Nostalgic Rage

di Dyanne
(/viewuser.php?uid=753576)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Personaggi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Sbrigati, mamma!» urlò Hanneke dalle scale. Sbuffò facendo volare in aria la sua frangia scura, gli occhi azzurri che si alzavano al cielo.
Era sempre così che andava. Lei si alzava con almeno tre ore in anticipo. Sua madre... Beh, sua madre poltriva fino all'ultimo minuto. Pigra, quella donna.
«Non trovo le calze! » urló Jennet disperata. « Hai visto le mie calze? »
Al piano di sopra si sentì un trambusto, qualcosa che cadde a terra, porte che sbattevano e la voce isterica di sua madre.
«Trovate! La gonna?.. Ah eccola.»
Hanneke sbuffó ancora. Di quel passo finiva che perdeva il treno, a meno che sua madre prendesse la metropolvere, cosa assai improbabile.
La donna scese le scale trasandata. Una mano che pettinava i capelli, l'altra che sistemava la camicetta male abbottonata nella gonna nera, il rossetto rosso sbavato agli angoli della bocca.
Hanneke sorrise intenerita dietro una mano. Come avrebbe fatto sua madre senza di lei? Si sarebbero sentite ogni finesettimana e non le sarebbero mancate certo le sue figuracce, ma, anche se non lo diceva mai, le voleva un mondo di bene. D'altronde quella donna l'aveva allevata sola per quasi 17 disastrosi anni.
Scosse la testa scacciando quei pensieri.
«Sono pronta» esclamò sorridente indossando la giacca. «Hai messo tutto in macchina?»
«Sì, mamma» rispose la figlia accondiscendente, salendo nell'auto «mancavi solo tu.»
La donna chiuse la porta e saltò in macchina. Posizionò il navigatore verso Londra e partì.


••• ••• •••
 

Per Jannet Chevalier ogni anno attraversare un muro era un esperienza traumatica.
Sempre con la paura di andare a sbattere, di rimanere bloccata in mezzo.
Cercando di non pensarci troppo, fece il segno della croce e bisbigliando una piccola preghiera verso ogni santo che conosceva, si fiondò con velocità verso il muro tenendo per mano la figlia che sembrava esasperata da tutta quella scena. Non era ancora riuscita ad abituarcisi alla magia.
Si ripararono a ridosso di un muro, facendo spazio alle persone che si sbrigavano a salutare i propri figli.
Hanneke abbracciò velocemente la madre, una abbraccio con cui voleva esprimere ciò che non riusciva a dire a voce.
« Mi mancherai» le sussurrò tra i capelli «e mi raccomando: chiudi sempre a chiave la porta, non uscire mai da sola di notte, il gas…vedi di non lasciarlo aperto» disse Hanneke guardandola negli occhi ed enumerando sulle dita le possibili catastrofi. «Non aprire a gente strana, non utilizzare il ferro da stiro... L'ultima volta hai bruciato un cappotto! »
Jannet sorrise alla figlia, non prestando troppa attenzione alle parole della ragazza. Quella ramanzina gliel'aveva fatta dieci volte nell'arco di una settimana.
«Andrà tutto bene, come ogni anno» le risponse ricevendo in cambio un'occhiata scettica. «Ti voglio bene»
La abbracciò un'ultima volta e poi la lasciò andare, spingendola verso la marmaglia di gente vestita in modo strano. In lontanaza si sentì il fischio del treno.
« E salutami quel Malfoy » le gridò dietro ridendo e salutando con la mano, ignorando gli sguardi delle persone che si erano girate verso di lei a quel nome.
Guardò l'orologio appeso al muro che segnava le 10:59.
«Sono in ritardo per il lavoro!»
 Si sbatté una mano sulla fronte e ripartì di corsa verso il mondo babbano.


••• ••• •••

Il Ministero Garantisce la Sicurezza degli Studenti

il Ministro della Magia ha parlato oggi delle rigide misure prese dal suo Ministero per garantire la sicurezza degli studenti che faranno ritorno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts quest'autunno.
«La comunità magica attualmente è minacciata da un'organizzazione che si fa chiamare i Mangiamorte... »(continua a pag. 9)

Faye McKellen stava leggendo la Gazzetta del Profeta quando la porta dello scompartimento si aprì per la decima volta in quell'ora. Alzò gli occhi per incatenarli a quelli della persona che l'aveva disturbata.
Con passo leggero Hanneke entrò facendo lievitare il suo baule e posizionandolo sullo scaffale sopra le loro teste. Aveva passato un'ora nella cabina dei Prefetti e adesso era esausta.
Faye si alzò e abbracciò la sua migliore amica.
«Hannie, quanto mi sei mancata! Guardati, non sei cresciuta affatto» disse esaminandola. «Devo raccontarti subito cosa mi è successo! » e così cominciò con la sua parlatina veloce.
 Prese ad elencare tutti gli avvenimenti a cui aveva preso parte quest'estate, che non aveva potuto scrivere nelle sue lunghe lettere. La ragazza ascoltò in silenzio, sorridendo e facendo di tanto in tanto qualche cenno col capo.
«E prima...»fece una lunga pausa attirando l'attenzione dell'altra, il tono di chi deve raccontare qualcosa di brutto. «È venuto Malfoy, ti cercava. Io davvero non capisco come fate ad essere amici, quello lì è insopportabile!»
«Hai ragione. È insopportabile » rispose la bruna ridendo.
 Conosceva bene Lucius Abraxas Malfoy. In quei sei anni aveva imparato tutte le sue sfaccettature e sfumature, e a volte si domandava veramente com'erano arrivati ad essere amici. Lei era l'incarnazione di tutto ciò che la sua famiglia andava contro, eppure... Lucius non si era tirato indietro, disgustato da lei.
Certo, non era mai arrivato ad atteggiamenti intimi, ma questo perché era lei che aveva posto bariere. Non era un tipo da abbracci e effusioni lei.
La loro amicizia era strana agli occhi di tutti, ma lei non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
«E quest'anno, che Merlino ci aiuti, è l'ultimo anno. Ho un'ansia che non ti dico. Già prevedo tutti i rotoli di pergamena che la McGranitt ci farà scrivere» disse la bionda con una smorfia. Lei e lo studio andavano come due rette parallele infinite, non si incrociavano neanche per miracolo.
Hanneke rise di gusto. Quell'anno sarebbe stato indimenticabile.


••• ••• •••


Salve a tutti!
Sono qui con un'interattiva sul periodo dei Malandrini, che originalità eh?
Scherzi a parte, questa cosa mi frullava im mente già da un pò e leggendo altre interattive mi è venuta l'idea (che ha fatto radici ouhh) di mettere giù questa cosa qui e addentrarmi in quest'avventura.
Vorrei avvertire che alcuni  personaggi della saga saranno molto OOC, non dico quali altrimenti rovino la sorpresa!

Come ben sapete ci sono alcune, anche se poche, regole da rispettare. Mi rincresce scriverle, anche perché sono la prima ad odiarle, ma serve un pò di ordine in tutto.

• Si può partecipare con 2 OC al massimo, basta che siano di casa e sesso diversi.
• Potete partecipare lasciando nei commenti una recensione su questo capitolo e poi elencando la casa, il sesso, e l'anno del vostro OC.
• Per adeguamento alla trama e per semplificarla, gli OC devono essere solo del VI o VII anno.
• Fatevi sentire quando metterò delle domande alla fine di ogni capitolo, così da poter continuare la storia.
• Sceglierò un massimo di 5-6 OC. Non so cavarmela bene con più personaggi, in più si creerebbe solo confusione. • Ho letto che altri autori eliminano l'OC se il suo autore non si fa vivo. Beh, io li farò fare una brutta fine, d'altronde è una storia che parla di guerra e di Mangiamorte sadici, le idee non mi mancano mica :)
Lasciando questa minaccia aperta, vi lascio la scheda da compilare.

Nome:
Cognome:
Eventuale soprannome:
Data di nascita:
Casa:
Prestavolto:
Famiglia e rapporto con essa:
Carattere:
Hobby/passioni:
Amicizie e inamicizie:
Amore:
Eventuale ruolo (Quidditch, Prefetto ecc): * l'ultima parola ce l'ho io comunque *
Sarebbe gentile da parte vostra compilare tutti i campi e farla più dettagliata possibile. Un OC descritto bene ha più probabilità di essere scelto.

/!\ La scheda contiene poche informazioni fondamentali, altre le chiederò sul percorso (giusto per non incasinarmi già da ora la mente e la mail :)) /!\

Tempo fino al 13/05

Disponibili per relazione:
Lucius Malfoy. Serpeverde. VII anno (occupato)
Severus Piton. Serpeverde. VII anno
James Potter. Grifondoro.VII anno
Sirius Black. Grifondoro. VII anno
Remus Lupin. Corvonero.VII anno
Lily Evans. Tassorosso. VI anno
Narcissa Black. Serpeverde. VI anno



Hanneke Chevalier
VII anno. Corvonero. Prefetto. Membro del Lumaclub.



Faye Kristen McKellen
VII anno. Tassorosso. Portiere.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Personaggi ***




Ciao a tutti!
Allora volevo ringraziare tutti voi per le schede che mi avete inviato.
Mi dispiace per quelli che non sono stati scelti, ho ritenuto che fossero meno idonei alla trama. Altre schede non mi sono ancora arrivate, avevo prolungato la data di scadenza apposta, ma ormai non si può fare più nulla.
Mi aspettavo più personaggi di sesso maschile, ma mi avete innondato solo di ragazze :))

Il primo capitolo, se tutto va bene, ho intenzione di postarlo tra (spero) pochi giorni.

Vi lascio i personaggi:


Bree Sinéad Sullivan
VII anno. Tassorosso. Membro del Lumaclub.



Astrid Birch
VII anno. Serpeverde. Membro del Lumaclub.



Edith Jackson
VII anno. Corvonero.


Astra Kiselëva
VII anno. Grifondoro. Portiere.



 Lucille Vila Björk
VII anno. Serpeverde. Cacciatrice.



Coco Gobreck
VII annno. Grifondoro. Prefetto. Cacciatrice.



Dorian Lucifer Shivers
VII anno. Serpeverde. Cercatore.


Come ben vedete gli OC sono 7! Spero di saper poterli gestire.
Se ho sbagliato qualcosa fatemelo presente.


•••••••••••


Questi sono i personaggi principali (di zia Jo), ho dato un volto ad ognuno, nel modo in cui li vedo io.
Potete basarvi su queste foto o immaginarli come volete.

James Potter
VII anno. Grifondoro. Cercatore.



Lucius Malfoy
VII anno. Serpeverde. Prefetto. Cacciatore. Membro del Lumaclub.



Remus Lupin
VII anno. Corvonero. Caposcuola.



Lily Evans
VI anno. Tassorosso. Membro del Lumaclub.



Sirius Black
VII anno. Grifondoro. Cacciatore.



Severus Piton
VII anno. Serpeverde. Membro del Lumaclub.



Narcissa Black
VII anno. Serpeverde. Prefetto.



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***




Giovedì, 1 Settembre 1977


Il fischio del treno si sentì in lontananza, poi cominciò a rallentare la sua andatura fin quando non si fermò del tutto e, velocemente, i vagoni si svuotarono.
«Primo anno!» la voce tonante del guardiacaccia sovrastò il rumore generale. «Primo anno da questa parte! Forza ragazzi, sulle barche!»
Hanneke aveva quasi dimenticato il tour generale dei dintorni della scuola. Infatti solo il primo anno aveva il privilegio di farsi un giro sul lago, mentre gli altri si sarebbero dovuti accontentare delle carrozze scomode trainate da Threstal, animali invisibili.
Si guardò in giro, assaporando l'odore dell'aria che sapeva di casa. La vista del castello le riportava alla memoria tutti i bei momenti racchiusi in quelle mura forti e solide, facendola sorridere e dimenticando per poco tempo la presenza di Auror all'interno del perimetro della scuola.
Faye, dietro di lei, stava parlando con una sua compagna di casa, gesticolando con enfasi come suo solito.
Hanneke salì in una delle carrozze disponibi, assieme all'amica e altre due ragazze, e quella partì subito.
«Hannie, come stai? Come ti sono andate le vacanze?» una voce tranquilla e melodiosa vicino a Faye la interruppe dai suoi pensieri.
La ragazza, dai capelli rossi e il volto pieno di lentiggini, le sorrise caldamente. Hanneke rimase imbambolata a fissarla. Non ricordava di averla mai vista prima di allora, eppure sembrava avere un buon rapporto con la sua migliore amica. Non che Hanneke conoscesse tutti quanti, ma un viso così lo avrebbe notato di certo.
Gli occhi color marrone scuro le ricordavano quelli di un cerbiatto e la moltitudine di lentiggini sembravano spruzzate da un pennello sulla sua faccia dolce.
«Noiose, come il solito» rispose la bruna alzando le spalle. «A Grasmere non c'è mai nulla di interessante, e mia mamma doveva lavorare.»
Vicino alla rossa Lily sussultò, gli occhi verdi che splendevano di gioia, i capelli ramati che volavano col vento.
Se rammentava bene, tutte le teste rosse che aveva avuto occasione di conoscere finivano in Tassorosso, perciò una persona con quel colore di capelli veniva subito identificato.
«Grasmere? Ma è un posto bellissimo! Sono andata quest'anno in vacanza lì con la famiglia! Eppure non ci siamo mai incontrate» finì la frase con un tono sconsolato.
«Oh beh, lei non è una che esce di casa spesso, sai? È, letteralmente, un topo da biblioteca» disse ridendo Faye e dando una gomitata nelle costole della diretta interessata che si piegò in avanti dal dolore.
Faye era delicata come un elefante.
«Come sono andate le tue, Bree?» chiese serafica la bionda.
Bree sorrise di rimando, togliendo dalla veste la sua bacchetta e mettendola nella borsa per non spezzarla. La carrozza infatti prendeva tutte le buche, facendo rimbalzare i suoi passeggeri.
«Bene. Ho dovuto spesso aiutare mio padre con la casa, sapete, le abbiamo ridato un tocco classico. In più ho preso parte a delle gare internazionali di Scacchi Magici.» rispose con occhi sognanti. «Ho pure avuto l'onore di stringere la mano e avere un autografo da Fillemon Tremberly!»
Bree si portò le mani sulle guance rosse,  dondolando sul posto con un sorriso immenso a disegnarle la faccia.
«Fille-chi?» domandarono Lily e Faye in coro.
«Fillemon Tremberly. Il più bravo giocatore di Scacchi della contea, avete presente? Quello dai capelli rossi che appare sempre sul Settimanale delle Streghe!»
Inutile dire che le ragazze non avevano la minima idea di chi fosse e risposero con un «Aah» non molto convinto.
«Era di sicuro un Tassorosso» borbottò Hannie assente.
«Oh sì! Come lo sai? Lo conosci?»
«Ho tirato ad indovinare»
rispose eppure avrebbe voluto dire: "Eccerto, chi nasce con quei capelli non può che finire in quella Casa", ma si trattenne per non essere offensiva.
«Comunque, stiamo arrivando al castello.»


••• ••• •••
 


Appoggiato ad una delle carrozze con le mani incrociate, Dorian guardava il cielo scuro plumbeo: avrebbe piovuto quella sera.
Il viaggio in treno era stato molto calmo a differenza degli altri anni, dovuto forse alla presenza di Auror che controllavano gli scompartimenti.
Dorian aggrottò la fronte. Da quando l'anno scorso un loro compagno Serpeverde era sparito da scuola, così da un giorno all'altro, le cose erano peggiorate. Perquisizioni. Auror. Regole più rigide.
Sembrava l'inizio di uno dei suoi romanzi thriller che leggeva nel tempo libero.
Scosse la testa disturbato. Aveva già troppi problemi nella testa, cimentarsi in altri non avrebbe giovato alla sua sanità mentale.
Venne presto raggiunto da una ragazza dai capelli corti, tanto chiari da sembrare bianchi. Lucille posò la mano sull'avambraccio del amico, alzando gli occhi per guardarlo.
«Tutto bene?» domandò in tono piatto.
«Sì, solo brutti pensieri» disse tornando a guardare il cielo.
Lucille e Dorian si conoscevano fin da piccoli; erano entrati subito in sintonia anche perché condividevano lo stesso carattere chiuso e riservato e Hogwarts li aveva ravvicinati ancora di più. Entrambi con una passato difficile alle spalle del quale non ne avevano mai parlato apertamente, eppure si prendevano cura l'uno dell'altro nonostante tutto.
A Dorian Lucille ricordava molto sua sorella Gwendolyn, così piccola e minuta ma con un carattere forte da spaccare muri. Lucille, invece, aveva trovato in lui il fratello che non aveva mai avuto.
Il momento di tranquillità venne interrotto dal rumore di una serie di passi.
«Malfoy» risposero in coro, girandosi e notando il ragazzo.
Lucius Malfoy, Principe delle Serpi, stagliava in tutta la sua altezza davanti a loro. Era cresciuto parecchio in pochi mesi, acquistato un colore sano di pelle, azzardando si poteva dire quasi abbronzato.
Dietro di lui apparve anche Severus Piton, con la sua stoica espressione impassibile e gli occhi scuri. La cosa che colpì di più erano i suoi capelli neri, ora tagliati cortissimi sui lati della testa, più lunghi al centro, dandogli un'aria sbarazzina e da cattivo ragazzo. Fece un cenno di testa ai suoi compagni e salì nella carrozza.
Non era uno di molte parole Severus: forse a causa della famiglia o degli scherzi che subiva a scuola, eppure non si era mai lamentato.
«Forza, saliamo.»
Lucille invitò tutti a salire a bordo; loro erano gli unici rimasti indietro.
«Quest'anno vinceremo la coppa delle Case, me lo sento» disse Malfoy, spezzando il silenzio. «Non ci faremo battere da nessun Corvonero!»
«Contate su di me per il Quidditch!» esclamò Lucille eccitata.
Il padre di Lucille era il cercatore della squadra norvegese Karasjok Kites anni addietro, e aveva passato alla figlia la passione e l'amore per lo sport.
«Anche su di me» rispose Dorian «Ho in mente delle mosse niente mali.»
«Possiamo utilizzare il giro-tornado dei Kenmare Kestrels, che ha garantito loro la vittoria alla Coppa Mondiale di Quidditch. È una mossa molto strategica e nessuno se l'aspetterà.»
«Anche se hanno vinto la partita, non vuol dire che sono stati i migliori, Luvi» la riprese Dorian. «Gli Appleby Arrows hanno un portiere niente male e Biglins ha segnato metà dei punti!»
Si schiarì la voce e riprese solenne: «Ripeti con me Luvi: "gli Arrows sono il meglio! Gli Arrows sono il meglio!"»
Lucille guardò male l'amico. Potevano volersi tutto il bene del mondo, ma non sarebbero mai andati d'accordo sulle squadre di Quidditch. 
«Si si ragazzi, sono brave entrambe le squadre, ma nessuno batte i Falmouth Falcons!» intervenne Lucius sporgendosi in avanti sbilanciando la carrozza e ricevendo occhiatacce dai compagni di Casa.
La conversazione andò avanti sul Quidditch, Severus ascoltava in silenzio e annuiva di tanto in tanto e senza accorgersi arrivarono nel cortile della Scuola.


