The Halloween Cluster

di blackwhite_swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo I - scelta OC ***
Capitolo 4: *** Una notte movimentata ***
Capitolo 5: *** Perché c’è un tipo in mutande sul mio divano?! ***
Capitolo 6: *** In cerca di spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Hele Mihara ***
Capitolo 8: *** Jamal Bahari Akili ***
Capitolo 9: *** Åke Sandström ***
Capitolo 10: *** Rafael Alves ***
Capitolo 11: *** Margaret Eleanor Powell ***
Capitolo 12: *** Sebastian Anthony Baker ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


[Storia Interattiva – iscrizioni aperte fino al 31 maggio 2018]

 

 

31 ottobre 2018, Londra, Ufficio Misteri

 

«…ricapitolando, per poter possedere un Giratempo bisogna prima di tutto compilare il modulo per la visita specialistica completa per l’accertamento della salute psico-fisica al San Mungo, poi…»

Senza nemmeno alzare gli occhi dalle pergamene ricoperte di appunti Mike scosse la testa «No Christie, prima devi passare dall’accettazione dell’ufficio Manufatti Magici, compilare il modulo per richiedere il modulo specifico per i Giratempo che deve poi essere spedito entro tre giorni alla segreteria dell’Ufficio Misteri e solo dopo aver ricevuto il loro via libera puoi presentarti al San Mungo per le visite»

Christie piagnucolò mestamente rigirando le pagine del quaderno degli appunti «Ma perché non ho queste cose scritte da nessuna parte. Che poi» sbottò irritata passandosi una mano tra i capelli «a cosa serve compilare un documento per farmi rilasciare un altro documento che serve per potermi presentare al San Mungo a richiedere un altro documento per le visite?! Perché fare tutti questi giri inutili?»

«Credo che vogliano scoraggiare le persone e direi, guardando le statistiche dei Giratempo rilasciati negli ultimi dieci anni, che stanno riuscendo nel loro intento»

Christie annuì distrattamente scuotendo i riccioli ramati «Solo quattro Giratempo sono stati consegnati, un al professor Vitious e gli altri tre a Indicibili Esperti» lanciò un’occhiata al ragazzo a fianco a lei in cerca di conferme «che sono gli Indicibili che hanno ottenuto la specializzazione da almeno tre anni e con almeno tre dei cinque giudizi finali pari a E»

Mike le sorrise incoraggiante «Esattamente» le posò una mano sulla spalla «Dai Chris, passerai quest’esame senza problemi, vedrai» la ragazza scosse la testa sconsolata mugugnando qualcosa di indistinto «Ti presterò i miei appunti domattina così potrai controllare che non ti manchi nulla»

«Più che degli appunti avrei seriamente bisogno di un miracolo» borbottò grattandosi il braccio destro nervosa «Avrei dovuto ascoltare mia madre e andare all’Ufficio Passaporte con lei, almeno lì non avrei….» si bloccò improvvisamente a metà frase irrigidendosi e guardandosi attorno.

«Chris?»

«Shhh!»

«Ma cosa…?» Mike non finì la frase perché la ragazza gli tappò la bocca con la mano.

«Hai sentito anche tu?» chiese qualche secondo dopo Christie sottovoce tirando fuori la bacchetta dalla tasca.

Mike strabuzzò gli occhi «Ehm, sentito cosa esattamente?» chiese perplesso non appena la ragazza gli liberò la bocca.

Christie rimase in silenzio intimandogli di ascoltare: un flebile ronzio si era diffuso nell’ampio corridoio vuoto «Lo senti anche tu adesso?»

«Sembra il rumore di una lampadina» commentò Mike scrollando le spalle prima di tornare a concentrarsi sugli appunti.

Christie lo guardò storto «E da quando ci sono delle lampadine nell’Ufficio Misteri?»

«Che ne so…il Ministro Shacklebolt vuole essere aperto nei confronti del mondo babbano, magari le ha fatte installare per quello»

«E dove li vedi i cavi?» ribattè la ragazza piccata. Era più che certa che servisse un impianto eclettico per installare le lampadine, l’aveva studiato in Babbanologia al quinto anno.

Mike sbuffò alzandosi in piedi piuttosto seccato «Se serve a farti calmare andremo a caccia di lampadine inesistenti» prima che la ragazza avesse il tempo di risponderle per le rime la bloccò «ma non prendertela con me quando troveremo solo un povero topo che cercava la mensa»

I due si avviarono nel corridoio deserto facendosi luce con le bacchette, avvicinandosi alle pareti per ascoltare meglio «Mi sembra che qui sia tutto tranquillo» sussurrò la ragazza staccando l’orecchio dalla porta che conduceva alla Stanza dell’Amore «ma considerando la situazione in cui versa la mia vita sentimentale credo di non aver affinità con questa stanza» aggiunse sarcastica facendo ridacchiare il ragazzo che si allontanò dalla porta della Stanza del Tempo.

«Anche qui tutto tranquillo» Mike si guardo intorno «E’ una mia impressione o il rumore si sta facendo più forte?»

«No, non lo è…oh, spero davvero che non provenga dalla Stanza della Morte» piagnucolò Christie «Quel posto mi mette i brividi, non voglio metterci piede»

Il ragazzo si avvicinò lentamente alla stanza in questione, poggiando un orecchio sulla porta per poi allontanarsi pochi secondi dopo scuotendo la testa «Non proviene da qui, c’è un silenzio di tomba» ridacchiò mentre Christie lo inceneriva con lo sguardo sbottando «Che idiota…aspetta, ascolta» indicò con la bacchetta l’ultima porta sulla sinistra.

In prossimità dell’entrata alla Stanza dei Pensieri il ronzio si era fatto più intenso «Tu credi che dovremmo entrare?» chiese titubante Mike sperando in una risposta negativa dell’amica

«Diamo un’occhiata veloce e ce ne andiamo»

«O potremmo anche andarcene e basta…»

Christie scosse la testa con convinzione «No, siamo di guardia e dobbiamo fare il nostro dovere. Il tuo spirito Grifondoro è per caso andato in vacanza?»

«Potrei dire lo stesso della tua anima da serpe»

«Senti nemmeno io vorrei entrare ma non aspettano altro che bocciare un po’ di reclute e non voglio che se la prendano con noi perché non siamo stati abbastanza bravi come guardiani» lo sguardo della ragazza lampeggiò mentre, con un gesto fluido della bacchetta, faceva scattare la serratura della stanza «Non dobbiamo mai sottovalutare alcunché, ricordatelo» aggiunse spalancando con decisione la porta mentre una forte luce arancione investiva lei e l’amico.

«Questo non è affatto nella norma» piagnucolò Mike coprendosi gli occhi mentre Christie indietreggiando gli aveva afferrato con forza il braccio.

Dopo qualche secondo quando riuscirono entrambi ad alzare lo sguardo con gli occhi ridotti a fessure a causa del violento bagliore, videro una decina di globi aranciati che vorticavano furiosamente in cerchio vibrando e sibilando a circa tre metri d’altezza.

Mike e Christie indietreggiarono spaventati «Dobbiamo chiamare Kincaid» sussurrò atterrita la ragazza mentre l’ex grifondoro annuiva incapace di proferire parola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino Autrice

Eccomi qua con la mia prima interattiva!

Questa storia è ambientata ai giorni nostri, nel 2018 e la vicenda, nonostante sia ambientata nell’universo creato dalla divina JK si ispira molto alla serie tv Sense8, che finirà a giugno con mio sommo dispiacere.

I sensate (detti anche Homines sensorium) sono delle persone, dei maghi in questo caso, nati nello stesso momento, nello stesso giorno e nello stesso anno in parti diverse del globo, che ad un certo punto della loro vita sviluppano una potente connessione tra loro: possono provare le stesse emozioni degli altri sensate appartenenti al loro Cluster (gruppo di sensate), possono comunicare mentalmente con gli altri sensate pur trovandosi in diversi continenti e apparire a fianco ai loro compagni rimanendo invisibili a tutte le altre persone. I sensate inoltre condividono tutte le loro abilità: se Tizio finisce in una rissa a Beirut e Caio, che in quel momento è sul suo divano a Chicago, è un esperto di arti marziali, Caio si alzerà in piedi cominciando a combattere nemici inesistenti nel suo salotto e Tizio simultaneamente compirà gli stessi gesti.

I sensate sono rari e hanno doti molto utili e per questo motivo molti Indicibili desiderano ardentemente “catturarli” e studiarli motivo per cui i membri di un cluster devono essere molto discreti riguardo al loro dono, cosa per nulla semplice, soprattutto agli inizi quando sono ancora confusi e non sanno bene come gestire questo dono.

 

Accetterò tra i sette e i nove personaggi cercando di bilanciare il numero di ragazze e ragazzi. Proverranno tutti da scuole diverse per cui quando mi proponete i personaggi date un’occhiata alle altre recensioni, mi spiacerebbe trovarmi magari con tanti bellissimi oc provenienti dalla stessa scuola e doverli eliminare quasi tutti.

Potete propormi massimo tre oc (non tutti dello stesso sesso) che provengano tutti da scuole diverse.

Non accetto gemelli o ragazzi che già si conoscono.

Non accetto Veela, vampiri, metamorphomagus, lupi mannari, animagus, leprecauni e alcun tipo di ibrido. Direi che essere collegato mentalmente con più di cinque persone basta come particolarità.

Nella recensione scrivete un minimo di commento (secondo il regolamento non basta scrivere vorrei partecipare con…) insieme al sesso, alla scuola e allo stato di provenienza dell’oc. Inviatemi le schede via mp solo dopo che vi avrò dato il via libera rispondendo alla recensione. Le schede inviate come recensione non saranno considerate. Se doveste avere bisogno di una proroga di un giorno o due (non di più però) avvisatemi senza alcun problema e soprattutto avvisatemi se per qualche motivo non doveste riuscire proprio a completare le schede.

Dovrei riuscire a pubblicare il primo capitolo con la selezione oc entro una settimana dalla scadenza delle consegne.

Se non vi fate sentire per due capitoli di fila nel terzo il vostro personaggio non comparirà e se anche allora non doveste recensire sarà eliminato nel capitolo successivo. Se vi doveste rendervi conto che per un capitolo o due non potrete recensire perché sarete in Namibia per un safari o per altri motivi avvisatemi via mp. Mi bastano due parole e il vostro personaggio attenderà sano e salvo il vostro ritorno. Certo anche in quel caso magari dopo un po’ cercate di farvi vivi, altrimenti potrei preoccuparmi e pensare che durante il safari un leone vi abbia sbranato.

 

Riguardo le scuole specifico un paio di cose:

Hogwarts: ragazzi e ragazze provenienti da Gran Bretagna, Irlanda e da qualunque paese che faccia parte del Commonwealth (che sono veramente troppi per cui non li scrivo tutti XD). Devono tutti obbligatoriamente saper parlare inglese.

Beauxbatons: ragazzi e ragazze provenienti da Francia, dai territori francesi d’oltremare (Guyana, la Reunion, Martinica, ecc), Spagna, Portogallo, Belgio, Svizzera, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia e Nord Africa. Devono tutti obbligatoriamente saper parlare francese.

Castelobruxo: ragazzi e ragazze provenienti dall’America Centrale, dal Sudamerica, dalla Spagna o dal Portogallo. Devono tutti obbligatoriamente saper parlare spagnolo.

Ilvermorny: ragazzi e ragazze provenienti da Canada e Stati Uniti. Devono tutti obbligatoriamente saper parlare inglese.

Durmstrang: ragazzi e ragazze provenienti dalla Scandinavia, dall’Europa centro-orientale e dai Balcani. Devono tutti obbligatoriamente saper parlare tedesco.

Uagadou: ragazzi e ragazze provenienti da tutta l’Africa. Devono tutti obbligatoriamente saper parlare Swahili. Accetto eventualmente anche afrikaneers purché siano nati e cresciuti in Africa.

Koldovstoretz: ragazzi e ragazze provenienti da Russia e da tutti quegli stati che costituivano l’ex Unione Sovietica (quindi, le repubbliche baltiche, Ucraina, Bielorussia, ecc). Devono tutti obbligatoriamente saper parlare russo.

Mahoutokoro: ragazzi e ragazze provenienti da Giappone, Hawaii, Filippine e Taiwan. Devono obbligatoriamente saper parlare giapponese.

Istituto delle streghe di Salem: solo ragazze provenienti dagli Stati Uniti. Devono obbligatoriamente saper parlare inglese.

 

 

 

 

Scheda OC

Nome completo:

Prestavolto (non accetto attori che hanno recitato nei film della saga o in Animali Fantastici):

Aspetto fisico:

Descrizione psicologica:

Luogo di nascita (la data 31 ottobre 1993 è obbligatoria):

Scuola frequentata (descrivete brevemente anche il percorso scolastico):

Famiglia e rapporto con essa:

Dove vive (può tranquillamente essere lo stato o anche la città d’origine):

Professione (può anche essere ancora uno studente o aver scelto una professione babbana, ma dovete dirmi perché):

Patronus:

Bacchetta:

Amicizie e inimicizie (con che tipi di persone va o meno d’accordo):

Relazione (ha già una relazione o con che tipo di persona lo vedreste bene):

Passioni e talenti:

Fobie e debolezze:

Cosa ama e cosa odia:

Lingue parlate (coerenti al luogo in cui vivono e cercate di non esagerare, i poliglotti che ne parlano 28 sono molto rari):

Altro (campo facoltativo, scrivete qualunque cosa vi passi per la testa sul vostro oc):

 

 

Per qualunque dubbio o domanda non esitate a chiedere!

Spero che parteciperete numerosi!

 

Em

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


 

The Halloween Cluster

Capitolo I

 

 

«Ci espelleranno» la voce funerea di Christie ruppe il pesante silenzio che si era creato «Ci espelleranno e quando lo comunicherò ai miei genitori mia madre mi sbraiterà contro dicendomi di aver perso un anno della mia vita dietro un sogno assurdo invece di cercarmi un lavoro decente» Mike roteò gli occhi scuotendo la testa «Per non parlare poi dei miei fratelli e di quella vipera di Belinda…oh mi prenderanno in giro a vita»

Il ragazzo sbuffò «Ti offro asilo politico a casa mia a Manchester, se non hai paura di una chiassosa famiglia anglo-giamaicana o di venire nel nord» commentò ironico beccandosi un’occhiata velenosa dall’amica.

«Come diamine fai a scherzare su queste cose?!» ringhiò massaggiandosi le tempie «Lo sapevo, non avrei dovuto darti ascolto…»

«Sei stata tu a voler controllare da dove venisse quel rumore!»

«È la tua cattiva influenza grifondoro a farmi venire certe strane idee!»

«Non iniziare con la storia delle case!»

«È innegabile che da quando ci conosciamo io stia continuando a fare un disastro via l’altro»

«Non definirei un disastro decidere di affrontare l’addestramento da indicibile con il più affascinante ragazzo che tu abbia mai incontrato»

Christie cercò di nascondere il rossore tra i capelli sibilando «Il tuo ego mi sta soffocando»

«Dai, ammettilo…»

«Ammettere cosa?» una voce alle loro spalle li fece sobbalzare e scattare in piedi, rischiando quasi di rovesciare le sedie su cui erano seduti.

«Signor Kincaid» mormorarono i due ragazzi in segno di saluto non osando guardare negli occhi l’indicibile appena entrato nella stanza.

Le labbra di Silas Kincaid si piegarono in un sorrisetto sardonico mentre con moderata lentezza superò i ragazzi accomodandosi elegantemente dall’altra parte della scrivania di fronte a loro «Sedetevi pure, non c’è alcun bisogno di rimanere ritti in piedi come soldatini» osservò i due ragazzi sedersi con lo sguardo basso in silenzio senza pronunciare alcuna parola anche per i successivi due minuti.

«Dunque» esordì catturando subito gli sguardi di Mike e Christie «Voi siete studenti del secondo anno, Mike Torrance e Christianna Nott, corretto?» i due annuirono mentre Silas sfogliava alcune pergamene poggiate sulla scrivania «Ottimi voti, i migliori ai test attitudinali vedo, il signor Torrance è risultato migliore nelle prove fisiche mentre la signorina Nott porta avanti i valori tipici di serpeverde, la sua vecchia casa secondo quanto scritto, sbaragliando la concorrenza riguardo le prove sotto stress psicologico» i ragazzi si scambiarono un breve sguardo teso non capendo dove l’uomo intendesse andare a parare.

Silas li osservò attentamente sorridendo «Suvvia, cosa sono quelle espressioni tese, credete davvero che sarei così tranquillo all’idea di bocciare le mie due reclute più promettenti?» si sporse in avanti poggiando i gomiti sulla scrivania di fronte alle espressioni attonite dei due aspiranti indicibili.

«Noi…avevamo paur…insomma…» Christie si schiarì la voce imbarazzata lanciando con lo sguardo una muta richiesta d’aiuto al ragazzo a fianco a lei ma Silas la interruppe «Signorina Nott, questa notte avete entrambi dimostrato di saper prendere decisioni rivelatesi corrette in tempi molto brevi. Ragionare e fare delle scelte in fretta è una delle qualità che più apprezzo»

Christie arrossì mentre Mike sorrise trionfante «Non voglio trattenervi ancora a lungo, credo che entrambi siate piuttosto stanchi e desiderosi di riposarvi come si deve» Silas si alzò imitato dai ragazzi e strinse loro la mano con decisione «Consideratevi esonerati dalle ronde per questa settimana, preferisco che vi prepariate a dovere per gli esami. Mi preoccuperò personalmente di avvisare i vostri istruttori»

«Grazie!» Mike non riuscì a contenere l’entusiasmo facendo alzare gli occhi al cielo a Christie che si limitò a sorridere educatamente, come si confaceva a qualunque posata ragazza purosangue, secondo quanto sostenevano i suoi genitori.

Con le esili dita di Christie ancora strette tra le sue, Kincaid, inchiodando entrambi a terra con lo sguardo, aggiunse «Credo che voi siate d’accordo con me riguardo il fatto di tenere l’incidente di questa sera privato» la ragazza inarcò un sopracciglio mentre il sorriso sul volto di Mike si spense all’istante «Non è il caso di allarmare i vostri compagni riguardo questo piccolo guasto, giusto?»

Nonostante l’inflessione interrogativa, il tono dell’uomo lasciava poco spazio alla risposta «Certamente» nonostante la risposta fin troppo frettolosa e per nulla spontanea, Silas si fece bastare la rassicurazione dei due ragazzi, lasciando andare la mano di Christie e indicando loro con un sorriso la porta.

Mike non fece in tempo a poggiare la mano sul pomello d’ottone della maniglia che la porta si spalancò e sulla soglia comparve una giovane donna bionda piuttosto affannata che stringeva tra le mani una cartellina marrone. La donna squadrò i ragazzi da capo stringendosi con fare possessivo i documenti al petto e facendo segno ai ragazzi di passare per poi entrare velocemente nell’ufficio sbattendosi la porta alle spalle.

Mike e Christie osservarono perplessi la porta chiusasi di scatto di fronte a loro e, dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa si avviarono con passo lesto verso l’uscita, allontanandosi poi il più velocemente possibile dalla cabina del telefono in cui erano spuntati.

«Questa faccenda non mi piace» decretò la ragazza senza rallentare il passo «Non mi piace per niente»

«Un piccolo guasto» Mike fece sarcasticamente il verso all’indicibile «Un tostapane che si inceppa ha un piccolo guasto, ma quella cosa…»

«Lo so»

«Credi sia qualcosa di…beh, di grosso?»

Christie si fermò di colpo guardando Mike spazientita «Quante volte hai visto una decina di globi arancioni roteare come impazziti in giro per la Stanza dei Pensieri?»

«Potrebbero avere a che fare con il Cluster»

«Il che?!»

Mike si grattò la testa improvvisamente imbarazzato «Sulla cartellina di quella ragazza sono riuscito a leggere la parola Cluster»

«Hai spiato i documenti riservati di Kincaid?!» Christie spalancò gli occhi chiari esterrefatta.

«Tecnicamente non erano ancora nelle mani di Kincaid» «Mike!» «Solo una parola, non l’ho fatto apposta mi è caduto l’occhio» Christie inarcò un sopracciglio chiaro «Te lo giuro!»

«Ad ogni modo» proseguì la ragazza scuotendo la chioma ramata «che cos’è un Cluster?»

«Non lo so…»

«Molto utile dunque»

«…ma noi due lo scopriremo»

La rossa assottigliò gli occhi «Credo che tu non abbia afferrato il messaggio nemmeno poi tanto implicito che ci ha dato Kincaid»

«Dimenticate questa storia, sì sì mi è arrivato forte e chiaro, ma non per questo ho intenzione di obbedire»

Christie si passò una mano sul volto «Questa è una di quelle situazioni in cui io cerco di farti desistere dal fare qualcosa di stupido, mentre tu, essendo a tua volta uno stupido, non mi ascolti e architetti uno dei tuoi soliti piani che dovrebbero essere geniali ma che non lo sono e che ti faranno finire nei guai»

Mike sorrise a trentadue denti annuendo «E tu da buona samaritana quale sei ti senti in colpa a lasciarmi solo nella mia idiozia e finisci per ritrovarti coinvolta nelle mie geniali trovate» concluse con un sorriso «È come tornare ai bei vecchi tempi di Hogwarts!»

«Ma perché non sono andata nello scompartimento con le gemelle Rowle nel mio primo viaggio a Hogwarts? Perché?!»

«Perché altrimenti non avresti conosciuto me…era destino che ci incontrassimo»

«Tutte le fortune capitano a me…ma poi…cos’è una samaritana?» chiese perplessa la ragazza facendo scoppiare a ridere Mike.

«Ah la mia povera purosangue ignorante» il ragazzo schivò prontamente la sberla di Christie, passando poi un braccio sulla spalla della ragazza «Cara Christianna Ophelia Marie Nott lascia che ti introduca alla mia scarsa conoscenza religiosa impartitami dalla sapiente nonna Georgina…»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalle recensioni mi è parso di capire che Mike e Christie vi stiano particolarmente simpatici quindi vi comunico che ho trovato il modo di incastrarli nella storia e che saranno tra i personaggi principali.

In questo velocissimo intermezzo avete modo di iniziare a conoscere Silas Kincaid, capo dell’Ufficio Misteri e personcina tutt’altro che raccomandabile come vedrete nelle prossime puntate.

 

 

Christianna “Christie” Nott – 19 anni, ex serpeverde

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Mike Torrance – 19 anni, ex grifondoro

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Silas Kincaid – 34 anni, ex corvonero, capo dell’Ufficio Misteri

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Colgo l’occasione per ricordare che venerdì 1° giugno scade il tempo limite per iscriversi, nel caso in cui siate velocissimi a scrivere schede oc, e per consegnare le schede. Considerando che ho dato 25 giorni per scrivere le schede e soprattutto nel rispetto di chi ha consegnato i propri personaggi già da molto tempo non considerò quelle che mi arriveranno in ritardo. Vi invito comunque a mandare le schede al più presto, anche perché è più facile che mi innamori di un personaggio avendo avuto tutto il tempo di leggerlo e rileggerlo, trovando il giusto incastro per lui nella storia, poi #fatevobis

Dovrei riuscire a pubblicare il primo capitolo tra il nove e il dieci giugno, al massimo all’inizio della settimana dopo

Ci sentiamo con la selezione oc,

 

Em

 

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Capitolo 3
*** Capitolo I - scelta OC ***


 

Capitolo I

 

 

31 ottobre 2018

 

Boston

 

Con grande attenzione Sebastian fece scivolare la ventesima e ultima goccia di sangue di Ungaro Spinato all’interno del calderone che gorgogliò per qualche secondo prima di assumere come da manuale una delicata colorazione azzurrina.

L’ex Serpecorno si concesse finalmente di rilassarsi, abbandonandosi contro lo schienale della vecchia sedia ignorando il sinistro cigolio che seguì la sua azione.

A causa di un errore di uno degli stagisti era stato costretto a ricominciare la pozione da capo, dopo aver passato almeno due ore a ripulire il laboratorio impiastricciato di una strana sostanza appiccicosa simile alla melassa. Probabilmente avrebbe dovuto lasciare che fosse il ragazzo a sistemare ai propri errori ma, considerando che non gli era sembrato un tipo esattamente sveglio, aveva preferito evitare di litigare e aveva fatto uscire tutti quanti dal laboratorio in modo da poter sistemare la faccenda da solo, prima che qualcuno creasse danni peggiori.

Certo, passare la giornata a sistemare i danni altrui non era sicuramente il modo migliore di trascorrere il giorno del proprio compleanno, ma fortunatamente era riuscito a mandare un patronus a sua sorella Lisa avvisandola del cambio di piani e di aspettarlo quella sera nel suo appartamento con Sam. Quale modo migliore di festeggiare il proprio compleanno che passare una serata tra fratelli a guardare vecchi film mangiando uno dei suoi amati cheeseburger?

Sperava vivamente che Lisa scegliesse un bel film…quella in effetti sarebbe stata la serata giusta per vedere qualcosa di adrenalinico…era da così tanto che non guardava più Blade Runner….

 

 

 

Honolulu

 

Con una gambata decisa Hele scese in profondità seguendo con lo sguardo un pesce pappagallo verde che vedendola arrivare si stava allontanando velocemente. Maledisse sé stessa per aver dimenticato la bombola e il resto dell’attrezzatura da immersione: l’acqua era limpida e ormai la stragrande maggioranza dei turisti stava finalmente lasciando le isole e non si sarebbe fatta viva prima delle vacanze natalizie.

Per quanto le facesse piacere che le sue isole fossero così famose e apprezzate, non poteva fare a meno di provare fastidio nel vedere le spiagge invase da vacanzieri chiassosi e spesso maleducati.

Espirò profondamente e una volta risalita in superficie si diresse verso la riva con qualche bracciata. Non appena ebbe recuperato la propria bacchetta si asciugò con un incantesimo non verbale lasciandosi cadere poi sulla sabbia umida con gli occhi chiusi.

Le lezioni non sarebbero iniziate prima di un’ora e mezza e il sole era appena sorto illuminando di una delicata superficie rosata le acque cristalline. Hele amava il mare più di qualunque altra cosa al mondo e, non appena riusciva a trovare un’ora libera cercava una spiaggia poco affollata o meglio ancora deserta in cui rifugiarsi da sola o al massimo in compagnia del fratello e delle tavole da surf.

Rimase almeno mezz’ora sdraiata sulla spiaggia prima di decidere di alzarsi, legarsi velocemente i capelli in una coda alta dopo averli scrollati dai granelli di sabbia e radunare le sue cose pronta per smaterializzarsi nella piccola scuola elementare per maghi nella quale insegnava. L’unica cosa in grado di far passare il mare in secondo piano per lei era il pensiero di quelle ventidue faccette allegre che ogni mattina l’attendevano in classe e che quella mattina le avevano organizzato una sorpresa per il suo compleanno, anche se ovviamente Hele, una volta arrivata a scuola, avrebbe finto di non essersi affatto accorta del bigliettino di auguri che i bambini si erano fatti passare il giorno prima per firmarlo.

 

 

 

New Orleans

 

Blaise drappeggiò con un gesto elegante della bacchetta un festone di velluto scarlatto attorno agli espositori della vetrina, prestando attenzione a non rovesciare le numerose zucche esposte o i calderoni che emanavano sbuffi di fumo violaceo.

Quella sera le strade della città sarebbero stata invasa da un’eccentrica folla scatenata di nomag e maghi con indosso costumi fastosi e assurdi e la giovane voleva a tutti costi che la vetrina del suo negozio risaltasse tra le altre di Bourbon Street.

«Lavorare il giorno del proprio compleanno dovrebbe essere illegale» una famigliare voce alle sue spalle la fece voltare e un ampio sorriso le colorò il volto mentre si sporgeva per abbracciare il suo migliore amico «Ce l’hai fatta a venire!» esclamò allegra.

«Sono in missione speciale al fine di costringerti a divertirti stasera» rispose Hunter ridendo mentre la ragazza scuoteva la testa «No signorino, stasera mi aiuterai qui in negozio»

«Blaise è Halloween e soprattutto è il tuo venticinquesimo compleanno, non vorrai seriamente rimanere dietro al bancone tutta la sera!»

«Proprio perché è Halloween non posso permettermi di sprecare una giornata tanto proficua in un bar! Andiamo, sarà divertente, mangeremo dolci tutta la sera, vedremo gli individui più strani in circolazione e alla fine andremo in spiaggia a guardare l’alba»

Hunter sbuffò «Ho speranze di farti desistere?» chiese passandosi una mano sul volto

Blaise finse di pensarci su grattandosi il mento «No, no direi»

«Va bene, passami quelle ampolle che ti do una mano…» non riuscì nemmeno a terminare la frase che si ritrovò le braccia occupate da un pesante scatolone. Sarebbe stata una lunga serata…

 

 

 

Rio de Janeiro

 

Rafael si rigirò nel letto mugugnando infastidito quando un raggio di sole entrato dalle persiane gli colpì il volto. La sera precedente era rimasto al bar fino a tardi e non aveva intenzione di alzarsi prima di mezzogiorno quella mattina.

Ovviamente però il destino sembrava avere altri piani.

Improvvisamente la porta della sua camera si aprì e un profumo dolce gli invase le narici «Buon compleanno tesoro!» Anita Gomes entrò nella stanza e, dopo aver posato una piccola torta sul comodino si chinò per abbracciare il figlio che continuava a borbottare seccato e assonnato.

«Mamma ti prego sono le sette di mattina…aspetta…come sei entrata in casa mia?»

La donna assunse all’istante un cipiglio severo «Qualcuno che oggi compie venticinque anni ma che evidentemente non è poi così maturo ha lasciato la porta aperta. Ringrazia che non fossi un ladro»

Rafael si passò una mano sul volto scuotendo la testa «Ora, invece di lamentarti perché non dai un bacio a tua madre prima che vada al lavoro e la ringrazi per la torta meravigliosa che ti ha portato» aggiunse la donna con finta aria sostenuta.

Il ragazzo sbuffò non riuscendo a trattenere un sorriso e lasciò un bacio sulla guancia della donna che soddisfatta si allontanò «Domenica mezzogiorno io e tuo fratello ti aspettiamo a pranzo»

«E’ solo una mia impressione o quello non era un invito?»

«No, amorzinho, è un ordine» commentò la donna prima di chiudersi la porta alle spalle.

Rafael si lasciò cadere sul letto, senza riuscire a nascondere un sorriso spontaneo.

 

 

 

Londra

 

«Sono due galeoni e sette falci, vuole un sacchetto per ritirare il libro?» chiese Margaret con un sorriso cortese mentre l’anziana strega che aveva di fronte annuì allungandole il denaro.

L’ex serpeverde ritirò il libro in un sacchetto di carta che porse alla bambina dietro al bancone che saltellava impaziente sul posto con una manina stretta il quella della strega a fianco a lei «Sei a fare spese con la nonna?» le chiese Margaret dolcemente mentre la piccola annuiva facendo ondeggiare le sottili trecce bionde sotto lo sguardo intenerito delle due donne «Spero di rivedervi presto qui al Ghirigoro» aggiunse la ragazza porgendo il resto alle due che salutarono allontanandosi.

Margaret rivolse uno sguardo alle pile di libri al suo fianco sospirando: catalogare tutti i nuovi arrivi era piuttosto faticoso e terribilmente monotono e soprattutto non era certamente il modo migliorie di passare il proprio venticinquesimo compleanno, ma non voleva rischiare di perdere il posto. Lavorare al Ghirigoro le piaceva in fondo e soprattutto serviva a far innervosire i suoi genitori, dettaglio per nulla insignificante dal suo punto di vista.

Armandosi di tutta la pazienza che possedeva cominciò a tirare fuori i libri arrivati quella mattina. Si rigirò tra le mani inarcando un sopracciglio una copia di Luna di Miele con il Lupo Mannaro di un certo Gilderoy Allock indecisa su come catalogarlo. Avrebbe dovuto inserirlo tra i libri sulle creature magiche o tra i romanzi rosa? Ma soprattutto, come mai quel nome non le suonava nuovo? Scosse la testa mettendo il libro da parte; probabilmente era uno di quegli scrittori di romanzetti che piacevano tanto a sua madre.

 

 

 

Barcellona

 

Camila accarezzò con mano leggera il muso di Hector, il suo cavallo, allungandogli un pezzo di mela che l’animale sembrò gradire parecchio. Amava passare del tempo nelle scuderie, i cavalli erano la sua passione fin da quando era una bambina e quella mattina era riuscita a ritagliarsi qualche ora libera, grazie anche ai suoi colleghi che erano stati così gentili da modificare i turni e lasciarle la mattina del suo compleanno tutto per sé.

Il lupo cecoslovacco ai suoi piedi abbaiò indispettito dalle attenzioni che stava ricevendo il cavallo facendo ridere la ragazza «Suvvia Sherlock non c’è alcun bisogno di essere geloso» il cane uggiolò nuovamente sfregando il naso contro i pantaloni della ragazza che lo accontentò grattandogli il capo «Andiamo a casa, su, tra tre ore devo essere al Ministero» Sherlock scodinzolò allegro saltellando verso l’uscita seguito da una sorridente Camila che rallentò il passo per guardarsi intorno.

Trascorreva la maggior parte del suo tempo libero in quelle scuderie da quando ne aveva ricordo, conosceva tutti coloro che vi lavoravano e aveva cavalcato praticamente ogni cavallo che fosse stato lì. La proprietaria ciclicamente le propinava il solito discorso riguardo la possibilità di partecipare a delle gare e quella mattina, in onore del suo venticinquesimo compleanno le aveva rinnovato l’offerta che, come da tradizione, la giovane maga aveva rifiutato.

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo ai box la ragazza si allontanò, accelerando il passo per avere il tempo di tornare a casa e cambiarsi o sarebbe stata costretta ad andare al lavoro circondata da un alone di stalla ben poco gradevole.

 

 

 

Mariestad

 

Åke si grattò indeciso la punta del naso con la piuma prima di tirare con decisione una riga sulle parole appena scritte sul blocco, tornando poi ad osservare il lago Vänern. Quando aveva bisogno di stare da solo a riflettere non c’era per lui luogo migliore delle sponde del lago vicino al quale era cresciuto.

Gettò uno sguardo distratto alla lettera aperta abbandonata al suo fianco nella quale Bastian ed Edzard, i suoi due migliori amici dai tempi della scuola promettevano, o forse sarebbe più corretto dire assicuravano minacciosamente, che quella sera l’avrebbero portato volente o no a fare un giro a Göteborg in quanto, a loro parere, festeggiare il proprio venticinquesimo compleanno in una baita in riva al lago era scandaloso.

Da quando era tornato in Svezia i suoi amici l’avevano preso in giro bonariamente sostenendo che andare a ritirarsi sulle sponde di un lago immersi nel silenzio avrebbe dovuto essere legale solo dopo i sessant’anni, ma avevano finito per rassegnarsi all’idea, approfittando della situazione per farsi qualche giro nella zona di tanto in tanto, lasciandogli nella maggior parte dei casi una discreta privacy.

Tutto sommato la prospettiva di uscire e per una sera non pensare a nulla in ricordo dei bei vecchi tempi non era poi tanto male, si disse lo spezzaincantesimi facendo evanescare la lettera, il blocco e la piuma.

