Margery.

di Imperfectworld01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Bletsoe, Contea di Bedford, Inghilterra - 1533 

 

Così, prima ancora che potesse rendersene conto, Margery stava per lasciare tutto e andarsene.

Non ebbe nemmeno il tempo di prendere le poche cose che le appartenevano.

 

«La figlia del cavaliere St. John, marito di Lady Margaret, baronessa di Essex e Blesdoe, non può in alcuna maniera esibirsi in pubblico con certi stracci» le ripetevano di continuo.

 

Margery continuava a sistemarsi nervosamente i lembi dell'abito - di quel tessuto così diverso e sicuramente più pregiato rispetto a quelli che era abituata a vestire - che le avevano fatto indossare quelle signorine che si erano introdotte in casa sua.

 

Mentre queste l'avevano sballottolata a destra e a manca, l'avevano fatta lavare, legare i capelli in quel modo strambo, l'avevano vestita e nel frattempo l'avevano informata su ciò che le spettava, Margery non aveva detto una sola parola.

 

In parte ciò era influenzato dal fatto che quel corsetto che indossava sotto al vestito era così stretto da ostacolare una corretta respirazione.

Ma soprattutto si sentiva smarrita e spaventata: le stavano portando via tutta la sua vita, il che non era affatto una cosa da niente. A maggior ragione perché all'epoca aveva appena tredici anni.

 

L'unica cosa che le rimaneva era il suo nome: Margery.

 

E nient'altro.

 

Tutto il resto ormai non doveva più avere niente a che fare con lei. La sua casa non era più la sua casa, sua madre non era più sua madre e i campi sui quali aveva faticato per ore e ore ogni giorno sin da bambina, non li avrebbe mai più rivisti.

 

Non le avevano nemmeno dato il permesso di salutare i suoi cari nel modo in cui avrebbe desiderato.

 

Non era riuscita a dire addio a Brandon.

 

Dopo essere stata resa in qualche modo gradevole e degna di incontrare il cavaliere St. John e sua moglie, era subito stata caricata su una carrozza, diretta alla sua nuova dimora.

 

Margery non era mai stata su una carrozza. Chiaramente la sua famiglia non poteva permettersela. Ed essendo casa sua isolata dalla città, era riuscita a vederne massimo due in tutta la sua vita.

 

Mentre guardava la sua casa farsi sempre più lontana, un fiume di lacrime le scorreva lungo le guance.

 

«Signorina St. John, resistete ai vostri sentimenti di malinconia. Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per mettervi a posto il viso con un po' di trucco, non potete rovinare il nostro operato con le vostre lacrime» le disse una delle due giovani donne che l'aveva prelevata da casa sua e l'aveva preparata.

 

Inizialmente pensava che esse fossero due comuni sguattere, ma in seguito, dopo aver osservato con cura i loro gioielli, i loro vestiti e il loro portamento, aveva capito che non poteva essere così.

 

Margery impiegò numerosi secondi per rendersi conto che la persona alla quale la fanciulla si stava rivolgendo era proprio lei. Nessuno le aveva mai dato del voi. Non era di un rango sufficientemente alto perché le fosse associata una tale forma di cortesia.

 

St. John. 

 

Sarebbe stato quello il suo nuovo cognome?

 

«Avete ragione, mi dispiace. Anche se, come potete comprendere anche voi, sono immensamente addolorata» Margery finalmente parlò, sforzandosi di imitare il loro strano linguaggio da nobili spocchiosi.

 

«Potete anche darmi del tu, signorina. Passeremo molto tempo insieme: sono Katrina, una delle vostre dame di compagnia» spiegò. «Lei invece è Aline» disse facendo cenno all'altra giovane ragazza seduta al suo fianco.

 

Nel mio piccolo e povero villaggio di campagna ci ammazziamo di lavoro ogni giorno, mentre qui assumono delle dame per tenere compagnia ai nobili mentre passano le loro giornate a non far niente, se non a lamentarsi, pensò Margery.

