Le cicatrici del cuore di _fioredineve_ (/viewuser.php?uid=762397)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Prologo
"Per di qua!" urlò attirando l'attenzione dei presenti, cercando
di sovrastare il suono dei colpi scaturiti dalle bacchette; si
difendevano egregiamente, marciando verso l'esterno del castello,
difendendo ciò che rimaneva delle mura di Hogwarts, ciò
che rimaneva della loro vita.
Scansò egregiamente e con successo uno dei colpi a lei diretti
da parte dei Mangiamorte, cercavano di colpire lei ed il suo gruppo per
toglierli di mezzo una volta per tutte.
"Attenti!" ennesimo colpo, ennesimo crollo di muro, ennesima tragedia
sfiorata "Tutto bene?!" urlò ancora controllando il suo gruppo
uno per uno "Sì!" urlarono di rimando alcuni di loro, altro
colpo "Protego... andate avanti, qui ci penso io"
"Ma..."
"Lucy, fidati" la ragazza guardò suo fratello con il cuore in crisi: ma si fidava di lui, ciecamente.
"Sopravvivi" fu il sussuro di entrambi, si sorrisero per poi dividersi,
lei continuando a scortare il gruppo, lui a battersi lì da solo.
Era forte, Michael ce l'avrebbe fatta sicuramente.
Erano quasi all'esterno delle mura, pronti ad aiutare gli altri, quando
il crollo di un altro muro li spaventò, così come le urla
disperate di alcuni ragazzi; non osò girarsi nonostante il suo
carattere gentile e pronto ad aiutare le dicesse il contrario.
Se l'interno del castello era un disastro in decadenza e uno scenario
pauroso, quello all'esterno era ben peggio: corpi a terra, sangue e
puzza di bruciato allegiavano nell'aria. A stento trattenne i coniati
di vomito, qualcuno alle sua spalle diede di stomaco. Le lacrime
presero a scorrere sul suo viso: tutto ciò che più amava,
il posto in cui aveva passato gran parte della sua vita era andato
distrutto, tutto stava crollando e anche lei, lentamente, stava crollando.
"Presto, mettetevi in formazione, guardatevi le spalle a vicenda" disse
uno dei ragazzi, se ricordava bene era come lei dei Grifondoro, ma al
momento ciò non importava: ogni casa di Hogwarts era diventata
in tutto e del tutto un unico esercito.
Tutti erano uniti per difendere la propria dimora, il proprio posto, la propria pace, la propria terra, il proprio tutto.
I colpi continuavano ad arrivare mentre tutti insieme avanzavano,
alcuni si distaccarono dal gruppo per poter aiutare gli altri in
difficoltà.
"Protego"
"Stupeficium"
Queste erano le parole che rieccheggiavano come un eco continuo
all'esterno del castello. Lucy sentiva il suo cuore battere
all'impazzata, quando sarebbe finito tutto ciò?
Tutto questo dolore?
Tutta questa morte?
Dinanzi a lei vedeva crollare sconosciuti, conoscenti, amici, affetti,
Mangiamorte. Vedeva crollare i loro corpi inermi sul pavimento gelido
del giardino ernome del castello. Vedeva crollare ogni speranza.
Vedeva crollare anche le sue sicurezze, anche se stessa.
E se non ce l'avesse fatta?
Se la paura l'avesse sopraffatta?
A casa ad attenderla c'erano Sophie e la sua adorata nonna Caroline.
Non poteva mollare, era anche per loro che combatteva. Soprattutto per loro.
Finito ciò tutto sarebbe tornato alla normalità: avrebbe
ripreso a lavorare nel negozio di fiori della nonna, dove incontrava
sia gente babbana che magica; avrebbe ripreso a giocare con i bambini
che le sorridevano per la strada.
Avrebbe ripreso la sua vita in mano, nuovamente.
La voce del Signore Oscuro ruppe ogni rumore, sovrastandolo. Era
così viscida e gelida, apatica. Lucy non avvertiva niente di
umano in quell'essere.
"Harry Potter, consegnati e tutto questo finirà. Tra un'ora
nella Foresta Proibita. So che non mancherai. Per ora miei cari seguaci,
ritiriamoci" e lentamente tutti iniziarono a sparire, chi tra del fumo,
chi su di una scopa.
Il silenzio tornò padrone dopo il caos totale.
"Presto, qui urge una medicazione!"
"Qualcuno mi porti qualcosa per disinfettare questa ferita" i ragazzi
presenti nel castello e gli insegnanti correvano da una parte all'altra
della Sala Grande, ormai adibita con barelle, teli e medicinali.
Alcune famiglie piangevano i propri cari.
"Dov'è Michael?" aveva sussurrato una vocina dentro di lei, in tutta quella confusione ancora non l'aveva trovato.
Le porte della Sala Grande si spalancarono di botto attirando le
attenzioni di alcuni presenti: Michael era lì, si manteneva una
spalla e aveva lo sguardo triste. Lucy gli corse incontro
abbracciandolo di slancio "Stai bene" era più un sussurro che
una domanda, una costatazione per se stessa "Sì" rispose
accarezzandole i capelli e lamentadosi appena per il dolore alla spalla
"Hai visto mamma e papà?" chiese poi lei, speranzosa di una
risposta positiva "Loro..." lo sguardo del fratello era cambiato, gli
occhi celesti gli si riempirono di lacrime ma sembrò trattenerle
con tutte le sue forze "Fateci passare!" entrambi vennero spintonati
mentre due barelle bianche e con due corpi coperti dai teli venivano
trasportati all'interno della Sala "Michael..." il ragazzo
non rispose, annuì solamente "Non è vero..."
sussurrò appena, un suono così leggero da non essere
udito neanche in un canyon "Non è vero..." la voce si
alzò, gli occhi scuri come l'ebano fissi in quelli celesti del
fratello "Non è vero!" urlò poi lasciandosi cadere sulle
ginocchia avvolgendo il busto con le proprie braccia "Lucy" anche il
fratello si sedette di fronte a lei, stringendola in un abbraccio
lasciando cadere qualche lacrima sul capo dai capelli scuri della
ragazza.
Con il cuore infranto da una perdida tanto atroce la guerra riprese.
Lucy ormai sapeva che niente sarebbe tornato come prima, che il suo
cuore non si sarebbe più risanato da quella perdita, sarebbe
rimasto sanguinolento, a volte avrebbe fatto male, altre volte il
dolore sarebbe stato atroce.
Perchè le ferite più grandi non erano quelle visive, ma
quelle dell'animo e del cuore, quelle interne che nessuno mai avrebbe
visto.
ECCOMI!
Avevo
detto sarei tornata con una nuova storia, questa volta ho dato il
meglio di me: ho inserito non uno, ma ben quattro personaggi nuovi!
Cioè, capite? Sono riuscita a
mettere su quattro caratterizzazioni diverse di ognuno di loro, cosa
che mi è riuscita a malapena in "Lost in the dark of the night".
Premetto che questa storia è
nata in un momento di noia, la trama non è ancora ben definita
come alcuni personaggi; non so ogni quanto riuscirò ad
aggiornare, tanto meno se la storia piacerà, ma vi prometto che
la porterò a termine (non amo lasciare le cose a metà).
Detto questo... cosa vi aspettate dopo un prologo simile? Si accettano scommesse!
Ah, e cercherò di rendere i capitoli un po' più lunghi e non noiosi.
Ditemi pure le vostre impressioni, le vostre correzioni o i vostri dubbi, non mi offendo, sappiatelo.
Ora vi lascio.
A presto (si spera).
Vera.
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Capitolo 2 *** Primo Capitolo ***
capitolo
Primo Capitolo
Un raggio di sole filtrava tra le fessure aperte della finestra
colpendogli il viso all'altezza degli occhi, si passò una mano
sul viso sospirando: un'altra giornata era iniziata e neanche quella
notte era riuscito a riposare a dovere. Ormai, dalla fine della guerra,
molte cose gli risultavano difficili da fare; talmente complicate da
non potervi credere: evitava di guardarsi allo specchio, creare nuove
invenzioni per il negozio, dormire senza avere incubi, vivere senza
sentirsi completo.
Le cose erano talmente tante, eppure ricordava perfettamente che in
passato gli risultava semplicissimo compiere alcune di queste azioni, quando lui era al suo fianco.
Sospirando nuovamente scostò le coperte dal suo corpo e si mise
a sedere sul letto con i piedi scalzi poggiati sul pavimento gelido e
quasi gli venne da ridere visto il paragone che stava per compiere tra
il suo cuore e il pavimento: entrambi gelidi allo stesso modo.
Si stiracchiò sbadigliando e guardandosi intorno: la camera era
un completo disastro tra panni sporchi, scarpe, scartoffie, scatoloni e
tanto altro. Se sua madre avesse visto come era ridotto il suo
appartamento avrebbe dato di matto. Sbuffando si alzò dando
successivamente un'occhiata alla sveglia, segnava le sette e trenta,
aveva giusto il tempo per farsi una doccia veloce e fare una colazione
decente. Afferrò alcuni dei vestiti puliti presenti
nell'armadio, della biancheria pulita e corse al bagno evitando
accuratamente di guardarsi allo specchio. Aveva il terrore di farlo, al
solo pensiero sentiva la terra mancargli sotto ai piedi, ma a volte era
costretto a farlo e quando compiva questo gesto il suo sguardo era del tutto
vuoto, spento, privo di ogni cosa. Mai si era immaginato di vedere i
suoi occhi azzurri sempre allegri e accesi ridursi in quello stato
pietoso.
Mai si era immaginato di vivere una vita simile, senza lui senza la sua metà
accanto a lui. Aprendo il getto della doccia e perdendo qualche minuto
per regolarlo si spogliò, quanto avrebbe voluto farlo anche con
il suo dolore, spogliarsi di ogni dolore e sofferenza, di lavarsi via
ogni male e ogni sensazione gelida, tutta l'apatia che l'aveva colpito
in pieno petto.
L'acqua tiepida lo colpiva dolcemente sulla nuca massaggiandogliela,
rimase immobile in quella posizione per qualche minuto prima di
insaponarsi e risciacquarsi.
Uscito dalla doccia si posizionò dinanzi al lavabo con lo
specchio, non osava alzare lo sguardo ma deglutendo lo fece, lentamente
alzò il viso ritrovandosi a guardare i suoi occhi celesti ormai
freddi, vuoti. Subito con lo sguardo mirò ai capelli rosso
fuoco, che sulla sua carnagione chiara stonavano; erano cresciuti un
bel po', abbastanza da coprirgli il lobo mancante. Si passò la
mano sinistra sul viso, la barba gli stava ricrescendo, ma al momento
poteva lasciarla ancora così. Con un colpo di bacchetta si
asciugò e si rivestì velocemente andando in cucina,
sempre con la bacchetta mise in ordine e si preparò una
colazione veloce che in pochi minuti mandò giù.
"Andiamo" sussurrò a se stesso scendendo le scale
dell'appartamento che lo portavano al negozio, al piano di sotto.
Accese le luci, i colori e l'allegria del posto lo colpirono in pieno
facendolo ridere nostalgico: quello era l'unico posto che, per alcuni
minuti, lo faceva sentire di nuovo insieme a lui.
Girò il cartellino appeso sulla porta colorata del negozio mettendo ben in mostra la scritta 'aperto'.
"Diamo inizio anche a questa giornata" sussurrò tra le labbra
per se stesso, incoraggiandosi, Ron sarebbe arrivato a momenti per dargli una mano in
negozio. Da quando l'ultimo uomo della famiglia Weasley aveva lasciato la scuola - tra l'altro senza
concluderla neanche lui - gli dava una mano per mettere da parte
qualche risparmio prima di venir chiamato per seguire i corsi di Auror
al Ministero della Magia. Tra il trio solo Hermione era tornata a
scuola, dopo aver supplicato la McGranitt - nuovo Preside - per
recuperare l'anno perso facendo accettare anche Neville e alcuni
ragazzi di Corvonero, volevano comportarsi come se niente di tutto
ciò fosse successo. Nonostante la giovane età ne avevano
passate di tutti i colori, lui neanche poteva immaginare cosa avessero
provato.
Il campanello posto sulla porta del negozio suonò facendolo
girare "Alla buon'ora" canzonò fingendo un sorriso al
fratello minore, a quanto pare si era svegliato in ritardo, ciò
era deducibile a causa di varie cose: la camicia messa male nei
pantaloni e abbottonata male, i risvoltini del pantalone solo alla gamba
destra, i capelli in disordine e la giacca al contrario "Scusa"
borbottò solamente grattandosi la nuca "Va' al piano di sopra e
sistemati, sei inguardabile Ronald" il ragazzo arrossì, proprio
come quando era piccolo ed entrambi i gemelli gli facevano gli scherzi,
sorrise ripensandoci mentre lo guardava andare nel retro del negozio.
Ormai conosceva alla perfezione gli orari dei suoi clienti: verso le
dieci di mattina si sarebbero fatti vedere in negozio, per poi
rimanerci un bel po' scambiando qualche parola con qualche altro
coetaneo riempiedo il negozio di chiacchiericci e risate, risate vere e
piene di vita.
Andò nel retro del negozio prendendo uno scatolone, doveva
riempire gli scaffali e ciò preferiva farlo a mano, così
da controllare ogni prodotto nel caso fosse stato in cattive condizioni o
difettoso, prese una scala ed iniziò a sistemare "Fatto" disse Ron rientrando in negozio.
"Bene, oggi ti va di stare alla cassa?"
"Angelina non viene?" chiese Ron curioso mettendo la targetta con il
suo nome sulla maglietta "No, da oggi lavoreremo solo noi qui:
è stata presa per giocare in una squadra di Quidditch totalmente
al femminile"
"Oh, che bello, perchè non me l'ha detto?" George sospirò
"Te l'ha detto, ma eri troppo concentrato a guardare male la Granger"
il fratello minore non proferì parola "Okay, mi va bene,
starò alla cassa. Ma comunque penso dovresti mettere un cartello
con su scritto cercasi commessa" disse il piccolo puntualizzando la parola 'commessa'.
"Appena posso lo farò, magari dopo pranzo. E poi perchè commessa?" chiese George confuso.
"Vieni a pranzare da noi?" cercò di sviare il discorso "Sì, verrò alla Tana. E non sviare il discorso"
"Non sto svi-" il campanello sulla porta suonò, mettendo fine a
quella conversazione "Sophie stai vicino a me, okay?" disse la voce
gentile di una ragazza "Sì" rispose quella un po' più
acuta, doveva essere una bambina.
Scese dalla scala per dirigersi verso l'entrata "C'è nessuno?"
sulla soglia era ferma una ragazza dalla statura minuta e graziosa, tra
le mani aveva uno splendido cesto di fiori freschi, riusciva a
percepirne l'odore nonostante il metro di distanza tra i due; accanto a
lei c'era una bambina dai capelli biondi vestita di rosa che si reggeva
alla borsa, sul viso aveva un sorriso allegro e sdentato "Ciao, posso
esserti utile?" chiese gentilmente avvicinandosi, la ragazza lo
guardò per poi sorridere socchiudendo di poco le palpebre sugli
occhi scuri come la pece "Sì, ecco... sono qui per portare
questi" disse sollevando di poco il cesto, l'odore dei fiori si diffuse
maggiormente "Ma non ho ordinato dei fiori"
"Ma un ragazzo dai capelli rossi ieri è passato in negozio
dicendomi di portarli qui, questa mattina" ribattè lei,
continuando a sorridere.
"Sono miei, li ho presi io, scusate!" bonfocchiò Ron correndo e
inciampando quasi in uno degli scherzi situati sul pavimento facendo
sorridere la piccola "Grazie per avermeli portati fin qui, nonostante
il negozio sia lontano"
"Tranquillo, tanto dovevo passare anche per motivi personali a Diagon
Alley, per me è stato un piacere" nonostante avesse i lineamenti
del viso spigolosi ciò la facevano somigliare molto alle fate
che i babbani tanto immaginavano nei loro libri. Ne aveva vista
qualcuna all'interno dei libri del padre che ha tenuto
con tanta premura, gliele ricordava soprattutto per la lunga treccia
nera poggiata sulla
spalla destra "Adesso andiamo, grazie e buona giornata" prese la mano
della piccola nella sua stringendola dolcemente "Saluta anche tu,
Sophie" la piccola annuì "Grazie e buona giornata!" per poi
girarsi sorridente e andare verso l'uscita.
"Buona giornata a voi" dissero in coro i due fratelli sorridendo e
facendo sentire strano George: nessuno diceva la sua stessa cosa, nello
stesso momento, da quando lui non c'era più.
"Carina, no?" disse Ron rompendo il silenzio, George alzò gli
occhi al cielo "Che devi fare con questi fiori? Chiedere scusa alla
Granger?"
"Non sono affari tuoi" borbottò facendolo ridere, era così prevedibile il piccolo Ron.
"Perchè avete litigato?" Ron sospirò, stava per dirglielo
"Perchè lei ha deciso di tornare ad Hogwarts mentre io ho
preferito i corsi da Auror"
"Ti va di spiegarti meglio?" chiese sinceramente curioso.
"Da quando t'interessa della mia vita sentimentale?" Geore
ridacchiò "Mi sono sempre interessato alla tua vita
sentimentale, sembra uno di quei romanzi che alla mamma piace tanto
leggere"
"Non sei simpatico"
"Oh, invece lo sono" il campanello sulla porta d'entrata del negozio li interruppe nuovamente "Dopo ne riparliamo"
"Okay, okay, va bene"
"No, mamma, tranquilla, non ho bisogno della cena"
"Ma George caro, guardati, sei dimagrito tantissimo, dovresti mangiare qualcosa"
"Mamma, mangio in abbondanza ogni giorno, che sia colazione, pranzo o cena. Davvero, sii tranquilla, okay?"
la donna lo guardò con sguardo implorante, come se quella
piccola richiesta da lei fattagli fosse una questione di vita o di
morte. Rassegnato chiuse gli occhi abbassando il capo, poi
sospirò tornando a guardarla "Okay, va bene, passerò a prenderla appena chiudo il negozio quindi non osare aspettarmi per cenare. Intesi?" la donna gli sorrise per poi lasciargli un bacio sulla guancia. Da quando lui
era morto era diventata molto più affettuosa, molto più
comprensibile, più aperta con lui e il resto dei figli. La
Granger diceva che era un gesto normale da parte sua: il dolore veniva
tamponato cercando di amare e di stare il più possibile accanto
al resto dei figli, soprattutto con George visto che lui era il suo gemello.