••• ••• •••
 


«Muoviti, Astrid! Sei lenta come una lumaca!» urlò Narcissa.
Stavano scendendo nei sotterranei a lasciare i bagagli in camera e poi prepararsi per la Cena di Inizio Anno; la sua amica che arrancava dietro a passo lento.
«Giuro, donna, che se non ti sbrighi ti lancio una Tarantallegra
«Quanta fretta, ossignore» rispose Astrid alzando gli occhi al cielo ma continuò a spingere il suo grande baule per i corridoi.
Era pesante, altroché! Quante cose ci aveva buttato dentro? Libri, vestiti, oggetti per la scuola, altri libri e... ah, sì, libri.
Narcissa si girò di scatto, faccendo sobbalzare Astrid che inciampò sul enorme oggetto.
«Cosa stai facendo?» le chiese con occhi a due fessure.
«Sto portando il mio baule.»
«Questo lo vedo anche io.» La bionda si portò le braccia sui fianchi con un'espressione pericolosa sul volto. «Si dà il caso che tu sia una specie umana dotata di bacchetta. Si può sapere perchè non la usi?!»
Astrid si schiarí la voce mentre le sue guance stavano prendendo fuoco. Borbottò qualcosa sottovoce.
«Non ti ho sentito, signorina.»
«Ho detto che è nel baule», mormorò.
«Apri il baule e prendila, no?» il tono di Narcissa pareva ormai seccato. Odiava perdere tempo.
Astrid divenne, per quanto possibile, ancora più rossa.
«Non posso. L'ho chiuso per sbaglio con il lucchetto e... Ehm, vedi, non ricordo più la combinazione» disse imbarazzata.
Narcissa sbuffò rumorosamente. A volte la sua amica era così goffa e imbranata, quanto di più lontano da Serpeverde! Eppure era finita in quella Casa gloriosa. Certo, molti dei suoi compagni non la ritenevano degna ma ci aveva fatto l'abitudine. Se non fosse stato per Narcissa, sarebbe finita tra le fauci degli squali già dal primo anno.
«Alohomora!»
Il baule sì aprì immediatamente scoppiando come una pignatta e dal suo interno volarono vesti, piume e reggiseni.
Astrid si abbassò a raccogliere le sue cose in gran fretta, la faccia più rossa di un pomodoro.
«Bagaglius! Sul serio, ragazza, a volte mi chiedo se sei veramente una strega. Accio bacchetta!» disse Narcissa.
Gli oggetti ritornarono al loro posto e dal fondo sbucò l'oggetto magico di Astrid.
«Grazie Cissy» disse e abbracciò di slancio la bionda che sorrise un pò ammorbidita.
«Si si, ringraziami dopo, ora vediamo di sbrigarci. Questa faccia,» disse indicandosi il volto truccato e luminoso «non si sistemerà da sola con un'incantesimo.»
Decisamente più sollevata e con un colorito rosa normale Astrid pronunciò il Wingardium Leviosa e si riprese la strada per la Sala Comune dei Serpeverde.


••• ••• •••
 


Le labbra morbide di James avvolsero le sue in un bacio dolce e lento, una sua mano dietro la nuca, l'altra tra i capelli.
Astra aveva sentito molto la mancanza del suo ragazzo, in quei mesi di vacanza. Lei era partita per la Russia, a visitare i suoi parenti e la sua terra madre; quando era ritornata aveva sperato di passare un pò di tempo con lui, ma aveva presto saputo che anche James era partito a Ginevra per le vacanze. Tra incontri di famiglia e serate tra purosangue, erano passati due mesi senza vedersi.
Adesso erano l'uno nelle braccia dell'altro a scambiarsi effusioni.
«Bleah, andate a prendere un'aula!» la voce disgustata di Sirius li interruppe, imbarazzati.
«Seriamente, ragazzi, dietro una colonna agli occhi di tutti? Per fortuna non vi ha visto Rufus, quel fantasma sarebbe morto ancora una volta per crepacuore!» terminò ridendo della sua stessa battuta.
Astra e James si guardarono un pò seccati per essere stati fermati. Sirius sbucava sempre nei momenti meno opportuni.
Vuoi che, dopo una pausa di studio in biblioteca, nascosti tra gli scaffali a baciarsi, non spuntasse Sirius a cercare un'enciclopedia di Astronomia? E lui non seguiva nessun corso di quella materia!
O quando si erano dati appuntamento nei bagni dei prefetti a mezzanotte e Sirius era entrato come una furia perché aveva «gravi problemi allo stomaco e solo in questo bagno riesco a scaricare». Quella volta Astra era uscita furiosa e con le mani tra i capelli. A volte odiava davvero Sirius Black!
«Dobbiamo sbrigarci, lo Smistamento sta per iniziare» disse il ragazzo con un sorriso che voleva sembrare innocente.
«Andate prima voi. Io vi, raggiungo tra poco» disse Astra.
«Sei sicura, Lira?» Lei annuì.
James baciò la ragazza sulla guancia un'ultima volta, poi insieme al amico si avviarono per i corridoi.
Astra si rannicchiò sul pavimento, gli occhi azzurri che splendevano, le labbra e le guance rosse. Aveva in mente un piano diabolico per sbarazzarsi di Sirius, cioè... Di metterlo fuori gioco quando doveva incontrarsi con Potter.
Da dietro il muro spuntò una ragazza mora, la divisa con uno stemma rosso.
«Lira, stai bene?» domandò con preoccupazione.
«Bene... sì, grazie Coco.»
Coco non sembrava molto convinta dalla sua voce, ma non voleva essere insistente. Se l'amica aveva qualche problema, si sarebbe confidata con lei molto presto.
Coco era brava ad ascoltare. Dava pure buoni consigli. È un'ottima amica, si disse Astra grata per la sua comprensione.
La mora spostò lo sguardo sulle figure maschili in lontanaza e, per un secondo, un velo di sofferenza le incrinò il sorriso dolce. Poi tornò spensierata come prima.
Tese la mano alla Grifondoro seduta ancora per terra, la quale accettò la mano con gioia e si alzò in piedi.
«Com'è andata l'estate, Coco?»
Le ragazze si incamminarono verso la mensa.
«Uhm, bene! Ho viaggiato molto con mia sorella. Tu?»
«Sono stata in Russia, come ogni anno. Mio padre ha voluto espandere le sue proprietà perciò siamo rimasti il doppio del solito. Ho avuto tempo di farmi la tinta, vedi?» prese tra le dita una ciocca di capelli per mostrarglieli. Il suo biondo scuro era diventato rosso.
«Ehm.. Vuoi un parere sincero?»
«Oh sì, certo!» rispose con enfasi.
«Per quanto sia un bel colore... Il biondo ti dona di più» affermò Coco con sincerità. Non voleva ferire l'amica, ma il rosso... di solito lo associava con i Tassorosso.
«Oh» soffiò un poco delusa, «a James piacciono.»
Non era del tutto vero, Potter non aveva detto nulla riguardo il suo cambiamento, ma suppose che era così.
A quell'affermazione Coco non disse più nulla: Astra diventava un tantino permalosa quando si parlava del suo ragazzo.
Borbottò un «beh, se piacciono a lui, allora» non molto udibile.
Stavano per svoltare l'angolo quando furono investite da una massa i capelli scuri.
Astra si aggrappò al muro, reggendosi bene. Coco cadde a terra rovinosamente con l'assalitore sopra di sé.
«Per le mutande di Merlino, mi dispiace tanto Coco!»
Hanneke si alzò di scatto, temendo di aver schiacciato la Grifondoro e l'aiutò a sistemarsi in piedi.
«Stai bene?» chiese con affanno.
«Sì, penso di sì» disse massagiandosi la nuca e arriciando il naso.
«Dove stavi andando così di corsa?» le domandò invece Astra.
«Stavo cercando Edith, l'avete vista per caso?»
«No» la voce di Astra era saccente.
Coco scosse la testa dispiaciuta. «A dire il vero non l'ho vista proprio, oggi.»
«Oh, allora vado. Scusami ancora!» E così com'era arrivata, ripartì di fretta salutando con la mano.
Dalla Sala Grande giunsero rumori di applausi e grida e la rossa stuzzicò l'amica a sbrigarsi. «È iniziato, muoviamoci! Non voglio perdere lo Smistamento di mio fratello!»
Coco annuì ed entrambe volarono giú per le scale.


••• ••• •••
 


A Edith Jackson sembrava le avessero lanciato adosso un incantesimo riscaldante.
Ma non c'era nessuna fattura, e il caldo che sentiva proveniva dal fatto che stava morendo di vergogna.
Non si sa come, era finita nel gruppo dei ragazzi del primo anno. Si era fatta un giro in barca, fatto una gita nei dintorni e rivissuto l'esperienza di visitare Hogwarts come la prima volta.
E fin lì tutto bene.
Certo, alcuni bambini l'avevano guardata un pò strano e aveva sentito alcuni bisbigliare «secondo me è un mezzo-gigante» o «le avranno tirato le gambe da piccola, poverina», ma non si era resa conto che parlavano di lei.
Ora, in ginocchio sul pavimento a quattro zampe, il capo chino e le guance paonazze, pregava che la McGranitt non si accorgesse del buco creato in mezzo agli studenti.
Era finita nei guai un'altra volta. O meglio dire, quasi nei guai.
Secondo i calcoli di Edith, se tutto filava liscio, l'insegnante avrebbe finito il suo discorso senza intoppi e quando i primini avrebbero valcato la porta, lei sarebbe riuscita a squagliarsela tra i tavoli senza dare sospetti. Non avrebbe ricevuto nessuna punizione. Avrebbe detto a Hanneke che era rimasta a parlare con qualcuno e non aveva avuto cognizione del tempo.
Sì, era un piano niente male. Geniale.
Con orrore si accorse, però, del silenzio venutosi a creare e dello spazio vuoto attorno a se.
«Signorina Jackson, cosa fa lì?» la voce della McGranitt era austera.
Edith sbiancò di colpo, rannicchiata in avanti.
«Ecco... Stavo cercando il mio dente» disse la prima cosa che le passò in mente. Appena se ne rese conto si stampò una mano in fronte.
«Il suo dente?» le soppraciglia della donna si inarcarono pericolosamente all'insù. Sentì i ragazzi ridere e parlottare.
«No! Volevo dire Dante! Sì, stavo cercando il mio Dante. Sa, il gatto di nome Dante. Sì sì, uno di quei brutti e grossi gatti neri con gli artigli!» e mimò con le dita il movimento del graffiare.
Quando si rese conto che con la sua frase aveva forse offeso la sua insegnate, Edith strizzo gli occhi, vergognandosi immensamente.
L'animale in cui si trasformava la donna era, appunto, il gatto. 
"Che figuraccia, santo Babbano!" pensò.
La McGranitt la guardava dall'alto, scettica.
«Bene, vada a trovarlo, allora . Avremmo modo di incontrarlo durante le ore di Trasfigurazione. Potremmo provare alcuni incantesimi su di lui. Ora è pregata di entrare in Sala Grande e di rimanerci, grazie.»
Edith si alzò come un fulmine e sparì dalla sua vista.
Il problema ora, era di trovare un gatto per fare da cavia.


••• ••• •••
 


«Chi stai guardando?» domandò Bree alla bionda seduta vicino a lei al tavolo dei Tassorosso.
Lo Smistamento era iniziato e la McGranitt iniziò a chiamare i nomi scritti sulla pergamena che teneva in mano. Tutta l'attenzione era rivolta a quel evento, e nella Sala calò il silenzio. Beh, quasi tutta. Da ormai dieci minuti Faye era imbambolata a guardare dietro di lei, il collo teso con una vena sporgente.
«Quel tizio» bisbigliò indicando con la testa.
Bree si girò in quella direzione e vide i volti dei Corvonero. Aggrottò le sopracciglia.
«Puoi essere più precisa?»
Faye si morse il labbro,  pensierosa.
«Quello alto, capelli castani, occhi verdi, figo da paura» elencò sulle dita non distogliendo lo sguardo. «Mi sono appena innamorata» disse sognante.
«Ma chi? Hilton?» chiese piano il ragazzo a fianco di Bree che stava seguendo la conversazione delle due.
Benjamin Steward era un ragazzo dai lineamenti delicati e dolci, il migliore del settimo anno in Astronomia e da poco nuovo Cercatore della loro Squadra.
«Non so come si chiama! Non l'avevo notato prima d'ora. Ma ora che i miei incantevoli occhi si sono posati sulla sua magnifica figura ho capito una cosa: è amore.»
Bree rise piano per non attirare l'attenzione.
«Hai detto la stessa cosa l'anno scorso su Shivers» le ricordò la rossa.
«Sì, ma solo finché non l'ho conosciuto» raccontò scrollando le spalle e cacciando via il brutto ricordo. Non era andato molto bene l'incontro tra i due.
«E Melbury, Lestrange e quel Momo-Momo?»
«Sì vabbè, quello aveva un nome da schifo, infatti non è durato molto: una o due settimane.»
«Che mi dici di Lupin e poi Potter?» chiese di nuovo Bree.
«Senti, non sapevo che Potter fosse fidanzato, ok? Astra ce l'ha ancora con me perché gli correvo dietro, non ti ci mettere anche tu», disse con voce sconsolata.
Era sincera quando diceva che non era a conoscenza della loro relazione. In verità pochi lo sapevano all'inizio. Non era di certo sua se si era infatuata di un ragazzo che credeva single!
«Sta di fatto che ti prendi cotte troppo spesso! Controllati!»
«Scusami? E come? Dovrei togliermi i bulbi oculari e metterli in vetrina per non guardare più nessuno? Chi ammirerebbe poi tutto quel ben di Merlino? Quei muscoli... Quelle mani... Quel pomo d'Adamo... » Faye riprese a sognare ad occhi aperti, persa nel suo mondo fatto da toraci maschili.
Il Cappello Parlante, nel frattempo mandò in Grifondoro un Feodor Kiselëva e la sala scoppiò in fragorosi applausi e fischi.
«Ma davvero trovate interessanti le mani di un uomo? Cioè, sono solo mani!» domandò Banjamin guardadosele e poi le mise davanti gli occhi della ragazza rossa. «Le trovi eccitanti?»
Bree le schiaffeggiò e quello le ritrasse immediatamente.
«Uomini. Non capirete mai nulla.»


••• ••• •••
 


La Sala Grande era magnifica come sempre, decorata per il Banchetto d'Inizio Anno. Piatti e calici doro scintillavano alla luce di centinaia e centinaia di candele che galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli. Le quattro lunghe tavolate erano affollate da studenti vocianti; in fondo alla Sala c'era un quinto tavolo dove sedevano i professori. Al centro del tavolo, sedeva il professor Silente, i capelli argentei e la barba fluente che scendeva sulle vesti color prugna decorate con stelle e lune.
Quando Hanneke varcò la soglia, lo Smistamento era al termine.
Wallmore Louise venne mandata ai Tassorosso in un fragoroso applauso e Hannie si sbrigò a raggiungere la sua tavola. Sorpassò i Grifondoro e i Tassorosso; i Corvonero erano di fronte ai Serpeverde. Prese posto accanto alla persona che cercava da più di mezz'ora, Edith Jackson.
La ragazza aveva una curiosa tonalità rosso acceso, ma non disse nulla a riguardo. Avrebbe sputato il rospo prima o poi.
«Mi serve un gatto nero» disse nello stesso momento in cui il Preside diede inizio alla cena con un gesto del braccio.
Hannie si girò a guardarla estreffatta.
«Un gatto?»
«Un gatto nero. Ti spiegherò dopo cos'è successo, Han, per favore. Pensa adesso dove potrei trovare quel animale.»
«Okey.»
I piatti si riempirono di pietanze deliciose e nella Sala non sì senti altro che il rumore di posate e gemiti di apprezzamento.
Sentendosi osservata, Hanneke alzò lo sguardo dal cibo per incastralo in quello di chi la rendeva inquieta.
Lucius Malfoy, nel tavolo dei Serpeverde di fronte a lei, la guardava attentamente; sul suo viso spuntò un mezzo sorriso malcelato e le strizzo l'occhio, poi ritornò a mangiare.
Hannie si guardò intorno per vedere se qualcuno aveva notato lo scambio di sguardi face finta di nulla trattenendo un sorriso.
Quell'estate si erano scambiati lunghe lettere ogni settimana, attendeva con trepidazione l'arrivo del gufo reale dei Malfoy ogni volta. Sua madre l'aveva spesso presa in giro per questo.
«Guarda! Ti è spuntato quello stupido sorriso!» le diceva con gioia e divertimento.
E lei rispondeva: «Mamma, non è vero!» A lei non spuntavano mai stupidi sorrisi, no no. Era soltanto... Felice di avere sue notizie.
Si erano scritti più di quanto avessero mai parlato in un anno, e senza rendersene conto questo aveva fatto saldare il loro rapporto e avvicinarli di più.
Quell'anno sarebbe stato una sorpresa per molti di loro.




Angolo del Panda Gigante

Salve a tutti!
Volevo inanzitutto scusarmi per non aver risposto alle recensioni dello scorso capitolo, ma il sito mi ha dato qualche problema e ci ho rinunciato, sorry.
Però, come promesso, ecco a voi il primo capitolo che ci illustra un pò di ogni personaggio.
Che ne pensate?
Sono riuscita a prendere bene il vostro OC? Oppure ho sbagliato tutto?

Vorrei che vi faceste un'idea di ogni personaggio, per quanto potete, e poi mi direte quali si addicono come amico/nemico del vostro OC.
Come vedete alcune amicizie le ho create io, alcuni mi hanno chiesto esplicitamente ma non sono riuscita a prendere tutto alla lettera e non riuscirò mai a fare tutto come volete voi, altrimenti diventerebbe un pastroccio.

Alcuni OC compaiono più di altri, sì. Non uccidetemi per questo, essi si sono messi da soli lì! - non so se mi spiego -
Scrivendo il capitolo questi OC sono apparsi e inseriti in alcune determinate scene, che secondo me, sono state fatte apposta per loro.
Darò spazio a tutti, non temete.

Tramite MP dovrete rispondere a queste domande:
•Materie amate/odiate
•Materie in cui va bene/male
•Un ricordo felice di Hogwarts
•Un esempio di routine di una giornata scolastica (fa quando si sveglia finché ritorna a dormire)

Un altro delicato problema che vorrei esporvi è quello delle coppie.
Nello scorso capitolo vi ho accennato al fatto che ci sono pochi maschietti, no? Bene. Cioè. No. Appunto, sono pochi. Non bastano per ogni OC. Inoltre c'erano troppe richieste per un solo personaggio, perciò ho dovuto 'combinarli' io.
Ho tenuto conto dei messaggi e recensioni che mi avete mandato, ma non posso accontentarvi tutti.
Le coppie sono già state fatte.
Non darò retta ad altre richieste, anche perché ci ho messo quasi un'ora per decidere come aggiustare la cosa.
Questo significa che ci sono altri due nuovi OC.
Quindi, diamo benvenuto a:


Banjamin Devid Steward
VII anno. Tassorosso. Cercatore.



Julian Thomas Hilton
VII anno. Corvonero. Portiere.



A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***




Venerdì, 2 Settembre


Lucille sbadigliò per l'ennesima volta da quando si era svegliata, tardamente, venti minuti prima.
Non era l'unica ancora a letto, Astrid dormiva profondamente, mentre Narcissa stava scrivendo una lunga lettera.
Si era vestita e truccata velocemente; ormai aveva preso  mano e fatto l'abitudine di fare tutto di fretta.
Era andata in Sala Comune aspettandosi il solito brusio mattiniero, ma quella era vuota. Si era quindi incamminata, assonnata, fin nella Sala Grande, dalla quale continuavano a entrare e uscire studenti.
Il suo tavolo era a sinistra, l'ultimo dei quattro, vicino a quello affollato dei Corvonero, i più mattinieri.
Luvi cercò con lo sguardo i ragazzi del suo anno. Dorian era girato di schiena, di fronte a lui stavano Severus e Lucius, più in là Lestrange, Nott e Bellatrix.
Si avvicinò e scompigliò i capelli del suo migliore amico.
«Aah, sono bagnati!» esclamò contrita e si asciugò sulla veste del mago. Poi si sedette al suo fianco.
«Buongiorno anche a te, raggio di sole» le rispose Dorian scuotendo la testa e bagnandola ancora di più.
«Mattiniera come sempre» fece eco la voce bassa di Severus.
«Andatevene tutti a quel paese, va! Voglio fare colazione in santa pace!» rispose per le rime la ragazza.
Lucius ridacchiò dal suo posto: «Permalosa, eh?»
«Non sai quanto, Malfoy» disse Lucille prendendo una fetta di torta di melassa.
«Mmm, paradiso!» gemette assaggiando la pietanza. Si servì poi di qualche muffin al cocciolato e del tortino ai mirtilli. Tutto rigorosamente accompagnato da succo di zucca.
«Quante calorie! Vacci piano ragazza!»
«Tranquillo Lucius, può mangiare benissimo tutti i dolci di tutti i tavoli, tanto non mette mai un filo di pancia.»
Dorian ormai la conosceva meglio di chiunque altro, dentro lo stomaco aveva un buco nero senza fine.
Lui era solito svegliarsi prima, farsi una doccia gelata nonostante le temperature, spesso fredde, dei sotterranei.
Avrebbe aspettato Lucille nella Sala Comune, ma mancava pochissimo per l'inizio delle lezioni e non voleva fare tardi.
E poi, Luvi non se l'avrebbe presa. S'intendevano con un solo sguardo e sapeva quando era arrabbiata, felice o, come in quel caso, affamata.
«Ecco, tieni» disse ricordandosi di doverle consegnare un foglio.
«Cos'è?» disse finendo di masticare, gli angoli della bocca sporchi di cioccolato.
«Gli orari della settimana. Il professor Lumacorno ha detto che potranno esserci variazioni per quanto riguarda le ore del pomeriggio» le pulì la bocca con un fazzoletto come si fanno con i bambini.
«Inoltre, il tuo amico qui, ha dimenticato di dirti che è diventato capo della squadra di Quidditch» ricordò Severus stringendosi il naso con la punta delle dita.
«Complimenti, Dorian! Sono felice per te!» disse prendendo della crema da un tortino per spalmarla sulla sua faccia.
Il Serpeverde sorrise all'amica, pizzicandole le guance e macchiandosi entrambi.
Aveva pensato che si sarebbe offesa a quella notizia, sapeva quanto Luvi ci teneva allo sport.
Potevano apparire duri e tosti a tutta la scuola, ma tra di loro erano scherzosi e infantili come pochi.
«Già. Oggi pomeriggio facciamo le prove, vedi di esserci. Anche tu Malfoy!»
Il biondo rispose con un cenno del capo, Lucille davanti a lui batté le mani dalla gioia e poi ispezionò l'orario.
«Oh, guarda. Trasfigurazione, la prima ora... con i Corvonero» disse un pò delusa.
Quel giorno avevano quasi tutto in comune con i Corvi e i Tassi. Niente lezioni con i Grifondoro.
«Perfetto!» la voce entusiasta di Lucius era bassa, come a non volersi far sentire, ma che catturò l'attenzione dei giovani maghi.
«Cosa mi sono perso?» domandò, infatti, Severus.
«Nulla, nulla. Sù, sbrighiamoci! Non vogliamo arrivare in ritardo!» finì con un ghigno.
La Sala Grande aveva cominciato a spopolarsi, ognuno diretto nelle rispettive classi.
«Ma io sto ancora mangiando!»
«Sù, Luvi, portati dietro la crostata di albicocche. La finirai strada facendo» rassicurò Dorian l'amica che aveva lanciato occhiate di fuoco a Malfoy. La colazione era un pasto sacro per lei.


