dei Jedi più valorosi che io abbia mai conosciuto!-
- Ma … - sibilò l’altro, guardandolo con occhi grandi e lucidi. - Ma io ti amo, Chanyeol, e per me non c’è niente di più importante … -
In quel momento Baekhyun era così perso, così indifeso, spoglio della sua sicurezza e della sua gioia che spesso si rivelavano soltanto delle maschere, e quella fu decisamente la sofferenza più grande.
Chanyeol afferrò di scatto le sue spalle e lo strinse a sé, sospirando. - Anch’io ti amo, Baekhyun, e credimi quando ti dico che sei la cosa più importante e preziosa che ho. Ma non voglio rinunciare a quello che sono, né voglio tantomeno che tu rinunci a quello che sei. Non sarebbe giusto … -
Piccole e luccicanti lacrime avevano iniziato a scendere giù per le guance di Baekhyun, che ora si stava stringendo miseramente al suo compagno come l’essere più fragile dell’universo.
- Ieri sera ho parlato a lungo con Jongin. Lui e Kyungsoo si amano, lo sai, ed hanno trovato il coraggio di dichiararsi.- raccontò Chanyeol, accarezzandogli dolcemente la schiena. - Hanno paura anche loro, hanno paura anche Yixing e Junmyeon, abbiamo paura tutti e ho paura anch’io di che cosa potrebbero farci le emozioni. Ma sinceramente, Baekhyun, ho più paura di perdere te.-
Con calma attese che il suo amante smettesse di piangere e quando lo sentì recuperare un respiro regolare, lo guardò profondamente negli occhi e gli asciugò il viso.
- Che sia la Forza a guidarci o che sia il lato oscuro a farlo, io ti amerò sempre. E tra il poterlo fare davanti agli altri senza farci scrupoli e mantenere il segreto sapendo che rimarremo sempre noi stessi, beh, credo che tu abbia già capito che cosa sceglierò.-
Il suo sorriso fu in grado di spazzare via ogni dubbio dalla mente di Baekhyun, fu capace di illuminare ogni angolo della sua anima che si era rabbuiato. Aveva davanti la stella più bella del firmamento e non poté non sorridergli, racchiudendo in quell’espressione la sua riconoscenza e la sua devozione. Rise, rise con il cuore che si era fatto più leggero, e lo abbracciò forte.
- Non arrivare mai più con queste proposte inquietanti, sai?- lo avvertì ancora Chanyeol, guardandolo sospettoso. - Mi hai fatto perdere parecchi anni di vita!-
- Ma come, pensavo che fossi già un poppante!- lo provocò giocosamente l’altro.
- Non so, ma almeno io non lo sembro, a differenza tua.-
Uno schiaffo seguito da un lamento di dolore riempirono la stanza, prima che la risata di Baekhyun riaffiorasse e facesse nascere un bacio, poi un altro e un altro ancora.
Alla fine, la mattinata tutta per loro se la presero sul serio.


*





Ooooooookay. Eccomi finalmente.
Qui Sophie, o NamjoonAddicted o la pazza che ha avuto la meravigliosa idea di impegnare entrambe con una raccolta impegnativa quanto meravigliosa come questa.
Sapete, la mia Eliot qui non è molto pratica di questo immenso e complicato universo, eppure, sono così fiera ed orgogliosa di ciò che riesce ad uscire comunque dalla sua penna.
Poi, gioca il  suo cavallo di battaglia, ovvero il Fluff.
Io, sono davvero, davvero super orgogliosa e super felice di poter scrivere una raccolta del genere, così importante per me, con una persona altrettanto importante per me.
Io ho sempre amato l’universo di Star Wars, ed è stato proprio esso ad avvicinarmi agli EXO grazie alla loro meravigliosa Lightsaber, che come avrete letto ha dato il titolo alla prima storia di questa raccolta.
Era nata per gioco, e ora guardateci, al terzo capitolo di questa pseudo long che non fa altro che rendermi una Fanwriter in erba fierissima.
Questa storia andrà avanti, non si sa per quanto, non si sa per quanti capitoli, per quanti gruppi e per quanti pianeti passeremo, ma spero che voi ci seguiate sempre, in questo nostro cammino appena cominciato.
Spero che le storie vi piacciano un po’ più di quanto piacciano a noi, e se fosse così che ce lo facciate sapere in qualsiasi modo.

E detto questo, posso dileguarmi.
Alla prossima storia.
Vostra,
NamjoonAddicted.

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Capitolo 4
*** Everyone except you [HUNHAN] ***


chanbaek


Everyone except you


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All’improvviso, vi fu il buio. Eppure, il pericolo era lì, chiaro come mai avrebbe potuto essere.
Una luce rossa irruppe nel silenzio; un filo di malvagità che volteggiò nell’aria e fu presto seguito da un altro e un altro ancora.
La battaglia era cominciata nel modo più inaspettato e allo stesso tempo naturale. I Sith avevano fatto irruzione nel tempio in totale silenzio e nell’ombra più completa, per poter giocare al meglio la carta della sorpresa. Ma i giovani difensori della galassia erano pronti, ce l’avevano nel sangue. I rumori vibranti delle spade laser echeggiarono nel corridoio principale ed esse si intrecciarono tra loro, in una guerra fatta di tanti, infiniti istanti, eppure eterna come un battito di cuore.
Chen combatté con vigore e respinse alcuni Sith senza esitazione, ma quando vide due piccoli occhi pungenti illuminati dal rosso scarlatto del laser nemico, li riconobbe all’istante e si immobilizzò dallo stupore.
- Lui dov’è?-
Quella voce sottile non l’aveva mai dimenticata. Nessuno avrebbe potuto.
Rivide quegli occhi, ancora così puri, ma racchiusi in una maschera di frustrazione e odio.
Fu abbastanza per scuotere l’anima di Chen, che riuscì a respingere il tentativo del Sith di ferirlo. Le loro spade laser si incrociarono e si spinsero l’una contro l’altra; i volti dei due erano molto vicini.
Chen deglutì e per coraggio, o forse solo per convincersi che non era un sogno, pronunciò il suo nome.
- Luhan …!-
- L’ho trovato.-
Un’altra voce conosciuta, stavolta più profonda, sconvolse la sua memoria. Si voltò di scatto verso la fonte di quel suono, ma quell’attimo di distrazione gli fu fatale: un colpo alla testa con il manico della spada laser del nemico lo fece stramazzare subito a terra.
Impassibile e gelido, il secondo Sith apparso sulla scena tenne gli occhi puntati su quelli luminosi dell’altro. - Seguimi.- sentenziò soltanto, prima che il compagno eseguisse.
Chen restò privo di sensi, mentre alcuni Jedi cercavano ancora di rendere inoffensivi gli invasori.

Ogni attacco imperiale era motivo di tensione e raccoglimento per ogni Jedi, ma in particolare per loro era un fascio di pensieri e ricordi che tornavano a tormentarli senza pietà. Avrebbero voluto dimenticare, ma non potevano, non dovevano.
Per lui.
- Sono venuti per Yixing, ne sono certo.- esclamò Chanyeol, mettendo mano alla propria arma velocemente.
Jongin e Baekhyun imboccarono il corridoio prima di lui a passo di carica. - Dov’è adesso?- chiese preoccupato il primo.
- È con Junmyeon, stanno correndo a prendere una nave per fuggire.- rispose Baekhyun, pronto alla battaglia. - Spero che non li trovino … ora dobbiamo proteggere il tempio.-
Fu allora che comparve. Alto, dal fisico statuario per cui tutti l’avevano sempre ammirato, ma avvolto in una cappa nera che non faceva che intensificare quel senso di nausea a guardarlo ora, dopo tutto quello che l’aveva portato al Lato Oscuro e dopo tutto ciò che si era lasciato indietro.
Dopo tutto ciò che aveva lasciato ai suoi amici … o perlomeno, a coloro che una volta lo erano.
- Sehun.-
Jongin pronunciò il suo nome come se stesse violando una legge universale.
I tre si immobilizzarono sul posto ed attivarono le loro spade laser. Sapevano già di dover reprimere ogni emozione che potesse scaturire da quell’incontro, ma di fronte avevano chi delle emozioni aveva fatto il suo potere.
Così, quando Chanyeol provò a bloccargli la strada, Sehun trovò facilmente il modo di metterlo fuori combattimento, nonostante fossero entrambi di corporatura robusta. Baekhyun non fu da meno, atterrato dal nemico dopo appena pochi movimenti di spada, e Jongin se lo vide sfuggire da sotto gli occhi per poi svenire dopo un colpo alla testa.
Senza battere ciglio, senza più manifestare alcuna compassione, il rancore gli scorreva nelle vene e l’oscurità lo dominava.
Il dolore e il rimpianto erano ciò che gli facevano ancora battere il cuore.

