Incontri difficili di Reginafenice (/viewuser.php?uid=1057053)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XII ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII parte prima ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII parte seconda ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Erano passati pochi mesi dall'ultima volta, ma Ross aveva deciso comunque di tornare a Nampara trascurando i suoi affari londinesi per ritrovare il calore della sua famiglia e l'asprezza selvaggia, propria del clima della Cornovaglia, che da sempre riusciva a risvegliarlo dal torpore di una Londra decisamente troppo grigia e statica per i suoi gusti.
Doveva riconoscere che non si aspettava una bufera così intensa a dargli il bentornato, ma mentre galoppava verso casa non riusciva a fare a meno di pensare a quanto i suoi due figli si sarebbero divertiti l'indomani mattina a giocare con la neve, meravigliandosi alla vista della spiaggia ricoperta da un intero manto di fiocchi bianchi e morbidi.
Jeremy cresceva ad un ritmo spaventoso e ogni volta che apriva la porta di casa provava una fitta al cuore nel vederlo così grande e maturo, dispiacendosi enormemente per aver speso tanto tempo lontano da lui e da sua sorella, la bellissima Clowance.
Rispetto al fratello, la piccola di casa Poldark aveva ereditato il carattere impulsivo del padre che, sommato alla testardaggine tipica di sua madre, la rendeva una bambina decisamente vivace e capricciosa ma comunque molto generosa nel dare una mano a chiunque ne avesse avuto bisogno.
Era molto orgoglioso di lei e di come la sua nascita lo avesse riscattato da un errore che, nonostante avesse da sempre deciso di ignorare, avrebbe bruciato silenziosamente in eterno come una cicatrice sul suo cuore.
Aveva quasi raggiunto la meta quando non poté fare a meno di notare una lussuosa carrozza ferma in mezzo al viale principale, completamente avvolta nell'oscurità.
Tentato dall'idea di proseguire con l'intento di arrivare a casa prima che la tempesta di neve si aggravasse, Ross cacciò via quel pensiero decidendo di ascoltare la voce della ragione che premeva affinché aiutasse i viaggiatori all'interno di quella carrozza cristallizzata dal ghiaccio, pertanto si avvicinò con cautela al conduttore del mezzo.
"Serve aiuto?" Gridò senza ricevere alcuna risposta.
"Posso darvi una mano a fare ripartire la carrozza?" Ma nessuna voce riusciva ad intromettersi in quella violenta tempesta di vento.
Allora Ross scese da cavallo e verificò la situazione, sperando che non fosse successo quello che in realtà temeva. Scosse l'uomo seduto immobile sul posto di guida, ma subito si rese conto che per lui non c'era più niente da fare, quindi decise di controllare se all'interno qualcuno fosse sopravvissuto.
Pensò che la bufera doveva aver intrappolato la carrozza già da qualche giorno in quel punto isolato, impedendo a chiunque di prestare soccorso e condannando quel pover uomo ad una morte orribile.
Non indugiò oltre e, sperando di trovare qualcuno ancora vivo, aprì con molta difficoltà lo sportello congelato e trovò una donna e un bambino avvinghiati l'uno all'altra come se stessero dormendo. Ross entrò nell'abitacolo e provò a sentire i loro polsi, ma soltanto quello del bambino, seppur debole, trasmetteva battiti vitali.
Quasi immediatamente il piccolo si svegliò e chiese aiuto a quello sconosciuto che si era ritrovato davanti, senza mostrare alcun segno di paura.
"Puoi aiutarci ad uscire da qui?" Ross non ci pensò due volte e lo divincolò dalla presa della donna, poi per proteggerlo dal freddo decise di lasciargli addosso la pesante coperta che gli nascondeva quasi completamente il viso e che probabilmente la sua accompagnatrice aveva pensato potesse preservarlo dal gelo e salvarlo; scese dalla carrozza dirigendosi verso quei poveri cavalli infreddoliti che fortunatamente erano ancora vivi e li liberò dalle redini lasciandoli correre verso un riparo sicuro.
Recuperò il bambino e lo mise con sé sul suo cavallo, cercando di tenerlo sveglio con alcune domande, fino a quando non avrebbero raggiunto casa.
"Su, non devi più preoccuparti! Adesso ti porto al calduccio."
Il bambino annuì con grande stanchezza.
"Quanti anni hai?" Tentò di farlo parlare.
"Cinque anni."
"Ah, allora sei quanto la mia Clowence! Da dove vieni?"
Questa volta il bambino cercò di guardare indietro per trovare la sua carrozza.
"Dov'è Lily?"
"Chi è Lily?" Chiese incuriosito Ross.
Il piccolo indicò la carrozza alle loro spalle e allora Ross capì. Cercò di essere il più delicato possibile nel dirgli la verità.
"Purtroppo non c'è più, ma non devi preoccuparti, perché adesso lei sta molto meglio di quanto non stesse prima."
"Si…" disse con un tono non molto convinto il piccolo, non riuscendo più a trattenere le lacrime.