 

«E quale sarebbe il vostro compito, esattamente?» chiese.

 

«Noi ci occupiamo di trascorrere il tempo in vostra compagnia, signorina Margery. E visto che siete stata lontana da casa vostra per così tanti anni, rientra nelle nostre mansioni anche educarvi alla vita di corte» rispose Alime.

 

Margery non riusciva ad immaginarsi in quel modo. Non era come Lady Katrina e Lady Aline, e non lo sarebbe mai stata.

 

Loro avevano ricevuto un'educazione alla nobiltà sin dalla nascita. Margery come avrebbe potuto dimenticare le sue vecchie e ormai non più adatte abitudini e trasformarsi in una nobile?

 

Rivolse nuovamente lo sguardo verso fuori, solo per accorgersi di una figura che sembrava venirle incontro.

 

Mentre questa si faceva più vicina, la ragazza si rese conto che stava cavalcando a bordo di un cavallo.

 

Ma non un cavallo qualunque. Era Gillian, il cavallo di Brandon.

 

«Fermate la carrozza!» urlò, ricevendo solo uno sguardo stralunato da parte di Katrina e Aline come risposta.

 

«Per favore, fermate la carrozza!» tentò di nuovo.

 

Quella volta il tono disperato della sua voce sembrò convincerle, poiché una delle due ordinò al cocchiere di accostare.

 

Margery si gettò giù dalla carrozza, sollevò il vestito per non rischiare di inciampare e prese a correre verso Brandon, il quale scese subito da cavallo e la accolse calorosamente fra le sue braccia.

 

«Margery, sono corso appena ho saputo! Che cosa è successo?» domandò il giovane ragazzo sciogliendo l'abbraccio e asciugando le lacrime della mora con le sue dita.

 

«Questa mattina si sono introdotte da me due donne e hanno dichiarato che sono la figlia, sebbene illegittima, di Sir John St. John» cominciò a spiegare la ragazza. «A causa di quello che stavano dicendo pensavo fossero delle squilibrate, o che magari avessero bevuto a stomaco vuoto, - insomma, io una nobile? - ma poi mia madre ha confermato tutto. Quasi quattordici anni fa, ha avuto una relazione clandestina con il cavaliere St. John, dalla quale sono poi nata io. Ai tempi mio padre era già sposato e non ha voluto riconoscermi come sua figlia, così io sono rimasta a vivere con mia madre»

 

Brandon rimase interdetto a causa di quelle confessioni.

 

Anche lui non riusciva a crederci. Era cresciuto insieme a Margery, e vederla in quelle vesti gli risultava difficile, se non impossibile.

 

«Ma perché te ne stai andando proprio ora? A tuo padre non è mai importato niente di te per più di tredici anni, cos'è cambiato adesso?»

 

«Sembra che la mia sorellastra, nonché la primogenita della famiglia, stesse per essere promessa in moglie ad un importante uomo della contea. Ma la situazione è precipitata quando il suo promesso ha scoperto che Alice Elmes non aveva conservato la sua virtù e ha perciò annullato il fidanzamento»

 

«Oltre all'irrimediabile figura fatta dalla famiglia St. John, un altro grave problema è che non potrebbe essere così facile riavere indietro la dote - una somma molto sostanziosa - che il promesso sposo si era intascato prima del matrimonio» continuò Margery, mentre Brandon la ascoltava in silenzio. «Il secondogenito è un maschio, ma è fin troppo giovane per sposarsi. E quindi l'unica possibilità sono io, nata pochi mesi prima di Alice, il che rende di me la più grande della famiglia» concluse il racconto.

 

«Quindi ti rivogliono indietro solo perché potresti essere l'unica salvezza di quella famiglia? Potrebbero farti sposare un uomo importante e in questo modo riuscire a riavere parte delle ricchezze perse»

 

«È terribile, lo so. Ma non ho scelta» ammise Margery.