A venticinque anni aveva tutto il diritto di divertirsi per una sera con i suoi amici, no?

 

 

 

San Pietroburgo

 

Andriy si alzò il colletto della giacca, infastidito da un’improvvisa folata di vento freddo mentre due ragazze truccate pesantemente lo superarono, affrettandosi verso l’entrata di un locale da cui proveniva una musica assordante. Il giovane medimago corrugò le sopracciglia infastidito; come facessero le persone a sopportare o addirittura ad apprezzare qual baccano per uno come lui abituato alla musica classica o al silenzio dei laboratori dell’ospedale era a dir poco inconcepibile.

Alzò lo sguardo e sorrise istintivamente non appena vide la sagoma del teatro stagliarsi in lontananza: sua madre si trovava a San Pietroburgo per una serie di spettacoli in quei giorni e gli aveva fatto giurare di farsi vivo almeno il giorno del suo compleanno.

Arrivato al teatro fece il giro, ritrovandosi davanti all’entrata degli artisti; quando aprì la porta avvertì una strana sensazione, ma prima che potesse tirare fuori la bacchetta le luci si accesero «Sorpresa!» una serie di voci lo fece sobbalzare ma sorrise non appena vide quattro volti famigliari che si avvicinavano a lui.

«Buon compleanno fratellone!» Anastasia e Svetlana corsero ad abbracciarlo con due sorrisi enormi sui volti identici.

Andriy le strinse a sé ancora stupito dalla situazione «Oh…questa sì che è una sorpresa» mormorò imbarazzato prima di posare nuovamente lo sguardo sulle due ragazze «Di chi è stata l’idea?»

«Di mamma ovviamente» rispose svelta Anastasia «Sostiene che ultimamente stai lavorando troppo e hai bisogno di svagarti un po’» aggiunse la gemella «Quindi ti abbiamo fatto una sorpresa» conclusero in coro. Il ragazzo lanciò uno sguardo carico di gratitudine alla madre che osservava con orgoglio e commozione i figli, abbracciata al marito.

Guardando la sua famiglia riunita in quella piccola stanza Andriy sentì la tensione accumulata a causa del lavoro scivolargli via. In quel momento aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.

 

 

 

Entroterra keniano

 

Un rumore alle sue spalle fece bloccare JB che rizzò le orecchie: un inconfondibile scalpiccio sembrò avvicinarsi velocemente ai suoi piedi e sul volto del ragazzo si aprì un ampio sorriso. Quando fu abbastanza certo di avere la sua preda vicina con un balzo fulmineo si girò agguantando un piccolo snaso che cominciò a divincolarsi tra le sue mani.

«Credevi di farmela stavolta, vero?» commentò grattando l’addome dell’animale che aveva visto più volte girovagare nella riserva di famiglia «Mi piacerebbe proprio saper che cosa cerchi qui da noi piccoletto, forse dovrei essere io a venire a sgraffignare qualcosa nella tua tana» commentò scoppiando a ridere e facendo accoccolare lo snaso che continuava ad osservarlo dubbioso sul proprio brava.

«Ragazzo che sussurrava agli snasi perché non lasci in pace quella povera creatura e vieni da darmi una mano? Sono proprio una povera vecchia rimbambita per aver pensato che a venticinque anni saresti finalmente maturato» l’inconfondibile voce acuta di Baba Magia lo fece voltare e trovò l’anziana sulla porta della sua piccola casa che lo guardava fintamente arrabbiata.

«Suvvia vecchietta mi sono distratto solo un secondo» le rispose con un sorriso smagliante «Vado subito a prendere gli ingredienti per i tuoi intrugli»

La donna agitò la mano annuendo profondamente rientrando in casa «Sarà anche meglio» prima di chiudersi la porta alle spalle si girò verso il ragazzo puntandogli contro un dito ossuto «Cerca di tornare entro tre giorni o potrei iniziare a preoccuparmi e pensare che un qualche serpente ti abbia scambiato per un baobab alto come sei e ti abbia strozzato arrampicandotisi sopra»

Il rumore della porta che si chiudeva alle spalle fu sovrastato dalle risate del ragazzo che, con lo snaso ancora abbarbicato sul braccio si incamminò fischiettando senza alcuna fretta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andriy Mikhail Kolisnychenko – ex studente di Koldovstoretz

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Åke Sandstrom – ex studente di Durmstrang

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Blaise Mather – ex studentessa dell’Istituto delle Streghe di Salem

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Camila Gabriela Rodriguez – ex studentessa di Beauxbatons

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Hele Mihara – ex studentessa di Mahoutokoro

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Jamal Bahari “JB” Akili – ex studente di Uagadou

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Margaret Eleanor Powell – ex Serpeverde

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Rafael Alves – ex studente di Castelobruxo

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Sebastian Anthony Baker – ex Serpecorno

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Eccoci qui con la selezione dei personaggi! Sì, sono in ritardo tragico e mi dispiace tantissimo!!! In questo capitolo ho dato solamente una velocissima presentazione degli oc selezionati mentre nel prossimo (che arriverà agli inizi di luglio) li vedrete cominciare a interagire tra loro.

Mi sono arrivate tantissime schede e ho fatto veramente fatica a scegliere quali personaggi tenere e quali eliminare, al punto che, per un paio di scuole, ho dovuto praticamente fare ambarabaciccicoccò o non ne sarei mai venuta a capo!

Invito chi non è stato scelto a non prendersela e sono disponibile per eventuali chiarimenti via mp.

Chiedo agli autori dei personaggi selezionati di partecipare attivamente anche perché, considerando che i personaggi non sono moltissimi e che non possono essere eventualmente sostituiti, sarebbe davvero un peccato doverne eliminare qualcuno.

 

Okay ora la finisco di tediarvi con le mie note chilometriche. Buona notte a tutti,

Em

 

 

 

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Capitolo 4
*** Una notte movimentata ***


 

 

Una notte movimentata

 

 

 

I Tre Manici di Scopa, Hogsmeade

 

«Vado a ordinarmi una burrobirra» disse Mike alzandosi dal tavolo vicino al caminetto rivolgendosi all’amica di fronte a lui «Vuoi qualcosa?»

Christie ci pensò un attimo «Mi andrebbe un’acquaviola, grazie»

«Ma quanti anni hai, cinquanta?»

La ex serpeverde fulminò l’amico con lo sguardo «Tu mi hai chiesto cosa volessi e io ti ho risposto» disse secca mentre Mike la guardava costernato «Piantala di fare versi» aggiunse facendogli segno di allontanarsi, ignorando i borbottii del ragazzo, certa che nel giro di due minuti sarebbe tornato con due burrobirre fingendo che l’acquaviola fosse finita. Lei come sempre avrebbe finto di indignarsi ma nel giro di trenta secondi non le sarebbe più importato.

Per la verità quel giorno non era riuscita a pensare ad altro se non agli avvenimenti della notte prima e quella parola le aveva ronzato per la testa insistentemente. Cluster, cluster, cluster…cosa diamine poteva essere un cluster?

«Ecco qui due burrobirre» trillò allegro come da copione Mike tornando al tavolo «Ho insistito per un’acquaviola, ho quasi litigato con Madama Rosmerta che sosteneva di non vendere a nessuno sotto i quaranta quella roba e alla fine ha avuto lei la meglio, mi spiace»

«Sono certa che tu ti sia battuto con tutte le tue forze» Christie roteò gli occhi non riuscendo però a nascondere un sorrisetto accettando di buon grado la burrobirra «Ma non è di bevande che voglio parlare con te» rovistò per qualche secondo nella borsa estraendo un libro che aveva l’aria di essere molto antico e pesante «Questo è un glossario che ho trovato nella biblioteca dei miei nonni oggi pomeriggio, dopo non aver trovato alcunché in quella di casa mia»

«Sono indeciso se considerare più posh il fatto che sia tu che i tuoi nonni abbiate una biblioteca privata o il tuo uso della parola glossario» ridacchiò Mike sporgendosi per avere una visuale migliore sulla pagina.

«Qui dice che un cluster» continuò Christie ignorando le parole del ragazzo «è un termine molto generico per parlare di un gruppo di elementi con caratteristiche simili»

«Non va più nel dettaglio?» chiese il ragazzo speranzoso mentre l’amica scuoteva la testa «Purtroppo no, non dice molto»

«Quel gruppo di sfere rotanti sono un cluster di…palle?»

«Apparentemente» mormorò mesta la ragazza «A meno che quelle cose non rimandino ad altro: stiamo parlando dell’Ufficio Misteri, ogni cosa rimanda ad altro, anche il dettaglio più insignificante»

«Hai provato a vedere sui vecchi appunti di tuo zio? Lui lavorava come ricercatore nell’Ufficio Misteri, giusto?»

Christie si mordicchiò il labbro «Li ho cercati tutto il giorno ma nulla…credo che mia madre li abbia fatti sparire…sai…» lanciò un’occhiata eloquente all’amico che annuì imbarazzato «Sì…scusa» la ragazza liquidò con un gesto spicciò la faccenda «Ci rimane un solo posto dove guardare, anche se temo passeremo dei guai»

Gli occhi di Mike si illuminarono «Guai? Sembra già interessante»

«Chissà come mai non mi sorprende tutto questo tuo interesse» la rossa sbuffò «Dunque, secondo il tuo parere di esperto combina guai, come facciamo ad entrare nell’area riservata della biblioteca dell’Ufficio Misteri?»

 

 

 

New Orleans

 

«Nell’emporio dei Lassalle sono entrate almeno ventitre gruppetti meno che da noi» constatò Blaise sporgendosi oltre l’entrata del proprio negozio con un’espressione palesemente soddisfatta che fece scoppiare a ridere Hunter «Blaise sei assurdamente competitiva sai?»

La ragazza fece un sorriso innocente stirandosi la veste di velluto viola «Preferisco il termine determinata. Buonasera cari!» rivolse un sorriso amichevole a un gruppetto di bambini mascherati che si era avvicinato con dei cestini per le caramelle.

«Dolcetto o scherzetto?» strillarono i bambini eccitati mentre Blaise iniziava a distribuire delle generose manciate di caramelle nei sacchetti di stoffa colorati «Fate i bravi questa sera e non spaventate troppe persone» disse strizzando l’occhio ai ragazzini che si allontanarono allegri e soddisfatti mentre un altro gruppo si avvicinava.

«No, non ho proprio speranza di trascinarti fuori dal negozio» commentò Hunter porgendole rassegnato l’ennesimo contenitore pieno di dolci «Siamo due venticinquenni a New Orleans, dovremmo solo divertirci» mormorò praticamente a sé stesso dato che Blaise, troppo concentrata nel distribuire sorrisi regalando caramelle e invitando gli avventori a fare un giro nel negozio era fin troppo impegnata.

La ragazza mollò nelle mani dell’amico i dolci rientrando nel negozio in compagnia di un gruppetto di maghi interessati ad alcuni libri di storia magica medioevale. Blaise da buona amante della storia cominciò a illustrare ai potenziali clienti un gran numero di volumi antichi con tanto fervore che ne rimasero ammaliati: ogni qualvolta si trovasse a dover parlare di storia magica o meglio ancora di riti misterici la rossa aveva l’abilità di incantare le persone con la travolgente passione che impregnava i suoi racconti.

Mentre i maghi sfogliavano interessati i libri la ragazza alzò lo sguardo osservando la folla oltre la vetrina.

In mezzo alla folla festante vestita con eccentrici e variopinti costumi spiccava un ragazzo biondo immobile al centro della strada che aveva indosso semplicemente dei jeans e una camicia un po’ stropicciata di colore scuro attorno a cui la fiumana di persone passava apparentemente incurante della sua presenza. Blaise inclinò lo sguardo perplessa: da quando a New Orleans qualcuno non veniva trascinato nelle danze anche controvoglia?

Il ragazzo alzò gli occhi chiari incontrando quelli della ragazza; Blaise sentì uno strano brivido freddo percorrerla, ma proprio in quel momento i clienti, che a quanto sembrava avevano deciso di acquistare un libro di incantesimi bretoni la distrassero e quando la giovane volse nuovamente lo sguardo oltre la finestra il misterioso ragazzo biondo era scomparso.

 

 

 

Göteborg

 

Nonostante Bastian ed Edzard l’avessero praticamente costretto ad uscire quella sera tutto sommato, considerò Åke la serata non stava andando affatto male: i tre ragazzi erano riusciti a trovare una birreria abbastanza tranquilla dopo che lo svedese si era categoricamente rifiutato di mettere piede in un locale affollato nel centro e davanti ad una buona birra e ad una torta al cioccolato si erano messi a chiacchierare come ai vecchi tempi, quando vivevano ancora tutti insieme a Berlino.

O per meglio dire, Bastian ed Edzard tenevano banco intervallati da qualche intervento ironico di Åke che per la maggior parte del tempo si limitava ad ascoltare gli amici osservandoli in silenzio.

«Ma ora basta con queste idiozie» proruppe Bastian battendo un pugno sul tavolo come a sottolineare il concetto «Qui c’è uno svedese brontolone che arriva a metà del decennio oggi»

Edzard rise mentre Åke roteava gli occhi senza riuscire a nascondere un modesto sorriso «Allo scandinavo più depresso che esista!» declamò finendo quasi per strozzarsi con un sorso di birra poco dopo quando il festeggiato gli assestò un coppino.

«Da come la mettete giù spessa sembra che io abbia quasi un piede nella fossa» rispose secco Åke mentre Bastian tra una risata e l’altra lanciò un incantesimo all’amico che tornò a respirare correttamente «Stare solo tra gli orsi in riva al lago ti fa male, lasciatelo dire, razza di ingrato» brontolò Edzard non appena fu in grado di parlare «Dovresti essere più carino con i tuoi vecchi amici che ti hanno offerto una torta, che diamine!»

«Vi sarò eternamente grato di questa torta, croce sul cuore» rispose Ake ironico alzandosi dalla panca «Con il vostro permesso vado a incipriarmi il naso» aggiunse facendo ridere i due.

«Non mettere l’ombretto rosa, fa a pugni con i tuoi occhi» gli urlò dietro Bastian a cui Edzard rispose subito a tono «L’ombretto e la cipria sono due cose diverse, ignorante» e i due ricominciarono a battibeccare

Ake scosse la testa chiudendosi la porta del bagno alle spalle: voleva davvero bene a quei due ma ogni tanto non poteva fare a meno di appartarsi da solo e stare un po’ tranquillo. Ormai non era più abituato al caos.

Quando uscì dal bagno alzando lo sguardo notò una bellissima ragazza dai lunghi capelli rossi che lo guardava perplessa: si trovava in piedi tra due tavoli del locale, fasciata in una lunga veste da maga violacea e, cosa più strana, sembrava che nessuno a parte lui si fosse accorto della sua presenza.

«Amico ti sei incantato?» la voce dei ragazzi lo distrasse per un attimo e quando tornò ad osservare il punto in cui fino a pochi secondi prima si trovava quella strana figura notò che la ragazza era scomparsa.

 

 

 

Da qualche parte nel deserto del Chalbi, Kenya

 

«Vous dovete savoir que quella costellazione est le Capricorn» JB occhieggiò divertito il piccolo campanello di turisti francesi a fianco a lui che osservavano ammirati il cielo stellato sopra le loro teste: quel pomeriggio invece di portare a termine la commissione per Baba Magia aveva scorrazzato per un po’ finchè non si era imbattuto nel gruppetto di francesi che gli aveva chiesto qualcosa.

Cosa gli avessero chiesto esattamente JB non lo avrebbe saputo dire con precisione, ma erano ormai sei ore che girava per un’area del deserto non troppo lontano dal suo villaggio parlando a macchinetta nel suo francese improvvisato con i turisti che, sorvolando sulle sue frasi piuttosto fantasiose, lo seguivano ammirati «Elle resemble un…» il ragazzo si grattò indeciso il mento «triangle? Oui, oui, un triangle» una serie di mormorii d’assenso si diffuse e il ragazzo sorrise soddisfatto.

Alla faccia di chi diceva che il suo fosse terribile e praticamente inutile: era praticamente perfetto, o meglio, poteva facilmente fingere che lo fosse.

JB si guardò intorno e notò una figura minuta leggermente distanziata dal resto del gruppo: i capelli scuri le danzavano sulla schiena, mossi dalla brezza del vento e non sembrava interessata a quello che stava accadendo intorno a lei.

Mentre il resto dei turisti parlottava indicando il cielo stellato JB si avvicinò alla ragazza di spalle, raggiungendola con poche delle sue ampie falcate; quando le fu a circa cinque metri di distanza, come se avesse avvertito la sua presenza la giovane si girò puntandogli addosso i suoi occhi chiarissimi e inclinando curiosa la testa di lato.

JB si ritrovò ad osservare quelle iridi così chiare per qualche secondo: come diavolo aveva fatto a non accorgersi di lei? Okay che probabilmente tra loro due c’era almeno mezzo metro di differenza, ma non era da lui perdersi dei particolari…

«Garçon» a malincuore JB si voltò verso, attirato dalla voce di qualcuno del gruppo «Quelle est cette constellation là-bas?»

Si grattò la testa dubbioso osservando nella direzione in cui un uomo stempiato con un improponibile multitasche rosso stava indicando «La grande ourse» disse con un gran sorriso, finalmente una traduzione di cui era sicuro!

Si voltò allegramente deciso finalmente a rivolgersi a quella ragazza castana ma, date le spalle alla comitiva, vide davanti a sé solo l’immensità del deserto. Con molta poca delicatezza si tirò uno schiaffo sul braccio, controllando di non essere impazzito di colpo, ma nulla, di quella figura minuta non c’era traccia.

JB scrollò le spalle rassegnato: probabilmente Baba Magia gli aveva lanciato dietro qualche strana fattura per prenderlo in giro…

 

 

 

Londra

 

Un’allegra canzone dai toni molto anni quaranta risuonava nella piccola sala da thè babbana in cui Margaret aveva insistito per entrare «Sembriamo due allegre settantenni» trillò Sally ridacchiando e indicando con la mano il piccolo locale intorno a loro «Anche se devo ammettere che questo posto è adorabile»

Sul volto di Margaret si dipinse un sorrisetto soddisfatto «Vedi che non c’è bisogno di andare in luoghi chiassosi?» la ex serpeverde detestava con tutta se stessa il chiasso e i luoghi troppo affollati: passare la notte di Halloween a Diagon Alley sarebbe equivalso ad una tortura per lei.

«Te lo concedo solo perché oggi è il tuo compleanno, sappilo» la rossa le lanciò uno sguardo furbo sorseggiando il thè «E anche perché come minimo oggi hai fatto il doppio turno al Ghirigoro»

«Cosa ti fa pensare che non abbia deciso di prendermi un giorno libero?»

Sally alzò le sopracciglia chiare lanciandole uno sguardo eloquente «E va bene ho lavorato fino a qualche ora fa, ma almeno non ho preso anche il turno notturno»

«Ci mancherebbe altro!»

«Non prendermi in giro, lavorare alla libreria mi piace e non ho intenzione di farmi licenziare»

«Il più grande pregio di lavorare al Ghirigoro è far andare fuori di testa i tuoi, lo sappiamo entrambe» Sally sospirò tamburellando le dita sul tavolo «A proposito di lavoro, ieri sera ho letto sul Profeta un annuncio dell’Accademia di Trasfigurazione»

«No»

«Non ho nemmeno finito la frase»

«So dove vuoi andare a parare e la mia risposta è no, sto bene dove sono»

«Quanto sei permalosa!»

Margaret le soffiò un bacio alzandosi dal tavolo «Vado a scegliere un dolce, tu vuoi qualcosa?» mentre Sally scuoteva il capo indicando il suo piatto ricolmo di biscotti alla cannella.

La vetrinetta dei dolci in quel luogo era a dir poco illegalmente attraente; Margaret era in adorazione di una torta alla liquirizia quando percepì uno spostamento d’aria dietro di sé. Girando si si trovò davanti la persona più alta che avesse mai visto, dopo Hagrid ovviamente: un ragazzone di almeno due metri con lunghissimi dreadlocks la stava squadrando perplesso. Margaret inclinò leggermente il capo osservando quella figura decisamente curiosa, vestita in modo molto strano. Proprio quando si era decisa a chiedergli se desiderasse qualcosa da lei, la padrona del locale le si rivolse «Desideri qualcosa, cara?» Margaret si girò verso l’anziana con un sorriso cortese indicandole il dolce che aveva adocchiato poco prima.

Quando però si rigirò l’altissimo ragazzo era scomparso e di lui non c’era traccia in tutto il locale.

«L’hai visto anche tu quel ragazzo altissimo con i dread molto lunghi?» chiese all’amica una volta ritorna al tavolo guadagnandosi un’occhiata decisamente stupita «Ma di che stai parlando?»

Margaret inarcò le sopracciglia «Il ragazzo in fila dietro di me…doveva essere alto almeno due metri, come diamine hai fatto a non vederlo?»

«Margaret, tesoro, non c’era nessuno dietro di te, posso assicurartelo» Sally le lanciò uno sguardo preoccupato «Sei sicura di stare bene? Sei un po’ pallida, non è che hai la febbre?»

 

 

 

Honolulu

 

«Ten little, nine little, eight little monsters, seven little, six little, five little monsters, four little, three little, two little monsters, one of them can't scare me! None of them can scare me!» Hele sorrise guardando i bambini cantare mascherati con i costumi più fantasiosi su piccolo palco allestito nella palestra della scuola in occasione della festa.

Come le faceva ironicamente notare suo fratello, ormai passava metà del suo tempo, feste comprese con i suoi piccoli allievi, ma la ragazza si limitava a scuotere la testa: amava il suo lavoro, le dava moltissima soddisfazione.

Si lisciò le pieghe del vestito lungo nero ricamato con fiori di ibisco arancio che indossava scrutando la platea allestita con le sedie di plastica gremita di genitori e famigliari che scattavano fotografie sia magiche che babbane e facevano filmini. Molte persone erano rimaste in piedi, appoggiate alle pareti della palestra e saltellavano sulle punte per cercare di avere una visuale migliore. Hele riconobbe molti visi conosciuti dei genitori dei suoi allievi che le indirizzavano saluti o sorrisi facendo scorrere lo sguardo sulla folla prima che i suoi occhi scuri si posassero su una figura decisamente fuori luogo.

Un ragazzo biondo circa della sua età con indosso un maglione che aveva l’aria di essere molto pesante, troppo pesante per il clima hawaiano, nonostante fosse quasi novembre, si trovava esattamente a metà della fila vuota che separava in due le sedie della platea con le braccia conserte intento a guardare ciò che stava accadendo sul palco.

Era decisamente strano che nessuno avesse ancora richiamato infastidito la sua attenzione, intimandogli di sedersi o di spostarsi in modo da non intralciare la visuale altrui.

Pur facendo uno sforzo mnemonico, Hele, che era sempre andata fiera del suo essere un’abile fisionomista, non riusciva proprio a collegare quel viso ad un nome, né di un collega, né di un genitore di qualcuno dei ragazzini.

Come se si fosse sentito osservato il ragazzo iniziò a sua volta a far vagare gli occhi per la sala finchè non incontrò lo sguardo diffidente di Hele. I due giovani si guardarono a lungo e proprio mentre l’hawaiana stava per dire qualcosa la folla intorno a loro si alzò in piedi coprendo la visuale e applaudendo la fine della recita.

Hele si alzò in punta di piedi ma non riuscì più ad individuare tra la folla quella chioma biondissima.

 

 

 

San Pietroburgo

 

Andriy si posizionò al centro del corridoio che divideva la platea del teatro Kukol con un gran sorriso stampato sul volto: dopo aver terminato la cena le sue sorelline avevano insistito per trascinarlo nel teatro e mostrargli i loro progressi improvvisando una curiosa versione del passo a quattro del Lago dei Cigni in due.

Nastia e Svetlana si posizionarono al centro del palco con due ghigni identici prendendosi per mano e facendo simultaneamente un cenno del capo alla madre affinché facesse partire la musica.

Non appena le allegre note cominciarono a risuonare nel teatro le due iniziarono a muoversi per tutto il palco, facendo ondeggiare le folte chiome bionde lasciate sciolte, agili e scattanti nonostante i jeans.

Andriy aveva più volte aiutato la madre con le sue piccole allieve durante le lezioni e aveva visto passare per la sala prove innumerevoli ballerina alcune delle quali ormai facevano parte dei più importanti corpi di ballo al mondo, ma nessuna di loro ai suoi occhi sarebbe mai stata brava come le sue sorelline.

Terminata la coreografia il ragazzo applaudì mentre le due, visibilmente soddisfatte fecero una segni alla madre indicandole il brano da far partire successivamente.

Andriy fece scorrere lo sguardo per il teatro e stupito vide una figura femminile con i capelli castani e degli occhi a mandorla molto belli che lo stava osservando perplessa.

Era più che certo che in quel teatro non ci fosse nessuno all’infuori della sua famiglia: com’era possibile che quella ragazza, che per giunta sembrava essere decisamente poco russa, fosse entrata senza che nessuno di loro se ne accorgesse.

Prima che potesse però dire o fare alcunché la ragazza scomparve, come se si fosse smaterializzata senza però produrre alcun tipo di rumore.

«Andriy non ci stai guardando!» la voce seccata di Nastia gli fece riportare l’attenzione sul palco mentre Svetlana annuiva lanciando al fratello occhiate di fuoco «Ha ragione, eri imbambolato»

Dopo aver dato un’ultima occhiata alla poltroncina vuota in prima fila, Andriy sospirò scuotendo la testa: che si fosse immaginato tutto? «Vi ho guardato abbastanza bene da rendermi conto che scendendo dall’arabesque avevate entrambe degli improponibili piedi a martello» sbuffò incrociando le braccia «E ad un certo punto siete andate fuori tempo, ma dato che eravate comunque sincronizzate avete camuffato bene l’errore»

«Non è affatto vero!» strillarono le due in stereo facendo scoppiare a ridere i genitori «Mamma digli che non è vero»

«Mmm, ora che ci penso quei pieni in effetti quelle punte erano decisamente inguardabili»

«Siete più cattivi di Rothbart»

 

 

 

Boston

 

Il campanello trillò «E’ arrivato il fattorino dei cheeseburger» decretò Sam prendendo un lungo sorso di pepsi dalla lattina.

«Vai ad aprire per favore» borbottò al fratello minore Sebastian, che stava trafficando con il videoregistratore babbano insieme a Lisa

Il più giovane scosse la testa senza muovere un muscolo dal divano «Nah non ho voglia di alzarmi» l’ex Wampus finse di ignorare l’occhiata velenosa che il fratello gli aveva appena lanciato.

Lisa roteò «Ho capito, vado io o qui facciamo notte» borbottò alzandosi diretta verso «Bas, dov’è il tuo portafogli? È il tuo compleanno quindi offri tu»

«Non vuoi fare davvero un regalo al tuo fratellino preferito?» chiese rivolto alla sorella con la sua migliore faccia da cucciolo ottenendo in risposta un verso esasperato.

«Sappi che offro solo per questa volta» lo avvertì Lisa tornando con la busta dell’ordine «Io vi vizio troppo, mamma ha perfettamente ragione»

«Non fare scene, probabilmente è da quando stai con Russell che non offri nulla a nessuno…ahia! Manesca!» Sam si massaggiò la testa dove la sorella l’aveva appena colpito mentre Sebastian scoppiava a ridere. Adorava quel genere di scene famigliari che coinvolgevano tutti i fratelli Baxter.

«Non fare scene tu, piccoletto» sibilò Lisa «Sebastian riuscirai a farlo partire prima del tuo ventiseiesimo compleanno o devo chiamare aiuto?»

«Vuoi occupartene tu?» sbottò innervosito disarticolandosi un braccio per sistemare il cavo «Se nemmeno così parte io ci rinuncio ufficialmente e cerchiamo un drive-in»

«A novembre?!»

«Siamo ancora ad ottobre per quasi quattro ore»

«E’ la stessa cosa!»

Prima che il battibecco degenerasse la televisione miracolosamente si accese illuminando il salotto in penombra con il menù del disco di Blade Runner.

Non appena ebbe avviato il film Sebastian si sedette tra i fratelli soddisfatto, ma non riuscì a prendere in mano il pacco con il suo ordine che udì un secondo trillo del campanello «Abbiamo ordinato qualcos’altro?» chiese perplesso?

Lisa annuì senza staccare gli occhi dal televisore «E’ il gelato di Keegan’s»

«Ma io aveva qualche vaschetta in casa»

«Il gelato di Keegan’s è più buono» ribattè testarda Lisa agitando la mano «Il mio portafogli è sul davanzale vicino all’ingresso, se vai tu offro io»

«Ma il film è iniziato!»

«L’avrai visto novecento volte probabilmente» per quanto fosse veramente tentato di mandare a stender la sorella non trovò nulla con cui ribattere a quella frase, se non specificare che probabilmente novecento era una stima al ribasso.

Il pozionista si alzò di malavoglia andando ad aprire e ritrovandosi davanti un annoiato ragazzo che non poteva avere più di sedici anni «Sette dollari» biascicò allungandogli la borsa e la mano.

Sebastian gli allungò i soldi e mentre il ragazzino si allontanava iniziò a trafficare con il portafoglio di sua sorella la cui cerniera si era bloccata in uno scontrino. Mai possibile che quando cercava di fare qualcosa velocemente capitava sempre di fronte ad impedimenti, l’incidente di quella mattina ne era un esempio palese. Quando alzò lo sguardo fece istintivamente un balzo indietro: sulle scale del pianerottolo c’erano due figure, un ragazzo e una ragazza che si guardavo in modo molto strano, come se si stessero studiando. Ma da dove erano spuntate?

I due si girarono verso di lui restituendogli uno sguardo stupito. Cos’avessero da guardare quei due proprio non lo sapeva: lui aveva appena recuperato sulla porta di casa sua quello che il fattorino gli aveva recapitato, semmai erano loro ad essere fuori posto in quel palazzo!

«Bas sei ancora vivo o dobbiamo chiamare una squadra di ricerca?» la voce di Sam lo distrasse

Il festeggiato mise la testa in casa «Arrivo» urlò di rimando prima di lanciare un’occhiata al pianerottolo che, con sua somma sorpresa era vuoto.

 

 

 

Barcellona

 

«No, è quasi un anno che abito qui…il telefono è là…eppure c’era…ah, adesso ricordo l’ho ficcato nella valigia per non sentirlo troppo»

Come facesse Audrey Hepburn ad essere elegante anche mentre sbadigliava era davvero un mistero, pensò Camila trangugiando l’ennesima forchettata di paella e osservando in adorazione la figura sullo schermo mentre Hèctor sonnecchiava ai suoi piedi.

Nemmeno quell’anno era riuscita a organizzare il viaggio dei suoi sogni a Roma in occasione del suo compleanno, così si era dovuta accontentare di una maratona dei film della divina Audrey nel suo salotto per celebrare degnamente il proprio compleanno.

L’eccitante e meraviglioso negozio di Tiffany a New York e il giro in vespa per le antiche vie romane avrebbero dovuto aspettare ancora un po’.

Un paio di strilli e delle rumorose risate provenienti dalla strada su cui era affacciata casa sua le fecero arricciare il naso: che motivo c’era di fare tutto quel chiasso per una maledettissima festa di Halloween? Erano in Catalogna, non in una città americana!

La ragazza cercò di concentrarsi sul film ma quando l’ennesimo urlo coprì una battuta di Holly, la legilimens si erse in tutto il suo metro e sessantatré posando con stizza il piatto di paella sul tavolo e si diresse a passo di marcia verso il terrazzo da cui si affacciò munita della sua miglior espressione battagliera «Callaos!» ringhiò guadagnandosi qualche gestaccio da parte di un gruppo di adolescenti che si affrettò però ad allontanarsi.

Camila li osservò allontanarsi con le braccia incrociate, cercando di ignorare gli insulti poco carini che poteva leggere con estrema chiarezza nelle loro menti. Si strinse a sé il golfino leggero improvvisamente infastidita dalla brezza serale strizzando gli occhi scuri quando vide una figura decisamente curiosa sulla strada sotto il suo balcone: un ragazzo moro con una cicatrice sotto l’occhio sinistro stava in piedi in mezzo alla via con le braccia incrociate e un sorrisetto rivolto a chissà che cosa.

Camila si sporse leggermente per osservarlo meglio e il ragazzo le restituì uno sguardo incuriosito. Per quanto la ragazza si sforzasse non riusciva proprio a leggergli nella mente per capire come mai la stesse fissando insistentemente. Che fosse un occlumante naturale? Quasi dal nulla comparve nella sua visuale un altro ragazzo abbastanza pallido che reggeva tra le mani un pacchetto di carta colorato e osservava lei e il moro con perplessità.

Un ronzio famigliare la distrasse facendole sbarrare gli occhi e, voltando la testa verso la sua destra, vide una macchina arrivare a velocità sostenuta dritta dritta nella direzione del primo ragazzo. Istintivamente fece un salto all’indietro andando a sbattere contro lo stipite della porta balcone e ignorando il dolore corse a tutta velocità giù dalle scale, dopo aver agguantato il cellulare pronta a chiamare un’ambulanza.

Quando però giunse in strada la trovò vuota.

 

 

 

Return Game, Rio de Janeiro

 

«Potevi anche conciarti un po’ meglio questa sera» Alexandra gli andò incontro stampandogli un bacio sulla guancia prima di osservarlo critico «Almeno una camicia potevi mettertela il giorno del tuo compleanno»

Nico li raggiunse con una bottiglia di birra in mano «Può sempre fare uno dei vostri numeri da prestigiatori con quella bacchetta e cambiarsi giusto»

«Magie Nico, si chiamano magie» Rafael sorrise osservando i suoi due migliori amici battibeccare: non amava particolarmente la confusione, ma quei due erano riusciti a convincerlo a stare dall’altra parte del bancone del bar per una volta e a godersi la serata. Le sue lamentele sui cocktail non eseguiti a regola d’arte erano state per lo più una presa di posizione, giusto per ricordare loro che preferiva stare dietro al bancone del Return Game, il bar di cui andava molto fiero.

«Hey bella gente, un attimo di attenzione» Nico salì in piedi su una sedia traballando non poco sotto lo sguardo apprensivo di Alexandra e Rafael «Il nostro Rafi qui presente compie la bellezza di venticinque anni oggi» un boato si levò dalla folla mentre l’interessato abbassava lo sguardo senza nascondere un sorrisetto «Motivo per cui» continuò Nico «Propongo di brindare a lui e alla sua bella faccia prima che questa si riempia di rughe!»

«A Rafael» declamò Alexandra alzano a sua volta il bicchiere seguita immediatamente da tutti gli avventori del locale che in breve tempo circondarono battendogli amichevoli pacche sulle spalle e facendogli gli auguri procurando non poco imbarazzo al ragazzo, decisamente poco avvezzo a tutte quelle attenzioni.

In mezzo ai ragazzi che si divertivano, bevevano e ballavano, Rafael notò una figura minuta dai capelli scuri che lo osservava: aveva i capelli neri mossi e abbastanza lunghi e, cosa più strana, indossava le ciabatte un golfino di lana decisamente troppo pesante per il piccolo bar affollato in cui mancava l’aria. I due si osservarono per un po’ finchè come percependo di essere osservati, si voltarono in direzione del bancone trovandosi davanti gli occhi chiari di un ragazzo molto alto che teneva tra le mani un sacchetto colorato di un ristorante.