"Ti voglio bene, mamma" la
donna quasi si commosse gettandogli le braccia al collo, in quel
momento sentì una piccola scheggia del suo cuore risanarsi
grazie a tutto l'amore materno che stava ricevendo in quel momento, a
causa di tutto quel calore non solo fisico ma anche interno.
"Ora vado, ci vediamo più tardi" disse
poi lasciandola da sola, non aveva altro da aggiungere, corse via
Smaterializzandosi dal giardino de La Tana per tornare al suo lavoro.
Alla solita routine. Alla solita vita.
Ad una vita senza lui, senza la sua metà, senza Fred.
BUONASERAAAAA!
Ebbene eccoci qui con un noiosissimo primo capitolo, purtroppo
vi serve per capire al meglio la trama che sto mettendo su (eh
sì, sono riuscita a trovare il tassello manante della trama).
Penso abbiate capito chi fossero la ragazza con i fiori e la piccola
Sophie. Di solito non faccio avvenire l'incontro tra i i protagonisti
già dal primo capitolo, ma questi incontri furtivi in futuro
serviranno, eccome se serviranno. Per come ho in mente le cose qui
andremo un po' per le lunghe.
Sono lieta, però, di svelarvi un piccolo particolare: Lucy e
Sophie hanno un potere particolare, questo è il fulcro della
storia. Tutta la famiglia, qui, avrà un ruolo fondamentale,
soprattutto Sophie.
Come avete visto ho deciso di rispettare le vicende dei libri, quindi
qui Fred non ci sarà se non per qualche flashback furtivo o
qualche sogno. George sarà il protagonista maschile,
accompagnato da Michael (fratello di Lucy e Sophie).
Spero continuerete a leggere questa storia, anche perchè -
questo è più un richiamo a me stessa - invece di studiare
per l'esame sono qui a scrivere introduzioni di capitoli, idee e
capitoli noiosi AHAHAHAHAHA.
Spero di riuscire a pubblicare presto il seguito. I capitoli si
alterneranno: una volta verrà narrato dal punto di vista di
George e una volta dal punto di vista di Lucy, si alterneranno,
sì.
Non ho altro da dire, ma se avete dubbi, domande, esponetemele pure; sarò lieta di rispondervi.
ps. per eventuali errori, o qualsiasi altra cosa, scrivetemelo pure.
Grazie.
Vera.
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Capitolo 3 *** Secondo Capitolo ***
Primo capitolo
Secondo capitolo.
L'aria le mancava, si sentiva come in apnea, il gelo la circondava.
Sapeva di star sognando nuovamente, ma ciò non le impediva di
percepire ancora tutte quelle sensazioni orrende legate alla guerra,
ciò non le vietava di sentirsi nuovamente come quel giorno.
"Lucy, prenditi cura di tua sorella" fu un sussurro lontano,
simile alla dolce voce della madre, simile al tono che ogni mattina
riservava a lei ed ai suoi fratelli per svegliarli "Stai sempre con lei, proteggila, tu sei l'unica che può comprendere il suo potere"
furono, invece, le parole del padre. Parole sempre fredde e
distanti, ma a tratti delicate e rare come i fiori che riuscivano a
sbocciare nelle crepe dell'asfalto.
"Quale potere?" un'esplosione, delle urla, poi il silenzio; vagava
ancora da sola per gli immensi corridoi del castello, tutto sembrava
tacere nuovamente dopo quell'esplosione che l'aveva sconvolta fin
dentro l'anima, era tanto se anche essa fosse rimasta integra. Ad un
tratto una forte folata di vento la colpì in pieno petto, spingendola
sempre più indietro, cercò di ancorarsi con tutte le sue
forze su quel pavimento ricoperto di macerie e corpi privi di vita,
provò ad aggrapparsi ad una delle colonne portarti ancora
integre, ma il vento ebbe la meglio, si ritrovò sbattuta nella
Sala Grande... o meglio, dinanzi alle porte della Sala Grande, esse si
spalancarono come per invitarla ad entrare. Deglutì, aveva
capito di che scena si trattava, aveva capito cosa avrebbe rivisto in
quel momento, chiuse gli occhi stringendo le braccia intorno al suo
busto in cerca di un appiglio, di un conforto, di calore. Ma non vi
trovò niente di tutto ciò.
Continuò ad avanzare nell'enorme stanza, a destra e sinistra le
file di barelle coperte da teli bianchi e persone piegate sui corpi
dei propri cari: amici, genitori, nonni, sorelle, fratelli, figli. Poco
più avanti, al centro della Sala, c'erano due ragazzi entrambi
dai capelli scuri stretti in un abbraccio doloroso.
"No, no" sussurrò tra le labbra fini, non voleva rivivere quel momento, non di nuovo, non adesso. Non voleva ricaderci.
"Lucy...." sussurrò Michael affranto, le lacrime presero a
sgorgare anche dal suo viso "Lucy, svegliati" si ritrovò tra le
braccia del fratello, al posto dell'immagine che aveva di lei prima "Mike... non ci riesco!"
la disperazione prese possesso del suo
corpo minuto trascinandola nel dolore. Si portò le mani al
cuore, stringendo la maglietta tra le dita facendo sbiancare le nocche
sporche di sangue e terra "Lucy, svegliati, ora!"spalancò gli occhi
ritrovandosi nel suo letto, a fissare il soffitto incantanto da flebili
luci somiglianti a stelle, ma piccole come lucciole. Era solo un sogno,
un incubo, un ricordo.
Si alzò di fretta, doveva scacciare quei pensieri dalla mente.
Ormai la guerra era finita, tutto finito.
Tranne il dolore che Lucy provava. Aveva mantenuto la promessa: quella
di tornare a casa e prendersi cura di Sophie e la nonna, quella di
portare avanti il negozio di famiglia.
Insieme al fratello aveva preso a gestire quel piccolo negozio
all'angolo tra la strada babbana e quella del mondo magico. Ogni
mattina alle 6.00 si alzava, si preparava e scendeva al piano inferiore
dove si trovava il negozio, ogni mattina curava le piante e riempiva le
ceste con i fiori freschi, colti quella mattina stessa dal fratello.
Sorrideva allegra ai passanti e parlava amichevolmente con qualche anziano e qualche bambino che passava di lì.
"Hei, Lucy, guarda" la piccola Sophie uscì correndo dal negozio
stringendo tra le piccole mani una ghirlanda di fiori bianchi, candidi come la neve: era il
suo passatempo, spesso i fiori non venivano venduti tutti entro la
giornata e la piccola Sophie li usava per abbellire casa, i capelli
della sorella maggiore e i suoi. Neanche Michael riusciva ad evitare le ghirlande.
"Che meraviglia Sophie" le accarezzò dolcemente i capelli
biondi, luminosi come il sole estivo, caratteristica presa dalla madre.
"La vuoi indossare?" Lucy sorrise alla bambina, annuendo e abbassandosi
in ginocchio dinanzi a lei "Ecco, ora somigli ad una delle fatine di
cui la nonna parla"
"Beh, in effetti un po' è vero" la voce del fratello maggiore attirò l'attenzione di entrambe le sorelle.
"Sono quasi le tre del pomeriggio Mike, ti sembra l'ora?" disse
scherzando la ragazza alzandosi e prendendo Sophie tra le braccia "E'
che questa mattina mi sono alzato all'alba per prendere i fiori, poi la
sveglia non è suonata" disse scusandosi il ragazzo, Lucy sorrise
"Apprezzo molto ciò che fai..."
"Tu fai più di me qui, Lucy. Guardati: hai diciotto anni, ti
prendi cura di questo negozio e dei fiori come fossero la tua unica
ragione. Allo stesso tempo ti prendi cura di me, Sophie e della nonna,
senza mai chiedere niente, senza mai far notare la tua tristezza"
Michael lasciò una dolce carezza tra i capelli scuri della
sorella così simili ai suoi, il tono che scandiva lento e dispiaciuto ogni singola parola.
"Lucy, sei triste?" chiese preoccupata la bambina, Lucy sorrise
amorevolmente "Oh no, no, non sono triste, piccola" e Sophie le
regalò uno di quei sorrisi enormi, sdentati, capaci di scaldare
anche il cuore più freddo.
"Che ne dici di preparare un'altra coroncina di fiori per me?" chiese Michael, la
piccola annuì scendendo in modo aggraziato dalle braccia della
sorella maggiore e allegramente cantando rientrò in negozio, tra
i tanti fiori.
"Glielo diremo prima o poi?" entrambi guardavano verso il restro del
bancone allestito da piante e cesti colmi di fiori "Sì, ma spero
il più tardi possibile"
"Soffrirà come noi?" Lucy sospirò alla domanda del
fratello "Spero di no" sussurrò poi tornando a prendersi cura
delle piante troppo esposte al sole. Lucy e Michael avevano paura nel
rivelare ciò che era accaduto ai loro genitori, vedevano Sophie
troppo piccola e sensibile per poterle dire una cosa tanto grande e
dolorosa; neanche loro che erano pronti ad una cosa simile sono
riusciti ad affrontare del tutto quella perdita e il dolore che li ha
avvolti da un momento all'altro, come un mantello invisibile.
"Hai consegnato tu i fiori ai Weasley?" chiese Michael rientrando in
negozio senza trovare però il bigliettino dell'ordine, Lucy
guardò il fratello, confusa "No, sono stata tutta
la mattinata in negozio, però..." e sospirò per poi
ridere "E' stata la nonna" concluse scuotendo la testa, lasciando
uscire dal codino alto qualche ciocca scura troppo corta.
"Cosa?!" chiese confuso il ragazzo che con l'aiuto della magia
annaffiava le piante e rinfrescava i fiori nei vari vasi "La nonna l'ha
fatto di nuovo" disse la ragazza facendo spallucce, sistemando alcune
composizioni floreali "Ha usato di nuovo la polisucco?"
"Esattamente" ed eccola sbucare dal nulla, con un cappello a punta
completamente viola, stonava tremendamente su quel vestito grigio a
tinta unita "Dovresti smetterla di prendere le sue sembianze"
più che un rimprovero da parte del ragazzo, sembrava una
supplica esasperata "E tu glielo lasci pure fare" disse poi girando il
capo verso la sorella "Non ci trovo niente di male" fece spallucce la
ragazza uscendo dal
negozio per aprire il tendone: il sole cominciava ad essere più
caldo e l'aria asfissiante.
"Dovresti prenderti qualche giorno di riposo"
"Non ne ho bisogno, nonna. Anzi, penso che quella che debba prendersi
un periodo di riposo sia tu" disse quasi con derisione nelle parole, il
rapporto tra loro era così semplice e spontaneo.
"Mi sento estremamente offesa" disse la donna fingendo di essere offesa
per poi scoppiare in una sonora risata, Lucy aveva sempre pensato che
quella della nonna fosse la risata più contagiosa in assoluto.
"Nonna, posso porti una domanda?" la voce della ragazza era diventata
seria, quasi atona "Certo, dimmi pure" la donna si sedette su uno dei
gradini all'entrata, ormai la notte era giunta come d'abitudine, i
grilli già cantavano. Lucy posò l'ultimo vaso decorato
all'interno del negozio e si sedette accanto a lei "Vedi... ho fatto di
nuovo quel sogno"
"Oh, Lucy, dovresti andare al San Mungo per farti dare qualcosa per
questi tuoi incubi e..." la interruppe scuotendo la testa "Il punto non
è questo: mamma e papà prima di separarci mi hanno detto
di fare attenzione a Sophie, di proteggerla perchè solo io posso
comprendere il suo potere. E ogni notte sento le loro voci ripetermi
queste parole attraverso i miei sogni, tu sai cosa significa, cosa
intendevano, vero?" la donna sospirò affranta, Lucy in quel
momento potè leggere tutto il dolore tra le rughe del suo viso e
in quegli occhi verdi come i prati primaverili, appannati a causa di
quel velo scuro di stanchezza contro quel dolore.
Non parlò, sospirò solamente "Se devo proteggerla,
prendermi cura di lei, credo di avere il diritto di saperlo"
continuò ammirando il cielo limpido di quella notte estiva e
tiepida come l'abbraccio di una madre "E' difficile da spiegare"
"Almeno provaci, per me è importante" le afferrò le mani
tra le sue facendo incontrare gli occhi suoi, scuri come il manto della
notte più scura e priva di stelle, con quelli verdi della donna
davanti a lei.
"Seguimi, ti racconterò tutto quello che devi sapere" ed
entrambe si alzarono, chiudendosi le porte del negozio alle spalle,
dirette al piano superiore della casa.
L'aria nei polmoni arrivava a fatica, la gola le si seccò, le
gambe le tremavano, il cuore pompava più sangue del previsto:
perchè ora aveva tutta questa paura?
Perchè aveva paura di una verità che neanche lei conosceva?
BEEEEEENE...
Sono scomparsa per un po', lo so, ma sappiate che era per cause
giuste: esame di maturità. Fortunatamente tutto bene, uscita
anche con un buon punteggio, ora non mi resta che aspettare il diploma
per poter iniziare la mia carriera lavorativa (machissene).
Prima di tutto vorrei dirvi una cosa: ho adorato scrivere questo
capitolo, e come avrete notato (per chi mi ha seguito anche nelle mie
storie) il mio stile sembra stia cambiando, lo apprezzo molto anche
perchè sta prendendo una forma del tutto diversa dal precedente.
Spero di essere riuscita a dare una forma precisa a questi nuovi
quattro personaggi a cui, in questo momento, mi sento particolarmente
legata, senza ovvi motivi.
Il capitolo in se non da spazio a molte cose e risposte: come ad
esempio la parte finale, secondo voi di cosa tratta questo
segreto/verità?
La mia mente ha già tutto dinanzi agli occhi, la storia, i
personaggi e le loro azioni. Probabilmene durerà una decina di
capitoli, se non dodici per come vanno le mie idee.
Non ho altro da dirvi, solo godetevi queste vacanze estive -
asfissianti, già non lo sopporto più, autunno torna qui.
Ci sentiamo preso (si spera).
ps. accetto ogni pensiero e critica, tranquilli/e che sono un pezzo di
pane, non vi mangio se mi lasciate qualche vostro pensiero od idea.
Vera
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Capitolo 4 *** Terzo capitolo ***
terzo capitolo
Terzo Capitolo
Diagon Alley gli era sempre sembrato un luogo allegro,
così come le vetrine dei negozi e i bambini che in procinto
dell'inizio dell'anno scolastico vi si ammassavano dinanzi.
Peccato che dopo la guerra anche quelle stradine tutte colorate e
chiassose non gli sembravano più le stesse. Riusciva a trovare
stressante tutta quell'allegria, tutto gli ricordava lui e le loro marachelle. Tutto gli ricordava ciò che lui non aveva più.
Quella mattina aveva deciso di lasciare la gestione del negozio nelle
mani dei fratelli minori, aveva bisogno di svagarsi momentaneamente con
la mente, di liberarsi dai pensieri che tanto lo tormentavano.
Aveva bisogno di sentirsi, anche se per soli cinque minuti, libero e di nuovo vivo.
Voleva riuscire a percepire nuovamente l'aria fresca inondare i suoi
polmoni, riuscire a percepire un po' di quel calore che prima avvolgeva
sempre il suo cuore.
L'aria profumava di fiori freschi, alcuni odori erano più
percepibili e conosciuti degli altri. Si guardò intorno cercando
il luogo da cui proveniva quella scia di odori, il suo sguardo
cadde su di un piccolo negozietto all'angolo tra la via babbana e quella
del mondo magico. Un ragazzo dai capelli scuri come il manto notturno
annaffiava manualmente delle piante che, eleganti e sinuose, si
arrampicavano su tutta la facciata del piccolo palazzetto di un color
pesca ormai macchiato dal tempo. Si avvicinò e con qualche colpo
di tosse richiamò l'attenzione del ragazzo, questo si
girò e George rimase sorpreso da come quei capelli così
scuri facessero a pugni con degli occhi così azzurri e limpidi,
così simili ai suoi in quel momento, carichi di tristezza e
stanchezza "Buongiorno" gli porse un sorriso cordiale, gentile
"Buongiorno" soffiò lui in risposta ammirando la vastità
di colori e fiori lì esposti "Mike puoi andare con la nonna a
fare la spesa?" la voce pacata di una ragazza fece capolino tra i due
ragazzi attirando l'attenzione di entrambi "Ti occupi tu del cliente?"
"Sì, va' tranquillo" e mentre il ragazzo entrava, ad uscire fu la
ragazza di qualche giorno prima, la stessa che accompagnata da una
bambina aveva consegnato quel cesto a suo fratello Ronald.
"Come posso esserti utile?"
come faceva quella ragazza a sprigionare tanta gentilezza solo
pronunciando delle semplici parole? Rimase qualche secondo immobile,
sopreso, a fissarla: quel giorno indossava un semplice completo formato
da un semplice pantaloncino ad alta vita ed una maglietta bianca quasi
quanto la sua pelle candida. I capelli, lunghi, erano tenuti alzati in
una coda alta e sistemata, sembravano una cascata d'acqua nera visto
quanto erano lunghi, estremamente lisci; sembravano seta solo alla
vista.