••• ••• •••
 


Quando Astrid aprì gli occhi quella mattina, tutto ciò che vide era la luce offuscata delle candele e quella verdognola che penetrava dalla finestra vicino al letto.
La loro Casa era posizionata sotto il lago, perciò non avevano la fortuna di svegliarsi con i luminosi raggi del sole o con il canto degli uccellini.
Più di una volta si era svegliata perché si era sentita osservata: aldilà del vetro, infatti, alcune figure raccapriccianti la stavano guardando attentamente. Sirene.
Dopo che la scena si era ripetuta più volte nell'arco di un mese, Astrid aveva deciso di dotare il vetro di qualche pesante tenda color verde scuro.
Narcissa l'aveva presa in giro parecchio per quella storia, finchè un giorno lei si era trovata nella stessa situazione. Si era lamentata pesantemente con il direttore di Serpeverde, minacciando addirittura di scrivere a casa, e quello aveva provveduto subito ad una soluzione.
Le tende, notò Astrid, erano tirate. Questo significava che qualcuna si era già alzata. Guardò la stanza ma non vide nessuno.
Lanciò un Tempus , e per poco non sobbalzò quando vide l'ora. Mancavano cinque minuti per l'inizio della colazione.
Astrid si alzò di gran fretta, lavandosi la faccia e raccogliendo qualche vestito dal bagaglio ancora sfatto.
Ieri sera non aveva avuto tempo di sistemare le sue cose. Dopo cena si erano tutti ammassatti nella Sala Comune, giocando a qualche gioco da tavolo, intraprendendo lunghe conversazioni con i  compagni oppure, come lei, leggendo qualche libro.
Astrid guardò la sua divisa nera e verde: era pulita e profumata. Avrebbe scommesso cinque galeoni che in pochi giorni sarebbe diventata piena di macchie, delle quali non si sarebbe più sbarazzata, e bruciature.
Almeno quell'estate, girando per Diagon Alley, aveva avuto l'idea di comprarsi più di una divisa. Adesso ne sfoggiava ben cinque, tutte uguali.
«Muoviti, Bell'Addormentata!» la voce di Narcissa la raggiunse da lontano.
Il suo volto ben truccato fece capolino dalla porta, ispezionando la stanza con gli occhi chiari.
«Sono quasi pronta» le rispose la bruna cominciando a spazzolarsi i capelli.
Le piaceva avere un aspetto ordinato e curato, avrebbe saltato pure la colazione se questo significava apparire bene, e arrivato in ritardo per le lezioni. Cosa che capitava spesso.
Narcissa entrò nella stanza e aiutò l'amica a finire di prepararsi per la giornata.
«Dov'è lo zaino?»
«Nel baule, lì da qualche parte» a dire il vero non se lo ricordava proprio.
Si sentì il rumore scricchiolante del bagaglio poi la voce della ragazza: «Non hai ancora sistemato niente?»
Astrid si schiarì la voce.
«Ehm... No?» le uscì in tono di domanda.
Narcissa scosse il capo sconsolata. Aveva ancora tante cose da insegnarle se voleva diventare una perfetta Serpeverde, le prime cose erano la puntualità e l'ordine.
«Tra dieci minuti iniziano le lezioni» le ricordò. «Ecco, tieni» disse porgendole un fazzoletto avvolto attorno a qualcosa.
«Un croissant! Grazie, Cissy! Sei la migliore! » ringraziò l'amica saltandole adosso.
A causa dello slancio entrambe persero l'equilibrio e caddero sul letto sfatto.
«Vedi di ringraziarmi in un altro modo la prossima volta» mugugnò Narcissa da sotto di Astrid, che alzandosi si fece scappare una risata.
«Ehm, dovresti rifare la treccia, mi sa.»
Narcissa si portò davanti allo specchio, sbuffando.
«Cominciamo bene l'anno. In ritardo come sempre» disse cercando di trattenere un sorriso.


••• ••• •••
 


Coco era seduta su una poltrona della Sala Comune dei Grifondoro, aspettando le ragazze del suo anno. Nessuno Grifone si alzava mai presto, lo sapevano tutti ormai, o per lo meno quelli del settimo anno.
Coco non aveva problemi, sapeva gestire bene il suo tempo. Si alzava ogni giorno puntualmente alla stessa ora, come se fosse una sveglia umana. Questo le dava la possibilità di usare il bagno per prima, senza fare la fila, prepararsi con calma e leggere qualcosa nel frattempo che aspettava Astra o Molly.
Si guardò intorno, girandosi i pollici, buttando spesso qualche occhiata all'orologio.
Ieri sera avevano dato una festa di inzio anno; avevano preso qualcosina dalle cucine, e i più ribelli avevano tirato fuori dai bauli bottiglie di burrobirra, bourbon e idromele.
La McGranitt era venuta a riproverarli solo una volta con la minaccia che se il giorno dopo non fossero stati lucidi nelle sue ore, avrebbero dovuto pulire per una settimana tutto il castello - e senza magia.
Il rumore dei passi che scendevano la distrassero dai pensieri.
Dalla torre del dormitorio maschile sbucarono primini e studendi degli altri anni.
Successivamente apparvero due teste brune con capelli arruffati. James si passò le mani sugli occhi, stropicciandoli, Sirius sbadigliò rumorosamente e a lungo.
«Ragazzi, che fame!» esclamò quest'ultimo.
Entrambi videro Coco e le augurarono il buongiorno.
«Vieni con noi a colazione?» le domandò James, fermandosi vicino alla poltrona di lei.
La ragazza rimase a riflettere. Astra di solito sprecava tutta la mattina per prepararsi e a districare i suoi capelli, perciò non avrebbe potuto dire quanto tempo sarebbe stata ancora ad aspettarla.
«Certo» annuì con il capo.
James le sorrise. La migliore amica di Astra gli era sempre sembrata simpatica, troppo buona e accondiscente a volte, ma con un'allegria sorprendente. Era pure carina adesso con quelle guance rosse e gli occhi azzurri ancora assonnati. Astra gli avrebbe raggiunti al tavolo quando sarebbe stata pronta, si disse il ragazzo.
Sirius era partito molto prima dei due, con lo stomaco tormentato dalla fame, e gli altri due lo raggiunsero quando ormai erano nei pressi della Sala Grande.
Presero posto all'estremità del tavolo, tenendo sott'occhi la porta massiccia.
Coco si riempì il piatto con del dolce e un bicchiere di latte, gli altri due fecero a gara di chi mangiasse di più.
«Mangiate come maiali.»
La voce di Astra fece girare Coco nella sua direzione. I capelli erano legati in una coda alta, la faccia luminosa distorta in una smorfia di disgustoso.
«Sul serio ragazzi, chi vi ha insegnato le buone maniere?»
Coco rise sotto i baffi, le giornate dei Grifondoro erano sempre movimentate e divertenti; non c'era giorno che non accadesse qualcosa.
Astra si sedette accanto a James sulla panca, dando uno scappellotto dietro la nuca del ragazzo borbottando qualcosa riguardo i purosangue e le maniere a tavola.
Si servì con una brioche e del thè caldo, mangiando con calma e compostezza, lanciando ai ragazzi un'occhiata come a sfidarli a seguire il suo esempio.
Che poi, si chise la rossa, come mai erano già a colazione, siccome a nel corso degli anni scolastici precedenti aveva imparato che non sarebbero mai arrivati in orario. Una volta aveva dovuto adirittura bagnarli con l'acqua fredda per svegliarli.
Guardandoli meglio, però, la risposta era lampante come un'insegna al neon: stavano mangiando con foga ogni cosa davanti a loro e a momenti ingoiavano pure la forchetta!
Qualcuno dietro di loro si schiarí la voce.
La McGranitt guardava i due ragazzi con la stessa faccia disgustata della rossa.
«Potter! Black! Nessuno vi mette fretta, mangiate con calma. State dando spettacolo» disse indicando gli altri tavoli.
Come per dare conferma, la Sala scoppiò in una fragorosa risata che fece perlomeno arrosire i due Grifondoro.
Porse ad ad ognuno un foglio dicendo:«Gli orari», e girò i tacchi, allontandosi di fretta.
«Prima ora... Storia della Magia con i Tassorosso» lesse Coco ad alta voce. «Poi c'è Erbologia, Incantesimi e Trasfigurazione. Uh, guarda: due ore buche nel pomeriggio! Beh, niente male come orario provvisorio.»
Gli altri alzarono le spalle, indifferenti.
«Ci sono lezioni in comune con i Serpeverde?» chiede James con un ghigno.
«Oggi no, per fortuna.»
« James Potter! Togliti dalla testa qualsiasi scherzo. Quest'anno ti proibisco di combinare guai!» la voce perentoria di Astra si alzò di qualche nota.
«Quanto sei pesante, Lira» sbuffó di rimando lui, tornando a mangiare.
Sirius rise al suo fianco.
«Ti ho detto, amico, che le ragazze sono noiose!»


••• ••• •••
 


Bree si svegliò quella mattina piena di energia e aspettative per quel primo giorno di scuola.
Le sue compagne di stanza stavano ancora dormendo; la clessidra magica di Faye, regalo di Hanneke per il compleanno, mostrava che mancavano dieci minuti per l'ora della colazione. Bree si alzò dal letto e si preparò con calma.
Cercò, poi, la sua bacchetta finita sotto il letto, e pronunciando un Sonorus gridò a pieni polmoni: «Sveglia! Sveglia! È ora di andare a lezione!»
Le ragazze sobbalzarono spaventate, Faye cadde dal letto e si lamentò rumorosamente del buongiorno ricevuto tornando sotto le coperte.
Bree alzò gli occhi al cielo. Faye era una pigrona.
«Vorrei svegliarmi con un soave canto del uculele, la prossima volta, grazie!» disse Lily da dentro il bagno. Le altre ridacchiarono cominciando a vestirsi.
«Ma quale canto e canto! Voglio alzarmi quando il mio corpo me lo dice!» la voce attutita di Faye arrivò dalla sua parte di stanza.
«Ma così ti sveglierai solo in tardo pomeriggio» controbatté Amelia, una loro compagna.
«Era questo il punto...»
Risero di nuovo. Faye odiava alzarsi presto, anzi, odiava proprio le mattine: l'alzarsi dal letto, lavarsi con acqua fredda, andare a lezione!
Con quale voglia si alzava Bree ogni mattina lei non lo capiva! Mah, alieni.
«Vi aspetto giù, ragazze. E Faye... Alzati da quel materasso!» e dicendo così sparì dalla camera.
«Come posso staccarmi dal mio unico amore?» piagnucoló la bionda.
Un coro di «See, unico amoreee» ironico si diradò nell'aria e Faye, finalmente, si alzò, fulminandole con lo sguardo.
Dopo che si furono tutte sistemate, raggiunsero l'amica nella Sala Comune.
Bree stava accovvacciata in avanti sopra la Scacchiera Magica, la fronte agrottata.
Guardò bene i suoi pedoni, studiando anche quelli dell'avversario.
Benjamin sorrideva divertito dall'altro lato. La partita andava avanti da ieri sera, senza proclamare ancora un vincitore. A quanto pare Bree aveva trovato un degno avversario.
« Alfiere in posizione D7» ordinò e quello si mosse di due caselle in diagonale.
Sorrise soddisfatta e si alzò in piedi.
«Possiamo andare a fare colazione» disse allegra.
Benjamin lanciò un incantesimo immobilizzante sul gioco e insieme alle ragazze si avviarono verso la Sala Grande, passando vicino alle cucine.
«Signor Steward!» si sentì chiamare in corridoio.
La professoressa Sprite, la loro Capocasa e insegnante di Erbologia, stava richiamando l'attenzione del giovane saltellando con la mano alzata. Era alquanto bassa.
«Signor Steward, anche quest'anno come ben sa, avrà il compito di dirigere la nostra squadra di Quidditch. Confido in lei per la vittoria della Coppa di quest'anno» disse battendo le mani e aggiustandosi il cappello verde sulla testa. «Decida lei gli orari per gli allenamenti, come preferisce. Qui avete gli orari della settimana, potranno esserci delle variazioni nei pomeriggi e non è del tutto provvisorio. Bene, questo e tutto. Buona giornata a voi» e si allontanò.
Entrarono nella Sala e si sedettero al loro tavolo, tutte a complimentarsi con Benjamin dell'incarico ricevuto.
«Che fortunato, Ben! Spero farai oggi le selezioni per la squadra. Vorrei candidarmi come Portiere anche quest'anno» disse entusiasta Faye.
Il Quidditch era l'unica cose che le veniva bene, a suo parere.
«Non so... » disse pensieroso «oggi vorranno farle tutti. Facciamo domani oppure domenica, comunque sono sicuro che te la caverai alla grande, non preoccuparti. Il posto è praticamente già tuo.»
Cominciarono a mangiare, lodando le pietanze sui tavoli. A Hogwarts il cibo era sempre ottimo.
«Ragazzi, guardate Black e Potter come si abuffano sul cibo» indicò Bree con il dito il tavolo dei Rosso-Oro, «sembra che non mangiano da settimane!»
Tutta l'attenzione della Sala era su quel tavolo, e presto scoppiarono tutti a ridere.
Finirono di mangiare in fretta e diedero un'occhiata alle materie di quella giornata.
«Pozioni la terza ora con i Serpeverde» esaltò Bree felice. Amava Pozioni.
Gli altri fecero una smorfia; non era male come materia ma condividerla con le Serpi era un'agonia.
«Il pomeriggio è leggero, grazie a Merlino: Divinazione con i Grifondoro e Astronomia con i Corvonero, più un'ora buca» lesse Lily allungando il collo.
«Speriamo solo non ci facciano qualche test di inizio anno. Il professor Rufus e la McGranitt ne sarebbero capaci!»
«Ma noo, figuriamoci! È solo il primo giorno, avranno tempo tutto l'anno per tormentarci» la voce di Faye era calma.
Non aveva studiato, era vero, ma sentiva che quella giornata sarebbe trascorsa senza brutte esperienze e test.
«Hmm, perché allora Henneke è già sui libri?» chiese Bree dubbiosa osservando la ragazza immersa in qualche tomo a fianco di Lupin, nella sua esatta situazione.
«Te l'ho detto ieri e lo ripeto anche oggi: quella vive sui libri. Non ci sarà giorno in cui non la vedrai su quei mattoni. Stai tranquilla, il mio istinto non sbaglia mai.»


••• ••• •••
 


Hanneke si era alzata con il sorgere del sole. Dalla sua stanza, in una delle torri dell'ala est che dava sul lago, si poteva ammirare tutto il ciclo di quel satellite luminoso.
La clessidra magica, uguale a quella che aveva regalato a Faye, si girava sempre a mezzanotte e aveva un tempo di sei ore per riempirsi, poi ruotava di nuovo. In quel momento mancava pocchissimo al suo riempimento.
Le sue compagne si sarebbero alzate tra un'ora, Edith all'ultimo minuto, perciò aveva a disposizione tutto il bagno per sé. Gioí a quella constatazione.
Hannie non amava cambiarsi di fronte ad altre persone, in un certo senso era timida, si vergognava anche se non ne aveva motivo e si sentiva a disagio.
Per questa ragione aveva abbandonato la squadra di Quidditch al secondo anno: doveva condividere con altre ragazze lo spazio piccolo che era lo spogliatoio.
Fece una doccia rilassante per sciogliere i nervi, indossò la gonna e la camicia bianca e scese in Sala Comune con lo zaino appeso alla schiena.
Lì trovò Remus, davanti alla grande vetrata che osservava il paesaggio.
«Adoro la vista di questa torre» disse la ragazza facendo capire a lui la sua presenza.
Remus sorrise con occhi stanchi. «Anche io, non sai quanto.»
«Remus, stai bene?» chiese lei studiando l'amico.
Il volto era un pò pallido ma privo di graffi, le mani erano ferme e non tremanti. Aveva resistito alla luna piena meglio di altre volte, dedusse.
Annuì col capo, pieno di gratitudine. Erano veramente in pochi che sapevano della sua "malattia" e di quello che passava ogni mese: Sirius, James, Hanneke e Astrid, sua cugina. E ovviamente gli insegnanti.
La Corvonero sorrise soddisfatta, non chiedendo altro a riguardo, sapeva quanto era difficile per lui parlare.
«Andiamo a fare colazione, che ne dici?»
«Ottima idea.»
Scesero le scale, attraversarono la grande porta con il grande Corvo e si avviarono per i corridoi.
«A proposito! Ho saputo che sei stato eletto Caposcuola, complimenti!» disse entusiasta battendo il cinque con il giovane mago che sorrise imbrazzato.
«Sì, beh, grazie» rispose impacciato. Non adorava proprio le attenzioni.
«Dov'é la spilla, allora?»
«Nella borsa» disse indicandola sulla spalla.
«Non la indossi?» secondo Hanneke Remus avrebbe dovuto sfoggiarla con onore, era un oggetto vinto con sforzi e sudore, non meritava di essere nascosto. E nessuno meritava quel incarico meglio di Remus Lupin.
Quando varcarono le porte della Sala Grande non trovarono nessuno, era avvolta in un alone di maestosità e silezio. Un'atmosfera perfetta per ripassare qualche materia.
Le tavole erano già apparecchiate, ma il cibo mancava.
«Avrei bisogno di un caffè» mormorò Hanneke sognando ad occhi aperti una tazza fumante.
«Hai proprio ragione. Mi chiedo perché nessuno del mondo Magico ne è a conoscenza» disse ridacchiando.
Tirarono fuori alcuni libri e si misero a ripassare, dimenticandosi di tutto quello che succedeva intorno.
La Sala si riempì piano piano, così come i tavoli si arricchirono di cibo.
«Buongiorno. Cosa state ripassando?»
La figura di Julian sovrastò Hanneke che dovette alzare di molto lo sguardo per osservare il suo volto.
«Hei, Storia della Magia, in particolare la quarta guerra di indipendenza dei goblin» rispose girando una pagina.
«Quella in cui riescono finalmente a dividersi dai maghi?» chiese servendosi di alcuni biscotti al miele.
«No, quella è la quinta» disse Remus adocchiando un tortino. «Faccio ancora confusione. Posso unirmi a voi?»
«Certo!» la ragazza fece spazio a Julian sulla panca.
Prendendo spunto dal Caposcuola, quasi tutti i Corvonero si misero a ripassare.
Così trovò Edith i suoi compagni, quando fece ingresso gli ultimi cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni.
«No, seriamente ragazzi, è solo il primo giorno!» si lamentò a voce alta.
«Ho come l'impressione che ci sarà qualche test a sorpresa oggi. Rileggere i capitoli non fa male, Edith. »
La ragazza fece una smorfia e mostrò la lingua a Hanneke. Si era appena svegliata, non riuscva ancora a connettere il cervello in modo giusto, figurarsi studiare.
«Prima che mi dimentichi, tieni.» Edith prese il foglio, lo lesse e sbiancò di colpo, poi diventò delle più scarlatte sfumature del rosso.
«Trasfigurazione la prima ora!  Noo, ditemi che è un incubo! Svegliatemi, sù, dai!»
Julian rise e le scrollò le spalle. «Dai non è poi così male.»
«Non è male, è malissimo! Un disastro! Dove trovo in cinque minuti un grosso gatto nero?»
«Non abbiamo gatti nella torre, e dubito che qualcun'altro te lo presti per fare esperimenti» le ricordò.
Edith era sconsolata, avrebbe dovuto cercare una scusa per giustificare l'assenza di un gatto invisibile. Scosse la testa, quanta ansia già dal primo giorno! Le era pure passata la fame, il che era cosa assai impossibile.
«Ditemi cosa state ripassando, aiutate questa povera creatura innocente» si lamentò lei.
«Sì, ma strada facendo. Tra poco inizia la lezione. Non vorrai arrivare in ritardo con la McGranitt, spero» si alzarono tutti in contemporanea e si incamminarono verso il primo piano.
«Per tutte le mutande di Merlino, no! » rispose Edith affrettandosi.