Cominciando a chiedersi se non fosse in preda a qualche allucinazione Rafael si voltò di nuovo verso la ragazza il cui volto all’improvviso si sfigurò, attraversato da un’espressione di puro orrore e si ritrasse bruscamente, affrettandosi in direzione dell’uscita sul retro.

Rafael lanciò uno sguardo in direzione del ragazzo, notando con suo sommo stupore che il giovane pallido sembrava sparito e, senza sapere esattamente perché, si lanciò all’inseguimento della ragazza mora, ma quando uscì dal locale trovò la piccola via in cui sbucava l’uscita sul retro completamente vuota.

 

 

 

Ufficio Misteri

 

Silas si grattò il mento pensieroso osservando le numerose pergamene piene di calcoli sparse sul tavolo: un ampio schema rappresentante i globi nelle posizioni in scala in cui si erano disposti nella stanza del Pensiero occupava quasi tutta la scrivania.

Era da giorni che cercava di calcolare a quanto corrispondessero nella realtà le distanze tra i globi, ma gli appunti che aveva a disposizione erano ben pochi e soprattutto non era certo che fossero attendibili: trent’anni prima coloro che si trovavano nella sua stessa posizione avevano combinato non pochi disastri e non erano riusciti a venire a capo praticamente di nulla.

Erano riusciti ad individuare una sola delle sei coordinate, nemmeno verificata per la verità, mentre ora lui ne aveva ben nove e nessun punto di partenza affidabile.

 

Sfera 1, dimensioni più grandi Gran Bretagna/Irlanda (?)

 

Quegli stupidi appunti pieni di punti di domanda lo nauseavano, ma era determinato a risolvere quella faccenda: nessuno era mai riuscito a rintracciare tutti i membri di un cluster, a riunirli, a studiarli, essere il primo sarebbe stato il suo più grande risultato.

Il risultato che l’avrebbe reso immortale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi cospargo il capo di cenere, sono indecentemente in ritardo e il capitolo è decisamente più lungo di quanto avessi preventivato. Spero possiate perdonarmi.

Abbiamo i primi confusi contatti tra i nostri sensate. Dal prossimo capitolo si parleranno/urleranno addosso spaventati e cose simili, ma mi piaceva l’idea che si abituassero gradualmente gli uni alla presenza degli altri.

Oggi sono tornati Christie, Mike e Silas il viscido. Parte la sfida per eleggere il più ficcanaso dei miei tre inglesi, chi è interessato può votare da qui alla fine della storia tutte le volte che vuole 😊

*Se non l’aveste intuito, io parlo francese ancora peggio di JB (sono cinque anni che non tocco un libro di francese e alle medie usavo quelle ore per fare gli esercizi di matematica, capitemi) quindi un po’ ho inventato e un po’ ho usato Google Translate, come credo si fosse capito. Siete i benvenuti se volete farmi delle correzioni.

**Rothbart è il cattivo del Lago dei Cigni, il magnifico balletto con le musiche di Tchaikovsky.

*** la battuta in corsivo nel pezzo di Camila è tratta dal film Colazione da Tiffany. Se non vi siete immaginati immediatamente la scena correte subito a rivederlo per rimediare.

****Non parlo nemmeno spagnolo (lo so, sono un’ignorante con i fiocchi) ma dato che mi vergognavo a guardare di nuovo su Google Translate (ho una morale anche io!) per le frasi di Camila ho chiesto ad un’amica. Anche in questo caso le correzioni e i consigli sono ben accetti.

 

 

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Capitolo 5
*** Perché c’è un tipo in mutande sul mio divano?! ***


 

Perché c’è un tipo in mutande sul mio divano?!

 

Villa Nott, Banbury, Oxfordshire

Christie mordicchiò la punta della penna d’oca fissando corrucciata la pergamena davanti a lei mentre Mike di fronte si muoveva rigido e imbarazzato nel tentativo di evitare di far cadere delle gocce di inchiostro sul pregiato tappeto persiano su cui si erano sdraiati che, considerò il ragazzo, probabilmente costava più di tutto l’arredamento della sua casa: stare a villa Nott lo faceva sempre sentire a disagio, motivo per cui preferiva ad essere lui a ospitare l’amica a casa sua, ma col senno di poi gli era sembrato maleducato rifiutare o reindirizzare l’ennesimo invito.

«Mike ti prego rilassati mi stai facendo venire l’ansia» sbottò dopo qualche minuto Christie alzando lo sguardo dagli appunti per lanciargli un’occhiataccia «Alastair e Roderick hanno vomitato entrambi su questo tappeto da bambini, nessuno ti dirà nulla se dovessi per sbaglio far cadere due gocce di inchiostro» la ragazza non riuscì a nascondere un sorrisetto alla vista dei muscoli dell’amico improvvisamente molto più rilassati.

«Da quante ore siamo qui dentro?» chiese meno di due minuti dopo il ragazzo con voce lamentosa «Ho le chiappe anchilosate ormai»

Christie rotolò sulla schiena allungando il collo per avere una visuale migliore sulla grossa pendola appoggiata in uno dei vani della libreria «Due ore e quaranta minuti durante i quali non siamo venuti a capo di nulla né per lo studio né per il piano» con un verso spazientito ricadde sul tappeto con i capelli rossi sparsi a corolla intorno alla testa.

Stufo di stare con la testa china sugli appunti, Mike si rialzò tenendosi la schiena come un pensionato e cominciando a curiosare tra le foto sulla scrivania «Chi è il tipo con i capelli rossi?» chiese soffermandosi su una foto che ritraeva un ragazzo poco più grande di lui con una folta zazzera rossa che rideva di seduto in riva al lago nero.

Christie si avvicinò all’amico osservando a sua volta l’immagine «Mio zio Paul*, il fratello di mia madre»

«Ecco da chi hai preso i geni pel di carota! Ti giuro che per un po’ sono stato convinto che tua madre avesse avuto una scappatella con uno dei Weasley»

«Scemo!» i due si spintonarono ridendo «Nella famiglia di mia nonna sono quasi tutti rossi»

«Ma tuo zio era un grifondoro! Mi sta già simpatico»

«Doveva essere un bel tipo, una testa calda, ma decisamente interessante»

«Non l’hai mai conosciuto?»

«No quando è morto non era ancora nato nemmeno Alastair» Christie si rigirò la cornice tra le mani «28 luglio 1992» mormorò soprappensiero.

«E’ per quello che non volevano che tu diventassi un’indicibile? Hanno paura che ti succeda qualcosa?»

«Mi piace pensare che sia per quello e non a causa degli strani discorsi di nonna Ophelia sul fatto che le ragazze dovrebbero rimanere da brave a casa a fare le brave mogliettine»

Mike inarcò un sopracciglio «Ma tua madre non lavora al Ministero?»

«Infatti lei e nonna Nott si detestano cordialmente» commentò la ragazza con un sorrisetto «Rimanendo in tema di sovversivi, tu sei davvero certo che mercoledì sia il momento giusto per agire?»

«Ci sarà un evento di beneficenza per raccogliere fondi per il San Mungo nel tribunale quella sera» spiegò il ragazzo «Kincaid e i pezzi grossi dell’Ufficio Misteri saranno tutti impegnati a stringere mani»

«Ora che mi ci fai pensare anche i miei dovrebbero andarci» mormorò la ragazza «Potrei accompagnarli, almeno avrei un buon alibi per essere lì»

«Perfetto!» Mike si illuminò «Io farò in modo di prendermi il turno di quella sera, se parlo con uno degli assistenti invece che con Kincaid posso ottenerlo facilmente senza destare troppi sospetti e tu mi potresti raggiungere ad un’ora stabilita»

«Giocare agli 007 con i tacchi sarò uno spasso, me lo sento» borbottò sarcastica la ragazza passandosi una mano tra i capelli «D’accordo, si può fare»

«Grande!» Mike la sollevò facendole fare un giro in aria «Tra l’altro il tuo riferimento alla cultura babbana è decisamente apprezzabile»

«Vero? Sto diventando proprio brava»

 

 

Barcellona

Camila camminava su e giù per il suo appartamento torturando la tazza di thè che aveva in mano con le dita affusolate sotto lo sguardo apprensivo di Hector che sembrava chiedersi se la sua padrona non fosse improvvisamente impazzita.

Dopo aver assistito ad uno schianto mortale apparentemente inesistente ed essere stata praticamente derisa dagli agenti di polizia che aveva chiamato seduta stante, i quali peraltro l’avevano sottoposta all’alcooltest -all’alcooltest!-, non era riuscita a chiudere occhio tutta notte e quella mattina aveva un’emicrania a dir poco allucinante.

Aveva mandato un patronus al suo capo comunicandogli che per un giorno il ministero avrebbe dovuto fare a meno di una Legilimens: non era da lei quel genere di comportamento ma non riusciva a calmarsi, per quanto ci provasse. Era abituata ad avere tutto sotto controllo, adorava pianificare e vedere i fatti susseguirsi in modo ordinato come aveva previsto e quello che era successo la sera prima era decisamente fuori dall’ordinario.

Cosa diamine poteva essere successo ai due ragazzi della sera prima?

 

Boston

Sebastian si tirò su dal letto con fatica: la testa gli faceva maledettamente male, gli sembrava di avere un cerchio metallico stretto intorno alla testa. Con le sue rudimentali conoscenze di medimagia aveva intuito che doveva trattarsi di emicrania, il che era piuttosto strano considerando che non ne aveva mai sofferto in tutta la sua vita.

A quanto pare a venticinque anni si diventava troppo vecchi per reggere una serata film-cheeseburger-gelato, doveva essere quella la spiegazione.

Incespicò nei proprio passi cercando di spostarsi in cucina attaccandosi allo stipite della porta per evitare di franare miseramente a terra non riscendo però ad evitare che il suo piede sbattesse con forza contro lo zoccolo di legno della parete.

 

Rio de Janeiro

«Porra*!» Rafael si svegliò, sedendosi di scatto mentre reggeva il piede con un’espressione sofferente in volto. Ma come diavolo aveva fatto a prendere una botta nel suo letto mentre dormiva? Doveva aver bevuto troppo la sera prima alla festa…

Si alzò mestamente zoppicando dirigendosi verso la sala dove si lasciò cadere stancamente sul divano stropicciandosi gli occhi assonnati con le mani.

Uno strano sciabattare lo fece voltare verso il bancone della cucina e con sua somma sorpresa vide una ragazza minuta con i capelli neri che camminava nervosamente avanti e indietro reggendo una tazza di thè e un ragazzo seduto di spalle sullo sgabello con la testa ciondolante. Nonostante fosse ancora mezzo addormentato riconobbe i due come i ragazzi sconosciuti che aveva visto la sera prima al bar.

Okay, la sera prima doveva essere successo qualcosa di davvero strano.

 

Barcellona

Camila fece per bere un altro sorso di thè quando, sentendosi osservata, bloccò la sua marcia; lentamente si voltò verso il grande divano bianco della sala cacciando un urlo spacca timpani pochi secondi dopo.

La tazza andò in frantumi schiantandosi sul pavimento mentre il povero Hector scappava guaendo a nascondersi sotto il tavolo «CHE CAZZO CI FA UN TIPO IN MUTANDE SUL MIO DIVANO???!!!» senza nemmeno riflettere la legilimens sparò un bell’impedimenta allo sconosciuto.

 

Rio de Janeiro

Il povero Rafael, che era scattato in piedi all’urlo disumano della ragazza, fu sbalzato nuovamente sul divano con una botta secca al torace e prima ancora che potesse cercare di pronunciare una sola parola la morettina sconosciuta gli stava nuovamente puntando la bacchetta addosso con gli occhi castani spalancati in preda al terrore.

 

Boston

Uno strillo acuto fece sobbalzare Sebastian che cadde pesantemente dalla sedia sulla quale era seduto, sbattendo con forza il sedere per terra. Prima il piede e ora le chiappe, ma che cosa stava succedendo quella mattina?

Senza nemmeno provare ad alzarsi in piedi il ragazzo si voltò a carponi cercando di individuare la fonte di quell’urlo la banshee e senti la mascella cadere quando si ritrovò davanti uno spettacolo a dir poco assurdo.

Una ragazza piuttosto bassa con i capelli neri che tremava da capo a piedi stava puntando la bacchetta contro un tipo con i capelli corti scuri e una strana cicatrice che era seduto in modo scomposto sul divano del suo salotto. In mutande.

Nonostante non riuscisse a vedere in volto la ragazza riconobbe il moro come l’uomo che aveva visto la sera prima sul pianerottolo. Cosa diavolo ci facevano in casa sua?

 

Rio de Janeiro

«Senti…ehm…io…» Rafael alzò le mani in segno di resa, appiattendosi il più possibile controllo lo schienale del divano e rischiando di diventare strabico a furia di far saltare lo sguardo dagli occhi castani della ragazza alla bacchetta che gli stava puntando contro il volto «Non so davver…»

«CALLATE TU BOCA!» la mano della ragazza tremò vistosamente: sembrava completamente nel panico «Cosa cavolo ci fai in casa mia?!»

Rafael spalancò gli occhi e si guardò decisamente perplesso in giro. Casa sua? Quella ragazza doveva decisamente avere qualche problema.

«Senti credo che tu si leggermente…confusa» «Io sto benissimo, voglio solo sapere cosa cazzo ci fa un tipo in mutande che giuro su Dio ieri ho visto venire investito nel mio salotto!» «Ma quale tuo salotto, questa è casa mia!»

«Veramente» una terza voce li fece sobbalzare entrambi «Questa sarebbe casa mia e mi piacerebbe sapere cosa diavolo ci fate qui»

 

Boston

Sebastian, con un’espressione dura sul volto, teneva la bacchetta di faggio puntata verso i due sconosciuti che stavano battibeccando animatamente con una freddezza abbastanza intimidatoria negli occhi azzurri «Voi due siete i tipi che ho visto ieri sera sul pianerottolo»

«No, voi due siete i due sconsiderati che camminavano in mezzo alla strada ieri sera, ne sono sicura!»

«Ma siete entrambi impazziti? Vi ho visti ieri sera nel mio bar!»

«Nel tuo bar?!» Camila e Sebastian si scambiarono un’occhiataccia dopo aver parlato in stereo.

«Il Return Game»

Sebastian inarcò un sopracciglio «Non conosco nessun Return Game»

«E’ quel locale sulla Santo Ambrosio de Sena»

«Non conosco nessuna via Santo Ambrosio de Sena» Camila mulinò i capelli scuri seccata «Ora che avete finito con le assurdità spiegatemi cosa diavolo ci fate in casa mia!»

«Ma questa è casa mia!» i due ragazzi sbottarono esasperati praticamente in sincrono e Camila sentì l’ennesima ondata di nervosismo pervaderla «Da quel che ne so a Carrer Progrés 55 ci vivo io» ringhiò la ragazza mentre i due spalancavano gli occhi a metà tra il sorpreso e l’esasperato.

«Non per fare il guastafeste ma qui siamo al 343 di Bolton Street»

«Ma cosa cavolo state dicendo a Cacuia non esistono quelle vie»

«Cacosa?»

Rafael sbuffò «Cacuia, il quartiere nella zona sud dell’Ilha do Governador»

«Pal vivo a Boston da anni e non ho mai sentito un nome simile»

«Ma qui siamo a Barcellona» il sussurro di Camila fu appena udibile ma bastò per far rimanere di sale ai due ragazzi «Siamo a Rio de Janeiro direi, giusto?» mormorò Rafael guardando alternativamente i due in cerca di risposte.

«L’ultima volta che ho controllato io ero a Boston» commentò sarcastico Sebastian passandosi una mano tra i capelli «L’unica cosa certa è che siamo in un bel casino»

 

 

Mariestad

Non appena aprì gli occhi Åke capì che quella non sarebbe stata una giornata normale.

Non che credesse a quelle assurdità che dicono secondo le quali quando si compiono gli anni ci avvicina sempre di più alla morte e si comincia a sentire il peso degli anni incombere sulle spalle. No, assolutamente nulla del genere.

La cosa che l’aveva lasciato interdetto e altamente perplesso non era chissà quale considerazione filosofica quanto piuttosto una ragazza decisamente bassina con i lunghi capelli castani che stava sistemando dei libri che sinceramente non si era mai accorto di avere nella sua libreria, nella sua camera, nella sua baita.

 

Il Ghirigoro

Margaret stava sistemando i libri di alchimia che erano arrivati quella mattina sugli scaffali della libreria canticchiando un motivetto che le era rimasto in testa quando due giorni prima era andata al cineforum babbano ad Hackney a vedere Grand Budapest Hotel. Checché ne dicessero i suoi esimi genitori, i babbani erano veramente dei geni.

Aveva ancora più di un’ora prima che la libreria aprisse e se la stava prendendo con tutta calma.

Nonostante fosse perfettamente consapevole di essere l’unica persona nella stanza aveva da almeno dieci minuti l’insistente sensazione di essere osservata. Inizialmente aveva liquidato quella sensazione come semplice paranoia dovuta alla stanchezza ma alla lunga si era detta che non poteva essere solo un’impressione. Il suo sesto senso da serpeverde raramente faceva cilecca.

Si era voltata con estrema lentezza, con la mano sinistra ben stretta attorno alla bacchetta d’ebano che teneva nella tasca della giacca e un pesante libro sulle proprietà dei bezoar stretto nell’altra mano come se fosse stato uno scudo.

 

Entroterra keniano

JB era seduto con le spalle appoggiate al pozzo che si trovava nel centro esatto del suo villaggio e si massaggiava la testa dolorante. Quella mattina quando aveva portato alla Baba Magia le erbe che lei gli aveva chiesto un paio di giorni prima come ringraziamento aveva ottenuto una bella mestolata in testa per averci messo così tanto.

Vecchiaccia ingrata.

Uno salva dei poveri turisti francesi sperduti nel deserto e come premio ottiene una mestolata in testa, il mondo era veramente ingiusto!

«Ma tu sei il tipo di ieri?!» una vocetta squillante gli fece alzare lo sguardo e, con sua somma sorpresa, il ragazzo si ritrovò davanti la francesina misteriosa della sera prima, quella che sembrava essersi volatilizzata.

JB cercò di tirarsi in piedi il prima possibile: insomma stare stravaccati con le gambe divaricate e la testa ciondolante non era il modo migliore di presentarsi ad una ragazza «In carne, ossa e dreadlocks, come posso aiutarti, ti sei persa di nuovo?»

La ragazza inarcò un sopracciglio abbassando il pesante libro che aveva in mano ma non la bacchetta, ben salda nel suo pugno «Semmai sei tu quello che si è perso. La libreria non è ancora aperta»

«Uhm…buono a sapersi» JB si grattò il capo rimuginando sulla strana frase pronunciata dalla ragazza non riuscendo a capire cosa diamine centrasse una libreria…magari aveva capito male e in una qualche strana lingua quella parola voleva dire altro…

Osservò con più attenzione la ragazza che non accennava ad abbassare la bacchetta: era un bel tipetto…che fosse tedesca? No, i tedeschi erano biondi e alti…

«Per quanto mi faccia davvero piacere sapere che la libreria non è ancora aperta ho una domandina da fare a entrambi» una voce distrasse entrambi facendoli voltare verso un ragazzo biondo con addosso un pigiama grigio «Chi sareste voi due?»

Ecco, quel tipo doveva essere decisamente tedesco.

 

Mariestad

Åke era sufficientemente sicuro di non essere né ubriaco né in hungover dato che la sera prima non aveva esagerato. Il che lo portava a ritrovarsi senza spiegazioni plausibili riguardo alla presenza di quei due individui nella sua camera da letto.

«Chi siete voi due giganti piuttosto!» la ragazza minuta buttò indietro i capelli fulminando entrambi con un’occhiata gelida. Se fosse stata alta una ventina di centimetri in più, considerò Åke, avrebbe potuto seriamente mettergli paura «Se non mi rispondete immediatamente chiamerò gli Auror»

L’altissimo ragazzo con i dread gli lanciò un’occhiata in tralice come a volergli chiedere spiegazioni e lo svedese si limitò a scrollarsi le spalle.

JB alzò le spalle prima di tendere una delle sue enormi mani verso la ragazza: meglio cercare di farsela amica, quella tipetta «Ehm sono JB, piacere» Margaret guardò basita la mano tesa verso di lei chiedendosi cos’aveva fatto di male la sera prima per trovarsi chiusa nella libreria con due tipi così strani «Io sono…Margaret?» tanto valeva essere gentili. Poi era più che certa che ne Il Negoziatore avessero detto che con i pazzi bisognava cercare di instaurare un rapporto di serena fiducia in attesa dei soccorsi, quindi…

«E io sono Åke, grazie davvero per averlo chiesto» sbuffò infastidito il biondo «Ora, se non vi è di troppo peso potreste gentilmente spiegarmi perché siete in casa mia?»

 

Il Ghirigoro

Margaret inarcò le sopracciglia «Come prego?» chiese cercando di non suonare troppo sgarbata «temo che tu ti stia sbagliando, qui siamo al Ghirigoro»

JB si grattò la testa pensieroso «Ghirigoro è una parola tedesca? Voi siete tedeschi?»

«No»

«Greci?»

«No…»

«Olandesi? …no gli olandesi sono alti, tu sei troppo bassa per essere olandese…»

«Hey ma che cavolo!»

Åke si massaggiò le tempie spazientito: era tornato a vivere a Marienstad apposta per avere un po’ di pace! «Uno, non so cosa sia questo Ghirigoro di cui stai parlando. Due io sono svedese. Tre continuo a non avere idea di chi siate voi»

«Jamal Bahari Akili, per tutti JB» ripeté pazientemente il ragazzone con i dread che, Åke constatò con suo sommo fastidio, superava il suo metro e ottantasei di almeno una spanna «Per qualunque problema, domanda, dubbio, richiesta d’aiuto io ci sono: giro tutto il Kenya e mezza Africa in poco tempo, basta chiamarmi»

«Frena un momento» Margaret spalancò gli occhi «Come sarebbe a dire Kenya e mezza Africa?!»

JB trasse un profondo sospiro si chinò e prese una manciata di polvere dal terreno sotto di lui facendosela scorrere fra le dita «So che per voi europei può sembrare strano, ma io conosco come le mie tasche il mio continente»

Margaret guardò basita il mucchietto di sabbia rossastra che era caduto sul pavimento del negozio. E quella da dove l’aveva tirata fuori? pensò esattamente nello stesso momento di Åke, che fissava con tanto d’occhi la sabbia sul parquet della sua camera da letto.

 

Entroterra keniano

JB guardò i due ragazzi che fissavano come in trance la sabbia che aveva fatto cadere chiedendosi cosa potesse aver detto di tanto strano.

Proprio mentre stava per dire qualcosa vide il ragazzo svedese…Eko…Ike…com’è che aveva detto di chiamarsi? allungare una mano verso il vuoto alla sua destra e stringere pochi secondi dopo una bacchetta che sembrava essere comparsa dal nulla.

Il biondo assunse un’espressione decisamente battagliera mentre aumentava la presa sulla sua bacchetta «Basta giochetti, ora mi spiegate chi siete e cosa ci fate in casa mia»

«In casa tua?! Siete voi ad essere nella libreria dove lavoro!» la ragazza con i capelli castani aveva fatto un balzo verso il biondo co gli occhi chiari lampeggianti ma prima che potesse fare o dire altro JB decise saggiamente di frapporsi fra i due «Stiamo tutti calmi adesso, va bene?»

«Calmi?! Sono da sola con due energumeni sconosciuti!» strillò la ragazza così forte da far balzare indietro i due «Cosa centrano la Norvegia, il Kenya, l’Africa con tutta questa storia?!»

«Svezia»

«E’ la stessa cosa!»

«A quanto pare siamo tutti e tre pazzi» commentò con leggerezza JB e prima che gli altri due potessero protestare alzò le mani in segno di resa «Non credo di capirci nulla di questa storia ma, ricapitolando: Margaret si trova nella libreria dove lavora, tu ragazzo con il nome strano sei in casa tua in Svezia mentre io fino a dieci minuti fa mi stavo facendo i fatti miei nel mio villaggio in Kenya eppure, per qualche strano motivo ora siamo tutti e tre insieme in un luogo non meglio specificato»

«Questa storia è assurda…deve essere un sogno» borbottò Ake massaggiandosi gli occhi come se sperasse di risvegliarsi improvvisamente nel suo letto. Senza nessun altro sconosciuto in camera possibilmente.

«Ma come facciamo ad essere tutti e tre in tre posti diversi insieme?» Margaret scosse la testa «Anche solo questa frase non ha un minimo di senso»

«In effetti questo dettaglio devo ancora capirlo…»

 

 

Honolulu

Hele si strizzò i lunghi capelli osservandosi con aria critica le punte decolorate: forse due bagni nell’oceano al giorno non erano il miglior modo di trattare dei poveri capelli ma, come dicevano sia lei che suo fratello nell’oceano si sta bene anche calvi nel caso.

Quella mattina si era alzata all’alba dopo aver dormito male: non riusciva a togliersi dalla testa il ragazzo che aveva visto la sera prima e aveva cominciato a elaborare una serie di teorie una più assurda dell’altra riguardo l’identità dell’uomo. Dopo aver scartato l’ipotesi del maniaco o del sequestratore di bambini, mentre nella sua testa rimbombava la risata del fratello che la accusava di guardare troppo Hawaii Five 0, era rimasta senza spiegazioni plausibili.

Mentre ritornava con passo lento verso la spiaggia dove aveva lasciato la sua borsa lo vide: in piedi con lo sguardo rivolto alla sinistra della ragazza c’era il ragazzo biondo della sera prima con indosso un lungo camice bianco che stava leggendo con espressione corrucciata alcuni fogli contenuti in una cartella.

Se era un’idea di Nalu mandarle uno dei suoi amici idioti vestito da dottore per prenderla in giro avrebbe fatto passare ad entrambi la peggior mezz’ora della loro vita, si disse avvicinandosi al biondino a passo di marcia.

 

New Orleans

“La Casata Mather: le origini di secoli di malvagità”, Blaise sbuffò rimettendo al suo posto sulla bancarella quel libraccio da due soldi e lanciando un’occhiata di puro odio al cognome dell’autore di quell’obbrobrio: chi se non un Rosewood poteva scrivere tali scemenze screditando la sua famiglia? Che colpa ne aveva lei se uno dei suoi antenati era stato un pazzo invasato*?

La vita a New Orleans era decisamente più semplice che quella a Salem per chiunque avesse la sfortuna di chiamarsi Mather, ma spesso e volentieri incappava in spiacevoli incontri anche nella città più pazza degli Stati Uniti anche se, mentre girava a zonzo per i quartieri francesi, nessuno l’aveva mai guardata storto. Era una delle cose che preferiva della città.

Dopo aver lasciato le bancarelle del mercato magico si infilò in una via laterale prendendo la direzione del negozio ma si bloccò di fronte ad uno spettacolo decisamente strano: un ragazzo biondo con indosso un camice bianco stava leggendo assorto dei fogli, appoggiato con le spalle contro il muro di un palazzo e una ragazza dagli occhi a mandorla con un costume da bagno intero e i capelli bagnati stava marciando verso di lui con un’espressione furiosa in volto.

Quello era decisamente strano anche per gli standard di New Orleans

 

San Pietroburgo

Andriy stava controllando con attenzioni i referti delle analisi che gli erano stati consegnati giusto quella mattina: con sua grande gioia vide che gli esami della signora Volkova andavano molto meglio rispetto all’ultima volta, nonostante l’età avanza della donna e la gravità del vaiolo di Drago. Forse avevano veramente trovato un metodo efficace di curare quella malattia.

«Hey tu!» una voce parecchio arrabbiata lo riscosse dalle sue considerazioni e non appena si voltò si ritrovò davanti una ragazza che lo fissava con gli occhi neri che mandavano scintille. Il medimago ci mise qualche secondo a riconoscere nei tratti della ragazza quella misteriosa figura che aveva notato la sera prima a teatro, complici anche il fatto che in quel momento fosse struccata, con i capelli bagnati appiattiti dietro la testa e che, cosa decisamente stramba e fuori luogo, indossasse un costume da bagno.

«Piantala di venirmi dietro! Se è Nalu che ti manda digli pure che stanotte dormirà in macchina!»

Andriy strabuzzò gli occhi «Prego?»

«Non fare il finto tonto, tu con il tuo camice…questa del camice però dovete spiegarmela»

«Non ho idea di chi lei sia ma si dà il caso che io sia un medimago»

«Wow, mio fratello ha degli amici intelligenti, questa è nuova»

«Signorina si è per caso persa?»

Hele sentì la rabbia montarle e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non prenderlo per la collottola «Io sono esattamente dove stare» ringhiò arrabbiata, sollevando astiosa la sua borsa da spiaggia ed estraendone un asciugamano in microfibra con il quale inizio ad asciugarsi con foga sotto lo sguardo basito di Andriy. Da dove diamine era spuntata quella borsa e perché il pavimento era improvvisamente pieno di sabbia?

«Ma da dove viene tutta questa sabbia?!»

«Siamo su una spiaggia» borbottò la ragazza «Sai quelle distese enormi giallastre che circondano le Hawaii»

«Le Hawaii?»

«Sì le isole dove viviamo…giuro, è più facile spiegare le divisioni ai bambini di sette anni»

«In realtà ci troviamo a New Orleans» una voce fece voltare entrambi e si trovarono di fronte ad una bellissima ragazza dai lunghi capelli rossi.

 

New Orleans

Blaise osservò i due con il capo inclinato. Si era per sbaglio ritrovata su un set cinematografico senza rendersene conto?

Andriy si passò stancamente una mano sul volto: doveva esserci stata una fuga di massa dal reparto psichiatrico «Sentite adesso vado a chiamare la dottoressa Kalinina, voi aspettatemi qui»

«Ma di che diamine state parlando?» Hele guardò alternativamente il biondo e la rossa. Ma perché tutti i matti avevano deciso di riunirsi nella piccola e appartata cala in cui era solita nuotare quella mattina?

Blaise inarcò un sopracciglio mentre il medimago continuava a tacere osservando la sabbia lasciata dalla borsa sul cemento della strada. Andriy fece per allontanarsi ma fu bloccato dalla bionda che lo trattenne per un braccio «No aspetta, dobbiamo capire cosa sta succedendo» affermò sicura cercando di mantenere la calma e di reagire nel modo più razionale possibile, per quanto quella situazione lo permettesse «Dove hai detto che ti trovi?» chiese rivolta alla ragazza dagli occhi a mandorla «Vicino alla baia di Hanauma» mormorò Hele.

«E tu dove ti trovi in questo momento?» chiese poi al medimago che aveva un’espressione decisamente scettica in volto.

«Ospedale Magico di San Pietroburgo»

Blaise emise un verso disperato «E io posso giurare sui padri fondatori che mi trovo nel quartiere francese di New Orleans»

«Tutto questo non ha il minimo di senso» borbottò Andriy pur avendo ormai capito che era praticamente impossibile che quelle due fossero scappate dal reparto di psichiatria «Come facciamo ad essere tutti in posti diversi ma tutti insieme in ognuno di quei posti…okay detto ad alta voce è ancora più confuso di quanto intendessi»

«Ho letto temi molto più confusi nella mia carriera da insegnante, tranquillo» Hele cercò di smorzare la tensione ottenendo due sorrisetti tirati da parte dei due ragazzi «Qualcuno ha dunque qualche idea riguardo a come procedere?» per quanto la situazione fosse assurda, tanto vale cercare di calmarsi prima di prendere a pugni qualcuno.

«In che senso procedere?»

«Non volete davvero farmi credere che non avete voglia di capire cosa c’è sotto a tutta questa storia?»

«Sì, ma…»

«A posto allora» Hele si legò l’asciugamano in vita prima di rivolgersi a Blaise «Hai detto di essere di New Orleans, vero…ehm…»

«Blaise» l’aiutò la rossa.

«Blaise…okay, posso farcela a ricordarlo» mormorò Hele pensierosa «Quale posto migliore per scoprire in che pasticcio siamo finiti se non la città più assurda sulla faccia della terra? Ah, comunque io sono Hele»

«Andriy» si presentò il biondo ancora leggermente titubante «Ma come facciamo a cercare qualcosa di cui non abbiamo alcuna informazione?»

Blaise sorrise finalmente più sicura di sé «Come giustamente ha detto Hele, a New Orleans si può fare di tutto, anche le cose più assurde.»

 

 

Ufficio Misteri, Londra

Silas spense la sigaretta nel posacenere blu scuro alla sua sinistra senza staccare gli occhi dal fascicolo di fronte a lui: gli ci erano voluti due giorni e numerose leccate di culo ad un bel numero di persone per mettere le mani su quei fogli per riuscire ad ottenere quell’ammasso di carta su cui non era mai riuscito a mettere le mani.

Si era sinceramente stupito del fatto che nell’archivio nessuno gli avesse fatto troppe domande quando aveva richiesto un fascicolo di un incidente avvenuto più di venticinque anni prima: se di norma le persone poco perspicaci gli davano il nervoso, quel pomeriggio aveva ringraziato Merlino che non ci fosse nessuno più di tanto sveglio in archivio.

Lo scatolone di carta riportava scritto a caratteri maiuscoli la dicitura CHIUSO, cosa che aveva dato non poco fastidio all’uomo: archiviare un caso come incidente solo per evitare di sollevare l’ennesimo polverone dopo che appena un mese prima c’erano state polemiche riguardanti dei non meglio determinati pasticci avvenuti a Hogwarts* non era certo indice di professionalità.

Era solo un bambino all’ora, aveva appena compiuto otto anni eppure ricordava benissimo quel giorno quando gli Auror si erano presentati alla porta di casa sua durante la cena. Chiudendo gli occhi sentiva ancora nelle orecchie l’urlo disumano di sua madre quando le avevano comunicato la notizia.

Morto. Suo padre, Elijah Kincaid, capo dell’Ufficio Misteri e Paul Fawley, il suo vice, erano morti un’ora prima in una tremenda esplosione avvenuta nella Stanza dei Pensieri. Gli Auror avevano spiegato che qualche esperimento doveva essere andato storto, ma a distanza di tanti anni, dopo essere diventato a sua volta un indicibile Silas non ci credeva: suo padre era un ottimo indicibile, il migliore, e quel Fawley non doveva essere da meno o non l’avrebbe mai scelto come proprio vice, nessuno dei due avrebbe mai fatto mosse azzardate rischiando di far saltare in aria l’intero Ministero.

Le fotografie sbiadite di suo padre e di Fawley che aveva estratto dalla scatola gli restituirono uno sguardo determinato: quella notte, il 28 luglio 1992, doveva per forza essere successo qualcosa di estremamente grave, qualcosa che nessuno aveva capito*.

Qualcosa che centrava con quei maledetti cluster: tre anni prima aveva ritrovato in cantina un foglio pieno di scarabocchi veloci che aveva riconosciuto appartenere alla grafia veloce e nervosa del padre e ora, finalmente e fortuitamente aveva la possibilità di capire cosa fosse successo quella notte.

Avrebbe svelato il mistero dei cluster e avrebbe chiuso il caso della morte di suo padre una volta per tutte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*ora sapete tutti chi era il fantomatico zio di Christie. Niente Mangiamorte o simpatizzanti di Voldemort.

*imprecazione portoghese trovata in rete. As usual, se notate errori non esitate a farmelo notare.

