Pokemon Master di Ace Sanchez (/viewuser.php?uid=174)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 - Ritorno ***
Capitolo 2: *** Parte 2 - Insieme ***
Capitolo 3: *** Parte 3 - Ricordi ***
Capitolo 4: *** Parte 4 - Ribellioni ***
Capitolo 5: *** Parte 5 - Rivincita ***
Capitolo 6: *** Parte 6 - Reazioni ***
Capitolo 7: *** Parte 7 - Rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Parte 8 - Ripercussioni ***
Capitolo 9: *** Parte 9 - Destino ***
Capitolo 10: *** Parte 10 - Risentimenti ***
Capitolo 11: *** Parte 11 - Regressioni ***
Capitolo 12: *** Parte 12 - Requiems ***
Capitolo 13: *** Parte 13 - Risoluzioni - 1 ***
Capitolo 14: *** Parte 13 - Risoluzioni - 2 ***
Capitolo 1 *** Parte 1 - Ritorno ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard.
Contiene scene di violenza e linguaggio improprio. Nota:Pokemon e i
personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game
Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
PARTE 1: RITORNO
Un freddo ghiacciato scivolava attraverso la notte nera; freddo, a parte
quel vento caldo e innaturale che soffiava da sud col suo forte odore di
fumo acre. Attraverso l'oscuro cielo senza stelle, leggermente coperto da
nubi, un chiaro di luna intermittente splendeva sulla foresta verde e
folta, rivelando a poco a poco una serpeggiante pista di distruzione. I
resti degli alberi, ormai bruciati, giacevano in disordine sul percorso
devastato - alcuni ancora tizzoni ardenti di piccole fiamme tremolanti -
assieme ai rami caduti e agli altri frammenti, intervallati dalle impronte
di giganteschi animali. Una figura scura avvolta in un mantello nero e lungo attraversò
quasi silenziosamente quella che una volta era una foresta, con le pieghe
ribelli di quel manto che si agitavano dandogli l'aspetto di un'ombra
galleggiante. L'unico suono era l'asciutta vegetazione che schiacciava
sotto stivali neri e spessi mentre avanzava lungo la pista. Occhi dorati
ingoiarono quello scenario, osservando il paesaggio devastato. Si aggiustò
il piccolo zaino sulla spalla con una mano, per sostenere la marcia che
improvvisamente si stava trasformando in una corsa. Ormai era tornato a
casa...
Fiamme scoppiettarono e fuochi bruciarono. Il piccolo villaggio era
un'unica pira ardente. Dappertutto grida e panico, nel caos delle persone
che scappavano, cercando scampo dalle orde nemiche. Apparendo
improvvisamente da sud, bruciando tutto e mostrando assoluta mancanza di
misericordia per le loro vittime, pokemon enormi e ostili assistevano i
loro istruttori nella violenta e crudele incursione. Il villaggio era
completamente impreparato. Gli istruttori della città e i loro
pokemon furono intercettati e uccisi non appena si affacciarono dalle loro
case. Il gigantesco, vermiglio Charizard alto quasi come due persone, prese un
altro respiro e sputò una lunga lingua di fuoco verso i resti
avvizziti della scuola, ormai ridotta a un cumulo di macerie. Laggiù
invece un tauros seminava devastazione attraverso le case con le sue corna
acuminate come pugnali, sotto i comandi del suo istruttore, calpestando
senza cura tutto ciò che gli si parava davanti. Altri edifici come
il comune della città resistevano ancora, spargendo il sangue degli
schyter e dei pinsir. Lentamente, gli assalitori avanzavano verso i
magazzini, nel centro della città, dove era custodito un tesoro in
grano e cibo. Dietro a una casa in fiamme, una giovane ragazza dai capelli
scuri gridò mentre un uomo con capelli rossi e chiodati la
scagliava contro il muro rovente. Vicino, il suo kangaskhan guardava
affascinato. L'uomo schiaffeggiò la ragazza con violenza. "Smettila di urlare, cagna e prendi questo come una vera donna!"
cominciò a lavorare alla patta e ad allentare i suoi pantaloni. Fu
improvviso, e se ne accorse solo quando la nuda terra incontrò la
sua schiena al punto che dovette sputar fuori l'aria dei suoi polmoni.
Quando riaprì i suoi occhi vide una figura alta, scura, coperta con
un mantello nelle ombre della notte, china su lui. La ragazza si voltò
indietro, spaventata, e sedette tremante contro un piccolo albero. Rimise
gli occhi sulla figura ombrosa e per un attimo sentì un freddo
pugnale rigirare nel suo cuore. C'era qualche cosa familiare in questa
persona... Poi ringhiò di rabbia. E commise il suo errore di
valutazione. Questo era solo un povero pazzo che voleva fare l'eroe.
"Kangaskhan, prendilo!" rise. "Masticagli le ossa, fagli
sentire il dolore in ogni sua sfumatura." Già sibilando in
rabbia a causa dell'attacco al suo padrone, il grande pokemon canguro non
ebbe bisogno di farselo ripetere. Lanciò un ringhio inumano e
sguainati i suoi artigli acuminati cominciò a caricare. Ma un
rapido calcio fermò l'attacco del pokemon, mentre uno dei suo arti
veniva afferrato e usato contro di lui, penetrando nel suo ventre come un
coltello da macellaio. Il kangaskhan guardò il suo avversario, la
confusione ormai padrona della sua mente animale, il suo torace una fonte
di sangue scuro. "Kangaskhan?" l'uomo disse con terrore. Nessuno uomo potrebbe
essere forte abbastanza per fare ciò che la figura coperta dal
mantello aveva appena fatto. Continuò a chiedersi chi fosse, finchè
un pugno non si scavò la via attraverso la sua faccia, e tutto
divenne nero.
Sbuffando una grande nube di fumo scuro, l'enorme Charizard guardò
i magazzini affamato, mentre quasi tutti i razziatori concentravano i loro
sforzi sui pochi sopravvissuti, che ancora combattevano, ormai solo
animati dal desiderio di portarsi all'inferno qualche nemico. Sbuffò
in un tono nasale e grezzo al suo padrone. "No," la donna calva e alta rispose con uno sdegnoso riso
soffocato. "Gli approvvigionamenti che noi stiamo razziando
verrebbero distrutti." guardò uno degli altri razziatori. "Tu!
Usa il tuo tauros per rompere i muri. Poi noi potremo divertirci con i
sopravvissuti." le risate risalirono dalla sua gola mentre il suo
subordinato dirigeva il suo pokemon toro alla carica. Un improvviso, suono
marcio fece voltare i predoni. Davanti a loro, un schyter era atterrato
con una delle sue lame bagnate del suo stesso sangue. I suoi arti, spade
al posto di braccia, erano state in qualche modo usate per impalarlo. La
sua testa di serpente pendeva dal collo, ormai retta solo da un tendine
sanguinolento. "Il mio scyther!" uno dei razziatori gemè. "Chiunque
ha fatto questo, lo ucciderò!" Dalla parte posteriore di un
edificio in fiamme, uscì una figura alta, avvolta in un mantello
lungo e nero. Il mantello si stava agitando sinuosamente, leggermente, nel
vento caldo, rivelando il corpo magro ma muscoloso di un uomo, un cadavere
avvolto in un sudario dell'oscurità. La sua faccia era celata nelle
ombre del cappuccio, lasciando intravedere solo occhi brillanti di bronzo.
Sembrava che la faccia fosse solo quella: buio, e due punti di ardente
luce metallica. Che si restrinsero minacciosamente. "Bastardo arrogante! Credi di essere un Maestro di Pokemon, solo
perchè hai quel tuo putrido mantello?" lo sbeffeggò lei
. "Circondatelo!" Charizard, tauros, pinsir e i loro istruttori
avvolsero l'estraneo. I pochi superstiti del massacro che ancora
difendevano i magazzini li osservarono dalle finestre, spaventati e
sperando in un miracolo. "Le tue ultime parole?" fu la domanda della donna. "Prima
di essere arrostito?" Il suo charizard sbuffò eccitato,
lasciando che anelli di fumo nero dissipassero la luce della luna. Lo straniero allentò lo zaino. Una piccola creatura, un'ombra nera
quasi quanto il suo padrone, ne venne fuori. "Pikachu... scelgo te." La voce era soffice ma profonda;
l'ordine potè appena essere sentito dai suoi avversari. C'era
qualcosa di pericoloso in lui, che insinuò la paura nei cuori dei
predoni. Poi loro guardarono in giù al pokemon dell'estraneo
coperto con un mantello. La creatura si rivolse al suo maestro, alta al
massimo un piede. Sembrava un pikachu, il piccolo, grazioso topo elettrico
con orecchie a punta e una lunga coda a forma di lampo. Ma non era del
solito colore giallo brillante, perchè tutto il suo corpo era una
macchia nera, su cui dominavano due occhi ardenti, blu, brillanti quasi
quanto i fuochi che stavano divorando la cittadina. A parte quei due punti
luminosi, sarebbe stato completamente invisibile nella notte. Lei rise. "Quello è un pikachu soprannaturale, estraneo, ma Charizard
farà arrosto quel tuo coso in un attimo! Charizard, lanciafiamme!"
L'enorme dragone alato preparò il suo attacco. Un vento potente
sorse, l'aria arruffava il mantello e muoveva avanti e indietro le
orebbhie del pikachu nero. Poi il Charizard si piegò in avanti e
esplose una lingua di fiamme rossa e brillante verso il pokemon e il suo
padrone. Ma improvvisamente il suono di elettricità rimbombò
nell'aria serale e il fuoco fu respinto da un scudo di energia elettrica e
nera. Mandò scintille e sibilò mentre deviava la fiamma. "Pikachu. Tuonovortice." Un cenno col capo. Improvvisamente, il
crepitio elettrico tornò a farsi sentire e un bagliore misterioso e
scuro circondò il pokemon. I razziatori indietreggiarono,
spaventati. Loro mai avevano visto un simile attacco. Un vento acuto
cominciò a sibilare e ruotare intorno al pikachu e al suo maestro.
Polvere, foglie e frammenti della distruzione circostante cominciarono a
mescolarsi e sorgere. Pietre e assi si alzarono nell'aria della notte. Il
charizard cominciò a scivolare in avanti nonostante il suo peso
enorme. Grugnì confuso, poi la paura lo fece scivolare più
velocemente. Agitò le sue ali poderose per decollare, ma quello era
solamente un errore, perchè fu tirato dal ben più potente
vento che turbinava intorno. I razziatori cominciarono a tremare, così
come tutto quello che non fosse saldamente ancorato al terreno. I tauros
strillarono mentre i loro zoccoli cercavano un appiglio. Ma il vento stava
divenendo troppo forte. "Che diavolo di un attacco è questo?" l'istruttore del
charizard gridò nella confusione come il suo pokemon tentò
di attaccarsi a lei per rimanere a terra. Era inutile. La velocità
del tornado creato dal pikachu li risucchiò entrambi e presto la
città era avvolta da una macchia rotante di pokemon e uomini. Poi
pikachu gridò. "PIKA!" e un anello di elettricità distruttrice eplose
dal centro del vortice - dal pikachu stesso. I predoni e i loro pokemon
videro un lampo di luce scura, e poi più nulla.
Solo la figura coperta con un mantello e il pikachu rimasero in piedi,
in silenzio. Intorno a loro, i razziatori e i loro pokemon giacevano
svenuti, se non morti, fumanti come le case che avevano bruciato. Il
Charizard era definitivamente morto, il suo corpo spezzato in due pezzi
distinti, in parte sfilacciati e maciullati. Un nuovo fetore aleggiò
nell'aria, quello di carne bruciata. "Bel lavoro, Pikachu." Il
nero piccolo topo elettrico guardò il suo allentatore con affetto. "Pii." E saltò dentro lo zaino, la sua piccola testa che
spuntava fuori la cima. Gli abitanti cominciarono a avvicinarsi dal loro
nascondigli. Il più vecchio, che era più probabilmente il
loro leader o sindaco, parlò. "Q-quello era davvero
impressionante." guardò al pikachu con vistosa preoccupazione
e rabbrividì. "Come può un pokemon essere così
piccolo e così potente?" Lui scosse la sua testa, e il vecchio
guardò di nuovo lo sconosciuto. "M-ma, chi è lei?".
L'estraneo alzò la sua mano verso il cappuccio che gli copriva
testa e lo tolse lentamente, appoggiandolo dietro alle sue spalle. Era
bello, la faccia di un giovane che sembrava essere nel suo primo
ventennio, sebbene i suoi occhi oro-marroni sembrassero più vecchi
del resto del corpo. Il vento serale soffiò di nuovo, soffiando il
fumo del villaggio distrutto sullo sfondo. Arruffò i lunghi capelli
neri dell'estraneo, che nascosero metà della sua faccia. Lui soffiò
via un ricciolo di capelli fuori dagli occhi, e rispose alla domanda. "Sono
Ash. Sono tornato."
Una luce calda e portatrice di speranza si affacciò sulla sulla
città e la bagnò con i suoi salubri raggi. Nonostante
questo, l'aria era ancora un gelido sibilo fra le macerie. Gli invasori
aveva causato danno così estesi che sarebbe passato molto tempo
prima che tutto fosse potuto tornare come prima. Il suono di martelli che
si scagliavano sulle incudini tuonò con forza nel cielo mattutino e
il fruscio del bosco fluì attraverso le case distrutte. Ash sbuffò,
scaldandosi una delle sue mani sul fuoco, e centellinò il suo tè
dividendolo con gli altri. Poi lui si appoggò al tronco bruciato di
un albero alto e cacciò i capelli fuori dei suoi occhi. Avrebbero
mai trovato la pace in questo mondo, i bambini?? Lui continuò a
osservare le folle di ragazzi, infanti e adolescenti che si aggiravano in
una città fatta di macerie fumanti. Alcuni gli vennero presso. "Quel mantello vuol dire che sei un vero Maestro di Pokemon?" "Perchè non hai altre sfere-pokè?" "Sciocco, lui ha solamente un pokemon." "Come mai hai solamente un pokemon?" "Mai ho sentito di un Maestro con solamente un pokemon." "Signore, perchè il tuo pikachu ha un colore così
strano?" Queste furono le domande che gli fecero. Lui non poteva
credere di essere stato, un tempo, ancora più fastidioso di quei
bambini. Aveva dovuto essere un vero tormento. Pikachu, da parte sua,
masticò rumorosamente la sua mela, guardando il fuoco con
insistenza. "Pika-pii..." Poi una voce nuova parlò. "Ho
sentito parlare una volta, di un pokemon nero, anzi, 'ombra'." Era
una donna dallo sguardo scettico, che li aveva osservati da lontano da un
po di tempo tempo, ma che solamente ora era venuta più vicino. Era
una bella, bionda donna che probabilmente aveva fatto girare la testa a
molti uomini. Ash la ignorò e guardò in giù per
contemplare le bolle nel suo tè. "Si dice che fosse
imbattibile, e che era una volta il campione della Lega Pokemon." I
bambini che sentono questo, diventarono muti. Cominciarono a guardarlo con
timore. Alcuni indietreggiarono tremando. "Poi un giorno scomparve..."
Ash mise a terra il suo boccale, raccolse il suo mantello lungo e rimase
in piedi. Era tempo di andare via, per lui. Guardò in alto per
trovare che tutti i bambini erano fuggiti spaventati. Uno degli
adolescenti era ancora là, comunque. "Signore, non ho pensato nemmeno per un istante che tu fossi uno di
quei cattivi della Lega," disse con forza. Era la ragazzina che aveva
salvavo la notte scorsa. "Nessuno di loro potrebbe essere eroico e
bello come te..." La donna bionda rispose con uno sbuffo. "Lei
non sa con chi sta parlando..." Ash cominciò ad arrotolare
impassibilmente il suo sacco a pelo. "Sei una ragazza a posto. Ma non
mi conosci." strinse il suo pugno guantato e lo fissò, i suoi
pensieri ormai lontani mille miglia "Non sai niente di me."
Apparentemente permanentemente nascosto da uno strato denso di nubi
grige, il sole del pomeriggio si mosse lentamente attraverso la sua
traiettoria discendente lungo il cielo. Anche il vento stava cominciando a
farsi intenso, arruffando il mantello e il cappuccio di Ash, ma le rovine
abbandonate della città erano zitte. Quasi troppo. Neanche i grilli
stavano spicciolando le loro canzoni, sebbene là il fogliame fosse
cresciuto eccessivamente sulle rovine spellate. Allentato, il mantello
nero di Ash copriva le sue spalle. Presto avrebbe dovuto combattere.
Qualcuno lo stava seguendo. "Chu..." Pikachu disse malinconicamente dalla spalla sinistra di
Ash mentre come lui si guardava intorno, fra i resti di quella che una
volta era Viridian. I ricordi lo afflissero. Era la prima città che
aveva raggiunto, quando ancora per lui essere allenatore era un sogno. Se
non fosse stato per l'infermiera Joy, Pikachu non sarebbe stato al suo
fianco, e probabilmente nemmeno lui. Quasi di sicuro, se le cose fossero
andate diversamente, sarebbe morto. Ash comprese la tristezza di pikachu.
Rimasero lì a pensare, guardandosi l'un l'altro.
Ash osservò il muro della diroccato di uno dei vecchi edifici.
Parte del Centro Medico che aveva salvato la vita di pikachu,
probabilmente. Ora quella città non era altro che un un tumulo
abbandonato. Anche l'aria diceva morte. Era stata una delle prime città
ad essere distrutte durante le Guerre Oscure. Una nube di polveri raccolte
dal vento lo colpì, e lui tenne la sua mano sul suo naso e sulla
bocca. Poteva sentire ancora il prurito sul suo collo. Chiunque fosse, li
stava ancora seguendo. Teneva una distanza di sicurezza e non sembrava
avvicinarsi... non ancora. Le orecchie di Pikachu si drizzarono. "Pika?" Ash guardò il piccolo pokemon che cavalcava la
sua spalla. "Sì, c'è qualcuno che ci segue, Pikachu. Ma non sembra
voglia farsi avanti..." "PIKA!" Il muro di pietra accanto al quale stavano camminando
esplose di colpo, trasformandosi in una grandine di pietre acute.
Frammenti e schegge caddero su di loro, una salva di lance acuminate,
pioggia dolorosa che seguiva il fragore di quel tuono. "Cosa...?" Ash grugnì, mentre lanciava pikachu verso la
salvezza, giusto un attimo prima di venire colpito dall'onda d'urto e
rotolare lateralmente lungo il selciato della vecchia strada. Dopo essersi
allontanato a sufficienza dal pericolo, dondolò sui suoi piedi,
saltò e aspettò sulla cima del muro opposto. Si tolse il
cappuccio del suo mantello e asciugò il sudore della fronte con la
mano. Sentì fluire il sangue. "Pikachu! A me!" Il suo
compagno saltò per raggiungere di nuovo la sua spalla sinistra. Poi
si voltò verso la scena dell'attacco con occhi socchiusi. Polvere
dappertutto. Era difficile perfino vedere il muro sul quale si trovavano.
Alzò la sua mano per dare sollievo al suo volto e cercò
rapidamente coi suoi occhi. Non gli era capitato spesso di non sentire il
pericolo. Solo *loro* potevano avvicinarsi in quel modo. Finalmente il polvere si adagiò al suolo. C'era una varco di circa
una dozzina di piedi, che squarciava il muro davanti a loro in due. Poi,
cigolando, lembi spessi e grigi cominciarono a spuntare dalle pietre, fra
le macerie. Grandi artigli, simili a pugnali spuntarono dai resti del
muro, e una testa di serpente sorse da ciò che doveva essere il
corpo. Gli occhi si aprirono per fissare la preda. Erano di un adirato
rosso sanguinolento. "Il traditore," la testa sibilò. "Golemdor," Ash disse, preparandosi a quello che stava per
accadere. "Sei tu che hai interferito con l'incursione al villaggio
di Pallet, ieri." continuò il pokemon "Tu ci hai deluso
per l'ultima volta, Ashura. Oggi la tua storia finisce. E' giunto il tempo
che paghi per la tua slealtà." "Io non credo proprio." Ash sorrise. Gli occhi di serpente si
voltarono rapidamente, fissandosi sul pikachu sulla spalla di Ash. "Vedo
che tu viaggi ancora con il tuo amichetto." focalizzò
completamente la sua attenzione sul roditore. "Avresti potuto avere
il potere, come tutti noi altri. Perchè viaggi ancora con
l'assassino?". "Pika-pikachu!" Pikachu rispose adirato. Ash
socchiuse i suoi occhi al sentire il nome con cui il Golem lo aveva
chiamato. "Sei un disonore per tutto il nostro genere!" ruggì in
replica alla risposta che Pikachu aveva dato. "Terremoto!" un
enorme pugno di pietra si scagliò contro il terreno. La terra fu
scossa e una grande fessura corse rapidamente verso il muro da cui Ash
osservava la scena. Si lanciò in aria, e lanciò Pikachu di
lato solo un attimo prima che il terremoto potesse avere la possibilità
di raggiungerlo e di travolgerlo - come accadde al muro di pietra, che si
sbriciolò sotto i suoi piedi. Come lui atterrò leggermente
sul terreno di ginocchio, con una mano afferrò saldamente il suo
mantello. Il massiccio Golem continuò a controllare il suo attacco
Terremoto, questa volta usando ambo i suoi pugni. Ash riuscì
faticosamente ad evitare le fessure di distruzione che lo inseguivano con
una capriola all'indietro, appoggiandosi agevolmente su di una mano,
scansando gli attacchi, sgusciando tra le rovine, mentre attraverso il suo
corpo poteva sentire i sussulti della terra.
Lanciò un urlo lancinante mentre una grossa scheggia di pietra a
forma di pugnale penetrava nelle sue carni, conficcandosi nella gamba. Ash
scivolò in preda al dolore, finendo disteso a faccia in giù,
stringendo nelle sue mani la ghiaia. "Chu!" Pikachu gridò, cercando di distrarre il Golem
enorme. Un lampo nero cominciò a scintillare dalle sue guance. "Pi
di Pika!" Il Golem grugnì e fermò il suo attacco del
Terremoto. "Sei mio!" urlò mentre cominciava a caricare il piccolo
pokemon. Ash guardò con apprensione. "Attento, Pikachu!" "PIKA!" rispose il roditore, il corpo che scoppiettava
violentemente mentre scagliava un fulmine di nera energia verso il Golem.
Nonostante la potenza incerdibile dell'attacco elettrico e oscuro, la
creatura di roccia lo dissipò innocuamente. L'enorme essere di
pietra continuò la sua folle corsa furibonda. "No!" Ash chiamò disperatamente pikachu. Grugnendo di
dolore, estrasse il pezzo di pietra dalla sua gamba, poi scattò,
spingendo il suo amico fuori dalla portata dell'avversario. Il Golem gridò
frustrato per la perdita del suo obiettivo primario, dopo essersi fermato
con fatica. Poi guardò a Ash che giaceva vicino, sul terreno, con
un barlume malevolo nei suoi occhi sangue-rossi. Lo afferrò con uno
dei suoi enormi pugni e comiciò a spremere la vita fuori dal suo
corpo: violenti colpi cominciarono ad esplodere sullo stomaco
dell'allenatore. "E' la tua ora," il Golem ridacchiò. Aprì
leggermente il palmo per vedere il volto della sua vittima e poi,
sbuffando in una risata grezza, gli diede due pugni sul torace col braccio
libero prima di lanciarlo via come un giocattolo rotto. Ash rimbalzò
sul terreno incontrollabilmente con una tonfo sordo, scivolando
dolorosamente con la schiena sul terreno accidentato. Il suo mantello si
lacerò in più parti mentre il suolo roccioso e frastagliato
gli graffiafa il corpo, finchè alla fine terminò la sua
sanguinosa corsa schiantandosi contro un masso, tutto il corpo che gridava
di dolore. Lo stomaco di Ash vomitò sangue e saliva mentre lui
cercava di rialzarsi. Ma non ci riuscì, e rotolò a terra.
Lentamente, riuscì a mettersi a carponi, cercando di ignorare le
proteste del suo corpo. "Mi hai fatto proprio arrabbiare, Golemdor. Ora ti farò vedere
come mai mi chiamano assassino." La sua voce era bassa e calma. La
sua voce era morte. Il Golem lo guardò confuso. Si era aspettato
che la creatura umana fosse ormai senza vita. Morto. D'accordo, questo era
stato una volta un Maestro di Pokemon, il migliore nella lega, ma al cuore
delle cose, lui ancora era una creatura umana, piccola. Aveva dato
abbastanza colpi nel suo torace da fracassare calcestruzzo, le sue ossa
avrebbero dovuto sgretolarsi. "Come puoi essere ancora in vita?" "Domanda pertinente!" ghignò Ash, prima di scagliarsi
verso di lui così velocemente da sembrare un'ombra. Il Golem tentò
di scansarsi, ma era molto lento, e non potè evitare il massiccio
doppio calcio diretto alle sue gambe, poi un altro e un altro. Polvere si
levava a ogni colpo, e il Golem fu schiacciato con la testa all'indietro.
Ma sembrò imperturbato. "Sciocco! Non puoi neppure pensare di
danneggiarmi" urlò in risposta all'attacco che sembrava non
averlo nemmeno graffiato. Dopo tutto, durante le Guerre Oscure, questo
Golem aveva guadagnato una certa reputazione, era diventato Pokemon
Supremo. Ash fece una pausa nel suo attacco rapido, appoggiandosi al
calcagno, prima di sferrare un singolo colpo, dando una strana curvatura
al suo pugno e centrando il bersaglio con le nocche, trapassando entrambe
le gambe del suo avversario. Poi saltò indietro, alto nell'aria,
quindi con una torsione girò su se stesso, e atterrò leggero
su ciò che rimaneva del muro. Il suo atterraggio fu talmente
soffice che sembrò che gli stivali si fossero appoggiati sull'aria,
e non sulla pietra. "Eri già morto fin dal primo colpo." affermò
calmamente, avvolgendosi nel suo mantello. Troppa calma nel comportamento
di quel piccolo uomo. Il Golem improvvisamente capì. "Che cosa diavolo - NOOO!" Le sue gambe cedettero
improvvisamente, sbriciolandosi in polvere più fina di quella di
una clessidra. Il torso del pokemon, alla perdita del suo appoggio, cadde
al suolo e Golem si ritrovò a pancia all'aria "Impossibile!
Questo non è possibile! Sono indistruttibile!" Tentò di
rimettersi in posizione con le sue braccia, ma perse nuovamente
l'equilibrio e rimase a terra. Ash allungò il suo braccio destro e
Pikachu ci si appoggiò. "Golemdor, nulla su questo mondo è indistruttibile.
Specialmente non tu" lanciò Pikachu in alto, nell'aria. "Finiscilo!
Lampo distruttore!" A mezz'aria, pikachu girò su se stesso e
comiciò ad emettere scariche di nera elettricità. "Sciocchi!
Sono immune agli attacchi elettrici!." "Davvero?" disse Ash, riparandosi dietro il mantello. "PIKA!" L'aria intorno a pikachu ruggì improvvisamente
con un tuono e fra le scintille un lampo nero discese verso il Golem. "Che
cosa...?" gridò mentre il piccolo roditore lo centrava nello
stomaco e lo trapassava come come una pallottola attraverso la carne.
Pikachu perforò il suo corpo pietroso, e il Golem cominciò a
vibrare in modo incontrollabile,sgretolandosi. "Che... diavolo...
di... di... attacco..." Non potè finire la sua domanda. Il
corpo di Golem divenne nero e cominciò a collassare, crollando su
se stesso in una folle implosione. Poi il rimbombo delle folgori e i
bagliori dell'esplosione del lampo nero, e il Golem fu dissolto in una
nube di polvere e ciottoli. Quando il tuono cessò, tutto che era rimasto nel centro del cratere
era il piccolo pikachu nero. Ai suoi lati, un anello di roccia e polvere
bruciata, raccolta in piccoli cumuli sabbiosi. Restava solo la testa da
rettile della creatura, a una dozzina di metri di distanza. Ma presto
anche quella fu solo un altro mucchietto di sabbia umida. "Pikachu... Ritorna." Il topo elettrico saltò sulla
spalla di Ash e si rifugiò nel suo zaino. Il suono di un applauso. Ash si voltò rapidamente e dalla sua
posizione, in piedi sul muro, evide una persona avvolta nel blu, che lo
applaudiva. Lui, o lei, stava seduto su uno dei muri traballanti di un
edificio distrutto, appoggiandosi pigramente su di esso, con le braccia
incrociate. "Solamente un vero Maestro di Pokemon potrebbe sconfiggere uno degli
otto Pokemon Supremi" Lui in qualche modo *conosceva* quella voce. "E tu chi saresti?" La figura avvolta nel mantello nlu si alzò
in piedi, occhi color acqua lo fissarono con intensità dall'ombra
del cappuccio. "Sono Mistaria. E ho una proposta da farti."
Fine della prima Parte
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POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra Tipo 2: Elettricità
Attacco: Tuonovortice Tipo: Elettricità/Volo Un potente uragano si forma intorno
al Pikachu. Quando gli avversari sono risucchiati dal tornado, un anello
di energia elettrica e distruttiva esplode al suo interno.
Attacco: Lampo Distruttore Tipo: Elettricità/Normale
Pikachu gira su se stesso, viene avvolto da un'aura di energia elettrica
che usa come proiettile per trapassare il corpo della vittima. Questo
vibra poi e esplode, lasciando solo Pikachu sul posto. Efficace contro i
pokemon roccia. |
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Capitolo 2 *** Parte 2 - Insieme ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
PARTE 2: INSIEME
La figura nel mantello lungo, più bianco di neve più
pura, aveva studiato il terreno intensamente. Arrivando in giù con
un dito, toccò della polvere color ruggine sulla superficie
pietrosa. Leccandosene la punta, sorrise.
"Sei tornato. E così bene anche..." Un profondo,
grugnito da dietro fu l'unica risposta.
Cullando dolcemente su e giù, la canoa andò alla deriva
lentamente per il corso del largo fiume. Il gorgoglio dell'acqua sembrava
innaturalmente forte. Al contrario, la foresta intorno era tranquilla e
silenziosa. Ash si appoggiò contro il retro della barca e prese a
studiare la donna con un mantello blu che sedeva di fronte a lui. Lei non
si accorse della sua attenzione mentre controllava con abilità la
rotta, aiutandosi con un remo. L'aveva riconosciuta immediatamente anche
prima che lei avesse detto il suo nome. Mistaria... Misty. Che stava
facendo, dopo tutto qui questo tempo? Cosa voleva da lui? Schiacciò
in giù nel buio i sentimenti dimenticati che minacciavano di fluire
nella sua mente e prese un lungo respiro. Dopo avere aggiustato il
mantello nero che gli oscurava il sole, guardò in giù a
Pikachu, che sembrava affascinato dalla cavalcata della canoa. Rallegrato
dalla felicità del suo piccolo compagno, Ash si rimise giù,
e controllò la benda intorno alla sua gamba. La ferita causata dal
frammento della pietra era stata profonda ma come sempre sarebbe guarita
in fretta.
"Sarà presto sera. Ci accampiamo alla prossima ansa del
fiume." Ash strinse più la sua benda.
"E mi dirai quello che vuoi da me o magari anche perchè sei
qui... Misty." La donna con un mantello non si girò e continuò
a governare la barca.
"Misty," lei disse leggermente, come se a lei. "Un nome
che non sentivo dalle tue labbra da così tanto tempo."
Finalmente si voltò, e si tolse il cappuccio, rivelando
gloriosamente capelli rossi e lunghi. Si agitavano liberamente sopra le
sue spalle nel vento. "Vedo che non mi hai dimenticato... Ash."
Lei era maturata. Specialmente la sua bellezza, che si affacciava
promettente quando si erano conosciuti, ma che ora era sbocciata. C'era
comunque qualcosa di strano, un genere diverso di familiarità con
quella bellezza che il pareva innaturale. Lui guardò lontano da lei
per finalmente guardare fisso allo scenario commovente della foresta.
Pikachu la osservò e ringhiò.
"Nemmeno tu mi hai perdonato," finì lei.
"Cosa dovrei perdonare?" lui disse piattamente. La
conversazione si chiuse lì.
Lei cominciò a dire qualcos'altro quando la barca rollò
pericolosamente alla sinistra quasi come se avesse sbattuto su qualcosa.
Ash si tenne con le mani, mentre la sua altra mano afferrava Pikachu per
non farlo finire nel fiume. Una grande onda guizzò nella barca,
bagnando tutti dell'acqua del fiume fredda. Pikachu protestò
vivacemente e fece scorrere per qualche istante la sua energia, asciugando
la sua pelliccia nera. Ash si appoggiò alle ginocchia, gettando
indietro il suo cappuccio per asciugare il la sua faccia e cacciare i
capelli fuori dai suoi occhi. Si fermò quando il suo sguardo
individuò la serpeggiate coda blu e spinosa nell'acqua intorno a
loro. Si girò verso la prua e si tenne pronto. Un secondo più
tardi, proprio come pensava, l'acqua schizzò in alto per una
ventina di piedi, e la testa di un gyarados apparve al centro dello
spruzzo, il suo sguardo adirato, gialle fenditure sul muso. Sbuffò
una nube di vapore caldo ed emise un raggelante urlo minaccioso. Cominciò
a abbassare la testa, pronto a sferrare un attacco.
"Pikachu..." Ash cominciò.
"Pi-ka!" Il pokemon cominciò a caricarsi. Le nere guance
emisero scintille scure.
"Fermo!" li ammonì Misty, e Ash segnalò a Pikachu
di fermarsi. Il gyarados ringhiò, la sua bocca aperta,una selva
adirata di denti. Gli occhi di Misty cominciarono a ardere di un blu
sorprendente, una luce quasi sacra uscì dalle sue pupille. Il suono
dell'acqua divenne solo un debole sottofondo, fino ad ammutolirsi. Il
Gyarados si congelò, immbile. Gli occhi di lei cominciarono a
ardere ancora più intensamente. Poi ondeggiò la sua mano con
un cenno rapido. In sintonia col movimento del suo braccio, il pokemon si
rituffò nel fiume. La luce negli occhi di Misty esitò, e il
tempo sembrò fluire come normale. Il suono del fiume riprese.
"Maestro d'Acqua," sussurrò Ash. "Quello che hai
sempre voluto essere." Misty sorrise e si rimise il cappuccio blu del
suo mantello sulla testa.
"Conoscevi il mio sogno," disse, riprendendo a guidare la
barca. "E ancora mi devi una bicicletta, sai..."
"Oh... sì."
La luce della luna era fioca nell'oscurità del cielo serale. Il
fuoco scoppiettava vivace di fronte ad Ash, e lui guardò fisso
l'arancio e il giallo delle fiamme che mangiavano il legno. Poi guardò
in giù e tolse la benda dalla sua gamba. La ferita era guarita
completamente, osservò soddisfatto. Ma, stranamente, aveva lasciato
una piccola cicatrice. Qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Esitò
un po', quindi gettò la benda nel fuoco. Forse era solo un po'
teso.
Un russare molle venniva da Pikachu che gli dormiva accanto, dentro lo
zaino di Ash. Lo guardò e un sorriso apparve sulle sue labbra.
Pikachu meritava certamente il suo riposo.
Sul lato opposto del fuoco del campo, Misty si tolse il mantello e
sedette. Ash la guardò con occhi socchiusi prendere delle coperte
da viaggio, seguite da un piccolo blocco sui cui cominciò scrivere.
"Allora, di quale proposta stavi parlando? Perchè sei qui?"
Misty smise di scrivere e lo guardò. Spinse una lunga ciocca di
capelli dai suoi occhi con un'inclinazione della sua bocca.
"Sono qui per una ricognizione."
"Una spia," lui disse sprezzantemente. "Presumo per la
Ribellione?"
"Esatto."
"È una battaglia persa. Non avete speranza." I suoi
occhi balenarono, quasi cominciando a ardere.
"Non hai certo aiutato a cambiare le cose." Alzò le
spalle, impassibile.
"E' stato tanto tempo fa."
"Perchè ti sei schierato con la Lega?" Lui ignorò
la domanda.
"Te lo chido di nuovo, che è questa proposta?" Misty
rimase zitta, giocherellando con i suoi capelli. Guardò il fuoco.
"Avrai notato il che in questa area e all'est la Lega si sta dando
da fare."
"Sì, ci sono stati più... disturbi... qui che lungo il
resto del mio viaggio."
"Bene, dai rapporti che abbiamo ricevuto,pare che stia per succedere
fra le rovine di Cerulean e io abbiamo il compito di scoprire cosa. Anche
i pochi Maestri che dalla nostra hanno dei compiti. Questo è il
mio."
"E io che c'entro?" Lei guardò a lui con occhi
imploranti.
"Ash, sei l'unico che sappia come lavora la Lega e chi non è
davvero parte di essa. Sei stato con loro molto a lungo. Hai informazioni
che potrebbero aiutarmi. E ho visto il tuo potere. Come facilmente hai
vinto il pokemon di roccia. Saresti di grande aiuto a tutti noi. Sai cosa
fa la Lega. Non è già quello un motivo sufficiente per
combatterla?" Ash non disse nulla per alcuni momenti. Poi la guardò.
"Domani ci divideremo e andremo per strade separate. Sono spiacente
ma questa non è la mia guerra. Non più." Misty scosse
la sua testa. "Per favore non lasciare che i sentimenti personali influenzino la
tua decisione. Pensa a ciò a cui potresti porre fine." I suoi
occhi sembrariono inumidirirsi, ma poi cominciarono ad ardere di un blu
brillante. "sono spiacente di dovrerlo fare, ma è per il bene
di questo mondo." Ash capì. Gridò di dolore come sentì
che il suo sangue aveva già iniziato a ribollire. Come aveva potuto
farlo? Mentre si piegava in due per il dolore vide la benda ancora nel
fuoco. Non bruciava. Chiaramente! Stupido, stupido, si ammonì. Mai
fidarsi, di chiunque! Specialmente, fra tutte le persone, di questa donna!
Pikachu si svegliò e cominciò a ringhiare, lasciando partire
un lampo di oscurità a Misty che ancora stava guardando fisso Ash
coi suoi occhi brillanti di azzurro.
"Il mio piccolo kit di pronto soccorso, quello che ho usato con te, è
intriso di idrotossina, che ho appena attivato. Ora mi devi aiutare o
morirai fra una settimana," disse mentre i suoi occhi cessavano di
ardere. Guardò Pikachu. "Se mi uccidi, il tuo Maestro verrà
con me." Pikachu smise di preparare l'attacco, confuso. Ash, sentendo
andar via il dolore, sedette di nuovo e alzò le mani.
"Temo che tu abbia vinto questo round. Sei cambiata, Misty."
"E' vero." Misty si lisciò i capelli e guardò
all'anello sul suo dito. "E non sai nemmeno quanto."
Era una mattina nebbiosa. Ash lottò vedere mentre Misty li
conduceva a est, verso le rovine di Cerulean. Foglie morte e altro
ciarpame rendevano la loro camminata attraverso il bosco più lenta
e rumorosa di quanto volessero. Misty poteva vedere attraverso la nebbia,
che era acqua e cioè il suo elemento, ma lui aveva qualche
problema. Era dura per lui per mantenere in vista il mantello blu scuro
gli che sventolava pochi metri avanti.
"Chu!" affermò Pikachu adirato nell'orecchio di Ash
dalla spalla su cui poggiava.
"Già, Pikachu" Ash disse quietamente, senza che Misty
potesse sentire. "troverò un modo per togliermi questa roba
dal corpo. Posso sentire che è basata sull'elementale d'aqcua, non
c'è nulla che per ora posso fare, a parte quello che vuole lei."
"Pikapi! Pi-pikachu..."
"No, se la uccidi, morrò," disse Ash, ghignando per la
fierezza del suo amico. Poi girò la sua testa per guardarlo. "Inoltre
penso che ti piaccia Misty." Gli occhi blu di Pikachu si inumidirono
un poco mentre cercava di ricordare qualcosa.
"Cha..."
"Bene, ora è finito tutto, così non devi preoccuparti."
cercò davanti a se il contorno blu scuro del mantello di Misty. Non
era là. "Dannazione, dove è finita?" disse ad alta
voce, accelerando il passo. La punta del suo stivale sinistro prese un
ramo caduto che lui non vide, e ci inciampò sopra. Fortunatamente
lui potè afferrare il tronco di un albero vicino per tenersi in
equilibrio. Pikachu saltò indietro dentro il suo zaino, ma tenendo
la sua testa fuori dell'apertura. "Misty!" lui gridò,
guardandosi intorno. La mancanza di visibilità causata dalla nebbia
era terribile. Ash poteva vedere appena più a una dozzina di metri,
oltre i quali lo scenario era ingoiato dal bianco. "Misty!"
Sembrò per un momento che qualcuno stesse rispondendo. Ash si
concentrò sulle sue orecchie. Stava... cantando? Riuscì a
distinguere le parole.
"L'ombra e il sole, sole e ombra...
Rifrazione di luce, quello che formerà?"
Veniva da nord. La melodia era stranamente, e meravigliosamente,
ossessionante. E familiare. Lui non poteva dire se fosse per la canzone
stessa o per la voce di chiunque lo stesse cantando. O per entrambe.
"Pikachu, la senti?"
"Pii."
"Vediamo cos'è," disse Ash, risvegliato dalla curiosità.
"Tra l'altro, non so dove diamine siamo, quindi tanto vale andare in
quella direzione." Avanzò lentamente attraverso la nebbia, ma
risolutamente, seguendo la canzone, spostando i rami degli alberi e
muovendosi silenziosamente fra i cespugli e il fitto sottobosco. Dopo un
paio di minuti, attraversato un piccolo gruppo di alberi, la nebbia sembrò
diradarsi per mostrare quello che sembrava un tempio. Era abbastanza
antico, vecchio abbastanza da essere sopravvissuto alle Guerre Oscure. Al
centro della struttura stava sorgendo il sole, mostrando i contorni
attraverso la foschia che ancora non si era spostata. Sebbene decisamente
antico, era ben conservato, e bello, a suo modo, con finestre colorate
come quelle di una chiesa e muri marmorei. Doppie porte di legno
all'ingresso. Spalancate. Dentro c'era anche la fonte della canzone
ossessionante che lo aveva condotto qui.
Ash avanzò verso l'entrata, sentendo il calore del sole penetrare
in lui. Rimosse il cappuccio del suo mantello e si pettinò i
capelli corvini con la mano. Nell'altra, sentiva il palmo scaldarsi alla
luce del sole. Sebbene calda... quella luce sembravaanche stranamente
fredda allo stesso tempo. Una sensazione familiare che lo fece esitare di
fronte al portone.
"Pika... ?"
"Sì, Pikachu, entriamo."
La canzone continuava, ipnotica.
"Proprio come l'ombra ha molte facce
Mistero circonda il temporale."
"Ash!"Misty corse con lo sguardò dietro di sèi. "Mi
segui ancora?" Nessuno rispose. Lei si fermò e si voltò.
Lui non c'era. Preoccupata, alzò la sua mano e respinse più
della nebbia per vedere meglio. Ciò che vide non era altro che
alberi e fogliame. Poteva sentire una sorta di melodia. Qualcuno cantava.
Un suono debole. Cominciò a correre verso la fonte della musica.
Distrattamente, dissolse la nebbia di fronte a lei con una mano aperta.
Avrebbe dovuto sapere che camminare in questa foresta senza qualsiasi
disturbo sarebbe stata la cosa migliore.
Ash camminò lungo l'atrio stretto, seguendo mansueto l'origine
della canzone. Capì di chi si trattava. Pikachu, cavalcando sulla
sua spalla, si rivolse a lui per tornare indietro ma il suo padrone
continuava ad avanzare. Non poteva fermarsi. Finalmente arrivò al
centro del tempio. La cappella. Entrò, varcando le porte aperte, e
la vide.
Lei stava stando in piedi sull'altare con la sua schiena girata verso
lui. La persona che stava cantando. Il suo corpo magro era avvolto da un
accappatoio bianco e quasi trasparente che cadeva lungo le gambe lunghe
fino alle sue caviglie, lasciando gli eleganti piedi scoperti. Lunghi
capelli biondi e dritti caddero lungo la sua schiena fino alla vita. Il
colore era così simile a quello dell'oro che sembravano emettere
una luce propria. Era lei. Pikachu era zitto sulla sua spalla. Ma lui
poteva sentire i pelo il topo elettrico irrigidirsi attraverso il suo
mantello.
Il suo senso del pericolo esplose, ma lui rimase inspiegabilmente
immobile come la porta alla cappella si chiuse con una botta e lunghe
catene di luce bianca spuntarono fuori da ciascuno angolo della stanza per
avvolgere lui e Pikachu, in una presa stretta e salda. Più luce del
sole sembrò sgorgare attraverso vetrata decreprepita e cadere sulla
donna di fronte a lui. Lei sembrò a accentuare la sua luminosità,
come se la luce del sole stesse venendo davvero da lei e non dal tetto. La
sua voce melodiosa continuò a cantare, arcana
"Ma insieme, cosa diverrà
quando i molti saranno uno?"
Lei smise di cantare e la stanza cadde nel silenzio. Alzò le sue
braccia sopra la testa e una luce bianca cominciò a andare alla
deriva lentamente, uscendo dai piedi, come se fosse fumo. Quando la luce
arrivò alla punta delle dita, sembrò brillare ancora di più,
trasformandosi in un materiale bianco. Prima lunghe maniche bianche si
formarono sulle sue braccia, poi un cappuccio intorno alla testa ,emtre il
resto della luce andò a formare sulla pelle leggera un mantello
lungo. Un mantello da Maestro di puro bianco. Lei calò le sue
braccia improvvisamente, in un gesto rapido.
La donna ora avvolta da un mantello si voltò e si tolse il
cappuccio con un elegante movimento della mano. Liberò i capelli e
dal suo collo essi scivolarono lungo la schiena. Poi, guardando a lui
immobile e avvolto senza speranza in catene di luce, sorrise compiaciuta.
Brillanti occhi blu lo riguardarono con un scintillio diabolico nelle loro
profondità.
"Mi ricordi, Ashura?" La sua voce era lo stessa. Gutturale,
sensuosa.
"Valdera,". Lei lo guardò per bene.
"Anche più bello di come ricordassi."
"Anche tu. Ancora una splendida puttana." Lei rise.
"Sai, mi sei mancato. Stavamo bene insieme, Una squadra
imbattivible. Uno completava l'altro." Lei avanzò dalll'altare
e si avvicinò, attraversando le dorate catene di luce che lo
tenevano da ciascuno angolo come se fossero esattamente quello che
sembravano. Inconsistenti. Lo guardò negli occhi e lui, paralizzato
dalla bellezza del suo volto, guardò fisso nei suoi occhi,
trovandoli familiari per una qualche ragione ignota. Lei alzò una
mano e, con un'unghia, cominciò a carezzare la sua guancia. Ash
represse la spinta di rabbrividire.
"Perchè non torni con me nella Lega? Il posto vuoto nel
nostro letto è rimasto tale per troppo a lungo..." Lei
sorrise. "E il mio pokemon. Anche lei sente la mancanza..."
Pikachu, intrappolato sulla sua spalla, fece un suono piccolo, ma
silenziosamente Ash gli ordinò di restare fermo.
Improvvisamente un'esplosione cullò il tempio e le porte della
cappella crollarono strappate dai loro cardini. Ash girò la sua
testa per vedere Misty che entrava, il suo mantello blu che emanava un
vapore ghiacciato. Il suo cappuccio era gettato indietro, i suoi capelli
rossi e lunghi sembravano galleggiarle dietro come risucchiati da un vento
forte. Occhi ardenti mentre risvegliava potere sugli elementali d'acqua,
il suo braccio giusto levato verso la donna in bianco.
"Seadra! Geloraggio!" Da dietro a lei, una grande ombra inalò
il suo respiro e un secondo dopo un gelido raggio blu di energia venne
sparato direttamente su Valdera. L'obiettivo fece quasi pigramente un
rapido balzo verso l'altare,il mantello bianco animato dal movimento, e
scansò il colpo con agio. Invece, il raggio colpì il muro
della della cappella e esplose, spedendo dappertutto cocci di ghiaccio.
Valdera lisciò il suo mantello in giù con le mani.
"Pietà." Sbadigliò, coprendo la sua bocca con una
mano. "Un'interruzione."
Ash si concentrò, i suoi occhi ardenti d'oro, e scure ombre
crebbero dai piedi per dissolvere le catene di luce che lo tenevano
immobile. La luce si dissipò: era libero. Misty guardò più
da vicino la figura dal bianco mantello e la luce azzurra dei suoi occhi
baluginò per lo shock.
"È Lei!" Valdera la guardò e cominciò a
ridere. Si girò verso Ash.
"Allora questa era la ragazza che ti lasciò tutti quegli anni
fa! Davvero deliziosa!" Si rivolse a Misty. "Bene, hai avuto la
tua chance Mistaria, ora me lo riprenderò." Gli occhi di Misty
cominciarono ad ardere di nuovo come lei li restrinse.
"Provaci!Seadra, Blizzard!" L'ombra dietro a lei si librò
nella luce rivelando un grande pokemon d'acqua, blu come il mare, con una
testa di drago e aculei che sporgevano dalla sua coda e dalle spalle.
"SEA-DRA!" ruggì, mentre una nube di energia blu si
generava sopra la sua testa. Valdera sorrise e alzò il suo braccio.
"Pikachu, Lampo Bianco!" Appena lei disse le parole, un pikachu
bianco e puro con verdi occhi ardenti balzò dal soffitto ed esplose
in uno scoppio di luce.
"PIKA!"
Ash e Misty ripararono i loro occhi dal bagliore accecante. Quando la
luce si dissipò, Valdera e il suo pikachu bianco si erano sottratti
alla loro vista. Invece un Machamp alto dodici piedi con quattro braccia
incredibilmente muscolose li osservava dall'altare. Il suo torso e le
gambe sembravano emanare forza bruta mentre restava in piedi là, un
ghigno fiero sulla sua faccia da rospo. La sua pelle era grigia e non
indossava nulla eccetto dei boxer di stoffa nera. La voce di Valdera
galleggiò nell'aria, il suo tono beffardo.
"Ashura, tornerò più tardi per te quando potremo stare
da soli. Per ora Machampross ti farò divertire a sufficienza."
Rise mentre la sua voce scompariva.
Ash indietreggiò verso Misty mentre l'enorme pokemon lottatore si
muoveva in avanti lentamente. Ringhiò e mise a fuoco la figura di
Ash nei suoi occhi rossi e brillanti.
"Vendicherò il mio fratello Golem caduto" urlò.
Poi guardò Misty con un'occhiata terrificante e ghignò. "E
tu non avrai scampo." Balzò verso di lei con le sue quattro
braccia protese, ringhiando come un cane. Misty fece un passo indietro.
"Seadra, Lancia Glaciale!"
"SEA-DRA!" Il suo Seadra arse di un blu freddo e sputò
una grande punta di ghiaccio verso l'attaccante. Comunque, il Machamp
afferrò quasi sprezzantemente il dardo e lo fracassò sul
terreno. Continuò ad avanzare ed era ormai su di lei, quando una
macchia di oscurità colpì il suo fianco così forte da
scagliarlo contro il muro della cappella e le altre mura che la
circondavano finché non fu cadde fuori nella foresta. Misty si girò
e vide Ash acquattato dove prima c'era il Machamp, fumo dai suoi piedi.
"L'avevo sotto controllo," disse lei fortemente. Ash alzò
il suo braccio.
"Pikachu, a me!" Come Pikachu saltò sulla sua spalla,
lui si girò per guardarla. "Spiacente, ma non posso rischiare
visto che sei l'unica che può liberarmi da questo veleno." Si
lanciò attraverso il buco nel muro e seguì la pista di
detriti fino all'esterno, fino al Machamp. Dietro di lui Misty, il suo
mantello blu che si levava a ondate dietro a lei.
Saltando sul terreno della foresta attraverso il buco lasciato su muro
marmoreo del tempio, ancora fumante, Ash fece un passo avanti e si acquattò
sul terreno, la sua mano sinistra appoggiata per mantenere l'equilibrio.
Pikachu si sdraiò accanto a lui, la sua coda frastagliata nell'aria
e in allerta. Misty arrivò sul dietro a lui col suo Seadra che si
librava al di sopra delle loro teste. Ash ruotò lentamente il capo.
La nebbia, non più tenuta lontana dal potere di luce di Valdera,
stava oscurando l'area. Doveva trovare Machampross e finirlo prima che la
visibilità peggiorasse ulteriormente. Notò la linea di
alberi distrutti che il Pokemo Supremo aveva lasciato dietro di sè.
Misty avanzò.
"Attenta," l'avvertì Ash. "I Pokemon Supremi sono
quasi impossibili da sentire."
"Colpo sismico!" Un tronco d'albero spuntò dal nulla.
Ash, Pikachu e Misty ne sarebbero stati schiacciati se non avessero
schivato all'ultimo. Ash ruotò nell'aria per montare su un ramo
dell'albero sopra di lui con Pikachu sulla spalla. Misty afferrò
uno dei rami più bassi e si tirò su. La mostruosità
saltò fuori dal suo nascondisglio a uno dei cespugli della foresta
e corse, come una scimmia afferrò un ramo dell'albero su cui si
trovava Ash. Cominciò ad arrampicarsi a velocità pazzesca.
"Non mi interessa cosa ha detto il Maestro di Luce!" gracchiò
"Ti ucciderò con le mie mani!" Ash si spinse giù
dal ramo e fece una mezza torsione per fronteggiare il gigantesco pokemon
sul terreno.
"Pikachu!" Il suo pokemon era accucciato sulla sua mano. "Freccia
d'Ombra!" gettò Pikachu diritto addosso al Machamp. Pikachu
cominciò ad ardere di nero a mezz'aria e il crepitò per
l'elettricità che cominciava a formare energia scura intorno al suo
corpo. Il Machamp vide l'attacco e si rifugiò su di un ramo
diverso. Pikachu sferrò il suo colpo, mancandolo vistosamente, ma
tagliando l'albero su cui il Machamp si era arrampicato a metà. La
cima dell'albero cadde fragorosamente.
Ash stava in piedi sul terreno, il suo mantello che si levava a ondate
dietro di lui, e si scansò di nuovo per evitare un nuovo attacco di
Machamp. Le sue quattro braccia lo avevano mancato per poco.
"Seadra! Bloccalo!" gridò Misty.
"SEA-DRA!" Da dietro il Machamp, il pokemon di Misty caricò,
la sua testa china mostrò gli aculei della schiena. Scandalosamente
più agile del previsto, il Machamp saltò indietro,
atterrando dietro al seadra, e afferrò il suo corpo con le sue due
braccia più basse. Cominciò a colpire la testa del pokemon
d'acqua, con le braccia superiori, pesanti pugni. Il Seadra strillò
di dolore e Misty gridò in orrore.
"Lascialo!" urlò Ash saltando e ruotando su sè
stesso in un calcio rotante che urtò la testa del Machampo. Dopo
avere completato la rotazione, usò la sua altra gamba per spingersi
via da lui scalciando sulla sua faccia. L'attacco fu potente abbastanza da
piegare il Machamp in due e farlo urlare dalla sofferenza. Lasciò
cadere il seadra, e afferrò la testa con le sue braccia superiori.
Gli occhi di Misty balenarono di blu mentre formava una lama di ghiaccio
intorno al suo pugno e saltava dall'albero all'attacco. Il Machamp recuperò
dal colpo di Ash e la afferrò in aria con una mano enorme. Cominciò
a ridere in esultanza, ma si fermò e gridò come lei tagliò
il suo polso calando la potente spada ghiacciata.
Misty cadde a terra, rotolò su sè stessa e si rialzò
sui suoi piedi.
"Non mi sottovalutare," disse pericolosamente, indicando la
mano smembrata che ancora pendeva circa dalla sua vita e che lei si gettò
dietro.
"Tu puttana!" il Machamp ruggì tenendosi il polso
mozzato, cercando di arrestare il fluire del nero sangue. Afferrò
un altro albero vicino e lo spezzò alla base con le sue due braccia
libere. "Colpo sismico!" gridò di nuovo come lo gettò
verso di lei. Misty sputò l'aria dei suoi polmoni e cercò
disperatamente di saltare via ma l'albero era troppo veloce.
"Pikachu! tuonobraciere!" gridò Ash. Un bagliore scuro
di lampo disintegrò l'albero trasformandolo in ardenti ceneri che
innocue caddero davanti a Misty come fiocchi della neve.
Ash fronteggiò il Machamp gigante che già era scattato.
"Preparati a morire!" Due braccia lo afferrarono come in una
morsa di acciaio e la sua schiena esplose di dolore, mentre veniva
scagliato a terra con violenza. La bocca di Ash si riempì di sangue
mentre il Machamp furiosamente batteva sul suo torace con molto le tre
braccia rimaste. Un cratere cominciò a formarsi sulla terra dura
dietro alla sua schiena mentre i pugni lo facevano sprofondare.
"Il mio megapugno ti finirà, miserabile traditore!"
Pikachu sul terreno prossimo a loro, ringhiò e cominciò a
caricarsi su, ma uno dei pugni di Machamp bastarono a lanciarlo lontano.
Improvvisamente, il Machamp ruggì e smise di colpire. Si alzò
e strappò dalla sua schiena la lancia di ghiaccio. Ruggì di
nuovo come altri dardi si conficcarno nelle sue carni. Si voltò.
Misty ardeva di un'aura blu, mentre dai suoi pugni si proiettavano punte
di ghiaccio.
"Tu piccola ragazza impertinente! Ti farò a pezzi!" il
Machampo la minacciò. La guardò con lascivia. "E non
farò solo questo!" Corse verso di lei, come una scimmia,
appoggiandosi con mani e piedi. Misty lo attese sperando preouccupata che
Ash stesse bene.
Improvvisamente, il terreno sotto i piedi di Machamp si spezzò in
un forte terremoto ed esso grugnì confususo mentre era
dolorosamente scagliato in alto nell'aria da un violento scoppio. Ash, fra
la polevere, le pietre e i frammenti eruttati dal terreno volò su
nel cielo seguendo il pokemon
"Pikachu!" gridò raucamente. "Lama d'ombra!"
Pikachu, appendendosi al fondo del mantello di Ash, gridò.
"Pii!" Cominciò a generare un'aura nera spingendosi
verso il suo padrone, col rombo del tuono. Altra energia si formò
intorno al topo elettrico e nero e nell'aria circostante, mentre pikachu
si trasformava in una katana nera, la lama che sembrava assorbire la luce
del sole. Ash afferrò l'elsa della spada con le mani e incontrò
il Machamp a mezz'aria.
"NOOOOOOO!" il Pokemon Supremo gridò di paura, vedendo
la lama di pura ombra. Tentò disperatamente di scansarla ma non potè
fare nulla. Ash grugnì, fendendolo diagonalmente nel mezzo con la
spada pokemon, in un'esplosione di sangue nero. Dopo l'esecuzione rapida,
girò su sè stesso, e discese sul terreno, atterrando con una
botta rumorosa e formando un cratere di fumo coi suoi piedi. La lama nera
emanò un denso fumo come lui si bilanciò con una mano sul
terreno.
Un secondo più tardi, le due metà di Machampross caddero ai
suoi fianchi sprizzando sangue e viscere da tutte le parti. Ash si alzò
e gettò la spada nell'aria. Con un altro rombo di tuono, Pikachu
ricomparve e si appoggiò sulla sua spada. Misty stava in piedi di
fronte a lui, impassibile.
"Vedo non è stato uno sbaglio costringerti a stare dalla mia
parte." Ash sputò fuori del sangue di lato poi guardato a lei.
"E' la mia sorella gemella."
Fine della Seconda Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Freccia d'Ombra
Tipo: Ombra/Elettricità
Pikachu raggruppa elettricità scura intorno al suo corpo e diviene
una mortale palladi energia distruttiva.
Attacco: Tuonobraciere
Tipo: Fuoco/Elettricità
Un attacco del lampo potente con elementi di fuoco che può causare
ustioni.
Attacco: Lama d'ombra
Tipo: Ombra/Elettricità/Lotta
Pikachu diventa una katana nera e lunga. Incredibilemente bilanciata e
potente. Si dice sia un'arma indistruttibile.
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Capitolo 3 *** Parte 3 - Ricordi ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
PARTE 3: RICORDI
Rosso e minaccioso, il sole del pomeriggio e il vento caldo
incoraggiavano le fiamme nel villaggio. Una figura alta e muscolosa,
incappucciata e avvolta in un mantello marrone, sorvegliava i suoi uomini
saccheggiare l'insediamento su quella che un tempo veniva chiamata Strada
5. I suoi occhi marroni arsero scuri fra le ombre del cappuccio del suo
mantello come lui piegò le sue braccia e guardò le fiamme
abbracciare gli edifici uno per uno. Il fumo emesso dagli incendi in un
nero oscuro e profondo contro il cielo nuvoloso e le urla spaventate degli
abitanti del villaggio riempivano l'aria, mentre questi erano catturati o
uccisi sul posto. Mentre agli uomini era riservato il secondo destino, le
donne venivano imprigionate per uno scopo anche peggiore.
"Muori, feccia della Lega!" un abitante del villaggio gridò,
un giovane dai capelli scuri e in tuta mimetica, mentre eludeva facilmente
due Istruttori di Fuoco e raggiungere la figura coperta col mantello con
un'arma improvvisata. Un lungo asse di legno con due chiodi conficcati
dentro, qualcosa che aveva preso senz'altro dai resti di uno degli
edifici.
Il ragazzo era ormai a pochi passi dal suo obiettivo quando l'uomo
avvolto nel mantello ondeggiò una volta la sua mano. Il terreno gli
esplose sotto i piedi e lui gridò di dolore, lanciato a circa una
dozzina di piedi dal suolo, le gambe orrendamente torte e rotte. Un
bagliore di luce attirò l'attenzione dell'uomo coperto con un
mantello e lui si girò. Dietro di lui, il grido bruscamente
tagliato di un corpo che incontrava il terreno con un tonfo sordo.
La donna nel mantello bianco ancora stava ardendo in una luce raggiante
di fronte a lui, appena ritornata da dovunque fosse partita un attimo
prima. I suoi occhi arsero di blu, e anche se lui non potè vedere
il resto del suo volto fra le ombre del cappuggiò, immaginò
che stesse sorridendo. Ai suoi piedi, un pikachu bianco e piccolo, il suo
pokemon, sembrava anch'esso sorridere.
"Lo trovi divertente, non è vero?" lei disse in un tono
divertito.
"Valdera," l'uomo sussurrò, ignorando la domanda. "Non
dovresti sparire quando c'è bisogno di te." Lei si guardò
attorno con disprezzo, facendo attenzione alle persone indifese che non
avrebbero avuto speranza contro lo strapotere della Lega. Non potevano
neppure rifugiarsi nella foresta fitta che li circondava, perchè
gli allenatori e i loro pokemon di fuoco li avrebbero rinchiusi in un
inferno di fiamme.
"Hai davvero bisogno del mio potere per sconfiggere questo branco di
pezzenti?" chiese con un tono disgustato.
"I ribelli sono piuttosto forti, come dovresti sapere, e noi ci
aspettavamo una resistenza ben più pesante. Per fortuna sembra che
non siano nei dintorni. Non avremo noie durante questa operazione."
Lui si voltò per continuare guardare i suoi uomini distruggere il
villaggio. In particolare fece attenzione alle donne catturate, cercandone
una per la notte. "Golemdor ha poi recuperato qualche rifornimento
dalla zona della vecchia Pallet?"
"Golemdor è morto." La notizia lo fece sobbalzare.
"Che?" lui gridò. "Come?" Valdera continuò
a sorridere, la sua faccia nascosta dal cappuccio.
"Domanda sbagliata. Non come, ma chi. Ashura è tornato. Era
ancora al margine della foresta di Viridian quando lo lasciai."
"Ash." Alla menzione del nome tutte le memorie del vecchio
dolore ritornarono vivide come prima di affievolirsi col tempo. "Ashura
è morto," bisbigliò.
"Non penserai che uno come quello possa essere ucciso così
facilmente," disse Valdera, in qualche modo compiaciuta. Lui
socchiuse gli occhi.
"Ne sembri felice. Solo non fermarmi quando andrò a ucciderlo
davvero." Lei ghignò.
"Così questa volta vuoi guardarlo in faccia invece che
pugnalarlo alle spalle?" L'uomo rimase in piedi sui suoi due metri di
altezza e rise fiduciosamente.
"Aspettiamo che sia lui a venire. Tanto sarà troppo tardi.
Una cosa però non mi convince. Perchè dovrebbe saltare fuori
di nuovo? Perchè dovrebbe tornare a combattere?"
"Semplice," disse Valdera inginocchiandosi per carezzare il suo
pikachu sulla testa. "Mia sorella è con lui." I suoi
occhi marroni arsero.
"Misty!"
La piccola, calda sorgente riposava il corpo di Ash mentre questi,
immerso fino allo stomaco si insaponava e si lavava sfregando il suo corpo
nudo. Era da molto che sentiva il bisogno di un vero bagno ed era felice
di poterlo fare. Era stato fortunato a ricordarsi di quel vecchio luogo di
campeggio vicino ai margini della foresta. Il suo torace era dolente per
le varie botte che aveva dovuto sopportare, per non parlare delle braccia,
ma l'acqua calda stava calmando il dolore. Assieme alla sue capacità
di ripresa, probabilmente sarebbe stato a posto in meno di un giorno. Sentì
qualcuno dietro a lui. Ma non si voltò. Era Misty. Continuò
a lavarsi anche dopo aver sentito qualcosa cadere a terra. Si stava
spogliando.
"Pensavo fossimo d'accordo coi turni, e che mi sarei curato da solo,"
lui disse piattamente, ancora non voltandosi. Nessuna risposta eccetto il
rumore dell'acqua che si agitava per accogliere un altro corpo.
"Non potevo proprio aspettare," disse lei con tono debole. "Inoltre,
pensavo che avremmo potuto parlare."
"Di tua sorella?" lui chiese. "Sì, non mi hai mai
detto di avere una sorella. Una sorella gemella. Perchè? Pensavo
che non avremmo dovuto avere segreti."
"Sinceramente, mi fa ancora male parlarne," disse Misty
leggermente. "Pensavo fosse morta. Lei e io eravamo molto vicine.
Sebbene non fossimo esattamente identiche, c'era ancora il legame di un
gemello sotto le differenze fisiche e superficiali." Il suo tono andò
appiattendosi. "Più tardi tu e io andammo per strade separate,
poi tu scomparisti perfino dalla Lega, e io scoprii che lei era viva. Un
Maestro di Pokemon. della Lega." Ash rimase pensieroso.
"Non mi ha mai detto da dove venisse."
"Così è vero che eravate insiemo quando facevate parte
della Lega," disse lei. Non era una domanda ma un'asserzione. Ash
grungì. Cercò di afferrarsi la spalla ma poi fremette di
dolore per gli spasmi del muscolo.
"Lascia fare a me," disse Misty. Ash sentì la sua
presenza avvicinarsi. Stava per allontanarsi e protestare quando sentì
le sue mani toccarlo. Memorie del passato lo assalirono, giorni simili a
questo in cui facevano il bagno insieme, e non potè muoversi. Lei
gli insaponò le spalle, massaggiando i muscoli indolenzinti fino a
lasciarli molli e rilassati. Sospirò e si appoggiò contro di
lei mentre esercitava la sua magia su di lui. Quella che non aveva perso
in cinque anni. La magia che lo riduceva ad argilla nelle mani di quella
donna. Chiuse i suoi occhi e ricordò...
Sembrava che tuttò ciò che potesse sentire fossero gli
applausi della folla. Lo Stadio della Lega era al massimo della capienza.
Una pioggia di gioia e di acclamazione li bagnò entrambi, salutando
il nuovo Campione della Lega Pokemon.
"Ehi, Misty!" Ash gridò voltandosi verso la sua amica e
compagna di tante avventure - sebbene qualche volta sembrassero più
nemici - che sedeva a bordo campo. "Stai guardando un vero Maestro
Pokemon!" Molto felice di sè, girò indietro il suo
vecchio fidato cappello rosso e si mise in posa. "Non solo quello, ma
anche campione della Lega!". Pikachu, stanco ma ancora cosciente dopo
la dura battaglia, saltò sulla sua spalla e lanciò un grido
di vittoria. Lui era stato uno dei pokemon con cui Ash aveva combattuto il
Blastoise di Gary. Una sfida vinta in partenza.
"Pika! Pika!". Misty rise e corse verso lui. Si abbracciarono.
Pikachu in mezzo fu schiacciato fra i due corpi.
"Sapevo che ce l'avresti fatta, Ash!" disse fra le lacrime di
gioia. Ash la dondolò fra le sue braccia, cosa facile dopo i lunghi
anni di viaggio durante i quali era cresciuto. Ora era ben più alto
di lei. In quell'abbraccio, Ash divenne consapevole di un altro
sentimento. La sensazione che tutto questo avesse senso solo perchè
lei era lì. Era sempre stata lì, al suo fianco. Quel suo
viaggio per divenire un Maestro gli aveva permesso di conoscere quella
strana ma bella ragazza dai capelli rossi. Non sapeva che avrebbe fatto
senza di lei. Per una strana ironia, forse distruggere la sua bicicletta
era stata la migliore cosa che avesse mai fatto.
Dietro a loro, Gary sedeva affranto sul pavimento dell'anello con le sue
poke-ball, intorno a lui. Era stato il campione per così poco,
prima che Ash avesse potuto strappargli il titolo. Le ragazze che si
portava sempre dietro erano zitte. Brock, che era venuto a guardare
vittoria di Ash, lo guardò con una strana espressione sul volto.
"Che farai ora?" Misty chiese esitante. Ash accennò col
capo al Professor Oak.
"Bene, ho parlato col professore, qui, e sembra che il pokedex
ancora non abbia registrato tutti i diversi tipi di pokemon... così
penso che partirò per completarlo!"
"Sì, sì...," il Professor Oak fu d'accordo. "Ci
sono molti pokemon là fuori che aspettano di essere scoperti!"
"E inoltre, mi conosci Misty. Non posso iniziare una cosa del genere
cercando contemporaneamente di comportarmi come il Campione della Lega!
Così pensò che Gary mi sostituirà."
"Cosa!" gridarono tutti all'unisono. Gary sembrò tornare
in vita.
"Dici sul serio, Ash?" chiese deliziato. Anche il Professore fu
disgustato.
"Ma non c'è bisogno di rinunciare al titolo! Puoi essere il
Campione della Lega e svolgere questo compito nello stesso tempo!"
"Hai lavorato sodo per questo momento! Non hai mai smesso di
credere!" aggiunse Misty. "Hai sempre creduto." La sua voce
assunse anche una nota triste. "Inoltre se tu andassi via, i-io non
potrei più rivederti..." Ash prese la sua mano e si tolse il
berretto, liberando i suoi capelli neri. Lo mise sulla testa di Pikachu
che si era acquattato ai suoi piedi.
"No, no! Ho deciso. Se rimanessi il Campione della Lega, dovrei
restare per difendere questo titolo.E francamente penso di aver scoperto
cosa voglio di più nella mia vita... e ho capito che non è
essere il Campione... Io... è qualcos'altro." Guardò
Misty negli occhi. "So che noi non siamo una coppia perfetta, tu e
io... Io, io... sempre a litigare e basta, ma siamo una squadra e non
sarebbe lo stesso senza di te... così quello che voglio dire è...
oh diamine, vorrestivenireconme?". Gli occhi di Misty si riempirono
di lacrime.
"Dici sul serio? Certo che vengo!" Lei corse verso di lui e si
abbracciarono di nuovo, ridendo e girando sui loro piedi. I presenti
sbuffarono stancamente. Sapevano che sarebbero stati inseparabili e che
dovunque Ash fosse andato, Misty sarebbe stata parte del suo futuro.
"E inoltre, mi devi ancora una bicicletta!" disse Misty.
"Ancora con questa storia?" disse lui, levando lo sguardo al
cielo."Ma era una pessima bici. Rotta dopo una caduta!" Gli
occhi di Misty balenarono.
"Cosa? Quella bicicletta era perfetta! L'avevo costruita da sola!"
"Ah, ecco perchè gli spearow ci raggiunsero subito!"
"Come osi...!" Presto gli abbracci divennero qualcos'altro.
Sembrò più una lotta che una dimostrazione di affetto.
Pikachu ai loro piedi, sospirò.
"Pi-ka-chuuu." Ognuno scosse le loro teste.
"Puoi dirlo".
L'unico che non stava prestando attenzione era Gary che stava ridendo
guardandosi allo specchio con la medaglia di Campione appesa al suo petto.
Comunque lottando e rotolando sul terreno, avvolti un abbraccio stretto,
Misty e Ash poterono sentire l'altro sibilare, allo stesso tempo:
"Ti amo." Risero e continuarono la lotta.
Gli occhi di Ash si aprirono di colpo e lui balzò fuori
dall'acqua con una capriola e fu sopra ai suoi vestiti, asciugando la sua
pelle con energia scura. Guardò i suoi vestiti e il suo paio di
stivali e si concentrò, dissolvendoli in un'ombra, che poi si mosse
e avvolse il suo corpò, ridivenendo materiale. Poi richiamò
il suo mantello.
"Non dovresti farlo," disse pericolosamente, ancora voltato.
Non voleva vederla nuda, temeva quello che avrebbe potuto fare in una
situazione simile. In ogni caso, avrebbe solo condotto a qualcosa di
spiacevole.
La sua voce venne leggermente a lui trasportata da una brezza passeggera.
"Eri teso. Non è più come facevamo una volta."
"E non dovrà più succedere," lui disse. "Ammetto
di essere tuo schiavo, finchè avrò quel veleno in corpo. Ma
non sarò il giocattolo con cui giocare con per poi buttarlo via.
Non voglio." E poi camminò via impettito verso l'accampamento,
dove Pikachu li stava aspettando. Il fogliame crepitò rumorosamente
sotto i piedi.
Non vista, Misty asciugò una lacrima e si appoggiò al bordo
roccioso della sorgente, affondando il volto fra le braccia.
"Era anche... colpa... tua".
Più tardi, intorno al fuoco, ognuno mangiava silenziosamente.
Avevano preso del pesce, grazie a Misty, e lo avevano cotto. Solamente
Pikachu faceva rumore succhiando da una bottiglia di ketchup. Il silenzio
era quasi oppressivo. L'unica cosa per cui Ash era felice era che il pesce
non fosse un Magikarp, che non era altro che squame e lische. Il cielo
annuvolato oscurò la maggior parte della luce della luna così
la luminosità del fuoco divenne tutto ciò che tenesse la
notte a bada. A parte qualche verso, anche i margini della foresta di
Viridian erano quieti, rispecchiando la situazione nel campo.
Improvvisamente Mistly lasciò partire un grande grido e saltò
sul tronco su cui era seduta. Il piatto di cibo che stava tenendo volò
alto nell'aria. Ash, spaventato a morte dal grido, balzò in piedi.
"Misty! Che diavolo...?" Poi il piatto di cibo sbarcò
sulla sua testa con un tonfo bagnato. Pikachu osservò la scena e
cominciò ridere.
"Pika, pika, pika!" Misty ancora stava gridando quando Ash,
stufo, si tolse il piatto di cibo dalla sua testa.
"Misty..." i suoi occhi si allargarono quando vide quello che
stava per fare. Lei aveva unito i palmi delle mani in un pugno stava per
lanciare una gigantesca palla di energia blu e fredda a un piccolo
caterpie che le stava salendo lungo la gamba.
"Un insetto! Odio gli insetti!" stava gridando in preda al
panico. "Uccidilo, uccidilo, uccidilo!" Comunque, prima che lei
potesse sparare la sua palla di ghiaccio, il caterpie balzò sul
tronco e cominciò a strusciarsi sulla gamba. Gli occhi di Misty si
voltarono a guardare l'insetto e lei svenne, crollando all'indietro sul
terreno erboso, il mantello blu che si levava con morbide onde, rivelando
sotto gambe snelle e lunghe, nude. Ash tentò di non guardare quello
spettacolo, pescò nello zaino di lei una poke-ball e la gettò.
La palla si aprì sulla testa del caterpie e lo ingoiò con un
raggio sottile di energia blu. Ma con grande sorpresa di Ash la palla si
riaprì di nuovo e il pokemon uscì. Il caterpie sembrò
fargli una boccaccia prima di correre via nei cespugli. Pikachu continuò
a ridere mentre lui gli grattava la testa.
"Certe cose non cambiano mai," sospirò guardando il
corpo svenuto di lei. Si tolse un pezzo di pesce che gli era rimasto
intrappolato fra i capelli e sorrise. Aveva davvero bisogno di una sana
risata. Troppe volte la tristezza era stata la sua compagna di viaggio.
Era quasi arrivata la sera, annunciata dal sole morente che incendiava
il cielo, quando videro del fumo in lontananza. Sembrava provenire dalla
piccola città sorta tra le rovine di Pewter City. La bocca di Misty
si strinse nel vederlo.
"Muoviamoci." Cominciarono a attravesare i resti della foresta,
l'odore della distruzione portato dal vento del nord, e quando arrivarono
sulla sommità di una grande collina troneggiante sull'insediamento
si gettarono a terra alla vista di ciò che stava accadendo.
Sembrava essere in corso una battaglia fra le rovine. Ash riconobbe le
uniformi di Istruttori di Lega e quelli che potevano essere solamente
membri della Ribellione. Palle di fuoco saettavano nel cielo, essendo i
membri della Lega prevalentemente allenatori di fuoco. Invece i ribelli
erano allenatori d'erba, e questa era uno dei motivi per cui l'esito dello
scontro appariva evidente.
"Quella è Erika..." bisbigliò Misty, additando
una elegante figura avvolta da un mantello verde che stava combattendo un
tale a cavallo fra le macerie. Era un uomo vestito in un mantello rosso
sangue. La sua mano stringeva una spada lunga e rossa, di puro fuoco. La
donna schivò la carica del cavallo, che la mancò di poco.
Poi girando su sè stessa lanciò qualcosa di simile a spore
dalle sue mani per rispondere all'attacco. Ma una intensa aura avvolse
destriero e cavallo, bruciando le spore. Ash vide che il cavallo non era
un cavallo normale, ma un Rapidash, il più veloce pokemon del
mondo.
"Dobbiamo aiutarli," Misty bisbigliò di nuovo.
"È un ordine, Padrona?" disse Ash, già pronto ad
attaccare in ogni caso.
"Se è necessario che lo sia, sì," disse agitata.
"Allora facciamo a modo mio. Tu attaccherai l'uomo che sta
combattendo con Erika, perchè il tuo elemento è forte contro
il fuoco. Nel frattempo io farò fuori gli altri Istruttori di Fuoco
dal momento che me la cavo bene contro i grandi numeri."
"Così ora sei tu a darmi degli ordini?" disse Misty
tirandosi su e coprendo il volto col cappuccio. "Sei fortunato solo
perchè stavo pensando la stessa cosa. D'accordo, andiamo,"
sistemò il suo lungo mantello blu col braccio e corse verso la
periferia delle rovine di Pewter. Ash si alzò a sua volta e si
sistemò il cappuccio. Guardò il suo piccolo topo elettrico.
"Pikachu, hai sentito il piano."
"Pika," rispose Pikachu balzando sullo zaino di Ash e
infilandosi nell'apertura. Poi si precipitò verso il lato orientale
della città, chino sul terreno, il mantello nero mosso dal vento.
Scendendo dalla collina con passo cauto, e usando gli alberi per
nascondersi, concentrò i suoi sensi sugli istruttori nemici. Le sue
labbra si piegarono arcignamente. Aveva una sorpresa per loro.
"Bulbasaur!" la giovane ragazza dai capelli neri e lunghi,
avvolta in una veste verde, gridò. "Parassiseme!"
"Bulba!" Ai suoi piedi, il piccolo verdastro pokemon simile a
una rana lasciò partire una grandine di semi sul suo avversario. "Arcanine!"
un uomo dagli occhi arcigni vestito di rosso rispose all'attacco. "Attacco
braciere!" Il grande cane di fuoco ringhiò rumorosamente e
cominciò a tessere fuoco intorno a loro. La ragazza gridò e
si gettò per schivare l'attacco, che incenerì i semi e
avvolse il suo bulbasaur in fiamme calde. Il bulbasaur lanciò un
grido di morte e si sbriciolò in cenere impalpabile.
"Bulbasaur!" la ragazza pianse, lacrime a bagnare lo sporco del
terreno su cui giaceva. L'Istruttore del Fuoco rise e appoggiò le
sue mani sulle sue anche.
"I pokemon d'erba sono solo fiammiferi per l'elemento più
potente! Il fuoco!" Pizzicò i suoi baffi neri. "Ora
Arcanine, strappale la testa a morsi. Non abbiamo tempo da perdere!"
Rise. Il gigantesco cane rosso ringhiò e scattò all'attacco.
La ragazza gridò di terrore. Poi una macchia scura, coperta da un
mantello fatto delle ombre della prossima sera sembrò apparire dal
nulla e caricare l'Arcanine. L'animale uggiolò nell'impattare col
muro, scagliando dappertutto pezzi di cemento. L'Istruttore di Fuoco gridò
e cadde all'indietro con un pezzo di roccia incastrato nel suo occhio. A
carponi, alzò lo sguardo per vedere una figura minacciosa e alta in
una fronte a lui, avvolta in un mantello nero e lungo, fra lui e la
ragazza. La sua faccia era nascosta dal cappuccio, occhi dorati brillavano
nella macchia di oscurità.
"Un-un Maestro!" urlò in preda al panico quando
riconobbe il mantello. "A-Aiuto!" Con quello l'ultimo uggiolare,
cadde a terra per la perdita di sangue. Molti Istruttori di Fuoco di Lega
corsero verso di lui e lo circondarono attaccandolo da tre lati.
"Un altro Maestro?" disse uno dei nuovi venuti, una bella donna
con capelli biondi e vestita con una giacca rossa decorata col logo della
lega avvolto nel fuoco sul suo torace. Dietro a lei un Charmeleon si
scaldava formando nubi piccole di fumo. I suoi occhi di rettile lo
guardarono minacciosamente. "Ma pensavo che avremmo avuto a che fare
solo col gruppo del Maestro d'erba!" La figura nero-coperta con un
mantello si girò leggermente per osservarli.
"Ma non so quale elemento corrisponda a quel colore," un altro
dei nuovi arrivati aggiunse, confuso. Era un vecchio vestito nella
uniforme rossa della vecchia Brigata del Fuoco della Lega Pokemon.
"Che importa," disse un'altro istruttore. Era un uomo alto, con
capelli biondi e occhi blu. "Ho sempre voluto combattere con un vero
Maestro. Sarà un onore sconfiggerlo," disse, facendo
l'occhiolino all'Istruttore di Fuoco donna mentre lanciava la sua
poke-ball. "Prendiamolo Belle! Vai Magmar!" Un bagliore rosso
uscì dalla sfera e liberò il grosso pokemon bipede,
massiccia lucertola di fuoco con una schiena chiodata e corna di fiamma.
Sibilò.
"Mag-mar!" Lo sconosciuto avvolto di nero fischiò, e un
pokemon nero e piccolo saltò fuori dal suo zaino. Atterrò su
piccole zampe, la sua coda frastagliata nell'aria.
"Spiacente, ma non ho voglia di stare a giocare con voi," disse
con voce bassa e pericolosa. "Pikachu, Colpo Scuro. Fuoco Rapido -
ora." L'Istruttore del Fuoco arrogante ghignò.
"Pazzo, i pikachu non sono neri-yee-arghhhh!" gridò e
cadde come una piccola sfera di luce nera gli trapassò il cuore. Il
pikachu cominciò a sparare dalla sua coda centinaia di quei
proiettili. Il Magmar ruggì per l'attacco al suo istruttore e
cominciò a caricarli, ma due colpi scuri lo accecarono, e la sua
testa esplose in una bolla di fuoco. Il corpo fece un giro su sè
stesso, poi dopo alcuni secondi decise di essere morto e cadde, la coda
contorse e la punta fiammeggiante su di essa si spense.
"A terra!" Belle, l'istruttrice di fuoco, gridò e si
gettò per terra, ma un colpo esplose sui suoi piedi e la scagliò
come una bambola di stracci per molti metri. Il suo charmeleon non fu così
fortunato e la coda gli venne mozzata di netto. Battè le palpebre
alcune volte, poi scioccato dalla perdita della coda crollò a
terra, morto.
Il più vecchio istruttore era corso via. Aveva sentito molte
storie su di un certo 'Maestro d'Ombra' e aveva preferito ritirarsi.
"Bene Pikachu. Quanto a te," disse Ash guardando la ragazza che
aveva salvato. "nasconditi. Sei indifesa senza il tuo pokemon. Non ti
preoccupare, ci metterò poco." Lei lo guardò con occhi
adoranti, mentre faceva segno a Pikachu di salire sulla sua spalla, si
voltava e seguiva il vecchio che era fuggito. Le pieghe lunghe del
mantello si arruffavano nel vento mentre il Maestro correva verso il
centro della città. La ragazza guardò fino a che non
scomparve dietro ad un edificio. Poi sbuffò, occhi marroni
luccicarono nel buio.
"Penso di essere innamorata..."
Erika gridò nel tuffarsi per schivare di misura un'altra carica
del Maestro di Fuoco sul Rapidash, cadendo fra le rovine di un edificio
distrutto. Respirò a fondo appoggiandosi al resto di un muro di
pietra. Notò che l'orlo del mantello era stato annerito dal fuoco e
si concentrò su di esso. Il fuoco si spense e una brillante folata
di energia verde ricompose quanto esso aveva distrutto. Sofferente, si
asciugò il sudore dalla fronte con una mano e scacciò
indietro i capelli blu-neri delle sue frange dalla faccia. Dopo aver
aggiustato il nastro rosso che teneva i capelli raccolti, si acquattò
vigile.
"E' ora di morire, Maestro d'Erba," Blaine la sbeffeggiò
affidando queste parole al vento caldo. "Questo è il prezzo
delle tue interferenze negli affari della Lega. I tuoi pokemon d'erba non
hanno possibilità contro me e il mio Rapidasher."
"Brucia! Brucia!" ringhiò l'animale sottovoce. Erika
strinse il suo mantello attorno a sè e rabbrividì. Blaine
stava cavalcando il Pokemon Supremo di fuoco. Non sarebbe resistita
continuando a difendersi. Doveva attaccare. Il suo pokemon preferito,
Gloom, era già caduto e non voleva che un altro dei suoi facesse la
fine del suo amico, annientato dall'attacco Braciere di Rapidasher. Ma non
aveva altra alternativa.
"Venusaur, scelgo te!" disse rialzandosi e lanciando la
poke-ball. La più potente evoluzione di Bulbasaur uscì in
una luce di un verde scintillante. I suoi occhi verdi baluginarono come
lei gridò, "Solar-raggio, ora! Spara attraverso questa breccia
e travolgili!". Il pokemon rispose con un ruggito.
"SAUR!". Raccolse l'ultimo barlume del giorno nelle foglie
sulla sua schiena. Sparò un raggio enorme di luce potente
attraverso l'edificio che stava usando come riparo. La pietra fuse e il
bosco vaporizzò attraversato dall'intenso raggio laser essi come un
coltello caldo attraverso il burro. Blaine fu sorpreso dall'attacco, ma il
Rapidash intuì il colpo e si librò nell'aria, evitando il
raggio. Il Maestro di Fuoco vide Erika dall'alto e sorrise per il
vantaggio.
"Un bel trucco, Erika, ma non abbastanza!" gridò
trionfante dondolando la sua spada ardente. Una lingua enorme di fiamma
saettò dalla punta.
Venusaur grugnì e protesse Erika dal dardo incendiario. Lei gridò
di paura osservando il suo pokemon travolto da un rosso fiore di fiamme.
"Blastoise! Getto d'Acqua!" la voce familiare di una donna. Di
colpo due fiotti d'acqua sconfissero il fuoco che avvolgeva il Venusaur.
Subito dopo si udì il rombo del gigantesco pokemon tartaruga
atterrato fra di loro, cavalcato da una figura avvolta da un mantello blu.
Erika la riconobbe immediatamente.
"Misty?"
"Sorpresa!" il Maestro d'Acqua rispose osservando il nemico. "Blastoise,
Geloraggio! Abbattiamoli!"
"BLAST! BLAST!" il suo pokemon ruggì e cominciò a
sparare dei gelidi ruscelli di ghiaccio dai cannoni enormi sul suo guscio.
Blaine e il Rapidash erano ancora in aria quando tentarono di scansare i
colpi, ma avevano perso mobilità e vennnero investiti in pieno da
uno dei getti. Il Rapidash nitrì di dolore schiantandosi al suolo.
Blaine fu scaraventato via, ma con una capriola atterrò
tranquillamente sui suoi piedi, avvolto dal rosso mantello. Il Rapidash,
comunque, non fu così fortunato e si schiantò nelle rovine
vicine di un altro edificio con una piccola esplosione. Polvere e fumo
volarono dappertutto.
Quando la polvere si posò, il Maestro di Fuoco era in piedi, il
suo mantello una bandiera rossa nel vento. Si tolse il cappuccio con una
mano rivelando la faccia di un uomo anziano e capelli bianchi e lunghi. I
suoi occhi scuri arsero di rosso mentre le osservava.
"Mistaria," disse lisciandosi il mantello. "Non saresti
dovuta venire. Ora dovrò uccidere anche te. E' un peccato, mi sei
sempre piaciuta." Curvò le sue gambe e afferrò la sua
spada con entrambe le mani. Misty balzò giù dalla schiena
del suo Blastoise e atterrò al fianco di Erika.
"Blastoise, ritorna," disse calmamente risucchiando il pokemon
con un sottile raggio di luce blu. Ripose la sfera nella sua cintura e poi
abbassò il cappuccio a sua volta, lasciando che i suoi capelli
rossi si librassero dietro di lei. I suoi occhi si accesero di un blu
freddo mentre il suo corpo si metteva in posizione, abbassando il centro
di gravità con una leggera flessione delle ginocchia e girando
lentamente. "Invece io ti ho sempre detestato. Sei ancora in tempo
per ritirarti, per fare qualcosa che si addica alla tua età,
Blaine."
"Inoltre, gente come te, brutta sia dentro che fuori, non merita di
vivere," aggiunse Erika, preparandosi con un baluginare di verde nei
suoi occhi.
"Vedremo chi fra noi deve ritirarsi," Blaine le fronteggiò
alzando la spada orizzontalmente di fronte a lui. "Due contro uno?
Troppo facile." Dall'elsa della sua spada di fuoco emerse un'altra
lama, formando una doppia asta ardente. "Basta con queste parole,
vediamo chi fra noi è il vero Maestro!" caricò.
Misty levò ambo delle sue braccia e sostituì le mani con
lame di ghiaccio, mentre Erika aprì i suoi palmi di fronte a lei e
un lungo, eburneo dardo di legno di materializzò su di essi.
E così la lotta cominciò.
Ash attravesò la città con Pikachu sulla spalla. Ogni
volta che incontravano un Istruttore di Fuoco e i suoi pokemon, Pikachu
lanciava una freccia mortale di elettricità e ombra. Tutti i colpi
raggiunsero accuratamente i loro bersagli. Presto gli altri Istruttori
notarono che i loro stavano cadendo come mosche e il panico crebbe nei
loro cuori. Si dimenticarono della battaglia contro i Ribelli per
dedicarsi a una cosa più importante. Scappare. Poco dopo, gli unici
rimasti sul campo erano gli uomini in uniforme verde ai comandi di Erika,
coi loro pokemon. A parte i molti cadaveri di Istruttori della Lega,
sinistro ricordo dello scontro ormai concluso. Un terremoto sembrò
far rimbombare il terreno. Ash vide lampi di energia solcare il cielo,
poco lontano.
"Sembra divertente," disse a Pikachu. "Detesto
autoinvitarmi alle feste, ma... che ne dici?"
"Pika-pi!" Pikachu era d'accordo. Attraversando le schiere di
Istruttori d'Erba intenti a finire i pochi uomini della Lega ancora vivi,
Ash si lanciò verso il centro delle rovine di Pewter.
Scintille rosse e blu volarono come Misty parò un colpo della
spada doppia di Blaine con le sue lame di ghiaccio. Erika, dietro a lui,
calò un fendente col suo bastone, ma il Maestro di Fuoco si girò
e bloccò il colpo con la punta della sua spada infuocata, scagiando
scintille rosse e verdi. Poi gli unici suoni per molti minuti vennero dal
lento respirare dei tre Maestri, quindi il funesto vibrare delle armi
riprese assieme alla mortale battaglia, ognuno tagliando, calando e
parando colpi in una situazione di stallo, visto che nessuno riusciva ad
avere la meglio. Poi Misty lanciò la sua offensiva, bloccando la
spada di Blaine con entrambe le sue lame, lasciando uscire una gamba dalle
falde del mantello in un rapido calcio. Blaine lo scansò appena
sganciando la sua arma e girandosi giusto in tempo per bloccare un altro
colpo da Erika, che si era spostata di lato col suo bastone.
"Siete davvero molto brave," ammise lui continuando a bloccare
i colpi da ambo i lati. "Siete sprecate, assieme a un branco di
ribelli, quando tutta la Ribellione sta per essere schiacciata."
Erika ormai colpiva con tale velocità che il suo bastone era
confuso con l'aura verde che emanava. I suoi capelli ondeggiavano con
leggerezza mentre lei si muoveva con grazia, lasciando il suo mantello
verde alla deriva attorno al suo corpo.
"Che vuoi dire?" Blaine parò con agilità ogni
colpo, fronteggiandola.
"Potresti anche scoprirlo. Se camperai abbastanza,cioè."
Poi, il disastro. Come Misty balzò indietro, con Blaine fra lei ed
Erika, inciampò su una roccia e perse per un attimo l'equilibrio.
Quello che Blaine stava aspettando. Con una rotazione rapida e precisa calò
la sua arma per tranciarla in due. Erika boccheggiò e si scagliò
contro l'avversario rimediando una ferita sul fianco, ma dando a Misty il
tempo di rialzarsi e parare il colpo. Ma Blaine potè facilmente
spedirla a molti metri di distanza con un violento calcio nello stomaco.
Misty si voltò e vide scioccata Blaine girare su sè stesso e
scagliare Erika a terra. Per pura fortuna il Maestro della Lega non riuscì
a fare altro che ferirla a un braccio mentre lei schivava rotolando sul
terreno. Bestemmiando, Blaine alzò il suo braccio e lanciò
una palla di fuoco dal suo palmo, che mancò la testa di Erika ma
che fu sufficiente a farla svenire per il frastuono. Stava per concludere
il suo lavoro, ma Misty saltò furiosamente nel vento e colpì
attraverso il rosso mantello e aprendo una profonda ferita sulla schiena
del Maestro di Fuoco. Blaine gridò e cercò di trapassarla
con la sua spada doppa.
"Birichina," l'ammonì. "Tua madre non ti ha
insegnato che è maleducato colpire alle spalle?" disse
intercalando le sue parole con molti fendenti della sua mortale arma di
fuoco. Misty riuscì a fatica a parare, e vide un varco nella difesa
dell'uomo. La furia di Blaine lo aveva portato a un attacco appena troppo
aggressivo. Da lontano quella spada doppia era pericolosa, ma da vicino la
lunghezza dell'arma era controproducente perchè non garantiva una
buona parata. In quell'eccesso di offesa, Misty poteva sfruttare quel
tallone d'Achille.
"Sì, e mi disse anche era maleducato fare questo!" urlò
mentre si faceva strada nella guardia di Blaine a costo di tagli poco
profondi sulle sue braccia ma riuscendo a bloccare la maggior parte delle
spadate con le sue lame di ghiaccio. Non appena fu a portata sferrò
un calcio all'altezza del suo cavallo con uno dei suoi pesanti stivali, e
rotolò indietro. Blaine frignò un squittio patetico
lasciando cadere le spade, che si spensero, crollando sulle ginocchia per
il dolore. Misty lo finì con un calcio potente al mento, piegando
il suo collo e spingendolo all'indietro nell'aria. Blaine volò per
pazzamente per poi sbattere come un giocattolo rotto su di un muro. Il
corpo del Maestro di Fuoco sembrò inspirare attraverso il mantello,
prima di andare in fiamme e di esplodere in una nube di ceneri nere.
"Mi sono perso qualcosa?," disse una voce divertita. Misty si
voltò e vide Ash e Pikachu in piedi ad assistere. Sorrise.
"Temo di sì," commentò.
Improvvisamente la gigantesca pira di polvere su cui il Rapidash era
atterrato poco prima esplose in una colonna verticale di fiamme che si alzò
per molti metri nel cielo. Quando la torre di fuoco si dissipò, il
Cavallo di Fuoco enorme era in piedi nel poco profondo cratere che aveva
scavato nei resti del vecchio edificio nel quale era crollato.
"Brucia! Brucia!" il Rapidash sbuffò artigliando il
terreno con uno zoccolo, sul punto di caricare. Il corno sulla sua testa
cominciò a brillare di rosso.
"Un'altra volta, magari," disse Misty divertita. "Blastoise,
finiscilo," urlò liberando nuovamente l'enorme tartaruga
pokemon dalla sua poke-ball con un bagliore di luce blu. Ash lo guardò
e i suoi occhi si dilatarono nel riconoscerlo.
"Quello non è il mio vecchio Squirtle, e in seguito
Wartortle, che ti diedi?" Anche il Blastoise l'aveva riconosciuto fra
le ombre del nero cappuccio.
"BLAS-TOISE!" disse felicemente.
"Certamente," rispose Misty esasperata. "Ma possiamo
riprendere questa riunione di famiglia dopo esserci liberati di questo
Pokemon Supremo?" Ash la guardò annoiato.
"Oh, giusto." fissò il pokemon negli occhi. "Spiacente
Rapidasher, vecchio mio, ma non ti preoccupare, sarò veloce e
indolore."
"Brucia!" il cavallo di fuoco sbuffò d'ira. Ash si
preparò, osservando la carica della creatura. Poi improvvisamente,
stranamente, un cristallo d'acqua chiara sembrò sgorgare dal
terreno circostante e avvolgerlo. Il Rapidash nitrì in preda al
panico e quando si decise a saltare fuori dal cerchio era troppo tardi
perchè l'anello d'acqua si sigillò in un'unica bolla
intrappolandolo. Ash e Misty osservarono affascinati l'acqua solidificarsi
in un'unico, immenso blocco solido di ghiaccio. Il Pokemon Supremo di
Fuoco sembrò implodere, liberando ceneri umide. Sul lato del blocco
appena formato, altro ghiaccio crebbe, modellandosi in quella che sembrava
una figura femminile.
La donna di ghiaccio cominciò a camminare verso loro, caldi colori
sostituirono l'opacità dell'acqua ghiacciata. Presto, una
familiare, splendida giovane dai lunghi capelli blu si formò di
fronte a loro. La donna sorrise, i suoi occhi marrone chiaro luccicarono.
"Mi ricordi, Ash?" La sua voce tradì una nota di risata
musicale.
"Ehi, Duplica," disse Ash, sorridendo quando finalmente la
riconobbe. Si voltò verso Misty che aveva cominciato a diventare
paonazza. "Prima di continuare però dovresti vestirti. Stai
sconvolgendo Misty."
"Oh." Duplica lasciò uscire una risata leggera. Ondeggiò
la sua mano sul suo corpo e lo coprì con un vestito nero e stretto,
con una mini-gonna che copriva a malapena le regioni innominabili. "Ora
va meglio?" Ash si girò. La faccia di Misty si confondeva
ancora col rosso dei suoi capelli.
"Uhm, non saprei." Misty si lasciò sfuggire qualche
commento circa gli uomini insensibili.
FINE DELLA TERZA PARTE
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Colpo Scuro
Tipo: Ombra/Elettricità
Una freccia sottile di lampo nero è sparata fuori dalla coda del
pikachu. Anche se apparentemente debole, è incredibilmente potente.
Può anche reagire chimicamente quando entra in contatto col fuoco.
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Capitolo 4 *** Parte 4 - Ribellioni ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
PARTE 4: RIBELLIONE
Splendendo brillantemente in giù, la luna piena
brillava attraverso il cielo notturno senza nubi, sopra l'accampamento
della Ribellione, appena a est dell'insediamento di Pewter. I piani erbosi
furono popolati con su una dozzina le grandi tende verdi e, negli spazi
tra di esse, Istruttori del Ribelle e abitanti del villaggio camminavano,
discutendo delle riparazioni alla città piccola o della battaglia
che si era combattuta ormai molte ore fa. Il suono di uomini e donne al
lavoro per ricostruire parti della città giungeva forte da ovest, e
l'aria della notte, fresca e chiara, si opponeva al chiasso, al calore e
al fumo della battaglia precedente. In una tenda nel lato sud-est del
campo, Misty, seduta a gambe incrociate, conversava con Erika, di cui si
stava prendendo cura un'infermiera. Gli occhi verdi di Erika
rimproveravano la sua amica.
"Sei pazza! Cosa ci fa qui Ashura, il Maestro proibitoi?" ebbe
un breve fremito mentre l'infermiera, una ragazza giovane con rossi
capelli ricuciva le sue ferite con ago e filo. "Perchè ti sei
lasciata nuovamente coinvolgere da lui?" Misty lanciò
un'occhiata caparbia, e si aggiustò i lunghi e rossi capelli dietro
le spalle.
"Ci può aiutare contro la Lega. Hai visto come ha fatto fuori
quei Maestri di Fuoco, mentre eravamo alle prese con Blaine e Rapidasher?"
"Ed è questo ciò che mi insospettisce," Erika
disse con cipiglio. "Perchè qualcuno dovrebbe aiutarci? Lui
specialmente. Anche se si dice che non sia più parte della Lega,
l'ultima volta che lo abbiamo visto era contro di noi!" Misty
distolse lo sguardo e chiuse i suoi occhi blu.
"Idrotossina." Erika cercò di lanciarsi sulla sua amica,
disgustata, ma fremè di nuovo come la giovane infermiera cominciò
a bendarle il fianco.
"Non avrai mica...," disse spaventata. Misty ricambiò lo
sguardo della sua amica con un'occhiata asciutta. Accennò col capo.
"Da quanto?"
"Meno di una settimana." Misty era seria.
"Non vorrai permettergi..." I suoi occhi blu si riempirono di
lacrime e lei si coprì il volto con le lacrime, cedendo ai
sentimenti.
"Sai che non potrei mai." Erika domò la sua voce per
rassicurarla.
"Divertente. Pensavo che lo odiassi. Sin da quel giorno. Sai qual'è
l'unico modo per estrarre la tossina dal suo organismo?" Misty fece
cenno di sì. L'infermiera aveva finalmente finito il suo lavoro su
Erika. Il Maestro d'Erba sorrise riconoscente. "Grazie, Joy. Anche se
non hai visto ancora dieci estati, sei brava come tua madre. Ora vai."
La ragazza giovane sorrise a sua volta.
"Grazie, Maestro Erika. Faccio quel che posso. " Guardò
Misty. "Hai bisogno di qualcosa Maestro d'Acqua?" Misty rispose
mostrando le fasciature sulle braccia, ricordo della battaglia con Blaine.
"Molto bene, allora," Joy disse. E con quello, l'infermiera si
alzò e uscì dalla tenda, stringendo una borsa da medico con
una mano. Erika si voltò verso la sua amica, aggiustandosi i
capelli scuri con il suo nastro rosso. Misty sembrava di nuovo tranquilla
e ora sedeva di fronte a lei, sorridendo malinconicamente mentre osservava
attraverso l'ingresso della tenda l'incedere della giovane Joy.
"A proposito, grazie per avermi salvato la vita." Misty annuì,
la mente rivolta ad altro e noncurante delle dita che giocavano con le
pieghe del mantello.
"Ditto. "Poi i suoi occhi si restrinsero per osservare più
attentamente. Erika seguì il suo sguardo. Stava fissando la tenda
di Ash.
"Bene, come te la passi, Ashy?" Duplica disse come lei si
appoggiò a un cuscino e giocherellò con una ciocca dei suoi
capelli blu scuri. "Non ci vediamo da prima delle Guerre Oscure."
Ash sorrise osservando la tazza di cioccolata calda che stava riempiendo,
attingendo dalla sua preziosa riserva. "Come al solito, direi."
Si voltò, le porse la tazza e se ne riempì un'altra.
"Pika!" Ash sbuffò, e diede anche a Pikachu una piccola
razione.
"E ora da dove bevo io?" gli chiese, esasperato, mettendo che
la tazza sul pavimento, dove Pikachu potesse usufruirne.
"Da qui Ashy" Duplica disse alzando la mano libera. Dal suo
palmo si formò una conca, quindi dei manici, poi il tutto assunse
la forma di un boccale. Era decorato da un piccolo Ditto viola, con un
sorriso idiota sul suo corpo da ameba. Ash guardò incuriosito, esitò
un momento, poi lo prese.
"Grazie, Duplica" Si versò del cioccolato e si sedette,
appoggiando a terra il termos. Rivolse il suo sguardo a lei. Ancora stava
portando quel vestito nero e provocante, che avvolgeva a perfezione la sua
figura. Quando raggiunse il volto di lei, notò di essere osservato.
Sorrise. "Ti trovo in splendida forma. Sempre che quello sia il tuo
corpo." Duplica si imbronciò.
"Certo che lo è! Mica posso stare trasformata in eterno,
altrimenti mi stanco." Poi gli lanciò un sorriso diabolico. "Certo,
se mi preferisci così..." Ash guardò affascinato il
corpo di lei sciogliersi e ricomporsi. Poi capì in chi si stesse
trasformando, e distolse lo sguardo: Misty sedeva davanti a lui, nello
stesso vestito nero e sexy. Sulla faccia troppo familiare di Misty,
un'aria petulante, freddi occhi blu e un naso sbarazzino.
"Oh, Ashy!" lei disse con la voce di Misty, ma in tono basso e
sensuale. Scosse il capo, facendo scivolare i capelli dietro le spalle, si
leccò le labbra e lanciò un'occhiata trasgressiva.
"Pi-ka-chu," Pikachu disse, stupito. Ma poi il piccolo topo
elettrico perse interesse e ritornò alla tazza di cioccolata. La
faccia di Ash era ancora rossa, mentre si alzava.
"Non è divertente. E poi io e Misty non siamo più
assieme." Una frecciata di sorpresa attraversò il volto di
Misty. Poi il corpo si sciolse di nuovo, per ritrasformarsi in Duplica.
Solo lo sguardo era lo stesso. "Dici sul serio? Ma eravate
inseparabili!"
"Bene, evidentemente no. Ma preferirei non parlarne," Ash
abbassò lo sguardo, perdendosi nella sua tazza. Duplica lo guardò
malinconicamente. Poi sorrise, sperando di confortarlo.
"Va bene, ma ci sono ancora io. Posso essere la donna dei tuoi
sogni!" disse ridendo "Devi solo dirmi come è fatta!"
L'angolo della bocca di Cenere si inclinò ironicamente e lui
spazzolò i suoi capelli neri che erano scivolati sui suoi occhi con
una mano.
"Se è per questo, non devi necessariamente cambiare,"
disse scherzando. Poi senti uno strattone al suo mantello e guardò
in basso.
"Pika?" Pikachu disse, contemplando il suo vuoto. Ash gemette.
"Ancora?" gli versò il contenuto del suo boccale, che si
accinse a riempire nuovamente. Duplica guardò Pikachu e sorrise in
un misto di amarezza e piacere.
"Tu e il tuo pokemon mi ricordate così tanto me e Detto."
Prese un sorso dal suo boccale e scosse la testa. "Ma non so se è
un bene o un male." Chinò il suo sguardo. "Ditto è
morto nelle Guerre Oscure." Ash finì di riempire di nuovo la
tazza e osservò Pikachu che leccava la cioccolata avidamente.
"Sì, ho visto che non era più con te. E che tu hai
ottenuto... certi poteri." Duplica rimase zitta per un momento,
ripescando nel passato.
"Avevo giurato di lasciare il mondo a sè stesso. Io e basta,
una pacifica esistenza nella mia casa delle imitazione, e, magari, un
giorno, un bravo uomo da sposare." Incrociò le gambe di fronte
a lei. "Ed invece eccomi qua. Di nuovo in azione." Ash finì
la sua cioccolata.
"Sì, ora che sei tornata, puoi dirmi dove stai andando? E
perchè?" Duplica sembrò guardarlo in modo assente,
intenta ad ascoltare qualcosa nell'aria, un'entità quasi materiale.
"Non percepisci il disturbo sul Piano Astrale?" fece una pausa,
considerando. "Ovviamente no, tu non sei in parte pokemon, come me."
Osservò Pikachu che aveva finito il suo secondo boccale e che
controllava tutto con curiosità. "Scommetto che però
Pikachu lo sente."
"Sente cosa?" Ash chiese, curioso.
"Un senso di presagio. Pericolo imminente. Qualcosa di sbagliato
nell'aria." Ash chiuse i suoi occhi. "Lasciami indovinare.
L'origine di tutto questo sono le Rovine Di Cerulean, giusto? Sento un
peso incombente provenire da lì, per questo non ho fatto così
tanti problemi quando Misty mi ha costretto a seguirla nella sua missione."
Duplica lo guardò con durezza attraverso i suoi occhi marroni.
"Sì. Le Rovine di Cerulean." Lei sembrò
studiarlo. Ash aprì i suoi occhi e osservò l'improvvisa
serietà del volto di lei.
"Che c'è?" chiese, confusione nei suoi occhi dorati.
"Nulla," rispose lei, meditabonda. Ash distolse lo sguardo,
snervato. Mandò giù l'ultimo sorso della sua cioccolata e
appoggiò il boccale sul pavimento della tenda.
"Bene, magari potresti unirti a me e Misty, quando partiremo domani
mattina." Si alzò in piedi, sistemò il mantello e lo
allacciò alla vita per evitare che il vento lo gonfiasse. "Vado
a fare una passeggiata, prima di andare a dormire. Torno subito. Pikachu,
tieni compagnia a Duplica e fai la guardia."
"Pikachu," Pikachu accettò il compito, e lo salutò
con una zampa scura. Ash accennò col capo a Duplica, poi si
incappucciò e avanzò fuori nella notte.
Duplica rimase zitta per qualche istante, pensierosa, prima di toccare il
boccale di Ash e di riassorbirlo. Guardò a Pikachu.
"Sembra che siamo rimasti soli, amico. Cosa facciamo per ammazzare
il tempo?" Pikachu rispose con un ghigno e si lanciò sullo
zaino di Ash. Dopo aver frugato per un po', ricomparve trionfante con un
mazzo di carte e gliele diede.
"Chu!" I suoi occhi di cobalto brillarono speranzosi. Duplica
si portò la mano alla fronte e gemette.
"Oh no! Non quello!" Poi sorrise e mostrò la propria
collezione. "Ce l'hai un Ditto? Posso darti un Pikachu in cambio."
Ash camminò fra le tende ignorando le occhiate spaventate dei
paesani e degli Istruttori d'Erba. Forse sarebbe dovuto andare in un posto
più isolato, pensò osservando un altro uomo avvolto in un
mantello verde lanciargli un'occhiata e correre al riparo dietro una
tenda, implorandolo con le mani di stare lontano. Un lieve vapore usciva
dalla sua bocca a ogni respiro, quando si accorse che si stava facendo
freddo. Avviandosi verso nord per trovare solitudine, si accorse di essere
seguito. Si voltò e vide chiaramente qualcuno nascondersi dietro
una tenda. Sorrise, e scosse il capo.
La ragazza si maledì subito dopo essersi nascosta dietro la
tenda. L'aveva quasi vista! Quel ragazzo doveva avere quel genere di sesto
senso soprannaturale o qualcosa di simile, pensò. Dopo tutto non
era lei la migliore del corso per ricognitori? Era certa di essere
avanzata a tempo con i suoni del campo, in modo da celare i suoi passi?
Aveva mantenuto la giusta distanza? Si pettinò i suoi capelli neri
e lunghi con le dita e sbirciò attraverso l'angolo della tenda. Era
scomparso. Doveva essersi incamminato verso nord, nella foresta. Stava per
riprendere il pedinamento, quando una voce la colpì da dietro.
"Suppongo che dovrei chiederti perchè mi stai seguendo."
Si voltò di scatto, il cuore agitato dallo spavento, e vide
un'ombra che prima non aveva notato. Avanzò nella luce e rivelò
un uomo avvolto in un mantello nero, quello che stava seguendo. Come aveva
fatto? Così in fretta, poi!
"Mi ricordi? Sono la ragazza che hai salvato nella battaglia,
scacciando quell'Arcanine. Volevo solo... ringraziarti, ecco..."
L'uomo gettò indietro il cappuccio, rivelandosi completamente a
lei. Il suo cuore si bloccò in gola, sentendo su di sè gli
occhi dorati di quel bel volto di giovane. I suoi capelli arruffati e
ribelli gli ricadevano sugli occhi, dandogli un'aria misteriosa e
affascinante. Lei non si aspettava che fosse così giovane. Con una
voce così profonda, e un potere così immenso, aveva previsto
un uomo avanti negli anni, non un ragazzo ancora all'inizio della ventina,
o perfino alla fine della decina.
"Oh tutto qui?" disse lui, sorridendo. Lo stomaco di lei si
annodò alla vista di quel sorriso.. "In questo caso, sei la
benvenuta. Non mi sembra di averti detto il mio nome, prima, per cui..."
Le porse la mano. "Sono Ashura. Ma chiamai Ash, è meglio."
La ragazza rispose con gratitudine al suo sorriso. Prese la sua mano e la
strinse, notando la stretta forte e grezza di lui.
"Lieta di conoscerti. Sono Laselle, ma puoi chiamarmi Lass-se vuoi
morire giovane." lasciò sfuggire una leggera risata e lasciò
la mano di lui, intimidita. "Dove stavi andando?" Ash si tolse
un ciuffo dal suo occhio destro con le dita.
"Passeggiavo. A volte ho bisogno di starmene un po' per conto mio.
Da solo, senza nemmeno i miei pokemon." Notò la sua fitta di
dolore. "Oh scusa, ti ho fatto ricordare il tuo Bulbasaur. Ho fatto
un brutta gaffe, non è vero?" Lei si asciugò una
lacrima.
"Va tutto bene. Almeno lo hai vendicato."
"Bene sono sicuro che troverai presto un altro pokemon, che sarà
ancora più forte di Bulbasaur." Si voltò, coprendosi
nuovamente col cappuccio nero. "Ora devo andare."
"Pensi che potrei fare quattro passi con te?" Laselle chiese
speranzosa. Lui si voltò e sembrò pensare. Poi annuì.
"Certo. Perchè no?" si mise al fianco di lei, "Andiamo,
ragazzina." Laselle lo guardò mentre si portava sul suo lato.
Quindi lo accompagnò verso nord, attraversando l'accampamento.
"Non credo di essere poi tanto più giovane di te. In fondo ho
quindici anni."
"Wow. Allora sei vecchia," rispose divertito.
"E tu invece quanti anni hai?" lei chiese, esasperata.
"Indovina?" replicò lui, prendendola in giro.
"Quanti anni hai, sciocco!"
"Oh..." capì a cosa stesse mirando quella ragazza. "Ventuno."
Poi in un tono diverso di voce, "Verso i cento, temo." Lei sentì
la sua tristezza, ma capì che quello straniero aveva bisogno di
pace, e non chiese il perchè. Camminarono ancora un po', in un
silenzio irreale, fino a che non superarono l'ultima tenda. Un altro uomo
notò Ash, e sfuggì rapidamente alla vista.
"Perchè hanno paura di te?" lei chiese, incuriosita. "Non
sei dalla nostra parte?" Le spalle del suo mantello ebbero un
fremito.
"Magari hanno capito che alcune vecchie leggende forse, e solo
forse, sono vere. Le storielle con cui i loro genitori li spaventavano
prima di mandarli a letto."
"Vecchie leggende?" Ash si fermò, ma Laselle fece altri
due passi prima di capire che lui aveva arrestato il suo cammino, e lo
guardò. I suoi occhi brillavano intensamente d'oro, attenuando le
ombre del mantello, e spaventandola. Lui la guardò con un
espressione sinistra, e lei non potè fare altro che sentire una
sferzata di terrore.
"Le leggende degli elementi proibiti." Anche la sua voce
suonava cattiva. "La Luce." fece una pausa. "E l'Ombra."
Fece un passo indietro, impaurita. Poi la luce nei suoi occhi si spense, e
rise. "Sto scherzando!" disse facendo un passo in avanti. "Ehi,
argh." inciampò sul chiodo di una tenda e finì ai piedi
di lei. Laselle scoppiò a ridere.
"Hahaha! Te lo sei meritato, Ash, così impari a spaventarmi."
Guardò affascinata Ash alzarsi sulle proprie mani, restare in
equilibrio, per poi balzare in aria e atterrare dolcemente sui piedi.
"Sì, è vero," disse mitemente. "Ma avresti
dovuto vederti!"
"Oh, tu." Ma era stato troppo convincente. Forse c'era del vero
in quello che gli altri Istruttori dicevano. Forse un tempo quello avrebbe
potuto essere stato, una volta, il più grande Campione della Lega
di tutti i tempi. Poi il pensiero sfuggì via dalla sua mente. Lui
era troppo bello per quel genere di cose.
Poi udirono un urlo da una delle tende più grandi, di fronte a
loro. Ash si girò, e scattò. Laselle cercò di
seguirlo, ma presto si trovò ansimante. Quel ragazzo poteva correre
come il vento, pensò, guardandolo raggiungere la tenda ed entrare.
Quando lei arrivò e scivolò nella grande tenda, capì
di trovarsi dove venivano tenuti i prigionieri. C'era giusto poco meno di
una mezza dozzina di loro, ed erano tutti legati schiena contro schiena,
appoggiati al pavimento. Comunque, uno di loro, un più vecchio
Istruttore del Fuoco, giaceva da solo con la schiena contro il pavimento.
sembrava essere stato picchiato, tagli e lividi lo ricorprivano, e la sua
giacca era stracciata. Neppure il corpo era stato risparmiato.
"Cosa significa questo?" un uomo arcigno e alto, avvolto in una
camicia marrone, urlò. I suoi vestiti lasciarono intravedere i
muscoli del torace e delle braccia flettersi nervosamente. Sul suo grosso
pugno lei vide un tirapugni d'ottone. spesso colpisce col pugno hewas che
porta un cattivo paio che guarda di nocche dell'ottone. Era arrivato il
Maestro di Forza, fu il pensiero di Laselle. Ash era in piedi di fronte a
lui, avvolto nel mantello ma col cappuccio abbassato.
"Potrei chiederti la stessa cosa," disse, indicando il
prigioniero maltrattato con un cenno della mano. "Ordine del Maestro
Bruno," l'Istruttore di Forza rispose. "Devo interrogare questa
feccia della Lega, e ogni metodo va bene. Ho l'ordine di scoprire cosa sta
succedendo alle rovine di Cerulean."
"Qualsiasi metodo? Che bel modo per dire tortura!" rispose Ash
con un tono basso e adirato. "Potrei sembrarti crudele, parlandoti
con tanta calma di morte e distruzione, ma la gente che ho combattuto
almeno ha avuto l'onore di cadere in battaglia. Torturare un prigioniero è
intollerabile." Restrinse i suoi occhi, ma Laselle non fu spaventata
quando li vide ardere d'oro. "Vedo che Bruno non è cambiato,
anche se non è più della Lega."
Improvvisamente una voce ringhiosa arrivò dall'esterno.
"ASHURA! So che sei qui." Laselle si voltò per vedere un
uomo pesante e muscoloso, almeno mezzo piede più alto di Ash, che
già di per sè era molto alto, entrare nella tenda. Indossava
un mantello marrone, come un Maestro di Pokemon, che lo copriva fino alle
caviglie, ma sciolto, in modo che potesse sventolare al vento. Come quello
di Ash. L'unica differenza erano le maniche, tagliate per mostrare braccia
spesse e muscolose. Si tolse il cappuccio, mostrando capelli castani a
punta su un volto che avrebbe potuto essere bello, se non fosse stato per
l'espressione rabbiosa. Laselle indietreggiò. Aveva sempre temuto
Bruno, Maestro di Forza. Ash aggrottò le sopracciglia.
"Non ti è piaciuto il vino, mi sa."
"Non mi interessa il tuo merdoso umorismo, Ash, perchè
abbiamo ancora un conto in sospeso, dall'ultima volta! La sfida nel
Cerchio dei Maestri. Nessun pokemon, non avresti potuto usare quel tuo
fottuto Pikachu a livello infinito. Solo noi due. Forza contro forza."
Sorrise furbescamente, mostrando denti bianchi e osservando il contenuto
della tenda. "Sei fortunato perchè Erika mi ha convinto che
sei innocui, e che potresti tornare utile, altrimenti saresti già
morto." Colmo di rabbia, strappò un lembo della tenda. "Ti
aspetto fuori."
Per qualche istante nella tenda ci fu un pesante silenzio. Poi
l'Istruttore di Forza rise, studiando il fisico magro e sportivo di Ash.
Impossibile compararlo all'immensa forza del Maestro di Forza, pensò.
"Spiacente, Lass, ma sembra che il tuo nuovo amichetto non sarà
più così bello, fra poco." Poi si inginocchiò e
alzò il suo pugno. "Ora veccio, perchè non ci dici
quello che sai? ... No? Bene allora, eccoti servito-ehi che stai facendo?"
gridò sorpreso mentre Ash lo afferrava per il collo e lo gettava a
gambe all'aria. Ash era più basso del Maestro Bruno, ma non contava
poi così tanto, pensò l'istruttore con un tremito.
"Avevo detto basta," disse Ash con calma. Poi si voltò e
centrò il suo avversario con una violenta testata, che lo gettò
svenuto oltre il telone verde della tenda, come un sacco di immondizia. Il
corpo rotolò una dozzina di volte sull'erba prima di schiantarsi
contro un albero. Il vecchio Istruttore della Lega sul pavimento parlò.
"Stavo per dirgli di non sottovalutarti. Nessuno con un potere
proibito dovrebbe essere sottovalutato. Non so perchè sto dicendo
questo, Maestro d'Ombra, ma sento di doverti dire il poco che so."
tossì. "Il Maestro Blaine sa che la nostra missione deve
liberare questa zona da tutta le installazioni, neutrali e Riballi.
Nessuno deve avvicinarsi alle rovine di Cerulean City. Ho anche sentito
dire che Blaine ricevesse ordini dal Signore della Lega in persona, e che
il Giorno sarebbe arrivato in meno di una settimana. Non so cosa
significhi, però." Ash aggrottò le ciglia profondamente
mentre ascoltava quello che stava dicendo.
"Brutte notizie davvero, vecchio" disse, asciugando la mano che
aveva usato per afferrare l'Istruttore di Forza con un pezzo di stoffa. "Grazie."
Spostò la sua attenzione sugli altri prigionieri. "E prenditi
cura di Belle. Gli eventi di questa giornata mi hanno fatto ricorcare
perchè giurai tenermi lontano sia da voi che dalla Ribellione, ma a
quanto pare il destino non è stato a guardare." Guardò
Laselle, e i suoi seri occhi, marroni e preoccupati. "Pensi di andare
a dormire presto, questa notte? Probabilmente vedrai solo altra violenza
da quel topo di fogna che ho lanciato fuori poco fa, e dal suo capo."
Laselle ricambiò lo sguardo.
"Stai scherzando? Non me lo perderei per nulla al mondo. Sei così
divertente!" Poi aggrottò le ciglia. "Un attimo. Maestro
d'Ombra? Elementi proibiti? Vuol dire che le storie di prima erano vere?"
chiese atterrita. Lui sorrise svergognatamente e si soffiò via
dagli occhi il solito ciuffo gi capelli.
"Che posso dire? Non sono bravo a mentire. Per niente."
Joy corse eccitata verso Erika e Misty.
"Maestro Erika! Maestro Misty! Venite presto! È un'emergenza!"
Erika si alzò di scatto e chiamò il suo mantello verde in un
lampo di energia.
"Che succede? Qualche incidente? Siamo sotto attacco?"
"No, Maestro Bruno e Maestro Ash si stanno per affrontare nel
Cerchio dei Maestri! Uno contro uno - nessun pokemon!"
"Oh," Erika disse. "Me lo sarei dovuto aspettare. Che
sciocca che sono stata." Misty alzò le spalle. "Gli
uomini sono uomini. Andiamo a vedere la vittoria di Ash." Erika la
guardò coprirsin il capo col cappuccio del mantello.
"Che vuoi dire? Stiamo parlando del Maestro Bruno, no? Il maestro di
Forza. Ex-membro dei Quattro Grandi. Quello con quei muscoli troppo
cresciuto, quello alto sei piedi o simile. Quel Bruno!"
"Sì, ma ho visto Ash combattere. Vincerà. Pikachu non è
il suo unico punto forte." Misty uscì dalla tenda, avvolta nel
mantello. "Vuoi scommettere?" Erika la seguì.
"Certo!" disse fiduciosamente. "Quanto facciamo?"
Laselle guardò senza fiato un cerchio di pietre, largo una
ventina di piedi, allestito sul terreno erboso del campo. Poi un
Istruttore d'Erba e un Istruttore di Forza accesero una torcia su ciascuna
pietraavanzò circa le torce di placinglighted di cerchio su
ciascuna pietra. L'anello sarebbe stato il ring di uno scontro fra Maestri
di Pokemon. La regola era che chiunque avesse attraversato, contro o di
propria volontà, quell'anello, avrebbe perso. Il combattente che
ancora era cosciente o dentro l'anello vinceva. La cosa più
importante del Cerchio dei Maestri era che non avrebbero combattuto
pokemon, ma loro stessi. Anche se rari, questi duelli erano permessi. E
Bruno era praticamente nato per questo. Un vero e proprio scontro fra
Maestri.
Come la notizia si sparse nel campo, un po' tutti andarono ad assistere,
e si raggrupparono incuriositi sul bordo dell'anello. Anche se erano in
tanti, tutti sapevano l'importanza di quel rituale, e tacevano. Nel
cerchio, ai lati opposti, Ash e Bruno si stavano fissando, i loro mantelli
agitati da un vento leggero. L'aria era tesa quasi quanto i loro muscoli,
e le loro espressioni erano rese ancora più terribili dalla debole
luce delle torce, che faceva danzare le ombre sui loro visi. Infine, anche
la luna contribuì a questa spettrale atmosfera. Finalmente Misty ed
Erika arrivarono, si sedettero ai bordi dell'anello. Misty era dal lato di
Ash, ed Erika da quello di Bruno.
"Pika, pika" disse una voce graziosa interrompendo il silenzio.
Laselle girò la sua testa e vide il pikachu nero notte di Ash al
fianco di una strana donna con capelli blu scuro portati sciolti, quella
che poteva in un qualche modo cambiare il suo aspetto. Stava ancora
indossando quel vestito spaventosamente scandaloso, che si era meritato i
commenti di tutte le ragazze del campo. Quello che era veramente
soprannaturale, però, era che la donna non avesse freddo, sebbene
tutti stessero rabbrividendo nell'aria gelida della notte, anche con vari
strati di indumenti indosso.
"Lo so Pikachu. Bruno ha voluto di nuovo fare questa stronzata,"
fu tutto quello che lei disse dopo essersi seduta a guardare.
Finalmente, Erika e Misty alzarono le loro braccia nell'aria, poi le
abbassarono con un movimento rapido.
"Cominciate," dissero le loro voci simultaneamente, formali e
serie. "Colui che fugge dal cerchio o giace inconscio, perderà."
Ash e Bruno alzarono le loro braccia e una strana aura cominciò a
circondarli. Nel caso di Cenere fu una luce nerastra, che distorse le sue
caratteristiche. Quando sparì, Laselle vide che il suo mantello
nero e stivali erano stati rimossi, lasciandolo a piedi nudi con pantaloni
neri, lunghi e gonfi, e con una camicia nera e stretta, tagliata
all'altezza delle spalle, che abbracciava il suo fisico asciutto e
muscoloso. Quello che aveva indossato sotto il mantello. Lui abbassò
le sue braccia, nude, poi alzò le sue mani e si mise in posizione.
Notò che indossava un paio di guanti neri, che lasciavano scoperte
le dita. I suoi capelli corvini e rilucenti, un pelo più lunghi
della norma, si agitavano al vento, e gli occhi cominciarono a brillare di
una luce dorata, brillanti come le stelle della notte. Invece, un bagliore
marrone circondò il gigantesco Bruno, e quando quest'aura
scomparve, lasciò dietro di sè i possenti muscoli dell'uomo.
Inodssava pantaluni lunghi e marroni, ma nessuna maglietta, lasciando il
suo enorme torace nudo. Le sue braccia sembravano tronchi d'albero, scure
e scolpite, più tese del solito. Bruno si mise a sua volta in
posizione, chiudendo i suoi sproporzionati pugni. Era l'uomo più
muscoloso che Laselle avesse mai visto. Un genere che lei disprezzava
apertamente. Preferiva di gran lunga l'aspetto sportivo e scattante, ma
anche forte, di Ash. Bruno stava rivelando anche grandi piedi squadrati,
del tutto diversi da quelli di Ash, che erano piccoli e perfino belli, in
un certo qual modo. I capelli di Bruno non si mossero nel vento, perchè
quel tipo usava troppo gel, pensò Laselle con un sorriso ironico.
Anche gli occhi di Bruno cominciarono ad ardere, ma di un colore
rossastro, simile a ruggine.
I due si avvicinarono cautamente. Ormai solo mezzo piede li separava.
Continuavano ad avanzare lateralmente, preparandosi, gli occhi dell'uno
fissi in quelli dell'altro. Così vicini, era evidente la loro
differenza. Ash raggiungeva a malapena il mento di Bruno, e il suo corpo
era appena la metà del torso ridicolmente largo del Maestro di
Forza.
Fu Bruno ad aprire le danze. Era troppo veloce per occhi normali. Ma
Laselle aveva occhi più rapidi della media e potè vedere un
pugno grande come un macigno diretto verso lo stomaco di Ash. Comunque non
riuscì a vedere in che modo Ash riuscì a schivare, tanto era
rapido. Uno momento prima era di fronte a Bruno, l'istate dopo aveva
afferrato la spalla del gigante con ambo le mani. Poi in un'oscillazione
rapida, che piegò il corpo di Ash in un modo quasi incredibile, e
scaraventò Bruno sul terreno, a faccia in giù. Fece un cenno
con la mano e si rimise in posizione. Bruno si rialzò e sputò
l'erba.
"Bella mossa," ammise. "Ma serve molto di più, se
vuoi vincere." Ash si girò e gli fece un altro cenno con la
mano guantata, poi tornò in posizione.
"Era giusto una prova per vedere quanto pesi, Maestro di Forza."
"Ma quanto siamo arroganti, eh? Vuoi buttarmi fuori dal cerchio, non
farmi svenire." Bruno disse, avvicinandosi con piccoli balzi, la sua
testa e i suoi pugni animati da piccoli scatti rapidi. "Già, è
la tua opzione migliore. Nessuno mi ha mai steso."
"Non voglio farti troppo male," disse Ash spostandosi di lato
con un salto aggraziato, quasi stesse ballando. I pugni di Bruno
brillarono di un colore rosso scuro.
"Da parte mia questo problema non sussiste!" si lanciò
contro di lui, le mani quasi incendiate dall'energia. Sorprendentemente,
Ash bloccò il potente colpo piuttosto che schivarlo. Immediatamente
Bruno cominciò a colpire in modo più veloce e complicato, ma
con immensa potenza. Ma Ash bloccò pigramente anche quei colpi,
usando solo i suoi avambracci e i gomiti per parare. I movimenti erano così
rapidi che scintille rosse scoppiettavano al contatto fra le braccia.
Poi Ash smise improvvisamente di parare i colpi e penetrò la
difesa di Bruno, colpendolo col palmo aperto della mano sinistra sullo
stomaco. Il sangue volò fuori dalla bocca di Bruno mentre Ash
continuava in una violenta sequenza di colpi alla faccia, quindi pestò
uno dei piedi del Maestro di Forza col calcagno sinistro e lasciò
partire un calcio con la gamba destra, centrando il torace e facendo
volare l'enorme uomo in aria. Mentre Bruno girava su sè stesso, Ash
brillò di un'energia blu-nera, poi completò il suo attacco
con un possente pugno che scagliò Bruno a circa dodici piedi di
distanza, giusto lo spazio necessario a farlo cadere fuori dal Cerchio dei
Maestri. La folla si spostò per evitare il corpo di Bruno, che
atterrò sul terreno con un tonfo sordo e rotolò fino a
fermarsi contro un piccolo masso.
Una giovane con capelli rossi corse ad esaminare il corpo.
"E' svenuto!" gridò. Erika e Misty mossero le loro
braccia in alto e poi in basso con un movimento rapido. La battaglia era
conclusa. Ci sarebbe dovuta essere una folla esultante attorno al
vincitore, ma tutto rimase silente, solo il pesante respiro dei presenti e
il leggero fruscio dei vestiti arruffati dal vento.
"Spiacente," disse Ash, togliendo i capelli dai suoi occhi. "Non
volevo fargli del male."
Il respiro di Ash non era nemmeno leggermente accelerato, quando Misty
si avvicinò e si accertò del suo stato.
"Sono a posto," rispose lui sfregandosi le braccia indolenzite.
Poi la guardò e si pettinò i capelli con le dita "Mi
dispiace per questo duello, ma lui mi aveva sfidato e nessun Maestro può
tirarsi indietro." Misty sorrise, osservando compiaciuta lo sguardo
irritato di Erika per un breve momento.
"Fa lo stesso, grazie a te ci ho pure fatto qualche soldo." Lui
lanciò uno sguardo incuriosito, che si cambiò in truce
serietà curioso.
"Misty, prima di questa inutile mostra di violenza, ho ottenuto
qualche informazione da uno degli Istruttori di Fuoco."
"Davvero?" Lo guardò coi suoi occhi blu. "Bene,
convocherò un incontro, non appena Bruno sarà rinvenuto. A
mezzanotte, qui. In ogni caso l'avrei fatto comunque, perchè
dobbiamo decidere cosa fare nei prossimi giorni."
La mezzanotte era appena scoccata, quando intorno al fuoco i Maestri si
riunirono. Sedettero ai uno di fronte all'altro, col falò al
centro, le gambe incrociate. Misty ed Ash si guardarono negli occhi. Lo
stesso stavano facendo Bruno ed Erika.
"Non finisce qui, Ashura," Bruno ringhiò aggiustandosi
la borsa del ghiaccio sulla testa. Delle bende bianche avvolgevano il suo
stomaco, sotto il mantello. "Mi hai battuto, ma questo non significa
che sia finita qui." Comunque, Ash potè intuire del rispetto
fra le parole di Bruno. Qualcosa che non aveva sentito prima.
