Angels and Demons

di AminaMartinelli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Down to Earth ***
Capitolo 2: *** Heaven meets Hell ***
Capitolo 3: *** Awesome ***



Capitolo 1
*** Down to Earth ***


“Sebastian!” - sapeva benissimo cosa significava quel richiamo: la sua ultima “impresa” gli aveva di sicuro procurato una punizione esemplare. Chissà cosa lo aspettava questa volta. Del resto non avrebbe potuto comportarsi diversamente, in quella circostanza: un umano in pericolo costituiva per lui un richiamo irresistibile quindi si era per l’ennesima volta precipitato a soccorrerlo, salvando così quella bellissima bambina da morte certa. Ma la cosa aveva irritato le “alte sfere” che fin dalla sua creazione gli avevano severamente proibito di intervenire nelle vicende umane, se non da loro espressamente richiesto. Sebastian però non si era mai posto il problema, era convinto che la sua esigenza di soccorrere gli umani proveniva dalla Fonte dell’Amore ed aveva perciò una validissima ragione di esistere e soprattutto: per quale motivo concedere agli angeli il libero arbitrio se poi non se ne potevano servire? Lui, in fin dei conti, stava solo esercitando il prezioso dono dell’autodeterminazione…purtroppo fornire questa spiegazione avrebbe solo peggiorato le cose, quindi aveva rinunciato a difendersi dalle accuse ed aveva accettato di buon grado, ogni volta, qualunque punizione assegnatagli. “Eccomi, Sommo Giudice, mi inchino davanti a Te. Cosa mi ordini?” - gli era sempre piaciuto pronunciare la formula di rito, denotava obbedienza ed umiltà e lui, un angelo del Primo Cerchio, soldato dell’Esercito Celeste, amava possedere e mostrare queste qualità. Più volte Areian lo aveva messo in guardia suggerendogli che sfiorava l’autocompiacimento, ma Sebastian non era molto incline ad ascoltare i suggerimenti e gli avvertimenti. Il rombo di tuono che lo avvolse annunciava la sentenza pronunciata dal Sommo Giudice, che Sebastian percepì con ogni fibra del suo essere. “Ti sei macchiato più volte della colpa di disobbedire, andando contro ogni regola e contro la tua stessa natura, ma questa volta sei andato molto oltre: hai fermato la mano dell’Angelo della Morte. Quella bambina doveva morire e tu l’hai impedito, questo intervento potrebbe aver alterato il futuro dell’umanità in modo irreparabile e molto pericoloso. Qualunque cosa accadrà tu ne sarai responsabile e ne porterai il peso per sempre. Questa potrebbe essere già una punizione sufficiente, ma non per te: sarai d’esempio e monito per i tuoi simili, sapranno cosa accade andando contro la Somma Sapienza. Ti condanno quindi all’esilio sulla Terra, a cui sembri essere tanto legato: rimarrai lì, sottoposto alla continua tentazione di salvare ogni singolo umano dai pericoli che costantemente corrono a causa della loro stoltezza e della loro natura ribelle, finché non avrai dimostrato di aver capito i tuoi errori ed accettato le Regole. Sappi che potrai aiutarli ma non farli sfuggire alla morte ai cui artigli potrai sottrarne solo uno, una sola volta. Se trasgredirai l’esilio diverrà definitivo e tu non potrai più rivedere la tua Patria. Ora vai.” Una sentenza senza appello, se lo aspettava. Ma non fece in tempo a realizzarlo che si sentì travolgere dal Vento della Suprema Giustizia che cancellò ogni percezione. Quando tornò a percepire le cose erano cambiate profondamente, per lui: era sulla Terra, sentiva la luce del sole, il soffio del vento, il suolo sotto di sé. Gli era stato dato un corpo dall’aspetto umano, aveva i loro sensi, una mente, un cuore. Ma era ben lungi dall’essere come loro, era infinitamente più forte e veloce, invulnerabile, immortale. Invulnerabile, ma non immune dal dolore. Infatti lo sentiva in tutto quel nuovo corpo, che doveva essere rotolato giù per la collina che vedeva alle sue spalle, a giudicare dalle condizioni in cui si trovava. Si incamminò lentamente, muovendosi con circospezione perché non aveva idea di cosa avrebbe