Pokemon Master

di Ace Sanchez
(/viewuser.php?uid=174)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 - Ritorno ***
Capitolo 2: *** Parte 2 - Insieme ***
Capitolo 3: *** Parte 3 - Ricordi ***
Capitolo 4: *** Parte 4 - Ribellioni ***
Capitolo 5: *** Parte 5 - Rivincita ***
Capitolo 6: *** Parte 6 - Reazioni ***
Capitolo 7: *** Parte 7 - Rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Parte 8 - Ripercussioni ***
Capitolo 9: *** Parte 9 - Destino ***
Capitolo 10: *** Parte 10 - Risentimenti ***
Capitolo 11: *** Parte 11 - Regressioni ***
Capitolo 12: *** Parte 12 - Requiems ***
Capitolo 13: *** Parte 13 - Risoluzioni - 1 ***
Capitolo 14: *** Parte 13 - Risoluzioni - 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 - Ritorno ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio. Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

PARTE 1: RITORNO

Un freddo ghiacciato scivolava attraverso la notte nera; freddo, a parte quel vento caldo e innaturale che soffiava da sud col suo forte odore di fumo acre. Attraverso l'oscuro cielo senza stelle, leggermente coperto da nubi, un chiaro di luna intermittente splendeva sulla foresta verde e folta, rivelando a poco a poco una serpeggiante pista di distruzione. I resti degli alberi, ormai bruciati, giacevano in disordine sul percorso devastato - alcuni ancora tizzoni ardenti di piccole fiamme tremolanti - assieme ai rami caduti e agli altri frammenti, intervallati dalle impronte di giganteschi animali.
Una figura scura avvolta in un mantello nero e lungo attraversò quasi silenziosamente quella che una volta era una foresta, con le pieghe ribelli di quel manto che si agitavano dandogli l'aspetto di un'ombra galleggiante. L'unico suono era l'asciutta vegetazione che schiacciava sotto stivali neri e spessi mentre avanzava lungo la pista. Occhi dorati ingoiarono quello scenario, osservando il paesaggio devastato. Si aggiustò il piccolo zaino sulla spalla con una mano, per sostenere la marcia che improvvisamente si stava trasformando in una corsa. Ormai era tornato a casa...

Fiamme scoppiettarono e fuochi bruciarono. Il piccolo villaggio era un'unica pira ardente. Dappertutto grida e panico, nel caos delle persone che scappavano, cercando scampo dalle orde nemiche. Apparendo improvvisamente da sud, bruciando tutto e mostrando assoluta mancanza di misericordia per le loro vittime, pokemon enormi e ostili assistevano i loro istruttori nella violenta e crudele incursione. Il villaggio era completamente impreparato. Gli istruttori della città e i loro pokemon furono intercettati e uccisi non appena si affacciarono dalle loro case.
Il gigantesco, vermiglio Charizard alto quasi come due persone, prese un altro respiro e sputò una lunga lingua di fuoco verso i resti avvizziti della scuola, ormai ridotta a un cumulo di macerie. Laggiù invece un tauros seminava devastazione attraverso le case con le sue corna acuminate come pugnali, sotto i comandi del suo istruttore, calpestando senza cura tutto ciò che gli si parava davanti. Altri edifici come il comune della città resistevano ancora, spargendo il sangue degli schyter e dei pinsir. Lentamente, gli assalitori avanzavano verso i magazzini, nel centro della città, dove era custodito un tesoro in grano e cibo. Dietro a una casa in fiamme, una giovane ragazza dai capelli scuri gridò mentre un uomo con capelli rossi e chiodati la scagliava contro il muro rovente. Vicino, il suo kangaskhan guardava affascinato. L'uomo schiaffeggiò la ragazza con violenza.
"Smettila di urlare, cagna e prendi questo come una vera donna!" cominciò a lavorare alla patta e ad allentare i suoi pantaloni. Fu improvviso, e se ne accorse solo quando la nuda terra incontrò la sua schiena al punto che dovette sputar fuori l'aria dei suoi polmoni. Quando riaprì i suoi occhi vide una figura alta, scura, coperta con un mantello nelle ombre della notte, china su lui. La ragazza si voltò indietro, spaventata, e sedette tremante contro un piccolo albero. Rimise gli occhi sulla figura ombrosa e per un attimo sentì un freddo pugnale rigirare nel suo cuore. C'era qualche cosa familiare in questa persona... Poi ringhiò di rabbia. E commise il suo errore di valutazione. Questo era solo un povero pazzo che voleva fare l'eroe.
"Kangaskhan, prendilo!" rise. "Masticagli le ossa, fagli sentire il dolore in ogni sua sfumatura." Già sibilando in rabbia a causa dell'attacco al suo padrone, il grande pokemon canguro non ebbe bisogno di farselo ripetere. Lanciò un ringhio inumano e sguainati i suoi artigli acuminati cominciò a caricare. Ma un rapido calcio fermò l'attacco del pokemon, mentre uno dei suo arti veniva afferrato e usato contro di lui, penetrando nel suo ventre come un coltello da macellaio. Il kangaskhan guardò il suo avversario, la confusione ormai padrona della sua mente animale, il suo torace una fonte di sangue scuro.
"Kangaskhan?" l'uomo disse con terrore. Nessuno uomo potrebbe essere forte abbastanza per fare ciò che la figura coperta dal mantello aveva appena fatto. Continuò a chiedersi chi fosse, finchè un pugno non si scavò la via attraverso la sua faccia, e tutto divenne nero.

Sbuffando una grande nube di fumo scuro, l'enorme Charizard guardò i magazzini affamato, mentre quasi tutti i razziatori concentravano i loro sforzi sui pochi sopravvissuti, che ancora combattevano, ormai solo animati dal desiderio di portarsi all'inferno qualche nemico. Sbuffò in un tono nasale e grezzo al suo padrone.
"No," la donna calva e alta rispose con uno sdegnoso riso soffocato. "Gli approvvigionamenti che noi stiamo razziando verrebbero distrutti." guardò uno degli altri razziatori. "Tu! Usa il tuo tauros per rompere i muri. Poi noi potremo divertirci con i sopravvissuti." le risate risalirono dalla sua gola mentre il suo subordinato dirigeva il suo pokemon toro alla carica. Un improvviso, suono marcio fece voltare i predoni. Davanti a loro, un schyter era atterrato con una delle sue lame bagnate del suo stesso sangue. I suoi arti, spade al posto di braccia, erano state in qualche modo usate per impalarlo. La sua testa di serpente pendeva dal collo, ormai retta solo da un tendine sanguinolento.
"Il mio scyther!" uno dei razziatori gemè. "Chiunque ha fatto questo, lo ucciderò!" Dalla parte posteriore di un edificio in fiamme, uscì una figura alta, avvolta in un mantello lungo e nero. Il mantello si stava agitando sinuosamente, leggermente, nel vento caldo, rivelando il corpo magro ma muscoloso di un uomo, un cadavere avvolto in un sudario dell'oscurità. La sua faccia era celata nelle ombre del cappuccio, lasciando intravedere solo occhi brillanti di bronzo. Sembrava che la faccia fosse solo quella: buio, e due punti di ardente luce metallica. Che si restrinsero minacciosamente.
"Bastardo arrogante! Credi di essere un Maestro di Pokemon, solo perchè hai quel tuo putrido mantello?" lo sbeffeggò lei . "Circondatelo!" Charizard, tauros, pinsir e i loro istruttori avvolsero l'estraneo. I pochi superstiti del massacro che ancora difendevano i magazzini li osservarono dalle finestre, spaventati e sperando in un miracolo.
"Le tue ultime parole?" fu la domanda della donna. "Prima di essere arrostito?" Il suo charizard sbuffò eccitato, lasciando che anelli di fumo nero dissipassero la luce della luna.
Lo straniero allentò lo zaino. Una piccola creatura, un'ombra nera quasi quanto il suo padrone, ne venne fuori.
"Pikachu... scelgo te." La voce era soffice ma profonda; l'ordine potè appena essere sentito dai suoi avversari. C'era qualcosa di pericoloso in lui, che insinuò la paura nei cuori dei predoni. Poi loro guardarono in giù al pokemon dell'estraneo coperto con un mantello. La creatura si rivolse al suo maestro, alta al massimo un piede. Sembrava un pikachu, il piccolo, grazioso topo elettrico con orecchie a punta e una lunga coda a forma di lampo. Ma non era del solito colore giallo brillante, perchè tutto il suo corpo era una macchia nera, su cui dominavano due occhi ardenti, blu, brillanti quasi quanto i fuochi che stavano divorando la cittadina. A parte quei due punti luminosi, sarebbe stato completamente invisibile nella notte. Lei rise.
"Quello è un pikachu soprannaturale, estraneo, ma Charizard farà arrosto quel tuo coso in un attimo! Charizard, lanciafiamme!" L'enorme dragone alato preparò il suo attacco. Un vento potente sorse, l'aria arruffava il mantello e muoveva avanti e indietro le orebbhie del pikachu nero. Poi il Charizard si piegò in avanti e esplose una lingua di fiamme rossa e brillante verso il pokemon e il suo padrone. Ma improvvisamente il suono di elettricità rimbombò nell'aria serale e il fuoco fu respinto da un scudo di energia elettrica e nera. Mandò scintille e sibilò mentre deviava la fiamma.
"Pikachu. Tuonovortice." Un cenno col capo. Improvvisamente, il crepitio elettrico tornò a farsi sentire e un bagliore misterioso e scuro circondò il pokemon. I razziatori indietreggiarono, spaventati. Loro mai avevano visto un simile attacco. Un vento acuto cominciò a sibilare e ruotare intorno al pikachu e al suo maestro. Polvere, foglie e frammenti della distruzione circostante cominciarono a mescolarsi e sorgere. Pietre e assi si alzarono nell'aria della notte. Il charizard cominciò a scivolare in avanti nonostante il suo peso enorme. Grugnì confuso, poi la paura lo fece scivolare più velocemente. Agitò le sue ali poderose per decollare, ma quello era solamente un errore, perchè fu tirato dal ben più potente vento che turbinava intorno. I razziatori cominciarono a tremare, così come tutto quello che non fosse saldamente ancorato al terreno. I tauros strillarono mentre i loro zoccoli cercavano un appiglio. Ma il vento stava divenendo troppo forte.
"Che diavolo di un attacco è questo?" l'istruttore del charizard gridò nella confusione come il suo pokemon tentò di attaccarsi a lei per rimanere a terra. Era inutile. La velocità del tornado creato dal pikachu li risucchiò entrambi e presto la città era avvolta da una macchia rotante di pokemon e uomini. Poi pikachu gridò.
"PIKA!" e un anello di elettricità distruttrice eplose dal centro del vortice - dal pikachu stesso. I predoni e i loro pokemon videro un lampo di luce scura, e poi più nulla.

Solo la figura coperta con un mantello e il pikachu rimasero in piedi, in silenzio. Intorno a loro, i razziatori e i loro pokemon giacevano svenuti, se non morti, fumanti come le case che avevano bruciato. Il Charizard era definitivamente morto, il suo corpo spezzato in due pezzi distinti, in parte sfilacciati e maciullati. Un nuovo fetore aleggiò nell'aria, quello di carne bruciata. "Bel lavoro, Pikachu." Il nero piccolo topo elettrico guardò il suo allentatore con affetto.
"Pii." E saltò dentro lo zaino, la sua piccola testa che spuntava fuori la cima. Gli abitanti cominciarono a avvicinarsi dal loro nascondigli. Il più vecchio, che era più probabilmente il loro leader o sindaco, parlò. "Q-quello era davvero impressionante." guardò al pikachu con vistosa preoccupazione e rabbrividì. "Come può un pokemon essere così piccolo e così potente?" Lui scosse la sua testa, e il vecchio guardò di nuovo lo sconosciuto. "M-ma, chi è lei?". L'estraneo alzò la sua mano verso il cappuccio che gli copriva testa e lo tolse lentamente, appoggiandolo dietro alle sue spalle. Era bello, la faccia di un giovane che sembrava essere nel suo primo ventennio, sebbene i suoi occhi oro-marroni sembrassero più vecchi del resto del corpo. Il vento serale soffiò di nuovo, soffiando il fumo del villaggio distrutto sullo sfondo. Arruffò i lunghi capelli neri dell'estraneo, che nascosero metà della sua faccia. Lui soffiò via un ricciolo di capelli fuori dagli occhi, e rispose alla domanda. "Sono Ash. Sono tornato."

Una luce calda e portatrice di speranza si affacciò sulla sulla città e la bagnò con i suoi salubri raggi. Nonostante questo, l'aria era ancora un gelido sibilo fra le macerie. Gli invasori aveva causato danno così estesi che sarebbe passato molto tempo prima che tutto fosse potuto tornare come prima. Il suono di martelli che si scagliavano sulle incudini tuonò con forza nel cielo mattutino e il fruscio del bosco fluì attraverso le case distrutte. Ash sbuffò, scaldandosi una delle sue mani sul fuoco, e centellinò il suo tè dividendolo con gli altri. Poi lui si appoggò al tronco bruciato di un albero alto e cacciò i capelli fuori dei suoi occhi. Avrebbero mai trovato la pace in questo mondo, i bambini?? Lui continuò a osservare le folle di ragazzi, infanti e adolescenti che si aggiravano in una città fatta di macerie fumanti. Alcuni gli vennero presso.
"Quel mantello vuol dire che sei un vero Maestro di Pokemon?"
"Perchè non hai altre sfere-pokè?"
"Sciocco, lui ha solamente un pokemon."
"Come mai hai solamente un pokemon?"
"Mai ho sentito di un Maestro con solamente un pokemon."
"Signore, perchè il tuo pikachu ha un colore così strano?" Queste furono le domande che gli fecero. Lui non poteva credere di essere stato, un tempo, ancora più fastidioso di quei bambini. Aveva dovuto essere un vero tormento. Pikachu, da parte sua, masticò rumorosamente la sua mela, guardando il fuoco con insistenza. "Pika-pii..." Poi una voce nuova parlò. "Ho sentito parlare una volta, di un pokemon nero, anzi, 'ombra'." Era una donna dallo sguardo scettico, che li aveva osservati da lontano da un po di tempo tempo, ma che solamente ora era venuta più vicino. Era una bella, bionda donna che probabilmente aveva fatto girare la testa a molti uomini. Ash la ignorò e guardò in giù per contemplare le bolle nel suo tè. "Si dice che fosse imbattibile, e che era una volta il campione della Lega Pokemon." I bambini che sentono questo, diventarono muti. Cominciarono a guardarlo con timore. Alcuni indietreggiarono tremando. "Poi un giorno scomparve..." Ash mise a terra il suo boccale, raccolse il suo mantello lungo e rimase in piedi. Era tempo di andare via, per lui. Guardò in alto per trovare che tutti i bambini erano fuggiti spaventati. Uno degli adolescenti era ancora là, comunque.
"Signore, non ho pensato nemmeno per un istante che tu fossi uno di quei cattivi della Lega," disse con forza. Era la ragazzina che aveva salvavo la notte scorsa. "Nessuno di loro potrebbe essere eroico e bello come te..." La donna bionda rispose con uno sbuffo. "Lei non sa con chi sta parlando..." Ash cominciò ad arrotolare impassibilmente il suo sacco a pelo. "Sei una ragazza a posto. Ma non mi conosci." strinse il suo pugno guantato e lo fissò, i suoi pensieri ormai lontani mille miglia "Non sai niente di me."

Apparentemente permanentemente nascosto da uno strato denso di nubi grige, il sole del pomeriggio si mosse lentamente attraverso la sua traiettoria discendente lungo il cielo. Anche il vento stava cominciando a farsi intenso, arruffando il mantello e il cappuccio di Ash, ma le rovine abbandonate della città erano zitte. Quasi troppo. Neanche i grilli stavano spicciolando le loro canzoni, sebbene là il fogliame fosse cresciuto eccessivamente sulle rovine spellate. Allentato, il mantello nero di Ash copriva le sue spalle. Presto avrebbe dovuto combattere. Qualcuno lo stava seguendo.
"Chu..." Pikachu disse malinconicamente dalla spalla sinistra di Ash mentre come lui si guardava intorno, fra i resti di quella che una volta era Viridian. I ricordi lo afflissero. Era la prima città che aveva raggiunto, quando ancora per lui essere allenatore era un sogno. Se non fosse stato per l'infermiera Joy, Pikachu non sarebbe stato al suo fianco, e probabilmente nemmeno lui. Quasi di sicuro, se le cose fossero andate diversamente, sarebbe morto. Ash comprese la tristezza di pikachu. Rimasero lì a pensare, guardandosi l'un l'altro.

Ash osservò il muro della diroccato di uno dei vecchi edifici. Parte del Centro Medico che aveva salvato la vita di pikachu, probabilmente. Ora quella città non era altro che un un tumulo abbandonato. Anche l'aria diceva morte. Era stata una delle prime città ad essere distrutte durante le Guerre Oscure. Una nube di polveri raccolte dal vento lo colpì, e lui tenne la sua mano sul suo naso e sulla bocca. Poteva sentire ancora il prurito sul suo collo. Chiunque fosse, li stava ancora seguendo. Teneva una distanza di sicurezza e non sembrava avvicinarsi... non ancora. Le orecchie di Pikachu si drizzarono.
"Pika?" Ash guardò il piccolo pokemon che cavalcava la sua spalla.
"Sì, c'è qualcuno che ci segue, Pikachu. Ma non sembra voglia farsi avanti..."
"PIKA!" Il muro di pietra accanto al quale stavano camminando esplose di colpo, trasformandosi in una grandine di pietre acute. Frammenti e schegge caddero su di loro, una salva di lance acuminate, pioggia dolorosa che seguiva il fragore di quel tuono.
"Cosa...?" Ash grugnì, mentre lanciava pikachu verso la salvezza, giusto un attimo prima di venire colpito dall'onda d'urto e rotolare lateralmente lungo il selciato della vecchia strada. Dopo essersi allontanato a sufficienza dal pericolo, dondolò sui suoi piedi, saltò e aspettò sulla cima del muro opposto. Si tolse il cappuccio del suo mantello e asciugò il sudore della fronte con la mano. Sentì fluire il sangue. "Pikachu! A me!" Il suo compagno saltò per raggiungere di nuovo la sua spalla sinistra. Poi si voltò verso la scena dell'attacco con occhi socchiusi. Polvere dappertutto. Era difficile perfino vedere il muro sul quale si trovavano. Alzò la sua mano per dare sollievo al suo volto e cercò rapidamente coi suoi occhi. Non gli era capitato spesso di non sentire il pericolo. Solo *loro* potevano avvicinarsi in quel modo.
Finalmente il polvere si adagiò al suolo. C'era una varco di circa una dozzina di piedi, che squarciava il muro davanti a loro in due. Poi, cigolando, lembi spessi e grigi cominciarono a spuntare dalle pietre, fra le macerie. Grandi artigli, simili a pugnali spuntarono dai resti del muro, e una testa di serpente sorse da ciò che doveva essere il corpo. Gli occhi si aprirono per fissare la preda. Erano di un adirato rosso sanguinolento.
"Il traditore," la testa sibilò.
"Golemdor," Ash disse, preparandosi a quello che stava per accadere. "Sei tu che hai interferito con l'incursione al villaggio di Pallet, ieri." continuò il pokemon "Tu ci hai deluso per l'ultima volta, Ashura. Oggi la tua storia finisce. E' giunto il tempo che paghi per la tua slealtà."
"Io non credo proprio." Ash sorrise. Gli occhi di serpente si voltarono rapidamente, fissandosi sul pikachu sulla spalla di Ash. "Vedo che tu viaggi ancora con il tuo amichetto." focalizzò completamente la sua attenzione sul roditore. "Avresti potuto avere il potere, come tutti noi altri. Perchè viaggi ancora con l'assassino?". "Pika-pikachu!" Pikachu rispose adirato. Ash socchiuse i suoi occhi al sentire il nome con cui il Golem lo aveva chiamato.
"Sei un disonore per tutto il nostro genere!" ruggì in replica alla risposta che Pikachu aveva dato. "Terremoto!" un enorme pugno di pietra si scagliò contro il terreno. La terra fu scossa e una grande fessura corse rapidamente verso il muro da cui Ash osservava la scena. Si lanciò in aria, e lanciò Pikachu di lato solo un attimo prima che il terremoto potesse avere la possibilità di raggiungerlo e di travolgerlo - come accadde al muro di pietra, che si sbriciolò sotto i suoi piedi. Come lui atterrò leggermente sul terreno di ginocchio, con una mano afferrò saldamente il suo mantello. Il massiccio Golem continuò a controllare il suo attacco Terremoto, questa volta usando ambo i suoi pugni. Ash riuscì faticosamente ad evitare le fessure di distruzione che lo inseguivano con una capriola all'indietro, appoggiandosi agevolmente su di una mano, scansando gli attacchi, sgusciando tra le rovine, mentre attraverso il suo corpo poteva sentire i sussulti della terra.
Lanciò un urlo lancinante mentre una grossa scheggia di pietra a forma di pugnale penetrava nelle sue carni, conficcandosi nella gamba. Ash scivolò in preda al dolore, finendo disteso a faccia in giù, stringendo nelle sue mani la ghiaia.
"Chu!" Pikachu gridò, cercando di distrarre il Golem enorme. Un lampo nero cominciò a scintillare dalle sue guance. "Pi di Pika!" Il Golem grugnì e fermò il suo attacco del Terremoto.
"Sei mio!" urlò mentre cominciava a caricare il piccolo pokemon. Ash guardò con apprensione.
"Attento, Pikachu!"
"PIKA!" rispose il roditore, il corpo che scoppiettava violentemente mentre scagliava un fulmine di nera energia verso il Golem. Nonostante la potenza incerdibile dell'attacco elettrico e oscuro, la creatura di roccia lo dissipò innocuamente. L'enorme essere di pietra continuò la sua folle corsa furibonda.
"No!" Ash chiamò disperatamente pikachu. Grugnendo di dolore, estrasse il pezzo di pietra dalla sua gamba, poi scattò, spingendo il suo amico fuori dalla portata dell'avversario. Il Golem gridò frustrato per la perdita del suo obiettivo primario, dopo essersi fermato con fatica. Poi guardò a Ash che giaceva vicino, sul terreno, con un barlume malevolo nei suoi occhi sangue-rossi. Lo afferrò con uno dei suoi enormi pugni e comiciò a spremere la vita fuori dal suo corpo: violenti colpi cominciarono ad esplodere sullo stomaco dell'allenatore.
"E' la tua ora," il Golem ridacchiò. Aprì leggermente il palmo per vedere il volto della sua vittima e poi, sbuffando in una risata grezza, gli diede due pugni sul torace col braccio libero prima di lanciarlo via come un giocattolo rotto. Ash rimbalzò sul terreno incontrollabilmente con una tonfo sordo, scivolando dolorosamente con la schiena sul terreno accidentato. Il suo mantello si lacerò in più parti mentre il suolo roccioso e frastagliato gli graffiafa il corpo, finchè alla fine terminò la sua sanguinosa corsa schiantandosi contro un masso, tutto il corpo che gridava di dolore. Lo stomaco di Ash vomitò sangue e saliva mentre lui cercava di rialzarsi. Ma non ci riuscì, e rotolò a terra. Lentamente, riuscì a mettersi a carponi, cercando di ignorare le proteste del suo corpo.
"Mi hai fatto proprio arrabbiare, Golemdor. Ora ti farò vedere come mai mi chiamano assassino." La sua voce era bassa e calma. La sua voce era morte. Il Golem lo guardò confuso. Si era aspettato che la creatura umana fosse ormai senza vita. Morto. D'accordo, questo era stato una volta un Maestro di Pokemon, il migliore nella lega, ma al cuore delle cose, lui ancora era una creatura umana, piccola. Aveva dato abbastanza colpi nel suo torace da fracassare calcestruzzo, le sue ossa avrebbero dovuto sgretolarsi.
"Come puoi essere ancora in vita?"
"Domanda pertinente!" ghignò Ash, prima di scagliarsi verso di lui così velocemente da sembrare un'ombra. Il Golem tentò di scansarsi, ma era molto lento, e non potè evitare il massiccio doppio calcio diretto alle sue gambe, poi un altro e un altro. Polvere si levava a ogni colpo, e il Golem fu schiacciato con la testa all'indietro. Ma sembrò imperturbato. "Sciocco! Non puoi neppure pensare di danneggiarmi" urlò in risposta all'attacco che sembrava non averlo nemmeno graffiato. Dopo tutto, durante le Guerre Oscure, questo Golem aveva guadagnato una certa reputazione, era diventato Pokemon Supremo. Ash fece una pausa nel suo attacco rapido, appoggiandosi al calcagno, prima di sferrare un singolo colpo, dando una strana curvatura al suo pugno e centrando il bersaglio con le nocche, trapassando entrambe le gambe del suo avversario. Poi saltò indietro, alto nell'aria, quindi con una torsione girò su se stesso, e atterrò leggero su ciò che rimaneva del muro. Il suo atterraggio fu talmente soffice che sembrò che gli stivali si fossero appoggiati sull'aria, e non sulla pietra.
"Eri già morto fin dal primo colpo." affermò calmamente, avvolgendosi nel suo mantello. Troppa calma nel comportamento di quel piccolo uomo. Il Golem improvvisamente capì.
"Che cosa diavolo - NOOO!" Le sue gambe cedettero improvvisamente, sbriciolandosi in polvere più fina di quella di una clessidra. Il torso del pokemon, alla perdita del suo appoggio, cadde al suolo e Golem si ritrovò a pancia all'aria "Impossibile! Questo non è possibile! Sono indistruttibile!" Tentò di rimettersi in posizione con le sue braccia, ma perse nuovamente l'equilibrio e rimase a terra. Ash allungò il suo braccio destro e Pikachu ci si appoggiò.
"Golemdor, nulla su questo mondo è indistruttibile. Specialmente non tu" lanciò Pikachu in alto, nell'aria. "Finiscilo! Lampo distruttore!" A mezz'aria, pikachu girò su se stesso e comiciò ad emettere scariche di nera elettricità. "Sciocchi! Sono immune agli attacchi elettrici!."
"Davvero?" disse Ash, riparandosi dietro il mantello.
"PIKA!" L'aria intorno a pikachu ruggì improvvisamente con un tuono e fra le scintille un lampo nero discese verso il Golem. "Che cosa...?" gridò mentre il piccolo roditore lo centrava nello stomaco e lo trapassava come come una pallottola attraverso la carne. Pikachu perforò il suo corpo pietroso, e il Golem cominciò a vibrare in modo incontrollabile,sgretolandosi. "Che... diavolo... di... di... attacco..." Non potè finire la sua domanda. Il corpo di Golem divenne nero e cominciò a collassare, crollando su se stesso in una folle implosione. Poi il rimbombo delle folgori e i bagliori dell'esplosione del lampo nero, e il Golem fu dissolto in una nube di polvere e ciottoli.
Quando il tuono cessò, tutto che era rimasto nel centro del cratere era il piccolo pikachu nero. Ai suoi lati, un anello di roccia e polvere bruciata, raccolta in piccoli cumuli sabbiosi. Restava solo la testa da rettile della creatura, a una dozzina di metri di distanza. Ma presto anche quella fu solo un altro mucchietto di sabbia umida.
"Pikachu... Ritorna." Il topo elettrico saltò sulla spalla di Ash e si rifugiò nel suo zaino.
Il suono di un applauso. Ash si voltò rapidamente e dalla sua posizione, in piedi sul muro, evide una persona avvolta nel blu, che lo applaudiva. Lui, o lei, stava seduto su uno dei muri traballanti di un edificio distrutto, appoggiandosi pigramente su di esso, con le braccia incrociate.
"Solamente un vero Maestro di Pokemon potrebbe sconfiggere uno degli otto Pokemon Supremi" Lui in qualche modo *conosceva* quella voce.
"E tu chi saresti?" La figura avvolta nel mantello nlu si alzò in piedi, occhi color acqua lo fissarono con intensità dall'ombra del cappuccio.
"Sono Mistaria. E ho una proposta da farti."

Fine della prima Parte

--------------------------------------------------------------------------------

POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Tuonovortice
Tipo: Elettricità/Volo Un potente uragano si forma intorno al Pikachu. Quando gli avversari sono risucchiati dal tornado, un anello di energia elettrica e distruttiva esplode al suo interno.

Attacco: Lampo Distruttore
Tipo: Elettricità/Normale

Pikachu gira su se stesso, viene avvolto da un'aura di energia elettrica che usa come proiettile per trapassare il corpo della vittima. Questo vibra poi e esplode, lasciando solo Pikachu sul posto. Efficace contro i pokemon roccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte 2 - Insieme ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

PARTE 2: INSIEME

La figura nel mantello lungo, più bianco di neve più pura, aveva studiato il terreno intensamente. Arrivando in giù con un dito, toccò della polvere color ruggine sulla superficie pietrosa. Leccandosene la punta, sorrise.
"Sei tornato. E così bene anche..." Un profondo, grugnito da dietro fu l'unica risposta.

Cullando dolcemente su e giù, la canoa andò alla deriva lentamente per il corso del largo fiume. Il gorgoglio dell'acqua sembrava innaturalmente forte. Al contrario, la foresta intorno era tranquilla e silenziosa. Ash si appoggiò contro il retro della barca e prese a studiare la donna con un mantello blu che sedeva di fronte a lui. Lei non si accorse della sua attenzione mentre controllava con abilità la rotta, aiutandosi con un remo. L'aveva riconosciuta immediatamente anche prima che lei avesse detto il suo nome. Mistaria... Misty. Che stava facendo, dopo tutto qui questo tempo? Cosa voleva da lui? Schiacciò in giù nel buio i sentimenti dimenticati che minacciavano di fluire nella sua mente e prese un lungo respiro. Dopo avere aggiustato il mantello nero che gli oscurava il sole, guardò in giù a Pikachu, che sembrava affascinato dalla cavalcata della canoa. Rallegrato dalla felicità del suo piccolo compagno, Ash si rimise giù, e controllò la benda intorno alla sua gamba. La ferita causata dal frammento della pietra era stata profonda ma come sempre sarebbe guarita in fretta.
"Sarà presto sera. Ci accampiamo alla prossima ansa del fiume." Ash strinse più la sua benda.
"E mi dirai quello che vuoi da me o magari anche perchè sei qui... Misty." La donna con un mantello non si girò e continuò a governare la barca.
"Misty," lei disse leggermente, come se a lei. "Un nome che non sentivo dalle tue labbra da così tanto tempo." Finalmente si voltò, e si tolse il cappuccio, rivelando gloriosamente capelli rossi e lunghi. Si agitavano liberamente sopra le sue spalle nel vento. "Vedo che non mi hai dimenticato... Ash." Lei era maturata. Specialmente la sua bellezza, che si affacciava promettente quando si erano conosciuti, ma che ora era sbocciata. C'era comunque qualcosa di strano, un genere diverso di familiarità con quella bellezza che il pareva innaturale. Lui guardò lontano da lei per finalmente guardare fisso allo scenario commovente della foresta. Pikachu la osservò e ringhiò.
"Nemmeno tu mi hai perdonato," finì lei.
"Cosa dovrei perdonare?" lui disse piattamente. La conversazione si chiuse lì.
Lei cominciò a dire qualcos'altro quando la barca rollò pericolosamente alla sinistra quasi come se avesse sbattuto su qualcosa. Ash si tenne con le mani, mentre la sua altra mano afferrava Pikachu per non farlo finire nel fiume. Una grande onda guizzò nella barca, bagnando tutti dell'acqua del fiume fredda. Pikachu protestò vivacemente e fece scorrere per qualche istante la sua energia, asciugando la sua pelliccia nera. Ash si appoggiò alle ginocchia, gettando indietro il suo cappuccio per asciugare il la sua faccia e cacciare i capelli fuori dai suoi occhi. Si fermò quando il suo sguardo individuò la serpeggiate coda blu e spinosa nell'acqua intorno a loro. Si girò verso la prua e si tenne pronto. Un secondo più tardi, proprio come pensava, l'acqua schizzò in alto per una ventina di piedi, e la testa di un gyarados apparve al centro dello spruzzo, il suo sguardo adirato, gialle fenditure sul muso. Sbuffò una nube di vapore caldo ed emise un raggelante urlo minaccioso. Cominciò a abbassare la testa, pronto a sferrare un attacco.
"Pikachu..." Ash cominciò.
"Pi-ka!" Il pokemon cominciò a caricarsi. Le nere guance emisero scintille scure.
"Fermo!" li ammonì Misty, e Ash segnalò a Pikachu di fermarsi. Il gyarados ringhiò, la sua bocca aperta,una selva adirata di denti. Gli occhi di Misty cominciarono a ardere di un blu sorprendente, una luce quasi sacra uscì dalle sue pupille. Il suono dell'acqua divenne solo un debole sottofondo, fino ad ammutolirsi. Il Gyarados si congelò, immbile. Gli occhi di lei cominciarono a ardere ancora più intensamente. Poi ondeggiò la sua mano con un cenno rapido. In sintonia col movimento del suo braccio, il pokemon si rituffò nel fiume. La luce negli occhi di Misty esitò, e il tempo sembrò fluire come normale. Il suono del fiume riprese.
"Maestro d'Acqua," sussurrò Ash. "Quello che hai sempre voluto essere." Misty sorrise e si rimise il cappuccio blu del suo mantello sulla testa.
"Conoscevi il mio sogno," disse, riprendendo a guidare la barca. "E ancora mi devi una bicicletta, sai..."
"Oh... sì."

La luce della luna era fioca nell'oscurità del cielo serale. Il fuoco scoppiettava vivace di fronte ad Ash, e lui guardò fisso l'arancio e il giallo delle fiamme che mangiavano il legno. Poi guardò in giù e tolse la benda dalla sua gamba. La ferita era guarita completamente, osservò soddisfatto. Ma, stranamente, aveva lasciato una piccola cicatrice. Qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Esitò un po', quindi gettò la benda nel fuoco. Forse era solo un po' teso.
Un russare molle venniva da Pikachu che gli dormiva accanto, dentro lo zaino di Ash. Lo guardò e un sorriso apparve sulle sue labbra. Pikachu meritava certamente il suo riposo.
Sul lato opposto del fuoco del campo, Misty si tolse il mantello e sedette. Ash la guardò con occhi socchiusi prendere delle coperte da viaggio, seguite da un piccolo blocco sui cui cominciò scrivere.
"Allora, di quale proposta stavi parlando? Perchè sei qui?" Misty smise di scrivere e lo guardò. Spinse una lunga ciocca di capelli dai suoi occhi con un'inclinazione della sua bocca.
"Sono qui per una ricognizione."
"Una spia," lui disse sprezzantemente. "Presumo per la Ribellione?"
"Esatto."
"È una battaglia persa. Non avete speranza." I suoi occhi balenarono, quasi cominciando a ardere.
"Non hai certo aiutato a cambiare le cose." Alzò le spalle, impassibile.
"E' stato tanto tempo fa."
"Perchè ti sei schierato con la Lega?" Lui ignorò la domanda.
"Te lo chido di nuovo, che è questa proposta?" Misty rimase zitta, giocherellando con i suoi capelli. Guardò il fuoco.
"Avrai notato il che in questa area e all'est la Lega si sta dando da fare."
"Sì, ci sono stati più... disturbi... qui che lungo il resto del mio viaggio."
"Bene, dai rapporti che abbiamo ricevuto,pare che stia per succedere fra le rovine di Cerulean e io abbiamo il compito di scoprire cosa. Anche i pochi Maestri che dalla nostra hanno dei compiti. Questo è il mio."
"E io che c'entro?" Lei guardò a lui con occhi imploranti.
"Ash, sei l'unico che sappia come lavora la Lega e chi non è davvero parte di essa. Sei stato con loro molto a lungo. Hai informazioni che potrebbero aiutarmi. E ho visto il tuo potere. Come facilmente hai vinto il pokemon di roccia. Saresti di grande aiuto a tutti noi. Sai cosa fa la Lega. Non è già quello un motivo sufficiente per combatterla?" Ash non disse nulla per alcuni momenti. Poi la guardò.
"Domani ci divideremo e andremo per strade separate. Sono spiacente ma questa non è la mia guerra. Non più." Misty scosse la sua testa.
"Per favore non lasciare che i sentimenti personali influenzino la tua decisione. Pensa a ciò a cui potresti porre fine." I suoi occhi sembrariono inumidirirsi, ma poi cominciarono ad ardere di un blu brillante. "sono spiacente di dovrerlo fare, ma è per il bene di questo mondo." Ash capì. Gridò di dolore come sentì che il suo sangue aveva già iniziato a ribollire. Come aveva potuto farlo? Mentre si piegava in due per il dolore vide la benda ancora nel fuoco. Non bruciava. Chiaramente! Stupido, stupido, si ammonì. Mai fidarsi, di chiunque! Specialmente, fra tutte le persone, di questa donna! Pikachu si svegliò e cominciò a ringhiare, lasciando partire un lampo di oscurità a Misty che ancora stava guardando fisso Ash coi suoi occhi brillanti di azzurro.
"Il mio piccolo kit di pronto soccorso, quello che ho usato con te, è intriso di idrotossina, che ho appena attivato. Ora mi devi aiutare o morirai fra una settimana," disse mentre i suoi occhi cessavano di ardere. Guardò Pikachu. "Se mi uccidi, il tuo Maestro verrà con me." Pikachu smise di preparare l'attacco, confuso. Ash, sentendo andar via il dolore, sedette di nuovo e alzò le mani.
"Temo che tu abbia vinto questo round. Sei cambiata, Misty."
"E' vero." Misty si lisciò i capelli e guardò all'anello sul suo dito. "E non sai nemmeno quanto."

Era una mattina nebbiosa. Ash lottò vedere mentre Misty li conduceva a est, verso le rovine di Cerulean. Foglie morte e altro ciarpame rendevano la loro camminata attraverso il bosco più lenta e rumorosa di quanto volessero. Misty poteva vedere attraverso la nebbia, che era acqua e cioè il suo elemento, ma lui aveva qualche problema. Era dura per lui per mantenere in vista il mantello blu scuro gli che sventolava pochi metri avanti.
"Chu!" affermò Pikachu adirato nell'orecchio di Ash dalla spalla su cui poggiava.
"Già, Pikachu" Ash disse quietamente, senza che Misty potesse sentire. "troverò un modo per togliermi questa roba dal corpo. Posso sentire che è basata sull'elementale d'aqcua, non c'è nulla che per ora posso fare, a parte quello che vuole lei."
"Pikapi! Pi-pikachu..."
"No, se la uccidi, morrò," disse Ash, ghignando per la fierezza del suo amico. Poi girò la sua testa per guardarlo. "Inoltre penso che ti piaccia Misty." Gli occhi blu di Pikachu si inumidirono un poco mentre cercava di ricordare qualcosa.
"Cha..."
"Bene, ora è finito tutto, così non devi preoccuparti." cercò davanti a se il contorno blu scuro del mantello di Misty. Non era là. "Dannazione, dove è finita?" disse ad alta voce, accelerando il passo. La punta del suo stivale sinistro prese un ramo caduto che lui non vide, e ci inciampò sopra. Fortunatamente lui potè afferrare il tronco di un albero vicino per tenersi in equilibrio. Pikachu saltò indietro dentro il suo zaino, ma tenendo la sua testa fuori dell'apertura. "Misty!" lui gridò, guardandosi intorno. La mancanza di visibilità causata dalla nebbia era terribile. Ash poteva vedere appena più a una dozzina di metri, oltre i quali lo scenario era ingoiato dal bianco. "Misty!"
Sembrò per un momento che qualcuno stesse rispondendo. Ash si concentrò sulle sue orecchie. Stava... cantando? Riuscì a distinguere le parole.

"L'ombra e il sole, sole e ombra...
Rifrazione di luce, quello che formerà?"

Veniva da nord. La melodia era stranamente, e meravigliosamente, ossessionante. E familiare. Lui non poteva dire se fosse per la canzone stessa o per la voce di chiunque lo stesse cantando. O per entrambe.
"Pikachu, la senti?"
"Pii."
"Vediamo cos'è," disse Ash, risvegliato dalla curiosità. "Tra l'altro, non so dove diamine siamo, quindi tanto vale andare in quella direzione." Avanzò lentamente attraverso la nebbia, ma risolutamente, seguendo la canzone, spostando i rami degli alberi e muovendosi silenziosamente fra i cespugli e il fitto sottobosco. Dopo un paio di minuti, attraversato un piccolo gruppo di alberi, la nebbia sembrò diradarsi per mostrare quello che sembrava un tempio. Era abbastanza antico, vecchio abbastanza da essere sopravvissuto alle Guerre Oscure. Al centro della struttura stava sorgendo il sole, mostrando i contorni attraverso la foschia che ancora non si era spostata. Sebbene decisamente antico, era ben conservato, e bello, a suo modo, con finestre colorate come quelle di una chiesa e muri marmorei. Doppie porte di legno all'ingresso. Spalancate. Dentro c'era anche la fonte della canzone ossessionante che lo aveva condotto qui.
Ash avanzò verso l'entrata, sentendo il calore del sole penetrare in lui. Rimosse il cappuccio del suo mantello e si pettinò i capelli corvini con la mano. Nell'altra, sentiva il palmo scaldarsi alla luce del sole. Sebbene calda... quella luce sembravaanche stranamente fredda allo stesso tempo. Una sensazione familiare che lo fece esitare di fronte al portone.
"Pika... ?"
"Sì, Pikachu, entriamo."
La canzone continuava, ipnotica.

"Proprio come l'ombra ha molte facce
Mistero circonda il temporale."

"Ash!"Misty corse con lo sguardò dietro di sèi. "Mi segui ancora?" Nessuno rispose. Lei si fermò e si voltò. Lui non c'era. Preoccupata, alzò la sua mano e respinse più della nebbia per vedere meglio. Ciò che vide non era altro che alberi e fogliame. Poteva sentire una sorta di melodia. Qualcuno cantava. Un suono debole. Cominciò a correre verso la fonte della musica. Distrattamente, dissolse la nebbia di fronte a lei con una mano aperta. Avrebbe dovuto sapere che camminare in questa foresta senza qualsiasi disturbo sarebbe stata la cosa migliore.

Ash camminò lungo l'atrio stretto, seguendo mansueto l'origine della canzone. Capì di chi si trattava. Pikachu, cavalcando sulla sua spalla, si rivolse a lui per tornare indietro ma il suo padrone continuava ad avanzare. Non poteva fermarsi. Finalmente arrivò al centro del tempio. La cappella. Entrò, varcando le porte aperte, e la vide.
Lei stava stando in piedi sull'altare con la sua schiena girata verso lui. La persona che stava cantando. Il suo corpo magro era avvolto da un accappatoio bianco e quasi trasparente che cadeva lungo le gambe lunghe fino alle sue caviglie, lasciando gli eleganti piedi scoperti. Lunghi capelli biondi e dritti caddero lungo la sua schiena fino alla vita. Il colore era così simile a quello dell'oro che sembravano emettere una luce propria. Era lei. Pikachu era zitto sulla sua spalla. Ma lui poteva sentire i pelo il topo elettrico irrigidirsi attraverso il suo mantello.
Il suo senso del pericolo esplose, ma lui rimase inspiegabilmente immobile come la porta alla cappella si chiuse con una botta e lunghe catene di luce bianca spuntarono fuori da ciascuno angolo della stanza per avvolgere lui e Pikachu, in una presa stretta e salda. Più luce del sole sembrò sgorgare attraverso vetrata decreprepita e cadere sulla donna di fronte a lui. Lei sembrò a accentuare la sua luminosità, come se la luce del sole stesse venendo davvero da lei e non dal tetto. La sua voce melodiosa continuò a cantare, arcana

"Ma insieme, cosa diverrà
quando i molti saranno uno?"

Lei smise di cantare e la stanza cadde nel silenzio. Alzò le sue braccia sopra la testa e una luce bianca cominciò a andare alla deriva lentamente, uscendo dai piedi, come se fosse fumo. Quando la luce arrivò alla punta delle dita, sembrò brillare ancora di più, trasformandosi in un materiale bianco. Prima lunghe maniche bianche si formarono sulle sue braccia, poi un cappuccio intorno alla testa ,emtre il resto della luce andò a formare sulla pelle leggera un mantello lungo. Un mantello da Maestro di puro bianco. Lei calò le sue braccia improvvisamente, in un gesto rapido.
La donna ora avvolta da un mantello si voltò e si tolse il cappuccio con un elegante movimento della mano. Liberò i capelli e dal suo collo essi scivolarono lungo la schiena. Poi, guardando a lui immobile e avvolto senza speranza in catene di luce, sorrise compiaciuta. Brillanti occhi blu lo riguardarono con un scintillio diabolico nelle loro profondità.
"Mi ricordi, Ashura?" La sua voce era lo stessa. Gutturale, sensuosa.
"Valdera,". Lei lo guardò per bene.
"Anche più bello di come ricordassi."
"Anche tu. Ancora una splendida puttana." Lei rise.
"Sai, mi sei mancato. Stavamo bene insieme, Una squadra imbattivible. Uno completava l'altro." Lei avanzò dalll'altare e si avvicinò, attraversando le dorate catene di luce che lo tenevano da ciascuno angolo come se fossero esattamente quello che sembravano. Inconsistenti. Lo guardò negli occhi e lui, paralizzato dalla bellezza del suo volto, guardò fisso nei suoi occhi, trovandoli familiari per una qualche ragione ignota. Lei alzò una mano e, con un'unghia, cominciò a carezzare la sua guancia. Ash represse la spinta di rabbrividire.
"Perchè non torni con me nella Lega? Il posto vuoto nel nostro letto è rimasto tale per troppo a lungo..." Lei sorrise. "E il mio pokemon. Anche lei sente la mancanza..." Pikachu, intrappolato sulla sua spalla, fece un suono piccolo, ma silenziosamente Ash gli ordinò di restare fermo.
Improvvisamente un'esplosione cullò il tempio e le porte della cappella crollarono strappate dai loro cardini. Ash girò la sua testa per vedere Misty che entrava, il suo mantello blu che emanava un vapore ghiacciato. Il suo cappuccio era gettato indietro, i suoi capelli rossi e lunghi sembravano galleggiarle dietro come risucchiati da un vento forte. Occhi ardenti mentre risvegliava potere sugli elementali d'acqua, il suo braccio giusto levato verso la donna in bianco.
"Seadra! Geloraggio!" Da dietro a lei, una grande ombra inalò il suo respiro e un secondo dopo un gelido raggio blu di energia venne sparato direttamente su Valdera. L'obiettivo fece quasi pigramente un rapido balzo verso l'altare,il mantello bianco animato dal movimento, e scansò il colpo con agio. Invece, il raggio colpì il muro della della cappella e esplose, spedendo dappertutto cocci di ghiaccio. Valdera lisciò il suo mantello in giù con le mani.
"Pietà." Sbadigliò, coprendo la sua bocca con una mano. "Un'interruzione."
Ash si concentrò, i suoi occhi ardenti d'oro, e scure ombre crebbero dai piedi per dissolvere le catene di luce che lo tenevano immobile. La luce si dissipò: era libero. Misty guardò più da vicino la figura dal bianco mantello e la luce azzurra dei suoi occhi baluginò per lo shock.
"È Lei!" Valdera la guardò e cominciò a ridere. Si girò verso Ash.
"Allora questa era la ragazza che ti lasciò tutti quegli anni fa! Davvero deliziosa!" Si rivolse a Misty. "Bene, hai avuto la tua chance Mistaria, ora me lo riprenderò." Gli occhi di Misty cominciarono ad ardere di nuovo come lei li restrinse.
"Provaci!Seadra, Blizzard!" L'ombra dietro a lei si librò nella luce rivelando un grande pokemon d'acqua, blu come il mare, con una testa di drago e aculei che sporgevano dalla sua coda e dalle spalle.
"SEA-DRA!" ruggì, mentre una nube di energia blu si generava sopra la sua testa. Valdera sorrise e alzò il suo braccio.
"Pikachu, Lampo Bianco!" Appena lei disse le parole, un pikachu bianco e puro con verdi occhi ardenti balzò dal soffitto ed esplose in uno scoppio di luce.
"PIKA!"
Ash e Misty ripararono i loro occhi dal bagliore accecante. Quando la luce si dissipò, Valdera e il suo pikachu bianco si erano sottratti alla loro vista. Invece un Machamp alto dodici piedi con quattro braccia incredibilmente muscolose li osservava dall'altare. Il suo torso e le gambe sembravano emanare forza bruta mentre restava in piedi là, un ghigno fiero sulla sua faccia da rospo. La sua pelle era grigia e non indossava nulla eccetto dei boxer di stoffa nera. La voce di Valdera galleggiò nell'aria, il suo tono beffardo.
"Ashura, tornerò più tardi per te quando potremo stare da soli. Per ora Machampross ti farò divertire a sufficienza." Rise mentre la sua voce scompariva.
Ash indietreggiò verso Misty mentre l'enorme pokemon lottatore si muoveva in avanti lentamente. Ringhiò e mise a fuoco la figura di Ash nei suoi occhi rossi e brillanti.
"Vendicherò il mio fratello Golem caduto" urlò. Poi guardò Misty con un'occhiata terrificante e ghignò. "E tu non avrai scampo." Balzò verso di lei con le sue quattro braccia protese, ringhiando come un cane. Misty fece un passo indietro.
"Seadra, Lancia Glaciale!"
"SEA-DRA!" Il suo Seadra arse di un blu freddo e sputò una grande punta di ghiaccio verso l'attaccante. Comunque, il Machamp afferrò quasi sprezzantemente il dardo e lo fracassò sul terreno. Continuò ad avanzare ed era ormai su di lei, quando una macchia di oscurità colpì il suo fianco così forte da scagliarlo contro il muro della cappella e le altre mura che la circondavano finché non fu cadde fuori nella foresta. Misty si girò e vide Ash acquattato dove prima c'era il Machamp, fumo dai suoi piedi.
"L'avevo sotto controllo," disse lei fortemente. Ash alzò il suo braccio.
"Pikachu, a me!" Come Pikachu saltò sulla sua spalla, lui si girò per guardarla. "Spiacente, ma non posso rischiare visto che sei l'unica che può liberarmi da questo veleno." Si lanciò attraverso il buco nel muro e seguì la pista di detriti fino all'esterno, fino al Machamp. Dietro di lui Misty, il suo mantello blu che si levava a ondate dietro a lei.

Saltando sul terreno della foresta attraverso il buco lasciato su muro marmoreo del tempio, ancora fumante, Ash fece un passo avanti e si acquattò sul terreno, la sua mano sinistra appoggiata per mantenere l'equilibrio. Pikachu si sdraiò accanto a lui, la sua coda frastagliata nell'aria e in allerta. Misty arrivò sul dietro a lui col suo Seadra che si librava al di sopra delle loro teste. Ash ruotò lentamente il capo. La nebbia, non più tenuta lontana dal potere di luce di Valdera, stava oscurando l'area. Doveva trovare Machampross e finirlo prima che la visibilità peggiorasse ulteriormente. Notò la linea di alberi distrutti che il Pokemo Supremo aveva lasciato dietro di sè. Misty avanzò.
"Attenta," l'avvertì Ash. "I Pokemon Supremi sono quasi impossibili da sentire."
"Colpo sismico!" Un tronco d'albero spuntò dal nulla. Ash, Pikachu e Misty ne sarebbero stati schiacciati se non avessero schivato all'ultimo. Ash ruotò nell'aria per montare su un ramo dell'albero sopra di lui con Pikachu sulla spalla. Misty afferrò uno dei rami più bassi e si tirò su. La mostruosità saltò fuori dal suo nascondisglio a uno dei cespugli della foresta e corse, come una scimmia afferrò un ramo dell'albero su cui si trovava Ash. Cominciò ad arrampicarsi a velocità pazzesca.
"Non mi interessa cosa ha detto il Maestro di Luce!" gracchiò "Ti ucciderò con le mie mani!" Ash si spinse giù dal ramo e fece una mezza torsione per fronteggiare il gigantesco pokemon sul terreno.
"Pikachu!" Il suo pokemon era accucciato sulla sua mano. "Freccia d'Ombra!" gettò Pikachu diritto addosso al Machamp. Pikachu cominciò ad ardere di nero a mezz'aria e il crepitò per l'elettricità che cominciava a formare energia scura intorno al suo corpo. Il Machamp vide l'attacco e si rifugiò su di un ramo diverso. Pikachu sferrò il suo colpo, mancandolo vistosamente, ma tagliando l'albero su cui il Machamp si era arrampicato a metà. La cima dell'albero cadde fragorosamente.
Ash stava in piedi sul terreno, il suo mantello che si levava a ondate dietro di lui, e si scansò di nuovo per evitare un nuovo attacco di Machamp. Le sue quattro braccia lo avevano mancato per poco.
"Seadra! Bloccalo!" gridò Misty.
"SEA-DRA!" Da dietro il Machamp, il pokemon di Misty caricò, la sua testa china mostrò gli aculei della schiena. Scandalosamente più agile del previsto, il Machamp saltò indietro, atterrando dietro al seadra, e afferrò il suo corpo con le sue due braccia più basse. Cominciò a colpire la testa del pokemon d'acqua, con le braccia superiori, pesanti pugni. Il Seadra strillò di dolore e Misty gridò in orrore.
"Lascialo!" urlò Ash saltando e ruotando su sè stesso in un calcio rotante che urtò la testa del Machampo. Dopo avere completato la rotazione, usò la sua altra gamba per spingersi via da lui scalciando sulla sua faccia. L'attacco fu potente abbastanza da piegare il Machamp in due e farlo urlare dalla sofferenza. Lasciò cadere il seadra, e afferrò la testa con le sue braccia superiori.
Gli occhi di Misty balenarono di blu mentre formava una lama di ghiaccio intorno al suo pugno e saltava dall'albero all'attacco. Il Machamp recuperò dal colpo di Ash e la afferrò in aria con una mano enorme. Cominciò a ridere in esultanza, ma si fermò e gridò come lei tagliò il suo polso calando la potente spada ghiacciata.
Misty cadde a terra, rotolò su sè stessa e si rialzò sui suoi piedi.
"Non mi sottovalutare," disse pericolosamente, indicando la mano smembrata che ancora pendeva circa dalla sua vita e che lei si gettò dietro.
"Tu puttana!" il Machamp ruggì tenendosi il polso mozzato, cercando di arrestare il fluire del nero sangue. Afferrò un altro albero vicino e lo spezzò alla base con le sue due braccia libere. "Colpo sismico!" gridò di nuovo come lo gettò verso di lei. Misty sputò l'aria dei suoi polmoni e cercò disperatamente di saltare via ma l'albero era troppo veloce.
"Pikachu! tuonobraciere!" gridò Ash. Un bagliore scuro di lampo disintegrò l'albero trasformandolo in ardenti ceneri che innocue caddero davanti a Misty come fiocchi della neve.
Ash fronteggiò il Machamp gigante che già era scattato.
"Preparati a morire!" Due braccia lo afferrarono come in una morsa di acciaio e la sua schiena esplose di dolore, mentre veniva scagliato a terra con violenza. La bocca di Ash si riempì di sangue mentre il Machamp furiosamente batteva sul suo torace con molto le tre braccia rimaste. Un cratere cominciò a formarsi sulla terra dura dietro alla sua schiena mentre i pugni lo facevano sprofondare.
"Il mio megapugno ti finirà, miserabile traditore!"
Pikachu sul terreno prossimo a loro, ringhiò e cominciò a caricarsi su, ma uno dei pugni di Machamp bastarono a lanciarlo lontano. Improvvisamente, il Machamp ruggì e smise di colpire. Si alzò e strappò dalla sua schiena la lancia di ghiaccio. Ruggì di nuovo come altri dardi si conficcarno nelle sue carni. Si voltò.
Misty ardeva di un'aura blu, mentre dai suoi pugni si proiettavano punte di ghiaccio.
"Tu piccola ragazza impertinente! Ti farò a pezzi!" il Machampo la minacciò. La guardò con lascivia. "E non farò solo questo!" Corse verso di lei, come una scimmia, appoggiandosi con mani e piedi. Misty lo attese sperando preouccupata che Ash stesse bene.
Improvvisamente, il terreno sotto i piedi di Machamp si spezzò in un forte terremoto ed esso grugnì confususo mentre era dolorosamente scagliato in alto nell'aria da un violento scoppio. Ash, fra la polevere, le pietre e i frammenti eruttati dal terreno volò su nel cielo seguendo il pokemon
"Pikachu!" gridò raucamente. "Lama d'ombra!" Pikachu, appendendosi al fondo del mantello di Ash, gridò.
"Pii!" Cominciò a generare un'aura nera spingendosi verso il suo padrone, col rombo del tuono. Altra energia si formò intorno al topo elettrico e nero e nell'aria circostante, mentre pikachu si trasformava in una katana nera, la lama che sembrava assorbire la luce del sole. Ash afferrò l'elsa della spada con le mani e incontrò il Machamp a mezz'aria.
"NOOOOOOO!" il Pokemon Supremo gridò di paura, vedendo la lama di pura ombra. Tentò disperatamente di scansarla ma non potè fare nulla. Ash grugnì, fendendolo diagonalmente nel mezzo con la spada pokemon, in un'esplosione di sangue nero. Dopo l'esecuzione rapida, girò su sè stesso, e discese sul terreno, atterrando con una botta rumorosa e formando un cratere di fumo coi suoi piedi. La lama nera emanò un denso fumo come lui si bilanciò con una mano sul terreno.
Un secondo più tardi, le due metà di Machampross caddero ai suoi fianchi sprizzando sangue e viscere da tutte le parti. Ash si alzò e gettò la spada nell'aria. Con un altro rombo di tuono, Pikachu ricomparve e si appoggiò sulla sua spada. Misty stava in piedi di fronte a lui, impassibile.
"Vedo non è stato uno sbaglio costringerti a stare dalla mia parte." Ash sputò fuori del sangue di lato poi guardato a lei.
"E' la mia sorella gemella."

Fine della Seconda Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Freccia d'Ombra
Tipo: Ombra/Elettricità
Pikachu raggruppa elettricità scura intorno al suo corpo e diviene una mortale palladi energia distruttiva.

Attacco: Tuonobraciere
Tipo: Fuoco/Elettricità
Un attacco del lampo potente con elementi di fuoco che può causare ustioni.

Attacco: Lama d'ombra
Tipo: Ombra/Elettricità/Lotta
Pikachu diventa una katana nera e lunga. Incredibilemente bilanciata e potente. Si dice sia un'arma indistruttibile.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte 3 - Ricordi ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

PARTE 3: RICORDI

Rosso e minaccioso, il sole del pomeriggio e il vento caldo incoraggiavano le fiamme nel villaggio. Una figura alta e muscolosa, incappucciata e avvolta in un mantello marrone, sorvegliava i suoi uomini saccheggiare l'insediamento su quella che un tempo veniva chiamata Strada 5. I suoi occhi marroni arsero scuri fra le ombre del cappuccio del suo mantello come lui piegò le sue braccia e guardò le fiamme abbracciare gli edifici uno per uno. Il fumo emesso dagli incendi in un nero oscuro e profondo contro il cielo nuvoloso e le urla spaventate degli abitanti del villaggio riempivano l'aria, mentre questi erano catturati o uccisi sul posto. Mentre agli uomini era riservato il secondo destino, le donne venivano imprigionate per uno scopo anche peggiore.
"Muori, feccia della Lega!" un abitante del villaggio gridò, un giovane dai capelli scuri e in tuta mimetica, mentre eludeva facilmente due Istruttori di Fuoco e raggiungere la figura coperta col mantello con un'arma improvvisata. Un lungo asse di legno con due chiodi conficcati dentro, qualcosa che aveva preso senz'altro dai resti di uno degli edifici.
Il ragazzo era ormai a pochi passi dal suo obiettivo quando l'uomo avvolto nel mantello ondeggiò una volta la sua mano. Il terreno gli esplose sotto i piedi e lui gridò di dolore, lanciato a circa una dozzina di piedi dal suolo, le gambe orrendamente torte e rotte. Un bagliore di luce attirò l'attenzione dell'uomo coperto con un mantello e lui si girò. Dietro di lui, il grido bruscamente tagliato di un corpo che incontrava il terreno con un tonfo sordo.
La donna nel mantello bianco ancora stava ardendo in una luce raggiante di fronte a lui, appena ritornata da dovunque fosse partita un attimo prima. I suoi occhi arsero di blu, e anche se lui non potè vedere il resto del suo volto fra le ombre del cappuggiò, immaginò che stesse sorridendo. Ai suoi piedi, un pikachu bianco e piccolo, il suo pokemon, sembrava anch'esso sorridere.
"Lo trovi divertente, non è vero?" lei disse in un tono divertito.
"Valdera," l'uomo sussurrò, ignorando la domanda. "Non dovresti sparire quando c'è bisogno di te." Lei si guardò attorno con disprezzo, facendo attenzione alle persone indifese che non avrebbero avuto speranza contro lo strapotere della Lega. Non potevano neppure rifugiarsi nella foresta fitta che li circondava, perchè gli allenatori e i loro pokemon di fuoco li avrebbero rinchiusi in un inferno di fiamme.
"Hai davvero bisogno del mio potere per sconfiggere questo branco di pezzenti?" chiese con un tono disgustato.
"I ribelli sono piuttosto forti, come dovresti sapere, e noi ci aspettavamo una resistenza ben più pesante. Per fortuna sembra che non siano nei dintorni. Non avremo noie durante questa operazione." Lui si voltò per continuare guardare i suoi uomini distruggere il villaggio. In particolare fece attenzione alle donne catturate, cercandone una per la notte. "Golemdor ha poi recuperato qualche rifornimento dalla zona della vecchia Pallet?"
"Golemdor è morto." La notizia lo fece sobbalzare.
"Che?" lui gridò. "Come?" Valdera continuò a sorridere, la sua faccia nascosta dal cappuccio.
"Domanda sbagliata. Non come, ma chi. Ashura è tornato. Era ancora al margine della foresta di Viridian quando lo lasciai."
"Ash." Alla menzione del nome tutte le memorie del vecchio dolore ritornarono vivide come prima di affievolirsi col tempo. "Ashura è morto," bisbigliò.
"Non penserai che uno come quello possa essere ucciso così facilmente," disse Valdera, in qualche modo compiaciuta. Lui socchiuse gli occhi.
"Ne sembri felice. Solo non fermarmi quando andrò a ucciderlo davvero." Lei ghignò.
"Così questa volta vuoi guardarlo in faccia invece che pugnalarlo alle spalle?" L'uomo rimase in piedi sui suoi due metri di altezza e rise fiduciosamente.
"Aspettiamo che sia lui a venire. Tanto sarà troppo tardi. Una cosa però non mi convince. Perchè dovrebbe saltare fuori di nuovo? Perchè dovrebbe tornare a combattere?"
"Semplice," disse Valdera inginocchiandosi per carezzare il suo pikachu sulla testa. "Mia sorella è con lui." I suoi occhi marroni arsero.
"Misty!"

La piccola, calda sorgente riposava il corpo di Ash mentre questi, immerso fino allo stomaco si insaponava e si lavava sfregando il suo corpo nudo. Era da molto che sentiva il bisogno di un vero bagno ed era felice di poterlo fare. Era stato fortunato a ricordarsi di quel vecchio luogo di campeggio vicino ai margini della foresta. Il suo torace era dolente per le varie botte che aveva dovuto sopportare, per non parlare delle braccia, ma l'acqua calda stava calmando il dolore. Assieme alla sue capacità di ripresa, probabilmente sarebbe stato a posto in meno di un giorno. Sentì qualcuno dietro a lui. Ma non si voltò. Era Misty. Continuò a lavarsi anche dopo aver sentito qualcosa cadere a terra. Si stava spogliando.
"Pensavo fossimo d'accordo coi turni, e che mi sarei curato da solo," lui disse piattamente, ancora non voltandosi. Nessuna risposta eccetto il rumore dell'acqua che si agitava per accogliere un altro corpo.
"Non potevo proprio aspettare," disse lei con tono debole. "Inoltre, pensavo che avremmo potuto parlare."
"Di tua sorella?" lui chiese. "Sì, non mi hai mai detto di avere una sorella. Una sorella gemella. Perchè? Pensavo che non avremmo dovuto avere segreti."
"Sinceramente, mi fa ancora male parlarne," disse Misty leggermente. "Pensavo fosse morta. Lei e io eravamo molto vicine. Sebbene non fossimo esattamente identiche, c'era ancora il legame di un gemello sotto le differenze fisiche e superficiali." Il suo tono andò appiattendosi. "Più tardi tu e io andammo per strade separate, poi tu scomparisti perfino dalla Lega, e io scoprii che lei era viva. Un Maestro di Pokemon. della Lega." Ash rimase pensieroso.
"Non mi ha mai detto da dove venisse."
"Così è vero che eravate insiemo quando facevate parte della Lega," disse lei. Non era una domanda ma un'asserzione. Ash grungì. Cercò di afferrarsi la spalla ma poi fremette di dolore per gli spasmi del muscolo.
"Lascia fare a me," disse Misty. Ash sentì la sua presenza avvicinarsi. Stava per allontanarsi e protestare quando sentì le sue mani toccarlo. Memorie del passato lo assalirono, giorni simili a questo in cui facevano il bagno insieme, e non potè muoversi. Lei gli insaponò le spalle, massaggiando i muscoli indolenzinti fino a lasciarli molli e rilassati. Sospirò e si appoggiò contro di lei mentre esercitava la sua magia su di lui. Quella che non aveva perso in cinque anni. La magia che lo riduceva ad argilla nelle mani di quella donna. Chiuse i suoi occhi e ricordò...

Sembrava che tuttò ciò che potesse sentire fossero gli applausi della folla. Lo Stadio della Lega era al massimo della capienza. Una pioggia di gioia e di acclamazione li bagnò entrambi, salutando il nuovo Campione della Lega Pokemon.
"Ehi, Misty!" Ash gridò voltandosi verso la sua amica e compagna di tante avventure - sebbene qualche volta sembrassero più nemici - che sedeva a bordo campo. "Stai guardando un vero Maestro Pokemon!" Molto felice di sè, girò indietro il suo vecchio fidato cappello rosso e si mise in posa. "Non solo quello, ma anche campione della Lega!". Pikachu, stanco ma ancora cosciente dopo la dura battaglia, saltò sulla sua spalla e lanciò un grido di vittoria. Lui era stato uno dei pokemon con cui Ash aveva combattuto il Blastoise di Gary. Una sfida vinta in partenza.
"Pika! Pika!". Misty rise e corse verso lui. Si abbracciarono. Pikachu in mezzo fu schiacciato fra i due corpi.
"Sapevo che ce l'avresti fatta, Ash!" disse fra le lacrime di gioia. Ash la dondolò fra le sue braccia, cosa facile dopo i lunghi anni di viaggio durante i quali era cresciuto. Ora era ben più alto di lei. In quell'abbraccio, Ash divenne consapevole di un altro sentimento. La sensazione che tutto questo avesse senso solo perchè lei era lì. Era sempre stata lì, al suo fianco. Quel suo viaggio per divenire un Maestro gli aveva permesso di conoscere quella strana ma bella ragazza dai capelli rossi. Non sapeva che avrebbe fatto senza di lei. Per una strana ironia, forse distruggere la sua bicicletta era stata la migliore cosa che avesse mai fatto.
Dietro a loro, Gary sedeva affranto sul pavimento dell'anello con le sue poke-ball, intorno a lui. Era stato il campione per così poco, prima che Ash avesse potuto strappargli il titolo. Le ragazze che si portava sempre dietro erano zitte. Brock, che era venuto a guardare vittoria di Ash, lo guardò con una strana espressione sul volto.
"Che farai ora?" Misty chiese esitante. Ash accennò col capo al Professor Oak.
"Bene, ho parlato col professore, qui, e sembra che il pokedex ancora non abbia registrato tutti i diversi tipi di pokemon... così penso che partirò per completarlo!"
"Sì, sì...," il Professor Oak fu d'accordo. "Ci sono molti pokemon là fuori che aspettano di essere scoperti!"
"E inoltre, mi conosci Misty. Non posso iniziare una cosa del genere cercando contemporaneamente di comportarmi come il Campione della Lega! Così pensò che Gary mi sostituirà."
"Cosa!" gridarono tutti all'unisono. Gary sembrò tornare in vita.
"Dici sul serio, Ash?" chiese deliziato. Anche il Professore fu disgustato.
"Ma non c'è bisogno di rinunciare al titolo! Puoi essere il Campione della Lega e svolgere questo compito nello stesso tempo!"
"Hai lavorato sodo per questo momento! Non hai mai smesso di credere!" aggiunse Misty. "Hai sempre creduto." La sua voce assunse anche una nota triste. "Inoltre se tu andassi via, i-io non potrei più rivederti..." Ash prese la sua mano e si tolse il berretto, liberando i suoi capelli neri. Lo mise sulla testa di Pikachu che si era acquattato ai suoi piedi.
"No, no! Ho deciso. Se rimanessi il Campione della Lega, dovrei restare per difendere questo titolo.E francamente penso di aver scoperto cosa voglio di più nella mia vita... e ho capito che non è essere il Campione... Io... è qualcos'altro." Guardò Misty negli occhi. "So che noi non siamo una coppia perfetta, tu e io... Io, io... sempre a litigare e basta, ma siamo una squadra e non sarebbe lo stesso senza di te... così quello che voglio dire è... oh diamine, vorrestivenireconme?". Gli occhi di Misty si riempirono di lacrime.
"Dici sul serio? Certo che vengo!" Lei corse verso di lui e si abbracciarono di nuovo, ridendo e girando sui loro piedi. I presenti sbuffarono stancamente. Sapevano che sarebbero stati inseparabili e che dovunque Ash fosse andato, Misty sarebbe stata parte del suo futuro.
"E inoltre, mi devi ancora una bicicletta!" disse Misty.
"Ancora con questa storia?" disse lui, levando lo sguardo al cielo."Ma era una pessima bici. Rotta dopo una caduta!" Gli occhi di Misty balenarono.
"Cosa? Quella bicicletta era perfetta! L'avevo costruita da sola!"
"Ah, ecco perchè gli spearow ci raggiunsero subito!"
"Come osi...!" Presto gli abbracci divennero qualcos'altro. Sembrò più una lotta che una dimostrazione di affetto. Pikachu ai loro piedi, sospirò.
"Pi-ka-chuuu." Ognuno scosse le loro teste.
"Puoi dirlo".
L'unico che non stava prestando attenzione era Gary che stava ridendo guardandosi allo specchio con la medaglia di Campione appesa al suo petto. Comunque lottando e rotolando sul terreno, avvolti un abbraccio stretto, Misty e Ash poterono sentire l'altro sibilare, allo stesso tempo:
"Ti amo." Risero e continuarono la lotta.

Gli occhi di Ash si aprirono di colpo e lui balzò fuori dall'acqua con una capriola e fu sopra ai suoi vestiti, asciugando la sua pelle con energia scura. Guardò i suoi vestiti e il suo paio di stivali e si concentrò, dissolvendoli in un'ombra, che poi si mosse e avvolse il suo corpò, ridivenendo materiale. Poi richiamò il suo mantello.
"Non dovresti farlo," disse pericolosamente, ancora voltato. Non voleva vederla nuda, temeva quello che avrebbe potuto fare in una situazione simile. In ogni caso, avrebbe solo condotto a qualcosa di spiacevole.
La sua voce venne leggermente a lui trasportata da una brezza passeggera.
"Eri teso. Non è più come facevamo una volta."
"E non dovrà più succedere," lui disse. "Ammetto di essere tuo schiavo, finchè avrò quel veleno in corpo. Ma non sarò il giocattolo con cui giocare con per poi buttarlo via. Non voglio." E poi camminò via impettito verso l'accampamento, dove Pikachu li stava aspettando. Il fogliame crepitò rumorosamente sotto i piedi.
Non vista, Misty asciugò una lacrima e si appoggiò al bordo roccioso della sorgente, affondando il volto fra le braccia.
"Era anche... colpa... tua".

Più tardi, intorno al fuoco, ognuno mangiava silenziosamente. Avevano preso del pesce, grazie a Misty, e lo avevano cotto. Solamente Pikachu faceva rumore succhiando da una bottiglia di ketchup. Il silenzio era quasi oppressivo. L'unica cosa per cui Ash era felice era che il pesce non fosse un Magikarp, che non era altro che squame e lische. Il cielo annuvolato oscurò la maggior parte della luce della luna così la luminosità del fuoco divenne tutto ciò che tenesse la notte a bada. A parte qualche verso, anche i margini della foresta di Viridian erano quieti, rispecchiando la situazione nel campo. Improvvisamente Mistly lasciò partire un grande grido e saltò sul tronco su cui era seduta. Il piatto di cibo che stava tenendo volò alto nell'aria. Ash, spaventato a morte dal grido, balzò in piedi.
"Misty! Che diavolo...?" Poi il piatto di cibo sbarcò sulla sua testa con un tonfo bagnato. Pikachu osservò la scena e cominciò ridere.
"Pika, pika, pika!" Misty ancora stava gridando quando Ash, stufo, si tolse il piatto di cibo dalla sua testa.
"Misty..." i suoi occhi si allargarono quando vide quello che stava per fare. Lei aveva unito i palmi delle mani in un pugno stava per lanciare una gigantesca palla di energia blu e fredda a un piccolo caterpie che le stava salendo lungo la gamba.
"Un insetto! Odio gli insetti!" stava gridando in preda al panico. "Uccidilo, uccidilo, uccidilo!" Comunque, prima che lei potesse sparare la sua palla di ghiaccio, il caterpie balzò sul tronco e cominciò a strusciarsi sulla gamba. Gli occhi di Misty si voltarono a guardare l'insetto e lei svenne, crollando all'indietro sul terreno erboso, il mantello blu che si levava con morbide onde, rivelando sotto gambe snelle e lunghe, nude. Ash tentò di non guardare quello spettacolo, pescò nello zaino di lei una poke-ball e la gettò. La palla si aprì sulla testa del caterpie e lo ingoiò con un raggio sottile di energia blu. Ma con grande sorpresa di Ash la palla si riaprì di nuovo e il pokemon uscì. Il caterpie sembrò fargli una boccaccia prima di correre via nei cespugli. Pikachu continuò a ridere mentre lui gli grattava la testa.
"Certe cose non cambiano mai," sospirò guardando il corpo svenuto di lei. Si tolse un pezzo di pesce che gli era rimasto intrappolato fra i capelli e sorrise. Aveva davvero bisogno di una sana risata. Troppe volte la tristezza era stata la sua compagna di viaggio.

Era quasi arrivata la sera, annunciata dal sole morente che incendiava il cielo, quando videro del fumo in lontananza. Sembrava provenire dalla piccola città sorta tra le rovine di Pewter City. La bocca di Misty si strinse nel vederlo.
"Muoviamoci." Cominciarono a attravesare i resti della foresta, l'odore della distruzione portato dal vento del nord, e quando arrivarono sulla sommità di una grande collina troneggiante sull'insediamento si gettarono a terra alla vista di ciò che stava accadendo. Sembrava essere in corso una battaglia fra le rovine. Ash riconobbe le uniformi di Istruttori di Lega e quelli che potevano essere solamente membri della Ribellione. Palle di fuoco saettavano nel cielo, essendo i membri della Lega prevalentemente allenatori di fuoco. Invece i ribelli erano allenatori d'erba, e questa era uno dei motivi per cui l'esito dello scontro appariva evidente.
"Quella è Erika..." bisbigliò Misty, additando una elegante figura avvolta da un mantello verde che stava combattendo un tale a cavallo fra le macerie. Era un uomo vestito in un mantello rosso sangue. La sua mano stringeva una spada lunga e rossa, di puro fuoco. La donna schivò la carica del cavallo, che la mancò di poco. Poi girando su sè stessa lanciò qualcosa di simile a spore dalle sue mani per rispondere all'attacco. Ma una intensa aura avvolse destriero e cavallo, bruciando le spore. Ash vide che il cavallo non era un cavallo normale, ma un Rapidash, il più veloce pokemon del mondo.
"Dobbiamo aiutarli," Misty bisbigliò di nuovo.
"È un ordine, Padrona?" disse Ash, già pronto ad attaccare in ogni caso.
"Se è necessario che lo sia, sì," disse agitata.
"Allora facciamo a modo mio. Tu attaccherai l'uomo che sta combattendo con Erika, perchè il tuo elemento è forte contro il fuoco. Nel frattempo io farò fuori gli altri Istruttori di Fuoco dal momento che me la cavo bene contro i grandi numeri."
"Così ora sei tu a darmi degli ordini?" disse Misty tirandosi su e coprendo il volto col cappuccio. "Sei fortunato solo perchè stavo pensando la stessa cosa. D'accordo, andiamo," sistemò il suo lungo mantello blu col braccio e corse verso la periferia delle rovine di Pewter. Ash si alzò a sua volta e si sistemò il cappuccio. Guardò il suo piccolo topo elettrico.
"Pikachu, hai sentito il piano."
"Pika," rispose Pikachu balzando sullo zaino di Ash e infilandosi nell'apertura. Poi si precipitò verso il lato orientale della città, chino sul terreno, il mantello nero mosso dal vento. Scendendo dalla collina con passo cauto, e usando gli alberi per nascondersi, concentrò i suoi sensi sugli istruttori nemici. Le sue labbra si piegarono arcignamente. Aveva una sorpresa per loro.

"Bulbasaur!" la giovane ragazza dai capelli neri e lunghi, avvolta in una veste verde, gridò. "Parassiseme!"
"Bulba!" Ai suoi piedi, il piccolo verdastro pokemon simile a una rana lasciò partire una grandine di semi sul suo avversario. "Arcanine!" un uomo dagli occhi arcigni vestito di rosso rispose all'attacco. "Attacco braciere!" Il grande cane di fuoco ringhiò rumorosamente e cominciò a tessere fuoco intorno a loro. La ragazza gridò e si gettò per schivare l'attacco, che incenerì i semi e avvolse il suo bulbasaur in fiamme calde. Il bulbasaur lanciò un grido di morte e si sbriciolò in cenere impalpabile.
"Bulbasaur!" la ragazza pianse, lacrime a bagnare lo sporco del terreno su cui giaceva. L'Istruttore del Fuoco rise e appoggiò le sue mani sulle sue anche.
"I pokemon d'erba sono solo fiammiferi per l'elemento più potente! Il fuoco!" Pizzicò i suoi baffi neri. "Ora Arcanine, strappale la testa a morsi. Non abbiamo tempo da perdere!" Rise. Il gigantesco cane rosso ringhiò e scattò all'attacco. La ragazza gridò di terrore. Poi una macchia scura, coperta da un mantello fatto delle ombre della prossima sera sembrò apparire dal nulla e caricare l'Arcanine. L'animale uggiolò nell'impattare col muro, scagliando dappertutto pezzi di cemento. L'Istruttore di Fuoco gridò e cadde all'indietro con un pezzo di roccia incastrato nel suo occhio. A carponi, alzò lo sguardo per vedere una figura minacciosa e alta in una fronte a lui, avvolta in un mantello nero e lungo, fra lui e la ragazza. La sua faccia era nascosta dal cappuccio, occhi dorati brillavano nella macchia di oscurità.
"Un-un Maestro!" urlò in preda al panico quando riconobbe il mantello. "A-Aiuto!" Con quello l'ultimo uggiolare, cadde a terra per la perdita di sangue. Molti Istruttori di Fuoco di Lega corsero verso di lui e lo circondarono attaccandolo da tre lati.
"Un altro Maestro?" disse uno dei nuovi venuti, una bella donna con capelli biondi e vestita con una giacca rossa decorata col logo della lega avvolto nel fuoco sul suo torace. Dietro a lei un Charmeleon si scaldava formando nubi piccole di fumo. I suoi occhi di rettile lo guardarono minacciosamente. "Ma pensavo che avremmo avuto a che fare solo col gruppo del Maestro d'erba!" La figura nero-coperta con un mantello si girò leggermente per osservarli.
"Ma non so quale elemento corrisponda a quel colore," un altro dei nuovi arrivati aggiunse, confuso. Era un vecchio vestito nella uniforme rossa della vecchia Brigata del Fuoco della Lega Pokemon.
"Che importa," disse un'altro istruttore. Era un uomo alto, con capelli biondi e occhi blu. "Ho sempre voluto combattere con un vero Maestro. Sarà un onore sconfiggerlo," disse, facendo l'occhiolino all'Istruttore di Fuoco donna mentre lanciava la sua poke-ball. "Prendiamolo Belle! Vai Magmar!" Un bagliore rosso uscì dalla sfera e liberò il grosso pokemon bipede, massiccia lucertola di fuoco con una schiena chiodata e corna di fiamma. Sibilò.
"Mag-mar!" Lo sconosciuto avvolto di nero fischiò, e un pokemon nero e piccolo saltò fuori dal suo zaino. Atterrò su piccole zampe, la sua coda frastagliata nell'aria.
"Spiacente, ma non ho voglia di stare a giocare con voi," disse con voce bassa e pericolosa. "Pikachu, Colpo Scuro. Fuoco Rapido - ora." L'Istruttore del Fuoco arrogante ghignò.
"Pazzo, i pikachu non sono neri-yee-arghhhh!" gridò e cadde come una piccola sfera di luce nera gli trapassò il cuore. Il pikachu cominciò a sparare dalla sua coda centinaia di quei proiettili. Il Magmar ruggì per l'attacco al suo istruttore e cominciò a caricarli, ma due colpi scuri lo accecarono, e la sua testa esplose in una bolla di fuoco. Il corpo fece un giro su sè stesso, poi dopo alcuni secondi decise di essere morto e cadde, la coda contorse e la punta fiammeggiante su di essa si spense.
"A terra!" Belle, l'istruttrice di fuoco, gridò e si gettò per terra, ma un colpo esplose sui suoi piedi e la scagliò come una bambola di stracci per molti metri. Il suo charmeleon non fu così fortunato e la coda gli venne mozzata di netto. Battè le palpebre alcune volte, poi scioccato dalla perdita della coda crollò a terra, morto.
Il più vecchio istruttore era corso via. Aveva sentito molte storie su di un certo 'Maestro d'Ombra' e aveva preferito ritirarsi.
"Bene Pikachu. Quanto a te," disse Ash guardando la ragazza che aveva salvato. "nasconditi. Sei indifesa senza il tuo pokemon. Non ti preoccupare, ci metterò poco." Lei lo guardò con occhi adoranti, mentre faceva segno a Pikachu di salire sulla sua spalla, si voltava e seguiva il vecchio che era fuggito. Le pieghe lunghe del mantello si arruffavano nel vento mentre il Maestro correva verso il centro della città. La ragazza guardò fino a che non scomparve dietro ad un edificio. Poi sbuffò, occhi marroni luccicarono nel buio.
"Penso di essere innamorata..."

Erika gridò nel tuffarsi per schivare di misura un'altra carica del Maestro di Fuoco sul Rapidash, cadendo fra le rovine di un edificio distrutto. Respirò a fondo appoggiandosi al resto di un muro di pietra. Notò che l'orlo del mantello era stato annerito dal fuoco e si concentrò su di esso. Il fuoco si spense e una brillante folata di energia verde ricompose quanto esso aveva distrutto. Sofferente, si asciugò il sudore dalla fronte con una mano e scacciò indietro i capelli blu-neri delle sue frange dalla faccia. Dopo aver aggiustato il nastro rosso che teneva i capelli raccolti, si acquattò vigile.
"E' ora di morire, Maestro d'Erba," Blaine la sbeffeggiò affidando queste parole al vento caldo. "Questo è il prezzo delle tue interferenze negli affari della Lega. I tuoi pokemon d'erba non hanno possibilità contro me e il mio Rapidasher."
"Brucia! Brucia!" ringhiò l'animale sottovoce. Erika strinse il suo mantello attorno a sè e rabbrividì. Blaine stava cavalcando il Pokemon Supremo di fuoco. Non sarebbe resistita continuando a difendersi. Doveva attaccare. Il suo pokemon preferito, Gloom, era già caduto e non voleva che un altro dei suoi facesse la fine del suo amico, annientato dall'attacco Braciere di Rapidasher. Ma non aveva altra alternativa.
"Venusaur, scelgo te!" disse rialzandosi e lanciando la poke-ball. La più potente evoluzione di Bulbasaur uscì in una luce di un verde scintillante. I suoi occhi verdi baluginarono come lei gridò, "Solar-raggio, ora! Spara attraverso questa breccia e travolgili!". Il pokemon rispose con un ruggito.
"SAUR!". Raccolse l'ultimo barlume del giorno nelle foglie sulla sua schiena. Sparò un raggio enorme di luce potente attraverso l'edificio che stava usando come riparo. La pietra fuse e il bosco vaporizzò attraversato dall'intenso raggio laser essi come un coltello caldo attraverso il burro. Blaine fu sorpreso dall'attacco, ma il Rapidash intuì il colpo e si librò nell'aria, evitando il raggio. Il Maestro di Fuoco vide Erika dall'alto e sorrise per il vantaggio.
"Un bel trucco, Erika, ma non abbastanza!" gridò trionfante dondolando la sua spada ardente. Una lingua enorme di fiamma saettò dalla punta.
Venusaur grugnì e protesse Erika dal dardo incendiario. Lei gridò di paura osservando il suo pokemon travolto da un rosso fiore di fiamme.
"Blastoise! Getto d'Acqua!" la voce familiare di una donna. Di colpo due fiotti d'acqua sconfissero il fuoco che avvolgeva il Venusaur. Subito dopo si udì il rombo del gigantesco pokemon tartaruga atterrato fra di loro, cavalcato da una figura avvolta da un mantello blu. Erika la riconobbe immediatamente.
"Misty?"
"Sorpresa!" il Maestro d'Acqua rispose osservando il nemico. "Blastoise, Geloraggio! Abbattiamoli!"
"BLAST! BLAST!" il suo pokemon ruggì e cominciò a sparare dei gelidi ruscelli di ghiaccio dai cannoni enormi sul suo guscio. Blaine e il Rapidash erano ancora in aria quando tentarono di scansare i colpi, ma avevano perso mobilità e vennnero investiti in pieno da uno dei getti. Il Rapidash nitrì di dolore schiantandosi al suolo. Blaine fu scaraventato via, ma con una capriola atterrò tranquillamente sui suoi piedi, avvolto dal rosso mantello. Il Rapidash, comunque, non fu così fortunato e si schiantò nelle rovine vicine di un altro edificio con una piccola esplosione. Polvere e fumo volarono dappertutto.
Quando la polvere si posò, il Maestro di Fuoco era in piedi, il suo mantello una bandiera rossa nel vento. Si tolse il cappuccio con una mano rivelando la faccia di un uomo anziano e capelli bianchi e lunghi. I suoi occhi scuri arsero di rosso mentre le osservava.
"Mistaria," disse lisciandosi il mantello. "Non saresti dovuta venire. Ora dovrò uccidere anche te. E' un peccato, mi sei sempre piaciuta." Curvò le sue gambe e afferrò la sua spada con entrambe le mani. Misty balzò giù dalla schiena del suo Blastoise e atterrò al fianco di Erika.
"Blastoise, ritorna," disse calmamente risucchiando il pokemon con un sottile raggio di luce blu. Ripose la sfera nella sua cintura e poi abbassò il cappuccio a sua volta, lasciando che i suoi capelli rossi si librassero dietro di lei. I suoi occhi si accesero di un blu freddo mentre il suo corpo si metteva in posizione, abbassando il centro di gravità con una leggera flessione delle ginocchia e girando lentamente. "Invece io ti ho sempre detestato. Sei ancora in tempo per ritirarti, per fare qualcosa che si addica alla tua età, Blaine."
"Inoltre, gente come te, brutta sia dentro che fuori, non merita di vivere," aggiunse Erika, preparandosi con un baluginare di verde nei suoi occhi.
"Vedremo chi fra noi deve ritirarsi," Blaine le fronteggiò alzando la spada orizzontalmente di fronte a lui. "Due contro uno? Troppo facile." Dall'elsa della sua spada di fuoco emerse un'altra lama, formando una doppia asta ardente. "Basta con queste parole, vediamo chi fra noi è il vero Maestro!" caricò.
Misty levò ambo delle sue braccia e sostituì le mani con lame di ghiaccio, mentre Erika aprì i suoi palmi di fronte a lei e un lungo, eburneo dardo di legno di materializzò su di essi.
E così la lotta cominciò.

Ash attravesò la città con Pikachu sulla spalla. Ogni volta che incontravano un Istruttore di Fuoco e i suoi pokemon, Pikachu lanciava una freccia mortale di elettricità e ombra. Tutti i colpi raggiunsero accuratamente i loro bersagli. Presto gli altri Istruttori notarono che i loro stavano cadendo come mosche e il panico crebbe nei loro cuori. Si dimenticarono della battaglia contro i Ribelli per dedicarsi a una cosa più importante. Scappare. Poco dopo, gli unici rimasti sul campo erano gli uomini in uniforme verde ai comandi di Erika, coi loro pokemon. A parte i molti cadaveri di Istruttori della Lega, sinistro ricordo dello scontro ormai concluso. Un terremoto sembrò far rimbombare il terreno. Ash vide lampi di energia solcare il cielo, poco lontano.
"Sembra divertente," disse a Pikachu. "Detesto autoinvitarmi alle feste, ma... che ne dici?"
"Pika-pi!" Pikachu era d'accordo. Attraversando le schiere di Istruttori d'Erba intenti a finire i pochi uomini della Lega ancora vivi, Ash si lanciò verso il centro delle rovine di Pewter.

Scintille rosse e blu volarono come Misty parò un colpo della spada doppia di Blaine con le sue lame di ghiaccio. Erika, dietro a lui, calò un fendente col suo bastone, ma il Maestro di Fuoco si girò e bloccò il colpo con la punta della sua spada infuocata, scagiando scintille rosse e verdi. Poi gli unici suoni per molti minuti vennero dal lento respirare dei tre Maestri, quindi il funesto vibrare delle armi riprese assieme alla mortale battaglia, ognuno tagliando, calando e parando colpi in una situazione di stallo, visto che nessuno riusciva ad avere la meglio. Poi Misty lanciò la sua offensiva, bloccando la spada di Blaine con entrambe le sue lame, lasciando uscire una gamba dalle falde del mantello in un rapido calcio. Blaine lo scansò appena sganciando la sua arma e girandosi giusto in tempo per bloccare un altro colpo da Erika, che si era spostata di lato col suo bastone.
"Siete davvero molto brave," ammise lui continuando a bloccare i colpi da ambo i lati. "Siete sprecate, assieme a un branco di ribelli, quando tutta la Ribellione sta per essere schiacciata." Erika ormai colpiva con tale velocità che il suo bastone era confuso con l'aura verde che emanava. I suoi capelli ondeggiavano con leggerezza mentre lei si muoveva con grazia, lasciando il suo mantello verde alla deriva attorno al suo corpo.
"Che vuoi dire?" Blaine parò con agilità ogni colpo, fronteggiandola.
"Potresti anche scoprirlo. Se camperai abbastanza,cioè."
Poi, il disastro. Come Misty balzò indietro, con Blaine fra lei ed Erika, inciampò su una roccia e perse per un attimo l'equilibrio. Quello che Blaine stava aspettando. Con una rotazione rapida e precisa calò la sua arma per tranciarla in due. Erika boccheggiò e si scagliò contro l'avversario rimediando una ferita sul fianco, ma dando a Misty il tempo di rialzarsi e parare il colpo. Ma Blaine potè facilmente spedirla a molti metri di distanza con un violento calcio nello stomaco. Misty si voltò e vide scioccata Blaine girare su sè stesso e scagliare Erika a terra. Per pura fortuna il Maestro della Lega non riuscì a fare altro che ferirla a un braccio mentre lei schivava rotolando sul terreno. Bestemmiando, Blaine alzò il suo braccio e lanciò una palla di fuoco dal suo palmo, che mancò la testa di Erika ma che fu sufficiente a farla svenire per il frastuono. Stava per concludere il suo lavoro, ma Misty saltò furiosamente nel vento e colpì attraverso il rosso mantello e aprendo una profonda ferita sulla schiena del Maestro di Fuoco. Blaine gridò e cercò di trapassarla con la sua spada doppa.
"Birichina," l'ammonì. "Tua madre non ti ha insegnato che è maleducato colpire alle spalle?" disse intercalando le sue parole con molti fendenti della sua mortale arma di fuoco. Misty riuscì a fatica a parare, e vide un varco nella difesa dell'uomo. La furia di Blaine lo aveva portato a un attacco appena troppo aggressivo. Da lontano quella spada doppia era pericolosa, ma da vicino la lunghezza dell'arma era controproducente perchè non garantiva una buona parata. In quell'eccesso di offesa, Misty poteva sfruttare quel tallone d'Achille.
"Sì, e mi disse anche era maleducato fare questo!" urlò mentre si faceva strada nella guardia di Blaine a costo di tagli poco profondi sulle sue braccia ma riuscendo a bloccare la maggior parte delle spadate con le sue lame di ghiaccio. Non appena fu a portata sferrò un calcio all'altezza del suo cavallo con uno dei suoi pesanti stivali, e rotolò indietro. Blaine frignò un squittio patetico lasciando cadere le spade, che si spensero, crollando sulle ginocchia per il dolore. Misty lo finì con un calcio potente al mento, piegando il suo collo e spingendolo all'indietro nell'aria. Blaine volò per pazzamente per poi sbattere come un giocattolo rotto su di un muro. Il corpo del Maestro di Fuoco sembrò inspirare attraverso il mantello, prima di andare in fiamme e di esplodere in una nube di ceneri nere.
"Mi sono perso qualcosa?," disse una voce divertita. Misty si voltò e vide Ash e Pikachu in piedi ad assistere. Sorrise.
"Temo di sì," commentò.
Improvvisamente la gigantesca pira di polvere su cui il Rapidash era atterrato poco prima esplose in una colonna verticale di fiamme che si alzò per molti metri nel cielo. Quando la torre di fuoco si dissipò, il Cavallo di Fuoco enorme era in piedi nel poco profondo cratere che aveva scavato nei resti del vecchio edificio nel quale era crollato.
"Brucia! Brucia!" il Rapidash sbuffò artigliando il terreno con uno zoccolo, sul punto di caricare. Il corno sulla sua testa cominciò a brillare di rosso.
"Un'altra volta, magari," disse Misty divertita. "Blastoise, finiscilo," urlò liberando nuovamente l'enorme tartaruga pokemon dalla sua poke-ball con un bagliore di luce blu. Ash lo guardò e i suoi occhi si dilatarono nel riconoscerlo.
"Quello non è il mio vecchio Squirtle, e in seguito Wartortle, che ti diedi?" Anche il Blastoise l'aveva riconosciuto fra le ombre del nero cappuccio.
"BLAS-TOISE!" disse felicemente.
"Certamente," rispose Misty esasperata. "Ma possiamo riprendere questa riunione di famiglia dopo esserci liberati di questo Pokemon Supremo?" Ash la guardò annoiato.
"Oh, giusto." fissò il pokemon negli occhi. "Spiacente Rapidasher, vecchio mio, ma non ti preoccupare, sarò veloce e indolore."
"Brucia!" il cavallo di fuoco sbuffò d'ira. Ash si preparò, osservando la carica della creatura. Poi improvvisamente, stranamente, un cristallo d'acqua chiara sembrò sgorgare dal terreno circostante e avvolgerlo. Il Rapidash nitrì in preda al panico e quando si decise a saltare fuori dal cerchio era troppo tardi perchè l'anello d'acqua si sigillò in un'unica bolla intrappolandolo. Ash e Misty osservarono affascinati l'acqua solidificarsi in un'unico, immenso blocco solido di ghiaccio. Il Pokemon Supremo di Fuoco sembrò implodere, liberando ceneri umide. Sul lato del blocco appena formato, altro ghiaccio crebbe, modellandosi in quella che sembrava una figura femminile.
La donna di ghiaccio cominciò a camminare verso loro, caldi colori sostituirono l'opacità dell'acqua ghiacciata. Presto, una familiare, splendida giovane dai lunghi capelli blu si formò di fronte a loro. La donna sorrise, i suoi occhi marrone chiaro luccicarono.
"Mi ricordi, Ash?" La sua voce tradì una nota di risata musicale.
"Ehi, Duplica," disse Ash, sorridendo quando finalmente la riconobbe. Si voltò verso Misty che aveva cominciato a diventare paonazza. "Prima di continuare però dovresti vestirti. Stai sconvolgendo Misty."
"Oh." Duplica lasciò uscire una risata leggera. Ondeggiò la sua mano sul suo corpo e lo coprì con un vestito nero e stretto, con una mini-gonna che copriva a malapena le regioni innominabili. "Ora va meglio?" Ash si girò. La faccia di Misty si confondeva ancora col rosso dei suoi capelli.
"Uhm, non saprei." Misty si lasciò sfuggire qualche commento circa gli uomini insensibili.

FINE DELLA TERZA PARTE


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Colpo Scuro
Tipo: Ombra/Elettricità
Una freccia sottile di lampo nero è sparata fuori dalla coda del pikachu. Anche se apparentemente debole, è incredibilmente potente. Può anche reagire chimicamente quando entra in contatto col fuoco.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte 4 - Ribellioni ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

PARTE 4: RIBELLIONE

Splendendo brillantemente in giù, la luna piena brillava attraverso il cielo notturno senza nubi, sopra l'accampamento della Ribellione, appena a est dell'insediamento di Pewter. I piani erbosi furono popolati con su una dozzina le grandi tende verdi e, negli spazi tra di esse, Istruttori del Ribelle e abitanti del villaggio camminavano, discutendo delle riparazioni alla città piccola o della battaglia che si era combattuta ormai molte ore fa. Il suono di uomini e donne al lavoro per ricostruire parti della città giungeva forte da ovest, e l'aria della notte, fresca e chiara, si opponeva al chiasso, al calore e al fumo della battaglia precedente. In una tenda nel lato sud-est del campo, Misty, seduta a gambe incrociate, conversava con Erika, di cui si stava prendendo cura un'infermiera. Gli occhi verdi di Erika rimproveravano la sua amica.
"Sei pazza! Cosa ci fa qui Ashura, il Maestro proibitoi?" ebbe un breve fremito mentre l'infermiera, una ragazza giovane con rossi capelli ricuciva le sue ferite con ago e filo. "Perchè ti sei lasciata nuovamente coinvolgere da lui?" Misty lanciò un'occhiata caparbia, e si aggiustò i lunghi e rossi capelli dietro le spalle.
"Ci può aiutare contro la Lega. Hai visto come ha fatto fuori quei Maestri di Fuoco, mentre eravamo alle prese con Blaine e Rapidasher?"
"Ed è questo ciò che mi insospettisce," Erika disse con cipiglio. "Perchè qualcuno dovrebbe aiutarci? Lui specialmente. Anche se si dice che non sia più parte della Lega, l'ultima volta che lo abbiamo visto era contro di noi!" Misty distolse lo sguardo e chiuse i suoi occhi blu.
"Idrotossina." Erika cercò di lanciarsi sulla sua amica, disgustata, ma fremè di nuovo come la giovane infermiera cominciò a bendarle il fianco.
"Non avrai mica...," disse spaventata. Misty ricambiò lo sguardo della sua amica con un'occhiata asciutta. Accennò col capo. "Da quanto?"
"Meno di una settimana." Misty era seria.
"Non vorrai permettergi..." I suoi occhi blu si riempirono di lacrime e lei si coprì il volto con le lacrime, cedendo ai sentimenti.
"Sai che non potrei mai." Erika domò la sua voce per rassicurarla.
"Divertente. Pensavo che lo odiassi. Sin da quel giorno. Sai qual'è l'unico modo per estrarre la tossina dal suo organismo?" Misty fece cenno di sì. L'infermiera aveva finalmente finito il suo lavoro su Erika. Il Maestro d'Erba sorrise riconoscente. "Grazie, Joy. Anche se non hai visto ancora dieci estati, sei brava come tua madre. Ora vai." La ragazza giovane sorrise a sua volta.
"Grazie, Maestro Erika. Faccio quel che posso. " Guardò Misty. "Hai bisogno di qualcosa Maestro d'Acqua?" Misty rispose mostrando le fasciature sulle braccia, ricordo della battaglia con Blaine. "Molto bene, allora," Joy disse. E con quello, l'infermiera si alzò e uscì dalla tenda, stringendo una borsa da medico con una mano. Erika si voltò verso la sua amica, aggiustandosi i capelli scuri con il suo nastro rosso. Misty sembrava di nuovo tranquilla e ora sedeva di fronte a lei, sorridendo malinconicamente mentre osservava attraverso l'ingresso della tenda l'incedere della giovane Joy.
"A proposito, grazie per avermi salvato la vita." Misty annuì, la mente rivolta ad altro e noncurante delle dita che giocavano con le pieghe del mantello.
"Ditto. "Poi i suoi occhi si restrinsero per osservare più attentamente. Erika seguì il suo sguardo. Stava fissando la tenda di Ash.

"Bene, come te la passi, Ashy?" Duplica disse come lei si appoggiò a un cuscino e giocherellò con una ciocca dei suoi capelli blu scuri. "Non ci vediamo da prima delle Guerre Oscure." Ash sorrise osservando la tazza di cioccolata calda che stava riempiendo, attingendo dalla sua preziosa riserva. "Come al solito, direi." Si voltò, le porse la tazza e se ne riempì un'altra.
"Pika!" Ash sbuffò, e diede anche a Pikachu una piccola razione.
"E ora da dove bevo io?" gli chiese, esasperato, mettendo che la tazza sul pavimento, dove Pikachu potesse usufruirne.
"Da qui Ashy" Duplica disse alzando la mano libera. Dal suo palmo si formò una conca, quindi dei manici, poi il tutto assunse la forma di un boccale. Era decorato da un piccolo Ditto viola, con un sorriso idiota sul suo corpo da ameba. Ash guardò incuriosito, esitò un momento, poi lo prese.
"Grazie, Duplica" Si versò del cioccolato e si sedette, appoggiando a terra il termos. Rivolse il suo sguardo a lei. Ancora stava portando quel vestito nero e provocante, che avvolgeva a perfezione la sua figura. Quando raggiunse il volto di lei, notò di essere osservato. Sorrise. "Ti trovo in splendida forma. Sempre che quello sia il tuo corpo." Duplica si imbronciò.
"Certo che lo è! Mica posso stare trasformata in eterno, altrimenti mi stanco." Poi gli lanciò un sorriso diabolico. "Certo, se mi preferisci così..." Ash guardò affascinato il corpo di lei sciogliersi e ricomporsi. Poi capì in chi si stesse trasformando, e distolse lo sguardo: Misty sedeva davanti a lui, nello stesso vestito nero e sexy. Sulla faccia troppo familiare di Misty, un'aria petulante, freddi occhi blu e un naso sbarazzino.
"Oh, Ashy!" lei disse con la voce di Misty, ma in tono basso e sensuale. Scosse il capo, facendo scivolare i capelli dietro le spalle, si leccò le labbra e lanciò un'occhiata trasgressiva.
"Pi-ka-chu," Pikachu disse, stupito. Ma poi il piccolo topo elettrico perse interesse e ritornò alla tazza di cioccolata. La faccia di Ash era ancora rossa, mentre si alzava.
"Non è divertente. E poi io e Misty non siamo più assieme." Una frecciata di sorpresa attraversò il volto di Misty. Poi il corpo si sciolse di nuovo, per ritrasformarsi in Duplica. Solo lo sguardo era lo stesso. "Dici sul serio? Ma eravate inseparabili!"
"Bene, evidentemente no. Ma preferirei non parlarne," Ash abbassò lo sguardo, perdendosi nella sua tazza. Duplica lo guardò malinconicamente. Poi sorrise, sperando di confortarlo.
"Va bene, ma ci sono ancora io. Posso essere la donna dei tuoi sogni!" disse ridendo "Devi solo dirmi come è fatta!" L'angolo della bocca di Cenere si inclinò ironicamente e lui spazzolò i suoi capelli neri che erano scivolati sui suoi occhi con una mano.
"Se è per questo, non devi necessariamente cambiare," disse scherzando. Poi senti uno strattone al suo mantello e guardò in basso.
"Pika?" Pikachu disse, contemplando il suo vuoto. Ash gemette.
"Ancora?" gli versò il contenuto del suo boccale, che si accinse a riempire nuovamente. Duplica guardò Pikachu e sorrise in un misto di amarezza e piacere.
"Tu e il tuo pokemon mi ricordate così tanto me e Detto." Prese un sorso dal suo boccale e scosse la testa. "Ma non so se è un bene o un male." Chinò il suo sguardo. "Ditto è morto nelle Guerre Oscure." Ash finì di riempire di nuovo la tazza e osservò Pikachu che leccava la cioccolata avidamente.
"Sì, ho visto che non era più con te. E che tu hai ottenuto... certi poteri." Duplica rimase zitta per un momento, ripescando nel passato.
"Avevo giurato di lasciare il mondo a sè stesso. Io e basta, una pacifica esistenza nella mia casa delle imitazione, e, magari, un giorno, un bravo uomo da sposare." Incrociò le gambe di fronte a lei. "Ed invece eccomi qua. Di nuovo in azione." Ash finì la sua cioccolata.
"Sì, ora che sei tornata, puoi dirmi dove stai andando? E perchè?" Duplica sembrò guardarlo in modo assente, intenta ad ascoltare qualcosa nell'aria, un'entità quasi materiale.
"Non percepisci il disturbo sul Piano Astrale?" fece una pausa, considerando. "Ovviamente no, tu non sei in parte pokemon, come me." Osservò Pikachu che aveva finito il suo secondo boccale e che controllava tutto con curiosità. "Scommetto che però Pikachu lo sente."
"Sente cosa?" Ash chiese, curioso.
"Un senso di presagio. Pericolo imminente. Qualcosa di sbagliato nell'aria." Ash chiuse i suoi occhi. "Lasciami indovinare. L'origine di tutto questo sono le Rovine Di Cerulean, giusto? Sento un peso incombente provenire da lì, per questo non ho fatto così tanti problemi quando Misty mi ha costretto a seguirla nella sua missione." Duplica lo guardò con durezza attraverso i suoi occhi marroni.
"Sì. Le Rovine di Cerulean." Lei sembrò studiarlo. Ash aprì i suoi occhi e osservò l'improvvisa serietà del volto di lei.
"Che c'è?" chiese, confusione nei suoi occhi dorati.
"Nulla," rispose lei, meditabonda. Ash distolse lo sguardo, snervato. Mandò giù l'ultimo sorso della sua cioccolata e appoggiò il boccale sul pavimento della tenda.
"Bene, magari potresti unirti a me e Misty, quando partiremo domani mattina." Si alzò in piedi, sistemò il mantello e lo allacciò alla vita per evitare che il vento lo gonfiasse. "Vado a fare una passeggiata, prima di andare a dormire. Torno subito. Pikachu, tieni compagnia a Duplica e fai la guardia."
"Pikachu," Pikachu accettò il compito, e lo salutò con una zampa scura. Ash accennò col capo a Duplica, poi si incappucciò e avanzò fuori nella notte.
Duplica rimase zitta per qualche istante, pensierosa, prima di toccare il boccale di Ash e di riassorbirlo. Guardò a Pikachu.
"Sembra che siamo rimasti soli, amico. Cosa facciamo per ammazzare il tempo?" Pikachu rispose con un ghigno e si lanciò sullo zaino di Ash. Dopo aver frugato per un po', ricomparve trionfante con un mazzo di carte e gliele diede.
"Chu!" I suoi occhi di cobalto brillarono speranzosi. Duplica si portò la mano alla fronte e gemette.
"Oh no! Non quello!" Poi sorrise e mostrò la propria collezione. "Ce l'hai un Ditto? Posso darti un Pikachu in cambio."

Ash camminò fra le tende ignorando le occhiate spaventate dei paesani e degli Istruttori d'Erba. Forse sarebbe dovuto andare in un posto più isolato, pensò osservando un altro uomo avvolto in un mantello verde lanciargli un'occhiata e correre al riparo dietro una tenda, implorandolo con le mani di stare lontano. Un lieve vapore usciva dalla sua bocca a ogni respiro, quando si accorse che si stava facendo freddo. Avviandosi verso nord per trovare solitudine, si accorse di essere seguito. Si voltò e vide chiaramente qualcuno nascondersi dietro una tenda. Sorrise, e scosse il capo.

La ragazza si maledì subito dopo essersi nascosta dietro la tenda. L'aveva quasi vista! Quel ragazzo doveva avere quel genere di sesto senso soprannaturale o qualcosa di simile, pensò. Dopo tutto non era lei la migliore del corso per ricognitori? Era certa di essere avanzata a tempo con i suoni del campo, in modo da celare i suoi passi? Aveva mantenuto la giusta distanza? Si pettinò i suoi capelli neri e lunghi con le dita e sbirciò attraverso l'angolo della tenda. Era scomparso. Doveva essersi incamminato verso nord, nella foresta. Stava per riprendere il pedinamento, quando una voce la colpì da dietro.
"Suppongo che dovrei chiederti perchè mi stai seguendo." Si voltò di scatto, il cuore agitato dallo spavento, e vide un'ombra che prima non aveva notato. Avanzò nella luce e rivelò un uomo avvolto in un mantello nero, quello che stava seguendo. Come aveva fatto? Così in fretta, poi!
"Mi ricordi? Sono la ragazza che hai salvato nella battaglia, scacciando quell'Arcanine. Volevo solo... ringraziarti, ecco..." L'uomo gettò indietro il cappuccio, rivelandosi completamente a lei. Il suo cuore si bloccò in gola, sentendo su di sè gli occhi dorati di quel bel volto di giovane. I suoi capelli arruffati e ribelli gli ricadevano sugli occhi, dandogli un'aria misteriosa e affascinante. Lei non si aspettava che fosse così giovane. Con una voce così profonda, e un potere così immenso, aveva previsto un uomo avanti negli anni, non un ragazzo ancora all'inizio della ventina, o perfino alla fine della decina.
"Oh tutto qui?" disse lui, sorridendo. Lo stomaco di lei si annodò alla vista di quel sorriso.. "In questo caso, sei la benvenuta. Non mi sembra di averti detto il mio nome, prima, per cui..." Le porse la mano. "Sono Ashura. Ma chiamai Ash, è meglio." La ragazza rispose con gratitudine al suo sorriso. Prese la sua mano e la strinse, notando la stretta forte e grezza di lui.
"Lieta di conoscerti. Sono Laselle, ma puoi chiamarmi Lass-se vuoi morire giovane." lasciò sfuggire una leggera risata e lasciò la mano di lui, intimidita. "Dove stavi andando?" Ash si tolse un ciuffo dal suo occhio destro con le dita.
"Passeggiavo. A volte ho bisogno di starmene un po' per conto mio. Da solo, senza nemmeno i miei pokemon." Notò la sua fitta di dolore. "Oh scusa, ti ho fatto ricordare il tuo Bulbasaur. Ho fatto un brutta gaffe, non è vero?" Lei si asciugò una lacrima.
"Va tutto bene. Almeno lo hai vendicato."
"Bene sono sicuro che troverai presto un altro pokemon, che sarà ancora più forte di Bulbasaur." Si voltò, coprendosi nuovamente col cappuccio nero. "Ora devo andare."
"Pensi che potrei fare quattro passi con te?" Laselle chiese speranzosa. Lui si voltò e sembrò pensare. Poi annuì.
"Certo. Perchè no?" si mise al fianco di lei, "Andiamo, ragazzina." Laselle lo guardò mentre si portava sul suo lato. Quindi lo accompagnò verso nord, attraversando l'accampamento.
"Non credo di essere poi tanto più giovane di te. In fondo ho quindici anni."
"Wow. Allora sei vecchia," rispose divertito.
"E tu invece quanti anni hai?" lei chiese, esasperata.
"Indovina?" replicò lui, prendendola in giro.
"Quanti anni hai, sciocco!"
"Oh..." capì a cosa stesse mirando quella ragazza. "Ventuno." Poi in un tono diverso di voce, "Verso i cento, temo." Lei sentì la sua tristezza, ma capì che quello straniero aveva bisogno di pace, e non chiese il perchè. Camminarono ancora un po', in un silenzio irreale, fino a che non superarono l'ultima tenda. Un altro uomo notò Ash, e sfuggì rapidamente alla vista.
"Perchè hanno paura di te?" lei chiese, incuriosita. "Non sei dalla nostra parte?" Le spalle del suo mantello ebbero un fremito.
"Magari hanno capito che alcune vecchie leggende forse, e solo forse, sono vere. Le storielle con cui i loro genitori li spaventavano prima di mandarli a letto."
"Vecchie leggende?" Ash si fermò, ma Laselle fece altri due passi prima di capire che lui aveva arrestato il suo cammino, e lo guardò. I suoi occhi brillavano intensamente d'oro, attenuando le ombre del mantello, e spaventandola. Lui la guardò con un espressione sinistra, e lei non potè fare altro che sentire una sferzata di terrore.
"Le leggende degli elementi proibiti." Anche la sua voce suonava cattiva. "La Luce." fece una pausa. "E l'Ombra." Fece un passo indietro, impaurita. Poi la luce nei suoi occhi si spense, e rise. "Sto scherzando!" disse facendo un passo in avanti. "Ehi, argh." inciampò sul chiodo di una tenda e finì ai piedi di lei. Laselle scoppiò a ridere.
"Hahaha! Te lo sei meritato, Ash, così impari a spaventarmi." Guardò affascinata Ash alzarsi sulle proprie mani, restare in equilibrio, per poi balzare in aria e atterrare dolcemente sui piedi.
"Sì, è vero," disse mitemente. "Ma avresti dovuto vederti!"
"Oh, tu." Ma era stato troppo convincente. Forse c'era del vero in quello che gli altri Istruttori dicevano. Forse un tempo quello avrebbe potuto essere stato, una volta, il più grande Campione della Lega di tutti i tempi. Poi il pensiero sfuggì via dalla sua mente. Lui era troppo bello per quel genere di cose.
Poi udirono un urlo da una delle tende più grandi, di fronte a loro. Ash si girò, e scattò. Laselle cercò di seguirlo, ma presto si trovò ansimante. Quel ragazzo poteva correre come il vento, pensò, guardandolo raggiungere la tenda ed entrare.

Quando lei arrivò e scivolò nella grande tenda, capì di trovarsi dove venivano tenuti i prigionieri. C'era giusto poco meno di una mezza dozzina di loro, ed erano tutti legati schiena contro schiena, appoggiati al pavimento. Comunque, uno di loro, un più vecchio Istruttore del Fuoco, giaceva da solo con la schiena contro il pavimento. sembrava essere stato picchiato, tagli e lividi lo ricorprivano, e la sua giacca era stracciata. Neppure il corpo era stato risparmiato.
"Cosa significa questo?" un uomo arcigno e alto, avvolto in una camicia marrone, urlò. I suoi vestiti lasciarono intravedere i muscoli del torace e delle braccia flettersi nervosamente. Sul suo grosso pugno lei vide un tirapugni d'ottone. spesso colpisce col pugno hewas che porta un cattivo paio che guarda di nocche dell'ottone. Era arrivato il Maestro di Forza, fu il pensiero di Laselle. Ash era in piedi di fronte a lui, avvolto nel mantello ma col cappuccio abbassato.
"Potrei chiederti la stessa cosa," disse, indicando il prigioniero maltrattato con un cenno della mano. "Ordine del Maestro Bruno," l'Istruttore di Forza rispose. "Devo interrogare questa feccia della Lega, e ogni metodo va bene. Ho l'ordine di scoprire cosa sta succedendo alle rovine di Cerulean."
"Qualsiasi metodo? Che bel modo per dire tortura!" rispose Ash con un tono basso e adirato. "Potrei sembrarti crudele, parlandoti con tanta calma di morte e distruzione, ma la gente che ho combattuto almeno ha avuto l'onore di cadere in battaglia. Torturare un prigioniero è intollerabile." Restrinse i suoi occhi, ma Laselle non fu spaventata quando li vide ardere d'oro. "Vedo che Bruno non è cambiato, anche se non è più della Lega."
Improvvisamente una voce ringhiosa arrivò dall'esterno.
"ASHURA! So che sei qui." Laselle si voltò per vedere un uomo pesante e muscoloso, almeno mezzo piede più alto di Ash, che già di per sè era molto alto, entrare nella tenda. Indossava un mantello marrone, come un Maestro di Pokemon, che lo copriva fino alle caviglie, ma sciolto, in modo che potesse sventolare al vento. Come quello di Ash. L'unica differenza erano le maniche, tagliate per mostrare braccia spesse e muscolose. Si tolse il cappuccio, mostrando capelli castani a punta su un volto che avrebbe potuto essere bello, se non fosse stato per l'espressione rabbiosa. Laselle indietreggiò. Aveva sempre temuto Bruno, Maestro di Forza. Ash aggrottò le sopracciglia.
"Non ti è piaciuto il vino, mi sa."
"Non mi interessa il tuo merdoso umorismo, Ash, perchè abbiamo ancora un conto in sospeso, dall'ultima volta! La sfida nel Cerchio dei Maestri. Nessun pokemon, non avresti potuto usare quel tuo fottuto Pikachu a livello infinito. Solo noi due. Forza contro forza." Sorrise furbescamente, mostrando denti bianchi e osservando il contenuto della tenda. "Sei fortunato perchè Erika mi ha convinto che sei innocui, e che potresti tornare utile, altrimenti saresti già morto." Colmo di rabbia, strappò un lembo della tenda. "Ti aspetto fuori."
Per qualche istante nella tenda ci fu un pesante silenzio. Poi l'Istruttore di Forza rise, studiando il fisico magro e sportivo di Ash. Impossibile compararlo all'immensa forza del Maestro di Forza, pensò.
"Spiacente, Lass, ma sembra che il tuo nuovo amichetto non sarà più così bello, fra poco." Poi si inginocchiò e alzò il suo pugno. "Ora veccio, perchè non ci dici quello che sai? ... No? Bene allora, eccoti servito-ehi che stai facendo?" gridò sorpreso mentre Ash lo afferrava per il collo e lo gettava a gambe all'aria. Ash era più basso del Maestro Bruno, ma non contava poi così tanto, pensò l'istruttore con un tremito.
"Avevo detto basta," disse Ash con calma. Poi si voltò e centrò il suo avversario con una violenta testata, che lo gettò svenuto oltre il telone verde della tenda, come un sacco di immondizia. Il corpo rotolò una dozzina di volte sull'erba prima di schiantarsi contro un albero. Il vecchio Istruttore della Lega sul pavimento parlò.
"Stavo per dirgli di non sottovalutarti. Nessuno con un potere proibito dovrebbe essere sottovalutato. Non so perchè sto dicendo questo, Maestro d'Ombra, ma sento di doverti dire il poco che so." tossì. "Il Maestro Blaine sa che la nostra missione deve liberare questa zona da tutta le installazioni, neutrali e Riballi. Nessuno deve avvicinarsi alle rovine di Cerulean City. Ho anche sentito dire che Blaine ricevesse ordini dal Signore della Lega in persona, e che il Giorno sarebbe arrivato in meno di una settimana. Non so cosa significhi, però." Ash aggrottò le ciglia profondamente mentre ascoltava quello che stava dicendo.
"Brutte notizie davvero, vecchio" disse, asciugando la mano che aveva usato per afferrare l'Istruttore di Forza con un pezzo di stoffa. "Grazie." Spostò la sua attenzione sugli altri prigionieri. "E prenditi cura di Belle. Gli eventi di questa giornata mi hanno fatto ricorcare perchè giurai tenermi lontano sia da voi che dalla Ribellione, ma a quanto pare il destino non è stato a guardare." Guardò Laselle, e i suoi seri occhi, marroni e preoccupati. "Pensi di andare a dormire presto, questa notte? Probabilmente vedrai solo altra violenza da quel topo di fogna che ho lanciato fuori poco fa, e dal suo capo." Laselle ricambiò lo sguardo.
"Stai scherzando? Non me lo perderei per nulla al mondo. Sei così divertente!" Poi aggrottò le ciglia. "Un attimo. Maestro d'Ombra? Elementi proibiti? Vuol dire che le storie di prima erano vere?" chiese atterrita. Lui sorrise svergognatamente e si soffiò via dagli occhi il solito ciuffo gi capelli.
"Che posso dire? Non sono bravo a mentire. Per niente."

Joy corse eccitata verso Erika e Misty.
"Maestro Erika! Maestro Misty! Venite presto! È un'emergenza!" Erika si alzò di scatto e chiamò il suo mantello verde in un lampo di energia.
"Che succede? Qualche incidente? Siamo sotto attacco?"
"No, Maestro Bruno e Maestro Ash si stanno per affrontare nel Cerchio dei Maestri! Uno contro uno - nessun pokemon!"
"Oh," Erika disse. "Me lo sarei dovuto aspettare. Che sciocca che sono stata." Misty alzò le spalle. "Gli uomini sono uomini. Andiamo a vedere la vittoria di Ash." Erika la guardò coprirsin il capo col cappuccio del mantello.
"Che vuoi dire? Stiamo parlando del Maestro Bruno, no? Il maestro di Forza. Ex-membro dei Quattro Grandi. Quello con quei muscoli troppo cresciuto, quello alto sei piedi o simile. Quel Bruno!"
"Sì, ma ho visto Ash combattere. Vincerà. Pikachu non è il suo unico punto forte." Misty uscì dalla tenda, avvolta nel mantello. "Vuoi scommettere?" Erika la seguì.
"Certo!" disse fiduciosamente. "Quanto facciamo?"

Laselle guardò senza fiato un cerchio di pietre, largo una ventina di piedi, allestito sul terreno erboso del campo. Poi un Istruttore d'Erba e un Istruttore di Forza accesero una torcia su ciascuna pietraavanzò circa le torce di placinglighted di cerchio su ciascuna pietra. L'anello sarebbe stato il ring di uno scontro fra Maestri di Pokemon. La regola era che chiunque avesse attraversato, contro o di propria volontà, quell'anello, avrebbe perso. Il combattente che ancora era cosciente o dentro l'anello vinceva. La cosa più importante del Cerchio dei Maestri era che non avrebbero combattuto pokemon, ma loro stessi. Anche se rari, questi duelli erano permessi. E Bruno era praticamente nato per questo. Un vero e proprio scontro fra Maestri.
Come la notizia si sparse nel campo, un po' tutti andarono ad assistere, e si raggrupparono incuriositi sul bordo dell'anello. Anche se erano in tanti, tutti sapevano l'importanza di quel rituale, e tacevano. Nel cerchio, ai lati opposti, Ash e Bruno si stavano fissando, i loro mantelli agitati da un vento leggero. L'aria era tesa quasi quanto i loro muscoli, e le loro espressioni erano rese ancora più terribili dalla debole luce delle torce, che faceva danzare le ombre sui loro visi. Infine, anche la luna contribuì a questa spettrale atmosfera. Finalmente Misty ed Erika arrivarono, si sedettero ai bordi dell'anello. Misty era dal lato di Ash, ed Erika da quello di Bruno.
"Pika, pika" disse una voce graziosa interrompendo il silenzio. Laselle girò la sua testa e vide il pikachu nero notte di Ash al fianco di una strana donna con capelli blu scuro portati sciolti, quella che poteva in un qualche modo cambiare il suo aspetto. Stava ancora indossando quel vestito spaventosamente scandaloso, che si era meritato i commenti di tutte le ragazze del campo. Quello che era veramente soprannaturale, però, era che la donna non avesse freddo, sebbene tutti stessero rabbrividendo nell'aria gelida della notte, anche con vari strati di indumenti indosso.
"Lo so Pikachu. Bruno ha voluto di nuovo fare questa stronzata," fu tutto quello che lei disse dopo essersi seduta a guardare.
Finalmente, Erika e Misty alzarono le loro braccia nell'aria, poi le abbassarono con un movimento rapido.
"Cominciate," dissero le loro voci simultaneamente, formali e serie. "Colui che fugge dal cerchio o giace inconscio, perderà."
Ash e Bruno alzarono le loro braccia e una strana aura cominciò a circondarli. Nel caso di Cenere fu una luce nerastra, che distorse le sue caratteristiche. Quando sparì, Laselle vide che il suo mantello nero e stivali erano stati rimossi, lasciandolo a piedi nudi con pantaloni neri, lunghi e gonfi, e con una camicia nera e stretta, tagliata all'altezza delle spalle, che abbracciava il suo fisico asciutto e muscoloso. Quello che aveva indossato sotto il mantello. Lui abbassò le sue braccia, nude, poi alzò le sue mani e si mise in posizione. Notò che indossava un paio di guanti neri, che lasciavano scoperte le dita. I suoi capelli corvini e rilucenti, un pelo più lunghi della norma, si agitavano al vento, e gli occhi cominciarono a brillare di una luce dorata, brillanti come le stelle della notte. Invece, un bagliore marrone circondò il gigantesco Bruno, e quando quest'aura scomparve, lasciò dietro di sè i possenti muscoli dell'uomo. Inodssava pantaluni lunghi e marroni, ma nessuna maglietta, lasciando il suo enorme torace nudo. Le sue braccia sembravano tronchi d'albero, scure e scolpite, più tese del solito. Bruno si mise a sua volta in posizione, chiudendo i suoi sproporzionati pugni. Era l'uomo più muscoloso che Laselle avesse mai visto. Un genere che lei disprezzava apertamente. Preferiva di gran lunga l'aspetto sportivo e scattante, ma anche forte, di Ash. Bruno stava rivelando anche grandi piedi squadrati, del tutto diversi da quelli di Ash, che erano piccoli e perfino belli, in un certo qual modo. I capelli di Bruno non si mossero nel vento, perchè quel tipo usava troppo gel, pensò Laselle con un sorriso ironico. Anche gli occhi di Bruno cominciarono ad ardere, ma di un colore rossastro, simile a ruggine.
I due si avvicinarono cautamente. Ormai solo mezzo piede li separava. Continuavano ad avanzare lateralmente, preparandosi, gli occhi dell'uno fissi in quelli dell'altro. Così vicini, era evidente la loro differenza. Ash raggiungeva a malapena il mento di Bruno, e il suo corpo era appena la metà del torso ridicolmente largo del Maestro di Forza.
Fu Bruno ad aprire le danze. Era troppo veloce per occhi normali. Ma Laselle aveva occhi più rapidi della media e potè vedere un pugno grande come un macigno diretto verso lo stomaco di Ash. Comunque non riuscì a vedere in che modo Ash riuscì a schivare, tanto era rapido. Uno momento prima era di fronte a Bruno, l'istate dopo aveva afferrato la spalla del gigante con ambo le mani. Poi in un'oscillazione rapida, che piegò il corpo di Ash in un modo quasi incredibile, e scaraventò Bruno sul terreno, a faccia in giù. Fece un cenno con la mano e si rimise in posizione. Bruno si rialzò e sputò l'erba.
"Bella mossa," ammise. "Ma serve molto di più, se vuoi vincere." Ash si girò e gli fece un altro cenno con la mano guantata, poi tornò in posizione.
"Era giusto una prova per vedere quanto pesi, Maestro di Forza."
"Ma quanto siamo arroganti, eh? Vuoi buttarmi fuori dal cerchio, non farmi svenire." Bruno disse, avvicinandosi con piccoli balzi, la sua testa e i suoi pugni animati da piccoli scatti rapidi. "Già, è la tua opzione migliore. Nessuno mi ha mai steso."
"Non voglio farti troppo male," disse Ash spostandosi di lato con un salto aggraziato, quasi stesse ballando. I pugni di Bruno brillarono di un colore rosso scuro.
"Da parte mia questo problema non sussiste!" si lanciò contro di lui, le mani quasi incendiate dall'energia. Sorprendentemente, Ash bloccò il potente colpo piuttosto che schivarlo. Immediatamente Bruno cominciò a colpire in modo più veloce e complicato, ma con immensa potenza. Ma Ash bloccò pigramente anche quei colpi, usando solo i suoi avambracci e i gomiti per parare. I movimenti erano così rapidi che scintille rosse scoppiettavano al contatto fra le braccia.
Poi Ash smise improvvisamente di parare i colpi e penetrò la difesa di Bruno, colpendolo col palmo aperto della mano sinistra sullo stomaco. Il sangue volò fuori dalla bocca di Bruno mentre Ash continuava in una violenta sequenza di colpi alla faccia, quindi pestò uno dei piedi del Maestro di Forza col calcagno sinistro e lasciò partire un calcio con la gamba destra, centrando il torace e facendo volare l'enorme uomo in aria. Mentre Bruno girava su sè stesso, Ash brillò di un'energia blu-nera, poi completò il suo attacco con un possente pugno che scagliò Bruno a circa dodici piedi di distanza, giusto lo spazio necessario a farlo cadere fuori dal Cerchio dei Maestri. La folla si spostò per evitare il corpo di Bruno, che atterrò sul terreno con un tonfo sordo e rotolò fino a fermarsi contro un piccolo masso.
Una giovane con capelli rossi corse ad esaminare il corpo.
"E' svenuto!" gridò. Erika e Misty mossero le loro braccia in alto e poi in basso con un movimento rapido. La battaglia era conclusa. Ci sarebbe dovuta essere una folla esultante attorno al vincitore, ma tutto rimase silente, solo il pesante respiro dei presenti e il leggero fruscio dei vestiti arruffati dal vento.
"Spiacente," disse Ash, togliendo i capelli dai suoi occhi. "Non volevo fargli del male."

Il respiro di Ash non era nemmeno leggermente accelerato, quando Misty si avvicinò e si accertò del suo stato.
"Sono a posto," rispose lui sfregandosi le braccia indolenzite. Poi la guardò e si pettinò i capelli con le dita "Mi dispiace per questo duello, ma lui mi aveva sfidato e nessun Maestro può tirarsi indietro." Misty sorrise, osservando compiaciuta lo sguardo irritato di Erika per un breve momento.
"Fa lo stesso, grazie a te ci ho pure fatto qualche soldo." Lui lanciò uno sguardo incuriosito, che si cambiò in truce serietà curioso.
"Misty, prima di questa inutile mostra di violenza, ho ottenuto qualche informazione da uno degli Istruttori di Fuoco."
"Davvero?" Lo guardò coi suoi occhi blu. "Bene, convocherò un incontro, non appena Bruno sarà rinvenuto. A mezzanotte, qui. In ogni caso l'avrei fatto comunque, perchè dobbiamo decidere cosa fare nei prossimi giorni."

La mezzanotte era appena scoccata, quando intorno al fuoco i Maestri si riunirono. Sedettero ai uno di fronte all'altro, col falò al centro, le gambe incrociate. Misty ed Ash si guardarono negli occhi. Lo stesso stavano facendo Bruno ed Erika.
"Non finisce qui, Ashura," Bruno ringhiò aggiustandosi la borsa del ghiaccio sulla testa. Delle bende bianche avvolgevano il suo stomaco, sotto il mantello. "Mi hai battuto, ma questo non significa che sia finita qui." Comunque, Ash potè intuire del rispetto fra le parole di Bruno. Qualcosa che non aveva sentito prima.
Ash si scaldò le mani sul fuoco.
"Lo so bene, Maestro Bruno," disse in tono piatto. Stava per iniziare ad esporre le novità che aveva appreso, quando sentì un rumore. Guardò verso gli alberi. "Aspettate," li avvertì. "C'è qualcuno." Pochi istanti dopo, un'ombra offuscè la luce del fuoco. Era Duplica.
"Oh, Ashy," lo chiamò. I suoi occhi marroni brillarono. "Così è questo il posto dove voialtri andate a..." Erika aggrottò le ciglia, i suoi occhi verdi brillarono alla luce del fuoco.
"E' una riunione seria. Solo per Maestri." Duplica si sedette al fianco di Ash. Ondeggiò la sua mano sul suo corpo, e un bagliore violetto circondò il vestito nero. Poco dopo la macchia di colore coprì il suo corpo, per poi scomparire, lasciando un lungo mantello violetto sulle sue spalle.
"Guarda caso io sono Maestro di Mutamento, o sbaglio? "Duplica chiese ammiccando. Bruno piegò le sue braccia muscolose e la studiò. I suoi occhi arsero scuramente. Un secondo più tardi, le fece segno di sedere.
"Dice il vero." Duplica lanciò una pernacchia ad Erika, e alla sua irritabilità. Questa volta fu Misty a guardarla male.
"Ho sentito che avrei fatto meglio ad ascoltare quello che Ash ha da dire," disse Duplica, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Misty mentre incrociava le gambe e le copriva col mantello viola. Ash iniziò a spiegare come stavano le cose.
"Sembra che la Lega voglia spazzare via ogni presenza umana intorna alle rovine di Cerulean" disse "Hanno inviato delle squadre di Istruttori e pokemon un po' in ogni insediamento, da queste perti, e hanno fatto fuori ogni persona.." Misty era disgustata.
"E' disumano. Che motivo c'è di fare un simile massacro? Ci sono centinaio di vite in quella zona!" Bruno assunse un'espressione pensierosa.
"Un motivo probabilmente è quello di tenere lontano i curiosi. Un altro può essere che loro hanno bisogno di rifornimenti per gli allenatori e i pokemon, per qualche progetto a cui stanno lavorando a Cerulean."
"E poi vogliono anche divertirsi," commentò Erika, tremante. Duplica guardò in alto, pensierosa.
"Contina, Ash. Sento che hai altro da dire." Ash annuì.
"Bene, oltre a dirmi che gli ordini erano di eliminare ogni possibile interferenza ribelle, la mia fonte mi ha anche detto di aver sentito in giro che a capo di tutto ci fosse il Signore della Lega in persona. Ha parlato di un Giorno che sarebbe arrivato fra una settimana o giù di lì. Non aveva la minima idea di cosa significasse, però."
"Non mi piace," disse Bruno. "Sembra che i loro piani siano dannatamente prossimi alla fine. Questa storia del Giorno ha l'aria di essere una gran brutta cosa."
"Chissà che cosa ha in mente, Lord Garick, e mi chiedo anche cosa abbiano a che fare le rovine di Cerulean con tutto questo" Erika pensò ad alta voce. Ash socchiuse gli occhi e guardò Erika con le fiamme negli occhi.
"Gary è morto," disse piattamente. "Il titolo di Signore della Lega è passato a Lance, Maestro dei Draghi, e secondo in comando di Garick." Bruno, Misty ed Erika lo guardarono confusi.
"Che stai dicendo? Gary è ancora il Signore della Lega," Erika disse. "Ed è ancora decisamente vivo." Ash balzò in piedi, spaventando Duplica che era rimasta chiusa nei suoi pensieri.
"Ma è impossibile," ringhiò. "Ho ucciso io Gary. L'ho mandato sul Piano Astrale con un biglietto di sola andata, con la punta della mia spada!" Ash poteva ricordare distintamente ricordare quel giorno. Aveva versato molto sangue, per quello che aveva fatto. Lo stesso giorno in cui aveva lasciato per sempre la Lega. Dopo aver smembrato il Signore della Lega con un taglio dall'inguine alla gola, e dopo avergli strappato gli arti, aveva anche dovuto eliminare i molti Istruttori che aveva incontrato nel Palazzo dei Quattro Grandi, durante la fuga. Era qualcosa che era meglio non ricordare. Misty ebbe un'intuizione.
"Se fosse vero, e penso proprio che lo sia, allora Lorf Garick ha un qualche potere che gli permette di recuperare."
"Ma solo i pokemon psichici hanno quel potere," Erika protestò. "Noi Maestri di Pokemon possiamo avere poteri straordinari, ma ciò è dovuto al nostro legame con l'elemento natio e al legame coi nostri pokemon. L'abilità del recupero non la possono ottenere nemmeno i Maestri Psichici, come quella dannata Sabrina. Senza contare che neppure la tecnica del recupero può riportare in vita i morti. Stiamo parlando di risurrezione qui. Solo, come è possibile?" Duplica parlò improvvisamente, rompendo il proprio silenzio.
"Noi non sappiamo come sia possibile, ma solo che lo è." Si voltò verso Ash. "Ashy, per favore siediti prima che io continui." Lui la guardò a lei e annuì, sedendo, incrociando le gambe e avvolgendosi nel mantello fino alle cosce. "Ora dunque, come ho già detto qui ad Ash, il motivo per cui sono qui è che ho sentito un disturbo, sul Piano Astrale, sì. Incredibilmente, il centro del disturbo è situato tra le rovine di Cerulean. Altra cosa da sapere, ma difficile da capire, è che in alcuni punti del mondo esiste un legame molto più forte fre il Piano dei Morti, o come lo chiamano in molti, l'Inferno, o il Cammino degli Spiriti. A causa della sua posizione, esattamente a nord-ovest della Torre dei Pokemon, uno di essi è Cerulean. Credo che gli altri siano la torre stessa, Cinnabar e il Palazzo dei Quattro Grandi. Anche qui potrebbe esserci un'intensa attività della Lega. Ovviamente, non possiamo saperlo perchè quelle zone sono tutte sotto il controllo della Lega in ogni caso. Diamine, Lord Garick vive nel Palazzo!"
"Così la Lega è interessata al mondo dello spirito, in qualche modo," Bruno affermò. "Ma perchè?"
"Questo non lo so," Duplica disse,stringendosi nelle spalle. Misty prese la parola.
"Stanno ovviamente cercando di entrare in contatto con l'altro lato, direi. Ma cosa ne potrebbero ricavare, questo è tutto un altro paio di maniche." Ash chiuse i suoi occhi, sentendo un frammento di paura entrargli nello stomaco per la prima volta in oltre cinque anni. Li riaprì, e guardò fisso il caldo fuoco scoppiettante, tentando disperatamente di nascondere quelle cose che stavano emergendo nella sua mente. Qualcosa di terribile.
"Su questo non ci sono dubbi," disse. "Ma ora sappiamo la nostra priorità. Che raggiungere le rovine di Cerulean al più presto possibile, e fermare la Lega prima del tempo, qualunque cosa stia accadendo."
"E cosa facciamo con gli insediamenti della zona?" Erika chiese. "Non possiamo lasciare queste persone indifese." Ash stava pensando che se non avessero fermato ciò che il Signore della Lega aveva preparato -e non era ancora convinto che quell'uomo fosse Gary, tutto il mondo sarebbe stato indifeso, nono solo gli abitanti dei dintorni di Cerulean.
"Allora ci divideremo," concluse. "Erika, Bruno e le loro forze di Istruttori possono prendere il vecchio tunnel attraverso la Cava dei Diglett, e arrivare alle rovine di Vermillion. Quello è il punto migliore per difendere i villaggi. Intanto, io, Misty e Duplica andremo ad est, attraverso il Monte Luna, quello infestato dagli spettri, e raggiungeremo Cerulean. Misty perchè... bè, diciamo che è meglio lasciar perdere. E Duplica perchè sono sicuro che avremo bisogno del suo contatto col Piano Astrale." Bruno guardò Misty e aggrottò le ciglia.
"Non mi fido del tutto di te, Ashura. Sarai anche forte, ma quello che conta è la tua reputazione. Dannazione, sei stato nostro nemico per molto tempo, prima di abbandonare la Lega. Faremo così: spedirò un Venomoth a Koga, e a sua sorella Aya, l'ordine di incontrare Erika a Vermilion con le sue truppe di Istruttori di Veleno. E io verrò con voi." Ash rimase un attimo a pensare.
"Va bene, basta che i tuoi umini non ci rallentino troppo." Erika si alzò esasperata.
"Nessuno vuole venire con me? Bene, ferite pure i miei sentimenti!" disse insoddisfatta. Misty le sorrise. "Guardala a questo modo, almeno potrai fare a gara a chi fa fuori più Istruttori della Lega con Koga e sua sorella."
"Vero, vero," Erika disse, già sentendosi meglio e pregustando quei momenti.
"Che mi dite di Brock?" chiese Ash, improvvisamente curioso di avere notizie di quello che era stato un tempo il suo migliore amico. Ognuno cadde in silenzio. Misty lo guardò, e i suoi occhi blu cominciarono ad inumidirsi per qualche motivo.
"Vuoi dire che non lo sai?"
"Sapere... cosa?" Lui guardò stupito i vari occhi puntati su di lui, tranne quelli di Duplica, che era all'oscuro come Ash.
"Brock è morto. In una battaglia con la Lega." Ash strinse i suoi pugni, e abbassò lo suardo.
"Chi...?" sussurrò. Bruno parlò in tono piatto.
"Apparentemente, Lord Garick in persona. Per questo sappiamo che è ancora vivo. Lo abbiamo visto uccidere Brock mentre ci ritiravamo." La sua voce si abbassò, mostrando il suo legame di amicizia con il Maestro di Roccia. "E' stato nella battaglia di Celadon City." Misty si alzò, si avvicinò ad Ash e mise la gli pose una mano sulla spalla, ma Ash non lo notò neppure. Lui era morto per il mondo. Poi guardò il cielo, e i suoi occhi brillarono d'oro così intensamente, che perfino gli altri Maestri ebbero un fremito.
"Se Gary è ancora vivo, allora quando lo reincontrerò, pregherà di essere morto. Quando avrò finito con lui, mi assicurerò che di lui non esista più nulla. Nè qui, nè su quel fottuto Piano Astrale."

Quella mattina, mentre il sole che sgusciava attraverso un cielo velato, il campo era ancora addormentato quando Ash, Pikachu e gli altri si erano già salutati con Erika e gli altri Allenatori ribelli. Laselle aveva dato ad Ash un lacrimevole bacio di addio, che diede a lui un colorito imbarazzato e a lei un'occhiataccia da parte di Misty. I due uomini di Bruno si presentarono. Uno era Gambit, un uomo vecchio ma che non aveva perso certamente la sua forza, con l'età. Ad Ash ricordò quella leggenda di Babbo Natale, con quei capelli bianchi e la barba, ma con muscoli invece di grasso. I suoi occhi erano coperti da un paio di occhiali da sole, e il suo corpo da una lunga giacca marrone. L'altro Istruttore era, stranamente, un ragazzo giovane per niente muscoloso, ma piuttosto esile e basso. Indossava un berretto marrone, un paio di jeans e una giacca senza maniche, sopra una camicia bianca. Ricordava vagamente Ash alla sua età, anche se Ash era stato più alto. Il suo nome era Junior. Ash, con Pikachu nello zaino, Misty, Duplica e Bruno coi suoi uomino osservarono il campo da una piccola radura erbosa a est. Davanti a loro, colline verdi ed erbose a perdita d'occhio, con la sagoma del vecchio Monte Luna all'orizzonte.
"Vista la conformazione del terreno," disse Misty, "prendiamo un mezzo di trasporto più efficiente." Tolse dal mantello quella che sembrava una spilla nera, a forma sdi stella, con una gemma rossa al centro, che Ash non aveva notato in precedenza. Poi lanciò l'oggetto verso il terreno con una rotazione eccessivamente drammatica.
"Misty chiama Starmos!" La spilla si ingrandì mentre si avvicinava al terreno, fino a un diametro di circa sei piedi, e quando tutto finì, si era trasformata in una specie di starmie, con l'unica differenza che questo pokemon era di un nero lucente, che il gioello al centro era diverso, e che le ai bordi di esso spuntavano dieci aculei acuminati. Starmos cominciò poi a volteggiare un piede al di sopra del terreno erboso. "Adoro fare surfing!" Nebbioso disse incitando il pokemon stella, per poi fermarsi sopra la testa di Ash. "Vieni, Ash, puoi cavalcare con me. Solo stai attento alle estremità, sono molto taglienti."
Ash lo guardò bene. Starmos sembrava la forma evoluta di Starmie. Non ne aveva mai visto uno prima. Fu tentato di prendere il suo vecchio pokedex e di registrarlo. Poi lasciò perdere. Lo avrebbe fatto più tardi. Saltò sopra a Starmos, dietro a Misty. Stava per perdere l'equilibrio quando lei cominciò a incitare il pokemon ad avanzare. Si fermò e lo sgridò.
"Dovresti tenerti ai miei fianchi" disse "visto che sono l'unica con un minimo di senso dell'equilibrio qui."
"Pika, pika!" Pikachu commentò dal suo zaino, spaventato. Aveva temuto di cadere, ed Ash poteva essere molto pesante. Il cuore di Ash si fermò in gola, e lui afferrò di malavoglia la stretta vita di lei. Attraverso il suo mantello, il suo corpo ancora era morbido e forte allo stesso tempo, come se lo ricordava. Ne era passato di tempo, ma lei non era cambiata molto, fisicamente. Le memorie lo assaltarono, ma lui le scacciò. Almeno, lo zaino di Misty gli evitava il contatto con la schiena di lei. Gambit e Junior lanciarono prontamente due pokeball, facendo uscire due Ponyta in un doppio bagliore rosso. A quanto pare, avevano liberato alcuni dei pokemon degli Allenatori di Fuoco della Lega a Pewter, pensò Ash. Bruno, comunque, era piuttosto imbarazzato.
"Uh, non ho nulla da cavalcare. Ho dimenticato di farmi dare qualcosa al campo." Duplica rise.
"Non ti preoccupare, se vuoi puoi cavalcare me!" Junior non trattenne le risate, mentre Gambit si coprì la bocca con una mano. La faccia di Bruno divenne di un rosso brillante, mentre Duplica si metteva carponi di fronte a lui. Poi lei si trasformò in un grosso Rapidash, la forma evoluta del cavallo di pokemon, ponyta, incendiando la sua criniera infuocata. Ash notò che la forma che aveva assunto Duplica non era proprio quella di un Rapidash, perchè era troppo grande. In effetti, pensò, si trattava di Rapidasher, il Pokemon Supremo di Fuoco che aveva sconfitto il giorno prima. Misty gli diede una gomitata nello stomaco, facendogli sputare il fiato.
"Posso sentire in che modo vorresti cavalcarla, ma dovrai accontentarti di me, Maestro Ashura ," sibilò.
"Ma lei è così cavalcabile," disse Ash per scherzo, rendendola furibonda.
Bruno tentò imbarazzato di salire in groppa, ma Duplica-Rapidash si spostò di colpo, facendolo cadere con la faccia per terra. Poi ritornò indietro e nitrì per schernirlo, mentre Bruno si rialzava, stavolta rosso per la seccatura. Lui fece una finta a sinistra, facendo balzare Duplica-Rapidash a destra, ma poi balzò in aria, girando su sè stesso e atterrando in groppa a lei.
"Ha! Basta giocare, Duplica, per favore. Non abbiamo tempo da perdere." Quello finì lo stupido passatempo, e i cinque si lanciarono verso le colline e il Monte Luna, Misty in testa, con Ash aggrappato ai suoi fianchi per puro istinto di autoconservazione, Bruno che afferrava la criniera di fuoco di Duplica, e Junior e Gambit, che cavalcavano i loro ponyta per nulla in difficoltà a tenere l'andatura. Anche se erano della Lega, a quanto pare gli Istruttori di Fuoco sapevano addestrare i loro pokemon.
Durante il volo, col vento che li avvolgeva, Ash si girò per sputare fuori di bocca una ciocca dei capelli di Misty. Pikachu rise.

Nel pomeriggio erano ormai nella foresta alle falde del Monte Luna, ma il tempo aveva preso una brutta piega, passando dalla biancastra lastra del mattino alle nubi nere da cui cominciava a cadere qualche goccia di pioggia. Per fortuna gli alberi fornirono un gradito riparo, che calmò i ponyta di Gambit e Junior, permettendo loro di riprendere al trotto. Ash e Misty si coprirono con i cappucci dei rispettivi mantelli, continuando a est sul dorso del pokemon stella di lei, mentre Bruno, ancora a cavallo di Duplica-Rapidash, rimase indietro assieme ai suoi due uomini.
Una goccia di pioggia cadde attraverso la copertura delle fronde degli alberi, colpendo Duplica. Lei nitrì di dolore al contatto con essa. Guardò il cielo con occhi rossi e irritati.
"Non preoccuparti, dovremmo essere quasi all'ingresso alla base del monte," disse Misty, concentrandosi sul controllo del suo pokemon che sembrava un hovercraft fra i detriti cosparsi sul terreno della foresta. Avanzando, Ash cominciò a sentire alcune persone, provenienti da sud e dirette verso di loro.
"Ssh!" sussurrò, stringendo la vita di Misty. "Abbiamo compagnia. Uomini... e pokemon." Si concentrò. "Sembra una battaglia." Bruno si guardò intorno.
"Là." indicò un grande masso di roccia alla base di una macchia di cespugli. "Là dietro. Vediamo se sono amici o nemici, prima di finirne dentro. Anche se finiremo coinvolti di sicuro. Ricordiamoci che la nostra missione non è questa."
"Ricevuto," disse Misty leggermente. Guidò Starmos al di sopra del masso, con Ash ancora dietro di lei, mentre Duplica improvvisamente si ritrasformò in una donna, indossando il mantello viola da Maestro. Bruno non se l'aspettava, ed era ancora su di lei.
"Cosa ne dici di lasciarmi?" Duplica accennò alle mani di Bruno che trattenevano i lati del suo torace, giusto alla base dei seni.
"Oh, spiacente," disse Bruno, arrossendo.

Nascosti dietro al masso, ma ancora in aria, Ash e Misty diedero una sbirciata dalla sommità della roccia, spiando quattro uomini, i cui vestiti erano adornati dalla L della Lega, arrivare di corsa da dietro gli alberi, affaticati. Quindi si fermarono nella radura, per riprendere fiato.
"Hanno preso due dei nostri," disse uno di loro, afferrandosi le ginocchia con le mani e cercando di respirare normalmente. Aveva corti capelli biondi, e un vestito blu, ma sembrava comunque il classico lacchè della Lega.
"Pensi che li abbiamo persi?" un altro chiese, guardando dietro di loro, nella foresta, come se stesse cercando qualcosa. Sorprendentemente, aveva un'aria familiare, per Misty ed Ash, che stavano osservando in silenzio. Aveva capelli castani, e indossava un vecchio mantello stracciato, dello stesso colore dei suoi capelli.
"Lo spero, o noi saremo i prossimi!" un terzo uomo aggiunse. Anche lui aveva capelli castani, ma sembrava più giovane degli altri, intorno ai diciassette anni. Anche lui sembrava non del tutto sconosciuto. L'ultimo era un uomo vestito in un ridicolo completo da samurai, completo di elmetto nero e alette gialle attaccate al davanti della sua armatura blu-nera. Alla sua cintura c'era una pokeball e una spada infoderata, mentre ai piedi portava un paio di rozzi sandali di legno. Ash si ricordò di aver incontrato, oltre dieci anni prima, uno strano tipo vestito in modo simile, all'inizio del suo viaggio. Gli uomini del samurai rimasero zitti, guardando dietro di loro.
Poi per un momento apparentemente lungo i quattro si guardarono intorno, cercando un qualunque movimento. Il biondino lasciò partire un sospiro di sollievo.
"Penso che li abbiamo seminati." Grosso errore. Improvvisamente un bagliore di argento spuntò dei rami alti di un albero, e un pugnale si conficcò nella spalla del ragazzo che aveva appena parlato. Lui gridò e cadde su un fianco, afferrando l'elsa della piccola arma.
"Per te c'è un guaio!" una voce femminile gridò dall'alto. Dai rami superiori spuntò una donna magra, vestita di nero, con larghi pantaloni e uno stretto top tenuto chiuso da un laccio al centro, che saltò al centro del gruppetto. Il suo volto era coperto da uno stretto cappuccio da ninja, una faccia nascosta da un velo scuro, mostrando solo gelidi occhi blu. Attraverso una piccola apertura del cappuccio spuntava una lunga coda di cavallo rossa, che Attraverso un'apertura alla schiena della sua testa, herhair fu portato in una coda di cavallo che si agitava come seta nel vento. La sua figura sportiva si mosse freneticamente in una serie di movimenti da maestro di arti marziali, un calcio rotante che lanciò il più giovane, quindi un altro calcio che prese il mento dell'uomo avvolto dal mantello amrrone, spedendolo contro un albero.
"Puttana!" urlò il samurai sguainando una lunga katana. Ma dai cespugli dietro di lui, emerse un'altra ombra.
"Fanne un paio!" Era un'altra figura vestita di nero, con gli stessi pantaloni gonfi e una maglia stretta che mostrava il suo petto leggermente muscoloso. Il suo volto era anch'esso coperto da un cappuccio da ninja, e tutto ciò che si vedeva di lui erano gli occhi verde smeraldo. Il ninja si tuffò in aria con una capriola, poi si girò e con un calcio al volo centrò lo spadaccino nella schiena spedendolo contro un albero. Comunque, l'uomo avvolto nel mantello marrone e stracciato si rialzò, scuotendo la testa. Afferrò una pokeball dalla cintura.
"Non avete speranze contro il Maestro dei Farfetchd! Vai Farfecth'd, Danza Spada!" Dalla sfera emerse un pokemon uccello dall'aria stupida, che teneva una specie di gambo di sedano come un'arma. "Far!" gracchiò rocamente, iniziando ad avanzare e ad attaccare i ninja con essa. Poi il forte ringhio di un gatto uscì da parte posteriore un albero e una grossa spedie di pantera, un bianco gattone con un gioello sulla fronte e le orecchi indietro, con baffi acuminati, spuntò dal folto della foresta, afferrando il povero volatile con i suoi denti aguzzi.
"Pers-ian! Cena!" ringhiò, mentre masticava il pokemon uccello con le sue possenti mascelle.

Improvvisamente fu il caos, come un ponyta spuntò da ovest, gettando la confusione nella battaglia. Sulla sua schiena c'era una giovane ragazza, con capelli scuri, avvolta in un mantello verde chiaro. Stava gridando in preda al panico, avendo perso il controllo del cavallo. Ash la riconobbe.
"Laselle!" gridò da dietro il masso. Cosa ci faceva lì? Lasciò Misty e saltò nella'aria sopra alla pietra, in una capriola, il mantello che si agitava nel vento, e scagliando nel contempo Pikachu in aria. "Pikachu! Spada d'Ombra!" Come lui atterò, Pikachu obbedì, trasformandosi nella nera e lunga katana che sembrava assorbire la luce. Ash afferrò l'arma al volo, la soppesò rapidamente con un movimento a cerchio, quindi riprese la sua corsa verso la battaglia.
"Ash!" gridò Misty, ordinando a Starmos di inseguirlo dall'alto.
L'uomo più giovane, quello coi capelli castani, vide l'uomo avvolto dal mantello nero crrere verso di lui con una spada dall'aria malvagia e fu colto dal panico. Scagliò una delle sue pokeball.
"Eeverion! Attacco Antipodo! Ferma quel tipo! Ti prego!" Dalla palla rossa emerse quello che sembrava un Eevee, quella creatura a metà fra una volpe e un coniglio, ma le orecchie erano due fiammelle, la sua schiena era coperta di spine gialle, e aveva una coda di pesce.
"Eev!" ringhiò sparando una palla rossa e blu, di ghiaccio e di fuoco, dalla bocca contro Ash. Questi saltò in aria, ma l'attacco antipodo sembrò seguirlo, come se fosse lockato su di lu. Così a mezz'aria, usando la lama della spada come una mazza da baseball, scagliò la potente palla di energia elementale nel cielo.
"Pikachu, Illusione di Oscurità!" gridò calando la spada contro l'Eeverion e il giovane castano. Dalla punta della spada uscirono delle freccie di ombra, che avvolsero i bersagli in una nebbia scura. L'Istruttore di Eeverion gridò.
"Sono cieco! Quello bastardo mi ha accecato!" mentre Ash atterrava con una botta e correva verso Laselle e il ponyta, inseguiti a loro volta dal samurai.

Il 'Maestro di Farfetch'd' nel mantello marrone e stracciato guardò agghiacciato la morte del suo pokemon tra le fauci di Persian, urlò di disperazione e scappò verso il Monte Luna.
"Persian, fermalo!" il ninja donna ordinò.
"Perr!" il grande pokemon gatto ringhiò, sputando il gambo di sefano con cui si stava pulendo i denti aguzzi, e scattò all'inseguimento del fuggitivo.

Nel frattempo, il samurai aveva fatto fermare Laselle e il Ponyta contro un folto cespuglio. Il cavallo di fuoco grugnì e si rimise sulle sue zampe da cervo, osservando lo spadaccino avvicinarsi. Poi Laselle gridò, come cadde dal cavallo sul terreno, e giacque sul fianco. Il ponyta nitrì per la sorprse, saltò sopra la testa del Poi Laselle gridò, come cadde dal cavallo sul terreno, e giacque sul fianco. Il ponyta nitrì per la sorprse, saltò sopra la testa del samurai e fuggì nella foresta. Sfruttando la distrazione del samurai, Ash roteò la spada e generò una violenta raffica di vento che partì a razzo verso l'avversario, frantumando il terreno davanti a lui come un proiettile, scagliando in aria polvere e foglie. Continuò la sua corsa finchè il turbine non colpì un piccolo masso, frantumandolo e scagliando contro il samurai una salva di schegge di dura roccia. Il samurai si voltò, adirato e ferito in più punti dall'esplosione, e osservl Ash di fronte a lui, che reggeva la sua katana nera orizzontalmente lungo il fianco, e ricambiava lo sguardo. Sguainò la sua spada d'argento e si preparò.
"Così, un altro che pratica l'arte della spada!" disse il samurai pregustando lo scontro, il suo elmo reso rilucente dalla pioggia leggera. "E uno che sembra proprio un Maestro di Pokemon! Ma sei solo un principiante in confronto a un vero Maestro! Un Maestro di Spada!" Ash non esitò, i suoi occhi brillarono d'oro, e lui deviò la sua corsa in un movimento laterale, accompagnato dal suo mantello nero. Il samurai si girò per seguire l'azione, e calò il primo colpo, una potente oscillazione della sua katana, ma come se stesse misurando la bravura dell'avversario. Questi schivò facilmente, facendo passare la lama accanto al suo fianco, prima di calare a sua volta una violenta spadata che mozzò la mano sinistra del samurai con inaudita facilità. Il samurai gridò e cadde all'indietro, gettando a terra la spada e afferrando il moncherino con la spada rimasta, mentre Ash piantò i piedi per terra e preparò il colpo di grazie. Un Maestro di Spada in meno, pensò Ash sarcasticamente. Avrebbe dimostrato quanto quelle parole fossero vuote. Ma il samurai giocò la sua ultima carta, lanciando una pokeball.
"Pinsir! Uccidilo!" Ash deviò la sfera con il piatto della lama, lasciando che essa si aprisse e liberasse, nell'aria di fronte a lui, il grosso insettoide marrone e bipede, con grosse corna velenose e acuminate come rasoi. Ma era pronto anche a questo, e sferrò un calcio nello stomaco del pinsir, facendogli sputare il fiato, prima di tuffare la sua katana attraverso le corna della creatura. Gli spuntoni spinosi si staccarono dal cranio del pinsir un secondo dopo, e volarono a terra in una folata di sangue scuro dai mozziconi. Il pinsir vomitò grida di dolore, mentre Ash centrava le sue gambe con un calcio basso di grande precisione. L'animale cadde a terra di schiena, e lui attraversò i tre piedi di cranio con la sua katana nera che sembrava assorbire la luce, quasi come se la testa del pinsir fosse d'aria. L'arma si conficcò nel suolo. Ash rimosse con facilità la spada sibilante dalla fronte del pinsir, con un sprizzo di sangue, e si voltò verso il samurai, il suo mantello reso ribelle dal vento.
Ma il suo avversario era corso verso la sua spada, l'aveva afferrata, e ora minacciava Laselle tenendo l'arma con la mano rimasta. Da sotto il suo elmo, occhi terrorizzati fissarono Ash.
"Fermo principiante! O la uccido!" gridò, ormai disperato.
Ash si stava chiedendo se un colpo scuro avrebbe potuto ucciderlo prima che potesse fare qualunque cosa, quando un getto di lana spuntò dallo zaino di Laselle. Avvolse le caviglie del samurai, che inciampò imprecando, lasciando cadere la spada. Per sua sfortuna, la katana cadde prima di lui, e il samurai ci finì sopra, venendo trapassato da parte a parte dalla lama d'argento. Si voltò ridicolmente in un uggiolato di morte, prima di giacere immobile, col sangue che colava dal petto e dalla bocca. Ash calciò via il cadavere, si inginocchiò, lasciò cadere la spada e abbracciò Laselle.
"Tutto a posto?" chiese, mentre l'arma si ritrasformava in un topo elettrico di colore scuro.
"Pika?" chiese Pikachu preoccupato, la coda frastagliata che si agitava.
"Penso si sì," balbettò Laselle. Poi, confusa, prese il suo zaino e lo aprì completamente.
"Pii!" La verde testa di un pokemon bruco ne emerse.
"Un Caterpie?" Laselle disse, sorpresa. Gli occhi di Ash si allargarono. Poteva giurare che si trattasse di quello stesso caterpie che aveva spaventato Misty, e che non era riuscito a catturare, nella Foresta di Viridian.
"Sembra che ti sia trovata un nuovo pokemon, Laselle" commentò, sorridendo alla vista di caterpie che abbracciava il fianco di lei. Poi dietro di loro, due gole si schiarirono. Ash si voltò e trovò due ninja di fronte a lui. Pikachu ringhiò.
"Non c'è pericolo," disse il ninja maschio, mentre i suoi gentili occhi verdi brillavano attraverso la maschera nera. "E così la dama è stata liberata e il mondo è salvo." Il ninja femmina dai capelli rossi, allacciati in una lunga coda di cavallo, gli diede un vioento ceffone sulla nuca.
"James, idiota! Mnetre stavamo qui a guardare, ce ne siamo fatti sfuggire un paio! Se non li riprendiamo non ci daranno tutta la taglia!"
"Spiacente, Jessie," il ninja maschio si scusò, massaggiandosi la testa. Poi un Persian arrivò con un paio di balzi.
"Perrrsian... nessun problema, sono entrati nel Monte Luna Infestato," ringhiò. "Sono in trappola, non ne usciranno vivi." Si voltarono per andarsene.
"Un attimo. Jessie? James?" Guardò il persian. "E... Meowth?" I due ninja si girarono e lo fissarono stupiti. Poi lei si tolse il velo e la maschera nera, rivelando una bellezza dai capelli rossi e gli occhi blu, sinistra ma familiare. Anche l'uomo fece lo stesso, mostrando un volto fanciullescamente bello, con occhi verdi e lunghi capelli blu. Il Persian li guardò, contemplando con i suoi occhi felini.
"Ci conosci?" l'uomo e donna chiesero simultaneamente. "Ci siamo già visti? Hai un'aria familiare."
"Ash, Laselle! State bene!" La voce di Misty giunse da sopra di loro, mentre lei arrestava il volo del suo pokemon e saltava in mezzo ad Ash e alla ragazza. "C-cosa?" chiese allarmata. "Un-un insetto! Odio gli insetti!" urlò e scappò via, lasciando fluttuare nell'aria i suoi capelli. Ash sospirò.
"Perr... Ora li riconosco," disse il Persian, fissando Pikachu. "Sono quei marmocchi di qualche anno fa, quando eravamo ancora nel Team Rocket!"