Ash si scaldò le mani sul fuoco.
"Lo so bene, Maestro Bruno," disse in tono piatto. Stava per
iniziare ad esporre le novità che aveva appreso, quando sentì
un rumore. Guardò verso gli alberi. "Aspettate," li
avvertì. "C'è qualcuno." Pochi istanti dopo,
un'ombra offuscè la luce del fuoco. Era Duplica.
"Oh, Ashy," lo chiamò. I suoi occhi marroni brillarono. "Così
è questo il posto dove voialtri andate a..." Erika aggrottò
le ciglia, i suoi occhi verdi brillarono alla luce del fuoco.
"E' una riunione seria. Solo per Maestri." Duplica si sedette
al fianco di Ash. Ondeggiò la sua mano sul suo corpo, e un bagliore
violetto circondò il vestito nero. Poco dopo la macchia di colore
coprì il suo corpo, per poi scomparire, lasciando un lungo mantello
violetto sulle sue spalle.
"Guarda caso io sono Maestro di Mutamento, o sbaglio? "Duplica
chiese ammiccando. Bruno piegò le sue braccia muscolose e la studiò.
I suoi occhi arsero scuramente. Un secondo più tardi, le fece segno
di sedere.
"Dice il vero." Duplica lanciò una pernacchia ad Erika,
e alla sua irritabilità. Questa volta fu Misty a guardarla male.
"Ho sentito che avrei fatto meglio ad ascoltare quello che Ash ha da
dire," disse Duplica, ignorando lo sguardo di disapprovazione di
Misty mentre incrociava le gambe e le copriva col mantello viola. Ash
iniziò a spiegare come stavano le cose.
"Sembra che la Lega voglia spazzare via ogni presenza umana intorna
alle rovine di Cerulean" disse "Hanno inviato delle squadre di
Istruttori e pokemon un po' in ogni insediamento, da queste perti, e hanno
fatto fuori ogni persona.." Misty era disgustata.
"E' disumano. Che motivo c'è di fare un simile massacro? Ci
sono centinaio di vite in quella zona!" Bruno assunse un'espressione
pensierosa.
"Un motivo probabilmente è quello di tenere lontano i
curiosi. Un altro può essere che loro hanno bisogno di rifornimenti
per gli allenatori e i pokemon, per qualche progetto a cui stanno
lavorando a Cerulean."
"E poi vogliono anche divertirsi," commentò Erika,
tremante. Duplica guardò in alto, pensierosa.
"Contina, Ash. Sento che hai altro da dire." Ash annuì.
"Bene, oltre a dirmi che gli ordini erano di eliminare ogni
possibile interferenza ribelle, la mia fonte mi ha anche detto di aver
sentito in giro che a capo di tutto ci fosse il Signore della Lega in
persona. Ha parlato di un Giorno che sarebbe arrivato fra una settimana o
giù di lì. Non aveva la minima idea di cosa significasse,
però."
"Non mi piace," disse Bruno. "Sembra che i loro piani
siano dannatamente prossimi alla fine. Questa storia del Giorno ha l'aria
di essere una gran brutta cosa."
"Chissà che cosa ha in mente, Lord Garick, e mi chiedo anche
cosa abbiano a che fare le rovine di Cerulean con tutto questo" Erika
pensò ad alta voce. Ash socchiuse gli occhi e guardò Erika
con le fiamme negli occhi.
"Gary è morto," disse piattamente. "Il titolo di
Signore della Lega è passato a Lance, Maestro dei Draghi, e secondo
in comando di Garick." Bruno, Misty ed Erika lo guardarono confusi.
"Che stai dicendo? Gary è ancora il Signore della Lega,"
Erika disse. "Ed è ancora decisamente vivo." Ash balzò
in piedi, spaventando Duplica che era rimasta chiusa nei suoi pensieri.
"Ma è impossibile," ringhiò. "Ho ucciso io
Gary. L'ho mandato sul Piano Astrale con un biglietto di sola andata, con
la punta della mia spada!" Ash poteva ricordare distintamente
ricordare quel giorno. Aveva versato molto sangue, per quello che aveva
fatto. Lo stesso giorno in cui aveva lasciato per sempre la Lega. Dopo
aver smembrato il Signore della Lega con un taglio dall'inguine alla gola,
e dopo avergli strappato gli arti, aveva anche dovuto eliminare i molti
Istruttori che aveva incontrato nel Palazzo dei Quattro Grandi, durante la
fuga. Era qualcosa che era meglio non ricordare. Misty ebbe un'intuizione.
"Se fosse vero, e penso proprio che lo sia, allora Lorf Garick ha un
qualche potere che gli permette di recuperare."
"Ma solo i pokemon psichici hanno quel potere," Erika protestò.
"Noi Maestri di Pokemon possiamo avere poteri straordinari, ma ciò
è dovuto al nostro legame con l'elemento natio e al legame coi
nostri pokemon. L'abilità del recupero non la possono ottenere
nemmeno i Maestri Psichici, come quella dannata Sabrina. Senza contare che
neppure la tecnica del recupero può riportare in vita i morti.
Stiamo parlando di risurrezione qui. Solo, come è possibile?"
Duplica parlò improvvisamente, rompendo il proprio silenzio.
"Noi non sappiamo come sia possibile, ma solo che lo è."
Si voltò verso Ash. "Ashy, per favore siediti prima che io
continui." Lui la guardò a lei e annuì, sedendo,
incrociando le gambe e avvolgendosi nel mantello fino alle cosce. "Ora
dunque, come ho già detto qui ad Ash, il motivo per cui sono qui è
che ho sentito un disturbo, sul Piano Astrale, sì. Incredibilmente,
il centro del disturbo è situato tra le rovine di Cerulean. Altra
cosa da sapere, ma difficile da capire, è che in alcuni punti del
mondo esiste un legame molto più forte fre il Piano dei Morti, o
come lo chiamano in molti, l'Inferno, o il Cammino degli Spiriti. A causa
della sua posizione, esattamente a nord-ovest della Torre dei Pokemon, uno
di essi è Cerulean. Credo che gli altri siano la torre stessa,
Cinnabar e il Palazzo dei Quattro Grandi. Anche qui potrebbe esserci
un'intensa attività della Lega. Ovviamente, non possiamo saperlo
perchè quelle zone sono tutte sotto il controllo della Lega in ogni
caso. Diamine, Lord Garick vive nel Palazzo!"
"Così la Lega è interessata al mondo dello spirito, in
qualche modo," Bruno affermò. "Ma perchè?"
"Questo non lo so," Duplica disse,stringendosi nelle spalle.
Misty prese la parola.
"Stanno ovviamente cercando di entrare in contatto con l'altro lato,
direi. Ma cosa ne potrebbero ricavare, questo è tutto un altro paio
di maniche." Ash chiuse i suoi occhi, sentendo un frammento di paura
entrargli nello stomaco per la prima volta in oltre cinque anni. Li riaprì,
e guardò fisso il caldo fuoco scoppiettante, tentando
disperatamente di nascondere quelle cose che stavano emergendo nella sua
mente. Qualcosa di terribile.
"Su questo non ci sono dubbi," disse. "Ma ora sappiamo la
nostra priorità. Che raggiungere le rovine di Cerulean al più
presto possibile, e fermare la Lega prima del tempo, qualunque cosa stia
accadendo."
"E cosa facciamo con gli insediamenti della zona?" Erika
chiese. "Non possiamo lasciare queste persone indifese." Ash
stava pensando che se non avessero fermato ciò che il Signore della
Lega aveva preparato -e non era ancora convinto che quell'uomo fosse Gary,
tutto il mondo sarebbe stato indifeso, nono solo gli abitanti dei dintorni
di Cerulean.
"Allora ci divideremo," concluse. "Erika, Bruno e le loro
forze di Istruttori possono prendere il vecchio tunnel attraverso la Cava
dei Diglett, e arrivare alle rovine di Vermillion. Quello è il
punto migliore per difendere i villaggi. Intanto, io, Misty e Duplica
andremo ad est, attraverso il Monte Luna, quello infestato dagli spettri,
e raggiungeremo Cerulean. Misty perchè... bè, diciamo che è
meglio lasciar perdere. E Duplica perchè sono sicuro che avremo
bisogno del suo contatto col Piano Astrale." Bruno guardò
Misty e aggrottò le ciglia.
"Non mi fido del tutto di te, Ashura. Sarai anche forte, ma quello
che conta è la tua reputazione. Dannazione, sei stato nostro nemico
per molto tempo, prima di abbandonare la Lega. Faremo così: spedirò
un Venomoth a Koga, e a sua sorella Aya, l'ordine di incontrare Erika a
Vermilion con le sue truppe di Istruttori di Veleno. E io verrò con
voi." Ash rimase un attimo a pensare.
"Va bene, basta che i tuoi umini non ci rallentino troppo."
Erika si alzò esasperata.
"Nessuno vuole venire con me? Bene, ferite pure i miei sentimenti!"
disse insoddisfatta. Misty le sorrise. "Guardala a questo modo,
almeno potrai fare a gara a chi fa fuori più Istruttori della Lega
con Koga e sua sorella."
"Vero, vero," Erika disse, già sentendosi meglio e
pregustando quei momenti.
"Che mi dite di Brock?" chiese Ash, improvvisamente curioso di
avere notizie di quello che era stato un tempo il suo migliore amico.
Ognuno cadde in silenzio. Misty lo guardò, e i suoi occhi blu
cominciarono ad inumidirsi per qualche motivo.
"Vuoi dire che non lo sai?"
"Sapere... cosa?" Lui guardò stupito i vari occhi
puntati su di lui, tranne quelli di Duplica, che era all'oscuro come Ash.
"Brock è morto. In una battaglia con la Lega." Ash
strinse i suoi pugni, e abbassò lo suardo.
"Chi...?" sussurrò. Bruno parlò in tono piatto.
"Apparentemente, Lord Garick in persona. Per questo sappiamo che è
ancora vivo. Lo abbiamo visto uccidere Brock mentre ci ritiravamo."
La sua voce si abbassò, mostrando il suo legame di amicizia con il
Maestro di Roccia. "E' stato nella battaglia di Celadon City."
Misty si alzò, si avvicinò ad Ash e mise la gli pose una
mano sulla spalla, ma Ash non lo notò neppure. Lui era morto per il
mondo. Poi guardò il cielo, e i suoi occhi brillarono d'oro così
intensamente, che perfino gli altri Maestri ebbero un fremito.
"Se Gary è ancora vivo, allora quando lo reincontrerò,
pregherà di essere morto. Quando avrò finito con lui, mi
assicurerò che di lui non esista più nulla. Nè qui, nè
su quel fottuto Piano Astrale."
Quella mattina, mentre il sole che sgusciava attraverso un cielo velato,
il campo era ancora addormentato quando Ash, Pikachu e gli altri si erano
già salutati con Erika e gli altri Allenatori ribelli. Laselle
aveva dato ad Ash un lacrimevole bacio di addio, che diede a lui un
colorito imbarazzato e a lei un'occhiataccia da parte di Misty. I due
uomini di Bruno si presentarono. Uno era Gambit, un uomo vecchio ma che
non aveva perso certamente la sua forza, con l'età. Ad Ash ricordò
quella leggenda di Babbo Natale, con quei capelli bianchi e la barba, ma
con muscoli invece di grasso. I suoi occhi erano coperti da un paio di
occhiali da sole, e il suo corpo da una lunga giacca marrone. L'altro
Istruttore era, stranamente, un ragazzo giovane per niente muscoloso, ma
piuttosto esile e basso. Indossava un berretto marrone, un paio di jeans e
una giacca senza maniche, sopra una camicia bianca. Ricordava vagamente
Ash alla sua età, anche se Ash era stato più alto. Il suo
nome era Junior. Ash, con Pikachu nello zaino, Misty, Duplica e Bruno coi
suoi uomino osservarono il campo da una piccola radura erbosa a est.
Davanti a loro, colline verdi ed erbose a perdita d'occhio, con la sagoma
del vecchio Monte Luna all'orizzonte.
"Vista la conformazione del terreno," disse Misty, "prendiamo
un mezzo di trasporto più efficiente." Tolse dal mantello
quella che sembrava una spilla nera, a forma sdi stella, con una gemma
rossa al centro, che Ash non aveva notato in precedenza. Poi lanciò
l'oggetto verso il terreno con una rotazione eccessivamente drammatica.
"Misty chiama Starmos!" La spilla si ingrandì mentre si
avvicinava al terreno, fino a un diametro di circa sei piedi, e quando
tutto finì, si era trasformata in una specie di starmie, con
l'unica differenza che questo pokemon era di un nero lucente, che il
gioello al centro era diverso, e che le ai bordi di esso spuntavano dieci
aculei acuminati. Starmos cominciò poi a volteggiare un piede al di
sopra del terreno erboso. "Adoro fare surfing!" Nebbioso disse
incitando il pokemon stella, per poi fermarsi sopra la testa di Ash. "Vieni,
Ash, puoi cavalcare con me. Solo stai attento alle estremità, sono
molto taglienti."
Ash lo guardò bene. Starmos sembrava la forma evoluta di Starmie.
Non ne aveva mai visto uno prima. Fu tentato di prendere il suo vecchio
pokedex e di registrarlo. Poi lasciò perdere. Lo avrebbe fatto più
tardi. Saltò sopra a Starmos, dietro a Misty. Stava per perdere
l'equilibrio quando lei cominciò a incitare il pokemon ad avanzare.
Si fermò e lo sgridò.
"Dovresti tenerti ai miei fianchi" disse "visto che sono
l'unica con un minimo di senso dell'equilibrio qui."
"Pika, pika!" Pikachu commentò dal suo zaino,
spaventato. Aveva temuto di cadere, ed Ash poteva essere molto pesante. Il
cuore di Ash si fermò in gola, e lui afferrò di malavoglia
la stretta vita di lei. Attraverso il suo mantello, il suo corpo ancora
era morbido e forte allo stesso tempo, come se lo ricordava. Ne era
passato di tempo, ma lei non era cambiata molto, fisicamente. Le memorie
lo assaltarono, ma lui le scacciò. Almeno, lo zaino di Misty gli
evitava il contatto con la schiena di lei. Gambit e Junior lanciarono
prontamente due pokeball, facendo uscire due Ponyta in un doppio bagliore
rosso. A quanto pare, avevano liberato alcuni dei pokemon degli Allenatori
di Fuoco della Lega a Pewter, pensò Ash. Bruno, comunque, era
piuttosto imbarazzato.
"Uh, non ho nulla da cavalcare. Ho dimenticato di farmi dare
qualcosa al campo." Duplica rise.
"Non ti preoccupare, se vuoi puoi cavalcare me!" Junior non
trattenne le risate, mentre Gambit si coprì la bocca con una mano.
La faccia di Bruno divenne di un rosso brillante, mentre Duplica si
metteva carponi di fronte a lui. Poi lei si trasformò in un grosso
Rapidash, la forma evoluta del cavallo di pokemon, ponyta, incendiando la
sua criniera infuocata. Ash notò che la forma che aveva assunto
Duplica non era proprio quella di un Rapidash, perchè era troppo
grande. In effetti, pensò, si trattava di Rapidasher, il Pokemon
Supremo di Fuoco che aveva sconfitto il giorno prima. Misty gli diede una
gomitata nello stomaco, facendogli sputare il fiato.
"Posso sentire in che modo vorresti cavalcarla, ma dovrai
accontentarti di me, Maestro Ashura ," sibilò.
"Ma lei è così cavalcabile," disse Ash per
scherzo, rendendola furibonda.
Bruno tentò imbarazzato di salire in groppa, ma Duplica-Rapidash
si spostò di colpo, facendolo cadere con la faccia per terra. Poi
ritornò indietro e nitrì per schernirlo, mentre Bruno si
rialzava, stavolta rosso per la seccatura. Lui fece una finta a sinistra,
facendo balzare Duplica-Rapidash a destra, ma poi balzò in aria,
girando su sè stesso e atterrando in groppa a lei.
"Ha! Basta giocare, Duplica, per favore. Non abbiamo tempo da
perdere." Quello finì lo stupido passatempo, e i cinque si
lanciarono verso le colline e il Monte Luna, Misty in testa, con Ash
aggrappato ai suoi fianchi per puro istinto di autoconservazione, Bruno
che afferrava la criniera di fuoco di Duplica, e Junior e Gambit, che
cavalcavano i loro ponyta per nulla in difficoltà a tenere
l'andatura. Anche se erano della Lega, a quanto pare gli Istruttori di
Fuoco sapevano addestrare i loro pokemon.
Durante il volo, col vento che li avvolgeva, Ash si girò per
sputare fuori di bocca una ciocca dei capelli di Misty. Pikachu rise.
Nel pomeriggio erano ormai nella foresta alle falde del Monte Luna, ma
il tempo aveva preso una brutta piega, passando dalla biancastra lastra
del mattino alle nubi nere da cui cominciava a cadere qualche goccia di
pioggia. Per fortuna gli alberi fornirono un gradito riparo, che calmò
i ponyta di Gambit e Junior, permettendo loro di riprendere al trotto. Ash
e Misty si coprirono con i cappucci dei rispettivi mantelli, continuando a
est sul dorso del pokemon stella di lei, mentre Bruno, ancora a cavallo di
Duplica-Rapidash, rimase indietro assieme ai suoi due uomini.
Una goccia di pioggia cadde attraverso la copertura delle fronde degli
alberi, colpendo Duplica. Lei nitrì di dolore al contatto con essa.
Guardò il cielo con occhi rossi e irritati.
"Non preoccuparti, dovremmo essere quasi all'ingresso alla base del
monte," disse Misty, concentrandosi sul controllo del suo pokemon che
sembrava un hovercraft fra i detriti cosparsi sul terreno della foresta.
Avanzando, Ash cominciò a sentire alcune persone, provenienti da
sud e dirette verso di loro.
"Ssh!" sussurrò, stringendo la vita di Misty. "Abbiamo
compagnia. Uomini... e pokemon." Si concentrò. "Sembra
una battaglia." Bruno si guardò intorno.
"Là." indicò un grande masso di roccia alla base
di una macchia di cespugli. "Là dietro. Vediamo se sono amici
o nemici, prima di finirne dentro. Anche se finiremo coinvolti di sicuro.
Ricordiamoci che la nostra missione non è questa."
"Ricevuto," disse Misty leggermente. Guidò Starmos al di
sopra del masso, con Ash ancora dietro di lei, mentre Duplica
improvvisamente si ritrasformò in una donna, indossando il mantello
viola da Maestro. Bruno non se l'aspettava, ed era ancora su di lei.
"Cosa ne dici di lasciarmi?" Duplica accennò alle mani
di Bruno che trattenevano i lati del suo torace, giusto alla base dei
seni.
"Oh, spiacente," disse Bruno, arrossendo.
Nascosti dietro al masso, ma ancora in aria, Ash e Misty diedero una
sbirciata dalla sommità della roccia, spiando quattro uomini, i cui
vestiti erano adornati dalla L della Lega, arrivare di corsa da dietro gli
alberi, affaticati. Quindi si fermarono nella radura, per riprendere
fiato.
"Hanno preso due dei nostri," disse uno di loro, afferrandosi
le ginocchia con le mani e cercando di respirare normalmente. Aveva corti
capelli biondi, e un vestito blu, ma sembrava comunque il classico lacchè
della Lega.
"Pensi che li abbiamo persi?" un altro chiese, guardando dietro
di loro, nella foresta, come se stesse cercando qualcosa.
Sorprendentemente, aveva un'aria familiare, per Misty ed Ash, che stavano
osservando in silenzio. Aveva capelli castani, e indossava un vecchio
mantello stracciato, dello stesso colore dei suoi capelli.
"Lo spero, o noi saremo i prossimi!" un terzo uomo aggiunse.
Anche lui aveva capelli castani, ma sembrava più giovane degli
altri, intorno ai diciassette anni. Anche lui sembrava non del tutto
sconosciuto. L'ultimo era un uomo vestito in un ridicolo completo da
samurai, completo di elmetto nero e alette gialle attaccate al davanti
della sua armatura blu-nera. Alla sua cintura c'era una pokeball e una
spada infoderata, mentre ai piedi portava un paio di rozzi sandali di
legno. Ash si ricordò di aver incontrato, oltre dieci anni prima,
uno strano tipo vestito in modo simile, all'inizio del suo viaggio. Gli
uomini del samurai rimasero zitti, guardando dietro di loro.
Poi per un momento apparentemente lungo i quattro si guardarono intorno,
cercando un qualunque movimento. Il biondino lasciò partire un
sospiro di sollievo.
"Penso che li abbiamo seminati." Grosso errore. Improvvisamente
un bagliore di argento spuntò dei rami alti di un albero, e un
pugnale si conficcò nella spalla del ragazzo che aveva appena
parlato. Lui gridò e cadde su un fianco, afferrando l'elsa della
piccola arma.
"Per te c'è un guaio!" una voce femminile gridò
dall'alto. Dai rami superiori spuntò una donna magra, vestita di
nero, con larghi pantaloni e uno stretto top tenuto chiuso da un laccio al
centro, che saltò al centro del gruppetto. Il suo volto era coperto
da uno stretto cappuccio da ninja, una faccia nascosta da un velo scuro,
mostrando solo gelidi occhi blu. Attraverso una piccola apertura del
cappuccio spuntava una lunga coda di cavallo rossa, che Attraverso
un'apertura alla schiena della sua testa, herhair fu portato in una coda
di cavallo che si agitava come seta nel vento. La sua figura sportiva si
mosse freneticamente in una serie di movimenti da maestro di arti
marziali, un calcio rotante che lanciò il più giovane,
quindi un altro calcio che prese il mento dell'uomo avvolto dal mantello
amrrone, spedendolo contro un albero.
"Puttana!" urlò il samurai sguainando una lunga katana.
Ma dai cespugli dietro di lui, emerse un'altra ombra.
"Fanne un paio!" Era un'altra figura vestita di nero, con gli
stessi pantaloni gonfi e una maglia stretta che mostrava il suo petto
leggermente muscoloso. Il suo volto era anch'esso coperto da un cappuccio
da ninja, e tutto ciò che si vedeva di lui erano gli occhi verde
smeraldo. Il ninja si tuffò in aria con una capriola, poi si girò
e con un calcio al volo centrò lo spadaccino nella schiena
spedendolo contro un albero. Comunque, l'uomo avvolto nel mantello marrone
e stracciato si rialzò, scuotendo la testa. Afferrò una
pokeball dalla cintura.
"Non avete speranze contro il Maestro dei Farfetchd! Vai Farfecth'd,
Danza Spada!" Dalla sfera emerse un pokemon uccello dall'aria
stupida, che teneva una specie di gambo di sedano come un'arma. "Far!"
gracchiò rocamente, iniziando ad avanzare e ad attaccare i ninja
con essa. Poi il forte ringhio di un gatto uscì da parte posteriore
un albero e una grossa spedie di pantera, un bianco gattone con un gioello
sulla fronte e le orecchi indietro, con baffi acuminati, spuntò dal
folto della foresta, afferrando il povero volatile con i suoi denti
aguzzi.
"Pers-ian! Cena!" ringhiò, mentre masticava il pokemon
uccello con le sue possenti mascelle.
Improvvisamente fu il caos, come un ponyta spuntò da ovest,
gettando la confusione nella battaglia. Sulla sua schiena c'era una
giovane ragazza, con capelli scuri, avvolta in un mantello verde chiaro.
Stava gridando in preda al panico, avendo perso il controllo del cavallo.
Ash la riconobbe.
"Laselle!" gridò da dietro il masso. Cosa ci faceva lì?
Lasciò Misty e saltò nella'aria sopra alla pietra, in una
capriola, il mantello che si agitava nel vento, e scagliando nel contempo
Pikachu in aria. "Pikachu! Spada d'Ombra!" Come lui atterò,
Pikachu obbedì, trasformandosi nella nera e lunga katana che
sembrava assorbire la luce. Ash afferrò l'arma al volo, la soppesò
rapidamente con un movimento a cerchio, quindi riprese la sua corsa verso
la battaglia.
"Ash!" gridò Misty, ordinando a Starmos di inseguirlo
dall'alto.
L'uomo più giovane, quello coi capelli castani, vide l'uomo
avvolto dal mantello nero crrere verso di lui con una spada dall'aria
malvagia e fu colto dal panico. Scagliò una delle sue pokeball.
"Eeverion! Attacco Antipodo! Ferma quel tipo! Ti prego!" Dalla
palla rossa emerse quello che sembrava un Eevee, quella creatura a metà
fra una volpe e un coniglio, ma le orecchie erano due fiammelle, la sua
schiena era coperta di spine gialle, e aveva una coda di pesce.
"Eev!" ringhiò sparando una palla rossa e blu, di
ghiaccio e di fuoco, dalla bocca contro Ash. Questi saltò in aria,
ma l'attacco antipodo sembrò seguirlo, come se fosse lockato su di
lu. Così a mezz'aria, usando la lama della spada come una mazza da
baseball, scagliò la potente palla di energia elementale nel cielo.
"Pikachu, Illusione di Oscurità!" gridò calando
la spada contro l'Eeverion e il giovane castano. Dalla punta della spada
uscirono delle freccie di ombra, che avvolsero i bersagli in una nebbia
scura. L'Istruttore di Eeverion gridò.
"Sono cieco! Quello bastardo mi ha accecato!" mentre Ash
atterrava con una botta e correva verso Laselle e il ponyta, inseguiti a
loro volta dal samurai.
Il 'Maestro di Farfetch'd' nel mantello marrone e stracciato guardò
agghiacciato la morte del suo pokemon tra le fauci di Persian, urlò
di disperazione e scappò verso il Monte Luna.
"Persian, fermalo!" il ninja donna ordinò.
"Perr!" il grande pokemon gatto ringhiò, sputando il
gambo di sefano con cui si stava pulendo i denti aguzzi, e scattò
all'inseguimento del fuggitivo.
Nel frattempo, il samurai aveva fatto fermare Laselle e il Ponyta contro
un folto cespuglio. Il cavallo di fuoco grugnì e si rimise sulle
sue zampe da cervo, osservando lo spadaccino avvicinarsi. Poi Laselle gridò,
come cadde dal cavallo sul terreno, e giacque sul fianco. Il ponyta nitrì
per la sorprse, saltò sopra la testa del Poi Laselle gridò,
come cadde dal cavallo sul terreno, e giacque sul fianco. Il ponyta nitrì
per la sorprse, saltò sopra la testa del samurai e fuggì
nella foresta. Sfruttando la distrazione del samurai, Ash roteò la
spada e generò una violenta raffica di vento che partì a
razzo verso l'avversario, frantumando il terreno davanti a lui come un
proiettile, scagliando in aria polvere e foglie. Continuò la sua
corsa finchè il turbine non colpì un piccolo masso,
frantumandolo e scagliando contro il samurai una salva di schegge di dura
roccia. Il samurai si voltò, adirato e ferito in più punti
dall'esplosione, e osservl Ash di fronte a lui, che reggeva la sua katana
nera orizzontalmente lungo il fianco, e ricambiava lo sguardo. Sguainò
la sua spada d'argento e si preparò.
"Così, un altro che pratica l'arte della spada!" disse
il samurai pregustando lo scontro, il suo elmo reso rilucente dalla
pioggia leggera. "E uno che sembra proprio un Maestro di Pokemon! Ma
sei solo un principiante in confronto a un vero Maestro! Un Maestro di
Spada!" Ash non esitò, i suoi occhi brillarono d'oro, e lui
deviò la sua corsa in un movimento laterale, accompagnato dal suo
mantello nero. Il samurai si girò per seguire l'azione, e calò
il primo colpo, una potente oscillazione della sua katana, ma come se
stesse misurando la bravura dell'avversario. Questi schivò
facilmente, facendo passare la lama accanto al suo fianco, prima di calare
a sua volta una violenta spadata che mozzò la mano sinistra del
samurai con inaudita facilità. Il samurai gridò e cadde
all'indietro, gettando a terra la spada e afferrando il moncherino con la
spada rimasta, mentre Ash piantò i piedi per terra e preparò
il colpo di grazie. Un Maestro di Spada in meno, pensò Ash
sarcasticamente. Avrebbe dimostrato quanto quelle parole fossero vuote. Ma
il samurai giocò la sua ultima carta, lanciando una pokeball.
"Pinsir! Uccidilo!" Ash deviò la sfera con il piatto
della lama, lasciando che essa si aprisse e liberasse, nell'aria di fronte
a lui, il grosso insettoide marrone e bipede, con grosse corna velenose e
acuminate come rasoi. Ma era pronto anche a questo, e sferrò un
calcio nello stomaco del pinsir, facendogli sputare il fiato, prima di
tuffare la sua katana attraverso le corna della creatura. Gli spuntoni
spinosi si staccarono dal cranio del pinsir un secondo dopo, e volarono a
terra in una folata di sangue scuro dai mozziconi. Il pinsir vomitò
grida di dolore, mentre Ash centrava le sue gambe con un calcio basso di
grande precisione. L'animale cadde a terra di schiena, e lui attraversò
i tre piedi di cranio con la sua katana nera che sembrava assorbire la
luce, quasi come se la testa del pinsir fosse d'aria. L'arma si conficcò
nel suolo. Ash rimosse con facilità la spada sibilante dalla fronte
del pinsir, con un sprizzo di sangue, e si voltò verso il samurai,
il suo mantello reso ribelle dal vento.
Ma il suo avversario era corso verso la sua spada, l'aveva afferrata, e
ora minacciava Laselle tenendo l'arma con la mano rimasta. Da sotto il suo
elmo, occhi terrorizzati fissarono Ash.
"Fermo principiante! O la uccido!" gridò, ormai
disperato.
Ash si stava chiedendo se un colpo scuro avrebbe potuto ucciderlo prima
che potesse fare qualunque cosa, quando un getto di lana spuntò
dallo zaino di Laselle. Avvolse le caviglie del samurai, che inciampò
imprecando, lasciando cadere la spada. Per sua sfortuna, la katana cadde
prima di lui, e il samurai ci finì sopra, venendo trapassato da
parte a parte dalla lama d'argento. Si voltò ridicolmente in un
uggiolato di morte, prima di giacere immobile, col sangue che colava dal
petto e dalla bocca. Ash calciò via il cadavere, si inginocchiò,
lasciò cadere la spada e abbracciò Laselle.
"Tutto a posto?" chiese, mentre l'arma si ritrasformava in un
topo elettrico di colore scuro.
"Pika?" chiese Pikachu preoccupato, la coda frastagliata che si
agitava.
"Penso si sì," balbettò Laselle. Poi, confusa,
prese il suo zaino e lo aprì completamente.
"Pii!" La verde testa di un pokemon bruco ne emerse.
"Un Caterpie?" Laselle disse, sorpresa. Gli occhi di Ash si
allargarono. Poteva giurare che si trattasse di quello stesso caterpie che
aveva spaventato Misty, e che non era riuscito a catturare, nella Foresta
di Viridian.
"Sembra che ti sia trovata un nuovo pokemon, Laselle" commentò,
sorridendo alla vista di caterpie che abbracciava il fianco di lei. Poi
dietro di loro, due gole si schiarirono. Ash si voltò e trovò
due ninja di fronte a lui. Pikachu ringhiò.
"Non c'è pericolo," disse il ninja maschio, mentre i
suoi gentili occhi verdi brillavano attraverso la maschera nera. "E
così la dama è stata liberata e il mondo è salvo."
Il ninja femmina dai capelli rossi, allacciati in una lunga coda di
cavallo, gli diede un vioento ceffone sulla nuca.
"James, idiota! Mnetre stavamo qui a guardare, ce ne siamo fatti
sfuggire un paio! Se non li riprendiamo non ci daranno tutta la taglia!"
"Spiacente, Jessie," il ninja maschio si scusò,
massaggiandosi la testa. Poi un Persian arrivò con un paio di
balzi.
"Perrrsian... nessun problema, sono entrati nel Monte Luna
Infestato," ringhiò. "Sono in trappola, non ne usciranno
vivi." Si voltarono per andarsene.
"Un attimo. Jessie? James?" Guardò il persian. "E...
Meowth?" I due ninja si girarono e lo fissarono stupiti. Poi lei si
tolse il velo e la maschera nera, rivelando una bellezza dai capelli rossi
e gli occhi blu, sinistra ma familiare. Anche l'uomo fece lo stesso,
mostrando un volto fanciullescamente bello, con occhi verdi e lunghi
capelli blu. Il Persian li guardò, contemplando con i suoi occhi
felini.
"Ci conosci?" l'uomo e donna chiesero simultaneamente. "Ci
siamo già visti? Hai un'aria familiare."
"Ash, Laselle! State bene!" La voce di Misty giunse da sopra di
loro, mentre lei arrestava il volo del suo pokemon e saltava in mezzo ad
Ash e alla ragazza. "C-cosa?" chiese allarmata. "Un-un
insetto! Odio gli insetti!" urlò e scappò via,
lasciando fluttuare nell'aria i suoi capelli. Ash sospirò.
"Perr... Ora li riconosco," disse il Persian, fissando Pikachu.
"Sono quei marmocchi di qualche anno fa, quando eravamo ancora nel
Team Rocket!"
Bruno, Duplica e gli altri comparvero dal limitare del bosco, ma
dovettero scansare Misty, lanciata in una corsa che agitava selvaggiamente
il suo mantello.
"Una giornata decisamente particolare," commentò Bruno,
girandosi per guardare la schiena di Misty un istante prima che lei
sbattesse contro un albero e crollasse a terra stordita.
Fine della quarta Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Illusione di oscurità
Tipo: Ombra
Una nebbia spessa di oscurità è generata che è
impossibile per vedere in orthrough. Causare anche allucinazioni su
contatto con occhi. |
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Capitolo 5 *** Parte 5 - Rivincita ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 5: RIVINCITA
Ombre scure danzarono fra le pareti dello stretto tunnel roccioso,
generate da due figure. Piedi coperti da stivali sguazzarono nelle
pozzanghere. Di fronte a loro, una fonte di luce, un piccolo pokemon, a
metà fra una volpe e un conilgio, che scacciava l'oscurità
con le orecchie fiammeggianti. Il tunnel opprimeva i loro cuori col suo
aspetto orribile, ma i Maestri di Pokemon, perchè solo di loro si
poteva trattare, e quei dannati Cacciatori di Taglie, erano senz'altro
dietro di loro, e questo era un pensiero ben più terribile del
buio. Eppure, anche questa vecchia montagna era tristemente famosa. C'era
senz'altro un motivo, se tutti la chiamavano il Monte Luna Infestato, e
nessuno si avvicinava alla sua figura. Mikey rabbrividì, osservando
l'oscurità quasi tangibile che li aspettava, e sperabva che la loro
luce si spegnesse, per poterli divorare.
"E-Eeverion, voglio più luce."
"Eev!" Il suo pokemon gradì l'ordine e lo eseguì
solerte.
"Attento, sciocco," disse l'uomo nel mantello marrone e
stracciato, da dietro di lui. "I Maestri potrebbero sentire l'energia
del tuo pokemon! Vuoi che ci prendano? Anch'io sono un Maestro, ma quelli
sono molto più forti di me!" Mikey non rispose, ma sorrise
internamente. Farley non era un maestro. O comunque era solo Maestro di
Sconfitte.
"Sai, bimbo, penso di aver riconosciuto alcuni di quei Maestri e
anche quei Cacciatori di Taglie. Credo di averl incontrati, da bambino,"disse
Farley, con un tono fiducioso. "Potrei anche batterli, se avessi
ancora il mio Farfetch'd. Ma quel gatto se lo è mangiato, e lui non
è più con me."
"Come dici tu," commentò Mikey, parlando senza pensare.
Il tunnel cominciava ad arrampicarsi. Pregò di non dover incontrare
dei ragni. Li odiava, forse più del buio. "Eeverion, se vedi
delle tele di ragno, bruciale per me, d'accordo?"
"Eev!"
Presto il tunnel divenne così stretto che dovettero spremersi per
bene, nel passaggio.
"Vado io per primo!" Farley disse, fissando il pokemon di Mikey
che stava guidando il loro cammino con un'espressione speranzosa. Forse
anche lui era spaventato, e cercava la protezione che Eveerion poteva
dargli.
"Uh, va bene" Mikey disse. Sarà anche stato odioso, ma
Farley era sempre più grande e vecchio di lui. Ed era più
importante, nella Lega.
"Bene," Farley disse rapidamente. Spremette Mikey contro la
parete e lo superò, iniziando ad avanzare. "Diventerai un buon
Istruttore, se rispetti i tuoi superiori-argh!" gridò
improvvisamente come uno sciame di zubat attraversò il tunnel sopra
di loro. I pipistrelli neri strillarono così forte da far vibrare
le loro orecchie di dolore. Vennero graffiati e perfino morsicati, mentre
lo sciame li superava in una densa nube. Mikey si coprì il volto e
si gettò a terra.
"Cristo!" Farley stava dicendo. "Da dove saltano fuori?"
Calò l'oscurità. Una pessima sensazione crebbe nello stomaco
di Mikey, come se il buio gli impedisse di respirare bene. Si era sentito
così anche quando il Maestro, o meglio l'uomo nel mantello scuro
come la notte, lo aveva accecato con quello strano attacco.
"Eveerion? Perchè non illumini più la strada?"
chiese, sentendo la sua gola chiudersi per il terrore. "Flash, ora!"
"Sì! Eveerion, Flash!" anche Farley era stato colto dal
panico. Anche lui odiava l'oscurità. Qualche cosa di fronte a loro
sibilà. Era un suono basso, terribile.
"SSSSSSSSSS..."
"Che diavolo è stato?" Farley gridò, ormai preda
della paura.
"Non lo so," Mikey disse. Non poteva respirare, tanto era
spaventato. "Eeverion? Eeverion! Dove sei? Flash... P-per favore!"
"SSSSSSSSSS..."
"ARGHHHHH!" Farley gridò, un urlo pieno di dolore e
angoscia. "AAAAHGHAGHAGH!" Mikey sentì il corpo del suo
compagno vibrare e sbattere contro le pareti.
"C-che sta accadendo? Farley!!!" Poi improvvisamente anche lui
sentì una brusciante angoscia avvolgere il suo corpo. Aprì
la bocca per urlare.
Un minuto più tardi, il grido cessò. Il tunnel oscuro
divenne muto.
I picchi incredibilmente alti del Monte Luna, l'immensa montagna che
toccava il cielo, erano di fronte a loro. In alto, il cielo del pomeriggio
gettaba una debole pioggia dalle nubi grigie, che scendevano incerte sul
gruppo. Rimasero titubanti di fronte all'ingresso. Sembrava una caverna
come tante altre, scura e tetra, salvo che per un grosso cartello. Su di
esso, la scritta "Pericolo. Non entrare." Ash si strofinò
il mento e guardò l'entrata. Quanti ricordi. Quasi tutti brutti. Al
suo fianco, anche Misty mostrava un'espressione preoccupata sul suo bel
volto, diretta all'ingresso. Ai suoi piedi, il suo pokemon stella
fluttuava a pochi centimetri dal suolo. Dietro di loro, il vecchio Team
Rocket, Jessie, James e Persian, così come Duplica nel suo mantello
viola, Laselle col suo nuovo caterpie nello zaino, Bruno il Maestro di
Forza, e infine i suoi due uomini, Junior e Gambit, appena scesi dai loro
ponyta, le cui criniere scintillavano di fuoco. I cavalli sbuffarono,
cercando sotto il soffitto arboreo un riparo alla fastidiosa pioggia che
lentamente cadeva dall'alto.
"Dobbiamo entrare?" Laselle stava dicendo, da dietro, in un
tono infantile e preoccupato.
"Ora che sei con noi, e visto che di tornare indietro non se ne
parla, penso di sì," disse la voce profonda di Bruno
fermamente.
"Perciò smettila di tremare come un micino spaventato,"
fu la voce di un ragazzo. Era Junior, uno degli uomini di Bruno. Pesian,
il grande pokemon pantera di Jessie e James, soffiò irritato.
"Ehi," sibilò. "Mi ritengo offeso."
"Oh," concluse Junior. "Scusa."
"Non so anche perchè ci stiate seguendo," disse Jessie,
che aveva nuovamente indossato il velo nero, coprendo tutto il viso tranne
gli occhi di un blu sinistro. "Se avete intenzione di prendere quei
fuorilegge, allora andatevene! Sono nostri."
"Sì," concordò James, che aveva coperto il volto
con la sua maschera ninja, mostrando solo occhi di un verde brillante. "Inoltre,
abbiamo bisogno di soldi per sei vestiti nuovi. Dobbiamo andare a una
festa, stanotte!" Jessie lo colpì sulla testa.
"Ma vuoi stare zitto, James? Ora la nostra immagine di cattivi è
rovinata!" Duplica sorrise sorniona, lisciando i suoi scurti capelli
blu sulle spalle.
"Ha! Come se voi aveste un'immagine da salvare."
"Oh, taci!" Jessie disse. "Ti ricordo. Mi sembra che ti
piacque abbastanza il nostro stile, visto che ci ricopiasti qualche anno
fa!" concluse, incrociando le braccia.
"Cosa non si fa per prendere in giro le persone?" si oppose
Duplica. "E noi non siamo dietro i tuoi criminali!"
"Volete smetterla?" chiese Ash, ora irritato, togliendosi il
cappuccio del mantello e aggiustandosi i capelli con una mano.
"Pikachu!" Pikachu, cavalcando lo zaino di Ash, annuì,
emettendo scintille nere dalle gote. Quando Jessie e James lo videro, si
zittirono. Avevano capito fin troppo bene.
"Stiamo sprecando tempo prezioso qui," aggiunse Misty,
togliendosi a sua volta il cappuccio. "Starmos, ritorna." Il suo
pokemon stella si ridusse nuovamente a una piccola medaglia nera, che lei
riattaccò al suo mantello blu. Anche gli uomini di Bruno
richiamarono i loro ponyta nelle pokeball con un sottile raggio rosso, poi
appesero le sfere alle cinture.
"Andiamo," li spronò Ash, lisciando il suo mantello
nero. "Pikachu, usa Flash e illumina il passaggio."
"Pika," rispose Pikachu.
Il gruppo entrò quindi in fila indiana, con Ash e Pikachu seguiti
da Misty, poi Duplica e Laselle dietro a lei. Lalesse voleva essere terza,
ma Misty non avrebbe gradito il caterpie che riposava sul suo zaino.
Seguivano Bruno e i suoi uomini, mentre Jessie, James e Persian si misero
in coda. Il tunnel roccioso era scuro, ma lo divenne ancora di più
mentre scendevano.
E questo ad Ash non piaceva affatto.
"Il Signore della Lega è arrivato."
Un uomo alto, muscoloso e avvolto in un mantello marrone con cappuccio
rimase in silenzio, contemplando il mondo dalla finestra della massiccia
torre di pietra nera. Sotto, un corteo scortava una carrozza scura,
trainata da cavalli di fuoco. Ma lui era talmente in alto che sembravano
formiche. Da lassù, le grandi rovine della Città di
Cerulean, che si stendevano per miglia, sembravano solo pietre e ciottoli.
"Ho visto, Lance," rispose l'uomo. "E' tutto pronto per il
suo arrivo?"
"Affermativo," Lance disse, camminando per la stanza, con tonfi
sordi dei suoi stivali che colpivano il pavimento di pietra sotto il suo
lungo mantello blu." Abbiamo anche molte squadre di Istruttori che
pattugliano l'area, e alcuni dei Maestri inferiori che li guidano. Non
saremo disturbati." Dalle ombre del cappuccio marrone venne lanciato
un sorriso raggelante.
"Questo non è un problema. Facciamoli venire. Li sfido."
Lance lo guardò curiosamente.
"Così è vero che Ashura è rispuntato. Sei
sicuro che sia saggio permettergli di arrivare fino qui? Non sottostimare
il suo potere. In fondo, è diventato Campione della Lega, ed era
solo un bambino." incrociò le braccia. "Ed stato anche il
responsabile delle Guerre Oscure dei Pokemon. Il suo potere è
immenso. Perfino io, con tutto il potere dei draghi, avrei paura ad
affrontarlo."
"Oh, lo so bene. Lo so meglio di chiunque altro, eccetto forse
Misty." Rimase zitto per qualche istante. "Dov'è Valdera?"
"E' scomparsa di nuovo." Lance aggrottò le sopracciglia.
"Non ci si può fidare di una come lei." L'uomo vestito
col mantello marrone restrinse i suoi occhi scuri.
"Quella puttana. Appena quel bastardo è riapparso, è
diventata come una cagna in calore. Se non fosse stato per i suoi poteri,
ci avrei pensato io."
"Nessuno di noi può." Lance ghignò. "Perchè
è l'esatto opposto di Ash. Quei due sono come le facce di una
moneta."
"Ecco perchè dobbiamo tenere un occhio su lei. Nessuno
realmente sa quale sia il suo vero obiettivo. L'unica cosa che è
chiara è che lei vuole dominare il mondo o qualcosa di stupido come
quello. Crede di usarci, e invece noi usiamo lei." Guardò il
lontano corteo ormai fermato alle porte della torre. "Andiamo a
salutare il Signore della Lega. E' quasi ora, ormai."
I due uomini si coprirono il volto col cappuccio e uscirono dalla stanza.
L'unico suono fu il leggero rumore di stivali di cuoio sul pavimento di
pietra, e poi il forte rumore del portone in legno che si chiudeva.
"E' sempre più buio, qui," notò Duplica cercando
di guardare attraverso lo stretto tunnel roccioso. Ash scoprì di
non avere difficoltà, visto che i suoi occhi potevano vedere al
buio. Sembrava stessero scendendo al centro della terra. Ricordò
che l'ultima volta che era stato lì dentro, era successo circa a un
terzo della lunghezza.
"Pikachu, voglio più luce" Anche se lui e Pikachu
avevano una visione notturna perfetta, anche gli altri dovevano vedere.
"Chu," rispose il pokemon, alzandosi sulle zampe posteriori
sulla spalla di Ash, e agitando le orecchie a punta. La sua pelliccia nera
lanciò una luce più brillante. Il tunnel venne illuminato in
modo decente, intorno a loro. Ash notò che le pareti del tunnel si
restringevano, poco più avanti.
Dopo qualche minuto di cammino, Ash si accorse di un odore disgustoso che
invadeva i suoi sensi. Strinse i denti, e ignorò il tutto. Pochi
istanti dopo Laselle si mise la mano sulla bocca con un sonoro schiocco.
"Eww, disgustoso!" disse da dietro di loro, avvolgendosi le
spalle nel mantello verde foresta. "Che cos'è questa puzza?"
"Qualcosa di marcio quaggiù," fu la risposta di Misty,
che si coprì a sua volta bocca e naso.
"Puzza di cadavere," Bruno disse leggermente in direzione di
Jessie, James e Persico.
"Come lo sai?" chiese Jessie, storcendo il naso nella sua
maschera. "A me sembra solo cibo avariato."
"Qui," James le porse una piccola boccetta di profumo.
Jessie l'aprì e se la mise sotto il naso. "Ah, ora va meglio,
James. Forse servi a qualcos'altro, oltre che a... sai cosa." Si
lasciò sfuggire un sorriso malevolo, ovvio sotto il velo. James
arrossì, una striscia di rosso visibile perfino nell'oscurità
del tunnel.
"Fidatevi, dopo tante guerre, questo odore non si dimentica
facilmente," disse Bruno sibillino, concludendo con un tono
drammatico.
E poi li videro. Dove il tunnel si allargava di colpo, in una specie di
stanza, c'erano due corpi umani. In piedi, incastrato nell'entrata del
tunnel, c'era l'allenatore del Farfecth'd. Il suo corpo sembrava passato
nell'acido. La sua carne era stata disgustosemente fusa, mettendo in
mostra le osse, il mantello marrone era perforato da grossi buchi fumanti.
Sulla sua faccia c'era uno sguardo di orrore, occhi spalancati, congelati
dalla morte. Era pallido, gli zigomi spuntavano dalle guance semisciolte,
il cranio era scoperto, e le labbra erano fuse, mostrando i denti in una
grottesca risata.
Per terra invece c'era l'Istruttore di Eveerion, il suo corpo
accartocciato come un foglio di carta. Era stato anch'esso parzialmente
disciolto da qualcosa, le costole spuntavano dai vestiti invisciditi da un
qualche liquido. Per fortuna, quel cadavere si era coperto il volto con le
mani, morendo in quella posa. Quello che era strano era che quei corpi
sembravano in morti da molto, perchè il rigor mortis era già
arrivato da tempo. Ma non era possibile che fossero morti da così
tanto.
Ognuno rimase in un silenzio pietrificato, osservando lo spettavolo. Era
terribile. Misty aveva uno sguardo pesante, mentre Laselle si era nascosta
nel mantello di Duplica. Bruno e i suoi uomini cercavano di restare
impassibili, mentre Jessie, James e Persian si avvicinarono e studiarono
scioccati i corpi.
"Avremmo dovuti prenderli fuori, come l'altro ragazzo," sussurrò
Jessie. Gli occhi di Ash arsero d'oro, osservando quei disgraziati.
Nessuno meritava un destino simile. E sapeva cosa potesse causare tutto
quello. Come sarebbero riusciti a uscire da quel labirino? Lo stavano
usando come uno dei loro Pokemon Supremi? Lasciare un essere simile libero
era una pazzia. Il responsabile avrebbe dovuto pagare. Lo scalpiccio di
piedi leggeri risuonò nello stretto tunnel.
"Sento qualche cosa," sussurrò Misty. Laselle boccheggiò.
Ash si tenne pronto. Una piccola sagoma sgusciò tra le gambe
dell'uomo morto. Era l'Eveerion.
"Eev!" strillò, i suoi occhi di un rosso ardente.
"Oh, è solo il pokemon del ragazzo," affermò
Misty con tono sollevato, avvicinandosii. Ash le afferrò il
braccio. Lei lo guardò con i suoi occhi azzurri, confusa.
"Non è quello che sembra." L'Eeverion li guardò
malevolo, il suo occhi brillarono. Poi gridò, e improvvisamente
dozzine di tentacoli neri e spessi emersero dal suo corpo, scagliati verso
di loro.
"Pikachu, Scudo Elettrico!" gridò Ash rapidamente.
"Pika!"
Un campo della forza elettrica blu e nera apparve appena in tempo,
fermando i tentacoli a pochi millimetri. La barriera scoppiettò,
mentre le viscide propaggini la colpivano da tutti i lati.
"C'è qualche cosa dietro a noi!" urlò Gambit,
l'altro uomo di Bruno, in preda al panico. Laselle gridò e Duplica
boccheggiò. Ash si voltò e vide quello che potrebbe essere
descritto solamente come una nebbia nera dietro di loro, una macchia di
oscurità che si muoveva lenta verso di loro. Aveva sommerso il
tunnel, imprigionandolo. Sembrò emettere una sorta di fischio basso
e crudele.
"MiSSSSSSSSSSSingNOoooo..." Il cuore di Ash balzò in
gola. Aveva ragione.
"Merda!" gridò. "E' qui! Pikachu, friggi quel coso!"
indicò l'Eeverion che non era più un Eveerion. "Tuonobraciere!"
"PIKA!" Gli occhi blu di Pikachu arsero e il campo elettrico
divenne rosso, trasformandosi in una freccia infuocata che corse verso il
pokemon mutato. Una piccola esplosione, poi il campo fu libero.
"Presto, dobbiamo uscire da qui o ci ucciderà!" disse
Ash, afferrando la mano di Misty. "Tutti quanti, fuori di qui!"
disse, spostando il cadavere conficcato nell'apertura con una mano avvolta
in energia scura. "Se toccate i corpi verrete infettati!" Si girò
velocemente e si infilò nel pertugio, conducendo Misty per mano e
con Pikachu che grattava la sua spalla con gli artigli. La paura raddoppiò
la loro foga. Dietro a loro, Duplica prese saldamente per mano Laselle.
"Ewww, " disse guardando il corpo semidecomposto. "Volentieri!"
Quindi, Jessie, James e Persian.
"Perrr..." ringhiò il pokemon. "Sbrigatevi ragazzi!
Non voglio diventare una pozzanghera di melma!"
"Ci sto provando!" rispose Jessie infilandosi nella stretta
apertura.
"Sei ingrassata?" chiese James colto dal panico.
"Cosa? Come osi?" Jessie colpì la testa di James.
Comunque, ben presto anche il Team Rocket erano fuggiti, seguendo gli
altri. Poi Junior si voltò, girando all'indietro il suo berretto
marrone.
"Maestro Bruno, Gambit, andiamo! Quella nebbia è quasi qui!"
osservò terrorizzato la pura incarnazione dell'oscurità che
li aveva quasi raggiunti, come se li stesse inseguendo. Gambit guardò
il passaggio pietroso.
"Non ci passerò mai!" disse nella sua voce arcigna.
"Devi!" disse Bruno, gettando uno sguardo spaventato alla
nebbia. Li aveva quasi presi. "Vai, io andrò per ultimo!"
"No!" gridò Gambit mentre con inaspettata violenza
spingeva Junior e Bruno nell'apertura. "Dovete sopravvivere per la
missione! Vi darò un po' di tempo!"
"Fermo!" gridò Bruno, osservando impotente.
"Vai Machoke!" gridò Gambit, lanciando la pokeball e
ostruendo il passaggio con il suo corpo."Non mi fai paura...
YeARGHHHH!" E poi Bruno non potè vedere altro che una densa
oscurità che catturava il varco.
"Gambit! No!" gridò, addolorato, protendendo le mani
verso di lui. Chiuse i suoi occhi, una lacrima sfuggì. "Gambit..."
bisbigliò.
Finalmente il tunnel si aprì su un corridoio più largo e
grande. Ash balzò fuori, tenendo ancora la mano di Misty con una
presa stretta, con Pikachu sulla spalla, e si spostò di lato,
contro una parete.
"Correte!" disse impazientemente. "Fuori, fuori, fuori!"
Prima uscirono Duplica con Laselle, seguiti da Jessie, James e Persian.
Finalmente arrivò Junior, col suo berretto marrone girato
all'indietro sulla testa. Ash lo guardò bene, notando nuovamente
quanto somigliasse a lui, quando aveva qualche anno in meno. Comunque,
ancora una volta, era certo di essere stato più alto. Un momento più
tardi, Bruno scivolò fuori. Aveva un'espressione fiera sulla sua
faccia rude.
"Quello che diavolo era, Ashura?" gridò, e le sue dita
corsero fra i suoi capelli castani. "Quella cosa ha preso Gambit!"
"Via da lì, Bruno!" rispose Ash. "Te lo dirò
dopo! Voi continuate a correre e prendete il tunnel a est. Cercherò
di rallentarlo." Non ebbero bisogno di un secondo ordine, e
cominciarono a correre, lasciando Misty e Ash alle spalle. Duplica si
trasformò in un charmander, e la piccola lucertola balzò
sulla spalla di Laselle. Il suo corpo vibrò di luce quando usò
il Flash per rischiarare la strada.
Il sibilare si fece più vicino, ormai era quasi all'entrata del
tunnel. Ash girò la sua testa per scoprire che Misty era era là,
e i suoi occhi blu stavano fissando il corridoio.
"Allora? Perchè non segui gli altri?" Misty fissò
intensamente le loro mani unite. Ash stava ancora stringendo la sua mano
sinistra.
"Anche se avessi voltuto, non avrei potuto, Ash," disse
aridamente. "La tua presa è così che mi stai facendo
male." Ash seguì lo sguardo di lei, arrossì, e lasciò
subito la presa. "Oh, heh, scusa."
"SSSSSSSSSSS..." Ash si voltò immediatamente verso
l'imboccatura del tunnel, facendo svolazzare il suo mantello.
"Vai, Misty! Questa qui è una cosa seria! Non è un
gioco. Dubito di poterla uccidere! Ma forse posso rallentarla, e darvi il
tempo di scappare."
"Chu..." concluse Pikachu, puntando la stretta apertura con i
suoi occhi e preparandosi sulla spalla destra di Ash. Misty gli afferrò
un fianco.
"Mai! Io resto con te!" i suoi occhi blu arsero fieri. Ash ci
si perse dentro, il suo stomaco travolto dalla nausea. Si voltò di
nuovo, verso la nebbia nera che stava colando verso di loro.
"Va bene, potresti essermi utile, per quello che sto per fare."
"Bene, dimmi che devo fare," rispose Misty, mentre il bagliore
azzurro dei suoi occhi le illuminava il volto.
"Prendi la mia mano." I loro palmi si incontrarono come prima,
e si strinsero con vigore. "Ora, devi sentire il tuo potere
elementale scorrere in te, come se stessi per attaccare. Ma contienilo,
fallo crescere dentro di te." Il corpo di lei cominciò a
brillare di blu, al punto che Pikachu potè smettere di illuminare
il tunnel. I suoi capelli rossi si animarono, come se agitati da una
folata di vento. Quando Ash vide che lei era abbastanza concentrata,
cominciò a concentrarsi sulle sue forze d'ombra per caricarsi a sua
volta. Il suo corpo cominciò a ardere di buoi e suoi occhi
brillarono dorati.
"Pikachu, aggiungi il tuo potere ai nostri," ordinò. Il
suo pokemon alimentò i loro poteri con la sua energia. "Ora,
Misty, Pikachu, datemi i vostri poteri... Ora!"
Quando il flusso di energie elementali lo inondò, alzò il
braccio di Misty assieme al proprio.
"Repulsione d'Ombra!" gridò, dirigendo disperatamente
l'immenso potere verso la nebbia nera ormai su di loro. Una violenta
irradiazione elementale partì dal suo corpo. Urtando la nebbia con
un'esplosione, generò una colata di scintille blu scure dal punto
di contatto. La terra vibrò come in un terremoto, il soffitto
scricchiolò, generando una pioggia di polvere. Un turbine di vento
generò una tempesta di sabbia. Misty, Ash e Pikachu
indietreggiarono, coprendosi gli occhi. "Ora via di qui!" gridò
Ash, voltandosi di scatto, tirandosi dietro Misty. "Questo lo terrà
occupato, e noi potremo fuggire!" Corsero lungo il tunnel vero est, i
loro mantelli agitati dal vento forte dietro di loro, e l'atroce grido
della nebbia che li inseguiva, violento. Quando il tunnel cominciò
a restringersi di nuovo, Ash mollò la mano di lei e si fermò,
scivolando leggermente sul pavimento di pietra con i suoi stivali. Anche
Misty si bloccò.
"Che stai facendo?" gridò, superando il frastuono del
vento.
"Voglio ostruire il tunnel!" rispose Ash, coprendosi gli occhi
con una mao e lanciando Pikachu in aria con l'altra. "Pikachu, Lama
d'Ombra!" gridò nel farlo. Ci fu un rombo di tuono, e il
pokemon si trasformò nella spada. Ash afferrò l'arma, balzò
in aria e con un grugnito colpì il soffitto del tunnel con
violenza. Poi atterrò, inginocchiandosi. Con un forte rimbombo una
frana di ciottoli e massi ostruì il passaggio. Dopo di che, il
vento si calmò, e l'aria divenne zitta, eccetto che per la pensante
respirazione di Ash e Misty. Ash sospirò e si alzò,
appogginadosi alla spada nera e lucida.
"Questo dovrebbe darci molto tempo," disse, inspirando a fondo.
"Missingno non può passare attraverso la pietra, così
dovrà trovare un altro modo per raggiungerci." Misty si era
piegata, appoggiandosi alle ginocchia e lasciando che i suoi lunghi
capelli rossi circondassero le spalle.
"Missingno? Ô questo il suo nome?" chiese debolmente.
"Sì," rispose Ash. "Sembra che lo abbiano lasciato
qui dopo le Guerre Oscure di Pokemon." Misty guardò in alto, i
suoi occhi blu scioccati.
"Ma è impossibile!" Ash chiuse i suoi occhi.
"Invece sì." E poi una luce baluginò dalla terra
sotto i loro piedi, e una mano cadaverica emerse dalla roccia, afferrando
la cavigla di Ash. Misty lanciò un urlo, vedendo Ash riscucchiato
dal terreno con la sua spada.
"Char!" strillò Duplica-Charmander, seduta sulla spalla
di Laselle, illuminando il tunnel con il suo corpo da lucertola. "A
sinistra, non a destra!"
"Ma il tunnel a destra va ancora verso est!" rispose Laselle,
sentendo i passi degli altri dietro a lei.
"Hai ragione! A destra allora! Charman-argh! E' veramente duro per
me parlare mentre sono un pokemon," si lamentò, mentre Laselle
imboccava il corridoio di destra.
"Perrr, non posso credere che questi pazzi non abbiano una mappa!"
borbottò Persian mentre seguiva Jessie e James balzando fra le
rocce della caverna.
"In effetti era il Maestro Ash a farci da guida!" rispose
Junior, mentre seguiva il gruppo tenendosi il cappello con la mano. Dietro
di loro, Bruno seguiva in silenzio, stanco. Era ancora triste per la fine
di Gambit.
La terra tuonò improvvisamente, polvere e pietre cominciarono a
cadere dai fianchi e dal soffitto del passaggio. James gridò.
"Rimarremo sepolti vivi!"
"Piantala, James, sembri una bambina piagnucolosa!" urlò
Jessie superando il suono della frana e le grida di James.
"Bene, è la cosa che mi riesce meglio!" Quindi la terra
vibrò troppo forte perche potessero continuare a correre. Laselle
si fermò e si appoggiò, cercando di mantenere l'equilibrio,
cosa che fecero anche gli altri. Persian si asquattò al suolo,
coprendosi la testa con le zampe. Alcuni minuti più tardi, il
terremoto cessò. La polvere galleggiava nell'aria, raddoppiando
l'oscurità del tunnel.
"Phew!" sospirò James, rimuovendo la sua maschera per
respirare meglio. "Grazie a Dio!" Poi direttamente dietro a lui
cadde una massa di ciottoli e polvere, bloccando corridoio da cui
venivano. James gridò di nuovo e e non si fermò finchè
Jessie non lo schiaffeggiò.
"Grazie, ne avevo bisogno," commentò James,
massaggiandosi la testa. Bruno si alzò e liberò il suo
mantello dai detriti.
"State tutti bene?"
"Sono a posto," rispose Laselle, inginocchiandosi e scotendo la
sua testa per pulirsi i lunghi capelli neri. "Char!" strillò Duplica-Chamander.
"Perrr-sian," commentò Persian. Mancava solo una
persona.
"Junior?" chiamò Bruno. "Junior!" Laselle si
guardò intorno.
"Là!"disse, fissando una figura accasciata al suolo.
"Junior!" gridò Bruno, accorrendo. Era coperto da pietre
e altri detriti, che rimosse facilmente con le sue possenti braccia,
quindi alzò il corpo per controllarlo. La fronte era livida, e un
occhio appariva gonfio e pesto. Era svenuto. "Sembra sia stato
colpito alla testa," giudicò Bruno. "Lo porterò
fuori di qui io." Afferrò il corpo e lo caricò sulla
spalla. Jessie fissò il corridoio ostruito.
"Che si fa? La nostra guida e la sua ragazza sono bloccati là
dietro!" Laselle aggrottò le sopracciglia, mentre Bruno si
incamminò, con Junior sulla spalla.
"Allora, andremo da soli." Guardò per terra, cercando
qualcosa. Poi i suoi occhi marroni scuro brillarono, quando trovarono
quello che stavano cercando. Afferrò un bastone e strappò un
pezzo del mantello, che si rigenerò subito. "Qui," disse,
dando bastone e stoffa a Laselle. "Fai una torcia e di a Duplica di
accenderla. Poi lei si potrà trasformare in uno Zubat, e usare il
radar per farci uscire da questo buco d'inferno."
"Cahr!" esclamò Duplica-Charmander, non appena Laselle
completò l'operazione. "Buona idea. Forse mi sono sbagliata
sul tuo conto." Bruno agitò la mano, improvvisamente
arrossito.
"Non è nulla. Chiunque abbia fatto la guerra ha imparato a
cavarsela da solo."
"E cosa facciamo per Ash e Misty?" sussurrò Laselle,
guardando preoccupata il tunnel bloccato.
"Non preoccuparti," disse Bruno fiduciosamente. "Quei due
sono forse i migliori Maestri di Pokemon che abbia mai visto. E visto che
Ash conosce questi tunnel fin da bambino, sono sicuro che non avranno
problemi a uscirne vivi." Quello che aveva taciuto era che Ash e
Misty forse non avrebbe potuto salvarsi dalla nebbia mortale. Ma tutti ci
speravano. Perfino James, Jessie e Persian. Presto, con la nuova torcia in
mano a Laselle, con Duplica-Zubat a guidarli, con Bruno che trasportava
Junior e il Team Rocket in coda, si spinsero attraverso i tunnel del
vecchio Monte Luna infestato.
Buio. Oscuritò. Ombre. Un ricordo.
Ash, sedici anni di etò, è inginocchiato in una radura
erbosa, accanto alla ragazza che ama. I rossi capelli di lei sono legati
in una lunga coda, esili ciuffi coporono i suoi splendidi occhi blu, che
ricambiano lo sguardo, ansimanti. Per una volta, sta indossando qualcosa
alla moda e sexy, un top rosso, con una lunga gonna blu, che avvolge
perfettamente la sue lunghe, splendide gambe affusolate. I suoi piccoli e
aggraziati piedi sono nudi, le dita giocano con l'erba verde, e le sue
labbra chiedono di essere baciate. Il sole splede. Il lago vicino a loro è
una quieta distesa di cristallo blu. Una brezza leggera li rinfresca.
Troppo bello per continuare.
Ash guarda i suoi occhi, il suo cuore e il suo stomaco si stringono. Fra
le sue mani compare un piccola scatoletta. "Misty," stringe i
denti, e continua. "So che siamo molto giovani... e sai... ma è
solo che, sai..." si ferma un attimo, sentendo la lingua annodata. "Oh
diamine, vuoi sposarmi?" afferra l'anello dalla scatola. Un piccolo
diamante blu, il colore degli occhi di lei occhi. Le labbra di lei s
inclinano. Sorride. Di felicità infinita.
"D-dici sul serio?" la sua voce bisbiglia bassa, perchè
nemmeno lei ha parole per esprimersi. Ash si alza, e si gratta la base
della testa.
"Certo, se non vuoi, visto che siamo già... amici? Penso che
dovremmo..." Lei ricambia lo sguardo.
"Lo voglio!"
E poi i due si abbracciano, le loro labbra si uniscono in un profondo
bacio appassionato. Due spiriti indivisibili stanno per rendere definitiva
lo loro unione.
Ash raccoglie la sua cintura, e la chiude con un rumoroso scatto. Si
avvolge nel suo sottile mantello marrone da foresta-quello che sua madre
gli aveva dato quando aveva vinto la sua ultima battaglia, ed era
diventato Maestro di Pokemon, e lo mette sopra i suoi vestiti. Lei aveva
detto che con quello sembrava bello e misterioso. A lui non importa che
sia o meno caldo. Viene dalle mani di sua madre. Si mette anche il suo
vecchio cappello della Lega. Un po' sporco, visto che è da tempo
che non gli dà una lavata.
"Così vai via?" è la voce di Misty. Un tono
gelido. Risentimento? Negli ultimi giorni è stata molto fredda con
lui. Lui non sa perchè. Ma lei ultimamente ha litigato spesso, per
nessuna ragione valida.
"Sì, vado," risponde Ash debolmente. "E' il mio
dovere di Maestro di Pokemon, quando la Lega chiama devo rispondere. Credo
sia una specie di guerra. Ma non so contro chi. Ora vado all'Indigo
Plateau, a scoprire quello che succede."
"Sicuro," risponde Misty gentilmente, come se non ci credesse. "Quando
è la Lega a chiamare, tu accorri, peccato che non sia lo stesso con
me."
"Che stai dicendo?" Ash la guarda, confuso. "Non è
vero. Che hai?" Misty gli lancia un'occhiata fredda, gelida, come se
lui dovesse sapere di cosa sta parlando. Ma resta zitta. Ah non capisce.
Pensa che sia uno dei suoi sbalzi d'umore.
"Se esci da questa porta, al tuo ritorno non troverai nessuno."
"Non essere sciocca," risponde Ash desolato. "Userò
quel teletrasporto che Bill ha inventato, e starò via solo una
notte." Lei gira il capo, i suoi capelli rossi ondeggiano. Comincia a
parlare da sola.
"Ho sempre voluto finire il mio addestramento, quando viaggiavo con
quello stupido di Ash, e forse ora che se ne va potrò farlo."
"Guarda, quando torno ne riparliamo, va bene? So che vuoi finire il
tuo allenamento. Magari quando torno potremo farlo insieme. Tra l'altro
non abbiamo ancora completato il pokedex." sorride a lei. "Possiamo
fare la nostra luna di miele, dopo esserci sposati!" Lei piega le
braccia, ma ancora non lo guarda. Ash sbuffa, offeso. "Come ho detto,
ne riparliamo quando torno. Pikachu sta aspettando, fuori." Sì,
lui pensa che forse è solo un momento. Hanno sempre avuto tanti
litigi in passato, in fondo, e quasi ci provavano gusto. E' parte di ciò
che rende perfetta quella relazione.
Quando torna, il giorno dopo, la piccola casa che si sono costruiti nella
foresta, a nord ovest di Fuchsia, è vuota.
Misty se ne è andata.
Come Cenere lentamente tornò cosciente, potè sentire
morbide labbra femminili sulle sue. Gemette.
"Misty..." Un forte flusso di oltraggi inondò le
orecchie, e improvvisamente sembrò che stesse galleggiando a
mezz'aria. Una fitta di dolore lo colpì alla schiena, un colpo con
qualcosa di duro. Si svegliò del tutto, e aprì gli occhi,
inspirando confuso. L'aria era calda. Dov'era? Si sedette contro il muro
roccioso e passò le dita attraverso i capelli neri. Sembrava che
qualcuno lo avesse lanciato contro la parete, che si era deformata in un
largo cratere, quello in cui giaceva. Si mise carponi, e tolse la polvere
dal suo mantello. Guardandosi intorno, si ritrovò in una larga
caverna circolare. C'era un pozzo di lava al centro, che sibilava e
sputava. Il rosso bagliore del magma si rifletteva sulle pareti, e tutto
sembrava rosso e minaccioso.
Infine, notò una figura bianca, coperta con un mantello, al lato
opposto del cratere, lontana almeno cinquanta piedi, in piedi su una
sottile sporgenza. Un pikachu di un puro bianco lo osservava dalla spalla,
con occhi di un verde ardente. Occhi freddi come il ghiaccio lo fissarono
da sotto il cappuccio ombroso della figura.
"Valdera," la riconobbe Ash, mentre si rimetteva in piedi con
un gemito. Cercò immediatamente pikachu con tutti i suoi sensi. Là,
pensò, sentendo il suo pokemon a destra. Si girò
leggermente, vedendo il topo elettrico adagiato su una sporgenza lontana.
Era svenuto.
"La ami ancora," lo accusò la voce gutturale di Valdera,
perfetta nonostante la distanza.
"Amo chi?"
"Mia sorella. Mistaria." La sua voce sembrava adirata. Ash se
ne preoccupò. Non c'era nessuno più efficace di Valdera
quando era arrabbiata. "L'hai chiamata nel sonno."
"Non è vero." Lei rise, e Ash si accorse di quanto la
sua voce fosse simile a quella di Misty. Si chiese come avesse fatto a non
accorgersi di quanto Valdera fosse simile a Misty, al punto da dover
essere in qualche modo collegate. Autoinganno, intuì Ash. Che
ironia.
"Sei come il jolly di un mazzo di carte, Ashura" disse lei. "Oh,
come mi sei mancato." Alzò una mano, si avvolse nel mantello e
fece cenno di avvicinarsi. "La mia offerta è sempre valida.
Torna con me alla Lega, e governiamo questo mondo insieme! Posso
convincere il Signore a perdonarti, anche dopo quello che gli hai fatto.
Sei ancora il Mestro di Pokemon più potente di tutta la terra."
Si lascoò sfuggire una leggera risata. "Dopo di me,
ovviamente."
"Che significa, dopo quello che gli ho fatto?" rispose Ash
dall'altro lato del cratere. "Uccisi Gary il giorno in cui lasciai la
Lega! Ha imparato in qualche modo il Recupero?"
"Recupero," disse allega, portando un dito sul mento. "Una
tecnica molto efficace. Con il potere della Risurrezione fra le mani, non
dovrei più temere nulla. I più grandi poteri del mondo
sarebbero impotenti, contro di me. Me." Lo guardò interessata.
"O te." Ash sentì la sua ira crescere.
"Non mi importa se lui può risorgere o no! Lo uccidero-più
e più volte-finchè non sarà morto per sempre!"
"Davvero coraggioso," ripose lei gutturalmente. "Una delle
cose che ho sempre amato di te."
"Cosa hai fatto a Misty? Dov'è lei?" I suoi occhi blu
arsero così brillante sotto il cappuccio che lui per un attimo ne
fu accecato.
"Misty? Misty!" gridò. "Sempre Misty! Anche quando
non sapevo che fosse lei, era sempre lei a rovinare tutto!" ridacchiò,
la sua voce sinistra. "Molto bene." Alzò la sua mano, e
il pikachu bianco si aggrappò ad essa. "Facciamo a modo tuo,
Ashura! Pikachu, Lama di Luce!"
"PEEKA!" gridò il pokemon come lei lo gettò
nell'aria dove esplose in un fascio di luce, trasformandosi in una spada
che lei afferrò con la destra. Era l'arma gemella della Lama
d'Ombra, salvo per il candore che emanava.
Poi con un balzo attraversò il cratere di lava sotto di loro con
un incredibile salto, lasciando il mantello a sventolare dietro di lei, e
lo attaccò. Ash schivò con un balzo di lato, evitando il
colpo. Valdera lo mancò di poco, centrando l'orlo del createre con
la sua lunga spada luminosa. Ash rispose con una frecci di elettricità
nera, che partì dalle sue mani. Ma lei balzò via dalla
sporgenza, scansando il colpo, e cominciò a tagliare la roccia, che
cadde nella lava. Ash saltò via e atterrò al fianco del suo
pikachu, ancora inconscio. Lo prese fra le sue mani e lo svegliò
con un breve carica rigenereatrice. La sporgenza di roccia su cui si
trovava pochi istanti prima crollò nella lava.
"Pika?" disse Pikachu, sedendosi e strizzandosi gli occhi blu
con le zampe.
"Spiacente per il brutto risveglio, Pikachu, ma credo di aver
bisogno di te!" disse scansando un altro colpo di luce da Valdera,
che fuse la roccia della parete dietro di lui. "Presto, Lama d'Ombra!"
Pikachu assentì, e presto le due spade si incrociarono, la sua
spada afferrata con ambo le mani. Valdera si spostò di lato e gli
fece un cenno con la mano libera.
"Come ai vecchi tempi, huh Ashura?" chiese, con un'occhiata
diabolica nei suoi brillanti occhi blu. Poi si tolse il cappuccio bianco,
rivelando il suo splendido viso, e scosse il capo per liberare i lunghi
capelli biondi, che caddero sulla schiena in onde di luce. "Vediamo
se sei un po' migliorato, con gli anni." Saltò via e con una
capriola atterrl su un grosso masso, che galleggiava al centro del
cratere. Ash la seguì, saltando dalla sporgenza, e con una mezza
torsione in aria si appoggiò facilmente su un'altra roccia
galleggiante, con un leggero svolazzare del suo mantello. Il vapore lo
circondava, e il caldo era insopportabile.
"Ti piace sempre lottare nei posti più strani, Valdera"
rispose con un ghigno, alzando la spada nera e lucente, pronto alla sfida.
Soffiò via una ciocca di capelli dagli occhi. "Non sei
cambiata."
"Che posso dire?" commentò, incurvando le labbra rosse
in un mezzo sorriso, facendogli l'occhiolino. "Ho bisogno di
eccitarmi, ogni tanto." Alzò la sua spada bianca di luce e
l'afferrò con ambo le mani. "Vieni, Ashura. Le profezie dicono
che la luce eguaglia l'ombra. Vediamo se è vero!"
Presto il rumore delle spade soffocò i sibili della lava fumante
sotto di loro.
Misty cavalcò il suo Starmos, la nera stella pokemon, cercando
disperatamente un condotto che portasse al luogo dove Ash era stato
portato. I suoi lunghi capelli rossi e il mantello si agitarono nel vento,
mentre ordinava di accelerare. Togepi, il piccolo pokemon uovo, sfruttava
il suo Flash per illuminare la strada dalla sua spalla.
"Chi avrebbe pensato che mi saresti tornato utile, un giorno,"
commentò mentre inclinava Starmos di lato per affrontare una curva
particolarmente stretta.
"Priiii!" pigolò Togepi felicemente. Superando una
stretta fessura, improvvisamente ebbe la forte sensazione di aver trovato
la strada giusta. Non sapeva perchè, ma lo sentiva.
"Starmos, indietro!" Il pokemon stella eseguì
silenziosamente, si impennò, girò su sè stesso a metà
strada e prese a fluttuare in direzione opposta, con Misty sempre sul suo
dorso. Curvò a destra nel tunnel che aveva intravisto, e sprofondò
verso il basso, verso dove credeva che Ash fosse finito.
"Non preoccuparti, Ash! Sto arrivando!" disse ad alta voce,
sentendosi un po' meglio. Si piegò in avanti e diresse il suo
pokemon stella ad alta velocita. Davanti notò un bagliore rosso. "Togepi,
ritorna!" disse, richiamando il piccolo pokemon nella sua pokeball.
Inosservata, una nebbia nera seguiva implacabile quella corsa, sibilando
e lanciando viticci di oscurità verso di lei.
Le spade nere e bianche si incontarono ancora. I due Maestri
continuavano la loro danza di morte girando l'uno intorno all'altro,
tentando di trovare il punto debole, attaccando, parando, oppure studiano
e prendendo fiato. Poi il circolo riprese, le affilate katana di ombra e
dli luce si scontrarono, scintille nere e bianche sfrigolarono dal punto
di contatto.
Ash finse, poi colpì lateralmente, impossibilmente veloce, mentre
Valdera schivò di scatto, evitando solo di poco il colpo, che tagliò
una parte del mantello bianco, ma mentre sfuggiva cercò di far
cadere l'avversario con un calcio alla gamba. Ash evitò l'attacco
con un picoclo salto, ma dovette quindi parare un colpo molto preciso con
la sua spada, riuscendo a redirigere la lama sul suo mantello nero. Poi le
lame si incastarono, l'uno tentava di vincere l'altro, le loro facce quasi
a contatto. Ma la loro forza era praticamente uguale, e sembrò che
rimanessero immobili. I loro mantelli si rigenerarono in un lampo di
energia, durante la lotta.
"Sei ancora al mio livello, Ashura," commentò lei,
leccandosi le labbra. Piccole gocce di sudore caddero dalla fronte, e lei
le prese con la linqua. Quindi sorrise. Ash soffiò di nuovo via i
capelli dagli occhi.
"Nessuno di noi può vincere," affermò. "E'
una perdita di tempo." Il sudore imperlava le sue guance.
"Oh, non direi," rispose lei. "Non mi divertivo così
da tre anni!" E con quello, si sporse in avanti, occupò i tre
pollici che li separavano e lo baciò, ficcando la sua lingua nella
sua bocca. Quindi ruppe il bacio, allontanadosi e osservando. Ash cadde in
ginocchio e sputò. Lo sputo sibilò cadendo nella lava
bollente. Si asciugò la bocca col retro della mano.
"Non avresti dovuto farlo," disse Ash, imbarazzato.
"Oh, dai!" lei rise. "Lo abbiamo fatto tante di quelle
volte." Ash si alzò, pronto a continuare.
"Ma io non sono più il tuo giocattolo, Valdera."
"Al bando le formalità!" rispose lei, alzando la spada.
Poi Ash sentì la presenza di un terzo individuo e guardò in
alto. Da uno dei molti buchi, una chiazza blu coprì una figura a
cavallo di una stella nera.
"Ash!" era la voce di Misty.
"Misty!" rispose Ash. Gli occhi blu di Valdera cominciarono ad
ardere di nuovo.
"Sorellina, sei sempre fra i piedi!" puntò la spada
verso il Maestro d'Acqua. "Pikachu! Fascio di Luce!" Ash guardò
inorridito, incapace di fermare lo spesso raggio di energia bianca che
partiva dalla punta della spada. Stranamente, il raggio bianco di potente
energia sembrò mancarla come se l'avesse respinto, e Misty li
raggiunse agilmente. Il colpo centrò il soffitto, trasformando la
pietra in una massa rossa e fusa. Valdera sembrò disgustata. "Mancata?
Ma non manco mai!" disse coprendosi la bocca con una mano. Guardò
istupidita Misty scendere verso di loro sul suo pokemon.
"Stai lontana da Ash!" gridò Misty adirata. "Starmos,Iperraggio!"
Da una delle punte del pokemon stella partì un raggio mulicolore,
in direzione di Valdera. Ma questi alzò la spada e deviò il
raggio verso la lava.
"Ha!" La sorella bionda sorrise sorniona. "Almeno questo
ha funzionato! E ora Misty, perchè non vieni qui e non vediamo chi è
la puttana più bella? Sai, come quando eravamo piccole, e
litigavamo per chi doveva dormire sopra sul letto a castello! O quando
facevamo a gara a chi metteva più termiti nel cassetto delle nostre
sorelle!"
"Volentieri," disse Misty, che saltò dal suo pokemon e
atterrò sulla piccola roccia galleggiante. Si aggiustò i
lunghi capelli sulle spalle a alzò le mani, pronta.
"Questo sì è divertente," commentò
Valdera, ghignando. Conficcò la spada sul bordo della roccia, e
strinse i pugni.
"Um, ragazze" cercò di dire Ash.
"Zitto!" ordinò Misty.
"Stanne fuori!" aggiunse Valdera.
"Va bene, calma" concluse Ash, conficcando la spada nel terreno
e alzando le braccia al cielo, esasperato. Sentì due grugniti
femminili da dietro di lui, segno dell'inizio dello scontro, mentre Ash
fissò la lava. Le donne potevano essere così immature, pensò.
Poi si voltò e guardò lo scontro.
"Prendi questo, puttana!" gridò Misty sferrando un
violento calcio nello stomaco di Valdera. Valdera tossì, poi
sorrise debolmente.
"Tutto qui, sorellina? Prova questo allora!" disse afferrando
il piede di Misty che aveva cercato di calciarla di nuovo, e la fece
roteare nel vortice blu del mantello. La colpì alla schiena con un
pugno. Misty urlò, poi si girò e si rialzò di scatto.
Guardandole lottare, le somiglianze tra le sorelle si conficcavano nella
mente di Ash. Erano alte uguale, circa cinque piedi e dieci, e molto
simili, magre ma sportive quasi allo stesso modo. Le uniche differenze
visibili, oltre ai loro capelli di colori diversi ma lunghi quasi uguali e
pettinati allo stesso modo, cioè cascanti sulle spalle, erano nei
volti. Erano entrambi belli, ma mentre la bellezza di Valdera ispirava
sensualità, Misty aveva quel genere di bellezza riservata, calma,
che si poteva contemplare per ore.
"Prendi questo!" gridò Misty, sferrando un pugno sul
seno sinistro di Valdera. Valdera rispose a tono.
"Colpo proibito! Ricambio con questo!" gridò, calciando
Misty tra le gambe. Stavolta fu Misty a urlare di dolore.
"Sei fortunata che non sono il tuo ragazzo!" sussurrò.
Poi la lotta degenerò, e cominciarono a strapparsi i capelli a
vicenda.
"Lasciameli!"
"No, tu!"
Poi un sibilare forte invase l'aria. Ash afferrò la spada e guardò
su. La nebbia nera stava filtrando dai fori sul soffitto.
"Ragazze fermatevi! La nebbia è qui!" Nebbioso e Valdera
si fermarono immediatamente.
"Starmos, a me!" chiamò Misty, richiamando il suo
pokemon stella che fluttuava su di loro, mentre Valdera estrasse con uno
strattone la sua arma dalla roccia. Valdera alzò lo sguardo per
osservare la causa delle paure di Ash.
"Oh, è solamente Missingno. Mi prenderò cura di lui,
così io e Misty potremo riprendere la nostra sfida." Lo puntò
con la spada. "Missingno! Pokemon Supremo d'Ombra! Cessa di avanzare
ora! Te lo comando come Maestro di Luce della Lega Pokemon!" La
nebbia nera continuò a riversarsi nella caverna, occupando sempre
più aperture, sibilando come un serpente.
"Era previsto?" chise Misty preoccupata. Valdera si rivolse
nuovamente al pokemon, spaventata.
"Fermati ho detto!"
"Non obbedisce," gridò Ash. "Usciamo di qui!"
"Non può essere! Deve obbedire agli ordini di un Maestro
della Lega!"
"Chi te lo dice?" rispose Ash adirato. "I Pokemon Demoni
sono incontrollabili!"
"Ma-" chiuse la sua bocca e lo guardò. "Che importa
chi me lo ha detto! Dobbiamo fermarlo!" Alzò la spada verso la
nebbia sopra di loro. "Ci penso io, il mio elemento è forte
contro l'ombra."
"Ma anche l'ombra è forte contro la luce," esclamò
Ash. "E guarda quanto di lui è giù qui. Non ci metterò
molto a sopraffarci!" Misty balzò sul suo pokemon stella.
"Starmos! Allargati!" Starmos obbedì, allargandosi di un
terzo. Li guardò. "Saltate su! Valdera può farci uscire
con un Fascio di Luce, e Ash può guidarci nella giusta direzione!"
"Buona idea, Misty" Ash si congratulò con lei. Gettò
la sua spada in aria. "Pikachu ritorna!" La spada ridivenne il
nero topo elettrico, con un rombo di tuono. "Entra nel mio zaino,"
disse mentre saliva a bordo e si aggrappava ai fianchi di Misty.
"Pika," asserì Pikachu, saltando nel piccolo zaino
marrone legato alle spalle di Ash.
"Aspetta, come faccio a colpire bene se sto dietro e non vedo il
terreno?" chiese Valdera, fissando la nebbia nera sopra di loro
avvicinarsi ogni secondo di più. Ash pensò rapidamente.
"Ti terrò sulle mie spalle," disse.
"Sei matto?!" rispose lei. "Cadrò!"
"Ti terrò io con le mie mani."
"Così non potrai tenerti a Mistaria, e cadremo tutti e due!"
"Lo terrò io," disse Misty. "Voleremo all'indietro."
Ash si schiaffeggiò.
"E' una follia!"
"Così folle che lo amo!" gridò Valdera. "Andiamo!"
Misty afferrò Ash e si girò per guidare Starmos, Ash tenne
saldamente Valdera che le era salita sulle spalle, e Valdera puntò
la sua spada bianca di fronte a lei. Il pokemon di Misty partì.
"Fascio di Luce!" gridò Valdera, mirando con la sua
spada alla parete est. Le pietre si fusero formando un tunnel, e Misty
ordinò a Starmos di entrarci, mentre il Maestro di Luce continuava
a sparare il raggio laser per aprire il varco.
La nebbia nera li seguì implacabile.
"Z-Zu, siamo quasi fuori," affermò Duplica-Zubat,
svolazzando davanti a loro. "Zu, e sarò felice di uscire da
questa forma ridicola!"
"Grazie agli spiriti," Bruno disse, sistemando Junior sulla sua
spada per l'ennesima volta. "Il giovanotto sta crescendo a quanto ho
osservato! Sta diventanto pesante." Presto un punto di luce apparve
di fronte a loro, poi finalmente ne furono fuori, inspirando la gradita
aria fresca, e accasciandosi sull'erba soffice. Il sole stava gettando le
sue calde luci da un cielo azzurro, adornato da soffici nubi bianche. A
giudicare dalla posizione dell'astro, erano rimasti là sotto per
almeno una notte e tutta la mattina.
"Non posso credere di essere così felice di vedere di nuovo
l'erba," disse James, baciando il tappeto verde.
"Non voglio più vedere un altro tunnel finchè vivo!"
aggiunse Jessie, sdraiandosi e fissando il cielo blu. Persian ruzzolò
sull'erba. Aveva trovato un po' di erba gatta, e stava passando uno
splendido quarto d'ora. Bruno sospirò, traballante, tenendo a
stento Junior fra le braccia. Era davvero troppo stanco. Accanto a lui,
Duplica riprese le sue sembianze umane.
"Ahhh, sìii!" inspirò e si accasciò
sull'erba. "Non voglio vedere un'altro zubat in vita mia!" Bruno
si girò per ringraziarla, ma la sua faccia divenne di un rosso
brillante, e le parole si fermarono in gola. Duplica si appoggiò
sul fianco e liberò i capelli blu dall'erba, con poco successo. "Che
succede?" Si guardò il corpo. "Oops! Ho di nuovo
dimenticato i vestiti! Che sciocca!" rise scioccamente, agitando una
mano sul suo corpo. Un top verde smeraldo le coprì il petto, mentre
sulla vita si formò una gonna dello stesso colore, che lasciava
intravedere un paio di mutandine. L'unica decisamente infelice era
Laselle, che osservava malinconicamente l'ingresso della caverna da cui
erano usciti. Non era un ingresso principale, ma solo una piccola fessura,
e Bruno aveva dovuto spremersi per passarci. Probabilmente si era aperta
durante quel terremoto soprannaturale generato dalle viscere del monte.
"Spero che Ash e Misty stiano bene," disse, singhiozzando. Il
silenzio calò sul gruppo. Anche Persian, che stava masticando la
sua erba gatta, si fermò.
Poi ci fu di colpo una violenta esplosione, e la roccia fu attraversata
da un raggio di luce bianca che la fuse. Allibiti, tutti guardarono quello
spettacolo, ma presto la luce si affievolì e a suo posto comparvero
tre figure avvolte in un mantello, che si gettarono nel cielo non appena
raggiunsero l'aria aperta, e un pokemon stella. Quindi una spessa nebbia
oscura emerse da fuori dal buco, ma gridò di dolore quando i raggi
del sole la illuminarono. Cominciò a sfrigolare, e si ritirò
dentro la montagna, sibilando. Laselle rise.
"Sono vivi!" E cominciò a correre verso l'area dove
stavano per atterrare.
Tutti la seguirono, sollevati.
"Uh." Ash fu il primo a svegliarsi. Sentì di essere
sdraiato su un morbido manto erboso. Aprì gli occhi per guardare il
cielo blu, e sentì i raggi del sole riscaldare le sue membra. Rotolò
e si appoggiò sul fianco. Misty era a pochi piedi da lui. Era
atterrata di faccia, e il suo sedere era semiscoperto. Ebbe l'improvvisa
voglia di avvicinarsi e darle un pizzicotto. Represse il desiderio. Si girò
per cercare se anche la sorella era sopravvissuta. Ma Valdera non era da
nessuna parte. Aggrottò le sopracciglia. Anche se era una fonte di
guai, sperò che fosse sopravvissuta. Di nuovo fissò il
cielo. Era così rilassante.
"PIKA!"
"Ahi!" disse Ash, sentendo delle piccole scariche elettriche da
sotto di lui. Si girò e lasciò uscire Pikachu dallo zaino. "Oh,
dannazione, scusa Pikachu! Mi ero dimenticato che eri ancora là!"
"Pikachu," rispose Pikachu innervosito. Poi saltò fuori
e sgranchì la coda stropicciata.
"Mi perdoni?" Pikachu lo guardò, storcendo il piccolo
naso nero.
"Chu?"
"Okay, aiuterebbe una doppia razione di ketchup stasera?"
aggiunse Ash. "In fondo te la sei meritata, amico."
"Pikachu!" esclamò felice Pikachu, dimenandosi in una
piccola danza. Poi le sue orecchie puntute si girarono. "Chu?"
Tutto il gruppo li raggiunse, prima Laselle, che si gettò fra le
sue braccia, poi Duplica e Bruno che portavano Junior, ancora svenuto,
infine Jessue, James e Persian.
Finalmente Misty si svegliò con un gemito. Si accorse della
posizione in cui era finita, e arrossì, voltandosi.
"Voglio sperare di non aver dato troppo spettacolo!" disse in
tono disgustato.
"Assolutamente no" commentò scherzosamente Ash. "Però
hai bisogno di una dieta, Misty!"
"Stupido!" disse adirata, ma era una rabbia finta, e un sorriso
le curvava le labbra. Poi improvvisamente guardò gli altri. "Dov'è
mia sorella?"
"Andata," rispose Ash, respirando a fatica per la stretta di
Laselle. "Sono sicuro che ce l'ha fatta, non preoccuparti."
"Meglio per lei, o dovrò pensarci io la prossima volta!"
James si stava lamentando.
"Ci siamo persi la festa di ieri notte! Era tutta la settimana che
l'aspettavo."
"Peggio di quello," gemette Jessie. "Abbiamo alsciato
fuggire il fuorilegge che aveva preso dall'altro lato della montagna!
Siamo stati via troppo, in quella trappola per topi, sono sicuro che sarà
scappato!"
Ash, comunque, si era alzato in piedi, e fissava verso sud est, verso le
rovine di Cerulean. Laggiù, si ergeva una massiccia torre nera,
tanto alta da toccare il cielo.
"Avevo ragione," commentò, sistemando il mantello
agitato dalla leggera brezza.
"Che vuoi direi?" gli chiese Misty, osservando a sua volta la
torre in lonananza. Anche Duplica osservò quella imponente
struttura.
"Questo è male," disse pensierosa. "Molto male."
"Che cos'è quella torre?" sussurrò Laselle,
guardando Ash intimorita. Si strinse il mantello attorno al collo,
imporvvisamente infreddolita. Ah rimase in silenzio.
"Ô per aprire un cancello dall'altro lato, " annunciò
finalmente in tono piatto. "Un cancello del Piano Astrale. Una porta
verso il Cammino degli Spiriti." ingoiò a vuoto. "Verso
l'Inferno."
Duplica cominciò a recitare in un tono ossessionante e basso.
"Luce e oscurità, oscurità e luce,
una sfida che alla fine conduce.
Due volte e tre volte in battaglia saranno,
quando le torri del terrore sorgeranno.
E la vita sarà fatta inginocchiare,
da coloro che la vollero creare."
Lei finì in un brivido. "E le Guerre Oscure ricominceranno."
Fine della Quinta Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: 'Ombra
Tipo 2: 'Elettricità
Attacco: Scudo Elettrico
Tipo: Elettricità
Genera una barriera di energia elettro-magnetica. Respinge gli attacchi
normali e quasi tutti quelli elementali.
Attacco: Repulsione d'Ombra
Tipo: Ombra
Un fiotto di forza bruta che respinge ogni energia di tipo oscuro e
ombra. |
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Capitolo 6 *** Parte 6 - Reazioni ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 6: REAZIONI
Il vento soffiò con tutta la sua gelida potenza, mentre il
piccolo gruppo di persone marciava attraverso la macchia. La luna, piena,
era coperta da un leggero strato di nubi grigie, e l'odore umido della
vegetazione pervadeva l'aria. Molti alberi e cespugli corsero accanto a
loro, mentre acceleravano il passo. Misty si piegò in avanti e
silenziosamente ordinò a Starmos di incrementare la velocità.
Ash, che cavalcava dietro a lei, strinse la presa ai fianchi di lei,
sentendo il pokemon stella accelerare. Misty cominciò a sentire
caldo, ma lo ignorò e si concentrò sugli alberi e gli altri
ostacoli del percorso verso est.
Dietro a loro, poteva sentire gli zoccoli infuocati di un Rapidash al
galoppo, attutiti dal tappeto erboso della foresta. Era un'andatura agile,
malgrado le tre persone che cavalcavano; davanti Bruno, che teneva Junior
ancora svenuto, mentre Laselle cavalcava dietro, tenendosi ai suoi
fianchi. Probabilmente Duplica si stava lamentando della sua schiena,
quando finalmente si fermarono.
Era tutto quello che restava del gruppo di partenza. Jessie, James e
Persian li avevano lasciati al Monte Luna. Ma i tre mercenari avevano
promesso di reincontrarli più avanti, in una delle città.
Avevano detto di voler trovare qualche altro criminale per rifarsi della
perdita che avevano subito.
Il vento stava agitando i capelli di Misty, e lei nella sua testa si scusò
con Ash, la cui faccia doveva essere stata praticamente frustata da quei
ciuffi rossi. Mentre faceva un breve giro attorno au albero, soffiando via
foglie e rametti, sentì Ash sibilarle qualcosa nell'orecchio.
"Attenta, Misty," la avvertì con la voce soffice ma
profonda che arrivava a lei chiara, malgrado il vento. "C'è un
esercito di Istruttori della Lega, con molti soldati, a nord."
"Ma è un passaggio obbligato," rispose Misty. "La
foresta è troppo fitta a sud."
"Eccellente," concluse lui quietamente. "Passaci
attraverso. Me ne occupo io."
"Non vorrai ucciderli?" Ash quasi rise.
"Chiaramente no. Sono troppo. E non vogliamo essere di disturbo.
Sanno che siamo qui quasi di sicuro, quindi tanto vale andare a
presentarci."
La foresta cominciò a diradarsi e finalmente si ritrovarono in
una radura. Alla loro destra le chiazze arancioni di un centinaio di tende
con molte persone intorno. Il campo di un esercito della Lega.
"Avvicinati ancora un poco, poi aggirali da est," sussurrò
Ash.
"Possono vederci?" Bruno chiese preoccupato.
"No," rispose Ash. "Sto usando il mio potere per coprirci."
"Figata!," commentò Laselle.
Ash aveva ragione. Misty passò in mezzo alle sentinelle ai margini
del campo, senza che queste se ne accorgessero. A un certo punto
addirittura si misero a cavalcare proprio davanti ad uno dei soldati, che
sembrava fissarli con aria ottusa. Misty guardò adirata quegli
uomini gozzovigliare nel campo. Senza dubbio stavano celebrando la
distruzione di un altro dei poveri insediamenti della zona. Aveva smesso
di contare il numero dei villaggi bruciati attraverso i quali erano
passati, nel loro viaggio verso Cerulean. Scheletri neri, una volta vivaci
villaggi, e molti cadaveri di uomini e donne, a cui gli assassini non
avevano concesso neppure la sepoltura.
Dopo aver attraversato il campo, rientrarono nella spoglia foresta, verso
est. Passarono circa due ore, e verso mezzanotte Bruno chiese una pausa,
visto che Junior, ancora svenuto, scottava per la febbre.
"Penso sia meglio," convenne Misty. "Anche Starmos è
stanco." Ash rimase qualche istante in silenzio.
"Va bene. Troviamo un luogo dove accamparci." Avanzando, la
foresta si diradò ulteriormente, e loro si trovarono di fronte una
specie di piccola cittadella. Non era stata ancora assalita dalla Lega, ed
era molto piccola. In compenso era ben difesa, con forti mura di pietra,
sulla cima delle quali camminavano numerose guardie e arcieri. Misty guardò
Ash alle sue spalle, poi diresse Starmos all'ombra degli alberi, assieme
agli altri.
"Sembra un buon posto per passare la notte," commentò. "Avranno
anche delle medicine, e Junior sembra averne bisogno."
"Potrebbero non fidarsi di noi," rispose Bruno, scendendo da
Duplica-Rapidash e con Junior in bracco. Laselle dondolò la gamba e
scese anche lei. Il cavallo di fuoco nitrì, poi cominciò a
trasformarsi in una donna dai capelli blu scuro e con un lungo mantello
viola.
"La mia schiena mi sta uccidendo," borbottò
massaggiandosi.
"Ma le città qui intorno non sono neutrali?" continuò
Bruno. Duplica sbirciò da uno degli alberi che li celavano.
"Bene giudicando dalle guardie, sembra che sappiano che la Lega ha
una strana idea del concetto di neutralità." Ash lasciò
i fianchi di Misty, sentendo di colpo quanto l'aria fosse fredda, e scese
da Starmos. Si sistemò i capelli e si aggiustò lo zaino
sulle spalle.
"Guardate quelle bruciature sulle mura. Sembra che abbiano già
respinto un attacco," affermò. "E l'esercito che abbiamo
superato forse sta proprio venendo qui." Laselle boccheggiò.
"Ma c'erano un centinaio di Istruttori della Lega in quell'esercito!
Dobbiamo aiutarli!" Bruno scosse la testa.
"Penso che dovremmo lasciarli al loro destino. Se Ash e Duplica
hanno ragione, circa alla ripresa delle Guerre Oscure, arrivare a quella
torre è la nostra priorità." Osservò il volto di
Junior, il corpo ancora immobile fra le sue braccia. "Per Dio, le
Guerre hanno distrutto tutte le città principali del mondo, e tre
quarti della popolazione! Se permettessimo che tutto ciò accadesse
di nuovo, non resterebbe nulla." Laselle lo guardò con
un'espressione accusatrice nei fieri suoi occhi marroni.
"Ma non possiamo andarcene adesso! Sarebbe un assassinio!"
Guardò Ash con occhi speranzosi. "Scommetto che Ash potrebbe
distruggerli con la forza del suo solo mignolo!" Ash nascose la
risata con una mano.
"Apprezzo la tua fiducia in me, Laselle, ma purtroppo non è
così semplice." Misty scese dal suo pokemon stella e lo
richiamò, riattaccando il piccolo gioiello al suo mantello blu.
"Resta il fatto che Junior ha bisogno di cure, e noi di riposo.
Possiamo restare solo per il tempo necessario, e se nel frattempo
attaccano, bè allora daremo una mano." Gettò i suoi
capelli dietro le spalle. Ash si grattò il mento, pensoso.
"Può darsi." Restrinse gli occhi e osservò
Junior. "Non avrebbe dovuto rallentarci, Bruno, ma visto che dopo
tutto quello che è successo al Monte Luna abbiamo bisogno di
riposo, penso che ce lo meritiamo. Soprattutto Pikachu." Si piegò
di poco, per mostrare il pokemon che stava russando dentro lo zaino. Poi
alzò leggermente le sue braccia e il lungo mantello nero brillò
oscuro per alcuni istanti per scomparire di colpo, lasciandogli solo la
sua maglietta scura, e i larghi pantaloni neri. "Ci fingeremo gente
comune, per non attirare sospetti," disse, fissando il suo zaino
sulle spale in modo più confortevole. Anche Misty fece scomparire
il suo mantello, lasciandola in un comodo vestito blu che le avvolgeva le
forme, con uno spacco lungo tutta la gamba. Bruno fece lo stesso e rimase
con pantaloni marroni e una stretta maglietta che mostrava la sua
muscolosa costituzione. Duplica ondeggiò una volta la sua mano,
facendo scomparire il suo mantello viola, e rimase con il suo vestito
verde e sexy che portava sotto. Guardò il corpo che Bruno rivelava
sotto la maglietta.
"Rowr," disse sorridendo. Bruno sbuffò.
"Non può essere seria almeno una volta, Duplica?"
"Spiacente," rispose lei con una leggera risata. Poi guardò
Ash e notò che il corpo di lui era magro e sportivo. "Ehi,
anche tu Ashy sei adorabile senza quel brutto mantellaccio che ti porti
dietro. E' una vergogna coprire una "Ehi, anche tu Ashy sei adorabile
senza quel brutto mantellaccio che ti porti dietro. E' una vergogna
coprire una tale bellezza."
"Concordo," aggiunse Laselle osservando il corpo di Ash. Misty
arrossì.
"Quando avrai finito di ammirare gli uomini, potremo andare."
Duplica le ghignò cattiva, come se sapesse qualcosa che Misty non
sapeva. Ash, da parte sua, non stava prestando la minima attenzione, e
rimaneva immerso nei suoi pensieri. Guardò in alto.
"Abbiamo finito? Allora andiamo e vediamo se possiamo entrare. Non
fate movimenti improvvisi, e forse potremo convincerli che siamo solo dei
viaggiatori a corto di fortuna, che cercano un posto per passare la notte
e per far curare il loro compagno." Duplica incrociò le
braccia sul suo seno fiorente e gli sorrise.
"Fammi parlare, o meglio posare, e vedrai che ci accoglieranno a
braccia aperte." Rise di nuovo con cattiveria. Misty fumava di
rabbia, ma senza sapere perchè.
"Vogliamo andare?," disse quasi urlando. Ash la guardò
sconcertato. Poi gongolò un attimo.
"Saranno le-" Bruno lo raggiunse e lo zittì con la sua
mano libera.
"Taci!," lo avvertì.
"Mrrpflphth," concluse Ash.
Infine tutti uscirono allo scoperto, con Bruno davanti per tenere il
ferito in vista. Presto si ritrovarono in piedi, di fronte ai massicci
cancelli d'acciaio massicci della cinta muraria. Le guardie li avevano già
notati, e li avevano seguiti con lo sguardo.
"Chi va là?" urlò il custode del cancello
dall'alto del merlo. Duplica avanzò, rabbrividendo sotto il vestito
leggero.
"Solamente viaggiatori stanchi, buono signore!" rispose. "Cerchiamo
un rifugio per passare la notte."
"Signore, non sembrano Istruttori della Lega," disse una delle
guardie, addocchiando il corpo della donna dai capelli blu. Le altre
guardie osservavano con cura anche l'altra donna, quella coi capelli rossi
e il vestito blu, mentre le sentinelle femmine fissavano gli uomini.
Sopratutto quello vestito di nero.
"Le apparenze ingannano," concluse il custode. "Voglio
l'infermiera Joy qui immediatamente!" Un paio di minuti più
tardi, una bella giovane con un vestito bianco e capelli rossi legati in
una coda di cavallo arrivò sulle mura, e li guardò. Gli
occhi blu sembrarono restringersi su di loro, quindi gridò.
"Li lasci immediatamente entrare! Sento che possiamo fidarci, ma
quel ragazzo sembra gravemente ferito!" Le doppie inferriate del
cancello cigolarono lentamente, rivelando una cittadina prosperosa, con
molte case in pietra e altri edifici. Le sei persone avanzatono con
sollievo.
Il grande uomo nel mantello marrone, sorrise crudele da sotto il
cappuccio, osservando il mondo da una finestra della torre. A questa
altitudine la piena luna era chiaramente visibile nel cielo serale, e lui
poteva distinguere alla perfezione i singoli crateri del satellite. La sua
vista poteva spaziare per miglia, dai lontani picchi del Monte Luna, allo
scuro tetto della Torre dei Pokemon. A sud, su lontane pianure dalle parti
delle rovine di Saffron City, dei fuochi ardenti, senz'altro un'altra
battaglia. La ribellione sbagliava nel difendere quegli insignificanti
insediamenti, quando il vero pericolo era da tutt'altra parte.
"Perchè Missingno non ha rispettato i miei comandi?"
chiese un'irata voce femminile, rompendo il silenzio. L'uomo si voltò
lentamente, osservando la donna, il suo mantello bianco e il pikachu sulla
spalla. La sua testa era scoperta, e i suoi capelli scivolavano lungo le
spalle, accentuando la bellezza del viso.
"Così sei tornata, Valdera?" sorrise arcigno. "Sei
andata a cercare il tuo bel principino?" La bionda, sulla porta,
sembrò brillare di luce, quindi apparve di colpo alla sua destra,
giusto di fronte a lui. Lo afferrò con una mano, per le falde del
mantello che coprivano lo stomaco, e lo tirò su quasi senza fatica.
Poi scagliò il corpo contro la parete in pietra, fracassandola. Un
atto incredibile, specie considerando che lui era almeno un piede più
alto, e il doppio di peso. Sempre tenendolo al muro, parlò.
"Te lo chiedi di nuovo," continuò lei con voce molle, un
tono di solito sensuale, ma anche minaccioso, in quel momento. "Perchè
Missingno, il pokemon d'ombra, non ha rispettato i miei ordini?" Gli
occhi azzurri erano gelidi.
"Non c'è bisogno di essere così irruenti, Valdera"
disse lui beffardo. "Evidentemente non stai esercitando abbastanza la
tua influenza su di lui." Poi occhi marroni arsero fra le ombre del
cappuccio. "O forse ti ha ritenuto un pericolo per la Lega."
L'uomo si liberò di scatta dalla presa di lei con una veloce
oscillazione del suo braccio muscoloso, e atterrò sul pavimento con
un tonfo. La bionda si allontanò, pensierosa. Poi sorrise, curvando
i lati della sua morbida bocca.
"Forse," disse. "Dopo tutto, io sono una minaccia per
chiunque." Scrollò la testa per spostare i capelli di lato,
poi accarezzò la testa del pikachu appoggiato sulla sua spalla. "Vieni
cucciolino. Quel lavoro alla montagna è stato davvero impegnativo."
Si voltò e uscì dalla stanza, ondeggiando i fianchi sotto il
mantello. Lui fissò la sua schiena.
"Il Signore ti ordina di portare Lance al Palazzo dei Quattro
Grandi." Lei si fermò, e rispose senza voltarsi.
"Bene. Ma se Ashura arriva qui mentre non ci sono, lascialo in vita."
Poi uscì dalla stanza sbattendo pesantemente la porta. Il tetto
scricchiolò, liberando una leggera polvere. L'uomo nel mantello
marrone continuò a guardare la porta chiusa per qualche istante.
"Oh, lascerò qualche cosa anche per te. Anzi, lascierò
proprio quello che vuoi." Anche lui uscì dalla stanza, ma in
cerca di una donna. Valdera aveva sempre avuto quell'effetto su di lui.
Misty era sdraiata sul letto della sua stanza, con le mani incrociate
sotto la testa. Era una sorpresa, quella città, perchè era
tecnologicamente molto avanzata, rispetto alle altre. Primo, c'era acqua
corrente e perfino delle tubature funzionanti. Aveva sempre odiato i vasi
da camera, fin da quando erano stati reintrodotti. Tanto sviluppo era
andato perso in soli cinque anni. Anche il letto era comodo. Ne era
passato di tempo dall'ultima volta che ne aveva usato uno. I sacchi a pelo
erano ormai il suo standard. La porta in legno scricchiolò e si aprì,
e Misty cercò di capire chi fosse. Vedere Duplica entrare, vestita
con un pigiama viola e i suoi capelli con i suoi capelli portati il lunghe
code di cavallo, proprio come l'aveva vista la prima volta, le fece solo
ricordare Ash. Odiava pensare a lui. Appoggiò la testa, e soffiò
via un ciuffo di capelli che gli era caduto.
"Avevi ragione, Duplica," disse in tono disgustato. "Una
sola occhiata, e gli uomini non hanno visto l'ora di farci entrare."
"Oh, c'era anche gente che guardava tei," rispose Duplica con
voce divertita. "Ma è stata Joy a farci passare." Divenne
di colpo seria. "Bene, questi non sono fatti miei, Misty. O forse si,
dipende da te. Ma sputa il rospo, ve bene? Che è successo fra te ed
Ash? Mi disgusta, vedere due persone prima così vicine ed ora così
lontane. Almeno, in apparenza." Si sedette su una poltrona vicina,
incociando le gambe. Misty la guardò.
"Chiedilo ad Ash."
"Già fatto," rispose Duplica frustrata. "Ora sto
chiedendo a te. Mi chiedo anche perchè sei così fredda con
me. Una volta eravamo amici, no?"
"Chiedilo ad Ash," ripetè Misty, ma in tono più
adirato.
"Lo ami ancora, vero?" concluse Duplica, improvvisamente certa.
Misty si sentì come in gabbia.
"A-Amarlo? E come potrei amare quel traditore?"
"Ma non vi siete lasciati prima che Ash passasse alla Lega? E come
puoi chiamarlo traditore, visto che è rimasto dalla loro parte?
Tecnicamente è la ribellione a tradire. I ribelli hanno abbandonato
la Lega, subito dopo le Guerre Oscure."
"Ma tutti sapevano che la lega era travolta dalla sete di potere. E
inoltre Ash non mi ha tradito combattendo per la Lega."
"Allora perchè lo chiami traditore?" Misty non rispose.
Era chiaro che la discussione era finita lì.
"Chiedilo ad Ash." Quello pose fine all'interrogatorio.
Ash era seduto sul tetto della casupola che gli avevano assegnato.
L'aria della notte era fredda, e il cielo nero, decorato da migliaio di
stelle luminose. Pikachu era al suo fianco, e succhiava rumorosamente del
ketchup da due bottiglie, una per zampa.
"Sai, sei cambiato molto da quando combattevi nella lega." Era
Bruno. Ash lo aveva percepito pochi istanti prima e si era già
messo in allerta. Bruno si avvicinò, salendo con cautela sul tetto
di tegole d'ardesia, quindi si sedette al fianco di Ash.
"Al tempo delle Guerre sembravi quasi posseduto. Come se non avessi
nulla per cui vivere. Non ti conosco molto bene, ma questo è quello
che mi era sembrato." Ash continuò a fissare le stelle.
"Sono giorni lontani. Li vivevo appena." Anche Bruno contemplò
il cielo, e ci fu un breve istante di silenzio. Poi sempre Bruno lo ruppe.
"Non fui troppo sorpreso quando non ci seguisti, quando lasciammo la
Lega. Ti piaceva quello che la Lega chiedeva.Seguire gli ordini senza
pensare, anche se la guerra era finita, e la Lega era cambiata."
Sorrise malinconico. "E poi con quella biondina a farti compagnia...
Come si chiamava? Val?"
"Sì," rispose Ash quietamente. "Val." Bruno
rise.
"Ricordo che Brock era così geloso. Ma ci ha guadagnato, a
non farsi ammaliare da quella vipera. Guarda che cosa è diventata."
Poi chiuse i suoi occhi. "E' incredibile che se ne sia andato. Brock,
voglio dire. Sembrava... così... così... una roccia.
Indistruttibile, invincibile." Ash smise di contare le stelle e fissò
Bruno.
"Quando Misty si unì ai ribelli?" Bruno aprì i
suoi occhi e frugò nel passato.
"Oh, direi circa due anni fa. Arrivò dopo un viaggio
apparentemente terribile, quasi mezza morta. Ma poi Erika riuscì a
curarla. Fu una sorpresa quando scoprimmo che aveva imparato a dominare
l'acqua, nel suo viaggio. Evidentemente venne coivolta in qualche modo
nelle Guerre Scure." ricambiò lo sguardo di Ash. "So che
tu e Misty siete stati molto legati, un tempo, ma Lei e Nebbioso abbia del
genere di passato, ma non voglio addentrarmi. Sento che è un tasto
dolente, sia per te che per Misty."
"Allora sei molto più intelligente di Duplica," disse
Ash scherzoso. "Comunque. basta parlare di me. E tu? Eri molto amico
degli altri Grandi. Lance, Agatha e Lorelei. Deve essere stata dura
lasciarli." Bruno chiuse di nuovo gli occhi.
"Tentai di persuaderli, di farli venire con noi, ma non erano
d'accordo. Erano felici, di quello che stava diventando la Lega." Ash
tornò al cielo. Ad un tratto una stella cadente lo attraversò.
Desiderò in silenzio. Bruno si alzò improvvisamente.
"Bene ad ogni modo, è bello poter parlare con te. Sei
migliore di quanto non abbia pensato in tutti questi anni. E probabilmente
hai meritato la vittoria, tutte le volte che ci siamo incontrati."
Scese cautamente dal tetto, scivolando sulle tegole. "Vado a vedere
come sta Junior. A dopo." Quando se ne fu andato, anche Ash si alzò.
"Non credo." Afferrò lo zaino e se lo mise sulle spalle.
Chiamò il suo mantello nero, coprendosi di un bagliore di energia
scura. Si nascose nel cappuccio. Era tempo di partire.
"Andiamo, Pikachu," disse leggermente. "A salvare il
mondo... o a distruggerlo."
C'era una folla piccola di abitanti di un villaggio che si era
raggruppata nella piazza, per assistere allo scontro fra la giovane
ragazza dai capelli scuri e il mantello verde, e il ragazzo coi jeans, la
camicia bianca e la giacca marrone. La testa di lui era bendata sulla
fronte, ma la medicazione non ostacolava il moto dei lunghi capelli scuri.
Laselle sorrise divertita.
"Avanti, Junior, allenatore! Vediamo come sei messo. Vai, Caterpie!"
Il suo pokemon bruco balzò fuori dallo zaino sulla sua testa, si
arrotolò a palla e scese sul terreno.
"Piii!" disse, lampeggiando coi suoi occhi scuri. Junior
istintivamente cercò di girare il cappello, ma trovando solo il
bendaggio, arrossì. Poi restrinse i suoi occhi e prese una pokeball
dalla cintura.
"Ridicolo, Lass. Vediamo come se la cava contro..." lanciò
la palla di fronte a lui, e dal bagliore rosso uscì un pokemon
grigio dall'aspetto umanoide, che piegava le braccia. "Machop!"
concluse Junior. Il sangue rivestì di rosso la faccia di Laselle.
"Lass? Nessuno può chiamarmi Lass!" Urlò. "Caterpie,
String Shot!"
"Pii!" Un lungo e sottile ruscello di seta appicosa uscì
fuori dalla bocca del pokemon e avvolse il piccolo Machop, che inciampò.
"Chop!" disse Machop, contorcendosi per liberarsi.
"Machop!" ordinò Junior. "Taglialo con un colpo di
karate!" Ma prima che potesse fare qualcosa, Laselle gridò.
"Tackle!", e il caterpie balzò in avanti,
appallottolandosi e centrando la testa del machop, che svenne. La folla di
abitanti del villaggio applaudì calorosamente. Doveva essere stato
ben addestrato, quel caterpie, per sconfiggere un pokemon così
forte con tanta facilità. Junior rimase a bocca aperta.
"Ma-Ma è impossibile! Un caterpie non può battere un
machop!" Laselle girò su sè stessa felicemente, poi si
vantò.
"Sì, ma il mio caterpie è speciale! Lei è la
mia spalla destra, come Pikachu per Ash! Ha già salvato la mia vita
una volta!"
"Piii!" pigolò caterpie.
"Haha," rise Junior. "Sei ridicola. Chiunque capirebbe che
quel caterpie è maschio!"
"Davvero?" chiese Laselle incuriosita. Girò il pokemon e
ne osservò la parte inferiore. "Oh, hai ragione. Eccome!"
Junior rise di nuovo.
"Ma cosa ridi a fare?" disse Laselle arcigna, mentre
riappoggiava Caterpie al suolo. "Mi devi un bel po' di soldi, ti ho
battuto!" Junior trasformò la risata in un gemito.
Poi arrivò Bruno di corsa, attraversando la folla.
"Così ecco dove sei!" disse a Junior, irritato. "Dovevi
restare a letto."
"Um, Maestro Bruno, posso avere un anticipo della paga? Ho perso con
Laselle." Bruno guardò la folla, poi i due pokemon, il
caterpie di Laselle sul terreno,e il Machop di Junior svenuto. Fece due più
due e dedusse tutto.
"Hai perso?" sorrise schernendolo. "E con il tuo pokemon
preferito! Non è che l'hai fatta vincere perchè...?"
sussurrò. Il volto di Junior divenne rosso sotto la benda.
"Certo che no! Quel caterpie è solo più forte della
norma!"
E poi, tutt'a un tratto, la forte campana d'allarme cominciò a
suonare. Era tanto forte da far male alle orecchie. La gente si disperse e
cominciò a correre.
"Attacco!" gridò una sentinella dalla cima di una delle
torri di guardia. "Esercito della Lega a sud-ovest in avvicinamento!
A tutte le guardie, arcieri e pokemon. Ai posti di combattimento!"
"Uh, oh. Problema," disse Bruno preoccupato. "Junior, tu
vieni con me sulle mura e..."
"Ehi," si lagnò Laselle, rimettendo il suo pokemon nello
zaino. "E io?"
"Tu vai in un luogo sicuro e -"
"Per niente! Voglio aiutarvi! Inoltre, il mio caterpie è
forte, almeno pari al machop di Junior!"
"Nessun bisogno di vantarsene," disse burbero Junior, mentre
con una sottile luce marrone richiamava il pokemon svenuto.
"Va bene," decise Bruno. "Non c'è tempo per le
chiacchere. Vieni con noi, ma stai attenta va bene? Non so quello che
Erika mi potrebbe fare, se ti succedesse qualcosa."
I tre corsero rapidamente alle mura della città.
Mancavano trenta minuti a mezzanotte, e la luno piena illuminava il
paesino che allestiva le sue difese. In cima alle mura c'erano numerose
guardie, che si stavano piazzando dietro al parapetto di pietra, pronti a
lanciare le pokeball, oppure con un arco in una mano e la faretra delle
frecce nell'altra. In cima alla merlatura, sul torrione del cancello, una
donna con corti capelli blu e protetta con una leggera corazza guardò
attraverso un binocolo l'armata che avanzava verso di loro. Jenny era
preoccupata. Erabi giusto all'orizzonte e stavano avvicinandosi troppo in
fretta, malgrado il loro numero. Davanti sembravano esserci Istruttori di
Fuoco della Lega a cavallo di ponyta, il cavallo di fuoco. Nelle retrovie
c'erano normali soldati della Lega a bordo di mezzi motorizzati. Sopra
l'esercito numerosi Charizard, i cui ruggiti echeggiavano nella spianata
fino alla città.
"Capitano Jenny," disse una delle guardie, che stava guardando
con un cannocchiale accanto a lei. "Direi che sono circa una
cinquantina." Jenny mise giù il binocolo e si pettinò
con una mano i capelli corti.
"E' molto più grande di quella che abbiamo affrontato ieri.
Non credo che riusciremo a fermare una forza simile," disse seria. "Evacuate
le donne e i bambini, e chiunque non possa lottare." Strinse il suo
pugno. "Ma, per Dio, noialtri lotteremo, fino alla morte se
necessario." La guardia esitò, poi la salutò.
"Come desidera, Capitano." Corse ad eseguire gli ordini di
Jenny. Poi lei vide un uomo alto e muscoloso correre lungo le mura verso
di loro, seguito da una ragazza e un ragazzo.
"Chi è quello?" chiese a un'altra delle guardie. "E
che ci fanno qui quei bambini? Sta per esserci una battaglia!" La
guardia sbattè le palpebre.
"Sembrano tre dei viaggiatori che abbiamo fatto entrare prima per la
notte."
"I viaggiatori? Quanti ne sono entrati? Possiamo fidarci?"
domandò preoccupata.
"Con loro c'erano anche due donne e un altro uomo. Al custode del
cancello sono parsi innocui, e il ragazzo aveva bisogno di assistenza
medica urgente. Joylene ha detto che potevamo fidarci."
"L'infermiera Joy ha detto questo? Allora mi basta, almeno credo."
I tre viaggiatori finalmente arrivarono. Jenny pensò che il gigante
muscoloso con quei capelli chiodati e marroni avesse un che di grazioso.
Ma poi scacciò lo strano sentimento femminile. In tempi come
quelli, non c'era posto per cose simili.
"Sfortunatamente, sembra che Ash avesse ragione," disse lui,
osservando le schiere in avvicinamento. "Quell'armata della Lega era
davvero diretta qui."
"Che ci fate qui?" chiese Jenny. "Dovete evacuare con gli
altri abitanti del villaggio. Questa battaglia non vi riguarda." Puntò
la ragazza giovane avvolta nel mantello verde foresta, e il ragazzo con la
testa ancora fasciata. "E specialmente non voi!" L'uomo la guardò,
e i suoi occhi cominciarono ad ardere del color del mogano. Quindi alzò
le braccia e venne coperto da un mantello da Maestro, completamente
marrone.
"U-Un Maestro di Pokemon!" esclamò Jenny, sorpresa. Poi
strappò rapidamente l'arco dalle mani della guardia più
vicina e incoccò una freccia, mirando a Bruno. "Feccia della
Lega!" sibilò.
"No, no!" disse lui, alzando le braccia in un gesto il più
possibile pacifico. "Sono della Ribellione, non della Lega. Vogliamo
aiutarvi."
"Ribellione, Lega, siete la stessa merda!" li accusò
Jenny, senza abbassare l'arco.
"Ragazza, gettalo via prima di far male a qualcuno," disse una
voce gutturale da dietro. Spaventata, Jenny si voltò, ma
immediatamente uno stivale calciò via l'arco dalle sue mani,
facendo roteare l'arma in aria.
"Un buono calcio, Misty" continuò la voce gutturale.
Jenny vide che apparteneva ad una donna avvenente, con lunghi capelli blu
scuro e un mantello da Maestro viola. Teneva due guardie immobili, le
braccia dei due dolorosamente torte dietro la schiena, la faccia contorta
dalla sofferenza. Le sembrò quasi comico che una donna come quella
potesse avere la meglio su due soldati ben addestrati. L'altra donna con i
capelli rossi, vicina a lei e altrettanto bella della sua compagna,
indossava a sua volta un mantello da Maestro. Ma era blu come il mare. Ci
fu un leggero schiocco, come Misty afferrò l'arco con una mano e lo
appoggiò al parapetto.
"Altri Maestri di Pokemon?" chiese Jenny con disprezzo. "Così
vi serve tanto potere per distruggere la nostra piccola città? Una
città che voleva solo stare tranquilla?" La giovane ragazza
che era arrivata col Maestro di Pokemon maschio parlò.
"Ti sbagli! Noi vogliamo solamente aiutarvi! Possiamo sconfiggere
facilmente quell'esercito!"
"Noi?" il ragazzo aggiunse in tono sarcastico.
"Bene, d'accordo, loro tre ed Ash! Dove è Ash?" Ma Jenny
piegò le braccia e fissò le altre due donne.
"Come posso fidarmi di voi?"
"Non ti pare che se fossimo della Lega sareste già morti?"
rispose asciutta la donna dai capelli rossi.
"Vero," ammise Jenny. "E Joy dice che ci si può
fidare di voi, e lei sa giudicare bene le persone." Tornò a
fissare l'esercito in avvicinamento, ora terribilmente vicino. "Ma
guardate! Dubito con anche tre Maestri di Pokemon possano avere la meglio
contro una forza simile." La donna coi capelli blu lasciò le
braccia delle guardie, che si allontanarono velocemente. Erano un po'
impaurite, notò Jenny divertita.
"Bene ora che siamo qui, possiamo tenerli in stallo," disse la
donna. "Non riusciranno entrare con noi a difendere le mura e il
cielo."
"Un assedio?" chiese l'uomo muscoloso. "Ma non abbiamo
tempo per questo! Dobbiamo arrivare a Cerulean e distruggere la torre! E
dove diavolo è Ash? Dovrebbe essere già qui!"
"E' vero, non è qui," disse Misty. Poi i suoi occhi blu
si allargarono di colpo, capendo cosa potesse essere successo. "Dannazione!
Scommetto qualsiasi cosa che è andato a fare tutto da solo. E'
sempre stato troppo impulsivo."
"Era sul tetto della nostra casupola. Aveva il suo zaino e Pikach
con lui, ora che ci penso," aggiunse Bruno.
"Chi è questo Ash?" domandò Jenny, curiosa.
Sembrava importante. "Un altro dei viaggiatori che sono entrati? Un
Maestro di Pokemon?"
"Sì e sì," rispose la donna dai capelli blu. Rise
improvvisamente, un debole suono melodioso. "Ma non ci siamo
presentati. Che maleducati. Bene io sono Duplica." si indicò. "Questo
ragazza preoccupata per il suo ragazzo è Misty." Accennò
alla donna blu coi capelli rossi. "E quell'ammasso di muscoli è
Bruno, mentre i due bambini sono Junior e Laselle."
"Non è il mio ragazzo," commentò Misty irritata. "Ma
devo riprenderlo per ben altrimotivi. Andrò via immediatamente.
Potete farcela benissimo senza di me."
"E perchè devi seguirlo proprio tu?" chiese Duplica con
un'occhiata ammiccante dei suoi occhi marroni. Misty si girò, e si
coprì con il cappuccio del suo mantello. Solo gi occhi azzurri
brillavano fra le ombre.
"F-Fatti miei." Cominciò a correre attraverso le mura,
verso le scale. Jenny guardò i numerosi Istruttori della Lega di
fronte all'armata. Ormai stave per iniziare.
"Anche senza di lei?" Duplica giocherellò con i capelli,
sulle spalle.
"Sì. E con una mano sola."
Un'ombra attraversò la foresta, scansando gli alberi e quasi
volando rasente al terreno. Le foglie e il ciarpame vennero scalciati in
aria dalla nuvola dietro di lui, tanto che la figura sembrò una
piccola cometa. Il vento che creava quel movimento rapido colpiva gli
alberi come un boom supersonico, facendo tremare il suolo.
Un piccolo gruppo di cinque Istruttori della Lega era di guardia ad ovest
delle rovine di Cerulean. Due a cavallo, con delle lence, gli altri a
piedi. Stavano per attraversare una radura, quando sentirono il fischio
del vento.
"Cosa è stato?" chiese uno di loro. Il terreno cominciò
a scuotere sotto i loro piedi. Guardarono a ovest, verso la foresta. Gli
alberi stavano vibrando violentemente, le foglie cadevano. Arrivava
qualcosa. Veloce. L'istruttore a cavallo abbassò la lancia.
"Qualunque cosa sia non possiamo farlo passare. Ponyta!" ordinò
al cavallo. "Pronto ad usare il Lanciafiamme!" Anche l'altro
cavalieree preparò il suo ponyta, mentre gli altri lanciarono le
pokeball, lberano i pokemon.
"Charmeleon, scelgo te! Appena lo vedi, Fuocobomba!"
"Graveler, lanciagli addosso tutto quello che hai!
" "Rhyhorn! Tienti pronto per caricarlo!"
E poi gli alberi nella foresta si divisero per far passare quella che
sembrò una grossa sfera di fuoco, solo che era fatta di pura ombra
nera. Corse verso di loro, impossibilmente veloce, facendo vibrare il
suolo.
"Ora! Attacca!" I ponyta e il charmeleon emisero una folata di
fiamme aranciate, mentre il graveler afferrò un masso e lo lanciò.
Il ryhorn prese la rincorsa. Comunque le fiamme sembrarono dissolversi
nella palla di ombra, e le rocce furono polverizzate. I rhyhorn cercò
di colpirlo con la testa, ma venne scagliato via dal vento, non prima di
sbriciolarsi a sua volta.
"Merda!" gridarono insieme gli Istruttori. "Via!" Il
gruppo saltò di lato per far passare la palla di ombra fra di loro.
Ma come li attraversò, da essa dei crepitanti lampi di luce blu
notte li colpirono, facendoli svenire.
Quando il missile di ombra arrivò alla terra collinosa e rocciosa
ai margini delle rovine, l'oscurità si affievolì, rivelando
un uomo avvolto in un mantello nero e incappucciato, che si piegò
di colpo. Ash scalciò con gli stivali, ma ci mise quasi due dozzine
di piedi per fermarsi, fino al basamento roccioso. Creò una
violenta tempesta di polevere, prima di fermarsi definitivamente. Poco
lontano, a non più di mille passi, il centro buio delle rovine,
dominato dalla massiccia torre di pietra. Ai piedi del gigante c'erano i
rimasugli di Cerulean, popolati da un grosso esercito, con migliaia di
tende e altrettanti punti luminosi ad indicare i fuochi. Guardò in
alto, ma non riuscì a vedere la cima della torre. Nonostante ciò,
poteva notare che le nubi del cielo serale avevano iniziato a turbinare in
un vortice color porpora, proprio sopra la torre. Stavano già
aprendo il cancello. Non poteva permetterlo. Si aggiustà lo zaino e
si alzò.
"Pikachu..." bisbigliò. "Scelgo te."
"Pika!" rispose Pikachu, saltando fuori dallo zaino e sedendosi
accanto a lui, la coda e le orecchie punzute che danzavano nell'aria. Gli
occhi blu cobalto del topo elettrico ardevano, mentre fissava la torre e
le armate alla base di essa. Ash e Pikachu studiarono il piano.
"Pika?"
"Esatto. Proprio quello. Spero che tu ti sia riposato abbastanza,
perchè dobbiamo proprio farlo."
"Chu," disse il suo pokemon deciso, alzandosi sulle zampe. I
due rimasero in piedi sulla sporgenza, e cominciarono a concentrare il
loro potere. La luna venne offuscata da nubi scure e il cielo cominciò
a tuonare. Un'oscurità densa e impenetrabile li avvolse. Un vento
gelido cominciò a soffiare a spirale intorno a loro, come se
fossero al centro di un tornado. Presto il fenomeno crebbe a dismisura,
spegnendo i fuochi del campo e lasciando solo l'ombra della notte.
L'esercito fu spaventato e cercò di spostarsi, osservando la furia
degli elementi sul ciglio ovest. I lampi scoppiettarono intorno ad Ash e
Pikachu, illuminando la mezzanotte. Il vento era violento e urlava in un
raggio di centinaia di piedi. L'odore di ozono riempiva l'aria. Le rocce e
i sassi cominciarono a venire strappati dalle loro sedi.
"Ora Pikachu!" gridò Ash superando il vento con la voce
e alzando le braccia al cielo. "Apocalisse Oscu-arghhhhh!" gridò
sentendo un pugnale di puro dolore scavargli nella testa, e cadde bocconi
coprendosi le tempie con le mani. Pikachu strillò di dolore a sua
volta, perchè era collegato psichicamente al suo padrone.
Immediatamente, l'enorme massa di energia intorno a loro si disperse. Il
vento morì, e le nubi oscure si dissiparono.
Poi il dolore scomparve, improvvisamente come era venuto. Ash si alzò
e si guardl intorno, agitando il mantello. Pikachu scosse la sua testa, e
i suoi occhi brillarono per cercare la ragione di tutto ciò. Poco
lontano c'era una figura magra, alta circa come lui, vestita con un
mantello del colore del crepuscolo. Si tolse il cappuccio con una mano,
liberando lunghi capelli corvini. Il viso era bello ma crudele. Ciuffi di
capelli scuri caddero sugli occhi, coprendo il colore dorato che aveva
iniziato ad ardere in essi.
"Sabrina," sussurrò Ash. "Qual buon vento ti porta?"
"Ho l'ordine di fermarti," la sua voce era piatta e priva di
emozione. Una leggera brezza scosse i capelli lungo le spalle, rivelando
un riflesso verde lungo tutto il suo corpo. Ash si caricò, e i suoi
occhi cominciarono a brillare a loro volta.
"Potrai anche esserti nascosta ai miei sensi, perchè ero
occupato, ma come pensi di fermarmi ora che posso rispondere agli
attacchi?"
"Hai una debolezza," rispose lei. "Che posso sfruttare con
i miei poteri psichici." Ash fece un passo indietro, dubbioso. Gli
aveva fatto piuttosto male con quell'attacco, e lui aveva sempre pensato
di essere immune agli attacchi psi.
"Sabrina, non voglio farti male. Ma se mi attacchi, non posso dire
cosa la mia mente farà alla tua." Sabrina cominciò a
camminare lentamente verso di lui, gli occhi brillarono come dei piccoli
soli, e i capelli galleggiarono in modo innaturale dietro di lei.
"Sono consapevole del pericolo insito nell'accedere alla tua mente
oscura. Un mentalista inesperto sarebbe distrutto senza le giuste
precauzioni. Ma si dà il caso che io sappia come sconfiggerti."