 

Era consapevole anche lei di essere, disgraziatamente siccome donna, solo un oggetto che i suoi genitori avrebbero manovrato a proprio piacimento, con l'unico scopo di mantenere il loro titolo e le loro ricchezze.

 

Ma in quei tempi funzionava così. Non esistevano matrimoni che suggellavano un amore, bensì, più comunemente, matrimoni di convenienza. 

 

«Opponiti» disse Brandon. Non riusciva a capacitarsi di quello che stava accadendo. Non poteva e non voleva separarsi da Margery.

 

E allo stesso modo Margery non voleva abbandonare Brandon.

Non avendo mai avuto un padre al suo fianco, l'unica figura maschile che aveva avuto come riferimento in quegli anni era stato lui.

 

Allora non sapeva ancora esprimere che cosa fosse quel sentimento di affetto che provava verso di lui. Sapeva solo che era qualcosa di molto forte.

 

«Lo dici come se potessi scegliere autonomamente. Non posso» la voce di Margery era strozzata, così come i suoi occhi erano colmi di lacrime.

 

«Signorina, non possiamo trattenerci a lungo. La vostra famiglia vi attende!» urlò una delle sue dame dalla carrozza.

 

Non avevano molto tempo.

 

«Sono io la tua famiglia» disse Brandon, la cui voce appariva rotta come quella della ragazza di fronte a lui.

 

«O forse, adesso dovrei darvi del voi, Lady Margery St. John» 

 

Brandon fece un lieve inchino e Margery sorrise amaramente.

 

«Prenditi cura di mia madre» disse quest'ultima e il ragazzo annuì. «Vi spedirò delle lettere non appena mi sarà possibile!» esclamò prima di allontanarsi e salire sulla carrozza.

 

Per tutto il resto della giornata Margery non proferì parola e si impegnò piuttosto a lottare contro i suoi sentimenti per ricacciare dentro le lacrime, le quali minacciavano di sgorgare dai suoi occhi da un momento all'altro.

 

Non lo trovava giusto. Doveva assumersi la responsabilità di una famiglia che, sebbene fosse la sua vera famiglia, non conosceva. E con la quale non aveva mai avuto niente a che fare.

Perché doveva essere lei a salvare la dignità di una famiglia a causa di un errore commesso dalla sua sorellastra?

Avrebbe davvero dovuto sposare un uomo? Suo padre le aveva già trovato un pretendente?

 

«Signorina, siamo arrivate» la informò Katrina.

 

Solo in quel momento Margery si rese conto che la carrozza aveva smesso di procedere.

Il cocchiere le porse la mano per aiutarla a scendere dalla carrozza.

Margery stava letteralmente tremando, ma alla fine si fece forza e afferrò la mano.

 

Sebbene fossero in viaggio da tutto il giorno e il cielo stava già cominciando ad imbrunire, Margery si sforzò di osservare l'enorme palazzo davanti a lei e di coglierne più particolari possibili.

Non aveva mai visto un edificio del genere. Era grande almeno duecento volte la sua casa a Bletsoe.

 

«Dove ci troviamo?» chiese Margery alle sue dame di compagnia.

 

«Nella contea del Middlesex. Questa è la reggia del re Henry VIII e della sua novella moglie Anne Boleyn» rispose Aline.

 

Novella moglie? Che ne era stato di Catalina di Aragona? 

In campagna le notizie arrivavano sempre piuttosto in ritardo, perciò non c'era da stupirsi del fatto che Margery non fosse adeguatamente aggiornata.

Ciò che però le risultava incomprensibile, era il motivo per cui si trovasse nella corte del re, se l'obiettivo del lungo viaggio che aveva caratterizzato quella giornata avrebbe dovuto essere quello di ricongiungersi ai suoi familiari.

 

«I vostri genitori sono ospiti a corte» aggiunse la dama, notando lo sguardo confuso di Margery.

 

Scortata dalle sue dame, Margery fece per entrare a corte, ma venne fermata da alcuni soldati.