Bruno, Duplica e gli altri comparvero dal limitare del bosco, ma dovettero scansare Misty, lanciata in una corsa che agitava selvaggiamente il suo mantello.
"Una giornata decisamente particolare," commentò Bruno, girandosi per guardare la schiena di Misty un istante prima che lei sbattesse contro un albero e crollasse a terra stordita.

Fine della quarta Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Illusione di oscurità
Tipo: Ombra
Una nebbia spessa di oscurità è generata che è impossibile per vedere in orthrough. Causare anche allucinazioni su contatto con occhi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Parte 5 - Rivincita ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

PARTE 5: RIVINCITA

Ombre scure danzarono fra le pareti dello stretto tunnel roccioso, generate da due figure. Piedi coperti da stivali sguazzarono nelle pozzanghere. Di fronte a loro, una fonte di luce, un piccolo pokemon, a metà fra una volpe e un conilgio, che scacciava l'oscurità con le orecchie fiammeggianti. Il tunnel opprimeva i loro cuori col suo aspetto orribile, ma i Maestri di Pokemon, perchè solo di loro si poteva trattare, e quei dannati Cacciatori di Taglie, erano senz'altro dietro di loro, e questo era un pensiero ben più terribile del buio. Eppure, anche questa vecchia montagna era tristemente famosa. C'era senz'altro un motivo, se tutti la chiamavano il Monte Luna Infestato, e nessuno si avvicinava alla sua figura. Mikey rabbrividì, osservando l'oscurità quasi tangibile che li aspettava, e sperabva che la loro luce si spegnesse, per poterli divorare.
"E-Eeverion, voglio più luce."
"Eev!" Il suo pokemon gradì l'ordine e lo eseguì solerte.
"Attento, sciocco," disse l'uomo nel mantello marrone e stracciato, da dietro di lui. "I Maestri potrebbero sentire l'energia del tuo pokemon! Vuoi che ci prendano? Anch'io sono un Maestro, ma quelli sono molto più forti di me!" Mikey non rispose, ma sorrise internamente. Farley non era un maestro. O comunque era solo Maestro di Sconfitte.
"Sai, bimbo, penso di aver riconosciuto alcuni di quei Maestri e anche quei Cacciatori di Taglie. Credo di averl incontrati, da bambino,"disse Farley, con un tono fiducioso. "Potrei anche batterli, se avessi ancora il mio Farfetch'd. Ma quel gatto se lo è mangiato, e lui non è più con me."
"Come dici tu," commentò Mikey, parlando senza pensare. Il tunnel cominciava ad arrampicarsi. Pregò di non dover incontrare dei ragni. Li odiava, forse più del buio. "Eeverion, se vedi delle tele di ragno, bruciale per me, d'accordo?"
"Eev!"
Presto il tunnel divenne così stretto che dovettero spremersi per bene, nel passaggio.
"Vado io per primo!" Farley disse, fissando il pokemon di Mikey che stava guidando il loro cammino con un'espressione speranzosa. Forse anche lui era spaventato, e cercava la protezione che Eveerion poteva dargli.
"Uh, va bene" Mikey disse. Sarà anche stato odioso, ma Farley era sempre più grande e vecchio di lui. Ed era più importante, nella Lega.
"Bene," Farley disse rapidamente. Spremette Mikey contro la parete e lo superò, iniziando ad avanzare. "Diventerai un buon Istruttore, se rispetti i tuoi superiori-argh!" gridò improvvisamente come uno sciame di zubat attraversò il tunnel sopra di loro. I pipistrelli neri strillarono così forte da far vibrare le loro orecchie di dolore. Vennero graffiati e perfino morsicati, mentre lo sciame li superava in una densa nube. Mikey si coprì il volto e si gettò a terra.
"Cristo!" Farley stava dicendo. "Da dove saltano fuori?" Calò l'oscurità. Una pessima sensazione crebbe nello stomaco di Mikey, come se il buio gli impedisse di respirare bene. Si era sentito così anche quando il Maestro, o meglio l'uomo nel mantello scuro come la notte, lo aveva accecato con quello strano attacco.
"Eveerion? Perchè non illumini più la strada?" chiese, sentendo la sua gola chiudersi per il terrore. "Flash, ora!"
"Sì! Eveerion, Flash!" anche Farley era stato colto dal panico. Anche lui odiava l'oscurità. Qualche cosa di fronte a loro sibilà. Era un suono basso, terribile.
"SSSSSSSSSS..."
"Che diavolo è stato?" Farley gridò, ormai preda della paura.
"Non lo so," Mikey disse. Non poteva respirare, tanto era spaventato. "Eeverion? Eeverion! Dove sei? Flash... P-per favore!"
"SSSSSSSSSS..."
"ARGHHHHH!" Farley gridò, un urlo pieno di dolore e angoscia. "AAAAHGHAGHAGH!" Mikey sentì il corpo del suo compagno vibrare e sbattere contro le pareti.
"C-che sta accadendo? Farley!!!" Poi improvvisamente anche lui sentì una brusciante angoscia avvolgere il suo corpo. Aprì la bocca per urlare.
Un minuto più tardi, il grido cessò. Il tunnel oscuro divenne muto.

I picchi incredibilmente alti del Monte Luna, l'immensa montagna che toccava il cielo, erano di fronte a loro. In alto, il cielo del pomeriggio gettaba una debole pioggia dalle nubi grigie, che scendevano incerte sul gruppo. Rimasero titubanti di fronte all'ingresso. Sembrava una caverna come tante altre, scura e tetra, salvo che per un grosso cartello. Su di esso, la scritta "Pericolo. Non entrare." Ash si strofinò il mento e guardò l'entrata. Quanti ricordi. Quasi tutti brutti. Al suo fianco, anche Misty mostrava un'espressione preoccupata sul suo bel volto, diretta all'ingresso. Ai suoi piedi, il suo pokemon stella fluttuava a pochi centimetri dal suolo. Dietro di loro, il vecchio Team Rocket, Jessie, James e Persian, così come Duplica nel suo mantello viola, Laselle col suo nuovo caterpie nello zaino, Bruno il Maestro di Forza, e infine i suoi due uomini, Junior e Gambit, appena scesi dai loro ponyta, le cui criniere scintillavano di fuoco. I cavalli sbuffarono, cercando sotto il soffitto arboreo un riparo alla fastidiosa pioggia che lentamente cadeva dall'alto.
"Dobbiamo entrare?" Laselle stava dicendo, da dietro, in un tono infantile e preoccupato.
"Ora che sei con noi, e visto che di tornare indietro non se ne parla, penso di sì," disse la voce profonda di Bruno fermamente.
"Perciò smettila di tremare come un micino spaventato," fu la voce di un ragazzo. Era Junior, uno degli uomini di Bruno. Pesian, il grande pokemon pantera di Jessie e James, soffiò irritato.
"Ehi," sibilò. "Mi ritengo offeso."
"Oh," concluse Junior. "Scusa."
"Non so anche perchè ci stiate seguendo," disse Jessie, che aveva nuovamente indossato il velo nero, coprendo tutto il viso tranne gli occhi di un blu sinistro. "Se avete intenzione di prendere quei fuorilegge, allora andatevene! Sono nostri."
"Sì," concordò James, che aveva coperto il volto con la sua maschera ninja, mostrando solo occhi di un verde brillante. "Inoltre, abbiamo bisogno di soldi per sei vestiti nuovi. Dobbiamo andare a una festa, stanotte!" Jessie lo colpì sulla testa.
"Ma vuoi stare zitto, James? Ora la nostra immagine di cattivi è rovinata!" Duplica sorrise sorniona, lisciando i suoi scurti capelli blu sulle spalle.
"Ha! Come se voi aveste un'immagine da salvare."
"Oh, taci!" Jessie disse. "Ti ricordo. Mi sembra che ti piacque abbastanza il nostro stile, visto che ci ricopiasti qualche anno fa!" concluse, incrociando le braccia.
"Cosa non si fa per prendere in giro le persone?" si oppose Duplica. "E noi non siamo dietro i tuoi criminali!"
"Volete smetterla?" chiese Ash, ora irritato, togliendosi il cappuccio del mantello e aggiustandosi i capelli con una mano.
"Pikachu!" Pikachu, cavalcando lo zaino di Ash, annuì, emettendo scintille nere dalle gote. Quando Jessie e James lo videro, si zittirono. Avevano capito fin troppo bene.
"Stiamo sprecando tempo prezioso qui," aggiunse Misty, togliendosi a sua volta il cappuccio. "Starmos, ritorna." Il suo pokemon stella si ridusse nuovamente a una piccola medaglia nera, che lei riattaccò al suo mantello blu. Anche gli uomini di Bruno richiamarono i loro ponyta nelle pokeball con un sottile raggio rosso, poi appesero le sfere alle cinture.
"Andiamo," li spronò Ash, lisciando il suo mantello nero. "Pikachu, usa Flash e illumina il passaggio."
"Pika," rispose Pikachu.
Il gruppo entrò quindi in fila indiana, con Ash e Pikachu seguiti da Misty, poi Duplica e Laselle dietro a lei. Lalesse voleva essere terza, ma Misty non avrebbe gradito il caterpie che riposava sul suo zaino. Seguivano Bruno e i suoi uomini, mentre Jessie, James e Persian si misero in coda. Il tunnel roccioso era scuro, ma lo divenne ancora di più mentre scendevano.
E questo ad Ash non piaceva affatto.

"Il Signore della Lega è arrivato."
Un uomo alto, muscoloso e avvolto in un mantello marrone con cappuccio rimase in silenzio, contemplando il mondo dalla finestra della massiccia torre di pietra nera. Sotto, un corteo scortava una carrozza scura, trainata da cavalli di fuoco. Ma lui era talmente in alto che sembravano formiche. Da lassù, le grandi rovine della Città di Cerulean, che si stendevano per miglia, sembravano solo pietre e ciottoli.
"Ho visto, Lance," rispose l'uomo. "E' tutto pronto per il suo arrivo?"
"Affermativo," Lance disse, camminando per la stanza, con tonfi sordi dei suoi stivali che colpivano il pavimento di pietra sotto il suo lungo mantello blu." Abbiamo anche molte squadre di Istruttori che pattugliano l'area, e alcuni dei Maestri inferiori che li guidano. Non saremo disturbati." Dalle ombre del cappuccio marrone venne lanciato un sorriso raggelante.
"Questo non è un problema. Facciamoli venire. Li sfido." Lance lo guardò curiosamente.
"Così è vero che Ashura è rispuntato. Sei sicuro che sia saggio permettergli di arrivare fino qui? Non sottostimare il suo potere. In fondo, è diventato Campione della Lega, ed era solo un bambino." incrociò le braccia. "Ed stato anche il responsabile delle Guerre Oscure dei Pokemon. Il suo potere è immenso. Perfino io, con tutto il potere dei draghi, avrei paura ad affrontarlo."
"Oh, lo so bene. Lo so meglio di chiunque altro, eccetto forse Misty." Rimase zitto per qualche istante. "Dov'è Valdera?"
"E' scomparsa di nuovo." Lance aggrottò le sopracciglia. "Non ci si può fidare di una come lei." L'uomo vestito col mantello marrone restrinse i suoi occhi scuri.
"Quella puttana. Appena quel bastardo è riapparso, è diventata come una cagna in calore. Se non fosse stato per i suoi poteri, ci avrei pensato io."
"Nessuno di noi può." Lance ghignò. "Perchè è l'esatto opposto di Ash. Quei due sono come le facce di una moneta."
"Ecco perchè dobbiamo tenere un occhio su lei. Nessuno realmente sa quale sia il suo vero obiettivo. L'unica cosa che è chiara è che lei vuole dominare il mondo o qualcosa di stupido come quello. Crede di usarci, e invece noi usiamo lei." Guardò il lontano corteo ormai fermato alle porte della torre. "Andiamo a salutare il Signore della Lega. E' quasi ora, ormai."
I due uomini si coprirono il volto col cappuccio e uscirono dalla stanza. L'unico suono fu il leggero rumore di stivali di cuoio sul pavimento di pietra, e poi il forte rumore del portone in legno che si chiudeva.

"E' sempre più buio, qui," notò Duplica cercando di guardare attraverso lo stretto tunnel roccioso. Ash scoprì di non avere difficoltà, visto che i suoi occhi potevano vedere al buio. Sembrava stessero scendendo al centro della terra. Ricordò che l'ultima volta che era stato lì dentro, era successo circa a un terzo della lunghezza.
"Pikachu, voglio più luce" Anche se lui e Pikachu avevano una visione notturna perfetta, anche gli altri dovevano vedere.
"Chu," rispose il pokemon, alzandosi sulle zampe posteriori sulla spalla di Ash, e agitando le orecchie a punta. La sua pelliccia nera lanciò una luce più brillante. Il tunnel venne illuminato in modo decente, intorno a loro. Ash notò che le pareti del tunnel si restringevano, poco più avanti.
Dopo qualche minuto di cammino, Ash si accorse di un odore disgustoso che invadeva i suoi sensi. Strinse i denti, e ignorò il tutto. Pochi istanti dopo Laselle si mise la mano sulla bocca con un sonoro schiocco.
"Eww, disgustoso!" disse da dietro di loro, avvolgendosi le spalle nel mantello verde foresta. "Che cos'è questa puzza?"
"Qualcosa di marcio quaggiù," fu la risposta di Misty, che si coprì a sua volta bocca e naso.
"Puzza di cadavere," Bruno disse leggermente in direzione di Jessie, James e Persico.
"Come lo sai?" chiese Jessie, storcendo il naso nella sua maschera. "A me sembra solo cibo avariato."
"Qui," James le porse una piccola boccetta di profumo.
Jessie l'aprì e se la mise sotto il naso. "Ah, ora va meglio, James. Forse servi a qualcos'altro, oltre che a... sai cosa." Si lasciò sfuggire un sorriso malevolo, ovvio sotto il velo. James arrossì, una striscia di rosso visibile perfino nell'oscurità del tunnel.
"Fidatevi, dopo tante guerre, questo odore non si dimentica facilmente," disse Bruno sibillino, concludendo con un tono drammatico.
E poi li videro. Dove il tunnel si allargava di colpo, in una specie di stanza, c'erano due corpi umani. In piedi, incastrato nell'entrata del tunnel, c'era l'allenatore del Farfecth'd. Il suo corpo sembrava passato nell'acido. La sua carne era stata disgustosemente fusa, mettendo in mostra le osse, il mantello marrone era perforato da grossi buchi fumanti. Sulla sua faccia c'era uno sguardo di orrore, occhi spalancati, congelati dalla morte. Era pallido, gli zigomi spuntavano dalle guance semisciolte, il cranio era scoperto, e le labbra erano fuse, mostrando i denti in una grottesca risata.
Per terra invece c'era l'Istruttore di Eveerion, il suo corpo accartocciato come un foglio di carta. Era stato anch'esso parzialmente disciolto da qualcosa, le costole spuntavano dai vestiti invisciditi da un qualche liquido. Per fortuna, quel cadavere si era coperto il volto con le mani, morendo in quella posa. Quello che era strano era che quei corpi sembravano in morti da molto, perchè il rigor mortis era già arrivato da tempo. Ma non era possibile che fossero morti da così tanto.
Ognuno rimase in un silenzio pietrificato, osservando lo spettavolo. Era terribile. Misty aveva uno sguardo pesante, mentre Laselle si era nascosta nel mantello di Duplica. Bruno e i suoi uomini cercavano di restare impassibili, mentre Jessie, James e Persian si avvicinarono e studiarono scioccati i corpi.
"Avremmo dovuti prenderli fuori, come l'altro ragazzo," sussurrò Jessie. Gli occhi di Ash arsero d'oro, osservando quei disgraziati. Nessuno meritava un destino simile. E sapeva cosa potesse causare tutto quello. Come sarebbero riusciti a uscire da quel labirino? Lo stavano usando come uno dei loro Pokemon Supremi? Lasciare un essere simile libero era una pazzia. Il responsabile avrebbe dovuto pagare. Lo scalpiccio di piedi leggeri risuonò nello stretto tunnel.
"Sento qualche cosa," sussurrò Misty. Laselle boccheggiò. Ash si tenne pronto. Una piccola sagoma sgusciò tra le gambe dell'uomo morto. Era l'Eveerion.
"Eev!" strillò, i suoi occhi di un rosso ardente.
"Oh, è solo il pokemon del ragazzo," affermò Misty con tono sollevato, avvicinandosii. Ash le afferrò il braccio. Lei lo guardò con i suoi occhi azzurri, confusa.
"Non è quello che sembra." L'Eeverion li guardò malevolo, il suo occhi brillarono. Poi gridò, e improvvisamente dozzine di tentacoli neri e spessi emersero dal suo corpo, scagliati verso di loro.
"Pikachu, Scudo Elettrico!" gridò Ash rapidamente.
"Pika!"
Un campo della forza elettrica blu e nera apparve appena in tempo, fermando i tentacoli a pochi millimetri. La barriera scoppiettò, mentre le viscide propaggini la colpivano da tutti i lati.
"C'è qualche cosa dietro a noi!" urlò Gambit, l'altro uomo di Bruno, in preda al panico. Laselle gridò e Duplica boccheggiò. Ash si voltò e vide quello che potrebbe essere descritto solamente come una nebbia nera dietro di loro, una macchia di oscurità che si muoveva lenta verso di loro. Aveva sommerso il tunnel, imprigionandolo. Sembrò emettere una sorta di fischio basso e crudele.
"MiSSSSSSSSSSSingNOoooo..." Il cuore di Ash balzò in gola. Aveva ragione.
"Merda!" gridò. "E' qui! Pikachu, friggi quel coso!" indicò l'Eeverion che non era più un Eveerion. "Tuonobraciere!"
"PIKA!" Gli occhi blu di Pikachu arsero e il campo elettrico divenne rosso, trasformandosi in una freccia infuocata che corse verso il pokemon mutato. Una piccola esplosione, poi il campo fu libero.
"Presto, dobbiamo uscire da qui o ci ucciderà!" disse Ash, afferrando la mano di Misty. "Tutti quanti, fuori di qui!" disse, spostando il cadavere conficcato nell'apertura con una mano avvolta in energia scura. "Se toccate i corpi verrete infettati!" Si girò velocemente e si infilò nel pertugio, conducendo Misty per mano e con Pikachu che grattava la sua spalla con gli artigli. La paura raddoppiò la loro foga. Dietro a loro, Duplica prese saldamente per mano Laselle.
"Ewww, " disse guardando il corpo semidecomposto. "Volentieri!" Quindi, Jessie, James e Persian.
"Perrr..." ringhiò il pokemon. "Sbrigatevi ragazzi! Non voglio diventare una pozzanghera di melma!"
"Ci sto provando!" rispose Jessie infilandosi nella stretta apertura.
"Sei ingrassata?" chiese James colto dal panico.
"Cosa? Come osi?" Jessie colpì la testa di James. Comunque, ben presto anche il Team Rocket erano fuggiti, seguendo gli altri. Poi Junior si voltò, girando all'indietro il suo berretto marrone.
"Maestro Bruno, Gambit, andiamo! Quella nebbia è quasi qui!" osservò terrorizzato la pura incarnazione dell'oscurità che li aveva quasi raggiunti, come se li stesse inseguendo. Gambit guardò il passaggio pietroso.
"Non ci passerò mai!" disse nella sua voce arcigna.
"Devi!" disse Bruno, gettando uno sguardo spaventato alla nebbia. Li aveva quasi presi. "Vai, io andrò per ultimo!"
"No!" gridò Gambit mentre con inaspettata violenza spingeva Junior e Bruno nell'apertura. "Dovete sopravvivere per la missione! Vi darò un po' di tempo!"
"Fermo!" gridò Bruno, osservando impotente.
"Vai Machoke!" gridò Gambit, lanciando la pokeball e ostruendo il passaggio con il suo corpo."Non mi fai paura... YeARGHHHH!" E poi Bruno non potè vedere altro che una densa oscurità che catturava il varco.
"Gambit! No!" gridò, addolorato, protendendo le mani verso di lui. Chiuse i suoi occhi, una lacrima sfuggì. "Gambit..." bisbigliò.

Finalmente il tunnel si aprì su un corridoio più largo e grande. Ash balzò fuori, tenendo ancora la mano di Misty con una presa stretta, con Pikachu sulla spalla, e si spostò di lato, contro una parete.
"Correte!" disse impazientemente. "Fuori, fuori, fuori!" Prima uscirono Duplica con Laselle, seguiti da Jessie, James e Persian. Finalmente arrivò Junior, col suo berretto marrone girato all'indietro sulla testa. Ash lo guardò bene, notando nuovamente quanto somigliasse a lui, quando aveva qualche anno in meno. Comunque, ancora una volta, era certo di essere stato più alto. Un momento più tardi, Bruno scivolò fuori. Aveva un'espressione fiera sulla sua faccia rude.
"Quello che diavolo era, Ashura?" gridò, e le sue dita corsero fra i suoi capelli castani. "Quella cosa ha preso Gambit!"
"Via da lì, Bruno!" rispose Ash. "Te lo dirò dopo! Voi continuate a correre e prendete il tunnel a est. Cercherò di rallentarlo." Non ebbero bisogno di un secondo ordine, e cominciarono a correre, lasciando Misty e Ash alle spalle. Duplica si trasformò in un charmander, e la piccola lucertola balzò sulla spalla di Laselle. Il suo corpo vibrò di luce quando usò il Flash per rischiarare la strada.
Il sibilare si fece più vicino, ormai era quasi all'entrata del tunnel. Ash girò la sua testa per scoprire che Misty era era là, e i suoi occhi blu stavano fissando il corridoio.
"Allora? Perchè non segui gli altri?" Misty fissò intensamente le loro mani unite. Ash stava ancora stringendo la sua mano sinistra.
"Anche se avessi voltuto, non avrei potuto, Ash," disse aridamente. "La tua presa è così che mi stai facendo male." Ash seguì lo sguardo di lei, arrossì, e lasciò subito la presa. "Oh, heh, scusa."
"SSSSSSSSSSS..." Ash si voltò immediatamente verso l'imboccatura del tunnel, facendo svolazzare il suo mantello.
"Vai, Misty! Questa qui è una cosa seria! Non è un gioco. Dubito di poterla uccidere! Ma forse posso rallentarla, e darvi il tempo di scappare."
"Chu..." concluse Pikachu, puntando la stretta apertura con i suoi occhi e preparandosi sulla spalla destra di Ash. Misty gli afferrò un fianco.
"Mai! Io resto con te!" i suoi occhi blu arsero fieri. Ash ci si perse dentro, il suo stomaco travolto dalla nausea. Si voltò di nuovo, verso la nebbia nera che stava colando verso di loro.
"Va bene, potresti essermi utile, per quello che sto per fare."
"Bene, dimmi che devo fare," rispose Misty, mentre il bagliore azzurro dei suoi occhi le illuminava il volto.
"Prendi la mia mano." I loro palmi si incontrarono come prima, e si strinsero con vigore. "Ora, devi sentire il tuo potere elementale scorrere in te, come se stessi per attaccare. Ma contienilo, fallo crescere dentro di te." Il corpo di lei cominciò a brillare di blu, al punto che Pikachu potè smettere di illuminare il tunnel. I suoi capelli rossi si animarono, come se agitati da una folata di vento. Quando Ash vide che lei era abbastanza concentrata, cominciò a concentrarsi sulle sue forze d'ombra per caricarsi a sua volta. Il suo corpo cominciò a ardere di buoi e suoi occhi brillarono dorati.
"Pikachu, aggiungi il tuo potere ai nostri," ordinò. Il suo pokemon alimentò i loro poteri con la sua energia. "Ora, Misty, Pikachu, datemi i vostri poteri... Ora!"
Quando il flusso di energie elementali lo inondò, alzò il braccio di Misty assieme al proprio.
"Repulsione d'Ombra!" gridò, dirigendo disperatamente l'immenso potere verso la nebbia nera ormai su di loro. Una violenta irradiazione elementale partì dal suo corpo. Urtando la nebbia con un'esplosione, generò una colata di scintille blu scure dal punto di contatto. La terra vibrò come in un terremoto, il soffitto scricchiolò, generando una pioggia di polvere. Un turbine di vento generò una tempesta di sabbia. Misty, Ash e Pikachu indietreggiarono, coprendosi gli occhi. "Ora via di qui!" gridò Ash, voltandosi di scatto, tirandosi dietro Misty. "Questo lo terrà occupato, e noi potremo fuggire!" Corsero lungo il tunnel vero est, i loro mantelli agitati dal vento forte dietro di loro, e l'atroce grido della nebbia che li inseguiva, violento. Quando il tunnel cominciò a restringersi di nuovo, Ash mollò la mano di lei e si fermò, scivolando leggermente sul pavimento di pietra con i suoi stivali. Anche Misty si bloccò.
"Che stai facendo?" gridò, superando il frastuono del vento.
"Voglio ostruire il tunnel!" rispose Ash, coprendosi gli occhi con una mao e lanciando Pikachu in aria con l'altra. "Pikachu, Lama d'Ombra!" gridò nel farlo. Ci fu un rombo di tuono, e il pokemon si trasformò nella spada. Ash afferrò l'arma, balzò in aria e con un grugnito colpì il soffitto del tunnel con violenza. Poi atterrò, inginocchiandosi. Con un forte rimbombo una frana di ciottoli e massi ostruì il passaggio. Dopo di che, il vento si calmò, e l'aria divenne zitta, eccetto che per la pensante respirazione di Ash e Misty. Ash sospirò e si alzò, appogginadosi alla spada nera e lucida.
"Questo dovrebbe darci molto tempo," disse, inspirando a fondo. "Missingno non può passare attraverso la pietra, così dovrà trovare un altro modo per raggiungerci." Misty si era piegata, appoggiandosi alle ginocchia e lasciando che i suoi lunghi capelli rossi circondassero le spalle.
"Missingno? Ô questo il suo nome?" chiese debolmente.
"Sì," rispose Ash. "Sembra che lo abbiano lasciato qui dopo le Guerre Oscure di Pokemon." Misty guardò in alto, i suoi occhi blu scioccati.
"Ma è impossibile!" Ash chiuse i suoi occhi.
"Invece sì." E poi una luce baluginò dalla terra sotto i loro piedi, e una mano cadaverica emerse dalla roccia, afferrando la cavigla di Ash. Misty lanciò un urlo, vedendo Ash riscucchiato dal terreno con la sua spada.

"Char!" strillò Duplica-Charmander, seduta sulla spalla di Laselle, illuminando il tunnel con il suo corpo da lucertola. "A sinistra, non a destra!"
"Ma il tunnel a destra va ancora verso est!" rispose Laselle, sentendo i passi degli altri dietro a lei.
"Hai ragione! A destra allora! Charman-argh! E' veramente duro per me parlare mentre sono un pokemon," si lamentò, mentre Laselle imboccava il corridoio di destra.
"Perrr, non posso credere che questi pazzi non abbiano una mappa!" borbottò Persian mentre seguiva Jessie e James balzando fra le rocce della caverna.
"In effetti era il Maestro Ash a farci da guida!" rispose Junior, mentre seguiva il gruppo tenendosi il cappello con la mano. Dietro di loro, Bruno seguiva in silenzio, stanco. Era ancora triste per la fine di Gambit.
La terra tuonò improvvisamente, polvere e pietre cominciarono a cadere dai fianchi e dal soffitto del passaggio. James gridò.
"Rimarremo sepolti vivi!"
"Piantala, James, sembri una bambina piagnucolosa!" urlò Jessie superando il suono della frana e le grida di James.
"Bene, è la cosa che mi riesce meglio!" Quindi la terra vibrò troppo forte perche potessero continuare a correre. Laselle si fermò e si appoggiò, cercando di mantenere l'equilibrio, cosa che fecero anche gli altri. Persian si asquattò al suolo, coprendosi la testa con le zampe. Alcuni minuti più tardi, il terremoto cessò. La polvere galleggiava nell'aria, raddoppiando l'oscurità del tunnel.
"Phew!" sospirò James, rimuovendo la sua maschera per respirare meglio. "Grazie a Dio!" Poi direttamente dietro a lui cadde una massa di ciottoli e polvere, bloccando corridoio da cui venivano. James gridò di nuovo e e non si fermò finchè Jessie non lo schiaffeggiò.
"Grazie, ne avevo bisogno," commentò James, massaggiandosi la testa. Bruno si alzò e liberò il suo mantello dai detriti.
"State tutti bene?"
"Sono a posto," rispose Laselle, inginocchiandosi e scotendo la sua testa per pulirsi i lunghi capelli neri.
"Char!" strillò Duplica-Chamander.
"Perrr-sian," commentò Persian. Mancava solo una persona.
"Junior?" chiamò Bruno. "Junior!" Laselle si guardò intorno.
"Là!"disse, fissando una figura accasciata al suolo.
"Junior!" gridò Bruno, accorrendo. Era coperto da pietre e altri detriti, che rimosse facilmente con le sue possenti braccia, quindi alzò il corpo per controllarlo. La fronte era livida, e un occhio appariva gonfio e pesto. Era svenuto. "Sembra sia stato colpito alla testa," giudicò Bruno. "Lo porterò fuori di qui io." Afferrò il corpo e lo caricò sulla spalla. Jessie fissò il corridoio ostruito.
"Che si fa? La nostra guida e la sua ragazza sono bloccati là dietro!" Laselle aggrottò le sopracciglia, mentre Bruno si incamminò, con Junior sulla spalla.
"Allora, andremo da soli." Guardò per terra, cercando qualcosa. Poi i suoi occhi marroni scuro brillarono, quando trovarono quello che stavano cercando. Afferrò un bastone e strappò un pezzo del mantello, che si rigenerò subito. "Qui," disse, dando bastone e stoffa a Laselle. "Fai una torcia e di a Duplica di accenderla. Poi lei si potrà trasformare in uno Zubat, e usare il radar per farci uscire da questo buco d'inferno."
"Cahr!" esclamò Duplica-Charmander, non appena Laselle completò l'operazione. "Buona idea. Forse mi sono sbagliata sul tuo conto." Bruno agitò la mano, improvvisamente arrossito.
"Non è nulla. Chiunque abbia fatto la guerra ha imparato a cavarsela da solo."
"E cosa facciamo per Ash e Misty?" sussurrò Laselle, guardando preoccupata il tunnel bloccato.
"Non preoccuparti," disse Bruno fiduciosamente. "Quei due sono forse i migliori Maestri di Pokemon che abbia mai visto. E visto che Ash conosce questi tunnel fin da bambino, sono sicuro che non avranno problemi a uscirne vivi." Quello che aveva taciuto era che Ash e Misty forse non avrebbe potuto salvarsi dalla nebbia mortale. Ma tutti ci speravano. Perfino James, Jessie e Persian. Presto, con la nuova torcia in mano a Laselle, con Duplica-Zubat a guidarli, con Bruno che trasportava Junior e il Team Rocket in coda, si spinsero attraverso i tunnel del vecchio Monte Luna infestato.

Buio. Oscuritò. Ombre. Un ricordo.
Ash, sedici anni di etò, è inginocchiato in una radura erbosa, accanto alla ragazza che ama. I rossi capelli di lei sono legati in una lunga coda, esili ciuffi coporono i suoi splendidi occhi blu, che ricambiano lo sguardo, ansimanti. Per una volta, sta indossando qualcosa alla moda e sexy, un top rosso, con una lunga gonna blu, che avvolge perfettamente la sue lunghe, splendide gambe affusolate. I suoi piccoli e aggraziati piedi sono nudi, le dita giocano con l'erba verde, e le sue labbra chiedono di essere baciate. Il sole splede. Il lago vicino a loro è una quieta distesa di cristallo blu. Una brezza leggera li rinfresca.
Troppo bello per continuare.
Ash guarda i suoi occhi, il suo cuore e il suo stomaco si stringono. Fra le sue mani compare un piccola scatoletta. "Misty," stringe i denti, e continua. "So che siamo molto giovani... e sai... ma è solo che, sai..." si ferma un attimo, sentendo la lingua annodata. "Oh diamine, vuoi sposarmi?" afferra l'anello dalla scatola. Un piccolo diamante blu, il colore degli occhi di lei occhi. Le labbra di lei s inclinano. Sorride. Di felicità infinita.
"D-dici sul serio?" la sua voce bisbiglia bassa, perchè nemmeno lei ha parole per esprimersi. Ash si alza, e si gratta la base della testa.
"Certo, se non vuoi, visto che siamo già... amici? Penso che dovremmo..." Lei ricambia lo sguardo.
"Lo voglio!"
E poi i due si abbracciano, le loro labbra si uniscono in un profondo bacio appassionato. Due spiriti indivisibili stanno per rendere definitiva lo loro unione.

Ash raccoglie la sua cintura, e la chiude con un rumoroso scatto. Si avvolge nel suo sottile mantello marrone da foresta-quello che sua madre gli aveva dato quando aveva vinto la sua ultima battaglia, ed era diventato Maestro di Pokemon, e lo mette sopra i suoi vestiti. Lei aveva detto che con quello sembrava bello e misterioso. A lui non importa che sia o meno caldo. Viene dalle mani di sua madre. Si mette anche il suo vecchio cappello della Lega. Un po' sporco, visto che è da tempo che non gli dà una lavata.
"Così vai via?" è la voce di Misty. Un tono gelido. Risentimento? Negli ultimi giorni è stata molto fredda con lui. Lui non sa perchè. Ma lei ultimamente ha litigato spesso, per nessuna ragione valida.
"Sì, vado," risponde Ash debolmente. "E' il mio dovere di Maestro di Pokemon, quando la Lega chiama devo rispondere. Credo sia una specie di guerra. Ma non so contro chi. Ora vado all'Indigo Plateau, a scoprire quello che succede."
"Sicuro," risponde Misty gentilmente, come se non ci credesse. "Quando è la Lega a chiamare, tu accorri, peccato che non sia lo stesso con me."
"Che stai dicendo?" Ash la guarda, confuso. "Non è vero. Che hai?" Misty gli lancia un'occhiata fredda, gelida, come se lui dovesse sapere di cosa sta parlando. Ma resta zitta. Ah non capisce. Pensa che sia uno dei suoi sbalzi d'umore.
"Se esci da questa porta, al tuo ritorno non troverai nessuno."
"Non essere sciocca," risponde Ash desolato. "Userò quel teletrasporto che Bill ha inventato, e starò via solo una notte." Lei gira il capo, i suoi capelli rossi ondeggiano. Comincia a parlare da sola.
"Ho sempre voluto finire il mio addestramento, quando viaggiavo con quello stupido di Ash, e forse ora che se ne va potrò farlo."
"Guarda, quando torno ne riparliamo, va bene? So che vuoi finire il tuo allenamento. Magari quando torno potremo farlo insieme. Tra l'altro non abbiamo ancora completato il pokedex." sorride a lei. "Possiamo fare la nostra luna di miele, dopo esserci sposati!" Lei piega le braccia, ma ancora non lo guarda. Ash sbuffa, offeso. "Come ho detto, ne riparliamo quando torno. Pikachu sta aspettando, fuori." Sì, lui pensa che forse è solo un momento. Hanno sempre avuto tanti litigi in passato, in fondo, e quasi ci provavano gusto. E' parte di ciò che rende perfetta quella relazione.
Quando torna, il giorno dopo, la piccola casa che si sono costruiti nella foresta, a nord ovest di Fuchsia, è vuota.
Misty se ne è andata.

Come Cenere lentamente tornò cosciente, potè sentire morbide labbra femminili sulle sue. Gemette.
"Misty..." Un forte flusso di oltraggi inondò le orecchie, e improvvisamente sembrò che stesse galleggiando a mezz'aria. Una fitta di dolore lo colpì alla schiena, un colpo con qualcosa di duro. Si svegliò del tutto, e aprì gli occhi, inspirando confuso. L'aria era calda. Dov'era? Si sedette contro il muro roccioso e passò le dita attraverso i capelli neri. Sembrava che qualcuno lo avesse lanciato contro la parete, che si era deformata in un largo cratere, quello in cui giaceva. Si mise carponi, e tolse la polvere dal suo mantello. Guardandosi intorno, si ritrovò in una larga caverna circolare. C'era un pozzo di lava al centro, che sibilava e sputava. Il rosso bagliore del magma si rifletteva sulle pareti, e tutto sembrava rosso e minaccioso.
Infine, notò una figura bianca, coperta con un mantello, al lato opposto del cratere, lontana almeno cinquanta piedi, in piedi su una sottile sporgenza. Un pikachu di un puro bianco lo osservava dalla spalla, con occhi di un verde ardente. Occhi freddi come il ghiaccio lo fissarono da sotto il cappuccio ombroso della figura.
"Valdera," la riconobbe Ash, mentre si rimetteva in piedi con un gemito. Cercò immediatamente pikachu con tutti i suoi sensi. Là, pensò, sentendo il suo pokemon a destra. Si girò leggermente, vedendo il topo elettrico adagiato su una sporgenza lontana. Era svenuto.
"La ami ancora," lo accusò la voce gutturale di Valdera, perfetta nonostante la distanza.
"Amo chi?"
"Mia sorella. Mistaria." La sua voce sembrava adirata. Ash se ne preoccupò. Non c'era nessuno più efficace di Valdera quando era arrabbiata. "L'hai chiamata nel sonno."
"Non è vero." Lei rise, e Ash si accorse di quanto la sua voce fosse simile a quella di Misty. Si chiese come avesse fatto a non accorgersi di quanto Valdera fosse simile a Misty, al punto da dover essere in qualche modo collegate. Autoinganno, intuì Ash. Che ironia.
"Sei come il jolly di un mazzo di carte, Ashura" disse lei. "Oh, come mi sei mancato." Alzò una mano, si avvolse nel mantello e fece cenno di avvicinarsi. "La mia offerta è sempre valida. Torna con me alla Lega, e governiamo questo mondo insieme! Posso convincere il Signore a perdonarti, anche dopo quello che gli hai fatto. Sei ancora il Mestro di Pokemon più potente di tutta la terra." Si lascoò sfuggire una leggera risata. "Dopo di me, ovviamente."
"Che significa, dopo quello che gli ho fatto?" rispose Ash dall'altro lato del cratere. "Uccisi Gary il giorno in cui lasciai la Lega! Ha imparato in qualche modo il Recupero?"
"Recupero," disse allega, portando un dito sul mento. "Una tecnica molto efficace. Con il potere della Risurrezione fra le mani, non dovrei più temere nulla. I più grandi poteri del mondo sarebbero impotenti, contro di me. Me." Lo guardò interessata. "O te." Ash sentì la sua ira crescere.
"Non mi importa se lui può risorgere o no! Lo uccidero-più e più volte-finchè non sarà morto per sempre!"
"Davvero coraggioso," ripose lei gutturalmente. "Una delle cose che ho sempre amato di te."
"Cosa hai fatto a Misty? Dov'è lei?" I suoi occhi blu arsero così brillante sotto il cappuccio che lui per un attimo ne fu accecato.
"Misty? Misty!" gridò. "Sempre Misty! Anche quando non sapevo che fosse lei, era sempre lei a rovinare tutto!" ridacchiò, la sua voce sinistra. "Molto bene." Alzò la sua mano, e il pikachu bianco si aggrappò ad essa. "Facciamo a modo tuo, Ashura! Pikachu, Lama di Luce!"
"PEEKA!" gridò il pokemon come lei lo gettò nell'aria dove esplose in un fascio di luce, trasformandosi in una spada che lei afferrò con la destra. Era l'arma gemella della Lama d'Ombra, salvo per il candore che emanava.
Poi con un balzo attraversò il cratere di lava sotto di loro con un incredibile salto, lasciando il mantello a sventolare dietro di lei, e lo attaccò. Ash schivò con un balzo di lato, evitando il colpo. Valdera lo mancò di poco, centrando l'orlo del createre con la sua lunga spada luminosa. Ash rispose con una frecci di elettricità nera, che partì dalle sue mani. Ma lei balzò via dalla sporgenza, scansando il colpo, e cominciò a tagliare la roccia, che cadde nella lava. Ash saltò via e atterrò al fianco del suo pikachu, ancora inconscio. Lo prese fra le sue mani e lo svegliò con un breve carica rigenereatrice. La sporgenza di roccia su cui si trovava pochi istanti prima crollò nella lava.
"Pika?" disse Pikachu, sedendosi e strizzandosi gli occhi blu con le zampe.
"Spiacente per il brutto risveglio, Pikachu, ma credo di aver bisogno di te!" disse scansando un altro colpo di luce da Valdera, che fuse la roccia della parete dietro di lui. "Presto, Lama d'Ombra!" Pikachu assentì, e presto le due spade si incrociarono, la sua spada afferrata con ambo le mani. Valdera si spostò di lato e gli fece un cenno con la mano libera.
"Come ai vecchi tempi, huh Ashura?" chiese, con un'occhiata diabolica nei suoi brillanti occhi blu. Poi si tolse il cappuccio bianco, rivelando il suo splendido viso, e scosse il capo per liberare i lunghi capelli biondi, che caddero sulla schiena in onde di luce. "Vediamo se sei un po' migliorato, con gli anni." Saltò via e con una capriola atterrl su un grosso masso, che galleggiava al centro del cratere. Ash la seguì, saltando dalla sporgenza, e con una mezza torsione in aria si appoggiò facilmente su un'altra roccia galleggiante, con un leggero svolazzare del suo mantello. Il vapore lo circondava, e il caldo era insopportabile.
"Ti piace sempre lottare nei posti più strani, Valdera" rispose con un ghigno, alzando la spada nera e lucente, pronto alla sfida. Soffiò via una ciocca di capelli dagli occhi. "Non sei cambiata."
"Che posso dire?" commentò, incurvando le labbra rosse in un mezzo sorriso, facendogli l'occhiolino. "Ho bisogno di eccitarmi, ogni tanto." Alzò la sua spada bianca di luce e l'afferrò con ambo le mani. "Vieni, Ashura. Le profezie dicono che la luce eguaglia l'ombra. Vediamo se è vero!"
Presto il rumore delle spade soffocò i sibili della lava fumante sotto di loro.

Misty cavalcò il suo Starmos, la nera stella pokemon, cercando disperatamente un condotto che portasse al luogo dove Ash era stato portato. I suoi lunghi capelli rossi e il mantello si agitarono nel vento, mentre ordinava di accelerare. Togepi, il piccolo pokemon uovo, sfruttava il suo Flash per illuminare la strada dalla sua spalla.
"Chi avrebbe pensato che mi saresti tornato utile, un giorno," commentò mentre inclinava Starmos di lato per affrontare una curva particolarmente stretta.
"Priiii!" pigolò Togepi felicemente. Superando una stretta fessura, improvvisamente ebbe la forte sensazione di aver trovato la strada giusta. Non sapeva perchè, ma lo sentiva.
"Starmos, indietro!" Il pokemon stella eseguì silenziosamente, si impennò, girò su sè stesso a metà strada e prese a fluttuare in direzione opposta, con Misty sempre sul suo dorso. Curvò a destra nel tunnel che aveva intravisto, e sprofondò verso il basso, verso dove credeva che Ash fosse finito.
"Non preoccuparti, Ash! Sto arrivando!" disse ad alta voce, sentendosi un po' meglio. Si piegò in avanti e diresse il suo pokemon stella ad alta velocita. Davanti notò un bagliore rosso. "Togepi, ritorna!" disse, richiamando il piccolo pokemon nella sua pokeball.
Inosservata, una nebbia nera seguiva implacabile quella corsa, sibilando e lanciando viticci di oscurità verso di lei.

Le spade nere e bianche si incontarono ancora. I due Maestri continuavano la loro danza di morte girando l'uno intorno all'altro, tentando di trovare il punto debole, attaccando, parando, oppure studiano e prendendo fiato. Poi il circolo riprese, le affilate katana di ombra e dli luce si scontrarono, scintille nere e bianche sfrigolarono dal punto di contatto.
Ash finse, poi colpì lateralmente, impossibilmente veloce, mentre Valdera schivò di scatto, evitando solo di poco il colpo, che tagliò una parte del mantello bianco, ma mentre sfuggiva cercò di far cadere l'avversario con un calcio alla gamba. Ash evitò l'attacco con un picoclo salto, ma dovette quindi parare un colpo molto preciso con la sua spada, riuscendo a redirigere la lama sul suo mantello nero. Poi le lame si incastarono, l'uno tentava di vincere l'altro, le loro facce quasi a contatto. Ma la loro forza era praticamente uguale, e sembrò che rimanessero immobili. I loro mantelli si rigenerarono in un lampo di energia, durante la lotta.
"Sei ancora al mio livello, Ashura," commentò lei, leccandosi le labbra. Piccole gocce di sudore caddero dalla fronte, e lei le prese con la linqua. Quindi sorrise. Ash soffiò di nuovo via i capelli dagli occhi.
"Nessuno di noi può vincere," affermò. "E' una perdita di tempo." Il sudore imperlava le sue guance.
"Oh, non direi," rispose lei. "Non mi divertivo così da tre anni!" E con quello, si sporse in avanti, occupò i tre pollici che li separavano e lo baciò, ficcando la sua lingua nella sua bocca. Quindi ruppe il bacio, allontanadosi e osservando. Ash cadde in ginocchio e sputò. Lo sputo sibilò cadendo nella lava bollente. Si asciugò la bocca col retro della mano.
"Non avresti dovuto farlo," disse Ash, imbarazzato.
"Oh, dai!" lei rise. "Lo abbiamo fatto tante di quelle volte." Ash si alzò, pronto a continuare.
"Ma io non sono più il tuo giocattolo, Valdera."
"Al bando le formalità!" rispose lei, alzando la spada.
Poi Ash sentì la presenza di un terzo individuo e guardò in alto. Da uno dei molti buchi, una chiazza blu coprì una figura a cavallo di una stella nera.
"Ash!" era la voce di Misty.
"Misty!" rispose Ash. Gli occhi blu di Valdera cominciarono ad ardere di nuovo.
"Sorellina, sei sempre fra i piedi!" puntò la spada verso il Maestro d'Acqua. "Pikachu! Fascio di Luce!" Ash guardò inorridito, incapace di fermare lo spesso raggio di energia bianca che partiva dalla punta della spada. Stranamente, il raggio bianco di potente energia sembrò mancarla come se l'avesse respinto, e Misty li raggiunse agilmente. Il colpo centrò il soffitto, trasformando la pietra in una massa rossa e fusa. Valdera sembrò disgustata. "Mancata? Ma non manco mai!" disse coprendosi la bocca con una mano. Guardò istupidita Misty scendere verso di loro sul suo pokemon.
"Stai lontana da Ash!" gridò Misty adirata. "Starmos,Iperraggio!" Da una delle punte del pokemon stella partì un raggio mulicolore, in direzione di Valdera. Ma questi alzò la spada e deviò il raggio verso la lava.
"Ha!" La sorella bionda sorrise sorniona. "Almeno questo ha funzionato! E ora Misty, perchè non vieni qui e non vediamo chi è la puttana più bella? Sai, come quando eravamo piccole, e litigavamo per chi doveva dormire sopra sul letto a castello! O quando facevamo a gara a chi metteva più termiti nel cassetto delle nostre sorelle!"
"Volentieri," disse Misty, che saltò dal suo pokemon e atterrò sulla piccola roccia galleggiante. Si aggiustò i lunghi capelli sulle spalle a alzò le mani, pronta.
"Questo sì è divertente," commentò Valdera, ghignando. Conficcò la spada sul bordo della roccia, e strinse i pugni.
"Um, ragazze" cercò di dire Ash.
"Zitto!" ordinò Misty.
"Stanne fuori!" aggiunse Valdera.
"Va bene, calma" concluse Ash, conficcando la spada nel terreno e alzando le braccia al cielo, esasperato. Sentì due grugniti femminili da dietro di lui, segno dell'inizio dello scontro, mentre Ash fissò la lava. Le donne potevano essere così immature, pensò. Poi si voltò e guardò lo scontro.
"Prendi questo, puttana!" gridò Misty sferrando un violento calcio nello stomaco di Valdera. Valdera tossì, poi sorrise debolmente.
"Tutto qui, sorellina? Prova questo allora!" disse afferrando il piede di Misty che aveva cercato di calciarla di nuovo, e la fece roteare nel vortice blu del mantello. La colpì alla schiena con un pugno. Misty urlò, poi si girò e si rialzò di scatto.
Guardandole lottare, le somiglianze tra le sorelle si conficcavano nella mente di Ash. Erano alte uguale, circa cinque piedi e dieci, e molto simili, magre ma sportive quasi allo stesso modo. Le uniche differenze visibili, oltre ai loro capelli di colori diversi ma lunghi quasi uguali e pettinati allo stesso modo, cioè cascanti sulle spalle, erano nei volti. Erano entrambi belli, ma mentre la bellezza di Valdera ispirava sensualità, Misty aveva quel genere di bellezza riservata, calma, che si poteva contemplare per ore.
"Prendi questo!" gridò Misty, sferrando un pugno sul seno sinistro di Valdera. Valdera rispose a tono.
"Colpo proibito! Ricambio con questo!" gridò, calciando Misty tra le gambe. Stavolta fu Misty a urlare di dolore.
"Sei fortunata che non sono il tuo ragazzo!" sussurrò. Poi la lotta degenerò, e cominciarono a strapparsi i capelli a vicenda.
"Lasciameli!"
"No, tu!"
Poi un sibilare forte invase l'aria. Ash afferrò la spada e guardò su. La nebbia nera stava filtrando dai fori sul soffitto.
"Ragazze fermatevi! La nebbia è qui!" Nebbioso e Valdera si fermarono immediatamente.
"Starmos, a me!" chiamò Misty, richiamando il suo pokemon stella che fluttuava su di loro, mentre Valdera estrasse con uno strattone la sua arma dalla roccia. Valdera alzò lo sguardo per osservare la causa delle paure di Ash.
"Oh, è solamente Missingno. Mi prenderò cura di lui, così io e Misty potremo riprendere la nostra sfida." Lo puntò con la spada. "Missingno! Pokemon Supremo d'Ombra! Cessa di avanzare ora! Te lo comando come Maestro di Luce della Lega Pokemon!" La nebbia nera continuò a riversarsi nella caverna, occupando sempre più aperture, sibilando come un serpente.
"Era previsto?" chise Misty preoccupata. Valdera si rivolse nuovamente al pokemon, spaventata.
"Fermati ho detto!"
"Non obbedisce," gridò Ash. "Usciamo di qui!"
"Non può essere! Deve obbedire agli ordini di un Maestro della Lega!"
"Chi te lo dice?" rispose Ash adirato. "I Pokemon Demoni sono incontrollabili!"
"Ma-" chiuse la sua bocca e lo guardò. "Che importa chi me lo ha detto! Dobbiamo fermarlo!" Alzò la spada verso la nebbia sopra di loro. "Ci penso io, il mio elemento è forte contro l'ombra."
"Ma anche l'ombra è forte contro la luce," esclamò Ash. "E guarda quanto di lui è giù qui. Non ci metterò molto a sopraffarci!" Misty balzò sul suo pokemon stella.
"Starmos! Allargati!" Starmos obbedì, allargandosi di un terzo. Li guardò. "Saltate su! Valdera può farci uscire con un Fascio di Luce, e Ash può guidarci nella giusta direzione!"
"Buona idea, Misty" Ash si congratulò con lei. Gettò la sua spada in aria. "Pikachu ritorna!" La spada ridivenne il nero topo elettrico, con un rombo di tuono. "Entra nel mio zaino," disse mentre saliva a bordo e si aggrappava ai fianchi di Misty.
"Pika," asserì Pikachu, saltando nel piccolo zaino marrone legato alle spalle di Ash.
"Aspetta, come faccio a colpire bene se sto dietro e non vedo il terreno?" chiese Valdera, fissando la nebbia nera sopra di loro avvicinarsi ogni secondo di più. Ash pensò rapidamente.
"Ti terrò sulle mie spalle," disse.
"Sei matto?!" rispose lei. "Cadrò!"
"Ti terrò io con le mie mani."
"Così non potrai tenerti a Mistaria, e cadremo tutti e due!"
"Lo terrò io," disse Misty. "Voleremo all'indietro." Ash si schiaffeggiò.
"E' una follia!"
"Così folle che lo amo!" gridò Valdera. "Andiamo!" Misty afferrò Ash e si girò per guidare Starmos, Ash tenne saldamente Valdera che le era salita sulle spalle, e Valdera puntò la sua spada bianca di fronte a lei. Il pokemon di Misty partì.
"Fascio di Luce!" gridò Valdera, mirando con la sua spada alla parete est. Le pietre si fusero formando un tunnel, e Misty ordinò a Starmos di entrarci, mentre il Maestro di Luce continuava a sparare il raggio laser per aprire il varco.
La nebbia nera li seguì implacabile.

"Z-Zu, siamo quasi fuori," affermò Duplica-Zubat, svolazzando davanti a loro. "Zu, e sarò felice di uscire da questa forma ridicola!"
"Grazie agli spiriti," Bruno disse, sistemando Junior sulla sua spada per l'ennesima volta. "Il giovanotto sta crescendo a quanto ho osservato! Sta diventanto pesante." Presto un punto di luce apparve di fronte a loro, poi finalmente ne furono fuori, inspirando la gradita aria fresca, e accasciandosi sull'erba soffice. Il sole stava gettando le sue calde luci da un cielo azzurro, adornato da soffici nubi bianche. A giudicare dalla posizione dell'astro, erano rimasti là sotto per almeno una notte e tutta la mattina.
"Non posso credere di essere così felice di vedere di nuovo l'erba," disse James, baciando il tappeto verde.
"Non voglio più vedere un altro tunnel finchè vivo!" aggiunse Jessie, sdraiandosi e fissando il cielo blu. Persian ruzzolò sull'erba. Aveva trovato un po' di erba gatta, e stava passando uno splendido quarto d'ora. Bruno sospirò, traballante, tenendo a stento Junior fra le braccia. Era davvero troppo stanco. Accanto a lui, Duplica riprese le sue sembianze umane.
"Ahhh, sìii!" inspirò e si accasciò sull'erba. "Non voglio vedere un'altro zubat in vita mia!" Bruno si girò per ringraziarla, ma la sua faccia divenne di un rosso brillante, e le parole si fermarono in gola. Duplica si appoggiò sul fianco e liberò i capelli blu dall'erba, con poco successo. "Che succede?" Si guardò il corpo. "Oops! Ho di nuovo dimenticato i vestiti! Che sciocca!" rise scioccamente, agitando una mano sul suo corpo. Un top verde smeraldo le coprì il petto, mentre sulla vita si formò una gonna dello stesso colore, che lasciava intravedere un paio di mutandine. L'unica decisamente infelice era Laselle, che osservava malinconicamente l'ingresso della caverna da cui erano usciti. Non era un ingresso principale, ma solo una piccola fessura, e Bruno aveva dovuto spremersi per passarci. Probabilmente si era aperta durante quel terremoto soprannaturale generato dalle viscere del monte.
"Spero che Ash e Misty stiano bene," disse, singhiozzando. Il silenzio calò sul gruppo. Anche Persian, che stava masticando la sua erba gatta, si fermò.
Poi ci fu di colpo una violenta esplosione, e la roccia fu attraversata da un raggio di luce bianca che la fuse. Allibiti, tutti guardarono quello spettacolo, ma presto la luce si affievolì e a suo posto comparvero tre figure avvolte in un mantello, che si gettarono nel cielo non appena raggiunsero l'aria aperta, e un pokemon stella. Quindi una spessa nebbia oscura emerse da fuori dal buco, ma gridò di dolore quando i raggi del sole la illuminarono. Cominciò a sfrigolare, e si ritirò dentro la montagna, sibilando. Laselle rise.
"Sono vivi!" E cominciò a correre verso l'area dove stavano per atterrare.
Tutti la seguirono, sollevati.

"Uh." Ash fu il primo a svegliarsi. Sentì di essere sdraiato su un morbido manto erboso. Aprì gli occhi per guardare il cielo blu, e sentì i raggi del sole riscaldare le sue membra. Rotolò e si appoggiò sul fianco. Misty era a pochi piedi da lui. Era atterrata di faccia, e il suo sedere era semiscoperto. Ebbe l'improvvisa voglia di avvicinarsi e darle un pizzicotto. Represse il desiderio. Si girò per cercare se anche la sorella era sopravvissuta. Ma Valdera non era da nessuna parte. Aggrottò le sopracciglia. Anche se era una fonte di guai, sperò che fosse sopravvissuta. Di nuovo fissò il cielo. Era così rilassante.
"PIKA!"
"Ahi!" disse Ash, sentendo delle piccole scariche elettriche da sotto di lui. Si girò e lasciò uscire Pikachu dallo zaino. "Oh, dannazione, scusa Pikachu! Mi ero dimenticato che eri ancora là!"
"Pikachu," rispose Pikachu innervosito. Poi saltò fuori e sgranchì la coda stropicciata.
"Mi perdoni?" Pikachu lo guardò, storcendo il piccolo naso nero.
"Chu?"
"Okay, aiuterebbe una doppia razione di ketchup stasera?" aggiunse Ash. "In fondo te la sei meritata, amico."
"Pikachu!" esclamò felice Pikachu, dimenandosi in una piccola danza. Poi le sue orecchie puntute si girarono. "Chu?"
Tutto il gruppo li raggiunse, prima Laselle, che si gettò fra le sue braccia, poi Duplica e Bruno che portavano Junior, ancora svenuto, infine Jessue, James e Persian.
Finalmente Misty si svegliò con un gemito. Si accorse della posizione in cui era finita, e arrossì, voltandosi.
"Voglio sperare di non aver dato troppo spettacolo!" disse in tono disgustato.
"Assolutamente no" commentò scherzosamente Ash. "Però hai bisogno di una dieta, Misty!"
"Stupido!" disse adirata, ma era una rabbia finta, e un sorriso le curvava le labbra. Poi improvvisamente guardò gli altri. "Dov'è mia sorella?"
"Andata," rispose Ash, respirando a fatica per la stretta di Laselle. "Sono sicuro che ce l'ha fatta, non preoccuparti."
"Meglio per lei, o dovrò pensarci io la prossima volta!" James si stava lamentando.
"Ci siamo persi la festa di ieri notte! Era tutta la settimana che l'aspettavo."
"Peggio di quello," gemette Jessie. "Abbiamo alsciato fuggire il fuorilegge che aveva preso dall'altro lato della montagna! Siamo stati via troppo, in quella trappola per topi, sono sicuro che sarà scappato!"
Ash, comunque, si era alzato in piedi, e fissava verso sud est, verso le rovine di Cerulean. Laggiù, si ergeva una massiccia torre nera, tanto alta da toccare il cielo.
"Avevo ragione," commentò, sistemando il mantello agitato dalla leggera brezza.
"Che vuoi direi?" gli chiese Misty, osservando a sua volta la torre in lonananza. Anche Duplica osservò quella imponente struttura.
"Questo è male," disse pensierosa. "Molto male."
"Che cos'è quella torre?" sussurrò Laselle, guardando Ash intimorita. Si strinse il mantello attorno al collo, imporvvisamente infreddolita. Ah rimase in silenzio.
"Ô per aprire un cancello dall'altro lato, " annunciò finalmente in tono piatto. "Un cancello del Piano Astrale. Una porta verso il Cammino degli Spiriti." ingoiò a vuoto. "Verso l'Inferno."
Duplica cominciò a recitare in un tono ossessionante e basso.
"Luce e oscurità, oscurità e luce,
una sfida che alla fine conduce.
Due volte e tre volte in battaglia saranno,
quando le torri del terrore sorgeranno.
E la vita sarà fatta inginocchiare,
da coloro che la vollero creare."
Lei finì in un brivido. "E le Guerre Oscure ricominceranno."

Fine della Quinta Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: 'Ombra
Tipo 2: 'Elettricità

Attacco: Scudo Elettrico
Tipo: Elettricità
Genera una barriera di energia elettro-magnetica. Respinge gli attacchi normali e quasi tutti quelli elementali.

Attacco: Repulsione d'Ombra
Tipo: Ombra
Un fiotto di forza bruta che respinge ogni energia di tipo oscuro e ombra.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Parte 6 - Reazioni ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

PARTE 6: REAZIONI

Il vento soffiò con tutta la sua gelida potenza, mentre il piccolo gruppo di persone marciava attraverso la macchia. La luna, piena, era coperta da un leggero strato di nubi grigie, e l'odore umido della vegetazione pervadeva l'aria. Molti alberi e cespugli corsero accanto a loro, mentre acceleravano il passo. Misty si piegò in avanti e silenziosamente ordinò a Starmos di incrementare la velocità. Ash, che cavalcava dietro a lei, strinse la presa ai fianchi di lei, sentendo il pokemon stella accelerare. Misty cominciò a sentire caldo, ma lo ignorò e si concentrò sugli alberi e gli altri ostacoli del percorso verso est.
Dietro a loro, poteva sentire gli zoccoli infuocati di un Rapidash al galoppo, attutiti dal tappeto erboso della foresta. Era un'andatura agile, malgrado le tre persone che cavalcavano; davanti Bruno, che teneva Junior ancora svenuto, mentre Laselle cavalcava dietro, tenendosi ai suoi fianchi. Probabilmente Duplica si stava lamentando della sua schiena, quando finalmente si fermarono.
Era tutto quello che restava del gruppo di partenza. Jessie, James e Persian li avevano lasciati al Monte Luna. Ma i tre mercenari avevano promesso di reincontrarli più avanti, in una delle città. Avevano detto di voler trovare qualche altro criminale per rifarsi della perdita che avevano subito.
Il vento stava agitando i capelli di Misty, e lei nella sua testa si scusò con Ash, la cui faccia doveva essere stata praticamente frustata da quei ciuffi rossi. Mentre faceva un breve giro attorno au albero, soffiando via foglie e rametti, sentì Ash sibilarle qualcosa nell'orecchio.
"Attenta, Misty," la avvertì con la voce soffice ma profonda che arrivava a lei chiara, malgrado il vento. "C'è un esercito di Istruttori della Lega, con molti soldati, a nord."
"Ma è un passaggio obbligato," rispose Misty. "La foresta è troppo fitta a sud."
"Eccellente," concluse lui quietamente. "Passaci attraverso. Me ne occupo io."
"Non vorrai ucciderli?" Ash quasi rise.
"Chiaramente no. Sono troppo. E non vogliamo essere di disturbo. Sanno che siamo qui quasi di sicuro, quindi tanto vale andare a presentarci."

La foresta cominciò a diradarsi e finalmente si ritrovarono in una radura. Alla loro destra le chiazze arancioni di un centinaio di tende con molte persone intorno. Il campo di un esercito della Lega.
"Avvicinati ancora un poco, poi aggirali da est," sussurrò Ash.
"Possono vederci?" Bruno chiese preoccupato.
"No," rispose Ash. "Sto usando il mio potere per coprirci."
"Figata!," commentò Laselle.
Ash aveva ragione. Misty passò in mezzo alle sentinelle ai margini del campo, senza che queste se ne accorgessero. A un certo punto addirittura si misero a cavalcare proprio davanti ad uno dei soldati, che sembrava fissarli con aria ottusa. Misty guardò adirata quegli uomini gozzovigliare nel campo. Senza dubbio stavano celebrando la distruzione di un altro dei poveri insediamenti della zona. Aveva smesso di contare il numero dei villaggi bruciati attraverso i quali erano passati, nel loro viaggio verso Cerulean. Scheletri neri, una volta vivaci villaggi, e molti cadaveri di uomini e donne, a cui gli assassini non avevano concesso neppure la sepoltura.
Dopo aver attraversato il campo, rientrarono nella spoglia foresta, verso est. Passarono circa due ore, e verso mezzanotte Bruno chiese una pausa, visto che Junior, ancora svenuto, scottava per la febbre.
"Penso sia meglio," convenne Misty. "Anche Starmos è stanco." Ash rimase qualche istante in silenzio.
"Va bene. Troviamo un luogo dove accamparci." Avanzando, la foresta si diradò ulteriormente, e loro si trovarono di fronte una specie di piccola cittadella. Non era stata ancora assalita dalla Lega, ed era molto piccola. In compenso era ben difesa, con forti mura di pietra, sulla cima delle quali camminavano numerose guardie e arcieri. Misty guardò Ash alle sue spalle, poi diresse Starmos all'ombra degli alberi, assieme agli altri.
"Sembra un buon posto per passare la notte," commentò. "Avranno anche delle medicine, e Junior sembra averne bisogno."
"Potrebbero non fidarsi di noi," rispose Bruno, scendendo da Duplica-Rapidash e con Junior in bracco. Laselle dondolò la gamba e scese anche lei. Il cavallo di fuoco nitrì, poi cominciò a trasformarsi in una donna dai capelli blu scuro e con un lungo mantello viola.
"La mia schiena mi sta uccidendo," borbottò massaggiandosi.
"Ma le città qui intorno non sono neutrali?" continuò Bruno. Duplica sbirciò da uno degli alberi che li celavano.
"Bene giudicando dalle guardie, sembra che sappiano che la Lega ha una strana idea del concetto di neutralità." Ash lasciò i fianchi di Misty, sentendo di colpo quanto l'aria fosse fredda, e scese da Starmos. Si sistemò i capelli e si aggiustò lo zaino sulle spalle.
"Guardate quelle bruciature sulle mura. Sembra che abbiano già respinto un attacco," affermò. "E l'esercito che abbiamo superato forse sta proprio venendo qui." Laselle boccheggiò.
"Ma c'erano un centinaio di Istruttori della Lega in quell'esercito! Dobbiamo aiutarli!" Bruno scosse la testa.
"Penso che dovremmo lasciarli al loro destino. Se Ash e Duplica hanno ragione, circa alla ripresa delle Guerre Oscure, arrivare a quella torre è la nostra priorità." Osservò il volto di Junior, il corpo ancora immobile fra le sue braccia. "Per Dio, le Guerre hanno distrutto tutte le città principali del mondo, e tre quarti della popolazione! Se permettessimo che tutto ciò accadesse di nuovo, non resterebbe nulla." Laselle lo guardò con un'espressione accusatrice nei fieri suoi occhi marroni.
"Ma non possiamo andarcene adesso! Sarebbe un assassinio!" Guardò Ash con occhi speranzosi. "Scommetto che Ash potrebbe distruggerli con la forza del suo solo mignolo!" Ash nascose la risata con una mano.
"Apprezzo la tua fiducia in me, Laselle, ma purtroppo non è così semplice." Misty scese dal suo pokemon stella e lo richiamò, riattaccando il piccolo gioiello al suo mantello blu.
"Resta il fatto che Junior ha bisogno di cure, e noi di riposo. Possiamo restare solo per il tempo necessario, e se nel frattempo attaccano, bè allora daremo una mano." Gettò i suoi capelli dietro le spalle. Ash si grattò il mento, pensoso.
"Può darsi." Restrinse gli occhi e osservò Junior. "Non avrebbe dovuto rallentarci, Bruno, ma visto che dopo tutto quello che è successo al Monte Luna abbiamo bisogno di riposo, penso che ce lo meritiamo. Soprattutto Pikachu." Si piegò di poco, per mostrare il pokemon che stava russando dentro lo zaino. Poi alzò leggermente le sue braccia e il lungo mantello nero brillò oscuro per alcuni istanti per scomparire di colpo, lasciandogli solo la sua maglietta scura, e i larghi pantaloni neri. "Ci fingeremo gente comune, per non attirare sospetti," disse, fissando il suo zaino sulle spale in modo più confortevole. Anche Misty fece scomparire il suo mantello, lasciandola in un comodo vestito blu che le avvolgeva le forme, con uno spacco lungo tutta la gamba. Bruno fece lo stesso e rimase con pantaloni marroni e una stretta maglietta che mostrava la sua muscolosa costituzione. Duplica ondeggiò una volta la sua mano, facendo scomparire il suo mantello viola, e rimase con il suo vestito verde e sexy che portava sotto. Guardò il corpo che Bruno rivelava sotto la maglietta.
"Rowr," disse sorridendo. Bruno sbuffò.
"Non può essere seria almeno una volta, Duplica?"
"Spiacente," rispose lei con una leggera risata. Poi guardò Ash e notò che il corpo di lui era magro e sportivo. "Ehi, anche tu Ashy sei adorabile senza quel brutto mantellaccio che ti porti dietro. E' una vergogna coprire una "Ehi, anche tu Ashy sei adorabile senza quel brutto mantellaccio che ti porti dietro. E' una vergogna coprire una tale bellezza."
"Concordo," aggiunse Laselle osservando il corpo di Ash. Misty arrossì.
"Quando avrai finito di ammirare gli uomini, potremo andare." Duplica le ghignò cattiva, come se sapesse qualcosa che Misty non sapeva. Ash, da parte sua, non stava prestando la minima attenzione, e rimaneva immerso nei suoi pensieri. Guardò in alto.
"Abbiamo finito? Allora andiamo e vediamo se possiamo entrare. Non fate movimenti improvvisi, e forse potremo convincerli che siamo solo dei viaggiatori a corto di fortuna, che cercano un posto per passare la notte e per far curare il loro compagno." Duplica incrociò le braccia sul suo seno fiorente e gli sorrise.
"Fammi parlare, o meglio posare, e vedrai che ci accoglieranno a braccia aperte." Rise di nuovo con cattiveria. Misty fumava di rabbia, ma senza sapere perchè.
"Vogliamo andare?," disse quasi urlando. Ash la guardò sconcertato. Poi gongolò un attimo.
"Saranno le-" Bruno lo raggiunse e lo zittì con la sua mano libera.
"Taci!," lo avvertì.
"Mrrpflphth," concluse Ash.
Infine tutti uscirono allo scoperto, con Bruno davanti per tenere il ferito in vista. Presto si ritrovarono in piedi, di fronte ai massicci cancelli d'acciaio massicci della cinta muraria. Le guardie li avevano già notati, e li avevano seguiti con lo sguardo.
"Chi va là?" urlò il custode del cancello dall'alto del merlo. Duplica avanzò, rabbrividendo sotto il vestito leggero.
"Solamente viaggiatori stanchi, buono signore!" rispose. "Cerchiamo un rifugio per passare la notte."
"Signore, non sembrano Istruttori della Lega," disse una delle guardie, addocchiando il corpo della donna dai capelli blu. Le altre guardie osservavano con cura anche l'altra donna, quella coi capelli rossi e il vestito blu, mentre le sentinelle femmine fissavano gli uomini. Sopratutto quello vestito di nero.
"Le apparenze ingannano," concluse il custode. "Voglio l'infermiera Joy qui immediatamente!" Un paio di minuti più tardi, una bella giovane con un vestito bianco e capelli rossi legati in una coda di cavallo arrivò sulle mura, e li guardò. Gli occhi blu sembrarono restringersi su di loro, quindi gridò.
"Li lasci immediatamente entrare! Sento che possiamo fidarci, ma quel ragazzo sembra gravemente ferito!" Le doppie inferriate del cancello cigolarono lentamente, rivelando una cittadina prosperosa, con molte case in pietra e altri edifici. Le sei persone avanzatono con sollievo.

Il grande uomo nel mantello marrone, sorrise crudele da sotto il cappuccio, osservando il mondo da una finestra della torre. A questa altitudine la piena luna era chiaramente visibile nel cielo serale, e lui poteva distinguere alla perfezione i singoli crateri del satellite. La sua vista poteva spaziare per miglia, dai lontani picchi del Monte Luna, allo scuro tetto della Torre dei Pokemon. A sud, su lontane pianure dalle parti delle rovine di Saffron City, dei fuochi ardenti, senz'altro un'altra battaglia. La ribellione sbagliava nel difendere quegli insignificanti insediamenti, quando il vero pericolo era da tutt'altra parte.
"Perchè Missingno non ha rispettato i miei comandi?" chiese un'irata voce femminile, rompendo il silenzio. L'uomo si voltò lentamente, osservando la donna, il suo mantello bianco e il pikachu sulla spalla. La sua testa era scoperta, e i suoi capelli scivolavano lungo le spalle, accentuando la bellezza del viso.
"Così sei tornata, Valdera?" sorrise arcigno. "Sei andata a cercare il tuo bel principino?" La bionda, sulla porta, sembrò brillare di luce, quindi apparve di colpo alla sua destra, giusto di fronte a lui. Lo afferrò con una mano, per le falde del mantello che coprivano lo stomaco, e lo tirò su quasi senza fatica. Poi scagliò il corpo contro la parete in pietra, fracassandola. Un atto incredibile, specie considerando che lui era almeno un piede più alto, e il doppio di peso. Sempre tenendolo al muro, parlò.
"Te lo chiedi di nuovo," continuò lei con voce molle, un tono di solito sensuale, ma anche minaccioso, in quel momento. "Perchè Missingno, il pokemon d'ombra, non ha rispettato i miei ordini?" Gli occhi azzurri erano gelidi.
"Non c'è bisogno di essere così irruenti, Valdera" disse lui beffardo. "Evidentemente non stai esercitando abbastanza la tua influenza su di lui." Poi occhi marroni arsero fra le ombre del cappuccio. "O forse ti ha ritenuto un pericolo per la Lega." L'uomo si liberò di scatta dalla presa di lei con una veloce oscillazione del suo braccio muscoloso, e atterrò sul pavimento con un tonfo. La bionda si allontanò, pensierosa. Poi sorrise, curvando i lati della sua morbida bocca.
"Forse," disse. "Dopo tutto, io sono una minaccia per chiunque." Scrollò la testa per spostare i capelli di lato, poi accarezzò la testa del pikachu appoggiato sulla sua spalla. "Vieni cucciolino. Quel lavoro alla montagna è stato davvero impegnativo." Si voltò e uscì dalla stanza, ondeggiando i fianchi sotto il mantello. Lui fissò la sua schiena.
"Il Signore ti ordina di portare Lance al Palazzo dei Quattro Grandi." Lei si fermò, e rispose senza voltarsi.
"Bene. Ma se Ashura arriva qui mentre non ci sono, lascialo in vita." Poi uscì dalla stanza sbattendo pesantemente la porta. Il tetto scricchiolò, liberando una leggera polvere. L'uomo nel mantello marrone continuò a guardare la porta chiusa per qualche istante.
"Oh, lascerò qualche cosa anche per te. Anzi, lascierò proprio quello che vuoi." Anche lui uscì dalla stanza, ma in cerca di una donna. Valdera aveva sempre avuto quell'effetto su di lui.

Misty era sdraiata sul letto della sua stanza, con le mani incrociate sotto la testa. Era una sorpresa, quella città, perchè era tecnologicamente molto avanzata, rispetto alle altre. Primo, c'era acqua corrente e perfino delle tubature funzionanti. Aveva sempre odiato i vasi da camera, fin da quando erano stati reintrodotti. Tanto sviluppo era andato perso in soli cinque anni. Anche il letto era comodo. Ne era passato di tempo dall'ultima volta che ne aveva usato uno. I sacchi a pelo erano ormai il suo standard. La porta in legno scricchiolò e si aprì, e Misty cercò di capire chi fosse. Vedere Duplica entrare, vestita con un pigiama viola e i suoi capelli con i suoi capelli portati il lunghe code di cavallo, proprio come l'aveva vista la prima volta, le fece solo ricordare Ash. Odiava pensare a lui. Appoggiò la testa, e soffiò via un ciuffo di capelli che gli era caduto.
"Avevi ragione, Duplica," disse in tono disgustato. "Una sola occhiata, e gli uomini non hanno visto l'ora di farci entrare."
"Oh, c'era anche gente che guardava tei," rispose Duplica con voce divertita. "Ma è stata Joy a farci passare." Divenne di colpo seria. "Bene, questi non sono fatti miei, Misty. O forse si, dipende da te. Ma sputa il rospo, ve bene? Che è successo fra te ed Ash? Mi disgusta, vedere due persone prima così vicine ed ora così lontane. Almeno, in apparenza." Si sedette su una poltrona vicina, incociando le gambe. Misty la guardò.
"Chiedilo ad Ash."
"Già fatto," rispose Duplica frustrata. "Ora sto chiedendo a te. Mi chiedo anche perchè sei così fredda con me. Una volta eravamo amici, no?"
"Chiedilo ad Ash," ripetè Misty, ma in tono più adirato.
"Lo ami ancora, vero?" concluse Duplica, improvvisamente certa. Misty si sentì come in gabbia.
"A-Amarlo? E come potrei amare quel traditore?"
"Ma non vi siete lasciati prima che Ash passasse alla Lega? E come puoi chiamarlo traditore, visto che è rimasto dalla loro parte? Tecnicamente è la ribellione a tradire. I ribelli hanno abbandonato la Lega, subito dopo le Guerre Oscure."
"Ma tutti sapevano che la lega era travolta dalla sete di potere. E inoltre Ash non mi ha tradito combattendo per la Lega."
"Allora perchè lo chiami traditore?" Misty non rispose. Era chiaro che la discussione era finita lì.
"Chiedilo ad Ash." Quello pose fine all'interrogatorio.

Ash era seduto sul tetto della casupola che gli avevano assegnato. L'aria della notte era fredda, e il cielo nero, decorato da migliaio di stelle luminose. Pikachu era al suo fianco, e succhiava rumorosamente del ketchup da due bottiglie, una per zampa.
"Sai, sei cambiato molto da quando combattevi nella lega." Era Bruno. Ash lo aveva percepito pochi istanti prima e si era già messo in allerta. Bruno si avvicinò, salendo con cautela sul tetto di tegole d'ardesia, quindi si sedette al fianco di Ash.
"Al tempo delle Guerre sembravi quasi posseduto. Come se non avessi nulla per cui vivere. Non ti conosco molto bene, ma questo è quello che mi era sembrato." Ash continuò a fissare le stelle.
"Sono giorni lontani. Li vivevo appena." Anche Bruno contemplò il cielo, e ci fu un breve istante di silenzio. Poi sempre Bruno lo ruppe. "Non fui troppo sorpreso quando non ci seguisti, quando lasciammo la Lega. Ti piaceva quello che la Lega chiedeva.Seguire gli ordini senza pensare, anche se la guerra era finita, e la Lega era cambiata." Sorrise malinconico. "E poi con quella biondina a farti compagnia... Come si chiamava? Val?"
"Sì," rispose Ash quietamente. "Val." Bruno rise.
"Ricordo che Brock era così geloso. Ma ci ha guadagnato, a non farsi ammaliare da quella vipera. Guarda che cosa è diventata." Poi chiuse i suoi occhi. "E' incredibile che se ne sia andato. Brock, voglio dire. Sembrava... così... così... una roccia. Indistruttibile, invincibile." Ash smise di contare le stelle e fissò Bruno.
"Quando Misty si unì ai ribelli?" Bruno aprì i suoi occhi e frugò nel passato.
"Oh, direi circa due anni fa. Arrivò dopo un viaggio apparentemente terribile, quasi mezza morta. Ma poi Erika riuscì a curarla. Fu una sorpresa quando scoprimmo che aveva imparato a dominare l'acqua, nel suo viaggio. Evidentemente venne coivolta in qualche modo nelle Guerre Scure." ricambiò lo sguardo di Ash. "So che tu e Misty siete stati molto legati, un tempo, ma Lei e Nebbioso abbia del genere di passato, ma non voglio addentrarmi. Sento che è un tasto dolente, sia per te che per Misty."
"Allora sei molto più intelligente di Duplica," disse Ash scherzoso. "Comunque. basta parlare di me. E tu? Eri molto amico degli altri Grandi. Lance, Agatha e Lorelei. Deve essere stata dura lasciarli." Bruno chiuse di nuovo gli occhi.
"Tentai di persuaderli, di farli venire con noi, ma non erano d'accordo. Erano felici, di quello che stava diventando la Lega." Ash tornò al cielo. Ad un tratto una stella cadente lo attraversò. Desiderò in silenzio. Bruno si alzò improvvisamente.
"Bene ad ogni modo, è bello poter parlare con te. Sei migliore di quanto non abbia pensato in tutti questi anni. E probabilmente hai meritato la vittoria, tutte le volte che ci siamo incontrati." Scese cautamente dal tetto, scivolando sulle tegole. "Vado a vedere come sta Junior. A dopo." Quando se ne fu andato, anche Ash si alzò.
"Non credo." Afferrò lo zaino e se lo mise sulle spalle. Chiamò il suo mantello nero, coprendosi di un bagliore di energia scura. Si nascose nel cappuccio. Era tempo di partire.
"Andiamo, Pikachu," disse leggermente. "A salvare il mondo... o a distruggerlo."

C'era una folla piccola di abitanti di un villaggio che si era raggruppata nella piazza, per assistere allo scontro fra la giovane ragazza dai capelli scuri e il mantello verde, e il ragazzo coi jeans, la camicia bianca e la giacca marrone. La testa di lui era bendata sulla fronte, ma la medicazione non ostacolava il moto dei lunghi capelli scuri. Laselle sorrise divertita.
"Avanti, Junior, allenatore! Vediamo come sei messo. Vai, Caterpie!" Il suo pokemon bruco balzò fuori dallo zaino sulla sua testa, si arrotolò a palla e scese sul terreno.
"Piii!" disse, lampeggiando coi suoi occhi scuri. Junior istintivamente cercò di girare il cappello, ma trovando solo il bendaggio, arrossì. Poi restrinse i suoi occhi e prese una pokeball dalla cintura.
"Ridicolo, Lass. Vediamo come se la cava contro..." lanciò la palla di fronte a lui, e dal bagliore rosso uscì un pokemon grigio dall'aspetto umanoide, che piegava le braccia. "Machop!" concluse Junior. Il sangue rivestì di rosso la faccia di Laselle.
"Lass? Nessuno può chiamarmi Lass!" Urlò. "Caterpie, String Shot!"
"Pii!" Un lungo e sottile ruscello di seta appicosa uscì fuori dalla bocca del pokemon e avvolse il piccolo Machop, che inciampò.
"Chop!" disse Machop, contorcendosi per liberarsi.
"Machop!" ordinò Junior. "Taglialo con un colpo di karate!" Ma prima che potesse fare qualcosa, Laselle gridò.
"Tackle!", e il caterpie balzò in avanti, appallottolandosi e centrando la testa del machop, che svenne. La folla di abitanti del villaggio applaudì calorosamente. Doveva essere stato ben addestrato, quel caterpie, per sconfiggere un pokemon così forte con tanta facilità. Junior rimase a bocca aperta.
"Ma-Ma è impossibile! Un caterpie non può battere un machop!" Laselle girò su sè stessa felicemente, poi si vantò.
"Sì, ma il mio caterpie è speciale! Lei è la mia spalla destra, come Pikachu per Ash! Ha già salvato la mia vita una volta!"
"Piii!" pigolò caterpie.
"Haha," rise Junior. "Sei ridicola. Chiunque capirebbe che quel caterpie è maschio!"
"Davvero?" chiese Laselle incuriosita. Girò il pokemon e ne osservò la parte inferiore. "Oh, hai ragione. Eccome!" Junior rise di nuovo.
"Ma cosa ridi a fare?" disse Laselle arcigna, mentre riappoggiava Caterpie al suolo. "Mi devi un bel po' di soldi, ti ho battuto!" Junior trasformò la risata in un gemito.
Poi arrivò Bruno di corsa, attraversando la folla.
"Così ecco dove sei!" disse a Junior, irritato. "Dovevi restare a letto."
"Um, Maestro Bruno, posso avere un anticipo della paga? Ho perso con Laselle." Bruno guardò la folla, poi i due pokemon, il caterpie di Laselle sul terreno,e il Machop di Junior svenuto. Fece due più due e dedusse tutto.
"Hai perso?" sorrise schernendolo. "E con il tuo pokemon preferito! Non è che l'hai fatta vincere perchè...?" sussurrò. Il volto di Junior divenne rosso sotto la benda.
"Certo che no! Quel caterpie è solo più forte della norma!"
E poi, tutt'a un tratto, la forte campana d'allarme cominciò a suonare. Era tanto forte da far male alle orecchie. La gente si disperse e cominciò a correre.
"Attacco!" gridò una sentinella dalla cima di una delle torri di guardia. "Esercito della Lega a sud-ovest in avvicinamento! A tutte le guardie, arcieri e pokemon. Ai posti di combattimento!"
"Uh, oh. Problema," disse Bruno preoccupato. "Junior, tu vieni con me sulle mura e..."
"Ehi," si lagnò Laselle, rimettendo il suo pokemon nello zaino. "E io?"
"Tu vai in un luogo sicuro e -"
"Per niente! Voglio aiutarvi! Inoltre, il mio caterpie è forte, almeno pari al machop di Junior!"
"Nessun bisogno di vantarsene," disse burbero Junior, mentre con una sottile luce marrone richiamava il pokemon svenuto.
"Va bene," decise Bruno. "Non c'è tempo per le chiacchere. Vieni con noi, ma stai attenta va bene? Non so quello che Erika mi potrebbe fare, se ti succedesse qualcosa."
I tre corsero rapidamente alle mura della città.

Mancavano trenta minuti a mezzanotte, e la luno piena illuminava il paesino che allestiva le sue difese. In cima alle mura c'erano numerose guardie, che si stavano piazzando dietro al parapetto di pietra, pronti a lanciare le pokeball, oppure con un arco in una mano e la faretra delle frecce nell'altra. In cima alla merlatura, sul torrione del cancello, una donna con corti capelli blu e protetta con una leggera corazza guardò attraverso un binocolo l'armata che avanzava verso di loro. Jenny era preoccupata. Erabi giusto all'orizzonte e stavano avvicinandosi troppo in fretta, malgrado il loro numero. Davanti sembravano esserci Istruttori di Fuoco della Lega a cavallo di ponyta, il cavallo di fuoco. Nelle retrovie c'erano normali soldati della Lega a bordo di mezzi motorizzati. Sopra l'esercito numerosi Charizard, i cui ruggiti echeggiavano nella spianata fino alla città.
"Capitano Jenny," disse una delle guardie, che stava guardando con un cannocchiale accanto a lei. "Direi che sono circa una cinquantina." Jenny mise giù il binocolo e si pettinò con una mano i capelli corti.
"E' molto più grande di quella che abbiamo affrontato ieri. Non credo che riusciremo a fermare una forza simile," disse seria. "Evacuate le donne e i bambini, e chiunque non possa lottare." Strinse il suo pugno. "Ma, per Dio, noialtri lotteremo, fino alla morte se necessario." La guardia esitò, poi la salutò.
"Come desidera, Capitano." Corse ad eseguire gli ordini di Jenny. Poi lei vide un uomo alto e muscoloso correre lungo le mura verso di loro, seguito da una ragazza e un ragazzo.
"Chi è quello?" chiese a un'altra delle guardie. "E che ci fanno qui quei bambini? Sta per esserci una battaglia!" La guardia sbattè le palpebre.
"Sembrano tre dei viaggiatori che abbiamo fatto entrare prima per la notte."
"I viaggiatori? Quanti ne sono entrati? Possiamo fidarci?" domandò preoccupata.
"Con loro c'erano anche due donne e un altro uomo. Al custode del cancello sono parsi innocui, e il ragazzo aveva bisogno di assistenza medica urgente. Joylene ha detto che potevamo fidarci."
"L'infermiera Joy ha detto questo? Allora mi basta, almeno credo." I tre viaggiatori finalmente arrivarono. Jenny pensò che il gigante muscoloso con quei capelli chiodati e marroni avesse un che di grazioso. Ma poi scacciò lo strano sentimento femminile. In tempi come quelli, non c'era posto per cose simili.
"Sfortunatamente, sembra che Ash avesse ragione," disse lui, osservando le schiere in avvicinamento. "Quell'armata della Lega era davvero diretta qui."
"Che ci fate qui?" chiese Jenny. "Dovete evacuare con gli altri abitanti del villaggio. Questa battaglia non vi riguarda." Puntò la ragazza giovane avvolta nel mantello verde foresta, e il ragazzo con la testa ancora fasciata. "E specialmente non voi!" L'uomo la guardò, e i suoi occhi cominciarono ad ardere del color del mogano. Quindi alzò le braccia e venne coperto da un mantello da Maestro, completamente marrone.
"U-Un Maestro di Pokemon!" esclamò Jenny, sorpresa. Poi strappò rapidamente l'arco dalle mani della guardia più vicina e incoccò una freccia, mirando a Bruno. "Feccia della Lega!" sibilò.
"No, no!" disse lui, alzando le braccia in un gesto il più possibile pacifico. "Sono della Ribellione, non della Lega. Vogliamo aiutarvi."
"Ribellione, Lega, siete la stessa merda!" li accusò Jenny, senza abbassare l'arco.
"Ragazza, gettalo via prima di far male a qualcuno," disse una voce gutturale da dietro. Spaventata, Jenny si voltò, ma immediatamente uno stivale calciò via l'arco dalle sue mani, facendo roteare l'arma in aria.
"Un buono calcio, Misty" continuò la voce gutturale. Jenny vide che apparteneva ad una donna avvenente, con lunghi capelli blu scuro e un mantello da Maestro viola. Teneva due guardie immobili, le braccia dei due dolorosamente torte dietro la schiena, la faccia contorta dalla sofferenza. Le sembrò quasi comico che una donna come quella potesse avere la meglio su due soldati ben addestrati. L'altra donna con i capelli rossi, vicina a lei e altrettanto bella della sua compagna, indossava a sua volta un mantello da Maestro. Ma era blu come il mare. Ci fu un leggero schiocco, come Misty afferrò l'arco con una mano e lo appoggiò al parapetto.
"Altri Maestri di Pokemon?" chiese Jenny con disprezzo. "Così vi serve tanto potere per distruggere la nostra piccola città? Una città che voleva solo stare tranquilla?" La giovane ragazza che era arrivata col Maestro di Pokemon maschio parlò.
"Ti sbagli! Noi vogliamo solamente aiutarvi! Possiamo sconfiggere facilmente quell'esercito!"
"Noi?" il ragazzo aggiunse in tono sarcastico.
"Bene, d'accordo, loro tre ed Ash! Dove è Ash?" Ma Jenny piegò le braccia e fissò le altre due donne.
"Come posso fidarmi di voi?"
"Non ti pare che se fossimo della Lega sareste già morti?" rispose asciutta la donna dai capelli rossi.
"Vero," ammise Jenny. "E Joy dice che ci si può fidare di voi, e lei sa giudicare bene le persone." Tornò a fissare l'esercito in avvicinamento, ora terribilmente vicino. "Ma guardate! Dubito con anche tre Maestri di Pokemon possano avere la meglio contro una forza simile." La donna coi capelli blu lasciò le braccia delle guardie, che si allontanarono velocemente. Erano un po' impaurite, notò Jenny divertita.
"Bene ora che siamo qui, possiamo tenerli in stallo," disse la donna. "Non riusciranno entrare con noi a difendere le mura e il cielo."
"Un assedio?" chiese l'uomo muscoloso. "Ma non abbiamo tempo per questo! Dobbiamo arrivare a Cerulean e distruggere la torre! E dove diavolo è Ash? Dovrebbe essere già qui!"
"E' vero, non è qui," disse Misty. Poi i suoi occhi blu si allargarono di colpo, capendo cosa potesse essere successo. "Dannazione! Scommetto qualsiasi cosa che è andato a fare tutto da solo. E' sempre stato troppo impulsivo."
"Era sul tetto della nostra casupola. Aveva il suo zaino e Pikach con lui, ora che ci penso," aggiunse Bruno.
"Chi è questo Ash?" domandò Jenny, curiosa. Sembrava importante. "Un altro dei viaggiatori che sono entrati? Un Maestro di Pokemon?"
"Sì e sì," rispose la donna dai capelli blu. Rise improvvisamente, un debole suono melodioso. "Ma non ci siamo presentati. Che maleducati. Bene io sono Duplica." si indicò. "Questo ragazza preoccupata per il suo ragazzo è Misty." Accennò alla donna blu coi capelli rossi. "E quell'ammasso di muscoli è Bruno, mentre i due bambini sono Junior e Laselle."
"Non è il mio ragazzo," commentò Misty irritata. "Ma devo riprenderlo per ben altrimotivi. Andrò via immediatamente. Potete farcela benissimo senza di me."
"E perchè devi seguirlo proprio tu?" chiese Duplica con un'occhiata ammiccante dei suoi occhi marroni. Misty si girò, e si coprì con il cappuccio del suo mantello. Solo gi occhi azzurri brillavano fra le ombre.
"F-Fatti miei." Cominciò a correre attraverso le mura, verso le scale. Jenny guardò i numerosi Istruttori della Lega di fronte all'armata. Ormai stave per iniziare.
"Anche senza di lei?" Duplica giocherellò con i capelli, sulle spalle.
"Sì. E con una mano sola."

Un'ombra attraversò la foresta, scansando gli alberi e quasi volando rasente al terreno. Le foglie e il ciarpame vennero scalciati in aria dalla nuvola dietro di lui, tanto che la figura sembrò una piccola cometa. Il vento che creava quel movimento rapido colpiva gli alberi come un boom supersonico, facendo tremare il suolo.
Un piccolo gruppo di cinque Istruttori della Lega era di guardia ad ovest delle rovine di Cerulean. Due a cavallo, con delle lence, gli altri a piedi. Stavano per attraversare una radura, quando sentirono il fischio del vento.
"Cosa è stato?" chiese uno di loro. Il terreno cominciò a scuotere sotto i loro piedi. Guardarono a ovest, verso la foresta. Gli alberi stavano vibrando violentemente, le foglie cadevano. Arrivava qualcosa. Veloce. L'istruttore a cavallo abbassò la lancia.
"Qualunque cosa sia non possiamo farlo passare. Ponyta!" ordinò al cavallo. "Pronto ad usare il Lanciafiamme!" Anche l'altro cavalieree preparò il suo ponyta, mentre gli altri lanciarono le pokeball, lberano i pokemon.
"Charmeleon, scelgo te! Appena lo vedi, Fuocobomba!"
"Graveler, lanciagli addosso tutto quello che hai!
" "Rhyhorn! Tienti pronto per caricarlo!"
E poi gli alberi nella foresta si divisero per far passare quella che sembrò una grossa sfera di fuoco, solo che era fatta di pura ombra nera. Corse verso di loro, impossibilmente veloce, facendo vibrare il suolo.
"Ora! Attacca!" I ponyta e il charmeleon emisero una folata di fiamme aranciate, mentre il graveler afferrò un masso e lo lanciò. Il ryhorn prese la rincorsa. Comunque le fiamme sembrarono dissolversi nella palla di ombra, e le rocce furono polverizzate. I rhyhorn cercò di colpirlo con la testa, ma venne scagliato via dal vento, non prima di sbriciolarsi a sua volta.
"Merda!" gridarono insieme gli Istruttori. "Via!" Il gruppo saltò di lato per far passare la palla di ombra fra di loro. Ma come li attraversò, da essa dei crepitanti lampi di luce blu notte li colpirono, facendoli svenire.
Quando il missile di ombra arrivò alla terra collinosa e rocciosa ai margini delle rovine, l'oscurità si affievolì, rivelando un uomo avvolto in un mantello nero e incappucciato, che si piegò di colpo. Ash scalciò con gli stivali, ma ci mise quasi due dozzine di piedi per fermarsi, fino al basamento roccioso. Creò una violenta tempesta di polevere, prima di fermarsi definitivamente. Poco lontano, a non più di mille passi, il centro buio delle rovine, dominato dalla massiccia torre di pietra. Ai piedi del gigante c'erano i rimasugli di Cerulean, popolati da un grosso esercito, con migliaia di tende e altrettanti punti luminosi ad indicare i fuochi. Guardò in alto, ma non riuscì a vedere la cima della torre. Nonostante ciò, poteva notare che le nubi del cielo serale avevano iniziato a turbinare in un vortice color porpora, proprio sopra la torre. Stavano già aprendo il cancello. Non poteva permetterlo. Si aggiustà lo zaino e si alzò.
"Pikachu..." bisbigliò. "Scelgo te."
"Pika!" rispose Pikachu, saltando fuori dallo zaino e sedendosi accanto a lui, la coda e le orecchie punzute che danzavano nell'aria. Gli occhi blu cobalto del topo elettrico ardevano, mentre fissava la torre e le armate alla base di essa. Ash e Pikachu studiarono il piano.
"Pika?"
"Esatto. Proprio quello. Spero che tu ti sia riposato abbastanza, perchè dobbiamo proprio farlo."
"Chu," disse il suo pokemon deciso, alzandosi sulle zampe. I due rimasero in piedi sulla sporgenza, e cominciarono a concentrare il loro potere. La luna venne offuscata da nubi scure e il cielo cominciò a tuonare. Un'oscurità densa e impenetrabile li avvolse. Un vento gelido cominciò a soffiare a spirale intorno a loro, come se fossero al centro di un tornado. Presto il fenomeno crebbe a dismisura, spegnendo i fuochi del campo e lasciando solo l'ombra della notte. L'esercito fu spaventato e cercò di spostarsi, osservando la furia degli elementi sul ciglio ovest. I lampi scoppiettarono intorno ad Ash e Pikachu, illuminando la mezzanotte. Il vento era violento e urlava in un raggio di centinaia di piedi. L'odore di ozono riempiva l'aria. Le rocce e i sassi cominciarono a venire strappati dalle loro sedi.
"Ora Pikachu!" gridò Ash superando il vento con la voce e alzando le braccia al cielo. "Apocalisse Oscu-arghhhhh!" gridò sentendo un pugnale di puro dolore scavargli nella testa, e cadde bocconi coprendosi le tempie con le mani. Pikachu strillò di dolore a sua volta, perchè era collegato psichicamente al suo padrone. Immediatamente, l'enorme massa di energia intorno a loro si disperse. Il vento morì, e le nubi oscure si dissiparono.
Poi il dolore scomparve, improvvisamente come era venuto. Ash si alzò e si guardl intorno, agitando il mantello. Pikachu scosse la sua testa, e i suoi occhi brillarono per cercare la ragione di tutto ciò. Poco lontano c'era una figura magra, alta circa come lui, vestita con un mantello del colore del crepuscolo. Si tolse il cappuccio con una mano, liberando lunghi capelli corvini. Il viso era bello ma crudele. Ciuffi di capelli scuri caddero sugli occhi, coprendo il colore dorato che aveva iniziato ad ardere in essi.
"Sabrina," sussurrò Ash. "Qual buon vento ti porta?"
"Ho l'ordine di fermarti," la sua voce era piatta e priva di emozione. Una leggera brezza scosse i capelli lungo le spalle, rivelando un riflesso verde lungo tutto il suo corpo. Ash si caricò, e i suoi occhi cominciarono a brillare a loro volta.
"Potrai anche esserti nascosta ai miei sensi, perchè ero occupato, ma come pensi di fermarmi ora che posso rispondere agli attacchi?"
"Hai una debolezza," rispose lei. "Che posso sfruttare con i miei poteri psichici." Ash fece un passo indietro, dubbioso. Gli aveva fatto piuttosto male con quell'attacco, e lui aveva sempre pensato di essere immune agli attacchi psi.
"Sabrina, non voglio farti male. Ma se mi attacchi, non posso dire cosa la mia mente farà alla tua." Sabrina cominciò a camminare lentamente verso di lui, gli occhi brillarono come dei piccoli soli, e i capelli galleggiarono in modo innaturale dietro di lei.
"Sono consapevole del pericolo insito nell'accedere alla tua mente oscura. Un mentalista inesperto sarebbe distrutto senza le giuste precauzioni. Ma si dà il caso che io sappia come sconfiggerti."
E con quello, gli occhi di Sabrina arsero anche più brillanti, e di nuovo una fitta di dolore esplose nella mente di Ash, nonostante le sue difese. Chiuse gli occhi, sentendo che lei stava scavando attraverso i suoi ricordi sepoli. I suoi sentimenti vennero straziati, come se lei avesse la chiave di tutta la sua mente. La pena mentale era troppo e lui perse coscienza. Svenendo potè sentire un grido di dolore di Pikachu. Poi molte memorie affiorarono, contorte, irreali, violate.

Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash si toglie il suo berretto rosso, liberando i capelli arruffati. Lo appoggià sulla testa di Pikachu, acquattato ai suoi piedi.
"No, no! Ho deciso. Se restassi Campione della Lega, dovrei partecipare a tutti i tornei per difendere il titolo. E francamente, penso di aver scoperto ciò che maggiormente voglio nella vita... è stranamente, non è essere il Campione... Io... è qualcos'altro." Guarda Misty negli occhi. "So che non siamo stati precisamente una coppia perfetta, tu ed io... Io, io... sempre a litigare e tutto il resto, ma siamo una squadra e non sarebbe lo stesso senza di te... così quello che... sto cercando di dire è... oh diamine, vuoivenireconme?" Misty sorride sadica.
"Stai scherzando? Ho buttato via parte della mia vita in questo tuo stupido viaggio! Perchè mai dovrei seguirti adesso? Sei un fallito, Ash Kecthum. Un fallito!"

Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash la guarda negli occhi, il suo cuore e il suo stomaco protestano vivacemente. Prende una piccola scatoletta.
"Misty," soffoca le parole, e arrosisce. "So che noi siamo ancora giovani... e sai che... ma è solo che, sai..." fa un'altra pausa sentendo la lingua arrotolarsi. "Oh diamine, vuoi sposarmii?" Tira fuori un anello dalla scatoletta. Un diamante blu come gli occhi di Misty. Le labbra di lei si piegano. Un sorriso beffardo. Di odio.
"Stai scherzando?" grida "Io ti odio, Ash. Ti odio!"

Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash raccoglie la cintura, attaccando le pokeball con uno schiocco rumoroso. Afferra il suo mantello marrone, da foresta, che gli è stato dato da sua madre quando ha vinto l'ultima medaglia ed è diventato un Maestro di Pokemon, e lo indossa sopra ai vestiti. Lei dice che lo fa sembrare bello e misterioso. Ad Ash non importa che sia troppo leggero. Viene da sua madre. Gira all'indietro il suo fidato cappello rosso della Lega. E' molto sporco, perchè non lo ha lavato per un pezzo.
"Così stai partendo?" dice Mistyo, con un'occhiata torta sul suo viso.
"Esatto," risponde Ash, un poco spaventato dallo sguardo di lei. Sembra che lei voglia che se ne vada. Sentendo la risposta, lei piega le braccia.
"Certo che voglio che te ne vada, idiota! fai quello che vuoi! Non mi interessa!"
"Che-che c'è che non va?"
"Niente non va. Ti ho solo fatto entrare nella mia vita!" cammina di corsa verso la porta e la apre. Sull'uscio c'è un uomo con capelli castani ed occhi a mandorla. "Fuori di qui," continua senza alcuna emozione, osservando l'espressione di Ash che sta vedendo la sua vita crollare. Abbraccia l'uomo alla porta. "Ho deciso di sposare Brock."
"B-Brock?" Ash fa un passo indietro, tremante. Il suo stomaco sembra morto, e il cuore vorrebbe uscire dal petto. I suoi occhi si riempiono di lacrime.

Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo? Continuò inesorabilmente.
"Misty," gemette.
Poi tutto divenne nero e silenzioso.

Sabrina guardò malinconicamente il Maestro di Pokemon svenuto e il suo pokemon. Non era così fredda come faceva credere. Era solo il modo con cui si cmportava. Lei alzò le sue mani e rimise il cappuccio, nascondendo di nuovo i capelli.
Un uomo con un mantello marrone apparve da una roccia accanto a lei, ritrasformando il suo corpo roccioso in una forma umana. Guardò soddisfatto il risultato, piegando le braccia.
"Te lo avevo detto che avrebbe funzionato," commentò compiaciuto. Poi si avvicinò e sferrò un calcio sul fianco di Ash, con tale violenza che la figura nera per poco non cadde giù dalla rupe, malgrado i poteri telecinetici di Sabrina. Un ringhio basso venne dalla gola di lui.
"Senti il mio dolore, bastardo."

Fine della Sesta Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Apocalisse Oscura
Tipo: Ombra/Elettricità
L'attacco definitivo. Un raggio di energia elettrica oscura viene gettata a sfera intorno al pikachu e al suo Maestro, verso l'alto. Poi acquista energia dalle nubi e cade al suolo. Tutto quello che si trova nel raggio di un miglio viene disintegrato.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Parte 7 - Rivelazioni ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

PARTE 7: RIVELAZIONI

Sembrava che tutto fosse solo rumore. Gente che correva qua e là per la città assediata, pokemon volanti che combattevano in cielo, il sibilo di centinaia di freccie che solcavano l'aria, le ossa che scricchiolavano sotto i massi scagliati contro le mura e le grida di molti uomini. Bruno grugnì e i suoi muscoli enormi si tesero mentre teneva i battenti del portone ben saldi e chiusi. Si caricò di nuovo e riprese a spingere per bloccare le pesanti porte d'acciaio dell'ingresso all città. I cardini erano piegati dalle forze che si agitavano da ambo le porte, con Bruno che resisteva agli arieti, ai pokemon e perfino ai soldati che spingevano.
"Ugh, non posso resistere da solo!" prese rapidamente due pokeball da sotto il suo mantello marrone con lamano libera, le allargò e le lanciò. "Hitmonlee, Hitmonchan! Aiutatemi a tenere il portale chiuso!"
Due pokemon combattenti marroni emersero dalle sfere, entrambi simili a uomini, ma uno aveva due braccia troppo massiccie e guantoni da boxe, mentre l'altro forti gambe completato da zampe artigliate. I due pokemon si gettarono rapidamente contro la porta, Hitmonchan con le braccia e Hitmolee con le gambe. Bruno sospirò di sollievo, sentendo che molto del peso passava dai suoi muscoli a quelli dei suoi pokemon. "Temo di non essere forte come speravo," borbottò flettendo i suoi muscoli ulteriormente, per respingere gli arieti e le cariche dei vari tauros, rhyhorn e rhydon.
Nel frattempo uno dei pokemon leggendari volava nel cielo, il freddo uccello di ghiaccio blu, Articuno. In realtà era Duplica che aveva cambiato forma per affrontare i charizard sopra le loro teste. Ne aveva già abbattuti cinque di loro, ma ne restavano altri tre, e aveva da schivare i vari Lanciafiamme e Fuocobombe che le venivano rivolti. Un charizard piombò sul maestoso uccello di ghiaccio e lasciò partire una ribollente, lunga lingua di fuoco. Duplica-Articuno impennò ed evito il colpo e riuscì ad arrivare alle spalle del dragone, quindi rilasciò un potente Blizzard che centrò il charizard, facendolo crollare al suolo. L'impatto elinminò almeno una dozzina di Istruttori di Fuoco della Lega e vari soldati al di fuori delle mura della città.
Dozzine di arcieri continuarono a lanciare ondate di frecce fuoco-resistenti agli Istruttori della Lega e agli uomini che correvano sul campo di battaglia, tentando di scavalcare la barriera di roccia. Non appena a tiro, cadevano come mosche mentre tutte i dardi centravano il bersaglio. Laselle, seduta dietro il parapetto in pietro dietro uno dei torrioni, guardò sotto di lei, quindi ordinò al suo caterpie di agire. Questi colpì con il suo string shot alcuni aggressori che cercavano di scalare la parete di pietra negli occhi. Con un urlo, i soldati persero la presa e, accecati caddero a terra sfracellandosi. Junior, da un'altra merlatura, usava il suo graveler per gettare massi contro gli uomini che si arrampicavano, con lo stesso successo di Laselle.
Sulla cima del cancello anteriore, il Capitano Jenny lanciò un urlo, quindi le guardie rovesciarono i mantici di pece bollente sulle teste dei soldati che cercavano di sfondare le porte con un ariete e i loro pokemon. Si levarono grida di dolore, mentre gli uomini venivano arsi vivi.
Comunque, non tutto andava a loro favore. Sempre arcieri venivano inceneriti dalle palle di fuoco dei charmeleon, mentre i charizard sopravvissuti schivavano Duplica e davano fuoco alle case entro le mura.
Improvvisamente suonarono dei corni, e la battaglia si quietò per pochi attimi. Jenny guardò due figure, coperte da un'armatura leggera, a cavallo di un paio di rapidash, fermarsi giusto sulla linea di tiro degli arcieri. Sembravano investiti di una qualche autorità, probabilmente erano generali dell'esercito della Lega. Lui era un'uomo con corti capelli blu, lei aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda.
"Arrendetevi!" urlò lui, usando un corno che amplificò la sua voce. Era un tono basso e ruvida, sebbene probabilmente l'effetto era causato dall'amplificazione. La donna si fece avanti, e la sua voce arrivò chiara attraverso il suo corno.
"Arrendetevi e avrete morte rapida e indolore!"
"Mai!" rispose Jenny. Un grido chiaro e forte, anche senza l'amplificazione. Diresse un altro getto di pece bollente contro gli sfortunati fuori dal cancello. "Lotteremo fino alla morte!"
"Sia come volete!" gridò il generale maschio. "Ora vedrete tutta la forza del Pokemon Supremo dei Draghi! Dragonight!" gridò con una voce irritantemente alta. "Distruggili!"
E la luna luna sembrò ostruita da qualcosa. Qualcosa di enorme. Jenny ebbe un tremito, osservando il mostruoso drago nero piombare dal cielo notturno dell'orizzonte, avvicinandosi rapidamente. Sembrava lungo almeno cento piedi, e largo un terzo. Le sue ali aperte erano il doppio della sua lunghezza, e fecero tremare il terreno e spegnere i fuochi con i possenti colpi di vento che causavano. Un tremendo ruggito infranse i vetri delle case intorno a lei, dentro la città. Ingoiò a vuoto.
"Possa Iddio avere pietà delle nostre anime."

Misty si affrettò fra la macchia, volando sul suo pokemon stella nero, verso est, puntando alla torre scura al centro delle rovine di Cerulean. Si limitava a seguire la pista lasciata da Ash. Aveva creato una larga striscia di detriti, nella sua corsa verso le rovine. Si domandò cosa avesse fatto, per avere un effetto simile. Dovette ammettere di aver paura del potere di lui, ma in effetti proprio per quello forse Ash non aveva bisogno di lei. Nondimeno, si sentiva inquieta. Cosa lo aveva reso quello che era? E pikachu? Era stata la guerra, come per lei? Ma Ash era cambiato molto di più di qualunque altro Maestro. Virò bruscamente per scansare un albero, e riprese a seguire il tracciato, preoccupata. Non avrebbe dovuto preoccuparsi in quel modo, sbagliava a volerlo aiutare. In fondo non lo odiava? Sentì di aver vissuto con quell'odio per cinque lunghi anni. Era ciò che l'aveva tenuta in vita, le aveva lasciata aggrappata alla vita, le aveva proibito di arrendersi.Ash non doveva vincere. Ma quando lei lo aveva incontrato di nuovo, lui non era più il demone che si era costruita nella testa. Dietro a tutta quella crudeltà, c'era ancora qualcosa di quel dolce ragazzo che aveva incontrato tanto anni prima, pescando. Un segno che ancora provava qualcosa per lei? Ma no, era solo immaginazione. Un desiderio? Ma perchè lo desiderava?
E poi la pista la condusse fuori della foresta e su una piccola radura erbosa. Misty vide alcuni uomini e i loro pokemon, svenuti e forse perfino morti, sdraiati a terra ai lati della trincea che stava seguendo. I loro corpi crepitavano ancora di elettricità blu scuro, ancora caricati da quello che Ash gli aveva fatto.
Si inclinò in avanti e accelerò lungo lo spiazzo. Davanti a lei, alta e terribile, la torre. Intorno alla cima, un turbine di energia e di nubi vorticava in cielo. La porta era pronta ad essere aperta, sembrava.
Faceva freddo, ma non fu questo a farla rabbrividire.

Butch e Cassidy contemplarono, in sella ai loro cavalli di fuoco sulla radura, mentre Dragonight calpestava con le sue smisurate zampe la cittadina, sprizzando fiamme di fuoco nero dovunque. L'esercito di era ritirato per osservare divertito, mentre gli arcieri nemici, sulle mura, scoccavano le loro patetiche frecce contro il mostro alto cento piedi, senza nemmeno riuscire a scalfire la nera pelle squamosa. Invece, molti di loro vennero bruciati vivi, quando i rossi occhi brillanti del dragone si irritò e lanciò un turbine di fiamme scure dalla sua bocca zannuta, incenerendo gli uomini e fondendo la pietra della muraglia. Anche il piccolo Articuno -si chiedevano come una città piccola come quella potesse avere un pokemon così potente- a confronto con quel mostro nero era del tutto inutile, con i suoi deboli Geloraggi e Blizzard. Dragonight ruggì rabbioso e cercò di colpire quell'insetto con la sua zampa artigliata, ma l'uccello blu era agile, e schivò gli attacchi solcando l'aria fra gli arti del mostro, lasciando dietro di sè una scia di polvere di ghiaccio che formava un piccolo arcobaleno nella luce del fuoco.
"Ancora mezz'ora e non resterà più nulla," Disse Butch, sistemandosi il guanto di maglia. Cassidy rise, spostando la sua coda di cavallo bionda. I suoi occhi di porpora fissarono lo spettacolo malevoli.
"Sono felice che abbiamo scelto questa tattica. E' sempre bello guardare Dragonight mentre uccide persone indifese."
Si sentirono improvvisamente due botte metalliche da dietro a loro. Cassidy si voltò e vide due delle loro guardie personali accasciate al suolo, con due freccie conficcate nel collo lasciato indifeso dall'armatura metallica.
"Attacco!" gridò Butch, sguaninando la spada e facendo girare il suo cavallo. "Da dietro!" Cassidy fece lo stesso, estraendo una spada corta e lanciando una pokeball da sotto la veste di maglia.
"Vai Raticate!" La palla si aprì in un bagliore di luce scura, rivelando un grosso pokemon topo marrone, con lunghe zanne acuminate. Balzò di fronte ai cavalli dei suoi padroni, pronto a difenderli. Poi più delle loro guardie caddero con dardi conficcati nei loro colli.
"Codardi!" sibilò Butch. "Fatevi vedere!"
Improvvisamente, dall'erba alta, un grande pokemon bianco simile ad una pantera attaccò soffiando il raticate. Un persian dall'aria vagamente familiare, con un gioiello rosso sulla fronte. Il raticate strillò, preso di sorpresa, e tentò di saltare via, ma il grosso pokemon gatto fu su di lui, lacerando la schiena con i suoi artigli acuminati. Poi lo azzannò al collo, uccidendolo rapidamente. Infine si rituffò nell'erba alta, prima ancora che Butch e Cassidy potessero reagire.
"Rapidash, Fire Spin!" gridò Cassidy adirata. Il suo cavallo nitrì, quindi sparò un ruscello di fuoco a spirale nell'erba, disintegrando la vegetazione rinsecchita. Ma quando il fumo si disperse, non c'era niente.
"Chi siete?" ripetè Butch. "Venite fuori!"
"Se insisti," rispose una bassa voce femminile, anch'essa, in qualche modo, familiare. Poi dall'erba ai loro lati emersero due figure avvolte in vestiti neri. Quella a sinistra era una donna magra con larghi pantaloni e un top scuro, aperto sulla pancia. I suoi lunghi capelli rossi erano portati in una coda simile a quella di Cassidy, ma che cadeva lungo il collo. L'uomo sulla destra sembrava un tipo atletico, anche lui con scuri pantaloni gonfi, e con una camicia per coprire il suo torace leggermente muscoloso. Sui loro volti c'era una maschera da ninja, che lasciava intravedere solo i loro occhi sottili. Erano disarmati, a parte la cerbottana nelle mani della donna.
"Hai sempre copiato il mio stile," disse la donna pettinando la sua coda con la mano libera. Gli occhi blu brillarono della luce dei fuochi della città.
"Preparatevi ad essere annientati," disse l'uomo con voce molle. Anche gli occhi verdi di lui giocavano con le fiamme. "Butch, Cassidy, siete ricercati vivi o morti dal Governo Centrale di Fuchsia per crimini contro l'umanità." Alzò le braccia, preparandosi al combattimento. "E noi ritireremo la vostra taglia!"
"Wow, James!" disse la donna dai capelli rossi disse. "Sei stato perfetto!"
"Ovvio," ripose lui orgoglioso. Cassidy rise, puntando la spada contro di loro.
"James e Jessie?" guardò il Pesian che era riapparso dall'erba di fronte a loro. "E Meowth? Certo che siete cambiati dai tempi del Team Rocket!" Butch li guardò arcigno.
"Mercenari, a quanto vedo!" alzò la sua spada. "Ho paura che noi due generali della Lega del Pokemon non siamo disponibili per il ritiro di taglie. Guardie, uccideteli!" ordinò. Le guardie ancora in piedi si avvicinarono, le loro armi sguainate. Ma poterono solo guardare scioccati, mentre Jessie soffiava nella cerbottana, eliminando uno dei soldati con un dardo. James scagliò numerosi piccoli pugnali, trapassando le corazze all'altezza del cuore. Quattro soldati caddero al suolo, esanimi.
"Falliti," disse in tono crudele Jessie. James e Persian si avvicinarono sicuri. Butch e Cassidy, sui loro Rapidash, si prepararono alla lotta in silenzio. Era da tanto tempo che non sentivano la gelida mano della paura su di loro.

Nella città era il caos. Il dragone nero, ad ogni passo, causava un piccolo terremoto. Dozzine di case bruciavano, e le persone cercavano disperate di fuggire.Dovunque il dragonite vedesse una figura umana, apriva la vocca, ruggiva ed esalava una gigantesca lingua di fuoco. Gli sfortunati che venivano centrati dal colpo erano inceneriti all'istante. I più disgraziati finivano sotto le zampe artigliate di quel mostro, ridotti a disgustose pozze rosse sul terreno bruciato Bruno si acquattò dietro a una casa in fiamme, semidistrutta, e apettò il momento giusto, mentre il dragonite lo superava facendo tremare il terreno. Poi mentre Articuno tentava un altro attacco, distraendolo per qualche secondo -il maestoso uccello di ghiaccio volò scagliando piccoli turbini di neve- Bruno saltò rapidamente dal suo nascondiglio e corse verso le gambe del mostro. Evitò la lunga coda adornata di spine, intenta a distruggere i palazzi, e arrivò sulla zampa sinistra. Poi, richiamando tutto il suo potere di forza e inclinandosi all'indietro fece crescere al massimo la sua aura marrone, urlò e tirò un preciso, violentissimo pugno contro il tendine d'Achille.
"Prendi questo figlio troppo cresciuto di un dratini!" Ci fu un rumore di strappo come il tendine si ruppe, e il dragonite ruggì tanto forte da spaccare i timpani. Bruno rotolò rapidamente lontano, mentre la creatura perdeva l'equilibrio e cercava di rimanere in piedi sbattendo le ali con violenza.Recuperò ma un colpo preciso di articuno gli centrò l'occhio, Dragonight scivolò sulle macerie, sbilanciato, e crollò sul palazzo più grande di tutta la città. Invece che distruggerlo squarciò il muro e i soffitti, cadendone all'interno e generando un piccolo terremoto. Ma quasi subito si rialzò furibondo, lanciando ruggiti animaleschi di rabbia, squarciando ogni cosa con i suoi artigli e soffiando fuoco dalla bocca e dalle narici. Raccolse un grosso brandello di muro e lo scagliò lontano. Sfortunatamente per Bruno, il masso cadde su una casa vicino a lui, e venne investito dai detriti facendolo volare per circa una dozzina di piedi, fino a centrare un altro muro. Travolto dal dolore al braccio e al torace, svenne.
Quando si svegliò pochi minuti dopo, aveva davanti una giovane con un vestito bianco ma sporco, di media lunghezza, capelli rosso scuro tirati indietro in una coda di cavallo. Lo stava liberando dalle macerie che lo avevano coperto. Intuì che si trattava dell'infermiera, la donna che li aveva fatti entrare.
"Quello era abbastanza stupido," lo ammonì con uno sguardo freddo dei suoi occhi. "Attaccare una creatura dieci volte la tua taglia a mani nude." Così da vicino, Bruno notò quanto lei fosse giovene di quanto non avesse visto prima. Calcolò circa diciassette anni, un paio di anni più di Junior e Laselle.
"Infermiera Joy?" si tolse un macigno dallo stomaco, grugnendo di dolore. Il braccio doveva essere rotto, come anche un paio di costole. Lei lo tolse da quella posizione scomoda, e guardò il braccio e il torace.
"Giusto. Ma chiamami Joylene. Infermiera Joy è solo il mio titolo." Poi, improvvisamente, mise le sue mani sul corpo ferito di Bruno. I suoi occhi blu arsero, e le mani divennero calde. Presto l'intenso dolore cominciò a dissiparsi, per scomparire definitivamente. Joylene si alzò e si asciugò una goccia di sudore dalla fronte. "Devo andare. Ti porterò dagli altri sopravvissuti." Si mise a correre, aspettandosi di essere seguita. Anche Bruno si alzò, e si spolverò il mantello. Stava decisamente bene, anche se il braccio era ancora indolenzito. Dio benedica i guaritori, pensò avviandosi.

Duplica agitò le ali ghiacciate un'ultima volta mentre raggiungeva i sopravvissuti, concentrati sul lato lontano della città. Ritornò nella sua forma umana e atterrò con un tonfo, lasciando il suo mantello viola a svolazzare nell'aria. Jenny osservl scioccata la ragazza mentre si avvicinò ai fuggiaschi. Il capitano non era ancora abituato alle trasformazioni di Duplica. Dietro al Capitano Jenny, appoggiato contro un pezzo di muro c'era anche Bruno, che sembrava intento a massaggiarsi un braccio, e Junior e Laselle, col suo caterpie sopra lo zaino. Infine, accanto a loro, Joylene e un paio di altre guardie ed arcieri.
"Quel dragonite gigante è troppo forte," ammise Duplica massaggiandosi le spalle. "Dobbiamo ritirarci." Jenny aprì la sua bocca e la guardò con occhi caparbi.
"Non possiamo arrenderci! Non mi importa di morie, il mio compito come capitano delle guardie è quello proteggere questa città ad ogni costo!"
"Non sia stupida!" sibilò Bruno. "Sarebbe un sacrificio inutile. Non è una ritirata, è solo un rimandare la battaglia a giorni migliori!"
"Ha ragione," concordò l'infermiera. "Dobbiamo scappare, finchè possiamo."
"Non mi importa!" Jenny lanciò una pokeball da sotto l'armatura e liberò un cane di fuoco. "Growlithe e io lo attaccheremo. Da solo, se necessario!" Ma il suo growlithe vide il gigantesco dragone nero e si rifugiò guaendo fra le gambe di lei.
"Sono d'accordo coi Maestri e l'Infermiera Joy, Capitano!" disse una delle guardie. "Non possiamo vincere. Avevamo una possibilità contro quell'armata, ma contro quel... coso... non possiamo vincere."
"Vede, almeno i suoi uomini stanno pensando con le loro teste!" disse Duplica, fecendo arrossire la guardia sotto l'elmo. "Ora fuggiamo dalla porta sul lato sud. Le donne, i vecchi e i bambini per primi."
"E va bene," disse Jenny malinconica, togliendo una ciocca di capelli blu che era finita sugli occhi. Poi si girò e richiamò il suo pokemon nella sfera, rimettendo questa sulla cintura. "Okay. Seguitemi!"
Il gruppo piccolo di persone corse rapidamente e silenziosamente attraverso l'uscita segreta della città. Fecero attenzione a non essere visti dal dragonite che stava ancora completando la devastazione degli edifici con fiamme e artigliate.

Misty era in piedi sulla rupe di fronte alla massiccia torrea, le sue mani sui fianchi per impedire al vento di agitare troppo il mantello, mentre i capelli non avevano quella protezione e fluttuavano dietro di lei. Il tempo stava peggiorando. Ai peidi della struttura, fra le rovine della sua città natale, un grosso esercito.
Una lacrima corse sulla guancia, ma venne soffiata via dal forte vento. Guardando attentamente, potè vedere i resti di parte della sua vecchia palestra. I Fiori d'Acqua di Cerulean City, questo era il nome con cui lei e le sue sorelle erano chiamate. Ma soprattuto le sorelle. Lei era considerata inferiore, come sua sorella, Valdera, o Vally, come le piaceva farsi chiamare. Prima che sparisse e fosse data per morta.Misty era la più bassa e la meno attraente, almeno secondo lei stessa. Ma aveva avuto il tempo di fiorire più tardi, e di diventare finalmente una donna durante il viaggio con Ash. Se solo le sue sorelle avesse potuto vederla. Non sapeva cosa fosse stato di loro, dopo la guerra. Tranne che di Valdera, è ovvio.
E dove era Ash, ora? Guardò l'alta torre, senza riuscire a vedere la cima dal suo lato. Solo il cielo purpureo della notte, che vorticava intorno a quell'edificio. Ash. Lassù? Osservò il terreno, dove la traccia che stava seguendo finiva. Sembrava esserci stato un tornado di un qualche tipo, per causare quel circolo di terra smossa. Lei ne era proprio al centro. Si inginocchiò e tastò il terreno. Ash era stato lì poco tempo prima. Poteva ancora sentirne l'essenza. Cosa era successo? Era stato sconfitto? I suoi occhi blu brillarono di determinazione, fissando la torre. Sapeva solo una cosa: se Ash era là dentro, lei lo avrebbe tirato fuori.
"Ciao, Misty" una voce molle ma profonda dietro di lei. Stranamente familiare. Si voltò lasciando che il vento agitasse il mantello, e vide un uomo alto, muscoloso, avvolto in un mantello da Maestro marrone. Si tolse il cappuccio che copriva il volto, per rivelare irti capelli marroni, portari lunghi e cadenti, alcuni ciuffi a coprire gli occhi sottili. Il volto aveva una ruvida bellezza, la stessa a cui si era abituata.
"B-Brock?" disse Misty, coprendosi la bocca con la mano. Poi rise di gioia, correndo verso di lui a braccia aperte. "Sei tu! Pensavamo fosti morto! Ucciso da Lord Garick!" Ma quando stava per abbracciarlo, gli occhi di lui arsero di marrone, irati.
"S-stammi lontana!" gridò mentre alzava il braccio. L'arto divenne opaco e si trasformò in un'asta di roccia, ceca all'estremità. Misty gridò di dolore, sentendo il fianco trapassato da quell'arma che cadde su di lei. Potè sentire un fluido caldo e vischioso scorrere dalla vita lungo la gamba. Sangue. Brock la spinse via e strappò la lancia di pietra dal suo corpo, schizzando sangue sulla faccia di lei. Misty cadde bocconi, afferrando il fianco ferito. I capelli corsero lungo la sua faccia, e lei lo guardò negli occhi. C'era uno sguardo malevolo in quel volto amico ma non più così familiare. Era un estraneo.
"P-perchè?" chiese, prima di cadere a terra, svenuta.
Brock si avvicinò e la prese nelle sue braccia, stranamente gentile. Liberò il viso dai capelli e asciugò una lacrima con un dito.
"Perché ti odio."
Sentì di trovarsi fra le braccia di qualcuno, mentre lentamente la sua mente tornava alla coscienza. Il torace e lo stomaco facevano male, ma Misty notò che, sotto il mantello, c'era una fasciatura avvolta stretta intorno alla ferita. Dov'era Ash? Stava bene? Dov'era lei? Poi tutto le tornò in mente. Brock.
Si alzò immediatamente e usò il suo potere per respingere chiunque la stesse tenendo. Poi aprì gli occhi e si guardò intorno. L'alloggio era circolare, e sia i muri che il tetto erano fatti di pietra grigia e scura. A parte un tavolo con sopra alcuni fogli, degli arazzi grigi a decorare le parete e le candele che la illuminavano, la stanza era spoglia. Sotto i suoi piedi notò l'inizio di un tappeto rosso, l'unico colore brillante, lì dentro, che continuò fino a fermarsi di fronte ad un trono rialzato. Era nero, appropriato ad un re. E dietro al trono c'era Brock, ancora col suo mantello marrone, ma col cappuccio gettato dietro la testa. Sul trono invece sedeva una figura circa delle stesse dimensioni di Ash, alto circa sei piedi. Indossava un mantello da Maestro grigio, ma il cappuccio tenena il viso in ombra. Due piccole stelle rosse luccicavano in quell'oscurità. Gli occhi. Era il Signore della Lega. Lord Garick. Gary. Il vecchio rivale di Ash, dieci anni prima. Misty guardò dietro di sè, e vide che la persona che la teneva non era altri che Sabrina, il Maestro Psichico. Era quasi la stessa persona di dieci anni prima, quando lei ed Ash l'avevano incontrata a Saffron. L'unica differenza erano i capelli un po' più lunghi che coprivano i suoi occhi di un blu profondo, e l'uniforme di Maestro di Pokemon che vestiva, come tutti i presenti. Il suo mantello era del colore del tramonto, come i suoi occhi. La sua faccia era seria, impassibile.
"Ti sei svegliata appena in tempo," disse Brock incrociando le braccia. Sembrava più alto e grosso di quando lo aveva visto l'ultima volta, alto quasi due metri, e intorno ai cento chili di peso.zbr /> "Brock..." bisbigliò, la sua voce rauca. "Che ti è successo? Come hai potuto tradirci?"
"Tradire?" Brock rise come se lei avesse detto una battuta particolarmente divertente. "Non ho mai tradito nessuno. Non ho mai lasciato la Lega per unirmi Ribellione, come la chiami tu."
"T-Tu hai fatto doppio gioco?"
"Evidentemente," rispose. Misty abbassò la sua testa. Poi alzò rapidamente il suo braccio e lanciò un raggio verso di lui, un proiettile di energia blu.
"Come hai potuto? Avevamo fiducia in te! Eravamo amici fin dall'infanzia!" Brock alzò calmamente il suo braccio che si trasformò in uno scudo di pietra. Il ghiaccio incontrò la difesa e si spense innocuo. Abbasso di nuovo il braccio tornato normale, e fece un cenno a Sabrina. Immediatamente la sua mente fu inondata di dolore mentre Sabrina la colpiva con i suoi poteri. Trascorse almeno mezzo minuto, durante i quali Misty giacque a terra in ginocchio, tenendosi la testa con le mani. Abbassò le braccia e si rialzò, senza paura, cercando di non mostrare debolezze.
"Dov'è Ash?" chiese piattamente. Brock sorrise, una leggera inclinazione delle sue labbra, mentre incrociava di nuovo le braccia robuste.
"Morto." Un'aura fredda e glaciale circondò improvvisamente Misty, così fredda che Sabrina si spaventò e fece un passo indietro per sottrarsi all'aria pungente. I capelli rossi di Misty, e il mantello, galleggiarono nell'aria, illuminandosi di un bagliore ghiacciato.
"Tu menti!" gridò, trafitta dal dolore. Alzò al cielo le sue braccia e un'onda di energia blu liquida cominciò ad precipitarsi verso l'alto. Il tetto si fracassò, e dal buco entrò un vento gelido. Allora erano in cima alla torre. E poi la sua aura si attenuò e lei crollò di nuovo in ginocchio, coprendo i singhiozzi con le mani.
"Non è una bugia," disse Brock guardando compiaciuto il pianto della donna. "Oddio, diciamo che è una mezza bugia." Accennò nuovamente a Sabrina. Gli occhi di Sabrina cominciarono ad ardere d'oro mentre si concentrava, poi una figura asciutta, avvolta in un mantello nero, spuntò da dietro il trono. Sulla sua spalla, un pikachu nero con occhi rossi e iridescenti. Misty guardò stupita.
"Ash!" disse fra le lacrime di sollievo. Si alzò in piedi su e cominciò a correre verso lui, ma si fermò a metà strada quando vide che lui rimaneva fermo e zittto. Due occhi crudeli ardevano impassibili nell'ombra del cappuccio. "Ash?" disse esitante. La figura rimase zitta, immboile, perfino Pikachu sembrava perso nel vuoto. "Che gli avete fatto?" Brock si girò e sorrise all'ancora muto Ash.
"Lo abbiamo solo fatto tornare allo stato emozionale di circa quattro anni fa, anno più anno meno. Il suo pokemon è come lui, perchè sono legati psichicamente. Sfortunatamente per Pikachu."
"Che vuoi dire?" chiese timidamente Misty, guardando Ash spaventata.
"Ovviamente non era così messo male. Ma era molto più... privo di emozioni, e quindi più facile da controllare," spiegò Brock. "E noi vogliamo usarlo per aprire i cancelli nel Piano Astrale. La Lega libererà il Proibito, il pokemon d0ombra condannato a vagare nella piana dei morti, e il debole verràil banishedto di pokemon di ombra i piani del morto, e questo mondo dovrà far spazio ad una nuova era. Un'era migliore." Misty si voltò verso di lui, terrorizzata.
"P-perchè? Perchè lo state facendo? Odiate così tanto questo mondo? Non avete imparato la lezione, l'ultima volta che qualcuno tentò di controllare il Proibito per dominare il pianeta?"
"Il Team Rocket ha pagato il prezzo della sua incompetenza," rispose Brock. "Non avrebbero mai potuto controllare il Proibito. Noi invece sì. " Diede una rapida occhiata a Sabrina. "Che Ashura rimuova del tutto il tetto. La luna è in fase. Il tempo è venuto." Sabrina obbedì, e Ash galleggiò vesro il centro della stanza, a circa due pollici dal pavimento. I suoi occhi brillarono del colore del sangue e un'aura scura lo circondò. Essa si espanse in una veloce esplosione che si portò via il tetto e i muri. Un vento violento e freddo soffiò immediatamente per riempire lo spazio della stanza, e rimosse tutte le cose, eccetto il trono, e i cinque Maestri. Direttamente sopra di loro , un vortice scuro, più largo di quanto la torre fosse alta, turbinava selvaggio. Avrebbe potuto ingoiare tutto il palazzo.
La figura sul trono, che era rimasta seduta a guardare fino ad allora, si alzò improvvisamente, alzando le braccia. La sua mano, vide Misty, era grigia come il suo mantello che si agitava selvaggio nell'aria, e non sembrava nemmeno umana, perchè pareva avere solo tre dita artigliate e ricurve. Nonostante la furia degli elementi, il suo cappuccio rimase a coprirgli il volto.
"Ora!" ringhiò il Signore della Lega in un tono animale, e la sua sagoma cominciò a brillare dorata. Un'aura di energia psichica. Il vortice sopra di loro sembrò allargarsi e un grida orribili cominciarono ad attraversarlo. Le urla delle anime tormentate. Misty rimase a terra, paralizzata dalla paura, tremante, e si strinse nel mantello. Poi il potere d'oro sguinzagliato dalla figura coperta dal mantello grigio si divise in tre direzioni. Un raggio verso il vortice, gli altri due verso sud e verso est, scomparendo all'orizzonte. E ci fu un istante in cui la notte fu illuminata a giorno da un lampo di luce. Le urla tormentate provenienti dal vortice purpureo crebbero assieme alla loro fonte. Delle ali sbatterono. Migliaia di ali. E versi di animali che parevano uccelli ma che non erano uccelli. Misty cominciò a caricarsi. Non poteva permettere loro di fare questo! Tentò disperatamente di assorbire energia dall'umidità dell'aria, per accrescere il suo potere. Brock la osservò e scosse vigorosamente la testa, i suo capelli castani scossi dal vento come il mantello.
"No, no, Misty!" gridò superando i versi nell'aria del vortice. "Non ti ho portato qui per farti interferire!" Misty continuava a caricarsi, e la sua aura azzurra cominciava ad esalare un vapore ghiacciato.
"Allora perchè l'hai fatto? Una sorta di divertimento sadico?"
"Perchè in questo momento meraviglioso, nella distruzione del mondo, voglio vederti morire!"
"Ma perchè?" pianse, non capendo. "Perchè odi questo mondo? Perchè odi me?" Una violenta aura marrone cominciò a brillare intorno al corpo di Brock e la sua faccia si piegò di dolore.
"Perché ti ho amato! Amato!" Misty non resse il colpo. Fissò Ash, che ancora restava silenzioso, con Pikachu sulla sua spalla, avvolto dal mantello nero e galleggiante nell'aria. "Ma c'era sempre Ash! Ash!" gridò lui, tradendo un tormento assoluto. "Anche dopo tutto quello che ho fatto! Lo ami ancora, vero? Vero?" accusò Misty superando il vento. "Anche adesso posso vedere l'amore per lui nei tuoi occhi! E ora morirai! E sarà il tuo stesso amore ad ucciderti! Che ironia drammatica!" grugnì. "Ashura, Uccidila!" Misty indietreggiò rapidamente mentre Ash la fissava con una luce malevola negli occhi. Anche Pikachu la stava guardando.
"No, Ash," disse disperata. "Ash, non ascoltarlo!" Ma Ash era zitto, e il suo corpo coperto dal mantello cominciava già ad emettere energia blu-nera. Lui alzò il suo braccio e Pikachu corse lungo di esso, trasformandosi nella nera katana d'ombra. Poi afferrò saldamente l'arma, soppesandola un paio di volte per poi piegarsi di colpo sulle ginocchia, portando la spada dietro la testa, pronto a colpire. Preda del terrore, Misty chiamò Starmos, gettando la piccola spilla sul terreno, dove si espanse trasformandosi nella stella nera. "Starmos, vai!"gridò balzando su di essa. Il pokemon obbedì e volarono via schizzando lungo la parete della torre. Il vento era forte, ma la disperazione le permise di cavalcarlo. Ash contemplò la scena, poi un disco di energia nera si formò sotto i suoi piedi. Si sollevò dal suolo e volò silenziosamente verso di lei, afferrando la spada con ambo le mani.
Un tuono sembrò rimobombare nel cielo serale. Il tempo volgeva al peggio. Cominciò a cadere la pioggia.

Lo scontro si divise in due. Cassidy si tolse la sua armatura per essere più libera nel combattimento contro Jessie, e anche Butch fece lo stesso per affrontare James. Erano rimasti a piedi, combattendo sull'erba, dal momento che Persian si era preoccupato immobilizzare i cavalli di Butch e Cassidi, lasciandoli fuori dallo scontro. Cassidy calò più e più volte la larga spada su Jessie, ma questa bloccà ogni colpo afferrando la lama con i suoi due pugnali, uno per mano.
"Devo dire che voi tre non siete più così incapaci," borbottò Cassidy tra i colpi, il suo viso e i capelli biondi bagnati dalla pioggia leggera. Jessie bloccò un altro colpo con un pugnale, poi attaccò con l'altro, venendo a sua volta bloccata da Cassidy.
"Incapaci?" protestò con una luce irata negli occhi blu visibili attraverso la maschera. Alzò la voce. "Incapace sei tu che hai sempre copiato il mio stile! Ma non sarai mai al mio livello!" Cassidy gridò piegandosi in avanti per sferrare un colpo che avrebbe tagliato in due Jessie se avesse centrato il bersaglio.
"Come osi!"
Nel frattempo anche James e Butch avevano iniziato a lottare, sfoderando le loro armi: un lungo spadone per Butch e una coppia di pugnali pugnali dentati per James. Butch si spostò di lato cercando un varco. I suoi occhi marroni brillarono beffardi mentre scuoteva il capo per liberare gli occhi da una ciocca di capelli blu acqua.
"Sempre vestito male, eh James?" chiese con la sua voce aspra. James fece roteare i pugnali con un complicato movimento delle mani.
"Perchè? Come mi preferisci?" rispose con un'occhiata diabolica nei suoi occhi verdi smeraldo. "Non ti piaccio così, Butchy?"
"Argh!" urlò Butch caricando e roteando selvaggiamente la sua spada.
"Hai la coda di paglia, eh?" commentò James indietreggiando di corsa.
E poi furono tutti interrotti quando la terra cominciò a scuotersi violentemente. L'esercito, che stava contemplando le gesta del dragone nero, si congelò. Un grido acuto riempì l'aria.
"Cos'è quello?" esclamò Jessie, indicando il cielo serale. Sembravano due stelle cadenti in rotta di collisione. Ura era una brillante sfera azzurra, e veniva inseguita da una nube nerastra, molto più larga.
"Meteore!" gemette James. "Moriremo tutti!" Jessie sbuffò, asciugandosi la fronte.
"Taci James!" Quando le palla azzurra si fece vicina, Persian bisbigliò qualcosa.
"Non è una meteora! E' la ragazza del moccioso!" Il Maestro d'Acqua volò sopra le loro teste cavalcando il suo pokemon stella nero, lasciandosi dietro un vento ghiacciato che investì tutti. Poi la cometa di ombra, più grossa, arrivò all'inseguimento. La terra tremò ancora più forte, come in un terremoto. Ma mentre era stato possibile vedere un mantello blu sull'astro precedente, la nube nera era buia e impenetrabile. Poi elettricità blu scura cominciò a scoppiettare intorno ad essa, e improvvisamente un lampo di energia partì dall'oscurità, li superò e si diresse verso la donna che stava braccando. Il proiettile di elettricità riuscì ad esploderle sul fianco, e lei gridò, cominciando a precipitare verso la foresta a sud e lasciando una scia ghiacciata. Butch venne colto dal panico, pensando che la cometa nera volesse attaccarli.
"Guardie! Abbattetela!"
"Signorsì!" Le guardie smisero di attaccare l'agile Persian e usarono i loro pokemon contro la cometa nera. "Arcanine, Charmeleon, Magmar: Fuocobomba combinata!" Molti ruscelli di ardente fuoco rosso volarono nel cielo, senza subire l'effetto della pioggia, ma quando arrivarono alla cometa, sembrarono dissolversi in essa. L'aria sibilò più violenta, mentre si avvicinava.
"Ma che diavolo è?" gridò Butch. Poi la cometa si tuffò su di loro, mentre li sorvolava, proprio al centro di un grosso gruppo di Istruttori e soldati. Ci fu una violenta esplosione mentre sporco, erba e cadaveri volavano dappertutto come giocattoli rotti. Jessie tossì per la polvere, e quando essa si calmò, vide una figura coperta con un mantello nero, con occhi rossi e una spada in mano, al centro di un grosso cratere, largo quanto il battaglione che era appena scomparso.
"È il moccioso!" disse Jessie, un po' spaventata. Era tra loro e il resto dell'esercito della Lega che ancora col dragonite combatteva in città. Cassidy rimosse la polvere dal viso e dagli occhi e indietreggiò.
"Vuoi dire che è quell'Ash che avete inseguito per anni? Ha appena distrutto un quarto del nostro esercito!"
"Temo lo abbiate disturbato," disse James, spaventato, tentando di nascondersi dietro le spalle di Jessie.
"Distruggetelo!" urlò con forza Butch. L'esercito e i pokemon dietro ad Ash cominciò a caricare urlando. Le grida di battaglia di un centinaio di uomini riempirono l'aria. Il terreno tremò ancora, calpestato da migliaia di piedi. Gli occhi di Ash brillarono di rosso e un'aura di energia nera come la notte si formò intorno a lui, ondeggiando con forza, agitando il mantello. Si girò per affrontare l'armata, librandosi nell'aria.
"Non credo che sia una buona idea," commentò Jessie con un bisbiglio.
"Cosa stai dicendo?" esclamò Butch. "Uno uomo non può sconfiggere un esercito!" Il corpo di Ash cominciò a scoppiettare di elettricità scura, levandosi a parecchi piedi di altezza. Un forte vento si generò, trascinado pietre, erba e altri frammenti.
"Ho paura!" sussurrò James da dietro a Jessie.

"Sto dicendo che quella era Misty!" disse Bruno con convinzione. "Penso che sia precipitata poco più in là." Lui, Duplica, Junior, Laselle, Joylene, il Capitano Jenny e il resto del guards stavano correndo verso sud per sfuggire all'esercito e a quel drago. Si tenevano nascosti nel fitto della foresta, seguendo le altre persone che erano scampate all'attacco. Bruno aveva alzato il suo mantello per tenere Laselle e Junior sotto di esso, al riparo dalla pioggia.
"Spero che stia bene," sospirò Laselle, cacciando una ciocca di capelli neri e bagnati dagli occhi e si coprì col cappuccio del suo mantello. "Ma mi chiedo se ha trovato Ash."
Poi sentirono un frastornante rombo dietro di loro, e la terra iniziò a tremare selvaggiamente. Gli alberi si scossero e le foglie caddero, mentre il sussulto li faceva crollare sul terreno bagnato e paludoso. Il terremoto andò avanti per molti minuti prima di fermarsi di colpo. Guardarono dietro di loro e oltre le fronde degli alberi videro un gigantesco tornado in lontananza, che emetteva luce nera. Duplica si liberò da parte del fango in cui era caduta.
"Deve essere stato Ash," commentò aridamente.

Jessie, James, Butch e Cassidy erano tutti con la faccia sul suolo, con le loro armi piantate in esso, tenendosi spasmodicamente alle else, quando il vento cessò. Se non si fossero ancorati al suolo, sarebbero stati risucchiati dal vasto tornado elettrico che era appena sorto dove Ash rimaneva sospeso.
Persian si lasciò dal fianco di Jessie e si mise a correre.
"Perrrsian... E' ora di andare, gente!" ringhiò con la voce felina riempita dalla paura. Jessie, strofinandosi dove il pokemon gatto avevano piantato i suoi artigli, lo seguì in fretta.
"Giusto! Butch, Cassidy, è stato divertente, ma dovremo continuare un'altra volta! Torneremo!" anche lei fuggì, lasciando la sua coda rossa a galleggiare nell'aria dietro di lei. James balzò in piedi.
"Aspettatemi!" uggiolò. Comunque Butch e Cassidy non li osservarono neppure per un istante, scioccati dalla vista del loro esercito completamente annientato. Tutto quello che rimaneva era un gigantesco cratere, su cui l'uomo nel mantello nero volteggiava, crepitante di elettricità. Dragonight sembrò pure lui aver subito il colpo, perchè era stato risucchiato dalla sua opera di distruzione della città, e giaceva sul fianco fra le macerie della cinta di mura. Si alzò con i suoi cento piedi ed espirò fiamme nerastre dalle narici, guardandosi attorno per trovare la causa di quel vortice.
"Merda," disse Cassidy, coprendosi la bocca con una mano.
"Questo è oltraggioso!" gridò Butch. "Dragonight, distruggilo!" Il dragone, che stava cercando un nuovo bersaglio, non ebbe bisogno di farselo ripetere. Ruggì e fissò il piccolo uomo al centro del cratere, inalò rumorosamente generando un forte vento. Quindi lanciò un'immensa lingua di fiamme nere, che avvolsero l'umano. Dopo qualche minuto il dragone smise di sputare fuoco. Il cratere era un vasto lago di lava. Ma l'uomo ancora era là, librandosi sul magma, apparentemente illeso. Poi l'aura di elettricità scura che lo circondava sembrò spostarsi, e di colpo si lanciò verso il dragone, caricandolo. L'energia si oscurò ulteriormente, e l'uomo divenne una specie di palla di ombra, una cometa nera. Il dragone cercò di riprendere lattacco, spaventato, ma la meteroa nera gli trapasso la testa, decapitandolo. Una pioggia di pezzi scuri e sangue nerastro piombò sul dappertutto. Il corpo alato e senza testa sembrò avere un attimo di immobilità, poi traballò e crollò sulla città semidistrutta. Con una violenta esplosione si sfracellà su di un palazzo ancora in piedi. Poi la cometa volò rapidamente via nell'orizzonte, nella direzione presa dal Maestro d'Acqua. Butch e Cassidy, con occhi larghi, lo guardarono volare via finché non divenne più visibile. Non notarono neppure che la pioggia era cresciuta in intensità.

Goccie di acqua ghiacciata colarono sul volto di Misty, e finalmente aprì gli occhi.Giaceva su di un piccolo tronco d'albero, al centro di una radura, dove aveva terminato la sua corsa dopo essere precipitata. Anche se si trovava al riparo delle fronde, la pioggia era così intensa da colpirla con forza.
Poi sentì il suono di molti passi bagnati correre verso di lei e si mosse, tentando di mettersi a sedere. Ash! Era dovuta fuggire! Lui-lui voleva ucciderla! Calde lacrime cominciarono a mescolarsi alla pioggia.
"Misty!" gridò una voce femminile. "Stai bene?" Era Duplica. E Bruno. E gli altri, con dello persone che non riconobbe. Spuntarono dall'oscurità degli alberi e corsero verso di lei. Cominciò a sentire il panico su di lei.
"Dovete andarvene subito! Sta arrivando! Vi ucciderà tutti!"
"Chi sta arrivando?" chiese Bruno.
"Ash!"
"Ma che stai dicendo? Perchè dovrebbe ucciderci?"
E poi la videro. All'orlo della radura. Un'alta ombra con occhi rossi. Si voltarono.
"Ashy, sei tu?" disse Duplica. L'ombra avanzò nella fioca luce notturna, rivelandosi. Una figura avvolta da un mantello nero con cappuccio, con una spada nera in mano. Era muto come la morte.
"E' quell'altro uomo che era con voi prima dell'attacco." fu il commento dell'Infermiera Joy. "Ma... sembra diverso. Non percepisco niente da lui." boccheggiò. "Come se non fosse realmente vivo."
"Ashy?" E poi lui alzò la sua spada in un movimento rapido, lanciando verso Misty una sottile sfera di energia nera. Crepitò nella pioggia mentre si muoveva a grande velocità zigzagando. Misty afferrò Starmos che ancora galleggiave sopra di lei e lo usò come scudo.
"S-Starmos, Barriera!" La stella arse brillante e il lampo scuro rimbalzò su di essa centrando un albero al limitare della radura, che esplose in una palla di fuoco, illuminando per un attimo il volto impassibili di Ash sotto al cappuccio. Poi il fuoco morì e lui divenne di nuovo solo un'ombra scura e minacciosa.
"Cosa gli è successo?" sussurrò Laselle. "Perchè sta attaccando Misty?" Bruno avanzò.
"Ash, che diavolo stai facendo? Avresti potuto ucciderla!" Ash girò leggermente la sua testa e sembrò guardare verso di lui. Bruno indietreggiò di un passo, intimidito dalla sua occhiata. E poi Ash tagliò l'aria con la sua spada, e Bruno si ritrovò almeno una dozzina di piedi da dove si trovava, schiantato contro il ramo si un'albero dal lato opposto della radura. Il tronco si flettè e lo scagliò contro un'altro albero.
"Ci penso io," disse una donna in armatura con corti capelli blu e corti, che Misty non riusciva ad identificare. L'infermiera la trattenne.
"Non sia stupida, Capitano. Quello è un Maestro di Pokemon. Prenda i suoi uomini e scappi," disse concitata.
"E' vero," aggiunse Duplica, frapponendosi fra Misty ed Ash. "Non sappiamo cosa gli sia successo, sembra una specie di lavaggio del cervennoq. E, si fidi di me, è meglio non vedere quello di cui quel tipo è capace di fare." Le guardie che erano con loro già stavano indietreggiando per la paura. La donna soldato che l'infermiera chiamava Capitano li guardò e fece un cenno col capo.
"D'accordo. Andiamo allora. Venga, Infermiera Joy, lasciamo ai Maestri la faccenda. Noi siamo di troppo."
E presto rimasero solo Ash, Duplica, Laselle, Junior, Misty e Bruno, ancora a terra dolorante. Ash si avvicinò, lasciando il suo mantello nero ad agitarsi leggero nel vento. Sembrava asciutto, malgrado la pioggia. Duplica guardò Laselle e Junior.
"Che ci fate ancora qui? Seguite il Capitano Jenny e gli altri."
"Vogliamo aiutarvi," rispose Junior. Ma entrambi poi osservarono impuriti Ash che si avvicinava. E poi Bruno balzò davanti a loro, coperto nel suo mantello marrone ormai zuppo.
"E' ora della rivincità, Ash" disse leggermente, alzando i suoi pugni in posizione di guardia. Il suo corpo cominciò ad ardere di marrone mentre si caricava. Ash alzò la sua spada. Cominciò a luccicare di un blu scuro. Bruno si preparò. Ci fu un rombo di tuono che li lasciò attoniti, mentre l'arma ridiventava il pikachu nero, fermo nella mano di Ash. Il piccolo topo elettrico sembrava normale. Ma il suo sguardo era fisso nel vuoto, e gli occhi erano rossi come quelli del suo padrone. Ash lanciò Pikachu oltre la testa di Bruno, e atterrò davanti a Duplica e ai due bambini. Laselle e Junior indietreggiarono preoccupati, avvicinandosi a lei mentre il topo elettrico si avvicinava lentamente a quattro zampe tenendo la coda ritta. Ash e Bruno cominciarono a lottare. Il terrenò tremò e l'aria crepitò mentre le loro braccia si incontravano. Pikachu avanzò ulteriormente, emettendo scintille nere dalle guance e tenendo le orecchie indietro. I suoi occhi brillarono crudeli.
"Uh... qualche idea?" disse Laselle terrorizzata.
"Usare il tuo caterpie?" suggerì Junior.
"Stai scherzando?"
"Um, proviamo con Sandshrew. Ho sentito che vanno bene contro i pikachu." Prese una pokeball, l'allargò e la lanciò. Con un lampo di luce marrone, il piccolo roditore corazzato emerse dalla sfera. Ma Pikachu scagliò una sottile scintilla nera di lampo dala coda, centrò lo sfortunato sandshrew e lo tranciò in due. Pikachu continuò ad avanzare come se niente fosse.
"Sandshrew!" urlò Junior terrorizzato. Duplica li afferrò e li tirò indietro.
"Misty sembra ancora sotto shock. Ci penso io. Presto, pensate a un pokemon il più forte possibile."
"Il Pikachu di Ash?" disse Junior, dubbioso.
"Qualcos'altro, sciocco!"
"Il Dragonite che ha attaccato la città?" provò Laselle.
"No, troppo grande," rispose Duplica, scuotendo la testa. "Qualcosa di piccolo."
"Come un Mew?" tentò di nuovo.
"Perfetto." Il mantello viola di Duplica scomparve insieme a lei, mentre si trasformava nel piccolo pokemon rosa. Duplica-Mew cominciò a galleggiare nell'aria, agitando la coda lunga e sottile, emettendo bolle psichiche rosate intorno al corpo felino. Gli occhi rossi di Pikachu lo puntarono, e il pokemon si alzò sulle gambe posteriori per attaccare.
"Mew," vociò Duplica-Mew con voce molle. "Tenterò... Psicoattacco!" Con quell'ultima parola guizzò in aria e lanciò una violenta folata di energia psichica verso il pikachu nero. Ma questi saltò di lato con una manovra rapida, e il colpo andò a vuoto. Duplica-Mew riprovò con una salva di colpi. I potenti attacchi cominciarono a sollevare molto fango, di modo che anche vedere divenne difficile. Duplica-Mew si stancò presto. Rimanere un pokemon così potente e usare il suo attacco più forte la stava indebolendo. Alcuni frammenti stavano ancora offuscando l'aria, mentre cercava il corpo di Pikachu.
"Mew... dov'è? Penso di averlo preso un paio di volte... mew-aieeee!" gridò improvvisamente come il pikachu nero emerse dalla fanghiglia brillando di elettricità nera. Superò agilmente la sua barriera rosa e la centrò, facendola volare via. Il suo volo venne interrotto da un paio di albero. Il corpo di Mew si trasformò in quello della donna, svenuta. Poi Ash sembrò stanco della sua lotta con Bruno e finalmente gli sferrò un violento doppio calcio nello stomaco, mandandolo a sfracellare molti alberi di seguito. Solo un grosso ciottolo fermò il volo del corpo ormai svenuto. Laselle e Juniori indietreggiarono terrorizzati, vedendo che Ash li aveva puntati. Richiamò Pikachu sul braccio, che a mezz'aria divenne di nuovo la katana nera. Poi Ash afferrò l'arma e si avvicinò.
"No!" urlò improvvisamente Misty, tornando finalmente del tutto cosciente. "Non loro! E' me che vuoi!" saltò in piedi e salì sul suo pokemon stella. "Starmos, decolla!" Il pokemon nero assentì e si alzò nell'aria. Ash si acquattò, formando di nuovo il sottile disco d'ombra sotto i suoi piedi, poi iniziò a inseguirla, trasformandosi nuovamente in una cometa nera.

Misty volò sopra le cime della foresta a bordo del suo pokemon stella, i suoi capelli ormai intrisi di pioggia appiccicati al suo viso. Non poteva permettergli di fare del male ad altri.
"Ash!" cercò di dirgli. "Svegliati!" Non poteva combattere. Non con lui.
Ma la cometa che la inseguiva rimase zitta e continuò a lanciare i suoi dardi di oscurità. Ancora lei si trovò a doverli scansare, ormai disperata. Ash non sembrava aver problemi ad ucciderla. Sembrava totalmente privo di emozioni. Non poteva percepire nessun sentimento da lui. Era come una macchina che eseguiva gli ordini. Niente di più, niente di meno. Per quel motivo, non poteva percepire vita in lui. Tutte le creature avevano un'aura di vita. Il loro Ki. Ma Ash ne era privo. Misty gridò di dolore, quando lo capì. Brock aveva detto la verità. Ash era morto.
"No!" singhiozzò. Era stanca. Correre. Avrebbe causato solo male, a lei e ai suoi amici. Non poteva scappare da Ash per sempre. Non più. Doveva affrontare il suo nemico. Doveva affrontare Ash.
Fece fare a Starmos una brusca inversione, e si trovò con una rapida manovra aerea sopra la cometa nera. Quando la vide, saltò via dal suo pokemon stella, e si gettò su di essa tenendo le braccia davanti a lei come in un tuffo. Quando entrò nell'aura nera, tutto divenne buio. Sentì il freddo della disperazione. Quella di Ash? Nuotò attraverso l'oscurità, come aveva fatto tante volte, molti anni prima, nella sua palestra. Il buio era tangibile, e la respingeva. Non si arrese. Era sempre stata un'ottima nuotatrice.
Finalmente lo vide, al centro delle ombre. Coperto con un mantello di oscurità. Si avvicinò e afferrò le sue spalle. Sembrava di ghiaccio. Il ghiaccio più freddo che avesse mai toccato. Si tolse il cappuccio e lo abbracciò,fissandolo in viso. Quel suo volto così bello. Quel suo grazioso naso all'insù. Quelle sottili sopracciglia nere. Quei suoi occhi, di solito così pieni di coraggio e determinazione, ma ora così morti, spenti; non c'era più il naturale colore marrone, solo un inquietante rosso piatto. I suoi soffici capelli neri li coprivano. Quei capelli ribelli che lei aveva sempre cercato di tenere a bada. Quella bocca che aveva sempre amato baciare. La bocca.
Lo baciò.
Le sue labbra erano molto fredde. Ma divennero lentamente più calde. Sentì le braccia di lui stringerla a sè.
"Misty?" Le parole erano molli, soffocate dalle labbra di lei.
Era lui. Era tornato.