E con quello, gli occhi di Sabrina arsero anche più brillanti, e
di nuovo una fitta di dolore esplose nella mente di Ash, nonostante le sue
difese. Chiuse gli occhi, sentendo che lei stava scavando attraverso i
suoi ricordi sepoli. I suoi sentimenti vennero straziati, come se lei
avesse la chiave di tutta la sua mente. La pena mentale era troppo e lui
perse coscienza. Svenendo potè sentire un grido di dolore di
Pikachu. Poi molte memorie affiorarono, contorte, irreali, violate.
Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash si toglie il suo berretto rosso, liberando i capelli arruffati. Lo
appoggià sulla testa di Pikachu, acquattato ai suoi piedi.
"No, no! Ho deciso. Se restassi Campione della Lega, dovrei
partecipare a tutti i tornei per difendere il titolo. E francamente, penso
di aver scoperto ciò che maggiormente voglio nella vita... è
stranamente, non è essere il Campione... Io... è
qualcos'altro." Guarda Misty negli occhi. "So che non siamo
stati precisamente una coppia perfetta, tu ed io... Io, io... sempre a
litigare e tutto il resto, ma siamo una squadra e non sarebbe lo stesso
senza di te... così quello che... sto cercando di dire è...
oh diamine, vuoivenireconme?" Misty sorride sadica.
"Stai scherzando? Ho buttato via parte della mia vita in questo tuo
stupido viaggio! Perchè mai dovrei seguirti adesso? Sei un fallito,
Ash Kecthum. Un fallito!"
Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash la guarda negli occhi, il suo cuore e il suo stomaco protestano
vivacemente. Prende una piccola scatoletta.
"Misty," soffoca le parole, e arrosisce. "So che noi siamo
ancora giovani... e sai che... ma è solo che, sai..." fa
un'altra pausa sentendo la lingua arrotolarsi. "Oh diamine, vuoi
sposarmii?" Tira fuori un anello dalla scatoletta. Un diamante blu
come gli occhi di Misty. Le labbra di lei si piegano. Un sorriso beffardo.
Di odio.
"Stai scherzando?" grida "Io ti odio, Ash. Ti odio!"
Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo?
Ash raccoglie la cintura, attaccando le pokeball con uno schiocco
rumoroso. Afferra il suo mantello marrone, da foresta, che gli è
stato dato da sua madre quando ha vinto l'ultima medaglia ed è
diventato un Maestro di Pokemon, e lo indossa sopra ai vestiti. Lei dice
che lo fa sembrare bello e misterioso. Ad Ash non importa che sia troppo
leggero. Viene da sua madre. Gira all'indietro il suo fidato cappello
rosso della Lega. E' molto sporco, perchè non lo ha lavato per un
pezzo.
"Così stai partendo?" dice Mistyo, con un'occhiata torta
sul suo viso.
"Esatto," risponde Ash, un poco spaventato dallo sguardo di
lei. Sembra che lei voglia che se ne vada. Sentendo la risposta, lei piega
le braccia.
"Certo che voglio che te ne vada, idiota! fai quello che vuoi! Non
mi interessa!"
"Che-che c'è che non va?"
"Niente non va. Ti ho solo fatto entrare nella mia vita!"
cammina di corsa verso la porta e la apre. Sull'uscio c'è un uomo
con capelli castani ed occhi a mandorla. "Fuori di qui,"
continua senza alcuna emozione, osservando l'espressione di Ash che sta
vedendo la sua vita crollare. Abbraccia l'uomo alla porta. "Ho deciso
di sposare Brock."
"B-Brock?" Ash fa un passo indietro, tremante. Il suo stomaco
sembra morto, e il cuore vorrebbe uscire dal petto. I suoi occhi si
riempiono di lacrime.
Buio. Oscurità. Ombre. Un ricordo? Continuò
inesorabilmente.
"Misty," gemette.
Poi tutto divenne nero e silenzioso.
Sabrina guardò malinconicamente il Maestro di Pokemon svenuto e
il suo pokemon. Non era così fredda come faceva credere. Era solo
il modo con cui si cmportava. Lei alzò le sue mani e rimise il
cappuccio, nascondendo di nuovo i capelli.
Un uomo con un mantello marrone apparve da una roccia accanto a lei,
ritrasformando il suo corpo roccioso in una forma umana. Guardò
soddisfatto il risultato, piegando le braccia.
"Te lo avevo detto che avrebbe funzionato," commentò
compiaciuto. Poi si avvicinò e sferrò un calcio sul fianco
di Ash, con tale violenza che la figura nera per poco non cadde giù
dalla rupe, malgrado i poteri telecinetici di Sabrina. Un ringhio basso
venne dalla gola di lui.
"Senti il mio dolore, bastardo."
Fine della Sesta Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Apocalisse Oscura
Tipo: Ombra/Elettricità
L'attacco definitivo. Un raggio di energia elettrica oscura viene gettata
a sfera intorno al pikachu e al suo Maestro, verso l'alto. Poi acquista
energia dalle nubi e cade al suolo. Tutto quello che si trova nel raggio
di un miglio viene disintegrato. |
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Capitolo 7 *** Parte 7 - Rivelazioni ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction di Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 7: RIVELAZIONI
Sembrava che tutto fosse solo rumore. Gente che correva qua e là
per la città assediata, pokemon volanti che combattevano in cielo,
il sibilo di centinaia di freccie che solcavano l'aria, le ossa che
scricchiolavano sotto i massi scagliati contro le mura e le grida di molti
uomini. Bruno grugnì e i suoi muscoli enormi si tesero mentre
teneva i battenti del portone ben saldi e chiusi. Si caricò di
nuovo e riprese a spingere per bloccare le pesanti porte d'acciaio
dell'ingresso all città. I cardini erano piegati dalle forze che si
agitavano da ambo le porte, con Bruno che resisteva agli arieti, ai
pokemon e perfino ai soldati che spingevano.
"Ugh, non posso resistere da solo!" prese rapidamente due
pokeball da sotto il suo mantello marrone con lamano libera, le allargò
e le lanciò. "Hitmonlee, Hitmonchan! Aiutatemi a tenere il
portale chiuso!"
Due pokemon combattenti marroni emersero dalle sfere, entrambi simili a
uomini, ma uno aveva due braccia troppo massiccie e guantoni da boxe,
mentre l'altro forti gambe completato da zampe artigliate. I due pokemon
si gettarono rapidamente contro la porta, Hitmonchan con le braccia e
Hitmolee con le gambe. Bruno sospirò di sollievo, sentendo che
molto del peso passava dai suoi muscoli a quelli dei suoi pokemon. "Temo
di non essere forte come speravo," borbottò flettendo i suoi
muscoli ulteriormente, per respingere gli arieti e le cariche dei vari
tauros, rhyhorn e rhydon.
Nel frattempo uno dei pokemon leggendari volava nel cielo, il freddo
uccello di ghiaccio blu, Articuno. In realtà era Duplica che aveva
cambiato forma per affrontare i charizard sopra le loro teste. Ne aveva già
abbattuti cinque di loro, ma ne restavano altri tre, e aveva da schivare i
vari Lanciafiamme e Fuocobombe che le venivano rivolti. Un charizard piombò
sul maestoso uccello di ghiaccio e lasciò partire una ribollente,
lunga lingua di fuoco. Duplica-Articuno impennò ed evito il colpo e
riuscì ad arrivare alle spalle del dragone, quindi rilasciò
un potente Blizzard che centrò il charizard, facendolo crollare al
suolo. L'impatto elinminò almeno una dozzina di Istruttori di Fuoco
della Lega e vari soldati al di fuori delle mura della città.
Dozzine di arcieri continuarono a lanciare ondate di frecce
fuoco-resistenti agli Istruttori della Lega e agli uomini che correvano
sul campo di battaglia, tentando di scavalcare la barriera di roccia. Non
appena a tiro, cadevano come mosche mentre tutte i dardi centravano il
bersaglio. Laselle, seduta dietro il parapetto in pietro dietro uno dei
torrioni, guardò sotto di lei, quindi ordinò al suo caterpie
di agire. Questi colpì con il suo string shot alcuni aggressori che
cercavano di scalare la parete di pietra negli occhi. Con un urlo, i
soldati persero la presa e, accecati caddero a terra sfracellandosi.
Junior, da un'altra merlatura, usava il suo graveler per gettare massi
contro gli uomini che si arrampicavano, con lo stesso successo di Laselle.
Sulla cima del cancello anteriore, il Capitano Jenny lanciò un
urlo, quindi le guardie rovesciarono i mantici di pece bollente sulle
teste dei soldati che cercavano di sfondare le porte con un ariete e i
loro pokemon. Si levarono grida di dolore, mentre gli uomini venivano arsi
vivi.
Comunque, non tutto andava a loro favore. Sempre arcieri venivano
inceneriti dalle palle di fuoco dei charmeleon, mentre i charizard
sopravvissuti schivavano Duplica e davano fuoco alle case entro le mura.
Improvvisamente suonarono dei corni, e la battaglia si quietò per
pochi attimi. Jenny guardò due figure, coperte da un'armatura
leggera, a cavallo di un paio di rapidash, fermarsi giusto sulla linea di
tiro degli arcieri. Sembravano investiti di una qualche autorità,
probabilmente erano generali dell'esercito della Lega. Lui era un'uomo con
corti capelli blu, lei aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una
coda.
"Arrendetevi!" urlò lui, usando un corno che amplificò
la sua voce. Era un tono basso e ruvida, sebbene probabilmente l'effetto
era causato dall'amplificazione. La donna si fece avanti, e la sua voce
arrivò chiara attraverso il suo corno.
"Arrendetevi e avrete morte rapida e indolore!"
"Mai!" rispose Jenny. Un grido chiaro e forte, anche senza
l'amplificazione. Diresse un altro getto di pece bollente contro gli
sfortunati fuori dal cancello. "Lotteremo fino alla morte!"
"Sia come volete!" gridò il generale maschio. "Ora
vedrete tutta la forza del Pokemon Supremo dei Draghi! Dragonight!"
gridò con una voce irritantemente alta. "Distruggili!"
E la luna luna sembrò ostruita da qualcosa. Qualcosa di enorme.
Jenny ebbe un tremito, osservando il mostruoso drago nero piombare dal
cielo notturno dell'orizzonte, avvicinandosi rapidamente. Sembrava lungo
almeno cento piedi, e largo un terzo. Le sue ali aperte erano il doppio
della sua lunghezza, e fecero tremare il terreno e spegnere i fuochi con i
possenti colpi di vento che causavano. Un tremendo ruggito infranse i
vetri delle case intorno a lei, dentro la città. Ingoiò a
vuoto.
"Possa Iddio avere pietà delle nostre anime."
Misty si affrettò fra la macchia, volando sul suo pokemon stella
nero, verso est, puntando alla torre scura al centro delle rovine di
Cerulean. Si limitava a seguire la pista lasciata da Ash. Aveva creato una
larga striscia di detriti, nella sua corsa verso le rovine. Si domandò
cosa avesse fatto, per avere un effetto simile. Dovette ammettere di aver
paura del potere di lui, ma in effetti proprio per quello forse Ash non
aveva bisogno di lei. Nondimeno, si sentiva inquieta. Cosa lo aveva reso
quello che era? E pikachu? Era stata la guerra, come per lei? Ma Ash era
cambiato molto di più di qualunque altro Maestro. Virò
bruscamente per scansare un albero, e riprese a seguire il tracciato,
preoccupata. Non avrebbe dovuto preoccuparsi in quel modo, sbagliava a
volerlo aiutare. In fondo non lo odiava? Sentì di aver vissuto con
quell'odio per cinque lunghi anni. Era ciò che l'aveva tenuta in
vita, le aveva lasciata aggrappata alla vita, le aveva proibito di
arrendersi.Ash non doveva vincere. Ma quando lei lo aveva incontrato di
nuovo, lui non era più il demone che si era costruita nella testa.
Dietro a tutta quella crudeltà, c'era ancora qualcosa di quel dolce
ragazzo che aveva incontrato tanto anni prima, pescando. Un segno che
ancora provava qualcosa per lei? Ma no, era solo immaginazione. Un
desiderio? Ma perchè lo desiderava?
E poi la pista la condusse fuori della foresta e su una piccola radura
erbosa. Misty vide alcuni uomini e i loro pokemon, svenuti e forse perfino
morti, sdraiati a terra ai lati della trincea che stava seguendo. I loro
corpi crepitavano ancora di elettricità blu scuro, ancora caricati
da quello che Ash gli aveva fatto.
Si inclinò in avanti e accelerò lungo lo spiazzo. Davanti a
lei, alta e terribile, la torre. Intorno alla cima, un turbine di energia
e di nubi vorticava in cielo. La porta era pronta ad essere aperta,
sembrava.
Faceva freddo, ma non fu questo a farla rabbrividire.
Butch e Cassidy contemplarono, in sella ai loro cavalli di fuoco sulla
radura, mentre Dragonight calpestava con le sue smisurate zampe la
cittadina, sprizzando fiamme di fuoco nero dovunque. L'esercito di era
ritirato per osservare divertito, mentre gli arcieri nemici, sulle mura,
scoccavano le loro patetiche frecce contro il mostro alto cento piedi,
senza nemmeno riuscire a scalfire la nera pelle squamosa. Invece, molti di
loro vennero bruciati vivi, quando i rossi occhi brillanti del dragone si
irritò e lanciò un turbine di fiamme scure dalla sua bocca
zannuta, incenerendo gli uomini e fondendo la pietra della muraglia. Anche
il piccolo Articuno -si chiedevano come una città piccola come
quella potesse avere un pokemon così potente- a confronto con quel
mostro nero era del tutto inutile, con i suoi deboli Geloraggi e Blizzard.
Dragonight ruggì rabbioso e cercò di colpire quell'insetto
con la sua zampa artigliata, ma l'uccello blu era agile, e schivò
gli attacchi solcando l'aria fra gli arti del mostro, lasciando dietro di
sè una scia di polvere di ghiaccio che formava un piccolo
arcobaleno nella luce del fuoco.
"Ancora mezz'ora e non resterà più nulla," Disse
Butch, sistemandosi il guanto di maglia. Cassidy rise, spostando la sua
coda di cavallo bionda. I suoi occhi di porpora fissarono lo spettacolo
malevoli.
"Sono felice che abbiamo scelto questa tattica. E' sempre bello
guardare Dragonight mentre uccide persone indifese."
Si sentirono improvvisamente due botte metalliche da dietro a loro.
Cassidy si voltò e vide due delle loro guardie personali accasciate
al suolo, con due freccie conficcate nel collo lasciato indifeso
dall'armatura metallica.
"Attacco!" gridò Butch, sguaninando la spada e facendo
girare il suo cavallo. "Da dietro!" Cassidy fece lo stesso,
estraendo una spada corta e lanciando una pokeball da sotto la veste di
maglia.
"Vai Raticate!" La palla si aprì in un bagliore di luce
scura, rivelando un grosso pokemon topo marrone, con lunghe zanne
acuminate. Balzò di fronte ai cavalli dei suoi padroni, pronto a
difenderli. Poi più delle loro guardie caddero con dardi conficcati
nei loro colli.
"Codardi!" sibilò Butch. "Fatevi vedere!"
Improvvisamente, dall'erba alta, un grande pokemon bianco simile ad una
pantera attaccò soffiando il raticate. Un persian dall'aria
vagamente familiare, con un gioiello rosso sulla fronte. Il raticate
strillò, preso di sorpresa, e tentò di saltare via, ma il
grosso pokemon gatto fu su di lui, lacerando la schiena con i suoi artigli
acuminati. Poi lo azzannò al collo, uccidendolo rapidamente. Infine
si rituffò nell'erba alta, prima ancora che Butch e Cassidy
potessero reagire.
"Rapidash, Fire Spin!" gridò Cassidy adirata. Il suo
cavallo nitrì, quindi sparò un ruscello di fuoco a spirale
nell'erba, disintegrando la vegetazione rinsecchita. Ma quando il fumo si
disperse, non c'era niente.
"Chi siete?" ripetè Butch. "Venite fuori!"
"Se insisti," rispose una bassa voce femminile, anch'essa, in
qualche modo, familiare. Poi dall'erba ai loro lati emersero due figure
avvolte in vestiti neri. Quella a sinistra era una donna magra con larghi
pantaloni e un top scuro, aperto sulla pancia. I suoi lunghi capelli rossi
erano portati in una coda simile a quella di Cassidy, ma che cadeva lungo
il collo. L'uomo sulla destra sembrava un tipo atletico, anche lui con
scuri pantaloni gonfi, e con una camicia per coprire il suo torace
leggermente muscoloso. Sui loro volti c'era una maschera da ninja, che
lasciava intravedere solo i loro occhi sottili. Erano disarmati, a parte
la cerbottana nelle mani della donna.
"Hai sempre copiato il mio stile," disse la donna pettinando la
sua coda con la mano libera. Gli occhi blu brillarono della luce dei
fuochi della città.
"Preparatevi ad essere annientati," disse l'uomo con voce
molle. Anche gli occhi verdi di lui giocavano con le fiamme. "Butch,
Cassidy, siete ricercati vivi o morti dal Governo Centrale di Fuchsia per
crimini contro l'umanità." Alzò le braccia,
preparandosi al combattimento. "E noi ritireremo la vostra taglia!"
"Wow, James!" disse la donna dai capelli rossi disse. "Sei
stato perfetto!"
"Ovvio," ripose lui orgoglioso. Cassidy rise, puntando la spada
contro di loro.
"James e Jessie?" guardò il Pesian che era riapparso
dall'erba di fronte a loro. "E Meowth? Certo che siete cambiati dai
tempi del Team Rocket!" Butch li guardò arcigno.
"Mercenari, a quanto vedo!" alzò la sua spada. "Ho
paura che noi due generali della Lega del Pokemon non siamo disponibili
per il ritiro di taglie. Guardie, uccideteli!" ordinò. Le
guardie ancora in piedi si avvicinarono, le loro armi sguainate. Ma
poterono solo guardare scioccati, mentre Jessie soffiava nella cerbottana,
eliminando uno dei soldati con un dardo. James scagliò numerosi
piccoli pugnali, trapassando le corazze all'altezza del cuore. Quattro
soldati caddero al suolo, esanimi.
"Falliti," disse in tono crudele Jessie. James e Persian si
avvicinarono sicuri. Butch e Cassidy, sui loro Rapidash, si prepararono
alla lotta in silenzio. Era da tanto tempo che non sentivano la gelida
mano della paura su di loro.
Nella città era il caos. Il dragone nero, ad ogni passo, causava
un piccolo terremoto. Dozzine di case bruciavano, e le persone cercavano
disperate di fuggire.Dovunque il dragonite vedesse una figura umana,
apriva la vocca, ruggiva ed esalava una gigantesca lingua di fuoco. Gli
sfortunati che venivano centrati dal colpo erano inceneriti all'istante. I
più disgraziati finivano sotto le zampe artigliate di quel mostro,
ridotti a disgustose pozze rosse sul terreno bruciato Bruno si acquattò
dietro a una casa in fiamme, semidistrutta, e apettò il momento
giusto, mentre il dragonite lo superava facendo tremare il terreno. Poi
mentre Articuno tentava un altro attacco, distraendolo per qualche secondo
-il maestoso uccello di ghiaccio volò scagliando piccoli turbini di
neve- Bruno saltò rapidamente dal suo nascondiglio e corse verso le
gambe del mostro. Evitò la lunga coda adornata di spine, intenta a
distruggere i palazzi, e arrivò sulla zampa sinistra. Poi,
richiamando tutto il suo potere di forza e inclinandosi all'indietro fece
crescere al massimo la sua aura marrone, urlò e tirò un
preciso, violentissimo pugno contro il tendine d'Achille.
"Prendi questo figlio troppo cresciuto di un dratini!" Ci fu un
rumore di strappo come il tendine si ruppe, e il dragonite ruggì
tanto forte da spaccare i timpani. Bruno rotolò rapidamente
lontano, mentre la creatura perdeva l'equilibrio e cercava di rimanere in
piedi sbattendo le ali con violenza.Recuperò ma un colpo preciso di
articuno gli centrò l'occhio, Dragonight scivolò sulle
macerie, sbilanciato, e crollò sul palazzo più grande di
tutta la città. Invece che distruggerlo squarciò il muro e i
soffitti, cadendone all'interno e generando un piccolo terremoto. Ma quasi
subito si rialzò furibondo, lanciando ruggiti animaleschi di
rabbia, squarciando ogni cosa con i suoi artigli e soffiando fuoco dalla
bocca e dalle narici. Raccolse un grosso brandello di muro e lo scagliò
lontano. Sfortunatamente per Bruno, il masso cadde su una casa vicino a
lui, e venne investito dai detriti facendolo volare per circa una dozzina
di piedi, fino a centrare un altro muro. Travolto dal dolore al braccio e
al torace, svenne.
Quando si svegliò pochi minuti dopo, aveva davanti una giovane con
un vestito bianco ma sporco, di media lunghezza, capelli rosso scuro
tirati indietro in una coda di cavallo. Lo stava liberando dalle macerie
che lo avevano coperto. Intuì che si trattava dell'infermiera, la
donna che li aveva fatti entrare.
"Quello era abbastanza stupido," lo ammonì con uno
sguardo freddo dei suoi occhi. "Attaccare una creatura dieci volte la
tua taglia a mani nude." Così da vicino, Bruno notò
quanto lei fosse giovene di quanto non avesse visto prima. Calcolò
circa diciassette anni, un paio di anni più di Junior e Laselle.
"Infermiera Joy?" si tolse un macigno dallo stomaco, grugnendo
di dolore. Il braccio doveva essere rotto, come anche un paio di costole.
Lei lo tolse da quella posizione scomoda, e guardò il braccio e il
torace.
"Giusto. Ma chiamami Joylene. Infermiera Joy è solo il mio
titolo." Poi, improvvisamente, mise le sue mani sul corpo ferito di
Bruno. I suoi occhi blu arsero, e le mani divennero calde. Presto
l'intenso dolore cominciò a dissiparsi, per scomparire
definitivamente. Joylene si alzò e si asciugò una goccia di
sudore dalla fronte. "Devo andare. Ti porterò dagli altri
sopravvissuti." Si mise a correre, aspettandosi di essere seguita.
Anche Bruno si alzò, e si spolverò il mantello. Stava
decisamente bene, anche se il braccio era ancora indolenzito. Dio benedica
i guaritori, pensò avviandosi.
Duplica agitò le ali ghiacciate un'ultima volta mentre
raggiungeva i sopravvissuti, concentrati sul lato lontano della città.
Ritornò nella sua forma umana e atterrò con un tonfo,
lasciando il suo mantello viola a svolazzare nell'aria. Jenny osservl
scioccata la ragazza mentre si avvicinò ai fuggiaschi. Il capitano
non era ancora abituato alle trasformazioni di Duplica. Dietro al Capitano
Jenny, appoggiato contro un pezzo di muro c'era anche Bruno, che sembrava
intento a massaggiarsi un braccio, e Junior e Laselle, col suo caterpie
sopra lo zaino. Infine, accanto a loro, Joylene e un paio di altre guardie
ed arcieri.
"Quel dragonite gigante è troppo forte," ammise Duplica
massaggiandosi le spalle. "Dobbiamo ritirarci." Jenny aprì
la sua bocca e la guardò con occhi caparbi.
"Non possiamo arrenderci! Non mi importa di morie, il mio compito
come capitano delle guardie è quello proteggere questa città
ad ogni costo!"
"Non sia stupida!" sibilò Bruno. "Sarebbe un
sacrificio inutile. Non è una ritirata, è solo un rimandare
la battaglia a giorni migliori!"
"Ha ragione," concordò l'infermiera. "Dobbiamo
scappare, finchè possiamo."
"Non mi importa!" Jenny lanciò una pokeball da sotto
l'armatura e liberò un cane di fuoco. "Growlithe e io lo
attaccheremo. Da solo, se necessario!" Ma il suo growlithe vide il
gigantesco dragone nero e si rifugiò guaendo fra le gambe di lei.
"Sono d'accordo coi Maestri e l'Infermiera Joy, Capitano!"
disse una delle guardie. "Non possiamo vincere. Avevamo una
possibilità contro quell'armata, ma contro quel... coso... non
possiamo vincere."
"Vede, almeno i suoi uomini stanno pensando con le loro teste!"
disse Duplica, fecendo arrossire la guardia sotto l'elmo. "Ora
fuggiamo dalla porta sul lato sud. Le donne, i vecchi e i bambini per
primi."
"E va bene," disse Jenny malinconica, togliendo una ciocca di
capelli blu che era finita sugli occhi. Poi si girò e richiamò
il suo pokemon nella sfera, rimettendo questa sulla cintura. "Okay.
Seguitemi!"
Il gruppo piccolo di persone corse rapidamente e silenziosamente
attraverso l'uscita segreta della città. Fecero attenzione a non
essere visti dal dragonite che stava ancora completando la devastazione
degli edifici con fiamme e artigliate.
Misty era in piedi sulla rupe di fronte alla massiccia torrea, le sue
mani sui fianchi per impedire al vento di agitare troppo il mantello,
mentre i capelli non avevano quella protezione e fluttuavano dietro di
lei. Il tempo stava peggiorando. Ai peidi della struttura, fra le rovine
della sua città natale, un grosso esercito.
Una lacrima corse sulla guancia, ma venne soffiata via dal forte vento.
Guardando attentamente, potè vedere i resti di parte della sua
vecchia palestra. I Fiori d'Acqua di Cerulean City, questo era il nome con
cui lei e le sue sorelle erano chiamate. Ma soprattuto le sorelle. Lei era
considerata inferiore, come sua sorella, Valdera, o Vally, come le piaceva
farsi chiamare. Prima che sparisse e fosse data per morta.Misty era la più
bassa e la meno attraente, almeno secondo lei stessa. Ma aveva avuto il
tempo di fiorire più tardi, e di diventare finalmente una donna
durante il viaggio con Ash. Se solo le sue sorelle avesse potuto vederla.
Non sapeva cosa fosse stato di loro, dopo la guerra. Tranne che di
Valdera, è ovvio.
E dove era Ash, ora? Guardò l'alta torre, senza riuscire a vedere
la cima dal suo lato. Solo il cielo purpureo della notte, che vorticava
intorno a quell'edificio. Ash. Lassù? Osservò il terreno,
dove la traccia che stava seguendo finiva. Sembrava esserci stato un
tornado di un qualche tipo, per causare quel circolo di terra smossa. Lei
ne era proprio al centro. Si inginocchiò e tastò il terreno.
Ash era stato lì poco tempo prima. Poteva ancora sentirne
l'essenza. Cosa era successo? Era stato sconfitto? I suoi occhi blu
brillarono di determinazione, fissando la torre. Sapeva solo una cosa: se
Ash era là dentro, lei lo avrebbe tirato fuori.
"Ciao, Misty" una voce molle ma profonda dietro di lei.
Stranamente familiare. Si voltò lasciando che il vento agitasse il
mantello, e vide un uomo alto, muscoloso, avvolto in un mantello da
Maestro marrone. Si tolse il cappuccio che copriva il volto, per rivelare
irti capelli marroni, portari lunghi e cadenti, alcuni ciuffi a coprire
gli occhi sottili. Il volto aveva una ruvida bellezza, la stessa a cui si
era abituata.
"B-Brock?" disse Misty, coprendosi la bocca con la mano. Poi
rise di gioia, correndo verso di lui a braccia aperte. "Sei tu!
Pensavamo fosti morto! Ucciso da Lord Garick!" Ma quando stava per
abbracciarlo, gli occhi di lui arsero di marrone, irati.
"S-stammi lontana!" gridò mentre alzava il braccio.
L'arto divenne opaco e si trasformò in un'asta di roccia, ceca
all'estremità. Misty gridò di dolore, sentendo il fianco
trapassato da quell'arma che cadde su di lei. Potè sentire un
fluido caldo e vischioso scorrere dalla vita lungo la gamba. Sangue. Brock
la spinse via e strappò la lancia di pietra dal suo corpo,
schizzando sangue sulla faccia di lei. Misty cadde bocconi, afferrando il
fianco ferito. I capelli corsero lungo la sua faccia, e lei lo guardò
negli occhi. C'era uno sguardo malevolo in quel volto amico ma non più
così familiare. Era un estraneo.
"P-perchè?" chiese, prima di cadere a terra, svenuta.
Brock si avvicinò e la prese nelle sue braccia, stranamente
gentile. Liberò il viso dai capelli e asciugò una lacrima
con un dito.
"Perché ti odio."
Sentì di trovarsi fra le braccia di qualcuno, mentre lentamente la
sua mente tornava alla coscienza. Il torace e lo stomaco facevano male, ma
Misty notò che, sotto il mantello, c'era una fasciatura avvolta
stretta intorno alla ferita. Dov'era Ash? Stava bene? Dov'era lei? Poi
tutto le tornò in mente. Brock.
Si alzò immediatamente e usò il suo potere per respingere
chiunque la stesse tenendo. Poi aprì gli occhi e si guardò
intorno. L'alloggio era circolare, e sia i muri che il tetto erano fatti
di pietra grigia e scura. A parte un tavolo con sopra alcuni fogli, degli
arazzi grigi a decorare le parete e le candele che la illuminavano, la
stanza era spoglia. Sotto i suoi piedi notò l'inizio di un tappeto
rosso, l'unico colore brillante, lì dentro, che continuò
fino a fermarsi di fronte ad un trono rialzato. Era nero, appropriato ad
un re. E dietro al trono c'era Brock, ancora col suo mantello marrone, ma
col cappuccio gettato dietro la testa. Sul trono invece sedeva una figura
circa delle stesse dimensioni di Ash, alto circa sei piedi. Indossava un
mantello da Maestro grigio, ma il cappuccio tenena il viso in ombra. Due
piccole stelle rosse luccicavano in quell'oscurità. Gli occhi. Era
il Signore della Lega. Lord Garick. Gary. Il vecchio rivale di Ash, dieci
anni prima. Misty guardò dietro di sè, e vide che la persona
che la teneva non era altri che Sabrina, il Maestro Psichico. Era quasi la
stessa persona di dieci anni prima, quando lei ed Ash l'avevano incontrata
a Saffron. L'unica differenza erano i capelli un po' più lunghi che
coprivano i suoi occhi di un blu profondo, e l'uniforme di Maestro di
Pokemon che vestiva, come tutti i presenti. Il suo mantello era del colore
del tramonto, come i suoi occhi. La sua faccia era seria, impassibile.
"Ti sei svegliata appena in tempo," disse Brock incrociando le
braccia. Sembrava più alto e grosso di quando lo aveva visto
l'ultima volta, alto quasi due metri, e intorno ai cento chili di peso.zbr
/> "Brock..." bisbigliò, la sua voce rauca. "Che
ti è successo? Come hai potuto tradirci?"
"Tradire?" Brock rise come se lei avesse detto una battuta
particolarmente divertente. "Non ho mai tradito nessuno. Non ho mai
lasciato la Lega per unirmi Ribellione, come la chiami tu."
"T-Tu hai fatto doppio gioco?"
"Evidentemente," rispose. Misty abbassò la sua testa.
Poi alzò rapidamente il suo braccio e lanciò un raggio verso
di lui, un proiettile di energia blu.
"Come hai potuto? Avevamo fiducia in te! Eravamo amici fin
dall'infanzia!" Brock alzò calmamente il suo braccio che si
trasformò in uno scudo di pietra. Il ghiaccio incontrò la
difesa e si spense innocuo. Abbasso di nuovo il braccio tornato normale, e
fece un cenno a Sabrina. Immediatamente la sua mente fu inondata di dolore
mentre Sabrina la colpiva con i suoi poteri. Trascorse almeno mezzo
minuto, durante i quali Misty giacque a terra in ginocchio, tenendosi la
testa con le mani. Abbassò le braccia e si rialzò, senza
paura, cercando di non mostrare debolezze.
"Dov'è Ash?" chiese piattamente. Brock sorrise, una
leggera inclinazione delle sue labbra, mentre incrociava di nuovo le
braccia robuste.
"Morto." Un'aura fredda e glaciale circondò
improvvisamente Misty, così fredda che Sabrina si spaventò e
fece un passo indietro per sottrarsi all'aria pungente. I capelli rossi di
Misty, e il mantello, galleggiarono nell'aria, illuminandosi di un
bagliore ghiacciato.
"Tu menti!" gridò, trafitta dal dolore. Alzò al
cielo le sue braccia e un'onda di energia blu liquida cominciò ad
precipitarsi verso l'alto. Il tetto si fracassò, e dal buco entrò
un vento gelido. Allora erano in cima alla torre. E poi la sua aura si
attenuò e lei crollò di nuovo in ginocchio, coprendo i
singhiozzi con le mani.
"Non è una bugia," disse Brock guardando compiaciuto il
pianto della donna. "Oddio, diciamo che è una mezza bugia."
Accennò nuovamente a Sabrina. Gli occhi di Sabrina cominciarono ad
ardere d'oro mentre si concentrava, poi una figura asciutta, avvolta in un
mantello nero, spuntò da dietro il trono. Sulla sua spalla, un
pikachu nero con occhi rossi e iridescenti. Misty guardò stupita.
"Ash!" disse fra le lacrime di sollievo. Si alzò in
piedi su e cominciò a correre verso lui, ma si fermò a metà
strada quando vide che lui rimaneva fermo e zittto. Due occhi crudeli
ardevano impassibili nell'ombra del cappuccio. "Ash?" disse
esitante. La figura rimase zitta, immboile, perfino Pikachu sembrava perso
nel vuoto. "Che gli avete fatto?" Brock si girò e sorrise
all'ancora muto Ash.
"Lo abbiamo solo fatto tornare allo stato emozionale di circa
quattro anni fa, anno più anno meno. Il suo pokemon è come
lui, perchè sono legati psichicamente. Sfortunatamente per Pikachu."
"Che vuoi dire?" chiese timidamente Misty, guardando Ash
spaventata.
"Ovviamente non era così messo male. Ma era molto più...
privo di emozioni, e quindi più facile da controllare," spiegò
Brock. "E noi vogliamo usarlo per aprire i cancelli nel Piano
Astrale. La Lega libererà il Proibito, il pokemon d0ombra
condannato a vagare nella piana dei morti, e il debole verràil
banishedto di pokemon di ombra i piani del morto, e questo mondo dovrà
far spazio ad una nuova era. Un'era migliore." Misty si voltò
verso di lui, terrorizzata.
"P-perchè? Perchè lo state facendo? Odiate così
tanto questo mondo? Non avete imparato la lezione, l'ultima volta che
qualcuno tentò di controllare il Proibito per dominare il pianeta?"
"Il Team Rocket ha pagato il prezzo della sua incompetenza,"
rispose Brock. "Non avrebbero mai potuto controllare il Proibito. Noi
invece sì. " Diede una rapida occhiata a Sabrina. "Che
Ashura rimuova del tutto il tetto. La luna è in fase. Il tempo è
venuto." Sabrina obbedì, e Ash galleggiò vesro il
centro della stanza, a circa due pollici dal pavimento. I suoi occhi
brillarono del colore del sangue e un'aura scura lo circondò. Essa
si espanse in una veloce esplosione che si portò via il tetto e i
muri. Un vento violento e freddo soffiò immediatamente per riempire
lo spazio della stanza, e rimosse tutte le cose, eccetto il trono, e i
cinque Maestri. Direttamente sopra di loro , un vortice scuro, più
largo di quanto la torre fosse alta, turbinava selvaggio. Avrebbe potuto
ingoiare tutto il palazzo.
La figura sul trono, che era rimasta seduta a guardare fino ad allora, si
alzò improvvisamente, alzando le braccia. La sua mano, vide Misty,
era grigia come il suo mantello che si agitava selvaggio nell'aria, e non
sembrava nemmeno umana, perchè pareva avere solo tre dita
artigliate e ricurve. Nonostante la furia degli elementi, il suo cappuccio
rimase a coprirgli il volto.
"Ora!" ringhiò il Signore della Lega in un tono animale,
e la sua sagoma cominciò a brillare dorata. Un'aura di energia
psichica. Il vortice sopra di loro sembrò allargarsi e un grida
orribili cominciarono ad attraversarlo. Le urla delle anime tormentate.
Misty rimase a terra, paralizzata dalla paura, tremante, e si strinse nel
mantello. Poi il potere d'oro sguinzagliato dalla figura coperta dal
mantello grigio si divise in tre direzioni. Un raggio verso il vortice,
gli altri due verso sud e verso est, scomparendo all'orizzonte. E ci fu un
istante in cui la notte fu illuminata a giorno da un lampo di luce. Le
urla tormentate provenienti dal vortice purpureo crebbero assieme alla
loro fonte. Delle ali sbatterono. Migliaia di ali. E versi di animali che
parevano uccelli ma che non erano uccelli. Misty cominciò a
caricarsi. Non poteva permettere loro di fare questo! Tentò
disperatamente di assorbire energia dall'umidità dell'aria, per
accrescere il suo potere. Brock la osservò e scosse vigorosamente
la testa, i suo capelli castani scossi dal vento come il mantello.
"No, no, Misty!" gridò superando i versi nell'aria del
vortice. "Non ti ho portato qui per farti interferire!" Misty
continuava a caricarsi, e la sua aura azzurra cominciava ad esalare un
vapore ghiacciato.
"Allora perchè l'hai fatto? Una sorta di divertimento sadico?"
"Perchè in questo momento meraviglioso, nella distruzione del
mondo, voglio vederti morire!"
"Ma perchè?" pianse, non capendo. "Perchè
odi questo mondo? Perchè odi me?" Una violenta aura marrone
cominciò a brillare intorno al corpo di Brock e la sua faccia si
piegò di dolore.
"Perché ti ho amato! Amato!" Misty non resse il colpo.
Fissò Ash, che ancora restava silenzioso, con Pikachu sulla sua
spalla, avvolto dal mantello nero e galleggiante nell'aria. "Ma c'era
sempre Ash! Ash!" gridò lui, tradendo un tormento assoluto. "Anche
dopo tutto quello che ho fatto! Lo ami ancora, vero? Vero?" accusò
Misty superando il vento. "Anche adesso posso vedere l'amore per lui
nei tuoi occhi! E ora morirai! E sarà il tuo stesso amore ad
ucciderti! Che ironia drammatica!" grugnì. "Ashura,
Uccidila!" Misty indietreggiò rapidamente mentre Ash la
fissava con una luce malevola negli occhi. Anche Pikachu la stava
guardando.
"No, Ash," disse disperata. "Ash, non ascoltarlo!" Ma
Ash era zitto, e il suo corpo coperto dal mantello cominciava già
ad emettere energia blu-nera. Lui alzò il suo braccio e Pikachu
corse lungo di esso, trasformandosi nella nera katana d'ombra. Poi afferrò
saldamente l'arma, soppesandola un paio di volte per poi piegarsi di colpo
sulle ginocchia, portando la spada dietro la testa, pronto a colpire.
Preda del terrore, Misty chiamò Starmos, gettando la piccola spilla
sul terreno, dove si espanse trasformandosi nella stella nera. "Starmos,
vai!"gridò balzando su di essa. Il pokemon obbedì e
volarono via schizzando lungo la parete della torre. Il vento era forte,
ma la disperazione le permise di cavalcarlo. Ash contemplò la
scena, poi un disco di energia nera si formò sotto i suoi piedi. Si
sollevò dal suolo e volò silenziosamente verso di lei,
afferrando la spada con ambo le mani.
Un tuono sembrò rimobombare nel cielo serale. Il tempo volgeva al
peggio. Cominciò a cadere la pioggia.
Lo scontro si divise in due. Cassidy si tolse la sua armatura per essere
più libera nel combattimento contro Jessie, e anche Butch fece lo
stesso per affrontare James. Erano rimasti a piedi, combattendo sull'erba,
dal momento che Persian si era preoccupato immobilizzare i cavalli di
Butch e Cassidi, lasciandoli fuori dallo scontro. Cassidy calò più
e più volte la larga spada su Jessie, ma questa bloccà ogni
colpo afferrando la lama con i suoi due pugnali, uno per mano.
"Devo dire che voi tre non siete più così incapaci,"
borbottò Cassidy tra i colpi, il suo viso e i capelli biondi
bagnati dalla pioggia leggera. Jessie bloccò un altro colpo con un
pugnale, poi attaccò con l'altro, venendo a sua volta bloccata da
Cassidy.
"Incapaci?" protestò con una luce irata negli occhi blu
visibili attraverso la maschera. Alzò la voce. "Incapace sei
tu che hai sempre copiato il mio stile! Ma non sarai mai al mio livello!"
Cassidy gridò piegandosi in avanti per sferrare un colpo che
avrebbe tagliato in due Jessie se avesse centrato il bersaglio.
"Come osi!"
Nel frattempo anche James e Butch avevano iniziato a lottare, sfoderando
le loro armi: un lungo spadone per Butch e una coppia di pugnali pugnali
dentati per James. Butch si spostò di lato cercando un varco. I
suoi occhi marroni brillarono beffardi mentre scuoteva il capo per
liberare gli occhi da una ciocca di capelli blu acqua.
"Sempre vestito male, eh James?" chiese con la sua voce aspra.
James fece roteare i pugnali con un complicato movimento delle mani.
"Perchè? Come mi preferisci?" rispose con un'occhiata
diabolica nei suoi occhi verdi smeraldo. "Non ti piaccio così,
Butchy?"
"Argh!" urlò Butch caricando e roteando selvaggiamente
la sua spada.
"Hai la coda di paglia, eh?" commentò James
indietreggiando di corsa.
E poi furono tutti interrotti quando la terra cominciò a scuotersi
violentemente. L'esercito, che stava contemplando le gesta del dragone
nero, si congelò. Un grido acuto riempì l'aria.
"Cos'è quello?" esclamò Jessie, indicando il
cielo serale. Sembravano due stelle cadenti in rotta di collisione. Ura
era una brillante sfera azzurra, e veniva inseguita da una nube nerastra,
molto più larga.
"Meteore!" gemette James. "Moriremo tutti!" Jessie
sbuffò, asciugandosi la fronte.
"Taci James!" Quando le palla azzurra si fece vicina, Persian
bisbigliò qualcosa.
"Non è una meteora! E' la ragazza del moccioso!" Il
Maestro d'Acqua volò sopra le loro teste cavalcando il suo pokemon
stella nero, lasciandosi dietro un vento ghiacciato che investì
tutti. Poi la cometa di ombra, più grossa, arrivò
all'inseguimento. La terra tremò ancora più forte, come in
un terremoto. Ma mentre era stato possibile vedere un mantello blu
sull'astro precedente, la nube nera era buia e impenetrabile. Poi
elettricità blu scura cominciò a scoppiettare intorno ad
essa, e improvvisamente un lampo di energia partì dall'oscurità,
li superò e si diresse verso la donna che stava braccando. Il
proiettile di elettricità riuscì ad esploderle sul fianco, e
lei gridò, cominciando a precipitare verso la foresta a sud e
lasciando una scia ghiacciata. Butch venne colto dal panico, pensando che
la cometa nera volesse attaccarli.
"Guardie! Abbattetela!"
"Signorsì!" Le guardie smisero di attaccare l'agile
Persian e usarono i loro pokemon contro la cometa nera. "Arcanine,
Charmeleon, Magmar: Fuocobomba combinata!" Molti ruscelli di ardente
fuoco rosso volarono nel cielo, senza subire l'effetto della pioggia, ma
quando arrivarono alla cometa, sembrarono dissolversi in essa. L'aria
sibilò più violenta, mentre si avvicinava.
"Ma che diavolo è?" gridò Butch. Poi la cometa si
tuffò su di loro, mentre li sorvolava, proprio al centro di un
grosso gruppo di Istruttori e soldati. Ci fu una violenta esplosione
mentre sporco, erba e cadaveri volavano dappertutto come giocattoli rotti.
Jessie tossì per la polvere, e quando essa si calmò, vide
una figura coperta con un mantello nero, con occhi rossi e una spada in
mano, al centro di un grosso cratere, largo quanto il battaglione che era
appena scomparso.
"È il moccioso!" disse Jessie, un po' spaventata. Era
tra loro e il resto dell'esercito della Lega che ancora col dragonite
combatteva in città. Cassidy rimosse la polvere dal viso e dagli
occhi e indietreggiò.
"Vuoi dire che è quell'Ash che avete inseguito per anni? Ha
appena distrutto un quarto del nostro esercito!"
"Temo lo abbiate disturbato," disse James, spaventato, tentando
di nascondersi dietro le spalle di Jessie.
"Distruggetelo!" urlò con forza Butch. L'esercito e i
pokemon dietro ad Ash cominciò a caricare urlando. Le grida di
battaglia di un centinaio di uomini riempirono l'aria. Il terreno tremò
ancora, calpestato da migliaia di piedi. Gli occhi di Ash brillarono di
rosso e un'aura di energia nera come la notte si formò intorno a
lui, ondeggiando con forza, agitando il mantello. Si girò per
affrontare l'armata, librandosi nell'aria.
"Non credo che sia una buona idea," commentò Jessie con
un bisbiglio.
"Cosa stai dicendo?" esclamò Butch. "Uno uomo non
può sconfiggere un esercito!" Il corpo di Ash cominciò
a scoppiettare di elettricità scura, levandosi a parecchi piedi di
altezza. Un forte vento si generò, trascinado pietre, erba e altri
frammenti.
"Ho paura!" sussurrò James da dietro a Jessie.
"Sto dicendo che quella era Misty!" disse Bruno con
convinzione. "Penso che sia precipitata poco più in là."
Lui, Duplica, Junior, Laselle, Joylene, il Capitano Jenny e il resto del
guards stavano correndo verso sud per sfuggire all'esercito e a quel
drago. Si tenevano nascosti nel fitto della foresta, seguendo le altre
persone che erano scampate all'attacco. Bruno aveva alzato il suo mantello
per tenere Laselle e Junior sotto di esso, al riparo dalla pioggia.
"Spero che stia bene," sospirò Laselle, cacciando una
ciocca di capelli neri e bagnati dagli occhi e si coprì col
cappuccio del suo mantello. "Ma mi chiedo se ha trovato Ash."
Poi sentirono un frastornante rombo dietro di loro, e la terra iniziò
a tremare selvaggiamente. Gli alberi si scossero e le foglie caddero,
mentre il sussulto li faceva crollare sul terreno bagnato e paludoso. Il
terremoto andò avanti per molti minuti prima di fermarsi di colpo.
Guardarono dietro di loro e oltre le fronde degli alberi videro un
gigantesco tornado in lontananza, che emetteva luce nera. Duplica si liberò
da parte del fango in cui era caduta.
"Deve essere stato Ash," commentò aridamente.
Jessie, James, Butch e Cassidy erano tutti con la faccia sul suolo, con
le loro armi piantate in esso, tenendosi spasmodicamente alle else, quando
il vento cessò. Se non si fossero ancorati al suolo, sarebbero
stati risucchiati dal vasto tornado elettrico che era appena sorto dove
Ash rimaneva sospeso.
Persian si lasciò dal fianco di Jessie e si mise a correre.
"Perrrsian... E' ora di andare, gente!" ringhiò con la
voce felina riempita dalla paura. Jessie, strofinandosi dove il pokemon
gatto avevano piantato i suoi artigli, lo seguì in fretta.
"Giusto! Butch, Cassidy, è stato divertente, ma dovremo
continuare un'altra volta! Torneremo!" anche lei fuggì,
lasciando la sua coda rossa a galleggiare nell'aria dietro di lei. James
balzò in piedi.
"Aspettatemi!" uggiolò. Comunque Butch e Cassidy non li
osservarono neppure per un istante, scioccati dalla vista del loro
esercito completamente annientato. Tutto quello che rimaneva era un
gigantesco cratere, su cui l'uomo nel mantello nero volteggiava,
crepitante di elettricità. Dragonight sembrò pure lui aver
subito il colpo, perchè era stato risucchiato dalla sua opera di
distruzione della città, e giaceva sul fianco fra le macerie della
cinta di mura. Si alzò con i suoi cento piedi ed espirò
fiamme nerastre dalle narici, guardandosi attorno per trovare la causa di
quel vortice.
"Merda," disse Cassidy, coprendosi la bocca con una mano.
"Questo è oltraggioso!" gridò Butch. "Dragonight,
distruggilo!" Il dragone, che stava cercando un nuovo bersaglio, non
ebbe bisogno di farselo ripetere. Ruggì e fissò il piccolo
uomo al centro del cratere, inalò rumorosamente generando un forte
vento. Quindi lanciò un'immensa lingua di fiamme nere, che
avvolsero l'umano. Dopo qualche minuto il dragone smise di sputare fuoco.
Il cratere era un vasto lago di lava. Ma l'uomo ancora era là,
librandosi sul magma, apparentemente illeso. Poi l'aura di elettricità
scura che lo circondava sembrò spostarsi, e di colpo si lanciò
verso il dragone, caricandolo. L'energia si oscurò ulteriormente, e
l'uomo divenne una specie di palla di ombra, una cometa nera. Il dragone
cercò di riprendere lattacco, spaventato, ma la meteroa nera gli
trapasso la testa, decapitandolo. Una pioggia di pezzi scuri e sangue
nerastro piombò sul dappertutto. Il corpo alato e senza testa sembrò
avere un attimo di immobilità, poi traballò e crollò
sulla città semidistrutta. Con una violenta esplosione si sfracellà
su di un palazzo ancora in piedi. Poi la cometa volò rapidamente
via nell'orizzonte, nella direzione presa dal Maestro d'Acqua. Butch e
Cassidy, con occhi larghi, lo guardarono volare via finché non
divenne più visibile. Non notarono neppure che la pioggia era
cresciuta in intensità.
Goccie di acqua ghiacciata colarono sul volto di Misty, e finalmente aprì
gli occhi.Giaceva su di un piccolo tronco d'albero, al centro di una
radura, dove aveva terminato la sua corsa dopo essere precipitata. Anche
se si trovava al riparo delle fronde, la pioggia era così intensa
da colpirla con forza.
Poi sentì il suono di molti passi bagnati correre verso di lei e
si mosse, tentando di mettersi a sedere. Ash! Era dovuta fuggire! Lui-lui
voleva ucciderla! Calde lacrime cominciarono a mescolarsi alla pioggia.
"Misty!" gridò una voce femminile. "Stai bene?"
Era Duplica. E Bruno. E gli altri, con dello persone che non riconobbe.
Spuntarono dall'oscurità degli alberi e corsero verso di lei.
Cominciò a sentire il panico su di lei.
"Dovete andarvene subito! Sta arrivando! Vi ucciderà tutti!"
"Chi sta arrivando?" chiese Bruno.
"Ash!"
"Ma che stai dicendo? Perchè dovrebbe ucciderci?"
E poi la videro. All'orlo della radura. Un'alta ombra con occhi rossi. Si
voltarono.
"Ashy, sei tu?" disse Duplica. L'ombra avanzò nella
fioca luce notturna, rivelandosi. Una figura avvolta da un mantello nero
con cappuccio, con una spada nera in mano. Era muto come la morte.
"E' quell'altro uomo che era con voi prima dell'attacco." fu il
commento dell'Infermiera Joy. "Ma... sembra diverso. Non percepisco
niente da lui." boccheggiò. "Come se non fosse realmente
vivo."
"Ashy?" E poi lui alzò la sua spada in un movimento
rapido, lanciando verso Misty una sottile sfera di energia nera. Crepitò
nella pioggia mentre si muoveva a grande velocità zigzagando. Misty
afferrò Starmos che ancora galleggiave sopra di lei e lo usò
come scudo.
"S-Starmos, Barriera!" La stella arse brillante e il lampo
scuro rimbalzò su di essa centrando un albero al limitare della
radura, che esplose in una palla di fuoco, illuminando per un attimo il
volto impassibili di Ash sotto al cappuccio. Poi il fuoco morì e
lui divenne di nuovo solo un'ombra scura e minacciosa.
"Cosa gli è successo?" sussurrò Laselle. "Perchè
sta attaccando Misty?" Bruno avanzò.
"Ash, che diavolo stai facendo? Avresti potuto ucciderla!" Ash
girò leggermente la sua testa e sembrò guardare verso di
lui. Bruno indietreggiò di un passo, intimidito dalla sua occhiata.
E poi Ash tagliò l'aria con la sua spada, e Bruno si ritrovò
almeno una dozzina di piedi da dove si trovava, schiantato contro il ramo
si un'albero dal lato opposto della radura. Il tronco si flettè e
lo scagliò contro un'altro albero.
"Ci penso io," disse una donna in armatura con corti capelli
blu e corti, che Misty non riusciva ad identificare. L'infermiera la
trattenne.
"Non sia stupida, Capitano. Quello è un Maestro di Pokemon.
Prenda i suoi uomini e scappi," disse concitata.
"E' vero," aggiunse Duplica, frapponendosi fra Misty ed Ash. "Non
sappiamo cosa gli sia successo, sembra una specie di lavaggio del
cervennoq. E, si fidi di me, è meglio non vedere quello di cui quel
tipo è capace di fare." Le guardie che erano con loro già
stavano indietreggiando per la paura. La donna soldato che l'infermiera
chiamava Capitano li guardò e fece un cenno col capo.
"D'accordo. Andiamo allora. Venga, Infermiera Joy, lasciamo ai
Maestri la faccenda. Noi siamo di troppo."
E presto rimasero solo Ash, Duplica, Laselle, Junior, Misty e Bruno,
ancora a terra dolorante. Ash si avvicinò, lasciando il suo
mantello nero ad agitarsi leggero nel vento. Sembrava asciutto, malgrado
la pioggia. Duplica guardò Laselle e Junior.
"Che ci fate ancora qui? Seguite il Capitano Jenny e gli altri."
"Vogliamo aiutarvi," rispose Junior. Ma entrambi poi
osservarono impuriti Ash che si avvicinava. E poi Bruno balzò
davanti a loro, coperto nel suo mantello marrone ormai zuppo.
"E' ora della rivincità, Ash" disse leggermente, alzando
i suoi pugni in posizione di guardia. Il suo corpo cominciò ad
ardere di marrone mentre si caricava. Ash alzò la sua spada.
Cominciò a luccicare di un blu scuro. Bruno si preparò. Ci
fu un rombo di tuono che li lasciò attoniti, mentre l'arma
ridiventava il pikachu nero, fermo nella mano di Ash. Il piccolo topo
elettrico sembrava normale. Ma il suo sguardo era fisso nel vuoto, e gli
occhi erano rossi come quelli del suo padrone. Ash lanciò Pikachu
oltre la testa di Bruno, e atterrò davanti a Duplica e ai due
bambini. Laselle e Junior indietreggiarono preoccupati, avvicinandosi a
lei mentre il topo elettrico si avvicinava lentamente a quattro zampe
tenendo la coda ritta. Ash e Bruno cominciarono a lottare. Il terrenò
tremò e l'aria crepitò mentre le loro braccia si
incontravano. Pikachu avanzò ulteriormente, emettendo scintille
nere dalle guance e tenendo le orecchie indietro. I suoi occhi brillarono
crudeli.
"Uh... qualche idea?" disse Laselle terrorizzata.
"Usare il tuo caterpie?" suggerì Junior.
"Stai scherzando?"
"Um, proviamo con Sandshrew. Ho sentito che vanno bene contro i
pikachu." Prese una pokeball, l'allargò e la lanciò.
Con un lampo di luce marrone, il piccolo roditore corazzato emerse dalla
sfera. Ma Pikachu scagliò una sottile scintilla nera di lampo dala
coda, centrò lo sfortunato sandshrew e lo tranciò in due.
Pikachu continuò ad avanzare come se niente fosse.
"Sandshrew!" urlò Junior terrorizzato. Duplica li afferrò
e li tirò indietro.
"Misty sembra ancora sotto shock. Ci penso io. Presto, pensate a un
pokemon il più forte possibile."
"Il Pikachu di Ash?" disse Junior, dubbioso.
"Qualcos'altro, sciocco!"
"Il Dragonite che ha attaccato la città?" provò
Laselle.
"No, troppo grande," rispose Duplica, scuotendo la testa. "Qualcosa
di piccolo."
"Come un Mew?" tentò di nuovo.
"Perfetto." Il mantello viola di Duplica scomparve insieme a
lei, mentre si trasformava nel piccolo pokemon rosa. Duplica-Mew cominciò
a galleggiare nell'aria, agitando la coda lunga e sottile, emettendo bolle
psichiche rosate intorno al corpo felino. Gli occhi rossi di Pikachu lo
puntarono, e il pokemon si alzò sulle gambe posteriori per
attaccare.
"Mew," vociò Duplica-Mew con voce molle. "Tenterò...
Psicoattacco!" Con quell'ultima parola guizzò in aria e lanciò
una violenta folata di energia psichica verso il pikachu nero. Ma questi
saltò di lato con una manovra rapida, e il colpo andò a
vuoto. Duplica-Mew riprovò con una salva di colpi. I potenti
attacchi cominciarono a sollevare molto fango, di modo che anche vedere
divenne difficile. Duplica-Mew si stancò presto. Rimanere un
pokemon così potente e usare il suo attacco più forte la
stava indebolendo. Alcuni frammenti stavano ancora offuscando l'aria,
mentre cercava il corpo di Pikachu.
"Mew... dov'è? Penso di averlo preso un paio di volte...
mew-aieeee!" gridò improvvisamente come il pikachu nero emerse
dalla fanghiglia brillando di elettricità nera. Superò
agilmente la sua barriera rosa e la centrò, facendola volare via.
Il suo volo venne interrotto da un paio di albero. Il corpo di Mew si
trasformò in quello della donna, svenuta. Poi Ash sembrò
stanco della sua lotta con Bruno e finalmente gli sferrò un
violento doppio calcio nello stomaco, mandandolo a sfracellare molti
alberi di seguito. Solo un grosso ciottolo fermò il volo del corpo
ormai svenuto. Laselle e Juniori indietreggiarono terrorizzati, vedendo
che Ash li aveva puntati. Richiamò Pikachu sul braccio, che a
mezz'aria divenne di nuovo la katana nera. Poi Ash afferrò l'arma e
si avvicinò.
"No!" urlò improvvisamente Misty, tornando finalmente
del tutto cosciente. "Non loro! E' me che vuoi!" saltò in
piedi e salì sul suo pokemon stella. "Starmos, decolla!"
Il pokemon nero assentì e si alzò nell'aria. Ash si acquattò,
formando di nuovo il sottile disco d'ombra sotto i suoi piedi, poi iniziò
a inseguirla, trasformandosi nuovamente in una cometa nera.
Misty volò sopra le cime della foresta a bordo del suo pokemon
stella, i suoi capelli ormai intrisi di pioggia appiccicati al suo viso.
Non poteva permettergli di fare del male ad altri.
"Ash!" cercò di dirgli. "Svegliati!" Non
poteva combattere. Non con lui.
Ma la cometa che la inseguiva rimase zitta e continuò a lanciare i
suoi dardi di oscurità. Ancora lei si trovò a doverli
scansare, ormai disperata. Ash non sembrava aver problemi ad ucciderla.
Sembrava totalmente privo di emozioni. Non poteva percepire nessun
sentimento da lui. Era come una macchina che eseguiva gli ordini. Niente
di più, niente di meno. Per quel motivo, non poteva percepire vita
in lui. Tutte le creature avevano un'aura di vita. Il loro Ki. Ma Ash ne
era privo. Misty gridò di dolore, quando lo capì. Brock
aveva detto la verità. Ash era morto.
"No!" singhiozzò. Era stanca. Correre. Avrebbe causato
solo male, a lei e ai suoi amici. Non poteva scappare da Ash per sempre.
Non più. Doveva affrontare il suo nemico. Doveva affrontare Ash.
Fece fare a Starmos una brusca inversione, e si trovò con una
rapida manovra aerea sopra la cometa nera. Quando la vide, saltò
via dal suo pokemon stella, e si gettò su di essa tenendo le
braccia davanti a lei come in un tuffo. Quando entrò nell'aura
nera, tutto divenne buio. Sentì il freddo della disperazione.
Quella di Ash? Nuotò attraverso l'oscurità, come aveva fatto
tante volte, molti anni prima, nella sua palestra. Il buio era tangibile,
e la respingeva. Non si arrese. Era sempre stata un'ottima nuotatrice.
Finalmente lo vide, al centro delle ombre. Coperto con un mantello di
oscurità. Si avvicinò e afferrò le sue spalle.
Sembrava di ghiaccio. Il ghiaccio più freddo che avesse mai
toccato. Si tolse il cappuccio e lo abbracciò,fissandolo in viso.
Quel suo volto così bello. Quel suo grazioso naso all'insù.
Quelle sottili sopracciglia nere. Quei suoi occhi, di solito così
pieni di coraggio e determinazione, ma ora così morti, spenti; non
c'era più il naturale colore marrone, solo un inquietante rosso
piatto. I suoi soffici capelli neri li coprivano. Quei capelli ribelli che
lei aveva sempre cercato di tenere a bada. Quella bocca che aveva sempre
amato baciare. La bocca.
Lo baciò.
Le sue labbra erano molto fredde. Ma divennero lentamente più
calde. Sentì le braccia di lui stringerla a sè.
"Misty?" Le parole erano molli, soffocate dalle labbra di lei.
Era lui. Era tornato.
==Contea di Stato di Fuchsia==
La bambina guardò fuori dalla finestra, affascinata dalle stelle
che le ammiccavano maliziose.
"tesoro, è ora di andare a letto." La bambina continuò
a fissare il cielo.
"Aw, mamma! Voglio vederlo!"
"Cosa c'è di speciale in cielo? Oh!" Poi madre e figlia
rimasero in un contemplativo silenzio, osservando una meravigliosa cometa
blu che correva nel cielo a nord, con un arcobaleno a farle da coda.
Fine della Settima Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Levitazione d'Ombra
Tipo: Volo/Ombra
Genera un disco d'ombra da usare per trasporto personale. Se si raggiunge
una velocità abbastanza elevata, l'energia circonda completamente
il viaggiatore, così che dall'esterno appare come un cometa nera.
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Capitolo 8 *** Parte 8 - Ripercussioni ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota: Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
Parte 8: Ripercussioni
Melvin sbadigliò e aprì i suoi occhi, mettendosi a sedere
sul letto. La prima cosa che si chiese fu perchè fosse ancora così
buio. Ancora notte? Cercò il comodino a lato del letto per leggere
l'ora sulla sveglia. Con le mani avvicinò il piccolo, freddo
oggetto di metallo ai suoi occhi. Erano le sette del mattino, circa. Ma
esa così scuro che non riusciva nemmeno a vedere le sue mani. Un
attimo di panico. Stava diventando cieco? Era il passo successivo ai suoi
occhiali. Rotolò rapidamente sul letto e intravide l'ombra della
moglie.
"Martha?" bisbigliò.
"Che c'è?" bisbigliò lei.
"Riesci a vederci?" Ci fu un attimo di silenzio. Poi la
risposta arrivò burbera. "Ovviamente no. Non nel cuore della
notte. Torna a dormire."
"Ma il mio orologio dice che è mattina."
"Sarà rotto." Melvin si sentì intensamente
sollevato. "Già, hai ragione." Sprofondò
nuovamente sotto le coperte. Ma la sensazione che qualcosa stesse andando
storto rimaneva con lui. Primo, era sveglio. Sentiva dentro il mattino,
non la notte. Invece, se fosse stato realmente il cuore della notte, si
sarebbe dovuto sentire morto di sonno. Cercò di riaddormentarmi, e
chiuse gli occhi. Niente.
"Non funziona," borbottò. "Vado in cucina. Deve
essere un po' di insonnia."
"Ottimo," rispose sua moglie.
Melvin scivolò dolcemente fuori delle coperte e scese dal lato del
letto. Tastò sul comodino per trovare gli occhiali, e se li mise.
Il buio rimase buio. Goffamente, arrivò in qualche modo alla porta
della camera da letto. Colpì un paio di volte qualcosa con lo
stinco, ma rimase zitto. Avrebbe disturbato Martha. Dopo quella coppia di
collisioni, promettendosi di perdere peso, aprì finalmente la
porta, girando la maniglia metallica. Cigolando, il battente si aprì
e lui scivolò fuori. Il pavimento di legno era gelido sotto i suoi
piedi nudi, ma il salotto era un po' più luminoso, a confronto con
l'oscurità della camera da letto. Avanzò lentamente nel buio
e raggiunse la manopola. Accese la lampada. Immediatamente la luce di una
piccola fiammella lo avvolse, facendo danzare le ombre sui muri. Afferrò
il manico della lampada e si avviò verso la cucina. L'orologio a
muro. Sette e venti del mattino.
"Huh?" borbottò Melvin fra sè. Raggiunse
rapidamente la finestra e tirò le tende. Fuori, sembrava fosse
ancora notte fonda. Anche le altre case erano percorse da dei lumi. Il
cielo sembrava un mare agitato di nubi blu nerastre. Stavano coprendo
tutto, oscurando la luce del sole. Infatti sembrava che neanche ci fosse,
un sole, dietro a quelle tenebre.
"Tesoro, ho paura che stia arrivando qualche specie di uragano!"
gridò mentre correva di sopra, apriva l'armadio e afferrava la
cintura con le pokeball. Non ci fu risposta. Evidentemente si era già
addormentata, pensò, mentre avvolgeva la cintura sopra al pigiama e
intorno alla sua vita considerevole. Poi, portando la lampada, corse fino
alla porta anteriore, l'aprì con furia e si ritrovò sotto il
porticato. C'erano altre persone, in giro nella città, intente a
guardare confuse quello spettacolo in cielo, anch'esse accompagnate da
lampade.
"Che succede?" gridò Melvin a uno dei suoi vicini. Era
il proprietario di quella fattoria fuori città, verso Celadon, ma
che viveva praticamente nella casa accanto. Era fuori, sul vialetto
polveroso di fronte alla casa, e fissava il cielo. Le sue mani tenevano
saldamente una lampada un forcone. In testa, un cappello di paglia giallo.
"Non ne ho idea!" rispose il vicino. "Quelle nubi scure
riempiono tutto il dannato cielo!" Melvin guardò verso est,
dove il sole sarebbe dovuto sorgere. c'era solo un pallido bagliore blu
scuro, sul nero orizzonte notturno. Le stelle si erano nascoste. "Maledizione!"
continuò il coltivatore. "Se queste nubi, qui, non se ne vanno
per il pomeriggio, il mio raccolto andrà perduto!" Melvin
studiò le nuvole sopra di loro.
"Sembrano muoversi, comunque."
"Guarda meglio! Quelle dannate cose stanno solo girando in tondo."
Poi il terreno sembrò tremare. Le vibrazioni crebbero di intensità.
agitando il suolo sotto i loro piedi. La casa di Melvin sembrò
scossa dal tetto alle fondamenta.
"E questo che diavolo è? Un terremoto?" gridò il
coltivatore. Furono interrotti da un ringhio. Melvin si girò,
cercando di far luce con la lampada. Il suono veniva dai piedi del
porticato. Occhi rossi lo fissarono, e Melvin, indietreggiò,
spaventato.
"Oh, è solo un rattata! Dannati ratti, fanno sempre
quell'effetto!" Melvin lo studiò. Era senz'altro un rattata.
Eppure era diverso. Il manto era molto più scuro, e invece degli
squadrati denti anteriori, aveva un paio di zanne acuminate. Gli occhi
arsero del blu delle nubi che coprivano il cielo.
"C' è qualcosa di strano," concluse.
"Sciocchezze!" il coltivatore rise e si avvicinò. Alzò
il forcone, pronto a colpirlo.
"Attento!" gridò Melvin. Ma fu troppo tardi. Il rattata
sibilò e improvvisamente balzò sul forcone con una rapidità
incredibile. Corse lungo il manico e tranciò di netto il polso
dell'agricoltore. Il forcone cadde per terra, ancora stretto dalla mano.
L'uomo gridò di dolore e si accasciò al suolo, mentre il
rattata lo attaccava di nuovo.
"No!" urlò Melvin. Afferrò una pokeball dalla
cintura e l'allargò nella mano. "Exeggutor, vai! Barrage, ora!"
Il suo Pokemon d'erba emerse dal bagliore rosso e iniziò l'attacco.
Ma prima che potesse colpire, il Rattata percepì il pericolo e
scattò in un rapidissimo attacco. Si conficcò nel corpo del
pokemon di Melvin e sembrò fonderlo dall'interno. L'Exeggutor
cominciò a ribollire, mentre il Rattata assorbiva la sua forza
vitale.
"No, Exeggcutor!" gridò Melvin. Cercò di prendere
la sua bacchetta per lanciare un incantesimo di fuoco contro il pokemon,
ma esso esplose in uno sprizzo oscuro. Un brandello cadde sulla spalla di
Melvin e cominciò a sibilare come se fosse intriso di acido. Melvin
urlò.
"Ce ne sono altri!" urlò il suo vicino. Infatti l'intero
orrizzonte sembrava un'unica marea di Rattata. Si sentiva solo il fragore
di zampe che incontravano il terreno. Era quella la causa del sisma.
Presto avrebbero raggiunto la città. La gente venne presa dal
panico, vedendo l'orda di ratti.
"Via di qui!" urlò Melvin mentre correva in casa. Ignorò
le urla di dolore della spalla, e attraversò le stanze, fino alla
camera da letto. "Martha, dobbiamo andarcene subito!" inciampò,
e la lampada gli cadde di mano, spegnendosi. Buio. Nessun problema, pensò
mentre apriva la porta della camera. "Martha?" Intravide una
forma scura sul letto. "Martha, alzati!" Tirò le coperte.
Due occhi rossi lo fissarono. Poi tutta la stanza sembrò in un
attimo piena di quelle luci rabbiose.
"Oscurità, no!" urlò Melvin cercando di fuggire.
I rattata sibilarono e furono su di lui.
Il piccolo laboratorio improvvisato era riempito dall'innaturalmente
forte suono dei tasti premuti. Un piccolo candelabro, sul pavimento
metallico, aiutava le candele. Gli schermi e gli interruttori sul muro
giocavano con la luce delle fiammelle. Seduto di fronte al computer, in un
piccolo angolo della stanza, un solitario scienziato avvolto in un camice
bianco lavorava agitato. Seymour studiò le letture che si
susseguivano furiose sul monitor. Là fuori stava accadendo qualcosa
di particolarmente strano. L'indicatore dell'energia planetaria fluttava
impazzito. Come era accaduto cinque anni prima. Ma era impossibile, no?
"Cle-fairy!" il pokemon rosa e rotono sembrò avvicinarsi
con cura verso il tavolo.
"Un attimo, Clefairy, il tuo padrone sta lavorando!" disse,
facendo danzare le dita sui tasti. "Vediamo, se triangolo il
segnale..." borbottò fra sè, "dovrei scoprire da
dove proviene questo disturbo... Buon Dio!"
"Clefairy!" ripetè di nuovo il pokemon, questa volta più
agitato.
"Santo cielo, cosa ti succede? Sembra che stia arrivando la fine del
mondo, e tu..." si voltò. I suoi occhi si allargarono. Il
pavimento era ricoperto da centinaia-no, migliaia di serpent, che
strisciavano verso di loro. Ma direttamente davanti a lui c'era un
mostruoso Arbock nero. I suoi occhi brillarono malevoli, sulla sua faccia
di serpente, e la lingua scattò verso di lui. Zanne affilate come
rasoi gocciolarono un denso veleno che sibilò, fondendo il
pavimento d'acciaio.
"Clefairy, potevi anche avvertirmi..." fu l'ultima cosa che
disse Seymour.
Al margine di una foresta e sulla sponda di un lento fiume, un gruppo di
cinque persone correva rapidamente verso est. Per prima c'era una donna
dai lunghi capelli neri fissati da un nastro rosso. Il suo mantello, verde
come gli occhi, si muoveva frenetico, agitato dalla sua corsa. In una
mano, una torcia per illuminare il cammino. Il gruppetto di persone superò
con la massima rapidità possibile i numerosi detriti sulla strada:
rallentando sarebbero morti di sicuro. Dietro a loro, e sempre più
vicini nonostante i loro sforzi, sembrava esserci un'onda totalmente nera
di insetti che distruggevano ogni cosa che la foresta ponesse di fronte a
loro. Erano tanti da coprire il terreno e il fiume con una distesa di
oscurità. I loro ronzii erano comparabili solo ai frastuoni della
distruzione che portavano.
"Sbrigatevi, gente!" gridò Erika, trattenendo una falda
del mantello con una mano libera. Alzò la torcia per illuminare un
altro ostacolo, un albero crollato in mezzo alla strada. "Dobbiamo
raggiungere la costa, dove c'è la base ribelle!" La sorte li
aveva colti non appena si erano separati dalle forze di Koga e Aya, dopo
una battaglia la notte precedente che li aveva resi vulnerabili. Inoltre
il loro elemento era in svantaggio contro gli insetti. Come se non
bastasse, anche da lontano si poteva notare quanto quei beedrill fossero
enormi, almeno dieci piedi in lunghezza, tanto da sembrare una qualche
nuova specie. Sembravano anche emettere un'inquietante luce blu scura, dai
loro corpi. Erika aveva dato un'occhiata, e sapeva che quello non era
niente di buono. Fuggire poteva essere da codardi, ma per Dio a volte i
codardi erano le persone più sagge.
"Ci stanno raggiungendo!" urlò Joy. Erika si voltò
e vide che era vero. L'enorme onda di insetti era ormai a circa un paio di
dozzine di piedi di distanza, e avanzava come una piaga biblica. Diede
un'occhiata alla ragazza che aveva parlato e si sentì disperata.
Non avrebbe mai dovuto portare la giovane infermiera con lei. Era appena
una bambina!
"Pensa che dovremmo combattere?" chiese una delle guardie,
afferrando una pokeball.
"Non sia avventato!" sibilò Erika. "Verremmo
sopraffatti in un attimo! Tenete i pokemon con voi." Poi il ronzare
sembrò intensificarsi. "E' come se stese arrivando da davanti
a noi!"
Erika vide gli alberi della foresta di fronte a loro ondeggiare. Poi si
spezzarono e un piccolo gruppo di cinque beedrill li caricò. Le
loro antenne tremavano per l'eccitazione e la fame.
"Sono loro!" gridò. "Indietro!" Dopo avere
passato la torcia alla giovane Joy dietro a lei, corse incontro agli
insetti e la fece comparire fra le mani il suo lungo bastone con un'onda
di energia verde. Formandosi, l'arma brillò nell'oscurità più
della stessa torcia. I primi beedrill piombarono su di lei, puntando i
loro tre enorni aculei alla testa e al torso. Avvicinandosi, Erika sentì
il forte vento creato da quegli esseri scorrere fra i capelli. Ficcò
il bastone sul terreno, e lo usò come asta per saltare e incontrare
l'insetto a mezz'aria. Una volta in volo, si avvitò su sè
stessa e colpì il grosso insetto sulla testa. Il beedrill sembrò
gridare di dolore, e iniziò un volo alla cieca che si concluse nel
fiume. Poi Erika, ancora in aria, stese altri due pokemon, centrandoli con
una violenta bastonata sui fianchi, quindi atterrò, ancora di
corsa. Gli stivali incontrarono il suolo con un tonfo. Dietro a lei, il
suo gruppo di guardie saltò i due corpi ancora tremanti, e la seguì
tenendo il ritmo. Gli ultimi due beedrills che bloccavano la strada furono
un po' più difficili da eliminare, e un aculeo le ferì il
braccio. Ma Erika non aveva ottenuto il suo titolo di Maestro d'Erba per
nulla. Il gruppo superò gli ultimi due beedrill mentre essi erano
accasciati al suolo, tremanti. Era inutile, pensò Erika,
controllando la distanza del massiccio sciame che ancora li inseguiva.
C'era ancora un miglio fra loro e la base, ma nel frattempo gli insetti li
avrebbero raggiunti. C'era comunque un modo per salvare le sue guardie...
Scivolò in fondo al gruppo e smise di correre, scivolando
leggermente sul terreno polveroso. Il suo mantello ultimò la
frenata quando lei si era già girata, per fronteggiare lo sciame
con il suo bastone brillante di luce verde smeraldo. Anche Joy e le sue
guardie si fermarono quando videro che Erika aveva smesso di correre.
"Che sta facendo Maestro Erika?" gridò uno di loro. Lei
alzò le braccia e le incrociò sopra la testa.
"Correte! Vi darò un po' di tempo!" Numerose foglie
verdi e petali rosa cominciarono volteggiare intorno ai polsi e lungo le
maniche del vestito. Presto l'aria di fronte a lei divenne un vero muro di
vegetazione galleggiante. Si estese in un grosso semicerchio e fluttuò
nell'aria come una barriera protettiva. I primi beedrill che centrarono la
difesa crollarono a terra, contorcendo le zampe come se fossero stati
schiacciati. Poi arrivò tutto lo sciame, e cominciò a
formarsi una pila di corpi. Erika chiuse i suoi occhi e ignorò la
goccia di sudore che le attraversava il viso concentrato per tenere
insieme la barriera velenosa. "Andate!" gridò alle
guardie che indugiavano.
"Ma non resisterà per sempre, e cosa succederà dopo?"
esclamò una di loro.
"Non possiamo andarcene e lasciarti qui!" aggiunse Joy.
"Noi restiamo qui!" Erika sospirò.
"Testardi! Bene! Se volete morire, fate pure!" Si concentrò
nuovamente sulla barriera, rendendola impenetrabile. Creò una
grossa bolla di energia intorno a loro, chiudendo il semicerchio. I
beedrill continuavano a sbattere contro il muro.
"Chansey, vai!" urlò Joy rilasciando la pokeball.
"Ivysaur, scelgo te!"
"Vai Victreebel!"
"Tangela, vai!"
"Se vedete un qualsiasi punto della barriera indebolirsi, sapete
cosa fare, " concluse Erika tenendo ancora gli occhi chiusi.
"Forse non ce ne sarà bisogno..." disse una voce. Erika
aprì immediatamente i suoi occhi e si guardò intorno.
"Chi ha parlato!" Una figura avvolta in un mantello da Maestro
blu era in piedi, al margine della barriera. Occhi gelidi ardevano sotto
il cappuccio.
"Misty?" Erika lasciò fuggire una risata. La figura
abbassò il cappuccio liverando i capelli rossi, lunghi fino alla
vita, e un sorriso apparve sul suo bel viso.
"La sola e l'unica!"
"Cosa ci fai qui? Da dove salti fuori?"
"Così tante domande, ma così poco tempo!"
rispose. Indicò quello che sembrava un'apertura nel terreno, ai
suoi piedi. I bordi erano anneriti e fusi. "Ho preso la
metropolitana!"
"A quanto pare arrivi sempre al momento giusto," disse Erika
con gioia. "Sei grande, Misty!"
"L'ho sempre saputo!" Erika le fece l'occhiolino.
"E oggi sei particolarmente modesta, non è vero?"
"Ovviamente! Ora, tutti nel tunnel, in fila per uno," ordinò.
"Erika va per ultima, perhcè sta tenedo su la barriera."
Presto, di tutto il gruppo, era solamente Erika a dover entrare nel
tunnel.
"Misty, vai dopo di me?" chiese preparandosi a tuffarsi nel
buco.
"Chiaramente. Devo chiuderlo." Erika diede un'ultimo sguardo
all'enorme numero di beedrill che cercavano di sfondare.
"Allora attenta quando rilascio la barriera," avvertì. "Sii
rapida, va bene?" Poi si deconcentrò e si gettò
nell'imboccatura del tunnel. La donna nel mantello blu corse verso il buco
e guardò la barriera di petali e foglie avvizzire al suolo. Dalle
brecce arrivò un ronzio assordante e poi sembrò che tutto il
cielo fosse diventato nero per i corpi degli insetti. I loro occhi
brillarono di rosso e le antenne vibrarono per la fame. Innumerevoli
aculei corsero verso di lei.
"Stupidi insetti," si disse. Alzò il suo braccio e stese
le dita nell'aria. Una imponente cascata di luce bianca spirzzò dal
palmo e mutò alcuni beedrill in un mucchio di ceneri color avorio.
La cosa spaventò lo sciame, che, spaventato, lasciò alla
donna il tempo di fuggire.
Il muro di pietra scricchiolò dietro alla schiena di Brock e lui
digrignò i denti, sentendo un'altra ondata di energia trafiggergli
il corpo. Dondolò sui piedi, paralizzati dal dolore, e cercò
di restare in equilibrio.
"Come hai potuto lasciarteli scappare?" Una voce calma lo
raggiunse dalle ombre dell'altro lato della stanza. Brock pensò di
tramutarsi in pietra, ma poi cercò una soluzione migliore.
"Il-il nostro influsso psichico su di noi è stato spezzato,
mio Signore." Un sospiro dall'ombra.
"Se li avess semplicemente uccisi, prima di volerti bullare..."
La forza del potere che schiacciava Brock contro il muro si raddoppiò,
e lui sentì goccie di sangue colare da una narice, lungo il mento.
"Li riprenderò, mio Signore" boccheggiò Brock,
tentando di respirare. "So dove sono!"
"Lo sai? Allora mettiti al lavoro." La voce ridacchiò. "Non
voglio cretinate come quella di poco fa, anche se è stato
divertente, non c' dubbio." La voce divenne di colpo seria e piatta. "Uccidili
e basta. E giusto per risparmiarti altri problemi, manderò con te i
due Maestri che ho appena promosso."
"Posso farcela da solo..." La voce lo derise.
"Se pensi di poter uccidere Ash da solo, ti sbagli di grosso. Come
l'ultima volta. La differenza è che ora lui sa cosa aspettarsi.."
Improvvisamente, la forza che schiacciava Brock al muro crebbe per un
doloroso istante, poi crollò, gettando l'uomo al suolo come un
sacco di immondizia. Si accasciò carponi sul pavimento, coperto dal
mantello, sputando un misto di saliva e sangue. Poi la voce riprese. "Aspetterò
sull'Indigo Plateau un segno tangibile del tuo operato. Preferibilmente le
lor teste." E poi il Signore della Lega uscì, e la stanza
divenne zitta. Per un momento, Brock rimase a terra, poi una nuova voce lo
spaventò.
"Sembra che Lord Garick sia molto arrabbiato con te." Era
fredda e femminile. Brock guardò in alto, fissando una figura magra
in un mantello color tramonto.
"Gary è sempre stato una testa calda," disse
leggermente, non volontariamente, ma perchè la forza che lo aveva
oppresso aveva strizzato la sua gola. Si alzò a fatica e asciugò
il sangue che colava dal naso con il dorso della mano. "Andiamo."
Si voltò e uscì dalla stanza, seguito dal mantello che
ondeggiava dietro di lui.
Sabrina fisso quella schiena. Gli occhi espressero il suo cipiglio.
Oscurità. Dolore. Rabbia. Solitudine. Tristezza. Queste furono le
prime cose a passare per la mente di Ash, mentre si riprendeva, anche se
controvoglia. Si sentì freddo e umido, ma caldo allo stesso tempo.
Sotto di lui c'era un pavimento di roccia dura e ruvida. Invece, sopra di
lui sentiva qualcosa di caldo e morbido. Era splenid, quel tepore in mezzo
al gelo umido. Cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre sembrarono
appesantite o sigllate fra loro. Si senì tì pizzicare, comse
se ci fosse qualcosa di sbagliato. Perchè era così buio? La
sua visione notturna era perfetta. Poi un pensiero lo trafisse. Pikachu?
Cominciò a concentrare la sua mente sull'unico vero amico che aveva
al mondo. Laggiù. Stava bene, ma era ancora addormentato, a pochi
metri da lui. Cercò di identificare quel posto, anche con la vista
ancora intontita. Era un qualche tipo di caverna. Una leggera luce
luccicava sui muri rocciosi. C'era una chiazza rosso scura, sotto il
mento. Era morbida, e gli faceva il solletico. Capelli. Capelli rossi. Chi
aveva capelli rossi? La sua mente si sentì confusca e smembrata
come un vetro rotto. Poi sentì un movimento, e un paio di occhi
azzurri lo fissarono, brillando dolci nell'oscurità. Lai ammiccò.
C'era una donna, sdraiata su di lui. E la faccia era familiare...
Non si dissero nulla, rimasero in silenzio a fissarsi l'un l'altra. E poi
lei strisciò lungo il suo torace, lasciando solo pochi centimetri
fra i loro volti. Una ciocca di capelli accarezzo la guancia. Gli faceva
il solletico, ma lui non si mosse, fissando gli occhi di lei. Le braccia,
avvolte nel vestito blu, abbracciarono la sua testa. Lei si appoggiò
con tutto il suo peso al suo corpo, facendogli sentire i suoi senti sul
petto. I suoi occhi cominciarono ad ardere brillanti, e un'aura blu e
vibrante cominciò a uscire dal suo corpo. Ash la sentì
calda, troppo calda. Ma quel calore era molto più piacevole della
gelida aria della grotta. Il viso si abbassò, cercando un bacio. Le
labbra rosa di lei cercarono le sue. Lui non riusciva a muoversi. Ma chi
si sarebbe mosso? E poi labbra si incontrarono, prima un tocco leggero
come petali di rosa, poi con più vigore. Non potè fare altro
che ricambiare. Le braccia di Ash scivolarono lungo la schiena della
donna. E poi la mente si illuminò del tutto. Misty. Era Misty. La
ragazza che aveva amato. Ma anche quella che aveva spezzato il suo cuore.
cercò di liberarsi, ma semplicemente non potè. Sentimenti
che non aveva provato per molto, troppo tempo. Era un faro nella notte del
marinaio disperso. Anche lui era perso, ma in quei sentimenti. Lei scivolò
al suo fianco, ancora baciandolo. Ma poi una roccia lo colpì sul
fianco. Un piccolo dolore sufficiente a farlo ragionare, e con un
improvviso scatto di razionarlità riprese il controllo delle sue
emozioni. Ruppe il bacio e si allontanò da lei. Si mise a sedere.
"Che pensavi di fare?" si pentì della crudeltà
della sua voce. Sperò che lei non avesse sentito il vigore dei
battiti del suo cuore. Forse provava ancora qualcosa per Misty? La sua
faccia sembrò impallidire nell'oscurità. Poi si scurì.
"Mi sembra ovvio," disse lei aridamente. "Ma in fondo sei
sempre stato lento a capire." A quell'insulto, lui si sentì su
un terreno più familiare.
"Ti piacciono le relazioni stile una-notte-e-via?" chiese
sarcasticamente. "Per poi fuggire la mattina dopo?" Gli occhi di
lei lo folgorarono.
"Mai avuti rapporti simili, nella mia vita." Inspirò
condiscendente. "Diversamente da te." Ash si sentì
arrossire nell'oscurità.
"E con questo? Mica hai l'esclusiva su di me."
"E quando invece ce l'avevo?" rispose lei.
"Di cosa stai parlando?" disse Ash, confuso. "Sai meglio
di me che ti sono sempre stato fedele."
"Meglio di te, eh? Allora, parliamoci chiaro," continuò
lei, in tono gelido. "Hai anche tu una parte di colpa, per come ci
siamo lasciati. Non mi hai mai amato." Chinò lo sguardo,
evitando gli occhi di lui. "Amavi essere Maestro di Pokemon, e la
popolarità che ne traevi." Ash si avvicinò a lei,
sedette e sospirò.
"Non posso credere che tu davvero abbia pensato questo."
Giocherellò con una piega del suo mantello "Quante volte devo
dirti che senza di te nulla avrebbe avuto senso? Non dovevi andartene
senza dirmi niente, come se avessi deciso che la nostra relazione era."
Lei alzò la sua testa e lo guardò fisso con occhi
accusatori. Improvvisamente saltò su di lui e lo afferrò per
le spalle con una violenza inaspettata. Lo gettò contro il muro
della caverna. Ash digrignò i denti per il dolore.
"Non mentire, Dio ti maledica!" gridò. "Hai sempre
giocato con i miei sentimenti, come mi hai accusato di fare quando ci
siamo incotrati di nuovo!" Una lacrima corse fuori dal suo occhio
sinistro. "La verità è che per te non contavo nulla.
Altrimenti non avresti, non avresti -" strangolò la frase con
un singhiozzo. Lo lasciò andare e si voltò.
"Cosa non avrei, cosa?" chiese leggermente alla sua schiena.
"Nulla."
"Nulla?" ripetè Ash, alzando la voce. Ma poi un sibilo
di dolore trafisse la sua mente, e le memorie riemersero come macigni
contro un muro di pietra. Gemette, cadendo all'indietro, afferrandosi le
tempie. La torre. Sabrina. Impressioni vaghe di uno scontro. Ma non chi?.
Poi il vuoto. Il cancello. Il cancello! Aveva fallito, non era riuscito a
fermare la Lega. Fallito! Sentì il fallimenti dentro di lui. Lo
aveva sentito fin dall'inizio. Quando divenne consapevole di ciò
che lo circondava, trovò Misty sopra di lui, preoccupata, che
passava la sua mano sui suoi capelli neri.
"Cosa succede, Ash? Parlami!" Era in preda al panico.
"St-Sto bene," disse, allontanandosi da lei. Con una manica
asciugò una goccia di sudore che era colata sul sopracciglio. "Voglio
sapere cosa è successo. La mia memoria è vuota." La
voce di lei esitò.
"Sei stato catturato." fece una pausa, come per cercare in che
modo continuare. "Non potevamo imperdir loro di aprire il portale."
Parlò del vortice intorno alla torre.
"Lo pensai anch'io," confermò Ash debolmente,
appoggiandosi al pavimento. Male. Molto male.
"Sono riuscita a salvarti," la sua voce continuò come in
un monologo interiore. "Siamo stati fortunati a uscirne vivi."
Lui la fissò. Era seduta in ginocchio, il suo mantello copriva
confuso il corpo.
"Perchè sono ancora vivo? Avrebbero dovuto uccidermi.
Avrebbero dovuto torturarmi a morte, come minimo." Lei esitò
ancora.
"Forse avevano bisogno di te per qualcosa."
"Bisogno?" Lui rise senza soddisfazione. "Bisogno di
vedermi morto. Sono sicuro che Gary si sarebbe divertito a vendicarsi,
visto che l'ho... ucciso. Mi avrebbe tagliato in tanti piccoli pezzettini."
"Gary non cercava vendetta. Era qualcun altro." La sua
espressione era agitata.
"Qualcuno altro?" Lei chiuse i suoi occhi.
"Brock è vivo." Ash sentì il cuore colmo di
gioia.
"Brock è vivo? Perchè me lo dici solo ora? Come sta?"
Rise, sentendosi in cima al mondo. "Lo sapevo! Brock è duro
come la roccia. E Gary avrebbe dovuto sapere che era un troppo forte
perfino per lui." Poi notò l'espressione di Misty. "Ehi,
come mai non sei felice per lui?"
"C'è stato un piccolo malinteso," rispose con voce
triste. "Brock è uno di loro. Uno della Lega. E' sempre stato
della Lega. Faceva doppio gioco." Ash sentì la felicità
crollare sotto di lui, mutandosi in orrore. Impossibile.
"No... ti stai sbagliando," disse piattamente. "Conosco
Brock. E' un buono ragazzo. Al diavolo, abbiamo passato metà della
nostra vita a viaggiare con lui, e se ancora non ti fidi, che razza di
persona sei?"
"Ash," continuò lei stancamente. "Lo so. Lo so che è
buono. Lo so col cuore. Ma è lui quello che voleva vendicarsi."
Aprì il suo mantello blu, per mostrare di sfuggita le bende bianche
avvolte intorno alla vita, sotto il vestito blu scuro. Erano sporche di
sangue.
"Mio Dio,"commentò Ash, avvicinandosi immediatamente. "Che
ti è successo?"
"E' stato lui. Per potersi vendicare con noi." Lui ignorò
il commento e osservò la benda. Doveva essere una ferita profonda,
visto che il sangue aveva superato molta garza. "Ah! Attento!"
sibilò lei, mentre lui toglieva l'ultimo strato della fasciatura. "Che
stai combinando? Vuoi farmi morire dissanguata?"
"Stai calma, e lasciami finire il lavoro," disse in tono
autoritario. "Avresti dovuto cambiarla comunque, il sangue sta
passando lo stesso." Il taglio era un foro circolare di media
grandezza, giusto sopra la linea della vita. La ferita, libera dalle
bende, stava sanguinando profusamente. Grazie al cielo, pensò lui
osservando la zona colpita. Qualche centimetro più in alto, e
avrebbe preso un organo vitale. Cercò di svegliare Pikachu con la
mente. Il pokemon era decisamente a corto di energie, ed entrambi avevano
bisogno di riposo, ma questa era un'emergenza.
"Pika?" disse Pikachu assonnato, emergendo dallo zaino e
alzandosi sulle zampe, stiracchiandosi.
"Pikachu, vieni qui. Misty ha bisogno di aiuto."
"Chu!" esclamò Pikachu, incorociando le zampe sul petto.
I suoi occhi color cobalto fissarono Misty con ferocia. Ash sbuffò
e comincò telepaticamente con lui. In fondo, gli disse, era del suo
stesso parere circa il comportamento di lei, e il modo in cui lo aveva
praticamente schiavizzato, ma in fondo quella era Misty! E poi, se lei
fosse morta, anche lui avrebbe fatto la stessa fine.
"Pi," concluse il suo pokemon, annuendo con scarso interesse.
Corse verso di loro.
"Di che state parlando?" chiese Misty incuriosita.
"Nulla di importante," rispose con nonchlance. "Ora stai
ferma. Rilassati. Questo farà un po' male." Poi lui concentrò
il suo potere e rapidamente pose i suoi palmi aperti sulla ferita. Le mani
arseri di energia nerastra e Misty gridò. Ora, Pikachu! pensò
Ash. Quando sentì che il suo pokemon era in sintonia, si concentrò
sulla guarigione. Fissò nella mente la ferita, e cominciò a
ricucire la carne con la volontà. Usando gli stessi elementali che
Misty emanava, potenziò la sua azione. Presto giaceva sdraiato,
cercando di riprendere fiato. Pikachu, sfinito, stavo di nuovo dormendo
nello zaino. Misty stava esaminandosi il fianco. Nient'altro pelle
leggermente arrossata. In un paio di giorni anche quel rossore sarebbe
scomparso.
"Grazie," disse guardandolo. Lui rimase sdraiato, inspirando.
Forse non avrebbe dovuto sforzarsi così tanto, era appena in grado
di respirare, in quel momento.
"Cos'è che stavi dicendo... forse non era Brock. Forse era
qualcuno che gli somigliava. Sicura di non esserti sbagliata?" Misty
sospirò.
"Sei testardo... te l'ho detto, era-"
"Così perchè mi hai baciato?" Lei tossì.
"Ancora?"
"Non mi hai ancora risposto." Aspettò, sorridendo
vedendola agitarsi, in cerca di una risposta. "Dovevo toglierti il
veleno che ti avevo messo in circolo," concluse alla fine. "Altrimenti
la tossina ti avrebbe ucciso molto presto."
"Che?"
"Non ricordi? Il modo in cui ti ho... persuaso a venire con me."
"Lo so, ma non vedo che abbia a che fare con quel bacio," disse
Ash, strofinandosi la fronte. "Inoltre, pensavo che ti piacesse,
avermi in tuo potere..." Lei rimase zitta per un momento.
"Ad ogni modo, ora non ti ho più in mio potere, d'accordo?
Oppure piaceva anche a te?" concluse ridendo.
"Ha, ti piacerebbe."
"Quanto al bacio, non credere di essere così affascinante. Il
potere che ho usato ha fuso la tua essenza con la mia. Se non ne avrai
altra, morirai." Ash cercò di pensare.
"Quindi, in un certo senso, tu sei la mia droga?" chiese con
sguardo ironico. Lei sorrise, piegando gli angoli della bocca sotto una
ciocca di capelli rossi.
"Rende bene l'idea."
"Quindi, suppongo anche per per curarmi dovremo, -"
"Unirci in spirito, anima e carne," concluse lei per lui. Lui
la fissò, per un attimo, poi gemette.
"Come vorrei essere rimasto alla torre."
In una caverna totalmente diversa, a miglia di distanza da dove
riposavano Pikachu, Misty ed Ash, Duplica stava venendo svegliata da delle
voci. Aprì i suoi occhi e borbottò con voce bassa,
ascoltando le varie lagnanze del suo corpo dolorante. I suoi occhi si
adattarono lentamente all'oscurità. Era buio, a parte il piccolo
falò scoppiettante che lei ringraziò per il calore e la
debole luce. Il fumo non si spandeva nella grotta, per cui decise che
doveva esserci un buco nel soffitto della grotta, per far uscire la
fuliggine. Uscendo dall'intontimento del sonno, riconobbe le voci che
l'avevano svegliata. Laselle e Junior. La ragazza aveva un'espressione
stanca, il suo mantello verde era lacero in più punti, mentre
Junior aveva un'aria stravolta, spossata, con gli occhi coperti da ciuffi
di capelli che si erano liverati dal cappellino. E quella grossa macchia
marrone in fondo era quasi certamente Bruno.
"Così, perchè ammiri così tanto Ash?"
Stava bisbigliando Laselle, accarezzando la testa del suo caterpie che le
riposava in grembo, sereno. "Non dovresti stare dalla parte del tuo
capo?"
"Bene, Maestro Bruno è un duro, ma non sai chi è Ash?"
rispose Junior. "Ash Ketchum è stato il più giovane
istruttore ad ottenere il titolo di Campione di Lega di Pokemon!
Combatteva con i grandi mentre noi ancora giocavamo coi pupazzi."
Fece una pausa. "E inoltre, a quanto si dice, è probabilmente
il più grande Maestro di tutti i tempi."
"Lui è quell'Ash?" disse Laselle stupita. "Non
posso crederci!"
"Certo," commentò Junior con orgoglio. "Ovviamente
rinunciò al titolo, per diventare un esploratore. Se non lo avesse
fatto sono certo che sarebbe ancora il Signore della Lega. Ma non si sa
nemmeno se sia riuscito a scoprire nuovi pokemoni. Quanto scoppiarono le
Guerre Oscure, tornò completamente cambiato. Almeno, questo è
quello che mi ha detto Maestro Bruno." Finalmente Duplica si
intromise nel discorso, mettendosi a sedere.
"Devo dire che se qualcuno ti spezza il cuore, puoi agire in modo
molto strano. Fidatevi, io lo so." Laselle fece un balzo, rischiando
di finire nel fuoco.
"Sei sveglia!" esclamò.
"Non sapevamo in che condizione ti trovassi," spiegò
Junior. "Ma tu e Maestro Bruno vi siete presi una bella batosta."
Duplica cambiò la sua mano in un piccolo specchio e esaminò
il suo viso ammaccato.
"Fantastico," disse aridamente. I suoi capelli erano confusi
con un grosso agglomerato di fango secco, che la faceva sembrare una
brunetta. E non erano solo i capelli, perchè anche il mantello e la
faccia sembravano aver combattuto a lungo col fango. "Spero il fumo
da quel fuoco non stia annunciando la nostra presenza a tutti, nell'area."
Junior fissò il falò.
"Penso di no. Laselle dice di aver fatto in modo che il fumo sia
difficile da vedere."
"Certo," esclamò Laselle. "Ero la migliore al mio
corso di sopravvivenza!"
"Questo è bene." Poi mentre Duplica stava esaminandosi
col suo specchio, venne spaventata da un basso gemito di Bruno.
"Avete preso la targa di quello Snorlax?" disse l'omaccione
alzandosi lentamente e strofinandosi la nuca. Duplica fece un piccolo
sorriso. A quanto pareva, anche lui aveva fatto un tuffo nel fango. Il suo
mantello era incrostato e scurito.
"Maestro Bruno!" disse Junior felice. "Anche tu stai bene!"
Emise uno di quei suoi grugniti mascolini.
"Allora, dove siamo, cucciolo?"
"Dunque, dopo che Ash e Misty sono decollati, vi abbiamo trascinato
nel rifugio più vicino che abbiamo trovato."
"Ovvero?" chiese Duplica, continuando a tentare di liberarsi
con un dito da una chiazza di fango. Ma sembrava che quella roba fosse
incollata alla sua guancia.
"Personalmente, penso che ci troviamo in una caverna da qualche
parte ad este delle rovine di Saffron," rispose Laselle. Bruno grugnì
di nuovo con aria pensierosa.
"Ma pensate che Ash e Misty stiano bene?" chise Junior in un
tono preoccupato. Duplica pose fine ai suoi tentativi di pulirsi e ridiede
alla sua mano la forma originaria.
"Certamente stanno bene. Anche se Ash stava agendo in modo...
diciamo... strano, dubito che potrebbe far male a Misty, anche se lo
volesse."
"Inoltre, se succedesse qualcosa, lo sentiremmo qui." Bruno si
battè il petto. "E per ora, sento che stanno bene."
"E ora che facciamo?" chiese Laselle. Duplica si alzò, e
pezzetti di fango essiccato caddero dal mantello viola, rovinando al
suolo.
"Ora come ora, penso che mi darò una ripulita." Si
concentrò e sentì il calore familiare del suo corpo in
metamorfosi. Lo sentì sciogliersi, mentre si tramutava in acqua ed
espelleva tutta la sporcizia che la ricopriva. Il fango scivolò via
dal suo torso liquefatto e cadde al suolo. Poi tornò nuovamente in
forma solida. Aprì gli occhi e osservò le espressioni
stupite sulle loro facce. Scrollò le spalle. "Avrei dovuto
farlo fin dall'inizio." Bruno fece schioccare la sua lingua.
"Esibizionista." Poi anche lui ripulì il suo mantello,
semplicemente facendolo sparire e riapparire in un lampo di luce. Però,
pensò Duplica sorridendo internamente, i vestiti e la pelle erano
di sicuro ancora sporchi.
"Vorrei poterlo fare anch'io," disse triste Laselle coprendosi
con il suo mantello sporco.
"Idem," aggiunse Junior, osservando i suoi vestiti infangati.
Bruno si alzò e stirò le braccia.
"Potremo farci un bagno quando arriveremo alla base ribelle sulla
costa, a est delle rovine di Vermillion e a sud di Lavender. Sono sicuro
che, quando arriveremo da Erika, Koga e gli altri, troveremo anche Ash e
Misty. Andiamo." Duplica aggrottò le ciglia sentendo un
fremito dentro di sè.
"C'è un problema."
"Cosa?" Lei sospirò.
"Sei troppo ottuso, Bruno. Non può sentire che il bilancio
energetico si è spostato? Verremmo uccisi anche solo lasciando
questo posto." Laselle boccheggiò, coprendosi la bocca.
"Uccisi? Ma l'esterno è libero, me ne sono accertata!"
Bruno sbuffò.
"Di cosa stai parlando?"
"Nel caso non lo avessi notato, la piccola scaramuccia della notte
scorsa, con Ash e Misty che giocavano a rincorrersi, significa che la Lega
ha portato a termine i suoi piani. Hanno dato inizio all'Armageddon."
"La Fine del Mondo?" esclamò Junior.
"Oh, davvero fantastico," grugnì Bruno.
"Se dovessimo uscire da qui, voglio che nessuno usi poteri
elementali, ovvero niente abilità speciali dei pokemon," guardò
direttamente Bruno, "O le tue," finì. "A meno che
non vogliate farvi invitare a un pranzo giù all'Inferno."
"Pokemon proibiti. Pensavo che le Guerre Oscure avessero insegnato
qualcosa."
"La differenza è che stavolta l'obiettivo è spazzare
via la vita dalla Terra." Piegò le sue braccia, mentre anche
Junior e Lasell si rialzavano raccogliendo le loro cose. Poi fissò
Junior. "Ora che stai bene, mi aspetto che divida il tuo Ponyta con
Laselle. Non salirete tutti e tre sulla mia povera schiena. Stai solo
attento a non fare usare a Ponyta il suo potere di fuoco." Junior
scrollò le spalle.
"Nessun problema!" Quindi lei guardò Bruno.
"Cosa?" chiese lui, strappando il fango incrostato dai sui irti
capelli castani. Lei alzò il suo braccio e dopo essersi liquefatta,
lo immerse in un fiotto di acqua. Bruno indietreggiò spaventato
mentre lei lo ricopriva completamente. Quando Duplica ebbe finito, Bruno
era un uno stato pietoso, bagnato fradicio, coi capelli appiccicati ai
lati della sua faccia e il mantello ridotto ad una spugna gonfia. "Questo
per che cosa?" chiese in tono provocatorio. Duplica alzò una
mano e succhiò l'umidità dal suo corpo con essa, lasciandolo
asciutto e pulito.
"Visto che devi di nuovo cavalcarmi, esigo un cavaliere immacolato."
Gli fece una pernacchia e si incamminò verso l'uscita della
caverna.
La foresta era un tappeto di ombre scure, costituita in apparenza solo
da toni neri e grigi. Era mortalmente muta, un silenzio strano che non
veniva interrotto dai normali suoni di un bosco. Misty sbucò dalla
caverna, o meglio, dal buco nel suolo pietroso in mezzo ad una radura.
Quando erano precipitati, la notte precedente, la palla di fuoco che
avevano causato aveva dato vita a un lungo tunnel nel sottosuolo. Il che
era un bene, perchè aveva concesso un riparo per la notte. Dopo
essere uscita, utilizzò quella spinta per rotolare in avanti,
schiacciando la vegetazione essiccata sotto di lei. Infine incurvò
le caviglie, pronta. Era scuro, ma poteva vedere abbastanza bene
nell'oscurità, e questo le permetteva di individuare un eventuale
pericolo. I suoi occhi analizzarono ogni dettaglio degli albero, più
neri che marroni a causa dell'assenza di luce. Poi si alzò e
rimosse dal mantello blu l'erba secca aveva raccolto.
"Niente sole, anche se è metà mattina," disse.
Dietro di lei saltò fuori Ash, con un balzo dal buco. Si voltò
per osservare il mantello nero di lui calmarsi dopo il salto e osservò
i dintorni.
"E poi, solo buio," declamò Ash con tono strano.
"Pika," disse Pikachu emergendo dal foro e piazzandosi ai piedi
del suo padrone. Misty rabbrividì.
"Dobbiamo raggiungere la base in fretta. Possiamo decidere il da
farsi una volta arrivati." Alzò completamente una mano e sentì
la totale assenza di vento. A parte loro tre, tutto era muto e fermo. "Mi
piace sempre di meno." Stava per afferrare Starmos sul mantello,
quando Ash le afferrò il polso con un movimento rapido.
"Non lo usare," sibilò. "Se il tuo Pokemon usa la
sua abilità di volo, li attirerai."
"Chi?" Misty improvvisamente ricordò i milioni di voci
torturate provenienti dal vortice quando era sulla torre a Cerulean. Ebbe
un tremito, e abbassò le braccia quando Ash le lasciò il
polso. "Allora come arriviamo alla base?" Ash schioccò le
dita e Pikachu saltò sul suo zaino. Esaminò l'albero più
vicino. Era largo, nodoso e così alto che non riusciva a vederne la
cima.
"Così," disse acquattandosi per poi lanciarsi verso
l'alto. A mezz'aria si girò in modo che i suoi piedi
fronteggiassero il tronco, potessero appoggiarvisi e dargli la spinta
necessaria a raggiungere un altro albero. Qui afferrò un ramo più
basso e si sedette.
"Vorresti saltare di ramo in ramo?" chiese Mistye. Poi lei lo
seguì, usando il primo albero per darsi una spinta e raggiungere
Ash.
"Impari in fretta," commentò Ash sorridendo. "Ora
saliamo." Lui saltò sul ramo alto di un altro albero ancora e
Misty lo seguì, salendo, finchè non si trovarono sul tetto
della foresta. Erano così in alto da non poter più vedere il
terreno, ma le nubi nere in cielo turbinavano ancora minacciose. Per un
momento, Ash, in piedi sul ramo vicino a lei, fissò quello
spettacolo. "Sai, non so proprio come ne usciremo vivi," disse
in un tono senza speranza. Si tirò indietro i capelli, e si coprì
col cappuccio. "Ho fallito di nuovo." Anche Misty si sistemò
la chioma fulva e si coprì col cappuccio.
"Perchè di nuovo?" Lui la guardò, e i suoi occhi
marroni brillarono d'oro nell'oscurità.
"Sarebbe dovuta finire quando uccisi Gary." Fece una pausa,
pensando. "Forse se gli avessi dato qualche altro colpo, per
sicurezza, questo non sarebbe successo. Al diavolo, se non avessi passato
il titolo a Gary e non gli avessi permesso di diventare Signore della
Lega, avrei evitato tanta sofferenza." Misty gli prese il braccio
sotto il mantello. Era caldo e vigoroso. Avrebbe voluto solo abbracciarlo,
senza lasciare che il passato potesse interferire.
"Potremmo stare qui a fare congetture in eterno." Concluse. "Inoltre,
se Gary non fosse stato Signore della Lega, magari Giovanni avrebbe potuto
vincere le Guerre Oscure, e cosa ne sarebbe stato di noi?" Lui guardò
la sua mano che gli stringeva il braccio.
"Hai ragione, penso." Poi la cinse con l'altro braccio. Per un
momento rimasero in silenzio, tenendosi. Sembrava quasi che fossero le
uniche persone al mondo. A Misty era mancata, quella sensazione. poi Ash
ruppe il silenzio. "Fu circa tre anni fa. Voleva usare la profezia
dell'Armageddon. Non quella parziale che aveva cercato di usare Giovanni,
ma quella intera, per il suo vero scopo." Lasciò la presa su
di lei e si pettinò i capelli. "Così arrogante, pensava
di ricostruire il mondo a suo piacere. Lo scoprì e lo sfidai.
Sarebbe dovuto morire, e tutto sarebbe dovuto finire lì. E' questo
il motivo perchè ho deciso di lasciare la Lega. E altri motivi
personali..."
"Così questa è la vera fine del mondo," bisbigliò
lei. "Perchè non ce lo hai detto, nella riunione?"
"Non volevo causare panico. Non volevo che si ripetesse tutto come
l'ultima volta..." rimase un secondo in silenzio. "Ma ora
succederà qualcosa di molto peggio."
"C'è un modo per fermare l'Armageddon?" La sua voce era
piatta e morta.
"No"
"Che vuoi dire, no?" protestò lei. "C'è
sempre una soluzione. Se distruggessimo le torri agli estremi del
cancello?"
"Una volta attivata la profezia? Così libereresti gli altri
più velocemente." Lei fece una pausa.
"Altri? Cosa significa?"
"Una volta aperta la barriera, tutti gli esseri del Proibito non
possono uscire allo stesso tempo. Pensa ad una vasca da bagno piena
d'acqua e divisa in tre parti. Ora, abbiamo aperto solo un tappo, e ci
vorranno giorni priam che gli altri possano uscire. Se tentassimo di
distruggere le altre torri, sarebbe come aprire tutti i tappi, e
lasceresti uscire tutto." Scosse malinconicamente il capo. "Comunque
la prendiamo, se escono tutti, non puoi neppure immaginarne le
conseguenze." Misty lo fissò.
"Solo buone notizie, oggi, eh Ash?" disse aridamente. Lui si
allontanò da lei, e saltò su un altro albero, seguito dal
suo mantello ondeggiante. Misty sentì la mancanza del suo calore,
sostituito dal gelo dell'aria.
"Non significa che mi sto arrendendo," disse lui con
determinazione. "Anche se dovrò distruggere ogni singolo
Pokemon Proibito di persona, sai che lo farò, o che morirò
nel farlo." Questo era l'Ash che lei ricordava.
"Non ne ho mai dubitato."
"Ora, a quanto posso vedere, siamo a nord-est della Contea di
Fuchsia. Tu sai dov'è la base. Fai strada," indicò a
est col braccio. Le cime degli alberi e i rami intorno a loro erano scuri
e fermi. "La mia visione notturna non è ancora tornata del
tutto."
"Mi stavo giusto chiedendo il motivo di tanta galanteria,"
disse lei prima di lanciarsi, facendo scricchiolare il ramo che aveva
usato come catapulta, con un fruscio di foglie. Ash la seguì e
presto avevano coperto una buona distanza, saltando di ramo in ramo verso
est.
Ore dopo, gli stivali di Misty atterrarono su un altro ramo e lei si
acquattò, mantenendosi in equilibrio con la mano contro il tronco.
Aveva smesso di contare il numero dei salti, ma dovevano essere centinaia.
Il ramo vibrò un paio di volte, facendo cadere qualche foglia
mentre Ash le balzava accanto, cercando come lei di non farsi impacciare
dal mantello.
"Sembra che il vento si sia alzato," commentò lui. "Strano."
Lei sentì l'aria rinfrescarle la pelle.
"E fa anche sempre più freddo." E poi Ash saltò
rapidamente davanti a lei, oscurandole la visione col mantello nero. Ci fu
un bagliore rosso e arancione intorno al suo fuoco, come fuoco.
"Attenta, argh!" Cadde all'indietro su di lei, e Misty lo
afferrò per la vita, tentando di rimanere sul ramo, in equilibrio
precario. Quando Misty vide cosa era successo, sputò un sospirò
osservando una freccia incendiata sulla spalla. Ne afferrò
l'estremità e spense le ultime fiammelle con le dita. "Non
ora!" gridò Ash afferrandola per la vita e saltando giù
dal ramo. Misty si voltò in aria e vide un'altra freccia centrare
il ramo. Al contatto con esso, tutto l'albero brillò di rosso per
poi incenerirsi completamente. Nebbioso grugnì quando Ash atterrò
rudemente sul ramo, tenendola ancora fra le braccia. Uno scossone gli fece
perdere l'equilibrio e caddero. Misty liberò rapidamente una mano e
si afferrò ad un ramo, graffiandosi al contatto con la corteccia.
Con l'altra mano afferrò Ash. ora stavano penzolando, sospesi nel
vuoto, e ondeggiavano pericolosamente, con solo Misty a sostenere il peso
di entrambi. Misty digrignò i suoi denti, tentando di mantenere la
presa.
"Ash, cosa succede?" gli disse.
"Non so," la voce di lui era debole. "Mi sono sentito
stanco, e sono scivolato." Lei lo guardò. Il suo cappuccio era
stato soffiato via, e i capelli fluttuavano nel vento. Gli occhi erano
chiusi. Misty aggrottò le sopracciglia, osservando la freccia
ancora conficcata nella spalla sinistra. Il sangue aveva iniziato ad
uscire.
"È la freccia?"
"No, sto male da quando mi sono svegliato." Tossì. "Di
certo la freccia non aiuta."
E poi una risata forte li interruppe. Misty ne cercò la fonta. Su
un altro albero, a circa due dozzine di piedi, ci fu un bagliore rosso e
un groviglio di foglie e rami si incenerì, travolto da una violenta
folata di fiamme arancioni e calde. Quando la cenere si posò, c'era
una figura avvolta in un mantello rosso, appoggiata al ramo dell'albero.
Chiunque fosse, aveva il viso coperto dal cappuccio e la faccia era perciò
nascosta.
"Blaine?" esclamò Misty. "Ma l'ho ucciso!" La
figura coperta dal mantello rosso, che si agitava nel vento molto forte a
quell'altezza, camminò lungo il ramo come uno scalatore.
"Ed è per questo che io devo ucciderti, tesoro." Tirò
indietro il cappuccio, rivelando una bella donna con capelli blu, legati
in una coda dietro la sua testa. I suoi occhi arsero infuocati. Ash grugnì
dal basso, ancora appeso al braccio di Misty.
"Lara Larame. Avrei dovuto immaginare che prima o poi ti saresti
fatta viva."
"Esatto. Mi ha dato molto fastidio la morte di mio marito."
Fece schioccare la lingua. "Ovviamente, Ash qui è un vecchio
amico e quindi penso che lo risparmierò, che piacca o meno al caro
Gary, ma tu mia cara," indicò Misty, "Tu mia cara avrai
il piacere di essere la prima vittima del nuovo, potente Maestro di Fuoco."
Alzò le mani e lanciò una folata di fiamme contro Misty. Da
ciascun palmo usciva una lunga cascata di fuoco. I getti si riunirono in
una freccia che lei si preparò a scoccare. Ash tossì.
"Spiacente, Lara, ma non posso permetterlo. Pikachu, Attacco Rapido!"
"Pika!" Il topo elettrico uscì dallo zaino e si scagliò
in avanti come un proiettile. Lara si spaventò vedendo che aveva
fracassato il ramo su cui stava in piedi, separandolo dall'albero.
Distratta dalla necessità di saltare su un'altra frasca per evitare
di crollare al suolo, Misty oscillò il braccio gettando Ash sul
ramo. Poi anche lei lo seguì, dondolando e tirandosi su. Lara fece
una mezza torsione e atterrò su un altro ramo.
"Ma come siamo scontrosi, eh?" La sua mano cominciò
muoversi rapidamente, sparando numerose freccie di fuoco verso di loro,
dardi che sibilarono intorno ai due in fuga. Misty andò a destra e
Ash a sinistra, verso Pikachu, che era su un altro albero, dopo l'attacco
al nuovo Maestro di Fuoco. l'albero che avevano appena lasciato brillò
di rosso per poi disintegrarsi quando venne centrato da una salva di
frecce. Misty si allungò nell'aria per afferrare un ramo basso con
le mani e tirarsi su. Con una mano cercò nel mantello una pokeball.
Ma Ash la interruppe saltando sullo stesso ramo con Pikachu al seguito,
facendolo ondeggiare vigorosamente.
"Non perderti nella lotta," disse rapidamente. "L'importante
è arrivare alla base. La costa è circa a meno di un miglio
da dove hai detto che siamo, ormai. E se usiamo altra energia, sai cosa
attireremo." Misty bloccò la sua ricerca.
"Suppongo che tu abbia ragione."
"Limitati a difendere, e solo con colpi normali." Girò
la testa. "Salta!" saltarono e si divisero come un'altra salva
di frecce inceneriva anche quell'albero. Misty coninuò a saltare
agilmente di albero in albero, verso est, leggermente ostacolata dal suo
mantello blu.
"Però lei i suoi poteri li usa senza problemi," commentò
gelosamente mentre Lara annientava ogni albero su cui metteva piede. Ash e
Pikachu le seguirono ai lati, usando altri alberi e rami dal momento che
quelli che usava Misty venivano distrutti senza pietà.
"Sono sicuro che hanno un modo per non farsi individuare da loro,"
borbottò Ash, grugnendo mentre abbassava il capo per evitare un
ramo. "O forse semplicemente non gli importa." Una voce adirata
gridò da dietro a loro.
"Vi piace giocare, eh?" disse Lara fermandosi di colpo e
cessando il flusso di frecce. "Peccato che mi sia stufato di
inseguirvi! Rapidash, cucciolotto, pensaci tu!"
"Uh oh," disse Ash fermandosi e acquattandosi su un ramo,
mentre Pikachu atterrava al suo fianco. Anche Misty fece una pausa,
sedendosi sul ramo bassi di un albero. Guardò dietro di sè,
e alzò un sopracciglio.
"Uh oh? E che può farci un Rapidash, mentre siamo qua sopra?"
"Il Rapidash di Lara è diverso..."
"Come diverso?"
Il suono di un nitrire equino e il ruggito del fuoco davanti a loro li
interruppe. Lei si voltò sorpresa. Un'onda di fuoco sembrò
innalzarsi contro di loro, tra le cime degli alberi.
"Salta!" gridò Ash da dietro di lei, e Misty fu felice
di farlo. Fece appena in tempo a balzare via dall'albero, per impedire
alle fiamme di fonderle gli stivali. Quando la fiammata cessò e lei
atterrò su un altro albero, fissò l'aggressivo cavallo di
fuoco, che sembrava davvero correre nell'aria verso di loro, puntandoli
col suo singolo corno. La sua criniera di fuoco arancione e rosso brillava
nel vento mentre il suo corpo candido si muoveva con eleganza e potenza.
Poi quando fu completamente visibile, Misty vide che non stava correndo ma
volando, usando due gigantesche ali dalle penne rosse, attaccate al suo
corpo. Lei ali sbatterono violentemente, mentre prendeva velocità.
"Povero Rapidash, ha sofferto molto quando avete ucciso il suo
compagno! Devo ricordarmi di trovare anche quella puttana dai capelli blu!
Ma per ora dovrò accontentarmi di divertirmi con te, Mistaria,
ragazza mia!" Il Rapidash alato lanciò un urlo d'odio,
tuffandosi verso Misty e piegando le ali per accelerare. Ma subito si
blocco e cercò di volare via quando un pezzo d'albero gli si parò
contro e gli trapassò la gamba. Misty si girò e vide Ash
strappare un altro pezzo di albero con un violento scricchiolio e
scagliarlo di nuovo verso il Rapidash volante che stavolta però
riuscì a schivare agilmente.
"Scappa!" gridò lui. "La distrarrò io!
Pikachu, usa l'Agilità! Combinala con la Velocità!"
raccolse il suo pokemon in una mano e lo lanciò in alto. In aria,
Pikachu cominciò a muoversi così velocemente da diventare
una cometa nera in miniatura. Il Rapidash nitrì di dolore quando
Pikachu trapassò la punta della sua ala sinistra, strappando parte
delle penne rosse. Rimase un attimo in aria, e quando fu sul punto di
cadere rigenerò l'ala con una fiammata, riuscendo a rimanere in
volo.
"Dannazione," esclamò Ash. "Mi ero dimenticato di
questo particolare." Misty lo guardò.
"Se resti qui, allora resto anch'io!" urlò. Ash cominciò
saltare fra i rami verso di lei.
"Non essere pazza! Vattene e basta!" Il Maestro di Fuoco
schioccò le dita in risentimento.
"Dei della terra, speravo che rimanessi a divertirti! Grandioso, Ash"
commentò sarcasticamente. Quindi chiamò il suo pokemon. "Rapidash,
vieni qui caro!" Alla sua chiamata, il suo cavallo emise una nube di
fumo e agitò le sue ali, correndo verso di lei. Lara saltò
sulla sua schiena e si girò per attaccare. "Fire Spin!"
ordinò. Misty afferrò il ramo su cui si trovava e si lasciò
cadere, lasciando che il tornado di fuoco le passasse sopra, inoffensivo.
Poi, ondeggiando come una ginnasta professionista, si lanciò verso
Lara e il suo Rapidash volante. Dalle falde del suo mantello lanciò
una pokeball blu e la lanciò.
"Vai Vaporeon! Attacco rapido!" La palla si aprì a
mezz'aria con un bagliore di fredda energia azzurra, liberando la un
essere con quattro zampe e una coda di pesce, che fissò Lara con
neri occhi rotondi.
"Vee!" gridò usando la spinta che Misty gli aveva
fornito per raggiungere il Rapidash.
"Rapidash, Lanciafiamme!" rispose Lara. Ma il Vaporeon di Misty
sembrò soffiare via la lingua di fuoco emessa dal cavallo, prima di
colpire il ventre del pokemon di fuoco. Il Rapidash si piegò in due
e cominciò a precipitare. Mentre perdeva altitutide e cercava di
rimanere a livello dei rami su cui si trovavano Ash e Misty, lei ordinò
a Vaporeon di finire l'avversario.
"Vaporeon, Takle contro quell'albero!" Il suo pokemon assentì
e abbattè l'albero direttamente davanti a Lara e al suo Rapidash.
Il cavallo volante, ancora fuori controllo, non riuscì ad evitare
il tronco e lo centrò, abbattendolo.
"Bel lavoro, Misty!" disse Ash osservando il risultato. "Pikachu,
Attacco Rapido contro quegli alberi!" Poi anche lui agì,
usando i tronchi come lance con poderose oscillazioni delle braccia.
"Non vale, questo è barare!" gridò Lara vedendo
la valanga di legno piombare su di lei e sul suo pokemon. Il destriero
continuò a precipitare come un aereo di carta strappato.
"Questo dovrebbe tenerla occupata," disse Ash osservandoli
cadere nell'oscurità sotto di loro.
"Ora andiamo alla base," suggerì Misty alzando la sua
mano. In un bagliore di luce si materializzò una palla blu. "Vaporeon,
ritorna!" Dopo aver richiamato il suo pokemon, continuarono a
spingersi verso est finchè la foresta finì e dovettero
avventurarsi lungo il terreno.
Lara grugnì massaggiandosi un graffio appena sopra al seno.
"Di tutti i trucchi più sporchi," borbottò
facendo decollare il suo Rapidash per ritrovare le sue prede. Poi notò
tre figure avvolte in un mantello, in cima ad un ramo alto. Spronò
il suo destriero e arrivò davanti a loro, ordinando al pokemon di
volare a punto fisso. Il ramo ondeggiò su e giù, strappando
le foglie col forte vento. "Così alla fine ce l'avete fatta,"
disse impaziente. Il Maestro in marrone guardò il margine della
foresta e la costa, e cominciò a parlare.
"Avresti dovuto aspettare, prima di provare a fare tutto da sola.
Noi non possiamo tutti volare." Il gigante nel mantello giallo e la
donna magra in quello color porpora rimasero zitti.
"Penso di averli persi, purtroppo," disse Lara, un po'
imbarazzata. Brock chiuse i suoi occhi e annusò l'aria. Dopo alcuni
minuti li riaprì.
"Nessun problema. So dov'è."
Ash fissò le gigantesche onde nere dell'oceano infrangersi sulle
rocce della costa, in lontananza. Ricordò di aver attraversato un
pontile per i pescatori, l'ultima volta che era stato lì. Ma ora
non restava altro che una distesa di aspre rocce, che difficilmente
avrebbe potuto attraversare senza tagliarsi. La pesca, da quelle parti,
era un'idea da folli. Si trovavano in una piccola radura in mezzo ad un
boschetto, con Misty sdraiata sul terreno sabbioso, di lato. Stava ancora
frugando in quello che sembrava essere un normale cespuglio.
"Avrei potuto giurare che era questo," borbottò fra sè.
"Che vuoi dire?" chiese lui.
Improvvisamente l'arbusto scivolò di lato e rivelò una
botola metallica di forma circolare, al di sotto. Misty pose il palmo su
un pannello quadrato in mezzo alla porta.
"Identificazione confermata. Benvenuta Mistaria," disse una
debole voce elettronica che ricordò ad Ash il suo pokedex. Poi con
un sibilo e uno sbuffo di vapore la porta di acciaio scatto. Misty afferrò
il bordo e lo spinse con forza, aprendolo con un clangore metallico.
"Prima tu," annunciò facendogli cenno di avvicinarsi.
"E io che pensavo che la cavalleria fosse morta," commentò
asciutto Ash, occhieggiando il foro nero. C'era una scala attaccata alle
pareti del cunicolo, che conduceva in basso lungo lo stretto passaggio.
"E' solo che dopo devo chiudere il portello," spiegò
Misty. Notò la sua esitazione, di fronte all'ingresso scuro. "Lo
so, sembra l'entrata per l'Inferno, ma fidati, sotto è più
accogliente."
"Mi fido. Questa è bella," disse lui sarcasticamente.
Presto, Ash era appoggiato alle pareti metalliche, stanco e affannato,
mentre Misty completava la discesa della scaletta. Pikachu era sdraiato ai
suoi piedi, respirando pesantemente. Osservò lo stretto corridoio
in cui si trovarono. C'era un'intensa illuminazione elettrica in quel
passaggio sotterraneo, che si rifletteva sull'acciaio che lo ricopriva.
Misty si tolse il cappuccio e liberò da quella prigione i suoi
lunghi capelli rossi. Aveva un'aria esausta e vulnerabile.
"Pensi che li abbiamo seminati?" chiesem soffiando via una
ciocca di capelli che le solleticava il labbro.
"Lo spero, oppure abbiamo appena segnalato la posizione di questo
posto." Aggrottò le sopracciglia e osservò l'asta della
freccia ancora conficcata sulla sua spalla. Digrignando i denti, l'afferrò
con una mano e la strappò con un forte strattone. Il dolore fu
terribile, ma riuscì a non emettere alcun suono. Gettò il
dardo rosso sul pavimento metallico, dove rotolò fino a fermarsi
contro il muro. La spalla prese a sanguinare profusamente finchè
lui non si concentrò e forzò la ferita a sanguinare meno.
Misty si avvicinò ed esaminò la ferita.
"Non ha un bell'aspetto. Ma sono certa che potrai farci dare
un'occhiata da un medico-"
"Arrendetevi senza storie!" gridò una voce grezza. "In
alto le mani, voi due!" Ash sospirò, fissando il gruppo di
guardie vestite con un'uniforme color porpore avvicinarsi con un paio di
Venomoth in copertura silenziosa. I loro passi erano ovattati sul suolo
metallico, ma comunque distinguibili. Ad ogni modo sentiva i suoi sensi
ancora offuscati, come quando non era riuscita ad individuare Lara. Misty
si voltò per fronteggiarli, con, con un'occhiata irritata nei suoi
occhi blu.
"Non mi riconoscete?" Le guardie fermarono di fronte a loro e
sembrarono confuse.
"Maestro Mistaria?"
"Aspettavate qualcun altro?" Li puntarono con le armi.
"Impostori! Date l'allarme!" urlò il comandante del
gruppo. Il soldato in coda scattò nella direzione da cui era
arrivato. Ash cercò di restare in piedi senza l'aiuto del muro.
"Che succede? " chiese mentre Misty indietreggiava a causa
delle lance. Il Venomoth in aria si agitò, sembrando pronto ad
attaccarli da un momento all'altro, agitando minacciosamente le sue ali
polverose.
"Impostori?" chise Misty, confusa, alzando le mani e mostrando
i palmi, cercando di far capire che non aveva intenzioni ostili.
"Esatto. La vera Mistaria è arrivata mezza giornata fa, e sta
cenando con i Maestri Erika, Koga e Aya. Perciò, tu non sei
Mistaria." Misty cominciò ad ardere di blu, avvolgendo il suo
corpo in un'aura gelida.
"Questo è assurdo, ecco cos'è! Chiamate subito qui
Erika, spiegherà tutto!" Ash cercò di arrestare
l'emorragia dalla spalla, premendo la ferita.
"Mi è appena venuta in mente una cosa: come starebbe Valdera
con i capelli rossi?" Gli occhi di Misty lo puntarono. "Ora, se
qualcuno potesse chiamare un medico," disse Ash, poco prima di
sentirsi troppo debole e di crollare svenuto. La sua mente divenne vuota.
Fine della ottava Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Combinazione Agilità/Velocità
Tipo: Psichico/Normale
Versione combinata di due attacchi piuttosto comuni. Pikachu guadagna una
grande velocità e la usa per caricare il nemico. |
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Capitolo 9 *** Parte 9 - Destino ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^ ed Erika
PARTE 9: DESTINO
Un manto di luce bianca. O rossa. Liscia come seta filata. La sensazione
di essere stato violato. E piacere. Illecitamente vile. Lo ribonobbe
subito. E due terzi si riunirono.
Avevano incatenato un'anima.
O forse l'avevano liberata.
Sotto il suo petto, Duplica poteva sentire il terreno umidiccio della
foresta; un'umidità che attraversava i suoi vestiti e macchiava il
suo mantello, mentre cercava di nascondersi nel sottobosco erboso. Osservò
con sicurezza i soldati della Lega, mentre questi camminavano intorno al
loro accampamento, dopo circa venti piedi di dolce declivio che li
separava. Avevano una piccola lampada in una mano, e rimanevano in
silenzio, di guardia. Secondo le congetture di Laselle, era circa
mezzanotte, anche se non si poteva dedurlo dall'oscurità, che era
rimasta praticamente invariata.
Una leggera brezza portò alle narici l'odore dell'erba umida, e
delle altre piante, e spinse i suoi capelli blu scuri, che di notte
sembravano neri, fra gli occhi. Infastidita dalla ciocca, chiuse gli occhi
e se li strofinò. Il ciuffo si mosse di sua spontanea volontà,
sistemandosi dietro il suo orecchio sinistro.
"Un altro esercito della Lega?" La voce molle, anche se ridotta
ad un bisbiglio, era ancora inquietante, spettrale.
Girò la testa per folgorare con un'occhiata a ragazza dai capelli
scuri, accanto a lei. Uno sguardo che, sapeva, non poteva attraversare le
tenebre, ma che la soddisfò almeno in parte. Era duro farla
individuarla, perché‚ anche se piuttosto vicina, il mantello
color verde foresta, chiazzato di fango, rendeva la ragazza praticamente
invisibile.
"Dannazione!" disse cercando di non attirare l'attenzione delle
guardie. "Laselle, ti avevo detto di aspettare con gli altri!"
"Spiacente," rispose Laselle, anche se il tono lasciava
trapelare il suo piacere. "Ma non potevo starmene lì ad
aspettare e basta. Inoltre, spiare Š la mia specialità,"
affermò con una punta di arroganza. "Se non avessi parlato,
non mi avresti neppure notata." Duplica fu contenta del buio, che le
permise di celare a Laselle l'imbarazzo. Poi riprese ad osservare le
guardie.
"Bene, fa niente. Quanto al resto, sì, c'è un esercito
della Lega accampato qui vicino, nella radura là in fondo, oltre
quei soldati. Ma a giudicare dai falò che vedo, non mi sembra
niente di speciale. Saranno un centinaio." Laselle ingoiò
rumorosamente.
"Ma a quanto ne so le forze a Sud Lavender sono decisamente di meno.
E se stessero dirigendosi proprio alla base?" Duplica si mosse nel
buio, sentendo il petto indolenzito da tutto quel tempo passato sdraiata
fra le piante. Pensò di rimpicciolire il suo seno, usando i suoi
poteri, ma rifiutò immediatamente quell'idea oltraggiosa. Non
avrebbe mai accettato una simile soluzione, neppure per un secondo.
"Credo che stiano andando a sud-est," rispose irritata. "Proprio
nella nostra direzione. Magari è solo una coincidenza."
"Forse," bisbigliò Laselle. Non sembrava convinta.
"Lo sai? Nemmeno io credo nelle coincidenze."
Poi udirono una fragile voce femminile di fronte a loro.
"Torno subito! E che nessuno di voi pervertiti mi segua!"
Duplica si voltò per vedere uno dei soldati incamminarsi verso di
loro. Trattenne il fiato, e sentì che anche Laselle la imitava,
mentre una figura agile passava a pochi piedi da loro, tenendo in mano una
torcia, e procedeva nella foresta, accompagnata dal crepitio del
sottobosco calpestato.
"Ma credo nella fortuna," aggiunse Duplica perfidamente. Si alzò,
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo sentendo il seno non più
così oppresso, e cominciò a seguire il soldato attraverso la
foresta, con passo felpato. "Resta qui, e fai il verso del pidgey se
uno di quei due si muove."
"Ricevuto," rispose Laselle voltandosi verso i due soldati
rimasti. Quando Duplica la raggiunse, la donna si era accovacciata vicino
ad un albero. Il suono di un liquido che gocciolava sulle foglie riempiva
l'aria della foresta.
"Ahhhhhh," sospirò la donna, non notando che Duplica si
era acquattata dietro ad un'altro albero.