Gli anziani del Consiglio insistevano per partire immediatamente, portandosi dietro i bambini e soprattutto Lay, ma Suho non ne voleva sapere. - Vengo anch’io.- ripeteva senza scomporsi, ma nessuno si decideva ad assecondarlo. Non avrebbe abbandonato di nuovo Lay.
Quest’ultimo stava per dirgli che sarebbe dovuto rimanere ad aiutare i suoi compagni e che lui sarebbe stato lontano dal pericolo, sicuro e protetto, ma un forte scossone fece dondolare la navicella nel vuoto all’improvviso, come se fosse stata appena sollevata.
Gli anziani e i bambini si rifugiarono più all’interno, mentre Lay e Suho capirono di non essere soli nell’hangar. Si accostarono alla parete della piccola astronave e udirono una voce inconfondibile, che fece accapponare la loro pelle.
- Vieni fuori e torna a casa, Lay!- esclamò Luhan con un ghigno. - Non vorrai perderti lo spettacolo! Sehun è diventato un portento, come puoi notare … -
- Sehun?!- sussurrò sconvolto Suho, il cui ultimo ricordo del suo giovane amico era ancora doloroso da risvegliare. Fissò Lay preoccupato, mentre quello abbassò gli occhi d’istinto sul proprio braccio artificiale.
- No.- scosse il capo il suo amante. - Non te lo lascerò fare.-
- Che altra scelta abbiamo?- rispose Lay con espressione terribilmente combattuta.
La navicella continuava intanto a dondolare nel vuoto, guidata dal potere che scorreva nel sangue di Sehun. Quest’ultimo infatti teneva le braccia sollevate su indicazione dell’altro Sith, minacciando l’incolumità di tutte le persone che si trovavano al suo interno.
Non era stato stupido. Sapeva che in caso di un attacco nemico, la prima cosa da fare per un Jedi oltre che rispondere alla minaccia era proteggere il Consiglio e i piccoli padawan; non era stato difficile intuire che insieme a loro, sulla via di fuga, ci sarebbe stato anche Yixing, il guerriero conteso tra le due parti.
- Abbassa le mani, Sehun!-
Una nuova voce echeggiò nell’hangar, alle spalle dei due Sith: Kyungsoo e Xiumin brandivano le loro spade laser con espressione ferma e determinata. Non avrebbero permesso alle emozioni di disorientarli, non adesso. Erano stati amici, compagni di vita, ma in quel momento erano soprattutto dei cavalieri Jedi.
- Bene, abbiamo quasi il gruppo al completo.- commentò Luhan ironico, per nulla intimorito dalla loro apparizione, per poi vestirsi di uno sguardo gelido come il ghiaccio da sotto il cappuccio nero. - Che cosa gli avete fatto, un lavaggio del cervello com’è abitudine di voi Jedi?-
- Non vorrai cominciare a parlare di questo, Luhan.- ribatté prontamente Xiumin, avanzando di un passo. Da dentro la navicella, Suho e Lay udirono le voci dei loro compagni appena intervenuti e sospirarono di sollievo, pregando che non fosse necessario uscire allo scoperto.
Il Sith assottigliò gli occhi e si avvicinò a sua volta, mentre dietro di lui Sehun era impassibile e scrutava solo la scena con la coda dell’occhio, per nulla intenzionato a mollare la presa sulla navicella spaziale.
- Ma come, Minseok? Vi è sempre piaciuto così tanto parlare … mi veniva la nausea a sentire tutti i vostri nobili discorsi da difensori dell’universo. E ora che la questione si fa interessante, vuoi tacere?-
Le parole di Luhan erano velenose, brucianti come gli eventi che li avevano portati a quel punto. Xiumin strinse la presa sulla sua spada laser senza aggiungere altro, decidendo che sarebbe stata la sua arma a comunicare per lui. Non era sicuro che avrebbe retto lo scontro, altrimenti.
- Codardo.- sentenziò allora il nemico, che sfoderò agilmente la sua spada rossa e la attivò un secondo prima di scontrarla con quella di Xiumin. I due presero a combattere con tutte le loro forze, spostandosi nell’hangar verso altre navicelle ferme intorno a loro; Kyungsoo si era intanto spostato verso l’altro Sith.
- Sehun, molla la presa.- ordinò severo, puntandogli il laser davanti.
- Non posso farlo.- si limitò a rispondere l’altro, senza muoversi di un soffio e senza ricambiare il suo sguardo, mantenendo alta nell’aria la navicella che stava controllando. Dentro di essa, Suho e Lay cercavano di esercitare la loro Forza per riprenderne il controllo, ma il potere di Sehun era incredibilmente grande e stabile.
- Sehun, tra poco gli altri saranno qui e non avrete scampo.- lo avvisò ancora Kyungsoo, cominciando a tremare e a impallidire a notare quanto fosse diventato spaventosamente forte grazie al Lato Oscuro. - Lascia andare quella navicella.-
- È troppo tardi.- disse il ragazzo, finalmente guardandolo negli occhi, e quella frase racchiudeva tanti di quei significati che Kyungsoo non poté fare altro che deglutire ed avvicinare la punta della spada al suo petto.
Da Jedi di tutto rispetto, si sarebbe chiesto che cosa stesse ancora aspettando prima di trapassargli il corpo e sconfiggerlo, ma la risposta era talmente ovvia da non essere quasi in grado di concepirla mentalmente. Strinse le labbra e si forzò a pensare che stava esitando per far sì che la navicella toccasse di nuovo il suolo in sicurezza e non precipitando all’improvviso, senza la presa del potere di Sehun.
Alle loro spalle, lo scontro proseguiva e Xiumin riuscì a spingere Luhan a terra. Con un piede sul suo addome, lo minacciava con la spada laser al collo e lo fissava con una fermezza negli occhi che sul momento il nemico non riuscì a spiegarsi. Ma non poteva certo darlo a vedere, così si limitò a stringere le labbra in una linea sottile e a ricambiare lo sguardo d’odio.
- L’unico motivo per cui non ti ho ancora decapitato ha un nome: Sehun.-
Così cominciò a parlare Xiumin e per un istante negli occhi di Luhan brillò dello stupore e Sehun poco distante chinò il capo per non farsi vedere, da sotto il cappuccio, che si stava mordendo il labbro inferiore.
- Nonostante tutto, lui è ancora mio amico.- proseguì Xiumin. - Non voglio avere altro suo rancore sulla coscienza.-
Kyungsoo restò a sua volta impietrito da quella presa di posizione. Dopo un secondo di disorientamento, notò che la navicella spaziale dondolò pericolosamente in aria; al suo interno gridarono tutti al pericolo e cercarono di reggersi forte per non farsi male in caso di caduta. Kyungsoo mosse un altro passo verso il Sith e lo minacciò a spada tratta:
- Sehun, portali giù!-
Ma la sua voce tremava troppo perché Sehun potesse obbedirgli e quest’ultimo rimase con il capo abbassato e le mani sollevate e instancabili.
Fu in quel momento che, preoccupato per la sorte dei suoi compagni, Xiumin si scompose e Luhan ne approfittò per agguantargli il polso che reggeva la spada e stringere forte. - Che disgusto.- sussurrò soltanto con una smorfia, prima di fare forza e con un calcio atterrare l’altro. In un attimo fu di nuovo in piedi, sbattendo via la polvere dal suo mantello, e con il cappuccio ormai cadutogli alle spalle minacciò Xiumin in una posizione invertita rispetto a prima.
- Siete tutti una grandissima seccatura.-
Con quelle parole lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte, ma Luhan spalancò improvvisamente gli occhi e con un gemito strozzato cadde a terra. Dietro di lui, ansimante e ansioso ma anche felice di essersi vendicato della botta subita prima, comparve Chen che l’aveva appena colpito alla testa con il manico della spada.
- Jongdae!- lo chiamò sollevato Kyungsoo, mentre Minseok restò semplicemente a guardarlo, sconvolto e sollevato allo stesso tempo.
Chen gli sorrise e lo aiutò a rialzarsi, ignorando Luhan stramazzato a terra. - Stai bene?-
L’altro annuì e si lasciò aiutare, restando a guardarlo ancora teso e spaventato.
- Siamo qui!- esclamò Chanyeol con un ruggito, correndo nell’hangar seguito da Baekhyun e Jongin; si erano ripresi ed erano giunti come rinforzi.
L’unico Sith rimasto in piedi, circondato da ben sei cavalieri Jedi, era Sehun. Tutti gli puntavano la spada laser addosso e il primo a parlare fu Kyungsoo, che gli era rimasto di fronte per tutto il tempo.
- Sehun. Per l’ultima volta, lascia andare la navicella. Non hai più speranze di cavartela, ormai.-
Da sotto il cappuccio nero, il ragazzo li scrutò tutti uno a uno. Non lasciò però trasparire nulla di ciò che provava, dell’espressione che aveva in volto. Non poteva permetterselo.
Mosse piano una mano e intorno a lui la tensione dei suoi nemici Jedi era fortissima. Allentò la presa sulla navicella, che si abbassò un poco ma non ancora del tutto, e senza alcun preavviso esercitò il suo potere tutto intorno a lui. Un colpo fatale per chiunque lo stesse circondando: tutti caddero all’indietro e batterono forte la schiena con un gemito di dolore.
Luhan non aveva mentito: Sehun era un portento davvero. Aveva tanto potere a scorrergli nel sangue da dare le vertigini persino a se stesso.
Con la mano rimasta libera e con le poche energie che gli erano rimaste, Sehun sfruttò quell’occasione per lasciare la presa sulla navicella bruscamente e liberarsi di quel peso. Il forte botto fece cadere Suho, Lay, gli anziani e i bambini che erano rimasti dentro, ma senza grandi danni. Sehun corse veloce come il vento e prese in braccio Luhan prima che i Jedi si rialzassero, e cominciò a correre via per darsi alla fuga.
- Sehun!-
Chanyeol era in ginocchio, dolorante, e mentre gli altri erano privi di sensi o si precipitavano verso la navicella per sapere se gli altri stavano bene, esclamò:
- Non c’è modo che possiamo perdonati per ciò che hai fatto!-
Sehun, udendo quelle parole scandite con voce forte ma piena di rancore, si bloccò sull’entrata dell’hangar con il corpo di Luhan in braccio.
- Non possiamo dimenticare il modo in cui ci hai traditi tutti.- proseguì Chanyeol con gli occhi grandi e persi, e Baekhyun si era appena aggrappato a lui da come si sentiva il corpo dolorante e indolenzito. - Ma forse c’è una cosa che puoi fare per avere una piccola speranza di redimerti … resta vivo, Sehun.-
Quest’ultimo non mostrò alcuna reazione. Si prese un secondo, un solo brevissimo secondo per restare immobile e registrare quelle parole, le prime vere parole esplicite che avesse mai sentito da quando li aveva lasciati tutti e si era unito al Lato Oscuro.
Pensare che lo stavano lasciando andare via, permettendogli di battere in ritirata e rinunciando a ferirsi ancora, fece ancora più male sia a lui che a tutti loro.
Così Sehun scomparve, portando con sé Luhan e chiamando a raccolta velocemente gli altri Sith e dichiarando la missione fallita.