==Contea di Stato di Fuchsia==
La bambina guardò fuori dalla finestra, affascinata dalle stelle che le ammiccavano maliziose.
"tesoro, è ora di andare a letto." La bambina continuò a fissare il cielo.
"Aw, mamma! Voglio vederlo!"
"Cosa c'è di speciale in cielo? Oh!" Poi madre e figlia rimasero in un contemplativo silenzio, osservando una meravigliosa cometa blu che correva nel cielo a nord, con un arcobaleno a farle da coda.

Fine della Settima Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Levitazione d'Ombra
Tipo: Volo/Ombra
Genera un disco d'ombra da usare per trasporto personale. Se si raggiunge una velocità abbastanza elevata, l'energia circonda completamente il viaggiatore, così che dall'esterno appare come un cometa nera.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Parte 8 - Ripercussioni ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota: Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

Parte 8: Ripercussioni

Melvin sbadigliò e aprì i suoi occhi, mettendosi a sedere sul letto. La prima cosa che si chiese fu perchè fosse ancora così buio. Ancora notte? Cercò il comodino a lato del letto per leggere l'ora sulla sveglia. Con le mani avvicinò il piccolo, freddo oggetto di metallo ai suoi occhi. Erano le sette del mattino, circa. Ma esa così scuro che non riusciva nemmeno a vedere le sue mani. Un attimo di panico. Stava diventando cieco? Era il passo successivo ai suoi occhiali. Rotolò rapidamente sul letto e intravide l'ombra della moglie.
"Martha?" bisbigliò.
"Che c'è?" bisbigliò lei.
"Riesci a vederci?" Ci fu un attimo di silenzio. Poi la risposta arrivò burbera. "Ovviamente no. Non nel cuore della notte. Torna a dormire."
"Ma il mio orologio dice che è mattina."
"Sarà rotto." Melvin si sentì intensamente sollevato. "Già, hai ragione." Sprofondò nuovamente sotto le coperte. Ma la sensazione che qualcosa stesse andando storto rimaneva con lui. Primo, era sveglio. Sentiva dentro il mattino, non la notte. Invece, se fosse stato realmente il cuore della notte, si sarebbe dovuto sentire morto di sonno. Cercò di riaddormentarmi, e chiuse gli occhi. Niente.
"Non funziona," borbottò. "Vado in cucina. Deve essere un po' di insonnia."
"Ottimo," rispose sua moglie.
Melvin scivolò dolcemente fuori delle coperte e scese dal lato del letto. Tastò sul comodino per trovare gli occhiali, e se li mise. Il buio rimase buio. Goffamente, arrivò in qualche modo alla porta della camera da letto. Colpì un paio di volte qualcosa con lo stinco, ma rimase zitto. Avrebbe disturbato Martha. Dopo quella coppia di collisioni, promettendosi di perdere peso, aprì finalmente la porta, girando la maniglia metallica. Cigolando, il battente si aprì e lui scivolò fuori. Il pavimento di legno era gelido sotto i suoi piedi nudi, ma il salotto era un po' più luminoso, a confronto con l'oscurità della camera da letto. Avanzò lentamente nel buio e raggiunse la manopola. Accese la lampada. Immediatamente la luce di una piccola fiammella lo avvolse, facendo danzare le ombre sui muri. Afferrò il manico della lampada e si avviò verso la cucina. L'orologio a muro. Sette e venti del mattino.
"Huh?" borbottò Melvin fra sè. Raggiunse rapidamente la finestra e tirò le tende. Fuori, sembrava fosse ancora notte fonda. Anche le altre case erano percorse da dei lumi. Il cielo sembrava un mare agitato di nubi blu nerastre. Stavano coprendo tutto, oscurando la luce del sole. Infatti sembrava che neanche ci fosse, un sole, dietro a quelle tenebre.
"Tesoro, ho paura che stia arrivando qualche specie di uragano!" gridò mentre correva di sopra, apriva l'armadio e afferrava la cintura con le pokeball. Non ci fu risposta. Evidentemente si era già addormentata, pensò, mentre avvolgeva la cintura sopra al pigiama e intorno alla sua vita considerevole. Poi, portando la lampada, corse fino alla porta anteriore, l'aprì con furia e si ritrovò sotto il porticato. C'erano altre persone, in giro nella città, intente a guardare confuse quello spettacolo in cielo, anch'esse accompagnate da lampade.
"Che succede?" gridò Melvin a uno dei suoi vicini. Era il proprietario di quella fattoria fuori città, verso Celadon, ma che viveva praticamente nella casa accanto. Era fuori, sul vialetto polveroso di fronte alla casa, e fissava il cielo. Le sue mani tenevano saldamente una lampada un forcone. In testa, un cappello di paglia giallo.
"Non ne ho idea!" rispose il vicino. "Quelle nubi scure riempiono tutto il dannato cielo!" Melvin guardò verso est, dove il sole sarebbe dovuto sorgere. c'era solo un pallido bagliore blu scuro, sul nero orizzonte notturno. Le stelle si erano nascoste. "Maledizione!" continuò il coltivatore. "Se queste nubi, qui, non se ne vanno per il pomeriggio, il mio raccolto andrà perduto!" Melvin studiò le nuvole sopra di loro.
"Sembrano muoversi, comunque."
"Guarda meglio! Quelle dannate cose stanno solo girando in tondo."
Poi il terreno sembrò tremare. Le vibrazioni crebbero di intensità. agitando il suolo sotto i loro piedi. La casa di Melvin sembrò scossa dal tetto alle fondamenta.
"E questo che diavolo è? Un terremoto?" gridò il coltivatore. Furono interrotti da un ringhio. Melvin si girò, cercando di far luce con la lampada. Il suono veniva dai piedi del porticato. Occhi rossi lo fissarono, e Melvin, indietreggiò, spaventato.
"Oh, è solo un rattata! Dannati ratti, fanno sempre quell'effetto!" Melvin lo studiò. Era senz'altro un rattata. Eppure era diverso. Il manto era molto più scuro, e invece degli squadrati denti anteriori, aveva un paio di zanne acuminate. Gli occhi arsero del blu delle nubi che coprivano il cielo.
"C' è qualcosa di strano," concluse.
"Sciocchezze!" il coltivatore rise e si avvicinò. Alzò il forcone, pronto a colpirlo.
"Attento!" gridò Melvin. Ma fu troppo tardi. Il rattata sibilò e improvvisamente balzò sul forcone con una rapidità incredibile. Corse lungo il manico e tranciò di netto il polso dell'agricoltore. Il forcone cadde per terra, ancora stretto dalla mano. L'uomo gridò di dolore e si accasciò al suolo, mentre il rattata lo attaccava di nuovo.
"No!" urlò Melvin. Afferrò una pokeball dalla cintura e l'allargò nella mano. "Exeggutor, vai! Barrage, ora!" Il suo Pokemon d'erba emerse dal bagliore rosso e iniziò l'attacco. Ma prima che potesse colpire, il Rattata percepì il pericolo e scattò in un rapidissimo attacco. Si conficcò nel corpo del pokemon di Melvin e sembrò fonderlo dall'interno. L'Exeggutor cominciò a ribollire, mentre il Rattata assorbiva la sua forza vitale.
"No, Exeggcutor!" gridò Melvin. Cercò di prendere la sua bacchetta per lanciare un incantesimo di fuoco contro il pokemon, ma esso esplose in uno sprizzo oscuro. Un brandello cadde sulla spalla di Melvin e cominciò a sibilare come se fosse intriso di acido. Melvin urlò.
"Ce ne sono altri!" urlò il suo vicino. Infatti l'intero orrizzonte sembrava un'unica marea di Rattata. Si sentiva solo il fragore di zampe che incontravano il terreno. Era quella la causa del sisma. Presto avrebbero raggiunto la città. La gente venne presa dal panico, vedendo l'orda di ratti.
"Via di qui!" urlò Melvin mentre correva in casa. Ignorò le urla di dolore della spalla, e attraversò le stanze, fino alla camera da letto. "Martha, dobbiamo andarcene subito!" inciampò, e la lampada gli cadde di mano, spegnendosi. Buio. Nessun problema, pensò mentre apriva la porta della camera. "Martha?" Intravide una forma scura sul letto. "Martha, alzati!" Tirò le coperte. Due occhi rossi lo fissarono. Poi tutta la stanza sembrò in un attimo piena di quelle luci rabbiose.
"Oscurità, no!" urlò Melvin cercando di fuggire.
I rattata sibilarono e furono su di lui.

Il piccolo laboratorio improvvisato era riempito dall'innaturalmente forte suono dei tasti premuti. Un piccolo candelabro, sul pavimento metallico, aiutava le candele. Gli schermi e gli interruttori sul muro giocavano con la luce delle fiammelle. Seduto di fronte al computer, in un piccolo angolo della stanza, un solitario scienziato avvolto in un camice bianco lavorava agitato. Seymour studiò le letture che si susseguivano furiose sul monitor. Là fuori stava accadendo qualcosa di particolarmente strano. L'indicatore dell'energia planetaria fluttava impazzito. Come era accaduto cinque anni prima. Ma era impossibile, no?
"Cle-fairy!" il pokemon rosa e rotono sembrò avvicinarsi con cura verso il tavolo.
"Un attimo, Clefairy, il tuo padrone sta lavorando!" disse, facendo danzare le dita sui tasti. "Vediamo, se triangolo il segnale..." borbottò fra sè, "dovrei scoprire da dove proviene questo disturbo... Buon Dio!"
"Clefairy!" ripetè di nuovo il pokemon, questa volta più agitato.
"Santo cielo, cosa ti succede? Sembra che stia arrivando la fine del mondo, e tu..." si voltò. I suoi occhi si allargarono. Il pavimento era ricoperto da centinaia-no, migliaia di serpent, che strisciavano verso di loro. Ma direttamente davanti a lui c'era un mostruoso Arbock nero. I suoi occhi brillarono malevoli, sulla sua faccia di serpente, e la lingua scattò verso di lui. Zanne affilate come rasoi gocciolarono un denso veleno che sibilò, fondendo il pavimento d'acciaio.
"Clefairy, potevi anche avvertirmi..." fu l'ultima cosa che disse Seymour.

Al margine di una foresta e sulla sponda di un lento fiume, un gruppo di cinque persone correva rapidamente verso est. Per prima c'era una donna dai lunghi capelli neri fissati da un nastro rosso. Il suo mantello, verde come gli occhi, si muoveva frenetico, agitato dalla sua corsa. In una mano, una torcia per illuminare il cammino. Il gruppetto di persone superò con la massima rapidità possibile i numerosi detriti sulla strada: rallentando sarebbero morti di sicuro. Dietro a loro, e sempre più vicini nonostante i loro sforzi, sembrava esserci un'onda totalmente nera di insetti che distruggevano ogni cosa che la foresta ponesse di fronte a loro. Erano tanti da coprire il terreno e il fiume con una distesa di oscurità. I loro ronzii erano comparabili solo ai frastuoni della distruzione che portavano.
"Sbrigatevi, gente!" gridò Erika, trattenendo una falda del mantello con una mano libera. Alzò la torcia per illuminare un altro ostacolo, un albero crollato in mezzo alla strada. "Dobbiamo raggiungere la costa, dove c'è la base ribelle!" La sorte li aveva colti non appena si erano separati dalle forze di Koga e Aya, dopo una battaglia la notte precedente che li aveva resi vulnerabili. Inoltre il loro elemento era in svantaggio contro gli insetti. Come se non bastasse, anche da lontano si poteva notare quanto quei beedrill fossero enormi, almeno dieci piedi in lunghezza, tanto da sembrare una qualche nuova specie. Sembravano anche emettere un'inquietante luce blu scura, dai loro corpi. Erika aveva dato un'occhiata, e sapeva che quello non era niente di buono. Fuggire poteva essere da codardi, ma per Dio a volte i codardi erano le persone più sagge.
"Ci stanno raggiungendo!" urlò Joy. Erika si voltò e vide che era vero. L'enorme onda di insetti era ormai a circa un paio di dozzine di piedi di distanza, e avanzava come una piaga biblica. Diede un'occhiata alla ragazza che aveva parlato e si sentì disperata. Non avrebbe mai dovuto portare la giovane infermiera con lei. Era appena una bambina!
"Pensa che dovremmo combattere?" chiese una delle guardie, afferrando una pokeball.
"Non sia avventato!" sibilò Erika. "Verremmo sopraffatti in un attimo! Tenete i pokemon con voi." Poi il ronzare sembrò intensificarsi. "E' come se stese arrivando da davanti a noi!"
Erika vide gli alberi della foresta di fronte a loro ondeggiare. Poi si spezzarono e un piccolo gruppo di cinque beedrill li caricò. Le loro antenne tremavano per l'eccitazione e la fame.
"Sono loro!" gridò. "Indietro!" Dopo avere passato la torcia alla giovane Joy dietro a lei, corse incontro agli insetti e la fece comparire fra le mani il suo lungo bastone con un'onda di energia verde. Formandosi, l'arma brillò nell'oscurità più della stessa torcia. I primi beedrill piombarono su di lei, puntando i loro tre enorni aculei alla testa e al torso. Avvicinandosi, Erika sentì il forte vento creato da quegli esseri scorrere fra i capelli. Ficcò il bastone sul terreno, e lo usò come asta per saltare e incontrare l'insetto a mezz'aria. Una volta in volo, si avvitò su sè stessa e colpì il grosso insetto sulla testa. Il beedrill sembrò gridare di dolore, e iniziò un volo alla cieca che si concluse nel fiume. Poi Erika, ancora in aria, stese altri due pokemon, centrandoli con una violenta bastonata sui fianchi, quindi atterrò, ancora di corsa. Gli stivali incontrarono il suolo con un tonfo. Dietro a lei, il suo gruppo di guardie saltò i due corpi ancora tremanti, e la seguì tenendo il ritmo. Gli ultimi due beedrills che bloccavano la strada furono un po' più difficili da eliminare, e un aculeo le ferì il braccio. Ma Erika non aveva ottenuto il suo titolo di Maestro d'Erba per nulla. Il gruppo superò gli ultimi due beedrill mentre essi erano accasciati al suolo, tremanti. Era inutile, pensò Erika, controllando la distanza del massiccio sciame che ancora li inseguiva. C'era ancora un miglio fra loro e la base, ma nel frattempo gli insetti li avrebbero raggiunti. C'era comunque un modo per salvare le sue guardie...
Scivolò in fondo al gruppo e smise di correre, scivolando leggermente sul terreno polveroso. Il suo mantello ultimò la frenata quando lei si era già girata, per fronteggiare lo sciame con il suo bastone brillante di luce verde smeraldo. Anche Joy e le sue guardie si fermarono quando videro che Erika aveva smesso di correre.
"Che sta facendo Maestro Erika?" gridò uno di loro. Lei alzò le braccia e le incrociò sopra la testa.
"Correte! Vi darò un po' di tempo!" Numerose foglie verdi e petali rosa cominciarono volteggiare intorno ai polsi e lungo le maniche del vestito. Presto l'aria di fronte a lei divenne un vero muro di vegetazione galleggiante. Si estese in un grosso semicerchio e fluttuò nell'aria come una barriera protettiva. I primi beedrill che centrarono la difesa crollarono a terra, contorcendo le zampe come se fossero stati schiacciati. Poi arrivò tutto lo sciame, e cominciò a formarsi una pila di corpi. Erika chiuse i suoi occhi e ignorò la goccia di sudore che le attraversava il viso concentrato per tenere insieme la barriera velenosa. "Andate!" gridò alle guardie che indugiavano.
"Ma non resisterà per sempre, e cosa succederà dopo?" esclamò una di loro.
"Non possiamo andarcene e lasciarti qui!" aggiunse Joy.
"Noi restiamo qui!" Erika sospirò.
"Testardi! Bene! Se volete morire, fate pure!" Si concentrò nuovamente sulla barriera, rendendola impenetrabile. Creò una grossa bolla di energia intorno a loro, chiudendo il semicerchio. I beedrill continuavano a sbattere contro il muro.
"Chansey, vai!" urlò Joy rilasciando la pokeball.
"Ivysaur, scelgo te!"
"Vai Victreebel!"
"Tangela, vai!"
"Se vedete un qualsiasi punto della barriera indebolirsi, sapete cosa fare, " concluse Erika tenendo ancora gli occhi chiusi.
"Forse non ce ne sarà bisogno..." disse una voce. Erika aprì immediatamente i suoi occhi e si guardò intorno.
"Chi ha parlato!" Una figura avvolta in un mantello da Maestro blu era in piedi, al margine della barriera. Occhi gelidi ardevano sotto il cappuccio.
"Misty?" Erika lasciò fuggire una risata. La figura abbassò il cappuccio liverando i capelli rossi, lunghi fino alla vita, e un sorriso apparve sul suo bel viso.
"La sola e l'unica!"
"Cosa ci fai qui? Da dove salti fuori?"
"Così tante domande, ma così poco tempo!" rispose. Indicò quello che sembrava un'apertura nel terreno, ai suoi piedi. I bordi erano anneriti e fusi. "Ho preso la metropolitana!"
"A quanto pare arrivi sempre al momento giusto," disse Erika con gioia. "Sei grande, Misty!"
"L'ho sempre saputo!" Erika le fece l'occhiolino.
"E oggi sei particolarmente modesta, non è vero?"
"Ovviamente! Ora, tutti nel tunnel, in fila per uno," ordinò. "Erika va per ultima, perhcè sta tenedo su la barriera." Presto, di tutto il gruppo, era solamente Erika a dover entrare nel tunnel.
"Misty, vai dopo di me?" chiese preparandosi a tuffarsi nel buco.
"Chiaramente. Devo chiuderlo." Erika diede un'ultimo sguardo all'enorme numero di beedrill che cercavano di sfondare.
"Allora attenta quando rilascio la barriera," avvertì. "Sii rapida, va bene?" Poi si deconcentrò e si gettò nell'imboccatura del tunnel. La donna nel mantello blu corse verso il buco e guardò la barriera di petali e foglie avvizzire al suolo. Dalle brecce arrivò un ronzio assordante e poi sembrò che tutto il cielo fosse diventato nero per i corpi degli insetti. I loro occhi brillarono di rosso e le antenne vibrarono per la fame. Innumerevoli aculei corsero verso di lei.
"Stupidi insetti," si disse. Alzò il suo braccio e stese le dita nell'aria. Una imponente cascata di luce bianca spirzzò dal palmo e mutò alcuni beedrill in un mucchio di ceneri color avorio. La cosa spaventò lo sciame, che, spaventato, lasciò alla donna il tempo di fuggire.

Il muro di pietra scricchiolò dietro alla schiena di Brock e lui digrignò i denti, sentendo un'altra ondata di energia trafiggergli il corpo. Dondolò sui piedi, paralizzati dal dolore, e cercò di restare in equilibrio.
"Come hai potuto lasciarteli scappare?" Una voce calma lo raggiunse dalle ombre dell'altro lato della stanza. Brock pensò di tramutarsi in pietra, ma poi cercò una soluzione migliore.
"Il-il nostro influsso psichico su di noi è stato spezzato, mio Signore." Un sospiro dall'ombra.
"Se li avess semplicemente uccisi, prima di volerti bullare..." La forza del potere che schiacciava Brock contro il muro si raddoppiò, e lui sentì goccie di sangue colare da una narice, lungo il mento.
"Li riprenderò, mio Signore" boccheggiò Brock, tentando di respirare. "So dove sono!"
"Lo sai? Allora mettiti al lavoro." La voce ridacchiò. "Non voglio cretinate come quella di poco fa, anche se è stato divertente, non c' dubbio." La voce divenne di colpo seria e piatta. "Uccidili e basta. E giusto per risparmiarti altri problemi, manderò con te i due Maestri che ho appena promosso."
"Posso farcela da solo..." La voce lo derise.
"Se pensi di poter uccidere Ash da solo, ti sbagli di grosso. Come l'ultima volta. La differenza è che ora lui sa cosa aspettarsi.." Improvvisamente, la forza che schiacciava Brock al muro crebbe per un doloroso istante, poi crollò, gettando l'uomo al suolo come un sacco di immondizia. Si accasciò carponi sul pavimento, coperto dal mantello, sputando un misto di saliva e sangue. Poi la voce riprese. "Aspetterò sull'Indigo Plateau un segno tangibile del tuo operato. Preferibilmente le lor teste." E poi il Signore della Lega uscì, e la stanza divenne zitta. Per un momento, Brock rimase a terra, poi una nuova voce lo spaventò.
"Sembra che Lord Garick sia molto arrabbiato con te." Era fredda e femminile. Brock guardò in alto, fissando una figura magra in un mantello color tramonto.
"Gary è sempre stato una testa calda," disse leggermente, non volontariamente, ma perchè la forza che lo aveva oppresso aveva strizzato la sua gola. Si alzò a fatica e asciugò il sangue che colava dal naso con il dorso della mano. "Andiamo." Si voltò e uscì dalla stanza, seguito dal mantello che ondeggiava dietro di lui.
Sabrina fisso quella schiena. Gli occhi espressero il suo cipiglio.

Oscurità. Dolore. Rabbia. Solitudine. Tristezza. Queste furono le prime cose a passare per la mente di Ash, mentre si riprendeva, anche se controvoglia. Si sentì freddo e umido, ma caldo allo stesso tempo. Sotto di lui c'era un pavimento di roccia dura e ruvida. Invece, sopra di lui sentiva qualcosa di caldo e morbido. Era splenid, quel tepore in mezzo al gelo umido. Cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre sembrarono appesantite o sigllate fra loro. Si senì tì pizzicare, comse se ci fosse qualcosa di sbagliato. Perchè era così buio? La sua visione notturna era perfetta. Poi un pensiero lo trafisse. Pikachu? Cominciò a concentrare la sua mente sull'unico vero amico che aveva al mondo. Laggiù. Stava bene, ma era ancora addormentato, a pochi metri da lui. Cercò di identificare quel posto, anche con la vista ancora intontita. Era un qualche tipo di caverna. Una leggera luce luccicava sui muri rocciosi. C'era una chiazza rosso scura, sotto il mento. Era morbida, e gli faceva il solletico. Capelli. Capelli rossi. Chi aveva capelli rossi? La sua mente si sentì confusca e smembrata come un vetro rotto. Poi sentì un movimento, e un paio di occhi azzurri lo fissarono, brillando dolci nell'oscurità. Lai ammiccò. C'era una donna, sdraiata su di lui. E la faccia era familiare...
Non si dissero nulla, rimasero in silenzio a fissarsi l'un l'altra. E poi lei strisciò lungo il suo torace, lasciando solo pochi centimetri fra i loro volti. Una ciocca di capelli accarezzo la guancia. Gli faceva il solletico, ma lui non si mosse, fissando gli occhi di lei. Le braccia, avvolte nel vestito blu, abbracciarono la sua testa. Lei si appoggiò con tutto il suo peso al suo corpo, facendogli sentire i suoi senti sul petto. I suoi occhi cominciarono ad ardere brillanti, e un'aura blu e vibrante cominciò a uscire dal suo corpo. Ash la sentì calda, troppo calda. Ma quel calore era molto più piacevole della gelida aria della grotta. Il viso si abbassò, cercando un bacio. Le labbra rosa di lei cercarono le sue. Lui non riusciva a muoversi. Ma chi si sarebbe mosso? E poi labbra si incontrarono, prima un tocco leggero come petali di rosa, poi con più vigore. Non potè fare altro che ricambiare. Le braccia di Ash scivolarono lungo la schiena della donna. E poi la mente si illuminò del tutto. Misty. Era Misty. La ragazza che aveva amato. Ma anche quella che aveva spezzato il suo cuore. cercò di liberarsi, ma semplicemente non potè. Sentimenti che non aveva provato per molto, troppo tempo. Era un faro nella notte del marinaio disperso. Anche lui era perso, ma in quei sentimenti. Lei scivolò al suo fianco, ancora baciandolo. Ma poi una roccia lo colpì sul fianco. Un piccolo dolore sufficiente a farlo ragionare, e con un improvviso scatto di razionarlità riprese il controllo delle sue emozioni. Ruppe il bacio e si allontanò da lei. Si mise a sedere.
"Che pensavi di fare?" si pentì della crudeltà della sua voce. Sperò che lei non avesse sentito il vigore dei battiti del suo cuore. Forse provava ancora qualcosa per Misty? La sua faccia sembrò impallidire nell'oscurità. Poi si scurì.
"Mi sembra ovvio," disse lei aridamente. "Ma in fondo sei sempre stato lento a capire." A quell'insulto, lui si sentì su un terreno più familiare.
"Ti piacciono le relazioni stile una-notte-e-via?" chiese sarcasticamente. "Per poi fuggire la mattina dopo?" Gli occhi di lei lo folgorarono.
"Mai avuti rapporti simili, nella mia vita." Inspirò condiscendente. "Diversamente da te." Ash si sentì arrossire nell'oscurità.
"E con questo? Mica hai l'esclusiva su di me."
"E quando invece ce l'avevo?" rispose lei.
"Di cosa stai parlando?" disse Ash, confuso. "Sai meglio di me che ti sono sempre stato fedele."
"Meglio di te, eh? Allora, parliamoci chiaro," continuò lei, in tono gelido. "Hai anche tu una parte di colpa, per come ci siamo lasciati. Non mi hai mai amato." Chinò lo sguardo, evitando gli occhi di lui. "Amavi essere Maestro di Pokemon, e la popolarità che ne traevi." Ash si avvicinò a lei, sedette e sospirò.
"Non posso credere che tu davvero abbia pensato questo." Giocherellò con una piega del suo mantello "Quante volte devo dirti che senza di te nulla avrebbe avuto senso? Non dovevi andartene senza dirmi niente, come se avessi deciso che la nostra relazione era." Lei alzò la sua testa e lo guardò fisso con occhi accusatori. Improvvisamente saltò su di lui e lo afferrò per le spalle con una violenza inaspettata. Lo gettò contro il muro della caverna. Ash digrignò i denti per il dolore.
"Non mentire, Dio ti maledica!" gridò. "Hai sempre giocato con i miei sentimenti, come mi hai accusato di fare quando ci siamo incotrati di nuovo!" Una lacrima corse fuori dal suo occhio sinistro. "La verità è che per te non contavo nulla. Altrimenti non avresti, non avresti -" strangolò la frase con un singhiozzo. Lo lasciò andare e si voltò.
"Cosa non avrei, cosa?" chiese leggermente alla sua schiena.
"Nulla."
"Nulla?" ripetè Ash, alzando la voce. Ma poi un sibilo di dolore trafisse la sua mente, e le memorie riemersero come macigni contro un muro di pietra. Gemette, cadendo all'indietro, afferrandosi le tempie. La torre. Sabrina. Impressioni vaghe di uno scontro. Ma non chi?. Poi il vuoto. Il cancello. Il cancello! Aveva fallito, non era riuscito a fermare la Lega. Fallito! Sentì il fallimenti dentro di lui. Lo aveva sentito fin dall'inizio. Quando divenne consapevole di ciò che lo circondava, trovò Misty sopra di lui, preoccupata, che passava la sua mano sui suoi capelli neri.
"Cosa succede, Ash? Parlami!" Era in preda al panico.
"St-Sto bene," disse, allontanandosi da lei. Con una manica asciugò una goccia di sudore che era colata sul sopracciglio. "Voglio sapere cosa è successo. La mia memoria è vuota." La voce di lei esitò.
"Sei stato catturato." fece una pausa, come per cercare in che modo continuare. "Non potevamo imperdir loro di aprire il portale." Parlò del vortice intorno alla torre.
"Lo pensai anch'io," confermò Ash debolmente, appoggiandosi al pavimento. Male. Molto male.
"Sono riuscita a salvarti," la sua voce continuò come in un monologo interiore. "Siamo stati fortunati a uscirne vivi." Lui la fissò. Era seduta in ginocchio, il suo mantello copriva confuso il corpo.
"Perchè sono ancora vivo? Avrebbero dovuto uccidermi. Avrebbero dovuto torturarmi a morte, come minimo." Lei esitò ancora.
"Forse avevano bisogno di te per qualcosa."
"Bisogno?" Lui rise senza soddisfazione. "Bisogno di vedermi morto. Sono sicuro che Gary si sarebbe divertito a vendicarsi, visto che l'ho... ucciso. Mi avrebbe tagliato in tanti piccoli pezzettini."
"Gary non cercava vendetta. Era qualcun altro." La sua espressione era agitata.
"Qualcuno altro?" Lei chiuse i suoi occhi.
"Brock è vivo." Ash sentì il cuore colmo di gioia.
"Brock è vivo? Perchè me lo dici solo ora? Come sta?" Rise, sentendosi in cima al mondo. "Lo sapevo! Brock è duro come la roccia. E Gary avrebbe dovuto sapere che era un troppo forte perfino per lui." Poi notò l'espressione di Misty. "Ehi, come mai non sei felice per lui?"
"C'è stato un piccolo malinteso," rispose con voce triste. "Brock è uno di loro. Uno della Lega. E' sempre stato della Lega. Faceva doppio gioco." Ash sentì la felicità crollare sotto di lui, mutandosi in orrore. Impossibile.
"No... ti stai sbagliando," disse piattamente. "Conosco Brock. E' un buono ragazzo. Al diavolo, abbiamo passato metà della nostra vita a viaggiare con lui, e se ancora non ti fidi, che razza di persona sei?"
"Ash," continuò lei stancamente. "Lo so. Lo so che è buono. Lo so col cuore. Ma è lui quello che voleva vendicarsi." Aprì il suo mantello blu, per mostrare di sfuggita le bende bianche avvolte intorno alla vita, sotto il vestito blu scuro. Erano sporche di sangue.
"Mio Dio,"commentò Ash, avvicinandosi immediatamente. "Che ti è successo?"
"E' stato lui. Per potersi vendicare con noi." Lui ignorò il commento e osservò la benda. Doveva essere una ferita profonda, visto che il sangue aveva superato molta garza. "Ah! Attento!" sibilò lei, mentre lui toglieva l'ultimo strato della fasciatura. "Che stai combinando? Vuoi farmi morire dissanguata?"
"Stai calma, e lasciami finire il lavoro," disse in tono autoritario. "Avresti dovuto cambiarla comunque, il sangue sta passando lo stesso." Il taglio era un foro circolare di media grandezza, giusto sopra la linea della vita. La ferita, libera dalle bende, stava sanguinando profusamente. Grazie al cielo, pensò lui osservando la zona colpita. Qualche centimetro più in alto, e avrebbe preso un organo vitale. Cercò di svegliare Pikachu con la mente. Il pokemon era decisamente a corto di energie, ed entrambi avevano bisogno di riposo, ma questa era un'emergenza.
"Pika?" disse Pikachu assonnato, emergendo dallo zaino e alzandosi sulle zampe, stiracchiandosi.
"Pikachu, vieni qui. Misty ha bisogno di aiuto."
"Chu!" esclamò Pikachu, incorociando le zampe sul petto. I suoi occhi color cobalto fissarono Misty con ferocia. Ash sbuffò e comincò telepaticamente con lui. In fondo, gli disse, era del suo stesso parere circa il comportamento di lei, e il modo in cui lo aveva praticamente schiavizzato, ma in fondo quella era Misty! E poi, se lei fosse morta, anche lui avrebbe fatto la stessa fine.
"Pi," concluse il suo pokemon, annuendo con scarso interesse. Corse verso di loro.
"Di che state parlando?" chiese Misty incuriosita.
"Nulla di importante," rispose con nonchlance. "Ora stai ferma. Rilassati. Questo farà un po' male." Poi lui concentrò il suo potere e rapidamente pose i suoi palmi aperti sulla ferita. Le mani arseri di energia nerastra e Misty gridò. Ora, Pikachu! pensò Ash. Quando sentì che il suo pokemon era in sintonia, si concentrò sulla guarigione. Fissò nella mente la ferita, e cominciò a ricucire la carne con la volontà. Usando gli stessi elementali che Misty emanava, potenziò la sua azione. Presto giaceva sdraiato, cercando di riprendere fiato. Pikachu, sfinito, stavo di nuovo dormendo nello zaino. Misty stava esaminandosi il fianco. Nient'altro pelle leggermente arrossata. In un paio di giorni anche quel rossore sarebbe scomparso.
"Grazie," disse guardandolo. Lui rimase sdraiato, inspirando. Forse non avrebbe dovuto sforzarsi così tanto, era appena in grado di respirare, in quel momento.
"Cos'è che stavi dicendo... forse non era Brock. Forse era qualcuno che gli somigliava. Sicura di non esserti sbagliata?" Misty sospirò.
"Sei testardo... te l'ho detto, era-"
"Così perchè mi hai baciato?" Lei tossì.
"Ancora?"
"Non mi hai ancora risposto." Aspettò, sorridendo vedendola agitarsi, in cerca di una risposta. "Dovevo toglierti il veleno che ti avevo messo in circolo," concluse alla fine. "Altrimenti la tossina ti avrebbe ucciso molto presto."
"Che?"
"Non ricordi? Il modo in cui ti ho... persuaso a venire con me."
"Lo so, ma non vedo che abbia a che fare con quel bacio," disse Ash, strofinandosi la fronte. "Inoltre, pensavo che ti piacesse, avermi in tuo potere..." Lei rimase zitta per un momento.
"Ad ogni modo, ora non ti ho più in mio potere, d'accordo? Oppure piaceva anche a te?" concluse ridendo.
"Ha, ti piacerebbe."
"Quanto al bacio, non credere di essere così affascinante. Il potere che ho usato ha fuso la tua essenza con la mia. Se non ne avrai altra, morirai." Ash cercò di pensare.
"Quindi, in un certo senso, tu sei la mia droga?" chiese con sguardo ironico. Lei sorrise, piegando gli angoli della bocca sotto una ciocca di capelli rossi.
"Rende bene l'idea."
"Quindi, suppongo anche per per curarmi dovremo, -"
"Unirci in spirito, anima e carne," concluse lei per lui. Lui la fissò, per un attimo, poi gemette.
"Come vorrei essere rimasto alla torre."

In una caverna totalmente diversa, a miglia di distanza da dove riposavano Pikachu, Misty ed Ash, Duplica stava venendo svegliata da delle voci. Aprì i suoi occhi e borbottò con voce bassa, ascoltando le varie lagnanze del suo corpo dolorante. I suoi occhi si adattarono lentamente all'oscurità. Era buio, a parte il piccolo falò scoppiettante che lei ringraziò per il calore e la debole luce. Il fumo non si spandeva nella grotta, per cui decise che doveva esserci un buco nel soffitto della grotta, per far uscire la fuliggine. Uscendo dall'intontimento del sonno, riconobbe le voci che l'avevano svegliata. Laselle e Junior. La ragazza aveva un'espressione stanca, il suo mantello verde era lacero in più punti, mentre Junior aveva un'aria stravolta, spossata, con gli occhi coperti da ciuffi di capelli che si erano liverati dal cappellino. E quella grossa macchia marrone in fondo era quasi certamente Bruno.
"Così, perchè ammiri così tanto Ash?" Stava bisbigliando Laselle, accarezzando la testa del suo caterpie che le riposava in grembo, sereno. "Non dovresti stare dalla parte del tuo capo?"
"Bene, Maestro Bruno è un duro, ma non sai chi è Ash?" rispose Junior. "Ash Ketchum è stato il più giovane istruttore ad ottenere il titolo di Campione di Lega di Pokemon! Combatteva con i grandi mentre noi ancora giocavamo coi pupazzi." Fece una pausa. "E inoltre, a quanto si dice, è probabilmente il più grande Maestro di tutti i tempi."
"Lui è quell'Ash?" disse Laselle stupita. "Non posso crederci!"
"Certo," commentò Junior con orgoglio. "Ovviamente rinunciò al titolo, per diventare un esploratore. Se non lo avesse fatto sono certo che sarebbe ancora il Signore della Lega. Ma non si sa nemmeno se sia riuscito a scoprire nuovi pokemoni. Quanto scoppiarono le Guerre Oscure, tornò completamente cambiato. Almeno, questo è quello che mi ha detto Maestro Bruno." Finalmente Duplica si intromise nel discorso, mettendosi a sedere.
"Devo dire che se qualcuno ti spezza il cuore, puoi agire in modo molto strano. Fidatevi, io lo so." Laselle fece un balzo, rischiando di finire nel fuoco.
"Sei sveglia!" esclamò.
"Non sapevamo in che condizione ti trovassi," spiegò Junior. "Ma tu e Maestro Bruno vi siete presi una bella batosta." Duplica cambiò la sua mano in un piccolo specchio e esaminò il suo viso ammaccato.
"Fantastico," disse aridamente. I suoi capelli erano confusi con un grosso agglomerato di fango secco, che la faceva sembrare una brunetta. E non erano solo i capelli, perchè anche il mantello e la faccia sembravano aver combattuto a lungo col fango. "Spero il fumo da quel fuoco non stia annunciando la nostra presenza a tutti, nell'area." Junior fissò il falò.
"Penso di no. Laselle dice di aver fatto in modo che il fumo sia difficile da vedere."
"Certo," esclamò Laselle. "Ero la migliore al mio corso di sopravvivenza!"
"Questo è bene." Poi mentre Duplica stava esaminandosi col suo specchio, venne spaventata da un basso gemito di Bruno.
"Avete preso la targa di quello Snorlax?" disse l'omaccione alzandosi lentamente e strofinandosi la nuca. Duplica fece un piccolo sorriso. A quanto pareva, anche lui aveva fatto un tuffo nel fango. Il suo mantello era incrostato e scurito.
"Maestro Bruno!" disse Junior felice. "Anche tu stai bene!" Emise uno di quei suoi grugniti mascolini.
"Allora, dove siamo, cucciolo?"
"Dunque, dopo che Ash e Misty sono decollati, vi abbiamo trascinato nel rifugio più vicino che abbiamo trovato."
"Ovvero?" chiese Duplica, continuando a tentare di liberarsi con un dito da una chiazza di fango. Ma sembrava che quella roba fosse incollata alla sua guancia.
"Personalmente, penso che ci troviamo in una caverna da qualche parte ad este delle rovine di Saffron," rispose Laselle. Bruno grugnì di nuovo con aria pensierosa.
"Ma pensate che Ash e Misty stiano bene?" chise Junior in un tono preoccupato. Duplica pose fine ai suoi tentativi di pulirsi e ridiede alla sua mano la forma originaria.
"Certamente stanno bene. Anche se Ash stava agendo in modo... diciamo... strano, dubito che potrebbe far male a Misty, anche se lo volesse."
"Inoltre, se succedesse qualcosa, lo sentiremmo qui." Bruno si battè il petto. "E per ora, sento che stanno bene."
"E ora che facciamo?" chiese Laselle. Duplica si alzò, e pezzetti di fango essiccato caddero dal mantello viola, rovinando al suolo.
"Ora come ora, penso che mi darò una ripulita." Si concentrò e sentì il calore familiare del suo corpo in metamorfosi. Lo sentì sciogliersi, mentre si tramutava in acqua ed espelleva tutta la sporcizia che la ricopriva. Il fango scivolò via dal suo torso liquefatto e cadde al suolo. Poi tornò nuovamente in forma solida. Aprì gli occhi e osservò le espressioni stupite sulle loro facce. Scrollò le spalle. "Avrei dovuto farlo fin dall'inizio." Bruno fece schioccare la sua lingua.
"Esibizionista." Poi anche lui ripulì il suo mantello, semplicemente facendolo sparire e riapparire in un lampo di luce. Però, pensò Duplica sorridendo internamente, i vestiti e la pelle erano di sicuro ancora sporchi.
"Vorrei poterlo fare anch'io," disse triste Laselle coprendosi con il suo mantello sporco.
"Idem," aggiunse Junior, osservando i suoi vestiti infangati. Bruno si alzò e stirò le braccia.
"Potremo farci un bagno quando arriveremo alla base ribelle sulla costa, a est delle rovine di Vermillion e a sud di Lavender. Sono sicuro che, quando arriveremo da Erika, Koga e gli altri, troveremo anche Ash e Misty. Andiamo." Duplica aggrottò le ciglia sentendo un fremito dentro di sè.
"C'è un problema."
"Cosa?" Lei sospirò.
"Sei troppo ottuso, Bruno. Non può sentire che il bilancio energetico si è spostato? Verremmo uccisi anche solo lasciando questo posto." Laselle boccheggiò, coprendosi la bocca.
"Uccisi? Ma l'esterno è libero, me ne sono accertata!" Bruno sbuffò.
"Di cosa stai parlando?"
"Nel caso non lo avessi notato, la piccola scaramuccia della notte scorsa, con Ash e Misty che giocavano a rincorrersi, significa che la Lega ha portato a termine i suoi piani. Hanno dato inizio all'Armageddon."
"La Fine del Mondo?" esclamò Junior.
"Oh, davvero fantastico," grugnì Bruno.
"Se dovessimo uscire da qui, voglio che nessuno usi poteri elementali, ovvero niente abilità speciali dei pokemon," guardò direttamente Bruno, "O le tue," finì. "A meno che non vogliate farvi invitare a un pranzo giù all'Inferno."
"Pokemon proibiti. Pensavo che le Guerre Oscure avessero insegnato qualcosa."
"La differenza è che stavolta l'obiettivo è spazzare via la vita dalla Terra." Piegò le sue braccia, mentre anche Junior e Lasell si rialzavano raccogliendo le loro cose. Poi fissò Junior. "Ora che stai bene, mi aspetto che divida il tuo Ponyta con Laselle. Non salirete tutti e tre sulla mia povera schiena. Stai solo attento a non fare usare a Ponyta il suo potere di fuoco." Junior scrollò le spalle.
"Nessun problema!" Quindi lei guardò Bruno.
"Cosa?" chiese lui, strappando il fango incrostato dai sui irti capelli castani. Lei alzò il suo braccio e dopo essersi liquefatta, lo immerse in un fiotto di acqua. Bruno indietreggiò spaventato mentre lei lo ricopriva completamente. Quando Duplica ebbe finito, Bruno era un uno stato pietoso, bagnato fradicio, coi capelli appiccicati ai lati della sua faccia e il mantello ridotto ad una spugna gonfia. "Questo per che cosa?" chiese in tono provocatorio. Duplica alzò una mano e succhiò l'umidità dal suo corpo con essa, lasciandolo asciutto e pulito.
"Visto che devi di nuovo cavalcarmi, esigo un cavaliere immacolato." Gli fece una pernacchia e si incamminò verso l'uscita della caverna.

La foresta era un tappeto di ombre scure, costituita in apparenza solo da toni neri e grigi. Era mortalmente muta, un silenzio strano che non veniva interrotto dai normali suoni di un bosco. Misty sbucò dalla caverna, o meglio, dal buco nel suolo pietroso in mezzo ad una radura. Quando erano precipitati, la notte precedente, la palla di fuoco che avevano causato aveva dato vita a un lungo tunnel nel sottosuolo. Il che era un bene, perchè aveva concesso un riparo per la notte. Dopo essere uscita, utilizzò quella spinta per rotolare in avanti, schiacciando la vegetazione essiccata sotto di lei. Infine incurvò le caviglie, pronta. Era scuro, ma poteva vedere abbastanza bene nell'oscurità, e questo le permetteva di individuare un eventuale pericolo. I suoi occhi analizzarono ogni dettaglio degli albero, più neri che marroni a causa dell'assenza di luce. Poi si alzò e rimosse dal mantello blu l'erba secca aveva raccolto.
"Niente sole, anche se è metà mattina," disse. Dietro di lei saltò fuori Ash, con un balzo dal buco. Si voltò per osservare il mantello nero di lui calmarsi dopo il salto e osservò i dintorni.
"E poi, solo buio," declamò Ash con tono strano.
"Pika," disse Pikachu emergendo dal foro e piazzandosi ai piedi del suo padrone. Misty rabbrividì.
"Dobbiamo raggiungere la base in fretta. Possiamo decidere il da farsi una volta arrivati." Alzò completamente una mano e sentì la totale assenza di vento. A parte loro tre, tutto era muto e fermo. "Mi piace sempre di meno." Stava per afferrare Starmos sul mantello, quando Ash le afferrò il polso con un movimento rapido.
"Non lo usare," sibilò. "Se il tuo Pokemon usa la sua abilità di volo, li attirerai."
"Chi?" Misty improvvisamente ricordò i milioni di voci torturate provenienti dal vortice quando era sulla torre a Cerulean. Ebbe un tremito, e abbassò le braccia quando Ash le lasciò il polso. "Allora come arriviamo alla base?" Ash schioccò le dita e Pikachu saltò sul suo zaino. Esaminò l'albero più vicino. Era largo, nodoso e così alto che non riusciva a vederne la cima.
"Così," disse acquattandosi per poi lanciarsi verso l'alto. A mezz'aria si girò in modo che i suoi piedi fronteggiassero il tronco, potessero appoggiarvisi e dargli la spinta necessaria a raggiungere un altro albero. Qui afferrò un ramo più basso e si sedette.
"Vorresti saltare di ramo in ramo?" chiese Mistye. Poi lei lo seguì, usando il primo albero per darsi una spinta e raggiungere Ash.
"Impari in fretta," commentò Ash sorridendo. "Ora saliamo." Lui saltò sul ramo alto di un altro albero ancora e Misty lo seguì, salendo, finchè non si trovarono sul tetto della foresta. Erano così in alto da non poter più vedere il terreno, ma le nubi nere in cielo turbinavano ancora minacciose. Per un momento, Ash, in piedi sul ramo vicino a lei, fissò quello spettacolo. "Sai, non so proprio come ne usciremo vivi," disse in un tono senza speranza. Si tirò indietro i capelli, e si coprì col cappuccio. "Ho fallito di nuovo." Anche Misty si sistemò la chioma fulva e si coprì col cappuccio.
"Perchè di nuovo?" Lui la guardò, e i suoi occhi marroni brillarono d'oro nell'oscurità.
"Sarebbe dovuta finire quando uccisi Gary." Fece una pausa, pensando. "Forse se gli avessi dato qualche altro colpo, per sicurezza, questo non sarebbe successo. Al diavolo, se non avessi passato il titolo a Gary e non gli avessi permesso di diventare Signore della Lega, avrei evitato tanta sofferenza." Misty gli prese il braccio sotto il mantello. Era caldo e vigoroso. Avrebbe voluto solo abbracciarlo, senza lasciare che il passato potesse interferire.
"Potremmo stare qui a fare congetture in eterno." Concluse. "Inoltre, se Gary non fosse stato Signore della Lega, magari Giovanni avrebbe potuto vincere le Guerre Oscure, e cosa ne sarebbe stato di noi?" Lui guardò la sua mano che gli stringeva il braccio.
"Hai ragione, penso." Poi la cinse con l'altro braccio. Per un momento rimasero in silenzio, tenendosi. Sembrava quasi che fossero le uniche persone al mondo. A Misty era mancata, quella sensazione. poi Ash ruppe il silenzio. "Fu circa tre anni fa. Voleva usare la profezia dell'Armageddon. Non quella parziale che aveva cercato di usare Giovanni, ma quella intera, per il suo vero scopo." Lasciò la presa su di lei e si pettinò i capelli. "Così arrogante, pensava di ricostruire il mondo a suo piacere. Lo scoprì e lo sfidai. Sarebbe dovuto morire, e tutto sarebbe dovuto finire lì. E' questo il motivo perchè ho deciso di lasciare la Lega. E altri motivi personali..."
"Così questa è la vera fine del mondo," bisbigliò lei. "Perchè non ce lo hai detto, nella riunione?"
"Non volevo causare panico. Non volevo che si ripetesse tutto come l'ultima volta..." rimase un secondo in silenzio. "Ma ora succederà qualcosa di molto peggio."
"C'è un modo per fermare l'Armageddon?" La sua voce era piatta e morta.
"No"
"Che vuoi dire, no?" protestò lei. "C'è sempre una soluzione. Se distruggessimo le torri agli estremi del cancello?"
"Una volta attivata la profezia? Così libereresti gli altri più velocemente." Lei fece una pausa.
"Altri? Cosa significa?"
"Una volta aperta la barriera, tutti gli esseri del Proibito non possono uscire allo stesso tempo. Pensa ad una vasca da bagno piena d'acqua e divisa in tre parti. Ora, abbiamo aperto solo un tappo, e ci vorranno giorni priam che gli altri possano uscire. Se tentassimo di distruggere le altre torri, sarebbe come aprire tutti i tappi, e lasceresti uscire tutto." Scosse malinconicamente il capo. "Comunque la prendiamo, se escono tutti, non puoi neppure immaginarne le conseguenze." Misty lo fissò.
"Solo buone notizie, oggi, eh Ash?" disse aridamente. Lui si allontanò da lei, e saltò su un altro albero, seguito dal suo mantello ondeggiante. Misty sentì la mancanza del suo calore, sostituito dal gelo dell'aria.
"Non significa che mi sto arrendendo," disse lui con determinazione. "Anche se dovrò distruggere ogni singolo Pokemon Proibito di persona, sai che lo farò, o che morirò nel farlo." Questo era l'Ash che lei ricordava.
"Non ne ho mai dubitato."
"Ora, a quanto posso vedere, siamo a nord-est della Contea di Fuchsia. Tu sai dov'è la base. Fai strada," indicò a est col braccio. Le cime degli alberi e i rami intorno a loro erano scuri e fermi. "La mia visione notturna non è ancora tornata del tutto."
"Mi stavo giusto chiedendo il motivo di tanta galanteria," disse lei prima di lanciarsi, facendo scricchiolare il ramo che aveva usato come catapulta, con un fruscio di foglie. Ash la seguì e presto avevano coperto una buona distanza, saltando di ramo in ramo verso est.

Ore dopo, gli stivali di Misty atterrarono su un altro ramo e lei si acquattò, mantenendosi in equilibrio con la mano contro il tronco. Aveva smesso di contare il numero dei salti, ma dovevano essere centinaia. Il ramo vibrò un paio di volte, facendo cadere qualche foglia mentre Ash le balzava accanto, cercando come lei di non farsi impacciare dal mantello.
"Sembra che il vento si sia alzato," commentò lui. "Strano." Lei sentì l'aria rinfrescarle la pelle.
"E fa anche sempre più freddo." E poi Ash saltò rapidamente davanti a lei, oscurandole la visione col mantello nero. Ci fu un bagliore rosso e arancione intorno al suo fuoco, come fuoco.
"Attenta, argh!" Cadde all'indietro su di lei, e Misty lo afferrò per la vita, tentando di rimanere sul ramo, in equilibrio precario. Quando Misty vide cosa era successo, sputò un sospirò osservando una freccia incendiata sulla spalla. Ne afferrò l'estremità e spense le ultime fiammelle con le dita. "Non ora!" gridò Ash afferrandola per la vita e saltando giù dal ramo. Misty si voltò in aria e vide un'altra freccia centrare il ramo. Al contatto con esso, tutto l'albero brillò di rosso per poi incenerirsi completamente. Nebbioso grugnì quando Ash atterrò rudemente sul ramo, tenendola ancora fra le braccia. Uno scossone gli fece perdere l'equilibrio e caddero. Misty liberò rapidamente una mano e si afferrò ad un ramo, graffiandosi al contatto con la corteccia. Con l'altra mano afferrò Ash. ora stavano penzolando, sospesi nel vuoto, e ondeggiavano pericolosamente, con solo Misty a sostenere il peso di entrambi. Misty digrignò i suoi denti, tentando di mantenere la presa.
"Ash, cosa succede?" gli disse.
"Non so," la voce di lui era debole. "Mi sono sentito stanco, e sono scivolato." Lei lo guardò. Il suo cappuccio era stato soffiato via, e i capelli fluttuavano nel vento. Gli occhi erano chiusi. Misty aggrottò le sopracciglia, osservando la freccia ancora conficcata nella spalla sinistra. Il sangue aveva iniziato ad uscire.
"È la freccia?"
"No, sto male da quando mi sono svegliato." Tossì. "Di certo la freccia non aiuta."
E poi una risata forte li interruppe. Misty ne cercò la fonta. Su un altro albero, a circa due dozzine di piedi, ci fu un bagliore rosso e un groviglio di foglie e rami si incenerì, travolto da una violenta folata di fiamme arancioni e calde. Quando la cenere si posò, c'era una figura avvolta in un mantello rosso, appoggiata al ramo dell'albero. Chiunque fosse, aveva il viso coperto dal cappuccio e la faccia era perciò nascosta.
"Blaine?" esclamò Misty. "Ma l'ho ucciso!" La figura coperta dal mantello rosso, che si agitava nel vento molto forte a quell'altezza, camminò lungo il ramo come uno scalatore.
"Ed è per questo che io devo ucciderti, tesoro." Tirò indietro il cappuccio, rivelando una bella donna con capelli blu, legati in una coda dietro la sua testa. I suoi occhi arsero infuocati. Ash grugnì dal basso, ancora appeso al braccio di Misty.
"Lara Larame. Avrei dovuto immaginare che prima o poi ti saresti fatta viva."
"Esatto. Mi ha dato molto fastidio la morte di mio marito." Fece schioccare la lingua. "Ovviamente, Ash qui è un vecchio amico e quindi penso che lo risparmierò, che piacca o meno al caro Gary, ma tu mia cara," indicò Misty, "Tu mia cara avrai il piacere di essere la prima vittima del nuovo, potente Maestro di Fuoco." Alzò le mani e lanciò una folata di fiamme contro Misty. Da ciascun palmo usciva una lunga cascata di fuoco. I getti si riunirono in una freccia che lei si preparò a scoccare. Ash tossì.
"Spiacente, Lara, ma non posso permetterlo. Pikachu, Attacco Rapido!"
"Pika!" Il topo elettrico uscì dallo zaino e si scagliò in avanti come un proiettile. Lara si spaventò vedendo che aveva fracassato il ramo su cui stava in piedi, separandolo dall'albero. Distratta dalla necessità di saltare su un'altra frasca per evitare di crollare al suolo, Misty oscillò il braccio gettando Ash sul ramo. Poi anche lei lo seguì, dondolando e tirandosi su. Lara fece una mezza torsione e atterrò su un altro ramo.
"Ma come siamo scontrosi, eh?" La sua mano cominciò muoversi rapidamente, sparando numerose freccie di fuoco verso di loro, dardi che sibilarono intorno ai due in fuga. Misty andò a destra e Ash a sinistra, verso Pikachu, che era su un altro albero, dopo l'attacco al nuovo Maestro di Fuoco. l'albero che avevano appena lasciato brillò di rosso per poi disintegrarsi quando venne centrato da una salva di frecce. Misty si allungò nell'aria per afferrare un ramo basso con le mani e tirarsi su. Con una mano cercò nel mantello una pokeball. Ma Ash la interruppe saltando sullo stesso ramo con Pikachu al seguito, facendolo ondeggiare vigorosamente.
"Non perderti nella lotta," disse rapidamente. "L'importante è arrivare alla base. La costa è circa a meno di un miglio da dove hai detto che siamo, ormai. E se usiamo altra energia, sai cosa attireremo." Misty bloccò la sua ricerca.
"Suppongo che tu abbia ragione."
"Limitati a difendere, e solo con colpi normali." Girò la testa. "Salta!" saltarono e si divisero come un'altra salva di frecce inceneriva anche quell'albero. Misty coninuò a saltare agilmente di albero in albero, verso est, leggermente ostacolata dal suo mantello blu.
"Però lei i suoi poteri li usa senza problemi," commentò gelosamente mentre Lara annientava ogni albero su cui metteva piede. Ash e Pikachu le seguirono ai lati, usando altri alberi e rami dal momento che quelli che usava Misty venivano distrutti senza pietà.
"Sono sicuro che hanno un modo per non farsi individuare da loro," borbottò Ash, grugnendo mentre abbassava il capo per evitare un ramo. "O forse semplicemente non gli importa." Una voce adirata gridò da dietro a loro.
"Vi piace giocare, eh?" disse Lara fermandosi di colpo e cessando il flusso di frecce. "Peccato che mi sia stufato di inseguirvi! Rapidash, cucciolotto, pensaci tu!"
"Uh oh," disse Ash fermandosi e acquattandosi su un ramo, mentre Pikachu atterrava al suo fianco. Anche Misty fece una pausa, sedendosi sul ramo bassi di un albero. Guardò dietro di sè, e alzò un sopracciglio.
"Uh oh? E che può farci un Rapidash, mentre siamo qua sopra?"
"Il Rapidash di Lara è diverso..."
"Come diverso?"
Il suono di un nitrire equino e il ruggito del fuoco davanti a loro li interruppe. Lei si voltò sorpresa. Un'onda di fuoco sembrò innalzarsi contro di loro, tra le cime degli alberi.
"Salta!" gridò Ash da dietro di lei, e Misty fu felice di farlo. Fece appena in tempo a balzare via dall'albero, per impedire alle fiamme di fonderle gli stivali. Quando la fiammata cessò e lei atterrò su un altro albero, fissò l'aggressivo cavallo di fuoco, che sembrava davvero correre nell'aria verso di loro, puntandoli col suo singolo corno. La sua criniera di fuoco arancione e rosso brillava nel vento mentre il suo corpo candido si muoveva con eleganza e potenza. Poi quando fu completamente visibile, Misty vide che non stava correndo ma volando, usando due gigantesche ali dalle penne rosse, attaccate al suo corpo. Lei ali sbatterono violentemente, mentre prendeva velocità.
"Povero Rapidash, ha sofferto molto quando avete ucciso il suo compagno! Devo ricordarmi di trovare anche quella puttana dai capelli blu! Ma per ora dovrò accontentarmi di divertirmi con te, Mistaria, ragazza mia!" Il Rapidash alato lanciò un urlo d'odio, tuffandosi verso Misty e piegando le ali per accelerare. Ma subito si blocco e cercò di volare via quando un pezzo d'albero gli si parò contro e gli trapassò la gamba. Misty si girò e vide Ash strappare un altro pezzo di albero con un violento scricchiolio e scagliarlo di nuovo verso il Rapidash volante che stavolta però riuscì a schivare agilmente.
"Scappa!" gridò lui. "La distrarrò io! Pikachu, usa l'Agilità! Combinala con la Velocità!" raccolse il suo pokemon in una mano e lo lanciò in alto. In aria, Pikachu cominciò a muoversi così velocemente da diventare una cometa nera in miniatura. Il Rapidash nitrì di dolore quando Pikachu trapassò la punta della sua ala sinistra, strappando parte delle penne rosse. Rimase un attimo in aria, e quando fu sul punto di cadere rigenerò l'ala con una fiammata, riuscendo a rimanere in volo.
"Dannazione," esclamò Ash. "Mi ero dimenticato di questo particolare." Misty lo guardò.
"Se resti qui, allora resto anch'io!" urlò. Ash cominciò saltare fra i rami verso di lei.
"Non essere pazza! Vattene e basta!" Il Maestro di Fuoco schioccò le dita in risentimento.
"Dei della terra, speravo che rimanessi a divertirti! Grandioso, Ash" commentò sarcasticamente. Quindi chiamò il suo pokemon. "Rapidash, vieni qui caro!" Alla sua chiamata, il suo cavallo emise una nube di fumo e agitò le sue ali, correndo verso di lei. Lara saltò sulla sua schiena e si girò per attaccare. "Fire Spin!" ordinò. Misty afferrò il ramo su cui si trovava e si lasciò cadere, lasciando che il tornado di fuoco le passasse sopra, inoffensivo. Poi, ondeggiando come una ginnasta professionista, si lanciò verso Lara e il suo Rapidash volante. Dalle falde del suo mantello lanciò una pokeball blu e la lanciò.
"Vai Vaporeon! Attacco rapido!" La palla si aprì a mezz'aria con un bagliore di fredda energia azzurra, liberando la un essere con quattro zampe e una coda di pesce, che fissò Lara con neri occhi rotondi.
"Vee!" gridò usando la spinta che Misty gli aveva fornito per raggiungere il Rapidash.
"Rapidash, Lanciafiamme!" rispose Lara. Ma il Vaporeon di Misty sembrò soffiare via la lingua di fuoco emessa dal cavallo, prima di colpire il ventre del pokemon di fuoco. Il Rapidash si piegò in due e cominciò a precipitare. Mentre perdeva altitutide e cercava di rimanere a livello dei rami su cui si trovavano Ash e Misty, lei ordinò a Vaporeon di finire l'avversario.
"Vaporeon, Takle contro quell'albero!" Il suo pokemon assentì e abbattè l'albero direttamente davanti a Lara e al suo Rapidash. Il cavallo volante, ancora fuori controllo, non riuscì ad evitare il tronco e lo centrò, abbattendolo.
"Bel lavoro, Misty!" disse Ash osservando il risultato. "Pikachu, Attacco Rapido contro quegli alberi!" Poi anche lui agì, usando i tronchi come lance con poderose oscillazioni delle braccia.
"Non vale, questo è barare!" gridò Lara vedendo la valanga di legno piombare su di lei e sul suo pokemon. Il destriero continuò a precipitare come un aereo di carta strappato.
"Questo dovrebbe tenerla occupata," disse Ash osservandoli cadere nell'oscurità sotto di loro.
"Ora andiamo alla base," suggerì Misty alzando la sua mano. In un bagliore di luce si materializzò una palla blu. "Vaporeon, ritorna!" Dopo aver richiamato il suo pokemon, continuarono a spingersi verso est finchè la foresta finì e dovettero avventurarsi lungo il terreno.

Lara grugnì massaggiandosi un graffio appena sopra al seno.
"Di tutti i trucchi più sporchi," borbottò facendo decollare il suo Rapidash per ritrovare le sue prede. Poi notò tre figure avvolte in un mantello, in cima ad un ramo alto. Spronò il suo destriero e arrivò davanti a loro, ordinando al pokemon di volare a punto fisso. Il ramo ondeggiò su e giù, strappando le foglie col forte vento. "Così alla fine ce l'avete fatta," disse impaziente. Il Maestro in marrone guardò il margine della foresta e la costa, e cominciò a parlare.
"Avresti dovuto aspettare, prima di provare a fare tutto da sola. Noi non possiamo tutti volare." Il gigante nel mantello giallo e la donna magra in quello color porpora rimasero zitti.
"Penso di averli persi, purtroppo," disse Lara, un po' imbarazzata. Brock chiuse i suoi occhi e annusò l'aria. Dopo alcuni minuti li riaprì.
"Nessun problema. So dov'è."

Ash fissò le gigantesche onde nere dell'oceano infrangersi sulle rocce della costa, in lontananza. Ricordò di aver attraversato un pontile per i pescatori, l'ultima volta che era stato lì. Ma ora non restava altro che una distesa di aspre rocce, che difficilmente avrebbe potuto attraversare senza tagliarsi. La pesca, da quelle parti, era un'idea da folli. Si trovavano in una piccola radura in mezzo ad un boschetto, con Misty sdraiata sul terreno sabbioso, di lato. Stava ancora frugando in quello che sembrava essere un normale cespuglio.
"Avrei potuto giurare che era questo," borbottò fra sè.
"Che vuoi dire?" chiese lui.
Improvvisamente l'arbusto scivolò di lato e rivelò una botola metallica di forma circolare, al di sotto. Misty pose il palmo su un pannello quadrato in mezzo alla porta.
"Identificazione confermata. Benvenuta Mistaria," disse una debole voce elettronica che ricordò ad Ash il suo pokedex. Poi con un sibilo e uno sbuffo di vapore la porta di acciaio scatto. Misty afferrò il bordo e lo spinse con forza, aprendolo con un clangore metallico.
"Prima tu," annunciò facendogli cenno di avvicinarsi.
"E io che pensavo che la cavalleria fosse morta," commentò asciutto Ash, occhieggiando il foro nero. C'era una scala attaccata alle pareti del cunicolo, che conduceva in basso lungo lo stretto passaggio.
"E' solo che dopo devo chiudere il portello," spiegò Misty. Notò la sua esitazione, di fronte all'ingresso scuro. "Lo so, sembra l'entrata per l'Inferno, ma fidati, sotto è più accogliente."
"Mi fido. Questa è bella," disse lui sarcasticamente.
Presto, Ash era appoggiato alle pareti metalliche, stanco e affannato, mentre Misty completava la discesa della scaletta. Pikachu era sdraiato ai suoi piedi, respirando pesantemente. Osservò lo stretto corridoio in cui si trovarono. C'era un'intensa illuminazione elettrica in quel passaggio sotterraneo, che si rifletteva sull'acciaio che lo ricopriva. Misty si tolse il cappuccio e liberò da quella prigione i suoi lunghi capelli rossi. Aveva un'aria esausta e vulnerabile.
"Pensi che li abbiamo seminati?" chiesem soffiando via una ciocca di capelli che le solleticava il labbro.
"Lo spero, oppure abbiamo appena segnalato la posizione di questo posto." Aggrottò le sopracciglia e osservò l'asta della freccia ancora conficcata sulla sua spalla. Digrignando i denti, l'afferrò con una mano e la strappò con un forte strattone. Il dolore fu terribile, ma riuscì a non emettere alcun suono. Gettò il dardo rosso sul pavimento metallico, dove rotolò fino a fermarsi contro il muro. La spalla prese a sanguinare profusamente finchè lui non si concentrò e forzò la ferita a sanguinare meno. Misty si avvicinò ed esaminò la ferita.
"Non ha un bell'aspetto. Ma sono certa che potrai farci dare un'occhiata da un medico-"
"Arrendetevi senza storie!" gridò una voce grezza. "In alto le mani, voi due!" Ash sospirò, fissando il gruppo di guardie vestite con un'uniforme color porpore avvicinarsi con un paio di Venomoth in copertura silenziosa. I loro passi erano ovattati sul suolo metallico, ma comunque distinguibili. Ad ogni modo sentiva i suoi sensi ancora offuscati, come quando non era riuscita ad individuare Lara. Misty si voltò per fronteggiarli, con, con un'occhiata irritata nei suoi occhi blu.
"Non mi riconoscete?" Le guardie fermarono di fronte a loro e sembrarono confuse.
"Maestro Mistaria?"
"Aspettavate qualcun altro?" Li puntarono con le armi.
"Impostori! Date l'allarme!" urlò il comandante del gruppo. Il soldato in coda scattò nella direzione da cui era arrivato. Ash cercò di restare in piedi senza l'aiuto del muro.
"Che succede? " chiese mentre Misty indietreggiava a causa delle lance. Il Venomoth in aria si agitò, sembrando pronto ad attaccarli da un momento all'altro, agitando minacciosamente le sue ali polverose.
"Impostori?" chise Misty, confusa, alzando le mani e mostrando i palmi, cercando di far capire che non aveva intenzioni ostili.
"Esatto. La vera Mistaria è arrivata mezza giornata fa, e sta cenando con i Maestri Erika, Koga e Aya. Perciò, tu non sei Mistaria." Misty cominciò ad ardere di blu, avvolgendo il suo corpo in un'aura gelida.
"Questo è assurdo, ecco cos'è! Chiamate subito qui Erika, spiegherà tutto!" Ash cercò di arrestare l'emorragia dalla spalla, premendo la ferita.
"Mi è appena venuta in mente una cosa: come starebbe Valdera con i capelli rossi?" Gli occhi di Misty lo puntarono. "Ora, se qualcuno potesse chiamare un medico," disse Ash, poco prima di sentirsi troppo debole e di crollare svenuto. La sua mente divenne vuota.

Fine della ottava Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Combinazione Agilità/Velocità
Tipo: Psichico/Normale
Versione combinata di due attacchi piuttosto comuni. Pikachu guadagna una grande velocità e la usa per caricare il nemico.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Parte 9 - Destino ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^ ed Erika

PARTE 9: DESTINO


Un manto di luce bianca. O rossa. Liscia come seta filata. La sensazione di essere stato violato. E piacere. Illecitamente vile. Lo ribonobbe subito. E due terzi si riunirono.
Avevano incatenato un'anima.
O forse l'avevano liberata.

Sotto il suo petto, Duplica poteva sentire il terreno umidiccio della foresta; un'umidità che attraversava i suoi vestiti e macchiava il suo mantello, mentre cercava di nascondersi nel sottobosco erboso. Osservò con sicurezza i soldati della Lega, mentre questi camminavano intorno al loro accampamento, dopo circa venti piedi di dolce declivio che li separava. Avevano una piccola lampada in una mano, e rimanevano in silenzio, di guardia. Secondo le congetture di Laselle, era circa mezzanotte, anche se non si poteva dedurlo dall'oscurità, che era rimasta praticamente invariata.
Una leggera brezza portò alle narici l'odore dell'erba umida, e delle altre piante, e spinse i suoi capelli blu scuri, che di notte sembravano neri, fra gli occhi. Infastidita dalla ciocca, chiuse gli occhi e se li strofinò. Il ciuffo si mosse di sua spontanea volontà, sistemandosi dietro il suo orecchio sinistro.
"Un altro esercito della Lega?" La voce molle, anche se ridotta ad un bisbiglio, era ancora inquietante, spettrale.
Girò la testa per folgorare con un'occhiata a ragazza dai capelli scuri, accanto a lei. Uno sguardo che, sapeva, non poteva attraversare le tenebre, ma che la soddisfò almeno in parte. Era duro farla individuarla, perché‚ anche se piuttosto vicina, il mantello color verde foresta, chiazzato di fango, rendeva la ragazza praticamente invisibile.
"Dannazione!" disse cercando di non attirare l'attenzione delle guardie. "Laselle, ti avevo detto di aspettare con gli altri!"
"Spiacente," rispose Laselle, anche se il tono lasciava trapelare il suo piacere. "Ma non potevo starmene lì ad aspettare e basta. Inoltre, spiare Š la mia specialità," affermò con una punta di arroganza. "Se non avessi parlato, non mi avresti neppure notata." Duplica fu contenta del buio, che le permise di celare a Laselle l'imbarazzo. Poi riprese ad osservare le guardie.
"Bene, fa niente. Quanto al resto, sì, c'è un esercito della Lega accampato qui vicino, nella radura là in fondo, oltre quei soldati. Ma a giudicare dai falò che vedo, non mi sembra niente di speciale. Saranno un centinaio." Laselle ingoiò rumorosamente.
"Ma a quanto ne so le forze a Sud Lavender sono decisamente di meno. E se stessero dirigendosi proprio alla base?" Duplica si mosse nel buio, sentendo il petto indolenzito da tutto quel tempo passato sdraiata fra le piante. Pensò di rimpicciolire il suo seno, usando i suoi poteri, ma rifiutò immediatamente quell'idea oltraggiosa. Non avrebbe mai accettato una simile soluzione, neppure per un secondo.
"Credo che stiano andando a sud-est," rispose irritata. "Proprio nella nostra direzione. Magari è solo una coincidenza."
"Forse," bisbigliò Laselle. Non sembrava convinta.
"Lo sai? Nemmeno io credo nelle coincidenze."
Poi udirono una fragile voce femminile di fronte a loro.
"Torno subito! E che nessuno di voi pervertiti mi segua!" Duplica si voltò per vedere uno dei soldati incamminarsi verso di loro. Trattenne il fiato, e sentì che anche Laselle la imitava, mentre una figura agile passava a pochi piedi da loro, tenendo in mano una torcia, e procedeva nella foresta, accompagnata dal crepitio del sottobosco calpestato.
"Ma credo nella fortuna," aggiunse Duplica perfidamente. Si alzò, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo sentendo il seno non più così oppresso, e cominciò a seguire il soldato attraverso la foresta, con passo felpato. "Resta qui, e fai il verso del pidgey se uno di quei due si muove."
"Ricevuto," rispose Laselle voltandosi verso i due soldati rimasti. Quando Duplica la raggiunse, la donna si era accovacciata vicino ad un albero. Il suono di un liquido che gocciolava sulle foglie riempiva l'aria della foresta.
"Ahhhhhh," sospirò la donna, non notando che Duplica si era acquattata dietro ad un'altro albero.
Duplica fissò bella sua mente l'immagine di ekans. Inspirando lievemente, sentì quel pensiero pervaderla, e provò nuovamente il tepore del suo corpo in metamorfosi. Leggera e silenziosa, scivolò fra la boscaglia, assaggiando l'aria con la sottile lingua biforcuta. Poi, rapidamente, si alzò di scatto e fissò la donna. Il rumore del liquido cessò di colpo.
I suoi occhi arsero di giallo, in un Fulmisguardo. La donna non riuscì neppure a fare un suono, e si accasciò contro l'albero, paralizzata ma con gli occhi aperti, senza neppure il tempo di tirarsi su i pantaloni. Duplica riprese le sue sembianze umane, e fissò le labbra del soldato muoversi inutilmente. Si avvicinò alla donna e afferrò un rampicante che penzolava giusto sopra le loro teste, che usò per legarla all'albero. Il Fulmisguardo aveva congelato i muscoli, quindi anche volendo Duplica non avrebbe potuto mettere la donna in una posizione meno imbarazzante di quella.
"Manderò qualcuno a liberarti, più tardi," bisbigliò Duplica. Non poté capire se il soldato la stava realmente fissando con occhi adirati, o se era rimasta paralizzata con quell'espressione. "Mi spiace, ma devi ancora fare pratica col tuo Fulmisguardo," la sfotté. "Ora stai un attimo ferma, lasciati guardare bene," concluse in tono ironico, ghignando. Fissò attentamente ogni dettaglio, decisa a fare un lavoro perfetto. Una cotta di maglia e pantaloni alla zuava, adattati a duna donna, un mantello da foresta marrone con l'emblema della Lega, stivali alti di cuoio nero, una faccia da bambola, con occhi blu china e capelli verdi di media lunghezza... Si concentrò e cominciò a trasformarsi.
Osservando una copia perfetta di sè stessa, perfino nei vestiti, la donna sembrò disgustanta, anche se non poteva muovere un muscolo per la paralisi.. Duplica raccolse la lampada della donna e corse via. Fu una fortuna che Laselle non si fosse messa ad urlare, quando si vide davanti una donna soldato della Lega. Di certo aveva indovinato il piano di Duplica; Laselle era una ragazza intelligente per la sua età.
"Vado a scoprire dove sta andando questo esercito," disse con la voce fragile e acuta della donna. "Torna da Bruno e Junior, ci ritroveremo più tardi e vi saprò dire. Ah, c'è una donna legata ad un albero, là in fondo. Portatela dietro, non voglio far fare uno spuntino a qualche Pokemon Proibito di passaggio."
Presto, Duplica-soldato superò le guardie e si inoltrò tranquillamente fra le tende. Avrebbe fatto tutto in fretta. E sperava che nessun Pokemon Proibito si facesse vedere. Un gruppo di quelle dimensioni non sarebbe certo passato inosservato.

Vertigini. C'era un viso, confuso, oltre i suoi palmi. Sembrava girare in tondo come in un caleidoscopio. Era quasi... piacevole. E poi, come era venuta, la sensazione passò di colpo.
"Misty, Misty..." Qualcuno la stava chiamando. Si guardò intorno, infastidita dalla luce, come se si fosse appena svegliata. Spostò una ciocca di capelli rossi che le solleticava la guancia.
"Co-cosa?" Era Erika, i suoi occhi verde erba la guardano preoccupati da oltre il tavolo rotondo.
"Attenta, hai appena sorriso..." La sua amica, avvolta nel mantello verde smeraldo, si avvicinò. Le luci elettriche giocarono coi riflessi dei suoi capelli corvini, rivelando il suo nastro rosso.
"Resta seduta." La voce, bassa, era quella di un 'uomo alto, con capelli neri e irti, che sedeva dall'altro lato del tavolo. Sopracciglia corrucciate sormontavano occhi neri, sinistri e stranamente calmi. Koga era l'unico, fra tutti, ad indossare ancora il suo mantello color porpora, anche se il cappuccio era gettato all'indietro. Sotto, una tunica nera e larghi pantaloni scuri, legati alla vita. Koga era un ninja, ma per Misty somigliava più ad un vampiro.
Erika aggrottò le sopracciglia, ma continuò ad avvicinarsi. Misty cercò di evitare strane complicazioni.
"Va tutto bene, Erika. Mi sento solo un po' debole, tutto qui."
"E' la tua ferita?" chiese Erika rimettendosi a sedere.
"Non so. Credo di no. Dovrebbe essere guarita, ormai."
"Abbastanza," disse una voce autoritaria. Era Aya, sorella di Koga, secondo Maestro di Veleno. Una donna matura con una bellezza afosa, i suoi capelli verde scuro erano ancora acconciati come anni prima, con una lunga coda tenuta insieme da un fiocco. Un forte contrasto con la sua carnagione lattea, lo stesso di quegli occhi scuri che la fissavano, e delle labbra rosse e pensierose. Era seduta sulla sinistra, indossava un kimono rosa scuro, stretto in vita, evidenziando la sua figura atletica e scattante. "Cosa dicevi, Mistaria?" chiese con un cenno del suo mento.
Misty chiuse gli occhi, cercando di ricordare. Poi i pensieri ritornarono a quella sensazione di oltraggio.
"Giusto," disse irritata. "Ho appena saputo che avete imprigionato Ash. Come avete potuto? Mentre è ammalato?" L'espressione seria di Aya non cambiò.
"Ora, Mistaria, devi capirci. Siamo a conoscenza delle... gesta che ha compiuto. Specialmente del disastro alla Torre di Cerulean. Sai che Ashura ha in qualche modo decimato un intero esercito? Erano quasi cinquecento uomini. Lasciarlo libero sarebbe una follia."
"Quello era un esercito della Lega!" protestò Misty. "Se non altro, se lo meritavano, visto il massacro che stavano commettendo. Hai visto cosa stavano facendo agli insediamenti dell'area. Tu, tuo fratello ed Erika non dovevate fermarli? Voglio vederlo libero, adesso!" I suoi occhi blu arsero gelidi.
La porta sibilò dolcemente, aprendosi e interromendo la riunione. Misty si voltò e fissò una donna, magra e decisamente bella, con lunghi capelli marrone scuro. I suoi lunghi tacchi cadenzarono la sua camminata elegante, tintinnando sul pavimento metallico, seguita dalle pieghe del suo camice da laboratorio. In mano aveva aveva un piccolo palmare, e intorno al collo c'era uno stetoscopio argenteo.
"Però è incredibile," disse la donna disse in tono saccente, fissando i suoi interlocutori intorno al tavolo. "Non siamo riusciti ad imprigionarlo, all'inizio. Ora ci stiamo servendo di quel prototipo per intrappolare e studiare pokemon ostili. Si basa sul vecchio sistema laser di contenimento, quello delle pokeball. Ma non dovrebbe funzionare con gli umani. Invece, con Ash... interessante, no?"
"Giselle," disse Misty adirata. "Allora è vero che le disgrazie arrivano a coppie." Lei rise superba, grattandosi il labbro inferiore con le unghie tinte si rosso.
"Non arriverai lontana con l'adulazione. E per te sono il Dottor Giselle. Ora, come stavo dicendo, il campo che lo circonda dovrebbe essere attraversabile da umani e oggetti inanimati. E infatti l'aria può passare. Ma è invalicabile per ogni materiale biologico di tipo pokemon. E anche Ash sembra soggetto a questa regola." Erika aggrottò le sopracciglia e giocherellò coi capelli.
"Ho sempre pensato che fosse un tipo strano. Potrebbe perfino non essere umano." Giselle scosse la testa, agitando i suoi capelli scuri dietro le spalle.
"No, è umano. Ho i risultati dei test. Alcuni danno strani valori, ma è umano. Un umano davvero carino." sorrise provocante. Misty pensò di scacciare quel sorriso con un pugno fra quegli occhi saccenti. Ma evitò di agire. Non sarebbe stato molto professionale. "La cosa strana è che è anche un pokemon," continuò Giselle con voce astiosa. "E non un pokemon qualsiasi, perché ha molto in comune con i Pokemon Proibiti, che al momento se ne vanno a spasso per il globo. Lo stesso vale per il pikachu. A tutti gli effetti Pikachu è un pokemon proibito. E il suo potere va oltre il limite di scala misurabile." Misty la guardò duramente.
"Interessante, ma non hai il diritto di trattarlo come una cavia. Abbiamo poco tempo per fermare la profezia e Ash è la chiave di tutto. Ne sono certa. Solo Ash ha qualche speranza di fermare tutto questo." Aya la fissò, impassibile.
"Spiegati." Misty narrò quello che aveva detto Ash, e soprattutto i piani della Lega. Come avevano avverato la profezia dell'Armageddon, liberando il Proibito sul mondo. E come fossero pochi i giorni che restavano, prima che la vita sul pianeta fosse cancellata, a meno di non fermare la Lega. Lasciò fuori la partecipazione di Ash a tutto quello, e come Sabrina era riuscita a fargli una specie di lavaggio del cervello. Koga ascoltò in silenzio, poi trasse le conclusioni.
"So della profezia. Alla fine, è molto simile a quella usata nelle Guerre Oscure, solo che quella era su scala molto inferiore. La creazione non fu perfetta, e il Creatore mise i suoi... errori nell'inframondo, quello dove passano le anime dei morti. E se questi esseri venissero liberati, sarebbe il caos. Quello che dici è innegabilmente vero." Misty sperò di aver trovato un alleato. Koga era molto importante, nella Ribellione. Aveva il maggior numero di soldati e istruttori, e poi c'era sua sorella come secondo in comando. "Però," continuò, "il fatto rimane, Ashura è un rischio molto grande. Incontrollabile. Troppo pericoloso per liberarlo. Riusciremo a cavarcela da soli. Troveremo un modo per controllare la sua imprevedibilità, e useremo il suo potere nel modo che ci parrà opportuno. Forse potremmo fare in modo che Ashura e Lord Garick si eliminassero a vicenda, e lasciare il mondo in pace." Misty si alzò, facendo cadere la sedia con un clangore stridente. L'aria intorno a lei divenne di colpo gelida, e la sua aura brillò.
"Che vorresti fare, usarlo come un'arma? E tu dovresti solo premere un bottone?" Sull'orlo della tavola, ai lati delle sue mani, la condensa congelò. "Ma è assurdo! Già non si fida più della Lega, in questo modo gli farai odiare anche la Ribellione. Non posso permetterlo!" Koga la guardò fisso coi suoi piccoli occhi neri.
"Non dimenticare, Mistaria, che anche il tuo comportamento non è stato irreprensibile. Tu e Ashura siete stati coinvolti nell'apertura del cancello, a Cerulean. E ora vorresti allearti con lui alla prima occasione, con un'entità ostile e infida. E' un traditore, per la Lega e per la Ribellione."
Nessuna speranza? Cercò uno sguardo amico. Erika le sorrise e le fece un cenno di accordo. La tensione si allentò. Erika non aveva parlato del modo in cui aveva convinto Ash a collaborare, e Giselle probabilmente non l'aveva scoperto. Aya parlò di nuovo.
"E inoltre, ora ci vieni a dire che Brock è vivo e si è unito alla Lega. Puoi capire perché è difficile crederti. Il Brock che abbiamo conosciuto era un seguace fedele della nostra causa, anche se non ha avuto molte occasioni per dimostrarlo. I testimoni della sua morte sono tanti, anche se il suo corpo non è mai stato ritrovato. Comunque ci vogliono delle prove, per quello che dici."
"E' una follia! E se Brock avesse saputo di questa base, prima di passare dall'altra parte?" Misty sentì il tavolo cedere fra le sue mani. Il legno cadde al suolo e si spezzò in frammmenti ghiacciati. "E a proposito di mia sorella? Anche per quello servono delle prove? Magari il fatto che in questo momento è qui da qualche parte a sabotare le apparecchiature?"
"Su questo ti crediamo," disse arida Giselle, ancora in piedi dall'altro lato, fissando affascinata i cocci di tavolo congelato. "Le camere di sicurezza ti hanno filmato mentre entravi dall'ingresso sulla scogliera. Nello stesso tempo, noi stavamo parlando con un tuo sosia. Era identica a te. Perfino nella voce." Si mordicchiò il labbro, pensierosa. "Ma quando ci siamo resi conto dell'errore era già scappata." "In effetti c'era qualche differenza, a pensarci bene," commentò Erika. "Si comportava come una vera puttana. Un po' come Giselle, diciamo." Sorrise, e i suoi occhi verdi brillarono perfidi. Giselle si imbronciò e gettò i suoi lunghi capelli dietro la schiena. "Eppure mi ha salvato la vita, e quella dei miei soldati." Erika narrò il loro incontro con i beedrill oscuri. Misty scosse la testa.
"Voleva solo usarti per poter entrare."
"Sarà, ma gliene devo una," finì Erika, sorridendo a quel pensiero ridicolo. "E la somiglianza è incredibile. Con quei capelli rossi è davvero uguale a te." Giselle riprese a mordersi le labbra.
"Ha passato il test genetico, altrimenti non sarebbe potuta entrare. In pratica il sistema ha rivelato la tua presenza. Per questo siamo intervenuti quando siete arrivati, perché il DNA di Ash non era nel database. Eppure mi avevi detto che non eravate gemelle identiche."
"In effetti i suoi capelli sono diversi. Lei è bionda, come mia sorella Daisy, mentre io ho i capelli rossi. E poi l'ho sempre vista diversa da me." "Forse avremmo dovuto fare uno strip-test," disse Erika sorridendo. "I capelli sotto non mentono."
"Risparmiaci, ti prego," rispose Giselle con tono acido. Erika si mosse cercando di tirare giù la minigonna bianca sotto il camice di Giselle, che cercò di allontanarsi.
"Smettila, idiota!"
"Forse il tuo colore naturale è il rosa, Giselle?" chiese Erika incuriosita.
Finalmente Koga si alzò con un movimento rapido dalla sedia, con un'espressione irritata.
"Smettetela!" Erika e Giselle ammutolirono. I suoi occhi neri fissarono intensamente Misty.
"Riassumendo, abbiamo un Maestro potenzialmente ostile che gira per i sotterranei. Uno che sembra la tua copia. La cosa più logica mi sembra sia rinchiuderti nelle tue stanze, così l'unica Mistaria in circolazione dovrà essere per forza quella falsa. Sarai messa sotto chiave e protetta fino a quando questa storia non sarà finita." Misty si sentì frustrata, e digrignò i denti.
"Ma non è giusto!" protestò. Poi provò improvvisamente un nodo allo stomaco, ricordandosi di una cosa. Doveva rimuovere il veleno dal corpo di Ash, come avevano concordato! Domani sarebbe stato il settimo giorno. Ma non poteva dire a Koga la verità. Doveva agire da sola, e al più presto...
Poi Koga si voltò e cominciò ad uscire dalla stanza impettito, seguito dal suo mantello agitato.
"Consideralo anche una punizione per aver agito senza prima interpellarci." Anche Aya si alzò, fissandola con espressione seria.
"Vai nelle tue stanze, adesso. I soldati ti scorteranno e monteranno la guardia fuori dalla porta. Questa base è in allarme, finché non troviamo il Maestro nemico." i suoi occhi verdi scuro puntarono Giselle. "Quanto a te, torna ai tuoi esperimenti. Vogliamo saperne di più, su questo Maestro d'Ombra." E poi anche lei seguì il fratello. Le porte sibilarono, mentre si chiudevano con uno scatto metallico. Giselle sorrise sorniona, fissando Misty con il suo bel viso.
"Ora capisco perché ti preoccupi tanto per Ash. Non mi sorprende, era già carino quando c'incontrammo al Pokemon Tech. E sembrava promettente." Un angolo della sua bocca si contorse verso l'alto, lascivamente. "E sai come si dice, c'è un certo feeling fra un dottore e il suo paziente." Misty si sentì arrossire. Sperò che la sua faccia non si confondesse troppo con i capelli rossi.
"Per quanto mi riguarda, sei solo una pervertita." Poi le sue labbra crollarono per la preoccupazione. "M-ma... come sta lui?" Giselle si strinse fra le sue spalle snelle.
"Le sue condizioni sono stabili. Le sue difese immunitarie sono al di là di ogni aspettativa. Ma i suoi livelli energetici sono instabili. Ovviamente, lo stesso vale per il pikachu." Sembrò irritata. "Anche se non sono sicura del motivo. Penso che sia un qualche legame psichico."
"Non starà impazzendo?" chiese Erika preoccupata, spingendo indietro la sedia mentre si alzava.
"Chi sa?" rabbrividì delicatamente. "In questo momento, sono felice della decisione di imprigionarlo." Riprese a fissare Misty con occhi cattivi. "Ma forse dovrei provare su di me. Il proverbio dice 'guardare e non toccare', ma non sono mai riuscita a seguirlo." Lasciò scappare una risata arrogante. "Dopo tutto, vi siete lasciati anni fa, e lui è libero, giusto?"
Misty restrinse gli occhi e condensò l'umidità dell'aria intorno a lei.
"Ow!" Giselle quasi cadde a terra. I suoi occhi marrone chiaro la fissarono offesi, mentre si massaggiava la schiena. Poi alzò il mento e in qualche modo riuscì a guardarle dall'alto verso il basso, anche se era la più bassa delle tre. "Humph! Immature, imparate a crescere!" Poi uscì impettita, ancora massaggiandosi, finché le porte si chiusero e la nascosero alla loro vista. Le guardie guardarono la figura di Giselle, sognando di poterla aiutare nei suoi massaggi.
L'odore di fiori pervase la stanza, mentre Erika generava il suo mantello verde in un lampo di energia. Poi si voltò, e nascose il viso fra le ombre del cappuccio.
Misty si strinse nelle spalle con aria innocente, intensificò la sua aura e venne coperta da una sorta di energia liquida, che si tramutò nel suo mantello azzurrino.
"Quanto a Giselle... certo che circolano zanzare davvero grosse, vero?"

"Pika Pika!"
La prima cosa che Ash vide aprendo i suoi occhi furono due chiazze blu che lo fissavano preoccupate. Pikachu vegliava, accucciato sul suo petto nudo. Ash si mise a sedere, appoggiando il topo elettrico sul letto. Il letto. Ecco il perchè si era trovato così a suo agio. Ma quello che non capiva era il perchè della sua debolezza. Era peggio che dopo aver curato Misty. Sperò di non dovercisi abituare.
"Dove siamo?" chiese, con voce rauca. Tossì per schiarirsi la gola, e analizzò i dintorni. Sembrava una normale stanza d'ospedale, a parte la strana luminosità rossa che la circondava. Anche il pavimento ne era coperto. Dall'altro lato di quella prigione rossa, un lavabo. A parte questo, era un luogo piuttosto spoglio. Il suo mantello e lo zaino erano spariti. L'unica cosa che gli rimaneva erano i pantaloni neri, allacciati alla vita.
Pikachu balzò giù dal letto e corse verso la barriera rossa. Cercò di sfondarla con un pugno.
"Pikapi pi-pikachu!" disse, girando le orecchie appuntite all'indietro in una posa arrabbiata.
"Cosa? E' come stare in una pokeball? Solo più forte?" Scese dal letto e si alzò. Sotto i piedi, il pavimento era caldo e sembrava vibrava. Per un attimo fu colto da vertigini e rischiò di cadere, ma all'ultimo istante riuscì a recuperare l'equilibrio. Stava decisamente male. Tutto il corpo pulsava di dolore, soprattutto la spalla ferita, e c'era qualcosa che bruciava, sul fianco. Alzò lentamente il braccio e trovò una serie di graffi sanguinolenti. Strano. Come se li era procurati? Poi controllò la ferita alla spalla, sotto la benda. Era guarita, ma la cicatrizzazione era stato peggiore del solito.
Camminò lentamente verso Pikachu, cercando di resistere ai capogiri. La barriera di energia rossa era più trasparente, da vicino, e poteva intravedere una specie di laboratorio, con dei monitor di computer, lavagne, console, come nel laboratorio del Professor Oak prima che venisse distrutto, solo più avanzato.
Finalmente individuò lo zaino, aperto su un tavolo. Ci avevano senz'altro frugato dentro. E su di una sedia, il suo mantello.
"Chuu." Ash vide il suo pokemon ardere scuro e sparare un piccolo tuono dalla zampa, verso la barriera, che però assorbì il colpo, imperturbabile.
"Così siamo intrappolati qui, huh?" pigiò la sua mano destra contro il campo rosso e traslucido, e ne saggiò la forza. Era caldo come il pavimento, e vibrava. Poi percepì la presenza di qualcuno, e ababssò la mano. Sembrava che i suoi sensi fossero in parte ritornati. Un recupero minimo, ma sufficiente.
Con un sibilo e il suono di una serratura, dal lato lontano della porta, apparve una brunetta alta e magra, vestita con un camice da laboratorio. I tacchi a spillo risuonarono nella stanza, mentre si avvicinava.
"Ah, il mio paziente finalmente è sveglio!" disse in tono sollevato. Avanzò ulteriormente, e Ash ne potè notare la fredda bellezza da modella. Non ne fu molto colpito, ormai era insensibile a quel genere di spettacoli. O quasi. C'era anche una punta di familiarità in quel viso, anche se non ne capiva il motivo.
"Dov'è Misty?" fu la sua prima domanda, sorprendendosi da solo. "E perchè sono chiuso qui?"
"Pika-chu," aggiunse Pikachu dalla sua posizione con la sua voce acuta.
Lei sembrò abbassare i suoi occhi marrone chiaro per fissare il suo petto nudo. Le labbra rosse si piegarono divertite. Ash si sentì come un animale in uno zoo, a disagio. Pareva che quella donna volesse saltargli addosso da un momento all'altro.
"Sei imprigionato per ordine dei Maestri Koga e Aya. Non si fidano di te. Quanto a Misty..." Si strinse nelle spalle, fissandolo negli occhi e studiando il suo volto. "Ma questo non ha importanza." Giocherellò con lo stetoscopio. Ash si guardò intorno e sorrise forzatamente.
"Sapevo che sarebbe finita così. O meglio, temevo. Pensavo che avessero messo da parte tutti quei pregiudizi." Lei fece una pausa.
"Non vogliamo presentaci?" chiese in tono risentito. "Ci siamo già incontrati, sai? E' stato molto tempo fa, purtroppo..." Lui la guardò ammiccante.
"In effetti hai un'aria familiare." Poi un ritratto sfocato si formò nella sua mente. "Aspetta, ci sono... una scuola chiamata... Pokemon Wreck... il tuo nome è Giraffe, o qualcosa del genere, giusto?" Sorprendentemente, il viso di lei si riempì di rosso, un fiotto d'ira che dal mento salì fino alla fronte.
"Non Giraffe. Il mio nome è Giselle, e la scuola era il Pokemon Tech, non Pokemon Wreck." Aveva un'aria talmente furibonda, che per un attimo Ash fu felice per la presenza di quella barriera rossa.
"Oh... era Giselle?" disse con innocenza. Poi lei sembrò calmarsi, il suo viso imbarazzato ritornò latteo.
"Sì, le persone mi chiamano stella... ma sono solo Giselle." Sorrise compiaciuta. "Ad ogni modo, vediamo come sei messo." Trasse un piccolo palmare dalla tasca della giacca e lo collegò ad una consolle lungo la barriera. "Caro mio, hai un fattore di guarigione sorprendente," commentò mentre le dita volavano sui tasti e i suoi occhi fissavano il monitor.
"Da quanto sono qui?" chiese Ash, cercando di cambiare argomento. Lei non lo guardò, e continuò il suo lavoro.
"Oh, saranno le due di notte, quindi... circa cinque ore."
Poi lui si accorse di un'altra presenza e si girò per vedere la porta metallica scivolare di lato con un sibilo. Era un uomo giovane, con un camice da laboratorio. Un viso pulito, capelli castani in ordine, un paio di occhiali. Anche lui aveva un'aria familiare.
"Dottor Giselle," disse in tono riverente, "La cercano al Compartimento Medico tre. Il dottor Proctor ha bisogno di lei." Il giovane sembrò a disagio, evidentemente attratto dalla sua collega. Giselle alzò il volto dal computer e lo fissò irritata.
"Non vedi che sono occupato, Joe? Sei un internista, occupatene tu," disse arrogantemente. "Il mio tempo è prezioso, e ho l'ordine di studiare questo adorabile esemplare." Indicò Ash, che incrociò le braccia e finse di non aver sentito. Lo sguardo di Joe si fissò su di lui. Immediatamente lanciò un'occhiata di gelosia e odio.
"Tutti i mostri sono brutti," affermò astiosamente. "E anche lui è un mostro. Le guardie e gli istruttori dicono che è stato lui ad evocare i Pokemon Proibiti. E sai quanta gente ha ucciso? Ho parlato con un Istruttore di Forza, che mi ha detto che non è altro che un boia ed un assassino." Giselle osservò Ash con occhi incuriositi.
"Dici? Mi sa che è venuta ora di cambiare gli occhiali, Joe." Joe arrossì, imbarazzato.
"Ad ogni modo, il Dottor Proctor dice che è importante, e penso che dovrebbe andare."
"E' vero, d'accordo," concluse Giselle in tono irritato. "Avete bisogno di me anche quando andate al cesso, vero?" Chiuse il computer e staccò la presa del palmare dalla consolle. "Non toccare niente, mentre sono via," ordinò mentre s'incamminava. Le porte sibilarono, si aprirono e si richiusero dietro di lei. Per un attimo, Joe rimase a fissare Giselle oltre le porte chiuse. Poi si voltò e fissò Ash.
"Tu-tu, mostro! Stai lontano da Giselle, hai capito?"
"Non avrò molti problemi ad accontentarti, sai?" disse Ash in tono gentile, battendo le nocche contro la barriera. Joe fece una pausa, e un'occhiata confusa apparve sul suo volto. Poi scosse il capo.
"Non tentare di confondermi, mostro! I tuoi giochetti non funzionano."
Ash sbuffò, e decise di rimanere zitto. Qualunque cosa avesse detto, lo avrebbe irritato ancora di più. L'amore era un'ottima scusa per agire stupidamente. Gli occhi di Joe si accesero di rabbia, fissando il mantello nero di Ash sulla sedia. Si avvicinò e osservò l'abito agitarsi come un'ombra viva.
"Io non lo toccherei," lo ammonì Ash. Joe rise, un suono irritante e alto, e afferrò il mantello con ambo le mani, guardandolo.
"E ora cosa mi farai, mostro? Io sono qua fuori, e tu sei lì dentro." Sorrise, pervaso da un senso di superiorità, e indossò il mantello, coprendosi col cappuccio. Era un po' troppo corto per lui, ma le falde toccavano ugualmente il terreno. "Guardatemi!" urlò beffardo. "Sono il cattivo Maestro d'Ombra che viene a prendervi! Sono l'ombra che mangia i bambini cattivi nella notte!"
"Toglitelo," disse Ash in tono inquieto. Soffiò via una ciocca caduta sugli occhi.
Joe saltellava nel laboratorio come un idiota, avvolgendosi grottescamente nel mantello ad ogni passo.
"Scommetto che potrei essere un Maestro d'Ombra migliore di te, stupido traditore." Gli occhi di Ash arsero d'oro, una luce empia che trasformava le sue pupille in pozzi dorati.
Joe lanciò un urlo, e il mantello arse di elettricità nera. Il suo corpo venne scaraventato all'indietro e spedito contro il muro del laboratorio. Quindi il mantello esplose come un palloncino, e Joe venne lanciato in avanti, scivolando sul pavimento metallico fino a che una consolle non lo fermò. Rimase un attimo immobile, fumante. Poi urlò e lanciò via gli occhiali, che stavano fondendosi. Si sedette furibondo, con i capelli bruciacchiati e ancora scoppiettante di elettricità statica.
"Ho avuto pietà di te, altrimenti adesso saresti solo una pozza di melma rossastra." Ash scosse il capo, tenendo le braccia ancora incrociate sul torace nudo.
"Pika pika pika!". Pikachu rise, i suoi occhi blu chiusi per lo sfogo di ilarità che lo faceva rotolare sulla schiena, a pancia all'aria.
"Io ti ucciderò!" Joe sputò e si rialzò, quindi dal suo camice annerito estrasse una pokeball. La lanciò. "Victreebel, vai! Foglie lama, fallo a brandelli!" La palla rossa e bianca si aprì a mezz'aria con un bagliore di energia. Dalla luminosità rosse uscì un pokemon pianta, giallo e di forma cilindrica, che avanzò digrignando i denti e schioccando i suoi viticci neri. Ruggì e dal torso iniziò a lanciare delle foglie simili a rasoi.
Ash rimase calmo, mantenendo la faccia a pochi centimetri dalla barriera su cui le foglie rimbalzarono inerti. Non battè ciglio.
"Stronzo!" gridò Joe, richiamando con rabbia il suo pokemon e lanciando direttamente la palla. Evidentemente si era ricordato che la barriera avrebbe bloccato tutti i pokemon e i loro attacchi. "Quel campo di energia non ti salverà dal destino che meriti!" Scattò verso di lui, a pugni stretti.
Fino a che il braccio di Joe non ebbe attraversato la luminosità rossa, Ash rimase impassibile. Poi, quasi pigramente, scattò con una mossa apparentemente casuale, afferrando il polso di Joe. Girando su sè stesso, usò la velocità del suo avversario contro di lui, strattonandolo verso l'alto. Joe boccheggiò, perdendo il contatto col suolo e sentendosi come un martello da lancio. Completata la rotazione, Ash lasciò la presa sul braccio di Joe, che attraversò la barriera dall'altra parte e si schiantò rumorosamente contro una consolle. Questa ondeggiò pericolosamente e crollò sul pavimento. Joe era svenuto.
Poi la porta si aprì con un sibilo e Giselle entrò, fischiettando un motivetto allegro. Contemplò lo spettacolo con occhi spaventati, e fissò Ash, adirata. Come risposta, lui si strinse innocentemente nelle spalle.
"Non guardarmi. Era Joe quello che non doveva toccare nulla."

"Allora, Tyra, perchè non vieni da me dopo aver distrutto quella base ribelle?" Duplica non guardò neanche il soldato, conciato come un punk, mentre marciavano nella foresta.
"Sparisci, insetto," disse cercando di imitare il tono rude della donna soldato. Lui parve deluso.
"Ma c'è sempre un festino dopo una vittoria." Si girò, per rientrare nelle schiere in marcia.
Per Dio, pensò Duplica. Quella Tyra era di facili costumi. Era ormai il settimo tizio ad aver fatto quel genere di proposta. In effetti doveva essere una bella donna, con quei lunghi capelli verdi e quel corpo asciutto, ma Duplica pensò con un filo di vanità che i suoi capelli blu e il suo corpo snello ma voluttuoso erano ad un altro livello.
Le ruote del carro le cigolarono accanto, trasportando l'equipaggiamento più pesante verso est, nel buio della foresta. Solo le lampade sui carri, e quelle di alcuni soldati, fra cui lei, fornivano la luce ai viaggiatori. In quel momento, stava venendo affiancata da una mezza dozzina di carri da trasporto, trainati da dei ponyta infuocati. Le fruste calarono con violenza sui corpi dei pokemon, e il loro nitrire vibrò nel silenzio degli alberi che li circondava.
Quando l'ombra della punta della Torre dei Pokemon, lontana a nord della base ribelle, divenne più visibile oltre cime degli alberi e risaltò sullo sfondo del turbinante cielo nero, Duplica capì che quasi sicuramente l'obiettivo dell'esercito era proprio la base di Sud Lavender. La larga pista che stavano seguendo portava più o meno in quella direzione. Ma la prova i- concreta erano i commenti bellicosi dei soldati.
Sentendo di aver appreso abbastanza da quegli uomini, Duplica si decise a raggiungere le prime file dell'armata in movimento. Aveva bisogno di scoprire la fonte da cui avevano appreso la posizione dei Ribelli, e pensava che chiunque ne fosse alla guida avrebbe potuto lasciarglielo capire. Cominciò camminare più speditamente, per raggiungere i carri.
"Dove stai andando, bella?" disse una voce pompata di testosterone. Lei non girò la testa e continuò a camminare, sollevando nuvole di polvere con gli stivali.
"Ho voglia di... chiacchierare col capo." Le sembrava una frase che sarebbe potuta benissimo uscire dalla bocca di Tyra.
"Sei una puttana, Tyra." rispose la voce, gelosa.
"S, hai ragione." ridacchiò Duplica. "Mi hai contagiato." Si lasciò dietro i commenti acidi dei soldati, e avanz• risoluta. Stava per superare il carro di testa, quando da esso arrivò un bisbiglio.
"Dannate catene," imprecò una voce femminile e familiare. "Se fossi libera, Joylene, farei vedere a questa feccia della Lega..."
Scioccata, Duplica si affiancò al carro e sollevò innocentemente il telone che lo copriva per dare un'occhiata. Riuscì a riconoscere il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy, quelle della cittadella. Jenny, ancora nella sua armatura leggera, e Joylene, con la sua lunga veste bianca sembravano essere solo un po' spaventate, a parte le catene che ancoravano i loro polsi al fondo del carro.
Jenny si voltò e la fissò con occhi i suoi marroni e ostili. I suoi corti capelli blu erano macchiati di sangue, come se l'avessero bastonata. E infatti non indossava più l'elmetto.
"Che hai da guardare, puttana della Lega?" chiese acida.
"Jenny," bisbigliò l'Infermiera Joy, i cui capeli erano stati scompigliati e cadevano ora inerti lungo le spalle. Duplica permise alla sua vera voce di uscire dalla bocca.
"Sono io," disse rapidamente. "Duplica." Joy la fissò, riconoscendo la voce.
"Uno dei Maestri di Pokemon, in città?" Jenny rimase scioccata e senza parole. Sentendo il nome, aveva spalancato gli occhi in un'espressione di disagio. Era disgustata dalla capacità di Duplica di alterare la forma del suo corpo. Innaturale, ecco cos'era.
"Sì, direi di sì," rispose Duplica. "Ho usato questa forma per spiare i piani di questo esercito. Ma come hanno fatto a prendervi? E il resto dei soldati?" Jenny divenne di colpo furibonda, scordando le sensazioni causate dalla presenza di Duplica.
"E' stata una fottuta imboscata! C'era un gruppo di Istruttori, nella foresta, che ci stavano aspettando." Poi la rabbia sembrò sgonfiarsi come un palloncino, e la tristezza occupò il suo cuore. "Hanno ucciso tutti, hanno lasciato solo noi." Sorrise amaramente. "Per sfruttare le nostre... doti, in seguito, penso." Joylene sembrava preoccupata.
"Ci hanno anche rubato i pokemon. Spero che Chansey stia bene."
"Non preoccupatevi," disse Duplica con sicurezza. "Quando avrò finito il mio lavoro, vi libererò. Forse troverò anche i vosti pokemon." Poi scivolò rapidamente fuori dal tendone. Non poteva farsi scoprire a parlare con dei prigionieri.
Con passo naturale si affrettò verso le prime file dell'esercito, superando alcuni cavalieri e alcuni soldati, cercando di passare inosservata. Ci furono alcuni commenti sulla sua bellezza. Era dura non farsi notare, in un esercito costituito prevalentemente da uomini. Avrebbe dovuto trovare una donna più brutta, in cui trasformarsi. Rifiutò l'idea. Neanche per sogno.
Finalmente dopo aver respinto molte offerte, raggiunse le posizione avanzate dell'armata, che guidava i soldati attraverso le tenebre della foresta. Camminò silenziosamente accanto ad un altro cavaliere, una donna. Occhi incuriositi la fissarono per un attimo, poi la ignorarono, annoiati.
Davanti, distanti alcuni metri dalle truppe, c'erano due figure a cavallo. I profili erano quelli di un uomo con e di una donna; il primo con corti capelli color acqua, la seconda con una lunga coda di cavallo bionda, entrambi con una pesante armatura d'acciaio e spessi mantelli grigi.
"Sei sicuro che i Maestri della Lega stavano andando verso la costa a sud di Lavender?" La voce dell'uomo era acuta e fastidiosa. Impertinente. E familiare.
"Sì, abbiamo conferme dagli esploratori e dai nostri nuovi alleati." Anche il tono di superiorità della donna non era sconosciuto. Butch e Cassidy. Così erano ancora in giro, pensò Duplica pensò, decisamente irritata. Continuò a tenere la distanza, senza lasciarsi sfuggire una parola.
"Eccellente," disse Butch in tono soddisfatto. "Ma spero di raggiungere la base Ribelle in fretta, così potremo catturare noi stessi quel Maestro d'Ombra." Cassidy era molto eccitata.
"Ma non hai visto il potere di quell'uomo? Con quanta facilità ha distrutto il nostro esercito e il quinto Maestro di Pokemon? Che potenza!" Sembrava affannata come una cagna in calore. Disgustoso, pensò Duplica. Almeno questa Tyra che impersonificava era una puttana onesta. Per lo meno aveva una sorta di deontologia professionale.
"Sì," aggiunse Butch, lasciando trapelare una certa seccatura. Sembrava geloso. "Quel ragazzo è senz'altro potente. Ma non scordarti su chi dobbiamo contare, per catturarlo." Cassidy fece una pausa.
"Quella feccia della Lega Pokemon," concluse. "Dovremmo avere il coraggio di fare rapporto a Lord Garick." Butch rise, una risata irritante e scoordinata.
"Ah, ma con un simile potere, potremmo sconfiggere perfino Garick in persona! E devo ammettere che la sua idea di usare i Pokemon Proibiti per distruggere la vita sulla terra non mi piace per niente." Cassidy inspirò.
"Meglio loro che noi."
Duplica aveva sentito abbastanza. Si spaventò, notando che i suoi pugni erano contratti per la rabbia. Si costrinse a dimenticare quell'ira e ritornò lentamente verso il carro, per aiutare il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy.

Passi pesanti la stavano accompagnando. Misty, con Erika al suo fianco, veniva scortata nelle sue stanza da tre soldati e da un Istruttore di Veleno. Stava cercando disperatamente una soluzione, e fissò il muro di vetro del alto orientale del tunnel che percorrevano. L'acqua, oltre la vetrata, era scusa e innaturale. Non un'increspatura. Di solito quello era un posto ricco di vita marina, ma ora sembrava morto come il mondo che bagnava. Si sentì furiosa, vedendo che i piani della Lega coinvolgevano anche il suo oceano. Avrebbe voluto ridare vita a quel mondo subacqueo che tanto amava. Si girò e noto che stavano superando un gabinetto femminile. Un'idea la folgorò.
"Un momento," disse, fermandosi. "Lasciatemi andare al bagno."
"Possiamo, no?," disse uno dei soldati. "Ma è meglio che uno di noi la scorti." Lei li guardò e aggrottò le sopracciglia.
"Ma siete tutti uomini. Erika può controllarmi." L'espressione sul viso di Erika divenne perplessa e dubbiosa.
"M-ma -" balbettarono gli uomini. Prima che loro potessero trovare una scusa decente per impedirglielo, la mano di Misty aveva già trascinato Erika nel gabinetto.
Quando si ritrovarono da sole nel bagno, circondate da specchi e lavabi, con piastrelle bianche sotto i loro piedi, Misty fissò la sua amica e calò il suo cappuccio, liberando i capelli dietro le spalle.
"Va bene Erika, sai che devo raggiungere Ash al più presto. Sono venuta per cercare aiuto, non avversari."
"Sì, Koga e Aya sono stati un po' troppo testardi, penso" disse Erika togliendosi anche lei il cappuccio e aggiustandosi vanitosamente la capigliatura sotto il nastro rosso. "Probabilmente vogliono vendicarsi di quando Ash li ha sconfitti. Ma come farete ad uscire di qui, con la base in allerta? E con i soldati qui fuori che ti stanno rinchiudendo nelle tue stanze?"
"Ho un'idea..." Erika piegò le braccia e la fissò piena di sofferenza.
"Ora, perchè improvvisamente ho un pessimo presentimento?" Misty si avvicinò, fissò lo specchio e comparò le loro figure.
"Vediamo," borbottò, "Sei più o meno della mia taglia, solo un po' più in carne-"
"Ha! E ne sono fiera!" dichiarò Erika, mettendo le sue mani sulle anche.
"E sei anche qualche centimetro più bassa, ma potrebbe funzionare." Erika chiuse gli occhi. Poi si coprì la faccia con una mano, gemendo.
"Non vorrai..." Gli occhi blu di Misty luccicarono.
"Esatto! Scambiamoci di posto!" Erika la guardò attraverso le dita della mano.
"Dovevo aspettarmi una simile follia!"
"Andiamo Erika, in fondo sei in debito con me," disse Misty in tono blando.
"Ma come facevo a sapere che Ash era un esperto di karate? Dopo tutto, si supponeva che Bruno fosse il migliore combattente." Erika si appoggiò con ambo le mani al lavandino. "Allora, qual'è il piano?"
"Beh, so che ti porti sempre dietro una collezione di cosmetici, in quella borsa sotto il mantello." Erika protesse il suo tesoro con entrambe le mani. "Inoltre, sei la più grande esperta di cosmetica al mondo," continuò Misty. "Quindi te la caverai benissimo." Erika non sembrò molto convinta.
"Non otterrai nulla, adulandomi. Ma... d'accordo, d'altra parte sei mia amica, e poi non voglio che Ash venga trattato come un animale. Ha salvato la vita al mio Gloom, una volta, quello che ha fatto dopo non mi importa."
Una voce impaziente superò la porta chiusa.
"Avete finito?"
"Mai infastidire le donne, quando sono in bagno!" replicò Misty in tono seccato. La voce borbottò qualcosa, poi si zittì.
Erika cominciò rapidamente a spogliarsi, prima tirando via il suo mantello verde, poi i lunghi stivali neri.
"Va bene, se dobbiamo farlo, che sia veloce. Per prima cosa, i vestiti." Misty seguì l'esempio, e presto si ritrovò in mutandine e reggiseno. Invece Erika indossava un pezzo unico, color verde smeraldo.
"Non dovremo scambiarci anche..." chise Misty preoccupata.
"Non essere stupida," disse Erika sbuffando. "Ah, e non puoi usare il reggiseno con i miei vestiti." Misty arrossì, togliendoselo. Erika rimase sulla difensiva. "Allora, che c'è di sbagliato nel vestirsi in modo un minimo sexy? Non ti hanno mai infastidito quelle aristocratiche tutte agghindate?"
"Suppongo di sì," decise Misty. Si scambiarono i vestiti, e Misty si ritrovò negli stivali neri e nel vestito verde smeraldo di Erika, mentre questa indossava gli stivali di cuoio e il lungo vestito tinta oceano di Misty, con un lungo spacco sul fianco, per agevolare i movimenti. L'unico lamento fu quello di Erika, per il reggipetto un po' stretto che doveva indossare.
"Onestamente, Misty," concluse Erika osservandosi. "Stivali con un vestito come questo? Cosa ti è saltato in mente?"
"Non ho mai preteso di essere una regina della moda," rispose Misty caldamente. "Comunque, si intonano col mantello." Misty indossò il raffinato mantello verde di Erika, e le diede in cambio il suo, blu. Dal mento in gi-, l'inganno era perfetto, pensò Misty guardandosi allo specchio.
"Ora, per le facce," commentò Erika, tirando fuori i suoi cosmetici dalla borsa. Aggiustò rapidamente ed efficientemente il viso di Misty, e quando ebbe finito, la somiglianza era inquietante. Misty si stupì dell'abilità della sua amica.
"E il trucco è applicarlo," spiegò Erika, "facendo in modo che non si noti." Poi prese una serie di piccoli contenitori immersi in una bottiglietta piena di liquido. "Vediamo... marrone cioccolato, grigio argento, ah, eccolo! Verde erba." Pescò un minuscolo contenitore circolare e lo porse a Misty. "Lenti a contatto. Mettitele." Lei le guardò con noncuranza.
"E come si fa?" Erika fissò il soffitto piastrellato e sospirò.
"Così."
Dopo alcuni tentativi impacciati e occhi arrossati, Misty riuscì finalmente a mettersele. Ora era come Erika, a parte i rossi capelli sciolti che coprivano le spalle e parte della schiena. La voce del soldato riprese immediatamente, più imperiosa e come se l'uomo stesse aspettando direttamente dietro la porta.
"Maestro Erika, Mistaria c'è qualche problema? Siete lì dentro da venti minuti." La porta cominciò ad aprirsi inesorabile.
"Dannanzione, non siamo ancora pronte!" bisbigli• Misty disperata. "Erika, fai qualcosa!" Erika pensò rapidamente.
"Gloom, scelgo te," ordinò, raggiungendo la pokeball verde sotto il mantello. In un bagliore di luce smeraldo, una specie di fungo, mezzo blu e mezzo arancione, venne liberato, rimase sulle sue corte zampe sul pavimento del bagno. "Uhhh, presto, diffondi un cattivo odore!" bisbigliò.
"Gloom, Gloom," disse il pokemon con voce acuta. Sparse una nube di microscopiche sporte verso la porta. Il soldato smise di aprirla immediatamente.
"Uh! Dio! Che è sta puzza?" disse, in una voce piena di disgusto.
"Non entrerei!" annunciò Erika. "Padrona Mistaria ha problemi di intestino!" La voce sembrò sul punto di vomitare.
"D-d'accordo, p-prendete tutto il tempo che vi serve!" Si udirono alcuni passi affrettati, poi la porta del gabinetto venne rapidamente chiusa. Un attimo di silenzio. Poi Misty esplose in una sfuriata imbarazzata.
"Cosa hai combinato? Ora cosa penseranno di me?"
"Gloom, ritorna!" disse Erika come un raggio di luce verde e sottile richiamò indietro il suo pokemon nella sfera. Guardò Misty con aria dispiaciuta. "Scusa, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Almeno ha funzionato." concluse.
La rabbia di Misty sfumò lentamente, mentre Erika completava il travestimento. Estrasse una bomboletta dalla sua borsa.
"Spruzzalo sui capelli, li renderà dello stesso colore dei miei, e poi dovremo tagliarli." Misty fece un passo indietro, stringendo i capelli nelle mani.
"Non pensarci nemmeno. Inoltre, sotto il cappuccio non su può capire la lunghezza dei capelli." Erika sospirò di nuovo.
"Penso di sì, ma se il tuo cappuccio resta impigliato da qualche parte e ti scoprono, non lamentarti."
Quindi Erika le cosparse i capelli con la tinta nera lavabile, e li fermò con un nastro rosso. Quindi Misty si coprì col cappuccio verde e si guardò allo specchio.
"Sembro la tua gemella!" esclamò Misty. "Sei un artista, Erika!"
"Non sono un genio?" rispose Erika orgogliosa. "Ora tocca a me."
Quasi quindici minuti dopo, anche Erika si guardò nello specchio, controllando le lenti a contatto blu, la tinta per capelli rossa, il trucco, e tutto quello che aveva usato per sembrare Misty. E la sua amica non usava cosmetici, il che aveva reso la cosa ancora più complicata. Erika indossò il cappuccio blu, per nascondere la lunghezza dei suoi capelli, e lo scambio fu completo. Chiaramente, non era perfetto, perchè Erika era diventata più alta di Misty. Inoltre, ora la prima si era di colpo smagrita, e al contrario la seconda appariva più femminile, nonostante il trucco. Ma se nessuno avesse prestato troppa attenzione la cosa avrebbe funzionato.
"Perfetto!" disse Misty trionfante. "Siamo qui da mezz'ora. Usciamo."
"Aspetta." la trattenne Erika. "Non sei più un maschiaccio, agisci in modo più femminile. Prova a dire: trentatrè trentini entrarono in Trento tutti e trentatrè trotterellando*." Misty eseguì.
"Contenta?" disse irritata. "Possiamo andare adesso?"
"Una attimo," rispose Erika, "dillo in modo più dolce, come se stessi cantando." Le diede un esempio.
Dopo che Erika fu soddisfatta della voce di Misty e l'ebbe spruzzata, e dopo che questa per ripicca trasformò Erika stessa in un maschiaccio, si occuparono degli ultimi ritocchi e uscirono.
Per Erika fu facile nascondere il suo camuffamento, perchè i soldati tentavano di starle alla larga, con espressioni imbarazzate. Quando ne comprese il motivo, rischiò di rovinare tutto in uno scatto d'ira, ma in qualche riuscì a trattenersi e a sistemare la cosa.
Quindi il corteo raggiunse le stanze di Misty, le due si salutarono, e Misty, ancora travestita, corse verso i laboratori della base di Sud Lavender.

Nella loro rossa prigione schermata all'interno del laboratorio, Ash sedeva a gambe incrociate sul pavimento davanti al letto, fissando Pikachu. Entrambi erano seri e concentrati. Ash alzò la mano destra, e Pikachu fece lo stesso con la sua zampa. Cominciarono a scuotere i pugni verso l'alto.
"Tuono, acqua, roccia!" urlò Ash. Si fermarono alla terza oscillazione. Ash mostrò il pugno chiuso, mentre Pikachu lo indicava con un singolo dito.
"Ha!" esultò Ash. "Roccia. Vinco io." Pikachu scosse la testa.
"Pika Pika."
"Che?" protestò lui. "Tuono non batte roccia. Non barare, Pikachu!"
"Pi-pikachu," affermò Pikachu testardamente, illuminando le sue guance con scintille nerastre.
"Che significa che tu puoi battere la roccia? Le regole non sono queste!" Poi sospirò, appoggiandosi al letto e soffiando via la solita ciocca di capelli che gli aveva coperto l'occhio. "Dovevo immaginarmelo. Fai così ogni volta."
Ci fu un rumore, e Ash si voltò per osservare, che li fissava dall'altro lato del campo. In mano aveva una strana scatola marrone, con due antenne puntate verso di loro. Le dita si muovevano fra piccole luci rosse lampeggianti.
"Non badate a me," disse lei, osservando le misurazioni col sorriso sulle labbra. "State fermi mentre finisco." La scatola squittì di nuovo. "Sembri più in forma, adesso..."
Ash socchiuse gli occhi, e tornò a guardare Pikachu. Aveva potuto sentire le sue forze tornare tutte insieme, le parole di Giselle non l'avevano sorpreso.
"E ora a cosa giochiamo, amico? Qui dentro si muore di noia."
"Pika Pika," concordò Pikachu, afferrando una lunga striscia di tela che aveva strappato da una delle coperte.
"Ah, la Culla di Meowth" disse Ash, osservando Pikachu che tracciava elaborate figure con la striscia che teneva fra le zampe.
"Sapete, non riesco ad individuare il vostro livello," stava dicendo Giselle con voce stupita. "La lettura è fuori scala!"
"Sì, il livello infinito fa questi scherzi," rispose Ash distrattamente, senza neanche voltarsi. "Ehi, gran bell'onix, Pikachu ma aspetta di vedere i miei disegni."
"Pika Pika."
"Aspetta, ora c'è qualche cosa che interferisce col segnale," li interruppe Giselle. Ash osservò il suo zaino in modo strano.
"Un segnale pokemon dal mio zaino?" chiese sorpreso. "Ma non tengo pokemon lì dentro. A parte il fatto che non ho altri pokemon oltre a Pikachu."
"C'è comunque un segnale che ne viene fuori," disse Giselle avvicinandosi allo zaino e frugandoci dentro. "Ah, ecco qua." Estrasse una pokeball marrone che sembrava lampeggiare.
"Ehi, quella non è mia-"
Giselle strillò come la palla bruscamente si aprì nella sua mano e liberò un temporale di energia bruna. Cadde all'indietro, fissando l'enorme creatura di pietra, su cui sembravano essere germogliate dei piccole gambe e un paio di braccia tenaci. I suoi occhi arsero di rosso e la bocca pietrosa si contorse nella crudele parodia di un sorriso.
"GRAV!" gridò, e cominciò ad avanzare, protendendo le braccia.
"Giselle!" urlò Ash alzandosi di scatto e corse verso la barriera. Era inutile fingere in adesso, doveva-
"Stammi lontano!" gridò Giselle, sorprendentemente coraggiosa, scansando il graveller che stava per schiacciarla contro il pavimento. "Marowak vai!" arrivò al suo camice e lanciò la pokeball in aria. "Ossoclava, polverizzalo!" La terribile lucertola-pokemon marrone spuntò dal fiotto di luce rossa, occhi cattivi si restrinsero sotto il teschio che usava come elmo. Balzò silenziosamente nell'aria, e calò un violento colpo sulla testa del graveller.
"GRAV!" urlò il graveller per il dolore, mentre schegge di roccia partivano dalla sommità del suo corpo massiccio. Cominciò a brillare in modo sinistro.
"Merda! Giselle, richiama il tuo Marowak!" gridò Ash. "Quella cosa sta per esplodere!" Si gettò sul copriva il pavimento della sua prigione, stringendo Pikachu sotto di sé. Tentò disperatamente di formare uno scudo di elettricità nera. L'esplosione non poteva superare il campo, ma i detriti avrebbero oltrepassato quel muro rosso come se non ci fosse.
"Marowak, ritorna!" urlò Giselle, richiamando il suo pokemon nella sfera con un sottile raggio rosso, mentre afferrava un paio di oggetti dal tavolo e si riparava dietro una specie di scudo d'acciao, all'angolo opposto del laboratorio.
Un istante di silenzio. Sembrava che avesse deciso di cambiare tattica. Ma poi uno squittio tradì quella bugia, e il potente ruggito di fuoco e roccia squassò il pavimento metallico, creando un piccolo cratere e squarciando il silenzio con quello che sembrò una piccola bomba atomica, piuttosto che un'Autodistruzione.

Il terreno tremò leggermente.
Quattro figure coperte con un mantello erano in piedi, fissando le onde nere che si infrangevano violente sulla spiaggia.
"Attaccate."

Bill stava battendo frettolosamente sulla tastiera, tentando di localizzare l'origine di quell'esplosione che era rimbalzata a tutti i livelli della base. I suoi occhi danzarono sul monitor, traducendo il codice binario in informazioni comprensibili.
"Che diavolo è stato?" gridò Koga, di cui Bill riconobbe solo il mantello che si agitava mentre piombava nella Sala Controllo delle Difese. Aya arrivò dietro di lui, anch'ella con indosso il mantello da Maestro.
"Veniva dal Laboratorio tre, penso!" urlò Bill.
"Dannazione! Quello dove c'è Ashura! Voglio un rapporto immediato! Se è riuscito a scappare..."
E poi il terreno vibrò ancora, ma molto più violento, come in un terremoto. Il metallo scricchiolò e gemette, come se tutta la terra stesse cercando di trapassarlo. E ci fu una seconda esplosione, ma molto più intensa. Per quasi un minuto la base sembrò sul punto di crollare su sè stessa. Poi tutto cessò, e sembrò non essere mai avvenuto.
Koga e Aya cercarono di rialzarsi in modo scomposto, e si rimisero in piedi.
"Signore!" riprese Bill, colto dal terrore per le immagini che vedeva sul monitor. "Siamo stati scoperti! La base è sotto attacco!"
L'altoparlante del computer gracchiò di vita con la sua voce femmilmente elettrica.
"Allarme! Allarme! Rilevati numerosi accessi non autorizzati ai livelli uno, due e tre, e in rapido avvicinamento. Rilevata considerevole concentrazione elementale."
"Maestri di Pokemon!" boccheggiò Aya.
Koga scattò, agile, come il ninja che era stato un tempo, e sguainò la katana dal fodero legato alla cintura.
"Voglio tutti gli Istruttori ai livello quattro e cinque! E tutti i soldati che possiamo mandare! Muoversi! Muoversi!"

Dario condusse cautamente il suo gruppo di venti istruttori e soldati oltre l'angolo. Il pavimento metallico era parecchio incrinato e piegato, a causa delle vibrazioni causate dalle esplosioni, e il passaggio era difficoltoso.
Ingoiò a vuot quando le luci bianche sopra di loro cominciarono a tremolare come se si fosse bruciato un fusibile, rendendo il passaggio una danza di ombre e luci. Era come quei giochi che aveva fatto da bambino. Come quando raccontavano storie di fantasmi, in mezzo alla foresta, alla luce di una sola lanterna, e ogni tanto si spegneva quell'unica fonte di luminosità. Qualcosa che a Dario non era mai piaciuto. Specialmente quando quella puttana, Lara Larame, lo stuzzicava e usava il suo ponyta per spaventarlo.
Luce. Oscurità. Luce.
"Ciao, Dario" una voce con un accento campagnolo ruppe la quiete. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Merda! Era lei!
"Attaccare!" gridò lui con tutta la sua forza. Il suo gruppo lanciò un urlo mentre ciascuno afferrava le pokeball o le lance. Un bagliore. Oscurità. Il crudele ringhiare di animali. Fiammate improvvise. L'odore di carne bruciacchiata. Numerose urla intorno a lui, che si ammutolirono subito. A parte una. Luce. Stava ancora gridando, quando le luci tornarono.
Dario si guardò intorno incredulo, e prima di ammutolirsi trasformò il suo grido di rabbia in uno di paura pura. Ciò che restava dei suoi uomini era qualche coccio annerito che si stava polverizzando. Però c'era un uomo ancora vivo. Se quella era vita. Dubitò di poter definire vivo un uomo con la pelle annerita e increspata, i capelli cancellati e gli arti ridotti a tizzoni ardenti. Con un brivido, l'uomo sembrò fissarlo un'ultima volta. Sorrise, e giacque con gli occhi che si scioglievano e colavano fuori dalle orbite. Dario distolse lo sguardo, ma non prima di aver realizzato con un urlo di orrore che quello non era un sorriso, ma il grottesco modo in cui il calore aveva fuso le labbra.
Dietro di lui c'erano tre enormi arcanine, i più grandi mostri rossi e neri che avesse mai visto. Dalle loro narici fuoriusciva ancora del fumo, e i loro occhi, chiazze rosse nel rosso del manto, lo fissarono rabbiosi. Le zanne, affilate come pugnali, masticarono l'acciaio del pavimento.
Lara si avvicinò lentamente con un sorriso sulle labbra. Non era una donna molto alta, ma faceva un certo effetto, mentre si avvicinava ondeggiando il suo mantello rosso. Sembrava che quell'indumento fosse di vero fuoco, perchè scintillava di arancione, e anche perchè quando Lara gli fu davanti ne usciva un calore insopportabile.
"Che strano effetto fa scambiarci i ruoli, vero tesoro?" disse lei contorcendo le labbra. "Se non sbaglio, tu eri il cattivo e io quella fragile e indifesa, la vulnerabile principessa contro il crudele orco malefico." Il temperamento di Dario gli permise di uscire dal torpore.
"Stupida puttana!" cercò di afferrare il suo collo con le mani. "Ti ho sempre odiato!"
Mani morbide ma notevolmente forti strinsero i suoi polsi in una morsa. La pelle gridò per l'insopportabile calore provocato da quel tocco.
"Sei sempre il solito, vero? Cavolo, sei carino quando ti arrabbi! Meriti un bacio," disse lei piacente, avvicinando le labbra.
Lui cominciò a sentirsi scandalosamente eccitato. Ma come poteva? La odiava! Ma non potè resistere a quella forza che premette le sue labbra contro quelle di lei. Le sue labbra bruciavano. Era come un sogno. Un momento. Stavano davvero bruciando! Il dolore scorse nelle sue vene e crebbe come una fiammella nella steppa d'estate. Sentì le sue labbra contorcersi nel calore, e screpolarsi, annerite e secche. I suoi occhi piansero per il caldo intenso.
"Ho sempre saputo che avevi un debole per me," disse Lara aprendo la bocca e spingendo la lingua oltre le labbra abbrustolite di Dario. Sembrava che un serpente di fuoco stesse strisciando attraverso la gola.
Era questo ciò che si provava un mangiafuoco, pensò in un ultimo attimo di lucidità.
Un bagliore. La luce delle lampade sul soffitto brillò e si spense di nuovo. Ma per Dario non faceva più differenza.

"Attenzione! Alcuni di quei bastardi potrebbero essere passati, state all'erta!" ordinò Damien mentre pattugliavano un altro corridoio. Dietro a lui, i suoi venti uomini marciavano con cautela, in un teso silenzio. In una mano aveva una spada corta, nell'altra un pokeball pronta per essere lanciata. Se avessero trovato uno di quei lacchè della Lega, si sarebbe divertito.
"Char, charmander!" Damien guardò in basso, sorridendo alla sua piccola, rossa lucertola pokemon.
"Calmo! E' solo un po' d'acqua!" Il pavimento del tunnel ne era ormai coperto. Evidentemente, pensò Damien, le vetrate del tunnel est si erano incrinate. In fondo erano a pochi passi dall'oceano. O forse un'idiota aveva dimenticato un rubinetto aperto.
Superarono un altro angolo, e Damien trovò un paio dei suoi, che aveva mandato in ricognizione. Sembravano seduti contro il muro.
"Voi! Datevi una mossa!" Nessuna risposta. Buoni a nulla. Avrebbe dimezzato le loro razioni! I suoi stivali si immersero nelle pozzanghere. Almeno tre centimetri d'acqua, annotò mentalmente.
"Char char!"
"Ti ho detto di piantarla! Sarà un ottimo allenamento, magari diventerai forte contro i pokemon d'acqua!" Aveva raggiunto le guardie. I due scansafatiche. Erano seduti, immobili, con le teste chine come se stessero dormendo. "Voi, svegliatevi!" ordinò, acquattandosi e dando un colpetto alla testa di uno dei due con il pugno che reggeva la pokeball. Gridò di paura, vedendo la faccia. Era come se gli occhi fossero stati fusi via dal cranio! Fece un passo indietro, fissando il cadavere davanti a lui.
"Merda, sono già qui!"
Il terreno tremò.
"Signore, sta arrivando qualcosa," disse uno dei soldati dietro di lui, spaventato.
"Controllate il tunnel!" ordinò Damien. "Pokeball alla mano, state pronti!"
"Char!" ll charmander balzò improvvisamente sul petto di Damien, spingendolo contro il muro e verso la porta del gabinetto per uomini che stavano oltrepassando.
"Charmander, che ti prende, stupido? Uh!" Il suo corpo sbattè contro la porta che si aprì, e lui cadde sul pavimento asciutto. Per un attimo rimase seduto, intontito, poi tirò un calcio al suo charmander che era finito anch'esso dentro la stanza, e lo fece svenire. "Stupido! Cosa ti è saltato in mente?"
Da fuori arrivò un terrificante boato, e sembrò quasi che il rumore fosse diventato luce, quando assieme alle urla dei soldati arrivarono dei lampi e dei fiotti di elettricità. La pozzanghera in cui Damien aveva dovuto sguazzare fino a pochi istanti prima crepitò, attraversata da sottili scariche elettriche, cercando di raggiungerlo. Poi la cacofonia di suoni cessò.
Un respiro. Pesante, spaventato. Il suo. L'acqua schizzò fuori dalla pozzanghera, attraversata da rapidi passi pesanti.
"Sembri un bambino scappato di casa." La voce era così forte che sembrò far vibrare i muri.
Damien si alzò e costrinse il suo corpo ad appoggiarsi contro lo stipite della porta interna del gabinetto. Alzò la spada e la pokeball.
"Chiunque tu sia, non avvicinarti!" La porta esterna di fronte a lui sembrò tremare. E poi esplose, attraversata dall'uomo più grande che Damien avesse mai visto, un gigante alto, muscoloso avvolto in un mantello da Maestro giallo, sotto il quale celava l'uniforme da soldato. Il suo corpo enorme rimase per un attimo incastrato fra i resti della porta, poi squarciò direttamente il muro e passò, lasciandosi dietro una pioggia di metallo, legno e plastica. La testa era scoperta, il suo viso dai lineamenti rudi e marcati era reso ancora più temibile dalle luci artificiali. I suoi capelli biondi crepitarono di elettricità. Gli occh brillarono malevoli, coperti da una luminosità ambrata che ne nascondeva le pupille. Forse però c'era ancora una possibilità.
"Gyarados, vai!" gettò la pokeball contro il gigante, lasciando che si aprisse a mezz'aria. Ma con scioccante agilità, il Maestro di Pokemon, perchè doveva esserlo, afferrò la sfera col suo pugno massiccio. Una luce rossa tentò di attraversare le sue dita spesse, ma l'uomo chiuse il suo pugno con un sinistro scricchiolio. Alla fine, la mano fu avvolta da elettricità, e lui lasciò cadere i rimasugli in parte fusi della pokeball che aveva stritolato. Damien rimase paralizzato. Non aveva mai visto nessuno capace di quello che quell'uomo poteva fare.
Poi il Maestro lo puntò con il suo braccio enorme e gli lanciò una sottile freccia di elettricità che si attorcigliò intorno al collo di Damien. Sembrava un groviglio di filo spinato e arroventato, che si stringeva intorno alla gola, strozzandolo.
"Preparati a morire, amico."
E poi il gigante venne avvolto da un'aura di violenta elettricità che si aggiunse a quella che stava strozzando Damien. Il dolore intorno al collo si fece insopportabile per poi cessare di colpo, e per un attimo gli sembrò di volare. Poi vide, sotto di lui, il suo corpo decapitato, che crollava senza vita al suolo. E, finalmente, il silenzio.

Il gruppo di Anthony attraversò l'ennesimo corridoio del sotto-livello Quattro. In quella sezione le luci della base erano quasi completamente spente, per cui i soldati erano tutti all'erta e tesi. Accanto a lui, Primeape balzò in avanti, cercando un avversario. Secondo Bill, i Maestri di Pokemon nemici si trovavano a quel livello, o poco sopra. Desiderò intensamente che il Maestro Bruno fosse lì, perchè il disagio causato dall'essere la guida di tutti gli Istruttori di Forza della base era opprimente. Anthony era un soldato, non un ufficiale. Ma prima di tutto non era un Maestro di Pokemon. Si sentiva inadeguato, ma sperava di avere con sè abbastanza uomini per poter combattere almeno ad armi pari.
"Signore, ho una lettura sul rilevatore di energia elementale," annunciò uno dei suoi soldati, dietro di lui. Guardò dietro di sè.
"Da dove arriva?" L'uomo parve confuso.
"Questo è strano. Continua a spostarsi dappertutto." Agitò il piccolo rilevatore nell'aria, cercando di seguire il segnale. "E' come se ci stesse circondando. Ma non è possibile, no? Forse è solo un'interferenza." Anthony restrinse gli occhi.
"Fra un livello e l'altro ci sono circa tre metri di roccia, giusto?"
"Credo... credo di sì." Panico.
"Merda, via di qui!"
Il suo urlo sembrò far vibrare la terra. Poi la vera causa del terremoto fece esplodere gli uomini dietro di loro, una gigantesca striscia di nero attraversò il suolo sul quale si trovavano i soldati. Era un essere enorme, con mascelle crudeli e un uomo che lo cavalcava sul dorso. Le urla furono accompagnate dagli spruzzi di sangue degli sfortunati che erano finiti fra le fauci della mostruosa creatura.
Poi tutti cominciarono a gridare nella confusione. L'enorme testa di rettile riemerse dal terreno, rivelando un pesante corpo roccioso. Con un ruggito, il soffitto crollò n parte mentre il serpente di pietra trascinava con sè un altro soldato. La coda si agitò nell'aria, scaraventando contro il muro una dozzina di uomini.
"Che diavolo è quello?" gridò qualcuno, superando il frastuono. E poi il muro accanto ad Anthony cominciò a tremare. Lui si lanciò di lato per evitare l'enorme testa che attraversò il tunnel con le sanguinolente fauci spalancate, mancandolo di poco. Stava continuando ad attaccare. Il soldato col rilevatore non fece in tempo ad allontanarsi e venne trascinato via. La sua testa si frantumò contro il muro metallico, e il serpente si portò via il resto del corpo.
"Ô una specie di onix!" rispose Anthony con un altro urlo, saltando di nuovo per evitare sulla coda prima che potesse venire inghiottita nuovamente dal muro. "Usate tecniche di Lotta!" Cominciò a calciare con forza sulla roccia, strappando numerosi frammenti prima che l'onix potesse rituffarsi nel suolo. La reazione fu un ruggito che sembrò provenire dalle profondità della terra. L'essere girò su sè stesso e ricomparve alla sua destra.
Arrivarono alcuni gemiti, e Anthony vide che metà dei suoi erano stati feriti, alcuni erano ormai in fin di vita. Due erano scomparsi, trascinati via dall'onix -se davvero di un onix si trattava- e forse pure mangiati. Per loro si poteva solo pregare.
"Via di qui! Ritroviamoci al sotto-livello Sei!" ordinò Anthony. "E' troppo forte per noi, non possiamo restare qui a farci massacrare!" Il suo pensiero andò a Bruno. Se fosse stato con loro, forse avrebbe saputo cosa fare.
I membri della squadra ancora in grado di camminare raccolsero i feriti e cominciarono la fuga. Anthony rimase indietro per richiamare Primeape nella pokeball. Afferrò la radio dalla tasca. "Maestro Koga, qui Squadra di Forza Uno, ci ritiriamo! Onix a livello cinque-" La voce si spense quando qualcosa strappò la radio dalla sua mano e lo gettò al suolo, spaccandosi. La sua mano stava sanguinando. Cercò intorno a sè la causa.
Dietro di lui c'era una figura alta, con un mantello di cui non riuscì a capire il colore, che avanzava lentamente. Nella poca luce del passaggio le falde sembrarono brillare di marrone, o di bruno, non riuscì a vedere bene.
"Maestro Bruno, è lei?" chiese Anthony confuso. In effetti aveva la stessa altezza del Maestro Bruno, o forse era appena più alto. La corporatura era quasi identica, era solo un po' più magro.
Quando poi la figura si tolse il cappuccio, fu chiaro che non si trattava del Maestro Bruno. Occhi sottili, così stretti da nascondere le pupille, sopracciglia più spesse e dritte, una bellezza ruvida sul viso. Capelli più scuri e più corti...
"Brock!" gridò Anthony stupito, sentendo nello tempo l'impossibilità di quella parola. "Ma tu sei morto!"
"Sì, ci sto facendo l'abitudine," disse Brock pieno di sarcasmo. Avanzò ancora, il mantello, ormai definitivamente marrone, ondeggiò mollemente passo dopo passo.
"Un momento, quell'onix..." Anthony ebbe una tremenda intuizione, che cercò di rifiutare. Fece un paio di passi indietro, sbiancato dal terrore. Brock accelerò il passo, sempre più vicino. Sotto le palpebre, quegli occhi stavano brillando. "B-Brock, tu non sei un membro della Lega Pokemon, vero?" chiese scioccato.
"E' da tanto che non ci vediamo," disse Brock, ignorando la domanda. "Mi fai tornare in mente la tua bella figliola, Rebecca, giusto?" Immediatamente lui smise di indietreggiare, colto da un improvviso conato di nausea.
"R-Rebecca... è morta," disse, un sibilo appena percettibile. L'angolo sinistro del labbro di Brock si incurvò verso l'alto, ma lui non interruppe l'avanzata.
"Lo so. L'ho uccisa io. E' stata un grande scopata, una delle migliori della mia vita. Ma io mi stufo presto delle novità." Anthony non riusciva ad accettare quelle parole. No. No, non poteva aver detto quello che aveva appena detto. L'autopsia. L'avevano stuprata e uccisa. Lui. Brock era l'assassino di Rebecca. No, non poteva essere, Brock era un bravo ragazzo. Uno degli amici più intimi di Rebecca! Ma come poteva essere? Brock? Uno stupratore ed un assassino? Ma come faceva a sapere come era morta? Aveva fatto in modo da nasconderlo, Brock non poteva saperlo a meno che... a meno che...
"Bastardo!" urlò Anthony, mentre il suo spirito aveva il sopravvento sulla sua mente. Alzò i pugni pronto a lottare. E a morire, se necessario.
"Francamente, se l'è meritato," continuò Brock, ormai a meno di tre metri. "Ha sempre pensato di essere troppo per me. Come ogni altra ragazza. Ha calpestato il mio cuore, come se niente fosse. E ha pagato per questo." Ma Anthony non lo ascoltava più.
"Muori!" urlò lanciandosi all'attacco. Uno, due, uno, due. Colpì ripetutamente il suo viso, poi lo stomaco, lo sterno. Il corpo di Brock sembrava di roccia, ma lui continuò a colpire, reso folle dall'ira. Quel bastardo avrebbe pagato per quello che aveva fatto alla sua Rebecca! La vendetta sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe avuto!
Ma, lentamente, mentre si stancava di colpire, comprese che era tutto inutile. Brock non si era mosso nè per evitare nè per parare i colpi. Non li aveva nemmeno sentiti, probabilmente.
Poi possenti mani strinsero le sue braccia in una morsa d'acciaio, mentre Brock sollevava quel corpo come un fuscello forti. Anthony non poteva muoversi, l'avversario era troppo forte. Le sue gambe scalciarono inutilmente, incontrando solo l'aria, mentre Brock lo teneva ad almeno mezzo metro dal pavimento.
"Dimmi dove sono Ash e Misty." La voce di Brock era molle e mortale, come il suo sguardo.
"Trovateli, bastardo!" Anthony gli sputò in faccia. Poi gridò sentendo che le mani che stringevano le sue braccia lo stavano spezzando in due! Le sue ossa cigolarono per la pressione. Le giunture gridarono di dolore.
"Molto bene, non dirmelo." Brock schioccò la lingua. "Onix!" Il muro accanto a loro venne squarciato dall'enorme testa del serpente di roccia. Un urlo da quelle fauci. C'era un uomo, uno di quelli che aveva dato per morto. Aveva entrambe le gambre strappate via all'altezza delle ginocchia, e gridava delirante, intrappolato fra le mascelle dell'onix gigante. "Parla, o il tuo amico desidererà morire." Indicò il soldato morente.
Doveva parlare. Le vite dei suoi uomini erano sotto la sua responsabilità. Non poteva lasciarlo morire. Non in quel modo.
"A-Ashura dovrebbe essere nel laboratorio, livello Tredici, e... e il Maestro Mistaria è nei suoi alloggi al sotto-livello Otto." Brock accennò col capo, fissandolo con occhi ardenti di marrone.
"Grazie." Si voltò verso l'onix, i cui occhi rossi e brillanti ricambiavano lo sguardo. "Uccidilo." Anthony boccheggiò.
"Ma avevi detto-"
La sua voce venne interrota, perchè le mascelle dell'onix si strinsero sul soldato, stritolando le ossa. Un urlo, e il sangue sprizzò in tutte le direzioni. Macchiò il viso di Anthony, che venne percorso da un tremito. Poi l'orribile masticazione continuò in una serie di scricchioli sinistri.
"Dì a Rebecca che ti ho mandato io," disse Brock in una voce piena di pietà, strappandogli le braccia.
L'urlo fu forte e lungo.

Koga percorse tutto da solo il lungo il tunnel, il suo mantello di porpora svolazzante dietro di lui, tenendo la katana in una mano e una radio nell'altra.
"Anthony? Rispondi Anthony! Cosa?" gridò? Era lui la causa di tutto questo?
Poi intravide un bagliore bianco di fronte a lui, e Koga si fermò di colpo, alzando la sua katana. Il candore si trasformò in una sagoma umana, coperta da un mantello color crepuscolo. Il suo volto era scoperto, e anche se non c'era vento nel corridoio i suoi capelli corvini galleggiavano nell'aria. La luce bianca scomparve del tutto, lasciando che lunghe ciocche di capelli verdi si posassero sopra un occhio blu scuro. Un viso freddo, impassibile ma bello lo fissò, un'occhiata gelida che sembrò attraversarlo.
"Ciao, Koga." La sua voce era impassibile, come la faccia. Era in piedi, apparentemente a suo agio, le mani dietro la schiena. Il mantello avvolse sinuoso il suo corpo magro.
"Sabrina," disse Koga con tono altrettanto freddo. "Così questa è opera tua?" Con la spada indicò i corpi svenuti ma con gli occhi aperti. Lei ignorò la domanda.
"Non puoi passare." La sua mano sinistra si spostò da dietro la schiena. Strinse il pugno, e dalle nocche, che sembravano brillare della gialle energia del potere psichico, emerse un coltello di forma triangolare, luminoso e lungo circa mezzo piede. Il pugnale sembrava trasparente, e vibrava nell'aria.
"Vuoi batterti?" chiese Koga, gettando il mantello sulla spalla per liberare il braccio che reggeva la spada. Non sarebbe più stata tanto sicura, dopo un colpo della sua katana avvelenata attraverso le sue carni.
"No" la figura di Sabrina lampeggiò e scomparve.
"Huh?" Il suo senso del pericolo lo ammonì, e lui alzò la spada bloccando il pugnale che si era materializzato dietro di lui. Ma la lama psichica attraversò l'acciaio della katana, ignorando la difesa. Trapassò il polso e Koga perse ogni sensazione da tutto il braccio, come se fosse stato mozzato. La katana cadde dalla sua mano inerte, rotolando sul pavimento. Quindi Sabrina gli girò attorno e piantò il suo pugnale psichico in pieno viso. La sua mente venne sconvolta da dolore, e tutto divenne nero.
Sabrina strappò la sua arma dal volto con uno strattone, e lasciò cadere il corpo di Koga a terra, atterrando in una posa scomposta, come una bambola di stracci. I suoi occhi, aperti, esprimevano ancora il terrore che aveva provato.
"No," bisbigliò lei in tono smorto. Fece sparire il suo coltello in un fiotto di energia gialla, e mise di nuovo le mani dietro la schiena. La sua figura brillò, mentre si teletrasportava via da quel posto. Alcune parole rimasero a fare compagnia a Koga. "Così non è battersi."

Ash tossì, cercando di sputare il fumo mentre con uno scossone si liberava del groviglio di metallo che lo aveva travolto. Riuscì a mettersi in ginocchio e a fare uscire Pikachu dal suo rifugio sotto di lui. Si pulì il volto dalla polvere.
"Uh," grugnì, " tutto bene, Pikachu?"
"Pikapi." Pikachu gli fece un cenno con il pollice della sua piccola zampa nera, e usò l'altra per ripulirsi il naso dal pulviscolo.
"Sembra che il laboratorio non abbia avuto la stessa fortuna." Si guardò intorno. Il laboratorio era un cumulo di rovine fumose, metallo aggrovigliato fra le scintille dei cavi e i rimasugli dei computer. Dove il graveller era esploso, restava solo un cratere, perfino il pavimento in acciaio era stato squarciato, rivelando la roccia. Niente al di sotto. Evidentemente erano al livello inferiore del complesso sotterraneo. I muri erano stati sventrati, rivelando il corridoio esterno. Per un'ironica casualità, l'unica cosa ancora funzionante era proprio il generatore di campo.
"Pika Pika," disse Pikachu deluso, osservando il crepitio della barriera.
Ash gemette, alzandosi completamente e spolverandosi il petto nudo con le mani. Si diede una rapida occhiata. Anche sotto le bende la ferita causata dalla freccia pareva del tutto guarita, non lasciando nemmeno un segno sulla pelle. I graffi sulla schiena era guarito. Ora stava bene. Quasi.
"Va bene, usciamo di qui," disse Ash, fronteggiando la barriera. Socchiuse gli occhi, osservando la luccicante barriera rossa. "Là!" gridò indicando un punto con l'indice della mano destra. Balzò indietro, osservando il campo brillare un'ultima volta, per poi frammentarsi come un bicchiere trapassato da un proiettile. Esitanti, alcune scintille di energia rossa rimasero nell'aria, per poi dissiparsi. Il mondo era nuovamente normale, non più un insieme di ombra rosse al di fuori del muro di contenimento.
Usc fuori dalla sua prigione, seguito da Pikachu, e si guardò intorno, pensando a Giselle. Notò che dove si era riparata, ora c'era solo un mucchio di lamiere sconquassate. Rapidamente, cominciò a scavare fra le macerie, facendosi strada fra i pezzi di circuiti e schegge d'acciaio, spostando i resti dei macchinari più grossi con ambo le mani.
Finalmente intravide Giselle, sul fondo, svenuta e sdraiata sul fianco. Il camice era strappato privato del suo candore da un ammasso di olio e limatura di ferro. Si inginocchiò e controllò le sue condizioni. In qualche modo, era stato lo stesso ammasso di rottami ad averla salvata, creando un piccolo riparo, anche se il prezzo era un orribile livido sulla fronte.
"Ehi, ha salvato il mio zaino." Ash strappò stupito la sua roba dalle mani di lei. Lo aprì e ne estrasse un'altra maglietta nera con cui coprirsi.
"Pika Pika!" commentò Pikachu quando, intrufolandosi nello zaino, trovò le sue carte Pokemon intatte. "Chu!" affermò sollevato, rimettendole a posto con cura.
"Vediamo," disse Ash controllando il contenuto. Trovò il suo piccolo palmare, ancora intatto, e sorrise. "Bene, il mio pokedex è ancora qui." Si concentrò. Un'ombra si raggrumò dietro di lui, coprendolo come una nebbia. Intorno ai suoi piedi si formarono un paio di stivali neri, mentre dietro l'ombra si indurì in un mantello scuro. "Ottimo, siamo a posto," concluse coprendo il suo volto con le ombre del cappuccio. "Ora dobbiamo solo trovare Misty e uscire da questo inferno." Raccolse lo zaino e se lo sistemò sulle spalle, sopra il mantello.
"Pika Pika," disse Pikachu indicando Giselle con un cenno. Ash sbuffò.
"Se non altro hai sempre avuto buon gusto per le ragazze, Pikachu." Si piegò e sollevò il corpo esanime di lei. Fece attenzione a non toccare le gambe nude e cercò di ignorare la strana sensazione causata da quel carico. "La porteremo al comparto medico più vicino, contento?"
E poi le luci tremolarono e si spensero, assieme al leggero ronzio dei macchinari. Ash chiuse gli occhi, potenziando al massimo la sua visione notturna.
"A quanto pare la corrente è saltata." Gli sembrò di ricordare un'altra esplosione, dopo quella che aveva distrutto il laboratorio. "Non mi piace per niente."
"Pika-chu," aggiunse Pikachu correndo verso l'uscita. Ash lo seguì, stando attento a non far sbattere il corpo di Giselle contro gli spigoli delle lamiere che erano state divelte dal muro.

Misty forzò le porte dell'elevatore, aprendole con un grugnito, e si tuffò nell'atrio, strofinandosi i palmi. L'energia era saltata quando aveva raggiunto il sotto-livello Tredici. I generatori erano andati, ma come era possibile che i numerosi gruppi elettrogeni di emergenza di Sud Lavender non fossero ancora entrati in funzione?
Il corridoio era buio e innaturalmente muto, mentre lo attraversava cautamente, tenedosi contro il muro. Di solito quel livello era pieno di soldati e scienziati. Stranamente in quel momento era del tutto vuoto.
Poi osservò numerose ombre accasciate al suolo, davanti a lei. Turbata, si avvicinò e ne controllò forza.
"Cosa?" la voce sembrò confusa. "Perchè stai imitando la voce di Misty?" Allentò la presa e la girò fra le sue braccia. Poi le tolse il cappuccio.
"Dannazione!" esclamò Misty sentendo che un ciuffo di capelli era rimasto impigliato nel cappuccio ed era stato quasi strappato. Fissò irritata il suo viso confuso ma grazioso, osservandolo mentre anche lui si scopriva la testa.
"Erika, a gioco stai giocando?" chiese, fulminandola con i suoi occhi marroni. "E come hanno fatto i tuoi capelli a crescere così tanto in così poco tempo?"
"Ti ho detto che sono Misty!" Lui le mise la mano sulla fronte.
"Erika, sei sicura di stare bene?" Poi Pikachu spuntò dallo zaino di Ash.
"Pikachu," disse in tono disilluso. Poi lasciò partire un fiotto di elettricità contro la testa del suo padrone. Ash gridò scioccato, poi fissò nuovamente la donna, cercando di rimettersi a posto i capelli ancora fumanti.
"Oh, sei tu, Misty," biascicò confuso. Misty alzò lo sguardo, sospirando. Se non altro quella era la prova che dietro quel volto c'era ancora l'Ash che conosceva. Ricambiò lo sguardo.
"Ora ti spiego: ho dovuto camuffarmi da Erika, altrimenti mi avrebbero messo sotto chiave. Volevo liberarti." Ash scosse la testa, cercando di mettere in moto il cervello.
"Incredibile," disse affascinato. "Sei davvero identica a lei. Erika è un genio." Quella frase la infastidì.
"Ehi, perchè automaticamente deve essere tutto merito di Erika?"
"Oddio... solo un esperto potrebbe fare un simile lavoro, e quindi-"
"Oh, taci," concluse Misty, irritata. Poi sembrò ricordarsi qualcosa. Avvicinò di scatto il suo viso a quello di lui.
"Ehi, che ti salta in mente?"
"C'è qualcosa di strano qui. Non sento più il mio veleno, dentro di te."
"Che cosa?" E poi il terreno vibrò, mentre il brontolio di un'esplosione arrivava ai loro timpani dall'alto.
"Ne parleremo più tardi!" rispose Misty, allontanandosi da lui. "La base è sotto attacco. Troviamo erica e andiamo via di qui." Si coprì nuovamente la testa col cappuccio.
"La Lega Pokemon, vero? Qualcuno ha messo un graveller nel mio zaino. Forse lo hanno usato per rintracciarci." Gli occhi di Misty brillarono, al nome del pokemon di roccia.
"E' stato Brock!"
"Ancora Brock?"
"Non c'è tempo per discutere," disse avviandosi. Poi vide qualcosa con l'angolo dell'occhio. Giselle era sdraiata su di una barella, svenuta. Allora quella era un'infermeria. Ash seguì il suo sguardo.
"Dovrebbe essere al sicuro qui. Dopo tutto, se è la Lega ad attaccare, sono qui per me, e se me ne vado, mi seguiranno lasciandovi in pace."
"Mi sentirei meglio, lasciando qui un pokemon per proteggerla," disse lei, afferrando una pokeball da sotto il mantello blu e lanciandola. "Togepi, vai! Proteggi Giselle, d'accordo?" La sfera si aprì e ne uscì il piccolo pokemon uovo.
"Priiii!" Ash osservò la scena, incredulo.
"E questo coso dovrebbe proteggerla?"
"Non sottovalutarlo. Togepi è un pokemon potente." Poi si voltò, aprì la porta e uscì.
"Se lo dici tu," rispose Ash, lanciando un'occhiata al piccolo, grazioso e ridicolo uovo che li stava salutando. Poi seguì Misty nel corridoio.

Una linea di fuochi scoppiettava sotto l'orizzonte, dove gli alberi si facevano sempre più radi e iniziava la costa est del continente. La brezza calda da ovest aveva con sè l'odore dell'oceano, assieme al puzzo di cenere e fumo.
Butch ridacchiò, controllando l'andatura del suo rapidash.
"A quanto pare hanno dato inizio alle danze."
"La cosa ti fa felice?" chiese Cassidy con una smorfia sulle labbra. "Siamo in ritardo." Spronò il suo cavallo di fuoco. "Vediamo di non perderci-"
Ma poi il terreno sembrò allontananrsi dai loro destrieri. I cavalli nitrirono spaventati, mentre le foglie secche e la polvere sembrarono aprirsi sotto di loro, come una botola.
"Che diavolo è?" gridò Butch cadendo.
"Una fottuta trappola!" imprecò Cassidy. Raggiunsero il fondo della fossa, e cercarono di controllare i loro rapidash, che però inciamparono meschinamente.
"Fermi tutti!" gridò una delle guardi che seguiva i comandanti. "Chi va là-"
Ci fu un sibilo sinistro. Il tonfo sordo di corpi che incontrano il suolo, inerti. E poi due facce e un gatto, troppo familiari, li fissarono dall'alto.
"Ancora voi!" Gridarono simultaneamente Butch e Cassidy, furibondi. Cercarono di alzarsi, ma fallirono miseramente, inciampando sulle zampe dei cavalli e venendo sbilanciati dall'armatura e dalla spada.
James ghignò da sotto la sua maschera.
"Per te c'è un guaio." Gli occhi blu pallido di Jessie luccicarono da dietro la fessura.
"Fanne un paio."
Persian si lasciò a un terribile ringhio di gioia.