Duplica fissò bella sua mente l'immagine di ekans. Inspirando
lievemente, sentì quel pensiero pervaderla, e provò
nuovamente il tepore del suo corpo in metamorfosi. Leggera e silenziosa,
scivolò fra la boscaglia, assaggiando l'aria con la sottile lingua
biforcuta. Poi, rapidamente, si alzò di scatto e fissò la
donna. Il rumore del liquido cessò di colpo.
I suoi occhi arsero di giallo, in un Fulmisguardo. La donna non riuscì
neppure a fare un suono, e si accasciò contro l'albero, paralizzata
ma con gli occhi aperti, senza neppure il tempo di tirarsi su i pantaloni.
Duplica riprese le sue sembianze umane, e fissò le labbra del
soldato muoversi inutilmente. Si avvicinò alla donna e afferrò
un rampicante che penzolava giusto sopra le loro teste, che usò per
legarla all'albero. Il Fulmisguardo aveva congelato i muscoli, quindi
anche volendo Duplica non avrebbe potuto mettere la donna in una posizione
meno imbarazzante di quella.
"Manderò qualcuno a liberarti, più tardi,"
bisbigliò Duplica. Non poté capire se il soldato la stava
realmente fissando con occhi adirati, o se era rimasta paralizzata con
quell'espressione. "Mi spiace, ma devi ancora fare pratica col tuo
Fulmisguardo," la sfotté. "Ora stai un attimo ferma,
lasciati guardare bene," concluse in tono ironico, ghignando. Fissò
attentamente ogni dettaglio, decisa a fare un lavoro perfetto. Una cotta
di maglia e pantaloni alla zuava, adattati a duna donna, un mantello da
foresta marrone con l'emblema della Lega, stivali alti di cuoio nero, una
faccia da bambola, con occhi blu china e capelli verdi di media
lunghezza... Si concentrò e cominciò a trasformarsi.
Osservando una copia perfetta di sè stessa, perfino nei vestiti,
la donna sembrò disgustanta, anche se non poteva muovere un muscolo
per la paralisi.. Duplica raccolse la lampada della donna e corse via. Fu
una fortuna che Laselle non si fosse messa ad urlare, quando si vide
davanti una donna soldato della Lega. Di certo aveva indovinato il piano
di Duplica; Laselle era una ragazza intelligente per la sua età.
"Vado a scoprire dove sta andando questo esercito," disse con
la voce fragile e acuta della donna. "Torna da Bruno e Junior, ci
ritroveremo più tardi e vi saprò dire. Ah, c'è una
donna legata ad un albero, là in fondo. Portatela dietro, non
voglio far fare uno spuntino a qualche Pokemon Proibito di passaggio."
Presto, Duplica-soldato superò le guardie e si inoltrò
tranquillamente fra le tende. Avrebbe fatto tutto in fretta. E sperava che
nessun Pokemon Proibito si facesse vedere. Un gruppo di quelle dimensioni
non sarebbe certo passato inosservato.
Vertigini. C'era un viso, confuso, oltre i suoi palmi. Sembrava girare
in tondo come in un caleidoscopio. Era quasi... piacevole. E poi, come era
venuta, la sensazione passò di colpo.
"Misty, Misty..." Qualcuno la stava chiamando. Si guardò
intorno, infastidita dalla luce, come se si fosse appena svegliata. Spostò
una ciocca di capelli rossi che le solleticava la guancia.
"Co-cosa?" Era Erika, i suoi occhi verde erba la guardano
preoccupati da oltre il tavolo rotondo.
"Attenta, hai appena sorriso..." La sua amica, avvolta nel
mantello verde smeraldo, si avvicinò. Le luci elettriche giocarono
coi riflessi dei suoi capelli corvini, rivelando il suo nastro rosso.
"Resta seduta." La voce, bassa, era quella di un 'uomo alto,
con capelli neri e irti, che sedeva dall'altro lato del tavolo.
Sopracciglia corrucciate sormontavano occhi neri, sinistri e stranamente
calmi. Koga era l'unico, fra tutti, ad indossare ancora il suo mantello
color porpora, anche se il cappuccio era gettato all'indietro. Sotto, una
tunica nera e larghi pantaloni scuri, legati alla vita. Koga era un ninja,
ma per Misty somigliava più ad un vampiro.
Erika aggrottò le sopracciglia, ma continuò ad avvicinarsi.
Misty cercò di evitare strane complicazioni.
"Va tutto bene, Erika. Mi sento solo un po' debole, tutto qui."
"E' la tua ferita?" chiese Erika rimettendosi a sedere.
"Non so. Credo di no. Dovrebbe essere guarita, ormai."
"Abbastanza," disse una voce autoritaria. Era Aya, sorella di
Koga, secondo Maestro di Veleno. Una donna matura con una bellezza afosa,
i suoi capelli verde scuro erano ancora acconciati come anni prima, con
una lunga coda tenuta insieme da un fiocco. Un forte contrasto con la sua
carnagione lattea, lo stesso di quegli occhi scuri che la fissavano, e
delle labbra rosse e pensierose. Era seduta sulla sinistra, indossava un
kimono rosa scuro, stretto in vita, evidenziando la sua figura atletica e
scattante. "Cosa dicevi, Mistaria?" chiese con un cenno del suo
mento.
Misty chiuse gli occhi, cercando di ricordare. Poi i pensieri ritornarono
a quella sensazione di oltraggio.
"Giusto," disse irritata. "Ho appena saputo che avete
imprigionato Ash. Come avete potuto? Mentre è ammalato?"
L'espressione seria di Aya non cambiò.
"Ora, Mistaria, devi capirci. Siamo a conoscenza delle... gesta che
ha compiuto. Specialmente del disastro alla Torre di Cerulean. Sai che
Ashura ha in qualche modo decimato un intero esercito? Erano quasi
cinquecento uomini. Lasciarlo libero sarebbe una follia."
"Quello era un esercito della Lega!" protestò Misty. "Se
non altro, se lo meritavano, visto il massacro che stavano commettendo.
Hai visto cosa stavano facendo agli insediamenti dell'area. Tu, tuo
fratello ed Erika non dovevate fermarli? Voglio vederlo libero, adesso!"
I suoi occhi blu arsero gelidi.
La porta sibilò dolcemente, aprendosi e interromendo la riunione.
Misty si voltò e fissò una donna, magra e decisamente bella,
con lunghi capelli marrone scuro. I suoi lunghi tacchi cadenzarono la sua
camminata elegante, tintinnando sul pavimento metallico, seguita dalle
pieghe del suo camice da laboratorio. In mano aveva aveva un piccolo
palmare, e intorno al collo c'era uno stetoscopio argenteo.
"Però è incredibile," disse la donna disse in
tono saccente, fissando i suoi interlocutori intorno al tavolo. "Non
siamo riusciti ad imprigionarlo, all'inizio. Ora ci stiamo servendo di
quel prototipo per intrappolare e studiare pokemon ostili. Si basa sul
vecchio sistema laser di contenimento, quello delle pokeball. Ma non
dovrebbe funzionare con gli umani. Invece, con Ash... interessante, no?"
"Giselle," disse Misty adirata. "Allora è vero che
le disgrazie arrivano a coppie." Lei rise superba, grattandosi il
labbro inferiore con le unghie tinte si rosso.
"Non arriverai lontana con l'adulazione. E per te sono il Dottor
Giselle. Ora, come stavo dicendo, il campo che lo circonda dovrebbe essere
attraversabile da umani e oggetti inanimati. E infatti l'aria può
passare. Ma è invalicabile per ogni materiale biologico di tipo
pokemon. E anche Ash sembra soggetto a questa regola." Erika aggrottò
le sopracciglia e giocherellò coi capelli.
"Ho sempre pensato che fosse un tipo strano. Potrebbe perfino non
essere umano." Giselle scosse la testa, agitando i suoi capelli scuri
dietro le spalle.
"No, è umano. Ho i risultati dei test. Alcuni danno strani
valori, ma è umano. Un umano davvero carino." sorrise
provocante. Misty pensò di scacciare quel sorriso con un pugno fra
quegli occhi saccenti. Ma evitò di agire. Non sarebbe stato molto
professionale. "La cosa strana è che è anche un
pokemon," continuò Giselle con voce astiosa. "E non un
pokemon qualsiasi, perché ha molto in comune con i Pokemon
Proibiti, che al momento se ne vanno a spasso per il globo. Lo stesso vale
per il pikachu. A tutti gli effetti Pikachu è un pokemon proibito.
E il suo potere va oltre il limite di scala misurabile." Misty la
guardò duramente.
"Interessante, ma non hai il diritto di trattarlo come una cavia.
Abbiamo poco tempo per fermare la profezia e Ash è la chiave di
tutto. Ne sono certa. Solo Ash ha qualche speranza di fermare tutto
questo." Aya la fissò, impassibile.
"Spiegati." Misty narrò quello che aveva detto Ash, e
soprattutto i piani della Lega. Come avevano avverato la profezia
dell'Armageddon, liberando il Proibito sul mondo. E come fossero pochi i
giorni che restavano, prima che la vita sul pianeta fosse cancellata, a
meno di non fermare la Lega. Lasciò fuori la partecipazione di Ash
a tutto quello, e come Sabrina era riuscita a fargli una specie di
lavaggio del cervello. Koga ascoltò in silenzio, poi trasse le
conclusioni.
"So della profezia. Alla fine, è molto simile a quella usata
nelle Guerre Oscure, solo che quella era su scala molto inferiore. La
creazione non fu perfetta, e il Creatore mise i suoi... errori
nell'inframondo, quello dove passano le anime dei morti. E se questi
esseri venissero liberati, sarebbe il caos. Quello che dici è
innegabilmente vero." Misty sperò di aver trovato un alleato.
Koga era molto importante, nella Ribellione. Aveva il maggior numero di
soldati e istruttori, e poi c'era sua sorella come secondo in comando. "Però,"
continuò, "il fatto rimane, Ashura è un rischio molto
grande. Incontrollabile. Troppo pericoloso per liberarlo. Riusciremo a
cavarcela da soli. Troveremo un modo per controllare la sua imprevedibilità,
e useremo il suo potere nel modo che ci parrà opportuno. Forse
potremmo fare in modo che Ashura e Lord Garick si eliminassero a vicenda,
e lasciare il mondo in pace." Misty si alzò, facendo cadere la
sedia con un clangore stridente. L'aria intorno a lei divenne di colpo
gelida, e la sua aura brillò.
"Che vorresti fare, usarlo come un'arma? E tu dovresti solo premere
un bottone?" Sull'orlo della tavola, ai lati delle sue mani, la
condensa congelò. "Ma è assurdo! Già non si fida
più della Lega, in questo modo gli farai odiare anche la
Ribellione. Non posso permetterlo!" Koga la guardò fisso coi
suoi piccoli occhi neri.
"Non dimenticare, Mistaria, che anche il tuo comportamento non è
stato irreprensibile. Tu e Ashura siete stati coinvolti nell'apertura del
cancello, a Cerulean. E ora vorresti allearti con lui alla prima
occasione, con un'entità ostile e infida. E' un traditore, per la
Lega e per la Ribellione."
Nessuna speranza? Cercò uno sguardo amico. Erika le sorrise e le
fece un cenno di accordo. La tensione si allentò. Erika non aveva
parlato del modo in cui aveva convinto Ash a collaborare, e Giselle
probabilmente non l'aveva scoperto. Aya parlò di nuovo.
"E inoltre, ora ci vieni a dire che Brock è vivo e si è
unito alla Lega. Puoi capire perché è difficile crederti. Il
Brock che abbiamo conosciuto era un seguace fedele della nostra causa,
anche se non ha avuto molte occasioni per dimostrarlo. I testimoni della
sua morte sono tanti, anche se il suo corpo non è mai stato
ritrovato. Comunque ci vogliono delle prove, per quello che dici."
"E' una follia! E se Brock avesse saputo di questa base, prima di
passare dall'altra parte?" Misty sentì il tavolo cedere fra le
sue mani. Il legno cadde al suolo e si spezzò in frammmenti
ghiacciati. "E a proposito di mia sorella? Anche per quello servono
delle prove? Magari il fatto che in questo momento è qui da qualche
parte a sabotare le apparecchiature?"
"Su questo ti crediamo," disse arida Giselle, ancora in piedi
dall'altro lato, fissando affascinata i cocci di tavolo congelato. "Le
camere di sicurezza ti hanno filmato mentre entravi dall'ingresso sulla
scogliera. Nello stesso tempo, noi stavamo parlando con un tuo sosia. Era
identica a te. Perfino nella voce." Si mordicchiò il labbro,
pensierosa. "Ma quando ci siamo resi conto dell'errore era già
scappata." "In effetti c'era qualche differenza, a pensarci
bene," commentò Erika. "Si comportava come una vera
puttana. Un po' come Giselle, diciamo." Sorrise, e i suoi occhi verdi
brillarono perfidi. Giselle si imbronciò e gettò i suoi
lunghi capelli dietro la schiena. "Eppure mi ha salvato la vita, e
quella dei miei soldati." Erika narrò il loro incontro con i
beedrill oscuri. Misty scosse la testa.
"Voleva solo usarti per poter entrare."
"Sarà, ma gliene devo una," finì Erika,
sorridendo a quel pensiero ridicolo. "E la somiglianza è
incredibile. Con quei capelli rossi è davvero uguale a te."
Giselle riprese a mordersi le labbra.
"Ha passato il test genetico, altrimenti non sarebbe potuta entrare.
In pratica il sistema ha rivelato la tua presenza. Per questo siamo
intervenuti quando siete arrivati, perché il DNA di Ash non era nel
database. Eppure mi avevi detto che non eravate gemelle identiche."
"In effetti i suoi capelli sono diversi. Lei è bionda, come
mia sorella Daisy, mentre io ho i capelli rossi. E poi l'ho sempre vista
diversa da me." "Forse avremmo dovuto fare uno strip-test,"
disse Erika sorridendo. "I capelli sotto non mentono."
"Risparmiaci, ti prego," rispose Giselle con tono acido. Erika
si mosse cercando di tirare giù la minigonna bianca sotto il camice
di Giselle, che cercò di allontanarsi.
"Smettila, idiota!"
"Forse il tuo colore naturale è il rosa, Giselle?"
chiese Erika incuriosita.
Finalmente Koga si alzò con un movimento rapido dalla sedia, con
un'espressione irritata.
"Smettetela!" Erika e Giselle ammutolirono. I suoi occhi neri
fissarono intensamente Misty.
"Riassumendo, abbiamo un Maestro potenzialmente ostile che gira per
i sotterranei. Uno che sembra la tua copia. La cosa più logica mi
sembra sia rinchiuderti nelle tue stanze, così l'unica Mistaria in
circolazione dovrà essere per forza quella falsa. Sarai messa sotto
chiave e protetta fino a quando questa storia non sarà finita."
Misty si sentì frustrata, e digrignò i denti.
"Ma non è giusto!" protestò. Poi provò
improvvisamente un nodo allo stomaco, ricordandosi di una cosa. Doveva
rimuovere il veleno dal corpo di Ash, come avevano concordato! Domani
sarebbe stato il settimo giorno. Ma non poteva dire a Koga la verità.
Doveva agire da sola, e al più presto...
Poi Koga si voltò e cominciò ad uscire dalla stanza
impettito, seguito dal suo mantello agitato.
"Consideralo anche una punizione per aver agito senza prima
interpellarci." Anche Aya si alzò, fissandola con espressione
seria.
"Vai nelle tue stanze, adesso. I soldati ti scorteranno e monteranno
la guardia fuori dalla porta. Questa base è in allarme, finché
non troviamo il Maestro nemico." i suoi occhi verdi scuro puntarono
Giselle. "Quanto a te, torna ai tuoi esperimenti. Vogliamo saperne di
più, su questo Maestro d'Ombra." E poi anche lei seguì
il fratello. Le porte sibilarono, mentre si chiudevano con uno scatto
metallico. Giselle sorrise sorniona, fissando Misty con il suo bel viso.
"Ora capisco perché ti preoccupi tanto per Ash. Non mi
sorprende, era già carino quando c'incontrammo al Pokemon Tech. E
sembrava promettente." Un angolo della sua bocca si contorse verso
l'alto, lascivamente. "E sai come si dice, c'è un certo
feeling fra un dottore e il suo paziente." Misty si sentì
arrossire. Sperò che la sua faccia non si confondesse troppo con i
capelli rossi.
"Per quanto mi riguarda, sei solo una pervertita." Poi le sue
labbra crollarono per la preoccupazione. "M-ma... come sta lui?"
Giselle si strinse fra le sue spalle snelle.
"Le sue condizioni sono stabili. Le sue difese immunitarie sono al
di là di ogni aspettativa. Ma i suoi livelli energetici sono
instabili. Ovviamente, lo stesso vale per il pikachu." Sembrò
irritata. "Anche se non sono sicura del motivo. Penso che sia un
qualche legame psichico."
"Non starà impazzendo?" chiese Erika preoccupata,
spingendo indietro la sedia mentre si alzava.
"Chi sa?" rabbrividì delicatamente. "In questo
momento, sono felice della decisione di imprigionarlo." Riprese a
fissare Misty con occhi cattivi. "Ma forse dovrei provare su di me.
Il proverbio dice 'guardare e non toccare', ma non sono mai riuscita a
seguirlo." Lasciò scappare una risata arrogante. "Dopo
tutto, vi siete lasciati anni fa, e lui è libero, giusto?"
Misty restrinse gli occhi e condensò l'umidità dell'aria
intorno a lei.
"Ow!" Giselle quasi cadde a terra. I suoi occhi marrone chiaro
la fissarono offesi, mentre si massaggiava la schiena. Poi alzò il
mento e in qualche modo riuscì a guardarle dall'alto verso il
basso, anche se era la più bassa delle tre. "Humph! Immature,
imparate a crescere!" Poi uscì impettita, ancora
massaggiandosi, finché le porte si chiusero e la nascosero alla
loro vista. Le guardie guardarono la figura di Giselle, sognando di
poterla aiutare nei suoi massaggi.
L'odore di fiori pervase la stanza, mentre Erika generava il suo mantello
verde in un lampo di energia. Poi si voltò, e nascose il viso fra
le ombre del cappuccio.
Misty si strinse nelle spalle con aria innocente, intensificò la
sua aura e venne coperta da una sorta di energia liquida, che si tramutò
nel suo mantello azzurrino.
"Quanto a Giselle... certo che circolano zanzare davvero grosse,
vero?"
"Pika Pika!"
La prima cosa che Ash vide aprendo i suoi occhi furono due chiazze blu
che lo fissavano preoccupate. Pikachu vegliava, accucciato sul suo petto
nudo. Ash si mise a sedere, appoggiando il topo elettrico sul letto. Il
letto. Ecco il perchè si era trovato così a suo agio. Ma
quello che non capiva era il perchè della sua debolezza. Era peggio
che dopo aver curato Misty. Sperò di non dovercisi abituare.
"Dove siamo?" chiese, con voce rauca. Tossì per
schiarirsi la gola, e analizzò i dintorni. Sembrava una normale
stanza d'ospedale, a parte la strana luminosità rossa che la
circondava. Anche il pavimento ne era coperto. Dall'altro lato di quella
prigione rossa, un lavabo. A parte questo, era un luogo piuttosto spoglio.
Il suo mantello e lo zaino erano spariti. L'unica cosa che gli rimaneva
erano i pantaloni neri, allacciati alla vita.
Pikachu balzò giù dal letto e corse verso la barriera
rossa. Cercò di sfondarla con un pugno.
"Pikapi pi-pikachu!" disse, girando le orecchie appuntite
all'indietro in una posa arrabbiata.
"Cosa? E' come stare in una pokeball? Solo più forte?"
Scese dal letto e si alzò. Sotto i piedi, il pavimento era caldo e
sembrava vibrava. Per un attimo fu colto da vertigini e rischiò di
cadere, ma all'ultimo istante riuscì a recuperare l'equilibrio.
Stava decisamente male. Tutto il corpo pulsava di dolore, soprattutto la
spalla ferita, e c'era qualcosa che bruciava, sul fianco. Alzò
lentamente il braccio e trovò una serie di graffi sanguinolenti.
Strano. Come se li era procurati? Poi controllò la ferita alla
spalla, sotto la benda. Era guarita, ma la cicatrizzazione era stato
peggiore del solito.
Camminò lentamente verso Pikachu, cercando di resistere ai
capogiri. La barriera di energia rossa era più trasparente, da
vicino, e poteva intravedere una specie di laboratorio, con dei monitor di
computer, lavagne, console, come nel laboratorio del Professor Oak prima
che venisse distrutto, solo più avanzato.
Finalmente individuò lo zaino, aperto su un tavolo. Ci avevano
senz'altro frugato dentro. E su di una sedia, il suo mantello.
"Chuu." Ash vide il suo pokemon ardere scuro e sparare un
piccolo tuono dalla zampa, verso la barriera, che però assorbì
il colpo, imperturbabile.
"Così siamo intrappolati qui, huh?" pigiò la sua
mano destra contro il campo rosso e traslucido, e ne saggiò la
forza. Era caldo come il pavimento, e vibrava. Poi percepì la
presenza di qualcuno, e ababssò la mano. Sembrava che i suoi sensi
fossero in parte ritornati. Un recupero minimo, ma sufficiente.
Con un sibilo e il suono di una serratura, dal lato lontano della porta,
apparve una brunetta alta e magra, vestita con un camice da laboratorio. I
tacchi a spillo risuonarono nella stanza, mentre si avvicinava.
"Ah, il mio paziente finalmente è sveglio!" disse in
tono sollevato. Avanzò ulteriormente, e Ash ne potè notare
la fredda bellezza da modella. Non ne fu molto colpito, ormai era
insensibile a quel genere di spettacoli. O quasi. C'era anche una punta di
familiarità in quel viso, anche se non ne capiva il motivo.
"Dov'è Misty?" fu la sua prima domanda, sorprendendosi
da solo. "E perchè sono chiuso qui?"
"Pika-chu," aggiunse Pikachu dalla sua posizione con la sua
voce acuta.
Lei sembrò abbassare i suoi occhi marrone chiaro per fissare il
suo petto nudo. Le labbra rosse si piegarono divertite. Ash si sentì
come un animale in uno zoo, a disagio. Pareva che quella donna volesse
saltargli addosso da un momento all'altro.
"Sei imprigionato per ordine dei Maestri Koga e Aya. Non si fidano
di te. Quanto a Misty..." Si strinse nelle spalle, fissandolo negli
occhi e studiando il suo volto. "Ma questo non ha importanza."
Giocherellò con lo stetoscopio. Ash si guardò intorno e
sorrise forzatamente.
"Sapevo che sarebbe finita così. O meglio, temevo. Pensavo
che avessero messo da parte tutti quei pregiudizi." Lei fece una
pausa.
"Non vogliamo presentaci?" chiese in tono risentito. "Ci
siamo già incontrati, sai? E' stato molto tempo fa, purtroppo..."
Lui la guardò ammiccante.
"In effetti hai un'aria familiare." Poi un ritratto sfocato si
formò nella sua mente. "Aspetta, ci sono... una scuola
chiamata... Pokemon Wreck... il tuo nome è Giraffe, o qualcosa del
genere, giusto?" Sorprendentemente, il viso di lei si riempì
di rosso, un fiotto d'ira che dal mento salì fino alla fronte.
"Non Giraffe. Il mio nome è Giselle, e la scuola era il
Pokemon Tech, non Pokemon Wreck." Aveva un'aria talmente furibonda,
che per un attimo Ash fu felice per la presenza di quella barriera rossa.
"Oh... era Giselle?" disse con innocenza. Poi lei sembrò
calmarsi, il suo viso imbarazzato ritornò latteo.
"Sì, le persone mi chiamano stella... ma sono solo Giselle."
Sorrise compiaciuta. "Ad ogni modo, vediamo come sei messo."
Trasse un piccolo palmare dalla tasca della giacca e lo collegò ad
una consolle lungo la barriera. "Caro mio, hai un fattore di
guarigione sorprendente," commentò mentre le dita volavano sui
tasti e i suoi occhi fissavano il monitor.
"Da quanto sono qui?" chiese Ash, cercando di cambiare
argomento. Lei non lo guardò, e continuò il suo lavoro.
"Oh, saranno le due di notte, quindi... circa cinque ore."
Poi lui si accorse di un'altra presenza e si girò per vedere la
porta metallica scivolare di lato con un sibilo. Era un uomo giovane, con
un camice da laboratorio. Un viso pulito, capelli castani in ordine, un
paio di occhiali. Anche lui aveva un'aria familiare.
"Dottor Giselle," disse in tono riverente, "La cercano al
Compartimento Medico tre. Il dottor Proctor ha bisogno di lei." Il
giovane sembrò a disagio, evidentemente attratto dalla sua collega.
Giselle alzò il volto dal computer e lo fissò irritata.
"Non vedi che sono occupato, Joe? Sei un internista, occupatene tu,"
disse arrogantemente. "Il mio tempo è prezioso, e ho l'ordine
di studiare questo adorabile esemplare." Indicò Ash, che
incrociò le braccia e finse di non aver sentito. Lo sguardo di Joe
si fissò su di lui. Immediatamente lanciò un'occhiata di
gelosia e odio.
"Tutti i mostri sono brutti," affermò astiosamente. "E
anche lui è un mostro. Le guardie e gli istruttori dicono che è
stato lui ad evocare i Pokemon Proibiti. E sai quanta gente ha ucciso? Ho
parlato con un Istruttore di Forza, che mi ha detto che non è altro
che un boia ed un assassino." Giselle osservò Ash con occhi
incuriositi.
"Dici? Mi sa che è venuta ora di cambiare gli occhiali, Joe."
Joe arrossì, imbarazzato.
"Ad ogni modo, il Dottor Proctor dice che è importante, e
penso che dovrebbe andare."
"E' vero, d'accordo," concluse Giselle in tono irritato. "Avete
bisogno di me anche quando andate al cesso, vero?" Chiuse il computer
e staccò la presa del palmare dalla consolle. "Non toccare
niente, mentre sono via," ordinò mentre s'incamminava. Le
porte sibilarono, si aprirono e si richiusero dietro di lei. Per un
attimo, Joe rimase a fissare Giselle oltre le porte chiuse. Poi si voltò
e fissò Ash.
"Tu-tu, mostro! Stai lontano da Giselle, hai capito?"
"Non avrò molti problemi ad accontentarti, sai?" disse
Ash in tono gentile, battendo le nocche contro la barriera. Joe fece una
pausa, e un'occhiata confusa apparve sul suo volto. Poi scosse il capo.
"Non tentare di confondermi, mostro! I tuoi giochetti non
funzionano."
Ash sbuffò, e decise di rimanere zitto. Qualunque cosa avesse
detto, lo avrebbe irritato ancora di più. L'amore era un'ottima
scusa per agire stupidamente. Gli occhi di Joe si accesero di rabbia,
fissando il mantello nero di Ash sulla sedia. Si avvicinò e osservò
l'abito agitarsi come un'ombra viva.
"Io non lo toccherei," lo ammonì Ash. Joe rise, un suono
irritante e alto, e afferrò il mantello con ambo le mani,
guardandolo.
"E ora cosa mi farai, mostro? Io sono qua fuori, e tu sei lì
dentro." Sorrise, pervaso da un senso di superiorità, e indossò
il mantello, coprendosi col cappuccio. Era un po' troppo corto per lui, ma
le falde toccavano ugualmente il terreno. "Guardatemi!" urlò
beffardo. "Sono il cattivo Maestro d'Ombra che viene a prendervi!
Sono l'ombra che mangia i bambini cattivi nella notte!"
"Toglitelo," disse Ash in tono inquieto. Soffiò via una
ciocca caduta sugli occhi.
Joe saltellava nel laboratorio come un idiota, avvolgendosi
grottescamente nel mantello ad ogni passo.
"Scommetto che potrei essere un Maestro d'Ombra migliore di te,
stupido traditore." Gli occhi di Ash arsero d'oro, una luce empia che
trasformava le sue pupille in pozzi dorati.
Joe lanciò un urlo, e il mantello arse di elettricità nera.
Il suo corpo venne scaraventato all'indietro e spedito contro il muro del
laboratorio. Quindi il mantello esplose come un palloncino, e Joe venne
lanciato in avanti, scivolando sul pavimento metallico fino a che una
consolle non lo fermò. Rimase un attimo immobile, fumante. Poi urlò
e lanciò via gli occhiali, che stavano fondendosi. Si sedette
furibondo, con i capelli bruciacchiati e ancora scoppiettante di
elettricità statica.
"Ho avuto pietà di te, altrimenti adesso saresti solo una
pozza di melma rossastra." Ash scosse il capo, tenendo le braccia
ancora incrociate sul torace nudo.
"Pika pika pika!". Pikachu rise, i suoi occhi blu chiusi per lo
sfogo di ilarità che lo faceva rotolare sulla schiena, a pancia
all'aria.
"Io ti ucciderò!" Joe sputò e si rialzò,
quindi dal suo camice annerito estrasse una pokeball. La lanciò. "Victreebel,
vai! Foglie lama, fallo a brandelli!" La palla rossa e bianca si aprì
a mezz'aria con un bagliore di energia. Dalla luminosità rosse uscì
un pokemon pianta, giallo e di forma cilindrica, che avanzò
digrignando i denti e schioccando i suoi viticci neri. Ruggì e dal
torso iniziò a lanciare delle foglie simili a rasoi.
Ash rimase calmo, mantenendo la faccia a pochi centimetri dalla barriera
su cui le foglie rimbalzarono inerti. Non battè ciglio.
"Stronzo!" gridò Joe, richiamando con rabbia il suo
pokemon e lanciando direttamente la palla. Evidentemente si era ricordato
che la barriera avrebbe bloccato tutti i pokemon e i loro attacchi. "Quel
campo di energia non ti salverà dal destino che meriti!" Scattò
verso di lui, a pugni stretti.
Fino a che il braccio di Joe non ebbe attraversato la luminosità
rossa, Ash rimase impassibile. Poi, quasi pigramente, scattò con
una mossa apparentemente casuale, afferrando il polso di Joe. Girando su sè
stesso, usò la velocità del suo avversario contro di lui,
strattonandolo verso l'alto. Joe boccheggiò, perdendo il contatto
col suolo e sentendosi come un martello da lancio. Completata la
rotazione, Ash lasciò la presa sul braccio di Joe, che attraversò
la barriera dall'altra parte e si schiantò rumorosamente contro una
consolle. Questa ondeggiò pericolosamente e crollò sul
pavimento. Joe era svenuto.
Poi la porta si aprì con un sibilo e Giselle entrò,
fischiettando un motivetto allegro. Contemplò lo spettacolo con
occhi spaventati, e fissò Ash, adirata. Come risposta, lui si
strinse innocentemente nelle spalle.
"Non guardarmi. Era Joe quello che non doveva toccare nulla."
"Allora, Tyra, perchè non vieni da me dopo aver distrutto
quella base ribelle?" Duplica non guardò neanche il soldato,
conciato come un punk, mentre marciavano nella foresta.
"Sparisci, insetto," disse cercando di imitare il tono rude
della donna soldato. Lui parve deluso.
"Ma c'è sempre un festino dopo una vittoria." Si girò,
per rientrare nelle schiere in marcia.
Per Dio, pensò Duplica. Quella Tyra era di facili costumi. Era
ormai il settimo tizio ad aver fatto quel genere di proposta. In effetti
doveva essere una bella donna, con quei lunghi capelli verdi e quel corpo
asciutto, ma Duplica pensò con un filo di vanità che i suoi
capelli blu e il suo corpo snello ma voluttuoso erano ad un altro livello.
Le ruote del carro le cigolarono accanto, trasportando l'equipaggiamento
più pesante verso est, nel buio della foresta. Solo le lampade sui
carri, e quelle di alcuni soldati, fra cui lei, fornivano la luce ai
viaggiatori. In quel momento, stava venendo affiancata da una mezza
dozzina di carri da trasporto, trainati da dei ponyta infuocati. Le fruste
calarono con violenza sui corpi dei pokemon, e il loro nitrire vibrò
nel silenzio degli alberi che li circondava.
Quando l'ombra della punta della Torre dei Pokemon, lontana a nord della
base ribelle, divenne più visibile oltre cime degli alberi e risaltò
sullo sfondo del turbinante cielo nero, Duplica capì che quasi
sicuramente l'obiettivo dell'esercito era proprio la base di Sud Lavender.
La larga pista che stavano seguendo portava più o meno in quella
direzione. Ma la prova i- concreta erano i commenti bellicosi dei soldati.
Sentendo di aver appreso abbastanza da quegli uomini, Duplica si decise a
raggiungere le prime file dell'armata in movimento. Aveva bisogno di
scoprire la fonte da cui avevano appreso la posizione dei Ribelli, e
pensava che chiunque ne fosse alla guida avrebbe potuto lasciarglielo
capire. Cominciò camminare più speditamente, per raggiungere
i carri.
"Dove stai andando, bella?" disse una voce pompata di
testosterone. Lei non girò la testa e continuò a camminare,
sollevando nuvole di polvere con gli stivali.
"Ho voglia di... chiacchierare col capo." Le sembrava una frase
che sarebbe potuta benissimo uscire dalla bocca di Tyra.
"Sei una puttana, Tyra." rispose la voce, gelosa.
"S, hai ragione." ridacchiò Duplica. "Mi hai
contagiato." Si lasciò dietro i commenti acidi dei soldati, e
avanz• risoluta. Stava per superare il carro di testa, quando da esso
arrivò un bisbiglio.
"Dannate catene," imprecò una voce femminile e
familiare. "Se fossi libera, Joylene, farei vedere a questa feccia
della Lega..."
Scioccata, Duplica si affiancò al carro e sollevò
innocentemente il telone che lo copriva per dare un'occhiata. Riuscì
a riconoscere il Capitano Jenny e l'Infermiera Joy, quelle della
cittadella. Jenny, ancora nella sua armatura leggera, e Joylene, con la
sua lunga veste bianca sembravano essere solo un po' spaventate, a parte
le catene che ancoravano i loro polsi al fondo del carro.
Jenny si voltò e la fissò con occhi i suoi marroni e
ostili. I suoi corti capelli blu erano macchiati di sangue, come se
l'avessero bastonata. E infatti non indossava più l'elmetto.
"Che hai da guardare, puttana della Lega?" chiese acida.
"Jenny," bisbigliò l'Infermiera Joy, i cui capeli erano
stati scompigliati e cadevano ora inerti lungo le spalle. Duplica permise
alla sua vera voce di uscire dalla bocca.
"Sono io," disse rapidamente. "Duplica." Joy la fissò,
riconoscendo la voce.
"Uno dei Maestri di Pokemon, in città?" Jenny rimase
scioccata e senza parole. Sentendo il nome, aveva spalancato gli occhi in
un'espressione di disagio. Era disgustata dalla capacità di Duplica
di alterare la forma del suo corpo. Innaturale, ecco cos'era.
"Sì, direi di sì," rispose Duplica. "Ho
usato questa forma per spiare i piani di questo esercito. Ma come hanno
fatto a prendervi? E il resto dei soldati?" Jenny divenne di colpo
furibonda, scordando le sensazioni causate dalla presenza di Duplica.
"E' stata una fottuta imboscata! C'era un gruppo di Istruttori,
nella foresta, che ci stavano aspettando." Poi la rabbia sembrò
sgonfiarsi come un palloncino, e la tristezza occupò il suo cuore. "Hanno
ucciso tutti, hanno lasciato solo noi." Sorrise amaramente. "Per
sfruttare le nostre... doti, in seguito, penso." Joylene sembrava
preoccupata.
"Ci hanno anche rubato i pokemon. Spero che Chansey stia bene."
"Non preoccupatevi," disse Duplica con sicurezza. "Quando
avrò finito il mio lavoro, vi libererò. Forse troverò
anche i vosti pokemon." Poi scivolò rapidamente fuori dal
tendone. Non poteva farsi scoprire a parlare con dei prigionieri.
Con passo naturale si affrettò verso le prime file dell'esercito,
superando alcuni cavalieri e alcuni soldati, cercando di passare
inosservata. Ci furono alcuni commenti sulla sua bellezza. Era dura non
farsi notare, in un esercito costituito prevalentemente da uomini. Avrebbe
dovuto trovare una donna più brutta, in cui trasformarsi. Rifiutò
l'idea. Neanche per sogno.
Finalmente dopo aver respinto molte offerte, raggiunse le posizione
avanzate dell'armata, che guidava i soldati attraverso le tenebre della
foresta. Camminò silenziosamente accanto ad un altro cavaliere, una
donna. Occhi incuriositi la fissarono per un attimo, poi la ignorarono,
annoiati.
Davanti, distanti alcuni metri dalle truppe, c'erano due figure a
cavallo. I profili erano quelli di un uomo con e di una donna; il primo
con corti capelli color acqua, la seconda con una lunga coda di cavallo
bionda, entrambi con una pesante armatura d'acciaio e spessi mantelli
grigi.
"Sei sicuro che i Maestri della Lega stavano andando verso la costa
a sud di Lavender?" La voce dell'uomo era acuta e fastidiosa.
Impertinente. E familiare.
"Sì, abbiamo conferme dagli esploratori e dai nostri nuovi
alleati." Anche il tono di superiorità della donna non era
sconosciuto. Butch e Cassidy. Così erano ancora in giro, pensò
Duplica pensò, decisamente irritata. Continuò a tenere la
distanza, senza lasciarsi sfuggire una parola.
"Eccellente," disse Butch in tono soddisfatto. "Ma spero
di raggiungere la base Ribelle in fretta, così potremo catturare
noi stessi quel Maestro d'Ombra." Cassidy era molto eccitata.
"Ma non hai visto il potere di quell'uomo? Con quanta facilità
ha distrutto il nostro esercito e il quinto Maestro di Pokemon? Che
potenza!" Sembrava affannata come una cagna in calore. Disgustoso,
pensò Duplica. Almeno questa Tyra che impersonificava era una
puttana onesta. Per lo meno aveva una sorta di deontologia professionale.
"Sì," aggiunse Butch, lasciando trapelare una certa
seccatura. Sembrava geloso. "Quel ragazzo è senz'altro
potente. Ma non scordarti su chi dobbiamo contare, per catturarlo."
Cassidy fece una pausa.
"Quella feccia della Lega Pokemon," concluse. "Dovremmo
avere il coraggio di fare rapporto a Lord Garick." Butch rise, una
risata irritante e scoordinata.
"Ah, ma con un simile potere, potremmo sconfiggere perfino Garick in
persona! E devo ammettere che la sua idea di usare i Pokemon Proibiti per
distruggere la vita sulla terra non mi piace per niente." Cassidy
inspirò.
"Meglio loro che noi."
Duplica aveva sentito abbastanza. Si spaventò, notando che i suoi
pugni erano contratti per la rabbia. Si costrinse a dimenticare quell'ira
e ritornò lentamente verso il carro, per aiutare il Capitano Jenny
e l'Infermiera Joy.
Passi pesanti la stavano accompagnando. Misty, con Erika al suo fianco,
veniva scortata nelle sue stanza da tre soldati e da un Istruttore di
Veleno. Stava cercando disperatamente una soluzione, e fissò il
muro di vetro del alto orientale del tunnel che percorrevano. L'acqua,
oltre la vetrata, era scusa e innaturale. Non un'increspatura. Di solito
quello era un posto ricco di vita marina, ma ora sembrava morto come il
mondo che bagnava. Si sentì furiosa, vedendo che i piani della Lega
coinvolgevano anche il suo oceano. Avrebbe voluto ridare vita a quel mondo
subacqueo che tanto amava. Si girò e noto che stavano superando un
gabinetto femminile. Un'idea la folgorò.
"Un momento," disse, fermandosi. "Lasciatemi andare al
bagno."
"Possiamo, no?," disse uno dei soldati. "Ma è
meglio che uno di noi la scorti." Lei li guardò e aggrottò
le sopracciglia.
"Ma siete tutti uomini. Erika può controllarmi."
L'espressione sul viso di Erika divenne perplessa e dubbiosa.
"M-ma -" balbettarono gli uomini. Prima che loro potessero
trovare una scusa decente per impedirglielo, la mano di Misty aveva già
trascinato Erika nel gabinetto.
Quando si ritrovarono da sole nel bagno, circondate da specchi e lavabi,
con piastrelle bianche sotto i loro piedi, Misty fissò la sua amica
e calò il suo cappuccio, liberando i capelli dietro le spalle.
"Va bene Erika, sai che devo raggiungere Ash al più presto.
Sono venuta per cercare aiuto, non avversari."
"Sì, Koga e Aya sono stati un po' troppo testardi, penso"
disse Erika togliendosi anche lei il cappuccio e aggiustandosi
vanitosamente la capigliatura sotto il nastro rosso. "Probabilmente
vogliono vendicarsi di quando Ash li ha sconfitti. Ma come farete ad
uscire di qui, con la base in allerta? E con i soldati qui fuori che ti
stanno rinchiudendo nelle tue stanze?"
"Ho un'idea..." Erika piegò le braccia e la fissò
piena di sofferenza.
"Ora, perchè improvvisamente ho un pessimo presentimento?"
Misty si avvicinò, fissò lo specchio e comparò le
loro figure.
"Vediamo," borbottò, "Sei più o meno della
mia taglia, solo un po' più in carne-"
"Ha! E ne sono fiera!" dichiarò Erika, mettendo le sue
mani sulle anche.
"E sei anche qualche centimetro più bassa, ma potrebbe
funzionare." Erika chiuse gli occhi. Poi si coprì la faccia
con una mano, gemendo.
"Non vorrai..." Gli occhi blu di Misty luccicarono.
"Esatto! Scambiamoci di posto!" Erika la guardò
attraverso le dita della mano.
"Dovevo aspettarmi una simile follia!"
"Andiamo Erika, in fondo sei in debito con me," disse Misty in
tono blando.
"Ma come facevo a sapere che Ash era un esperto di karate? Dopo
tutto, si supponeva che Bruno fosse il migliore combattente." Erika
si appoggiò con ambo le mani al lavandino. "Allora, qual'è
il piano?"
"Beh, so che ti porti sempre dietro una collezione di cosmetici, in
quella borsa sotto il mantello." Erika protesse il suo tesoro con
entrambe le mani. "Inoltre, sei la più grande esperta di
cosmetica al mondo," continuò Misty. "Quindi te la
caverai benissimo." Erika non sembrò molto convinta.
"Non otterrai nulla, adulandomi. Ma... d'accordo, d'altra parte sei
mia amica, e poi non voglio che Ash venga trattato come un animale. Ha
salvato la vita al mio Gloom, una volta, quello che ha fatto dopo non mi
importa."
Una voce impaziente superò la porta chiusa.
"Avete finito?"
"Mai infastidire le donne, quando sono in bagno!" replicò
Misty in tono seccato. La voce borbottò qualcosa, poi si zittì.
Erika cominciò rapidamente a spogliarsi, prima tirando via il suo
mantello verde, poi i lunghi stivali neri.
"Va bene, se dobbiamo farlo, che sia veloce. Per prima cosa, i
vestiti." Misty seguì l'esempio, e presto si ritrovò in
mutandine e reggiseno. Invece Erika indossava un pezzo unico, color verde
smeraldo.
"Non dovremo scambiarci anche..." chise Misty preoccupata.
"Non essere stupida," disse Erika sbuffando. "Ah, e non
puoi usare il reggiseno con i miei vestiti." Misty arrossì,
togliendoselo. Erika rimase sulla difensiva. "Allora, che c'è
di sbagliato nel vestirsi in modo un minimo sexy? Non ti hanno mai
infastidito quelle aristocratiche tutte agghindate?"
"Suppongo di sì," decise Misty. Si scambiarono i
vestiti, e Misty si ritrovò negli stivali neri e nel vestito verde
smeraldo di Erika, mentre questa indossava gli stivali di cuoio e il lungo
vestito tinta oceano di Misty, con un lungo spacco sul fianco, per
agevolare i movimenti. L'unico lamento fu quello di Erika, per il
reggipetto un po' stretto che doveva indossare.
"Onestamente, Misty," concluse Erika osservandosi. "Stivali
con un vestito come questo? Cosa ti è saltato in mente?"
"Non ho mai preteso di essere una regina della moda," rispose
Misty caldamente. "Comunque, si intonano col mantello." Misty
indossò il raffinato mantello verde di Erika, e le diede in cambio
il suo, blu. Dal mento in gi-, l'inganno era perfetto, pensò Misty
guardandosi allo specchio.
"Ora, per le facce," commentò Erika, tirando fuori i
suoi cosmetici dalla borsa. Aggiustò rapidamente ed efficientemente
il viso di Misty, e quando ebbe finito, la somiglianza era inquietante.
Misty si stupì dell'abilità della sua amica.
"E il trucco è applicarlo," spiegò Erika, "facendo
in modo che non si noti." Poi prese una serie di piccoli contenitori
immersi in una bottiglietta piena di liquido. "Vediamo... marrone
cioccolato, grigio argento, ah, eccolo! Verde erba." Pescò un
minuscolo contenitore circolare e lo porse a Misty. "Lenti a
contatto. Mettitele." Lei le guardò con noncuranza.
"E come si fa?" Erika fissò il soffitto piastrellato e
sospirò.
"Così."
Dopo alcuni tentativi impacciati e occhi arrossati, Misty riuscì
finalmente a mettersele. Ora era come Erika, a parte i rossi capelli
sciolti che coprivano le spalle e parte della schiena. La voce del soldato
riprese immediatamente, più imperiosa e come se l'uomo stesse
aspettando direttamente dietro la porta.
"Maestro Erika, Mistaria c'è qualche problema? Siete lì
dentro da venti minuti." La porta cominciò ad aprirsi
inesorabile.
"Dannanzione, non siamo ancora pronte!" bisbigli• Misty
disperata. "Erika, fai qualcosa!" Erika pensò
rapidamente.
"Gloom, scelgo te," ordinò, raggiungendo la pokeball
verde sotto il mantello. In un bagliore di luce smeraldo, una specie di
fungo, mezzo blu e mezzo arancione, venne liberato, rimase sulle sue corte
zampe sul pavimento del bagno. "Uhhh, presto, diffondi un cattivo
odore!" bisbigliò.
"Gloom, Gloom," disse il pokemon con voce acuta. Sparse una
nube di microscopiche sporte verso la porta. Il soldato smise di aprirla
immediatamente.
"Uh! Dio! Che è sta puzza?" disse, in una voce piena di
disgusto.
"Non entrerei!" annunciò Erika. "Padrona Mistaria
ha problemi di intestino!" La voce sembrò sul punto di
vomitare.
"D-d'accordo, p-prendete tutto il tempo che vi serve!" Si
udirono alcuni passi affrettati, poi la porta del gabinetto venne
rapidamente chiusa. Un attimo di silenzio. Poi Misty esplose in una
sfuriata imbarazzata.
"Cosa hai combinato? Ora cosa penseranno di me?"
"Gloom, ritorna!" disse Erika come un raggio di luce verde e
sottile richiamò indietro il suo pokemon nella sfera. Guardò
Misty con aria dispiaciuta. "Scusa, è stata la prima cosa che
mi è venuta in mente. Almeno ha funzionato." concluse.
La rabbia di Misty sfumò lentamente, mentre Erika completava il
travestimento. Estrasse una bomboletta dalla sua borsa.
"Spruzzalo sui capelli, li renderà dello stesso colore dei
miei, e poi dovremo tagliarli." Misty fece un passo indietro,
stringendo i capelli nelle mani.
"Non pensarci nemmeno. Inoltre, sotto il cappuccio non su può
capire la lunghezza dei capelli." Erika sospirò di nuovo.
"Penso di sì, ma se il tuo cappuccio resta impigliato da
qualche parte e ti scoprono, non lamentarti."
Quindi Erika le cosparse i capelli con la tinta nera lavabile, e li fermò
con un nastro rosso. Quindi Misty si coprì col cappuccio verde e si
guardò allo specchio.
"Sembro la tua gemella!" esclamò Misty. "Sei un
artista, Erika!"
"Non sono un genio?" rispose Erika orgogliosa. "Ora tocca
a me."
Quasi quindici minuti dopo, anche Erika si guardò nello specchio,
controllando le lenti a contatto blu, la tinta per capelli rossa, il
trucco, e tutto quello che aveva usato per sembrare Misty. E la sua amica
non usava cosmetici, il che aveva reso la cosa ancora più
complicata. Erika indossò il cappuccio blu, per nascondere la
lunghezza dei suoi capelli, e lo scambio fu completo. Chiaramente, non era
perfetto, perchè Erika era diventata più alta di Misty.
Inoltre, ora la prima si era di colpo smagrita, e al contrario la seconda
appariva più femminile, nonostante il trucco. Ma se nessuno avesse
prestato troppa attenzione la cosa avrebbe funzionato.
"Perfetto!" disse Misty trionfante. "Siamo qui da
mezz'ora. Usciamo."
"Aspetta." la trattenne Erika. "Non sei più un
maschiaccio, agisci in modo più femminile. Prova a dire: trentatrè
trentini entrarono in Trento tutti e trentatrè trotterellando*."
Misty eseguì.
"Contenta?" disse irritata. "Possiamo andare adesso?"
"Una attimo," rispose Erika, "dillo in modo più
dolce, come se stessi cantando." Le diede un esempio.
Dopo che Erika fu soddisfatta della voce di Misty e l'ebbe spruzzata, e
dopo che questa per ripicca trasformò Erika stessa in un
maschiaccio, si occuparono degli ultimi ritocchi e uscirono.
Per Erika fu facile nascondere il suo camuffamento, perchè i
soldati tentavano di starle alla larga, con espressioni imbarazzate.
Quando ne comprese il motivo, rischiò di rovinare tutto in uno
scatto d'ira, ma in qualche riuscì a trattenersi e a sistemare la
cosa.
Quindi il corteo raggiunse le stanze di Misty, le due si salutarono, e
Misty, ancora travestita, corse verso i laboratori della base di Sud
Lavender.
Nella loro rossa prigione schermata all'interno del laboratorio, Ash
sedeva a gambe incrociate sul pavimento davanti al letto, fissando
Pikachu. Entrambi erano seri e concentrati. Ash alzò la mano
destra, e Pikachu fece lo stesso con la sua zampa. Cominciarono a scuotere
i pugni verso l'alto.
"Tuono, acqua, roccia!" urlò Ash. Si fermarono alla
terza oscillazione. Ash mostrò il pugno chiuso, mentre Pikachu lo
indicava con un singolo dito.
"Ha!" esultò Ash. "Roccia. Vinco io." Pikachu
scosse la testa.
"Pika Pika."
"Che?" protestò lui. "Tuono non batte roccia. Non
barare, Pikachu!"
"Pi-pikachu," affermò Pikachu testardamente, illuminando
le sue guance con scintille nerastre.
"Che significa che tu puoi battere la roccia? Le regole non sono
queste!" Poi sospirò, appoggiandosi al letto e soffiando via
la solita ciocca di capelli che gli aveva coperto l'occhio. "Dovevo
immaginarmelo. Fai così ogni volta."
Ci fu un rumore, e Ash si voltò per osservare, che li fissava
dall'altro lato del campo. In mano aveva una strana scatola marrone, con
due antenne puntate verso di loro. Le dita si muovevano fra piccole luci
rosse lampeggianti.
"Non badate a me," disse lei, osservando le misurazioni col
sorriso sulle labbra. "State fermi mentre finisco." La scatola
squittì di nuovo. "Sembri più in forma, adesso..."
Ash socchiuse gli occhi, e tornò a guardare Pikachu. Aveva potuto
sentire le sue forze tornare tutte insieme, le parole di Giselle non
l'avevano sorpreso.
"E ora a cosa giochiamo, amico? Qui dentro si muore di noia."
"Pika Pika," concordò Pikachu, afferrando una lunga
striscia di tela che aveva strappato da una delle coperte.
"Ah, la Culla di Meowth" disse Ash, osservando Pikachu che
tracciava elaborate figure con la striscia che teneva fra le zampe.
"Sapete, non riesco ad individuare il vostro livello," stava
dicendo Giselle con voce stupita. "La lettura è fuori scala!"
"Sì, il livello infinito fa questi scherzi," rispose Ash
distrattamente, senza neanche voltarsi. "Ehi, gran bell'onix, Pikachu
ma aspetta di vedere i miei disegni."
"Pika Pika."
"Aspetta, ora c'è qualche cosa che interferisce col segnale,"
li interruppe Giselle. Ash osservò il suo zaino in modo strano.
"Un segnale pokemon dal mio zaino?" chiese sorpreso. "Ma
non tengo pokemon lì dentro. A parte il fatto che non ho altri
pokemon oltre a Pikachu."
"C'è comunque un segnale che ne viene fuori," disse
Giselle avvicinandosi allo zaino e frugandoci dentro. "Ah, ecco qua."
Estrasse una pokeball marrone che sembrava lampeggiare.
"Ehi, quella non è mia-"
Giselle strillò come la palla bruscamente si aprì nella sua
mano e liberò un temporale di energia bruna. Cadde all'indietro,
fissando l'enorme creatura di pietra, su cui sembravano essere germogliate
dei piccole gambe e un paio di braccia tenaci. I suoi occhi arsero di
rosso e la bocca pietrosa si contorse nella crudele parodia di un sorriso.
"GRAV!" gridò, e cominciò ad avanzare,
protendendo le braccia.
"Giselle!" urlò Ash alzandosi di scatto e corse verso la
barriera. Era inutile fingere in adesso, doveva-
"Stammi lontano!" gridò Giselle, sorprendentemente
coraggiosa, scansando il graveller che stava per schiacciarla contro il
pavimento. "Marowak vai!" arrivò al suo camice e lanciò
la pokeball in aria. "Ossoclava, polverizzalo!" La terribile
lucertola-pokemon marrone spuntò dal fiotto di luce rossa, occhi
cattivi si restrinsero sotto il teschio che usava come elmo. Balzò
silenziosamente nell'aria, e calò un violento colpo sulla testa del
graveller.
"GRAV!" urlò il graveller per il dolore, mentre schegge
di roccia partivano dalla sommità del suo corpo massiccio. Cominciò
a brillare in modo sinistro.
"Merda! Giselle, richiama il tuo Marowak!" gridò Ash. "Quella
cosa sta per esplodere!" Si gettò sul copriva il pavimento
della sua prigione, stringendo Pikachu sotto di sé. Tentò
disperatamente di formare uno scudo di elettricità nera.
L'esplosione non poteva superare il campo, ma i detriti avrebbero
oltrepassato quel muro rosso come se non ci fosse.
"Marowak, ritorna!" urlò Giselle, richiamando il suo
pokemon nella sfera con un sottile raggio rosso, mentre afferrava un paio
di oggetti dal tavolo e si riparava dietro una specie di scudo d'acciao,
all'angolo opposto del laboratorio.
Un istante di silenzio. Sembrava che avesse deciso di cambiare tattica.
Ma poi uno squittio tradì quella bugia, e il potente ruggito di
fuoco e roccia squassò il pavimento metallico, creando un piccolo
cratere e squarciando il silenzio con quello che sembrò una piccola
bomba atomica, piuttosto che un'Autodistruzione.
Il terreno tremò leggermente.
Quattro figure coperte con un mantello erano in piedi, fissando le onde
nere che si infrangevano violente sulla spiaggia.
"Attaccate."
Bill stava battendo frettolosamente sulla tastiera, tentando di
localizzare l'origine di quell'esplosione che era rimbalzata a tutti i
livelli della base. I suoi occhi danzarono sul monitor, traducendo il
codice binario in informazioni comprensibili.
"Che diavolo è stato?" gridò Koga, di cui Bill
riconobbe solo il mantello che si agitava mentre piombava nella Sala
Controllo delle Difese. Aya arrivò dietro di lui, anch'ella con
indosso il mantello da Maestro.
"Veniva dal Laboratorio tre, penso!" urlò Bill.
"Dannazione! Quello dove c'è Ashura! Voglio un rapporto
immediato! Se è riuscito a scappare..."
E poi il terreno vibrò ancora, ma molto più violento, come
in un terremoto. Il metallo scricchiolò e gemette, come se tutta la
terra stesse cercando di trapassarlo. E ci fu una seconda esplosione, ma
molto più intensa. Per quasi un minuto la base sembrò sul
punto di crollare su sè stessa. Poi tutto cessò, e sembrò
non essere mai avvenuto.
Koga e Aya cercarono di rialzarsi in modo scomposto, e si rimisero in
piedi.
"Signore!" riprese Bill, colto dal terrore per le immagini che
vedeva sul monitor. "Siamo stati scoperti! La base è sotto
attacco!"
L'altoparlante del computer gracchiò di vita con la sua voce
femmilmente elettrica.
"Allarme! Allarme! Rilevati numerosi accessi non autorizzati ai
livelli uno, due e tre, e in rapido avvicinamento. Rilevata considerevole
concentrazione elementale."
"Maestri di Pokemon!" boccheggiò Aya.
Koga scattò, agile, come il ninja che era stato un tempo, e sguainò
la katana dal fodero legato alla cintura.
"Voglio tutti gli Istruttori ai livello quattro e cinque! E tutti i
soldati che possiamo mandare! Muoversi! Muoversi!"
Dario condusse cautamente il suo gruppo di venti istruttori e soldati
oltre l'angolo. Il pavimento metallico era parecchio incrinato e piegato,
a causa delle vibrazioni causate dalle esplosioni, e il passaggio era
difficoltoso.
Ingoiò a vuot quando le luci bianche sopra di loro cominciarono a
tremolare come se si fosse bruciato un fusibile, rendendo il passaggio una
danza di ombre e luci. Era come quei giochi che aveva fatto da bambino.
Come quando raccontavano storie di fantasmi, in mezzo alla foresta, alla
luce di una sola lanterna, e ogni tanto si spegneva quell'unica fonte di
luminosità. Qualcosa che a Dario non era mai piaciuto. Specialmente
quando quella puttana, Lara Larame, lo stuzzicava e usava il suo ponyta
per spaventarlo.
Luce. Oscurità. Luce.
"Ciao, Dario" una voce con un accento campagnolo ruppe la
quiete. Una donna dai capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo
mantello, apparve in mezzo al tunnel di fronte a loro. Una donna dai
capelli blu, con occhi rossi come il suo lungo mantello, apparve in mezzo
al tunnel di fronte a loro. Merda! Era lei!
"Attaccare!" gridò lui con tutta la sua forza. Il suo
gruppo lanciò un urlo mentre ciascuno afferrava le pokeball o le
lance. Un bagliore. Oscurità. Il crudele ringhiare di animali.
Fiammate improvvise. L'odore di carne bruciacchiata. Numerose urla intorno
a lui, che si ammutolirono subito. A parte una. Luce. Stava ancora
gridando, quando le luci tornarono.
Dario si guardò intorno incredulo, e prima di ammutolirsi trasformò
il suo grido di rabbia in uno di paura pura. Ciò che restava dei
suoi uomini era qualche coccio annerito che si stava polverizzando. Però
c'era un uomo ancora vivo. Se quella era vita. Dubitò di poter
definire vivo un uomo con la pelle annerita e increspata, i capelli
cancellati e gli arti ridotti a tizzoni ardenti. Con un brivido, l'uomo
sembrò fissarlo un'ultima volta. Sorrise, e giacque con gli occhi
che si scioglievano e colavano fuori dalle orbite. Dario distolse lo
sguardo, ma non prima di aver realizzato con un urlo di orrore che quello
non era un sorriso, ma il grottesco modo in cui il calore aveva fuso le
labbra.
Dietro di lui c'erano tre enormi arcanine, i più grandi mostri
rossi e neri che avesse mai visto. Dalle loro narici fuoriusciva ancora
del fumo, e i loro occhi, chiazze rosse nel rosso del manto, lo fissarono
rabbiosi. Le zanne, affilate come pugnali, masticarono l'acciaio del
pavimento.
Lara si avvicinò lentamente con un sorriso sulle labbra. Non era
una donna molto alta, ma faceva un certo effetto, mentre si avvicinava
ondeggiando il suo mantello rosso. Sembrava che quell'indumento fosse di
vero fuoco, perchè scintillava di arancione, e anche perchè
quando Lara gli fu davanti ne usciva un calore insopportabile.
"Che strano effetto fa scambiarci i ruoli, vero tesoro?" disse
lei contorcendo le labbra. "Se non sbaglio, tu eri il cattivo e io
quella fragile e indifesa, la vulnerabile principessa contro il crudele
orco malefico." Il temperamento di Dario gli permise di uscire dal
torpore.
"Stupida puttana!" cercò di afferrare il suo collo con
le mani. "Ti ho sempre odiato!"
Mani morbide ma notevolmente forti strinsero i suoi polsi in una morsa.
La pelle gridò per l'insopportabile calore provocato da quel tocco.
"Sei sempre il solito, vero? Cavolo, sei carino quando ti arrabbi!
Meriti un bacio," disse lei piacente, avvicinando le labbra.
Lui cominciò a sentirsi scandalosamente eccitato. Ma come poteva?
La odiava! Ma non potè resistere a quella forza che premette le sue
labbra contro quelle di lei. Le sue labbra bruciavano. Era come un sogno.
Un momento. Stavano davvero bruciando! Il dolore scorse nelle sue vene e
crebbe come una fiammella nella steppa d'estate. Sentì le sue
labbra contorcersi nel calore, e screpolarsi, annerite e secche. I suoi
occhi piansero per il caldo intenso.
"Ho sempre saputo che avevi un debole per me," disse Lara
aprendo la bocca e spingendo la lingua oltre le labbra abbrustolite di
Dario. Sembrava che un serpente di fuoco stesse strisciando attraverso la
gola.
Era questo ciò che si provava un mangiafuoco, pensò in un
ultimo attimo di lucidità.
Un bagliore. La luce delle lampade sul soffitto brillò e si spense
di nuovo. Ma per Dario non faceva più differenza.
"Attenzione! Alcuni di quei bastardi potrebbero essere passati,
state all'erta!" ordinò Damien mentre pattugliavano un altro
corridoio. Dietro a lui, i suoi venti uomini marciavano con cautela, in un
teso silenzio. In una mano aveva una spada corta, nell'altra un pokeball
pronta per essere lanciata. Se avessero trovato uno di quei lacchè
della Lega, si sarebbe divertito.
"Char, charmander!" Damien guardò in basso, sorridendo
alla sua piccola, rossa lucertola pokemon.
"Calmo! E' solo un po' d'acqua!" Il pavimento del tunnel ne era
ormai coperto. Evidentemente, pensò Damien, le vetrate del tunnel
est si erano incrinate. In fondo erano a pochi passi dall'oceano. O forse
un'idiota aveva dimenticato un rubinetto aperto.
Superarono un altro angolo, e Damien trovò un paio dei suoi, che
aveva mandato in ricognizione. Sembravano seduti contro il muro.
"Voi! Datevi una mossa!" Nessuna risposta. Buoni a nulla.
Avrebbe dimezzato le loro razioni! I suoi stivali si immersero nelle
pozzanghere. Almeno tre centimetri d'acqua, annotò mentalmente.
"Char char!"
"Ti ho detto di piantarla! Sarà un ottimo allenamento, magari
diventerai forte contro i pokemon d'acqua!" Aveva raggiunto le
guardie. I due scansafatiche. Erano seduti, immobili, con le teste chine
come se stessero dormendo. "Voi, svegliatevi!" ordinò,
acquattandosi e dando un colpetto alla testa di uno dei due con il pugno
che reggeva la pokeball. Gridò di paura, vedendo la faccia. Era
come se gli occhi fossero stati fusi via dal cranio! Fece un passo
indietro, fissando il cadavere davanti a lui.
"Merda, sono già qui!"
Il terreno tremò.
"Signore, sta arrivando qualcosa," disse uno dei soldati dietro
di lui, spaventato.
"Controllate il tunnel!" ordinò Damien. "Pokeball
alla mano, state pronti!"
"Char!" ll charmander balzò improvvisamente sul petto di
Damien, spingendolo contro il muro e verso la porta del gabinetto per
uomini che stavano oltrepassando.
"Charmander, che ti prende, stupido? Uh!" Il suo corpo sbattè
contro la porta che si aprì, e lui cadde sul pavimento asciutto.
Per un attimo rimase seduto, intontito, poi tirò un calcio al suo
charmander che era finito anch'esso dentro la stanza, e lo fece svenire. "Stupido!
Cosa ti è saltato in mente?"
Da fuori arrivò un terrificante boato, e sembrò quasi che
il rumore fosse diventato luce, quando assieme alle urla dei soldati
arrivarono dei lampi e dei fiotti di elettricità. La pozzanghera in
cui Damien aveva dovuto sguazzare fino a pochi istanti prima crepitò,
attraversata da sottili scariche elettriche, cercando di raggiungerlo. Poi
la cacofonia di suoni cessò.
Un respiro. Pesante, spaventato. Il suo. L'acqua schizzò fuori
dalla pozzanghera, attraversata da rapidi passi pesanti.
"Sembri un bambino scappato di casa." La voce era così
forte che sembrò far vibrare i muri.
Damien si alzò e costrinse il suo corpo ad appoggiarsi contro lo
stipite della porta interna del gabinetto. Alzò la spada e la
pokeball.
"Chiunque tu sia, non avvicinarti!" La porta esterna di fronte
a lui sembrò tremare. E poi esplose, attraversata dall'uomo più
grande che Damien avesse mai visto, un gigante alto, muscoloso avvolto in
un mantello da Maestro giallo, sotto il quale celava l'uniforme da
soldato. Il suo corpo enorme rimase per un attimo incastrato fra i resti
della porta, poi squarciò direttamente il muro e passò,
lasciandosi dietro una pioggia di metallo, legno e plastica. La testa era
scoperta, il suo viso dai lineamenti rudi e marcati era reso ancora più
temibile dalle luci artificiali. I suoi capelli biondi crepitarono di
elettricità. Gli occh brillarono malevoli, coperti da una luminosità
ambrata che ne nascondeva le pupille. Forse però c'era ancora una
possibilità.
"Gyarados, vai!" gettò la pokeball contro il gigante,
lasciando che si aprisse a mezz'aria. Ma con scioccante agilità, il
Maestro di Pokemon, perchè doveva esserlo, afferrò la sfera
col suo pugno massiccio. Una luce rossa tentò di attraversare le
sue dita spesse, ma l'uomo chiuse il suo pugno con un sinistro
scricchiolio. Alla fine, la mano fu avvolta da elettricità, e lui
lasciò cadere i rimasugli in parte fusi della pokeball che aveva
stritolato. Damien rimase paralizzato. Non aveva mai visto nessuno capace
di quello che quell'uomo poteva fare.
Poi il Maestro lo puntò con il suo braccio enorme e gli lanciò
una sottile freccia di elettricità che si attorcigliò
intorno al collo di Damien. Sembrava un groviglio di filo spinato e
arroventato, che si stringeva intorno alla gola, strozzandolo.
"Preparati a morire, amico."
E poi il gigante venne avvolto da un'aura di violenta elettricità
che si aggiunse a quella che stava strozzando Damien. Il dolore intorno al
collo si fece insopportabile per poi cessare di colpo, e per un attimo gli
sembrò di volare. Poi vide, sotto di lui, il suo corpo decapitato,
che crollava senza vita al suolo. E, finalmente, il silenzio.
Il gruppo di Anthony attraversò l'ennesimo corridoio del
sotto-livello Quattro. In quella sezione le luci della base erano quasi
completamente spente, per cui i soldati erano tutti all'erta e tesi.
Accanto a lui, Primeape balzò in avanti, cercando un avversario.
Secondo Bill, i Maestri di Pokemon nemici si trovavano a quel livello, o
poco sopra. Desiderò intensamente che il Maestro Bruno fosse lì,
perchè il disagio causato dall'essere la guida di tutti gli
Istruttori di Forza della base era opprimente. Anthony era un soldato, non
un ufficiale. Ma prima di tutto non era un Maestro di Pokemon. Si sentiva
inadeguato, ma sperava di avere con sè abbastanza uomini per poter
combattere almeno ad armi pari.
"Signore, ho una lettura sul rilevatore di energia elementale,"
annunciò uno dei suoi soldati, dietro di lui. Guardò dietro
di sè.
"Da dove arriva?" L'uomo parve confuso.
"Questo è strano. Continua a spostarsi dappertutto."
Agitò il piccolo rilevatore nell'aria, cercando di seguire il
segnale. "E' come se ci stesse circondando. Ma non è
possibile, no? Forse è solo un'interferenza." Anthony
restrinse gli occhi.
"Fra un livello e l'altro ci sono circa tre metri di roccia, giusto?"
"Credo... credo di sì." Panico.
"Merda, via di qui!"
Il suo urlo sembrò far vibrare la terra. Poi la vera causa del
terremoto fece esplodere gli uomini dietro di loro, una gigantesca
striscia di nero attraversò il suolo sul quale si trovavano i
soldati. Era un essere enorme, con mascelle crudeli e un uomo che lo
cavalcava sul dorso. Le urla furono accompagnate dagli spruzzi di sangue
degli sfortunati che erano finiti fra le fauci della mostruosa creatura.
Poi tutti cominciarono a gridare nella confusione. L'enorme testa di
rettile riemerse dal terreno, rivelando un pesante corpo roccioso. Con un
ruggito, il soffitto crollò n parte mentre il serpente di pietra
trascinava con sè un altro soldato. La coda si agitò
nell'aria, scaraventando contro il muro una dozzina di uomini.
"Che diavolo è quello?" gridò qualcuno, superando
il frastuono. E poi il muro accanto ad Anthony cominciò a tremare.
Lui si lanciò di lato per evitare l'enorme testa che attraversò
il tunnel con le sanguinolente fauci spalancate, mancandolo di poco. Stava
continuando ad attaccare. Il soldato col rilevatore non fece in tempo ad
allontanarsi e venne trascinato via. La sua testa si frantumò
contro il muro metallico, e il serpente si portò via il resto del
corpo.
"Ô una specie di onix!" rispose Anthony con un altro
urlo, saltando di nuovo per evitare sulla coda prima che potesse venire
inghiottita nuovamente dal muro. "Usate tecniche di Lotta!"
Cominciò a calciare con forza sulla roccia, strappando numerosi
frammenti prima che l'onix potesse rituffarsi nel suolo. La reazione fu un
ruggito che sembrò provenire dalle profondità della terra.
L'essere girò su sè stesso e ricomparve alla sua destra.
Arrivarono alcuni gemiti, e Anthony vide che metà dei suoi erano
stati feriti, alcuni erano ormai in fin di vita. Due erano scomparsi,
trascinati via dall'onix -se davvero di un onix si trattava- e forse pure
mangiati. Per loro si poteva solo pregare.
"Via di qui! Ritroviamoci al sotto-livello Sei!" ordinò
Anthony. "E' troppo forte per noi, non possiamo restare qui a farci
massacrare!" Il suo pensiero andò a Bruno. Se fosse stato con
loro, forse avrebbe saputo cosa fare.
I membri della squadra ancora in grado di camminare raccolsero i feriti e
cominciarono la fuga. Anthony rimase indietro per richiamare Primeape
nella pokeball. Afferrò la radio dalla tasca. "Maestro Koga,
qui Squadra di Forza Uno, ci ritiriamo! Onix a livello cinque-" La
voce si spense quando qualcosa strappò la radio dalla sua mano e lo
gettò al suolo, spaccandosi. La sua mano stava sanguinando. Cercò
intorno a sè la causa.
Dietro di lui c'era una figura alta, con un mantello di cui non riuscì
a capire il colore, che avanzava lentamente. Nella poca luce del passaggio
le falde sembrarono brillare di marrone, o di bruno, non riuscì a
vedere bene.
"Maestro Bruno, è lei?" chiese Anthony confuso. In
effetti aveva la stessa altezza del Maestro Bruno, o forse era appena più
alto. La corporatura era quasi identica, era solo un po' più magro.
Quando poi la figura si tolse il cappuccio, fu chiaro che non si trattava
del Maestro Bruno. Occhi sottili, così stretti da nascondere le
pupille, sopracciglia più spesse e dritte, una bellezza ruvida sul
viso. Capelli più scuri e più corti...
"Brock!" gridò Anthony stupito, sentendo nello tempo
l'impossibilità di quella parola. "Ma tu sei morto!"
"Sì, ci sto facendo l'abitudine," disse Brock pieno di
sarcasmo. Avanzò ancora, il mantello, ormai definitivamente
marrone, ondeggiò mollemente passo dopo passo.
"Un momento, quell'onix..." Anthony ebbe una tremenda
intuizione, che cercò di rifiutare. Fece un paio di passi indietro,
sbiancato dal terrore. Brock accelerò il passo, sempre più
vicino. Sotto le palpebre, quegli occhi stavano brillando. "B-Brock,
tu non sei un membro della Lega Pokemon, vero?" chiese scioccato.
"E' da tanto che non ci vediamo," disse Brock, ignorando la
domanda. "Mi fai tornare in mente la tua bella figliola, Rebecca,
giusto?" Immediatamente lui smise di indietreggiare, colto da un
improvviso conato di nausea.
"R-Rebecca... è morta," disse, un sibilo appena
percettibile. L'angolo sinistro del labbro di Brock si incurvò
verso l'alto, ma lui non interruppe l'avanzata.
"Lo so. L'ho uccisa io. E' stata un grande scopata, una delle
migliori della mia vita. Ma io mi stufo presto delle novità."
Anthony non riusciva ad accettare quelle parole. No. No, non poteva aver
detto quello che aveva appena detto. L'autopsia. L'avevano stuprata e
uccisa. Lui. Brock era l'assassino di Rebecca. No, non poteva essere,
Brock era un bravo ragazzo. Uno degli amici più intimi di Rebecca!
Ma come poteva essere? Brock? Uno stupratore ed un assassino? Ma come
faceva a sapere come era morta? Aveva fatto in modo da nasconderlo, Brock
non poteva saperlo a meno che... a meno che...
"Bastardo!" urlò Anthony, mentre il suo spirito aveva il
sopravvento sulla sua mente. Alzò i pugni pronto a lottare. E a
morire, se necessario.
"Francamente, se l'è meritato," continuò Brock,
ormai a meno di tre metri. "Ha sempre pensato di essere troppo per
me. Come ogni altra ragazza. Ha calpestato il mio cuore, come se niente
fosse. E ha pagato per questo." Ma Anthony non lo ascoltava più.
"Muori!" urlò lanciandosi all'attacco. Uno, due, uno,
due. Colpì ripetutamente il suo viso, poi lo stomaco, lo sterno. Il
corpo di Brock sembrava di roccia, ma lui continuò a colpire, reso
folle dall'ira. Quel bastardo avrebbe pagato per quello che aveva fatto
alla sua Rebecca! La vendetta sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe
avuto!
Ma, lentamente, mentre si stancava di colpire, comprese che era tutto
inutile. Brock non si era mosso nè per evitare nè per parare
i colpi. Non li aveva nemmeno sentiti, probabilmente.
Poi possenti mani strinsero le sue braccia in una morsa d'acciaio, mentre
Brock sollevava quel corpo come un fuscello forti. Anthony non poteva
muoversi, l'avversario era troppo forte. Le sue gambe scalciarono
inutilmente, incontrando solo l'aria, mentre Brock lo teneva ad almeno
mezzo metro dal pavimento.
"Dimmi dove sono Ash e Misty." La voce di Brock era molle e
mortale, come il suo sguardo.
"Trovateli, bastardo!" Anthony gli sputò in faccia. Poi
gridò sentendo che le mani che stringevano le sue braccia lo
stavano spezzando in due! Le sue ossa cigolarono per la pressione. Le
giunture gridarono di dolore.
"Molto bene, non dirmelo." Brock schioccò la lingua. "Onix!"
Il muro accanto a loro venne squarciato dall'enorme testa del serpente di
roccia. Un urlo da quelle fauci. C'era un uomo, uno di quelli che aveva
dato per morto. Aveva entrambe le gambre strappate via all'altezza delle
ginocchia, e gridava delirante, intrappolato fra le mascelle dell'onix
gigante. "Parla, o il tuo amico desidererà morire." Indicò
il soldato morente.
Doveva parlare. Le vite dei suoi uomini erano sotto la sua responsabilità.
Non poteva lasciarlo morire. Non in quel modo.
"A-Ashura dovrebbe essere nel laboratorio, livello Tredici, e... e
il Maestro Mistaria è nei suoi alloggi al sotto-livello Otto."
Brock accennò col capo, fissandolo con occhi ardenti di marrone.
"Grazie." Si voltò verso l'onix, i cui occhi rossi e
brillanti ricambiavano lo sguardo. "Uccidilo." Anthony boccheggiò.
"Ma avevi detto-"
La sua voce venne interrota, perchè le mascelle dell'onix si
strinsero sul soldato, stritolando le ossa. Un urlo, e il sangue sprizzò
in tutte le direzioni. Macchiò il viso di Anthony, che venne
percorso da un tremito. Poi l'orribile masticazione continuò in una
serie di scricchioli sinistri.
"Dì a Rebecca che ti ho mandato io," disse Brock in una
voce piena di pietà, strappandogli le braccia.
L'urlo fu forte e lungo.
Koga percorse tutto da solo il lungo il tunnel, il suo mantello di
porpora svolazzante dietro di lui, tenendo la katana in una mano e una
radio nell'altra.
"Anthony? Rispondi Anthony! Cosa?" gridò? Era lui la
causa di tutto questo?
Poi intravide un bagliore bianco di fronte a lui, e Koga si fermò
di colpo, alzando la sua katana. Il candore si trasformò in una
sagoma umana, coperta da un mantello color crepuscolo. Il suo volto era
scoperto, e anche se non c'era vento nel corridoio i suoi capelli corvini
galleggiavano nell'aria. La luce bianca scomparve del tutto, lasciando che
lunghe ciocche di capelli verdi si posassero sopra un occhio blu scuro. Un
viso freddo, impassibile ma bello lo fissò, un'occhiata gelida che
sembrò attraversarlo.
"Ciao, Koga." La sua voce era impassibile, come la faccia. Era
in piedi, apparentemente a suo agio, le mani dietro la schiena. Il
mantello avvolse sinuoso il suo corpo magro.
"Sabrina," disse Koga con tono altrettanto freddo. "Così
questa è opera tua?" Con la spada indicò i corpi
svenuti ma con gli occhi aperti. Lei ignorò la domanda.
"Non puoi passare." La sua mano sinistra si spostò da
dietro la schiena. Strinse il pugno, e dalle nocche, che sembravano
brillare della gialle energia del potere psichico, emerse un coltello di
forma triangolare, luminoso e lungo circa mezzo piede. Il pugnale sembrava
trasparente, e vibrava nell'aria.
"Vuoi batterti?" chiese Koga, gettando il mantello sulla spalla
per liberare il braccio che reggeva la spada. Non sarebbe più stata
tanto sicura, dopo un colpo della sua katana avvelenata attraverso le sue
carni.
"No" la figura di Sabrina lampeggiò e scomparve.
"Huh?" Il suo senso del pericolo lo ammonì, e lui alzò
la spada bloccando il pugnale che si era materializzato dietro di lui. Ma
la lama psichica attraversò l'acciaio della katana, ignorando la
difesa. Trapassò il polso e Koga perse ogni sensazione da tutto il
braccio, come se fosse stato mozzato. La katana cadde dalla sua mano
inerte, rotolando sul pavimento. Quindi Sabrina gli girò attorno e
piantò il suo pugnale psichico in pieno viso. La sua mente venne
sconvolta da dolore, e tutto divenne nero.
Sabrina strappò la sua arma dal volto con uno strattone, e lasciò
cadere il corpo di Koga a terra, atterrando in una posa scomposta, come
una bambola di stracci. I suoi occhi, aperti, esprimevano ancora il
terrore che aveva provato.
"No," bisbigliò lei in tono smorto. Fece sparire il suo
coltello in un fiotto di energia gialla, e mise di nuovo le mani dietro la
schiena. La sua figura brillò, mentre si teletrasportava via da
quel posto. Alcune parole rimasero a fare compagnia a Koga. "Così
non è battersi."
Ash tossì, cercando di sputare il fumo mentre con uno scossone si
liberava del groviglio di metallo che lo aveva travolto. Riuscì a
mettersi in ginocchio e a fare uscire Pikachu dal suo rifugio sotto di
lui. Si pulì il volto dalla polvere.
"Uh," grugnì, " tutto bene, Pikachu?"
"Pikapi." Pikachu gli fece un cenno con il pollice della sua
piccola zampa nera, e usò l'altra per ripulirsi il naso dal
pulviscolo.
"Sembra che il laboratorio non abbia avuto la stessa fortuna."
Si guardò intorno. Il laboratorio era un cumulo di rovine fumose,
metallo aggrovigliato fra le scintille dei cavi e i rimasugli dei
computer. Dove il graveller era esploso, restava solo un cratere, perfino
il pavimento in acciaio era stato squarciato, rivelando la roccia. Niente
al di sotto. Evidentemente erano al livello inferiore del complesso
sotterraneo. I muri erano stati sventrati, rivelando il corridoio esterno.
Per un'ironica casualità, l'unica cosa ancora funzionante era
proprio il generatore di campo.
"Pika Pika," disse Pikachu deluso, osservando il crepitio della
barriera.
Ash gemette, alzandosi completamente e spolverandosi il petto nudo con le
mani. Si diede una rapida occhiata. Anche sotto le bende la ferita causata
dalla freccia pareva del tutto guarita, non lasciando nemmeno un segno
sulla pelle. I graffi sulla schiena era guarito. Ora stava bene. Quasi.
"Va bene, usciamo di qui," disse Ash, fronteggiando la
barriera. Socchiuse gli occhi, osservando la luccicante barriera rossa. "Là!"
gridò indicando un punto con l'indice della mano destra. Balzò
indietro, osservando il campo brillare un'ultima volta, per poi
frammentarsi come un bicchiere trapassato da un proiettile. Esitanti,
alcune scintille di energia rossa rimasero nell'aria, per poi dissiparsi.
Il mondo era nuovamente normale, non più un insieme di ombra rosse
al di fuori del muro di contenimento.
Usc fuori dalla sua prigione, seguito da Pikachu, e si guardò
intorno, pensando a Giselle. Notò che dove si era riparata, ora
c'era solo un mucchio di lamiere sconquassate. Rapidamente, cominciò
a scavare fra le macerie, facendosi strada fra i pezzi di circuiti e
schegge d'acciaio, spostando i resti dei macchinari più grossi con
ambo le mani.
Finalmente intravide Giselle, sul fondo, svenuta e sdraiata sul fianco.
Il camice era strappato privato del suo candore da un ammasso di olio e
limatura di ferro. Si inginocchiò e controllò le sue
condizioni. In qualche modo, era stato lo stesso ammasso di rottami ad
averla salvata, creando un piccolo riparo, anche se il prezzo era un
orribile livido sulla fronte.
"Ehi, ha salvato il mio zaino." Ash strappò stupito la
sua roba dalle mani di lei. Lo aprì e ne estrasse un'altra
maglietta nera con cui coprirsi.
"Pika Pika!" commentò Pikachu quando, intrufolandosi
nello zaino, trovò le sue carte Pokemon intatte. "Chu!"
affermò sollevato, rimettendole a posto con cura.
"Vediamo," disse Ash controllando il contenuto. Trovò il
suo piccolo palmare, ancora intatto, e sorrise. "Bene, il mio pokedex
è ancora qui." Si concentrò. Un'ombra si raggrumò
dietro di lui, coprendolo come una nebbia. Intorno ai suoi piedi si
formarono un paio di stivali neri, mentre dietro l'ombra si indurì
in un mantello scuro. "Ottimo, siamo a posto," concluse coprendo
il suo volto con le ombre del cappuccio. "Ora dobbiamo solo trovare
Misty e uscire da questo inferno." Raccolse lo zaino e se lo sistemò
sulle spalle, sopra il mantello.
"Pika Pika," disse Pikachu indicando Giselle con un cenno. Ash
sbuffò.
"Se non altro hai sempre avuto buon gusto per le ragazze, Pikachu."
Si piegò e sollevò il corpo esanime di lei. Fece attenzione
a non toccare le gambe nude e cercò di ignorare la strana
sensazione causata da quel carico. "La porteremo al comparto medico
più vicino, contento?"
E poi le luci tremolarono e si spensero, assieme al leggero ronzio dei
macchinari. Ash chiuse gli occhi, potenziando al massimo la sua visione
notturna.
"A quanto pare la corrente è saltata." Gli sembrò
di ricordare un'altra esplosione, dopo quella che aveva distrutto il
laboratorio. "Non mi piace per niente."
"Pika-chu," aggiunse Pikachu correndo verso l'uscita. Ash lo
seguì, stando attento a non far sbattere il corpo di Giselle contro
gli spigoli delle lamiere che erano state divelte dal muro.
Misty forzò le porte dell'elevatore, aprendole con un grugnito, e
si tuffò nell'atrio, strofinandosi i palmi. L'energia era saltata
quando aveva raggiunto il sotto-livello Tredici. I generatori erano
andati, ma come era possibile che i numerosi gruppi elettrogeni di
emergenza di Sud Lavender non fossero ancora entrati in funzione?
Il corridoio era buio e innaturalmente muto, mentre lo attraversava
cautamente, tenedosi contro il muro. Di solito quel livello era pieno di
soldati e scienziati. Stranamente in quel momento era del tutto vuoto.
Poi osservò numerose ombre accasciate al suolo, davanti a lei.
Turbata, si avvicinò e ne controllò forza.
"Cosa?" la voce sembrò confusa. "Perchè stai
imitando la voce di Misty?" Allentò la presa e la girò
fra le sue braccia. Poi le tolse il cappuccio.
"Dannazione!" esclamò Misty sentendo che un ciuffo di
capelli era rimasto impigliato nel cappuccio ed era stato quasi strappato.
Fissò irritata il suo viso confuso ma grazioso, osservandolo mentre
anche lui si scopriva la testa.
"Erika, a gioco stai giocando?" chiese, fulminandola con i suoi
occhi marroni. "E come hanno fatto i tuoi capelli a crescere così
tanto in così poco tempo?"
"Ti ho detto che sono Misty!" Lui le mise la mano sulla fronte.
"Erika, sei sicura di stare bene?" Poi Pikachu spuntò
dallo zaino di Ash.
"Pikachu," disse in tono disilluso. Poi lasciò partire
un fiotto di elettricità contro la testa del suo padrone. Ash gridò
scioccato, poi fissò nuovamente la donna, cercando di rimettersi a
posto i capelli ancora fumanti.
"Oh, sei tu, Misty," biascicò confuso. Misty alzò
lo sguardo, sospirando. Se non altro quella era la prova che dietro quel
volto c'era ancora l'Ash che conosceva. Ricambiò lo sguardo.
"Ora ti spiego: ho dovuto camuffarmi da Erika, altrimenti mi
avrebbero messo sotto chiave. Volevo liberarti." Ash scosse la testa,
cercando di mettere in moto il cervello.
"Incredibile," disse affascinato. "Sei davvero identica a
lei. Erika è un genio." Quella frase la infastidì.
"Ehi, perchè automaticamente deve essere tutto merito di
Erika?"
"Oddio... solo un esperto potrebbe fare un simile lavoro, e quindi-"
"Oh, taci," concluse Misty, irritata. Poi sembrò
ricordarsi qualcosa. Avvicinò di scatto il suo viso a quello di
lui.
"Ehi, che ti salta in mente?"
"C'è qualcosa di strano qui. Non sento più il mio
veleno, dentro di te."
"Che cosa?" E poi il terreno vibrò, mentre il brontolio
di un'esplosione arrivava ai loro timpani dall'alto.
"Ne parleremo più tardi!" rispose Misty, allontanandosi
da lui. "La base è sotto attacco. Troviamo erica e andiamo via
di qui." Si coprì nuovamente la testa col cappuccio.
"La Lega Pokemon, vero? Qualcuno ha messo un graveller nel mio
zaino. Forse lo hanno usato per rintracciarci." Gli occhi di Misty
brillarono, al nome del pokemon di roccia.
"E' stato Brock!"
"Ancora Brock?"
"Non c'è tempo per discutere," disse avviandosi. Poi
vide qualcosa con l'angolo dell'occhio. Giselle era sdraiata su di una
barella, svenuta. Allora quella era un'infermeria. Ash seguì il suo
sguardo.
"Dovrebbe essere al sicuro qui. Dopo tutto, se è la Lega ad
attaccare, sono qui per me, e se me ne vado, mi seguiranno lasciandovi in
pace."
"Mi sentirei meglio, lasciando qui un pokemon per proteggerla,"
disse lei, afferrando una pokeball da sotto il mantello blu e lanciandola.
"Togepi, vai! Proteggi Giselle, d'accordo?" La sfera si aprì
e ne uscì il piccolo pokemon uovo.
"Priiii!" Ash osservò la scena, incredulo.
"E questo coso dovrebbe proteggerla?"
"Non sottovalutarlo. Togepi è un pokemon potente." Poi
si voltò, aprì la porta e uscì.
"Se lo dici tu," rispose Ash, lanciando un'occhiata al piccolo,
grazioso e ridicolo uovo che li stava salutando. Poi seguì Misty
nel corridoio.
Una linea di fuochi scoppiettava sotto l'orizzonte, dove gli alberi si
facevano sempre più radi e iniziava la costa est del continente. La
brezza calda da ovest aveva con sè l'odore dell'oceano, assieme al
puzzo di cenere e fumo.
Butch ridacchiò, controllando l'andatura del suo rapidash.
"A quanto pare hanno dato inizio alle danze."
"La cosa ti fa felice?" chiese Cassidy con una smorfia sulle
labbra. "Siamo in ritardo." Spronò il suo cavallo di
fuoco. "Vediamo di non perderci-"
Ma poi il terreno sembrò allontananrsi dai loro destrieri. I
cavalli nitrirono spaventati, mentre le foglie secche e la polvere
sembrarono aprirsi sotto di loro, come una botola.
"Che diavolo è?" gridò Butch cadendo.
"Una fottuta trappola!" imprecò Cassidy. Raggiunsero il
fondo della fossa, e cercarono di controllare i loro rapidash, che però
inciamparono meschinamente.
"Fermi tutti!" gridò una delle guardi che seguiva i
comandanti. "Chi va là-"
Ci fu un sibilo sinistro. Il tonfo sordo di corpi che incontrano il
suolo, inerti. E poi due facce e un gatto, troppo familiari, li fissarono
dall'alto.
"Ancora voi!" Gridarono simultaneamente Butch e Cassidy,
furibondi. Cercarono di alzarsi, ma fallirono miseramente, inciampando
sulle zampe dei cavalli e venendo sbilanciati dall'armatura e dalla spada.
James ghignò da sotto la sua maschera.
"Per te c'è un guaio." Gli occhi blu pallido di Jessie
luccicarono da dietro la fessura.
"Fanne un paio."
Persian si lasciò a un terribile ringhio di gioia.
Duplica rischiò quasi di inciampare quando il convoglio si arrestò
di colpo, prima gli istruttori e i soldati davanti, poi in un gigantesco
effetto domino tutta l'armata si fermò.
I cavalli nitrirono e i loro cavalieri cercarono di calmarli, confusi.
Uomini e donne cominciarono a uscire dalle file e ad avvicinarsi alle
posizioni avanzate, per scoprire il motivo di quella sosta. Il carro
dietro di lei si bloccò di colpo. Il guidatore imprecò,
mentre l'arresto improvviso per poco non lo sbalzava in avanti, fra i
cavalli di fuoco che lo trainavano.
Un'opportunità perfetta, pensò Duplica, che
avvantaggiandosi della confusione, qualunque ne fosse la ragione, scivolò
sul fianco del carro dove erano imprigionate il Capitano Jenny e
l'Infermiera Joy. Inoltre sarebbe dovuta uscire da quella mischia il prima
possibile, visto che era trasformata in Tyra da molto tempo, e stava già
percependo la fatica che le costava mantenere quelle sembianze. Alzò
il telone del carro e balzò dentro, voltandosi di scatto.
"Duplica, sei tu?" Fu decisamente sorpresa dal vedere Laselle
inginocchiata accanto all'Infermiera Joy, mentre il Capitano Jenny era in
piedi, dentro l'angusto spazio del carro, libera dalle catene. C'era anche
Junior, sul fondo del vagone, che sbirciava dal telone, stringendo il suo
cappello marrone fra le mani.
Duplica, stremata, ritornò nella sua forma originale, ricordandosi
di formare anche i vestiti; un'uniforme nera, per nascondersi meglio nella
notte, stivali alti fino alle ginocchia e nessun mantello. Sperò di
non causare un attacco di cuore a Junior, così conciata.
"Ora va davvero meglio." Ghignò osservando Laselle
aprire le catene di Joylene con un rapido scatto. "Ah, ma brava! Una
scassinatrice, eh?" Laselle sembrò arrossire.
"Un piccolo trucco che ho imparato da bambina." Guardò
Junior. "Ma l'esperto del settore è Junior. E' riuscito a
recuperare i pokemon del Capitano Jenny e dell'Infermiera."
"Oh, smettila," borbottò Junior. Duplica diede loro
un'occhiata dubbiosa. Poi si guardò intorno.
"Siete tutti qui, pare. Ma dov'è Bruno?" Junior smise
per un attimo di osservare il caos all'esterno.
"Abbiamo trovato aiuto," disse con un luccichio dei suoi occhi
verde mare, sotto il berretto. "Il Maestro Bruno, Laselle e io
abbiamo raggiunto la costa poco fa. Ma la base era stata già
attaccata. Così abbiamo fatto dietro front, e abbiamo trovato una
meravigliosa nave ormeggiata lungo la costa." Arrossì. "E
i capitani! Sono le tre più belle donne che abbia mai visto!
Somigliavano molto al Maestro Misty, ora che ci penso. Ma avevano un'aria
molto più... audaci, come te." Duplica lo folgorò. "E'
vero, tu sei molto più audace," si corresse rapidamente
Junior. "Ad ogni modo, il Maestro Bruno e quei tre capitani della
nave si stanno aspettando sulla costa. Sud Lavender è un unico
enorme campo di battaglia, c'è fuoco ovunque, per cui non possiamo
passare. Ma il Maestro Bruno pensa di passare via mare e sbarcare."
"Cosa ne è stato della donna che ho legato all'albero?"
chiese Duplica, rivolta a Laselle.
"Oh, quella," commentò Laselle con un'occhiata
disgustata. La faccia di Junior divenne rossa, mentre cercava di far
passare un po' d'aria sotto la sua giacca, apparentemente accaldato.
"Uh, quella donna è col Maestro Bruno, sulla nave. Um, ci ha
causato molti problemi."
"Sì, ci avevo pensato." Duplica si preoccupò per
Bruno. A giudicare da quello che aveva sentito, non si sarebbe sorpresa se
Tyra l'avesse mangiato vivo. Poi, con una punta di ironia, pensò
che forse quella donna lo avrebbe addolcito un po', e lo avrebbe reso un
po' più ottimista nei confronti della vita.
Il Capitano Jenny si affiancò a Junior e diede un'occhiata
attraverso l'apertura.
"E' peggio di un formicaio, là fuori. Meglio, passeremo
inosservati."
"Stavo per suggerirlo," disse Duplica girandosi verso il telone
dietro di lei. "Sarebbe meglio uscire dal fondo del carro, il
conducente potrebbe vederci se uscissimo di lato. Andremo in fila indiana,
io per prima, poi Junior, l'Infermiera Joy, il Capitano Jenny e Laselle
per ultima." Lei alzò la falda e diede un'occhiata. "La
strada è libera. Via, via, via!" Scivolò fuori e si
acquattò sulla polvere della pista. Poi si girò e corse
verso la foresta. Si girò e guardò Junior uscire.
"I prigionieri stanno scappando!" gridò qualcuno.
Quello era male, pensò Duplica bloccandosi di colpo, lasciando
scivolare gli stivali nella polvere mentre si voltava di scatto. Passò
la lampada a Junior, che era dietro di lei.
"Junior, tu e gli altri scappate nella foresta. Li rallenterò
e vi raggiungerò poi." Junior annuì e corse verso gli
alberi, facendo cenno al Capitano Jenny e a Joylene. Ma Duplica osservò
che Laselle non usciva. Fissò il carro e vide ombre in lotta dietro
il telone.
"Ferma, donna!" Due soldati stavano correndo verso di lei. Li
osservò. Erano un paio dei più cari... amici di Tyra.
Sorrise, trasformando il suo corpo in quello della ragazza, completamente
nudo, e si mise a correre.
"Oh, ciao ragazzoni!" disse in tono gutturale. Gli occhi dei
due uomini sembrarono schizzare fuori dalle orbite.
" Tyra?" Quando lei arrivò accanto a loro, alzò
le braccia e trasformò le mani in due grosse mazze di ferro. Centrò
le loro teste, facendoli cadere a terra, poi tornò indietro,
ritrasformò il suo corpo nella sua forma naturale, e balzò
dentro al carro.
L'uomo in lotta con Laselle indossava la tuta cremisi degli Istruttori di
Fuoco.
"Puttana, hai liberato i prigionieri!" stava respirando
pesantemente, i suoi capelli biondi e aggrovigliati ondeggiavano sulla sua
testa, mentre bloccava Laselle sul fondo del carro.
Duplica sferrò un violento calcio nello stomaco dell'Istruttore di
Fuoco, che sputò il suo fiato e rotolò dall'altro lato del
carro.
"Puttana! Ninetails -"
"Caterpie, String Shot!" ordinò Laselle alzandosi
rapidamente. Il pokemon bruco sbucò dallo zaino di Laselle.
"Ernh?" Ruscelli di seta bianca partirono dall'insetto e
avvolsero l'Istruttore che stava per lanciare la sua pokeball. L'uomo cercò
di liberarsi un paio di volte, poi il bozzolo crebbe fino a coprirgli la
faccia.
"Mmpht!" cercò di dire con la bocca ingolfata dalla
seta.
"Sfondamento!" Duplica prese una rincorsa e lo calciò di
nuovo, spingendolo fino contro il bordo del carro. Il bozzolo rimbalzò
e rotolò per qualche metro. Laselle la guardò dubbiosa.
"Sfondamento?" Duplica sorrise.
"Mi piace fare sport." Più soldati balzarono da tutti i
lati del carro, intrappolandole efficacemente.
"Voi due, siete in arresto in nome della Lega del Pokemon!"
Per fortuna, proprio in quel momento il terreno cominciò a
vibrare, gli alberi intorno a loro ondeggiarono pazzamente. Il carro venne
spinto qua e là, e Duplica finì carponi. I soldati vennero
sbalzati fuori, e caddero al suolo bestemmiando, trascinati dalle loro
pesanti armature. Ma poi l'aria venne riempita da grida spaventose, di
terrore e dolore. Il terreno era sempre scosso, e le ruote carro
sembrarono cedere a quel movimento innaturale. La mascella di Duplica si
chiuse di scatto quando il fondo del carro incontrò il terreno dopo
che gli assi avevano ceduto.
"Il terreno, vengono da sotto il terreno!" gridò
qualcuno.
"Che?" rispose uno dei soldati. "Cosa sta venendo
dal-arghhhh!" La sua testa scomparve sotto il carro.
"Mio Dio, che è successo a Todd? Argh!" Più
soldati sembrarono risucchiati, e altre urla scoppiarono intorno ai resti
del carro. Uno, poi due, poi tre, e infine tutti i soldati che le
circondavano vennero trascinati via.
"Che diavolo succede?" esclamò Duplica strisciando fino
al bordo e guardando fuori dal telone lacerato del carro. Al posto dei
soldati c'erano piccoli buchi nel terreno, apparentemente creati da
qualche animale.
Duplica si sporse e guardò intorno al carro. I soldati correvano
in preda al panico, inseguiti dalla causa di quei piccoli fori circolari
nel terreno. Un soldato urlò, affondando fino alla vita nel terreno
e cercando disperatamente di uscirne. Ma il suo corpo sembrò venire
strattonato, come se qualcosa stesse masticando le sue gambe, e il sangue
sprizzò dall'interno del buco. Infine il soldato si arrese, e venne
inghiottito dal suolo.
Dal cunicolo più vicino arrivò un fischio, e Duplica guardò
la strana sagoma di una testa coperta di scaglie che la fissava con occhi
rossi. Sembrava un sandshrew, eppure non lo era. Aveva lo stesso corpo
corazzato e le orecchie triangolari del pokemon, ma la pelle era più
scura, e sembrava emettere un'aura minacciosa.
"Un Pokemon proibito!" gridò Duplica allarmata. Il
sandshrew balzò fuori dal buco, cercando di prenderla al volto. Ma
lei scattò indietro, e il pokemon la mancò e si rituffò
nel suolo. Numerosi sandshrew proibiti sbucarono dai fori nel terreno e
cominciarono ad assediare il carro, arrampicandocisi sopra. Laselle gridò
non appena li vide. Ambedue cercarono di rifugiarsi al centro del carro.
"Che facciamo?" balbettò Laselle.
Duplica lottò con sè stessa, per imprimersi nella mente
l'immagine, e cominciò a trasformarsi. In poco tempo un elegante
rapace bruno e bianco agitò le sue larghe ali, pronto a decollare.
"Sali a bordo!" disse Duplica-Pidgeot.
Fecero appena in tempo a decollare, con Laselle stretta saldamente alla
schiena di Duplica, perchè non appena si alzarono in volo il carro
venne risucchiato dalla terra.
Due ombre, più nere dell'oscurità che li circondava,
avanzavano lentamente nere corridoio. Cautamente, Ash e Misty avanzarono
fra i corpi sparsi sul pavimento, con passi silenziosi che però
rombavano fra le pareti del passaggio.
"Erika è al sotto-livello Otto, cinque piani sopra di noi,"
bisbigliò Misty rivolta ad Ash, dietro di lei. "Non c'è
elettricità, dovremo arrampicarci per la tromba dell'ascensore."
"Ma se ci sono delle guardie, cosa facciamo?"
"La base è sotto attacco, per cui la sicurezza dovrebbe
essere già impegnata, non sarà difficile passare." Si
fermò, trovando di fronte le porte dell'elevatore, e cominciò
a cercare un modo per aprirle con le mani. "Poi, saliremo al
sotto-livello tre, all'altezza dei moli. Ho una barca pronta a partire."
Grugnì, mentre il suo sforzo dava i risultati sperati, e la porta
di acciaio si apriva. Ash entrò dentro e fece forza con una mano,
lasciandole uno spiraglio per passare.
"Così ce ne andiamo e lasciamo i Ribelli a prendersi cura
della Lega?"
"Abbiamo cose più importanti a cui pensare, come chiudere il
portale" rispose Misty entrando nella tromba, seguito da Ash. "Inoltre,
non meritano il nostro aiuto. Pensavano di usarti, Ash! Volevano prendere
il controllo della tua mente, come ha fatto la Lega. Oppure avrebbero
usato i tuoi poteri come una specie di arma. Pensavano che bastasse
uccidere Gary per mettere tutto a posto." Misty alzò la mano,
improvvisamente coperta da un'aura azzurra, e con un raggio di ghiaccio
sfondò il soffitto dell'ascensore. Saltò, e si ritrovò
fra i cavi che lo sostenevano. Ash arrivò pochi istanti dopo,
atterrando a pochi passi da lei, nell'oscurità.
"Ma ti ho detto che non so come chiudere i cancelli del Piano
Astrale." Poi realizzò il senso delle parole che lei aveva
appena detto. "Cosa volevi dire, quando parlavi di come la Lega mi ha
controllato-"
"Troveremo un modo," disse lei, ingnorando la sua domanda e
afferrando il cavo d'acciaio dell'ascensore per arrampicarsi. "Ce la
faremo. Potremmo trovare degli indizi nella profezia."
"Indizi nella profezia... Forse," Ash inspirò. Poi
comcinciò anche lui a seguirla lungo il cavo. "Ma al momento
sembri saperne quanto me, a riguardo."
La tromba dell'ascensore, buia e ostile, li inghiottì, mentre
lentamente risalivano i cavi. Ash tentò di non fissare la
mini-gonna di Misty, sopra di lui. Avrebbe dovuto ricordarsi di dire ad
Erika di vestirsi in modo meno provocante, così se mai fossero
successe cose simili, non sarebbe stato sottoposto a quella tortura. Le
lunghe gambe di lei dondolavano sopra la sua testa, avvolte dagli stivali,
e lo mettevano a disagio. Non era certo di conoscere i suoi sentimenti
verso di lei, ma il suo corpo aveva le idee ben chiare. Temeva di potersi
innamorare di nuovo di quella donna. In fondo, non aveva sempre messo sè
stesso in secondo piano, per lei? L'unica cosa certa era che si fosse
nuovamente innamorato di lei, sarebbe stata una cosa ancora più
pazza dell'ultima volta. Se poi tutto si fosse concluso come anni fa, con
un abbandono, non lo avrebbe potuto sopportare. E Misty, cosa provava lei?
Sembrava preoccuparsi, sempre al suo fianco anche quando si gettava in
azioni eroiche e suicide. Forse provava ancora qualcosa, in fondo quello
che era successo nella cava era più che sufficiente a provarlo. La
caverna. Come stavano Duplica e gli altri? L'ultima volta che si erano
visti era stato alla cittadella a ovest di Cerulean.
Poi il suo senso del pericolo lo risvegliò da quei pensieri, e Ash
cercò di appoggiarsi al cavo e di guardare nell'oscurità
sopra di loro. C'era un piccolo punto arancione, fra le ombre, e sembrava
avvicinarsi.
"Misty, lo vedi?" Misty se ne accorse.
"Ô una Fuocobomba! Dobbiamo uscire di qui!"
"A che livello siamo?"
"Sotto-livello Nove, abbiamo ancora un piano da scalare!"
"Dannazione!" Alzò un braccio, e rimase appeso al cavo
solo con una mano. Pikachu usc dallo zaino e corse lungo l'arto. "Pikachu..."
lanciò il pokemon verso l'alto, fra le tenebre. "Scudo
elettrico!"
"PIKA!" Pikachu si avvampò e brillò per qualche
istante, poi generò a mezz'aria uno scudo di energia nera sopra di
loro, chiudendo la tromba dell'ascensore. La Fuocobomba colpì lo
scudo e venne bloccata da un crepitio di elettricità.
Ma poi il muro accanto a loro vomitò, col fragore di un tuono, una
fitta salva di fulmini gialli, facendogli perdere il contatto col cavo. La
sua schiena si scontrò con la parete d'acciaio della tromba, ma
l'esplosione fu così forte da fargli sfondare quella barriera, e
precipitò dentro un corridoio buio, scivolando sul metallo del
pavimento e crepitando di elettricità.
Mentre scivolava, un sottile anelli di energia lo seguì lungo il
pavimento e si attorcigliò intorno al collo. Ash tossì
mentre la presa salda di quel cerchio di elettricità arrestava di
colpo la sua caduta e si serrava, lo sollevava nell'aria, cercando quasi
di impiccarlo. Le sue gambe scalciarono impotenti nell'aria, mentre
cercava di afferrare il cerchio con le mani, per impedirgli di troncargli
il collo.
Poi il tetto di fronte a lui sembrò crollare sotto il peso del più
grosso uomo che Ash avesse mai visto, avvolto in un mantello giallo che
fluttuava sopra di lui. Il pavimento venne violentemente scosso quando il
gigante atterrò sul pavimento, lasciando due piccoli crateri sotto
i piedi. In una delle sue grandi mani teneva l'estremità del cappio
che lo stava strozzando, una piccola folgore che serpeggiava sul pavimento
a cui si ancorava per sollevare Ash, come in un patibolo improvvisato. La
testa del gigante era scoperta, rivelando dei lineamenti squadrati,
sormontati da irti capelli biondi. Occhi malevoli brillarono di elettricità
ambrata.
Il luogotenente Surge.
"Così ci incontriamo di nuovo, piccolo," Surge rise, il
suono delle sue parole echeggiò fra le pareti del tunnel buio. "Ti
mostrerò come la Lega Pokemon tratta i traditori!" Diede un
crudele strappo alla frusta elettrica.
Ash non riuscì più a respirare, il cappio si strinse
ulteriormente attorno al suo collo, alzandolo ancora nell'aria. La vista
cominciò ad annebbiarsi. Aveva solo una possibilità. I suoi
occhi brillarono dorati, mentre le sue mani afferravano la frusta di pura
energia e la usava come conduttore per il suo fulmine nero. L'elettricità
crepitò dalle sue mani e corse lungo la folgore verso il suo
obiettivo. Surge ruggì di sorpresa e di dolore quando la sua arma
venne avvolta dal fiotto di energia nera, folgorando le sue mani. La
stretta attorno al collo di Ash si allentò improvvisamente, e lui
cadde a terra, atterrando malamente con la schiena. Surge venne sospinto
via dal colpo. Il suo corpo gigantesco si schiantò contro il muro,
sfracellando il cemento.
Per un momento, Ash rimase inerte, inghiottendo l'aria con lunghi
respire, sdaiato sulla schiena a tenendosi la gola arroventata. Poi
riprese completamente conoscenza, rotolò di lato e si rialzò
di scatto, bilanciandosi con una mano. Il mantello si alzava e si
abbassava spasmodicamente ad ogni respiro, e il suo cuore sembrava voler
uscire dal petto.
Surge si rialzò dal buco nel muro semi-distrutto. I suoi capelli
biondo scuro crepitarono di elettricità.
"Bel trucco, bambino" ringhiò, strofinandosi le mani
fumanti. "Ma non saranno dei trucchetti a salvarti! Raichu, Tuono
Distruttore!" Dal buco nel muro causato da Ash, arrivò il
Raichu du Surge; l'evoluzione naturale di Pikachu, con lunghe orecchie
appuntite, una coda sagomata come un fulmine e occhi neri e tondeggianti.
Quello però era molto più groso del solito, quasi quattro
piedi di altezza, e il suo corpo giallo e arancione brillava
innaturalmente di energia.
"RAI!" gridò scagliando una colonna di pura elettricità
dalla bocca. Ash saltò in aria, scavalcando il colpo, con gli
stivali a pochi millimetri dal fiotto di energia. Quindi fece una capriola
a mezz'aria, riatterrò sui piedi e si spinse con tutta la sua
forza, lanciandosi contro Surge.
"Cosa?" esclamò il Maestro, centrato all'altezza della
scapola da una violenta gomitata di Ash. Poi saltò ancora, e si
ritrovò dietro a Surge prima che questo potesse voltasi. Lo afferrò
ai fianchi e sollevò la massiccia mole del gigante, si piegò
all'indietro e catapultò Surge sul pavimento, a testa in giù.
L'acciaio non resse il peso del colosso e si squarciò, facendo
precipitare Ash e Surge al livello sottostante.
"Ash!" gridò Misty osservando impotente mentre questi
veniva lanciato contro la parete da un'imponente colonna di elettricità,
proprio sotto di lei.
"Pika!" anche Pikachu non potè fare nulla, appeso al
cavo sopra di lei.
"Pikachu, devi aiutarlo!" esclamò Misty disperata. "Posso
badare a me stessa!" Il piccolo topo elettrico indicò lo scudo
che stava ancora reggendo le violente fiamme che cercavano di passare, e
scosse la testa.
" Pika Pika!"
"Vai, ho detto!" urlò Misty strattonando il cavo per
salire più rapidamente. Raggiunse Pikachu, alz• un braccio e
si concentrò, emanando una luminescenza blu e creando uno scudo di
puro ghiaccio intorno al suo pugno. La barriera si allargò,
circondando la mano con una sottile lastra circolare che condensava
l'umidità dell'aria, gelido.
"Pikapi!" disse Pikachu stupito da quello che vedeva.
Rapidamente, smise di mantenenre lo scudo di elettricità nera e la
fece passare. Le fiamme si vomitarono su di lei, ma vennero rese innocue
dallo scudo di ghiaccio di Misty.
"Ora vai da Ash, ha bisogno di te!" ordinò fermamente
lei, afferrando il cavo, sudando dietro lo scudo perchè questo
fermava le fiamme ma non tutto il calore.
"PIKA!" urlò Pikachu concentrandosi. Con una scintilla
di elettricità nera fuse il muro e si mise alla ricerca di Ash.
"Rai!" disse Raichu, osservando scioccata il suo Maestro che
sprofondava attraverso il pavimento. Stava per gettarsi e seguire il suo
padrone, ma dalla parete dietro di lei arrivò un'esplosione di
acciaio fuso. Si accucciò per schivare una piccola sagoma nera che
le passava sopra la testa e le atterrava accanto. Orecchie appuntite la
puntarono e una coda frastagliata ondeggiò nell'aria.
"Pika-chu!" Era il pikachu del cattivo allenatore che aveva
attaccato Surge, e i suoi occhi brillavano di cobalto. Rimaneva fermo,
davanti al buco, fronteggiandola.
"Rai-chu!" ringhiò Raichu. Ricordò di essere
stata amica di quel pikachu, ma ora tutto era cambiato. Il cattivo aveva
fatto evolvere quel pokemon male. Era innaturale. Ne aveva paura. Ma aveva
anche paura di perdere il suo padrone.
"PIKA!" il pikachu nero diede un ultimo avvertimento, e iniziò
ad avanzare.
"RAI!" gridò Raichu, iniziando ad emettere scintille
dalle gote.
La sua barriera di ghiaccio stava cominciando a sciogliersi sotto
l'intensa Fuocobomba, e Misty stava iniziando ad allarmarsi. Guardò
dietro di sè, e notò che le porte dell'ascensore si
chiudevano al livello otto. Era al piano di Erika!
"Non sapevo che sapessi controllare il ghiaccio e l'acqua!"
disse improvvisamente una voce sopra di lei, e le venne tolto il respiro
quando qualcosa le diede un calcio allo stomaco, da sotto il cavo. Sbattè
la schiena contro le porte chiuse dell'ascensore, e riuscì a vedere
una figura in un mantello rosso dondolare ancora verso il basso e
centrarla con un colpo anche più forte. Le porte dietro di lei si
aprirono bruscamente e fu sbattuta dentro atterrando di schiena, mentre la
barriera di ghiaccio spariva e lei perdeva il controllo su di essa,
scivolando per parecchi metri. La figura nel mantello rosso ondeggiò
verso di lei ed atterrò accovacciata, le pieghe del suo fiammante
mantello che ne avvolgevano la figura. I capelli blu, raccolti in una
coda, e gli occhi rosso fiamma, la identificavano come Lara Larame.
Ancora.
"Allora, Erika cara, dove hai imparato a farlo?" disse mentre
si rimetteva in piedi dolcemente, le mani che le fumavano dalla punta
delle dita. Misty si rialzò sulle ginocchia, respirando forte. Per
un attimo non aveva capito di cosa stesse parlando Lara, ma quando il
verde della sua mantella face capolino in una parte periferica della sua
visuale, si ricordò che era ancora vestita come Erika. Sorrise
leggermente.
"E perchè dovrei dirtelo?" chiese sperando di usare una
voce simile a quella di Erika.
"Be',ho pensato che avere un po' di abilità con l'acqua
potrebbe risultare utile per un Maestro di Fuoco come me." Ridacchiò.
"Ma non ne va della mia vita. Comunque..." Mise la mano dentro
il mantello e ne estrasse tre piccole pokeball, tenendole fra le lunghe
dita. "Sembra poco corretto, dal momento che il fuoco brucia l'erba
così facilmente. Andate, miei Arcanine! Stritolatela fino a farla
morire!" Lanciò le tre sfere in aria dove si allargarono ed
esplosero, aprendosi con raffiche di fiamme. In rapida successione, tre
enormi cani rossi con strisce nere si piazzarono di fronte a lei,
ringhiando ferocemente, la saliva bollente che colava dalle zanne mentre
balzavano all'attacco.
Misty si rimise in piedi e fece un passo indietro, girandosi leggermente
sul fianco per tirare fuori anche lei tre pokemon, due in pokeball blu e
uno in una piccola sfera nera, tutte tenute fra le dita affusolate.
"Se è permesso usarne tre... andate Seadra, Vaporeon e
Starmos!" Lanciò le due sfere in aria dove si aprirono
circondati dall'energia del ghiaccio, mentre la piccola sfera nera si
espandeva fino alla sua vera forma. "Seadra, Idropompa! Getto
d'Acqua! Lame di ghiaccio!" Il suo pokemon d'acqua rimase in aria,
sollevando le sue lunghe pinne affilate, e lanciò un ruggito.
"SEADRA!" Centrò con una forte colonna d'acqua
l'arcanine che stava attaccando per primo. Il cane di fuoco gridò
di dolore quando il liquido freddo lo sbattè violentemente indietro
contro il muro, spegnendo il suo fuoco e squarciandolo in polposi pezzetti
di melma rossa. Il secondo Arcanine fu colpito in faccia da una pallottola
d'acqua che gli spazzò via il naso e la parte superiore della
mascella, e gli fece perdere conoscenza a causa delle gravi ferite. Il
pokemon d'acqua quattro zampe di Misty si ergeva vittorioso.
"VEE!"
Infine l'ultimo arcanine fu tagliato perfettamente in due dallo Starmos
di Misty, il pokemon stella marina con pinne super - taglienti che ruotava
come uno shuriken fuori misura avvolto di energia gelida. I due pezzi del
grande cane infuocato esplosero e si ridussero a cenere.
"Che cosa?" urlò Lara confusa. "Come puoi avere
pokemon d'acqua? Non sei Maestro d'Erba?"
"Il mondo è pieno di sorprese," disse Misty, ancora
imitando Erika, mentre avanzava.
"Strega!" gridò Lara. "Non è ancora finita!"
Lanciò un'altra pokeball e sparò un dardo di fuoco dalle
mani verso il soffitto: il bollente liquido fiammeggiante trapassò
la parete. "Arcanine, esplodi!" Poi balzò attraverso il
buco, il mantello rosso che le correva dietro mentre scappava.
"Eh, no, non lo farai!" urlò Misty mentre si gettava
all'inseguimento afferrando le zampe anteriori dell'arcanine a mezz'aria.
Il cane di fuoco cominciò ad emmettere gridolini, segno che stava
per autodistruggersi, ma Misty mandò un'ondata di artica energia
fredda attraverso le sue mani verso il cane infuocato. Esso urlò
mentre iniziava a congelarsi, dapprima le zampe per le quali lo teneva, e
poi il resto del corpo. Una nebbia lucente si alz• per tutta la sua
lunghezza, mentre si incrinava e si solidificava congelandosi. Poi
penzolando con uno slancio in avanti, Misty lo buttò contro il muro
dove si sfracellò in migliaia di pezzettini di acqua e ghiaccio.
"Ora andiamo ad aiutare Ash," si disse mentre richiamava i suoi
pokemon all'interno delle loro pokeball e li rimetteva all'interno del suo
mantello, come fece con Starmos, che aveva ridoto alla sua forma
originaria.
Ma in quel momento il il suolo eruttò di fronte a lei, mandando
sassi, acciaio e detriti dappertutto. Spalancò la bocca quando vide
che una figura in mantello nero veniva scaraventata attraverso la nuvola
di distruzione e atterrava bruscamente sul terreno di fronte a lei, di
secco sulla schiena, rimbalzando una volta prima di giacere immobile. Il
suo corpo stava ancora scintillando per l'elettricità gialla
rimasta e il suo mantello era a brandelli, fumante.
Gli corse incontro, il cuore che le batteva forte in petto, e si accucciò
accanto a lui.
"Ash!"
Pensò di aver sentito Misty chiamare in lontananza il suo nome,
ed aprì lentamente gli occhi solo per vedere un viso preso dal
panico sopra di lui. Il trucco era sbavato, e ora somigliava molto più
a se stessa che ad Erika.
Il suono di un tuono interruppe i suoi pensieri e una colonna di luce
esplose attraverso il pavimento a parecchi metri da lui. Surge ci passò
attraverso, il suo gigantesco corpo che sprizzava energia, il mantello
giallo che fluttuava intorno a lui in modo innaturale. Tutti i massicci
attacchi che Ash gli aveva inferto sembravano averlo più fatto
arrabbiare che ferito. Era diventato resistente quanto l'acciaio. Era
semplicemente troppo grosso.
Surge si sfregò il mento quadrato, gli occhi ambrati che
brillavano nel buio.
"L'Assassino, ti chiamavano. Be', piccolo, devo assassinare
l'Assassino! Lord Garick sarà accontentato!" Lanciò un
urlo di battaglia, cominciando a correre con passo pesante, il suolo che
tremava al suo avvicinarsi. Alz• le grosse braccia e con le mani che
scintillavano form• una lunga scure fatta di pura elettricità.
"Non te lo permetterò!" urlò Misty con forza
mentre saltava di fronte a lui con le braccia distese. Surge grignì,
sollevando l'immensa ascia sopra la sua testa preparandosi ad usarla.
"Allora condividerai il suo destino!" Un velo di oscurità
scese sopra la vista di Ash.
"No! Stanne fuori!" urlò mentre balzava in piedi e
attaccava dall'alto sopra di lei. A mezz'aria il suo mantello nero si aprì
come ali d'uccello, scintillando di nero mentre lui lo trascinava dietro
di sè. Surge si lanciò in aria per andargli contro, i suoi
grandi stivali che facevano scricchiolare il terreno mentre lui balzava in
aria, ondeggiando l'enorme ascia.
"Dopo tutto questo, andrò a trovare Mistaria e ucciderò
anche lei! Se non sarò già morta!" Ash si girò
per aria, fermando la lama dell'ascia fra le dita e con il pollice sul
bordo di essa. Poi gli diede un calcio in faccia, assicurandosi di aver
mandato un'ondata di energia nera dai suoi stivali. Surge urlò di
dolore per il massiccio attacco e perse l'equilibrio in aria, permettendo
ad Ash di girargli intorno per sferrare un altro potente calcio di energia
nera nello stomaco, che spinse con forza l'enorme uomo all'indietro.
Ash atterrò con un tonfo e continuò ad inseguire Surge con
una rapida corsa mentre l'uomo continuava a volare nell'aria lungo il
lungo corridoio, emettendo elettricità nera. Ci fu una piccola
esplosione e uno stropicciarsi di ferro e roccia quando Surge andò
a sbattere contro il muro e lo trapassò, andando fino alla fine del
tunnel, con pezzetti di cemento che volavano dappertutto.
Arrabbiato, incurante, Ash aumentò la velocità e saltò
in aria passando attraverso l'esplosione, inseguendo Surge implacabile. La
sua aura di energia nera distruggeva ogni detrito con cui entrava in
contatto mentre entrava nel buco.
Erika giaceva su un letto d'acqua, fissando le ombre sul soffitto,
mentre la candela sul tavolo vicino si spegneva. Che noia, pensò.
Che noia, che noia, che noia.
"La prossima volta cervello," disse a voce alta, "ricordami
di non dare mai retta ad uno degli insensati piani di Misty."
Non l'avevano lasciata uscire nemmeno quando aveva sentito le due
esplosioni. Avevano detto che era un ordine tassativo che fosse tenuta lì.
Le sarebbe piaciuto mostrare loro chi era veramente, ma avrebbe mandato
all'aria la copertura di Misty. Perciò era intrappolata lì,
rinchiusa nella stanza della sua amica, completamente senza energia e
senza luce con cui vedere, tranne una candela mezza sgretolata.
E la cosa peggiore era che aveva dato a Misty il suo nastro per capelli
preferito. Blah, e adesso aveva i capelli rossi, almeno finchè il
colore non fosse andato via in un giorno o gi- di lì. Per
divertirsi, aveva passato il tempo a smaltarsi le unghie con un profondo
verde smeraldo. Dispiegò le dita di una mano e le fece sventolare
per un po' per permettere che si asciugassero più in fretta.
Carine, ammise. Ma il colpo che aveva dato al dito indice non era
perfetto. Supponeva di essere perdonabile, vista la scarsa luce. Poi
quando si piegò sul fianco per avvicinarsi alla bottiglia di smalto
e continuare con l'altra mano, le sue dita che frugavano in giro si
scontrarono con un porta foto. Sospirando annoiata si girò per
rimetterla a posto.
Quando la rimise a posto, la guardò pensierosa. Era una foto di
Misty quando era più giovane, con Ash dietro di lei, che le
abbracciava il collo. Entrambi ridevano, in posa per la macchina
fotografica, con le braccia libere che alzavano le mani in una 'V' di
vittoria. Misty portava ancora la coda di cavallo in questa fotografia,
benchè fosse in uno stile più convenzionale, portata dietro
la testa. E Ash indossava quel vecchio cappello bianco e rosso della Lega
del Pokemon portato inclinato da una parte, che lasciava che i folti
capelli neri coprissero un occhio.
Erika studiò il sorriso di Misty nella foto. Sciocca ragazza, pensò.
Misty poteva aver fatto tutte quelle storie sul fatto di odiare Ash, ma in
fondo, Erika lo sapeva, che probabilmente era ancora pazza di lui. Sperava
che andasse loro tutto bene e che riuscissero a scappare. Per qualche
ragione, credeva fermamente che insieme avrebbero fermato in qualche modo
la Lega dei Pokemon. Avevano semplicemente un'inquietante capacità
di risolvere i problemi, e di riuscire contro ogni aspettativa, quando
erano più giovani. Era un vero peccato che non riuscissero a fare
lo stesso con la loro relazione.
Mentre si appoggiava nuovamente sul letto, udì distintamente due
tonfi venire da fuori, come se qualcuno avesse appoggiato due paia di
pesanti sacchi bagnati. Le guardie? Istantaneamente si mise con un balzo
dietro al letto, coprendosi i capelli con la mantella blu di Misty. I suoi
capelli potevano essere rossi, ma erano ancora troppo corti per passare
per quelli di Misty che arrivavano all'altezza della cintola. Il cappuccio
sarebbe servito a nascondere l'inadeguata lunghezza di capelli. Un tonfo
più forte arrivò da fuori le porte d'acciaio chiuse, come se
qualcuno stesse cercando di entrare non sapendo come aprirle. Poi Erika
spalancò la bocca quando un grosso stivale calciò via la
porta come una lattina spaccata. Lo stivale si ritrasse e venne
rimpiazzato da grosse dita che cercavano di rendere il buco ancora più
largo fino a che non fu alto quanto la porta. Un uomo alto e corpulento,
in mantella marrone, si accucciò e vi passò attraverso,
spolverandosi le mani contro le cosce. Alzò la testa piena di irti
capelli marroni, per fissarla con occhi che sembravano fessure, così
stretti che era impossibile vedere le pupille. La sua carnagione era più
scura del normale, e il viso rudemente affascinante.
No, non poteva essere. Aveva ragione Misty?
"Brock?" chiese Erika con terrore, dimenticandosi di mascherare
la voce.
Ma lui restò silenzioso. mentre girava lentamente la testa per
studiare la stanza. Guardando attentamente la scatola di cosmetici che
Erika aveva lasciato sul tavolo, aggrottò la fronte confuso.
"Qualcosa non va." E in quel momento il muro est della stanza
sembrò eruttare con un'esplosione di ferro rotto, roccia e polvere.
Un gigante in mantella gialla volò attraverso la nuvola di polvere,
per passare oltre Brock e finire scivolando sul pavimento. Ci fu un tonfo
muto quando il corpo si fermò bruscamente contro il muro,
dall'altra parte della stanza. Qualcosa volò via dal comodino e finì
ai piedi di Brock.
"Cosa?" tuonò Brock sorpreso.
Poi qualcos'altro emerse dal muro distrutto. Un'ombra nera con occhi
lucenti. Un'ombra nera che si dirigeva direttamente verso il confuso e
sbigottito Brock.
Un'altro Istruttore della Lega dei Pokemon! Ash gli volò incontro
furibondo, coi pugni diretti verso la figura dal mantello reso nero
dall'oscurità. Non l'avevano mai visto arrabbiarsi sul serio, ma
dannazione, se volevano combattere, se osavano ancora minacciare Misty,
allora si sarebbero ricordati perchè si era guadagnato la sua
reputazione durante la guerra.
Ma mentre si avvicinava all'Istruttore nemico, i suoi velocissimi sensi
identificarono chi stava sotto il mantello. Il viso familiare, gli occhi
sottili e. Irti capelli bruni. Il tempo sembrò rallentare. Brock!
Disperatamente, invocò le ombre per fermare il suo impeto. Atterrò
sul suolo della stanza,girandosi di lato mentre i suoi stivali slittavano
sul duro pavimento per parecchi metri. Finalmente riuscì a fermarsi
davanti all'uomo che era stato fiero di chiamare amico durante i giorni
dei viaggi d'allenamento. L'altro suo vero amico, dopo Misty. Verso il
quale stava per sferrare un micidiale colpo al viso, nella sua furiosa
frenesia.
Per un attimo non riuscì a dire niente stando lì, con la
bocca spalancata per la sorpresa. La sua lingua sembrava essere annodata.
Non sapeva se sentirsi più imbarazzato per il colpo che aveva quasi
dato, o più felice per la prova che uno dei suoi più vecchi
amici era vivo.
Brock sembrava fissare qualcosa, sul pavimento di fronte a lui. Ash guardò
giù, e notò una foto rotta fra pezzi di vetro infranto.
Dalla sua angolazione, non riusciva a capire il soggetto di quel ricordo
nel portaritratti.
Vagamente, sentì alcuni passi dietro di lui, dall'apertura
lasciata dal corpo di Surge. Trattenne il respiro. Misty.
Brock alzò lentamente lo sguardo dal portafoto rotto e lo guardò
duramente con quegli occhi enigmatici.
"Ash." La sua voce suonava morta. Come ad un uomo a cui era
stato detto che la persona che amava di più era fuori portata per
sempre. Ash potè solo sbattere gli occhi, sorpreso. Perchè
Brock era arrabbiato con lui?
"Brock, che c'è che non va?"
"Tu. Tu non vai." Un aura di un orribile colore marrone cominciò
ad essere sprigionata dal suo corpo. "Sei sempre stato tu ciò
che non andava nella mia vita." Ash fece inconsciamente un passo
all'indietro, mentre si asciugava la sottile linea di sudore sulla fronte.
"Io-io non capisco." Allo sguardo di odio intenso stampato
sulla faccia di Brock, lo stomaco di Ash si raggrinzì e si tese. "Pensavo
fossimo amici."
"Sempre stupido e ignorante," disse Brock lievemente. "Perchè
non me lo chiedi, Misty?" rivolse lo sguardo alla persona dietro Ash.
"Sei tu, no? Un trucco intelligente, ma solo uno stupido ne verrebbe
ingannato." Ash si voltò leggermente e vide il viso
amareggiato di Misty.
"Brock, io-io... non ho nient'altro da dirti," bisbigliò.
Brock si girò nuovamente verso Ash. Un orribile risata gli
deformava le labbra.
"Hai mai saputo per caso, che per un breve periodo, quando tu eri
via a giocare con la Lega, io e Misty siamo stati insieme?" Un velo
nerissimo cominci• a coprire la vista di Ash. Il suo controllo venne
improvvisamente messo alla prova fino quasi a un punto di rottura. La sua
bocca e la sua gola sembrarono di colpo secche come il cartone. Si sentì
tradito. Sentì di voler morire.
"Io... io non lo sapevo." Misty, da dietro, singhiozzò. "Non
sapevo che provassi queste cose per me! Non sarebbe dovuto accadere. Non
in questo modo!" Tuttavia non ribattè le parole di Brock. Lo
aveva lasciato per correre dritta fra braccia di Brock?Impensabile. Era
semplicemente troppo doloroso. Non era andata in questo modo. Non sapeva
se il cuore potesse spaccarsi in due, ma era questo ciò che
sentiva. Gli veniva da vomitare.
"O no?" continuò Brock, senza guardarla, ma tenendo il
suo sguardo pieno d'odio fisso su Ash. "Dopo che aveva visto che
razza di bastardo tu fossi, era naturale che passasse a me, uno dei tuoi e
dei suoi migliori amici." Scosse la testa, ridacchiando, sebbene Ash
non sapesse se stava ridendo di lui o di sè stesso. Chiuse gli
occhi, le braccia distese sui fianchi.
"Bene, allora. Se desideri uccidermi, fallo ora."
"Con piacere," disse Brock in tono risoluto, e il suono dello
scricchiolio delle sue dita rieccheggiò con forza.
"NO!" urlò Misty, avvicinandosi in uno scatto disperato.
Una piccola luce crepitante, una scarica elettrica, si avvolse intorno a
lei come una corda, intrappolandole le braccia sui fianchi.
"Non una parola ragazzina," disse Surge. Il gigantesco Maestro
di Elettricità, ormai sveglio, stava in piedi dietro di lei,
tenendola stretta con la sua frusta di energia gialla. Misty gridò
di dolore mentre la scarica si avvinghiava intorno a lei, e l'elettricità
rovente attraversava il suo mantello e le arrivava alla pelle. Allora
Erika parlò, rendendoli finalmente coscienti della sua presenza.
Aveva buttato il cappuccio del suo mantello blu all'indietro, per
rivelarsi completamente. Le sue braccia erano alzate, come se stesse per
attaccare.
"Tutto questo è una pazzia! E' andata fin troppo avanti-"
Ma in quel momento, una rossa colonna di fuoco apparve dal suolo dietro di
lei, e una donna con un mantello rosso attraversò il foro da sotto
ed afferrò Erika, afferrandole il collo, per tenerla ferma. Erika
urlò, il suo elemento era debole contro il fuoco.
"Non interferire, cara," le impose Lara Larame, stringendo la
presa su di lei.
"Ora, ci siamo solo tu ed io, Ash," disse Brock determinato. "E
presto, ci sarò solo io." Il dolore si accese nello stomaco di
Ash, quando il pugno più duro che avesse mai ricevuto lo colpì
in pieno petto, sbattendolo all'indietro contro il muro della stanza.
"Muori," sentenziò Brock, facendo seguire un calcio di
lato devastante, colpendolo con violenza.
"Abbiamo un'intensa attività al livello otto, Maestro Aya.
Davvero intensa!"
"Manderò immediatamente uomini a investigare," replicò
Aya a Bill col suo trasmettitore, mentre camminava velocemente col suo
piccolo gruppo di Istruttori di Veleno. "Notizie da mio fratello?"
"Nessuna, Maestro. All'ultimo contatto si trovava nel sotto-livello
tredici, per investigare su Ashura. Le squadre dalla tre alla sette non
danno segni di vita neppure loro, lo stesso vale per i livelli dal
tredicesimo al settimo. Ho un brutto presentimento su tutto questo. Magari
dovremo evacuare."
"Lo deciderò non appena avremo capito cosa sta succedendo.
Siamo totalmente al buio qui! Avrei dovuto prevedere che Ashura avrebbe
portato guai!"
"E' una vostra decisione. Ma ogni fuga dovrà avvenire dai
moli sottomarini al livello tre. Tutte le uscite di superficie sono
inaccessibili a causa del fuoco."
"Vi farò sapere al più presto possibile. E' tutto."
Spense il trasmettitore. Si girò verso i suoi uomini. "Livello
otto, veloci! Dobbiamo calarci usando i cordoni degli ascensori! Vado al
piano più basso per trovare mio fratello!"
"Lasciami andare!" urlò Misty mentre si dibatteva nella
presa della frusta elettrica, inconsapevole dell'incredibile dolore che
causava ai suoi movimenti.