"Sì, ecco, vorrei dei fiori"
si diede mentalmente dello stupido, era dinanzi ad una fioreria, e
sembrava ovvio che voleva dei fiori. Ma la ragazza non rise di lui,
anzi, gli porse un altro sorriso cordiale "Hai già in mente che tipo di fiori?"
"Io... no" cercò di ridere per smorzare quel tremendo imbarazzo "A chi devi regalarli? Scusa la domanda indiscreta, ma così posso darti una mano a scegliere" e di nuovo si stupì della dolcezza sprigionata in quelle parole, quella ragazza non poteva essere vera. "Ad una persona che ha deciso di abbandonarmi"
abbassò lo sguardo, triste. Perchè alla fine era vero:
Fred aveva deciso di abbandonarlo, lasciarlo da solo in mezzo a tutto
quel caos, aveva deciso di dividerlo in due parti. Quella apatica
prevaleva su tutto.
Alzò lo sguardo sentendo e percependo i movimenti della ragazza:
aveva preso tra le mani una decina di fiori, tutti tendenti verso il
celeste e dallo stelo lungo.
"Seguimi dentro" i suoi occhi,
molto diversi da quelli del ragazzo di prima e della bambina di ieri,
sembrarono divenire più scuri e tristi.
Poggiò sul bancone i fiori "Devono essere poggiati in un vaso o lo vuoi stile bouquet?"
"Devono essere poggiati in un vaso"
li divise, uno per uno, tagliando di poco lo stelo troppo lungo ed
ingombrante, Li trattava con delicatezza, quei fiori sembravano
talmente delicati da potersi spezzare con un semplice soffio di vento "C-che fiori sono?" chiese curioso e per smorzare quel silenzio, la ragazza gli sorrise "Anemone,
nel suo linguaggio vuol dire abbandono, allontanamento. Si dice che
venga anche chiamato anche Fiore del vento, a causa della delicatezza
delle sue corolle" avvolse i fiori in una carta color glicine, chiudendola con un fiocco bianco "Ecco, tieni" gli porse il mazzetto di fiori con un sorriso sulle labbra fini e rosee "Grazie"
sussurrò rilassandosi alla vista di quel sorriso, lasciandole
anche alcune Falci in più rispetto a quanto gli aveva detto "No, non preoccuparti" disse poi andandosene.
Per la prima volta, dopo mesi, si era sentito a suo agio. Si era sentito di nuovo vivo, vivo per qualche minuto.
"Hei Freddie" salutò con voce malinconica, raramente andava in
quel posto così spento e tetro "Come va?" si diede dello stupido
sedendosi sull'erba appena tagliata accanto alla lapide.
Non avrebbe mai potuto rispondergli, tolse qualche petalo e rametto caduto sulla sua nuova dimora eterna e poggiò i fiori nuovi nel vaso di marmo grigio e bianco.
"Sai, a me va abbastanza bene tutto
sommato. Il negozio va a gonfie e vele, nonostante Ron rompa qualche
boccetta un giorno sì e pure l'altro. Ginny a volte corre a
darci una mano, soprattutto nel nostro appartamento. La mamma continua
a confondere i nostri nomi, ogni volta è una stretta al cuore,
ma non poso farci niente" sospirò, stava dicendo solo cose superflue "Fred, perchè? Perchè tu e non io?" poggiò la fronte contro la lapide, gelida e dura "Perchè hai deciso di lasciarmi qui da solo? Perchè mi hai abbandonato?" un singhiozzo, una lacrima "Sono qui da solo, a soffrire come un cane. Sei stato così egoista con me. Mi hai lasciato solo" le lacrime presero a cadere veloci, come la pioggia che dopo poco si aggiunse a lui, in quel pianto disperato e doloroso.
Almeno adesso, nessuno poteva dire che aveva pianto.
"Antonin Dolohov è ancora a piede libero" pronunciò uno degli auror incappucciati, la pioggia batteva fitta nonostante fossero a metà agosto "Cosa avrà intenzione di fare?" chiese confuso un altro, cercando di coprirsi meglio da quell'acqua gelida "Di sicuro niente di buono" sbattè violentemente un pugno contro il muro, il terzo ed ultimo del gruppetto, in un impeto d'ira.
"Diamoci da fare, o qui accadranno altri disastri. Dobbiamo riferire tutto al Ministro" e, in un semplice colpo di bacchetta, sparirono da quei vicoletti intrisechi e cupi di una Londra Babbana.
Sì, lo so.
Sono scomparsa per un po', ma aveva perso l'ispirazione (maledetta), ma ora eccomi qui, again yep.
Non mi diluncherò molto: questo capitolo è breve,
sì, ma apre le porte alla parte più importante della
storia, quella piena d'azione.
Però ora sono curiosa: vedi che le letture della storia
aumentano, ma in pochi mi hanno lasciato un parere od un opinione (non
vi sto costringendo, tranquilli) vorrei solo sapere se la storia vi
piace, cosa vi piace, cosa ne pensate.
E comunque, vi lascio con un bel po' di domande con l'ultima parte: cosa ha in mente Antonin Dolohov, secondo voi?
Si accettano scommessee, avanti, vediamo chi riesce ad indovinarlo!
Nel frattempo volevo dirvi che ho ripreso a leggere e recensire storie,
cercando di tenermi il più attiva possibile. Vi auguro delle
bellissime vacanze estive (che odio tremendamente, ottobre arriva
presto!).
A presto (si spera).
Vera.
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Capitolo 5 *** Quarto Capitolo ***
quarto capitolo
Quarto capitolo
Correva affannato tra gli alti alberi di quel bosco buio, in lontananza
udiva il vociare degli auror che si dividevano in squadre. L'avrebbero
acciuffato prima o poi. Il braccio ferito non gli permetteva di
lanciare in modo corretto gli incantesimi. Si fermò poggiandosi
con le spalle contro un albero, il vociare si faceva più vicino,
si guardò intorno alla ricerca di un posto in cui nascondersi; lo
sguardo gli ricadde su un rovo di piante rampicanti che con eleganza
coprivano la bocca di una grotta. Velocemente si rifugiò al suo
interno addentrandosi tra il buio e la puzza di acqua stagnante.
"Lumos" sussurrò
compiendo con calma un semplice movimento della mano, dalla punta della
bacchetta partì un piccolo lampo di luce bianca che
illuminò tutto l'ambiente circostante: constatò di essere
abbastanza lontano dall'entrata della grotta; continuò a
camminare per un po' trovando un piccolo posto asciutto. Con l'aiuto
della magia cercò di adattarsi al posto in cui si trovava
accendendo un piccolo fuoco per scaldarsi, all'interno della grotta si
gelava, a stento riusciva a percepire le dita delle mani.
Si accomodò sul giaciglio fatto di foglie estraendo dalla tasca
una pergamena ripiegata accuratamente molte volte, era una lista di
nomi ed i suoi occhi piccoli e neri scorrevano velocemente su di essi:
la discendenza della famiglia Strange
si stagliava in tutto il suo splendore in quei nomi scritti
elegantemente con inchiostro nero, un contrasto evidente visto il
colore candido di quella pergamena.
Accanto ad ogni nome vi erano scritte le abilità di chi ne
aveva. Continuò a scorrere verso il basso cercando le persone
che avevano quel dono, gli Strange erano conosciuti per quello. Lucinda Strange, lei, lei aveva quel dono;
sorrise sadico, aveva ciò che voleva. Scendendo maggiormente con
lo sguardo notò che anche l'ultima arrivata aveva lo stesso
identico dono.
Aveva deciso, l'indomani si sarebbe recato nella dimora delle due
ragazze, una delle due sarebbe stata costretta a seguirlo, con le buone o le cattive.
Ripensava e ripensava alle parole della nonna, non riusciva a trovarne un nesso logico.
Nonostante fossero passati quattro giorni da quella sera, le parole
della donna anziana le risuonavano ancora in testa, dinanzi agli occhi
non vedeva altro che quelle parole impresse con inchiostro nero su quel
libro ingiallito dal tempo.
"Che vorrà dire?"
sussurrò confusa togliendo le foglie secche e rimettendo in
sesto alcune piante. Il sole, quella mattina, batteva in modo
incessante e ciò non le piaceva per niente: il calore la
stressava e tutti i fiori sembravano appassire ancor più in
fretta.
"Lucy, Lucy, vieni!" urlacchiò divertita Sophie attirando l'attenzione della sorella maggiore "Arrivo"
rispose lei sorridendo, era felice di poterla vedere ridere e scherzare
con i bambini della sua età fuori al negozio, e poi con Mike
come balia era certa si sarebbe divertita.
Fin da quando era solo un fagottino entrambi i fratelli maggiori si
sono presi cura di lei, raramente bisticciavano tra loro e quella volta
che accadeva era semplice poter fare nuovamente pace.
Avendo tre caratteri del tutto differenti - tranne per la dolcezza e
gentilezza, a quanto dicevano i loro genitori - tutti si aspettavano
fossero quei classici fratelli litigiosi. Ma, una volta visto il loro
legame ognuno di loro si è sentito in dovere di rimangiare le
parole pronunciate.
Michael era sempre stato un ragazzo comprensivo, educato, senza peli
sulla lingua, molto estroverso, allegro e con un gran senso
dell'umorismo.
Lucy, invece, è sempre stata una ragazza molto timida, sincera,
introversa, sempre sorridente e con tanta voglia di imparare e scoprire.
La più piccola, Sophie, aveva ereditato solo poche cose dai
fratelli maggiori: la dolcezza, la curiosità e l'essere solare.
Una volta uscita dal negozio venne colpita in pieno dalla luce
accecante del sole, tanto forte che fu costretta a portarsi una mani
dinanzi al viso usandola come visiera per far ombra e poterle
consentire di vedere cosa aveva davanti.
"Guarda" Mike le fece un
cenno col capo mostrando alla ragazza un cesto di fiori: c'era da
dirlo, Sophie pur essendo così piccola se la cavava bene con le
decorazioni floreali.
"Che meraviglia" sussurrò
la voce di un ragazzo, tutti e tre i fratelli alzarono lo sguardo
ritrovandosi dinanzi, nuovamente, quel ragazzo dai capelli rossi simili
al tramonto.
Aveva sul viso un sorriso scherzoso, nonostante Lucy vedesse una patina
di tristezza su quegli occhi identici a quelli del fratello,
timidamente ricambiò il sorriso "L'ho fatto io!" rispose fiera la bambina, scuotendo il capo dai lunghi capelli dorati, come il sole. Il suo piccolo sole.
Il ragazzo si avvicinò facendosi spazio tra tutti quei
bambini vivaci e si abbassò all'altezza della bambina
lasciandole una carezza sul capo "Sei veramente brava, complimenti"
Sophie sorrise di cuore, era uno di quei sorrisi che riservava
solamente ai suoi fratelli e ai suoi genitori.
A Lucy si scaldò il cuore a quella vista.
"Posso esserti utile?" chiese gentilmente Mike richiamando la sua
attenzione "Sì, ecco..." prese dalla tasca posteriore dei
pantaloni un fogliettino maltrattato "Mio fratello vorrebbe un cesto,
di nuovo" e sorrise, questa volta era un sorriso ironico.
Nonostante quel caldo Lucy non riusciva a comprendere come facesse quel
ragazzo ad avere quei pantaloni marroni e lunghi abbinati a quella
maglietta a mezzemaniche bianca, si sentiva soffocare al suo posto.
Più lo guardava, più aveva l'impressione di averlo già visto in passato.
"Sai come lo vuole o a cosa gli serve?" chiese lei facendogli segno di
seguirla all'interno del negozio, l'aria era così profumata al
suo interno, riusciva a rilassarla.
"Sinceramente non ne ho idea, so che ha litigato nuovamente con la sua
ragazza, magari qualcosa in segno d'amore" proferì lui
scrollando le spalle. Lucy sorrise prendendo un piccolo cesto in
vimini tondo, come una sfera.
"Allora useremo come fiore esterno questo, il Lillà"
afferò tra le piccole mani alcuni fiori, piccoli e di un colore
rosa chiaro scuro e, dopo aver posizionato una spugna bagnata nel
centro del cesto, vi incastrò delicatamente i rami "Ora
inseriremo qualche Gerbera" molto diversa dal primo fiore, molto
più grande, simile ad una Margherita e dalle sfumature di rosa
dirette verso il bianco, compì gli stessi movimenti di prima "Ed
infine questo, il Giacinto" prese qualche ramoscello composto da una
decina di fiorellini bianchi e li fissò al centro della
composizione. Soddisfatta alzò il capo, sorridendo al ragazzo
che la guardò sorpreso "Posso chiederti il perchè hai
scelto questi?" domandò curioso, lei arrossì "Vedi, tutti
e tre stanno a significare 'amore', ma ognuno di loro in modo
diverso: il Lillà rosa sta a significare 'palpiti d'amore'"
disse indicandolo "La Gerbera rosa sta a significare 'ammirazione
sincera', e quest'ultimo..." disse indicandolo e sfiorandolo appena
"... sta a significare 'bellezza'" concluse aggiustando qualche fiore
in disordine nella composizione.
"Conosci ogni loro significato?"
"No, non tutti, ma abbastanza. Ho avuto un po' di tempo libero durante
gli anni scolastici e li ho passati a studiare i fiori" e poi, come un
fulmine a ciel sereno, si ricordò dove e quando l'aveva
visto: durante i suoi anni ad Hogwarts.
"Anche tu hai frequentato Hogwarts?" le chiese e lei annuì, forse con un po' troppo entusiasmo "In che casa eri?"
"Grifondoro"
"Quindi siamo compagni di casa" disse lui sorpreso, lei annuì nuovamente porgendogli il cesto "E tuo fratello?"
"Era un Tassorosso"
"Eppure non mi sembra di avervi mai visto" Lucy non si sorprese:
passava poco tempo in Sala Comune e non era tipo che amava attirare le
attenzioni.
"Comunque mi sembra giusto presentarmi, George, George Weasley" gli
porse la mano che lei afferrò imbarazzata: poteva percepire il
calore della sua mano, molto più grande e ruvida della sua.
"Lucinda Strange, ma puoi chiamarmi Lucy, piacere" ad interrompere quel
momento di tranquillità fu un rumore assordante, simile ad
un'esplosione.
Ill cuore le salì in gola, sentiva il petto esploderle. Vide
George correre verso l'esterno e non se lo fece ripetere due volte
neanche lei: dinanzi a loro c'era un uomo incappucciato,
completamente vestito di nero. Il suo primo pensiero fu quello di
cercare Mike e Sophie, trovandoli poco più avanti. Molta gente
allarmata era arrivata ad affollare la stradina, tra loro c'erano sia
maghi che babbani.
"Maledizione" mormorò tra le labbra George, attirando la sua
attenzione. Era fermo sotto l'usciò del negozio, le copriva la
visuale alla sua sinistra lasciandole libera quella a destra. Entrambi
portarono le mani verso le tasche posteriori dei pantaloni, Lucy
slacciò la piccola borsetta dove metteva la bacchetta e
l'afferrò "Chi di voi è Lucinda Strange?!" il tono
arrogante e freddo la fece raggelare, guardò Mike che
ricambiò il suo sguardo, facendo cenno di no con la testa.
"Se non verrà fuori entro un minuto, farò saltare in aria
questo posto" Lucy deglutì muovendo qualche passo in avanti, il
braccio di George le braccò la strada, con sguardo infuocato
guardava verso quella figura incappucciata "Credo debba mostrarti tu
per primo, non credi?" una risata riempì l'intera area
affollata, il vociare delle persone aumentò.
La figura abbassò il cappuccio rivelandosi.
"Antonin Dolohov, al tuo servizio" fece un finto inchino deridendo il ragazzo rosso.
"Quindi tu saresti...?" continuò l'uomo "George Weasley" rispose ringhiando "Ah, quindi sei tu quel George" si conoscevano?
"Quel George...?"
"Tuo fratello, prima di morire, ha mormorato il tuo nome" il cuore le si bloccò nel vederlo muoversi velocemente e colpirlo con uno stupeficium, l'uomo sbattè contro un passante che arrestò la sua caduta, ammorbidendola di poco.
"Questa è la resa dei conti" ringhiò tra i denti George.
Ed eccomi qui!
Ultimamente l'ispirazione è tornata, e sì, so come mandare avanti questo momento!
Ve lo aspettavate? Scommetto di sì, ormai sono abbastanza prevedibile lol
Comunque sia, vedo che le letture aumentano, e non mi dispiace sia chiaro, ma vorrei anche qualche parere, sul serio.
Vi ringrazio perchè la seguite e l'aggiungente nelle vostre liste.
Ma, tornando al capitolo: cosa vi aspettate?
Supposizioni? Idee?
Sappiate che nel mio cervellino è tutto pronto pronto, devo solo finire di metterlo per esteso.
Grazie ancora.
Vera.
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Capitolo 6 *** Quinto capitolo ***
quinto capitolo
Quinto capitolo
"Questa è la resa dei conti" queste furono le sue parole. Era difficile da spiegare ciò che provava in quel momento: rabbia, delusione, tristezza, voglia di vendetta.
Di solito il suo carattere non gli permetteva il vendicarsi, ma da
quando lui non c'era più - soprattutto per mano del Mangiamorte
lì dinanzi a lui - era cambiato radicalmente, e tutti glielo
aveva detto, non facevano altro che ripeterglielo. Tante volte aveva
provato a far crollare quelle voci, ma nessuno cascava nella sua messa
in scena, non riusciva più a recitare come un tempo.
Ma lui aveva fatto del male a Fred, lui glielo aveva portato via per sempre.
"Cosa intendi, George?" le
parole preoccupate della ragazza alle sue spalle volarono via con il
vento, non le rispose, decise di coprirla maggiormente facendole da scudo: era lei che
cercava, e si sentiva in dovere di proteggerla.
Non poteva permettere che ad una persona candida come lei accadesse qualcosa.