trovato, visto che i suoi giudici non gli avevano usato la cortesia di fargli sapere in quale parte del pianeta lo avevano fatto precipitare. Raggiunse un gruppo di case in quella che doveva essere la periferia di una grande città. Poi quando sentì qualcuno parlare capì: si trovava in Inghilterra. Nessuno faceva caso a lui, tanto che un’automobile quasi gli arrivò addosso senza che il guidatore desse segno di averlo visto. Quindi era invisibile? A che scopo dotarlo di un vero corpo umano, ma invisibile? Cominciava a pensare che quella punizione sarebbe stata più pesante di come l’aveva immaginata. Non sapeva cosa fare, quindi prese a girare tra le case sperimentando i limiti della sua velocità. Scoprì così che era veloce almeno quanto un’auto. Per scoprire le altre caratteristiche che gli erano state date sarebbe stato meglio aspettare la notte. Grazie alla sua velocità arrivò in breve tempo al centro della città, scoprendo così che si trattava di Londra. Quando calò la notte cominciò a provare di cosa fosse realmente capace. Poteva toccare, afferrare e sollevare oggetti di ogni tipo, quindi presumibilmente anche le persone. La sua forza gli permetteva di sollevare anche più automobili in una sola volta: sarebbe stato utile ma anche molto pericoloso perché questo aumentava la tentazione di aiutare. La mattina seguente decise di girare per la città. Essere invisibile gli permetteva di andare ovunque volesse senza limiti. Era al centro di Londra quando lo vide per la prima volta: fermo, al centro della piazza, aveva letto un messaggio sul suo telefono e stava per inviarne un altro. Leggendo i suoi pensieri capì immediatamente che aveva intenzioni criminali così provò a fermarlo entrando nella sua mente…e rimase attonito. Quella era la mente più brillante, originale, geniale che avesse mai trovato in un essere umano, tanto da fargli pensare che non fosse affatto umano, anche a causa della malvagità che percepiva in lui. Quell’umano e la sua mente erano pervasi da una sottile ma sconfinata crudeltà, un desiderio infinito di potere e un’assoluta mancanza di scrupoli. Era evidente, per Sebastian, che il messaggio che stava per essere inviato avrebbe causato grande pericolo per altri esseri umani e enormi vantaggi per colui che stava per inviarlo. Purtroppo quella mente era anche impenetrabile, per lui. L’uomo non sembrò accorgersi del tentativo dell’angelo di sviarlo da suo obbiettivo, tranne che per un lieve moto della testa, come per allontanare un insetto…o un pensiero molesto. Un attimo dopo il messaggio viaggiava nell’etere e il malvagio mittente lo accompagnò con un soffio verso l’alto, in un gesto beffardo, come per dare slancio a quelle parole letali, portatrici di sciagura. Sebastian decise di seguirlo: se questa volta non era riuscito a fermarlo non significava che gli avrebbe concesso di proseguire con le sue azioni criminali. La prossima volta gli avrebbe impedito di fare ancora del male, ad ogni costo.

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Capitolo 2
*** Heaven meets Hell ***


Si trovò a varcare la soglia di una lussuosa abitazione alla periferia si Londra. Insieme al suo obbiettivo entrò in un grande studio, l’uomo si diresse con passo lento verso un mobile bar e con la stessa lentezza si versò un liquore.
 “Adesso puoi anche smettere di nasconderti. Sei in casa mia, mi devi perlomeno una presentazione. – disse girandosi con studiata noncuranza – Ah, ma forse sei timido…vorrà dire che comincerò io: James Moriarty, lieto di fare la tua conoscenza…”
 “Tu…mi vedi? “– Sebastian era perplesso: com’era possibile che lui, solo lui riuscisse a vederlo?
 “Ti vedo, e devo ammettere che è una visione non proprio sgradevole. Ma perché la cosa ti meraviglia tanto?”
Sebastian lo fissò dritto negli occhi:
 “Perché io sono invisibile.”
Moriarty fece un mezzo sorriso ma ne risultò un’espressione di lieve disprezzo:
 “Ma certo. Come ho fatto a non pensarci. Benvenuto in casa mia, Uomo Invisibile.”
