Quella Linea

di Yurha
(/viewuser.php?uid=835685)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

L’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa lanciava continue occhiatacce al suo capo ed il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter non si sentiva propriamente a suo agio in quel momento..
Con tutte quelle cartellette sulla scrivania, le sembrò di essere in una specie d’incubo e guardando quella montagna di carta, aggrottò di più le sopracciglia.
Dopo tutto ciò che il Procuratore Cutter disse ed insinuò al processo crocifiggendo una madre, Connie non aveva proprio intenzione di passare la notte a lavorare con lui ma purtroppo doveva per ordine del Procuratore Capo John Jack McCoy.
Sicuramente, però, capì che dopo tutte le cattiverie e tutte quelle accuse, era pur sempre una donna che uccise senza pietà e in un modo orribile i suoi tre figli e che quello che Michael disse era parte del piano accusatorio per farla crollare e confessare in aula.. Però è anche vero che quella stessa forzatura comprendeva anche Connie sia come donna che come futura madre e non gliel’avrebbe perdonata facilmente.
Mentre sfogliava a testa bassa una delle tante cartellette, Mike alzò solo gli occhi, per controllare di sottecchi se lo stesse ancora fissando con il suo classico sguardo “sto progettando il tuo omicidio”.. Ed infatti era così..
Socchiuse gli occhi lievemente di più. «Probabilmente dovremmo tornare a lavoro Michael.» disse lei abbassando lo sguardo e iniziando a scrivere appunti.
Mike alzò le spalle e una mano, con sul volto stampata un’espressione molto confusa, dato che lui stava già lavorando..
Sospirò e si mise a fissare di nuovo la copia di una confessione firmata.
“Cavolo, è più che furiosa con me e non la biasimo assolutamente.. Forse ci sono andato troppo pesante in aula.” pensò girando la pagina.
«Quante ne abbiamo ancora?» chiese lui cercando di rompere la spessa lastra di ghiaccio che si era formata tra loro, da quando tornarono in ufficio dopo il processo.
«160» rispose secca con tono freddo.
Mike sospirò di nuovo.
No, sicuramente non stava per godersi il weekend come aveva programmato..

Avevano appena finito di controllare circa trenta fascicoli a testa quando Connie guardò l’orologio con gli ingranaggi a vista sulla scrivania di Mike, regalo apprezzatissimo da parte di lei del suo ultimo compleanno.
Erano le tre del mattino e voleva assolutamente andare a casa a riposare.
Avevano lavorato duramente ma da quando iniziò il processo e man mano che i testimoni giungevano sul banco, smentendo ogni tesi d’accusa, Connie aveva cominciato a perdere la smisurata fiducia che di solito riponeva in lui.
“Tu sei forte Connie, sei un eccellente avvocato, non puoi farti trascinare così giù e Mike sta solo facendo il suo gioco. È un’egoista come tutti gli altri, cosa ti aspettavi?!” ripensò alla frase che aveva detto una sua collega in ufficio a poco più della metà del processo.
Era stanca ed era difficile tenere gli occhi aperti.
«Connie?» chiese Mike che era in piedi vicino la grande libreria, notando che stava lentamente abbassando la testa nonostante fosse appoggiata sulla mano.
«Si?» rispose prontamente per fargli sembrare che fosse sveglia e attenta.
«Vuoi mangiare qualcosa o un caffè?» chiese avvicinandosi e quasi amorevolmente appoggiandole la mano sulla spalla.
«No grazie, sto..» riuscì a dire prima di sbadigliare.
«Hey, sei a pezzi. Vuoi andare a casa o sdraiarti un pò sul divano? Vado a lavorare 
nel tuo ufficio, così non ti disturbo.»
«No, non preoccuparti, resto. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti se io me ne andassi a casa o mi mettessi a dormire.» rispose ma in quel momento, non le importava molto di cosa fosse giusto nei suoi confronti, voleva solo cercare di essere gentile e non fargli pesare troppo ciò che era successo in tribunale.
Anche se ce l’aveva con lui, erano pur sempre ottimi amici.
Mike sospirò. «Connie, io non sono stato per niente gentile e sento di doverti le mie più profonde scuse. Non ti avrei biasimata se mi avessi insultato e mandato al diavolo, anche difronte alla giudice Connely, in fondo mi sarei preso a calci da solo in quel momento e credo che avrebbe voluto farlo perfino la giudice.» disse Cutter guardando il pavimento, dandosi mentalmente e più di una volta del bastardo.
Lei scosse la testa, avvertendo il rimorso nella sua voce e nelle sue parole.
«Va tutto bene Mike, hai fatto tutto ciò che dovevi. È vero, avrei dovuto mandarti a quel paese, magari con un pugno in faccia ma comunque sei perdonato.» disse anche se si sentiva ancora ferita da tutto quel che aveva detto.
Connie sapeva che le scuse che le stava porgendo erano il massimo che poteva ottenere, dato che Mike non era proprio un tipo espansivo.
Non gli avrebbe mai strappato un “avevi ragione” neanche sotto tortura e lei lo sapeva, quindi si accontentò di quelle parole.
«No, davvero Connie, sono tremendamente dispiaciuto. Ti ho fatta soffrire e non te lo meriti. Se potessi mi prenderei a calci da solo..» ripetè avvicinandosi ancora a lei.
Le si fermò davanti e la guardò con uno sguardo pieno d’affetto.
Connie sentì crescerle dentro una specie d’agitazione, tanto che sentì l’impulso di allontanarsi da lui.
Si alzò dalla sedia ma quasi immediatamente le sue braccia la circondarono ed il bacio che le regalò fu dolce, gentile e Connie ne rimase confusa ma chiuse comunque gli occhi e ricambiò, non avendo la forza di lottare per via della stanchezza che sentiva.
Si staccarono appena.
«Connie..» sussurrò sulle sue labbra, dandole un altro leggerissimo bacio.