 

«Siete pregata di dirmi il vostro nome» ordinò un uomo.

 

«Margery, signore»

 

La guardia spalancò gli occhi e fissò Margery a lungo senza parlare.

C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, che incuriosiva la ragazza.

 

Chi era davvero quell'uomo?

 

«Siete davvero voi» enunciò poi quest'ultimo.

 

La sua non era una domanda, ma piuttosto un'esclamazione di stupore.

 

«E voi chi siete?» domandò Margery, prima di ricevere una gomitata da parte di una delle sue dame.

 

Evidentemente si era rivolta all'uomo utilizzando un tono troppo rude, ma, d'altra parte, dopo tutte quelle ore di viaggio, era troppo stanca per cercare di essere cortese. Inoltre, le sue lezioni per essere educata nella giusta maniera non erano ancora incominciate.

 

«Da come mi guardate sembrate conoscermi alla perfezione, ma io non vi ho mai visto e non ho la benché minima idea di chi possiate essere» proseguì la mora, continuando a sostenere lo sguardo di quell'uomo.

 

Normalmente non avrebbe avuto il coraggio di guardare negli occhi una persona di rango così tanto superiore al suo, ma ormai era tutto diverso.

Aveva tutte le facoltà di guardare negli occhi un nobile senza vergognarsi, era la figlia di John St. John.

 

In più, c'era qualcosa in quel soldato che le trasmetteva una certa sicurezza. Non si sentiva fuori luogo.

 

L'uomo abbassò lo sguardo, come se provasse vergogna o forse rimorso per quello che avrebbe detto di lì a breve.

 

«Sono tuo padre» rispose l'uomo, lasciando Margery di stucco.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


«Voi... voi siete un vile! Siete un uomo spregevole, che ha a cuore solo i propri interessi. Vi siete servito di mia madre e poi l'avete abbandonata, lasciandola a vivere nella povertà e a dover crescere da sola una bambina che è stata frutto solo delle vostre azioni prive di accortezza!»

 

Margery era montata su tutte le furie.

 

«L'avete ingannata. Le avete fatto credere che avreste trovato una soluzione al guaio in cui l'avevate cacciata, che nonostante vostra moglie, vi sareste preso cura di me, che non avreste permesso che affrontasse da sola il suo destino, le conseguenze dei vostri errori... ma non l'avete mai fatto. E questo le ha impedito di trascorrere una vita felice. Chiaramente, senza virtù e con una figlia, non è mai riuscita a trovare un altro uomo che potesse amarla» continuò la ragazza. «E ora, come se non aveste già fatto abbastanza, mi avete portata via da lei solamente per usarmi come strumento per riparare agli errori della vostra primogenita e non rischiare di cadere in disgrazia!»

 

Tutte le attenzioni dei presenti erano concentrate su quella giovane ragazzina che sembrava essere uscita di senno e che stava attaccando verbalmente uno dei più importanti e fidati uomini del re, che più volte l'aveva accompagnato in alcuni suoi importanti viaggi e imprese, tra cui l'incontro a Calais che era avvenuto l'anno prima, in cui Anne Boleyn e il re avevano incontrato il re di Francia François I di Valois per ottenere la sua approvazione per le nozze.

 

Le sue dame la tenevano stretta per le braccia per impedirle di assalire l'uomo, ma fin da subito dovettero constatare che richiedeva molte fatiche.

 

Da sempre abituata a svolgere lavori come la mungitura delle mucche o la mietitura nei campi, era dotata di braccia muscolose - sebbene molto magre perché denutrite - e non era per niente semplice contrastare la sua forza.

 

L'uomo, il cavaliere St. John, rimase fermo e in silenzio tutto il tempo.

Era indeciso su quello che avrebbe dovuto fare, e si leggeva chiaramente nel suo volto il suo stupore e la sua incredulità.