"Ora, ora, signorina." ridacchiò Surge con voce
profonda. "Ora so che sei veramente Mistaria, e quella donna laggiù
è Erika. La mia elettricità può facilmente strapparti
in due."
"Bel trucco, cara," disse Lara mentre teneva una debole Erika. "Allora
ecco come mai un Maestro d'Erba aveva potere su pokemon d'acqua."
Strinse il collo di Erika con più vigore, e la sua presa infuocata
provocò un urlo di dolore.
Surge lasciò la sua frusta, facendola schioccare e annodandola per
intero intorno al corpo di Misty, sbattendola a terra.
"Tu stai qui, donna. Vado a vedere se Brock ha bisogno di un piccolo
aiuto. Quel piccoletto è più forte di quanto sembri."
Entrò con passo pesante nel buco attraverso il quale Brock aveva
fatto passare Ash con un calcio.
"Okay, ma sbrigati a tornare, mi hai sentito?" disse il Maestro
di Fuoco mentre le sua braccia si accendevano nuovamente di fuoco per
assicurare la presa sulla sua prigioniera.
Ash giaceva sul fianco, con un brutto taglio da qualche parte nella
testa che faceva fuoriuscire il sangue che gocciolava fra i suoi capelli e
cadeva per terra. Aveva il fiato corto. Aveva smesso di contare per quanti
muri Brock l'aveva fatto schiantare. Degli stivali si avvicinavano, dei
tonfi verso di lui, macchie che si alzavano e si abbassavano davanti al
suo campo visivo, sul pavimento.
"Ancora vivo? Provvediamo subito."
Dolore. Ossa spezzate dall'incontro con un altro muro.
Cadde su lisce mattonelle, fresche al contatto con la sua pelle bollente,
che gli scivolarono contro finchè non impattò contro una
dura parete situata sotto una sorta di lavandino. Pezzi di uno specchio
gli piovvero addosso, alcuni frammenti gli tagliarono il mantello e la
pelle. Si trovava in un bagno.
Brock lo seguì implacabile, passando con violenza attraverso il
buco che aveva lasciato sul muro ed allargandolo col suo enorme corpo.
Tutto ciò non lo rallentò nemmeno un po', il mantello scuro
fluttuava dietro di lui, seguendo i suoi rapidi passi.
"Un pervertito nel bagno delle donne," disse in tono
disgustato. Un colpo. Questa volta Ash volò contro un gabinetto,
frantumando il sedile di ceramica prima di rompere un altro muro. Giaceva
in un altro corridoio buio, ma questo aveva un muro di vetro lungo tutto
il fianco orientale. Le acque nere dello scuro oceano erano calme,
dall'altra parte della vetrata. Magari Brock l'avrebbe calciato contro di
quello. Affogare sembrava un modo ironico di morire. Brock lo seguì
nel tunnel.
"Perchè non reagisci?" Ash tossì sangue mentre si
stendeva supino a terra.
"I-io non posso. Non posso battermi con te. Mi dispiace." Brock
sembrò solo arrabbiarsi di più.
"Patetico. E pensare che ho sprecato tutto il mio tempo a
complottare quando da sempre avresti ceduto senza lottare. Bene, ora
tu-argh!" Fu interrotto quando una luce abbagliante lo sbattè
violentemente all'indietro. Ash alzò con stanchezza la testa per
vedere... Misty? Scorse i capelli biondi. No, era Valdera. Sembrava
completamente furiosa, mentre camminava verso di loro dall'altra parte del
tunnel. I suoi occhi blu brillanti ardevano e il suo mantello di un bianco
purissimo sembrava dar luce all'oscurità del tunnel. I capelli
color sole fluttuavano in modo innaturale nell'aria dietro la sua testa
priva di cappuccio.
"Toccalo ancora e morirai." La sua voce rauca era spaventosa,
nella sua trasparente minaccia. Brock si rialzò sulle ginocchia,
nel punto in cui era stato sbattuto dalla luce. I suoi occhi stretti
luccicarono di un marrone maligno.
"Puttana, Lord Garick in persona ha già ordinato la tua
morte! Non fermarmi!"
"Nessuno ucciderà Ashura, a meno che non lo dica io,"
disse pericolosamente Valdera mentre raggiungeva il corpo di Ash.
"Stai diventando una traditrice?" disse dolcemente Brock,
alzandosi nella sua completa statura di sei piedi e mezzo. "Seguirai
le orme di Ash e ti rivolterai contro la Lega?" Valdera inclinò
la testa e incrociò le braccia.
"No, ma farò a modo mio. E quel metodo non include la morte
di Ashura."
"Bene, il mio modo invece la include. E ti consiglio di starne
fuori."
"Mi stai sfidando, Maestro di Roccia? Il suo mantello bianco sembrò
scintillare come il giorno, per un istante. "Ti metterai contro il
Maestro di Luce? Al contrario di Ashura, non ho alcuno scrupolo nel
battermi." Passò oltre Ash e cominciò ad avvicinarsi a
lui, tenendo le mani dietro la schiena. Brock rimase immobile.
"Sei proprio come la tua infedele sorella. Puttane! Puttane tutte
quante!" Alla menzione di Misty, gli occhi di Valdera si accesero
fino all'inverosimile di blu.
"Osi compararmi a Mistaria? Dovresti saperlo meglio ora!"
"Stupida strega, ho acquisito qualche potere proibito per conto mio
dall'apertura del cancello! Onix, attacca! Ti darò il piacere di
violentarla, prima di ucciderla!" Dal suolo di fronte a lui emerse la
testa dell'immenso serpente di roccia nera, con le fauci spalancate a
mostrare gli orribili denti aguzzi di pietra.
Valdera comiciò a correre, il mantello che si spiegava dietro di
lei.
"Patetico disgraziato, questo è l'unico modo in cui puoi
avere le donne, e fallirai persino in questo. Pikachu, Tuonofusione!"
Dal suo palmo aperto, uscì una purissima luce bianca, che diede
forma al suo Pikachu color avorio, i cui occhi verdi emettevano un intenso
bagliore smeraldo.
Vi furono altre parole e qualche imprecazione, poi tutto si confuse in un
incomprensibile brusio mentre Ash sveniva. Stanchezza. Era così
stanco.
Il tenente Surge ridacchiò mentre seguiva la traccia di
distruzione che Brockn aveva lasciato nella sua opera di punizione
dell'assassino e traditore, Ash. Superato l'ennesimo muro, decise che
Brock sembrava essersi divertito abbastanza. I suoi stivali fecero un
tonfo come se avesse pestato qualcosa di bagnato. Aggrottò la
fronte quando notò l'acqua che gli circondava i piedi. Era un
bagno, benchè potesse vedere a fatica nell'oscurità della
stanza. Passò attraverso un'altro buco sul muro, dietro un piccolo
water, e si ritrovò in un altro tunnel, uno con un muro di vetro
che mostrava l'oceano dall'altra parte. Là. Notò la piccola
massa accartocciata sul pavimento in un groviglio di materiale nero. Ash,
il piccoletto. Ma Brock non si vedeva da nessuna parte, mentre girava la
testa da una parte all'altra per osservare entrambi i lati del tunnel.
Camminò pesantemente verso il corpo privo di conoscenza, godendo
dei forti tonfi che i suoi stivali facevano, causati dalla sua grande
stazza, e tirò su il corpo con una mano. Un arto così grande
che le sue dita potevano avvolgere più della metà del torace
di Ash. Tirò su quell'inutile mucchio di stracci, portando il volto
del ragazzo all'altezza del suo, il mantello nero a brandelli che si
accasciava intorno al corpo svenuto.
Un bel ragazzino debole, pensò Surge mentre studiava il viso privo
di conoscenza del ragazzo, i capelli neri arruffati che gli cadevano di
fronte agli occhi. Carino quasi come una ragazza, se non fosse stato per
il tratto mascolino delle sopracciglia e le dure labbra. Tuttavia nemmeno
la traccia di un filo di barba. Era dura credere che quello lì
potesse combattere come i demoni dell'inferno.
Stiracchiando le dita avvolte attorno al torace del ragazzino, Surge pensò
di sbatterlo da qualche parte. Avrebbe risparmiato a Brock la fatica,
quando fosse tornato da qualunque luogo si trovasse. Cominciò a
stringere la presa.
Le palpebre si spalancarono brutalmente e degli occhi che brillavano di
un color rosso sangue lo fissarono. Surge spalancò la bocca mentre
tutti i suoi muscoli si bloccavano, improvvisamente paralizzati. Non
riusciva a muoversi! Silenziose come la morte, ombre nere annebbiarono lo
spazio tutto intorno al mantello nero, e quando sparirono, le ferite e gli
strappi erano spariti. Anzi, non erano mai esistiti.
Un orribile ghigno si formò sotto gli occhi coperti di luce rossa.
Il nono piano era completamente distrutto, e i due pokemon elettrici si
battevano fino alla morte. I muri sembravano bucherellati come formaggio
svizzero, mentre scariche gialle e nere entravano in contatto e si
scontravano con potenti scintille e crepitii.
"RAI!" urlò Raichu mentre riusciva a dare un Megapugno
alla veloce massa nera ed indistinta, sbattendola a terra.
"PIKA!" il topo nero rimbalzò sul suolo per colpirla al
petto, forzandola ad indietreggiare. Non importava quello che faceva, il
pikachu indemoniato sembrava semplicemente ignorarla e continuare a
combattere. Infatti, credeva che si stesse limitando a trattenerla, che
stesse lottando con lei solo per impedirle di attaccare il Maestro
cattivo. Non aveva veramente alcun senso, dal momento che lei era molto più
grande dell'altro topo elettrico e avrebbe dovuto sconfiggerlo facilmente.
L'evoluzione in ombra, però, la spaventava. Ma, in quel momento, il
pikachu nero smise di muoversi come paralizzato. Si fermò sulle
quattro zampe, con la coda seghettata per aria e uno sguardo distratto sul
muso. Era finalmente riuscita a ferirlo? Si era stancato? Ma che
importava, questa era la sua occasione! Raichu lanciò un urlo di
guerra mentre richiamava ogni energia per un Tuonopugno e scattava verso
di lui.
Gli occhi blu del pikachu sbatterono una volta e diventarono rossi.
Fu l'ultima cosa che Raichu vide, prima che tutto diventasse scuro.
Lacrime di dolore bagnavano gli occhi di Misty mentre tentava ancora di
liberarsi dalla luce che la teneva prigioniera. Si lasciò sfuggire
un gemito mentre l'appuntita catena bollente sembrava stringersi
ulteriormente intorno alle sue braccia.
"Non serve a niente, Mistaria, cara," disse Lara nell'accento
della sua regione. Poi fece una piccola risata. "Non è
fantastico? Ho le assassine di mio marito proprio qui alla mia mercè.
Come vi piacerebbe morire?" Strattonò violentemente le braccia
che stavano ancora tenendo Erika prigioniera, ed ella era troppo
indebolita dalle fiamme per resistere.
"Eri sposata con Blaine?" chiese stancamente Erika. Ma riusciva
comunque a sembrare meravigliata. La voce di Lara divenne improvvisamente
minacciosa.
"Ci trovi qualcosa di strano?"
"Ma, eh, non era un po' vecchio?" Lara si limitò a uno
sbuffo sprezzante.
"L'età non conta quando c'è il vero amore. Il nostro
era caldo come le fiamme che producevamo. Sei sempre stata così
sciocca, Erika, pensando che l'aspetto fisico fosse la cosa più
importante." Erika rimase in silenzio per alcuni attimi.
"Forse hai ragione, ma non lo abbiamo assassinato. Era legittima
difesa." Lara scosse la testa.
"Allora non avreste dovuto mettere il naso negli affari della Lega!
Comunque, credo che vi spaccherò il collo. Dopo tutto, e così
che avete ucciso mio marito. Spero che il suo spirito si stia divertendo
assieme a me!" disse Lara. Misty replicò ancora.
"No, uccidi me e lascia andare Erika!" pregò. "Sono
stata io a dare il colpo di grazia." Non le importava morire. Ash
probabilmente la odiava ora, per quello che gli aveva detto Brock. Si era
rivolta a quel suo amico per cercare conforto in quei giorni lontani. Ma
non aveva mai provato lo stesso che aveva sentito per Ash. Non aveva
nemmeno mai saputo cosa provasse Brock per lei; credeva che stesse solo
cercando di esserle amico. Era tutto un malinteso, ma la faceva stare male
lo stesso; aveva ancora quella sensazione di sentirsi stringere lo
stomaco, sin da quando Ash l'aveva guardata con quegli occhi pieni di
amarezza per il tradimento subito.
"Nah," disse Lara, rifiutando l'offerta. "Le mie fonti mi
hanno detto che fu Erika che ti ha dato via libera per ciò che hai
fatto. Perciò morirà anche lei. Cominciamo subito-"
Misty chiuse gli occhi.
Un abbagliante luce dorata. Poi un breve silenzio.
"Misty?"
"Erika?" Misty si azzardò ad aprire gli occhi e si girò
sul pavimento, verso la sua amica. Erika si stava rimettendo stancamente
in piedi, il mantello blu che indossava stava fumando per il fuoco che
l'aveva bruciato. Lara Larame giaceva a terra, con gli occhi chiusi.
"Che è successo?" Erika si avvicinò a Misty e
strappò la corda elettrica con le mani.
"Non lo so. Stava per rompermi il collo e io mi stavo preparando ad
incontrare il creatore, ma poi è caduta all'improvviso a terra."
Misty si alzò in piedi, barcollando un po' a causa delle sue
ferite. "E'-è morta?"
"Penso di sentire il suo russare. Sta dormendo."
"Non avrai-" Misty gesticolò con le mani.
"No, sai come mi indebolisce il fuoco. Non avrei potuto usare i miei
poteri per addormentare neanche se ne fosse valso della mia vita -benchè
fosse proprio così." Aggrott• la fronte. "Non credo
sia un sonno indotto da un veleno. E' probabilmente qualcosa di psichico."
"Psichico," ripetè Misty pensierosa. "Comunque."
Camminò verso il corpo addormentato di Lara, e pose le sue mani su
di lei. I suoi occhi brillarono di un'abbagliante luce azzurra e una
nebbia bianca discese dalle sue mani. La nebbia si tramutò
lentamente in ghiaccio, e un minuto dopo Lara era avvolta in una gelida
prigione. "Questo la terrà a bada," disse fermamente. Poi
si voltò nuovamente verso Erika. "Devo andare a cercare Ash,
ora." Si asciugò una lacrima dagli occhi. Erika le diede un
sorriso incoraggiante.
"Sapevo lo avresti detto." Le sue sopracciglia si unirono. "Ma
ho l'impressione che questo posto esploderà presto, quindi andrò
a cercare i miei Allenatori d'erba e le altre persone, e poi uscirò
da qui il più presto possibile. Ci incontriamo al sottolivello tre,
ai moli sotterranei. Ma naturalmente non ce ne andremo senza di te. Ora,
trova il tuo fidanzato e tirati fuori di qui!" Misty le diede un
forte abbraccio.
"Grazie, Erika, ma lui non è il mio-"
"Salta questa parte," la interruppe Erika. "Puoi smettere
con le inutili scuse, solo... ridammi indietro il mio mantello."
Misty rise, sentendosi meglio.
"Certo."
Rapidamente, scambiatisi i mantelli e dopo aver rigenerato i tessuti
strappati con energie elementali, sebbene ancora l'una negli abiti
dell'altra, Misty seguì il tunnel di detriti per trovare Ash.
Si trovavano nei quartieri dei soldati, una larga sala scura riempita di
cuccette singole. Di essi, molti giacevano ora distrutti dalla battaglia.
L'unica sorgente di luce era la donna intrappolata nelle enormi spire di
un enorme serpente di roccia scura, al centro dello stanzone.
Brock ridacchiò esultante, mentre il suo enorme onix stringeva la
strega. "Così, Onix, stritola la sgualdrina!" Stava
piegato su un ginocchio, sanguinando dai numerosi tagli sotto il mantello
marrone. La strega e il suo pikachu erano odiosi. Non poteva aspettare per
averla, specialmente dal momento che somigliava così tanto a Misty.
Magari sarebbe stato come fottersi Misty stessa. Poi avrebbe potutto
paragonarla a lei più tardi. Ora avrebbe scoperto se lo divertivano
di più le bionde o le rosse.
Valdera stava ansimando, mentre veniva sollevata verso l'alto, sospesa e
intrappolata nelle spire del serpente gigante. Il suo squisito viso era
calmo, nonostante tutto.
"Vedo che sei diventato più potente."
"L'elettricità non può reggere contro la roccia,"
gongolò Brock. "Specialmente se la roccia possiede gli
elementi del Proibito. E ora tu dovrai-" Un'enorme esplosione
interruppe il suo discorso. Rocce e ferro stritolati del muro schizzarono
verso di loro come una nube ardente. Brock grugnì di dolore mentre
si faceva scudo con il braccio sul viso, mutando poi il suo corpo in
roccia per resistere all'impatto coi detriti.
"Chi osa?" urlò Brock mentre cercava la fonte
dell'esplosione con gli occhi. Due incorporei occhi rossi scintillanti
fluttuavano nell'oscurità delle ombre. Poi si avvicinarono verso la
debole luce emessa dall'aura di Valdera. Una figura avvolta in un mantello
nero, che galleggiava sinuosamente anche nell'aria immobile. La testa era
scoperta, rivelando capelli scurissimi, anch'essi fluttuanti come me
attraversati da un uragano.
"Ash," disse Brock in un tono pieno d'odio. Poi vide i due
pozzi sanguinolenti che avevano preso il posto degli occhi e capì.
"Sabrina? Sei lì? Bel lavoro per averlo riportato sotto
controllo!" Silenzio. Poi una voce.
"Sabrina non è qui." Era delicata. Brock lo guardò
confuso.
"Cosa?" La figura alzò le mani verso la luce, rivelando
qualcosa che stava trasportando. Un braccio. Smembrato, lungo e piuttosto
muscoloso, avvolto in qualche brandello di stoffa gialla. Il sangue
gocciolava dal lato ferito, dall'osso rotto che emergeva dalle carni
strappate.
In un atroce istante e senza preavviso, il braccio ferito divenne nero e
si ridusse in cenere fra mani della figura. Poi la polvere scura venne
scagliata in aria, come riso a un matrimonio. L'ombra sotto gli occhi
scintillanti di rosso che era la bocca sorrise malvaglia. Fece un passo
avanti, e una piccola esplosione squarciò il pavimento di fronte ad
essa, con una piccola ombra che balzava in aria e atterrava sulla spalla
di quella specie di fantasma nero. Altre piccole chiazze ardenti. Pikachu.
"Così, Ash, hai ucciso Surge," disse Brock lentamente,
scuotendo la testa. "Ucciderai tutti i tuoi vecchi alleati alla Lega?"
Gli occhi della figura brillarono di un rosso più intenso.
"Io sono Ashura, ed ucciderò tutti quanti."
La terra tremò alle sue parole. Tutto sembrava tremare e restare
saldo allo stesso tempo; un rumore che squarciava l'aria, una
profondissima nota bassa che faceva tremare le ossa; ma tutto era
silenzio, e la pace regnava fra loro.
La Base Ribelle di Sud Lavender era una meravigliosa costruzione
sotterranea. Progettata da Bill stesso, tredici livelli di sofisticata
tecnologia assicuravano un confortevole e segreto santuario ai ribelli
contro la Lega dei Pokemon. Era il posto più grande che la
Ribellione potesse chiamare casa. Una parte della sua bellezza consisteva
nel come ogni tunnel più basso e più ad est fosse coperto da
una vetrata, per mostrare il profondo oceano.
Ma ora la bellezza del complesso sarebbe stata anche la causa della sua
morte.
Simultaneamente, ogni vetro dei tunnel della base andò in
frantumi, come un bicchiere colpito da una pallottola. Istantaneamente,
acqua nera si infiltrò come una marea in ogni braccio di ogni
tunnel. Centinaia di milioni di tonnellate di liquido affollarono gli
spazi vuoti, con la forza di una montagna che cadeva.
Dentro le acque, innumerevoli orribili squame schioccavano, grosse fauci
grondavano di veleno.
Il Dottor Proctor gemette mentre si asciugava gli occhi, strofinandosi
la fronte dolorante. L'ultima cosa che si ricordava era qualcosa di giallo
che lo pugnalava in faccia, e un dolore alla testa. Pensava di essere
sicuramente morto, ma eccolo lì, come appena svegliato, vivo e
vegeto. Intorno a lui, altre persone incoscienti cominciavano anche loro a
svegliarsi.
Ma durò poco. Il terreno cominciò a vibrare pazzamente,
proprio come se la base fosse seduta su una motosega gigante. Il suono di
un tuono sembrò risuonare intorno a loro, benchè fosse
impossibile che il tempo fosse diventato così brutto da poter
essere sentito così in profondità.
E poi un fiotto di liquido li raggiunse. Due maree opposte colpirono da
entrambi i lati, schiacciandoli come insetti fra due mani umide. Quelli
che furono più sfortunati e non furono uccisi all'istante
dall'impatto furono invece sbranati da un brutale drago d'acqua, un mostro
di squame nere e fiammeggianti occhi rossi. Un Gyarados Proibito.
Il Dottor Proctor fu sfortunato.
"Priiiii! Toge, toge!" Qualcosa le stava schiaffeggiando la
faccia. Giselle si svegliò di colpo. Una strana creatura a forma
d'uovo era seduta sul suo petto. L'essere sgranò gli occhi,
sorpreso.
Lei urlò spaventata, e si gettò di lato, cadendo dal letto.
"Sta lontano!". La cosa a forma d'uovo la guardò,
un'espressione ansiosa sulla faccia spaventosa.
"Priii, toge, priii!" Giselle sbuffò mentre si sfregava
la fronte.
"Zitto, mi stai facendo venire mal di testa." E poi la porta
venne aperta con uno schianto, e lei si girò velocemente per vedere
chi fosse entrato. Era Joe, il suo viso semplice con un'espressione di
assoluto terrore dipinta addosso.
"Giselle! Grazie a Dio ti ho trovato! Ho cercato il tuo cinturino
con il mio scanner per un bel po'. Dobbiamo uscire da qui!"
"Cosa c'è che non va?" Giselle sapeva che Joe era uno
scervellato, nonchè un pessimo allenatore, ma sapeva che, quando
era così spaventato, doveva esserci qualcosa di sostanzialmente
sbagliato.
"Non hai notato che il suolo trema?" urlò Joe. "I
vetri dei tunnel sono stati spaccati! E come se non fosse abbastanza,
l'acqua che sta entrando nella base è piena di pokemon proibiti!
Sarà qui a secondi!" Giselle si girò verso la porta
aperta. Poteva chiaramente sentire il suono familiare di acque
scroscianti, ma, allo stesso tempo, ruggiti alieni che la spaventavano
anche più di quella cosa a forma d'uovo.
"Che facciamo?" disse Giselle in preda al panico. "Penso
che la corrente sia andata via, non c'è modo di uscire di qui in
tempo, neanche con gli ascensori!" Non riusciva a crederci. Stava per
morire. Era troppo bella per morire. Vivi in fretta, muori giovane, lascia
un bel cadavere, era quello che diceva il detto, ma le sarebbe stato
negato persino quello, dopo che i Pokemon Proibiti avessero finito con
lei. Trasalì quando la cosa a forma d'uovo urlò ancora.
"Toge priiii!"
"Che vuole?" chiese Joe, inginocchiandosi. L'ovetto comiciò
a trafficare con le dita. La vista di Giselle ondulò come se l'aria
fosse scossa da un'ondata di caldo.
Una luce gialla.
Un secondo dopo, un'ondata di acque nere entrò con violenza nel
corridoio riempiendo la stanza in un istante. I gyarados erano confusi:
avevano percepito cibo in quella stanza, solo un istante prima. Ma ora era
sparito.
"Io sono Ashura, e ucciderò tutti quanti." Misty fu
scioccata da quelle parole, che seguirono un violento impatto nella stanza
comune dei soldati. Che stava succedendo?
Una luce bianca tremò davanti a lei, e scorse la sua sorella
gemella che scivolava dalle strette spire di un onix, agile come il sole
attraverso un vetro.
"Che c'è che non va?" Persino Valdera sembrava
preoccupata.
"Uccidere tutti?" disse Brock prendendolo in giro. "Lo
dici come se fossi una persona diversa." Ash lo fissò con
quegli spaventosi occhi rossi.
"Si. E la tua anima la riserverò per ultima."
Oscurità. Misty spalancò la bocca stupita quando la luce
sparì, lasciandoli all'improvviso in un buio totale e completo. La
sua vista di notte era buona, ma persino lei non riusciva a vedere niente
in quest'orribile tenebra. Poi arrivò il forte suono di un duro
impatto. E quello di un corpo che cadeva.
Assieme a quel tonfo, la luce ritornò con la stessa fretta con cui
era scappata. Misty sgranò gli occhi fissando il corpo svenuto di
Brock, coperto dai segni di migliaia di colpi; ognuno sembrava aver
colpito un punto vitale. L'attacco doveva essere stato così veloce,
che il singolo impatto che si era sentito doveva essere stato quello di
tutti i colpi uniti insieme.
Ancora più incredibile, l'onix che prima stava dietro a Valdera
ora non era altro che una pila di polvere, sparso sul pavimento. Ash
sembrava essere rimasto al suo posto, come se non si fosse mosso. Ma il
fumo che gli usciva dai pugni dimostrava ben altro. Ash fece una grossa
risata mentre alzava la mano. Una palla d'ombra si materializzò dal
suo palmo aperto, e lui la lanciò verso il corpo di Brock, che
sembrò inghiottito dall'energia oscura, e scomparve dentro di esso.
Poi l'energia tornò sulla mano aperta del suo proprietario.
"Okay," disse sarcasticamente, "Ho preso un Brock."
Ridusse la palla alle dimensioni di una biglia e la piazzò sotto la
mantella.
"Non capisco," bisbigliò Valdera, "Ma lo scoprirò.
Fino ad allora, sayonara." Il suo corpo brillò di bianco e se
ne andò.
Istantaneamente la stanza cadde di nuovo nel buio, un'oscurità ben
diversa da quella che aveva impedito a Misty di vedere, prima.
Poi le porte si spalancarono, e un gruppo di sei uomini in vestiti
purpurei e armature che li identificavano come Istruttori di Veleno
entrarono con violenza.
"Ashura!" urlò il capo gruppo. Aveva capelli marrone
scuro, e una catena in una mano. "Sei accusato dell'omicidio
volontario del Maestro Koga!" Cominciarono a circondarlo.
"No!" url• Misty disperata. "Andate via! Verrete
uccisi!"
"Maestro Mistaria, anche voi siete accusata di complicità col
criminale!" ordinò l'Istruttore capo. "Ora restate-"
Il corpo di Ash cominciò a brillare di nero, un'aura di pura ombra
con sprazzi di luce ebano. Un'orribile oscurità cominciò a
discendere nella stanza. Occhi rossi come il sangue brillarono come
l'ultimo raggio di sole al tramonto.
Misty cominciò ad indietreggiare, quando una forma allungata si
materializzò davanti a lei. Un mantello, lo scuro blu porpora del
crepuscolo. Vide occhi blu scuro che la fissavano da sotto lunghi capelli
neri, una ciocca dei quali brillava di riflessi verdi. "Misty. Va ora." La voce era calma, priva di emozione.
"Sabrina?" Misty indietreggiò, innervosita
dall'improvvisa apparizione della più potente indovina del mondo. "M-ma
Ash-"
"E' il destino. Non puoi fare nient'altro che morire, qui, e quello
non è il tuo scopo." Misty si irrigidì.
"Non me ne andrò senza Ash! In un qualche modo devo tirarlo
fuori da... da qualunque stato si trovi in questo momento, e, e-"
"Non avere paura per lui. La sua ora non è ancora giunta. Lo
vedrai ancora. Presto. Ma va. Ti porterò io."
Misty stava per ribattere ancora, ma si fermò quando gli occhi di
Sabrina brillarono d'oro. L'aria ondeggiò e il mondo sembrò
diventare confuso. Chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si trovava
nei moli sotterranei del sottolivello tre. Di fronte a lei c'era la baia
sottomarina, un corpo d'acqua semicircolare chiuso da muri di pietra curvi
tutt'attorno. Solo le navi che avevano la capacità di sommergersi
erano capaci di arrivare fino a lì, dovendo attraversare un breve
dedalo sommerso per andare e venire dal mare.
Una brezza leggera creata dall'acqua soffiò sul suo viso caldo e
le scompigliò i capelli, scostandoglieli dagli occhi. Stava sul
bordo squadrato del molo, sulla banchina di cemento proprio di fronte alla
nave lucente, dalla forma uguale a una nave da corsa ma più larga e
più curva, circa cinquanta piedi per venti di acciaio. Anche la
cabina sul ponte era anche lei progettata per una gara, con le finestre
dipinte di nero. Lo scafo era di un bianco lucente e sul lato vi era
dipinto il nome della nave, 'Waterflower'.
I suoi occhi erano fissati su quel nome come sulla colla.
"Oh, cielo! E' la nostra sorellina!" disse una voce
spumeggiante. "Sì, si è veramente tinta i capelli di
nero!"
Quella voce! Misty si girò immediatamente per vedere tre belle
donne in succinti abiti da marinaio che camminavano verso di lei, una in
rosso, una in verde e una in giallo. Le sue sorelle! Daisy, con lunghi
capelli ondeggianti che le arrivavano fino alla vita. Era stata la più
alta delle tre, sebbene ora Misty la superasse di qualche centimetro.
Violet, capelli blu come il mare della stessa lunghezza della sorella,
alcuni centimetri più bassa di Daisy. Ed infine Lily, i capelli
rosa lunghi fino alle spalle, la più bassa delle sue sorelle. Tutte
avevano occhi blu come l'oceano, blu come quelli di Misty. E di Valdera.
era Lily che l'aveva chiamata per prima.
"Quanto tempo che non ci vediamo Misty," disse Violet in una
voce più riservata, ma ovviamente ancora gioiosa.
"Grazie al cielo sei qui." Daisy sorrise gentilmente alla sua
sorella più giovane. Misty corse loro incontro e le abbracciò,
mentre le lacrime le rigavano il volto.
"Daisy, Violet, Lily, non ci posso credere! Pensavo foste tutte
morte nelle Guerre Oscure! Che ci fate qui?"
Daisy ricambiò l'abbraccio, poi fu la prima ad indietreggiare.
"Ora, ora, Misty, abbiamo un po' di fretta." Indicò
tutte le persone che si rifugiavano correndo alla grande nave. "Credo
che dovremo uscire di qui mentre ancora è possibile. Le domande a
dopo." La voce di Duplica la chiamò da dietro.
"S, Misty! Sbrigati ed entra, così ce ne possiamo
andare! Erika, i suoi allenatori e tutti gli altri sono già qui!
Persino Giselle e Joe!" Una pausa. "Sembri così strana
coi capelli scuri," disse poi in tono scherzoso.
"Erika ha detto che si laverà via in un giorno." Misty
si girò per vedere Duplica, a prua della nave, col solito vestito
leggero e provocante. I suoi lunghi capelli blu stavano ondeggiando
leggeremente nella brezza creata dall'acqua. Lily cominciò a
spingerla da dietro, verso il pontile d'imbarco.
"Andiamo!" gridò eccitata."Dov'Š Ashy?"
chiese poi Duplica, improvvisamente preoccupata. "Non lo vedo insieme
a te." Il suo improvviso buon umore vol• via come non fosse mai
esistito.
"Noi- noi abbiamo dovuto andarcene senza di lui," disse Misty,
sentendo le lacrime invaderle gli occhi. "Ma Sabrina ha detto che
starà bene." Duplica la fissò terrorizzata.
"Sabrina?"
"Come ho detto," ordinò Daisy fermamente, "Avremo
un mucchio di tempo per parlare, una volta che saremo al sicuro fuori di
qui. Ora ragazze, usciamo da questo buco!"
Rapidamente, la lucente Waterflower si staccò dai moli e si
immerse nelle acque nere, cominciando a guadagnare velocità per
evitare ogni gyarados che cercava di attaccare. Lasciarono la base Ribelle
sommersa dietro di loro. E giusto in tempo, mentre tutto il monte sembrava
sgretolarsi.
Le nuvole blu scuro sopra Sud Lavender stavano luccicando in modo
innaturale, vorticando impassibili sulla base. Da esse, un immenso tuono
cavalcò l'aria, scuotendola col suo rombo. Cominciò a
soffiare un vento violento, che fece roteare le acque dell'oceano
orientale come in un terremoto. Un'ondata alta trenta piedi sbattè
contro le coste andando a sbriciolare la nera sabbia. L'odore di ozono
riempiva l'atmosfera.
Presto, brutalmente, la tempesta eruttò in un rimbombante
crescendo, un'ululante cacofonia di puro caos, in un'imponente scarica di
tuoni neri, elettricità saettante, energie elementali al loro
culmine. Dal profondo della terra, all'interno della base sommersa, una
voce solitaria urlò.
" "Apocalisse Oscura."
Seguendo l'ordine, i venti gridarono e la terra tremò, mentre la
un'ombra si gettava dai recessi della terra, correndo verso la persona, e
il suo pokemon, che avevano richiamato quel potere. Un'immensa sfera di
tenebra si espanse in ogni direzione, trasformando ogni cosa che
incontrava in ombra; la stessa persona che l'aveva provocata non avrebbe
mai voluto neppure concepire una cosa simile.
Nel raggio di un miglio, ogni cosa smise di esistere.
La mattina non era una mattina, era un istante cupo e scuro. Nuvole blu
scure turbinavano in cielo, le stesse di sempre, da quando era stato
aperto il cancello, che vibravano innaturalmente, ancora risentendo della
distruzione del giorno prima. La ripercussione del disastro stava ancora
avendo conseguenze sulla natura, la forma stessa della terra intorno
all'area danneggiata era stata mutata radicalmente. C'erano montagne dove
prima c'era stata acqua, e acqua dove c'era stata terra. Molte delle
rovine di Lavender Town erano state distrutte, sommerse dal mare, ma
stranamente la torre dei Pokemon si ergeva ancora nel cielo, indomita,
avvolta dai graffiti demoniaci delle sue curve pareti nere.
Tre miglia a sud-est, dentro l'oceano, le acque nere che riflettevano il
cielo si alzavano e si abbassavano in onde increspanti. Non c'erano tanti
detriti fra le onde, come ci si sarebbe aspettato; l'esplosione non aveva
frantumato. Aveva cancellato.
Aggrappato alla vita e a un pezzo di legno, c'era una figura svenuta, con
un mantello fradicio e uno zaino, strettamente avvinghiato a quel
salvagente improvvisato. Nascondeva il volto inconscio sui polsi
incrociati. Il solo sopravvissuto alla distruzione. Ma anche il suo
istigatore.
Vicino a lui, una bianca nave lucente emerse dai flutti, tranquilla. Un
riflettore brillò sulla cima della grande barca, inondando di luce
la figura che galleggiava nell'oceano. Una donna dai capelli rossi e con
un mantello blu sbucò dal cabinato e si tuffò nel nero
oceano. La donna nuotò a stile libero verso il naufrago privo di
conoscenza, lo prese per la vita e lo riportò sulla nave,
spingendosi con la mano libera e con potenti calci dei piedi.
Una corda fu calata dalla nave, per riportare i due a bordo.
"Sta bene?" chiese Duplica, mentre Misty si sedeva, riposandosi
dalla nuotata. Bruno esaminò l'incosciente Ash. Pikachu, anche lui
svenuto, giaceva vicino a lui, il suo pelo nero grondante acqua marina. Il
topo elettrico era dentro lo zaino anch'esso fradicio, sebbene l'interno
fosse più asciutto di quanto ci si sarebbe potuto aspettare, visto
che il materiale marrone era idrorepellente.
"Sembra a posto. Almeno non ha bevuto acqua."
Misty si trascinò a fianco di Ash. Le sue guance erano bagnate,
sia per l'acqua dell'oceano che per la lacrime.
"Te l'avevo detto che sarebbe sopravvissuto." Misty alzò
lo sguardo per guardarla, con le mani dietro la schiena, il suo mantello
color crepuscolo e i lunghi capelli immobili nonostante la brezza marina.
"Perchè ci stai aiutando?" chiese con voce sottile. "Non
sei una della Lega?" Sabrina scosse la testa.
"Non devo fedeltà a nessuno, se non al destino." "E
allora qual Š il nostro?"
"Quello che vivrai. Ma ora Š questo." Li fissò con
gli occhi blu scuro spalancati, sinistri ma straordinariamente belli. "Per
sconfiggere la profezia, devi fare questo. Distruggere le anime che
l'hanno realizzata. Distruggi i Quattro Grandi, e il Signore della Lega."
Guardò attentamente la piccola pokeball che era scivolata dal
mantello nero e fradicio di Ash, fin sul pavimento della nave. "Ne
hai già uno." p>
Fine della nona Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Demone d'Ombra
Tipo: Ombra
Tutta la luce viene assorbita. La vera natura di questo attacco è
ancora ignota.
Nd^Kane^: *in origine, lo scioglilingua in inglese era "she sells
seadras at the seashore", che in italiano suonerebbe come "lei
vende seadra sulla spiaggia". Non ero in fase... creativa, per cui
non ho trovato nulla con cui sostituirlo, perciò ho messo qualcosa
di tradizionale^_^. |
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Capitolo 10 *** Parte 10 - Risentimenti ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 10: RISENTIMENTI
Freddo. Un gelo pungente. Abbracciandosi attorno alle spalle magre,
falde del suo mantello blu ghiaccio le venne soffiato in faccia dal vento
che le correva dietro. Fissò la distesa del vasto oceano, nero e
agitato. Su quello scoglio che sembrava fatto interamente di ghiaccio, una
figura rimaneva muta e immobile, anche se, appoggiata sulla punta dei
talloni, sembrava sul punto di scivolare. Un freddo che accompagnava la
sua anima gelida. Era quello che era, in fondo. A dire il vero, non sapeva
come potesse essere ancora viva, col cuore ormai fermo e ghiacciato.
Occhi verde-mare luccicarono un istante. Poteva sentirli arrivare. Si
nascose nel mantello per aggiustare gli occhiali che stavano scivolando
lungo il naso. Tornò a fissare il mare.
E aspettò.
Incoccare. Tirare. Scoccare. La freccia sembrò emanare un tenue
riflesso mentre volava sul mare nero. Il lontano urlo di un gyarados,
mentre l'aguzzo dardo di legno, acciaio e penne centrava uno dei suoi
adirati occhi rossi. Perfino da quella distanza, il grido di morte venne
udito distintamente, sostituito subito da un gorgoglio, poi da silenzio.
La scagliosa testa nera affondò nelle acque turbolente. Comunque,
altri gyarados sembrarono voler sostituire quello morto. Il branco seguiva
la nave bianca, instancabile.
Ash abbassò il grosso arco lungo e afferrò un'altra
freccia dalla faretra al suo fianco. Aveva una grandiosa visuale, dalla
posizione a poppa; il fondo al grosso vascello. Le sue gambe ciondolavano
oltre il parapetto, in alto, rivolte alle acque rese ribollenti dalle
eliche della nave. Nell'ultima ora, il cielo si era fatto sempre più
brillante, allontanando l'impenetrabile oscurità che era calata sul
mondo da quando la profezia della morte era iniziato, e stava quasi
brillando di bianco. Sembrava luce riflessa dalla terra, dai blocchi di
ghiaccio che spuntavano sempre più numerosi mentre continuavano
verso sud-ovest. Come risultato, il vento era di un gelo insopportabile, e
ghiacciava il fiato. Ma ad Ash non importava. Cercava di non pensarci,
mentre il suo sguardo si ostinava sul branco di gyarados che li seguiva da
ormai due giorni. Ma le sue dita toccarono aria. Vuote. Sempre in
silenzio, guardò Pikachu, che si era seduto sulla sacca del suo
arco, gettata disordinatamente sul legno del ponte, dietro di lui.
Prese un'altra freccia. Incoccò. Tirò. Scoccò. Un
altro grido di morte. Non gli era mai piaciuto uccidere i pokemon.
Infatti, un tempo avrebbe dato la sua vita per salvare quella di uno di
essi. Ma questi erano diversi. Erano mostruosità - creazioni
fallite. Non si sarebbero mai fermati, prima di distruggere ogni creatura
vivente in Terra.
Sentì un portello aprirsi dietro di lui, e la presenza di una
persona, ma continuò a concentrarsi sull'arco e sulla freccia.
Incoccare. Tirare. Scoccare. Un altro urlo.
"Ehi, Duplica," disse senza voltarsi. Una pausa. Poi una
leggera risata.
"Immagino sia stata la mia troppo sensuale presenza a farmi notare,"
disse con noncuranza. Poi, in un tono più serio, "Così,
Ashy, ecco dove ti nascondevi. Ci stai evitando da quando sei tornato
cosciente." Lo osservò centrare un altro gyarados, lontano
sull'orizzonte. "Mi sembrava che fossero diventati di meno." Si
sedette accanto a lui, le gambe a penzoloni oltre il parapetto, a puntare
l'acqua. "Posso sedermi, vero? Non ti vedo più da quando..."
esitò. "Da quando ci siamo divisi." Accennò col
capo.
"Fai pure, solo, evita ogni nome che inizi per M."
Lui abbassò l'arco e la guardò. "C'è qualcosa
che stavo pensando da molto. Dimmi la verità, Duplica. Che è
successo realmente a Cerulean?"
"Ahem." Si pettinò i capelli che il vento
aveva gettato nei suoi occhi. "Vuoi dire che non ricordi?"
"Evidentemente," rispose lui aridamente.
"Misty non te l'ha detto?" Lui aggrottò le ciglia.
"Ti avevo detto di non nominarla nemmeno."
"Cosa c'è di sbagliato in voi due?" disse lei
esasperata. "Da soli, sembrate così tristi, ma quando siete
assieme non sapete altro che litigare-" Lui la interruppe.
"Duplica, non tentare di cambiare argomento." Per un momento
lo fissò con aria testarda, poi si voltò verso l'oceano.
"Bene, per farla breve, ecco... ci hai attaccato.
Soprattutto Mis, volevo dire, sai-tu-chi."
"Cosa?" Sapeva che era successo qualcosa, ma non quello che
Duplica aveva appena detto.
"Pika!" anche Pikachu ascoltava scioccato. Duplica giocherellò
nervosamente con le dita.
"Sembrava che fossi fuori di te... senza emozioni, nulla. Credo che
ti abbiano fatto un lavaggio del cervello...." Ash cercò
disperato fra i ricordi opachi di quella notte. Lui e Pikachu stavano
quasi per distruggere Cerulean, quando qualcuno... Sabrina... Sabrina lo
aveva colpito con un attacco psichico. E poi, niente. Evidentemente era
stato sconfitto... Duplica continuò affrettatamente. "Ma non
ci hai fatto nulla di serio -a noi. E Mist- dicevo, tu-sai-chi, è
ancora in piedi e cammina, quindi non hai fatto nulla nemmeno a lei. E sei
di nuovo normale, o quasi. Quindi dov'è il problema? E' stata
quella puttana bastarda, Sabrina. Di cui, aggiungo, non mi fido per
niente. Prima viene da noi e ci dice le sue storie sulla distruzione dei
Quattro Grandi e di Maestro Garick, poi scompare." Ash si concentrò.
"Il fatto è che non ricordo neppure ciò che è
successo a Sud Lavender." I suoi occhi si chiusero. "Dopo che
Brock mi ha colpito, è tutto confuso." Al pensiero di Brock,
la sua gola si chiuse. Era terribile. Il suo vecchio, caro amico. Era come
se avessero fatto saldare uno dei pilastri della sua esistenza. Sarebbe
dovuto sentirsi oltraggiato dal vedere lui e Misty insieme, ma per qualche
motivo, sentiva solo un vuoto. Se Misty amava davvero Brock, cosa aveva da
dire in proposito? Forse avrebbe solo dovuto congratularsi con loro, e
basta. Scosse la testa. "Non so neppure come lo abbiamo catturato."
"Brock? Mist- voglio dire, tu-sai-chi, mi ha detto che
dopo che ti ha fatto svenire, Brock e Valdera si sono messi a lottare, e
hanno distrutto tutta la base. E uh... c'è stato un qualche tipo di
reazione fra l'elemento di Valdera e il Pokemon Proibito e noi lo abbiamo
preso... o giù di lì." Lei si strinse nelle spalle "A
questo punto, è arrivata la squadra di soccorso e ha evacuato quasi
tutti."
"Quasi?"
"Ecoo, Koga ed Aya non erano da nessuna parte, e un altro
po' di gente, uhh..." ondeggiò la sua mano. "Di cui non
posso ricordare completamente i nomi." Poi schioccò le dita. "E
poi ci sei tu, chiaramente, chi sei stato pescato in mare il giorno dopo,
ma questo lo sai già." Un'improvvisa folata di vento gelido
corse fra i capelli blu di Duplica e lungo la guancia. Lei rabbrividì
sotto il lungo giaccone che indossava sopra le spalle snelle. "Brrrr...
sbaglio o fa sempre più freddo? Potendo mi trasformerei in una
pecora, ma quei Proibiti ci troverebbero, se osassimo anche solo provare
ad disturbare l'equilibrio energetico, qui all'aperto." Si strofinò
le mani. "Perciò, ho dovuto farmi prestare qualche vestito
vero dalle sorelle di M- sai-tu-chi."
Ash spostò nuovamente la sua attenzione sui gyarados che li
seguivano e con una mano rimise a posto una ciocca di capelli neri che il
vento gli aveva gettato in faccia.
"Sì, anche se siamo vicini alle Seafoam Island, e
teoricamente dovrebbe fare più caldo visto che ci avviciniamo a
Cinnabar, fa sempre più freddo." Indicò gli iceberg che
stavano doppiando. "La cosa strana è che questo è
territorio della Lega, ma non c'è traccia di navi nemiche."
Scoccò un'altra freccia. L'occhio di un altro gyarados venne
trapassato, e il pokemon ruggì, ferito a morte. Duplica si
congratulò.
"Davvero un bel colpo. Saranno almeno duecento iarde, e ho
difficoltà a vedere il bersaglio. E l'unico modo per ucciderli è
colpirli nell'occhio, dove sono vulnerabilio." Ash sospirò.
"Ho fatto pratica nelle Guerre Oscure." Si zittirono entrambi,
mentre lui colpiva altri gyarados. Ad ogni modo, sembrava che ce ne fosse
una scorta infinita, e non appena uno era colpito, un altro emergeva dal
pelo dell'acqua. Duplica rabbrividì di nuovo.
"Sai, è quasi ora di cena. Cosa ne dici di smettere di
giocare e venire giù al caldo? E non puoi evitare tutti gli altri
in eterno. Altri due giorni e saremo nel Golfo di Viridian, e poi dritti
all'Indigo Plateau." Ash abbassò l'arco.
"Bene, perchè no?"
Non volle pensare di essere scappato da Misty. In fondo era lei quella
che era corsa via.
"Così, dunque, vedi, durante le guerre siamo stati
separati in qualche modo dal resto della flotta e siamo rimasti per un po'
intorno alle Seafoam Island. Dopo, quando abbiamo sentito quello che la
Lega stava facendo, abbiamo deciso di proteggere i villaggi della costa
mentre-"
"Daisy, non penso che a Misty possa interessare," Lily la
interruppe con un sospiro esasperato, mentre si pettinava i suoi capelli
rosa con una spazzola. Daisy guardò la sorella più giovane,
che, seduta sul divano opposto stava giocando coi capelli e fissava
assente fuori dall'oblò. Le sue dita stavano arrotolando una
ciocca.
"Allora, Misty, stai ascoltando o cosa?" Misty continuò
a fissare con aria svuotata l'esterno.
"Sto ascoltando." Lily gettò a terra il pettine, si
avvicinò e agitò la mano davanti agli occhi di Misty.
Nessuna reazione.
"Misty, ti sei pisciata addosso," disse in tono serio.
"Interessante," rispose Misty meccanicamente.
"Misty, il tuo seno, come dire, sta penzolando fuori dal vestito,"
tentò Lily di nuovo.
"Non l'avrei mai detto," fu la risposta. Erika attraversò
la senza nel suo mantello verde, dondolando la sua lunga staffa nera con
una mano.
"No, state sbagliando tutto." sorrise. "Misty, Ash è
qui," bisbigliò.
"Che-che cosa!" Misty fu improvvisamente presa dal panico,
immediatamente si sedette diritta sul divano e si guardò intorno. I
suoi occhi blu brillarono adirati.
"Vedi, ecco perchè non hai mai trovati il tipo giusto,"
dichiarò Lily, stravaccandosi sul divano e unendo le mani dietro la
testa. Daisy incrociò. "E io che avevo pensato che tu fossi...
come dire, effervescente," disse asciutta.
"Mi associo," concordò Lily. Daisy rivolse la sua
attenzione a Misty con occhi inquisitori, piegando la sua testa di lato.
"Diamine, cosa c'è che non va sorellina? Che è
successo fra te ed Ash? L'ultima volta che vi abbiamo visti, eravate così
uniti, così innamorati." Misty distolse lo sguardo.
"Le cose cambiano."
"E' una specie di litigio fra innamorati?" chiese Daisy ad
Erika. Erika sospirò, si appoggiò al muro e soppesò
il suo bastone fra le mani.
"Se è così, va avanti da cinque anni."
"In effetti Misty è sempre stata testarda," affermò
Lily.
Ci fu uno squittio e Daisy afferrò rapidamente una piccola
apparecchiatura dalla cintura, fissandola attentamente.
"Hmmmm, Violet ha bisogno di noi al timone. Misty,
continueremo questo discorso più tardi." Si voltò. "Sempre
che si possa chiamare discorso. Oh, e la cena sarà pronta presto,
anche se non so cosa possa fare quella dottoressa in cucina..."
"Giselle?" chiese Erika chiese. "Oh, nella vita è
una puttana, ma tra i fornelli è un grande cuoco." Lily notò
Misty con la coda dell'occhio.
"Mi ha detto che stava preparando qualcosa di speciale per Ash."
Lo sguardo di Misty divenne truce.
"Davvero? Ma io cucino molto meglio di lei!" Daisy assunse
un'espressione scettica.
"Veramente. Bene, ora dobbiamo andare." Lei e Lily si alzarono
dal divano, sistemarono le loro divise da marinaio e uscirono dalla
stanza.
A parte il sibilo del bastone di Erika che fendeva l'aria mentre lei si
esercitava, tutto era silenzioso. Misty guardava l'oceano nero, fuori
dall'oblò. Infine, Erika fissò Misty con aria irritata.
Appoggiò il suo bastone al muro e prese un fazzoletto dal tavolo
vicino. Asciugandosi il viso, si sedette accanto a lei.
"Va bene, ora tocca a me parlarti. Non hai fatto che
evitarci, proprio come Ash-"
"Non dire quel nome," la interruppe Misty.
"Va bene, tu-sai-chi, allora," disse Erika esasperata. "Ora,
circa quello che hai, come dici tu, imparato a Sud Lavender... so che non
eri... quella cosa, con Brcok, anche se forse lui può averlo
pensato, o qualcosa del genere... ma allora, perchè non dici ad Ash
la verità?" Misty incrociò le gambe davanti lei.
"Gli dissi la verità, una volta... e... lui non mi
ha creduto. Così, pensai in seguito, bene! Non ho bisogno di lui!"
Suonava come se stesse cercando di convincere sè stessa, più
che Erika. Una lacrima la tradì, scendendo da un occhio, ma lei la
asciugò rapidamente con una piega del mantello. "E lui è
un tale ipocrita!"
"Che vuoi dire?" Lei fissò il pavimento.
"Io-io, non posso dirtelo." Erika ebbe improvvisamente
un'intuizione.
"È per questo che l'hai lasciato, cinque anni fa?" Lei
esitò, poi annuì lentamente. "Non pensi che sia il caso
di dire a qualcuno cosa è successo?" La stanza cadde nel
silenzio di nuovo. I suoni della nave in movimento erano un molle sfondo,
e l'acqua le cullava dolcemente con le sue onde. Finalmente Misty puntò
Erika con gli occhi colmi di azzurro dolore.
"Io-io... oh, Erika!" E poi i suoi sentimenti travolsero le
sue difese. Quello che vide quel giorno tornò con furia nei suoi
pensieri. Erika le si fece accanto e l'abbracciò. I suoi occhi
brillarono d'ira, mentre le brevi, singhiozzanti frasi di Misty narravano
la storia.
La stanza da pranzo della nave era abbastanza grande, più che
sufficiente per ospitare i fuggiaschi di Sud Lavender. Che comunque non
erano molti, pensò Ash vedendoli tutti riuniti in un posto solo.
Accanto al tavolo a cui sedeva, sul lato lontano, c'erano circa altre tre
tavolate. Il Capitano e l'Infermiera della cittadella sedevano al tavolo
opposto, assieme a Bruno, Junior e una ragazza dai capelli verdi, che non
aveva mai visto prima ma che pareva familiare. C'era la SUA tavolata, con
le SUE sorelle, Erika e i suoi uomini -il tavolo che stava cercando
volutamente di ignorare, e poi c'era un tavolo di altri Istruttori, e
persone sconosciute, molte delle quali lo fissavano a disagio. Ash tentò
di ignorare gli sguardi, mangiando silenziosamente, usando le bacchette
meccanicamente. Pikachu masticava rumorosamente una mela rossa accanto a
lui e vicino all'arco, unica compagnia per cena, a parte Duplica.
"Forse non è stata una buona idea," disse Duplica, ora
che erano al coperto, indossava uno dei suoi "vestiti" -un
sottile vestito nero con gonna e spacco, aperto all'altezza delle spalle-
agitò la mano e inghiottì un boccone. "Forse loro
stanno guardando me," disse con modestia e bocca piena.
"Anche le donne?" aggiunse Ash, sorridendo un poco. Duplica
scosse il capo, lasciando cascare i capelli lungo le spalle.
"Sono lesbiche?" Lui rise.
"Sei incorreggibile, Duplica."
"Pika," concordò Pikachu.
"Ash!" disse improvvisamente una voce da dietro di
lui. Tutti si girarono a guardare, perfino LEI e la tavolata di Bruno. Era
Laselle, vestita in una gonna verde e maglione. I suoi occhi marroni
brillarono sotto i lunghi capelli neri. "Sei venuto a cena!"
"Ciao, Laselle," la salutò Ash.
"Laselle, non dovevi gridare così forte," la rimproverò
Duplica. Cenere arrossì improvvisamente, quando Laselle si piegò
e l'abbracciò attorno al collo.
"E' solo che è da troppo che non lo vedo," spiegò
eccitata.
"Ma saranno al massimo quattro giorni," disse Duplica disse,
alzando lo sguardo. Laselle lasciò il collo di Ash.
"Bene, lo conosco solo da una settimana, quindi tre o
quattro giorni sono tutta una vita!" All'improvviso, i suoi occhi
puntarono qualcosa dietro Ash. "Tu!" la voce si fece gelida e
gli occhi si socchiusero. "Che ci fai qui?"
Ash si voltò. Dietro di lui stava arrivando Giselle, perfetta
come una modella, tutta agghindata e pettinata. Indossava un vestito verde
ed elegante, che avvolgeva le sue forme snelle, e un grembiule con su
scritto "il cuoco più bello del mondo". Si fermò
accanto ad Ash e sorrise.
"Non sapevi che ero di stanza a Sud Lavender, Laselle cara"
guardò la ragazza dall'alto della sua superiore statura. Gli occhi
di Ash si allargarono, fissando le due. Sembravano simili... Laselle alzò
il mento.
"Sfortunatamente no."
"Stai crescendo certamente bene, diventi più bella con l'età
- sei sempre più simile a me," commentò Giselle in tono
di superiorità, incrociando le braccia e spostando il peso da un
tacco all'altro delle sue scarpe. Ash cominciò a pensare. Stessi
capelli marroni scuri e lunghi, stessi occhi, visi simili...
"Siete in qualche modo parenti?"
"Sfortunatamente sì," biascicò Laselle. Fissò
Giselle con occhi increduli.
"Sei sua... madre?" Giselle lo puntò offesa.
"Non penso sia possibile avere figli a sei anni. E' la mia
sorella minore."
"Oh." Duplica sospirò, e gli tirò un calcio
sotto il tavolo.
"A volte mi preoccupo davvero per te, Ash..."
"Così, il nostro Ash si è unito a noi per cena,
stavolta" disse Violet fissando il grazioso ragazzo vestito di nero
al tavolo lontano. Era circondato da donne, e sembrava un po' sconcertato.
Lily spinse leggermente la spalla di Misty, che sedeva accanto a lei.
"Allora, non dici niente?"
"Che non è più il mio ragazzo," disse
quietamente Misty, concentrandosi sul cibo. Ma il sangue affluì
vistosamente alle sue guance. Erika si limitò a guardare.
"Dimenticatelo, si sta sicuramente divertendo. Abbiamo cose più
importanti da trattare. Ad esempio: dobbiamo credere a quello che ha detto
Sabrina? A quanto ne sappiamo, potrebbe essere un trucco per intrappolarci
nel Palazzo dei Quattro Grandi, per farci massacrare tutti a casa loro."
Misty annuì, grata per il cambio di argomento.
"Lo so. E' troppo facile. Possiamo fidarci di lei?" Violet si
strofinò il mento.
"Avremmo bisogno di qualcuno che la conosca bene." Lei piegò
leggermente la sua chioma, dal colore simile al suo nome, e accennò
ad Ash, che ora sembrava stesse cercando di impedire a Laselle e Giselle
di scannarsi a vicenda. "Sbaglio o Ash è stato membro della
Lega Pokemon più di chiunque altro qui? Ha lavorato con lei, un
tempo. Io penso che dovremmo chiedergli un parere." Misty battè
il pugno sulla tavola, spaccando una posata.
"No, non voglio parlargli!" Un'aura fredda cominciò a
diffondersi dal suo corpo.
"Sorellina, non essere così irrazionale," la rimproverò
Violet. "Quello che ha da dirci potrebbe fare la differenza fra la
vita e la morte. Vuoi che un litigio fra innamorati ci condanni tutti a
morte?" Misty si voltò, confusa, facendo calare la sua aura.
"Spiacente. Non voglio nemmeno avvicinarmi a quello." Violet
si rivolse al giovane medico di Erika, Joy.
"Chiamerebbe per favore qui il Maestro Ash? Gli dica che
dobbiamo discutere una cosa con lui." poi fece una pausa. "Aspetti,
faccia venire qui anche Maestro Duplica e Maestro Bruno. Potrebbero sapere
qualcosa anche loro."
"Sì, Maestro," rispose l'infermiera alzandosi e
dirigendosi al tavolo di Ash.
Ci fu uno scricchiolio. Daisy si voltò e vide che la sua sorella
minore aveva congelato le bacchette, e le stava spaccando con le mani.
"Stai attenta. Già dobbiamo usare molta energia per il
riscaldamento, se fai da congelatore non ci aiuti di certo." Misty
alzò provocatoriamente il suo mento. Violet sospirò. Avrebbe
voluto che Lily fosse con loro, ma aveva preferito il ben più
semplice compito di guidare la nave.
E poi si presentarono al tavolo. Ash, Duplica e Bruno. Ash e Misty
avevano già iniziato a pugnalarsi con lo sguardo. Bruno e Duplica
si sedettero, lasciando libero un solo posto. Accanto a Misty. Ash
interruppe la sua sfida oculare e osservò con orrore lo spazio
vuoto.
"Io lì NON mi ci siedo," disse furibondo.
"E lui NON si siede qui," convenne Misty in tono identico.
Violet alzò le mani al cielo.
"Che follia! Come potete essere così immaturi?"
Non lo sono!" dissero entrambi all'unisono. Si fissarono l'un
l'altro, e arrossirono. Lily sorrise furbescamente.
"Siediti e basta, Ash. Ha paura di lei o che? Quanto a te,
Misty, hai così paura di Ash?"
"No!" negarono simultaneamente.
"Allora sediamoci e pensiamo agli affari!" ordinò
Daisy, sorprendendo tutto col suo tono fermo. Ash socchiuse i suoi occhi
marroni. Si sedette obbedientemente. Violet guardò silenziosamente
il soffitto. Doveva ricordarsi di ringraziare Lily, pensò. Poi fissò
Ash mentre cercava di soffiare via una ciocca dagli occhi per poi
ricambiare lo sguardo.
"Non eri cosciente quando Sabrina ci ha detto come chiudere il
cosiddetto Candello Proibito, ma lo sai, vero? Conosci Sabrina meglio di
tutti noi. Cosa ne pensi?" Ash esaminò un pezzo di bacchetta
congelata e fissò Misty per un secondo. Poi rispose.
"Allora, Sabrina è sempre stata la persona più strana
che abbia mai incontrato... o la seconda, forse. Ma devo dire che sembra
essere molto più vicina a me che agli altri Istruttori della Lega o
ai Maestri di Pokemon Penso che... potrebbe essere sincera." Fissò
Misty con la coda dell'occhio, e il suo sguardo arse dorato. "Ma
probabilmente è solo una mezza verità." Misty si lanciò
sprezzantemente i capelli rossi dietro le spalle.
"Sembra avere un senso," concluse Duplica. "C'è
qualcosa nelle profezie che parla di anime legate alle torri. I Quattro
Grandi e Lord Garick devono essere quelle anime. Naturalmente, se le
facessimo fuori..." Bruno stava pensando, il mento quadrato che
rimase contro le sue dita enormi.
"Lo pensi davvero?" chiese con la sua voce profonda. "O
è una gigantesca trappola, oppure potrebbe volerci mandare contro
la Lega, per distruggerci a vicenda. Volete davvero uccidere Brock? Perchè
è quello che dobbiamo fare se le crediamo. E' uno dei Quattro
Grandi, sappiamo ora. Il mio... sostituto, direi."
"Nessuno ucciderà Brock," rispose Ash piegando le
braccia sopra la camicia nera.
"Perchè ti preoccupi tanto per lui?" Bruno sembrò
confuso. "E' ovvio che ti ha sempre detestato." I suoi occhi
color ruggine brillarono minacciosi. "Ci ha presi tutti in giro. Mi
fidavo di lui come un fratello." Ash continuò, ostinato.
"Non era così, all'inizio." Fissò il
tavolo. "Forse posso aiutarlo. Io-io... devo."
"Perfetto, davvero perfetto," disse Erika in tono beffardo. "La
nostra unica speranza, ma TU non vuoi. Cosa ne pensi, Misty?" fissò
la sua amica. "Uccideresti Brock per salvare il mondo?" Misty
sembrò sfregarsi macchie inesistenti sul vestito.
"Non... non lo so."
"Lasciate che Brock e Misty se ne vadano per conto loro,"
disse Ash. Un fazzoletto bagnato colpì la sua guancia. Girò
la testa, per individuare il colpevole. Misty. Aveva un'espressione
innocente stampata in faccia.
"Che?" chiese, inarcando un sopracciglio. Ash raggiunse un
arancino di riso, infilzandolo con una bacchetta congelata che sembrava lì
apposta. L'arancino venne lanciato contro il naso di Misty, trasformando
il volto di lei in un quadro astratto. Sembrava un clown. Un clown
arrabbiato.
"Oops," aggiunse lui, sorridendo sarcasticamente. "E'
stato un incidente." Misty si sporse deliberatamente in avanti,
lanciano il suo piatto sulla testa di Ash. Una roba umida colò sui
suoi capelli e scivolò lungo la sua faccia.
"Oops. Anche questo è stato un incidente" disse in tono
altrettanto mordace. Presto, la cosa degenerò in una battaglia a
colpi di cibo fra Ash e Misty. Tagliatelle, riso, sushi, e tutto quello
che poteva servire venne usato come arma. La stanza piombò nel
silenzio, fissando quei due strani individui che, seduti comodamente, si
coprivano il volto di cibo a vicenda. Violet scosse la testa. E queste
erano le persone che dovevano salvare il mondo?
E poi improvvisamente il pavimento sembrò agitarsi violentemente,
come se qualcosa avesse urtato la nave. Il palmare di Violet pigolò
irrequieto, e lei lo strappò dalla cintura, fissandolo.
"Dannazione, siamo sotto attacco! Lily dice che c'è una nave
della Lega a ore sei!"
"Diavolo, sono riusciti ad eludere gli scanner della nave, e hanno
colpito i piani di galleggiamento. Non possiamo immergerci!" stava
urlando Lily, lottando col timone al posto del capitano. L'oceano nero di
fronte a lei sembrava più mosso di prima, e il pavimento seguiva la
pendenza delle onde. Violet e Daisy accorsero e presero i loro posti sulle
sedie ai lati. Con un sibilo, i pannelli laterali si aprirono, rivelando
leve e pulsanti accanto alle loro posizioni. Daisy prese una cuffia e un
microfono, mentre Violet si calò un paio di binocoli elettronici
sugli occhi.
Oltre alle sorelle di Misty, sul ponte c'erano anche Ash, Misty ,
Duplica, Erika e Bruno, tutti nella sofisticata stanza di controllo e
guida della nave. Come sempre, sulla spalla di Ash sedeva Pikachu, che
cercava di evitare il contatto col viso impiastricciato del padrone.
"Che classe è la nave della Lega?" chiese cercando di
bloccare i liquidi che colavano dai capelli sugli occhi. Violet fissò
l'esterno attraverso il binocolo.
"Parrebbe un Incrociatore da Guerra classe Inquisitor*, e
batte bandiera della Lega Pokemon! Cristo, quant'è grande!"
"Merda. Lily, possiamo seminarli?" Lily stava ancora litigando
col timone.
"Non lo ancora, mi spiace. Daisy, come stanno le turbine? La numero
due mi sta dando molti problemi." Daisy armeggiò con la
tastiera, digitando i tasti con le sue dita affusolate. Piccole lettere
rosse cominciarono a lampeggiare sui monitor.
"La numero due è danneggiata! Devono averla presa
assieme ai piani di galleggiamento. Abbiamo un sovraccarico elettrico e
termico, e una falla. Con cosa cazzo ci hanno colpiti?"
"Direi una scarica combinata di fuoco, acqua ed elettricità,"
concluse Lily, manovrando abilmente fra due iceberg. Il pavimento si
inclinò a sinistra, poi si raddrizzò di scatto, costringendo
Ash, Misty, Duplica, Bruno ed Erika a tenersi alle maniglie sul soffitto.
Duplica boccheggiò, cercando di tenersi.
"Vuoi dire che usano attacchi elementali? Ma sono pazzi? I
Pokemon Proibiti arriveranno in un baleno!"
"Ma la Lega non controlla il Proibito?" chiese Bruno
incuriosito. "Quindi che rischi corrono?" Duplica scosse la sua
testa.
"Avresti dovuto vedere l'esercito della Lega a Sud
Lavender. Sono stati massacrati da Pokemon Proibiti. Forse li controllano
meno del previsto."
"Allora, possiamo seminarli o no?" domandò Misty a sua
sorella. Daisy guardò il suo monitor e sistemò i suoi
capelli biondi dietro le orecchie con una mano.
"Penso di no. Stiamo perdendo troppa velocità,
specie a causa degli iceberg che dobbiamo scansare. Non possiamo
seminarli, nè immergerci, con la turbina due e i piani fuori uso."
"Allora dovremo combattere, o danneggiare la loro nave in modo da
rallentarli," dedusse Ash indossando i suoi guanti neri. Misty
aggrottò le sopracciglia.
"Non vorrai usare gli elementali, vero?" Ash si allontanò
da lei, camminando rapido verso il portello di ingresso, mentre il suo
mantello lo incappucciava e lo nascondeva fra le ombre.
"Posso usare le mani. Bruno, che ne dici di accompagnarmi?"
Bruno fece schioccare le sue nocche e chiamò a comparire il suo
mantello marrone sulle sue muscolose spalle. I suoi occhi scuri erano
ansiosi.
"Sicuro, non faccio a cazzotti da anni. O almeno, non vinco da anni"
disse asciutto.
"Contate su di me," aggiunse Erika, coprendosi col suo
mantello verde in una folata di profumo floreale. Allungò le sue
mani e si ritrovò a stringere il suo bastone nero. "Dovrò
pure tenermi in esercizio, in qualche modo." Duplica sorrise, ma
scosse la testa.
"Verrei volentieri, ma vi sarei solo d'intralcio. Non sono un gran
che, se non posso trasformarmi." Notò Misty con la coda
dell'occhio. "Misty?" Gli occhi di Misty brillarono di azzurro,
richiamando il suo mantello.
"Posso combattere a mani nude, se devo." Sfidò Ash con
uno sguardo piatto. Ash si grattò la spalla su cui sedeva Pikachu.
"Se lo dici tu." Misty indossò i suoi guanti blu, in
tono col suo mantello e il vestito.
"Lo dico io." Daisy sbuffò, snervata da
quell'atteggiamento.
"Bambini, ecco cosa siete. Uscite di qui e togliete quella nave
dalla nostra scia!"
"Hanno sparato un arpione!" urlò Bruno dal basso della
sua posizione sul ponte coperto della nave. "Vogliono rimorchiarci!"
Un enorme ancora di acciaio, con una spessa corda legata intorno, stava
correndo verso di loro, partita dalla grossa nave blu scura della Lega,
che era sempre più vicina. Sbattè da qualche parte sul
ponte, e si aggrappò al parapetto.
"Pikachu, l'arco!" disse rapidamente Ash che era corso sul
ponte scoperto della poppa della nave.
"Pikapi!" Pikachu gli passò l'arco e la faretra che
avevano lasciato lì per andare a cena. Immediatamente, Ash afferrò
una freccia, mirò e tirò, tagliando la corda prima che
potesse portarli fuori rotta. I suoi capelli svolazzarono davanti agli
occhi, cercando senza successo di deconcentrarlo.
"Bel colpo," disse Erika di malavoglia accanto a lui, mentre
il vento spettinava i suoi capelli neri e gonfiava il mantello. Ash non
disse niente, abbassò l'arco e rivolse la sua attenzione alla nave
della Lega. Erika ultimamente si era comportata in modo strano, molto
ostile verso di lui. Ovviamente, qualunque cosa avesse detto, lei avrebbe
negato.
La nave si piegò per scansare un altro iceberg a piena velocità,
e lui afferrò rapidamente la ringhiera per tenersi in equilibrio,
imitato da Erika. Pikachu afferrò la sua caviglia. La nave della
Lega scomparve dietro al massiccio iceberg bluastro che aveva occupato la
loro visione. Il vento divenne ancora più freddo. Superato il masso
di ghiaccio, la nave della Lega era ancora più vicina, e c'era una
figura chiaramente visibile, piazzata sulla prua. Era donna molto alta.
Indossava un lungo mantello nero, e il vento sollevava una treccia di
lunghi capelli blu scuro. Il lato destro del viso era coperto da dei
ciuffi, ma l'altra metà era molto gradevole, sebbene l'espressione
fosse inquietante.
"Non potete scappare," disse attraverso un qualche strumento
che amplificò la sua voce e la rese udibile anche a quella
distanza. "Alt!" ordinò.
"Penso di no!" rispose Ash urlando al vento. I suoi occhi si
focalizzarono su di lui.
"Ah, Ashura, vero? Così abbiamo davvero trovato la
nave giusta. Fermatevi, voglio parlare con te."
"Parlare?" bisbigliò Erika. Ash la guardò con
aria innocente. Si voltò, fissando la gigantesca nave della Lega e
la donna sulla prua.
"Che volete?" gridò.
"So che hai qualcosa, o meglio qualcuno, che voglio indietro,"
rispose lei. La sua voce era ancora amplificata, e facilmente udibile. "Arrendetevi
o verrete distrutti." Confuso, Ash si pettinò i capelli che il
vento aveva spettinato.
"Qualcuno?" Sorprendentemente, la donna sembrò
ringhiare.
"Il Maestro di Roccia. Brock. fatelo venire qui!" La sua voce
ora era adirata, non più fredda come prima. Dietro di lui
risuonarono dei passi, e Ash vide Misty arrivare dal ponte inferiore,
attraverso una scaletta sul fianco esterno della nave. I suoi lunghi
capelli rossi galleggiavano nel vento, ma non sembrava soffrire il freddo.
Non tremava nemmeno.
"Strano" disse cercando di sistemare il suo mantello
blu. "Se sono della Lega, perchè non ci hanno ancora
attaccato? Sono a portata, ma sembrano volerci bloccare, piuttosto che
distruggerci."
"Vogliono Brock, per un qualche motivo," disse Ash, confuso.
"Perchè?" Ash si concentrò nuovamente sulla nave
che li seguiva. Era ancora più vicino, al punto che la donna
sarebbe riuscita facilmente a salire a bordo con un salto.
"È una specie di missione di salvataggio?" le gridò.
La metà visibile del volto di lei si piegò verso l'alto, e
la donna si mise a ridere, fissando il cielo grigio. Poi li fissò
col suo occhio furibondo. Sembrava familiare, così da vicino, ma
era difficile dirlo, con mezza faccia coperta da capelli blu.
"Non precisamente," disse la donna finalmente dopo aver
soffocato le risate, anche se non completamente. "Lo voglio uccidere."
Misty schioccò improvvisamente le dita.
"Ehi, è l'amica di Brock! Ecco perchè mi sembrava
familiare." Ash strabuzzò gli occhi. Santo cielo. Certo!
"Sei Suzie, l'allevatrice di Pokemon!" esclamò. A
quanto ne sapeva, non era un membro della Lega Pokemon. Ma allora era il
comandante di quella nave? E perchè? La donna interruppe la risata
di nuovo, fissandoli adirata.
"Ho lasciato Brock almeno tre anni fa; ed è stato
uno sbaglio, quello. Ma... sì, sono quella Suzie, su questo hai
ragione. E so che hai Brock, quindi restituiscimelo."
"Mai!" replicò Ash. Erika gli diede una gomitata nel
fianco.
"Ne sei sicuro, Ash? Quello che ci ha detto Sabrina...
potrebbe farci un favore."
"Ma non sappiamo se sta mentendo. Incrociò le braccia. "E
poi nessuno può darmi degli ordini." Misty schioccò le
dita.
"Allora preparati a combattere. Quando Ash diventa
testardo, non possiamo fare niente."
"Oh, taci," disse Cenere.
"No, sta zitto tu," rispose Misty. Suzie li folgorò con
un'occhiata.
"Se non accettate con le buone, mi vedo costretta ad usare la
forza." La nave della Lega si era portata nella loro scia, e lei li
stava fissando, dritta davanti a loro. "Io ho qui un tuo amichetto,
Ash, che vuole salutarti. E’ qui nel caso che tu diventi troppo
caparbio." Ash fece un passo di lato, sistemando il mantello gonfio
per il vento e preparandosi alla lotta.
"Non ho paura di nessuno," rispose.
"Pika Pika!" concordò Pikachu, accanto al suo piede,
brillando di elettricità scura.
Una figura alta, muscolosa, avvolta in un mantello marrone chiaro,
comparve accanto a Suzie. Con un movimento agile, si tolse il cappuccio e
rivelò il viso.
Ash boccheggiò.
"Ciao, Ash." Era atrocemente familiare, un accento melodioso.
Aveva irti capelli verdi e occhi bruni. Un occhio. Ne aveva solo uno. Una
lunga cicatrice contorta correva dalla fronte, attraverso il suo occhio
perduto, fino all'angolo della sua bocca irrigidita.
"AJ, tu qui?"
"Dovresti saperlo, tu sei quello che ha distrutto i miei sogni,
nelle semifinali del torneo della Lega Pokemon," disse AJ in tono
risentito. Indicò la sua cicatrice. "E sei quello che mi ha
fatto questo." Ash indietreggiò, stringendosi le spalle sotto
il mantello nero.
"E' stato un incidente."
"Incidente, davvero!" ruggì AJ. Poi scosse la sua testa
e si ricompose. "Tra l'altro, tutta questa nave ha un motivo per
odiarti, Ash. L'equipaggio è composto di gente che ho incontrato
che desidera solo ucciderti. Sei davvero popolare da queste parti, Ash."
Avanzò di lato, permettendo a tre altre figure di appoggiarsi al
parapetto. Indossavano tre mantelli, uno blu, uno rosso e uno giallo.
Erano di altezza uguale, circa sei piedi. I tre si tolsero simultaneamente
i cappucci dei loro mantelli. I capelli avevano il colore dei loro
elementi.
"Ash, hai ucciso il nostro fratello minore," dissero
all'unisono.
"I fratelli Eevee?" affermò Ash. "Di che
state parlando?"
"Hai ucciso troppe persone e non ricordi? Il suo nome era Mikey!"
Sorprendentemente, Misty si fece avanti.
"E' una bugia! Ash non ha toccato Mikey, è stato il vostro
dannato Missingno, al Monte Luna!" Il fratello in blu ghignò.
"E dovremmo crederti? A te, alla puttana preferita di Ash! Faresti
di tutto per salvare il suo culo." Gli occhi di Misty brillarono di
una gelida aura azzurra, raffreddando il già ghiacciato vento.
"Vieni qui a ripeterlo, Rainer, e ti mostrerò il potere di
un Maestro d'Acqua." Rainer incrociò le braccia.
"Idea interessante. Non ho un combattimento con elemento uguale da
molto tempo." Ash fissò Misty.
"Attenta, sai che non possiamo usare attacchi diretti
contro di loro, anche se loro possono."
"Dannazione!" imprecò Misty, facendo calare l'intensità
della sua aura. Erika parlò.
"Guardate che se dobbiamo combattere, non potremo usare nessuno
attacco elementale! O attrarremo i Pokemon Proibiti." Suzie sbuffò,
spazientita.
"Noi siamo della Lega Pokemon perciò siamo al
sicuro, ma possono attaccare voi, e lo faranno." Portò la mano
sulle labbra. "Ultima possibilità. Datemi Brock e vi lascerò
vivere -anche se non vivrete ancora a lungo."
"Scordatelo, Suzie" si intromise AJ, " vogliamo
anche Ash, adesso."
"Questo non era negli accordi," protestò Suzie,
fissandolo con odio.
"Ehi," li interruppe Ash, "se fosse solo per me,
allora sarei disposto ad arrendermi. Ma non vi darò mai Brock.
Spiacente."
"Chi cazzo se ne frega di Brock?" ringhiò AJ. "Finalmente
potrò vendicarmi di quello che mi hai fatto, pezzo di merda!
Sandshrew, prendiamolo!"
"Shrew!" Un piccolo roditore giallo dalla pelle corazzata saltò
sulla sua spalla, e AJ superò la distanza fra le navi con un balzo,
puntando Ash con un un calcio. Il suo mantello ondeggiò dietro di
lui. Ash si scansò rapidamente, evitando di poco il calcio, mentre
AJ atterrava con un suono sinistro sul ponte, nel punto in cui si trovava
il suo bersaglio un attimo prima.
Misty stava per rispondere quando Rainer saltò giù,
scagliando gelida energia dalle sue dita e costringendola ad allontanarsi.
I restanti due aggressori, quelli coi mantelli giallo e rosso, attaccarono
Erika. Suzie segnalò alla sua nave di allontanarsi, per evitare di
essere coinvolta nello scontro.
"Ah heh heh, due contro uno non è corretto, ragazzi..."
disse Erika indietreggiando e agitando la sua staffa davanti a loro. "E
poi non vi conosco nemmeno." Il fratello col mantello rosso e i
capelli fiammeggianti ghignò crudele, avanzando e caricando le mani
con una fiamma ardente.
"Già, che maleducati. Io sono Pyro, mentre il mio fratello
in giallo è Sparky." Sparky le fece l'occhiolino, e avanzando
verso di lei indicò il mantello giallo come prova del suo nome.
"Va bene se comincio con Sparky?" chiese Erika frivolamente. "Non
mi piace il fuoco, come potete capire." Improvvisamente dal ponte
inferiore arrivò Bruno, che alzò i pugni in posizione di
lotta.
"Ci penso io a questa testa calda." Erika sospirò,
sollevata.
"Bruno, se non fossi così grosso e pauroso, ti bacerei."
Ash parò un altro colpo con una complicata torsione del suo
braccio, e indietreggiò nuovamente.
"Ascoltami, AJ, non voglio batterti. Specie perchè
con una mossa sbagliata potrei uccidere tutti."
"Stronzate," rispose AJ, avanzando. I suoi folti
capelli verdi erano immuni al vento. "Pensi che dopo tutto questo
tempo passato a cercarti, ti lascerò andare tranquillamente? E dopo
che ho ultimato il mio addestramento! Distruggerti è l'unico scopo
della mia vita." Lanciò il suo Sandshrew in aria. "Sandshrew,
Lama di Terra!"
"Shrew!" il sandshrew strillò e il ponte della nave
sembrò tremare, mentre il roditore rotolava su di esso, avvolto
dall'energia come se stesse rientrando in una pokèball. Ma poi si
trasformò in una spada ricurva, bruna come il mantello di AJ, che
afferrò l'arma a mezz'aria e cominciò ad agitare le dita
della mano destra nell'aria di fronte a lui. Ad ogni rotazione si poteva
udire il suono di una tempesta di sabbia.
"Già, ho imparato il tuo piccolo trucco," fece AJ con
calma, roteando la spada. Girò la sua testa, cercando col suo unico
occhio colmo d'odio. "Dov'è il tuo ratto? Sandshrew lo taglierà
in due, stavolta." Prima che potesse accorgersene, una piccola figura
simile ad un fantasma superò la testa di AJ da dietro,
spaventandolo.
"Pika!" Era Pikachu, che atterrò accanto al piede di
Ash, agitando la coda nell'aria. I suoi occhi blu cobalto brillavano,
emanando una luce torva sul suo corpo color della notte. Improvvisamente,
saltò sulla spalla di Ash. AJ ghignò.
"Ha! Non gli è piaciuto come l'ho chiamato? Odio il tuo
Pikachu quasi quanto -no, più di te. Come ha potuto sconfiggere
Sandshrew nelle semifinali? E' impossibile." Ash scosse la testa.
"Smettila, AJ. La Lega Pokemon è il passato. Sei arrivato
terzo, o quarto, che è un ottimo risultato. E poi ora non conta,
quando tutto il mondo è in pericolo." L'occhio di AJ arse
malevolo.
"Terzo? Quarto? Ha infranto il mio sogno, Ash, per me contava solo
vincere. Maestro di Pokemon. Il più grande di tutti i tempi. E poi
mi battesti, e il mio sogno cambiò. Divenne la vendetta. L'ultima
volta mi hai fermato, e mi è costato un occhio. Ma ora sono
tornato, e sono abbastanza forte da distruggerti." Sembrò in
attesa di qualcosa. "Cosa aspetti? Trasforma il tuo ratto nella tua
spada, e combatti!" Ash scosse ancora il capo.
"Non vuoi capire? L'energia elementale attirerebbe i
Pokemon Proibiti come mosche su di una carcassa."
"Sciocco," concluse AJ, scuotendo a sua volta la testa, mentre
bloccava la spada e la puntava verso di lui. "Speravo che sarebbe
stato più divertente." Scattò di lato e con rapidità
imprevista calò un violento fendente. Ash riuscì a malapena
a scansarlo, e la lama tranciò una parte del mantello.
"Posso ancora combattere a mani nude," disse rigenerando il
tessuto da una nube di ombra scura.
"Non esserne tanto sicuro," rispose AJ piegandosi per
sfruttare la sua velocità in un ancora più violento colpo
laterale. Questa volta Ash attraversò la difesa dell'avversario,
aggirando la spada e sferrando una serie innumerevoli di pugni al volto e
al torace di AJ. Finì la serie con un veloce balzo all'indietro,
che usò per sferrare un calcio al mento di AJ, il quale volò
in aria. Poi completò la piccola acrobazia acquattandosi. Ma AJ
recuperò facilmente, e con un forte colpo di reni si rimise in
posizione, atterrando sul ponte con un tonfo quasi soffice. Si asciugò
la piccola striscia di sangue che sgorgava dalla narice destra, e inspirò.
"Niente male." Lasciò partire una risata forzosa. "Ora
siamo pari." Ash sentì una fitta di dolore, e osservò
la profonda ferita sul braccio, da cui sgorgava un copioso fiotto di
sangue.
"Cha!" gridò Pikachu scioccato, vedendo dalla sua
posizione sulla spalla opposta il taglio.
"Ecco qui un nuovo trucchetto che ho insegnato a Sandshrew, giusto
per te." AJ alzò la sua spada e la tenne con ambo le mani. "Sandshrew,
Inversione Elettrica!" Improvvisamente, l'arma sembrò
scintillare a intervalli regolari. Nello stesso istante, Ash si piegò
in due, sentendo un dolore intenso attraversargli la testa. Pikachu scivolò
dalla spalla e crollo al suolo come un peso morto. Era come se la sua
testa fosse stata rinchiusa in una pressa. Poteva sentire, a malapena, che
anche il suo pokemon era agonizzante, nelle sue stesse condizioni, e si
stringeva il capo con le zampe. AJ ghignò.
"Come ti sembra? Anni e anni di perfezionamento. E' in grado di
destabilizzare qualsiasi cosa basata sull'elettricità, in un certo
raggio."
"Andiamo, pensavo che avremmo avuto un vero scontro d'acqua,"
fu il commento di Rainer, mentre generava una sfera di gelida energia e la
scagliava verso di lei. Misty si voltò, usando il suo mantello per
parare il colpo e ridurlo a soffici fiocchi di neve che galleggiarono
incerti intorno a lei. Poi si girò nuovamente e si appoggiò,
stringendosi nel mantello.
"Posso batterti anche senza attacchi d'acqua." Rainer scosse
il capo.
"Stai scherzando? Il potere di un Maestro di Pokemon è
dovuto esclusivamente alle energie elementali che acquisisce, combattendo
al fianco dei suoi pokemon. Altrimenti, saremmo solo dei patetici
Istruttori." Estrasse una pokeball blu dal mantello e la lanciò.
"Non è vero, Vaporeon?" La palla si aprì,
liberando il quadrupede blu come il mare. I suoi occhi neri erano
socchiusi, la sua coda si agitava irritata.
"Vee!"
"Vedi, anche Vaporeon è d'accordo!" affermò
Rainer in tono di trionfo. Misty cercò la sua pokeball fra le falde
del mantello, e l'allargò nella mano.
"Hai ragione solo a metà. Un vero Maestro di Pokemon deve
avere un vero legame coi suoi pokemon, li capisce, li addestra, sente
quello che sentono loro, condivide amori, gioie e dolori. Non è
qualcosa che puoi imparare, devi averlo dalla nascita. Ora il mio Vaporeon
te lo dimostrerà." Lanciò la sfera, liberando il suo
pokemon di fronte a Rainer. Vaporeon era zitto, ma le spine sul dorso
erano rigide, pronte. Rainer ridacchiò.
"Bel discorso, ma hai già perso. Il mio Vaporeon è
anche più grosso. Vaporeon, Geloraggio!"
"Vee!" Il Vaporeon di Rainer aprì la bocca, scagliando
un torrente di gelo verso Misty.
"Non hai mai sentito dire che le dimensioni non contano?"
Rispose lei, sorridendo. "Vaporeon, Geloredirezione!" Il
Vaporeon Misty rimase fermo, lasciando che il Geloraggio lo avvolgesse in
una tromba di ghiaccio.
"Hahaha! E' la scusa del tuo tipo?" commentò Rainer.
"In effetti sì. E neppure lui sa quanto ha ragione. In
fondo, perchè secondo te l'ho seguito per tutti quegli anni?"
disse lei, strizzando l'occhiolino. "Ora, guarda." Il Vaporeon
di Rainer sembrò confuso, mentre una leggera nebbia lo circondava.
"Vee? Vee!" La condensa si trasformò in ghiaccio, e il
Vaporeon di Misty si liberò dalla sua gelida prigione, indenne.
"Cosa diavolo hai fatto?" esclamò Rainer, scioccato. La
mano di Misty ondeggiò in aria, mostrando una pokeball. Richiamò
Vaporeon.
"Come osi definirti Maestro d'Acqua?" Poi si lanciò
verso di lui, scagliandosi in aria. Tutto ciò che Rainer vide fu un
mantello blu che ondeggiava pazzamente, e un calcio che gli centrava il
viso. Poi il suo corpo si accasciò contro la ringhiera.
Pyro aveva un occhio nero.
"Argh!" gridò mentre alzava le braccia per lanciare
un'altra palla di fuoco, ma Bruno lo anticipò e lo colpì
alla testa.
"Uno, due, uno, due" sussurrò Bruno, poi fece un saltò,
girò su se stesso e colpì Pyro alla schiena con un calcio. "Ah,
come mi piace!" sussurrò, tirandosi indietro i capelli
castani, madidi di sudore. Pyro tossì, si girò e sputò
un dente.
"Avanti, lotta come un vero uomo," disse Bruno, flettendo i
suoi muscoli mentre si avvicinava. "Non dirmi che basta questo per
metterti al tappeto." Pyro si rialzò e lo fissò torvo.
"Stupido ammasso di muscoli. Ti incenerirò!" Le sue
mani si coprirono di fuoco, e lui si allungò per sferrare un pugno.
Bruno gridò, sentendo Pyro colpirgli il braccio, lasciando una
tremenda ustione. Rispose con una veloce e potente reazione, gettando
l'avversario nuovamente a terra.
"Ah, allora sai reagire," commentò, controllando la
bruciatura. Pyro rotolò via e lanciò una pokeball rossa.
"Flareon, vai! Fuocobomba!"
"Oh, merda," bisbigliò Bruno, indietreggiando.
Sparky aveva già liberato il suo Jolteon. L'evoluzione elettrica
di Eeve crepitava per l'elettricità, mentre Erika cercava di
tenerlo a bada col suo bastone. Il Maestro di Elettricità stava
osservando divertito.
"Heh, non puoi andare avanti in eterno," affermò,
cercando di piegare il corpo in modo che il vento potesse increspare il
mantello giallo nel modo più drammatico possibile. Erika fece altri
due passi indietro, agitando il suo bastone davanti al minaccioso pokemon
giallo.
"Cattivo, cattivo!" esclamò. "Vai a
infastidire qualcun altro!"
"Jolt!" Il Jolteon cominciò a scintillare, gli occhi
neri ammiccarono feroci.
Poi lei notò che aveva praticamente raggiunto Ash e Pikachu.
Sembravano soffrire molto. Che diavolo stava succedendo? Ma la cosa più
strana accadde in quel momento. Il Jolteon di Sparky si fermò
improvvisamente, e cominciò a guaire di dolore.
"Jolteon?" esclamò Sparky preoccupato. "Che
cos'hai?" Corse verso il suo pokemon, ma ad un certo punto anche lui
si piegò, dolorante. Lanciò un urlo. Il ragazzo dai capelli
verdi, quello che sembrava odiare Ash più di tutti, gridò
adirato.
"Pazzi, allontanatevi!" Ash gemette, sentendo che l'attenzione
di AJ era rivolta altrove.
"Devo... devo..." Allungò le braccia, e strinse il
parapetto della nave. Lentamente, strappò una sbarra di acciaio,
emettendo un suono lamentoso. "Prendi!" gridò usando la
spranga come una lancia, contro la spada che AJ teneva in mano e che
brillava intermittente. L'arma sembrò emettere un pigolio
lamentoso, quando il pezzo di acciaio la centrò e la lanciò
lontano dalle mani del suo proprietario.
"Sandshrew!" urlò terrorizzato AJ. Tirò
un calcio ad Ash e si rivolse a Sparky, che stava tossendo. "Idiota,
guarda che hai fatto!"
"Io?" replicò Sparky, alzandosi a fatica, ancora
indolenzito. "Che ho fatto io -?" AJ ondeggiò il suo
piede, e un'onda di aria compresso lo centrò.
"Ora, quanto ad Ash e al suo-" ghignò, puntando il
piccolo pikachu nero che si stava faticosamente alzando, tremando e
scuotendo la testa. Ma Erika corse contro di lui e centrò il suo
stomaco con due colpi del suo bastone, quindi gli colpì le gambe,
facendolo cadere.
"Non pensarci nemmeno!" disse soddisfatta, assestando il colpo
finale che lo fece svenire. Sparky si rialzò, e la fissò con
occhi ardenti di giallo.
"Ne ho avuto abbastanza! Fratelli, è il momento!"
Gli occhi di Rainer brillarono improvvisamente di blu. Smise di
attaccare e si voltò.
"Sì, è il momento." Misty si bloccò,
confusa.
"Di cosa stai parlando?" Il Vaporeon congelato uscì
improvvisamente dal suo sarcofago di ghiaccio, e corse verso il retro
della nave.
Di colpo, Pyro si mise a ridere, e i suoi occhi arsero di rosso.
"E' la vostra fine. E' il momento." Il Flareon che stava
attaccando Bruno si fermò, quindi corse via, avvolto da una
fiammeggiante aura infuocata. Pyro lo seguì, tracciando una scia di
fiamme sul ponte col suo mantello.
"Torna qui è combatti," disse Bruno, costretto ad
inseguirli.
I tre fratelli e i loro pokemon erano immobili, al centro della nave.
"Non mi piace," disse Erika a Bruno e a Misty, che era appena
arrivata e le stava accanto. Ash indietreggiò e fece salire Pikachu
sulla sua spalla.
"State pronti."
"Per cosa?" chiese Misty incuriosita.
Rainer gridò.
"Vaporeon, unisciti!" Pyro gridò.
"Flareon, unisciti!" Sparky gridò.
"Jolteon, unisciti!"
I tre pokemon sembrarono illuminarsi, poi lentamente sembrarono
sovrapporsi, quasi fossero inconsistenti come aria. Quello che si formò
al centro cominciò ad espandersi, fino a raggiungere gli otto piedi
di altezza. Presto l'unione fu completa, e il risultato era un gigantesco
essere simile ad un drago, appoggiato a quattro zampe spinose, ma con tre
teste e tre code. Erano quelle dei pokemon che lo avevano generato, col
muso di Flareon al centro, e gli altri due ai lati. Alle teste
corrispondevano le code, ma, a parte ciò, quella era una creatura
nuova. Il torso era quello di un dragone, completo di ali e nero come la
notte. Le tre teste ruggirono all'unisono, un suono orrendo che squarciò
l'aria. Gli artigli squarciarono il ponte d'acciaio. Bruno sbattè
le palpebre.
"Santa merda."
"L'hai detto," aggiunse Erika. Guardò il suo bastone,
poi l'Eeve dragone, e nascose l'arma dietro di lei, arrossendo.
Ash e Misty guardavano in silenzio, i loro mantelli ondeggiavano
all'unisono nel vento. Pikachu era ancora sulla spalla di Ash. Il portello
dietro di loro si aprì, e Lily sporse fuori la testa.
"Che diavolo succede, perchè improvvisamente abbiamo preso
una tonnellata di carico in più?" Il dragone ruggì.
Lily fissò il mostro con occhi terrorizzati.
"Oh... Bene, divertitevi. Sayanara!" Sbattè il portello
e lo sigillò. I tre fratelli risero.
"Ora, rispondete, non siete voi che avete ucciso il nostro piccolo
fratellino?" Misty scosse la testa.
"Per l'ultima volta, non abbiamo ucciso Mikey."
"Bugiardi," li accusò Pyro. "Comincio io.
Triverion, Furia Infuocata!" fissò Ash e lo indicò. "Su
di lui!" Ash si spostò di lato, ma la testa centrale lo seguì
con occhi rossi e minacciosi, inalando con forza.
"Ragazzi," commentò Erika improvvisamente. "E'
la mia immaginazione, o fa più freddo?"
"Non è il momento di pensare al meteo, Erika"
rispose Bruno piattamente. Ash la guardò con la coda dell'occhio. "No,
davvero, ha ragione. Questo gelo... non è naturale." Guardò
dietro alla nave. "E quei gyarados che ci seguivano sono scomparsi."
"Ash, attento!" lo avvertì Misty mentre la teste
centrale di Triverion spalancò le fauci, e lanciò una enorme
colata di fiamme bianche dalla gola. Ash si inginocchiò, coprendosi
col mantello mentre l'immensa palla di fuoco lo centrava. Le fiamme si
annerirono, e Misty, Bruno ed Erika ricevettero una folata di intenso
calore. Una nebbia nera e il fumo impedivano invasero i loro occhi.
"Troppo facile," disse Pyro sprezzante, lisciandosi i
suoi capelli rossi. "Ora dov'è Brock?" Poi, quando la
nebbia scura venne soffiata via dal vento pungente, vide una sagoma nera,
in ginocchio, avvolta in un mantello nero e fumante. "Che cosa? Sei
duro a morire, eh?" ma di colpo i suoi denti tremarono, e Pyro si
coprì nel mantello rosso, sentendo il freddo. "Ehi, fratelli,
lo sentite? Si gela, qui!"
Un vento più gelido cominciò a soffiare dall'ovest, e
tutti cercarono sull'orizzonte, ma l'oceano nero era scomparso, coperto da
una nebbia impenetrabile. Stava avvicinandosi rapidamente, e sembrava
un'enorme onda di bianco.
"Ti spaventi per un temporale?" gridò Rainer. "Tocca
a me! Triverion, pronto per una Furia Ghiacciata." Puntò Misty
col dito. "Su quella puttana!" Sparky afferrò il suo
braccio.
"Fermo, quello non è un normale temporale." Pyro diede
sussultò e si girò.
"Merda. Che sia lei? Siamo abbastanza vicini da-"
E poi il vento crebbe ancora in intensità, e la grandine cadde
copiosa. Il chicchi erano enormi, e sembravano sassi sulle loro schiene.
Un forte suono ossessionante pervase l'aria, mentre essi si schiantavano
sul ponte della nave.
Butch e Cassidy stavano guardando l'azione accanto a Suzie, sul ponte di
prua della grande nave da guerra della Lega Pokemon. Era un luogo
privilegiato, per l'osservazione: una visuale perfetta e nessun rischio.
"Non uccideranno Ashura, vero?" chiese Cassidy ad alta voce. "Quell'attacco
di fuoco sembrava davvero letale. Anche per lui." Suzie non se ne
interessò.
"Dubito che potrebbero ucciderlo. Dopo tutto è uno dei
Maestri di Pokemon Proibiti." Socchiuse il suo occhio non coperto dai
capelli. "Tutto ciò che voglio è Brock." Butch
rabbrividì e si avvolse nel mantello grigio.
"Si gela! Dovremmo andarcene, sembra che stia cominciando a
nevicare," disse indicando il cielo. Cassidy bestemmiò,
sentendo un pezzo di ghiaccio centrarle la testa bionda.
"Non è neve, idiota. E' grandine!" E poi si udì
un rumore più detestabile di quello di cento unghie su una lavagna.
La nave si fermò di colpo sotto i loro piedi, facendo inciampare
Butch e Cassidy in avanti. Suzie, comunque, rimase salda sui due piedi. Si
sporse in avanti e osservò i dintorni.
"L'acqua intorno alla nave è ghiacciata," disse con
calma. Cassidy che anche la nave più piccola che stavano inseguendo
era bloccata.
"Anche loro sono stati ghiacciati. Ma da cosa?"
"Forse da quello," Suzie accennò col mento.
Fissarono il fianco della nave, su cui si era abbattuta un veloce onda
di nebbia. E al centro di essa, una figura solitaria. Sembrava che la
condensa si emanasse da essa, addensandosi mentre si avvicinava
dall'orizzonte. Era come se stesse camminando sull'acqua.
Ash si guardò intorno, ancora inginocchiato e col mantello
fumante per il calore dell'attacco di fuoco, e notò la sagoma nella
nebbia, che avanzava. Lentamente, emersero i dettagli. Indossava il
mantello di un Maestro, cosa abbastanza ovvia visto il suo potere, del
colore del ghiaccio, un pallido ceruleo. Il vento gelido la colpiva di
lato, evidenziando una figura snella e tornita. Il mantello, agitandosi,
mostrava lunghe gambe lattee. Una donna. Al contatto coi piedi, l'acqua
ghiacciava, e probabilmente era per quello che riusciva di camminare
sull'oceano. E poi i suoi movimenti rapidi e aggraziati dimostravano che
stava pattinando sul ghiaccio che generava. Occhi verdi e brillanti arsero
fra le ombre del cappuccio.
Lorelei. La prima dei Quattro Grandi.
Si avvicinò ancora, e l'aria divenne ancora più
insopportabilmente fredda, mentre la nebbia fagocitava la già
scarsa luce. Ash si coprì il volto col suo cappuccio, e lo strinse
per bene. Pikachu si accucciò fra le sue braccia e affondò
il muso nel collo, agitando le orecchie puntute. Anche gli altri si erano
avvolti nei loro mantelli e cappucci, tutti tranne Misty, che non sembrava
risentire del gelo o della grandine. Quest'ultima sembrava anzi
dissolversi prima di colpirla. Fissava silenziosamente Lorelei, uno
sguardo brillante di azzurro, mentre i suoi capelli rossi sembravano
ardere nell'oscurità improvvisa. Il gigantesco Triverion si era
appallottolato sul ponte, tremante, nel tentativo di tenersi al caldo.
Finalmente, quando Lorelei arrivò a circa trenta piedi dalla loro
nave, si piegò di lato e scivolò sul cammino di ghiaccio che
stava creando, fermandosi in una nuvola di scintille blu. Il suo lungo
mantello non fu altrettanto veloce, e rivelò un corpo quasi nudo
sotto di esso. La sua testa era ancora coperta dal cappuccio, e solo gli
occhi erano visibili, chiazze di verde ardente nell'ombra.
"Fa caldo." La sua voce era gelida, fredda come il vento
artico. Era davvero piacevole, come quella di una cantante, ma sembrava
ghiacciare l'anima. "Il caldo deve essere distrutto." I tre
fratelli Eevee, Rainer, Pyro e Sparky, fecero un passo indietro,
terrorizzati.
"Qual'è il problema?" bisbigliò Erika. "Non
è dalla vostra parte?"
"Sì e no," rispose Pyro con lo stesso tono di
voce. "Si dice che Lorelei sia impazzita qualche anno fa, e ora
nessuno sa per chi combatta."
"Cosa?" Bruno sembrò completamente disgustato. Ash annuì
lentamente.
"È vero. E' per questo che è stata
allontanata dagli altri Maestri e Istruttori della Lega."
"Non lo sapevo," borbottò Bruno. Erika fece svanire il
suo bastone in un bagliore color smeraldo.
"La domanda è: cosa ci fa qui?" Le rispose Sparky.
"Siamo vicino a Cinnabar. Lei era responsabile del punto focale
dell'isola, per l'apertura del cancello. Lord Garick ha dovuto usarla,
perchè, dopo tutto è ancora uno dei Maestri di Pokemon più
potenti del mondo." Un gemito dal pavimento. Tutti si voltarono, e
osservarono AJ mentre riprendeva conoscenza e si alzava.
"Ricordo quella puttana," sbuffò adirato. "E'
colpa sua se non riuscii nemmeno a qualificarmi per il torneo della Lega
nell'anno successivo!" Afferrò la sua spada e saltò giù
dalla nave, per attaccarla. Ash cercò di afferrarlo, ma senza
successo.
"AJ, pazzo. non sai quello che fai!"
AJ atterrò sul blocco di ghiaccio che circondava la nave e corse
verso di lei, scivolando e tenendo la sua spada in orizzontale, al suo
fianco.
"Sei morta!" gridò fissandola inferocito. Lorelei lo
attese, muta mentre il vento freddo gonfiava il mantello intorno alla sua
forma sinuosa. Ma quando AJ fece per colpirla con la spada,
improvvisamente girò su se stessa, liberò una gamba da sotto
il mantello e sferrò un tremendo calcio. AJ scivolò,
sbilanciato dal colpo che aveva centrato la sua arma, e lei ne approfittò
per sferrare un secondo calcio, che squarciò l'addome
dell'avversario. AJ lasciò un ultimo rantolo, e Lorelei si spostò,
lasciando che il corpo si schiantasse contro il ghiaccio, che si sciolse
al contatto. AJ affondò nelle acque nere, senza lasciare traccia.
Lorelei si voltò per folgorarli con l'intenso bagliore dei suoi
occhi.
"Il calore è una malattia che lascia sentire. Presto tutto
sarà sostituito dal felice gelo." La sua aura di nebbia bianca
cominciò ad espandersi, verso la nave. Ash sentì dei
movimenti al suo fianco, ma non riuscì a impedire che un'altra
persona saltasse giù dalla nave.
"Misty!" Balzò verso il ghiaccio, seguita dal mantello
blu e dai capelli che ondeggiavano nell'aria, con gli occhi ardenti di una
luce azzurra. Sotto i suoi stivali spuntarono due lame da pattinaggio.
Atterrò e cominciò a pattinare verso Lorelei. Stringendo
Pikachu sotto il mantello per scaldarlo, Ash fece per seguirla, ma
inaspettatamente due mani spesse lo afferrarono e lo bloccarono
saldamente. Si voltò per trovare Bruno dietro di lui, che lo
fissava con fieri occhi scintillanti di ruggine.
"Bruno, che Diavolo fai?" Tutto ciò che fece Bruno fu
stringere la presa, immobilizzando anche Pikachu fra le braccia del suo
allenatore. Chiuse gli occhi.
"Mi spiace, Ash."
Misty si bloccò, scagliando una nube di polvere di ghiaccio
mentre scivolava coi pattini per fermarsi. Davanti a lei, Lorelei,
immobile,due macchie di luce verde fra le ombre del volto. I mantelli
sembravano muoversi all'unisono, seguendo le folate di vento ghiacciato.
Non sapeva bene cosa stesse facendo. C'era solo la vaga sensazione che
avrebbe dovuto cercare il confronto. Improvvisamente, Lorelei si tolse il
cappuccio, e liberò i lunghi capelli nel vento. Erano un blu scuro,
una tinta quasi identica alle acque dell'oceano. Davanti agli occhi verdi,
gli occhiali ovali, gli stessi che aveva usato ai tempi dei tornei della
Lega Pokemon.
"Tu sei calda... e fredda allo stesso tempo." La sua voce era
appena più di un bisbiglio. "Cerchi il gelido oblio?" Le
sue mani, lungo i fianchi, presero a pulsare di energia azzurra, emanando
una nebbia più bianca di quella naturale.
"Lorelei..." la implorò Misty. "Perchè?"
Pensò al passato. Anni fa, Lorelei, la signora dei pokemon
ghiaccio, era stata il suo idolo. L'aveva guardata dal basso, come Ash
aveva guardato gli altri Grandi. Un tempo, aveva pensato perfino di
seguire i suoi passi, un allenatrice di pokemon ghiaccio - ma l'acqua, il
suo primo amore, le aveva fatto rinunciare. Lorelei era distaccata, una
personalità fredda, ma anche così, nel profondo, Misty
pensava che fosse una brava persona, qualcuno con cui condividere i propri
segreti. Questa Loerelei era diversa, aveva abbracciato il gelo. E
nient'altro. Improvvisamente Lorelei spalancò gli occhi, e una
leggera macchia di rossore invase il suo viso pallido.
"T-Tu!" gridò. "Così pensi di poter
sfuggire alla morte?" Alzò le sue braccia la cielo, scagliando
la sua energia verso le nubi. Dall'alto, arrivarono ruggiti e brontolii.
Misty scivolò indietro di fronte a quella furia gelida, tanto
fredda che perfino lei la sentì. La grandine cominciò a
cadere più fitta, e le raffiche di vento si fecero ancora più
intense - abbastanza da frantumare il ghiaccio introno a loro. Costrinse
Misty ad allontanarsi nuovamente.
"Supremo Pokemon di Ghiaccio!" gridò Lorelei al vento
urlante. "Mostrale il gelo che solo il ghiaccio può dare!"
Era come se uno spaventoso terremoto avesse colpito l'oceano. Il ghiaccio
su cui poggiavano si frantumò. Misty urlò terrorizzata,
osservando la nave delle sue sorelle sollevata da qualcosa... qualcosa di
immenso che spingeva da sotto, da sotto l'isola di mare ghiacciato che li
aveva intrappolati.
Di fronte alla nave, una massiccia testa, quella di un immenso lapras,
squarciò la lastra di ghiaccio. Era traslucido, come il ghiaccio più
puro, ma i suoi occhi brillavano di un rosso crudele, il colore del
Proibito. Si levò ancora più in alto, mostrando un collo
elegante, liscio come il ghiaccio che lo costituiva. Mentre emergeva,
Misty notò che la nave era sulla schiena del lapras, incastrata fra
le spine che adornavano il suo dorso. Il suo corpo gelido si levò
sopra l'isola ghiacciata, sollevando la nave di almeno trenta piedi.
Lorelei calò improvvisamente le braccia.
"Blizzard!" urlò.
"Lasciami andare!" gridò Ash, ma Bruno continuava a
stringerlo fra le sue braccia possenti. Rimaneva zitto, senza dire una
parola. Gli occhi di Ash arsero d'oro, brillando nell'oscurità
creata dalla tempesta. "Non vedi? Misty... ARGH!" Si liberò
furiosamente dalla stretta con un violento fiotto di energia, e stava per
saltare giù dalla nave, quando il ponte vibrò pazzamente, e
lui perse l'equilibrio, finendo carponi. Pikachu scivolò dalle sue
braccia e atterrò sulle zampe. Tutti gli altri percepirono la
tremenda scossa proveniente dal basso.
"Ci stiamo... ci stiamo sollevando!" Erika boccheggiò,
strisciando verso il parapetto per guardare di sotto.
"Merda!" imprecò Sparky. Erano tutti con la faccia
contro il ponte, mentre la nave saliva ancora, per poi fermarsi con
un'ultima scossa. La grandine colpì le loro schiene, mentre la
tempesta raggiungeva proporzioni impensabili.
Davanti alla nave, il retro di una mostruosa testa si spingeva ancora più
in alto. Era luccicante, e trasparente come ghiaccio. Ash sentì un
tremito gelido attraversargli la spina dorsale, ma non fu per il freddo.
"M- Ma è il Pokemon Supremo di Ghiaccio!" Era
la voce di Rainer. "Quel lapras!"
"Pensavo fosse morto!" disse Pyro, in preda al panico. Non
poteva essere! I pensieri di Ash lo rifiutavano. Era LEI il Pokemon
Supremi di Ghiaccio?
"Nessie!" gridò al pokemon. "Sei tu?"
Immediatamente, la testa del lapras cominciò a girarsi. I suoi
occhi ardenti si allargarono, fissandosi su di lui. Una voce femminile
rimbalzò nelle loro menti. Un contatto telepatico superò il
caos dell'aria.
"Maestro Ash?"
"Nessie? C-come...?"
"Pikapi!" aggiunse Pikachu. Il lapras chiuse i suoi occhi
crudeli.
"Mi dispiace."
E il mondo divenne bianco.
La bufera di neve innaturale montò al massimo della sua violenza,
inglobando tutta la nave col suo abbraccio ghiacciato. Anche la nave della
Lega venne colpita, e fu scagliata lontano, come una foglia in un uragano.
Ma quello non era stato creato per uccidere. Il motivo era un altro. Una
vendetta.
Un giorno e mezzo di tempesta.
Laselle si svegliò di soprassalto. Era buio, e vedere era quasi
impossibile, specie subito dopo essersi svegliata. Poteva però
sentire molti suoni, quelle di altre persone attorno a lei. Cosa era
successo? L'ultima cosa che ricordava era che sedeva a cena... qualcosa le
solleticava sul sedere, e questo, assieme a un debole suono da sotto di
lei, la svegliarono definitivamente.
"Laselle, potresti scendere da me?" Le parole acquisirono
progressivamente un senso, mentre la sua mente le decifrava. Si girò
e scoprì di essere seduta sulla testa di Giselle.
"Diamine, sorellina, non ti sapevo così perversa,"
disse, tradendo sonnolenza nella voce. Giselle sbuffò irritata.
Laselle la ignorò e cercò di adattare i suoi occhi alla
scarsa luce. Mangiare la cena era stata davvero l'ultima cosa che aveva
fatto. Erano ancora nella sala da pranzo della nave... che era
completamente in disordine. Il pavimento sembrava piegato di lato, i
tavoli e tutte le sedie, vinti dalla gravità, si erano raccolti
contro il muro. Quasi tutti li avevano seguiti, ed era questo il motivo
per cui si era ritrovata sulla testa di Giselle. Altre persone si stavano
lamentando, cercando di liberarsi dalle cianfrusaglie e da altri corpi
svenuti.
Una volta liberata, Giselle cercò di alzarsi, ma scivolò e
cadde di nuovo, lanciando un gridolino indignato. Per un attimo rimase lì,
coi capelli sopra la faccia, ma poi si inginocchiò e sembrò
ridere e piangere allo stesso tempo, col viso ancora coperto dai capelli.
Laselle cominciò a ricordare.
"E' stata una specie di tempesta," suppose, senza cercare di
stare in equilibrio sul pavimento inclinato. Era utile imparare dagli
sbagli della sorella.
Qualcuno inciampò su di lei, e Laselle si voltò di scatto.
Era Junior, e aveva un'aria un po' più rozza, coi jeans e la
maglietta nera strappati, e con quei capelli scompigliati. Il suo cappello
doveva essere disperso fra le altre cianfrusaglie, visto che ora non lo
indossava più.
"Stai bene?" chiese cercando di mettere in ordine i capelli.
"Penso di sì." Ebbe una folgorazione. "Oh no! Ash
era uscito, vero? Era, era-" Giselle soffiò via una ciocca dal
volto.
"Come mai, Laselle, ti interessa tanto?" Sentì il
sangue affluire al volto.
"Non sono affari tuoi!"
In quel momento, la porta sul lato lontano della stanza si aprì
di botto, e tre donne in tenuta da marinaio inciamparono sul pavimento. Le
sorelle di Misty.
"Allora, state tutti bene?" disse quella bionda, la più
alta. Daisy, ricordò Laselle. Fecero un rapido conteggio delle
persone. Sembravano tutti a posto, a parte Joe, un vecchio amico
d'infanzia di Giselle, che si era slogato l'anca. Laselle non se ne
preoccupò. Era un tipo patetico, secondo lei.
"Cosa diavolo è successo? Dove siamo?" chiese il
Capitano Jenny. Qualcuno guardò fuori il portello, a Laselle sembrò
Joy, il giovane medico del gruppo di Erika.
"Signora, vedo sabbie bianche fuori; una spiaggia, o qualcosa del
genere." I suoi occhi blu parvero confusi. "Mai vista sabbia così
bianca!" Il Capitano Jenny si avvicinò.
"Ehi, guarda Joylene, un tuo parente!" L'infermiera Joy della
Cittadella sorrise.
"Ha ragione. E' una delle mie cognate."
"Sai, non capisco ancora come voi Joy facciate ad essere identiche
senza essere parenti di sangue," affermò Jenny.
"Humph!" Disse Joylene, "E le tue cugine
identiche a te? Non sono anch'esse senza senso?"
"Davvero, è strano anche questo," disse il capitano,
stringendosi nelle spalle. Daisy le interruppe prima che potessero andare
avanti.
"Sabbie bianche? Come se fossimo naufragati su una qualche
strana isola!"
"E Ash?" tentò Laselle. La più bassa delle
sorelle di Misty, quella coi capelli rosa, rispose brevemente.
"Duplica sta controllando il ponte in questo momento, ma
quelli che erano sul ponte quando è scoppiata la tempesta sembrano
scomparsi, al momento."
Ania, Colletra e Triana - tre Istruttori d'Erba - sembrarono
interessate. Laselle era contenta di vederle di nuovo, dopo averle
incontrate a Sud Lavender. Si erano conosciute nel gruppo del Maestro
Erika. Non erano niente di speciale, Ania coi suoi corti capelli neri e le
ciocche sull'occhio destro, Colletra con la coda di cavallo bionda e
Triana che sembrava la sorella di Junior, con gli stessi capelli scuri e
lo stesso gusto nel vestire; e le loro uniformi verdi parevano decisamente
malridotte.
"Anche il Maestro Erika?" chiesero.
"Apparentemente," rispose Violet, la seconda sorella.
"Il Maestro Bruno?" domandarono un paio di uomini vestiti di
marrone. Laselle non li conosceva, aveva sempre tentato di evitare il
gruppo di Bruno.
"Idem. E anche nostra sorella Misty."
Duplica inciampò sullo stipite della porta, coi vestiti coperti
di ghiaccio. Il suo respiro era denso, le labbra bluastre.
"Fa freddo fuori! Non ho avuto fortuna. Non c'è
traccia degli altri, solo qualche bruciatura e dei graffi sul ponte."
"Che cosa?" disse Lily scioccata. "La nostra
povera nave!"
"Sono solo dei graffi. Ad ogni modo, penso sia meglio che
veniate a dare un'occhiata al posto dove siamo naufragati."
Dieci minuti più tardi, tutti fissavano dal ponte superiore la
sponda su cui si trovavano. Era una spiaggia bianca. Tanto pura da
sembrare luminosa di suo. Una nebbia gelida riempiva l'aria intorno ai
loro piedi, coperti da una lastra di brina. Oltre la spiaggia, sembrava
esserci una scogliera di ghiaccio, ma era resa spettrale dalla nebbia
bianca. Dietro di loro, un oceano nero e calmo, che circondava la nave e
si infrangeva sulla sabbia. Laselle si abbracciò e rabbrividì.
"Hai ragione, Duplica, fa freddo!" Duplica raggiunse il
parapetto e lo scavalcò sopra con un movimento aggraziato. Un suono
ovattato annunciò il suo atterraggio sulle bianche sabbie della
spiaggia. Si inginocchiò e tastò il terreno.
"E' questo che volevo dire. Questa spiaggia... è fatta di
ghiaccio!" Laselle strabuzzò gli occhi. Ecco perchè
faceva così freddo! Le sorelle di Misty erano concentrate su
qualcos'altro.
"Bene, potreste guardare questo, adesso?" si lagnò
Daisy, esaminando qualcosa a poppa. "La turbina numero due è
totalmente fuori uso! Dobbiamo ripararla, o non potremo riprendere il
mare."
"Abbiamo trovato qualcosa con cui ammazzare il tempo," disse
Violet con un'alzata di spalle.
"Grande," gemette Lily, arrotolandosi le maniche della sua
giacca. Duplica le guardò dalla spiaggia e si strinse per tenersi
calda. "Non possiamo andare via finchè non troviamo gli altri.
Penso che siano qui, da qualche parte... ma dove siamo? Lo sapete?"
Daisy lasciò perdere la sua ispezione della turbina.
"Solo un secondo." Prese una piccola bussola e altri
strumenti da una tasca, e cominciò ad armeggiare. "E'
impossibile. A quanto pare, siamo in qualche punto nelle vicinanze di
Cinnabar Island." Si guardò attorno. "Io me la ricordavo
diversa, Cinnabar. E voi?"
"Non ne ha l'aria," concordò Duplica, battendo
i denti. "Isola di Icybar è più appropriato. Ma ora è
meglio organizzare una squadra di ricerche. Mentre riparate la nave,
possiamo andare a cercare Ash e gli altri."
"Vengo io!" disse immediatamente Laselle.
"E anch'io," aggiunse Junior. Colletra sganciò la
frusta dalla sua giacca verde.
"Ci siamo anche noi. Io, Ania e Triana. Il Maestro Erika
può avere bisogno del nostro aiuto."
"Potrebbe anche servire un medico," disse Giselle in
tono arrogante. "Eccomi qua."
"Grande," commentò sarcastica Laselle, ma sua sorella
si limitò a sorridere.
"E io?" chiese Joe, zoppicando fuori dal portello e
aggrappandosi alla ringhiera.
"No, la tua caviglia ci rallenterebbe," rispose Duplica da
sotto. Joe la folgorò con un'occhiata da dietro i suoi occhiali. I
due istruttori di Bruno parvero interessati.
"Ci piacerebbe venire, ma la nave rimarrebbe indifesa. Noi
dobbiamo restare qui."
"Parla per te," tuonò una voce profonda.
Laselle si girò e notò un uomo molto grosso, con una barba
marrone e un giaccone in tinta che usciva dal portello. Sebbene sembrasse
di mezza età, il corpo scolpito sotto i vestiti lasciava molti
dubbi in proposito. "Il Maestro Bruno mi ucciderebbe, se lasciassi un
bimbetto come Junior e un gruppo di donne in giro da sole in posto simile!"
"Hikaru!" uggiolò Junior. "Non sono più un
bambino!" Laselle sorrise furbescamente.
"Allora sei bravo a imbrogliare." Junior la fissò coi
suoi occhi verde mare, e giocherellò col suo berretto.
"A pensarci bene, è meglio se viene. Le bambine hanno sempre
bisogno di protezione." Giselle guardò sua sorella e scoppiò
a ridere.
"Ha vinto lui, stavolta, sorellina" disse fra le risate.
Laselle incrociò le braccia, furibonda.
"Noi resteremo con gli altri," disse il Capitano Jenny,
parlando anche per Joylene e la Joy più giovane.
"Penso che ci siamo tutti, allora," concluse Duplica. Osservò
la distesa ghiacciata che si stendeva in lontananza, pensierosa. "Però,
marciare qui sarà dura. Io posso trasformarmi in qualcosa, ma non
so come potrete fare voi." Lily si grattò il mento,
pensierosa.
"Uhm, potremmo aiutarvi noi, ma non ne sono sicura. Qualcuno di voi
sa pattinare?"
Una goccia. Un'altra. l'acqua fusa cadeva dal tetto ghiacciato della
caverna, lenta e cristallina. Dentro, la luce di un misterioso fuoco nero
danzava sui muri gelati, luccicando. Quelle innaturali fiamme sibilanti
non causavano fumo. Era strano, ma bastava a scaldare. Immobile, Ash cercò
di concentrarsi in modo da far durare quella fiamma. Non c'era
combustibile, a parte il ghiaccio del pavimento e la forza della sua
mente.
Un sospiro, e la donna che giaceva al suo fianco si stiracchiò.
Occhi verde erba cominciarono ad aprirsi, pigramente. Lasciando scappare
un piccolo sospiro, lei si sedette, avvolgendosi nella coperta nera che la
circondava. Rabbrividì, lasciando uscire le dita per scacciare dal
viso i capelli neri che le erano caduti sul volto. Nella luce delle fiamme
nere, emanavano riflessi bluastri.
"A-Ash? Cosa è successo?" chiese Erika, ancora
intorpidita. Notò che c'era anche Pikachu accanto a lei, che si
scaldava la coda col fuoco. Ash si stava stringendo nelle spalle, e sedeva
a gambe incrociate, indossando solo la sua maglietta nera i pantaloni
scuri. Rabbrividì, poi voltò il capo e indicò la
benda avvolta al suo braccio destro.
"Durante la tempesta, siamo stati sbalzati via dalla nave,
e siamo finiti sulla spiaggia. A parte Pikachu, sei stata l'unica che sono
riuscito a trovare. Ti ho trascinato in questa caverna. Sei rimasta
svenuta per un bel po'."
"Cosa? E gli altri? Misty?" Cercò di scaldarsi le mani
sul fuoco.
"Non lo so. Ma penso che siano qui, da qualche parte, su
quest'isola."
"Isola?"
"Sì. Cinnabar Island." Erika rimase stupita.
"Cinnabar Island?" esclamò, causando un'eco che rimbalzò
sulle pareti della caverna. "Ma allora come mai fa così
freddo? Ma non era un'isola tropicale? Una volta era una meta turistica.
Le sorgenti termali?" Ash sospirò.
"Sembra che Lorelei abbia fatto qualche ristrutturazione, allora."
Lo fissò coi suoi occhi verdi.
"E un altra cosa... quel lapras. Sembrava lo conoscessi." Intuì
la verità. "No, non può essere..." Lui annuì.
"Sì, quello era il mio Lapras... una volta." Sentendosi
a disagio, cercò di cambiare argomento. "Mi ha molto sorpreso,
quando Bruno ha tentato di fermarmi..." Erika lo guardò
pensierosa.
"Quanto sai precisamente di Bruno?"
"Non molto. Solo che è duro come dicono. Il Maestro
di Forza e Lotta... è cambiato, da quando lo vidi per la prima
volta. Ma ero solo un bambino."
"Lo hai incontrato da bambino?" domandò lei
interessata.
"Sì." Ridacchiò e scosse la testa,
ricordando. "Volevamo farci dire il segreto per essere dei Maestri di
Pokemon da lui..." sospirò ironicamente, e continuò. "Ovviamente,
allora nessuno era un vero Maestro, rispetto ad ora. Ma, tornando al
punto, non era spietato come è adesso. I suoi metodi, nelle Guerre
Oscure dei Pokemon, erano decisamente sbrigativi."
"Secondo te, Bruno e Lorelei erano buoni... amici?"
"Beh, credo di sì. Bruno era più vicino a lei che
agli altri Quattro Grandi, molto più di chiunque altro. Devo
ammettere che è stata dura farcela, contro loro due. Parlavano poco
e combattevano bene," disse confuso.
"Interessante," commentò Erika con l'abbozzo di un
sorriso. Improvvisamente cominciò a tremare in modo incontrollato.
Cercò di scivolare verso il fuoco, e fece per scoprirsi. Ma poi si
guardò e notò di essere nuda. Con uno scatto repentino si
coprì di nuovo e folgorò Ash, con occhi ardenti di luce
verde e irritata.
"Uhm, perchè sono nuda?" chiese con voce
ingannevolmente calma. Ash la guardò e cominciò ad
arrossire.
"Scusa, ma il mantello e i vestiti erano zuppi. Te li ho
tolti, altrimenti saresti morta di ipotermia, con questo freddo."
"Pika Pika!" concordò Pikachu.
"E, fidati, non ho guardato!" aggiunse lui. Erika era ancora
furiosa.
"Come, non hai guardato?"
"Che significa, volevi che lo facessi?" chiese Ash, confuso.
"Io, no, voglio dire... argh!" Erika sospirò,
cercando di mettere in ordine i pensieri. "Voglio dire, come hai
potuto togliermi i vestiti senza guardare? E' già difficile
metterselo addosso, il mio vestito, figuriamoci toglierlo!"
"Ho esperienza coi vestiti delle donne," disse Ash sulla
difensiva.
"Ci avrei scommesso." Erika sogghignò, sarcastica.
"E ho usato il mio senso interno, va bene?"
"Senso interno?" disse lei terrorizzata. "Questo
è anche peggio!"
"Io, uh, fai finta di niente!" concluse Ash in tono sconfitto.
Erika si guardò intorno.
"E dove sono le mie cose?" La sua voce era ancora decisamente
tesa. Ash indicò un fagotto al suo fianco.
"Eccoli qui. Li ho asciugato col fuoco per te." Lei lo fissò
preoccupata.
"Ehi, quello non è un fuoco naturale. Non attirerà
Pokemon Proibiti?" Lui inclinò la sua testa, incuriosito.
"Non lo senti? C'è tanta attività elementale
su quest'isola, che nessuno potrebbe individuare una singola persona.
Questo ghiaccio... guarda. vedi che il ghiaccio sotto il fuoco non si
scioglie? Se fosse naturale, ora starei nuotando."
"Uh... giusto," disse Erika. Lo guardò tremare. "Dov'è
il tuo mantello? Se hai freddo, perchè non lo stai indossando?"
Lui indicò le coperte che stava usando.
"Lo stai usando tu." Ebbe un tremito, rischiando di lasciar
cadere la coperta - che era davvero il mantello di lui - ma fece in tempo
ad afferrarla nel momento stesso in cui si accorse del rischio.
"Uh... grazie, credo." Arrossì. "Ora, per
piacere, passami la mia roba e voltati."
"Perchè?"
"Così posso vestirmi!"
"Oh." Le gettò le sue cose e fronteggiò il muro.
"Anche tu, Pikachu," aggiunse Erika.
"Cha." Ash annotò mentalmente un certo disappunto, in
quella risposta. Poi sentì i movimenti di lei, che imprecava mentre
cercava di infilarsi la biancheria intima senza lasciar scivolare via il
mantello.
"Sai, non mi sembri molto preoccupato, anche se siamo dispersi e
Misty sembra scomparsa," lo interrogò Erika.
"Nah, so che sta bene," disse Ash. "Lo sento
qui." Si battè il petto. "E comunque non mi interessa."
"Certo." Quella frase trasmise molta freddezza, come
se lei avesse appena ricordato qualcosa di irritante. "Puoi voltarti,
adesso." Ash lo fece, e riprese a scaldarsi al fuoco. Ora Erika
indossava il suo vestito verde e la minigonna, e teneva le sue lunghe
gambe incrociate, davanti a sè. "Prendi." Gettò il
mantello nero di Ash verso di lui, e si strinse nelle spalle coperte di
tessuto verde. "Dove sono i miei stivali?"
"Là." Indicò lui, puntando l'angolo lontano dove
lunghi stivali neri si adagiavano al muro ghiacciato della caverna.
"Ottimo. Faremo bene a muoverci, se vogliamo trovare gli altri ed
andarcene da questo pezzo di ghiaccio." Fece per alzarsi.
"Erika, fai attenzione, è-" Lei gridò,
scivolando all'improvviso e atterrando col sedere sul pavimento
ghiacciato.
"Owwwwwww," mormorò dolorante, rimettendosi in
ginocchio con un'espressione accigliata sul volto.
" -scivoloso," concluse Ash inutilmente. Si avvolse nel suo
mantello nero, e si alzò con cautela. "Per muoverci, dobbiamo
fare così,-" i suoi stivali vennero avvolti dall'ombra, e lui
si alzò di un paio di pollici, mentre due lame nere si formavano
sotto la suola. Scivolò sul ghiaccio, testando i nuovi pattini. "Vedi?
Lorelei mi ha dato un'idea, coi suoi pattini." Erika lo guardò
inorridita.
"Ma io non so pattinare," si lagnò cercando di
strisciare sugli stivali. Ash si grattò la nuca.
"Uhm... direi che sia venuto il momento di imparare."
Quando furono pronti a lasciare la caverna del ghiaccio, Ash era
perfettamente bilanciato sul ghiaccio, ma Erika barcollava in modo
ridicolo, e si appoggiava alla parete con una mano, cercando di restare in
equilibrio sulle sue lame di legno.
"Pattini di legno?" chiese Ash, osservando dubbioso.
"Beh, o così o niente, grazie mille," esclamò
Erika. "Inoltre, sono abbastanza duri e affilati. Vuoi che provi su
di te?"
"Uhm." Lui scosse la sua testa. "Non preoccuparti, ti
prenderò in parola." Colta dal panico, frugò fra i suoi
capelli.
"Dov'è il mio nastro per capelli preferito?" chiese
disperata.
"Pikachu," disse Ash, girando il capo per fissare il suo
pokemon, seduto sulla spalla sinistra. Pikachu agitava le sue piccole
zampe, giocando col nastro rosso.
"Chu!" Svogliato, porse riluttante il nastro ad Erika.
Sulla spiaggia ghiacciata, le onde oscure dell'oceano si infrangevano
pacate. Per quanto la brezza dal mare fosse gelida, comunque la
temperatura sembrava essersi alzata. Sopra le loro teste, il cielo
pulsava, grigio di nuvole gonfie e minacciose. Una debole luce emanata dai
ghiacci rendeva l'intera isola come un opale iridescente, abbacinante come
il sole nascosto dalle nubi tetre. Le sabbie di brina scricchiolarono
sotto le lame nere dei pattini di Ash, mentre scivolava sulla spiaggia
bianca cercando gli altri. Quella striscia gelata sembrava circondare
l'intera isola; avevano vagato tanto da aver dimenticato il momento in cui
erano partiti. Dietro di lui, Erika camminava, facendo confidenza coi suoi
pattini.
"Ehi, questo è piuttosto facile." Leggeri fiotti di
vapore uscivano dalla sua bocca ad ogni respiro.
"Questo non è pattinare, Erika, stai solo camminando coi
pattini," rispose lui con un ghigno ironico e qualche nube di
nebbiolina.
"Oh, taci." Erika si fermò e contemplò la
terraferma. "Raggiungiamo la città. Sono stanca e
infreddolita, e qui non c'è niente da guardare." Cercò
di togliere i capelli scuri che si erano infilati negli occhi. Ash grugnì.
"Sempre che ci sia ancora, una città." Si voltò.
"Ma credo che tu abbia ragione. E' quello che probabilmente farebbe
chiunque, al posto nostro." Fissò pensieroso il vulcano di
ghiaccio che appariva in lontananza, sull'orizzonte, al centro dell'isola.
Alcune nuvole lo stavano nascondendo. "Qualunque cosa stia
succedendo, di certo sta accadendo laggiù."
"Non capisco perchè non possiamo volare e cercarli
dall'alto." suggerì Erika. "Ho uno scyther che può
portarmi, e sono sicuro che hai una qualche tecnica per tenerti in aria..."
"Non possono sentirci, ma ci vedrebbero certamente, lassù,"
spiegò Ash. "Non vorrai incontrare dei Pidgeotto Proibiti, o
qualcosa di simile in grado di attaccarci, vero?"
"Toccata."
Cominciarono a inerpicarsi per il lungo e ripido sentiero che conduceva
al centro dell'isola. Cime di alberi, coperti dal ghiaccio, erano appena
visibili, avvolti da una fitta nebbia bianca - una specie di foresta. Poi
la sabbia di brina cominciò a scomparire, lasciando il posto ad una
dura distesa gelata, e dovettero pattinare per davvero. Erika cercò
di mantenere l'equilibrio.
"Ah, sto per -" Ash afferrò la sua mano, e cominciò
tirarla su per il pendio.
"Attenta."
"Pika," aggiunse Pikachu dalla sua spalla. Erika fissò
la mano di lui che stringeva la sua.
"Come ti permetti?" Lui continuò a trascinarla su per
il sentiero, facendo presa sul terreno con le lame dei pattini.
"Dannazione, sei davvero pesante" disse
sovrappensiero. "Ehi, ow! Mi stai stritolando la mano!"
"Spiacente," disse Erika disse in tono impenitente.
In cima al pendio, Ash la liberò dalla sua presa, e lei arrancò
verso uno dei tronchi congelati. Vi ci si appoggiò, ma subito un
tremito freddo la fece indietreggiare, spaventata.
"Questo-questo è terribile," disse turbata.
"Questo cosa?"
"Chu?" Cominciò ispezionare tutti gli altri alberi.
"Questi alberi... non sono coperti di ghiaccio. Sono di ghiaccio.
Guarda, è come se li avessero ricreati." Ash seguì lo
sguardo di lei.
"Temo che Lorelei stia facendo qualche decorazione... ho
quasi paura di vedere quello che ha fatto alla città."
"Duh, non sarà una bella sorpresa," disse Erika,
accarezzando un tronco di ghiaccio. "Brrr... mi verrebbe quasi voglia
di avere un pokemon di fuoco. Quasi, ma non completamente." Lui stava
ancora guardando gli alberi. Erano come sculture perfettamente intagliate;
una bellezza strana. Fredda.
"Sbrighiamoci. Prima troviamo gli altri, prima potremo trovare
qualcosa da mangiare." Non mangiavano fa almeno un giorno, e i loro
stomaci lo sapevano bene. Se solo avesse avuto il suo zaino - con le poche
razioni di emergenza - ma sfortunatamente l'aveva lasciato nella sua
cabina, sulla nave.