Duplica rischiò quasi di inciampare quando il convoglio si arrestò di colpo, prima gli istruttori e i soldati davanti, poi in un gigantesco effetto domino tutta l'armata si fermò.
I cavalli nitrirono e i loro cavalieri cercarono di calmarli, confusi. Uomini e donne cominciarono a uscire dalle file e ad avvicinarsi alle posizioni avanzate, per scoprire il motivo di quella sosta. Il carro dietro di lei si bloccò di colpo. Il guidatore imprecò, mentre l'arresto improvviso per poco non lo sbalzava in avanti, fra i cavalli di fuoco che lo trainavano.
Un'opportunità perfetta, pensò Duplica, che avvantaggiandosi della confusione, qualunque ne fosse la ragione, scivolò sul fianco del carro dove erano imprigionate il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy. Inoltre sarebbe dovuta uscire da quella mischia il prima possibile, visto che era trasformata in Tyra da molto tempo, e stava già percependo la fatica che le costava mantenere quelle sembianze. Alzò il telone del carro e balzò dentro, voltandosi di scatto.
"Duplica, sei tu?" Fu decisamente sorpresa dal vedere Laselle inginocchiata accanto all'Infermiera Joy, mentre il Capitano Jenny era in piedi, dentro l'angusto spazio del carro, libera dalle catene. C'era anche Junior, sul fondo del vagone, che sbirciava dal telone, stringendo il suo cappello marrone fra le mani.
Duplica, stremata, ritornò nella sua forma originale, ricordandosi di formare anche i vestiti; un'uniforme nera, per nascondersi meglio nella notte, stivali alti fino alle ginocchia e nessun mantello. Sperò di non causare un attacco di cuore a Junior, così conciata.
"Ora va davvero meglio." Ghignò osservando Laselle aprire le catene di Joylene con un rapido scatto. "Ah, ma brava! Una scassinatrice, eh?" Laselle sembrò arrossire.
"Un piccolo trucco che ho imparato da bambina." Guardò Junior. "Ma l'esperto del settore è Junior. E' riuscito a recuperare i pokemon del Capitano Jenny e dell'Infermiera."
"Oh, smettila," borbottò Junior. Duplica diede loro un'occhiata dubbiosa. Poi si guardò intorno.
"Siete tutti qui, pare. Ma dov'è Bruno?" Junior smise per un attimo di osservare il caos all'esterno.
"Abbiamo trovato aiuto," disse con un luccichio dei suoi occhi verde mare, sotto il berretto. "Il Maestro Bruno, Laselle e io abbiamo raggiunto la costa poco fa. Ma la base era stata già attaccata. Così abbiamo fatto dietro front, e abbiamo trovato una meravigliosa nave ormeggiata lungo la costa." Arrossì. "E i capitani! Sono le tre più belle donne che abbia mai visto! Somigliavano molto al Maestro Misty, ora che ci penso. Ma avevano un'aria molto più... audaci, come te." Duplica lo folgorò. "E' vero, tu sei molto più audace," si corresse rapidamente Junior. "Ad ogni modo, il Maestro Bruno e quei tre capitani della nave si stanno aspettando sulla costa. Sud Lavender è un unico enorme campo di battaglia, c'è fuoco ovunque, per cui non possiamo passare. Ma il Maestro Bruno pensa di passare via mare e sbarcare."
"Cosa ne è stato della donna che ho legato all'albero?" chiese Duplica, rivolta a Laselle.
"Oh, quella," commentò Laselle con un'occhiata disgustata. La faccia di Junior divenne rossa, mentre cercava di far passare un po' d'aria sotto la sua giacca, apparentemente accaldato.
"Uh, quella donna è col Maestro Bruno, sulla nave. Um, ci ha causato molti problemi."
"Sì, ci avevo pensato." Duplica si preoccupò per Bruno. A giudicare da quello che aveva sentito, non si sarebbe sorpresa se Tyra l'avesse mangiato vivo. Poi, con una punta di ironia, pensò che forse quella donna lo avrebbe addolcito un po', e lo avrebbe reso un po' più ottimista nei confronti della vita.
Il Capitano Jenny si affiancò a Junior e diede un'occhiata attraverso l'apertura.
"E' peggio di un formicaio, là fuori. Meglio, passeremo inosservati."
"Stavo per suggerirlo," disse Duplica girandosi verso il telone dietro di lei. "Sarebbe meglio uscire dal fondo del carro, il conducente potrebbe vederci se uscissimo di lato. Andremo in fila indiana, io per prima, poi Junior, l'Infermiera Joy, il Capitano Jenny e Laselle per ultima." Lei alzò la falda e diede un'occhiata. "La strada è libera. Via, via, via!" Scivolò fuori e si acquattò sulla polvere della pista. Poi si girò e corse verso la foresta. Si girò e guardò Junior uscire.
"I prigionieri stanno scappando!" gridò qualcuno.
Quello era male, pensò Duplica bloccandosi di colpo, lasciando scivolare gli stivali nella polvere mentre si voltava di scatto. Passò la lampada a Junior, che era dietro di lei.
"Junior, tu e gli altri scappate nella foresta. Li rallenterò e vi raggiungerò poi." Junior annuì e corse verso gli alberi, facendo cenno al Capitano Jenny e a Joylene. Ma Duplica osservò che Laselle non usciva. Fissò il carro e vide ombre in lotta dietro il telone.
"Ferma, donna!" Due soldati stavano correndo verso di lei. Li osservò. Erano un paio dei più cari... amici di Tyra. Sorrise, trasformando il suo corpo in quello della ragazza, completamente nudo, e si mise a correre.
"Oh, ciao ragazzoni!" disse in tono gutturale. Gli occhi dei due uomini sembrarono schizzare fuori dalle orbite.
" Tyra?" Quando lei arrivò accanto a loro, alzò le braccia e trasformò le mani in due grosse mazze di ferro. Centrò le loro teste, facendoli cadere a terra, poi tornò indietro, ritrasformò il suo corpo nella sua forma naturale, e balzò dentro al carro.
L'uomo in lotta con Laselle indossava la tuta cremisi degli Istruttori di Fuoco.
"Puttana, hai liberato i prigionieri!" stava respirando pesantemente, i suoi capelli biondi e aggrovigliati ondeggiavano sulla sua testa, mentre bloccava Laselle sul fondo del carro.
Duplica sferrò un violento calcio nello stomaco dell'Istruttore di Fuoco, che sputò il suo fiato e rotolò dall'altro lato del carro.
"Puttana! Ninetails -"
"Caterpie, String Shot!" ordinò Laselle alzandosi rapidamente. Il pokemon bruco sbucò dallo zaino di Laselle.
"Ernh?" Ruscelli di seta bianca partirono dall'insetto e avvolsero l'Istruttore che stava per lanciare la sua pokeball. L'uomo cercò di liberarsi un paio di volte, poi il bozzolo crebbe fino a coprirgli la faccia.
"Mmpht!" cercò di dire con la bocca ingolfata dalla seta.
"Sfondamento!" Duplica prese una rincorsa e lo calciò di nuovo, spingendolo fino contro il bordo del carro. Il bozzolo rimbalzò e rotolò per qualche metro. Laselle la guardò dubbiosa.
"Sfondamento?" Duplica sorrise.
"Mi piace fare sport." Più soldati balzarono da tutti i lati del carro, intrappolandole efficacemente.
"Voi due, siete in arresto in nome della Lega del Pokemon!"
Per fortuna, proprio in quel momento il terreno cominciò a vibrare, gli alberi intorno a loro ondeggiarono pazzamente. Il carro venne spinto qua e là, e Duplica finì carponi. I soldati vennero sbalzati fuori, e caddero al suolo bestemmiando, trascinati dalle loro pesanti armature. Ma poi l'aria venne riempita da grida spaventose, di terrore e dolore. Il terreno era sempre scosso, e le ruote carro sembrarono cedere a quel movimento innaturale. La mascella di Duplica si chiuse di scatto quando il fondo del carro incontrò il terreno dopo che gli assi avevano ceduto.
"Il terreno, vengono da sotto il terreno!" gridò qualcuno.
"Che?" rispose uno dei soldati. "Cosa sta venendo dal-arghhhh!" La sua testa scomparve sotto il carro.
"Mio Dio, che è successo a Todd? Argh!" Più soldati sembrarono risucchiati, e altre urla scoppiarono intorno ai resti del carro. Uno, poi due, poi tre, e infine tutti i soldati che le circondavano vennero trascinati via.
"Che diavolo succede?" esclamò Duplica strisciando fino al bordo e guardando fuori dal telone lacerato del carro. Al posto dei soldati c'erano piccoli buchi nel terreno, apparentemente creati da qualche animale.
Duplica si sporse e guardò intorno al carro. I soldati correvano in preda al panico, inseguiti dalla causa di quei piccoli fori circolari nel terreno. Un soldato urlò, affondando fino alla vita nel terreno e cercando disperatamente di uscirne. Ma il suo corpo sembrò venire strattonato, come se qualcosa stesse masticando le sue gambe, e il sangue sprizzò dall'interno del buco. Infine il soldato si arrese, e venne inghiottito dal suolo.
Dal cunicolo più vicino arrivò un fischio, e Duplica guardò la strana sagoma di una testa coperta di scaglie che la fissava con occhi rossi. Sembrava un sandshrew, eppure non lo era. Aveva lo stesso corpo corazzato e le orecchie triangolari del pokemon, ma la pelle era più scura, e sembrava emettere un'aura minacciosa.
"Un Pokemon proibito!" gridò Duplica allarmata. Il sandshrew balzò fuori dal buco, cercando di prenderla al volto. Ma lei scattò indietro, e il pokemon la mancò e si rituffò nel suolo. Numerosi sandshrew proibiti sbucarono dai fori nel terreno e cominciarono ad assediare il carro, arrampicandocisi sopra. Laselle gridò non appena li vide. Ambedue cercarono di rifugiarsi al centro del carro.
"Che facciamo?" balbettò Laselle.
Duplica lottò con sè stessa, per imprimersi nella mente l'immagine, e cominciò a trasformarsi. In poco tempo un elegante rapace bruno e bianco agitò le sue larghe ali, pronto a decollare.
"Sali a bordo!" disse Duplica-Pidgeot.
Fecero appena in tempo a decollare, con Laselle stretta saldamente alla schiena di Duplica, perchè non appena si alzarono in volo il carro venne risucchiato dalla terra.

Due ombre, più nere dell'oscurità che li circondava, avanzavano lentamente nere corridoio. Cautamente, Ash e Misty avanzarono fra i corpi sparsi sul pavimento, con passi silenziosi che però rombavano fra le pareti del passaggio.
"Erika è al sotto-livello Otto, cinque piani sopra di noi," bisbigliò Misty rivolta ad Ash, dietro di lei. "Non c'è elettricità, dovremo arrampicarci per la tromba dell'ascensore."
"Ma se ci sono delle guardie, cosa facciamo?"
"La base è sotto attacco, per cui la sicurezza dovrebbe essere già impegnata, non sarà difficile passare." Si fermò, trovando di fronte le porte dell'elevatore, e cominciò a cercare un modo per aprirle con le mani. "Poi, saliremo al sotto-livello tre, all'altezza dei moli. Ho una barca pronta a partire." Grugnì, mentre il suo sforzo dava i risultati sperati, e la porta di acciaio si apriva. Ash entrò dentro e fece forza con una mano, lasciandole uno spiraglio per passare.
"Così ce ne andiamo e lasciamo i Ribelli a prendersi cura della Lega?"
"Abbiamo cose più importanti a cui pensare, come chiudere il portale" rispose Misty entrando nella tromba, seguito da Ash. "Inoltre, non meritano il nostro aiuto. Pensavano di usarti, Ash! Volevano prendere il controllo della tua mente, come ha fatto la Lega. Oppure avrebbero usato i tuoi poteri come una specie di arma. Pensavano che bastasse uccidere Gary per mettere tutto a posto." Misty alzò la mano, improvvisamente coperta da un'aura azzurra, e con un raggio di ghiaccio sfondò il soffitto dell'ascensore. Saltò, e si ritrovò fra i cavi che lo sostenevano. Ash arrivò pochi istanti dopo, atterrando a pochi passi da lei, nell'oscurità.
"Ma ti ho detto che non so come chiudere i cancelli del Piano Astrale." Poi realizzò il senso delle parole che lei aveva appena detto. "Cosa volevi dire, quando parlavi di come la Lega mi ha controllato-"
"Troveremo un modo," disse lei, ingnorando la sua domanda e afferrando il cavo d'acciaio dell'ascensore per arrampicarsi. "Ce la faremo. Potremmo trovare degli indizi nella profezia."
"Indizi nella profezia... Forse," Ash inspirò. Poi comcinciò anche lui a seguirla lungo il cavo. "Ma al momento sembri saperne quanto me, a riguardo."
La tromba dell'ascensore, buia e ostile, li inghiottì, mentre lentamente risalivano i cavi. Ash tentò di non fissare la mini-gonna di Misty, sopra di lui. Avrebbe dovuto ricordarsi di dire ad Erika di vestirsi in modo meno provocante, così se mai fossero successe cose simili, non sarebbe stato sottoposto a quella tortura. Le lunghe gambe di lei dondolavano sopra la sua testa, avvolte dagli stivali, e lo mettevano a disagio. Non era certo di conoscere i suoi sentimenti verso di lei, ma il suo corpo aveva le idee ben chiare. Temeva di potersi innamorare di nuovo di quella donna. In fondo, non aveva sempre messo sè stesso in secondo piano, per lei? L'unica cosa certa era che si fosse nuovamente innamorato di lei, sarebbe stata una cosa ancora più pazza dell'ultima volta. Se poi tutto si fosse concluso come anni fa, con un abbandono, non lo avrebbe potuto sopportare. E Misty, cosa provava lei? Sembrava preoccuparsi, sempre al suo fianco anche quando si gettava in azioni eroiche e suicide. Forse provava ancora qualcosa, in fondo quello che era successo nella cava era più che sufficiente a provarlo. La caverna. Come stavano Duplica e gli altri? L'ultima volta che si erano visti era stato alla cittadella a ovest di Cerulean.
Poi il suo senso del pericolo lo risvegliò da quei pensieri, e Ash cercò di appoggiarsi al cavo e di guardare nell'oscurità sopra di loro. C'era un piccolo punto arancione, fra le ombre, e sembrava avvicinarsi.
"Misty, lo vedi?" Misty se ne accorse.
"Ô una Fuocobomba! Dobbiamo uscire di qui!"
"A che livello siamo?"
"Sotto-livello Nove, abbiamo ancora un piano da scalare!"
"Dannazione!" Alzò un braccio, e rimase appeso al cavo solo con una mano. Pikachu usc dallo zaino e corse lungo l'arto. "Pikachu..." lanciò il pokemon verso l'alto, fra le tenebre. "Scudo elettrico!"
"PIKA!" Pikachu si avvampò e brillò per qualche istante, poi generò a mezz'aria uno scudo di energia nera sopra di loro, chiudendo la tromba dell'ascensore. La Fuocobomba colpì lo scudo e venne bloccata da un crepitio di elettricità.
Ma poi il muro accanto a loro vomitò, col fragore di un tuono, una fitta salva di fulmini gialli, facendogli perdere il contatto col cavo. La sua schiena si scontrò con la parete d'acciaio della tromba, ma l'esplosione fu così forte da fargli sfondare quella barriera, e precipitò dentro un corridoio buio, scivolando sul metallo del pavimento e crepitando di elettricità.
Mentre scivolava, un sottile anelli di energia lo seguì lungo il pavimento e si attorcigliò intorno al collo. Ash tossì mentre la presa salda di quel cerchio di elettricità arrestava di colpo la sua caduta e si serrava, lo sollevava nell'aria, cercando quasi di impiccarlo. Le sue gambe scalciarono impotenti nell'aria, mentre cercava di afferrare il cerchio con le mani, per impedirgli di troncargli il collo.
Poi il tetto di fronte a lui sembrò crollare sotto il peso del più grosso uomo che Ash avesse mai visto, avvolto in un mantello giallo che fluttuava sopra di lui. Il pavimento venne violentemente scosso quando il gigante atterrò sul pavimento, lasciando due piccoli crateri sotto i piedi. In una delle sue grandi mani teneva l'estremità del cappio che lo stava strozzando, una piccola folgore che serpeggiava sul pavimento a cui si ancorava per sollevare Ash, come in un patibolo improvvisato. La testa del gigante era scoperta, rivelando dei lineamenti squadrati, sormontati da irti capelli biondi. Occhi malevoli brillarono di elettricità ambrata.
Il luogotenente Surge.
"Così ci incontriamo di nuovo, piccolo," Surge rise, il suono delle sue parole echeggiò fra le pareti del tunnel buio. "Ti mostrerò come la Lega Pokemon tratta i traditori!" Diede un crudele strappo alla frusta elettrica.
Ash non riuscì più a respirare, il cappio si strinse ulteriormente attorno al suo collo, alzandolo ancora nell'aria. La vista cominciò ad annebbiarsi. Aveva solo una possibilità. I suoi occhi brillarono dorati, mentre le sue mani afferravano la frusta di pura energia e la usava come conduttore per il suo fulmine nero. L'elettricità crepitò dalle sue mani e corse lungo la folgore verso il suo obiettivo. Surge ruggì di sorpresa e di dolore quando la sua arma venne avvolta dal fiotto di energia nera, folgorando le sue mani. La stretta attorno al collo di Ash si allentò improvvisamente, e lui cadde a terra, atterrando malamente con la schiena. Surge venne sospinto via dal colpo. Il suo corpo gigantesco si schiantò contro il muro, sfracellando il cemento.
Per un momento, Ash rimase inerte, inghiottendo l'aria con lunghi respire, sdaiato sulla schiena a tenendosi la gola arroventata. Poi riprese completamente conoscenza, rotolò di lato e si rialzò di scatto, bilanciandosi con una mano. Il mantello si alzava e si abbassava spasmodicamente ad ogni respiro, e il suo cuore sembrava voler uscire dal petto.
Surge si rialzò dal buco nel muro semi-distrutto. I suoi capelli biondo scuro crepitarono di elettricità.
"Bel trucco, bambino" ringhiò, strofinandosi le mani fumanti. "Ma non saranno dei trucchetti a salvarti! Raichu, Tuono Distruttore!" Dal buco nel muro causato da Ash, arrivò il Raichu du Surge; l'evoluzione naturale di Pikachu, con lunghe orecchie appuntite, una coda sagomata come un fulmine e occhi neri e tondeggianti. Quello però era molto più groso del solito, quasi quattro piedi di altezza, e il suo corpo giallo e arancione brillava innaturalmente di energia.
"RAI!" gridò scagliando una colonna di pura elettricità dalla bocca. Ash saltò in aria, scavalcando il colpo, con gli stivali a pochi millimetri dal fiotto di energia. Quindi fece una capriola a mezz'aria, riatterrò sui piedi e si spinse con tutta la sua forza, lanciandosi contro Surge.
"Cosa?" esclamò il Maestro, centrato all'altezza della scapola da una violenta gomitata di Ash. Poi saltò ancora, e si ritrovò dietro a Surge prima che questo potesse voltasi. Lo afferrò ai fianchi e sollevò la massiccia mole del gigante, si piegò all'indietro e catapultò Surge sul pavimento, a testa in giù. L'acciaio non resse il peso del colosso e si squarciò, facendo precipitare Ash e Surge al livello sottostante.

"Ash!" gridò Misty osservando impotente mentre questi veniva lanciato contro la parete da un'imponente colonna di elettricità, proprio sotto di lei.
"Pika!" anche Pikachu non potè fare nulla, appeso al cavo sopra di lei.
"Pikachu, devi aiutarlo!" esclamò Misty disperata. "Posso badare a me stessa!" Il piccolo topo elettrico indicò lo scudo che stava ancora reggendo le violente fiamme che cercavano di passare, e scosse la testa.
" Pika Pika!"
"Vai, ho detto!" urlò Misty strattonando il cavo per salire più rapidamente. Raggiunse Pikachu, alz• un braccio e si concentrò, emanando una luminescenza blu e creando uno scudo di puro ghiaccio intorno al suo pugno. La barriera si allargò, circondando la mano con una sottile lastra circolare che condensava l'umidità dell'aria, gelido.
"Pikapi!" disse Pikachu stupito da quello che vedeva. Rapidamente, smise di mantenenre lo scudo di elettricità nera e la fece passare. Le fiamme si vomitarono su di lei, ma vennero rese innocue dallo scudo di ghiaccio di Misty.
"Ora vai da Ash, ha bisogno di te!" ordinò fermamente lei, afferrando il cavo, sudando dietro lo scudo perchè questo fermava le fiamme ma non tutto il calore.
"PIKA!" urlò Pikachu concentrandosi. Con una scintilla di elettricità nera fuse il muro e si mise alla ricerca di Ash.

"Rai!" disse Raichu, osservando scioccata il suo Maestro che sprofondava attraverso il pavimento. Stava per gettarsi e seguire il suo padrone, ma dalla parete dietro di lei arrivò un'esplosione di acciaio fuso. Si accucciò per schivare una piccola sagoma nera che le passava sopra la testa e le atterrava accanto. Orecchie appuntite la puntarono e una coda frastagliata ondeggiò nell'aria.
"Pika-chu!" Era il pikachu del cattivo allenatore che aveva attaccato Surge, e i suoi occhi brillavano di cobalto. Rimaneva fermo, davanti al buco, fronteggiandola.
"Rai-chu!" ringhiò Raichu. Ricordò di essere stata amica di quel pikachu, ma ora tutto era cambiato. Il cattivo aveva fatto evolvere quel pokemon male. Era innaturale. Ne aveva paura. Ma aveva anche paura di perdere il suo padrone.
"PIKA!" il pikachu nero diede un ultimo avvertimento, e iniziò ad avanzare.
"RAI!" gridò Raichu, iniziando ad emettere scintille dalle gote.

La sua barriera di ghiaccio stava cominciando a sciogliersi sotto l'intensa Fuocobomba, e Misty stava iniziando ad allarmarsi. Guardò dietro di sè, e notò che le porte dell'ascensore si chiudevano al livello otto. Era al piano di Erika!
"Non sapevo che sapessi controllare il ghiaccio e l'acqua!" disse improvvisamente una voce sopra di lei, e le venne tolto il respiro quando qualcosa le diede un calcio allo stomaco, da sotto il cavo. Sbattè la schiena contro le porte chiuse dell'ascensore, e riuscì a vedere una figura in un mantello rosso dondolare ancora verso il basso e centrarla con un colpo anche più forte. Le porte dietro di lei si aprirono bruscamente e fu sbattuta dentro atterrando di schiena, mentre la barriera di ghiaccio spariva e lei perdeva il controllo su di essa, scivolando per parecchi metri. La figura nel mantello rosso ondeggiò verso di lei ed atterrò accovacciata, le pieghe del suo fiammante mantello che ne avvolgevano la figura. I capelli blu, raccolti in una coda, e gli occhi rosso fiamma, la identificavano come Lara Larame. Ancora.
"Allora, Erika cara, dove hai imparato a farlo?" disse mentre si rimetteva in piedi dolcemente, le mani che le fumavano dalla punta delle dita. Misty si rialzò sulle ginocchia, respirando forte. Per un attimo non aveva capito di cosa stesse parlando Lara, ma quando il verde della sua mantella face capolino in una parte periferica della sua visuale, si ricordò che era ancora vestita come Erika. Sorrise leggermente.
"E perchè dovrei dirtelo?" chiese sperando di usare una voce simile a quella di Erika.
"Be',ho pensato che avere un po' di abilità con l'acqua potrebbe risultare utile per un Maestro di Fuoco come me." Ridacchiò. "Ma non ne va della mia vita. Comunque..." Mise la mano dentro il mantello e ne estrasse tre piccole pokeball, tenendole fra le lunghe dita. "Sembra poco corretto, dal momento che il fuoco brucia l'erba così facilmente. Andate, miei Arcanine! Stritolatela fino a farla morire!" Lanciò le tre sfere in aria dove si allargarono ed esplosero, aprendosi con raffiche di fiamme. In rapida successione, tre enormi cani rossi con strisce nere si piazzarono di fronte a lei, ringhiando ferocemente, la saliva bollente che colava dalle zanne mentre balzavano all'attacco.
Misty si rimise in piedi e fece un passo indietro, girandosi leggermente sul fianco per tirare fuori anche lei tre pokemon, due in pokeball blu e uno in una piccola sfera nera, tutte tenute fra le dita affusolate.
"Se è permesso usarne tre... andate Seadra, Vaporeon e Starmos!" Lanciò le due sfere in aria dove si aprirono circondati dall'energia del ghiaccio, mentre la piccola sfera nera si espandeva fino alla sua vera forma. "Seadra, Idropompa! Getto d'Acqua! Lame di ghiaccio!" Il suo pokemon d'acqua rimase in aria, sollevando le sue lunghe pinne affilate, e lanciò un ruggito.
"SEADRA!" Centrò con una forte colonna d'acqua l'arcanine che stava attaccando per primo. Il cane di fuoco gridò di dolore quando il liquido freddo lo sbattè violentemente indietro contro il muro, spegnendo il suo fuoco e squarciandolo in polposi pezzetti di melma rossa. Il secondo Arcanine fu colpito in faccia da una pallottola d'acqua che gli spazzò via il naso e la parte superiore della mascella, e gli fece perdere conoscenza a causa delle gravi ferite. Il pokemon d'acqua quattro zampe di Misty si ergeva vittorioso.
"VEE!"
Infine l'ultimo arcanine fu tagliato perfettamente in due dallo Starmos di Misty, il pokemon stella marina con pinne super - taglienti che ruotava come uno shuriken fuori misura avvolto di energia gelida. I due pezzi del grande cane infuocato esplosero e si ridussero a cenere.
"Che cosa?" urlò Lara confusa. "Come puoi avere pokemon d'acqua? Non sei Maestro d'Erba?"
"Il mondo è pieno di sorprese," disse Misty, ancora imitando Erika, mentre avanzava.
"Strega!" gridò Lara. "Non è ancora finita!" Lanciò un'altra pokeball e sparò un dardo di fuoco dalle mani verso il soffitto: il bollente liquido fiammeggiante trapassò la parete. "Arcanine, esplodi!" Poi balzò attraverso il buco, il mantello rosso che le correva dietro mentre scappava.
"Eh, no, non lo farai!" urlò Misty mentre si gettava all'inseguimento afferrando le zampe anteriori dell'arcanine a mezz'aria. Il cane di fuoco cominciò ad emmettere gridolini, segno che stava per autodistruggersi, ma Misty mandò un'ondata di artica energia fredda attraverso le sue mani verso il cane infuocato. Esso urlò mentre iniziava a congelarsi, dapprima le zampe per le quali lo teneva, e poi il resto del corpo. Una nebbia lucente si alz• per tutta la sua lunghezza, mentre si incrinava e si solidificava congelandosi. Poi penzolando con uno slancio in avanti, Misty lo buttò contro il muro dove si sfracellò in migliaia di pezzettini di acqua e ghiaccio.
"Ora andiamo ad aiutare Ash," si disse mentre richiamava i suoi pokemon all'interno delle loro pokeball e li rimetteva all'interno del suo mantello, come fece con Starmos, che aveva ridoto alla sua forma originaria.
Ma in quel momento il il suolo eruttò di fronte a lei, mandando sassi, acciaio e detriti dappertutto. Spalancò la bocca quando vide che una figura in mantello nero veniva scaraventata attraverso la nuvola di distruzione e atterrava bruscamente sul terreno di fronte a lei, di secco sulla schiena, rimbalzando una volta prima di giacere immobile. Il suo corpo stava ancora scintillando per l'elettricità gialla rimasta e il suo mantello era a brandelli, fumante.
Gli corse incontro, il cuore che le batteva forte in petto, e si accucciò accanto a lui.
"Ash!"

Pensò di aver sentito Misty chiamare in lontananza il suo nome, ed aprì lentamente gli occhi solo per vedere un viso preso dal panico sopra di lui. Il trucco era sbavato, e ora somigliava molto più a se stessa che ad Erika.
Il suono di un tuono interruppe i suoi pensieri e una colonna di luce esplose attraverso il pavimento a parecchi metri da lui. Surge ci passò attraverso, il suo gigantesco corpo che sprizzava energia, il mantello giallo che fluttuava intorno a lui in modo innaturale. Tutti i massicci attacchi che Ash gli aveva inferto sembravano averlo più fatto arrabbiare che ferito. Era diventato resistente quanto l'acciaio. Era semplicemente troppo grosso.
Surge si sfregò il mento quadrato, gli occhi ambrati che brillavano nel buio.
"L'Assassino, ti chiamavano. Be', piccolo, devo assassinare l'Assassino! Lord Garick sarà accontentato!" Lanciò un urlo di battaglia, cominciando a correre con passo pesante, il suolo che tremava al suo avvicinarsi. Alz• le grosse braccia e con le mani che scintillavano form• una lunga scure fatta di pura elettricità.
"Non te lo permetterò!" urlò Misty con forza mentre saltava di fronte a lui con le braccia distese. Surge grignì, sollevando l'immensa ascia sopra la sua testa preparandosi ad usarla.
"Allora condividerai il suo destino!" Un velo di oscurità scese sopra la vista di Ash.
"No! Stanne fuori!" urlò mentre balzava in piedi e attaccava dall'alto sopra di lei. A mezz'aria il suo mantello nero si aprì come ali d'uccello, scintillando di nero mentre lui lo trascinava dietro di sè. Surge si lanciò in aria per andargli contro, i suoi grandi stivali che facevano scricchiolare il terreno mentre lui balzava in aria, ondeggiando l'enorme ascia.
"Dopo tutto questo, andrò a trovare Mistaria e ucciderò anche lei! Se non sarò già morta!" Ash si girò per aria, fermando la lama dell'ascia fra le dita e con il pollice sul bordo di essa. Poi gli diede un calcio in faccia, assicurandosi di aver mandato un'ondata di energia nera dai suoi stivali. Surge urlò di dolore per il massiccio attacco e perse l'equilibrio in aria, permettendo ad Ash di girargli intorno per sferrare un altro potente calcio di energia nera nello stomaco, che spinse con forza l'enorme uomo all'indietro.
Ash atterrò con un tonfo e continuò ad inseguire Surge con una rapida corsa mentre l'uomo continuava a volare nell'aria lungo il lungo corridoio, emettendo elettricità nera. Ci fu una piccola esplosione e uno stropicciarsi di ferro e roccia quando Surge andò a sbattere contro il muro e lo trapassò, andando fino alla fine del tunnel, con pezzetti di cemento che volavano dappertutto.
Arrabbiato, incurante, Ash aumentò la velocità e saltò in aria passando attraverso l'esplosione, inseguendo Surge implacabile. La sua aura di energia nera distruggeva ogni detrito con cui entrava in contatto mentre entrava nel buco.

Erika giaceva su un letto d'acqua, fissando le ombre sul soffitto, mentre la candela sul tavolo vicino si spegneva. Che noia, pensò. Che noia, che noia, che noia.
"La prossima volta cervello," disse a voce alta, "ricordami di non dare mai retta ad uno degli insensati piani di Misty."
Non l'avevano lasciata uscire nemmeno quando aveva sentito le due esplosioni. Avevano detto che era un ordine tassativo che fosse tenuta lì. Le sarebbe piaciuto mostrare loro chi era veramente, ma avrebbe mandato all'aria la copertura di Misty. Perciò era intrappolata lì, rinchiusa nella stanza della sua amica, completamente senza energia e senza luce con cui vedere, tranne una candela mezza sgretolata.
E la cosa peggiore era che aveva dato a Misty il suo nastro per capelli preferito. Blah, e adesso aveva i capelli rossi, almeno finchè il colore non fosse andato via in un giorno o gi- di lì. Per divertirsi, aveva passato il tempo a smaltarsi le unghie con un profondo verde smeraldo. Dispiegò le dita di una mano e le fece sventolare per un po' per permettere che si asciugassero più in fretta. Carine, ammise. Ma il colpo che aveva dato al dito indice non era perfetto. Supponeva di essere perdonabile, vista la scarsa luce. Poi quando si piegò sul fianco per avvicinarsi alla bottiglia di smalto e continuare con l'altra mano, le sue dita che frugavano in giro si scontrarono con un porta foto. Sospirando annoiata si girò per rimetterla a posto.
Quando la rimise a posto, la guardò pensierosa. Era una foto di Misty quando era più giovane, con Ash dietro di lei, che le abbracciava il collo. Entrambi ridevano, in posa per la macchina fotografica, con le braccia libere che alzavano le mani in una 'V' di vittoria. Misty portava ancora la coda di cavallo in questa fotografia, benchè fosse in uno stile più convenzionale, portata dietro la testa. E Ash indossava quel vecchio cappello bianco e rosso della Lega del Pokemon portato inclinato da una parte, che lasciava che i folti capelli neri coprissero un occhio.
Erika studiò il sorriso di Misty nella foto. Sciocca ragazza, pensò. Misty poteva aver fatto tutte quelle storie sul fatto di odiare Ash, ma in fondo, Erika lo sapeva, che probabilmente era ancora pazza di lui. Sperava che andasse loro tutto bene e che riuscissero a scappare. Per qualche ragione, credeva fermamente che insieme avrebbero fermato in qualche modo la Lega dei Pokemon. Avevano semplicemente un'inquietante capacità di risolvere i problemi, e di riuscire contro ogni aspettativa, quando erano più giovani. Era un vero peccato che non riuscissero a fare lo stesso con la loro relazione.
Mentre si appoggiava nuovamente sul letto, udì distintamente due tonfi venire da fuori, come se qualcuno avesse appoggiato due paia di pesanti sacchi bagnati. Le guardie? Istantaneamente si mise con un balzo dietro al letto, coprendosi i capelli con la mantella blu di Misty. I suoi capelli potevano essere rossi, ma erano ancora troppo corti per passare per quelli di Misty che arrivavano all'altezza della cintola. Il cappuccio sarebbe servito a nascondere l'inadeguata lunghezza di capelli. Un tonfo più forte arrivò da fuori le porte d'acciaio chiuse, come se qualcuno stesse cercando di entrare non sapendo come aprirle. Poi Erika spalancò la bocca quando un grosso stivale calciò via la porta come una lattina spaccata. Lo stivale si ritrasse e venne rimpiazzato da grosse dita che cercavano di rendere il buco ancora più largo fino a che non fu alto quanto la porta. Un uomo alto e corpulento, in mantella marrone, si accucciò e vi passò attraverso, spolverandosi le mani contro le cosce. Alzò la testa piena di irti capelli marroni, per fissarla con occhi che sembravano fessure, così stretti che era impossibile vedere le pupille. La sua carnagione era più scura del normale, e il viso rudemente affascinante.
No, non poteva essere. Aveva ragione Misty?
"Brock?" chiese Erika con terrore, dimenticandosi di mascherare la voce.
Ma lui restò silenzioso. mentre girava lentamente la testa per studiare la stanza. Guardando attentamente la scatola di cosmetici che Erika aveva lasciato sul tavolo, aggrottò la fronte confuso.
"Qualcosa non va." E in quel momento il muro est della stanza sembrò eruttare con un'esplosione di ferro rotto, roccia e polvere. Un gigante in mantella gialla volò attraverso la nuvola di polvere, per passare oltre Brock e finire scivolando sul pavimento. Ci fu un tonfo muto quando il corpo si fermò bruscamente contro il muro, dall'altra parte della stanza. Qualcosa volò via dal comodino e finì ai piedi di Brock.
"Cosa?" tuonò Brock sorpreso.
Poi qualcos'altro emerse dal muro distrutto. Un'ombra nera con occhi lucenti. Un'ombra nera che si dirigeva direttamente verso il confuso e sbigottito Brock.
Un'altro Istruttore della Lega dei Pokemon! Ash gli volò incontro furibondo, coi pugni diretti verso la figura dal mantello reso nero dall'oscurità. Non l'avevano mai visto arrabbiarsi sul serio, ma dannazione, se volevano combattere, se osavano ancora minacciare Misty, allora si sarebbero ricordati perchè si era guadagnato la sua reputazione durante la guerra.
Ma mentre si avvicinava all'Istruttore nemico, i suoi velocissimi sensi identificarono chi stava sotto il mantello. Il viso familiare, gli occhi sottili e. Irti capelli bruni. Il tempo sembrò rallentare. Brock!
Disperatamente, invocò le ombre per fermare il suo impeto. Atterrò sul suolo della stanza,girandosi di lato mentre i suoi stivali slittavano sul duro pavimento per parecchi metri. Finalmente riuscì a fermarsi davanti all'uomo che era stato fiero di chiamare amico durante i giorni dei viaggi d'allenamento. L'altro suo vero amico, dopo Misty. Verso il quale stava per sferrare un micidiale colpo al viso, nella sua furiosa frenesia.
Per un attimo non riuscì a dire niente stando lì, con la bocca spalancata per la sorpresa. La sua lingua sembrava essere annodata. Non sapeva se sentirsi più imbarazzato per il colpo che aveva quasi dato, o più felice per la prova che uno dei suoi più vecchi amici era vivo.
Brock sembrava fissare qualcosa, sul pavimento di fronte a lui. Ash guardò giù, e notò una foto rotta fra pezzi di vetro infranto. Dalla sua angolazione, non riusciva a capire il soggetto di quel ricordo nel portaritratti.
Vagamente, sentì alcuni passi dietro di lui, dall'apertura lasciata dal corpo di Surge. Trattenne il respiro. Misty.
Brock alzò lentamente lo sguardo dal portafoto rotto e lo guardò duramente con quegli occhi enigmatici.
"Ash." La sua voce suonava morta. Come ad un uomo a cui era stato detto che la persona che amava di più era fuori portata per sempre. Ash potè solo sbattere gli occhi, sorpreso. Perchè Brock era arrabbiato con lui?
"Brock, che c'è che non va?"
"Tu. Tu non vai." Un aura di un orribile colore marrone cominciò ad essere sprigionata dal suo corpo. "Sei sempre stato tu ciò che non andava nella mia vita." Ash fece inconsciamente un passo all'indietro, mentre si asciugava la sottile linea di sudore sulla fronte.
"Io-io non capisco." Allo sguardo di odio intenso stampato sulla faccia di Brock, lo stomaco di Ash si raggrinzì e si tese. "Pensavo fossimo amici."
"Sempre stupido e ignorante," disse Brock lievemente. "Perchè non me lo chiedi, Misty?" rivolse lo sguardo alla persona dietro Ash. "Sei tu, no? Un trucco intelligente, ma solo uno stupido ne verrebbe ingannato." Ash si voltò leggermente e vide il viso amareggiato di Misty.
"Brock, io-io... non ho nient'altro da dirti," bisbigliò. Brock si girò nuovamente verso Ash. Un orribile risata gli deformava le labbra.
"Hai mai saputo per caso, che per un breve periodo, quando tu eri via a giocare con la Lega, io e Misty siamo stati insieme?" Un velo nerissimo cominci• a coprire la vista di Ash. Il suo controllo venne improvvisamente messo alla prova fino quasi a un punto di rottura. La sua bocca e la sua gola sembrarono di colpo secche come il cartone. Si sentì tradito. Sentì di voler morire.
"Io... io non lo sapevo." Misty, da dietro, singhiozzò. "Non sapevo che provassi queste cose per me! Non sarebbe dovuto accadere. Non in questo modo!" Tuttavia non ribattè le parole di Brock. Lo aveva lasciato per correre dritta fra braccia di Brock?Impensabile. Era semplicemente troppo doloroso. Non era andata in questo modo. Non sapeva se il cuore potesse spaccarsi in due, ma era questo ciò che sentiva. Gli veniva da vomitare.
"O no?" continuò Brock, senza guardarla, ma tenendo il suo sguardo pieno d'odio fisso su Ash. "Dopo che aveva visto che razza di bastardo tu fossi, era naturale che passasse a me, uno dei tuoi e dei suoi migliori amici." Scosse la testa, ridacchiando, sebbene Ash non sapesse se stava ridendo di lui o di sè stesso. Chiuse gli occhi, le braccia distese sui fianchi.
"Bene, allora. Se desideri uccidermi, fallo ora."
"Con piacere," disse Brock in tono risoluto, e il suono dello scricchiolio delle sue dita rieccheggiò con forza.
"NO!" urlò Misty, avvicinandosi in uno scatto disperato. Una piccola luce crepitante, una scarica elettrica, si avvolse intorno a lei come una corda, intrappolandole le braccia sui fianchi.
"Non una parola ragazzina," disse Surge. Il gigantesco Maestro di Elettricità, ormai sveglio, stava in piedi dietro di lei, tenendola stretta con la sua frusta di energia gialla. Misty gridò di dolore mentre la scarica si avvinghiava intorno a lei, e l'elettricità rovente attraversava il suo mantello e le arrivava alla pelle. Allora Erika parlò, rendendoli finalmente coscienti della sua presenza. Aveva buttato il cappuccio del suo mantello blu all'indietro, per rivelarsi completamente. Le sue braccia erano alzate, come se stesse per attaccare.
"Tutto questo è una pazzia! E' andata fin troppo avanti-" Ma in quel momento, una rossa colonna di fuoco apparve dal suolo dietro di lei, e una donna con un mantello rosso attraversò il foro da sotto ed afferrò Erika, afferrandole il collo, per tenerla ferma. Erika urlò, il suo elemento era debole contro il fuoco.
"Non interferire, cara," le impose Lara Larame, stringendo la presa su di lei.
"Ora, ci siamo solo tu ed io, Ash," disse Brock determinato. "E presto, ci sarò solo io." Il dolore si accese nello stomaco di Ash, quando il pugno più duro che avesse mai ricevuto lo colpì in pieno petto, sbattendolo all'indietro contro il muro della stanza.
"Muori," sentenziò Brock, facendo seguire un calcio di lato devastante, colpendolo con violenza.

"Abbiamo un'intensa attività al livello otto, Maestro Aya. Davvero intensa!"
"Manderò immediatamente uomini a investigare," replicò Aya a Bill col suo trasmettitore, mentre camminava velocemente col suo piccolo gruppo di Istruttori di Veleno. "Notizie da mio fratello?"
"Nessuna, Maestro. All'ultimo contatto si trovava nel sotto-livello tredici, per investigare su Ashura. Le squadre dalla tre alla sette non danno segni di vita neppure loro, lo stesso vale per i livelli dal tredicesimo al settimo. Ho un brutto presentimento su tutto questo. Magari dovremo evacuare."
"Lo deciderò non appena avremo capito cosa sta succedendo. Siamo totalmente al buio qui! Avrei dovuto prevedere che Ashura avrebbe portato guai!"
"E' una vostra decisione. Ma ogni fuga dovrà avvenire dai moli sottomarini al livello tre. Tutte le uscite di superficie sono inaccessibili a causa del fuoco."
"Vi farò sapere al più presto possibile. E' tutto." Spense il trasmettitore. Si girò verso i suoi uomini. "Livello otto, veloci! Dobbiamo calarci usando i cordoni degli ascensori! Vado al piano più basso per trovare mio fratello!"

"Lasciami andare!" urlò Misty mentre si dibatteva nella presa della frusta elettrica, inconsapevole dell'incredibile dolore che causava ai suoi movimenti.
"Ora, ora, signorina." ridacchiò Surge con voce profonda. "Ora so che sei veramente Mistaria, e quella donna laggiù è Erika. La mia elettricità può facilmente strapparti in due."
"Bel trucco, cara," disse Lara mentre teneva una debole Erika. "Allora ecco come mai un Maestro d'Erba aveva potere su pokemon d'acqua." Strinse il collo di Erika con più vigore, e la sua presa infuocata provocò un urlo di dolore.
Surge lasciò la sua frusta, facendola schioccare e annodandola per intero intorno al corpo di Misty, sbattendola a terra.
"Tu stai qui, donna. Vado a vedere se Brock ha bisogno di un piccolo aiuto. Quel piccoletto è più forte di quanto sembri." Entrò con passo pesante nel buco attraverso il quale Brock aveva fatto passare Ash con un calcio.
"Okay, ma sbrigati a tornare, mi hai sentito?" disse il Maestro di Fuoco mentre le sua braccia si accendevano nuovamente di fuoco per assicurare la presa sulla sua prigioniera.

Ash giaceva sul fianco, con un brutto taglio da qualche parte nella testa che faceva fuoriuscire il sangue che gocciolava fra i suoi capelli e cadeva per terra. Aveva il fiato corto. Aveva smesso di contare per quanti muri Brock l'aveva fatto schiantare. Degli stivali si avvicinavano, dei tonfi verso di lui, macchie che si alzavano e si abbassavano davanti al suo campo visivo, sul pavimento.
"Ancora vivo? Provvediamo subito."
Dolore. Ossa spezzate dall'incontro con un altro muro.
Cadde su lisce mattonelle, fresche al contatto con la sua pelle bollente, che gli scivolarono contro finchè non impattò contro una dura parete situata sotto una sorta di lavandino. Pezzi di uno specchio gli piovvero addosso, alcuni frammenti gli tagliarono il mantello e la pelle. Si trovava in un bagno.
Brock lo seguì implacabile, passando con violenza attraverso il buco che aveva lasciato sul muro ed allargandolo col suo enorme corpo. Tutto ciò non lo rallentò nemmeno un po', il mantello scuro fluttuava dietro di lui, seguendo i suoi rapidi passi.
"Un pervertito nel bagno delle donne," disse in tono disgustato. Un colpo. Questa volta Ash volò contro un gabinetto, frantumando il sedile di ceramica prima di rompere un altro muro. Giaceva in un altro corridoio buio, ma questo aveva un muro di vetro lungo tutto il fianco orientale. Le acque nere dello scuro oceano erano calme, dall'altra parte della vetrata. Magari Brock l'avrebbe calciato contro di quello. Affogare sembrava un modo ironico di morire. Brock lo seguì nel tunnel.
"Perchè non reagisci?" Ash tossì sangue mentre si stendeva supino a terra.
"I-io non posso. Non posso battermi con te. Mi dispiace." Brock sembrò solo arrabbiarsi di più.
"Patetico. E pensare che ho sprecato tutto il mio tempo a complottare quando da sempre avresti ceduto senza lottare. Bene, ora tu-argh!" Fu interrotto quando una luce abbagliante lo sbattè violentemente all'indietro. Ash alzò con stanchezza la testa per vedere... Misty? Scorse i capelli biondi. No, era Valdera. Sembrava completamente furiosa, mentre camminava verso di loro dall'altra parte del tunnel. I suoi occhi blu brillanti ardevano e il suo mantello di un bianco purissimo sembrava dar luce all'oscurità del tunnel. I capelli color sole fluttuavano in modo innaturale nell'aria dietro la sua testa priva di cappuccio.
"Toccalo ancora e morirai." La sua voce rauca era spaventosa, nella sua trasparente minaccia. Brock si rialzò sulle ginocchia, nel punto in cui era stato sbattuto dalla luce. I suoi occhi stretti luccicarono di un marrone maligno.
"Puttana, Lord Garick in persona ha già ordinato la tua morte! Non fermarmi!"
"Nessuno ucciderà Ashura, a meno che non lo dica io," disse pericolosamente Valdera mentre raggiungeva il corpo di Ash.
"Stai diventando una traditrice?" disse dolcemente Brock, alzandosi nella sua completa statura di sei piedi e mezzo. "Seguirai le orme di Ash e ti rivolterai contro la Lega?" Valdera inclinò la testa e incrociò le braccia.
"No, ma farò a modo mio. E quel metodo non include la morte di Ashura."
"Bene, il mio modo invece la include. E ti consiglio di starne fuori."
"Mi stai sfidando, Maestro di Roccia? Il suo mantello bianco sembrò scintillare come il giorno, per un istante. "Ti metterai contro il Maestro di Luce? Al contrario di Ashura, non ho alcuno scrupolo nel battermi." Passò oltre Ash e cominciò ad avvicinarsi a lui, tenendo le mani dietro la schiena. Brock rimase immobile.
"Sei proprio come la tua infedele sorella. Puttane! Puttane tutte quante!" Alla menzione di Misty, gli occhi di Valdera si accesero fino all'inverosimile di blu.
"Osi compararmi a Mistaria? Dovresti saperlo meglio ora!"
"Stupida strega, ho acquisito qualche potere proibito per conto mio dall'apertura del cancello! Onix, attacca! Ti darò il piacere di violentarla, prima di ucciderla!" Dal suolo di fronte a lui emerse la testa dell'immenso serpente di roccia nera, con le fauci spalancate a mostrare gli orribili denti aguzzi di pietra.
Valdera comiciò a correre, il mantello che si spiegava dietro di lei.
"Patetico disgraziato, questo è l'unico modo in cui puoi avere le donne, e fallirai persino in questo. Pikachu, Tuonofusione!" Dal suo palmo aperto, uscì una purissima luce bianca, che diede forma al suo Pikachu color avorio, i cui occhi verdi emettevano un intenso bagliore smeraldo.
Vi furono altre parole e qualche imprecazione, poi tutto si confuse in un incomprensibile brusio mentre Ash sveniva. Stanchezza. Era così stanco.

Il tenente Surge ridacchiò mentre seguiva la traccia di distruzione che Brockn aveva lasciato nella sua opera di punizione dell'assassino e traditore, Ash. Superato l'ennesimo muro, decise che Brock sembrava essersi divertito abbastanza. I suoi stivali fecero un tonfo come se avesse pestato qualcosa di bagnato. Aggrottò la fronte quando notò l'acqua che gli circondava i piedi. Era un bagno, benchè potesse vedere a fatica nell'oscurità della stanza. Passò attraverso un'altro buco sul muro, dietro un piccolo water, e si ritrovò in un altro tunnel, uno con un muro di vetro che mostrava l'oceano dall'altra parte. Là. Notò la piccola massa accartocciata sul pavimento in un groviglio di materiale nero. Ash, il piccoletto. Ma Brock non si vedeva da nessuna parte, mentre girava la testa da una parte all'altra per osservare entrambi i lati del tunnel.
Camminò pesantemente verso il corpo privo di conoscenza, godendo dei forti tonfi che i suoi stivali facevano, causati dalla sua grande stazza, e tirò su il corpo con una mano. Un arto così grande che le sue dita potevano avvolgere più della metà del torace di Ash. Tirò su quell'inutile mucchio di stracci, portando il volto del ragazzo all'altezza del suo, il mantello nero a brandelli che si accasciava intorno al corpo svenuto.
Un bel ragazzino debole, pensò Surge mentre studiava il viso privo di conoscenza del ragazzo, i capelli neri arruffati che gli cadevano di fronte agli occhi. Carino quasi come una ragazza, se non fosse stato per il tratto mascolino delle sopracciglia e le dure labbra. Tuttavia nemmeno la traccia di un filo di barba. Era dura credere che quello lì potesse combattere come i demoni dell'inferno.
Stiracchiando le dita avvolte attorno al torace del ragazzino, Surge pensò di sbatterlo da qualche parte. Avrebbe risparmiato a Brock la fatica, quando fosse tornato da qualunque luogo si trovasse. Cominciò a stringere la presa.
Le palpebre si spalancarono brutalmente e degli occhi che brillavano di un color rosso sangue lo fissarono. Surge spalancò la bocca mentre tutti i suoi muscoli si bloccavano, improvvisamente paralizzati. Non riusciva a muoversi! Silenziose come la morte, ombre nere annebbiarono lo spazio tutto intorno al mantello nero, e quando sparirono, le ferite e gli strappi erano spariti. Anzi, non erano mai esistiti.
Un orribile ghigno si formò sotto gli occhi coperti di luce rossa.

Il nono piano era completamente distrutto, e i due pokemon elettrici si battevano fino alla morte. I muri sembravano bucherellati come formaggio svizzero, mentre scariche gialle e nere entravano in contatto e si scontravano con potenti scintille e crepitii.
"RAI!" urlò Raichu mentre riusciva a dare un Megapugno alla veloce massa nera ed indistinta, sbattendola a terra.
"PIKA!" il topo nero rimbalzò sul suolo per colpirla al petto, forzandola ad indietreggiare. Non importava quello che faceva, il pikachu indemoniato sembrava semplicemente ignorarla e continuare a combattere. Infatti, credeva che si stesse limitando a trattenerla, che stesse lottando con lei solo per impedirle di attaccare il Maestro cattivo. Non aveva veramente alcun senso, dal momento che lei era molto più grande dell'altro topo elettrico e avrebbe dovuto sconfiggerlo facilmente. L'evoluzione in ombra, però, la spaventava. Ma, in quel momento, il pikachu nero smise di muoversi come paralizzato. Si fermò sulle quattro zampe, con la coda seghettata per aria e uno sguardo distratto sul muso. Era finalmente riuscita a ferirlo? Si era stancato? Ma che importava, questa era la sua occasione! Raichu lanciò un urlo di guerra mentre richiamava ogni energia per un Tuonopugno e scattava verso di lui.
Gli occhi blu del pikachu sbatterono una volta e diventarono rossi.
Fu l'ultima cosa che Raichu vide, prima che tutto diventasse scuro.

Lacrime di dolore bagnavano gli occhi di Misty mentre tentava ancora di liberarsi dalla luce che la teneva prigioniera. Si lasciò sfuggire un gemito mentre l'appuntita catena bollente sembrava stringersi ulteriormente intorno alle sue braccia.
"Non serve a niente, Mistaria, cara," disse Lara nell'accento della sua regione. Poi fece una piccola risata. "Non è fantastico? Ho le assassine di mio marito proprio qui alla mia mercè. Come vi piacerebbe morire?" Strattonò violentemente le braccia che stavano ancora tenendo Erika prigioniera, ed ella era troppo indebolita dalle fiamme per resistere.
"Eri sposata con Blaine?" chiese stancamente Erika. Ma riusciva comunque a sembrare meravigliata. La voce di Lara divenne improvvisamente minacciosa.
"Ci trovi qualcosa di strano?"
"Ma, eh, non era un po' vecchio?" Lara si limitò a uno sbuffo sprezzante.
"L'età non conta quando c'è il vero amore. Il nostro era caldo come le fiamme che producevamo. Sei sempre stata così sciocca, Erika, pensando che l'aspetto fisico fosse la cosa più importante." Erika rimase in silenzio per alcuni attimi.
"Forse hai ragione, ma non lo abbiamo assassinato. Era legittima difesa." Lara scosse la testa.
"Allora non avreste dovuto mettere il naso negli affari della Lega! Comunque, credo che vi spaccherò il collo. Dopo tutto, e così che avete ucciso mio marito. Spero che il suo spirito si stia divertendo assieme a me!" disse Lara. Misty replicò ancora.
"No, uccidi me e lascia andare Erika!" pregò. "Sono stata io a dare il colpo di grazia." Non le importava morire. Ash probabilmente la odiava ora, per quello che gli aveva detto Brock. Si era rivolta a quel suo amico per cercare conforto in quei giorni lontani. Ma non aveva mai provato lo stesso che aveva sentito per Ash. Non aveva nemmeno mai saputo cosa provasse Brock per lei; credeva che stesse solo cercando di esserle amico. Era tutto un malinteso, ma la faceva stare male lo stesso; aveva ancora quella sensazione di sentirsi stringere lo stomaco, sin da quando Ash l'aveva guardata con quegli occhi pieni di amarezza per il tradimento subito.
"Nah," disse Lara, rifiutando l'offerta. "Le mie fonti mi hanno detto che fu Erika che ti ha dato via libera per ciò che hai fatto. Perciò morirà anche lei. Cominciamo subito-"
Misty chiuse gli occhi.
Un abbagliante luce dorata. Poi un breve silenzio.
"Misty?"
"Erika?" Misty si azzardò ad aprire gli occhi e si girò sul pavimento, verso la sua amica. Erika si stava rimettendo stancamente in piedi, il mantello blu che indossava stava fumando per il fuoco che l'aveva bruciato. Lara Larame giaceva a terra, con gli occhi chiusi.
"Che è successo?" Erika si avvicinò a Misty e strappò la corda elettrica con le mani.
"Non lo so. Stava per rompermi il collo e io mi stavo preparando ad incontrare il creatore, ma poi è caduta all'improvviso a terra." Misty si alzò in piedi, barcollando un po' a causa delle sue ferite. "E'-è morta?"
"Penso di sentire il suo russare. Sta dormendo."
"Non avrai-" Misty gesticolò con le mani.
"No, sai come mi indebolisce il fuoco. Non avrei potuto usare i miei poteri per addormentare neanche se ne fosse valso della mia vita -benchè fosse proprio così." Aggrott• la fronte. "Non credo sia un sonno indotto da un veleno. E' probabilmente qualcosa di psichico."
"Psichico," ripetè Misty pensierosa. "Comunque." Camminò verso il corpo addormentato di Lara, e pose le sue mani su di lei. I suoi occhi brillarono di un'abbagliante luce azzurra e una nebbia bianca discese dalle sue mani. La nebbia si tramutò lentamente in ghiaccio, e un minuto dopo Lara era avvolta in una gelida prigione. "Questo la terrà a bada," disse fermamente. Poi si voltò nuovamente verso Erika. "Devo andare a cercare Ash, ora." Si asciugò una lacrima dagli occhi. Erika le diede un sorriso incoraggiante.
"Sapevo lo avresti detto." Le sue sopracciglia si unirono. "Ma ho l'impressione che questo posto esploderà presto, quindi andrò a cercare i miei Allenatori d'erba e le altre persone, e poi uscirò da qui il più presto possibile. Ci incontriamo al sottolivello tre, ai moli sotterranei. Ma naturalmente non ce ne andremo senza di te. Ora, trova il tuo fidanzato e tirati fuori di qui!" Misty le diede un forte abbraccio.
"Grazie, Erika, ma lui non è il mio-"
"Salta questa parte," la interruppe Erika. "Puoi smettere con le inutili scuse, solo... ridammi indietro il mio mantello." Misty rise, sentendosi meglio.
"Certo."
Rapidamente, scambiatisi i mantelli e dopo aver rigenerato i tessuti strappati con energie elementali, sebbene ancora l'una negli abiti dell'altra, Misty seguì il tunnel di detriti per trovare Ash.

Si trovavano nei quartieri dei soldati, una larga sala scura riempita di cuccette singole. Di essi, molti giacevano ora distrutti dalla battaglia. L'unica sorgente di luce era la donna intrappolata nelle enormi spire di un enorme serpente di roccia scura, al centro dello stanzone.
Brock ridacchiò esultante, mentre il suo enorme onix stringeva la strega. "Così, Onix, stritola la sgualdrina!" Stava piegato su un ginocchio, sanguinando dai numerosi tagli sotto il mantello marrone. La strega e il suo pikachu erano odiosi. Non poteva aspettare per averla, specialmente dal momento che somigliava così tanto a Misty. Magari sarebbe stato come fottersi Misty stessa. Poi avrebbe potutto paragonarla a lei più tardi. Ora avrebbe scoperto se lo divertivano di più le bionde o le rosse.
Valdera stava ansimando, mentre veniva sollevata verso l'alto, sospesa e intrappolata nelle spire del serpente gigante. Il suo squisito viso era calmo, nonostante tutto.
"Vedo che sei diventato più potente."
"L'elettricità non può reggere contro la roccia," gongolò Brock. "Specialmente se la roccia possiede gli elementi del Proibito. E ora tu dovrai-" Un'enorme esplosione interruppe il suo discorso. Rocce e ferro stritolati del muro schizzarono verso di loro come una nube ardente. Brock grugnì di dolore mentre si faceva scudo con il braccio sul viso, mutando poi il suo corpo in roccia per resistere all'impatto coi detriti.
"Chi osa?" urlò Brock mentre cercava la fonte dell'esplosione con gli occhi. Due incorporei occhi rossi scintillanti fluttuavano nell'oscurità delle ombre. Poi si avvicinarono verso la debole luce emessa dall'aura di Valdera. Una figura avvolta in un mantello nero, che galleggiava sinuosamente anche nell'aria immobile. La testa era scoperta, rivelando capelli scurissimi, anch'essi fluttuanti come me attraversati da un uragano.
"Ash," disse Brock in un tono pieno d'odio. Poi vide i due pozzi sanguinolenti che avevano preso il posto degli occhi e capì.
"Sabrina? Sei lì? Bel lavoro per averlo riportato sotto controllo!" Silenzio. Poi una voce.
"Sabrina non è qui." Era delicata. Brock lo guardò confuso.
"Cosa?" La figura alzò le mani verso la luce, rivelando qualcosa che stava trasportando. Un braccio. Smembrato, lungo e piuttosto muscoloso, avvolto in qualche brandello di stoffa gialla. Il sangue gocciolava dal lato ferito, dall'osso rotto che emergeva dalle carni strappate.
In un atroce istante e senza preavviso, il braccio ferito divenne nero e si ridusse in cenere fra mani della figura. Poi la polvere scura venne scagliata in aria, come riso a un matrimonio. L'ombra sotto gli occhi scintillanti di rosso che era la bocca sorrise malvaglia. Fece un passo avanti, e una piccola esplosione squarciò il pavimento di fronte ad essa, con una piccola ombra che balzava in aria e atterrava sulla spalla di quella specie di fantasma nero. Altre piccole chiazze ardenti. Pikachu.
"Così, Ash, hai ucciso Surge," disse Brock lentamente, scuotendo la testa. "Ucciderai tutti i tuoi vecchi alleati alla Lega?" Gli occhi della figura brillarono di un rosso più intenso.
"Io sono Ashura, ed ucciderò tutti quanti."
La terra tremò alle sue parole. Tutto sembrava tremare e restare saldo allo stesso tempo; un rumore che squarciava l'aria, una profondissima nota bassa che faceva tremare le ossa; ma tutto era silenzio, e la pace regnava fra loro.

La Base Ribelle di Sud Lavender era una meravigliosa costruzione sotterranea. Progettata da Bill stesso, tredici livelli di sofisticata tecnologia assicuravano un confortevole e segreto santuario ai ribelli contro la Lega dei Pokemon. Era il posto più grande che la Ribellione potesse chiamare casa. Una parte della sua bellezza consisteva nel come ogni tunnel più basso e più ad est fosse coperto da una vetrata, per mostrare il profondo oceano.
Ma ora la bellezza del complesso sarebbe stata anche la causa della sua morte.
Simultaneamente, ogni vetro dei tunnel della base andò in frantumi, come un bicchiere colpito da una pallottola. Istantaneamente, acqua nera si infiltrò come una marea in ogni braccio di ogni tunnel. Centinaia di milioni di tonnellate di liquido affollarono gli spazi vuoti, con la forza di una montagna che cadeva.
Dentro le acque, innumerevoli orribili squame schioccavano, grosse fauci grondavano di veleno.

Il Dottor Proctor gemette mentre si asciugava gli occhi, strofinandosi la fronte dolorante. L'ultima cosa che si ricordava era qualcosa di giallo che lo pugnalava in faccia, e un dolore alla testa. Pensava di essere sicuramente morto, ma eccolo lì, come appena svegliato, vivo e vegeto. Intorno a lui, altre persone incoscienti cominciavano anche loro a svegliarsi.
Ma durò poco. Il terreno cominciò a vibrare pazzamente, proprio come se la base fosse seduta su una motosega gigante. Il suono di un tuono sembrò risuonare intorno a loro, benchè fosse impossibile che il tempo fosse diventato così brutto da poter essere sentito così in profondità.
E poi un fiotto di liquido li raggiunse. Due maree opposte colpirono da entrambi i lati, schiacciandoli come insetti fra due mani umide. Quelli che furono più sfortunati e non furono uccisi all'istante dall'impatto furono invece sbranati da un brutale drago d'acqua, un mostro di squame nere e fiammeggianti occhi rossi. Un Gyarados Proibito.
Il Dottor Proctor fu sfortunato.

"Priiiii! Toge, toge!" Qualcosa le stava schiaffeggiando la faccia. Giselle si svegliò di colpo. Una strana creatura a forma d'uovo era seduta sul suo petto. L'essere sgranò gli occhi, sorpreso.
Lei urlò spaventata, e si gettò di lato, cadendo dal letto.
"Sta lontano!". La cosa a forma d'uovo la guardò, un'espressione ansiosa sulla faccia spaventosa.
"Priii, toge, priii!" Giselle sbuffò mentre si sfregava la fronte.
"Zitto, mi stai facendo venire mal di testa." E poi la porta venne aperta con uno schianto, e lei si girò velocemente per vedere chi fosse entrato. Era Joe, il suo viso semplice con un'espressione di assoluto terrore dipinta addosso.
"Giselle! Grazie a Dio ti ho trovato! Ho cercato il tuo cinturino con il mio scanner per un bel po'. Dobbiamo uscire da qui!"
"Cosa c'è che non va?" Giselle sapeva che Joe era uno scervellato, nonchè un pessimo allenatore, ma sapeva che, quando era così spaventato, doveva esserci qualcosa di sostanzialmente sbagliato.
"Non hai notato che il suolo trema?" urlò Joe. "I vetri dei tunnel sono stati spaccati! E come se non fosse abbastanza, l'acqua che sta entrando nella base è piena di pokemon proibiti! Sarà qui a secondi!" Giselle si girò verso la porta aperta. Poteva chiaramente sentire il suono familiare di acque scroscianti, ma, allo stesso tempo, ruggiti alieni che la spaventavano anche più di quella cosa a forma d'uovo.
"Che facciamo?" disse Giselle in preda al panico. "Penso che la corrente sia andata via, non c'è modo di uscire di qui in tempo, neanche con gli ascensori!" Non riusciva a crederci. Stava per morire. Era troppo bella per morire. Vivi in fretta, muori giovane, lascia un bel cadavere, era quello che diceva il detto, ma le sarebbe stato negato persino quello, dopo che i Pokemon Proibiti avessero finito con lei. Trasalì quando la cosa a forma d'uovo urlò ancora.
"Toge priiii!"
"Che vuole?" chiese Joe, inginocchiandosi. L'ovetto comiciò a trafficare con le dita. La vista di Giselle ondulò come se l'aria fosse scossa da un'ondata di caldo.
Una luce gialla.
Un secondo dopo, un'ondata di acque nere entrò con violenza nel corridoio riempiendo la stanza in un istante. I gyarados erano confusi: avevano percepito cibo in quella stanza, solo un istante prima. Ma ora era sparito.

"Io sono Ashura, e ucciderò tutti quanti." Misty fu scioccata da quelle parole, che seguirono un violento impatto nella stanza comune dei soldati. Che stava succedendo?
Una luce bianca tremò davanti a lei, e scorse la sua sorella gemella che scivolava dalle strette spire di un onix, agile come il sole attraverso un vetro.
"Che c'è che non va?" Persino Valdera sembrava preoccupata.
"Uccidere tutti?" disse Brock prendendolo in giro. "Lo dici come se fossi una persona diversa." Ash lo fissò con quegli spaventosi occhi rossi.
"Si. E la tua anima la riserverò per ultima."
Oscurità. Misty spalancò la bocca stupita quando la luce sparì, lasciandoli all'improvviso in un buio totale e completo. La sua vista di notte era buona, ma persino lei non riusciva a vedere niente in quest'orribile tenebra. Poi arrivò il forte suono di un duro impatto. E quello di un corpo che cadeva.
Assieme a quel tonfo, la luce ritornò con la stessa fretta con cui era scappata. Misty sgranò gli occhi fissando il corpo svenuto di Brock, coperto dai segni di migliaia di colpi; ognuno sembrava aver colpito un punto vitale. L'attacco doveva essere stato così veloce, che il singolo impatto che si era sentito doveva essere stato quello di tutti i colpi uniti insieme.
Ancora più incredibile, l'onix che prima stava dietro a Valdera ora non era altro che una pila di polvere, sparso sul pavimento. Ash sembrava essere rimasto al suo posto, come se non si fosse mosso. Ma il fumo che gli usciva dai pugni dimostrava ben altro. Ash fece una grossa risata mentre alzava la mano. Una palla d'ombra si materializzò dal suo palmo aperto, e lui la lanciò verso il corpo di Brock, che sembrò inghiottito dall'energia oscura, e scomparve dentro di esso. Poi l'energia tornò sulla mano aperta del suo proprietario.
"Okay," disse sarcasticamente, "Ho preso un Brock." Ridusse la palla alle dimensioni di una biglia e la piazzò sotto la mantella.
"Non capisco," bisbigliò Valdera, "Ma lo scoprirò. Fino ad allora, sayonara." Il suo corpo brillò di bianco e se ne andò.
Istantaneamente la stanza cadde di nuovo nel buio, un'oscurità ben diversa da quella che aveva impedito a Misty di vedere, prima.
Poi le porte si spalancarono, e un gruppo di sei uomini in vestiti purpurei e armature che li identificavano come Istruttori di Veleno entrarono con violenza.
"Ashura!" urlò il capo gruppo. Aveva capelli marrone scuro, e una catena in una mano. "Sei accusato dell'omicidio volontario del Maestro Koga!" Cominciarono a circondarlo.
"No!" url• Misty disperata. "Andate via! Verrete uccisi!"
"Maestro Mistaria, anche voi siete accusata di complicità col criminale!" ordinò l'Istruttore capo. "Ora restate-"
Il corpo di Ash cominciò a brillare di nero, un'aura di pura ombra con sprazzi di luce ebano. Un'orribile oscurità cominciò a discendere nella stanza. Occhi rossi come il sangue brillarono come l'ultimo raggio di sole al tramonto.
Misty cominciò ad indietreggiare, quando una forma allungata si materializzò davanti a lei. Un mantello, lo scuro blu porpora del crepuscolo. Vide occhi blu scuro che la fissavano da sotto lunghi capelli neri, una ciocca dei quali brillava di riflessi verdi.
"Misty. Va ora." La voce era calma, priva di emozione.
"Sabrina?" Misty indietreggiò, innervosita dall'improvvisa apparizione della più potente indovina del mondo. "M-ma Ash-"
"E' il destino. Non puoi fare nient'altro che morire, qui, e quello non è il tuo scopo." Misty si irrigidì.
"Non me ne andrò senza Ash! In un qualche modo devo tirarlo fuori da... da qualunque stato si trovi in questo momento, e, e-"
"Non avere paura per lui. La sua ora non è ancora giunta. Lo vedrai ancora. Presto. Ma va. Ti porterò io."
Misty stava per ribattere ancora, ma si fermò quando gli occhi di Sabrina brillarono d'oro. L'aria ondeggiò e il mondo sembrò diventare confuso. Chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si trovava nei moli sotterranei del sottolivello tre. Di fronte a lei c'era la baia sottomarina, un corpo d'acqua semicircolare chiuso da muri di pietra curvi tutt'attorno. Solo le navi che avevano la capacità di sommergersi erano capaci di arrivare fino a lì, dovendo attraversare un breve dedalo sommerso per andare e venire dal mare.
Una brezza leggera creata dall'acqua soffiò sul suo viso caldo e le scompigliò i capelli, scostandoglieli dagli occhi. Stava sul bordo squadrato del molo, sulla banchina di cemento proprio di fronte alla nave lucente, dalla forma uguale a una nave da corsa ma più larga e più curva, circa cinquanta piedi per venti di acciaio. Anche la cabina sul ponte era anche lei progettata per una gara, con le finestre dipinte di nero. Lo scafo era di un bianco lucente e sul lato vi era dipinto il nome della nave, 'Waterflower'.
I suoi occhi erano fissati su quel nome come sulla colla.
"Oh, cielo! E' la nostra sorellina!" disse una voce spumeggiante. "Sì, si è veramente tinta i capelli di nero!"
Quella voce! Misty si girò immediatamente per vedere tre belle donne in succinti abiti da marinaio che camminavano verso di lei, una in rosso, una in verde e una in giallo. Le sue sorelle! Daisy, con lunghi capelli ondeggianti che le arrivavano fino alla vita. Era stata la più alta delle tre, sebbene ora Misty la superasse di qualche centimetro. Violet, capelli blu come il mare della stessa lunghezza della sorella, alcuni centimetri più bassa di Daisy. Ed infine Lily, i capelli rosa lunghi fino alle spalle, la più bassa delle sue sorelle. Tutte avevano occhi blu come l'oceano, blu come quelli di Misty. E di Valdera. era Lily che l'aveva chiamata per prima.
"Quanto tempo che non ci vediamo Misty," disse Violet in una voce più riservata, ma ovviamente ancora gioiosa.
"Grazie al cielo sei qui." Daisy sorrise gentilmente alla sua sorella più giovane. Misty corse loro incontro e le abbracciò, mentre le lacrime le rigavano il volto.
"Daisy, Violet, Lily, non ci posso credere! Pensavo foste tutte morte nelle Guerre Oscure! Che ci fate qui?"
Daisy ricambiò l'abbraccio, poi fu la prima ad indietreggiare.
"Ora, ora, Misty, abbiamo un po' di fretta." Indicò tutte le persone che si rifugiavano correndo alla grande nave. "Credo che dovremo uscire di qui mentre ancora è possibile. Le domande a dopo." La voce di Duplica la chiamò da dietro.
"S, Misty! Sbrigati ed entra, così ce ne possiamo andare! Erika, i suoi allenatori e tutti gli altri sono già qui! Persino Giselle e Joe!" Una pausa. "Sembri così strana coi capelli scuri," disse poi in tono scherzoso.
"Erika ha detto che si laverà via in un giorno." Misty si girò per vedere Duplica, a prua della nave, col solito vestito leggero e provocante. I suoi lunghi capelli blu stavano ondeggiando leggeremente nella brezza creata dall'acqua. Lily cominciò a spingerla da dietro, verso il pontile d'imbarco.
"Andiamo!" gridò eccitata."Dov'Š Ashy?" chiese poi Duplica, improvvisamente preoccupata. "Non lo vedo insieme a te." Il suo improvviso buon umore vol• via come non fosse mai esistito.
"Noi- noi abbiamo dovuto andarcene senza di lui," disse Misty, sentendo le lacrime invaderle gli occhi. "Ma Sabrina ha detto che starà bene." Duplica la fissò terrorizzata.
"Sabrina?"
"Come ho detto," ordinò Daisy fermamente, "Avremo un mucchio di tempo per parlare, una volta che saremo al sicuro fuori di qui. Ora ragazze, usciamo da questo buco!"
Rapidamente, la lucente Waterflower si staccò dai moli e si immerse nelle acque nere, cominciando a guadagnare velocità per evitare ogni gyarados che cercava di attaccare. Lasciarono la base Ribelle sommersa dietro di loro. E giusto in tempo, mentre tutto il monte sembrava sgretolarsi.

Le nuvole blu scuro sopra Sud Lavender stavano luccicando in modo innaturale, vorticando impassibili sulla base. Da esse, un immenso tuono cavalcò l'aria, scuotendola col suo rombo. Cominciò a soffiare un vento violento, che fece roteare le acque dell'oceano orientale come in un terremoto. Un'ondata alta trenta piedi sbattè contro le coste andando a sbriciolare la nera sabbia. L'odore di ozono riempiva l'atmosfera.
Presto, brutalmente, la tempesta eruttò in un rimbombante crescendo, un'ululante cacofonia di puro caos, in un'imponente scarica di tuoni neri, elettricità saettante, energie elementali al loro culmine. Dal profondo della terra, all'interno della base sommersa, una voce solitaria urlò.
" "Apocalisse Oscura."
Seguendo l'ordine, i venti gridarono e la terra tremò, mentre la un'ombra si gettava dai recessi della terra, correndo verso la persona, e il suo pokemon, che avevano richiamato quel potere. Un'immensa sfera di tenebra si espanse in ogni direzione, trasformando ogni cosa che incontrava in ombra; la stessa persona che l'aveva provocata non avrebbe mai voluto neppure concepire una cosa simile.
Nel raggio di un miglio, ogni cosa smise di esistere.

La mattina non era una mattina, era un istante cupo e scuro. Nuvole blu scure turbinavano in cielo, le stesse di sempre, da quando era stato aperto il cancello, che vibravano innaturalmente, ancora risentendo della distruzione del giorno prima. La ripercussione del disastro stava ancora avendo conseguenze sulla natura, la forma stessa della terra intorno all'area danneggiata era stata mutata radicalmente. C'erano montagne dove prima c'era stata acqua, e acqua dove c'era stata terra. Molte delle rovine di Lavender Town erano state distrutte, sommerse dal mare, ma stranamente la torre dei Pokemon si ergeva ancora nel cielo, indomita, avvolta dai graffiti demoniaci delle sue curve pareti nere.
Tre miglia a sud-est, dentro l'oceano, le acque nere che riflettevano il cielo si alzavano e si abbassavano in onde increspanti. Non c'erano tanti detriti fra le onde, come ci si sarebbe aspettato; l'esplosione non aveva frantumato. Aveva cancellato.
Aggrappato alla vita e a un pezzo di legno, c'era una figura svenuta, con un mantello fradicio e uno zaino, strettamente avvinghiato a quel salvagente improvvisato. Nascondeva il volto inconscio sui polsi incrociati. Il solo sopravvissuto alla distruzione. Ma anche il suo istigatore.
Vicino a lui, una bianca nave lucente emerse dai flutti, tranquilla. Un riflettore brillò sulla cima della grande barca, inondando di luce la figura che galleggiava nell'oceano. Una donna dai capelli rossi e con un mantello blu sbucò dal cabinato e si tuffò nel nero oceano. La donna nuotò a stile libero verso il naufrago privo di conoscenza, lo prese per la vita e lo riportò sulla nave, spingendosi con la mano libera e con potenti calci dei piedi.
Una corda fu calata dalla nave, per riportare i due a bordo.
"Sta bene?" chiese Duplica, mentre Misty si sedeva, riposandosi dalla nuotata. Bruno esaminò l'incosciente Ash. Pikachu, anche lui svenuto, giaceva vicino a lui, il suo pelo nero grondante acqua marina. Il topo elettrico era dentro lo zaino anch'esso fradicio, sebbene l'interno fosse più asciutto di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, visto che il materiale marrone era idrorepellente.
"Sembra a posto. Almeno non ha bevuto acqua."
Misty si trascinò a fianco di Ash. Le sue guance erano bagnate, sia per l'acqua dell'oceano che per la lacrime.
"Te l'avevo detto che sarebbe sopravvissuto." Misty alzò lo sguardo per guardarla, con le mani dietro la schiena, il suo mantello color crepuscolo e i lunghi capelli immobili nonostante la brezza marina.
"Perchè ci stai aiutando?" chiese con voce sottile. "Non sei una della Lega?" Sabrina scosse la testa.
"Non devo fedeltà a nessuno, se non al destino." "E allora qual Š il nostro?"
"Quello che vivrai. Ma ora Š questo." Li fissò con gli occhi blu scuro spalancati, sinistri ma straordinariamente belli. "Per sconfiggere la profezia, devi fare questo. Distruggere le anime che l'hanno realizzata. Distruggi i Quattro Grandi, e il Signore della Lega." Guardò attentamente la piccola pokeball che era scivolata dal mantello nero e fradicio di Ash, fin sul pavimento della nave. "Ne hai già uno." p>

Fine della nona Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Demone d'Ombra
Tipo: Ombra
Tutta la luce viene assorbita. La vera natura di questo attacco è ancora ignota.


Nd^Kane^: *in origine, lo scioglilingua in inglese era "she sells seadras at the seashore", che in italiano suonerebbe come "lei vende seadra sulla spiaggia". Non ero in fase... creativa, per cui non ho trovato nulla con cui sostituirlo, perciò ho messo qualcosa di tradizionale^_^.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Parte 10 - Risentimenti ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

PARTE 10: RISENTIMENTI

Freddo. Un gelo pungente. Abbracciandosi attorno alle spalle magre, falde del suo mantello blu ghiaccio le venne soffiato in faccia dal vento che le correva dietro. Fissò la distesa del vasto oceano, nero e agitato. Su quello scoglio che sembrava fatto interamente di ghiaccio, una figura rimaneva muta e immobile, anche se, appoggiata sulla punta dei talloni, sembrava sul punto di scivolare. Un freddo che accompagnava la sua anima gelida. Era quello che era, in fondo. A dire il vero, non sapeva come potesse essere ancora viva, col cuore ormai fermo e ghiacciato.

Occhi verde-mare luccicarono un istante. Poteva sentirli arrivare. Si nascose nel mantello per aggiustare gli occhiali che stavano scivolando lungo il naso. Tornò a fissare il mare.

E aspettò.

Incoccare. Tirare. Scoccare. La freccia sembrò emanare un tenue riflesso mentre volava sul mare nero. Il lontano urlo di un gyarados, mentre l'aguzzo dardo di legno, acciaio e penne centrava uno dei suoi adirati occhi rossi. Perfino da quella distanza, il grido di morte venne udito distintamente, sostituito subito da un gorgoglio, poi da silenzio. La scagliosa testa nera affondò nelle acque turbolente. Comunque, altri gyarados sembrarono voler sostituire quello morto. Il branco seguiva la nave bianca, instancabile.

Ash abbassò il grosso arco lungo e afferrò un'altra freccia dalla faretra al suo fianco. Aveva una grandiosa visuale, dalla posizione a poppa; il fondo al grosso vascello. Le sue gambe ciondolavano oltre il parapetto, in alto, rivolte alle acque rese ribollenti dalle eliche della nave. Nell'ultima ora, il cielo si era fatto sempre più brillante, allontanando l'impenetrabile oscurità che era calata sul mondo da quando la profezia della morte era iniziato, e stava quasi brillando di bianco. Sembrava luce riflessa dalla terra, dai blocchi di ghiaccio che spuntavano sempre più numerosi mentre continuavano verso sud-ovest. Come risultato, il vento era di un gelo insopportabile, e ghiacciava il fiato. Ma ad Ash non importava. Cercava di non pensarci, mentre il suo sguardo si ostinava sul branco di gyarados che li seguiva da ormai due giorni. Ma le sue dita toccarono aria. Vuote. Sempre in silenzio, guardò Pikachu, che si era seduto sulla sacca del suo arco, gettata disordinatamente sul legno del ponte, dietro di lui.

Prese un'altra freccia. Incoccò. Tirò. Scoccò. Un altro grido di morte. Non gli era mai piaciuto uccidere i pokemon. Infatti, un tempo avrebbe dato la sua vita per salvare quella di uno di essi. Ma questi erano diversi. Erano mostruosità - creazioni fallite. Non si sarebbero mai fermati, prima di distruggere ogni creatura vivente in Terra.

Sentì un portello aprirsi dietro di lui, e la presenza di una persona, ma continuò a concentrarsi sull'arco e sulla freccia. Incoccare. Tirare. Scoccare. Un altro urlo.

"Ehi, Duplica," disse senza voltarsi. Una pausa. Poi una leggera risata.

"Immagino sia stata la mia troppo sensuale presenza a farmi notare," disse con noncuranza. Poi, in un tono più serio, "Così, Ashy, ecco dove ti nascondevi. Ci stai evitando da quando sei tornato cosciente." Lo osservò centrare un altro gyarados, lontano sull'orizzonte. "Mi sembrava che fossero diventati di meno." Si sedette accanto a lui, le gambe a penzoloni oltre il parapetto, a puntare l'acqua. "Posso sedermi, vero? Non ti vedo più da quando..." esitò. "Da quando ci siamo divisi." Accennò col capo.

"Fai pure, solo, evita ogni nome che inizi per M." Lui abbassò l'arco e la guardò. "C'è qualcosa che stavo pensando da molto. Dimmi la verità, Duplica. Che è successo realmente a Cerulean?"
"Ahem." Si pettinò i capelli che il vento aveva gettato nei suoi occhi. "Vuoi dire che non ricordi?"

"Evidentemente," rispose lui aridamente.

"Misty non te l'ha detto?" Lui aggrottò le ciglia.

"Ti avevo detto di non nominarla nemmeno."

"Cosa c'è di sbagliato in voi due?" disse lei esasperata. "Da soli, sembrate così tristi, ma quando siete assieme non sapete altro che litigare-" Lui la interruppe.

"Duplica, non tentare di cambiare argomento." Per un momento lo fissò con aria testarda, poi si voltò verso l'oceano.

"Bene, per farla breve, ecco... ci hai attaccato. Soprattutto Mis, volevo dire, sai-tu-chi."

"Cosa?" Sapeva che era successo qualcosa, ma non quello che Duplica aveva appena detto.

"Pika!" anche Pikachu ascoltava scioccato. Duplica giocherellò nervosamente con le dita.

"Sembrava che fossi fuori di te... senza emozioni, nulla. Credo che ti abbiano fatto un lavaggio del cervello...." Ash cercò disperato fra i ricordi opachi di quella notte. Lui e Pikachu stavano quasi per distruggere Cerulean, quando qualcuno... Sabrina... Sabrina lo aveva colpito con un attacco psichico. E poi, niente. Evidentemente era stato sconfitto... Duplica continuò affrettatamente. "Ma non ci hai fatto nulla di serio -a noi. E Mist- dicevo, tu-sai-chi, è ancora in piedi e cammina, quindi non hai fatto nulla nemmeno a lei. E sei di nuovo normale, o quasi. Quindi dov'è il problema? E' stata quella puttana bastarda, Sabrina. Di cui, aggiungo, non mi fido per niente. Prima viene da noi e ci dice le sue storie sulla distruzione dei Quattro Grandi e di Maestro Garick, poi scompare." Ash si concentrò.

"Il fatto è che non ricordo neppure ciò che è successo a Sud Lavender." I suoi occhi si chiusero. "Dopo che Brock mi ha colpito, è tutto confuso." Al pensiero di Brock, la sua gola si chiuse. Era terribile. Il suo vecchio, caro amico. Era come se avessero fatto saldare uno dei pilastri della sua esistenza. Sarebbe dovuto sentirsi oltraggiato dal vedere lui e Misty insieme, ma per qualche motivo, sentiva solo un vuoto. Se Misty amava davvero Brock, cosa aveva da dire in proposito? Forse avrebbe solo dovuto congratularsi con loro, e basta. Scosse la testa. "Non so neppure come lo abbiamo catturato."
"Brock? Mist- voglio dire, tu-sai-chi, mi ha detto che dopo che ti ha fatto svenire, Brock e Valdera si sono messi a lottare, e hanno distrutto tutta la base. E uh... c'è stato un qualche tipo di reazione fra l'elemento di Valdera e il Pokemon Proibito e noi lo abbiamo preso... o giù di lì." Lei si strinse nelle spalle "A questo punto, è arrivata la squadra di soccorso e ha evacuato quasi tutti."

"Quasi?"

"Ecoo, Koga ed Aya non erano da nessuna parte, e un altro po' di gente, uhh..." ondeggiò la sua mano. "Di cui non posso ricordare completamente i nomi." Poi schioccò le dita. "E poi ci sei tu, chiaramente, chi sei stato pescato in mare il giorno dopo, ma questo lo sai già." Un'improvvisa folata di vento gelido corse fra i capelli blu di Duplica e lungo la guancia. Lei rabbrividì sotto il lungo giaccone che indossava sopra le spalle snelle. "Brrrr... sbaglio o fa sempre più freddo? Potendo mi trasformerei in una pecora, ma quei Proibiti ci troverebbero, se osassimo anche solo provare ad disturbare l'equilibrio energetico, qui all'aperto." Si strofinò le mani. "Perciò, ho dovuto farmi prestare qualche vestito vero dalle sorelle di M- sai-tu-chi."

Ash spostò nuovamente la sua attenzione sui gyarados che li seguivano e con una mano rimise a posto una ciocca di capelli neri che il vento gli aveva gettato in faccia.

"Sì, anche se siamo vicini alle Seafoam Island, e teoricamente dovrebbe fare più caldo visto che ci avviciniamo a Cinnabar, fa sempre più freddo." Indicò gli iceberg che stavano doppiando. "La cosa strana è che questo è territorio della Lega, ma non c'è traccia di navi nemiche." Scoccò un'altra freccia. L'occhio di un altro gyarados venne trapassato, e il pokemon ruggì, ferito a morte. Duplica si congratulò.

"Davvero un bel colpo. Saranno almeno duecento iarde, e ho difficoltà a vedere il bersaglio. E l'unico modo per ucciderli è colpirli nell'occhio, dove sono vulnerabilio." Ash sospirò.

"Ho fatto pratica nelle Guerre Oscure." Si zittirono entrambi, mentre lui colpiva altri gyarados. Ad ogni modo, sembrava che ce ne fosse una scorta infinita, e non appena uno era colpito, un altro emergeva dal pelo dell'acqua. Duplica rabbrividì di nuovo.

"Sai, è quasi ora di cena. Cosa ne dici di smettere di giocare e venire giù al caldo? E non puoi evitare tutti gli altri in eterno. Altri due giorni e saremo nel Golfo di Viridian, e poi dritti all'Indigo Plateau." Ash abbassò l'arco.

"Bene, perchè no?"

Non volle pensare di essere scappato da Misty. In fondo era lei quella che era corsa via.

"Così, dunque, vedi, durante le guerre siamo stati separati in qualche modo dal resto della flotta e siamo rimasti per un po' intorno alle Seafoam Island. Dopo, quando abbiamo sentito quello che la Lega stava facendo, abbiamo deciso di proteggere i villaggi della costa mentre-"

"Daisy, non penso che a Misty possa interessare," Lily la interruppe con un sospiro esasperato, mentre si pettinava i suoi capelli rosa con una spazzola. Daisy guardò la sorella più giovane, che, seduta sul divano opposto stava giocando coi capelli e fissava assente fuori dall'oblò. Le sue dita stavano arrotolando una ciocca.

"Allora, Misty, stai ascoltando o cosa?" Misty continuò a fissare con aria svuotata l'esterno.

"Sto ascoltando." Lily gettò a terra il pettine, si avvicinò e agitò la mano davanti agli occhi di Misty. Nessuna reazione.

"Misty, ti sei pisciata addosso," disse in tono serio.

"Interessante," rispose Misty meccanicamente.

"Misty, il tuo seno, come dire, sta penzolando fuori dal vestito," tentò Lily di nuovo.

"Non l'avrei mai detto," fu la risposta. Erika attraversò la senza nel suo mantello verde, dondolando la sua lunga staffa nera con una mano.

"No, state sbagliando tutto." sorrise. "Misty, Ash è qui," bisbigliò.

"Che-che cosa!" Misty fu improvvisamente presa dal panico, immediatamente si sedette diritta sul divano e si guardò intorno. I suoi occhi blu brillarono adirati.

"Vedi, ecco perchè non hai mai trovati il tipo giusto," dichiarò Lily, stravaccandosi sul divano e unendo le mani dietro la testa. Daisy incrociò. "E io che avevo pensato che tu fossi... come dire, effervescente," disse asciutta.

"Mi associo," concordò Lily. Daisy rivolse la sua attenzione a Misty con occhi inquisitori, piegando la sua testa di lato.

"Diamine, cosa c'è che non va sorellina? Che è successo fra te ed Ash? L'ultima volta che vi abbiamo visti, eravate così uniti, così innamorati." Misty distolse lo sguardo.

"Le cose cambiano."

"E' una specie di litigio fra innamorati?" chiese Daisy ad Erika. Erika sospirò, si appoggiò al muro e soppesò il suo bastone fra le mani.

"Se è così, va avanti da cinque anni."

"In effetti Misty è sempre stata testarda," affermò Lily.

Ci fu uno squittio e Daisy afferrò rapidamente una piccola apparecchiatura dalla cintura, fissandola attentamente.

"Hmmmm, Violet ha bisogno di noi al timone. Misty, continueremo questo discorso più tardi." Si voltò. "Sempre che si possa chiamare discorso. Oh, e la cena sarà pronta presto, anche se non so cosa possa fare quella dottoressa in cucina..."

"Giselle?" chiese Erika chiese. "Oh, nella vita è una puttana, ma tra i fornelli è un grande cuoco." Lily notò Misty con la coda dell'occhio.

"Mi ha detto che stava preparando qualcosa di speciale per Ash." Lo sguardo di Misty divenne truce.

"Davvero? Ma io cucino molto meglio di lei!" Daisy assunse un'espressione scettica.

"Veramente. Bene, ora dobbiamo andare." Lei e Lily si alzarono dal divano, sistemarono le loro divise da marinaio e uscirono dalla stanza.

A parte il sibilo del bastone di Erika che fendeva l'aria mentre lei si esercitava, tutto era silenzioso. Misty guardava l'oceano nero, fuori dall'oblò. Infine, Erika fissò Misty con aria irritata. Appoggiò il suo bastone al muro e prese un fazzoletto dal tavolo vicino. Asciugandosi il viso, si sedette accanto a lei.

"Va bene, ora tocca a me parlarti. Non hai fatto che evitarci, proprio come Ash-"

"Non dire quel nome," la interruppe Misty.

"Va bene, tu-sai-chi, allora," disse Erika esasperata. "Ora, circa quello che hai, come dici tu, imparato a Sud Lavender... so che non eri... quella cosa, con Brcok, anche se forse lui può averlo pensato, o qualcosa del genere... ma allora, perchè non dici ad Ash la verità?" Misty incrociò le gambe davanti lei.

"Gli dissi la verità, una volta... e... lui non mi ha creduto. Così, pensai in seguito, bene! Non ho bisogno di lui!" Suonava come se stesse cercando di convincere sè stessa, più che Erika. Una lacrima la tradì, scendendo da un occhio, ma lei la asciugò rapidamente con una piega del mantello. "E lui è un tale ipocrita!"

"Che vuoi dire?" Lei fissò il pavimento.

"Io-io, non posso dirtelo." Erika ebbe improvvisamente un'intuizione.

"È per questo che l'hai lasciato, cinque anni fa?" Lei esitò, poi annuì lentamente. "Non pensi che sia il caso di dire a qualcuno cosa è successo?" La stanza cadde nel silenzio di nuovo. I suoni della nave in movimento erano un molle sfondo, e l'acqua le cullava dolcemente con le sue onde. Finalmente Misty puntò Erika con gli occhi colmi di azzurro dolore.

"Io-io... oh, Erika!" E poi i suoi sentimenti travolsero le sue difese. Quello che vide quel giorno tornò con furia nei suoi pensieri. Erika le si fece accanto e l'abbracciò. I suoi occhi brillarono d'ira, mentre le brevi, singhiozzanti frasi di Misty narravano la storia.

La stanza da pranzo della nave era abbastanza grande, più che sufficiente per ospitare i fuggiaschi di Sud Lavender. Che comunque non erano molti, pensò Ash vedendoli tutti riuniti in un posto solo. Accanto al tavolo a cui sedeva, sul lato lontano, c'erano circa altre tre tavolate. Il Capitano e l'Infermiera della cittadella sedevano al tavolo opposto, assieme a Bruno, Junior e una ragazza dai capelli verdi, che non aveva mai visto prima ma che pareva familiare. C'era la SUA tavolata, con le SUE sorelle, Erika e i suoi uomini -il tavolo che stava cercando volutamente di ignorare, e poi c'era un tavolo di altri Istruttori, e persone sconosciute, molte delle quali lo fissavano a disagio. Ash tentò di ignorare gli sguardi, mangiando silenziosamente, usando le bacchette meccanicamente. Pikachu masticava rumorosamente una mela rossa accanto a lui e vicino all'arco, unica compagnia per cena, a parte Duplica.

"Forse non è stata una buona idea," disse Duplica, ora che erano al coperto, indossava uno dei suoi "vestiti" -un sottile vestito nero con gonna e spacco, aperto all'altezza delle spalle- agitò la mano e inghiottì un boccone. "Forse loro stanno guardando me," disse con modestia e bocca piena.

"Anche le donne?" aggiunse Ash, sorridendo un poco. Duplica scosse il capo, lasciando cascare i capelli lungo le spalle.

"Sono lesbiche?" Lui rise.

"Sei incorreggibile, Duplica."

"Pika," concordò Pikachu.

"Ash!" disse improvvisamente una voce da dietro di lui. Tutti si girarono a guardare, perfino LEI e la tavolata di Bruno. Era Laselle, vestita in una gonna verde e maglione. I suoi occhi marroni brillarono sotto i lunghi capelli neri. "Sei venuto a cena!"

"Ciao, Laselle," la salutò Ash.

"Laselle, non dovevi gridare così forte," la rimproverò Duplica. Cenere arrossì improvvisamente, quando Laselle si piegò e l'abbracciò attorno al collo.

"E' solo che è da troppo che non lo vedo," spiegò eccitata.

"Ma saranno al massimo quattro giorni," disse Duplica disse, alzando lo sguardo. Laselle lasciò il collo di Ash.

"Bene, lo conosco solo da una settimana, quindi tre o quattro giorni sono tutta una vita!" All'improvviso, i suoi occhi puntarono qualcosa dietro Ash. "Tu!" la voce si fece gelida e gli occhi si socchiusero. "Che ci fai qui?"

Ash si voltò. Dietro di lui stava arrivando Giselle, perfetta come una modella, tutta agghindata e pettinata. Indossava un vestito verde ed elegante, che avvolgeva le sue forme snelle, e un grembiule con su scritto "il cuoco più bello del mondo". Si fermò accanto ad Ash e sorrise.

"Non sapevi che ero di stanza a Sud Lavender, Laselle cara" guardò la ragazza dall'alto della sua superiore statura. Gli occhi di Ash si allargarono, fissando le due. Sembravano simili... Laselle alzò il mento.

"Sfortunatamente no."

"Stai crescendo certamente bene, diventi più bella con l'età - sei sempre più simile a me," commentò Giselle in tono di superiorità, incrociando le braccia e spostando il peso da un tacco all'altro delle sue scarpe. Ash cominciò a pensare. Stessi capelli marroni scuri e lunghi, stessi occhi, visi simili...

"Siete in qualche modo parenti?"

"Sfortunatamente sì," biascicò Laselle. Fissò Giselle con occhi increduli.

"Sei sua... madre?" Giselle lo puntò offesa.

"Non penso sia possibile avere figli a sei anni. E' la mia sorella minore."

"Oh." Duplica sospirò, e gli tirò un calcio sotto il tavolo.

"A volte mi preoccupo davvero per te, Ash..."

"Così, il nostro Ash si è unito a noi per cena, stavolta" disse Violet fissando il grazioso ragazzo vestito di nero al tavolo lontano. Era circondato da donne, e sembrava un po' sconcertato. Lily spinse leggermente la spalla di Misty, che sedeva accanto a lei.

"Allora, non dici niente?"

"Che non è più il mio ragazzo," disse quietamente Misty, concentrandosi sul cibo. Ma il sangue affluì vistosamente alle sue guance. Erika si limitò a guardare.

"Dimenticatelo, si sta sicuramente divertendo. Abbiamo cose più importanti da trattare. Ad esempio: dobbiamo credere a quello che ha detto Sabrina? A quanto ne sappiamo, potrebbe essere un trucco per intrappolarci nel Palazzo dei Quattro Grandi, per farci massacrare tutti a casa loro." Misty annuì, grata per il cambio di argomento.

"Lo so. E' troppo facile. Possiamo fidarci di lei?" Violet si strofinò il mento.

"Avremmo bisogno di qualcuno che la conosca bene." Lei piegò leggermente la sua chioma, dal colore simile al suo nome, e accennò ad Ash, che ora sembrava stesse cercando di impedire a Laselle e Giselle di scannarsi a vicenda. "Sbaglio o Ash è stato membro della Lega Pokemon più di chiunque altro qui? Ha lavorato con lei, un tempo. Io penso che dovremmo chiedergli un parere." Misty battè il pugno sulla tavola, spaccando una posata.

"No, non voglio parlargli!" Un'aura fredda cominciò a diffondersi dal suo corpo.

"Sorellina, non essere così irrazionale," la rimproverò Violet. "Quello che ha da dirci potrebbe fare la differenza fra la vita e la morte. Vuoi che un litigio fra innamorati ci condanni tutti a morte?" Misty si voltò, confusa, facendo calare la sua aura.

"Spiacente. Non voglio nemmeno avvicinarmi a quello." Violet si rivolse al giovane medico di Erika, Joy.

"Chiamerebbe per favore qui il Maestro Ash? Gli dica che dobbiamo discutere una cosa con lui." poi fece una pausa. "Aspetti, faccia venire qui anche Maestro Duplica e Maestro Bruno. Potrebbero sapere qualcosa anche loro."

"Sì, Maestro," rispose l'infermiera alzandosi e dirigendosi al tavolo di Ash.

Ci fu uno scricchiolio. Daisy si voltò e vide che la sua sorella minore aveva congelato le bacchette, e le stava spaccando con le mani.

"Stai attenta. Già dobbiamo usare molta energia per il riscaldamento, se fai da congelatore non ci aiuti di certo." Misty alzò provocatoriamente il suo mento. Violet sospirò. Avrebbe voluto che Lily fosse con loro, ma aveva preferito il ben più semplice compito di guidare la nave.

E poi si presentarono al tavolo. Ash, Duplica e Bruno. Ash e Misty avevano già iniziato a pugnalarsi con lo sguardo. Bruno e Duplica si sedettero, lasciando libero un solo posto. Accanto a Misty. Ash interruppe la sua sfida oculare e osservò con orrore lo spazio vuoto.

"Io lì NON mi ci siedo," disse furibondo.

"E lui NON si siede qui," convenne Misty in tono identico. Violet alzò le mani al cielo.

"Che follia! Come potete essere così immaturi?"

Non lo sono!" dissero entrambi all'unisono. Si fissarono l'un l'altro, e arrossirono. Lily sorrise furbescamente.

"Siediti e basta, Ash. Ha paura di lei o che? Quanto a te, Misty, hai così paura di Ash?"

"No!" negarono simultaneamente.

"Allora sediamoci e pensiamo agli affari!" ordinò Daisy, sorprendendo tutto col suo tono fermo. Ash socchiuse i suoi occhi marroni. Si sedette obbedientemente. Violet guardò silenziosamente il soffitto. Doveva ricordarsi di ringraziare Lily, pensò. Poi fissò Ash mentre cercava di soffiare via una ciocca dagli occhi per poi ricambiare lo sguardo.

"Non eri cosciente quando Sabrina ci ha detto come chiudere il cosiddetto Candello Proibito, ma lo sai, vero? Conosci Sabrina meglio di tutti noi. Cosa ne pensi?" Ash esaminò un pezzo di bacchetta congelata e fissò Misty per un secondo. Poi rispose.

"Allora, Sabrina è sempre stata la persona più strana che abbia mai incontrato... o la seconda, forse. Ma devo dire che sembra essere molto più vicina a me che agli altri Istruttori della Lega o ai Maestri di Pokemon Penso che... potrebbe essere sincera." Fissò Misty con la coda dell'occhio, e il suo sguardo arse dorato. "Ma probabilmente è solo una mezza verità." Misty si lanciò sprezzantemente i capelli rossi dietro le spalle.

"Sembra avere un senso," concluse Duplica. "C'è qualcosa nelle profezie che parla di anime legate alle torri. I Quattro Grandi e Lord Garick devono essere quelle anime. Naturalmente, se le facessimo fuori..." Bruno stava pensando, il mento quadrato che rimase contro le sue dita enormi.

"Lo pensi davvero?" chiese con la sua voce profonda. "O è una gigantesca trappola, oppure potrebbe volerci mandare contro la Lega, per distruggerci a vicenda. Volete davvero uccidere Brock? Perchè è quello che dobbiamo fare se le crediamo. E' uno dei Quattro Grandi, sappiamo ora. Il mio... sostituto, direi."

"Nessuno ucciderà Brock," rispose Ash piegando le braccia sopra la camicia nera.

"Perchè ti preoccupi tanto per lui?" Bruno sembrò confuso. "E' ovvio che ti ha sempre detestato." I suoi occhi color ruggine brillarono minacciosi. "Ci ha presi tutti in giro. Mi fidavo di lui come un fratello." Ash continuò, ostinato.

"Non era così, all'inizio." Fissò il tavolo. "Forse posso aiutarlo. Io-io... devo."

"Perfetto, davvero perfetto," disse Erika in tono beffardo. "La nostra unica speranza, ma TU non vuoi. Cosa ne pensi, Misty?" fissò la sua amica. "Uccideresti Brock per salvare il mondo?" Misty sembrò sfregarsi macchie inesistenti sul vestito.

"Non... non lo so."

"Lasciate che Brock e Misty se ne vadano per conto loro," disse Ash. Un fazzoletto bagnato colpì la sua guancia. Girò la testa, per individuare il colpevole. Misty. Aveva un'espressione innocente stampata in faccia.

"Che?" chiese, inarcando un sopracciglio. Ash raggiunse un arancino di riso, infilzandolo con una bacchetta congelata che sembrava lì apposta. L'arancino venne lanciato contro il naso di Misty, trasformando il volto di lei in un quadro astratto. Sembrava un clown. Un clown arrabbiato.

"Oops," aggiunse lui, sorridendo sarcasticamente. "E' stato un incidente." Misty si sporse deliberatamente in avanti, lanciano il suo piatto sulla testa di Ash. Una roba umida colò sui suoi capelli e scivolò lungo la sua faccia.

"Oops. Anche questo è stato un incidente" disse in tono altrettanto mordace. Presto, la cosa degenerò in una battaglia a colpi di cibo fra Ash e Misty. Tagliatelle, riso, sushi, e tutto quello che poteva servire venne usato come arma. La stanza piombò nel silenzio, fissando quei due strani individui che, seduti comodamente, si coprivano il volto di cibo a vicenda. Violet scosse la testa. E queste erano le persone che dovevano salvare il mondo?

E poi improvvisamente il pavimento sembrò agitarsi violentemente, come se qualcosa avesse urtato la nave. Il palmare di Violet pigolò irrequieto, e lei lo strappò dalla cintura, fissandolo.

"Dannazione, siamo sotto attacco! Lily dice che c'è una nave della Lega a ore sei!"

"Diavolo, sono riusciti ad eludere gli scanner della nave, e hanno colpito i piani di galleggiamento. Non possiamo immergerci!" stava urlando Lily, lottando col timone al posto del capitano. L'oceano nero di fronte a lei sembrava più mosso di prima, e il pavimento seguiva la pendenza delle onde. Violet e Daisy accorsero e presero i loro posti sulle sedie ai lati. Con un sibilo, i pannelli laterali si aprirono, rivelando leve e pulsanti accanto alle loro posizioni. Daisy prese una cuffia e un microfono, mentre Violet si calò un paio di binocoli elettronici sugli occhi.

Oltre alle sorelle di Misty, sul ponte c'erano anche Ash, Misty , Duplica, Erika e Bruno, tutti nella sofisticata stanza di controllo e guida della nave. Come sempre, sulla spalla di Ash sedeva Pikachu, che cercava di evitare il contatto col viso impiastricciato del padrone.

"Che classe è la nave della Lega?" chiese cercando di bloccare i liquidi che colavano dai capelli sugli occhi. Violet fissò l'esterno attraverso il binocolo.

"Parrebbe un Incrociatore da Guerra classe Inquisitor*, e batte bandiera della Lega Pokemon! Cristo, quant'è grande!"

"Merda. Lily, possiamo seminarli?" Lily stava ancora litigando col timone.

"Non lo ancora, mi spiace. Daisy, come stanno le turbine? La numero due mi sta dando molti problemi." Daisy armeggiò con la tastiera, digitando i tasti con le sue dita affusolate. Piccole lettere rosse cominciarono a lampeggiare sui monitor.

"La numero due è danneggiata! Devono averla presa assieme ai piani di galleggiamento. Abbiamo un sovraccarico elettrico e termico, e una falla. Con cosa cazzo ci hanno colpiti?"

"Direi una scarica combinata di fuoco, acqua ed elettricità," concluse Lily, manovrando abilmente fra due iceberg. Il pavimento si inclinò a sinistra, poi si raddrizzò di scatto, costringendo Ash, Misty, Duplica, Bruno ed Erika a tenersi alle maniglie sul soffitto. Duplica boccheggiò, cercando di tenersi.

"Vuoi dire che usano attacchi elementali? Ma sono pazzi? I Pokemon Proibiti arriveranno in un baleno!"

"Ma la Lega non controlla il Proibito?" chiese Bruno incuriosito. "Quindi che rischi corrono?" Duplica scosse la sua testa.

"Avresti dovuto vedere l'esercito della Lega a Sud Lavender. Sono stati massacrati da Pokemon Proibiti. Forse li controllano meno del previsto."

"Allora, possiamo seminarli o no?" domandò Misty a sua sorella. Daisy guardò il suo monitor e sistemò i suoi capelli biondi dietro le orecchie con una mano.

"Penso di no. Stiamo perdendo troppa velocità, specie a causa degli iceberg che dobbiamo scansare. Non possiamo seminarli, nè immergerci, con la turbina due e i piani fuori uso."

"Allora dovremo combattere, o danneggiare la loro nave in modo da rallentarli," dedusse Ash indossando i suoi guanti neri. Misty aggrottò le sopracciglia.

"Non vorrai usare gli elementali, vero?" Ash si allontanò da lei, camminando rapido verso il portello di ingresso, mentre il suo mantello lo incappucciava e lo nascondeva fra le ombre.

"Posso usare le mani. Bruno, che ne dici di accompagnarmi?" Bruno fece schioccare le sue nocche e chiamò a comparire il suo mantello marrone sulle sue muscolose spalle. I suoi occhi scuri erano ansiosi.

"Sicuro, non faccio a cazzotti da anni. O almeno, non vinco da anni" disse asciutto.

"Contate su di me," aggiunse Erika, coprendosi col suo mantello verde in una folata di profumo floreale. Allungò le sue mani e si ritrovò a stringere il suo bastone nero. "Dovrò pure tenermi in esercizio, in qualche modo." Duplica sorrise, ma scosse la testa.

"Verrei volentieri, ma vi sarei solo d'intralcio. Non sono un gran che, se non posso trasformarmi." Notò Misty con la coda dell'occhio. "Misty?" Gli occhi di Misty brillarono di azzurro, richiamando il suo mantello.

"Posso combattere a mani nude, se devo." Sfidò Ash con uno sguardo piatto. Ash si grattò la spalla su cui sedeva Pikachu.

"Se lo dici tu." Misty indossò i suoi guanti blu, in tono col suo mantello e il vestito.

"Lo dico io." Daisy sbuffò, snervata da quell'atteggiamento.

"Bambini, ecco cosa siete. Uscite di qui e togliete quella nave dalla nostra scia!"

"Hanno sparato un arpione!" urlò Bruno dal basso della sua posizione sul ponte coperto della nave. "Vogliono rimorchiarci!" Un enorme ancora di acciaio, con una spessa corda legata intorno, stava correndo verso di loro, partita dalla grossa nave blu scura della Lega, che era sempre più vicina. Sbattè da qualche parte sul ponte, e si aggrappò al parapetto.

"Pikachu, l'arco!" disse rapidamente Ash che era corso sul ponte scoperto della poppa della nave.

"Pikapi!" Pikachu gli passò l'arco e la faretra che avevano lasciato lì per andare a cena. Immediatamente, Ash afferrò una freccia, mirò e tirò, tagliando la corda prima che potesse portarli fuori rotta. I suoi capelli svolazzarono davanti agli occhi, cercando senza successo di deconcentrarlo.

"Bel colpo," disse Erika di malavoglia accanto a lui, mentre il vento spettinava i suoi capelli neri e gonfiava il mantello. Ash non disse niente, abbassò l'arco e rivolse la sua attenzione alla nave della Lega. Erika ultimamente si era comportata in modo strano, molto ostile verso di lui. Ovviamente, qualunque cosa avesse detto, lei avrebbe negato.

La nave si piegò per scansare un altro iceberg a piena velocità, e lui afferrò rapidamente la ringhiera per tenersi in equilibrio, imitato da Erika. Pikachu afferrò la sua caviglia. La nave della Lega scomparve dietro al massiccio iceberg bluastro che aveva occupato la loro visione. Il vento divenne ancora più freddo. Superato il masso di ghiaccio, la nave della Lega era ancora più vicina, e c'era una figura chiaramente visibile, piazzata sulla prua. Era donna molto alta. Indossava un lungo mantello nero, e il vento sollevava una treccia di lunghi capelli blu scuro. Il lato destro del viso era coperto da dei ciuffi, ma l'altra metà era molto gradevole, sebbene l'espressione fosse inquietante.

"Non potete scappare," disse attraverso un qualche strumento che amplificò la sua voce e la rese udibile anche a quella distanza. "Alt!" ordinò.

"Penso di no!" rispose Ash urlando al vento. I suoi occhi si focalizzarono su di lui.

"Ah, Ashura, vero? Così abbiamo davvero trovato la nave giusta. Fermatevi, voglio parlare con te."

"Parlare?" bisbigliò Erika. Ash la guardò con aria innocente. Si voltò, fissando la gigantesca nave della Lega e la donna sulla prua.

"Che volete?" gridò.

"So che hai qualcosa, o meglio qualcuno, che voglio indietro," rispose lei. La sua voce era ancora amplificata, e facilmente udibile. "Arrendetevi o verrete distrutti." Confuso, Ash si pettinò i capelli che il vento aveva spettinato.

"Qualcuno?" Sorprendentemente, la donna sembrò ringhiare.

"Il Maestro di Roccia. Brock. fatelo venire qui!" La sua voce ora era adirata, non più fredda come prima. Dietro di lui risuonarono dei passi, e Ash vide Misty arrivare dal ponte inferiore, attraverso una scaletta sul fianco esterno della nave. I suoi lunghi capelli rossi galleggiavano nel vento, ma non sembrava soffrire il freddo. Non tremava nemmeno.

"Strano" disse cercando di sistemare il suo mantello blu. "Se sono della Lega, perchè non ci hanno ancora attaccato? Sono a portata, ma sembrano volerci bloccare, piuttosto che distruggerci."

"Vogliono Brock, per un qualche motivo," disse Ash, confuso.

"Perchè?" Ash si concentrò nuovamente sulla nave che li seguiva. Era ancora più vicino, al punto che la donna sarebbe riuscita facilmente a salire a bordo con un salto.

"È una specie di missione di salvataggio?" le gridò. La metà visibile del volto di lei si piegò verso l'alto, e la donna si mise a ridere, fissando il cielo grigio. Poi li fissò col suo occhio furibondo. Sembrava familiare, così da vicino, ma era difficile dirlo, con mezza faccia coperta da capelli blu.

"Non precisamente," disse la donna finalmente dopo aver soffocato le risate, anche se non completamente. "Lo voglio uccidere." Misty schioccò improvvisamente le dita.

"Ehi, è l'amica di Brock! Ecco perchè mi sembrava familiare." Ash strabuzzò gli occhi. Santo cielo. Certo!

"Sei Suzie, l'allevatrice di Pokemon!" esclamò. A quanto ne sapeva, non era un membro della Lega Pokemon. Ma allora era il comandante di quella nave? E perchè? La donna interruppe la risata di nuovo, fissandoli adirata.

"Ho lasciato Brock almeno tre anni fa; ed è stato uno sbaglio, quello. Ma... sì, sono quella Suzie, su questo hai ragione. E so che hai Brock, quindi restituiscimelo."

"Mai!" replicò Ash. Erika gli diede una gomitata nel fianco.

"Ne sei sicuro, Ash? Quello che ci ha detto Sabrina... potrebbe farci un favore."

"Ma non sappiamo se sta mentendo. Incrociò le braccia. "E poi nessuno può darmi degli ordini." Misty schioccò le dita.

"Allora preparati a combattere. Quando Ash diventa testardo, non possiamo fare niente."

"Oh, taci," disse Cenere.

"No, sta zitto tu," rispose Misty. Suzie li folgorò con un'occhiata.

"Se non accettate con le buone, mi vedo costretta ad usare la forza." La nave della Lega si era portata nella loro scia, e lei li stava fissando, dritta davanti a loro. "Io ho qui un tuo amichetto, Ash, che vuole salutarti. E’ qui nel caso che tu diventi troppo caparbio." Ash fece un passo di lato, sistemando il mantello gonfio per il vento e preparandosi alla lotta.

"Non ho paura di nessuno," rispose.

"Pika Pika!" concordò Pikachu, accanto al suo piede, brillando di elettricità scura.

Una figura alta, muscolosa, avvolta in un mantello marrone chiaro, comparve accanto a Suzie. Con un movimento agile, si tolse il cappuccio e rivelò il viso.

Ash boccheggiò.

"Ciao, Ash." Era atrocemente familiare, un accento melodioso. Aveva irti capelli verdi e occhi bruni. Un occhio. Ne aveva solo uno. Una lunga cicatrice contorta correva dalla fronte, attraverso il suo occhio perduto, fino all'angolo della sua bocca irrigidita.

"AJ, tu qui?"

"Dovresti saperlo, tu sei quello che ha distrutto i miei sogni, nelle semifinali del torneo della Lega Pokemon," disse AJ in tono risentito. Indicò la sua cicatrice. "E sei quello che mi ha fatto questo." Ash indietreggiò, stringendosi le spalle sotto il mantello nero.

"E' stato un incidente."

"Incidente, davvero!" ruggì AJ. Poi scosse la sua testa e si ricompose. "Tra l'altro, tutta questa nave ha un motivo per odiarti, Ash. L'equipaggio è composto di gente che ho incontrato che desidera solo ucciderti. Sei davvero popolare da queste parti, Ash." Avanzò di lato, permettendo a tre altre figure di appoggiarsi al parapetto. Indossavano tre mantelli, uno blu, uno rosso e uno giallo. Erano di altezza uguale, circa sei piedi. I tre si tolsero simultaneamente i cappucci dei loro mantelli. I capelli avevano il colore dei loro elementi.

"Ash, hai ucciso il nostro fratello minore," dissero all'unisono.

"I fratelli Eevee?" affermò Ash. "Di che state parlando?"

"Hai ucciso troppe persone e non ricordi? Il suo nome era Mikey!" Sorprendentemente, Misty si fece avanti.

"E' una bugia! Ash non ha toccato Mikey, è stato il vostro dannato Missingno, al Monte Luna!" Il fratello in blu ghignò.

"E dovremmo crederti? A te, alla puttana preferita di Ash! Faresti di tutto per salvare il suo culo." Gli occhi di Misty brillarono di una gelida aura azzurra, raffreddando il già ghiacciato vento.

"Vieni qui a ripeterlo, Rainer, e ti mostrerò il potere di un Maestro d'Acqua." Rainer incrociò le braccia.

"Idea interessante. Non ho un combattimento con elemento uguale da molto tempo." Ash fissò Misty.

"Attenta, sai che non possiamo usare attacchi diretti contro di loro, anche se loro possono."

"Dannazione!" imprecò Misty, facendo calare l'intensità della sua aura. Erika parlò.

"Guardate che se dobbiamo combattere, non potremo usare nessuno attacco elementale! O attrarremo i Pokemon Proibiti." Suzie sbuffò, spazientita.

"Noi siamo della Lega Pokemon perciò siamo al sicuro, ma possono attaccare voi, e lo faranno." Portò la mano sulle labbra. "Ultima possibilità. Datemi Brock e vi lascerò vivere -anche se non vivrete ancora a lungo."
"Scordatelo, Suzie" si intromise AJ, " vogliamo anche Ash, adesso."

"Questo non era negli accordi," protestò Suzie, fissandolo con odio.

"Ehi," li interruppe Ash, "se fosse solo per me, allora sarei disposto ad arrendermi. Ma non vi darò mai Brock. Spiacente."
"Chi cazzo se ne frega di Brock?" ringhiò AJ. "Finalmente potrò vendicarmi di quello che mi hai fatto, pezzo di merda! Sandshrew, prendiamolo!"

"Shrew!" Un piccolo roditore giallo dalla pelle corazzata saltò sulla sua spalla, e AJ superò la distanza fra le navi con un balzo, puntando Ash con un un calcio. Il suo mantello ondeggiò dietro di lui. Ash si scansò rapidamente, evitando di poco il calcio, mentre AJ atterrava con un suono sinistro sul ponte, nel punto in cui si trovava il suo bersaglio un attimo prima.

Misty stava per rispondere quando Rainer saltò giù, scagliando gelida energia dalle sue dita e costringendola ad allontanarsi. I restanti due aggressori, quelli coi mantelli giallo e rosso, attaccarono Erika. Suzie segnalò alla sua nave di allontanarsi, per evitare di essere coinvolta nello scontro.

"Ah heh heh, due contro uno non è corretto, ragazzi..." disse Erika indietreggiando e agitando la sua staffa davanti a loro. "E poi non vi conosco nemmeno." Il fratello col mantello rosso e i capelli fiammeggianti ghignò crudele, avanzando e caricando le mani con una fiamma ardente.

"Già, che maleducati. Io sono Pyro, mentre il mio fratello in giallo è Sparky." Sparky le fece l'occhiolino, e avanzando verso di lei indicò il mantello giallo come prova del suo nome.

"Va bene se comincio con Sparky?" chiese Erika frivolamente. "Non mi piace il fuoco, come potete capire." Improvvisamente dal ponte inferiore arrivò Bruno, che alzò i pugni in posizione di lotta.

"Ci penso io a questa testa calda." Erika sospirò, sollevata.

"Bruno, se non fossi così grosso e pauroso, ti bacerei."

Ash parò un altro colpo con una complicata torsione del suo braccio, e indietreggiò nuovamente.

"Ascoltami, AJ, non voglio batterti. Specie perchè con una mossa sbagliata potrei uccidere tutti."
"Stronzate," rispose AJ, avanzando. I suoi folti capelli verdi erano immuni al vento. "Pensi che dopo tutto questo tempo passato a cercarti, ti lascerò andare tranquillamente? E dopo che ho ultimato il mio addestramento! Distruggerti è l'unico scopo della mia vita." Lanciò il suo Sandshrew in aria. "Sandshrew, Lama di Terra!"

"Shrew!" il sandshrew strillò e il ponte della nave sembrò tremare, mentre il roditore rotolava su di esso, avvolto dall'energia come se stesse rientrando in una pokèball. Ma poi si trasformò in una spada ricurva, bruna come il mantello di AJ, che afferrò l'arma a mezz'aria e cominciò ad agitare le dita della mano destra nell'aria di fronte a lui. Ad ogni rotazione si poteva udire il suono di una tempesta di sabbia.

"Già, ho imparato il tuo piccolo trucco," fece AJ con calma, roteando la spada. Girò la sua testa, cercando col suo unico occhio colmo d'odio. "Dov'è il tuo ratto? Sandshrew lo taglierà in due, stavolta." Prima che potesse accorgersene, una piccola figura simile ad un fantasma superò la testa di AJ da dietro, spaventandolo.

"Pika!" Era Pikachu, che atterrò accanto al piede di Ash, agitando la coda nell'aria. I suoi occhi blu cobalto brillavano, emanando una luce torva sul suo corpo color della notte. Improvvisamente, saltò sulla spalla di Ash. AJ ghignò.

"Ha! Non gli è piaciuto come l'ho chiamato? Odio il tuo Pikachu quasi quanto -no, più di te. Come ha potuto sconfiggere Sandshrew nelle semifinali? E' impossibile." Ash scosse la testa.

"Smettila, AJ. La Lega Pokemon è il passato. Sei arrivato terzo, o quarto, che è un ottimo risultato. E poi ora non conta, quando tutto il mondo è in pericolo." L'occhio di AJ arse malevolo.

"Terzo? Quarto? Ha infranto il mio sogno, Ash, per me contava solo vincere. Maestro di Pokemon. Il più grande di tutti i tempi. E poi mi battesti, e il mio sogno cambiò. Divenne la vendetta. L'ultima volta mi hai fermato, e mi è costato un occhio. Ma ora sono tornato, e sono abbastanza forte da distruggerti." Sembrò in attesa di qualcosa. "Cosa aspetti? Trasforma il tuo ratto nella tua spada, e combatti!" Ash scosse ancora il capo.

"Non vuoi capire? L'energia elementale attirerebbe i Pokemon Proibiti come mosche su di una carcassa."

"Sciocco," concluse AJ, scuotendo a sua volta la testa, mentre bloccava la spada e la puntava verso di lui. "Speravo che sarebbe stato più divertente." Scattò di lato e con rapidità imprevista calò un violento fendente. Ash riuscì a malapena a scansarlo, e la lama tranciò una parte del mantello.

"Posso ancora combattere a mani nude," disse rigenerando il tessuto da una nube di ombra scura.

"Non esserne tanto sicuro," rispose AJ piegandosi per sfruttare la sua velocità in un ancora più violento colpo laterale. Questa volta Ash attraversò la difesa dell'avversario, aggirando la spada e sferrando una serie innumerevoli di pugni al volto e al torace di AJ. Finì la serie con un veloce balzo all'indietro, che usò per sferrare un calcio al mento di AJ, il quale volò in aria. Poi completò la piccola acrobazia acquattandosi. Ma AJ recuperò facilmente, e con un forte colpo di reni si rimise in posizione, atterrando sul ponte con un tonfo quasi soffice. Si asciugò la piccola striscia di sangue che sgorgava dalla narice destra, e inspirò.

"Niente male." Lasciò partire una risata forzosa. "Ora siamo pari." Ash sentì una fitta di dolore, e osservò la profonda ferita sul braccio, da cui sgorgava un copioso fiotto di sangue.

"Cha!" gridò Pikachu scioccato, vedendo dalla sua posizione sulla spalla opposta il taglio.

"Ecco qui un nuovo trucchetto che ho insegnato a Sandshrew, giusto per te." AJ alzò la sua spada e la tenne con ambo le mani. "Sandshrew, Inversione Elettrica!" Improvvisamente, l'arma sembrò scintillare a intervalli regolari. Nello stesso istante, Ash si piegò in due, sentendo un dolore intenso attraversargli la testa. Pikachu scivolò dalla spalla e crollo al suolo come un peso morto. Era come se la sua testa fosse stata rinchiusa in una pressa. Poteva sentire, a malapena, che anche il suo pokemon era agonizzante, nelle sue stesse condizioni, e si stringeva il capo con le zampe. AJ ghignò.

"Come ti sembra? Anni e anni di perfezionamento. E' in grado di destabilizzare qualsiasi cosa basata sull'elettricità, in un certo raggio."

"Andiamo, pensavo che avremmo avuto un vero scontro d'acqua," fu il commento di Rainer, mentre generava una sfera di gelida energia e la scagliava verso di lei. Misty si voltò, usando il suo mantello per parare il colpo e ridurlo a soffici fiocchi di neve che galleggiarono incerti intorno a lei. Poi si girò nuovamente e si appoggiò, stringendosi nel mantello.

"Posso batterti anche senza attacchi d'acqua." Rainer scosse il capo.

"Stai scherzando? Il potere di un Maestro di Pokemon è dovuto esclusivamente alle energie elementali che acquisisce, combattendo al fianco dei suoi pokemon. Altrimenti, saremmo solo dei patetici Istruttori." Estrasse una pokeball blu dal mantello e la lanciò. "Non è vero, Vaporeon?" La palla si aprì, liberando il quadrupede blu come il mare. I suoi occhi neri erano socchiusi, la sua coda si agitava irritata.

"Vee!"

"Vedi, anche Vaporeon è d'accordo!" affermò Rainer in tono di trionfo. Misty cercò la sua pokeball fra le falde del mantello, e l'allargò nella mano.

"Hai ragione solo a metà. Un vero Maestro di Pokemon deve avere un vero legame coi suoi pokemon, li capisce, li addestra, sente quello che sentono loro, condivide amori, gioie e dolori. Non è qualcosa che puoi imparare, devi averlo dalla nascita. Ora il mio Vaporeon te lo dimostrerà." Lanciò la sfera, liberando il suo pokemon di fronte a Rainer. Vaporeon era zitto, ma le spine sul dorso erano rigide, pronte. Rainer ridacchiò.

"Bel discorso, ma hai già perso. Il mio Vaporeon è anche più grosso. Vaporeon, Geloraggio!"

"Vee!" Il Vaporeon di Rainer aprì la bocca, scagliando un torrente di gelo verso Misty.

"Non hai mai sentito dire che le dimensioni non contano?" Rispose lei, sorridendo. "Vaporeon, Geloredirezione!" Il Vaporeon Misty rimase fermo, lasciando che il Geloraggio lo avvolgesse in una tromba di ghiaccio.

"Hahaha! E' la scusa del tuo tipo?" commentò Rainer.

"In effetti sì. E neppure lui sa quanto ha ragione. In fondo, perchè secondo te l'ho seguito per tutti quegli anni?" disse lei, strizzando l'occhiolino. "Ora, guarda." Il Vaporeon di Rainer sembrò confuso, mentre una leggera nebbia lo circondava.

"Vee? Vee!" La condensa si trasformò in ghiaccio, e il Vaporeon di Misty si liberò dalla sua gelida prigione, indenne.

"Cosa diavolo hai fatto?" esclamò Rainer, scioccato. La mano di Misty ondeggiò in aria, mostrando una pokeball. Richiamò Vaporeon.

"Come osi definirti Maestro d'Acqua?" Poi si lanciò verso di lui, scagliandosi in aria. Tutto ciò che Rainer vide fu un mantello blu che ondeggiava pazzamente, e un calcio che gli centrava il viso. Poi il suo corpo si accasciò contro la ringhiera.

Pyro aveva un occhio nero.

"Argh!" gridò mentre alzava le braccia per lanciare un'altra palla di fuoco, ma Bruno lo anticipò e lo colpì alla testa.

"Uno, due, uno, due" sussurrò Bruno, poi fece un saltò, girò su se stesso e colpì Pyro alla schiena con un calcio. "Ah, come mi piace!" sussurrò, tirandosi indietro i capelli castani, madidi di sudore. Pyro tossì, si girò e sputò un dente.

"Avanti, lotta come un vero uomo," disse Bruno, flettendo i suoi muscoli mentre si avvicinava. "Non dirmi che basta questo per metterti al tappeto." Pyro si rialzò e lo fissò torvo.

"Stupido ammasso di muscoli. Ti incenerirò!" Le sue mani si coprirono di fuoco, e lui si allungò per sferrare un pugno. Bruno gridò, sentendo Pyro colpirgli il braccio, lasciando una tremenda ustione. Rispose con una veloce e potente reazione, gettando l'avversario nuovamente a terra.

"Ah, allora sai reagire," commentò, controllando la bruciatura. Pyro rotolò via e lanciò una pokeball rossa.

"Flareon, vai! Fuocobomba!"

"Oh, merda," bisbigliò Bruno, indietreggiando.

Sparky aveva già liberato il suo Jolteon. L'evoluzione elettrica di Eeve crepitava per l'elettricità, mentre Erika cercava di tenerlo a bada col suo bastone. Il Maestro di Elettricità stava osservando divertito.

"Heh, non puoi andare avanti in eterno," affermò, cercando di piegare il corpo in modo che il vento potesse increspare il mantello giallo nel modo più drammatico possibile. Erika fece altri due passi indietro, agitando il suo bastone davanti al minaccioso pokemon giallo.

"Cattivo, cattivo!" esclamò. "Vai a infastidire qualcun altro!"

"Jolt!" Il Jolteon cominciò a scintillare, gli occhi neri ammiccarono feroci.

Poi lei notò che aveva praticamente raggiunto Ash e Pikachu. Sembravano soffrire molto. Che diavolo stava succedendo? Ma la cosa più strana accadde in quel momento. Il Jolteon di Sparky si fermò improvvisamente, e cominciò a guaire di dolore.

"Jolteon?" esclamò Sparky preoccupato. "Che cos'hai?" Corse verso il suo pokemon, ma ad un certo punto anche lui si piegò, dolorante. Lanciò un urlo. Il ragazzo dai capelli verdi, quello che sembrava odiare Ash più di tutti, gridò adirato.

"Pazzi, allontanatevi!" Ash gemette, sentendo che l'attenzione di AJ era rivolta altrove.

"Devo... devo..." Allungò le braccia, e strinse il parapetto della nave. Lentamente, strappò una sbarra di acciaio, emettendo un suono lamentoso. "Prendi!" gridò usando la spranga come una lancia, contro la spada che AJ teneva in mano e che brillava intermittente. L'arma sembrò emettere un pigolio lamentoso, quando il pezzo di acciaio la centrò e la lanciò lontano dalle mani del suo proprietario.

"Sandshrew!" urlò terrorizzato AJ. Tirò un calcio ad Ash e si rivolse a Sparky, che stava tossendo. "Idiota, guarda che hai fatto!"

"Io?" replicò Sparky, alzandosi a fatica, ancora indolenzito. "Che ho fatto io -?" AJ ondeggiò il suo piede, e un'onda di aria compresso lo centrò.

"Ora, quanto ad Ash e al suo-" ghignò, puntando il piccolo pikachu nero che si stava faticosamente alzando, tremando e scuotendo la testa. Ma Erika corse contro di lui e centrò il suo stomaco con due colpi del suo bastone, quindi gli colpì le gambe, facendolo cadere.

"Non pensarci nemmeno!" disse soddisfatta, assestando il colpo finale che lo fece svenire. Sparky si rialzò, e la fissò con occhi ardenti di giallo.

"Ne ho avuto abbastanza! Fratelli, è il momento!"

Gli occhi di Rainer brillarono improvvisamente di blu. Smise di attaccare e si voltò.

"Sì, è il momento." Misty si bloccò, confusa.

"Di cosa stai parlando?" Il Vaporeon congelato uscì improvvisamente dal suo sarcofago di ghiaccio, e corse verso il retro della nave.

Di colpo, Pyro si mise a ridere, e i suoi occhi arsero di rosso.

"E' la vostra fine. E' il momento." Il Flareon che stava attaccando Bruno si fermò, quindi corse via, avvolto da una fiammeggiante aura infuocata. Pyro lo seguì, tracciando una scia di fiamme sul ponte col suo mantello.

"Torna qui è combatti," disse Bruno, costretto ad inseguirli.

I tre fratelli e i loro pokemon erano immobili, al centro della nave.

"Non mi piace," disse Erika a Bruno e a Misty, che era appena arrivata e le stava accanto. Ash indietreggiò e fece salire Pikachu sulla sua spalla.

"State pronti."

"Per cosa?" chiese Misty incuriosita.

Rainer gridò.

"Vaporeon, unisciti!" Pyro gridò.

"Flareon, unisciti!" Sparky gridò.

"Jolteon, unisciti!"

I tre pokemon sembrarono illuminarsi, poi lentamente sembrarono sovrapporsi, quasi fossero inconsistenti come aria. Quello che si formò al centro cominciò ad espandersi, fino a raggiungere gli otto piedi di altezza. Presto l'unione fu completa, e il risultato era un gigantesco essere simile ad un drago, appoggiato a quattro zampe spinose, ma con tre teste e tre code. Erano quelle dei pokemon che lo avevano generato, col muso di Flareon al centro, e gli altri due ai lati. Alle teste corrispondevano le code, ma, a parte ciò, quella era una creatura nuova. Il torso era quello di un dragone, completo di ali e nero come la notte. Le tre teste ruggirono all'unisono, un suono orrendo che squarciò l'aria. Gli artigli squarciarono il ponte d'acciaio. Bruno sbattè le palpebre.

"Santa merda."

"L'hai detto," aggiunse Erika. Guardò il suo bastone, poi l'Eeve dragone, e nascose l'arma dietro di lei, arrossendo.

Ash e Misty guardavano in silenzio, i loro mantelli ondeggiavano all'unisono nel vento. Pikachu era ancora sulla spalla di Ash. Il portello dietro di loro si aprì, e Lily sporse fuori la testa.

"Che diavolo succede, perchè improvvisamente abbiamo preso una tonnellata di carico in più?" Il dragone ruggì. Lily fissò il mostro con occhi terrorizzati.

"Oh... Bene, divertitevi. Sayanara!" Sbattè il portello e lo sigillò. I tre fratelli risero.

"Ora, rispondete, non siete voi che avete ucciso il nostro piccolo fratellino?" Misty scosse la testa.

"Per l'ultima volta, non abbiamo ucciso Mikey."

"Bugiardi," li accusò Pyro. "Comincio io. Triverion, Furia Infuocata!" fissò Ash e lo indicò. "Su di lui!" Ash si spostò di lato, ma la testa centrale lo seguì con occhi rossi e minacciosi, inalando con forza.

"Ragazzi," commentò Erika improvvisamente. "E' la mia immaginazione, o fa più freddo?"
"Non è il momento di pensare al meteo, Erika" rispose Bruno piattamente. Ash la guardò con la coda dell'occhio. "No, davvero, ha ragione. Questo gelo... non è naturale." Guardò dietro alla nave. "E quei gyarados che ci seguivano sono scomparsi."

"Ash, attento!" lo avvertì Misty mentre la teste centrale di Triverion spalancò le fauci, e lanciò una enorme colata di fiamme bianche dalla gola. Ash si inginocchiò, coprendosi col mantello mentre l'immensa palla di fuoco lo centrava. Le fiamme si annerirono, e Misty, Bruno ed Erika ricevettero una folata di intenso calore. Una nebbia nera e il fumo impedivano invasero i loro occhi.

"Troppo facile," disse Pyro sprezzante, lisciandosi i suoi capelli rossi. "Ora dov'è Brock?" Poi, quando la nebbia scura venne soffiata via dal vento pungente, vide una sagoma nera, in ginocchio, avvolta in un mantello nero e fumante. "Che cosa? Sei duro a morire, eh?" ma di colpo i suoi denti tremarono, e Pyro si coprì nel mantello rosso, sentendo il freddo. "Ehi, fratelli, lo sentite? Si gela, qui!"

Un vento più gelido cominciò a soffiare dall'ovest, e tutti cercarono sull'orizzonte, ma l'oceano nero era scomparso, coperto da una nebbia impenetrabile. Stava avvicinandosi rapidamente, e sembrava un'enorme onda di bianco.

"Ti spaventi per un temporale?" gridò Rainer. "Tocca a me! Triverion, pronto per una Furia Ghiacciata." Puntò Misty col dito. "Su quella puttana!" Sparky afferrò il suo braccio.

"Fermo, quello non è un normale temporale." Pyro diede sussultò e si girò.

"Merda. Che sia lei? Siamo abbastanza vicini da-"

E poi il vento crebbe ancora in intensità, e la grandine cadde copiosa. Il chicchi erano enormi, e sembravano sassi sulle loro schiene. Un forte suono ossessionante pervase l'aria, mentre essi si schiantavano sul ponte della nave.

Butch e Cassidy stavano guardando l'azione accanto a Suzie, sul ponte di prua della grande nave da guerra della Lega Pokemon. Era un luogo privilegiato, per l'osservazione: una visuale perfetta e nessun rischio.

"Non uccideranno Ashura, vero?" chiese Cassidy ad alta voce. "Quell'attacco di fuoco sembrava davvero letale. Anche per lui." Suzie non se ne interessò.

"Dubito che potrebbero ucciderlo. Dopo tutto è uno dei Maestri di Pokemon Proibiti." Socchiuse il suo occhio non coperto dai capelli. "Tutto ciò che voglio è Brock." Butch rabbrividì e si avvolse nel mantello grigio.

"Si gela! Dovremmo andarcene, sembra che stia cominciando a nevicare," disse indicando il cielo. Cassidy bestemmiò, sentendo un pezzo di ghiaccio centrarle la testa bionda.

"Non è neve, idiota. E' grandine!" E poi si udì un rumore più detestabile di quello di cento unghie su una lavagna. La nave si fermò di colpo sotto i loro piedi, facendo inciampare Butch e Cassidy in avanti. Suzie, comunque, rimase salda sui due piedi. Si sporse in avanti e osservò i dintorni.

"L'acqua intorno alla nave è ghiacciata," disse con calma. Cassidy che anche la nave più piccola che stavano inseguendo era bloccata.

"Anche loro sono stati ghiacciati. Ma da cosa?"

"Forse da quello," Suzie accennò col mento.

Fissarono il fianco della nave, su cui si era abbattuta un veloce onda di nebbia. E al centro di essa, una figura solitaria. Sembrava che la condensa si emanasse da essa, addensandosi mentre si avvicinava dall'orizzonte. Era come se stesse camminando sull'acqua.

Ash si guardò intorno, ancora inginocchiato e col mantello fumante per il calore dell'attacco di fuoco, e notò la sagoma nella nebbia, che avanzava. Lentamente, emersero i dettagli. Indossava il mantello di un Maestro, cosa abbastanza ovvia visto il suo potere, del colore del ghiaccio, un pallido ceruleo. Il vento gelido la colpiva di lato, evidenziando una figura snella e tornita. Il mantello, agitandosi, mostrava lunghe gambe lattee. Una donna. Al contatto coi piedi, l'acqua ghiacciava, e probabilmente era per quello che riusciva di camminare sull'oceano. E poi i suoi movimenti rapidi e aggraziati dimostravano che stava pattinando sul ghiaccio che generava. Occhi verdi e brillanti arsero fra le ombre del cappuccio.

Lorelei. La prima dei Quattro Grandi.

Si avvicinò ancora, e l'aria divenne ancora più insopportabilmente fredda, mentre la nebbia fagocitava la già scarsa luce. Ash si coprì il volto col suo cappuccio, e lo strinse per bene. Pikachu si accucciò fra le sue braccia e affondò il muso nel collo, agitando le orecchie puntute. Anche gli altri si erano avvolti nei loro mantelli e cappucci, tutti tranne Misty, che non sembrava risentire del gelo o della grandine. Quest'ultima sembrava anzi dissolversi prima di colpirla. Fissava silenziosamente Lorelei, uno sguardo brillante di azzurro, mentre i suoi capelli rossi sembravano ardere nell'oscurità improvvisa. Il gigantesco Triverion si era appallottolato sul ponte, tremante, nel tentativo di tenersi al caldo.

Finalmente, quando Lorelei arrivò a circa trenta piedi dalla loro nave, si piegò di lato e scivolò sul cammino di ghiaccio che stava creando, fermandosi in una nuvola di scintille blu. Il suo lungo mantello non fu altrettanto veloce, e rivelò un corpo quasi nudo sotto di esso. La sua testa era ancora coperta dal cappuccio, e solo gli occhi erano visibili, chiazze di verde ardente nell'ombra.

"Fa caldo." La sua voce era gelida, fredda come il vento artico. Era davvero piacevole, come quella di una cantante, ma sembrava ghiacciare l'anima. "Il caldo deve essere distrutto." I tre fratelli Eevee, Rainer, Pyro e Sparky, fecero un passo indietro, terrorizzati.

"Qual'è il problema?" bisbigliò Erika. "Non è dalla vostra parte?"
"Sì e no," rispose Pyro con lo stesso tono di voce. "Si dice che Lorelei sia impazzita qualche anno fa, e ora nessuno sa per chi combatta."

"Cosa?" Bruno sembrò completamente disgustato. Ash annuì lentamente.

"È vero. E' per questo che è stata allontanata dagli altri Maestri e Istruttori della Lega."

"Non lo sapevo," borbottò Bruno. Erika fece svanire il suo bastone in un bagliore color smeraldo.

"La domanda è: cosa ci fa qui?" Le rispose Sparky.

"Siamo vicino a Cinnabar. Lei era responsabile del punto focale dell'isola, per l'apertura del cancello. Lord Garick ha dovuto usarla, perchè, dopo tutto è ancora uno dei Maestri di Pokemon più potenti del mondo." Un gemito dal pavimento. Tutti si voltarono, e osservarono AJ mentre riprendeva conoscenza e si alzava.

"Ricordo quella puttana," sbuffò adirato. "E' colpa sua se non riuscii nemmeno a qualificarmi per il torneo della Lega nell'anno successivo!" Afferrò la sua spada e saltò giù dalla nave, per attaccarla. Ash cercò di afferrarlo, ma senza successo.

"AJ, pazzo. non sai quello che fai!"

AJ atterrò sul blocco di ghiaccio che circondava la nave e corse verso di lei, scivolando e tenendo la sua spada in orizzontale, al suo fianco.

"Sei morta!" gridò fissandola inferocito. Lorelei lo attese, muta mentre il vento freddo gonfiava il mantello intorno alla sua forma sinuosa. Ma quando AJ fece per colpirla con la spada, improvvisamente girò su se stessa, liberò una gamba da sotto il mantello e sferrò un tremendo calcio. AJ scivolò, sbilanciato dal colpo che aveva centrato la sua arma, e lei ne approfittò per sferrare un secondo calcio, che squarciò l'addome dell'avversario. AJ lasciò un ultimo rantolo, e Lorelei si spostò, lasciando che il corpo si schiantasse contro il ghiaccio, che si sciolse al contatto. AJ affondò nelle acque nere, senza lasciare traccia. Lorelei si voltò per folgorarli con l'intenso bagliore dei suoi occhi.

"Il calore è una malattia che lascia sentire. Presto tutto sarà sostituito dal felice gelo." La sua aura di nebbia bianca cominciò ad espandersi, verso la nave. Ash sentì dei movimenti al suo fianco, ma non riuscì a impedire che un'altra persona saltasse giù dalla nave.

"Misty!" Balzò verso il ghiaccio, seguita dal mantello blu e dai capelli che ondeggiavano nell'aria, con gli occhi ardenti di una luce azzurra. Sotto i suoi stivali spuntarono due lame da pattinaggio. Atterrò e cominciò a pattinare verso Lorelei. Stringendo Pikachu sotto il mantello per scaldarlo, Ash fece per seguirla, ma inaspettatamente due mani spesse lo afferrarono e lo bloccarono saldamente. Si voltò per trovare Bruno dietro di lui, che lo fissava con fieri occhi scintillanti di ruggine.

"Bruno, che Diavolo fai?" Tutto ciò che fece Bruno fu stringere la presa, immobilizzando anche Pikachu fra le braccia del suo allenatore. Chiuse gli occhi.

"Mi spiace, Ash."

Misty si bloccò, scagliando una nube di polvere di ghiaccio mentre scivolava coi pattini per fermarsi. Davanti a lei, Lorelei, immobile,due macchie di luce verde fra le ombre del volto. I mantelli sembravano muoversi all'unisono, seguendo le folate di vento ghiacciato. Non sapeva bene cosa stesse facendo. C'era solo la vaga sensazione che avrebbe dovuto cercare il confronto. Improvvisamente, Lorelei si tolse il cappuccio, e liberò i lunghi capelli nel vento. Erano un blu scuro, una tinta quasi identica alle acque dell'oceano. Davanti agli occhi verdi, gli occhiali ovali, gli stessi che aveva usato ai tempi dei tornei della Lega Pokemon.

"Tu sei calda... e fredda allo stesso tempo." La sua voce era appena più di un bisbiglio. "Cerchi il gelido oblio?" Le sue mani, lungo i fianchi, presero a pulsare di energia azzurra, emanando una nebbia più bianca di quella naturale.

"Lorelei..." la implorò Misty. "Perchè?" Pensò al passato. Anni fa, Lorelei, la signora dei pokemon ghiaccio, era stata il suo idolo. L'aveva guardata dal basso, come Ash aveva guardato gli altri Grandi. Un tempo, aveva pensato perfino di seguire i suoi passi, un allenatrice di pokemon ghiaccio - ma l'acqua, il suo primo amore, le aveva fatto rinunciare. Lorelei era distaccata, una personalità fredda, ma anche così, nel profondo, Misty pensava che fosse una brava persona, qualcuno con cui condividere i propri segreti. Questa Loerelei era diversa, aveva abbracciato il gelo. E nient'altro. Improvvisamente Lorelei spalancò gli occhi, e una leggera macchia di rossore invase il suo viso pallido.

"T-Tu!" gridò. "Così pensi di poter sfuggire alla morte?" Alzò le sue braccia la cielo, scagliando la sua energia verso le nubi. Dall'alto, arrivarono ruggiti e brontolii. Misty scivolò indietro di fronte a quella furia gelida, tanto fredda che perfino lei la sentì. La grandine cominciò a cadere più fitta, e le raffiche di vento si fecero ancora più intense - abbastanza da frantumare il ghiaccio introno a loro. Costrinse Misty ad allontanarsi nuovamente.

"Supremo Pokemon di Ghiaccio!" gridò Lorelei al vento urlante. "Mostrale il gelo che solo il ghiaccio può dare!" Era come se uno spaventoso terremoto avesse colpito l'oceano. Il ghiaccio su cui poggiavano si frantumò. Misty urlò terrorizzata, osservando la nave delle sue sorelle sollevata da qualcosa... qualcosa di immenso che spingeva da sotto, da sotto l'isola di mare ghiacciato che li aveva intrappolati.

Di fronte alla nave, una massiccia testa, quella di un immenso lapras, squarciò la lastra di ghiaccio. Era traslucido, come il ghiaccio più puro, ma i suoi occhi brillavano di un rosso crudele, il colore del Proibito. Si levò ancora più in alto, mostrando un collo elegante, liscio come il ghiaccio che lo costituiva. Mentre emergeva, Misty notò che la nave era sulla schiena del lapras, incastrata fra le spine che adornavano il suo dorso. Il suo corpo gelido si levò sopra l'isola ghiacciata, sollevando la nave di almeno trenta piedi. Lorelei calò improvvisamente le braccia.

"Blizzard!" urlò.

"Lasciami andare!" gridò Ash, ma Bruno continuava a stringerlo fra le sue braccia possenti. Rimaneva zitto, senza dire una parola. Gli occhi di Ash arsero d'oro, brillando nell'oscurità creata dalla tempesta. "Non vedi? Misty... ARGH!" Si liberò furiosamente dalla stretta con un violento fiotto di energia, e stava per saltare giù dalla nave, quando il ponte vibrò pazzamente, e lui perse l'equilibrio, finendo carponi. Pikachu scivolò dalle sue braccia e atterrò sulle zampe. Tutti gli altri percepirono la tremenda scossa proveniente dal basso.

"Ci stiamo... ci stiamo sollevando!" Erika boccheggiò, strisciando verso il parapetto per guardare di sotto.

"Merda!" imprecò Sparky. Erano tutti con la faccia contro il ponte, mentre la nave saliva ancora, per poi fermarsi con un'ultima scossa. La grandine colpì le loro schiene, mentre la tempesta raggiungeva proporzioni impensabili.

Davanti alla nave, il retro di una mostruosa testa si spingeva ancora più in alto. Era luccicante, e trasparente come ghiaccio. Ash sentì un tremito gelido attraversargli la spina dorsale, ma non fu per il freddo.

"M- Ma è il Pokemon Supremo di Ghiaccio!" Era la voce di Rainer. "Quel lapras!"

"Pensavo fosse morto!" disse Pyro, in preda al panico. Non poteva essere! I pensieri di Ash lo rifiutavano. Era LEI il Pokemon Supremi di Ghiaccio?

"Nessie!" gridò al pokemon. "Sei tu?" Immediatamente, la testa del lapras cominciò a girarsi. I suoi occhi ardenti si allargarono, fissandosi su di lui. Una voce femminile rimbalzò nelle loro menti. Un contatto telepatico superò il caos dell'aria.

"Maestro Ash?"

"Nessie? C-come...?"

"Pikapi!" aggiunse Pikachu. Il lapras chiuse i suoi occhi crudeli.

"Mi dispiace."

E il mondo divenne bianco.

La bufera di neve innaturale montò al massimo della sua violenza, inglobando tutta la nave col suo abbraccio ghiacciato. Anche la nave della Lega venne colpita, e fu scagliata lontano, come una foglia in un uragano.

Ma quello non era stato creato per uccidere. Il motivo era un altro. Una vendetta.

Un giorno e mezzo di tempesta.

Laselle si svegliò di soprassalto. Era buio, e vedere era quasi impossibile, specie subito dopo essersi svegliata. Poteva però sentire molti suoni, quelle di altre persone attorno a lei. Cosa era successo? L'ultima cosa che ricordava era che sedeva a cena... qualcosa le solleticava sul sedere, e questo, assieme a un debole suono da sotto di lei, la svegliarono definitivamente.

"Laselle, potresti scendere da me?" Le parole acquisirono progressivamente un senso, mentre la sua mente le decifrava. Si girò e scoprì di essere seduta sulla testa di Giselle.

"Diamine, sorellina, non ti sapevo così perversa," disse, tradendo sonnolenza nella voce. Giselle sbuffò irritata. Laselle la ignorò e cercò di adattare i suoi occhi alla scarsa luce. Mangiare la cena era stata davvero l'ultima cosa che aveva fatto. Erano ancora nella sala da pranzo della nave... che era completamente in disordine. Il pavimento sembrava piegato di lato, i tavoli e tutte le sedie, vinti dalla gravità, si erano raccolti contro il muro. Quasi tutti li avevano seguiti, ed era questo il motivo per cui si era ritrovata sulla testa di Giselle. Altre persone si stavano lamentando, cercando di liberarsi dalle cianfrusaglie e da altri corpi svenuti.

Una volta liberata, Giselle cercò di alzarsi, ma scivolò e cadde di nuovo, lanciando un gridolino indignato. Per un attimo rimase lì, coi capelli sopra la faccia, ma poi si inginocchiò e sembrò ridere e piangere allo stesso tempo, col viso ancora coperto dai capelli. Laselle cominciò a ricordare.

"E' stata una specie di tempesta," suppose, senza cercare di stare in equilibrio sul pavimento inclinato. Era utile imparare dagli sbagli della sorella.

Qualcuno inciampò su di lei, e Laselle si voltò di scatto. Era Junior, e aveva un'aria un po' più rozza, coi jeans e la maglietta nera strappati, e con quei capelli scompigliati. Il suo cappello doveva essere disperso fra le altre cianfrusaglie, visto che ora non lo indossava più.

"Stai bene?" chiese cercando di mettere in ordine i capelli.

"Penso di sì." Ebbe una folgorazione. "Oh no! Ash era uscito, vero? Era, era-" Giselle soffiò via una ciocca dal volto.

"Come mai, Laselle, ti interessa tanto?" Sentì il sangue affluire al volto.

"Non sono affari tuoi!"

In quel momento, la porta sul lato lontano della stanza si aprì di botto, e tre donne in tenuta da marinaio inciamparono sul pavimento. Le sorelle di Misty.

"Allora, state tutti bene?" disse quella bionda, la più alta. Daisy, ricordò Laselle. Fecero un rapido conteggio delle persone. Sembravano tutti a posto, a parte Joe, un vecchio amico d'infanzia di Giselle, che si era slogato l'anca. Laselle non se ne preoccupò. Era un tipo patetico, secondo lei.

"Cosa diavolo è successo? Dove siamo?" chiese il Capitano Jenny. Qualcuno guardò fuori il portello, a Laselle sembrò Joy, il giovane medico del gruppo di Erika.

"Signora, vedo sabbie bianche fuori; una spiaggia, o qualcosa del genere." I suoi occhi blu parvero confusi. "Mai vista sabbia così bianca!" Il Capitano Jenny si avvicinò.

"Ehi, guarda Joylene, un tuo parente!" L'infermiera Joy della Cittadella sorrise.

"Ha ragione. E' una delle mie cognate."

"Sai, non capisco ancora come voi Joy facciate ad essere identiche senza essere parenti di sangue," affermò Jenny.

"Humph!" Disse Joylene, "E le tue cugine identiche a te? Non sono anch'esse senza senso?"

"Davvero, è strano anche questo," disse il capitano, stringendosi nelle spalle. Daisy le interruppe prima che potessero andare avanti.

"Sabbie bianche? Come se fossimo naufragati su una qualche strana isola!"

"E Ash?" tentò Laselle. La più bassa delle sorelle di Misty, quella coi capelli rosa, rispose brevemente.

"Duplica sta controllando il ponte in questo momento, ma quelli che erano sul ponte quando è scoppiata la tempesta sembrano scomparsi, al momento."

Ania, Colletra e Triana - tre Istruttori d'Erba - sembrarono interessate. Laselle era contenta di vederle di nuovo, dopo averle incontrate a Sud Lavender. Si erano conosciute nel gruppo del Maestro Erika. Non erano niente di speciale, Ania coi suoi corti capelli neri e le ciocche sull'occhio destro, Colletra con la coda di cavallo bionda e Triana che sembrava la sorella di Junior, con gli stessi capelli scuri e lo stesso gusto nel vestire; e le loro uniformi verdi parevano decisamente malridotte.

"Anche il Maestro Erika?" chiesero.

"Apparentemente," rispose Violet, la seconda sorella.

"Il Maestro Bruno?" domandarono un paio di uomini vestiti di marrone. Laselle non li conosceva, aveva sempre tentato di evitare il gruppo di Bruno.

"Idem. E anche nostra sorella Misty."

Duplica inciampò sullo stipite della porta, coi vestiti coperti di ghiaccio. Il suo respiro era denso, le labbra bluastre.

"Fa freddo fuori! Non ho avuto fortuna. Non c'è traccia degli altri, solo qualche bruciatura e dei graffi sul ponte."
"Che cosa?" disse Lily scioccata. "La nostra povera nave!"
"Sono solo dei graffi. Ad ogni modo, penso sia meglio che veniate a dare un'occhiata al posto dove siamo naufragati."

Dieci minuti più tardi, tutti fissavano dal ponte superiore la sponda su cui si trovavano. Era una spiaggia bianca. Tanto pura da sembrare luminosa di suo. Una nebbia gelida riempiva l'aria intorno ai loro piedi, coperti da una lastra di brina. Oltre la spiaggia, sembrava esserci una scogliera di ghiaccio, ma era resa spettrale dalla nebbia bianca. Dietro di loro, un oceano nero e calmo, che circondava la nave e si infrangeva sulla sabbia. Laselle si abbracciò e rabbrividì.

"Hai ragione, Duplica, fa freddo!" Duplica raggiunse il parapetto e lo scavalcò sopra con un movimento aggraziato. Un suono ovattato annunciò il suo atterraggio sulle bianche sabbie della spiaggia. Si inginocchiò e tastò il terreno.

"E' questo che volevo dire. Questa spiaggia... è fatta di ghiaccio!" Laselle strabuzzò gli occhi. Ecco perchè faceva così freddo! Le sorelle di Misty erano concentrate su qualcos'altro.

"Bene, potreste guardare questo, adesso?" si lagnò Daisy, esaminando qualcosa a poppa. "La turbina numero due è totalmente fuori uso! Dobbiamo ripararla, o non potremo riprendere il mare."

"Abbiamo trovato qualcosa con cui ammazzare il tempo," disse Violet con un'alzata di spalle.

"Grande," gemette Lily, arrotolandosi le maniche della sua giacca. Duplica le guardò dalla spiaggia e si strinse per tenersi calda. "Non possiamo andare via finchè non troviamo gli altri. Penso che siano qui, da qualche parte... ma dove siamo? Lo sapete?" Daisy lasciò perdere la sua ispezione della turbina.

"Solo un secondo." Prese una piccola bussola e altri strumenti da una tasca, e cominciò ad armeggiare. "E' impossibile. A quanto pare, siamo in qualche punto nelle vicinanze di Cinnabar Island." Si guardò attorno. "Io me la ricordavo diversa, Cinnabar. E voi?"
"Non ne ha l'aria," concordò Duplica, battendo i denti. "Isola di Icybar è più appropriato. Ma ora è meglio organizzare una squadra di ricerche. Mentre riparate la nave, possiamo andare a cercare Ash e gli altri."

"Vengo io!" disse immediatamente Laselle.

"E anch'io," aggiunse Junior. Colletra sganciò la frusta dalla sua giacca verde.

"Ci siamo anche noi. Io, Ania e Triana. Il Maestro Erika può avere bisogno del nostro aiuto."
"Potrebbe anche servire un medico," disse Giselle in tono arrogante. "Eccomi qua."

"Grande," commentò sarcastica Laselle, ma sua sorella si limitò a sorridere.

"E io?" chiese Joe, zoppicando fuori dal portello e aggrappandosi alla ringhiera.

"No, la tua caviglia ci rallenterebbe," rispose Duplica da sotto. Joe la folgorò con un'occhiata da dietro i suoi occhiali. I due istruttori di Bruno parvero interessati.

"Ci piacerebbe venire, ma la nave rimarrebbe indifesa. Noi dobbiamo restare qui."
"Parla per te," tuonò una voce profonda. Laselle si girò e notò un uomo molto grosso, con una barba marrone e un giaccone in tinta che usciva dal portello. Sebbene sembrasse di mezza età, il corpo scolpito sotto i vestiti lasciava molti dubbi in proposito. "Il Maestro Bruno mi ucciderebbe, se lasciassi un bimbetto come Junior e un gruppo di donne in giro da sole in posto simile!"

"Hikaru!" uggiolò Junior. "Non sono più un bambino!" Laselle sorrise furbescamente.

"Allora sei bravo a imbrogliare." Junior la fissò coi suoi occhi verde mare, e giocherellò col suo berretto.

"A pensarci bene, è meglio se viene. Le bambine hanno sempre bisogno di protezione." Giselle guardò sua sorella e scoppiò a ridere.

"Ha vinto lui, stavolta, sorellina" disse fra le risate. Laselle incrociò le braccia, furibonda.

"Noi resteremo con gli altri," disse il Capitano Jenny, parlando anche per Joylene e la Joy più giovane.