 

Certo, in parte se lo meritava, pensò. Non si aspettava di certo che sua figlia ordinasse di organizzare un banchetto in onore della sua riunione col padre, il quale l'aveva sempre tenuta all'oscuro di chi fosse davvero.

 

I rinforzi in aiuto delle giovani dame arrivarono poco dopo.

Due uomini alti e robusti sollevarono Margery per le braccia e la scortarono altrove.

 

«Lasciatemi!» ripetè più volte la giovane contadina mentre cercava di dimenarsi.

 

Gli uomini la lasciarono in una delle stanze dell'enorme castello e la rinchiusero lì dentro.

 

Sicuro sarebbe stata punita per la sua insubordinazione. 

Ma al momento non le importava. Voleva solo lasciare quel posto così lontano da casa sua e rivedere sua madre. E Brandon.

 

Si accasciò a terra, appoggiandosi con la schiena ai piedi del letto e scoppiò in un pianto sconsolato.

 

Era imprigionata lì e non avrebbe mai riavuto indietro la sua vita.

 

Pochi istanti dopo, la porta della stanza in cui era stata confinata fu spalancata.

Margery si asciugò in fretta le lacrime e si alzò in piedi.

 

«Siete stata fortunata che vostro padre sia un uomo molto clemente!» esclamò Katrina.

 

«Clemente?» nella voce di Margery si avvertiva chiaramente un misto di disprezzo, incredulità e anche un pizzico di sorpresa.

 

In fondo, cosa poteva saperne di com'era suo padre se non l'aveva mai conosciuto?

 

«Ai nobili non è piaciuto il vostro atteggiamento. E stavano già facendo girare dei pettegolezzi, ma vostro padre è riuscito a fermarli, salvandovi così dall'umiliazione pubblica» spiegò.

 

«Suppongo di dovergli delle scuse, allora» disse Margery con voce tagliente.

 

Se la sua punizione sarebbe stata quella di scusarsi con l'uomo che le aveva rovinato la vita, allora avrebbe preferito dormire nelle stalle, fra il letame dei cavalli.

 

«Sarebbe meglio. Se non fosse stato per la misericordia di vostro padre, a questo punto...»

 

«Misericordia?» la interruppe.

 

Come poteva dirlo?

 

«L'indulgenza di mio padre è dovuta solo al fatto che ha bisogno di me per non cadere in rovina»

 

«Signorina, non potete parlare in questo modo di vostro padre. Né potete permettervi di esibirvi in certe scenate davanti a tutti i nobili!»

 

«D'accordo, Lady Katrina, basta così» il padre di Margery spuntò da dietro la porta. «Lasciateci soli» ordinò alla dama, che obbedì senza ribattere e uscì dalla stanza.

 

Sir John invece entrò e chiuse la porta alle sue spalle, mentre Margery arretrò di qualche passo.

 

«Margery, capisco come tu possa sentirti...»

 

«No, non lo sapete, padre» lo interruppe, pronunciando l'ultima parola con spregio.

 

«Hai ragione. E hai tutte le motivazioni giuste per aver reagito in quel modo. Io non ci sono mai stato per te, sei dovuta crescere senza una figura paterna, senza mai conoscere l'identità di tuo padre» disse. «Ma prova a metterti nei miei panni: quando ho saputo da tua madre che era in attesa di un bambino, ossia tu, avevo appena saputo da mia moglie, con la quale ho stretto un giuramento davanti alla Santa Chiesa di Roma, che era anch'essa in attesa di un figlio. Sono stato obbligato a fare una scelta. Ma non è trascorso un solo giorno in cui non mi sia chiesto che aspetto avresti avuto, se saresti stata un maschietto o una femminuccia, se mi avresti somigliato... E spesso mi sono interrogato su come sarebbe cambiata la mia vita se avessi scelto te»

 

«Ma non potrete mai saperlo. Perché non avete scelto me, né mi sceglierete mai per prima, perché sono e sarò sempre la vostra figlia bastarda» il tono di Margery era spietato e irremovibile.