••• ••• •••
 


«Ben ritornati, ragazzi, ad un altro anno a Hogwarts, l'ultimo anno per essere precisi!» disse il professor Rufus, un fantasma alquanto noioso, girando per i banchi.
«Per oggi volevo fare qualcosa di speciale... e cos'è meglio di un bel voto in Storia della Magia?»
La classe, composta da Grifoni e Tassi, rimase in religioso silenzio, non capendo bene le parole del professore.
«Sù, ragazzi! Tirate fuori il materiale e scrivete tutto quello che sapete sull'ultima guerra d'indipendenza dei goblin. Minimo venti centimetri di pergamena!»
I ragazzi scoppiarono in proteste e sbuffi, ma il fantasma non le sentì neanche, era come entrato in modalità 'non sentire le lamentele degli alunni'.
«Cos'avevi detto, Faye? Ah sì, "il mio istinto non sbaglia mai"!» disse a bassa voce Bree verso l'amica. «Ricordami di ucciderti la prossima volta.»
Faye strinse le labbra in una linea sottile, non se lo sarebbe aspettato dal noiosissimo professor Rufus!
«Beh, scusami, sai» sussurrò.
Dietro il loro banco, Astra e Coco stavano bisbigliando a bassa voce, senza farsi vedere.
«Qual è l'ultima? La sesta? Quinta?» domandò la rossa. «Ehm.. Forse la quarta?»
Astra sbatté la fronte sul banco. Non era stata mai presa impreparata... Evidentemente c'era una prima volta per tutto.
«Psss» si sentì richiamare da sinistra.
«Suggeriscimi qualcosa» mimò con le labbra James.
La ragazza scosse la testa più volte. «Non ricordo nulla!»
Altro che bel voto! Rischiavano tutti di non prendere un M.A.G.O in quella materia con quei voti da Troll.
Lily era l'unica che aveva buttato giù alcune righe. E anche Sirius, a quanto pareva, si stava dando da fare. Chino sulla sua pergamena, con il capo piegato, aveva riempito quasi metà dello spazio.
«Amico, fammi copiare» lo implorò James.
Quello finì di scrivere e gli porse il foglio.
Astra e Coco inarcarono le sopracciglia in direzione di Black.
«A volte, stare a sentire le conversazioni dei Corvonero aiuta!» disse raggiante.
A colazione, difatti, si era allontanato dalla sua tavola per chiedere qualcosa a Remus riguardo l'uscita a Hogsmeade, ed era rimasto ad ascoltare come ripassavano proprio quel argomento.
Il compito del giovane mago passò di mano in mano a quasi tutta la classe.
Astra, un tantino offesa e indignata, si rifiutò di copiare e scrisse solo quello che ricordava.
Coco, al contrario, scrolló le spalle e accettò felice la pergamena. Almeno un Accettabile sarebbe riuscita a prenderlo.


••• ••• •••
 


Edith era entrata nell'aula di Trasfigurazione a testa bassa, per non farsi vedere.
Prese posto nell'ultima fila e Hanneke decise di seguirla. Le era indifferente che il posto fosse dietro o davanti.
Dopo i Corvonero entrarono i Serpeverde, occupando gli altri banchi.
Astrid era in compania di Narcissa, ma quando vide Hanneke la salutò con la mano e un sorriso, e si sedette nel banco davanti a lei.
«Buongiorno ragazzi! Spero avete passato delle belle vacanze » cominciò la professoressa McGranitt e aspettò che le arrivasse un brusio di assenso da parte della classe. «Bene. Quest'anno sarà davvero duro. Dovrete impegnarvi al massimo per poter arrivare all'esame finale dei M.A.G.O. Mi raccomando, impegnatevi e siate seri! »
Un altro coro di assensi.
«Perfetto, possiamo iniziare ora con il ripasso degli argomenti dell'anno scorso. Signorina Jackson?»
Edith sussurò piano un:«Cavolacci», poi si alzò in piedi. «Presente!» I suoi compagni scoppiarono a ridere.
«L'avevo notato. Ora venga qui, davanti alla cattedra.»
La ragazza deglutí rumorosamente ma si incamminò a passo lento verso la donna.
«Mostri alla classe come trasforma la cattedra in un divano» spiegò.
Edith fece dietrofront e ritornò al banco per prendere la bacchetta dimenticata con le guance rosse, accompagnata da altre risate. Poi eseguì l'incantesimo.
Al posto della cattedra di legno d'acero apparve un oggetto simile ad un divano, con la differenza che era ancora rigido e di legno.
«Si siederebbe mai su quell'affare, signorina Jackson?» le domandò ancora la donna con un cipiglio.
Edith scosse la testa. Aah, quanto odiava trasfigurazione!
«Qualcun'altro vuole provare? » La mano chiara di Lucille si alzò quasi subito.
«Prego, signorina Björk.»
La Corvonero tornò al posto, sconsolata, mentre al suo posto venne la bionda Lucille.
Dorian, dal suo banco, guardava con interesse la scena. Le guance rosse di Edith lo fecero sorridere divertito, mentre faceva il tifo per Luvi. Ognuro era portato per diverse materie, nessuno era bravo in tutto- beh, si disse guardando la ragazza con la frangia scura e gli occhi chiari, quasi nessuno. Hanneke era un fenomeno a scuola quanto lui era una meraviglia in campo!
Narcissa, vicino a lui, gli strinse la mano. Dorian non aveva ancora capito cosa ci fosse fra loro, forse solo attrazione, fatto era che Narcissa era promessa in sposa ad un altro perciò non voleva avere nulla di serio con lui.
Al ragazzo era indifferente. Non sapeva farci nelle relazioni.
Lucille trasformò la cattedra perfettamente, ricevendo cinque punti per Serpeverde.
Dorian vide con l'occhio Hanneke tranquillizzare Edith, quel piccolo tornado goffo era alquanto divertente!
«Per la prossima volta voglio trenta centimetri di pergamena sull'efficacia e sui difetti dell'incantesimo usato. E anche il gatto di cui tanto vociferava ieri, signorina Jackson!»
E i Corvonero scoppiarono nuovamente a ridere.



••• ••• •••
 


Angolo del Panda Gigante

Buongiorno a tutti!
Avevo intenzione di pubblicare il secondo capitolo domani, ma siccome era già pronto, mi implorava di postarlo e di non farvi aspettare.
Speriamo sia alle vostre aspettative.
L'ordine in cui compaiono i diversi OC è puramente casuale, perciò non arrabbiatevi se il vostro OC è l'ultimo, io scrivo in base all'ispirazione.

Volevo sapere da voi se la lunghezza del capitolo va bene oppure se è troppo corto? Troppo lungo?
/!\ Volevo avvisare inoltre che ho fatto una piccola modifica a due OC -> Astrid Birch e Lucille Björk vanno al VII anno, e non più al VI. (Mi serviva per adeguarla agli eventi della storia)

Tramite MP dovrete rispondere a queste domande:
• Stato di sangue: (so che alcuni me l'hanno già detto, ma aggiungetelo comunque)
• Amortentia:
• Molliccio:
• Caramelle preferite: (heehehee)
Bene. Questo è tutto per oggi.
Ci sentiamo presto, baci!


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***




Domenica, 3 Settembre

Il campo di Quidditch era il luogo preferito di Lucille da quando aveva memoria.
Lo spazio enorme a disposizione, gli anelli alti che stagliavano contro il cielo ai lati del campo, le grandi tribune ai margini, tutto le dava un senso di sicurezza e di casa. Ma soprattutto la rendeva gaia.
Lucille era appena uscita dagli spogliatoi, vestita con la divisa verde da gioco, e ora ispezionava con occhi luccicanti quello che aveva davanti. Era pronta per le selezioni della squadra di Quidditch, che erano state rimandate di un giorno. Sospirò felice.
I suoi compagni la raggiunsero poco dopo e con sorpresa notò anche alcuni coraggiosi studenti del primo anno, che impugnavano la scopa come un mestolo.
«Bene. Nelle prossime ore mi dedicherò a osservare, testare e a far faticare ognuno di voi. Non sarà una passeggiata, ve lo dico subito. Chi non sarà in grado di dimostrare di valere qualcosa verrà eliminato senza tanti preamboli» la voce sicura e forte di Dorian raggiunse i Serpeverde dall'alto.
Il ragazzo era sospeso in aria sulla scopa, un ghigno sul viso e una Pluffa sotto il braccio.
«Non voglio sentire lamentele, né insulti, né proteste! Voglio che diate il meglio di voi perché solo i migliori faranno parte della squadra. Ci addestreremo con il sole cocente, sotto le pioggie, anche con il gelo invernale. Chi è in grado di reggere, rimanga, gli altri abbandonino il campo ora. »
Lucille si congratulò mentalmente con l'amico. Il discorso era stato detto con una freddezza sorprendente, ma aveva fatto capire ai partecipanti la realtà dei fatti. Da perfetto Serpeverde.
Molti di loro tornarono indietro negli spogliatoi, quelli che rimasero erano più o meno una ventina. Tra di loro c'era, ovviamente, Luvi.
«Bene. Possiamo cominciare» disse Dorian guardando ognuno negli occhi.
Lucille, dal suo posto sull'erba, gli mostrò i pollici all'insù, sorridendo soddisfatta. Dorian trattenne un sorrisso.
«Iniziamo con un test di base: dividetevi in due gruppi e fate un giro di volo sul campo.»
I Serpeverde si issarono sulle scope e poi si alzarono in aria.
Lucille si diede una spinta particolarmente forte e sorpassò di circa due metri il suo gruppo. Si libró in aria con le mani allungate ai suoi lati e ispirò a pieno aria pulita. Finalmente si sentiva in pace con tutto. Lei e il vento condividevano, adesso, la stessa natura.
«Quante arie ti dai, Björk?» chiese una voce maschile dietro di lei.
Luvi voltò di poco la testa. Il ragazzo che aveva parlato era Rosier, vicino a lui volavano le figure di Mulciber e Nott. Quelli sghignazzarono e persero per un attimo l'equilibrio.
La Serpeverde non rispose, volando più veloce in avanti.
Non le erano mai parsi simpatici quei tre e non voleva di certo immischiarsi in qualche discussione proprio ora! Avrebbe avuto tempo dopo di discutere e, perché no, di duellare contro di loro. Era sicura che Dorian le avrebbe dato man forte.
Dopo il giro sulla scopa, Dorian chiese a due primini di uscire dal campo, siccome il loro volo era stato alquanto lento e incerto.
Poi cominciò la selezione per i Battitori.
Gli altri candidati rimasero seduti sull'erba a guardare in disparte, con Dorian che volava da una parte all'altra per raccogliere la Pluffa che veniva lanciata.
Alla fine vennero scelti Nott e Lestrange come nuovi Battitori.
La selezione per i Caccaitori fu quella più lunga. I ragazzi, che erano quasi metà dei candidati, dovettero rubarsi a vicenda la palla, cercare di mandarla dentro i cerchi e allo stesso tempo schivare i Bolidi.
''E' un gioco di strategia e agilità. Si tratta di non stare mai fermi", pensò Lucille. Amava quella prospettiva, l'adrenalina, difatti diede il meglio di sé.
Con le guance rosse e accaldate, rubò la palla alla Black in un secondo, dirigendosi verso la porta più vicina e facendo punto. Bellatrix imprecó a voce alta nella sua direzione, non amava essere fregata in quel modo.
Con somma sorpresa di Lucille anche Lucius se la cavò alla grande, schivando Bolidi con abilità e grazia, meglio di qualsiasi altra ragazza.
Lucille fece novanta punti, che le garantirono l'ammissione nella squadra, posizionandosi prima sulla lista. Anche Malfoy e la Black entrarono come vecchi Cacciatori.
Le selezioni finirono verso mezzogiorno, dopo che la prova per il Portiere fu conclusa, giusto in tempo per il pranzo, e i ragazzi che non erano riusciti a superare i test se ne andarono correndo verso la Scuola.
«Complimenti a tutti! Ai nuovi e ai vecchi giocatori» disse Dorian quando rimase solo con la squadra.
«Il primo allenamento lo facciamo mercoledì, dopo le lezioni. Va bene a tutti?»
I ragazzi annuirono contenti battendosi il cinque.
Lucille, seduta ancora sulla sua nuova ScopaLinda e ansante, sorrise felice e soddisfatta. Quel anno avrebbero fatto faville in campo.


••• ••• •••
 


«Non mi piace quel tipo» disse Astra bevendo un sorso di succo di zucca.
Il pranzo era quasi finito ma i Tassorosso si erano già alzati dalla loro tavola per dirigersi a passi lenti fuori dalla Sala.
C'era decisamente una tetraggine da fine-delle-vacanze nell'aria quella domenica. La maggior parte degli studenti sbadigliavano, altri avevano la testa sepolta nelle braccia, altri che sembravano dormire in piedi.
«Di chi stai parlando?» chiese Coco vicino a lei, intenta a finire la sua torta.
«Lupin» fu la risposta secca della rossa.
Coco girò la testa da una parte e dall'altra per cercare con gli occhi il ragazzo in questione.
Il Corvonero era seduto al margine del loro tavolo, e parlava con un James e Sirius ridenti.
«A me sembra a posto» disse scrollando le spalle.
Astra fece una smorfia negando con la testa, un dito a picchiettare sul mento.
«Nasconde qualcosa, è da un anno che lo osservo,ma non ho ancora capito cosa... insomma, guardalo!»
La sua amica agrottó le sopracciglia, guardando a lungo nella direzione dei tre ragazzi.
I due Grifondoro e il Corvonero avevano legato molto nell'arco dell'ultimo anno, dimostrando a tutta la scuola che si potevano creare solide amicizie anche al di fuori della propria casa.
A Coco Remus sembrava una brava persona, per quanto poco ci aveva parlato. Gentile e disponibile, molto studioso. Da quando avevano cominciato a trascorrere tempo con Remus, Potter e Black avevano migliorato, oltre che al comportamento, anche i voti a scuola, constató Coco.
«Non sarà che sei gelosa, Lira?» chiese voltandosi verso la ragazza con un sorrisino sulle labbra.
«Io?! E perché?»
«Perché il tuo caro fidanzato sta trascorrendo molto più tempo con lui che con te»
Astra sbuffó irritata. Da una parte Coco aveva ragione, però le cose sarebbero cambiate, d'altronde erano passati solo pochi giorni dall'inizio della scuola. James avrebbe rimediato, ne era sicura.
I sospetti su Lupin, però, erano ancora ben saldi nella propria testa. La sua faccia da cucciolo bastonato non la intenerivano di certo!
«Senti, possiamo andare a fare un giro vicino al lago? Devo calmarmi.»
Coco annuí ancora dubbiosa. Conosceva l'amica e non avrebbe mollato così facilmente il discorso.


••• ••• •••
 


Bree osservava con poco interesse i suoi compagni di casa volare sopra il campo.
Non andava pazza per il Quidditch come per gli Scacchi Magici, ma neanche lo disprezzava.
Le selezioni però erano davvero noiose, perciò aveva trascinato con sé Hanneke e Edith a tenerle compagnia. La prima sembrava indifferente come lei, mentre Edith faceva il tifo per ogni componente, alzandosi e battendo le mani.
«Ti mancano i pon-pon, ma saresti un'ottima cheerleader» fù il commento sarcastico della ragazza con la frangia.
«Una chee-cosa?»
«Chiedilo alla prossima lezione di Babbanologia» rispose ridendo Hanneke, sapendo che l'amica stava morendo di curiosità.
Ad Edith le si illuminarono gli occhi e rispose con enfasi: «Certo!»
Amava quella materia e tutto ciò che aveva a che fare con il mondo esterno.
A volte desiderava essere nata in una famiglia babbana, come Hanneke, e conoscere tutti i segreti e le scoperte di cui non tutto il Mondo Magico era a conoscenza. L'automobile, la macchina da scrivere, i lampadari che funzionavano ad elettricità!
Edith scosse il capo sconsolata, decidendo di concentrarsi sulla partita e non struggersi di curiosità.
Bree, che non aveva seguito il discorso delle due, aveva cambiato la sua posizione sulla tribuna. Ora era seduta a pancia in giù, le gambe per aria, di fronte a sé una scacchiera da gioco e canticchiava una canzone.
Hanneke la guardò stranita: Bree stava giocando da sola, con se stessa, girando il gioco quando era il turno dell'altro colore.
E poi... La canzoncina sembrava così familiare, eppure non ricordava dove l'avesse già sentita.
Quando Bree cominciò a cantare anche le parole Hanneke capì di cosa si trattava.
«Ti piacciono i Rolling Stones?» chiese, difatti, curiosa.
La rossa girò di poco la testa sorridendo.
«Oh sì! Li adoro! In genere amo il rock!» rispose muovendo la torre nere di qualche casella in avanti.
«Ma... È babbano» disse a voce bassa.
«E allora?» chiese Bree senza scomporsi guardando di sottecchi la Corvonero.
Hanneke non disse nulla, lo sguardo basso.
Nel ultimo periodo le discriminazioni verso i Nati Babbani erano aumentate tantissimo, e lei aveva cercato di mantenere un profilo basso per non attirare su di sé le cattiverie degli altri.
Notando il silenzio dell'amica Bree si alzò a sedere e mise una mano sopra quelle incrociate di Hanneke.
«Non c'è nulla di male, Hannie. Il mondo la fuori è pieno di pregiudizi solo perché ha cominciato a provare paura e terrore. Ma non per quelli speciali, come te. »
Le parole della Tassorosso fecero spuntare un sorriso sulle labbra di Hanneke.
Bree aveva dato per scontato che le voci in corridoio le fossero indifferenti, ma a quanto pareva non era proprio così.
Forse dietro quell'indifferenza che ostinava a mostrare si nascondevano mille dubbi e incertezze, un cuore fragile da proteggere.
«Ragazze, Faye è stata appena scelta come Portiere» la voce alta di Edith raggiunse le due ragazze.
Edith saltellava e batteva le mani, urlando complimenti alla Tassorosso, attirando tutta l'attenzione su di sé.
«Ha solo passato la Selezione, non è una vera partita, Edith!» disse Bree tornando a pancia in giù.
«Ma è stata davvero brava! Ha parato tutte le Pluffe e diciamo che quel giocatore con i capelli rossi non tirava mica piano!»
«Faremo i complimenti a Faye appena tornerà con i piedi per terra, tranquilla» rispose Hanneke dirigendosi in campo.