"Pikapi!" Pikachu si illuminò, sentendo parlare di
cibo. Erika sorrise.
"Ehi, forse non sei così sciocco come dice Misty." Lui
la guardò impassibile.
"Non dire quella parola che inizia per M."
Una brezza leggera aveva sostituito il vento più forte di prima,
ma faceva ancora abbastanza freddo, e il paesaggio era ancora più
gelido. Era una vera e propria città scolpita... ogni casa,
edificio e struttura era stato non già congelato, ma trasformato in
ghiaccio, come la foresta che avevano attraversato prima di raggiungere
quel posto. Anche i segnali stradali, le cassette della posta, i fiori, e
tutta la vegetazione era diventata di ghiaccio.
Misterioso.
Sembrava che loro fossero gli unici esseri viventi dell'isola. Erika
aveva fatto un minimo di pratica, e ora pattinava sulla sinistra di Ash,
lungo la strada, anche se ogni tanto tendeva a scivolare di lato.
"Vedi? Era ovvio, no?" disse lei, indicando la città di
ghiaccio. Poi gridò, puntando qualcosa vicino a un panettiere,
all'altro lato della strada. "C'è qualcuno là!"
Strano, lui non aveva percepito nessuno. Ma in effetti c'era qualcosa di
forma umana, appoggiata all'ingresso di un vicolo.
"Stai qui." Pattinò verso la figura, mentre lo zefiro
gonfiava il mantello nero col suo soffio pungente. "Non è una
persona - solo una specie di scultura di ghiaccio." Sembrava davvero
viva; un soldato di ghiaccio. Un fioco raggio di luce attraversò
quell'oggetto traslucido, rendendolo opalescente. Erika, che non aveva
seguito il consiglio e si era avvicinata, lo raggiunse.
"Scultura di ghiaccio?" Il suo naso sbarazzino si contorse. "Uh!
Ti sbagli! Questa è una persona! Almeno, lo era." Ash si
morsicò il labbro inferiore.
"Temo tu abbia ragione."
"Pika," disse Pikachu, fissando con aria scioccata.
"Ma... guarda l'uniforme," continuò Erika. "È
un soldato della Lega Pokemon. Perchè dovrebbero fare una cosa
simile ai loro uomini?"
"Hai visto in che stato era Lorelei," commentò
piattamente Ash.
"Hmmm... toccata di nuovo." Osservò la strada e gli
edifici, cercando con attenzione qualcosa. Solo altre sculture di
ghiaccio, come questa, notò con aria accigliata.
"Sembra che siano stati tutti congelati. A quanto pare,
Lorelei ha messo in pratica la sua minaccia... o promessa... di
distruggere tutto il caldo."
"Lei è così potente?" si meravigliò
Erika.
"Ovviamente i guardiani dei punti focali sono diventati più
potenti, grazie all'apertura del portale. Altrimenti, Lorelei non avrebbe
potuto fare tutto questo così in fretta." In quell'istante, il
soldato congelato che avevano trovato crollò improvvisamente sul
suolo di ghiaccio. Si spezzò in tre pezzi più grossi e
numerosi piccoli ciottoli, che rotolarono dappertutto. Quel rumore, forte
e inatteso, echeggiò fra i muri della città ibernata creando
un effetto ossessionante.
"Uh Ah! Non l'ho toccato, non sono stata io," disse Erika,
alzando le mani.
"Non fa niente, tanto era già morto." Si piegò
ed esaminò i frammenti. "Sì, nessuna traccia di rosso.
Niente sangue. Solo ghiaccio." Erika stava guardando attraverso la
finestra del negozio.
"Così suppongo che se sgelassimo quel pane, ne otterremmo
solo acqua." Sospirò, ma poi aggrottò le ciglia e sembrò
fissare la vetrata più da vicino.
"Che succede?"
"I miei capelli, sono tutta spettinata," disse
fissando il suo riflesso nel ghiaccio e pettinando con le dita i suoi
capelli blu-neri che crollavano scompigliati sulle spalle. "E ho
anche perso la mia borsa di cosmetici. E i miei profumi."
"Sei strana," commentò Ash scuotendo la testa. "Inoltre,
sei molto meglio senza tutti quei liquami puzzolenti." Gli occhi di
Erika nel riflesso della finestra divennero fessure verdi.
"Sì, dimenticavo il tuo disprezzo per i miei profumi. Mi
domando cosa ci possa trovare una qualunque ragazza, in te. A parte
l'aspetto esteriore, intendo." Ash mise le sue mani dietro la testa e
le rispose con un ghigno adirato.
"Finchè non hai quello stampino rosso a X da cacciarmi in
faccia, sono al sicuro." Erika armeggiò nel suo mantello
verde.
"Grazie per avermi ricordato che ce l'ho ancora," disse con un
sorriso altrettanto cattivo.
Ma in quel momento, un fremito le percorse la schiena e lei si voltò,
allarmata. Anche lui sentì qualcosa. Molte cose. Non poteva dire la
direzione da cui provenivano, con tutto quell'elementale di ghiaccio che
li circondava.
"Hmmm, mi piacerebbe molto essere marchiato di nuovo,
Erika, ma dovremmo posporre e uscire da qui. Sta arrivando qualcosa, e non
sembra amichevole."
"Cosa?" Riprese la sua espressione seria e si guardò
intorno, scivolando sui pattini. "Dove?"
"Non so." Erano più vicini, adesso. "Andiamocene!"
si mise dietro di lei, piazzò le mani contro le spalle del suo
mantello verde e prese a spingerla lungo il marciapiede gelato.
"Non così veloce!" gridò Erika spaventata da
quella velocità.
"Mi spiace, ma dobbiamo sbrigarci!"
Ma proprio mentre superavano un incrocio, in mezzo a due edifici
imbiancati, Pikachu esclamò:
"Pika!" e poi fu il caos, mentre qualcosa centrava il fianco
di Ash. Perse la presa su Erika che cominciò e scivolare lungo la
strada, urlando. Ma quella era la sua preoccupazione minore, mentre cadeva
all'indietro, con Pikachu che si aggrappava alla faccia e gli impediva di
vedere, e con qualcos'altro che gli piombava sopra.
"Ash?" disse una voce femminile da sopra di lui, mentre
scivolava sulla schiena.
"Misty?" rispose Ash. Gli occhi erano ancora bloccati dal
corpo di Pikachu, ma aveva riconosciuto la voce. Spostò il suo
pokemon, e la sua visuale venne riempita da due occhi blu, finchè i
capelli rossi di lei non gli coprirono di nuovo il volto. "Mrpht!"
gridò. Misty alzò la testa e si guardò intorno mentre
scivolavano all'indietro sulla schiena di Ash.
"Spiacente! Conto fino a tre, poi saltiamo via!" urlò
lei.
"Perchè?" chiese Ash sputando i capelli rossi
che gli erano rimasti in bocca. Cercò di guardare nella direzione
in cui si muovevano. E vide il perchè. Numerose forme a quattro
zampe, come growlithe di ghiaccio nero, sibilavano e li aspettavano poco
più in basso, mantre altri arrivavano dalla direzione in cui Misty
era comparsa. Non poteva vedere chiaramente, con Misty e Pikachu sopra di
lui, ma sembravano completi di zanne, artigli, occhi rossi e aculei di
ghiaccio scuro. "Che domanda stupida," si rispose
sardonicamente. "Va bene, uno, due tre - Salta!"
Con tempismo perfetto, si separarono, spingendo sul ghiaccio con le mani
per rimettersi sui pattini in un turbinio dei loro mantelli blu e nero.
Cominciarono a pattinare lateralmente. Pikachu atterrò sulla spalla
sinistra di Ash e si aggrappò mentre acceleravano, e il vento
scuoteva la sua coda frastagliata. Urla furiose e guaiti li seguivano,
mentre le creature oscure iniziavano la caccia.
"Chi stavi spingendo?" chiese a un tratto Misty, puntandolo
con la coda dell'occhio.
"Spingendo? Era Erika... Erika, oh merda!" Davanti a loro, in
cima alla collina verso cui la strada li stava guidando, potè
intravedere una figura con un mantello verde, che scivolava velocemente
cercando di tenersi in piedi. Si diede una spinta, cercando di accelerare
e recuperarla.
"Sta scendendo quella collina!" urlò Misty da
dietro di lui. "Come hai potuto farla andare così veloce?"
"Io? Sei tu che mi si venuta addosso!"
"Lei non sa pattinare! Non avresti dovuto farlo fin
dall'inizio."
"Lei non sa pattinare, quindi non avrei dovuto farlo!"
"Uhm, voi due, volete aiutarmi o no?" li interruppe Erika con
un grido di panico da davanti a loro, mentre raggiungeva la cima della
collina. Ash si protese in avanti.
"Non preoccuparti, ti ho..." La sua mano riuscì a
fatica ad afferrare il mantello verde. "Presa!" concluse
trionfante. Sfortunatamente il mantello scivolò via dalle sue
spalle, e nel processo lei si ritrovò a pattinare all'indietro.
Erika lo fissò furibonda, stringendosi nelle braccia nude, coperta
solo da un leggero vestito verde, e cominciò una terrificante
discesa lungo il fianco ripido della collina di ghiaccio.
"O no," borbottò lui.
"Questa me la paghi, Ash!" Erika disse con calma notevole. I
suoi capelli neri le coprivano la faccia, mentre la pendenza le faceva
prendere velocità. I palazzi di ghiaccio correvano attorno a loro,
pronti a farli rimbalzare sulle gelide pareti bianche come in un doloroso
flipper.
Un gruppo di otto persone pattinava rapidamente lungo la strada
ghiacciata che conduceva al centro della città. Stavano tutti
osservando le case congelate e le piante della periferia, cercando un
segno di vita mentre acceleravano. Ma non trovarono nulla. Solo i suoni
del vento e dei loro pattini che scivolavano sul ghiaccio, accompagnato
dal loro respiro. Duplica era davanti a tutti, lasciando che i suoi lunghi
capelli blu ondeggiassero nell'aria pungente assieme al suo mantello
viola.
"Sapete, è quasi divertente," esclamò
improvvisamente. "E' una gigantesca pista da pattinaggio!"
Laselle, dietro di lei, la pensava allo stesso modo.
"Ma non pensi che sia molto strano?" chiese. "E che è
successo alla gente? Dopo tutto, questa è una città della
Lega." Da dietro arrivò la voce di Junior.
"Forse si sono tutti spostati a Indigo Plateau, la
capitale della Lega Pokemon. Penso che faccia troppo freddo per vivere in
un posto simile, e poi cosa avrebbero potuto mangiare?"
"Il ragazzo ha ragione," concordò Colletra. "Ma
la domanda è, perchè questa città è ridotta
così? Correggetemi, ma Cinnabar è un'isola molto a sud, no?
Il tempo è un po' troppo freddo, per questo posto."
"Pericolosamente freddo," disse Duplica in tono
improvvisamente irrequieto. "L'elementale di ghiaccio è
dappertutto. Sta interferendo con l'equilibrio. La buona notizia è
che possiamo usare attacchi speciali se vogliamo, perchè con tutto
questo caos di elementi non possono trovarci." Giselle sembrava
suonare il violino, con uno strano piccolo aggeggio.
"E' vero, il rilevatore energetico è balzato fuori
scala."
"E la cattiva notizia?" chiese Ania scivolando al
fiano di Triana. "Tutto questo avrà pure una fonte, magari la
stessa cosa che ha causato quella tormenta che ha colpito la nave."
"Spero solo di trovare Ash e gli altri, e di riparare la nave per
partire prima che succeda qualcos'altro," rispose Duplica. Junior uscì
dalla formazione e si mosse lateralmente.
"Guardate qui, gente! Qualcuno ha fatto delle sculture di neve.
Molto realistiche, non trovate?" Il resto di loro rallentò e
si fermò, scivolando sulla strada per ammirare il ritrovamento di
Junior. Di fronte ad una delle fattorie abbandonate, sul cortile, c'erano
alcuni cespugli, e molte statue di ghiaccio. Laselle fissò il volto
di una bambina di ghiaccio, a disagio. Era in posa, come se stesse
correndo, e alcuni rigonfiamenti sulle guance sembravano lacrime
ghiacciate. La contemplazione venne interrotta da Hikaru, che la raggiunse
e fissò l'opera d'arte con la sua faccia barbuta.
"Troppo realistico." Si voltò, cercando qualcosa
sull'orizzonte. Lei seguì il suo sguardo, e notò scioccata
numerose altre figure di ghiaccio, in varie pose, nei giardini o anche per
strada. "Ora sappiamo quello che è successo alle persone di
Cinnabar, temo." Colletra fissò disgustata un'altra statua,
quella di un uomo. Tirò la cima della sua coda di cavallo bionda
nervosamente.
"Ma questo non ha senso! Era una città controllata dalla
Lega. Hanno assassinato i loro stessi uomini!" Duplica aggrottò
le sopracciglia, studiando la stessa statua.
"Voglio fare una prova." Improvvisamente la sua figura si
miniaturizzò, trasformandosi in una piccola volpe rossa con molte.
"Oh, un Vulpix!" strillò Triana avvicinandosi con le
braccia distese.
"Vul, stai lontana!" ringhiò Duplica-Vulpix. Triana si
fermò, delusa.
"Awww, Maestro Duplica, non è divertente," disse lei
pettinandosi i capelli neri sotto il cappello da baseball verde con le
dita. Laselle la guardò divertita. Non poteva credere che Triana
fosse così immatura, specie visto che era più vecchia di lei
di quattro anni.
"Hai ancora quell'ossessione con Vulpix, Triana? Tu, un Istruttore
d'Erba. Dovresti vergognarti," disse con un sorriso sarcastico.
Triana alzò il mento.
"Mi sarebbe piaciuto essere un Istruttore di Fuoco, ma non abbiamo
Maestri di Fuoco nella Ribellione per insegnarmi," cercò di
scusarsi Triana. "Inoltre, anche tu dovresti essere un Istruttore
d'Erba, ma hai un pokemon insetto," concluse indicando lo zaino di
Laselle. Laselle lo strinse con le mani.
"Caterpie non è un pokemon insetto qualunque, è
speciale." Una risata interruppe il diverbio, e Laselle osservò
Giselle che pattinava per raggiungerle.
"Vuoi dire che hai un Caterpie, sorellina?" disse
Giselle, incrociando le braccia sopra al camice da laboratorio che
indossava. "Hai fatto davvero progressi, allora."
"Vorresti sfidarmi, sorella?" la sfidò Laselle,
fissandola con aria provocatoria.
"Forse più tardi," rispose Giselle sorridendo.
Duplica-Vulpix, nel frattempo, si era rivolta alla statua. Cominciò
ad emettere una piccola fiammella sulla caviglia. immediatamente, il
ghiaccio cominciò a sciogliersi. Giselle si acquattò accanto
a lei.
"È completamente di ghiaccio. Non sono stati congelati, ma
letteralmente trasformati in ghiaccio." Laselle stava per dare
un'occhiata, quando il ghiaccio sotto di lei sembrò tremare e
spaccarsi. Disperatamente, si piegò sui pattini, cercando di
mantenere l'equilibrio mentre un rombo soffice accompagnava la scossa.
"Che-che succede?" disse allarmata.
"Vul, sotto di noi!" gridò improvvisamente
Duplica-Vulpix, ma era troppo tardi. Con uno scoppio sotto di loro, una
figura azzurra emerse dal ghiaccio, frantumando la statua che stavano
studiando in centinaia di pezzi. Strinse Giselle col braccio, bloccandola
nella sua morsa. Giselle grugnì di dolore.
"Nessuno si muova," disse la figura.
Il ghiaccio spaccato galleggiava nell'aria come fiocchi di neve, e per
Laselle era difficile vedere. Quando finalmente la brina si adagiò,
vide un uomo avvolto in un mantello blu, coi capelli dello stesso colore,
che teneva in ostaggio sua sorella. Veniva da sotto il ghiaccio, ma era
completamente asciutto. Colletra sganciò la frusta dalla cintura
della sua uniforme verde e con l'altra mano frugò nella giacca,
afferrando una pokeball.
"Un Maestro della Lega Pokemon," affermò adiratamente.
Triana, Ania, Junior e Hikaru prepararono le sfere a loro volta. Laselle
slacciò silenziosamente il suo zaino.
"Dietro di voi!" li avvertì Giselle. Laselle si voltò
e vide altre due figure, coperte rispettivamente da un mantello giallo e
da uno rosso, che emergevano dal ghiaccio, chiudendoli in un triancolo. Il
ghiaccio sotto quegli stivali con punta d'acciaio scricchiolava ad ogni
passo.
"Già, Maestri di Pokemon," disse con un ghigno
arrogante l'uomo col mantello blu. "E voi non avete nessun Maestro di
Pokemon dalla vostra, quindi siete alla nostra mercè." Laselle
comprese che avevano confuso Duplica per un Vulpix normale. L'uomo in blu
continuò, "Ora rispondete alle mie domande, feccia ribelle.
Dov'è il traditore Ashura, e dove tenete il Maestro di Roccia?"
Fece una pausa. "Oh, perdonatemi! Che maleducati, non ci siamo
presentati! Sono Rainer, e quelli sono i miei fratelli, Pyro il rosso e
Sparky il giallo." Giselle, ancora immobilizzata, lanciò
un'occhiata sulla sinistra coi suoi occhi marroni. Laselle abbassò
lo sguardo, e i suoi occhi seguirono la direzione indicata dalla sorella.
Duplica era ancora trasformata in Vulpix, e restava seduta, apparentemente
disinteressata, ma il modo in cui la gola stava pulsando e i muscoli delle
zampe si flettevano, sembrava sul punto di entrare in azione. Quello
chiamato Sparky, un tale con irti capelli biondi e mantelli in tinta, si
lasciò sfuggire un ghigno da lupo.
"Woah, che bellezza hai acchiappato, Rainer! Portiamocela via!"
Rainer afferrò il mento di Giselle e le girò la testa, per
esaminarla.
"Hai ragione. Dannazione, questa sarà una notte molto
divertente!" Gli occhi marroni di Giselle si restrinsero, fissandolo
con disprezzo.
"Nei tuoi luridi sogni, depravato. Ora!" urlò,
torcendosi fra le braccia di lui e centrandolo in mezzo alle gambe con una
ginocchiata. Rainer sputò fuori l'aria che aveva nei polmoni,
urlando di dolore, e lei lo prese per il collo, si girò e con
soprendente forza lo lanciò contro Sparky - quello col mantello
giallo. Sparky boccheggiò, confuso, osservando il suo fratello
piombargli addosso, poi tutti e due caddero rovinosamente sul ghiaccio.
"VUL!" guaì Duplica-Vulpix con voce graziosa, sputando
un fiotto sangue dalla bocca, verso i piedi di Pyro. La punta d'acciaio
degli stivali si fuse, e il Maestro gridò, mentre precipitava nel
foro creato dalle fiamme.
"Scappiamo!" gridò Giselle. Pattinò davanti a
loro, afferrò la giacca verde di Laselle e la trascinò via
rudemente. Colletra strinse la sua frusta.
"Cosa stai dicendo? Restiamo e combattiamo!" Junior le si mise
dietro e cominciò a spingerla via.
"Contro tre Maestri di Pokemon? Ha ha, penso di no!" Hikaru
cominciò a spingere gli altri due istruttori di Erika.
"Ragazzo mio, hai ragione. Non avremmo molte speranze. Troviamo il
Maestro Bruno e gli altri, prima!" Duplica-Vulpix li coprì con
un altra, enorme fiammata, che trasformò il ghiaccio fra i tre
Maestri di Pokemon in una profonda gola.
"Vul, questo li fermerà per un po'!" Poi corse via e
balzò sulla spalla di Junior. "Tutti alla città!"
Il ghiaccio sulla lunga discesa aveva impresso loro la velocità
di una pallottola, e gli edifici che li circondavano erano ridotti a
macchie confuse. Ash si diede un'ulteriore spinta, superando Erika e
afferrandola da dietro le spalle, cosa resa difficile dal mantello verde
di lei che si era avvolto ad una di esse. Pikachu cercò di
mantenersi in equilibrio.
"Le tue mani sono ghiacciate!" lo accusò Erika al
contatto con le dita di lui.
"Bene, se ti mettessi il mantello, staresti un po' più al
caldo!" rispose mentre la guidava lungo una curva e superava un
tombino proprio al centro della strada.
"A questa velocità? No grazie!" replicò lei
incredula.
"Ci stanno raggiungendo!" Nebbioso disse da dietro a lui. Ash
gettò il suo sguardo all'indietro, scoprendo che i growlithe oscuri
stavano realmente guadagnando terreno. Ce ne erano tanti da poter riempire
la strada con una vera marea nera. I loro ringhi diventavano sempre più
forti, e i loro occhi brillavano di un rosso crudele.
"Non puoi prendertene cura?" disse irritato.
"Pensi che sia così idiota da non averci provato?"
rispose lei sarcastica. "Non posso neanche scalfirli! Perchè
pensi che stia scappando?"
"Bene! Allora, prendi Erika; me ne occupo io!" disse,
spingendo Erika giù per il pendio. Nello stesso momento, si girò
su se stesso e continuò a scivolare all'indietro, col volto rivolto
ai pokemon oscuri. Erika strillò, terrorizzata.
"Ehi, Ash... Ash!" Misty lo fissò con aria caparbia, e
lo superò di lato per raggiungere l'amica.
"Vedrai quello che volevo dire," gli disse mentre lo vedeva
scomparire dal suo campo visivo.
"Prendi questo," disse lui, gettandole il mantello di
Erika. Si concentrò, sentì Misty raggiungere e afferrare
Erika, e solo allora alzò il suo braccio destro per permettere a
Pikachu di correrci sopra. "Pikachu, Lama d'Ombra!"
"PIKA!" Emanando scintille scure, Pikachu si trasformo fra le
mani di Ash nella katana nera. Appena in tempo per prepararsi ad
affrontare i primi due growlithe che lo avevano raggiunto.
"GROAR!" Si lanciarono su di lui, spalancando le fauci nere
decorate da zanne color del ghiaccio. Ash si bilanciò sui pattini e
inferse un colpo in orizzontale. La spada d'ombra sembrò lasciare
una scia mentre tranciava i due cani. Ma invece che sanguinare dalle
ferite inferte, i pezzi dei growlithe sembrarono ridursi ad una poltiglia
di acqua e ghiaccio nerastra nel momento in cui toccarono il suolo. Ma con
grande sorpresa di Ash, che osservava i growlithe rimasti mentre si
avventavano sui compagni caduti, i corpi sembrarono ricomporsi. Poco dopo,
i due growlithe erano in coda al gruppo, sibilando come se non fossero mai
stati colpiti.
"Visto?" gridò Misty in tono saccente da dietro di lui,
mentre spingeva Erika.
"Avrei dovuto saperlo," rispose Ash centrando un
altra coppia di growlithe che si erano avvicinati troppo. Due teste di
ghiaccio nero volarono via dalle spalle, ma quasi subito si riunirono al
corpo e ripresero l'inseguimento. "Questi devono essere Pokemon
Proibiti di secondo livello... possono ricomporsi. Il secondo ingresso
deve essere su quest'isola."
"Va sempre meglio," commentò Misty con aria ironica.
"Ehi, la discesa sta finendo!" esclamò Erika notando di
aver rallentato. Ma venne presa dal panico, notando qualcosa. "Ma c'è
una brutta curva davanti a noi, ce la faremo a questa velocità?"
Ash diede una rapida occhiata per analizzare la brusca curva a sessanta
gradi della strada. Rischiavano di finire contro un edificio, senza
rallentare.
"Misty, va avanti e attenta alla curva," disse
tranciando un palo della luce congelato con la spada. Il traliccio, crollò
su una mezza dozzina di growlithe Proibiti, riducendoli a cumuli di brina.
"Ho un'idea."
"D'accordo, Erika, andiamo!" disse Misty spingendosi coi
pattini per imprimere una maggiore velocità a se stessa e
all'amica.
"Non dovremmo rallentare, se vogliamo girare?" chiese Erika
terrorizzata.
"Fidati di me!"
"Cos'è, vuoi mettermi paura?" Le loro voci divennero
sempre più basse, e poi, svoltato l'angolo, il rumore delle lame
dei pattini le sostituì. Quindi, Ash si voltò per calcolare
le distanze, e nel farlo decapitò quasi pigramente numerosi
growlithe che lo avevano raggiunto. Dopo qualche operazione mentale, contò
fino a tre.
"Bene... ora!" gridò, e girò la katana per
conficcarla nel ghiaccio. Scivolò lateralmente, aiutandosi con
numerose spinte laterali per effettuare la curva, mentre la spada
attraversava il ghiaccio come un coltello caldo nel burro. I frammenti di
ghiaccio e una sottile polvere di nevischio gli fecero da scia. I
growlithe di ghiaccio nero ringhiarono di rabbia, precipitando nel
profondo crepaccio prodotto dalla spada di Ash, e affondarono nelle gelide
acque sottostanti. Come lemming, si gettarono nella fossa, il nero vortice
di una vasca a cui era stato tolto il tappo.
La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè usando la
spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona velocità.
Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò per riprendere la
normale posizione di marcia, con la faccia in avanti. Vide Erika e Misty,
che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo colpiva, visto che
Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di lui. Mise la spada in
orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena con la mano destra, e
accelerò La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè
usando la spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona
velocità. Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò
per riprendere la normale posizione di marcia, con la faccia in avanti.
Vide Erika e Misty, che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo
colpiva, visto che Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di
lui. Mise la spada in orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena
con la mano destra, e accelerò per raggiungerle.
"Sembra che si siano divisi," commentò Rainer,
acquattato per osservare le tracce sulla pista ghiacciata. "Tre
gruppi... perfetto. Uno per ciascuno." Si alzò e si lisciò
il lungo mantello blu. Pyro stava guardando la città congelata. Era
tutto completamente bianco, una terra dai colori pallidi e malati. La cosa
non lo spaventava, ma c'era qualcosa in quel posto che lo infastidiva.
"Pensi che sia saggio, fratello? E se incontrassimo quel dannato
Ash?" Rabbrividì quando un pensiero particolarmente sgradevole
bussò alla sua mente. "O il Maestro Lorelei?" Sparky lo
schiaffeggiò sulla schiena.
"Ehi, possiamo contattarci l'un l'altro, no? Se uno di noi finisce
nei guai, deve solo chiamare gli altri col pensiero." Sbuffò. "Triverion
può fare a pezzi qualunque cosa." Pyro sibilò,
massaggiandosi la parte colpita. "Oh spiacente," ghignò
Sparky. "Dimenticavo che il vecchio Bruno ti ha legnato." Pyro
gli diede uno spintone.
"Molto divertente," disse irritato.
"Smettetela di fare casino," disse Rainer con serietà.
"Suzie ci sta aspettando sulla nave, e sa dove trovarci, se falliamo."
I suoi occhi blu osservarono l'orizzonte. "E quella dottoressa..."
"Ha, penso che Rainer sia innamorato," disse Sparky,
tirandogli una gomitata. Rainer tossì.
"Bene, stiamo perdendo tempo. Io vado a ovest. E voi?"
"Prenderò quella in mezzo," decise Sparky.
"Il che mi lascia la via ad est," concluse Pyro.
Rainer cominciò sgambare fiduciosamente lungo il ghiaccio, verso
la strada a sinistra.
"Ottimo, se qualcuno trova qualcosa, torneremo indietro e
decideremo insieme. Altrimenti, se vediamo Ash, chiamiamoci immediatamente
e attacchiamolo insieme. Capito?"
"Capito," risposero all'unisono Sparky e Pyro.
Si divisero. Non potevano saperlo, ma non si sarebbero più
incontrati.
"Salve!" stava gridando Sparky, e la sua voce echeggiava fra i
muri degli sterili edifici, mentre calpestava il ghiaccio della strada coi
suoi pesanti stivali. "Venite fuori, dovunque voi siate!" Fissò
un cassetta delle lettere di congelata, e lasciò partire una
scintilla di elettricità ambrata. L'energia ridusse l'oggetto a un
cumulo di fiocchi di neve. "Mi domando: c'è qualcuno dietro
quel cartello?" Scagliò un altra palla di tuono, questa volta
con la mano sinistra. Quello che rimase fu una nube di vapore, e il fetore
dell'ozono.
"Jolt, jolt!" Sparky guardò il suo Jolteon. Le spine
gialle sulla schiena erano irrigidite e tese, e il pokemon procedeva
cauto, accucciato sulle quattro zampe.
"Che succede, cucciolo?" Guardò nella
direzione stava puntando, ma non c'era nulla, solo un negozio spoglio. "Che
succede, hai fame? Ma ti ho appena dato da mangiare, sulla nave!"
Sentì un suono sibilante dietro di sè, e si voltò
di scatto, caricando le sue mani di elettricità. Liberò una
lunga saetta contro la strada, prima di fermarsi per scoprire cosa aveva
colpito. Non c'era nulla, solo il segno dove l'energia gialla aveva
incontrato il terreno.
"Strano," meditò. "Avrei potuto giurare c'era
qualcuno, là." Si avvicinò e notò una linea
tracciata sul ghiaccio, come se pattini avessero tagliato la strada.
Procedeva lungo la via, poi si arrestava e scompariva. "Jolteon,
cerca l'autore di questo scherzo," disse indicando la traccia.
Nessuna risposta. "Jolteon?" Si voltò e boccheggiò.
Il suo Jolteon aveva cambiato colore. Un bianco traslucido. Era
completamente immobile, con espressione stupita fossilizzata sul muso.
Sparky corse vero di lui, frantumando il ghiaccio sotto gli stivali, e si
inginocchiò di fronte al pokemon. Tastò la pelle, ed ebbe un
tremito quando il gelo morse i suoi polpastrelli. Non c'era traccia di
vita, in Jolteon.
"Jolteon!" urlò Sparky, rifiutando l'evidenza. "Svegliati
amico!" Lo afferrò di nuovo, ignorando il freddo che le sue
dita gli trasmettevano. "Ti libererò!" Sentì
qualcosa di umido correre lungo la guancia. "Ti libererò, te
lo prometto!" Una voce fredda da dietro di lui lo interruppe.
"Dovresti essere felice. Il tuo pokemon è in un posto
migliore." Sparky si alzò e si girò. Davanti a lui,
elegante sui suoi pattini, c'era una figura magra, avvolta in un mantello
ceruleo. I suoi occhi brillavano di verde, soddisfatti, attraverso le
ombre del cappuccio.
"Il Maestro Lorelei... come hai osato?" gridò Sparky
infuriato. "Jolteon è stato il mio primo pokemon..." La
sua voce era piena di odio. "E ora lo hai trasformato in un fottuto
blocco di ghiaccio! Muori, fredda puttana!" gridò, ormai privo
di controllo, e alzò le braccia per generare tanta elettricità
che anche il ghiaccio sotto di lui crepitò e ribollì di
energia. Il suo mantello giallo prese a galleggiare nel vento provocato
dall'evocazione del suo potere.
"Il calore è una malattia, i suoi sintomi sono i sentimenti,"
disse con calma Lorelei, lasciando che anche il suo mantello color
ghiaccio si sollevasse nell'aria, rivelando una lunga gamba pallida. "Abbandonalo,
finchè puoi." Improvvisamente la sua forma evaporò,
trasformandosi in una nube di nebbia bianca che venne attraversata
dall'enorme fulmine di Sparky. Il lampo toccò la nebbia e
scomparve. Il maestro gridò, perdendo la sensibilità delle
mani. Orripilato, realizzò che le braccia stavano diventando
lentamente di ghiaccio. La sua pelle crepitava e bruciava, mentre si
induriva e si trasformava in acqua congelata.
"No, che succede... NOOOOO -" E poi le sue labbra, la lingua e
la gola si trasformarono anch'esse, e non potè parlare. Pensò
di scappare, ma le gambe non risposero. E presto si ritrovò senza
poter neppure pensare.
Faceva troppo freddo.
Qualcuno lo stava guardando. Pyro se ne era accorto. Fissò i
gelidi palazzi che lo circondavano, soffermandosi su ogni finestra, ma
senza successo.
"Flareon, tieni gli occhi aperti," disse al suo
pokemon arancione che trottava al suo fianco. "E specialmente attento
a quel dannato Bruno. Voglio vendicarmi per quello che mi ha fatto, sulla
nave."
"Flrrr," Flareon ringhiò, concordando, e si guardò
attorno, emettendo fiammelle dal pelo soffice. Pyro strinse il suo
mantello rosso e si incappucciò.
"Odio questo posto. E' dannatamente troppo freddo, per i nostri
gusti." E la sua pelle gli prudeva ancora, dopo che quel vulpix aveva
fuso il ghiaccio sotto di lui e lo aveva fatto cadere nell'acqua gelida.
Ma i pokemon di fuoco non dovevano essere fedeli a Maestri dello stesso
tipo? C'era qualcosa di sbagliato in quel mondo, non ci si poteva fidare
di nessuno, se non dei propri fratelli di sangue. Pensò, triste, al
suo piccolo fratellino. Quando Sabrina aveva mostrato i resti fusi di
Mikey, in quell'inferno del Monte Luna, con un'immagine psichica, aveva
giurato di vendicare quella morte. In qualche modo, non l'aveva sorpreso
scoprire che Ash era stato l'assassino. Non c'era nulla che quel bastardo
mollusco d'ombra non fosse in grado di fare.
Poi, di nuovo, guardando la strada, e le persone che erano statue
trasformate in statue di ghiaccio, pensò che il Maestro Lorelei era
anche peggiore. Come aveva potuto fare ciò, ai suoi stessi uomini?
Naturale che non ci fossero più messaggi da Cinnabar Island verso
l'Indigo Plateau. Erano tutti morti.
Analizzando la sagoma di una donna congelata che stava superando, notò
con orrore di averla riconosciuta. Era la sua vecchia vicina, quella donna
di cui, quando ancora viveva a casa sua, si era infatuato. Aveva sempre
sognato di ritrovarla, un giorno... ora aveva realizzato il suo sogno, ma
non come voleva. La superò, accelerando il passo. Non poteva
sopportare la vista di altri corpi senza vita.
"Così speri solo di ignorarmi, Pyro?" disse una voce
gelida da dietro di lui, il tono di chi non usava la parola da molto
tempo. Pyro si fermò improvvisamente, in allarme, un attimo prima
del suo Flareon.
"Non può essere, sto sognando," disse ad alta voce,
rifiutando di voltarsi. ;Ma quando sentì dei passi dietro di lui,
cedete alla curiosità e si voltò. Era impossibile, ma la
donna di ghiaccio camminava lentamente verso di lui, i suoi occhi
brillavano del colore di sangue nella sua faccia congelata.
"Mi fai male," gracchiò. "Pensavo che ci
amassimo..."
"Tu-tu non sei lei!" balbettò Pyro. "Swana
è morta..."
"Oh, ma ti sbagli!" La donna del ghiaccio alzò
le braccia al cielo. "Mi sento così viva! Così viva!
Vieni con me, Pyro... unisciti a me nella beatitudine di questa selvaggia
pace artica!"
"Flareon, Fuocobomba!" disse Pyro, in preda al panico.
"Flare!" Un caldo intollerabile sostituì il gelo
dell'aria, mentre il pokemon sputava una ribollente stella a cinque. La
donna di ghiaccio gridò, centrata dall'attacco. Il suo corpo freddo
si fuse dalla vita in giù, e il torso crollò al suolo. Il
braccio sinistro si frantumò in numerosi frammenti di ghiaccio e
neve.
"Pyro... come hai potuto. Ti amo." I suoi ardenti occhi rossi
brillarono un'ultima volta, e il corpo ancora solido si fuse, riducendosi
ad una pozza limacciosa.
Pyro cadde in ginocchio sul terreno ghiaccianto, senza preoccuparsi del
gelo che esso gli trasmetteva alle gambe. Si sentì intorpidito.
"Avevi trovato chi potesse amarti," commentò una voce
fredda da dietro la schiena. "E tu l'hai distrutta." Pyro si
rialzò, aiutandosi con le mani.
"Maestro Lorelei..." disse, cercando di suonare
impassibile. "E' stato uno scherzo malato. Un abominio."
"Sei un uomo stupido," concluse Lorelei. "Volevo
solo darti una compagna, prima di spedirti nell'oblio del ghiaccio. Ma non
me lo hai permesso."
"Hai bisogno di aiuto, Lorelei... aiuto per morire!" Si spinse
coi piedi, per sferrare un attacco, ma risultò pateticamente lento.
Non ebbe neppure il tempo di avvertire telepaticamente i suoi fratelli.
Presto un'altra statua di ghiaccio ornava, assieme al suo pokemon, il
marciapiedi della città.
Giselle sbirciò al riparo dell'autocarro ghiacciato.
"Penso che li abbiamo seminati."
"Vedi qualcuno degli altri?" chiese Laselle, rabbrividendo al
contatto col marciapiede di ghiaccio.
"Credo di aver visto Duplica, il tuo ragazzo e il suo
babysitter che correvano verso un qualche edificio più indietro.
Quando alle tue tre compagne, ne perso le tracce. Dividerci è stata
una pessima idea."
"Ma così siamo meno individuabili, e trovare Ash e gli altri
sarà più facile, penso," ribattè Laselle. Poi
una parola del discorso di Giselle la colpì. "Ragazzo?"
disse confusa. Le sue guance divennero paonazze. "Oh, intendi Junior.
Lui non è il mio ragazzo." Giselle smise di stare di vedetta e
si acquattò accanto a lei. Le lanciò un sorriso irritante e
si passò le dita fra i capelli castani
"Sono orgogliosa della mia sorellina. Ma potresti avere
anche troppi ammiratori."
"Sei pazza," commentò Laselle scuotendo la testa. "Oh,
un'altra cosa. Bellina la mossa con cui ti sei liberata di Rainer."
Giselle sorrise, fingendo modestia.
"In effetti le ragazze come me devono sapere come difendersi, se
vogliono proteggere la loro virtù..." Laselle la guardò
stupita.
"Ora ricordo perchè ho sempre cercato di evitarti,
sorellona." Giselle si fece seria.
"Allora, non possiamo stare ferme troppo a lungo. Dobbiamo
muoverci." Sbirciò nuovamente oltre la motrice. "Ottimo,
vedi quel negozio di gelati? Al mio segnale attraversiamo la strada e
andiamo lì dentro." Laselle si alzò e guardò
l'obiettivo.
"Non fa un po' freddo per un gelato?"
"Non essere sciocca. Possiamo uscire dalla porta sul retro e
procedere verso nord, al centro dell'isola." Accennò con lo
sguardo al vulcano bianco che sormontava i tetti della città. "Sento
che quello che cerchiamo lo troveremo nel vulcano." Laselle assunse
un espressione incerta, imitando perfettamente la sorella. "E poi, un
gelato non fa certo male," concluse Giselle con un sorriso colpevole.
"Probabilmente ti spaccheresti i denti a mangiarlo, ma
prova pure."
Aspettò il segnale di Giselle e poi pattinarono lungo la strada,
attraversandola furtivamente. Superato un tombino, balzarono sull'altro
marciapiedi, e Giselle diede una spallata alla porta del negozio di
gelati. Inutile.
"Chiusa," dedusse noncurante Giselle. "Dobbiamo girarci
attorno." Laselle sistemo i suoi capelli dietro le spalle, e si
diresse verso il vicolo laterale.
"Immagino che questo significhi niente gelato."
"Molto divertente." La stradina, sulla destra del negozio, era
ancora più buia di quella che avevano usato come riparo, ma il
motivo sfuggì a Laselle. Sembrava anche più fredda, e un
brivido di freddo attraversò il suo corpo, ricordandole che poteva
chiudere meglio la giacca verde che indossava. Individuò un altra
di quelle statue di ghiaccio, accanto a un muro di mattoni congelati, ed
ebbe un altro tremito.
"Quello che hanno fatto a questa gente è orribile. Cosa si
proverà ad essere trasformati in surgelati?" Dietro di lei,
Giselle lanciò un sussurro.
"Di certo non è piacevole, di questo sono sicura. Ho già
visto gli effetti di una grave ipotermia, e non è una cosa bella."
Improvvisamente boccheggiò, e afferrò la spalla di Laselle
per fermarla. "Non noti niente di strano in quella persona congelata?"
Laselle si voltò e rivolse i suoi occhi alla statua. Quando l'aveva
vista, aveva distolto lo sguardo, disgustata. Ma per qualche ragione,
sembrava familiare. Era una donna... con una coda di cavallo. Congelata
con ghiaccio ancora fumante, nuovo. E poi notò un paio di pattini,
ai suoi piedi. E la frusta fra le mani. Anch'essa di ghiaccio. Un
espressione di puro terrore, stampata su un volto grazioso che non avrebbe
conosciuto altra emozione per l'eternità. Aprì la bocca per
lanciare un grido acuto, che continuò finchè Giselle non le
mise una mano davanti e la costrinse al silenzio. Un minuto dopo, provò
a lasciarla libera, ma Laselle riprese ad urlare, sentendo il suo cuore
battere all'impazzata.
"Quella-quella è Colletra," balbettò in una voce
piena di paura. "Ma-ma, come?" Giselle annuì cupamente.
"Mi dispiace." Prese la sorella per le spalle e
cominciò a trascinarla via. "Meglio non controllare le altre."
"Altre?" chiese Laselle ad alta voce, liberandosi di scatto
dalla presa di Giselle e guardandosi intorno. Trovò altre due
statue, in piedi dietro alla prima. Contò una donna con cappotto e
un'altra con capello e giacca. Congelate. Morte. "Ania e Triana,"
bisbigliò Laselle, straziata. "Erano mie amiche... le mie
amiche della divisione d'Erba della Ribellione." I suoi occhi si
riempirono di lacrime. Non poteva essere successo! Come potevano essere
morte? Si sentì completamente svuotata. Giselle la afferrò
saldamente, e con una spinta sulle lame la trascinò fuori dal
vicolo.
"Laselle!" la ammonì. "Usciamo di qui!
Capisci che qualunque cosa abbia fatto questo potrebbe ancora essere nei
paraggi?"
"Come puoi essere così senza cuore!" la accusò
Laselle. "Sono morte delle persone qui - persone che conoscevamo, con
cui abbiamo lavorato. Vuoi lasciarle qui? E tu gli neghi anche una degna
sepoltura!"
"Non essere ridicola, sorellina!" replicò Giselle con
voce ferma. "Non sono senza cuore - sono intelligente! Sto cercando
di tirarti fuori da un pericolo - pensa a vivere! Non possiamo fare niente
per loro, lo capisci? Ho visto tanta morte da essere diventata
insensibile, può essere, ma non posso non pensare alla mia unica
sorella!" Laselle si sgonfiò improvvisamente. Voleva piangere.
"Io-io... scusami, Giselle."
"Ora cerca di non avere una crisi isterica, d'accordo? Fatti
coraggio!" disse Giselle. Si fermò improvvisamente. "Il
vicolo è cieco. Dannazione, è stata una perdita di tempo!"
disse impettita indicando uno spesso muro di ghiaccio davanti a loro, che
da fuori non avevano potuto scorgere. Era molto alto, e abbastanza
scivoloso da impedire ogni scalata. Laselle indicò qualcosa sulla
sinistra.
"Aspetta, c'è una porta." Puntò il dito verso
dove i mattoni di ghiaccio facevano posto ad una sagoma rettangolare.
Giselle giocherellò coi capelli, pensierosa.
"Forse conduce dentro il negozio di gelati. Possiamo
tornare al piano A."
"E mangiare un mucchio di gelati?" scherzò Laselle,
sebbene ancora abbattuta da quella visione orrenda. Non poteva fare uscire
dalla sua mente l'espressione di terrore congelata sul viso di Colletra.
"Forse," rispose Giselle, tendando di sembrare allegra.
Armeggiò con la maniglia, e riuscì ad aprirla. "Visto?
Alla prima. Ormai ho imparato il trucco, penso," disse con una punta
di arroganza. Pattinarono dentro e chiusero la porta. Nonostante stesse
tentando di mostrarsi coraggiosa, Laselle notò che anche Giselle
era stata decisamente scossa dalla perdita di tre compagne.
"Molto bene, che cosa abbiamo qui?" disse una voce maschile
con tono divertito. Laselle cercò di individuare qualcosa, fra le
ombre della stanza di ghiaccio. Seduto ad uno dei tavoli rotondi, coi suoi
stivali su di una sedia, c'era Rainer.
"Laselle, esci di qui!" gridò Giselle scattando
indietro per riaprire la porta.
"Uh uh!" la sgridò Rainer alzando una mano nel
gesto di una pistola. "Bang!" Una pallottola di acqua partì
dalle sue dita e centrò l'uscita dietro di loro. L'acqua si ghiacciò
e sigillò la porta. Laselle cercò di forzarla, con tutta la
sua forza, ma fu inutile. Il gelo cominciò a farle formicolare le
dita, e desistette. "A volte mi stupisco della mia fortuna,"
commentò Rainer abbassando i piedi e alzandosi, spostando una
ciocca di capelli blu dal viso. "Ecco qui la puttanella che si è
divertita coi miei gingilli poco fa, che entra come se fosse la padrona."
"Sei tu che hai congelato le nostre amiche, fuori nel vicolo?"
chiese Giselle cercando di mantenere la calma. Lui la guardò
sorpreso.
"Di che stai parlando? Vicolo? Ma non sono entrato di qui - sono
entrato dalla porta principale quando vi ho viste in strada." Giselle
alzò lo sguardo, pensierosa.
"No, non puoi essere stato tu, è vero. Probabilmente non hai
abbastanza potere per farlo." Rainer sembrò offeso.
"Ad ogni modo, sono abbastanza potente da poterti sconfiggere,"
disse spavaldo. Poi spostò il suo sguardo blu su Laselle. "E
questo cos'è? Che somiglianza! Sembra che abbia anche trovato la
versione ringiovanita della bellezza qui presente." Immediatamente,
Giselle si interpose fra i due.
"Toccala e sei morto." Laselle afferrò il suo braccio.
"Giselle, che stai facendo? Quello è un Maestro di
Pokemon."
"Vero," disse Rainer avvicinandosi e appoggiando una
falda del mantello alla spalla per avere accesso alle pokeball blu sulla
cintura. Ma quando il suoi occhi incontrarono quelli di Giselle, si bloccò
e rimase incerto. "Cos'è questa storia? I tuoi occhi stanno
ardendo... come quelli di un Maestro."
"Forse," rispose Giselle, che si lisciò i capelli e alzò
il mento con superbia.
"Di che sta parlando?" domandò Laselle, confusa. Rainer
la guardò.
"Vedi tua sorella? Tua sorella ha dei leggeri poteri elementali."
La notizia la scioccò.
"È vero?" Giselle stampò il suo pattino sinistro
sul terreno. Un getto di vapore uscì dal pavimento e una piccola
fessura corse rapida verso Rainer. Il Maestro urlò, e venne
scaraventato contro il muro di ghiaccio della stanza, cadendo di schiena.
"Ti basta come risposta, Laselle?" domandò lei con voce
ironica.
"Ma-ma... non lo hai mai detto a nessuno! Perchè lo hai
tenuto segreto?" Giselle sospirò.
"Perchè non volevo la complicazione di essere un
Maestro di Pokemon. Un Maestro diventa automaticamente un bersaglio.
Inoltre, voglio continuare ad essere solo una bella donna, la splendida
dottoressa Giselle." Si lasciò sfuggire una dura risata,
pervasa da una strana emozione. Voltò il capo, e fissò la
sorella con occhi ardenti di marrone. "Perciò voglio che
questo resti un segreto, chiaro? Non dire una parola, a riguardo!"
"Uh, sarò muta come una tomba, sorellona," rispose
Laselle, un po' intimidita. Rainer sbuffò, alzandosi a fatica e
asciugandosi il fiotto purpureo che colava dalla bocca col retro della
mano sinistra.
"Come se potessi tenerlo davvero segreto." Alzò
le braccia, e venne avvolto da un'aura azzurra, scintillante come un
liquido. "La Terra è debole contro l'Acqua, e ora scoprirai
quanto!"
"Laselle, fuori di qui!" gridò Giselle disperata,
spingendola con tutte le sue forze. Il suo corpo venne avvolto da una luce
marrone e alzò puntò i palmi verso il cielo. Assieme al
movimento, un possente muro di terra spuntò dal suolo, appena in
tempo per bloccare la gelida energia che le mani di Rainer avevano emesso.
"Voglio aiutarti!" disse Laselle superando il rumore di una
cascata che si infrangeva contro la barriera. Aprì lo zaino e fece
uscire il suo Caterpie dalla sfera. Rainer li vide con la coda dell'occhio
e rise.
"Bwahahaha! Molto divertente! Un fetido caterpie tu lo chiami
aiuto?" Grazie alla distrazione dell'avversario, Giselle riuscì
a colpirlo con una scarica di roccia dritta sul braccio. Il getto d'acqua
dalla mano sinistra si impennò pazzamente, frantumando il soffitto
in una pioggia di schegge di ghiaccio.
"Puttana," sibilò per il dolore, continuando il Getto
d'Acqua con una mano sla. Con la sua mano libera, che grondava sangue,
raggiunse una pokeball e la lanciò al suo fianco.
"Vaporeon, Idropompa!" La sferà si aprì a
mezz'aria, liberando un grosso pokemon blu dalla coda di pesce in un
bagliore di energia umida.
"VEE!" guaì atterrando accanto al suo maestro. Aprì
le fauci e lanciò una colonna di acqua color zaffiro. Giselle fece
per cercare, sotto il camice, la pokeball del suo pokemon.
"Marowak -" Ma prima che potesse agire, l'attacco del
Vaporeon, combinato con quello di Rainer, squarciò il muro di Terra
e la colpì in pieno volto, facendole fare un volo di molti metri
che si concluse con una facciata sul pavimento. Gridò di nuovo,
quando incontrò il duro ghiaccio.
"Oh, ti ho fatto male alle tue belle tette?" disse Rainer
smettendo di attaccare e abbassando il braccio. Si avvicinò. "Vuoi
che te le massaggi?." Giselle gemette, incapace di rialzarsi, con lo
sguardo annebbiato dal sangue che colava da una ferita al sopracciglio.
"Laselle," bisbigliò debolmente. "Corri..."
Ma vedendo cosa aveva fatto a sua sorella, la furia colorò di rosso
i suoi occhi.
"Come osi!" gridò a Rainer. "Sei solo uno stupido
prepotente e un pervertito!" Rainer si voltò e le lanciò
uno sguardo gelido.
"Ragazzina, vuoi davvero vedere quello che farò a
tua sorella?" Cominciò a slacciare la sua cintura sotto i
pantaloni. "O vuoi partecipare?"
"Caterpie, attacca!"
"Che vorresti... ARGH!" sentì un intenso dolore quando
il bruco verde di lei sferrò una violenta testata sulla sua spalla.
Completando la mossa, Caterpie si girò a mezz'aria e atterrò
tranquillo, contorcendo le antenne per la soddisfazione.
"Pei!" gridò. Rainer indietreggiò, incredulo,
stringendosi il volto sanguinante con la mano.
"Che.. quell'insetto mi ha rotto il naso!" esclamò
furibono come se non potesse crederci. "Vaporeon, Geloraggio!"
ordinò in preda alla collera, indicando il piccolo pokemon verde.
"VEE!" Il Vaporeon spalancò nuovamente le fauci e sparò
un getto di energia fredda. Centrò il torso di Caterpie e lo bloccò
in una prigione di ghiaccio. Rainer fece schioccare la lingua.
"Per questo, piccola puttanella, sarai la prima," disse
seccato mentre avanzava rapidamente. Ma Laselle fece l'ultima cosa che si
sarebbe aspettato. Attaccò.
"Bastardo!" urlò scagliandosi contro di lui e
assalendolo con una salva di pugni in volto.
"Argh, stammi lontano ragazzina!" disse al colmo della
sorpresa. Riuscì a rotolare e ad afferrarle i polsi, ma solo dopo
due occhi neri e un labbro sanguinante a fare compagnia al suo naso rotto.
Laselle cercò di districarsi.
"Pervertito! Maniaco!" gridò, e sputò sulla
faccia di lui.
"Già, hai ragione -" cominciò Rainer,
estremamente irritato dallo sputo che colava sulla sua guancia. Si fermò,
incuriosito da un bagliore innaturale proveniente da dietro. Girò
la testa e osservò scioccato una luce biancastra emanata dal
caterpie congelato. "Ehi, che succede? Vaporeon, congelalo di nuovo,
sta uscendo!" Ma prima che il Vaporeon potesse anche solo aprire la
bocca, il ghiaccio si ruppe, scagliando frammenti dovunque. Rainer e il
suo pokemon urlarono, martoriati dai piccoli dardi di ghiaccio che si
conficcavano nelle loro carni. Ora libera, Laselle saltò in piedi e
si acquattò, scivolando lungo il muro. Ansiosa, fissò quello
che era successo al suo caterpie. Quello che vide era impossibile.
"Free!" pigolò il butterfree, librandosi nell'aria con
soffici battiti delle sue ali. Era completamente nero, come la notte; Solo
gli occhi brillavano di un rosso crudele.
Rainer gemette, alzandosi sulle ginocchia. La sua faccia era imbrattata
di sangue, segnata dai colpi inferti da Laselle.
"Evoluto? In un butterfree? Ma è impossibile!" Anche
Laselle era stupita. Possibile che si fosse evoluto direttamente in un
butterfree? Aveva scavalcato lo stadio intermedio del metapod! Il
butterfree la fissò, in attesa.
"Oh sì," si decise alla fine Laselle. Indicò il
Maestro d'Acqua a terra e il suo pokemon. "Butterfree, Confusione!"
Ma invece della Confusione che aveva chiesto, dalle antenne di
Butterfree uscì un brusco getto di energia psichica, di un colore
azzurro e abbastanza potente da creare una tempesta di vento dentro la
stanza chiusa. Rainer e il suo pokemon vennero scaraventati contro il
muro, e lo fracassarono come se fosse di cartone, finendo sulla strada.
Attraverso il buco che avevano lasciato, Laselle li vide oltrepassare
l'intero vialone e centrare il palazzo opposto, che collassò come
un castello di carte.
Per un attimo regnò il silenzio, e Laselle rimase a bocca a
perta, pietrificata. Poi Giselle gemette sul pavimento.
"Avevo ragione. Hai fatto davvero grandi progressi, sorellina."
Ash sbirciò con cautela attraverso i rami ghiacciati di un
albero.
"Niente. Penso che farli cadere in quel crepaccio ci abbia dato il
tempo di seminarli." Per riposarsi, si erano nascosti in una casupola
di ghiaccio, costruita sulla pianta di un giardino pubblico. Soprattutto
per far rilassare Erika, che era troppo stanca per continuare. In quel
momento, si guardava intorno confusa, sfregandosi le piante nude dei piedi
con le mani.
"Pattinare non è di mio gradimento, direi," disse
stanca, soffiando una ciocca di capelli blu-neri dalla bocca. Pikachu e
Misty stavano scaldandosi le mani su un altro falò oscuro che Ash
aveva creato.
"Sei sicuro che possiamo usare i nostri elementali? In fondo stiamo
cercando di seminarli, non di attirarli," disse Misty togliendo il
nevischio dai suoi lunghi capelli rossi con una piccola spazzola.
"Te l'ho già spiegato," rispose Ash, crollando accandto
a loro e sentendosi improvvisamente stanchissimo. Passò le dita
attraversi lunghi capelli neri, togliendo numerose ciocche dai capelli, e
sbuffò. "C'è troppa energia proibita in giro perchè
questa sia notabile, non so se mi spiego." Misty si grattò una
spalla.
"In un modo alla Ash, ingarbugliato e confuso."
"A dire il vero, cercavo di spiegarmi come fai di solito tu,"
replicò.
"No, è il tuo modo solito," ribattè lei.
"Invece è come fai tu, anzi pure un po' più
chiaro."
"Chaaa..." sospirò Pikachu con un filo di voce.
"Puoi ben dirlo," commentò Erika.
"Chaaa..." concordò Pikachu.
Improvvisamente, Erika fissò Ash e socchiuse i suo occhi verde
erba.
"Inoltre, sembri stare davvero bene dopo una settimana di
Idrotossina. Voi ragazzi siete tutti uguali, ci andate a letto e il giorno
dopo vi dimenticate di tutto." Ash si appoggiò al muro della
casa, mise le mani dietro la testa e restituì l'occhiata.
"Di cosa stai parlando?" Indicò Misty con insistenza.
"Dal momento che sembra piuttosto vivo, presumo che sia stato
guarito dal veleno, giusto? E per farlo, hai dovuto ehr..." Tossì,
a disagio. "Sai..." Misty si precipitò addosso ad Ash con
uno scatto, e afferrò la sua testa con ambo le mani.
"Non lo ho ancora fatto. E me lo sto chiedendo da quando
abbiamo lasciato Sud Lavender."
"Fatto cosa?" chiese Ash, piuttosto confuso. Gli
occhi blu di Misty lo fissavano seri. "Che stai combinando? Vuoi
baciarmi o qualcosa di simile?"
"Non crederti così irresistibile," disse Misty
mentre i suoi occhi ardevano turchesi, segno che stava concentrando il suo
potere. Un minuto più tardi, la luce nei suoi occhi si spense, e
lei si sedette accanto a lui. "Avevo ragione. Sei completamente
libero dalla mia influenza."
"Questo è bene?" chiese frivolamente Ash.
"Non lo capisco," replicò Misty, ignorando il
suo tono di voce. "Non c'era modo perchè potesse
disintossicarsi senza che io togliessi il veleno dal suo corpo."
"Aspetta, non c'era anche Valdera a Sud Lavender?" si ricordò
subito Erika. Misty chiuse gli occhi, concentrandosi sull'idea. Poi
raggiunta di colpo la conclusione ovvia, diede uno schiaffo ad Ash. I
denti di lui sembrarono scricchiolare dentro la bocca.
"Perchè lo hai fatto?" chiese lui guardandola stupito e
massaggiandosi la guancia colpita.
"Tu-tu brutto porco doppiogiochista!"lo accusò Misty. "Tu,
tu sottospecie di gigolò!" Ash si allontanò da lei.
"Ma sei impazzita?"
"Pikapi!" aggiunse Pikachu, confuso e perplesso.
"Ti sei portato a letto mia sorella!" Ash ammiccò.
"Beh, è vero che sono uscito con lei qualche volta,
quando ero ancora nella Lega Pokemon, dopo che ci siamo separati. E posso
aggiungere che non avevo la minima idea che voi due foste parenti? Pensavi
lo sapessi?"
"Non ai tempi della Lega Pokemon, ma a Sud Lavender!"
"Ma è impossibile. Sono stato imprigionato, è ho
dormito per la maggior parte del tempo! Ero ferito, non ricordi?"
scosse la testa. "Inoltre, che te ne importa? Ufficialmente, non
siamo più insieme." Misty ebbe un conato di nausea.
"Perché... al diavolo, il perché!" Poi fu Ash ad
arrabbiarsi, quando ricordò quello che gli aveva detto Duplica
sulla nave.
"E perchè non mi hai detto la verità, su
quanto è successo a Cerulan? Perchè non mi hai detto che ti
ho attaccato mentre ero ipnotizzato?"
"Che?" esclamò Erika allarmata. "Misty, non hai
detto nulla neppure a noi." Misty guardò l'unghia dei suoi
pollici.
"Non pensavo che avrebbe aiutato." Guardò Ash.
"Sembravi così depresso..."
"Dovevi dirmi una cosa simile," rispose Ash. "Ora come
ora, non è affatto un bene. Devo assicurarmi che non succeda più...
o Dio sa cosa potrebbe succedere. Ora seriamente, dimmi la verità.
Che è successo esattamente a Sud Lavender? E dimmi, come abbiamo
catturato Brock? E cosa ha distrutto la base? E non dirmi che sono stati
Valdera e Brock mentre lottavano; non ci crederei." Misty distolse lo
sguardo.
"Va bene, ti dirò quello che è successo. Tu-"
"Aspetta," la bloccò lui. "Non senti
qualcosa?"
"Allora, vuoi ascoltarmi o no?"
"Muoviamoci!" Ash si tuffò in avanti, spingendo Misty
ed Erika con una spallata, mentre qualcosa trapassava il pavimento. Tranciò
la casupola in due pezzi, che andarono a schiantarsi al suolo,
frantumandosi. Nella confusione che regnava, Ash, Misty, Erika e Pikachu
si ritrovarono in aria, spinti dall'improvvisa esplosione, accompagnati da
schegge di rami di ghiaccio. Poi Ash girò su se stesso, e atterrò
agilmente sul manto di brina che sostituiva l'erba, avvolto nel suo
mantello nero. Misty ed Erika arrivarono quasi contemporaneamente ai suoi
lati, e infine Pikachu si appoggiò sulla sua spalla sinistra,
allarmato. Seguì una pioggia di gelidi frammenti, i resti
dell'albero e della casupola.
"Che è stato?" chiese Misty ansimando, mentre anche i
suoi capelli rossi si calmavano e si posavano sulla spalle del suo
mantello blu. Da sopra di lor arrivò un sibilo inquietante che li
fece indietreggiare, ma poi videro un pokemon completamente bianco, dalle
fattezze di una pantera, che si faceva le unghie sul tronco di ghiaccio.
Il suo gioiello rosso brillava incerto in mezzo alle orecchie
dell'animale.
"Un persian!" esclamò Erika, concentrandosi e
ricoprendo il suo corpo di una tenue luminosità verde smeraldo. Si
alzò in piedi e allungò le braccia, richiamando il suo lungo
bastone nero. Ash la strattonò con una mano, rimanendo acquattato.
"Aspetta. Penso di aver riconosciuto questo persian." Un
riflesso avvistato con la coda dell'occhio lo fece scattare. Balzò
all'indietro, evitando per poco che la sua gola fosse trapassata da un
pugnale che invece affondò nel terreno fra i suoi piedi.
"Lassù!" gridò. alzando la mano e scagliando una
saetta nera verso l'aggressore che si nascondeva fra i rami ghiacciati. La
scarica squarciò le frasche, facendo crollare al suolo una pioggia
di polvere di neve avvolta da scintille scure ed individuando qualcosa.
Era una figura magra, con larghi pantaloni e un top piuttosto stretto, in
piedi sulla punta di un ramo. La sua faccia era coperta da una maschera
ninja, ma una lunga coda rossa spuntava da dietro la testa.
"Jessie!" esclamò Ash riconoscendola.
"E James!" aggiunse Misty, dopo aver scansato un altro pugnale
che andò a conficcarsi sul tronco di ghiaccio dell'albero da cui
erano caduti. Un'altra persona, vestita in modo simile a Jessie a parte la
lunga maglietta che sostituiva il top, uscì dai cespugli. Una
ciocca di capelli blu usciva da una fessura nella sua maschera,
identificandolo come la controparte maschile del duo di Jessie e James.
"Il Team Rocket?" disse Erika confusa, passandosi una mano sul
volto. "Pensavo che l'organizzazione fosse stata distrutta alla fine
delle Guerre Oscure." Ash si alzò e indietreggiò,
consentendo a Jessie di balzare giù dall'albero e di atterrare
davanti a lui. Cominciò a farsi passare un paio di pugnali
seghettati fra le dita, giocherellando.
"Questi due non fanno più parte del Team Rocket. Li abbiamo
incontrati al Monte Luna, e a dire il vero non sembravano troppo cattivi.
Infatti, ci hanno aiutati a disfarci di un gruppo di soldati della Lega
Pokemon." Misty si voltò e fronteggiò James, che stava
avanzando e giocherellava anche lui con un paio di pugnali.
"E' vero." Persian si avvicinò impettito ad Erika, che
indietreggiò preoccupata.
"Allora, se sono cittadini modello, perchè in nome di tutti
i Pokemon d'Erba ci stanno attaccando?"
"Guarda i loro occhi!" esclamò Misty. Ash lo fece, e
capì.
"Ma Jessie non aveva gli occhi blu? Una specie di azzurro sinistro.
Ora invece sembrano sbiaditi - un bianco pallido."
"Anche James e Persian," aggiunse Misty. "E inoltre, di
solito avevano una specie di squallida parlantina. Non è da loro
restare in silenzio per più di un minuto."
"Controllo mentale? Ero in questo stato?"
"Non esattamente. I tuoi occhi erano rossi."
"Um," li interruppe Erika. "Mi spiace rovinare la vostra
piccola chiacchierata, ma sono tremendamente vicini."
"In questo caso, è meglio fermarli prima di scoprire cosa li
ha ridotti così," suggerì Ash. "Puoi provare con
la tua Polvere Soporifera?"
"Buona idea," ammise Erika alzando le mani. I suoi occhi verdi
cominciarono a brillare, il mantello e i capelli galleggiarono
sinuosamente nell'aria. "Spero che funzioni!" gridò
stringendo un pugno. Poi sembrò che stessa lanciando qualcosa ai
tre membri del Team Rocket. Una luccicante polvere gialla riempì
l'aria e ondeggiò come un leggero manto di stelle. Ma Jessie, James
e Persian continuarono ad avanzare.
"Uh, cosa ne dici di usare una polvere che funzioni?" chiese
Ash con tono asciutto. Erika lo folgorò con lo sguardo.
"Forse sono immuni alle tecniche d'Erba." Misty sorrise,
assalita dai ricordi.
"In ogni caso non sono certo immuni agli attacchi Elettrici, Ash.
Perchè non li paralizzi?"
"E' vero, Pikachu, Tuono Onda!" disse scagliando Pikachu in
aria. Mentre si trovava in volo, il nero topo elettrico fu avvolto da
scintille.
"Pika... CHUUU!" urlò, liberando una folata di energia
color ebano che si scagliò contro il trio. Ma quando l'elettricità
si dissipò, erano ancora lì, e avanzavano imperterriti.
Pikachu atterrò con un tonfo soffice sul terreno gelato, e si
rizzò sulle zampe posteriori, ammiccando coi suoi occhi blu
cobalto. Le sue orecchie appuntite e la coda frastagliata ondeggiavano
confuse.
"Pika?"
"Uh, cosa ne dici di dire a Pikachu di usare un attacco elettrico
che funzioni?" affermò Erika molto compiaciuta.
"Molto divertente," commentò Ash soffiando una ciocca
di capelli che aveva coperto il suo occhio sinistro. "C'è
qualcosa di sbagliato, in tutto questo."
"Ci sono sempre le care vecchie maniere," disse Misty, mentre
un'aura blu avvolgeva le sue mani e si solidificava nei suoi due pugnali
di ghiaccio.
"Giusto," aggiunse Erika afferrando la sua staffa e facendolo
roteare fra le mani. Ash guardò Pikachu.
"Non voglio uccidere nessuno, amico, perciò, uh..."
Indicò un albero. "Vai lassù e resta a guardare, va
bene?"
"Pikapi!" rispose Pikachu incrociando le zampe, irritato.
"Va bene, se lo fai ti darò un extra di ketchup quando
saremo tornati sulla nave." La pancia di Pikachu brontolò.
"Cha," disse imbarazzato, poi annuì e si arrampicò
sull'albero, sedendosi sul ramo più basso. Alzò i pollici
verso il suo maestro. "Chu, pikachu!"
"Grazie, amico! Ci metterò solo qualche secondo," disse
Ash bloccando un calcio sferrato da Jessie con le braccia incrociate. Ma
si era aspettato di parare una forza femminile, invece fu sorpreso
dall'incredibile potenza del colpo, che lo fece scivolare indietro, fino
allo scivoloso margine di un piccolo avvallamento. Ash cercò
disperatamente di fermarsi, ma il ghiaccio rese vani i suoi sforzi. Tentò
allora di restare in piedi, ma la gravità ebbe la meglio e lui
inciampò, finendo a terra.
"Cha ha ha!" dal suo punto di osservazione, Pikachu si lasciò
ad una risata.
"Questo è imbarazzante," bisbigliò Ash mentre
cercava di districarsi fra le pieghe del suo mantello che gli era caduto
in faccia. Si strofinò le braccia doloranti.
Nel frattempo, Misty ed Erika si prepararono a fronteggiare James e
Persian, fianco a fianco.
"Perchè devo combattere col Pokemon?" si lamentò
Erika, cercando di schivare le zampate di Persian.
"Non lo so," Misty si strinse nelle spalle, e cominciò
a parare i colpi di James fra scintille azzurre. "In fondo sai come
trattare gli animali."
"Preferirei fare lo stesso con degli uomini," dichiarò
Erika mentre Persian balzava ruggendo su di lei. Per schivare, usò
la sua staffa come un'asta, conficcandola nel terreno gelato e spingendosi
in aria, e atterrò sulla cima di uno dei giochi nella piazzola. Ma
i suoi stivali non fecero presa, cominciando una scivolata che riuscì
comunque a controllare.
"Non è la stessa cosa?" sospirò Misty. Ma poi
James cominciò ad attaccare coi suoi pugnali, costringendola a
serrare le difese. A un certo punto, dopo aver schivato a fatica un colpo
che stava per mozzarle una mano, venne centrata da un violento calcio
sulla spalla che la fece volare per parecchi metri. Atterrò di
schiena contro uno scivolo, che crollò e cadde a poca distanza da
lei. "Owww," gemette, mentre le mancavano le forze e i pugnali
svanivano dalle sua mani. Poi gridò di terrore, travolta da una
macchia confusa di vestiti neri. Un paio di occhi dorati la fissarono.
"Uh, spiacente Misty, ma Jessie è più forte del
previsto," borbottò Ash. Per rialzarsi, balzò in aria e
girò su se stesso, atterrando in piedi e avvolgendosi nel mantello.
"Che stai facendo? Pensavo che sapessi combattere! Oppure non vuoi
farle troppo male?" chiese Misty seccata, rialzandosi a sua volta.
Ash sorrise e si voltò per riprendere la sfida con Jessie, che ora
saltava silenziosamente sui giochi.
"Forse. Non mi piace lottare con delle donne, specialmente quando
sono amiche."
"Amiche?" domandò Misty, girandosi per osservare James
che seguiva l'esempio della sua compagna.
"Insomma, li conosciamo da tanto tempo che mi sembra giusto
chiamarli così," spiegò lui.
"Sì, tentando di rubare Pikachu la maggior parte di quel
tempo," sbuffò Misty. "Penso che quel colpo ti abbia
fatto male al cervello."
"Almeno ho un cervello da danneggiare," rispose lui sardonico.
"E questo cosa significa?"
"Non è ovvio?" Misty si voltò e lo fissò
con occhi ardenti di blu.
"Perchè, tu-"
"Salta!" urlò Ash correndo verso di lei, afferrandola e
spingendola via. Sotto di loro, Jessie e James si scontrarono, dandosi una
craniata abbastanza forte da farli svenire. Ash e Misty si girarono e
atterrarono con un tonfo sordo dei loro stivali, cercando di tenere a bada
le falde dei loro mantelli. Misty si avvicinò ed esaminò i
due aggressori.
"Staranno bene," disse dopo una rapida occhiata. "Niente
di serio."
"Heh," disse Ash, mentre un angolo della sua bocca si piegava
in un mezzo sorriso. "Con o senza controllo mentale, alla fine sono
sempre gli stessi."
"Pikapi!" disse Pikachu allarmato.
Ash si voltò per individuare quello che il suo pokemon gli aveva
indicato, e intravide qualcuno in accappatoio nero che scompariva dietro
un albero, all'angolo opposto del parco.
"Qualcuno ci stava guardando!" gridò balzando
sul ramo alto di un albero vicino. "Vai a vedere come sta Erika, ci
penso io!" disse iniziando a saltare di ramo in ramo, nella direzione
presa dallo sconosciuto. "Vieni, Pikachu!"
"Chu!" rispose Pikachu iniziando a seguire Ash.
Misty li fissò con aria incerta. Era tentata di seguirli, ma
Erika avrebbe potuto avere bisogno di lei, dopo tutto. Improvvisamente,
vide che l'aria si era riempita di nebbia. Un vapore bianco stava coprendo
il terreno gelato, una foschia umida e fredda. Si accorse quasi subito che
quello non era normale, e si voltò di nuovo. Era troppo veloce per
essere naturale...
"Mistaria, sai mia," una voce fredda come la nebbia irruppe
soffice nel suo orecchio. Due mani spuntarono fra il vapore e la
afferrarono, stringendola in una morsa di gelida disperazione.
Quando il parco finì, Ash continuò la corsa su di un tetto
di ghiaccio, ma dovette fermarsi per ritrovare un minimo di equilibrio
sulle tegole scivolose. Un tintinnio, poco più in basso. Là!
Ritrovò la figura in nero, che correva nella via sotto di lui.
Rapidamente, saltò su giù dal tetto e si gettò
sull'avversario. Lo centrò all'altezza della vita, e la sua velocità
fece cadere entrambi a terra. I due rotolarono un paio di volte, poi si
fermarono, con Ash che stringeva la persona in nero col braccio.
"Va bene, chi sei e perchè ci stavi spiando?" chiese
arcigno. Ma poi lunghi capelli neri occuparono il suo campo visivo; una
ragazza!
"Io-mi dispiace," singhiozzò una voce melodiosa. "Ero
così spaventata! Io-io stavo cercando aiuto e pensavo che
potessi... ma-ma pensavo che mi volessi uccidere!" Immediatamente,
allentò la presa e indietreggiò, imbarazzato.
"No, forse sono io quello che deve chiedere scusa... Non avevo
idea," disse grattandosi il collo. "Ti ho fatto male?" La
ragazza si voltò, rivelando un viso grazioso dominato da occhi
argentei, quasi bianchi. Sul vestito nero che indossava c'era un gran
numero di gioielli e gingilli, quello che aveva causato il suono che aveva
sentito mentre la inseguiva.
"Oh, nulla... sono solo un po' ammaccata, credo." Le sue
guance lattee arrossirono mentre gli rivolgeva lo sguardo. "Oh, sei
così carino!" arrossì ulteriormente e distolse gli
occhi. "Voglio dire... scusa, non dovrei essere così diretta!"
Ash si alzò e incrociò le mani dietro la testa.
"Heh heh heh, messuno è perfetto." Si ricordò di
Laselle, per qualche motivo... forse perchè sembravano avere la
stessa età - sulla quindicina. Le porse una mano, e l'aiutò
ad alzarsi. Anche in piedi, arrivava appena alle sue spalle. Si sentì
improvvisamente protettivo.
"Così... uh ...uh..."
"Chanelle," rispose con un lieve sorriso ed una rapida
occhiata.
"Chanelle... che ci fai in un posto come questo? O grandioso, sono
gentile come un elefante... Seriamente, questo posto è morto, cosa
ci fai qui?" Chanelle abbassò lo sguardo, diventando ancora più
pallida di prima, quasi spettrale.
"Vivevo qui... con la mia famiglia... ma poi il cielo è
diventato buio, e la gente gridava e gridava e -" Ash le mise una
mano sulla spalla.
"Va tutto bene, non pensarci." Lei lo guardò
negli occhi, cercando di arrestare le lacrime che volevano sgorgare dagli
occhi argentati, ma poi, singhiozzando, crollò fra le sue braccia,
abbracciandolo all'altezza dello stomaco. Povera bambina, pensò
Ash. "Ad ogni modo, io sono Ash, e ora non preoc-"
"Pika chu," bisbigliò Pikachu scendendo dal tetto e
atterrando sulla sua spalle, mentre Ash si liberava dall'abbraccio di
Chanelle. "Chu pikachu?" chiese incuriosito, indicandola.
"Pikachu, questa è Chanelle... è qui da sola su
questa orribile isola da quando è stata congelata." Pikachu
restrinse i suoi occhi blu.
"Pikapi."
"Non essere sciocco, è solo una ragazza," disse Ash con
un'alzata di spalle. "Ora torniamo da Misty ed Erika."
"Strano come il persian che è appena crollato come se...
come se fossero finite le batterie," disse Erika, appoggiandosi con
aria stanca al suo bastone.
"Ma, dove è Misty?" chiese Ash, cercando nel parco
gelato il segno di un segno della donna col mantello blu che portava
sempre. Era come un alone azzurro appiccicato ai vestiti.
"Pensavo fosse venuta con te," rispose Erika, confusa. Guardò
Chanelle, che restava in silenzio dietro di lui con un'aria spaventata. "A
meno che tu non l'abbia scambiata per quella ragazzina."
"Erika, sii seria. Le avevo detto di aiutarti contro Persian,"
disse Ash, ora un po' inquieto. Erika diede una rapida occhiata al pokemon
svenuto.
"So come difendermi."
"Ma non hai appena detto che è svenuto da solo? Non hai
dovuto fare nulla."
"Ehi, il risultato è lo stesso, no?" rispose lei
stringendosi nelle spalle.
"Pikapi, pipikachu!" gridò Pikachu. Ash si voltò
e corse verso il punto in cui il suo pokemon stava osservando l'erba di
brina. Si inginocchiò e osservò con cura. Sembravano le
impronte degli stivali di Misty, dove le lame di ghiaccio dei suoi pattini
erano passate. Stando alle tracce, si era voltata per raggiungere Erika,
ma poi si era fermata ed era scomparsa nel nulla.
"Tutto questo non mi piace per niente," dichiarò serio.
Si avvicinò, e sollevò il riverbero di un sottile foglio di
ghiaccio sull'erba. "Nebbia..." concluse.
"Cosa significa?"
Ash guardò le alte cime del vulcano gelato. Un soffio di vapore
acqueo aveva cominciato dalla cima, una strana imitazione di una vera
eruzione, mentre nell'aria un vortice purpureo cominciava a vorticare
intorno al cratere. Il soffice rombo di un tuono fece vibrare il terreno.
"Che siamo nella merda," concluse.
"Pikachu," concordò Pikachu.
Misty si svegliò di colpo, abbagliata dalla luce, sentendosi come
se fosse appena uscita dal rigore della morte. La prima cosa che notò
fu che l'aria intorno a lei era talmente freddo, che forse perfino il suo
sangue avrebbe potuto ghiacciarsi. Quindi la temperatura era talmente
bassa che perfino lei poteva sentirne gli effetti, sebbene il suo elemento
fosse forte contro il ghiaccio.
Il terreno sotto di lei era freddo e duro al punto da farle male.
Lentamente, gli occhi si adattarono, si sedette e si stiracchiò.
C'era una brezza gelata, che le arruffava i capelli e gonfiava il suo
mantello come in un uragano.
"Così, Mistaria... ti sei svegliata."
Misty si voltò di scatto, alzandosi e quasi scivolando sul
ghiaccio. E solo allora comprese la gravità della situazione. Era
in piedi su un minuscolo iceberg, che galleggiava in un mare di fredda
energia. Intorno a lei, c'erano numerosi altri blocchi di ghiaccio,
racchiusi da una muraglia circolare di blu artico. Il posto era vagamente
familiare, e presto capì di trovarsi proprio nel posto in cui Ash
aveva combattuto con Blaine per la medaglia Vulcano, tanti anni prima. In
cima al vulcano stesso. La differenza era che la lava era diventata
mortalmente fredda, e non calda, e i pennacchi su cui Charizard e Magmar
avevano lottato erano stati rimpiazzati da quegli iceberg. A peggiorare le
cose, c'era un tetro vortice di nubi che si stava addensando sopra il
cratere. Il secondo vortice del Proibito. Misty si voltò di nuovo,
cercando chi avesse parlato, e trovò Lorelei, avvolta nel suo
mantello blu ghiaccio che fluttuava assieme ai capelli nel vento pungente.
Era in piedi su un iceberg all'altro lato, incredibilmente immobile sui
suoi pattini di ghiaccio. I suoi occhi verdi come il mare brillavano fieri
dietro ai suoi occhiali, una luce intensa che avvolgeva il bel viso.
Lorelei alzò poi le sue braccia, e l'aria sembrò
raffreddarsi ancora, al punto che Misty pensò che la sua stessa
anima stesse congelando.
"Pensi di potermi sconfiggere, Mistaria?" La sua voce echeggiò
ridondante sulle pareti del vulcano.
"Maestro Lorelei, tutto questo è ridicolo!" replicò
Misty gridando. "Non ho mai voluto sconfiggerti!"
"Le tue azioni smentiscono questa menzogna!" rispose Lorelei. "Mi
hai rubato tutto! Tutto!" La sua voce divenne un bisbiglio, difficile
da udire nel vento urlante. "Finché non è rimasto che
gelo..." I suoi occhi luccicarono, e si tolse gli occhiali,
gettandoli nella lava fumante di freddo, nella quale si congelarono e si
sgretolarono, prima di affondare. Una lacrima corse lungo la sua guancia,
ma venne ghiacciata e portata via dal vento. Sotto, era quasi
completamente nuda, a parte una minuscola minigonna ed un leggero vestito.
"Bene, ora... chiedo un Cerchio di Maestri! Combattimento fisico!"
Abbassò le braccia in un gesto improvviso. "Chi abbandona il
cerchio o giace svenuto, avrà perso... la vita!" Afferrò
il suo mantello freddo e lo lanciò via dietro di se. Venne preso
dal vento e corse verso le nuvole del cielo sempre più scuro. Il
vortice purpureo sembrò ruggire, e fagocitò il mantello come
una bocca affamata, sputando frammenti di tessuto ghiacciato.
Misty socchiuse gli occhi, concentrandosi sul suo potere d'Acqua per
opporsi al crescente gelo. Il suo corpo brillò di blu, e anche lei
si tolse il mantello per lasciarlo in pasto al vento famelico. Rimase col
suo lungo vestito color zaffiro, un'elegante macchia che sventolava
nell'aria tormentata. Sotto i suoi stivali si formarono un paio di lame, e
si alzò di pochi centimetri.
"Allora, sai che devo accettare," disse in tono serio. Si piegò
di lato e strappò la parte terminale della sua gonna, per poter
combattere più agilmente con le gambe nude.
Lorelei sorrise, un sorriso ormai privo di ogni sentimento.
"Lo so."
Davanti a loro c'era il maestoso vulcano di Cinnabar Island. Ash stava
guardando la cima, e poteva a malapena vedere scintille azzurre di energia
d'Acqua e Ghiaccio che giocavano sul bordo del cratere ghiacciato. E sopra
tutto quello, in cielo, il vortice purpureo del secondo cancello del
Proibito. Il suo sguardo si abbassò, e incontro le massicce porte
di ferro dell'ingresso al luogo dannato. Accanto a pozze di energia blu
che un tempo erano sorgenti calde, dove un tempo si era anche riposato da
un duro scontro, tanti anni prima.
"Io sono ancora convinto che saresti dovuta tornare indietro a
cercare gli altri, Erika," disse senza voltarsi.
"Pika Pika," lo appoggiò Pikachu dalla sua spalla.
"Ma Misty è sempre accorsa quando avevo bisogno di lei,
perchè non posso ricambiare il favore?" rispose lei
caparbiamente.
"E stai mettendo Jessie, James e Persian inutilmente in pericolo,"
indicò i tre corpi inconsci dietro di loro, trasportati sul fiore
del Venusaur di Erika.
"Saur!" aggiunse l'enorme dinosauro pokemon, agitando le
foglie sulla sua schiena verde.
"E Chanelle sembra terrorizzata," Ash indicò la
ragazza, che sedeva sulla spalla del venusaur, con un'espressione piena di
panico. Erika incrociò le braccia.
"Gli amici prima di tutto." Ash sospirò.
"E' vero, ma-"
Il terreno ghiacciato sotto i loro pattini tremò.
"Un terremoto?" chiese Erika, fissando il suolo.
"Peggio," commentò Ash, accennando col mento alle
sorgenti gelide che sgorgavano dalla base del vulcano. Qualcosa di grosso
e traslucido stava emergendo dall'energia liquida.
"Oh, grande, non quello di nuovo," disse Erika indietreggiando
leggermente e alzando la sua staffa di legno.
"Maestro Ash," la voce del massiccio Lapras di ghiaccio
rimbombò telepaticamente nell'aria, mentre si ergeva dalla sorgente
congelata. Era troppo grosso per essere contenuto in essa, e una parte del
corpo squarciò il ghiaccio circostante. "Non saresti dovuto
venire."
"Nessie!" gridò Ash pattinando verso il pokemon. "Voglio
risposte! Perchè hai acconsentito a diventare un Pokemon Supremo?"
L'immenso lapras fece una pausa, la sua testa cornuta ondeggiò
nell'aria, fissandolo.
"Dopo che mi abbandonasti, venni attaccata di nuovo. E' stato per
suo desiderio che sono diventata questo."
"Suo? Di Lorelei, intendi?" chiese lui. Poi aggrottò le
sopracciglia. "E io non ti ho mai abbandonato! Ti ho lasciato libera,
perchè pensavo che fosse quello che volevi!"
"Perdonami, ma sei uno sciocco, Maestro Ash. Hai abbandonato
innumerevoli pokemon, nel tuo viaggio. Non hai mai pensato che dopo tutto
essi avrebbero preferito restare con te, piuttosto che essere liberi? E'
come offrire una crosta di pane a un mendicante e proibirgli di addentare
una pagnotta intera, anche quando possono." Fissò il pikachu
sulla spalla di lui. "Inoltre, solo il tuo primo pokemon è
stato risparmiato dalla tua stupidità."
"Io... non ho mai saputo che la pensasti così," disse
Ash, sentendosi strozzato da un nodo alla gola. Tutti quei pokemon che
aveva liberato. Era questo quello che avevano sentito? Ma era sempre
sembrata la cosa giusta da fare. Aveva sbagliato in partenza?
"E ora non posso lasciarti passare, perchè così vuole
il Maestro Lorelei."
"Ma, Misty è lassù! E tu lo sai! Come può
lasciare che venga uccisa?"
"E' questo il volere del Maestro Lorelei," fu la
risposta. "Ora vai via, prima che debba ricorrere alla violenza."
Ash era indeciso, Non poteva attaccare Nessie, non ne sarebbe stato
capace... anche ora che era diventata il sesto Pokemon Supremo della Lega.
Ma... ma Misty sarebbe potuta morire. Non poteva abbandonarla. Non poteva!
La sua anima si sarebbe annientata anche solo al pensiero di farlo.
"Ashy!" irruppe una voce femminile e gutturale. "Finalmente
ti ho trovato!" Ash si voltò per trovare una donna formosa,
con un mantello violetto e lunghi capelli blu che pattinava verso di lui
dalla città.
"Duplica!" urlò sorpreso. Intravide Junior, uno degli
Istruttori di Bruno, Laselle e Giselle che pattinavano verso di loro.
"La distrarrò per te, ora vai lassù e salva la tua
ragazza!" disse Duplica prima di balzare in aria e trasformarsi in un
grosso uccello dalle ali acuminate. L'elettricità crepitò
intorno a lei, mentre un nuovo zapdos si librava nell'aria. "Zap!"
gridò in tono divertito, spalancando il lungo becco appuntito.
"Cosa?" vociò Nessie quando Duplica-Zapdos scagliò
una salva di tuoni contro di lei, facendola contorcere dal dolore. Cominciò
a ritirarsi, controvoglia, nel profondo della sorgente fredda.
"Non così forte, Duplica, ma grazie mille!" disse Ash
inginocchiandosi e creando un disco di ombra nera sotto i piedi. "Andiamo
su, Pikachu!" urlò, e i due cominciarono a librarsi nell'aria,
verso la cima del vulcano. "A proposito, non è la mia ragazza!"
concluse.
"Zap! Smettila di negare, Ash, la verità ti renderà
libero!" rispose Duplica-Zapdos mentre fluttuava nell'aria e teneva
Nessie occupata con scariche elettriche.
Erika, Junior, Laselle, Giselle e il resto di loro superarono i pokemon
in lotta e si concentrarono sul portone metallico.
"Noi prendiamo la strada normale!" gridò Erika. "Ci
vediamo dall'altra parte, Ash!"
Dove era scomparsa? Misty pensò precipitosamente, mentre
scandagliava il cratere con lo sguardo. Balzare da un blocco all'altro e
pattinare cominciava e diventare faticoso per lei, e aveva già
perso sangue da numerose ferite alle braccia e alle gambe. Ma pensava di
essere riuscita a ricambiare discretamente - era certa di aver ferito
Lorelei con le lame di ghiaccio dei suoi pattini.
Colta da un'intuizione, saltò via dalla piattaforma in cui si
trovava, proprio mentre Lorelei colpiva dal basso, trapassando l'iceberg
coi pattini taglienti e riducendolo a polvere di brina. Girò su se
stessa a mezz'aria, atterrò su un altro bloccò e si levò
la lava gelida dal corpo.
Misty ebbe un attimo di panico quando alcuni schizzi di ghiaccio liquido
colpirono il suo avambraccio, e la pelle iniziò a congelarsi. Solo
la concentrazione e la disperazione le permisero di accumulare abbastanza
elementale d'Acqua da riportare il suo corpo alla normale temperatura.
"Troppo freddo, Mistaria?" la derise Lorelei
scuotendosi la chioma blu porpora per liberarla del tutto dal fluido
viscoso. "Dovresti accettarlo come faccio io, perchè i i
sentimenti non sono degni di essere provati."
"Hai torto, Maestro Lorelei!" gridò Misty con
voce accesa. "I sentimenti sono ciò che ci rende umani! Lo
capivi, un tempo... ora non sei altro che la parodia della morte."
"Molto ironico da parte tua... proprio tu ti fai maestra
di questi valori," rispose Lorelei, mentre lasciava il suo iceberg
per avvicinarsi, all'attacco. I tagli che Misty aveva inferto sulla pelle
nuda non sembravano neppure rallentarla. "Tu e lui. Lui specialmente!
Ha tolto una parte di me quando mi ha lasciato indietro per marcire nella
Lega Pokemon. Per permetterti di permetterti di sentire la possibilità
di provare dolore. E il dolore è inevitabile, in questo mondo
immorale!"
"Lui?" domandò Misty confusa, preparandosi a
parare l'attacco di Lorelei. "Di chi stai parlando?"
"Credo stia parlando di me," una voce secca e maschile squarciò
il vento.
Misty si girò e rimase a bocca aperta, stupita dal vedere Bruno
in piedi su di una delle piattaforme, che cercava di mantenere
l'equilibrio e di ignorare il vento pungente che gonfiava il suo mantello
marrone. Anche Lorelei lo vide e gridò. Fermò
improvvisamente la sua carica piantando le lame nel ghiaccio e generando
una piccola pioggia di frammento.
"Tu! Come osi mostrarti al mio cospetto?" Bruno rimase
mortalmente fermo sul suo iceberg. Poi, improvvisamente, si coprì
il volto con le mani.
"Mi dispiace, Lorelei... ma sembravi felice nella Lega Pokemon...
mentre io... io non potevo tollerare ciò che eravamo diventati;
nient'altro che i gusci di gente troppo arrogante, che cercava di
raggiungere i propri scopi alle spese degli altri. Eravamo solo una
versione più potente del Team Rocket." Gli occhi verde mare di
Lorelei divennero due lame orizzontali.
"Ero felice? Lo ero grazie a te! Avevo trovato finalmente una
famiglia, una mia famiglia... e tu me l'hai portata via per un atto di
coscienza?" Rivolse nuovamente la sua attenzione a Misty. "Lei
valeva tanto, Bruno? Era meglio avere questa mia copia indebolita al tuo
fianco, invece di me?" Il suo corpo venne avvolto da una gelida aura
blu come il ghiaccio. "Non mi interessano le tue scuse, presto sarai
una statua di ghiaccio che frantumerò come hai fatto col mio cuore."
"No, lei non ha nulla a che fare con nessuno di noi!" ruggì
Bruno. "Non so come sei arrivata a questa malsana conclusione che ti
ho lasciato per lei. Lasciala stare, è sempre stata e sarà
sempre la donna di Ashura!" Improvvisamente, una forma scura si librò
nell'aria sopra al vulcano. Una sagoma in un mantello nero cavalcava un
disco d'ombra.
"Non generalizzerei fino a questo punto, Bruno, ma nessuno
trasformerà Misty in un pezzo di ghiaccio! E' una questione fra di
voi, noi due non c'entriamo!"
"Ash!" gridò Misty sollevata, mentre la macchia d'ombra
correva verso di lei.
"Misty! Salta!" urlò lui, e lei eseguì,
atterrando fra le sue braccia giusto prima che l'energia di Ash comandasse
al disco di riprendere quota.
"Sta scappando!" gridò Lorelei, e cominciò a
sparare dardi di ghiaccio dai pugni. Misty provò un senso di
vertigine, mentre Ash eseguiva complicate manovre per evitare la fitta
pioggia di colpi.
"Fermati!" gridò Bruno, iniziando a saltare con
vibranti tonfi dei suoi stivali sugli iceberg, verso di lei.
"Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?" esclamò Lorelei
puntandolo con i pugni ardenti di energia.
"Tuo marito!" rispose Bruno prima di saltare e colpirla con un
pugno, facendola volare fuori dai suoi pattini. Il corpo riatterrò
su di un'altra piattaforma ghiacciata, e Bruno saltò verso di lei e
la raggiunse. Sibilando per il freddo proveniente dalla sua pelle che si
trasmetteva alle sue mani, abbassò il capo e la baciò. Lei
lottò per un momento, opponendo labbra gelide e dure come il
ghiaccio, ma poi un senso di tepore cominciò a pervaderla. Lorelei
scoppiò in lacrime e crollò nel caldo abbraccio di Bruno.
Ash, con Pikachu sulla spalla e Misty guardò dall'alto,
galleggiando sul disco d'ombra.
"E' incredibile come un bacio possa risolvere tanti problemi,"
commento scuotendo la testa, mentre cercava di restare in equilibrio nel
vento.
Misty non rispose. Si voltò per vedere cosa stesse facendo, e la
trovò intenta a fissarlo negli occhi con un'espressione strana. I
suoi occhi blu erano lucidi per l'emozione, e tutto quello che lui potè
notare fu un caldo improvviso, mentre le braccia di lei si stringevano ai
suoi fianchi come marchio rovente. Lunghe ciocche dei suoi capelli rossi
gli carezzarono la guancia, come una morbida piuma.
I suoi occhi si abbassarono sulle sue labbra rosa, e improvvisamente si
ricordò del loro sapore... come... come fragole e crema. Sentì
il bisogno incontrollabile di verificare quella memoria... e anche lei
iniziò ad avvicinarsi verso la sua bocca...
Ma un acuto, atroce grido da sopra ruppe l'incantesimo, e loro
guardarono verso l'alto per trovare il vortice scuro che cresceva a
dismisura, abbastanza da ingoiare l'intero vulcano. Ombre nere di sagome
svolazzarono cominciavano ad apparire all'interno, le innumerevoli luci
rosse di altrettanti occhi li fissavano affamati, attendendo la
liberazione.
"Il Cancello Proibito si sta aprendo!" La voce di Lorelei
arrivò dal basso. Il suo tono era diventato molto più umano
- qualunque cosa Bruno avesse fatto, era stato un successo completo.
"Come possiamo fermarlo?" Chiese agitatamente Bruno mentre si
rialzavano.
"Maestro Bruno, stai bene!" da lato opposto del vulcano giunse
una voce nuova. Ash guardò il resto del gruppo che raggiungeva la
vetta attraverso la scalinata. Junior era in piedi sulla soglia, tenendo
la visiera dal suo cappello marrone per impedire che il vento glielo
portasse via. Accanto a lui c'erano Erika, Giselle e Laselle.
"Junior, che ci fai qui?" urlò Bruno, sorpreso e
infuriato.
"JT," bisbigliò improvvisamente Lorelei. Poi alzò
la voce, "il mio JT?" I suoi occhi verdi lo fissarono commossi.
"JT?" urlò Junior. "Ricordo che quando
ero piccolo qualcuno mi chiamava in questo modo!" I suoi occhi verdi
si allargarono. "No, è impossibile!"
"Lorelei!" gridò Bruno. Lorelei si aggrappò
energicamente alle spalle di Bruno.
"Come hai potuto portare mio figlio qui?" singhiozzò.
"Ora che il cancello è aperto, moriremo tutti!"
"Dimmi come possiamo fermarlo!" chiese ancora Bruno, questa
volta con voce disperata.
"Mamma?" gridò Junior superando il vento. "Ma-ma
se lei è mia mamma, significa che il Maestro Bruno... il Maestro
Bruno..."
"È tuo padre!" concluse Lorelei. "Bruno, perchè
non glielo hai mai detto?" Bruno chiuse i suoi occhi.
"Non potevo. Non potevo! Non meritava un padre come me...
meglio essere un orfano, che il figlio di un assassino spietato!"
"Hai torto!" lo sgridò Lorelei. "Tutti
meritano una famiglia! La famiglia è ciò che tiene le
persone unite. Senza di loro, c'è solo solitudine e dolore... e con
la disperazione, il tocco amaro del gelo assoluto." I suoi occhi
verdi si chiazzarono di un pallore fosco, al ricordo. "Non posso
lasciare che succeda," bisbigliò con voce decisa. "Non
voglio. Non lo permetterò!"
Bruno dovette indietreggiare, mentre lei evocava un'immensa quantità
di energia elementale, al punto che l'aria intorno al suo corpo cominciò
a congelare.
"Lorelei, che stai facendo?" disse Bruno atterrito. "Non
puoi reggere così tanta energia senza esplodere!"
"Bruno," disse lei con voce molle, mentre le lacrime
si gelavano attorno agli occhi. "Tu sai che reggo uno dei punti
focali. Tre dei Quattro Grandi hanno il dovere di agire come condotti per
ciascuna delle tre torri che permette l'apertura dei Cancelli Proibiti.
Siamo parte delle chiavi di questi portali. Se muoriamo tutti, la Profezia
dell'Armageddon sarà fermata."
"Così Sabrina aveva detto la verità!" gridò
Erika.
"Ma-ma," cominciò Bruno, sentendo gli occhi
gonfi di lacrime. "Questo significa che... No!" Gridò
carico di dolore e rifiuto. "Non dopo che ci siamo ritrovati! Non
dopo che hai ritrovato tuo figlio!"
"Ma è perché JT - e tu - siete qui... è per
questo che devo farlo," rispose Lorelei con una voce che era appena
più di un sibilo. "La mia morte e la mia esplosione potranno
rallentare la distruzione dell'isola, e permettervi di fuggire." Fece
una paura, e i suoi occhi cominciarono a brillare, una luce più
ardente di quella di una stella. "Addio, Bruno... ti amo... prenditi
cura di JT per me -" Sorrise, allo stesso tempo triste e sollevata. E
se ne andò.
E tutto ciò che a Bruno fu concesso fu un urlo di dolore e
angoscia.
Con uno stridio di dolore, come se fosse stato colpito a morte, il
vortice purpureo luccicò come se un temporale fosse esploso ne suo
stomaco scuro.
L'isola di ghiaccio, bianca e pura, e il suo vulcano al centro,
cominciarono a tremare quando terra e mare parvero sollevarsi. Persa la
sua sorgente, la luce del ghiaccio, che aveva protetto l'isola dalla
notte, cominciò ad indebolirsi. Il vento urlò e la grandine
cadde. L'aria puzzava di ozono, e il ghiaccio si stava sciogliendo.
"Dov'è la nave?" urlò Ash superando il vento
furioso, mentre tentava disperatamente di cavalcare la tempesta con la sua
piattaforma di ombra galleggiante. L'aveva allargata, abbastanza da
trasportare quasi tutto il gruppo, mentre Duplica, trasformata in Pidgeot,
volava dietro di lui sostenendosi con le ali resistenti, con gli altri sul
dorso. La città di ghiaccio sotto di loro stava collassando; le
case, gli alberi, i palazzi, tutto si stava sgretolando, come se l'isola
fosse stata un castello di sabbia durante l'alta marea.
"È sul lato est, sulla spiaggia!" gli rispose Giselle
superando il caos della distruzione. "Sbrighiamoci, e speriamo che le
sorelle di Misty abbiano riparato quella nave, o siamo fregati!"
Dopo alcuni disperati minuti, Ash individuò all'orizzonte la
sagoma appuntita della nave bianca, ancora incagliata fra i ghiaccio.
Sembrava che le sorelle di Misty si fossero preparate alla partenza.
"Ehi, ci stanno lasciando qui?" chiese Laselle, colpita da una
fitta di panico al petto, afferrando il margine del disco d'ombra con le
mani.
"No, si stanno solo preparando per poter partire subito, quando
arriveremo," spiegò Misty, ancora aggrappata alla vita di Ash.
"Pidgeot!" trillò Duplica-Pidgeot. "In picchiata!"
urlò abbassando l'ala e piombando verso il basso come un caccia.
"A-Attenta!" bisbigliò Jessie, che si era svegliata ed
era tornata normale - dal suo punto di vista - e si teneva alle piume
brune di Duplica-Pidgeot, terrorizzata.
"Soffro di vertigini!" gridò James.
"Oh, calmatevi!" rispose Duplica-Pidgeot. "Siete
fortunato perchè vi sto dando un passaggio!" Ash inclinò
il suo disco d'ombra e scese in picchiata. Lily stava ondeggiando le
braccia verso di loro, dal ponte.
"Finalmente!" urlò quando li vide scendere. "Ci
stavamo preoccupando!"
Duplica-Pidgeot atterrò per prima con un elegante batter d'ali,
ma depositò Jessie, James e Persian in modo decisamente rude.
"Ow!" si lamentarono.
"Scusate, è stato un incidente!" disse Duplica con aria
innocente, anche se un tocco di perfidia dava alla sua bugia un'aria poco
credibile mentre ridiventava umana.
Dopo di lei fu la volta di Ash, e fu più difficile, visto che
tenere la Levitazione d'Ombra così a lungo, e per così tanta
gente, lo aveva stremato. Anche Pikachu aveva dovuto passargli parte del
suo potere. Erano ancora un paio di piedi nell'aria, sopra la nave, ma Ash
cedette, e tutti precipitarono nel vuoto.
"Svelti, sotto coperta!" ordinò Lily,
aiutandoli a rialzarsi. "Dobbiamo immergerci per andarcene da qui!"
Indicò l'isola dietro di loro, mentre la nave stava già
partendo alla massima velocità. Guardò Ash che si rialzava a
fatica e seguiva stremato gli altri attraverso il portello, con Pikachu
sulla spalla. Scosse il capo. "Sai, con te nei paraggi è mi
sto abituando alle apocalissi."
"Allora un giorno potresti parlarmene."
Dopo essersi immersi, riuscirono a scampare alla distruzione di Cinnabar
Island. Davanti a loro, la prua della nave puntava a nord, verso il Golfo
di Viridian.
Ma la gente era pervasa da un umore oscuro, che era calato su tutta la
nave. Avevano fatto un altro passo verso la vittoria, ma il prezzo era
stato alto.
Bruno rimase chiuso nella sua cabina per tutto il viaggio, e anche
Junior si chiuse in un ostinato silenzio. Perfino Erika si depresse, alla
notizia della morte delle sue tre Istruttrici d'Erba.
Nascosto nella stiva, un clandestino complottava nell'ombra.
L'aria gelida sopra le rovine di Cerulean City era calma, morta. Ululati
raccapriccianti risuonavano frequenti, interrompendo l'orribile rigidità
che aveva avvolto la terra. Le macerie di edifici dimenticati giacevano
dovunque, prive di vita. Accanto ai detriti defunti, in contrasto con
l'alto torrione nero che contemplava la devastazione, c'era un turbine
pulsante di onde purpuree. Era da lì che venivano quelle grida
disumane, o meglio da lì dentro, dal primo vortice del Proibito.
Che ora sembrava in movimento verso est...
Dietro un edificio sventrato, un bagliore di luce bianca sembrò
bruciare mentre qualcosa si formava al suo interno. La sagoma divenne
solida, rivelando una figura magra, avvolta in un mantello bianco. La sua
testa, sebbene nascosta dalle ombre del cappuccio, era illuminata da due
ardenti punti blu, che si guardavano intorno lentamente. Frammenti di
roccia e di cemento scricchiolarono sotto gli stivali bianchi, e Valdera
cominciò a cercare. Era lì attorno, da qualche parte. Dopo
tutti quegli anni, ricordava ancora il posto, anche se Cerulean City
sembrava... un po' diversa.
Stranamente, un senso di nostalgia la pervase, nel guardare le rovine
dei palazzi bruciati, degli alberi carbonizzati e delle ceneri che un
tempo erano una città. Questo la circondava. Aveva solo sette anni,
quando aveva deciso che la vita non era che uno stupido vascello che
vagava nella tempesta, verso il suo porto. Verso la morte. E allora aveva
inscenato la sua morte, ed era fuggita... c'era di meglio nella vita, che
soffrire in compagnia di quelle stupide sorelle. E poi, quanto odiava
Mistaria... e ora, se quello che temeva si fosse rivelato vero, la sua
vita sarebbe diventata davvero un vuoto vascello di morte. La storia
raccontata da un'idiota. Qualcosa sibilò fra i mattoni e le pietre
alla sue destra, interrompendo i suoi pensieri. Un rattata nero cenere le
tenebre balzò fuori dal suo nascondiglio e corse verso di lei.
Pigramente, Valdera alzò una mano. Le sue dita crepitarono, e un
fulmine di bianco si liberò da esse, seminando distruzione. Il
rattata sembrò evaporare, attraversato dall'elettricità e
collassando contro un brandello di muro - che esplose in una doccia di
polvere fusa.
Stupido Proibito. Lord Garick era davvero un idiota, a voler usare
creature così incontrollabili. Se Ashura non fosse stato così
testardo, e di fosse unito a lei, niente avrebbe fermato la loro unione di
luce e ombra. Maestri come loro non avevano bisogno del potere esterno.
Avevano solo bisogno l'uno dell'altro. A quel pensiero, capì di
avere già perso quello che le serviva. Forse non avrebbe dovuto
fare quello che aveva fatto nella base ribelle. Le aveva solo reso più
dura quella specie di astinenza. Si tolse rapidamente quei pensieri dalla
mente, e riprese a cercare con gli occhi.
Finalmente, al centro di una vasta depressione che occupava il suolo
intorno alle rovine di un grosso palazzo, notò la testa tranciata
di un seel. L'insegna della Palestra di Cerulean City.
"Così, sei venuta in cerca di risposte," disse una voce
disse da dietro di lei, un tono misterioso nella sua freddezza. Valdera si
voltò. Una figura alta, anche più di lei, in un mantello del
colore del crepuscolo, la fissava. La testa era coperta dal cappuccio,
nascondendo ogni caratteristica a parte gli occhi brillanti.
"Sabrina," commentò seccata. "Come se mi
servissero i tuoi farfugliamenti sadomasochistici." Sabrina continuò
imperterrita.
"Non puoi fuggirlo. Il tuo sangue vi è legato, è il
tuo destino ineluttabile. E hai visto Ashura, come le profezie si stanno
dimostrando veritiere. Gli opposti si riuniranno. Questo è certo."
Valdera sospirò. Qualcosa le solleticava una guancia, e lei asciugò
irosamente una lacrima. Poi crollò sulle ginocchia, incontrando il
terreno roccioso, e guardò le sue pallide mani sottili.
"Le profezie possono essere spezzate!" singhiozzò
cercando di rifiutare i suoi pensieri. Guardò il cielo, in segno di
sfida. "E troverò un modo per farlo!"
Ma Sabrina non era più lì. C'era solo l'aria, morta come
quella città.
Valdera tolse una ciocca dei suoi capelli biondi da un occhio. Era tempo
di avere un nuovo incontro con Misty. Un incontro più serio. Ash
poteva appartenere solo ad una sorella... lei.
Fine della decima parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Lama d'Ombra
Tipo: Ombra/Lotta
In forma di lama, un fendente che può essere lanciato a distanza
sorprendente, e tagliare qualunque sostanza conosciuta.
*Nd^Kane^: la nave della Lega, secondo Ace, era una banalissima "Classe
Tre", o per la precisione una Class Three Pokemon League Destroyer
Battleship. Visto che perfino i militari americani hanno più stile
nell'affibbiare nomi (mai visto Ottobre Rosso? E' un Typhoon), ho pensato
di fare una piccola modifica: ora è un Incrociatore da Guerra
classe Inquisitor, un Inquisitore. Carino, no^_^?
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Capitolo 11 *** Parte 11 - Regressioni ***
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 11: REGRESSIONI
Sul frastagliato dorso roccioso del Golfo di Viridian, tutto quello che
si poteva udire era l'opprimente rumore della pioggia che batteva sul
mare. Come se la semplice caduta della pioggia avesse potuto fermare la
massa scura dei flutti imponenti, il cielo nerastro continuava a liberare
le sue lacrime, implacabile. Le grosse onde rispondevano con spruzzi
opachi, che crescevano verso l'alto e venivano poi distrutti dai
proiettili d'acqua. Qualche grosso ciottolo non riuscì a sostenere
l'impeto degli elementi, e sprofondò fra le fauci dell'oceano
affamato.
Al centro di quella massa turbolenta di acqua buia, emerse all'improvviso
una sagoma bianca, appena visibile fra le onde che la sbalzavano, facendo
sembrare ogni secondo l'ultimo, per quella nave - sia per la tempesta sia
per la pioggia. Ma la la corazza sembrava resistere all'assalto del clima,
e sopravvisse indomita alla furia liquida che la circondava. L'oscurità
prodotta dalla totale assenza di luce naturale fu in qualche modo
attenuata dalle luci di posizione sul ponte.
Dopo essersi coperto col cappuccio del suo mantello, e dopo aver
assicurato lo zaino alle sue spalle, Ash, dal ponte coperto, aprì
il portello della nave, e prese una breve boccata d'aria, prima di
emergere nella notte umida e fredda. Venne subito salutato dalla pioggia
torrenziale, e per non cadere dovette subito tenersi, provando il contatto
coll'acciaio umido oltre la copertura dei suoi guanti. La visibilità
era scarsa, e più che vedere sentì l'avvicinarsi di un
grosso cavallone, quando Ash venne sobbalzato sul ponte che si innalzava e
piombava verso il basso in pochi istanti, facendolo sentire come su di un
gommone imbizzarrito. L'acqua incontrò il fianco della nave con un
ruggito che gli esplose accanto, e per poco l'impatto non lo fece
precipitare in mare. Ma riuscì a mantenere la presa e scosse la
testa, liberando gli occhi dalle gocce salmastre.
"Presto, prima che un'altra onda ci colpisca!" urlò
verso la sua schiena, superando la furia del vento. Si voltò per
controllare il boccaporto mezzo allagato, e vide il resto del gruppo che
aveva radunato per dare un'occhiata all'esterno. Misty e Duplica vennero
fuori per prime, entrambe avvolte nei loro mantelli e incappucciate per
ripararsi dalla pioggia. Le pozzanghere sul ponte accolsero i loro stivali
mentre prendevano posizione sull'acciaio inospitale. Dopo una breve pausa,
Duplica mollò la presa sul parapetto e si gettò in acqua. La
sua figura si sciolse, e lei divenne un elegante lapras azzurro,
riemergendo fra le onde. Le sue pinne si muovevano rapide, per controllare
la distanza fra lei e la nave.
"Presto!" disse telepaticamente, in modo che la sua voce
scavalcasse l'aria e raggiungesse le menti che voleva contattare. "La
nave non può restare in superficie troppo a lungo, o non reggerà
alle ondate." Bruno emerse dal portello.
"Allora sbrighiamoci!" gridò con voce tesa. Ash potè
sentire ancora una punta di dolore, per quello che aveva perso. Una
muscolosca sagoma marrone balzò al fianco di Duplica-Lapras,
seguita da Erika, una chiazza verde che si dimostrò più
abile nel nuotare. Infine, due altre persone, coperte da una mantellina,
si prepararono a seguire l'esempio, accompagnate da un persian bianco nel
suo cappotto impermeabile per gatti. Malgrado quella fosse un'operazione
per soli Maestri, Jessie e James erano riusciti a farsi dare un passaggio.
Dicevano di volersi vendicare di Butch e Cassidy, per un qualche motivo.
"Oh, odio nuotare!" esclamò James con un filo di voce,
appena udibile nel frastuone del vento e delle onde, mentre con una mano
si teneva il cappuccio per proteggere i capelli blu. Jessie si limitò
a spingerso oltre il bordo.
"Buttati, idiota, e aggrappati a quel lapras!" Saltò
dopo di lui, seguita da Persian. Restavano solo loro. Misty lo fissò.
"Dopo di te," disse ironica. Anche se nascosta dalle ombre del
cappuccio, Ash potè intuire il ghigno sulle labbra di lei. Stava
per rispondere quando una strana sensazione pervase la sua mente, e
contemplò il ponte allertato. "Ow!" Misty si afferrò
la spalla sinistra, massaggiandosela.
"Che c'è?" chiese Ash, socchiudendo gli occhi per
comprendere quello che aveva provato. Gli era sembrato di aver visto
un'ombra, sopra la nave, ma non ne era sicuro. Attraversò il ponte
di corsa per cercare il punto da cui la sagoma si era liberata. Ma non
c'era nulla, a parte onde nere e pioggia opprimente. Si voltò verso
di lei.
"Niente. Sarà stata una specie di zanzara," disse lei
controllando fra le pieghe del mantello. La nave oscillò
pericolosamente, facendole dimenticare il dolore per permetterle di
tenersi in piedi. "Ad ogni modo, abbiamo cose più importante a
cui pensare! Li sto già perdendo di vista. Andiamo!"
indietreggiò per prendere la rincorsa, poi si lanciò oltre
il parapetto. Aggraziata come solo una nuotatrice professionista poteva
essere, tagliò l'oceano senza il minimo schizzò. Stringendo
il cappuccio sulla testa, Ash si preparò ad inseguirla.
"Pronto, Pikachu?" disse, dirigendo la sua voce verso lo zaino
dove il suo pokemon si era nascosto.
"Pii."
"Bene, allora andiamo." Scavalcò la ringhiera metallica
e si tuffò, appena in tempo per evitare un'enorme ondata che
costrinse la nave all'immersione, facendola sprofondare in un'oscurità
più nera della stessa notte che l'aveva ospitata.
Misty era appena arrivata al fianco di Duplica, e si stava arrampicando
sul dorso spinoso, come tutti gli altri, quando l'acqua gorgogliante
dietro di loro cominciò a venire risucchiata da un'imponente muro
d'acqua nera. La muraglia si affacciò su di loro, una mostruosa
torre pendente sulle loro teste.
"Trattenete il fiato!" ebbe il tempo di urlare, stringendosi al
corpo spinoso del lapras.
"Meglio ascoltare l'esperta," commentò Jessie, fissando
con occhi spaventati la smisurata parete liquida che crollava su di loro.
E poi tutto divenne una confusa macchia di nero e umidità, che
ruggiva nelle orecchie di Misty, che sentì come una lastra di
cemento che le centrava la testa e le spalle. Sott'acqua, le bolle
sfrigolavano davanti agli occhi confusi, e rischiò di perdere la
presa sul dorso di Duplica. Ma, come era arrivata, l'ondata fuggì
improvvisamente, e lei la sentì urtare la scogliera con un immenso
fragore. Anche se era un'ottima nuotatrice, l'acqua era riuscita a
superare le sue difese. Sbattè le palpebre, scacciando il sale
dagli occhi.
"State tutti bene?" Chiese con un urlo. In un attimo di
disperazione, cercò nell'oscurità le sagome dei compagni.
"Uh!" sputacchiò Erika, stringendosi sul lato opposto di
Duplica con un braccio. "Credo di aver ingoiato un gallone di mare."
Jessie, James e Persian stavano galleggiando nell'acqua vicino a lei,
saldatemente ancorati fra di loro e con Jessie che si teneva a Duplica.
"La mia pelliccia è tutta bagnata," si lamentò
Persian.
"Moriremo tutti!" fu il piagnisteo di James. Jessie gli sferrò
un pugno in testa con la mano libera.
"Non tirarmi i capelli!"
Solo Bruno era muto, appoggiato in modo apatico al fianco di Duplica. Si
limitò ad un cenno, per segnalare che era a posto.
Ma Misty provò comunque un nodo alla gola. Ash era scomparso.
"Dov'è Ash?" gridò con voce rauca. Aveva lasciato
la nave? Qualcosa aveva attratto la sua attenzione, nel momento in cui si
era tuffata. Preoccupata, si tolse il cappuccio per ampliare il suo spazio
visivo, e la sua nuca fu martellata dalla pioggia pesante. "Ash!"
ripetè, cercando di liberare gli occhi da ciocche dei suoi capelli
zuppi. Sapeva che non avrebbe dovuto essere preoccupata - erano pensieri
che non voleva affrontare in quel momento - ma la sua mente rifiutava di
obbedire.
"Là!" la voce di Duplica-Lapras venne proiettata nella
sua mente, mentre l'animale volgeva il capo ad est. Misty seguì
quello sguardo e individuò una macchia nera a cavallo di un grosso
cavallone, a poca distanza. Quando l'onda passò,la figura cominciò
a sbracciarsi, nuotando a stile libero verso di loro. La pioggia che li
colpiva e l'oscurità intorno a loro rendeva tutto confuso, perfino
per i suoi occhi molto acuti.
"Penso che sia lui!" gridò Misty, sollevata. Diede un
colpetto al sedere spinoso di Duplica. "Muovilo, Duplica!" La
testa di Duplica-Lapras si girò, fissandola frettolosamente e
concludendo il tutto con uno sbuffi indignato.
"Attenta sorella, o farò rapporto al Fondo per la
Salvaguardia dei Pokemon!" Ma cominciò ugualmente ad agitare
le sue quattro pinne, per spingersi con potenza verso Ash.
Sfortunatamente, aveva la corrente contro, e le onde li spingevano verso
le rupi rocciose del Golfo di Viridian, mentre Ash era spinto verso il
largo. Ogni volta che Duplica cercava di superare un'onda, questa la
spingeva più lontana dall'obiettivo. E anche Ash, nonostante stesse
nuotando furiosamente, sembrava restare fermo sul posto, la bizzarra
imitazione di un mulino. Improvvisamente, Misty sentì qualcosa di
ostile nell'acqua intorno a loro.
"Fermi! Sta succedendo qualcosa!" Normalmente, avrebbe potuto
riconoscere ogni Pokemon d'Acqua intorno a lei, ma questa volta... c'era
qualcosa di sbagliato. Anche Duplica lo sentì.
"Pokemon proibiti! Siamo circondati!" I suoi occhi divennero
due fari gialli, illuminando le acque intorno a loro. Sorprendentemente,
James si fece serio, e cominciò a controllare le onde che li
cullavano. In una mano fece apparire uno dei sui pugnali, e cominciò
a giocherellarci.
"Attenti, sono sott'acqua!" Jessie afferrò una delle sue
lame e cercò nell'acqua intorno a loro.
"Spero solo che non siano gyarados," disse presa da un ricordo
inquietante.
"Là!" urlò Bruno, indicando con uno sguardo
ardente di ruggine le onde lontane, dietro ad Ash. Terrorizzata, Misty potè
solo notare un pinna tagliente, simile ad uno squalo, che correva verso il
ragazzo. Correndo verso il bersaglio, si immerse fino a rigare appena il
pelo dell'acqua. Poi molte altre pinne cominciarono a circondare la scia,
tutte dirette verso Ash.
"Misty, attenta!" gridò Erika. Misty so voltò
appena in tempo per vedere di fronte a lei qualcosa di scuro, che emergeva
inaspettatamente al suo fianco. Una immensa bocca nera, coperta di denti
appuntiti, esplose verso di lei con uno spruzzo di acqua e saliva aspra.
Rapidamente, lei lasciò il fianco di Duplica e per avere le mani
libere, e si piegò di lato, per impedire alla creatura di
strapparle via le gambe. fallendo l'attacco, si contorse adirato
nell'acqua per colpire ancora, ma con un sibilo di sorpresa e di dolore si
ritrovò uno degli occhi trapassato da un pugnale. un fiotto di
sangue nero sgorgò dalla ferita, macchiando l'acqua.
"Bel lancio," ringhiò Persian.
"Ma quello era il mio coltello preferito," disse James
malinconico. Malgrado il colpo, la creatura fu solo rallentata e continuò
ad attaccarla. Calmamente, Misty scivolò indietro, scalciando per
tenersi a galla e agitando le braccia per coordinarsi. Come avrebbe
concluso Ash, quel pokemon poteva risorgere. Si concentrò per
abbassare la temperatura della sua aura. Il pokemon si avvicinò.
"Fai qualcosa Misty!" disse Erika preoccupata. Freddo, pensare
al freddo... rivolse i palmi aperti davanti a sè.
"Ora!" Le sue mani si coprirono di bianco, poi una folata di
energia gelida si concentrò in un sottile raggio di ghiaccio. Tagliò
il pelo dell'acqua, verso il suo obiettivo, ghiacciando una striscia di
ghiaccio lungo il cammino. Il seaking che non era un seaking ruggì,
e il raggio lo colpì, avvolgendolo nella morsa del gelo.
"Bella mossa," si congratulò Erika.
Ma poi altre pinne cominciarono a mostrarsi in superficie, attorno a
loro. Occhi orssi arsero nelle acque nere. Anche Misty rimase stupida dal
notare quanti Seaking Proibiti si fossero radunati, forse più di
quelli che stavano braccando Ash e lo avevano ormai quasi raggiunto.
"Sono troppi!" urlò Bruno fracassando il corno di uno
dei mostri con un massiccio pugno. "Dobbiamo arrivare a riva e
scalare le rupi, o saremo annientati!" Misty scostò nuovamente
i capelli dai suoi occhi.
"E Ash?"
"Può arrangiarsi da solo! Duplica, andiamo! La corrente
sarebbe stata troppo forte comunque!" Duplica-Lapras lo fissò
preoccupata.
"N-Non so..." Misty afferrò la piccola spilla nera a
forma di stella e la gettò nell'acqua davanti a lei, allontanandosi
dal lapras.
"Non preoccuparti, Duplica, ci penso io. Starmos, vai!" Il
gioiello si allargò, rivelando la grossa stella di mare larga sei
piedi. Si lanciò in avanti, schivando un altro Seaking Proibito che
stava cercando di azzannarla, e atterrò sul dorso del pokemon,
sopra la gemma rossa, e si sistemò a bordo con cura, evitando le
spine. Con Misty aggrappata al dorso, Starmos si spinse in avanti con tre
getti d'acqua che sputò dalle sue estremità posteriori. Un
altro Seaking comparve di fronte a loro, ma Misty guidò il pokemon
lungo il fianco dell'onda, usandola come trampolino per schizzare in aria.
Atterrò dolcemenete sull'altro lato, e riprese a scivolare
rapidametne verso Ash, saltando da onda a onda come un motoscafo.
Ash stava ancora nuotando sul posto, quando la vide, fra un'inutile
bracciata e l'altra. Sembrò imbarazzato.
"Sinceramente credevo di saper nuotare meglio," disse con tono
intimidito.
"Pika," concordò Pikachu, facendo spuntare il capo
dall'apertura nello zaino di Ash.
"Huh, non sei nella condizione di parlare, Pikachu, visto che te ne
stai lì all'asciutto sulla mia schiena," disse irritato.
"E' la corrente che ti sta spingendo al largo," disse Misty
arrivando al suo fianco, pronta ad afferrarlo su ed a riportarlo a riva.
In quel momento, dalle onde dietro ad Ash, emerse la testa di un Proibito,
mirando alla testa di lui col corno nero.
"Ash tuffati!" urlò Misty facendo impennare Starmos con
uno spruzzo imponente. Poi si lasciò andare e lo spinse coi piedi. "Starmos,
Fendente di Ghiaccio!" ordinò un attimo prima di immergersi
nelle acque.
"Woah!" esclamò Ash osservano il pokemon che prendeva
velocità e correva sul pelo dell'acqua, tagliando le onde. Poi
Starmos fu avvolto da un bagliore artico, e la sua forma sfumò in
un disco opalescente che tranciò il Pokemon Proibito in due pezzi
separati, che rimasero congelati. Il due tranci rimasero a galla, come
grotteschi iceberg. Starmos si girò e raggiunse di nuovo la
padrona, schizzando fra le onde ed eliminando un altro seaking oscuro.
Quando fu a portata, Misty balzò nuovamente sul suo pokemon e si
girò per recuperare Ash e Pikachu, che erano riemersi per
riprendere fiato.
"Svelto!" esclamò Misty piegandosi per afferrare la mano
di Ash e tirarlo a bordo. Gli fece spazio, permettendogli di aggrapparsi
al fianco destro di Starmos, ma per poco il ragazzo non scivolò,
quando il pokemon stella si piegò per curvare verso Duplica e gli
altri che stavano raggiungendo la costa. Un'altra immensa onda sorse dalla
loro sinistra, come un immenso muro animato. Misty impose a Starmos una
folle inclinazione e gridò.
"Aggrappati!" Ash si strinse al pokemon.
"Spero che tu sappia quello che stai facendo!"
"Chu!" concordò Pikachu.
Misty diresse Starmos verso la parete d'acqua e la calvalcò ,
serpeggiando sui flutti in un movimento a spirale.
"Nessuno problema! E' solo acqua!" Una forma nera e spinosa si
lanciò fuori dall'acqua, sopra di loro, ma Misty riuscì a
schivarla. Ash scosse la testa.
"Non è quello che mi preoccupa. E' quello che c'è
dentro!"
Nel frattempo, Duplica scivolava con le sue pinne sull'acqua, e
contemplava le rupi verticali che la sormontavano. Erano come delle lame
alte trenta piedi, invalicabili e coperte di sporgenze. Dovunque
guardasse, questo era lo scenario che le regalava il Golfo di Viridian -
un piccolo fiordo circondato da scogliere, cosparso di rocce che potevano
tradire uno scalatore anche esperto. Un'onda dietro di lei cercò di
scaraventarla sugli scogli, ma con vigorosi colpi di pinna trovò il
modo di mantenersi in posizione. La pioggia tamburellava la sua testa,
piombando pesante su un mare che sembrava ribollire. Ma sembrava fosse
calata, perchè il suono delle gocce, dall'urlo iniziale, era
diventato come una fastidiosa scarica statica.
"E ora che facciamo?" chiese James fissando la scogliera
attraverso le umide ciocche di capelli blu che coprivano la faccia
pallida. L'impermeabile se lo era preso la tempesta. Anche Jessie si
avvicinò, senza la mantellina e coi capelli grondanti acqua lungo
le guance, a parte la coda che galleggiava nel mare dietro di lei.
"Ash ha detto che dovevamo occuparci proprio di questo,"
rispose Bruno togliendosi il cappuccio e pettinandosi i suoi capelli
scuriti dall'umidità - ora non più così ispidi perchè
inteneriti dall'ammollo.
"Oh, davvero grandioso!" commentò Jessie, ammiccando
irritata coi suoi occhi blu. "Come vorrei che lui fosse qui, al posto
di uno di voi!" Gli occhi di Erika luccicarono di verde a quel
commento.
"Dovresti ringraziarci anche solo perchè ci trasciniamo
dietro un peso simile, Team Rocket." Jessie si voltò e la
folgorò con lo sguardo.
"Hai intenzione di litigare con me, cespuglio ambulante?"
"Dopo di te," rispose Erika con un sorriso adirato, sollevando
un pugno e avvolgendolo in un'aura dorata. Jessie sorrise furbescamente.
"Oh, grazie!"
"Ehi, per favore!" le interruppe Duplica. "Abbiamo già
abbastanza problemi a cui pensare anche senza litigi, dobbiamo aspettare
che - woah!" Un'onda enorme tagliò a metà quella frase,
trascinandoli verso l'alto con un violento strattone. Quando si placò,
Ash, Misty e Pikachu erano accanto a loro, esausti e bagnati, aggrappati a
Starmos.
"Finalmente," ringhiò Persian, lasciando il fianco di
Duplica - con grande soddisfazione di lei che si liberò di quegli
artigli - e accovacciandosi accanto a loro.
Ash scivolò in acqua. Nuotando, si tolse il cappuccio ed espose i
suoi capelli corvini alla pioggia e al vento.
"Ora, seguitemi, faccio strada!" Alzò un braccio e il
suo pikachu nero lo scalò. Con un improvviso rombo di tuono che
spaventò tutti, il pokemon si trasformò nella lunga katana
nera, quasi invisibile fra le tenebre della notte. "Et voilà!"
gridò piegando il braccio all'indietro, per poi lanciare l'arma in
alto, scavalcando la scogliera. Dall'elsa cominciarono a sprizzare
scintille di energia nera, e quando la spada raggiunse la cima del dirupo,
la gravità la piantò contro una roccia, con un profondo
clangore udibile anche al di sopra del temporale. "Andiamo!"
disse Ash esaminando la corda con alcuni strattoni, per poi cominciare ad
arrampicarsi. Il suo mantello zuppo gocciolava profusamente, ma presto
un'aura scura lo circondò, e tornò asciutto.
"Sicuro che è sicuro?" chiese dubbiosa Misty, mentre
ritrasformava il suo pokemon stella in una spilla e la nascondeva fra le
falde del mantello blu. "Voglio dire... quella corda è fatta
di elettricità... e noi siamo in acqua. Acqua ed elettricità
non vanno d'accordo." Ash si voltò per guardarla.
"È sicuro. Finchè ci sono io appeso - come ora -
faccio da messa a terra per tutti quanti."
"E se cadi mentre siamo tutti appesi?" chiese Bruno in tono
dubbioso. La corda stava ondeggiando nel vento, cullando pericolosamente
Ash, che ancora toccava l'acqua con gli stivali.
"Non cadrò."
"E se succede?"
Ash fece una pausa. Poi, sorprendentemente, alzò un braccio con la
velocità di un serpente e sparò una sfera di tuono scuro
verso di loro. Per una attimo, Duplica ebbe il dubbio che li stesse
davvero attaccando, ma poi notò che aveva disintegrato un Pokemon
Proibito che aveva osato avvicinarsi troppo. La sua mano guantata di nero
era ancora fumante, ma Ash non se ne curò e riprese la scalata.
"Come è la tua resistenza all'elettricità?"
Il pesante temporale stava devastando le corresti sottomarine. Così
tanto, che perfino il vascello bianco si comportava come un aereo nel
mezzo di un uragano. La visibilità era patetica, perchè
l'acqua era solo una parete d'ebano, indistinguibile dalla notte eterna
sopra di loro. Se non fosse stato per il radar del Waterflower, si
sarebbero schiantati contro le rocce del golfo da un pezzo.
In una stanza buia dentro il sottomarino, un uomo vestito di bianco con
un paio di occhiali lavorava in silenzio. Clack, clack, clack. Le sue dita
danzavano sulla tastiera. Scritte verdi brillavano sul monitor. No, non
era questo ciò che voleva. Doveva trovarlo, doveva e basta. Il
pavimento tremò come sotto la forza di un tuono dall'esterno. Per
poco non volò via dalla sedia, sbalzato dalle vibrazioni. Le sue
anche urlarono di dolore, ma rimase concentrato. E anche la voce continuò
a parlargli nella mente. Poteva ucciderlo. Ucciderlo. Distruggere gli
ostacoli che ti separano da ciò che vuoi. Uccidere. Uccidere tutti.
Che errore era stato non controllarlo. Era pazzo. Sarebbe sopravvissuto
solo per trovare la morte per mano sua. Lui la desiderava. E lui sola
sapeva. Poteva farlo succedere. In fondo, erano tutte puttane. E
meritavano quello che avrebbero trovato. Doveva solo liberarlo. Liberarlo
e tutto sarebbe stato perfetto.
La voce andò avanti.
E poi lo trovò. Quello che stava cercando. Si sistemò gli
occhiali e asciugò il sudore con la manica del camice.
"Codice confermato," annunciò la voce femminile del
computer.
Liberarlo... liberarlo.
Il pavimento e le pareti della cabina tremarono, come se un dentista
paranoico stesse trapanando le lamiere del Waterflower. Un maniaco
odontoiatra, decise Laselle, mentre si afferrava ad una piccola rientranza
con tutte le sue forze. Dopo un attimo, Le vibrazioni lasciarono il posto
al più familiare ronzio delle turbine per la navigazione subaquea,
e potè rimettersi in piedi, sollevata. Osservò Junior, che
restava sdraiato sul letto con un'espressione terrorizzata sul viso
sbiancato. Fissava il soffitto coi suoi occhi verdi, stanchi e smorti.
"Stai bene?" gli chiese preoccupata. Era appena entrata per
verificarlo, ma lo scossone l'aveva interrotta. Junior si era
completamente isolato nella sua stanza da quando avevano lasciato
Cinnabar, e da allora non aveva più aperto bocca. E infatti non
rispose. Laselle scosse il capo e si avvicinò al comodino, per
raccogliere il berretto e le tre pokeball, che erano cadute a terra.
Giocherellò con la visiera del cappello. Aveva pensato che, per un
orfano, trovare un genitore per perderlo immediatamente sarebbe stata la
stessa cosa. Era stato brutto, quando i suoi erano morti... Lo guardò
di nuovo, e si sforzò di sorridere.
"Dai, JT. Almeno hai ancora tuo padre. E considerato chi è,
magari un po' della sua forza dovrebbe avertela passata." Lui chiuse
gli occhi e inspirò.
"Non chiamarmi JT," disse rompendo finalmente il silenzio.
"Ehi, il principino ha parlato!" commentò Laselle con un
sorriso sbilenco. Junior continuò, assente.
"Quanto al Maestro Bruno..." La sua voce era dura, piena di una
stanca rabbia. "Mio padre... bello scherzo."
"Che vuoi dire?" chiese lei con cautela, giocherellando
innocentemente con la manica della giacca verde che indossava.
"Non è mai stato mio padre. E non capisco... perchè mi
ha portato dalla mamma, visto che tanto mi aveva rinnegato in partenza?"
Laselle rimise il cappello sul comodino.
"Io so solo che si preoccupa per te. L'ho visto."
"Huh uh. E non appena può, colpisce." Chiuse gli occhi e
rimase in silenzio.
Laselle stava per rispondere, ma la nave riprese ad oscillare,
brontolando irritata. Si tenne alla parete e aspettò che passasse.
Pensava fosse qualcosa di normale, una corrente sottomarina, e fu sorpresa
quando una violenta esplosione,da qualche parte all'esterno, coprì
il frastuono. Una femminea voce computerizzata squillò al citofono.
"Sicurezza nella Sala Controllo del Livello Uno Compromessa."
"Sembra un guaio!" esclamò mentre lasciava il sostegno e
cercava di raggiungere il portello, bilanciandosi sulle pareti. Si voltò
per vedere se Junior la stava seguendo. Niente. "Junior!"
Nessuna risposta. "Come vuoi!" Spalancò il portello e
scivolò fuori.
La stanza era piena di fumo, e l'uomo nel camice bianco si guardava
intorno spaventato. Le luci esitarono sopra i suoi capelli castani,
accompagnati dai monitor crepitanti. Poi vide finalmente la grossa
cassaforte, alta sulla parete. Attraversò tossicchiando la cabina,
la raggiunse, e inserì il codice in un tastierino accanto al
pannello. Con un leggero scricchiolio, il codice fu accettato e la
cassaforte si aprì. Strattonò il portello e lo spalancò
con un cigolio metallico. Eccolo. Finalmente. Guardò la sfera, che
sembrava un'ombra pulsante. L'opera di quel mostro. Era incastonata al
centro di un supporto a forma di cono.