*Cotton Mather era un pastore protestante, considerato uno dei fomentatori dell’isteria collettiva dilagata a Salem nel Massachusetts e culminata con il celeberrimo processo alle streghe del 1692. In questa storia Blaise ha la sfortuna di essere una sua discendente e questo suo lignaggio è stato per lei causa di prese in giro e di insulti ai tempi della scuola.

*alla fine del suo primo anno (presumibilmente nel giugno 1992) Harry Potter ha affrontato Raptor-Voldemort.

*cosa sarà successo la notte del 28 luglio 1992? Lo scoprirete nelle prossime puntate…

Il capitolo è parecchio lungo, me ne rendo conto, ma fino a settembre sarò in pausa a causa di impegni/vacanze dove, conoscendomi, riuscirò a scrivere ben poco e volevo lasciarvi con un capitolo abbastanza corposo. Nel prossimo capitolo vedremo tutti i nostri sensate riuniti mentre Mike e Christie saranno in versione 007.

Ci risentiamo a settembre con la storia, ma io passerò spesso dalla pagina, connessione permettendo, nel caso in cui aveste qualcosa da dirmi.

Em

 

 

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Capitolo 6
*** In cerca di spiegazioni ***


 

In Cerca di Spiegazioni

 

 

Si torturò le mani controllando per la decima volta l’orologio: dov’era finito? Tutto quel ritardo non era affatto normale.

Un rumore proveniente dal camino la fece sobbalzare e scattò in piedi con la bacchetta sguainata.

«Mi schianteresti davvero?»

La ragazza sospirò rilassando le spalle «Non ero certa che fossi tu» sottolineò piccata ritirando la bacchetta «Ci sono novità?» chiese poi agitata e sentì una spiacevole sensazione di vuoto allo stomaco quando vide il ragazzo adombrarsi «I tracciati sono quasi tutti completati…entro un paio di settimane potranno essere impiegate le squadre speciali per rintracciare le fonti di energia» la giovane si sedette con le mani tremanti sulla sedia più vicina prima di seppellire il volto tra le mani «Hey non fare così, sistemerò tutto» il ragazzo le si inginocchiò di fronte spostandole gentilmente le mani dal volto «Ti ho giurato di proteggerti e non verrò meno alla mia promessa, lo sai»

«Non puoi controllare questa situazione! Nessuno può!» la voce della ragazza era salita di svariate ottave «Ricordati con chi stai parlando» il ragazzo si sforzò di sorridere accarezzandole una guancia «Ho un piano» le sussurrò con fare cospiratorio «Ma tu devi promettermi che qualsiasi cosa accada tu non parlerai con nessuno di tutta questa storia. Nessuno a parte noi deve saperlo»

«Cosa intendi dire con questo…» «Con nessuno, mago, babbano, creatura magica o fantasma» «Ma…» «No, niente domande, promettilo e basta»

«…Promesso» sussurrò infine la ragazza senza riuscire a scrollarsi di dosso la sensazione che non sarebbe andato affatto tutto bene.

 

 

Blaise si accomodò nel posto più defilato che era riuscita a trovare della biblioteca con le cuffiette infilate nelle orecchie non collegate ad alcun dispositivo: in quel modo se qualcuno l’avesse vista bisbigliare avrebbe pensato che stesse canticchiando o parlando al telefono con qualcuno e non blaterando con persone che solo lei poteva vedere e che si trovavano dall’altra parte del mondo.

«Okay cerchiamo di capirci qualcosa in tutto questo casino» sbuffò Hele avvicinandosi alla rossa e dando un’occhiata al libro che aveva aperto «Compendio sul Teletrasporto e la Comunicazione Mentale…dite che i nostri cervelli si sono teletrasportati da un’altra parte?» l’hawaiana si morse il labbro guardando pensierosa il medimago in cerca di conferme, ma Andriy si limitò a scrollare le spalle.

«Non credo sia solo una questione di cervelli altrimenti vedrei solo della materia grigia fluttuante invece di voi due in carne ed ossa» la frase di Blaise riuscì a far sorridere gli altri due ragazzi rimasti fino a quel momento piuttosto seri «Qui dubito troveremo qualcosa» borbottò poco dopo richiudendo il libro e appellandone un altro tra quelli che aveva portato con sé alla scrivania «In che sezione bisogna cercare secondo voi per trovare qualche informazione su come ci si possa trovare in più posti contemporaneamente?»

«Normalmente direi nella sezione dei libri di psichiatria, ma visto che siamo apparentemente sulla stessa barca non credo sia il caso di scherzare» una voce squillante fece sobbalzare i tre che si ritrovarono davanti una minuta ragazza castana in piedi con le braccia incrociate in mezzo a due ragazzi molto alti.

Åke strizzò un po’ gli occhi scrutando con attenzione il volto della ragazza dai capelli rossi «Tu sei quella del pub, vero?» chiese incerto ottenendo in risposta uno sguardo decisamente perplesso che dopo qualche secondo però si aprì in un mezzo sorrisetto «Nonostante io non abbia idea di che pub tu stia parlando suppongo di essere proprio io» commentò con leggerezza la ragazza.

«Vi conoscete?» chiese Hele guardando perplessa il nuovo terzetto leggermente intimidita all’altissimo ragazzo con i rasta «Noi ci siamo solo visti una sera a…»

«Göteborg» concluse al suo posto Åke grattandosi il capo. Non bastavano il gigante e l’inglesina, ovviamente dovevano essere di più in quel pasticcio a complicare ulteriormente le cose «Anche se suppongo che per te non fossimo lì» aggiunse sarcastico ottenendo qualche risatina piuttosto nervosa in risposta.

«Eccoti spiegato come mai due tizi si trovassero in casa tua» una voce ironica fece girare tutti verso l’ennesimo trio che aveva fatto la sua comparsa «Hai finalmente la prova che nei io né…» «Rafael» «Sì, giusto…che né io né Rafael siamo due maniaci. A proposito io sono Sebastian» un ragazzo alto con degli occhi azzurri molto belli alzò la mano in segno di saluto verso la piccola folla di sconosciuti che lo circondava.

Camila si massaggiò le tempie emettendo un verso frustrato «Vi prego ditemi che stiamo tutti sognando così posso svegliarmi finalmente»

«Mi spiace deluderti ma il tuo impedimenta è stato tutto tranne che un sogno» commentò Rafael mentre sul volto della ragazza compariva un’espressione colpevole «Ti ho detto che mi dispiace! Come avrei dovuto reagire nel trovarmi un tizio in mutande sul divano»

«In realtà non ero sul tuo divano»

«Per favore non ricominciate, stavamo già andando bene» borbottò Sebastian frapponendosi fra i due «Dite ce c’è qualcun altro in arrivo o possiamo passare alle presentazioni?»

Margaret inarcò un sopracciglio «Come facciamo a sapere se c’è qualcun altro in arrivo?» chiese dubbiosa mentre JB al suo fianco sorrideva «Prova a urlare ehilà nella tua testa, magari qualcun altro risponde» la ragazza rise e Blaise si guardò intorno preoccupata all’idea che qualcun altro in quella biblioteca potesse udire quel baccano ma, considerando che nessuno aveva alzato infastidito la testa dai libri, non dovevano essersi accorti di nulla «Cominciamo a presentarci noi e poi nel caso ci ripeteremo. Io sono Blaise e vengo da New Orleans»

«Hele e fino a poco fa stavo nuotando allegra e pacifica alle Hawaii mentre lui è Andriy e viene da…» guardò dubbiosa il ragazzo biondo che le fece un sorrisetto incoraggiante «San Pietroburgo?» «Esatto»

«Come ho detto io sono Sebastian e credeteci o no mi trovo a Boston» commentò il ragazzo pallido con i capelli scuri «Toglietemi una curiosità perché voi tre state sussurrando?»

«Siamo in una biblioteca…o per meglio dire Blaise si trova in una biblioteca, io ed Hele parliamo piano solo per solidarietà suppongo» commentò Andriy facendo ridacchiare la comitiva.

«Io sono Jamal Bahari, ma chiamatemi pure JB e vengo dal Kenya mentre i due pallidini qui vicino a me» disse posando una mano sulla spalla di Margaret e passando un braccio sulle spalle di Åke che trasalì a disagio «Sono Margaret e Iko» «Åke» «Sì sì, loro due, e vengono dall’Inghilterra e dalla Finlandia» «Svezia» «Sì, lì vicino, no?» Hele trattenne a stento una risata non potendo fare a meno di pensare ai suoi studenti e ai loro buffi pasticci con la geografia.

«Io sono Camila e vivo a Barcellona» disse la ragazza mora facendo poi segno di parlare alla figura di fianco a lei che era rimasta in silenzio per tutto il tempo «Sono Rafael e vengo da Rio de Janeiro»

Blaise estrasse un quadernetto colorato dalla borsa e si affrettò a copiare quanto le era stato detto «Giusto per chiarire, voi mi vedete tutti come se fossi in carne ed ossa vicino a voi, non vi sembro un fantasma o qualcosa di simile?»

«A me sembri decisamente reale e posso assicurarti che anche questi due qui non sembrano fatti d’aria» JB strinse la presa su Margaret e Åke facendo ridere la ragazza mentre il povero svedese sembrava non desiderare altro che tornarsene nella sua baita. Possibilmente da solo.

Blaise annuì scribacchiando «Quindi noi siamo veramente gli uni accanto agli altri ma a quanto pare nessuno a parte noi nove può vederci…c’è qualche condizione medica che può causare situazioni del genere» chiese poi rivolta a Andriy che sembrò riflettere qualche secondo prima scuotere il capo infilandosi le mani nelle tasche del camice «Non ho mai studiato né letto qualcosa del genere ma a mia discolpa posso dire che la psichiatria non è la mia specializzazione»

«Non potremmo essere vittime di un’allucinazione?» chiese Margaret «Tutti quanti?» chiese Sebastian decisamente scettica mentre la ragazza faceva spallucce «Sto ancora valutando l’ipotesi che voi tutti non esistiate e che io mi stia sognando tutto»

«Come Alice nel Paese delle Meraviglie?» chiese Camila pensierosa «In effetti nemmeno io che sono una Legilimens ho mai sentito parlare di una cosa simile»

«Dite che ci potrebbe aiutare?» chiese JB mentre Camila inclinava la testa di lato «Chi?» «Quell’Alice di cui parlavi prima» la maggior parte dei ragazzi iniziò a ridacchiare mentre JB si grattava la testa perplesso. Cos’aveva detto di tanto divertente?

«Alice nel Paese delle Meraviglie è un romanzo babbano» spiegò Rafael senza riuscire a nascondere un sorrisetto «Una storia piuttosto inquietante se vuoi la mia opinione, ma a mia madre piace molto»

«Non siamo tutti purosangue dunque?» chiese Andriy pensieroso «E’ un problema per caso» ribattè stizzito Rafael mentre il russo si affrettava a scuotere la testa «No, stavo solo cercando di trovare un possibile nesso tra di noi ma direi che le nostre origini sono da escludere» concluse mentre gli altri otto annuivano pensierosi.

«Potrebbe essere un collegamento astrologico…basato per esempio sul segno zodiacale» tirò a indovinare Margaret «Non ne capisco molto di Divinazione ma credo che la posizione delle stelle significhi qualcosa…no?»

JB annuì pensieroso «Baba Magia parla spesso di queste cose ma non ci ho mai capito granché» «Baba Magia?» chiese con una nota di panico Åke: già si ritrovava in balia di otto sconosciuti, che non si aggiungessero all’improvviso altre persone o veramente avrebbe rischiato un crollo nervoso.

«Magari nel luogo e nel momento in cui siamo nati avevamo una congiunzione astrale simile…» rifletté Blaise cercando di richiamare alla memoria tutte le nozioni di astrologia che possedeva «Provate a dirmi il vostro luogo e la vostra data di nascita così posso fare qualche ricerca»

«Sono nato il 31 ottobre 1993 a Boston» incominciò Sebastian sicuro guardando poi perplesso Blaise che invece di scrivere era rimasta a fissarlo con la piuma a mezz’aria «Anche io sono nata il 31 ottobre 1993» mormorò la ragazza e in men che non si dica gli tutti quanti cominciarono a parlare insieme piuttosto agitati.

«Alt, stop piantiamola di starnazzare tutti quanti» Åke alzò la voce per sovrastare il baccano «A quanto sembra siamo nati tutti lo stesso giorno in posti diversi quindi suppongo che questo fosse il collegamento che stavamo cercando, no?»

«Sapete per caso anche l’ora in cui siete nati?» chiese Camila pensierosa beccandosi un’occhiata decisamente perplessa da parte di Rafael «Tu davvero lo sai?» «Beh era scritto sul mio certificato di nascita…» «Io sono nato sul divano della mia vecchia casa per cui non ne ho proprio idea» «E anche in questo caso non concludiamo nulla»

Blaise scosse il capo «Non è detto, cercate di non essere pessimisti. Camila…ti chiami Camila, giusto? Sapresti dirmi a che ora e dove sei nata?»

«Sono nata poco dopo l’una di pomeriggio a Barcellona»

«Okay io sono nata a Salem circa alle otto del mattino»

«Io sono nato a Boston che ha lo stesso fuso orario di Salem più o meno alle otto e se non erro tra di noi e la Spagna ci sono esattamente cinque ore di differenza, il che significa che molto probabilmente siamo nati…» «Nello stesso momento» sussurrò Camila.

«Mia madre mi ha raccontato che sono nata di notte ad Honolulu…» disse Hele «Quante ore ci sono di fuso rispetto a voi?»

«Dieci ore indietro rispetto alla Gran Bretagna» disse Margaret sicura «Ne sono abbastanza certa perché mi piacerebbe andarci in vacanza e avevo fatto qualche ricerca»

«E io sono nato nel primo pomeriggio a Kiev» Andriy sospirò passandosi una mano tra i capelli chiari «Direi che anche senza andare avanti ci sono già parecchie coincidenze»

«Praticamente siamo dei gemelli mentali» concluse JB con un gran sorriso facendo scoppiare tutti a ridere, compreso Åke, che se il ragazzo cercò di nasconderlo.

Hele si fermò un secondo a riflettere «Avrei un’altra domanda» disse catturando l’attenzione di tutti «Noi siamo qui tranquilli a chiacchierare ma come facciamo a capirci tutti perfettamente?»

Sebastian fece spallucce «Beh l’inglese ormai è largamente diffuso anche se in effetti devo dire a tutti coloro che non sono madrelingua che la vostra pronuncia è davvero grandiosa…»

«Io non sto parlando inglese in questo momento» disse Camila lasciandosi sfuggire una risatina leggermente isterica «Anzi per la verità mi sembra che anche voi stiate parlando catalano come me»

«Catalano come la crema?» chiese perplesso JB «E’ il tipo di spagnolo parlato a Barcellona» spiegò Rafael beccandosi un’amichevole pacca sulla spalla dal keniano in ringraziamento che per poco non lo fece finire per terra. Okay, quel ragazzo era decisamente troppo grosso.

«Fatemi capire, stiamo tutti parlando lingue diverse ma riusciamo comunque a capirci?» più passavano i minuti più Åke rimpiangeva la vecchia tranquillità del suo lago dove non si avventurava mai anima viva «Dite che è un po’ come la storia dei luoghi?»

«E’ l’unica spiegazione a meno che improvvisamente non siamo diventati dei geniali poliglotti»

«Io di sicuro non corro questo rischio» borbottò Hele mesta: se non era riuscita ad imparare discretamente il giapponese in sette anni di scuola dimenticando comunque almeno il 70% delle poche nozioni apprese nei due anni successivi, dubitava fortemente di essere in grado di svegliarsi e imparare una nuova lingua da un giorno all’altro.

Blaise richiuse il quadernino e osservò gli altri otto che stavano parlottando: nove ragazzi provenienti un po’ da tutto il mondo nati verosimilmente nello stesso momento potevano vedersi e comunicare senza che il mondo esterno ne fosse cosciente…non aveva mai sentito nulla di simile «Credo che a questo punto l’unica cosa da fare sia cercare delle informazioni basandoci su quanto abbiamo capito oggi»

«Io lavoro in una libreria, posso provare a vedere se trovo qualche libro interessante dato che in negozio e in magazzino abbiamo veramente di tutto» propose Margaret «Se dovessi trovare qualcosa ve lo direi immediatamente»

«Come facciamo ad organizzarci per rivederci tutti quanti» chiese Rafael perplesso.

Camila sospirò incrociando le braccia «Ho come l’impressione che in un modo o nell’altro ci rivedremo tutti molto molto presto.»

 

*

 

Christie, dopo essersi lisciata per l’ennesima volta la gonna del lungo abito blu, alzò gli occhi da terra incontrando lo sguardo allegro della madre che le porse un calice pieno di succo di zucca «Mamma non mi inganni questo l’hai appena trasfigurato, nessuno servirebbe mai succo di zucca ad una festa»

Margaux ridacchiò nel vedere l’espressione costernata della figlia «Non ho intenzione di dare dell’alcool a mia figlia, Christianna, altrimenti che razza di madre degenere sarei?» Christie accettò il bicchiere roteando gli occhi astenendosi sapientemente dal sottolineare che se lo avesse voluto, avrebbe potuto tranquillamente andare a chiedere un bicchiere di whisky incendiario ad un cameriere, ma in quel momento, nervosa com’era, era più che certa che non sarebbe stata in grado di reggere nemmeno una burrobirra.

Erano quasi le dieci passate e non aveva ancora visto Kincaid da nessuna parte; cominciò veramente a sperare che l’indicibile non avesse deciso di starsene proprio quella sera tutto solo nell’Ufficio Misteri o Mike avrebbe rischiato di finire in guai seri.

«…sì come ti dicevo…ah, ecco Christianna» la voce di suo padre la strappò dalle sue riflessioni e improvvisamente si ritrovò svariate paia di occhi sconosciuti che la osservavano curiosi «Vi ricordate tutti di Christianna, la mia bambina?» sul volto di Stephen si aprì un sorriso dolce che Christie ricambiò.

«Stephen credo che ormai più che una bambina sia una donna» disse una strega vestita in modo elegante facendole l’occhiolino prima di alzare la mano e salutare qualcuno alle spalle di Christie «Silas! Ho trovato una delle tue studentesse!»

Christie deglutì senza trovare il coraggio di voltarsi verso l’indicibile che aveva chiaramente percepito avvicinarsi alle sue spalle «Una delle più promettenti aggiungerei» Christie tossicchiò a disagio voltandosi verso Silas che, dopo averle lanciato uno sguardo penetrante, si presentò con una stretta di mano a suo padre.

Se non altro l’aveva trovato, pensò la ragazza mentre suo padre e l’indicibile iniziavano a parlare con suo grande imbarazzo.

«Signor Kincaid mi permetta di presentarle mia moglie Margaux; Christianna ha preso sicuramente il talento da lei» Christie si era sempre chiesta come facesse sua madre a non arrossire o a non roteare gli occhi in quel genere di situazioni, suo padre sapeva essere decisamente imbarazzante quando ci si metteva. In quello specifico frangente però notò che le dita della madre erano decisamente troppo strette intorno al sottile stelo del calice di champagne e che la donna sembrava a disagio mentre stringeva la mano di Silas.

Come se avesse percepito il suo disagio Silas la guardò leggermente perplesso e la signora Nott si affrettò a mettere su il suo miglior sorriso distogliendo velocemente lo sguardo dagli occhi azzurri dell’uomo. Un rintocco segnò le dieci e mezza e Christie sobbalzò. Era in ritardo, Mike la stava aspettando da chissà quanto!

La ragazza si schiarì la voce «Volete scusarmi, credo di aver visto alcuni mie ex compagni di scuola» disse con gli occhi fissi sulla madre «Vai pure dai tuoi amici, immagino che la compagnia di una decina di persone abbondantemente sopra i trenta non sia esattamente il massimo» rispose il padre scatenando le risatine delle persone vicine «Io e la mamma ci faremo trovare verso le undici e mezza ai camini»

«Undici e mezza? Stai proprio invecchiando Stephen» commentò gioviale un mago assestando una pacca sulla spalla del signor Nott, Conrad Devington, a Christie parve di ricordare «In realtà è colpa mia» si affrettò a precisare la ragazza «Domani ho lezione e voglio essere riposata»

«Kincaid fai davvero il lavaggio del cervello a questi ragazzi!» Silas si limitò a ghignare e, approfittando delle chiacchiere Christie sgattaiolò fuori dalla combriccola.

 

*

 

Mike camminava avanti e indietro nell’Ufficio Misteri in attesa. Ma dove diamine era finita Chris? Era in ritardo di quasi mezz’ora, praticamente un secolo per i suoi precisissimi e puntualissimi standard.

Un ticchettio di tacchi sul pavimento di marmo le fece voltare e il ragazzo ebbe la chiara sensazione che la sua mascella fosse caduta «Scusa, lo so, sono in ritardo assurdo, ma dovevo accertarmi che Kincaid fosse impegnato…perché hai la bocca aperta come un merluzzo?» Mike si sentì avvampare e distolse in fretta lo sguardo dal vestito estremamente fasciante che indossava l’amica cercando di concentrarsi su quegli occhi chiari che lo fissavano perplessi «Uh…ehm…si…io ti aspettavo…qui…» si schiarì la voce grattandosi il capo imbarazzato «Vogliamo andare» chiese infine sperando vivamente che la sua voce non suonasse istericamente acuta.

«Prima mi tolgo questi aggeggi infernali» commentò Chris appoggiandosi alla sua spalla e sfilandosi gli altissimi sandali sui quali aveva camminato per decisamente troppo tempo «Oh è tutta la sera che non vedevo l’ora di liberarmene!» esclamò poi allegra muovendo le dita pallide sul pavimento e facendo sparire i sandali nella borsetta magicamente allargata «Andiamo?» chiese poi allegramente lasciando la presa culla spalla dell’ex grifondoro.

Mike scosse la testa cercando di scacciare dalla testa il disappunto per quel contatto interrotto e seguì l’amica senza dire una parola «…Scusami ancora ma sono stata bloccata dagli amici dei miei genitori…pensa che persino Kincaid è venuto a chiacchierare con noi! È stato parecchio inquietante devo dire, ma almeno ho appurato con certezza che non si trovava qui sotto…Mike…Mike mi stai ascoltando?»

Il ragazzo si stoppò di botto «Sì scusa stavo solo pensando…»

«Non voglio nemmeno immaginare quanto tu sia agitato per startene zitto così a lungo» cercò di sdrammatizzare Chris «Quella strana sei tu: da dove esce tutta questa voglia di avventura?» le rispose a tono Mike cercando di recuperare un po’ del solito humour.

«E’ la tua cattiva influenza» Christie gli fece la linguaccia prima di fermarsi di fronte alla porta della biblioteca «Quanto tempo abbiamo? Devo essere indietro per le undici e mezza…»

«Poco più di venti minuti» mormorò Mike girando la chiave magica nella toppa «Ho già disattivato gli incantesimi anti-intrusione…ho usato una delle bacchette del deposito così non possono rintracciarci»

«Tutti quei gialli babbani ti hanno reso una vera macchina da guerra» Chris ridacchiò sorridendo poi all’amico quando questi le fece segno di precederlo ed entrare mentre lui teneva la porta «Io ho fatto alcune ricerche sulla biblioteca e ho scoperto che per fortuna le sezioni in cui è divisa sono le stesse in cui sono ripartite le varie stanze»

Mike annuì «La sezione del Pensiero credo sia quella più in fondo, se rispettano l’ordine delle camere»

I due si avventurarono nella sezione proibita e Christie sospirò guardandosi intorno ammaliata «Se potessi passerei giornate intere qui dentro» «Invece abbiamo poco venti minuti scarsi» «Lo so anche io! Fammi sognare!» Mike rise avvicinandosi ad un alto scaffale impolverato «prendiamo i libri che ci sembrano più promettenti e poi li confrontiamo…dobbiamo essere veloci»

«Io non ho ancora capito come faremo a trascrivere in così poco tempo le informazioni»

«Oh, noi non trascriveremo alcunché» Christie lanciò uno sguardo di sbieco all’amico che estrasse una vecchia macchina fotografica babbana dalla tasca «Mike gli oggetti elettronici non funzionano qui dentro…» «Infatti questa non è elettronica, è una vecchia macchina fotografica con rullino resistente a tutto, persino alla magia»

«Ottima pensata, venti punti a grifondoro» commentò Christie mentre il ragazzo le faceva l’occhiolino.

Dieci minuti dopo erano seduti per terra con una decina di libri aperti di fronte a loro «Telepatia e Maledizione Imperio: controllo su sezioni diverse dell’encefalo…dici che le sfere sono telepatiche?» chiese Christie osservando il libro dubbiosa mentre Mike scattava foto a raffica alle pagine di un libro che parlava della storia e del funzionamento della Camera del Pensiero «Non saprei…prova a sfogliarlo velocemente e vedere se nei titoli dei capitoli si parla di sfere o cluster»

Christie diede un’occhiata veloce al libro prima di rispedirlo frustrata al suo posto con un colpo di bacchetta dopo non aver trovato nulla di interessante o utile sopra: sperava davvero che la loro gitarella illegale non si rivelasse solo una perdita di tempo. Si rigirò tra le mani una copia di un vecchio libro il cui titolo, Le Degenerazioni del Pensiero, le aveva messo i brividi e lo aprì lentamente come se avesse paura che le pagine potessero in qualche modo attaccarla «Mike forse ci siamo!» sussurrò poi eccitata quando si trovò davanti alla tanto agognata parola cluster.

Il ragazzo rispedì in fretta una pila di libri al loro posto e si avvicinò all’amica con la macchina fotografica ben stretta in mano e incominciò a fotografare tutte le pagine che l’amica gli mostrava prima che il suo orologio da polso cominciasse a emettere un flebile bip «Merda dobbiamo andare…mi mancano le ultime dieci pagine!» sussurrò affranto guardando arrabbiato sia l’orologio che la macchina fotografica che aveva esaurito le fotografie disponibili sul rullino. Christie spalanco gli occhi preoccupata guardando il libro «Giura che non dirai a nessuno cosa sto per fare» disse con voce bassissima prima di strappare con un gesto secco le ultime dieci pagine del libro sotto lo sguardo basito dell’amico.

«Christianna Nott ti devi avere la febbre» borbottò Mike sconvolto mentre l’amica rossa dall’imbarazzo e probabilmente per la vergogna di aver compiuto una tale atrocità si affrettava ad alzarsi nascondendo le pagine incriminate nella borsetta «Mike ti prego non farmici pensare» mormorò implorante verso l’amico che si rialzò poggiandole una mano sulla spalla «Oh per Salazar sono una criminale» esclamò qualche secondo dopo portandosi le mani sul volto «Una criminale che rischierà di essere presa a meno che non si muova a uscire da questo posto» borbottò Mike trascinandosi letteralmente l’amica dietro mentre si affrettava a ritornare nel corridoio dell’Ufficio Misteri.

Il ragazzo richiuse la porta e si affrettò a riattivare gli incantesimi di protezione «Vai pure dai tuoi qui posso finire io di sistemare tutto…Chris? Chris va tutto bene?» chiese poi preoccupato avvicinandosi all’amica che era rimasta immobile con gli occhi spalancati e lucidi «Mike ci arresteranno» mugolò disperata «Abbiamo fatto una cazzata e verremo arrestati entrambi»

Senza pensarci due volte Mike la strinse a sé accarezzandole la schiena «Nessuno sa che siamo stati qui, non mi sono fatto scambiare il turno» «Cosa? Ma allora come…» «Ho corretto il caffè del guardiano di stanotte con un potente sonnifero che lo lascerà incosciente per almeno un’altra ora e ho lanciato incantesimi usando solo una bacchetta del deposito che abbandonerò stasera da qualche parte a Londra» Christie guardò l’amico basita «Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Mike Torrance» mormorò facendolo ridere.

«A furia di frequentare serpi sto diventando un esperto di faccende poco pulite…ahia!» si massaggiò la spalla dove l’amica gli aveva appena assestato uno schiaffo «Te lo sei meritato» dopo avergli fatto la linguaccia Christie gli sorrise «Sarà meglio che vada, mio padre sarebbe capace di mandare le squadre Auror a cercarmi se dovessi arrivare in ritardo. Buonanotte Mike, ci vediamo domani»

Mike rimase fermo per un secondo «Chris?» la richiamò pentendosene non appena la ragazza si voltò a guardarlo incuriosita. Sei bellissima, ecco cosa avrebbe voluto dirle ma non riuscì ad articolare nulla più che un «Notte anche a te»

Mentre la guardava allontanarsi con passo leggero pensò che davvero a furia di frequentare serpi aveva perso una buona dose di coraggio.

 

 

 

 

 

 

Margaux Nott

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Stephen Nott

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Paul Fawley

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Elijah Kincaid

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Dopo una lunghissima attesa eccomi qua! Parto subito col dire che entro dieci giorni avrete il prossimo capitolo dato che mi sono ripromessa di essere più celere.

Anche questa volta, chiedo venia, il capitolo è molto lungo, ma ci tenevo veramente a descrivere abbastanza nel dettaglio le varie scene anche perché siamo entrati nel vivo della storia.

Come sempre sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate e soprattutto di conoscere le vostre congetture/teorie. Se dovesse venirvi un colpo di genio potete anche scrivermi via mp per non dare troppi indizi agli altri lettori ahahahah

Ho aggiunto anche i pv di alcuni personaggi secondari nel caso in cui qualcuno fosse curioso. Non so voi ma io ho sempre bisogno di immaginarmi la faccia di un personaggio per ricordarmelo meglio. Ovviamente l’aspetto di Paul ed Elijah è quello che avevano nel 1992.

A presto,

Em

 

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Capitolo 7
*** Hele Mihara ***


 

Hele

 

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Christie non aveva chiuso occhio per almeno tre giorni. Ogni notte dormiva con le pagine strappate dal libro sotto il cuscino e di giorno quando usciva per andare a lezione le nascondeva con cura sotto il materasso del minuscolo lettino contenuto nella sua casa delle bambole pregando intere genealogie di illustri maghi che nessuno lo venisse mai a sapere.

Mike guardò preoccupato l’amica e soprattutto quelle spaventose occhiaie che la facevano sembrare un panda mentre erano seduti con le gambe a penzoloni su un muretto in una via traversa a Camden intenti a sbocconcellare un panino per pranzo: l’idea di essere scoperta la stava davvero mandando al manicomio «Senti quelle pagine da domani le tengo io, va bene? Dio Chris non puoi andare avanti così, stai diventando una piccola larvetta deperita e assonnata»

«Ma che cosa carina da dire, quasi quasi arrossisco» commentò sarcastica la ragazza staccando quasi con rabbia un morso del panino «Poi si può sapere quando dovrei dartele? A scuola, magari sventagliandole platealmente prima di passartele?»

«Posso sempre autoinvitarmi da te domani pomeriggio»

«Ma se qualcuno ti vedesse potrebbe insospettirsi»

«Certo, sarebbe stranissimo se io uscissi da casa della mia migliore amica» «La pianti di sfottermi, sono mentalmente instabile al momento!» «Almeno lo ammetti…» bofonchiò il ragazzo guadagnandosi un’occhiata velenosa da parte di Christianna che avrebbe fatto commuovere Salazar Serpeverde in persona «Ora che sappiamo che cos’è un tu-sai-cosa come facciamo a capire cosa ha in mente Kincaid»

«Semplice, come ogni cattivo che si rispetti vorrà diventare il signore, padrone e dominatore del mondo» «Con un esercito di persone connesse tra di loro ad aiutarlo?» «Beh indubbiamente sarebbe un piano originale per gli standard dei cattivi dei film…forse li userà come suoi minions»

Christie inclinò leggermente il capo «Quelle sottospecie di banane tozze che fanno versi?»

«Per quanto questo probabilmente sia il modo meno gentile per descriverli, sì, proprio loro» la rossa sbuffò facendo spallucce «In ogni caso ora che sappiamo di cosa si sta occupando non ci resta che pedinare il grande capo e vedere cosa combina»

«Certo perché pedinare di nascosto il miglio indicibile del paese sarà un gioco da ragazzi» commentò sarcastica la ragazza «Se solo mio zio fosse vivo potrei chiedergli di aiutarci» mormorò mestamente.

«Tu sei proprio certa che in casa tua non ci siano i suoi vecchi appunti?» chiese Mike speranzoso «Insomma lui doveva essere davvero bravo ed esperto, sono certo che potremmo capire molte cose»

«Li ho cercati, giuro, ma non ho trovato nulla…credo che mia madre abbai ritirato tutto da qualche parte, in un luogo ben nascosto» la rossa rimase in silenzio per qualche secondo e Mike dopo averle scoccato un’occhiata in tralice sorrise felice come un bambino il giorno di Natale «Conosco quello sguardo! La mia serpe preferita sta macchinando qualcosa» sorrise felice abbracciando la ragazza che fece finta di protestare senza troppa convinzione «Dove dobbiamo intrufolarci questa volta?»

«Mike Torrance stai per avere l’onore di fare un giro nei meandri di Villa Nott in compagnia della sottoscritta»

«Magari è la volta buona che trovo qualche tua vecchia foto compromettente e imbarazzante di quando eri piccola»

«Mi spiace deluderti, caro mio, da piccola ero assolutamente e modestamente stupenda» esclamò la ragazza pomposamente facendo ondeggiare la chioma vermiglia mentre l’amico le sorrideva. Stai tranquilla Chris, anche ora sei semplicemente meravigliosa, penso il ragazzo scuotendo poi il capo come per allontanare dalla propria mente quella considerazione.

 

*

 

Hele sospirò affranta guardando i due vecchi tomi di fronte a lei sui quali si stava spaccando la testa da minimo due ore, periodo di tempo in cui avrebbe potuto fare cose molto più produttive come correggere i compiti dei bambini di seconda o cucinare una vagonata di biscotti per i suoi nipoti invece di cercare di decifrare quei maledetti libroni in giapponese.

Se suo padre l’avesse vista in quel momento ad annaspare cercando disperatamente di ricordare come si leggesse in una lingua che tecnicamente aveva parlato tutti i giorni per sette lunghi anni e che lui aveva provato a insegnarle con tanta dedizione, si sarebbe come minimo offeso.

«Sembra che tu voglia bruciare con lo sguardo quel libro» commentò allegramente Margaret affiancandola all’improvviso e facendola sobbalzare «Scusa non volevo spaventarti» si affrettò a dire l’inglese mentre Hele scuoteva la testa «Ci farò l’abitudine, credo»

«Conosci il giapponese? Quanto ti invidio, io parlo solo una lingua…» disse Margaret interessata e affascinata da quegli strani simboli mentre Hele emetteva in risposta un grugnito frustrato «Teoricamente sì, ma praticamente mi sto sentendo analfabeta…purtroppo la maggior parte dei libri di magia che possiedo solo in giapponese anche se ammetto che erano anni che non li toccavo» Margaret guardò l’hawaiana sottecchi ma si astenne dal fare ulteriori domande avendo percepito una sorta di fastidio nel tono della ragazza. Margaret alzò lo sguardo dal libro e fece vagare lo sguardo per quello che in teoria doveva essere il suo monolocale londinese prima di sobbalzare strillando «Per i boxer verdi di Salazar!»

Hele saltò immediatamente in piedi al suo fianco estraendo la bacchetta e guardandosi intorno in cerca di un potenziale pericolo «Che succede? C’è qualcuno?»