"Se non mi consegnerete Lucinda Strange mi prenderò l'altra!"
e in un battito di ciglia Mike si avventò contro il Mangiamorte per poi essere scaraventato via,
contro alcuni vasi in ceramica esposti all'esterno del negozio "Mike!"
urlò la ragazza alle sue spalle afferrando la bacchetta e
colpendo di rimando quel mostro, ma purtroppo riuscì a bloccare
il colpo e a prendere la bambina dai capelli biondi tra le sua mani
sporche di terra e sangue "Tu sei Sophie Strange, giusto?" in cuor suo pregò, sperava ardentemente che la bambina non rispondesse in modo positivo "Sì, tu chi sei? Perchè hai fatto del male a mio fratello?" domandò gonfiando le gote ormai rosse a causa della rabbia.
"No, Sophie!" urlò Lucy
correndo verso di loro, l'uomo sorrise alzandosi il cappuccio, George
provò a lanciare l'ennesimo incantesimo ma dovette fermarsi:
quel vigliacco usò la piccola Sophie come scudo.
In pochi secondi scomparvero, sotto gli sguardi terrorizzati e sorpresi di tutti.
"No, non è vero"
mormorò la ragazza, immobile mentre fissava il punto in cui
prima c'era la bambina. Era immobile, dolorante il fratello la
raggiunse mantenendosi la spalla sinistra e camminando zoppo, si
trascinava dietro dolorosamente il piede destro ad ogni passo.
"Lucy" sussurrò il fratello stringendola a se.
"Si è portato via Sophie" continuò, in lacrime.
"Lucy"
"Mike, l'ha portata via"
"Lucy"
"Non è giusto!" entrambi
i fratelli caddero in ginocchio sull'asfalto bollente mentre molti
maghi si avvicinavano a loro, l'urlo straziante di Lucy lo sconvolse
fin dentro l'anima.
Non era riuscito a proteggere quella bambina, non era riuscito a
vendicarsi. Era rimasto lì con le mani in mano, senza far
niente, senza poter far niente.
"Allora, potreste ripetermi ciò che è successo?" George
si passò le mani tra i capelli, era la quinta volta che
quell'incompetente di un auror ripeteva la stessa domanda, ed era la
quinta volta che Lucy e Michael gli rispondevano allo stesso modo.
"Senta, non sarebbe meglio farli respirare un attimo?"
s'intromise portando un bicchiere d'acqua alla ragazza, ancora in
lacrime e scossa dall'accaduto: in quel momento la vedeva così
fragile, del tutto diversa dalla ragazza pacata che aveva visto poche
ore prima.
"Le chiedo gentilmente di rimanere fuori da questa convers..."
"Io le sto chiedendo di farli
respirare un attimo: guardi in che stato sono ridotti. E poi
sarà minimo la quinta volta che gli porgete sempre la stessa
domanda, ottenendo sempre la stessa risposta" l'auror dinanzi a lui tacque, con un cenno della testa si allontanò "Grazie" disse Michael passandosi le mani sul viso, sconvolto.
"Di niente" sorrise portandosi una mano dietro alla nuca, smuovendo di poco i capelli: il calore e l'ansia stavano diventando asfissianti. "George..." nella voce della ragazza avvertiva ansia, terrore "Sì?"
"Tu conosci quell'uomo?" George annuì "Scusa se risulto indiscreta... ma, come fai a conoscerlo?" la voce della ragazza gli parve un suono così flebile, George sospirò affrerrando uno sgabello, sedendosi "Vedi, il due maggio, durante la battaglia ad Hogwarts, mio fratello gemello ha perso la vita..." la ragazza spalancò gli occhi ed afferrò la mano del fratello
"... successivamente, alcuni miei amici che hanno assistito alla
scena, mi hanno detto che lui era il colpevole della sua morte" si
passò una mano sul viso, come per allontare tutte le immagini di
quei giorni: Fred steso su di una barella, Fred che non respirava, la
disperazione della sua famiglia, il funerale, il dolore.
"Io... non lo sapevo. Non avrei dovuto chiedertelo, scusami"
"Tranquilla" George le sorrise alzandosi, le poggiò una mano sul capo e guardò Michael "Purtroppo
adesso devo andare, devo avvisare di quanto è accaduto a casa,
mi staranno dando per disperso. Per qualsiasi cosa non esitate nel
mandarmi un gufo" porse a Michael un bigliettino dove vi erano annotati l'indirizzo di casa e quello del negozio.
"Grazie per aver protetto Lucy"
rispose il ragazzo annuendo, George gli sorrise, non pensava che
qualcuno se ne fosse reso conto, è stato un gesto spontaneo
quello di difendere e nascondere la ragazza.
Guardò un'ultima volta la ragazza, in lacrime, e con il cuore in gola andò via.
"Che fine avevi fatto?" la voce preoccupata della sorella minore
arrivò a lui non appena rientrato in negozio. Successivamente un
turbine di capelli rossi gli si scaraventò addosso preoccupata guardandogli il viso,
aveva ancora qualche macchia di terreno, prima di andarsene aveva aiutato a
rimuovere i cocci dei vasi ormai distrutti.
"Ero alla fioreria all'angolo tra la strada babbana e quella del mondo
magico" rispose mentre la sorella con la delicatezza di un elefante gli
puliva il viso "Cos'è successo?"
"Antonin Dolohov si è presentato proprio in quel punto ed ha
portato via una bambina" sul viso della sorella minore comparve
un'espressione mista tra la rabbia e lo stupore, neanche lei si
aspettava una cosa simile.
"Gli auror sono intervenuti?" entrambi chiusero il negozio salendo
nell'appartamento al piano di sopra dove Ron era alle prese con il
pranzo "Sì, ma oltre a porre una marea di domande non hanno
fatto granchè" brontolò sconfortato, lui davvero voleva
fare qualcosa per quella ragazza.
Dinanzi agli occhi rivide ancora il suo sguardo affranto e il modo in cui singhiozzava.
"Più tardi devo tornare là" sussurrò avviandosi verso la sua stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
In cuor suo sentiva di dover dare una mano a quella famiglia, e non solo, sentiva di doversi vendicare.
Avrebbe chiuso questo cerchio di dolore una volta per tutte.
Tatatatan!
I'm here, agaaaaain!
Questa cosa di scrivere/parlare in inglese finirà... prima o poi.
So... torniamo alle cose serie: la storia inizia a farsi un tantino
più avvincente, da qui possiamo notare già un po' di
"azione" eh.
Come vi avevo detto all'inizio della storia, queste due sorelle hanno
un potere speciale, un potere abbastanza particolare, ma non inusuale.
Non posso ancora svelarvi niente per quanto riguarda questo potere, ma
posso assicurarvi che non ci vorrà molto (forse tempo di uno/due
capitoli).
Con precisione posso dirvi solo che la storia non durerà
più di una quindicina di capitoli (per il bene di tutti visto
che non sta riscuotendo gran successo).
Ho cercato di rendere George protettivo per due semplici motivi:
1. Tra i due gemelli per me lui è sempre stato quello
"sensibile" e più attento ai dettagli, di conseguenza più
"protettivo" e "affettuoso" in un certo senso;
2. Mi sembrava abbastanza opportuno come momento.
Bene, ora che siamo arrivati a questo punto: secondo voi di che potere si tratta?
Come si evolverà la storia da qui in avanti?
Con queste domande vi lascio.
A presto!
Anzi, vi lascio una "novità": ho aderito anche io ad una cosa
trash/carina, se volete potete mandarmi un vostro messaggio su Sarahah
al nick "fioredineve97".
Vera
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Capitolo 7 *** Sesto capitolo ***
sesto capitolo
Sesto capitolo
Quella notte non chiuse occhio, si ritrovò a pulire e a ripulire
l'interno del negozio, ogni angolo splendeva sotto la luce del lampadario. Le mani le tremavano ancora, la scena si
ripeteva continuamente dinanzi ai suoi occhi facendola sentire sempre
allo stesso modo. Inutile.
Se solo avesse reagito prima, se solo si fosse consegnata subito, se solo... si pulì il viso, rigato
nuovamente dalle lacrime ma sporcandolo maggiormente di terreno concimato.
Aveva promesso di difenderla, lo aveva promesso a se stessa, a sua nonna, ai suoi genitori, ma soprattutto l'aveva promesso a lei, a Sophie. E invece ora era nelle mani di quell'uomo, tutta da sola, impaurita.
Le piangeva il cuore, le piageva l'anima nel pensarla al buio in lacrime, da sola, senza di loro.
"Lucy" la voce della nonna la fece tornare con la mente al presente
"Nonna" la guardò, sorridendole e alzandosi da terra, si
pulì il pantalone ed osservò la donna anziana: la guardava
con sguardo triste, indossava una camicia da notte bianca con ricami,
alle sue spalle vide suo fratello Mike, poggiato contro il muro con un
braccio e la caviglia bendata.
"Lucy, andiamo a dormire" le disse dolcemente la donna, porgendole una mano "Oh, tranquilla, tra poco vado"
"Lucy..." pronunciò preoccupata "Davvero nonna, stai tranquilla, sto bene"
"Per una volta smettila di fingere!"
le parole urlate dal fratello la
colpirono in pieno, il cuore le doleva nuovamente, fece qualche passo
indietro cercando di mantenersi in equilibrio portandosi
successivamente le mani tra i capelli, lisciandoli freneticamente "Per una volta, solo
una, rendimi partecipe del tuo dolore. Non lasciarmi sempre in disparte"
continuò lui avvicinandosi a lei per poi stringerla in un'abbraccio,
posandole una mano sui capelli scuri "Non tenerti sempre tutto dentro,
con me puoi parlarne, lo sai"
"Non voglio essere un peso"
"Per me non lo sarai mai" e le lacrime scesero copiose sul suo viso,
imbevendo il petto del fratello coperto da una semplice canotta bianca
"Fa così male, Mike, perchè proprio lei? E' così
piccola, così indifesa"
"Andrà tutto bene, la troveremo" la nonna si unì al loro abbraccio, cullandoli entrambi.
"Buongiorno" ogni passante del
mondo magico, venuto a conoscenza di ciò che era accaduto il
giorno prima, si presentava in negozio a domandare come procedessero le
ricerche.
Ad ogni domanda arrivava un cenno negativo del capo.
"Buongiorno" rispose di
rimando Lucy, con lo sguardo perso altrove; era seduta dietro al
bancone con i gomiti poggiati su di esso e il viso tra le mani candide.
"Come ti senti?" scosse la
testa mentre il ragazzo dai capelli rossi si avvicinava al bancone, tra
le mani aveva un cestino di vimini, quello tipico per i picnic "Mia madre vi manda questo" Lucy gli sorrise afferrandolo "Oh, grazie George, ringrazia tua madre da parte mia" il ragazzo annuì "Posso...?" le
indicò le sedia vuota accanto a lei, fece un cenno per
accossentire e il ragazzo si sedette al suo fianco: nonostante
l'ambiente odorasse di fiori il profumo del dopobarba del ragazzo era
abbastanza forte da essere percepito ad ogni suo movimento.
"Gli auror sono tornati?"
"Sì, ma non hanno trovato tracce"
"Posso porti una domanda? Se poi non vuoi rispondermi non preoccuparti, non me la prendo"
quel ragazzo sapeva essere di una dolcezza disarmante a volte: in meno
di tre giorni le aveva mostrato gentilezza e disponibilità che
neanche lei avrebbe dato ad uno sconosciuto.
"Certo, dimmi pure" si
tirò qualche ciocca di capelli scuri dietro alle orecchie,
quella mattina aveva deciso di lasciare i suoi capelli sciolti, non
aveva le forze per raccoglierli come al solito "Perchè quell'uomo vi cercava?"
il ragazzo l'osservava senza staccarle quelle pozze blu da dosso,
osservava ogni suo gesto, ogni suo respiro, si sentiva quasi a disagio
nell'essere scrutata in quel modo.
Aveva paura che avesse potuto leggere tutto in lei, perfino l'anima.
"Vedi, la mia famiglia da generazioni
possiede un potere particolare del quale si può usufruire senza
usare oggetti magici. Ma se questo potere viene usato nel modo
sbagliato può causare danni fisici, psichici, ma anche a livello
storico umano: si potrebbe cambiare drasticamente il corso della storia
umana"
"In pratica... funzionate come una giratempo?" Lucy annuì "In un certo senso, sì"
"Tu... tu hai mai usato questo potere?" fece cenno di no con la testa.
"Accidenti" sussurrò lui, sconvolto "Non riesco a crederci, cosa avrà in mente quel pazzo?" continuò brontolando "Gli auror sanno di questo vostro potere?" continuò scrutandola ancora "Non lo so, ma il Ministero possiede
una pergamena incantata: ogniqualvolta nasce uno di noi con quel potere
il nome compare automaticamente su di essa, annesso al potere"
"Allora come faceva quell'uomo saperlo?" poi gli occhi del ragazzo s'illuminarono e afferrò il polso destro della ragazza "Vieni con me"
"Cosa...?"
"Tranquilla, so chi può aiutarci" la ragazza si tolse velocemente il piccolo grembiule con il logo del negozio poggiandolo sul bancone "Nonna, io esco" urlò la ragazza uscendo dal negozio
"Fai attenzione cara" rispose la donna che stava annaffiando le piante, sul viso confusione e paura ad accompagnare le sue espressioni "Tranquilla nonna, qualsiasi cosa informatemi" disse sorridendole cercando di rassicurarla.
"Reggiti a me" e in un batter d'occhio i due si smaterializzarono.
"Cosa ci fate qui? Come avete fatto a trovarmi?" George sorrise
all'uomo dinanzi a lui, sorrise in modo amichevole con qualche sprazzo
di ironia stampato in viso "Siamo qui per parlarti, e poi sei il
ministro o sbaglio, Kingsley?" l'uomo sbuffò per poi sorridere,
nonostante la sua stazza, la sua voce e i suoi movimenti sapevano darle
sicurezza.
"Lei è Lucinda Strange, della famiglia Strange" disse il ragazzo
mettendo una mano sulla testa della ragazza "Sei la sorella della bambina rapita, giusto? Ti assicuro che il dipartimento degli Auror sta
facendo di tutto per cercarla" ma ciò non sembrò
rincuorare molto la ragazza.
"La ringrazio per ciò che sta facendo" sussurrò chinando
di poco la testa "Ma non siamo qui solo per questo" riprese a parlare
George "Sappiamo che qui, in qualche parte del ministero, vi è
custodito un documento riguardante la discendenza della famiglia
Strange: su quei documenti vi sono segnate anche alcune cose
riguardante un tipo di magia tramandata da generazione a generazione..."
"Cosa stai cercando di dirmi?" li guardò confuso "Che
probabilmente quell'uomo ha portato via la bambina per uno scopo ben
preciso, per la magia caratteristica da lei posseduto"
"Di cosa si tratta'?"
"La capacità di muoversi nel tempo" rispose la ragazza alzando il viso e guardandolo negli occhi. Le sue iridi scure erano così simili a quelle di lei.
"Seguitemi" e, senza dire altro, i due ragazzi lo seguirono.
Buon pomeriggio e buona domenica!
E anche agosto sta giungendo al termine, eh?
Ho notato che le visualizzazioni alla storia aumentano (aw) e spero
che, qualcuno di buon cuore, possa sempre lasciarmi un pensiero - anche
se breve - su questa storia.
So che non sarà il massimo, so che non è lo stile migliore del mondo, ma un peniserino mi farebbe piacere.
Ahimè, non null'altro da dire, spero possiate cotinuare a seguire la storia.
Questa volta vi lascio il link della mia pagina, nel caso vogliate mettere like: https://www.facebook.com/piccoliautori/
Nel caso vogliate seguirmi sui vari social, li trovate in bio.
A presto!
Vera.
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Capitolo 8 *** Settimo capitolo ***
settimo capitolo
Settimo capitolo
Ormai erano ore che sfogliavano pergamene su pergamene, scartoffie, libri e registri, ma di quella pergamena neanche l'ambra.
"Trovato qualcosa?" chiese George scendendo dalla scala con un altro carico di foglie e registri "No, niente, tu ragazzina?" vide Lucy sbuffare e impilare di nuovo il registro al suo posto "No, niente" il tono di voce era ormai scoraggiato e preoccupato.
"Eppure dovrebbe essere qui..." brontolò Kingsley passandosi un fazzoletto sul viso ormai mandido di sudore.
"E se... e se l'avesse presa realmente?" suggerì Lucy avvicinandosi ai due "Abbiamo guardato questo posto da cima a fondo, senza trovarla" continuò fissandoli, George lasciò cadere la pila di fogli sul tavolo, ormai pieno zeppo "Mi sa che ha ragione" decretò infine Kingsley.
"Quando l'avranno presa?" continuò poi, cercando di trovare una risposta "Probabilmente quando si sono impadroniti del Ministero"
George lo guardò pronunciando quelle parole con rabbia. Non
riusciva ad evitare quel fastidio che provava solo nel ricordare quei
mesi infernali.
"Almeno adesso sappiamo con certezza perchè ha preso tua sorella" l'uomo si alzò facendo sobbalzare la ragazza, doveva essersi persa nuovamente tra i suoi pensieri "Dobbiamo solo capire come, quando e perchè agirà" l'espressione sui loro visi tramutò in orrore, puro terrore, alle parole del nuovo Ministro.
"Ormai si è fatto tardi, penso vi convenga tornare a casa" con delicatezza l'uomo poggiò la mano destra sulla spalla di Lucy, porgendole un sorriso dolce "Tranquilla, riusciremo a trovare tua sorella"
"Devo parlarne con Michael, deve sapere ciò che succede"
disse la ragazza non appena si ritrovarono fuori al negozio di
famiglia, sul viso un cipiglio serio, George annuì seguendola
all'interno.