"Penso che ci siamo tutti, allora," concluse Duplica. Osservò la distesa ghiacciata che si stendeva in lontananza, pensierosa. "Però, marciare qui sarà dura. Io posso trasformarmi in qualcosa, ma non so come potrete fare voi." Lily si grattò il mento, pensierosa.

"Uhm, potremmo aiutarvi noi, ma non ne sono sicura. Qualcuno di voi sa pattinare?"

Una goccia. Un'altra. l'acqua fusa cadeva dal tetto ghiacciato della caverna, lenta e cristallina. Dentro, la luce di un misterioso fuoco nero danzava sui muri gelati, luccicando. Quelle innaturali fiamme sibilanti non causavano fumo. Era strano, ma bastava a scaldare. Immobile, Ash cercò di concentrarsi in modo da far durare quella fiamma. Non c'era combustibile, a parte il ghiaccio del pavimento e la forza della sua mente.

Un sospiro, e la donna che giaceva al suo fianco si stiracchiò. Occhi verde erba cominciarono ad aprirsi, pigramente. Lasciando scappare un piccolo sospiro, lei si sedette, avvolgendosi nella coperta nera che la circondava. Rabbrividì, lasciando uscire le dita per scacciare dal viso i capelli neri che le erano caduti sul volto. Nella luce delle fiamme nere, emanavano riflessi bluastri.

"A-Ash? Cosa è successo?" chiese Erika, ancora intorpidita. Notò che c'era anche Pikachu accanto a lei, che si scaldava la coda col fuoco. Ash si stava stringendo nelle spalle, e sedeva a gambe incrociate, indossando solo la sua maglietta nera i pantaloni scuri. Rabbrividì, poi voltò il capo e indicò la benda avvolta al suo braccio destro.

"Durante la tempesta, siamo stati sbalzati via dalla nave, e siamo finiti sulla spiaggia. A parte Pikachu, sei stata l'unica che sono riuscito a trovare. Ti ho trascinato in questa caverna. Sei rimasta svenuta per un bel po'."

"Cosa? E gli altri? Misty?" Cercò di scaldarsi le mani sul fuoco.

"Non lo so. Ma penso che siano qui, da qualche parte, su quest'isola."

"Isola?"

"Sì. Cinnabar Island." Erika rimase stupita.

"Cinnabar Island?" esclamò, causando un'eco che rimbalzò sulle pareti della caverna. "Ma allora come mai fa così freddo? Ma non era un'isola tropicale? Una volta era una meta turistica. Le sorgenti termali?" Ash sospirò.

"Sembra che Lorelei abbia fatto qualche ristrutturazione, allora." Lo fissò coi suoi occhi verdi.

"E un altra cosa... quel lapras. Sembrava lo conoscessi." Intuì la verità. "No, non può essere..." Lui annuì.

"Sì, quello era il mio Lapras... una volta." Sentendosi a disagio, cercò di cambiare argomento. "Mi ha molto sorpreso, quando Bruno ha tentato di fermarmi..." Erika lo guardò pensierosa.

"Quanto sai precisamente di Bruno?"

"Non molto. Solo che è duro come dicono. Il Maestro di Forza e Lotta... è cambiato, da quando lo vidi per la prima volta. Ma ero solo un bambino."

"Lo hai incontrato da bambino?" domandò lei interessata.

"Sì." Ridacchiò e scosse la testa, ricordando. "Volevamo farci dire il segreto per essere dei Maestri di Pokemon da lui..." sospirò ironicamente, e continuò. "Ovviamente, allora nessuno era un vero Maestro, rispetto ad ora. Ma, tornando al punto, non era spietato come è adesso. I suoi metodi, nelle Guerre Oscure dei Pokemon, erano decisamente sbrigativi."
"Secondo te, Bruno e Lorelei erano buoni... amici?"

"Beh, credo di sì. Bruno era più vicino a lei che agli altri Quattro Grandi, molto più di chiunque altro. Devo ammettere che è stata dura farcela, contro loro due. Parlavano poco e combattevano bene," disse confuso.

"Interessante," commentò Erika con l'abbozzo di un sorriso. Improvvisamente cominciò a tremare in modo incontrollato. Cercò di scivolare verso il fuoco, e fece per scoprirsi. Ma poi si guardò e notò di essere nuda. Con uno scatto repentino si coprì di nuovo e folgorò Ash, con occhi ardenti di luce verde e irritata.

"Uhm, perchè sono nuda?" chiese con voce ingannevolmente calma. Ash la guardò e cominciò ad arrossire.

"Scusa, ma il mantello e i vestiti erano zuppi. Te li ho tolti, altrimenti saresti morta di ipotermia, con questo freddo."

"Pika Pika!" concordò Pikachu.

"E, fidati, non ho guardato!" aggiunse lui. Erika era ancora furiosa.

"Come, non hai guardato?"

"Che significa, volevi che lo facessi?" chiese Ash, confuso.

"Io, no, voglio dire... argh!" Erika sospirò, cercando di mettere in ordine i pensieri. "Voglio dire, come hai potuto togliermi i vestiti senza guardare? E' già difficile metterselo addosso, il mio vestito, figuriamoci toglierlo!"

"Ho esperienza coi vestiti delle donne," disse Ash sulla difensiva.

"Ci avrei scommesso." Erika sogghignò, sarcastica.

"E ho usato il mio senso interno, va bene?"
"Senso interno?" disse lei terrorizzata. "Questo è anche peggio!"

"Io, uh, fai finta di niente!" concluse Ash in tono sconfitto. Erika si guardò intorno.

"E dove sono le mie cose?" La sua voce era ancora decisamente tesa. Ash indicò un fagotto al suo fianco.

"Eccoli qui. Li ho asciugato col fuoco per te." Lei lo fissò preoccupata.

"Ehi, quello non è un fuoco naturale. Non attirerà Pokemon Proibiti?" Lui inclinò la sua testa, incuriosito.

"Non lo senti? C'è tanta attività elementale su quest'isola, che nessuno potrebbe individuare una singola persona. Questo ghiaccio... guarda. vedi che il ghiaccio sotto il fuoco non si scioglie? Se fosse naturale, ora starei nuotando."

"Uh... giusto," disse Erika. Lo guardò tremare. "Dov'è il tuo mantello? Se hai freddo, perchè non lo stai indossando?" Lui indicò le coperte che stava usando.

"Lo stai usando tu." Ebbe un tremito, rischiando di lasciar cadere la coperta - che era davvero il mantello di lui - ma fece in tempo ad afferrarla nel momento stesso in cui si accorse del rischio.

"Uh... grazie, credo." Arrossì. "Ora, per piacere, passami la mia roba e voltati."

"Perchè?"

"Così posso vestirmi!"

"Oh." Le gettò le sue cose e fronteggiò il muro.

"Anche tu, Pikachu," aggiunse Erika.

"Cha." Ash annotò mentalmente un certo disappunto, in quella risposta. Poi sentì i movimenti di lei, che imprecava mentre cercava di infilarsi la biancheria intima senza lasciar scivolare via il mantello.

"Sai, non mi sembri molto preoccupato, anche se siamo dispersi e Misty sembra scomparsa," lo interrogò Erika.

"Nah, so che sta bene," disse Ash. "Lo sento qui." Si battè il petto. "E comunque non mi interessa."
"Certo." Quella frase trasmise molta freddezza, come se lei avesse appena ricordato qualcosa di irritante. "Puoi voltarti, adesso." Ash lo fece, e riprese a scaldarsi al fuoco. Ora Erika indossava il suo vestito verde e la minigonna, e teneva le sue lunghe gambe incrociate, davanti a sè. "Prendi." Gettò il mantello nero di Ash verso di lui, e si strinse nelle spalle coperte di tessuto verde. "Dove sono i miei stivali?"

"Là." Indicò lui, puntando l'angolo lontano dove lunghi stivali neri si adagiavano al muro ghiacciato della caverna.

"Ottimo. Faremo bene a muoverci, se vogliamo trovare gli altri ed andarcene da questo pezzo di ghiaccio." Fece per alzarsi.

"Erika, fai attenzione, è-" Lei gridò, scivolando all'improvviso e atterrando col sedere sul pavimento ghiacciato.

"Owwwwwww," mormorò dolorante, rimettendosi in ginocchio con un'espressione accigliata sul volto.

" -scivoloso," concluse Ash inutilmente. Si avvolse nel suo mantello nero, e si alzò con cautela. "Per muoverci, dobbiamo fare così,-" i suoi stivali vennero avvolti dall'ombra, e lui si alzò di un paio di pollici, mentre due lame nere si formavano sotto la suola. Scivolò sul ghiaccio, testando i nuovi pattini. "Vedi? Lorelei mi ha dato un'idea, coi suoi pattini." Erika lo guardò inorridita.

"Ma io non so pattinare," si lagnò cercando di strisciare sugli stivali. Ash si grattò la nuca.

"Uhm... direi che sia venuto il momento di imparare."

Quando furono pronti a lasciare la caverna del ghiaccio, Ash era perfettamente bilanciato sul ghiaccio, ma Erika barcollava in modo ridicolo, e si appoggiava alla parete con una mano, cercando di restare in equilibrio sulle sue lame di legno.

"Pattini di legno?" chiese Ash, osservando dubbioso.

"Beh, o così o niente, grazie mille," esclamò Erika. "Inoltre, sono abbastanza duri e affilati. Vuoi che provi su di te?"

"Uhm." Lui scosse la sua testa. "Non preoccuparti, ti prenderò in parola." Colta dal panico, frugò fra i suoi capelli.

"Dov'è il mio nastro per capelli preferito?" chiese disperata.

"Pikachu," disse Ash, girando il capo per fissare il suo pokemon, seduto sulla spalla sinistra. Pikachu agitava le sue piccole zampe, giocando col nastro rosso.

"Chu!" Svogliato, porse riluttante il nastro ad Erika.

Sulla spiaggia ghiacciata, le onde oscure dell'oceano si infrangevano pacate. Per quanto la brezza dal mare fosse gelida, comunque la temperatura sembrava essersi alzata. Sopra le loro teste, il cielo pulsava, grigio di nuvole gonfie e minacciose. Una debole luce emanata dai ghiacci rendeva l'intera isola come un opale iridescente, abbacinante come il sole nascosto dalle nubi tetre. Le sabbie di brina scricchiolarono sotto le lame nere dei pattini di Ash, mentre scivolava sulla spiaggia bianca cercando gli altri. Quella striscia gelata sembrava circondare l'intera isola; avevano vagato tanto da aver dimenticato il momento in cui erano partiti. Dietro di lui, Erika camminava, facendo confidenza coi suoi pattini.

"Ehi, questo è piuttosto facile." Leggeri fiotti di vapore uscivano dalla sua bocca ad ogni respiro.

"Questo non è pattinare, Erika, stai solo camminando coi pattini," rispose lui con un ghigno ironico e qualche nube di nebbiolina.

"Oh, taci." Erika si fermò e contemplò la terraferma. "Raggiungiamo la città. Sono stanca e infreddolita, e qui non c'è niente da guardare." Cercò di togliere i capelli scuri che si erano infilati negli occhi. Ash grugnì.

"Sempre che ci sia ancora, una città." Si voltò. "Ma credo che tu abbia ragione. E' quello che probabilmente farebbe chiunque, al posto nostro." Fissò pensieroso il vulcano di ghiaccio che appariva in lontananza, sull'orizzonte, al centro dell'isola. Alcune nuvole lo stavano nascondendo. "Qualunque cosa stia succedendo, di certo sta accadendo laggiù."
"Non capisco perchè non possiamo volare e cercarli dall'alto." suggerì Erika. "Ho uno scyther che può portarmi, e sono sicuro che hai una qualche tecnica per tenerti in aria..."
"Non possono sentirci, ma ci vedrebbero certamente, lassù," spiegò Ash. "Non vorrai incontrare dei Pidgeotto Proibiti, o qualcosa di simile in grado di attaccarci, vero?"

"Toccata."

Cominciarono a inerpicarsi per il lungo e ripido sentiero che conduceva al centro dell'isola. Cime di alberi, coperti dal ghiaccio, erano appena visibili, avvolti da una fitta nebbia bianca - una specie di foresta. Poi la sabbia di brina cominciò a scomparire, lasciando il posto ad una dura distesa gelata, e dovettero pattinare per davvero. Erika cercò di mantenere l'equilibrio.

"Ah, sto per -" Ash afferrò la sua mano, e cominciò tirarla su per il pendio.

"Attenta."

"Pika," aggiunse Pikachu dalla sua spalla. Erika fissò la mano di lui che stringeva la sua.

"Come ti permetti?" Lui continuò a trascinarla su per il sentiero, facendo presa sul terreno con le lame dei pattini.

"Dannazione, sei davvero pesante" disse sovrappensiero. "Ehi, ow! Mi stai stritolando la mano!"

"Spiacente," disse Erika disse in tono impenitente.

In cima al pendio, Ash la liberò dalla sua presa, e lei arrancò verso uno dei tronchi congelati. Vi ci si appoggiò, ma subito un tremito freddo la fece indietreggiare, spaventata.

"Questo-questo è terribile," disse turbata.

"Questo cosa?"

"Chu?" Cominciò ispezionare tutti gli altri alberi.

"Questi alberi... non sono coperti di ghiaccio. Sono di ghiaccio. Guarda, è come se li avessero ricreati." Ash seguì lo sguardo di lei.

"Temo che Lorelei stia facendo qualche decorazione... ho quasi paura di vedere quello che ha fatto alla città."

"Duh, non sarà una bella sorpresa," disse Erika, accarezzando un tronco di ghiaccio. "Brrr... mi verrebbe quasi voglia di avere un pokemon di fuoco. Quasi, ma non completamente." Lui stava ancora guardando gli alberi. Erano come sculture perfettamente intagliate; una bellezza strana. Fredda.

"Sbrighiamoci. Prima troviamo gli altri, prima potremo trovare qualcosa da mangiare." Non mangiavano fa almeno un giorno, e i loro stomaci lo sapevano bene. Se solo avesse avuto il suo zaino - con le poche razioni di emergenza - ma sfortunatamente l'aveva lasciato nella sua cabina, sulla nave.

"Pikapi!" Pikachu si illuminò, sentendo parlare di cibo. Erika sorrise.

"Ehi, forse non sei così sciocco come dice Misty." Lui la guardò impassibile.

"Non dire quella parola che inizia per M."

Una brezza leggera aveva sostituito il vento più forte di prima, ma faceva ancora abbastanza freddo, e il paesaggio era ancora più gelido. Era una vera e propria città scolpita... ogni casa, edificio e struttura era stato non già congelato, ma trasformato in ghiaccio, come la foresta che avevano attraversato prima di raggiungere quel posto. Anche i segnali stradali, le cassette della posta, i fiori, e tutta la vegetazione era diventata di ghiaccio.

Misterioso.

Sembrava che loro fossero gli unici esseri viventi dell'isola. Erika aveva fatto un minimo di pratica, e ora pattinava sulla sinistra di Ash, lungo la strada, anche se ogni tanto tendeva a scivolare di lato.

"Vedi? Era ovvio, no?" disse lei, indicando la città di ghiaccio. Poi gridò, puntando qualcosa vicino a un panettiere, all'altro lato della strada. "C'è qualcuno là!" Strano, lui non aveva percepito nessuno. Ma in effetti c'era qualcosa di forma umana, appoggiata all'ingresso di un vicolo.

"Stai qui." Pattinò verso la figura, mentre lo zefiro gonfiava il mantello nero col suo soffio pungente. "Non è una persona - solo una specie di scultura di ghiaccio." Sembrava davvero viva; un soldato di ghiaccio. Un fioco raggio di luce attraversò quell'oggetto traslucido, rendendolo opalescente. Erika, che non aveva seguito il consiglio e si era avvicinata, lo raggiunse.

"Scultura di ghiaccio?" Il suo naso sbarazzino si contorse. "Uh! Ti sbagli! Questa è una persona! Almeno, lo era." Ash si morsicò il labbro inferiore.

"Temo tu abbia ragione."

"Pika," disse Pikachu, fissando con aria scioccata.

"Ma... guarda l'uniforme," continuò Erika. "È un soldato della Lega Pokemon. Perchè dovrebbero fare una cosa simile ai loro uomini?"

"Hai visto in che stato era Lorelei," commentò piattamente Ash.

"Hmmm... toccata di nuovo." Osservò la strada e gli edifici, cercando con attenzione qualcosa. Solo altre sculture di ghiaccio, come questa, notò con aria accigliata.

"Sembra che siano stati tutti congelati. A quanto pare, Lorelei ha messo in pratica la sua minaccia... o promessa... di distruggere tutto il caldo."

"Lei è così potente?" si meravigliò Erika.

"Ovviamente i guardiani dei punti focali sono diventati più potenti, grazie all'apertura del portale. Altrimenti, Lorelei non avrebbe potuto fare tutto questo così in fretta." In quell'istante, il soldato congelato che avevano trovato crollò improvvisamente sul suolo di ghiaccio. Si spezzò in tre pezzi più grossi e numerosi piccoli ciottoli, che rotolarono dappertutto. Quel rumore, forte e inatteso, echeggiò fra i muri della città ibernata creando un effetto ossessionante.

"Uh Ah! Non l'ho toccato, non sono stata io," disse Erika, alzando le mani.

"Non fa niente, tanto era già morto." Si piegò ed esaminò i frammenti. "Sì, nessuna traccia di rosso. Niente sangue. Solo ghiaccio." Erika stava guardando attraverso la finestra del negozio.

"Così suppongo che se sgelassimo quel pane, ne otterremmo solo acqua." Sospirò, ma poi aggrottò le ciglia e sembrò fissare la vetrata più da vicino.

"Che succede?"

"I miei capelli, sono tutta spettinata," disse fissando il suo riflesso nel ghiaccio e pettinando con le dita i suoi capelli blu-neri che crollavano scompigliati sulle spalle. "E ho anche perso la mia borsa di cosmetici. E i miei profumi."

"Sei strana," commentò Ash scuotendo la testa. "Inoltre, sei molto meglio senza tutti quei liquami puzzolenti." Gli occhi di Erika nel riflesso della finestra divennero fessure verdi.

"Sì, dimenticavo il tuo disprezzo per i miei profumi. Mi domando cosa ci possa trovare una qualunque ragazza, in te. A parte l'aspetto esteriore, intendo." Ash mise le sue mani dietro la testa e le rispose con un ghigno adirato.

"Finchè non hai quello stampino rosso a X da cacciarmi in faccia, sono al sicuro." Erika armeggiò nel suo mantello verde.

"Grazie per avermi ricordato che ce l'ho ancora," disse con un sorriso altrettanto cattivo.

Ma in quel momento, un fremito le percorse la schiena e lei si voltò, allarmata. Anche lui sentì qualcosa. Molte cose. Non poteva dire la direzione da cui provenivano, con tutto quell'elementale di ghiaccio che li circondava.

"Hmmm, mi piacerebbe molto essere marchiato di nuovo, Erika, ma dovremmo posporre e uscire da qui. Sta arrivando qualcosa, e non sembra amichevole."
"Cosa?" Riprese la sua espressione seria e si guardò intorno, scivolando sui pattini. "Dove?"

"Non so." Erano più vicini, adesso. "Andiamocene!" si mise dietro di lei, piazzò le mani contro le spalle del suo mantello verde e prese a spingerla lungo il marciapiede gelato.

"Non così veloce!" gridò Erika spaventata da quella velocità.

"Mi spiace, ma dobbiamo sbrigarci!"

Ma proprio mentre superavano un incrocio, in mezzo a due edifici imbiancati, Pikachu esclamò:

"Pika!" e poi fu il caos, mentre qualcosa centrava il fianco di Ash. Perse la presa su Erika che cominciò e scivolare lungo la strada, urlando. Ma quella era la sua preoccupazione minore, mentre cadeva all'indietro, con Pikachu che si aggrappava alla faccia e gli impediva di vedere, e con qualcos'altro che gli piombava sopra.

"Ash?" disse una voce femminile da sopra di lui, mentre scivolava sulla schiena.

"Misty?" rispose Ash. Gli occhi erano ancora bloccati dal corpo di Pikachu, ma aveva riconosciuto la voce. Spostò il suo pokemon, e la sua visuale venne riempita da due occhi blu, finchè i capelli rossi di lei non gli coprirono di nuovo il volto. "Mrpht!" gridò. Misty alzò la testa e si guardò intorno mentre scivolavano all'indietro sulla schiena di Ash.

"Spiacente! Conto fino a tre, poi saltiamo via!" urlò lei.

"Perchè?" chiese Ash sputando i capelli rossi che gli erano rimasti in bocca. Cercò di guardare nella direzione in cui si muovevano. E vide il perchè. Numerose forme a quattro zampe, come growlithe di ghiaccio nero, sibilavano e li aspettavano poco più in basso, mantre altri arrivavano dalla direzione in cui Misty era comparsa. Non poteva vedere chiaramente, con Misty e Pikachu sopra di lui, ma sembravano completi di zanne, artigli, occhi rossi e aculei di ghiaccio scuro. "Che domanda stupida," si rispose sardonicamente. "Va bene, uno, due tre - Salta!"

Con tempismo perfetto, si separarono, spingendo sul ghiaccio con le mani per rimettersi sui pattini in un turbinio dei loro mantelli blu e nero. Cominciarono a pattinare lateralmente. Pikachu atterrò sulla spalla sinistra di Ash e si aggrappò mentre acceleravano, e il vento scuoteva la sua coda frastagliata. Urla furiose e guaiti li seguivano, mentre le creature oscure iniziavano la caccia.

"Chi stavi spingendo?" chiese a un tratto Misty, puntandolo con la coda dell'occhio.

"Spingendo? Era Erika... Erika, oh merda!" Davanti a loro, in cima alla collina verso cui la strada li stava guidando, potè intravedere una figura con un mantello verde, che scivolava velocemente cercando di tenersi in piedi. Si diede una spinta, cercando di accelerare e recuperarla.

"Sta scendendo quella collina!" urlò Misty da dietro di lui. "Come hai potuto farla andare così veloce?"

"Io? Sei tu che mi si venuta addosso!"

"Lei non sa pattinare! Non avresti dovuto farlo fin dall'inizio."
"Lei non sa pattinare, quindi non avrei dovuto farlo!"

"Uhm, voi due, volete aiutarmi o no?" li interruppe Erika con un grido di panico da davanti a loro, mentre raggiungeva la cima della collina. Ash si protese in avanti.

"Non preoccuparti, ti ho..." La sua mano riuscì a fatica ad afferrare il mantello verde. "Presa!" concluse trionfante. Sfortunatamente il mantello scivolò via dalle sue spalle, e nel processo lei si ritrovò a pattinare all'indietro. Erika lo fissò furibonda, stringendosi nelle braccia nude, coperta solo da un leggero vestito verde, e cominciò una terrificante discesa lungo il fianco ripido della collina di ghiaccio.

"O no," borbottò lui.

"Questa me la paghi, Ash!" Erika disse con calma notevole. I suoi capelli neri le coprivano la faccia, mentre la pendenza le faceva prendere velocità. I palazzi di ghiaccio correvano attorno a loro, pronti a farli rimbalzare sulle gelide pareti bianche come in un doloroso flipper.

Un gruppo di otto persone pattinava rapidamente lungo la strada ghiacciata che conduceva al centro della città. Stavano tutti osservando le case congelate e le piante della periferia, cercando un segno di vita mentre acceleravano. Ma non trovarono nulla. Solo i suoni del vento e dei loro pattini che scivolavano sul ghiaccio, accompagnato dal loro respiro. Duplica era davanti a tutti, lasciando che i suoi lunghi capelli blu ondeggiassero nell'aria pungente assieme al suo mantello viola.

"Sapete, è quasi divertente," esclamò improvvisamente. "E' una gigantesca pista da pattinaggio!" Laselle, dietro di lei, la pensava allo stesso modo.

"Ma non pensi che sia molto strano?" chiese. "E che è successo alla gente? Dopo tutto, questa è una città della Lega." Da dietro arrivò la voce di Junior.

"Forse si sono tutti spostati a Indigo Plateau, la capitale della Lega Pokemon. Penso che faccia troppo freddo per vivere in un posto simile, e poi cosa avrebbero potuto mangiare?"
"Il ragazzo ha ragione," concordò Colletra. "Ma la domanda è, perchè questa città è ridotta così? Correggetemi, ma Cinnabar è un'isola molto a sud, no? Il tempo è un po' troppo freddo, per questo posto."

"Pericolosamente freddo," disse Duplica in tono improvvisamente irrequieto. "L'elementale di ghiaccio è dappertutto. Sta interferendo con l'equilibrio. La buona notizia è che possiamo usare attacchi speciali se vogliamo, perchè con tutto questo caos di elementi non possono trovarci." Giselle sembrava suonare il violino, con uno strano piccolo aggeggio.

"E' vero, il rilevatore energetico è balzato fuori scala."
"E la cattiva notizia?" chiese Ania scivolando al fiano di Triana. "Tutto questo avrà pure una fonte, magari la stessa cosa che ha causato quella tormenta che ha colpito la nave."

"Spero solo di trovare Ash e gli altri, e di riparare la nave per partire prima che succeda qualcos'altro," rispose Duplica. Junior uscì dalla formazione e si mosse lateralmente.

"Guardate qui, gente! Qualcuno ha fatto delle sculture di neve. Molto realistiche, non trovate?" Il resto di loro rallentò e si fermò, scivolando sulla strada per ammirare il ritrovamento di Junior. Di fronte ad una delle fattorie abbandonate, sul cortile, c'erano alcuni cespugli, e molte statue di ghiaccio. Laselle fissò il volto di una bambina di ghiaccio, a disagio. Era in posa, come se stesse correndo, e alcuni rigonfiamenti sulle guance sembravano lacrime ghiacciate. La contemplazione venne interrotta da Hikaru, che la raggiunse e fissò l'opera d'arte con la sua faccia barbuta.

"Troppo realistico." Si voltò, cercando qualcosa sull'orizzonte. Lei seguì il suo sguardo, e notò scioccata numerose altre figure di ghiaccio, in varie pose, nei giardini o anche per strada. "Ora sappiamo quello che è successo alle persone di Cinnabar, temo." Colletra fissò disgustata un'altra statua, quella di un uomo. Tirò la cima della sua coda di cavallo bionda nervosamente.

"Ma questo non ha senso! Era una città controllata dalla Lega. Hanno assassinato i loro stessi uomini!" Duplica aggrottò le sopracciglia, studiando la stessa statua.

"Voglio fare una prova." Improvvisamente la sua figura si miniaturizzò, trasformandosi in una piccola volpe rossa con molte.

"Oh, un Vulpix!" strillò Triana avvicinandosi con le braccia distese.

"Vul, stai lontana!" ringhiò Duplica-Vulpix. Triana si fermò, delusa.

"Awww, Maestro Duplica, non è divertente," disse lei pettinandosi i capelli neri sotto il cappello da baseball verde con le dita. Laselle la guardò divertita. Non poteva credere che Triana fosse così immatura, specie visto che era più vecchia di lei di quattro anni.

"Hai ancora quell'ossessione con Vulpix, Triana? Tu, un Istruttore d'Erba. Dovresti vergognarti," disse con un sorriso sarcastico. Triana alzò il mento.

"Mi sarebbe piaciuto essere un Istruttore di Fuoco, ma non abbiamo Maestri di Fuoco nella Ribellione per insegnarmi," cercò di scusarsi Triana. "Inoltre, anche tu dovresti essere un Istruttore d'Erba, ma hai un pokemon insetto," concluse indicando lo zaino di Laselle. Laselle lo strinse con le mani.

"Caterpie non è un pokemon insetto qualunque, è speciale." Una risata interruppe il diverbio, e Laselle osservò Giselle che pattinava per raggiungerle.

"Vuoi dire che hai un Caterpie, sorellina?" disse Giselle, incrociando le braccia sopra al camice da laboratorio che indossava. "Hai fatto davvero progressi, allora."

"Vorresti sfidarmi, sorella?" la sfidò Laselle, fissandola con aria provocatoria.

"Forse più tardi," rispose Giselle sorridendo. Duplica-Vulpix, nel frattempo, si era rivolta alla statua. Cominciò ad emettere una piccola fiammella sulla caviglia. immediatamente, il ghiaccio cominciò a sciogliersi. Giselle si acquattò accanto a lei.

"È completamente di ghiaccio. Non sono stati congelati, ma letteralmente trasformati in ghiaccio." Laselle stava per dare un'occhiata, quando il ghiaccio sotto di lei sembrò tremare e spaccarsi. Disperatamente, si piegò sui pattini, cercando di mantenere l'equilibrio mentre un rombo soffice accompagnava la scossa.

"Che-che succede?" disse allarmata.

"Vul, sotto di noi!" gridò improvvisamente Duplica-Vulpix, ma era troppo tardi. Con uno scoppio sotto di loro, una figura azzurra emerse dal ghiaccio, frantumando la statua che stavano studiando in centinaia di pezzi. Strinse Giselle col braccio, bloccandola nella sua morsa. Giselle grugnì di dolore.

"Nessuno si muova," disse la figura.

Il ghiaccio spaccato galleggiava nell'aria come fiocchi di neve, e per Laselle era difficile vedere. Quando finalmente la brina si adagiò, vide un uomo avvolto in un mantello blu, coi capelli dello stesso colore, che teneva in ostaggio sua sorella. Veniva da sotto il ghiaccio, ma era completamente asciutto. Colletra sganciò la frusta dalla cintura della sua uniforme verde e con l'altra mano frugò nella giacca, afferrando una pokeball.

"Un Maestro della Lega Pokemon," affermò adiratamente. Triana, Ania, Junior e Hikaru prepararono le sfere a loro volta. Laselle slacciò silenziosamente il suo zaino.

"Dietro di voi!" li avvertì Giselle. Laselle si voltò e vide altre due figure, coperte rispettivamente da un mantello giallo e da uno rosso, che emergevano dal ghiaccio, chiudendoli in un triancolo. Il ghiaccio sotto quegli stivali con punta d'acciaio scricchiolava ad ogni passo.

"Già, Maestri di Pokemon," disse con un ghigno arrogante l'uomo col mantello blu. "E voi non avete nessun Maestro di Pokemon dalla vostra, quindi siete alla nostra mercè." Laselle comprese che avevano confuso Duplica per un Vulpix normale. L'uomo in blu continuò, "Ora rispondete alle mie domande, feccia ribelle. Dov'è il traditore Ashura, e dove tenete il Maestro di Roccia?" Fece una pausa. "Oh, perdonatemi! Che maleducati, non ci siamo presentati! Sono Rainer, e quelli sono i miei fratelli, Pyro il rosso e Sparky il giallo." Giselle, ancora immobilizzata, lanciò un'occhiata sulla sinistra coi suoi occhi marroni. Laselle abbassò lo sguardo, e i suoi occhi seguirono la direzione indicata dalla sorella. Duplica era ancora trasformata in Vulpix, e restava seduta, apparentemente disinteressata, ma il modo in cui la gola stava pulsando e i muscoli delle zampe si flettevano, sembrava sul punto di entrare in azione. Quello chiamato Sparky, un tale con irti capelli biondi e mantelli in tinta, si lasciò sfuggire un ghigno da lupo.

"Woah, che bellezza hai acchiappato, Rainer! Portiamocela via!" Rainer afferrò il mento di Giselle e le girò la testa, per esaminarla.

"Hai ragione. Dannazione, questa sarà una notte molto divertente!" Gli occhi marroni di Giselle si restrinsero, fissandolo con disprezzo.

"Nei tuoi luridi sogni, depravato. Ora!" urlò, torcendosi fra le braccia di lui e centrandolo in mezzo alle gambe con una ginocchiata. Rainer sputò fuori l'aria che aveva nei polmoni, urlando di dolore, e lei lo prese per il collo, si girò e con soprendente forza lo lanciò contro Sparky - quello col mantello giallo. Sparky boccheggiò, confuso, osservando il suo fratello piombargli addosso, poi tutti e due caddero rovinosamente sul ghiaccio.

"VUL!" guaì Duplica-Vulpix con voce graziosa, sputando un fiotto sangue dalla bocca, verso i piedi di Pyro. La punta d'acciaio degli stivali si fuse, e il Maestro gridò, mentre precipitava nel foro creato dalle fiamme.

"Scappiamo!" gridò Giselle. Pattinò davanti a loro, afferrò la giacca verde di Laselle e la trascinò via rudemente. Colletra strinse la sua frusta.

"Cosa stai dicendo? Restiamo e combattiamo!" Junior le si mise dietro e cominciò a spingerla via.

"Contro tre Maestri di Pokemon? Ha ha, penso di no!" Hikaru cominciò a spingere gli altri due istruttori di Erika.

"Ragazzo mio, hai ragione. Non avremmo molte speranze. Troviamo il Maestro Bruno e gli altri, prima!" Duplica-Vulpix li coprì con un altra, enorme fiammata, che trasformò il ghiaccio fra i tre Maestri di Pokemon in una profonda gola.

"Vul, questo li fermerà per un po'!" Poi corse via e balzò sulla spalla di Junior. "Tutti alla città!"

Il ghiaccio sulla lunga discesa aveva impresso loro la velocità di una pallottola, e gli edifici che li circondavano erano ridotti a macchie confuse. Ash si diede un'ulteriore spinta, superando Erika e afferrandola da dietro le spalle, cosa resa difficile dal mantello verde di lei che si era avvolto ad una di esse. Pikachu cercò di mantenersi in equilibrio.

"Le tue mani sono ghiacciate!" lo accusò Erika al contatto con le dita di lui.

"Bene, se ti mettessi il mantello, staresti un po' più al caldo!" rispose mentre la guidava lungo una curva e superava un tombino proprio al centro della strada.

"A questa velocità? No grazie!" replicò lei incredula.

"Ci stanno raggiungendo!" Nebbioso disse da dietro a lui. Ash gettò il suo sguardo all'indietro, scoprendo che i growlithe oscuri stavano realmente guadagnando terreno. Ce ne erano tanti da poter riempire la strada con una vera marea nera. I loro ringhi diventavano sempre più forti, e i loro occhi brillavano di un rosso crudele.

"Non puoi prendertene cura?" disse irritato.

"Pensi che sia così idiota da non averci provato?" rispose lei sarcastica. "Non posso neanche scalfirli! Perchè pensi che stia scappando?"

"Bene! Allora, prendi Erika; me ne occupo io!" disse, spingendo Erika giù per il pendio. Nello stesso momento, si girò su se stesso e continuò a scivolare all'indietro, col volto rivolto ai pokemon oscuri. Erika strillò, terrorizzata.

"Ehi, Ash... Ash!" Misty lo fissò con aria caparbia, e lo superò di lato per raggiungere l'amica.

"Vedrai quello che volevo dire," gli disse mentre lo vedeva scomparire dal suo campo visivo.

"Prendi questo," disse lui, gettandole il mantello di Erika. Si concentrò, sentì Misty raggiungere e afferrare Erika, e solo allora alzò il suo braccio destro per permettere a Pikachu di correrci sopra. "Pikachu, Lama d'Ombra!"

"PIKA!" Emanando scintille scure, Pikachu si trasformo fra le mani di Ash nella katana nera. Appena in tempo per prepararsi ad affrontare i primi due growlithe che lo avevano raggiunto.

"GROAR!" Si lanciarono su di lui, spalancando le fauci nere decorate da zanne color del ghiaccio. Ash si bilanciò sui pattini e inferse un colpo in orizzontale. La spada d'ombra sembrò lasciare una scia mentre tranciava i due cani. Ma invece che sanguinare dalle ferite inferte, i pezzi dei growlithe sembrarono ridursi ad una poltiglia di acqua e ghiaccio nerastra nel momento in cui toccarono il suolo. Ma con grande sorpresa di Ash, che osservava i growlithe rimasti mentre si avventavano sui compagni caduti, i corpi sembrarono ricomporsi. Poco dopo, i due growlithe erano in coda al gruppo, sibilando come se non fossero mai stati colpiti.

"Visto?" gridò Misty in tono saccente da dietro di lui, mentre spingeva Erika.

"Avrei dovuto saperlo," rispose Ash centrando un altra coppia di growlithe che si erano avvicinati troppo. Due teste di ghiaccio nero volarono via dalle spalle, ma quasi subito si riunirono al corpo e ripresero l'inseguimento. "Questi devono essere Pokemon Proibiti di secondo livello... possono ricomporsi. Il secondo ingresso deve essere su quest'isola."

"Va sempre meglio," commentò Misty con aria ironica.

"Ehi, la discesa sta finendo!" esclamò Erika notando di aver rallentato. Ma venne presa dal panico, notando qualcosa. "Ma c'è una brutta curva davanti a noi, ce la faremo a questa velocità?" Ash diede una rapida occhiata per analizzare la brusca curva a sessanta gradi della strada. Rischiavano di finire contro un edificio, senza rallentare.

"Misty, va avanti e attenta alla curva," disse tranciando un palo della luce congelato con la spada. Il traliccio, crollò su una mezza dozzina di growlithe Proibiti, riducendoli a cumuli di brina. "Ho un'idea."

"D'accordo, Erika, andiamo!" disse Misty spingendosi coi pattini per imprimere una maggiore velocità a se stessa e all'amica.

"Non dovremmo rallentare, se vogliamo girare?" chiese Erika terrorizzata.

"Fidati di me!"

"Cos'è, vuoi mettermi paura?" Le loro voci divennero sempre più basse, e poi, svoltato l'angolo, il rumore delle lame dei pattini le sostituì. Quindi, Ash si voltò per calcolare le distanze, e nel farlo decapitò quasi pigramente numerosi growlithe che lo avevano raggiunto. Dopo qualche operazione mentale, contò fino a tre.

"Bene... ora!" gridò, e girò la katana per conficcarla nel ghiaccio. Scivolò lateralmente, aiutandosi con numerose spinte laterali per effettuare la curva, mentre la spada attraversava il ghiaccio come un coltello caldo nel burro. I frammenti di ghiaccio e una sottile polvere di nevischio gli fecero da scia. I growlithe di ghiaccio nero ringhiarono di rabbia, precipitando nel profondo crepaccio prodotto dalla spada di Ash, e affondarono nelle gelide acque sottostanti. Come lemming, si gettarono nella fossa, il nero vortice di una vasca a cui era stato tolto il tappo.

La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè usando la spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona velocità. Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò per riprendere la normale posizione di marcia, con la faccia in avanti. Vide Erika e Misty, che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo colpiva, visto che Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di lui. Mise la spada in orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena con la mano destra, e accelerò La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè usando la spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona velocità. Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò per riprendere la normale posizione di marcia, con la faccia in avanti. Vide Erika e Misty, che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo colpiva, visto che Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di lui. Mise la spada in orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena con la mano destra, e accelerò per raggiungerle.

"Sembra che si siano divisi," commentò Rainer, acquattato per osservare le tracce sulla pista ghiacciata. "Tre gruppi... perfetto. Uno per ciascuno." Si alzò e si lisciò il lungo mantello blu. Pyro stava guardando la città congelata. Era tutto completamente bianco, una terra dai colori pallidi e malati. La cosa non lo spaventava, ma c'era qualcosa in quel posto che lo infastidiva.

"Pensi che sia saggio, fratello? E se incontrassimo quel dannato Ash?" Rabbrividì quando un pensiero particolarmente sgradevole bussò alla sua mente. "O il Maestro Lorelei?" Sparky lo schiaffeggiò sulla schiena.

"Ehi, possiamo contattarci l'un l'altro, no? Se uno di noi finisce nei guai, deve solo chiamare gli altri col pensiero." Sbuffò. "Triverion può fare a pezzi qualunque cosa." Pyro sibilò, massaggiandosi la parte colpita. "Oh spiacente," ghignò Sparky. "Dimenticavo che il vecchio Bruno ti ha legnato." Pyro gli diede uno spintone.

"Molto divertente," disse irritato.

"Smettetela di fare casino," disse Rainer con serietà. "Suzie ci sta aspettando sulla nave, e sa dove trovarci, se falliamo." I suoi occhi blu osservarono l'orizzonte. "E quella dottoressa..."

"Ha, penso che Rainer sia innamorato," disse Sparky, tirandogli una gomitata. Rainer tossì.

"Bene, stiamo perdendo tempo. Io vado a ovest. E voi?"

"Prenderò quella in mezzo," decise Sparky.

"Il che mi lascia la via ad est," concluse Pyro.

Rainer cominciò sgambare fiduciosamente lungo il ghiaccio, verso la strada a sinistra.

"Ottimo, se qualcuno trova qualcosa, torneremo indietro e decideremo insieme. Altrimenti, se vediamo Ash, chiamiamoci immediatamente e attacchiamolo insieme. Capito?"

"Capito," risposero all'unisono Sparky e Pyro.

Si divisero. Non potevano saperlo, ma non si sarebbero più incontrati.

"Salve!" stava gridando Sparky, e la sua voce echeggiava fra i muri degli sterili edifici, mentre calpestava il ghiaccio della strada coi suoi pesanti stivali. "Venite fuori, dovunque voi siate!" Fissò un cassetta delle lettere di congelata, e lasciò partire una scintilla di elettricità ambrata. L'energia ridusse l'oggetto a un cumulo di fiocchi di neve. "Mi domando: c'è qualcuno dietro quel cartello?" Scagliò un altra palla di tuono, questa volta con la mano sinistra. Quello che rimase fu una nube di vapore, e il fetore dell'ozono.

"Jolt, jolt!" Sparky guardò il suo Jolteon. Le spine gialle sulla schiena erano irrigidite e tese, e il pokemon procedeva cauto, accucciato sulle quattro zampe.

"Che succede, cucciolo?" Guardò nella direzione stava puntando, ma non c'era nulla, solo un negozio spoglio. "Che succede, hai fame? Ma ti ho appena dato da mangiare, sulla nave!"

Sentì un suono sibilante dietro di sè, e si voltò di scatto, caricando le sue mani di elettricità. Liberò una lunga saetta contro la strada, prima di fermarsi per scoprire cosa aveva colpito. Non c'era nulla, solo il segno dove l'energia gialla aveva incontrato il terreno.

"Strano," meditò. "Avrei potuto giurare c'era qualcuno, là." Si avvicinò e notò una linea tracciata sul ghiaccio, come se pattini avessero tagliato la strada. Procedeva lungo la via, poi si arrestava e scompariva. "Jolteon, cerca l'autore di questo scherzo," disse indicando la traccia. Nessuna risposta. "Jolteon?" Si voltò e boccheggiò. Il suo Jolteon aveva cambiato colore. Un bianco traslucido. Era completamente immobile, con espressione stupita fossilizzata sul muso. Sparky corse vero di lui, frantumando il ghiaccio sotto gli stivali, e si inginocchiò di fronte al pokemon. Tastò la pelle, ed ebbe un tremito quando il gelo morse i suoi polpastrelli. Non c'era traccia di vita, in Jolteon.

"Jolteon!" urlò Sparky, rifiutando l'evidenza. "Svegliati amico!" Lo afferrò di nuovo, ignorando il freddo che le sue dita gli trasmettevano. "Ti libererò!" Sentì qualcosa di umido correre lungo la guancia. "Ti libererò, te lo prometto!" Una voce fredda da dietro di lui lo interruppe.

"Dovresti essere felice. Il tuo pokemon è in un posto migliore." Sparky si alzò e si girò. Davanti a lui, elegante sui suoi pattini, c'era una figura magra, avvolta in un mantello ceruleo. I suoi occhi brillavano di verde, soddisfatti, attraverso le ombre del cappuccio.

"Il Maestro Lorelei... come hai osato?" gridò Sparky infuriato. "Jolteon è stato il mio primo pokemon..." La sua voce era piena di odio. "E ora lo hai trasformato in un fottuto blocco di ghiaccio! Muori, fredda puttana!" gridò, ormai privo di controllo, e alzò le braccia per generare tanta elettricità che anche il ghiaccio sotto di lui crepitò e ribollì di energia. Il suo mantello giallo prese a galleggiare nel vento provocato dall'evocazione del suo potere.

"Il calore è una malattia, i suoi sintomi sono i sentimenti," disse con calma Lorelei, lasciando che anche il suo mantello color ghiaccio si sollevasse nell'aria, rivelando una lunga gamba pallida. "Abbandonalo, finchè puoi." Improvvisamente la sua forma evaporò, trasformandosi in una nube di nebbia bianca che venne attraversata dall'enorme fulmine di Sparky. Il lampo toccò la nebbia e scomparve. Il maestro gridò, perdendo la sensibilità delle mani. Orripilato, realizzò che le braccia stavano diventando lentamente di ghiaccio. La sua pelle crepitava e bruciava, mentre si induriva e si trasformava in acqua congelata.

"No, che succede... NOOOOO -" E poi le sue labbra, la lingua e la gola si trasformarono anch'esse, e non potè parlare. Pensò di scappare, ma le gambe non risposero. E presto si ritrovò senza poter neppure pensare.

Faceva troppo freddo.

Qualcuno lo stava guardando. Pyro se ne era accorto. Fissò i gelidi palazzi che lo circondavano, soffermandosi su ogni finestra, ma senza successo.

"Flareon, tieni gli occhi aperti," disse al suo pokemon arancione che trottava al suo fianco. "E specialmente attento a quel dannato Bruno. Voglio vendicarmi per quello che mi ha fatto, sulla nave."

"Flrrr," Flareon ringhiò, concordando, e si guardò attorno, emettendo fiammelle dal pelo soffice. Pyro strinse il suo mantello rosso e si incappucciò.

"Odio questo posto. E' dannatamente troppo freddo, per i nostri gusti." E la sua pelle gli prudeva ancora, dopo che quel vulpix aveva fuso il ghiaccio sotto di lui e lo aveva fatto cadere nell'acqua gelida. Ma i pokemon di fuoco non dovevano essere fedeli a Maestri dello stesso tipo? C'era qualcosa di sbagliato in quel mondo, non ci si poteva fidare di nessuno, se non dei propri fratelli di sangue. Pensò, triste, al suo piccolo fratellino. Quando Sabrina aveva mostrato i resti fusi di Mikey, in quell'inferno del Monte Luna, con un'immagine psichica, aveva giurato di vendicare quella morte. In qualche modo, non l'aveva sorpreso scoprire che Ash era stato l'assassino. Non c'era nulla che quel bastardo mollusco d'ombra non fosse in grado di fare.

Poi, di nuovo, guardando la strada, e le persone che erano statue trasformate in statue di ghiaccio, pensò che il Maestro Lorelei era anche peggiore. Come aveva potuto fare ciò, ai suoi stessi uomini? Naturale che non ci fossero più messaggi da Cinnabar Island verso l'Indigo Plateau. Erano tutti morti.

Analizzando la sagoma di una donna congelata che stava superando, notò con orrore di averla riconosciuta. Era la sua vecchia vicina, quella donna di cui, quando ancora viveva a casa sua, si era infatuato. Aveva sempre sognato di ritrovarla, un giorno... ora aveva realizzato il suo sogno, ma non come voleva. La superò, accelerando il passo. Non poteva sopportare la vista di altri corpi senza vita.

"Così speri solo di ignorarmi, Pyro?" disse una voce gelida da dietro di lui, il tono di chi non usava la parola da molto tempo. Pyro si fermò improvvisamente, in allarme, un attimo prima del suo Flareon.

"Non può essere, sto sognando," disse ad alta voce, rifiutando di voltarsi. ;Ma quando sentì dei passi dietro di lui, cedete alla curiosità e si voltò. Era impossibile, ma la donna di ghiaccio camminava lentamente verso di lui, i suoi occhi brillavano del colore di sangue nella sua faccia congelata.

"Mi fai male," gracchiò. "Pensavo che ci amassimo..."
"Tu-tu non sei lei!" balbettò Pyro. "Swana è morta..."
"Oh, ma ti sbagli!" La donna del ghiaccio alzò le braccia al cielo. "Mi sento così viva! Così viva! Vieni con me, Pyro... unisciti a me nella beatitudine di questa selvaggia pace artica!"

"Flareon, Fuocobomba!" disse Pyro, in preda al panico.

"Flare!" Un caldo intollerabile sostituì il gelo dell'aria, mentre il pokemon sputava una ribollente stella a cinque. La donna di ghiaccio gridò, centrata dall'attacco. Il suo corpo freddo si fuse dalla vita in giù, e il torso crollò al suolo. Il braccio sinistro si frantumò in numerosi frammenti di ghiaccio e neve.

"Pyro... come hai potuto. Ti amo." I suoi ardenti occhi rossi brillarono un'ultima volta, e il corpo ancora solido si fuse, riducendosi ad una pozza limacciosa.

Pyro cadde in ginocchio sul terreno ghiaccianto, senza preoccuparsi del gelo che esso gli trasmetteva alle gambe. Si sentì intorpidito.

"Avevi trovato chi potesse amarti," commentò una voce fredda da dietro la schiena. "E tu l'hai distrutta." Pyro si rialzò, aiutandosi con le mani.

"Maestro Lorelei..." disse, cercando di suonare impassibile. "E' stato uno scherzo malato. Un abominio."
"Sei un uomo stupido," concluse Lorelei. "Volevo solo darti una compagna, prima di spedirti nell'oblio del ghiaccio. Ma non me lo hai permesso."

"Hai bisogno di aiuto, Lorelei... aiuto per morire!" Si spinse coi piedi, per sferrare un attacco, ma risultò pateticamente lento. Non ebbe neppure il tempo di avvertire telepaticamente i suoi fratelli. Presto un'altra statua di ghiaccio ornava, assieme al suo pokemon, il marciapiedi della città.

Giselle sbirciò al riparo dell'autocarro ghiacciato.

"Penso che li abbiamo seminati."

"Vedi qualcuno degli altri?" chiese Laselle, rabbrividendo al contatto col marciapiede di ghiaccio.

"Credo di aver visto Duplica, il tuo ragazzo e il suo babysitter che correvano verso un qualche edificio più indietro. Quando alle tue tre compagne, ne perso le tracce. Dividerci è stata una pessima idea."

"Ma così siamo meno individuabili, e trovare Ash e gli altri sarà più facile, penso," ribattè Laselle. Poi una parola del discorso di Giselle la colpì. "Ragazzo?" disse confusa. Le sue guance divennero paonazze. "Oh, intendi Junior. Lui non è il mio ragazzo." Giselle smise di stare di vedetta e si acquattò accanto a lei. Le lanciò un sorriso irritante e si passò le dita fra i capelli castani

"Sono orgogliosa della mia sorellina. Ma potresti avere anche troppi ammiratori."

"Sei pazza," commentò Laselle scuotendo la testa. "Oh, un'altra cosa. Bellina la mossa con cui ti sei liberata di Rainer." Giselle sorrise, fingendo modestia.

"In effetti le ragazze come me devono sapere come difendersi, se vogliono proteggere la loro virtù..." Laselle la guardò stupita.

"Ora ricordo perchè ho sempre cercato di evitarti, sorellona." Giselle si fece seria.

"Allora, non possiamo stare ferme troppo a lungo. Dobbiamo muoverci." Sbirciò nuovamente oltre la motrice. "Ottimo, vedi quel negozio di gelati? Al mio segnale attraversiamo la strada e andiamo lì dentro." Laselle si alzò e guardò l'obiettivo.

"Non fa un po' freddo per un gelato?"

"Non essere sciocca. Possiamo uscire dalla porta sul retro e procedere verso nord, al centro dell'isola." Accennò con lo sguardo al vulcano bianco che sormontava i tetti della città. "Sento che quello che cerchiamo lo troveremo nel vulcano." Laselle assunse un espressione incerta, imitando perfettamente la sorella. "E poi, un gelato non fa certo male," concluse Giselle con un sorriso colpevole.

"Probabilmente ti spaccheresti i denti a mangiarlo, ma prova pure."

Aspettò il segnale di Giselle e poi pattinarono lungo la strada, attraversandola furtivamente. Superato un tombino, balzarono sull'altro marciapiedi, e Giselle diede una spallata alla porta del negozio di gelati. Inutile.

"Chiusa," dedusse noncurante Giselle. "Dobbiamo girarci attorno." Laselle sistemo i suoi capelli dietro le spalle, e si diresse verso il vicolo laterale.

"Immagino che questo significhi niente gelato."

"Molto divertente." La stradina, sulla destra del negozio, era ancora più buia di quella che avevano usato come riparo, ma il motivo sfuggì a Laselle. Sembrava anche più fredda, e un brivido di freddo attraversò il suo corpo, ricordandole che poteva chiudere meglio la giacca verde che indossava. Individuò un altra di quelle statue di ghiaccio, accanto a un muro di mattoni congelati, ed ebbe un altro tremito.

"Quello che hanno fatto a questa gente è orribile. Cosa si proverà ad essere trasformati in surgelati?" Dietro di lei, Giselle lanciò un sussurro.

"Di certo non è piacevole, di questo sono sicura. Ho già visto gli effetti di una grave ipotermia, e non è una cosa bella." Improvvisamente boccheggiò, e afferrò la spalla di Laselle per fermarla. "Non noti niente di strano in quella persona congelata?" Laselle si voltò e rivolse i suoi occhi alla statua. Quando l'aveva vista, aveva distolto lo sguardo, disgustata. Ma per qualche ragione, sembrava familiare. Era una donna... con una coda di cavallo. Congelata con ghiaccio ancora fumante, nuovo. E poi notò un paio di pattini, ai suoi piedi. E la frusta fra le mani. Anch'essa di ghiaccio. Un espressione di puro terrore, stampata su un volto grazioso che non avrebbe conosciuto altra emozione per l'eternità. Aprì la bocca per lanciare un grido acuto, che continuò finchè Giselle non le mise una mano davanti e la costrinse al silenzio. Un minuto dopo, provò a lasciarla libera, ma Laselle riprese ad urlare, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.

"Quella-quella è Colletra," balbettò in una voce piena di paura. "Ma-ma, come?" Giselle annuì cupamente.

"Mi dispiace." Prese la sorella per le spalle e cominciò a trascinarla via. "Meglio non controllare le altre."

"Altre?" chiese Laselle ad alta voce, liberandosi di scatto dalla presa di Giselle e guardandosi intorno. Trovò altre due statue, in piedi dietro alla prima. Contò una donna con cappotto e un'altra con capello e giacca. Congelate. Morte. "Ania e Triana," bisbigliò Laselle, straziata. "Erano mie amiche... le mie amiche della divisione d'Erba della Ribellione." I suoi occhi si riempirono di lacrime. Non poteva essere successo! Come potevano essere morte? Si sentì completamente svuotata. Giselle la afferrò saldamente, e con una spinta sulle lame la trascinò fuori dal vicolo.

"Laselle!" la ammonì. "Usciamo di qui! Capisci che qualunque cosa abbia fatto questo potrebbe ancora essere nei paraggi?"
"Come puoi essere così senza cuore!" la accusò Laselle. "Sono morte delle persone qui - persone che conoscevamo, con cui abbiamo lavorato. Vuoi lasciarle qui? E tu gli neghi anche una degna sepoltura!"

"Non essere ridicola, sorellina!" replicò Giselle con voce ferma. "Non sono senza cuore - sono intelligente! Sto cercando di tirarti fuori da un pericolo - pensa a vivere! Non possiamo fare niente per loro, lo capisci? Ho visto tanta morte da essere diventata insensibile, può essere, ma non posso non pensare alla mia unica sorella!" Laselle si sgonfiò improvvisamente. Voleva piangere.

"Io-io... scusami, Giselle."

"Ora cerca di non avere una crisi isterica, d'accordo? Fatti coraggio!" disse Giselle. Si fermò improvvisamente. "Il vicolo è cieco. Dannazione, è stata una perdita di tempo!" disse impettita indicando uno spesso muro di ghiaccio davanti a loro, che da fuori non avevano potuto scorgere. Era molto alto, e abbastanza scivoloso da impedire ogni scalata. Laselle indicò qualcosa sulla sinistra.

"Aspetta, c'è una porta." Puntò il dito verso dove i mattoni di ghiaccio facevano posto ad una sagoma rettangolare. Giselle giocherellò coi capelli, pensierosa.

"Forse conduce dentro il negozio di gelati. Possiamo tornare al piano A."

"E mangiare un mucchio di gelati?" scherzò Laselle, sebbene ancora abbattuta da quella visione orrenda. Non poteva fare uscire dalla sua mente l'espressione di terrore congelata sul viso di Colletra.

"Forse," rispose Giselle, tendando di sembrare allegra. Armeggiò con la maniglia, e riuscì ad aprirla. "Visto? Alla prima. Ormai ho imparato il trucco, penso," disse con una punta di arroganza. Pattinarono dentro e chiusero la porta. Nonostante stesse tentando di mostrarsi coraggiosa, Laselle notò che anche Giselle era stata decisamente scossa dalla perdita di tre compagne.

"Molto bene, che cosa abbiamo qui?" disse una voce maschile con tono divertito. Laselle cercò di individuare qualcosa, fra le ombre della stanza di ghiaccio. Seduto ad uno dei tavoli rotondi, coi suoi stivali su di una sedia, c'era Rainer.

"Laselle, esci di qui!" gridò Giselle scattando indietro per riaprire la porta.

"Uh uh!" la sgridò Rainer alzando una mano nel gesto di una pistola. "Bang!" Una pallottola di acqua partì dalle sue dita e centrò l'uscita dietro di loro. L'acqua si ghiacciò e sigillò la porta. Laselle cercò di forzarla, con tutta la sua forza, ma fu inutile. Il gelo cominciò a farle formicolare le dita, e desistette. "A volte mi stupisco della mia fortuna," commentò Rainer abbassando i piedi e alzandosi, spostando una ciocca di capelli blu dal viso. "Ecco qui la puttanella che si è divertita coi miei gingilli poco fa, che entra come se fosse la padrona."

"Sei tu che hai congelato le nostre amiche, fuori nel vicolo?" chiese Giselle cercando di mantenere la calma. Lui la guardò sorpreso.

"Di che stai parlando? Vicolo? Ma non sono entrato di qui - sono entrato dalla porta principale quando vi ho viste in strada." Giselle alzò lo sguardo, pensierosa.

"No, non puoi essere stato tu, è vero. Probabilmente non hai abbastanza potere per farlo." Rainer sembrò offeso.

"Ad ogni modo, sono abbastanza potente da poterti sconfiggere," disse spavaldo. Poi spostò il suo sguardo blu su Laselle. "E questo cos'è? Che somiglianza! Sembra che abbia anche trovato la versione ringiovanita della bellezza qui presente." Immediatamente, Giselle si interpose fra i due.

"Toccala e sei morto." Laselle afferrò il suo braccio.

"Giselle, che stai facendo? Quello è un Maestro di Pokemon."
"Vero," disse Rainer avvicinandosi e appoggiando una falda del mantello alla spalla per avere accesso alle pokeball blu sulla cintura. Ma quando il suoi occhi incontrarono quelli di Giselle, si bloccò e rimase incerto. "Cos'è questa storia? I tuoi occhi stanno ardendo... come quelli di un Maestro."

"Forse," rispose Giselle, che si lisciò i capelli e alzò il mento con superbia.

"Di che sta parlando?" domandò Laselle, confusa. Rainer la guardò.

"Vedi tua sorella? Tua sorella ha dei leggeri poteri elementali." La notizia la scioccò.

"È vero?" Giselle stampò il suo pattino sinistro sul terreno. Un getto di vapore uscì dal pavimento e una piccola fessura corse rapida verso Rainer. Il Maestro urlò, e venne scaraventato contro il muro di ghiaccio della stanza, cadendo di schiena.

"Ti basta come risposta, Laselle?" domandò lei con voce ironica.

"Ma-ma... non lo hai mai detto a nessuno! Perchè lo hai tenuto segreto?" Giselle sospirò.

"Perchè non volevo la complicazione di essere un Maestro di Pokemon. Un Maestro diventa automaticamente un bersaglio. Inoltre, voglio continuare ad essere solo una bella donna, la splendida dottoressa Giselle." Si lasciò sfuggire una dura risata, pervasa da una strana emozione. Voltò il capo, e fissò la sorella con occhi ardenti di marrone. "Perciò voglio che questo resti un segreto, chiaro? Non dire una parola, a riguardo!"

"Uh, sarò muta come una tomba, sorellona," rispose Laselle, un po' intimidita. Rainer sbuffò, alzandosi a fatica e asciugandosi il fiotto purpureo che colava dalla bocca col retro della mano sinistra.

"Come se potessi tenerlo davvero segreto." Alzò le braccia, e venne avvolto da un'aura azzurra, scintillante come un liquido. "La Terra è debole contro l'Acqua, e ora scoprirai quanto!"

"Laselle, fuori di qui!" gridò Giselle disperata, spingendola con tutte le sue forze. Il suo corpo venne avvolto da una luce marrone e alzò puntò i palmi verso il cielo. Assieme al movimento, un possente muro di terra spuntò dal suolo, appena in tempo per bloccare la gelida energia che le mani di Rainer avevano emesso.

"Voglio aiutarti!" disse Laselle superando il rumore di una cascata che si infrangeva contro la barriera. Aprì lo zaino e fece uscire il suo Caterpie dalla sfera. Rainer li vide con la coda dell'occhio e rise.

"Bwahahaha! Molto divertente! Un fetido caterpie tu lo chiami aiuto?" Grazie alla distrazione dell'avversario, Giselle riuscì a colpirlo con una scarica di roccia dritta sul braccio. Il getto d'acqua dalla mano sinistra si impennò pazzamente, frantumando il soffitto in una pioggia di schegge di ghiaccio.

"Puttana," sibilò per il dolore, continuando il Getto d'Acqua con una mano sla. Con la sua mano libera, che grondava sangue, raggiunse una pokeball e la lanciò al suo fianco.

"Vaporeon, Idropompa!" La sferà si aprì a mezz'aria, liberando un grosso pokemon blu dalla coda di pesce in un bagliore di energia umida.

"VEE!" guaì atterrando accanto al suo maestro. Aprì le fauci e lanciò una colonna di acqua color zaffiro. Giselle fece per cercare, sotto il camice, la pokeball del suo pokemon.

"Marowak -" Ma prima che potesse agire, l'attacco del Vaporeon, combinato con quello di Rainer, squarciò il muro di Terra e la colpì in pieno volto, facendole fare un volo di molti metri che si concluse con una facciata sul pavimento. Gridò di nuovo, quando incontrò il duro ghiaccio.

"Oh, ti ho fatto male alle tue belle tette?" disse Rainer smettendo di attaccare e abbassando il braccio. Si avvicinò. "Vuoi che te le massaggi?." Giselle gemette, incapace di rialzarsi, con lo sguardo annebbiato dal sangue che colava da una ferita al sopracciglio.

"Laselle," bisbigliò debolmente. "Corri..." Ma vedendo cosa aveva fatto a sua sorella, la furia colorò di rosso i suoi occhi.

"Come osi!" gridò a Rainer. "Sei solo uno stupido prepotente e un pervertito!" Rainer si voltò e le lanciò uno sguardo gelido.

"Ragazzina, vuoi davvero vedere quello che farò a tua sorella?" Cominciò a slacciare la sua cintura sotto i pantaloni. "O vuoi partecipare?"

"Caterpie, attacca!"

"Che vorresti... ARGH!" sentì un intenso dolore quando il bruco verde di lei sferrò una violenta testata sulla sua spalla. Completando la mossa, Caterpie si girò a mezz'aria e atterrò tranquillo, contorcendo le antenne per la soddisfazione.

"Pei!" gridò. Rainer indietreggiò, incredulo, stringendosi il volto sanguinante con la mano.

"Che.. quell'insetto mi ha rotto il naso!" esclamò furibono come se non potesse crederci. "Vaporeon, Geloraggio!" ordinò in preda alla collera, indicando il piccolo pokemon verde.

"VEE!" Il Vaporeon spalancò nuovamente le fauci e sparò un getto di energia fredda. Centrò il torso di Caterpie e lo bloccò in una prigione di ghiaccio. Rainer fece schioccare la lingua.

"Per questo, piccola puttanella, sarai la prima," disse seccato mentre avanzava rapidamente. Ma Laselle fece l'ultima cosa che si sarebbe aspettato. Attaccò.

"Bastardo!" urlò scagliandosi contro di lui e assalendolo con una salva di pugni in volto.

"Argh, stammi lontano ragazzina!" disse al colmo della sorpresa. Riuscì a rotolare e ad afferrarle i polsi, ma solo dopo due occhi neri e un labbro sanguinante a fare compagnia al suo naso rotto. Laselle cercò di districarsi.

"Pervertito! Maniaco!" gridò, e sputò sulla faccia di lui.

"Già, hai ragione -" cominciò Rainer, estremamente irritato dallo sputo che colava sulla sua guancia. Si fermò, incuriosito da un bagliore innaturale proveniente da dietro. Girò la testa e osservò scioccato una luce biancastra emanata dal caterpie congelato. "Ehi, che succede? Vaporeon, congelalo di nuovo, sta uscendo!" Ma prima che il Vaporeon potesse anche solo aprire la bocca, il ghiaccio si ruppe, scagliando frammenti dovunque. Rainer e il suo pokemon urlarono, martoriati dai piccoli dardi di ghiaccio che si conficcavano nelle loro carni. Ora libera, Laselle saltò in piedi e si acquattò, scivolando lungo il muro. Ansiosa, fissò quello che era successo al suo caterpie. Quello che vide era impossibile.

"Free!" pigolò il butterfree, librandosi nell'aria con soffici battiti delle sue ali. Era completamente nero, come la notte; Solo gli occhi brillavano di un rosso crudele.

Rainer gemette, alzandosi sulle ginocchia. La sua faccia era imbrattata di sangue, segnata dai colpi inferti da Laselle.

"Evoluto? In un butterfree? Ma è impossibile!" Anche Laselle era stupita. Possibile che si fosse evoluto direttamente in un butterfree? Aveva scavalcato lo stadio intermedio del metapod! Il butterfree la fissò, in attesa.

"Oh sì," si decise alla fine Laselle. Indicò il Maestro d'Acqua a terra e il suo pokemon. "Butterfree, Confusione!"

Ma invece della Confusione che aveva chiesto, dalle antenne di Butterfree uscì un brusco getto di energia psichica, di un colore azzurro e abbastanza potente da creare una tempesta di vento dentro la stanza chiusa. Rainer e il suo pokemon vennero scaraventati contro il muro, e lo fracassarono come se fosse di cartone, finendo sulla strada. Attraverso il buco che avevano lasciato, Laselle li vide oltrepassare l'intero vialone e centrare il palazzo opposto, che collassò come un castello di carte.

Per un attimo regnò il silenzio, e Laselle rimase a bocca a perta, pietrificata. Poi Giselle gemette sul pavimento.

"Avevo ragione. Hai fatto davvero grandi progressi, sorellina."

Ash sbirciò con cautela attraverso i rami ghiacciati di un albero.

"Niente. Penso che farli cadere in quel crepaccio ci abbia dato il tempo di seminarli." Per riposarsi, si erano nascosti in una casupola di ghiaccio, costruita sulla pianta di un giardino pubblico. Soprattutto per far rilassare Erika, che era troppo stanca per continuare. In quel momento, si guardava intorno confusa, sfregandosi le piante nude dei piedi con le mani.

"Pattinare non è di mio gradimento, direi," disse stanca, soffiando una ciocca di capelli blu-neri dalla bocca. Pikachu e Misty stavano scaldandosi le mani su un altro falò oscuro che Ash aveva creato.

"Sei sicuro che possiamo usare i nostri elementali? In fondo stiamo cercando di seminarli, non di attirarli," disse Misty togliendo il nevischio dai suoi lunghi capelli rossi con una piccola spazzola.

"Te l'ho già spiegato," rispose Ash, crollando accandto a loro e sentendosi improvvisamente stanchissimo. Passò le dita attraversi lunghi capelli neri, togliendo numerose ciocche dai capelli, e sbuffò. "C'è troppa energia proibita in giro perchè questa sia notabile, non so se mi spiego." Misty si grattò una spalla.

"In un modo alla Ash, ingarbugliato e confuso."

"A dire il vero, cercavo di spiegarmi come fai di solito tu," replicò.

"No, è il tuo modo solito," ribattè lei.

"Invece è come fai tu, anzi pure un po' più chiaro."

"Chaaa..." sospirò Pikachu con un filo di voce.

"Puoi ben dirlo," commentò Erika.

"Chaaa..." concordò Pikachu.

Improvvisamente, Erika fissò Ash e socchiuse i suo occhi verde erba.

"Inoltre, sembri stare davvero bene dopo una settimana di Idrotossina. Voi ragazzi siete tutti uguali, ci andate a letto e il giorno dopo vi dimenticate di tutto." Ash si appoggiò al muro della casa, mise le mani dietro la testa e restituì l'occhiata.

"Di cosa stai parlando?" Indicò Misty con insistenza.

"Dal momento che sembra piuttosto vivo, presumo che sia stato guarito dal veleno, giusto? E per farlo, hai dovuto ehr..." Tossì, a disagio. "Sai..." Misty si precipitò addosso ad Ash con uno scatto, e afferrò la sua testa con ambo le mani.

"Non lo ho ancora fatto. E me lo sto chiedendo da quando abbiamo lasciato Sud Lavender."
"Fatto cosa?" chiese Ash, piuttosto confuso. Gli occhi blu di Misty lo fissavano seri. "Che stai combinando? Vuoi baciarmi o qualcosa di simile?"
"Non crederti così irresistibile," disse Misty mentre i suoi occhi ardevano turchesi, segno che stava concentrando il suo potere. Un minuto più tardi, la luce nei suoi occhi si spense, e lei si sedette accanto a lui. "Avevo ragione. Sei completamente libero dalla mia influenza."

"Questo è bene?" chiese frivolamente Ash.

"Non lo capisco," replicò Misty, ignorando il suo tono di voce. "Non c'era modo perchè potesse disintossicarsi senza che io togliessi il veleno dal suo corpo."

"Aspetta, non c'era anche Valdera a Sud Lavender?" si ricordò subito Erika. Misty chiuse gli occhi, concentrandosi sull'idea. Poi raggiunta di colpo la conclusione ovvia, diede uno schiaffo ad Ash. I denti di lui sembrarono scricchiolare dentro la bocca.

"Perchè lo hai fatto?" chiese lui guardandola stupito e massaggiandosi la guancia colpita.

"Tu-tu brutto porco doppiogiochista!"lo accusò Misty. "Tu, tu sottospecie di gigolò!" Ash si allontanò da lei.

"Ma sei impazzita?"

"Pikapi!" aggiunse Pikachu, confuso e perplesso.

"Ti sei portato a letto mia sorella!" Ash ammiccò.

"Beh, è vero che sono uscito con lei qualche volta, quando ero ancora nella Lega Pokemon, dopo che ci siamo separati. E posso aggiungere che non avevo la minima idea che voi due foste parenti? Pensavi lo sapessi?"
"Non ai tempi della Lega Pokemon, ma a Sud Lavender!"

"Ma è impossibile. Sono stato imprigionato, è ho dormito per la maggior parte del tempo! Ero ferito, non ricordi?" scosse la testa. "Inoltre, che te ne importa? Ufficialmente, non siamo più insieme." Misty ebbe un conato di nausea.

"Perché... al diavolo, il perché!" Poi fu Ash ad arrabbiarsi, quando ricordò quello che gli aveva detto Duplica sulla nave.

"E perchè non mi hai detto la verità, su quanto è successo a Cerulan? Perchè non mi hai detto che ti ho attaccato mentre ero ipnotizzato?"

"Che?" esclamò Erika allarmata. "Misty, non hai detto nulla neppure a noi." Misty guardò l'unghia dei suoi pollici.

"Non pensavo che avrebbe aiutato." Guardò Ash. "Sembravi così depresso..."

"Dovevi dirmi una cosa simile," rispose Ash. "Ora come ora, non è affatto un bene. Devo assicurarmi che non succeda più... o Dio sa cosa potrebbe succedere. Ora seriamente, dimmi la verità. Che è successo esattamente a Sud Lavender? E dimmi, come abbiamo catturato Brock? E cosa ha distrutto la base? E non dirmi che sono stati Valdera e Brock mentre lottavano; non ci crederei." Misty distolse lo sguardo.

"Va bene, ti dirò quello che è successo. Tu-"
"Aspetta," la bloccò lui. "Non senti qualcosa?"

"Allora, vuoi ascoltarmi o no?"

"Muoviamoci!" Ash si tuffò in avanti, spingendo Misty ed Erika con una spallata, mentre qualcosa trapassava il pavimento. Tranciò la casupola in due pezzi, che andarono a schiantarsi al suolo, frantumandosi. Nella confusione che regnava, Ash, Misty, Erika e Pikachu si ritrovarono in aria, spinti dall'improvvisa esplosione, accompagnati da schegge di rami di ghiaccio. Poi Ash girò su se stesso, e atterrò agilmente sul manto di brina che sostituiva l'erba, avvolto nel suo mantello nero. Misty ed Erika arrivarono quasi contemporaneamente ai suoi lati, e infine Pikachu si appoggiò sulla sua spalla sinistra, allarmato. Seguì una pioggia di gelidi frammenti, i resti dell'albero e della casupola.

"Che è stato?" chiese Misty ansimando, mentre anche i suoi capelli rossi si calmavano e si posavano sulla spalle del suo mantello blu. Da sopra di lor arrivò un sibilo inquietante che li fece indietreggiare, ma poi videro un pokemon completamente bianco, dalle fattezze di una pantera, che si faceva le unghie sul tronco di ghiaccio. Il suo gioiello rosso brillava incerto in mezzo alle orecchie dell'animale.

"Un persian!" esclamò Erika, concentrandosi e ricoprendo il suo corpo di una tenue luminosità verde smeraldo. Si alzò in piedi e allungò le braccia, richiamando il suo lungo bastone nero. Ash la strattonò con una mano, rimanendo acquattato.

"Aspetta. Penso di aver riconosciuto questo persian." Un riflesso avvistato con la coda dell'occhio lo fece scattare. Balzò all'indietro, evitando per poco che la sua gola fosse trapassata da un pugnale che invece affondò nel terreno fra i suoi piedi.

"Lassù!" gridò. alzando la mano e scagliando una saetta nera verso l'aggressore che si nascondeva fra i rami ghiacciati. La scarica squarciò le frasche, facendo crollare al suolo una pioggia di polvere di neve avvolta da scintille scure ed individuando qualcosa. Era una figura magra, con larghi pantaloni e un top piuttosto stretto, in piedi sulla punta di un ramo. La sua faccia era coperta da una maschera ninja, ma una lunga coda rossa spuntava da dietro la testa.

"Jessie!" esclamò Ash riconoscendola.

"E James!" aggiunse Misty, dopo aver scansato un altro pugnale che andò a conficcarsi sul tronco di ghiaccio dell'albero da cui erano caduti. Un'altra persona, vestita in modo simile a Jessie a parte la lunga maglietta che sostituiva il top, uscì dai cespugli. Una ciocca di capelli blu usciva da una fessura nella sua maschera, identificandolo come la controparte maschile del duo di Jessie e James.

"Il Team Rocket?" disse Erika confusa, passandosi una mano sul volto. "Pensavo che l'organizzazione fosse stata distrutta alla fine delle Guerre Oscure." Ash si alzò e indietreggiò, consentendo a Jessie di balzare giù dall'albero e di atterrare davanti a lui. Cominciò a farsi passare un paio di pugnali seghettati fra le dita, giocherellando.

"Questi due non fanno più parte del Team Rocket. Li abbiamo incontrati al Monte Luna, e a dire il vero non sembravano troppo cattivi. Infatti, ci hanno aiutati a disfarci di un gruppo di soldati della Lega Pokemon." Misty si voltò e fronteggiò James, che stava avanzando e giocherellava anche lui con un paio di pugnali.

"E' vero." Persian si avvicinò impettito ad Erika, che indietreggiò preoccupata.

"Allora, se sono cittadini modello, perchè in nome di tutti i Pokemon d'Erba ci stanno attaccando?"

"Guarda i loro occhi!" esclamò Misty. Ash lo fece, e capì.

"Ma Jessie non aveva gli occhi blu? Una specie di azzurro sinistro. Ora invece sembrano sbiaditi - un bianco pallido."

"Anche James e Persian," aggiunse Misty. "E inoltre, di solito avevano una specie di squallida parlantina. Non è da loro restare in silenzio per più di un minuto."

"Controllo mentale? Ero in questo stato?"

"Non esattamente. I tuoi occhi erano rossi."

"Um," li interruppe Erika. "Mi spiace rovinare la vostra piccola chiacchierata, ma sono tremendamente vicini."

"In questo caso, è meglio fermarli prima di scoprire cosa li ha ridotti così," suggerì Ash. "Puoi provare con la tua Polvere Soporifera?"

"Buona idea," ammise Erika alzando le mani. I suoi occhi verdi cominciarono a brillare, il mantello e i capelli galleggiarono sinuosamente nell'aria. "Spero che funzioni!" gridò stringendo un pugno. Poi sembrò che stessa lanciando qualcosa ai tre membri del Team Rocket. Una luccicante polvere gialla riempì l'aria e ondeggiò come un leggero manto di stelle. Ma Jessie, James e Persian continuarono ad avanzare.

"Uh, cosa ne dici di usare una polvere che funzioni?" chiese Ash con tono asciutto. Erika lo folgorò con lo sguardo.

"Forse sono immuni alle tecniche d'Erba." Misty sorrise, assalita dai ricordi.

"In ogni caso non sono certo immuni agli attacchi Elettrici, Ash. Perchè non li paralizzi?"

"E' vero, Pikachu, Tuono Onda!" disse scagliando Pikachu in aria. Mentre si trovava in volo, il nero topo elettrico fu avvolto da scintille.

"Pika... CHUUU!" urlò, liberando una folata di energia color ebano che si scagliò contro il trio. Ma quando l'elettricità si dissipò, erano ancora lì, e avanzavano imperterriti.

Pikachu atterrò con un tonfo soffice sul terreno gelato, e si rizzò sulle zampe posteriori, ammiccando coi suoi occhi blu cobalto. Le sue orecchie appuntite e la coda frastagliata ondeggiavano confuse.

"Pika?"

"Uh, cosa ne dici di dire a Pikachu di usare un attacco elettrico che funzioni?" affermò Erika molto compiaciuta.

"Molto divertente," commentò Ash soffiando una ciocca di capelli che aveva coperto il suo occhio sinistro. "C'è qualcosa di sbagliato, in tutto questo."

"Ci sono sempre le care vecchie maniere," disse Misty, mentre un'aura blu avvolgeva le sue mani e si solidificava nei suoi due pugnali di ghiaccio.

"Giusto," aggiunse Erika afferrando la sua staffa e facendolo roteare fra le mani. Ash guardò Pikachu.

"Non voglio uccidere nessuno, amico, perciò, uh..." Indicò un albero. "Vai lassù e resta a guardare, va bene?"

"Pikapi!" rispose Pikachu incrociando le zampe, irritato.

"Va bene, se lo fai ti darò un extra di ketchup quando saremo tornati sulla nave." La pancia di Pikachu brontolò.

"Cha," disse imbarazzato, poi annuì e si arrampicò sull'albero, sedendosi sul ramo più basso. Alzò i pollici verso il suo maestro. "Chu, pikachu!"

"Grazie, amico! Ci metterò solo qualche secondo," disse Ash bloccando un calcio sferrato da Jessie con le braccia incrociate. Ma si era aspettato di parare una forza femminile, invece fu sorpreso dall'incredibile potenza del colpo, che lo fece scivolare indietro, fino allo scivoloso margine di un piccolo avvallamento. Ash cercò disperatamente di fermarsi, ma il ghiaccio rese vani i suoi sforzi. Tentò allora di restare in piedi, ma la gravità ebbe la meglio e lui inciampò, finendo a terra.

"Cha ha ha!" dal suo punto di osservazione, Pikachu si lasciò ad una risata.

"Questo è imbarazzante," bisbigliò Ash mentre cercava di districarsi fra le pieghe del suo mantello che gli era caduto in faccia. Si strofinò le braccia doloranti.

Nel frattempo, Misty ed Erika si prepararono a fronteggiare James e Persian, fianco a fianco.

"Perchè devo combattere col Pokemon?" si lamentò Erika, cercando di schivare le zampate di Persian.

"Non lo so," Misty si strinse nelle spalle, e cominciò a parare i colpi di James fra scintille azzurre. "In fondo sai come trattare gli animali."

"Preferirei fare lo stesso con degli uomini," dichiarò Erika mentre Persian balzava ruggendo su di lei. Per schivare, usò la sua staffa come un'asta, conficcandola nel terreno gelato e spingendosi in aria, e atterrò sulla cima di uno dei giochi nella piazzola. Ma i suoi stivali non fecero presa, cominciando una scivolata che riuscì comunque a controllare.

"Non è la stessa cosa?" sospirò Misty. Ma poi James cominciò ad attaccare coi suoi pugnali, costringendola a serrare le difese. A un certo punto, dopo aver schivato a fatica un colpo che stava per mozzarle una mano, venne centrata da un violento calcio sulla spalla che la fece volare per parecchi metri. Atterrò di schiena contro uno scivolo, che crollò e cadde a poca distanza da lei. "Owww," gemette, mentre le mancavano le forze e i pugnali svanivano dalle sua mani. Poi gridò di terrore, travolta da una macchia confusa di vestiti neri. Un paio di occhi dorati la fissarono.

"Uh, spiacente Misty, ma Jessie è più forte del previsto," borbottò Ash. Per rialzarsi, balzò in aria e girò su se stesso, atterrando in piedi e avvolgendosi nel mantello.

"Che stai facendo? Pensavo che sapessi combattere! Oppure non vuoi farle troppo male?" chiese Misty seccata, rialzandosi a sua volta. Ash sorrise e si voltò per riprendere la sfida con Jessie, che ora saltava silenziosamente sui giochi.

"Forse. Non mi piace lottare con delle donne, specialmente quando sono amiche."

"Amiche?" domandò Misty, girandosi per osservare James che seguiva l'esempio della sua compagna.

"Insomma, li conosciamo da tanto tempo che mi sembra giusto chiamarli così," spiegò lui.

"Sì, tentando di rubare Pikachu la maggior parte di quel tempo," sbuffò Misty. "Penso che quel colpo ti abbia fatto male al cervello."

"Almeno ho un cervello da danneggiare," rispose lui sardonico.

"E questo cosa significa?"

"Non è ovvio?" Misty si voltò e lo fissò con occhi ardenti di blu.

"Perchè, tu-"

"Salta!" urlò Ash correndo verso di lei, afferrandola e spingendola via. Sotto di loro, Jessie e James si scontrarono, dandosi una craniata abbastanza forte da farli svenire. Ash e Misty si girarono e atterrarono con un tonfo sordo dei loro stivali, cercando di tenere a bada le falde dei loro mantelli. Misty si avvicinò ed esaminò i due aggressori.

"Staranno bene," disse dopo una rapida occhiata. "Niente di serio."

"Heh," disse Ash, mentre un angolo della sua bocca si piegava in un mezzo sorriso. "Con o senza controllo mentale, alla fine sono sempre gli stessi."

"Pikapi!" disse Pikachu allarmato.

Ash si voltò per individuare quello che il suo pokemon gli aveva indicato, e intravide qualcuno in accappatoio nero che scompariva dietro un albero, all'angolo opposto del parco.

"Qualcuno ci stava guardando!" gridò balzando sul ramo alto di un albero vicino. "Vai a vedere come sta Erika, ci penso io!" disse iniziando a saltare di ramo in ramo, nella direzione presa dallo sconosciuto. "Vieni, Pikachu!"

"Chu!" rispose Pikachu iniziando a seguire Ash.

Misty li fissò con aria incerta. Era tentata di seguirli, ma Erika avrebbe potuto avere bisogno di lei, dopo tutto. Improvvisamente, vide che l'aria si era riempita di nebbia. Un vapore bianco stava coprendo il terreno gelato, una foschia umida e fredda. Si accorse quasi subito che quello non era normale, e si voltò di nuovo. Era troppo veloce per essere naturale...

"Mistaria, sai mia," una voce fredda come la nebbia irruppe soffice nel suo orecchio. Due mani spuntarono fra il vapore e la afferrarono, stringendola in una morsa di gelida disperazione.

Quando il parco finì, Ash continuò la corsa su di un tetto di ghiaccio, ma dovette fermarsi per ritrovare un minimo di equilibrio sulle tegole scivolose. Un tintinnio, poco più in basso. Là! Ritrovò la figura in nero, che correva nella via sotto di lui. Rapidamente, saltò su giù dal tetto e si gettò sull'avversario. Lo centrò all'altezza della vita, e la sua velocità fece cadere entrambi a terra. I due rotolarono un paio di volte, poi si fermarono, con Ash che stringeva la persona in nero col braccio.

"Va bene, chi sei e perchè ci stavi spiando?" chiese arcigno. Ma poi lunghi capelli neri occuparono il suo campo visivo; una ragazza!

"Io-mi dispiace," singhiozzò una voce melodiosa. "Ero così spaventata! Io-io stavo cercando aiuto e pensavo che potessi... ma-ma pensavo che mi volessi uccidere!" Immediatamente, allentò la presa e indietreggiò, imbarazzato.

"No, forse sono io quello che deve chiedere scusa... Non avevo idea," disse grattandosi il collo. "Ti ho fatto male?" La ragazza si voltò, rivelando un viso grazioso dominato da occhi argentei, quasi bianchi. Sul vestito nero che indossava c'era un gran numero di gioielli e gingilli, quello che aveva causato il suono che aveva sentito mentre la inseguiva.

"Oh, nulla... sono solo un po' ammaccata, credo." Le sue guance lattee arrossirono mentre gli rivolgeva lo sguardo. "Oh, sei così carino!" arrossì ulteriormente e distolse gli occhi. "Voglio dire... scusa, non dovrei essere così diretta!" Ash si alzò e incrociò le mani dietro la testa.

"Heh heh heh, messuno è perfetto." Si ricordò di Laselle, per qualche motivo... forse perchè sembravano avere la stessa età - sulla quindicina. Le porse una mano, e l'aiutò ad alzarsi. Anche in piedi, arrivava appena alle sue spalle. Si sentì improvvisamente protettivo.

"Così... uh ...uh..."

"Chanelle," rispose con un lieve sorriso ed una rapida occhiata.

"Chanelle... che ci fai in un posto come questo? O grandioso, sono gentile come un elefante... Seriamente, questo posto è morto, cosa ci fai qui?" Chanelle abbassò lo sguardo, diventando ancora più pallida di prima, quasi spettrale.

"Vivevo qui... con la mia famiglia... ma poi il cielo è diventato buio, e la gente gridava e gridava e -" Ash le mise una mano sulla spalla.

"Va tutto bene, non pensarci." Lei lo guardò negli occhi, cercando di arrestare le lacrime che volevano sgorgare dagli occhi argentati, ma poi, singhiozzando, crollò fra le sue braccia, abbracciandolo all'altezza dello stomaco. Povera bambina, pensò Ash. "Ad ogni modo, io sono Ash, e ora non preoc-"

"Pika chu," bisbigliò Pikachu scendendo dal tetto e atterrando sulla sua spalle, mentre Ash si liberava dall'abbraccio di Chanelle. "Chu pikachu?" chiese incuriosito, indicandola.

"Pikachu, questa è Chanelle... è qui da sola su questa orribile isola da quando è stata congelata." Pikachu restrinse i suoi occhi blu.

"Pikapi."

"Non essere sciocco, è solo una ragazza," disse Ash con un'alzata di spalle. "Ora torniamo da Misty ed Erika."

"Strano come il persian che è appena crollato come se... come se fossero finite le batterie," disse Erika, appoggiandosi con aria stanca al suo bastone.

"Ma, dove è Misty?" chiese Ash, cercando nel parco gelato il segno di un segno della donna col mantello blu che portava sempre. Era come un alone azzurro appiccicato ai vestiti.

"Pensavo fosse venuta con te," rispose Erika, confusa. Guardò Chanelle, che restava in silenzio dietro di lui con un'aria spaventata. "A meno che tu non l'abbia scambiata per quella ragazzina."

"Erika, sii seria. Le avevo detto di aiutarti contro Persian," disse Ash, ora un po' inquieto. Erika diede una rapida occhiata al pokemon svenuto.

"So come difendermi."

"Ma non hai appena detto che è svenuto da solo? Non hai dovuto fare nulla."

"Ehi, il risultato è lo stesso, no?" rispose lei stringendosi nelle spalle.

"Pikapi, pipikachu!" gridò Pikachu. Ash si voltò e corse verso il punto in cui il suo pokemon stava osservando l'erba di brina. Si inginocchiò e osservò con cura. Sembravano le impronte degli stivali di Misty, dove le lame di ghiaccio dei suoi pattini erano passate. Stando alle tracce, si era voltata per raggiungere Erika, ma poi si era fermata ed era scomparsa nel nulla.

"Tutto questo non mi piace per niente," dichiarò serio. Si avvicinò, e sollevò il riverbero di un sottile foglio di ghiaccio sull'erba. "Nebbia..." concluse.

"Cosa significa?"

Ash guardò le alte cime del vulcano gelato. Un soffio di vapore acqueo aveva cominciato dalla cima, una strana imitazione di una vera eruzione, mentre nell'aria un vortice purpureo cominciava a vorticare intorno al cratere. Il soffice rombo di un tuono fece vibrare il terreno.

"Che siamo nella merda," concluse.

"Pikachu," concordò Pikachu.

Misty si svegliò di colpo, abbagliata dalla luce, sentendosi come se fosse appena uscita dal rigore della morte. La prima cosa che notò fu che l'aria intorno a lei era talmente freddo, che forse perfino il suo sangue avrebbe potuto ghiacciarsi. Quindi la temperatura era talmente bassa che perfino lei poteva sentirne gli effetti, sebbene il suo elemento fosse forte contro il ghiaccio.

Il terreno sotto di lei era freddo e duro al punto da farle male. Lentamente, gli occhi si adattarono, si sedette e si stiracchiò. C'era una brezza gelata, che le arruffava i capelli e gonfiava il suo mantello come in un uragano.

"Così, Mistaria... ti sei svegliata."

Misty si voltò di scatto, alzandosi e quasi scivolando sul ghiaccio. E solo allora comprese la gravità della situazione. Era in piedi su un minuscolo iceberg, che galleggiava in un mare di fredda energia. Intorno a lei, c'erano numerosi altri blocchi di ghiaccio, racchiusi da una muraglia circolare di blu artico. Il posto era vagamente familiare, e presto capì di trovarsi proprio nel posto in cui Ash aveva combattuto con Blaine per la medaglia Vulcano, tanti anni prima. In cima al vulcano stesso. La differenza era che la lava era diventata mortalmente fredda, e non calda, e i pennacchi su cui Charizard e Magmar avevano lottato erano stati rimpiazzati da quegli iceberg. A peggiorare le cose, c'era un tetro vortice di nubi che si stava addensando sopra il cratere. Il secondo vortice del Proibito. Misty si voltò di nuovo, cercando chi avesse parlato, e trovò Lorelei, avvolta nel suo mantello blu ghiaccio che fluttuava assieme ai capelli nel vento pungente. Era in piedi su un iceberg all'altro lato, incredibilmente immobile sui suoi pattini di ghiaccio. I suoi occhi verdi come il mare brillavano fieri dietro ai suoi occhiali, una luce intensa che avvolgeva il bel viso.

Lorelei alzò poi le sue braccia, e l'aria sembrò raffreddarsi ancora, al punto che Misty pensò che la sua stessa anima stesse congelando.

"Pensi di potermi sconfiggere, Mistaria?" La sua voce echeggiò ridondante sulle pareti del vulcano.

"Maestro Lorelei, tutto questo è ridicolo!" replicò Misty gridando. "Non ho mai voluto sconfiggerti!"

"Le tue azioni smentiscono questa menzogna!" rispose Lorelei. "Mi hai rubato tutto! Tutto!" La sua voce divenne un bisbiglio, difficile da udire nel vento urlante. "Finché non è rimasto che gelo..." I suoi occhi luccicarono, e si tolse gli occhiali, gettandoli nella lava fumante di freddo, nella quale si congelarono e si sgretolarono, prima di affondare. Una lacrima corse lungo la sua guancia, ma venne ghiacciata e portata via dal vento. Sotto, era quasi completamente nuda, a parte una minuscola minigonna ed un leggero vestito. "Bene, ora... chiedo un Cerchio di Maestri! Combattimento fisico!" Abbassò le braccia in un gesto improvviso. "Chi abbandona il cerchio o giace svenuto, avrà perso... la vita!" Afferrò il suo mantello freddo e lo lanciò via dietro di se. Venne preso dal vento e corse verso le nuvole del cielo sempre più scuro. Il vortice purpureo sembrò ruggire, e fagocitò il mantello come una bocca affamata, sputando frammenti di tessuto ghiacciato.

Misty socchiuse gli occhi, concentrandosi sul suo potere d'Acqua per opporsi al crescente gelo. Il suo corpo brillò di blu, e anche lei si tolse il mantello per lasciarlo in pasto al vento famelico. Rimase col suo lungo vestito color zaffiro, un'elegante macchia che sventolava nell'aria tormentata. Sotto i suoi stivali si formarono un paio di lame, e si alzò di pochi centimetri.

"Allora, sai che devo accettare," disse in tono serio. Si piegò di lato e strappò la parte terminale della sua gonna, per poter combattere più agilmente con le gambe nude.

Lorelei sorrise, un sorriso ormai privo di ogni sentimento.

"Lo so."

Davanti a loro c'era il maestoso vulcano di Cinnabar Island. Ash stava guardando la cima, e poteva a malapena vedere scintille azzurre di energia d'Acqua e Ghiaccio che giocavano sul bordo del cratere ghiacciato. E sopra tutto quello, in cielo, il vortice purpureo del secondo cancello del Proibito. Il suo sguardo si abbassò, e incontro le massicce porte di ferro dell'ingresso al luogo dannato. Accanto a pozze di energia blu che un tempo erano sorgenti calde, dove un tempo si era anche riposato da un duro scontro, tanti anni prima.

"Io sono ancora convinto che saresti dovuta tornare indietro a cercare gli altri, Erika," disse senza voltarsi.

"Pika Pika," lo appoggiò Pikachu dalla sua spalla.

"Ma Misty è sempre accorsa quando avevo bisogno di lei, perchè non posso ricambiare il favore?" rispose lei caparbiamente.

"E stai mettendo Jessie, James e Persian inutilmente in pericolo," indicò i tre corpi inconsci dietro di loro, trasportati sul fiore del Venusaur di Erika.

"Saur!" aggiunse l'enorme dinosauro pokemon, agitando le foglie sulla sua schiena verde.

"E Chanelle sembra terrorizzata," Ash indicò la ragazza, che sedeva sulla spalla del venusaur, con un'espressione piena di panico. Erika incrociò le braccia.

"Gli amici prima di tutto." Ash sospirò.

"E' vero, ma-"

Il terreno ghiacciato sotto i loro pattini tremò.

"Un terremoto?" chiese Erika, fissando il suolo.

"Peggio," commentò Ash, accennando col mento alle sorgenti gelide che sgorgavano dalla base del vulcano. Qualcosa di grosso e traslucido stava emergendo dall'energia liquida.

"Oh, grande, non quello di nuovo," disse Erika indietreggiando leggermente e alzando la sua staffa di legno.

"Maestro Ash," la voce del massiccio Lapras di ghiaccio rimbombò telepaticamente nell'aria, mentre si ergeva dalla sorgente congelata. Era troppo grosso per essere contenuto in essa, e una parte del corpo squarciò il ghiaccio circostante. "Non saresti dovuto venire."

"Nessie!" gridò Ash pattinando verso il pokemon. "Voglio risposte! Perchè hai acconsentito a diventare un Pokemon Supremo?" L'immenso lapras fece una pausa, la sua testa cornuta ondeggiò nell'aria, fissandolo.

"Dopo che mi abbandonasti, venni attaccata di nuovo. E' stato per suo desiderio che sono diventata questo."

"Suo? Di Lorelei, intendi?" chiese lui. Poi aggrottò le sopracciglia. "E io non ti ho mai abbandonato! Ti ho lasciato libera, perchè pensavo che fosse quello che volevi!"

"Perdonami, ma sei uno sciocco, Maestro Ash. Hai abbandonato innumerevoli pokemon, nel tuo viaggio. Non hai mai pensato che dopo tutto essi avrebbero preferito restare con te, piuttosto che essere liberi? E' come offrire una crosta di pane a un mendicante e proibirgli di addentare una pagnotta intera, anche quando possono." Fissò il pikachu sulla spalla di lui. "Inoltre, solo il tuo primo pokemon è stato risparmiato dalla tua stupidità."

"Io... non ho mai saputo che la pensasti così," disse Ash, sentendosi strozzato da un nodo alla gola. Tutti quei pokemon che aveva liberato. Era questo quello che avevano sentito? Ma era sempre sembrata la cosa giusta da fare. Aveva sbagliato in partenza?

"E ora non posso lasciarti passare, perchè così vuole il Maestro Lorelei."

"Ma, Misty è lassù! E tu lo sai! Come può lasciare che venga uccisa?"
"E' questo il volere del Maestro Lorelei," fu la risposta. "Ora vai via, prima che debba ricorrere alla violenza."

Ash era indeciso, Non poteva attaccare Nessie, non ne sarebbe stato capace... anche ora che era diventata il sesto Pokemon Supremo della Lega. Ma... ma Misty sarebbe potuta morire. Non poteva abbandonarla. Non poteva! La sua anima si sarebbe annientata anche solo al pensiero di farlo.

"Ashy!" irruppe una voce femminile e gutturale. "Finalmente ti ho trovato!" Ash si voltò per trovare una donna formosa, con un mantello violetto e lunghi capelli blu che pattinava verso di lui dalla città.

"Duplica!" urlò sorpreso. Intravide Junior, uno degli Istruttori di Bruno, Laselle e Giselle che pattinavano verso di loro.

"La distrarrò per te, ora vai lassù e salva la tua ragazza!" disse Duplica prima di balzare in aria e trasformarsi in un grosso uccello dalle ali acuminate. L'elettricità crepitò intorno a lei, mentre un nuovo zapdos si librava nell'aria. "Zap!" gridò in tono divertito, spalancando il lungo becco appuntito.

"Cosa?" vociò Nessie quando Duplica-Zapdos scagliò una salva di tuoni contro di lei, facendola contorcere dal dolore. Cominciò a ritirarsi, controvoglia, nel profondo della sorgente fredda.

"Non così forte, Duplica, ma grazie mille!" disse Ash inginocchiandosi e creando un disco di ombra nera sotto i piedi. "Andiamo su, Pikachu!" urlò, e i due cominciarono a librarsi nell'aria, verso la cima del vulcano. "A proposito, non è la mia ragazza!" concluse.

"Zap! Smettila di negare, Ash, la verità ti renderà libero!" rispose Duplica-Zapdos mentre fluttuava nell'aria e teneva Nessie occupata con scariche elettriche.

Erika, Junior, Laselle, Giselle e il resto di loro superarono i pokemon in lotta e si concentrarono sul portone metallico.

"Noi prendiamo la strada normale!" gridò Erika. "Ci vediamo dall'altra parte, Ash!"

Dove era scomparsa? Misty pensò precipitosamente, mentre scandagliava il cratere con lo sguardo. Balzare da un blocco all'altro e pattinare cominciava e diventare faticoso per lei, e aveva già perso sangue da numerose ferite alle braccia e alle gambe. Ma pensava di essere riuscita a ricambiare discretamente - era certa di aver ferito Lorelei con le lame di ghiaccio dei suoi pattini.

Colta da un'intuizione, saltò via dalla piattaforma in cui si trovava, proprio mentre Lorelei colpiva dal basso, trapassando l'iceberg coi pattini taglienti e riducendolo a polvere di brina. Girò su se stessa a mezz'aria, atterrò su un altro bloccò e si levò la lava gelida dal corpo.

Misty ebbe un attimo di panico quando alcuni schizzi di ghiaccio liquido colpirono il suo avambraccio, e la pelle iniziò a congelarsi. Solo la concentrazione e la disperazione le permisero di accumulare abbastanza elementale d'Acqua da riportare il suo corpo alla normale temperatura.

"Troppo freddo, Mistaria?" la derise Lorelei scuotendosi la chioma blu porpora per liberarla del tutto dal fluido viscoso. "Dovresti accettarlo come faccio io, perchè i i sentimenti non sono degni di essere provati."
"Hai torto, Maestro Lorelei!" gridò Misty con voce accesa. "I sentimenti sono ciò che ci rende umani! Lo capivi, un tempo... ora non sei altro che la parodia della morte."
"Molto ironico da parte tua... proprio tu ti fai maestra di questi valori," rispose Lorelei, mentre lasciava il suo iceberg per avvicinarsi, all'attacco. I tagli che Misty aveva inferto sulla pelle nuda non sembravano neppure rallentarla. "Tu e lui. Lui specialmente! Ha tolto una parte di me quando mi ha lasciato indietro per marcire nella Lega Pokemon. Per permetterti di permetterti di sentire la possibilità di provare dolore. E il dolore è inevitabile, in questo mondo immorale!"
"Lui?" domandò Misty confusa, preparandosi a parare l'attacco di Lorelei. "Di chi stai parlando?"

"Credo stia parlando di me," una voce secca e maschile squarciò il vento.

Misty si girò e rimase a bocca aperta, stupita dal vedere Bruno in piedi su di una delle piattaforme, che cercava di mantenere l'equilibrio e di ignorare il vento pungente che gonfiava il suo mantello marrone. Anche Lorelei lo vide e gridò. Fermò improvvisamente la sua carica piantando le lame nel ghiaccio e generando una piccola pioggia di frammento.

"Tu! Come osi mostrarti al mio cospetto?" Bruno rimase mortalmente fermo sul suo iceberg. Poi, improvvisamente, si coprì il volto con le mani.

"Mi dispiace, Lorelei... ma sembravi felice nella Lega Pokemon... mentre io... io non potevo tollerare ciò che eravamo diventati; nient'altro che i gusci di gente troppo arrogante, che cercava di raggiungere i propri scopi alle spese degli altri. Eravamo solo una versione più potente del Team Rocket." Gli occhi verde mare di Lorelei divennero due lame orizzontali.

"Ero felice? Lo ero grazie a te! Avevo trovato finalmente una famiglia, una mia famiglia... e tu me l'hai portata via per un atto di coscienza?" Rivolse nuovamente la sua attenzione a Misty. "Lei valeva tanto, Bruno? Era meglio avere questa mia copia indebolita al tuo fianco, invece di me?" Il suo corpo venne avvolto da una gelida aura blu come il ghiaccio. "Non mi interessano le tue scuse, presto sarai una statua di ghiaccio che frantumerò come hai fatto col mio cuore."

"No, lei non ha nulla a che fare con nessuno di noi!" ruggì Bruno. "Non so come sei arrivata a questa malsana conclusione che ti ho lasciato per lei. Lasciala stare, è sempre stata e sarà sempre la donna di Ashura!" Improvvisamente, una forma scura si librò nell'aria sopra al vulcano. Una sagoma in un mantello nero cavalcava un disco d'ombra.

"Non generalizzerei fino a questo punto, Bruno, ma nessuno trasformerà Misty in un pezzo di ghiaccio! E' una questione fra di voi, noi due non c'entriamo!"

"Ash!" gridò Misty sollevata, mentre la macchia d'ombra correva verso di lei.

"Misty! Salta!" urlò lui, e lei eseguì, atterrando fra le sue braccia giusto prima che l'energia di Ash comandasse al disco di riprendere quota.

"Sta scappando!" gridò Lorelei, e cominciò a sparare dardi di ghiaccio dai pugni. Misty provò un senso di vertigine, mentre Ash eseguiva complicate manovre per evitare la fitta pioggia di colpi.

"Fermati!" gridò Bruno, iniziando a saltare con vibranti tonfi dei suoi stivali sugli iceberg, verso di lei.

"Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?" esclamò Lorelei puntandolo con i pugni ardenti di energia.

"Tuo marito!" rispose Bruno prima di saltare e colpirla con un pugno, facendola volare fuori dai suoi pattini. Il corpo riatterrò su di un'altra piattaforma ghiacciata, e Bruno saltò verso di lei e la raggiunse. Sibilando per il freddo proveniente dalla sua pelle che si trasmetteva alle sue mani, abbassò il capo e la baciò. Lei lottò per un momento, opponendo labbra gelide e dure come il ghiaccio, ma poi un senso di tepore cominciò a pervaderla. Lorelei scoppiò in lacrime e crollò nel caldo abbraccio di Bruno.

Ash, con Pikachu sulla spalla e Misty guardò dall'alto, galleggiando sul disco d'ombra.

"E' incredibile come un bacio possa risolvere tanti problemi," commento scuotendo la testa, mentre cercava di restare in equilibrio nel vento.

Misty non rispose. Si voltò per vedere cosa stesse facendo, e la trovò intenta a fissarlo negli occhi con un'espressione strana. I suoi occhi blu erano lucidi per l'emozione, e tutto quello che lui potè notare fu un caldo improvviso, mentre le braccia di lei si stringevano ai suoi fianchi come marchio rovente. Lunghe ciocche dei suoi capelli rossi gli carezzarono la guancia, come una morbida piuma.

I suoi occhi si abbassarono sulle sue labbra rosa, e improvvisamente si ricordò del loro sapore... come... come fragole e crema. Sentì il bisogno incontrollabile di verificare quella memoria... e anche lei iniziò ad avvicinarsi verso la sua bocca...

Ma un acuto, atroce grido da sopra ruppe l'incantesimo, e loro guardarono verso l'alto per trovare il vortice scuro che cresceva a dismisura, abbastanza da ingoiare l'intero vulcano. Ombre nere di sagome svolazzarono cominciavano ad apparire all'interno, le innumerevoli luci rosse di altrettanti occhi li fissavano affamati, attendendo la liberazione.

"Il Cancello Proibito si sta aprendo!" La voce di Lorelei arrivò dal basso. Il suo tono era diventato molto più umano - qualunque cosa Bruno avesse fatto, era stato un successo completo.

"Come possiamo fermarlo?" Chiese agitatamente Bruno mentre si rialzavano.

"Maestro Bruno, stai bene!" da lato opposto del vulcano giunse una voce nuova. Ash guardò il resto del gruppo che raggiungeva la vetta attraverso la scalinata. Junior era in piedi sulla soglia, tenendo la visiera dal suo cappello marrone per impedire che il vento glielo portasse via. Accanto a lui c'erano Erika, Giselle e Laselle.

"Junior, che ci fai qui?" urlò Bruno, sorpreso e infuriato.

"JT," bisbigliò improvvisamente Lorelei. Poi alzò la voce, "il mio JT?" I suoi occhi verdi lo fissarono commossi.

"JT?" urlò Junior. "Ricordo che quando ero piccolo qualcuno mi chiamava in questo modo!" I suoi occhi verdi si allargarono. "No, è impossibile!"

"Lorelei!" gridò Bruno. Lorelei si aggrappò energicamente alle spalle di Bruno.

"Come hai potuto portare mio figlio qui?" singhiozzò. "Ora che il cancello è aperto, moriremo tutti!"

"Dimmi come possiamo fermarlo!" chiese ancora Bruno, questa volta con voce disperata.

"Mamma?" gridò Junior superando il vento. "Ma-ma se lei è mia mamma, significa che il Maestro Bruno... il Maestro Bruno..."

"È tuo padre!" concluse Lorelei. "Bruno, perchè non glielo hai mai detto?" Bruno chiuse i suoi occhi.

"Non potevo. Non potevo! Non meritava un padre come me... meglio essere un orfano, che il figlio di un assassino spietato!"
"Hai torto!" lo sgridò Lorelei. "Tutti meritano una famiglia! La famiglia è ciò che tiene le persone unite. Senza di loro, c'è solo solitudine e dolore... e con la disperazione, il tocco amaro del gelo assoluto." I suoi occhi verdi si chiazzarono di un pallore fosco, al ricordo. "Non posso lasciare che succeda," bisbigliò con voce decisa. "Non voglio. Non lo permetterò!"

Bruno dovette indietreggiare, mentre lei evocava un'immensa quantità di energia elementale, al punto che l'aria intorno al suo corpo cominciò a congelare.

"Lorelei, che stai facendo?" disse Bruno atterrito. "Non puoi reggere così tanta energia senza esplodere!"
"Bruno," disse lei con voce molle, mentre le lacrime si gelavano attorno agli occhi. "Tu sai che reggo uno dei punti focali. Tre dei Quattro Grandi hanno il dovere di agire come condotti per ciascuna delle tre torri che permette l'apertura dei Cancelli Proibiti. Siamo parte delle chiavi di questi portali. Se muoriamo tutti, la Profezia dell'Armageddon sarà fermata."

"Così Sabrina aveva detto la verità!" gridò Erika.

"Ma-ma," cominciò Bruno, sentendo gli occhi gonfi di lacrime. "Questo significa che... No!" Gridò carico di dolore e rifiuto. "Non dopo che ci siamo ritrovati! Non dopo che hai ritrovato tuo figlio!"

"Ma è perché JT - e tu - siete qui... è per questo che devo farlo," rispose Lorelei con una voce che era appena più di un sibilo. "La mia morte e la mia esplosione potranno rallentare la distruzione dell'isola, e permettervi di fuggire." Fece una paura, e i suoi occhi cominciarono a brillare, una luce più ardente di quella di una stella. "Addio, Bruno... ti amo... prenditi cura di JT per me -" Sorrise, allo stesso tempo triste e sollevata. E se ne andò.

E tutto ciò che a Bruno fu concesso fu un urlo di dolore e angoscia.

Con uno stridio di dolore, come se fosse stato colpito a morte, il vortice purpureo luccicò come se un temporale fosse esploso ne suo stomaco scuro.

L'isola di ghiaccio, bianca e pura, e il suo vulcano al centro, cominciarono a tremare quando terra e mare parvero sollevarsi. Persa la sua sorgente, la luce del ghiaccio, che aveva protetto l'isola dalla notte, cominciò ad indebolirsi. Il vento urlò e la grandine cadde. L'aria puzzava di ozono, e il ghiaccio si stava sciogliendo.

"Dov'è la nave?" urlò Ash superando il vento furioso, mentre tentava disperatamente di cavalcare la tempesta con la sua piattaforma di ombra galleggiante. L'aveva allargata, abbastanza da trasportare quasi tutto il gruppo, mentre Duplica, trasformata in Pidgeot, volava dietro di lui sostenendosi con le ali resistenti, con gli altri sul dorso. La città di ghiaccio sotto di loro stava collassando; le case, gli alberi, i palazzi, tutto si stava sgretolando, come se l'isola fosse stata un castello di sabbia durante l'alta marea.

"È sul lato est, sulla spiaggia!" gli rispose Giselle superando il caos della distruzione. "Sbrighiamoci, e speriamo che le sorelle di Misty abbiano riparato quella nave, o siamo fregati!"

Dopo alcuni disperati minuti, Ash individuò all'orizzonte la sagoma appuntita della nave bianca, ancora incagliata fra i ghiaccio. Sembrava che le sorelle di Misty si fossero preparate alla partenza.

"Ehi, ci stanno lasciando qui?" chiese Laselle, colpita da una fitta di panico al petto, afferrando il margine del disco d'ombra con le mani.

"No, si stanno solo preparando per poter partire subito, quando arriveremo," spiegò Misty, ancora aggrappata alla vita di Ash.

"Pidgeot!" trillò Duplica-Pidgeot. "In picchiata!" urlò abbassando l'ala e piombando verso il basso come un caccia.

"A-Attenta!" bisbigliò Jessie, che si era svegliata ed era tornata normale - dal suo punto di vista - e si teneva alle piume brune di Duplica-Pidgeot, terrorizzata.

"Soffro di vertigini!" gridò James.

"Oh, calmatevi!" rispose Duplica-Pidgeot. "Siete fortunato perchè vi sto dando un passaggio!" Ash inclinò il suo disco d'ombra e scese in picchiata. Lily stava ondeggiando le braccia verso di loro, dal ponte.

"Finalmente!" urlò quando li vide scendere. "Ci stavamo preoccupando!"

Duplica-Pidgeot atterrò per prima con un elegante batter d'ali, ma depositò Jessie, James e Persian in modo decisamente rude.

"Ow!" si lamentarono.

"Scusate, è stato un incidente!" disse Duplica con aria innocente, anche se un tocco di perfidia dava alla sua bugia un'aria poco credibile mentre ridiventava umana.

Dopo di lei fu la volta di Ash, e fu più difficile, visto che tenere la Levitazione d'Ombra così a lungo, e per così tanta gente, lo aveva stremato. Anche Pikachu aveva dovuto passargli parte del suo potere. Erano ancora un paio di piedi nell'aria, sopra la nave, ma Ash cedette, e tutti precipitarono nel vuoto.

"Svelti, sotto coperta!" ordinò Lily, aiutandoli a rialzarsi. "Dobbiamo immergerci per andarcene da qui!" Indicò l'isola dietro di loro, mentre la nave stava già partendo alla massima velocità. Guardò Ash che si rialzava a fatica e seguiva stremato gli altri attraverso il portello, con Pikachu sulla spalla. Scosse il capo. "Sai, con te nei paraggi è mi sto abituando alle apocalissi."

"Allora un giorno potresti parlarmene."

Dopo essersi immersi, riuscirono a scampare alla distruzione di Cinnabar Island. Davanti a loro, la prua della nave puntava a nord, verso il Golfo di Viridian.

Ma la gente era pervasa da un umore oscuro, che era calato su tutta la nave. Avevano fatto un altro passo verso la vittoria, ma il prezzo era stato alto.

Bruno rimase chiuso nella sua cabina per tutto il viaggio, e anche Junior si chiuse in un ostinato silenzio. Perfino Erika si depresse, alla notizia della morte delle sue tre Istruttrici d'Erba.

Nascosto nella stiva, un clandestino complottava nell'ombra.

L'aria gelida sopra le rovine di Cerulean City era calma, morta. Ululati raccapriccianti risuonavano frequenti, interrompendo l'orribile rigidità che aveva avvolto la terra. Le macerie di edifici dimenticati giacevano dovunque, prive di vita. Accanto ai detriti defunti, in contrasto con l'alto torrione nero che contemplava la devastazione, c'era un turbine pulsante di onde purpuree. Era da lì che venivano quelle grida disumane, o meglio da lì dentro, dal primo vortice del Proibito. Che ora sembrava in movimento verso est...

Dietro un edificio sventrato, un bagliore di luce bianca sembrò bruciare mentre qualcosa si formava al suo interno. La sagoma divenne solida, rivelando una figura magra, avvolta in un mantello bianco. La sua testa, sebbene nascosta dalle ombre del cappuccio, era illuminata da due ardenti punti blu, che si guardavano intorno lentamente. Frammenti di roccia e di cemento scricchiolarono sotto gli stivali bianchi, e Valdera cominciò a cercare. Era lì attorno, da qualche parte. Dopo tutti quegli anni, ricordava ancora il posto, anche se Cerulean City sembrava... un po' diversa.

Stranamente, un senso di nostalgia la pervase, nel guardare le rovine dei palazzi bruciati, degli alberi carbonizzati e delle ceneri che un tempo erano una città. Questo la circondava. Aveva solo sette anni, quando aveva deciso che la vita non era che uno stupido vascello che vagava nella tempesta, verso il suo porto. Verso la morte. E allora aveva inscenato la sua morte, ed era fuggita... c'era di meglio nella vita, che soffrire in compagnia di quelle stupide sorelle. E poi, quanto odiava Mistaria... e ora, se quello che temeva si fosse rivelato vero, la sua vita sarebbe diventata davvero un vuoto vascello di morte. La storia raccontata da un'idiota. Qualcosa sibilò fra i mattoni e le pietre alla sue destra, interrompendo i suoi pensieri. Un rattata nero cenere le tenebre balzò fuori dal suo nascondiglio e corse verso di lei. Pigramente, Valdera alzò una mano. Le sue dita crepitarono, e un fulmine di bianco si liberò da esse, seminando distruzione. Il rattata sembrò evaporare, attraversato dall'elettricità e collassando contro un brandello di muro - che esplose in una doccia di polvere fusa.

Stupido Proibito. Lord Garick era davvero un idiota, a voler usare creature così incontrollabili. Se Ashura non fosse stato così testardo, e di fosse unito a lei, niente avrebbe fermato la loro unione di luce e ombra. Maestri come loro non avevano bisogno del potere esterno. Avevano solo bisogno l'uno dell'altro. A quel pensiero, capì di avere già perso quello che le serviva. Forse non avrebbe dovuto fare quello che aveva fatto nella base ribelle. Le aveva solo reso più dura quella specie di astinenza. Si tolse rapidamente quei pensieri dalla mente, e riprese a cercare con gli occhi.

Finalmente, al centro di una vasta depressione che occupava il suolo intorno alle rovine di un grosso palazzo, notò la testa tranciata di un seel. L'insegna della Palestra di Cerulean City.

"Così, sei venuta in cerca di risposte," disse una voce disse da dietro di lei, un tono misterioso nella sua freddezza. Valdera si voltò. Una figura alta, anche più di lei, in un mantello del colore del crepuscolo, la fissava. La testa era coperta dal cappuccio, nascondendo ogni caratteristica a parte gli occhi brillanti.

"Sabrina," commentò seccata. "Come se mi servissero i tuoi farfugliamenti sadomasochistici." Sabrina continuò imperterrita.

"Non puoi fuggirlo. Il tuo sangue vi è legato, è il tuo destino ineluttabile. E hai visto Ashura, come le profezie si stanno dimostrando veritiere. Gli opposti si riuniranno. Questo è certo." Valdera sospirò. Qualcosa le solleticava una guancia, e lei asciugò irosamente una lacrima. Poi crollò sulle ginocchia, incontrando il terreno roccioso, e guardò le sue pallide mani sottili.

"Le profezie possono essere spezzate!" singhiozzò cercando di rifiutare i suoi pensieri. Guardò il cielo, in segno di sfida. "E troverò un modo per farlo!"

Ma Sabrina non era più lì. C'era solo l'aria, morta come quella città.

Valdera tolse una ciocca dei suoi capelli biondi da un occhio. Era tempo di avere un nuovo incontro con Misty. Un incontro più serio. Ash poteva appartenere solo ad una sorella... lei.

Fine della decima parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA

Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Lama d'Ombra
Tipo: Ombra/Lotta
In forma di lama, un fendente che può essere lanciato a distanza sorprendente, e tagliare qualunque sostanza conosciuta.


*Nd^Kane^: la nave della Lega, secondo Ace, era una banalissima "Classe Tre", o per la precisione una Class Three Pokemon League Destroyer Battleship. Visto che perfino i militari americani hanno più stile nell'affibbiare nomi (mai visto Ottobre Rosso? E' un Typhoon), ho pensato di fare una piccola modifica: ora è un Incrociatore da Guerra classe Inquisitor, un Inquisitore. Carino, no^_^?

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Parte 11 - Regressioni ***


Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Pokemon Master

di Ace Sanchez

Tradotto da ^Kane^

PARTE 11: REGRESSIONI

Sul frastagliato dorso roccioso del Golfo di Viridian, tutto quello che si poteva udire era l'opprimente rumore della pioggia che batteva sul mare. Come se la semplice caduta della pioggia avesse potuto fermare la massa scura dei flutti imponenti, il cielo nerastro continuava a liberare le sue lacrime, implacabile. Le grosse onde rispondevano con spruzzi opachi, che crescevano verso l'alto e venivano poi distrutti dai proiettili d'acqua. Qualche grosso ciottolo non riuscì a sostenere l'impeto degli elementi, e sprofondò fra le fauci dell'oceano affamato.
Al centro di quella massa turbolenta di acqua buia, emerse all'improvviso una sagoma bianca, appena visibile fra le onde che la sbalzavano, facendo sembrare ogni secondo l'ultimo, per quella nave - sia per la tempesta sia per la pioggia. Ma la la corazza sembrava resistere all'assalto del clima, e sopravvisse indomita alla furia liquida che la circondava. L'oscurità prodotta dalla totale assenza di luce naturale fu in qualche modo attenuata dalle luci di posizione sul ponte.
Dopo essersi coperto col cappuccio del suo mantello, e dopo aver assicurato lo zaino alle sue spalle, Ash, dal ponte coperto, aprì il portello della nave, e prese una breve boccata d'aria, prima di emergere nella notte umida e fredda. Venne subito salutato dalla pioggia torrenziale, e per non cadere dovette subito tenersi, provando il contatto coll'acciaio umido oltre la copertura dei suoi guanti. La visibilità era scarsa, e più che vedere sentì l'avvicinarsi di un grosso cavallone, quando Ash venne sobbalzato sul ponte che si innalzava e piombava verso il basso in pochi istanti, facendolo sentire come su di un gommone imbizzarrito. L'acqua incontrò il fianco della nave con un ruggito che gli esplose accanto, e per poco l'impatto non lo fece precipitare in mare. Ma riuscì a mantenere la presa e scosse la testa, liberando gli occhi dalle gocce salmastre.
"Presto, prima che un'altra onda ci colpisca!" urlò verso la sua schiena, superando la furia del vento. Si voltò per controllare il boccaporto mezzo allagato, e vide il resto del gruppo che aveva radunato per dare un'occhiata all'esterno. Misty e Duplica vennero fuori per prime, entrambe avvolte nei loro mantelli e incappucciate per ripararsi dalla pioggia. Le pozzanghere sul ponte accolsero i loro stivali mentre prendevano posizione sull'acciaio inospitale. Dopo una breve pausa, Duplica mollò la presa sul parapetto e si gettò in acqua. La sua figura si sciolse, e lei divenne un elegante lapras azzurro, riemergendo fra le onde. Le sue pinne si muovevano rapide, per controllare la distanza fra lei e la nave.
"Presto!" disse telepaticamente, in modo che la sua voce scavalcasse l'aria e raggiungesse le menti che voleva contattare. "La nave non può restare in superficie troppo a lungo, o non reggerà alle ondate." Bruno emerse dal portello.
"Allora sbrighiamoci!" gridò con voce tesa. Ash potè sentire ancora una punta di dolore, per quello che aveva perso. Una muscolosca sagoma marrone balzò al fianco di Duplica-Lapras, seguita da Erika, una chiazza verde che si dimostrò più abile nel nuotare. Infine, due altre persone, coperte da una mantellina, si prepararono a seguire l'esempio, accompagnate da un persian bianco nel suo cappotto impermeabile per gatti. Malgrado quella fosse un'operazione per soli Maestri, Jessie e James erano riusciti a farsi dare un passaggio. Dicevano di volersi vendicare di Butch e Cassidy, per un qualche motivo.
"Oh, odio nuotare!" esclamò James con un filo di voce, appena udibile nel frastuone del vento e delle onde, mentre con una mano si teneva il cappuccio per proteggere i capelli blu. Jessie si limitò a spingerso oltre il bordo.
"Buttati, idiota, e aggrappati a quel lapras!" Saltò dopo di lui, seguita da Persian. Restavano solo loro. Misty lo fissò.
"Dopo di te," disse ironica. Anche se nascosta dalle ombre del cappuccio, Ash potè intuire il ghigno sulle labbra di lei. Stava per rispondere quando una strana sensazione pervase la sua mente, e contemplò il ponte allertato. "Ow!" Misty si afferrò la spalla sinistra, massaggiandosela.
"Che c'è?" chiese Ash, socchiudendo gli occhi per comprendere quello che aveva provato. Gli era sembrato di aver visto un'ombra, sopra la nave, ma non ne era sicuro. Attraversò il ponte di corsa per cercare il punto da cui la sagoma si era liberata. Ma non c'era nulla, a parte onde nere e pioggia opprimente. Si voltò verso di lei.
"Niente. Sarà stata una specie di zanzara," disse lei controllando fra le pieghe del mantello. La nave oscillò pericolosamente, facendole dimenticare il dolore per permetterle di tenersi in piedi. "Ad ogni modo, abbiamo cose più importante a cui pensare! Li sto già perdendo di vista. Andiamo!" indietreggiò per prendere la rincorsa, poi si lanciò oltre il parapetto. Aggraziata come solo una nuotatrice professionista poteva essere, tagliò l'oceano senza il minimo schizzò. Stringendo il cappuccio sulla testa, Ash si preparò ad inseguirla.
"Pronto, Pikachu?" disse, dirigendo la sua voce verso lo zaino dove il suo pokemon si era nascosto.
"Pii."
"Bene, allora andiamo." Scavalcò la ringhiera metallica e si tuffò, appena in tempo per evitare un'enorme ondata che costrinse la nave all'immersione, facendola sprofondare in un'oscurità più nera della stessa notte che l'aveva ospitata.

Misty era appena arrivata al fianco di Duplica, e si stava arrampicando sul dorso spinoso, come tutti gli altri, quando l'acqua gorgogliante dietro di loro cominciò a venire risucchiata da un'imponente muro d'acqua nera. La muraglia si affacciò su di loro, una mostruosa torre pendente sulle loro teste.
"Trattenete il fiato!" ebbe il tempo di urlare, stringendosi al corpo spinoso del lapras.
"Meglio ascoltare l'esperta," commentò Jessie, fissando con occhi spaventati la smisurata parete liquida che crollava su di loro. E poi tutto divenne una confusa macchia di nero e umidità, che ruggiva nelle orecchie di Misty, che sentì come una lastra di cemento che le centrava la testa e le spalle. Sott'acqua, le bolle sfrigolavano davanti agli occhi confusi, e rischiò di perdere la presa sul dorso di Duplica. Ma, come era arrivata, l'ondata fuggì improvvisamente, e lei la sentì urtare la scogliera con un immenso fragore. Anche se era un'ottima nuotatrice, l'acqua era riuscita a superare le sue difese. Sbattè le palpebre, scacciando il sale dagli occhi.
"State tutti bene?" Chiese con un urlo. In un attimo di disperazione, cercò nell'oscurità le sagome dei compagni.
"Uh!" sputacchiò Erika, stringendosi sul lato opposto di Duplica con un braccio. "Credo di aver ingoiato un gallone di mare." Jessie, James e Persian stavano galleggiando nell'acqua vicino a lei, saldatemente ancorati fra di loro e con Jessie che si teneva a Duplica.
"La mia pelliccia è tutta bagnata," si lamentò Persian.
"Moriremo tutti!" fu il piagnisteo di James. Jessie gli sferrò un pugno in testa con la mano libera.
"Non tirarmi i capelli!"
Solo Bruno era muto, appoggiato in modo apatico al fianco di Duplica. Si limitò ad un cenno, per segnalare che era a posto.
Ma Misty provò comunque un nodo alla gola. Ash era scomparso.
"Dov'è Ash?" gridò con voce rauca. Aveva lasciato la nave? Qualcosa aveva attratto la sua attenzione, nel momento in cui si era tuffata. Preoccupata, si tolse il cappuccio per ampliare il suo spazio visivo, e la sua nuca fu martellata dalla pioggia pesante. "Ash!" ripetè, cercando di liberare gli occhi da ciocche dei suoi capelli zuppi. Sapeva che non avrebbe dovuto essere preoccupata - erano pensieri che non voleva affrontare in quel momento - ma la sua mente rifiutava di obbedire.
"Là!" la voce di Duplica-Lapras venne proiettata nella sua mente, mentre l'animale volgeva il capo ad est. Misty seguì quello sguardo e individuò una macchia nera a cavallo di un grosso cavallone, a poca distanza. Quando l'onda passò,la figura cominciò a sbracciarsi, nuotando a stile libero verso di loro. La pioggia che li colpiva e l'oscurità intorno a loro rendeva tutto confuso, perfino per i suoi occhi molto acuti.
"Penso che sia lui!" gridò Misty, sollevata. Diede un colpetto al sedere spinoso di Duplica. "Muovilo, Duplica!" La testa di Duplica-Lapras si girò, fissandola frettolosamente e concludendo il tutto con uno sbuffi indignato.
"Attenta sorella, o farò rapporto al Fondo per la Salvaguardia dei Pokemon!" Ma cominciò ugualmente ad agitare le sue quattro pinne, per spingersi con potenza verso Ash. Sfortunatamente, aveva la corrente contro, e le onde li spingevano verso le rupi rocciose del Golfo di Viridian, mentre Ash era spinto verso il largo. Ogni volta che Duplica cercava di superare un'onda, questa la spingeva più lontana dall'obiettivo. E anche Ash, nonostante stesse nuotando furiosamente, sembrava restare fermo sul posto, la bizzarra imitazione di un mulino. Improvvisamente, Misty sentì qualcosa di ostile nell'acqua intorno a loro.
"Fermi! Sta succedendo qualcosa!" Normalmente, avrebbe potuto riconoscere ogni Pokemon d'Acqua intorno a lei, ma questa volta... c'era qualcosa di sbagliato. Anche Duplica lo sentì.
"Pokemon proibiti! Siamo circondati!" I suoi occhi divennero due fari gialli, illuminando le acque intorno a loro. Sorprendentemente, James si fece serio, e cominciò a controllare le onde che li cullavano. In una mano fece apparire uno dei sui pugnali, e cominciò a giocherellarci.
"Attenti, sono sott'acqua!" Jessie afferrò una delle sue lame e cercò nell'acqua intorno a loro.
"Spero solo che non siano gyarados," disse presa da un ricordo inquietante.
"Là!" urlò Bruno, indicando con uno sguardo ardente di ruggine le onde lontane, dietro ad Ash. Terrorizzata, Misty potè solo notare un pinna tagliente, simile ad uno squalo, che correva verso il ragazzo. Correndo verso il bersaglio, si immerse fino a rigare appena il pelo dell'acqua. Poi molte altre pinne cominciarono a circondare la scia, tutte dirette verso Ash.
"Misty, attenta!" gridò Erika. Misty so voltò appena in tempo per vedere di fronte a lei qualcosa di scuro, che emergeva inaspettatamente al suo fianco. Una immensa bocca nera, coperta di denti appuntiti, esplose verso di lei con uno spruzzo di acqua e saliva aspra. Rapidamente, lei lasciò il fianco di Duplica e per avere le mani libere, e si piegò di lato, per impedire alla creatura di strapparle via le gambe. fallendo l'attacco, si contorse adirato nell'acqua per colpire ancora, ma con un sibilo di sorpresa e di dolore si ritrovò uno degli occhi trapassato da un pugnale. un fiotto di sangue nero sgorgò dalla ferita, macchiando l'acqua.
"Bel lancio," ringhiò Persian.
"Ma quello era il mio coltello preferito," disse James malinconico. Malgrado il colpo, la creatura fu solo rallentata e continuò ad attaccarla. Calmamente, Misty scivolò indietro, scalciando per tenersi a galla e agitando le braccia per coordinarsi. Come avrebbe concluso Ash, quel pokemon poteva risorgere. Si concentrò per abbassare la temperatura della sua aura. Il pokemon si avvicinò.
"Fai qualcosa Misty!" disse Erika preoccupata. Freddo, pensare al freddo... rivolse i palmi aperti davanti a sè.
"Ora!" Le sue mani si coprirono di bianco, poi una folata di energia gelida si concentrò in un sottile raggio di ghiaccio. Tagliò il pelo dell'acqua, verso il suo obiettivo, ghiacciando una striscia di ghiaccio lungo il cammino. Il seaking che non era un seaking ruggì, e il raggio lo colpì, avvolgendolo nella morsa del gelo.
"Bella mossa," si congratulò Erika.
Ma poi altre pinne cominciarono a mostrarsi in superficie, attorno a loro. Occhi orssi arsero nelle acque nere. Anche Misty rimase stupida dal notare quanti Seaking Proibiti si fossero radunati, forse più di quelli che stavano braccando Ash e lo avevano ormai quasi raggiunto.
"Sono troppi!" urlò Bruno fracassando il corno di uno dei mostri con un massiccio pugno. "Dobbiamo arrivare a riva e scalare le rupi, o saremo annientati!" Misty scostò nuovamente i capelli dai suoi occhi.
"E Ash?"
"Può arrangiarsi da solo! Duplica, andiamo! La corrente sarebbe stata troppo forte comunque!" Duplica-Lapras lo fissò preoccupata.
"N-Non so..." Misty afferrò la piccola spilla nera a forma di stella e la gettò nell'acqua davanti a lei, allontanandosi dal lapras.
"Non preoccuparti, Duplica, ci penso io. Starmos, vai!" Il gioiello si allargò, rivelando la grossa stella di mare larga sei piedi. Si lanciò in avanti, schivando un altro Seaking Proibito che stava cercando di azzannarla, e atterrò sul dorso del pokemon, sopra la gemma rossa, e si sistemò a bordo con cura, evitando le spine. Con Misty aggrappata al dorso, Starmos si spinse in avanti con tre getti d'acqua che sputò dalle sue estremità posteriori. Un altro Seaking comparve di fronte a loro, ma Misty guidò il pokemon lungo il fianco dell'onda, usandola come trampolino per schizzare in aria. Atterrò dolcemenete sull'altro lato, e riprese a scivolare rapidametne verso Ash, saltando da onda a onda come un motoscafo.
Ash stava ancora nuotando sul posto, quando la vide, fra un'inutile bracciata e l'altra. Sembrò imbarazzato.
"Sinceramente credevo di saper nuotare meglio," disse con tono intimidito.
"Pika," concordò Pikachu, facendo spuntare il capo dall'apertura nello zaino di Ash.
"Huh, non sei nella condizione di parlare, Pikachu, visto che te ne stai lì all'asciutto sulla mia schiena," disse irritato.
"E' la corrente che ti sta spingendo al largo," disse Misty arrivando al suo fianco, pronta ad afferrarlo su ed a riportarlo a riva. In quel momento, dalle onde dietro ad Ash, emerse la testa di un Proibito, mirando alla testa di lui col corno nero.
"Ash tuffati!" urlò Misty facendo impennare Starmos con uno spruzzo imponente. Poi si lasciò andare e lo spinse coi piedi. "Starmos, Fendente di Ghiaccio!" ordinò un attimo prima di immergersi nelle acque.
"Woah!" esclamò Ash osservano il pokemon che prendeva velocità e correva sul pelo dell'acqua, tagliando le onde. Poi Starmos fu avvolto da un bagliore artico, e la sua forma sfumò in un disco opalescente che tranciò il Pokemon Proibito in due pezzi separati, che rimasero congelati. Il due tranci rimasero a galla, come grotteschi iceberg. Starmos si girò e raggiunse di nuovo la padrona, schizzando fra le onde ed eliminando un altro seaking oscuro. Quando fu a portata, Misty balzò nuovamente sul suo pokemon e si girò per recuperare Ash e Pikachu, che erano riemersi per riprendere fiato.
"Svelto!" esclamò Misty piegandosi per afferrare la mano di Ash e tirarlo a bordo. Gli fece spazio, permettendogli di aggrapparsi al fianco destro di Starmos, ma per poco il ragazzo non scivolò, quando il pokemon stella si piegò per curvare verso Duplica e gli altri che stavano raggiungendo la costa. Un'altra immensa onda sorse dalla loro sinistra, come un immenso muro animato. Misty impose a Starmos una folle inclinazione e gridò.
"Aggrappati!" Ash si strinse al pokemon.
"Spero che tu sappia quello che stai facendo!"
"Chu!" concordò Pikachu.
Misty diresse Starmos verso la parete d'acqua e la calvalcò , serpeggiando sui flutti in un movimento a spirale.
"Nessuno problema! E' solo acqua!" Una forma nera e spinosa si lanciò fuori dall'acqua, sopra di loro, ma Misty riuscì a schivarla. Ash scosse la testa.
"Non è quello che mi preoccupa. E' quello che c'è dentro!"

Nel frattempo, Duplica scivolava con le sue pinne sull'acqua, e contemplava le rupi verticali che la sormontavano. Erano come delle lame alte trenta piedi, invalicabili e coperte di sporgenze. Dovunque guardasse, questo era lo scenario che le regalava il Golfo di Viridian - un piccolo fiordo circondato da scogliere, cosparso di rocce che potevano tradire uno scalatore anche esperto. Un'onda dietro di lei cercò di scaraventarla sugli scogli, ma con vigorosi colpi di pinna trovò il modo di mantenersi in posizione. La pioggia tamburellava la sua testa, piombando pesante su un mare che sembrava ribollire. Ma sembrava fosse calata, perchè il suono delle gocce, dall'urlo iniziale, era diventato come una fastidiosa scarica statica.
"E ora che facciamo?" chiese James fissando la scogliera attraverso le umide ciocche di capelli blu che coprivano la faccia pallida. L'impermeabile se lo era preso la tempesta. Anche Jessie si avvicinò, senza la mantellina e coi capelli grondanti acqua lungo le guance, a parte la coda che galleggiava nel mare dietro di lei.
"Ash ha detto che dovevamo occuparci proprio di questo," rispose Bruno togliendosi il cappuccio e pettinandosi i suoi capelli scuriti dall'umidità - ora non più così ispidi perchè inteneriti dall'ammollo.
"Oh, davvero grandioso!" commentò Jessie, ammiccando irritata coi suoi occhi blu. "Come vorrei che lui fosse qui, al posto di uno di voi!" Gli occhi di Erika luccicarono di verde a quel commento.
"Dovresti ringraziarci anche solo perchè ci trasciniamo dietro un peso simile, Team Rocket." Jessie si voltò e la folgorò con lo sguardo.
"Hai intenzione di litigare con me, cespuglio ambulante?"
"Dopo di te," rispose Erika con un sorriso adirato, sollevando un pugno e avvolgendolo in un'aura dorata. Jessie sorrise furbescamente.
"Oh, grazie!"
"Ehi, per favore!" le interruppe Duplica. "Abbiamo già abbastanza problemi a cui pensare anche senza litigi, dobbiamo aspettare che - woah!" Un'onda enorme tagliò a metà quella frase, trascinandoli verso l'alto con un violento strattone. Quando si placò, Ash, Misty e Pikachu erano accanto a loro, esausti e bagnati, aggrappati a Starmos.
"Finalmente," ringhiò Persian, lasciando il fianco di Duplica - con grande soddisfazione di lei che si liberò di quegli artigli - e accovacciandosi accanto a loro.
Ash scivolò in acqua. Nuotando, si tolse il cappuccio ed espose i suoi capelli corvini alla pioggia e al vento.
"Ora, seguitemi, faccio strada!" Alzò un braccio e il suo pikachu nero lo scalò. Con un improvviso rombo di tuono che spaventò tutti, il pokemon si trasformò nella lunga katana nera, quasi invisibile fra le tenebre della notte. "Et voilà!" gridò piegando il braccio all'indietro, per poi lanciare l'arma in alto, scavalcando la scogliera. Dall'elsa cominciarono a sprizzare scintille di energia nera, e quando la spada raggiunse la cima del dirupo, la gravità la piantò contro una roccia, con un profondo clangore udibile anche al di sopra del temporale. "Andiamo!" disse Ash esaminando la corda con alcuni strattoni, per poi cominciare ad arrampicarsi. Il suo mantello zuppo gocciolava profusamente, ma presto un'aura scura lo circondò, e tornò asciutto.
"Sicuro che è sicuro?" chiese dubbiosa Misty, mentre ritrasformava il suo pokemon stella in una spilla e la nascondeva fra le falde del mantello blu. "Voglio dire... quella corda è fatta di elettricità... e noi siamo in acqua. Acqua ed elettricità non vanno d'accordo." Ash si voltò per guardarla.
"È sicuro. Finchè ci sono io appeso - come ora - faccio da messa a terra per tutti quanti."
"E se cadi mentre siamo tutti appesi?" chiese Bruno in tono dubbioso. La corda stava ondeggiando nel vento, cullando pericolosamente Ash, che ancora toccava l'acqua con gli stivali.
"Non cadrò."
"E se succede?"
Ash fece una pausa. Poi, sorprendentemente, alzò un braccio con la velocità di un serpente e sparò una sfera di tuono scuro verso di loro. Per una attimo, Duplica ebbe il dubbio che li stesse davvero attaccando, ma poi notò che aveva disintegrato un Pokemon Proibito che aveva osato avvicinarsi troppo. La sua mano guantata di nero era ancora fumante, ma Ash non se ne curò e riprese la scalata.
"Come è la tua resistenza all'elettricità?"

Il pesante temporale stava devastando le corresti sottomarine. Così tanto, che perfino il vascello bianco si comportava come un aereo nel mezzo di un uragano. La visibilità era patetica, perchè l'acqua era solo una parete d'ebano, indistinguibile dalla notte eterna sopra di loro. Se non fosse stato per il radar del Waterflower, si sarebbero schiantati contro le rocce del golfo da un pezzo.
In una stanza buia dentro il sottomarino, un uomo vestito di bianco con un paio di occhiali lavorava in silenzio. Clack, clack, clack. Le sue dita danzavano sulla tastiera. Scritte verdi brillavano sul monitor. No, non era questo ciò che voleva. Doveva trovarlo, doveva e basta. Il pavimento tremò come sotto la forza di un tuono dall'esterno. Per poco non volò via dalla sedia, sbalzato dalle vibrazioni. Le sue anche urlarono di dolore, ma rimase concentrato. E anche la voce continuò a parlargli nella mente. Poteva ucciderlo. Ucciderlo. Distruggere gli ostacoli che ti separano da ciò che vuoi. Uccidere. Uccidere tutti. Che errore era stato non controllarlo. Era pazzo. Sarebbe sopravvissuto solo per trovare la morte per mano sua. Lui la desiderava. E lui sola sapeva. Poteva farlo succedere. In fondo, erano tutte puttane. E meritavano quello che avrebbero trovato. Doveva solo liberarlo. Liberarlo e tutto sarebbe stato perfetto.
La voce andò avanti.
E poi lo trovò. Quello che stava cercando. Si sistemò gli occhiali e asciugò il sudore con la manica del camice.
"Codice confermato," annunciò la voce femminile del computer.
Liberarlo... liberarlo.

Il pavimento e le pareti della cabina tremarono, come se un dentista paranoico stesse trapanando le lamiere del Waterflower. Un maniaco odontoiatra, decise Laselle, mentre si afferrava ad una piccola rientranza con tutte le sue forze. Dopo un attimo, Le vibrazioni lasciarono il posto al più familiare ronzio delle turbine per la navigazione subaquea, e potè rimettersi in piedi, sollevata. Osservò Junior, che restava sdraiato sul letto con un'espressione terrorizzata sul viso sbiancato. Fissava il soffitto coi suoi occhi verdi, stanchi e smorti.
"Stai bene?" gli chiese preoccupata. Era appena entrata per verificarlo, ma lo scossone l'aveva interrotta. Junior si era completamente isolato nella sua stanza da quando avevano lasciato Cinnabar, e da allora non aveva più aperto bocca. E infatti non rispose. Laselle scosse il capo e si avvicinò al comodino, per raccogliere il berretto e le tre pokeball, che erano cadute a terra. Giocherellò con la visiera del cappello. Aveva pensato che, per un orfano, trovare un genitore per perderlo immediatamente sarebbe stata la stessa cosa. Era stato brutto, quando i suoi erano morti... Lo guardò di nuovo, e si sforzò di sorridere.
"Dai, JT. Almeno hai ancora tuo padre. E considerato chi è, magari un po' della sua forza dovrebbe avertela passata." Lui chiuse gli occhi e inspirò.
"Non chiamarmi JT," disse rompendo finalmente il silenzio.
"Ehi, il principino ha parlato!" commentò Laselle con un sorriso sbilenco. Junior continuò, assente.
"Quanto al Maestro Bruno..." La sua voce era dura, piena di una stanca rabbia. "Mio padre... bello scherzo."
"Che vuoi dire?" chiese lei con cautela, giocherellando innocentemente con la manica della giacca verde che indossava.
"Non è mai stato mio padre. E non capisco... perchè mi ha portato dalla mamma, visto che tanto mi aveva rinnegato in partenza?" Laselle rimise il cappello sul comodino.
"Io so solo che si preoccupa per te. L'ho visto."
"Huh uh. E non appena può, colpisce." Chiuse gli occhi e rimase in silenzio.
Laselle stava per rispondere, ma la nave riprese ad oscillare, brontolando irritata. Si tenne alla parete e aspettò che passasse. Pensava fosse qualcosa di normale, una corrente sottomarina, e fu sorpresa quando una violenta esplosione,da qualche parte all'esterno, coprì il frastuono. Una femminea voce computerizzata squillò al citofono.
"Sicurezza nella Sala Controllo del Livello Uno Compromessa."
"Sembra un guaio!" esclamò mentre lasciava il sostegno e cercava di raggiungere il portello, bilanciandosi sulle pareti. Si voltò per vedere se Junior la stava seguendo. Niente. "Junior!" Nessuna risposta. "Come vuoi!" Spalancò il portello e scivolò fuori.

La stanza era piena di fumo, e l'uomo nel camice bianco si guardava intorno spaventato. Le luci esitarono sopra i suoi capelli castani, accompagnati dai monitor crepitanti. Poi vide finalmente la grossa cassaforte, alta sulla parete. Attraversò tossicchiando la cabina, la raggiunse, e inserì il codice in un tastierino accanto al pannello. Con un leggero scricchiolio, il codice fu accettato e la cassaforte si aprì. Strattonò il portello e lo spalancò con un cigolio metallico. Eccolo. Finalmente. Guardò la sfera, che sembrava un'ombra pulsante. L'opera di quel mostro. Era incastonata al centro di un supporto a forma di cono.
Liberarlo.
Avvicinò la mano, per afferrarla. Era gelida. Come una sfera di ghiaccio secco, ma impalpabile come vapore.
"Ma quello è Joe," gridò qualcuno. "Che diavolo pensi di fare?"
Si voltò, osservando atterrito due Istruttori di Forza, allievi del Maestro Bruno, in piedi sulla soglia. Era triste farlo, pensò. Ma era necessario, per tutti. Lanciò la sfera sul terreno fra di loro. Si frantumò in una serie di scintille d'ombra. Ne uscì un fiotto di energia marrone, che cominciò a trasformarsi in una figura umana avvolta da una nube di vapore.
"Dannazione!" imprecò l'altro Istruttore di Forza. "Sta liberando Brock! Vai a chiamare aiuto!" Il suo compagno corse via, ubbidendo, e lui strappò una pokeball da una piega dell'uniforme e la lanciò. "Vai, Rhyhorn!" La sfera si aprì, liberando l'energia di un possente pokemon corazzato, un carro armato a quattro zampe con uno spesso corno sul muso.
Ma era troppo tardi. Un lungo mantello marrone ondeggiò sul pavimento, annunciando il ritorno del muscoloso Maestro di Roccia. I suoi occhi ardevano feroci, sottili fessure sotto gli ispidi capelli bruni.
"Rhyhorn, Perforcorno!" Il corno del pokemon cominciò a ruotare su sè stesso, mentre caricava in un disperato attacco. Un sorriso furbesco contorse le labbra di Brock, che gettò indietro il mantello per liberare le braccia. Istantaneamente, la pelle cominciò a scoppiettare e divenne grigia come la pietra. Quando il rhyhorn lo raggiunse, si era trasformato completamente. Fermò la carica quasi senza sforzo, lo tirò su con le braccia. Il pokemon, stordito, cercò di liberarsi, ma senza successo. Roccia contro roccia. Il violento frastuono percorse le pareti metalliche della stanza.
"Patetico," mormorò Brock. Guardò l'Istruttore di Forza, tenendo Rhyhorn per il corno rotante. "Hai allenato questo Pokemon di Roccia molto male." Guardò il pavimento, e i suoi occhi brillarono di un marrone insano. "Meglio farla finita subito, per lui..."
L'Istruttore boccheggiò, scioccato dalla vista dei pugni rocciosi di Brock che attraversavano impietosamente il collo di Rhyhorn. Frammenti di pietra e pulviscolo offuscarno l'aria.
"Ora tocca a te!" gridò Brock, scagliando verso di lui la testa mozzata, col corno che ancora ruotava come la punta di un trapano. L'Istruttore di Forza potè solo urlare, ammirando il vorno che affondava nel suo torace e gli perforava il cuore, emettendo uno squittio fradicio e uno sprizzo sanguinolento. Il corno stava ancora trapanando il torace quando il corpo crollò contro un muro e finalmente tutto finì.
Joe chiuse gli occhi, fissando la strage. Il fine giustificava i mezzi. Solo questo poteva pensare.
"Così sei stato tu a liberarmi." Joe aprì gli occhi, percependo il cuore che batteva terrorizzato. Per un attimo la gola fu troppo stretta anche solo per respirare. Poi pensò che Brock non lo avrebbe attaccato. Ora erano alleati, in fondo.
"S-sì, Maestro Brock." Lui si avvicinò, e gli stivali sembrarono scuotere il terreno. Nonostante la conclusione di prima, Joe rimaneva in preda al panico.
"Dove sono Ash e Misty?"
"L-lui -"
Un urlo tagliò la frase, e lui si voltò verso il portello. C'era una ragazza, con lunghi capelli neri, in un vestito verde. Riconobbe Laselle, la sorella minore di Giselle, ma sopratutto uno degli Istruttori d'Erba di Erika. Uno strano butterfree, nero come la pece, ondeggiava sopra la sua spalla. Aveva appena attraversato la soglia, e stava osservando il cadavere dell'Istruttore e il corpo mutilato del rhyhorn, la cui testa ancora vibrava per effetto del corno, e trapanava il pavimento metallico con un clangore insopportabile. Anche Brock si girò, e i suoi occhi illuminarono l'intrusa.
"Femmina," disse, torcendo le sue labbra in un ghigno sadico. Alzò le sue braccia rocciose, e i suoi palmi arsero oscuri. Joe impallidì. Non la sorella di Giselle!
"No, Maestro, per favore non faccia!" Brock lo fissò per un secondo, poi si rivolse di nuovo alla ragazzina che ancora insisteva sull'uomo morto.
"Hai un'aria familiare," mormorò acido. "Ah! Sei la sorella di quella puttana, quella che ami tanto... Sarà una vera lussuria." Cominciò ad avvicinarsi, e ad ogni passo il mantello sembrava stridere sul metallo. Laselle sembrò uscire da quello stato di spavento che l'aveva colpita.
"Butterfree, Psicoattacco!"
"Free!" Un raggio di energia blu corse dal suo pokemon volante a Brock.
"Ridicolo!" sussurrò Brock, continuando ad avanzare e puntanto il braccio in avanti per deviare il colpo. E fu davvero sorpreso, quando la scarica di energia psichica lo scaraventò contro il muro metallico, ammaccando la parete. Con le braccia fumanti, si guardò intorno, fissando il butterfree nero con occhi furibondi.
"Free," concluse il pokemon, esitante.
"Tu!" urlò Brock.
"Butterfree, Spore Paralizzanti!" ordinò Laselle. Invece, il suo pokemon sbattè le ali e volò via lungo il corriodoio da cui erano arrivati.
"Butterfree! Dove stai andando!" Brock ridacchiò crudele, rialzandosi completamente e fissandola dall'alto della sua statura imponente.
"Ragazzina, non sai con cosa hai a che fare... quelli che si immischiano col potere... ne verranno travolti." Laselle sembrò congelarsi su, terrorizzata dal suono dei passi del Maestro di Roccia che si avvicinava con calma.
"Voi ochette mi fate tutte schifo," ringhiò Brock.
"Maestro Brock, per favore non lo faccia!" gridò Joe correndo verso di lui e afferrandogli un braccio. Non lo degnò di uno sguardo.
"Dove sono Ash e Misty?"
"Maestro... loro-loro stanno raggiungendo la riva del Golfo di Viridian... vanno verso l'Indigo Plateau, verso il Palazzo dei Quattro Grandi..."
"Ottimo, Allora non mi servi più." Rispose lui, trasformando il suo braccio roccioso in una lancia e voltandosi per trapassare il petto di Joe in uno scoppio di sangue purpureo. Il poveretto mormorò qualcosa fra il sangue che gli gorgogliava in bocca, con un sorriso amaro sulle labbra. Poi Brock diede uno strattone al braccio e tagliò in due il corpo.
"Santa merda!" urlò Daisy affiancandosi a Laselle e aggiustando la chioma bionda spettinata dalla corsa.
"Questo è male," disse Lily arrivando con l'altra sorella, Violet, dietro di sè. Brock sorrise arcigno alle intruse. Il suo bracciò tornò normale con un rumore stridente, e lui lo nascose nel mantello marrone.
"Altre donne con cui divertirmi," ringhiò, asciugando il sangue con una falda.
"Via!" gridò Daisy strappando una decorazione bianca e gialla dai suoi capelli. Gettò l'oggetto ai piedi Brock, che venne subito avvolto da una nube di nebbia e fumo. Brock tossì e si coprì il naso.
"Puttana!" Lily si lisciò i capelli rosa scuri e allungò le braccia verso le sorelle.
"Presto! Uniamo le mani!" Daisy e Violet afferranrono le due mani, e vennero avvolte da un'aura azzurra. Una brezza innaturale cominciò a soffiare attraverso ai loro capelli rosa, blu e biondi, che galleggiavano nell'aria sospinti dall'energia d'acuqa che le percorreva.
"Ah, quelle puttane sorelle di Misty," ruggì Brock, riconoscendole. "Pregate per le vostre vite?"
"Non credo proprio!" gridò Daisy. "Ora, sorelle! Raggio Aurora!" Lei e Violet alzarono le mani libere verso il Maestro di Roccia, e una saetta di energia luminosa attraversò la stanza in un impeto di distruzione acquosa. Brock gridò, incrociando le braccia davanti a lui in un disperato tentativo di difesa. Ma subito i suoi stivali persero il contatto col pavimento metallico, e la folata d'acqua lo scagliò contro il muro. Già ammaccato, esso non resse, e il corpo attraversò l'acciao e si ritrovò in mezzo all'oceano.
"Allarme! Allarme!" la voce femminile del computer si diffuse dall'interfono. "Integrità strutturale compromessa." La nave gemette, mentre un'immensa colonna d'acqua la penetrava. La pressione la faceva sembrare un'impetuosa cascata.
"Via di qui!" esclamò Daisy trascinando Laselle nel corridoio, seguita dalle sorelle. "Dobbiamo chiudere la sezione, prima di affondare!"
"Subito, sorella!" rispose Lily correndo verso il ponte, coi capelli ancora fluttuanti nell'aria ma per la velocità della sua corsa. Un'acqua macchiata di rosso cominciò ad invadere il corridoio sotto i loro piedi, ma Violet aprì una piccola scatola di controllo e la spaccò col palmo. Con un sibilo, dietro di loro una pesante parete d'acciaio sigillò il condotto, rallentando la foga del mare.
"Speriamo di uscirne vivi," commentò Daisy pettinandosi preoccupata i capelli biondi.

A ovest della Foresta di Viridian era tutto muto, a parte il suono degli stivali che pestavano il sottobosco secco, e il tamburellare della pioggia. Le ombre danzavano sugli spessi tronchi degli alberi, annunciando una fila di sette persone e un grosso persina, con un pikachu scuro sulle spalle del primo del gruppo che emetteva un debole bagliore; abbastanza da dare un minimo di visione nei dintorni, ma oltre c'era solo l'oscurità della notte artificiale. Sopra, nubi scure dominavano il cielo, turbinando rapide, anche se la violenza della tempesta era ormai passata, e il tempo stava ritornando a quella che ormai era la norma, in quei giorni.
Dietro Ash e Misty, Duplica si copriva il capo col cappuccio viola del mantello, abbassato al punto che l'orlo era all'altezza degli occhi. Una goccia molestò la sua calma, scorrendo lungo il suo viso e annebbiandole la vista.
"Ash, quanto pensi che manchi all'Indigo Plateau?" Era stanca, bagnata, fredda e affamato. E quella foresta le dava ricordi sgradevoli. Irriconoscibile fra le ombre del suo mantello, Ash le diede una veolce occhiata, ma continuò alla stessa velocità. Fece strada attraverso qualche cespuglio basso, tagliandolo con rapidi fendenti delle sue mani guantate di nero.
"Direi che ci troviamo sulle veccia Strada 22. Dovremmo raggiungere le rovine esterne dell'ingesso al Quartier Generale della Lega entro un'ora al massimo, se continuiamo di questo passo."
Misty era direttamente davanti a Duplica, e camminava con aria stranamente stanca, ma anche avvolgendosi nel mantello con forza, per sfuggire alla pioggierellina.
"Almeno non ci siamo persi," disse asciutta.
"Rovine?" chiese Duplica, confusa. "Vuoi dire che il Quartier Generale della Lega Pokemon è stato distrutto?" Ash la guardò con la coda dell'occhio.
"Duplica, dove sei stata in questi anni? Sì, la vecchia sede centrale venne distrutta, ma la ricostruimmo nell'interno, al centro di Indigo City."
"In effetti è molto che non vengo da queste parti," si difese Duplica. Nella mente, aggiunse anche che non ci sarebbe mai voluta tornare. A sapere che avrebbero fatto proprio quella strada...
"Che hai che non va, Duplica? Non sei allegra e vivace, di solito?" chiese Erika dalle sue spalle. C'era un tocco di perfidia che la confuse.
"Erika, per favore," commentò Misty stancamente. Dietro ad Erika, ma davanti a Jessie, James e Persian, Bruno - che era stato zitto fino ad allora - grugnì.
"Smettetela. Tutti voi. Sono stanco di queste idiozie. Dobbiamo distruggere la Lega, una volta per tutte." C'era ancora del dolore profondo nella sua voce, qualcosa che non lo aveva lasciato dopo Cinnabar Island. Duplica guardò il terreno, perdendosi nelle pozze fangose che doveva superare. Perdere la persona più amata... era una delle cose più dolorose che potesse capirare nella vita. A chiunque.
"Mi fanno male i piedi," si lamentò James, in coda al gruppo.
"Ssh!" Bisbigliò Jessie senza successo. "Non farci notare, mentre litigano."
"Sì, ssh!" ribadì Persian, un po' spaventato.
Dopo quello, caddero di nuovo in silenzio per un attimo, ascoltando i loro stivali che pestavano il sottobosco e i rami secchi, e il sibilo irregolare di Ash che tagliava le frasche lungo il cammino.
Poi il silenzio venne improvvisamente rotto da Misty, che inciampò su qualcosa e cadde, sbattendo sulla schiena di Ash. Che si fermò, arrestando la marcia.
"Misty, tutto a posto?" chiese lui, voltandosi per aiutarla a rialzarsi.
"Io-Io... tutto bene," sospirò Misty. "Andiamo. Sono solo un po' stanca, tutto qui." Malgrado il viso di Ash fosse nascosto dalle ombre del cappuccio, Duplica potè percepire il suo cipiglio. Le tolse il cappuccio, osservando il viso.
"Sembri un po' pallida." E aveva ragione, pensò Duplica, avanzando per studiare l'espressione stremate di Misty. I capelli rossi pendevano smorti sulle spalle, e sembrava sudare, nonostante il freddo della notte artificiale. La sua pelle, invece del normale colorito cremoso, era bianca come la neve, e gli occhi blu non ardevano più, opachi e ottusi.
"N-no, sto bene," insistette Misty, anche se lei stessa sembrò la meno convinta. "Dobbiamo sbrigarci... o arriveremo troppo tardi per fermarli." Ash si tolse il cappuccio e scosse il capo.
"No, guardati. Ti reggi a malapena in piedi. C'è qualcosa di sbagliato." Erika superò Duplica rudemente e pose il palmo della sua mano sulla fronte di Misty.
"Scotti di febbre. È quasi come se..." I suoi occhi arsero di verde. "Come un veleno!"
"Cosa?" chiese Ash infuriato.
"Sembra essere -" Poi Misty gemette e crollò fra le braccia di Ash. Il viso di lui, adirato, si trasformò in una maschera di preoccupazione.
"Che genere di veleno? E' grave?" Erika chiuse gli occhi, si concentrò e li riaprì.
"Non posso dirlo. In parte sembra basato sull'Erba, ma ci sono altri elementali..."
"Pikapi!" pigolò irritato Pikachu, emettendo scintille dalla spalla di Ash. Tutti si voltarono per vedere ciò che aveva attratto la sua attenzione. Una piccola figura, gialla e squamosa, li fissava con due occhiolini tondi e ardenti, aggrappata ad un ramo basso, una dozzina di passi davanti a loro. Teneva qualcosa fra i suoi aguzzi artigli anteriori.
"Shreww..." ringhiò ostile.
"Un sandshrew?" esclamò James. Ash divenne improvvisamente guardingo, e i suoi occhi iniziarono a brillare dorati.
"Non uno qualsiasi. E' quello di AJ."
"E come ha fatto a sopravvivere, dopo quello che è successo sulla nave?" Si chiese Erika, cominciando ad insospettirsi a sua volta. Il sandshrew restrinse i suoi occhi e rivolse una zampa verso di loro. Con una sottile brezza, uno dei suoi artigli partì verso il gruppo. Ash spostò il suo stivale sinistro, per evitare l'aculeo che si piantò nel fango. C'era un piccolo pezzo di carta, avvolto ad esso, che Ash raccolse, cercando di non lasciar cadere Misty. Rimase un attimo immobile, leggendolo. Un secondo dopo, la sua mano guantata arse e stritolò il foglio in una piccola pallina. La gettò a terra, e fissò furioso il sandshrew.
"Quel bastardo." Il sandshrew si girò e corse via, verso ponente, nel folto della foresta. Ash lasciò Misty a Duplica ed Erika, che la sostennero con le braccia.
"Ora devo andare. Ci vediamo alle rovine dell'entrata della vecchia Lega. Non starò via a lungo - non seguitemi." Guardò Misty con una breve, dolce occhiata. "Prendetevi cura di lei." Quello sguardo fece venire un groppo in gola a Duplica. Con quello, si rimise il cappuccio e si gettò all'inseguimento del Sandshrew, con Pikachu aggrappato alla sua spalla che agitava la coda inumidita nell'aria. Come Ash scomparve nella foresta e li lasciava circondati solo dagli alberi, Bruno avanzò, afferrò la palla di carta, la svolse e la lesse. Scosse la testa.
"Quell'AJ è uno sciocco."
"Cosa dice?" chiese Erika. Bruno lesse ad alta voce.
"Incontriamoci alla spianata di Viridian, se vuoi che la tua puttana viva. Non fare tardi."
Duplica guardò il viso di Misty, ormai svenuta, resa pallida dal veleno, ma ancora dotata di una bellezza eterea. Si tolse il cappuccio viola con la sua mano libera, e si soffiò via una ciocca umida che era caduta su una guancia.
"Riposa in pace, AJ."