Luhan si risvegliò con l’apparente innocenza di un bambino e si tirò subito su seduto, portando una mano alla tempia.
- Ah, che mal di testa … Jongdae è sempre stato irritante … -
Poco dopo capì di trovarsi a letto e dall’altra parte della stanza, immobile ad osservare l’universo pieno di stelle, c’era Sehun. Bastò un attimo perché Luhan capisse che cosa poteva essere successo. Si alzò e lo raggiunse, facendo velocemente volteggiare la veste nera.
- Che cos’hai fatto, Sehun?- domandò con un minaccioso filo di voce.
L’altro si limitò a spostare lo sguardo verso di lui, con una vaga espressione truce.
- Dimmi che abbiamo preso Lay e adesso sta baciando i piedi al Signore Oscuro, mentre gli altri Jedi assistono alla scena in catene.- continuò Luhan tra i denti, dando sfogo a tutta la sua rabbia.
- Non potevo farlo, lo sai.- rispose finalmente Sehun. - Ci hanno lasciati andare e Yixing non si sarebbe comunque unito a noi. È uno di loro.-
Davanti al modo diretto e semplice con cui Sehun parlò, Luhan sentì l’ira dentro di sé montare ancora di più. Imprecò a denti stretti e si passò nervosamente una mano tra i capelli.
- Maledizione, Sehun! Che cosa hai raccontato agli altri?- esclamò esasperato.
- Che non l’abbiamo trovato.-
- Sehun … - lo chiamò per l’ennesima volta, a metà tra una minaccia e una supplica. - Si può sapere da che parte stai? Ti ricordo che hai scelto me.-
L’altro Sith lo fronteggiò e il suo sguardo si corrucciò, indispettito. - Non me ne sono dimenticato, che cosa credi?-
- Avresti potuto liberarti di loro in ogni momento.- aggiunse Luhan, avvicinandosi a lui di un passo. - Perché non l’hai fatto?-
Sehun esitò ed abbassò gli occhi, prima di rispondere. Sapeva che Luhan non avrebbe capito.
- Devo tenere vivo quello che provo. È questo ciò che alimenta il mio potere. Più rimango legato a loro, più il mio dolore aumenta e io divento forte.-
Luhan lo fissò ad occhi sbarrati, senza aggiungere altre proteste. Sospirò poco dopo, rilassando le spalle e voltandosi verso il cielo stellato.
- Non ti capirò mai.- borbottò, per poi addolcirsi appena. - Ma sei ancora con me e questo mi basterà.-
I suoi occhi si abbassarono, ma fu confortato dal braccio di Sehun che si avvolse intorno alla sua schiena.
- Ma certo che sono ancora con te.-
Il più basso risollevò lo sguardo ed incontrò quello ancora un po’ sulla difensiva dell’altro Sith, ma c’era una sfumatura diversa nei suoi occhi. Una rassicurante promessa, una tenerezza che ancora aiutava entrambi a rimanere se stessi, a rimanere umani.
- Non mi abbandonerai anche tu, vero?- mormorò Luhan, con i suoi piccoli occhi luccicanti puntati in quelli del più alto.
Sehun gli cinse le spalle con entrambe le braccia e si avvicinò al suo volto.
- Non posso farlo.-
Aveva già ripetuto quella frase in precedenza e per quanto triste fosse il suo significato Luhan sorrise, perché non voleva sentirsi dire altro.
Lo baciò e lo fece a lungo, mettendoci sempre più passione con il passare dei minuti, finché non lo trascinò per il cappuccio e lo fece stendere su di sé sul letto per continuare l’opera. Sehun si era donato completamente a lui da tempo e non lo avrebbe lasciato, né ora, né mai.
Consumarono il loro rancore, la loro ira, la loro angoscia e il loro dolore l’uno con l’altro, torturandosi senza stancarsi. Solo quando furono entrambi esausti, abbracciati stretti sotto le coperte, si concessero un momento di pace e restarono a contemplare dalle enormi vetrate l’universo, limpido e puro nella sua vastità, come ormai le loro anime non erano più.