••• ••• •••
 


Astrid stava finendo di leggere le ultime pagine del suo romanzo quando le sedie vicino alla sua destra vennero spostate, e due figure avvolte nei mantelli neri presero posto.
La ragazza pregò Merlino che non fossero quello disgraziato di Lestrange insieme alla Black, perché dubitava che nella sua amata biblioteca avrebbe avuto il coraggio di intraprendere un duello con le bacchette.
Quando alzò la testa e vide il volto sorridente di Lucius e quello di marmo di Severus, tirò un sospiro di sollievo.
«Come mai qui?» chiese a Lucius. Astrid aveva imparato che Severus non apriva mai bocca per parlare normalmente con lei, solo per punzecchiarla. E adesso non era proprio in vena di certe cose, doveva assolutamente sapere come sarebbe finito il romanzo!
Il biondo tese una mano in avanti, porgendole una busta chiara. Astrid la prese e lesse subito la lettera.
«È un invito di Lumacorno. A quanto pare la prossima domenica vuole organizzare un picnic» disse lei finendo di leggere, alzando gli occhi e guardando i due Serpeverde.
Hanneke le aveva già parlato quella mattina dell'imminente uscita con il professore di Pozioni, perciò non la sorprese il fatto che l'insegnante avesse prestabilito l'attività così di fretta.
«Voi ci andate?» domandò.
Severus e Lucius si guardarono per alcuni momenti, sembravano indecisi. Quest'ultimo fece una smorfia.
«Beh, volevamo sapere prima chi ha intenzione di venire. Poi decideremo» fu Severus a rispondere con un tono freddo nella voce.
Le braccia incrociate al petto, i primi due bottoni sbottonati e gli occhi scuri che brillavano di divertimento.
Astrid gli guardò ancora dubbiosa. Sapeva cosa voleva sapere Lucius, ma Severus... Era ancora un'incognita.
«Hanneke non mancherà di certo» disse notando come gli occhi grigi del suo compagno di casa cambiassero espressione.
Beccato, pensò Astrid.
«Non posso che accettare. Non lascerò Hannie da sola.»


••• ••• •••
 


Era già calata la sera quando nella Sala Comune dei Serpeverde la porta sbattè per l'ennesima volta. C'era un via vai di ragazzi dei primi anni, che cercavano di uscire dalla Sala per sgattaiolare in giro per il Castello, ma come da manuale venivano cacciati indietro dai Prefetti che facevano il loro solito giro.
Lucille, appollaiata sul divano di fronte al camino, osservava con indifferenza ciò che accadeva intorno a se.
Sulle gambe era poggiato un quaderno rilegato in pelle, dall'aria molto costosa.
Immergendo la penna d'oca nell'inchiostro Luvi scrisse altre parole in una calligrafia ordinata.
Dentro quel oggetto c'erano i suoi più profondi pensieri, quelli che non aveva mai condiviso con nessuno, i suoi più intimi segreti.
«Posso?» domandò una voce femminile.
Lucille voltò la testa incrociando gli occhi con quelli di Astrid, in piedi di fronte a lei che indicava il posto sul divano vicino a lei.
Annuí ancora persa nella sua testa.
Astrid sprofondó tra i morbidi cuscini, portandosi le gambe al petto e aprì il romanzo, che non era riuscita più a leggere da quando era stata interrotta da Malfoy e Piton, con l'intenzione di finirlo.
A parte il basso brusio di voci, nella Sala governava la tranquillità.
Astrid non vide Bellatrix né qualche suo strambo amico all'orizzonte, perciò, più rilassata si dedicò interamente alla lettura.
A qualche metro più in là Narcissa giocherellava con i capelli di Dorian, seduta sulle sue gambe.
Il ragazzo sembrava apprezzare il massaggio; l'aveva calmato e rilassato mentre pensava alla giornata appena trascorsa.
Quella domenica era passata alquanto in fretta ed era stata piuttosto tranquilla, iniziando dalla selezione della squadra che era andata una meraviglia. Troppo tranquilla, per i suoi gusti.
Dorian non era un Veggente però sentiva che, presto, qualcosa sarebbe cambiato. In bene o in male, non sapeva ancora dirlo, dipendeva da che pulpito vedeva la situazione.
Le carezze di Narcissa gli solleticavano la guancia, così prese la mano di lei e ci poggió sopra le labbra, in un bacio morbido.
Narcissa sospiró, indecisa e infelice allo stesso tempo. Dorian fece finta di nulla: aveva già abbastanza problemi, non voleva immischiarsi anche nei suoi.
Fece per aprire bocca e dire qualcosa quando si accorse che, dallo stipite della porta che dava sul dormitorio femminile, una ragazza dai capelli biondi lo osservava con espressione dura.
Gli sembrava di conoscerla, il suo nome gli stava sulla punta della lingua, ma per quanto si sforzasse di ricordare la sua memoria era confusa. Quei occhi, quei tratti del viso così simili a...non ricordava. Dorian sbuffó, irritato.
«C'è qualcosa che non va?» chiese la bionda ancora seduta sulle sue gambe.
Il ragazzo scosse la testa, facendo un sorriso storto.
Non si sarebbe mai confidata con lei, per quanto avessero passato dei bei momenti insieme, non si fidava ancora di Narcissa Black.
«Devo andare in bagno» rispose alzandosi e scompigliandole i capelli.
Ma quando raggiunse il corridoio che andava verso camere, la ragazza non c'era più.


••• ••• •••
 


Nella Sala Comune dei Grifondoro il caos governava sovrano.
I più rumorosi erano i ragazzi più giovani, che avevano deciso di giocare al gioco della bottiglia, divertendosi e gridando a gran voce.
Coco aveva cercato più volte di riportare il silenzio e l'ordine ma il suo viso dolce e la voce pacata non l'aiutavano a sembrare autoritaria.
Avrebbe avuto il turno di sorveglianza nel castello tra qualche minuto, così aproffittó del fatto che le poltrone fossero vuote per stendersi su una di esse.
Astra, dall'altra parte della stanza era in compagnia di Sephir, il suo gatto, appollaiato in grembo alla ragazza che lo accarezzava sul dorso.
Gli occhi di Astra a tratti mandavano lampi, altre sembravano rassegnati.
La Grifondoro osservava il suo ragazzo dall'altra parte della stanza.
James e Sirius, insieme ad un altro ragazzo, il fratello maggiore di Molly, erano seduti accanto al muro, le teste vicine, le penne in mano, chini sullo stesso rotolo di pergamena usato.
Era decisamente insolito vedere quei due ragazzi appartati in un angolo a lavorare in silenzio; di solito amavano stare nel bel mezzo della mischia, a richiamare rumorosamente l'attenzione.
C'era qualcosa di misterioso nel modo in cui lavoravano, e ad Astra ricordava il modo in cui confabulavano per combinare qualche scherzo o guaio.
Si chiese se ciò che facevano avesse qualcosa a che vedere con i Serpeverde.
Mentre la ragazza li osservava, Sirius scosse la testa, scarabocchió qualcosa e disse qualcosa che ad Astra, che leggeva il labbiale, sembrava significare: «No... Così sembrerà ovvio. Dobbiamo andare cauti...»
Astra non capì e voltò la testa irritata: James l'aveva evitata per tutto il giorno.
Neanche le sue ramanzine sembravano fare più effetto.
Sperò che non combinasse un'altra delle sue, altrimenti le avrebbe davvero sentite, e le punizioni della McGranitt sarebbero state niente in confronto alla sua collera.


••• ••• •••
 


Sulla amata Scacchiera di Bree erano rimasti pochi pedoni, il suo Re ancora intatto e al sicuro.
Non si poteva dire lo stesso della Regina e il cavallo, ai quali mancavano un pezzo della corona e dello zoccolo sinistro.
Bree studiò attentamente la sua mossa, buttando un'occhiata a Benjamin. Si era dimostrato molto più arguto e intelligente di quanto pensava, e la partita era momentaneamente in parità.
«Ma non vi stancate mai, voi due?» chiese Faye seduta sul tappetto leggendo il Settimanale delle Streghe e mangiando della cioccolata. «È da tre giorni che va avanti! Finitela una volta per tutte.»
Bree scrolló le spalle. Lei si divertiva moltissimo ed erano anni che non giocava contro un avversario così bravo.
«Quanto capirai la sottile arte degli Scacchi, allora potrai parlare. Fin ad allora stai zitta, e torna a leggere le tue riviste da quattro falci» disse mostrando la lingua.
Faye le scoccó un'occhiata lunga. «Siete così noiosi!»
E così dicendo si alzò da terra per dirigersi nel dormitorio.
Benjamin rise, chiedendo al suo Re di spostarsi indietro.
«Secondo te ha ragione?» domandò invece lei.
«Ma figurati. Secondo Faye, se non fai qualche pazzia o giochi a Quidditch, non sai divertirti. È lei quella esagerata qui.»
«Forse hai ragione» disse languida lei. «Senti Ben, hai qualche fratello o sorella?»
Benjamin alzò il sopracciglio, poi andò a prendere la cioccolata che Faye non aveva finito di mangiare.
«Come mai questa domanda?» chiese curioso.
«Beh» cominciò in imbarazzo «vorrei conoscerti meglio, e poi sono curiosa di sapere se avrò mai l'opportunità di sfidare qualche altro bravo giocatore di Scacchi!»
Il Tassorosso rise dinuovo, portandosi una mano tra i capelli scuri e scompigliandoli.
«Ho tre sorelle più grandi.»
Bree strabuzzó gli occhi.
«Beato te!» disse con un pizzico di tristezza. «Io sono figlia unica.»
L'alfiere bianco di Benjamin distrusse il cavallo nero di Breve, e la ragazza sussultó.
«Ehi, non è giusto! Ero distratta!» disse puntandogli il dito contro.
Ben nascose un sorriso dietro la mano con un'espressione innocente sul volto.
«Eh, la vita» disse solo.
Alle spalle di Bree comparve Lily, i capelli rossi raccolti una coda alta.
«Scusate se interrompo, ma devo consegnare questa a Bree» e le allungó una lettera.
Dopo averla letta Bree ringrazió l'amica che scomparve così com'era venuta.
«È solo Lumacorno. Organizza un picnic per la prossima settimana» disse sbuffando.
«E ci andrai?» domandò di rimando lui.
«Non lo so.»
Di solito gli incontri erano assai noiosi, si parlavano solo delle imprese dei loro genitori e di scuola. Però un picnic all'aria aperta...ci stava.
«Regina in G4» disse la Tassorosso. «Scacco matto, Ben!»
Alzandosi in piedi, Bree iniziò un'imbarazzante balletto di vittoria canticchiando una canzone dei Queen.


••• ••• •••
 


Edith si era chiusa in camera da quando la cena era finita.
Agguerrita di pennelli e tela, aveva cominciato a dipingere dimenticandosi di tutto il mondo fuori da quelle quattro mura.
Dipingere era una delle cose che amava fare di più, dopo il mangiare, ovviamente.
Di fronte a sé la tela, non più bianca, mostrava un paesaggio di campagna dal prato fiorito. In mezzo a quei colori vivaci stagliava una figura femminile con volto nascosto dal violino che teneva in mano.
Ammiró il suo lavoro, soddisfatta di se stessa.
Stava per dare un ultimo ritocco al cielo rosa pallido quando la porta del dormitorio si aprì, e Hanneke avanzò nella stanza a passo deciso.
«Ti stavo cercando!» le disse e si soffermó a osservare il quadro a bocca spalancata. «È davvero molto bello, Edi! Sei bravissima.»
Edith accettò i complimenti con le guance rosse, ma fiera di quello che era uscito.
«Volevo dirti che ho trovato soluzione al tuo problema» disse la ragazza voltandosi a guardarla in faccia.
Hanneke cercò di trattenere un sorriso: il volto di Edith era tutto colorato, così come le dita e la veste.
«Ehm... Problema? Quale problema?» le chiese agrottando le sopracciglia.
«Quel problema grosso, e peloso che fa meow» rise Hannie.
Edith si sbattè una mano sulla fronte, spargendo ancora di più il colore.
«Quel problema! Si si, dimmi tutto!» rispose prendendo le mani dell'altra e stringendosele al petto.
«Ecco... Vedi, oggi parlavo con Remus a proposito dell'uscita a Hogsmeade. Mi diceva del nuovo magazzino che è stato aperto, Zonko, della vasta scelta di caramelle che c'è a Mielandia e di quanto la Testa di Porco attirasse più randagi che abitanti. È stato allora che ho capito.»
Edith che aveva ascoltato il discorso con attenzione e aspettativa, fece una faccia strana, non capendo dove volesse arrivare l'amica.
«Cosa? Cos'hai capito? Parla, donna!»
«Puoi trovare un gatto lì!» spiegò la ragazza con la frangia.
«Lì!? Lì dove?» domandò Edith con trepidazione e ansia.
«Alla Testa di Porco, ovviamente!»
Edith lasciò le mani pallide di Hanneke e guardò l'amica prima con indifferenza, poi quando l'informazione arrivò al cervello il suo viso si illuminó come una lampadina.
«Oh! Sì! Sì sì sì!» Edith si mise a saltellare per la stanza, battendo le mani e improvvisando un piccolo balletto scordinato.
Poi saltò al collo della compagna di Casa, ringraziandola a gran voce.
«Di nulla. A questo punto ho anche chiesto a Remus di anticipare la data dell'uscita, che sarà il prossimo sabato. Così non dovrai inventare bugie e scuse a lungo, che, a proposito, sono davvero pessime!»
Hanneke aveva pensato proprio a tutto.
«Non so come ringraziarti, Han, davvero!» disse Edith staccandosi da lei e girandosi a finire il quadro. «Anzi, ci sono! Ti farò un ritratto, vuoi?»
Hannie annuí, felice di aver aiutato l'amica.
«Ora devo andare, ho da fare il turno al secondo piano. Buonanotte Edith!» e così dicendo sparì fuori dalla stanza, lasciando l'amica a vedersela con i colori.


••• ••• •••
 


Astra era riuscita finalmente a catturare quel combina guai del suo fidanzato, e si erano appartati dietro una colonna al terzo piano.
Le labbra di James avvolgevano dolcemente quelle di Astra, facendola sospirare di felicità.
La sua grande mano le avvolgeva il fianco, stringendola a se in modo protettivo ma per quanto passionale poteva essere, Astra capì che il Grifondoro era con la testa da un'altra parte.
Si staccò piano, la spensieratezza ormai un ricordo lontano.
Astra pensò che mancava solo che li beccassero qualcuno, Sirius con ogni probabilità, per rovinare in grande la giornata.
Non fece in tempo a finire di parlare, che si sentì il rumore di passi in avvicinamento.
«Chi c'è lì?»
Astra si avvicinò piano all'orecchio di James per sussurrargli di andare via, di sbrigarsi ad abottonare la camicia.
La testa bionda di Malfoy spuntó da dietro l'angolo, trovando gli altri due ancora stretti in un abbraccio.
«Bene, bene. Due Grifondoro fuori dal letto, eh. Non imparerete mai a rispettare le regole voi?» chiese con un ghigno senza spettare risposta. «Dieci punti in meno, a testa.»
James borbottó qualche insulto a voce non troppo bassa, facendosi sentire da entrambi.
«Cos'è, Potter? Non basta toglierti punti? Non ti prendo a botte solo per rispetto di questo pomodoro qui» e indicò Astra con il mento.
La Grifondoro era diventata dapprima rossa di vergogna, ora era livida di rabbia.
«Pomodoro a chi? Brutto cafone arrogante e viziato!» cominciò a urlare lei, colpendo la spalla del Serpeverde con il pugno.
«Altri dieci punti in meno, anzi facciamo venti, per l'indolenza e l'aggressione contro un Prefetto» continuò il biondo, senza lamentarsi dei colpi ricevuti.
In effetti non gli avevano fatto alcun male.
«Ti faccio vedere io...»
James sollevò le maniche della camicia, preparandosi a caricare un pugno ma venne interrotto da un incantesimo non verbale che fece allontanare i due ragazzi.
«Cosa state pensando di fare?» la voce calma di Hanneke squarció l'aria.
La ragazza avanzava con le mani incrociate al petto, gli occhi a due fessure e un'aria minacciosa in volto.
Nessuno rispose. Non c'era bisogno.
«Tornate nei dormitoi. E non fatevi più beccare fuori» intimó ai due Grifondoro.
James scambió un'ultima furiosa occhiata con Lucius, poi prese per mano Astra e s'incamminarono verso la Torre. Rimasti soli, i sue si guardarono di sottecchi.
Hanneke era più bassa di una decina di centimetri, eppure con quello sguardo sembrava più imponente di un gigante.
«Non si risolve nulla con una rissa o un duello» gli fece notare.
Lucius trattenere un sorriso.
«Lo so. Ma almeno ho avuto la soddisfazione di toglire qualche punto» e il sorriso si allargò sulle sue labbra sottili.
Hanneke non disse più nulla,  disinteressata delle scarmaglie tra le due Case.
La ragazza girò il volto da una parte, decisa ad allontanarsi e finire il suo turno, ma la mano di Lucius le trattenne il polso sottile.
Con sorpresa la vide dirigersi poi verso la sua guancia e aspettò una carezza che non arrivò mai. Luciu sfregó il pollice con delicatezza sullo zigomo di Hanneke.
«Avevi del colore, qui» disse piano mostrando la macchia di colore viola apparsa sul dito.
Poi si ricompose, e l'elettricità nell'aria si placó, permettendo a Hannie di respirare dinuovo.
«Vado a... Sì, vado» fu l'unica cosa che riuscì a dire la corvonero prima di girare i tacchi e tornando al suo incarico.



••• ••• •••
 



Angolo del Panda Gigante

Sono in ritardo, lo ammetto e mi dispiace.
Ma a mia discolpa posso dire che è l'ultimo periodo di scuola per tutti (beh, tranne per quelli che hanno li esami xd) e volevo finire in grande quest'anno scolastico.
Con l'arrivo delle vacanze gli aggiornamenti saranno settimanali, spero.

Il capitolo doveva essere diverso, un'altra giornata di scuola, ma è uscito fuori questo e ho deciso di lasciarlo così: in questo modo conosciamo meglio i personaggi.
Poi mi addentreró più a fondo nella storia.

Mi rivolgo a tutti quelli che hanno un OC che fa parte del Lumaclub: il vostro personaggio accetterà l'invito per il picnic? Se no, perché?
Potete anche rispondere in recensione, se volete.

Se vi viene in mente altro da dire sul vostro OC (abitudini, difetti, qualche strano desiderio o altri particolari) scrivete, scrivete subito!
In questo modo aiuterete me a scrivere paragrafi più lunghi sul vostro OC!

Altro non ho da dire -.-
A presto!

D.


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***




Giovedì, 8 Settembre

Cara Hannie,
Le giornate scorrono lentamente da quando hai iniziato la scuola.
Così, però, ho più tempo per scriverti lunghe lettere ogni giorno.
A casa mi annoio, perciò ho deciso di partecipare a qualche corso di cucito: chissà che per Natale ti faccio un bel maglione di lana!
Il postino, il signor Johnson, è andato da poco in pensione e al suo posto c'è un tipo alquanto bizzarro, ma simpatico! Ogni mattina si ferma a bere del caffè nella nostra cucina e sospetto che abbia dell'interesse verso di me. È un tipo davvero affascinante.
Oggi ho provato a fare la lavatrice, ma è stato un disastro totale e penso si sia rotta. Un pò mi dispiace, anche perché l'avevamo comprata appena un mese fa.
La casa è ancora in piedi. Non posso dire lo stesso del tuo cactus, che, ha assunto un'inquietante colore giallo polenta. Non so come sia potuto succedere, lo bagnavo persino due volte al giorno!... Penso sia comunque colpa della musica ad alto volume dei nostri cari vicini, è davvero orrenda!
Tra pochi giorni vado a Londra per pubblicare il romanzo, tieni le dita incrociate!
Come vedi qui è tutto normale, un pò noioso.
Aspetto tue notizie presto, e per una volta scrivimi una bella lettera dettagliata, che sono molto curiosa!
Ti voglio un mondo di bene.

Con amore,
Mamma.

P.S: ti ho mandato quello che mi hai chiesto, spero il gufo non sia morto per strada a causa del peso del pacco.