 “Non mi credi…”
 “Ti credo. Ora che le presentazioni sono fatte dimmi cosa ci fai qui e perché mi seguivi, e fai attenzione a darmi una risposta soddisfacente perché da questo dipende la mia decisione.”
“Quale decisione?”
 “Se buttarti fuori dopo averti fatto dare una lezione o far buttare fuori il tuo cadavere.”
L’angelo si erse in tutta la sua statura raddrizzando le spalle e sollevando il mento in un istintivo gesto di sfida:
 “Tu non puoi uccidermi.”
 “Ah! – la voce di Moriarty tuonò nella stanza – Non dirmelo: sei anche immortale…”
 “…e invulnerabile.”
 “Grandioso! Mi perdonerai, spero, se metterò alla prova queste tue affermazioni. Ma lo farò più tardi: non mi hai ancora detto cosa fai qui, cosa vuoi da me.”
“Che tu la smetta con le tue malefatte.”  
Per poco Moriarty non sputò il liquore che stava bevendo:
 “Le mie…cosa?!”
 “Le tue malefatte. Devi smetterla di fare del male alla gente.”
Il viso di Moriarty divenne gelido ed inespressivo. Appoggiò il bicchiere sul tavolino e fece un passo verso lo sconosciuto che lo fissava. Quei movimenti suscitarono in Sebastian una insolita reazione: si irrigidì e serrò la mascella, come se dovesse difendersi, come se provasse…paura? Assurdo. Lui non aveva mai provato paura per sé stesso e, del resto, chi sulla Terra poteva infondergli un tale sentimento? Però quell’uomo che lo stava fissando con insistenza, con uno sguardo vuoto ma allo stesso tempo minaccioso, e aveva appena fatto un altro passo verso di lui sembrava averne il potere e gli occhi dell’angelo si spalancarono senza che lui potesse evitarlo, incatenandosi a quelli grandi e scuri di James. Come potevano occhi così belli essere tanto terrificanti? Questo pensiero attraversò la mente di Sebastian lasciandolo ancora più incredulo riguardo a ciò che stava provando: non solo quell’umano gli incuteva timore, ora lo trovava anche…bello? Per un istante sul suo viso si dipinse la confusione che agitava i suoi pensieri, questo impercettibile cambio di espressione fu colto da Moriarty nel cui sguardo passò un lampo di curiosità e smise di avanzare verso di lui.
 “Come ti chiami.” – non era una domanda, era un ordine.
 “Sebastian.” – non voleva realmente rispondergli ma non poté evitarlo.
 “Sebastian come.” – altro ordine, ma l’angelo non capì. Cosa che lo fece sentire ancora più a disagio.
 “Sebastian. Che altro vuoi sapere?”
Gli occhi di Moriarty divennero due fessure.
 “Il tuo cognome, ovviamente.”
 “Cos’è un cognome?” – anche Sebastian assottigliò lo sguardo. James spostò il peso sulla gamba destra ed incrociò le braccia, in un atteggiamento apparentemente rilassato.
 “Quindi…timido, invisibile, immortale, invulnerabile e…stupido? O ti senti spiritoso? Non mi fai ridere, in ogni caso, ed hai fatto un considerevole passo verso l’essere buttato fuori cadavere “mister immortalità”. Dimmi il tuo cognome o non saprò cosa far scrivere sulla tua lapide.”
 “Io non so perché sei tanto nervoso. Ma se non mi spieghi cosa vuoi sapere non potrò risponderti…”
Jim lo guardò ancora più intensamente, riflettendo. Una delle sue doti era proprio la capacità di leggere nelle persone, capire quando mentivano, e quel tipo sembrava maledettamente sincero. Così decise di rispondergli a tono.
 “Il cognome è quella parola che sta dopo il nome, hai presente? Io mi chiamo James Moriarty. James è il nome, Moriarty il cognome. Chiaro, adesso?”
L’angelo sembrò rilassarsi.
 “Chiaro. Ma io mi chiamo Sebastian. Gli angeli non hanno un cognome.” – si era rilassato troppo, accidenti! Non era sua intenzione rivelargli la propria identità, ma le parole erano uscite dalla sua bocca senza controllo.