*


Ed eccoci di nuovo qui.
Qui sempre la vostra NamjoonAddicted (che tornerà prestissimo ve lo prometto) .
Che dire di questa strameravigliosa HunHan se non che Eliot a quanto pare se la cava alla stragrande anche con l’azione e continua a sapersi destreggiare alla grandissima, con qualche suggerimento, certo, e la mia guida, ma comunque le storie escono sempre dalla sua penna.
Detto questo, smetto di annoiarvi e vi lascio recensire (se avete voglia OuO).
Alla prossima~
NamjoonAddicted



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Capitolo 5
*** As it's our last day [TAORIS] ***




As it’s our last day


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Zitao e Yifan non erano Jedi o abili piloti. Erano due semplici ragazzi che, nel loro piccolo, facevano del loro meglio per rendersi utili ai fini della ribellione verso l’impero che aveva portato loro via qualsiasi cosa. Erano rimasti senza più una famiglia, costretti a spostarsi da Lothal a Garen, pianeta interamente dominato e oppresso dall’impero, dove loro avevano il compito di raccogliere informazioni e rivelarle in tempo reale alla base ribelle attraverso messaggi criptati e nascosti.
Era una vita rischiosa, la loro, sotto copertura grazie al loro locale dove passava ogni tipo di individuo e di informazioni che loro annusavano e raccoglievano, riportandole per filo e per segno a chi di competenza. Ogni tipo di informazione, dal più piccolo particolare alla più importante soffiata.
E rischiavano la vita per questo, ogni giorno, perchè se mai li avessero dovuti scoprire sarebbe stata la loro fine, ma la vivevano comunque. La vivevano però nel nome di ciò che aveva donato loro ideali, progetti, prospettive, speranze, amore.
Ciò che li aveva uniti in quel modo meraviglioso.
Erano quattro anni che erano su quel pianeta e ormai avevano confidenza con ogni cliente abituale; con quelli di passaggio ci sapevano comunque fare, estorcendo dalle chiacchere ai particolari necessari ai loro compagni dall’altra parte della galassia. Nessuno li aveva mai scoperti, l’attività andava alla grande e permetteva loro di fare una vita dignitosa. Erano felici, a rischio nonostante il bassissimo profilo, ma felici come non lo erano mai stati e ne approfittavano per vivere al meglio la loro relazione. Erano innamorati, liberi di amarsi e liberi di mostrarsi al mondo.

Il loro era un locale prettamente notturno, quindi la loro vita si svolgeva durante il giorno, e nonostante andassero a dormire veramente tardi, erano abbastanza mattinieri. Specialmente Tao, che puntualmente si alzava a preparare la colazione a Yifan, e così fece anche quella mattina nonostante l’inquietudine che aleggiava nell’aria.
Tao tornò con il vassoio pronto e lo poggiò sul comodino del suo amato, prendendo a baciarlo leggermente e ripetutamente sulle labbra, per svegliarlo con dolcezza, e quando lo sentì ricambiare si staccò leggermente, sorridendo.
- Buongiorno.- sussurrò, baciandolo ancora
- Buongiorno a te.- rispose Yifan con la voce impastata dal sonno e un sorriso storto ad increspargli il viso, mentre accarezzava quello di Tao, per poi baciarlo di nuovo.
Le loro mattine erano così, passate tra le lenzuola a baciarsi, a giocare, a coccolarsi, a fare l’amore … ed era esattamente ciò che Yifan voleva fare in quel momento.
Voleva stringere Zitao a sè, sentire il suo calore sotto le dita, la sua pelle contro la sua, i suoi dolci gemiti nelle orecchie. Voleva solo possederlo ancora, e al solo pensiero già era duro.
Senza contare la sua nascosta e crescente paura che lo teneva attaccato a quell’amore rigenerante ancora di più. La paura che tutto quello per cui avevano lottato fino a quel momento e che avevano ottenuto con sacrifici e che stavano portando avanti nonostante rischi innumerevoli potesse svanire, finire … per quello viveva ogni giorno come se fosse l’ultimo, per questo facevano l’amore quasi ogni mattina, per questo si premurava di dirgli che lo amava più volte al giorno, per quello facevano spesso ciò che Tao voleva o desiderava, gli dimostrava il suo amore in ogni modo, per essere sicuro di non farglielo mancare mai, ed era così che lo rendeva felice… Vivendo come se ogni giorno potesse essere l’ultimo.

Lo trasse su di sè, continuando a baciarlo dolcemente, per poi staccarsi.
- Facciamo l’amore, ti va?- chiese Yifan ad occhi socchiusi accarezzandogli il volto, e dopo essersi goduto il rossore sulle sue guance e il suo labbro inferiore intrappolato tra i denti Tao gli diede la soddisfazione di annuire.
- Sì, Yifan. Ma devi smetterla di chiedermelo, amo fare l’amore con te, specialmente la mattina.- sussurrò l’altro baciandolo nuovamente, con sempre più passione.
- Mmh, davvero? E come mai?- chiese ancora Yifan, portandolo sotto di lui.
- È tutto così lento e dolce … e poi, appena svegli, sul confine del mondo dei sogni … è meraviglioso.-
Yifan sorrise, soffermandosi a guardarlo, notando solo in quel momento che Tao indossava solo una sua maglia e sotto di essa con portava nulla. Anzi, si vedevano solo meglio il suo fisico e la sua erezione quasi completamente formata e questo lo mandò fuori di testa.
- E allora facciamolo.- ringhiò mordicchiandogli le labbra e aprendogli di poco le gambe e portare la falange del suo indice umidificata precedentemente e velocemente contro la sua apertura, per poi farla entrare dolcemente, facendo gemere entrambi.
Mosse lentamente il dito, facendolo gemere con dolcezza, perdendo la testa come ogni volta che lo sentiva gemere in quel modo, e le dita presto divennero due, e poi tre, mentre il minore si contorceva tra le lenzuola, gemendo e ansimando in modo dolce e sublime che metteva a durissima prova l’autocontrollo di Yifan, il quale all’ improvviso gli alzò il bacino.
- Ti prego, dimmi che posso entrare ora.- pregò con la voce spezzata Yifan, mentre Tao annuiva.
- Sì.- sussurrò e il maggiore non se lo fece ripetere due volte. Entrò con una spinta fluida facendo miagolare acutamente Tao, che inarcò la schiena dal piacere, mentre Yifan gli accarezzava le cosce.
- Y-Yifan, ti prego … - supplicò Tao facendo sorridere il partner, che cominciò a spingersi in lui con calma ma ritmicamente, soddisfacendolo appieno, facendo si che i loro gemiti riempissero la stanza
E andarono avanti, tutta la mattina, fino a sfinirsi.