«Io…questa non è casa mia…ti giuro, venti secondi fa ero nel mio appartamento mentre ora…dove cavolo sono finita?» Margaret fece due passetti in avanti molto lentamente come se avesse paura che quel misterioso pavimento di legno chiaro potesse improvvisamente sparire da sotto i suoi piedi sotto lo sguardo perplesso di Hele che non vedeva altro che il suo salotto.

Mentre Margaret continuava la sua ispezione camminando in un modo buffissimo che ricordava la pantera rosa, Hele cercò di farsi venire qualche idea «Mi descriveresti questo posto?»

«Abbastanza ampio e luminoso…il soffitto non è molto ampio ma il pavimento di legno chiaro e le pareti azzurrine amplificano lo spazio…» Hele inarcò un sopracciglio «Dimmi ci sono delle orchidee sul davanzale?» «Sì, esatto! Lo vedi anche tu?» «In realtà ci vivo, hai descritto il salotto di casa mia»

Margaret si bloccò osservando la ragazza dubbiosa «Mi stai dicendo che sono in casa tua in questo momento?» Hele alzò le spalle e annuì incerta mentre gli occhi di Margaret si illuminavano entusiasti «Questo vuol dire che sono alle Hawaii! Che figata!» l’ex serpeverde lanciò uno strillo e si fiondò alla finestra osservando in adorazione la fila di casette colorate e palme mentre Hele rideva «Vorrei dirti di provare a fare anche tu lo stesso, ma posso assicurarti che questa vista è molto meglio di quella del mio appartamento a Tottenham» aggiunse Margaret prima di strizzare gli occhi verso una figura che si stava avvicinando «Hele un tipo, un gran bel tipo se vuoi il mio parere, sta entrando nel tuo vialetto»

La padrona di casa sobbalzò «Deve essere Nalu…è in anticipo diamine!» «Il tuo ragazzo?» chiese Margaret maliziosa «No è mio fratello» sbuffò la ragazza affrettandosi a far evanescare i libri sbattendo poi senza troppa cura la bacchetta nel primo cassetto disponibile sotto lo sguardo perplesso di Margaret.

Hele si fiondò ad aprire la porta e dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non urlare dalla sorpresa: sulla soglia a fianco di Nalu c’erano due figure ben note che si guardavano intorno decisamente incuriosite.

«E’ una mia impressione o sembra che questo posto sia uscito dal set di Hawaii Five 0?» chiese Rafael osservando il giardinetto davanti alla casa mentre al suo fianco Sebastian, che per qualche strana ragione aveva un camice addosso, annuiva «Sì, decisamente…a proposito anche io guardo quella serie!» Hele emise un verso non ben classificabile prima di rantolare con il più finto dei sorrisi «Ciao fratellone, entra pure» guadagnandosi un’occhiata inquisitoria dal fratello, insospettito dal suo tono, che entrò in casa non dando segno di aver sentito la conversazione tra i due ragazzi.

«Scusa se sono piombato qui con quasi un’ora di anticipo, ma sono stanco morto e non avevo voglia di guidare fino a casa» il fratello si lasciò cadere su una poltrona esattamente di fronte a Margaret che lo squadrò attentamente soffermandosi poi con uno sbuffo stizzito sulla fede che portava al dito «E ti pareva che uno così bello non fosse sposato» Rafael e Sebastian le si avvicinarono incuriositi «Quindi lui non può vederci?» «A quanto pare no» bofonchiò Hele guadagnandosi un’occhiata in tralice dal fratello che la fece tossicchiare imbarazzata «Vuoi qualcosa da mangiare? Del succo magari? Sì ho del succo buonissimo…faccio in un attimo» borbottò allontanandosi in fretta verso la cucina e gesticolando con le mani per far capire agli altri di seguirla.

Quando tutti e quattro furono entrati la ragazza si chiuse la porta alle spalle «Okay, come siete arrivati qui?» sussurrò decisamente in ansia «Poco fa ero al bar…il mio bar…poi non ho capito come sono finito nel laboratorio di Sebastian e poi improvvisamente ci siamo ritrovati entrambi sulla soglia di casa tua» «E non ci siamo nemmeno materializzati» aggiunse Sebastian scambiandosi uno sguardo d’assenso con Rafael mentre Hele trafficava nervosa con i bicchieri «Okay questo non è decisamente il momento migliore per avere delle persone che vedo solo io in casa. Mio fratello è un poliziotto e da ragazzo era un portento con la legilimanzia» sibilò nervosa «Per poliziotto intendi un Auror?» chiese Rafael pensieroso «Noi in portoghese chiamiamo così i poliziotti magici…» Hele scosse la testa a disagio «No, lui è proprio un poliziotto» rispose evitando accuratamente lo sguardo degli altri tre.

«Va tutto bene qui?» Nalu comparve dedicando uno sguardo indagatore alla sorella minore «Hele sei strana è successo qualcosa?» la ragazza si affrettò a negare scuotendo il capo prima di girarsi di scatto verso il bancone della cucina facendo cadere uno dei bicchieri appoggiati sopra che si infranse sul pavimento.

Rafael estrasse la bacchetta facendo un passo in avanti con l’intenzione di aiutarla a sistemarlo venendo prontamente bloccato da Margaret e Sebastian che con lo sguardo gli fecero capire che non era il caso di intervenire: cosa avrebbe detto il fratello della ragazza se avesse visto il bicchiere risparsi senza che nessuno lanciasse un incantesimo?

Hele si affrettò a raccogliere i cocci aiutata dal maggiore «Sai che potresti semplicemente lanciargli un reparo?» le disse il ragazzo guardandola severamente mentre lei arrossiva abbassando lo sguardo «Lo farò poi con calma…adesso ho la bacchetta a portata di mano…» «Come minimo l’avrai nascosta appena prima che entrassi in casa» sbuffò il ragazzo scuotendo il capo «Hele te l’ho detto mille volte, non c’è bisogno che eviti di usare la magia di fronte a me» Nalu le sfilò delicatamente dalle mani dei pezzi di vetro depositandoli nel lavandino guardando poi con apprensione la sorellina che non sembrava intenzionata ad alzare lo sguardo da terra «Vado a farmi una doccia…poi possiamo andare insieme a prendere i bambini in piscina e potresti venire a cena da noi, che ne dici?» Hele annuì e Nalu uscì dalla stanza consapevole del fatto che la sorella necessitasse di qualche momento da sola.

Quando sentì i passi del fratello salire le scale, Hele si schiarì la voce «Scusate per il…casino» sussurrò rivolta agli altri tre. Sebastian, piuttosto perplesso, fece per dire qualcosa ma fu prontamente bloccato da un pestone di Margaret che sorrise alla ragazza «Tranquilla può capitare a tutti qualche disattenzione…noi faremmo meglio ad andare così ti lasciamo libera per prepararti giusto ragazzi?» Sebastian e Rafael non poterono che annuire di fronte agli occhi lampeggianti della minuta inglese che sembrava sfidargli a dire qualcosa di sbagliato «Ci vediamo poi domani?» Hele annuì ringraziando con un sorriso l’altra ragazza per il suo tatto e guadagnandosi un occhiolino in risposta.

 

*

 

«Perché non mi hai lasciato parlare?» chiese Sebastian appena i tre si ritrovarono nel suo appartamento di Boston «Non era il caso di chiederle cosa intendesse il fratello» sbuffò la ragazza con aria di sufficienza «Come fai a sapere che voleva chiederle proprio quello?» chiese perplesso Rafael osservando la castana roteare gli occhi «Voi ragazzi siete prevedibili…il più delle volte»

«Non sono certo che lasciarla sola sia stata la scelta giusta» mormorò Rafael grattandosi il mento «Sembrava decisamente abbattuta, forse sarebbe stato meglio rimanere e farle compagnia» aggiunse mentre Sebastian al suo fianco annuiva solennemente scoccando un’occhiataccia a Margaret.

«Infatti non ho intenzione di lasciarla da sola» un sorriso furbo si dipinse sul volto della ex serpeverde mentre i due ragazzi la guardavano decisamente perplessi «Ditemi, sapete per caso dov’è Andriy in questo momento?»

 

*

 

Pace.

Åke si stiracchiò godendosi la tanto agognata pace che aveva desiderato per giorni. Giorni in cui era stato trascinato in un pub, aveva avuto delle presunte allucinazioni e si era ritrovato in casa un’inglesina tutto pepe e un ragazzone keniano enorme, ma veramente enorme, decisamente troppo espansivo per i suoi gusti.

Certo al suo fianco, sdraiata sul parquet della sua baita intenta a scribacchiare sul suo quadernetto c’era una ragazza, una perfetta sconosciuta se doveva essere sincero, ma apprezzava decisamente il fatto che Blaise si fosse dimostrata una ragazza pacata e molto molto discreta.

«Ora capisco il motivo per cui sembravi così terrorizzato e a disagio quando ci siamo ritrovati tutti insieme in modo così caotico» commentò la ragazza distraendolo dalle sue considerazioni «La calma che si respira qui dentro è quasi irreale, l’esatto opposto di qualunque luogo contenga tutti noi nove insieme» aggiunse con un sorriso mentre il biondo annuiva sbuffando «Non amo la confusione, è per questo che mi sono trasferito qui» spiegò mentre la ragazza lo osservava interessata «E’ curioso, non trovi? Siamo tutti così diversi tra noi: tu ti sei trasferito qui per cercare pace e tranquillità e io mi sono trasferita nella città più pazza e assurda del mondo»

«Immagino che un gruppo più eterogeno sia difficile da trovare» commentò sarcastico il ragazzo «Forse è un bene, no? E’ bello ogni tanto conoscere gente nuova» gli occhi chiari di Blaise si illuminarono allegri e Åke, nonostante ne avesse in fondo in fondo voglia, non riuscì proprio a tirare fuori una delle sue uscite caustiche e si limitò a bofonchiare qualcosa di indistinto sotto lo sguardo divertito dell’americana «Tornando all’indagine, ho cercato un po’ tra le varie maledizioni citate nei miei testi per spezzaincantesimi, ma non ho trovato nulla che sembri essere collegato alla nostra situazione»

«Se non altro vuol dire che non siamo maledetti» disse Blaise incoraggiante mentre il ragazzo scuoteva il capo «Non è detto…domani proverò a guardare alla biblioteca magica Goteborg, ma a meno che non si tratti di qualche strana fattura norrena, dubito troverò qualche informazione in più di quante tu non ne abbia trovate a New Orleans»

«Nel caso in cui si trattasse effettivamente di una maledizione, come dovremmo comportarci?» chiese Blaise pensierosa osservando il ragazzo «Bisognerebbe procedere con cautela, usare incantesimi poco invasivi per classificarla e poi cominciare a lavorarci su con delicatezza…penso che Andriy sarebbe sicuramente più bravo di me in questo, essendo un medimago: io di solito non mi occupo di maledizioni sugli esseri viventi»

«Non devi abbatterti per non aver trovato delle maledizioni, molto spesso è un bene essere certi di poter escludere parte se non tutto un argomento durante delle ricerche» disse Blaise con un gran sorriso che calzava a pennello con il suo sguardo positivo e risoluto «Anche andando per esclusione potremmo trovare una soluzione»

«Speriamo solo di trovarla in fretta» disse Åke prima di mordersi la lingua imbarazzato e preoccupato di essere stato sgarbato «Sì ecco insomma, non è che voi non mi piacciate, ma…» «La situazione è davvero troppo strana» completò Blaise annuendo «Non posso che darti ragione, questa faccenda è davvero un bel casino, ma noi lo risolveremo, presto o tardi, dico bene?»

Åke fece spallucce «Forse, non saprei» «La positività non è certo il tuo forte, sbaglio?» «No, non sbagli affatto»

 

*

 

Camila continuava a correre da una parte all’altra del villaggio guardando ammirata e incuriosita qualunque cosa si trovasse davanti sotto lo sguardo divertito di JB «Ma è bellissimo qui! Non ero mai stata in Africa e non avevo mai pensato di venirci, come ho potuto essere così ottusa?» esclamò osservando incantata un alto albero al quale si era avvicinata «Che pianta è questa?»

«E’ un’acacia» spiegò JB divertito mentre la ragazza ne accarezzava il tronco «E io da perfetta scema ho sempre pensato che l’Africa fosse completamente desertica»

«Alcune zone lo sono, ma c’è una grande biodiversità…amico ti senti bene?» Jamal guardò in modo apprensivo il ragazzo biondo seduto per terra accanto a lui di fronte ad un librone di psichiatria. Andriy boccheggiò un attimo allentandosi il colletto bella maglia «Non ti preoccupare…non sono propriamente un fan delle alte temperature» spiegò parlando molto lentamente così da non consumare il poco ossigeno che credeva gli fosse rimasto nei polmoni. Ammesso e non concesso che ce ne fosse ancora. Dannazione il suo concetto di vacanza era girovagare per le steppe della Siberia con uno zaino in spalla, non di certo ritrovarsi sotto il sole del Kenya a cerca di cavare fuori qualcosa da un libro di psichiatria e legilimanzia «E pensa che questa non è nemmeno lontanamente la temperatura massima» spiegò JB calandosi con suo sommo piacere nel ruolo di divulgatore e guida turistica delle sue zone «Anche se posso assicurarti che la notte le temperature si abbassano moltissimo, l’escursione termica tra notte e giorno è pazzesca» «La prossima volta verremo qui di notte allora» commentò allegra Camila lasciandosi cadere sulla terra bruna di fronte ai due ragazza «Così il povero Andriy non rischierà di svenire» «Esatto» le diede man forte JB «Se dovesse stare male il medico del gruppo chi mai potrebbe curarlo tra noi incompetenti?» Camila scoppiò a ridere e anche Andriy ci provò finendo però per tossire e annaspare fino a che sia Camila che JB non gli lanciarono simultaneamente un anapneo e un incantesimo rinfrescante meritandosi un’occhiata di profonda gratitudine.

Andriy si schiarì la voce cercando di ricomporsi «A parte la mia poca attitudine alle alte temperature, qui c’è scritto che le connessioni mentali prolungare possono portare ad una vera e propria simbiosi dei soggetti che le condividono» il ragazzo fece una pausa «Considerando che noi in questo momento ci troviamo insieme nel bel mezzo del Kenya direi che siamo ad un buon punto»

JB tamburellò le lunghe dita sul terreno dubbioso «Noi però siamo collegati, passatemi il termine, da circa una decina di giorni…non mi sembra molto» «Per quanto la mente sia una struttura complessa e delicata mi trovo d’accordo con JB» asserì Camila cercando di pensare ai suoi studi come Legilimens «Non credo di ricordare di aver studiato nessun tipo di connessione così forte da coinvolgere l’intero corpo, l’ambiente circostante e soprattutto la bellezza di nove persone»

«Siamo ufficialmente un caso raro» borbottò Andriy sfogliando velocemente le pagine scritte in fitto cirillico «Forse unico in effetti»

Jamal scosse la testa «Vuoi davvero dirmi che con tutti i miliardi di persone passate su questa terra, nessun’altro è mai stato come noi?»

«Beh i maghi sono stati molto meno della popolazione mondiale totale…» considerò Camila mentre il keniano scuoteva la testa «Secondo me il punto è questo: noi continuiamo a considerarla una connessione magica, ma se non lo fosse?»

Andriy lo guardò perplesso «Noi nove però siamo tutti dei maghi…credo che anche altri umani siano nati nel nostro stesso istante eppure non sono collegati con noi» «Sì sì quello lo so…dico solo che forse la data di nascita e l’essere dei maghi ci accomuna ma magari questo tipo di collegamento non è solo questione di magia»

«Credi che ci sia una strana fusine di scienza babbana e magia?» «Ho isto parecchie cose girovagando per questo continente…non sarebbe neanche la teoria più assurda che ho sentito»

Il medimago annuì pensieroso «Suppongo che potrebbe avere un senso…e forse questa è anche la ragione per cui non riusciamo a capire molto di questa situazione»

Camila mugugnò passandosi una mano tra i capelli neri «Se già stiamo faticando a capirci qualcosa considerando solo l’aspetto magico non oso immaginare quanto sarà difficile scoprire qualcosa di scienza babbana…io penso di essermi fermata alla fotosintesi clorofilliana fatta alle elementari prima di iniziare Beauxbatons» JB scoppiò a ridere e anche Andriy sorrise «Posso provare a dare un’occhiata ai libri babbano di anatomia, magari mi coglie un’ispirazione»

Jamal annuì «Io cercherò di trovare uno sciamano o qualcosa di simile a cui chiedere…quelli sanno sempre tutto, fidatevi» Camila sorrise «Io mi concentrerò ancor sulla legilimanzia, domani ho l’intera giornata libera quindi dovrei riuscire a combinare qualcosa»

«Ah, finalmente eccovi qua…ma in che posto stupendo siamo?!» i tre si voltarono verso la voce alle loro spalle trovandosi di fronte Margaret, insieme a Rafael e a Sebastian, che con la bocca spalancata si mangiavano con gli occhi il paesaggio magnifico tutt’intorno «Benvenuti nel mio villaggio» JB spalancò le braccia teatralmente balzano in piedi e avvicinandosi con ampie falcate al terzetto «JB fattelo dire sei un ragazzo fortunato…non credo riuscirò a tornare in quella giungla di cemento di Boston dopo essere stato quaggiù» disse Sebastian guardandosi attorno estasiato mentre il più alto scuoteva la testa «Invece ci tornerai eccome, mi dovrai fare da guida turistica: io sono sempre stato curioso di vedere gli States, pensa che i miei parenti mi chiamano l’americano»

«Sicuramente con questa connessione avremo la possibilità di farci un sacco di vacanze gratis» commentò con tono calmo Rafael accomodandosi vicino ad Andriy e osservando incuriosito il libro aperto che aveva sulle ginocchia «E’ russo quello? Capisco, non so bene come, quello che c’è scritto, ma non avevo mai visto quell’alfabeto prima d’ora» disse poi grattandosi la testa mentre Andriy annuiva «Sì sono i libri che su cui ho studiato»

«Ma a voi insegnano anche il nostro alfabeto o solo il cirillico?» chiese Rafael curioso «Entrambi, anche se ovviamente nelle scuole usiamo il cirillico…in realtà mia madre, pur essendo cresciuta in Russia, è di origine tedesca e svedese per cui mi ha insegnato anche quelle due lingue»

«Quanto vi invidio, sapete parlare tutti almeno due lingue» borbottò Rafael facendo scoppiare a ridere JB «Se mi credi un super poliglotta dovresti sentirmi parlare la maggior parte delle lingue che conosco: vado molto a sentimento» «Fino a qualche anno fa quando parlavo inglese sembravo la brutta copia di qualunque personaggio messicano nelle commedie idiote americane» aggiunse Camila sorridendo al ragazzo che, dopo averle lanciato una lunga occhiata ricambiò.

«Lingue a parte» la voce squillante di Margaret distrasse tutti «Andriy non è che potresti cercare di metterti in contatto con Hele…era un po’ strana, magari ha voglia di parlare un po’» disse con leggerezza studiata mentre sul volto di Camila si apriva il sorriso tipico di chi sa dove si sta andando a parare «Margaret ha ragione» le diede manforte «Se non dovesse sentirsi molto bene saresti tu il più indicato per aiutarla…tranquillo qui proseguiamo noi sei» aggiunse quando il ragazzo fece per obiettare «Sette» aggiunse Blaise comparendo all’improvviso con Åke al suo fianco si guardava intorno ammirato «Questo posto sembra molto tranquillo» commentò lo svedese stupito: dopo aver conosciuto JB si sarebbe aspettato che provenisse da un posto chiassoso e rumoroso invece quell’area, tralasciando i colori violenti sui toni del rosso e dell’ocra illuminati da un sole cocente che rendevano il tutto un filo, m proprio un filo troppo luminoso, era davvero meravigliosa e calma.

Mentre Jamal scoppiava a ridere e cominciava ad illustrare le bellezze del luogo ad un esasperato Åke, che per un attimo si era illuso di poter stare tranquillo, e Blaise che ridacchiava divertita, Andriy dopo aver fatto rimbalzare dubbioso gli occhi tra le due ragazze dai capelli scuri si limitò ad annuire e ad alzarsi sparendo subito dopo dalla vista dei sensate.

«Io non ho ben capito quali fossero le tue intenzioni» disse Sebastian guardando con fare inquisitorio le due ragazze che si limitarono a ghignare «Ogni cosa ha il suo tempo, Sebastian, ogni cosa ha il suo tempo»

 

*

 

Andriy si ritrovò senza sapere esattamente come in una graziosa cucina dal mobilio di legno chiaro e si accorse immediatamente della ragazza seduta sullo sgabello con lo sguardo perso nel vuoto con una serie di cocci di bicchiere sparpagliati sul bancone della cucina di fronte a lei. Cercando di attirare la sua attenzione con discrezione si schiarì la voce facendola scattare in piedi con i muscoli tesi che si rilassarono improvvisamente appena lo riconobbe «Scusa, non credevo ci fosse qualcun altro…» mormorò imbarazzata mentre Andriy scuoteva la testa. Una voce decisamente stonata li distrasse entrambi facendo emettere un verso disperato a Hele «Mio fratello è stonato come una campana…» borbottò passandosi le mani sulle tempie mentre Andriy ridacchiava «Devo ricordarmi di silenziare la porta del bagno…sappi che ne avremo per molto, Nalu ci impiega le ore sotto la doccia…farai in tempo a goderti la discografia completa dei Clash e degli Oasis»

«Non sono esattamente il mio genere ma sopporterò» la rassicurò il ragazzo riuscendo a strapparle un sorriso «Tu piuttosto» continuò con la sua miglior espressione da medico che scruta il paziente in cerca di un qualche disturbo «Sei sicura di stare bene?»

«Sì…ho solo qualche pensiero per la testa» mormorò posando la mano sul tavolo e ritraendola un secondo dopo accompagnata da una sonora imprecazione quando il suo palmo incontrò le schegge di vetro del bicchiere «Che imbecille che sono» sbottò scattando in piedi e affrettandosi a mettere la mano sotto l’acqua fretta prima che Andriy le si avvicinasse prendendole don delicatezza la mano e facendo rimarginare i taglietti in pochi istanti con un gesto della bacchetta prima di rivolgere la sua attenzione ai cocci del bicchiere probabilmente intenzionato a ricomporlo con la magia quando la ragazza lo bloccò «Potresti semplicemente spostarli nel lavandino?» chiese senza guardarlo negli occhi «Non vorrei…lo riparerò quando tornerò a casa…per adesso non voglio usare la magia…non mi va che mio fratello se ne accorga…»

Andriy inarcò un sopracciglio «Tuo fratello è un babbano» Hele si morse il labbro «No, è un mago…ma non usa la magia da molto tempo» il medimago rimase in silenzio senza fare ulteriori domande anche se era abbastanza certo che nel giro di pochi secondi sarebbe stata la ragazza a parlare.

Qualche secondo dopo infatti Hele sospirò «Io e mio fratello siamo andati insieme a scuola a Mahoutokoro» disse la ragazza con tono piatto «Lascia che te lo dica quella scuola è la migliore al mondo per quanto riguarda fare terrorismo psicologico» commentò acida facendo inarcare un sopracciglio ad Andriy «con quelle stupide divise che cambiano colore in base alla tua presunta intelligenza e abilità e i secchioncelli di turno che ti guardavano come se fossi un rifiuto della società se la tua divisa era più tendente al rosa che all’oro. Io sono completamente negata con le lingue e non ero abituata a parlare in giapponese quindi facevo davvero fatica a studiare, ma non volevo trasferirmi a Ilvermorny, sarebbe stato un fallimento per me e in più mi piaceva l’idea di studiare nella scuola di mio padre, che è l’unico tra i miei genitori ad avere poteri magici. Nalu invece era un genio, aveva il massimo in tutte le materie, capitano della squadra di quidditch, caposcuola, aveva tutte le ragazze ai suoi piedi, gli insegnanti lo adoravano e la sua divisa era dorata e abbagliante, ma, nonostante tutti gli impegni trovava sempre il tempo per stare con me anche se ero solo una ragazzina petulante di due anni più piccola»

«Petulanti o no, viene spontaneo viziare le proprie sorelline, te lo dico per esperienza personale» la interruppe Andriy con un sorriso «Agli studenti degli ultimi due anni era permesso uscire di tanto in tanto in gita a Kyoto» la ragazza riprese il suo racconto «Quando facevo il quinto anno un giorno mi sono imbucata confondendomi con la marea di studenti ma una volta arrivata in città mi sono persa e non sapevo più cosa fare: ho girato a vuoto per tre ore poi mi sono rifugiata in una stradina laterale e ho mandato un patronus a Nalu anche se, teoricamente non avrei dovuto fare magie fuori dalla scuola. Mentre aspettavo che arrivasse a prendermi due babbani sono entrati nel vicolo» la ragazza sospirò «Erano visibilmente ubriachi e prima che potessi cercare di nascondermi mi hanno vista…io non voglio immaginare cosa sarebbe successo se mio fratello non fosse arrivato» sussurrò mentre Andriy sentì lo stomaco contrarsi «Quando vide quei due tipi Nalu si avventò su di loro…non ricordo che incantesimi abbia usato, so solo che quando finì, quei due uomini erano stesi a terra più morti che vivi e la sua divisa era diventata bianca, segno che aveva usato la magia oscura. Sapendo che gli Auror sarebbero arrivati ha incantato il mio cerchietto per i capelli in modo che funzionasse come passaporta e mi ha fatto giurare che non avrei detto a nessuno ciò che era successo. Prima che potessi protestare mi ritrovai nel mio dormitorio, dato che la passaporta si era attivata. Nalu venne espulso quella sera stessa e gli spezzarono la bacchetta…per colpa mia, ma nessuno a parte noi due lo sa» Hele si guardò le scarpe «Da quel giorno ha lasciato perdere la magia, è tornato qua, si è laureato ovviamente con lode e adesso è a tenente di polizia ha una moglie stupenda e due bambini. Tutti quelli che lo conoscevano e lo stimavano a scuola gli hanno voltato le spalle ma, nonostante tutto, non mi ha mai incolpato di nulla» «Ha fatto quello che ogni fratello maggiore farebbe» commentò secco Andriy pensando che lui in primis avrebbe ridotto letteralmente in poltiglia chiunque avesse mai cercato di fare del male alle sue sorelline «Se non mi fossi comportata come una deficiente non sarebbe successo nulla» «Avevi quindici anni, a quell’età spesso si fanno delle sciocchezze» «Peccato che sia stato lui quello che ne ha pagato le conseguenze» Andriy guardò la ragazza con i suoi occhi chiari socchiusi «Da quello che dici magia o no, non mi sembra che tu fratello abbia una brutta vita no?» le chiese in tono ragionevole «L’autocommiserazione è una mia prerogativa all’interno della famiglia» disse sarcastica Hele.

«Capisco che tu ti senta in colpa, ma tagliuzzarsi la mano accidentalmente con dei pezzi di vetro rotti non è certamente il modo migliore per espiare»

Hele sbuffò «Non puoi farmi una paternale sensata e razionale mentre io sono qui a piangermi addosso, non è corretto» borbottò guardando però il ragazzo con gratitudine mentre dal bagno al piano di sopra il poliziotto intonava a squarciagola qualcosa che probabilmente nelle sue intenzioni doveva essere Should I Stay or Should I Go, anche se ci somigliava decisamente poco.

 

*

 

Paul si passò stancamente una mano sul volto osservando i fogli che invadevano la sua scrivania: le ricerche erano considerate terminate e al momento l’unico ostacolo che avevano davanti era ottenere i permessi per potersi spostare in giro per il globo a rintracciare i sensate. Stava davvero facendo del suo meglio per ritardare il più possibile le procedure, mano a mano che il tempo passava doveva essere sempre più cauto o Elijah si sarebbe certamente insospettito.

Elijah…come poteva qualcuno desiderare così tanto di catturare delle altre persone e studiarle come se fossero dei pesci in un acquario? Probabilmente il suo capo non si rendeva nemmeno pienamente conto della portata della loro scoperta, non sembrava considerare il fatto che gli individui coinvolti fossero delle persone e non delle cavie da laboratorio.

Kincaid non era una persona malvagia, non lo era mai stata, era sempre disponibile con tutti, amava insegnare e trasmettere la sua passione alle reclute ed era un vero e proprio genio dotato di una mente più unica che rara e di un’intelligenza che avrebbe fatto impallidire Rowena Corvonero in persona.

Il giovane si sentiva profondamente in colpa poiché sapeva che continuando con il suo piano avrebbe tradito la fiducia di colui che l’aveva preso fin dal primo giorno sotto la sua ala protettiva e lo aveva portato nel giro di pochi anni e a nemmeno trent’anni ad essere il vice comandane dell’intera sezione.

Nonostante le sue remore, Paul sapeva di non avere scelta, c’era troppo in ballo.

 

 

 

 

 

 

Ehilà! Avevo promesso di aggiornare a metà settimana, ma la mia prima settimana di università è stata più intensa del previsto.

Come avrete notato questo capitolo si focalizza molto su Hele e sulla sua storia: ho deciso di dedicare i prossimi capitoli principalmente ad uno dei ragazzi per farvi conoscere meglio le loro storie anche se ovviamente solo alla fine saprete tutto di tutti, altrimenti dove sta il divertimento?

Per questo motivo vi chiedo di votare il personaggio principale del prossimo capitolo mandandomi via mp il nome di uno dei ragazzi entro venerdì prossimo. Sabato mi metterò a scrivere il capitolo di colui che ha ricevuto più voti ed entro fine settimana/i primi giorni di ottobre dovrebbe essere pronto.

La seconda richiesta che vi faccio è di mandarmi una preferenza in vista delle future coppie. Scrivetemi via mp chi vedreste bene con il vostro oc e perchè. Cercherò di accontentare la maggior parte di voi…

Domani tra l’altro pubblicherò il prologo di una nuova interattiva che è rimasta fin troppo tempo a vagare nel pc…spero passerete a dare un’occhiata!

A presto,

Em

 

 

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Capitolo 8
*** Jamal Bahari Akili ***


 

 

Jamal

 

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Uno strano ronzio fece bloccare JB, intento a tenere sottocchio un gruppetto di cuccioli di caracal consentendo alla loro mamma di pulirsi per un attimo in pace. La femmina di caracal tese le grandi orecchie prima di correre intimorita verso il ragazzo e portare i suoi piccoli a nascondersi in una cavità poco distante.

Quando il ronzio cominciò ad aumentare la mascella di Jamal si contrasse dalla rabbia: aveva capito perfettamente di quale rumore si trattasse e la cosa non gli faceva per nulla piacere. Maledetti bracconieri che si permettevano di entrare con le loro ridicole jeep nella riserva.

«Che cosa sta succed…» provò a chiedere Margaret, che fino a quel momento era rimasta a sua volta vicino al keniano a coccolare i cuccioli, prima che l’enorme mano del ragazzo le coprisse la bocca e buona parte della faccia. Il ragazzo le sillabò la parola bracconieri facendo spalancare gli occhi della ragazza dalla paura.

«Ora ci penso io» sibilò con una sfumatura poco rassicurante nella voce che stupì non poco la ragazza «Non ti muovere da qui, stai vicino alla tana dei caracal e controlla che non escano» prima che Margaret potesse ribattere il giovane aveva già preso le sembianze di un possente ghepardo sotto lo sguardo basito dell’inglese ed era sfrecciato in direzione del rumore.

 

*

 

«Ahia, porca Circe!» Christie ridacchiò sporgendosi oltre la scrivania dietro la quale era seduta e vedendo Mike a carponi che si massaggiava la testa dolorante guardando con odio l’antina aperta di un mobile sulla quale doveva aver sbattuto poco prima «Tutto bene lì Mike?» chiese con aria innocente senza riuscire a trattenere un sorrisetto.

«Una favola…stupidi mobili di legno massiccio» borbottò il ragazzo «Voi maghi dovreste iniziare a fare acquisti dall’IKEA, almeno quando sbatto contro quei mobili sono loro a rompersi»

«Parli per esperienza diretta?»

«Oh sì, il buco nell’armadietto nel bagno di mia sorella ne è la prova…» Chris ridacchiò «Fattelo raccontare da mia nonna…ah, a proposito, sei invitata da noi domenica prossima a pranzo»

«Io adoro tua nonna, sai?» «Chi non la adora, quella donna è una specie di leggenda…a proposito di leggendari parenti, hai trovato nulla da quella parte?» «Solo un mucchio di foto dei miei fratelli da piccoli…certo che loro da neonati erano veramente orripilanti, sembravano dei lombrichi violacei»

Mike rise «Che sorella amorevole…immagino che tu fossi stupenda invece» «Avevi davvero qualche dubbio al riguardo?» chiese Chris alzando in aria il meno e scuotendo la chioma rossa «No, nessuno» Mike sentì il sangue defluirgli dalla faccia quando si rese conto di non averla solo pensata quella risposta e anche Chris arrossì vistosamente prima di schiarirsi la voce e di borbottare qualcosa riguardo il sottotetto.

Mike gattonò verso la piccola porta di legno che la ragazza gli aveva indicato evitando accuratamente lo sguardo dell’amica «Dici di entrare qui?» chiese maledicendosi mentalmente in venti lingue quando notò quanto la sua voce fosse assurdamente acuta «Non avevi detto di aver già guardato qui?»

«Beh ho guardato quasi tutta la soffitta ma non sono mai entrata in…quel posto» Mike guardò l’amica mordicchiarsi le labbra. Claustrofobia, che ebete a non averci pensato da solo! «Possiamo darci un’occhiata insieme» propose con un sorriso «Tu puoi metterti sulla porta e farmi luce con la bacchetta dove io ti indico mentre cerco, che ne dici? In fondo in due saremmo decisamente troppo stretti» Chris gli sorrise grata ben conscia del fatto che in realtà nel sottotetto ci sarebbero potuti entrare tranquillamente entrambi e si posizionò dove il ragazzo le aveva detto.

Mike si ritrovò davanti ad una fila di vecchi scatoloni polverosi accatastati, che sembravano contenere principalmente giocattoli, e cominciò a farli scivolare dietro di sé, spingendoli verso Chris, affinché la ragazza gli spostasse, premettendogli di liberare il campo per poter vedere cosa ci fosse sul fondo.

Dopo aver gentilmente sbattuto un enorme ragno contro il muro e spostato uno scatolone contenente vestiti per le bambole il ragazzo si trovò davanti un vecchio baule di legno rossastro graffiato «Forse ho trovato qualcosa» mormorò avvicinandosi per leggere le scritte che c’erano sulla superficie «Grifondoro dominala torre ovest non si infama…» lesse lentamente senza riuscire a trattenere un sorrisetto mentre Chris tratteneva il fiato «McMinnie idoloP.R.F.» «E’ il baule di mio zio!» sussurrò Chris estatica mentre il ragazzo lo tirava fuori dal sottotetto.

I due ragazzi si inginocchiarono davanti al alla serratura e Chris puntò con fermezza la bacchetta contro il lucchetto «Alohomora» pronunciò con chiarezza ma la serratura non si mosse nemmeno. Mike inarcò un sopracciglio perplesso prima di riprovare a sua volta l’incantesimo con esiti sempre fallimentari «Hisce(1)» il ragazzo provò con uno degli incantesimi avanzati che gli avevano insegnato ma ancora una volta non successe nulla.