"Oh, eccoti Lucy, dove sei stata?" chiese preoccupata la nonna, correndo verso di lei e prendendole dolcemente il viso tra le mani, la ragazza le sorrise "Michael è al piano di sopra?"
"Sì, perchè?"
"Nonna, riporterò Sophie a casa" la donna spalancò gli occhi, sorpresa "Lucy, cosa vuoi fare? Non essere avventata piccola mia..."
"Non si preoccupi signora, andrà tutto bene" s'intromise George, sorridendo allegro e grattandosi la nuca. La donna lo fissò, confusa, poi abbassò il capo "Vado al piano di sopra" disse poi la ragazza, salendo velocemente i gradini della scala di legno "Tra poco ti raggiungo" rispose
di rimando George, tenendo lo sguardo fermo verso la sua figura ormai
svanita, tornò a guardare la donna: nonostante cercasse di celare
la sua preoccupazione intravedeva sul suo viso paura.
Paura di perdere un'altra persona a lei cara.
"Non succederà niente a nessuna delle due, le proteggerò io" sussurrò alla donna per poi avviarsi verso le scale.
Aveva appena fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.
"Quindi mi stai dicendo che tu e Sophie siete capaci di viaggiare nel
tempo?" la voce di Michael risultava tremendamente acuta - a causa della sorpresa - ai loro
timpani "Sì" rispose semplicemente la ragazza legandosi i
capelli in due trecce perfette.
Erano tutti e tre nella camera della ragazza, George in piedi accanto
alla scrivania si guardava intorno distrattamente cercando qualcosa che
rispecchiasse la ragazza: i mobili avorio e la pareti coperte da un
parato fiorito, la scrivania colma di libri ed enciclopedie sugli usi
medici delle piante e sui loro significati, lo specchio dinanzi a cui
si trovava in quel momento prendeva tutta la sua figura.
Alle pareti vi erano appesi dei piccoli quadretti, alcuni con immagini in movimento della famiglia.
"E tu vuoi andare a cercarla?" continuò il fratello sdraiandosi sul suo letto "Sì" rispose ancora la ragazza aprendo le ante dell'armandio per cercare qualcosa al suo interno
"E perchè?" domandò curioso "Ci sono gli auror, nessuno meglio di loro sa come muoversi o cosa fare"
"So che loro stanno facendo di tutto
per trovarla, ma non poter far niente mi corrode dentro, e poi noi
siamo gli unici a sapere il perchè l'ha presa"
"Ma il Ministro non può far diffondere la voce? Mettere in chiaro il perchè Antonin ha portato via Sophie?" chiese ingenuamente Michael, George sospirò "Se
diffondesse la voce Antonin potrebbe solo trovare degli alleati, e se
accadesse dopo la situazione diventerebbe più complicata" il
ragazzo lo fissò con i suoi occhi chiari ed annuì, ormai
sicuro di ciò che fosse giusto, sicuro della prossima mossa da
compiere.
"Verrò con te" esclamò infine il fratello, alzandosi dal letto "Lo so"
rispose Lucy sicura alzando di poco la voce, ormai era quasi
interamente catapultata nell'armadio "Verro anche io" s'intromise
George facendo qualche passo in avanti, al centro della stanza "Allora preparatevi. Partiremo domani all'alba, prima partiamo, prima riusciremo a mettere una fine a questa storia" proclamò trionfante la ragazza.
George quella sera riuscì a vederla sotto una luce diversa:
dinanzi a lui ora c'era una ragazza sicura di se, c'era una Lucy del
tutto diversa.
Buonasera a tutti!
So che questo capitolo
risulterà leggermente più corto rispetto agli altri, ma
diciamo che - seppur utile - è solo un capitolo transitorio (se
così vogliamo definirlo).
Qui possiamo notare una Lucy del tutto differente, magari un po' più 'cazzuta' nell'ultimo paragrafo.
Spero che alcune spiegazioni siano comprensibili.
Non ho altro da dire, continua a ringraziare voi lettori che mi seguite in silenzio e voi che recensite.
Grazie ancora.
Vera.
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Capitolo 9 *** Ottavo capitolo ***
ottavo capitolo
Ottavo capitolo
Un singhiozzo, due singhiozzi. Ormai erano giorni che quella bambina piangeva, snervandolo ogni secondo di più.
Non le parlava, tanto meno rispondeva alle sue domande disperate.
"Perchè non mi fai tornare da Lucy e Mike? Si sentiranno soli senza di me" urlò con la voce rotta dal pianto, ma niente sembrava smuovere il suo cuore, ormai gelido come la neve a dicembre.
"Rispondimi!" ordinò la bambina strattonando il suo mantello nero, facente parte delle sue vesti da Mangiamorte "Fa' attenzione a dove metti i piedi"
brontolò una voce maschile, non molto lontano dalla grotta in
cui i due sostavano. Gli occhi della bambina parvero illuminarsi di una
luce nuova, di una luce carica di speranza e l'uomo capì:
dovevano andarsene da quel posto, prima che venissero acciuffati.
L'afferrò per la piccola veste leggera "Se solo osi dire una parola ucciderò i tuoi fratelli" le lacrime presero a scorrere nuovamente sulle guance della bambina, ormai sporche di terreno.
Annuì abbassando il capo "Aggrappati al mio braccio e non fare brutti scherzi o finiremo con il farci male, entrambi"
la bambina annuì nuovamente afferrandò i braccio
dell'uomo e, senza battere ciglio i due si smaterializzarono emettendo
un solo ed unico "plop".
"Fa' attenzione a dove metti i piedi" brontolò Mike afferrandola per il braccio, prima che potesse cadere su di una radice rialzata sul terreno "Oh, okay"
rispose lei scavalcandola ma beccando subito dopo un'altra radice.
Venne afferrata in tempo dal ragazzo alle sue spalle. La fretta le
stava giocando brutti scherzi "Non essere frettolosa, respira profondamente e rilassati" le sussurrò George all'orecchio facendola rabbrividire "L-Lo so" il ragazzo le lasciò una carezza tra i capelli per poi girarsi confuso verso la loro destra "Hei, fermi... avete sentito?" entrambi i fratelli Strange lo guardarono confusi "Qualcuno dev'essersi smaterializzato poco fa, proprio in quella direzione" gli occhi di entrambi i ragazzi si spalancarono, illuminandosi di speranza "Può essere che..." il sussurro di Lucy fu talmente fine, meno rumoroso del vento in quel bosco, che a malapena si udirono le parole finali.
George, seguito da Mike, estrasse la bacchetta puntandola in avanti.
Lentamente avanzarono ritrovandosi una piccola caverna dinanzi, a
coprirla vi erano rami e piante rampicanti "Lumos"
sussurrò Mike illuminando l'intero spazio: in un angolo c'erano
alcune rimanenze di pasti e delle coperte, dovevano essere rimasti a
lungo in quel posto.
"Hei, guardate" Lucy attirò l'attenzione dei due, tra le mani aveva una scarpetta "Questa è di Sophie, ne sono sicura" le lacrime riempivano gli occhi scuri della ragazza, ne era certa, quella era sua.
Era lei a prepararle i vestiti da indossare durante la giornata, era
lei che le aveva comprato quelle scarpe con i primi Galeoni
guadagnati lavorando in negozio.
"Dobbiamo avvisare gli auror" disse
affretandosi Mike, felice di aver finalmente trovato un indizio, un
qualcosa che portasse a sua sorella. Ma il suo entusiasmo venne frenato
da un cenno della testa della sorella.
"Gli auror sono un branco di incapaci: guarda, erano qui a pochi passi da loro, da noi, eppure non sono riusciti a trovarli" continuò George, come volesse comunicargli ciò che la ragazza pensava, aveva dato vita ai suoi pensieri.
"E allora... cosa facciamo?" Lucy alzò il capo, guardando suo fratello "Semplice, continuiamo a cercarli"
Dopo aver dato un'altra occhiata approfondita in tutta la grotta,
cercando qualsiasi indizio su dove sarebbero potuti andare, lasciarono
alle loro spalle quel punto del bosco.
Lucy era sicura del fatto che non fossero andati poi così
lontano, se entrambi erano ancora lì significava solo una cosa:
Dolohov ancora non aveva capito come usare il potere di Sophie, e
ciò andava solo a loro favore.
"A cosa stai pensando?" il fratello l'affiancò abbassandosi per evitare un ramo "Se sono ancora qui significa che quell'uomo ancora non sa come funzionino i poteri di Sophie"
"Ciò andrebbe a nostro vantaggio" la ragazza annuì "Significa anche che non le farà del male" e pronunciando quelle parole entrambi sentirono il proprio cuore liberarsi di un peso enorme.
"Giù" urlò ad un
tratto George alle loro spalle, tirando entrambi i fratelli verso il
basso: un colpo si schiantò contro uno degli alti alberi alle
loro spalle, facendolo cadere a terra circondato dalle fiamme "Chi c'è là?" una voce a loro sconosciuta urlò quella domanda sorprendendo i tre ragazzi.
Che fossero degli auror?
"Uscite fuori, non costringetemi a dar fuoco a tutto"
il cuore batteva all'impazzata all'interno della sua cassa toracica:
non era un auror, nessun auror avrebbe attentanto alla vita delle
creature magiche presenti in quel bosco. Soprattutto quelle protette.
Fece per alzarsi quando la mano del fratello la trattenne "Non alzatevi, per nessuna ragione" sussurrò George "Nascondiamoci dietro quell'albero" continuò poi indicando un alto albero dal tronco largo, proprio poco distante da loro.
Senza fare movimenti bruschi riuscirono a rifuggiarsi dietro
quell'albero, appiattendosi contro la sua superficie vecchia e ruvida,
Lucy respirava in modo affannoso, chiuse gli occhi cercando di calmare
il cuore impazzito e il respiro "Chi sei? Cosa cerchi?" urlò Mike di rimando, una risata rumorosa e poco amichevole riempì le loro orecchie "Dov'è?" chiese in tono minaccioso "Rispondi prima alle nostre domande, idiota" sul viso di George comparve un sorriso sghembo, perchè lo insultava?
"Chi ti credi di essere, moccioso? Sai con chi stai parlando?"
"Non posso saperlo senza che quest'ultimo si presenti, non credi, idiota?" George calcò nuovamente la parola 'idiota', Lucy deglutì, il rumore dell'avanzare dei passi dell'uomo si faceva sempre più vicino "Mostrati, visto che sei tanto spavaldo"
"Mi mostrerò, solo se sarai tu il primo a farlo" silenzio, poi di nuovo quella risata "E va bene, hai vinto tu, moccioso" Lucy strinse la bacchetta tra le mani
"Voi copritemi" i due ragazzi annuirono mentre George usciva allo scoperto: quel ragazzo non aveva paura di morire.
Lucy cercò di sbirciare dal suo nascondiglio, George distava da lei una ventina di passi "Bene, bene. Scommetto che tu fai parte della famiglia Weasley"
"Lieto di sapere quanto è famosa la mia famiglia, tu saresti...?" George
accennò un inchino e un sorriso di sfida, Lucy riuscì a
scorgere l'uomo che aveva dinanzi: un lungo mantello, simile a quello
di Dolohov, il cappuccio gli copriva quasi interamente il viso
lasciando scoperti solo i capelli lunghi, estramamente lisci e biondi. Sembrava alto e
veloce, nonostante la stazza.
Lentamente si scoprì il viso, un ghigno dipinto sulle labbra e
una cicatrice a deturpargli l'occhio destro, entrambi gli occhi erano grigi, grigi e freddi "Sono un Rosier, Arthur Rosier per la precisione, purosangue
come te, ma non traditore della propria razza"
"Un sostenitore del Signore Oscuro, ed io che speravo vi avessero presi
tutti" brontolò il ragazzo con scherno, facendo spallucce e stringendo la bacchetta tra le mani "Allora, dov'è?"
"Chi?"
"La ragazza"
"Quale ragazza?" l'uomo alzò la bacchetta puntandola contro
l'albero dove erano nascosti, Lucy ritornò al suo posto,
immobile contro la corteccia "Lucinda Strange, dico bene?" Lucy
spalancò gli occhi sconvolta: ancora? Non si erano
stancati di cercarla?
"Non ho idea di chi..." ma le
parole di George vennero interrotte da Lucy che, a sguardo alto e
fiero, si posizionò accanto al ragazzo seguita a sua volta dal
fratello maggiore Mike, che fece qualche passo avanti, proteggendo la
sorella "Sì, sono io"
"Cosa vuoi da lei?" Michael prese parola, guardando con rabbia Arthur Rosier.
"Deve venire con me"
"Per quale motivo?" continuò il fratello, puntando la bacchetta contro l'uomo "Per il suo potere"
"Non vi è bastato prendere nostra sorella?"
rispose Lucy, sul piede di guerra: fin quando Sophie non fosse tornata
a casa, lei non si sarebbe fatta uccidere, tanto meno catturare da uno
come lui.
L'uomo la guardò confuso, solo per qualche istante, poi
abbassò lo sguardo ridendo; di nuovo quella risata agghiacciante
"Quindi Dolohov ci è riuscito?" domandò più a se stesso che ai tre ragazzi dinanzi a lui "Significa che il nostro piano sta per essere attuato"
Lucy avanzò veloce, la bacchetta impugnata nella mano destra che tendeva in avanti, puntata contro l'uomo "Cosa volete fare?"
la rabbia stava prendendo possesso del suo corpo, rivelando ciò
che più temeva di se stessa: l'impulsività e l'ira di una
persona sempre fin troppo calma.
"Cru..."
"Expelliarmus!" con un semplice gesto della bacchetta disarmò Arthur Rosier "Levicorpus!"
intonò poi, l'uomo venne alzato da terra, circa un metro e mezzo
dal terreno coperto di foglie secche, con un altro movimento della
bacchetta lo scaraventò contro un albero, stordendolo "Herbivicus" continuò facendo crescere delle piante che avvolsero lentamente l'uomo, bloccandolo contro l'albero "Degna figlia degli Strange" bonfocchiò Rosier ormai immobile "Ora dimmi cosa avete in mente"
L'uomo sorrise "Neanche morto"
"Allora contatteremo gli Auror, diremo tutto ciò che sappiamo di te e loro sapranno farti parlare" s'intromise Mike poggiando una mano sulla spalla della sorella, avanzando e abbassandosi davanti a Rosier "Loro non sanno fare niente, non possono fare niente"
"Per tua sfortuna conosco una persona capace di farlo" continuò Michael "E sentiamo... chi?"
"Io" parlò George alle loro spalle, sorprendendoli: era evidente che quello di Michael fosse un vano tentativo di spaventarlo.
"Tu?" e rise, tanto.
"Sì, io" e avanzando puntò la bacchetta contro la gola dell'uomo "Esattamente, io, solo io"
Lucy sperò ardentemente in cuor suo che George non facesse qualche sciocchezza.
Buona sera!
Ed eccovi qui l'ottavo capitolo!
Che ne pensate?
E' abbastanza movimentato?
Non ho strafatto, vero?
Ed è anche più lungo degli altri, mi sono data un gran da fare per questo capitolo.
Come vedete ho inserito anche la piccola Sophie (poverina, quanto la sto facendo soffrire, ew) e Dolohov.
Per quanto riguard Arthur Rosier: inventato da me, sì, ma ho
preso il cognome da internet, facendo una lunga ricerca suille famiglie
purosangue. La stessa cosa per un incantesimo presente nella storia,
anche per quello ho fatto delle ricerche (molto utili tra l'altro). E
poi era un incantesimo dedito alle piante (come ci si aspetta da Lucy!)
E niente, spero possa piacervi. Grazie a chi continua a leggere e a chi deciderà di lasciarmi un commento, un pensiero.
A presto (si spera)
Vera.
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Capitolo 10 *** Nono capitolo ***
nono capitolo
Nono capitolo
George non aveva mai fatto una cosa simile, prima.
Neanche durante il periodo di guerra. Non voleva abbasarsi ai loro
livelli, ai livelli di chi prendeva le vite degli altri e le portava
via.
Ai livelli di chi giocava con la morte e la vita altrui, senza permesso.
"E cosa vorresti fare, sentiamo?" l'uomo sorrise, sfidandolo "Lo faresti qui, davanti a quella ragazzina?"
"Michael, Lucy, tornate a casa, a lui ci penso io"
"Ma..." provò a parlare Lucy, ma George si girò, sorridendole "Non è giusto che siate voi a sporcarvi le mani con questo individuo" lo indicò puntandolo nuovmente con la bacchetta "E tanto meno è giusto che continuiate ad assistere a scene simili"
"Ma George, tu non sei così"
"Neanche voi lo siete, ora andate, mi farò vivo io"
e, senza aspettare oltre Michael afferrò Lucy, George li
salutò con un cenno della testa prima che questi sparissero in
un leggero e classico "plop". Tornò a guardare l'uomo, abbassandosi per mettersi alla sua altezza "Ora possiamo parlare tranquillamente"
"Non ne staresti capace, non puoi farlo" leggeva paura nei suoi occhi, così come avvertiva ansia nella sua voce, diventata stranamente rauca e cupa.
"Infatti non posso, io voglio farlo. Son due cose del tutto diverse" si alzò allontanandosi di qualche passo, gli puntò nuovamente la bacchetta contro "No, non farlo"
"Parlerai?"
"Preferirei morire" ringhiò in risposta, George annuì "Perfetto..."
sussurrò per poi prendere un respiro profondo. E' vero, lui non
era così, non commetteva gesti simili, ma la guerra l'aveva
cambiato; così come la perdita di suo fratello l'aveva cambiato.
Ma ora era in gioco più di una vita, ed era giusto
ciò che stava per fare, anche se ciò avrebbe significato
vivere con i sensi di colpa "Crucio"
disse a gran voce, l'uomo iniziò a contorcersi urlando dal
dolore, George cercò di mantenere la concentrazione chiudendo
gli occhi, staccò l'incanto e lo fissò: un rivolo di bava
gli scendeva dalle labbra, quasi fosse un cane in preda alla rabbia.