Connie si svegliò sentendo la voce di Mike chiamare il suo nome lievemente, per non darle fastidio.
Aveva appoggiato la testa sul braccio per cercare di stare sveglia ma non ce la fece, era letteralmente stravolta.
«Connie?» chiese lui, accovacciato vicino a lei.
«Oh.. Scusa Mike, ho chiuso gli occhi mezzo secondo e mi sono addormentata..» disse imbarazzata, davvero molto imbarazzata, tanto da sentire il suo volto andare a fuoco.
Mike sorrise. «Va tutto bene, non preoccupar..» disse alzandosi e lasciandosi scappare uno sbadiglio.
Connie si mise di nuovo dritta e riprese a lavorare, provando a nascondere il disagio che sentiva.
“Era tutto un sogno?! Perchè hai sognato quella cosa?? Senza dubbio è un uomo attraente, ha carisma da vendere ma diamine, è il tuo capo! É una cosa stupida e non sei una ragazzina! Ricordati che hai già sbagliato una volta e ne hai pagato anche le conseguenze.” pensò rimproverando sè stessa.
Mike la guardava di nascosto e gli fece male farlo.
Anche se non dormiva da giorni, i sentimenti che aveva dentro di sè, maturati in quei pochi anni, stavano venendo a galla pian piano.
Ricordò la volta in cui la incontrò e sul volto gli si stampò un sorriso.
“ «Signorina Rubirosa, questo è Michael Cutter, l’uomo che prenderà il mio posto, dato che d’ora in poi sarò io a comandare questo regno del terrore.»” scherzò McCoy.
Quel giorno entrambi risero a quella battuta, condividendo il pensiero che era davvero un regno del terrore, poi si presentarono.
“«Ciao, è un piacere fare la tua conoscenza.»” disse con un gran sorriso Mike porgendo la mano.
Si accorse subito di quanto lei fosse attraente.
“«Piacere mio.»” rispose stringendogli la mano.
“«Okay, fatte le presentazioni, andate a conoscervi meglio nel mio ex ufficio, io ho da fare.»” s’intromise Jack facendo cenno con la mano di andarsene.
Uscendo da quel ricordo, Mike distolse lo sguardo da lei, imbarazzato, ringraziando mentalmente l’Entità astratta che stazionava agli angoli dei soffitti e che si prendeva tutti gli insulti possibili quando qualcosa andava male, perchè lei non notò che la stava fissando.

Connie chiuse gli occhi, non voleva e non poteva pensare a quelle cose, ma non ci fu nulla da fare.
“Perchè mi sento così?! Perchè ho voglia di baciarlo, perchè vorrei che mi abbracciasse in quel modo, perchè diavolo ho l’impulso di dirgli che lo voglio?!?!.. Oh dannazione.. Io amo quest’uomo..” realizzò con stupore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

Mentre Mike era seduto alla sua scrivania e si stava dondolando sulla poltrona rivolto verso la grande finestra, sentì un leggerissimo piagnucolio.
Aggrottò le sopracciglia e si girò preoccupato, fermandosi da ciò che stava facendo.

«Connie.. Stai bene?» chiese appoggiando tutti i fogli che aveva in grembo sulla scrivania, ma lei non rispose quindi si alzò, fece il giro del tavolo e di piegò sulle ginocchia vicino a lei.
Le mise una mano sulla schiena, accarezzandogliela, cercando in un qualche modo di darle conforto.
«Hey, parlami. Mi sto seriamente preoccupando.»
Lei sospirò. «Va tutto bene, davvero. È solo che non dormo non so più da quanto e questi ultimi due giorni sono stati infernali.. È successo di tutto, senza contare che ieri proprio dietro di noi c’era quell’uomo con quell’arma sulle scale del tribunale.. ho davvero temuto che potesse ucciderci.. Ho cercato di resistere e fare finta che non sia successo nulla ma ora sembra che mi stia crollando tutto addosso.» confessò mettendosi entrambe le mani sul volto per nascondersi da lui.
Non voleva che Mike la vedesse in quello stato ma ormai non si poteva fare nulla.
«Dài.. nessuno si è fatto male, gli agenti l’hanno bloccato appena ha estratto l’arma, no? Va tutto bene, è colpa della stanchezza, devi solo riposare.» disse dolcemente cercando di consolarla.
Il pianto divenne più nervoso e la situazione non piaceva a Mike, perchè non gli riusciva proprio di consolare le persone.
Vide alcune lacrime scivolare giù per il mento e si sentì mortificato.
In quella situazione avrebbe dovuto fare solo una cosa: prenderla tra le sue braccia, stringerla forte, lasciare che si sfogasse e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Ma non poteva..
Quel gesto gli avrebbe fatto passare definitivamente quella linea che non avrebbe mai dovuto passare e avrebbe potuto elencare mille altre ragioni per cui fare tutto quello era sbagliato ma gli si spezzò il cuore a vederla così affranta e fragile.
Si alzò in piedi e le accarezzò le spalle, per poi metterle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Connie vai a casa. Hai bisogno di dormire, risposare, staccare il cervello per qualche ora. Qui ci penso io, tranquilla.» alla fine disse semplicemente con voce bassa e dolce.
Cercò di asciugarsi le lacrime e di ricomporsi almeno un pò.
«No, non posso lasciarti qui da solo. Devo solo darmi una sistemata.» disse alzandosi, uscendo dall’ufficio di Mike ed avviandosi verso il bagno delle signore.