 

L'uomo rimase a lungo in silenzio.

 

«Devi essere molto stanca dopo il lungo viaggio di oggi. Ti lascio riposare» disse ad un certo punto, prima di andarsene.

 

Margery approfittò del fatto che fosse finalmente sola per dare un'occhiata a quelle che, forse, sarebbero state le sue nuove stanze.

 

Plurale.

 

Nella sua vecchia casa esistevano solo la cucina e la camera da letto, che divideva con sua madre.

Qui, solo per dormire, c'era una stanza grande quanto la sua casa, con un gran bel letto a baldacchino al centro.

 

Chissà se avrebbe mai dovuto dividerlo con qualcuno. 

Era sicura che di lì a breve sua padre l'avrebbe data in moglie a qualche uomo. E ciò la spaventava.

 

L'unico uomo che era sempre stato al suo fianco, e che avrebbe voluto che avesse continuato a farlo, era Brandon.

I suoi folti capelli biondi, così soffici al tocco, le mancavano.

 

Andando avanti nell'esplorazione delle sue stanze, si fermò davanti ad uno specchio.

Osservò a lungo il suo riflesso, senza riuscire a riconoscersi.

I capelli, da sempre tenuti sciolti, erano raccolti e tenuti fissi da un fermaglio con le perline.

L'abito giallo solidago che indossava era molto stretto e le comprimeva il seno.

Non era abituata a indossare vestiti così attillati, che mettevano in mostra ogni centimetro del suo corpo e davano risalto alle sue forme.

 

Sotto allo specchio c'era un piccolo tavolo in mogano, sul quale erano posati un pettine per capelli e altri oggetti di bellezza.

 

Ciò che attirò l'attenzione di Margery fu un ciondolo, di assolutamente poco valore, che pendeva da un cofanetto.

Era anch'esso in legno. Sopra vi erano intagliate delle iniziali.

 

M.B.

 

Era un ciondolo che aveva intagliato e le aveva regalato Brandon stesso. Le iniziali infatti stavano proprio ad indicare quelle di Margery e del ragazzo.

 

Una sera, una volta tornata a casa dopo il lavoro, si era accorta di non averla più al collo e di averla persa.

Era tornata disperata sui campi e nelle stalle a cercarla, ma non l'aveva trovata da nessuna parte.

 

E ora se la ritrovava lì, proprio sotto al naso.

 

Chi era stato a trovarlo e a metterlo nei suoi alloggi? E come faceva a sapere che era di sua proprietà?

 

La stanchezza la afflisse, perciò decise di smetterla di interrogarsi su questioni alle quali non avrebbe trovato risposta e di mettersi a letto.

 

L'indomani mattina, avvertì la luce e il calore del sole illuminarle il viso e fu costretta ad aprire gli occhi.

Sbattè più volte le palpebre per abituarsi alla luminosità della stanza e si guardò intorno.

 

Le sue dame, insieme ad una serva, avevano provveduto ad aprire le tende delle sue stanze per farla svegliare.

 

«In piedi, signorina. Avete cinque minuti di tempo per alzarvi, vestirvi, pettinarvi e fare colazione» disse Aline.

 

Margery, ancora intontita, non disse nulla e si alzò dal letto.

 

Era abituata ad alzarsi presto per andare a lavorare, ma, poiché la sera prima aveva fatto tardi, era ancora molto stanca e avrebbe volentieri trascorso altre ore a letto, il quale era straordinariamente comodo, morbido e caldo.

 

«Signorina Margery, che cosa ci fate con il vostro abito di ieri ancora indosso? Non ditemi che avete dormito con questo indumento!» esclamò Lady Katrina. «Vostro padre ha provveduto a fornirvi numerosi abiti per ogni occasione, e anche delle camicie per la notte. Li trovate nel vostro armadio»

 

Davvero magnanimo, pensò Margery.

 

Non riusciva a fare a meno di provare risentimento verso quell'uomo.