Ross lo strinse più forte e lo portò più vicino a sé, sperando che, una volta arrivato a casa, Demelza avrebbe saputo come rassicuralo.
Adesso era in grado di intravedere la luce proveniente dalle finestre della sua tanto amata dimora e quel piccolo bagliore riuscì a spingerlo a galoppare ancora più veloce per raggiungerla al più presto.
"Vedi? Quella è la mia casa, dove i miei figli e mia moglie ti daranno sicuramente un benvenuto migliore di quanto tu possa immaginarti."
"Voglio il mio papà!" Disse il piccolo piangendo.
"Cercheremo di trovarlo, ma per ora starai con noi. Guarda che non siamo male, sai? Come ti chiami?"
Scuotendo la testa rispose, "Non devo parlare con uno sconosciuto! Mio padre me lo dice sempre."
Ross sorrise a quelle parole, "Hai ragione. Allora me lo dirai quando ci conosceremo meglio. Va bene?"
Il bimbo lo scrutò con interesse, mantenendo però il suo cipiglio diffidente, nonostante avesse ancora le guance bagnate dalle lacrime.
Il suo arrivo a Nampara sarebbe stato una sorpresa per Demelza, in quanto era previsto tra non prima di tre settimane, perciò era ansioso di vedere la sua reazione e riabbracciarla dopo quel tragico momento in cui aveva scelto di stargli accanto nonostante lui stesse piangendo la morte della donna con cui l'aveva tradita.
Spesso, ripensando all'ultima volta che si erano visti, non poteva fare a meno di provare un grande senso di vergogna verso se stesso, in quanto non era riuscito a confessarle quanto la morte di Elizabeth lo avesse traumatizzato, non per il fatto di averla perduta per sempre ma per la possibilità che un giorno potesse perdere il vero amore della sua vita.
Era soprattutto la prospettiva di rimanere senza Demelza che gli aveva reso la morte della sua amica d'infanzia così difficile da superare.
Dalla sua bocca non sarebbero mai uscite parole di ringraziamento, questo Ross lo sapeva benissimo, ma avrebbe fatto in modo che lei lo capisse lo stesso e il suo ritorno anticipato a Nampara rientrava in questo progetto.
Il bambino aveva ceduto al sonno rannicchiato contro il petto di Ross, il quale a stento riusciva a trattenere l'emozione per essere finalmente arrivato.
Lasciò il suo fedele cavallo nella stalla, facendo attenzione a non svegliare quel piccolo essere che aveva tra le braccia, e si incamminò verso l'ingresso. Non fece in tempo a bussare alla porta che subito fu accolto da Jeremy e Clowance, disperati di riabbracciare il loro papà dopo mesi di lontananza.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Spinse il peso del corpo del bambino su un solo braccio, per poter fare
cenno ai suoi figli con l'altro di non parlare, altrimenti avrebbero
svegliato quello sconosciuto che aveva pensato bene di portare loro
come regalo dal viaggio.
Inizialmente Clowance, offesa dal comportamento insolitamente freddo di
Ross, pensò di disobbedire all'ordine per rimproverarlo come
meritava, ma decise di non farlo e rimase in silenzio, dando sfoggio
del suo lato da brava bambina.
Jeremy, invece, affascinato e incuriosito da quella novità,
non riuscì a trattenersi e sussurrò,
"Papà, ti abbiamo sentito arrivare. Perché non ce
lo hai detto prima che saresti tornato così presto? Chi
è lui?"
Ross rispose altrettanto a bassa voce "Volevo farvi una sorpresa!" Poi,
indicando con gli occhi il piccolo, aggiunse, "E' una lunga storia. Ti
dispiace se lo poggio sul tuo letto?"
Mentre saliva le scale per raggiungere la camera da letto di Jeremy si
scontrò con Demelza, la quale esplose in un grido di gioia
nel vedere suo marito così inaspettatamente davanti ai suoi
occhi.
"Sangue di Giuda, Ross!" Non fece in tempo ad aggiungere altro che
prontamente Clowance la zittì, "Shh! Mamma non vedi che
quello lì sta dormendo?" Ross avrebbe dato qualsiasi cosa per baciare sua moglie, impaziente di sentire le labbra premere contro
le sue, ma per il momento si limitò a stringerle la mano,
con tutta la forza che il suo desiderio rendeva necessaria.
Demelza tornò indietro e si precipitò ad aprire
la porta della stanza per rendere il passaggio
più agevole per Ross.
Non appena la testolina del piccolo toccò il cuscino
arrivò Garrick, anche lui curioso di conoscere il nuovo
arrivato, e iniziò ad annusarlo. Ross pregò che
per qualche strana ragione non si mettesse ad abbaiare proprio in quel
momento e fortunatamente non lo fece.
Il viso del bambino era ancora infagottato in quel pesante manto di
lana che in qualche modo lo aveva salvato, quindi decisero di aspettare
ancora un po’ prima di toglierlo dal caldo a cui si era
abituato.