Appoggiata al lavello con l’acqua corrente, Connie aveva solo una gran voglia di gridare forte, però sentiva anche come se la crisi di poco prima fosse passata.
Provò un misto di sensazioni che non riusciva proprio a focalizzare.
Dopo tutto era un essere umano con dei sentimenti più o meno forti e lei odiava mostrarli a lavoro, specialmente davanti a lui, il suo capo ma era anche vero che lei stessa era diventata il suo lavoro e quello la stava consumando.
Mangiare, dormire, lavorare, questo era tutto ciò che faceva tutti i santi giorni.
Si guardò allo specchio.
Aveva il mascara colato sulle guance quindi prese un pò di carta e si sistemò.
Fu dannatamente difficile stamparsi un falso sorriso sul volto, non sapeva come affrontarlo, soprattutto perchè l’aveva vista in quello stato.
Non era mai accaduto prima e non sarebbe mai dovuto accadere.
Uscita dal bagno, fece il giro più lungo, visitando tutti gli uffici vuoti prima di tornare in quello del suo capo.
I suoi tacchi ticchettavano sul linoleum del corridoio.
Arrivata sospirò, bussò ed entrò.
Vide Mike camminare avanti ed indietro lanciando in aria la palla da baseball bianca.
«Hey, sono qui.» disse con la mente in preda alla confusione, vedendolo così nervoso.
Prese al volo la palla, si fermò e la guardò.
«Penso che ora possiamo andare a casa.» disse con tono imperscrutabile.
Connie dalla confusione passò alla perplessità. “Avrò provocato io questa sua reazione? Vuole andare a casa perchè mi sono messa a piangere come una bambina? Forse dovevo andarmene la prima volta in cui l'ha proposto.”
«Okay.» sussurrò lei, ma non poteva fare a meno di pensare che era tutta colpa sua.
Assicurandosi di non guardarlo mai negli occhi, Connie andò a radunare le sue cose ed insieme uscirono dall’edificio della Procura Distrettuale di Manhattan.
Camminarono fianco a fianco senza dirsi una parola ma Mike era stufo di quella situazione.
Voleva parlarle, voleva dire qualcosa per farla stare meglio ma niente, non ne fu in grado solo per paura di dire la cosa sbagliata.
L’accompagnò alla macchina cercando di sembrare normale.
«Okay. Grazie Mike, a domani. Fai una bella dormita e lo stesso farò io.» disse lei tagliando corto, cercando di essere la stessa persona di sempre e cercando anche di non guardarlo mai negli occhi.
«Figurati Connie. Mi raccomando, ti voglio vedere riposata e in forma.» rispose sorridendole il più dolcemente possibile ma in realtà Mike avrebbe voluto dirle di più che un semplice “ti voglio vedere riposata”. Avrebbe voluto vederla sorridere, magari un sorriso scaturito da una frase tipo “ti amo Connie Rubirosa e voglio vederti felice, sempre. Voglio vedere il tuo sorriso, così radioso da riuscire a sollevarmi il morale nelle giornate più buie”.
Voleva farla sentire protetta ma a pensarci bene..
Da quando Mike era così protettivo e dolce con Connie?
Bhè, infondo era normale, Mike aveva imparato dopo anni passati insieme a volerle profondamente bene ma questa cosa lo mandava fuori di testa perchè non avrebbe mai potuto averla tutta per sè e non si era mai sentito in quel modo con nessuna donna con cui era stato.
Era quasi impossibile da credere ma non aveva mai pensato che potesse essere amore ciò che stava provando, semplicemente perchè non avrebbe mai potuto esserlo.
Molti fattori erano contro, come ad esempio il semplice fatto di non sapere se avesse qualcuno e comunque anche se fosse stato così, Mike non avrebbe mai avuto la forza necessaria per lasciarla andare via..

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 

“E se arrivasse a casa e piangesse per il resto della notte?.. Non posso pensarci..” pensò guardandola ma lei non ricambiava lo sguardo.
Aveva il solo impulso di stringerla forte e accompagnarla a casa, così se avesse avuto bisogno, ci sarebbe stato.
Invece rimase in piedi vicino a lei e Connie non riusciva a salire in auto e lasciarlo lì, in mezzo al marciapiede.
“Perchè non va verso la sua macchina?” pensò. «Mike anche tu hai bisogno di riposare, vai a casa.» disse guardandolo, finalmente.
Lui si forzò a sorriderle. «Certo, ora vado. In ogni caso, sarò qui alle 7.» rispose lasciandola andare.
«D’accordo. Buonanotte.» disse forzando anche lei un sorriso.
Connie salì in auto e si avviò verso casa, cercando con tutte le forze di non guardare lo specchietto retrovisore, perchè sapeva che Mike era ancora lì e la stava guardando andare via.
Quando arrivò a casa erano passate le quattro del mattino.
Andò direttamente a letto ancora vestita e pensò che se si fosse addormentata subito, avrebbe dormito due ore più o meno.