 

«Ero davvero esausta ieri sera» tentò di giustificarsi.

 

In effetti era vero. Era così affaticata che, dopo essersi sdraiata a letto per rilassarsi, era subito caduta in un sonno profondo.

 

«Fate in modo che non ricapiti più! Guardate, adesso il vostro abito è stropicciato!» la rimproverò la serva.

 

Quindi d'ora in poi la sua vita sarebbe stata quella? Delle persone avrebbero continuato ad intromettersi nella sua vita per dirle cosa fare, cosa era giusto, cosa non lo era, come avrebbe dovuto comportarsi e cosa invece avrebbe dovuto evitare?

 

Non sarebbe riuscita ad abituarsi a tutto quello in fretta. Margery era uno spirito libero. Non era mai stata educata a prendere ordini da nessuno, se non forse da sua madre.

 

«Veloce! Cosa fate ancora lì in piedi, ferma come uno stoccafisso? Correte a prepararvi» la esortò Lady Aline.

 

Margery tirò fuori dall'armadio un abito di raso con le maniche e la veste color vinaccia. Il corpetto era in damascato di cotone, decorato con perline lungo la scollatura.

 

La serva allora mosse qualche passo verso di lei, pronta a rimuoverle il capo che indossava, ma Margery si ritrasse.

 

«Cosa avete intenzione di fare?» domandò allarmata.

 

«Non è chiaro? Dobbiamo vestirvi» rispose Lady Katrina.

 

«So farlo da sola...» si impuntò Margery.

 

Del resto, anche il giorno precedente aveva provveduto lei stessa a mettersi su quell'abito scomodissimo e stretto che le avevano imposto.

Forse le avevano concesso quella libertà solo perché era fin troppo sconvolta affinché si lasciasse spogliare da quelle due estranee.

 

«Certamente ne siete capace, signorina. Solo che, non prendetela per il verso sbagliato, ma d'ora in poi dovrete sottoporvi al nostro modo di fare le cose. Da questo momento in avanti, saremo noi a vestirvi, prepararvi per la notte, pettinarvi, prepararvi la vasca da bagno...» spiegò la serva.

 

Da quel momento in poi non le sarebbe nemmeno più stata concessa la sua intimità? 

 

Dopo circa un minuto passato a meditare, Margery fece un lieve cenno col capo, concedendo alla serva di avvicinarsi.

 

Una volta vestita, passarono ai capelli, l'impresa più ardua.

La lunga, spettinata, ribelle chioma di Margery, era difficile da domare, tanto che furono richiesti parecchi minuti per sciogliere tutti i nodi.

Raccolsero i suoi capelli in una treccia fissata alla sommità del capo, arricchita con delle perle.

 

Passarono poi al trucco. Colorarono le sue gote e le sue labbra di rosa, dopo averle cosparso il viso con uno strano liquido bianco, che faceva risultare la sua pelle estremamente pallida.

 

«Ora siete pronta, finalmente» annunciò Lady Katrina con un sorriso soddisfatto, lasciando che Margery si guardasse allo specchio.

 

Margery non fu a sua volta appagata del risultato finale. Quella non era lei. Non era il suo volto, non erano i suoi capelli, non era il suo corpo.

 

Tuttavia, cercò di simulare un sorriso grato rivolto alle due donne che si erano occupate di lei e le ringraziò.

 

Subito dopo aver fatto una grande, abbondante colazione, venne accompagnata da Lady Katrina e Lady Aline in una sala comune, dove erano riunite più di una dozzina di altre donne riunite a parlare tra di loro, alcune delle quali dimostravano la stessa età delle tre ragazze. Alcune erano in piedi, altre erano comodamente sedute su dei divanetti disposti in varie zone della stanza.

 

«Che cosa ci facciamo qui?» domandò Margery.

 

«Non l'avete ancora intuito? Andiamo a conoscere vostra sorella» rispose Lady Aline.

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