Dopo aver fatto una doccia ed essersi rifocillati, era già quasi ora per loro di aprire, e come le saracinesche furono su, la gente cominciò ad affiorare. Cominciarono a servire bevande su bevande, fino a quando non si avvicinò a Yifan un giovane uomo del quale nemmeno conosceva il nome, ma che aveva preso a sfogarsi sempre con lui, e Yifan già sentiva aria di soffiata.
Prese un bicchiere e gli servì la solita bevanda che prendeva il cliente.
- Sei di nuovo qui, a quanto pare.- disse Yifan mentre asciugava un bicchiere, facendo ridacchiare anche il cliente in questione.
- Lascia perdere Yifan, giornata nera. La base è tutta in movimento e i Sith sono in attesa.-
- In attesa di cosa? Sembra qualcosa di grosso.-
- Lo è infatti, il maestro Luhan la vuole fare davvero grossa stavolta.-
- E … hai intenzione di parlarmene o vuoi girarci intorno e lasciarmi sulle spine tutta la sera?- chiese curioso fiutando qualcosa di succulento, cercando però di nascondere la sua inquietudine.
E il giovane uomo sorrise.
- Sai che non dovrei…-
- Ma lo farai comunque anche questa volta.- sussurrò, sorridendo persuasivo.
L’uomo si avvicinò, facendo avvicinare anche Yifan.
- Vuole rapire un Jedi, non so altro.- sussurrò allontanandosi, lasciando Yifan interdetto che dovette subito mascherare le sensazioni che scalpitavano per palesarsi sul suo viso.
- Oh, wow … e sapete chi è il poveretto nel mirino?- chiese cercando di non destare sospetti.
- No, ma è personale. Luhan, quando si tratta di vendetta, è il peggiore.-
- Lo so.- ridacchiò solo per nascondere il suo sconforto e la sua ansia, non proferendo parola per il resto della serata.
Tao se ne accorse e si preoccupò sempre di più, fino a quando non si accorse che Yifan lo stava evitando. Ciò accentuò solo la cosa, fino a quando però non fu ora di chiudere.
Chiusero infatti il locale in fretta e Yifan, senza pronunciare una parola, lo prese per il polso e lo trascinò nella stanza adibita alle trasmissioni.
- Yifan … cosa succede?- chiese il minore, percependo la sua inquietudine.
- Siediti.- ordinò aspettando che l’altro eseguisse, e come lo fece si limitò a guardarlo preoccupato.
- Yifan, che succede?- chiese cercando la sua attenzione.
Yifan sbuffò, inginocchiandosi e prendendogli le mani.
- Ho avuto una soffiata … e bella grossa, davvero grossa … e io so già che non esiteresti a comunicarla al tempio, ma voglio farti riflettere un secondo.-
- Ti prego spiegati, cosa hai scoperto?- chiese Tao sempre più preoccupato. - Riguarda i ragazzi? Sono in pericolo, vero? Noi siamo in pericolo? È così? Yifan, parlami.-
Dopo aver abbassato lo sguardo e avergli stretto le mani un po’ di più, Yifan parlò.
- Entrambi, Tao. Siamo tutti in pericolo.- disse criptico, sospirando ancora. - Vogliono rapire un Jedi, probabilmente Lay visto che mi hanno detto che Luhan l’ha presa sul personale. Se glielo diciamo, rischiamo di farci scoprire veramente … e non avremo via di scampo. Siamo soli, Tao. Su un intero pianeta! Se ci dovessero scoprire, saremo finiti. Siamo lontani dai Jedi, non farebbero mai in tempo ad arrivare e salvarci, e qui non abbiamo nessuno se non noi stessi… la nostra storia, le nostre vite, ciò che abbiamo costruito con sacrifici, fatica e dolore potrebbe svanire e al solo pensiero di perderti … mi sento morire. Tao, questa volta rischiamo davvero, davvero, tanto. Io … voglio che tu sappia che io sarò sempre dalla tua parte, voglio solo che tu sia pronto e sicuro di voler mettere a rischio tutto, e farti sapere che non sarai solo se sceglierai di farlo. Non siamo Jedi e questo lo sai, loro però lo sono, e sono tutti insieme; è una cosa che potrebbero benissimo affrontare da soli, ma noi, noi cederemmo sotto un soggiogo mentale. Io ti amo, ti amo da morire, e l’unica paura che ho è quella di perderti. Sono disposto a tutto pur di stare insieme e questa potrebbe essere la nostra ultima soffiata, il nostro ultimo giorno. Ti chiedo solo di scegliere cosa fare essendone sicuro…- concluse il discorso con le lacrime agli occhi, baciandogli le mani.
E vederlo così sconvolto, così spaventato, gli fece stringere il cuore in una morsa e venire le lacrime agli occhi a sua volta.
- Yifan … -sussurrò con la voce spezzata. - So cosa rischiamo e abbiamo sempre rischiato, l’ho sempre saputo … ma noi non siamo gli unici a rischiare tutto tutti i giorni, diamo un contributo serio alla ribellione. Se colti di sorpresa, sono vulnerabili come noi. Sono nostri amici, non possiamo abbandonarli, hanno bisogno di noi e possiamo chiedere loro aiuto. Possiamo andarcene, lontano lontanissimo, tanto da non farci trovare mai. Possiamo cambiare pianeta, ma non possiamo non dirglielo. Io ti amo più della mia stessa vita, ma lo sai che non abbandono mai nessuno.-
Yifan annuì, schioccandogli un bacio sulle labbra e alzandosi subito dopo, seguito a ruota da Tao. Fece uscire la trasmittente, mentre il minore si accoccolò facendosi abbracciare dal maggiore.
- Suho, mi ricevi?-
- Yifan?-
- Abbiamo una soffiata … siete nella merda. Luhan verrà lì, a riprendersi Lay. Impedisciglielo, con tutte le tue forze, ti prego. Fallo anche per noi, non lasciartelo portare via ancora una volta.-
- … no, non piú.-
Yifan chiuse la comunicazione, abbracciando il suo amato e baciandolo sulla fronte, mentre speravano entrambi davvero che quello non fosse il loro ultimo giorno.



*



Ciao amici! Qui è Eliot ;)
Se vi scrivo io a fine capitolo, significa che questa storia è mano di Sophie aka Namjoonaddicted. Non perde mai la passione. <3
Si nota un filone di trama sempre più definito e intricato, vero? Nella prossima storia scopriremo ancora cose in più e completeremo una prima fase della raccolta... anche perché tra le ship degli EXO manca ancora la mia OTP, vero?
Spero che vi piacerà, così come spero vi sia piaciuta questa piccola TaoRis da parte della mia compagna di avventura.
Un bacio a tutti e come al solito, che la Forza sia con voi!

Eliot ;D

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Capitolo 6
*** You are my Force [XIUCHEN] ***


You are my Force


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- Dici che andrà tutto bene?-
Il viso del ragazzo è nascosto, voltato dall’altro lato. Non riesce a scrutarne l’espressione.
- Certo, perché non dovrebbe?-
- Beh, perdo spesso il controllo della Forza … Il maestro dice che sono troppo emotivo.- risponde e finalmente mostra i suoi occhi tristi.
- E per questo non dovrebbe andare tutto bene?- commenta una voce familiare e calma. - Io lo trovo un pregio.-
- Davvero?- quelle pupille luccicano ancora di più.
- Sì!-
Il ragazzo si stringe nelle spalle già piccole e ride, ride ed è il suono più dolce che ci sia.
- Non so se mi sarà utile in battaglia, però. Un po’ ti invidio, Minseok.-
- Nah, non devi. Anch’io ho i miei problemi … ma sono sicuro che se resteremo uniti andrà tutto bene, Luhan.-

Chen aprì gli occhi naturalmente, adagiato nel buio della sua stanzetta, sotto le coperte. Si mise seduto e nascose il volto nelle mani.
Avrebbe dovuto aspettarsi un sogno del genere, anche se aveva sperato che non accadesse. Non poteva tornare a dormire dopo aver avuto quella visione.
Si alzò e con calma si diresse in corridoio, fino a giungere alla stanza di Xiumin. Non bussò, sapendo che non sarebbe certo stato cacciato fuori, e non si sorprese di vedere il suo amico sveglio, seduto sul letto, con gli occhi puntati verso le più lontane stelle dell’universo.
Aveva sentito che poteva fare sogni strani. La Forza giocava sempre qualche scherzo ai cavalieri Jedi più sensibili, mostrando loro dei segreti inconfessabili o dei ricordi impossibili da cancellare. Il sogno di Chen non poteva proprio venir definito un incubo, ma era pieno di amarezza e adesso si sentiva come se l’intero tempio gli fosse appena crollato addosso, premendogli sulle spalle e sul cuore. Il petto era stretto in una morsa anche quando entrò piano, senza fare troppo rumore, e si avvicinò al letto.
Se lui si sentiva così, chissà che cosa provava Xiumin … di sicuro, qualcosa di molto più profondo.
- Posso stare qui con te?- sussurrò Chen.
L’altro lo guardò, sorpreso di vederlo ma non troppo, ed annuì con un sorriso appena accennato. Titubante, Chen si mise a gambe incrociate al suo fianco e per un lungo minuto alternò lo sguardo dal cielo al volto di Xiumin, come per cercare di capire se stesse accadendo qualcosa. L’amico restò fermo e silenzioso, accettando la sua presenza accanto a sé.
- Domani abbiamo allenamento presto, Jongdae.- ruppe il silenzio lui. - Non dovresti tornare a dormire?-
- Ho fatto un brutto sogno, non penso di riaddormentarmi facilmente.- scrollò le spalle Chen.
Xiumin spostò finalmente gli occhi sull’amico e pensò che non avesse esattamente l’espressione di chi aveva appena fatto un brutto sogno. Pareva piuttosto molto felice di essere lì, in una stanza non sua e su un letto non suo. Ma quel sorriso che a stento Chen tratteneva era talmente adorabile da contagiarlo un pochino e dunque sospirò, facendo finta di bersi quella scusa.
- E tu? Perché sei sveglio?- chiese il visitatore, facendo a sua volta finta di non sapere la risposta.
Il viso di Xiumin si oscurò nuovamente e lui si accomodò con la schiena contro la testiera del letto con gli occhi bassi.
- Diciamo che anche io ho fatto un sogno.- si limitò a borbottare. - Un sogno ricorrente e … un po’ triste.-
Chen non si aspettava una risposta diversa, ma vedere Xiumin in quello stato non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
- Non è colpa tua.-
Quelle parole gli sfuggirono dalle labbra senza accorgersene e lo capì solo quando vide gli occhi dell’altro allargarsi dalla sorpresa. Chen fece lo stesso, ma si strinse poi nelle spalle e distolse lo sguardo. - È da quando siamo stati attaccati, che ti vedo giù di corda … - continuò, anche se timidamente.
Xiumin non avrebbe mai potuto odiare Chen, per come si preoccupava per lui e per come avesse puntualizzato sul suo stato d’animo, cogliendo nel segno. Non avrebbe potuto neanche smettere di odiare se stesso, però.
Sospirò e aggrottò la fronte, massaggiandosela con le dita. - Non posso farci niente.- confessò con un filo di voce. - E poi l’hai visto, no?-
Chen impallidì e trattenne il respiro, e Xiumin poté vederlo anche al buio. Non erano mai stati bravi a mentirsi l’uno con l’altro.
- Lo sai come eravamo, prima che … - si morse un labbro. - Prima che lui passasse al Lato Oscuro.-
- E per questo sarebbe colpa tua?- ribatté l’amico, e quella scena era così dannatamente simile a quella del sogno, o meglio del ricordo, da dare a entrambi i brividi.
Passò un momento di silenzio pesantissimo, rotto sempre dalla stessa persona che aveva osato romperlo all’inizio. - Non puoi capire, Jongdae.- mormorò Xiumin con tono freddo. - Non hai visto tutto, per fortuna.-
Con quelle parole, si sistemò seduto di lato, volgendo le spalle al cielo stellato e al suo amico. Era evidente che non aveva più intenzione di parlare e a Chen si spezzò silenziosamente il cuore.
Tuttavia, non tornò in camera sua finché Xiumin non si riaddormentò con una coperta addosso.