Mike prese tra le mani il lucchetto ed emise un verso frustrato «Qualcuno ha incantato un cavolo di lucchetto babbano» borbottò arrabbiato «C’è modo di aprirlo?» chiese preoccupata Christie mentre il ragazzo scuoteva il capo «L’unica cosa che mi viene in mente è di provare ad aprirlo alla babbana…» «Cioè come?» «Dimmi, sai per caso un codice di cinque sei cifre che tuo zio avrebbe potuto usare?»

 

*

 

Jamal correva a tutta velocità con gli occhi feline serrati ma ben fissi sulla jeep che stava diventando sempre più grande a mano a mano che le sia avvicinava e dalla quale erano appena scesi tre uomini vestiti con dei ridicoli completi bianchi(2) e dei fucili in mano.

Quando fu abbastanza vicino il ragazzo contrasse i muscoli delle zampe posteriori e dopo aver scaricato il peso a terra spiccò un enorme balzo atterrando con precisione sulla schiena di uno dei tre bracconieri, facendo rovinare entrambi per terra. Jamal ringhiò sulla schiena dell’uomo che cominciò ad urlare e dimenarsi agitando il fucile dalla quale partì un colpo rimasto in canna che fortunatamente finì tra le sterpaglie. JB morse il polso dell’uomo costringendolo a mollare la presa sul fucile mentre gli altri due si avvicinavano, richiamati dalle urla.

Jamal dovette saltare indietro e nascondersi tra degli arbusti per schivare alcuni proiettili fino a che con la coda dell’occhio non vide un gruppo di antilopi che scappava a tutta velocità dall’area cercando riparo spaventate dai colpi.

Mentre uno dei bracconieri prestava soccorso al compagno, sdraiato ancora a terra con il polso sanguinante, l’altro si era già voltato pronto a sparare a destra e a manca su qualunque povera creatura passasse lì vicino.

Jamal si lanciò nuovamente all’attacco, stavolta fiondandosi direttamente sul fucile dell’uomo, riuscendo a strapparglielo dalle mani trascinandoselo in terra: sentì un improvviso calore ad una delle zampe anteriori dove, rifletté probabilmente un proiettile l’aveva colpito di striscio, ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare bene cosa stesse accadendo che un calcio si abbatté sul suo fianco facendolo rotolare di lato. Si rimise in piedi il più in fretta possibile e vide l’uomo a cui aveva strappato il fucile con in mano un lungo coltello.

Non si stava affatto mettendo bene.

 

*

 

Margaret cacciò un urlo quando udì un secondo colpo di fucile, inciampando e cadendo a terra per lo spavento. Sentiva il cuore batterle all’impazzata e il braccio sinistro aveva cominciato a farle un male cane; si rialzò cercando di pensare lucidamente mentre sentiva il panico crescerle «Devo raggiungerlo» sussurrò tra sé e sé.

«No, tu stai ferma qui» una voce famigliare la fece sobbalzare e si ritrovò davanti Rafael che aveva un’espressione dura e determinata sul volto «Tu contatta gli altri, soprattutto Andriy, credo avremo bisogno di un medimago»

«Cosa hai intenzione di…» senza neanche darle il tempo di finire la frase il ragazzo era scomparso lasciandola sola.

Margaret si strinse la testa fra le mani frustrata, sentendo chiaramente le lacrime scorrere sul suo volto, cosa che non fece che aumentare la sua rabbia: odiava piangere e mostrarsi debole, ma sembrava proprio che non fosse in grado di arginare di arginare il tumulto di emozioni che la stava agitando in quel momento.

Vi prego aiutatemi, se qualcuno di voi riesce a sentirmi, venga qua al più presto.

 

*

 

«240564, la data in cui si sono sposati i miei nonni» «Non va» «130866 la data di nascita di mio zio» «L’abbiamo già provata…due volte» «020270, la data di nascita di mia madre» «Non funziona nemmeno questa» «111111» Mike guardò perplesso l’amica «Perché questa combinazione?» «Perché non so più dove sbattere la testa» esclamò Christie frustrata passandosi una mano sul volto «Ci saranno decine di migliaia di combinazioni possibili, come facciamo a trovare quella giusta?!» ringhiò inviperita la ragazza tirando un calcio ad una scatola che aveva avuto la sfortuna di capitare sulla sua traiettoria.

Mike si stiracchiò alzandosi in piedi per cercare di riprendere la sensibilità alle gambe ormai decisamente anchilosate. Raggiunse la piccola finestra tonda che dava sul giardino e, quando riuscì a mettere a fuoco quello che stava accadendo all’esterno, sbarrò gli occhi «Credo che la combinazione ora non sia il nostro problema maggiore» mormorò «Tua madre è appena entrata dal cancello»

«O cazzo!» Christie saltò in piedi «Se dovesse vedere tutto questo casino e soprattutto il baule di mio zio non so come riusciremmo a farle bere una balla»

Mike iniziò a spedire con la magia gli scatoloni nel sottotetto mentre Christie lanciava incantesimi a destra e a manca cercando di riordinare il disordinatissimo disastro che avevano combinato con fogli, libri e pergamene e infine lanciò un incantesimo riducente sul baule infilandoselo in tasca.

«Usciamo da qui prima di combinare qualche casino» Mike richiuse con un colpo deciso la porticina che conduceva al sottotetto prima di seguire velocemente l’amica giù dalle scale, senza minimamente accorgersi del braccialettino d’argento, sganciatosi dal polso della ragazza, che brillava beffardo sul pavimento.

 

*

 

Jamal strisciò più veloce che poteva tra le sterpaglie, ma le tracce lasciate dal sangue che perdeva copiosamente dalla zampa anteriore sinistra rendevano fin troppo facile inseguirlo.

Morire per mano di un branco di idioti con dei fucili non era decisamente la fine che si era aspettato di fare, che diavolo «JB non ti muovere, ora ci penso io» il keniano si voltò e fu decisamente stupito di trovarsi di fronte Rafael che acquattato tra le sterpaglie lo fissava serio «Ti do una mano» JB fece per alzarsi ma il brasiliano gli posò una mano sulla spalla intimandogli di non muoversi «Lasciami fare, ti prometto che farò il culo a quei bastardi» e prima che JB avesse la minima possibilità di replicare, l’altro, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono, si era alzato e dopo aver estratto un coltello a serramanico dalla giacca si era diretto con decisione verso i bracconieri.

I due bracconieri armati furono decisamente stupiti quando videro uscire un giovane alto almeno due metri con una folta chioma di rasta, apparentemente incurante del braccio lacerato, dal punto in cui avevano visto nascondersi quel ghepardo(3).

 

*

 

«Margaret…Margaret» l’inglese sollevò gli occhi da cui non smettevano di sgorgare copiosamente lacrime e incontrò gli occhi chiari contornati di eyeliner di Blaise che la fissavano preoccupati «I bracconieri…colpi…JB ferito…Rafael…combattono» iniziò a balbettare freneticamente stringendo forte le mani che l’americana le aveva porto mentre anche il resto del gruppo le si faceva vicino.

«Margaret, cerca di respirare, d’accordo?» Andriy rivolse uno sguardo calmo e incoraggiante alla ragazza «Fai due respiri profondi e dimmi lentamente cosa sta succedendo» Margaret lentamente sentì i muscoli rilassarsi e obbedì alle parole del medimago «Molodetz(4), brava» il biondo le fece un grande sorriso e la ragazza, dopo aver preso un altro profondo respiro iniziò a parlare «C’erano dei bracconieri…JB è andato da loro, voleva cacciarli…mi ha detto di stare qui dietro nascosta, si è trasformato in un ghepardo e li ha attaccati» le altre tre ragazze e Andriy si guardarono allarmati mentre Sebastian e Åke imprecarono nelle rispettive lingue «Penso lo abbiano ferito…sento che l’hanno ferito…anche Rafael deve essersene accorto ed è arrivato subito e ora è andato ad aiutarlo»

«Se così fosse dobbiamo tirare via entrambi da questa situazione» Camila balzò in piedi torturandosi le mani preoccupata mentre, con grande sorpresa di tutti, le labbra di Åke si piegarono in un sorrisetto «Io invece credo proprio che Rafael se la caverà benissimo da solo» spiegò indicando agli amici con il braccio il punto in cui si poteva notare il brasiliano darle di santa ragione ai bracconieri

 

*

 

Rafael saltò lanciando in aria la gamba sinistra e andando a colpire uno dei bracconieri dritto dritto sul mento, facendolo volare lungo e tirato accanto al suo amichetto, che rantolava sdraiato in posizione scomposta tra le sterpaglie con il vestito, una volta immacolato, sgualcito, rotto e imbrattato di sangue.

Il brasiliano fece evanescare il coltellino che aveva in mano e si fermò poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, guardando poi con aria di sfida i due uomini ai suoi piedi. Mai mettersi contro un ragazzo cresciuto nelle favelas, stupidi damerini parassiti.

Con calma estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e lanciò un incarceramus sui tre uomini, li fece levitare e piombare di malagrazia sulla jeep che incantò in modo che funzionasse come passaporta e che in meno di dieci secondi avrebbe trasportato quei tizi decisamente lontano. Più precisamente in Brasile, nell’area più malfamata della favela di Belo Horizonte.

«Rafael!» una voce acuta e con una forte nota di panico lo fece voltare e il ragazzo voltandosi vide Camila e Blaise che correvano nella sua direzione, muovendosi a fatica tra le sterpaglie, gli arbusti e le zolle di terra sollevate «Sei un maledetto idiota, potevi farti ammazzare, dovevi chiamarci tutti! Perché non hai usato la bacchetta?! Era proprio il caso di mettersi a fare tutto quel teatrino di taekwondo!» strillò Camila rifilandogli quello che probabilmente doveva essere un potente schiaffo sul braccio, ma che in realtà non gli fece affatto male «Era capoeira in realtà» commentò serafico mentre la ragazza lo guardava infuriata «E’ la stessa cosa!»

«Vi prego ragazzi, potreste evitare di scannarvi?» Blaise faceva del suo meglio per non ridere di fronte a quella scenetta decisamente assurda «Raggiungiamo gli altri, è meglio che anche tu ti faccia dare un’occhiata da Andriy quando avrà finito con JB» «Ma io sto benissimo!» «Taci un po’ e fai quello che ti viene detto una buona volta!» ringhiò Camila guardandolo con gli occhi scuri lampeggianti «Agli ordini, senhorita»

 

*

 

Silas guardò per l’ennesima volta la mappa in scala della disposizione delle sfere nella Stanza dei Pensieri. C’erano due sfere che si trovavano ad una distanza pressochè identica rispetto a quella che era abbastanza certo si trovasse in Gran Bretagna anzi, molto probabilmente proprio in Inghilterra. Quelle altre sue sfere dovevano per forza essere relative ad altre località europee, come verosimilmente doveva esserlo la quarta che distava esattamente il doppio rispetto delle sfere 2 e 3 da quella inglese, mentre la sfera 3 e la sfera 4 erano relativamente vicine. Con le altre cinque sfere sembrava esserci un distacco decisamente maggiore e l’uomo non sapeva dire esattamente in quale continente si potesse trovare la località a cui facevano riferimento.

Era decisamente frustrante non avere ancora un’idea precisa delle distanze, nonostante stesse lavorando giorno e notte su quel problema: il giorno prima si era messo in contatto con un esperto di astronomia che gli aveva consigliato di mettersi in contatto al più presto con un impiegato dell’ufficio trasporti magici o dell’ufficio passaporte: loro erano abituati a lavorare dalla mattina alla sera con cartine e a calcolare distanze, di certo avrebbero potuto dargli uno mano, ma non aveva ancora ricevuto delle risposte.

Nonostante razionalmente si rendesse conto che tutte le cose necessitassero di qualche tempo per essere fatte come si deve, non riusciva davvero a rimane tranquillo e aspettare, ormai era troppo vicino a trovare lui stesso i sensate.

Non sapeva dire esattamente cosa avrebbe fatto una volta che se li fosse trovati davanti: probabilmente li avrebbe studiati anzi, quasi sicuramente l’avrebbe fatto, ma principalmente voleva portare a termine la sua missione per suo padre. Se Elijah aveva letteralmente dato la sua vita per quella scoperta doveva per forza essere qualcosa di veramente importante; avrebbe davvero voluto avere la possibilità di parlargli, di confrontarsi con lui, di capire a cosa aspirasse con il suo studio dei cluster, ma il destino non gliene aveva dato la possibilità.

E ora doveva fare tutto da solo.

 

*

 

JB stava sdraiato per terra con il braccio ancora funzionante dietro la testa intento a contemplare il cielo stellato; i suoi compagni se n’erano andati poco tempo prima e Andriy, il medimago gli aveva snocciolato una lista infinita di cosa da fare e cose da non fare per cercare di far rimarginare al meglio la ferita che era abbastanza certo avrebbe ignorato. Mal che andava avrebbe chiesto a Baba Magia di fargli uno dei suoi intrugli da applicare come impacco alla ferita.

«Stai un po’ meglio?» una voce timida lo riscosse dalle sue riflessioni e si trovò davanti la figura minuta di Margaret la cui pelle pallida sembrava brillare nel buio pesto della notte «Sono ancora tutto intero, tranquilla, Andriy mi ha ricucito come si deve» le disse sorridendole nel tentativo di tranquillizzarla facendole segno di sedersi accanto a lui.

Margaret si accomodò sulla terra sorprendentemente fredda e rimase in silenzio per qualche minuto «Non era la prima volta, vero?» chiese poi a bassa voce «Intendo dire che non era la prima volta che ti ritrovavi a combattere contro dei bracconieri»

JB annuì «Purtroppo no, capita più spesso di quanto si pensi» rispose il ragazzo con un tono tetro che Margaret non gli aveva mai sentito «Per ora mi è sempre andata bene, sono sempre stato io ad avere la meglio» Margaret inarcò un sopracciglio osservando la fasciatura sul braccio del giovane «Oh fidati questo non è nulla, mi sono beccato ferite ben peggiori e ne ho anche inflitte molte a mia volta, alcune delle quali mortali» JB si morse la lingua temendo di aver spaventato la ragazza con le sue parole avventate ma la ragazza, con sua grande sorpresa, si limitò a lanciargli una lunga occhiata prima di annuire «L’hai fatto per proteggere casa tua…non ci vedo nulla di male…cioè» Margaret arricciò le labbra e sbuffò «Non che uccidere qualcuno sia bello…però…oh che cavolo mi sto impappinando!!» «A volte purtroppo bisogna scegliere o tu o loro» completò per lei JB sentendosi improvvisamente più tranquillo dopo essersi reso conto che la ragazza non sarebbe scappata a gambe levate «In questo villaggio vive la tua famiglia, non è sbagliato lottare per proteggerla…anzi, fidati avere una famiglia che ami con tutto il tuo cuore e che difenderesti anche a costo della vita è forse una delle cose più belle» JB osservò meglio la ragazza alla quale improvvisamente si era adombrato il volto «Un giorno mi racconterai la tua storia, Margaret» le disse riuscendo a farle spuntare un sorriso «Un giorno lo farò» promise la ragazza sdraiandosi al suo fianco e guardando ammirata il cielo «Ora però devi spiegarmi tu come hai fatto a diventare un animagus»

JB rise «Non so sono sicuro di potermi definire un animagus, sai? Non mi trasformo semplicemente in un animale solo, posso assumere svariate sembianze…anzi, secondo Baba Magia è importante che io cambi animale spesso o potrei cominciare a pensare e a comportarmi come lui anche da umano» Margaret ridacchiò immaginandosi il ragazzone che, dopo essere stato per troppo tempo con le sembianze di un coniglio, saltellava in giro per il villaggio addentando carote «In che genere di animali ti trasformi?» «Predatori per lo più…è utile per la difesa» la ragazza annuì leggermente invidiosa «Me lo insegneresti?» «Cosa?» «A trasformarmi in un animale» «Ma non siamo collegati? Insomma hai visto cosa è successo oggi con Rafael, se posso fare io una cosa la puoi fare anche tu» «Sì…ma vorrei essere proprio io a farlo» Margaret sbuffò «Ho provato più di una volta a diventare un animagus, ma nonostante fossi davvero brava in trasfigurazione non riesco proprio da sola con il poco tempo che ho» JB scosse il capo e scoppiò a ridere «Cosa c’è da ridere» «Voi maghi muniti di bacchetta siete tutti uguali» commentò il ragazzo quasi rassegnato «Credete che la magia risieda solo in una bastoncino di legno o in piantine magiche e pozioni. La magia è prima di tutto e soprattutto dentro di te, scorre nelle tue vene: non hai bisogno di accessori per usarla, devi solo…liberarla» Margaret lo guardò ammirata: perché non aveva studiato anche lei a Uagadou? Quella scuola sembrava dare una preparazione decisamente più particolare di quella inglese…

JB sollevò il braccio destro e con il dito indice iniziò a disegnare per aria: delle piccole scintille di luce formarono il disegno stilizzato di un’antilope sotto lo sguardo estasiato di Margaret e la creatura disegnata cominciò a saltellare sopra le loro teste «Non è qualcosa che possono insegnarti, devi essere tu e basta» le spiegò JB prima di iniziare a congiungere con delle sottili linee le stelle che brillavano sopra di loro nel cielo buio. Il disegno stilizzato poi si mosse cominciando ad ondeggiare lentamente sopra di loro «Quella è l’orsa maggiore?» chiese Margaret allungando la mano come a volerlo toccare «In realtà è la cintura di Orione» spiegò JB senza trattenere una risatina mentre la ragazza si copriva il volto con le mani «Sto facendo fare una pessima figura a Hogwarts, vero?» mugolò non senza una vena di sarcasmo «Non più di tanto…sulla cartina le forme sono diverse da quelle che vedi nella realtà…una conoscenza di tipo teorico e non sperimentale può trarre in inganno di tanto in tanto»

«Okay professor JB, mostrami le stelle» la ragazza strisciò più vicino a lui incurante della terra leggermente umida che le stava imbrattando i vestiti. Jamal sorrise e cominciò a indicare le stelle «Vedi le tre stelle molto vicine? Sono Mintaka, Alnilam e Alnitak…la cintura di Orione somiglia leggermente ad una clessidra e queste stelle idealmente potremmo dire che sono la parte di sottile della clessidra. Sotto poi puoi notare due stelle molto luminose poste idealmente su una stessa retta: sono Saiph e Rigel, la base della clessidra diciamo, mentre più in alto trovi, a formare una specie di triangolo da sinistra Betelgeuse, Meissa e Bellatrix. Orione è la stella vicino a Bellatrix» Margaret ascoltava rapita, seguendo con lo sguardo la direzione che la mano del ragazzo le mostrava con sicurezza: quello era decisamente meglio di una noiosa lezione di astronomia passata a tracciare scarabocchi su una cartina che, ora che aveva visto un vero cielo terso non inquinato dalle luci della città, le sembrava decisamente poco fedele «Più a sinistra poi c’è quella specie di rettangolo aperto: è la costellazione dei gemelli, che è chiamata così poiché le due stelle più in alto prendono il nome da Castore e Polluce i due…» «Dioscuri» disse sicura la ragazza finalmente contenta di poter mostrare le proprie conoscenze «Esatto…in basso a sinistra, sotto la cintura invece c’è il Cane maggiore la cui stella più brillante è Sirio…le altre stelle che la compongono sono Mirzam, Wezen, Adhara e Aludra…se tu le vedessi in un altro contesto probabilmente ti sembrerebbero eccezionali, ma messe vicino a Sirio vengono sminuite, passami il termine…non è facile brillare al fianco della stella più luminosa»

«Povere stelle complessate…comunque ci sei sempre tu a ricordarti di loro» i due ragazzi risero «Come fai a ricordarti tutti questi nomi? E soprattutto come fai a riconoscerle…a me sembrano tutte simili a grandi linee» «Non è una questione di memoria, si tratta di abitudine, bisogna imparare ad osservare»

Margaret osservò a lungo il ragazzo sorridendo prima di tornare a contemplare il cielo, ammaliata dallo splendore delle stelle e dalla voce profonda di JB, che le narrava come se fosse una favola la descrizione delle costellazioni.

Essere parte di un cluster era davvero la cosa più bella che le fosse mai capitata.

 

 

 

 

 

 

 

1 hisce se non erro, ma molto probabilmente sto errando alla grande, dovrebbe essere l’imperativo del verbo latino hisco e dovrebbe significare apriti. Se c’è qualcuno che non ha finto di sapere latino per cinque anni e che dovesse notare errori si faccia avanti senza problemi.

2 non è propriamente un abbigliamento giusto per un safari, me ne rendo conto, ma ci tenevo ad inserire questa immagine liberamente ispirata a una scena del libro Cuore di Tenebra di Joseph Conrad.

3 penso di averlo già spiegato nel primo capitolo, ma per chiarezza preferisco dirlo anche ora. I sensate sono collegati non nel senso che possono leggersi i pensieri, ma condividono emozioni e soprattutto capacità: JB è ferito e non sarebbe saggio farlo combattere ancora, mentre Rafael sa come lottare ed è nel pieno delle forze. È come se le capacità di Rafael defluissero nel corpo di JB: le persone che non fanno parte del cluster e che in quel momento si trovano nella riserva vedono così JB che, apparentemente incurante della brutta combatte come se non ci fosse un domani; se qualcuno dovesse imbattersi in Rafael a Rio si troverebbe davanti l’assurdissima scena del ragazzo che combatte apparentemente contro l’aria. Gli unici che hanno una visione chiara e completa della situazione sono gli altri sensate che riescono a distinguere. Vi lascio il link di una clip della serie originale, per rendere meglio l’idea, dato che presumo di essere stata piuttosto confusionaria. Ovviamente spoiler alert.

https://www.youtube.com/watch?v=lvIq6P3Do2w

4 in russo significa qualcosa tipo molto bene, ben fatto…o almeno, così dicevano i sottotitoli del documentario sull’accademia Vaganova 😊

Mi scuso per il ritardo e soprattutto per il capitolo un po’ così…so che alcuni personaggi hanno avuto parti più rilevanti di altri, ma ci tengo davvero ad approfondirli singolarmente: sono tutti davvero magnifici e mi sembra giusto lasciagli spazio. La scena finale mi è stata indirettamente consigliata da Phebe, la creatrice di JB e non ho resistito alla tentazione di inserirla e mostrarvi uno dei tanti talenti del nostro keniano preferito. Ancora una volta vi chiedo di votare il personaggio a cui vorreste che fosse dedicato il prossimo capitolo via mp. Non appena avrò ricevuto tutti i voti mi metterò a scrivere per cui vi prego di mandarmi il messaggio velocemente, mi basta solo il nome del personaggio. Sono davvero curiosa di sapere chi sarà il vostro o la vostra prescelto/a perché già alla scorsa votazione ho ricevuto davvero tanti nomi diversi!

A presto,

Em

 

 

 

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Capitolo 9
*** Åke Sandström ***


 

 

Åke Sandström

 

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Åke si chiuse la porta di casa alle spalle esalando un respiro che somigliava ad un rantolo rassegnato: quella mattina era stata caotica…molto caotica…troppo caotica per i suoi gusti.

Quella mattina mentre lui stava lavorando tranquillo, pacifico e, soprattutto, da solo e in silenzio nel suo ufficio, un manipolo di elfi era entrato -senza degnarsi di bussare- sbraitando in preda al panico perché l’ospedale magico svedese gli aveva spedito senza alcun preavviso via passaporta -non autorizzata- un caso di “maledizione oscura che necessitava dell’intervento di uno spezzaincantesimi”, un modo estremamente elaborato per descrivere un tizio che dopo aver toccato uno strano reperto vichingo che vibrava insistentemente, trovato vangando nel suo giardino, (che razza di idiota si mette a toccare un reperto magico vibrante?! Ma la gente non ha un minimo di amor proprio?!) che aveva cominciato a subire continue e inspiegabili mutazioni.

E ovviamente in cosa aveva preso a trasformarsi se non nella compilation completa di tutte le maledettissime creature possibili, immaginabile e anche inimmaginabili?

Quando se l’era trovato davanti con la testa di avvincino e il corpo di una sirena, per poco Åke non si era messo a strillare in modo assai poco virile, ma era riuscito a resistere all’impulso di darsela a gambe o di usare i folletti come scudo solo perché gli altri sensate, probabilmente incuriositi da quello strano scenario, erano magicamente comparsi di fianco a lui assistendo alla scena come se si trattasse di un film appassionante, con tanto di popcorn che Rafael aveva tirato fuori da non si sapeva dove.

Morale della favola si era ritrovato a dover sistemare un ibrido di svariate creature marine, esibendo una serie di complicati incantesimi e fatture alcuni dei quali, con sua somma stizza, purtroppo fallimentari, per la bellezza di venti minuti di fronte ad un pubblico molto attento e per certi versi troppo entusiasta. Ogni riferimento a JB era puramente intenzionale e voluto.

Quando finalmente quella cosa aveva smesso di sbavare riempiendo di melma l’atrio della Banca Magica Svedese e aveva assunto sembianze umane, il ragazzo aveva tirato un sospiro di sollievo, anche se era più che certo che quella creatura avrebbe tormentato i suoi incubi per giorni.

Perché proprio un avvincino? Non poteva essere un unicorno?

Una volta finito con il mutante i medimaghi finalmente di erano degnati di presentarsi affermando con una spocchia non indifferente che c’era l’assoluta necessità di fare ispezioni nell’edificio e controllare che coloro che avevano assistito alla scena. Il povero spezzaincantesimi aveva fatto veramente fatica a cercare di evitare di mandarli tutti a cag…a stendere insultandoli nelle tre lingue che conosceva, impresa resa ancora più difficile dai suoi compagni di cluster che sembrava non cercassero nemmeno di mascherare le risatine di fronte al suo volto paonazzo e alla sua espressione omicida.

Dopo svariate ore di visite, ispezioni, domande ripetute fino alla nausea e prelievi a dir poco assurdi, Åke era stato finalmente congedato e non aveva aspettato nemmeno un secondo prima di filarsela a casa.

Finalmente poteva stare tranquillo….

«Quel tipo era veramente conciato male!» …o forse no «Di maledizioni ne ho viste tante, ma mai nulla di simile; certo che i vichinghi ne avevano di inventiva» JB entrò come nulla fosse nella casa del ragazzo lasciandosi cadere sul divano del salotto e allungando le sue gambe chilometriche mentre Blaise si sedeva con più discrezione sul bracciolo «Poi che cos’era quella specie di piccola piovra deforme e assatanata…in Africa non ho mai visto nulla del genere»

Cioccolata…aveva bisogno di un bel pezzo di cioccolata o avrebbe finito per uccidere qualcuno.

«Si chiamano avvincini» disse Blaise indirizzando un sorrisetto al biondo che la osservava con la coda dell’occhio «Vivono principalmente nei piccoli bacini di acqua fredda e salmastra»

«E che cosa fanno di preciso?»

Schifo essenzialmente «Ti si avviluppano addosso e cercano di trascinarti con loro nell’acqua facendoti annegare» commentò Åke con meno distacco di quanto non avesse preventivato al punto che, sia Blaise che Jamal lo guardarono con aria interrogativa «Quando ero piccolo uno di quegli affari ha cercato di trascinarmi nel lago…fortunatamente mia sorella ha avuto uno scoppio di magia involontaria e non so come è riuscita a liberarmi»

Blaise lo guardò preoccupata mentre Jamal annuiva serio «Avere dei fratelli è una gran bella cosa, a volte vorresti solo mandarli a stendere ma il più delle volte ti salvano la vita»

«E dopo averlo fatto ti trattano come un poppante per il resto della vita» rispose Åke senza però riuscire a trattenere un sorriso spontaneo: iperprotettiva o meno, lui voleva un mondo di bene a Edith «E’ il lato brutto e allo stesso tempo bello di essere i più piccoli» gli diede manforte Blaise, pensando ai due fratelli maggiori che non vedeva da qualche tempo.

«Lasciatevelo dire» Sebastian entrò nella stanza con le mani in tasca «Voi fratelli piccoli siete i più viziati…e in effetti è un po’ colpa anche dei fratelli maggiori, sono il primo ad ammetterlo»

Rafael annuì mentre Åke, vedendo quanta gente cominciava ad affollare il suo salotto. stava seriamente per avere un colpo «Fate tanto i duri perché volete essere indipendenti ma non combinereste nulla senza i vostri fratelli e sorelle maggiori che vi proteggono»

«Hey non è il caso di generalizzare» Camila incrociò le braccia al petto guardando con aria di sfida il brasiliano mentre Margaret, in piedi al suo fianco, annuiva solennemente «Posso assicurarti che me la cavo da dio anche senza i miei cari fratelloni» percependo il tono altamente ironico della ragazza JB le aveva lanciato un lungo sguardo penetrante che la ragazza aveva finto di ignorare per il momento. Ci sarebbe stato tempo in fututro per certe confidenze.

«A quanto pare non sono l’unico che viene comandato a bacchetta dalle mie sorelle minori» Andriy scosse la testa lasciandosi sfuggire un sorrisetto «Sorelle?» chiese Hele curiosa «Quante sono?»

«Solo due, Nastia e Svetlana…però sono gemelle, quindi credo che valgano almeno per…»

«Almeno per quattro…cavolo due in un colpo solo è una bella botta!»

Camila roteò gli occhi «E’ di due sorelle gemelle che parliamo, non di un trauma infantile insuperabile» Andriy scoppiò a ridere scuotendo il capo «Non è male come sembra…quando si alleano tra di loro fanno abbastanza paura, ma mediamente è bello averle intorno»

«Sei uno di quei fratelli maggiori iperprotettivi che tra un po’ piazzano una cintura di castità sulle sorelle?» chiese Margaret guardando il ragazzo severamente come a volerlo sfidare a rispondere in modo affermativo «Assolutamente no…non sarebbe giusto e comunque credo che se anche solo ci provassi loro mi affatturerebbero e mia madre dopo finirebbe l’opera…e poi insomma, sono piccole per certe cose!» Andriy si bloccò un attimo a riflettere improvvisamente preoccupato mentre Åke grugniva non troppo convinto prima di parlare, sporgendosi oltre l’anta del frigo «Ne riparleremo quando andranno alle loro prime feste serie…ora, giacché a quanto sembra avete tutti deciso di mettere le tende nel mio salotto, volete qualcosa da bere? Vi avverto però, non ho molto nel frigorifero…»

 

*

 

«210972»

«Non va»

«290567»

«Non va nemmeno questa…che poi, perché proprio quelle combinazioni?»

Mike scrollò le spalle «Sono le date di nascita dei fratelli Gallagher» Christie lo guardò abbastanza smarrita «Sono membri di un famoso gruppo musicale babbano, gli Oasis…no, dai, non puoi non conoscere gli Oasis per i mutandoni di Godric» il ragazzo guardò basito l’amica che sbuffò «Senti sapientone tu il primo anno credevi che le Sorelle Stravaghiere fosse un programma di cucina»

«Beh dal titolo mi sembrava il genere di cosa che sarebbe potuta piacere molto a mia nonna» Christie non riuscì a trattenere una risata. La ragazza mollò la presa sul lucchetto per riavviarsi i capelli prima di guardarsi intorno, nella piccola e incasinatissima camera dell’amico. Probabilmente, in origine, doveva essere stata una stanza ampia, ma Mike l’aveva riempita con qualunque cosa immaginabile, compresi un mini-canestro e una riproduzione di un anello da quidditch «Da quanto hai l’anello? Non ricordo di averlo mai visto»

«Da un paio d’anni…probabilmente non ti sei mai accorta di cosa fosse perché era coperto di vestiti: lo uso molto come appendiabiti» Mike la guardò con un sorriso smagliante «Un appendiabiti…come ho fatto a non pensarci?» mormorò la ragazza mentre ricominciava a sparare combinazioni a caso.

Dopo circa sette tentativi fallimentare Mike coprì con grande delicatezza le mani indaffarate della ragazza con la sua, facendo arrossire Christie come un peperone «Credo che non abbia senso tirare a indovinare» Mike mollò immediatamente la presa sulle dita della ragazza «Ehm…» sul serio Mike ripigliati, sembri uno stoccafisso «Prova a pensare a cosa potrebbe aver messo tuo zio»

Christie sospirò schiarendosi la voce per cercare di non suonare imbarazzata «Fossi stata in lui avrei messo un numero che fosse per me facile da ricordare…ma allo stesso tempo non così facile da azzeccare»

«Niente compleanni dunque»

«Decisamente no, sarebbe troppo scontato»

«Un anniversario?»

«Ho già inserito l’anniversario dei miei nonni…»

«Non per forza un anniversario di matrimonio…una ricorrenza, qualcosa che è importante per la tua famiglia»

La rossa si grattò il naso incerta «Non mi viene in mente nulla» borbottò sconfitta dopo un po’ prima che l’amico le mettesse un braccio intorno alle spalle «Vedrai che ne verremo a capo, Chris» senza neanche rendersene conto la ragazza si accoccolò meglio nell’abbraccio di Mike «Siamo una squadra che non molla, giusto?» guardando gli occhi scuri scintillanti dell’amico Christie non poté che sorride e annuire, improvvisamente incapace di formulare una frase di senso compiuto.

Da quando Mike le faceva quello strano effetto?

 

*

 

Margaux Fawley in Nott si rigirò tra le mani un libro sul diritto magico cinese indecisa se acquistarlo o meno: aveva passato l’intero pomeriggio libero a girovagare per Diagon Alley, più a curiosare un po’ le vetrine che a comprare veramente qualcosa, ma, come sempre, quando si ritrovava al Ghirigoro la tentazione di dilapidare il patrimonio era fortissima.

Alla donna sembrò quasi di vedere per un attimo tra gli ideogrammi il sorriso furbo del fratello che la prendeva in giro dandole della secchiona. Non che effettivamente avesse tutti i torti.

Chiuse di scatto il manuale scuotendo il capo e, dopo averlo rimesso a posto nel punto giusto agguantò un libro che aveva adocchiato poco prima nella sezione dedicata alla storia della magia del Medioriente e si diresse verso la cassa.

Un visetto famigliare la salutò con vivacità «Buongiorno signora Nott, come sta? Tutto bene a casa?» Margaret Powell le rivolse un grande sorriso che fu immediatamente ricambiato dalla donna «Buongiorno cara! Stiamo tutti bene, ti ringrazio per l’interessamento» rispose cordiale mentre la ragazza controllava il prezzo del libro «Tu invece come stai? Ti trovi bene qui?» conoscendo la situazione famigliare decisamente problematica della ragazza, Margaux preferì rimanere sul generico sulle domande. Davvero non capiva come i Powell potessero essere così spregevoli con la figlia, quella ragazza era tanto carina ed educata!

«Non mi lamento…sono dodici falci e diciannove zellini…vuole per caso un sacchetto in cui ritirarlo?»

«Si ti ringrazio cara…» quando alzò lo sguardo, Margaux per poco non urlò per la sorpresa: un ragazzo alto e biondo in tuta e ciabatte stava porgendo a Margaret un bicchiere di quello che sembrava essere succo. La donna si voltò indietro osservando le persone in fila dietro di lei ma nessuno di loro sembrava essersi accorto del ragazzo che era appena comparso.