Il ponte della nave era allagato fino alle caviglie, e Giselle si stava lamentando per le sue scarpe e per gli orli del suo camice che rischiavano di bagnarsi. Era roba firmata, commentò. E probabilmente era l'ultimo paio di scarpe rimasto, dopo che la compagnia era stata cancellata dalla guerra. Brock avrebbe dovuto pagare anche per quello.
"Allora, ascoltatemi tutti!" Vociò Daisy, seduta nella sedia del capitano che aveva girato per poterli fissare tutti. I sopravvissuti si erano riuniti sul ponte. "Penso che siamo riusciti a stabilizzare la nave. Al momento, le sezioni dalla cinque alla otto sono completamente allagate, ma siamo sopravvissuti. Se la tempesta non si fosse placata quando siamo emersi, probabilmente ora saremmo tutti col culo sul fondale." Giselle guardò l'esterno dalla vetrata. La superficie dell'oceano era ancora un po' agitata, ma, come aveva detto la bionda, era relativamente calmo, intonato allo stato del mondo morente. Stava ancora cadendo una leggera pioggia, ma niente di serio.
"Probabilmente, l'energia liberata dalla distruzione di Cinnabar è finalmente finita," disse ad alta voce.
"E dovremmo ringraziare il cielo per questo," commentò Lily, dondolandosi sulla sedia e schizzando coi piedi. "Al momento però, siamo fermi qui in mezzo al mare, finchè non potremo riavviare le turbine..."
"Ma-ma noi dobbiamo avvertirli di Brock!" esclamò Laselle smettendo di accarezzare il suo butterfree. Balzò in piedi, liberando alcuni spruzzi. Violet smise di armeggiare con la tastiera e la guardò.
"Impossibile," disse malinconicamente, scuotendo la chioma blu.
"Visti i danni, quando arriveremo sarà già troppo tardi per farlo. Non credo nemmeno che riusciremo a completare le riparazione per reincontrarli sull'Indigo Plateau occidentale, come avevamo progettato."
"Dove siamo ora?" chiese il Capitano Jenny appoggiandosi alla parete.
"Da qualche parte a sud-ovest della baia della vecchia PalletI," rispose Daisy. "Siamo stati spinti via dalla tempesta." Giselle sospirò.
"Ash è stato sciocco. Si sarebbe dovuto portare dietro quella dannata Sfera Ombra, invece di lasciarla qui. Dopo tutto, avrebbe dovuto uccidere Brock comunque."
"Ma è quello che stava tentando di evitare fare," rispose con vigore Laselle. "Come ti sentiresti a uccidere quello che una volta è stato il tuo migliore amico? Ah, è vero, non hai mai avuto amici. A meno di non contare i tuoi ragazzi." Giselle si strinse nella spalle eloquentemente.
"Toccato, sorellina."
"Inoltre, Joe era un tuo ammiratore, ed è stato lui a liberarlo!"
"Ehi, mica gliel'ho chiesto di amarmi, non è colpa mia."
"Per favore," li interruppe l'Infermiera Joy. "Lottare non cambierà quello che è successo. Dobbiamo trovare una soluzione, non un capro espiatorio."
"Maestro..." una voce quieta parlò improvvisamente. Giselle si voltò e vide che era quella strana ragazza dall'aria gotica, nell'accappatoio nero, quella che avevano recuperato a Cinnabar. Ricordò il nome, Chanelle. "Io-io penso di sapere come avvertirli..." disse la ragazza. Laselle la guardò sospettosa. La sua avversione per quella ragazza spaurita e pallida era chiaramente strana.
"Davvero?"
"Sì," bisbigliò in risposta, con un'occhiata spaventata nei suoi occhi argentei.
"Laselle, non angosciarla," disse Giselle fermamente. "Se sa come comunicare con Ash e gli altri, lasciala parlare." Laselle le fece una pernacchia e si sedette su una scatola, accanto a Junior, che pochi avevano notato a causa del suo silenzio. Sentì un fiotto di pietà per lui, nel guardarlo, ma poi tornò a concentrarsi su Chanelle.
"V-Vedete," cominciò Chanelle, interrotta dal tintinnio dei suoi gioielli appessi all'accapatoio, che galleggiava inzuppato nell'acqua, "a Cinnabar, mi stavo allenando per diventare una Psichica della Lega-" Hikaru, uno degli uomini di Bruno, la guardò con occhi truci.
"Una Psichica della Lega!" Disse come se fosse stata una bestemmia. Indietreggiò, fissando la ragazza come se fosse stata una specie di demonio. Laselle aveva perfino preparato Butterfree per attaccare.
"Ma ora è finito tutto," concluse Chanelle, guardando i suoi piedi. "D-dopo che il Maestro Lorelei ha ucciso tutti, non so più cosa pensare." I suoi occhi pallidi si inumidirono. "I miei amici... la mia famiglia. Tutti..." L'Infermiera Joy avanzò e la abbracciò.
"Va tutto bene, piccola. Non pensarci. Sei con noi, adesso." Giselle stava giocherellando con lo stetoscopio attorno al collo. Finalmente parlò.
"Così, sei una Psichica... quindi sai teletrasportarti?" Chanelle annuì incerta.
"M-ma non sono molto brava. Sono ancora una principiante. Mi stanco facilmente e posso farlo solo di rado... magari solo con altre tre persone, oltre a me. E non oltre le Rovine di Viridian City." Laselle aggrottò le ciglia.
"Ma se sapevi teletrasportarti, perchè non ce lo hai detto prima?"
"Non lo so. Forse non ci ho pensato fino ad ora."
"Meglio tardi che mai, ora possiamo farcela," disse Daisy, prima che la cosa potesse degenerare. "Possiamo avvertirli di Brock e del nostro ritardo." Li guardò con attenzione. "Chi va?" Laselle alzò immediatamente il braccio di Giselle.
"Andiamo, sorellona," disse in tono gradevole. "Sai che vuoi andare." Giselle la maledì con un bisbiglio.
"Piccola puttanella tronfia," commentò con un sibilo. "Lo dici solo perchè conosci il mio segreto."
"Naturalmente," rispose Laselle svergognata. Sorprendentemente, anche Junior parlò.
"Andrò io. Ho bisogno... Ho bisogno di parlare con mio padre, tra l'altro."
"Bene, e tre-" contò Daisy.
"Vengo anch'io," la interruppe Hikaru.
"Ma lei disse ha detto solo tre -"
"No, no, penso che di potercela fare," disse Chanelle. "Va bene."
"Ne sei davvero sicura, piccola?" chiese Lily con un sorriso.
"Più che sicura," disse orgogliosa Chanelle.

Si erano riuniti tutti quanti nella stanza più asciutta della nave - strano a dirsi, era proprio un bagno. Probabilmente era a prova d'acqua, pensò Giselle con un pizzico d'ironia. Sul terreno intorno a loro, sei grosse candele bianche, accese, quelle che Chanelle aveva preteso per la cerimonia. Erano anche l'unica fonte di luce, visto che l'elettricità era scomparsa dalla sezione, risparmiata per quando i motori sarebbero stati riattivati.
"Ora prendetevi per mano," disse Chanelle. Nella luce delle candele, gli occhi argentei riflettevano una fiammella che pareva quasi ardere dentro di essi. Era quasi minacciosa, tanto diversa dalla ragazzina timida di poco prima. Tutti eseguirono l'ordine, e composero un circolo chiuso - Chanelle, Junior, Giselle Hiraku e Laselle.
"Ow, devi per forza stringere così forte?" si lamentò Laselle.
"Scusa," disse la giovane sensitiva. "Per favore, fate silenzio mentre dico la formula."
Il gruppo annuì, e la stanza venne invasa dal suono cullante delle onde che rimbalzavano sulla paratia della nave. Infine, Chanelle cominciò a salmodiare un cantico misterioso, che seguiva il leggero ondeggiare del pavimento.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
Una brezza sinistra cominciò ad attorniarli, nonostante la stanza fosse completamente chiusa. Giselle rabbrividì.
"Offro la mia anima al morto."
Le fiamme delle candele esplosero verso l'alto.
"Col sangue di questa vergine indegna, io ti invoco."
Chanelle estrasse dalla tasca del suo accappatoio un coltello, e si tagliò sul palmo. Qualche goccia purpurea cadde sulle lamiere del pavimento, ma sembrò quasi ribollire, toccandole.
"Mandaci dove chiediamo, mandaci in quel posto!"
La sua voce divenne un grido isterico.
"Teletrasporto!"
Gli occhi ardenti di Chanelle sembrarono illuminare tutta la stanza, ingoiandoli in un mondo di rigido pallore. E con esso arrivò una strana luce bianca ma calda allo stesso tempo. Avrebbe fatto male? Giselle ci pensò per un istante, prima di svenire.

Una debole pioggerellina continuava a cadere dal cielo nero sopra di lui. La tempesta era passata, ma la pioggia no. Si abbatteva sulle cime degli alberi e sulle foglie, ed era l'unico suono che riempiva l'aria. Un altro uragano lo avrebbe sostituito presto, ma senza tuoni nè fulmini.
Sul margine di una radura circolare, nella parte occidentale della Foresta di Viridian, una sagoma alta, dall'aspetto atletico, aspettava appoggiata al tronco di un albero, riparandosi con un mantello marrone. Un singolo occhio, dello stesso colore del vestito, brillò incolore al pensiero di ciò che stava per accadere, ardendo fra le ombre che nascondevano il volto.
Un margine della bocca di AJ si alzò. Ash avrebbe pagato. Non avrebbe ignorato quella sfida. Ricordava quella ragazza dai capelli rossi, e il modo in cui Ash era così insanamente legato a lei. Quel pensiero lo irritò. Era la stessa persona che lo aveva sfottuto, nelle semifinali. Quando, incredibilmente, aveva perso. Il suo palmo gridò di dolore, e AJ osservò gocce di sangue che colavano dal pugno chiuso. Aveva stretto a tal punto da ferirsi.
"Shrew!"
AJ vide, dall'altro lato della radura, un piccolo corpo giallo e corazzato, il suo pokemon che usciva dalle ombre degli alberi e correva verso di lui sull'erba bagnata. ggrottò le sopracciglia. Dov'era Ash? Avrebbe dovuto seguirlo.
"Dov'è lui?" chiese irritato al suo pokemon, che lo aveva raggiunto e sedeva ai suoi piedi. Sandshrew si guardò indietro, confuso.
"Shrew?"
"Gli hai dato la lettera?" gridò, generando una frusta di energia bruna nella mano destra. L'arma crepitò sulla testa del pokemon. "Ti avevo detto -"
"Dammi l'antidoto," disse un sibilo da sopra di lui. AJ cercò fra i rami dell'albero, lasciando svanire la frusta. Una forma magra, avvolta da ombre scure, era in perfetto equilibrio sopra uno dei rami più esili. Due punti dorati lo fissavano dal buio del cappuccio.
"Huh?" Balzò indietro, spaventato. Era lui! Come aveva fatto ad avvicinarsi senza che lui potesse sentirlo? Ash balzò giù dall'albero, e il vento gonfiò il suo mantello come le ali di un demone. Atterrò dolcemente sul terreno umido. Non ci fu nessun suono, ma i suoi piedi stavano fumando, bollenti. Quindi si rialzò, tenendo le mani dietro la schiena, fissandolo con quegli spaventosi occhi dorati. Sulla spalla sinistra c'era un pikachu nero, con malevoli occhi color cobalto. AJ si mise a posto e incrociò le braccia. Sandshrew balzò sulla sua spalla sinistra.
"Sapevo che saresti venuto," disse con un sorriso privo di piacere. "Sei sempre strato troppo appiccicato a quella bellezza."
"Dammi l'antidoto, AJ" disse lui piattamente. AJ socchiuse il suo occhio buono. Nella sua mano comparve una piccola fiala piena di liquido rosso.
"Se lo vuoi, dovrai venire a prendertelo." Lanciò la fiala in aria, e la afferrò con la bocca. Quindi la ingoiò. "Nel caso avessi pensato di prenderla e scappare. Ora vedremo una volta per tutte, se sono il più grande Maestro di Pokemon di tutti i tempi." Due fessure d'oro brillarono sotto le ombre del cappuccio.
"Vuoi davvero rischiare di attirare i Pokemon Proibiti?" AJ estese il suo braccio destro, e Sandshrew corse su di esso. L'aria fremette, come se un terremoto l'avesse scossa, e uno spadone di spesso acciaio si formò fra le mani del Maestro. Si tolse il cappuccio, lasciando che la pioggia tamburellasse sulla sua testa, e allargò le braccia. Ondeggiò l'arma, tracciando ampi cerchi nell'aria.
"Credi che mi freghi qualcosa di quelle merde di Pokemon Proibiti?" ruggì. "Dobbiamo finirla! Non posso vivere, se non sono il migliore!" Ash rimase impassibile, sistemandosi i guanti neri.
"Molto bene," bisbigliò. Allungò il suo braccio destro, e il suo pikachu lo percorse. Un tuono trafisse le orecchie di AJ, mentre un lampo abbagliante lo forzava a distogliere lo sguardo. Quando finalmente tutto passò, Ash aveva in mano la sua lunga katana, tenuta in orrizontale lungo il fianco. Controllava la perfida forma ricurva dell'arma, quanto fosse tagliente. Era in piedi, in posizione, avvolto dalle falde sinuose del suo mantello che sembrava portato in vita dal vento. "Ricordati però che sei stato tu a volerlo - e la mia lama non si fermerà di nuovo," furono le sue parole, mentre le sue mani raggiungevano il cappuccio, lo abbassavano e mostravano un volto coperto, in parte, da una ciocca di capelli neri che coprivano un occhio ardente. AJ afferrò la sua spada con entrambe le mani, puntandogliela contro.
"Farò incidere queste parole sulla tua lapide," ringhiò da sotto i capelli verdi, che la pioggia aveva reso umidi e che ora aderivano senza vita alla fronte. "Muori!" gridò piantando quella lama brillante di un marrone malsano nel suolo davanti a sè. Il terreno erboso si squarciò, e dura pietra corse verso il suo obiettivo. Piuttosto che saltare, sorprendentemente Ash corse verso la furia, sostenendo la sua katana con una mano sola. Quindi, con un tintinnio metallico, trapassò la montagna con un rapido colpo - tanto rapido che AJ vide solo un baluginare diagonale, prima che la roccia esplodesse in una doccia di ciottoli granitici. E poi notò che il Maestro d'Ombra gli era addosso, e lo tempestava di colpi. Ogni volta che le lame si incontravano, si generava un clangore metallico contornato da scintille nere e marroni. AJ indietreggiava, in difficoltà ma parando ogni colpo.
"Molto bravo," commentò. "Ma stai dimenticando una cosa... Terra batte Tuono!" Sospinse altra energia elementale lungo la sua spada, che si accese di colpo, e cominciò a contrattaccare con violenza. Ash cercò di girare su sè stesso, trasformando la parata in un attacco, ma invece venne nuovamente bloccato dall'intenso potere dei colpi di AJ. Una folata di energia marrone lo lanciò in aria, come un masso spinto da una catapulta.
AJ rise, ma poi vide Ash girare su sè stesso per appoggiarsi sul tronco di un albero, spingersi e piombare verso di lui, con la sua Lama d'Ombra dritta verso il suo ventre. AJ tentò di ripetere la tecnica precedente, ma Ash era troppo veloce, e invece che parare schivò il colpo, superando la sua difesa e trapassandolo. AJ sputò il suo fiato, sentendo la lama che trapassava lo stomaco. Poi un calcio lo spinse indietro. Ash completò l'attacco con un doppio calcio sul torace e sul collo. il Maestro di Terra si ritrovò in aria. Un improvviso conato gli fece sputare un po' di sangue, mentre cercava disperatamente di voltarsi per fronteggiare Ash, che si era letteralmente librato in volo con un agile balzo, puntandolo con la sua spada nera, pronto a concludere il duello.
"Non finisce così!" gridò AJ. Aveva ancora la sua arma, che non aveva perduto nonostante la serie di colpi. Si piegò in avanti, spingendo un'ulteriore parte della sua aura nella lama. Di nuovo, una saetta di energia marrone partì verso Ash come una pallottola. Ma Ash rispose con una massiccia sfera di energia nera, che lo spinse più in alto. Il colpo di AJ lo mancò di poco, colpendo invece il tronco di un albero al limitare della radura, trapassandolo come un pezzo di carta. Il rumore del crollo invase l'aria.
AJ afferrò il ramo di un altro albero, dietro di lui, e lo strinse con la mano libera. La forza che lo aveva scagliato in aria gli tornava ora utile, permettendogli di ondeggiare come un trapezista, atterrando in equilibrio precario sull'albero. Si guardò intorno freneticamente, cercando Ash e preparando un altro Attacco di Terra, ma l'avversario era scomparso.
"Dove sei, codardo?" gridò.
"Misty non c'entrava, in tutto questo." AJ si voltò. Ash era in piedi, alla base del ramo, nel punto esatto in cui esso si ancorava al tronco. La sua katana era abbassata sul fianco, e l'elsa ondeggiava fra le dita. "Questa è una faccenda fra me e te," continuò Ash.
AJ si grattò la cicatrice che correva lungo il fianco sinistro del volto, e si toccò la palpebra sigillata, dove mancava l'occhio.
"Pensi che mi preoccupi della tua puttana?" disse duramente. "Il tuo dolore è la mia gioia. E spero che la tua baldracca sia già morta. Quel veleno è dannatamente rapido."
Calò una calma terribile. AJ si preparò ad attaccare, quando una crudele tinta rossa sostituì il colore dorato degli occhi di Ash. Un'aura nera cominciò a circondare il suo corpo, e l'aria venne scossa da un vento gelido, gonfiando il mantello di AJ e agitando le foglie degli alberi.
"La cosa ti disturba, forse?" chiese AJ sarcastico, non capendo cosa stava accadendo, ma conscio solo del dolore che la morte di lei avrebbe dato al suo nemico. Alzò la spada davanti a sè. "Bene, ora non si gioca più! Sandshrew, Inversione Elettrica!" La spada cominciò a lampeggiare. Quella mossa lo lasciò un po' insoddisfatto - era come barare - ma ovviamente Ash lo aveva un po' indebolito, e doveva farla finita quanto prima. Gli occhi di Ash brillarono ancora, rossi come il sangue.
"Patetico." La sua voce era diventata molto più profonda, al punto che AJ potè sentire quella parola attraversargli le ossa. Sbattè le palpebre.
"Cosa?" Ash si avvicinò, immune al luccichio dell'arma di AJ.
"Semplicemente patetico."
"Cosa diavolo succede?" disse AJ, guardando la lama. "Sandshrew, stai facendo come ti ho insegnato?" Ash afferrò saldamente la lama con la mano libera.
"Sei debole." Poi il suo pugno si chiuse, e la lama si spezzò. AJ sentì il grido morente del suo Sandshrew, nella mente.
"Noooooo!" gridò, fissando i resti della sua spada crollargli davanti come vetro rotto.
"E' stato un grosso errore," disse Ash, fissandolo con occhi purpurei. Alzò la katana, che con un mostruoso fragore si trasformò nel pikachu nero. Anche gli occhi del pokemon era rossi e ardenti. AJ gridò, fissando Pikachu mentre atterrava sul suo torace e cominciava ad emanare elettricità scura. Era immune a quel tipo di attachi, ma allora perchè sentiva la tensione che gli attraversava il corpo, lo vaceva vibrare come un burattino rotto? Sentì che il suo sangue sembrava ribollire - come ste stesse cuocendo dall'interno. Il suo singolo occhio sembrava volersi liberare dall'orbita. Potè immaginarlo, mentre esplodeva come un uovo cotto male. Disperato, cercò di pensare velocemente.
"Se fai questo, distruggerai anche l'antidoto! Prima mentivo - probabilmente lei è ancora viva!" Immediatamente, la scaricà smise di attraversarlo, e AJ crollò sul ramo, ai piedi di Ash. Improvvisamente, il Maestro d'Ombra si strinse le tempie, in preda al dolore. I suoi occhi lampeggiavano, variando dal rosso all'oro, come se non fossero in grado di decidersi. Con voce rotta, cercò di parlare.
"Cosa mi succede?" Era impazzito? AJ cominciava a convincersene. O ora o mai più!
"Muori!" gridò balzando in avanti, spingendo tutte le sue energie nel pugno e mirando al cuore. Sfortunatamente, Ash notò il movimento, ed ebbe tutto il tempo per afferrare Pikachu, che si trasformò nuovamente in katana. Con essa, tagliò il ramo sotto i loro piedi. Si ritrovarono in caduta libera, correndo verso il terreno.
"Sciocco!" gridò AJ guardando il basso e concentrandosi sul terreno. L'erba si lacerò, e una montagna di roccia cominciò a sorgere con la forza di un vulcano in eruzione. AJ atterrò su di essa e la usò per rallentare la caduta. Ash rimbalzò e continuò a rotolare verso il basso. "Fissione!" urlò AJ, ordinando che la terra sotto Ash si aprisse per inghiottirlo. Un fiotto di vapore sibilò, mentre un pozzo di lava si apriva sotto il corpo del Maestro d'Ombra.
"Levitazione d'Ombra!" urlò Ash fissando quella che avrebbe potuto essere la sua morte. AJ imprecò, osservando impotente il disco d'ombra con cui Ash bloccava la sua caduta e usciva dalla voragine, illeso.
"Dannazione!" esclamò, fissando il rivale mentre atterrava sull'ascensore improvvisato che si era costruito. "Questo è per Sandshrew! Muori!" urlò ancora, avvolgendo i pugni con elementale di terra. Doveva attaccare subito, prima che Ash si preparasse. Il bastardo era ancora abbastanza confuso, dopo quello che era successo là sotto.
Un crepaccio corse rapidamente verso il punto dove Ash stava atterrando. Intuento l'attacco, balzò alto nel cielo. Poi si voltò e cercò di colpire AJ, usando la sua katana come una lancia. Ma mancò il bersaglio, e l'arma si piantò inutilmente contro un tronco. AJ saltò agilmente in aria, sollevandosi con una colonna di roccia.
"Patetico!" lo canzonò. "Ora sei mio!"
"Avresti dovuto darmi subito l'antidoto," fu la risposta di Ash, che lo fissava grettamente con gli occhi marroni. Nella sua mano destra comparve una corda di elettricità, che volò oltre la spalla di AJ, crepitando.
"Mancato di nuovo... ARGH!" Gorgogliò AJ, guardando la lunga lama ricurva della katana nera di Ash che gli attraversava il torace.
Come? Come? AJ cercò una risposta, perdendo il controllo della colonna di roccia e precipitando. Guardò dietro di sè, trovando l'elsa dell'arma che lo aveva trafitto, legata da quella sottile corda nera. Ecco come aveva fatto per colpirlo! Indovinò mentre incontrava il terreno, facendo sì che la katana penetrasse ulteriormente e lo uccidesse.

Ash atterrò sull'umido suolo erboso, avvolto nel suo mantello. Era finita. Strappò la sua katana dal cadavere di AJ con uno strattone alla corda. La prese in mano e si avvicinò al corpo. Ora doveva trovare l'antidoto...
Aggrottò le sopracciglia, spingendo i capelli zuppi di pioggia via dagli occhi. Per un attimo, durante la battaglia, qualcosa lo aveva fatto svenire. Quando si era svegliato, aveva sentito i rimasugli di una furia... e anche dolore, quanto mai ne aveva provato prima... era terrorizzato dall'idea di essere capace di tanto odio. Doveva capire cosa stava succedendo. Quello che avrebbe potuto fare, se mai fosse successo di nuovo, lo lasciava terrorizzato e sospettoso.

Ululando come uno spettro, il vento aveva iniziato ad animare il cielo smorto - malgrado non ci fosse vegetazione da scuotere, nei dintorni. Come per una bomba sganciata dall'alto, il villaggio al centro della foresta era stato trasformato in un tetro spettacolo di macerie e tizzoni abbrustoliti. Le stradine che si erano scavate la via fino alla cittadina erano ora coperte di nero - difficile capire se si trattasse di ceneri o del sangue dei morti.
Nell'oscurità, con solo una lanterna a far luce oltre alle criniere di fuoco dei loro candidi destrieri, quattro figure a cavallo attraversavano quelle rovine. In testa a tutti, e con la lanterna in mano, c'era una donna in soprabito nero, tagliato sulla schiena per poter cavalcare. Una complicata treccia di capelli blu cadeva immobile dietro il collo, e la metà del volto non coperta dalle ciocche rimaste libere contemplava quella scena con serietà. Un tempo quello era stato l'insediamento di Pallet.
Dietro di lei, in fila indiana, c'era un Maestro di Pokemon, avvolto ed incappucciato nel suo mantello blu, seguito da un uomo con capelli color acqua e da una donna bionda, entrambi con una cotta di maglia e matelli grigi.
"I Pokemon Proibiti sono stati occupati," disse Suzie quietamente, illuminando i percorsi di innumerevoli impronte artigliate davanti a loro. Tutt'intorno, mucchi di ossa coi segni di zanne giacevano in ordine sparso.
"Affari sporchi," commentò Butch con la sua voce irritante. "E' strano. Noi della Lega siamo davvero al sicuro? Distinguono davvero fra noi e i loro obiettivi?" Il silenzio regnò per un momento. Poi Suzie rispose tranquilla.
"A dire il vero, non credo. Ci sono stati rapporti..." Suppose che avrebbe dovuto preoccuparsi della nave che aveva lasciato ancorata al vecchio ponte ciclabile con un equipaggio di soli scheletri... ma quello che contava era il suo scopo... quello e nient'altro.
"Allora avevamo ragione," disse Cassidy adirata, sistemando le sue code di cavallo dietro le spalle, lungo il mantello. "Il nostro esercito è stato attaccato con ferocia. Se tu e i tuoi uomini non foste arrivati in tempo, saremmo stati divorati - anche se quegli idioti di Jessi e James non ci avessero rallentato. Questa farsa del Signore della Lega è un suicidio. Faremmo meglio a trovare il moccioso e la sua banda, per essere più potenti." Il Maestro d'Acqua nel mantello blu ruppe improvvisamente il suo silenzio.
"E dopo potremo ucciderlo. E voglio anche... le puttane che mi hanno fatto questo." Rainer si scoprì il viso, mostrando il suo volto gonfio e deturpato, come se fosse sopravvisuto a malapena da un pestaggio brutale.
"Silenzio," lo interruppe Suzie con una voce calma ma volitiva. "Siamo qui per trovare Brock, per prima cosa, perchè avete fallito più volte in precedenza. Non tollererò dei falliti nel mio gruppo." Rainer fissò furiosamente le sue mani, ignorando le ciocche blu che gli coprivano gli occhi.
"Oh, lo avrai, ma anch'io avrò quello che voglio." C'era anche una punta di profondo dolore, impossibile da celare. I fratelli Eeve erano stati una famiglia sempre unita. E ora la famiglia non c'era più - c'era solo un povero paria, in cerca di vendetta per la sua perdita. Butch ritornò ai suoi pensieri precedenti.
"Quanto a Jessie e James, dobbiamo trovarli prima che loro trovino noi. Non voglio avere un'altra sorpresa strana." Scotendo la testa, Cassidy rispose.
"Allora quella ragazza non è poi così forte, visto che li ha lasciati scappare."
"Basta parlare," li interruppe Suzie agganciando la lanterna alla sella e spronando il suo Rapidash al galoppo verso nord-ovest. "Stiamo perdendo tempo. Ora che la pioggia è finita, dobbiamo accelerare."
I due soldati e il Maestro d'Acqua si lanciarono dietro di lei.

Ossessionanti, pensanti onde nere si infrangevano sulle rocce del Golfo di Viridian, generando un rombo cupo. La tempesta era passata, ma l'oceano, sotto la scogliera, era ancora agitato e sconvolto. A metà altezza, sulla rupe, una macchia marrone si stava arrampicando. Sollevandosi con mani rocciose, i due metri quasi di altezza e gli almeno duecento chili di muscoli - anche di più, perchè il corpo era diventato di roccia - del Maestro di Roccia superavano le forze della natura, avanzando verso la cima. Per tirarsi su, si limitava a piantare i suoi pugni, solidi come diamanti, nella viva roccia, ferendo rumorosamente la scogliera. Il vento urlava, ma era impotente, e non riusciva a distrarlo, nè a infastidire la massa granitica del suo corpo.
Dopo meno di mezz'ora, afferrò il bordo della rupe e concluse la scalata, superando anche l'ultimo tratto, pochi metri in cui la scogliera si incurvava verso l'esterno e lo costringeva ad una camminata a testa in giù. Si fermò, cadendo in ginocchio e respirando a fatica, poi si rialzò. La parte rocciosa continuava per un'altra dozzina di iarde, poi si arrendeva alla foresta. Esaminò il terreno, in cerca di tracce, e quasi istintivamente diede una scarica al suo mantello, che brillò per un attimo e si liberò dell'umidità assorbita dal mare. Trovato. I suoi occhi sottili luccicarono marroni. Impronte di stivali, un gruppo che procedeva in fila indiana verso gli alberi. Si incappucciò il volto e si incamminò, ma sentì subito una presenza dietro di lui. Si voltò.
"Sabrina." Come sempre, non aveva potuto percepirla finchè lei stessa non aveva deciso di farsi trovare. Segnalando di volere attenzione. Il Maestro Psichico rimase con le mani dietro la schiena, fissandolo da dietro le ombre del cappuccio coi suoi occhi color tramonto, in tono col mantello.
"Ancora dietro a Mistaria, immagino," affermò. Brock rispose con un ruggito.
"Apprezzo il tuo aiuto nel farmi liberare, ma stai zitta, e non impicciarti in faccende che non ti riguardano." I suoi occhi arsero gialli.
"Non mi riguardano? Davvero?" Anche gli occhi sottili di Brock si accesero, sfidandola.
"Non più. Ora lasciami in pace, strega." Si voltò, si avvolse nel mantello e riprese a camminare.
Sabrina scosse la testa e si teletrasportò lontana, avvolta da una luce bianca.

"Uhhhh," gemette Laselle mentre apriva gli occhi. Lentamente, si mise a sedere. Era tutto nero, avvolto dal sudario di un cadavere. Non poteva vedere, e la cosa iniziava a spaventarla. "C-ciao?" gridò. "Ciao?" La sua voce sembrò risuonare, schernendola. Dov 'era? L'ultima cosa che ricordava l'urlo di quella litania di Chanelle, qualunque fosse quella parola, che li stava teletrasportando verso le rovine di Viridian City. C'era stato un sbaglio? Ricordò una fitta di dolore, nel momento in cui l'incantesimo faceva effetto, ma nulla più.
Poi una luce bianca arse al suo fianco, spaventandola. Sbattè le palpebre, individuando delle chiazze nere davanti a sè.
"Free?" Il pokemon farfalla era seduto al suo fianco su un pavimento roccioso, emanando luce bianca dalle sue ali scure.
"Butterfree!" disse felicemente mentre abbracciava il suo pokemon. "Lieta di vederti! Sai dove sono gli altri?"
"Free..." disse il pokemon con aria malinconica.
"E dove siamo?" chiese Laselle, guardandosi in torno. Sembrava un tunnel sotterraneo, come quello sotto il Monte Luna... a quel pensiero, il suo cuore cominciò a palpitare, terrorizzato. "Questo non è il Monte Luna, vero?" chiese in tono disperato. Butterfree scosse la testa. "Allora dove siamo?" si chiese confusa e ancora spaventata. Un tunnel era un tunnel. E lei odiava i tunnel. Cercò verso nord, dove sembrava proseguire fin dove la luce di Butterfree si spingeva, per poi lasciare il posto alle tenebre. Dall'altro lato, sembrava esserci un'intersezione con un altro condotto.
"Free, free, free," tentò di spiegarsi Butterfree.
"Cosa?" chiese Laselle. Sentì il desiderio di capirlo, di instaurare un rapporto come quello fra Ash e Pikachu, ma sapeva che era troppo presto per una cosa simile.
Butterfree sembrò deluso. Poi allungò le sue zampe e sembrò afferrare le mani di lei con le antenne. Giocherellò con le dita, formando una V, e poi spinse il braccio verso l'alto.
"Stai tentando di dirmi qualcosa," commentò Laselle, capendo. Fissò il gesto della mano. Lo faceva ogni volta che vinceva una battaglia di Pokemon. "V..." cominciò lei. "V come vittoria?"
"Free!" il Butterfree annuì felice. Poi guardò il pavimento sporco, Si appoggiò e tracciò due linde ondulate nel sudiciume.
"Um..." Laselle cercò di pensare. "Si contorce?" Butterfree sospirò. Poi i suoi occhi rossi brillarono. Disegnò una figura umana con un bastone, e quella che sembrava una di quelle macchine usate prima della guerra. "Una strada?" chiese lei esitando.
"Free!" rispose Butterfree, annuendo.
"Vittoria... Strada?" La sua gola si seccò improvvisamente, e sentì un groppo in gola che le rese difficile respirare. "Strada della vittoria??? Oh, merda... Oh, merda, merda, merda..." Guardò il suo pokemon con espressione piena di terrore. "Butterfree! Avresti fatto meglio a non dirmelo!"
Butterfree sospirò di nuovo.

Sul muro di pietra sgretolato, le ombre di un fuoco da campo ondeggiavano in ogni direzione. Quasi in sincronia con quei movimenti, un vento gelido attraversava i buchi del soffitto, da dove era possibile ammirare il cielo pallido. Non era un gram che, come riparo, quel brandello mezzo distrutto - uno dei tanti resti del vecchio Cancello della Lega, al margine occidentale della Foresta di Viridian - ma era meglio che restare nel tetro, gelido mondo esterno. Soprattutto considerando le condizioni di Misty, pensò Erika con un nodo alla gola, mentre osservava la sua migliore amica degli ultimi anni mentre respirava faticosamente, col volto circondato dai rossi capelli madidi di sudore. Le aveva tolro il mantello blu, e aveva trovato un sottile artiglio conficcato nell'avambraccio. Era stato facile trovarlo, perchè la puntura era circondata da un terribile livido color porpora; una macchia in contrasto con il naturale pallore della pelle di Misty. Era un veleno terribile, con cui AJ l'aveva attaccata. Erika si ritrovò improvvisamente a sperare che Ash gliela facesse pagare, a quel dannato.
Misty borbottò qualche cosa nel sonno. Erika pensò di aver intuito il nome di Ash. Scosse il capo. Anche se biasimava così tanto Ash e sè stessa per quello che era successo, Misty non poteva scappare. Forse era per quello che Misty lo aveva follemente obbligato e finire in mezzo a tutta quella storia, anche pirma che l'Armageddon fosse inziato. Una scusa per reincontrarlo e per farlo definitivamente uscire dalla sua vita. In qeul caso, aveva mancato clamorosamente l'obiettivo. Erika non sapeva più come prendere la faccenda. Aveva sempre pensato ad Ash come ad un tipo incapace di capire gli altri, ma non sarebbe stata la prima volta che sbagliava. Nonostante le apparenze, era molto legato a Misty, il che era in contraddizione con quello che, a quanto pare, aveva fatto.
Si tolse il suo nastro per capelli rosso, e lo avvolse intorno alle dita sopra le gambe incrociate. Si sentiva ancora in colpa per la morte dei suoi ultimi tre Istruttori d'Erba. In quel momento era dispersa con Ash, ma avrebbe comunque dovuto essere là con loro. Era stupido, ma nessuno le aveva imposto di restare entro i confini della ragione.
E ora, Misty. La povera ragazza che aveva vissuto col cure spezzato per oltre un quarto della su vita - e che ora che aveva la possibilità di ritrovare ciò che aveva perduto, stava venendo portata via dal veleno. Ash doveva sbrigarsi, pensò disperata. Sbrigarsi! Se Misty fosse morta... e con lei lì accanto, impotente. Impotente. No. Non sarebbe stato giusto.
Improvvisamente, dalla stanza accanto, in cui Bruno e il vecchio Team Rocket stavano riposando, arrivarono grida commosse. Poi la porta di legno marcio si spalancò, rivelando un Ash stremato, col mantello strappato e con Pikachu sulla spalla.
"Pikachu, dai la fiala ad Erika," disse Ash chiudendo la porta con un calcio. Si pettinò i capelli, liberando gli occhi, mentre Pikachu correva verso Erika e le porgeva una piccola ampolla di forma sferica.
"Pika," commentò Pikachu malinconico, osservando con le orecchie abbassate Misty, poi si sedette sulle zampe posteriori accanto al fuoco, al centro della stanza.
"Grazie a Dio!" esclamò Erika, osservando il liquido alla luce del fuoco, con aria ansiosa. "Però... e se AJ avesse bluffato? Magari non è l'antidoto, e voleva uccidere Misty fin dall'inzio."
"Fai solo quello che devi fare," disse Ash con voce rapita. Scivolò a sedere contro il muro di pietra, e si accovacciò, fissando intensamente le sue ginocchia. Erika tirò su il capo di Misty e aprì la fiala del liquido.
"Mentre eri via, sono riuscita ad identificare il veleno. Sei arrivato appena in tempo: e un'estratto mortale del sangue di una certa specie di Kakuna. L'unico modo per fermarlo è col sangue del beedrill che esce fuori da quel bozzolo..." Aprì la bocca di Misty con un dito, e cominciò a versare gentilmente il fluido rosso. "Causa una paralisi che inizia con una grande stanchezza, poi colpisce i nervi, causando il coma e quindi la morte. Mi chiedo come uno come AJ abbia fatto a procurarsi non solo il veleno, ma anche l'antidoto." Ash si voltò e guardò Misty con un occhio semichiuso.
"Starà bene?"
"Penso di sì. Lo sapremo fra poche ore." Chiuse di nuovo gli occhi, e appoggiò la testa alle ginocchia.
"Sembri molto esperta di veleni, Erika. Sono felice che tua sia qui."
"Non è difficile, perchè quasi tutti i Pokemon d'Erba sono anche di Veleno," spiegò Erika sedendosi e avvolgendo i suoi capelli nel nastro. "Ma non ho nessuna relazione con Aya e Koga. Quei due sono un vero dizionario sui veleni. Mi chiedo se siano riusciti a a scappare da Sud Lavender prima dell'esplosione." Notò improvvisamente le mani arrossate di Ash, e si voltò. Pietrificata, comprese che entrambe le mani inguantate era coperte di sangue rappreso, anche se il grosso delle macchie era stato lavato via. Ash percepì l'interesse di lei, riaprì gli occhi e osservò le sue mani sporche.
"Starai pensando che sono una specie di mostro assassino," bisbigliò. "Dopo tutto al tempo delle guerre mi chiamavano Assassino." Ma Erika si limitò a voltarsi per controllare Misty, che sembrava essersi calmata, ma non sapeva se per l'antidoto o per la presenza di Ash.
"È il sangue di AJ?" Una pausa.
"Sì." Erika si strinse nelle spalle.
"Allora va bene."

James aveva pigiato l'orecchio contro la porta di legno.
"Credo che stia andando tutto per il verso giusto," bisbigliò a Jessie che restava appoggiata al muro sgretolato, sull'altro lato della stanza. Poi si rialzò e cominciò ad armeggiare con un pettine fra i suoi capelli blu. Gli occhi blu scuro di Jessie erano stretti, concentrati, la lunga coda rossa pendeva senza vita sulla spalla, e uno dei suoi coltelli raschiava contro la roccia del pavimento.
"Bene. Siamo già stati anche troppo rallentati." Bruno, che era appoggiato al muro opposto, aprì gli occhi.
"Se pensi che vi stiamo rallentando, allora perchè non te ne vai fuori dai piedi?" La sua voce profonda sembrava incollerita. Jessie afferrò il velo nero che aveva abbassato sotto il mento, e lo mise sul volto, come per prepararsi ad uno scontro.
"Bene. Forse dovremmo farlo davvero."
"No-no, Jessie," replicò subito James. "E' meglio restare uniti. E poi le nostre mantelline sono rovinate." Indicò un cumulo di stracci giallo, accartocciato su un tavolo traballante. "Non possiamo uscire sotto la pioggia con questi vestiti." Persian, al centro della stanza, arricciò il naso e smise di leccarsi le zampe, sorridendo con espressione compiaciuta.
"Per ... ha smesso di piovere... semplicemente non vuoi uscire là fuori." James cominciò ad arrabbiarsi.
"Bene, stavo solo pensando che potrebbe servire qualche Maestro di Pokemon dalla nostra parte. Ricordi quello che è successo a Sud Lavender? Butch e Cassidy avevano alleati molto potenti. Anch'io voglio amici importanti!"
"Ah," Persian fece un cenno con la zampa. "E' stato un caso. E basterei io a fermarli."
"Hee hee... Però mi sembra che non ti sia piaciuto quel Jolteon," disse James con tono ironico. Persian lo folgorò con un'occhiata taglientei.
"Taci."
"Allora, come hanno fatto a catturarvi?" Chiese Bruno, che aveva iniziato ad ascoltare. "Quei tre Maestri con gli Eeve evoluti?" Jessie riprese ad affilare i coltelli e accennò una risposta. I suoi colpi contro il pavimento divennero rabbiosi.
"Sì, ma il più lo ha fatto quella dannata puttana coi capelli intrecciati. Il suo Ninetails faceva... mai visto niente di simile."
"Volevamo rubarlo per poter rivenderlo," ammise James con aria timida, grattandosi la nuca. "Ma non ha funzionato." Bruno li guardo con occhi impassibili. Persian alzò le spalle.
"Anche noi dobbiamo pure procacciarci il pane."
"Pensavo foste diventati dei mercenari."
"Diciamo che gli introiti sono calati, visto che quasi tutti i nostri obiettivi sono probabilmente morti." Poi la porta cigolò, spaventandoli tutti incluso Bruno. Ash si affacciò dalla fessura, e il suo aspetto si esaurì in una ciocca spettinata sulla fronte.
"Dobbiamo riposare, almeno tre o quattro ore. Poi Misty starà meglio. Prendo il primo turno di guardia." Bruno si appoggiò al muro e si coprì col suo mantello marrone.
"Non preoccuparti. C'è già Duplica, là fuori. Ha detto che voleva farlo lei, il primo turno, e che sarebbe tornata quando si fosse sentita troppo stanca." Ash si gratto la guancia con una falda del suo mantello nero e sbadigliò.
"Sì, l'ho vista là fuori, seduta su un pilastro mozzo. Sta bene? Sembra molto pensierosa. Non l'ho mai vista tanto seria."
"Non lo so. E' così da quando siamo tornati a terra," rispose Bruno. "Forse, con tutto quello che è successo, sta mettendo la testa a posto, finalmente." Ash scosse la testa.
"No, non è da lei. Ad ogni modo, quando rientra, ditele che il turno successivo è mio, va bene? Le chiederò tutto allora. Ora... vado a vedere come sta Misty." Chiuse la porta. Bruno si rivolse ai tre.
"Allora, direi che sia il momento per un po' di meritato riposo," disse chiudendo i suoi occhi e cercando di addormentarsi. Alcuni minuti più tardi, li riaprì.
"Jessie, per favore, evita di affilare quel coltello proprio ora."
"Va bene, scusa!" Disse Jessie sarcasticca. Tirò fuori una stellina da lancio, che era ancora più rumorosa.

All'esterno delle rovine, seduta sopra i resti di una colonna, una donna dai lunghi capelli blu, con un corto vestito nero, osservava le nubi nel loro lento turbinare, abbracciando le gambe con le sue braccia. Tracce nerastre, simili a simboli demoniaci, decoravano il cielo - o era l'inferno? - con simboli demoniaci. Era rapita dalla loro inquietante bellezza...
Sbattè le palpebre. Per un istante, Duplica pensò di aver visto una stella cadente che attraversava quella copertura scura, ma quella visione rimase sospesa fra la realtà e i suoi sogni. Comunque, stando al suo senso del tempo, era circa mezzanotte, per cui avrebbe anche potuto essere vero. In quei giorni, l'alba e il tramonto non avevano più senso, tutto era solo una notte eterna - era come non poter più vedere. In ogni caso, aveva fatto il suo desiderio, per quanto sapesse che sarebbe stato vano. Aveva espresso desideri per innumerevoli stelle cadenti, ma non aveva mai ricevuto nulla. No. Aveva ricevuto qualcosa, una volta, ma era una cosa già presa. Si strofinò le spalle nude e rabbrividì. Per qualche ragione, era sorto un vento pungente, che ululava fra i brandelli di mura ancora in piedi. Fra le pareti sgretolate, qualche masso, erbacce e polvere rendevano il grido del vento una presenza malinconica, spaventosa. Come fantasmi. Un brivido le percorse la schiena. Ora che aveva pensato ai fantasmi, non si sarebbe più liberata di quel pensiero... Eppure, pensare agli spettri era un modo come un altro per scordare gli altri pensieri. Era meglio essere spaventate, che sentire con quale fatica il cuore si sforzasse di andare avanti, turbato da ricordi che era meglio non ricordare. Aveva cercato di dimenticare, aveva addirittura provato attivamente a lasciarsi dietro quei sentimenti... ma come per ogni cosa nella vita - almeno, nella sua- non c'era niente di facile.
Il vento soffiò inclemente. Gli arbusti, i viticci e il fogliame frusciarono irritati, mentre perfino la colonna di roccia su cui sedeva sembrava vibrare. Duplica smise di tenersi le gambe e si alzò, evocando il suo lungo mantello viola attorno al corpo e imponendo ai suoi capelli di smettere di ondeggiare davanti agli occhi. Alzò il suo pamo destro e diede via ad una brillante torcia che afferrò con l'altra mano.
"Chi va là?" urlò rozzamente, puntando la fiamma in ogni direzione. La luce spazzò via le tenebre, ma non trovò altro che vegetazione fremente per il vento.
E poi improvvisamente il vento cessò, quasi come se qualcuno lo avesse fermato, e tutto tornò come prima. Duplica rimase in guardia. La quiete prima della tempesta. Ecco qualcosa da ricordare con cura. Qualcosa, una macchia nera e trasparente, piombò rapidamente sulle sue spalle ruggendo furiosa mentre si ancorava alle sue spalle. Poi un'altra, e un'altra ancora. Girò pazzamente su sè stessa, sentendo il cuore che le bloccava la gola. Cos'erano? Le sembrò che stessero urlando il suo nome, ma non ne era sicura... la cosa peggiore era che forse, pensò, lo stavano facendo davvero...
Si voltò ancora, alzando le braccia per difendersi, cercando nel cielo dietro di lei le forme che l'avevano aggredita... spiriti? Ma erano scomparsi, o nell'aria, o fra i rami della Foresta di Viridian che invadeva il margine delle rovine. Il suo cuore batteva selvaggiamente, e la sua mente pensò furiosamente di correre a dire agli altri ciò che aveva visto. Si trattenne. Pensò che Ash l'avrebbe fissata con aria scioccata, e sarebbe corso a controllare personalmente. E lei era troppo forte per farsi aiutare - era il tipo che non prendeva mai nulla sul serio, doveva mantenere quella fama. Cominciò a concentrarsi per trasformarsi a sua volta in... un fantasma o uno spirito. Qualcosa con elevato potere elementale. Ma poi i Pokemon Proibiti l'avrebbero percepita?
"Stai pensando alla forma da assumere?" la voce di una ragazza, giovane e misteriosa, qualcosa di impossibile in quel luogo tetro, la fece scivolare fuori dai suoi pensieri. Duplica si voltò immediatamente, e diede più energia alla sua torcia con uno sbotto istintivo. Il viso della ragazza era pallido, scarno, galleggiante fra le ombre di un muro sbriciolato. Poi la giovane avanzò, accompagnata da un clangore argentino, rivelando un sottile corpo avvolto da una veste nera come i lunghi capelli che le correvano dietro la schiena. Sbiaditi occhi grigi la guardarono da sopra un naso sbarazzino e una bocca rosata.
"Chanelle?" chiese Duplica, confusa. "Come sei arrivata qui?" Poi socchiuse gli occhi, sospettosa per qualche ragione. C'era qualcosa di strano. Era strano e spaventoso che le maniere di quella ragazza fossero diverse da quelle della Chanelle che aveva incontrato.
"Duplica, Duplica" disse Chanelle con voce molla. "Hai un'abilità fantastica. Trasformarti in quello che vuoi, quando desideri." C'era davvero qualcosa di sbagliato.
"Almeno posso avere degli appuntamenti," rispose scontrosa.
"Hai paura dei fantasmi, Duplica?" I suoi occhi argentei sembravano brillare nella notte, apparendo quasi bianchi. I suoi sottili capelli cominciarono a galleggiare nell'aria immobile.
"E' una domanda retorica?" Era andato anche troppo oltre... quella ragazzina era pericolosa. Un ekans? Avrebbe potuto paralizzarla con un fulmisguardo e poi interrogarla. Ma quando cominciò a concentrarsi per la trasformazione, l'aria si riempì di grida così angoscianti che non potè fare altro che rimanere immobile, furiosa e terrorizzata. Chanelle la guardò, ghignando.
"In ogni caso, lo sarai presto." Alzò le sue braccia e un fumo nero, denso come vapore, la circondò in un sudario nebuloso. Una nebbia che emanava risate orribili. Cominciò un cantico monoto e ottuso.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre Crepuscolo.
Offro quest'anima in morte eterna.
Accetta questa disgraziata alla tua vista..."
Duplica smise di respirare. Un dolore immenso attraversò il suo cuore, come se mille aghi bollenti lo stessero perforando. Che succedeva? Un incantesimo? Ma un simile potere poteva venire solo da... No. Impossibile. Gli occhi di Chanelle divvenero una luce calda, una coppia di scintille bollenti. Abbassò le braccia, e i suoi amuleti tintinnarono per un momento.
"Lasciami trovare i tuoi pensieri più profondi. Guardami, che la verità ti distrugga!" Duplica non potè fare altro che vedersi in un abisso neri, infinito. Dentro vide una bambina coi capelli blu. Era da sola, piangeva, non c'era nessuno a consolarla. Chiuse i suoi occhi, ma c'era ancora. Cominciò a gridare, e non potè smettere.
Ma tutto era buio e muto.

Una ragazza abbastanza carina, sui sedici anni, con lunghi capelli blu e un cappello di paglia, sta percorrendo una strada polverosa, canticchiando una melodia gioiosa. Gli orli viola della sua gonna sono gonfiati dal vento, sulla sua faccia è stempato un sorriso solare che trasmette la sua felicità perfino agli alberi del bosco. Due occhi bruni brillano, riflettendo i raggi dorati che attraversano le fronde. Sembra in attesa di qualcosa.
"Penso che siamo quasi a Pallet!" dice la ragazza, piegando il cappello di lato e tenendolo per evitare di farlo cadere. Con la mano libera, stringe la spalliera del piccolo zaino che le sue spalle magre stanno sorreggendo.
"Dits," sembra dire il cappello, mostrando un piccolo sorriso e dimostrando di non essere affatto un semplice copricapo. Un'ombra attraversa il viso di lei.
"Mi chiedo se si ricorda ancora di me," dice in tono angustiato. Rallenta la corsa, e inizia una camminata pensierosa.
"Ditt, ditto" la incoraggia il suo cappello.
"Sì, io sono abbastanza famosa, ma lui è il Campione della Lega Pokemon," spiega la ragazza. "L'ho visto in TV. E' molto più famoso di me. E se invece si ricordasse di me?" La sua voce si trasforma in un tono maschile, incredibilmente simile a ciò che sta imitando. "Oh, mi sembra di averti già visto! Eri quella intrattenitrice che avevo conosciuto durante il mio viaggio. L'imitatrice! Ma perchè sei qui?" La sua voce ritorna a normale, e la sua camminata diventa ancora più lenta e depressa. "Già, perchè vado qui?" Si pettina malinconicamente i suoi capelli blu, ordinandoli dietro le spalle.
"Ditto..." La ragazza scoppia improvvisamente a ridere, cambiando completamente stato d'animo.
"Mi conosci troppo bene. Non l'ho più dimenticato, da quando ci siamo incontrati. Non ho mai conosciuto nessuno come lui. Avevamo una specie... di legame. Io... io volevo vedere se... ecco, sai..." Il suo volto grazioso si macchia di un timido rossore. Poi sbuffa fra sè, e riprende la sua camminata gioiosa.
La foresta comincia a diradarsi, in lontananza. Appaiono alcune case.

Dong di Ding! Dice il campanello mentre la ragazza dai capelli blu rimane immobile, improvvisamente spaventata, sotto il portico della casa. Tiene le mani dietro la schiena, strette e agitate per la tensione. E' un errore, e lei lo sa, mentre si toglie il cappello di paglia e lo stringe sotto una delle sue braccia sottili.
E poi la porta si apre. C'è una bella donna, con occhi e capelli marroni. Gli occhi sono familiari. Anche i tratti del volto. Ma quello che lei sente va oltre la familiarità. e è una bella donna con hairand marrone e lungo occhi luce-marroni. Occhi familiari. E' un fremito che le percorre tutto il corpo. Le sembra quasi di conoscere quella donna. Come, non lo sa, ma può giurarlo, in qualche modo.
"Ehilà!" Dice la donna allegramente. Poi sbatte le palpebre, e studia con occhi riflessivi la ragazza, fissandola intensamente. Poi ride. "Oh, per un momento mi è sembrato di averti già visto!" Poi smettee di ridere. "Oh cara, per favore perdonami. Non è il modo di trattare un ospite. Sono la signora Ketchum, come posso aiutarti, signorina?" La madre di Ash, pensa la ragazza. Ecco perchè le sembra tanto familiare. In quel viso può vedere molto del figlio. Ma non c'è solo quello. C'è qualcosa in più... qualcosa che lei rifiuta con ostinazione.
"Salve, signora Ketchum," dice la ragazza quando alla fine ritrova la voce. "Ho saputo che suo figlio, Ash, è tornato dal viaggio, e volevo solo sapere... è qui? Sono... sono un'amica che ha conosciuto nel suo viaggio di addestramento."
"Ah!" esclama la donna, deliziata. "Un'amica di mio figlio? Che bello. Sì, sì, è qui a Pallet, a farmi visita. Ora non so dove è andato... oh, è vero, credo sia andato a fare una passeggiata alla spiaggia, a nord del Golfo di Viridian. Non è lontano. Segui quel sentiero e dovresti arrivarci in un attimo." La ragazza sorride.
"Grazie mille, signora Ketchum!" Sui gira e segue le istruzione dettate dalla donna, rimettendosi il cappello in testa. Ma c'è qualcosa, in quella donna, che vuole restarle impresso nella mente mentre si allontana.

Il sottobosco e i rami secchi crepitano come riso soffiato, mentre la ragazza cammina nervosamente verso la spiaggia. E' impegnata a camminare con attenzione, a saltare sulle rocce e a superare gli arbusti, e tiene il cappello in mano.
Come sarebbe stato avere una madre? Ma da quello che può ricordare, è sempre stata sola. Ha avuto un padre, ma è morto da tanto tempo, e lo ricorda con fatica. Ha la sfumata immagine di un uomo serio, con corti capelli blu e occhi concentrati. E' un miracolo che possa ricordare anche solo quello, visto che sono oltre dieci anni che lo ha perso. Quasi tutta la sua infanzia, in effetti, è opaca. Tutto quello che ha è un Ditto, il suo unico e migliore amico al mondo. La sua vita è passata in quella vecchia casa, col suo compagno. Se non fosse stato per Ditto, non sarebbe nemmeno potuta sopravvivere. Non riesce nemmeno a immaginare quello che sarebbe successo: la sua gioventù è trascorsa in una zona di campagna, dove nessuno avrebbe potuto far spazio per un orfanella.
Malgrado il suo passato, oggi la ragazza può dirsi benestante. Ha iniziato con piccoli spettacoli, e da quel lavoro ora ottiene tutti i soldi che le servono per vivere. Infatti, con tutto il suo sapere sui pokemon, avrebbe potuto diventare un'Istruttrice, o perfino una ricercatrice. Ma ha preferito allenare un Ditto, un'impresa difficile almeno quanto frequentare il Pokemon Tech. Ma era rimasto il problema della solitudine. Per questo ha cominciato a far pratica, davanti ad uno specchio, allenandosi a far finta di essere qualcun altro, cercando di imitare il suo pokemon. Un modo per non essere così soli. E, dopo anni e anni di pratica, ecco spuntare un certo Ash... La ragazza comincia a udire un suono ritmico, e anche il suo naso cattura l'aroma salmastro dell'oceano. Si appoggia ad un albero, e vede un ragazzo che le rivolge la schiena. Indossa solo un paio di lunghi pantaloni, e prende a pugni un grosso tronco con delle corde legate intorno. I suoi capelli seguono ogni movimento del corpo. Lei comincia ad analizzare il corpo magro ma sportivo, mentre il ragazzo, senza accorgersi della sua presenza, continua il suo addestramento silenziosamente.
"Vieni, Pikachu!" dice infine, guardando al suo fianco, "tieni i pugni in alto, e colpisci in questo modo!" Quindi si esibisce in una complicata combinazione di tre pugni incredibilmente violenti, che fanno tremare tutto l'albero.
La ragazza sente la sua bocca aprirsi, scioccata. Pikachu? Si sporge dal suo nascondiglio, rimuove un piccolo arbusto e individua un piccolo topo elettrico, che imita perfettamente i movimenti marziali del padrone. Se ne sta eretto sulle zampe posteriori, e si allena con un albero più piccolo, conciato allo stesso modo di quello del suo maestro. I suoi pugni crepitano di elettricità. Allora lei ritorna a fissare il ragazzo, spalancando gli occhi marroni. E' Ash! E' così cambiato... è più maturo. In effetti, sono passati alcuni anni dall'ultima volta che si sono visti. Ora che può vederlo meglio, può vedere come il piccolo, grazioso bambino si sia sviluppato in tutto quel tempo...
Sfortunatamente, comincia a perdere il suo equilibrio precario. Grida spaventata, e precipita su un cumulo di foglie imbrunite dall'autunno. Nell'impatto, una nube di fogliame secco la circonda come in una tempersta di neve. Con gli occhi chiusi per l'imbarazzo, si toglie il cappello che le ha coperto il viso e si rialza. Fissa il ragazzo con aria mortificata, cercando di togliere la sporcizia dai suoi capelli blu. Ma lui la sta fissando tranquillo, e si strofina il mento come se stesse pensando ad un rompicapo.
"Ehi, io ti conosco!" dice con voce entusiasta. Poi i suoi occhi marroni si illuminano, e lei capisce subito che si sta sbagliando. "Sei Duplica, quella della chat line telefonica!"
"Pika Pika!" concorda il pikachu, eccitato. Gli occhi di lei si spalancano. Questo davvero non se lo sarebbe mai aspettato.
"Chat... telefonica? Ma sono quella della casa delle imitazioni, vicino a Fuchsia. E poi... conosci una di una chat telefonica? Che razza di depravato sei?" Lui ride, e si gratta la testa con aria inconsapevole.
"Hehehe, non preoccuparti."
"Pikachu," ammette il pikachu, imitando il gesto di lui con la zampa. Lei si rialza e si aggiusta il vestito, togliendosi di dosso l'erba e le foglie. Poi sorride.
"Almeno ti ricordi come mi chiamo, Ashy. Ma sembro davvero una di una...?" chiede con aria irritata, assumendo una posa civettuola. Coprendosi la bocca, lui si schiarisce la gola.
"Duplica! Ahem, sei molto cambiata!" Sembra cercare qualcosa intorno a lei. "Ma dove -"
"Dits!" Il cappello della paglia rimasto a terra balza sulla testa di lei. Un piccolo viso sorridente vi ci compare sopra, e ammicca al ragazzo.
"Ah! Bello!" Guarda il suo Pikachu, seduto accanto al piede nudo. "Pikachu, perchè non puoi diventare un cappello anche tu? Sarebbe molto utile." Il pikachu si arrampica sulla gamba di lui, e infine si siede sulla sua testa.
"Pikapi?" dice con un ghigno grazioso. Il ragazzo sospira.
"Patetico." Il Pikachu risponde con una scarica elettrica. "Va bene, sei un ottimo cappello," deve concludere lui, ancora fumante.
La ragazza non può fare a meno di scoppiare dalle risate. Poi addita il tronco e si rivolge a lui, incredula.
"Questa è nuova. Da quando ti sei messo ad allenarti a lottare? Parlo di te, non del tuo pokemon."
"Devi sapere che mi allenavo anche prima di entrare nella Lega Pokemon," rispondee lui un po' offeso. "E poi, Pikachu si allena qui. Devo diventare forte anch'io, altrimenti non sarebbe giusto." Si pettina strofina timidamente i capelli. "E ho anche imparato qualcosa di nuovo, mentre ero in giro per dare una mano al Professor Oak."
"Forte, eh?" Dice lei, sorridendo e togliendosi il cappello. Questo si ritrasforma, e ritona ad essere una figura ameboide seduta sulla sua spalla. "Bene, allora cose ne dici di una sfida, signor Ashy - Campione della Lega Pokemon?" Lui fa cenno di no.
"Ah, non sono il Campione della Lega. Il titolo ora è di Gary, e ho sentito che sta facendo un ottimo lavoro. Nessuno lo ha più battuto." Comincia ad avvicinarsi ad un altro albero, dove giace una piccola sacca marrone. Ne estrae un maglietta nera e se la mette addosso. Poi indossa anche un vecchio cappello della Lega Pokemon, che gira di lato. "Ad ogni modo, accetto la sfida," dice con tono furbesco. "Se non sbaglio mi devi ancora una rivincita."
"Ha!" lo stuzzica lei . "Vuoi usare di nuovo Bulbasaur? Devo dire che è gratificante, sapere di aver battuto un Campione della Lega." Lui sorride.
"Ho fatto progressi." Il ragazzo guarda la sua cintura, e le molte pokeballs che vi sono appese. "Non so se usare Bulbasaur... o meglio, Ivysaur, adesso. Magari vuole anche lui una rivincita..."
"Pikapi," esclama il pikachu, emanando scintille dalle gote. Lui lo guarda.
"Oh, vuoi combattere tu?"
"Chu."
"Va bene. E per te, Duplica? Ditto?" Lei incrocia le braccia.
"A me va bene. Almeno ho la certezza che non vuoi farmi vincere."
"Ditto," concorda il suo pokemon.
"Non so," risponde lui mentre raccoglie il suo zaino e se lo mette sulle spalle. "Pikachu è piuttosto gentile con le belle ragazze. Dai, combattiamo qui sulla spiaggia. E' più piacevole, e poi potremo farci una nuotata." Comincia ad incamminarsi verso la battigia, col pikachu al suo fianco e aspettandosi di essere seguito.
La ragazza si ferma un attimo, col cuore palpitante. Le ha detto che è bella! Si volta per prendere il suo zaino e si incammina a sua volta.

Sono entrambi in piedi, sulla sabbia della spiaggia, accompagnati dal suono delle onde che si infrangono. Sopra di loro, un cielo senza nuvole, con un sole giallo che martella le loro schiene. Ma la brezza fresca del mare calma quel bollore, e gonfia i loro vestiti. Alcuni pidgey pigolano incuriositi, solcando il cielo.
"Vai, Ditto," ordina la ragazza, tentando di impedire che il vento le sollevi la gonna. La piccola chiazza viola si fa avanti con la sua consueta espressione sorridente.
"Ditts!" Il ragazzo si sistema il cappello.
"Bene, Pikachu. Sai che tocca a te."
"Pika!" Il pikachu corre in avanti, col pelo ritto nel tentativo di spaventare l'avversario.
"Ditto, Trasformazione!" urla la ragazza, sorridendo. Agevolmente, l'ameba viola comincia a mutare, diventando un pikacu in tutto e per tutto identico a quello di lui. A parte il colore, che è lo stesso dei capelli della ragazza, un blu-viola, inceve del giallo, e ha strisce e gote nere invece che color ambra.
"Huh? Che novità," esclama il ragazzo, estremamente interessato.
"Così non ci confondiamo," replica lei orgogliosa. "Le ho insegnato qualche trucchetto nuovo."
"Grandioso. Posso annotarlo sul mio pokedex, più tardi?" Lei gesticola con la mano.
"Come vuoi."
"Grazie. Ad ogni modo, la battaglia comincia. Pikachu, mostragli quella serie Gurenken che stavamo facendo prima!"
"Pika!" Il pikachu corre in avanti e comincia una serie di colpi, in cui la ragazza riconosce le mosse che il ragazzo stava provando prima contro l'albero.
"Ditto, usa l'Agilità e schiva!"
"Pika!" risponde il pikachu viola, che scansa faticosamente alcuni pugni che il pikachu di lui sta sferrando rapidamente. Ma ha molte difficoltà, e i colpi del pokemon giallo lo fanno indietreggiare preoccupato.
"Pikachu, più veolce quell'Agilità!" Il tentativo va a vuoto, e il pikachu giallo colpisce tre volte sullo stomaco e sulle spalle. Poi gira su sè stesso e lo scaglia in aria con un colpo della coda. La ragazza boccheggia. La velocità del pikachu di lui è incredibile!
"Ditto, riprenditi e contrattacca con un Superfulmine!" Il Pikachu viola si volta in aria, e spedisce un lampo accecante verso il suo avversario.
"Pikachu, assorbilo!" Incredibilmente, il pikachu giallo non si scansa e si lascia colpire, ma invece che subirne il danno sembra risucchiare tutta l'elettricità nel suo corpo.
"Cosa?" chiese la ragazza perplessa, ignorando quasi il suo ditto che atterra a una dozzina di piedi, affaticato. "Quante nuove mosse gli hai insegnato?" Il ragazzo sembra pensare. Poi alza le spalle, imbarazzato.
"Non lo so. Ho perso il conto."
"E' una pazzia!" Si trova in svantaggio. Il suo ditto ha solo gli attacchi normali di ciascun pokemon. Non può imitare le mosse personalizzate che quel ragazzo ha sviluppato. Deve usare l'astuzia...
"Ditto, lancia un Superfulmine contro il terreno!"
"Chu Pika!" Il pikachu viola crepita, poi invece che mirare al pokemon di lui si scaglia contro il suolo sotto di lui. La conseguenza è un'improvvisa esplosione che scaglia in aria la sabbia che rende gli occhi inutili. Un secondo dopo, il pikachu giallo si schianta al suolo un paio di piedi al di fuori della nube, con un'aria malconcia.
"Bella mossa!" commenta il ragazzo. "Sei molto più furba della maggior parte degli istruttori della Lega Pokemon." La ragazza sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e il suo volto si illumina.
"Grazie."
"Ma non significa che sei migliore di me," conclude lui con un ghigno soddisfatto. "Pikachu, Graffio di Tuono! Ma usa solo un quarto di potenza!" Il pikachu giallio balza in aria, con le orecchie aderenti al corpo.
"PIKA!" Assieme al grido, fende l'aria con una rapida rotazione, lanciando una lunga lama di elettricità, che esplode violentemente a contatto del suolo, in una nube di sabbia e detriti. "Ditto, salta!" urla la ragazza, indietreggiando spaventata.
"Pika!" Il pikachu viola si libra in aria. Sfortunatamente, l'attaco elettrico lo segue, e non può scappare. C'è una piccola esplosione, e la sabbia li avvolge. Un minuto dopo, la nube si posa, ed entrambi i contendenti smettono di tossicchiare per ammirare il pikachu giallo, ancora in piedi, accanto al corpo svenuto del ditto.
"Ditto!" grida la ragazza preoccupata, e corre verso il suo pokemon svenuto, che ha ripreso la sua forma.
"Dits," dice debolmente. Qualcuno si acquatta al suo fianco. È il ragazzo, col suo pikachu.
"Sta bene? Mi dispiace! Non avrei dovuto dire a Pikachu di andarci così pensante."
"Pika," si scusa il pikachu giallo. La ragazza lo guarda, e sorride debolmente.
"Ma bravo! Calpesta pure la mia autostima, perchè no!" Dice ridendo. Si concentra di nuovo sul ditto, che barcolla con aria stordita. "Sta bene, so come farlo tornare a posto. Devo dire che voi due siete davvero bravi. Ora capisco perchè sei diventato Campione della Lega Pokemon." Le guance del ragazzo arrosiscono, e lui usa il cappello per rinfrescarsi il viso.
"Aww, smettila. Comunque, visto tutto l'allenamento che facciamo, è ovvio che siamo forti. Altrimenti, pensa che vergogna." E' il momento, pensa la ragazza. Il momento di invitarlo a cena!
"Ah," borbotta, "Sei libero per -"
"Ash!" grida la voce di una bella ragazza. "Eccoti qui! Sono appena tornata da Cerulean City, e ti stavo cercando dappertutto!"
Lei si volta, e vede una splendida ragazza, alta, con lunghi capelli rossi mossi dal vento, che corre verso di loro dal sentiero. I suoi occhi sono blu come il cielo, sul suo viso c'è un'espressione di gioia... amore?
"Misty!" esclama il ragazzo con voce eccitata. Si alza e comincia a correre verso di lei, seguito dal suo pikachu. Si incontrano sulla sabbia, e lui la stringe in un amoroso abbraccio. Le risate sono interrotte da un bacio.
La ragazza dai capelli blu guarda silenziosamente, ancora in ginocchio sulla sabbia. Qualcosa, nel suo petto, sta agonizzando, un dolore insopportabile che la fa sentire confusa e disorientata. Allora è così che ci si sente, col cuore spezzato, pensa mentre cerca di comparare quell'atrocità con altre emozioni già provate. Niente. Stupida, stupida! Ha capito, quella ragazza la conosce, è quella con cui Ash ha viaggiato ed è arrivato fino alla casa delle imitazioni, quella coi capelli rossi e la coda di cavallo.
Poi il ragazzo libera la ragazza dall'abbraccio. Indicando la figura inginocchiata sulla sabbia, lei fa una domanda.
"Chi è quella?" La sua bella voce arriva assieme ad un veloce gesto per togliere una ciocca di capelli dagli occhi blu. "Mi sembra di averla già vista, da qualche parte."

"Oh. Ricordi bene. Ricordi molto bene, vero Duplica?"

Gli occhi d'argento di Chanelle la guardarono con compassione, osservando la donna accasciata al suolo, in lacrime che si stringeva attorno alle ginocchia.
"Povera ragazza... ma forse puoi ancora redimerti."
I pallidi occhi d'argento brillarono ancora una volta.

Ash venne svegliato da un suono soffocato accanto a lui. Misty! Aprì gli occhi e si mise a sedere, ancora dentro il sacco a pelo. Nell'ombra, anche lei si era seduta, e si stropicciava gli occhi con una mano.
"Come ti senti?" chiese lui, immensamente sollevato dal vedere che aveva ripreso conoscenza. Si passò le dita fra i capelli e esaminò il suo pallore. Il viso aveva di nuovo la sua tonalità cremosa, e i suoi occhi sembravano più brillanti e vivi: due macchie di mare che sparivano rapidamente dietro le palpebre, mentre lei si liberava del tutto dal torpore. Si sistemò alcune ciocche di capelli rossi dietro la spalla, controllò il vestito blu e poi si rivolse a lui. Si leccò le labbra rosate.
"Io-io mi sento bene." Notò l'attenzione con cui veniva osservata, e arrossì. "Veleno?" Ash distolse lo sguardo.
"Sì." La voce di Misty divenne tesa. "Chi?"
"AJ." rispose lui, osservando di nuovo le sue mani. Le aveva lavate di nuovo, dopo la notte precedente, ma prudevano ancora; la viscosità del sangue era rimasta appiccicata alle sue dita, come una tintura malevola. "Ora non è più un problema." Misty si coprì il volto con le mani, scuotendo le spalle, colta da una fitta di amarezza.
"Questo è sbagliato. Sbagliato! Come abbiamo potuto causare tutto questo? Il mondo è già morto. Come possiamo salvarlo? E' come se non valesse più nemmeno la pena di salvarlo." Ash le afferrò una mano.
"No. Finchè c'è ancora vita sappiamo di dover fare qualcosa. Qualunque cosa. La profezia è un suicidio, non capisci? E non c'è una ragione per rendere il suicidio una cosa giusta. La vita non va sprecata in quel modo. Ho sempre cercato di non darmi mai per vinto." La fissò negli occhi. "Se non lo avessi fatto, probabilmente sarei già morto." Poi si voltò rapidamente, come se guardarla gli facesse male. "Come con AJ... l'AJ che conoscevamo da bambini è morto quando ha perso nella Lega Pokemon. Il suo odio lo ha consumato, riducendolo ad un guscio col solo desiderio di dimostrarsi degno di un titolo indegno." Notò qualcosa intorno ad una delle dita della mano di lei. Un anello di un qualche tipo? Cercò di guardare. Ma Misty si ritrasse da lui.
"Ma con me ti sei dato per vinto." Lui la guardò, incredulo.
"Di che stai parlando? Semmai, tu mi hai lasciato, correndo da Brock. E' per questo che te ne andasti, quel giorno?" Una gelida aura blu cominciò a diffondersi dal suo corpo.
"Quello che Brock disse... era una bugia! Sono stata con lui, ma solo perchè ho confuso l'amore con l'amicizia! Non potevo pensare a nessuno altro con cui parlare. Non c'è mai stato nulla di romantico, fra di noi."
"Lui sembra di diverso avviso," disse Ash arcigno, fissando il suo pugno chiuso. Misty lo guardò con occhi ardenti di rabbia.
"Hai detto che AJ è diventato un'altra persona, e non vedi che anche Brock è cambiato? Per qualche... qualche ragione, si è fissato su di me. Non so perchè, l'ho sempre trattato come un amico, specie quando eravamo bambini. Non ha mai dato segno di pensare a me come a qualcos'altro. Era sempre dietro a qualche altra ragazzo..."
"Lo stava nascondendo... e l'amore non deve per forza essere rivelato," rispose lui accigliato. "Se solo avessi saputo come si deve essere sentito..."
"Cosa? Ti saresti fatto da parte?"
"Perchè no?" gridò in risposta. "Ho sempre messo gli amici prima di me stesso!"
"Come osi?" Ruggì lei, mentre sorprendentemente gli balzava addosso, stendendolo contro la pietra ruvida del pavimento. La presa sui suoi polsi era dolorosamente stretta, e poteva sentire il gelido pulsare dell'aura dentro di lei. "Avresti sacrificato me e te, solo per essere nobilmente idiota? E io? Non sono tua amica, IO?" I suoi occhi arsero di un fuoco freddo, blu. Ma Ash potè solo pensare quanto fosse splendida, coi suoi lunghi capelli rossi sopra di lui, con gli occhi ardenti per l'emozione, con quel viso avvampato dall'ira.
"Io-io, ma tu sei più di un'amica, tu sei solo Misty," disse dolcemente. "Sei sempre stata Misty."
E l'ira di lei si trasformò in qualcos'altro, caldo e bramoso come la rabbia che l'aveva generato. Il suo volto venne turbato da un'espressione confusa, mentre Misty cercava di capire cosa stesse provando.
"Ash," sussurrò, poco più di un respiro. Improvvisamente, si ritrovarono a baciarsi appassionatamente, con lo stesso ardore che avevano prima di lasciarsi - sembrava anzi che i loro sentimenti si fossero ampilificati, da allora. La pelle di lei era soffice e liscia, e le loro labbra unite era no calde come il sole di mezzogiorno.
Ash volle smettere. Voleva. Quella donna poteva romperlo come una fragile scultura di cristallo. L'aveva già fatto una volta.
Ma era troppo debole.
Aveva bisogno di quel bacio.
Aveva tanto, tanto bisogno di lei.

Erika e Pikachu strisciarono quietamente fuori dalla porta. Erano stati svegliati da quel litigio, ed erano rimasti immobili, cercando di non farsi notare. Ma ora che quei due, senza nemmeno accorgersi del mondo che li circondava, avevano iniziato a svestirsi, era giunto il momento di lasciarli alla loro intimità.

Più tardi, la stanza era nel silenzio, e i due giacevano l'uno accanto all'altro, ascoltando il loro respiro lento. La stanza era diventata buia, perchè il fuoco si era spento da tempo, ma potevano sentirsi l'un l'altra, dopo aver fatto l'atto più appassionato di cui due esseri umani sono capaci.
Con occhi serrati, Misty cercò di tenere la realtà a bada. Mentre faceva ciò che aveva fatto, si era promessa che qualunque cosa ne fosse venuta, l'avrebbe sopportata. Se avesse sopportato quel piacere, avrebbe potuto sopportare tutto. Ma ora che dalla sua testa erano scomparsi il desiderio e la rabbia, come una droga che lentamente esaurisce il suo effetto, il suo cuore affranto era tornato a farsi sentire. Si mise a sedere, e cercò nell'oscurità i suoi vestiti. Probabilmente avrebbe trovato la sua biancheria appallottolata accanto a lei, e il suo vestito ancora in parte addosso, incastrato fra le gambe nude. Si sentì come un'attricetta in un film a luci rosse.
Raggiunse il suo zaino per cambiarsi i vestiti e si allontanò da lui, non aspettandosi reazione. Faceva male, vedere le proprie aspettative infrante.
"Dovremo partire molto presto." Dopo un breve silenzio, lui si voltò, col corpo irrigidito.
"Huh?" Cercando di ignorare il suo cuore, cominciò meccanicamente a vestirsi.
"Vi ho rallentato anche troppo. Dobbiamo raggiungere l'Indigo Plateau e fermare la profezia, prima che sia troppo tardi."
"Dannata Lega Pokemon! Vuoi davvero parlarne adesso?" disse Ash, guardandola coi suoi occhi dorati, dicendolo con lo sguardo che non avrebbe mai voluto perderla. "Dobbiamo parlare del passato, e farla finita una volta per tutte!" Lei restrinse gli occhi. Come poteva fingere di non sapere? Per un attimo, sentì una fitta di dolore nella sua testa. Una sofferenza che le annerì la vista per un istante. Improvvisamente, Ash le divenne detestabile. Ricordò l'odio che aveva sentito quando era andata via, tutti quegli anni addietro. Un odio che era gradualmente scomparso, mentre riconosceva che anche lei aveva avuto la sua parte di colpe, ma che ora era tornato. Ma assieme a tutto quello c'era l'amore che che le sembrava di aver sempre provato. Quel conflitto interno la stava strappando in due. La testa sembrò sul punto di esplodere. E accadde proprio questo.
"Al diavolo il passato, Ash! Forse volevamo entrambi finirla. Forse ora è davvero finita, e quando avremo fermato l'Armageddon potremo tornare alle nostre vite." Lui la guardò con aria incredula, cercando di comprendere quello che aveva sentito. Poi i suoi occhi divennere due lame dorate rivolte al pavimento, in parte nascoste dai capelli neri. Cominciò a vestirsi a sua volta, infilandosi i pantaloni e stringendo la cintura.
"Farla finita? Se hai bisogno di uno strizzacervelli, rivolgiti a quella dannata Sabrina, ma lasciamene fuori." La sua voce era gelida, un freddo pari a quello degli attacchi di ghiaccio di lei. Ash si alzò rapidamente, si mise anche la maglietta e gli stivali, evitando di incontrare lo sguardo di lei. Ombre scure apparvero sotto i suoi piedi, mentre richiamava il suo lungo mantello nero. Si incappucciò, rendendo il suo volto invisibile, e fece per uscire dalla stanza. Senza degnarla di uno sguardo, aprì la porta. "Se è questo che provi," disse impassibile, "allora voglio che questa sia l'ultima volta che ti vedo in vita mia." Uscì, e sbattè la porta con tale violenza che il vecchio legno cigolò, fessurandosi al centro.
Misty guardo la porta, che nel suo spaccarsi sembrava voler scimmiottare la sua anima. Si gettò sul sacco a pelo e si strinse nelle braccia, piangendo.

Il gruppo attraversò silenziosamente le rovine, muto come le macerie attorno a loro, con Ash e Misty che cercavano di ignorarsi e stavano il più lontano possibile. C'era una tale tensione nell'aria, che forse ci si sarebbe dovuti preoccupare più per quei due che per la profezia.
Erika non poteva capirlo. Cosa era andato così tragicamente storto? Guardò Ash, che guidava il gruppo, saltare quietamente i massi e le rocce che rendevano il cammino irregolare. Sembrava una camminata artificiale, falsa, come se fosse un automa incapace di emozioni. La sua figura incappucciata era avvolta da nubi di tetro vapore nero. Anche il suo pikachu nero, aggrappato alla sua spalla sinistra, era impassibile. Era strano. Le ricordava il demone che era stato quando aveva combattuto per la Lega Pokemon, il peggior nemico che avesse mai affrontato.
Misty era nelle stesse condizioni, camminava dietro a Jessie, James e Persian, avvolta nel suo mantello blu. Il cappuccio nascondeva il suo viso nelle ombre, ma Erika poteva vedere un'espressione vuota, come la faccia perfetta ma inanimata di una bambola di porcellana. Gli occhi erano opachi, come perline di vetro blu.
A differenza dei due, Duplica trotterellava accanto a lei con un espressione serena come il sole d'estate. Tremando per il vento freddo che, funesto presagio di morte, ululava fra le rovine di quella che un tempo era stata la vivace Indigo City, indossava il più scandaloso vestito nero che Erika avesse mai visto. Saltellando e facendo spesso correre le mani fra i suoi capelli blu, Duplica sembrava di ottimo umore.
"C'è qualche problema?" le chiese finalmente Erika, rompendo il silenzio che il gruppo si era imposto. Si concentrò per essere certa di sprigionare un bagliore verde dagli occhi rivolti a quella donna, giusto per far capire quanto fosse seria. Duplica la guardò per un attimo con aria incredula, e si pettino i capelli. Era come quell'azione impertinente che faceva spesso Giselle.
"Bene,scusami, Ragazza di Pianta, ma, diversamente da voi musoni, mi piace essere allegra." Poi, grottescamente, la sua immagine si trasformò, si alzò di pochi centimetri e ad Erika sembrò di avere di fronte uno specchio. Una donna con un mantello verde, occhi color erba, capelli lunghi fino alle spalle tenuti insieme da un nastro rosso. Erika si voltò, irritata, e Duplica-Erika schioccò la lingua, facendole l'occhiolino.
"Oh, guardatemi, sono la possente Erika!" disse Duplica imitando alla perfezione la sua voce, e fissandola con gli stessi occhi verdi. "La splendida principessa sempreverde!" Si piegò in un inchino ironico. Erika si bloccò, ottenendo l'attenzione di tutti quanti e costringendo il gruppo a fermarsi. Si sentiva arrabbiata come mai prima, anche più di quando la sua palestra era stata bruciata dal Team Rocket e il suo Gloom era quasi morto. Alzò un palmo, e cominciò a concentrare la luce del fioco sole.
"Tu, tu piccola..."
"Duplica, piantala," la fermò Bruno nel tentativo di impedire la lotta. "Dovresti scusarti. Non possiamo permetterci di litigare, fra di noi." Il clone di Erika rise.
"Oh mordimi, Bruno-tesorino." Si ritrasformò nella sua forma originale e seminuda, e gli lanciò un bacio. "E poi, cosa vorresti fare? Se provi a colpirmi mi trasformo in te e ti prendo a calci in culo." Rise di nuovo. "Anche se vorrei non dovermi trasformare in qualcosa di così brutto." Alla fine, Ash intervenne con voce più confusa che impassibile.
"Duplica, sei sicura di stare bene? Ti comporti in modo molto strano." Erika fece una pausa. Era vero. Il giorno primo, Duplica era sembrata triste, quasi depressa. Ora era così liberamente insolente, ancora più del suo solito. Da un estremo all'altro: non era normale. Forse aveva fatto male ad arrabbiarsi in quel modo. Probabilmente Duplica aveva un problema serio.
"Mai stata meglio," rispose Duplica, facendo gli occhi dolci ad Ash. "Forse l'idea di andare a distruggere la Lega Pokemon per sempre mi eccita... sai, distruggere il male e salvare gli innocenti!"
"Non direi," disse Ash, ancora turbato. "La Lega non è il male. E' il suo attuale Signore che non va bene. Sai qual'è la sua idea? La vita dovrebbe finire, in modo da ricominciare dal principio."
"Moriremo tutti?" proruppe James da dietro.
"Taci!" dissero Jessie e Persian sferrando ripettivamente un pugno e una zampata.
"Com'è che sai quali siano i piani di Lord Garick?" domandò Bruno. Ash si voltò.
"Me li ha detti lui. Ricodati che io ero un Maestro di Pokemon della Lega."
"Non devi ricordarmelo," borbottò Bruno. Misty aggrottò le sopracciglia.
"Dovremmo andare." Ash non la guardò neppure, e rivolse gli occhi al loro cammino attraverso le rovine, e alla foresta, poco oltre. Riprese la marcia.
"Sì. Prima finiamo, prima potremo liberarci l'uno dell'altra."
Una raffica di vento gelido soffiò contro di loro, portando con sè un piccolo tornado di foglie e rocce. I detriti si polverizzarono contro un vecchio pilastro di pietra. Ma le foglie rimasero in aria, incolumi.

Gradualmente, mentre attraversavano le rovine infestate dalle erbacce verso nord, il sentiero si fece più sicuro, evidentemente per una maggiore manutenzione, con perfino qualche edificio ancora integro nei paraggi. Anche il margine della foresta aveva inziato a farsi più diradato, lasciando il posto ad erba e cespugli, e il sottile suono dei ruscelli stava lentamente sostituendo l'urlo del vento. Comunque, davanti a loro non c'era altro segno del fatto che fossero prossimi all'Indigo Plateau, il cuore della Lega Pokemon. Ormai, le cime degli edifici della capitale avrebbero dovuto ergersi oltre le vecchie macerie, ma invece c'era solo l'oscurità, come se un pittore avesse avuto solo il nero per incrostare la sua tela.
Ash si fermò improvvisamente, facendo arrestare tutto il gruppo.
"Dannazione," disse in tono sibillino.
"Che succede?" chiese Bruno, incrociando le braccia con aria torva.
"Dobbiamo trovare un'altra strada per arrivare all'Indigo Plateau. Questa è bloccata." James si fece strada verso la cima del gruppo, blaterando da dietro il suo velo nero da ninja.
"Sciocchezze! Fatemi dare un'occhiata! Oof!" Si scontrò contro qualcosa di duro e cadde all'indietro sul sentiero selciato.
"Ecco perchè l'orizzonte è nero," spiegò Ash togliendo dal suo mantello scuro la polvere che la caduta di James aveva sollevato. Erika fece un passo in avanti, superò Ash e tastò l'aria davanti a sè, cautamente.
"Hai ragione. Non vedo nulla, ma c'è una specie di muro qui."
"Quanto è alto?" chiese Bruno, guardando in alto e cercando di scorgere il margine della barriera. "Forse possiamo scavalcarlo." Ash avanzò e provò a concentrarsi.
"Impossibile. E' come una cupola, di circa un miglio di diametro, che circonda tutto l'altopiano. Va anche sottoterra."
"Puoi romperlo?" chiese Misty con un tono di voce astioso. Lui tirò immediatamente un violento pugno, abbastanza da generare una folata di vento che gonfiò i mantelli di tutti. Una pioggia di scintille nere sprizzò davanti al suo pugno, emettendo un violento schiocco di tuono. Poi Ash abbassò la mano e si grattò il capo.
"Sembra fatto con elementi d'Ombra. Quindi, a meno di non spezzare in due il pianeta, non credo di poter fare qualcosa."
"Pika," concordò Pikachu dalla sua spalla. Improvvisamente, lui sentì una vigorosa stretta sul suo braccio. Era Duplica, che lo fissava vogliosamente coi suoi occhi castani.
"Vieni, Ash. Dimenticatene, per un po'. Andiamo oltre quel boschetto a divertirci insieme." Pigiò il suo corpo voluttuoso contro di lui. Misty ringhiò dietro di loro, ed Erika boccheggiò. Ash si sentì estremamente disturbato.
"Duplica -" Poi sentì anche il rumore di un ramoscello che si spezzava, e diede ascolto alle grida dei suoi sensi. Un bagliore argenteo al margine del suo campo visivo lo attirò, e agendo veloce come un lampo alzò il braccio per deviare la freccia che gli era stata lanciata contro. Dalle rovine intorno a loro, oltre una dozzina di persone in tuta mimetica balzarono fuori da dietro i massi e gli edifici, gridando e puntandogli contro spade e scudi. Il clangore metallico delle armi spazzò via il silenzio.
"All'attacco!" urlò una voce maschile da dove era arrivata la freccia.
"E' un'imboscata!" ruggì Bruno mentre si toglieva il cappuccio e si preparava a fronteggiare gli assalitori a mani nude. Jessie e James si coprirono immediatamente i volti e impugnarono i loro pugnali, mentre Erika evocò la sua staffa eburnea con un bagliore di energia verde dalle sue mani. Persian soffiò e si acquattò, rizzando la pelliccia bianca sulla schiena. Dietro di loro, un gelido bagliore annunciò che anche Misty si era preparata, generando i suoi pugnali gemelli di ghiaccio. E poi tutti si gettarono nella mischia, mentre l'oscurità si riempiva del fragore di una battaglia, del rumore delle spade e del sibilo di rapidi movimenti.
"Ricordate, andateci piano con gli attacchi elementali! E fateli solo svenire. Questi non sono soldati della Lega," ordinò Ash mentre si liberava da Duplica e si gettava nello scontro assieme a Pikachu, che aveva iniziato a caricarsi di energia scura e stava ora crepitando dalla sua spalla.
L'arciere che aveva attaccato Ash si alzò da dietro il muro di pietra che stava usando come difesa. Aveva i capelli castani, un lungo vestito verde e una cotta di maglia. Sorprendentemente, c'erano molte caratteristiche familiari, nel suo volto.
"Sei solo un fottuto Maestro di Pokemon!" ringhiò l'arciere, alzando il suo arco lungo. "Uomini, attaccate quello nero! Sembra essere il capo!" E con un'insospettabile agilità cominciò a lanciare una salva di frecce.
Ash si piegò rapidamente, scansando tutti i dardi, ma un paio di essi riuscirono comunque a perforargli il mantello. Un altro uomo lo attaccò da dietro, tentando di coglierlo di sorpresa con un rapido fendente del suo spadone. Ash si girò e parò il colpo afferrando la lama fra le mani, quindi sferrò un possente calcio sulla guancia dell'aggressore. L'uomo gridò e volò a parecchi metri di distanza, cadendo a terra svenuto. Quindi, Ash afferrò meglio la spada e la lanciò in aria, per poi afferrarla dalla parte dell'elsa.
Poi una donna con occhi ambrati e corti capelli blu, superò il corpo svenutò e gli si fece contro. Con la mano libera afferrò una pokeball e la lanciò.
"Kabutops, attacco Graffio!" gridò mentre la sfera si apriva e liberava una grossa creatura bipede, con la testa a forma di cupola e con grosse falci sulle braccia. Il pokemon sibilò, fissandolo con occhi ardenti di rosso, e si preparò a colpire. Silenziosamente, Ash parò le sciabolate con lo spadone, quindi, vedendo che il kabutops era sbilanciato, ne approfittò per colpirlo con una ginocchiata sul torace. Infine, mentre il pokemon cadeva a terra, lo fece svenire colpendolo sulla nuca con l'elsa. Si rivolse alla donna e gli lanciò contro Pikachu.
"Pikachu, Sottomissione... ma vacci piano."
La donna cercò ci colpire il pikachu nero che le stava piombando addosso, ma questi era troppo veloce. Pikachu superò la sua difesa e la colpì sullo stomaco con una violenta testata, che la fece crollare a terra dolorante. Il pokemon tornò al fianco di Ash con un agile balzo.
"Melanie!" gridò l'arciere dai capelli castani, correndo verso di lei. Gettò a terra l'arco e sguainò la spada legata alla sua vita, quindi saltò dal muro per caricarloi. "Bastardo! Me la pagherai!" Alzò la spada oltre le sue spalle. Ash lasciò il suo spadone e si voltò per fronteggiarlo, fissandolo con ardenti occhi dorati fra le ombre del cappuccio.
"Siete stati voi ad attaccarci. Avreste dovuto essere preparati a subirne le conseguenze."
"Mostri!" lo accusò l'uomo, fissandolo fra le lacrime. "Siete stati voi Maestri di Pokemon a far uscire quegli incubi neri dappertutto! Per colpa vostra... tutta la mia famiglia è morta!" Calò la spada, ma Ash schivò il colpo. Tentò allora di colpire di nuovo, ma anche questo fendente andò a vuoto.
"Non siamo stati noi a liberare i Pokemon Proibiti in questo piano," disse Ash, continuando a scansare la lama. "Ferma i tuoi uomini, prima che qualcuno si faccia male." Accennò col capo a Bruno, che stava colpendo brutalemente chiunque osasse avvicinarsi a lui. Erika teneva a bada almeno altri quattro aggressori, parando quasi annoiata ogni colpo. Misty aveva disarmato e messo fuori combattimento almeno tre uomini, e anche Jessie, James e Persian si stavano comportando egregiamente. Duplica si trasformava allegramente in qualsiasi forma, confondendo i suoi assalitori coi suoi attacchi frenetici: un momento prima, era un growlithe che azzannava le loro gambe, e l'istante dopo era un fearow che sferrava beccate sulle loro teste.
"Vi ho visto, diavoli incappucciati! Ho visto uno di voi con un intero sciamo di quei cosi che distruggevano un villaggio! Distruggevano... e mangiavano!" singhiozzò, arrestando i suoi attacchi, improvvisamente stanco. Ash pensò di catturare quell'uomo e di usarlo come ostaggio per bloccare gli altri, e stava per farlo quando una giovane voce femminile lo precedette.
"Fratellone!" urlò la ragazza. "Fermo, conosco quell'uomo che stai attaccando! N-non è cattivo! MI ha salvato!" Lui si voltò, e individuò una ragazza coi capelli scuri che spuntava dal riparo delle rovine. Ash riconobbe la ragazzina che aveva salvato al villaggio di Pallet.
"Tesoro?" esclamò l'uomo, abbassando la spada. "Che vuoi dire?" La ragazza si fermò davanti ai due, respirando affannosamente per la corsa e la paura.
"Per favore, fratellone... fermali," singhiozzò, piegata in due dalla fatica e reggendosi con le mani sulle ginocchia. "Ricordi quando siamo stati attaccati per la prima volta, quando tu eri via? Fummo salvati da uno straniero, ricordi? E' lui, fratellone! E' Ash!"
"Ash?" disse l'uomo, scioccato. Pikachu saltò sulla sua spalla sinistra, e Ash si tolse il cappuccio, rivelando il suo viso.
"E' vero. Ora, richiama i tuoi uomini."
"M-ma, io ti conosco!" l'uomo scoppiò a ridere. Corse verso di lui e lo abbracciò. "Ti ricordi di me? Sono Snap!" Un po' imbarazzato, Ash gemette.
"Um, e i tuoi uomini, Snap? Richiamali."
"Oh, è vero. Scusa."

Ci volle un po', prima che la confusione della battaglia venisse meno, ma presto tutti si fermarono e seguirono il loro apparente leader fino alla base, al di fuori di uno dei palazzi di pietra che costituivano le rovine. Melanie cominciò ad assistere quelli che erano rimasti feriti, ma solo dopo essersi presa una pillola per il mal di stomaco. Si lamentò della durezza della testa di Pikachu.
"Non posso credere che tu sia davvero qui, Ash!" stava dicendo Snap, scuotendo la testa meravigliato, mentre i suoi lunghi capelli castani ondeggiavano sopra le sue spalle. "E anche... beh, dalla parte dei buoni, per così dire. L'ultima volta che ho sentito parlare di te, combattevi per la Lega Pokemon."
"Qualcosa del genere," rispose Ash, guardandosi intorno. "Anch'io pensavo che tu fossi un pacifista." Snap si guardò i piedi, con aria improvvisamente triste.
"In un mondo perfetto, avrei potuto farlo, ma sai meglio di me come stanno le cose." Si sedette su un masso, e si passò una mano sulla fronte.
"Fai ancora fotografie?" chiese Ash, sperando di confortarlo, menzionando quel lavoro che Snap aveva amato. Ma la reazione fu diametralmente opposta.
"Tutto mio equipaggiamento è stato distrutto tanto tempo fa. Distrutto o rubato." Sospirò. "E ora dove la trovo una macchina fotografica nuova?" Ridacchiò, depresso. Misty guardò Ash e scosse il capo.
"Dio, Ash, sei proprio bravo a rallegrare la gente." Ash la ignorò. Sentiva ancora un profondo dolore, una sorta di barriera per proteggere le sue emozioni più intime. Era come cercare di bloccare una frana con uno scudo di carta velina. Snap la fissò incuriosito, con occhi attenti. Balzò in piedi, corse verso di lei e l'abbracciò.
"Ma tu sei Misty!" urlò, improvvisamente rallegrato. "Sei così bella! Ricordo che mi eri piaciuta, tampo addietro."
"Grazie, Snap," commentò Misty, liberandosi dalla stretta. "Non sei tanto male, tra l'altro," aggiunse, osservando il corpo muscoloso sotto la cotta e il vestito verde. Si pettinò i capelli rossi e si lasciò sfuggire un sorriso divertito. "Stai molto bene con quei capelli lunghi." Ash ringhiò nel profondo della sua gola. Stava per alzarsi e dire qualcosa con tono dispiaciuto, quando Duplica gli afferrò un braccio e lo strinse con forza sul suo seno prosperoso. Ash arrossì.
"Beh, io penso che Ashy sia molto più grazioso," dichiarò lei con aria altezzosa. "Adoro i suoi occhi, sono così belli quando luccicano, mi fanno scoppiare, e a te no?" Stavolta fu Misty a dover brontolare. Balzò al fianco di Snap e gli afferrò la mano, sorprendendolo.
"Ma guarda il corpo di Snap. E' molto più sexy e muscoloso. Sembra così rude e forte."
"Oh, per favore," la derise Duplica, strofinandosi contro Ash. "A me piacciono di più i tipi sportivi. Troppi muscoli fanno schifo. A parte il fatto che il viso di Ashy è oggettivamente molto più bello." Sbuffò con aria frivola. "Così bello che..." Misty non potè controbattere, e fissò Duplica con occhi ardenti di ghiaccio. Poi si girò sui suoi piedi e se andò con aria impettita.
"Che diavolo è successo?" chiese Snap con aria confusa, dopo che Misty se ne fu andata. Erika guardò Duplica con aria accigliata.
"Solo una sfida fra puttane," commentò prima di mettersi a seguire Misty.
Ash si passò nervosamente una mano fra i capelli.
"Duplica, grazie, ma ora potresti, per favore, smettere di stringermi così?" cercò di dire imbarazzato.
"Nessuno problema, Ashy" Rispose Duplica,sorridendo e liberandolo dalla sua presa.

Più tardi, quando le teste calde si furono rinfrescate, Snap, Ash, Misty, Duplica, Pikachu, Erika, Bruno, Jessie, James e Persian si trovavano seduti in circolo, studiando un modo per entrare nell'Indigo Plateau. Avevano detto a Snap del loro obiettivo, e cosa avrebbero dovuto fare per arrestare la profezia prima che inizasse la fase dinale. E poi anche di come la cupola d'ombra li avesse bloccati.
"C'è un modo per raggiungere l'Indigo Plateau," disse Snap in tono eccitato, non appena sentì delle loro difficoltà ad entrare. "Una delle nostre spie ha visto della gente andare a venire da un varco nella barriera."
"E dov'è?"disse Bruno rapidamente, piegandosi in avanti con occhi brillanti per l'ansia.
"Ricordi la Strada della Vittoria? Sì. In fondo, eri uno dei Quattro Grandi." Bruno tornò composto, e incrociò le sue braccia muscolose, con aria delusa.
"Impossibile. Il tunnel della Strada di Vittoria è crollato durante le Guerre Oscure dei Pokemon. Nemmeno un diglett potrebbe passare in quel casino."
"Bruno," replicò Cenere con calma, togliendo una ciocca di capelli da un occhio. "La Strada della Vittoria è stata sistemata dalla Lega Pokemon, dopo le guerre. La voleva usare come via di fuga nel caso un grosso esercito avesse tentato di attaccare. Infatti, sono passato di lì, dopo aver ucciso Gary. O meglio, dopo aver creduto di averlo fatto." Bruno sorrise interessato, col viso acceso di speranza.
"Allora è possibile! Possiamo passare da lì, dove c'è la breccia nella barriera d'ombra!"
"M-ma, un tunnel?" uggiolò Jamesm afferrandosi la testa con aria terrorizzata. "Non ricordate cosa è successo l'ultima volta che abbiamo preso un tunnel?"
"Perrr... S-sì," convenne Persian, rizzando il pelo sulla coda. Anche Jessie sembrò spaventata, sebbene cercasse di nascondere la sua preoccupazione.
"Non mi piacciono i tunnel," disse ad alta voce.
"Ma ora è diverso," disse Misty. Guardò Ash. "Non ci sarà un Missingno anche in questo." Ash rimase pensieroso. "Non ci sarà, vero?" chiese lei di nuovo, questa volta con aria più preoccupata. Finalmente, Ash diede un segno di vita, giocherellando con i suoi guanti neri.
"Penso sia improbabile. Ma con due livelli del Proibito aperti, non posso garantirlo."
"Ma, Missingno era un Pokemon Supremo," disse Bruno. "Non può esserci più di un Pokemon Supremo per elemento, no?"
"Vero..." considerò Ash, continuando a fissare i guanti. "Ma lo sai che il Piano Astrale, o Inferno, se preferisci, è pieno di Pokemon Ombra come Missingno? A quanto ne so, infatti, tutta la dimensione è come un unico Missingno."
"Cos'è un Missingno?" chiese Snap. "E' meglio non saperlo," rispose Duplica con un mezzo sorriso.
"In breve, è una nebbia nera letale che consuma la carne," spiegò Bruno. Duplica gli fece una pernacchia.
"Oh, tu. Mi guasti tutto il divertimento." Snap sembrò rabbrividire, sotto la maglia di acciaio.
"Allora farò meglio a non seguirvi. Dopo tutto, ho una sorella e la mia gente di cui preoccuparmi; e inoltre, sono troppo debole, in confronto a voi Maestri di Pokemon, e perfino al Team Rocket." Jessie e James lo fissarono con aria risentita, estraendo i loro pugnali.
"Ehi! Cosa vorresti dire?"
"Senza offesa," disse Snap, alzando le mani in un gesto di resa.

Poche ore dopo, erano tutti acquattati sul suolo della foresta, e fissavano la supposta entrata alla Strada della Vittoria. Pikachu era accanto ad Ash, e brillava lievemente per permettere a Snap e alla sua pessima visione notturna di individuarli. Il ragazzo indicò una vecchia struttura in pietra, che sembrava l'ingresso di una cripta, accanto alle rovine di un colonnato. In effetti, probabilmente era davvero una cripta; il posto era un vero cimitero, con numerose lapidi e delle croci che popolavano la spianata, come una piccola foresta. C'era una puzza di vecchio nell'aria, al punto che sembrava che nessuno avesse più usato quell'aria per secoli. Era un posto squallido, monotono, costituito solo da neri e grigi.
"Sono sicuro che sai dove sia l'ingresso, ma nel caso te ne fossi scordato, è quello là," affermò Snap.
"Bene, grazie per averci scortato," disse Ash con aria assente, mentre cercava fra le ombre il segno di un movimento.
"E' stato un piacere, amico. Ora però devo andare. Ci vedremo ancora?" li guardò con aria ansiosa e preoccupata.
"Solo un consiglio," bisbigliò Erika. "Porta i tuoi uomini lontano da questa zona. Non abbiamo fatto molto per cancellare le nostre tracce."
"Bene, grazie per l'avviso, Maestro Erika," disse Snap, sorridendo. "Spero di rivedere di nuovo una ragazza così bella." Le guance di Erika si macchiarono di rosso, e lei si nascose il volto nelle ombre del cappuccio.
"Oh, muoviti, adulatore!" Snap fece un ultimo cenno di saluto, si pettinò i lunghi capelli castani e corse rapidamente verso le rovine, fra la vegetazione troppo cresciuta del posto. Presto scomparve alla loro vista.
"Bene," disse Ash mettendosi in ginocchio e controllando lo zaino. "Non sembra esserci anima viva." Si incappucciò. "Andiamo." Pikachu saltò nello zaino, e Ash cominciò a correre attraverso il cimitero, lungo il dorso ripido della collina. Gli altri seguirono in fila indiana, con Bruno seguito da Erika e dal Team Roket. Infine, in coda c'erano Duplica e Misty.
Quando arrivarono in fondo al pendio e alle prima lapidi, Ash rallentò e cominciò a camminare con cautela. Non c'era bisogno di svegliare i morti, pensò. Arricciò il naso, sentendo un odore sgradevole. Laggiù, il fetore della morte era molto più marcato. In effetti, era proprio il lezzo di cadaveri in decomposizione, quello che aveva imparato a riconoscere nemmeno troppi anni addietro. Superando una lapide, si guardò bene dal leggere il nome inciso su di essa. A volte era meglio non sapere. Pikachu nascose il muso nel sotto il collo di Ash. Aveva sempre detestato quel genere di luoghi. Il canto di un Murkrow corse nell'aria, e alcuni dei suoi compagni sobbalzarono spaventati.
"Oh..." bisbigliò James. "Lo odio."
"Silenzio," sibilò Bruno. Anche il rude Maestro di Forza aveva un tremore nella sua voce. Intorno a loro, una nebbia scura sembrava emergere dal cimitero. Con un po' di immaginazione, si potevano vedere gli spiriti dei morti sorgere dalle loro tombe, additarli come assassini e promettere vendetta. Ash cercò di non pensarci.
Qualcosa sibilò intorno a loro, un suono aggressivo e sottile, e Ash cercò alla sua destra l'origine del suono. Due putini rossi brillarono nell'oscurità, e una sagoma nera saltò in cima ad una lapide, fissandoli. La bocca era coperta di denti aguzzi color sangue, grondanti una saliva cremisi. Era un persian. Eppure, non lo era.
"State indietro," disse Ash, fermandosi per osservare il gatto nero, che ricambiava con un'espressione ostile e gli occhi arrossati. Il Persian di Jessie e James balbettò.
"Volentieri."
"HSSSSSSS!" soffiò il persian nero. E poi improvvisamente balzò giù dalla lapide e si infilò nella cripta. Presto scomparve dietro la porta di pietra e svanì nell'oscurità.
"Dannazione," esclamò Ash, cominciando ad avanzare verso l'entrata. "Avrei dovuto prenderlo prima che entrasse."
"E se ci attacca li dentro?" Chiese Bruno con aria titubante. "Potremmo non aver abbastanza spazio di manovra."
"Ce ne preoccuperemo se e quando accadrà," commentò Ash. Finalmente arrivarono tutti al portone della cripta. Erbacce nere e viticci si erano avvolti intorno all'entrata, facendola sembrare infestata. Sembrava esserci una qualche specie di scritta, sulla roccia. Ash aggrottò le ciglia.
"Non riesco a leggerlo," disse Misty, avvicinandosi per dare un'occhiata. Ash la fissò, sopreso. Dopo quello che era successo, avevano cercato di evitarsi a vicenda. "Tu invece sembri riconoscerlo. Ash, cosa c'è scritto?" Lei sembrò rabbrividire, sebbene non si capisse se per il freddo o per la paura. Ash fece un passo in avanti e soffiò via la polvere dall'incisione.
"Bene, qui dice:
"Colui che controlla la Luce, colui che controlla l'Ombra.
Eternamente uguali.
Ma come il tuono sconfigge l'acqua,
e l'acqua sconfigge la roccia
forse che la roccia non sconfigge il tuono?
O forse il Cambiamento sconfigge tutti?"
Le parole di Ash portarono un silenzio terribile. Fu Misty a romperlo.
"E' una parte della profezia?"
"Sembra familiare," commentò Ash, stringendosi nelle spalle sotto il mantello nero. "Ma non sono un esperto di vecchie leggende. Ci vorrebbe Valdera." Sentendo il nome della sorella, gli occhi blu di Misty si socchiusero. "Lei era molto legata ai vecchi miti e alle leggende. Forse è per questo che lotta al fianco della Lega. Dopo tutto, è perfetta per il suo senso romantico." concluse Ash.
"Romantico?"
"Che tu lo creda o no, Valdera è un tipo molto romantico. Molto simile a te, a pensarci bene," Rispose lui meditabondo. Misty sembrò sul punto di arrabbiarsi, ma poi distole lo sguardo.
"Sai, quando eravamo piccole, eravamo identiche. Ma c'era qualcosa... non malvagio... ma qualcosa la rendeva diversa-" Poi lei scosse il capo. "Ma che importa? Dobbiamo entrare, prima di essere presi dagli spettri," disse scherzosamente.
"Devo aprirla completamente?" chiese Bruno, indicando la porta della cripta con un cenno del suo mento squadrato e sorridendo con aria fiduciosa.
"No, non serve," disse Ash togliendosi il cappuccio e avanzando per spingere personalmente il blocco di pietra. La roccia sembrò raschiare, riempiendo l'aria morta di un suono cigolante che echeggiò lugubre fra le lapidi.
Era mezzo aperta, quando dalla fessura arrivò uno stridio, e una nube nera di zubat lo costrinse ad indietreggiare, coprendosi il viso per proteggersi dai denti e dalle ali. Poi, tutti i pipistrelli succhiatori di sangue scomparvero nel cielo cupo sopra di loro.
"State bene?" chiese Ash. "Qualcuno è ferito?" Dopo aver dedicato qualche secondo a controllare, tutti risposero negativamente. "Bene. Gli Zubat posso trasmettere una strana malattia che attacca i pensieri."
Tutti si controllarono di nuovo, questa volta con maggior cura.

In cima alla collina che dominava il cimitero, una giovane ragazza avvolta in un accappatoio coperto di amuleti osservò il gruppo varcare la soglia della Strada della Vittoria.
Due occhi di un pallido argento arsero su un viso misteriosamente pallido, mentre un soffio di vento agitò i capelli neri come la morte e fecero tintinnare i ciondoli. Lei sorrise, con labbra piene di rosso. Tutto stava andando secondo i piani.
"Vero, Snap?" La ragazza inspirò e fissò il patetico volto dell'uomo coi suoi occhi di un caldo bianco. Del sangue gocciolò dalla bocca di lui, come marmellata di lamponi.
"S-sì, sì, Padrona," mormorò, come la creatura disgraziata che era. Era stato davvero facile da vincere. Chanelle alzò un dito e asciugò la goccia di sangue che colava dalle labbra di lui. Poi leccò il polpastrello.
Dolce.

Unica cosa buona in tutta quell'oscurità, il tunnel di roccia viva della Strada della Vittoria non aveva quel fetore di morte presente all'esteno. Ma era pervaso da un senso di letale rigidità, come in un rigor mortis.
Superato l'ingresso della cripta, avevano presto trovato che una delle bare adagiate al muro aveva un doppio fondo, e si apriva su una lunga scalinata. Ovviamente, la scoperta avvenne dopo aver esaminato molte altre bare, trovate piene di scheletri. da allora, Ash si portava dietro una gran voglia di farsi un bagno caldo, per levarsi di dosso quel gusto di morte - psicologicamente e fisicamente. Dopo avere seguito il percorso della scalinata, che conduceva verso il basso, si trovarono davanti un muro di roccia alto almeno una dozzina di piedi, come quello che avevano seguito nella loro marcia verso nord.
Pikachu, sulla spalla di Ash, era avvolto da una tenue luminosità in modo da illuminare il cammino - più per gli altri che per sè stesso. Pikachu ed il suo padrone potevano vedere benissimo al buoio, anche nella più buia delle notti senza luna.
Misty camminava in silenzio, proprio dietro di lui. Non era sicuro se fosse perchè aveva dimenticato quello che era successo o perchè fosse estremamente spaventata da quel posto. Probabilmente la seconda delle due. Dalle sue azioni, Ash poteva vedere quanto lei lo odiasse. Al diavolo! Non aveva bisogno di quel dolore. Aveva vissuto senza di lei per cinque anni, ed era stufo di soffrire. Ma perchè una voce dentro di lui gli diceva che stava mentendo?
"Di certo, la Strada della Vittoria è cambiata," stava dicendo Misty, guardandosi attorno. "E' sempre stato l'ultimo ostacolo per competere nella Lega Pokemon, e un posto spaventoso. Ma ora..." Rabbrividì. "Ash, se fosse stata allora come è oggi, avresti vinto di certo." Poi sorrise furbescamente. "Ovviamente, se fossi riuscito anche tu a non scappare spaventato."
"Ha Ha," Commentò Ash sarcasticamente. "Se non ricordo male, quella che aveva paura dei fantasmi eri tu."
"Non è vero."
"Invece sì."
"Invece no."
"Per favore," li interruppe Erika. "Voi due siete imbarazzanti."
Gradualmente, il tunnel si allargò, per poi aprirsi su una caverna più capiente e familiare, piena di anfratti e scalinate. E buche.
"Attenti al terreno," li ammonì Ashì. "Se il suolo o le pietre non sembrano salde, allora non andateci sopra." Persian annusò la roccia di fronte a lui, che si spalancò improvvisamente con un frastuono di sporcizia e rocce che precipitavano. La fossa sembrava senza fondo. Una foro infinito di oscurità.
"Per... sei tu il capo, Ash" disse lui con tono lamentoso.
"Come?" dissero Jessie e James , guardandosi negli occhi.
"Sto scherzando, voi due siete i capi!" Persian rimase un attimo pensieroso. "No, che sto dicendo, io sono il capo!" disse trionfalmente, e corse in avanti.
"Come vuoi," commentò Jessie.
Stavano per salire una scala, quando improvvisamente Ash sentì qualcosa. Si fermò e si concentrò, mentre anche Pikachu rizzava le orecchie. Sembrava provenire dal tunnel verso erst. Non poteva vedere molto, perchè l'ombra ingoiava tutti i dettagli, nascondendoli perfino a lui.
"Avete sentito niente?" Duplica piegò il capo.
"Che è stato?"
"Qualcuno che gridava." Bruno lo fissò con aria seria.
"Sei sicuro?"
"Sì, sono sicuro. I miei sensi non si sono mai sbagliati prima d'ora." Si voltò verso Pikachu. "Anche Pikachu ha sentito."
"Pika," disse Pikachu, fissandolo con scintillanti occhi blu cobalto. Bruno si voltò e gli fece cenno di continuare.
"Comunque, non sono affari nostri. Sai qual'è la nostra missione. Una singola vita non conta." James si avvicinò con occhi ardenti di verde, e afferrò una delle sue spalle possenti.
"E io che pensavo che i cattivi fossimo noi! Non possiamo lasciare una persona da sola, senza nemmeno cercare di aiutarla!"
"Guarda, non abbiamo il tempo per aiutare ogni damigella in pericolo!" ruggì Bruno, guardandolo dall'alto al basso. I suoi occhi marrosi si socchiusero. "Ora, toglimi quella mano di dosso, prima che ti spezzi il braccio." James estrasse un pugnale dalla manica e glielo puntò.
"Provaci, testa chiodata, e ti farò trovare qualcosa di nuovo in mezzo al culo!" Bruno sembrò sul punto di perdere il controllo, ma subito si sgonfiò. Distolse lo sguardo.
"Heh. So io cosa ti piacerebbe piazzarmi in mezzo alle chiappe..." James ringhiò.
"Tu brutto -" Jessie gli mise una mano sulla spalla.
"Dimenticatene, James. Non siamo qui per quell'idiota tutto muscoli, ma per i lacchè della Lega Pokemon. Butch, Cassidy e magari anche quella puttana coi capelli blu."
"Sì," convenne Persian. James lasciò la spalla di Bruno e si sistemò la sua maschera da ninja.
"Bene. Ma non sarò felice fino a quando non avrò fatto scomparire quel sorrisino dalla sua faccia." Bruno si strinse nelle spalle.
"Se vuoi possiamo chiedere un Cerchio dei Maestri, quando sarà finita. Anche se non sei un Maestro, farò un'eccezione. Ma ora andiamo avanti." Poi qualcuno gridò di nuovo, e il rumore fu abbastanza forte da essere riconoscibile.
"Questa è la voce di Giselle," disse Ash fissando con aria torva il tunnel a est. "Ma che diavolo ci fa qui?"
"Potrebbe essere una trappola," disse Bruno con tono scettico.
"No, sono sicuro. So che è lei." Si voltò verso di loro. "Io vado. Voi andate avanti, Bruno conosce il tragitto - la Strada della Vittoria non è cambiata di molto - vi raggiungerò più tardi." Si voltò e scomparve nelle tenebre.
"Ash!" gridò Misty. Si voltò e corse rapidamente verso di lui.
"Veniamo anche noi," disse James trascinandosi dietro Jessie. "Vieni, Persian!"
"Ora so perchè abbiamo fallito come criminali, James," disse Jessie liberandosi dalla stretta del suo compagno e sistemandosi la sua coda rossa. "Sei troppo dolce!"
Erika guardò Duplica, che stranamente non aveva seguito Ash, poi Bruno.
"Forse dovremmo andare anche noi." Bruno evitò il suo sguardo.
"Voi non avete capito niente, di quello che stiamo facendo. Io devo distruggere la Lega Pokemon. Devo." Guardò il suo gigantesco pugno chiuso. "Devo..." Erika lo folgorò coi suoi occhi verdi.
"E' una vendetta personale, o vuoi davvero salvare delle vite?" Incredibilmente, una lacrima corse sul viso di Bruno.
"Se non fosse stato per loro... Lorelei..."
"Bruno," disse Erika, scotendo malinconicamente la sua testa. "Non posso immaginare cosa significhi perdere l'amore della propria vita, ma so questo: la vendetta ti ridurrà ad un guscio vuoto. Guarda quello che è successo ad AJ. Vuoi che succeda anche a te?"
"E se anche fosse?" gridò Bruno in preda al dolore, stringendosi la testa nelle mani. "Dopo Lorelei... non ho altro nella vita. Nient'altro."
"Nemmeno tuo figlio?" Bruno crollò contro la parete del tunnel, in lacrime.
"Junior, certo che mi preoccupo di Junior."
"Allora fai quello che ha fatto tua moglie, e prenditi cura di lui!" disse Erika senza rimorso. "Sei stato un padre terribile. Non posso credere che tu nemmeno sapessi di essere suo padre, prima di rivedere Lorelei. Proprio prima che morisse." Bruno cadde in silenzio. Poi rispose.
"Hai ragione. Quando tutto questo sarà finito, risolverò anche questa faccenda. Lo farò. Ma ora abbiamo una cosa più importante da fare. O non ci sarà nulla da risolvere, quando la Profezia della Morte si sarà avverata. E potrebbe succedere in ongi momento."
"Bene," sospirò Erika, togliendo una ciocca di capelli neri dagli occhi. "Questo è meglio della storia della vendetta." Duplica cominciò ad applaudire.
"Brava, Erika. Era davvero strappalacrime." Erika fissò astiosamente la donna dai capelli blu, ancora nel suo oltraggioso vestito nero.
"Duplica, c'è davvero qualcosa di sbagliato in te. Lo noto da quando Misty è guarita dal veleno." Duplica smise di applaudire e la fissò con ochci innocenti.
"Chi? Io?" si indicò.
"Sì. So che sei sempre stata una persona molto allegra, ma stai superando ogni limite. E' spaventoso. E non hai mai osato interferire nei rapporti fra Ash e Misty prima d'ora - li volevi vedere di nuovo insieme, forse più di me. Anzi, più di me fino a un paio di giorni fa. Che ti è successo di strano?"
"Prometto che mi farò controllare dal dottor Giselle," affermò Duplica, facendo il gesto di un giuramento. "Sempre che la Padrona la lasci in vita."
"Padrona?" chiesero Bruno ed Erika simultaneamente.
"Oh, che sciocca," rispose Duplica, sorridendo con aria crudele. "Mi sono appena tradita."

"Per favore," la voce di Giselle arrivò alle sue orecchie dalle profondità del tunnel di roccia. "Qualcuno mi aiuti. Fa male..." Seguì un pianto e altre grida.
Ash afferrò una falda del mantello e cominciò a correre più velocemente, schiacciando la ghiaia e sollevando mucchi di polevere coi suoi stivali.
"Tieniti forte, Pikachu," disse al suo pokemon.
"Pikapi," rispose Pikachu afferrandosi saldamente alla sua spalla. Infine, il tunnel si aprì su una gigantesca stanza di pietra, e Ash si bloccò. Fissò scioccato lo spettacolo.
Giselle era accasciata a terra, sul fianco. Fiotti rossi scivolavano dalla pozza di sangue in cui giaceva. Ogni tanto, si lasciava sfuggire qualche debole lamento, e il suo viso, pallido e scolcato da lacrime, era contratto dal dolore. Il suo camice bianco era strappato, come se qualcuno l'avesse violentata.
Ash corse velocemente verso di lei, provando una fitta di sofferenza per lei. Doveva almeno farla guarire. Non le sarebbe piaciuto il modo - le sue abilità erano più adatte ad uccidere che a salvare - ma poteva era l'unico modo. Si sedette al fianco di lei, con Pikachu ancora sulla sua spalla.
"Giselle, sono io, Ash. Io -" Giselle lo guardò con occhi sorprendentemente lucidi, di un tenue marrone. Che poi sbiancarono.
"Allora ciao, Ash," disse, sorridendo serenamente. "Scommetto che non avresti mai pensato che avrei potuto fare... Questo!" Colto alla sprovvista, Ash lanciò un urlo mentre Giselle lo prendeva per il collo e gli sferrava una scarica di qualcosa, che percorse i suoi nervi con un grido di dolore. Anche Pikachu gridò. Cos'era? Ash cercò disperatamente di capirlo. Elementale di terra? Da Giselle?
La ragazza sorrise furbescamente, alzandosi in piedi, sempre tenendo la gola di lui in una dolorosa presa. Poi lo alzò nell'aria, fissando il suo viso mentre i capelli si levavano in aria, come se si stesse caricando di energia.
"Troppo facile!" gridò arrogante. "E tu saresti a un livello infinito? Ha!" Una sottile forma bianca si materializzò dietro a Giselle, e rapidamente prese colore. Ash tossì, sorpreso dalla vista della ragazzina che aveva salvato a Cinnabar Island che si teletrasportava davanti a lui.
"Ottimo lavoro, Giselle" disse la ragazza, esaminando Ash con occhi argentei, quasi fosse davanti ad un giocattolo. "Il Signore della Lega sarà contento."
"Chanelle?" balbettò Ash, cercando di afferrare la mano di Giselle per liberarsi. "Che diavolo è questa storia?" La ragazza lo guardò e ridacchiò divertita.
"Non mi riconosci, Ash? Allora sei davvero uno stupido, ma non puoi esserlo fino a questo punto." Ash cercò di concentrarsi. Ora che lo aveva detto, in effetti riconosceva una certa familiarità, ma con chi? Non aveva mai visto nessuno con quell'aspetto. "Oh, penso di doverti dare qualche indizio," aggiunse la ragazza, notando che lui non c'era ancora arrivato. "In fondo sono sempre stata la migliore della mia classe, all'accademia," disse, socchiudendo le palpebre. "Forse mi riconosceresti con qualche anno di più e i capelli bianchi?" Ci fu un silenzio teso. Poi Ash ruggì.
"Agatha."
"Finalmente," disse Agatha, giocherellando con uno degli amuleti sul suo vestito. "Qualche volta mi chiedo perchè mio nipote Gary abbia così bisogno di te."
"Vecchia puttana, che hai fatto a Giselle?" gridò Ash. Gli occhi argentei di Agatha brillarono sul suo viso ingannevolmente giovane.
"Ti consiglio di essere più educato, giovane uomo! Giselle, Sigilla i suoi poteri elettrici, e mostragli chi è la vera puttana, da queste parti!"
"Sì, Padrona," disse Giselle, fissando Ash con occhi completamente bianchi.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un bagliore artico riempì la caverna, e un raggio azzurro centrò il braccio di Giselle. La ragazza urlò, perdendo la presa elementale su Ash e fissando orripilata il braccio congelato. Prendendo vantaggio della situazione, Ash la gli diede una gomitata e si liberò definitivamente, crollando al suolo e sputando sangue, mentre Pikachu si stringeva al suo collo, cercando di resistere al dolore. Agatha si voltò e notò una donna alta, avvolta in un mantello blu, con le braccia che ancora emanavano una nebbiolina gelida. Gli occhi ardevano, blu come l'oceano, e i suoi capelli rossi galleggiavano nell'aria.
"Tu!" strillò Agatha. "Duplica ti avrebbe già dovuto uccidere! Tu e tutti gli altri!" Ash smise di tossire e balzò dietro a Misty.
"Duplica? Che le hai fatto, vecchia troia?" Agatha li guardò, e improvvisamente rise.
"Oh, non è ironico? Proprio tu mi chiedi cosa ho fatto IO a Duplica? Che domanda ridicola!"
"Di cosa stai parlando?"
"Basta parlare, ora -" Alzò improvvisamente una mano, afferrando un pugnale che altrimenti le avrebbe centrato il petto. Socchiuse i suoi occhi pallidi e si guardò intorno. "Chi? Chi ha osato?"
"Per te c'è un guaio!" disse Jessie spuntando al fianco di Misty.
"Fanne un paio!" aggiunse James affiancandosi ad Ash.
Persian sibilò, poi balzò davanti a loro, fissando la vecchia con aria ostile.
"Per aver osato trasformarci in tuoi schiavi..." cominciò Jessie.
"Noi ti castigheremo!" concluse James lanciando un secondo pugnale. Agatha dovette bloccare fisicamente le sue risate.
"Oh, solo altri due falliti! Quando vi siete messi fuori uso l'un l'altra, giù a Cinnabar, sono quasi morta dalle risate! Per colpa vostra mi hanno notato, e ho dovuto mettere in piedi tutta quella storia!" Gli occhi blu notte di Jessie si socchiusero crudeli.
"Come osi, mocciosa! Ti insegnerò ciò che i tuoi genitori non ti hanno spiegato a suon di sculacciate!"
"Mocciosa? Mocciosa a me?" gridò Agatha, sentendo quella parola. "Sono più vecchia di te di oltre mezzo secolo!" Agitò le sue braccia, e l'aria cominciò a vibrare, come se fosse stata attraversata da un tuono. Un forte vento urlò nella grotta, sollevando polvere e rocce. "Sai chi sono, ragazzina?" chiese lei con voce acida, amplificando il suo potere. "Sono Agatha, terza dei Quattro Grandi! Il Maestro degli Spiriti!" Ash e gli altri dovettero indietreggiare, colti alla sprovvista dall'imponente ammontare di energia che la donna stava accumulando.
"Jessie, non dovevi farla arrabbiare," la accusò James.
"Oh, taci James!" rispose Jessie, colpendolo in testa. Agatha fissò Ash.
"Per rendere la cosa più interessante, penso che evochero due dei tuoi amici? Cosa ne pensi?" Ash si strofinò il naso e si sistemò i guanti.
"Vecchiaccia, Sabrina ha detto che per fermare la Profezia della Morte avremmo dovuto uccidere i custodi dei cancelli. E te in particolare, ha detto. Sai, non credo che proverò rimorso quando ti avrò eliminato!"
"Sabrina, eh?" ruggì Agatha. "Quella traditrice! Dimenticala, e saluta i due tuoi vecchi compagni!" Cominciò salmodiare, con voce infantile priva di emozione.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
La caverna piombò nel buio più totale, perfino la luce prodotta da Pikachu vnene inghiottita dalle tenebre.
"La Morte riceverà quanto le è dovuto."
Un gemito orrendo, quale mai avevano sentito prima, risuonò nell'aria.
"Con questa purpurea offerta, faccio appello a te."
Si tagliò un braccio con un'unghia, e il suo stesso sangue schizzò sul pavimento di roccia.
"Richiama quelle anime dalla dannazione."
Dalla pietra di fronte ai suoi piedi emersero due paia di mani, pallide di morte.
"Empia Risurrezione!"
Ash e Misty indietreggiarono, osservando inorriditi le mani che si facevano strada nella roccia, dalla quale emersero infine due figure avvolte in mantelli purpurei e vestiti come ninja. Sulla loro pelle smorta, quasi trasparenti, si vedevano delle vene violacee, e i corpi puzzavano di decomposizione. Koga ed Aya rimanevano in silenzio, brandendo entrambi delle lunghe katana argentee.
"Noi pensiamo a Giselle," si affrettarono a dire Jessie, James e Persian.

"Padrona?" disse Erika indietreggiando, emettendo un intenso bagliore verde mentre richiamava il suo bastone e lo faceva roteare, creando un lieve soffio di vento per togliersi i capelli neri dal viso. "Chi è che ti controlla, Duplica?" Duplica restò in piedi, tranquilla, tenendo le mani dietro la nuca avvolta nei capelli blu. I suoi occhi, normalmente marroni, si illuminarono di una luce argentea.
"Controllarmi?" chiese divertita. "Io controllo me stessa."
"Stronzate," rispose Bruno, preparandosi ad attaccare. "Chi è? Non vogliamo farti del male, Duplica. Torna in te."
"E cosa ti fa credere che tu possa farmi male?" il suo ghigno si allargò.
Erika decise di colpirla e di trovare chi la stesse controllando mentre era svenuta. In quello stato, Duplica poteva essere una minaccia, se lasciata livera. Si concentrò e lasciò partire una scintilla di energia verde alla donna dai capelli blu.
"Polvere soporifera? Erika, puoi fare di meglio," disse Duplica con tono di scherno. Si trasformò in un pidgey, e sbattè le ali bianche e marroni per rispedire il pulviscolo al mittente. Rapidamente, Erika cercò di con la sua staffa di assorbire la polvere prima che potesse far addormentare Bruno, al suo fianco. Il pidgey ridivenne rapidamente una voluttuosa donna dai capelli blu, alta un metro e settanta.
"Uh, uh!" disse Duplica disse, scuotendo l'indice. "Questo non si fa." Prima che Erika potesse rispondere, si trasformò in un grosso charmeleon e colpì il Maestro d'Erba coi suoi artigli, scagliandolo contro il muro. Erika gridò di dolore, sentendo l'impatto con la roccia viva.
Bruno avanzò, tentando di stendere il charmeleon, ma Duplica si trasformò in un hitmolee e gli diede un violento calcio sulla schiena, mandandolo contro la parete. Bruno sbattè col volto, schizzando sangue da una guancia. Senza nemmeno voltarsi, l'hitmonlee si ritrasformò in Duplica, che incrociò le braccia, quasi annoiatae.
"Capite ora il potere della Trasformazione?" chiese con tono soddisfatto. Erika era ancora carponi sul terreno, coi capelli neri che le coprivano il volto.
"Non essere troppo arrogante!" urlò balzando in piedi e cercando di colpirla allo stomaco. Doveva attaccarla finchè era umana. Sarebbe stata più vulnerabile. Ma Duplica non tentò neanche di scansare il colpo, e si lasciò colpire con la violenza di un albero che crollava. Il colpo non ebbe effetto, anzi, la staffa di Erika attraversò il petto di Duplica e rimase incollato ad esso.
"Capisci adesso cosa significa essere un Maestro di Cambiamento?" chiese Duplica piegandosi di lato, strappando l'arma di Erika dalle sue mani. Quindi si trasformò in un hitmonchan e le diede tre rapidi pugni sullo stomaco, prima di finirla con un colpo in pieno viso. Erika cadde al suolo, con la bocca piena di sangue. Lo sputò sul terreno. Era ridicolo! Come si poteva sconfiggere qualcuno che poteva diventare quello che voleva? E non solo, perchè era praticamente invulnerabile!
Duplica riprese sembianze umane e si voltò.
"Penso che la Padrona sia nei guai. Devo uccidere questi due in fretta." Li guardò con occhi ardenti di bianco. "Dite addio alla vita."

"Non posso credere che siano morti," disse Ash, indietreggiando spaventato. Misty fissava inorridita i due cadaveri dei Maestri di Veleno, che si avvicinavano lentamente.
"Loro-loro non sono riusciti a uscire dalla base di Sud Lavender prima che il tuono la colpisse." Ingoiò a vuoto, sentendo la gola irritata e asciutta. Ash la guardò bruscamente, fissandola con occhi ardeni.
"Che significa, tuono?" Lei ingoiò di nuovo.
"Stavo per dirti la verità, ma me ne sono dimenticata, con quello che c'era da fare. Non sono stati Brock e Valdera a distruggere Sud Lavender... sei stato tu." Ash chiuse gli occhi, imitato dal suo Pikachu.
"Lo sospettavo da tempo, ma sentirselo dire... Io-io..." Poi, lasciando Misty angosciata, Ash alzò le braccia in segno di resa verso Koga ed Aya.
"Lascia che mi uccidano, Misty." bisbigliò. "Devo morire," disse bruscamente con voce priva di emozione. Lei pensava di aver dimenticato ogni sentimento verso di lui, ma vedendo quel tentativo così esplicito di suicidio non potè fare altro che accorgersi del suo errore. L'ira prese il posto del dolore, un'ondata di rabbia pervase il suo animo al pensiero di vedere il SUO Ash che sprecava in quel modo la sua esistenza.
"Come osi," sibilò. "Come osi gettare la tua vita come se fosse un giocattolo rotto! Sei solo un bugiardo, Ashura. Un bugiardo e un ipocrita!" Ash la guardò confuso coi suoi occhi bronzei.
"Ma non vedi? C'è... qualcosa in me. Qualcosa di cattivo. Posso sentirlo, Misty. Lo sento! E mi fa paura... sapere che posso uccidere anche te! Anche te!" Si voltò, sentendosi indegno di ricambiare lo sguardo di lei. "E' meglio morire al più presto." Misty non potè fare altro che scuotere il capo, incapace di trattenere le lacrime nonostante tutto quell'odio.
"Tu una volta mi dissi che il suicidio era uno spreco," bisbigliò con voce accusatrice. "E ti credetti. Se muori... io ti prometto che ti seguirò all'Inferno!"
"Cosa?" disse Ash, fissandola. "Non permetterò mai che succeda!"
"Allora dovrai tenermi sempre d'occhio, è chiaro?"
"Che tu sia maledetta, Misty!" gridò lui frustrato. Soffiò via alcune ciocche dai suoi occhi brillanti e si rivolse ai Maestri di Veleno ormai sul punto di attaccare. Apparentemente, avevano voluto forzarli a fare la prima mossa, per qualche motivo, ma ora erano stati costretti dalla loro evocatrice e muoversi. "Pikachu... Lama d'Ombra!" urlò Ash mentre il suo Pikachu si trasformava in una lunga katana nera, appena in tempo per bloccare un colpo da Koga.
Misty sentì il suo cuore esplodere di felicità. Ma fu un breve attimo, perchè il cadavere di Aya puntò verso di lei la sua katana, fissandola con occhi astiosi, coi capelli verdi che galleggiavano in aria. Misty schivò il primo fendente ed evocò i suoi pugnali gemelli di ghiaccio. Poi, decidendo che tipo di arma sarebbe stata migliore contro un Maestro di Spada, unì le sue armi generando una lunga picca bipenne di ghiaccio. Una mossa utile. Specie contro Maestri di Spada e di Veleno. Senza dubbio, sarebbe bastato anche un graffio per assicurare una morte lenta e dolorosa.
La battaglia cominciò.

"Hanno deciso di difendersi," commentò allegramente James, fissando Ash e Misty che, dalla loro immobilità, si erano animati per combattere i due ninja non-morti.
"Guarda davanti, stupido!" gridò Jessie, e James urlò balzando in aria, evitando per un pelo la voragine creata dal Terremoto prodotto da Giselle.
Persian ringhiò, balzando in aria per colpire il dottore, ma Giselle lo vide ed innalzò un duro muro di terra davanti a sè, col semplice cenno di una mano. Persian rimbalzò sulla barriera. Poi Giselle fracassò la sua difesa con un pugno, generando una dolorosa grandine di frammenti che cadde su di loro.
"Io odio i Maestri di Pokemon," disse Jessie cercando di coprirsi il viso con la lama di un pugnale.
"Quello è un Maestro di Pokemon?" chiese James improvvisamente preoccupato, mentre schivava le rocce.
"Perrr.. Se non lo è, allora è un umano in grado di controllare poteri elementali come e meglio di qualsiasi altro pokemon," commentò Persian ironicamente. "Siamo fortunati che non abbia ancora liberato il suo pokemon. Tre contro un Maestro è abbastanza equo, per me!"
"Marowak, vai!" gridò Giselle.
"Merda," commentò James, non più così allegro.

Agatha contemplò le battaglie che si combattevano davanti a lei, coi suoi occhi aquilini. Era molto interessata al modo con cui Ash e Misty avrebbero affrontato Koga ed Aya. Chiunque avesse vinto, avrebbe lanciato una maledizione che li avrebbe fatti cadere come mosche. Che importava se suo nipote li voleva vivi? Sentì quanto le sarebbe piaciuto vederli morti.
"Ciò che hai fatto è proibito."
Agata si voltò, fronteggiando una donna alta, ammantata in un mantello blu come il tramondo, con lunghi capelli verdi che le galleggiavano dietro la testa.
"Perchè, cara Sabrina," rispose Agatha con voce condiscendente. "Molto carino da parte tua venire qui, dopo che ho scoperto che sei una traditrice." Alzò le sue braccia, e cominciò a richiamare gli spiriti intorno a lei, come fumo nero. "Per il crimine di tradimento del tuo Signore, la sentenza è... al diavolo, sai bene come suona." Sabrina alzò un pugno da dietro la schiena. Brillò e arse mentre la sagoma triangolare di un pugnale di gialla energia psichica partiva dalle sue nocche. Ma poi, il piccolo pugnale venne avvolto da un alone nero.
"Non ti va di giocare, eh ragazza?" commentò Agatha notando quel cambiamento. "Come vuoi." Anche lei fece comparire una lama di psicoenergia nera. "Ora che sono più giovane, posso finalmente giocare al tuo livello, cara" disse, sorridendo fanciullescamente. Le due cominciarono una danza di morte, parando e sferrando colpi di energia nera. Però, mentre il volto di Agatha era pieno di emozioni, quello di Sabrina sembrava impassibile.

"Butterfree, lo senti?" chiese Laselle, continuando a vagare per il lungo tunnel oscuro. Era molto tempo che camminava, ormai, e nulla la poteva più spaventare. A parte i fantasmi. Ma ora, aveva udito il suono ritmico di urla e tonfi, come quelli di una grossa battaglia, proprio davanti a lei.
"Free," il pokemon volante si portò sul lato sinistro. Sembrava come esitante...
"Bene, allora andiamo a vedere che succede," concluse Laselle pettinandosi i caplli castani. Poi cominciò a correre, stando però attenta a dove metteva i piedi. Non voleva fare rumore, nè cadere in qualche crepaccio.
"Duplica, combattilo!" Il cuore di Laselle fremette, riconoscendo la voce del Maestro Erika. Erano tutti là sotto? Il tunnel che si aprivano verso l'alto. Rallentò e si appoggiò alla parete del tunnel, proprio nel punto in cui esso sboccava nel crocevia.
"Silenzio, Butterfree" bisbigliò mentre dava una sbirciata.
Un enorme charizard si librava nell'aria al centro della caverna, con lenti battiti delle sue ali demoniache. Ua coppia di occhi bianchi adornava il volto del dragone, e lingue di fuoco emergevano dalle narici. La sua lunga coda scalciava nell'aria sopra le possenti zampe artigliate. Incredibilmente, il charizard parlò con la voce di Duplica.
"CHARR... Combatterloi? Preferisco combattere voi," sibilò.
Laselle analizzò rapidamente l'area. Là, in ginocchio sul terreno, accando ad una scalinata di roccia, c'era una donna dall'aria stremata, avvolta nei resti di un mantello verde, che respirava affannosamente. I suoi capelli neri erano spettinati e incrostati di sangue, che colava anche dalla suo bocca. Ma gli occhi, verdi erba, sembravano ancora fieri. Il Maestro Erika! E oltre l'entrata di uno degli altri tunnel, c'era una figura accasciata, con un mantello marrone... il Maestro Bruno?
"Duplica, non sei più in te! Per favore, non fare qualcosa di cui potresti pentirti... o non costringere me a fare qualcosa di cui mi pentirò!" gridò il Maestro Erika additando l'enorme charizard. I suoi pugni emanavano un'energia dorata, e un'aura verde la stava avvolgendo. Duplica? Laselle cominciò a pensare. Non poteva essere! Perchè mai il Maestro Duplica avrebbe dovuto attaccare il Maestro Erika? Era folle!
"Molto spiritoso!" sbottò il charizard sarcastico. Il suo ruggito di drago riempì la caverna, e il suo respirò generò un forte vento. Poi piegò la sua testa e spalancò le fauci. "CHARRRRRR!" Un'immensa onda di fiamme partì verso il Maestro d'Erba, ancora acquattato. Poi Erika spinse tutte le sue energie nei palmi aperti.
"Solar-raggio!" gridò, e in quell'istante i suoi occhi verdi vennero offuscati dalla vampata gialla che emergeva dalle sue mani. I due attacchi si incontrarono in aria, esplodendo fragorosamente.
Laselle si coprì gli occhi per proteggersi dalla polvere che riempì la caverna con una nube spessa, carica di detriti. Tossendo, agitò le mani alla ricerca di aria pulita, mentre anche Butterfree la aiutò con le ali. Ci vollero pochi minuti prima che la polvere si adagiasse al suolo, e lei potesse vedere di nuovo.
Boccheggiò. L'enorme charizard rosso, che a quanto pare era Duplica, volteggiava ancora nell'aria, incolume. Il Maestro Erika era a terra, col mantello bruciacchiato.
"Charr... fuoco sconfigge erba... gioco, set e partita," ringhiò il charizard. Cominciò a preparare il colpo di grazia.
"Ferma!" urlò Laselle, in lacrime. Si alzò e corse disperatamente verso di loro. "Duplica... per favore fermati! Ti prego! Non uccidere Erika!" Il charizard smise di inspirare e la fissò con un'occhiata truce.
"Laselle... che ci fai qui?" disse rudemente. "Per favore!" la implorò Laselle, interponendosi fra lei ed Erika, ancora al suolo. "Non so perchè state lottando, ma è sbagliato, devi saperlo!"
"Sbagliato?" ringhiò lei, sprizzando fiamme dalle narici. "Tutto è sbagliato! Sbagliato per me! Quindi devo fare quello che IO voglio! Io!"
"Ma tu non vuoi questo!" continuò Laselle. "La Duplica che conoscevo era amichevole e spiritosa! Era gentile e simpatica! Sempre preoccupata per Ash e per gli altri!" Il charizard chiuse improvvisamente gli occhi, e alcune lacrime cominciarono a colarne fuori, vaporizzandosi al contatto con la pelle ardente.
"Ash. Hai ragione..." bisbigliò lei. Poi riaprì le palpebre e ruggì, facendo remare la caverna. "È per lui che lo faccio! La Padrona ha promesso!" Piegò all'indietro la testa e riprese ad inspirare. "Devo farlo!"
"Duplica, no!"gridò Laselle.
"Free!" pigolò il suo Butterfree, volando sopra la sua testa. laselle lo guardò disperata. "Butterfree, sei la mia unica speranza! Ti prego, ferma Duplica..." Guardò malinconicamente il charizard. Poi atterrò e, lasciando Laselle scioccata, cominciò a trasformarsi, come se fosse stata Duplica. Il butterfree si ingrandì, cambiò colore e divenne un'immensa testuggine. Un blastoise!
"STOIS!" ringhiò il blastoise, puntando i suoi cannoni e attaccando con due colonne d'acqua. Duplica-Charizard gridò di dolore, e venne centrata dall'attacco, precipitando di schiena.
"Butterfree???" esclamò Laselle. "Che sta accadendo?" Duplica-Charizard cercò disperatamente di rialzarsi, usando le ali per rimettersi in piedi.
"Char! Così è uno di quelli!" Si accasciò al suolo e si trasformò in un ispido cane giallo, Jolteon. "Jolt!" gridò correndo verso di loro e lanciando un poderoso attacco tuono.
"Blast!" gridò il blastoise, centrato dal colpo elettrico. Ancora fumante, si girò e si trasformò in un Sandshrew per generare un terremoto.
"SHREW!" gridò, frantumando il terreno con gli artigli e generando una crepa che percorse il terreno.
Laselle potè solo osservare affascinata quella lotta. Era una lotta di tipi, e ognuno cercava di trasformarsi in un tipo che avesse un vantaggio sull'altro.
Potè dire solo una cosa.
"Butterfree, ma tu che cazzo sei?"

Koga si piegò, tenendo la sua lunga katana in orrizontale. Il suo viso pallido era stato graffiato da molti colpi di Ash, ma non usciva la minima traccia di sangue - il suo cadavere era dissanguato. Ogni tanto, ciuffi di capelli opachi si strappavano dal teschio smorto, assieme alla carne che li reggeva.
Ash era davanti a lui, ad una dozzina di piedi, su un leggero rialzo del pavimento roccioso, tenendo la sua katana nera dietro la schiena. Acnhe il suo mantello nero era gonfiato dall'aria che spirava innaturalmente nella grotta.
"Koga, puoi sentirmi? Sei davvero tu?" urlò verso il ninja nel mantello color porpora. Un orrendo lamento uscì dalla bocca del cadavere, la spaventosa parodia di un discorso. I suoi occhi si arrossarono, fissandolo con aria torturata, come se stesse soffrendo nelle fiamme dell'inferno. Poi si nascose nel mantello e balzò in avanti, afferrando la katana con ambo le mani e caricando. Oppresso dal disgusto di doversi difendere da un uomo che avrebbe avuto ogni ragione per ucciderlo, Ash strinse a sua volta la sua katana nera e si lanciò verso Koga, avvolto nel suo mantello nero.
Tre colpi.
Dopo, entrambi i Maestri rimasero immobili, in piedi, stringendo le proprie armi con forza, e si voltarono. Ash guardò con aria triste le bracci di Koga che crollavano al suolo, seguite dalle gambe. Il torso cadde, senza arti, sul pavimento.
"Mi dispiace, Koga," disse Ash scuotendo il capo. Improvvisamente, i pezzi del corpo si animarono e si riunirono. Koga si rimise in piedi. "Questo è male," commentò Ash osservando il ninja che attaccava di nuovo.
Nel frattempo, Misty e Aya si incontravano, incrociando la picca e la katana. Per un attimo il combattimento sembrò in stallo, con Aya che tentava di colpire e Misty che si difendeva con la sua arma bipenne. Poi tutto cambiò, quando Misty si voltò agilmente, evitando un fendente diagonale di Aya, ma perdendo una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi. Ringhiando di rabbia, continuò la rotazione, seguita dal mantello blu, e tagliò in due Aya all'altezza della bita. Quindi sferrò un potente calcio al torno, spedendo mezza Aya in aria.
Sfortunatamente, l'altra metà del corpo balzò in aria e si ricongiunse, ridiventando una sola persona. Con un balzò all'indietro, Aya atterrò tranquillamente e riprese l'attacco.
Qualcuno la toccò da dietro, e Misty quasi gridò, prima di accorgersi della presenza di Ash.
"Qui non andiamo da nessuna parte, Misty!" disse lui, guancia contro guancia. Misty si sentì oppressa dal tepore del contatto. Indicò l'angolo lontano della caverna, dove lottavano Agatha e... Sabrina? Sembravano lottare in cima ad una piccola spianata nella roccia. "Li vedi?" continuò. "Credo che se abbattiamo Agatha, il suo potere su tutti quelli che sta controllando verrà meno. Con Sabrina che la tiene occupata sarà più semplice coglierla di sorpresa."
"Buona idea," rispose Misty, e si voltò per parare un fendente di Aya. "Ma che facciamo con Koga e Aya? Non possiamo ucciderli. E se restiamo distratti e loro ci toccano con quelle armi avvelenate..." soffiò via una ciocca di capelli rossi che le si erano infilati nella bocca.
"Allora, ecco quello che faremo..."

Agatha parò ancora un altro colpo del pugnale Psichico di Sabrina, sprizzando scintille nere dappertutto, e si voltò per rispondere con un fendente diretto al collo della donna. Comunque, prima che il pugnale potesse incontrare la carne, la forma di Sabrina brillò di bianco e scomparve. Agatha si voltò, avvolta dal clangore dei suoi amuleti, certa che sarebbe riapparsa fiusto dietro di lei.
"Codarda," disse con la sua voce infantile. "Dovresti aver paura di uno dei Quattro Grandi. Non sei mai stata alla loro altezza, cara Sabrina." Sabrina ricomparve, galleggiando nell'aria, circondata da un'aura dorata mentre si teneva in volo con l'energia psichica, avvolta dai lunghi capelli neri come se fosse sott'acqua.
"Non era il mio destino diventare uno dei Grandi," disse senza risentimento. "E non era il tuo destino cambiare la tua età col potere della profezia."
"Ah, no?" chiese Agatha falsamente sorpresa. "Allora come mai ho quattordici anni e sono ancora in piedi?" Sabrina cominciò ad ardere più brillante, fissandola con occhi crudeli.
"Il tempo non può tornare indietro sui suoi passi. Psicoattaccoo!" Le sue mani su unirono, generando una palla di pura energia mentale.
"Oscurità, dammi il potere della Levitazione," salmodiò Agatha, e i suoi capelli galleggiarono nell'aria, mentre un vapore scuro la copriva. L'attacco psichico colpì il terreno, facendo vibrare tutta la caverna. "Il tuo destino non è che una morte inutile!" disse Agatha, che era balzata in aria per aggredire Sabrina, avvolgendo il suo vestito in un'ombra nera.
"Non penso." Una forma nera si rifelsse negli occhi color crepuscolo di Sabrina.
"Cosa?" disse Agatha spaventata, torcendosi nell'aria.
Misty aveva liberato il suo Starmos, che, dopo aver tranciato in due Koga e Aya, si era diretto verso di lei, con Ash pronto a balzarle addosso, con la katana nera pronta a colpire.
Terrorizzata, Agatha gettò i suoi palmi verso di lui. Non c'era tempo di lanciare un'incantesimo al Maestro d'Ombra prima che colpisse. Poteva fare solo una cosa.
Invadere la sua mente.
Disperatamente, lanciò la sua coscienza per unirla con quella di lui. Era come entrare nel buio più completo, come mai aveva visto prima. Ombre roteanti che sembravano non tanto assorbire quanto evitare la luce. Che mente era mai quella? Cercò disperatamente un appiglio, un punto da cui cominciare. Niente. Avrebbe dovuto lanciarsi alla cieca.

Nero. Oscurità. Ombre.
Si ritrovò in piedi su un limbo oscuro. Intorno a lei c'era un'infinita tenebra. E dietro c'era Ashura, nel suo mantello nero, immobile e muto. Ma come poteva dire chi fosse, col cappuccio a nascondere il visto? E quegli occhi erano di un rosso crudele...
"Vuoi violare i miei ricordi, puttana?" ruggì improvvisamente la figura nel mantello, e Agatha indietreggiò spaventata - lo spavento più grande che avesse mai provato negli ultimi cento anni di vita. Doveva andare via. Doveva, il suo tentativo di entrare nella mente di lui era fallito! Ma quando cercò di andarsene, neri vincoli d'acciao sorsero dal pavimento nero e si avvinghiarono intorno a lei. Gridò. La figura nera galleggiò verso di lei. Urlò di nuovo, cercando di scappare, dimenticando le catene, in preda al panico.
Una mano fredda come la morte le strinse dolorosamente il mento, e la costrinse a fissare le tenebre del cappuccio. Anche da quella distanza, poteva vedere solo quelle fessure rosse di sangue, simili alle fiamme di un vulcano.
"Tu vuoi i miei ricordi... li avrai." Abbassò la testa e la baciò. Non era un bacio da innamorato, ma la punizione di un bacio brutale. Agatha urlò nella sua bocca, ma lui sembrò quasi divertirsi, forzando la sua lingua nella bocca di lei. In tutto quel terrore, lei sentì anche una punta di piacere in quell'azione, e fu indecisa se esserne ulteriormente spaventata o meno.

Nero. Oscurità. Ombre. Una memoria.
Un ragazzino, di due anni al massimo, fra le ombre di un seminterrato, si copre il suo viso grazioso fra le mani.
"Tu non sei mio figlio!" urla un uomo dai capelli blu, additandolo.
"Per favore, papà..." lo supplica il ragazzino.
L'uomo avanza impettito e tira un calcio al bimbo. Questi grida, ma non piange. Forse è questo ciò che fa infuriare quell'uomo. Una bella donna, con capelli castani, corre lungo una scalinata e urla, alla vista di ciò che l'uomo sta facendo.
"T-ti prego fermati," singhiozza lei. "P-per favore, è tuo figlio!" L'uomo stringe i pugni, fissandola.
"Sei una puttana," dice pieno di rabbia, ma apparentemente calmo. E quel che è peggio è che la rabbia fa presto a crescere ed a smorzarsi, ma la calma è mortale, ci mette molto ad apparire e molto ad andarsene. "Guardalo. Dove li ha presi quei capelli neri? Non da te. Non da me. E' un bastardo." Raggiunge di nuovo il bambino e lo solleva con una mano. Due splendidi occhi bruni lo fissano. Lo fanno infuriare, perchè un bastardo dovrebbe essere brutto, secondo lui. "Tu non sei mio figlio," ripete l'uomo, e poi tira un violento pugno nello stomaco del bimbo, che crolla a terra ma non grida neppure. Il suo viso resta calmo come un lago ghiacciato.
"No, non farlo!" grida la donna, correndo per afferrare il braccio di lui. Con l'altra mano, l'uomo le dà un violento schiaffo che la sbatte contro il muro del seminterrato.
"Puttana. Avrai quello che meriti." Si avvicina alla donna in lacrime, coi pugni serrati.
Il seminterrato si riempie di grida.

Altri ricordi invadono la mente di Agatha. Presto non può più sopportarli. Ma continuano e continuano e continuano, e si lei si ritrova a ridere, a urlare frasi senza senso, a sbavare.
L'uomo nel mantello nero indietreggia e la guarda coi suoi occhi rossi, sorridente. Si toglie il cappuccio, ma una ciocca di capelli neri copre la faccia.
"E ora morirai."
Ride a fondo.

"No!" gridò Misty, vedendo Ash che cadeva improvvisamente da Starmos prima che potesse colpire Agatha. Ma anche questa cominciò a cadere, mentre l'incantesimo di levitazione veniva meno. Misty saltò giù dal suo pokemon, avvolta nel suo mantello blu, e atterrò giusto in tempo per evitare che Ash si sfracellasse sul suono roccioso. Lo afferrò con ambo le mani e si piegò di lato, trasformando la caduta in una rotolata.
Agatha non fu altrettanto fortunato, e si schiantò contro la dura roccia, con gli occhi spalancati. Sembrava essere morta anche prima di colpire il suolo.
Misty guardò Ash, disperata. Stava respirando, lentamente. Ringraziò il cielo. Cosa era successo? Era stata Agatha a farlo svenire? Era morta per questo?
Come Starmos la raggiunse, col suo gioiello rosso luccicante di preoccupazione, il Maestro d'Acqua venne distratta dal fragore di un tuono. Si voltò e osservò la katana nera che si ritrasformava in Pikachu. Anch'esso sembrava svenuto, con gli occhi blu cobalto chiusi come in un sonno ristoratore.
Sabrina scivolò silenziosamente accanto a lei, guardandoli impassibile. Poi scosse il capo.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Dormira per un'ora, poi si sveglierà e starà bene." Misty osservò il corpo di Agatha, fracassato sulla roccia. Con occhi stupiti, osservò il cadavere mentre invecchiava rapidamente davanti a lei. I capelli neri si sbiancarono, la pelle si raggrinzì, e poi Misty riconobbe l'Agatha che aveva conosciuto nella Lega Pokemon. Ma l'invecchiamento non si fermò fino a quando la carne non si sgretolò, rivelando uno scheletro che presto si polverizzò, svanendo in un soffio di vento.
Si sedette, cercando Koga e Aya. Ma non c'era più nient'altro che un mucchio di vecchi stracci merci. Due spiriti bianchi corsero verso di lei, spaventandola. Pensò di aver sentito dei ringraziamenti, dal vapore che le si dissipò davanti.
Jessie, James e Persian le arrivarono accanto. Il secondo teneva Giselle in braccio: la ragazza era svenuta.
"Phew," sospirò James. "Sono contento che tu l'abbia fermata prima che questa," accennò col capo a Giselle, fra le sue braccia. "Potesse fermare noi." Poi, dal margine lontano della caverna, dove c'era l'ingresso, individuò un Bruno dall'aria stravolta, Erika e... Laselle? Camminavano verso di loro, e Bruno teneva fra le braccia Duplica, svenuta.
Sabrina camminò verso di lei e lasciò cadere una lettera.
"Questo è per te. E troverete altri due vostri compagni, intrappolati nella cavera verso occidente. Ora vi saluto." Un bagliore bianco, e poi scomparve.
Erika e Bruno si arrampicarono sulla roccia, quindi quest'ultimo depositò Duplica accanto a loro, per aiutare Lasella a salire. Un pokemon nero, simile ad un'ameba, le sedeva sulla spalla. Per un momento tutti lo fissarono ammutoliti. Poi Laselle parlò.
"Sono contento che siate sopravvissuti, in un modo o nell'altro, Maestro Misty. Il Maestro Duplica ci aveva quasi battuti. Ma Butterfree - voglio dire, Ditorion - l'ha tenuta occupata, altrimenti a quest'ora saremmo tutti inceneriti." Misty fissò con aria incredula il pokemon seduto sulla sua spalla.
"Ditorion?" Laselle sembrò imbarazzata, si grattò la nuca con la mano e giocherello con una ciocca dei suoi lunghi capelli castani.
"A quanto parte è il settimo Pokemon Supremo, e ci stava spiando fin dall'inizio. Ma... uh... ha deciso che gli piaccio, e quindi vuole aiutarci."
Misty scosse il capo con aria ironica. Poi socchiuse i suoi occhi blu, osservando la lettera datale da Sabrina. La aprì.

  
 Carissima sorella,  
       Se desideri scoprire il segreto della nostra nascita,
       vieni al vecchio quartiere residenziale di Indigo 
       Plateau City.  
       Non tardare. E vieni da sola.   
	  E non mostrare questa lettera ad Ashura.   
  
	  Valdera  

Fine della undicesima Parte


POKEDEX

PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità

Attacco: Ebollizione di Tuono
Tipo: Elettricità/Acqua
Pikachu comincia a sovraccaricare l'avversario con l'elettricità. Il calore cuoce letteralmente la vittima.