Hanneke sorrise divertita, leggendo la lettera che le era arrivata quella mattina, assieme ad un grosso pacco colorato di enormi dimensioni.
Il gufo, che aveva dovuto trasportare il tutto, era ancora intero. Affamato e assetato, certo, ma stava bene.
La ragazza prese i pacchetti di caffè nero, odorandoli a lungo. Paradiso , pensò felice.
«Hmm, sento odore di caffè» disse Remus dall'altra parte del tavolo, sporgendosi in avanti.
«Già. È proprio caffè, e ti darò l'onore di condividerlo con me» rispose ridacchiando lei.
«Che ragazza misericordiosa! Non so davvero come ringraziarti» il tono della voce del Corvonero era alquanto scherzoso, ma il luccichio negli occhi mostrava la sua gratitudine.
Remus si avvicinò di più, buttando un'occhiata al resto del pacco.
«Chewing-gum?» chiese curioso.
«Sì, sono per Faye. Mia madre deve essersi ricordata che ne va pazza.»
Sorrise a quell'affermazione, tornando a mangiare la sua colazione con calma.
Erano sempre i primi ad arrivare in Sala Grande, con un'ora di anticipo, per ripassare sempre qualche materia.
Dieci minuti più tardi, Edith fece capolino nella Sala Grande con in mano una busta e un sorriso felice sulle labbra; prese posto sulla panchina vicino a Remus.
«Notizie da casa?» domandò lui, notando la gioia sul suo viso.
A quella nominazione, il sorriso di Edith vacilló scrollando le spalle. Sua madre non le scriveva spesso, solo quando si ricordava che aveva una figlia da mantenere.
«No» rispose apatica, «solo amici». Di quali amici stesse parlando, Hanneke non lo sapeva, quella ragazza conosceva quasi tutto il mondo.
«Mi hanno invitata per Natale» disse sognando ad occhi aperti.
«Così presto?»
«Beh, sì. Avranno pensato che, con tutta la strada da fare, il gufo sarebbe arrivato verso fine ottobre, perciò per loro non è affatto presto».
«Wow, ma da dove ti scrivono?» chiese genuinamente Remus.
«Giappone» rispose felice Edith mettendosi a mangiare.
Hanneke e Remus si scambiarono uno sguardo estrefatto per la semplicità con cui Edith aveva parlato. Certo, anche per loro era normale ricevere missive dall'estero, sì, proprio normalissimo.
«Ragazzi, dovremmo incaminarci per le serre, tra poco iniziano le lezioni» fece notare Julian spuntando da dietro Remus e rubandogli un sorso di caffè.
Edith non riuscì a togliersi il sorriso neanche in vista di quella materia che tanto odiava.


••• ••• •••



La mattina dopo la tempesta dell'altra sera si era esaurita, anche se il soffitto della Sala Grande era ancora coperto da pesanti nuvole grigio peltro.
Astrid si era unita al gruppo composto da Dorian, Lucille e Lucius, e stavano finendo di fare colazione.
«Oggi è proprio una bella giornata, eh... Siamo fuori tutta la mattina» disse Dorian ironico, ispezionando l'orario nuovo col dito. «Erbologia con i Corvonero e Cura delle Creature Magiche con i Grifondoro».
«Due ore di Storia nel pomeriggio» gemette sconsolata Astrid da sopra la spalla del ragazzo.
Lucille abbandonò la testa tra le braccia, ridendo istericamente.
Si era svegliata decisamente male, e anche in ritardo per la colazione, e la giornata si prospettava a peggiorare con quelle materie che odiava tanto.
«Viva la vita, ragazzi» rispose con voce abbattuta.
«Beh, guardate il lato positivo... Ah, sì, non c'è!» intervenne Lucius guardandosi in giro per la Sala alla ricerca di qualcosa, o qualcuno mostrando un ghigno sulle labbra.
Sopra di loro si udì un improvviso fruscio, e un centinaio di gufi planarono dalle finestre aperte, carichi della posta del mattino.
D'istinto Astrid guardò in sù: i gufi volteggiarono sui tavoli, cercando i destinatari delle lettere e dei pacchi, ma per lei non arrivò niente.
Sospirò delusa ma rassegnata. I suoi genitori non le avevano ancora perdonato di essere finita nella "Casa del Male", parole di sua madre; suo padre si faceva sentire due o tre volte l'anno, di solito per Natale e Pasqua.
Girando la testa vide un grosso allocco calarsi su Dorian, e due gufi neri e maestosi porgere due lettere a Lucille e a Lucius.
A quanto pareva, era l'unica a non aver ricevuto nulla.
«Chi ti scrive?» chiese curiosa Luvi a Dorian.
«Gwendolyn» rispose con una luce nostalgica negli occhi.
Lucille aveva già incontrato la sorellina del Serpeverde e, in pochi giorni di permanenza a casa sua, ci si era affezionata anche lei. Gwen era dolce come una penna di zucchero.
La ragazza rilesse più volte quello che suo padre aveva scritto sul costoso rotolo di pergamena bianco.
Le mancava tantissimo, e le poche righe che aveva mandato chiedendole come stesse non facevano altro che far crescere la sua nostalgia.
A differenza dei suoi compagni, Malfoy lesse la sua lettera con distacco, senza mai cambiare l'espressione del suo viso.
Astrid che aveva osservato tutto, nascose bene il suo dolore dietro un falso sorriso.
Neanche un cenno di vita, ripeteva la sua mente come un mantra.
Questo cupo pensiero la accompagnò per tutto il sentiero inzuppato dell'orto finché non raggiunsero la serra numero due, e lì venne distratta dalla professoressa Sprite che aveva messo in mostra alcune delle piante più brutte che Astrid avesse mai visto.
«Qualcuno sa dirmi in ordine, come si chiamano queste piante? » chiese la professoressa indicandole con la mano.
Lucille si guardò intorno, non volendo posare lo sguardo su quelle orribili cose. Quella più vicina a lei sembrava avesse lumache nere giganti al posto delle foglie, e spuntavano in verticale dal terriccio.
Dorian fece finta di vomitare in un secchio, e batté il cinque con Luvi, ghignando. Entrambi odiavano quella materia, perciò non prestarono più della dovuta attenzione.
«Questa qui è una Mandragola» la voce di Hanneke spezzò il silenzio della serra indicando quella davanti a lei. «La pianta violacea è la Viviana Selvatica, mentre l'ultima è un Bobotubero.»
«Ottimo, signorina Chevalier. Cinque punti per Corvonero!» disse la donna battendo le mani.
«Adesso, muniti di guanti e forbici, dobbiamo occuparci di togliere i semi a queste piante».
La professoressa divise le due Case in tre gruppi, dando ad ogni gruppo una decina di piante di cui occuparsi.
«Non il Bobotubero. Non voglio il Bobotubero» ripeté a voce bassa Lucille, incrociando le dita e strizzando gli occhi.
«Ecco a lei, signorina Björk».
La Serpeverde aprì gli occhi con cautela, trovandosi davanti proprio l'orrendo Bobotubero, e lasciandosi scappare un verso di rabbia e impotenza.
Chiunque fosse lassù in cielo le voleva male davvero.
Dorian rise al suo fianco, smettendo subito quando si ritrovò con la stessa pianta davanti. Luvi gli mostrò la lingua.
«Quelli in possesso della Viviana Selvatica devono aprire i frutti viola e tirare via solo i semi gialli. Non dovete neanche sfiorare quelli verdi, altrimenti il frutto esplode» disse la Sprite dando indicazioni agli allievi.
Astrid aprì con cautela il suo, strabuzzando gli occhi quando vide il vasto numero di semi.
Alcuni erano addirittura attaccati a quelli verdi.
Piagnucolò dentro di lei, domandandosi chi le aveva fatto continuare Erbologia.
Intorno a lei si alzò un brusio di proteste e lamentele, ma ognuno si diede da fare. La professoressa girava per la serra dando indicazioni per le altre piante.
«I Bobotuberi sono estremamente utili, sono un ottimo rimedio per le forme più ostinate di acne. Perciò, quando strizzate il bozzolo dovete raccogliere il pus nella bacinella...» disse loro in tono sbrigativo.
«Che cosa?! » esclamò la bionda Lucille, disgustata.
«Pus, Luvi, pus» ripeté Dorian cantinellando e indossando i guanti di pelle di Drago.
La ragazza lanciò uno sguardo di irritazione verso di lui, e finalmente, si misero al lavoro tra le imprecazioni non tanto velate di Lucille.


••• ••• •••



Bree stava finendo di leggere la lettera ricevuta da casa, quando Faye si sedette pesantemente al suo fianco sbadigliando.
Era, stranamente, in orario. «Come mai sveglia a quest'ora?» domandò curiosa la rossa.
Faye sbadiglió ancora prima di parlare: «Quella maledetta clessidra! Non ha smesso di fare rumore finché non mi sono alzata dal letto».
Bree sorrise sotto i baffi. Aveva chiesto a Hannie aiuto, perché ogni mattina era un'impresa svegliare la sua compagna, e lei aveva lanciato una fattura che non conosceva, assicurandone l'efficacia. E a quanto pareva, aveva funzionato.
«Poverina» disse cercando di sembrare almeno un pò dispiaciuta. Fallì miseramente.
Faye cominciò a fare colazione mentre l'amica tirava fuori un grosso libro dalla borsa e si immerse nella lettura.
La Quintessenza citava il titolo.
«Che lezioni abbiamo oggi?»
«Allora... Incantesimi con i Grifondoro e poi Difesa con i Corvonero» rispose pragmatica. «Nel pomeriggio Storia della Magia con i Serpeverde... Penso che il professor Rufus ci restituirà i test».
La bionda Tassorosso sbuffó, già stanca e stufa della scuola.
Benjamin si unì a loro dopo colazione, pronti per andare a lezione.
«La Gara Internazionale di Scacchi si terrà il giorno dopo Natale, ho già comprato i biglietti per i posti migliori» stava dicendo Ben, mentre attraversavano una porta nascosta da un arazzi e imboccavano un'altra scalinata più stretta.
«Aah! Che fortunato! Incontrerai di persona Fillemon, è praticamente il mio sogno di una vita!» rispose Bree emozionata e felice per l'amico.
«Tu non ci sarai?»
«Dovrei prima parlare con mio padre. Non mi lascerà mai andare da sola, e lui non ama chissà quanto il gioco».
Da quando sua madre era morta, il padre di Bree aveva raddoppiato il suo senso di protezione verso la figlia, non lasciandola neanche a casa da sola. A Bree tutto ciò sembrava esagerato, ma da una parte lo capiva.
«Merda!» strilló Faye dietro di loro, catturando la loro attenzione.
Il piede della ragazza era sprofondato in un gradino a metà della rampa, mentre quella cambiava direzione.
I due Tassorosso presero Faye da sotto le ascelle e la tirarono fuori; un'armatura in cima alle scale scricchioló e cominciò a sbattacchiare, scossa da una risata asmatica.
«Zitto, tu» minacciò la bionda appena fu vicina, chiudendole la celata e puntandole un dito contro il petto.
Arrivarono nella classe di Incantesimo giusto in tempo per l'inizio dell'ora.
Il professor Vitious, un omino davvero bassi con dei piccoli occhiali sopra il naso, stava dando indicazioni su come svolgere gli incantesimi di Lievitazione Multipla.
«Il processo non è difficile. Mentre il primo cuscino sarà in aria, dovete tenere la concentrazione salda su di lui, e nel frattempo incantare anche l'altro senza distogliere il pensiero da uno dei due. La spiegazione è al capitolo tre de La Quintessenza».
Dal tavolo dei Grifondoro si sentirono parecchi sbuffi.
«La fa facile lei, prof» si sentì dire da Sirius Black.
Il suo primo cuscino voleteggiava in aria mentre il secondo si stava gonfiando a vista d'occhio.
«Signor Black, deve concentrarsi a farlo lievitare, non altro!»
Però Sirius non prestava affatto attenzione alle parole dell'insegnante. Finì così che, con un forte boato, il secondo cuscino scoppiò in un vortice di piume bianche.
James, vicino a lui, ridacchió a voce alta, beccandosi poi un' occhiataccia di rimprovero dalla fidanzata.
«Bree, mi passi il tuo libro?» chiese Faye davanti alla rossa, il suo tomo dimenticato chissà dove.
La ragazza glielo passò, concentrandosi sul suo incantesimo mezzo riuscito.
Non era per nulla facile, tanto che, dopo il quinto tentativo, si fermò a riprendersi dall'emicrania che le era venuta a causa del troppo sforzo.
Vide che molti altri compagni avevano smesso di provare l'esercizio, tra i quali Faye, mezza addormentata sul banco e il libro di Bree a nasconderla dalla vista del professor Vitious.
La Tassorosso sospirò sconfitta, non riusciva proprio a far impegnare l'amica.
Alla fine della lezione erano davvero in pochi quelli che avevano riuscito a eseguire bene l'incantesimo.


••• ••• •••



Sirius Black sorrise felice mentre avanzava verso la Sala Grande per il pranzo.
La lezione di Cura delle Creature Magiche era stata alquanto affascinante e divertente. E quando diceva affascinante non si riferiva certo ai Plimpi d'acqua dolce che nuotavano nei contenitori di plastica, bensì al lavoro in coppia che avevano dovuto svolgere.
Il Grifondoro aveva dovuto affiancare una bionda Lucille nella missione di catturare i Plimpi e distinguerli da maschi e femmine.
Lo sguardo attento di Sirius non aveva smesso un attimo di osservare il volto imbarazzato e rosso di Lucille, che aveva dovuto insultarlo per la sua distrazione, provocando le risate del ragazzo. Più di una volta le loro mani si erano sfiorate nell'acqua gelida, una volta si erano addirittura intrecciate mentre cercavano di prendere un Plimpo abbastanza vivace e veloce.
Avevano finito il lavoro solo un'ora dopo, bagnati e sorridenti, Lucille più rossa di un pomodoro.
A quell'immagine Sirius sogghignó un pò perplesso, non capendo il motivo di tanta euforia. D'altronde lui odiava i Serpeverde, Luvi compresa, inoltre dovevano fargliela pagare per la sconfitta sul campo dell'anno scorso. Lui, James e il fratello di Molly, avevano in mente un ottimo piano, ci avevano lavorato giorni per perfezionarlo, ed erano decisi di applicarlo al più presto.
Raggiunto il tavolo della sua Casa, Sirius non trovò che Coco del suo anno. Si sedette vicino a lei, cercando di fare conversazione e nel frattempo mangiare qualcosa.
«Come va, Coco?»
La ragazza, alzò lo sguardo dal suo piatto, gli occhi assenti.
Coco si sentiva sola, come mai prima di allora. A causa della sua timidezza non aveva stretto molte amicizie, e adesso doveva fare il fronte alla solitudine.
Capiva Astra solo in parte, perché da un lato era intenta a nascondere il dolore e la gelosia.
«Bene, penso».
«Astra ti ha lasciato sola di nuovo?» domandò comprensivo il ragazzo.
«Già» rispose lanconica. « È sparita con James appena la lezione è finita».
Sirius non seppe come rispondere. Anche lui era infastidito dall'assenza del amico, che spariva ogni volta che aveva tempo libero a disposizione per scambiare saliva e germi con la rossa.
Neanche quando era fidanzato con Lily, due anni fa, spariva così spesso.
Il ragazzo pensò fosse tutta colpa della ragazza russa.


••• ••• •••



Astra rubò un ultimo bacio a James, nascosti dietro una colonna del quarto piano. Si staccò ansimando poi guardò fuori dalla finestra, ancora abbracciata al Grifondoro che sembrava assorto nei pensieri.
Il tempo non era uno dei migliori, il cielo era coperto da grosse nuvole che portavano pioggia.
Lira era pensierosa. Aveva dei dubbi sulla loro relazione, le sembrava troppo monotona. Non facevano nient'altro che baciarsi per qualche minuto tra le ore, poi ognuno per le proprie strade. Niente uscite fuori come una vera coppia, niente di eclatante e divertente da fare insieme.
Sbuffó seccata. Secondo lei, James non aveva tempo da dedicarle, da renderla davvero desiderata e voluta. Mancava la seduzione da parte sel maschio.
Si erano piaciuti l'anno scorso, senza nasconderlo, e si erano subito messi insieme. L'inizio era stato come nelle favole, ma dopo cinque mesi, Astra non trovava più la pagina del lieto fine.
Forse non erano destinati loro, pensò. Forse James pensava ancora a Lily, o forse ad un'altra. Forse... Forse era lei che chiedeva troppo?
Troppi forse per una relazione amorosa, incertezze e scontenti.
Astra cacciò i brutti pensieri, decidendo che ci avrebbe pensato meglio a mente lucida, anche se la decisione da fare era scritta a chiare lettere sulla sua fronte.
Si girò verso il Grifondoro, sforzando un sorriso.
«Andiamo a mangiare?»
Ricevette in conferma un cenno d'assenso.



••• ••• •••



Edith osservò con dovizia di particolari il tavolo dei Serpeverde. I suoi occhi si soffermavano sia sull'enorme quantità di caramelle apparse sul tavolo, sia sulla figura del ragazzo dai capelli scuri.
Edith non capiva: Dorian l'aveva aiutata parecchio durante Erbologia, in quanto era negata con le piante e più di una volta aveva fatto esplodere le Viviane Selvatiche. Non si era aspettato quella gentilezza da parte di un Serpeverde.
Forse era solo pietà, pensò la ragazza non trovando risposta.
Edith individuò sul tavolo delle Fildimenta Interdentali, le sue preferite, e quasi si alzò dal loro tavolo per andare a rubarne qualcuna.
«Chiudi quella bocca, Edith» disse ridendo Julian di fronte alla ragazza. «Stai sbavando da mezz'ora».
La ragazza arrossí colta in flagrante.
«Non è giusto, perché loro hanno le caramelle e noi no?» si lamentò in modo infantile con l'amico.
Quello alzo le spalle, fregandosene dei dolci.
«Non mi piacciono» disse solo.
«Cosa? Sacrilegio! Non farti mai più uscire cose del genere dalla bocca!»
Remus e Hanneke risero insieme a Julian, ma Edith era stata tremendamente seria.
Nessun'altro, eccetto una certa Serpeverde bionda, poteva parlare con così tanta serietà e solennità di alcune caramelle.
Edith sbuffó, un tantino irritata, riportando lo sguardo sul tavolo opposto e agrottó le sopracciglia.
Dell'intera Casa verde-argento, più della metà si era alzata in piedi raggiungendo di corsa la grande porta, Lucille in testa al gruppo che correva in modo strano tenedosi la pancia.
Altri ragazzi si alzarono con la stessa tenacia, il volto di un colore verdastro; rimasero ben pochi Serpeverde, tra i quali Severus Piton che cercava di capire cosa diamine fosse capitato ai suoi compagni.
Edith era perplessa: dov'erano corsi tutti così di fretta?