Quando Mike Cutter arrivò a casa era più che esausto.
Ormai il giorno e la notte erano diventati la stessa cosa.
Si buttò sul letto così com’era e, nonostante tutta quella stanchezza, non riuscì a chiudere occhio neanche mezzo secondo.
Passò tutto il resto della notte a fissare il lato vuoto del suo letto matrimoniale, lasciandosi invadere da pensieri casuali, confusi e senza senso quindi, quando mancò un quarto alle sei del mattino, dovette trovare la forza di rotolare giù dal letto ad andare a farsi almeno una doccia.
Quando finì, si mese un asciugamano in vita e con una mano tirò via la condensa dallo specchio sopra il lavandino, quindi si ritrovò davanti il suo stanco riflesso.
«Ma guardati, fai invidia ai cadaveri della dottoressa Rodgers.. Anzi, loro hanno meno occhiaie e sicuramente un colorito migliore del tuo.» si disse.
Mentre si annodava controvoglia una delle sue cravatte a righe, andò in cucina a prepararsi la colazione.
Si sedette al tavolo e mangiò qualcosa fissando il vuoto.
Iniziò a pensare a Connie e automaticamente gli comparì un mezzo sorriso sulle labbra.
“Se ci pensi così spesso, allora è davvero importante per te, signor Cutter.” pensò prendendo un sorso di caffè.
Guardò l’orologio al polso, erano ormai le sei e cinque. Doveva andare, non c’era altro tempo per fantasticare.

Connie si svegliò al suono della radio-sveglia. Si stiracchiò e lentamente si alzò controvoglia.
Il sogno che aveva fatto la notte prima in ufficio la faceva sentire un pò a disagio, senza contare il secondo..
Avrebbe voluto tornare indietro e non addormentarsi ma ormai non si poteva fare nulla.
Quel sogno era più intenso, più reale del primo.
Si trovava su una spiaggia di sabbia bianca, il vento soffiava leggero, il cielo azzurro ed il sole era alto.
Indossava un vestito bianco di lino lungo fino a poco al di sopra delle ginocchia, senza scarpe. I piedi affondavano in quella soffice sabbia delle Maldive.
Arrivò Mike da dietro. Sentendo il suo abbraccio si rese conto che ridevano, si sentiva la donna più felice sulla faccia della Terra.
Connie si girò tra le sue braccia e lui spostò le mani sui fianchi, stringendola sempre a sè.
Le sussurrò qualcosa che non ricordava all’orecchio e lei sorrise guardandolo nei suoi occhi azzurri in cui sembrava si riflettesse il colore del cielo e dell’Oceano Indiano, quindi appoggiò la testa sulla spalla di lui e notò che era vestito con pantaloni e camicia di lino, anch’essi bianchi.
Il suo corpo era caldo, le dava una sensazione di pace, si sentiva protetta.
Le sembrava di essere in Paradiso.. Un’isola, solo loro due, senza problemi, senza orari, senza obblighi, solo e soltanto loro due ed i sentimenti che provavano l’uno per l’altra.
Tornò a guardarlo mettendogli una mano sulla guancia, dove potè sentire chiaramente la morbidezza della sua pelle senza barba e mentre le sorrideva, molto lentamente si avvicinò fino ad appoggiare delicatamente le labbra sulle sue.
Fu un puro, casto, dolce e sincero bacio e mentre diventava qualcosa di più profondo e l’abbraccio più stretto, la sveglia suonò.
Quelle furono le sue due ore di sonno ed era fin troppo consapevole che ogni volta che l’avesse visto, avrebbe inevitabilmente ripensato a quel sogno e a quel bacio, al suo sorriso, senza contare quell’abbraccio..
Cercò di non pensarci, ma quando guardò fuori dalla finestra, i suoi pensieri tornarono inevitabilmente su di lui.
Sospirò.“Vorrei tanto che fosse stato qualcosa di reale.” ammise finalmente a sè stessa, sorridendo lievemente. “Ma tanto non succederà mai, Mike è il mio capo, non posso avere sentimenti del genere, senza contare che non mi vede in quel modo e sicuramente non sono neanche il suo tipo.” pensò ancora cercando di auto convincersi.
Però, appena uscì di casa, si chiese se Mike pensò mai a lei nelle tarde notti, sdraiato nel suo letto.
Tornò in sè dicendosi per l’ennesima volta che non avrebbe mai dovuto pensare a quelle cose.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

Connie arrivò in ufficio circa alle otto e trenta, Mike si trovava già lì e, a giudicare dalle maniche della camicia nera alzate fino al gomito e la cravatta già scomparsa dal suo collo, era immerso nel suo lavoro già da un pezzo.
Bussò alla sua porta ed entrò. «Buongiorno Mike.»
Sentendo la sua voce, alzò la testa dai fogli. «Hey, sei riuscita a dormire?» chiese notando nei suoi occhi uno sguardo diverso, sicuramente migliore della sera prima.
«Certo, mi sono addormentata come un sasso appena mi sono buttata sul letto.» rispose appoggiando la borsa, la ventiquattrore e la giacca sul divano vicino la porta.
«Bene. Quando sei pronta cominciamo a confrontare gli appunti..Veramente ci stavo già provando, ma senza di te è davvero noioso.» disse con un leggero sorriso.