La donna osservò meglio il biondo che, improvvisamente si voltò incrociando il suo sguardo stupito. Con una tremenda sensazione di vuoto allo stomaco la signora Nott si affrettò ad abbassare gli occhi e a pagare. Dopo aver salutato Margaret e aver dedicato alla giovane e al ragazzo al suo fianco un ultimo veloce sguardo si affrettò ad uscire dalla libreria cercando di trattenersi dallo scappare a gambe levate…

 

*

 

Åke osservò la donna bionda allontanarsi in tutta fretta con lo sguardo corrucciato «Margaret conosci quella signora? Ho avuto l’impressione che mi stesse fissando» Margaret si strinse le spalle nel modo più discreto possibile senza staccare i soldi dalla cassa dalla quale stava tirando fuori il resto per un altro cliente. Lo svedese fece per chiederle nuovamente qualcosa ma sentì un tocco leggero sulla propria spalla «Margaret sta lavorando ora, non credo possa mettersi a chiacchierare all’aria di fronte ai clienti o la prenderebbero per pazza» disse saggiamente Blaise mentre l’inglese, fingendo di sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio annuiva.

«Ragazzi io sono convinto che quella donna mi vedesse» si incaponì Ake «Mi ha guardato negli occhi ed è rimasta di sasso»

«Sai com’è non è propriamente normale vedere un tipo in pigiama che offre ad un’impiegata del succo come se nulla fosse nel bel mezzo di una delle librerie più antiche del mondo» fece notare Hele lanciando uno sguardo eloquente all’abbigliamento decisamente comodo del ragazzo.

«E’ una tuta, non un pigiama!» replicò stizzito lo spezzaincantesimi facendo scoppiare a ridere gli altri «E comunque secondo me c’è qualcosa che non va…tanto per cambiare» qualcuno dei ragazzi avrebbe probabilmente avuto qualcosa da ribattere ma Margaret scarabocchiò in tutta fretta un messaggio su un pezzo di pergamena che fece scivolare sul bordo del bancone in modo che gli altri sensate potessero leggerlo.

Non per sembrare cattiva ma vi prego tacete, non riesco a concentrarmi! xoxo

 

*

 

Margaux si rigirò tra le mani il braccialettino argenteo della figlia con un groppo alla gola: Christianna era stata in mansarda e il baule di Paul era improvvisamente sparito.

La mattina dopo la festa al ministero si era assicurata che fosse ancora al suo posto dopo che l’aver incontrato il figlio di Elijah Kincaid l’aveva mandata completamente in tilt: che stesse portando avanti le stesse indagini del padre?

Soprattutto cosa diamine voleva fare sua figlia, la sua piccola Christianna, con il baule dello zio? Kincaid per caso l’aveva costretta ad aiutarlo fornendogli delle informazioni? Sua figlia poteva anche fare Nott di cognome ma in una comunità magica pettegola e ristretta come quella britannica non doveva essere troppo difficile scoprire con chi era imparentata, tanto più che comprensibilmente l’uomo aveva certamente cercato di reperire informazioni riguardo al lavoro del padre che era morto quando era solo un bambino.

La donna si lasciò cadere sul davanzale della piccola finestra triangolare passandosi con frustrazione una mano sul volto. Per quanto ancora avrebbe potuto fingere che nulla fosse fuori dall’ordinario come aveva fatto ogni giorno per più di venticinque anni? Ma d’altro canto valeva davvero la pena di mettere a rischio la vita di altre cinque persone?

Anni prima erano stati loro a rispettare la sua scelta acconsentendo a interrompere a tempo indeterminato i contatti…con che coraggio poteva rettificare tutto sulla base solo di alcuni sospetti?

Il fatto però che gli appunti di suo fratello fossero spariti proprio quando lei si ritrovava davanti due membri di un cluster -perché non c’era dubbio, Margaret Powell e il ragazzo biondo erano sicuramente dei sensate, sapeva come riconoscerli- non poteva essere una coincidenza.

E poi non poteva astenersi dall’aiutare se necessario quella ragazza: sarebbe potuta essere sua figlia e di certo non poteva contare sull’aiuto della propria famiglia.

Dopo aver preso un profondo respiro la donna chiuse gli occhi cercando di concentrarsi: erano ancora in grado di mettersi in contatto dopo tutto quel tempo?

«Ma che cavolo…Margaux? Per tutti gli Opaleye degli antipodi, sei proprio tu?!» una famigliare voce dall’accento australiano la fece sorride e la signora Nott aprendo gli occhi si ritrovò davanti un uomo dai folti capelli scuri leggermente brizzolati che la guardava stupito.

Prima che uno dei due potesse dire qualcosa una terza voce, decisamente seccata li precedette «Par bleu, non ci sentiamo per venticinque anni e decidete di ricomparire mentre sto guidando in via Cigna alle cinque di pomeriggio? Avete un tempismo allucinante lasciatevelo dire» una donna con uno stretto chignon castano li fulminò sullo sguardo mentre si trovava buffamente seduta apparentemente nel vuoto.

«Ah Emilia, mi commuove sapere che ti siamo mancati» un uomo mingherlino con almeno un metro di rasta in testa si stiracchiò alzandosi da terra «Come mai questa riunione d’emergenza? Non che non mi faccia piacere rivedervi, ma sono abbastanza sorpreso»

Margaux guardò quei volti quasi sconosciuti dopo tanti anni ma nei quali vedeva ancora chiaramente i suoi vecchi compagni di avventure «So di non avere alcun diritto di chiedervelo, ma ho bisogno del vostro aiuto»

Gli occhi a mandorla dell’uomo più sulla sinistra si illuminarono «Quale avevamo stabilito che fosse la prima regola del cluster?»

«Non avere mai paura di chiedere aiuto agli altri membri» disse retorica Emilia «Ora, prima che qualcuno possa aggiungere qualcosa cercate di tacere quaranta secondi, che vedo di infilarmi in una traversa»

«Non puoi accostare la macchina con le frecce?»

«Ma ti sembra che con sto casino io possa accostare la macchina in mezzo alla strada?! Non so come guidiate voi a Kingston, ma qua a Torino probabilmente mi tamponerebbero in un millisecondo»

 

*

 

Silas stava esaminando la sfera arancione più piccola quando improvvisamente una luce fortissima si diffuse in tutta la stanza costringendolo a chiudere gli occhi per non esserne abbagliato mentre un incessante ronzio gli perforava i timpani. L’uomo raggiunse a tentoni la parete e, quando la luce sembrò diminuire leggermente di intensità si azzardò ad aprire gli occhi. Il blocco prendi-appunti gli cadde dalle mani per la sorpresa mentre meravigliato spalancava la bocca: insieme alle nove sfere arancioni su cui stava lavorando ne erano comparse altre sei di colore verdi più piccole ma decisamente più luminose, identiche in tutto e per tutto a quelle descritte da suo padre negli appunti, che sembravano guardarlo con aria di sfida.

Quello decisamente non l’aveva preventivato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Speravo di aggiornare in una settimana ma anche stavolta sono in ritardo…tanto per cambiare.

Allora a parte la mia disorganizzazione cosmica, come avrete notato Åke ha vinto l’avvincente sfida del televoto: voi tutte brave persone mi avete mandato due voti a testa e di questi alla fine ne avevo quattro sia per Åke che per Rafael e ho scelto lo svedese per il semplice fatto che è stato la prima scelta di tre persone mentre il brasiliano solo di due. Ovviamente il prossimo capitolo sarà dedicato al nostro barista preferito. Solo una domanda: vi siete messi d’accordo? XD

Ta-ta-ta-ta-taaan, ecco che arriva la cavalleria! Complimenti a Phebe che ci ha preso in pieno un bel po’ di capitoli fa: ebbene sì Madama Nott fa parte di un cluster e potete stare tranquilli, difenderà con le unghie e con i denti i membri del cluster più giovane, aiutata dai suoi compagni ovviamente, che faranno da comparse. Ah, dimenticavo, i membri dei vari cluster possono vedersi tra di loro.

Ora vi lascio e vado a convincere Silas a non spaccarsi la testa a furia di prendere a testate il muro dopo aver scoperto di non aver a che fare con solo uno, ma con ben due cluster!

Ci sentiamo spero presto,

Em

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Rafael Alves ***


 

 

Rafael Alves

 

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Camila stava leggendo dei documenti di lavoro, seduta su un grosso freezer in cui erano stipate le bottiglie del Return Game e di tanto in tanto alzava lo sguardo osservando JB e Rafael che stavano praticamente smontando e rimontando una vecchia moto da almeno due ore nel magazzino del bar «Mi passeresti quel cacciavite alla tua sinistra?» la mano di Rafael comparve da dietro la ruota posteriore e JB gli passò quanto richiesto, avvicinandosi poi al brasiliano per vedere più da vicino quello che stava facendo «Secondo me dovremmo allentare un po’ il bullone da quella parte» aggiunse poi dopo qualche momento di riflessione il keniano grattandosi perplesso il mento «Non vorrei che se aumentasse troppo la pressione saltasse via»

Rafael si mi seduto osservando con attenzione il punto che gli aveva indicato l’altro sensate «Credo tu abbia ragione…mal che vada se vediamo che non va bene gli diamo un altro giro»

Jamal annuì «Sì, facciamo un tentativo»

Camila abbassò leggermente i fogli che stava leggendo inarcando un sopracciglio «Non sta per esplodere nulla giusto?» chiese non del tutto convinta.

JB fece saettare lo sguardo dalla ragazza alla moto prima di scrollarsi le spalle «Nah, non penso…non dovrebbe succedere nulla»

«Ecco, è l’uso del condizionale che mi preoccupa»

Rafael roteo gli occhi sorridendo «Malfidente, guarda che io e JB siamo dei meccanici abilissimi»

«Dei veri professionisti…cioè non esattamente professionisti, mica abbiamo un’officina»

«Siamo degli amatori molto molto bravi» concluse Rafael allungando poi una mano nella direzione della ragazza per aiutarla a scendere dal frigo «Puoi anche fare un giro se vuoi»

Camila guardò a metà tra lo schifato e il terrorizzato la moto «Mi spiace ma credo che passerò…nel caso in cui però avessi una vespa da qualche parte, accetterei l’offerta»

«Fa tanto Vacanze Romane» commentò JB con un sorriso mentre Rafael aggrottava le sopracciglia perplesso «Quel film con quell’attrice babbana famosa con le sopracciglia folte che piace tanto a mia madre?»

Camila emise uno strano verso di orrore «Audrey Hepburn è L’Attrice babbana per eccellenza, ignorante!» sibilò adirata mentre i due ragazzi scoppiavano a ridere «E non ridete! È una cosa seria!»

Rafael alzò le mani in segno di resa con un gran sorriso «Chiedo umilmente perdono» la catalana gli lanciò un altro sguardo di fuoco «Posso offrirle della sangria per farmi perdonare?»

«La sangria dici? E da quando voi sudamericani sapete farla bene?» la ragazza guardò il barman incrociando le braccia con aria di superiorità.

JB si sfregò le mai «Oh oh, sento odore di sfida!» con un gran sorriso il ragazzone fece segno agli altri due di precederlo all’interno del bar.

 

*

 

Silas sbatté frustrato un pugno sulla scrivania disseminata di documenti: doveva ricominciare da capo! A pensarci gli veniva veramente voglia di sbattere la testa contro il muro fino a che, dopo aver perso la memoria a causa di danni cerebrali possibilmente irreparabili, non si fosse dimenticato una volta per tutte di quella maledetta faccenda dei cluster.

Due! Erano magicamente diventati due! Da un momento il cluster descritto dal padre era rispuntato come un fungo incasinando ulteriormente la situazione.

Per sicurezza aveva fatto chiudere tutta la sezione delle camere dell’Ufficio Misteri e aveva proibito a chiunque di avvicinarcisi: se non era in grado lui di gestire la situazione, modestia a parte, figuriamoci cosa sarebbe successo agli altri indicibili.

Guardò gli occhi penetranti di suo padre, il cui azzurro intenso non risaltava dalla foto in bianco e nero, indirizzargli uno sguardo penetrante dalla cornice. Negli ultimi giorni aveva solo voglia di mandare tutto al diavolo, creare una nuova stanza del pensiero, chiudere con venti mandate quella vecchia e di dimenticarsi tutto quel macello, ma c’era sempre qualcosa che lo tratteneva: il pensiero che suo padre avesse dato letteralmente la vita per studiare quello strano fenomeno lo faceva sentire in dovere di andare avanti.

Doveva capire cosa gli era successo, non accettava di rimanere all’oscuro di qualcosa, lui, che da quando ne aveva ricordo era stato lo studente più brillante, colui che si era diplomato indicibile undici mesi prima del tempo standard, il più giovane capo dell’Ufficio Misteri della storia.

Sollevò con uno sbuffo le due mappe che aveva disegnato sulla carta trasparente babbana e le mise a confronto: per un paio d’ore si era illuso che avere più elementi avrebbe potuto essergli utile, ma ben presto si era reso conto che quelle informazioni non facevano altro che complicargli la vita.

L’unica conclusione a cui era arrivato riguardava le due sfere più grandi che aveva stabilito, più a naso che su basi scientifiche, dovessero appartenere a individui localizzati a circa cento chilometri di distanza. Più precisamente la sfera arancione si trovava sempre e comunque più vicina al ministero mentre quella verde alle volte sembrava essere nella stessa posizione dell’altra e in altri casi diventava leggermente più piccola.

Probabilmente la persona a cui apparteneva la sfera arancione non si muoveva spesso da Londra mentre, verosimilmente, l’altra persona viveva fuori dalla capitale, ma veniva spesso per lavorare…o forse solo perché voleva farsi un giro in centro: in tutta franchezza, non ne aveva la minima idea.

Guardò un’ultima volta gli appunti prima di alzarsi spazientito e uscire dall’ufficio a grandi falcate. Aveva un disperato bisogno di una burrobirra…magari anche di un paio di bicchierini di whisky.

 

*

 

Mentre Mike continuava ad inserire combinazione bellamente a caso, Christie improvvisamente saltò in piedi, colta da una vera e propria folgorazione «Primo settembre 1981!» strillò precipitandosi al fianco dell’amico «010981…dai, dai prova a inserire questa combinazione»

L’ex grifondoro guardò leggermente perplesso l’amica «Perché proprio questi numeri?» chiese mentre inseriva le cifre «E’ stato il primo giorno ad Hogwarts di mia mamma…il primo giorno in cui lei e mio zio sono stati a scuola insieme»

Il lucchetto saltò e Christie trattenne il fiato «A quanto pare sei veramente entrata nella testa di tuo zio, Chris Holmes» commentò con un filo di voce il ragazzo mentre la rossa lanciava un urlo di gioia abbracciandolo con uno slancio tale da far finire entrambi per terra.

Più precisamente Mike si ritrovò sdraiato sul tappetto con Chris stesa sopra di lui ed entrambi rimasero senza fiato «Eh…forse dovremmo dare un’occhiata al…baule» mormorò Mike deglutendo e maledendosi un secondo dopo averlo detto, quando Christie, rossa come un pomodoro annuì frettolosamente alzandosi dal petto del ragazzo «Sì…meglio guardare cosa contiene…»

I due si avvicinarono al baule evitando accuratamente di guardarsi negli occhi e, dopo aver preso un bel respiro, Christie ne aprì il coperchio.

 

*

 

Rafael servì con uno sguardo decisamente soddisfatto la sangria agli altri membri del cluster «Forza Camila, aspettiamo tutti il tuo giudizio!»

Sette sensate ridacchiarono mentre Camila, con l’aria della più navigata sommelier annusava poco convinta il liquido assaporandone un sorso «Non male» decretò poi

«Guarda che ti cresce il naso: si vede lontano un miglio che ti è piaciuta tantissimo» commentò furbescamente Sebastian.

«Hey qui la legilimens non io!»

«Sì ma siamo collegati tra noi e il mio senso senso mi suggerisce che hai apprezzato molto la bevanda» mentre la spagnola borbottava qualcosa di poco carino riguardo dove avrebbe volentieri mandato il suo sesto senso, JB guardò i ragazzi piuttosto perplesso «Mi sono perso qualche passaggio…in che senso dovrebbe crescerle il naso»

«C’è una favola babbana che racconta di questa marionetta a cui cresce il naso quando dice le bugie» spiegò Rafael mentre il keniano lo guardava abbastanza sconvolto «E’ abbastanza…»

«Inquietante» completò per lui Hele «Già, non posso che darti ragione, ma quasi tutte le favole hanno un fondo di inquietudine, comprese quelle magiche»

«Non per fare il guastafeste, ma non credete che sarebbe meglio parlare della faccenda della signora Scott» disse Åke rigirandosi tra le mani il bicchiere «Nott, signora Nott» lo corresse Margaret.

 «Stai esattamente facendo il guastafeste» aggiunse Blaise con un sorriso prima però di dare qualche amichevole colpetto sulla spalla del biondo, quando lo vide adombrarsi offeso.

«Dico solo che io sono certo che lei mi abbia guardato» continuò il ragazzo mentre JB scoppiava a ridere assestandogli una pacca molto meno delicata di quelle di Blaise «Come si fa a non guardare un bel ragazzo come te?»

Andriy sorrise «Dai ragazzi, forse Åke ha ragione»

«Ma nessuno ci ha mai visti…come mai lei dovrebbe essere diversa?»

Il medimago si mordicchiò il labbro «Non saprei…magari studia i casi come il nostro» ipotizzò «o forse anche lei ha la nostra stessa particolarità…i casi simili spesso hanno delle attività, giusto?» chiese poi all’indirizzo di Åke che, essendo uno spezzaincantesimi, doveva saperne parecchio «Non sarebbe insolito in effetti: spesso per annientare una maledizione se ne usa un’altra molto simile…»

«Similia similibus curantur» mormorò Blaise soprappensiero, guadagnandosi delle occhiate perplesse dalla maggior parte dei compagni «I simili si curano con i simili» tradusse poi velocemente «Sono appassionata di rune latine» aggiunse sorridendo.

Åke annuì «Sì, l’idea di base è quella…questo però vuol dire che ci sono altri come noi in giro»

«E io che speravo di essere un caso unico, raro e speciale» Sebastian spalancò le braccia con fare teatrale facendo scoppiare a ridere gli altri «Scherzi a parte, credete che dovremmo preoccuparci degli altri come noi?» chiese Margaret corrucciata.

«No, perché mai…insomma, se sono come noi saranno certamente delle adorabili persone a modo» commentò JB con un sorriso cercando di pensare positivo.

«E’ anche vero che noi siamo nove sbandati senza la minima idea di cosa stia succedendo» fece notare Rafael «Magari qualche gruppo con più esperienza di noi potrebbe non avere intenzioni oneste»

«In base alla mia esperienza posso solo dire che le rarità non sono mai lasciate in pace» mormorò tetro Åke mentre Hele sbuffava «Sì però ragazzi siete catastrofici! Fino a sei secondi fa parlavano di belle cose come simili che aiutano simili e ora stiamo pensando ai mille modi in cui un ipotetico» Åke le rifilò un’occhiataccia «altro gruppo come il nostro potrebbe nuocerci»

«Dobbiamo vagliare tutti i possibili casi» le disse paziente Andriy con fare scientifico e professionale «E’ sempre meglio essere pronti al peggio»

«Ma la vera domanda è» sospirò Camila incrociando le braccia «Quale potrebbe essere il peggio in questo caso?»

«Finire come delle cavie di laboratorio» buttò lì Rafael «Okay, fa tanto filmaccio americano da quattro soldi sulla teoria del complotto, però potrebbe anche succedere»

Margaret sospirò tamburellando le dita sul bancone prima di chiudere stancamente gli occhi e spingere il bicchiere verso Rafael «In tutto ciò, io credo di avere bisogno di un altro bicchiere di quella cosa» borbottò facendo ridacchiare il barman, che la servì generosamente.

 

*

 

Mike si massaggiò la testa dove pochi secondi prima sua madre l’aveva colpito con una ciabatta straordinariamente pesante quando, dopo aver visto Christie schizzare in bagno alla velocità della luce, aveva frainteso la situazione pensando che fosse stato proprio suo figlio a farla piangere.

«Chris?» Mike bussò piano alla porta del bagno «Chris per favore fammi entrare» supplicò con un filo di voce: odiava vedere le persone tristi e Chris era la sua persona preferita, vederla stare male era fisicamente insopportabile per lui.

Appoggiando l’orecchio al legno chiaro non sentì alcun singhiozzo ma, con buona pace della privacy, aprì la porta con la magia, non volendo lasciarla sola.

Chris era seduta a terra contro il mobiletto sotto il lavandino, con la faccia pigiata contro le ginocchia e Mike, dopo aver chiuso la porta a chiave le si sedette a fianco, attirandola a sè «Mi spiace Chris…mi spiace tanto»

La rossa sollevò la faccia dalle ginocchia e guardò l’amico con occhi persi «Mia madre non mi ha mai detto nulla…noi ci diciamo sempre tutto…e io non mi sono mai accorta di nulla» Mike le cominciò ad accarezzare i capelli «La sua apprensione esagerata quando mi sono iscritta al corso per diventare indicibile era dovuta a quello. Per Salazar non sai quante cose orribili le ho detto in quel periodo! L’ho accusata di essere parte di una vuota società patriarcale che si rifiutava di vedere le ragazze fare carriera…che razza di stronza sono stata»

«Chris tu non ne sapevi nulla, non devi incolparti» Mike cercò di sorriderle «Ora possiamo sistemare le cose!»

«Sì e saltare in aria come zio Paul»

«Non dirlo nemmeno per scherzo: sistemeremo tutto, mi hai capito?!» Mike le prese le mani guardandola serio «Mio zio era uno degli indicibili migliori…se non è riuscito lui cosa pensi che potremmo combinare noi due?» la ragazza lo guardò scettica e, nonostante il suo tono tagliente, Mike si rilassò un attimo riuscendo finalmente a riconoscere il carattere peperino dell’amica

«Prima di tutto come hai detto bene tu siamo in due e in seconda istanza, magari il nostro cattivo non sarà cattivo come Elijah»

Christie sbuffò «Silas è suo figlio…»

«Non fare di tutte le erbe un fascio»

«Non sto facendo di tutte le erbe un fascio, dico solo che probabilmente vuole solo sapere cos’è successo a suo padre…ad ogni costo»

«Senti sto cercando di tirarti su il morale, cerca di essere più collaborativa» Chris guardò l’amico per qualche secondo con uno sguardo strano prima di scoppiare a ridere «Ah beh, lieto di averti fatta ridere» borbottò il ragazzo vagamente offeso «Ora miss Nott alzi il suo regale deretano dalle piastrelle del mio bagno e vediamo di andare a scoprire qualcosa…ah, quando usciremo da qui potresti esibire un sorriso o qualcosa di simile?»

«Ehm okay…perché?»

«Perché mia madre mi ha già lanciato una ciabatta in testa, convinta che fossi stata io a farti qualcosa…non vorrei che questa volta mi tirasse addosso il phon o qualche oggetto contundente» la ragazza spalancò la bocca sorpresa alzandosi immediatamente a controllare la testa dell’amico mentre non la finiva più di scusarsi.

 

*

 

Joseph si trascinò nel Return Game, crollando poi su uno sgabello con la testa sepolta tra le braccia stese sul balcone «Sono morto» mugugno tetro mentre il fratello maggiore scoppiava a ridere «E’ stato duro l’allenamento?» chiese Rafael versandogli del succo nel bicchiere.

«Tutti i bolidi ce l’avevano come» Rafael scoppiò a ridere e il più piccolo alzò lo sguardo risentito «Cosa ridi, è vero! Uno per poco non mi spaccava il manico della scopa!»

«Sei ancora tutto intero, il che significa che sei riuscito a schivarli tutto: probabilmente, dato che sei molto bravo vogliono metterti alla prova»

«Non sono così eccezionalmente bravo»

«Regola numero uno, non denigrare il mio fratellino…»

«Che poi sarebbe proprio il sottoscritto»

«…e regola numero due, non contraddire tuo fratello maggiore» concluse Rafael sorridendo «Dai, bevi qualcosa»

Joseph prese un sorso della bevanda prima di alzare lo sguardo risentito verso il maggiore «Ma è succo di pera! Non ho mica quattro anni!»

Rafael inarcò un sopracciglio «Mamma sarà qui a breve, davvero vuoi farti beccare a bere alcol da lei?» chiese con uno sguardo eloquente mentre il più giovane spalancava gli occhi impaurito al solo pensiero «Penso che potrebbe appendermi per i pollici dei piedi al soffitto»

«Chi potrebbe appendere chi?» Anita fece la sua comparsa nel bar, scrutando attenta i due figli «Nessuno mamma, si scherza…» borbottò il più piccolo mentre la donna faceva rimbalzare lo sguardo da uno all’altro «Cosa stai bevendo?» chiese poi con tono fintamente leggero.

«Un disgustoso…» Rafael fulminò il fratello con lo sguardo «cioè, volevo dire, un delizioso succo alla pera»

Anita si sedette sulle sgabello a fianco a Joseph e, prima che potesse dire alcunchè, Rafael le fece comparire davanti un piattino ricolmo di tramezzini e una tazza di thè fumante «Hey a me non hai dato gli stuzzichini! Cos’è questa storia?» Joseph guardò offeso il fratello maggiore che si scrollò le spalle «La mamma è la mamma» disse semplicemente facendo ridere la donna.

«Fate i bravi e non litigate…Joseph non fare il bambino e leva quel broncio, a breve andremo a casa a cena…vieni anche tu Rafael?»

Il ragazzo ci rifletté un attimo «Sì, per stasera lascio chiuso il bar»

«No sei obbligato tesoro, davvero…»

«No mamma, lo sai che mi fa piacere» il barman rivolse un sorriso sincero alla donna, il cui volto si illuminò «Perfetto! Io e Joseph andiamo e ti lasciamo il tempo di chiudere con calma»

Prima di uscire con la madre dal locale, Joseph si assicurò di rubare un paio di tramezzini, lanciando uno sguardo di sfida al fratello che in risposta si limitò a scuotere il capo esasperato.

«Tua madre mi sembra un bel tipo» commentò allegra Camila, che era spuntata al posto di Joseph non appena i due erano usciti «E tu sei un fratello maggiore molto più responsabile di quanto non mi sarei mai aspettata» aggiunse inghiottendo un tramezzino.

«Non so se ringraziarti per il complimento o offendermi per il tuo aver messo in dubbio la mia serietà» il ragazzo le si sedette di fronte con un sorriso.

Camila scrollò le spalle prima di bloccarsi con un tramezzino a mezz’aria «Ma io ti sto facendo perdere tempo! Tu dovresti sistemare il locale…»

Il ragazzo fece un gesto incurante con la mano «Un paio d’incantesimi se sarà tutto a posto, tranquilla…e poi mia madre deve avere il tempo di cucinare»

«Lei non ha poteri, giusto?»

«No, ma ti assicuro che fa magie ai fornelli, anche senza trucchetti, come li chiama lei» precisò Rafael non senza una nota di orgoglio nella voce

«Mio padre non aveva poteri…» il volto della ragazza si adombrò e Rafel le poggiò una mano con la sua «Anche mio padre è morto quando ero piccolo» mormorò «Mi spiace» il ragazzo annuì «Nonostante tutto ringrazio però, ogni giorno di avere almeno mia madre e mio fratello»

Camila annuì sorridendo a sua volta «Anche io…le donne latine hanno una marcia in più, c’è poco da fare, mia madre è una vera forza della natura» Rafael la guardò stupito «Da quel che sapevo agli spagnoli non piace essere definiti latini»

«Infatti è così, ma mia madre è messicana»

«Allora avrà frequentato Castelobruxo!» Rafael sorrise ripensando alla sua vecchia scuola «Già…peccato che non mia abbia passato i geni della botanica: sembra che io sia in grado di far morire qualunque pianta anche solo guardandola»

Rafael guardò preoccupato le piante grasse posate sul davanzale della finestra «Allora non guardarti troppo in giro, per favore, non si sa mai…ahia, sei violenta» il ragazzo si massaggiò la testa dove Camila l’aveva appena colpito con una sberla «Mezza latina, ricordatelo» soffiò lei offesa prima di prendere un altro tramezzino e sparire, facendo però l’occhiolino al ragazzo.

Rafael scosse il capo sorridendo prima di incominciare a sistemare, senza riuscire a togliersi dalla testa l’idea che Camila e sua madre sarebbero potute andare veramente d’accordo.

 

 

 

 

 

 

Buondì gente!

Sarò breve e concisa perché devo ancora iniziare il capitolo per l’altra interattiva e poi devo scappare fuori casa, ragione per cui probabilmente questa cosa che ho scritto sarà un vero e proprio macello, ma più che una rilettura veloce non riesco a darle, altrimenti vi farei aspettare troppo.

A proposito di aspettare, vi avviso che il weekend prossimo non penso di riuscire a pubblicare, ma sicuramente ci risentiremo dopo il sette novembre e fino al giorno appena citato avrete il tempo di votare il personaggio a cui vorreste fosse dedicato il prossimo capitolo. Mandatemi magari due preferenze, così in caso di parità non sarò costretta a usare metodi scientifici e altamente sofisticati per decidere come fare testa o croce.

Ah, vi ringrazio per le recensioni e scusate davvero se non ho risposto a tutti…prometto di rimediare anche su quel fronte!

Stay tuned e non disperate, non abbandonerò questa storia!

Em

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Margaret Eleanor Powell ***


 

 

Margaret Eleanor Powell

 

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Christie sbuffò mesta, ritirando con aria depressa le pergamene e le piume dal banco «Non sono psicologicamente pronta a tornare a casa» borbottò «Non posso stare da te anche questa notte?» chiese poi guardando con i suoi occhioni grandi supplicanti il povero Mike che deglutì.

Per quanto mi riguarda puoi anche trasferirtici.

«Non puoi ignorare tua madre per sempre Chris» si sforzò di rispondere il ragazzo «Avete molte cose da dirvi e non ha senso rimandare ulteriormente»

«Ma cosa posso dirle?!»

Mike sospirò «Falla parlare e ascoltala…sai ogni tanto puoi anche lasciar parlare gli altri stando zitta per dieci secondi» il ragazzo rise dell’occhiata velenosa dell’amica «Scherzi a parte, davvero prova semplicemente ad ascoltarla, tua madre non è una stupida, dubito che faccia qualcosa senza averci riflettuto molto prima»

«Ma se avesse…paura di me?»

Mike strabuzzò gli occhi «Insomma io sto studiando per diventare indicibile…categoria che sembra averle dato svariati problemi…»

«Non pensare assolutamente una cosa del genere, capito?!» Mike posò una mano sulla spalla dell’amica, stringendola con decisione «Vedrai che sistemerete tutto»

«Spero solo che nessun Fawley o Nott finisca male questa volta…»

«Facciamo anche Torrance, che dici? Sai com’è, ci tengo alla mia pellaccia» Mike cercò di metterla sul ride.

«Mike?» Christie lo guardò accennando ad un piccolo sorriso «Grazie»

Senza neanche provare a trattenersi, il ragazzo la abbracciò di slancio, lasciandole un piccolo bacio tra i capelli «Qualsiasi cosa per te, Chris» mormorò poi con il naso tra i capelli rossi della ex serpeverde, la quale sentì chiaramente il cuore farle una capriola.

 

*

 

«Cosa fate voi a…»

«Se dici capodanno ti schianto sul posto» Camila sventolò minacciosa la bacchetta sotto il naso di Sebastian «I miei colleghi parlano dei programmi per capodanno da settembre e sento ancora parlare di chalet di montagna o gite a Monte Carlo potrei non rispondere delle mie azioni» avvertì la catalana con aria terribilmente seria «Io stavo per dire Natale a dire il vero» si giustificò Sebastian, alzando le mani in segno di resa.

«Manca ancora un po’ a Natale, due settimane di sicuro…penso…che giorno è oggi?» chiese Rafael grattandosi il capo decisamente perplesso mentre Blaise scuoteva il capo sconsolata «Oggi è il 6 dicembre e sono terribilmente indietro con i regali di Natale, non so cosa riuscirò a farmi venire in mente nei prossimi 19 giorni»

Andriy fece un grande sorriso «Io invece ho tempo fino al 7 gennaio» commentò allegro, guadagnandosi sette occhiate decisamente perplesse «Il Natale ortodosso cade tredici giorni dopo il venticinque dicembre»

«Questa mi mancava…non so voi ma io sto diventando molto più acculturata da quando vi ho conosciuti» la battuta di Hele fece scoppiare a ridere tutti, tranne Åke, che ci tenne a specificare di come lui fosse già a conoscenza di quel dettaglio, essendo stato a scuola con molti ragazzi provenienti dall’Europa dell’est.

Mentre stavano tutti parlando allegramente, lo sguardo di JB cadde su una figura minuta e imbronciata, leggermente in disparte rispetto all’allegra brigata «Tutto bene?» le chiese gentilmente avvicinandosi e Margaret si limitò a stringersi le spalle «Più o meno» borbottò, evitando il suo sguardo.

«Hai voglia di fare due passi?» le propose il ragazzo.

Gli occhi chiari della ragazza finalmente si illuminarono «Solo se andiamo nella riserva» propose sorridendo poi entusiasta quando il ragazzo annuì.

I due si allontanarono silenziosamente, lasciando il resto della compagnia a chiacchierare nel salotto di Hele, e si ritrovarono nella riserva dove viveva la famiglia Akili. Margaret rabbrividì leggermente, e JB appellò immediatamente una delle sue felpe dalla capanna «Grazie, mi ero dimenticata di quanto facesse freddo qui di notte» la ragazza la indossò rise quando vide che praticamente il bordo azzurro della felpa le arrivava alle caviglie «Certo che sono proprio alta come un Umpa Lumpa» fece notare scuotendo il capo e arrotolando le maniche decisamente troppo lunghe.

«Guarda il lato positivo, se la situazione fosse stata al contrario, io non avrei mai potuto mettere una tua felpa…comunque se ti è scomoda puoi sistemarla, sei brava in trasfigurazione, giusto?»

Margaret scosse la testa dondolandosi allegra sui talloni «Tranquillo, è comodissima proprio perché è morbida e un pochino abbondante»

I due camminarono per un po’ in silenzio nella terra rossastra, circondati dal silenzio più assoluto «Grazie di avermi portata qui» disse dopo un po’ Margaret e il ragazzo si strinse le spalle «Mi sembrava ne avessi bisogno»

«Già…non è che non ami il Natale, non sono certo il Grinch, ma non amo parlare delle tradizioni famigliari più che altro» spiegò gesticolando animatamente, mentre Jamal rimaneva in silenzio, non volendola interrompere «Non ho un grande rapporto con la mia famiglia»

Jamal annuì «Avevo intuito qualcosa del genere»

Margaret lo guardò «Non sono esattamente delle persone simpatiche, sai appartengo a quella categoria di persone che credono ancora che coloro che non siano purosangue siano feccia e vorrebbero vedermi con un bel maritino di buona famiglia a sfornare bambini, possibilmente maschi» Jamal la guardò un po’ stupito: non era abituato a quel genere di mentalità, in famiglia e anche a scuola gli avevano sempre insegnato a vivere in modo da rispettare e conoscere sia la magia che il mondo babbano «E immagino che non sopportino di avere una figlia schietta e decisa come te» concluse per lei il ragazzo

«Non sono certa di essere poi così tanto decisa, ma sì, non gli vado molto a genio» mormorò stringendosi le spalle «Ogni volta che mi vedono sottolineano come le mie manie anarchiche mi abbiano solo procurato un lavoretto come commessa»

«Sempre meglio che starsene a casa a farsi pulire il culo, pardon, il deretano, dagli elfi» commentò Jamal facendola scoppiare a ridere di gusto «Vuoi accompagnarmi alla visita natalizia quest’anno? Magari con te riuscirei anche a divertirmi»

JB le rivolse un grande sorriso «Penso che ai tuoi verrebbe un infarto, ma se sono davvero come dici, non dovrebbe essere poi tanto tremenda come prospettiva, no?»