••• ••• •••



Lucille fu la prima a raggiungere l'infermieria, chiamando a gran voce Madama Chips, la quale, tutta trafelata, entrò dalla stessa porta.
In un batter d'occhio la stanza si era riempita di giovani studenti Serpeverde, ammassati sui letti e le sedie disponibili, tutti con un'espressione dolorante.
«Santissima Morgana! Cosa vi è successo, così di colpo, a tutti?» chiese la donna a nessuno in particolare.
I Serpeverde si guardarono sconcertati: neanche loro capivano cosa fosse successo.
Astrid trasformò uno dei tavolini in una comoda poltrona e si fiondò sopra cercando di calmare il dolore che sentiva alla pancia.
Fu la prima ad essere visitata, in quanto più vicina a Madama Chips, che la sottopose ad una serie di incantesimi.
«Da quanto mi risulta si tratta di un'intossicazione alimentare» disse agrottando la fronte. «Un pò anomala, direi».
Astrid fece del suo meglio per non gemere di dolore, mordendosi forte le labbra e trattenendo un insulto verso Salazar Serpeverde.
«Provi a bere questa» e le passò in mano una piccola fiala dal colore poco rassicurante.
Astrid bevve tutto d'un fiato, il sapore acro che le scivolava nella gola e gli occhi che lacrimavano.
Non fece in tempo a restituirle il contenitore che tutto il pranzo le sali dallo stomaco, facendola vomitare davanti a tutti.
Madama Chips scosse la testa andando a cercare altre pozioni, borbottando a bassa voce: «Mmm, questa non va. E se...?  Proviamo con quest'altra».
Sfortunatamente per lei, Astrid dovette fare da capo espiatore per gli esperimenti della donna messa in difficoltà, perché non riusciva a trovare la cura.
Intando dall'altra parte della camera, Dorian e Lucius imprecavano contro i Grifondoro.
«Appena esco da qui li spelleró vivi tutti quanti!»
«Li farò mangiare pus di Bobotubero!» promise Dorian con un cipiglio scuro.
Avevano capito che il loro malessere aveva a che fare con i rosso-oro, quando un gioioso Sirius Black si era alzato dal tavolo e aveva gridato: «Tieni questa Mucciocious!»
Peccato che il ragazzo in questione non aveva toccato nulla di dolce dalla tavola, e si era salvato dalla cruda vendetta.
«Maledetti Grifonstupidi! Non la passerete liscia, oh no, lo prometto sul mio onore da Purosangue!» la voce di Lucille arrivò attutita dal cuscino che teneva tra i denti e che mordeva con ferocia.
La porta dell'infermieria sì aprì per l'ennesima volta, ma nessun Serpeverde fece comparsa.
Hanneke entrò con tranquillità, per niente disturbata di trovarsi in mezzo a tante serpi, a differenza di una rossa e imbarazzata Bree che teneva lo sguardo basso.
Una Corvonero e una Tassorosso che venivano in aiuto ai Serpeverde, era da scrivere nel calendario.
Le due ragazze erano solite passare i pomeriggi aiutando Madama Chips, l'infermieria era come il loro secondo dormitorio.
«Ti sto salvando un'altra volta il culo, Malfoy» fu la risposta pacata di Hannie avvicinandosi al biondo.
«Non te l'ho chiesto mica io» rispose sofferente lui.
«Beh, si dà il caso che io conosco l'incantesimo giusto per mettere fine a tutto questo» e con la mano indicò tutte le persone presenti.
«Si, certo, come no. Non lo sa Madama Chips e dovresti saperlo tu? Ma per favore».
Hanneke si allontanò per nulla colpita dalle parole cattive del Serpeverde.
Diede ordine alla Tassorosso di non avvicinarsi neanche lontanamente al ragazzo in questione, e di non sentirsi intimorita da quella folla di sguardi ostili.
Bree aveva saputo di quel incantesimo da Hanneke, che a sua volta aveva trovato in uno dei tomi sulla Medimagia, ma mai messo in pratica.
La bruna si avvicinò ad una stremata e pallida Astrid. Era sicura che, tra tutte le persone presenti, solo lei avrebbe acconsentito di essere sottomessa ad una fattura da una Natababbana.
«Ti sto chiedendo di fidarti di me» le disse in un sussuro sommesso accarezzandole la guancia.
La Serpeverde, anche se aveva patito abbastanza nelle mani dell'infermiera, annuì aggrappandosi al braccio dell'amica.
Tutti i Serpeverde osservavano in attesa la Corvonero agitare la sua bacchetta in un movimento complicato e dalla sua punta uscì un luccichio che avvolse l'addome della loro compagna.
Dopo interminabili secondi Astrid mollò la presa sul braccio di Hannie e respiró a lungo.
Si rilassò lentamente, gli occhi pesanti e poggiò la testa sul bracciolo della poltrona trasfigurata.
«Grazie» disse a voce alta e chiudendo gli occhi.
Quello fu il segnale che i Serpeverde aspttarono, e tutti quanti si fecero incantare dalle due nuove arrivate.
Mezz'ora più tardi, ogni Serpeverde presente in infiermieria era stato guarito, eccetto Lucius Malfoy, che per orgoglio continuò a sopportare a denti stretti il dolore.


••• ••• •••



«Penso abbiano esagerato questa volta» disse Coco a bassa voce seduta davanti al fuoco della Sala Comune.
Astra annuì piano, la rabbia ancora che bolliva dentro di lei.
Aveva saputo che quei tre imbecilli stavano combinando qualcosa, ma la verità era che pensava fossero cambiati, maturati.
«I Serpeverde si vendicheranno su tutti noi... Ma noi non c'entriamo niente!»
Coco sembrava davvero dispiaciuta per la sorte dei verde-argento, e temeva per la propia incolumità.
Ma gli altri Grifondoro non erano dello stesso parere. La maggior parte di loro festeggiavano e si complimentavano con i tre colpevoli di quella situazione.
La McGranitt aveva ovviamente punito l'intera Casa, costrigendoli a pulire il Castello per una settimana senza magia, ma nessuno sembrava soffrire per quell'ingiustizia.
«Questa cosa deve finire» asserì ancora Coco persa tra i pensieri.
Astra non poté che annuire, prendendo alla lettera le parole della mora e rendendosi conto che l'amica aveva facilitato, inconsciamente, la sua decisione al problema di quella mattina.



••• ••• •••




Angolo del Panda Gigante

Non c'è molto da dire, spero solo che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Sollecito chi non ha risposto alla domanda del Lumaclub a farlo (tramite MP o recensione), altrimenti scelgo io per voi :p

E niente, ci vediamo al prossimo capitolo sull'uscita a Hogsmeade.
A proposito:
• Se avete delle preferenze sulla persona/persone con cui il vostro OC uscirà nel villaggio mandate un gufo con una lista delle cose che potrebbero fare! (Ovviamente scherzo, basta un MP o in recensione)
Oppure organizzo io.
A voi la scelta!

Baci,
D.



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***







Sabato, 10 Settembre

Grosse nuvole grigie nascondevano il cielo azzurro, annunciando agli studenti di Hogwarts una giornata piovosa.
Bree sbuffò contrariata guardando in alto. Non amava particolarmente la pioggia, ma con quella temperatura aveva la possibilità di indossare di nuovo i suoi amati maglioni di lana. A dire il vero, la rossa sembrava sprofondare in quei capi d'abbigliamento, tanto erano grandi. Ma a Bree andava bene cosí, preferiva nascondercisi dentro che mostrare le forme del corpo.
Nel weekend potevano vestire quello che volevano, grazie a Merlino, perché le strette camicie le davano non pochi problemi.
Aveva indossato un paio di jeans chiari, con sommo orrore di alcune ragazze Purosangue, e delle comode scarpe da ginnastica.
Certo, aveva dovuto avere una- ehm- diciamo una lunga conversazione focosa con le sue compagne idignate dal suo abbigliamento. Bree aveva detto la sua, forse in un modo troppo schietto e diretto, e le aveva messo a tacere quasi subito.
Guardò l'orologio. Erano passati venti minuti da quando aveva intimato a Faye e Lily di sbrigarsi, e ormai aveva il sospetto che le due si fossero rimesse a dormire. E addio gita a Hogsmeade.
Decise che avrebbe aspettato altri dieci minuti, e se le due non si fossero presentate, sarebbe andata da sola.
Con questi pensieri in testa, Bree uscì dalla Sala Grande.
«Ehi, Bree!» la salutò Benjamin andandole incontro.
«Oi, Ben!» ricambiò felice di avere almeno un pò di compagnia.
«Sei sola?» chiese e ricevendo come risposta un cenno del capo.
«Beh, puoi venire con me e gli altri, se vuoi. Non penso dispiacerebbe a qualcuno».
«Altri?» domandò agrottando le sopracciglia.
«Un paio di Corvonero. Sono alquanto simpatici, sai? Hanno uno strano senso del divertimento, ma sembrano normali».
Bree rise nascondendosi le mani con le maniche lunghe. Gli ci erano voluti sette anni per capire quello?
«Sì, sono normali» disse ancora ridacchiando.
Si avviarono insieme verso il giardino, fermandosi ai controlli di Gazza,  con uno strano Spioscopio in mano e il fedele gatto ai suoi piedi.
«Non dovrebbe controllare quello che portiamo dentro, invece?» domandò Bree appena finirono il lungo perquisizionamento. «Che senso ha vedere cosa portiamo fuori?»
«Non chiederlo a me. Da quanto sono arrivati gli Auror, Gazza è come andato fuori di testa. Non che prima non lo fosse».
Camminarono sulla strada verso le carrozze, che li avrebbe condotti al villaggio.
Bree sussultò appena vide i Threstal. Non le piacevano affatto; quelle creature riportavano indietro ricordi che pensava di aver ormai dimenticato, inondando il cuore di dolore.
Però fece finta di nulla.
«Ciao ragazzi!» salutò il Tassorosso con la mano il piccolo gruppo di Corvonero.
La rossa fu felice di vedere il volto sereno di Hanneke tra di loro, si calmò percepibilmente quando vide che anche lei portava i jeans e le andò vicino.
«Faye?» chiese la Corvonero.
«Starà dormendo, sicuramente».
«Tipico. Neanche Mielandia riuscirebbe a staccarla da quel letto» disse con un sorriso.
Quando presero posto nella carrozza, una delle più grandi, Bree si permise di osservare anche gli altri accompagnatori e le sue goti assunsero uno tenero color rosso quando fermò gli occhi sulla figura di Remus Lupin.
Non sapeva ci fosse anche lui!
L'aveva sempre ammirato da lontano, ci aveva parlato troppe poche volte, ma gli era rimasto impresso la sua gentilezza e la bontà che trasparivano dai suoi gesti. Inutile dire che Bree ne era rimasta infatuata.
Il ragazzo era seduto proprio davanti a lei, il capo abbassato e lo sguardo fisso sulla sua bacchetta. Sembrava a suo agio.
Bree dovette ammettere che, anche senza camicia e con solo una felpa adosso, era molto affascinante.
A quel pensiero arrossí ancora di più, e tirò la maglia fin sopra il naso per nascondere il suo rossore, anche se  nessuno sembrava fare caso a lei.
Gli altri ragazzi conversavano a bassa voce e tranquillamente, creando un'atmosfera tutt'altro che imbarazzante.
«Hannie, siamo le uniche ragazze?» domandò guardandosi meglio attorno.
«Già» le rispose la mora guardando fuori dal finestrino.
«Ma Edith? » Hanneke sorrise in modo birichino.
«Ah, la nostra cara e dolce Edith è ad affrontare il suo primo appuntamento!»
«Noo! Davvero? Chi è lui?» volle sapere immediatamente.
«Non ci crederai mai».
«Eddai, non tenermi sulle spine. Dimmelo. Dimmelo».
«Dorian Shivers» disse solennemente.
«Shivers? Quel Serpeverde del settimo anno? Quello con cui è uscito Faye e gli ha sputato in faccia per la sua insolenza? Cioè, quel Dorian Shivers?!» la voce di Bree era salita di qualche ottava.
Hanneke si massaggiò le palpebre, come a voler scacciare un brutto ricordo.
«Proprio quello».
«Noo! Povera Edith!»
La Tassorosso era davvero dispiaciuto per l'amica, sperava solo che non le spezzasse il cuore.
Da quello che aveva sentito, Dorian non aveva una bella reputazione; non lo conosceva, era vero, ma non passava giorno che Faye non lo maledicesse nelle lingue più colorite che sapeva, perciò non le aveva dato una buona opinione.
«Ragazzi, dove volete andare?» chiese Ben a nessuno in particolare.
Bree notò che erano già arrivati al villaggio. Il tragitto era stato molto più veloce del solito.
«Pensavamo di visitare la libreria, prima» rispose la Corvonero. «Poi andiamo dove volete».
Un coro di assensi si librò in aria, e i ragazzi si avviarono verso la destinazione.
La libreria che Hogsmeade aveva era molto più piccola di quella di Diagon Alley, ma offriva una vasta scelta di libri e materiale per la scuola.
Bree si fornì di una nuova penna e inchiostro e girovagò alla ricerca di qualche libro.
Uno in particolare catturò la sua attenzione, esposto dall'altra parte della sala. Aveva la copertina scura e una luna bianca faceva capolino sotto il bordo.
Lo prese in mano e lo esaminò con cura. La Maledizione Della Luna Piena citava il titolo.
«Non pensavo ti interessasero quelle cose» disse una voce da dietro di lei, facendola sobbalzare e il libro cadde dalle sue mani.
«Scusa, non volevo spaventarti» si scusò Remus, piegandosi a raccogliere il tomo caduto. Glielo porse con un sorriso.
«Neanche io pensavo mi interessasse» rispose sincera Bree riprendendoselo.
«Hai intenzione di comprarlo?»
La Tassorosso rimase stupita dall'interesse che il ragazzo mostrava nei suoi confronti. Cercò di non arrossire.
«Mi sa di sì. Dalle spiegazioni del professor Rufus non ci ho mai capito nulla. E tra qualche settimana abbiamo pure il test!»
Remus si scompigliò i capelli, guardando da un'altra parte mentre i due si dirigevano alla cassa.
«Beh, se vuoi... posso aiutarti io con questo argomento; sono sempre stato... affascinato, sì. Non me la cavo male» a Remus quelle parole erano uscite con grande difficoltà e imbarazzo dalla bocca. Ma ormai la proposta era fatta, non sarebbe tornato indietro.
Bree sbatté gli occhi un paio di volte.
Remus Lupin le aveva veramente proposto di studiare assieme?
Lei non aveva alcun dubbio sulla capacità del Corvonero.
Senza che volesse, le sue guance si tinsero di rosso.
«Mi faresti un grande favore, davvero!» rispose radiosa, cercando di non sembrare troppo euforica.
«Perfetto» consentì anche lui con un gran sorriso.
Da dietro gli scaffali, Hanneke poté affermare, guardando i due, che i sorrisi da ebeti che si scambiavano erano i più belli che avesse mai visto.


••• ••• •••
 


Nella Sala Comune dei Corvonero Edith gironzolava attorno ad una poltrona, gettando di tanto in tanto qualche occhiata all'orologio. Dire che era agitata, era un euforismo.
Quando, il giorno prima, Dorian l'aveva invitata a Hogsmeade per passare il tempo insieme, Edith era quasi caduta dalla sedia per l'incredulità.
Aveva tastato più volte il volto e la fronte del Serpeverde in cerca di temperatura, ma quello, che l'aveva guardata sconcertato ma divertito, stava egregiamente.
Edith si era scusata per l'impulsività e aveva accettato sorridendo.
L'incredulità non era certo sparita, a distanza di un giorno, ma ora era alle prese con l'agitazione che l'aveva soprafatta. Non si sentiva così in ansia dall'ultima partita di Quidditch.
E se si sarebbe messa in imbaazzo?
Se avrebbe combinato una delle sue?
Guardò l'ennesima volta il pendolo: mancavano dieci minuti.
Se fosse scesa adesso sarebbe arrivata perfettamente in orario, pensò.
Si riaggiustò la camicetta azzurra, i capelli perfettamente pettinati e lasciati sciolti e si voltò per chiedere un parere a qualcuno, ma la stanza era quasi vuota, fatta eccezione per alcuni primini.
Hanneke, Remus e Julian erano scesi mezz'ora prima con altri due compagni; tutti i ragazzi del suo anno erano già al villaggio.
Si specchiò un'ultima volta nelle grandi vetrate della Torre e poi scese di corsa le scale.
Ad aspettarla fuori dalla Sala Grande, con le mani dentro le tasche dei pantaloni e un'espressione impassibile sul volto, era Dorian Shivers.
Appena Edith fece la sua apparsa il ragazzo si voltò e la osservò a lungo.
La Corvonero si sentì in soggezione e, in quel momento meno opportuno, le ritornò alla mente tutti li insulti che Faye aveva fatto lontano dalle orecchie del ragazzo.
Edith si chiese perché mai era stata tanto stupida da accettare quella proposta. Dorian sembrava un pezzo di ghiaccio!
«Ciao» salutò a bassa voce, incerta.
Quello, di rimando, fece un cenno con il capo.
Senza parlare o accordarsi su qualcosa, uscirono fuori verso le carrozze.
Salirono sopra ed Edith era così presa dai suoi pensieri che non si accorse nemmeno dei Thestral che partivano con lentezza.
C'era un silenzio imbarazzante tra di loro.
«Senti» aprì per la prima volta la bocca Dorian «non so cosa ti abbiano mai detto su di me, ma possiamo far finta di non conoscerci affatto e iniziare da zero?»
Edith lo guardò sorpresa. Beh, era un'ottima iniziativa.
«Ma certo».
«Bene» disse porgendole una mano «mi chiamo Dorian Lucifer Shiver. Settimo anno, Serpeverde».
Edith prese la mano grande e calda e la strinse con sorprendente forza.
«Piacere. Sono Edith Jackson, settimo anno, orgogliosamente Corvonero! »
Dorian piegò gli angoli della bocca all'insù.
«Mi piace il tuo secondo nome» continuò la ragazza ormai a suo agio «posso chiamarti Luc?»
«Ma certo, graziosa Madamigella» e piegò il capo, come a voler imitare un inchino. Edith rise euforica. Altro che ostile cafone! Faye doveva averlo preso con il piede sbagliato.
Interpretarono i ruoli di persone di alto rango e ci scherzarono sopra finché raggiunsero la destinazione, troppo in fretta, secondo Edith.
«Allora, Jackie, dove vorresti andare?» chiese il Serpeverde guardandosi attorno.
A Edith piaceva il soprannome che le aveva affibiato, era davero dolce uscito dalle sue labbra.
Molti ragazzi del suo anno erano ai Tre Manici di Scopa, i Corvonero erano ammassati in libreria e c'erano decisamente troppi Grifondoro a Mielandia.
Edith, che aveva seguito il suo sguardo, si fermò in mezzo alla via. Dove potevano andare due persone così diverse come loro?
«Ho sentito da una mia compagna che hanno aperto un nuovo negozio. Vogliamo visitarlo?» domandò infine.
Dorian abbassò gli occhi per guardare la ragazza. Era decisamente più bassa di lui, e i suoi occhi erano davvero affascinanti. Un miscuglio tra l'azzurro cielo e il grigio.
«Come la signora desidera» disse porgendole il braccio sinistro affinché lei potesse aggrapparcisi.
Questo suo lato da gentiluomo catturò la parte romantica di Edith, o Jackie, come l'aveva soprannominata lui. Jackie. Assaporò quel nome.
Il negozio, l'Emporio degli scherzi di Zonko, era decisamente più grande e colorato di quanto i due si aspettassero.
Dorian aprì la porta alla ragazza e la fece entrare per prima, come le norme di comportamento del suo rango dicevano.
La vasta scelta di prodotti fece spendere parecchio tempo ai ragazzi, che tuttavia non avevano comprato nulla.
Dorian aveva adocchiato moltissime pozioni-scherzo e aveva deciso di ripassare un'altra volta, senza la compagnia di Jackie.
Edith, a sua volta, si era affezionata alle Puffole Pigmee senza darlo a vedere. Non voleva certo che il ragazzo vicino a lei si mettesse in testa di comprarle qualcosa!
Dopo Zonko, andarono a bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa. Questa volta, Dorian insistette per pagare la burrobirra e il succo di zucca.
«Sai, pensavo fossi diverso» si lasciò scappare la Corvonero.
Il ragazzo in questione sollevò un sopracciglio.
«Pensavo fossi uno di quei Serpeverde».
«Ma io sono un Serpeverde, Jackie» rispose curioso di vedere come avrebbe risposto l'altra.
«Sì, lo so, ma io intendevo arrogante, presuntuoso e... cattivo» finì a bassa voce, come se quelle parole fossero vergognose da dire.
Dorian rimase a pensare. Beh, lui era tutto quello che la ragazza diceva, forse lei non si rendeva ancora conto.
Arrogante, misterioso e insensibile erano alcuni epiteti che aveva sentito rivolgergli.
Non gliene importava, però.
«Io sono... io. Non quello che la gente piace spettegolare».
Edith accusò il colpo. Anche lei si era basata sulle dicerie di Faye, all'inizio. Ma quel giorno aveva cominciato a conoscere il vero Dorian.
Rimasero in silenzio per un pò, a meditare su quello che si erano detti, finché il Serpeverde lo spezzò alzdndosi in piedi.
«Vogliamo andare da qualche altra parte? Abbiamo ancora un'ora a disposizione».
La ragazza annuì, alzandosi a sua volta e ringraziando la locandiera.
Edith propose di andare a Mielandia e Dorian, seppur a malavoglia dopo quello che avevano passato ieri, accettò.
«Prendiamo l'altra strada» disse mettendole con gentilezza una mano dietro la schiena e conducendola su un'altra via. «Questa porta vicino alla Testa di Porco e ci sono troppi randagi per i miei gusti».
La Corvonero, che aveva assaporato quel caldo contatto, si bloccò di colpo, come svegliata da un profondo sogno.
«Stai bene?» chiese confuso lui. Jackie era impalata in mezzo alla strada, gli occhi vacui.
«Hai detto randagi?» chiese con occhi spalancati.
«Sì, non sapevo avessi paura. Certo non ci attaccheranno, ma-»
«Randagi! Sì, quello che mi serve per lunedì!»
Dorian la guardò ancora più confuso. Era impazzita, così, d'un tratto.
«Ti serve un randagio?»
«No! Cioè sì! Un gatto. Mi serve un gatto grasso e nero. Vieni» lo prese per mano e lo costrinse a seguirla in fretta verso la Testa di Porco.
Dorian ancora non seppe in che guaio si fosse cacciato.