Attacco: Assorbimento elettrico
Tipo: Elettricità
Assorbe elettricità a bassa intensità nel corpo del pikachu, che la può poi riutilizzare a piacimento.

Attacco: Graffio di Tuono
Tipo: Elettricità/Normale
Usa la coda per spedire una lama di elettricità che può tagliare in due l'avversario, se è abbastanza potente.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Parte 12 - Requiems ***


Pokemon Master

Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm

Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Parte 12 - Requiems

Occhi. Occhi blu ghiaccio che stavano fissando. Fissando lei. Esigenti, speranzosi.
L'uomo alto, biondo e barbuto che era suo padre stava davanti a lei, con sua madre dai capelli neri che gli sedeva accanto e che evitava il suo sguardo.
"Far parte di questa palestra significa avere padronanza dell'acqua."
Lei guardò da un'altra parte.
"La nostra famiglia si è sempre allenata sotto lo stendardo di Cerulean. Sarai tu l'unico membro della nostra dinastia ad abbandonare egoisticamente la tradizione?"
Un silenzio imbarazzante.
"Ebbene?"
Quando la risposta arrivò, era quasi un bisbiglio. "Io-io non sento la stessa cosa ... sull'acqua ... come tutti gli altri. Mi punirai per questo?"
"Se non per l'acqua, per cosa senti affinità?"
"Io ... io non lo so," bofonchiò lei.
"Se non fosse per Misty, non penserei nemmeno che sei una della famiglia," disse rigido suo padre, scuotendo la testa. "Ma in seguito hai cominciato a influenzare un poco anche *lei*. Questo deve finire."
I suoi occhi si socchiusero, ma dentro stava soffrendo. "E forse non voglio nemmeno diventare una degli stupidi Waterflower ..."
Lui smise di respirare e saltò in piedi, gli occhi freddi come acqua gelata. Ma prima che lui potesse fare niente, suonò il campanello della porta.
"Pensi che siano le altra ragazze, tornate dall'allenamento di nuoto?" chiese sua madre dubbiosa.
"No, è troppo presto." Sorprendentemente, suo padre sorrise un poco prima di alzarsi ad aprire la porta, e la ragazza si sentì ben più che un poco sconcertata.
Alcuni minuti dopo, tornò indietro con un uomo più vecchio che indossava un camice da laboratorio che ben si intonavano coi suoi capelli.
"Questa è lei, Professore," disse lui, indicandola.
L'uomo con il mantello bianco la osservò e i suoi occhi marroni sembrarono interessati.
"Capisco. Beh, signorina, io sono il Professor Oak e tu sei un caso molto interessante ..."
Sgranò gli occhi.
...
E Valdera si svegliò con la sensazione soffocante di non poter fare niente fin dentro la gola. Il futon sotto di lei era fradicio del suo sudore nonostante il freddo dell'aria morta dentro la vecchia stanza.
Fuori, attraverso la finestra rotta sul muro opposto, il vento della città scuoteva il vetro e le mura semidistrutte del desertico appartamento a molti livelli come fosse una casa di carte. Il gesso si staccava dal soffitto e cadeva con soffici tonfi sul pavimento di legno con suoni intermittenti. Non c'era da sorprendersi però, dal momento che l'intero blocco di questi appartamenti di questa parte della città era stato da lungo abbandonato, nessuno che si ricordava che un tempo era stato qualcos'altro.
Il suo respiro era duro, faticoso, prima che finalmente lei riuscisse a rilassarsi e lasciasse andare l'angoscia repressa. Si scostò una ciocca di biondi capelli dagli occhi. Non era più una ragazzina indifesa che poteva essere spinta in una direzione da chiunque. Mai più.
Nondimeno, sentiva un tipo di spinta diverso ora.
Mistaria.
Ma se ne sarebbe occupata molto presto.
Un'improvvisa risata stridente ruppe il silenzio della stanza, facendola trasalire.
"Sta buona bambina e forse ti lasceremo vivere dopo che avremo finito."
Valdera si sedette sul futon e osservò mentre due grossi uomini coi vestiti stracciati entravano nella stanza dalla porta mezza aperta. Sciocco da parte sua non averli notati prima ma gli incubi la lasciavano sempre vulnerabile. Comunque non c'erano scuse - sapeva com'era l'area lì intorno - anche con la supposta folla di persone che si erano riunite al palazzo per celebrare la riforma del mondo. Senza alcun vigilanza regolare, la vecchia zona residenziale era diventata un nido per i criminali e i violentatori. Ma naturalmente era anche quella la ragione per cui lei aveva scelto quel posto come loro punto d'incontro. Non voleva alcuna interferenza da parte della Lega, quando sua sorella fosse arrivata - e lei sarebbe arrivata. L'avrebbe guidata la curiosità; conosceva sua sorella quanto se stessa.
Ma prima ... un po' di divertimento. Sorrise lentamente.
I loro occhi luccicavano di desiderio e lei capì di non stare indossando alcun indumento. Non le importava - aveva scoperta tempo prima che il suo corpo era solo un'altra arma che poteva usare. Eppure francamente, feccia come quella non ne meritavano neppure la vista. Perciò si mise in piedi e l'oscurità della stanza si estinse all'improvviso quando lei lasciò uscire un fiamma di luce abbagliante dal suo corpo; brillante come il sole prima che fosse avvolto nell'ombra circondando la terra.
Gli uomini caddero all'indietro, urlando per la sorpresa, ciechi, indietreggiando come ragni sorpresi nel loro nascondiglio da una pietra rovesciata. Avanzando, spostò i capelli dietro una spalla snella col movimento della testa e fece scorrere la mano sopra il suo corpo. Al movimento, una luce vaporea diede forma a degli abiti sottili sopra sua pelle per nascondere la sua nudità.
"E - è una maestra di Pokemon!" esclamò uno di loro, ora completamente impaurito quando prima erano compiaciuti, potenti su una donna apparentemente debole. Ancora sgranando gli occhi per la luce accecante, si spinsero l'uno contro l'altro mentre cercavano di ritirarsi dalla porta nello stesso momento. Valdera spalancò la mano destra e catene come di luce eruttarono verticalmente dal pavimento bloccando la loro via di fuga, costruendo insieme una ragnatela impigliata.
"Ve ne andate così presto?" chiese con un sorriso diabolico sulle labbra. "Dite al Proibito nell' Inferno che lo saluto." Una sfera di elettricità bianchissima brillò brevemente nella sua mano prima che la mandasse a sbattere contro la testa girata dell'uomo più vicino con un leggero movimento del polso. Ci fu un suono non dissimile a quello di un'anguria che veniva spaccata e il corpo senza testa cadde sulla schiena del suo amico. L'uomo rimasto smise di districarsi dalle catene di luce e si girò, gridando quando vide cosa aveva fatto al suo compagno. Come una donna debole, urlò fino a che la voce non gli divenne rauca.
"Oh, sta zitto," disse lei mentre si avvicinava e spostava con un calcio del suo piede nudo il corpo del suo amico predente da lui. Lui si zittì immediatamente benchè la sua bocca fosse ancora spalancata alla ricerca d'aria come fosse un pesce in fin di vita. Lei si mise le mani sui fianchi e lo fissò inclinando leggermente la testa.
"Dì agli altri tuoi amici che questa notte è vietato entrare in questa zona," disse dolcemente. Spostò significativamente il suo sguardo di ghiaccio su quello che era stato il suo amico. "E dovresti sapere che la gente non è sempre quel che sembra."
Lo lasciò lì a tremare mentre la sua forma si dissipava in luce e si spostava giù nella strada accanto all'entrata dell'edificio. Si riformò lì. L'aria era cupa, come una nebbia macchiata da ombre, come se le nuvole fossero affondate dal paradiso. Una leggera brezza soffiò arruffando l'orlo del suo vestito e lei alzò lo sguardo verso l'oscurità del cielo, oltre le alte sommità degli edifici cittadini accanto a lei. La cupola protettiva che Lord Garick aveva eretto sopra l'intero altopiano era anche più scura ed impenetrabile del cielo coperto dietro di esso. Nemmeno gli alto e dolci lampioni luccicanti posti allineati lungo le strade della città potevano illuminare l'intero altopiano. Non più.
Ma lei aveva se stessa. Senza pensarci su, la sua figura si illuminò e cacciò via l'oscurità come acqua che lava via il fango. L'improvvisa luce fece trasalire un paio di prostitute vestite in abiti succinti che si erano appoggiate su una cabina telefonica lì accanto. Lei scosse la testa mentre le ragazze facevano scongiuravano con le mani e scappavano. Piccoli rattata che si stavano nutrendo di lattine di immondizia puzzolente nei vicoli adiacenti all'edificio dal quale era appena uscita le soffiarono contro e si sparsero più profondamente nel vicolo. L'aria sapeva di morte. Ma a questo punto ci era abituata. Lasciò scorrere gli occhi lungo la strada. Un altro delle abitazioni popolari doveva bastare finchè aspettava.
E si chiese se ad Ashura sarebbe piaciuto il modo in cui sbrigava le cose. Anche lei poteva essere brutale. Molto più brutale. Era scritto nei suoi geni dopotutto.

*************************************************************************

La foresta scura e le rovine circostanti erano tranquille. Appoggiandosi su un ginocchio, la donna alta con capelli blu-scuro studiò la larga impronta di stivale stampata sull'erba umida lì intorno. Stava facendo dondolare una lampada in una mano per avere una migliore visibilità, mentre con l'altra stava toccando il terreno, cercando di sentire qualcosa con le dita.
Suzie socchiuse gli occhi. Nonostante tutto, la presenza di Brock influiva ancora molto su di lei; abbastanza da dare vita ad emozioni che, seppure fossero completamente diverse ora, credeva fossero morte per sempre. I suoi capelli caddero sul lato destro del suo viso da dove prima la coprivano le ciocche. Lo ignorò.
"Sembra che siano tutti entrati nel Plateau attraverso i tunnel della Victory Road," disse Rainer stando sui fatti mentre aguzzava la vista giù per il pendio, ancora stando sopra il suo cavallo di fiamme bianco e rosso. Scomodo soprattutto per il rapidash, come faceva notare nitrendo dolorosamente, e muovendosi da un lato all'altro per l'agonizzante aura liquida del Maestro d'acqua dal mantello blu che gli stava sopra.
Cassidy, anche lei sopra il suo cavallo accanto al suo compagno, Butch, storpiò il suo naso all'insù per il disgusto mentre osservava l'oscuro cimitero. Era appena visibile dopo l'affioramento di un paio d'alberi e alcune colonne di pietra cadute. "Ho sempre pensato che piazzare le tombe di quelli che erano morti nelle guerre davanti alle uscite dei tunnel fosse un po' perverso."
Suzie si alzò con un movimento rapido e fece svolazzare il suo mantello nero, la sua lunga treccia che si sistemava sulla schiena. "Non dimentichiamo tutti quanti chi ha iniziato questa guerra," disse con una nascosta traccia di astio. Si aggrappò alla criniera infuocata del suo rapidash con una mano e saltò per montare sulla sella a prova di fiamme.
Rainer annuì mentre guardava di nuovo i due Generali della Lega con un brillio ostile negli occhi blu. "E' vero. Infatti, Suzie, non vedo perchè dovremmo preoccuparci di questi due inutili umani. Aggiunto il fatto che facevano una volta parte del Team-Rocket ..." Disse l'ultima parola senza la minima misura di compiacenza.
Butch strinse l'impugnatura della larga spada inguainata alla sua cintura sotto il suo mantello grigio. "Idiota!" Dovresti stare ringraziando l'anima di Giovanni per quello che ha ridato all'umanità-"
"Ma così facendo, quello stupido dalla vista corta ha rovinato non solo Insula Indigo, ma anche l'intero pianeta," lo interruppe categoricamente Suzie .
"Basta così, è tutta storia vecchia." Squadrò Butc e Cassidy coi suoi occhi scuri prima di ritornare con lo sguardo a Rainer. "Ho scelto io questa alleanza, e mi sono serviti molto a provvedere alle caratteristiche della Lega. Finchè i loro scopi non interferiscono coi miei, non vedo alcuna ragione per romperla." Detto ciò, spronò il suo rapidash verso il cimitero lungo la collina in pendenza ricoperta di foresta e partì in un soffio di fuoco.

<><><>

Migliaia di piedi più sotto, all'interno delle più profonde oscurità delle caverne di Victory Road, una donna sola sedeva proprio sull'orlo della sporgenza di un dirupo, lasciando che le lunghe gambe dondolassero senza cura sul precipizio senza fine. Le spalle erano scoperte, e le ciocche di capelli rossi che sembravano del colore del sangue nell'oscurità furono spostate da una delle lisce guance da una mano guantata. Occhi di colore blu-acqua pallido osservarono la pericolosa altezza sotto di lei come rapiti da essa. Il mantello che le copriva il vestito era del colore blu-scuro dell'oceano.
Misty girò la testa e alzò lo sguardo. La massiccia formazione di colonne alte un miglio sembravano non finire nell'oscurità dell'ombra sovrastante. Ma lassù da qualche parte c'era l'entrata alla superficie della città. C'erano davvero vicini. Abbassò lo sguardo blu e ritornò a guardare le profondità sotto di lei. E a pensare.
In un anno, il sottopassaggio fatti di scogliere sotterrane e sporgenti, tunnel e tranelli era servito da impedimento finale alla competizione dentro il Campionato della Lega di Pokemon. Una penultima prova di resistenza e sopravvivenza che non comprendeva niente se non la compagnia di un pokemon oltre a naturalmente se stessi per difendersi nei pericolosi passaggi socchiusi pieni di trappole e astuzie ... per non dire pokemon ostili.
Appoggiò la scodella sulla roccia accanto a lei, non sentendo più alcuna sorta di appetito. Era passato un bel po' da quando era potuta rimanere da sola coi suoi pensieri come adesso. Quando il gruppo si era fermato per una breve pausa lei si era avventurata ancora più lontano fino alla stretta sporgenza per cibarsi in completo isolamento.
Poteva ancora ricordare quando c'era un movimento per distruggere la Victory Road tutti insieme . specialmente durante lo sfortunato anno quando non solo uno speranzoso contendente perì dentro le oscure caverne, ma molti nello stesso momento. Ma l'Elite presente a quei tempi aveva rifiutato. Fin dall'inizio della iniziale penetrazione della Lega dei Pokemon - così tanto tempo fa che rimanevo poche tracce di quell'era - era stata una spietata tradizione eliminare i meno determinati e meno dotati fra i contendenti .
Ma benchè allora fosse pericoloso e poco sicuro, dopo gli apparentemente casuali scavi dei tunnel in attesa del suo collasso durante le Guerre Oscure dei Pokemon, ora sembrava anche peggio. Pietre che scivolavano dai bordi delle scogliere laterali, tunnel che collassavano, per non nominare innumerevoli e incomprensibili buche rese invisibili da un sottile strato di sporcizia sparsoci sopra; l'attuale Victory Road era un'apparente trappola mortale per tutti tranne che per coloro che avevano precedenti esperienze nel percorrere i suoi macabri corridoi.
Comunque, in quel momento, quello che la confondeva maggiormente era il messaggio inviatole dalla gemella attraverso la donna con poteri paranormali, Sabrina. I sentimenti esatti che provava per suo sorella erano anche essi poco chiari. Da una parte, il fatto che rimanesse nella sua supposta alleanza con la Lega era detestabile, ma dall'altro semplicemente non riusciva a trovare dentro di se il coraggio di odiare la sua stessa sorella.
Ovviamente, la passata relazione di Valdera con Ash, che aveva scoperto recentemente, le provocava emozioni molto forti di cui non era ancora sicura. Se l'era certamente spassata, pensò amaramente. Per lei era stato diverso - dopo la loro rottura lei aveva semplicemente perso ogni traccia di desiderio per un altro compagno - non importa cosa potesse pensarne Ash. Lui poteva ritenerla una qualche sgualdrina che spargeva il suo miele ovunque, ma a lei non poteva importare di meno. Non le doveva importare.
Nondimeno, per quanto negasse, ora sapeva che sarebbe stata senza dubbio devastata per la sua perdita se veniva per caso ucciso in questo buco d'inferno in cui lei lo aveva trascinato. Anche se la sua coscienza avrebbe dovuto mettere in chiaro che lui sarebbe rimasto coinvolto anche senza di lei, il pensiero del suo comportamento suicida per qualche insana ragione minacciava ancora di farle sentire un tale dolore nel cuore che avrebbe potuto morirne.
Strinse il piccolo distintivo appuntito attaccato al petto del suo mantello fra l'indice e il pollice. All'improvviso sentì di non volere restare da sola. Lo staccò e lo alzò di fronte al suo viso, mentre il suo piccolo gioiello rosso brillava come il sangue rosso dei suoi capelli nell'ombra ... come il rosso sangue di un rubino a mezzanotte. Il suo primo vero pokemon, quando lo aveva catturato sotto forma di Staryu, mentre pescava in quel giorno fatale di tanto tempo fa.
"Starmos," bisbigliò, lasciando che il pokemon a stella nera le si mettesse accanto a volare nell'aria mentre si allargava fino ad assumere la sua forma regolare. L'occhio a forma di rubino brillò come forma di saluto mentre si ingrandiva, in proporzione ai suoi 10 arti appuntiti a forma triangolare. Da quando era passato al secondo stadio non era stato capace di produrre alcun suono - preferiva invece comunicare con il luccichio del suo gioiello.
"N-non so che fare."
Starmos brillò dolcemente pieno di comprensione e si avvicinò per toccare con la sua faccia la sua spalla. Lei spostò il braccio poi si fermò. Più si avvicinava alla stella appuntita, più si sarebbe fatta male.
Che ironia.

<><><>

Più sotto e intorno alla faccia del muro della grigia montagna, il resto del gruppo mangiava in relativo silenzio con il soffice brillio del fuoco da campo che bruciava dolcemente. Le fiamme si muovevano pigre, illuminando le sei figure quel tanto che bastava a renderle visibili le une alle altre nell'oscuro sfondo della caverna.
Una di loro, la figura magra e atletica di un giovane uomo vestito di abiti larghi e stivali completamente neri, sedeva sulla sporgenza del sentiero, a guardare giù dal dirupo nel oblio di estrema altezza, fissando le ombre sottostanti. Alla sua destra, avvolta nel suo mantello giaceva una donna incosciente, con lunghi capelli blu sparsi sulla liscia pelle del suo viso, i bei tratti contorti nell'angoscia di quello che sembrava un incubo.
Ash si sfregò stancamente uno degli occhi con il dorso della mano. Le tempie gli dolevano come se lo stessero colpendo incudini di acciaio, accompagnate dalla sensazione di nausea che sentiva nello stomaco come se avesse bevuto acido batterico. Sembrava che avesse contratto nuovamente la vecchia 'influenza mattutina, sin da quando si era svegliato dalla battaglia con quella strega, Agatha. Non sapeva perchè stava soffrendo i sintomi della malattia ora, ma non andava a nozze troppo bene con quella cosa che già sospettava.
Bruno sedeva vicino ad Erika e al suo uomo, Hikaru dalla corporatura robusta, a parecchi piedi di distanza con la schiena appoggiata al muro di pietra della montagna per cui la scogliera risaliva come una ferita.
"Qual'è il problema, Ashura?" chiese Bruno serio mentre continuava a mangiare dalla scodella con un paio di bastoncini. "La cucina di Giselle non ti va bene?"
Una Giselle dall'aspetto molto stanco vestita di un camice da laboratorio sporco e strappato che era una volta completamente bianco, ma che era ora macchiato come uno straccio e rivelava lembi di pelle e biancheria, sedeva al centro della scogliera e smanettava con la pentola. "Stai cercando di essere divertente?" chiese senza alzare lo sguardo, riuscendo ancora a usare un tono imperioso nonostante l'ovvia stanchezza. Bruno si limitò a fissarla senza capire.
"No, non lo faresti," disse Giselle, scostando i capelli marroni aggrovigliati dalle spalle mentre cominciava a rimettere le provviste e le razioni nel piccolo zaino da viaggio.
Erika aveva già finito il suo pasto ed era rimasta a fissarla per un po', con attenti occhi verdi. Era come se stesse aspettando una possibilità per parlare con lei. "Okay, Giselle. Siamo chiari. Tu *hai* il dono elementale, no?"
Giselle rivolse un automatico sguardo di ghiaccio alla sua sorellina che era seduta dietro un piccolo macigno, insieme al figlio di Bruno, Junior. Laselle si scosse e prese tra le mani una ciocca dei suoi lunghi capelli per il nervosismo. "Non gliel'ho detto. Davvero!"
"Free," il butterfree nero confermò scuotendosi dall'alto della sua spalla. Il settimo Maestro di Pokemon sembrava ora avere un'affinità per la forma che aveva usato per ingannarli..
Strofinandosi la pelle del collo, Ash li interruppe. "In verità ti sei più o meno tradita quando hai fatto questo," disse indicando il punto dove aveva lasciato segni rossi sul suo collo quando l'aveva tramortito con la mano. Giselle si era svegliata subito dopo di lui e sembrava che non si ricordasse che cosa fosse esattamente successo. Fino ad ora, nessuno aveva parlato dell'incidente mentre continuavano nel loro cammino. Ash le spiegò brevemente chi era Chanelle in verità e che cosa aveva fatto.
"Quella piccola strega!" disse Giselle mentre vedeva cosa aveva fatto al suo collo quando lui ebbe finito di spiegare. "Mi dispiace molto." Poi guardò sua sorella. "Ma come mai tu non sei stata catturata come noi?"
Laselle fece spallucce sotto il suo mantello verde-foresta. "Non so."
Gli occhi rossi del butterfree nero brillarono annoiati. "Free, free, free!"
Ma Laselle sgranò solo gli occhi. "Huh?"
Però Pikachu aveva ascoltato intensamente fino ad allora e si mise su un altro macigno al centro del cammino "Pikapi, pikachu pika pika," tradusse con piccoli movimenti delle sue zampette nere.
"Pikachu dice che il Ditorion ha interferito con l'incantesimo abbastanza da permettere a lui e a Laselle di teletrasportarsi da qualche altra parte all'interno della Victory Road," spiegò Ash mentre si sfregava la fronte. Il suo mal di testa stava peggiorando.
"Ma non poteva fare lo stesso per noi?" disse pericolosamente Giselle.
Il butterfree cominciò a sudare freddo.
Erika stava ancora fissando intensamente Giselle, gli occhi brillanti come smeraldi. "Giselle, stai cambiando discorso."
Bruno intervenne anche lui, i tratti duri del suo viso immobili come pietra. "Sapevi che la Ribellione era più debole paragonata alla Lega, specialmente per quanto riguarda i Maestri. Se avevi questa abilità, perchè l'hai nascosta? Avevamo bisogno di tutte le persone che avessero questo potere..."
Giselle abbassò la testa e chiuse gli occhi. Sembrava stranamente vulnerabile mentre si appoggiava all'indietro sui polpacci e piazzava entrambe le palme delle mani sul pavimento roccioso. "Io-io proprio non potevo," disse lentamente, la testa giù con i lunghi capelli ricci che scendevano giù ad accarezzarle i lati delle guance. Poi aprì gli occhi e li fissò, il suo sguardo dagli occhi marroni pieno di dolore. "Non ho mai desiderato questo cosiddetto dono, capite?"
Bruno sembrava un po' confuso mentre si sfregava i lunghi capelli marroni appuntiti. "Ma... perchè? Come può non piacerti avere quella forza? La forza di cui si ha disperatamente bisogno per difendere se stessi e gli altri?"
Giselle alzò le palme delle mani e li fissò. "Per quel che mi riguarda, gli umani non avrebbero ami dovuto essere capaci di maneggiare i poteri elementali dei Pokemon. Voglio dire, guardate cosa ne abbiamo fatto." Allargò le mani.
"Guardate! Siamo come dei bambini con pistole in mano!" Raccolse le ginocchia e le abbracciò, affondando il viso dentro di loro. "Ho negato il mio 'dono' sin da quando ha cominciato ad emergere quando avevo 16 anni. Mentre stavano disperatamente cercando gente con il dono per reagire agli attacchi dei "Maestri di Pokemon" del Team Rocket, io ho nascosto il mio. Non volevo usarlo per la guerra - mai."
Ash stava guardando il viso addormentato di Duplica. Si chiedeva quali demoni stesse affrontando nel suo sonno per causarle una tale espressione di dolore. Sperva che sarebbe stata bene - qualunque cosa le avesse fatto Agatha era probabilmente grave. "Credo sia per questo che sei diventata un dottore invece," disse ad alta voce. Cominciò a rimettersi i guanti.
Di botto, Giselle si lasciò sfuggire una risata sprezzante. "Ma certo, non sono così moralista e santarellina dopo tutto. Intendo,voglio dire quando vedevo tutte quelle persone con anche una traccia di quell'abilità che erano mandati a combattere nelle prime file, mi spaventavo a morte. D'altronde, non ne sapevo nemmeno molto su come controllarlo."
"Ma prendersi cura dei feriti e di coloro che stanno morendo richiede altrettanto coraggio, se non di più." Lui scosse la testa e iniziò ad alzarsi, sollevando il corpo inerte di Duplica avvolto nel suo mantello nero per trasportarla sulla schiena. "Comunque, abbiamo riposato abbastanza. Faremo meglio a muoverci prima che inizi ad apparire qualche Pokemon Proibito." Spostò le braccia di Duplica intorno al suo collo.
"Pikapi," il piccolo topo elettrico sembrò essere d'accordo con lui mentre saltava giù dal macigno e correva a stare al suo fianco.
"Hey, guardate!" disse all'improvviso Laselle, indicando qualcosa di quasi camuffato contro la faccia di pietra della montagna. "E' un pokemon! E' da un po' che non ne vedo di selvaggi."
Ash osservò con curiosità il punto che stava fissando - non l'aveva nemmeno sentito. Era un graveller stretto contro il muro, con le enormi braccia di pietra che svolazzavano di tanto in tanto quando si estendevano dal suo corpo a forma di macigno, alto tre piedi. Guardandolo meglio, sentì all'improvviso un sensazione di ... sbagliato riguardo ad esso.
Pikachu ringhiò a bassa voce nella gola e si mise sulle quattro zampe, con la coda seghettata e il pelo rizzato in fondo. Come se fosse un segnale Bruno, Erika e Giselle si misero tutti in piedi allarmati mentre Junior, Laselle ed Hikaru si alzarono anche loro prudentemente per fissare il pokemon. Il cibo era stato dimenticato mentre le scodelle cadevano in pezzi contro la scogliera rocciosa. "Che ha che non va?" chiese Bruno, con gli occhi fissati sul graveller. "Ho un'affinità per i Pokemon roccia ..ma non riesco a sentire niente provenire da lui."
Pikachu cominciò ad avvicinarglisi, ma Ash senza parlare lo fermò dall'andare oltre. "Penso che stiamo per scoprire il motivo per il quale ci sono così pochi Pokemon selvaggi in giro ultimamente..."
Il graveller brillò all'improvviso di una luce bianchissima come se stesse per evolversi. Ma poi cominciò a urlare orribilmente come se stesse soffrendo di un dolore acuto. Gridando come pazzo, il bianco si dissolse e infine si scurì fino a diventare un minaccioso blu-nero. Due punti rossi brillavano nell'oscurità e quando la luce sparì, rimase un graveller di ebano. Ora con un soffio selvaggio che gli usciva da una bocca piena di fauci di pietra appuntite, si preparò ad attaccarli con i graffi delle sue enormi braccia dotate di artigli.
"Non ci credo," disse Erika, facendo un passo indietro con un espressione impallidita sul viso. "I Pokemon selvaggi si erano tramutati in Pokemon Proibiti? Pensavo che venissero tutti dalle gabbie. Come è possibile? Che cosa significa?"
Ringhiando contro di loro, il graveller saltò all'improvviso, con gli artigli fuori pronti ad uccidere, ma Bruno avanzò e con un colpo secco lo scagliò brutalmente in aria con una sola grossa mano, spaccando il pokemon nero in mille pezzi. Polvere e shrapnel volarono dappertutto. "Non lo so, ma non può essere una buona cosa," disse, strofinandosi la mano.
"Attento," lo avvertì Ash mentre i pezzi del graveller sparsi in giro intorno ai suoi stivali iniziavano a muoversi e a riunirsi.
Bruno bestemmiò e poi calciò la maggior parte dei detriti giù dalla scogliera e ancora più sotto con pochi movimenti del suo pesante stivale. Lo scalpitare delle rocce riecheggiò da lontano, fino a che non poterono più essere uditi. "Quelle dannate cose sono dure da uccidere."
Ma la stretta sporgenza rocciosa davanti a loro cominciò a tremare e a rombare; dapprima dolcemente, poi in modo sempre più forte. Pezzi di rocce e massi cominciarono a piovere giù dal tetto dell'immensa caverna e dalla faccia della colonna montagnosa da cui stavano cadendo. Un suono stridulo uscì dalla tasca del mantello di Giselle e lei rimosse velocemente il suo detector portatile per studiarne il grafico.
"Il detector indica innumerevoli punti di energia dell'elemento terra a due miglia sotto il livello del mare, sud-sud-ovest," urlò superando il rumore del terremoto.
"Questo significa un immenso raccoglimento di energia alla base della colonna. Sono pokemon, ma il detector non riesce a calcolare i loro livelli. Sono senza dubbio Proibiti!"
Si fermò mentre decifrava qualcos'altro sul piccolo schermo. "Aspettate, c'è un potere elementale di natura umana e anche di natura ... rocciosa."
Ash fu immediatamente allerta. "Tu, Laselle, Junior e Hikaru avete detto che Brock era scappato ed era al nostro inseguimento ora, giusto?" I suoi occhi brillarono di una luce profonda. "Misty!"
"Sono qui," disse una voce soffice sopra di loro. Alzò lo sguardo verso la scogliera per vedere ... lei ... che veniva da dietro l'angolo del muro roccioso, e camminava attentamente sentiero ad una distanza sufficiente dal bordo per non rischiare di cadere. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi si arrabbiò subito con se stesso per averlo fatto. Lui scosse la testa per spazzare via le emozioni i lotta. Non poteva permettersi di pensare a lei ora. Dopo tutto quello che era successo lui era ancora confuso sulla reale natura della sua relazione con lei o della sua con lui. Meglio prendere la strada di mezzo e fare finta che non sia successo niente.
A rompere la sua scia di pensieri, arrivò balzando un Persian bianco dallo stretto sentiero sottostante seguito da due ninja in nero, con le maschere abbassate nella fretta di scalare il pendio. Erano rimasti indietro rispetto al gruppo come retroguardia.
"Graveller neri dappertutto," fece rapporto Jessie.
"E non sembrano ben intenzionati!" aggiunse James.
"Puoi prendere la mia roba, per favore?" chiese Ash a Misty mentre sistemava Duplica in modo più confortevole sulla sua schiena.
Misty li guardò entrambi per un attimo con occhi blu-ghiaccio indecifrabili. Poi senza dire niente, andò verso il punto dove era appoggiata il suo piccolo zaino marrone, e dopo aver avvolto il mantello all'altezza della cintura per lasciare che avvolgesse la sua snella e formosa figura, lasciò scivolare dolcemente la cinta intorno al braccio libero. .
Bruno gli si avvicinò. "Preferisci che porti io Duplica al tuo posto?"
Ash squadrò il Maestro dal mantello marrone. Nonostante il suo corpo muscoloso e grosso, il modo in cui Bruno sembrava curarsi del suo braccio sinistro come se fosse slogato e i vari tagli sulla faccia stanca, fecero pensare ad Ash che non fosse poi una così buona idea.
"Non preoccuparti, Bruno. Tu ed Hikaru non dovreste sforzarvi." La curva della sua bocca si sollevò leggermente. "D'altronde, è stata la qui presente Duplica che ti ha battuto in un primo momento. Come posso essere sicuro che tu non voglia vendicarti?"
Gli occhi di Bruno si infiammarono, ma poi si spensero quando capì di essere stato preso all'amo. "Molto divertente, Ashura." Si sfregò il braccio e guardò da un'altra parte. "Se avessi combattuto seriamente, avrei potuto fermarla. Ma non ho pensato fosse saggio mettercela tutta contro una di noi, per così dire." Ridacchiò fra se. "Ma lo ammetto, lo sottovalutata. Non avevo idea che la ragazza potesse essere così potente."
"Sento un po' di gentilezza qui?" chiese impertinentemente Erika mentre si avvicinava all'altro lato di Ash , mentre si spostava i capelli neri, lunghi fino alle spalle, con una mano prima di rimettersi il cappuccio rosso. Bruno si limitò a grugnire.
"Faremo meglio ad andare," li interruppe finalmente Misty. Nella mano teneva una torcia di legno che aveva acceso col fuoco del campo. Dopo aver scrollato la testa una volta per spostarsi i capelli dalle spalle e farli cadere sullo zaino, si mosse per prima, mentre l'orlo del suo mantello blu le si strusciava contro i piedi. "Conduco io stavolta. Ricordo ancora la strada attraverso la Victory Road."
"Come vuoi." Ash fece spallucce e cominciò a seguirla mentre Erika, Bruno, Giselle e sua sorella, così come Junior e Hikaru, si misero dietro di lui in una singola fila tenendosi vicini al lato montagnoso della scogliera.
Bruno notò che Jessie e James non li stavano seguendo. "Venite voi due?"
Il pokemon dal pelo bianco che era Persian, si staccò dal muro e soffiò indignato. "Siamo in tre," disse con voce felina. "E no, ci teniamo indietro. Continueremo il resto del viaggio da soli."
Ash alzò le spalle benchè non ne fosse sorpreso. Erano paranoici come al solito su almeno qualche cosa. Naturalmente, nel modo in cui era cambiato il mondo negli anni e la loro apparente professione, non era poi così sorprendente. Continuarono ad andare avanti, lasciando i mercenari ad arrangiarsi.
Tuttavia non poteva negare che era preoccupato per loro. Ridacchiò piano. Si era di nuovo ammorbidito come quando era un bambino - sempre a tenerci troppo. Era pericoloso tenere troppo a qualcosa.

<><><>

"Garick... Garick... Garick..."
La cupola di nuvole che sovrastava l'intero massiccio della città turbinava alta come olio su una tenda a mezzanotte. Dagli alti balconi dell'immenso Palazzo Indigo, di color marmo bianco - il centro dell'altopiano e della città - sembrava quasi di poterlo raggiungere e toccare. Era, dopo tutto, una delle strutture più grandi e alte dell'intera città, anche quando molti dei grattacieli erano ancora in piedi.
Ma la figura coperta da un mantello e incappucciata in un annebbiante color grigio che stava sulla sua cima più alta era minacciosamente immobile mentre osservava le migliaia di persone che si affollavano sulle strade tutte intorno alle mura del palazzo come formiche, adorando il suo nome. Solo gli alti venti gelati gli causarono un movimento; il suo mantello si increspò sulla sua figura atletica quasi come se fosse vivo.
"Garick... Garick... Garick..."
Un suono improvviso di qualcosa che si agitava.
"Mio signore." Dietro di lui, l'uomo appena arrivato avvolto in un lungo mantello blu aspettava un suo segno. Con una mano, l'uomo si tirò indietro il cappuccio, rivelando capelli nerissimi tenuti stretti in luminose e lunghe punte che stavano sopra un affascinante viso dagli occhi blu. "Agatha è stata uccisa."
Ma lui non si girò; rimase semplicemente a studiare le persone che erano venute a prepararsi per l'ultimo stadio della profezia da svelare.
"Non è preoccupato? Dopo Lorelei, rimaniamo solo io e Brock - sempre che Brock sia ancora vivo. Abbiamo perso contatto con lui." Una pausa. "E lei, naturalmente."
La figura dal mantello grigio che stava sul precipizio del balcone non diede segni di movimento. Invece ci fu il ruggito di un tuono in lontananza. Fulmini neri cominciarono a brillare nel cielo. Gli alti venti soffiarono più forte, così forte che il marmo del balcone del palazzo su cui stavano stava scricchiolando per lo sforzo. "Allora ... Ashura è già arrivato?" La voce era bassa, alzata quel tanto che bastava perchè potesse essere sentita oltre il rumore del vento.
"Non credo. Devono essere ancora nei tunnel della Victory Road. I Maestri di livello più basso e i soldati appostati all'entrata della città non hanno ancora comunicato niente." Una pausa di riflessione. "Raddoppierò la guardia e dirò loro di stare allerta - impediremo a quei parassiti ribelli di interferire - persino Ashura non potrà combattere contro l'intera Lega e la sua armata. Troverò Valdera e-"
"Sembri spaventato, Lance," lo interruppe.
Lance brontolò. "Non ho paura. Sono solo prudente. Guardi quanti dei nostri maggiori Maestri abbiamo già perso. Per non parlare di due dell' Elite dei quattro." Si avvicinò al fianco del Maestro della Lega e seguì il suo sguardo giù verso tutte le persone radunate intorno al palazzo. "Li ascolti. La gente invoca il suo nome. Dipendono da noi per riformare il mondo com'era prima delle Guerre Oscure. Non si dimentichi che questo, con la nostra morte, non potrebbe mai accadere."
La figura dal mantello grigio si girò verso di lui anche se, come al solito, il suo viso non poteva essere visto nelle profondità del cappuccio. Un occhio rosso brillò. "Non raddoppiare la guardia. Lasciali entrare."
"Ma-"
"Fa come ti dico. E dì alle sentinelle di setacciare la città alla loro ricerca una volta che saranno arrivati. Voglio sapere immediatamente dove sono Ash e Misty. Per quanto riguarda i loro compagni ..." Rise all'improvviso all'idea dell'ironico pensiero.
"Possono ucciderli. Non sono importanti. Non dovrebbe essere troppo difficile."
Lance si rimise rapidamente il cappuccio a posto sulla testa, oscurando il suo viso. "Ho capito."
Un altro sprazzo di vento ed era andato.
E Gay rimase ad osservare la gente adorante. Come un artista che commette degli errori e deve poi metterci una pietra sopra .... o almeno, era quello che tutti quanti pensavano
Dopo tutti quegli anni avrebbe finalmente realizzato il sogno.
Noi avremmo finalmente realizzato il sogno.

<><><>

Misty teneva la torcia alta nella mano sinistra mentre camminava intorno alla curva della sporgenza rocciosa. Stava attenta a tenersi vicina al muro e il più lontano possibile dal precipizio. Dietro di lei, poteva appena sentire i deboli tonfi degli stivali di Ash sulla pietra mentre la seguiva, anche con Duplica sulla schiena. Pikachu, intanto, saltellava su tutte e quattro le zampe accanto al piede sinistro di lui, con la coda seghettata ben ritta. Si ricordava quando aveva quindici anni e avevano incontrato la guida delle foreste di Fuchsia che aveva insegnato loro molto sulle tecniche per mascherare il suono dei loro passi in modo da non risultare troppo rumorosi. Era un'altra delle cose utili - specialmente con tutte le camminate che si stavano facendo in quei giorni.
Subito dopo avevano avuto quella grande gara su chi sarebbe riuscito a passare a tutta velocità oltre Jigglypuff ... ma naturalmente, lei fu quella che finì coi segni in faccia - Ash era stato più bravo di lei.
"Perchè ridi?" chiese all'improvviso Ash.
Lei gli lanciò un'occhiata di traverso e corrugò la fronte senza rallentare il passo. "*Non* stavo ridendo."
"Sì, invece."
"Come avresti potuto vedere la mia faccia da lì?"
"Beh, stiamo girando l'angolo, no?"
Lei voltò di nuovo lo sguardo verso di lui. "Guarda, non stavo ridendo, va bene?"
Ash sgranò gli occhi. "Beh, se è così importante, okay, non stavi ridendo."
Poi si zittì come se avesse ricordato qualcosa e la sua espressione divenne vaga. Si era probabilmente dimenticato che non si supponeva dovessero parlare. Almeno non come se si conoscessero.
All'improvviso lei sentì la sporgenza vibrare e rimbombare sotto i suoi piedi ancora una volta. Perse quasi l'equilibrio quando accadde, e guardando di sotto, capì che la pietra su cui stavano camminando sembrava essere diventata più ruvida ... e piena di cunei. Come pezzi irregolari nel granito. "Questa sporgenza, non pensi che ci sia qualcosa di strano?" si azzardò a dire, anche solo per cambiare argomento.
Lui stette in silenzio per un attimo mentre si poteva udire solo il suono del suo respiro dietro di lei. Quando la risposta arrivò fu pronunciata in un tono confuso. "Hai ragione, c'è qualcosa -"
"Pikapi!"
"Pikachu!" Lei lo sentì slittare mentre si fermava perciò si fermò anche lei, mentre i suoi stivali scivolarono un poco prima che lei afferrasse come supporto un pezzo di roccia. Mentre si girava, alzò la torcia più in alto, illuminando di più l'oscurità e rivelando che la sporgenza che avevano fino a quel momento seguito si era ristretta in modo che ora era larga solo tre o quattro piedi dalla faccia colonnata dello strapiombo.
Appoggiò il palmo sul muro inclinato, sentendosi all'improvvisa impaurita dall'estrema altezza a cui si trovavano. Un passo falso e si sarebbero trovati catapultati nella loro rovina. Ash era leggermente inginocchiato sul punto in cui Pikachu sembrava aver dato una zampata contro la sporgenza rocciosa.
"Qual'è l'intoppo?" la voce rude di Bruno arrivò da dietro.
"Pikachu si è incastrato," disse Ash, mentre cercava di bilanciare il corpo inerme di Duplica sopra la sua schiena e simultaneamente esaminare le rocce vicino alla zampa del suo pokemon.
"Pika," concordò Pikachu in tono preoccupato. I suoi occhi blu era socchiusi sul pavimento scoglioso della sporgenza come se sospettasse qualcosa.
Erika entrò nel raggio della luce dietro Ash e si inginocchiò quando all'improvviso urlò mentre perdeva l'equilibrio, quasi cadendo nel precipizio e nell'oscura profondità sottostante. Fortunatamente Bruno la stabilizzò con una mano da dietro. Respirando forte con gli occhi verdi spalancati per lo shock, guardò giù alla roccia su cui si era appoggiata.
"Il terreno si è mosso!"
Ash le lanciò rapidamente uno sguardo. "Cosa?"
Dietro al gruppo, Laselle urlò. "La sporgenza! Ha gli occhi!"
Misty fece brillare freneticamente la torcia dietro di loro. La sporgenza - la sporgenza si stava muovendo! Innumerevoli punti di luce rossa brillarono all'improvviso dalla roccia sotto i loro piedi, illuminando l'oscurità ancora di più come se insetti brillanti stessero trafficando per terra dappertutto. Insetti ... Misty si sbattè una mano sulla bocca per trattenere un grido di terrore dall'uscire dalle sue labbra. Guardò più da vicino. No, non erano insetti, erano davvero occhi. Non sapeva se era peggio che pensare fossero insetti.
"Merda!" urlò la voce di Giselle da qualche parte dietro Bruno. "Il detector dice che ... che ci troviamo *sopra* un nido di Pokemon Proibiti!"
"L'intera dannata sporgenza è una piattaforma di graveller!" gridò Ash mentre tirava un pugno disperato contro le rocce che stavano sulla zampa di Pikachu per liberarlo, producendo un rumore di roccia spezzata. Polvere volò formando una nuvola intorno al suo pugno mentre la roccia che aveva spaccato sembrava ruggire di dolore. Ma Pikachu era ora libero di saltellare sul braccio di Ash e attaccarsi alla cima della sua testa, con gli occhi blu spaventati.
Misty cadde a terra quando la sporgenza si mosse sotto i suoi piedi e tutto attorno, artigli affilati dalle dita di pietra eruttarono dal suolo, cercando di afferrare i loro stivali. La sporgenza era un cumulo di rumore con Bruno, Junior e Hikaru che urlavano, Giselle che diceva ad alta voce coordinate elementali mentre Laselle non aveva ancora smesso di urlare.
E poi la sporgenza di graveller cominciò a separarsi. Le profondità sottostanti della caverna si rivelarono dai buchi che si stavano aprendo sotto di loro come formaggio spezzato.
"Piantatela di gridare tutti quanti e andiamo!" disse Ash mentre si sforzava di mettersi in piedi e alzava Duplica sulla schiena. "Misty, andiamo! Non guardare di sotto!"
Cominciarono a proseguire per la loro strada per il resto della stretta sporgenza, saltando da una parte all'altra in un pericoloso gioco mortale. Ma era troppo tardi; si stava spaccando sempre di più. Infatti, la sporgenza davanti a Misty era diventata così piena di buchi che era impossibile andare oltre e dovettero fermarsi - erano in trappola. Le profondità senza fine spalancate sotto di loro sembravano invitare la loro morte.
"Ash, la regola del non-elemento, è ancora valida?" urlò improvvisamente Bruno.
"Penso che i Pokemon proibiti sappiano che siamo qui - stiamo camminando loro sulla testa!" "Era tutto quello che avevo bisogno di sentire!" ringhiò il Maestro di Forza. Ci fu una luce bordeaux e un'esplosione di pietra shrapnel e polvere quando Bruno diede un pugno contro il muro della montagna facendone andare giù una sezione. "Lo sapevo che c'era qualcosa dietro questa roccia!" urlò trionfante. "Tutti dentro!"
Si fecero tutti largo nella cava appena aperta mentre la sporgenza fuori infine si disintegrava, lasciando tutti quanti a respirare pesantemente all'interno dell'apertura. Dentro c'era persino meno luce se possibile e un odore stantio che suggeriva un certo grado di anzianità del luogo. Fortunatamente la luce scarsa e lampeggiante della torcia di Misty riusciva in un qualche modo ad illuminare l'oppressiva oscurità, benchè lasciasse a molti di loro la possibilità di vedersi solo come deboli contorni quando non illuminati direttamente dalla fiamma.
Misty si guardò intorno, spostando la torcia da una parte all'altra mentre cercava di capire dov'erano finiti. La cava sembrava continuare fino al cuore della montagna scoscesa in una direzione leggermente in salita. Era davvero antica e in disuso come suggeriva l'odore dell'aria; ragnatele circondavano i rocciosi muri arrotondati mentre un sottile strato di polvere copriva il pavimento. Tratteneva il fiato quando piccoli insetti e ragni volavano via spaventati dalla lucentezza della sua torcia.
"Mio Dio, c'eravamo vicini," Hikaru tirò un sospiro di sollievo mentre camminava verso l'apertura sbriciolata per la quale erano passati e sbirciava all'indietro verso la strada da cui erano venuti, fuori dalla caverna sotterranea. "Bella idea, Maestro Bruno-"
In modo scioccante il grosso Allenatore di Forza urlò di dolore e fu gettato violentemente all'indietro, andando a sbattere contro il muro dietro Bruno. Ci rimbalzò come un sacco bagnato e atterrò incosciente sul pavimento del tunnel.
"Hikaru!" urlò Bruno, correndo immediatamente a lato del suo uomo.
Ash era già in posizione da combattimento nonostante il fardello di Duplica sulla sua schiena. Erika, Junior, Giselle e sua sorella fecero un passo all'indietro preparandosi.
L'aria era mortalmente calma con niente di udibile se non il lento respiro alterato di tutti i presenti e l'occasionale ruzzolare di alcune rocce. Misty alzò la torcia verso l'alto per illuminare l'entrata della caverna così che potessero tutti vedere cosa aveva gettato Hikaru all'indietro con una tale forza.
E poi il terreno cominciò a tremare come se l'intera caverna sotterranea stesse cominciando a spaccarsi. Fra il ruggito delle rocce che si rompevano e si spaccavano, divenne chiaro un suono lacerante, acuto come un fischio, dapprima debole, poi sempre più alto, simile ad un crescendo sacro. L'aria divenne fredda - fredda come il vento artico - e poi anche potente come uno di quelli. Una forte brezza si era alzata dai tunnel dietro di loro come se tutta l'aria stesse venendo risucchiata dai passaggi e dall'apertura in un potente turbine. Misty aveva messo un mano sui capelli per trattenerli dal finire davanti agli occhi e alla faccia, mentre il vento la spingeva e soffiava contro il suo mantello prepotentemente. Gli abiti di tutti quanti svolazzarono violentemente al vento. Polvere e rocce riempirono l'aria così che risultava difficile vedere qualcosa.
La torcia si spense. Oscurità.
"Luce." Quando Pikachu ebbe di nuovo illuminato il tunnel, poterono vedere cosa aveva causato il vento e il rumore.
Zubats. Zubats Proibiti.
Centinaia - no, milioni di loro; entravano dall'apertura come se fosse il boccale di una bottiglia che veniva svuotata, ricoprendo ogni cosa di una foschia d'oscurità. Ce n'erano così tanti, che nessuno dei piccoli pipistrelli era individualmente distinguibile, invece c'era una fitta, nuvola blu-nera che cresceva di secondo in secondo, e si allargava nella loro direzione attraverso gli stretti confini del tunnel come se stessero cercando di abbracciarli.
Oltre al suono del loro movimento, erano silenziosi; quello che causava rumore non era il solito verso di tale pokemon, ma l'immenso sbattere di tutte le bilioni di ali che sbattevano tutte violentemente. Era come se fossero un esercito di locuste alla carica di un raccolto di grano maturo.
Con loro come grano.
"Uh, sembra ragionevole che se i pokemon selvaggi si sono evoluti in proibiti, ci siano così tanti zubat, "precisò Erika seccamente mentre cercava senza successo di far smettere al mantello verde di svolazzare di fronte a lei per la forza del vento.
"Ci sono momenti per gli studi scientifici e momenti in cui si deve correre," disse Giselle impertinentemente. "Ma ora è il momento di correre, credo."
Laselle stava già seguendo il suo consiglio, spingendo un confuso Junior dietro di se e lungo il tunnel. "La cosa più intelligente che tu abbia detto da un po' di tempo a questa parte, sorellona!"
Iniziarono a correre.

<><><>

"Fire Blast!" ordinò Cassidy disperata.
Il suo rapidash stava urlando di paura ma le obbedì lo stesso mentre rilasciava un proiettile di lava a forma di croce dalla bocca contro l'ammasso di roccia dagli occhi rossi che stava dirigendosi direttamente addosso a lei. Ma tutto quello che il fuoco sembrò fare fu quello di rendere i graveller rossi per il calore mentre continuavano ad avanzare.
Nemmeno Butch stava avendo più fortuna mentre cercava di tenerne a bada un altro gruppo con spirali di fuoco dalla cima della sua stessa cavalcatura dietro un macigno. Il sudore colava dalla sua fronte in fitti rivoli, bagnando i suoi capelli color acqua. Solo Rainer e il suo vaporeon sembravano riuscire a domare i loro con grandi spruzzi di liquido blu rispettivamente dalle loro mani e bocca.
La stessa Suzie, però, sembrava imperturbabile mentre sedeva sul suo cavallo e lasciava fare tutto il lavoro al Maestro d'acqua.
Avevano avuto dei momenti relativamente tranquilli attraverso i tunnel sopra i loro cavalli ma quando questi si erano aperti nelle caverne principali, proprio quando era in vista, benchè ad oscura distanza, il pilastro principale che conduceva in superficie, si era scatenato un terremoto. Da tutte le parti erano usciti gravellers neri saltando dall'alto giù nel poco profondo canyon all'interno del quale si trovavano come se avessero aspettato per fare un'imboscata sulle alture più alte dei vari macigni rocciosi, muri e sentieri.
"Stiamo perdendo troppo tempo," disse Suzie leggermente arrabbiata. "Butch, Cassidy, c'è una qualche scorciatoia che possiamo prendere da qui?"
Butch brontolò mentre estraeva la sua grossa spada per colpire un graveller che si era avvicinato troppo. Quando si girò bruscamente per rispondere, una ciocca sudata dei suoi capelli acqua gli cadde sulla fronte e lui la scostò col dorso della mano libera. "Possiamo andare a nord-est da qui," disse con fatica, "ma questo significherebbe che verremo fuori dalla parte opposta rispetto ad Ashura e i ribelli."
"Suggerisco di farlo," disse Rainer mentre rilasciava un raggio di ghiaccio dal palmo e congelava almeno mezza dozzina di Pokemon Proibiti trasformandoli in blocchi d'acqua ghiacciata. "Presto o tardi se continuiamo così, saremmo sopraffatti. Sembra che qualcosa li abbia messi in agitazione." "Va bene," disse Suzie, spostando la torcia a sinistra, e illuminando un pezzo di terreno roccioso in salita. "Attraversate il pendio coi vostri cavalli e andiamocene da qui."
Cassidy affondò grata le ginocchia sui fianchi del suo cavallo per seguirla.
Comunque, all'improvviso, sentì un dolore al fianco e urlò. La prima cosa di cui si rese conto dopo, era che era stata buttata via dal suo cavallo e giaceva a faccia in giù sul terreno roccioso. Cercò disperatamente di togliersi i capelli biondi dagli occhi nel punto in cui alcune ciocche si erano aggrovigliate così da poter vedere ma poi si lasciò sfuggire un grido di diniego quando vide figure nere coi denti affilati che attaccavano il suo rapidash, rodendogli le zampe e mangiandolo vivo.
Butch urlò e tornò indietro prenderla e proprio quando un ammasso di quelle creature stava per saltare su di lei. Passandole accanto, afferrò il suo braccio teso e la tirò su, facendola sedere dietro di lui.
"Sto cominciando a pensare che tutto questo non valga la pena," disse mentre incitava più forte il suo rapidash per raggiungere gli altri.
Respirando a fatica dietro di lui, Cassidy si limitò a scuotere la testa, mentre la lunga massa dei suoi pallidi capelli sventolava al vento creato dalla loro velocità. "Per avere ciò che uno vuole, ci si deve preparare al rischio," disse testardamente.
Dentro di sè, si immaginava lei stessa che guidava Ashura in battaglia, ordinandogli di fare qualunque cosa lei desiderasse, mentre distruggeva tutti quegli stupidi Pokemon Proibiti.
Lord Garick che si inginocchiava davanti a lei, chiedendo pietà. Diede una pacca alla massa avvolta dentro il suo mantello e sorrise mentre abbracciava Butch più forte all'altezza della cintola. Sabrina era sicura che avrebbe funzionato.

<><><>

"Laselle, sai almeno dove stai andando?" chiese Junior alla pazza ragazza in giacca verde e mantella color foresta davanti a lui. Era un po' che correvano e tutti i tunnel che avevano passato erano sembrati intricarsi in un continuo labirinto; aveva perso la cognizione delle direzioni.
"Butterfree, ehm, Ditorion sa la strada," disse la sua esitante risposta.
"Free?"
Lei fermò bruscamente la loro selvaggia corsa e Junior finì quasi addosso alla sua schiena. "Vuoi dire che non lo sai nemmeno tu?" si rivolse al pokemon.
"Free, free," disse il butterfree in tono arrabbiato mentre si librava sopra la testa di lei, illuminando l'oscurità del tunnel così che potessero vedere.
"Non dirmi che significa quel che penso," disse Junior, impallidito, mentre lasciava andare la mano di lei.
Le si girò verso di lui, con uno sguardo colpevole negli occhi marroni. "Junior-"
"Non chiamarmi così," disse lui, sentendo rabbia al suono di quel nome. "Ho saputo solo ora rispetto a cosa sono 'junior' e non voglio farne parte. Puoi chiamarmi JT d'ora in poi..." "Pensavo avessi detto di non chiamarti JT?" chiese lei in tono esasperato. "Comunque, come stavo dicendo, potremmo semplicemente rimanere qui ad aspettare gli altri. Devono essere dietro di noi."
Si sedettero ed aspettarono per parecchi minuti, appoggiandosi al freddo muro di roccia del tunnel. Non c'era alcun suono eccetto per il costante battito d'ali del butterfree. Junior stava giocando col suo cappello marrone. "Non penso che qualcuno ci stia seguendo."
"Ma devono essere-"
"Laselle!" esclamò lui stanco. "Ho visto così tanti bivi nel tunnel che abbiamo percorso. Potrebbero facilmente aver preso una direzione diversa dalla nostra."
Laselle cominciò a spaventarsi. "N-non l'avevo capito. E' solo che quei zubat ... Odio gli zubat."
Junior sentì un groppo alla gola. Gli era venuto in mente solo adesso che erano soli .... e virtualmente senza difesa. Lui aveva i suoi pokemon - no, chi stava prendendo in giro? Machop o Graveller non avrebbero avuto *alcuna* possibilità contro i Pokemon Proibiti - figuriamoci un Maestro di Pokemon - alcuna possibilità. E per quanto riguardava lui stesso - certo che conosceva qualche tecnica di combattimento - tutti i maestri di Forza dovevano continuamente praticarne - ma contro il tipo di potere che dovevano fronteggiare, per quel che importava poteva non conoscerne nessuna.
"Hai sentito? Junior - voglio dire, JT," bisbigliò Laselle improvvisamente. E allora lo sentì anche lui. Passi. Che venivano da dove erano arrivati loro.
"Pensi che potrebbero essere loro?" continuò lei eccitata mentre si mettevano entrambi in piedi.
"Non lo possiamo sapere," la interruppe Junior. "Po-potrebbe essere chiunque."
Gli occhi di Laselle di spalancarono quando lo capì anche lei. "Che possiamo fare?"
Junior si guardò immediatamente intorno. "Là, dietro quel piccolo macigno. Possiamo nasconderci e vedere chi è prima di fare qualunque cosa." Sgattaiolarono dietro la roccia precedentemente nominata e il Butterfree smise di utilizzare la sua abilità Flash, facendo cadere tutto nell'oscurità." "Butterfree, voglio dire, Ditorion, puoi per favore trasformarti in ... ehm ... qualcosa di grosso se è un nemico?" chiese Laselle speranzosa.
"Free."
Junior sospirò sollevato. Si era dimenticato del 'pokemon' di Laselle. Certo sarebbe stato imbarazzante essere salvato da una ragazza, ma era meglio di niente.
I passi si avvicinavano e loro trattennero il fiato. Butterfree si preparava a trasformarsi.
Una grossa figura coperta di mantello fu finalmente visibile.
"Maestro Bruno!" urlò Laselle sollevata, alzandosi per rivelarsi da dietro il macigno.
La grossa figura muscolosa di fermò. "Allora ci incontriamo ancora, ragazzina." La voce era bassa e profonda. E per niente simile a quella del Maestro Bruno. Dannazione.
"Maestro Bruno?" tentò ancora Laselle col cuore in gola.
Butterfree illuminò finalmente l'oscurità con un fascio di luce dal corpo.
La figura muscolosa ricoperta da un mantello marrone buttò il cappuccio all'indietro rivelando un viso duro e oscuramente affascinante con occhi scintillanti stretti come fessure che li fissavano da sotto capelli marroni modellati in punte affilate.
La faccia del Maestro di Roccia era dura come il suo titolo. Lui la corresse.
"Maestro Brock."

<><><>

"Merda, merda e merda!" Erika stava spergiurando mentre procedeva lungo il tunnel. Il terremoto era cessato ed erano riusciti a far perdere le loro tracce a quei dannati zubat ma ora Ash, Misty e Duplica erano spariti *così come* Bruno e i ragazzini. E come se non fosse già abbastanza aveva della terra in bocca. Cercò di sputarla con forza ma il sapore secco e di pietra rimase nella sua bocca.
"E io che pensavo che le brave ragazze non dicessero le parolacce," disse Giselle al suo fianco. La dottoressa era stata l'unica a finire con lei. Se questa fosse una cosa buona o cattiva, Erika non ne era sicura. Sembrava che la sua personalità fastidiosa e arrogante fosse tornata a farsi viva con viva forza.
"Ugh," disse con un ulteriore sputo. Sentì qualcosa intorno alla testa e diede un sospiro di sollievo quando capì che la sua fascia era ancora al suo posto. "Farò finta di non averti sentito," disse magnanima.
Giselle spazzò via una nuvola di polvere dalla faccia e tossì mentre spostava i suoi lunghi capelli marroni lontano dalle sue guance sporche e pallide. Il suo viso pareva preoccupato. "Ora che facciamo?" Erika scosse la testa mentre dava calciava via qualche ciottolo con gli stivali.
"Beh, la cosa più intelligente che possiamo fare, credo, è quella di andare avanti. Se torniamo indietro e cerchiamo di trovare gli altri, potrebbero volerci mesi in queste caverne ... e francamente non abbiamo mesi a disposizione con tutti quei Pokemon Proibiti che circolano. Tutti si sarebbero diretti in superficie in ogni caso, così avremmo avuto maggiori possibilità di incontrarci."
Giselle le rivolse una strana faccia, poi si girò per guardare il tunnel, mettendo le mani a coppa intorno alla bocca. "Laselle! Ash! Bruno!" La sua soffice voce echeggiò lungo le mura. Erika spalancò la bocca poi le pizzicò un braccio.
"Ow!" Giselle smise di gridare e le rivolse uno sguardo freddo. Erika non sembrava voler scusarsi. "Idiota! Capisci che anche i nemici potrebbero aver sentito la tua voce? Specialmente i Pokemon Proibiti?"
"Va bene, ho capito!" le disse furiosa Giselle. "Non dovevi pizzicarmi." Alzò il braccio sottile e tirò indietro la manica del suo mantello.
"Guarda qua! Un livido!"
Erika sorrise in silenzio. "Niente più di quello che meritavi. Ora usciamo di qui." Passò oltre la donna arrabbiata e continuò ad andare avanti.

<><><>

"Hai visto dove sono andate Erika e Giselle? Pensavo fossero proprio davanti a noi," diceva Ash mentre continuavano a correre lungo il tunnel, coi loro stivali che producevano lievi rumori sul pavimento roccioso. "Dannazione, dove sono tutti?" Dietro di loro c'era il dolce ruggito del vento che indicavano che gli zubat erano ancora da qualche parte dietro di loro benchè sembrasse dal suono che si stessero allontanando sempre di più. Magari erano riusciti a lasciarseli dietro ora ...
"Ash, puoi magari, fare una cosa, tipo smettere di stringermi la mano così forte?" chiese Misty mentre lo lasciava trascinarla dietro di se con la mano libera. Con l'altra stava a malapena trattenendo Duplica dal cadergli dalle spalle.
Lui non si prese la briga di guardare indietro. "Peccato. Dovrai sopportare il mio spiacevole ego. Non ho intenzione di perdere nessun altro."
Ma in quell'istante il terreno ruggì più forte come il suono di un tuono e una consistente massa di pietre pesanti e macigni cadde da sopra come una grandine che faceva loro da sbarramento. Prima che lui stesso se ne rendesse conto, i suoi stivali incontrarono una sezione irregolare del pavimento del tunnel ed inciampò, facendoli cadere tutti in un ammasso di mantelle e corpi.
Poi ci fu un curioso silenzio. L'improvvisa frana o qualunque cosa fosse era finita. Poteva sentire col tatto e con l'udito rocce e sporco che cadevano sulla sua schiena mentre cercava di riprendere fiato.
"Pikapi?" chiese Pikachu ad alta voce da dentro il suo zaino.
"Sto bene," rispose Ash stancamente mentre soffiava via i capelli dagli occhi con una stanca folata di aria. "Misty?"
La sua vista si abituò gradualmente all'oscurità ma riusciva appena a vedere con tutta quella polvere e sporco che svolazzava intorno a loro. Dopo un attimo, riuscì a distinguere la sua figura che giaceva accanto al corpo svenuto di Duplica dietro di lui.
"Tutto okay," disse lei con tono duro mentre si appoggiava sulle ginocchia e si aggiustava il mantello e il vestito.
All'improvviso sentì Duplica tossire e capì che si stava finalmente svegliando.
"Duplica?" disse con sollievo.
Dopo qualche attimo di silenzio, Duplica si mise seduta, ancora avvolta nella mantella nera. Si strofinò gli occhi ancora chiusi, pettinandosi i lunghi capelli blu con le dita di una mano. Altra polvere si alzò nell'aria. "C-che è successo?" chiese a fatica. I suoi occhi marroni si sgranarono aprendosi e abituandosi all'oscurità.
"Una lunga storia," disse Ash, mettendosi anche lui seduto mente Pikachu gli saltava sulle ginocchia. Si strofinò il viso con il dorso della mano per togliere lo sporco ma riuscì solo sporcarsi anche le guance.
Duplica sorrise e sembrò che stesse per fare qualche sciocco commento come faceva di solito - o come la vecchia Duplica faceva di solito - fino a che la sua espressione cambiò brutalmente. I suoi tratti si congelarono, e lei spostò lo sguardo, e i capelli andarono a coprirle gli occhi. Ricordi improvvisi sembravano scavarsi una via nella sua testa. "M-mi dispiace tanto..." disse finalmente. La sua voce era simile a un dolorante bisbiglio. Sembrava che stesse per piangere.
Lui abbassò lo sguardo e i suoi capelli gli caddero sulla faccia. Un sentimento doloroso gli crebbe nel petto. Era così sbagliato vedere Duplica in questo stato. Non andava bene, anche più di quando era stata posseduta. "Ricordi cosa è successo?" chiese lentamente. "Duplica, non è stata colpa tua ... è stata Agatha ad usarti..."
"Chu," annuì Pikachu con forza, con le orecchie appuntite che stavano all'indietro sulla sua testa.
"T-tu non capisci. Io-" balbettò all'improvviso Duplica mentre capiva d'un tratto cosa la stava coprendo. Il suo mantello. Quasi come se le bruciasse la pelle, si strappò di dosso il manto nero e lo buttò ad un lato.
La lasciò esposta per un attimo prima che lei creasse affrettatamente un vestito bianco sopra il suo corpo con un breve fascio di luce.
Sorprendentemente, Misty le toccò all'improvviso le spalle, con uno sguardo stanco sul viso. "Duplica ... nessuno di noi te ne fa una colpa." I suoi occhi andarono su di lui per un attimo poi ritornarono dov'erano. "Io non te ne faccio una colpa. Solo piantala di punire te stessa."
Lei sorrise tristemente. I minuti passarono. Quando Duplica alzò lo sguardo, c'era una strana espressione sul suo viso. Si strofinò gli occhi bagnati e poi si mise in piedi, sembrando più se stessa di quanto lo fosse mai stata in tanto tempo. Poi ridacchiò, benchè fosse più un singhiozzo spezzato che qualcosa di umoristico. "Mi dispiace di essere stata una tale piagnucolona ... C-credo solo di non essere brava a dispiacermi di me stessa." La sua figura si illuminò di viola mentre formava il mantello intorno al suo corpo.
Ash si strofinò le tempie doloranti lentamente e si spostò ancora una volta i capelli da davanti agli occhi. Sembrava che stesse meglio ma lui non poteva ignorare la preoccupazione che ancora sentiva. Si lasciò sfuggire un sorriso. "Già, Duplica, mi hai davvero spaventato. Tutti quanti sono cambiati così tanto ... non penso che potrei sopportarlo se lo facessi anche tu."
Occhi marroni lo fissarono. Non era uno sguardo freddo, ma era totalmente diverso da come lei lo aveva sempre guardato. "Ashy-boy, le persone cambiano sempre," disse lei, improvvisamente seria. "Io, più di tutti." Iniziò a camminare giù per il tunnel.
Misty lo guardò, scrollò le spalle, poi si alzò per seguirla dopo aver spostato all'ingiù il mantello blu.
"Pika?" chiese Pikachu. Ash lo sollevò sulle spalle e raccolse il suo stesso mantello.
"Non farci caso, Pikachu. Nemmeno io ho mai capito le donne. E poichè Duplica è una delle mie migliori amiche, talvolta mi dimentico che anche *lei* è una donna."
"Pikachu."
Cominciò a seguire le due donne. "E sì, mi ha appena ricordato questo fatto."

<><><>

Erika e Giselle continuarono a camminare. La loro strada sembrava convergere ancora in un altro tunnel che sembrava portare verso l'alto. Davanti a loro, il condotto sembrava umido e freddo, in contrasto col calore delle caverne sottostanti. Le ombre danzavano via lontano da loro come topi spaventati quando una torcia che Erika aveva creato prima e alzato in alto, mostrava la sua luce nell'oscurità. Non voleva rimanere così vicina al fuoco, ma con tutte le cose che succedevano era necessario, avrebbe dovuto essere coraggiosa davanti ad esso.
"Penso che dovremmo essere piuttosto vicini alla superficie ora," disse Erika mentre esaminava attentamente tutto quello che stava loro davanti. A parte la luce scintillante della sua torcia, non sembrava muoversi niente fra i piccoli massi e i detriti che coprivano il tunnel che sembrava andare avanti all'infinito.
"Grande," replicò Giselle storcendo il suo bel naso. "Temo che tutta quest'aria stantia e sporca non stia facendo niente di buono per la mia pelle."
"Un bagno farebbe meraviglie." Erika rise un poco. "Non avrei mai pensato che sarei vissuta abbastanza per vedere il giorno in cui la perfetta Giselle avrebbe avuto un aspetto così trasandato."
"Davvero?" tentò di dire con condiscendenza Giselle, senza riuscirci a causa del suo aspetto poco pulito. "Beh, potrei dire lo stesso di te ... Ho sempre trovato divertente che tu ti ritenga così tanto superiore a me, quando tu stessa ti comporti spesso come me."
"Non mi ritengo meglio di nessuno," disse Erika un poco annoiata ora. "E nemmeno mi comporto come qualcuno..."
"Ora, davvero," disse Giselle, con gli occhi marroni che scintillavano in atto di sfida. "Per tutto il tempo che abbiamo lavorato insieme nella ribellione ... hai sempre pensato a me come una sgualdrina o qualcosa di simile. Sei sempre stata la fredda bellezza femminile che non poteva abbassarsi a frequentare gli uomini come facevo io." Poi le sue sopracciglia sottili si alzarono quando le venne in mente una cosa. "Aspetta un attimo, da quando ti conosco non hai mai avuto una relazione con un uomo. Sei frigida?"
Erika si rifiutò di guardarla. "No."
Il naso di Giselle si storse. "Non dirmi che preferisci lo stesso lato della sponda? Devo avere paura di te, Erika Cara?"
"No! Tu non capisci," disse Erika con uno scintillio degli occhi verdi. "Guarda, tu pensi che sia stato difficile quando è emerso il tuo potere, ma era niente e voglio dire *niente* paragonato al mio."
"Come mai?"
Ma Erika ignorò la domanda. Smise di camminare e con un braccio fermò Giselle dal proseguire. Poteva sentire qualcosa di familiare ... ma anche di non familiare. Strano e destabilizzante. Spense rapidamente la torcia sbattendola contro il muro e tutto cadde in un istante nell'oscurità. "Zitta ..." bisbigliò mentre eliminava il fumo prodotto dal pezzo di legno strofinandolo per terra.
Il suono crebbe d'intensità. Un suono come di mascelle di animali che si aprivano e si chiudevano rapidamente. Non solo una, ma molte. E un odore familiare cominciò ad assaltare i suoi sensi. Erika si accucciò su un ginocchio e aspettò in silenzio che la sua vista si abituasse all'improvvisa mancanza di luce.
Finalmente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e iniziarono a emergere delle figure alla fine del passaggio. Pensò per un attimo di stare vedendo un giardino movente prima di capire che erano pokemon. Cose a forma di fungo mezze aperte...
"Non vedo niente," mormorò Giselle. Si era accucciata da qualche parte dietro di lei. "E, ugh, cos'è questo disgustoso odore? Sembra qualcosa di andato a marcio da una settimana ..." Storse il naso. "Beh, senza offesa, ma somiglia al tuo Gloom in verità."
Gloom.
Innumerevoli occhi rosso sangue brillavano come stelle morenti mentre la distesa di neri fiori moventi avanzava verso di loro come una piaga. Man mano che diventavano sempre più vicini, Erika riusciva a vedere le loro bocche che sbavavano sopra i loro steli innaturalmene pieni di punte. Deglutì pesantemente, sentendo i capelli sul collo che le si rizzavano. "Questo risponde alla tua domanda? C'è come un'ondata di Pokemon Proibiti davanti a noi ... Gloom. Ma non penso che si siano ancora accorti di noi."
"Oh grande, e ora che facciamo," disse Giselle, a disagio.
"Non possiamo tornare indietro, a meno che tu non voglia morire a causa di zubat bevitori di sangue."
Ad un tratto Erika sentì un movimento all'interno del suo mantello e all'improvviso una delle sue sfere poke verdi saltò fuori da sola e si aprì. Lo spazio intorno a loro si illuminò per un attimo con una luce smeraldo mentre il suo gloom veniva fuori e si metteva al suo fianco.
Aveva un'espressione preoccupata sulla faccia bluastra. "Gloom, gloom..."
La sfere poke verde ritornò nelle mani di erika e lei la miniaturizzò e la rimise dentro il mantello. "Gloom, dici che hai qualche idea?"
"Gloom gloom gloom," squittì disperatamente.
"Credo che sia la nostra unica possibilità ..."
"Che dice?" chiese Giselle, con gli occhi rivolti all'onda di Pokemon Proibiti di fronte a loro. Finalmente anche lei riusciva a vedere qualcosa.
"Passeremo proprio in mezzo a loro," spiegò tranquillamente Erika. "Basta che trattieni il fiato e stai vicino a me ... ora!"
"Gloom!" Il suo pokemon a forma di fungo-fiore buttò il suo odore nell'aria intorno a loro e cominciò a saltellare sulle sue gambe corte dritto verso la folla. Erika si mise rapidamente in piedi e cominciò a corrergli dietro. Dietro di lei, sentì Giselle spalancare la bocca rivoltata ma che iniziava a seguirla nonostante tutto.
Incredibilmente la fila di fiori neri e moventi iniziò a spaccarsi proprio nel mezzo permettendo loro di trovare un'apertura. Gloom si avvantaggiò di questo fatto e passò attraverso di loro con audacia, allargando ancora di più il passaggio. Erika scosse la testa sollevata mentre lo seguiva a poca distanza. Non poteva quasi credere che stesse davvero funzionando - ma in fondo i Gloom proibiti magari avevano ancora qualche qualità tipica dei gloom normali ...
Dietro di lei poteva sentire Giselle che cominciava a emettere suoni strozzati.
"Avresti dovuto trattenere il fiato più a lungo," disse Erika un poco malignamente.
"Penso che avresti dovuto tenermi la mano," rispose Giselle con voce triste. "Altrimenti avrei potuto decidere spontaneamente che morire sarebbe stato un destino migliore rispetto a questo," tossì, "gradevole odore..."

<><><>

Andando in generale verso l'alto come una conchiglia, lo stretto tunnel che Misty, Ash e Duplica avevano seguito fino ad allora cominciò finalmente a livellarsi e ad allargarsi così che ora somigliava più ai vecchi tunnel. Meno ragnatele adornavano gli angoli rocciosi e c'erano meno detriti sparsi per il terreno. Ma la differenza più grande era che la profonda oscurità delle caverne aveva cominciato ad illuminarsi, così tanto che potevano ora vedere tutto quello che stava loro davanti fino a dove grossi pilastri di pietra cominciavano ad allinearsi ai muri del sempre più largo passaggio. Più in fondo, brillava una luce arancione che disegnava le loro ombre. Colonne alte quindici piedi incise con disegni demoniaci svettavano fino al soffitto, e vi erano dragoni con sguardi ostili sulle loro facce di pietre. La luce che illuminava l'oscurità mentre andavano avanti sembrava essere emessa da candele piazzate all'interno dei molti occhi delle statue. Camminarono finchè non raggiunsero la prima coppia di statue e continuarono ad avanzare in mezzo a loro.
Soffici tonfi improvvisi provenienti dai suoi stivali la fecero trasalire prima che esaminasse il suolo più attentamente e capisse che non si trattava più della dura roccia grigia dei tunnel ma di un bel marmo bianco. Guardandosi intorno, vide che i muri e il soffito si intonavano con la superficie immacolata dell'avorio. "E' la galleria principale che conduce alla superficie," disse dolcemente Misty. "Sembra la stessa di otto anni fa." Era una galleria bella ed elegante, con i muri che si incurvavano con grazia verso il tetto inclinato.
Ma era una bellezza pericolosa come evidenziato dai disegni minacciosi delle incisioni nei muri e dalle spaventose statue di dragoni. Ash sembrava leggermente preoccupato. Non era particolarmente visibile, ma Misty poteva capirlo dal leggero inarcarsi delle sue sopracciglia marroni. "Speravo che gli altri fossero passati di qui per primi, ma non penso che nessuno di loro abbia raggiunto ancora questo punto." Si fermò e si guardò intorno, come per cercare di vedere o sentire qualcosa fra le numerose colonne statuarie. Alzò la mano mettendola di lato e rallentò il passo, tenendo lei e Duplica dietro. "Attente ora. Dovrebbe essere ovvio che la galleria principale è sorvegliata ..." Notò all'improvviso che la stava toccando. Con un'espressione indecifrabile, spostò la mano e cominciò ad andare avanti, senza guardarsi indietro.
Misty si strofinò il braccio nel punto in cui lui era venuto in contatto e chiuse gli occhi per un attimo. Ora sapeva che essersi abbandonata alle rovine era stato un errore. Almeno prima di allora, lei ed Ash si erano comportati civilmente l'uno verso l'altra - ora non era più sicura di come comportarsi con lui visto che lui la trattava come un'estranea. Ma ... era stato così bello pretendere anche solo per un attimo che fosse ancora come cinque anni fa, così perfetto.
Finalmente si riprese. No, fare finta era bello ma era solo una fantasia. La vita reale era diversa. La vita reale aveva dentro di sè dolore. Cominciò a seguirli. Lui, Pikachu e Duplica erano già parecchi metri davanti a lei e avevano cominciato ad accelerare il passo.
Senza dire una parola, con Ash davanti al gruppo, si mossero furtivamente lungo il muro est della galleria, facendosi attentamente scudo con le lunghe ombre prodotte dalle alte colonne. Ma stranamente mentre avanzavano, i passi di Ash cominciarono a vacillare come se avesse sempre più dei capogiri, fino a che si fermò completamente e cadde in ginocchio con le mani a terra. Gli occhi erano chiusi, con una mano piazzata all'altezza delle tempie come fosse in agonia.
Misty e Duplica si affrettarono rapidamente a inginocchiarsi al suo fianco.
"Che c'è che non va?" bisbigliò Misty allarmata. Guardò preoccupata Pikachu, che sbucava con la testolina fuori dal suo zaino, e anche lui sembrava soffrire dello stesso malore.
"Ashy?" chiese Duplica incerta.
Un attimo dopo Ash fece un gran respiro e sembrò riprendersi. Aprì gli occhi e Misty si spaventò nel vedere una leggera tonalità rossa nelle sue pupille prima che tornassero al loro naturale color marrone chiaro. "N-non è niente," disse in modo un po' forzato. Si scostò i capelli da davanti gli occhi con una mano.
"Pikachu pika," annuì Pikachu con cautela, facendo vedere loro le zampette dall'alto dello zaino di lui.
"Niente?" chiese lei incredula. "I tuoi occhi sono appena ... cambiati!"
Ash scrollò le spalle senza badarci. "Ammetto di essermi sentito un po' strano prima. Ma non dovete preoccuparvi - era una sensazione diversa rispetto a quell'altra. Perciò non diventerò pazzo all'improvviso e non mi metterò ad ucciderci tutti," rispose lui sardonico.
Lei scostò lo sguardo, punta sul vivo. "N-non intendevo niente del genere." E prima che potesse fermare la frase dall'uscire dalle sue labbra, aggiunse, "Ero solo preoccupata per te."
Ash aprì la bocca, poi la richiuse, incerto su cosa fare. Poi lei osservò i suoi occhi oscurarsi e si rese conto che l'aveva presa per il verso sbagliato. "Non preoccuparti, non morirò adesso - c'è probabilmente più di una possibilità che prima ucciderò qualcun altro." Si rimise in piedi poggiando una mano sul pavimento di marmo e si voltò per continuare con il loro sgattaiolamento nascosto fra le statue di dragoni. Misty chiuse gli occhi, poi li riaprì, sentendosi all'improvviso così stufa.
"Vuoi smetterla di comportarti come per punirmi?" esplose lei, con gli occhi che le brillavano di blu.
Ash smise di camminare e sembrò girarsi con calma. Ma quando si trovò faccia a faccia con lui, potè vedere che era tutto tranne che calmo. I suoi occhi avevano cominciato a brillare un po', così come i suoi. "Punirti? Ti sto solo trattando come farei con un estraneo. E' il modo più sicuro. E' il modo migliore."
"Intendi un estraneo che disprezzi," disse lei acidamente. "So che mi odi, ma per favore risparmiamela fino a dopo la fine di tutto questo." Lui la fissò. "Divertente. Pensavo fossi *tu* ad odiare me. Mi fa anche pensare perchè hai deciso di cercare il *mio* aiuto innanzitutto. L'hai fatto solo per torturarmi? Per sbattermi in faccia il fatto che puoi ancora giocare con me in una sorta di sporgo gioco?"
"Ti stai riferendo a quello che è successo allora sulle rovine?" chiese Misty, con la rabbia a malapena controllata. "Se sì ... Lo ammetto, è stato un errore. Ma ho fatto così tanti errori nella mia vita, che conta un altro da aggiungere al mucchio? Almeno sappiamo per certo che sei davvero libero dal mio veleno - prima mia sorella e ora me."
"Non ho mai toccato Valdera in quel modo sin da quando l'ho lasciata tanti anni fa," disse lui pericolosamente. Poi le rivolse all'improvviso un sorriso forzato e lei seppe che stava per dire qualcosa di doloroso. "E non che non avrei voluto, però. Dopotutto, perchè dovrei amare te quando amare lei è la stessa cosa tranne che lei non ferisce i miei sentimenti e poi mi butta via quando è stanca di me?"
Poteva sentire il dolore nel petto, che la soffocava, la atterrava. "Sei solo un cane senza spina dorsale," disse, ancora una volta, prima di fermarsi, solo per ferirlo a sua volta. "Solo perchè ti ho rifiutato là alle rovine. Era solo un po' di piacere, non voleva dire che avevo intenzione di tornare a qualcosa di serio."
L'aria era agitata da un'inconfondibile minaccia e un'aura oscura cominciò ad uscire dal corpo di lui. Una brezza innaturale diede uno strattone ai suoi capelli, alzandoli abbastanza per rivelare occhi che brillavano di dorata furia. Lei era nello stesso stato, con dolore e rabbia che radiavano da lei mentre si fissavano con occhi minacciosi.
"Smettetela!" si intromise all'improvviso Duplica con voce stridula. "Volete per favore piantarla tutti e due!"
Si voltarono entrambi per vedere Duplica che li osservava, con un misto di rabbia e dispiacere nel viso improvvisamente pallido. Poi scostò lo sguardo, abbassando la cresta. "Mi spiace," disse piano, "ma stare qui a guardarvi - voi che avevate tutto, mentre vi distruggete; è solo uno spreco, un orribile spreco!"
Involontariamente, Misty fece un passo all'indietro, lontano da lei. Pensieri tristi si affollarono nella sua mente. Duplica aveva ragione.
Uno spreco.
Aveva chiamato Ash cane senza spina dorsale. E lei. Non era uguale?
Uno spreco.
Le parole furono come la caduta di una diga. Ash era disposto a parlare là alle rovine ma lei aveva rovinato tutto. Perchè? Con niente più di una parola, tutto il dolore, la solitudine e i mal di testa, tutto quello avrebbe potuto essere risolto. Forse si era sbagliata? Ma quando aveva cercato di lui aveva cercato di parlarle per aprirsi a lei ... aveva provato *odio*. Odio! C'era qualcosa di sbagliato in lei. E povera Duplica. Niente di tutto questo era colpa sua. Infatti, era probabilmente tutta colpa di lei stessa fin dall'inizio! Forse se non avesse replicato così tanto - forse se non avesse preteso così tante cose - forse se gli avesse mostrato maggiormente il suo amore - Le sue guance le solleticarono e capì che le stavano cadendo lacrime dagli occhi. Ash stava lì davanti a lei, lo sguardo di rabbia rimpiazzato da uno di sgomento ... e-e affetto. Poteva finalmente vederlo; nonostante tutte i suoi commenti che dicevano l'opposto, poteva vedere lo sguardo che era stato lì presente sin dall'inizio. E il dolore, poteva riconoscerlo ora per ciò che era.
Era stanca di se stessa. Stanca delle negazioni, stanca di ferire se stessa e lui. Stanca dell'implicito biasimo, quando non avrebbe modificato i suoi sentimenti. Ma ora non aveva bisogno di una soluzione. "M-mi dispiace Ash," singhiozzò. "E' tutta colpa mia." Guardò anche Duplica. "V-vi ho visti tutti e due. Entrambi." Gli occhi di Duplica si spalancarono. "Quel giorno di cinque anni fa. Io-io ... per favore prenditi cura di lui."
E poi si fece largo a spintoni fra loro due, correndo. Correndo senza pensarci giù per la galleria. "Misty, aspetta, non capisco!" le gridò lui dietro. Poi il suono di passi. La stava inseguendo. Doveva lasciarlo indietro. Non ce la faceva più. Corse più forte, col lungo mantello che svolazzava sulla sua scia. Le lacrime erano fredde contro il vento. Le fila di statue demoniache su entrambi i lati della galleria sbiadivano come ridendo di lei mentre cominciava a confondersi nella sua vista.
Come in un'imboscata, due uomini in lunghi mantelli giallo scuro uscirono da dietro il nascondiglio fornito dalle statue e le bloccarono il passo. Maestri di Tuono della Lega di Pokemon. I loro pugni ricoperti da guanti brillarono ai loro fianchi e i loro occhi luccicarono d'ambra mentre accedevano alla loro innata abilità di controllare l'elettricità. Entrambi avevano i capelli biondi che si erano rizzati a causa del loro potere. Stranamente non aveva paura. L'oscurità le coprì la visione nonostante le candele danzanti negli occhi delle statue. Dentro sentiva freddo. Solo freddo.
I Maestri di Tuono scaraventarono le braccia contro di lei, liberando lampi di luce spezzata che soffiarono con intento omicida.
Non le importava.

<><><>

Era così impegnato a seguire Misty, la sua vista sfocata fissa sulle svolazzanti pieghe zaffiro del suo lungo mantello davanti a lui, che Ash non notò i Maestri di Pokemon della Lega che uscivano dalle statue fino a che non fu troppo tardi. Vide di sfuggita mantelli gialli ...
No.
Brillarono dei fulmini che illuminarono l'intera galleria. Si buttò in avanti disperato per buttarla a terra. Ma capì mentre era in aria che non avrebbe mai fatto in tempo. L'elettricità l'avrebbe raggiunta prima di lui.
No.
La sua figura sembrò oscurarsi. Lampo. Una scarica esplosiva di fredda oscurità lo accecò, rallentò il suo volo, poi lo buttò con violenza all'indietro per parecchi metri facendolo sbattere contro qualcosa di stretto e duro - una statua. Il sangue gli cadde dalle bocche e cadde a terra sulla pancia - con tanto dolore nella testa quanto nel corpo.
Svenne.

<><><>

Junior ansimò mentre si appoggiava al muro di roccia incurvato del tunnel. Tagli e lividi coprivano tutto il suo corpo e il suo cappello giaceva tristemente sul terreno emettendo un po' di fumo. I suoi vestiti bordeaux erano mezzi strappati all'altezza del petto ed erano macchiati col suo stesso sangue. Ma nessun osso era rotto. Non ancora.
Laselle giaceva sul terreno dietro di lui in un cumulo di vestiti verdi strappati. Stava piangendo sommessamente a causa del potente colpo ricevuto allo stomaco quando aveva cercato coraggiosamente di difendersi da sola. Brock stava solo giocando con loro. Altrimenti era sicuro che sarebbero già morti. Non erano nemmeno riusciti a scappare via visto che il Maestro di Roccia aveva esercitato il suo elemento e chiuso il tunnel dietro di loro con macigni che si ingrandivano a vista d'occhio. Jumior fece una smorfia di disgusto. Che peccato che il troppo codardo butterfree di Laselle vi fosse scappato attraverso prima di allora. Il settimo Maestro di Pokemon ... forse era stata quella dannata cosa che li aveva innanzitutto portati in questa trappola. Tradimento dopo tradimento.
L'imponente uomo dal mantella marrone stava davanti a loro, leggermente sul fianco, con le muscolose braccia ancora poste accanto ai fianchi, coperte per lo più dalle svolazzanti pieghe del suo manto. I suoi occhi sottili si posarono su di loro - anche se era difficile stabilire quali fossero esattamente i suoi pensieri.
"Allora tu sei il figlio di Bruno." La voce era profonda ma non conteneva alcuna ovvia emozione.
Nonostante il suo terrore, la rabbia filtrò dentro di lui al ricordo della sua appena ritrovata parentela. "Non per colpa mia." Disperatamente si inclinò in avanti per tentare un altro attacco. Tentò un pugno frontale con la mano destra, che era danneggiata solo di striscio, poi un calcio affondato. Brock gli bloccò il piede nella mano e poi lo sbattè contro il muro. Junior urlò mentre rimbalzava sulla superficie rocciosa e poi cadeva dolorosamente.
"Suppongo che dovrei dirti che una volta ero uno degli amici più intimi di tuo padre."
Con i sensi che gli barcollavano, aveva una sola opportunità. Non poteva permettere che Laselle fosse catturata. Forse il suo Pokemon poteva riuscire dove lui aveva fallito - una lieve speranza ma meglio di niente. Portò la mano alla cintura e rimosse una piccola sfera poke color bordeaux. "Machop, va! Karate Chop contro la sua testa!" urlò e allo stesso tempo ingrandì la sfera e la mandò dritta contro il viso dela Maestro di Roccia. La Roccia era debole contro l'abilità di Forza. L'unica possibilità. Brillò una luce rosso scuro. Il ringhio di un Pokemon; seguito da un urlo e il devastante impatto contro la roccia. Junior alzò lo sguardo per vedere il braccio di Brock disteso, il pugno che conficcava il Pokemon da combattimento di colore leggermente blu contro un appena formato cratere sul muro del tunnel. Brock riportò il braccio sul fianco e il Machop di Junior rimase sul muro un attimo prima di scivolare giù per terra lasciando una scia rossa sulla pietra incurvata.
"Ma anche lui amava," continuò Brock come se niente fosse successo. Spostò lo sguardo su Laselle e una sensazione di disperazione si formò nel cuore di Junior. Ringhiò. "Loro non valgono la pena, figlio." Poi sorprendentemente il suo sguardo marrone luccicò e i macigni che bloccavano il tunnel dietro di loro tornarono nella terra. L'imponente Maestro dal mantello marrone si coprì la testa dal cappuccio, nascondendo il suo viso nella sua ombra e passò oltre lui e Laselle. Continuò a camminare lungo il tunnel e li lasciò da soli.

<><><>

Gli occhi di Ash si aprirono di scatto. Per un po' non potè far altro che giacere per terra disorientato, con le orecchie che gli fischiavano come se un migliaio di campanelli si fossero accessi nella sua testa. Il freddo pavimento di cemento sotto la sua guancia gli stava nascondendo la faccia. Con una mano si si staccò un po' col petto dal pavimento. La vista era annebbiata.
Nebbie nere sembravano librarsi dal suolo come sinuose nuvole che stavano lentamente intasando il corridoio. L'aria sapeva di elettricità dissipata e di una nebbia di ozono acre. C'era silenzio come in un cimitero. Debole, gli tornò un pensiero in mente. Misty. Sputando sangue, si sforzò di mettersi in ginocchio ma riuscì solo a cadere all'indietro di spalle.
Con determinazione si mise di nuovo su e riuscì finalmente a mettersi in una posizione da seduto sebbene con la schiena appoggiata per supporto su una statua di dragone sbriciolata che stava dietro di lui.
Spostò una ciocca di capelli umidi lontano dal suo occhio sinistro e strinse più stretto il mantello attorno a se stesso. L'aria era gelata. E la nebbia nera aveva completamente inghiottito l'intero corridoio e si era sparsa nell'aria come una coltrina di fumo impenetrabile. Le candele dentro le statue allineate al muro si erano spente, distruggendo anche quelle misere sorgenti di luce. Se non fosse stato per la sua vista, sarebbe stato completamente cieco fra le nebbie e le ombre. Ma anche da quello che riusciva a vedere, capiva che Misty non c'era. Invece, pezzi di cadaveri inceneriti e congelati con mantelli gialli strappati ricoprivano l'area dove si trovavano i Maestri del Tuono.
Ma Misty non c'era più, ritornò quel pensiero. Sapeva che, viste le sue sfuriate, non avrebbe dovuto importargliene più di tanto, ma era come se una parte del suo spirito fosse sparita. Chi voleva prendere in giro? Si cacciava di continuo in situazioni che mettevano alla prova i suoi sentimenti, e di continuo, il risultato era positivo. Lei aveva ragione - la stava punendo. Ma non sapeva che stava punendo anche se stesso. Era un bastardo, e non meritava la felicità. Pensò alla vita che aveva condotto. Un malefico bastardo.
Ma si promise che non l'avrebbe lasciata morire qui, quello mai. L'avrebbe trovata e avrebbe impedito alla profezia di distruggere tutto quello a cui teneva. Anche se dopo di questo, come aveva detto anche a lei, non si sarebbero mai più visti. Non avrebbe mai conosciuto la pace ma lei meritava qualcuno meglio di lui. Qualcuno che non avrebbe causato così tanto dolore ad entrambe le parti in causa.
Non gli sarebbe importato neppure se fosse stato Brock, finchè il suo amico l'amava veramente.
Gli occhi gli si annebbiarono al pensiero. Sì, ecco ciò che avrebbe fatto. Duplica si mosse dietro di lui apparendo completamente distrutta, e spezzando la sua linea di pensieri. I lunghi capelli blu di lei erano stropicciati intorno alle spalle, e il suo mantello viola sembrava avere parecchi punti spezzati, con buchi e strappi che mostravano la bianca camicia che aveva sotto. Lividi sembravano star formandosi sulla fronte e sulla sua guancia sinistra. "Da quanto siamo qui?"
La voce di lei sembrava stanca quasi quanto lui.
"Non lo so," rispose in tono monotono. Il suo senso del tempo era andato a farsi fregare insieme al suo mal di testa. Avrebbero potuto essere pochi minuti così come parecchie ore. Si grattò la guancia. Aveva una sensazione sconosciuta di elementi che volteggiavano nell'aria - ovviamente acqua vista la nebbia. Eppure ... c'era ombra? Non ricordava di averne emessa alcuna. Infatti l'aveva attivamente soppressa per paura di perdere il controllo. Magari l'aveva accidentalmente emanata quando era svenuto.
Pikachu ringhiò da dentro il suo zaino, o per quello che poteva sentire era teso mentre tutto quello che sentiva lui era una sorta di obbiettivo letargo. Suoni di passi gli arrivarono all'orecchio; molti passi. "Sta arrivando qualcuno."
Ignorando il dolore, si mise in piedi usando la statua come supporto ancora una volta. Duplica fece lo stesse con un lieve mugolio ed entrambi si nascosero dietro le ombre più scure del muro dietro la statua; e proprio in tempo, mentre parecchie figure arrivavano aprendosi un varco nella nebbia fino ai resti inceneriti dei Maestri del Tuono che avevano teso loro l'imboscata.
Regnava il silenzio mentre il gruppo sembrava studiare i cadaveri.
Uno di loro fece per vomitare. "E' - è diabolico."
Una pausa ed altri passi. Ash li potè sentire passare loro oltre con movimenti lenti. La statua che stavano usando come copertura era appena abbastanza larga per entrambi. Trattenne il fiato. Al suo fianco, Duplica fece lo stesso. Essere scoperti sarebbe stata la cosa peggiore che poteva succedere ora; una sottile linea di sangue scorreva dalla sua tempia e lui si sentiva troppo debole per un confronto. Scosse la testa a quel pensiero improvvisamente sarcastico. O se avesse avuto voglia di combattere, sarebbe stato incontrollabile, avrebbe distrutto ogni cosa.
Suoni di passi strascicati. "Nessun altro oltre questi due. Dev'essere stato il punto di contatto."
Ash sgranò gli occhi. Questi due? Ce n'erano altri? Continuò ad ascoltare.
"Punto di contatto?" continuò una voce diversa. "Pensi che sia opera di quei dannati ribelli? L'attacco alla loro base di Sud-Lavender dovrebbe averli spazzati tutti via. Non abbiamo nemmeno ordini particolari riguardo ad attacchi. Sembra più opera di Pokemon Proibiti."
L'altra voce rispose decisa. "Impossibile. Le protezioni di questo corridoio avrebbero dovuto prevenire che chiunque di loro entrasse nella città principale..." Il suono dei loro passi si allontanò per il passaggio. Protezioni. Pensieri percorsero la sua mente. Allora era una certezza. Chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto uccidersi in quel momento ... ma no, non poteva. Misty.
Lei sapeva quanto lui fosse ipocrita e gli aveva fatto promettere. Mollare era contro tutti i suoi principi, contro la stessa materia di cui era fatto, ma ora per quel che ne sapeva, mollare avrebbe significato che nessun altro sarebbe morto per mano sua. In un modo o nell'altro, aveva perso.
Doveva andare. Aveva sentito abbastanza. In silenzio, si allontanò dalla statua e continuò lungo il corridoio, assicurandosi di tenersi vicino alle ombre. La nebbia nera era ancora in giro e le candele spente rendevano sicuro il fatto che fosse completamente invisibile.
"Dove stai andando?" gli bisbigliò Duplica da dietro mentre anche lei lo seguiva. Davanti, la galleria continuava fino a che finalmente, attraverso la nebbia nera, riusciva a vedere un'enorme scala di marmo che li conduceva in superficie.
Si rimise il profondo cappuccio sulla testa, lasciando che la sua ombra gli coprisse il viso, mentre il suo mantello nero notte svolazzava dietro di lui mentre si muoveva velocemente.
Le rispose senza guardarsi indietro.
"Indigo City."

<><><>

Indigo City.
La più grande città capitale dell'intera isola Indigo e probabilmente, del mondo intero. L'arcipelago Orange, gli altri continenti, nessuno era stato risparmiato dall'oscurità. La Guerre Oscure di Pokemon avevano portato a questo. Era chiamata rivoluzione. Una rivoluzione contro le stesse cose su cui era basata la società. Giustizia, democrazia, la gente che viveva in armonia per coesistere col mondo e le creature elementali che loro chiamavano 'pokemon' e dalle quali, in verità dipendevano pesantemente per ogni cosa. Tutto questo era sparito, a cominciare da quell'infausto giorno in cui era stato fatta la riscoperta. Tutto a causa di un uomo di nome Giovanni assetato di potere che aveva osato dar fastidio all'equilibrio che esisteva dall'alba dei tempi. Il Traditore, era conosciuto dappertutto con questo nome. Ma anche con quello di Riformatore.
Fulmini silenziosi e neri sfrecciavano per il cielo coperto che stava sopra l'alta e concreta giungla che era Indigo Plateau City. Le sottili linee spezzate di elettricità che avevano il colore del chiaro di luna attraversavano a caso l'orizzonte nuvoloso con l'accompagnamento di un costante soffio di vento che soffiava fra le cime degli oscuri grattacieli e degli uffici. Le loro finestre di vetro riflettevano le luccicanti luci nere così che la città sembrava avere vita propria, brillando con forza con la sua stessa energia elementale. La maggior parte delle strade nella zone periferica della città erano vuote di gente, ma di quella gente che stava in centro e che si era avventurata a fare il viaggio solo per vedere il mondo purificato ed erano rimaste fuori dalle porte a celebrare, con tutti che sentiva l'atmosfera carica di una sensazione di grande cambiamento nell'aria. La visibilità era anche più bassa del solito a causa delle nubi di nebbia dense che erano discese sopra ogni cosa.
Sarebbero successe molte cose quella notte.
In verità molte cose stavano succedendo *proprio in quel momento*, pensò il Generale Yas mentre stava ai piedi del corridoio che conduceva all'elegante struttura in marmo bianco conosciuta il Victory Gate. Con la sensazione di un disastro incombente, osservava i soldati nel panico e gli allenatori che correvano verso l'entrata principale, con le spade sguainate e le sfere poke pronte e strette in mano.
Vestito di un mantello della Lega color argento, corse su per le enormi scale che conducevano all'edificio del Victory Gate saltandone due alla volta, con la maglia di ferro sotto il mantello che tintinnava contro il petto. Afferrò uno dei tanti soldati che passavano, anche lui in uniforme grigia, per il braccio col pugno coperto da un guanto di ferro.
"Tu! Che sta succedendo qui?" Alzò il mento verso l'alto indicando l'entrata in pieno trambusto all'edificio di marmo, che brillava ancora magnificamente nonostante l'oscurità della notte. Era stato buttato giù dal letto dall'allarme dell'interfono, che indicava un'emergenza. Non era il suo turno, ma in un'emergenza non c'erano turni. Un vero peccato visto che avrebbe voluto dormire un po' prima della riforma. Fino a che si svegliava il giorno dopo col sole scintillante e gli uccellini cinguettanti che volavano nel cielo azzurro, non gli importava molto di cosa fosse successo.
Il soldato fece una smorfia e stava per scostarsi bruscamente quando riconobbe chi era che lo aveva fermato. I suoi occhi marrone scuro si spalancarono. "Generale Yas! Mi perdoni. Ma si è aperta una breccia nei tunnel della Victory Road. Sembra che qualche Pokemon Proibito sia riuscito a scappare." Portò automaticamente la mano all'impugnatura della lunga katana legata alla cintura del suo mantello. La sensazione di minaccia si spostò dalla gola allo stomaco. "Proibiti? Ma ... è impossibile!"
"Questo è ciò che sospetta il Generale Kas," replicò lo spaventato soldato mentre si strofinava il braccio appena liberato. "Il conteggio dei corpi è a quota dodici inclusi-" la sua voce si spezzò qui, indicando che non riusciva a crederci nemmeno lui. "Inclusi due Maestri di Tuono. I corpi sono stati ... bruciati e mostrano segni di elementi Proibiti."
I suoi occhi grigi si assottigliarono alla menzione del nome del suo rivale, ma poi lui represse il sentimento. In tempi di crisi, scaramucce su rivalità minori era meglio dimenticarle. "Elementi Proibiti hai detto? Luce od Ombra? Magari la nostra cara strega concittadina con arie da regina, la Maestra Valdera, si stava solo scaldando i muscoli."
"Tutti gli indizi portano all'Ombra, Signore."
Elemento Proibito Oscuro allora. I sottili capelli presenti sul suo collo si rizzarono. Diede al soldato il permesso di andare con un brusco cenno della testa e con uno scatto di velocità continuò nella sua strada verso l'entrata, con gli stivali che pestavano le scale d'avorio.
Proibiti. Ad Indigo City. La sensazione di un tradimento crebbe nel suo petto.
Lord Garick non aveva promesso che la loro città sarebbe stata estranea alla riforma? Cercò di combattere il panico crescente. No, era meglio non saltare a conclusioni affrettate. Avrebbe investigato sulla faccenda ...
All'improvviso un altro soldato che correva giù per le scale si scontrò con la sua spalla e lui grugnì all'impatto, la cui forza era stata sufficiente a farlo girare e quasi a farlo cadere al gradino sottostante. La furia gli oscurò gli occhi fino a farli diventare del colore argento del metallo delle armi mentre si strofinava la spalla e si girava per rivolgersi a quello sciocco idiota. "Idiota! Guarda dove vai!"
Il soldato si era fermato per osservarlo con occhi freddi color marrone chiaro. Lunghi capelli di un dolce color nero sventolavano nella fredda brezza notturna, fatti volare di tanto in tanto sopra un viso affascinante. Il grigio standard del lungo mantello da soldato ricopriva il suo corpo snello e atletico dalla testa ai piedi, e il lembo più basso svolazzava agli angoli dei suoi stivali. Il simbolo del fuoco accanto all'emblema della Lega che stava sul petto lo identificava come un Maestro di Fuoco e non come un soldato comune. Quello che non era normale era il piccolo zaino marrone piazzato dietro la sua schiena. Uno spaventosa sensazione di familiarità esplose nella mente del Generale, ma quando cercò di ricordarsi chi era, non riuscì proprio a definire l'identità dell'uomo. Come un pesce scivoloso fra le mani, gli sfuggiva. Le dure labbra sul viso affascinante diedero segno di un sorriso canzonatorio. "E' parecchio che non ci vediamo." Un dito toccò la punta del suo naso come un impertinente saluto, e con un battito di mantello, continuò giù lungo la grossa rampa di scale di marmo verso le illuminate strade cittadine. Un Flareon saltellò dietro di lui sulle quattro zampe, con il manto rosso e arancione che brillava come fuoco vivo.
Il Generale Yas trascorse parecchi secondi a cercare di ricordare chi fosse quell'uomo prima di mollare con un brontolio annoiato. Continuò a salire di corsa per le scale. Aveva cose più importanti da fare ora che preoccuparsi di un qualunque maledetto subordinato.

<><><>

Per strada ad una via di distanza dal Victory Gate, fuori dalla vista di curiosi passanti o di altri soldati e maestri, Ash si strappò dalle spalle il lungo mantello grigio della Lega e con uno scoppiettio di luce nera, disintegrò il tessuto riducendolo in polvere svolazzante. Il vento freddo ne alzò in aria i resti e li fece volare via in alto verso le cime degli alti edifici allineati alla strada, e ancora più su, verso il cielo notturno.
Il Flareon che trotterellava ai suoi piedi brillò di luce e tornò di nuovo ad essere una donna alta più di un metro e settanta con lunghi capelli blu e un mantello viola drappeggiato intorno al corpo snello.
Duplica non lo guardò. "Dobbiamo trovarla." Non c'era alcun dubbio sulla persona di cui stava parlando.
Per un attimo lui non rispose. I loro stivali andarono a camminare sul marciapiede distrutto. Alla loro destra, stavano in silenzio negozi abbandonati. A sinistra, la strada era vuota salvo pezzi di spazzatura fatti ruotare, soffiati dal vento, lungo la strada. I lampioni allineati alla via si sforzavano di illuminare la profonda oscurità in mezzo alla fitta nebbia che sembrava ammassarsi sopra di loro. In verità era incredibile che ci fosse ancora corrente elettrica in città. Un pensiero ironico lo fece quasi sorridere.
Magari i Maestri di Tuono della Lega stavano facendo le ore piccole.
Si tolse lo zaino e rimise con un oscuro brillio sulle spalle il suo lungo mantello nero da maestro. "La troverò." Chiuse gli occhi e abbracciò lo zaino. "Ma dopo ... non so."
La testolina nera di Pikachu spuntò dalla cima del suo zaino, con le orecchie rizzate e agitate. "Pikapi. Pikachu." Il Pokemon gli diede una pacca sul braccio.
Duplica gli lanciò un'occhiata di traverso. I suoi occhi brillarono all'improvviso. "Beh, naturalmente tornerete insieme." Lui fu preso alla sprovvista dall'intensità del suo sguardo. Nel loro insieme, gli occhi di lei gli ricordavano qualcuno. Alzò le braccia sopra i fianchi per lasciare che il suo mantello lo avvolgesse come un asciugamano così da potersi rimettere lo zaino addosso. Poi si lasciò sfuggire una grossa risata diretta a se stesso. "Duplica, Io ... Io apprezzo la tua preoccupazione ... ma certe cose, dobbiamo risolverle da soli."
Lei scostò lo sguardo e tenne apposta lo sguardo fisso davanti a se mentre camminavano. "Stronzate, Ash. Sono solo stronzate. So esattamente cosa stai pensando. Non me ne starò in silenzio mentre tu fai qualche stupido errore, come il decidere spontaneamente che ci tiene troppo a lei per tenere anche a te stesso. E' proprio il tipo di gesto generoso, ma stupido che faresti."
La sorpresa gli fece quasi mordere la lingua. Duplica non parlava mai così seriamente. Che le aveva fatto Agatha per cambiarla? Non sembrava proprio lei ... non l'aveva nemmeno chiamato Ashy o uno di quei altri irritanti nomignoli.
"Non essere così scioccato," continuò lei in un tono grave completamente estraneo al solito tono mieloso. Si rifiutava ancora di guardarlo. "Anch'io posso essere seria quando devo. E tengo troppo a t-... ai miei amici per lasciare che si puniscano da soli."
Ash diede un calcio con lo stivale a un mucchio di giornali che stava sul marciapiede. Era combattuto. "Duplica ... non è così semplice. Tornare insieme. Sai il detto 'è meglio aver amato e perduto, che non aver mai amato affatto'?" Strinse i denti. "Un pacco di bugie. Te ne dico uno migliore. Prendi un uccellino che è stato in gabbia per tutta la sua vita. Cresciuto in cattività. Ma poichè era tenuto sul fondo, l'oscurità era tutto quello che conosceva. Poi un giorno, lo lasci andare in una bellissima giornata. Per la prima volta nella sua vita conosce la luce, la sensazione di volare all'aria aperta, la libertà. Un attimo dopo lo acchiappi con una rete e lo riporti nell'oscurità del fondo della sua gabbia. Almeno prima non aveva mai conosciuta una vita di libertà. Ora sa che non la otterrà mai - questa è crudeltà." Scosse la testa. "La vita non ha sempre esito felice. Infatti, in taluni casi, sarebbe meglio se non ci fosse un esito felice."
Duplica adesso lo stava fissando apertamente. "Stai dicendo che sarebbe meglio che perdessimo?"
Lui si fermò un attimo. "Forse."
"Non ha alcun senso-"
Suoni di passi dietro di loro. Lui si fermò e si nascose velocemente in un vicolo lì accanto, trascinandola dietro di lui e tagliando la sua frase a metà. Abbracciarono con la schiena il muro vischioso senza dire una parola mentre una compagnia di soldati della Lega passava loro accanto, seguita da due uomini con lunghi mantelli color rosso scuro, con contegno silenzioso e grave.
Quando il suono dei loro passi sparì, Duplice osservò la mano di Ash stretta al suo braccio. Corrugò lo sguardo come se vi avesse trovato un insetto, e con sua sorpresa, si scostò violentemente lontano da lui. "Non dovevi nasconderci, avrei potuto affrontarli."
"Poi avremmo dovuto affrontarne un migliaio," replicò Ash, leggermente confuso. "Sapevi chi era quell'uomo dai capelli neri, mantello grigio e armatura là al Gate?"
"Se ricordo bene, doveva essere il Generale Yas. Non era lui a condurre metà della cavalleria della Lega nelle guerre?"
"Proprio lui. Il suo compito ora è proteggere Indigo City insieme al suo ... diciamo pure ... compagno. E lo prende molto seriamente. Non so te, ma io vorrei superare questa cosa senza dover combattere schiere di eserciti in una popolata città."
Duplica brontolò. "Non dev'essere molto intelligente se non ti ha riconosciuto. L'hai praticamente buttato giù dalle scale."
"Non ne sono sorpreso. Cerca solo di non pensare troppo a me." Le camminò oltre e si inginocchiò per esaminare una macchia nera nella strada fuori dal vicolo. La toccò con le dita. Sembrava un pezzo di stoffa bruciato, con l'angolo inferiore sinistro che era meno rovinato e di una tonalità blu oceano. Alzandosi rapidamente, buttò all'indietro una piega del suo mantello e cominciò a guardarsi intorno. "In ogni caso, faremo meglio a sbrigarci. Avevo ragione, è passata da queste parti."
Duplica fissò il pezzo di stoffa fra le sue dita. "Ash." Esitò. "Hai idea di quello che è successo laggiù?"
Lui chiuse gli occhi per un momento. "Io ... non so più che pensare. O nemmeno se ci voglio pensare." Scosse la testa mentre studiava ancora i dintorni. C'era un balcone più in alto sul muro del vicolo, il primo di tanti che sembravano scalare l'intero edificio. Sarebbe stato più semplice se avessero cercato dall'alto, e meno persone li avrebbero visti. Forse anche lei aveva avuto la stessa idea.
"Tieniti forte, Pikachu," disse rivolgendosi di nuovo al suo zaino chiuso. Poi prendendo una rincorsa, rimbalzò sul muro opposto con gli stivali e si spinse all'insù, afferrando il pavimento del balcone più basso e issandosi sopra. Si preparò a saltare sul prossima, e abbassò lo sguardo verso il basso per segnalare a Duplica di seguirlo. La strada era vuota.
"Qui su," disse una voce da sopra.
Alzò gli occhi per vedere Duplica che già scavalcava l'edificio, saltando di balcone in balcone. Scosse la testa ancora una volta.

<><><>

Le strade principali della città erano intasate da centinaia e migliaia di persone eccitate che urlavano tutte la loro gioia per l'imminente riforma. Molte di loro avevano dei cartelli che dicevano, "Salvate il mondo' e 'Distruggete l'oscurità' per non parlare dei diversi cartelli che mostravano la lettera 'L' della Lega dei Pokemon.
Sulla terza strada, la folla urlante fu all'improvviso fatta zittire quando il coperchio di un tombino che stava nel bel mezzo della folla esplose brutalmente verso l'alto come se un geyser sotterraneo fosse eruttato. Però, invece di caldo vapore, a provocare l'esplosione, era stato un geyser fatto di pezzi di ghiaccio a temperatura sottozero e acqua.
Le grida di gioia si trasformarono in urla di terrore mentre le persone più vicine all'esplosione si allontanavano ad anello scioccate e doloranti poichè erano state in parte congelate.
Il coperchio del tombino che era alto nel cielo si spezzò in mille pezzi di ghiaccio provocando un breve raggio di luce così intenso, che illuminò l'area circostante per due isolati. A seguire, un Maestro di Pokemon dal mantello blu uscì fuori dal buco, seguito a breve da una donna dall'aspetto pericoloso anche lei in mantello e coi capelli legati e da due Generali della Lega del Pokemon in uniforme grigia.
Suzie si guardò intorno osservando la strada intasata dalla gente e gli edifici cittadini circostanti. Alzò lo sguardo verso la cappa nera che copriva il cielo. Erano dentro finalmente. Sistemò il suo mantello nero spiegazzato e lanciò un'occhiata ai pezzetti di gelo che si erano raccolti sulle sue maniche. Corrugò lo sguardo e quelli evaporarono nell'aria emettendo un leggero sibilo.
"Muoversi, muoversi!" urlò a squarciagola una voce profonda, facendo smettere i piagnucolii spaventati della gente intorno a loro.
Suzie alzò lo sguardo e vide una compagnia di soldati della Lega bardati in armatura grigia e mantelli che si facevano brutalmente strada verso di loro fra le gente. Il soldato in comando la scorse. "Donna! E' illegale ostruire-"
Butch e Cassidy si misero davanti a lei. "Abbassa la cresta, soldato!"
Ringhiò Butch, con gli occhi marroni socchiusi mentre la mano coperta da un guanto si stringeva intorno al manico della sua spada. "Hai una qualche idea della persona a cui ti stai rivolgendo?"
"G-Generale Butch!" balbettò il soldato. Divenne ancora più pallido davanti all'espressione sulla faccia di Cassidy. "E Generale Cassidy! Ma noi tutti sapevamo che eravate morti nella battaglia finale contro i ribelli."
"Niente di più falso," Cassidy sniffò con disprezzò facendo volare di lato la coda di cavallo bionda. "Pensi davvero che una piccola forza com'era tutto quello che era rimasto della Ribellione avrebbe potuto sconfiggerci?"
Il soldato avvertì il suo sguardo da dentro l'elmo. "Non i ribelli ... ma ... abbiamo sentito delle voci secondo le quali ... il Maestro Ashura è tornato."
Rainer si mise di forza davanti a Butch e Cassidy, strappandosi il cappuccio per rivelare la sua faccia- "Basta così! Mentre voi state qui a spettegolare, vi rendete conto che una squadra di ribelli composta da Maestri di Pokemon guidati dallo stesso Maestro che hai menzionato sta entrando nella città?"
"Cosa?" ringhiò qualcuno.
Suzie si girò e vide un uomo alto e imponente con larghe spalle e capelli biondo-cenere che si faceva largo a forza tra i soldati. Indossava un lungo mantello color argento della Lega che riusciva appena a contenere le muscolose spalle. Gli occhi neri brillavano di rabbia. Con gli occhi della mente riusciva a vedere la fiamma giallo brillante che si sprigionava da lui.
"Generale Kas," lo salutò Cassidy con un sorriso compiaciuto. "Hai un bell'aspetto."
Lui la ignorò e si rivolse a Butch. "Che storia è questa dei ribelli che entrano in città?"
"Si tratta di Maestri di Pokemon Ribelli che sono sopravvissuti alla purga," replicò Butch con voce stridula. "Sembra che pensino di poter impedire a Lord Garick di invocare l'Armageddon."
Le labbra del Generale Kas si incurvarono in un sorriso malizioso. "Non possiamo permettere che succeda." Le sue labbra si appiattirono ancora di più quando gli ritornò in mente una cosa. "L'apertura al League Gate," ringhiò.
Suzie fece un passo avanti, interrompendolo. "Basta perdere tempo," disse con calma. "Generale Kas, sa qualcosa del Maestro Brock?"
Lui abbassò lo sguardo verso di lei con disprezzo. "Stupida donna, ti rendi conto che stai parlando a qualcuno con un'autorità-"
Lei socchiuse gli occhi. A quello sguardo, gli occhi di lui si sgranarono, e fece inconsciamente un passo indietro. Osservò Rainer, che fece un segno di assenso. Si girò di nuovo verso di lei e scosse la tesa. "Non sappiamo sempre più cose su di lui, " disse grugnendo. "Ma so la risposta alla sua domanda. Il Maestro Brock manca da qualche tempo ormai."
Suzie strinse i denti. Avrebbe già dovuto averlo fra le sue mani in quel momento! Era una situazione insopportabile ... se non fosse stato per Ash ... i suoi occhi brillarono all'improvviso. Dove c'era Ash ... c'era sicuramente anche Brock. Guardò gli altri. Butch e Cassidy stavano parlando al loro collega e Rainer stava guardando la folla come in cerca di qualcuno. Non aveva più bisogno di loro. Ora che era dentro la città ed era così vicina al suo obiettivo, poteva sentirlo, sarebbero stati solo un peso in più. Avrebbe trovato Brock da sola ... e avrebbe finalmente messo fine a tutto questo.
Mettere fine all'incubo.
"Date l'allarme," ordinò il Generale Kas ad uno dei suoi soldati. "E dite a quel buono a nulla del Generale Yas quello che è successo."

<><><>

"Fanno 9 monete d'oro," urlò loro la cameriera, ma nonostante ciò la sua voce si sentiva appena visto l'enorme baccano e questo benchè si trovasse a meno di un metro dal loro tavolo.
"Nove monete d'oro?" chiese James, ad alta voce mentre la cameriera piazzava davanti a lui la fila di bicchieri. "E' un furto!"
Jessie stava cercando di capire cosa stessero facendo Butch e Cassidy dalla sua sedia accanto a lui, benchè fosse difficile con la grande massa di persone sulle strade che si urtavano fra di loro e che per la maggior parte bloccavano la loro visuale dalla caffetteria all'aperto. "Paga e basta James," gli gridò infastidita.
"Quando porteremo dentro quei due, dovrebbe bastare per farci vivere da re per un bel po' di tempo." Butch e Cassidy sembravano parlare col nuovo Generale della Lega, che aveva un forte muscolatura e capelli biondo scuro quasi rapati a zero. In quel preciso momento parevano essere pesantemente sorvegliati là nella strada principale e con così tanti soldati che guardavano ... e c'era anche quel Maestro dal mantello blu, che osservava la folla. Proprio in quell'istante sembrò che guardasse dritto verso di lei, con lo sguardo freddo e cristallino che penetrava il suo nonostante le decine di persone che avevano usato come copertura. Lei si nascose immediatamente dietro un uomo grasso che si stava ingozzando con suo pranzo su uno dei tavoli che si trovava in mezzo alla linea visiva presente fra di loro.
"Cosa c'è che non va, Jessie?" chiese James mentre beveva il suo bicchiere. Spostò la testa di lato per vedere da cosa si stava nascondendo.
"Non renderlo così ovvio, stupido!" gli sibilò lei mentre appoggiava il mento sulla superficie del tavolo.
"Intendi il Maestro d'Acqua? Non sta più guardando da questa parte." Poi prese in mano la sua ordinaria tunica da civile. "E non credo che ci riconoscerebbe con questi nuovi travestimenti che stiamo indossando."
Jessie staccò la faccia dal tavolo. "Questo lo so, ma non possiamo mai essere abbastanza attenti con .. sai, i Maestri di Pokemon." Lei si passò una mano fra i rossi capelli scuri, non legati nella solita coda di cavallo, ma lasciati liberi di cadere sulle spalle. Si sentiva particolarmente a disagio col suo stesso travestimento. Un abito civile da donna che era tutto sommato stretto. Avrebbe dovuto capirlo che la donna da cui l'aveva rubato era un po' troppo bassa.
James bevve un altro sorso del suo bicchiere. "Se sei così preoccupata, perchè hai insistito a lasciare lo scemo e i suoi amici? Avremmo potuto servirci del suo aiuto."
"Oh andiamo, James. Mi rifiuto di affidarmi all'aiuto dello scemo," disse con superiorità.
"Ma pare dovremmo farlo lo stesso. Hai sentito quello che qualcuna di queste persone dice?" disse con il tono che usava nei momenti di panico. "Dicono che tranne questa città, progettano di spazzare via l'intero pianeta. Questo vuol dire niente Stato di Fucsia ... e niente Stato di Fucsia significa niente lavoratori, e niente lavoratori significa niente premio per portare dentro quei due criminali, e che avremmo speso tutto questo tempo per niente!"
"Perchè non lo dici più forte, non penso che l'intera caffetteria ti abbia sentito lamentarti," disse Jessie sarcastica. Sentì un movimento dalla strada dietro di lei e si girò, portando la testa oltre l'uomo grasso, che si stava ingozzando.
Butch and Cassidy stavano iniziando a camminare lungo la strada attraverso la folla in compagnia del generale e dei suoi soldati, e i loro capelli biondi e gli occhi acqua divennero presto bollicine nel mare delle persone. Lei spinse la sedia all'indietro, provocando il brontolio infastidito di una persona, e si alzò. "Beh, andiamo James, faremo meglio a seguirli."
James fece lo stesso anche lui ma poi sentì qualcosa nella tasca. "Penso che Persian voglia venire fuori ora. Non è più abituato a stare dentro una sfera pole, e continua a far muovere i miei pantaloni." Lei scosse la testa con un sorriso malizioso. "Beh, mi spiace per lui. Se venissimo catturati da uno qualunque di questi soldati con un pokemon, saremmo arrestati prima che un solo lamento possa lasciare le nostre labbra. D'altronde, mi sono piuttosto stufata del suo atteggiamento arrogante e almeno lì, possiamo non sentirlo darci ordini a destra e a manca." Poi dalla bocca le scappò una risata ironica ad un'altro pensiero. "Immagina. Ai civili non viene più permesso di tenere pokemon. Che barbarità."

<><><>

Trattenendo forte il fiato mentre i suoi polmoni chiedevano urlando aria, Giselle diede un un'ultima poderosa spinta al coperchio del tombino che stava sopra la sua testa, riuscendo finalmente a spostarlo dal suo posto. Il coperchio di ferro arrugginito si rivoltò e cadde con un distinto suono metallico su quella che sembrava una strada come fosse un moneta di gigante. Lei salì freneticamente quello che rimaneva dell'esile scaletta e uscì fuori nella notte.
Spalancò la bocca come un palombaro che dal profondo del amre veniva fuori dall'oceano. Meravigliosa, aria fresca! Beh, non così fresca ma comunque era meglio del tanfo che c'era laggiù. Era fredda al contatto col suo viso arrossato, ma la parte migliore era che non puzzava. Cadde con la schiena sulla strada sospirando stancamente. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Non essere così melodrammatica," rispose seccamente una voce da dietro di lei. Giselle aprì gli occhi e li sgranò, cercando di regolare la vista al diverso tipo di luce. Le fogne erano nere come uno dei suoi vestiti preferiti. Il pensiero le fece corrugare la fronte. Tutti i suoi vestiti erano andati distrutti insieme alla base di South Lavender. Si mise per metà in piedi e si girò per guardare la forma verde arricciata che emergeva dalla stesso buco da cui era uscita lei con uno sguardo imperioso. "Beh, scusa se non sono una conoscitrice di orribili odori, Maestra Erika. Quasi *non* ce l'ho fatta. Prima il tuo Gloom e poi la fogna. Penso che il mio naso possa aver subito danni permanenti."
La figura verde arruffata finì di uscire dal buco con certo più grazia di Giselle stessa e si appoggiò sulle ginocchia. Gradualmente, la sua forma si focalizzò come quella di una donna dal mantello verde con capelli blu che arrivavano all'altezza delle spalle tenuti legati da una fascia rossa. Con un'espressione quasi annoiata sulle labbra, "Non mi lamenterei fossi in te, del mio Gloom o delle fogne, e specialmente di quelle," disse Erika con accanimento. "E' stata una fortuna che siamo persino riusciti a penetrare nel sistema o altrimenti ci saremmo perse per sempre nei Tunnel della Victory Road."
Giselle sniffò con naso, non ancora convinta. "Fortuna non è la parola esatta." Si mise del tutto in piedi e si ispezionò. Il suo camice da medico, una volta bianco, era ora quasi verde quanto gli abiti di Erika. Tranne che non era un verde naturale, ma una sorta di verde sporco. E non voleva nemmeno provare a indovinare cosa fosse quella roba marrone e viscida che si era attaccata alle sue unghie - ora quasi tutte rotte. Parecchio infastidita ora, aggiunse, "D'altronde, tu non hai di che preoccuparti. Il tuo senso dell'odorato è già danneggiato."
Erika le rivolse uno sguardo duro e sporco proprio quanto si sentiva Giselle in quel momento ma poi scrollò le spalle e sembrò lasciar perdere. Il Maestro d'Erba stava quasi per scostarsi alcune ciocche di capelli con le mani ma poi notò la stessa roba marrone viscida che copriva le sue dita e che Giselle aveva e si fermò in tempo. "Comunque, faremo meglio a nasconderci, siamo troppo esposte qua all'aperto," disse mentre si metteva in piedi.
Strofinandosi le dita in un vano tentativo di togliere lo sporco dalle sue unghie, Giselle guardò meglio il posto in cui erano sbucate in superficie. O almeno fece del suo meglio per vedere, vista l'aria nera che sembrava così fitta, che se apriva la bocca avrebbe probabilmente potuto sentirne il sapore. Tutto quanto aveva una sfumatura grigia o nera o un miscuglio del genere.
Ma distingueva abbastanza bene i lampioni posti sui lati della strada che erano ancora funzionanti, e espandevano una fioca luce nell'oscurità.
Sembrava che fossero venute fuori nei sobborghi della città all'interno del settore poco urbanizzato - case con tetti rivestiti di tegole erano in file su entrambi i lati della strada su cui si trovavano; prati verdi, alberi e un incrocio con semafori ad un limite, un parco all'altro. Benchè, a differenza dei lampioni, i semafori non dessero segno di vita, le loro luci si erano oscurate come il cielo. Naturalmente, senza veicoli funzionanti in giro, non è che ci fosse bisogno di loro. Guardando verso sud, l'orizzonte era oscurato dalla cupola. Erano finalmente dentro.
Finì la sua ispezione con una scrollata di spalle. Erika non aveva motivo di preoccuparsi. Le vicinanze apparivano deserte. Tutte le finestre delle case erano prive di luci e l'opprimente silenzio indicava che nessuno nell'intera via si trovava in casa. "Non c'è nessuno che possa vederci in ogni caso," concluse mentre tirava fuori dalla tasca del camice le scarpe col tacco. Brontolò mentre saltellava su un piede per mettere la scarpa nell'altro. "Il che è una buona cosa, dal momento che sono un disastro."
"Non preoccuparti del tuo aspetto ora, preoccupati di che faccia farai se una sentinella della Lega ci becca," disse Erika in un tono secco, sebbene i suoi occhi verde prato si stessero guardando intorno allerta alla ricerca di un qualunque segno di movimento lungo la strada. Giselle si zittì solo per farla felice. Con loro sorpresa furono premiate da un debole scalpittio di quelli che sembravano essere zoccoli di cavallo giù per la strada da ovest verso dove c'erano i semafori rotti.
"Fantini." gli occhi verdi di Erika si socchiusero. Si girò velocemente con uno sventolio del mantello e corse giù per la strada verso una casa che dava un mucchio di ombre fra le quali nascondersi. "Andiamo, Giselle, nasconditi!"
"Non sei il mio capo," disse solo per fare l'antipatica, ma la seguì lo stesso. Saltarono oltre uno steccato di legno bianco mezzo crollato e si accucciarono dietro un roseto troppo cresciuto nel cortile della casa deserta. Stette attenta a non toccare alcuno dei rami pieni di spine mentre si nascondeva, la qual cosa era in verità un'impresa vista la notte così scura e nonostante i lampioni.
Il trotterellare ritmico dei cavalli crebbe e poi riuscirono a notare le criniere brillanti di ponytas al guinzaglio guidati da soldati in mantello grigio. Si mossero lentamente lungo la strada nel loro campo visivo e controllarono con gli occhi le case sui lati come stessero cercando qualcosa.
Giselle strizzò gli occhi. Due dei soldati sembravano altamente familiari. Parevano entrambi donne. Una aveva capelli blu corti, mentre l'altra aveva capelli rossi legati a coda di cavallo ... ringhiò all'improvviso. "Quelle traditrici!"
"Calma," la interruppe immediatamente Erika. "L'aspetto può ingannare. Ricordati che ci sono più di una sola Jenny e Joy nel mondo."
Giselle scosse la testa. Ma certo. Le loro Jenny e Joy erano a Waterflower con le sorelle di Misty. Queste due ... dovevano essere con la Lega.
"Quello che ritengo più importante," bisbigliò Erika, "è quell'affare luminoso che Jenny sta studiando nella sua mano sinistra. Lo vedi?"
Si sforzò di vedere cosa stava tenendo in mano la donna dai capelli blu davanti all'altra. Una luce si accese nell'oggetto e all'improvviso lei riconobbe il piccolo marchingegno elettronico. Si lasciò sfuggire un respiro sorpreso. "E' un Silph Co EDS."
Una pausa. Poi Erika chiese in tono secco, "Va bene, ma cos'è esattamente un EDS? A differenza di qualcuno, non siamo tutti ingegneri e dottori qui ... beh, qualunque cosa tu sia esattamente."
Giselle scosse la testa con una certa condiscendenza. "Non sai altro a parte giocare coi tuoi profumi e i fiori? Un EDS è un Elemental Detection System (Sistema di Rilevamento Elementale). Non sono sofisticati come ... diciamo come i sensi di un Pokemon Proibito, ma possono rilevare alcune energie elementali e la loro fonte - pokemon o umana. Quello che viene segnalato da un umano dotato è identico alle energie dei pokemon standard dopotutto." Tirò fuori il suo stesso dispositivo di rilevazione fuori dalla tasca. "Anch'io ne ho uno, questo, e me l'ha visto usare. Ma penso che quello là che ... Jenny ... sta tenendo sia più sofisticato."
Erika corrugò lo sguardo osservando il congegno. Poi alzò lo sguardo e la fissò. "E' tutto tanto bello, ma ricordati che è stata la *mia* conoscenza della flora che ti procura le medicine che usi per curare-" Un suono acuto fu emesso dal detector dall'altra parte della strada che la Jenny della Lega stava tenendo. Brillava di una luce verde e immediatamente due dozzine di soldati poco amichevolmente armati stava voltando gli occhi nella loro direzione. Nel panico, Giselle cercò di mettere velocemente una mano sopra la bocca di Erika, ma fallì poichè la Maestra d'Erba notò le sue mani sporche e si ritrasse con un'espressione disgustata sul viso.
"Mi spiace, perciò per favore calmati!" bisbigliò Giselle con forza. Il beep del detector smise. Uno dei soldati guardò Jenny. "Vuole che vada a controllare quel cortile?" poterono sentirlo dire burbero. Il capitano dai capelli blu stava ancora studiando il detector anche se si era già spento. La sua voce arrivò a loro insieme al vento che soffiava.
"Non darti la pena di farlo. Probabilmente era solo un bulbasaur di passaggio. Inoltre, non stiamo cercando energie elementali d'Erba, ma pare il tipo Proibito. Il Generale Yas e Kas hanno detto che c'è stata un'irruzione al Victory Gate al limite più a nord della città."
Immediatamente, un visibile senso di panico attraversò tutti i soldati. "Non ci avevate detto che pensavate ci fossero dei Pokemon proibiti coinvolti!"
"Non pensavamo nemmeno che sarebbero riusciti ad entrare in città!" Gli occhi color brandy della Jenny della Lega si oscurarono. "Bene, ora lo sapete! Siete soldati della Lega o una massa di codardi piagnucolosi? Difenderemo questa città se ce ne sarà bisogno, difenderemo le vostre povere famiglie, anche se dovessimo affrontare innumerevoli demoni proveniente direttamente dall'Inferno! Manca solo una notte prima che Lord Garick completi finalmente la profezia di riformazione e poi potrete tornare a nascondervi sotto i vostri letti!"
Al castigo del loro capitano, i soldati dal mantello grigio parvero vergognarsi. Poi si drizzarono e fecero il segno del saluto. "Come desidera Capitano."
"Ed è così che dev'essere." La truppa continuò nel suo cammino verso est giù per le strade periferiche. Quando se ne furono andati, Giselle si mise in piedi e si scostò qualche filo d'erba e qualche foglia dai capelli. Sospirò. "Ci siamo andate vicino."
Erika non sembrava così rilassata mentre guardava intorno sospettosa le varie ombre intorno a loro. "Pokemon Proibiti in città? E io che pensavo che non avremmo dovuto preoccuparci di questo visto che c'era già la cupola nera che copriva la città e tutto il resto." Scosse la testa. "E l'hai sentita? E' qualcosa che non dobbiamo dimenticare. La gente qui sta solo cercando di proteggere le loro famiglie. E' normale. Naturalmente, lasciare che tutte quante le persone che non fanno parte di questa città vadano all'Inferno non è esattamente carino, ma dovremmo cercare di capire la natura umana."
Gli occhi di Giselle si socchiusero mentre una sorprendente ondata di rabbia la investiva. "Non mi interessa. Ogni vita umana è preziosa e *loro* questo dovrebbero capirlo. Sono tutti felici nel loro piccolo mondo chiuso e ignorano bellamente tutte le altre persone che non sono abbastanza privilegiate da far parte della Lega. Quella profezia è una pazzia e se loro sono d'accordo con essa, per quel che mi riguarda, stanno tenendo in mano la scure del boia tanto quanto Lord Garick e i Maestri di Pokemon."
Quando si girò, fu per trovare Erika che la fissava attentamente con occhi verdi sgranati. "Che c'è?"
"E pensare che credevo di conoscerti solo un paio di giorni fa ..."
Tossì e scuotè il viso improvvisamente accalorato. Si sforzò di agire normalmente. "Comunque, per come stanno le cose," disse con voce arrogante, "non penso che dovremmo preoccuparci troppo di essere scoperto."
Si stirò i vestiti come meglio poteva. "Dovrebbero essere più preoccupati di trovare noi piuttosto. Da quello che ho visto non sei male nella Maestria dell'Erba e io basto a mettere uomini allupati al loro posto."
Erika scosse la testa divertita come per dire che non la beveva. A sua volta ispezionò il suo mantello verde che era stato anch'esso sporcato dalla loro nuotata nelle fogne. "Quello che dimentichi, Dottore, è che ora siamo nella stessa Indigo City, il vero cuore della Lega del Pokemon. Adesso vedremo molti più Maestri di Pokemon come me ... e te ... contro di noi."
Detto ciò, corrugò lo sguardo verso i suoi vestiti fradici. Il mantello verde brillò brevemente prima di ritornare pulito.
Non convinta, Giselle si limitò a scrollare le spalle allo stesso desiderò conoscere anche lei quel particolare trucchetto. Era una di quelle cose che non le sarebbe dispiaciuto imparare col suo non desiderato potere. Ma in fondo, era una cosa sola paragonata alle molte che non voleva sapere. Finito col suo mantello, Erika si girò per fissarla. Il suo naso si storse.
"Perchè non ti pulisci anche tu? Non è difficile e dovrebbe andare bene fino a che non potremo farci un bagno decente."
Senza incontrare i suoi occhi, divenne seria. "Sai cosa ne penso della gente e dei poteri elementali. Ho già infranto la mia promessa due volte sul fatto di usarlo."
Erika era solenne. "E' la tua decisione ... e credo sia più sicuro dal momento che quelle sentinelle hanno quegli AIDS."
"Si dice EDS," la corresse, con la mente altrove.
"Ci avrei scommesso che lo sapevi."
"E con questo che vuoi dire?"
"Niente! Ora andiamo, dal momento che il centro di Indigo non si farà crescere le gambe per camminare da noi, la logica suggerisce che dovremmo affrontare il cammino per conto nostro." Si girò tenendo il peso sul tacco dei suoi stivali e corse verso il lato della strada cercando di nascondersi fra le ombre dei cespugli. Giselle mormorò fra se e se prima di seguirla a distanza ravvicinata. Il silenzio tornò nella notte.
E senza che lo sapessero, un'oscura figura le osservava dall'alto, perfettamente bilanciata sopra la cima della colonna alta e snella di un lampione che brillava appena.

<><><>

Da tetto a tetto una figura slanciata scivolava fra edifici a molti piani, col mantello a cappuccio blu che sobbalzava a ogni salto più lungo del normale.
Salto.
Passi rapidi sopra un tetto duro e concreto.
Salto.
A quell'altezza, i venti freddi che soffiavano per le correnti più alte e fra le cime delle strutture della città avevano molta più forza che a terra. Ma il suono che produceva mentre soffiava nelle sue orecchie era quasi un lamento.
Lei saltò verso il prossimo edificio, che aveva almeno dodici piani. A mezz'aria godeva della sensazione di assenza di peso mentre sembrava farsi trasportare con la corrente dai venti alti. Le faceva quasi sembrare di non essere lì. Sotto, l'oscurità delle strade cittadine era quasi avvolta nell'ombra tranne che per il debole luccicare dei lampioni. Si chiese cosa sarebbe accaduto se fosse caduta. Non sarebbe mancata a nessuno. A se stessa più di tutti gli altri.
Poi all'improvviso atterrò sul tetto successivo con un tonfo degli stivali. Strinse una piega sciolta del suo mantello con la mano destra e continuò ad andare avanti senza esitazioni.
I vecchi alloggi della Lega erano situati nella parte ovest della città.
Benchè alloggi fosse un termine inappropriato; baracche era una descrizione maggiormente attinente alla realtà. Non c'erano nemmeno case vere lì, solo condomini multipiano stretti all'inverosimile. Era stata una volta la parte 'povera' della città. Almeno nei vecchi tempi.
Raggiunse la fine del tetto e saltò giù verso il seguente edificio, col suo mantello che svolazzava sopra di lei. Dopo essere caduta rapidamente attraverso l'aria, atterrò con un rumore sordo, spaccando il cemento sotto i suoi stivali, e mantenne l'equilibrio con una mano mentre si inginocchiava.
Pur indesiderati, ricordi di Ash ritornarono ancora a colpirla come un coltello nel petto, quasi come rispettassero un orario. Pensava onestamente che lui sarebbe stato felice senza di lei che rendeva miserabile lui e se stessa.
Allontanò con la forza quei pensieri con un leggero singhiozzo mentre si metteva in piedi e continuava per la sua strada, a saltare per i tetti. Era a pezzi. Ma in fondo l'aveva saputo da tanto tempo, solo non l'aveva ammesso apertamente a se stessa. Ora aveva solo scoperto quanto fosse a pezzi. L'incontro con Valdera ...
Una luce brillante nel cielo apparve alla sinistra del suo campo visivo. Guardò appena il centro della città da dove poteva sentire il debole ronzio delle grida della gente. In lontananza, attraverso gli alti picchi degli altri edifici, era di nuovo visibile il palazzo dell'Elite dei Quattro. Era una struttura a pianta pentagonale costituita di strati di eleganti balconate. Dalla sua cima, svettava una torre sottile che si ergeva verso il cielo, e il suo apice sembrava quasi toccare la stessa cupola che copriva l'intera città. I fulmini neri che brillavano lassù sembravano riflettere sui suoi muri fatti di marmo bianco donando al tutto un effetto sinistro. L'ultima torre da usare per aprire finalmente la strada.
Una volta aveva tutto un aspetto diverso. Una volta era conosciuto come lo Stadio Indigo dove veniva tenuto il campionato della Lega di Pokemon ogni anno. Il posto dove erano nati i Maestri di Pokemon - veri maestri che si erano conquistati il loro titolo grazie al duro lavoro, allo sforzo, alla strategia e al lavoro di squadra.. Non la dinastia bastarda del vecchio sangue che aveva con così spaventosa velocità rimpiazzato i vecchi metodi, fatta di sola forza bruta e tremendo potere. Gary. Ora che lei aveva ... liberato Ash dalle sue preoccupazioni riguardo a lei, lui si poteva sul compito che aveva a portata di mano. E fermare questa tremenda pazzia. Mantenne lo sguardo fisso davanti, non doveva guardare il cielo per vedere la sua profonda oscurità.
Distruggere il mondo intorno a lui nel nome della Lega del Pokemon.
Che livello di arroganza ed egoismo doveva avere una persona per commettere un'atrocità del giorno? La nascita di un nuovo mondo, ma a quale costo? E poi, non poteva trattenere la voce sprezzante che aveva in testa e che la tormentava. Lascia morire questo mondo, disse la voce traditrice. Non vale la pena di salvare niente, d'altronde.
"Piangi, sorella? Le lacrime non ti si addicono."
Misty quasi scivolò mentre atterrava sul nuovo tetto. Guardandosi rapidamente intorno, scorse finalmente la figura slanciata dal mantello bianco che stava sopra il tetto dell'edificio adiacente. I lunghi capelli biondi scossi dal vento scivolarono sinuosamente di lato seguendo i venti alti che soffiavano fra di essi.
Con rabbia, mise la mano dentro il cappuccio per trovarvi una leggera umidità nelle sue guance e la asciugò subito. Sorvegliò l'area. Gli edifici non erano più così alti paragonati alle strutture del centro della città. Condomini di appartamenti oscuri e vecchi abbondavano nelle strade sottostanti. Non si era resa conto di essere arrivata alla sua destinazione.
Ritornò con lo sguardo a sua sorella. Valdera era in piedi sopra l'orlo di un edificio leggermente più alto e guardava giù verso di lei. Le vesti leggere e bianche che la coprivano erano leggere e non si alzava un pelo sulla sua pelle liscia nonostante l'aria fredda. Loro due non erano mai state particolarmente influenzate dal freddo.
Misty buttò il cappuccio all'indietro, lasciando che il vento prendesse sia quello che i suoi capelli, facendoli volare di lato come quelli di sua sorella.
"Posso piangere se voglio," disse piano.
Valdera si inginocchiò un poco, poi saltò dall'altra parte e si unì a sua sorella sopra il tetto. Sembrava quasi volteggiare, I suoi vestiti leggeri catturati dall'aria in quel modo, mentre attraversava il vuoto che c'era fra di loro. E non ci fu nemmeno un suono quando i suoi piedi nudi toccarono terra. Sua sorella si girò per guardarla, entrambe stavano ora a poca distanza l'una dall'altra, con occhi color acqua identici ai suoi che brillavano appena.
"Ma in fondo, questa non è la tua festa, Mistaria?" disse, mentre le labbra disegnate si attorcigliavano in un sorriso beffardo.
"Risparmiami le banalità, Vally," replicò Misty, lasciando brillare i suoi stessi occhi. "Ho ricevuto il tuo messaggio. Ora mi dici che sta succedendo, o vogliamo stare qui a lanciarci insulti avanti e indietro?"
"Vally," ci riflettè sopra mentre scuoteva leggermente la testa, e i lunghi capelli biondi si lasciarono catturare ancora di più dal vento e presero a fluttuare sinuosamente al lato della sua testa.
"Non mi chiamavano in quel modo dalla notte in cui ho lasciato Cerulean City."
A quel ricordo, Misty quasi soffocò. "Lasciato? Pensavo fossi morta! Tutti l'hanno pensato. Sei caduta nel fiume ..."
"Solo per il fatto che odiavo nuotare, non significava neppure che ero un incompetente. D'altronde, non ne eri felice?"
"Felice? Come hai potuto pensare che fossi felice?" Crebbe dentro di lei una sensazione di oltraggio. "Come hai osato pensare una cosa del genere? Proprio tu avresti dovuto sapere che ti volevo bene. Per tutte le volte che mi sono messa dalla tua parte davanti a Mamma e Papà. Per tutte le volte che ci siamo unite contro Daisy, Lily e Violet. Dannazione, eravamo gemelle!"
Guardò l'espressione di sua sorella. La notte in cui Valdera era sparita avevano sette anni. Erano identiche in tutto, tranne per il diverso colore dei capelli. Ora, sedici anni dopo, anche se erano diventate entrambe adulte, era ancora la stessa cosa. Il viso di Valdera era ancora uguale al suo, gli stessi occhi, lo stesso naso, le stesse guance, la stessa bocca con il tocco di rosa; che andava giusto giù a toccare la guancia destra quando sorrideva. Osservò il corpo di sua sorella, coperta da larghi abiti bianchi e sottili. Anche le loro figure erano identiche. Portava persino i capelli legati allo stesso modo, esattamente della stessa lunghezza, lasciati sciolti a coprire le spalle e la schiena.
Però naturalmente, i capelli di Valdera erano ancora dello stesso colore dorato di allora, e i suoi invece erano rossi - le tonalità erano solo un poco più scure ora.
Probabilmente per far coppia con le tonalità delle loro anime.
Qualcuno avrebbe potuto pensare fosse una cosa sinistra il solo sapere che c'era un'altra persona in giro che condivideva il tuo stesso viso. Ma per un gemello, era semplicemente il modo in cui giravano le cose. Erano cresciute in quel modo.
"Gemelle? Siamo molto più di così, Mistaria. Molto di più." La bocca di Valdera di storse. "Per esempio, io so che tu non hai mai creduto che io fossi morta. Quando mi hai visto in seguito per la prima volta, non eri molto sorpresa. Sei rimasta più sorpresa dal sapermi nella Lega, e dopo aver saputo del mio elemento, semmai."
Misty sgranò gli occhi. Non aveva mai abbandonato la speranza che sua sorella fosse viva, e anche se non lo aveva mai detto a nessuno, di tanto in tanto aveva fatto ricerche nella speranza di trovarla. Comunque, ora che ci pensava, chissà come dentro di se sapeva che se sua sorella fosse morta, lei lo avrebbe sentito … in un qualche modo. "A-aspetta," balbettò, "che intendi quando dici che siamo più che gemelle?"
Valdera sorrise maliziosa. "Come pensi abbia rimosso il tuo legame di sangue con Ashura?"
Qualcosa di ruppe dentro di lei e i suoi occhi brillarono di luce viva. "Allora eri davvero tu a South Lavender." Parlava piano ma con rabbia mortale.
"Era bravo quanto me lo ricordavo." Valdera abbracciò se stessa attorno alla vita snella e buttò all'indietro I capelli biondi con un movimento del collo. "E sembra che si sia ricordato di me visto quanto gli è piaciuto riavermi di nuovo."
L'aria scese di alcuni gradi mentre Misty la guardava. Lentamente cominciò a uscire nebbia dalle loro bocche mentre respiravano. Poi lei si lasciò scappare un leggero sorriso.
"Stai mentendo. Era privo di conoscenza in quel momento."
"Ah, ma è l'inconscio che non mente." A chissà quale pensiero, il corpo di Valdera brillò all'improvviso con una luce bianca, illuminando l'intero tetto come fosse un razzo che era esploso. Un candore bianco cominciò ad emettere da lei in un'aura di mortale elettricità mentre il suono di fulmini sibilanti permeava l'aria. Stivali bianchi si formarono sopra i suoi piedi nudi, così come il suo lungo mantello da Maestro che andò a coprire i suoi abiti.
"Il che mi porta alla ragione principale per la quale ti ho chiamato qui," continuò in tono furioso. Sorprendentemente, i suoi occhi blu erano bagnati da lacrime non ancora versate, rivelate ora dall'intensità della sua aura. "Benché tu dica di volermi bene, io sono diversa.Odio nostro padre, odio nostra madre, odio le nostre sorelle … ma più di tutti, ODIO TE."
Infine con un urlo, aprì il palmo della mano e lo tese in alto, facendo esplodere fiammate di vivida luce nell'oscurità e Misty si salvò appena dall'esserne accecata, buttandosi davanti al viso una piega del mantello; poi saltò via. Dopo aver completato il salto, un singhiozzo arrabbiato che proveniva da qualcuno davanti a lei la avvertì dell'intento di Valdera e saltò all'indietro, alto nel cielo, scostandosi il mantello dagli occhi. Aveva visto giusto, poiché Valdera si era materializzata sotto di lei, esattamente nel punto da cui era appena scappata, e le aveva indirizzato un calcio a scure dall'alto che mancò lei, ma prese contatto invece col materiale del pavimento del tetto. Il colpo era così potente che il cemento sotto il suo piede parve dissolversi in mille pezzi di shrapnel grigio e roccioso e aria pressurizzata che andavano dappertutto.
La forza dell'esplosione la spinse più indietro di quanto Misty avesse calcolato e all'improvviso si ritrovò senza un tetto su cui atterrare. Pensando velocemente, completò una giravolta su se stessa per stabilizzarsi e lanciò un colpo d'acqua verso un condominio alla sua destra. Nell'istante in cui la colonna di liquido colpì, lei la congelò dandole la forma di uno scivolo, vi girò intorno con una mano e salitaci sopra si lasciò scivolare con gli stivali verso l'edificio che aveva colpito.
Era una faccenda seria, pensò Misty, scossa, mentre girava la testa in cerca della sorella. Il tetto su cui l'aveva vista per l'ultima volta non era altro che un mucchio di polvere. Se il calcio l'avesse colpito, ora starebbe respirando direttamente dai polmoni. Mai prima d'ora Valdera l'aveva attaccata con serie intenzioni di ucciderla.
I suoi sensi urlarono all'improvviso. Senza sapere esattamente perché cominciò a scendere in picchiata lungo lo scivolo che aveva costruito, mettendo la testa avanti per prima, proprio quando Valdera si teletrasportò nell'aria proprio sopra di lei e distrusse la sua costruzione di ghiaccio con un colpo a due pugni che era diretto alla sua testa.
L'aria era fredda, passando per il suo viso e sventolando il suo mantello, mentre lei continuava a scendere e mirava a una delle molte finestre dell'edificio più vicino. Nell'ultimo istante, portò le mani in avanti, spezzando il ghiaccio e interrompendo la sua caduta con alcune giravolte in avanti seguite da una scivolata sopra il pavimento duro e legnoso dell'appartamento. Non riusciva a vedere mentre mobili di legno si rompevano e lei cercava di fermare la sua corsa. Finalmente, piantò entrambi le mani al suolo e si buttò coi piedi verso il muro più vicino, vi rimbalzò e atterrò sopra un divano, riuscendo finalmente a fermarsi.
Valdera passò per la finestra poco dopo di lei, fece un paio di giravolte e atterrò dolcemente. Stava minacciosamente ferma, la sua forma coperta dal mantello bianca era luminosa nell'oscurità dell'appartamento abbandonato. I suoi capelli svolazzavano al ritmo con vento freddo che stava ora soffiando nella stanza attraverso il pannello di vetro spaccato dietro di lei.
"Piantala di fare così."
"Di fare cosa?"
"QUESTO!"
Saltò anche prima che Valdera portasse la mano destra in avanti inviando una scarica di accecante elettricità ai suoi piedi. La luce scintillante fece arrostire le suole dei suoi stivali mentre lei si aggrappava ad una lampada sul soffitto e scappava via. Stranamente, si sarebbe aspettata di essere ferita vista la vicinanza del colpo, ma non sentì niente oltre all'atteso calore.
Qualcosa di bianco passò come un flash davanti a lei mentre stava spostandosi, ed era pronta anche a quello, quando sua sorella le si mise in mezzo per intercettarla con un calcio a mezz'aria. Senza pensarci, la bloccò con l'avambraccio, saltellò sul posto e si spinse all'indietro con entrambi i piedi, usando la gamba di Valdera come trampolino. Sua sorella spalancò la bocca per la sorpresa quando perdette l'equilibrio e fu scaraventata all'indietro. Entrambe fecero una capriola all'indietro mentre cadevano l'una lontana dall'altra e atterravano simultaneamente, entrambe in ginocchio.
L'aria era fredda e silenziosa, tranne per il l'ululato del vento fuori e il suono del loro respiro affannato mentre si osservavano l'un l'altra con occhi blu fiammeggianti.
"Posso capire mamma e papà …. E forse anche le nostre sorelle maggiori. Ma perché odi anche me così tanto?" chiese Misty piano.
"Non l'hai ancora capito?"
"No!" gridò all'improvviso. "Hai una qualche idea di come mi sono sentita la prima volta che ti ho nuovamente rivista, dopo che ho saputo con certezza che eri viva, e che stavi allegramente aiutando Gary a finire quello che era rimasto di Cerulean City e stavi cercando i ribelli come me per ucciderli?"
Valdera socchiuse gli occhi. "Quella era vendetta. Ho passato l'inferno solo perché ero diversa, solo perché non ero come tutti gli altri, col loro stupido amore per l'acqua. E tu … eri la peggiore di tutti. Sei solo una traditrice."
"Di che stai parlando? Ti ho sempre difeso! Quando gli altri bambini sparlavano alle tue spalle, ero io quella che metteva loro un po' di saggezza in testa. Come pensi che mi sia guadagnata la fama di maschiaccio?"
"Forse, ma ti sei venduta lo stesso." I suoi occhi brillarono all'improvviso come sapesse qualcosa di nascosto. "Ti sei affidata alla tua Maestria d'Acqua quando eri capace di molto di più. I nostri geni di Maestri d'Acqua sono l'anello debole del nostro sangue. Il difetto di nostro padre. E sarebbe stato il difetto anche di nostra madre." Fece una smorfia. "O della nostra presupposta madre. Grazie al diavolo non lo era o saremmo state proprio come quelle oche delle nostre sorelle maggiori .. o non saremmo esistite affatto che è sicuramente un opzione migliore."
Lo shock le fece spalancare la bocca. "Che dici, perché la nostra presupposta madre? Lei era nostra madre!"
"Hai vissuto con loro più a lungo di me e ancora non l'hai capito? Nostro padre, per quel testardo cinghiale che era, non era così virtuoso dopo tutto. Ha avuto un'amante. Noi siamo il risultato."
I suoi occhi si chiusero. Qualcosa dentro di lei voleva negarlo, le diceva che Valdera stava solo dicendo bugie … ma per la prima volta nella sua vita, tutto quadrava. Sembrava spiegare tutti quei pensieri fastidiosi che aveva avuto per tutta l'infanzia … calzava troppo perfettamente per non essere vero. Ma … ma allora … chi era la loro vera madre?
"Ed è QUELLA la domanda, cara sorella," disse Valdera ad alta voce, "insieme a quella che chiese chi era il padre del nostro caro Ashura."
I suoi occhi si spalancarono e lei si mise in piedi con una scossa violenta del mantello. "Che sai del padre di Ashura?"
Valdera si mise anche lei in piedi dalla sua posizione accucciata. "Ehi, ehi, ti interessa."
"Come diavolo sai così tanto?"
Lei rispose con un sorriso per niente divertito.
"Il resto della Lega lo sa?"
"Lord Garick sì … perchè pensi che vi abbia lasciati entrare così facilmente? Ha bisogno di Ashura …" Una luce ben poco sacra brillò nelle sue pupille mentre diceva il resto. "Ed è la ragione per cui devo ucciderlo."
Il tempo sembrò fermarsi. Poi riprese la sua corsa, incredibilmente veloce.
"Al diavolo che lo farai."
La sua figura brillò di un violento blu scuro mentre lei esplodeva in avanti con così tanta forza, che il pavimento di legno sotto di lei si spaccò.

