Linea

di Burnedfingertip
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 21/02/2018 ***
Capitolo 2: *** 10/10/2017 ***



Capitolo 1
*** 21/02/2018 ***


{{prima di iniziare, voglio avvisare che alcuni contenuti potrebbero essere forti, o troppo delicati.

Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ripeto che questi sono testi piuttosto personali e soggettivi, rappresentano pensieri che coincidono con la mia opinione, e possono benissimo non coincidere con quella altrui. Inoltre, non ci saranno solo miei ragionamenti, bensì anche racconti, o ritratto del quotidiano. Ringrazio chiunque possa trovare tempo da perdere per la lettura. Alex.}}

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Apatia.

Assenza di emozioni.

Lascio cadere la testa sul banco, sospiro.

No, non penso che sia il mio caso.

Vedo l'apatia come un fondo nero, buio, nel quale non c'è contatto con il terreno, né con il cielo. 

Un galleggiare, fissato sempre nello stesso punto, senza possibilità di evolvere o involvere.

Io almeno vado peggiorando. 

Almeno.

Mi chiudo nella testa, penso, penso, penso tutto il giorno.

Tutta la notte.

Non riesco a non pensare.

So che dovrebbe essere scontato, tutti pensano, nessuno può smettere.

Però a volte mi sembra di esagerare un po', ecco.

Arrivo ad aver paura di farmi scoppiare la testa, sento i ricordi solleticarmi il petto, certi ragionamenti colpirmi la fronte e farmi fischiare le orecchie.

Certi pensieri mi mettono così tanta angoscia da farmi sentire il bisogno di vomitare.

Quanti scherzi fa la mente.

Non ci riesco mai, eppure...eppure quante notti ho passato in bagno, inginocchiato, senza nemmeno il coraggio di cacciarmi due dita in fondo alla gola.

Ecco, forse è questo che mi manca: il coraggio.

Forse, ad averne avuto un pochino, l'avrei già fatta finita.

Forse non sarei andato avanti ad allontanarmi dai binari, in stazione, ma sarei riuscito a prendere la rincorsa. 

Forse...forse, sempre forse.

'Dio...

Mi passo le mani sul viso, il brusio dei compagni e la spiegazione del professore ridotti ad un lieve sottofondo per i miei ragionamenti.

'Dio...

Dio. Sì. Proprio lui.

Prima, fino si quindici anni, ci credevo.

Ero felice, avevo qualcuno a cui dare le mie colpe.

E poi non pensavo.

Pregavo.

Poi, ho perso la fede.

Non che sia successo nulla di particolare, nessun trauma, nessuna sfortuna o malattia.

Solo...mi sono svegliato, e ho iniziato a farmi domande.

Domande semplici.

Non ho ricevuto risposte.

Così, ho provato a cercarle da solo, in me stesso, ho deciso di cavarmela da solo.

Le sto ancora cercando, anche se la speranza sta un po' scemando. 

Ora che ci ragiono (ah! Ci sono caduto di nuovo: sono ore che ci ragiono), sono certo che la mia non sia apatia, bensì credo di aver per la testa un eccessivo pathos.

Un vortice di emozioni stravolgente, che arriva a prendermi completamente, trascinandomi gli, intrappolandomi nella mia testa.

Obbligandomi a chiedermi cose che non vorrei sentirmi chiedere.

Così, a caso.

Quasi per diletto.

Sembro a volte trovare un gusto malato, masochista nel pormi questioni scomode.

Nel mettere tutto in discussione.

O forse, chissà, è solo adolescenza.

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Capitolo 2
*** 10/10/2017 ***


C'è molta luce. Il sole risplende sull'acqua.

È la prima cosa che penso.

Onde. 

Onde veloci, lente, morbide, silenziose. Impossibili da immortalare. 

Impossibili da definire.

Scivolano sulla superficie. No. Creano la superficie. 

Cullano i miei pensieri.

La mia mente vaga, si perde tra i cerchi perfetti nel fiume, tra i mille fili d'erba che ne arricchiscono la riva.

Sento una pace infinita nel petto. 

Le membra pesanti, gli occhi pieni e mai stufi di osservare ogni singolo contrasto luminoso, ogni meraviglioso e perfetto colore steso sulla tela in movimento della realtà.

Nelle orecchie, un silenzio pieno di suoni, di gorgoglii di voci e strilli di gabbiani.

Un coro, no, un'orchestra viva, attenta, colorata, alla quale si uniscono un treno in lontananza, a volte, o il circolare di una bicicletta; e perché no, il lento andare di passi alle mie spalle.

Davanti a me, il mondo.

Intorno a me.

Non ci sono sfondo, primo piano, scena...c'è solo il profondissimo tutto, un'unione di forme dinamiche e mutevoli che mi accarezza sfuggevole i sensi, senza permettermi di conoscerla.

Eppure mi intriga, mi innamora.

Ora sento lo scrosciare di qualche piccola onda che si infrange ai miei piedi.

Tendo le orecchie e lo memorizzo, cerco di non farlo sfuggire, di renderlo un ricordo prezioso.

Così come l'ombra della penna sul foglio, il contrasto tra la carta resa giallina dal sole e l'ombra lilla, quasi blu...

Mi rendo conto di essere viva.

Respiro, il mio cuore batte, la mia mente PENSA, 

P E R C E P I S C E

SONO VIVA

È meraviglioso.

Quasi come il rimbombare di una campana in lontananza, i il protendersi delle foglie d'olivo sopra le rocce, verso il cielo.

No, è incredibile.

Quanto il fatto di essere io stessa così mutevole, come il tempo, che un attimo prima è un secondo e senza rendersene conto è quello dopo.

Amo tutto questo. 

Anche se sono sola.

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