Liberarlo.
Avvicinò la mano, per afferrarla. Era gelida. Come una sfera di
ghiaccio secco, ma impalpabile come vapore.
"Ma quello è Joe," gridò qualcuno. "Che
diavolo pensi di fare?"
Si voltò, osservando atterrito due Istruttori di Forza, allievi
del Maestro Bruno, in piedi sulla soglia. Era triste farlo, pensò.
Ma era necessario, per tutti. Lanciò la sfera sul terreno fra di
loro. Si frantumò in una serie di scintille d'ombra. Ne uscì
un fiotto di energia marrone, che cominciò a trasformarsi in una
figura umana avvolta da una nube di vapore.
"Dannazione!" imprecò l'altro Istruttore di Forza. "Sta
liberando Brock! Vai a chiamare aiuto!" Il suo compagno corse via,
ubbidendo, e lui strappò una pokeball da una piega dell'uniforme e
la lanciò. "Vai, Rhyhorn!" La sfera si aprì,
liberando l'energia di un possente pokemon corazzato, un carro armato a
quattro zampe con uno spesso corno sul muso.
Ma era troppo tardi. Un lungo mantello marrone ondeggiò sul
pavimento, annunciando il ritorno del muscoloso Maestro di Roccia. I suoi
occhi ardevano feroci, sottili fessure sotto gli ispidi capelli bruni.
"Rhyhorn, Perforcorno!" Il corno del pokemon cominciò a
ruotare su sè stesso, mentre caricava in un disperato attacco. Un
sorriso furbesco contorse le labbra di Brock, che gettò indietro il
mantello per liberare le braccia. Istantaneamente, la pelle cominciò
a scoppiettare e divenne grigia come la pietra. Quando il rhyhorn lo
raggiunse, si era trasformato completamente. Fermò la carica quasi
senza sforzo, lo tirò su con le braccia. Il pokemon, stordito, cercò
di liberarsi, ma senza successo. Roccia contro roccia. Il violento
frastuono percorse le pareti metalliche della stanza.
"Patetico," mormorò Brock. Guardò l'Istruttore di
Forza, tenendo Rhyhorn per il corno rotante. "Hai allenato questo
Pokemon di Roccia molto male." Guardò il pavimento, e i suoi
occhi brillarono di un marrone insano. "Meglio farla finita subito,
per lui..."
L'Istruttore boccheggiò, scioccato dalla vista dei pugni rocciosi
di Brock che attraversavano impietosamente il collo di Rhyhorn. Frammenti
di pietra e pulviscolo offuscarno l'aria.
"Ora tocca a te!" gridò Brock, scagliando verso di lui
la testa mozzata, col corno che ancora ruotava come la punta di un
trapano. L'Istruttore di Forza potè solo urlare, ammirando il vorno
che affondava nel suo torace e gli perforava il cuore, emettendo uno
squittio fradicio e uno sprizzo sanguinolento. Il corno stava ancora
trapanando il torace quando il corpo crollò contro un muro e
finalmente tutto finì.
Joe chiuse gli occhi, fissando la strage. Il fine giustificava i mezzi.
Solo questo poteva pensare.
"Così sei stato tu a liberarmi." Joe aprì gli
occhi, percependo il cuore che batteva terrorizzato. Per un attimo la gola
fu troppo stretta anche solo per respirare. Poi pensò che Brock non
lo avrebbe attaccato. Ora erano alleati, in fondo.
"S-sì, Maestro Brock." Lui si avvicinò, e gli
stivali sembrarono scuotere il terreno. Nonostante la conclusione di
prima, Joe rimaneva in preda al panico.
"Dove sono Ash e Misty?"
"L-lui -"
Un urlo tagliò la frase, e lui si voltò verso il portello.
C'era una ragazza, con lunghi capelli neri, in un vestito verde. Riconobbe
Laselle, la sorella minore di Giselle, ma sopratutto uno degli Istruttori
d'Erba di Erika. Uno strano butterfree, nero come la pece, ondeggiava
sopra la sua spalla. Aveva appena attraversato la soglia, e stava
osservando il cadavere dell'Istruttore e il corpo mutilato del rhyhorn, la
cui testa ancora vibrava per effetto del corno, e trapanava il pavimento
metallico con un clangore insopportabile. Anche Brock si girò, e i
suoi occhi illuminarono l'intrusa.
"Femmina," disse, torcendo le sue labbra in un ghigno sadico.
Alzò le sue braccia rocciose, e i suoi palmi arsero oscuri. Joe
impallidì. Non la sorella di Giselle!
"No, Maestro, per favore non faccia!" Brock lo fissò per
un secondo, poi si rivolse di nuovo alla ragazzina che ancora insisteva
sull'uomo morto.
"Hai un'aria familiare," mormorò acido. "Ah! Sei la
sorella di quella puttana, quella che ami tanto... Sarà una vera
lussuria." Cominciò ad avvicinarsi, e ad ogni passo il
mantello sembrava stridere sul metallo. Laselle sembrò uscire da
quello stato di spavento che l'aveva colpita.
"Butterfree, Psicoattacco!"
"Free!" Un raggio di energia blu corse dal suo pokemon volante
a Brock.
"Ridicolo!" sussurrò Brock, continuando ad avanzare e
puntanto il braccio in avanti per deviare il colpo. E fu davvero sorpreso,
quando la scarica di energia psichica lo scaraventò contro il muro
metallico, ammaccando la parete. Con le braccia fumanti, si guardò
intorno, fissando il butterfree nero con occhi furibondi.
"Free," concluse il pokemon, esitante.
"Tu!" urlò Brock.
"Butterfree, Spore Paralizzanti!" ordinò Laselle.
Invece, il suo pokemon sbattè le ali e volò via lungo il
corriodoio da cui erano arrivati.
"Butterfree! Dove stai andando!" Brock ridacchiò
crudele, rialzandosi completamente e fissandola dall'alto della sua
statura imponente.
"Ragazzina, non sai con cosa hai a che fare... quelli che si
immischiano col potere... ne verranno travolti." Laselle sembrò
congelarsi su, terrorizzata dal suono dei passi del Maestro di Roccia che
si avvicinava con calma.
"Voi ochette mi fate tutte schifo," ringhiò Brock.
"Maestro Brock, per favore non lo faccia!" gridò Joe
correndo verso di lui e afferrandogli un braccio. Non lo degnò di
uno sguardo.
"Dove sono Ash e Misty?"
"Maestro... loro-loro stanno raggiungendo la riva del Golfo di
Viridian... vanno verso l'Indigo Plateau, verso il Palazzo dei Quattro
Grandi..."
"Ottimo, Allora non mi servi più." Rispose lui,
trasformando il suo braccio roccioso in una lancia e voltandosi per
trapassare il petto di Joe in uno scoppio di sangue purpureo. Il poveretto
mormorò qualcosa fra il sangue che gli gorgogliava in bocca, con un
sorriso amaro sulle labbra. Poi Brock diede uno strattone al braccio e
tagliò in due il corpo.
"Santa merda!" urlò Daisy affiancandosi a Laselle e
aggiustando la chioma bionda spettinata dalla corsa.
"Questo è male," disse Lily arrivando con l'altra
sorella, Violet, dietro di sè. Brock sorrise arcigno alle intruse.
Il suo bracciò tornò normale con un rumore stridente, e lui
lo nascose nel mantello marrone.
"Altre donne con cui divertirmi," ringhiò, asciugando il
sangue con una falda.
"Via!" gridò Daisy strappando una decorazione bianca e
gialla dai suoi capelli. Gettò l'oggetto ai piedi Brock, che venne
subito avvolto da una nube di nebbia e fumo. Brock tossì e si coprì
il naso.
"Puttana!" Lily si lisciò i capelli rosa scuri e allungò
le braccia verso le sorelle.
"Presto! Uniamo le mani!" Daisy e Violet afferranrono le due
mani, e vennero avvolte da un'aura azzurra. Una brezza innaturale cominciò
a soffiare attraverso ai loro capelli rosa, blu e biondi, che
galleggiavano nell'aria sospinti dall'energia d'acuqa che le percorreva.
"Ah, quelle puttane sorelle di Misty," ruggì Brock,
riconoscendole. "Pregate per le vostre vite?"
"Non credo proprio!" gridò Daisy. "Ora, sorelle!
Raggio Aurora!" Lei e Violet alzarono le mani libere verso il Maestro
di Roccia, e una saetta di energia luminosa attraversò la stanza in
un impeto di distruzione acquosa. Brock gridò, incrociando le
braccia davanti a lui in un disperato tentativo di difesa. Ma subito i
suoi stivali persero il contatto col pavimento metallico, e la folata
d'acqua lo scagliò contro il muro. Già ammaccato, esso non
resse, e il corpo attraversò l'acciao e si ritrovò in mezzo
all'oceano.
"Allarme! Allarme!" la voce femminile del computer si diffuse
dall'interfono. "Integrità strutturale compromessa." La
nave gemette, mentre un'immensa colonna d'acqua la penetrava. La pressione
la faceva sembrare un'impetuosa cascata.
"Via di qui!" esclamò Daisy trascinando Laselle nel
corridoio, seguita dalle sorelle. "Dobbiamo chiudere la sezione,
prima di affondare!"
"Subito, sorella!" rispose Lily correndo verso il ponte, coi
capelli ancora fluttuanti nell'aria ma per la velocità della sua
corsa. Un'acqua macchiata di rosso cominciò ad invadere il
corridoio sotto i loro piedi, ma Violet aprì una piccola scatola di
controllo e la spaccò col palmo. Con un sibilo, dietro di loro una
pesante parete d'acciaio sigillò il condotto, rallentando la foga
del mare.
"Speriamo di uscirne vivi," commentò Daisy pettinandosi
preoccupata i capelli biondi.
A ovest della Foresta di Viridian era tutto muto, a parte il suono degli
stivali che pestavano il sottobosco secco, e il tamburellare della
pioggia. Le ombre danzavano sugli spessi tronchi degli alberi, annunciando
una fila di sette persone e un grosso persina, con un pikachu scuro sulle
spalle del primo del gruppo che emetteva un debole bagliore; abbastanza da
dare un minimo di visione nei dintorni, ma oltre c'era solo l'oscurità
della notte artificiale. Sopra, nubi scure dominavano il cielo, turbinando
rapide, anche se la violenza della tempesta era ormai passata, e il tempo
stava ritornando a quella che ormai era la norma, in quei giorni.
Dietro Ash e Misty, Duplica si copriva il capo col cappuccio viola del
mantello, abbassato al punto che l'orlo era all'altezza degli occhi. Una
goccia molestò la sua calma, scorrendo lungo il suo viso e
annebbiandole la vista.
"Ash, quanto pensi che manchi all'Indigo Plateau?" Era stanca,
bagnata, fredda e affamato. E quella foresta le dava ricordi sgradevoli.
Irriconoscibile fra le ombre del suo mantello, Ash le diede una veolce
occhiata, ma continuò alla stessa velocità. Fece strada
attraverso qualche cespuglio basso, tagliandolo con rapidi fendenti delle
sue mani guantate di nero.
"Direi che ci troviamo sulle veccia Strada 22. Dovremmo raggiungere
le rovine esterne dell'ingesso al Quartier Generale della Lega entro
un'ora al massimo, se continuiamo di questo passo."
Misty era direttamente davanti a Duplica, e camminava con aria
stranamente stanca, ma anche avvolgendosi nel mantello con forza, per
sfuggire alla pioggierellina.
"Almeno non ci siamo persi," disse asciutta.
"Rovine?" chiese Duplica, confusa. "Vuoi dire che il
Quartier Generale della Lega Pokemon è stato distrutto?" Ash
la guardò con la coda dell'occhio.
"Duplica, dove sei stata in questi anni? Sì, la vecchia sede
centrale venne distrutta, ma la ricostruimmo nell'interno, al centro di
Indigo City."
"In effetti è molto che non vengo da queste parti," si
difese Duplica. Nella mente, aggiunse anche che non ci sarebbe mai voluta
tornare. A sapere che avrebbero fatto proprio quella strada...
"Che hai che non va, Duplica? Non sei allegra e vivace, di solito?"
chiese Erika dalle sue spalle. C'era un tocco di perfidia che la confuse.
"Erika, per favore," commentò Misty stancamente. Dietro
ad Erika, ma davanti a Jessie, James e Persian, Bruno - che era stato
zitto fino ad allora - grugnì.
"Smettetela. Tutti voi. Sono stanco di queste idiozie. Dobbiamo
distruggere la Lega, una volta per tutte." C'era ancora del dolore
profondo nella sua voce, qualcosa che non lo aveva lasciato dopo Cinnabar
Island. Duplica guardò il terreno, perdendosi nelle pozze fangose
che doveva superare. Perdere la persona più amata... era una delle
cose più dolorose che potesse capirare nella vita. A chiunque.
"Mi fanno male i piedi," si lamentò James, in coda al
gruppo.
"Ssh!" Bisbigliò Jessie senza successo. "Non farci
notare, mentre litigano."
"Sì, ssh!" ribadì Persian, un po' spaventato.
Dopo quello, caddero di nuovo in silenzio per un attimo, ascoltando i
loro stivali che pestavano il sottobosco e i rami secchi, e il sibilo
irregolare di Ash che tagliava le frasche lungo il cammino.
Poi il silenzio venne improvvisamente rotto da Misty, che inciampò
su qualcosa e cadde, sbattendo sulla schiena di Ash. Che si fermò,
arrestando la marcia.
"Misty, tutto a posto?" chiese lui, voltandosi per aiutarla a
rialzarsi.
"Io-Io... tutto bene," sospirò Misty. "Andiamo.
Sono solo un po' stanca, tutto qui." Malgrado il viso di Ash fosse
nascosto dalle ombre del cappuccio, Duplica potè percepire il suo
cipiglio. Le tolse il cappuccio, osservando il viso.
"Sembri un po' pallida." E aveva ragione, pensò Duplica,
avanzando per studiare l'espressione stremate di Misty. I capelli rossi
pendevano smorti sulle spalle, e sembrava sudare, nonostante il freddo
della notte artificiale. La sua pelle, invece del normale colorito
cremoso, era bianca come la neve, e gli occhi blu non ardevano più,
opachi e ottusi.
"N-no, sto bene," insistette Misty, anche se lei stessa sembrò
la meno convinta. "Dobbiamo sbrigarci... o arriveremo troppo tardi
per fermarli." Ash si tolse il cappuccio e scosse il capo.
"No, guardati. Ti reggi a malapena in piedi. C'è qualcosa di
sbagliato." Erika superò Duplica rudemente e pose il palmo
della sua mano sulla fronte di Misty.
"Scotti di febbre. È quasi come se..." I suoi occhi
arsero di verde. "Come un veleno!"
"Cosa?" chiese Ash infuriato.
"Sembra essere -" Poi Misty gemette e crollò fra le
braccia di Ash. Il viso di lui, adirato, si trasformò in una
maschera di preoccupazione.
"Che genere di veleno? E' grave?" Erika chiuse gli occhi, si
concentrò e li riaprì.
"Non posso dirlo. In parte sembra basato sull'Erba, ma ci sono altri
elementali..."
"Pikapi!" pigolò irritato Pikachu, emettendo scintille
dalla spalla di Ash. Tutti si voltarono per vedere ciò che aveva
attratto la sua attenzione. Una piccola figura, gialla e squamosa, li
fissava con due occhiolini tondi e ardenti, aggrappata ad un ramo basso,
una dozzina di passi davanti a loro. Teneva qualcosa fra i suoi aguzzi
artigli anteriori.
"Shreww..." ringhiò ostile.
"Un sandshrew?" esclamò James. Ash divenne
improvvisamente guardingo, e i suoi occhi iniziarono a brillare dorati.
"Non uno qualsiasi. E' quello di AJ."
"E come ha fatto a sopravvivere, dopo quello che è successo
sulla nave?" Si chiese Erika, cominciando ad insospettirsi a sua
volta. Il sandshrew restrinse i suoi occhi e rivolse una zampa verso di
loro. Con una sottile brezza, uno dei suoi artigli partì verso il
gruppo. Ash spostò il suo stivale sinistro, per evitare l'aculeo
che si piantò nel fango. C'era un piccolo pezzo di carta, avvolto
ad esso, che Ash raccolse, cercando di non lasciar cadere Misty. Rimase un
attimo immobile, leggendolo. Un secondo dopo, la sua mano guantata arse e
stritolò il foglio in una piccola pallina. La gettò a terra,
e fissò furioso il sandshrew.
"Quel bastardo." Il sandshrew si girò e corse via, verso
ponente, nel folto della foresta. Ash lasciò Misty a Duplica ed
Erika, che la sostennero con le braccia.
"Ora devo andare. Ci vediamo alle rovine dell'entrata della vecchia
Lega. Non starò via a lungo - non seguitemi." Guardò
Misty con una breve, dolce occhiata. "Prendetevi cura di lei."
Quello sguardo fece venire un groppo in gola a Duplica. Con quello, si
rimise il cappuccio e si gettò all'inseguimento del Sandshrew, con
Pikachu aggrappato alla sua spalla che agitava la coda inumidita
nell'aria. Come Ash scomparve nella foresta e li lasciava circondati solo
dagli alberi, Bruno avanzò, afferrò la palla di carta, la
svolse e la lesse. Scosse la testa.
"Quell'AJ è uno sciocco."
"Cosa dice?" chiese Erika. Bruno lesse ad alta voce.
"Incontriamoci alla spianata di Viridian, se vuoi che la tua puttana
viva. Non fare tardi."
Duplica guardò il viso di Misty, ormai svenuta, resa pallida dal
veleno, ma ancora dotata di una bellezza eterea. Si tolse il cappuccio
viola con la sua mano libera, e si soffiò via una ciocca umida che
era caduta su una guancia.
"Riposa in pace, AJ."
Il ponte della nave era allagato fino alle caviglie, e Giselle si stava
lamentando per le sue scarpe e per gli orli del suo camice che rischiavano
di bagnarsi. Era roba firmata, commentò. E probabilmente era
l'ultimo paio di scarpe rimasto, dopo che la compagnia era stata
cancellata dalla guerra. Brock avrebbe dovuto pagare anche per quello.
"Allora, ascoltatemi tutti!" Vociò Daisy, seduta nella
sedia del capitano che aveva girato per poterli fissare tutti. I
sopravvissuti si erano riuniti sul ponte. "Penso che siamo riusciti a
stabilizzare la nave. Al momento, le sezioni dalla cinque alla otto sono
completamente allagate, ma siamo sopravvissuti. Se la tempesta non si
fosse placata quando siamo emersi, probabilmente ora saremmo tutti col
culo sul fondale." Giselle guardò l'esterno dalla vetrata. La
superficie dell'oceano era ancora un po' agitata, ma, come aveva detto la
bionda, era relativamente calmo, intonato allo stato del mondo morente.
Stava ancora cadendo una leggera pioggia, ma niente di serio.
"Probabilmente, l'energia liberata dalla distruzione di Cinnabar è
finalmente finita," disse ad alta voce.
"E dovremmo ringraziare il cielo per questo," commentò
Lily, dondolandosi sulla sedia e schizzando coi piedi. "Al momento
però, siamo fermi qui in mezzo al mare, finchè non potremo
riavviare le turbine..."
"Ma-ma noi dobbiamo avvertirli di Brock!" esclamò
Laselle smettendo di accarezzare il suo butterfree. Balzò in piedi,
liberando alcuni spruzzi. Violet smise di armeggiare con la tastiera e la
guardò.
"Impossibile," disse malinconicamente, scuotendo la chioma blu.
"Visti i danni, quando arriveremo sarà già troppo
tardi per farlo. Non credo nemmeno che riusciremo a completare le
riparazione per reincontrarli sull'Indigo Plateau occidentale, come
avevamo progettato."
"Dove siamo ora?" chiese il Capitano Jenny appoggiandosi alla
parete.
"Da qualche parte a sud-ovest della baia della vecchia PalletI,"
rispose Daisy. "Siamo stati spinti via dalla tempesta." Giselle
sospirò.
"Ash è stato sciocco. Si sarebbe dovuto portare dietro quella
dannata Sfera Ombra, invece di lasciarla qui. Dopo tutto, avrebbe dovuto
uccidere Brock comunque."
"Ma è quello che stava tentando di evitare fare,"
rispose con vigore Laselle. "Come ti sentiresti a uccidere quello che
una volta è stato il tuo migliore amico? Ah, è vero, non hai
mai avuto amici. A meno di non contare i tuoi ragazzi." Giselle si
strinse nella spalle eloquentemente.
"Toccato, sorellina."
"Inoltre, Joe era un tuo ammiratore, ed è stato lui a
liberarlo!"
"Ehi, mica gliel'ho chiesto di amarmi, non è colpa mia."
"Per favore," li interruppe l'Infermiera Joy. "Lottare non
cambierà quello che è successo. Dobbiamo trovare una
soluzione, non un capro espiatorio."
"Maestro..." una voce quieta parlò improvvisamente.
Giselle si voltò e vide che era quella strana ragazza dall'aria
gotica, nell'accappatoio nero, quella che avevano recuperato a Cinnabar.
Ricordò il nome, Chanelle. "Io-io penso di sapere come
avvertirli..." disse la ragazza. Laselle la guardò sospettosa.
La sua avversione per quella ragazza spaurita e pallida era chiaramente
strana.
"Davvero?"
"Sì," bisbigliò in risposta, con un'occhiata
spaventata nei suoi occhi argentei.
"Laselle, non angosciarla," disse Giselle fermamente. "Se
sa come comunicare con Ash e gli altri, lasciala parlare." Laselle le
fece una pernacchia e si sedette su una scatola, accanto a Junior, che
pochi avevano notato a causa del suo silenzio. Sentì un fiotto di
pietà per lui, nel guardarlo, ma poi tornò a concentrarsi su
Chanelle.
"V-Vedete," cominciò Chanelle, interrotta dal tintinnio
dei suoi gioielli appessi all'accapatoio, che galleggiava inzuppato
nell'acqua, "a Cinnabar, mi stavo allenando per diventare una
Psichica della Lega-" Hikaru, uno degli uomini di Bruno, la guardò
con occhi truci.
"Una Psichica della Lega!" Disse come se fosse stata una
bestemmia. Indietreggiò, fissando la ragazza come se fosse stata
una specie di demonio. Laselle aveva perfino preparato Butterfree per
attaccare.
"Ma ora è finito tutto," concluse Chanelle, guardando i
suoi piedi. "D-dopo che il Maestro Lorelei ha ucciso tutti, non so più
cosa pensare." I suoi occhi pallidi si inumidirono. "I miei
amici... la mia famiglia. Tutti..." L'Infermiera Joy avanzò e
la abbracciò.
"Va tutto bene, piccola. Non pensarci. Sei con noi, adesso."
Giselle stava giocherellando con lo stetoscopio attorno al collo.
Finalmente parlò.
"Così, sei una Psichica... quindi sai teletrasportarti?"
Chanelle annuì incerta.
"M-ma non sono molto brava. Sono ancora una principiante. Mi stanco
facilmente e posso farlo solo di rado... magari solo con altre tre
persone, oltre a me. E non oltre le Rovine di Viridian City." Laselle
aggrottò le ciglia.
"Ma se sapevi teletrasportarti, perchè non ce lo hai detto
prima?"
"Non lo so. Forse non ci ho pensato fino ad ora."
"Meglio tardi che mai, ora possiamo farcela," disse Daisy,
prima che la cosa potesse degenerare. "Possiamo avvertirli di Brock e
del nostro ritardo." Li guardò con attenzione. "Chi va?"
Laselle alzò immediatamente il braccio di Giselle.
"Andiamo, sorellona," disse in tono gradevole. "Sai che
vuoi andare." Giselle la maledì con un bisbiglio.
"Piccola puttanella tronfia," commentò con un sibilo. "Lo
dici solo perchè conosci il mio segreto."
"Naturalmente," rispose Laselle svergognata. Sorprendentemente,
anche Junior parlò.
"Andrò io. Ho bisogno... Ho bisogno di parlare con mio padre,
tra l'altro."
"Bene, e tre-" contò Daisy.
"Vengo anch'io," la interruppe Hikaru.
"Ma lei disse ha detto solo tre -"
"No, no, penso che di potercela fare," disse Chanelle. "Va
bene."
"Ne sei davvero sicura, piccola?" chiese Lily con un sorriso.
"Più che sicura," disse orgogliosa Chanelle.
Si erano riuniti tutti quanti nella stanza più asciutta della
nave - strano a dirsi, era proprio un bagno. Probabilmente era a prova
d'acqua, pensò Giselle con un pizzico d'ironia. Sul terreno intorno
a loro, sei grosse candele bianche, accese, quelle che Chanelle aveva
preteso per la cerimonia. Erano anche l'unica fonte di luce, visto che
l'elettricità era scomparsa dalla sezione, risparmiata per quando i
motori sarebbero stati riattivati.
"Ora prendetevi per mano," disse Chanelle. Nella luce delle
candele, gli occhi argentei riflettevano una fiammella che pareva quasi
ardere dentro di essi. Era quasi minacciosa, tanto diversa dalla ragazzina
timida di poco prima. Tutti eseguirono l'ordine, e composero un circolo
chiuso - Chanelle, Junior, Giselle Hiraku e Laselle.
"Ow, devi per forza stringere così forte?" si lamentò
Laselle.
"Scusa," disse la giovane sensitiva. "Per favore, fate
silenzio mentre dico la formula."
Il gruppo annuì, e la stanza venne invasa dal suono cullante delle
onde che rimbalzavano sulla paratia della nave. Infine, Chanelle cominciò
a salmodiare un cantico misterioso, che seguiva il leggero ondeggiare del
pavimento.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
Una brezza sinistra cominciò ad attorniarli, nonostante la stanza
fosse completamente chiusa. Giselle rabbrividì.
"Offro la mia anima al morto."
Le fiamme delle candele esplosero verso l'alto.
"Col sangue di questa vergine indegna, io ti invoco."
Chanelle estrasse dalla tasca del suo accappatoio un coltello, e si tagliò
sul palmo. Qualche goccia purpurea cadde sulle lamiere del pavimento, ma
sembrò quasi ribollire, toccandole.
"Mandaci dove chiediamo, mandaci in quel posto!"
La sua voce divenne un grido isterico.
"Teletrasporto!"
Gli occhi ardenti di Chanelle sembrarono illuminare tutta la stanza,
ingoiandoli in un mondo di rigido pallore. E con esso arrivò una
strana luce bianca ma calda allo stesso tempo. Avrebbe fatto male? Giselle
ci pensò per un istante, prima di svenire.
Una debole pioggerellina continuava a cadere dal cielo nero sopra di
lui. La tempesta era passata, ma la pioggia no. Si abbatteva sulle cime
degli alberi e sulle foglie, ed era l'unico suono che riempiva l'aria. Un
altro uragano lo avrebbe sostituito presto, ma senza tuoni nè
fulmini.
Sul margine di una radura circolare, nella parte occidentale della
Foresta di Viridian, una sagoma alta, dall'aspetto atletico, aspettava
appoggiata al tronco di un albero, riparandosi con un mantello marrone. Un
singolo occhio, dello stesso colore del vestito, brillò incolore al
pensiero di ciò che stava per accadere, ardendo fra le ombre che
nascondevano il volto.
Un margine della bocca di AJ si alzò. Ash avrebbe pagato. Non
avrebbe ignorato quella sfida. Ricordava quella ragazza dai capelli rossi,
e il modo in cui Ash era così insanamente legato a lei. Quel
pensiero lo irritò. Era la stessa persona che lo aveva sfottuto,
nelle semifinali. Quando, incredibilmente, aveva perso. Il suo palmo gridò
di dolore, e AJ osservò gocce di sangue che colavano dal pugno
chiuso. Aveva stretto a tal punto da ferirsi.
"Shrew!"
AJ vide, dall'altro lato della radura, un piccolo corpo giallo e
corazzato, il suo pokemon che usciva dalle ombre degli alberi e correva
verso di lui sull'erba bagnata. ggrottò le sopracciglia. Dov'era
Ash? Avrebbe dovuto seguirlo.
"Dov'è lui?" chiese irritato al suo pokemon, che lo
aveva raggiunto e sedeva ai suoi piedi. Sandshrew si guardò
indietro, confuso.
"Shrew?"
"Gli hai dato la lettera?" gridò, generando una frusta
di energia bruna nella mano destra. L'arma crepitò sulla testa del
pokemon. "Ti avevo detto -"
"Dammi l'antidoto," disse un sibilo da sopra di lui. AJ cercò
fra i rami dell'albero, lasciando svanire la frusta. Una forma magra,
avvolta da ombre scure, era in perfetto equilibrio sopra uno dei rami più
esili. Due punti dorati lo fissavano dal buio del cappuccio.
"Huh?" Balzò indietro, spaventato. Era lui! Come aveva
fatto ad avvicinarsi senza che lui potesse sentirlo? Ash balzò giù
dall'albero, e il vento gonfiò il suo mantello come le ali di un
demone. Atterrò dolcemente sul terreno umido. Non ci fu nessun
suono, ma i suoi piedi stavano fumando, bollenti. Quindi si rialzò,
tenendo le mani dietro la schiena, fissandolo con quegli spaventosi occhi
dorati. Sulla spalla sinistra c'era un pikachu nero, con malevoli occhi
color cobalto. AJ si mise a posto e incrociò le braccia. Sandshrew
balzò sulla sua spalla sinistra.
"Sapevo che saresti venuto," disse con un sorriso privo di
piacere. "Sei sempre strato troppo appiccicato a quella bellezza."
"Dammi l'antidoto, AJ" disse lui piattamente. AJ socchiuse il
suo occhio buono. Nella sua mano comparve una piccola fiala piena di
liquido rosso.
"Se lo vuoi, dovrai venire a prendertelo." Lanciò la
fiala in aria, e la afferrò con la bocca. Quindi la ingoiò. "Nel
caso avessi pensato di prenderla e scappare. Ora vedremo una volta per
tutte, se sono il più grande Maestro di Pokemon di tutti i tempi."
Due fessure d'oro brillarono sotto le ombre del cappuccio.
"Vuoi davvero rischiare di attirare i Pokemon Proibiti?" AJ
estese il suo braccio destro, e Sandshrew corse su di esso. L'aria
fremette, come se un terremoto l'avesse scossa, e uno spadone di spesso
acciaio si formò fra le mani del Maestro. Si tolse il cappuccio,
lasciando che la pioggia tamburellasse sulla sua testa, e allargò
le braccia. Ondeggiò l'arma, tracciando ampi cerchi nell'aria.
"Credi che mi freghi qualcosa di quelle merde di Pokemon Proibiti?"
ruggì. "Dobbiamo finirla! Non posso vivere, se non sono il
migliore!" Ash rimase impassibile, sistemandosi i guanti neri.
"Molto bene," bisbigliò. Allungò il suo braccio
destro, e il suo pikachu lo percorse. Un tuono trafisse le orecchie di AJ,
mentre un lampo abbagliante lo forzava a distogliere lo sguardo. Quando
finalmente tutto passò, Ash aveva in mano la sua lunga katana,
tenuta in orrizontale lungo il fianco. Controllava la perfida forma
ricurva dell'arma, quanto fosse tagliente. Era in piedi, in posizione,
avvolto dalle falde sinuose del suo mantello che sembrava portato in vita
dal vento. "Ricordati però che sei stato tu a volerlo - e la
mia lama non si fermerà di nuovo," furono le sue parole,
mentre le sue mani raggiungevano il cappuccio, lo abbassavano e mostravano
un volto coperto, in parte, da una ciocca di capelli neri che coprivano un
occhio ardente. AJ afferrò la sua spada con entrambe le mani,
puntandogliela contro.
"Farò incidere queste parole sulla tua lapide," ringhiò
da sotto i capelli verdi, che la pioggia aveva reso umidi e che ora
aderivano senza vita alla fronte. "Muori!" gridò
piantando quella lama brillante di un marrone malsano nel suolo davanti a
sè. Il terreno erboso si squarciò, e dura pietra corse verso
il suo obiettivo. Piuttosto che saltare, sorprendentemente Ash corse verso
la furia, sostenendo la sua katana con una mano sola. Quindi, con un
tintinnio metallico, trapassò la montagna con un rapido colpo -
tanto rapido che AJ vide solo un baluginare diagonale, prima che la roccia
esplodesse in una doccia di ciottoli granitici. E poi notò che il
Maestro d'Ombra gli era addosso, e lo tempestava di colpi. Ogni volta che
le lame si incontravano, si generava un clangore metallico contornato da
scintille nere e marroni. AJ indietreggiava, in difficoltà ma
parando ogni colpo.
"Molto bravo," commentò. "Ma stai dimenticando una
cosa... Terra batte Tuono!" Sospinse altra energia elementale lungo
la sua spada, che si accese di colpo, e cominciò a contrattaccare
con violenza. Ash cercò di girare su sè stesso, trasformando
la parata in un attacco, ma invece venne nuovamente bloccato dall'intenso
potere dei colpi di AJ. Una folata di energia marrone lo lanciò in
aria, come un masso spinto da una catapulta.
AJ rise, ma poi vide Ash girare su sè stesso per appoggiarsi sul
tronco di un albero, spingersi e piombare verso di lui, con la sua Lama
d'Ombra dritta verso il suo ventre. AJ tentò di ripetere la tecnica
precedente, ma Ash era troppo veloce, e invece che parare schivò il
colpo, superando la sua difesa e trapassandolo. AJ sputò il suo
fiato, sentendo la lama che trapassava lo stomaco. Poi un calcio lo spinse
indietro. Ash completò l'attacco con un doppio calcio sul torace e
sul collo. il Maestro di Terra si ritrovò in aria. Un improvviso
conato gli fece sputare un po' di sangue, mentre cercava disperatamente di
voltarsi per fronteggiare Ash, che si era letteralmente librato in volo
con un agile balzo, puntandolo con la sua spada nera, pronto a concludere
il duello.
"Non finisce così!" gridò AJ. Aveva ancora la sua
arma, che non aveva perduto nonostante la serie di colpi. Si piegò
in avanti, spingendo un'ulteriore parte della sua aura nella lama. Di
nuovo, una saetta di energia marrone partì verso Ash come una
pallottola. Ma Ash rispose con una massiccia sfera di energia nera, che lo
spinse più in alto. Il colpo di AJ lo mancò di poco,
colpendo invece il tronco di un albero al limitare della radura,
trapassandolo come un pezzo di carta. Il rumore del crollo invase l'aria.
AJ afferrò il ramo di un altro albero, dietro di lui, e lo strinse
con la mano libera. La forza che lo aveva scagliato in aria gli tornava
ora utile, permettendogli di ondeggiare come un trapezista, atterrando in
equilibrio precario sull'albero. Si guardò intorno freneticamente,
cercando Ash e preparando un altro Attacco di Terra, ma l'avversario era
scomparso.
"Dove sei, codardo?" gridò.
"Misty non c'entrava, in tutto questo." AJ si voltò. Ash
era in piedi, alla base del ramo, nel punto esatto in cui esso si ancorava
al tronco. La sua katana era abbassata sul fianco, e l'elsa ondeggiava fra
le dita. "Questa è una faccenda fra me e te," continuò
Ash.
AJ si grattò la cicatrice che correva lungo il fianco sinistro del
volto, e si toccò la palpebra sigillata, dove mancava l'occhio.
"Pensi che mi preoccupi della tua puttana?" disse duramente. "Il
tuo dolore è la mia gioia. E spero che la tua baldracca sia già
morta. Quel veleno è dannatamente rapido."
Calò una calma terribile. AJ si preparò ad attaccare,
quando una crudele tinta rossa sostituì il colore dorato degli
occhi di Ash. Un'aura nera cominciò a circondare il suo corpo, e
l'aria venne scossa da un vento gelido, gonfiando il mantello di AJ e
agitando le foglie degli alberi.
"La cosa ti disturba, forse?" chiese AJ sarcastico, non capendo
cosa stava accadendo, ma conscio solo del dolore che la morte di lei
avrebbe dato al suo nemico. Alzò la spada davanti a sè. "Bene,
ora non si gioca più! Sandshrew, Inversione Elettrica!" La
spada cominciò a lampeggiare. Quella mossa lo lasciò un po'
insoddisfatto - era come barare - ma ovviamente Ash lo aveva un po'
indebolito, e doveva farla finita quanto prima. Gli occhi di Ash
brillarono ancora, rossi come il sangue.
"Patetico." La sua voce era diventata molto più
profonda, al punto che AJ potè sentire quella parola attraversargli
le ossa. Sbattè le palpebre.
"Cosa?" Ash si avvicinò, immune al luccichio dell'arma
di AJ.
"Semplicemente patetico."
"Cosa diavolo succede?" disse AJ, guardando la lama. "Sandshrew,
stai facendo come ti ho insegnato?" Ash afferrò saldamente la
lama con la mano libera.
"Sei debole." Poi il suo pugno si chiuse, e la lama si spezzò.
AJ sentì il grido morente del suo Sandshrew, nella mente.
"Noooooo!" gridò, fissando i resti della sua spada
crollargli davanti come vetro rotto.
"E' stato un grosso errore," disse Ash, fissandolo con occhi
purpurei. Alzò la katana, che con un mostruoso fragore si trasformò
nel pikachu nero. Anche gli occhi del pokemon era rossi e ardenti. AJ gridò,
fissando Pikachu mentre atterrava sul suo torace e cominciava ad emanare
elettricità scura. Era immune a quel tipo di attachi, ma allora
perchè sentiva la tensione che gli attraversava il corpo, lo vaceva
vibrare come un burattino rotto? Sentì che il suo sangue sembrava
ribollire - come ste stesse cuocendo dall'interno. Il suo singolo occhio
sembrava volersi liberare dall'orbita. Potè immaginarlo, mentre
esplodeva come un uovo cotto male. Disperato, cercò di pensare
velocemente.
"Se fai questo, distruggerai anche l'antidoto! Prima mentivo -
probabilmente lei è ancora viva!" Immediatamente, la scaricà
smise di attraversarlo, e AJ crollò sul ramo, ai piedi di Ash.
Improvvisamente, il Maestro d'Ombra si strinse le tempie, in preda al
dolore. I suoi occhi lampeggiavano, variando dal rosso all'oro, come se
non fossero in grado di decidersi. Con voce rotta, cercò di
parlare.
"Cosa mi succede?" Era impazzito? AJ cominciava a
convincersene. O ora o mai più!
"Muori!" gridò balzando in avanti, spingendo tutte le
sue energie nel pugno e mirando al cuore. Sfortunatamente, Ash notò
il movimento, ed ebbe tutto il tempo per afferrare Pikachu, che si
trasformò nuovamente in katana. Con essa, tagliò il ramo
sotto i loro piedi. Si ritrovarono in caduta libera, correndo verso il
terreno.
"Sciocco!" gridò AJ guardando il basso e concentrandosi
sul terreno. L'erba si lacerò, e una montagna di roccia cominciò
a sorgere con la forza di un vulcano in eruzione. AJ atterrò su di
essa e la usò per rallentare la caduta. Ash rimbalzò e
continuò a rotolare verso il basso. "Fissione!" urlò
AJ, ordinando che la terra sotto Ash si aprisse per inghiottirlo. Un
fiotto di vapore sibilò, mentre un pozzo di lava si apriva sotto il
corpo del Maestro d'Ombra.
"Levitazione d'Ombra!" urlò Ash fissando quella che
avrebbe potuto essere la sua morte. AJ imprecò, osservando
impotente il disco d'ombra con cui Ash bloccava la sua caduta e usciva
dalla voragine, illeso.
"Dannazione!" esclamò, fissando il rivale mentre
atterrava sull'ascensore improvvisato che si era costruito. "Questo è
per Sandshrew! Muori!" urlò ancora, avvolgendo i pugni con
elementale di terra. Doveva attaccare subito, prima che Ash si preparasse.
Il bastardo era ancora abbastanza confuso, dopo quello che era successo là
sotto.
Un crepaccio corse rapidamente verso il punto dove Ash stava atterrando.
Intuento l'attacco, balzò alto nel cielo. Poi si voltò e
cercò di colpire AJ, usando la sua katana come una lancia. Ma mancò
il bersaglio, e l'arma si piantò inutilmente contro un tronco. AJ
saltò agilmente in aria, sollevandosi con una colonna di roccia.
"Patetico!" lo canzonò. "Ora sei mio!"
"Avresti dovuto darmi subito l'antidoto," fu la risposta di
Ash, che lo fissava grettamente con gli occhi marroni. Nella sua mano
destra comparve una corda di elettricità, che volò oltre la
spalla di AJ, crepitando.
"Mancato di nuovo... ARGH!" Gorgogliò AJ, guardando la
lunga lama ricurva della katana nera di Ash che gli attraversava il
torace.
Come? Come? AJ cercò una risposta, perdendo il controllo della
colonna di roccia e precipitando. Guardò dietro di sè,
trovando l'elsa dell'arma che lo aveva trafitto, legata da quella sottile
corda nera. Ecco come aveva fatto per colpirlo! Indovinò mentre
incontrava il terreno, facendo sì che la katana penetrasse
ulteriormente e lo uccidesse.
Ash atterrò sull'umido suolo erboso, avvolto nel suo mantello.
Era finita. Strappò la sua katana dal cadavere di AJ con uno
strattone alla corda. La prese in mano e si avvicinò al corpo. Ora
doveva trovare l'antidoto...
Aggrottò le sopracciglia, spingendo i capelli zuppi di pioggia via
dagli occhi. Per un attimo, durante la battaglia, qualcosa lo aveva fatto
svenire. Quando si era svegliato, aveva sentito i rimasugli di una
furia... e anche dolore, quanto mai ne aveva provato prima... era
terrorizzato dall'idea di essere capace di tanto odio. Doveva capire cosa
stava succedendo. Quello che avrebbe potuto fare, se mai fosse successo di
nuovo, lo lasciava terrorizzato e sospettoso.
Ululando come uno spettro, il vento aveva iniziato ad animare il cielo
smorto - malgrado non ci fosse vegetazione da scuotere, nei dintorni. Come
per una bomba sganciata dall'alto, il villaggio al centro della foresta
era stato trasformato in un tetro spettacolo di macerie e tizzoni
abbrustoliti. Le stradine che si erano scavate la via fino alla cittadina
erano ora coperte di nero - difficile capire se si trattasse di ceneri o
del sangue dei morti.
Nell'oscurità, con solo una lanterna a far luce oltre alle
criniere di fuoco dei loro candidi destrieri, quattro figure a cavallo
attraversavano quelle rovine. In testa a tutti, e con la lanterna in mano,
c'era una donna in soprabito nero, tagliato sulla schiena per poter
cavalcare. Una complicata treccia di capelli blu cadeva immobile dietro il
collo, e la metà del volto non coperta dalle ciocche rimaste libere
contemplava quella scena con serietà. Un tempo quello era stato
l'insediamento di Pallet.
Dietro di lei, in fila indiana, c'era un Maestro di Pokemon, avvolto ed
incappucciato nel suo mantello blu, seguito da un uomo con capelli color
acqua e da una donna bionda, entrambi con una cotta di maglia e matelli
grigi.
"I Pokemon Proibiti sono stati occupati," disse Suzie
quietamente, illuminando i percorsi di innumerevoli impronte artigliate
davanti a loro. Tutt'intorno, mucchi di ossa coi segni di zanne giacevano
in ordine sparso.
"Affari sporchi," commentò Butch con la sua voce
irritante. "E' strano. Noi della Lega siamo davvero al sicuro?
Distinguono davvero fra noi e i loro obiettivi?" Il silenzio regnò
per un momento. Poi Suzie rispose tranquilla.
"A dire il vero, non credo. Ci sono stati rapporti..." Suppose
che avrebbe dovuto preoccuparsi della nave che aveva lasciato ancorata al
vecchio ponte ciclabile con un equipaggio di soli scheletri... ma quello
che contava era il suo scopo... quello e nient'altro.
"Allora avevamo ragione," disse Cassidy adirata, sistemando le
sue code di cavallo dietro le spalle, lungo il mantello. "Il nostro
esercito è stato attaccato con ferocia. Se tu e i tuoi uomini non
foste arrivati in tempo, saremmo stati divorati - anche se quegli idioti
di Jessi e James non ci avessero rallentato. Questa farsa del Signore
della Lega è un suicidio. Faremmo meglio a trovare il moccioso e la
sua banda, per essere più potenti." Il Maestro d'Acqua nel
mantello blu ruppe improvvisamente il suo silenzio.
"E dopo potremo ucciderlo. E voglio anche... le puttane che mi hanno
fatto questo." Rainer si scoprì il viso, mostrando il suo
volto gonfio e deturpato, come se fosse sopravvisuto a malapena da un
pestaggio brutale.
"Silenzio," lo interruppe Suzie con una voce calma ma volitiva.
"Siamo qui per trovare Brock, per prima cosa, perchè avete
fallito più volte in precedenza. Non tollererò dei falliti
nel mio gruppo." Rainer fissò furiosamente le sue mani,
ignorando le ciocche blu che gli coprivano gli occhi.
"Oh, lo avrai, ma anch'io avrò quello che voglio." C'era
anche una punta di profondo dolore, impossibile da celare. I fratelli Eeve
erano stati una famiglia sempre unita. E ora la famiglia non c'era più
- c'era solo un povero paria, in cerca di vendetta per la sua perdita.
Butch ritornò ai suoi pensieri precedenti.
"Quanto a Jessie e James, dobbiamo trovarli prima che loro trovino
noi. Non voglio avere un'altra sorpresa strana." Scotendo la testa,
Cassidy rispose.
"Allora quella ragazza non è poi così forte, visto che
li ha lasciati scappare."
"Basta parlare," li interruppe Suzie agganciando la lanterna
alla sella e spronando il suo Rapidash al galoppo verso nord-ovest. "Stiamo
perdendo tempo. Ora che la pioggia è finita, dobbiamo accelerare."
I due soldati e il Maestro d'Acqua si lanciarono dietro di lei.
Ossessionanti, pensanti onde nere si infrangevano sulle rocce del Golfo
di Viridian, generando un rombo cupo. La tempesta era passata, ma
l'oceano, sotto la scogliera, era ancora agitato e sconvolto. A metà
altezza, sulla rupe, una macchia marrone si stava arrampicando.
Sollevandosi con mani rocciose, i due metri quasi di altezza e gli almeno
duecento chili di muscoli - anche di più, perchè il corpo
era diventato di roccia - del Maestro di Roccia superavano le forze della
natura, avanzando verso la cima. Per tirarsi su, si limitava a piantare i
suoi pugni, solidi come diamanti, nella viva roccia, ferendo rumorosamente
la scogliera. Il vento urlava, ma era impotente, e non riusciva a
distrarlo, nè a infastidire la massa granitica del suo corpo.
Dopo meno di mezz'ora, afferrò il bordo della rupe e concluse la
scalata, superando anche l'ultimo tratto, pochi metri in cui la scogliera
si incurvava verso l'esterno e lo costringeva ad una camminata a testa in
giù. Si fermò, cadendo in ginocchio e respirando a fatica,
poi si rialzò. La parte rocciosa continuava per un'altra dozzina di
iarde, poi si arrendeva alla foresta. Esaminò il terreno, in cerca
di tracce, e quasi istintivamente diede una scarica al suo mantello, che
brillò per un attimo e si liberò dell'umidità
assorbita dal mare. Trovato. I suoi occhi sottili luccicarono marroni.
Impronte di stivali, un gruppo che procedeva in fila indiana verso gli
alberi. Si incappucciò il volto e si incamminò, ma sentì
subito una presenza dietro di lui. Si voltò.
"Sabrina." Come sempre, non aveva potuto percepirla finchè
lei stessa non aveva deciso di farsi trovare. Segnalando di volere
attenzione. Il Maestro Psichico rimase con le mani dietro la schiena,
fissandolo da dietro le ombre del cappuccio coi suoi occhi color tramonto,
in tono col mantello.
"Ancora dietro a Mistaria, immagino," affermò. Brock
rispose con un ruggito.
"Apprezzo il tuo aiuto nel farmi liberare, ma stai zitta, e non
impicciarti in faccende che non ti riguardano." I suoi occhi arsero
gialli.
"Non mi riguardano? Davvero?" Anche gli occhi sottili di Brock
si accesero, sfidandola.
"Non più. Ora lasciami in pace, strega." Si voltò,
si avvolse nel mantello e riprese a camminare.
Sabrina scosse la testa e si teletrasportò lontana, avvolta da una
luce bianca.
"Uhhhh," gemette Laselle mentre apriva gli occhi. Lentamente,
si mise a sedere. Era tutto nero, avvolto dal sudario di un cadavere. Non
poteva vedere, e la cosa iniziava a spaventarla. "C-ciao?" gridò.
"Ciao?" La sua voce sembrò risuonare, schernendola. Dov
'era? L'ultima cosa che ricordava l'urlo di quella litania di Chanelle,
qualunque fosse quella parola, che li stava teletrasportando verso le
rovine di Viridian City. C'era stato un sbaglio? Ricordò una fitta
di dolore, nel momento in cui l'incantesimo faceva effetto, ma nulla più.
Poi una luce bianca arse al suo fianco, spaventandola. Sbattè le
palpebre, individuando delle chiazze nere davanti a sè.
"Free?" Il pokemon farfalla era seduto al suo fianco su un
pavimento roccioso, emanando luce bianca dalle sue ali scure.
"Butterfree!" disse felicemente mentre abbracciava il suo
pokemon. "Lieta di vederti! Sai dove sono gli altri?"
"Free..." disse il pokemon con aria malinconica.
"E dove siamo?" chiese Laselle, guardandosi in torno. Sembrava
un tunnel sotterraneo, come quello sotto il Monte Luna... a quel pensiero,
il suo cuore cominciò a palpitare, terrorizzato. "Questo non è
il Monte Luna, vero?" chiese in tono disperato. Butterfree scosse la
testa. "Allora dove siamo?" si chiese confusa e ancora
spaventata. Un tunnel era un tunnel. E lei odiava i tunnel. Cercò
verso nord, dove sembrava proseguire fin dove la luce di Butterfree si
spingeva, per poi lasciare il posto alle tenebre. Dall'altro lato,
sembrava esserci un'intersezione con un altro condotto.
"Free, free, free," tentò di spiegarsi Butterfree.
"Cosa?" chiese Laselle. Sentì il desiderio di capirlo,
di instaurare un rapporto come quello fra Ash e Pikachu, ma sapeva che era
troppo presto per una cosa simile.
Butterfree sembrò deluso. Poi allungò le sue zampe e sembrò
afferrare le mani di lei con le antenne. Giocherellò con le dita,
formando una V, e poi spinse il braccio verso l'alto.
"Stai tentando di dirmi qualcosa," commentò Laselle,
capendo. Fissò il gesto della mano. Lo faceva ogni volta che
vinceva una battaglia di Pokemon. "V..." cominciò lei. "V
come vittoria?"
"Free!" il Butterfree annuì felice. Poi guardò il
pavimento sporco, Si appoggiò e tracciò due linde ondulate
nel sudiciume.
"Um..." Laselle cercò di pensare. "Si contorce?"
Butterfree sospirò. Poi i suoi occhi rossi brillarono. Disegnò
una figura umana con un bastone, e quella che sembrava una di quelle
macchine usate prima della guerra. "Una strada?" chiese lei
esitando.
"Free!" rispose Butterfree, annuendo.
"Vittoria... Strada?" La sua gola si seccò
improvvisamente, e sentì un groppo in gola che le rese difficile
respirare. "Strada della vittoria??? Oh, merda... Oh, merda, merda,
merda..." Guardò il suo pokemon con espressione piena di
terrore. "Butterfree! Avresti fatto meglio a non dirmelo!"
Butterfree sospirò di nuovo.
Sul muro di pietra sgretolato, le ombre di un fuoco da campo
ondeggiavano in ogni direzione. Quasi in sincronia con quei movimenti, un
vento gelido attraversava i buchi del soffitto, da dove era possibile
ammirare il cielo pallido. Non era un gram che, come riparo, quel
brandello mezzo distrutto - uno dei tanti resti del vecchio Cancello della
Lega, al margine occidentale della Foresta di Viridian - ma era meglio che
restare nel tetro, gelido mondo esterno. Soprattutto considerando le
condizioni di Misty, pensò Erika con un nodo alla gola, mentre
osservava la sua migliore amica degli ultimi anni mentre respirava
faticosamente, col volto circondato dai rossi capelli madidi di sudore. Le
aveva tolro il mantello blu, e aveva trovato un sottile artiglio
conficcato nell'avambraccio. Era stato facile trovarlo, perchè la
puntura era circondata da un terribile livido color porpora; una macchia
in contrasto con il naturale pallore della pelle di Misty. Era un veleno
terribile, con cui AJ l'aveva attaccata. Erika si ritrovò
improvvisamente a sperare che Ash gliela facesse pagare, a quel dannato.
Misty borbottò qualche cosa nel sonno. Erika pensò di aver
intuito il nome di Ash. Scosse il capo. Anche se biasimava così
tanto Ash e sè stessa per quello che era successo, Misty non poteva
scappare. Forse era per quello che Misty lo aveva follemente obbligato e
finire in mezzo a tutta quella storia, anche pirma che l'Armageddon fosse
inziato. Una scusa per reincontrarlo e per farlo definitivamente uscire
dalla sua vita. In qeul caso, aveva mancato clamorosamente l'obiettivo.
Erika non sapeva più come prendere la faccenda. Aveva sempre
pensato ad Ash come ad un tipo incapace di capire gli altri, ma non
sarebbe stata la prima volta che sbagliava. Nonostante le apparenze, era
molto legato a Misty, il che era in contraddizione con quello che, a
quanto pare, aveva fatto.
Si tolse il suo nastro per capelli rosso, e lo avvolse intorno alle dita
sopra le gambe incrociate. Si sentiva ancora in colpa per la morte dei
suoi ultimi tre Istruttori d'Erba. In quel momento era dispersa con Ash,
ma avrebbe comunque dovuto essere là con loro. Era stupido, ma
nessuno le aveva imposto di restare entro i confini della ragione.
E ora, Misty. La povera ragazza che aveva vissuto col cure spezzato per
oltre un quarto della su vita - e che ora che aveva la possibilità
di ritrovare ciò che aveva perduto, stava venendo portata via dal
veleno. Ash doveva sbrigarsi, pensò disperata. Sbrigarsi! Se Misty
fosse morta... e con lei lì accanto, impotente. Impotente. No. Non
sarebbe stato giusto.
Improvvisamente, dalla stanza accanto, in cui Bruno e il vecchio Team
Rocket stavano riposando, arrivarono grida commosse. Poi la porta di legno
marcio si spalancò, rivelando un Ash stremato, col mantello
strappato e con Pikachu sulla spalla.
"Pikachu, dai la fiala ad Erika," disse Ash chiudendo la porta
con un calcio. Si pettinò i capelli, liberando gli occhi, mentre
Pikachu correva verso Erika e le porgeva una piccola ampolla di forma
sferica.
"Pika," commentò Pikachu malinconico, osservando con le
orecchie abbassate Misty, poi si sedette sulle zampe posteriori accanto al
fuoco, al centro della stanza.
"Grazie a Dio!" esclamò Erika, osservando il liquido
alla luce del fuoco, con aria ansiosa. "Però... e se AJ avesse
bluffato? Magari non è l'antidoto, e voleva uccidere Misty fin
dall'inzio."
"Fai solo quello che devi fare," disse Ash con voce rapita.
Scivolò a sedere contro il muro di pietra, e si accovacciò,
fissando intensamente le sue ginocchia. Erika tirò su il capo di
Misty e aprì la fiala del liquido.
"Mentre eri via, sono riuscita ad identificare il veleno. Sei
arrivato appena in tempo: e un'estratto mortale del sangue di una certa
specie di Kakuna. L'unico modo per fermarlo è col sangue del
beedrill che esce fuori da quel bozzolo..." Aprì la bocca di
Misty con un dito, e cominciò a versare gentilmente il fluido
rosso. "Causa una paralisi che inizia con una grande stanchezza, poi
colpisce i nervi, causando il coma e quindi la morte. Mi chiedo come uno
come AJ abbia fatto a procurarsi non solo il veleno, ma anche l'antidoto."
Ash si voltò e guardò Misty con un occhio semichiuso.
"Starà bene?"
"Penso di sì. Lo sapremo fra poche ore." Chiuse di nuovo
gli occhi, e appoggiò la testa alle ginocchia.
"Sembri molto esperta di veleni, Erika. Sono felice che tua sia qui."
"Non è difficile, perchè quasi tutti i Pokemon d'Erba
sono anche di Veleno," spiegò Erika sedendosi e avvolgendo i
suoi capelli nel nastro. "Ma non ho nessuna relazione con Aya e Koga.
Quei due sono un vero dizionario sui veleni. Mi chiedo se siano riusciti a
a scappare da Sud Lavender prima dell'esplosione." Notò
improvvisamente le mani arrossate di Ash, e si voltò. Pietrificata,
comprese che entrambe le mani inguantate era coperte di sangue rappreso,
anche se il grosso delle macchie era stato lavato via. Ash percepì
l'interesse di lei, riaprì gli occhi e osservò le sue mani
sporche.
"Starai pensando che sono una specie di mostro assassino,"
bisbigliò. "Dopo tutto al tempo delle guerre mi chiamavano
Assassino." Ma Erika si limitò a voltarsi per controllare
Misty, che sembrava essersi calmata, ma non sapeva se per l'antidoto o per
la presenza di Ash.
"È il sangue di AJ?" Una pausa.
"Sì." Erika si strinse nelle spalle.
"Allora va bene."
James aveva pigiato l'orecchio contro la porta di legno.
"Credo che stia andando tutto per il verso giusto," bisbigliò
a Jessie che restava appoggiata al muro sgretolato, sull'altro lato della
stanza. Poi si rialzò e cominciò ad armeggiare con un
pettine fra i suoi capelli blu. Gli occhi blu scuro di Jessie erano
stretti, concentrati, la lunga coda rossa pendeva senza vita sulla spalla,
e uno dei suoi coltelli raschiava contro la roccia del pavimento.
"Bene. Siamo già stati anche troppo rallentati." Bruno,
che era appoggiato al muro opposto, aprì gli occhi.
"Se pensi che vi stiamo rallentando, allora perchè non te ne
vai fuori dai piedi?" La sua voce profonda sembrava incollerita.
Jessie afferrò il velo nero che aveva abbassato sotto il mento, e
lo mise sul volto, come per prepararsi ad uno scontro.
"Bene. Forse dovremmo farlo davvero."
"No-no, Jessie," replicò subito James. "E' meglio
restare uniti. E poi le nostre mantelline sono rovinate." Indicò
un cumulo di stracci giallo, accartocciato su un tavolo traballante. "Non
possiamo uscire sotto la pioggia con questi vestiti." Persian, al
centro della stanza, arricciò il naso e smise di leccarsi le zampe,
sorridendo con espressione compiaciuta.
"Per ... ha smesso di piovere... semplicemente non vuoi uscire là
fuori." James cominciò ad arrabbiarsi.
"Bene, stavo solo pensando che potrebbe servire qualche Maestro di
Pokemon dalla nostra parte. Ricordi quello che è successo a Sud
Lavender? Butch e Cassidy avevano alleati molto potenti. Anch'io voglio
amici importanti!"
"Ah," Persian fece un cenno con la zampa. "E' stato un
caso. E basterei io a fermarli."
"Hee hee... Però mi sembra che non ti sia piaciuto quel
Jolteon," disse James con tono ironico. Persian lo folgorò con
un'occhiata taglientei.
"Taci."
"Allora, come hanno fatto a catturarvi?" Chiese Bruno, che
aveva iniziato ad ascoltare. "Quei tre Maestri con gli Eeve evoluti?"
Jessie riprese ad affilare i coltelli e accennò una risposta. I
suoi colpi contro il pavimento divennero rabbiosi.
"Sì, ma il più lo ha fatto quella dannata puttana coi
capelli intrecciati. Il suo Ninetails faceva... mai visto niente di
simile."
"Volevamo rubarlo per poter rivenderlo," ammise James con aria
timida, grattandosi la nuca. "Ma non ha funzionato." Bruno li
guardo con occhi impassibili. Persian alzò le spalle.
"Anche noi dobbiamo pure procacciarci il pane."
"Pensavo foste diventati dei mercenari."
"Diciamo che gli introiti sono calati, visto che quasi tutti i
nostri obiettivi sono probabilmente morti." Poi la porta cigolò,
spaventandoli tutti incluso Bruno. Ash si affacciò dalla fessura, e
il suo aspetto si esaurì in una ciocca spettinata sulla fronte.
"Dobbiamo riposare, almeno tre o quattro ore. Poi Misty starà
meglio. Prendo il primo turno di guardia." Bruno si appoggiò
al muro e si coprì col suo mantello marrone.
"Non preoccuparti. C'è già Duplica, là fuori.
Ha detto che voleva farlo lei, il primo turno, e che sarebbe tornata
quando si fosse sentita troppo stanca." Ash si gratto la guancia con
una falda del suo mantello nero e sbadigliò.
"Sì, l'ho vista là fuori, seduta su un pilastro mozzo.
Sta bene? Sembra molto pensierosa. Non l'ho mai vista tanto seria."
"Non lo so. E' così da quando siamo tornati a terra,"
rispose Bruno. "Forse, con tutto quello che è successo, sta
mettendo la testa a posto, finalmente." Ash scosse la testa.
"No, non è da lei. Ad ogni modo, quando rientra, ditele che
il turno successivo è mio, va bene? Le chiederò tutto
allora. Ora... vado a vedere come sta Misty." Chiuse la porta. Bruno
si rivolse ai tre.
"Allora, direi che sia il momento per un po' di meritato riposo,"
disse chiudendo i suoi occhi e cercando di addormentarsi. Alcuni minuti più
tardi, li riaprì.
"Jessie, per favore, evita di affilare quel coltello proprio ora."
"Va bene, scusa!" Disse Jessie sarcasticca. Tirò fuori
una stellina da lancio, che era ancora più rumorosa.
All'esterno delle rovine, seduta sopra i resti di una colonna, una donna
dai lunghi capelli blu, con un corto vestito nero, osservava le nubi nel
loro lento turbinare, abbracciando le gambe con le sue braccia. Tracce
nerastre, simili a simboli demoniaci, decoravano il cielo - o era
l'inferno? - con simboli demoniaci. Era rapita dalla loro inquietante
bellezza...
Sbattè le palpebre. Per un istante, Duplica pensò di aver
visto una stella cadente che attraversava quella copertura scura, ma
quella visione rimase sospesa fra la realtà e i suoi sogni.
Comunque, stando al suo senso del tempo, era circa mezzanotte, per cui
avrebbe anche potuto essere vero. In quei giorni, l'alba e il tramonto non
avevano più senso, tutto era solo una notte eterna - era come non
poter più vedere. In ogni caso, aveva fatto il suo desiderio, per
quanto sapesse che sarebbe stato vano. Aveva espresso desideri per
innumerevoli stelle cadenti, ma non aveva mai ricevuto nulla. No. Aveva
ricevuto qualcosa, una volta, ma era una cosa già presa. Si strofinò
le spalle nude e rabbrividì. Per qualche ragione, era sorto un
vento pungente, che ululava fra i brandelli di mura ancora in piedi. Fra
le pareti sgretolate, qualche masso, erbacce e polvere rendevano il grido
del vento una presenza malinconica, spaventosa. Come fantasmi. Un brivido
le percorse la schiena. Ora che aveva pensato ai fantasmi, non si sarebbe
più liberata di quel pensiero... Eppure, pensare agli spettri era
un modo come un altro per scordare gli altri pensieri. Era meglio essere
spaventate, che sentire con quale fatica il cuore si sforzasse di andare
avanti, turbato da ricordi che era meglio non ricordare. Aveva cercato di
dimenticare, aveva addirittura provato attivamente a lasciarsi dietro quei
sentimenti... ma come per ogni cosa nella vita - almeno, nella sua- non
c'era niente di facile.
Il vento soffiò inclemente. Gli arbusti, i viticci e il fogliame
frusciarono irritati, mentre perfino la colonna di roccia su cui sedeva
sembrava vibrare. Duplica smise di tenersi le gambe e si alzò,
evocando il suo lungo mantello viola attorno al corpo e imponendo ai suoi
capelli di smettere di ondeggiare davanti agli occhi. Alzò il suo
pamo destro e diede via ad una brillante torcia che afferrò con
l'altra mano.
"Chi va là?" urlò rozzamente, puntando la fiamma
in ogni direzione. La luce spazzò via le tenebre, ma non trovò
altro che vegetazione fremente per il vento.
E poi improvvisamente il vento cessò, quasi come se qualcuno lo
avesse fermato, e tutto tornò come prima. Duplica rimase in
guardia. La quiete prima della tempesta. Ecco qualcosa da ricordare con
cura. Qualcosa, una macchia nera e trasparente, piombò rapidamente
sulle sue spalle ruggendo furiosa mentre si ancorava alle sue spalle. Poi
un'altra, e un'altra ancora. Girò pazzamente su sè stessa,
sentendo il cuore che le bloccava la gola. Cos'erano? Le sembrò che
stessero urlando il suo nome, ma non ne era sicura... la cosa peggiore era
che forse, pensò, lo stavano facendo davvero...
Si voltò ancora, alzando le braccia per difendersi, cercando nel
cielo dietro di lei le forme che l'avevano aggredita... spiriti? Ma erano
scomparsi, o nell'aria, o fra i rami della Foresta di Viridian che
invadeva il margine delle rovine. Il suo cuore batteva selvaggiamente, e
la sua mente pensò furiosamente di correre a dire agli altri ciò
che aveva visto. Si trattenne. Pensò che Ash l'avrebbe fissata con
aria scioccata, e sarebbe corso a controllare personalmente. E lei era
troppo forte per farsi aiutare - era il tipo che non prendeva mai nulla
sul serio, doveva mantenere quella fama. Cominciò a concentrarsi
per trasformarsi a sua volta in... un fantasma o uno spirito. Qualcosa con
elevato potere elementale. Ma poi i Pokemon Proibiti l'avrebbero
percepita?
"Stai pensando alla forma da assumere?" la voce di una ragazza,
giovane e misteriosa, qualcosa di impossibile in quel luogo tetro, la fece
scivolare fuori dai suoi pensieri. Duplica si voltò immediatamente,
e diede più energia alla sua torcia con uno sbotto istintivo. Il
viso della ragazza era pallido, scarno, galleggiante fra le ombre di un
muro sbriciolato. Poi la giovane avanzò, accompagnata da un
clangore argentino, rivelando un sottile corpo avvolto da una veste nera
come i lunghi capelli che le correvano dietro la schiena. Sbiaditi occhi
grigi la guardarono da sopra un naso sbarazzino e una bocca rosata.
"Chanelle?" chiese Duplica, confusa. "Come sei arrivata
qui?" Poi socchiuse gli occhi, sospettosa per qualche ragione. C'era
qualcosa di strano. Era strano e spaventoso che le maniere di quella
ragazza fossero diverse da quelle della Chanelle che aveva incontrato.
"Duplica, Duplica" disse Chanelle con voce molla. "Hai
un'abilità fantastica. Trasformarti in quello che vuoi, quando
desideri." C'era davvero qualcosa di sbagliato.
"Almeno posso avere degli appuntamenti," rispose scontrosa.
"Hai paura dei fantasmi, Duplica?" I suoi occhi argentei
sembravano brillare nella notte, apparendo quasi bianchi. I suoi sottili
capelli cominciarono a galleggiare nell'aria immobile.
"E' una domanda retorica?" Era andato anche troppo oltre...
quella ragazzina era pericolosa. Un ekans? Avrebbe potuto paralizzarla con
un fulmisguardo e poi interrogarla. Ma quando cominciò a
concentrarsi per la trasformazione, l'aria si riempì di grida così
angoscianti che non potè fare altro che rimanere immobile, furiosa
e terrorizzata. Chanelle la guardò, ghignando.
"In ogni caso, lo sarai presto." Alzò le sue braccia e
un fumo nero, denso come vapore, la circondò in un sudario
nebuloso. Una nebbia che emanava risate orribili. Cominciò un
cantico monoto e ottuso.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre Crepuscolo.
Offro quest'anima in morte eterna.
Accetta questa disgraziata alla tua vista..."
Duplica smise di respirare. Un dolore immenso attraversò il suo
cuore, come se mille aghi bollenti lo stessero perforando. Che succedeva?
Un incantesimo? Ma un simile potere poteva venire solo da... No.
Impossibile. Gli occhi di Chanelle divvenero una luce calda, una coppia di
scintille bollenti. Abbassò le braccia, e i suoi amuleti
tintinnarono per un momento.
"Lasciami trovare i tuoi pensieri più profondi. Guardami, che
la verità ti distrugga!" Duplica non potè fare altro
che vedersi in un abisso neri, infinito. Dentro vide una bambina coi
capelli blu. Era da sola, piangeva, non c'era nessuno a consolarla. Chiuse
i suoi occhi, ma c'era ancora. Cominciò a gridare, e non potè
smettere.
Ma tutto era buio e muto.
Una ragazza abbastanza carina, sui sedici anni, con lunghi capelli blu e
un cappello di paglia, sta percorrendo una strada polverosa, canticchiando
una melodia gioiosa. Gli orli viola della sua gonna sono gonfiati dal
vento, sulla sua faccia è stempato un sorriso solare che trasmette
la sua felicità perfino agli alberi del bosco. Due occhi bruni
brillano, riflettendo i raggi dorati che attraversano le fronde. Sembra in
attesa di qualcosa.
"Penso che siamo quasi a Pallet!" dice la ragazza, piegando il
cappello di lato e tenendolo per evitare di farlo cadere. Con la mano
libera, stringe la spalliera del piccolo zaino che le sue spalle magre
stanno sorreggendo.
"Dits," sembra dire il cappello, mostrando un piccolo sorriso e
dimostrando di non essere affatto un semplice copricapo. Un'ombra
attraversa il viso di lei.
"Mi chiedo se si ricorda ancora di me," dice in tono
angustiato. Rallenta la corsa, e inizia una camminata pensierosa.
"Ditt, ditto" la incoraggia il suo cappello.
"Sì, io sono abbastanza famosa, ma lui è il Campione
della Lega Pokemon," spiega la ragazza. "L'ho visto in TV. E'
molto più famoso di me. E se invece si ricordasse di me?" La
sua voce si trasforma in un tono maschile, incredibilmente simile a ciò
che sta imitando. "Oh, mi sembra di averti già visto! Eri
quella intrattenitrice che avevo conosciuto durante il mio viaggio.
L'imitatrice! Ma perchè sei qui?" La sua voce ritorna a
normale, e la sua camminata diventa ancora più lenta e depressa. "Già,
perchè vado qui?" Si pettina malinconicamente i suoi capelli
blu, ordinandoli dietro le spalle.
"Ditto..." La ragazza scoppia improvvisamente a ridere,
cambiando completamente stato d'animo.
"Mi conosci troppo bene. Non l'ho più dimenticato, da quando
ci siamo incontrati. Non ho mai conosciuto nessuno come lui. Avevamo una
specie... di legame. Io... io volevo vedere se... ecco, sai..." Il
suo volto grazioso si macchia di un timido rossore. Poi sbuffa fra sè,
e riprende la sua camminata gioiosa.
La foresta comincia a diradarsi, in lontananza. Appaiono alcune case.
Dong di Ding! Dice il campanello mentre la ragazza dai capelli blu
rimane immobile, improvvisamente spaventata, sotto il portico della casa.
Tiene le mani dietro la schiena, strette e agitate per la tensione. E' un
errore, e lei lo sa, mentre si toglie il cappello di paglia e lo stringe
sotto una delle sue braccia sottili.
E poi la porta si apre. C'è una bella donna, con occhi e capelli
marroni. Gli occhi sono familiari. Anche i tratti del volto. Ma quello che
lei sente va oltre la familiarità. e è una bella donna con
hairand marrone e lungo occhi luce-marroni. Occhi familiari. E' un fremito
che le percorre tutto il corpo. Le sembra quasi di conoscere quella donna.
Come, non lo sa, ma può giurarlo, in qualche modo.
"Ehilà!" Dice la donna allegramente. Poi sbatte le
palpebre, e studia con occhi riflessivi la ragazza, fissandola
intensamente. Poi ride. "Oh, per un momento mi è sembrato di
averti già visto!" Poi smettee di ridere. "Oh cara, per
favore perdonami. Non è il modo di trattare un ospite. Sono la
signora Ketchum, come posso aiutarti, signorina?" La madre di Ash,
pensa la ragazza. Ecco perchè le sembra tanto familiare. In quel
viso può vedere molto del figlio. Ma non c'è solo quello. C'è
qualcosa in più... qualcosa che lei rifiuta con ostinazione.
"Salve, signora Ketchum," dice la ragazza quando alla fine
ritrova la voce. "Ho saputo che suo figlio, Ash, è tornato dal
viaggio, e volevo solo sapere... è qui? Sono... sono un'amica che
ha conosciuto nel suo viaggio di addestramento."
"Ah!" esclama la donna, deliziata. "Un'amica di mio
figlio? Che bello. Sì, sì, è qui a Pallet, a farmi
visita. Ora non so dove è andato... oh, è vero, credo sia
andato a fare una passeggiata alla spiaggia, a nord del Golfo di Viridian.
Non è lontano. Segui quel sentiero e dovresti arrivarci in un
attimo." La ragazza sorride.
"Grazie mille, signora Ketchum!" Sui gira e segue le istruzione
dettate dalla donna, rimettendosi il cappello in testa. Ma c'è
qualcosa, in quella donna, che vuole restarle impresso nella mente mentre
si allontana.
Il sottobosco e i rami secchi crepitano come riso soffiato, mentre la
ragazza cammina nervosamente verso la spiaggia. E' impegnata a camminare
con attenzione, a saltare sulle rocce e a superare gli arbusti, e tiene il
cappello in mano.
Come sarebbe stato avere una madre? Ma da quello che può
ricordare, è sempre stata sola. Ha avuto un padre, ma è
morto da tanto tempo, e lo ricorda con fatica. Ha la sfumata immagine di
un uomo serio, con corti capelli blu e occhi concentrati. E' un miracolo
che possa ricordare anche solo quello, visto che sono oltre dieci anni che
lo ha perso. Quasi tutta la sua infanzia, in effetti, è opaca.
Tutto quello che ha è un Ditto, il suo unico e migliore amico al
mondo. La sua vita è passata in quella vecchia casa, col suo
compagno. Se non fosse stato per Ditto, non sarebbe nemmeno potuta
sopravvivere. Non riesce nemmeno a immaginare quello che sarebbe successo:
la sua gioventù è trascorsa in una zona di campagna, dove
nessuno avrebbe potuto far spazio per un orfanella.
Malgrado il suo passato, oggi la ragazza può dirsi benestante. Ha
iniziato con piccoli spettacoli, e da quel lavoro ora ottiene tutti i
soldi che le servono per vivere. Infatti, con tutto il suo sapere sui
pokemon, avrebbe potuto diventare un'Istruttrice, o perfino una
ricercatrice. Ma ha preferito allenare un Ditto, un'impresa difficile
almeno quanto frequentare il Pokemon Tech. Ma era rimasto il problema
della solitudine. Per questo ha cominciato a far pratica, davanti ad uno
specchio, allenandosi a far finta di essere qualcun altro, cercando di
imitare il suo pokemon. Un modo per non essere così soli. E, dopo
anni e anni di pratica, ecco spuntare un certo Ash... La ragazza comincia
a udire un suono ritmico, e anche il suo naso cattura l'aroma salmastro
dell'oceano. Si appoggia ad un albero, e vede un ragazzo che le rivolge la
schiena. Indossa solo un paio di lunghi pantaloni, e prende a pugni un
grosso tronco con delle corde legate intorno. I suoi capelli seguono ogni
movimento del corpo. Lei comincia ad analizzare il corpo magro ma
sportivo, mentre il ragazzo, senza accorgersi della sua presenza, continua
il suo addestramento silenziosamente.
"Vieni, Pikachu!" dice infine, guardando al suo fianco, "tieni
i pugni in alto, e colpisci in questo modo!" Quindi si esibisce in
una complicata combinazione di tre pugni incredibilmente violenti, che
fanno tremare tutto l'albero.
La ragazza sente la sua bocca aprirsi, scioccata. Pikachu? Si sporge dal
suo nascondiglio, rimuove un piccolo arbusto e individua un piccolo topo
elettrico, che imita perfettamente i movimenti marziali del padrone. Se ne
sta eretto sulle zampe posteriori, e si allena con un albero più
piccolo, conciato allo stesso modo di quello del suo maestro. I suoi pugni
crepitano di elettricità. Allora lei ritorna a fissare il ragazzo,
spalancando gli occhi marroni. E' Ash! E' così cambiato... è
più maturo. In effetti, sono passati alcuni anni dall'ultima volta
che si sono visti. Ora che può vederlo meglio, può vedere
come il piccolo, grazioso bambino si sia sviluppato in tutto quel tempo...
Sfortunatamente, comincia a perdere il suo equilibrio precario. Grida
spaventata, e precipita su un cumulo di foglie imbrunite dall'autunno.
Nell'impatto, una nube di fogliame secco la circonda come in una tempersta
di neve. Con gli occhi chiusi per l'imbarazzo, si toglie il cappello che
le ha coperto il viso e si rialza. Fissa il ragazzo con aria mortificata,
cercando di togliere la sporcizia dai suoi capelli blu. Ma lui la sta
fissando tranquillo, e si strofina il mento come se stesse pensando ad un
rompicapo.
"Ehi, io ti conosco!" dice con voce entusiasta. Poi i suoi
occhi marroni si illuminano, e lei capisce subito che si sta sbagliando. "Sei
Duplica, quella della chat line telefonica!"
"Pika Pika!" concorda il pikachu, eccitato. Gli occhi di lei si
spalancano. Questo davvero non se lo sarebbe mai aspettato.
"Chat... telefonica? Ma sono quella della casa delle imitazioni,
vicino a Fuchsia. E poi... conosci una di una chat telefonica? Che razza
di depravato sei?" Lui ride, e si gratta la testa con aria
inconsapevole.
"Hehehe, non preoccuparti."
"Pikachu," ammette il pikachu, imitando il gesto di lui con la
zampa. Lei si rialza e si aggiusta il vestito, togliendosi di dosso l'erba
e le foglie. Poi sorride.
"Almeno ti ricordi come mi chiamo, Ashy. Ma sembro davvero una di
una...?" chiede con aria irritata, assumendo una posa civettuola.
Coprendosi la bocca, lui si schiarisce la gola.
"Duplica! Ahem, sei molto cambiata!" Sembra cercare qualcosa
intorno a lei. "Ma dove -"
"Dits!" Il cappello della paglia rimasto a terra balza sulla
testa di lei. Un piccolo viso sorridente vi ci compare sopra, e ammicca al
ragazzo.
"Ah! Bello!" Guarda il suo Pikachu, seduto accanto al piede
nudo. "Pikachu, perchè non puoi diventare un cappello anche
tu? Sarebbe molto utile." Il pikachu si arrampica sulla gamba di lui,
e infine si siede sulla sua testa.
"Pikapi?" dice con un ghigno grazioso. Il ragazzo sospira.
"Patetico." Il Pikachu risponde con una scarica elettrica. "Va
bene, sei un ottimo cappello," deve concludere lui, ancora fumante.
La ragazza non può fare a meno di scoppiare dalle risate. Poi
addita il tronco e si rivolge a lui, incredula.
"Questa è nuova. Da quando ti sei messo ad allenarti a
lottare? Parlo di te, non del tuo pokemon."
"Devi sapere che mi allenavo anche prima di entrare nella Lega
Pokemon," rispondee lui un po' offeso. "E poi, Pikachu si allena
qui. Devo diventare forte anch'io, altrimenti non sarebbe giusto." Si
pettina strofina timidamente i capelli. "E ho anche imparato qualcosa
di nuovo, mentre ero in giro per dare una mano al Professor Oak."
"Forte, eh?" Dice lei, sorridendo e togliendosi il cappello.
Questo si ritrasforma, e ritona ad essere una figura ameboide seduta sulla
sua spalla. "Bene, allora cose ne dici di una sfida, signor Ashy -
Campione della Lega Pokemon?" Lui fa cenno di no.
"Ah, non sono il Campione della Lega. Il titolo ora è di
Gary, e ho sentito che sta facendo un ottimo lavoro. Nessuno lo ha più
battuto." Comincia ad avvicinarsi ad un altro albero, dove giace una
piccola sacca marrone. Ne estrae un maglietta nera e se la mette addosso.
Poi indossa anche un vecchio cappello della Lega Pokemon, che gira di
lato. "Ad ogni modo, accetto la sfida," dice con tono furbesco. "Se
non sbaglio mi devi ancora una rivincita."
"Ha!" lo stuzzica lei . "Vuoi usare di nuovo Bulbasaur?
Devo dire che è gratificante, sapere di aver battuto un Campione
della Lega." Lui sorride.
"Ho fatto progressi." Il ragazzo guarda la sua cintura, e le
molte pokeballs che vi sono appese. "Non so se usare Bulbasaur... o
meglio, Ivysaur, adesso. Magari vuole anche lui una rivincita..."
"Pikapi," esclama il pikachu, emanando scintille dalle gote.
Lui lo guarda.
"Oh, vuoi combattere tu?"
"Chu."
"Va bene. E per te, Duplica? Ditto?" Lei incrocia le braccia.
"A me va bene. Almeno ho la certezza che non vuoi farmi vincere."
"Ditto," concorda il suo pokemon.
"Non so," risponde lui mentre raccoglie il suo zaino e se lo
mette sulle spalle. "Pikachu è piuttosto gentile con le belle
ragazze. Dai, combattiamo qui sulla spiaggia. E' più piacevole, e
poi potremo farci una nuotata." Comincia ad incamminarsi verso la
battigia, col pikachu al suo fianco e aspettandosi di essere seguito.
La ragazza si ferma un attimo, col cuore palpitante. Le ha detto che è
bella! Si volta per prendere il suo zaino e si incammina a sua volta.
Sono entrambi in piedi, sulla sabbia della spiaggia, accompagnati dal
suono delle onde che si infrangono. Sopra di loro, un cielo senza nuvole,
con un sole giallo che martella le loro schiene. Ma la brezza fresca del
mare calma quel bollore, e gonfia i loro vestiti. Alcuni pidgey pigolano
incuriositi, solcando il cielo.
"Vai, Ditto," ordina la ragazza, tentando di impedire che il
vento le sollevi la gonna. La piccola chiazza viola si fa avanti con la
sua consueta espressione sorridente.
"Ditts!" Il ragazzo si sistema il cappello.
"Bene, Pikachu. Sai che tocca a te."
"Pika!" Il pikachu corre in avanti, col pelo ritto nel
tentativo di spaventare l'avversario.
"Ditto, Trasformazione!" urla la ragazza, sorridendo.
Agevolmente, l'ameba viola comincia a mutare, diventando un pikacu in
tutto e per tutto identico a quello di lui. A parte il colore, che è
lo stesso dei capelli della ragazza, un blu-viola, inceve del giallo, e ha
strisce e gote nere invece che color ambra.
"Huh? Che novità," esclama il ragazzo, estremamente
interessato.
"Così non ci confondiamo," replica lei orgogliosa. "Le
ho insegnato qualche trucchetto nuovo."
"Grandioso. Posso annotarlo sul mio pokedex, più tardi?"
Lei gesticola con la mano.
"Come vuoi."
"Grazie. Ad ogni modo, la battaglia comincia. Pikachu, mostragli
quella serie Gurenken che stavamo facendo prima!"
"Pika!" Il pikachu corre in avanti e comincia una serie di
colpi, in cui la ragazza riconosce le mosse che il ragazzo stava provando
prima contro l'albero.
"Ditto, usa l'Agilità e schiva!"
"Pika!" risponde il pikachu viola, che scansa faticosamente
alcuni pugni che il pikachu di lui sta sferrando rapidamente. Ma ha molte
difficoltà, e i colpi del pokemon giallo lo fanno indietreggiare
preoccupato.
"Pikachu, più veolce quell'Agilità!" Il tentativo
va a vuoto, e il pikachu giallo colpisce tre volte sullo stomaco e sulle
spalle. Poi gira su sè stesso e lo scaglia in aria con un colpo
della coda. La ragazza boccheggia. La velocità del pikachu di lui è
incredibile!
"Ditto, riprenditi e contrattacca con un Superfulmine!" Il
Pikachu viola si volta in aria, e spedisce un lampo accecante verso il suo
avversario.
"Pikachu, assorbilo!" Incredibilmente, il pikachu giallo non si
scansa e si lascia colpire, ma invece che subirne il danno sembra
risucchiare tutta l'elettricità nel suo corpo.
"Cosa?" chiese la ragazza perplessa, ignorando quasi il suo
ditto che atterra a una dozzina di piedi, affaticato. "Quante nuove
mosse gli hai insegnato?" Il ragazzo sembra pensare. Poi alza le
spalle, imbarazzato.
"Non lo so. Ho perso il conto."
"E' una pazzia!" Si trova in svantaggio. Il suo ditto ha solo
gli attacchi normali di ciascun pokemon. Non può imitare le mosse
personalizzate che quel ragazzo ha sviluppato. Deve usare l'astuzia...
"Ditto, lancia un Superfulmine contro il terreno!"
"Chu Pika!" Il pikachu viola crepita, poi invece che mirare al
pokemon di lui si scaglia contro il suolo sotto di lui. La conseguenza è
un'improvvisa esplosione che scaglia in aria la sabbia che rende gli occhi
inutili. Un secondo dopo, il pikachu giallo si schianta al suolo un paio
di piedi al di fuori della nube, con un'aria malconcia.
"Bella mossa!" commenta il ragazzo. "Sei molto più
furba della maggior parte degli istruttori della Lega Pokemon." La
ragazza sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e il suo volto si
illumina.
"Grazie."
"Ma non significa che sei migliore di me," conclude lui con un
ghigno soddisfatto. "Pikachu, Graffio di Tuono! Ma usa solo un quarto
di potenza!" Il pikachu giallio balza in aria, con le orecchie
aderenti al corpo.
"PIKA!" Assieme al grido, fende l'aria con una rapida
rotazione, lanciando una lunga lama di elettricità, che esplode
violentemente a contatto del suolo, in una nube di sabbia e detriti. "Ditto,
salta!" urla la ragazza, indietreggiando spaventata.
"Pika!" Il pikachu viola si libra in aria. Sfortunatamente,
l'attaco elettrico lo segue, e non può scappare. C'è una
piccola esplosione, e la sabbia li avvolge. Un minuto dopo, la nube si
posa, ed entrambi i contendenti smettono di tossicchiare per ammirare il
pikachu giallo, ancora in piedi, accanto al corpo svenuto del ditto.
"Ditto!" grida la ragazza preoccupata, e corre verso il suo
pokemon svenuto, che ha ripreso la sua forma.
"Dits," dice debolmente. Qualcuno si acquatta al suo fianco. È
il ragazzo, col suo pikachu.
"Sta bene? Mi dispiace! Non avrei dovuto dire a Pikachu di andarci
così pensante."
"Pika," si scusa il pikachu giallo. La ragazza lo guarda, e
sorride debolmente.
"Ma bravo! Calpesta pure la mia autostima, perchè no!"
Dice ridendo. Si concentra di nuovo sul ditto, che barcolla con aria
stordita. "Sta bene, so come farlo tornare a posto. Devo dire che voi
due siete davvero bravi. Ora capisco perchè sei diventato Campione
della Lega Pokemon." Le guance del ragazzo arrosiscono, e lui usa il
cappello per rinfrescarsi il viso.
"Aww, smettila. Comunque, visto tutto l'allenamento che facciamo, è
ovvio che siamo forti. Altrimenti, pensa che vergogna." E' il
momento, pensa la ragazza. Il momento di invitarlo a cena!
"Ah," borbotta, "Sei libero per -"
"Ash!" grida la voce di una bella ragazza. "Eccoti qui!
Sono appena tornata da Cerulean City, e ti stavo cercando dappertutto!"
Lei si volta, e vede una splendida ragazza, alta, con lunghi capelli
rossi mossi dal vento, che corre verso di loro dal sentiero. I suoi occhi
sono blu come il cielo, sul suo viso c'è un'espressione di gioia...
amore?
"Misty!" esclama il ragazzo con voce eccitata. Si alza e
comincia a correre verso di lei, seguito dal suo pikachu. Si incontrano
sulla sabbia, e lui la stringe in un amoroso abbraccio. Le risate sono
interrotte da un bacio.
La ragazza dai capelli blu guarda silenziosamente, ancora in ginocchio
sulla sabbia. Qualcosa, nel suo petto, sta agonizzando, un dolore
insopportabile che la fa sentire confusa e disorientata. Allora è
così che ci si sente, col cuore spezzato, pensa mentre cerca di
comparare quell'atrocità con altre emozioni già provate.
Niente. Stupida, stupida! Ha capito, quella ragazza la conosce, è
quella con cui Ash ha viaggiato ed è arrivato fino alla casa delle
imitazioni, quella coi capelli rossi e la coda di cavallo.
Poi il ragazzo libera la ragazza dall'abbraccio. Indicando la figura
inginocchiata sulla sabbia, lei fa una domanda.
"Chi è quella?" La sua bella voce arriva assieme ad un
veloce gesto per togliere una ciocca di capelli dagli occhi blu. "Mi
sembra di averla già vista, da qualche parte."
"Oh. Ricordi bene. Ricordi molto bene, vero Duplica?"
Gli occhi d'argento di Chanelle la guardarono con compassione,
osservando la donna accasciata al suolo, in lacrime che si stringeva
attorno alle ginocchia.
"Povera ragazza... ma forse puoi ancora redimerti."
I pallidi occhi d'argento brillarono ancora una volta.
Ash venne svegliato da un suono soffocato accanto a lui. Misty! Aprì
gli occhi e si mise a sedere, ancora dentro il sacco a pelo. Nell'ombra,
anche lei si era seduta, e si stropicciava gli occhi con una mano.
"Come ti senti?" chiese lui, immensamente sollevato dal vedere
che aveva ripreso conoscenza. Si passò le dita fra i capelli e
esaminò il suo pallore. Il viso aveva di nuovo la sua tonalità
cremosa, e i suoi occhi sembravano più brillanti e vivi: due
macchie di mare che sparivano rapidamente dietro le palpebre, mentre lei
si liberava del tutto dal torpore. Si sistemò alcune ciocche di
capelli rossi dietro la spalla, controllò il vestito blu e poi si
rivolse a lui. Si leccò le labbra rosate.
"Io-io mi sento bene." Notò l'attenzione con cui veniva
osservata, e arrossì. "Veleno?" Ash distolse lo sguardo.
"Sì." La voce di Misty divenne tesa. "Chi?"
"AJ." rispose lui, osservando di nuovo le sue mani. Le aveva
lavate di nuovo, dopo la notte precedente, ma prudevano ancora; la
viscosità del sangue era rimasta appiccicata alle sue dita, come
una tintura malevola. "Ora non è più un problema."
Misty si coprì il volto con le mani, scuotendo le spalle, colta da
una fitta di amarezza.
"Questo è sbagliato. Sbagliato! Come abbiamo potuto causare
tutto questo? Il mondo è già morto. Come possiamo salvarlo?
E' come se non valesse più nemmeno la pena di salvarlo." Ash
le afferrò una mano.
"No. Finchè c'è ancora vita sappiamo di dover fare
qualcosa. Qualunque cosa. La profezia è un suicidio, non capisci? E
non c'è una ragione per rendere il suicidio una cosa giusta. La
vita non va sprecata in quel modo. Ho sempre cercato di non darmi mai per
vinto." La fissò negli occhi. "Se non lo avessi fatto,
probabilmente sarei già morto." Poi si voltò
rapidamente, come se guardarla gli facesse male. "Come con AJ... l'AJ
che conoscevamo da bambini è morto quando ha perso nella Lega
Pokemon. Il suo odio lo ha consumato, riducendolo ad un guscio col solo
desiderio di dimostrarsi degno di un titolo indegno." Notò
qualcosa intorno ad una delle dita della mano di lei. Un anello di un
qualche tipo? Cercò di guardare. Ma Misty si ritrasse da lui.
"Ma con me ti sei dato per vinto." Lui la guardò,
incredulo.
"Di che stai parlando? Semmai, tu mi hai lasciato, correndo da
Brock. E' per questo che te ne andasti, quel giorno?" Una gelida aura
blu cominciò a diffondersi dal suo corpo.
"Quello che Brock disse... era una bugia! Sono stata con lui, ma
solo perchè ho confuso l'amore con l'amicizia! Non potevo pensare a
nessuno altro con cui parlare. Non c'è mai stato nulla di
romantico, fra di noi."
"Lui sembra di diverso avviso," disse Ash arcigno, fissando il
suo pugno chiuso. Misty lo guardò con occhi ardenti di rabbia.
"Hai detto che AJ è diventato un'altra persona, e non vedi
che anche Brock è cambiato? Per qualche... qualche ragione, si è
fissato su di me. Non so perchè, l'ho sempre trattato come un
amico, specie quando eravamo bambini. Non ha mai dato segno di pensare a
me come a qualcos'altro. Era sempre dietro a qualche altra ragazzo..."
"Lo stava nascondendo... e l'amore non deve per forza essere
rivelato," rispose lui accigliato. "Se solo avessi saputo come
si deve essere sentito..."
"Cosa? Ti saresti fatto da parte?"
"Perchè no?" gridò in risposta. "Ho sempre
messo gli amici prima di me stesso!"
"Come osi?" Ruggì lei, mentre sorprendentemente gli
balzava addosso, stendendolo contro la pietra ruvida del pavimento. La
presa sui suoi polsi era dolorosamente stretta, e poteva sentire il gelido
pulsare dell'aura dentro di lei. "Avresti sacrificato me e te, solo
per essere nobilmente idiota? E io? Non sono tua amica, IO?" I suoi
occhi arsero di un fuoco freddo, blu. Ma Ash potè solo pensare
quanto fosse splendida, coi suoi lunghi capelli rossi sopra di lui, con
gli occhi ardenti per l'emozione, con quel viso avvampato dall'ira.
"Io-io, ma tu sei più di un'amica, tu sei solo Misty,"
disse dolcemente. "Sei sempre stata Misty."
E l'ira di lei si trasformò in qualcos'altro, caldo e bramoso come
la rabbia che l'aveva generato. Il suo volto venne turbato da
un'espressione confusa, mentre Misty cercava di capire cosa stesse
provando.
"Ash," sussurrò, poco più di un respiro.
Improvvisamente, si ritrovarono a baciarsi appassionatamente, con lo
stesso ardore che avevano prima di lasciarsi - sembrava anzi che i loro
sentimenti si fossero ampilificati, da allora. La pelle di lei era soffice
e liscia, e le loro labbra unite era no calde come il sole di mezzogiorno.
Ash volle smettere. Voleva. Quella donna poteva romperlo come una fragile
scultura di cristallo. L'aveva già fatto una volta.
Ma era troppo debole.
Aveva bisogno di quel bacio.
Aveva tanto, tanto bisogno di lei.
Erika e Pikachu strisciarono quietamente fuori dalla porta. Erano stati
svegliati da quel litigio, ed erano rimasti immobili, cercando di non
farsi notare. Ma ora che quei due, senza nemmeno accorgersi del mondo che
li circondava, avevano iniziato a svestirsi, era giunto il momento di
lasciarli alla loro intimità.
Più tardi, la stanza era nel silenzio, e i due giacevano l'uno
accanto all'altro, ascoltando il loro respiro lento. La stanza era
diventata buia, perchè il fuoco si era spento da tempo, ma potevano
sentirsi l'un l'altra, dopo aver fatto l'atto più appassionato di
cui due esseri umani sono capaci.
Con occhi serrati, Misty cercò di tenere la realtà a bada.
Mentre faceva ciò che aveva fatto, si era promessa che qualunque
cosa ne fosse venuta, l'avrebbe sopportata. Se avesse sopportato quel
piacere, avrebbe potuto sopportare tutto. Ma ora che dalla sua testa erano
scomparsi il desiderio e la rabbia, come una droga che lentamente
esaurisce il suo effetto, il suo cuore affranto era tornato a farsi
sentire. Si mise a sedere, e cercò nell'oscurità i suoi
vestiti. Probabilmente avrebbe trovato la sua biancheria appallottolata
accanto a lei, e il suo vestito ancora in parte addosso, incastrato fra le
gambe nude. Si sentì come un'attricetta in un film a luci rosse.
Raggiunse il suo zaino per cambiarsi i vestiti e si allontanò da
lui, non aspettandosi reazione. Faceva male, vedere le proprie aspettative
infrante.
"Dovremo partire molto presto." Dopo un breve silenzio, lui si
voltò, col corpo irrigidito.
"Huh?" Cercando di ignorare il suo cuore, cominciò
meccanicamente a vestirsi.
"Vi ho rallentato anche troppo. Dobbiamo raggiungere l'Indigo
Plateau e fermare la profezia, prima che sia troppo tardi."
"Dannata Lega Pokemon! Vuoi davvero parlarne adesso?" disse
Ash, guardandola coi suoi occhi dorati, dicendolo con lo sguardo che non
avrebbe mai voluto perderla. "Dobbiamo parlare del passato, e farla
finita una volta per tutte!" Lei restrinse gli occhi. Come poteva
fingere di non sapere? Per un attimo, sentì una fitta di dolore
nella sua testa. Una sofferenza che le annerì la vista per un
istante. Improvvisamente, Ash le divenne detestabile. Ricordò
l'odio che aveva sentito quando era andata via, tutti quegli anni
addietro. Un odio che era gradualmente scomparso, mentre riconosceva che
anche lei aveva avuto la sua parte di colpe, ma che ora era tornato. Ma
assieme a tutto quello c'era l'amore che che le sembrava di aver sempre
provato. Quel conflitto interno la stava strappando in due. La testa sembrò
sul punto di esplodere. E accadde proprio questo.
"Al diavolo il passato, Ash! Forse volevamo entrambi finirla. Forse
ora è davvero finita, e quando avremo fermato l'Armageddon potremo
tornare alle nostre vite." Lui la guardò con aria incredula,
cercando di comprendere quello che aveva sentito. Poi i suoi occhi
divennere due lame dorate rivolte al pavimento, in parte nascoste dai
capelli neri. Cominciò a vestirsi a sua volta, infilandosi i
pantaloni e stringendo la cintura.
"Farla finita? Se hai bisogno di uno strizzacervelli, rivolgiti a
quella dannata Sabrina, ma lasciamene fuori." La sua voce era gelida,
un freddo pari a quello degli attacchi di ghiaccio di lei. Ash si alzò
rapidamente, si mise anche la maglietta e gli stivali, evitando di
incontrare lo sguardo di lei. Ombre scure apparvero sotto i suoi piedi,
mentre richiamava il suo lungo mantello nero. Si incappucciò,
rendendo il suo volto invisibile, e fece per uscire dalla stanza. Senza
degnarla di uno sguardo, aprì la porta. "Se è questo
che provi," disse impassibile, "allora voglio che questa sia
l'ultima volta che ti vedo in vita mia." Uscì, e sbattè
la porta con tale violenza che il vecchio legno cigolò,
fessurandosi al centro.
Misty guardo la porta, che nel suo spaccarsi sembrava voler scimmiottare
la sua anima. Si gettò sul sacco a pelo e si strinse nelle braccia,
piangendo.
Il gruppo attraversò silenziosamente le rovine, muto come le
macerie attorno a loro, con Ash e Misty che cercavano di ignorarsi e
stavano il più lontano possibile. C'era una tale tensione
nell'aria, che forse ci si sarebbe dovuti preoccupare più per quei
due che per la profezia.
Erika non poteva capirlo. Cosa era andato così tragicamente
storto? Guardò Ash, che guidava il gruppo, saltare quietamente i
massi e le rocce che rendevano il cammino irregolare. Sembrava una
camminata artificiale, falsa, come se fosse un automa incapace di
emozioni. La sua figura incappucciata era avvolta da nubi di tetro vapore
nero. Anche il suo pikachu nero, aggrappato alla sua spalla sinistra, era
impassibile. Era strano. Le ricordava il demone che era stato quando aveva
combattuto per la Lega Pokemon, il peggior nemico che avesse mai
affrontato.
Misty era nelle stesse condizioni, camminava dietro a Jessie, James e
Persian, avvolta nel suo mantello blu. Il cappuccio nascondeva il suo viso
nelle ombre, ma Erika poteva vedere un'espressione vuota, come la faccia
perfetta ma inanimata di una bambola di porcellana. Gli occhi erano
opachi, come perline di vetro blu.
A differenza dei due, Duplica trotterellava accanto a lei con un
espressione serena come il sole d'estate. Tremando per il vento freddo
che, funesto presagio di morte, ululava fra le rovine di quella che un
tempo era stata la vivace Indigo City, indossava il più scandaloso
vestito nero che Erika avesse mai visto. Saltellando e facendo spesso
correre le mani fra i suoi capelli blu, Duplica sembrava di ottimo umore.
"C'è qualche problema?" le chiese finalmente Erika,
rompendo il silenzio che il gruppo si era imposto. Si concentrò per
essere certa di sprigionare un bagliore verde dagli occhi rivolti a quella
donna, giusto per far capire quanto fosse seria. Duplica la guardò
per un attimo con aria incredula, e si pettino i capelli. Era come
quell'azione impertinente che faceva spesso Giselle.
"Bene,scusami, Ragazza di Pianta, ma, diversamente da voi musoni, mi
piace essere allegra." Poi, grottescamente, la sua immagine si
trasformò, si alzò di pochi centimetri e ad Erika sembrò
di avere di fronte uno specchio. Una donna con un mantello verde, occhi
color erba, capelli lunghi fino alle spalle tenuti insieme da un nastro
rosso. Erika si voltò, irritata, e Duplica-Erika schioccò la
lingua, facendole l'occhiolino.
"Oh, guardatemi, sono la possente Erika!" disse Duplica
imitando alla perfezione la sua voce, e fissandola con gli stessi occhi
verdi. "La splendida principessa sempreverde!" Si piegò
in un inchino ironico. Erika si bloccò, ottenendo l'attenzione di
tutti quanti e costringendo il gruppo a fermarsi. Si sentiva arrabbiata
come mai prima, anche più di quando la sua palestra era stata
bruciata dal Team Rocket e il suo Gloom era quasi morto. Alzò un
palmo, e cominciò a concentrare la luce del fioco sole.
"Tu, tu piccola..."
"Duplica, piantala," la fermò Bruno nel tentativo di
impedire la lotta. "Dovresti scusarti. Non possiamo permetterci di
litigare, fra di noi." Il clone di Erika rise.
"Oh mordimi, Bruno-tesorino." Si ritrasformò nella sua
forma originale e seminuda, e gli lanciò un bacio. "E poi,
cosa vorresti fare? Se provi a colpirmi mi trasformo in te e ti prendo a
calci in culo." Rise di nuovo. "Anche se vorrei non dovermi
trasformare in qualcosa di così brutto." Alla fine, Ash
intervenne con voce più confusa che impassibile.
"Duplica, sei sicura di stare bene? Ti comporti in modo molto
strano." Erika fece una pausa. Era vero. Il giorno primo, Duplica era
sembrata triste, quasi depressa. Ora era così liberamente
insolente, ancora più del suo solito. Da un estremo all'altro: non
era normale. Forse aveva fatto male ad arrabbiarsi in quel modo.
Probabilmente Duplica aveva un problema serio.
"Mai stata meglio," rispose Duplica, facendo gli occhi dolci ad
Ash. "Forse l'idea di andare a distruggere la Lega Pokemon per sempre
mi eccita... sai, distruggere il male e salvare gli innocenti!"
"Non direi," disse Ash, ancora turbato. "La Lega non è
il male. E' il suo attuale Signore che non va bene. Sai qual'è la
sua idea? La vita dovrebbe finire, in modo da ricominciare dal principio."
"Moriremo tutti?" proruppe James da dietro.
"Taci!" dissero Jessie e Persian sferrando ripettivamente un
pugno e una zampata.
"Com'è che sai quali siano i piani di Lord Garick?"
domandò Bruno. Ash si voltò.
"Me li ha detti lui. Ricodati che io ero un Maestro di Pokemon della
Lega."
"Non devi ricordarmelo," borbottò Bruno. Misty aggrottò
le sopracciglia.
"Dovremmo andare." Ash non la guardò neppure, e rivolse
gli occhi al loro cammino attraverso le rovine, e alla foresta, poco
oltre. Riprese la marcia.
"Sì. Prima finiamo, prima potremo liberarci l'uno dell'altra."
Una raffica di vento gelido soffiò contro di loro, portando con sè
un piccolo tornado di foglie e rocce. I detriti si polverizzarono contro
un vecchio pilastro di pietra. Ma le foglie rimasero in aria, incolumi.
Gradualmente, mentre attraversavano le rovine infestate dalle erbacce
verso nord, il sentiero si fece più sicuro, evidentemente per una
maggiore manutenzione, con perfino qualche edificio ancora integro nei
paraggi. Anche il margine della foresta aveva inziato a farsi più
diradato, lasciando il posto ad erba e cespugli, e il sottile suono dei
ruscelli stava lentamente sostituendo l'urlo del vento. Comunque, davanti
a loro non c'era altro segno del fatto che fossero prossimi all'Indigo
Plateau, il cuore della Lega Pokemon. Ormai, le cime degli edifici della
capitale avrebbero dovuto ergersi oltre le vecchie macerie, ma invece
c'era solo l'oscurità, come se un pittore avesse avuto solo il nero
per incrostare la sua tela.
Ash si fermò improvvisamente, facendo arrestare tutto il gruppo.
"Dannazione," disse in tono sibillino.
"Che succede?" chiese Bruno, incrociando le braccia con aria
torva.
"Dobbiamo trovare un'altra strada per arrivare all'Indigo Plateau.
Questa è bloccata." James si fece strada verso la cima del
gruppo, blaterando da dietro il suo velo nero da ninja.
"Sciocchezze! Fatemi dare un'occhiata! Oof!" Si scontrò
contro qualcosa di duro e cadde all'indietro sul sentiero selciato.
"Ecco perchè l'orizzonte è nero," spiegò
Ash togliendo dal suo mantello scuro la polvere che la caduta di James
aveva sollevato. Erika fece un passo in avanti, superò Ash e tastò
l'aria davanti a sè, cautamente.
"Hai ragione. Non vedo nulla, ma c'è una specie di muro qui."
"Quanto è alto?" chiese Bruno, guardando in alto e
cercando di scorgere il margine della barriera. "Forse possiamo
scavalcarlo." Ash avanzò e provò a concentrarsi.
"Impossibile. E' come una cupola, di circa un miglio di diametro,
che circonda tutto l'altopiano. Va anche sottoterra."
"Puoi romperlo?" chiese Misty con un tono di voce astioso. Lui
tirò immediatamente un violento pugno, abbastanza da generare una
folata di vento che gonfiò i mantelli di tutti. Una pioggia di
scintille nere sprizzò davanti al suo pugno, emettendo un violento
schiocco di tuono. Poi Ash abbassò la mano e si grattò il
capo.
"Sembra fatto con elementi d'Ombra. Quindi, a meno di non spezzare
in due il pianeta, non credo di poter fare qualcosa."
"Pika," concordò Pikachu dalla sua spalla.
Improvvisamente, lui sentì una vigorosa stretta sul suo braccio.
Era Duplica, che lo fissava vogliosamente coi suoi occhi castani.
"Vieni, Ash. Dimenticatene, per un po'. Andiamo oltre quel boschetto
a divertirci insieme." Pigiò il suo corpo voluttuoso contro di
lui. Misty ringhiò dietro di loro, ed Erika boccheggiò. Ash
si sentì estremamente disturbato.
"Duplica -" Poi sentì anche il rumore di un ramoscello
che si spezzava, e diede ascolto alle grida dei suoi sensi. Un bagliore
argenteo al margine del suo campo visivo lo attirò, e agendo veloce
come un lampo alzò il braccio per deviare la freccia che gli era
stata lanciata contro. Dalle rovine intorno a loro, oltre una dozzina di
persone in tuta mimetica balzarono fuori da dietro i massi e gli edifici,
gridando e puntandogli contro spade e scudi. Il clangore metallico delle
armi spazzò via il silenzio.
"All'attacco!" urlò una voce maschile da dove era
arrivata la freccia.
"E' un'imboscata!" ruggì Bruno mentre si toglieva il
cappuccio e si preparava a fronteggiare gli assalitori a mani nude. Jessie
e James si coprirono immediatamente i volti e impugnarono i loro pugnali,
mentre Erika evocò la sua staffa eburnea con un bagliore di energia
verde dalle sue mani. Persian soffiò e si acquattò, rizzando
la pelliccia bianca sulla schiena. Dietro di loro, un gelido bagliore
annunciò che anche Misty si era preparata, generando i suoi pugnali
gemelli di ghiaccio. E poi tutti si gettarono nella mischia, mentre
l'oscurità si riempiva del fragore di una battaglia, del rumore
delle spade e del sibilo di rapidi movimenti.
"Ricordate, andateci piano con gli attacchi elementali! E fateli
solo svenire. Questi non sono soldati della Lega," ordinò Ash
mentre si liberava da Duplica e si gettava nello scontro assieme a
Pikachu, che aveva iniziato a caricarsi di energia scura e stava ora
crepitando dalla sua spalla.
L'arciere che aveva attaccato Ash si alzò da dietro il muro di
pietra che stava usando come difesa. Aveva i capelli castani, un lungo
vestito verde e una cotta di maglia. Sorprendentemente, c'erano molte
caratteristiche familiari, nel suo volto.
"Sei solo un fottuto Maestro di Pokemon!" ringhiò
l'arciere, alzando il suo arco lungo. "Uomini, attaccate quello nero!
Sembra essere il capo!" E con un'insospettabile agilità
cominciò a lanciare una salva di frecce.
Ash si piegò rapidamente, scansando tutti i dardi, ma un paio di
essi riuscirono comunque a perforargli il mantello. Un altro uomo lo
attaccò da dietro, tentando di coglierlo di sorpresa con un rapido
fendente del suo spadone. Ash si girò e parò il colpo
afferrando la lama fra le mani, quindi sferrò un possente calcio
sulla guancia dell'aggressore. L'uomo gridò e volò a
parecchi metri di distanza, cadendo a terra svenuto. Quindi, Ash afferrò
meglio la spada e la lanciò in aria, per poi afferrarla dalla parte
dell'elsa.
Poi una donna con occhi ambrati e corti capelli blu, superò il
corpo svenutò e gli si fece contro. Con la mano libera afferrò
una pokeball e la lanciò.
"Kabutops, attacco Graffio!" gridò mentre la sfera si
apriva e liberava una grossa creatura bipede, con la testa a forma di
cupola e con grosse falci sulle braccia. Il pokemon sibilò,
fissandolo con occhi ardenti di rosso, e si preparò a colpire.
Silenziosamente, Ash parò le sciabolate con lo spadone, quindi,
vedendo che il kabutops era sbilanciato, ne approfittò per colpirlo
con una ginocchiata sul torace. Infine, mentre il pokemon cadeva a terra,
lo fece svenire colpendolo sulla nuca con l'elsa. Si rivolse alla donna e
gli lanciò contro Pikachu.
"Pikachu, Sottomissione... ma vacci piano."
La donna cercò ci colpire il pikachu nero che le stava piombando
addosso, ma questi era troppo veloce. Pikachu superò la sua difesa
e la colpì sullo stomaco con una violenta testata, che la fece
crollare a terra dolorante. Il pokemon tornò al fianco di Ash con
un agile balzo.
"Melanie!" gridò l'arciere dai capelli castani, correndo
verso di lei. Gettò a terra l'arco e sguainò la spada legata
alla sua vita, quindi saltò dal muro per caricarloi. "Bastardo!
Me la pagherai!" Alzò la spada oltre le sue spalle. Ash lasciò
il suo spadone e si voltò per fronteggiarlo, fissandolo con ardenti
occhi dorati fra le ombre del cappuccio.
"Siete stati voi ad attaccarci. Avreste dovuto essere preparati a
subirne le conseguenze."
"Mostri!" lo accusò l'uomo, fissandolo fra le lacrime. "Siete
stati voi Maestri di Pokemon a far uscire quegli incubi neri dappertutto!
Per colpa vostra... tutta la mia famiglia è morta!" Calò
la spada, ma Ash schivò il colpo. Tentò allora di colpire di
nuovo, ma anche questo fendente andò a vuoto.
"Non siamo stati noi a liberare i Pokemon Proibiti in questo piano,"
disse Ash, continuando a scansare la lama. "Ferma i tuoi uomini,
prima che qualcuno si faccia male." Accennò col capo a Bruno,
che stava colpendo brutalemente chiunque osasse avvicinarsi a lui. Erika
teneva a bada almeno altri quattro aggressori, parando quasi annoiata ogni
colpo. Misty aveva disarmato e messo fuori combattimento almeno tre
uomini, e anche Jessie, James e Persian si stavano comportando
egregiamente. Duplica si trasformava allegramente in qualsiasi forma,
confondendo i suoi assalitori coi suoi attacchi frenetici: un momento
prima, era un growlithe che azzannava le loro gambe, e l'istante dopo era
un fearow che sferrava beccate sulle loro teste.
"Vi ho visto, diavoli incappucciati! Ho visto uno di voi con un
intero sciamo di quei cosi che distruggevano un villaggio!
Distruggevano... e mangiavano!" singhiozzò, arrestando i suoi
attacchi, improvvisamente stanco. Ash pensò di catturare quell'uomo
e di usarlo come ostaggio per bloccare gli altri, e stava per farlo quando
una giovane voce femminile lo precedette.
"Fratellone!" urlò la ragazza. "Fermo, conosco
quell'uomo che stai attaccando! N-non è cattivo! MI ha salvato!"
Lui si voltò, e individuò una ragazza coi capelli scuri che
spuntava dal riparo delle rovine. Ash riconobbe la ragazzina che aveva
salvato al villaggio di Pallet.
"Tesoro?" esclamò l'uomo, abbassando la spada. "Che
vuoi dire?" La ragazza si fermò davanti ai due, respirando
affannosamente per la corsa e la paura.
"Per favore, fratellone... fermali," singhiozzò, piegata
in due dalla fatica e reggendosi con le mani sulle ginocchia. "Ricordi
quando siamo stati attaccati per la prima volta, quando tu eri via? Fummo
salvati da uno straniero, ricordi? E' lui, fratellone! E' Ash!"
"Ash?" disse l'uomo, scioccato. Pikachu saltò sulla sua
spalla sinistra, e Ash si tolse il cappuccio, rivelando il suo viso.
"E' vero. Ora, richiama i tuoi uomini."
"M-ma, io ti conosco!" l'uomo scoppiò a ridere. Corse
verso di lui e lo abbracciò. "Ti ricordi di me? Sono Snap!"
Un po' imbarazzato, Ash gemette.
"Um, e i tuoi uomini, Snap? Richiamali."
"Oh, è vero. Scusa."
Ci volle un po', prima che la confusione della battaglia venisse meno,
ma presto tutti si fermarono e seguirono il loro apparente leader fino
alla base, al di fuori di uno dei palazzi di pietra che costituivano le
rovine. Melanie cominciò ad assistere quelli che erano rimasti
feriti, ma solo dopo essersi presa una pillola per il mal di stomaco. Si
lamentò della durezza della testa di Pikachu.
"Non posso credere che tu sia davvero qui, Ash!" stava dicendo
Snap, scuotendo la testa meravigliato, mentre i suoi lunghi capelli
castani ondeggiavano sopra le sue spalle. "E anche... beh, dalla
parte dei buoni, per così dire. L'ultima volta che ho sentito
parlare di te, combattevi per la Lega Pokemon."
"Qualcosa del genere," rispose Ash, guardandosi intorno. "Anch'io
pensavo che tu fossi un pacifista." Snap si guardò i piedi,
con aria improvvisamente triste.
"In un mondo perfetto, avrei potuto farlo, ma sai meglio di me come
stanno le cose." Si sedette su un masso, e si passò una mano
sulla fronte.
"Fai ancora fotografie?" chiese Ash, sperando di confortarlo,
menzionando quel lavoro che Snap aveva amato. Ma la reazione fu
diametralmente opposta.
"Tutto mio equipaggiamento è stato distrutto tanto tempo fa.
Distrutto o rubato." Sospirò. "E ora dove la trovo una
macchina fotografica nuova?" Ridacchiò, depresso. Misty guardò
Ash e scosse il capo.
"Dio, Ash, sei proprio bravo a rallegrare la gente." Ash la
ignorò. Sentiva ancora un profondo dolore, una sorta di barriera
per proteggere le sue emozioni più intime. Era come cercare di
bloccare una frana con uno scudo di carta velina. Snap la fissò
incuriosito, con occhi attenti. Balzò in piedi, corse verso di lei
e l'abbracciò.
"Ma tu sei Misty!" urlò, improvvisamente rallegrato. "Sei
così bella! Ricordo che mi eri piaciuta, tampo addietro."
"Grazie, Snap," commentò Misty, liberandosi dalla
stretta. "Non sei tanto male, tra l'altro," aggiunse, osservando
il corpo muscoloso sotto la cotta e il vestito verde. Si pettinò i
capelli rossi e si lasciò sfuggire un sorriso divertito. "Stai
molto bene con quei capelli lunghi." Ash ringhiò nel profondo
della sua gola. Stava per alzarsi e dire qualcosa con tono dispiaciuto,
quando Duplica gli afferrò un braccio e lo strinse con forza sul
suo seno prosperoso. Ash arrossì.
"Beh, io penso che Ashy sia molto più grazioso," dichiarò
lei con aria altezzosa. "Adoro i suoi occhi, sono così belli
quando luccicano, mi fanno scoppiare, e a te no?" Stavolta fu Misty a
dover brontolare. Balzò al fianco di Snap e gli afferrò la
mano, sorprendendolo.
"Ma guarda il corpo di Snap. E' molto più sexy e muscoloso.
Sembra così rude e forte."
"Oh, per favore," la derise Duplica, strofinandosi contro Ash. "A
me piacciono di più i tipi sportivi. Troppi muscoli fanno schifo. A
parte il fatto che il viso di Ashy è oggettivamente molto più
bello." Sbuffò con aria frivola. "Così bello
che..." Misty non potè controbattere, e fissò Duplica
con occhi ardenti di ghiaccio. Poi si girò sui suoi piedi e se andò
con aria impettita.
"Che diavolo è successo?" chiese Snap con aria confusa,
dopo che Misty se ne fu andata. Erika guardò Duplica con aria
accigliata.
"Solo una sfida fra puttane," commentò prima di mettersi
a seguire Misty.
Ash si passò nervosamente una mano fra i capelli.
"Duplica, grazie, ma ora potresti, per favore, smettere di
stringermi così?" cercò di dire imbarazzato.
"Nessuno problema, Ashy" Rispose Duplica,sorridendo e
liberandolo dalla sua presa.
Più tardi, quando le teste calde si furono rinfrescate, Snap,
Ash, Misty, Duplica, Pikachu, Erika, Bruno, Jessie, James e Persian si
trovavano seduti in circolo, studiando un modo per entrare nell'Indigo
Plateau. Avevano detto a Snap del loro obiettivo, e cosa avrebbero dovuto
fare per arrestare la profezia prima che inizasse la fase dinale. E poi
anche di come la cupola d'ombra li avesse bloccati.
"C'è un modo per raggiungere l'Indigo Plateau," disse
Snap in tono eccitato, non appena sentì delle loro difficoltà
ad entrare. "Una delle nostre spie ha visto della gente andare a
venire da un varco nella barriera."
"E dov'è?"disse Bruno rapidamente, piegandosi in avanti
con occhi brillanti per l'ansia.
"Ricordi la Strada della Vittoria? Sì. In fondo, eri uno dei
Quattro Grandi." Bruno tornò composto, e incrociò le
sue braccia muscolose, con aria delusa.
"Impossibile. Il tunnel della Strada di Vittoria è crollato
durante le Guerre Oscure dei Pokemon. Nemmeno un diglett potrebbe passare
in quel casino."
"Bruno," replicò Cenere con calma, togliendo una ciocca
di capelli da un occhio. "La Strada della Vittoria è stata
sistemata dalla Lega Pokemon, dopo le guerre. La voleva usare come via di
fuga nel caso un grosso esercito avesse tentato di attaccare. Infatti,
sono passato di lì, dopo aver ucciso Gary. O meglio, dopo aver
creduto di averlo fatto." Bruno sorrise interessato, col viso acceso
di speranza.
"Allora è possibile! Possiamo passare da lì, dove c'è
la breccia nella barriera d'ombra!"
"M-ma, un tunnel?" uggiolò Jamesm afferrandosi la testa
con aria terrorizzata. "Non ricordate cosa è successo l'ultima
volta che abbiamo preso un tunnel?"
"Perrr... S-sì," convenne Persian, rizzando il pelo
sulla coda. Anche Jessie sembrò spaventata, sebbene cercasse di
nascondere la sua preoccupazione.
"Non mi piacciono i tunnel," disse ad alta voce.
"Ma ora è diverso," disse Misty. Guardò Ash. "Non
ci sarà un Missingno anche in questo." Ash rimase pensieroso. "Non
ci sarà, vero?" chiese lei di nuovo, questa volta con aria più
preoccupata. Finalmente, Ash diede un segno di vita, giocherellando con i
suoi guanti neri.
"Penso sia improbabile. Ma con due livelli del Proibito aperti, non
posso garantirlo."
"Ma, Missingno era un Pokemon Supremo," disse Bruno. "Non
può esserci più di un Pokemon Supremo per elemento, no?"
"Vero..." considerò Ash, continuando a fissare i guanti.
"Ma lo sai che il Piano Astrale, o Inferno, se preferisci, è
pieno di Pokemon Ombra come Missingno? A quanto ne so, infatti, tutta la
dimensione è come un unico Missingno."
"Cos'è un Missingno?" chiese Snap. "E' meglio non
saperlo," rispose Duplica con un mezzo sorriso.
"In breve, è una nebbia nera letale che consuma la carne,"
spiegò Bruno. Duplica gli fece una pernacchia.
"Oh, tu. Mi guasti tutto il divertimento." Snap sembrò
rabbrividire, sotto la maglia di acciaio.
"Allora farò meglio a non seguirvi. Dopo tutto, ho una
sorella e la mia gente di cui preoccuparmi; e inoltre, sono troppo debole,
in confronto a voi Maestri di Pokemon, e perfino al Team Rocket."
Jessie e James lo fissarono con aria risentita, estraendo i loro pugnali.
"Ehi! Cosa vorresti dire?"
"Senza offesa," disse Snap, alzando le mani in un gesto di
resa.
Poche ore dopo, erano tutti acquattati sul suolo della foresta, e
fissavano la supposta entrata alla Strada della Vittoria. Pikachu era
accanto ad Ash, e brillava lievemente per permettere a Snap e alla sua
pessima visione notturna di individuarli. Il ragazzo indicò una
vecchia struttura in pietra, che sembrava l'ingresso di una cripta,
accanto alle rovine di un colonnato. In effetti, probabilmente era davvero
una cripta; il posto era un vero cimitero, con numerose lapidi e delle
croci che popolavano la spianata, come una piccola foresta. C'era una
puzza di vecchio nell'aria, al punto che sembrava che nessuno avesse più
usato quell'aria per secoli. Era un posto squallido, monotono, costituito
solo da neri e grigi.
"Sono sicuro che sai dove sia l'ingresso, ma nel caso te ne fossi
scordato, è quello là," affermò Snap.
"Bene, grazie per averci scortato," disse Ash con aria assente,
mentre cercava fra le ombre il segno di un movimento.
"E' stato un piacere, amico. Ora però devo andare. Ci vedremo
ancora?" li guardò con aria ansiosa e preoccupata.
"Solo un consiglio," bisbigliò Erika. "Porta i tuoi
uomini lontano da questa zona. Non abbiamo fatto molto per cancellare le
nostre tracce."
"Bene, grazie per l'avviso, Maestro Erika," disse Snap,
sorridendo. "Spero di rivedere di nuovo una ragazza così
bella." Le guance di Erika si macchiarono di rosso, e lei si nascose
il volto nelle ombre del cappuccio.
"Oh, muoviti, adulatore!" Snap fece un ultimo cenno di saluto,
si pettinò i lunghi capelli castani e corse rapidamente verso le
rovine, fra la vegetazione troppo cresciuta del posto. Presto scomparve
alla loro vista.
"Bene," disse Ash mettendosi in ginocchio e controllando lo
zaino. "Non sembra esserci anima viva." Si incappucciò. "Andiamo."
Pikachu saltò nello zaino, e Ash cominciò a correre
attraverso il cimitero, lungo il dorso ripido della collina. Gli altri
seguirono in fila indiana, con Bruno seguito da Erika e dal Team Roket.
Infine, in coda c'erano Duplica e Misty.
Quando arrivarono in fondo al pendio e alle prima lapidi, Ash rallentò
e cominciò a camminare con cautela. Non c'era bisogno di svegliare
i morti, pensò. Arricciò il naso, sentendo un odore
sgradevole. Laggiù, il fetore della morte era molto più
marcato. In effetti, era proprio il lezzo di cadaveri in decomposizione,
quello che aveva imparato a riconoscere nemmeno troppi anni addietro.
Superando una lapide, si guardò bene dal leggere il nome inciso su
di essa. A volte era meglio non sapere. Pikachu nascose il muso nel sotto
il collo di Ash. Aveva sempre detestato quel genere di luoghi. Il canto di
un Murkrow corse nell'aria, e alcuni dei suoi compagni sobbalzarono
spaventati.
"Oh..." bisbigliò James. "Lo odio."
"Silenzio," sibilò Bruno. Anche il rude Maestro di Forza
aveva un tremore nella sua voce. Intorno a loro, una nebbia scura sembrava
emergere dal cimitero. Con un po' di immaginazione, si potevano vedere gli
spiriti dei morti sorgere dalle loro tombe, additarli come assassini e
promettere vendetta. Ash cercò di non pensarci.
Qualcosa sibilò intorno a loro, un suono aggressivo e sottile, e
Ash cercò alla sua destra l'origine del suono. Due putini rossi
brillarono nell'oscurità, e una sagoma nera saltò in cima ad
una lapide, fissandoli. La bocca era coperta di denti aguzzi color sangue,
grondanti una saliva cremisi. Era un persian. Eppure, non lo era.
"State indietro," disse Ash, fermandosi per osservare il gatto
nero, che ricambiava con un'espressione ostile e gli occhi arrossati. Il
Persian di Jessie e James balbettò.
"Volentieri."
"HSSSSSSS!" soffiò il persian nero. E poi
improvvisamente balzò giù dalla lapide e si infilò
nella cripta. Presto scomparve dietro la porta di pietra e svanì
nell'oscurità.
"Dannazione," esclamò Ash, cominciando ad avanzare verso
l'entrata. "Avrei dovuto prenderlo prima che entrasse."
"E se ci attacca li dentro?" Chiese Bruno con aria titubante. "Potremmo
non aver abbastanza spazio di manovra."
"Ce ne preoccuperemo se e quando accadrà," commentò
Ash. Finalmente arrivarono tutti al portone della cripta. Erbacce nere e
viticci si erano avvolti intorno all'entrata, facendola sembrare
infestata. Sembrava esserci una qualche specie di scritta, sulla roccia.
Ash aggrottò le ciglia.
"Non riesco a leggerlo," disse Misty, avvicinandosi per dare
un'occhiata. Ash la fissò, sopreso. Dopo quello che era successo,
avevano cercato di evitarsi a vicenda. "Tu invece sembri
riconoscerlo. Ash, cosa c'è scritto?" Lei sembrò
rabbrividire, sebbene non si capisse se per il freddo o per la paura. Ash
fece un passo in avanti e soffiò via la polvere dall'incisione.
"Bene, qui dice:
"Colui che controlla la Luce, colui che controlla l'Ombra.
Eternamente uguali.
Ma come il tuono sconfigge l'acqua,
e l'acqua sconfigge la roccia
forse che la roccia non sconfigge il tuono?
O forse il Cambiamento sconfigge tutti?"
Le parole di Ash portarono un silenzio terribile. Fu Misty a romperlo.
"E' una parte della profezia?"
"Sembra familiare," commentò Ash, stringendosi nelle
spalle sotto il mantello nero. "Ma non sono un esperto di vecchie
leggende. Ci vorrebbe Valdera." Sentendo il nome della sorella, gli
occhi blu di Misty si socchiusero. "Lei era molto legata ai vecchi
miti e alle leggende. Forse è per questo che lotta al fianco della
Lega. Dopo tutto, è perfetta per il suo senso romantico."
concluse Ash.
"Romantico?"
"Che tu lo creda o no, Valdera è un tipo molto romantico.
Molto simile a te, a pensarci bene," Rispose lui meditabondo. Misty
sembrò sul punto di arrabbiarsi, ma poi distole lo sguardo.
"Sai, quando eravamo piccole, eravamo identiche. Ma c'era
qualcosa... non malvagio... ma qualcosa la rendeva diversa-" Poi lei
scosse il capo. "Ma che importa? Dobbiamo entrare, prima di essere
presi dagli spettri," disse scherzosamente.
"Devo aprirla completamente?" chiese Bruno, indicando la porta
della cripta con un cenno del suo mento squadrato e sorridendo con aria
fiduciosa.
"No, non serve," disse Ash togliendosi il cappuccio e avanzando
per spingere personalmente il blocco di pietra. La roccia sembrò
raschiare, riempiendo l'aria morta di un suono cigolante che echeggiò
lugubre fra le lapidi.
Era mezzo aperta, quando dalla fessura arrivò uno stridio, e una
nube nera di zubat lo costrinse ad indietreggiare, coprendosi il viso per
proteggersi dai denti e dalle ali. Poi, tutti i pipistrelli succhiatori di
sangue scomparvero nel cielo cupo sopra di loro.
"State bene?" chiese Ash. "Qualcuno è ferito?"
Dopo aver dedicato qualche secondo a controllare, tutti risposero
negativamente. "Bene. Gli Zubat posso trasmettere una strana malattia
che attacca i pensieri."
Tutti si controllarono di nuovo, questa volta con maggior cura.
In cima alla collina che dominava il cimitero, una giovane ragazza
avvolta in un accappatoio coperto di amuleti osservò il gruppo
varcare la soglia della Strada della Vittoria.
Due occhi di un pallido argento arsero su un viso misteriosamente
pallido, mentre un soffio di vento agitò i capelli neri come la
morte e fecero tintinnare i ciondoli. Lei sorrise, con labbra piene di
rosso. Tutto stava andando secondo i piani.
"Vero, Snap?" La ragazza inspirò e fissò il
patetico volto dell'uomo coi suoi occhi di un caldo bianco. Del sangue
gocciolò dalla bocca di lui, come marmellata di lamponi.
"S-sì, sì, Padrona," mormorò, come la
creatura disgraziata che era. Era stato davvero facile da vincere.
Chanelle alzò un dito e asciugò la goccia di sangue che
colava dalle labbra di lui. Poi leccò il polpastrello.
Dolce.
Unica cosa buona in tutta quell'oscurità, il tunnel di roccia
viva della Strada della Vittoria non aveva quel fetore di morte presente
all'esteno. Ma era pervaso da un senso di letale rigidità, come in
un rigor mortis.
Superato l'ingresso della cripta, avevano presto trovato che una delle
bare adagiate al muro aveva un doppio fondo, e si apriva su una lunga
scalinata. Ovviamente, la scoperta avvenne dopo aver esaminato molte altre
bare, trovate piene di scheletri. da allora, Ash si portava dietro una
gran voglia di farsi un bagno caldo, per levarsi di dosso quel gusto di
morte - psicologicamente e fisicamente. Dopo avere seguito il percorso
della scalinata, che conduceva verso il basso, si trovarono davanti un
muro di roccia alto almeno una dozzina di piedi, come quello che avevano
seguito nella loro marcia verso nord.
Pikachu, sulla spalla di Ash, era avvolto da una tenue luminosità
in modo da illuminare il cammino - più per gli altri che per sè
stesso. Pikachu ed il suo padrone potevano vedere benissimo al buoio,
anche nella più buia delle notti senza luna.
Misty camminava in silenzio, proprio dietro di lui. Non era sicuro se
fosse perchè aveva dimenticato quello che era successo o perchè
fosse estremamente spaventata da quel posto. Probabilmente la seconda
delle due. Dalle sue azioni, Ash poteva vedere quanto lei lo odiasse. Al
diavolo! Non aveva bisogno di quel dolore. Aveva vissuto senza di lei per
cinque anni, ed era stufo di soffrire. Ma perchè una voce dentro di
lui gli diceva che stava mentendo?
"Di certo, la Strada della Vittoria è cambiata," stava
dicendo Misty, guardandosi attorno. "E' sempre stato l'ultimo
ostacolo per competere nella Lega Pokemon, e un posto spaventoso. Ma
ora..." Rabbrividì. "Ash, se fosse stata allora come è
oggi, avresti vinto di certo." Poi sorrise furbescamente. "Ovviamente,
se fossi riuscito anche tu a non scappare spaventato."
"Ha Ha," Commentò Ash sarcasticamente. "Se non
ricordo male, quella che aveva paura dei fantasmi eri tu."
"Non è vero."
"Invece sì."
"Invece no."
"Per favore," li interruppe Erika. "Voi due siete
imbarazzanti."
Gradualmente, il tunnel si allargò, per poi aprirsi su una caverna
più capiente e familiare, piena di anfratti e scalinate. E buche.
"Attenti al terreno," li ammonì Ashì. "Se il
suolo o le pietre non sembrano salde, allora non andateci sopra."
Persian annusò la roccia di fronte a lui, che si spalancò
improvvisamente con un frastuono di sporcizia e rocce che precipitavano.
La fossa sembrava senza fondo. Una foro infinito di oscurità.
"Per... sei tu il capo, Ash" disse lui con tono lamentoso.
"Come?" dissero Jessie e James , guardandosi negli occhi.
"Sto scherzando, voi due siete i capi!" Persian rimase un
attimo pensieroso. "No, che sto dicendo, io sono il capo!" disse
trionfalmente, e corse in avanti.
"Come vuoi," commentò Jessie.
Stavano per salire una scala, quando improvvisamente Ash sentì
qualcosa. Si fermò e si concentrò, mentre anche Pikachu
rizzava le orecchie. Sembrava provenire dal tunnel verso erst. Non poteva
vedere molto, perchè l'ombra ingoiava tutti i dettagli,
nascondendoli perfino a lui.
"Avete sentito niente?" Duplica piegò il capo.
"Che è stato?"
"Qualcuno che gridava." Bruno lo fissò con aria seria.