Gli occhi contratti e i respiri affannosi.
"Allora?"
"Dovrai fare di meglio che una semplice scossa, non credi?"
la rabbia crebbe in lui, sconvolgendogli ogni pensiero lucido,
lanciò l'incanto una seconda, una terza ed una quarta volta. I
rami che tenevano Rosier ancorato all'albero iniziavano a cedere
lasciandolo più libero nel movimento mentre si contorceva. Non
aveva mai provato su se stesso una della maledizioni proibite, sentevo
vari racconti sapeva ciò che si provava, il dolore che li
portava a soffrire così.
Una volta gli fecero l'esempio di centinaia, migliaia di spilli che
colpivano ripetutamente i tessuti muscolari, fino a lacerarsi. Questo
dolore portava fino alla pazzia.
Si fermò nuovamamente, ormai era al suole inerme, senza forze, a mala pena sembava riuscire a respirare "Vuole tornare indientro nel tempo, vuole riportare il Signore Oscuro e rendergli omaggio" sussurrò, quasi pensò di averlo sognato "Perchè?" disse solamente, sconvolto "Perchè le razze impure non meritano di vivere con noi" rise, tanto.
Lasciò perdere tutti gli altri suoi farfugliamenti e con un
Patrono informò il ministro, lì avrebbero trovato uno dei
Mangiamorte in fuga.
"Incarceramus" mosse velocemente la bacchetta bloccando l'uomo al suolo.
"I tuoi giorni di libertà si concludono qui" disse guardandolo prima di smaterializzarsi anche lui.
"Quindi vogliono riportare Lord Voldemort qui?" sussurrò sconvolta Lucy, portandosi le mani sulla bocca. George si limitò ad annuire.
"Arthur Rosier, quell'uomo, che fine ha fatto?"
"Ho contattato il ministero, ora è in mano loro" entrambi i fratelli annuirono.
"Dovremmo dirlo alla nonna?" chiese la ragazza rivolta al fratello "Penso sappia già tutto" e
la indicò, era ferma sotto la porta, l'aria sconvolta e
l'innaffiatore ai suoi piedi, con una pozza d'acqua a macchiare il
pavimento "Non è possibile..." sussurrò portandosi le mani al petto ed inspirando profondamente "Non è possibile..."
"Nonna!" urlarono i ragazzi per poi precipitarsi nella sua direzione, la donna era caduta al suolo senza sensi.
"Ultim'ora sulla Gazzetta del Profeta, a quanto pare è stato ritrovato uno dei Mangiamorte ricercati!"
urlava un bambino per la piccola Hogsmade, tra le braccia aveva altri
giornali, così come nella cartella sulle sue spalle. Si
alzò il cappuccio, coprendosi totalmente il volto,
sistemò anche quello della bambina aggrappata al suo mantello.
"Hei, tu, ragazzino" il ragazzo si girò guardandolo "Dammi una copia" il ragazzino gliela porse aprendo poi la mano, gli porse qualche zellino per poi andarsene.
Aprì il giornale, in prima pagina, scritto in caratteri cubitali
vi era il nome di Arthur Rosier, accompagnato da una sua immagine in
movimento.
"Maledizione, quello stolto si è fatto beccare" accattorciò il giornale "Incendia" gli fece prendere fuoco, lasciandolo per terra a bruciare.
"Andiamo" e la bambina, silenziosamente con le lacrime a rigarle il viso, lo seguì.
Ed eccolo qui, in ritardo.
Purtroppo lo so, ci ho messo un po' di tempo, ma ero molto indecisa in questa scena.
Non voletemi male per Nonna Caroline, l'ho fatta anche sentir male nel giorno dei Nonni.
Non ho altro da dire, so che è corto, ma meglio di niente no?
Ora vi lascio, a presto!
Vera.
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Capitolo 11 *** Decimo capitolo ***
decimo capitolo
Decimo capitolo
"Starà
bene?" sussurrò Lucy guardando la nonna stesa su un letto del
San Mungo. Odiava quel posto, così come odiava qualsiasi cosa
gli ricordasse l'addio ai suoi genitori.
Ricordava perfettamente il giorno in cui, anche loro, dovettero
confermare che sì, quelli stesi su quei due tavoli gelidi
dell'obitorio fossero i loro genitori. Fu un trauma per lei quanto per
suo fratello.
"Sì, ha solo avuto una brutta notizia nel momento sbagliato"
rispose George poggiandole una mano sulla spalla, la ragazza si
girò e gli sorrise appena, ma il suo umore non cambiò.
Ormai il terrore si era annidato in lei, la stava inghiottendo da dentro.
Era come un'enorme massa nera, quella capace di assorbirti al suo interno. La notte a confronto sembrava splendere.
La porta della stanza in cui era stata spostata la donna si
aprì, lasciando uscire un Michael più sicuro e meno
turbato "Allora...?"
"Starà bene, ma preferiscono tenerla per qualche giorno sotto
controllo, solo per essere sicuri si riprenda e riposi come si deve. I
medici hanno detto che era da un paio di giorni che non riposava bene"
"Perché non ce l'ha detto?" chiese lei preoccupata "L'avrà fatto per non farvi preoccupare ulteriormente" disse il
ragazzo dai capelli rossi alle sue spalle, Mike annuì "Che
sciocca" bonfocchiò Lucy passando una mano tra i capelli.
"Ora torno in negozio, per qualsiasi cosa avvisatemi, capito?" i due
fratelli annuirono, George sorrise per poi avviarsi verso l'uscita, tra
quei corridoi immacolati e stretti.
"Pensi di rimanere qui l'intera notte?" Lucy annuì "Dovresti riposare...."
"Michael..." venne interrotta dal ragazzo che fece cenno di no con la
testa "La nonna starà bene, sarà seguita a dovere da
persone competenti, ora la priorità è Sophie. Abbiamo
bisogno di te per trovarla" Michael poggiò entrambe le mani
sulle spalle della sorella, come per infoderle coraggio e forza "Allora
vado a salutare la nonna e torniamo a casa" Lucy sorrise al fratello
per poi entrare nella stanza data alla nonna.
Il negozio, come avevano deciso in comune accordo, era chiuso: i
ragazzi stavano mettendo in moto un nuovo piano, questa volta
più sicuro.
"Kingsley ha detto di starcene fermi" sbottò
irritato George, anche quel giorno presente accanto a loro. Lucy non
riusciva a comprendere il perché il ragazzo facesse tanto per
loro, a volte pensava che il senso di colpa del ragazzo, nel non essere
riuscito ad aiutarla a salvare quel giorno stesso la sorella, lo
spingesse ad agire in quel modo.
Ma c'era anche quel particolare: i due si conoscevano, e a quanto pare
non avevano un buon rapporto visto il comportamento aggressivo del
ragazzo. Ma anche lei, probabilmente, avrebbe reagito così:
conoscere l'assassino del proprio fratello e sapere che continua a
combinare casini, susciterebbe anche in lei ira e vendetta.
Durante gli anni ad Hogwarts, però, lui non era così, lo
ricordava diverso, più allegro e pasticcione; ora ai suoi occhi
appariva cupo, vuoto. Neanche lei sapeva esattamente cosa gli fosse
successo... poteva il dolore cambiare così nel profondo una persona?
Renderla irriconoscibile?
Lucy si fermò a guardarlo, ogni suo gesto, ogni suo respiro...
lo guardava parlare agitatamente con Michael, alzarsi e sedersi a ritmi
alterni di pochi secondi. Nervoso com'era neanche una tisana alle erbe
sarebbe riuscito a calmarlo.
La guardò, per poi sorriderle, come se in quel momento avesse
avuto un'idea fantastica e lei non potè fare a meno di
ricambiare quel sorriso, di sentirsi le guance bollenti.
In quell'istante sembrava quel ragazzino spensierato di pochi anni prima.
"Allora... faremo così"
proclamò alla fine il ragazzo rosso, ma Lucy non aveva seguito
per niente il discorso dei due e si sentì del tutto confusa e
disorientata "Così... come?" chiese innocentemente, Michael alzò gli occhi al cielo, non sapeva se ridere di quella situazione -
Lucy era sempre stata una persona distratta in passato, motivo per cui
il suo rendimento scolastico non era tra i migliori in alcune materie -
o prenderla a schiaffi.
"Questa notte, lasceremo il negozio, senza dire niente a nessuno. Se Kingsley lo viene a sapere finiremo nei guai" proferì il fratello scompigliandole la capigliatura ordinata e andando al piano superiore "Ti spiegherà tutto nei dettagli George, ora vado a riposare" salutò del tutto i due ragazzi, lasciandoli al piano inferiore.
"Ti va un the?" chiese Lucy a George, cercando di smorzare quell'aria colma di disagio tra di loro "Certo, con piacere" Lucy sorrise, nuovamente, salendo le scale e facendogli segno di seguirla al piano di sopra.
Entrati nella piccola cucina Lucy prese il bollitore riempiendolo di
acqua e mettendolo sul fuoco, poi con l'aiuto della magia chiamò
a se due tazze e la confezione del the.
"Allora... quale sarebbe il piano?" chiese la ragazza accomodandosi di fronte a George "Dovremmo
muoverci di notte, sarebbe più semplice stanarlo. Potremmo
riprendere le ricerche da dove le abbiamo lasciate, ormai sappiamo cosa
vogliono e chi è coinvolto"
"Non... non potremmo provare ad usare un incantesimo di localizzazione?" consigliò lei, George fece cenno di no con la testa "Potremmo
anche provarci, ma non dobbiamo dimenticare con chi abbiamo a che fare:
un ex Mangiamorte che conosce la maggior parte degli inanti, tra cui
anche quelli vietati dalla legge" Lucy sospiro affranta, le sue idee erano davvero pessime, e se non fossero riusciti a trovarla per colpa sua?
Se non facessero in tempo?
George le afferrò una mano, stringendola tra le sue: non era la
prima volta che lo faceva, ed ogni volta quella stretta riusciva ad
infonderle coraggio.
Lui riusciva a far tornare a galla il suo spirito Grifondoro "Riusciremo
a trovarla, stanne certa. E ho anche un conto in sospeso con
quell'uomo, non te lo dimenticare. Non gli permetteremo di far soffrire
ancora altra gente"
Buonsalve a tutti voi!
Era da tempo che non pubblicavo il seguito di questa long, ma mi sono ripromessa di portarla al termine e quindi lo farò.
Nonostante il capitolo precedente fosse pieno di colpi di scena
(battuta ah!) ho deciso di far andare tranquillamente questo, infatti
possiamo vedere che confronto agli altri sia più sereno e
tranquillo.
Ho deciso di puntare di più tra il rapporto dei due protagonisti, ma senza tralasciare il resto.
Nonostante sia solo un capitolo di passaggio, spero possa piacervi.
Cercherò di tornare presto con il seguito, e ricordatevi che stasera Harry Potter torna in tv!
ps. se volete continuare a seguire i miei aggiornamenti ho aperto una
pagina facebook, potrete trovarla tranquillamente nel mio profilo, tra
i bottoni per i social.
Ora vi lascio, a presto,
Vera.
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Capitolo 12 *** Undicesimo capitolo ***
undicesimo capitolo
Undicesimo capitolo
"Cosa significa tutto ciò?!" urlò colmo di rabbia l'uomo,
facendo tremare il tavolo a cui era seduto e battendoci violentemente
le mani sopra "Si calmi, Ministro!" cercò, invano, Percy Weasley
di calmare il nuovo Ministro.
"Vi rendete conto di ciò che mi state dicendo?" tutti sapevano
che Kingsley raramente perdeva la pazienza e quando succedeva le cose
non andavano nel verso giusto.
"Signor Ministro..." tentò di rispondere il capo Auror, ma venne
bruscamente interrotto - nuovamente - dalla voce altera dell'uomo
seduto dietro alla scrivania "Avevamo detto a quei ragazzi che avevamo
tutto sotto controllo, avevamo detto che saremo riusciti a salvare
quella bambina... e ora venite a dirmi che tre mesi fa, oltre a quella dannata
pergamena, è stato rubato anche ciò che amplifica il potere
per capacitarne la riuscita al cento per cento?!" continuò,
tutto d'un fiato, facendo sbiancare i tre uomini dinanzi a lui; si
alzò camminando avanti e indietro per quella stanza disordinata,
cercando di rimettere in ordine almeno i suoi pensieri per trovare una
via d'uscita da tutto quel caos.
"Percy, contatta tuo fratello..." iniziò l'uomo, indicando il
ragazzo alle sue spalle "Quale dei tanti, signore?" Kingsley
guardò il ragazzo confuso, lo stava prendendo in giro?
"George, intendevo George Weasley" rispose con un gesto della mano, sorprendendo il ragazzo: cosa c'entrava George in tutto ciò?
"Digli di venire qui, subito. Digli di portare con se anche gli
Strange, è questione di vita o di morte" e, con un saluto veloce
alle quattro persone presenti nella stanza, si dileguò in un
semplice 'pouff'.
La calca di ragazzini riempiva l'intero negozio, schiamazzi e secchi volavano in ogni direzione.
"Ron, una ragazzina nel reparto due ha fatto cadere alcune fialette
puzzolenti" disse George, annotando alcune cose su di un quadernino
"Vado, vado" rispose il più piccolo sbuffando.
George aveva deciso, in comune accordo con i fratelli Strange, di
passare quella giornata nel suo negozio mentre gli altri due
preparavano il necessario per quella sera e cercavano di riposarsi dopo
le varie scarambolate avvenute nelle ultime ore.
Tornò alla cassa, dando il cambio a Ginny, e continuò il lavoro della sorella.
Il mago era molto riconoscente ai due fratelli e dell'aiuto che gli
davano nell'ultimo periodo, sapeva che qualsiasi cosa gli sarebbe
accaduta quella sera loro avrebbero portato avanti quel negozio nel
modo più giusto possibile.
"George!" urlò
qualcuno precipitandosi alla cassa spaventandolo e facendo infervorare
alcuni clienti pronti a pagare, la capigliatura tipica della sua
famiglia e quelle lenti
da vista erano riconoscibili ovunque "Percy, che ci fai qui?"
"Il Ministro ti vuole insieme agli Strange, e subito!" era
tremendamente preoccupata quell'espressione che aveva in viso, tanto da
far allarmare il gemello "Cosa è successo?" chiese chiamando
successivamente i fratelli più piccoli, ma il maggiore non rispose alla domanda.
"Andiamo" disse poi al
fratello maggiore, dopo aver lasciato qualche direttiva ai minori,
uscendo dal negozio e afferrandogli il braccio e di nuovo scomparvero
in un 'pouff'.
In un attimo la casa degli Strange si inalzò dinanzi a loro in tutta
la sua bellezza, i rami delle piante e i fiori si ergevano
intrecciandosi su quelle mura scolorite dal tempo.
"George, cosa c'entri in questa storia?" chiese il fratello maggiore
preoccupato, sapeva che il ministero dava la caccia ai Mangiamorte,
sapeva che uno di quelli era Antonin Dolohov ed era ciò che lo
preoccupava maggiormente.
"Seguimi" rispose solamente il mago, salendo le scale sul retro che
portavano direttamente alla cucina degli Strange, bussò e in
pochi secondi la porta venne aperta lasciando intravedere la figura
minuta della ragazza.
"Tuo fratello è qui?" chiese George senza fare altre domande e senza darle il tempo di parlare"Sì, perché?" chiese poi stranita la strega.
"Chiamalo, dobbiamo andare al Ministero, Kingsley ci vuole da lui
subito" rispose, la ragazza spalancò gli occhi sconvolta,
impaurita "Cos'è successo?" la voce le tremava e George sapeva
che non avrebbe retto a lungo quella tensione; entrò in casa
lasciandosi alle spalle un Percy ancora confuso "Michael, vieni qui,
urgentemente!" urlò la sorella cercando di mantenere un tono
calmo, ma non ci riuscì per niente.
Il fratello maggiore scese le scale velocemente e guardò i tre
ragazzi "Andiamo" disse Percy facendo cenno al fratello di occuparsi
degli altri due "Tenetevi forte" a quelle parole strinse la mano della
ragazza mentre il fratello di lei gli poggiava una mano sulla spalla.
In pochi attimi si ritrovarono fuori alle porte del Ministero, la gente
entrava ed usciva incurante di ciò che quei tre ragazzi ci
facessero lì in quel momento.
Passarono l'entrata e successivamente i controlli, entrarono seguendo
velocemente Percy che li guidava tra i vari piani, ascensori e stanze.
Arrivarono nella stanza del Ministro, dove vennero accolti con facce
dispiaciute da parte di alcuni Auror "George..." iniziò Kingsley
non sapendo quali parole usare, si passò una mano sul viso e
chiese ai tre di accomodarsi.
George sapeva che le cose non andavano nel verso giusto e strinse
nuovamente la mano della ragazza, pronto a sorreggerla in caso di
bisogno "Oltre alla pergamena, tre mesi fa sono entranti in una delle
stanze nascoste del Ministero, rubando una cosa fondamentale per
riuscire ad amplificare il potere magico degli Strange" George
deglutì a quelle parole, dove stava cercando di arrivare?
"Purtroppo non sappiamo chi sia stato e tanto meno se è finito nelle mani di Dolohov"
"Se così fosse... Sophie... oh no" mormorò Lucy
stringendo maggiormente la presa alla mano di George, lei tremava ma il
ragazzo non riusciva a capire se fosse causato dalla rabbia, dalla
paura o dal dolore.
Si passò la mano libera tra i capelli scuri, riportandoli indientro e lasciando scoperto il viso pallido.
"E voi, dopo tutte quelle rassicurazioni, dopo tutto ciò... ce
lo dite solo adesso?!" sbottò furioso Michael, avventandosi
contro il Ministro ma venendo schiantanto indietro contro uno dei
mobili completamente in vetro, rompendo un'intera anta.