"Lasciamolo riposare. Ha affrontato una cosa molto brutta" disse Ross
rivolto principalmente ai due bambini. Tutti insieme si diressero fuori
dalla stanza, socchiudendo silenziosamente la porta.
Scesero le scale e si riunirono nel salotto, finalmente liberi di
parlare. Ross si guardò intorno cercando tracce di Prudie e
quando non ne trovò neanche una, preferì non
chiedere.
"Ross che cosa è successo?" Chiese Demelza, tutta
affaccendata a preparare qualcosa di caldo da dare al piccolo
sconosciuto.
"Sono morti tutti e lui è l'unico sopravvissuto alla bufera
di neve. L'ho trovato miracolosamente vivo in una carrozza ormai
irrecuperabile".
Si tolse giacca e cappello e sprofondò nella poltrona
più vicina al camino.
"Santo cielo! Come è possibile?" Demelza si portò
una mano alla bocca, estremamente dispiaciuta per quello che aveva
appena sentito.
"Già. Spero che qualcuno si faccia vivo per cercarlo."
Clowance gattonò fino ai suoi stivali cercando di attirare
la sua attenzione ma, anche se si accorse di lei, Ross fece finta di
ignorarla per poter vedere la sua reazione. La piccola infatti non
tardò ad esplodere, "Perché non mi vuoi parlare?"
Ross, allora, la prese con un gesto rapido in braccio e le
baciò la fronte, "Come puoi pensare una cosa simile?"
Clowance si rassicurò e si strinse forte al suo
papà, "Lo sai che Prudie non è più
tornata da quando è andata a portare a zia Caroline una
lettera della mamma? Forse non tornerà mai più."
Jeremy rise dell'ingenuità della sorella.
"Non crederle. E' solo stata trattenuta per qualche giorno dalla neve"
aggiunse Demelza, mentre cercava di capire quale fosse l'umore di Ross
in quel momento.
"Ti ha detto come si chiama?" Gli chiese dolcemente.
Ross scosse il capo, "Non ha voluto dirmelo. E' piuttosto furbo il
ragazzo!"
"Ma non pensi che dovremmo saperlo subito?"
"Adesso non credo sia il caso di disturbarlo. Ci penseremo domani
mattina, non è vero Jeremy?"
Il figlio maggiore annuì ma presto si pose il problema di
dove avrebbe dormito se il suo letto era stato occupato da qualcun
altro.
"Scusate, ma avete pensato a dove farmi dormire?"
Ross sopirò pesantemente al pensiero che avrebbe dovuto
aspettare ancora un'altra notte prima di potersi rannicchiare nel suo
letto affianco a Demelza.
"Credo non ti dispiacerà dormire con la mamma, solo per
questa volta."
Demelza sorrise verso di lui, ricevendo in cambio un
occhiolino malizioso.
"Vai Jeremy, prima che papà ci ripensi!" Lo spinse
leggermente in avanti per avvicinarlo alle scale.
Intanto la piccola Clowance dormiva beatamente tra le braccia di Ross,
sperando di rimanere così per sempre. Era molto affezionata
al suo papà e, ogni volta che doveva separarsi da lui, non
risparmiava le lacrime, tentando invano di convincerlo a restare.
Ross pensò a quel bambino e a quanto anche a lui mancasse
suo padre, a come aveva dovuto sentirsi solo al momento del suo
risveglio in quella fredda carrozza e fu felice di aver cercato di
fargli sentire un po’ di calore paterno mentre lo aveva
tenuto stretto sul suo cavallo.
Demelza si sedette su un bracciolo della poltrona e iniziò
ad accarezzare i folti riccioli neri che ricoprivano la sua testa, in
una maniera così dolce ma al tempo stesso seducente che Ross
non riuscì a resistere, allungandosi per cercare le sue
labbra. Quel bacio fu un ritorno a casa ancora più intenso
di quanto si immaginava.
Facendo attenzione a non svegliare Clowance, Ross e Demelza si divisero
lentamente conservando il sapore l'uno dell'altra, mentre i loro occhi
comunicavano perfettamente senza bisogno di spiegarsi con le parole.
"Vado a metterla a letto" disse Ross.
Demelza annuì e a Ross parve di non averla mai vista
così serena.
"Io controllo il piccolo che sta su e, se ha fame, gli darò
un po’ di latte caldo."
Arrivata in camera di Jeremy, aprì la porta e
trovò il bambino in preda ai deliri della febbre. Si
rimproverò per non averci pensato prima e aver aspettato
così tanto a salire per controllare in che condizioni
stesse, ma presto si liberò da qualsiasi tipo di pensiero e
si adoperò a prendere una bacinella di acqua fredda in cui
intingere delle pezze da mettergli sulla fronte.
Ross si affacciò alla porta per capire quello che stava
succedendo e, quando la situazione si fece chiara, iniziò
anche lui a preoccuparsi.
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