<><><>

Il debole suono della baldoria che c'era in strada arrivò su fino a loro mentre saltavano da un edificio all'altro nell'oscurità della notte artificiale.
Ash starnutì quando il vento gelato passò sopra le sue spalle, facendo scendere il suo cappuccio e il suo mantello dietro di lui. Gary aveva fatto le cose per bene, pensò lui, alzando lo sguardo verso la cupola protettiva che copriva la città. Se si concentrava poteva calcolare le complesse scariche di pura ombra che c'erano volute per farla. Questo fatto lo preoccupava. Sembrava che il suo vecchio rivale avesse in un qualche modo acquisito la conoscenza e il potere dell'elemento proibito che lui aveva pensato fino a quel momento essere solo suo… Chiuse gli occhi per il dolore. Insieme ai Pokemon Proibiti che erano stati richiamati in quel regno. Il potere della profezia? Sapeva che Gary era predisposto all'elettricità proprio come lo era lui, ma ora anche questo? Non andava bene.
Duplica saltò sul tetto dell'edificio che le stava davanti, col mantello viola e I capelli blu che svolazzavano nel vento dietro di lei. Ash la seguiva da vicino, e il suo stesso salto lo portò dall'altra parte proprio dietro di lei.
Duplica rivolse uno sguardo oscuro al centro della città dove veniva generato la maggior parte del rumore.
"Idioti. Urlano il nome di quel matto come se lui fosse la risposta a tutti i loro problemi. Ma è solo un assassino."
Ash si sorprese di trovarsi a volerlo difendere. "Gary vuole solo il meglio per questa città." Strinse i pugni. "Ma credo che questo non scusi il fatto che è pronto a sacrificare tutti gli altri così che solo la sua città possa avere un mondo ricostruito tutto per se."
"E questa è un'altra cosa che non ha senso. L'intera profezia Proibita include la fine del mondo … non c'è niente che indica che ci sarà una rinascita."
Ash scosse la testa, anche se sapeva che Duplica non poteva vederlo, visto che era davanti a lui. Mancava qualcosa, lo sapeva.
Poi fece un respiro, facendo uscire il pensiero preoccupante dalla sua mente.La cosa importante ora era trovare Misty. Sapeva che c'erano vicini.
L'enorme sensazione che aveva di lei era così forte nell'aria.Normalmente poteva percepirla, dal momento che la conosceva così bene, ma per una qualche ragione, c'erano segni sufficienti per pensare che ce ne fossero due di lei.
"Perché Misty si sarebbe diretta verso la periferia della città?" si chiese ad alta voce anche solo per fare conversazione con Duplica che gli stava davanti. Misty non era l'unica persona di cui si stava preoccupando. Era preoccupato anche per Duplica.
Ma lei si limitò a grugnire qualcosa di incoerente e lo ignorò.
Lui rimase in silenzio, sentendosi a disagio. Duplica non era ancora se stessa.
Sin da quando si era svegliata, sembrava quasi che … lo odiasse. Beh, magari non da quando si era svegliata, c'era stato un breve momento in cui era sembrata se stessa … poi si era irrigidita come se fosse un ospite particolarmente sgradito. Fissò il retro della sua schiena mentre lei mostrava la strada. Incontrava di rado il suo sguardo ormai e preferiva camminare davanti a lui o dietro di lui.
"Duplica, mi odi?" chiese lui all'improvviso.
La sua corsa sopra il tetto si interruppe all'improvviso e lui quasi le finì contro la schiena.
Si grattò il retro della testa. "Voglio dire … se c'è qualcosa che ho fatto …o se … so che avrei dovuto proteggerti da quella strega, Agatha-"
"Ash, cosa ricordi della tua infanzia?" chiese d'un tratto Duplica, senza girarsi.
"Beh, lo sai," disse lui, confuso. "Me ne sono andato di casa a dieci anni nel solito viaggio d'allenamento."
Lei si girò per guardarlo appena in faccia, sebbene I suoi occhi marroni non incontrassero ancora I suoi. "Non quello, voglio dire prima. Quando eri solo un bambino."
Il suo sguardo si fece scuro. "Beh … sai che io e mia madre vivevamo nella piccola fattoria di Pallet … era dura farcela, ma la aiutavo con le verdure che facevamo crescere e vendevamo-"
"Che mi dici di tuo padre?"
D'improvviso una furia cieca crebbe dentro di lui. "Non ho un padre," ringhiò. Poi sgranò gli occhi, un poco confuso dalla sua stessa reazione. "In verità, devo aver avuto un padre, se no, non sarei qui, no?" Rise, ma sembrava una risata forzata persino a lui. "Ma onestamente, non ricordo. Deve essere morto quando ero un bambino. La Mamma non ha mai parlato di lui."
Duplica lo guardò negli occhi e questa volta non era uno sguardo freddo. Erano occhi confortanti e marroni. Lui sgranò gli occhi. Ora si ricordava a chi somigliava il suo sguardo. Per forza gli era sempre piaciuta. Gli ricordava di-
"Io non ti odio, Ashy," disse lei, spezzando i suoi pensieri. "Anche se vorrei farlo. Sarebbe più facile." Pi si girò di nuovo e saltò, col mantello che sventolava in aria, giù fino al tetto del ristorante abbandonato che c'era sotto prima che lui potesse dire qualunque cosa.
Ancora confuso, Ash non la seguì subito, ma la osservò sparire dalla sua vista dietro le mura di una scala che portava giù dentro nell'edificio. Perchè Duplica si era improvvisamente interessata nella sua famiglia e nel suo passato? Non aveva senso. Aveva sempre evitato di parlare di cose come quelle prima e lui aveva pensato che si sentisse a disagio con l'argomento perchè lei stessa era orfana. Si ricordava di averla accettata volentieri a casa sua prima che le guerre cominciassero, e lei sembrava stare bene lì come se fosse appartenuta a quel luogo.
"Beh, meglio non rimanere qui a ricordarmi le cose come un vecchietto," disse ad alta voce.
"Pika," concordò Pikachu dallo zaino, un poco annoiato.
"Beh amico, non devi ascoltare i miei pensieri se ti annoiano."
Saltò la distanza che c'era fra i due tetti, sopra le strade scure e i vicoli sottostanti, sentendo il duro vento freddo mentre soffiava i suoi capelli all'indietro e li allontanava dai suoi occhi ...
E dell'acqua scrosciò sotto i suoi piedi quando atterrò. All'istante sentì che c'era qualcosa che non andava mentre abbassava lo sguardo e notava che l'intero tetto era pieno di acqua, che usciva da una tubatura rotta vicina alla scalinata nel mezzo. L'acqua fuoriusciva dai bordi dell'edificio come una cascata dal momento che c'era un terreno completamente bagnato che pareva una pozzanghera di una profondità di almeno due pollici.
"Non posso dire che tu sia il benvenuto, Ash," disse freddamente una voce dietro la scalinata. Il proprietario venne fuori tenendo in mano una satana incurvata puntata al collo di Duplica che teneva davanti a lui come ostaggio.
"Generale Yas," disse Ash, facendogli sapere che lo aveva riconosciuto. "Suppongo che finalmente ti sei ricordato di me."
"Ti stai complimentando da solo." Gli occhi del Generale brillarono d'argento come la lama di una spada. "Non sei degno della mia attenzione. E' stato il Generale Kas che ha dato l'allarme e mi ha detto che eri probabilmente tu che eri entrato per il League Gate. I Maestri lasciati a guardia lì sono cadaveri inceneriti. Ho semplicemente fatto due più due. Avrei dovuto capirlo che era opera tua, Assassino." Disse quel nome con profondo disprezzo come se parlasse di una lumaca invece che di un assassino.
Ash ignorò l'insulto e si aggiustò con nonchalance i guanti neri privi di dita. "Puoi farli uscire ora."
"Come vuoi." Yas fece un fischio, e dalla scala antincendio sull'altro lato del tetto arrivarono dozzine di Allenatori della Lega armati di sfere poke e spade. Dall'altra parte, un Maestro di Fuoco che indossava una mantella rossa e un Maestro di Terra vestito di marrone uscirono saltando dai loro nascondigli sui lati dell'edificio.
Ash non riconobbe nessuno di loro, quei Maestri sembravano giovani e appena sopra l'età in cui ci si prendeva le proprie responsabilità. Quindi non erano dei suoi tempi. I due lo fissavano arrogantemente come se fosse un topo che stava per essere divorato dai gatti che senza dubbio pensavano di essere loro. Allora erano proprio troppo giovani.
"Un altro," gridò con impazienza.
Il suono di ciottoli che cadevano dietro di lui lo fece girare e non fu sorpreso di notare una donna vestita di nero e adornata con gioielli d'argento che arrivava fluttuando oltre il bordo del tetto e si posava a terra. Quello da cui fu sorpreso fu la reale identità della telepatie che aveva bloccato i suoi sensi. Allora erano cauti dritto in trappola.
"Cassandra?" disse lui, e la sua voce era strozzata per il tradimento subito.
La donna dai capelli blu scostò lo sguardo dai suoi occhi. "Mi dispiace molto Ash. Ma ... conosci mia nonna. Non sopravviverebbe senza questa città. Devo alla Lega la mia lealtà."
Si girò furioso verso il Generale Yas che teneva ancora Duplica in ostaggio dietro la sua spada. Rise amaramente. "Sei fuori di testa se pensi che questa cosiddetta riforma risolverà tutti i tuoi problemi. Se continui a fare ciò che quell' … idiota di Gary ha proposto, farete tutti parte di un complotto per un omicidio di massa."
Yas rise con un'amarezza che si equiparava alla sua. "Tu osi accusarci di questo? Tu che hai ucciso così tanta gente, che dubito ricordi quante siano? Non hai avuto il tuo soprannome dando le caramelle ai bambini." Abbassò gli occhi grigi verso la guancia di Duplica che era rimasta in silenzio per tutto il tempo. "E chi è questa? Mi sembra familiare anche se non posso dire che ci siamo incontrati. Un'altra dei tuoi seguaci? La sacrificherai facilmente così come hai fatto con mia figlia?"
Ash prese fiato. "So che sono colpevole di omicidio, e dopo questa storia, probabilmente brucerò all'inferno e ne sarò grato, ma non ho sacrificato Yasmine come tu erroneamente credi! E' morte da eroe nelle Guerre Oscure, dandosi di sua spontanea volontà, io non ho niente a che fare con quella storia. Ha salvato innumerevoli vite. Perché ancora non riesci a riconoscerle l'onore che le spetta?"
"Onore?" ringhiò Yas. "Non puoi goderti l'onore se sei morto!" Poi tossì, ricomponendosi. "Ora apri il tuo zaino e manda il tuo pikachu da questa parte, o taglierò la gola di questa ragazza," disse in un tono pericolosamente tranquillo.
Ash cercò disperatamente una via di fuga, ma non riusciva a pensare a niente. Yas aveva pensato a tutte le evenienze da esperto Generale qual era. Se inviava loro una scarica di elettricità, l'acqua nella quale stavano tutti avrebbe fatto male anche a Duplica. Yas sapeva che non avrebbe mai messo in pericolo di sua volontà i suoi amici … anche se naturalmente sua figlia era un'eccezione. Se cercava di attaccare fisicamente, sapeva che stava tenendo Duplica in ostaggio. Se cercava di fare qualcos'altro, Cassandra e gli altri Maestri di Pokemon e allenatori sarebbero stati su di lui all'istante. E una volta che avesse consegnato Pikachu, sarebbe stato meno forte della metà e una facile preda per il numero di persone che aveva contro.
Ma quello che Yas non aveva considerato era Duplica stessa. Specialmente dopo che lei aveva notato i vestiti neri da telepatia che Cassandra stava indossando. I suoi occhi marroni esplosero diventando di uno spaventoso colore oro.
Urlò. "Io … non … sarò … controllata … MAI PIU'."
"Cosa ...?" Yas urlò per lo schock mentre il corpo di Duplica si scioglieva in acqua e passava attraverso di lui e finiva dietro la sua schiena, e poi di nuovo con la sua forma, metteva la sua stessa mano sulla sciabola della katana, sopra il suo stesso pugno guantato, minacciando di tagliare il suo di collo. Aveva completamente cambiato la situazione, ora era lei che lo stava tenendo in ostaggio.
I due Maestri di Pokemon fecero un passo in avanti, con le mani che cominciavano a luccicare.
Duplica girò rozzamente il corpo di Yas verso di loro. "Un altro passo e giuro che staccherò la testa del vostro Generale dalle sue spalle!" I Maestri smisero di avanzare.
"Ragazza …" disse Yas, con voce tremendamente arrabbiata," Non verrò usato in questo modo!"
Il suo corpo brillò di verde e un cumulo di polvere le esplose davanti al viso.
Duplica barcollò assonnata e Yas riuscì a liberarsi, portando la sua katana con se nel processo, quindi la colpì con la katana. Ma incredibilmente, gli occhi di Duplica si assottigliarono e invece di schivare il colpo, lei spinse la spada lontano con un braccio, improvvisamente diventato acciaio durissimo, e spinse all'indietro il Generale con un calcio e un sfarfallio del mantello.
Ash era completamente sorpreso, non aveva idea che Duplica potesse compiere una simile mossa, ma fu presto indaffarato con problemi più importanti quando i Maestri di Fuoco e Terra si girarono nella sua direzione, facendo già scorrere il potere dei loro elementi nelle palme spalancate, E come se non bastasse, il suono di energia che veniva rilasciata riempì l'aria quando dozzine e dozzine di Pokemon della Lega furono lanciati fuori dagli Allenatori con l'accompagnamento di luci rosse. Mandò via le braci di fuoco con la mano destra, mandandole alte in cielo, e sparò una lieve scarica in acqua attraverso i suoi piedi, abbastanza per far alzare elettricamente una piccola che arrivava all'altezza del suo petto e che lo copriva dagli attacchi di Terra che gli erano stati gettati contro.
"Charmeleon, Fuoco!"
"Sandslash, Getto di Roccia!"
"Beedrill, Veleno!"
Saltò in aria, e il cemento che era sotto di lui si disintegrò all'istante quando dozzine e dozzine di attacchi di Pokemon colpirono lo stesso punto, mandando pezzi di pietra, ciotoli e gocce d'acqua dappertutto..
Sotto, Cassandra fissava Duplica e cominciava a mormorare sottovoce, mentre le mani si muovevano disegnando gesti nell'aria di fronte a lei.
Duplica produsse un urlo animalesco e si trasformò in una bestia di tremenda distruzione che creò un cratere profondo nel tetto. Il Generale Yas gridò di dolore mentre veniva buttato all'indietro dal colpo; il fuoco di lei l'aveva colpito malamente. Una furiosa Moltres prese il volo per i cieli scuri per la nebbia con un battito delle grandi ali, l'uccello leggendario brillante di fuoco illuminava l'oscurità come un sole. Urlò il suo verso, e un'enorme pila circolare di fiamme calde come lava uscì dal suo becco aperto dirette alla donna incantatrice. Cassandra urlò per la paura quando capì che non avrebbe completato il suo incantesimo in tempo.
"Duplica, no!" gridò Ash mentre atterrava dopo il suo salto, rivolgendo la sua attenzione ai Maestri e alla donna che era stata una dei tanti suoi vecchi amici. Attacchi elementari gli furono lanciati in risposta.
"Pikachu, coprici ora!"
"Pikaaa!" gridò Pikachu mentre saltava fuori dallo zaino e generava un campo di forza fulminante blu-nero, che li protesse entrambi a mezz'aria. Gli attacchi dei Pokemon andarono a sbattere contro di quello al suono di una grandinata.
A sua volta, Ash puntò le mani contro Cassandra e si concentrò velocemente. Un campo elettrico fatto da lui si formò in uno sfavillio di fulmini e prese la forma di una cupola sopra la donna spaventata. Il Getto di Fuoco di Duplica vi rimbalzò sopra e continuò di lato come un raggio di luce riflesso sul lato di un edificio in lontananza. Mezzo secondo dopo, l'intero edificio cominciò a bruciare col suono di una tempesta e iniziò a sciogliersi su un fianco come una candela.
Ash atterrò dal suo salto con un tonfo in acqua sul tetto ancora bagnato, mentre Pikachu atterrò sulla sua spalla.
"Continuate a colpire!" ordinò con rabbia il Generale Yas, ancora accasciato sul cemento fradicio nel punto in cui Duplica lo aveva spinto con la sua trasformazione. Sotto l'ordine dei loro Allenatori, le dozzine di Pokemon della Lega spararono ancora una valanga di attacchi elementari. Da parte loro, i Due Maestri, avendo capito che sarebbe stato più difficile del previsto, fecero uscire i loro Pokemon dalle sfere poke nascoste sotto i mantelli, rispettivamente un Rhyrorn e un Charizard che ruggirono entrambi all'unisono mentre venivano liberati. Il Rhyhorn scalpitava nel tetto bagnato, con la testa abbassata mentre iniziava a fare il suo verso come se sentisse dolore per l'acqua che gli arrivava agli zoccoli mentre il Charizard sputava fuoco dal muso e spiegava le ali preparandosi a prendere il volo.
Sirene e urla spaventata riecheggiavano in lontananza. Già poteva sentire numerose fonti di energia che si dirigevano dalla loro parte. Ash eresse disperatamente un nuovo muro di elettricità davanti a se usando il suo legame con Pikachu come potenziamento. Fermò la maggior parte dei colpi dei Pokemon della Lega ma non aveva fiducia che avrebbe resistito un minuto di più una volta che i due Maestri e il Generale avessero cominciato a coordinare i loro attacchi.
Era ora di andare.
Duplica-Moltres stava volando alta sopra di loro, ancora gridando il suo dispiacere per il salvataggio di Cassandra.
Era al sicuro.
Perfetto.
Saltò alto nell'aria e indicò il tetto bagnato.
"Pikachu, Tuono Schock!"
"PIKA!"
Una luce paralizzante esplose dappertutto.

<><><>

Il pavimento di legno si spezzò, il vecchio intonaco crollava intorno a loro, e i mobili si spaccavano mentre Misty continuava ad attaccare furiosamente, mentre Valdera si ritraeva, sorridendo mentre schivava o bloccava ognuno dei suoi colpi.
Pugno, salto-pugno, calcio, calcio, giravolta, pugno, calcio. Continuava a picchiare, con lo sguardo annebbiato e le labbra chiuse in una linea sottile. Le braccia e le gambe di Valdera erano sfocate mentre lei pareggiava il numero dei suoi pugni e contrattaccava ai suoi calci con altri di sua fattura. Andava avanti così da più di mezz'ora.
Non aveva senso. Per niente. Perché Valdera dovrebbe voler uccidere Ash, quando da tutto quello che sapeva fino a ora, sembrava tenerci a lui? E perché lei non riusciva a mettere a segno nemmeno un singolo colpo? Quando prima aveva evitato tutte le mosse di Valdera, aveva pensato di essere una buona avversaria per lei, ma ora sembrava quasi l'opposto.
"Perché Gary ha bisogno di Ash?" disse affannata fra i calci e i pugni.
Valdera ignorò la domanda mentre si difendeva, e invece disse, "Combatti bene." La sua espressione divertita sparì mentre sembrava esaminare le sue mosse criticamente. "Il tuo stile di combattimento è molto familiare." Misty calciò verso l'alto poi lasciò cadere la gamba all'ingiù in una sforbiciata che fu anch'essa bloccata. "Sei tornata e hai completato il tuo allenamento, non è vero?"
"Certo che l'ho fatto! Tu ed Ash non siete stati gli unici a combattere nelle Guerre Oscure!" Tentò diversi calci laterali ma fallì ancora nel rompere la difesa di Valdera. "Pensavo che magari fossi semplicemente andata via a piangere. Ti ha tradito, non è vero? Ecco perché te ne sei andata. Non potevi sopportare il pensiero di essere messa da parte, perciò te ne sei andata prima che potesse farlo."
Misty rallentò il suo attacco scioccata. "Come lo sai?" Poi singhiozzando per la rabbia, saltò da un muro all'altro per un attimo prima di venire giù verso di lei con un potente calcio aereo.
Gli occhi di Valdera brillarono di un tremendo blu. "Mistaria, non ti ho già detto che siamo più che gemelle!" urlò mentre afferrava la gamba tesa di Misty e poi la faceva girare intorno con forza usando contro di lei la sua stessa spinta per spingerla contro il muro. "E' talmente peggiorato ora, che le tue emozioni si stanno trasmettendo a me!"
Trasmettendo a lei? Valdera stava leggendo la sua mente? Incapace di fermare il suo volo, Misty si girò a mezz'aria per livellare i suoi piedi contro il muro mentre vi finiva sopra in un'esplosione di legno, intonaco e detriti. Poi all'improvviso era fuori sospeso nel vuoto, nel cielo nero, visto che era stata scaraventata fuori dall'edificio. L'aria gelata fece volare il suo mantello con forza.
In fretta, afferrò il distintivo a forma di stella attaccato sul petto del suo mantello, lo premette una volta, poi lo buttò nell'aria davanti a lei.
"Starmos, scelgo te!"
Il viso color rubino del suo pokemon stella brillò di rosso e si allargò fino alla sua reale stazza e la afferrò giusto in tempo. Misty si aggrappò alla sua schiena mentre il pokemon scendeva in picchiata e poi saliva, mancando per poco un tetto troppo basso.
Valdera la fissava dal buco creatosi nell'edificio, il suo mantello bianco era brillante per la rabbia. "
"Puttana!" Con la mano produsse un movimento complesso e la luce uscì dalle sue dita, trasformandosi poi nel suo pikachu femmina con occhi verdi che si sistemò sopra il suo polso. "Piccola mia, distruggila! Fulmine radiante!" La buttò alta in aria.
Gli occhi verdi del Pikachu la fissarono mentre si librava in aria come una pallottola. "Pikaa …" ringhiò furiosa in una contrastante vocina dolce mentre il suo corpo si illuminava sempre di più e iniziava a lanciare fulmini per l'energia bianca che stava raccogliendo.
A mezz'aria Misty diede rapidamente un calcio al didietro di Starmos facendolo accelerare davanti a lei. Per il momento, la spinta le consentiva di continuare a salire mentre si aggrappava alla schiena della stella formando uno scudo, e unendo la sua mente con quella di lui, così come le sue abilità. Non sapeva che odiasse Valdera così tanto. Una luce argentea eruttò dal viso della stella.
"Riflesso!" Misty urlò al pikachu di Valdera, che ora somigliava ora a una cometa bianca che rimbalzava sullo scudo senza creare danno.
Valdera spalancò la bocca, vedendo l'attacco del suo pokemon diretto a lei. Saltò giù dall'edificio giusto prima che la bianca cometa, che poi era il suo pikachu, vi si scontrasse, causando un'enorme esplosione di luce e cemento infuocato che illuminò l'intera area come se ci fossero fuochi d'artificio.
Mentre sua sorella cadeva per aria verso il tetto più vicino, Misty si girò ancora una volta per sedersi di nuovo sopra Starmos, si concentrò e continuò il movimento fino a creare una palla di Hydro Pump che faceva sembrare la sua mano destra una palla di cannone. "Non mi interessa più!" singhiozzò lei. "Tutto quello che so è che prima che tu uccida Ash, io ucciderò te … o persino me stessa per prima!"
"Che generosità!" la prese in giro Valdera mentre atterrava dalla sua caduta sull'edificio e alzava la mano. Socchiuse gli occhi e quelli brillarono di blu lucente mentre il suo pikachu bianco riappariva proprio sul suo palmo sollevato. La palla di acqua distruttiva sibilò mentre attraversava l'aria. Con un agile movimento lei saltò, trasformò il suo pokemon in una lunga e curva katana, e colpì con forza verso il basso, tagliando il proiettile in due. Le due parti caddero lontano da lei e andarono a finire contro i tetti di due edifici causando geysers esplosivi di detriti e acqua.
"E usi ancora attacchi d'acqua e ghiaccio?" le urlò mentre atterrava dolcemente e ritrasformava la spada nel pikachu che si mise seduta sulla sua spalla. "Come puoi sperare di battermi quando mi sono praticamente rimodellata come arma contro l'elemento della nostra famiglia?" Chiuse le braccia davanti al suo petto e intrecciò ledita. "Muori!" La sua figura dal mantello bianco brillò ancora una volta, poi un fascio di luce bianca fittissimo eruttò dalle sue mani e salì verso Misty con una linea a zigzag di distruzione.
Non riuscì a spostarsi abbastanza in fretta. La luce la colpì con la piena potenza del suo elemento. Urlò. Un dolore come solo un fulmine poteva causare uscì dal suo essere. E tuttavia, per una qualche ragione, il fulmine era stato anche piacevole … come se le appartenesse. Perse il controllo di Starmos e andò a scontrarsi contro un edificio vicino, cercando di intorrempere la sua caduta rotolando sul pavimento di cemento. Starmos rimbalzò accanto a lei e rimase fermo.
Quindi Valdera urlò come se provasse anche lei un dolore agonizzante. Il suo pikachu cadde dalle sua spalla e atterrò paralizzato a terra. Fulmini brillavano intorno al suo corpo a caso e senza controllo. Si mise in ginocchio e si accasciò in avanti, premendosi lo stomaco.
Per un attimo entrambe rimasero sdraiate, fumando ancora per l'energia elettrica appena dissipatasi, e ognuna sui loro tetti adiacenti respirava affannosamente mentre cercava di riprendere fiato.
Valdera si riprese per prima, sorridendo apertamente mentre si rimetteva in piedi. "Non mi sono sentita così sin dalla prima volta che ho imparato a maneggiare l'elettricità," tossì. Poi chiuse per un attimo gli occhi blu. "Avrei dovuto saperlo che non sarebbe stato così semplice."
Anche Misty si sedette. "Perchè … perchè succede?" Fissò lo sguardo della sorella nonostante la distanza fra loro. La sua voce si abbassò ad un bisbiglio. "Valdera, esattamente come siamo legate?"
Anche se era solo un bisbiglio, Valdera sembrò udirlo facilmente. "Scopriamolo," ringhiò lei mentre saltava in piedi e prendeva un rincorsa verso il tetto di Misty.
Misty socchiuse gli occhi, mentre la rabbia cresceva dentro di lei proveniente da chissà quale luogo. La sorprese. "Vuoi ancora combattere? Beh, sarebbe gentile da parte mia aiutarti!" Saltò anche lei in piedi e saltò in alto per incontrare sua sorella in aria. Roteò in un calcio volante che prese Valdera dritto nello stomaco.
Immediatamente un dolore acuto esplose dentro il suo stesso bacino e lei si piegò in agonia e completa sorpresa. Perdendo l'equilibrio, cominciò a perdere il controllo mentre cadeva. La città sotto di lei era una scena in moro di ombre e luci. E poi atterrò con le spalle sul freddo tetto di cemento di un altro edificio con un sonoro tonfo, rimbalzò una volta e poi rotolò dolorosamente come un mucchio di armi e braccia.
Valdera atterrò accucciandosi accanto a lei, corrugando leggermente la fronte mentre si accarezzava lo stomaco. "Calci forte, sorella," disse con qualche difficoltà, poi si alzò e cercò di lisciare il suo mantello svolazzante. "Ma in fondo, io ho imparato a sopportare più dolore di questo. Voglio dire, con la parte inferiori dei miei geni d'acqua, mi faceva male ogni volta che cercavo di esercitarmi con l'elettricità." Abbassò lo sguardo verso lei che giaceva a terra e sniffò. "Sembra che d'altro canto, tu invece no."
Misty si girò e calciò ruotando all'indietro il mento di Caldera mentre usava le mani per spingersi verso l'alto. Fece volare sua sorella all'indietro facendola ricadere sulla schiena con violenza. Allo stesso tempo, il suo stesso mento le esplose di dolore e fu buttata a terra nuovamente.
Sputando sangue Valdera bestemmiò mentre saltava all'indietro e poi in alto e si dirigeva infine con un calcio verso la vita di Misty, che la mandò a terra ruzzolando. A sua volta, fu colpita anche lei allo stomaco da una forza invisibile e fu spinta all'indietro, cadendo col petto.
Misty sgranò gli occhi mentre si rimetteva di nuovo in piedi e mentre Valdera faceva lo stesso. Sua sorella alzò le mani in posa da combattimento. Era ridicolo. Non le portava da nessuna parte. Ed era stanza, così stanca. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
"Vally ... Io-io non voglio più combattere con te. Perché non mi dici perché vuoi uccidere Ash? Pensavo che ti piacesse, abbastanza almeno da stare con lui durante le Guerre Oscure, e io so quanto poco ti piacevano i ragazzi … se vuoi, puoi uccidere me, se è ciò che ti rende felice, ma per favore, lascia stare Ash. Se non per me, allora almeno per il mondo che sta cercando così duramente di salvare nonostante quello che ha fatto in passato."
Gli occhi di Valdera che erano parsi annoiati durante il loro ultimo scontro, ritornarono in quel momento in vita con un blu abbagliante. "Sei una tale ipocrita, Mistaria! Se ci tieni così tanto a lui, allora perché non glielo hai mostrato? Perché ti sei di nuovo separata da lui?
Misty cercò di rispondere duramente, ma le parole le morirono in bocca. Non riusciva a rispondere.
Valdera allargò le braccia mentre la guardava. "Te lo dico io perché, cara gemellina Hai paura di farti male! Dentro di te, ti fai tutte queste scuse sul perché è meglio che stiate lontani. Oh, lo renderei solo un miserabile! Sono una persona talmente orribile, merita di meglio!"
Chiuse gli occhi e la sua voce si rattristò. "Ma dopo tutto questo tempo, un tempo che io ho solo potuto sognare di avere, ancora non sai cosa significa amare ed essere amati. Non puoi avere l'amore se non ti rendi vulnerabile. L'amore non è solo gioia pura, è anche dolore. Ed è quello che rende l'amore così dolce quando ce l'ahi. Sapere che anche la persona che ti ama si sta rendendo vulnerabile per te." Aprì gli occhi di nuovo, e quelli erano bagnati da una patina di lacrime. "Avevi tutto questo ma l'hai buttato via! Avevi così tanto, e l'ha rifiutato." La sua voce perdette in quel momento la sua tristezza e acquisto di nuovo rabbia. "E questa è la principale ragione per la quale ti odio così tanto." Si diede una pacca sulla spalla e brillò una luce mentre portava il suo pikachu a sedersi sopra di essa. D'improvviso buttò le braccia in cielo, e le correnti della parte alta della città crebbero dieci volte di forza mentre la sua aura bianca brillava come nuova, ancora più lucente persino degli edifici in fiamme che avevano lasciato dietro di loro.
"Quanto odio me stessa!" I suoi occhi blu chiari brillarono sorprendentemente di un rosso scurissimo.
Misty indietreggiò di diversi piedi a causa del potente vento che si era scatenato all'improvviso che soffiava e guaiva come un migliaio di anime tormentate. I suoi stivali non riuscivano ad aggrapparsi al cemento del tetto e cominciò a scivolare lentamente all'indietro mentre alzava una piega del suo sventolante mantello blu per proteggersi gli occhi dalla luce e dal vento. Si sentiva come se i suoi capelli potessero staccarsi dalla sua testa da un momento all'altro.
"Valdera, che stai facendo?" gridò, alzando la voce perché il suo suono superasse quello dei fulmini sgargianti appena comparsi che avevano cominciato a rimbombare nel cielo nero coperto. L'odore di ozono era forte nell'aria ora. Valdera non rispose. Il suo mantello bianco sbatteva con forza contro il suo corpo in risposta alla potente energia che stava generando. Le finestre degli edifici intorno a loro cominciarono a rompersi e sopra di loro fulmini bianchi solcavano il cielo, non si vedeva più un solo lampo nero. Nel centro della città dove le masse di persone si erano radunate, le grida di baldoria cominciarono a sparire mentre tutti notavano il grande disturbo che c'era ad est.
Quasi impossibilmente, la cupola nera e blu proprio sopra di loro, tremò, poi ringhiò come se fosse sotto tremenda pressione. Il rumore era assordante e Misty pensò che le sue orecchie sarebbero scoppiare da un momento all'altro. Poi apparve una piccola crepa, crebbe e poi si spezzò, creando un buco lungo la protezione della città coperta. Anche più scioccante fu l'improvviso raggio di luce che passò attraverso il bruco, che bruciava via il paradiso nero che aveva adombrato il loro mondo, un raggio di sole che non era stato visto sin dal giorno in cui era cominciato l'incubo della profezia. Il sole era di un bianco arrabbiato innaturale, e brillava di un caldo che quasi bruciava, bagnando loro e gli edifici su cui si trovavano come sotto ondate. All'istante uscì sibilando del vapore dal cemento del tetto.
"Mi è mancato il sole," bisbigliò Valdera come se parlasse a se stessa, e Misty la sentì nonostante la folata di vento e il rombo dei tuoni mentre si copriva gli occhi con il retro della mano guantata.
La paura fece seccare la gola di Misty Aveva visto quella scena già un'altra volta. Ash a South Lavender prima che riducesse la base e la maggior parte della campagna sottostante in polvere. Vally … per favore Dio, no …
Le braccia di Valdera erano ancora alzate verso l'alto, e anche le pale erano ancora aperte. In quel momento le strinse. La terra tremò. "ULTIMO TUONO BIANCO!"
Misty non capì cosa glielo fece fare, ma esplose in avanti, afferrando i pugni chiusi di Valdera nelle sue mani. Per un lungo momento sembrava che Misty stesse guardando uno specchio, tenendosi le mani col suo riflesso.
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza. Falla arrabbiare, devo ucciderla, non sarò mai libera, ho bisogno di essere me stessa, devo spezzare la profezia, mi odio, mi ucciderò, devo vivere per essere libera …. Che succede, mi sta tenendo le mani, non dovrebbe farlo, mi ricorda Ash, Ashura, Ash …
Sgranò gli occhi e il mondo cambiò.
E all'improvviso c'era Ash davanti a lei, che le teneva strette le mani fra le sue. Ma non era l'Ash di adesso, era un Ash più giovane, I capelli neri non gli cadevano sopra gli occhi, il suo viso sanguinava in seguito a vari tagli, il suo mantello era così malconcio che sembrava cadere dalla sue spalle ad ogni momento.
Tutto intorno, gli edifici stavano crollando e cadendo, molti di loro erano in fiamme. Era Celadon City. Ma non era ancora stata completamente distrutta. Davanti a loro stavano tre uomini che indossavano lunghi mantelli con cappuccio del colore della terra.
"So che non ti piaccio, so che mi odi, ma devi ascoltarmi!"
Il suo stomaco si rivoltò con sentimenti contrastanti. Finalmente la sua bocca si aprì di sua spontanea volontà. "Perché sei venuto qui, Ashura? Questa è la mia battaglia e devo finirla!" Le sue mani cercarono con forza di liberarsi ma lui non la lasciava andare. "Lasciami!" Misty sentì all'improvviso un dolore lancinante mentre l'elettricità usciva dalle sue mani. "O ti ucciderò come ho ucciso qualunque altro idiota dell'esercito di Rocket!"
Ash trattenne il fiato mentre l'elettricità passava nelle sue mani e fu abbastanza per distrarlo così che lei potesse sollevarlo e buttarlo di lato con violenza. Si voltò verso i suoi aggressori. "Allora, dove eravamo?"
L'uomo col mantello nel mezzo scosse la testa. "Avresti dovuto ascoltarlo, ragazza." La sua voce era profonda e aveva un tono che sembrava presagire guai. "Potrai anche avere uno straordinario talento naturale per gli elementi, ma sei ancora una pivellina." I suoi occhi brillarono di un marrone malvagio. "Farò tutto da me piccola puttana e magari mi divertirò con te più tardi."
La sua figura in mantello brillò come i suoi occhi e all'improvviso sentì un dolore dentro la testa come non ne aveva mai sentiti prima. Pensava di aver superato ogni dolore dopo aver appreso a comandare una parte del suo elemento che era così contraria alla sua natura che le causava dolore ogni volta che lo usava, ma sembrava che si fosse sbagliata. Cadde a terra in ginocchio e vomitò al suolo.
"Game over, piccola maestra d'elettricità," disse l'uomo col mantello. Sembrò guardarla con occhio critico. "Pensavo di averti più tardi, ma pare che tu non sia proprio il mio tipo. Non importa, puoi stare qui e morire."
Le sua mani brillarono di potere elementare. "Aculeo sotterraneo!"
Il suolo sotto di lei tremò e lei chiuse gli occhi. Era stata una stupida. Così debole. Aveva pensato che col potere che stava acquisendo avrebbe potuto sconfiggere chiunque. Che i giorni in cui si sottometteva a tutto e a tutti fossero finiti per sempre. Invece, pareva che questi … Maestri di Pokemon vestiti di marrone fossero più potenti di quanto avesse mai potuto immaginare. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alle voci. E Ashura l'avrebbe vista morire. Ashura…
E all'improvviso fu spinta via con forza mentre un aculeo di roccia usciva dal suolo mancandola appena. Una macchia bagnata le finì sulla guancia mentre rotolava via.
"NO." La voce proveniva da dietro di lei e sembrava priva di emozioni. "Tutto quello che mi rimane sono i miei amici e non lascerò che vi prendiate anche loro."
Si girò debolmente per vedere cosa l'aveva salvata. Era Ash che era inginocchiato vicino all'aculeo di terra, con un lungo taglio lungo il braccio nel punto in cui l'aveva colpito. Lui l'aveva spinta via e si ferito per farlo. "Ragazzo, non avresti dovuto inteferire," ringhiò il Maestro di Pokemon dal mantello marrone. Due occhi maligni brillarono di rosso sotto il cappuccio scuro.
Che stava facendo? Pensò lei. Poteva solo combattere a mani nude, non aveva abilità elementari sue! Questi Maestri di Pokemon lo avrebbero ucciso. Si era appena condannato a morte!
...
Per lei
...
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza.
E tuttavia alcuni sembravano combaciare perfettamente.
...
Le loro mani si staccarono con violenza, entrambe caddero a terra di schiena, Misty si sentiva incredibilmente stanca, non aveva più energia dentro di sé. Per il suono del respiro affannato di Valdera era probabile che lei si sentisse allo stesso modo … si sentiva allo stesso modo.
Il sole sopra di loro fu nascosto da nuvole nere tempestose che ripresero il loro posto, coprendolo. E presto, anche quelle non si videro più quando il buco che Valdera aveva creato nella cupola d'ombra si chiuse da solo come se fosse una ferita che si era appena risanata. La oscura nebbia nei cieli cominciò anch'essa rinnovarsi e il vento che era sparito, tornò col solito soffiare sinistro.
Misty chiuse gli occhi. Sapeva ora. Praticamente Valdera aveva dovuto sbatterglielo in faccia, diavolo, si era perfino picchiata da sola.
Ma ora sapeva.
Si mise seduta e sputò sul fianco del sangue che aveva in bocca. Valdera fece lo stesso. Misty si mise in piedi a fatica e si girò, pronta ad andarsene.
"Me ne vado ora."
Sentendo ciò, Valdera rise senza voglia. "Non ti importa più di quello che farò ad Ashura?"
Misty scosse la testa. "Tu non puoi uccidere Ash." Scosse la testa ironicamente. "Neanche per salvare il mondo."
Gli occhi blu di Valdera che erano anche i suoi si accesero di luce, poi come si erano accesi, si spensero. Invece i suoi occhi si chiusero rassegnati.
"So che non potresti mai ucciderlo," continuò Misty, "perchè io non potrei mai ucciderlo. Perché tu sei me … e io sono te."
*** 


Nota dell'autore 
Mi ci è voluto un po' perchè mi rivenisse voglia di scrivere di nuovo, ma ora eccomi qui. Spero vi sia piaciuto. La prossima parte sarà l'ultima, lo prometto. Come sempre, non sono una persona perfetta, perciò se vedete errori grammaticali o di spelling ditemelo. (credo valga solo per la versione inglese, per quella italiana dite a me, NdT) Cerco di correggerli tutti ma qualcosa mi sfugge sempre. Ah, per quelle persone che si stanno chiedendo come stia il mio fratellino, sembra che si stia riprendendo bene dal suo attacco di Leucemia, beh ora è in convalescenza. ^_^
Ciao fino alla fine!
Nota del 20 Giugno 2001

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Parte 13 - Risoluzioni - 1 ***


Pokemon Master

Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm

Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Parte 13 - Risoluzioni

Una luce bianca accecante. Era sembrato quasi che stesse per bagnare la città con ondate di lucentezza. Anche se il suo punto più intenso era più diretto verso il settore ovest dell'Indigo Plateau, era riuscita lo stesso a dare tanta luce da rendere la notte innaturale simile ad un innaturale giorno. E anche quando era sparita con la velocità con cui era apparsa, fu lo stesso abbastanza per scioccare le orde di persone che aspettavano giù per le strade in un panico silenzioso ma terrorizzato.

Ma l'oscurità aveva ancora una volta rapidamente ingoiato il sole e l'unica luce rimasta ora era quella dei diversi edifici crollati e in fiamme che, senza alcuna coincidenza, proveniva dall'aera in cui era capitata la rottura.

Dopo aver osservato l'accecante luce bianca sparire lentamente all'orizzonte della città, Gary aveva chiuso gli occhi piano all'interno del profondo cappuccio del suo lungo e grigio mantello.

Passarono minuti di silenzio nel balcone superiore freddo del palazzo.Il vento che spazzava i suoi vestiti possedeva al confronto un contrastante calore, bruciato com'era dai raggi caldi della luce improvvisa.

Quando apì di nuovo gli occhi, fu con improvvisa decisione che si girò all'improvviso per tornare dritto a palazzo. I suoi occhi bruciavano, anche se lui non sapeva di quale emozione. I servi in piedi all'entrata del balcone scostarono lo sguardo da lui. E fecero bene.

Si sentiva triste e felice allo stesso tempo.

<><><>


Per qualche attimo, il vento fece risuonare in sottofondo il suono della speranza frantumata, facendo volare le foglie secche sui tetti dell'alta città. Foglie che erano state chissà come portate fino a lassù dalle alte correnti. Il suolo di cemento freddo le dava i brividi alle dita mentre sedeva lì ... sconfitta.

Era troppo tardi ora. Anche se naturalmente questo non aveva importanza. Non avrebbe potuto fare niente lo stesso. I fatti erano fatti, e non sarebbero cambiati per quanto qualcuno lo potesse desiderare. Proprio come se si fosse desiderato di vedere il sole freddo o gli alberi volare.

"Non sono patetica, sorella?" Valdera aprì finalmente gli occhi e alzò lo sguardo con lentezza infinita. "Cosa dicono degli uomini e le donne? Mostra a una donna un uomo che le piace, e preparati a vedere una sciocca. Ma in fondo, ora sai che non siamo davvero sorelle in ogni caso."

Mistaria posò lo sguardo su di lei, senza alcuna espressione tranne quella della stanchezza che si mostrava su un viso identico. "Se tu sei una sciocca, allora credo che io ... noi ... siamo una sciocca." Si sedette di nuovo con aria esausta, senza però smettere di guardarla negli occhi. Occhi che erano così identici ai suoi.

Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima.

Senza che lo volesse, un sorriso amareggiato fece curvare le labbra di Valdera.
"Sai, pensavo fosse tutta una stronzata. Quello che avevo scoperto sul vero affare del Professor Oak con noi sedici anni fa quando venne a farci visita. Credo che quella fu l'ultima goccia e per questo lasciai Cerulean."

"Quale affare? Io non ricordo che il Professor Oak sia mai venuto a trovarci. Non lo conoscevo nemmeno allora."

"Questo perchè non ti ha visto. Era più interessato a me." Si fermò, sentendo ancora una volta la rabbia ormai familiare risvegliarsele nel petto. "Avevo una mezza idea della cosa a cui era così interessato, ma non sapevo davvero quello che stava accadendo. Nessuna conoscenza se non dopo anni e anni quando finalmente acquisì maggiori informazioni. Ma lui ci studiava da parecchio tempo. Sai da quanto?"

Poteva percepire la confusione di Mistaria attraverso il loro legame mentre la ragazza poteva solo scuotere la testa.

"Da prima della nostra nascita," buttò lì Valdera. "Oh, eravamo molto importanti per lui. Molto importanti."

"A causa della ... profezia."

"La profezia," affermò lei, e sulla sua lingua era forte l'odio per il fato. "Per tutta la sua vita, ha lavorato molto per vederla diventare realtà. Forse voleva salvare il mondo dalla miserabile fine che gli era stata riservata. Forse voleva solo la gloria. Ma alla fine, senza che lui lo sapesse, ora è la sua creazione che minaccia il mondo. Ironico non è vero?"

Mistaria chiuse gli occhi. "E noi? Che c'entriamo in questa storia?"

"Noi dovremmo essere l'altra parte del tutto." Allungò la mano verso la schiena e trasse fuori dal vestito un vecchio diario impolverato. "Leggi questo." Lo gettò a Mistaria che lo afferrò senza guardarlo. "Comincia dalla pagina con l'angolo strappato."

"Un diario?" Mistaria si fermò mentre osservava la copertina logora. "Diario del Professoar Oak." Cominciò a leggerlo a leggere ad alta voce mentre andava alla pagina indicata. "Il ritorno della luce e dell'ombra. Misty e Vally Waterflower ... cominciò a confermare il mio sospetto che queste due bambine siano l'altra parte del tutto. Anche se il fatto che siano in due è ancora da decifrare."

Valdera rise senza gusto. "L'ha decifrato bene."

Mistaria la ignorò e proseguì. "In particolare, la sorella di nome Vally è piuttosto interessante. Ho testato l'intera famiglia in segreto con gli EDS che ho inventato e il suo risultato si differenzia significativamente da quello degli altri membri della famiglia. Anche la gemella è diversa, ma anche il suo risultato è ugualmente confuso. Anche se è più in sincronia con gli altri familiari, c'è lo stesso una notevole differenza. Entrambe le curve EDS sono instabili quando allontanate ma quando le due sono vicine, i grafici si sovrappongono ..." Alzò lo sguardo all'improvviso, con gli occhi socchiusi. "Dove l'hai preso questo?"

"Lord Garick ha un intero tempio dedicato al suo caro nonno. Interessante davvero, visto che tutto quello che provo per quell'uomo è solo odio. Comunque il diario è una delle cose che sono riuscita a rubare da quel posto ... magari non l'avessi mai letto."

Mistaria si coprì il viso con le mani. "Tu ... hai detto che ... la Mamma ... non era la nostra vera madre. Se non era lei, allora chi?"

Valdera vide che un foglio stava per cadere dal diario che Mistaria stava tenendo. "Quella foto."

Mistaria trattenne il fiato quando la vide. Valdera sapeva quello che stava vedendo. Una foto di loro padre che si teneva per mano con una bellissima
donna, alta, dai capelli biondi e dagli eterei occhi blu.

Il cui viso somigliava così tanto al loro.

Dopo una lunga pausa, Mistaria chiese debolmente. "Chi è questa?"

"Penso che tu lo sappia."

Cominciò a tremare violentemente, così come i fogli fra le sue mani. "M-ma .... che le è successo? Da quando comincio a ricordare, siamo sempre state con Mamma ... voglio dire-" la sua voce si interruppe, non sapendo ovviamente quale parola usare dopo.

Valdera però rispose lo stesso. "Nessuno lo sa. Pare nemmeno il Professor Oak. Tutto quello che tutti sanno è che se n'è andata via un giorno e non è mai più tornata. Papà la prese male. Anche se non sarebbe mai dovuto stare con lei visto che era già sposato e il resto ... quel bastardo traditore."

"M-ma Daisy e le altre lo sanno?"

"Loro pensano che siamo adottate. Ma sono sicura che hanno dei sospetti ... dopo tutto, assomigliamo un po' a nostro padre," aggiunse con disgusto.

Mistaria stava guardando un'altra volta la fotografia, col labbro inferiore tremante. "E' solo che non sembra possibile ... che questo sia vero. E poi guardo questa donna e vedo ... ma chi è?"

"Penso che una domanda più accurata sia, 'cosa' è. Oak pensava che non fosse del tutto umana.""

Uno sguardo completamente confuso fu tutto ciò che le servì di risposta.

"Uno ... spirito elementale di un qualche genere, credeva lui," offrì Valdera.
"L'elemento della luce nella sua forma più pura." Poi si fermò, assaporando la reazione a quello che si preparava a dire. "Proprio come l'elemento dell'ombra nella sua forma più pura ... ha fatto da padre al nostro caro Ashura. Quel bastardo che ricorda non era suo padre dopo tutto."

Misty riuscì solo ad ascoltare in orribile silenzio mentre Valdera rivelava tutto quello che sapeva. E si trattava di parecchie cose.


<><><>


Il Generale Yas si svegliò. Fu L'odore di acqua fumante a compiere il lavoro insieme ai brontolii degli uomini e ai deboli gridi delle sirene che cominciavano solo allora a inondare la città. Sgranò gli occhi, con la testa ancora dolente.
Sembrava che stesse sdraiato su un lato su una pozzanghera di acqua fumante a sua volta distesa sopra il cemento. Le fiamme crepitanti di un po' di spazzatura che aveva preso fuoco sparsa intorno a lui gli fornivano una debole luce nella notte
oscura. Poi tutto gli tornò in mente.

Si appoggiò con forza su un ginocchio, ancora indebolito dall'attacco precedente, che faceva da contrasto alla sua incredibile rabbia. Si guardò intorno sul tetto dove molti dei suoi uomini giacevano ancora incoscienti in mezzo ad acque fumanti o a detriti che bruciavano a fuoco lento. Pokemon svenuti erano sparsi a dozzine.
Persino i due Maestri di Pokemon che aveva portato con lui erano stati messi a terra e rimanevano immobili. Addocchiando la sua katana per terra, si sporse e ne afferrò la lunga lancia per riportarla alla sua cintura. Gli ci vollero due tentativi, con polsi tremanti, ma ci riuscì.

Le sirene continuavano a suonare in lontananza. Il Generale Kas sarebbe stato lì in pochi minuti. Il suo viso arrossì di rabbia. Kas sarebbe stato duro con lui come un muro di granito. E la cosa peggiore era che se lo meritava. Avrebbe dovuto aspettare prima di intercettarli. Avrebbe dovuto prevederlo. Era diventato arrogante. Arrogante come quei giorni di tanto tempo prima a Dark City quando aveva gareggiato per mettere il suo gym sulla mappa.

Forse talune cose non cambiavano mai.

Qualcosa brillò accanto al suo stivale e lui vide che si trattava di un pezzo bruciante dell'armatura che indossava sotto il suo lungo mantello. Piccole scariche elettriche facevano ancora brillare il metallo di blu e nero.

Anche se la rabbia montava dentro di lui calda come l'inferno, non poteva fare a meno di sentirsi a disagio davanti al potere del ragazzo. Se non altro, era cresciuto con gli anni.

E quella ragazza che era con lui ... una Maestra di Mutazione. Interessante.

Una voce femminile parlò dietro di lui. "Generale, tutto bene?"

Girò la testa per vedere la telepate dai capelli blu con occhi marroni che aveva rapidamente reclutato mentre veniva lì. Stava davanti a lui, col vento che le faceva svolazzare i vestiti neri e faceva tintinnare i ciondoli argentei che adornavano la sua persona. Com'era che sia chiamava? Cassandra. La telepate Cassandra. Aveva fatto bene il suo lavoro, mascherando la loro presenza sull'edificio. Una delle studenti migliori di Lady Agatha. E un'altra persona che conosceva quel traditore di Ashura. L'aveva persino salvata dall'attacco di un suo amico. Il che l'aveva sorpreso. "Sto bene," replicò brontolante mentre si rimetteva in piedi e si stirava il mantello. Osservò i soldati e gli allenatori che erano ora per la maggior parte coscienti e si stavano rimettendo in piedi, producendo suoni di armature e fruscii di vestiti. "In riga!" urlò, e la sua forte voce si espanse in aria dal tetto dell'edificio. "Richiamate i vostri Pokemon e aspettate istruzioni."

Luci rosse brillarono mentre eseguivano gli ordini.

Lui si girò e trovò i due Maestri che aveva riguadagnato conoscenza e che ora erano prostrati ai suoi piedi. "Scusate Signore ... i-io sono stato colto di sorpresa," disse uno di loro. "L'acqua ... ha permesso all'elettricità di avere effetto su me e Sandslash."

Yas si girò per guardarlo negli occhi. Il Maestro di Terra era senza cappuccio, coi capelli sporchi liberi di vibrare al vento. Notò le guance lisce, gli occhi arrabbiati eppur privi di esperienza. Talvolta era difficile ricordare che molti di loro erano così giovani. Dopo le guerre e in seguito anche dopo quelle, con le battaglie, non solo per i Ribelli ma anche per molti cacciatori a caso, i giovani erano i soli rimasti. Scostò lo sguardo. "Non ci sono scuse. Se c0'è qualcuno da incolpare per questo ... questo insuccesso ... quello sono io."

Alzò lo sguardo e stava per stimare dalla posizione delle stelle quanto tempo era passato da quando erano rimasti paralizzati, quando si ricordò che il cielo era ancora coperto dalla cupola. E anche se non ci fosse stata cupola, le nuvole ombrose le avrebbero rese lo stesso invisibili.

Che importava. Sapeva che erano diretti verso ovest in direzione del quartiere diroccato della città. Doveva solo raccogliere più gente prima di poterli seguire.
Potevano sconfiggere Ashura. Correzione - lo avrebbero sconfitto di sicuro. Aveva una debolezza. I suoi cosiddetti amici. Avrebbe fatto cercare per tutta la città quei Maestri Ribelli.

"Li seguiamo, signore?" chiese il Maestro di Terra.

"Questa volta aspetteremo il Generale Kas. Non voglio errori questa volta e soprattutto più potere di quello di cui disponiamo. Non possiamo impedire a quel traditore di rovinare la profezia."

C'è qualcosa che non capisco," si intromise all'improvviso Cassandra, mentre i suoi occhi fissavano gravi l'oscurità in alto. "Se quello che stiamo facendo è così importante perchè non è venuto anche il Maestro Lance con noi?"

Quel dubbio apparve ancora nella mente di Yas. Non avevano ricevuto ordini, nessun precedente avvertimento dall'Elite dei Quattro. Loro sicuramente sapevano quello che stava accadendo, e se non era così, lo sapevano sicuramente ora. Infatti, il Maestro Lance doveva essere a capo di questa missione. Sapeva di essere un uomo potente per quel che lo riguardava, ma era cosciente che Maestri come Ashura non erano alla sua portata. Ma il Maestro Lance era proprio ... come la Maestra Valdera, di cui sapeva cosa pensava. Era pazza quando il Maestro Brock, se non di più.

Stava ancora pensando ad un piano d'azione quando un oscuro presentimento.

Un improvviso folata di vento spense le deboli fiamme del tetto che fornivano la maggior parte della luce.

Oscurità. Il suono di un ramoscello bagnato spezzato.

"AARGAHHHHHHHHHHH!"

"La luce caccia via le ombre!" sentì urlare a Cassandra e un globo di luce si materializzò sul suo palmo illuminando il tetto. Rivelò una nebbia rossa che riempiva l'aria mentre diversi allenatori davanti a lui avanzavano incerti, cercando di coprire i buchi nei loro petti dove prima non c'era niente.

"Cosa?" Urlò il Generale Yas incredulo mentre cominciava all'istante a guardarsi intorno per capire chi era stato. "Siamo attaccati!" La sua mano afferrò il manico della sua spada, ancora nella fodera.

Un'ombra passò all'interno del suo campo visivo e lui schivò a sinistra giusto in tempo prima che qualcosa gli passasse accanto all'orecchio. Un altro soldato davanti a lui vomitò sangue mentre qualcosa lo trapassava allo stomaco e lo mandava giù dal tetto in volo. Il suo grido fu orribilementre spariva giù nel precipizio sotto l'edificio.

"Sono Pokemon Proibiti!" gridò un soldato dolorante, scioccato.

Si sentirono ulteriori urla e grida dai soldati e dagli allenatori ormai radunatisi, mentre entravano in panico. Si girarono tutti di gran fretta verso la scala antincendio situata sulla porta opposta del tetto e dalla quale erano entrati per tendere l'agguato ad Ashura. Qualcosa cominciò ad agitarsi alle loro spalle con il rumore delle ossa spezzate e del sangue sparso.

Mentre il Generale faceva un passo avanti, i due Maestri di Pokemon liberavano le loro braccia dal mantello e gli coprivano fianchi. Cassandra si portava in silenzio sulle sue spalle in difesa. No ... non i Pokemon Proibiti ...

Il numero dei soldati e degli allenatori stava diminuendo. Per proteggerli i Pokemon venivano gettati fuori dalle loro sfere, ma anche se si erano ormai ripresi dallo scontro subito prima, venivano uccisi con la stessa facilità dei loro allenatori. Gli attacchi elementali lanciati sembravano venire completamente ignorati dalle ombre nere che non sembravano minimamente risentirne.

E poi non ci fu più un grido. Oltre alle deboli sirene e il vento freddo della città, silenzio.

La pozzanghera che sostava sul tetto dell'edificio era diventata color rosso scuro.

Il Generale Yas aveva chiuso gli occhi, poi li aprì. "Chiunque tu sia, pagherai caro per questo omicidio."

Le due figure in nero incappucciate si girarono verso di lui, senza dare una risposta, mentre buttavano giù dal tetto vari corpi massacrati. I loro visi erano nascosti dalle ombre dei loro cappucci non diversi da quelli che doveva avere un Maestro di Pokemon.

Uno di loro avanzò e alzò la mano in posizione da combattimento. Yas notò che stava indossando i guanti da battaglia privi di dita, dello stesso tipo che aveva sempre
utilizzato Ashura.

"Ribelle bastardo." urlò il Maestro di Fuoco mentre incrociava le palme delle mani davanti a lui. "Muori! Fire Blast!"

Il grosso raggio di fuoco a forma di croce lasciò le sue mani come una cometa diretta verso le due figure oscure.

Yas socchiuse gli occhi. Il suo cattivo presentimento stava peggiorando. "Questi non sono ribelli."

La figura nera che gli era più vicina entrò nella traiettoria del raggio e alzò le mani. Incredibilmente prese l'attacco di fuoco dentro le sue palme, ci lottò brevemente, poi aprì di scatto le braccia. Fulmini rossi e gialli, che erano tutto quello che era rimasto dell'attacco elementale, volarono nell'aria con luminosa accondiscendenza.

"I-impossibile ..."

Il Maestro di Terra fece un passo avanti, e il suo mantello marrone volò al vento. "E' il mio turno." Portò le mani dentro il mantello e ne tirò fuori la sua sfera poke, che ingrandì con le mani. "Sandslash, Slash!" ordinò mentre la buttava.

Energia di terra uscì come un fulmine dalla sfera che si materializzò in un grosso pokemon roditore dalla schiena acuminata, con zanne lunghe quanto
l'avambraccio di un uomo. Andò avanti usando la spinta datagli dal lancio della sfera e si diresse verso le due figure ringhiando.

Questa vola fu l'altra figura a venire avanti. Guardarono increduli mentre afferrava i polsi di ciascuna delle zampe del Sandlash e saltava sopra la sua testa usando la stessa temporanea inerzia del Pokemon contro di lui. Sopra quello, in una posa a mezz'aria, la figura si rigirò ancora, facendo incrociare violentemente con un rumore sordo le braccia del Pokemon, poi venne giù col corpo rovesciato facendo conficcare le fauci acuminate del pokemon nel suo stesso collo. Ci fu un suono nauseante e poi uno spruzzo di sangue. Il torso senza testa del Sandlash rimase in piedi per diversi secondi prima di cadere a terra con un tonfo nell'acqua.

La figura lo osservò brevemente prima buttare via la testa del Sandlash giù dal tetto senza alcun riguardo. Rise.

Il Maestro di Terra rimase a fissare impietrito il corpo morto del suo pokemon. Poi urlò di dolore per la perdita e cadde a terra in ginocchio.

Il Generale Yas fece un passo indietro. Ora aveva una qualche idea di chi erano queste persone, ma non voleva crederci. Non poteva. Farlo avrebbe significato minare tutte le sue profonde convinzioni e rendere l'intera esistenza che aveva vissuto dopo Dark City una farsa.

Qualcuno si mise di fronte a lui. La telepate Cassandra.

"Generale ... ci occupiamo noi di loro."

Lui guardò oltre a lei nuovamente verso le due figure scure. Avevano rilassato la loro posizione come se fossero pronti a colpire. Ovviamente ne avevano abbastanza di giocare con loro. Con il suono debole del metallo strusciante, estrasse la sua katana dal suo fodero e con quella fendette una volta l'aria. La sua bocca si contrasse, piena di determinazione. "Noi tutti ci occuperemo di loro." Anche se sapeva che era solo un sogno.

Ora una cosa era diversa. Ora non vedeva l'ora che arrivasse il Generale Kas.
Ma in quale ombra dell'Inferno si era nascosto?


<><><>


I cavalli stavano sbuffando nervosamente, con folate di nebbia che scappavano dalle loro narici nell'aria fredda.

Il Generale Kas osservò l'orizzonte nero come la pece con minacciosa cura, con la mano stretta sulle redini della sua apprensiva montatura. Lui e una compagnia di soldati avevano ricevuto un allarme dalle guardie che avevano indicato qualche problema sulla cima della cupola, così, dopo aver lasciato il gruppo del Generale Buthc e del Generale Cassidy indietro, avevano cavalcato velocemente verso le lande a sud della città per investigare. Era stato piuttosto difficile passare attraverso la grande folla di gente, ma con gli efficaci metodi di dispersione utilizzati dai soldati erano riusciti a continuare per la loro strada senza ulteriori ritardi per i vicoli e le strade.

Quando arrivarono, non aveva notato niente fuori dall'ordinario. La cupola protettiva di Lord Garick teneva ancora bene. Lì fuori, oltre le aree residenziali, lo sviluppo urbano era scarso, e c'erano più piante e alberi di quante strade ed edifici costruiti dall'uomo. Il lungo prato bagnato sopra cui stavano i loro cavalli soffiava nella fredda brezza notturna, colorata di uno scuro grigio nell'aria ombreggiata, almeno fino a quando non si univa alla cupola chissà dove in lontananza e diventava solo nera.

Ma quando erano stati sul punto di ritornare in città per riprendere le ricerche dei Maestri Ribelli, una luce elementale di spettacolare potenza aveva fermato ogni cosa.

Dopo quell'evento, non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuto trattenerlo dal tornare in città al galoppo il più in fretta possibile.

Tranne forse, qualcosa che aveva fatto volare via all'improvviso dal suo cavallo l'uomo che si trovava davanti a lui, scaraventandolo in aria urlante mentre veniva risucchiato dall'abisso nero della cupola. Le sue grida erano state brutalmente interrotte quando il suo corpo era sparito nell'ombra.

Il Generale Kas era rimasto immobile mentre continuava a guardare l'orizzonte. I suoi uomini guardavano davanti a loro in apprensione. Anche se loro e i loro cavalli erano ancora parecchio distanti, e la cupola protettiva era stata nera e opaca sin dal giorno in cui si era formata, ora pensava di riuscire a vederci attraverso, come se stesse guadagnando trasparenza di minuto in minuto.

Il grido soffocato di una ragazza venne da dietro. Il Generale Kas si girò per fissare malamente il soldata che stava tenendo la ragazza che avevanopreso in ostaggio prima sopra il suo cavallo e davanti a lui. "Stringi di più la benda di quella strega," ringhiò mentre spostava lo sguardo sulla ragazza stessa. Sembrava avere quattordici o quindici anni e aveva lunghi capelli marrone scuro e occhi castani. Quello che la rendeva sospettosa era il mantello verde foresta che indossava, il tipo di abiti che indossava un ribelle allenatore d'Erba.

Questa volta venne una protesta soffocata dal loro altro prigioniero, mentre il soldato stringeva di più la benda intorno alla bocca della ragazza, obbligandola a emettere un gemito di dolore. Il Generale Kas si limitò ad un cenno del capo e al ragazzo dai capelli neri, con le mani legate e attaccate allo stesso cavallo da cui veniva trasportato, fu dato un pugno nello stomaco da un altro soldato. Il sangue cadde da fuori le bende del ragazzo, ma quello non urlò, limitandosi a respirare più forte mentre riceveva il colpo.

I due erano stati trovai poco fuori i confini della città mentre passavano di lì. Una rapida ricerca dell'area rivelava che erano arrivati dalle fogne. Le fogne erano a un certo punto connesse ai tunnel della Victory Road. Quindi questi due dovevano far parte del gruppo di ribelli invasori. Li avrebbe interrogati più tardi - dolorosamente.

In quel momento però, era più preoccupato per lo stato della barriera nera che proteggeva Indigo City dal pericolo. Contorni di terrificanti figure nere si stagliavano nell'orizzonte dietro la barriera.

Un leggero beep proveniente dalla tasca del suo mantello lo fece quasi trasalire. Arrabbiato per la sorpresa, tirò fuori con rabbia il suo comunicatore tascabile e lo attivò. "Parla Kas. " disse furente. "E' meglio che sia importante."

Per un attimo, tutto quello che riuscì a sentire fu un suono statico ... e qualcos'altro in sottofondo ... un suono straziante. Urla? Poi una voce più familiare parlò, anche se ciò che non era familiare era il tono esausto pieno di ansietà.

"Kas? Kas? Dove diavolo sei?" urlò la voce. "Sei già tornato in città?"

"Yas?"

Nessuna risposta, solo quel suono statico.

Urlò più forte, "Che diavolo sta succedendo lì?"

Statico, poi, "S-sono stato tradito! Penso ... Sentinel ..." Altre urla filtrarono nel comunicatore. "Non sei ancora in città? Torna qui *ora*-"
Il comunitore si spense prima che potesse dire altro.

Kas socchiuse gli occhi mentre rimetteva il comunicatore nella tasca. "Uomini, preparatevi a muovervi!" urlò, mentre controllava che la sua arma fosse posta sulla sua cintura. "Ci sono guai a casa!"

I fulmini risuonarono mentre centinaia di zoccoli come una tempesta si dirigevano di nuovo in città, verso nord.

Quando tutto quello che rimase nei campi oltre agli alberi, all'erba e alle strade sporche fu il silenzio, una figura muscolosa si alzò dalla posizione accovacciata in cui si trovava per terra.

Gli occhi color mogano brillarono di rabbia nell'oscurità. "Generale Kas," rimuginò Bruno mentre faceva scricchiolare le nocche delle mani. "Credo ci sia ancora un altro favore che ti devo."

Partì di corsa seguendo il piccolo esercito, e il mantello marrone prese a sventolare dietro di lui, mentre la terra tremava sotto il peso dei suoi
pesanti stivali.


<><><>


Da un'altra parte, a nord est della periferia della città, nel retro di una casa, Erika si appoggiò contro il recinto mezzo crollato del giardino verso il quale lei e Giselle erano corse per trovare riparo. La Maestra d'Erba si era appena strappata il cappuccio verde, sputando fuori i fili verdi della sua omonima così facendo. "Che era quello?" bofonchiò retoricamente, alzando lo sguardo verso il cielo nero. Le nuvole intrappolate all'interno della cupola soprastante stavano ancora lentamente riprendendosi dall'enorme squarcio che si era aperto nella cupola, quando era quasi sembrato che fosse il cielo stesso a rompersi. Tutto questo le ricordava in modo ridicolo di quella vecchia filastrocca per bambini ... che parlava di uno stupido pokemon che credeva di vedere il cielo cadere.

Dietro di lei Giselle stava fissando lo sguardo in lontananza verso il centro della città, con una mano disordinata tenuta sopra gli occhi. "Wow," fu tutto quello che disse. Deglutendo nervosamente, continuò ancora priva di fiato. "Non sono poi così brava a riconoscere il lavoro di un Maestro quando lo vedo, ma quella luce ... la festa deve essere già cominciata."

Erika si rimise in piedi con una spinta e si ripulì il mantello verde dalla sporcizia e dai pezzetti sparsi di fogliame che si erano riversati su di loro come una tempesta di sabbia al suo apice. "Dev'essere stata la sorella di Misty ..."

"Non sapevo che Daisy, Violet e Lily fossero così potenti."

"Non loro, sciocca. La sua gemella ... Valdera. La conosci, ha cercato di ucciderci un po' di tempo fa in una delle nostre missioni."

Giselle rise. "Lo so. Ti stavo solo prendendo in giro. E non sarei sorpresa se una donna tentasse di uccidermi - per gelosia."

Erika tossì in modo discreto a quell'affermazione.

Ma uno sguardo preoccupato deformò all'improvviso la fronte perfetta di Giselle mentre metteva la mano nella tasca del suo camice da laboratorio tirarne fuori l'EDS. Ci si gingillò un attimo. "Devo ammetterlo però ... quella tempesta ... non ho visto onde di questo genere sin da quando il caro Ash spazzò via la nostra casa ... se l'avessi saputo quella volta che Val ci sorpresa vicino a Fuchsia, forse mi sarei spaventata di più."

Mentre Giselle era occupata, Erika si guardò intorno per vedere se la strada era libera. La notte si era ancora una volta calmata, e non c'era nessuno in giro per la stradina di periferia di fronte alla casa fatta eccezione per un po' di foglie svolazzanti. Dopo essersi rimessa il cappuccio sulla testa e aver infilato dentro il mantello ciuffi di capelli blu-neri ribelli, riprese a camminare, questa volta più velocemente. "Puoi analizzarlo dopo quello, ma come hai detto, la festa è iniziata," disse, osservando a ovest in direzione della città, da dove era venuta la luce. "Faremo meglio a muoverci." Giselle le offrì uno sguardo irritato, mise via nel camice il congegno e la seguì.

Per un po' Erika fece strada, stando attenta a tenersi accanto alle ombreche incontrava per strada, fra cespugli erbosi e giardini e alberi sporgenti. L'area sembrava deserta, ma si ricordava della pattuglia che era passata prima e stava sempre all'erta. E chissà perchè aveva l'impressione che qualcuno le stesse osservando. Ma in fondo, sin da quando avevano iniziato questo viaggio con Misty ed Ash, quella sensazione non era fuori dall'ordinario. Era ora che ci si abituasse ormai.

Quello che invece non era normale, era il silenzio oppressivo presente, che non includeva il suono dei loro respiri regolari, il battere dei loro stivali e quello dei tacchi. Era come se fossero le uniche persone rimaste al mondo. Prima almeno si sentiva il debole suono della gente che festeggiava in città, ma ora niente, come se la tempesta di luce avesse fatto ammutolire tutti. Anche l'aria adesso era diversa, riusciva a sentirlo, era densa ... il che diceva tempesta ... che tipo di tempesta però non lo sapeva. E d'altronde non aveva senso visto che una tempesta si era

Mentre pensava a queste cose poco rassicuranti, la voce di Giselle la fece quasi trasalire quando la ragazza parlò da dietro di lei con un nervosismo strano. Forse si era accorta anche lei dello strano silenzio. "Mi chiedo se tutti siano riusciti ad entrare in città sani e salvi. Beh, sappiamo che
Misty deve avercela fatta a giudicare dallo show di luce - quelle due se la intendono sempre nel modo sbagliato - ma mi chiedo se ce l'abbiano fatta anche gli altri ... quel bel ragazzo di Ash, Bruno, suo figlio ... la mia sorellina."

Erika scosse la testa all'interno del cappuccio, anche se le era grata per quella conversazione di distrazione. "Non ci posso credere, Giselle," disse con una nota di esasperazione. "Ti piace davvero Ash, o è solo una tua fissa andare dietro ad ogni maschio che vedi? Ha già avuto abbastanza problemi con la sua vita amorosa senza bisogna che ti ci metta anche *tu*."

Dopo un sospettoso attimo, fu una risata a pieni polmoni a risponderle. Erika si girò brevemente per vedere gli occhi marroni di Giselle che brillavano, e un sorriso malizioso sulle sue labbra rosse. "Credevi davvero che potessi provare del teneri per il caro Ash?" Rise di nuovo con genuino divertimento. "Ma certo che no! L'ho saputo fin dalla prima volta che l'ho visto, tanti anni fa al Pokemon Tech, che non sarebbero potuti venire fuori che problemi da un ragazzo come lui. E anche allora, la cara Misty sembrava rivendicare il possesso di quei problemi."

"Ma allora perchè flirti sempre?" Erika si sentiva un poco offesa.

"Oh, sai quanto amo prendere in giro! La gelosia è un emozione così divertente. Oltre a far storcere il naso a Misty, serve anche ad abbattere le speranze della mia sorellina ... adulare il proprio idolo va bene, fino a che non diventa una cosa disgustosa." Poi aggrottò la fronte al pensiero. "Adesso che ricordo, Ash non era divertente. E' troppo ottuso per sapere persino cos'è flirtare."

"Forse semplicemente non è interessato." Al conseguente sbuffo indignato, Erika sorrise sapendo che Giselle non poteva vederla da dietro. Anche se ormai aveva scoperto molto dei pensieri più profondi di Giselle e ora sapeva che non era poi quella donna frivola che aveva incontrato la prima volta,era confortante sapere che c'erano alcuni sprazzi di normalità che ritornavano con l'arroganza di Giselle.

Rimasero di nuovo in silenzio. Almeno finchè Giselle non tirò fuori di nuovo quello che Erika aveva sperato che si fosse da tempo dimenticata. "Okay, tu sai parecchio della storia della mia vita ... penso sia giusto che tu parli di te stessa ora."

Erika rimase testardamente in silenzio, non lasciandosi nemmeno sfuggire il fiato anche se ora stava ormai correndo.

"Odi gli uomini, vero?" osservò Giselle.

"Io ... non ... odio ... gli uomini," disse a denti stretti, usando la rabbia come scudo per il dolore procurato dagli improvvisi ricordi che l'argomento aveva riportato.

La voce di Giselle divenne all'improvviso seria. "Forse dovresti parlarne. Se te lo porti dentro ...sarebbe come una scheggia che si infila sempre più a fondo nel
tuo dito. Sta là ... e ti fa sempre più male ... fino a che finalmente non la togli. Io non avevo capito che era così, fino a che non ho parlato dei miei problemi ... dopo essermi tenuta tutto dentro.

Erika sospirò.

Sentendola, Giselle si sentì incoraggiata. "Si tratta di qualcosa di fronte alla quale il problema del mio potere emergente è niente a confronto?" disse prontamente.

Erika sospirò di nuovo e rallentò il passo di scatto fino a camminare, e mentre faceva così si tolse di nuovo il cappuccio. Giselle riuscì appena a fermarsi prima di scontrarsi con lei e stavolta fece un passo avanti per camminare al suo fianco. "Non l'ho mai detto a nessuno prima ... nemmeno a Misty."

Giselle annuì attenta.

Pensieri scuri e melanconici le riempirono la mente. I sentimenti tipici di cinque anni prima si rivelarono nella loro presenza. Sembrava come se una morsa le stesse stringendo i polmoni. "Sai quell'anno che siamo tornare ..." L'oscurità le appanno la vista. "E' iniziato tutto quell'anno ... quando Giovanni -
possa la sua anima mai riposare - distrusse l'equilibrio." Le lanciò un'occhiata dalla coda dell'occhio. "Suppongo avessi quindici anni circa allora."

"Quindici e mezzo," disse Giselle, come se quel mezzo fosse di grande importanza.

"Sai che dopo il ritorno ... il nostro potenziale come umani era stato rilasciato. Rilasciato anche se non ne avevamo alcun diritto. Gli Dei, o quel che sia, ce ne avevano privato tempo addietro e dubito che avessero mai avuto intenzione di restituircelo. Usavamo i Pokemon, creature degli elementi. Quello che non sapevamo era che anche noi eravamo creature degli elementi ... solo che sigillate per sempre.

Giselle era pensierosa. "Sfortunatamente è la ragione per cui li abbiamo scoperti diversi anni fa. Siamo solo fortunati che solo quelli con poteri abbastanza forti siano riusciti ad 'evolversi'. Se tutti gli umani avessero avuto il comando di un elemento, dubito che il mondo sarebbe ancora qui ora. "Si lasciò sfuggire una risata triste.

"Comunque," la interruppe Erika, "tu avevi quindici anni e mezzo. Quando hai iniziato a cambiare?"

"Intorno ai sedici. Come tutti gli altri. Abbiamo scoperto che si trattava quasi di una seconda pubertà."

"Esattamente. Almeno tu hai avuto un po' di tempo. Indovina quanti anni avevo io quando siamo tornati."

Giselle non sgranò nemmeno gli occhi. "La tua scheda dice che ora hai ventisei anni, allora dovevi averne circa ventuno - la mia età." Si morse il labbro inferiore pensierosa. "Il tuo ... potere ... deve essere emerso immediatamente."

Erika chiuse gli occhi. "Esattamente. Avevo un fidanzato allora ... mi aveva appena chiesto di sposarlo."

"Davvero?" disse Giselle del tutto sorpresa. "Allora come mai non ho mai sentito parlare di lui? Che gli è successo?" Poi una nuvola le attraversò il viso mentre un cattivo presentimento la pervadeva. "Ripensandosi non credo di volerlo sapere."

"Eri tu quella curiosa di saperne di più su di me," disse Erika senza pietà, tanto per se stessa quando per Giselle. Si girò per guadarla di nuovo. La pelle pallida di Giselle sembrava anche più pallida, come se qualcuno avesse aggiunto dell'acqua alla sua pelle color latte. Era ovvio persino sotto la sporcizia che le copriva le guance. "Tu l'hai nascosto, ma hai affinità per la terra ... con la tua Maestria sulla Roccia ... devi essere capace di manipolare il terreno su cui camminiamo ... magari persino la tua stessa natura per riuscire a somigliare al tuo elemento. Ho visto più di un Maestro di Roccia riuscire a proteggersi cambiando la loro pelle in pietra. Dimmi, cosa pensi che mi consenta di fare il mio dono?"

"Manipolare l'erba ... la flora, tutto quello che ha a che fare con le piante, i giardini ..."

"E la mia natura?"

"Beh, per prima cosa, indossi sempre quei profumi, anche quando non ne hai bisogno." Giselle sorrise un poco. "Profumi naturalmente dei fiori con cui lavori."

L'umorismo non riuscì a spezzare la sua oscura malinconia. Il risentimento che provava verso se stessa poteva essere sommerso, anche se brevemente, ma mai dimenticato. "Più di tre quarti di tutti i Pokemon d'Erba possiedono una duplice natura. E' un tratto distintivo dell'elemento dell'Erba. Dimmi, qual è questa natura che molti di questi pokemon hanno?"

Giselle sgranò gli occhi. Poi spalancò la bocca, muovendola, ma non riuscendo a pronunciare alcunchè.

Erika smise di camminare del tutto, mentre l'oscurità sembra alzarsi intorno a lei a causa della sua nascosta ira. Ira verso se stessa, verso il fato, verso
un mondo che spingeva i suoi abitanti ad una vita fatta di amore, poi puniva perversamente una persona, negandole quel tipo di vita. Sicuramente i suoi occhi verdi stavano brillando, lo sapeva, era la sua natura elementale che si stava incontrollabilmente scatenando dentro di lei; poteva sentire il dolce potere dentro di lei crescere fino a solleticarle la pelle. Non notò che Giselle aveva inconsciamente fatto un passo all'indietro in apprensione.
"Proprio così. Sono veleno. E non posso controllarmi come magari potrebbe fare un Maestro di Veleno. Come può uno controllare la propria natura? Come dire che un fiore può un giorno decidere di mettersi a volare. Come se le foglie velenose dell'hermlock potessero all'improvviso rendersi mangiabili." Chiuse brevemente
gli occhi, ricordandosi il senso di colpa, lasciando che le scorresse addosso con potenti ondate.
"Ho ucciso il mio fidanzato. Non c'è un modo carino per dirlo. Naturalmente non volevo ucciderlo, come potevo voler uccidere l'uomo che amavo?" La sua voce debole si spezzò. "Ma l'ho ucciso."

Si zittì. Le ombre delle nuvole notturne passarono sopra di loro. Gli alti lampioni allineati ai lati della strada che stavano percorrendo davano un aspetto inquietante alle cose e agli alberi che le circondavano.

Giselle esitò. "Erika ... non so che dire-"

Alzò finalmente lo sguardo verso la dottoressa. C'era una strana nota di compassione nei suoi occhi. Si sforzò di sorridere. "Non devi dire niente. Mi sono rassegnata molto tempo fa. In fondo cos'è la sofferenza per una donna?" Raccolse il suo lungo mantello verde intorno a sè e si preparò per riprendere ancora una volta la marcia quando colse con la coda dell'occhio un ombra nera in alto e dietro di loro. Non l'avrebbe notata se non fosse stata così nervosa da continuare a guardare tutto e niente in giro. Era accucciata sopra uno dei molti lampioni che facevano luce in strada. Il fatto che si fosse portata all'indietro e che quelle gambe piegate fossero tese la avvertiva che stava per saltare addosso a loro.

"Giselle, spostati!" urlò, spingendo una stupita Giselle di lato. Anche se non riusciva a vedere chiaramente la figura scura sopra di loro, infatti era solo un'ombra ai suoi occhi, chissà perchè sapeva che aveva intenti ostili. Allo stesso modo, sapeva che la situazione era estremamente pericolosa. Era stata un'occasione fortuita che la sua infelicità nel ricordare spiacevoli ricordi l'avesse lasciata con un eccesso di potere elementale racchiuso dentro di lei. "Razor Leaf!" gridò, fendendo con furia l'aria davanti a lei con la mano destra e le dita spiegate. Il suo mantello si alzò dietro di lei spinto da una potente folata di vento mentre le energie verdi si riunivano in un microsecondo intorno alle sue dita e venivano poi sparate diagonalmente verso l'alto in un largo fascio di fogliame lucente e verde, simile a detriti.

L'oscurità si fece viva. La cima dell'enorme lampione fu all'improvviso spaccata in numerosi pezzi come se fosse stata fatta di carta e non d'acciaio. I frammenti di metallo fuso sibilarono in aria mentre iniziavano a cadere verso la strada.

"Che diavolo ti è preso, Erika, perchè cavolo ti sei messa a usare il potere elementale-" si interruppe con un gemito di sorpresa quando vide con la coda dell'occhio la persona che si trovava dietro di loro quando si erano girate. Indossava una veste leggera, con la testa coperta da un profondo cappuccio, il viso nascosto dalla sua ombra, come fosse un Maestro.

Erika si girò di scatto, facendo svolazzare il mantello. Proprio mentre stava per lanciare un altro attacco, la figura si accucciò all'improvviso e si diresse con spaventosa velocità verso di lei, facendo fumare gli stivali per la scivolata, con il braccio destro piegato all'indietro, quello sinistro spiegato in avanti, e un palmo spalancato nella sua direzione.

Di riflesso, invece di rilasciare il suo attacco, Erika avvicinò le mani e producendo un lampo verde diede forma al suo bastone di legno e si mosse disperatamente in posizione di bloccaggio. Però il rilassante pensiero che si fosse mossa in tempo per difendersi fu distrutto allo stesso modo in cui fu spezzato il centro del suo bastone quando il palmo, ora racchiuso, lo trapasso con incredibile forza e andò a colpirla allo stomaco. Non ebbe nemmeno il tempo di provare l'immenso dolore prima di essere ulteriormente colpita in rapida successione da una manata destra al lato del viso e da un calcio girato che l'alzò in aria.

Ma prima che la figura potesse darle il colpo finale, Erika fu sorpresa di vederle all'improvviso Giselle dietro, che le stringeva i polsi con le braccia in una stretta mortale. Invece Erika si inarcò all'indietro, rimbalzò ancora una volta sulla pista, poi scivolò di diversi passi all'indietro sulla schiena prima che la spinta si esaurisse. L'incredibile danno procuratole quasi la costrinse a svenire, ma si sforzò di rimanere cosciente, mentre i motivi blu e neri disegnati dal cielo sopra di lei si confondevano nella sua vista non più lucida.

In quel momento sentì Giselle che lottava col suo assalitore, poi udì il suono di qualcuno che atterrava accanto a lei e poi fuggiva via. Erika brontolò e si mise sdraiata sul fianco per vedere Giselle accucciata dietro di lei, con gli occhi marroni pieni di confusione. "Il suo ... stile di combattimento," disse Giselle a bocca aperta, mentre un rivolo di sangue le scorreva giù dal labbro, "l'hai visto?"

Sentì una fitta al fianco e si lasciò sfuggire un debole grido, coprendosi la bocca con la mano. Si era di certo rotta una costola. "P-penso che l'ho più sentito," disse debolmente Erika mentre seguiva lo sguardo di Giselle rivolto al loro aggressore.

La figura dalla veste nera si abbassò di nuovo mettendosi nella posizione che aveva assunto prima di attaccarla, col palmo sinistro teso in avanti, il braccio destro lasciato dietro, e i gomiti piegati. Ancora una volta, si spinse in avanti, scivolando sugli stivali, e sollevando piccole nuvole di polvere nella sua scia.

Questa volta stava attaccando Giselle.

Ignorando il dolore al fianco, Erika raccolse quanto energia elementale poteva in un così breve lasso di tempo, poi balzò in piedi, portando verso di sè l'aria di fronte a lei. "Razor Leaf!" gridò di nuovo, questa volta sicura che avrebbe colpito.

Incredibilmente la figura dalla veste nera ignorò l'attacco, continuando a scivolare in avanti in direzione di Giselle. Erika emise un gemito di sorpresa quando vide le foglie estremamente acuminate scivolare praticamente accanto alla figura come se vi fosse qualche forza repellente che le respingeva.

Giselle sgranò gli occhi vedendo l'inefficacia del colpo, poi si ritrovò all'improvviso a difendersi freneticamente dall'uomo quando questi la raggiunse e cominciò a combinare attacchi di mani e gambe. Riusciva a bloccare solo ogni secondo o terzo colpo e ansimava ogni volta che il primo colpo, diretto a un preciso obiettivo, rompeva le sue difese.

Erika si scostò una ciocca di capelli corta dal viso e subito dopo era già in piedi e di corsa mentre Giselle riusciva a parare qualche colpo con l'avambraccio e a rendere vano una manata che le passò invece accanto. Un'improvvisa giravolta del suo corpo, le permise di vedere una breve apertura nella difesa del suo nemico e di cui si avvantaggiò immediatamente con un improvviso calcio laterale con la punta del suo tacco alto che andò a colpire l'altro nelle parti basse.

Però le si formò uno sguardo confuso sul viso quando l'uomo dalla veste nera si fermò brevemente prima di darle un calcio dal basso che la colpì alla mascella e la mandò in volo contro un albero al lato della strada. Scivolò contro il tronco duro, completamente stupita. "Ma è ... è impossibile!" bofonchiò debolmente.

Erika smise di correre in avanti. Aggrottò la fronte e studiò di nuovo la figura. Era magra - la vesta con cappuccio incluso che l'uomo indossava era in un qualche modo larga - ma a ogni movimento che faceva mostrava le linee di un corpo snello ma muscoloso. Era anche più alto di lei o Giselle, probabilmente qualche centimetro sotto il metro e novanta. D'un tratto emise un gemito di stupore quando lo guardò un po' meglio. Cos'era quella sporgenza sul petto dell'uomo, visibile da un buco nella veste?

Una risatina provenne da sotto il cappuccio scuro.

Ma che diavolo?

Il cappuccio venne strappato via con una mano ricoperta da un guanto.

Rivelò il viso di una donna, coi capelli rossicci ora liberi di ricaderle sulle spalle e intorno al collo. Anche se era un sorriso infatile a dare forma alle sue labbra rosso scuro, c'era un luccichio malvagio nei suoi occhi marroni, quasi neri mentre le fissava con sprezzante divertimento.

"Santo cielo ..." disse d'un fiato Erika riconoscendola.

Il suono di un bastone dietro di loro la fece girare di scatto.

Sopra la strada stava un'altra figura dalla veste nera e incappucciata. Anche qui il cappuccio fu buttato all'indietro per rivelare un'altra donna, questa con capelli biondi e diabolici occhi verdi.

Giselle le stava guardando entrambe, girando la testa da una parte e dall'altra. "Mi ero sempre chiesta che ne era stato delle ragazze pon-pon di Gary."

Erika si strappò di dosso una sfera poke verde e la lanciò più veloce che poteva. "Scyther, vola adesso!"

"Saiii!" urlò il suo pokemon verde, simile a una mantide mentre spiegava le ali per prendere il volo. Saltando per afferrare la sua zampa posteriore con entrambe le mani, mentre le volava sopra la testa, si alzarono in volo entrambi.

"Giselle! Afferra la mia gamba!" gridò. "Ce ne andiamo di qui!"

"Non vuoi combattere?"

"Il loro stile di lotta! Sai di chi è! Perciò al diavolo ce ne andiamo di qui!"

<><><>


Due figure in lunghi mantelli grigi e armature leggere correvano lungo le vie cirradine, schivando folle di cittadini presi dal panico, molti dei quali stavano correndo a rifugiarsi dentro gli edifici. Una delle figure aveva capelli corti color acqua, l'altra aveva capelli biondi legati da una coda.

"Da quella parte!" ansimò Butch, con la voce anche più roca del solito mentre puntava col dito a un uomo col mantello nero che si era infilato in un vicolo fra due edifici piuttosto alti a circa quaranta piedi di distanza.

Cassidy lo vide e rise ferocemente. "Dev'essere lui!" controllò le sfere poke attaccate alla cintura e la sua larga spada, nascosta nella sua fodera, poi si mise a correre più velocemente dietro all'ultimo punto in cui avevano avvistato la figura.

Butch la seguiva da dietro mentre lei passava con forza spingendo via una donna spaventata che bloccava il marciapiede, poi si infilava in un altro gruppo stretto di uomini e donne, facendo a terra più di uno di loro.

Butch si girò per guardare per un attimo la gente in strada. "Che strano, eh, che nonostante tutta sta gente nel panico che scappa dalla tempesta di prima, siano tutti più tranquilli del solito? Mi sarei aspettato urla assordanti per adesso per lo meno."

"Vuoi grida assordanti? Basta che dici a una donna che ti piace," rispose Cassidy facendo una battuta mentre finalmente raggiungevano l'entrata del vicolo e vi entravano dentro, saltando sopra alcuni ammassi di lattine e spaventando un gruppo di rattata che si nutrivano della maleodorante spazzatura.

"Perchè dovrei farlo?" rispose la sua voce graffiante dietro di lei, "quando posso sentirle da te violentandoti più forte del solito?"

"Ti piacerebbe fosse stupro," brontolò lei mentre raggiungevano la fine del vicolo e si guardavano velocemente da entrambi le parti. "Là! E' andato a sinistra di quegli appartamenti rovinati verso la Quarta strada, la zona abbandonata!" Riusciva giusto a vedere la figura incappucciata che sfrecciava fra alcuni lampioni caduti e diverse strade ridotte in macerie.

"Come fai a sapere che quello è Ashura?" chiese Butch mentre ricominciavano la caccia.

"Ho visto gli occhi sotto il cappuccio," disse lei, ansimando più forte ora. Era parecchio che lo inseguivano ormai. "Solo una paersona ha occhi luccicanti d'oro come quelli."

"E che mi dici della Maestra Sabrina?"

"Spiacente, non gli ho visto un paio di tette sul petto," rispose secca Cassidy.

"Che peccato."

Raggiunsero finalmente la zona di costruzioni abbandonate e si fermarono di scivolata, alzando la polvere sulla vecchia strada, mentre cercavano un qualunque segno di lui. Tutto era minacciosamente silenzioso, se non per il suono dei loro respiri stanchi e il debole suono delle sirene dietro di loro provenienti dal centro della città.
Mentre Cassidy si guardava intorno, e il vento freddo le faceva venire la pelle d'oca sulle guance, fu leggermente colpita dalla natura sinistra del luogo. C'erano diverse carcasse di vecchie macchine da costruzione, blocchi di cemento spaccati dappertutto, edifici finiti a metà, spazi scuri e vuoti dietro ogni fessura e tele grigie annodate a tutti gli angoli. Le sue narici reagirono all'odore di muffa e sporcizia portato dall'aria. Si ricordò che quest'area era stata quella in cui la Lega aveva voluto costruire una nuovo stadio fino a che i lavori non si erano fermati per l'inizio delle Guerre Oscuri. Ora era solo un posto dove probabilmente ci bazzicavano gli assassini.

Le piaceva.

"Eccolo lì," gracchiò Butch, e lei si girò in tempo per vedere la figura
entrare in uno degli unici edifici terminati fra i tanti; un parcheggio
multi-livello di cemento.

"Andiamo. Abbiamo sprecato abbastanza tempo," disse, poi si diresse di corsa verso il pian terreno dell'edificio, seguendo il sentiero fatto per metà di terra e per metà di granito che portava all'entrata.

Quando giunsero lì, trovarono un cancello bianco a rosso a sbarrare loro la strada. Era attaccato a un piccolo compartimento che era probabilmente destinato ad ospitare una guardia, ma che ospitava in quel momento nient'altro che ragnatele e polvere. Invece di passarci intorno, Cassidy
sfoderò la sua spada e lo colpì una volta, poi gli diede un potente calcio prima che il cancello cadesse finalmente a terra.

Mentre camminavano in mezzo al piano terra del parcheggio, con la spada di Cassidy ancora sguainata, e i suoni dei loro passi riecheggiavano nello spazio vuoto intorno a loro, riuscirono all'improvviso a sentire un debole scalpettiò al piano di sopra.

"Di là," disse Cassidy, vedendo la rampa che portava al livello superiore
situata dall'altra parte del piano, mezza nascosta da vari blocchi di
cemento sparsi nell'area.

Corsero rapidamente verso, su e intorno alla scala, ma quando raggiunsero il piano successivo, non c'era nessuno. Solo un altro piano abbandonato del parcheggio. Anche se ora potevano sentire lo scalpettio sopra le loro teste ancora una volta.

"Al diavolo le ombre," ansimò piano Butch.

"Sta zitto," lo interruppe lei. "Da quella parte." indicò la rampa che portava all'altro livello, di nuovo sistemata dall'altra parte del piano.

La storia si ripetè anche quando arrivarono al piano sovrastante, non c'era nessuno ma dei suoni venivano da sopra, e poi ancora e ancora. Cassidy stava cominciando a sentirsi incredibilmente frustata quando all'improvviso erano sull'ultima rampa e non c'erano più tetti sopra di loro. Avevano percorso tutti i piani del parcheggio, arrivando fino in cima. Le spalle di Cassidy si alzarono mentre lei emetteva respiri affannosi dopo la corsa.

Ma furono finalmente ricompensati. La figura dal mantello e dal cappuccio nero che avevano inseguito per tutto quel tempo stava lì, con la schiena
loro rivolta, a fissare il centro della città dall'alto. A guardare nel luogo in cui stava la torre del Palazzo di marmo bianco dell'Elite dei
Quattro, in mezzo a diversi grattacieli oscuri, davanti ad un orizzonte coperto di nuvole nere ombrose.

Cassidy mise la mano dentro la sua mantella e afferrò l'oggetto che Sabrina le aveva dato prima. Strinse la sfera nero notte nella mano libera, mentre l'altra ancora teneva la spada sguainata. Era troppo facile ...

"Preparatevi ad un guaio," disse la figura, ancora con la schiena girata.

Cassidy provò immediatamente un orribile sensazione. Butch brontolò.

Una sinistra voce femminile proveniente dalla scala dietro di loro disse malvagiamente. "E fanne un paio."

Un Persian bianco, simile ad una pantera, si stirò, togliendosi dall'ombra alla loro sinistra e ringhiò nella loro direzione, mentre il gioiello rosso sulla sua fronte brillava riflettendo le luci della città.

La figura dal mantello nero si girò, strappandosi di dosso il cappuccio, rivelando capelli blu sopra sfavillanti occhi di smeraldo verde. Un paio di coltelli sai apparirono all'improvviso fra i suoi pugni. "Non posso ancora credere che ci siate davvero cascati!" rise James a squarciagola.
"Beh, in fondo noi stessi ci saremmo cascati se qualcuno l'avesse fatto a noi." Ridendo, premette un pulsante su una cintura con un giro del gomito e due piccoli bulbi, simili a decorazioni natalizie, che erano attaccati alle sue sopracciglia cominciarono ad accendersi e a spegnersi, emettendo una luce gialla.

Una furia cieca stava infiammando il viso di Cassidy, e lei sentiva che le sue guance stavano diventando rosse. "VOI!" buttò con disgusto la sfera poke nera per terra e afferrò il manico della sua spada con le due mani. "E' stato uno spreco totale del nostro tempo!"

Butch sguainò anche lui la sua spada dalla fodera attaccata alla sua cintura, producendo un lungo tintinnio riecheggiante e fendette l'aria per prova qualche volta prima di girarsi per affrontare Jessie che era dietro di loro. "Sapevo che c'era qualcosa di strano, Cas, ma come al solito tu eri troppo di fretta," disse infastidito, con gli occhi marroni stretti. "Ma non sarà stata una totale perdita di tempo una volta che ci saremmo sbarazzati una volta per tutte di questi tre."

Jessie si lasciò sfuggire una risata cristallina e scostò la coda di lato, con occhi blu-neri brillanti. "Voi due siete così divertenti. Penso chepotremmo persino lasciarvi vivere prima di scoprire se Fuchsia sta ancora in piedi così che possiamo raccogliere la taglia sulle vostre teste ... il cartello diceva 'vivi o morti' dopo tutto. Sono disposta a essere indulgente."

"Non avete nemmeno un pokemon!" aggiunse James buttando via il mantello nero dietro di lui perchè fosse catturato dai venti edi alta quota e volasse via con la corrente. Sotto indossava la sua solita tuta nera da ninja proprio come la sua compagna. "Scommetto che persino Persian potrebbe battervi!"

"Perr ... che intendi con 'persino'?" sibilò Persian con rabbia.

"Proprio così," contemplò Jessie, battendo un dito sul mento. "Non avete alcun pokemon ora? Vi abbiamo ucciso l'ultimo ... o forse è a causa di quella stupida regola della Lega che dice che i civili e gli incompetenti non possono usarli?"

Cassidy lanciò un'occhiata al loro Persian bianco. Aveva abbassato il suo centro di gravità, preparandosi a saltare, con occhi neri verticalmente socchiusi, mentre la lunga lingua si leccava i baffi. Si scostò di lato i capelli biondi e rise forte e con ironia. Lasciò che una mano lasciasse la spada e la portò dietro la schiena. "Oh, ma ce l'abbiamo un pokemon," disse diabolicamente, con gli occhi fissi sul Persian. "Magari lo conosci pure ... o dovrei dire ..." Staccò velocemente la sfera rossa e bianca e l'allargò prima di buttarla di lato per coprire loro il fianco, direttamente di fronte al Persiand i Jessie e James. "O dovrei dire che la conosci!"

Ci fu un lampo di luce bianca quando il loro pokemon emerse. Un altro Persian bianco, anche se leggermente più piccolo e agile, ma con artigli
e zanne più lunghe. I suoi occhi sottili in verticale brillarono in una verde minaccia e un debole ma minaccioso ringhio risuonò dalla sua gola.

Il Persian di Jessie e James si sollevò alla sua normale statura, del tutto sorpreso, con gli occhi felini il più spalancati possibile.
"M-M-Meowsy???"

Jessie and James non erano meno sorpresi del loro pokemon. "Persian? Intendi quella meowth femmina di tanti anni fa?" dissero all'unisono.

Ma quella non fu l'unica sorpresa. Cassidy sorrise quando Persian smise di ringhiare a iniziò a fissare il loro rivale maschio con disprezzo. Tirò fuori gli artigli acuminati, soffiando con bassa voce femminile, "Perrr ... sporco meowth di strada ... sorpreso di vedermi?"

"Per ... P-puoi parlare!"

I suoi occhi verdi brillarono. "Posso anche uccidere." E detto questo emise uno spaventoso ruggito, preparandosi all'attacco.


<><><>


"Hai ottenuto il potere dell'ombra," Valdera esclamò di botto, interrompendo quello che stava dicendo all'inizio.

Misty si sentì più che confusa davanti all'improvvisa accusa, quando già era stata stupita per quello che la sua ... gemella ... stava spiegando qualche attimo prima. "Cosa?"

Mentre il vento le faceva volare i capelli biondi, gli occhi acqua di Valdera brillarono appena, mentre sembrava che volesse darle una spiegazione. "Ne vedo le tracce sulle tue mani."

Misty abbassò lo sguardo per guardarsi le mani, ancora coperte dai guanti privi di dita che preferiva, rivoltandole verso l'alto. "Ombra?" rise senza esserne davvero divertita. "Non potrei usare il potere dell'ombra nemmeno se vi dipendesse la mia stessa vita."

Valdera le stava ancora fissando le mani, mentre uno sguardo pensieroso cominciava a formarsi sul suo viso. "Quel ... dolore ... l'ho sentito qualche ora fa," disse piano, come parlasse solo con se stessa. "Eri tu che lo usavi." Lasciò che i suoi occhi incontrassero quelli di lei.

Un ricordo confuso tornò alla mente di Misty. Uomini dai mantelli gialli
dal potere elettrico, che diventavano neri e morivano.

Gli occhi di Valdera, fissi su quelli di lei, si assottigliarono. "sì ..."

Misty fece un passo indietro per lo shock. La sporgenza su cui era appoggiato il suo stivale si ruppe e lei, girandosi, vide che era quasi caduta dal bordo dell'edificio. Si girò di nuovo. "E' impossibile."

"Dovrebbe essere impossibile, è vero. Dopo tutto quello che ti ho detto, so che sei Proibita. Io sono Proibita. E Ashura è Proibito. Ma tu ed io - noi siamo diverse da Ashura." Le sue ciglia sottili si alzarono. "Ma che significa 'Proibito' davvero? E' solo una parola. Una parola che gli umnani usavano per descrivere gli elementi della Luce e dell'Ombra ... ma la parola che dovrebbe essere davvero usato è 'Dimenticato'. Questi elementi erano in realtà persi fino all'avvento nostro e di Ashura. Il mondo esiste su un equilibrio ... e gli elementi della natura sono parti di questo equilibrio ... e così a sua volta, ogni essere vivente su questo mondo è in equilibrio con gli elementi. E' stato uno squilibrio negli elementi che ha creato questa stupida profezia."

Mentre Misty la ascoltava, già sapendo qualcosa di quello che Valdera le stava dicendo, mentre altre erano cose nuove, tutto quadrò all'improvviso.

"Ogni essere vivente è di per sè in equilibrio. Ma in taluni, certi elementi sono più forti di altri. Sai che è vero perchè hai visto quanti tipi diversi di Pokemon ci sono." Poi Valdera sorrise appena. "Ma non c'erano Pokemon di Luce od Ombra fino a poco fa, vero?"

Misty scosse la testa.

"No ... ed è quello il problema." La guardò negli occhi, quell'identico sguardo così inquietante. "E che tu stia usando l'Ombra è un problema. Io ... sono Luce. Con tutti i bei discorsi che mi hai fatto prima, di come vuoi salvare il mondo, e ora ..." All'improvviso uno sguardo fugace di spaventata determinazione, fin troppo familiare, le attraversò il viso.

Valdera cominciò ad avvicinarsi, e Misty sentì i primi sintomi di un terrore come mai ne aveva sperimentato in tutta la sua vita. Non sapeva se venisse da se stessa o da Valdera, i due casi erano troppo vicini. Si guardò oltre le spalle di nuovo, osservando le profondità lontane e oscure della strada sottostante.

"Sin da quanto ho incominciato ad avere i primi sospetti, sono scappata da questo momento per tutta la mia vita," disse piano Valdera mentre continuava ad avvicinarsi, facendo svolazzare le lunghe pieghe della veste bianca al ritmo dei suoi passi. "Ma come mi ha detto una volta Sabrina, non puoi fuggire dal destino." Le sue mani iniziarono a sollevarsi lentamente, prime le palme, mentre i suoi occhi acqua iniziavano a bruciare di un fuoco freddo.

Prima che anche solo capisse quello che stava succedendo, Misty si ritrovò ad alzare anche lei le mani, prima le palme come Valdera. Sentì che i suoi stessi occhi avevano iniziato a brillare dello stesso colore. Dentro, riusciva a sentire il potere crescere dentro di lei, come se stesso chiamando il suo
elemento all'attacco, anche se era ormai riuscita a padroneggiarlo sin da quando si era manifestato dopo il giorno del Ritorno, tanto tempo prima. E allo stesso tempo, sentì la stessa sensazione, come se qualcos'altro bruciasse dentro di lei, qualcosa che aveva perso prima ancora di nascere.

"Era destino che accadesse, non importa quanto mi fossi opposta," diceva Valdera. Le cadde una lacrime, lasciando una lunga striscia bagnat lungo la sua guancia destra. Appena qualche centimetro le separava adesso, con i palmi spalancati davanti a loro, che quasi si toccavano. "Tu sei me, e io sono te ..." ripetè lei, le parole inquietanti di prima.
"E cosa significa esattamente questo hai chiesto? Anche se sono sicura che lo sai dentro di te da parecchio ormai, dalla fine del nostro ultimo scontro."

Misty sentì appena le parole formarsi nella sua bocca. Per quanto strabiliante potesse sembrare, sapeva che era vero. "Siamo una sola persona ... divisa in due."

Annuì una volta. "Gli elementi Proibiti, la Luce e l'Ombra, sono risultati troppo potenti per essere riuniti in una sola persona ... il che spiega Ashura se ci pensi." Fece un altro piccolo passo avanti. Solo un centimetro separava ora le loro mani. "E spiega noi."

Entrambi i loro sguardi caddero sulle loro mani, in procinto di toccarsi.

"Infine, tutte le dualità diventeranno una sola."

Nella mente di Misty, il mondo sembrò divedersi in due, e le due metà cominciarono a girarle intorno.

All'improvviso Valdera si allontanò con forza, con lele lacrime cadevano dai suoi occhi blu, e coi capelli spazzati via violentemente insieme alle
pieghe del suo mantello e della veste che indossava sotto. "N-non posso!" urlò, quasi senza senso, prima di saltare giù dal tetto.

<><><>

Erano passate ore, ma era stato tutto così confuso. Un attimo stava inseguendo Duplica da un tetto all'altro dopo il loro disastroso incontro con uno dei generali della Lega ... e quello dopo, il mondo era impazzito.

Il tempo sembrava si fosse fermato, ed aveva appena iniziato a sentire una grossa concentrazione di energia a nord-ovest quando il cielo scuro sopra di lui sembrò spezzarsi in mille pezzi luccicanti. La luce improvvisa lo aveva momentaneamente accecato e la scossa seguente lo fece cadere di lato e scivolare incontrollabilmente.

Il piccolo muretto di protezione davanti a lui non era stato sufficiente a fermare la sua caduto, e ci era passato attraverso, creando una fitta nube di rocce e cemento. Dopo di che, era tutto sfocato nella sua testa. Ricordava solo di aver interrotto la sua lunga caduta sbattendo contro altri massi, che cadevano come lui, e diversi muri.

In quel momento, Ash aveva appena aperto gli occhi, sgranandoli, mentre stava appoggiato contro la base di un edificio tremolante. Quello che non sapeva era quanto a lungo avesse perso conoscenza e quanto era passato dal momento in cui quel fenomeno era sparito. La mente era ancora annebbiata mentre cercava nella sua memoria i fatti che avevano appena avuto luogo.

Ripensando a cosa aveva causato una tale tempesta, non era allarmato tanto al pensiero del suo tremendamente ovvio potere, quanto dal fatto che tutto ciò gli era parso fin troppo familiare. Sembrava quasi lo stesso chiamando, come una sirena.

Piano piano, i suoi pensieri vennero interrotti dai deboli suoni di gente che correva dappertutto. Il fumo e la polvere presenti nell'aria lo fecero tossire, mentre si metteva con fatica in piedi, e si toglieva i capelli da davanti gli occhi. Fu quasi buttato a terra di nuovo da una scossa improvvisa, mentre tutto intorno a lui il cemento crollava e le ciò che era ancora in piedi si rompeva, ma riuscì a mantenersi in equilibrio e a guardarsi intorno, nella stradina oscura. Non era poi così abbandonata come gli era sembrata dall'alto, dato che tutto intorno a lui la gente correva disperata.

"Pikachu," bisbigliò, aprendo lo zaino appoggiato sulle spalle, sopra la mantella. "Tutto bene lì?"

"Chu."

"Buono a sentirsi. Stai lì per ora. Sono tutti pazzi qua fuori."

E proprio in quel momento si sentì un frastruono sopra di loro e lui alzò lo sguardo in tempo per vedere un grosso pezzo di edificio stacarsi ed iniziare a cadere. Con lo sguardo andò alla disperata ricerca di qualcuno in pericolo e notò una donna che correva proprio nella direzione dell'impatto. Sembrava fuori di sè dalla paura e totalmente ignara di cosa le stava per cadere addosso.

Senza pensarci, si buttò la mantella dietro una spalla e fece uno scatto in avanti, nella direzione di lei, con gli stivali che affondavano nel terreno. Arrivò quasi a pensare che non avrebbe fatto in tempo prima di tuffarsi in avanti, disegnando un lungo arco, e di riuscire a prenderla. La strinse a sè, portandola in salva mentre una tonnellata di detriti e macerie cadevano proprio nel punto in cui si era appena trovata poco prima. Rotolarono per diversi metri prima di fermarsi. Lui continuò a proteggerla col proprio corpo mentre venivano innaffiati di pezzetti di roccia, risultati dell'impatto. Lui chiuse gli occhi mentre una nuvola di polvere copriva i loro corpi.

"Ancora impegnato a salvare le damigelle in pericolo, Ash? Certe cose non cambiano mai."

"Misty?" esclamò Ash, e mentre si sollevava su entrambe le braccia, poste ai lati di lei, e apriva gli occhi per vederla, lo schock e il sollievo inondarono il suo cuore allo stesso tempo.

Ma a invadergli la visuale furono biondi capelli.

"C'eri quasi," disse Valdera con un umorismo amore mentre si alzava, spingendolo piano all'indietro, per sederglisi sulle ginocchia.

Sentendosi profondamente a disagio non riusciva a far altro che a fissarla, mentre lei lo guardava come gli occhi di un ... predatore.
"Valdera ... io ..." Confuso, si dimenticò di quello che voleva dire. Pensò in fretta, sentendosi sciocco. Io ... beh, è parecchio che non ci si vede, suppongo."

"Ti faccio sentire a disagio, vero? ... Ash."

Si sentii rimescolare, e balzò all'indietro togliendosi da sotto di lei, atterrando sullo sporco.

"Non ti ricordo una ragazza che un tempo conoscevi ... ?" I suoi occhi blu brillavano, consci di quello che sapevano, mentre incrociava le hambe e si sistemava il mantello, in modo da stare più comoda. "Dimmi .. qual è la vera ragione per cui mi hai lasciato tre anni fa?"

Un'improvviso scatto di rabbia gli tolse ogni timidezza. "Sai perché!" Deglutì, mentre si preparava a fare un discorso già detto molte altre volte in passato. "Non potevo più farne parte ... la Lega ... non ce la facevo più."

Le rise amaramente. "Dopo tutto questo tempo, ancora menti a te stesso. Ma non posso biasimarti. Se c'è una che rimane delusa per professione, beh, ce l'hai davanti ... o almeno, hai davanti metà di lei." Si pettinò una lunga ciocca vicino alla guancia in un gesto che gli risultò così familiare da essere doloroso. "Eri un uno stato così catatonico, che non ti importava di cosa faceva la Lega ... non ce la facevi più, d'accordo ... " Si portò all'improvviso in avanti, facendosi vicina a lui. "Non ce la facevi più a vedere me che somigliava tanto alla ragazza che ti aveva fatto male."

Ma invece di allontanarla, Ash riuscì solo a guardarla negli occhi. Mentre fissava quelle profondità azzurre, percepì qualcosa che non aveva mai sentito in modo così forte prima. Un calore. La comprensione di ... che cosa? Cosa c'èera di così diverso in lei, eppure tanto uguale? Era così confuso.

Gli occhi di Valdera si spalancarono, non essendosi lei ovviamente aspettata quella reazione. E nemmeno lui l'aveva prevista. "Io .." iniziò, "Io ... non posso crederci." Incredibilmente, un velo bagnato le si stese sugli occhi. Si mise in piedi bruscamente, facendo svolazzare il mantello bianco intorno alla vita.

Poi sparì. Il suono dei suoi stivali si andò perdendo in lontananza e venne inghiottito dai continui vagiti delle sirene e dal frastuono di edifici che crollavano e dalle urla della gente.

Senza essersi mosso, in silenzio, Ash rimase semplicemente a guardare l'angolo che aveva appena svoltato. Sentiva di dover provare qualcosa ... senso di colpa? Ma per una qualche ragione pareva la cosa giusta.

"Vally!" chiamò una voce, all'improvviso, interrompendo il lavoro della sua mente. "Vally, dove stai andando?" Una grossa macchia di colore blu, con lunghi capelli rossi venne correndo da dietro l'angolo vicino a lui, poi fermò di botto la sua corsa, quasi scontrandosi con lui.

Ed eccola lì.

"Misty ..."

"A-Ash," balbettò lei..

Ogni cosa intorno a lui sembrò sparire. C'erano all'improvviso milioni di cose che voleva dirle. Voleva scusarsi. Voleva sgridarla. Voleva gridsare per il sollievo di vederla sana e salva. Ma più di ogni altra cosa, voleva dirle che - no, aveva già preso prima la sua decisione, non poteva di nuovo sottoporla a tutto questo. Ma anche se si era giurato che non sarebbe mai più stato così egoista da rischiare di volerla ancora, all'improvviso quel giuramento non sembrava più così importante. In ogni modo, non poteva dire niente, perché si era come bloccata, e sentiva come se la sua stessa anima fosse nuda davanti a lei.

E per una qualche ragione, nella testa, un'immagine di Valdera continuava a giustapporsi a quella di Misty. Cosa provava per lei? Pper entrambe loro?

Passarono gli attimi. Lui guardava lei. Lei guardava lui.

Poi il suono di detriti che si spaccavano sotto il passo di una persona interruppe il loro silenzio e entrambi si girarono in tempo per vedere qualcuno che non si sarebbero mai aspettati fosse lì.

"Allora siamo di nuovo tutti insieme," bisbigliò Brock piano, e stava così fermo sulla strada di fronte a loro, che si intravedeva solo il movimento dei suoi capelli marroni ritti e del mantello dello stesso colore, scompigliati dal vento. Gli occhi socchiusi brillavano piano, appoggiati su tratti del viso duri come pietra. "Credo sia giusto che finisca così, come al tempo in cui tutto questo è cominciato."

"Brock," disse MIsty con rabbia. Sorprendendo completamente Ash, avanzò con fare protettivo, bloccando la sua vista col suo corpo. "In nome della nostra vecchia amicizia, per favore, smettila.".

Ma Ash non riuscì più a stare fermo. Girò intorno a Misty per guardare in faccia il suo vecchio amico. "Che ti è preso, Brock?" chiese con veemenza. "Che è successo all'amico che conoscevo, che era per me quasi più un fratello maggiore che altro ... non eri così prima."

Nel vederlo, Brock strinse ancora di più le labbra. "Sei ancora così ingenuo, Ash. Sembra che tutti siano cambiati, eccetto te. " Scosse la testa piano, e i capelli dritti vibrarono appena alla fredda aria cittadina. "Mi chiedo cosa mi sia successo? La vita, ecco cosa, Ash. Avevo dei sogni anche io, ma a differenza tua, sono stati tutti distrutti. Allevatore di Pokemon, ricordi? Non dopo che quella stronza, Ivy, si è assicurata che non fossi più accettabile in quel ruolo. Mi sono divertito a tornare da lei e a farla soffrire prima che morisse. Sicuramente se lo meritava dopo quello che aveva fatto. Riunirmi con la mia famiglia un giorno? Improbabile, visto che la guerra sei è presa tutti i mie fratelli. E mio padre? Solo un codardo. E il sogno di costruire una famiglia con la ragazza che mi piaceva nella mia città?" Disse questo fissando Misty. "Non dopo che ha fatto finta che le piacessi, e poi è scappata col mio migliore amico, lasciandomi a fissare una nuvola di polvere."

Fu Misty, questa volta, a scuotere il capo. "Non credo fosse come dici tu. Eri innamorato dell'idea di essere innamorato."

Un aura potete, di color marrone, circondò il suo corpo massiccio. "Come puoi tu, miserabile donna, sapere cosa provo?" ringhiò, con gli occhi che gli lampeggiavano. "Una volta pensavo che mi piacessi, ma ora è diverso. Non provo altro che odio immenso nei confronti tuoi e di tutte le altre donne, e la voglia matta di usarvi e buttarvi come spazzatura. Tutte voi non siete niente per me." Si girò verso Ash. "Ma per te ... continuamo da dove l'abbiamo lasciata a Sud Lavendere ... anche se impazzisci come è successo allora, non ti servirà ... non accetterò più sorprese."

"Ti sbagli su una cosa," disse una nuova voce, interrompendoli dall'alto.

Ash riconobbe quel timbro ed alzò lo sguardo. Era in piedi sul tetto di un vicino edificio, ormai caduto, coi capelli blu che svolazzavano al vento. "Duplica!"

Lei fece un balzo e si unì a loro, il viso rivolto verso Brock, mentre Ash e Misty le stavano di fianco. "Ora sì che siamo tutti insieme." Indossava un'espressione seria ma determinata sul viso.

L'angolo della bocca di Brock si mosse appena. "Hai ragione. Tutto questo non può finire senza la ragazza che ha reso possibile la rottura tra te e Misty."

"Cosa?" gridò Ash sopreso. Fissò malamente Brock, che stava cominciando a sorridere in maniera poco piacevole. "Non coinvolgere Duplica in questa faccenda. Lei è l'unica innocente."

"Ash," disse Duplica, con fare esitante, riguadagnando la sua attenzione. Gli occhi marroni erano tristi. "Mi dispiace."

"Ma-"

"Le donne sono tutte uguali," si intromise Brock. Fissò a lungo Misty e tirò fuori qualcosa dal mantello marrone. "Ricordi questo?"

Ash fissò quello che teneva in mano. Era pieno di polvero e logorato dagli anni, ma riuscì ugualmente a riconoscerlo immediatamente. Rosso e bianco e col logo della Lega impresso sopra. Un tempo era stato uno degli oggetti per lui più preziosi. L'aveva perso, nella confusione seguita alla sua rottura con Misty.

Era il suo berretto..

"Dove l'hai-"

Misty spalancò la bocca al solo vederlo. Gli occhi azzurri iniziarono a velarsi di lacrime e non potè fare a meno di allontanarsi di un passo. Mentre inciampava, i capelli rossi le coprirono un lato del viso.

Brock scoppiò a ridere. "Mi chiedevo come avrebbe reagito nel vederti, dopo quello che le avevi fatto."

"Che le avevo fatto?" Ash andò a stringere Misty per le spalle. Ma lei si liberò dalla sua stretta con forza e si allontanò ancora, singhiozzando, e gli occhi pieni di larime ora lo guardavano, ricordando quel duro tradimento. "Misty!"

Ma lei si limitò a scuotere la testa in silenzio e cadde a terra in ginocchio. Una luce debole cominciò a circondarla.

La temperatura dell'aria scese rapidamente.

Ash si girò di nuovo verso Brock, e nonostante si ricordasse che quello era stato il suo miglior amico, la rabbia cominciò a fargli bollire il sangue. "Che le hai fatto?"

"Non è divertente come il più semplice degli oggetti possa far ricordare così tanto alla gente?"

"Ricordare cosa?" Gli occhi tornarono di corsa su Misty. Sembrava in stato catatonico mentre sedeva lì, gli occhi pieni di un ricordo di chissà quale crudeltà, che solo lei poteva vedere. Ora le lacrime le macchiavano le guancie, e le braccia giacevano ai lati del corpo, dimenticate. Il vento severo che spazzava nella città sembrò diventare più freddo di secondo in secondo e il cielo percorso dai fulmini sopra di lore iniziò a esprimere il suo rumoroso disappunto, con la promessa di una nuova tempesta.

Il sorriso di Brock sembrò allargarsi ancora di più mentre li fissava. Il cappello di Ash si disintegrò nelle sue mani, diventando polvere nera e volando via col vento. "Sei stato tu."

CONTINUA ...

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Parte 13 - Risoluzioni - 2 ***


Pokemon Master

Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm

Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Parte 13 - Risoluzioni - seconda parte

"No, non ti credo!" rispose lui con rabbia, mentre cadeva in ginocchio davanti a Misty. "Non ho mai fatto niente per farti del male, Misty." Le prese le mani fredde. "Io non farei mai-"

Oscurità. Nero. Ombre.

D'improvviso lui sgranò gli occhi e si ritrovò immerso in un mare nero e vacuo. Sentendosi profondamente confuso, si fissò le mani, ora vuote, poi alzò gli occhi. Sembrava che si fosse svegliato in un posto dove c'era solo la notte - con gli occhi non vedeva niente intorno a lui. Nulla se non un freddo etereo che stava lentamente entrando nelle sua pelle, fino alle ossa.

Dov'era lei? Si fermò e si guardò di nuovo intorno. Forse una domanda migliore era, dove si trovava lui?

La risata sinistra e infantile di qualcuno echeggiò dietro di lui e Ash si girò di scatto, preso di sorpresa da quel suono.

Nulla. Solo l'orizzonte nero.

La risata echeggiò ancora e lui girò di nuovo la testa, nella direzione in cui stava guardando prima. Questa volta la vide. In lontananza, una bimba piccola e carina con capelli rossi annodati ai lati della testa, con indosso un vestito giallo, stava sparendo nell'oscurità. Non doveva avere più di cinque anni.

E gli pareva di conoscerla.

"Misty?" esclamò, estremamente sorpreso. Sembra lei ... o almeno, una sua versione molto più giovane.

La ragazzina si fermò e lo guardò con grossi occhi blu. Le sue pupille si dilatarono nel vederlo. Si affrettò ad alzare la gonna quel tanto che bastava per correre via.

"Misty, aspetta!" Non capiva nulla, ma aveva sperato di poter ricevere una qualche risposta. Dopo essersi aggiustato sulle spalle il mantello e lo zaino, cominciò a inseguirla.

Mentre correva, si chiese senza troppo pensarci in che posto si trovava. Era strano. Anche se non si distingueva assolutamente alcun contorno nell'oscurità, e l'ambiente non era che un nulla sterminato, riusciva a correre come se stesse su un pavimento. Rise un poco a quel pensiero. Sfortunatamente, anche la ragazzina riusciva a correre.

Tuttavia, sembrava che il vuoto nel quale si trovavano stesse iniziando a illuminarsi ... e a solidificarsi. Senza nemmeno comprenderlo bene da principio, si trovò tutto d'un tratto in mezzo a una foresta. E non una foresta qualunque, notò. La foresta di Vividian. Una foresta di Vividian più giovane. La foresta di Vividian della sua infanzia.

Ora, mentre correva, pestava foglie secche ed erba, e sottili fasci di luce solare filtravano giù, dall'alto manto arboreo, fino alla foresta sottostante. Il dolce profumo della terra e dell'erba si fecero gradualmente riconoscere dal suo naso. Ma nonostante tutti i suoi sensi gli dicessero che stava correndo nella vecchia foresta, il suo udito non gli dava la stessa impressione. Non sentiva nulla della vita di una foresta, alcun suono che la indicasse come popolata. Come se non fci fosse un solo essere vivente in giro. Sentiva solo i suoni che lui stesso produceva. Sentendosi a disagio al pensiero, si tolse dei rami dagli occhi con un braccio, mentre la'ltro teneva le pieghe del suo mantello e lo zaino ben dietro.

Quando l'ultimo cumulo di fogliame gli andò via dagli occhi, la bambina era all'improvviso davanti a lui, lì in piedi, in attesa. Incrociò le gambe con disperazione e scivolò di lato, col mantello che volava dietro di lui. Riuscì a fermarsi giusto davanti a lei, a meno di un metro di distanza.

Grandi occhi blu lo fissarono, senza muoversi, nonostante la sua testa arrivasse solo a metà della sua coscia. Le piccole mani erano ferme sui fianchi, sopra il vestito giallo, e con le labbra faceva una smorfia carina. "Signore, perchè mi stai ceguendo?" La sua voce infantile era parecchio irritata.

Sentendosi all'improvviso imbarazzato, Ash sgranò gli occhi e si grattò la testa. "Uhm ... ehm. Volevo solo .. chiederti ... qualche domanda." Da vicino, la somiglianza della bambina con Misty era stupefacente. Doveva essere lei .. da bambina. Solo una cosa era diversa. I capelli rossi della bambina presentavano un lungo ciuffo biondo oro, a destra del viso.

Una delle sopracciglia sottili della bambina si alzò dubbiosa. "Domande?"

Pensò in fretta. "Mi ... sono perso. Puoi dirmi dove sono?"

La bambina lo guardò sospettosa. "Mia mamma mi ha detto di non parlare con gli etranei ... ma tu non fai paura da vicino." Si guardò di lato un paio di volte poi tornò su di lui. "Siamo nella mente della mia amica," disse piano, in tono cospiratorio.

"La tua amica?"

"Sì. Non è molto felice. Felice come me. E' triste sempre." La bambina abbassò gli occhi, un'espressione infelice sul suo visino.

"Come mai?"

"Lunga stoia." Poi alzò lo sguardo, e gli occhi le si illuminarono di nuovo. "Ma era felice prima! Vuoi vedere?"

"hm-"

La bambina si girò di scatto, facendo segno con le piccole mani. Ash fu sorpreso di vedere che erano gli stessi gesti che Misty faceva quando usava le su abilità elementali. Ma era ancora più sorprendente vedere che la foresta iniziava a sparire e diventare qualcosa di diverso. La terra si spaccò in due e l'acqua cominciò a scorrervi in mezzo a formare un lento fiume in movimento. Il suono dell'acqua diventò sempre più violento e costante. Quando Ash sgranò gli occhi, vide Misty lì, dodici anni, seduta sulla riva, a pescare in un giorno di tanti anni fa. Aveva un'espressione di pace, ma dietro la facciata percepiva la sua solitudine.

La sua canna pescò in quel momento un Ash di dieci anni. Sorpresa, studiò la figura fradica e scomposta che aveva portato a riva. Dopo una serie di eventi, che includevano una sgridata per il Pikachu stanco e a pezzi che aveva visto nelle sue braccia, finì con Ash che le rubava la bicicletta, e Misty che gli gridava dietro, imbufalita.

Ash fece una smorfia dispiaciuta al ricordo.

Ma la bambina che lo guardava stava ridendo. "Non sembra, e non ha capito neanche lei, ma le piaceva quel bambino e il suo pikachu .... ma non quando ha preso la bici!" Ridacchiò, un suono raggiante.

Era così contagioso, che persino Ash rise.

"Ora in questa capice una cosa sul bambino." Muove di nuovo le braccia e questa volta, si trovano in una normale foresta. In questa scena, un Ash di dieci anni affronta per la prima volta, col suo nuovo caterpie, il Team Rocket. Misty, dodici anni, assiste.

"E questa ... " La ambina dà vita a un altro ricordo, e poi a un altro. Ash ride mentre ricordo le varie scaramucce e avventure che avevano vissuto, riportate alla vita dalla piccola Misty davanti a lui. Alla fine, c'erano alcune immagini di lui e Misty che lottavano in fondo a Victory Road, ognuno con uno sguardo feroce sul viso, pieni di lividi entrambi. Lui aveva persino un occhio nero. Naturalmente, prima di ammettere che si piacevano, dovevano picchiarsi a morte.

"Ma è stato il bambino a falla diventare triste," disse la bambina all'improvviso, piano, mentre le sue immagini sparivano come fumo al vento.

Un tuono risuonò feroce in lontananza nel cielo e le ombre caddero improvvise su di loro, tagliando via la luce. Stupito dall'improvviso cambiamento, Ash alzò lo sguardo e vide grosse nuvole nere che non c'erano prima nel cielo chiaro, passare sopra il sole dorato, coprendolo come una mano copre la fiamma di una candela. Erano tornati nel mondo presente ... un mondo coperto di ombre. Un vento gelido faceva volare i lembi del suo mantello e sentiva i capelli scompigliarsi, muoversi a ritmo delle foglie tremanti sugli alberi e dei cespugli intorno a lui.

I suoi occhi tornarono sulla bimba, preoccupati. Stava in piedi, con lo sguardo rivolto al cielo oscurato, la pelle pallidissima. C'era una nuova spaventosa oscurità nei suoi occhi mentre le nuvole nere si riflettevano in quelle pozze di cielo. Il suo vestito giallo non era più luccicante, ma si era oscurato, per essere del,lo stesso colore della desolazione intorno a loro. I capelli rossi vivaci erano ora scuri come il sangue che scorreva e il ciuffo su di essi, era bianco come la più fredda delle nevi.

Senza un'altra parola, fece un nuovo movimento, si fermò, poi lasciò che le braccine senza forza le cade4ssero lungo i fianchi. Ma questa volta gli occhi blu brillarono di un bianco artico pur nelle ombre dipinte in essi dal cielo ombroso sopra di loro. Mentre l'immagine che richiamava veniva alla luce, Ash si allontanò di un passo, con un mano che copriva gli occhi dal vento che soffiava ora furiosamente.

L'oscurità emise una luce improvvisa e poi si materializzò. Misty, diciotto anni, era ferma sulla riva erbosa mentre un Ash, di età corrispondente, fissava le violente onde del lago schiantarsi, con la schiena rivolta a lei. Il vento freddo e rigido soffiava senza fermarsi, disordinando i loro vestiti, facendo persino venire i brividi. Il cielo era totalmente grigio e non passava un solo fascio di luce.

"Ash?" C'era uno sguardo sempre più confuso sul viso di Misty. "Pensavo ... volessi vedermi."

L'altro Ash si girò. "Ciao Misty." Passò qualche altro secondo prima che girasse completamente la testa, guardandola da dietro la spalla, offrendole un sorriso triste, col vento che gli scompigliava i capelli neri e li faceva andare sopra gli occhi marroni. "Io .. volevo solo parlarti."

Uno sguardo preoccupato apparve sul viso di lei. Lei gli andò incontro di corsa e gli prese un braccio. "Cosa c'è che non va?"

Lui sembrò irrigidirsi al suo tocco, poi sospirò, come rassegnato. "Nulla davvero .... è solo che ... da quanto stiamo insieme?"

A quella domanda, Misty si allontanò di un passo, lasciandogli il braccio, come se fosse diventato un serpente. Uno spaventoso sospetto iniziò a farsi largo nel suo sguardo. "Cosa ... cosa stai cercando di dire?"

"Niente ... oh, solo che ... penso di aver bisogno di stare da solo. Sai quando sei andata a visitare le tue sorelle a Cerulean un paio di mesi fa? Ecco, penso di aver bisogno anche io di stare da solo."

"Vuoi ... vuoi lasciarmi?"

"Solo per un po'."

L'Ash che guardava la scena non poteva più rimanere zitto. "Ma che diavolo? Non è mai successo!" Guardò la bambina, come a chiedere conferma. "Io non mi ricordo! E' totalmente sbagliato!"

Ma la bambina non rispose - stava ancora guardando la stessa scena che si svolgeva. Misty ora si stava allontanando dal suo alter-ego, che era tornato a guardare silenzioso le onde infrangersi. Una singola lacrima, non vista, come a chiedere perché, fu fatta sparire rapidamente con la bocca.

Ash scosse la testa e continuò a parlare, "E' ... falso .."

"Beh, per forza è falso."

Sentendo quella voce senza inflessioni, Asyh alzò lo sguardo e vide Sabrina in piedi, col mantello viola chiaro e i capelli verdi e lunghi incredibilmente fermi, nonostante il vento. Le foglie che volavano intorno a loro sembravano attraversarla come se non fosse solida .. lei o le foglie.

Lui socchiuse gli occhi. "Che vuoi dire?"

Come se non lo avesse sentito, continuò a parlare con quella sua voce senza emozioni. "Ma in fondo, quel che ricordi tu nemmeno è corretto." Senza troppa cura fece volare una mano in aria. Apparì rapida un'immagine, di lui e Misty sul lago, lui in ginocchio che le chiedeva di sposarlo. Con lo stesso movimento, la fece sparire con una movenza di mano.

Confuso, Ash scosse la testa con forza, mentre inconsciamente faceva un passo all'indietro. "Non è vero. Ricordo quel giorno come fosse ieri."

Per la prima volta in anni, o almeno così pensò Ash, Sabrina sembrò provare un'emozione. Uno strano mezzo sorriso più triste che divertito. "Saresti sorpreso di quanto possano essere inaffidabili i nostri ricordi, specialmente in momenti di grande stress."

Numerosi eventi cominciarono orribilmente a trovare il loro posto, nella sua testa. Nella tempesta di pensieri, tutto quello che riuscì a fare fu chiedere, con voce debole, "Non mi importa di me, ma cosa hai fatto a Misty?"

Annuì davanti alle immagine che la bambina dai capelli rossi stava ancora guardando. "Le ho alterato i ricordi ... le ho fatto credere che ti stessi allontananda da lei giornon dopo giorno." Disse, come se stese parlando del tempo.

"Perchè?"

Gli occhi luminosi di Sabrina si incollarono ai suoi. "Perchè il sole brilla? Perchè le ombre sono scure? Perchè l'acqua è bagnata? Perchè le rocce sono dure? Perchè è così. E' destino. Senza dolore, non c'è incentivo a crescere. La separazione vi ha costretti a diventare più forti. O diventavate più forti o morivate. O diventavate più forti o lasciavate morire il mondo."

La rabbia fece brillare gli occhi di lui d'oro. "E' stato tutto un gioco per te, non è vero? Beh, ho delle novità per te. Non me ne frega niente di questo mondo! Può andare all'inferno, a cui io e te apparteniamo!"

Sabrina lo fissò, per niente scomposta. "Non è vero. Ci tieni molto a questo mondo. Alle persone che ami. E ai pokemon. Essere ferito come lo sei stato può averti fatto pensare una cosa diversa, ma pensa a tutto quello che hai fatto negli anni passati."

Ash le offrì un sorriso ironico e debole. "Ucciso un mucchio di persone."

"Per proteggere quelle a cui tenevi."

Ash la interruppe con un gesto deciso della mano, e alcune delle foglie intorno a lui si disintegrarono alla forza della sua rabbia. "Come ho detto, difendimi quanto ti pare, ma io so chi sono. Sono pazzo! C'è qualcosa dentro di me che vuole distruggere le cose che amo tanto quanto voglio salvarle." Guardò di nuovo la ragazzina. "Quello che voglio sapere è perchè, se tu hai fatto solo sembrare che ci stessimo allontanando, mi odia così tanto?"

Sabrina seguì il suo sguardo ancora una volta. "Osserva."

Ash notò che la scena che la bambina stava ora guardando era cambiata ancora una volta. In essa, Misty vagava per la foresta, con un'espressione determinata e preoccupata sul viso. Sembrava distrutta, come se non avesse dormito da giorni. La pelle era pallida, i lunghi capelli rossi spettinati, con alcune ciocche sfuggite alla coda che le cadevano sugli occhi, gonfi. I vestiti sembravano messi addosso di fretta, come se non le importasse di cosa indossava - un paio di jeans spiegazzati e un maglione blu poco curato.

"Hurgh?" brontolò il suo Starmie curioso, mentre le stava di poco sopra, in aria, mentre la seguiva a breve distanza.

"Andiamo a trovare Ash, Starmie." rispose lei, senza distogliere gli occhi da davanti, mentre si districava fra alberi, cespugli e rocce. "Sono preoccupata per lui." Chiuse gli occhi per un attimo, poi li aprì. "Non è più in sè da un po' di tempo a questa parte. E' come se volesse evitarmi. E ora è sparito da due giorni ...."

"Hurgh..."

"Sì, so che è abbastanza grande per prendersi cura di se stesso, anche se conoscendolo, non è una scusa che tenga," disse secca, anche se con un senso di frustrazione. Si scostò una ciocca dalla guancia, poi si fermò per inserirsi nel sentiero che di solito Ash percorreva, dietro due grossi alberi e varie pietre di medie dimensioni. "Io-io mi chiedo solo cosa abbia potuto trattenerlo tanto da non aver tempo di vedermi ... " Si strofinò gli occhi con il dorso della mano. "Cioè, cos'ho fatto di male?" Poi sorrise piano fra sè, anche se sembrava più triste che divertita.

Mentre guardava la scena svolgersi, Ash poteva solo rimanere in silenzio, col petto che gli si comprimeva. Quando era successo questo? Non ne aveva idea. Sapeva solo che si sentiva malissimo per Misty. .

All'improvviso si sentirono, nel fogliame e provenienti dalla radura, delle voci e Misty si fermò rapidamente, e ovviamente aveva riconosciuto quelle voci.

Anche Ash le aveva riconosciute. Era lui. E un'altra ragazza.

Ridevano piano fra loro. "Ma che bello," disse la ragazza. "Mi piace andare in campeggio."

"Beh, sai che devo andare a Indigo Plateau la prossima settimana, pensavo sarebbe stata una bella idea."

Misty sgranò gli occhi anche se il suo viso non mutò di espressione mentre si avvicinava per guardare meglio da uno degli alberi che le coprivano la vista, accucciandosi. Ai piedi della collina c'era una piccola radura dove era piantata una tenda, e vicino vi era un fuoco che bruciava, lentamente.

Nella scena, Ash e una ragazza dai capelli blu sedevano l'uno di fronte all'altra, a gambe incrociate, e le loro ginocchia si toccavano.

Duplica? Era scioccato. Più che scioccato. E quello laggiù doveva essere lui.

Ma se era sorpreso, non sembrava invece che lo fosse la Misty nella scena. Aveva addosso solo un'espressione spaventosamente vuota. Se i suoi occhi non fossero stati aperti, sarebbe sembrata come addormentata. Lo Starmie dietro di lei si fermò totalmente.

Ash e Duplica risero di nuovo per qualcosa. Il suo cappello L'aveva messo sopra la testa di lei ed era carina mentre lo indossava.

E poi si baciarono.

Misty si alzò in piedi, si girò, e se ne andò in silenzio.

La scena sparì.

La bambina cadde a terra, piangendo, con la faccia nascosta nelle mani.

Ash si sentiva intorpidito. "Niente ... NIENTE di tutto questo è mai accaduto." disse, senza alcun tono. Poi, mentre assorbiva quello che aveva appena visto, sentì qualcosa crescere dentro. Sentì la morsa nel suo petto farsi più stretta, i palmi delle mani iniziarono a fargli male mentre stringeva sempre più i pugni e le unghie si conficcavano nella carne, con gli occhi che bruciavano.

Quel qualcosa che sentiva era rabbia. Pura furia.

Un tuono risuonò nel cielo e strisce di fulmini blu spaccarono il cielo nuvoloso. Iniziò a piovere, e il vento soffiava quasi orizzontalmente sulle cime degli alberi. L'aria diventò densa a causa delle foglie che volavano in giro e dell'acquazzone che aveva trovato spazio per scendere attraverso il manto erboso, bagnando tutto ciò che si poteva vedere.

Si girà di scatto, e l'aria intorno a lui si rompeva a causa dell'oscura elettricità, un'elettricità nera che ora il suo corpo stava liberando senza controllo. Le foglie svolazzanti e la pioggia si disintegravano, entrando in contatto con l'aura che lo copriva.

In totale contrapposizione, Sabrina lo guardò calma, con le mani dietro la schiena, noncuranti.

"Come ti sei PERMESSA." I suoi avambracci si alzarono di loro volontà, i gomiti si attaccarono ai fianchi e i pugni iniziarono a brillare nell'oscurità che stava loro attorno, neri anch'essi, ma luccicanti di fulmini repressi.

Gli occhi di Sabrina guardarono solo per un attimo le sue mani, poi tornarono sulla sua faccia. "Per quanto quella scena abbia aiutato il destino, credo di non poterne prendere una personale responsabilità." Guardò dietro di lui e la sua figura si illuminò un poco, con gli occhi che brillavano di giallo. E lui sapeva che stava usando le sua abilità psichiche.

Lui si girò e vide che la scena che la ragazzina aveva creato tornò a presentarsi, e a continuare da dove si era interrotta, dopo che Misty se n'era andata.

Ash e Duplica non si baciavano più. Infatti, Duplica sembrava piuttosto contrariata.

Qualcuno uscì da dietro la tenda. Qualcuno alto con lunghi capelli dritti e marroni, con la pelle scura, che indossava abiti marroni, da campeggio. Gli occhi sottili nascondevano appena il brillio di soddisfazione.

"Devo dirlo, sei stata piuttosto brava," disse Brock a Duplica con un sorriso. Si portò una mano sopra gli occhi per osservare la cima della collina, da dove Misty aveva guardato la scena, ma da cui era ovviamente da tempo sparita. "Penso l'abbia bevuta."

'Ash' sparì all'improvviso, diventando un sasso piccolo, violaceo e simile a un ameba. Duplica si mise in piedi. Non ci si poteva sbagliare ora. Era furiosa. "Non riesco a credere che tu possa esserne così felice," sbottò, guardandolo. "Hai appena fatto molto male alla ragazza che mi hai detto di amare."

Brock si limitò a scuotere la testa, con un 'espressione divertita sul viso. "Non capisco perché sei arrabbiata. Anche tu ami Ash, no? Ora puoi averlo.

Duplica sembrava solo più disperata. Poi un orrore crescente le crebbe negli occhi mentre fissava Brock, che le sorrideva a malapena, mentre capiva cosa aveva appena fatto. "Non so come mi sono fatta convincere a fare questo. Se avessi davvero amato Ash, avrei voluto che fosse felice." Mentre il suo cosino le saliva sulle spalle, iniziò a girarsi, determinata. "Metterò fine a tutto questo ..."

"Perfetto, confessa cosa hai fatto. Ma anche dopo che saprà perchè l'hai fatto, credi di essere pronta a vedere Ash che ti odia?"

Quelle parole la fecero fermare. Gli occhi marroni erano pieni di lacrime. Che ti è successo, Brock?" chiese piano, ma era una domanda retorica e non si girò a guardarlo. "C'è qualcosa di sbagliato ihn te." Si mise una mano sulla fronte, ma poi si fermò sentendovi qualcosa lì. Il capello di Ash, lo indossava ancora. Sentendosi improvvisamente disgustata di se stessa, se lo tolse di scatto e lo buttò a terra, poi corse a immergersi fra gli alberi, con una lacrima che le cadeva giù da una guancia.

Brock la guardò scappare per un momento. Poi, scuotendo ancora la testa, gli apparve uno sguardo confuso sul viso. "Cosa mi è successo? Non lo so," rispose all'aria, l'unica rimasta ad ascoltarlo. Poi il suo guardo si indurì mentre guardava il punto in cui Duplica aveva fatto cadere il suo cappello. Ci passò accanto e lo prese.T

La scena sparì di nuovo.

Ad Ash sembrava che il mondo fosse stato messo sotto-sopra. La sua rabbia era sparita ed era stata rimpiazzata da una sensazione di puro intorpidimento. Vagamente, sentiva la pioggia che gli passava fra i capelli bagnati, appiattendoglieli contro la testa, ora che l'acqua era libera di colpirlo.

Brock che li tradiva. Duplica che lo amava. Brock che li tradiva.

Duplica che lo amava.

Ma che diavolo? Non si meritava nemmeno di essere amato.

Brock che li tradiva.

C'era qualcosa di sbagliato. Non poteva essere vero.

Sabrina rispose a quel pensiero. "E' vero invece. Come pensi che io sia rimasta coinvolta? Ha chiesto il mio aiuto, e io sapevo che sarebbe venuto da me?

Si girò di nuovo verso di lei. "E naturalmente, tu l'hai aiutato."

"Naturalmente."

I suoi pensieri tornarono a Brock. Per tutto quel tempo, aveva pensato a Brock come a un amico. Come tutti i suoi amici, li amava, combatteva per loro, li difendeva, voleva loro bene. L'amicizia era una delle poche cose in cui credeva davvero, infatti era stata l'unica cosa a cui aveva creduto, in tempi in cui tutto il resto era perduto.

Ma l'amicizia non poteva essere a senso unico. L'amicizia era una relazione biunivoca, proprio come l'amore - infatti, era solo un tipo diverso d'amore. Proprio come un amore tormentato non poteva sopravvivere, un'amicizia tormentata faceva la stessa fine.

Si sentiva tradito.

E doveva sentirsi così. Era 'stato' tradito. In una parte del suo cervello, crebbe l'orrore. Un nuovo sentimento verso il suo vecchio e più fidato amico di un tempo. Era odio?

Ma poi la parte razionale del suo cervello interferì. Se era odio, di di certo non era immeritato. Pensò a tutto quello che era successo. A quello che Misty e gli altri gli avevano detto tutto il tempo. Ma la sua lealtà lo aveva reso cieco tutto il tempo e gli aveva nascosto la verità.

Rise piano di se stesso. Solo in un mondo come questo una lealtà senza confini era un difetto.

Brock non solo aveva distrutto la sua relazione con Misty, l'amore della sua vita, tutti quegli anni prima, ma aveva cercato attivamente di ucciderlo, non una volta, ma ripetutamente. Non c'era nemmeno da domandarselo. Brock lo odiava.

"Ma naturalmente, come sai ora, nemmeno a te sono state risparmiate delle manipolazioni psichiche," disse Sabrina, rompendo i suoi pensieri. "Non pensavo che in un qualche modo saresti riuscito a proteggerti da esse."

Con crescente disagio, Ash si concentrò sugli occhi di lei, che sapevano così tanto. "Cosa vuoi dire?" chiese.

"Pensaci. Se solo Misty ti avesse lasciato, perché l'avresti odiata e ti saresti sentito tradito da lei per così tanti anni? Al contrario, un tuo nuovo contatto con lei avrebbe dovuto facilmente farvi ricordare il vostro amore, le vostre anime avrebbero dovuto ricordarlo almeno, se non le vostre menti."

"N-non lo so." Ma aveva paura di saperlo invece. Nel più oscuro recesso della sua mente, si alzarono ricordi dimenticati., Ricordi dimenticati che sapeva che in un qualche modo lo aveva spaccato in mille pezzi già una volta.

"Come è labile la mente umana. Quando qualcosa fa troppo male, a tal punto che la mente sa di non potersi riprendere nel saperla, prova a dimenticarla. A coprire la verità. Misty non era l'unica fra voi a essere testarda. Quando se n'è andata, tu non ti sei arreso, vero?

"Io ... io ... non ricordo."

Come se nemmeno avesse sentito quella dichiarazione fasulla, Sabrina continuò. "Ma certo che non ti sei arreso. Stiamo parlando di quel 'Ash', ricordi? Un tempo campione della lega Pokemon. No ... tu l'hai trovata."

E così quei ricordi dimenticati esplosero dentro di lui, dai recessi della sua mente.

Chiuse e riaprì gli occhi.

Una figura si materializzò improvvisamente davanti a lui. Misty. I suoi occhi avevano un aspetto che lo spaventava sin nel profondo. Non era rabbia o scocciatura. Erano stranamente indifferenti. E fu allora che si rese conto che c'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Avrebbe potuto subire la rabbia di centinaia di Misty, perchè questo significava che era normale. Ma questa indifferenza ...

"Perchè mi hai seguito?" chiese Misty a basa voce. Indossava il mantello blu da viaggio, un nuovo che svolazzava sciolto al vento. un piccolo zaino marrone era appeso a una spalla. I lunghi capelli rossi sembravano più scuri di sera; li teneva sciolti sopra le spalle e la schiena, ed era assai diversa da quando li portava in una coda. Sembrava più matura, più bella. Inavvicinabile.

La foresta intorno a loro era calma.

Proprio come tutti quegli anni prima, Ash rimase spiazzato, come se questo fosse tutto uno scherzo. Guardò i propri vestiti, e non era più il mantello nero di Pokemon Master che indossava, ma quello marrone da viaggio che aveva avuto prima della guerra. Persino la pioggia battente era sparita, e anche se si trovavano ancora in una foresta, non si trattava più di quella di Viridian, ed era sera, con la luna che li illuminava dall'alto, attraverso gli spazi lasciati dai rami di fogli molto sopra di loro.

Si ritrovò a dire le battute che conosceva. "Perchè te ne vai? Perchè sei partita? Non capisco."

I suoi occhi acqua lo guardarono con la vitalità di due zaffiri inanimati. "Vado via. Per vivere la mia vita."

"Ma io pensavo ... io ti amo. Tu hai detto che mi amavi. Per cui, perchè te ne vai? Siamo una squadra."

Lei scosse la testa, il viso ancora indifferente. "Amore. E' una parola forte. Eravamo così giovani, sapevamo almeno cosa voleva dire amore?" Lo guardò dritto negli occhi, lo sguardo piatto. Si rispose da sola. "Non penso lo sapessimo. Ci piaceva fantasticare, era tutto un gioco da bambini. Abbiamo semplicemente preso l'amicizia per qualcosa di più. Siamo più grandi ora, e abbiamo capito. Siamo adulti ... " Si fermò. "Almeno io lo sono ... tu sei ancora un bambino ..."

Un profondo dolore rimpiazzò la sua confusione. "Solo un bambino?" bisbigliò.

Senza sentirlo, lei andò avanti, "Un giorno capirai che non mi ami nemmeno, quando saprai cos'è l'amore ... proprio come non ti amo io." Si interruppe. "Chi lo sa? Forse quel giorno per te è già passato."

Il mondo gli stava rapidamente scivolando da sotto i piedi. "Ma ... quando hai deciso questo? Forse stai andando troppo di fretta." Si rimangiò l'orgoglio, qualunque cosa pur di teneral con lui. "Per favore, torna indietro con me, e forse riusciremmo a farla funzionare. Io la 'farò' funzionare. Ti proverò che non abbiamo confuso l'amicizia per amore. E naturalmente, 'siamo' prima amici prima di tutto, ed è questo quello che finora ci ha fatto andare d'accordo. Per noi, torna indietro, almeno per un paio di giorni, tempo che ci pensiamo."

"Non penso proprio," disse lei calma. Scostò lo sguardo dagli occhi di lui, e si spostò una ciocca ribelle dalla guancia. "E poi ... ho incontrato una persona, quando sei stato via l'ultima volta."

Il suo petto si rattrappì. Prima per l'incredulità, poi per la rabbia. Una rabbia che gli crebbe dentro così velocemente che non sapeva nemmeno se si era mai sentito tanto arrabbiato prima. "Allora tutti questi discorsi sono tutta una scusa, per lasciarmi per questo nuovo tizio." Rise amaramente fra sè e sè. "Uno più grande suppongo, dato che dici che sono solo un bambino. Chi se ne importa, vero, che nella mia breve vita ho raggiunto più traguardi di quanti questo tipo probabilmente riuscirà mai a raggiungere in dieci esistenze. Beh, suppongo di essere io lo stupido." La fissò duro, e ancora lei non lo guardava negli occhi. "Allora, chi è questo ragazzo misterioso per il quale mi stai scaricando come una vecchia pezza che non ti diverte più? Perdonami la torbida curiosità."

Misty si limitò a dargli le spalle, mentre si sistemava meglio lo zaino sulle spalle. "Non tiriamola oltre, rendendoci spiacevole la cosa più di quanto già non lo sia. Possiamo ancora lasciarci come amici."

"Oh, la frase 'solo amici', ora? C'era da aspettarselo." Gli occhi di lui si assottigliarono mentre guardava la sua schiena. "Ma risparmiatela. Un amico non dà le spalle a quello vecchio quando ne spunta uno nuovo. Un amico non abbandona gli amici. Se te ne vai, siamo come estranei. Anche se da come ti comporti, suppongo fossi stata sempre un'estranea, solo che non me ne ero mai accorto."

"Addio." Misty iniziò ad andare via.

"Aspetta," ringhiò lui. Le corse dietro e le si fermò davanti, tirando fuori qualcosa da una tasca del mantello. "Ti avrei dato questo un giorno, solo che non ho mai trovato il coraggio, anche se ora non ce n'è motivo. Ma penso ancora che dovresti averlo tu."

Lei lo guardò inespressiva.

Lui tirà fuori una scatoletta e la aprì, a rivelare un anello, un diamante blu perfetto incastonato nel circolo d'oro. "So che non lo metterai, ma tienilo, come segno dell'amicizia che una volta avevamo. Puoi persino buttarlo più tardi se ti va, così da non dover mai pensare a me, ma almeno io so che ti avrò dimostrato che il tempo passato insieme ha significato qualcosa per me." Poi si spostò dalla sua strada e le girò le spalle. La voce di lui diventò sempre più scura, come la sua espressione. "Ma dopo questo, è vero quello che ho detto. Siamo estranei. Addio."

E quando lei se ne fu andato, lui cadde in ginocchio sul terreno pieno di foglie della foresta. Non sapeva nemmeno come avesse fatto a resistere così tanto, ma il dolore iniziò lentamente ad uscire. Non c'era più rabbia a pervaderlo, come un anestetico. "Solo un bambino ... " bofonchiò con voce rotta fra sè e sè mentre fissava il fogliame per terra. Gli occhi gli bruciavano.

Tutto quello che sentiva dentro era vuoto.

Chiuse gli occhi, poi li riaprì.

Non fu sorpreso di ritrovarsi di nuovo nell'oscuro paesaggio onirico. La foresta di Viridian di prima, la pioggia ancora battente, le foglie ancora a volare intorno a lui come potente vento artico.

Era tutto un errore.

Misty non l'aveva rifiutato come aveva creduto allora, ma aveva solo cercato di salvarsi da chi credeva che lui fosse. Non c'era alcun ragazzo misterioso. Infatti probabilmente stava parlando di Brock, dato che sapeva che era andata da lui, ma come amici. E naturalmente aveva dubitato che si trattasse di qualcosa di più.

Lei aveva mentito a se stessa.

Ma ora che sapeva la causa di tutti i problemi, e sapeva del ricordo gelosamente nascosto dalla sua mente che lo aveva assalito, non era più capace di provare dolore. Invece sentiva sollievo, la prima vera felicità in cinque anni.

Si girò verso Sabrina, che per tutto il tempo lo aveva guardato sotto la pioggia. Poi si girò verso la bambina che ancora stava per terra, davanti a lui, singhiozzando piano fra sè e sè, e la si sentiva appena oltre il soffio del vento e il grido dei tuoni.

Sentì un'ondata di nuova determinazione. "Non mi importa di cosa pensi, Sabrina, ma ora che so cosa è successo, niente mi fermerà dal sistemare le cose." Il suo sguardo si fermò brevemente su di lei. "Nemmeno tu."

Sabrina alzò le mani e le portò in avanti, come in segno di resa. Incredibilmente, sorrise, ed era un sorriso ero. Sembrava quasi sbagliato su un viso sempre tanto serio. "Ma certo che no, Ashura. Ti auguro buona fortuna." Esitò appena. "E, se può essere d'aiuto, mi dispiace. Per tutto." La sua figura brillò di bianco e sparì.

Senza fermarsi, ritornò con lo sguardo sulla ragazzina. Avanzò piano, sentendosi ora insicuro, quando neanche un attimo prima era stato tanto deciso. Tutto quello che sapeva è che per raggiungere Misty, doveva usare questa strana versione di lei, questa immagine carina della sua infanzia.

Al suono bagnato dei suoi passi, la bambina si riprese, poi alzò lo sguardo per vederlo. I capelli, resi più scuri dalla pioggia, erano spiaccicati sul viso. Mentre lo vedeva avvicinarsi, nei suoi occhi apparve chiaro che l'aveva riconosciuto. Salto in piedi e si allontanò da lui, e tutto il tempo la furia cieca cominciava a macchiare il bel visino.

Lui si fermò.

"Sei tu!" lo accusò lei, con un grido che sorpassò la furia degli elementi. "Ti riconocco ora! Sei il bambino che ha fatto male all'amica mia! Solo creciuto!"

"Sì..." Deglutì lui. "Sono io, Ash."

"Non le farai più male, capito?" La sua voce infantile diventò improvvisamente seria e più scura. La voce adulta di Misty. Era terrificante sentirla uscire dalle labbra della piccolina. "NON PIU'."

Ash deglutì di nuovo, mentre i capelli della bambina diventavano neri, così come il vestito che indossava. I suoi occhi blu brillarono di potere mentre lo fissava con rabbia e disprezzo.

Poi, meravigliosamente, iniziò a crescer. A diventare grande davanti ai suoi occhi. Le membra si allargarono, diventando braccia e gambe sinuose, così come il corpo, e il vestito nero cresceva insieme a lei. Si formarono dei seni nella parte alta del suo vestito e persino i capelli crebbero, in proporzione alla sua altezza, perdendo la coda e cadendo liberi fino a metà schiena. I tratti carini dell'infanzia sul suo viso maturarono, la morbidezza della bambina sparì, per adattarsi alla sua forma adulta; zigomi alti sopra un naso con la punta all'insù, labbra rosate e ben formate, sopracciglia elegantemente arcuate sopra occhi blu brillanti incorniciati da ciglia setose e lunghe.

In pochi secondi, una Misty adulta stava davanti a lui, diversa solo per i capelli neri, scuri come i suoi, invece che rossi. Ma lo sguardo pieno di odio glaciale si era evoluto perfettamente, l'espressione sul suo viso mentre lo fissava era sempre quella, e le labbra erano stretta per la rabbia. Il vestito nero che indossava, carino quando era una bambina, possedeva una sensualità nuova nella versione adulta, con la gonna che raggiungeva solo metà coscia, il top senza maniche, stretto contro il petto, e bagnato per la pioggia, così da lasciare ben poco all'immaginazione. I sandali che la bambina aveva indossato erano diventati stivali di pelle alti fino alle ginocchia, neri ad accordarsi con i capelli e i vestiti.

Misty si lasciò sfuggire una risata scura, coi denti bianchi che illuminarono per un attimo l'oscurità.

"Non ti è bastato invadere la mia mente coi tuoi ricordi, ti azzardi anche a venire di persona?" Un aura oscura circondò all'improvviso il suo corpo e in un istante la pioggia che cadeva intorno a lei congelò, diventando una nebbiolina bianca che rimase ferma intorno a lei. Un mezzo sorriso le incurvò le labbra. "Non sei il benvenuto qui."

Deciso, Ash le fissò senza smuoversi gli occhi blu luccicanti. "Misty. Erano tutte bugie. Tutte quante." Fece un altro passo nella sua direzione.

"Bugie? Come quella che mi amavi?" Guardò i piedi coperti dagli stivali che si erano avvicinati a lei. "Vuoi proprio provare dolore, caro Ash?" La sua aura raggiunse il picco per un attimo.

Un dolore acuto gli attraversò tutta la pelle, e quasi gridò per quella tortura. Era come se il freddo polare gli stesse mordendo la pelle, con la forma di centinaia di aghi. Persino la pelle coperta dal mantello e dai vestiti non veniva risparmiata.

"Vai via da qui e non tornare mai più." disse Misty piano, pericolosamente. "Via di qui e non tornare mai più."

Lui scosse la testa una volta, poi cercò con determinazione di scacciare la sensazione di dolore in un angolo della sua mente. L'intero corpo gli bruciava per quel ghiaccio oscuro, eppure fece un altro passo avanti. "Questo dolore è niente paragonato al dolore che ci siamo portati dietro tutti questi anni, ognuno credendo di essere stato tradito dall'altro," disse piano. "Avevi ragione. Avrei dovuto darti retta sempre. Non siamo stati noi a tradirci, è stato Brock. Sin da allora."

"Le parole non sono altro che emissioni di aria. Gesti vuoti privi di significato." La sua aura fece un'altra fiammata, e i mille aghi di ghiaccio che sembravano volergli spaccare la pelle duplicarono la loro forza.

Questa volta Ash gridò veramente e sentiva strisce ghiacciate di lacrime cercare di cadergli lungo le guance ghiacciate, e il calore di quell'acqua gli causò perversamente ancora più dolore alla faccia. Ma riuscì ancora a fare un altro passo avanti, nonostante l'incredibile agonia. "Misty, questo inferno in terra che ci siamo creati da soli - deve avere una fine! Siamo liberi ora. Tutte quelle persone che giocavano con le nostre vite - dovremmo riprendercele le nostre esistenze. E mostrar loro che hanno fallito nel cercare di separarci." Riuscì a fare qualche altro passo in avanti, e ora solo pochissimi metri li separavano.

La rabbia maligna negli occhi di Misty traballò. Iniziò a essere piano piano rimpiazzata dalla paura. "N-non avvicinarti!" urlò. "Non mi farai più male! Non sarò più vulnerabile! Non più! L'amore è solo ... dolore ... e dispiacere!"

Questa volta la sua aura, quando crebbe, non diminuì, e Ash non credeva che fosse possibile provare tanto dolore, con gli aghi di ghiaccio ora conficcati nelle vene e nella arterie, che erano a loro volte fiumi scuri portatori di tortura. "M-Misty," disse a malapena, sentendo sangue in gola, e i capelli neri che gli cadevano davanti agli occhi. "Amare ed essere amati ... significa essere vulnerabili. Ma non lo vedi? Come tutte le cose che vivono, ci sono rischi e premi. Più grosso è il rischio, più grande è il premio. Ora lo capisco. L'amore è una di queste cose." Poi, mettendoci tutta la sua forza, andò a fare l'ultimo passo che lo separava da Misty. Si preparò a ricevere altro dolore, un dolore tale che probabilmente lo avrebbe ucciso, anche se non aveva attualmente forma fisica.

Però, stranamente, a quelle parole gli occhi di Misty si spalancarono, completamente scioccati. "Quello che hai appena detto! Era proprio come ... lei ... ha detto ..."

Alla sua confusione, lui non sprecò l'opportunità. Alzò rapidamente il braccio e l'abbracciò stretta, andando a stringerla dietro la schiena. Il suo corpo era rigido, freddo come il ghiaccio, e bagnato dalla pioggia. Posò la guancia contro un lato della sua testa. Un dolore più incredibile lo colpì, ma lo ignorò. "Misty ... una volta tu mi hai detto che non capivo l'amore. Beh, se sentirsi male dentro, un milione di volte peggio di quanto tu abbia mai fatto male a me adesso all'esterno, all'idea che tu non tieni a me, che non eri al mio fianco, che stavi buttando la nostra amicizia dalla finestra, che non volevi vedermi mai più ... se soffrire così significa che non ti amo ... allora l'amore non potrebbe esistere. Ma esiste. E lo dirò di nuovo adesso così che non ci siano più errori. Io ti amo, Mistaria! E devi essere sicura che qualunque cosa succeda, non te lo dimenticherai mai più!" Alzò la guancia dalla sua e si scostò un attimo per vedere i suoi occhi. Concentrò tutto quello che provava nello sguardo, nell'abbraccio caldo.

Dapprima il suo corpo rimase rigido, per nulla scomposto, gli occhi blu freddi come il granito. Poi all'improvviso si ammorbidì, si accaldò. Le braccia che erano rimaste ferme ai lati ricambiarono l'abbraccio, dapprima piano, poi con incredibile forza. Riuscì a vedere distintamente le ciocche bagnate dei suoi lunghi capelli tornare al loro rosso naturale. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre continuava a guardarli, le profondità ghiacciate che diventavano un oceano caldo. "Oh, Ash ...!" gridò pianse. "Ti ho accusato di non capire niente dell'amore ... ma sembra che sia io quella che per tutto il tempo non ha capito nulla. O l'avevo capito, ma non l'ho mai ammesso con me stessa. Ma ora lo so." Lo guardò ancora più a lungo e profondamente negli occhi e la bocca si aprì appena. "Ora so che ti ho sempre amato ... forse persino dalla prima volta che ti ho pescato dal fiume ... so che ero più arrabbiata del giusto quel giorno in cui ti ho incontrato. E ora lo dirò di nuovo così che non ci siano più errori. Ti amore Ashura e farai meglio a crederci e a non dimenticartene mai più nemmeno tu!" I suoi occhi affondarono in quelli di lui, ricambiando tutti i suoi sentimenti, se non di più.

Quando le loro labbra finalmente si incontrarono era come se la foresta della sua mente intorno a loro avesse smesso di esistere. Nulla esisteva se non loro due.

Era il bacio di un nuovo inizio.

Era il bacio di tutto ciò che avrebbe sempre dovuto essere.

Il bacio di un ritorno.


<><><>

CONTINUA ...

Il capitolo finale di questa storia potete trovarlo qui: http://ipffj.altervista.org/php5/ficpage.php?cn=13&file=pmaster&dir=dark, tradotto da Kane, nel sito IPFFJ, Italian Pokemon Fanfiction Junkyard

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1240