"Non osare avvicinarti al Ministro co..."
"Idiota di un auror!" esclamò Kingsley avvicinandosi al ragazzo
ed alzandolo da terra, aveva qualche graffio sul viso causati dal vetro
rotto "Non mi tocchi" rispose aspramente il ragazzo guardando negli
occhi l'uomo, quegli occhi celesti colmi di rabbia.
"Mike..." sussurrò Lucy cercando di avvicinarsi a lui "Ferma,
lasciagli fare" sussurrò al suo orecchio George trattenendola:
Michael aveva ragione, ed era giusto si facesse valere e abbandonasse il
suo animo da Tassorosso.
George sapeva che i Tassorosso fossero persone pazienti, tranquille e
pacifiche; ma sapeva anche che se qualcuno a loro caro veniva toccato
le cose sarebbero potute crollare.
"Ministro!" esclamò
offeso l'auror, Lucy lasciò la presa dalla mano di George
catapultandosi dal fratello mentre con la bacchetta cercava di
rimediare ai graffi.
Con un gesto secco la strega si alzò guardando Kingsley, con lo sguardo sicuro e la bacchetta stretta nella mano destra "Signor Ministro... ci dica tutto ciò che sa su quest'oggetto"
Ma quanto ci ho messo?
Mentre mi ritrovo con l'avere ispirazione a gogo, dopo non ce l'ho più.
Ma ho promesso di non lasciarla in sospeso, quindi qualsiasi cosa accadrà questa storia finirà!
Al momento ho iniziato a scrivere già il dodicesimo, ormai ci stiamo avicinando alla fine della storia, fortunatamente!
Quindi, non temete: altri tre/quattro capitoli e questa tortura finirà.
Ora vi lascio, ricordandovi che tra i bottoni per i social ci sono il mio profilo e la mia pagina.
A presto!
Vera
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Capitolo 13 *** Dodicesimo capitolo ***
dodicesimo capitolo
Dodicesimo capitolo
"Quindi... questo ciondolo conferisce più potenza a uno
Strange quando lo indossa?" chiese cercando di fare un breve riassunto la
ragazza; lei ed il Ministro erano seduti uno di fronte all'altro, a
dividerli solo una scrivania in legno scuro coperta da pezzi di
pergamena, libri e immagini che ritraevano per l'appunto quel ciondolo.
"Come vedi è molto simile ad una giratempo, solo che al posto di
una clessidra c'è questa pietra incastonata" disse l'uomo
indicando una pietra celeste in una delle foto "E' una pietra di
lapislazzuli, aiuta a concentrarsi ed a elevare le funzioni psichiche.
Questo ciondolo è stato completamente preparato a mano da delle
fate" Kingsley si sedette di nuovo sulla sua sedia, portandosi le mani
sul viso e sbuffando stressato.
"Questo non era segnato nel libro che mi ha dato la nonna..." sussurrò
confusa Lucy facendo girare le pagine sotto le sue mani, poteva mai
essere che una cosa così importante non venisse citato nel libro
della sua famiglia?
"Per il semplice motivo che venne
vietato il suo utilizzo secoli fa, visto il suo enorme potenziale e la
pericolosità del vostro potere" proferì Kingsley alzandosi e guardando ancora colmo di sensi di colpa il ragazzo accanto alla sorella.
Lucy scoccò un'occhiata confusa al fratello che fece un lieve
cenno con la testa: era ancora troppo arrabbiato per proferire parola e
preferiva rimanere in silenzio.
"Quindi... non sapete chi l'abbia preso?" pronunciò George arrivando lento alle spalle della strega "No, Rosier non aveva queste informazioni" rispose l'auror - quello che aveva colpito Michael - dal fondo della stanza.
"Non sapete neanche dove ha portato Sophie?"
chiese speranzosa la ragazza alzandosi e facendo strisciare la sedia
sul pavimento: era lì da appena un'ora ma la schiena e le gambe
le dolevano come se avesse camminato per ore e senza sosta.
"No, neanche questo, ma da come ha parlato Rosier sembra che voglia andare 'dove tutto è finito' " rispose
l'altro auror avvicinandosi alla ragazza: era molto più giovane
rispetto agli altri due, doveva aver iniziato da poco la sua carriera da
auror.
"Dove tutto è finito?"
bisbigliò pensierosa incrociando le braccia al petto,
iniziò a camminare veloce avanti ed indietro sotto gli occhi di
tutti i presenti che la guardavano curiosi.
"Dove tutto è finito" continuò pensando, questa volta, a voce alta per poi arrestarsi di colpo.
"Hogwarts" disse guardando il fratello "Hogwarts: dove tutto è finito!" urlò di nuove afferrandogli le mani contenta "Perché
non ci ho pensato prima?! Insomma: per poter disporre del nostro potere
temporale bisogna trovarsi nel posto in cui si vuole tornare in quel
momento preciso" informò i presenti nella stanza, mentre Kinglesy annuiva alla ragazza, seguendo il suo discorso.
"Quindi dobbiamo tornare ad Hogwarts, precisamente nella Sala Grande" proferì
con voce tremante George, Lucy lo guardò annuendo, entrambi
aveano pensato alla stessa cosa: tornare ad Hogwarts e dover rivivere
nuovamente tutte quelle emozioni sgradevoli, la paura, il dolore. In
quel momento vide il timore ed il dolore affiorare maggiormente
nello sguardo perso del mago, quasi come se in quel preciso istante
stesse rivivendo nuovamente gli stessi tormenti di quei giorni tristi.
Stava, in quel momento, scorgendo un nuovo lato suo che mai avrebbe
voluto vedere: quegli occhi tormentati e tristi stonavano sul suo viso.
"Dobbiamo ideare un piano d'azione" cominciò l'auror più anziano, scrutandoli tutti.
"Weasley..." proferì poi Kingsley, la voce roca e pensierosa, facendo girare sia Percy che George "...
tu, contatta la Preside McGranitt, spiegale in parole larghe cosa sta
succedendo, dille che domani saremo lì e le spiegheremo tutto
con calma" continuò indicando Percy che con una veloce
riverenza uscì dalla stanza scoccando un'occhiata
d'incoraggiamento ai due fratelli Strange.
"Voi tre" indicò successivamente gli auror "Mettete su una
squadra e diversi piani e stretegie, domani mattina verrete con noi al
castello" i tre annuirono uscendo di corsa dallo studio; Kingsley
stanco morto si lasciò cadere sulla poltrona, massaggiandosi gli
occhi.
"Lucinda Strange" proferì poi, attirando l'attenzione dei tre ragazzi ormai rimasti soli con lui "Tu sarai un perno importante per questa 'missione' " mimò delle virgolette mentre nominava la parola 'missione'.
La ragazza strinse la bacchetta nella mano destra, prese un respiro profondo prima di guardare decisa l'uomo di fronte a lei "Cosa devo fare?"
"Non se ne parla!" ringhiò sconvolto Michael guardando prima la sorella, che annuiva sicura, poi il Ministro.
"Mike, è l'unica via d'uscita" rispose calma Lucy, sorridendogli.
"E' pericoloso! Potresti perdere la vita"
"Sophie rischia più di me, questo lo sai anche tu"
"Allora vado io" la voce
disperata del fratello maggiore la fece sentire quasi in colpa, ma lei
era l'unica che potesse compiere un gesto simile. Perché lei era
l'unica - dopo Sophie - con quel potere.
"Sono l'unica che può farlo"
"George, aiutami tu" ma il ragazzo non rispose al richiamo di Michael, totalmente perso nei suoi pensieri.
"George..." sussurrò
poi, scuotendolo; il ragazzo dai capelli rossi si riscosse dai suoi
pensieri guardandosi intorno, fissò prima gli occhi Michael, con
ancora la mano sulla sua spalla e accanto a lui, poi sul Ministro.
Infine, su di lei. La fissò qualche secondo prima di rispondere "No, non sono d'accordo con questa scelta"
Lucy sentì la rabbia aumentare ogni secondo di più, lei
voleva fare qualcosa, voleva salvare la sorella minore e l'unico modo
era quello.
Quello di scambiarsi con lei. Quello di trasportare Dolohov in un altro
momento passato, distruggere la pietra e rimanere lì.
Non avrebbe potuto usare più di una volta quel potere,
soprattutto dopo l'utilizzo di quel ciondolo. Un solo sforzo in
più e ci avrebbe rimesso la vita.
"Io devo salvare Sophie" pronunciò infine, con tono sicuro e fermo.
I due ragazzi la guardarono, Michael sapeva che se la sorella sceglieva e s'impuntava su qualcosa doveva portarlo a termine.
"Lucy, pensaci..." ma interruppe George con un gesto brusco della mano "Faremo come scelto qui, quest'oggi. Discussione chiusa"
e, dopo aver salutato il Ministro, girò le spalle andandosene
sapendo di aver esagerato nel trattare in quel modo George.
George che era sempre stato al suo fianco in quegli ultimi giorni.
George che aveva sostenuto lei e suo fratello.
George che si faceva in quattro per trovare una soluzione con loro.
George che, ormai, avrebbe dovuto salutare... per sempre.
"L'hai portato?" lo voce roca e stanca di Antonin rimbombò per l'intera grotta.
Si trovavano ad Hogsmeade, in una vecchia grotta coperta da alti
alberi. Sul pavimento ad ogni passo si udiva il rumore del giornale che
si stropicciava e sgretolava.
"Sì" rispose un'altra
voce, tirando dalla tasca una collana: nonostante la poca luce questa
brillava come non mai, soprattutto la pietra di un celeste-blu.
"Sei sicuro sia lei?"
"Sicurissimo" e, lasciando la
collana tra le mani del Mangiamorte, l'uomo sparì lasciando
quella figura losca ed incappucciata da sola con quella bambina
impaurita.
"Ehi, tu, hai visto?" Antonin
attirò l'attenzione della piccola strega facendo posare su di se
i suoi occhi ormai privi di ogni luce. La tristezza la pervadeva tutta.
La strattonò facendola alzare da terra ed emettere dei lamenti contrari "Mi fai male" urlacchiò con una vocina triste, a stento riusciva a trattenere quelle lacrime che ormai non si azzardavano a darle pace.
"Incarceramus!" in pochi secondi il corpicino della bambina venne avvolto da delle funi mentre cercava di liberarsi da esse.
Le posò la collana intorno al collo e questa s'illumino, accecandolo: sì, era lei.
Buonsalve!
Ebbene, avevo intenzione di inserire un oggetto magico
già da un po' di tempo e, facendo qualche ricerca, sono finita
trale pietre e minerali trovando il Lapislazzuli. Ricordando alcune
parole di un cartone che ho visto qualche anno fa e continuando le
ricerche ho visto che coincideva perfettamente con quello che cercavo:
il lapislazzuli aiuta le capacità psichiche e tutti noi sappiamo
che ci vuole grande concentrazione per molti tipi di magia.
Spero non vi sia apparsa fuori luogo questa mia scelta, ma è fondamentale per gli scopi della storia e per il fine.
Ora, visto che sto già procedendo con il tredicesimo e che vi
ricordo sarà dal punto di vista di George, torno a scrivere
sperando che l'ispirazione ed i miei 'colpi di genio' non mi
abbandonino ora.
A presto,
Vera.
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Capitolo 14 *** Tredicesimo capitolo ***
tredicesimo capitolo
Tredicesimo capitolo
Ritornare ad Hogwarts non era nei
piani per lui. Rimettere piede
lì, dove per sette anni era stato così felice ma allo
stesso tempo il posto in cui l'evento più brutto della sua vita
l'aveva cambiato, lo faceva sentire a disagio, come se un secchio
d'acqua gelida gli fosse caduto addosso e non fosse stato avvertito.
In ogni singolo corridoio, in ogni singolo angolo di quell'enorme
castello, non faceva altro che vedere se stesso e il suo gemello mentre
ne combinavano una delle loro, mentre con i libri in borsa correvano
alla prossima lezione attraverso i passaggi segreti.
"George" quello di Lucy fu un richiamo calmo, dolce. In un attimo tutto
ciò che aveva rivisto si smaterializzò dinanzi ai suoi
occhi, sparendo del tutto. l'unica cosa che vedeva era il viso della ragazza che lo
guardava preoccupata "Tutto bene?" chiese lei successivamente.
Dal suo tono di voce poteva percepira la preoccupazione, in poco tempo
George aveva capito che la ragazza non era per niente brava
a mascherare le emozioni... o era lui che comprendeva facilmente
tutto
ciò che provava?
Si era ritrovato varie volte a scrutarla, a volerla comprendere. Lei era così simile a lui.
"Sì, tranquilla, ero solo perso nei ricordi" soffiò appena abbassando lo sguardo, lei cercando di
infondergli coraggio gli sorrise poggiandogli una mano sul
braccio "Ti prego di non tenerti tutto dentro" e lui sorrise sarcastico
"Ti prego di non fare quella pazzia" sussurrò infine lui,
seguendo il resto delle persone arrivate con loro in quel castello.
"Sai che non posso evitarlo, cosa faresti se fossi al posto mio?" la ragazza corse dietro di lui che con grandi falcate - Lucy riusciva a ricoprire l'intero passo di George con tre dei suoi - guardandolo con aria severa e decisa.
Non le rispose, continuando a camminare silenzioso e con lo sguardo fisso davanti a lui.
Ovvio che avrebbe fatto la stessa cosa, ma lui voleva trovare un'altra
soluzione. Lui non voleva che un'altra disgrazia capitasse a quella
famiglia e non voleva che una persona come Lucy se ne andasse dalla sua vita.
Perché lui l'aveva capito che lei era più di una semplice
amicizia, aveva stretto con lei un legame speciale e questa triste - ed orrenda - avventura li aveva avvicinati; dopo tanto tempo aveva iniziato a sentirsi di nuovo vivo... anche se non completo.
Era riuscito a provare qualcosa oltre l'infinita tristezza e la rabbia
tremenda che avvertiva ogni singolo giorno da quel due maggio.
Quella pesantezza sul cuore stava via via scemando, fino a sparire; fino a farlo sentire più leggero.
"So che avete tutti paura, ma vedrete che andrà tutto bene"
il sorriso che Lucy aveva sulle labbra in quel momento quasi glielo
fece credere, ma qualcosa nel profondo gli faceva dubitare di tutto:
doveva trovare una soluzione, prima che quel momento arrivasse.
Continuò a camminare, con la testa altrove mentre alcune delle
persone lì con lui gli parlavano. Guardò Michael, il viso
contorto in una smorfia amareggiata e il luccichio dei suoi occhi blu
gli fece capire che non si sarebbe arreso. Neanche lui si sarebbe
arreso.
"Michael" lo chiamò, pronto ad ideare un qualcosa capace di fermare quell'idea delirante dalla mente dei presenti "Dobbiamo parlare" e, con una scusa, entrambi si allontanarono sotto lo sguardo indagatore di Lucy.
"Non mi piace, non voglio perdere
nessuna delle due, ma Lucy è una testa dura. Ha preso la sua
decisione ed è diventata irremovibile" soffiò
sconsolato il ragazzo, spolverando uno dei banchi e sedendocisi sopra:
quanti ricordi evocavano quei posti così tetri e così
lontani dalle aule principali.
"L'unico modo sarebbe far aprire il varco e buttarci Dolohov dentro, lasciandolo nell'oblio" suggerì George, compiendo gli stessi gesti di Michael "Ma potrebbe riuscire a fuggirne, trovare un altro strange di quell'epoca e rovinare lo stesso tutto, e poi..."
"E poi?"
"Senza Lucy non si può attraversare il varco"
"Maledizione" urlò alzandosi e dando un calcio ad una sedia con precario equilibrio, cosa dovevano fare?
Cosa doveva fare?
Non era giusto che a causa dei Mangiamorte la famiglia di Lucy provasse
un altro dolore simile, non era giusto che lui, che aveva appena
trovato un po' di pace, ricadesse nello scroscio continuo del dolore e
delle lacrime.
"Andrò con lei" disse poi, girandosi, alzandosi le maniche della camicia che indossava "Cosa?"
"L'unico modo per attraversarlo
è con Lucy, giusto? Bene, andrò con lei e la
spingerò fuori al momento opportuno"
"E tu? Cosa farai tu?" la
preoccupazione di Michael era percepibile dalla sua voce, ma a
confermarlo furono i suoi occhi chiari: perché in quella
famiglia erano tutti così bravi di leggere?
Che fosse una loro caratteristica quella di far percepire le loro emozioni e le loro paure?
"M'inventerò qualcosa al momento" e mentì, ancora, per tranquillizzare l'espressione del ragazzo.
Ci avrebbe pensato, sì, ma finire nell'oblio ed essere dimenticato non gli sembrava una cosa tanto brutta.
"Andiamo, prima che ci vengano a cercare"
"Muoviti marmocchia" la voce dura dell'uomo fece tremare la bambina che, con una spinta, si ritrovò stesa a terra sporca di polvere.
Ritornare tra le rovine di quel castello riempiva Antonin d'orgoglio:
avevano lasciato un grande segno e, con il ritorno del Signore Oscuro,
neanche le macerie sarebbero rimaste di quel posto.
Sapeva che il Signore Oscuro aveva molte risorse e aveva previsto anche
questo lasciando a tutti loro un compito fondametale: rintracciare la
famiglia di maghi collegata al tempo.
Non ci aveva messo molto, avendo già molte informazioni dalla
sua parte, solo qualche mese di ricerca visto il trambusto causato
dalla fine della guerra.
Diede un calcio un piccolo sasso, facente parte delle torri crollate
del castello. Era pronto, a tutto, anche a perdere la vita se
necessario.
La collana al collo della bambina si illuminò nuovamente, segno che la piccola stesse provando emozioni forti.
Procedette fino alla Sala Grande, a quanto pare era stata rimessa in sesto molto velocemente.