Malgrado tutti i conflitti interiori che affliggevano Connie, riuscirono comunque a lavorare abbastanza tranquillamente.
Il take away cinese parzialmente mangiato era sull'unica parte di tavolo libera ed il sole stava tramontando, senza contare che Mike a metà pomeriggio si sdraiò sul divano e si addormentò varie volte ma sfortunatamente, fu sempre svegliato dallo stesso fascicolo che immancabilmente gli cadeva in faccia, scatenando in Connie una sorta di sadico divertimento.
Bhè.. almeno le aveva sollevato il morale però Mike non era affatto in forma.
Non riusciva a chiudere occhio da ormai quasi quattro giorni interi, aveva le occhiaie molto scure e sudava freddo.
Connie dopo un pò lo sentì sospirare e mandare tutto al diavolo.
Alzò lo sguardo e l’osservò.
«Mike te lo dico in modo brutale. Hai l’aspetto di un’uomo che sta per morire. Ti avverto, se svieni chiamo immediatamente la dottoressa Rodgers per dirle di passare a prenderti.» scherzò cercando di distrarlo un attimo.
«Spiritosa.. Non preoccuparti, se proprio devo morire, lo farò nel mio letto, almeno è un pò più comodo del pavimento dell’ufficio.» sorrise cercando di non farla preoccupare.
Rise ma si fece subito seria. «Davvero, hai dormito stanotte? Hai un aspetto orribile.» chiese smettendo di lavorare per un secondo per preoccuparsi di lui.
«Veramente sono talmente stanco che non riesco a chiudere occhio. Probabilmente quando finiremo con questi fascicoli prenderò un paio di settimane di ferie.» rispose passandosi una mano sulla fronte.
«Michael non puoi andare avanti così. Se stai cercando di ucciderti, questa sicuramente è la via giusta.» disse con espressione molto preoccupata.
«Davvero Connie, non preoccuparti, sto bene.» disse cercando di sembrare più forte di quanto non fosse in quel momento.
Lei aggrottò le sopracciglia per la leggerezza con cui stava trattando il suo fisico, però poi si accorse che i suoi occhi si focalizzarono soprattutto sulle labbra.
Mike l'osservava, scrutando ogni minimo particolare della donna davanti a sè e ai suoi occhi sembrava sinceramente preoccupata per lui, poi ebbe come un’illuminazione..
Immaginò infiniti scenari che comprendevano loro due ma la realtà era ben diversa dai sogni.
Quella era la vera Connie Rubirosa, non una donna immaginaria, ed era perfetta così com’era.

Se qualcuno gli avesse mai chiesto che cosa volesse o di descrivere la sua donna ideale, senz'altro avrebbe risposto elencando ogni singola qualità, difetto e particolare della donna con cui condivideva intere giornate in ufficio.
Mike doveva scegliere accuratamente le proprie parole, per non dare modo di farle pensare qualcosa di cui non era ancora del tutto sicuro.
Prese un lungo respiro e chiuse gli occhi un secondo, poi si buttò. «Connie posso dirti una cosa?»
Lei lo guardò con un sorriso gentile. «Spara.» involontariamente le tornarono in mente entrambi i sogni fatti quella notte.
Si schiarì la voce, cercando il coraggio che gli serviva, in fondo non sapeva se stava per scoperchiare una enorme Vaso di Pandora..
«È tutto il giorno che ti vedo strana, distratta, come se avessi qualcosa per la testa. Posso sapere cosa cattura tutta la tua attenzione?»
Arrossì lievemente. «Avevi detto di avere qualcosa da dirmi, non che ponevi una domanda..» disse puntualizzando, cercando una via d’uscita da quella situazione che stava sfociando nell’imbarazzo più totale.
Non poteva dirgli la verità, questo era più che certo.
Lui sorrise divertito. «Se vuoi dirmelo, sono qui e sai benissimo che è tutto coperto dal segreto professionale.. o confessionale, scegli tu. Non dico nulla a nessuno, al massimo parlo con l’Entità astratta che staziona lassù, nell’angolo del soffitto..» disse scherzando ed indicando il punto che aveva appena detto.
Connie fece un gran sorriso alla battuta inaspettata. «Grazie Mike, ora finalmente so perchè ogni tanto ti vedo parlare e/o prendertela con qualcosa quando sei da solo qui in ufficio.» rispose ridendo divertita. «Comunque non è niente, davvero. Torniamo a lavoro, abbiamo ancora molto da fare.» continuò cercando di sviare il discorso.
Mike la fissò con il suo solito sguardo “so che mi nascondi qualcosa e riuscirò a tirarlo fuori a qualsiasi costo”.
Mentre era intenta a correggere delle note, Connie si sentì osservata quindi sospirò ed alzò gli occhi al cielo. «E va bene, d’accordo. Al contrario di te, stanotte ho dormito benissimo anche se poco.»
Mike aggrottò le sopracciglia. «Che intendi?»
Lei mise una mano sugli occhi, imbarazzatissima per ciò che stava per rivelargli. «Voglio dire che ho fatto dei sogni.. Su di te..»
Restò a bocca aperta, stupito da quella confessione e subito cambiò espressione e si stampò sul volto un mezzo sorriso ammiccante. «Buoni spero..» disse con voce bassa, scherzando.
Connie sospirò leggermente, lo guardò negli occhi e si alzò dalla sedia, andando verso la grande libreria stracolma di libri di giurisprudenza.
Incrociò le braccia al petto, di spalle a lui.
Non poteva credere di avere ammesso una cosa del genere al diretto interessato.
Sospirò ancora una volta. «Certo che erano buoni, forse anche troppo.» ammise quasi sottovoce.
Mike si fermò ad un passo da lei.
Connie sentì la sua presenza e fu esattamente come avere alle spalle un predatore.
Si girò verso di lui.
In quel preciso istante, Connie realizzò di avere un solo pensiero per testa..