••• ••• •••
 


Per Astra camminare lungo le vie di Hogsmeade senza il suo fidanzato era un colpo al cuore.
Difatti, aveva apprezzato veramente quel luogo solo al quinto anno, quando James le avea chiesto di uscire per la prima volta.
Ora, senza di lui, il villaggio sembrava portare solo nostalgici ricordi.
Ma Astra era forte, non si sarebbe lasciata sopraffare dalla tristezza. Era stata lei a mettere fine alla relazione, la sera prima.
A consolarla, quel giorno, c'era Coco. La cara, dolce e piccola Coco.
La rossa si ritenne fortunata di avere una così fedele e buona amica. Con il suo buon umore e la sua grinta, le avrebbe tenuto i pensieri occupati.
«Lira, Lira! Andiamo lì, per favore!» disse la mora tirando per le maniche Astra.
Il luogo che indicava non era altro che un piccolo magazzino dall'aria consunta.
«Non mi sembra un posto adatto a delle signorine, Coco».
«È molto più bello all'interno! Mi ci ha portato mia sorella quest'estate, è davvero carino!»
Coco sapeva che l'amica aveva bisogno di distrazione, e quel piccolo negozio di cui non sapeva neanche il nome era il posto giusto dove cominciare. E nessuno le avrebbe disturbate lì.
Entrarono e il suono del piccolo campanello sopra la porta annunciò il loro arrivo.
«Signorina Gobreck, quale gioia rivederla!» anunciò la voce dietro il bancone.
«Signor Alfredo! Il piacere è mio, mi creda. Le presento la mia più cara amica, Astra Kiselëva».
«Signorina» disse l'uomo abozzando un inchino e sorridendo alle due arrivate. «Non mi suona famigliare il vostro cognome, cara. Viene da lontano?».
«Oh, sì, signore. Sono russa!»
«Interessante, davvero. La bella e fredda Russia, non la visito dal lontano trentotto! Un posto meraviglioso, davvero. Ma bando alle ciance, con cosa posso aiutarvi?»
«Siamo venute per rilassarci con un pò di musica, signor Alfredo. La mia amica qui ha bisogno di svago!» prese parola Coco.
«Ma certo! So quello che fa al vostro caso» e sparì dietro una piccola porta.
La stanza, prima silenziosa, iniziò a riempirsi di vivace musica.
Musica scozzese, sicuramente.
Coco prese per le mani Astra, e si mise a ballare con lei, insegnadole i passi e il ritmo.
Altre due canzoni si susseguirono alla prima e le due si fermarono soltanto alla quarta, sudate e ansimanti. Era stata una vera fatica seguire i passi veloci e sicuri di Coco!
Astra, decisamente con un umore migliore, si avvicinò al signor Alfredo, che aveva assistito alla scena.
«Mi scusi, non è che avrebbe della musica - ehm- rock?» chiese timidamente.
«Rock? Intende rock babbano, signorina?»
«Proprio quello! »
«Ma certo! Abbiamo un scaffale pieno di quel genere, da questa parte!»
Un'ora più tardi, le due ragazze erano uscite con un largo sorriso, ognuna con diversi CD in mano.
Avevano fatto una sosta per prendere qualcosa da Madama Rosmerta, e poi, erano finite nella lunga fila che portava verso Zonko, il nuovo negozio di Hogsmeade e, ovviamente, tutti volevano darci un'occhiata.
Astra, che aveva le scatole piene di tutti quelli scherzi e giochi non aprezzò molto la visita. E andò anche peggio quando intravide tra gli scaffali la folta chioma di Sirius.
Dove c'era Black c'era di sicuro anche Potter. La rossa si allontanò di fretta, con un volto impassibile, e avvicinandosi all'uscita.
Quando fu finalmente in strada, poté respirare tranquillamente. O quasi.
Dalla porta dietro di lei uscirono altri ragazzi, tutti insieme con un grande urlo e, dalla grande fretta, qualcuno andò adosso ad Astra.
La ragazza cadde rovinosamente nel fango, sporcandosi tutta la schiena e il sedere, e il peso del ragazzo sopra di sé la fece diventare rossa come un pomodoro.
E quel furfante non si sbrigava mica a spostarsi!
«Mi dispiace, non ti ho vista!» disse rammaricato Benjamin a pochi centimetri dal viso della Grifondoro.
«Se ti alzi adesso, prometto che non me la prenderò tanto» disse a denti stretti.
L'odore inconfondibile della colonia da uomo le inebriò i sensi, ma il fango dietro il collo le ricordò che era ancora distesa in mezzo alla strada.
Benjamin si riscosse dallo stato di terpore e distolse gli occhi da quelli azzurri di lei, soffermandosi sulle sue gambe scoperte.
Arrossí, e si alzò di fretta, tenendo una mano ad aiutare la sfortunata vittima.
«Scusami ancora. Con tutto quel trambusto là dentro e tutti che si sono lanciati fuori, non ti ho proprio visto» disse grattandosi la nuca.
La ragazza annuì, sistemandosi la gonna che si era alzata e guardandosi il sedere sporco.
«Lascia che ti dia una mano» implorò il ragazzo sentendosi ancora dispiaciuto.
«Ok».
Benjamin eseguì un paio di incantesimi sui vestiti di lei e la sporcizia svanì, ma rimase comunque la traccia lì dove il fango aveva sporcato.
«Più di così non posso fare».
«Grazie lo stesso» e gli rivolse un sorriso appena accennato.
«Posso offrirti qualcosa da bere per farmi perdonare?» chiese ancora Ben, sistemandosi a sua volta.
«In verità sto aspettando una mia amica».
«Può venire anche lei» insisté il Tassorosso.
«Va bene» disse più sollevata Astra.
In quel momento Coco uscì dalla porta del negozio trasandata, e con una Puffola Pigmea spaventata tra le braccia.
«Ci conviene allontanarci, prima che quei due facciano esplodere il negozio» disse rapida accarezzando il piccolo animale e facendo cenno con il capo dietro di sé.
«Ma chi?»
«Sirius e una ragazza dai capelli bianchi, Serpeverde penso».
«Ragazze, vogliate seguirmi dai Tre Manici di Scopa?» domandò Ben per l'ennesima volta.
«E questo qui chi è?» chiese Coco sospetta guardando Lira di sottecchi.
«Ti racconto strada facendo. Prego, buon samaritano, faccia strada!»


••• ••• •••
 


Era rimasta al quando delusa quando Dorian le aveva detto di avere un impegno per quel giorno. Non le aveva detto neanche chi era la ragazza fortunata, tanto era stato misterioso.
Così, Lucille aveva dovuto accontentarsi della compagnia di Lucius e Severus.
Avevano gironzolato senza meta per il villaggio, senza mai imbattersi nel suo migliore amico.
Mielandia era stata la sua prima scelta e, nonostante ciò che aveva patito il giorno prima, si era rifornita di parecchie caramelle.
Non era mica colpa sua se l'attraevano come il più dolce canto di sirena.
«Una scatola di cioccorane, un paio di bacchette alla liquirizia, tre etti di api frizzole e mou mollelingua mischiate alle gelatine caramellate, e per finire una decina di scatoline di Tutti i gusti+1, grazie!» aveva detto alla commessa che l'aveva guardata in modo strano.
Le era spuntato un corno in fronte, per caso?
Dopo il negozio di dolci, avevano fatto un giro fino alla casa stregata, prendendo in giro Lucius, che non si era voluto avvicinare neanche lontanamente.
Lucille avrebbe classificato quel giorno come uno qualsiasi, prima di aver messo piede nell'Emporio degli Scherzi.
Aveva fatto un giro veloce, soffermandosi davanti alle Puffole Pigmee, che trovava davvero irresistibili.
Sarebbe rimasta lì, in quel reparto, anche tutto il giorno se la testa scura di Black non avesse fatto capolino nella sua visuale.
Il ragazzo, difatti, era appoggiato con la spalla ad uno degli scaffali vicino e la osservava con divertimento. Sulle sue labbra spuntava un sorrisino ironico.
«Oh, guarda, Björk» disse Sirius appena incrociò il suo sguardo. «Non sapevo ti piacessero le Puffole. Ti facevo più un tipo da... Plimpi d'acqua dolce».
Lucille incassò la frecciatina con gli occhi a due fessure che mandavano lampi.
«Ti conviene stare zitto, Black, o non risponderò delle mie azioni» lo avvertì in tono glaciale.
Non aveva di certo scordato quello che era successo il giorno prima, e le sue frecciatine e battutine non facevano altro che aumentare la sua rabbia e voglia di vendetta.
«La piccola Lucille tira fuori gli artigli. Wow! Chissà cosa mai potrà fare? Un incantesimo di secondo anno?» ironizzò il ragazzo.
Black stava, volontariamente, giocando col fuoco.
L'incantesimo partì dalla bacchetta della Serpeverde senza preavviso. Sirius non l'aveva neanche vista tirarla fuori, tanto era stata veloce, ma grazie ai suoi riflessi riuscì ad abbassarsi in tempo e la fattura colpì l'armadio dietro, facendolo cadere con un grande tonfo.
«È tutto qui quello che sai fare?»
Un secondo e un terzo incantesimo andarono in direzione del Grifondoro, che, pur di non farsi beccare, rotolò per terra tra piume e pozioni.
Lucille pensò che nessuno era più bravo di Sirius Black a farle perdere la testa in quel modo, e s'intendeva in modo negativo.
Non sentì neanche le proteste del proprietario del negozio che gli invitava a uscire fuori prima gentilmente, poi a calci nel sedere.
Dopo pochi minuti nel negozio il caos regnava sovrano: i ragazzi erano usciti tutti assieme al lacrimante proprietario, mentre dentro volavano fatture pungenti e incantesimi oscuri.
«Ehi, non vale! Quella è magia oscura!» protestò Sirius lanciando a sua volta un Levicorpus.
«Non ti ha mai detto nessuno che in guerra non importa quale magia si usa? Imbecille!» e ripartì all'attacco.
I capelli di Lucille erano diventati un cespuglio bianco, la fronte era coperta da goccioline di sudore e le labbra erano serrate in una linea dritta. Si sentiva davvero viva, quasi come sul campo da Quidditch.
Uno dei suoi incantesimi aveva sfiorato la guancia del Grifondoro che aveva preso a sanguinare, e lui in risposta aveva fatto cadere un recipiente di oli profumati sulla sua testa.
Uno ferito e l'altra bagnata.
Luvi si rese conto, anche se in ritardo, che Sirius non aveva intenzione di farle veramente male con qualche fattura. Quelle più potenti finivano ai suoi lati, anche se lei non si muoveva, mentre quelle che le lanciava addosso erano lievi, come un Levicorpus e una Tarantallegra, e senza provocare danni.
Questa constatazione la paralizzò e allo stesso tempo la fece fremere di rabbia.
«Combatti veramente!» urlò e nello stesso tempo sentì l'incantesimo colpirla nello stomaco.
In pochi secondi il mondo, per Luvi, era sottosopra.
Le braccia e i capelli le penzolavano in giù mentre le sue gambe erano per aria.
Con sommo orrore vide che la gonna era scivolata sulle gambe e coprivano a malapena le mutande, lasciando le cosce scoperte.
«Mettimi giù! Adesso!» urlò isterica con le guance paonazze.
«Nah, c'è una bella visione davanti a me, perché non aproffitarne?» rispose divertito Sirius.
Offesa, la ragazza raccolse da terra la sua bacchetta e puntò dritto verso l'avversario.
«Stupeficium!»
Il Grifondoro -svenuto- finì disteso per terra con un tonfo e la stessa fine fece Luvi, quando il Levicorpus smise di avere effetto, sbattendo con la testa sul pavimento di legno.
Si alzò a fatica, massaggiandosi il punto dolorante e sistemandosi i vestiti.
Guardò verso il ragazzo ancora svenuto, sembrava stesse dormendo - in una postura innaturale, aggiunse mentalmente.
Un'idea le balzò in testa e con un ghigno si avvicinò piano a lui.
Era del tutto alla sua merce.


••• ••• •••
 


Astrid si guardò allo specchio, storcendo le labbra.
Narcissa l'aveva obbligata a indossare una gonna nera sopra il ginocchio e una maglietta verde di cachemire.
Tutta in ghingheri solo per andare a Hogsmeade.
«Chissà che incontrerai il ragazzo della tua vita. Non vorrai mica fare brutta figura vestendo semplici abiti quotidiani!»
Astrid non aveva replicato.
Quando l'amica si metteva in testa di fare una cosa non riusciva mai a farle cambiare idea.
Secondo Cissy si doveva essere truccate e vestite bene anche durante la notte perché «non si sa mai che per magia compaia il principe azzurro nel tuo letto!»
Sospirò abbattuta. Rivoleva i pantaloni della sua comodissima tuta!
«Siamo pronte?» chiese la bionda esaminadola per bene.  «Possiamo andare» asserì soddisfatta.
Astrid aveva accettato di andare al villaggio solo perché Narcissa l'aveva minacciata di nasconderle di nuovo la bacchetta, perché se fosse stato per lei, non ci avrebbe messo piede quel giorno.
Le due avevano visitato i negozi e avevano bevuto della burrobirra dai Tre Manici di Scopa. Tutto estremamente noioso, secondo la mora.
Soprattutto adesso che Narcissa l'aveva abbandonata fuori da un magazzino perché doveva finire le sue compere.
Forse se avesse incontrato Hanneke e Edith si sarebbe divertita di più. Peccato che le due fossero magicamente scomparse dalla faccia della terra.
Astrid si stava ancora amareggiando per la giornata quando una fattura la colpì, mandandola stesa per terra alcuni metri più avanti.
Si alzò quasi subito in piedi, ignorando il dolore alla caviglia e alla guancia graffiata, per affrontare l'imbecille che l'aveva colpita a tradimento.
Neanche si sorprese di vedere Bellatrix assieme ai suoi fedeli scagnozzi Rosier e Lestrange.
La ragazza aveva stampato in viso un ghigno storto e sadico, la bacchetta in mano: ovviamente trovava la scena divertente.
«Ma guardate un pò chi c'è: la sfigata Astris Birch. Dimmi, tesorino, cosa fai qui tutta sola?»
  «Non sono affari tuoi, Bella. Andate via prima che vengano gli Auror.»
«Così mi ferisci!» continuò con finto diapiacere «non ti abbiamo mica fatto nulla, vero ragazzi?»
I due interpellati sogghignarono annuendo.
Astrid tirò fuori la bacchetta dalla manica della maglia pronta a difendersi se necessario.
«Lo ripeto, sparite e lasciatemi stare!»
«Ma che maleducazione! Siamo tuoi compagni di Casa, come puoi trattarci così?»
Astrid non rispose. Se l'avesse fatto avrebbe aizzato un duello, e lei era decisamente in svantaggio.
Si guardò furtivamente intorno, sperando di scorgere qualche Auror, ma non trovò nessuno.
Sembravano soli in quella via.
Forse avrebbe fatto meglio ad entrare nel negozio.
«Allora, ragazzi, come vogliamo punire questa maleducata traditrice? Un incantesimo Lamatagliente oppure una Cruciatus?»
Astrid non si fece intimidire e non battè occhio, aveva sopportato troppo durante gli anni per avere paura adesso.
Strinse forte la bacchetta nel pugno e si morse la lingua per contenersi dal insultarli.
Le maledizione partirono dalle stecche sei due Serpeverde mentre Bellatrix stava a guardare a braccia incrociate la scena, sorridendo.
L'incantesimo scudo di Astrid crollò al quarto colpo, e si buttò di lato tra i cespugli per evitare altre fatture.
Si alzò ancora una volta, contraria all'idea di nascondersi e rispose a sua volta con uno Stupeficium che colpì Rosier.
Quello cadde nel fango, svenuto.
Un'altro incantesimo sibilò nell'aria, da parte di Bellatrix, ma che venne respinto da un'altra maledizione, che Astrid non aveva lanciato.
Quando voltò la testa, vide un'impassibile Severus fronteggiare i suoi avversari.
«Vi conviene andare via prima che qualcuno chiami i professori» disse gelido.
Bellatrix tentennò con la bacchetta tesa, il volto furente e ordinò a Rabastan di svegliare l'altro. Se ne andarono in pochi minuti senza dire altro.
Astrid guardò di sottecchi il suo salvatore che a sua volta guardava lei.
«Non c'era bisogno di intervenire» gli disse arrabbiata.
In tutti quelli anni non aveva ribattuto o mosso una mano per aiutarla, perché proprio adesso?
«Eri nettamente in svantaggio, ferita e incapace di scagliare una vera maledizione» rispose Severus strascicando le parole.
Sembrava addirittura infastidito dalla situazione.
«Guarda che ne ero capace, Mister simpatia!» ribatté a tono la ragazza.
«See, certo».
Astrid sbuffò seccata girandosi e dandogli le spalle. Si accovacciò per terra, controllando la ferita al piede.
La caviglia era gonfia, di un inquietante color viola prugna e le faceva davvero male.
Si chiese quando sarebbe uscita Narcissa cosicché potessero rientrare al castello, andare nel dormitorio e farsi una bella dormita.
«Senti, Severus» cominciò a dire piano, ormai più calma di prima.
Quello alzò la testa e la guardò in attesa.
«Sai qualche incantesimo di guarigione?»
Severus guardò con attenzione la guancia graffiata, i vestiti sporchi e la caviglia gonfia, facendo sentire Astrid parecchio in soggezione.
«No, non mi interessa la Medimagia» disse piano avvicinandosi alla Serpeverde.
Si inginocchiò davanti a lei, gli occhi incatenati a quelli chiari di Astrid che, imbarazzata al massimo, diventò rossa in fretta.
La mano fredda di Severus le toccò la ferita, tastandola piano e con una gentilezza che la ragazza non si sarebbe mai aspettata.
«Vieni, ti porto al castello» disse alzandosi in piedi e tenedole la mano per aiutarla.
Astrid accettò con gratitudine, ma quando il suo piede toccò il suolo non riuscì a trattenere un gemito e gli occhi cominciarono a diventare lucidi.
Faceva un male terribile!
Senza dire una parola Severus si posizionò davanti a lei, la schiena un pò ricurva e le mani sui fianchi.
«Salta sù, dai».
«Cosa? NO!»
«Vuoi che ti faccio lievitare per tutto il tragitto? Non sarà imbarazzante con la gonna?» domandò ironico senza guardarla.
«Andrò a piedi» insistette lei.
«Se vuoi arrivare in infermeria domani fai pure. Ti sto solo risparmiando il dolore».
Astrid alzò le sopracciglia, stupida e fissò la schieda del compagno con insitenza.
Quel giorno era particolarmente gentile.
«Entro sta sera magari».
Astrid sospirò piano, avvicinandosi a Severus e mise le mano sulle sue spalle.
«Ti avverto: non sono una piuma».
«L'ho tenuto in considerazione prima di proprorlo. Stai tranquilla, non sono così fragile e tu non sembri un barile. Perciò salta sù prima che cambi idea».
La ragazza salì in groppa a Severus, cercando di tirarsi la gonna per coprirsi il sedere, sentendosi mortificata per la situazione.
Il tragitto fino alle carrozze non era molto distante, forse trecento metri e le strade sembravano vuote e tranquille. Forse sarebbero riusciti a passare inosservati.
Severus sostenne le gambe di Astrid con le sue mani, toccando la pelle scoperta dalla gonna e s'incamminò a passo normale.
Non sembrava faticasse a portare una ragazza di cinquanta chili sulla schiena.
Decisamente più tranquilla, Astrid si azzardò a poggiare il mento sulla sua spalla. Non sentì nessuna lamentela.
«Grazie» mormorò con la bocca vicino al suo orecchio.
Severus sorrise senza farsi vedere.



••• ••• •••
 




Angolo del Panda Gigante

Non sono sparita! Scusate il ritardo, ma questo capitolo -più lungo del solito- è stato un parto difficile!
Non sono molto brava a scrivere cose romantiche e sdolcinate, perciò mi scuso anche perché forse non sarà alle vostre aspettative -.-

In questo capitolo abbiamo alcuni frammenti sulle coppie. Ho cercato di renderlo piacevole e divertente, ci sarà tempo più avanti per approfondire altri aspetti.

Come vanno le vacanze da voi? Io sono più impegnata di quanto lo ero a scuola!
Ed è già quasi metà mese -.-

Non ho richieste e domande per il prossimo capitolo, cercherò di inserire le informazioni che ho già ricevuto.
Ma se vi viene in mete altre particolari scene / caratteristiche sul vostro OC la mia posta è sempre disponibile! :)

Baci :*

D.



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3765025