"Fermo!" urlò una voce,
entrando dalla porta posto alle spalle del tavolo degli insengnati, sul
viso gli nacque prima un'espressione sorpresa che poi passò ad
un sorriso.
"Lucinda Strange, sei venuta per...?" la ragazza abbassò la bacchetta a quelle parole "Per scambiarmi con mia sorella, Sophie"
Dopo mesi e mesi, eccomi qui!
Ci ho messo molto, lo so, ma ero partita come un treno per poi fermarmi.
Ormai siamo agli sgoccioli e, nonostante il capitolo sia breve, spero possa piacervi.
Come sempre vi chiedo il piacere di farmi presente ogni errore, anche il più sciocco.
Grazie a chi leggerà,
Vera.
(Vi ricordo che nel mio profilo ci sono i bottoni per i social, nel caso vogliate seguirmi)
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Capitolo 15 *** Quattordicesimo capitolo ***
Quattordicesimo capitolo
Quattordicesimo capitolo
"Lucy! Lucy!"
"Sophie" il cuore di Lucy si alleggerì nel poter, finalmente, rivedere la sorella: quanto tempo era passato dal suo rapimento?
Aveva perso il conto dei giorni e delle ore, ed ora ritrovarsela
davanti sembrava quasi un sogno, uno di quelli che faceva in quegli
unici attimi di riposo.
Fece qualche passo cercando di avvicinarsi a lei, ma l'uomo la fermò puntando la bacchetta sulla bambina "Ferma, o rischia di essere l'ultima volta in cui vi vedrete"
Lucy arrestò il suo cammino, rimanendo immobile su quei gradini:
la distanza era effimera eppure le sembrava distante chilometri.
"Chi c'è con te?" la
porta alle sue spalle si aprì, sperava con tutto il cuore non
fossero loro, non fosse lui. Aveva sentito tutta la loro conversazione,
sapeva tutto di ciò che George voleva fare. Ma non glielo
avrebbe permesso per nessuna ragione.
"No, ci sono io" la voce del fratello la fece sospirare, almeno poteva lasciare Sophie alle sue cure "Ed io" sobbalzò udendo la voce di George, allora lo avrebbe fatto davvero?
Si girò, guardandolo: teneva lo sguardo fisso su quell'uomo,
mentre i lineamenti del suo viso si irrigidivano del tutto.
"Vedo che ti sei portata il corpo di guardia"
"Allora, accetti?"
Dolohov sorrise prendendo Sophie per la collottola "Cosa vi fa pensare che possa accettare?"
"Il mio potere è più
forte di quello di Sophie, che è giudato dai sentimenti. Io
posso portarti in qualsiasi epoca, in qualsiasi momento tu preferisca
perché so già padroneggiare la magia. O vuoi finire
nell'oblio?"
"Cos'è l'oblio?"
"E' uno stato di totale mancanza,
esisti ma non esisti. Non sei vivo e neanche morto. Lì il tempo
non passa, si vive in eterno ed è impossibile uscirne. Ogni
collegamento a te verrebbe cancellato dalla stessa magia" l'uomo
deglutì, Lucy ci aveva preso in pieno mettendo subito in chiaro
uno dei problemi maggiori nel caso Sophie avesse aperto il portale: la
sua magia, seppur potente, era ancora instabile.
Mentre Lucy, avendo studiato a lungo ed avendo il potere necessario, aveva più possibilità di successo - che non ci sarebbe mai stato, visto il suo piano.
"Perché mi aiutate?"
"Per liberare mia sorella, lei non c'entra niente con tutto ciò"
Ci furono dei lunghi istanti di silenzio, dove l'unica cosa
udibile era il battito accellerato del cuore di Lucy. Doveva accettare,
era un'alternativa perfetta lei. Doveva farlo.
Un singhiozzo trattenuto di Sophie la fece preoccupare: che stesse realmente bene?
"Perfetto, allora adesso lascerò la bambina e tu verrai qui" il silenzio venne rotto dalle parole del Mangiamorte, vide
la presa di Dolohov allentarsi dalla collottola del vestitino rosa di
Sophie che, senza pensarci due volte, si mise a correre verso la
sorella maggiore.
Lucy l'accolse tra le sue braccia: se doveva andarsene voleva almeno l'immagine del sorriso della sorella ad accompagnarla.
La strinse forte prima di allontarla e sorriderle "Andrà tutto bene, okay?" la
bambina annuì e lei le asciugò le lacrime sul piccolo
viso paffuto, Lucy si portò una mano alla tasca per poi estrarre
un fialetta; l'aprì facendo salire il suo aroma fino alle narici della bambina
che, lentamente, cadde tra le sue braccia addormentadosi.
"Andrà tutto bene" sussurrò più a se stessa che a lei, prendendola in braccio e portandola a Michael "Prenditi cura di lei, qualsiasi cosa accada non lasciarla. Voi sarete gli unici a non dimenticarmi dal tutto"
"Lucy..."
E, fronte contro fronte, entrambi trattennero le lacrime: nessuno
voleva quel dolore, nessuno voleva soffrire. Un ultimo abbraccio prima
di lasciarsi.
"Allora, ci muoviamo?" Lucy
prese un respiro profondo mentre toglieva la collana alla sorella
mettendola intorno al suo collo illuminandosi vistosamente, poi sorrise
ai due ragazzi presenti. Andò verso George e gli afferrò
le mani, sul viso un sorriso tirato, perché il cuore le doleva
così tanto?
Sanguinava dentro per tutto ciò che stava provando, a stento
riusciva a capire come un corpo minuto come il suo potesse provare
tanto dolore.
"Grazie per tutto, George" gli
sussurrò alzandosi sulle punte e lasciandogli un bacio sulla
guancia: in altre circostanze non si sarebbe esposta a tanto. Ma quella
era l'ultima volta, l'ultima in cui avrebbe rivisto tutti loro.
Il mago la strinse in un abbraccio, disperato "Non andare da sola, ti prego, lasciami venire con te" ma la strega si staccò da lui, continuando a sorridere ed allontanandosi.
Sapeva cosa aveva in mente e non glielo avrebbe permesso.
"Lucy!" urlò George,
correndole dietro, la ragazza alzò la bacchetta con le lacrime
agli angoli degli occhi, ormai il sorriso era svanito del tutto "Non fermarmi, George"
"Non puoi farlo da sola, vengo con te" rispose pronto il ragazzo, facendo qualche altro passo avanti, avvicinandosi lento come se avesse paura di spaventarla.
"No, non puoi. Perdonami George, se mai potrai, lo faccio per il tuo
bene... Pietrificus totalus" pronunciò lei, immobilizzandolo ed
arrestando ogni sua singola azione.
Il cuore le doleva, non avrebbe mai voluto fare una cosa simile a
nessuno, ma era per il bene della sua famiglia, per il bene di George e
per il bene della popolazione magica.
Lei doveva mettere una fine a tutto quel dolore.
"Ho aspettato già troppo" brontolò cattivo Antonin
afferrandola per il cappuccio della felpa, sporcandogliela di terra
"Portami a quel giorno: il 2 maggio" e la spinse in avanti "Lucy!"
urlò Michael "Sta tranquillo, andrà tutto bene"
Chiuse gli occhi mentre rivedeva tutte le scene di quel giorno: le urla, il sangue, il dolore, le lacrime... la morte.
Un forte vento si alzò nella stanza, scuotendo i vestiti ed i capelli dei presenti, doveva muoversi.
Con un rumore, simile a quello di una bolla di sapone che scoppiava, un
varco si aprì davanti a lei. Il suo interno era buio e da
lì usciva un'aria gelida, capace di gelarti fin dentro alle ossa.
Strinse il ciondolo che ormai fluttuava avanti ai suoi occhi,
lentamente il calore della pietra le entrò dentro rasserenando
il tuo cuore.
"Andrà tutto bene, fidati di noi" delle voci, delicate e flebili
arrivavano da lì, erano così simili a quelle dei suoi
genitori "Tornerai, tranquilla"
"Lo spero" sussurrò girandosi "Il varco è aperto,
possiamo andare" la voce scossa dalla tristezza, guardò il
Mangiamorte che l'afferrò per la manica, poi passò lo
sguardo sulla sua famiglia.
"Tornerai, quindi sorridigli mia cara" la voce tranquilla di una donna
proveniente dal ciondolo la rassicurò e lei sorrise al fratello
e alla sorella addormentata.
"Tornerò, mi fido di loro" e mentre le lacrime le solcavano il viso lei saltò nel varco seguita da Dolohov.
Avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia, e questa ne era la prova.
"Dove siamo?" una flebile luce, proveniente da una bacchetta, illuminò l'immenso spazio nero.
Era infinito, freddo, vuoto.
"Nell'oblio" sussurrò la ragazza togliendosi il ciondolo: doveva distruggerlo, una volta per tutte.
"Mi hai mentito" urlò ancora il Mangiamorte avvicinandosi a grandi passi, ormai era vicino "Sì"
"Maledetta ragazzina!" proferì prima di puntarle la bacchetta
contro, ma Lucy non si smosse, pronta ad incassare il colpo se
necessario.
"Crucio!" ma nessuna magia sembrò colpirla, allora anche quella andava perduta una volta all'interno dell'oblio?
"Crucio!" continuò l'uomo agitando la bacchetta furiosamente, nessuna scintilla, nessuna scia luminosa, niente di niente.
Anche quella luce dovuta all'aiuto della bacchetta sparì, lasciandoli completamente al buio.
Con l'aiuto del tatto Lucy poggiò la collana per terra, pronta a
distruggerla, le bastarono poche mosse: si alzò e, mettendo
tutta la forza possibile, la colpì con il piede destro. Emise un
lieve gemito di dolore mentre il lapislazzuli si divise emettendo una
strana luce.
L'ultima cosa che vide fu l'espressione impaurita del Mangiamorte, poi
il bianco la investì in pieno, trascinandola via da lì.
Ebbene... eccoci con l'ultimo capitolo.
In un giorno tremendamente triste (Rowling, ancora non ti ho perdonata!), il prossimo sarà un epilogo.
Tutto ciò che ci sarà da dire lo discuterò
lì, giusto per chiudere (finalmente!) questa breve long durata
quasi... un anno?
Ma bando alle ciance, spero vi sia piaciuto, a presto!
Vera.
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
Epilogo
Epilogo
Mattina, un altro giorno aveva inizio, un altro giorno identico a quelli precedenti.
Si guardò intorno sbuffando, perché non riusciva a ricordare ciò che era successo appena due mesi prima?
I ricordi erano confusi e frammentati: perché si trovava ad Hogwarts, nella Sala Grande?
Perché era in compagnia di Michael e Sophie?
Perché aveva l'impressione di dimenticare una cosa importante, per lui così fondamentale?
Si passò le mani sul viso, trattenendo un urlo: voleva ricordare, subito.
Non riusciva più a
reggere quella sensazione di vuoto e mancanza che provava nel cuore,
eppure fino a due mesi prima lui era riuscito a riprendersi, era
riuscito a scavalcare quel baratro enorme in cui stava per cadere.
Era tornato da un punto di non ritorno quando ormai nessuno riusciva più a risollevarlo.
Si alzò affranto da quel
letto, ormai troppo scomodo per il suo corpo. Anche quella sera aveva
sognato, era qualcuno di importante, o almeno aveva percepito quella
sensazione di felicità che tanto aveva agognato fino a quel
momento.
Come ogni mattina seguì la solita routine: doccia, colazione e l'apertura del negozio.
Con l'inizio dell'anno scolastico c'era stato il boom delle vendite,
scherzi di ogni tipo venivano comprati in continuazione e spesso
si era ritrovato a dover riempire gli scaffali tre volte in un giorno.
Con la riapertura di Hogwarts sia Ron che Ginny avevano dovuto
lasciarlo da solo in negozio, ogni tanto vi si recava Bill giusto per
fare ciò che poteva nel suo tempo libero.
A volte si domandava... sarebbe mai riuscito a portarlo avanti senza l'aiuto del suo gemello?
Sarebbe mai riuscito a rendere duraturo quel sogno che tanto avevano agognato e realizzato?
Era un carico pesante solo per lui.
La campana posta sulla porta del negozio si aprì "Benvenute"
esclamò sorridendo, da quel giorno ad Hogwarts quella donna
quella bambina, Sophie, si erano recate spesso lì per
capriccio della piccola.
"Ciao George!" esclamò la piccola allegra portandogli la solita coroncina di fiori, questa volta dalle sfumature simili alla notte "Sono delle viole nere" proferì la donna "Sono tra i fiori preferiti di Lucy" sussurrò la bambina tirandogli la manica del completo elegante.
"Lucy...?" chiese lui confuso, perché la testa gli doleva tanto.
"Sì, Lucy, mia sorella" rispose ovvia, come se entrambi la conoscessero perfettamente.
"Non le dar retta, ultimamente parla spesso di questa Lucy, penso sia una persona immaginaria"
"Non è vero nonna! Lucy esiste, perché non la ricordate?" urlò
con le lacrime agli occhi la bambina, eppure... a quel nome George
aveva avuto come una scossa nostalgica all'interno del suo cuore.
Una scossa che lo faceva tremare, perché queste sensazioni?
"Tu la ricordi, vero? Vero?"
"Io..."
"Andiamo Sophie, George deve lavorare"
"Ma lui voleva bene a Lucy, come lei gliene voleva a lui. Lucy ha promesso di tornare, so che tornerà" urlava in lacrime, disperata, Sophie mentre la nonna la portava via.
Lucy... Lucy... perché aveva la sensazione che lei esistesse sul serio?
La sensazione di averla conosciuta e di aver vissuto con lei cose importanti.
Perché non riusciva a ricordare?
Che fosse collegata ai suoi ricordi confusi?
Scossè la testa, cercando di non pensarci, tornando al suo lavoro.
Era quasi ora della chiusura, il cielo esterno si stava scurendo
lasciando spazio al colore notturno proprio come quello di quei fiori.
La strada era semideserta, se non per qualche negoziante che chiudeva il proprio negozio, proprio come lui in quel momento.
Alcuni passi risuonavano leggeri per la strada, attirando la sua attenzione.
Si girò mentre la figura minuta di una persona si avvicinava a
lui. Le luci dei lampioni illuminarono la ragazza in questione
lasciandolo sconvolto e senza fiato.
"Lucy..." e tutto
sembrò farsi chiaro: i ricordi, la sensazione di calore intorno
al cuore, la nostalgia spazzata dalla gioia e le lacrime che
scivolavano copiose sul viso di lui.
"Sono tornata, George" rispose lei in un sorriso allegro, come mai le aveva visto in viso.
I vestiti di quel giorno, quella maglia e quel pantalone ormai rovinati
dal tempo e dalla polvere, il viso sporco ed i capelli arruffati ma
nonostante tutto sul viso aveva quel sorriso che le illuminava tutto,
mettendo in secondo piano lo stato pietoso in cui si trovava.
In poche falcate la raggiunse, avvolgendola in un abbraccio caldo "Bentornata, Lucy" sussurrò al suo orecchio per poi tornanre dritto davanti a lei, con le mani poggiate sulle sue spalle "Ho avuto così paura di perderti... e alla fine, ti avevo perso"
"Ma ora sono qui"
"Non farlo mai più, promettimelo"
"Promesso"
"Ora andiamo dagli altri, saranno felici di rivederti" ma Lucy lo fermò, tirandogli una manica "Aspetta, devo dirti una cosa"
"Cosa?"
"Grazie di tutto, George" sussurrò baciandogli una guancia per poi sorridergli allegra.
Anche lui sorrise prendendole il viso tra le mani "Grazie a te, Lucy" rispose posando le sue labbra con quelle di lei.
"Come hai fatto a tornare?"
chiese Michael stringendola ancora tra le sue braccia, era così
bello vedere che le parole di Sophie fossero vere, reali.
Era così bello vederli sorridere nuovamente dopo tutto quel dolore e quei due mesi di puro vuoto.
"La pietra, garantiva protezione
all'utilizzatore, sono stata per settimane bloccata all'interno di essa
accumulando l'energia necessaria per poter riaprire il portale"
"E la pietra?" chiese la nonna in appressione, facendo separare i due e controllando se la ragazza avesse delle ferite "E' andata distrutta non appena sono tornata qui, non esiste più"
"E quell'uomo cattivo?" Sophie le si gettò al collo, trattenendo i singhiozzi, lei era l'unica ad essersi ricordata di sua sorella.
"L'oblio la prosciugato da ogni forza" sussurrò scuotendo la testa, George dedusse che non voleva ricordare i dettagli.
"Bentornata Lucy" proferirono tutti in coro e finalmente anche lei pianse, ma questa volta non erano lacrime di dolore ma bensì di gioia.
La stessa ed identica gioia che aveva riportato lei nella sua vita, la
stessa e identica gioia che aveva provato stringendola nuovamente tra
le sue braccia, la stessa ed identica gioia che provava in quel momento.
Ed eccoci alla fine.
So che la storia non è stata un granchè, ma se
avessi continuato a temporeggiare non sarei riuscita più a
concludere niente e non volevo lasciarla in sospeso.
Oggi mi sento totalmente libera visto che ho dato finalmente una fine
anche ad essa, era quasi un anno che andava avanti ed era giunto il
momento.
E' affrettata?
Sì, lo ammetto.
Ha un lieto fine? Sì.
Potrei riprenderla in futuro per dare più spiegazioni?
Probabile.
Se sono contenta della piega che ha preso? In parte sì, ma
ormai avevo perso l'entusiasmo per questa storia ed in questo capitolo
finale, in questo epilogo, lo si vede tantissimo. Ma, ripeto, ho
preferito darle un finale piuttosto che vederla marcire lì per
secoli o doverla cancellare.
Ma ora, che dire, ringrazio chi si è armato di pazienza e l'ha seguita fin qui.
Ringrazio a chi ha lasciato una recensione.
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuta.
Vera.
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