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 

La mente di lei ripeteva all’infinito che quella era l’occasione perfetta per baciare realmente Michael Cutter ma sapeva anche che quella era sicuramente una pessima idea.
Avrebbe potuto causare chissà quanti problemi ma mentre pensava a tutto ciò, il suo istinto le fece fare un passo avanti e schiudere leggermente le labbra.
Mike fu come fulminato dello sguardo di Connie, sembrava quasi lo stesse supplicando di baciarla talmente intensamente da far diventare quel gesto qualcosa di largamente illegale ma lui non voleva sembrare disperatamente voglioso di farlo, poteva anche avere letto male le sue intenzioni.
Connie si avvicinò ancora, fino a mettergli entrambe le braccia sulle spalle, intrecciando le mani dietro la sua nuca.
Mike sentì quasi all’istante una fitta al centro del suo petto, che aumentò man mano che veniva lentamente e dolcemente trascinato finchè le loro labbra non si toccarono.
Quel bacio risultò esitante e lei sapeva benissimo che ciò che stava facendo avrebbe cambiato tutto.
Il corpo di Connie diventò bollente e quel tocco così casto ed esitante stava via via diventando sempre più profondo.
Sembrava che avesse perso il suo perfetto e proverbiale autocontrollo.
Lo strinse sempre di più, facendo trasparire per la prima volta tutto ciò che provava.
Mike non aveva mai realizzato cosa lei provasse per lui fino a quel momento.
Si aspettava di essere respinto all’improvviso, che ritrattasse tutto dicendo di fare finta che non sia mai successo nulla ma quando vide che ciò non succedeva, la prese tra le sue braccia e cominciò a rispondere degnamente a quel bacio così pieno di passione.
«Non hai idea di quanto tempo ho passato ad immaginare questo momento.» disse Mike a bassa voce e con gli occhi ancora chiusi.
Connie sorrise. «Davvero?»
«Già..» sussurrò al suo orecchio.
Il sorriso di lui era un chiaro segno rivelatore ma non sapeva esattamente di cosa, probabilmente era il fatto di essere riuscito a dimostrarle ciò che aveva dentro oppure era per il fatto che lei lo avesse dimostrato o chissà cos’altro.. Milioni d’idee si affollarono nella sua mente.
Erano ancora l’uno nelle braccia dell’altro e Mike ebbe l’impulso quasi irrefrenabile di baciarla ancora ma lo frenò il fatto di non essere sicuro di poterlo fare.
Lei aveva iniziato e lei aveva finito ed era tutto perfetto così ma bramava possedere ancora le sue labbra.
Connie gli baciò il mento risalendo fino alla meta.
Il secondo bacio tanto bramato da Mike era molto più intenso del primo.
Entrambi erano sul punto di perdere il controllo di loro stessi e Mike voleva perdere quel controllo per una volta in vita sua, voleva sentirsi finalmente libero e senza vincoli.
Il suo cuore spingeva per questo ma la sua mente, come sempre, lo metteva in guardia, la parte razionale sapeva che se avesse perso il controllo avrebbe potuto rovinare tutto oppure dimostrare pienamente tutto ciò che provava.
Ovviamente Mike sperava fortemente nella seconda possibilità, quindi si buttò, pregando chiunque lassù stesse ascoltando, che lei ricambiasse.
In quel momento Connie era appassionata almeno tanto quanto Mike, però era più un’emozione dettata dalle circostanze del momento.
Contrariamente alla conclusione affrettata della notte prima, Connie doveva ammettere che ciò che sentiva per Mike non era propriamente quel che si definisce “amore”, in realtà non erano dei precisi sentimenti quindi iniziò a chiedersi quanto lontano potesse spingersi per sapere con certezza cosa si nascondesse dentro il suo cuore.
Sentì lui stringere l’abbraccio.
«Mike..» sussurrò, ma in realtà voleva dirgli di fermarsi, che tutto quello che stavano facendo era frutto della stanchezza e delle notti insonni e che quando fossero tornati nel pieno delle loro facoltà mentali non ne avrebbero mai più parlato ed avrebbero dovuto cercare di dimenticare.
Ma cosa sarebbe successo se Mike non avesse voluto dimenticare?
Se quello per Mike fosse significato molto di più di ciò che in realtà era?
Quelle domande la spaventavano in un certo senso, molto più che un’ipotetico scenario di una notte di sesso tra colleghi allo stremo delle forze mentali e fisiche.
Dopo ciò che successe con Marcus Woll, Connie giurò che non avrebbe mai più intrecciato nessun tipo di legame all’interno dell’ambiente di lavoro, se non della semplice amicizia ma Mike.. Non poteva andare oltre con lui, avrebbe sicuramente rovinato tutto e sarebbe finita con il trasferimento di uno dei due.
A quel pensiero, non poteva lasciare che quel bacio andasse avanti e rovinasse la loro amicizia, quindi lo spinse via.
«Connie..?»
«Michael dobbiamo fermarci prima di commettere un’ enorme ed irreparabile errore.»
Sentendo quelle parole, il cuore di Mike prese a fare molto male.
«Perchè..?» chiese con un nodo alla gola, lasciando trasparire sia sul volto che nel tono della voce il rifiuto di lasciare che tutto finisse.
«Perchè non possiamo.. Io non posso..» disse distogliendo lo sguardo, sentendo che iniziavano a pizzicare gli occhi per le lacrime che non voleva lasciare cadere per il senso di colpa che stava provando.
«Possiamo trovare un accordo?» rispose lui di getto mentre si passava una mano nei capelli, per poi fermarsi sulla nuca.
Connie sorrise. «La tua anima di Procuratore prima o poi salta sempre fuori eh? Non fraintendermi, non è che non mi sia piaciuto, è che non posso andare avanti. Ti prego fai uno sforzo e cerca di capire.»
Nel vedere l’espressione sul volto di Mike, il cuore di Connie andò in mille pezzi per lui.
Sapeva come ci si sentiva ad essere respinti dalla persona per cui si prova qualcosa, ci passò talmente tante volte che ormai aveva perso il conto.
Aprì la bocca per ribattere ma si fermò per non peggiorare le cose. «Si.. Capisco.» rispose abbassando lo sguardo, accettando il pensiero di Connie.
Ma in realtà l’altra parte di sè non voleva, non riusciva ad accettarlo e continuava ad urlare il più forte possibile che non era giusto illuderlo per poi buttarlo via in quel modo.
Ovviamente non poteva pretendere che lei lo amasse quanto lui amasse lei ed anche se le avesse rivelato i suoi veri sentimenti a quel punto avrebbe fatto differenza?
Valeva la pena di tentare, cos’altro poteva perdere..
Connie prese le sue cose per andarsene, senza dire una parola e senza guardarlo quindi lasciò lo studio.
Poco dopo Mike uscì di corsa dal suo ufficio per poterla raggiungere prima che arrivasse all’ascensore.
«Connie, aspetta un secondo!» gridò.
Lei entrò nella cabina ma sentendo la sua voce, fermò la chiusura delle porte e lo aspettò.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 