Margaret lo guardò grata, prima di portare gli occhi chiari sul cielo stellato «Sai, potrei sempre decidere di saltarmi la cena a casa Powell e venire a fare un giro qui»

«Ti terrò da parte un po’ del pollo di Baba Magia, ti assicuro che è a dir poco leggendario»

«Andata!»

 

*

 

Margaux appoggiò la mano sulla maniglia incerta sul da farsi «Tesoro, non indugiare, stai facendo la scelta corretta» le ricordò incoraggiante Emilia, affiancandola «Ho paura di spaventarla» mormorò Margaux, guardandosi intorno, preoccupata che qualcuno potesse sentirla parlare da sola «Ricordi com’eravamo spauriti noi appena abbiamo iniziato a comunicare»

«Io mi ricordo solo che Emilia ci prendeva a parole la metà del tempo perché non la lasciamo studiare» commentò con allegria Adil, l’uomo indiano, trascinandosi gli altri sensate «E poi questo cluster sembra essersi messo in contatto più tardi rispetto a noi: hanno venticinque anni, non sono dei bambini, vedrai che saranno ragionevoli»

«Altrimenti attaccheremo noi per primi» commentò stringendosi le spalle con tranquillità l’uomo con i rasta, guadagnandosi un’occhiata gelida da Emilia «Trevor sei un villano!» gli sibilò, guadagnandosi un occhiolino impertinente.

Roteando gli occhi, Margaux spinse la porta della libreria e, con suo sommo sollievo, notò che era l’unica avventrice in quel momento; effettivamente mancavano nemmeno cinque minuti all’ora di chiusura.

«Non fatevi vedere subito» mormorò poi ai suoi compagni di cluster che annuirono «Preferisco parlarle io prima»

«Tra cinque minuti chiudiamo…oh, signora Nott, che piacere rivederla» sul volto di Margaret si aprì un grande sorriso «Le serve qualcosa?»

Margaux ricambiò il sorriso, prendendo poi un profondo respiro «Avrei bisogno di parlare con te, cara»

Margaret rimase un attimo interdetta «Io ve l’avevo detto che quella tizia sapeva qualcosa» borbottò ansioso Åke, che insieme agli altri l’aveva raggiunta.

La signora Nott, spostando lo sguardo dal volto della ragazza a quello di Åke guardò lo svedese dritto negli occhi «Il tuo amico ha ragione, Margaret» i nove ragazzi sobbalzarono e Jamal si fece avanti, affiancando l’inglese «Chi è lei e cosa vuole da noi?» sibilò con gli occhi ridotti a due fessure.

«Modera i toni ragazzo» un uomo alto dal forte accento australiano gli lanciò un’occhiata severa mentre, sotto lo sguardo esterrefatto dei venticinquenni, comparvero altre quattro figure vicino alla signora Nott.

Mentre i quindici si scrutavano con diffidenza, un uomo mingherlino con dei rasta lunghissimi scoppiò a ridere, rompendo il silenzio «Non avrete seriamente pensato di essere gli unici ad avere questo potere, vero pivellini?»

Blaise incrociò le braccia offesa «E’ da solo un mese che abbiamo questi poteri» sbottò piccata «E’ già tanto se sappiamo cosa sta succedendo a noi nove» improvvisamente i nove ragazzi più giovani cominciarono a parlare tutti uno sopra l’altro, confusi e preoccupati.

«Okay cerchiamo di fare tutti un bel respiro profondo, che sono davvero troppo stanca per litigare» una donna molto bella, con un lieve accento italiano prese la parola «Come credo ormai abbiano capito anche i muri, anche noi costituiamo un cluster»

«Il leggendario cluster del 2 febbraio 1970» precisò Trevor con un gran sorriso, improvvisando un inchino mentre Emilia roteava gli occhi «Non vogliamo farvi nulla di male, ragazzi, vogliamo solo aiutarvi» spiegò Margaux, guardando con aria materna i nove giovani.

Hele guardò preoccupata i sei, facendosi più vicina ad Andriy, che non esitò a prenderle la mano, vedendola spaventata «Ce la stiamo cavando egregiamente da soli» Sebastian guardò diffidente gli sconosciuti mentre Åke al suo fianco batteva nervoso un piede a terra.

Emilia alzò gli occhi al cielo «Mon dieu, non bastano le due adolescenti isteriche che ho a casa, pure qui mi ritrovo con dei ragazzini ribelli» sibilò facendo ridere i membri del suo cluster «Fai la brava dottoressa, tu a vent’anni eri ben peggio» le ricordò l’uomo con i rasta beccandosi un’occhiata velenosa «Non sapevo che ti fossi sposata» aggiunse poi con finta leggerezza.

«Divorziata» ribattè piccata la donna «Finisco sempre con dei perfetti deficienti, sai com’è» aggiunse poi sarcastica mentre l’uomo le faceva l’occhiolino e l’altro membro del cluster dai tratti asiatici emetteva un verso spazientito «Potreste piantarla di amoreggiare per dieci minuti, non è il momento!»

Margaux sorrise «Come stavamo dicendo noi vorremmo solo darvi una mano…venticinque anni fa sarebbe piaciuto anche a noi avere l’aiuto di un altro cluster. Essere dei sensate è una gran bella cosa, ma non è sempre facile» fece una pausa cercando le parole giuste «Ci sono persone che sono…smaniose di studiare i casi particolari come noi»

Camila spalancò gli occhi spaventata «Studiare?» chiese lentamente, mentre i nove ragazzi si guardavano a vicenda stupiti.

«Utilizzare come cavie da laboratorio per la verità» disse senza troppi giri di parole l’indiano «Un potere come il nostro è molto utile e sono parecchie le persone a cui farebbe comodo»

«Credevo fosse un qualcosa di innato» ribattè Åke inarcando le sopracciglia chiare.

«E lo è, ma spesso alcune persone assetate di potere non accettano di arrendersi all’evidenza»

«E sono sempre gli innocenti a pagarne le conseguenze» concluse la signora Nott con un filo di voce, mentre Emilia le posava una mano sulla spalla «Non vogliamo che vi succeda nulla di male e, modestia a parte, siamo convinti che il nostro aiuto potrebbe esservi utile» concluse per lei l’australiano, che poi aggiunse «Venticinque anni fa un indicibile privo di scrupoli ci diede non poche grane e, se non avessimo avuto la fortuna di avere qualcuno all’interno del ministero che si sacrificò per noi non voglio nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succederci» Margaux abbassò lo sguardo «Abbiamo motivo di credere che il degno erede, in tutti i sensi, di quell’indicibile che ci diede problemi, stia seguendo le orme del suo predecessore»

L’asiatico lanciò ai ragazzi più giovani uno sguardo penetrante «Noi possiamo aiutarvi, Margaux lavora al Ministero della Magia qui a Londra»

I nove ragazzi si scambiarono lo sguardo d’intesa e, dando le spalle al cluster più anziano si misero in cerchio «Dite che dovremmo fidarci?» sussurrò Camila lanciando uno sguardo incerto al gruppo, oltre la spalla di Blaise «La signora Nott è una brava persona» Margaret si strinse le spalle «E se fossero in combutta con il ministero?» incalzò Sebastian guadagnandosi degli sguardi perplessi «Magari hanno stretto un patto per il quale, consegnandoci, verranno lasciati in pace» spiegò con sguardo preoccupato.

«Dio, quanto si vede che sei americano» Rafael scosse il capo sconsolato, mentre gli altri fecero del loro meglio per trattenere una risatina, escluse Hele e Blaise, che guardarono il brasiliano leggermente offese «Io sinceramente sarei d’accordo a collaborare» disse Andriy «Anche io…ho accidentalmente scrutato le menti di un paio di loro» Camila fece un sorrisino colpevole facendo ridere i suoi compagni «E mi sembravano davvero armati delle migliori intenzioni»

«Sentito Signor complotto?» Margaret si rivolse a Sebastian che le fece la linguaccia, prima di sospirare convinto «Va bene mi fido di voi»

I nove ragazzi si voltarono verso i più anziani, che per tutto il tempo erano rimasti a guardare la loro piccola riunione di gruppo con un sorrisino «Accettiamo» disse Margaret mentre i suoi amici annuivano «E ora diteci tutto quello che sapete»

La donna mora si rivolse ad uno dei suoi compagni «Adil, vuoi parlare tu che sei l’avvocato?» gli chiese con un sorriso e l’indiano annuì.

 

*

 

«È andata bene» commentò quasi stupita Emilia «Sembrano dei bravi ragazzi e mi sembra che ci abbiano ascoltati con attenzione»

Margaux annuì prima di passarsi una mano sul volto «Già…ora mi aspetta una chiacchierata con mia figlia»

«Vedrai che andrà bene anche questa volta, sono certa che tua figlia sia una ragazza intelligente»

«Se Emilia, la regina del pessimismo, è positiva non può che andare bene» le rassicurò Trevor, il giamaicano dai lunghi rasta «Non ti insulto solo perché ho scommesso con Chin che sarei riuscita a stare buona per quattro ore»

«Hai scommesso con Chin? Allora sappi che non ti mollerò un secondo per farti perdere»

«Non osare, devo andare a casa a controllare le mie figlie, perché probabilmente non avranno nemmeno iniziato a fare i compiti e non posso averti intorno che mi importuni» i due continuarono a battibeccare e Margaux, dopo aver sorriso, interruppe il contatto: aveva bisogno di parlare da sola con Christianna.

Con un sospiro si smaterializzo direttamente nel salotto di casa e, prima ancora che potesse appoggiare la borsa sul tavolo, un rumore di piedi che correvano sulle scale e sorrise istintivamente: solo Christianna saltellava in quel modo.

«Mamma» Margaux si girò e non fu sorpresa di trovarsi davanti sua figlia, che si dondolava sui talloni, mordicchiandosi il labbro; la donna aprì leggermente le braccia e in men che non si dica Christie corse ad abbracciare la madre, stringendola forte «Credo che stasera ci aspetti di diritto una serata tra donne, cosa ne dici?» le sussurrò la donna e sentì la figlia annuire contro il suo petto «Abbiamo un bel po’ di cose da dirci»

 

*

 

Rafael, che stava servendo cocktail alla velocità della luce al bancone del bar, parlava tranquillamente con gli altri sensate, che si trovavano nel salotto di Blaise «Certo che quel Kincaid era veramente un pazzo» borbottava scuotendo il capo.

«Già…il fratello della signora Nott è stato veramente coraggioso» Margaret annuì «Un grifondoro fino in fondo»

Il brasiliano inarcò un sopracciglio mentre continuava a shakerare chissà cosa «Fingerò di sapere cosa voglia dire essere un grifondoro»

«E’ una delle case nelle quali gli studenti vengono divisi a Hogwarts» spiegò l’inglese «Grifondoro è quella dei coraggiosi e orgogliosi»

Hele fece un’espressione imbronciata «A Mahoutokoro non avevamo nulla di simile» brontolò «Tu di che casa fai parte?»

Margaret fece un sorrisino furbo «Serpeverde, quelli brutti e cattivi» rispose con ironia facendo ridere i compagni «Non ti ci vedo proprio tra i malvagi» rise Blaise, accarezzando con delicatezza la schiena nera e setosa di Balerion, il suo gatto.

«Spesso le caratteristiche di una non corrispondono per filo e per segno ad una persona» spiegò Sebastian, sdraiato sul tappeto che giocava un’avvincente partita a scacchi con Åke «Figurati io ho scelto la casa degli intelligenti e sono una delle persone meno studiose che avrete mai la possibilità di incontrare»

«Sì certo, infatti sei diventato capo del tuo reparto nel laboratorio di pozioni perché hai collezionato i bollini della spesa» commentò sarcastico Åke prima di sorridere trionfante guardando la scacchiera «Scacco matto, comunque» Sebastian sbuffò, guardando astioso i suoi pezzi venire spazzati via.

«Case a parte, non sono certa che sia sicuro che Margaret rimanga in Inghilterra» mormorò Camila guadagnandosi otto sguardi basiti «Insomma lei vive a pochi chilometri da un potenziale pazzo con manie di potere mentre noi ce ne stiamo belli tranquilli nelle nostre case a migliaia di chilometri di distanza»

Andriy soppesò le parole prima di parlare «La signora Nott ci ha detto che ai suoi tempi avevano progettato di catturarli tutti contemporaneamente» fece notare.

«E poi non è nemmeno detto che questo Kincaid sia davvero pazzo come il padre» aggiunse Margaret «In ogni caso serve qualcuno sul posto…e poi non preoccupatevi, sono piccola ma con i duelli me la cavo bene»

«Mal che vada mi trasformo in un leone e sbrano chiunque ti importuni» commentò con leggerezza Jamal e, sebbene gli altri sensate ridacchiarono, sapevano perfettamente che non stava affatto scherzando.

«Piuttosto» si intromise Hele «Se la situazione dovesse improvvisamente degenerare, potremmo venire tutti a Londra»

Åke la guardò stralunato «Eh?!»

Hele agitò le mani «Rifletteteci bene, se fossimo tutti nello stesso posto o comunque a poca distanza potremmo mandare in tilt quella stanza di cui parlava la conoscente di Margaret…»

«O venire catturati tutti in blocco come dei fessi» concluse per lei Åke con voce cupa «E gli indicibili farebbero festa per non averci messo molto a trovarci»

«Londra è una città grande, se ci sparpagliassimo non saprebbero più dove andare, la signora Nott ha detto che i loro tracciati non erano molto precisi e soprattutto questa volta sembra che non ci sia ancora nulla di pronto»

«Questo è quello che crediamo…»

«Kincaid sta lavorando da solo stavolta, per quanto sia intelligente non sarà mai veloce come dieci uomini…è poi abbiamo anche questa volta un infiltrato»

«Sì, ma è solo una studentessa…e poi siamo davvero certi che possiamo fidarci di quella ragazzina?» Åke incrociò le braccia, come sfidando gli altri a contraddirlo «Chi è adesso il complottista?» chiese Sebastian retorico generando uno scroscio di risate

Margaret si mosse leggermente, appollaiata sul bracciolo della poltrona dove era seduto Jamal «Christianna è davvero carina, a scuola era bravissima, molto seria e responsabile fin da bambina, io mi fido di lei»

«Se Margaret si fida mi fido anch’io» disse con decisione Jamal, guadagnandosi un grande sorriso dalla ragazza «Non è il caso di discutere tra di noi, se dovessero sorgere dei problemi li affronteremo, ma non ha senso diventare paranoici» Margaret gli fece l’occhiolino

Andriy annuì «Aspettiamo di avere notizie dai Nott» disse con tono deciso «Poi ci regoleremo di conseguenza»

Camila batté un paio di volte le mani per richiamare l’attenzione «Dato che per una volta, a quanto pare, abbiamo una sottospecie di piano, proporrei di rilassarci adesso» appellò con la bacchetta una serie di videocassette e dvd «Propongo un film tutti insieme, poco conta che qui da me siano le quattro di notte, io non ho molto sonno»

«Mettete qualcosa che ho già visto, per favore, non posso distrarmi troppo da lavoro» borbottò Rafael, ancora impegnato al bar.

Hele si mise più comoda sul divano «Io avrei delle verifiche di matematica da correggere, ma posso anche farlo domani…che ne dite di vedere una commedia?»

«Quattro matrimoni e un funerale?»

«Ma che commedia è se parla di un funerale?» chiese perplesso Andriy facendo ridacchiare gli altri «E’ bellissima, fidati» Hele gli tirò una lieve gomitata e il ragazzo si limitò a stringersi le spalle: non gli rimaneva che fidarsi degli altri membri del cluster.

Margaret si sistemò meglio sul bracciolo, appoggiando la testa sulla spalla di Jamal e guardando con un gran sorriso gli altri sette ragazzi. Indicibili pazzi o meno, per ora andava davvero tutto bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il cluster del 2 febbraio. Da sinistra a destra Daniel, Trevor, Margaux, Adil, Emilia e Chin

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Sono maledettamente in ritardo, lo so e davvero non so come scusarmi. Spero davvero davvero di riuscire a fare di meglio la prossima volta.

Vi chiedo ancora una volta di votare il personaggio del prossimo capitolo: Margaret questa volta ha stravinto ma gli altri nomi erano davvero molto diversi…mi chiedo chi la spunterà questa volta, ho idea che sarà una sfida all’ultimo voto!

 

Em

 

Ps: ho finalmente trovato un’app decente per fare i collage mentre sono in treno, piano piano sostituirò quelli bruttissimi di prima ahahah

 

 

 

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Capitolo 12
*** Sebastian Anthony Baker ***


 

 

Sebastian Anthony Baker

 

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Nonostante la lezione fosse finita da un pezzo, Christie continuava a scrivere alla velocità della luce sulla pergamena, sotto lo sguardo divertito di Mike, che aveva deciso di avere dato abbastanza per quel giorno in fatto di appunti non appena la campanella era suonata.

Una ragazza alta con i capelli neri si avvicinò al banco che i due condividevano «Hey Mike…Christianna» salutò con entusiasmo il ragazzo e più per cortesia che per altro la serpeverde.

«Ciao Sarah» Mike le sorrise gentilmente e Chris mugugnò una risposta senza alzare gli occhi dagli appunti «Mi chiedevo se avessi un attimo per parlare» continuò Sarah sorridendo al ragazzo.

«Certo, dimmi pure!»

La mora storse leggermente il labbro occhieggiando Christie oltre la spalla del ragazzo «Ehm…okay…ti andrebbe di uscire oggi pomeriggio? Nulla di che, chiaro, potremmo fare due passi a Diagon Alley…qualcosa del genere…» Christie smise per un secondo di scrivere irrigidendosi.

Mike rimase per un attimo bloccato, non sapendo bene come rispondere «Ehm…oggi pomeriggio in realtà devo uscire con Chris»

«Oh…» Sarah non provò nemmeno a mascherare il suo disappunto, mentre Chris, con un lieve sorrisetto a incresparle le labbra, riprendeva a scrivere. Quando la mora se ne andò Chris appoggiò la piuma e si appoggiò contro lo schienale della sedia «Credo che tu abbia appena spezzato il cuore di Sarah Kerry» commentò non senza una certa soddisfazione, mentre l’amico si grattava la testa «Beh è vero, dobbiamo già uscire noi…cioè non uscire uscire…uscire nel senso…»

«Mike…stai impanicando!»

I due amici scoppiarono a ridere «Ti va una cioccolata?» chiese infine Christie «Anche senza uscire uscire» lo prese poi in giro.

«Okay, non-usciamo-usciamo a prendere una cioccolata allora!»

 

*

 

SBAM!

Sebastian strizzò gli occhi, udendo un forte tonfo all sue spalle e, quando si voltò, faticò a trattenere le risate alla vista del povero Jamal lungo e tirato sulla pista di ghiaccio mentre Margaret, a sua volta in equilibrio precario sulle lame dei pattini, cercava di aiutarlo ad alzarsi.

«Forse venire a pattinare non è stata esattamente una grande idea» commentò il pozionista, lanciando un’occhiata in tralice a Åke, che pattinava tranquillamente sulla pista mal illuminata al suo fianco.

«Cadute e infrazione di proprietà privata a parte mi sembra che ci stiamo divertendo tutti parecchio» osservò Blaise con un sorriso, affiancando i due ragazzi mentre alle loro spalle Margaret, che nel frattempo era caduta a sua volta, e Jamal se la ridevano, lamentandosi ad alta voce della loro imbranataggine. Alcuni dei sensate avevano pregato Åke fino allo sfinimento per portali a pattinare e lo svedese, dopo aver ribadito che a lui sembrava una pessima idea almeno quaranta volte, aveva acconsentito ad intrufolarsi in una pista di pattinaggio vicina a casa sua di notte, bloccando le telecamere di sorveglianza. Quegli otto ragazzi stavano davvero avendo una pessima influenza su di lui.

Hele nel frattempo guardava preoccupata il ghiaccio sotto di sé, rigida come un pezzo di legno «So che ti sembrerà retorico da dire» Andriy sorrise leggermente «Ma davvero, dovresti cercare di rilassarti un pochino» l’hawaiana, ben stretta al suo braccio sbuffò «Parli facile tu: non capisco come tu riesca a sembrare così tranquillo e con un buon portamento» borbottò seccata «Dovrei iniziare sul serio a prendere lezioni di danza…potrei sfruttarti in effetti»

Rafael si sentì mancare la terra sotto i piedi per qualche secondo e mulinò le braccia per cercare di rimanere in equilibrio, mentre Camila gli girava intorno ridacchiando «Direi che avere una pista nei giardini di Beauxbatons ogni inverno è stata una fortuna» commentò la spagnola occhieggiando Rafael, che la guardò male «Ho appena deciso che non pattinerò mai più in vita mia»

Camila alzò gli occhi al cielo «Quanto la fai tragica…prova a piegare un po’ le ginocchia…non così tanto! Ecco sì bravo…non buttare in fuori così il sedere, sembri una papera…raddrizza un pochino la schiena…»

«Ma mi sbilancio!»

«Ma proprio per niente, anzi, vedrai che avrai più equilibrio…bene e ora muovi un passo con la destra e spingiti con la mano sinistra…cerca di rilassarti! Se rimani così rigido ti verrà una contrattura in meno di dieci minuti!»

Rafael, cominciando a muoversi borbottò «Spero che tu non finisca mai a fare l’insegnante, sei una vera tiranna!»

«Grazie, me lo dicono tutti» commentò con un sorriso la ragazza.

 

*

 

Silas guardò per la ventesima volta l’ammasso di fogli riempiti di calcoli che ricopriva la sua scrivania: continuava a lavorare come un disperato a quella faccenda del cluster e, nonostante fosse riuscito a capire molto più cose riguardo al gruppo di sensate, aveva ancora la spiacevole sensazione di stare girando a vuoto.

Cominciava seriamente a chiedersi quale fosse il punto di tutto quel lavoro.

Prendere i sensate ed essere finalmente il primo a studiarli.

Certo, l’idea di riuscire a studiare ed esplorare un campo della magia così poco conosciuto era affascinante e potenzialmente appagante, sia personalmente che a livello di fama accademica, ma non era nemmeno certo che il suo attuale metodo di indagine fosse legale.

Qualora fosse arrivato a delle conclusioni, cosa avrebbe potuto farne? Parlarne con la fotografia di suo padre?

L’uomo scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli: avrebbe fatto meglio a continuare il suo lavoro senza pensare troppo a cosa sarebbe successo dopo, ammesso e non concesso che fosse stato in grado di arrivare ad una conclusione.

 

*

 

Sebastian mescolò delicatamente il contenuto della beuta, ben attento a non far schizzare fuori il contenuto, rischiando di spargere l’acido creato con sangue di Ironbelly e di unicorno.

«Quella cosa puzza davvero da far schifo» borbottò Åke, alzando lo sguardo dal faldone che stava completando e controllando «Non puoi interrompere il contatto mentale per qualche secondo, quella roba mi dà il mal di testa»

«Guarda che puoi interromperlo tu stesso» Jamal ridacchiò, mentre curiosava interessato tra le provette, tenuto d’occhio da Margaret, preoccupata che il ragazzo, e soprattutto la sua stazza non indifferente, potessero causare qualche danno «E’ affetto anche lui dalla febbre da laboratorio» Andriy sorrise «La leggenda vuole che una volta che una persona prova a lavorare in laboratorio non sia più in grado di smettere» narrò solenne, ricordando quanto era stato eccitante per lui mettere piede in un laboratorio per la prima volta, quando era giovane matricola al corso di medimagia.

Hele si guardò intorno un po’ preoccupata «Io sono stata bandita dalle lezioni di pozioni al mio quinto anno» ammise.

Rafael la guardò stupefatto «Che cosa avevi combinato di tanto grande?»

«Non lo so, la mia pozione gialla e puzzolente è saltata in aria quando ci ho buttato dentro…qualcosa»

Sebastian inarcò un sopracciglio «Qualcosa tipo?»

«Bella domanda, teoricamente dove essere polvere di luna, ma sinceramente ho preso a caso della roba azzurra dal tavolo» il gruppo cominciò a ridere.

«Se ti può consolare le migliori scoperte sono quasi tutte state fatte in modo casuale» Sebastian sorrise «E io amo molto Pozioni perché è una materia che ti permette di sperimentare: non puoi imparare tutto dai libri, ogni tanto devi andare di fantasia»

«Un po’ come con i cocktail» si intromise Rafael «Salvo per il fatto che solitamente i cocktail non rischiano di saltare in aria» lo corresse Camila.

«Oh, fidati, quello non è detto» Rafael sorrise diabolico «Se vuoi ti posso consigliare due o tre cosette che potrebbero rendere i tuoi cocktail…speciali» Sebastian posò la beuta sul bancone, prendendo un quaderno per appuntarci alcune nozioni.

Åke chiuse il libro di scatto, guardando gli amici con gli occhi chiari serrati «Non avevo capito di essere finito in una cricca di avvelenatori seriali e scienziati pazzi» borbottò cercando di fare del suo meglio per ignorare il lato comico di quella situazione.

Blaise ridacchio, issandosi sul bancone e guardando con interesse la fila di provette piene di liquidi colorati «Vedila così, abbiamo tutti un piccolo scienziato interiore, desideroso di fare esperimenti»

«Sai quando dico che a volte essere un sensate è leggermente terrificante, senza offesa per nessuno di voi, intendo proprio questo»

Jamal sorrise dall’altra parte della stanza «Considerando solo la parte del “senza offesa per nessuno di voi”, sembrava quasi che tu volessi in qualche modo dirci che ci vuoi bene» fece notare furbescamente mentre lo svedese cominciava a sbuffare, borbottando che Jamal aveva frainteso il suo intero discorso.

 

*

 

Christie guardò allegra la sua gigantesca tazza di cioccolata con un’enorme meringa allo zucchero di canna in cima «Quella meringa è tre volte più grande della tua faccia» Mike ridacchiò prima di attaccare con voracità la panna della sua cioccolata «Ma il vero problema è che tu ancora ti ostini a prendere la cioccolata al latte: andiamo lo sanno anche i muri che quella fondente è la migliore»

La ex-serpeverde prese un sorso della sua cioccolata «La sua dolcezza serve a ripristinare il mio naturale pH acido interiore» disse allegra «E quella cosa all’ottanta percento cacao è veramente immangiabile, seriamente, devi avere un apparato digerente di amianto per riuscire a mandarlo giù»

Dopo che ebbero finito le loro cioccolate e anche le fette di torta ordinate appena dopo, Chris si pulì la bocca con un tovagliolino, osservando attentamente l’amico «Mike» il ragazzo alzò lo sguardo facendole segno di continuare «Se volevi uscire con Sarah per me sono sarebbe stato un problema, davvero» disse senza pensarci troppo, prima di mordersi le labbra, maledicendo la sua lingua lunga.

Perché dici queste cose a Mike? Cioè vuoi davvero che esca con Sarah?

No…cioè sì, che cosa ci sarebbe di male se Mike uscisse con una ragazza che non sei tu?

Beh, appunto, il fatto che quella ragazza non sono io.

Ma allora…

ASSOLUTAMENTE NO!

Mentre nella testa della rossa si affollavano un migliaio di pensieri, Mike si mosse un po’ a disagio sulla testa «Il fatto è che io volevo uscire con te…»

«So che avevamo preso un impegno, ma davvero io avrei capito…»

«No non è per quello» Christie rimase un attimo interdetta. Mike prese un profondo respiro: o ora o mai più «Il punto è che di Sarah Kerry non mi importa davvero nulla, io volevo davvero uscire con te Chris Nott»

Chris lo guardò spiazzata «Oh…»

«Noi usciamo sempre insieme come amici ed è bello…lo è sempre stato…diciamo però che ultimamente è più bello ma non so se lo è nel senso di uscire come amici» Bravo Mike, un discorso spettacolare, dovrebbero darti il Nobel per la Letteratura per questa cosa, altroché Bob Dylan «Quello che sto cercando di dirti in modo piuttosto confuso…molto confuso a dire il vero…okay forse non è questo il modo giusto…quello che volevo dirti è che tu…noi…insomma»

«Sì» sputò fuori Chris d’istinto, lasciando il ragazzo spiazzato «Sì?» le chiese lentamente.

«Sì?» ripeté la ragazza leggermente in panico «Tu ehm stavi parlando di noi due e io ho supposto che…beh, sai, insomma…»

«Oh sì, sì!»

«Ti prego dimmi che stavi cercando di provarci o ho appena fatto la figura di merda più clamorosa della storia delle figure di merda clamorose»

«No, no ci stavo provando…cioè…Gesù sembro un coglione vero?» il ragazzo si grattò furiosamente la testa mentre Christie arrossiva come un pomodoro «Okay forse dovrei ricominciare da capo…quello che stavo cercando di dire è che mi fa piacere essere tuo amico, solo che mi piacerebbe ecco…tu mi piaci va bene? Mi piaci in quel senso»

Chris puntò dritta i suoi grandi occhi azzurri sul volto del ragazzo «Spero che tu intenda lo stesso senso che intendo io» mormorò, sporgendosi sul tavolo mentre il ragazzo la guardava quasi ipnotizzato «Penso di sì» mormorò Mike come in trance «Altrimenti anche io potrei fare una clamorosa figura di merda» il ragazzo si sporse a sua volta, unendo le labbra con quelle della ragazza, baciandola timidamente, prima di urlare mentalmente di gioia quando la ragazza rispose al bacio.

Chris si avvicinò ulteriormente a lui, circondandogli il collo con le braccia magre e attirandolo perso di sé; peccato che il ragazzo, sporgendosi sul tavolo, finì per urtare la tazza di cioccolata vuota e, nel tentativo di riacciuffarla prima che cadesse, si staccò bruscamente da Chris, appoggiando il braccio nel piatto della torta.

«Salazar disgraziato!» borbottò guardando con una smorfia la manica del maglione ricoperta di panna, mentre Chris incominciò a ridere «Lieto di averti fatta ridere» mugugnò fintamente indispettito senza riuscire a nascondere un sorriso «Non ti sei nemmeno arrabbiata per l’insulto alla tua casa»

Chris si zittì facendosi pensierosa «Ora che ci penso potrei effettivamente essermi offesa per quello» Mike inclinò la testa lanciandole uno sguardo eloquente «Ma sono troppo contenta quindi per oggi soprassiederò»

«Avrei dovuto dichiararmi prima, non sei mai così dolce»

«Cretino»

«Ecco, adesso ti riconosco di più»

 

*

 

Lisa entrò nel salotto con un vassoio in mano e un’espressione di disappunto sul volto «Bas la tua cucina è un porcile» commentò secca, guardando male il fratello «Invece di giocare a scacchi o di mischiare schifezze varie in laboratorio, ogni tanto potresti anche sistemare, sai?»

Sebastian si prese tutto il tempo del mondo per muovere il suo pedone, prima di rispondere alla sorella «Il resto della casa è a posto, in cucina ci entro solo io» e altre otto persone, ma non credo sia il caso di parlarne «Non vedo perché debba sbattermi per sistemarla»

«Pigro» borbottò Lisa, sedendosi sul divano e accendendo la televisione «Quanto vi serve per finire la partita?» chiese ai due fratelli, osservando i CD che levitavano di fronte a lei «Voglio vedere il mago di Oz»

Samuel, il più piccolo dei fratelli Baker, storse il naso «Credevo avremmo visto il Grande dittatore» Sebastian guardò con un moto di affetto e orgoglio il fratellino «Quel film mi inquieta con quei personaggi grotteschi…Somewhere over the rainboooooooooow» canticchiò poi con una vocetta stridula, facendo ridere Bas.

Lisa alzò gli occhi al cielo «E io che ho sprecato il mio tempo preziosa da bambina per leggervi quei libri…incompétents»

Samuel schioccò le dita «Tu sei quello che i francesi chiamano les incompetents»(1) Sebastian scoppiò a ridere, tirando una pacca amichevole al fratello, declamando di essere fiero della sua conoscenza cinematografica, mentre Lisa sbuffava, lamentandosi di come quei due, oltre ad insultare capolavori della letteratura, non si facessero problemi a storpiare la loro lingua materna.

 

*

 

Chris si chiuse il portone di casa alle spalle con un sorrisino ebete. Dopo essere usciti dal bar, lei e Mike avevano fatto un giro per la Londra babbana: avevano avuto una specie di appuntamento a pensarci bene, ma non era stato uno di quegli appuntamenti strani, pieni di imbarazzo, era stato normale e rilassante come sempre, solo che questa volta aveva la consapevolezza di non uscire più solo come sua amica. Il che le sembrava assolutamente magnifico.

«Tesoro, sei tornata, hai fatto un po’ tardi» sua madre si sporse oltre lo schienale del divano, guardandola con un sorriso.

«Ah ah» mormorò la ragazza sorridendo felice.

Margaux inarcò le sopracciglia «Tutto a posto?»

Christie si incamminò con sguardo perso sulle scale «Ah ah»

«Vuoi qualcosa da cena?»

«No, no, sto benissimo» Margaux guardò con un lieve sorriso la figlia risalire saltellando le scale mentre alle sue parte sentì una risatina famigliare «Ah, l’amore» Emilia, seduta sul divano di fronte alla signora Nott guardò con tenerezza il punto in cui era scomparsa la ragazzina.

«La tua figlioletta ha l’aria di una che ha appena fatto bisbocce» commentò Trevor allegro facendo ridere l’intero cluster, compresa la signora Nott che, suo malgrado, non riuscì a rimanere seria.

Adil guardò malizioso due dei suoi compagni di cluster «E qualcuno qui ne sa qualcosa di bisbocce giovanili»

Mentre Trevor scoppiava a ridere, Emilia lanciò all’indiano un’occhiata di fuoco «Adil!» ringhiò.

«Davvero lo negheresti di fronte al nostro avvocato preferito?» Trevor le rifilò un’amichevole gomitata, accompagnata dal suo sorrisetto strafottente a cui la mora rispose con un colorito insulto «Vi odio tutti, sappiatelo!» nonostante tutto Emilia fece fatica trattenere a sua volta un sorriso, mentre gli altri cinque membri del suo cluster continuavano a ridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(1)   citazione colta da Mamma ho Perso l’Aereo. Anche se credo che quasi tutti l’abbiate beccata. Sebastian è per metà franco-canadese, giusto per fare chiarezza.

Sono stata via troppo a lungo, ma adesso cercherò di recuperare. Nei prossimi capitoli alternerò ragazzi e ragazze, per cui non ci sarà più bisogno di votare.

E la prima coppia è andata, contenti? Il prossimo capitolo sarà decisamente più cluster-centrico, in questo capitolo ho variato tanto, ma avevo bisogno di riprendere il ritmo, ho scritto veramente poco ultimamente. Vi ringrazio ancora per la pazienza infinita!

Alla prossima,

Em

 

 

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