Dopo che Jedi e Sith si scontravano, gli Anziani erano soliti organizzare delle sessioni di allenamento congiunto tra cavalieri già affermati e piccoli padawan, per consolidare il benessere della Forza nelle membra dei primi e trasmettere gli insegnamenti più profondi ai secondi.
Chen era bravo con i bambini. Bastava un sorriso e lo seguivano tutti senza battere ciglio, affascinati dalla sua passione. Qualche volta rischiava di fare troppa forza sulle loro spade di legno, ma se commetteva qualche errore finiva sempre tutto con una risata.
Xiumin lo osservava da lontano e pensava di essere davvero fortunato ad essere schierato con lui in battaglia. Chen si distraeva facilmente, certo, ma altrettanto facilmente si riprendeva e trovava il modo di vincere. Xiumin era più riflessivo di lui, ogni suo combattimento era segnato da tante, forse troppe capriole mentali.
Erano così diversi, eppure si sentivano a loro agio insieme. Forse era per questo che facevano gli stessi sogni.
Quando Chen congedò i padawan, Xiumin si avvicinò e lo sorprese con una pacca sulla spalla.
- Come va, Chennie Chennie?-
- Stai zitto!- ribatté l’amico, non aspettandosi proprio di sentirgli usare lo stesso nomignolo che gli avevano affibbiato i bambini. Rise d’imbarazzo e l’altro lo fece con lui, sentendosi il cuore stranamente in pace.
- Allora, che cosa stiamo aspettando?- esordì Xiumin di nuovo, estraendo la spada laser.
Chen aveva in mano ancora quella di legno e senza porsi troppe domande la tenne in posizione di guardia, fronteggiandolo.
- No, no. Prendi la tua spada vera, Jongdae.-
Quest’ultimo allargò gli occhi e fu sorpreso da quella scelta. Xiumin voleva un duello vero d’allenamento, glielo si leggeva senza difficoltà su quel sorriso lieve ma beffardo. Lo adorava.
Mise da parte la piccola spada di legno ed estrasse la propria, attivandola insieme a quella dell’amico.
- Che la Forza sia con te.- sorrise Chen, prima di attaccare.
Xiumin era pronto e rispose perfettamente all’attacco. Il ronzio delle loro armi echeggiò intorno come un forte vento. Più gli attacchi di Chen venivano bloccati o respinti, più lui desiderava riprovare, sfidarlo fino in fondo come aveva fatto Xiumin all’inizio. Energia pura passava da una spada all’altra, da un corpo a un altro, da una mente all’altra.
Arrivò un momento in cui Chen riuscì a respingere un attacco dell’amico e gli fece perdere l’equilibrio. Entrambi ridevano, senza pensieri che li distraessero, e Chen con un lieve colpo di piede al ginocchio lo spinse a cadere all’indietro. Xiumin non sembrò sentire dolore ed emise solo un lamento di sconfitta, mentre l’altro posava un piede sul suo petto in segno di vittoria.
- Ti arrendi?- lo provocò Chen, sorridendo ancora.
Xiumin stava per rispondergli … ma all’improvviso la sua risata si spense. I suoi occhi si allargarono e il suo respiro si fece irregolare.
Sopra di lui rivide il viso delicato ma disgustato e rancoroso di Luhan, che lo minacciava in quella stessa posizione l’ultima volta che si erano scontrati.
Confuso da quel cambio di reazione, Chen imitò a poco a poco la sua espressione ed aggrottò le sopracciglia, spegnendo la propria spada laser. - Tutto bene?- domandò soltanto, ma fu come scatenare nell’amico una reazione esplosiva.
- Devo andare.- mormorò Xiumin con un filo di voce tremante, scrollandosi malamente di dosso il piede dell’altro e alzandosi in piedi con foga, lasciando sul pavimento la sua spada già spenta. Era stato colto da un ricordo e da una miriade di sensazioni troppo pesanti perché potesse affrontarle. Doveva scappare.
Tuttavia, sottovalutava Chen.
- Aspetta …!- fece quest’ultimo senza capire e temendo già di aver fatto qualcosa di sbagliato. Fece per raccogliere la spada di Xiumin, ma non appena la toccò trasalì ed emise un verso di dolore, come se si fosse scottato.
Strinse il manico della spada in mano, cadendo in ginocchio con gli occhi nel vuoto.
Vide qualcosa. Vide il bagliore freddo di quella spada di fronte al proprio naso. Una linea luminosa che tagliava a metà un’immagine. Un volto. Un volto conosciuto, il volto minaccioso di un amico. E dietro di esso, un altro con espressione spaventata e piena di dolore.
Chen sentì lo stesso lancinante dolore lacerargli il petto. Sbatté gli occhi e li strizzò con forza, pur di allontanare quella visione dalla mente, e quando sollevò lo sguardo Xiumin era ancora a qualche passo di distanza a dargli le spalle ed esse si muovevano su e giù con agitazione, seguendo un respiro impanicato.
- Minseok … - lo chiamò. Quello cominciò a camminare per andarsene e allora Chen si rialzò per seguirlo, mollando entrambe le spade laser sul pavimento. - Minseok!-
Aveva compreso il motivo per cui ora il suo amico voleva andarsene, ma no, stavolta non sarebbe rimasto lì a guardare. Stavolta si sarebbe imposto, perché tutta quella sofferenza era insopportabile.
- Minseok, non è colpa tua!- esclamò allarmato, raggiungendolo e costringendolo a voltarsi prendendolo per una spalla. - Non è stata colpa tua, vuoi mettertelo in testa?!-
Per poco non vacillò: Minseok aveva gli occhi lucidi e le labbra strette, come a trattenere inutilmente delle parole velenose.
- Lasciami in pace, Jongdae. Sai anche tu che non è così!-
- Non è vero!- lo riprese Chen, prendendolo per entrambe le braccia. - Maledizione, non sopporto più di vederti soffrire in questo modo!-
- Non posso farci niente, okay? Tu non sai com’è andata!- sbottò l’altro con rabbia, allontanandosi dalla sua presa.
Chen avrebbe voluto scoppiare a piangergli in faccia, ma era lui a dover essere forte in quel momento.
- Ma so quanto fa male!- disse scuotendolo ancora, a sua volta sull’orlo delle lacrime. - Mi fa male vederti così … Percepisco la tua sofferenza e non finirà se non cambi idea!-
Dannazione, Chen era sempre stato un gran testardo. Sarebbe stato crudele, ma forse per farlo desistere era necessario metterlo davanti alla verità una volta per tutte.
- … che cosa hai visto?-
Alla domanda appena sussurrata di Xiumin, l’amico tremò. Deglutì e, come se stesse rivelando il più intimo dei segreti, evitò il contatto visivo con lui e rispose:
- Ho visto Sehun … Sehun che proteggeva Luhan.-
Gli occhi di Xiumin si fecero grandi ed ebbe la conferma di dover spiegare, pur di convincerlo che quel dolore aveva un senso. Sospirò e mosse qualche passo lontano da lui, dandogli le spalle nuovamente.
- Era il mio migliore amico, Jongdae.- esordì. - Sono io ad aver tradito lui, non viceversa.-
Ciò non combaciava, secondo Chen, con quello che era realmente successo: Luhan si era unito ai Sith perché non aveva avuto scelta, dal momento che durante una missione di vitale importanza era stato lasciato indietro su decisione dei cavalieri Jedi più anziani. Era la prima volta che si scontrava davvero con i seguaci dell’Impero e non ce l’aveva fatta. La sua delicatezza d’animo l’aveva spinto nelle spire del nemico e nessuno aveva tentato di salvarlo. Spinto dal rancore e dalla delusione, Luhan aveva trovato nel Lato Oscuro il suo vero modo di esprimersi, una filosofia di vita che si sposava con la sua emotività. Aveva tradito i suoi compagni nell’attimo in cui lui stesso si era sentito tradito.
Chen sapeva già tutto questo, ma sapeva anche che quel giorno loro non avevano potuto nulla contro le decisioni dei loro maestri Jedi. Avevano scoperto del tradimento di Luhan troppo tardi, perché potessero intervenire.
- Non l’hai tradito, nessuno di noi ha potuto fare niente e lo sai.- ribatté quindi Chen, stringendo i pugni fino a ferirsi i palmi pur di non concentrarsi sulle lacrime che pungevano per uscire fuori.
Xiumin si voltò di scatto e per lui ormai era troppo tardi: sui suoi zigomi perfetti scorrevano le sue gocce di rimpianto. - Sì, invece! Avrei potuto tentare di convincere Luhan a tornare da noi, invece di attaccarlo!-
Quello era un dettaglio di cui Chen non era ancora a conoscenza. Dunque il laser nella sua visione era proprio quello dell’amico?
- Ero … ero distrutto.- spiegò ancora Xiumin, con la voce che tremava. - Aveva abbandonato tutti noi, aveva abbandonato me e anche … - si morse il labbro, stentando a pronunciare quel nome. - E … E io forse l’avrei ucciso, li avrei uccisi entrambi, se lui non … -
Era impossibile continuare a parlare, il dolore era troppo. Il cuore di Chen andò in mille pezzi, mentre finalmente comprendeva il vero motivo per cui Xiumin si sentiva così in colpa.
La visione che aveva appena avuto, il ricordo più pesante legato a quella spada, era il momento in cui Xiumin aveva ceduto al rancore e alla tristezza e stava per uccidere il suo migliore amico. Tuttavia, Sehun si era messo di mezzo ed aveva protetto Luhan.
Sehun, certo. Solo adesso Chen se ne accorse.
Lui era stato l’ultimo a diventare cavaliere Jedi. Prima era un padawan curioso e di talento, ben voluto dai compagni e dai maestri e affascinato da un cavaliere più grande e maturo: Luhan. Egli gli aveva insegnato forse ciò che di più importante potesse esserci per un Jedi, prima di venir tradito da quegli stessi ideali che avrebbe dovuto seguire e insegnargli a seguire. Per Sehun, il tradimento di Luhan era stato un trauma pesante, che alla battaglia successiva aveva dimostrato di non saper superare.
E quando aveva visto Xiumin muoversi in preda alla rabbia e attaccare Luhan, ai suoi occhi era stato chiaro da quale parte avrebbe dovuto stare.
- Adesso capisci?- mormorò Xiumin, ultima frase che si concesse sull’argomento prima di tornare nel suo freddo guscio di orgoglio e senso del dovere, quel pilastro che gli permetteva di essere un cavaliere Jedi degno di tale nome. Prese un respiro profondo e si asciugò le lacrime, ignorando l’addolorata sorpresa negli occhi del suo amico.
- Minseok … - tentò debolmente Chen di fermarlo, impotente sotto le lacrime che iniziarono a uscire anche a lui. - Minseok, ti prego, non portarti ancora dentro questo peso … -
Ma ormai i suoi tentativi di restare forte erano inutili. Xiumin non lo ascoltò e lasciò velocemente l’enorme stanza, odiandosi ancora e ancora per quella colpa che lo perseguitava e adesso anche per aver respinto Chen, colui che gli aveva letto dentro, gli aveva teso una mano che lui non aveva voluto accettare.
Dietro di lui, Jongdae scoppiò a piangere, accasciandosi nuovamente.