Mike col fiato corto, finalmente si buttò, fregandosene delle conseguenze. «Ho bisogno di dirtelo, anzi devo, prima che tu te ne vada e faccia finta di nulla.»
«Cosa devi dirmi?»
«Io.. Io..» sospirò e chiuse gli occhi per prendere il coraggio necessario per finire la frase. «.. Ti amo. Connie Rubirosa, ti amo e non mi pentirò mai, neanche un solo secondo, di averti baciata. Questo è certo.»
Restò con gli occhi sbarrati, senza parole. “Oddio, che cosa ho fatto..” pensò portandosi le dita di una mano sulla fronte, come se fosse in imbarazzo.
«Mike io.. Non ne avevo idea. Ti ho illuso per un mio capriccio. Perdonami, davvero, non avrei mai dovuto..»
Okay. La cosa era andata decisamente peggio di quanto Michael Cutter avesse mai potuto pensare e quel ripensamento lo distrusse.
«Ah.. Allora le cose stanno così..» cominciò a dire, guardandola allibito. «Te ne vai in giro a baciare tutti gli uomini che ti capitano a tiro e se qualcuno ti confessa il suo amore tu lo respingi e ritratti?!» disse Mike alzando la voce furioso e con il cuore a pezzi.
«No.. No Mike hai capito male. Io volevo baciarti, lo desideravo dal profondo, solo che non avrei mai immaginato che tu potessi avere dei sentimenti così forti per me, pensavo che fosse solo amicizia ciò che c'era tra noi e quel bacio avrebbe dovuto confermarlo. Credimi Mike, ti supplico.»
Mike, con le mani appoggiate ai fianchi e lo sguardo rivolto ai suoi piedi, sospirò sorridendo e scuotendo la testa nervosamente, poi la interruppe.
«Andiamo Connie, basta con le stronzate. Siamo adulti e non devi cercare delle scuse. Ciò che provo per te era una delle tante possibilità, avresti dovuto aspettartelo. Ogni uomo che non sia cieco e sordo si innamorerebbe di te, comunque, ci vediamo lunedì. Puoi stare a casa per i prossimi giorni, me la caverò bene anche da solo come ho sempre fatto per tutta la mia schifosa vita.» disse sempre più furioso e tornandosene con passo veloce nel suo ufficio.