 “Gli angeli.” – Moriarty appoggiò una mano sul mento – “Così tu saresti un angelo. Uhm…e si chiedono di che sesso siate. Io non avrei dubbi, al riguardo…” - mentre diceva queste parole il suo sguardo percorreva compiaciuto la figura alta e snella, muscolosa ma non troppo, del giovane uomo davanti a lui. Sebastian percepì un calore inspiegabile che si diffondeva sul suo volto umano, infiammando quella pelle umana così sensibile e facendolo sentire misteriosamente vulnerabile. James, vedendolo arrossire, non poté trattenere un sorriso sornione che si trasmise ai suoi occhi facendoli brillare. La scintilla in quegli occhi si trasformò in un fuoco che lasciò interdetto l’angelo inducendolo ad aprire e chiudere involontariamente la bocca due volte, quasi stesse boccheggiando.
 “Ti senti male? Sembra che tu non riesca a respirare.”
Sebastian si riscosse.
 “Sto…bene. Credo.” – era veramente confuso, provava sensazioni che non riusciva a capire né tantomeno a spiegarsi ed era la prima volta che gli accadeva, pur avendo avuto a che fare con gli umani fin dalla sua creazione.
 “Sai cosa credo io?”
 “Cosa...”
James gli indicò una poltrona alla sua sinistra e andò a sedersi su quella di fronte.
 “…che dopotutto non ti butterò fuori, non subito almeno. Ho l’impressione che tu abbia molte cose da raccontarmi e che, di qualunque cosa si tratti, sarà…sorprendente.”
L’angelo lo seguì con lo sguardo finché non si fu seduto, per poi imitarlo senza fiatare. Senza alzarsi James prese la bottiglia del liquore ambrato che stava bevendo poco prima e ne versò un po’ in un bicchiere che porse a Sebastian.
 “Fatti coraggio, amico, questo ti aiuterà.”
Lui afferrò con riluttanza il bicchiere, ne annusò il contenuto poi lo assaggiò. Fece una comica smorfia appena il sapore forte si sparse nella sua bocca, ma deglutì lo stesso e immediatamente si sentì invadere da un lieve, piacevole torpore. Si appoggiò all’indietro allo schienale della poltrona e bevve un altro sorso del liquore.
 “Cosa vuoi sapere…”
James gli rivolse un sorriso sghembo.
 “Tutto.”

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Capitolo 3
*** Awesome ***


Quando le luci dell’alba cominciarono a filtrare attraverso le pesanti tende del salotto, stavano ancora parlando o meglio: Sebastian stava descrivendo a Jim il suo arrivo sulla Terra e il momento in cui lo aveva visto per la prima volta. Jim, dal canto suo, si limitava ad ascoltare con estrema attenzione, soppesando ogni parola che l’altro pronunciava, studiandone le espressioni, cercando di cogliere ogni possibile indizio di menzogna o di follia nel viso di Sebastian senza peraltro trovarne. “Avevo ragione” – disse quando l’angelo smise di raccontare – “è stato molto interessante ascoltarti. Decisamente sorprendente, il tuo racconto.” “Mi credi, ora? Non come prima: mi credi veramente?” – Sebastian fu sorpreso da quanto gli interessasse essere creduto da Moriarty, consapevole del fatto che non fosse per paura della fine che aveva minacciato di fargli fare. James si passò una mano sul viso come per cancellare la stanchezza e gli rivolse un impercettibile sorriso. “Devo ammettere che di tutte le storie assurde che ho sentito questa è in assoluto la più assurda…” - la delusione che comparve sul viso di Sebastian lo fece affrettare a concludere la frase – “ma ti credo, davvero.” – non riusciva a capire perché fosse tanto deciso a tranquillizzarlo, che gliene importava, dopotutto? Ma quando Sebastian chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, aprendo le labbra ad un sorriso sereno James smise per un attimo di respirare: quel ragazzo emanava una luce soprannaturale, quando sorrideva. “Grazie.” Jim lo squadrò: “Di cosa?” Sebastian inclinò leggermente la testa di lato: “Di avermi ascoltato, di credermi.” “Stammi a sentire, Seb, conosco ogni sfumatura del male, ogni forma di falsità e menzogna, il mio non è un atto di fede: è il risultato di un attento studio di tutto ciò che hai detto, di ogni tuo movimento, cambio di tono, di espressione