I suoi lineamenti sono ancora così delicati e dolci, la sua voce ancora così sottile. Il suo aspetto non è cambiato e forse nemmeno la sua anima.
Forse non è mai riuscito a capirlo davvero, in fondo. Non come il suo allievo più giovane che, se l’aspettava, col tempo è anche diventato il suo amante. Tra loro c’è sempre stata della chimica particolare. L’intesa è chiara nei loro occhi ancora così limpidi, nonostante ora il loro cuore sia più nero del mantello che portano.
Si scambiano brevi parole con i visi vicini, non troppo da toccarsi, ma abbastanza per infondersi sicurezza a vicenda. E poi, insieme, si voltano. La paura è dominante, lo invade ovunque e non c’è via di fuga.
A un secondo sguardo, forse il suo viso non è così gentile come lo ricordava. Non può esserne certo. Ormai, ogni certezza è svanita come uno sbuffo di fumo nell’aria.
- Ha fatto soffrire anche te?- echeggia inquietante la sua ironia. - Non cambierà mai, proprio come me.-
Solo ora si ode un respiro pesante, basso e costante, insieme al battito di un cuore agitato. Ma nient’altro. Solamente il ghigno di Luhan riempie la sua mente.
- Spero che tu sia pronto, perché non mi tratterrò … Jongdae.-

Xiumin si ritrovò seduto sul suo letto, nel buio più totale e senza fiato. Pur aprendo gli occhi persi e spaventati al massimo, non riusciva a scorgere una fonte di luce che potesse dargli sollievo. A fargli compagnia aveva solo le terribili visioni che gli avevano appena fatto visita e i battiti velocissimi del suo cuore che gli impedivano di tranquillizzarsi.
Restò in quella posizione di terrore a lungo, prima che spontaneamente il nome del suo amico si impossessasse di lui e lo scuotesse, al punto da spingerlo ad alzarsi.
Corse fuori dalla stanza e si guardò intorno frenetico, alla ricerca di qualcuno, una persona qualsiasi che fosse sveglia. Andò giù lungo il corridoio come un forsennato, finché da un angolo non vide spuntare due suoi compagni.
- Junmyeon! Yixing!- gridò, e scoprì di avere la voce rauca e rotta da un pianto imminente.
Gli amici gli andarono incontro e lo sorressero da entrambe le parti.
- Minseok, che succede?- domandò Lay, toccandolo con un braccio solo dal momento che quello artificiale era steso lungo il fianco. - Hai bisogno d’aiuto? Hai visto segnali di un attacco dei Sith?-
L’altro scosse dolorosamente il capo, faticando a riprendersi fino a essere in grado di parlare.
- Forse Luhan non ha ancora- stava cominciando a dire Suho, ma fu subito interrotto da una mano di Xiumin sulla spalla, mentre questo gli chiese disperato:
- Dov’è Jongdae?-
- Jongdae? Non lo so, non è a dormire?- chiese ancora Suho, ansioso di fronte al panico dell’amico. - Che cosa è successo, Minseok?-
- Ho … ho visto Luhan … - esordì, seppur gli facesse male. - E parlava con lui … -
Suho aggrottò appena la fronte, non comprendendo subito. Lay, invece, allargò gli occhi in preda al terrore.
- Oh, no.-