Connie aspettò Mike al freddo, fuori dall’edificio della Procura Distrettuale di Manhattan per circa tre ore.
«Hey Mike!» disse andandogli incontro ma lui la ignorò deliberatamente, facendo come se non esistesse.
«Michael ti prego, ascoltami!» disse ancora riuscendo a fermarlo bloccandolo per un braccio mentre le passava accanto.
Connie aveva proprio una gran presa, era una donna davvero forte fisicamente, anche se non lo sembrava affatto e tutto grazie ai suoi fratelli.
Finalmente si girò e la guardò negli occhi.
Era ancora furioso ed il suo sguardo lo testimoniava.
«Ti prego Mike, perdonami, non avrei dovuto spezzarti il cuore in quel modo. È stata una cosa vile, me ne rendo perfettamente conto.» disse mettendogli un braccio attorno al collo e trascinandolo in un forte abbraccio non corrisposto.
Anche se voleva fare il duro, in quel momento Mike chiuse gli occhi, appoggiando la fronte sulla sua spalla e si lasciò andare tra le sue braccia, facendo un lungo sospiro.
Poteva essere freddo e distaccato con chiunque ma non con lei e ogni volta che ci provava, Connie trovava sempre un modo per aggirare le sue difese.
Mike girò leggermente la testa. «Non voglio che questa situazione diventi più complicata di quanto non lo sia già, ti prego, lascia perdere.» sussurrò al suo orecchio.
Ma quelle parole vennero portate via dalla leggera brezza umida e fredda della sera.
Anche attraverso gli strati di vestiti, Mike risultava così caldo e aveva un profumo così buono..
Connie si maledisse più e più volte.
“Perchè diavolo ho detto tutte quelle cattiverie?! Forse lui è l’unico uomo al mondo che non si merita quel trattamento.” pensò stringendolo di più.
La notte prima, Mike avrebbe voluto farla stare meglio con un abbraccio come quello che gli stava regalando, invece, in quel momento lei si trovava in quella stessa situazione ed anche lei sapeva cosa comportava quel gesto.
Avrebbe dovuto baciarlo di nuovo e non voleva confonderlo di più, così decise lasciarlo andare.
Mike la guardò con uno sguardo compassionevole, poi riprese a camminare verso la sua macchina.
Connie si girò nella sua direzione e decise di confessare tutto ciò che pensò dalla mattina fino al momento prima che lo baciasse, magari avrebbe attenuato un pò il suo dolore.
«Mike, prima che te ne vada, lascia che ti dica una cosa.»
Sentendo la sua voce si fermò, sospirò creando una nuvoletta di condensa e si girò.
«Quei sogni non sono tutto quello che avevo in mente. Ho pensato molto anche a te, il Michael Cutter reale, l’uomo che ho davanti ai miei occhi ogni secondo di ogni giorno. Prima che ti baciassi ho fantasticato molto su come poteva essere e a cosa avessi provato una volta fatto ed alla fine ho ceduto alla curiosità. Credimi, non era assolutamente mia intenzione ferirti in quel modo, ho scelto male le parole e ti chiedo profondamente scusa per averti spezzato il cuore in un modo tanto brutale, è che ho avuto paura e tu non lo meriti, nè da me nè da nessun’altra persona.»
Mike continuava solo a guardarla.
Era immobile, non lasciava trasparire nessun tipo di emozione o espressione ma Connie si aspettava almeno un piccolo segno.
Niente, assolutamente niente ma ad un certo punto, prese a camminare verso di lei. «Quindi stai cercando forse di dirmi che vuoi riprovare?»
Connie fece per rispondere ma Mike lasciò cadere la sua ventiquattrore rossa, le prese il volto tra le mani e la baciò con una passione che sicuramente non era presente nei baci precedenti.
Rimase sorpresa, guardandolo mentre si godeva a pieno quel lungo, intenso e passionale bacio.
Connie si sentì improvvisamente rassicurata, voluta, rivendicata, posseduta.. amata..
Era sua, era sempre stata sua e lei lo realizzò in quell’esatto infinito istante in cui Michael Cutter la baciò.
Era spaventoso ed eccitante nello stesso momento, sentiva quanto fossero realmente potenti i sentimenti di Mike per lei e sentiva che ne aveva un estremo bisogno di tutto quello.
Realizzò anche di non essere mai stata amata così intensamente da un uomo che, per i bene di entrambi, ha tenuto tutto nascosto per così tanto tempo.
Mike non avrebbe mai più voluto lasciarla andare ma purtroppo doveva.
La guardò. Aveva gli occhi chiusi ed era così dannatamente bella.
«Mi raccomando Michael Cutter, non facciamo diventare le cose più complicate di quanto non siano già.» disse sussurrando senza respiro.
Lui fece mezzo sorriso. «D’accordo, mia regina.» rispose baciandole dolcemente la fronte.
Dopo che si separarono per andare alle rispettive automobili, Connie si rese conto che sul suo volto v’era stampato un grande e solare sorriso.
Ebbe la fulminante consapevolezza che lei e Mike si erano appena fidanzati.
Il suo capo, il suo migliore amico, il suo confidente, la sua metà..
Dopo il bacio tanto appassionato sulle scale dell’edificio della Procura Distrettuale, Connie finalmente sapeva quanto realmente amasse quell’uomo e a quel pensiero, sorrise ancora di più.
Sentì il suo Blackberry vibrare nella tasca del giaccone, lo prese e vide che il display segnava il nome di Mike.
«Ci siamo appena divisi e già ti manco?» chiese scherzosa e sorridente.
Sentì che lui scoppiò in una risata.
Non rideva mai in quel modo quando era in ufficio e la cosa le piaceva molto.
«Certo che mi manchi ed è sempre stato così sin dall’inizio, però, già che ne ho l’occasione, volevo solo dirti alte milioni di volte quanto ti amo ma voglio dirtelo guardandoti nei tuoi splendidi occhi. Girati.» rispose con voce bassa.
Lei si voltò e lo vide appoggiato alla portiera della sua auto, sorrideva con un’espressione dolce.
«Ti amo Connie Rubirosa e non smetterò mai di dirtelo.»
Sorrise. «Ti amo mio dolce Michael Cutter.»
«È un sogno sentirtelo dire, sai?»
«Senti Mike, che ne diresti di cenare insieme? Magari dopo.. Chissà, potrebbe anche succedere qualcosa..» disse maliziosa con voce calda.
Il cuore di Mike sussultò.
«D'accordo ma prima devo assicurarmi che non mi sia addormentato sul divano in ufficio e che non sia un altro dei miei sogni..»
Connie chiuse di nuovo l’auto e si avviò verso di lui.
«Posso aiutarti io, se vuoi..»

Era innegabile, quella linea era stata ufficialmente oltrepassata, non si poteva più tornare indietro..
Ma infondo, andava benissimo tutto così com’era..

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3766053