e se l’ho fatto è stato esclusivamente perché ci tenevo a scoprire la verità su di te, non certo per gentilezza. Non ringraziarmi. Non ne hai motivo.” L’angelo però non sembrò deluso dalle parole di Jim: una sola cosa lo aveva colpito di quella risposta: “Come mi hai chiamato?” Moriarty stava per alzarsi ma si bloccò. “Seb. Perché?” “Mi piace.” “Ne sono lieto ma…Seb, io non ti accontenterò.” “In cosa?” “Il motivo che ti ha spinto a seguirmi. Non mi importa chi tu sia, angelo o demone, non cambierò il mio stile di vita. Il massimo che farò sarà non tentare di eliminarti e non farti picchiare a sangue prima di cacciarti da casa mia.” Fu Seb ad alzarsi: “Lo so. Ho capito chi sei e non ho nessuna aspettativa su di te. Ma dovevo provarci: il beneficio del dubbio si concede a chiunque.” Quelle parole colpirono Jim più del dovuto: Sebastian aveva ragione a non aspettarsi nulla di buono da lui ed era un bene che se ne fosse reso conto ma, inaspettatamente, la facilità con cui aveva rinunciato a farlo cambiare gli provocò un sottile dispiacere, una breve ma dolorosa fitta al centro del petto. Per un attimo nella mente di Jim saettarono pensieri e ricordi, in rapidissima sequenza. Serrò gli occhi e scosse la testa poi si alzò, facendo leva sui braccioli della poltrona, e si piazzò davanti all’angelo infilando le mani nelle tasche dei pantaloni e alzando la testa, affrontandolo con tutto sé stesso, sentendo il dispiacere trasformarsi rapidamente in rabbia: “Adesso sparisci, prima che cambi idea sulla tua sorte.” Sebastian indietreggiò di un passo. “James…” “Non ti ho autorizzato a chiamarmi per nome. Vattene. E ricorda che farai meglio a non incrociare la mia strada un’altra volta, o testerò personalmente la tua invulnerabilità.” “Certo…non succederà.” – l’angelo voltò le spalle a Jim e si allontanò così velocemente che lui non riuscì nemmeno a seguirlo con lo sguardo. Aveva fallito. Sebastian non riusciva a pensare altro. Si maledisse mentalmente per quelle parole: che gli era saltato in mente? Perché si era lasciato prendere dalla delusione per l’affermazione di Moriarty, reagendo a quel modo stupido e precludendosi così ogni possibilità di far breccia in lui? Cosa si aspettava? Che il suo “eccezionale racconto”, come Jim lo aveva definito, provocasse in lui una immediata conversione? Era stato presuntuoso e avventato. Orgoglio e autocompiacimento sarebbero stati la sua rovina, quante volte Areian lo aveva avvertito? Ma lui non lo aveva mai ascoltato, perché era convinto di sapere esattamente cosa faceva, ma anche perché non gliene era mai importato veramente. Ora invece avrebbe tanto voluto poter tornare indietro, cancellare quella risposta idiota e recuperare la speranza di poter accendere, un giorno, una piccola luce nelle tenebre di quel cuore, nella vita di quell’uomo che per un istante gli era sembrato un ragazzo disperato, ferito e deluso. Dal canto suo James ci aveva messo un po’ a far sbollire la rabbia che quel giudizio gli aveva suscitato, sebbene non riuscisse a spiegarsene la ragione. Non gli era mai importato di alcun giudizio, non aveva mai dato peso all’opinione degli altri e non avrebbe certo cominciato ora solo perché aveva incontrato un angelo, per quanto bello e affascinante potesse essere. Tornasse pure da dov’era venuto, nel suo inutile paradiso: non c’era posto per uno stupido angelo nella sua vita, nel suo lussuoso inferno. Ma le loro strade erano destinate ad incrociarsi di nuovo: il destino non molla la presa quando vuole intrecciare due vite tra loro. Una mattina di alcune settimane dopo il loro complicato incontro Jim e Seb si trovavano nella stessa zona di Londra, per motivi opposti. Il primo era andato a fare di persona il sopralluogo di una futura scena del crimine, il secondo aveva avuto la sensazione che proprio in quel posto sarebbe successo qualcosa e si sentiva in dovere di controllare. Quando Sebastian lo vide gli sembrò che tutto si fermasse, intorno a lui.

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