Era ironico come erano bastate le poche e semplici parole di Chen a riecheggiargli nella testa, per lasciar scivolare via gradualmente il rimorso che si era portato dietro per tanto tempo. Le accuse di Luhan, secondo cui lui e tutti gli altri sarebbero diventati spietati ed egoisti come i Jedi più anziani, non facevano nemmeno più così male. Di Luhan, ormai, restavano solo dei ricordi dolceamari che gli avrebbero procurato un po’ di nostalgia nelle sue notti insonni.
Quei rimasugli di male che percepiva ancora nel cuore erano legati a Sehun, a quel ragazzo così giovane e forte, amico puro e fedele che proprio per questa sua fedeltà non era riuscito a rinunciare all’affetto del suo compagno. Non aveva mai potuto biasimarlo per questo.
Ricordava ancora bene i dettagli di quella visione che a malincuore si era ritrovato a condividere con Chen. Luhan, da che era terrorizzato e distrutto all’idea di essere stato abbandonato, sembrava ora invincibile, come se nessuna spada laser avesse potuto scalfire la sua pelle. Xiumin lo stava inseguendo, quando da una via secondaria era arrivato Sehun. Era la prima vera missione di quest’ultimo e per ironia della sorte il suo avversario era stato colui che gli era stato più accanto nei suoi anni da padawan, colui che gli aveva insegnato ad avere cuore anche brandendo un’arma.
Xiumin non avrebbe mai immaginato di vedere Luhan perdere la sua corazza di odio e supplicare Sehun di non abbandonarlo anche lui, poiché il suo unico rimpianto era stato quello di non poterlo vedere diventare un Jedi, di non potergli più stare vicino. Le mani di Sehun avevano tremato forte intorno al manico della spada, i suoi occhi si erano fatti grandi, enormi. Xiumin non aveva potuto perdonare il gesto di Luhan, non aveva sopportato di sentire quelle parole dalla sua bocca, dopo aver ferito lui e tutti gli altri. Per questo gli si era lanciato contro e Sehun, proprio come Luhan, aveva seguito il suo cuore: si era frapposto tra i due ed aveva impedito a Xiumin di colpirlo.
Da allora il cavaliere Jedi non era più riuscito a vivere una vita degna di essere chiamata tale. Pur avendo il sangue freddo necessario per combattere dalla parte del bene, pur riuscendo a sopprimere i suoi sensi di colpa, pur scacciando dalla mente i ricordi di un Sehun distrutto dal tradimento di Luhan, Xiumin non riusciva a odiarlo per aver tradito il gruppo a sua volta e soprattutto non riusciva più a trovare una vera ragione per impugnare quella spada laser e combattere. Lo faceva perché doveva, niente di più.
O meglio … quel “di più” era sempre rimasto al suo fianco, devoto e prezioso, e l’aveva realizzato soltanto ora che l’aveva perso.
Chen era speciale. Condividevano i sogni, si incontravano nella mente grazie alla Forza. Ma non era solo questo: Chen aveva sempre tentato di incontrare anche il suo cuore, per quanto le regole dei Jedi non fossero sempre compatibili con una scelta simile. Chen gli sorrideva, gli parlava, curava le sue ferite in silenzio senza che se ne fosse mai reso conto.
Ora che era stato rapito dai Sith, con lui se n’era andato il senso della sua vita.
Non poteva muoversi. Era stato deciso che se ne sarebbero occupati i maestri più esperti; mandare i ragazzi o qualcuno che era stato vicino a Luhan sarebbe stato letale, stavolta. Tutto ciò che poteva fare Xiumin era aspettare e aspettare. Non aveva più avuto visioni che potessero suggerirgli la condizione attuale di Chen e la cosa lo snervava terribilmente. Nessuno osava rivolgergli la parola, né disturbarlo. Xiumin sarebbe tornato se stesso, solo una volta che Chen sarebbe tornato da lui.

Accadde dopo tre giorni.
Era chiuso nella sua stanza, ormai come al solito. Udì delle voci concitate nel corridoio e, insospettito, si affacciò fuori. Non ebbe avuto nemmeno il tempo di farlo, quando si ritrovò davanti Baekhyun e Jongin a tirarlo per le braccia chissà dove, parlando in modo concitato e confuso.
E al fondo del corridoio, finalmente, come una visione paradisiaca, eccolo lì. Sano e salvo – e Xiumin si illuse per un attimo che fosse tornato per lui, come un angelo custode. In quell’esatto momento ritornò a vivere e si mise a correre a perdifiato per raggiungerlo.
Non disse una parola, e nemmeno Chen. Si strinsero forte, flettendo e impegnando tutti i muscoli del loro corpo per farlo. Xiumin affondò il volto sulla sua spalla e non seppe come fece a non piangere. Si aggrappò a lui senza riuscire più a lasciarlo andare, perché no, mai più l’avrebbe lasciato andare così.
- Sono felice che tu sia vivo.- sussurrò al suo orecchio con un filo di voce disperato, e mai una frase gli suonò così banale, soprattutto confrontata con quella apparentemente ancora più semplice di Chen.
- Sono qui.-
E a Xiumin non bastava davvero altro per tornare a respirare.
- Jongdae … - tentò di cominciare, districando l’abbraccio e guardandolo con il volto accartocciato dalla tristezza. - Jongdae, so che non dovrei dirlo, ma mi dispiace … ho-ho avuto paura che quella fosse la nostra ultima conversazione e-
- Dimenticala!- lo interruppe dolcemente Chen, passandogli più volte le mani sulle guance e tirandogli i capelli all’indietro. - Dimentica quello che è successo, ti prego.-
Xiumin annuì, non poté fare altro. Si sentiva così debole ora, come un bambino a cui doveva di nuovo essere insegnato tutto, ma era una sensazione talmente dolce ora che si trovava tra le sue braccia.
Lo costrinse a restare con lui per tutta la sera, ad ascoltare sottovoce le sue scuse e le sue preoccupazioni, i suoi pensieri e i suoi turbamenti. Mai aprì il suo cuore in un modo simile, dimenticandosi dei suoi doveri di guerriero e dando sfogo solo alla giovane anima tormentata che era. Chen lo tenne stretto a sé tutto il tempo senza smettere, a sua volta felice di essere tornato da lui e senza più alcuna sfumatura di paura nel cuore. Aveva superato delle torture psicologiche durante la sua prigionia, aveva superato cose veramente pesanti da sopportare per uno spirito leggero come il suo e, ora che aveva Xiumin tra le braccia, si sentiva potente.

La mattina dopo, Jongdae si svegliò con il tenero viso di Minseok addormentato a un palmo dal proprio naso. Era bello come era sempre stato e come mai avrebbe sperato di avere accanto.
Lo vide muoversi appena nel sonno e seppe che si sarebbe svegliato dopo pochi attimi. Approfittò di quel momento di sospensione, prima che la bolla intorno a loro scoppiasse, e d’istinto si spinse in avanti a sfiorargli le labbra con le proprie. Fu un tocco quasi impercettibile, ma bastò perché Minseok sollevasse le palpebre in preda alla più bella meraviglia.
- Che la Forza sia con te.- Jongdae gli diede il buongiorno così.
L’altro gli sorrise in modo semplice e innocente, come quasi non era più abituato a fare. Gli accarezzò il volto con le dita e rispose in un dolce sussurro.
- La mia Forza sei tu.-





*



Hiiii~
Here I am. Your NamjoonAddicted is Here~.
Già, se io sono qui vuol dire che questa piccola e meravigliosa perla l’ha tirata fuori dalla sua penna Eliot. Io non ce la faccio, voi non avete idea di quanto io sia orgogliosa di poter scrivere una serie che amo cosí tanto con una persona a cui voglio altrettanto bene. Sigh.
Lo so, divento emotional quando si parla di lei, Lo siento~ (nessun riferimento ai Super Junior giuro)
Niente~ Se vi è piaciuta quanto piace a me, lasciatele una recensione che la fate tremendamente felice, perchè se le merita.
Baci.

Vostra
NamjoonAddicted


E…Che la forza sia con voi~

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