"Sei sicuro?"
"Sì, sono sicuro. I miei sensi non si sono mai sbagliati
prima d'ora." Si voltò verso Pikachu. "Anche Pikachu ha
sentito."
"Pika," disse Pikachu, fissandolo con scintillanti occhi blu
cobalto. Bruno si voltò e gli fece cenno di continuare.
"Comunque, non sono affari nostri. Sai qual'è la nostra
missione. Una singola vita non conta." James si avvicinò con
occhi ardenti di verde, e afferrò una delle sue spalle possenti.
"E io che pensavo che i cattivi fossimo noi! Non possiamo lasciare
una persona da sola, senza nemmeno cercare di aiutarla!"
"Guarda, non abbiamo il tempo per aiutare ogni damigella in
pericolo!" ruggì Bruno, guardandolo dall'alto al basso. I suoi
occhi marrosi si socchiusero. "Ora, toglimi quella mano di dosso,
prima che ti spezzi il braccio." James estrasse un pugnale dalla
manica e glielo puntò.
"Provaci, testa chiodata, e ti farò trovare qualcosa di nuovo
in mezzo al culo!" Bruno sembrò sul punto di perdere il
controllo, ma subito si sgonfiò. Distolse lo sguardo.
"Heh. So io cosa ti piacerebbe piazzarmi in mezzo alle chiappe..."
James ringhiò.
"Tu brutto -" Jessie gli mise una mano sulla spalla.
"Dimenticatene, James. Non siamo qui per quell'idiota tutto muscoli,
ma per i lacchè della Lega Pokemon. Butch, Cassidy e magari anche
quella puttana coi capelli blu."
"Sì," convenne Persian. James lasciò la spalla di
Bruno e si sistemò la sua maschera da ninja.
"Bene. Ma non sarò felice fino a quando non avrò fatto
scomparire quel sorrisino dalla sua faccia." Bruno si strinse nelle
spalle.
"Se vuoi possiamo chiedere un Cerchio dei Maestri, quando sarà
finita. Anche se non sei un Maestro, farò un'eccezione. Ma ora
andiamo avanti." Poi qualcuno gridò di nuovo, e il rumore fu
abbastanza forte da essere riconoscibile.
"Questa è la voce di Giselle," disse Ash fissando con
aria torva il tunnel a est. "Ma che diavolo ci fa qui?"
"Potrebbe essere una trappola," disse Bruno con tono scettico.
"No, sono sicuro. So che è lei." Si voltò verso
di loro. "Io vado. Voi andate avanti, Bruno conosce il tragitto - la
Strada della Vittoria non è cambiata di molto - vi raggiungerò
più tardi." Si voltò e scomparve nelle tenebre.
"Ash!" gridò Misty. Si voltò e corse rapidamente
verso di lui.
"Veniamo anche noi," disse James trascinandosi dietro Jessie. "Vieni,
Persian!"
"Ora so perchè abbiamo fallito come criminali, James,"
disse Jessie liberandosi dalla stretta del suo compagno e sistemandosi la
sua coda rossa. "Sei troppo dolce!"
Erika guardò Duplica, che stranamente non aveva seguito Ash, poi
Bruno.
"Forse dovremmo andare anche noi." Bruno evitò il suo
sguardo.
"Voi non avete capito niente, di quello che stiamo facendo. Io devo
distruggere la Lega Pokemon. Devo." Guardò il suo gigantesco
pugno chiuso. "Devo..." Erika lo folgorò coi suoi occhi
verdi.
"E' una vendetta personale, o vuoi davvero salvare delle vite?"
Incredibilmente, una lacrima corse sul viso di Bruno.
"Se non fosse stato per loro... Lorelei..."
"Bruno," disse Erika, scotendo malinconicamente la sua testa. "Non
posso immaginare cosa significhi perdere l'amore della propria vita, ma so
questo: la vendetta ti ridurrà ad un guscio vuoto. Guarda quello
che è successo ad AJ. Vuoi che succeda anche a te?"
"E se anche fosse?" gridò Bruno in preda al dolore,
stringendosi la testa nelle mani. "Dopo Lorelei... non ho altro nella
vita. Nient'altro."
"Nemmeno tuo figlio?" Bruno crollò contro la parete del
tunnel, in lacrime.
"Junior, certo che mi preoccupo di Junior."
"Allora fai quello che ha fatto tua moglie, e prenditi cura di lui!"
disse Erika senza rimorso. "Sei stato un padre terribile. Non posso
credere che tu nemmeno sapessi di essere suo padre, prima di rivedere
Lorelei. Proprio prima che morisse." Bruno cadde in silenzio. Poi
rispose.
"Hai ragione. Quando tutto questo sarà finito, risolverò
anche questa faccenda. Lo farò. Ma ora abbiamo una cosa più
importante da fare. O non ci sarà nulla da risolvere, quando la
Profezia della Morte si sarà avverata. E potrebbe succedere in ongi
momento."
"Bene," sospirò Erika, togliendo una ciocca di capelli
neri dagli occhi. "Questo è meglio della storia della
vendetta." Duplica cominciò ad applaudire.
"Brava, Erika. Era davvero strappalacrime." Erika fissò
astiosamente la donna dai capelli blu, ancora nel suo oltraggioso vestito
nero.
"Duplica, c'è davvero qualcosa di sbagliato in te. Lo noto da
quando Misty è guarita dal veleno." Duplica smise di
applaudire e la fissò con ochci innocenti.
"Chi? Io?" si indicò.
"Sì. So che sei sempre stata una persona molto allegra, ma
stai superando ogni limite. E' spaventoso. E non hai mai osato interferire
nei rapporti fra Ash e Misty prima d'ora - li volevi vedere di nuovo
insieme, forse più di me. Anzi, più di me fino a un paio di
giorni fa. Che ti è successo di strano?"
"Prometto che mi farò controllare dal dottor Giselle,"
affermò Duplica, facendo il gesto di un giuramento. "Sempre
che la Padrona la lasci in vita."
"Padrona?" chiesero Bruno ed Erika simultaneamente.
"Oh, che sciocca," rispose Duplica, sorridendo con aria
crudele. "Mi sono appena tradita."
"Per favore," la voce di Giselle arrivò alle sue
orecchie dalle profondità del tunnel di roccia. "Qualcuno mi
aiuti. Fa male..." Seguì un pianto e altre grida.
Ash afferrò una falda del mantello e cominciò a correre più
velocemente, schiacciando la ghiaia e sollevando mucchi di polevere coi
suoi stivali.
"Tieniti forte, Pikachu," disse al suo pokemon.
"Pikapi," rispose Pikachu afferrandosi saldamente alla sua
spalla. Infine, il tunnel si aprì su una gigantesca stanza di
pietra, e Ash si bloccò. Fissò scioccato lo spettacolo.
Giselle era accasciata a terra, sul fianco. Fiotti rossi scivolavano
dalla pozza di sangue in cui giaceva. Ogni tanto, si lasciava sfuggire
qualche debole lamento, e il suo viso, pallido e scolcato da lacrime, era
contratto dal dolore. Il suo camice bianco era strappato, come se qualcuno
l'avesse violentata.
Ash corse velocemente verso di lei, provando una fitta di sofferenza per
lei. Doveva almeno farla guarire. Non le sarebbe piaciuto il modo - le sue
abilità erano più adatte ad uccidere che a salvare - ma
poteva era l'unico modo. Si sedette al fianco di lei, con Pikachu ancora
sulla sua spalla.
"Giselle, sono io, Ash. Io -" Giselle lo guardò con
occhi sorprendentemente lucidi, di un tenue marrone. Che poi sbiancarono.
"Allora ciao, Ash," disse, sorridendo serenamente. "Scommetto
che non avresti mai pensato che avrei potuto fare... Questo!" Colto
alla sprovvista, Ash lanciò un urlo mentre Giselle lo prendeva per
il collo e gli sferrava una scarica di qualcosa, che percorse i suoi nervi
con un grido di dolore. Anche Pikachu gridò. Cos'era? Ash cercò
disperatamente di capirlo. Elementale di terra? Da Giselle?
La ragazza sorrise furbescamente, alzandosi in piedi, sempre tenendo la
gola di lui in una dolorosa presa. Poi lo alzò nell'aria, fissando
il suo viso mentre i capelli si levavano in aria, come se si stesse
caricando di energia.
"Troppo facile!" gridò arrogante. "E tu saresti a
un livello infinito? Ha!" Una sottile forma bianca si materializzò
dietro a Giselle, e rapidamente prese colore. Ash tossì, sorpreso
dalla vista della ragazzina che aveva salvato a Cinnabar Island che si
teletrasportava davanti a lui.
"Ottimo lavoro, Giselle" disse la ragazza, esaminando Ash con
occhi argentei, quasi fosse davanti ad un giocattolo. "Il Signore
della Lega sarà contento."
"Chanelle?" balbettò Ash, cercando di afferrare la mano
di Giselle per liberarsi. "Che diavolo è questa storia?"
La ragazza lo guardò e ridacchiò divertita.
"Non mi riconosci, Ash? Allora sei davvero uno stupido, ma non puoi
esserlo fino a questo punto." Ash cercò di concentrarsi. Ora
che lo aveva detto, in effetti riconosceva una certa familiarità,
ma con chi? Non aveva mai visto nessuno con quell'aspetto. "Oh, penso
di doverti dare qualche indizio," aggiunse la ragazza, notando che
lui non c'era ancora arrivato. "In fondo sono sempre stata la
migliore della mia classe, all'accademia," disse, socchiudendo le
palpebre. "Forse mi riconosceresti con qualche anno di più e i
capelli bianchi?" Ci fu un silenzio teso. Poi Ash ruggì.
"Agatha."
"Finalmente," disse Agatha, giocherellando con uno degli
amuleti sul suo vestito. "Qualche volta mi chiedo perchè mio
nipote Gary abbia così bisogno di te."
"Vecchia puttana, che hai fatto a Giselle?" gridò Ash.
Gli occhi argentei di Agatha brillarono sul suo viso ingannevolmente
giovane.
"Ti consiglio di essere più educato, giovane uomo! Giselle,
Sigilla i suoi poteri elettrici, e mostragli chi è la vera puttana,
da queste parti!"
"Sì, Padrona," disse Giselle, fissando Ash con occhi
completamente bianchi.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, un bagliore artico riempì
la caverna, e un raggio azzurro centrò il braccio di Giselle. La
ragazza urlò, perdendo la presa elementale su Ash e fissando
orripilata il braccio congelato. Prendendo vantaggio della situazione, Ash
la gli diede una gomitata e si liberò definitivamente, crollando al
suolo e sputando sangue, mentre Pikachu si stringeva al suo collo,
cercando di resistere al dolore. Agatha si voltò e notò una
donna alta, avvolta in un mantello blu, con le braccia che ancora
emanavano una nebbiolina gelida. Gli occhi ardevano, blu come l'oceano, e
i suoi capelli rossi galleggiavano nell'aria.
"Tu!" strillò Agatha. "Duplica ti avrebbe già
dovuto uccidere! Tu e tutti gli altri!" Ash smise di tossire e balzò
dietro a Misty.
"Duplica? Che le hai fatto, vecchia troia?" Agatha li guardò,
e improvvisamente rise.
"Oh, non è ironico? Proprio tu mi chiedi cosa ho fatto IO a
Duplica? Che domanda ridicola!"
"Di cosa stai parlando?"
"Basta parlare, ora -" Alzò improvvisamente una mano,
afferrando un pugnale che altrimenti le avrebbe centrato il petto.
Socchiuse i suoi occhi pallidi e si guardò intorno. "Chi? Chi
ha osato?"
"Per te c'è un guaio!" disse Jessie spuntando al fianco
di Misty.
"Fanne un paio!" aggiunse James affiancandosi ad Ash.
Persian sibilò, poi balzò davanti a loro, fissando la
vecchia con aria ostile.
"Per aver osato trasformarci in tuoi schiavi..." cominciò
Jessie.
"Noi ti castigheremo!" concluse James lanciando un secondo
pugnale. Agatha dovette bloccare fisicamente le sue risate.
"Oh, solo altri due falliti! Quando vi siete messi fuori uso l'un
l'altra, giù a Cinnabar, sono quasi morta dalle risate! Per colpa
vostra mi hanno notato, e ho dovuto mettere in piedi tutta quella storia!"
Gli occhi blu notte di Jessie si socchiusero crudeli.
"Come osi, mocciosa! Ti insegnerò ciò che i tuoi
genitori non ti hanno spiegato a suon di sculacciate!"
"Mocciosa? Mocciosa a me?" gridò Agatha, sentendo quella
parola. "Sono più vecchia di te di oltre mezzo secolo!"
Agitò le sue braccia, e l'aria cominciò a vibrare, come se
fosse stata attraversata da un tuono. Un forte vento urlò nella
grotta, sollevando polvere e rocce. "Sai chi sono, ragazzina?"
chiese lei con voce acida, amplificando il suo potere. "Sono Agatha,
terza dei Quattro Grandi! Il Maestro degli Spiriti!" Ash e gli altri
dovettero indietreggiare, colti alla sprovvista dall'imponente ammontare
di energia che la donna stava accumulando.
"Jessie, non dovevi farla arrabbiare," la accusò James.
"Oh, taci James!" rispose Jessie, colpendolo in testa. Agatha
fissò Ash.
"Per rendere la cosa più interessante, penso che evochero due
dei tuoi amici? Cosa ne pensi?" Ash si strofinò il naso e si
sistemò i guanti.
"Vecchiaccia, Sabrina ha detto che per fermare la Profezia della
Morte avremmo dovuto uccidere i custodi dei cancelli. E te in particolare,
ha detto. Sai, non credo che proverò rimorso quando ti avrò
eliminato!"
"Sabrina, eh?" ruggì Agatha. "Quella traditrice!
Dimenticala, e saluta i due tuoi vecchi compagni!" Cominciò
salmodiare, con voce infantile priva di emozione.
"Notte oltre la Luce, Oscurità oltre il Crepuscolo."
La caverna piombò nel buio più totale, perfino la luce
prodotta da Pikachu vnene inghiottita dalle tenebre.
"La Morte riceverà quanto le è dovuto."
Un gemito orrendo, quale mai avevano sentito prima, risuonò
nell'aria.
"Con questa purpurea offerta, faccio appello a te."
Si tagliò un braccio con un'unghia, e il suo stesso sangue schizzò
sul pavimento di roccia.
"Richiama quelle anime dalla dannazione."
Dalla pietra di fronte ai suoi piedi emersero due paia di mani, pallide
di morte.
"Empia Risurrezione!"
Ash e Misty indietreggiarono, osservando inorriditi le mani che si
facevano strada nella roccia, dalla quale emersero infine due figure
avvolte in mantelli purpurei e vestiti come ninja. Sulla loro pelle
smorta, quasi trasparenti, si vedevano delle vene violacee, e i corpi
puzzavano di decomposizione. Koga ed Aya rimanevano in silenzio, brandendo
entrambi delle lunghe katana argentee.
"Noi pensiamo a Giselle," si affrettarono a dire Jessie, James
e Persian.
"Padrona?" disse Erika indietreggiando, emettendo un intenso
bagliore verde mentre richiamava il suo bastone e lo faceva roteare,
creando un lieve soffio di vento per togliersi i capelli neri dal viso. "Chi
è che ti controlla, Duplica?" Duplica restò in piedi,
tranquilla, tenendo le mani dietro la nuca avvolta nei capelli blu. I suoi
occhi, normalmente marroni, si illuminarono di una luce argentea.
"Controllarmi?" chiese divertita. "Io controllo me stessa."
"Stronzate," rispose Bruno, preparandosi ad attaccare. "Chi
è? Non vogliamo farti del male, Duplica. Torna in te."
"E cosa ti fa credere che tu possa farmi male?" il suo ghigno
si allargò.
Erika decise di colpirla e di trovare chi la stesse controllando mentre
era svenuta. In quello stato, Duplica poteva essere una minaccia, se
lasciata livera. Si concentrò e lasciò partire una scintilla
di energia verde alla donna dai capelli blu.
"Polvere soporifera? Erika, puoi fare di meglio," disse Duplica
con tono di scherno. Si trasformò in un pidgey, e sbattè le
ali bianche e marroni per rispedire il pulviscolo al mittente.
Rapidamente, Erika cercò di con la sua staffa di assorbire la
polvere prima che potesse far addormentare Bruno, al suo fianco. Il pidgey
ridivenne rapidamente una voluttuosa donna dai capelli blu, alta un metro
e settanta.
"Uh, uh!" disse Duplica disse, scuotendo l'indice. "Questo
non si fa." Prima che Erika potesse rispondere, si trasformò
in un grosso charmeleon e colpì il Maestro d'Erba coi suoi artigli,
scagliandolo contro il muro. Erika gridò di dolore, sentendo
l'impatto con la roccia viva.
Bruno avanzò, tentando di stendere il charmeleon, ma Duplica si
trasformò in un hitmolee e gli diede un violento calcio sulla
schiena, mandandolo contro la parete. Bruno sbattè col volto,
schizzando sangue da una guancia. Senza nemmeno voltarsi, l'hitmonlee si
ritrasformò in Duplica, che incrociò le braccia, quasi
annoiatae.
"Capite ora il potere della Trasformazione?" chiese con tono
soddisfatto. Erika era ancora carponi sul terreno, coi capelli neri che le
coprivano il volto.
"Non essere troppo arrogante!" urlò balzando in piedi e
cercando di colpirla allo stomaco. Doveva attaccarla finchè era
umana. Sarebbe stata più vulnerabile. Ma Duplica non tentò
neanche di scansare il colpo, e si lasciò colpire con la violenza
di un albero che crollava. Il colpo non ebbe effetto, anzi, la staffa di
Erika attraversò il petto di Duplica e rimase incollato ad esso.
"Capisci adesso cosa significa essere un Maestro di Cambiamento?"
chiese Duplica piegandosi di lato, strappando l'arma di Erika dalle sue
mani. Quindi si trasformò in un hitmonchan e le diede tre rapidi
pugni sullo stomaco, prima di finirla con un colpo in pieno viso. Erika
cadde al suolo, con la bocca piena di sangue. Lo sputò sul terreno.
Era ridicolo! Come si poteva sconfiggere qualcuno che poteva diventare
quello che voleva? E non solo, perchè era praticamente
invulnerabile!
Duplica riprese sembianze umane e si voltò.
"Penso che la Padrona sia nei guai. Devo uccidere questi due in
fretta." Li guardò con occhi ardenti di bianco. "Dite
addio alla vita."
"Non posso credere che siano morti," disse Ash,
indietreggiando spaventato. Misty fissava inorridita i due cadaveri dei
Maestri di Veleno, che si avvicinavano lentamente.
"Loro-loro non sono riusciti a uscire dalla base di Sud Lavender
prima che il tuono la colpisse." Ingoiò a vuoto, sentendo la
gola irritata e asciutta. Ash la guardò bruscamente, fissandola con
occhi ardeni.
"Che significa, tuono?" Lei ingoiò di nuovo.
"Stavo per dirti la verità, ma me ne sono dimenticata, con
quello che c'era da fare. Non sono stati Brock e Valdera a distruggere Sud
Lavender... sei stato tu." Ash chiuse gli occhi, imitato dal suo
Pikachu.
"Lo sospettavo da tempo, ma sentirselo dire... Io-io..." Poi,
lasciando Misty angosciata, Ash alzò le braccia in segno di resa
verso Koga ed Aya.
"Lascia che mi uccidano, Misty." bisbigliò. "Devo
morire," disse bruscamente con voce priva di emozione. Lei pensava di
aver dimenticato ogni sentimento verso di lui, ma vedendo quel tentativo
così esplicito di suicidio non potè fare altro che
accorgersi del suo errore. L'ira prese il posto del dolore, un'ondata di
rabbia pervase il suo animo al pensiero di vedere il SUO Ash che sprecava
in quel modo la sua esistenza.
"Come osi," sibilò. "Come osi gettare la tua vita
come se fosse un giocattolo rotto! Sei solo un bugiardo, Ashura. Un
bugiardo e un ipocrita!" Ash la guardò confuso coi suoi occhi
bronzei.
"Ma non vedi? C'è... qualcosa in me. Qualcosa di cattivo.
Posso sentirlo, Misty. Lo sento! E mi fa paura... sapere che posso
uccidere anche te! Anche te!" Si voltò, sentendosi indegno di
ricambiare lo sguardo di lei. "E' meglio morire al più presto."
Misty non potè fare altro che scuotere il capo, incapace di
trattenere le lacrime nonostante tutto quell'odio.
"Tu una volta mi dissi che il suicidio era uno spreco,"
bisbigliò con voce accusatrice. "E ti credetti. Se muori... io
ti prometto che ti seguirò all'Inferno!"
"Cosa?" disse Ash, fissandola. "Non permetterò mai
che succeda!"
"Allora dovrai tenermi sempre d'occhio, è chiaro?"
"Che tu sia maledetta, Misty!" gridò lui frustrato.
Soffiò via alcune ciocche dai suoi occhi brillanti e si rivolse ai
Maestri di Veleno ormai sul punto di attaccare. Apparentemente, avevano
voluto forzarli a fare la prima mossa, per qualche motivo, ma ora erano
stati costretti dalla loro evocatrice e muoversi. "Pikachu... Lama
d'Ombra!" urlò Ash mentre il suo Pikachu si trasformava in una
lunga katana nera, appena in tempo per bloccare un colpo da Koga.
Misty sentì il suo cuore esplodere di felicità. Ma fu un
breve attimo, perchè il cadavere di Aya puntò verso di lei
la sua katana, fissandola con occhi astiosi, coi capelli verdi che
galleggiavano in aria. Misty schivò il primo fendente ed evocò
i suoi pugnali gemelli di ghiaccio. Poi, decidendo che tipo di arma
sarebbe stata migliore contro un Maestro di Spada, unì le sue armi
generando una lunga picca bipenne di ghiaccio. Una mossa utile. Specie
contro Maestri di Spada e di Veleno. Senza dubbio, sarebbe bastato anche
un graffio per assicurare una morte lenta e dolorosa.
La battaglia cominciò.
"Hanno deciso di difendersi," commentò allegramente
James, fissando Ash e Misty che, dalla loro immobilità, si erano
animati per combattere i due ninja non-morti.
"Guarda davanti, stupido!" gridò Jessie, e James urlò
balzando in aria, evitando per un pelo la voragine creata dal Terremoto
prodotto da Giselle.
Persian ringhiò, balzando in aria per colpire il dottore, ma
Giselle lo vide ed innalzò un duro muro di terra davanti a sè,
col semplice cenno di una mano. Persian rimbalzò sulla barriera.
Poi Giselle fracassò la sua difesa con un pugno, generando una
dolorosa grandine di frammenti che cadde su di loro.
"Io odio i Maestri di Pokemon," disse Jessie cercando di
coprirsi il viso con la lama di un pugnale.
"Quello è un Maestro di Pokemon?" chiese James
improvvisamente preoccupato, mentre schivava le rocce.
"Perrr.. Se non lo è, allora è un umano in grado di
controllare poteri elementali come e meglio di qualsiasi altro pokemon,"
commentò Persian ironicamente. "Siamo fortunati che non abbia
ancora liberato il suo pokemon. Tre contro un Maestro è abbastanza
equo, per me!"
"Marowak, vai!" gridò Giselle.
"Merda," commentò James, non più così
allegro.
Agatha contemplò le battaglie che si combattevano davanti a lei,
coi suoi occhi aquilini. Era molto interessata al modo con cui Ash e Misty
avrebbero affrontato Koga ed Aya. Chiunque avesse vinto, avrebbe lanciato
una maledizione che li avrebbe fatti cadere come mosche. Che importava se
suo nipote li voleva vivi? Sentì quanto le sarebbe piaciuto vederli
morti.
"Ciò che hai fatto è proibito."
Agata si voltò, fronteggiando una donna alta, ammantata in un
mantello blu come il tramondo, con lunghi capelli verdi che le
galleggiavano dietro la testa.
"Perchè, cara Sabrina," rispose Agatha con voce
condiscendente. "Molto carino da parte tua venire qui, dopo che ho
scoperto che sei una traditrice." Alzò le sue braccia, e
cominciò a richiamare gli spiriti intorno a lei, come fumo nero. "Per
il crimine di tradimento del tuo Signore, la sentenza è... al
diavolo, sai bene come suona." Sabrina alzò un pugno da dietro
la schiena. Brillò e arse mentre la sagoma triangolare di un
pugnale di gialla energia psichica partiva dalle sue nocche. Ma poi, il
piccolo pugnale venne avvolto da un alone nero.
"Non ti va di giocare, eh ragazza?" commentò Agatha
notando quel cambiamento. "Come vuoi." Anche lei fece comparire
una lama di psicoenergia nera. "Ora che sono più giovane,
posso finalmente giocare al tuo livello, cara" disse, sorridendo
fanciullescamente. Le due cominciarono una danza di morte, parando e
sferrando colpi di energia nera. Però, mentre il volto di Agatha
era pieno di emozioni, quello di Sabrina sembrava impassibile.
"Butterfree, lo senti?" chiese Laselle, continuando a vagare
per il lungo tunnel oscuro. Era molto tempo che camminava, ormai, e nulla
la poteva più spaventare. A parte i fantasmi. Ma ora, aveva udito
il suono ritmico di urla e tonfi, come quelli di una grossa battaglia,
proprio davanti a lei.
"Free," il pokemon volante si portò sul lato sinistro.
Sembrava come esitante...
"Bene, allora andiamo a vedere che succede," concluse Laselle
pettinandosi i caplli castani. Poi cominciò a correre, stando però
attenta a dove metteva i piedi. Non voleva fare rumore, nè cadere
in qualche crepaccio.
"Duplica, combattilo!" Il cuore di Laselle fremette,
riconoscendo la voce del Maestro Erika. Erano tutti là sotto? Il
tunnel che si aprivano verso l'alto. Rallentò e si appoggiò
alla parete del tunnel, proprio nel punto in cui esso sboccava nel
crocevia.
"Silenzio, Butterfree" bisbigliò mentre dava una
sbirciata.
Un enorme charizard si librava nell'aria al centro della caverna, con
lenti battiti delle sue ali demoniache. Ua coppia di occhi bianchi
adornava il volto del dragone, e lingue di fuoco emergevano dalle narici.
La sua lunga coda scalciava nell'aria sopra le possenti zampe artigliate.
Incredibilmente, il charizard parlò con la voce di Duplica.
"CHARR... Combatterloi? Preferisco combattere voi," sibilò.
Laselle analizzò rapidamente l'area. Là, in ginocchio sul
terreno, accando ad una scalinata di roccia, c'era una donna dall'aria
stremata, avvolta nei resti di un mantello verde, che respirava
affannosamente. I suoi capelli neri erano spettinati e incrostati di
sangue, che colava anche dalla suo bocca. Ma gli occhi, verdi erba,
sembravano ancora fieri. Il Maestro Erika! E oltre l'entrata di uno degli
altri tunnel, c'era una figura accasciata, con un mantello marrone... il
Maestro Bruno?
"Duplica, non sei più in te! Per favore, non fare qualcosa di
cui potresti pentirti... o non costringere me a fare qualcosa di cui mi
pentirò!" gridò il Maestro Erika additando l'enorme
charizard. I suoi pugni emanavano un'energia dorata, e un'aura verde la
stava avvolgendo. Duplica? Laselle cominciò a pensare. Non poteva
essere! Perchè mai il Maestro Duplica avrebbe dovuto attaccare il
Maestro Erika? Era folle!
"Molto spiritoso!" sbottò il charizard sarcastico. Il
suo ruggito di drago riempì la caverna, e il suo respirò
generò un forte vento. Poi piegò la sua testa e spalancò
le fauci. "CHARRRRRR!" Un'immensa onda di fiamme partì
verso il Maestro d'Erba, ancora acquattato. Poi Erika spinse tutte le sue
energie nei palmi aperti.
"Solar-raggio!" gridò, e in quell'istante i suoi occhi
verdi vennero offuscati dalla vampata gialla che emergeva dalle sue mani.
I due attacchi si incontrarono in aria, esplodendo fragorosamente.
Laselle si coprì gli occhi per proteggersi dalla polvere che riempì
la caverna con una nube spessa, carica di detriti. Tossendo, agitò
le mani alla ricerca di aria pulita, mentre anche Butterfree la aiutò
con le ali. Ci vollero pochi minuti prima che la polvere si adagiasse al
suolo, e lei potesse vedere di nuovo.
Boccheggiò. L'enorme charizard rosso, che a quanto pare era
Duplica, volteggiava ancora nell'aria, incolume. Il Maestro Erika era a
terra, col mantello bruciacchiato.
"Charr... fuoco sconfigge erba... gioco, set e partita," ringhiò
il charizard. Cominciò a preparare il colpo di grazia.
"Ferma!" urlò Laselle, in lacrime. Si alzò e
corse disperatamente verso di loro. "Duplica... per favore fermati!
Ti prego! Non uccidere Erika!" Il charizard smise di inspirare e la
fissò con un'occhiata truce.
"Laselle... che ci fai qui?" disse rudemente. "Per favore!"
la implorò Laselle, interponendosi fra lei ed Erika, ancora al
suolo. "Non so perchè state lottando, ma è sbagliato,
devi saperlo!"
"Sbagliato?" ringhiò lei, sprizzando fiamme dalle
narici. "Tutto è sbagliato! Sbagliato per me! Quindi devo fare
quello che IO voglio! Io!"
"Ma tu non vuoi questo!" continuò Laselle. "La
Duplica che conoscevo era amichevole e spiritosa! Era gentile e simpatica!
Sempre preoccupata per Ash e per gli altri!" Il charizard chiuse
improvvisamente gli occhi, e alcune lacrime cominciarono a colarne fuori,
vaporizzandosi al contatto con la pelle ardente.
"Ash. Hai ragione..." bisbigliò lei. Poi riaprì
le palpebre e ruggì, facendo remare la caverna. "È per
lui che lo faccio! La Padrona ha promesso!" Piegò all'indietro
la testa e riprese ad inspirare. "Devo farlo!"
"Duplica, no!"gridò Laselle.
"Free!" pigolò il suo Butterfree, volando sopra la sua
testa. laselle lo guardò disperata. "Butterfree, sei la mia
unica speranza! Ti prego, ferma Duplica..." Guardò
malinconicamente il charizard. Poi atterrò e, lasciando Laselle
scioccata, cominciò a trasformarsi, come se fosse stata Duplica. Il
butterfree si ingrandì, cambiò colore e divenne un'immensa
testuggine. Un blastoise!
"STOIS!" ringhiò il blastoise, puntando i suoi cannoni e
attaccando con due colonne d'acqua. Duplica-Charizard gridò di
dolore, e venne centrata dall'attacco, precipitando di schiena.
"Butterfree???" esclamò Laselle. "Che sta
accadendo?" Duplica-Charizard cercò disperatamente di
rialzarsi, usando le ali per rimettersi in piedi.
"Char! Così è uno di quelli!" Si accasciò
al suolo e si trasformò in un ispido cane giallo, Jolteon. "Jolt!"
gridò correndo verso di loro e lanciando un poderoso attacco tuono.
"Blast!" gridò il blastoise, centrato dal colpo
elettrico. Ancora fumante, si girò e si trasformò in un
Sandshrew per generare un terremoto.
"SHREW!" gridò, frantumando il terreno con gli artigli e
generando una crepa che percorse il terreno.
Laselle potè solo osservare affascinata quella lotta. Era una
lotta di tipi, e ognuno cercava di trasformarsi in un tipo che avesse un
vantaggio sull'altro.
Potè dire solo una cosa.
"Butterfree, ma tu che cazzo sei?"
Koga si piegò, tenendo la sua lunga katana in orrizontale. Il suo
viso pallido era stato graffiato da molti colpi di Ash, ma non usciva la
minima traccia di sangue - il suo cadavere era dissanguato. Ogni tanto,
ciuffi di capelli opachi si strappavano dal teschio smorto, assieme alla
carne che li reggeva.
Ash era davanti a lui, ad una dozzina di piedi, su un leggero rialzo del
pavimento roccioso, tenendo la sua katana nera dietro la schiena. Acnhe il
suo mantello nero era gonfiato dall'aria che spirava innaturalmente nella
grotta.
"Koga, puoi sentirmi? Sei davvero tu?" urlò verso il
ninja nel mantello color porpora. Un orrendo lamento uscì dalla
bocca del cadavere, la spaventosa parodia di un discorso. I suoi occhi si
arrossarono, fissandolo con aria torturata, come se stesse soffrendo nelle
fiamme dell'inferno. Poi si nascose nel mantello e balzò in avanti,
afferrando la katana con ambo le mani e caricando. Oppresso dal disgusto
di doversi difendere da un uomo che avrebbe avuto ogni ragione per
ucciderlo, Ash strinse a sua volta la sua katana nera e si lanciò
verso Koga, avvolto nel suo mantello nero.
Tre colpi.
Dopo, entrambi i Maestri rimasero immobili, in piedi, stringendo le
proprie armi con forza, e si voltarono. Ash guardò con aria triste
le bracci di Koga che crollavano al suolo, seguite dalle gambe. Il torso
cadde, senza arti, sul pavimento.
"Mi dispiace, Koga," disse Ash scuotendo il capo.
Improvvisamente, i pezzi del corpo si animarono e si riunirono. Koga si
rimise in piedi. "Questo è male," commentò Ash
osservando il ninja che attaccava di nuovo.
Nel frattempo, Misty e Aya si incontravano, incrociando la picca e la
katana. Per un attimo il combattimento sembrò in stallo, con Aya
che tentava di colpire e Misty che si difendeva con la sua arma bipenne.
Poi tutto cambiò, quando Misty si voltò agilmente, evitando
un fendente diagonale di Aya, ma perdendo una ciocca dei suoi lunghi
capelli rossi. Ringhiando di rabbia, continuò la rotazione, seguita
dal mantello blu, e tagliò in due Aya all'altezza della bita.
Quindi sferrò un potente calcio al torno, spedendo mezza Aya in
aria.
Sfortunatamente, l'altra metà del corpo balzò in aria e si
ricongiunse, ridiventando una sola persona. Con un balzò
all'indietro, Aya atterrò tranquillamente e riprese l'attacco.
Qualcuno la toccò da dietro, e Misty quasi gridò, prima di
accorgersi della presenza di Ash.
"Qui non andiamo da nessuna parte, Misty!" disse lui, guancia
contro guancia. Misty si sentì oppressa dal tepore del contatto.
Indicò l'angolo lontano della caverna, dove lottavano Agatha e...
Sabrina? Sembravano lottare in cima ad una piccola spianata nella roccia.
"Li vedi?" continuò. "Credo che se abbattiamo
Agatha, il suo potere su tutti quelli che sta controllando verrà
meno. Con Sabrina che la tiene occupata sarà più semplice
coglierla di sorpresa."
"Buona idea," rispose Misty, e si voltò per parare un
fendente di Aya. "Ma che facciamo con Koga e Aya? Non possiamo
ucciderli. E se restiamo distratti e loro ci toccano con quelle armi
avvelenate..." soffiò via una ciocca di capelli rossi che le
si erano infilati nella bocca.
"Allora, ecco quello che faremo..."
Agatha parò ancora un altro colpo del pugnale Psichico di
Sabrina, sprizzando scintille nere dappertutto, e si voltò per
rispondere con un fendente diretto al collo della donna. Comunque, prima
che il pugnale potesse incontrare la carne, la forma di Sabrina brillò
di bianco e scomparve. Agatha si voltò, avvolta dal clangore dei
suoi amuleti, certa che sarebbe riapparsa fiusto dietro di lei.
"Codarda," disse con la sua voce infantile. "Dovresti aver
paura di uno dei Quattro Grandi. Non sei mai stata alla loro altezza, cara
Sabrina." Sabrina ricomparve, galleggiando nell'aria, circondata da
un'aura dorata mentre si teneva in volo con l'energia psichica, avvolta
dai lunghi capelli neri come se fosse sott'acqua.
"Non era il mio destino diventare uno dei Grandi," disse senza
risentimento. "E non era il tuo destino cambiare la tua età
col potere della profezia."
"Ah, no?" chiese Agatha falsamente sorpresa. "Allora come
mai ho quattordici anni e sono ancora in piedi?" Sabrina cominciò
ad ardere più brillante, fissandola con occhi crudeli.
"Il tempo non può tornare indietro sui suoi passi.
Psicoattaccoo!" Le sue mani su unirono, generando una palla di pura
energia mentale.
"Oscurità, dammi il potere della Levitazione," salmodiò
Agatha, e i suoi capelli galleggiarono nell'aria, mentre un vapore scuro
la copriva. L'attacco psichico colpì il terreno, facendo vibrare
tutta la caverna. "Il tuo destino non è che una morte inutile!"
disse Agatha, che era balzata in aria per aggredire Sabrina, avvolgendo il
suo vestito in un'ombra nera.
"Non penso." Una forma nera si rifelsse negli occhi color
crepuscolo di Sabrina.
"Cosa?" disse Agatha spaventata, torcendosi nell'aria.
Misty aveva liberato il suo Starmos, che, dopo aver tranciato in due Koga
e Aya, si era diretto verso di lei, con Ash pronto a balzarle addosso, con
la katana nera pronta a colpire.
Terrorizzata, Agatha gettò i suoi palmi verso di lui. Non c'era
tempo di lanciare un'incantesimo al Maestro d'Ombra prima che colpisse.
Poteva fare solo una cosa.
Invadere la sua mente.
Disperatamente, lanciò la sua coscienza per unirla con quella di
lui. Era come entrare nel buio più completo, come mai aveva visto
prima. Ombre roteanti che sembravano non tanto assorbire quanto evitare la
luce. Che mente era mai quella? Cercò disperatamente un appiglio,
un punto da cui cominciare. Niente. Avrebbe dovuto lanciarsi alla cieca.
Nero. Oscurità. Ombre.
Si ritrovò in piedi su un limbo oscuro. Intorno a lei c'era
un'infinita tenebra. E dietro c'era Ashura, nel suo mantello nero,
immobile e muto. Ma come poteva dire chi fosse, col cappuccio a nascondere
il visto? E quegli occhi erano di un rosso crudele...
"Vuoi violare i miei ricordi, puttana?" ruggì
improvvisamente la figura nel mantello, e Agatha indietreggiò
spaventata - lo spavento più grande che avesse mai provato negli
ultimi cento anni di vita. Doveva andare via. Doveva, il suo tentativo di
entrare nella mente di lui era fallito! Ma quando cercò di
andarsene, neri vincoli d'acciao sorsero dal pavimento nero e si
avvinghiarono intorno a lei. Gridò. La figura nera galleggiò
verso di lei. Urlò di nuovo, cercando di scappare, dimenticando le
catene, in preda al panico.
Una mano fredda come la morte le strinse dolorosamente il mento, e la
costrinse a fissare le tenebre del cappuccio. Anche da quella distanza,
poteva vedere solo quelle fessure rosse di sangue, simili alle fiamme di
un vulcano.
"Tu vuoi i miei ricordi... li avrai." Abbassò la testa e
la baciò. Non era un bacio da innamorato, ma la punizione di un
bacio brutale. Agatha urlò nella sua bocca, ma lui sembrò
quasi divertirsi, forzando la sua lingua nella bocca di lei. In tutto quel
terrore, lei sentì anche una punta di piacere in quell'azione, e fu
indecisa se esserne ulteriormente spaventata o meno.
Nero. Oscurità. Ombre. Una memoria.
Un ragazzino, di due anni al massimo, fra le ombre di un seminterrato, si
copre il suo viso grazioso fra le mani.
"Tu non sei mio figlio!" urla un uomo dai capelli blu,
additandolo.
"Per favore, papà..." lo supplica il ragazzino.
L'uomo avanza impettito e tira un calcio al bimbo. Questi grida, ma non
piange. Forse è questo ciò che fa infuriare quell'uomo. Una
bella donna, con capelli castani, corre lungo una scalinata e urla, alla
vista di ciò che l'uomo sta facendo.
"T-ti prego fermati," singhiozza lei. "P-per favore, è
tuo figlio!" L'uomo stringe i pugni, fissandola.
"Sei una puttana," dice pieno di rabbia, ma apparentemente
calmo. E quel che è peggio è che la rabbia fa presto a
crescere ed a smorzarsi, ma la calma è mortale, ci mette molto ad
apparire e molto ad andarsene. "Guardalo. Dove li ha presi quei
capelli neri? Non da te. Non da me. E' un bastardo." Raggiunge di
nuovo il bambino e lo solleva con una mano. Due splendidi occhi bruni lo
fissano. Lo fanno infuriare, perchè un bastardo dovrebbe essere
brutto, secondo lui. "Tu non sei mio figlio," ripete l'uomo, e
poi tira un violento pugno nello stomaco del bimbo, che crolla a terra ma
non grida neppure. Il suo viso resta calmo come un lago ghiacciato.
"No, non farlo!" grida la donna, correndo per afferrare il
braccio di lui. Con l'altra mano, l'uomo le dà un violento schiaffo
che la sbatte contro il muro del seminterrato.
"Puttana. Avrai quello che meriti." Si avvicina alla donna in
lacrime, coi pugni serrati.
Il seminterrato si riempie di grida.
Altri ricordi invadono la mente di Agatha. Presto non può più
sopportarli. Ma continuano e continuano e continuano, e si lei si ritrova
a ridere, a urlare frasi senza senso, a sbavare.
L'uomo nel mantello nero indietreggia e la guarda coi suoi occhi rossi,
sorridente. Si toglie il cappuccio, ma una ciocca di capelli neri copre la
faccia.
"E ora morirai."
Ride a fondo.
"No!" gridò Misty, vedendo Ash che cadeva
improvvisamente da Starmos prima che potesse colpire Agatha. Ma anche
questa cominciò a cadere, mentre l'incantesimo di levitazione
veniva meno. Misty saltò giù dal suo pokemon, avvolta nel
suo mantello blu, e atterrò giusto in tempo per evitare che Ash si
sfracellasse sul suono roccioso. Lo afferrò con ambo le mani e si
piegò di lato, trasformando la caduta in una rotolata.
Agatha non fu altrettanto fortunato, e si schiantò contro la dura
roccia, con gli occhi spalancati. Sembrava essere morta anche prima di
colpire il suolo.
Misty guardò Ash, disperata. Stava respirando, lentamente.
Ringraziò il cielo. Cosa era successo? Era stata Agatha a farlo
svenire? Era morta per questo?
Come Starmos la raggiunse, col suo gioiello rosso luccicante di
preoccupazione, il Maestro d'Acqua venne distratta dal fragore di un
tuono. Si voltò e osservò la katana nera che si
ritrasformava in Pikachu. Anch'esso sembrava svenuto, con gli occhi blu
cobalto chiusi come in un sonno ristoratore.
Sabrina scivolò silenziosamente accanto a lei, guardandoli
impassibile. Poi scosse il capo.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Dormira per un'ora, poi
si sveglierà e starà bene." Misty osservò il
corpo di Agatha, fracassato sulla roccia. Con occhi stupiti, osservò
il cadavere mentre invecchiava rapidamente davanti a lei. I capelli neri
si sbiancarono, la pelle si raggrinzì, e poi Misty riconobbe
l'Agatha che aveva conosciuto nella Lega Pokemon. Ma l'invecchiamento non
si fermò fino a quando la carne non si sgretolò, rivelando
uno scheletro che presto si polverizzò, svanendo in un soffio di
vento.
Si sedette, cercando Koga e Aya. Ma non c'era più nient'altro che
un mucchio di vecchi stracci merci. Due spiriti bianchi corsero verso di
lei, spaventandola. Pensò di aver sentito dei ringraziamenti, dal
vapore che le si dissipò davanti.
Jessie, James e Persian le arrivarono accanto. Il secondo teneva Giselle
in braccio: la ragazza era svenuta.
"Phew," sospirò James. "Sono contento che tu
l'abbia fermata prima che questa," accennò col capo a Giselle,
fra le sue braccia. "Potesse fermare noi." Poi, dal margine
lontano della caverna, dove c'era l'ingresso, individuò un Bruno
dall'aria stravolta, Erika e... Laselle? Camminavano verso di loro, e
Bruno teneva fra le braccia Duplica, svenuta.
Sabrina camminò verso di lei e lasciò cadere una lettera.
"Questo è per te. E troverete altri due vostri compagni,
intrappolati nella cavera verso occidente. Ora vi saluto." Un
bagliore bianco, e poi scomparve.
Erika e Bruno si arrampicarono sulla roccia, quindi quest'ultimo depositò
Duplica accanto a loro, per aiutare Lasella a salire. Un pokemon nero,
simile ad un'ameba, le sedeva sulla spalla. Per un momento tutti lo
fissarono ammutoliti. Poi Laselle parlò.
"Sono contento che siate sopravvissuti, in un modo o nell'altro,
Maestro Misty. Il Maestro Duplica ci aveva quasi battuti. Ma Butterfree -
voglio dire, Ditorion - l'ha tenuta occupata, altrimenti a quest'ora
saremmo tutti inceneriti." Misty fissò con aria incredula il
pokemon seduto sulla sua spalla.
"Ditorion?" Laselle sembrò imbarazzata, si grattò
la nuca con la mano e giocherello con una ciocca dei suoi lunghi capelli
castani.
"A quanto parte è il settimo Pokemon Supremo, e ci stava
spiando fin dall'inizio. Ma... uh... ha deciso che gli piaccio, e quindi
vuole aiutarci."
Misty scosse il capo con aria ironica. Poi socchiuse i suoi occhi blu,
osservando la lettera datale da Sabrina. La aprì.
Carissima sorella,
Se desideri scoprire il segreto della nostra nascita,
vieni al vecchio quartiere residenziale di Indigo
Plateau City.
Non tardare. E vieni da sola.
E non mostrare questa lettera ad Ashura.
Valdera
Fine della undicesima Parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Ebollizione di Tuono
Tipo: Elettricità/Acqua
Pikachu comincia a sovraccaricare l'avversario con l'elettricità.
Il calore cuoce letteralmente la vittima.
Attacco: Assorbimento elettrico
Tipo: Elettricità
Assorbe elettricità a bassa intensità nel corpo del
pikachu, che la può poi riutilizzare a piacimento.
Attacco: Graffio di Tuono
Tipo: Elettricità/Normale
Usa la coda per spedire una lama di elettricità che può
tagliare in due l'avversario, se è abbastanza potente.
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Capitolo 12 *** Parte 12 - Requiems ***
Pokemon Master
Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per
il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale
al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui
Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della
Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Parte 12 - Requiems
Occhi. Occhi blu ghiaccio che stavano fissando. Fissando lei. Esigenti,
speranzosi.
L'uomo alto, biondo e barbuto che era suo padre stava davanti a lei, con sua
madre dai capelli neri che gli sedeva accanto e che evitava il suo sguardo.
"Far parte di questa palestra significa avere padronanza
dell'acqua."
Lei guardò da un'altra parte.
"La nostra famiglia si è sempre allenata sotto lo stendardo di
Cerulean. Sarai tu l'unico membro della nostra dinastia ad abbandonare
egoisticamente la tradizione?"
Un silenzio imbarazzante.
"Ebbene?"
Quando la risposta arrivò, era quasi un bisbiglio. "Io-io non sento la
stessa cosa ... sull'acqua ... come tutti gli altri. Mi punirai per
questo?"
"Se non per l'acqua, per cosa senti affinità?"
"Io ... io non lo so," bofonchiò lei.
"Se non fosse per Misty, non penserei nemmeno che sei una della
famiglia," disse rigido suo padre, scuotendo la testa. "Ma in
seguito hai cominciato a influenzare un poco anche *lei*. Questo deve
finire."
I suoi occhi si socchiusero, ma dentro stava soffrendo. "E forse non
voglio nemmeno diventare una degli stupidi Waterflower ..."
Lui smise di respirare e saltò in piedi, gli occhi freddi come acqua
gelata. Ma prima che lui potesse fare niente, suonò il campanello della
porta.
"Pensi che siano le altra ragazze, tornate dall'allenamento di
nuoto?" chiese sua madre dubbiosa.
"No, è troppo presto." Sorprendentemente, suo padre sorrise un
poco prima di alzarsi ad aprire la porta, e la ragazza si sentì ben più
che un poco sconcertata.
Alcuni minuti dopo, tornò indietro con un uomo più vecchio che indossava
un camice da laboratorio che ben si intonavano coi suoi capelli.
"Questa è lei, Professore," disse lui, indicandola.
L'uomo con il mantello bianco la osservò e i suoi occhi marroni sembrarono
interessati.
"Capisco. Beh, signorina, io sono il Professor Oak e tu sei un caso
molto interessante ..."
Sgranò gli occhi.
...
E Valdera si svegliò con la sensazione soffocante di non poter fare niente
fin dentro la gola. Il futon sotto di lei era fradicio del suo sudore
nonostante il freddo dell'aria morta dentro la vecchia stanza.
Fuori, attraverso la finestra rotta sul muro opposto, il vento della città
scuoteva il vetro e le mura semidistrutte del desertico appartamento a molti
livelli come fosse una casa di carte. Il gesso si staccava dal soffitto e
cadeva con soffici tonfi sul pavimento di legno con suoni intermittenti. Non
c'era da sorprendersi però, dal momento che l'intero blocco di questi
appartamenti di questa parte della città era stato da lungo abbandonato,
nessuno che si ricordava che un tempo era stato qualcos'altro.
Il suo respiro era duro, faticoso, prima che finalmente lei riuscisse a
rilassarsi e lasciasse andare l'angoscia repressa. Si scostò una ciocca di
biondi capelli dagli occhi. Non era più una ragazzina indifesa che poteva
essere spinta in una direzione da chiunque. Mai più.
Nondimeno, sentiva un tipo di spinta diverso ora.
Mistaria.
Ma se ne sarebbe occupata molto presto.
Un'improvvisa risata stridente ruppe il silenzio della stanza, facendola
trasalire.
"Sta buona bambina e forse ti lasceremo vivere dopo che avremo
finito."
Valdera si sedette sul futon e osservò mentre due grossi uomini coi vestiti
stracciati entravano nella stanza dalla porta mezza aperta. Sciocco da parte
sua non averli notati prima ma gli incubi la lasciavano sempre vulnerabile.
Comunque non c'erano scuse - sapeva com'era l'area lì intorno - anche con
la supposta folla di persone che si erano riunite al palazzo per celebrare
la riforma del mondo. Senza alcun vigilanza regolare, la vecchia zona
residenziale era diventata un nido per i criminali e i violentatori. Ma
naturalmente era anche quella la ragione per cui lei aveva scelto quel posto
come loro punto d'incontro. Non voleva alcuna interferenza da parte della
Lega, quando sua sorella fosse arrivata - e lei sarebbe arrivata. L'avrebbe
guidata la curiosità; conosceva sua sorella quanto se stessa.
Ma prima ... un po' di divertimento. Sorrise lentamente.
I loro occhi luccicavano di desiderio e lei capì di non stare indossando
alcun indumento. Non le importava - aveva scoperta tempo prima che il suo
corpo era solo un'altra arma che poteva usare. Eppure francamente, feccia
come quella non ne meritavano neppure la vista. Perciò si mise in piedi e
l'oscurità della stanza si estinse all'improvviso quando lei lasciò uscire
un fiamma di luce abbagliante dal suo corpo; brillante come il sole prima
che fosse avvolto nell'ombra circondando la terra.
Gli uomini caddero all'indietro, urlando per la sorpresa, ciechi,
indietreggiando come ragni sorpresi nel loro nascondiglio da una pietra
rovesciata. Avanzando, spostò i capelli dietro una spalla snella col
movimento della testa e fece scorrere la mano sopra il suo corpo. Al
movimento, una luce vaporea diede forma a degli abiti sottili sopra sua
pelle per nascondere la sua nudità.
"E - è una maestra di Pokemon!" esclamò uno di loro, ora
completamente impaurito quando prima erano compiaciuti, potenti su una donna
apparentemente debole. Ancora sgranando gli occhi per la luce accecante, si
spinsero l'uno contro l'altro mentre cercavano di ritirarsi dalla porta
nello stesso momento. Valdera spalancò la mano destra e catene come di luce
eruttarono verticalmente dal pavimento bloccando la loro via di fuga,
costruendo insieme una ragnatela impigliata.
"Ve ne andate così presto?" chiese con un sorriso diabolico sulle
labbra. "Dite al Proibito nell' Inferno che lo saluto." Una sfera
di elettricità bianchissima brillò brevemente nella sua mano prima che la
mandasse a sbattere contro la testa girata dell'uomo più vicino con un
leggero movimento del polso. Ci fu un suono non dissimile a quello di
un'anguria che veniva spaccata e il corpo senza testa cadde sulla schiena
del suo amico. L'uomo rimasto smise di districarsi dalle catene di luce e si
girò, gridando quando vide cosa aveva fatto al suo compagno. Come una donna
debole, urlò fino a che la voce non gli divenne rauca.
"Oh, sta zitto," disse lei mentre si avvicinava e spostava con un
calcio del suo piede nudo il corpo del suo amico predente da lui. Lui si
zittì immediatamente benchè la sua bocca fosse ancora spalancata alla
ricerca d'aria come fosse un pesce in fin di vita. Lei si mise le mani sui
fianchi e lo fissò inclinando leggermente la testa.
"Dì agli altri tuoi amici che questa notte è vietato entrare in
questa zona," disse dolcemente. Spostò significativamente il suo
sguardo di ghiaccio su quello che era stato il suo amico. "E dovresti
sapere che la gente non è sempre quel che sembra."
Lo lasciò lì a tremare mentre la sua forma si dissipava in luce e si
spostava giù nella strada accanto all'entrata dell'edificio. Si riformò
lì. L'aria era cupa, come una nebbia macchiata da ombre, come se le nuvole
fossero affondate dal paradiso. Una leggera brezza soffiò arruffando l'orlo
del suo vestito e lei alzò lo sguardo verso l'oscurità del cielo, oltre le
alte sommità degli edifici cittadini accanto a lei. La cupola protettiva
che Lord Garick aveva eretto sopra l'intero altopiano era anche più scura
ed impenetrabile del cielo coperto dietro di esso. Nemmeno gli alto e dolci
lampioni luccicanti posti allineati lungo le strade della città potevano
illuminare l'intero altopiano. Non più.
Ma lei aveva se stessa. Senza pensarci su, la sua figura si illuminò e
cacciò via l'oscurità come acqua che lava via il fango. L'improvvisa luce
fece trasalire un paio di prostitute vestite in abiti succinti che si erano
appoggiate su una cabina telefonica lì accanto. Lei scosse la testa mentre
le ragazze facevano scongiuravano con le mani e scappavano. Piccoli rattata
che si stavano nutrendo di lattine di immondizia puzzolente nei vicoli
adiacenti all'edificio dal quale era appena uscita le soffiarono contro e si
sparsero più profondamente nel vicolo. L'aria sapeva di morte. Ma a questo
punto ci era abituata. Lasciò scorrere gli occhi lungo la strada. Un altro
delle abitazioni popolari doveva bastare finchè aspettava.
E si chiese se ad Ashura sarebbe piaciuto il modo in cui sbrigava le cose.
Anche lei poteva essere brutale. Molto più brutale. Era scritto nei suoi
geni dopotutto.
*************************************************************************
La foresta scura e le rovine circostanti erano tranquille. Appoggiandosi su
un ginocchio, la donna alta con capelli blu-scuro studiò la larga impronta
di stivale stampata sull'erba umida lì intorno. Stava facendo dondolare una
lampada in una mano per avere una migliore visibilità, mentre con l'altra
stava toccando il terreno, cercando di sentire qualcosa con le dita.
Suzie socchiuse gli occhi. Nonostante tutto, la presenza di Brock influiva
ancora molto su di lei; abbastanza da dare vita ad emozioni che, seppure
fossero completamente diverse ora, credeva fossero morte per sempre. I suoi
capelli caddero sul lato destro del suo viso da dove prima la coprivano le
ciocche. Lo ignorò.
"Sembra che siano tutti entrati nel Plateau attraverso i tunnel della
Victory Road," disse Rainer stando sui fatti mentre aguzzava la vista
giù per il pendio, ancora stando sopra il suo cavallo di fiamme bianco e
rosso. Scomodo soprattutto per il rapidash, come faceva notare nitrendo
dolorosamente, e muovendosi da un lato all'altro per l'agonizzante aura
liquida del Maestro d'acqua dal mantello blu che gli stava sopra.
Cassidy, anche lei sopra il suo cavallo accanto al suo compagno, Butch,
storpiò il suo naso all'insù per il disgusto mentre osservava l'oscuro
cimitero. Era appena visibile dopo l'affioramento di un paio d'alberi e
alcune colonne di pietra cadute. "Ho sempre pensato che piazzare le
tombe di quelli che erano morti nelle guerre davanti alle uscite dei tunnel
fosse un po' perverso."
Suzie si alzò con un movimento rapido e fece svolazzare il suo mantello
nero, la sua lunga treccia che si sistemava sulla schiena. "Non
dimentichiamo tutti quanti chi ha iniziato questa guerra," disse con
una nascosta traccia di astio. Si aggrappò alla criniera infuocata del suo
rapidash con una mano e saltò per montare sulla sella a prova di fiamme.
Rainer annuì mentre guardava di nuovo i due Generali della Lega con un
brillio ostile negli occhi blu. "E' vero. Infatti, Suzie, non vedo
perchè dovremmo preoccuparci di questi due inutili umani. Aggiunto il fatto
che facevano una volta parte del Team-Rocket ..." Disse l'ultima parola
senza la minima misura di compiacenza.
Butch strinse l'impugnatura della larga spada inguainata alla sua cintura
sotto il suo mantello grigio. "Idiota!" Dovresti stare
ringraziando l'anima di Giovanni per quello che ha ridato
all'umanità-"
"Ma così facendo, quello stupido dalla vista corta ha rovinato non
solo Insula Indigo, ma anche l'intero pianeta," lo interruppe
categoricamente Suzie .
"Basta così, è tutta storia vecchia." Squadrò Butc e Cassidy
coi suoi occhi scuri prima di ritornare con lo sguardo a Rainer. "Ho
scelto io questa alleanza, e mi sono serviti molto a provvedere alle
caratteristiche della Lega. Finchè i loro scopi non interferiscono coi
miei, non vedo alcuna ragione per romperla." Detto ciò, spronò il suo
rapidash verso il cimitero lungo la collina in pendenza ricoperta di foresta
e partì in un soffio di fuoco.
<><><>
Migliaia di piedi più sotto, all'interno delle più profonde oscurità
delle caverne di Victory Road, una donna sola sedeva proprio sull'orlo della
sporgenza di un dirupo, lasciando che le lunghe gambe dondolassero senza
cura sul precipizio senza fine. Le spalle erano scoperte, e le ciocche di
capelli rossi che sembravano del colore del sangue nell'oscurità furono
spostate da una delle lisce guance da una mano guantata. Occhi di colore
blu-acqua pallido osservarono la pericolosa altezza sotto di lei come rapiti
da essa. Il mantello che le copriva il vestito era del colore blu-scuro
dell'oceano.
Misty girò la testa e alzò lo sguardo. La massiccia formazione di colonne
alte un miglio sembravano non finire nell'oscurità dell'ombra sovrastante.
Ma lassù da qualche parte c'era l'entrata alla superficie della città.
C'erano davvero vicini. Abbassò lo sguardo blu e ritornò a guardare le
profondità sotto di lei. E a pensare.
In un anno, il sottopassaggio fatti di scogliere sotterrane e sporgenti,
tunnel e tranelli era servito da impedimento finale alla competizione dentro
il Campionato della Lega di Pokemon. Una penultima prova di resistenza e
sopravvivenza che non comprendeva niente se non la compagnia di un pokemon
oltre a naturalmente se stessi per difendersi nei pericolosi passaggi
socchiusi pieni di trappole e astuzie ... per non dire pokemon ostili.
Appoggiò la scodella sulla roccia accanto a lei, non sentendo più alcuna
sorta di appetito. Era passato un bel po' da quando era potuta rimanere da
sola coi suoi pensieri come adesso. Quando il gruppo si era fermato per una
breve pausa lei si era avventurata ancora più lontano fino alla stretta
sporgenza per cibarsi in completo isolamento.
Poteva ancora ricordare quando c'era un movimento per distruggere la Victory
Road tutti insieme . specialmente durante lo sfortunato anno quando non solo
uno speranzoso contendente perì dentro le oscure caverne, ma molti nello
stesso momento. Ma l'Elite presente a quei tempi aveva rifiutato. Fin
dall'inizio della iniziale penetrazione della Lega dei Pokemon - così tanto
tempo fa che rimanevo poche tracce di quell'era - era stata una spietata
tradizione eliminare i meno determinati e meno dotati fra i contendenti .
Ma benchè allora fosse pericoloso e poco sicuro, dopo gli apparentemente
casuali scavi dei tunnel in attesa del suo collasso durante le Guerre Oscure
dei Pokemon, ora sembrava anche peggio. Pietre che scivolavano dai bordi
delle scogliere laterali, tunnel che collassavano, per non nominare
innumerevoli e incomprensibili buche rese invisibili da un sottile strato di
sporcizia sparsoci sopra; l'attuale Victory Road era un'apparente trappola
mortale per tutti tranne che per coloro che avevano precedenti esperienze
nel percorrere i suoi macabri corridoi.
Comunque, in quel momento, quello che la confondeva maggiormente era il
messaggio inviatole dalla gemella attraverso la donna con poteri
paranormali, Sabrina. I sentimenti esatti che provava per suo sorella erano
anche essi poco chiari. Da una parte, il fatto che rimanesse nella sua
supposta alleanza con la Lega era detestabile, ma dall'altro semplicemente
non riusciva a trovare dentro di se il coraggio di odiare la sua stessa
sorella.
Ovviamente, la passata relazione di Valdera con Ash, che aveva scoperto
recentemente, le provocava emozioni molto forti di cui non era ancora
sicura. Se l'era certamente spassata, pensò amaramente. Per lei era stato
diverso - dopo la loro rottura lei aveva semplicemente perso ogni traccia di
desiderio per un altro compagno - non importa cosa potesse pensarne Ash. Lui
poteva ritenerla una qualche sgualdrina che spargeva il suo miele ovunque,
ma a lei non poteva importare di meno. Non le doveva importare.
Nondimeno, per quanto negasse, ora sapeva che sarebbe stata senza dubbio
devastata per la sua perdita se veniva per caso ucciso in questo buco
d'inferno in cui lei lo aveva trascinato. Anche se la sua coscienza avrebbe
dovuto mettere in chiaro che lui sarebbe rimasto coinvolto anche senza di
lei, il pensiero del suo comportamento suicida per qualche insana ragione
minacciava ancora di farle sentire un tale dolore nel cuore che avrebbe
potuto morirne.
Strinse il piccolo distintivo appuntito attaccato al petto del suo mantello
fra l'indice e il pollice. All'improvviso sentì di non volere restare da
sola. Lo staccò e lo alzò di fronte al suo viso, mentre il suo piccolo
gioiello rosso brillava come il sangue rosso dei suoi capelli nell'ombra ...
come il rosso sangue di un rubino a mezzanotte. Il suo primo vero pokemon,
quando lo aveva catturato sotto forma di Staryu, mentre pescava in quel
giorno fatale di tanto tempo fa.
"Starmos," bisbigliò, lasciando che il pokemon a stella nera le
si mettesse accanto a volare nell'aria mentre si allargava fino ad assumere
la sua forma regolare. L'occhio a forma di rubino brillò come forma di
saluto mentre si ingrandiva, in proporzione ai suoi 10 arti appuntiti a
forma triangolare. Da quando era passato al secondo stadio non era stato
capace di produrre alcun suono - preferiva invece comunicare con il
luccichio del suo gioiello.
"N-non so che fare."
Starmos brillò dolcemente pieno di comprensione e si avvicinò per toccare
con la sua faccia la sua spalla. Lei spostò il braccio poi si fermò. Più
si avvicinava alla stella appuntita, più si sarebbe fatta male.
Che ironia.
<><><>
Più sotto e intorno alla faccia del muro della grigia montagna, il resto
del gruppo mangiava in relativo silenzio con il soffice brillio del fuoco da
campo che bruciava dolcemente. Le fiamme si muovevano pigre, illuminando le
sei figure quel tanto che bastava a renderle visibili le une alle altre
nell'oscuro sfondo della caverna.
Una di loro, la figura magra e atletica di un giovane uomo vestito di abiti
larghi e stivali completamente neri, sedeva sulla sporgenza del sentiero, a
guardare giù dal dirupo nel oblio di estrema altezza, fissando le ombre
sottostanti. Alla sua destra, avvolta nel suo mantello giaceva una donna
incosciente, con lunghi capelli blu sparsi sulla liscia pelle del suo viso,
i bei tratti contorti nell'angoscia di quello che sembrava un incubo.
Ash si sfregò stancamente uno degli occhi con il dorso della mano. Le
tempie gli dolevano come se lo stessero colpendo incudini di acciaio,
accompagnate dalla sensazione di nausea che sentiva nello stomaco come se
avesse bevuto acido batterico. Sembrava che avesse contratto nuovamente la
vecchia 'influenza mattutina, sin da quando si era svegliato dalla battaglia
con quella strega, Agatha. Non sapeva perchè stava soffrendo i sintomi
della malattia ora, ma non andava a nozze troppo bene con quella cosa che
già sospettava.
Bruno sedeva vicino ad Erika e al suo uomo, Hikaru dalla corporatura
robusta, a parecchi piedi di distanza con la schiena appoggiata al muro di
pietra della montagna per cui la scogliera risaliva come una ferita.
"Qual'è il problema, Ashura?" chiese Bruno serio mentre
continuava a mangiare dalla scodella con un paio di bastoncini. "La
cucina di Giselle non ti va bene?"
Una Giselle dall'aspetto molto stanco vestita di un camice da laboratorio
sporco e strappato che era una volta completamente bianco, ma che era ora
macchiato come uno straccio e rivelava lembi di pelle e biancheria, sedeva
al centro della scogliera e smanettava con la pentola. "Stai cercando
di essere divertente?" chiese senza alzare lo sguardo, riuscendo ancora
a usare un tono imperioso nonostante l'ovvia stanchezza. Bruno si limitò a
fissarla senza capire.
"No, non lo faresti," disse Giselle, scostando i capelli marroni
aggrovigliati dalle spalle mentre cominciava a rimettere le provviste e le
razioni nel piccolo zaino da viaggio.
Erika aveva già finito il suo pasto ed era rimasta a fissarla per un po',
con attenti occhi verdi. Era come se stesse aspettando una possibilità per
parlare con lei. "Okay, Giselle. Siamo chiari. Tu *hai* il dono
elementale, no?"
Giselle rivolse un automatico sguardo di ghiaccio alla sua sorellina che era
seduta dietro un piccolo macigno, insieme al figlio di Bruno, Junior.
Laselle si scosse e prese tra le mani una ciocca dei suoi lunghi capelli per
il nervosismo. "Non gliel'ho detto. Davvero!"
"Free," il butterfree nero confermò scuotendosi dall'alto della
sua spalla. Il settimo Maestro di Pokemon sembrava ora avere un'affinità
per la forma che aveva usato per ingannarli..
Strofinandosi la pelle del collo, Ash li interruppe. "In verità ti sei
più o meno tradita quando hai fatto questo," disse indicando il punto
dove aveva lasciato segni rossi sul suo collo quando l'aveva tramortito con
la mano. Giselle si era svegliata subito dopo di lui e sembrava che non si
ricordasse che cosa fosse esattamente successo. Fino ad ora, nessuno aveva
parlato dell'incidente mentre continuavano nel loro cammino. Ash le spiegò
brevemente chi era Chanelle in verità e che cosa aveva fatto.
"Quella piccola strega!" disse Giselle mentre vedeva cosa aveva
fatto al suo collo quando lui ebbe finito di spiegare. "Mi dispiace
molto." Poi guardò sua sorella. "Ma come mai tu non sei stata
catturata come noi?"
Laselle fece spallucce sotto il suo mantello verde-foresta. "Non
so."
Gli occhi rossi del butterfree nero brillarono annoiati. "Free, free,
free!"
Ma Laselle sgranò solo gli occhi. "Huh?"
Però Pikachu aveva ascoltato intensamente fino ad allora e si mise su un
altro macigno al centro del cammino "Pikapi, pikachu pika pika,"
tradusse con piccoli movimenti delle sue zampette nere.
"Pikachu dice che il Ditorion ha interferito con l'incantesimo
abbastanza da permettere a lui e a Laselle di teletrasportarsi da qualche
altra parte all'interno della Victory Road," spiegò Ash mentre si
sfregava la fronte. Il suo mal di testa stava peggiorando.
"Ma non poteva fare lo stesso per noi?" disse pericolosamente
Giselle.
Il butterfree cominciò a sudare freddo.
Erika stava ancora fissando intensamente Giselle, gli occhi brillanti come
smeraldi. "Giselle, stai cambiando discorso."
Bruno intervenne anche lui, i tratti duri del suo viso immobili come pietra.
"Sapevi che la Ribellione era più debole paragonata alla Lega,
specialmente per quanto riguarda i Maestri. Se avevi questa abilità,
perchè l'hai nascosta? Avevamo bisogno di tutte le persone che avessero
questo potere..."
Giselle abbassò la testa e chiuse gli occhi. Sembrava stranamente
vulnerabile mentre si appoggiava all'indietro sui polpacci e piazzava
entrambe le palme delle mani sul pavimento roccioso. "Io-io proprio non
potevo," disse lentamente, la testa giù con i lunghi capelli ricci che
scendevano giù ad accarezzarle i lati delle guance. Poi aprì gli occhi e
li fissò, il suo sguardo dagli occhi marroni pieno di dolore. "Non ho
mai desiderato questo cosiddetto dono, capite?"
Bruno sembrava un po' confuso mentre si sfregava i lunghi capelli marroni
appuntiti. "Ma... perchè? Come può non piacerti avere quella forza?
La forza di cui si ha disperatamente bisogno per difendere se stessi e gli
altri?"
Giselle alzò le palme delle mani e li fissò. "Per quel che mi
riguarda, gli umani non avrebbero ami dovuto essere capaci di maneggiare i
poteri elementali dei Pokemon. Voglio dire, guardate cosa ne abbiamo
fatto." Allargò le mani.
"Guardate! Siamo come dei bambini con pistole in mano!" Raccolse
le ginocchia e le abbracciò, affondando il viso dentro di loro. "Ho
negato il mio 'dono' sin da quando ha cominciato ad emergere quando avevo 16
anni. Mentre stavano disperatamente cercando gente con il dono per reagire
agli attacchi dei "Maestri di Pokemon" del Team Rocket, io ho
nascosto il mio. Non volevo usarlo per la guerra - mai."
Ash stava guardando il viso addormentato di Duplica. Si chiedeva quali
demoni stesse affrontando nel suo sonno per causarle una tale espressione di
dolore. Sperva che sarebbe stata bene - qualunque cosa le avesse fatto
Agatha era probabilmente grave. "Credo sia per questo che sei diventata
un dottore invece," disse ad alta voce. Cominciò a rimettersi i
guanti.
Di botto, Giselle si lasciò sfuggire una risata sprezzante. "Ma certo,
non sono così moralista e santarellina dopo tutto. Intendo,voglio dire
quando vedevo tutte quelle persone con anche una traccia di quell'abilità
che erano mandati a combattere nelle prime file, mi spaventavo a morte.
D'altronde, non ne sapevo nemmeno molto su come controllarlo."
"Ma prendersi cura dei feriti e di coloro che stanno morendo richiede
altrettanto coraggio, se non di più." Lui scosse la testa e iniziò ad
alzarsi, sollevando il corpo inerte di Duplica avvolto nel suo mantello nero
per trasportarla sulla schiena. "Comunque, abbiamo riposato abbastanza.
Faremo meglio a muoverci prima che inizi ad apparire qualche Pokemon
Proibito." Spostò le braccia di Duplica intorno al suo collo.
"Pikapi," il piccolo topo elettrico sembrò essere d'accordo con
lui mentre saltava giù dal macigno e correva a stare al suo fianco.
"Hey, guardate!" disse all'improvviso Laselle, indicando qualcosa
di quasi camuffato contro la faccia di pietra della montagna. "E' un
pokemon! E' da un po' che non ne vedo di selvaggi."
Ash osservò con curiosità il punto che stava fissando - non l'aveva
nemmeno sentito. Era un graveller stretto contro il muro, con le enormi
braccia di pietra che svolazzavano di tanto in tanto quando si estendevano
dal suo corpo a forma di macigno, alto tre piedi. Guardandolo meglio, sentì
all'improvviso un sensazione di ... sbagliato riguardo ad esso.
Pikachu ringhiò a bassa voce nella gola e si mise sulle quattro zampe, con
la coda seghettata e il pelo rizzato in fondo. Come se fosse un segnale
Bruno, Erika e Giselle si misero tutti in piedi allarmati mentre Junior,
Laselle ed Hikaru si alzarono anche loro prudentemente per fissare il
pokemon. Il cibo era stato dimenticato mentre le scodelle cadevano in pezzi
contro la scogliera rocciosa. "Che ha che non va?" chiese Bruno,
con gli occhi fissati sul graveller. "Ho un'affinità per i Pokemon
roccia ..ma non riesco a sentire niente provenire da lui."
Pikachu cominciò ad avvicinarglisi, ma Ash senza parlare lo fermò
dall'andare oltre. "Penso che stiamo per scoprire il motivo per il
quale ci sono così pochi Pokemon selvaggi in giro ultimamente..."
Il graveller brillò all'improvviso di una luce bianchissima come se stesse
per evolversi. Ma poi cominciò a urlare orribilmente come se stesse
soffrendo di un dolore acuto. Gridando come pazzo, il bianco si dissolse e
infine si scurì fino a diventare un minaccioso blu-nero. Due punti rossi
brillavano nell'oscurità e quando la luce sparì, rimase un graveller di
ebano. Ora con un soffio selvaggio che gli usciva da una bocca piena di
fauci di pietra appuntite, si preparò ad attaccarli con i graffi delle sue
enormi braccia dotate di artigli.
"Non ci credo," disse Erika, facendo un passo indietro con un
espressione impallidita sul viso. "I Pokemon selvaggi si erano
tramutati in Pokemon Proibiti? Pensavo che venissero tutti dalle gabbie.
Come è possibile? Che cosa significa?"
Ringhiando contro di loro, il graveller saltò all'improvviso, con gli
artigli fuori pronti ad uccidere, ma Bruno avanzò e con un colpo secco lo
scagliò brutalmente in aria con una sola grossa mano, spaccando il pokemon
nero in mille pezzi. Polvere e shrapnel volarono dappertutto. "Non lo
so, ma non può essere una buona cosa," disse, strofinandosi la mano.
"Attento," lo avvertì Ash mentre i pezzi del graveller sparsi in
giro intorno ai suoi stivali iniziavano a muoversi e a riunirsi.
Bruno bestemmiò e poi calciò la maggior parte dei detriti giù dalla
scogliera e ancora più sotto con pochi movimenti del suo pesante stivale.
Lo scalpitare delle rocce riecheggiò da lontano, fino a che non poterono
più essere uditi. "Quelle dannate cose sono dure da uccidere."
Ma la stretta sporgenza rocciosa davanti a loro cominciò a tremare e a
rombare; dapprima dolcemente, poi in modo sempre più forte. Pezzi di rocce
e massi cominciarono a piovere giù dal tetto dell'immensa caverna e dalla
faccia della colonna montagnosa da cui stavano cadendo. Un suono stridulo
uscì dalla tasca del mantello di Giselle e lei rimosse velocemente il suo
detector portatile per studiarne il grafico.
"Il detector indica innumerevoli punti di energia dell'elemento terra a
due miglia sotto il livello del mare, sud-sud-ovest," urlò superando
il rumore del terremoto.
"Questo significa un immenso raccoglimento di energia alla base della
colonna. Sono pokemon, ma il detector non riesce a calcolare i loro livelli.
Sono senza dubbio Proibiti!"
Si fermò mentre decifrava qualcos'altro sul piccolo schermo.
"Aspettate, c'è un potere elementale di natura umana e anche di natura
... rocciosa."
Ash fu immediatamente allerta. "Tu, Laselle, Junior e Hikaru avete
detto che Brock era scappato ed era al nostro inseguimento ora,
giusto?" I suoi occhi brillarono di una luce profonda. "Misty!"
"Sono qui," disse una voce soffice sopra di loro. Alzò lo sguardo
verso la scogliera per vedere ... lei ... che veniva da dietro l'angolo del
muro roccioso, e camminava attentamente sentiero ad una distanza sufficiente
dal bordo per non rischiare di cadere. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi
si arrabbiò subito con se stesso per averlo fatto. Lui scosse la testa per
spazzare via le emozioni i lotta. Non poteva permettersi di pensare a lei
ora. Dopo tutto quello che era successo lui era ancora confuso sulla reale
natura della sua relazione con lei o della sua con lui. Meglio prendere la
strada di mezzo e fare finta che non sia successo niente.
A rompere la sua scia di pensieri, arrivò balzando un Persian bianco dallo
stretto sentiero sottostante seguito da due ninja in nero, con le maschere
abbassate nella fretta di scalare il pendio. Erano rimasti indietro rispetto
al gruppo come retroguardia.
"Graveller neri dappertutto," fece rapporto Jessie.
"E non sembrano ben intenzionati!" aggiunse James.
"Puoi prendere la mia roba, per favore?" chiese Ash a Misty mentre
sistemava Duplica in modo più confortevole sulla sua schiena.
Misty li guardò entrambi per un attimo con occhi blu-ghiaccio
indecifrabili. Poi senza dire niente, andò verso il punto dove era
appoggiata il suo piccolo zaino marrone, e dopo aver avvolto il mantello
all'altezza della cintura per lasciare che avvolgesse la sua snella e
formosa figura, lasciò scivolare dolcemente la cinta intorno al braccio
libero. .
Bruno gli si avvicinò. "Preferisci che porti io Duplica al tuo
posto?"
Ash squadrò il Maestro dal mantello marrone. Nonostante il suo corpo
muscoloso e grosso, il modo in cui Bruno sembrava curarsi del suo braccio
sinistro come se fosse slogato e i vari tagli sulla faccia stanca, fecero
pensare ad Ash che non fosse poi una così buona idea.
"Non preoccuparti, Bruno. Tu ed Hikaru non dovreste sforzarvi." La
curva della sua bocca si sollevò leggermente. "D'altronde, è stata la
qui presente Duplica che ti ha battuto in un primo momento. Come posso
essere sicuro che tu non voglia vendicarti?"
Gli occhi di Bruno si infiammarono, ma poi si spensero quando capì di
essere stato preso all'amo. "Molto divertente, Ashura." Si sfregò
il braccio e guardò da un'altra parte. "Se avessi combattuto
seriamente, avrei potuto fermarla. Ma non ho pensato fosse saggio mettercela
tutta contro una di noi, per così dire." Ridacchiò fra se. "Ma
lo ammetto, lo sottovalutata. Non avevo idea che la ragazza potesse essere
così potente."
"Sento un po' di gentilezza qui?" chiese impertinentemente Erika
mentre si avvicinava all'altro lato di Ash , mentre si spostava i capelli
neri, lunghi fino alle spalle, con una mano prima di rimettersi il cappuccio
rosso. Bruno si limitò a grugnire.
"Faremo meglio ad andare," li interruppe finalmente Misty. Nella
mano teneva una torcia di legno che aveva acceso col fuoco del campo. Dopo
aver scrollato la testa una volta per spostarsi i capelli dalle spalle e
farli cadere sullo zaino, si mosse per prima, mentre l'orlo del suo mantello
blu le si strusciava contro i piedi. "Conduco io stavolta. Ricordo
ancora la strada attraverso la Victory Road."
"Come vuoi." Ash fece spallucce e cominciò a seguirla mentre
Erika, Bruno, Giselle e sua sorella, così come Junior e Hikaru, si misero
dietro di lui in una singola fila tenendosi vicini al lato montagnoso della
scogliera.
Bruno notò che Jessie e James non li stavano seguendo. "Venite voi
due?"
Il pokemon dal pelo bianco che era Persian, si staccò dal muro e soffiò
indignato. "Siamo in tre," disse con voce felina. "E no, ci
teniamo indietro. Continueremo il resto del viaggio da soli."
Ash alzò le spalle benchè non ne fosse sorpreso. Erano paranoici come al
solito su almeno qualche cosa. Naturalmente, nel modo in cui era cambiato il
mondo negli anni e la loro apparente professione, non era poi così
sorprendente. Continuarono ad andare avanti, lasciando i mercenari ad
arrangiarsi.
Tuttavia non poteva negare che era preoccupato per loro. Ridacchiò piano.
Si era di nuovo ammorbidito come quando era un bambino - sempre a tenerci
troppo. Era pericoloso tenere troppo a qualcosa.
<><><>
"Garick... Garick... Garick..."
La cupola di nuvole che sovrastava l'intero massiccio della città turbinava
alta come olio su una tenda a mezzanotte. Dagli alti balconi dell'immenso
Palazzo Indigo, di color marmo bianco - il centro dell'altopiano e della
città - sembrava quasi di poterlo raggiungere e toccare. Era, dopo tutto,
una delle strutture più grandi e alte dell'intera città, anche quando
molti dei grattacieli erano ancora in piedi.
Ma la figura coperta da un mantello e incappucciata in un annebbiante color
grigio che stava sulla sua cima più alta era minacciosamente immobile
mentre osservava le migliaia di persone che si affollavano sulle strade
tutte intorno alle mura del palazzo come formiche, adorando il suo nome.
Solo gli alti venti gelati gli causarono un movimento; il suo mantello si
increspò sulla sua figura atletica quasi come se fosse vivo.
"Garick... Garick... Garick..."
Un suono improvviso di qualcosa che si agitava.
"Mio signore." Dietro di lui, l'uomo appena arrivato avvolto in un
lungo mantello blu aspettava un suo segno. Con una mano, l'uomo si tirò
indietro il cappuccio, rivelando capelli nerissimi tenuti stretti in
luminose e lunghe punte che stavano sopra un affascinante viso dagli occhi
blu. "Agatha è stata uccisa."
Ma lui non si girò; rimase semplicemente a studiare le persone che erano
venute a prepararsi per l'ultimo stadio della profezia da svelare.
"Non è preoccupato? Dopo Lorelei, rimaniamo solo io e Brock - sempre
che Brock sia ancora vivo. Abbiamo perso contatto con lui." Una pausa.
"E lei, naturalmente."
La figura dal mantello grigio che stava sul precipizio del balcone non diede
segni di movimento. Invece ci fu il ruggito di un tuono in lontananza.
Fulmini neri cominciarono a brillare nel cielo. Gli alti venti soffiarono
più forte, così forte che il marmo del balcone del palazzo su cui stavano
stava scricchiolando per lo sforzo. "Allora ... Ashura è già
arrivato?" La voce era bassa, alzata quel tanto che bastava perchè
potesse essere sentita oltre il rumore del vento.
"Non credo. Devono essere ancora nei tunnel della Victory Road. I
Maestri di livello più basso e i soldati appostati all'entrata della città
non hanno ancora comunicato niente." Una pausa di riflessione.
"Raddoppierò la guardia e dirò loro di stare allerta - impediremo a
quei parassiti ribelli di interferire - persino Ashura non potrà combattere
contro l'intera Lega e la sua armata. Troverò Valdera e-"
"Sembri spaventato, Lance," lo interruppe.
Lance brontolò. "Non ho paura. Sono solo prudente. Guardi quanti dei
nostri maggiori Maestri abbiamo già perso. Per non parlare di due dell'
Elite dei quattro." Si avvicinò al fianco del Maestro della Lega e
seguì il suo sguardo giù verso tutte le persone radunate intorno al
palazzo. "Li ascolti. La gente invoca il suo nome. Dipendono da noi per
riformare il mondo com'era prima delle Guerre Oscure. Non si dimentichi che
questo, con la nostra morte, non potrebbe mai accadere."
La figura dal mantello grigio si girò verso di lui anche se, come al
solito, il suo viso non poteva essere visto nelle profondità del cappuccio.
Un occhio rosso brillò. "Non raddoppiare la guardia. Lasciali
entrare."
"Ma-"
"Fa come ti dico. E dì alle sentinelle di setacciare la città alla
loro ricerca una volta che saranno arrivati. Voglio sapere immediatamente
dove sono Ash e Misty. Per quanto riguarda i loro compagni ..." Rise
all'improvviso all'idea dell'ironico pensiero.
"Possono ucciderli. Non sono importanti. Non dovrebbe essere troppo
difficile."
Lance si rimise rapidamente il cappuccio a posto sulla testa, oscurando il
suo viso. "Ho capito."
Un altro sprazzo di vento ed era andato.
E Gay rimase ad osservare la gente adorante. Come un artista che commette
degli errori e deve poi metterci una pietra sopra .... o almeno, era quello
che tutti quanti pensavano
Dopo tutti quegli anni avrebbe finalmente realizzato il sogno.
Noi avremmo finalmente realizzato il sogno.
<><><>
Misty teneva la torcia alta nella mano sinistra mentre camminava intorno
alla curva della sporgenza rocciosa. Stava attenta a tenersi vicina al muro
e il più lontano possibile dal precipizio. Dietro di lei, poteva appena
sentire i deboli tonfi degli stivali di Ash sulla pietra mentre la seguiva,
anche con Duplica sulla schiena. Pikachu, intanto, saltellava su tutte e
quattro le zampe accanto al piede sinistro di lui, con la coda seghettata
ben ritta. Si ricordava quando aveva quindici anni e avevano incontrato la
guida delle foreste di Fuchsia che aveva insegnato loro molto sulle tecniche
per mascherare il suono dei loro passi in modo da non risultare troppo
rumorosi. Era un'altra delle cose utili - specialmente con tutte le
camminate che si stavano facendo in quei giorni.
Subito dopo avevano avuto quella grande gara su chi sarebbe riuscito a
passare a tutta velocità oltre Jigglypuff ... ma naturalmente, lei fu
quella che finì coi segni in faccia - Ash era stato più bravo di lei.
"Perchè ridi?" chiese all'improvviso Ash.
Lei gli lanciò un'occhiata di traverso e corrugò la fronte senza
rallentare il passo. "*Non* stavo ridendo."
"Sì, invece."
"Come avresti potuto vedere la mia faccia da lì?"
"Beh, stiamo girando l'angolo, no?"
Lei voltò di nuovo lo sguardo verso di lui. "Guarda, non stavo
ridendo, va bene?"
Ash sgranò gli occhi. "Beh, se è così importante, okay, non stavi
ridendo."
Poi si zittì come se avesse ricordato qualcosa e la sua espressione divenne
vaga. Si era probabilmente dimenticato che non si supponeva dovessero
parlare. Almeno non come se si conoscessero.
All'improvviso lei sentì la sporgenza vibrare e rimbombare sotto i suoi
piedi ancora una volta. Perse quasi l'equilibrio quando accadde, e guardando
di sotto, capì che la pietra su cui stavano camminando sembrava essere
diventata più ruvida ... e piena di cunei. Come pezzi irregolari nel
granito. "Questa sporgenza, non pensi che ci sia qualcosa di
strano?" si azzardò a dire, anche solo per cambiare argomento.
Lui stette in silenzio per un attimo mentre si poteva udire solo il suono
del suo respiro dietro di lei. Quando la risposta arrivò fu pronunciata in
un tono confuso. "Hai ragione, c'è qualcosa -"
"Pikapi!"
"Pikachu!" Lei lo sentì slittare mentre si fermava perciò si
fermò anche lei, mentre i suoi stivali scivolarono un poco prima che lei
afferrasse come supporto un pezzo di roccia. Mentre si girava, alzò la
torcia più in alto, illuminando di più l'oscurità e rivelando che la
sporgenza che avevano fino a quel momento seguito si era ristretta in modo
che ora era larga solo tre o quattro piedi dalla faccia colonnata dello
strapiombo.
Appoggiò il palmo sul muro inclinato, sentendosi all'improvvisa impaurita
dall'estrema altezza a cui si trovavano. Un passo falso e si sarebbero
trovati catapultati nella loro rovina. Ash era leggermente inginocchiato sul
punto in cui Pikachu sembrava aver dato una zampata contro la sporgenza
rocciosa.
"Qual'è l'intoppo?" la voce rude di Bruno arrivò da dietro.
"Pikachu si è incastrato," disse Ash, mentre cercava di
bilanciare il corpo inerme di Duplica sopra la sua schiena e simultaneamente
esaminare le rocce vicino alla zampa del suo pokemon.
"Pika," concordò Pikachu in tono preoccupato. I suoi occhi blu
era socchiusi sul pavimento scoglioso della sporgenza come se sospettasse
qualcosa.
Erika entrò nel raggio della luce dietro Ash e si inginocchiò quando
all'improvviso urlò mentre perdeva l'equilibrio, quasi cadendo nel
precipizio e nell'oscura profondità sottostante. Fortunatamente Bruno la
stabilizzò con una mano da dietro. Respirando forte con gli occhi verdi
spalancati per lo shock, guardò giù alla roccia su cui si era appoggiata.
"Il terreno si è mosso!"
Ash le lanciò rapidamente uno sguardo. "Cosa?"
Dietro al gruppo, Laselle urlò. "La sporgenza! Ha gli occhi!"
Misty fece brillare freneticamente la torcia dietro di loro. La sporgenza -
la sporgenza si stava muovendo! Innumerevoli punti di luce rossa brillarono
all'improvviso dalla roccia sotto i loro piedi, illuminando l'oscurità
ancora di più come se insetti brillanti stessero trafficando per terra
dappertutto. Insetti ... Misty si sbattè una mano sulla bocca per
trattenere un grido di terrore dall'uscire dalle sue labbra. Guardò più da
vicino. No, non erano insetti, erano davvero occhi. Non sapeva se era peggio
che pensare fossero insetti.
"Merda!" urlò la voce di Giselle da qualche parte dietro Bruno.
"Il detector dice che ... che ci troviamo *sopra* un nido di Pokemon
Proibiti!"
"L'intera dannata sporgenza è una piattaforma di graveller!"
gridò Ash mentre tirava un pugno disperato contro le rocce che stavano
sulla zampa di Pikachu per liberarlo, producendo un rumore di roccia
spezzata. Polvere volò formando una nuvola intorno al suo pugno mentre la
roccia che aveva spaccato sembrava ruggire di dolore. Ma Pikachu era ora
libero di saltellare sul braccio di Ash e attaccarsi alla cima della sua
testa, con gli occhi blu spaventati.
Misty cadde a terra quando la sporgenza si mosse sotto i suoi piedi e tutto
attorno, artigli affilati dalle dita di pietra eruttarono dal suolo,
cercando di afferrare i loro stivali. La sporgenza era un cumulo di rumore
con Bruno, Junior e Hikaru che urlavano, Giselle che diceva ad alta voce
coordinate elementali mentre Laselle non aveva ancora smesso di urlare.
E poi la sporgenza di graveller cominciò a separarsi. Le profondità
sottostanti della caverna si rivelarono dai buchi che si stavano aprendo
sotto di loro come formaggio spezzato.
"Piantatela di gridare tutti quanti e andiamo!" disse Ash mentre
si sforzava di mettersi in piedi e alzava Duplica sulla schiena. "Misty,
andiamo! Non guardare di sotto!"
Cominciarono a proseguire per la loro strada per il resto della stretta
sporgenza, saltando da una parte all'altra in un pericoloso gioco mortale.
Ma era troppo tardi; si stava spaccando sempre di più. Infatti, la
sporgenza davanti a Misty era diventata così piena di buchi che era
impossibile andare oltre e dovettero fermarsi - erano in trappola. Le
profondità senza fine spalancate sotto di loro sembravano invitare la loro
morte.
"Ash, la regola del non-elemento, è ancora valida?" urlò
improvvisamente Bruno.
"Penso che i Pokemon proibiti sappiano che siamo qui - stiamo
camminando loro sulla testa!" "Era tutto quello che avevo bisogno
di sentire!" ringhiò il Maestro di Forza. Ci fu una luce bordeaux e
un'esplosione di pietra shrapnel e polvere quando Bruno diede un pugno
contro il muro della montagna facendone andare giù una sezione. "Lo
sapevo che c'era qualcosa dietro questa roccia!" urlò trionfante.
"Tutti dentro!"
Si fecero tutti largo nella cava appena aperta mentre la sporgenza fuori
infine si disintegrava, lasciando tutti quanti a respirare pesantemente
all'interno dell'apertura. Dentro c'era persino meno luce se possibile e un
odore stantio che suggeriva un certo grado di anzianità del luogo.
Fortunatamente la luce scarsa e lampeggiante della torcia di Misty riusciva
in un qualche modo ad illuminare l'oppressiva oscurità, benchè lasciasse a
molti di loro la possibilità di vedersi solo come deboli contorni quando
non illuminati direttamente dalla fiamma.
Misty si guardò intorno, spostando la torcia da una parte all'altra mentre
cercava di capire dov'erano finiti. La cava sembrava continuare fino al
cuore della montagna scoscesa in una direzione leggermente in salita. Era
davvero antica e in disuso come suggeriva l'odore dell'aria; ragnatele
circondavano i rocciosi muri arrotondati mentre un sottile strato di polvere
copriva il pavimento. Tratteneva il fiato quando piccoli insetti e ragni
volavano via spaventati dalla lucentezza della sua torcia.
"Mio Dio, c'eravamo vicini," Hikaru tirò un sospiro di sollievo
mentre camminava verso l'apertura sbriciolata per la quale erano passati e
sbirciava all'indietro verso la strada da cui erano venuti, fuori dalla
caverna sotterranea. "Bella idea, Maestro Bruno-"
In modo scioccante il grosso Allenatore di Forza urlò di dolore e fu
gettato violentemente all'indietro, andando a sbattere contro il muro dietro
Bruno. Ci rimbalzò come un sacco bagnato e atterrò incosciente sul
pavimento del tunnel.
"Hikaru!" urlò Bruno, correndo immediatamente a lato del suo
uomo.
Ash era già in posizione da combattimento nonostante il fardello di Duplica
sulla sua schiena. Erika, Junior, Giselle e sua sorella fecero un passo
all'indietro preparandosi.
L'aria era mortalmente calma con niente di udibile se non il lento respiro
alterato di tutti i presenti e l'occasionale ruzzolare di alcune rocce.
Misty alzò la torcia verso l'alto per illuminare l'entrata della caverna
così che potessero tutti vedere cosa aveva gettato Hikaru all'indietro con
una tale forza.
E poi il terreno cominciò a tremare come se l'intera caverna sotterranea
stesse cominciando a spaccarsi. Fra il ruggito delle rocce che si rompevano
e si spaccavano, divenne chiaro un suono lacerante, acuto come un fischio,
dapprima debole, poi sempre più alto, simile ad un crescendo sacro. L'aria
divenne fredda - fredda come il vento artico - e poi anche potente come uno
di quelli. Una forte brezza si era alzata dai tunnel dietro di loro come se
tutta l'aria stesse venendo risucchiata dai passaggi e dall'apertura in un
potente turbine. Misty aveva messo un mano sui capelli per trattenerli dal
finire davanti agli occhi e alla faccia, mentre il vento la spingeva e
soffiava contro il suo mantello prepotentemente. Gli abiti di tutti quanti
svolazzarono violentemente al vento. Polvere e rocce riempirono l'aria così
che risultava difficile vedere qualcosa.
La torcia si spense. Oscurità.
"Luce." Quando Pikachu ebbe di nuovo illuminato il tunnel,
poterono vedere cosa aveva causato il vento e il rumore.
Zubats. Zubats Proibiti.
Centinaia - no, milioni di loro; entravano dall'apertura come se fosse il
boccale di una bottiglia che veniva svuotata, ricoprendo ogni cosa di una
foschia d'oscurità. Ce n'erano così tanti, che nessuno dei piccoli
pipistrelli era individualmente distinguibile, invece c'era una fitta,
nuvola blu-nera che cresceva di secondo in secondo, e si allargava nella
loro direzione attraverso gli stretti confini del tunnel come se stessero
cercando di abbracciarli.
Oltre al suono del loro movimento, erano silenziosi; quello che causava
rumore non era il solito verso di tale pokemon, ma l'immenso sbattere di
tutte le bilioni di ali che sbattevano tutte violentemente. Era come se
fossero un esercito di locuste alla carica di un raccolto di grano maturo.
Con loro come grano.
"Uh, sembra ragionevole che se i pokemon selvaggi si sono evoluti in
proibiti, ci siano così tanti zubat, "precisò Erika seccamente mentre
cercava senza successo di far smettere al mantello verde di svolazzare di
fronte a lei per la forza del vento.
"Ci sono momenti per gli studi scientifici e momenti in cui si deve
correre," disse Giselle impertinentemente. "Ma ora è il momento
di correre, credo."
Laselle stava già seguendo il suo consiglio, spingendo un confuso Junior
dietro di se e lungo il tunnel. "La cosa più intelligente che tu abbia
detto da un po' di tempo a questa parte, sorellona!"
Iniziarono a correre.
<><><>
"Fire Blast!" ordinò Cassidy disperata.
Il suo rapidash stava urlando di paura ma le obbedì lo stesso mentre
rilasciava un proiettile di lava a forma di croce dalla bocca contro
l'ammasso di roccia dagli occhi rossi che stava dirigendosi direttamente
addosso a lei. Ma tutto quello che il fuoco sembrò fare fu quello di
rendere i graveller rossi per il calore mentre continuavano ad avanzare.
Nemmeno Butch stava avendo più fortuna mentre cercava di tenerne a bada un
altro gruppo con spirali di fuoco dalla cima della sua stessa cavalcatura
dietro un macigno. Il sudore colava dalla sua fronte in fitti rivoli,
bagnando i suoi capelli color acqua. Solo Rainer e il suo vaporeon
sembravano riuscire a domare i loro con grandi spruzzi di liquido blu
rispettivamente dalle loro mani e bocca.
La stessa Suzie, però, sembrava imperturbabile mentre sedeva sul suo
cavallo e lasciava fare tutto il lavoro al Maestro d'acqua.
Avevano avuto dei momenti relativamente tranquilli attraverso i tunnel sopra
i loro cavalli ma quando questi si erano aperti nelle caverne principali,
proprio quando era in vista, benchè ad oscura distanza, il pilastro
principale che conduceva in superficie, si era scatenato un terremoto. Da
tutte le parti erano usciti gravellers neri saltando dall'alto giù nel poco
profondo canyon all'interno del quale si trovavano come se avessero
aspettato per fare un'imboscata sulle alture più alte dei vari macigni
rocciosi, muri e sentieri.
"Stiamo perdendo troppo tempo," disse Suzie leggermente
arrabbiata. "Butch, Cassidy, c'è una qualche scorciatoia che possiamo
prendere da qui?"
Butch brontolò mentre estraeva la sua grossa spada per colpire un graveller
che si era avvicinato troppo. Quando si girò bruscamente per rispondere,
una ciocca sudata dei suoi capelli acqua gli cadde sulla fronte e lui la
scostò col dorso della mano libera. "Possiamo andare a nord-est da
qui," disse con fatica, "ma questo significherebbe che verremo
fuori dalla parte opposta rispetto ad Ashura e i ribelli."
"Suggerisco di farlo," disse Rainer mentre rilasciava un raggio di
ghiaccio dal palmo e congelava almeno mezza dozzina di Pokemon Proibiti
trasformandoli in blocchi d'acqua ghiacciata. "Presto o tardi se
continuiamo così, saremmo sopraffatti. Sembra che qualcosa li abbia messi
in agitazione." "Va bene," disse Suzie, spostando la torcia a
sinistra, e illuminando un pezzo di terreno roccioso in salita.
"Attraversate il pendio coi vostri cavalli e andiamocene da qui."
Cassidy affondò grata le ginocchia sui fianchi del suo cavallo per
seguirla.
Comunque, all'improvviso, sentì un dolore al fianco e urlò. La prima cosa
di cui si rese conto dopo, era che era stata buttata via dal suo cavallo e
giaceva a faccia in giù sul terreno roccioso. Cercò disperatamente di
togliersi i capelli biondi dagli occhi nel punto in cui alcune ciocche si
erano aggrovigliate così da poter vedere ma poi si lasciò sfuggire un
grido di diniego quando vide figure nere coi denti affilati che attaccavano
il suo rapidash, rodendogli le zampe e mangiandolo vivo.
Butch urlò e tornò indietro prenderla e proprio quando un ammasso di
quelle creature stava per saltare su di lei. Passandole accanto, afferrò il
suo braccio teso e la tirò su, facendola sedere dietro di lui.
"Sto cominciando a pensare che tutto questo non valga la pena,"
disse mentre incitava più forte il suo rapidash per raggiungere gli altri.
Respirando a fatica dietro di lui, Cassidy si limitò a scuotere la testa,
mentre la lunga massa dei suoi pallidi capelli sventolava al vento creato
dalla loro velocità. "Per avere ciò che uno vuole, ci si deve
preparare al rischio," disse testardamente.
Dentro di sè, si immaginava lei stessa che guidava Ashura in battaglia,
ordinandogli di fare qualunque cosa lei desiderasse, mentre distruggeva
tutti quegli stupidi Pokemon Proibiti.
Lord Garick che si inginocchiava davanti a lei, chiedendo pietà. Diede una
pacca alla massa avvolta dentro il suo mantello e sorrise mentre abbracciava
Butch più forte all'altezza della cintola. Sabrina era sicura che avrebbe
funzionato.
<><><>
"Laselle, sai almeno dove stai andando?" chiese Junior alla pazza
ragazza in giacca verde e mantella color foresta davanti a lui. Era un po'
che correvano e tutti i tunnel che avevano passato erano sembrati intricarsi
in un continuo labirinto; aveva perso la cognizione delle direzioni.
"Butterfree, ehm, Ditorion sa la strada," disse la sua esitante
risposta.
"Free?"
Lei fermò bruscamente la loro selvaggia corsa e Junior finì quasi addosso
alla sua schiena. "Vuoi dire che non lo sai nemmeno tu?" si
rivolse al pokemon.
"Free, free," disse il butterfree in tono arrabbiato mentre si
librava sopra la testa di lei, illuminando l'oscurità del tunnel così che
potessero vedere.
"Non dirmi che significa quel che penso," disse Junior,
impallidito, mentre lasciava andare la mano di lei.
Le si girò verso di lui, con uno sguardo colpevole negli occhi marroni.
"Junior-"
"Non chiamarmi così," disse lui, sentendo rabbia al suono di quel
nome. "Ho saputo solo ora rispetto a cosa sono 'junior' e non voglio
farne parte. Puoi chiamarmi JT d'ora in poi..." "Pensavo avessi
detto di non chiamarti JT?" chiese lei in tono esasperato.
"Comunque, come stavo dicendo, potremmo semplicemente rimanere qui ad
aspettare gli altri. Devono essere dietro di noi."
Si sedettero ed aspettarono per parecchi minuti, appoggiandosi al freddo
muro di roccia del tunnel. Non c'era alcun suono eccetto per il costante
battito d'ali del butterfree. Junior stava giocando col suo cappello
marrone. "Non penso che qualcuno ci stia seguendo."
"Ma devono essere-"
"Laselle!" esclamò lui stanco. "Ho visto così tanti bivi
nel tunnel che abbiamo percorso. Potrebbero facilmente aver preso una
direzione diversa dalla nostra."
Laselle cominciò a spaventarsi. "N-non l'avevo capito. E' solo che
quei zubat ... Odio gli zubat."
Junior sentì un groppo alla gola. Gli era venuto in mente solo adesso che
erano soli .... e virtualmente senza difesa. Lui aveva i suoi pokemon - no,
chi stava prendendo in giro? Machop o Graveller non avrebbero avuto *alcuna*
possibilità contro i Pokemon Proibiti - figuriamoci un Maestro di Pokemon -
alcuna possibilità. E per quanto riguardava lui stesso - certo che
conosceva qualche tecnica di combattimento - tutti i maestri di Forza
dovevano continuamente praticarne - ma contro il tipo di potere che dovevano
fronteggiare, per quel che importava poteva non conoscerne nessuna.
"Hai sentito? Junior - voglio dire, JT," bisbigliò Laselle
improvvisamente. E allora lo sentì anche lui. Passi. Che venivano da dove
erano arrivati loro.
"Pensi che potrebbero essere loro?" continuò lei eccitata mentre
si mettevano entrambi in piedi.
"Non lo possiamo sapere," la interruppe Junior. "Po-potrebbe
essere chiunque."
Gli occhi di Laselle di spalancarono quando lo capì anche lei. "Che
possiamo fare?"
Junior si guardò immediatamente intorno. "Là, dietro quel piccolo
macigno. Possiamo nasconderci e vedere chi è prima di fare qualunque
cosa." Sgattaiolarono dietro la roccia precedentemente nominata e il
Butterfree smise di utilizzare la sua abilità Flash, facendo cadere tutto
nell'oscurità." "Butterfree, voglio dire, Ditorion, puoi per
favore trasformarti in ... ehm ... qualcosa di grosso se è un nemico?"
chiese Laselle speranzosa.
"Free."
Junior sospirò sollevato. Si era dimenticato del 'pokemon' di Laselle.
Certo sarebbe stato imbarazzante essere salvato da una ragazza, ma era
meglio di niente.
I passi si avvicinavano e loro trattennero il fiato. Butterfree si preparava
a trasformarsi.
Una grossa figura coperta di mantello fu finalmente visibile.
"Maestro Bruno!" urlò Laselle sollevata, alzandosi per rivelarsi
da dietro il macigno.
La grossa figura muscolosa di fermò. "Allora ci incontriamo ancora,
ragazzina." La voce era bassa e profonda. E per niente simile a quella
del Maestro Bruno. Dannazione.
"Maestro Bruno?" tentò ancora Laselle col cuore in gola.
Butterfree illuminò finalmente l'oscurità con un fascio di luce dal corpo.
La figura muscolosa ricoperta da un mantello marrone buttò il cappuccio
all'indietro rivelando un viso duro e oscuramente affascinante con occhi
scintillanti stretti come fessure che li fissavano da sotto capelli marroni
modellati in punte affilate.
La faccia del Maestro di Roccia era dura come il suo titolo. Lui la
corresse.
"Maestro Brock."
<><><>
"Merda, merda e merda!" Erika stava spergiurando mentre procedeva
lungo il tunnel. Il terremoto era cessato ed erano riusciti a far perdere le
loro tracce a quei dannati zubat ma ora Ash, Misty e Duplica erano spariti
*così come* Bruno e i ragazzini. E come se non fosse già abbastanza aveva
della terra in bocca. Cercò di sputarla con forza ma il sapore secco e di
pietra rimase nella sua bocca.
"E io che pensavo che le brave ragazze non dicessero le
parolacce," disse Giselle al suo fianco. La dottoressa era stata
l'unica a finire con lei. Se questa fosse una cosa buona o cattiva, Erika
non ne era sicura. Sembrava che la sua personalità fastidiosa e arrogante
fosse tornata a farsi viva con viva forza.
"Ugh," disse con un ulteriore sputo. Sentì qualcosa intorno alla
testa e diede un sospiro di sollievo quando capì che la sua fascia era
ancora al suo posto. "Farò finta di non averti sentito," disse
magnanima.
Giselle spazzò via una nuvola di polvere dalla faccia e tossì mentre
spostava i suoi lunghi capelli marroni lontano dalle sue guance sporche e
pallide. Il suo viso pareva preoccupato. "Ora che facciamo?" Erika
scosse la testa mentre dava calciava via qualche ciottolo con gli stivali.
"Beh, la cosa più intelligente che possiamo fare, credo, è quella di
andare avanti. Se torniamo indietro e cerchiamo di trovare gli altri,
potrebbero volerci mesi in queste caverne ... e francamente non abbiamo mesi
a disposizione con tutti quei Pokemon Proibiti che circolano. Tutti si
sarebbero diretti in superficie in ogni caso, così avremmo avuto maggiori
possibilità di incontrarci."
Giselle le rivolse una strana faccia, poi si girò per guardare il tunnel,
mettendo le mani a coppa intorno alla bocca. "Laselle! Ash!
Bruno!" La sua soffice voce echeggiò lungo le mura. Erika spalancò la
bocca poi le pizzicò un braccio.
"Ow!" Giselle smise di gridare e le rivolse uno sguardo freddo.
Erika non sembrava voler scusarsi. "Idiota! Capisci che anche i nemici
potrebbero aver sentito la tua voce? Specialmente i Pokemon Proibiti?"
"Va bene, ho capito!" le disse furiosa Giselle. "Non dovevi
pizzicarmi." Alzò il braccio sottile e tirò indietro la manica del
suo mantello.
"Guarda qua! Un livido!"
Erika sorrise in silenzio. "Niente più di quello che meritavi. Ora
usciamo di qui." Passò oltre la donna arrabbiata e continuò ad andare
avanti.
<><><>
"Hai visto dove sono andate Erika e Giselle? Pensavo fossero proprio
davanti a noi," diceva Ash mentre continuavano a correre lungo il
tunnel, coi loro stivali che producevano lievi rumori sul pavimento
roccioso. "Dannazione, dove sono tutti?" Dietro di loro c'era il
dolce ruggito del vento che indicavano che gli zubat erano ancora da qualche
parte dietro di loro benchè sembrasse dal suono che si stessero
allontanando sempre di più. Magari erano riusciti a lasciarseli dietro ora
...
"Ash, puoi magari, fare una cosa, tipo smettere di stringermi la mano
così forte?" chiese Misty mentre lo lasciava trascinarla dietro di se
con la mano libera. Con l'altra stava a malapena trattenendo Duplica dal
cadergli dalle spalle.
Lui non si prese la briga di guardare indietro. "Peccato. Dovrai
sopportare il mio spiacevole ego. Non ho intenzione di perdere nessun
altro."
Ma in quell'istante il terreno ruggì più forte come il suono di un tuono e
una consistente massa di pietre pesanti e macigni cadde da sopra come una
grandine che faceva loro da sbarramento. Prima che lui stesso se ne rendesse
conto, i suoi stivali incontrarono una sezione irregolare del pavimento del
tunnel ed inciampò, facendoli cadere tutti in un ammasso di mantelle e
corpi.
Poi ci fu un curioso silenzio. L'improvvisa frana o qualunque cosa fosse era
finita. Poteva sentire col tatto e con l'udito rocce e sporco che cadevano
sulla sua schiena mentre cercava di riprendere fiato.
"Pikapi?" chiese Pikachu ad alta voce da dentro il suo zaino.
"Sto bene," rispose Ash stancamente mentre soffiava via i capelli
dagli occhi con una stanca folata di aria. "Misty?"
La sua vista si abituò gradualmente all'oscurità ma riusciva appena a
vedere con tutta quella polvere e sporco che svolazzava intorno a loro. Dopo
un attimo, riuscì a distinguere la sua figura che giaceva accanto al corpo
svenuto di Duplica dietro di lui.
"Tutto okay," disse lei con tono duro mentre si appoggiava sulle
ginocchia e si aggiustava il mantello e il vestito.
All'improvviso sentì Duplica tossire e capì che si stava finalmente
svegliando.
"Duplica?" disse con sollievo.
Dopo qualche attimo di silenzio, Duplica si mise seduta, ancora avvolta
nella mantella nera. Si strofinò gli occhi ancora chiusi, pettinandosi i
lunghi capelli blu con le dita di una mano. Altra polvere si alzò
nell'aria. "C-che è successo?" chiese a fatica. I suoi occhi
marroni si sgranarono aprendosi e abituandosi all'oscurità.
"Una lunga storia," disse Ash, mettendosi anche lui seduto mente
Pikachu gli saltava sulle ginocchia. Si strofinò il viso con il dorso della
mano per togliere lo sporco ma riuscì solo sporcarsi anche le guance.
Duplica sorrise e sembrò che stesse per fare qualche sciocco commento come
faceva di solito - o come la vecchia Duplica faceva di solito - fino a che
la sua espressione cambiò brutalmente. I suoi tratti si congelarono, e lei
spostò lo sguardo, e i capelli andarono a coprirle gli occhi. Ricordi
improvvisi sembravano scavarsi una via nella sua testa. "M-mi dispiace
tanto..." disse finalmente. La sua voce era simile a un dolorante
bisbiglio. Sembrava che stesse per piangere.
Lui abbassò lo sguardo e i suoi capelli gli caddero sulla faccia. Un
sentimento doloroso gli crebbe nel petto. Era così sbagliato vedere Duplica
in questo stato. Non andava bene, anche più di quando era stata posseduta.
"Ricordi cosa è successo?" chiese lentamente. "Duplica, non
è stata colpa tua ... è stata Agatha ad usarti..."
"Chu," annuì Pikachu con forza, con le orecchie appuntite che
stavano all'indietro sulla sua testa.
"T-tu non capisci. Io-" balbettò all'improvviso Duplica mentre
capiva d'un tratto cosa la stava coprendo. Il suo mantello. Quasi come se le
bruciasse la pelle, si strappò di dosso il manto nero e lo buttò ad un
lato.
La lasciò esposta per un attimo prima che lei creasse affrettatamente un
vestito bianco sopra il suo corpo con un breve fascio di luce.
Sorprendentemente, Misty le toccò all'improvviso le spalle, con uno sguardo
stanco sul viso. "Duplica ... nessuno di noi te ne fa una colpa."
I suoi occhi andarono su di lui per un attimo poi ritornarono dov'erano.
"Io non te ne faccio una colpa. Solo piantala di punire te
stessa."
Lei sorrise tristemente. I minuti passarono. Quando Duplica alzò lo
sguardo, c'era una strana espressione sul suo viso. Si strofinò gli occhi
bagnati e poi si mise in piedi, sembrando più se stessa di quanto lo fosse
mai stata in tanto tempo. Poi ridacchiò, benchè fosse più un singhiozzo
spezzato che qualcosa di umoristico. "Mi dispiace di essere stata una
tale piagnucolona ... C-credo solo di non essere brava a dispiacermi di me
stessa." La sua figura si illuminò di viola mentre formava il mantello
intorno al suo corpo.
Ash si strofinò le tempie doloranti lentamente e si spostò ancora una
volta i capelli da davanti agli occhi. Sembrava che stesse meglio ma lui non
poteva ignorare la preoccupazione che ancora sentiva. Si lasciò sfuggire un
sorriso. "Già, Duplica, mi hai davvero spaventato. Tutti quanti sono
cambiati così tanto ... non penso che potrei sopportarlo se lo facessi
anche tu."
Occhi marroni lo fissarono. Non era uno sguardo freddo, ma era totalmente
diverso da come lei lo aveva sempre guardato. "Ashy-boy, le persone
cambiano sempre," disse lei, improvvisamente seria. "Io, più di
tutti." Iniziò a camminare giù per il tunnel.
Misty lo guardò, scrollò le spalle, poi si alzò per seguirla dopo aver
spostato all'ingiù il mantello blu.
"Pika?" chiese Pikachu. Ash lo sollevò sulle spalle e raccolse il
suo stesso mantello.
"Non farci caso, Pikachu. Nemmeno io ho mai capito le donne. E poichè
Duplica è una delle mie migliori amiche, talvolta mi dimentico che anche
*lei* è una donna."
"Pikachu."
Cominciò a seguire le due donne. "E sì, mi ha appena ricordato questo
fatto."
<><><>
Erika e Giselle continuarono a camminare. La loro strada sembrava convergere
ancora in un altro tunnel che sembrava portare verso l'alto. Davanti a loro,
il condotto sembrava umido e freddo, in contrasto col calore delle caverne
sottostanti. Le ombre danzavano via lontano da loro come topi spaventati
quando una torcia che Erika aveva creato prima e alzato in alto, mostrava la
sua luce nell'oscurità. Non voleva rimanere così vicina al fuoco, ma con
tutte le cose che succedevano era necessario, avrebbe dovuto essere
coraggiosa davanti ad esso.
"Penso che dovremmo essere piuttosto vicini alla superficie ora,"
disse Erika mentre esaminava attentamente tutto quello che stava loro
davanti. A parte la luce scintillante della sua torcia, non sembrava
muoversi niente fra i piccoli massi e i detriti che coprivano il tunnel che
sembrava andare avanti all'infinito.
"Grande," replicò Giselle storcendo il suo bel naso. "Temo
che tutta quest'aria stantia e sporca non stia facendo niente di buono per
la mia pelle."
"Un bagno farebbe meraviglie." Erika rise un poco. "Non avrei
mai pensato che sarei vissuta abbastanza per vedere il giorno in cui la
perfetta Giselle avrebbe avuto un aspetto così trasandato."
"Davvero?" tentò di dire con condiscendenza Giselle, senza
riuscirci a causa del suo aspetto poco pulito. "Beh, potrei dire lo
stesso di te ... Ho sempre trovato divertente che tu ti ritenga così tanto
superiore a me, quando tu stessa ti comporti spesso come me."
"Non mi ritengo meglio di nessuno," disse Erika un poco annoiata
ora. "E nemmeno mi comporto come qualcuno..."
"Ora, davvero," disse Giselle, con gli occhi marroni che
scintillavano in atto di sfida. "Per tutto il tempo che abbiamo
lavorato insieme nella ribellione ... hai sempre pensato a me come una
sgualdrina o qualcosa di simile. Sei sempre stata la fredda bellezza
femminile che non poteva abbassarsi a frequentare gli uomini come facevo
io." Poi le sue sopracciglia sottili si alzarono quando le venne in
mente una cosa. "Aspetta un attimo, da quando ti conosco non hai mai
avuto una relazione con un uomo. Sei frigida?"
Erika si rifiutò di guardarla. "No."
Il naso di Giselle si storse. "Non dirmi che preferisci lo stesso lato
della sponda? Devo avere paura di te, Erika Cara?"
"No! Tu non capisci," disse Erika con uno scintillio degli occhi
verdi. "Guarda, tu pensi che sia stato difficile quando è emerso il
tuo potere, ma era niente e voglio dire *niente* paragonato al mio."
"Come mai?"
Ma Erika ignorò la domanda. Smise di camminare e con un braccio fermò
Giselle dal proseguire. Poteva sentire qualcosa di familiare ... ma anche di
non familiare. Strano e destabilizzante. Spense rapidamente la torcia
sbattendola contro il muro e tutto cadde in un istante nell'oscurità.
"Zitta ..." bisbigliò mentre eliminava il fumo prodotto dal pezzo
di legno strofinandolo per terra.
Il suono crebbe d'intensità. Un suono come di mascelle di animali che si
aprivano e si chiudevano rapidamente. Non solo una, ma molte. E un odore
familiare cominciò ad assaltare i suoi sensi. Erika si accucciò su un
ginocchio e aspettò in silenzio che la sua vista si abituasse
all'improvvisa mancanza di luce.
Finalmente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e iniziarono a emergere
delle figure alla fine del passaggio. Pensò per un attimo di stare vedendo
un giardino movente prima di capire che erano pokemon. Cose a forma di fungo
mezze aperte...
"Non vedo niente," mormorò Giselle. Si era accucciata da qualche
parte dietro di lei. "E, ugh, cos'è questo disgustoso odore? Sembra
qualcosa di andato a marcio da una settimana ..." Storse il naso.
"Beh, senza offesa, ma somiglia al tuo Gloom in verità."
Gloom.
Innumerevoli occhi rosso sangue brillavano come stelle morenti mentre la
distesa di neri fiori moventi avanzava verso di loro come una piaga. Man
mano che diventavano sempre più vicini, Erika riusciva a vedere le loro
bocche che sbavavano sopra i loro steli innaturalmene pieni di punte.
Deglutì pesantemente, sentendo i capelli sul collo che le si rizzavano.
"Questo risponde alla tua domanda? C'è come un'ondata di Pokemon
Proibiti davanti a noi ... Gloom. Ma non penso che si siano ancora accorti
di noi."
"Oh grande, e ora che facciamo," disse Giselle, a disagio.
"Non possiamo tornare indietro, a meno che tu non voglia morire a causa
di zubat bevitori di sangue."
Ad un tratto Erika sentì un movimento all'interno del suo mantello e
all'improvviso una delle sue sfere poke verdi saltò fuori da sola e si
aprì. Lo spazio intorno a loro si illuminò per un attimo con una luce
smeraldo mentre il suo gloom veniva fuori e si metteva al suo fianco.
Aveva un'espressione preoccupata sulla faccia bluastra. "Gloom, gloom..."
La sfere poke verde ritornò nelle mani di erika e lei la miniaturizzò e la
rimise dentro il mantello. "Gloom, dici che hai qualche idea?"
"Gloom gloom gloom," squittì disperatamente.
"Credo che sia la nostra unica possibilità ..."
"Che dice?" chiese Giselle, con gli occhi rivolti all'onda di
Pokemon Proibiti di fronte a loro. Finalmente anche lei riusciva a vedere
qualcosa.
"Passeremo proprio in mezzo a loro," spiegò tranquillamente
Erika. "Basta che trattieni il fiato e stai vicino a me ... ora!"
"Gloom!" Il suo pokemon a forma di fungo-fiore buttò il suo odore
nell'aria intorno a loro e cominciò a saltellare sulle sue gambe corte
dritto verso la folla. Erika si mise rapidamente in piedi e cominciò a
corrergli dietro. Dietro di lei, sentì Giselle spalancare la bocca
rivoltata ma che iniziava a seguirla nonostante tutto.
Incredibilmente la fila di fiori neri e moventi iniziò a spaccarsi proprio
nel mezzo permettendo loro di trovare un'apertura. Gloom si avvantaggiò di
questo fatto e passò attraverso di loro con audacia, allargando ancora di
più il passaggio. Erika scosse la testa sollevata mentre lo seguiva a poca
distanza. Non poteva quasi credere che stesse davvero funzionando - ma in
fondo i Gloom proibiti magari avevano ancora qualche qualità tipica dei
gloom normali ...
Dietro di lei poteva sentire Giselle che cominciava a emettere suoni
strozzati.
"Avresti dovuto trattenere il fiato più a lungo," disse Erika un
poco malignamente.
"Penso che avresti dovuto tenermi la mano," rispose Giselle con
voce triste. "Altrimenti avrei potuto decidere spontaneamente che
morire sarebbe stato un destino migliore rispetto a questo," tossì,
"gradevole odore..."
<><><>
Andando in generale verso l'alto come una conchiglia, lo stretto tunnel che
Misty, Ash e Duplica avevano seguito fino ad allora cominciò finalmente a
livellarsi e ad allargarsi così che ora somigliava più ai vecchi tunnel.
Meno ragnatele adornavano gli angoli rocciosi e c'erano meno detriti sparsi
per il terreno. Ma la differenza più grande era che la profonda oscurità
delle caverne aveva cominciato ad illuminarsi, così tanto che potevano ora
vedere tutto quello che stava loro davanti fino a dove grossi pilastri di
pietra cominciavano ad allinearsi ai muri del sempre più largo passaggio.
Più in fondo, brillava una luce arancione che disegnava le loro ombre.
Colonne alte quindici piedi incise con disegni demoniaci svettavano fino al
soffitto, e vi erano dragoni con sguardi ostili sulle loro facce di pietre.
La luce che illuminava l'oscurità mentre andavano avanti sembrava essere
emessa da candele piazzate all'interno dei molti occhi delle statue.
Camminarono finchè non raggiunsero la prima coppia di statue e continuarono
ad avanzare in mezzo a loro.
Soffici tonfi improvvisi provenienti dai suoi stivali la fecero trasalire
prima che esaminasse il suolo più attentamente e capisse che non si
trattava più della dura roccia grigia dei tunnel ma di un bel marmo bianco.
Guardandosi intorno, vide che i muri e il soffito si intonavano con la
superficie immacolata dell'avorio. "E' la galleria principale che
conduce alla superficie," disse dolcemente Misty. "Sembra la
stessa di otto anni fa." Era una galleria bella ed elegante, con i muri
che si incurvavano con grazia verso il tetto inclinato.
Ma era una bellezza pericolosa come evidenziato dai disegni minacciosi delle
incisioni nei muri e dalle spaventose statue di dragoni. Ash sembrava
leggermente preoccupato. Non era particolarmente visibile, ma Misty poteva
capirlo dal leggero inarcarsi delle sue sopracciglia marroni. "Speravo
che gli altri fossero passati di qui per primi, ma non penso che nessuno di
loro abbia raggiunto ancora questo punto." Si fermò e si guardò
intorno, come per cercare di vedere o sentire qualcosa fra le numerose
colonne statuarie. Alzò la mano mettendola di lato e rallentò il passo,
tenendo lei e Duplica dietro. "Attente ora. Dovrebbe essere ovvio che
la galleria principale è sorvegliata ..." Notò all'improvviso che la
stava toccando. Con un'espressione indecifrabile, spostò la mano e
cominciò ad andare avanti, senza guardarsi indietro.
Misty si strofinò il braccio nel punto in cui lui era venuto in contatto e
chiuse gli occhi per un attimo. Ora sapeva che essersi abbandonata alle
rovine era stato un errore. Almeno prima di allora, lei ed Ash si erano
comportati civilmente l'uno verso l'altra - ora non era più sicura di come
comportarsi con lui visto che lui la trattava come un'estranea. Ma ... era
stato così bello pretendere anche solo per un attimo che fosse ancora come
cinque anni fa, così perfetto.
Finalmente si riprese. No, fare finta era bello ma era solo una fantasia. La
vita reale era diversa. La vita reale aveva dentro di sè dolore. Cominciò
a seguirli. Lui, Pikachu e Duplica erano già parecchi metri davanti a lei e
avevano cominciato ad accelerare il passo.
Senza dire una parola, con Ash davanti al gruppo, si mossero furtivamente
lungo il muro est della galleria, facendosi attentamente scudo con le lunghe
ombre prodotte dalle alte colonne. Ma stranamente mentre avanzavano, i passi
di Ash cominciarono a vacillare come se avesse sempre più dei capogiri,
fino a che si fermò completamente e cadde in ginocchio con le mani a terra.
Gli occhi erano chiusi, con una mano piazzata all'altezza delle tempie come
fosse in agonia.
Misty e Duplica si affrettarono rapidamente a inginocchiarsi al suo fianco.
"Che c'è che non va?" bisbigliò Misty allarmata. Guardò
preoccupata Pikachu, che sbucava con la testolina fuori dal suo zaino, e
anche lui sembrava soffrire dello stesso malore.
"Ashy?" chiese Duplica incerta.
Un attimo dopo Ash fece un gran respiro e sembrò riprendersi. Aprì gli
occhi e Misty si spaventò nel vedere una leggera tonalità rossa nelle sue
pupille prima che tornassero al loro naturale color marrone chiaro. "N-non
è niente," disse in modo un po' forzato. Si scostò i capelli da
davanti gli occhi con una mano.
"Pikachu pika," annuì Pikachu con cautela, facendo vedere loro le
zampette dall'alto dello zaino di lui.
"Niente?" chiese lei incredula. "I tuoi occhi sono appena ...
cambiati!"
Ash scrollò le spalle senza badarci. "Ammetto di essermi sentito un
po' strano prima. Ma non dovete preoccuparvi - era una sensazione diversa
rispetto a quell'altra. Perciò non diventerò pazzo all'improvviso e non mi
metterò ad ucciderci tutti," rispose lui sardonico.
Lei scostò lo sguardo, punta sul vivo. "N-non intendevo niente del
genere." E prima che potesse fermare la frase dall'uscire dalle sue
labbra, aggiunse, "Ero solo preoccupata per te."
Ash aprì la bocca, poi la richiuse, incerto su cosa fare. Poi lei osservò
i suoi occhi oscurarsi e si rese conto che l'aveva presa per il verso
sbagliato. "Non preoccuparti, non morirò adesso - c'è probabilmente
più di una possibilità che prima ucciderò qualcun altro." Si rimise
in piedi poggiando una mano sul pavimento di marmo e si voltò per
continuare con il loro sgattaiolamento nascosto fra le statue di dragoni.
Misty chiuse gli occhi, poi li riaprì, sentendosi all'improvviso così
stufa.
"Vuoi smetterla di comportarti come per punirmi?" esplose lei, con
gli occhi che le brillavano di blu.
Ash smise di camminare e sembrò girarsi con calma. Ma quando si trovò
faccia a faccia con lui, potè vedere che era tutto tranne che calmo. I suoi
occhi avevano cominciato a brillare un po', così come i suoi.
"Punirti? Ti sto solo trattando come farei con un estraneo. E' il modo
più sicuro. E' il modo migliore."
"Intendi un estraneo che disprezzi," disse lei acidamente.
"So che mi odi, ma per favore risparmiamela fino a dopo la fine di
tutto questo." Lui la fissò. "Divertente. Pensavo fossi *tu* ad
odiare me. Mi fa anche pensare perchè hai deciso di cercare il *mio* aiuto
innanzitutto. L'hai fatto solo per torturarmi? Per sbattermi in faccia il
fatto che puoi ancora giocare con me in una sorta di sporgo gioco?"
"Ti stai riferendo a quello che è successo allora sulle rovine?"
chiese Misty, con la rabbia a malapena controllata. "Se sì ... Lo
ammetto, è stato un errore. Ma ho fatto così tanti errori nella mia vita,
che conta un altro da aggiungere al mucchio? Almeno sappiamo per certo che
sei davvero libero dal mio veleno - prima mia sorella e ora me."
"Non ho mai toccato Valdera in quel modo sin da quando l'ho lasciata
tanti anni fa," disse lui pericolosamente. Poi le rivolse
all'improvviso un sorriso forzato e lei seppe che stava per dire qualcosa di
doloroso. "E non che non avrei voluto, però. Dopotutto, perchè dovrei
amare te quando amare lei è la stessa cosa tranne che lei non ferisce i
miei sentimenti e poi mi butta via quando è stanca di me?"
Poteva sentire il dolore nel petto, che la soffocava, la atterrava.
"Sei solo un cane senza spina dorsale," disse, ancora una volta,
prima di fermarsi, solo per ferirlo a sua volta. "Solo perchè ti ho
rifiutato là alle rovine. Era solo un po' di piacere, non voleva dire che
avevo intenzione di tornare a qualcosa di serio."
L'aria era agitata da un'inconfondibile minaccia e un'aura oscura cominciò
ad uscire dal corpo di lui. Una brezza innaturale diede uno strattone ai
suoi capelli, alzandoli abbastanza per rivelare occhi che brillavano di
dorata furia. Lei era nello stesso stato, con dolore e rabbia che radiavano
da lei mentre si fissavano con occhi minacciosi.
"Smettetela!" si intromise all'improvviso Duplica con voce
stridula. "Volete per favore piantarla tutti e due!"
Si voltarono entrambi per vedere Duplica che li osservava, con un misto di
rabbia e dispiacere nel viso improvvisamente pallido. Poi scostò lo
sguardo, abbassando la cresta. "Mi spiace," disse piano, "ma
stare qui a guardarvi - voi che avevate tutto, mentre vi distruggete; è
solo uno spreco, un orribile spreco!"
Involontariamente, Misty fece un passo all'indietro, lontano da lei.
Pensieri tristi si affollarono nella sua mente. Duplica aveva ragione.
Uno spreco.
Aveva chiamato Ash cane senza spina dorsale. E lei. Non era uguale?
Uno spreco.
Le parole furono come la caduta di una diga. Ash era disposto a parlare là
alle rovine ma lei aveva rovinato tutto. Perchè? Con niente più di una
parola, tutto il dolore, la solitudine e i mal di testa, tutto quello
avrebbe potuto essere risolto. Forse si era sbagliata? Ma quando aveva
cercato di lui aveva cercato di parlarle per aprirsi a lei ... aveva provato
*odio*. Odio! C'era qualcosa di sbagliato in lei. E povera Duplica. Niente
di tutto questo era colpa sua. Infatti, era probabilmente tutta colpa di lei
stessa fin dall'inizio! Forse se non avesse replicato così tanto - forse se
non avesse preteso così tante cose - forse se gli avesse mostrato
maggiormente il suo amore - Le sue guance le solleticarono e capì che le
stavano cadendo lacrime dagli occhi. Ash stava lì davanti a lei, lo sguardo
di rabbia rimpiazzato da uno di sgomento ... e-e affetto. Poteva finalmente
vederlo; nonostante tutte i suoi commenti che dicevano l'opposto, poteva
vedere lo sguardo che era stato lì presente sin dall'inizio. E il dolore,
poteva riconoscerlo ora per ciò che era.
Era stanca di se stessa. Stanca delle negazioni, stanca di ferire se stessa
e lui. Stanca dell'implicito biasimo, quando non avrebbe modificato i suoi
sentimenti. Ma ora non aveva bisogno di una soluzione. "M-mi dispiace
Ash," singhiozzò. "E' tutta colpa mia." Guardò anche
Duplica. "V-vi ho visti tutti e due. Entrambi." Gli occhi di
Duplica si spalancarono. "Quel giorno di cinque anni fa. Io-io ... per
favore prenditi cura di lui."
E poi si fece largo a spintoni fra loro due, correndo. Correndo senza
pensarci giù per la galleria. "Misty, aspetta, non capisco!" le
gridò lui dietro. Poi il suono di passi. La stava inseguendo. Doveva
lasciarlo indietro. Non ce la faceva più. Corse più forte, col lungo
mantello che svolazzava sulla sua scia. Le lacrime erano fredde contro il
vento. Le fila di statue demoniache su entrambi i lati della galleria
sbiadivano come ridendo di lei mentre cominciava a confondersi nella sua
vista.
Come in un'imboscata, due uomini in lunghi mantelli giallo scuro uscirono da
dietro il nascondiglio fornito dalle statue e le bloccarono il passo.
Maestri di Tuono della Lega di Pokemon. I loro pugni ricoperti da guanti
brillarono ai loro fianchi e i loro occhi luccicarono d'ambra mentre
accedevano alla loro innata abilità di controllare l'elettricità. Entrambi
avevano i capelli biondi che si erano rizzati a causa del loro potere.
Stranamente non aveva paura. L'oscurità le coprì la visione nonostante le
candele danzanti negli occhi delle statue. Dentro sentiva freddo. Solo
freddo.
I Maestri di Tuono scaraventarono le braccia contro di lei, liberando lampi
di luce spezzata che soffiarono con intento omicida.
Non le importava.
<><><>
Era così impegnato a seguire Misty, la sua vista sfocata fissa sulle
svolazzanti pieghe zaffiro del suo lungo mantello davanti a lui, che Ash non
notò i Maestri di Pokemon della Lega che uscivano dalle statue fino a che
non fu troppo tardi. Vide di sfuggita mantelli gialli ...
No.
Brillarono dei fulmini che illuminarono l'intera galleria. Si buttò in
avanti disperato per buttarla a terra. Ma capì mentre era in aria che non
avrebbe mai fatto in tempo. L'elettricità l'avrebbe raggiunta prima di lui.
No.
La sua figura sembrò oscurarsi. Lampo. Una scarica esplosiva di fredda
oscurità lo accecò, rallentò il suo volo, poi lo buttò con violenza
all'indietro per parecchi metri facendolo sbattere contro qualcosa di
stretto e duro - una statua. Il sangue gli cadde dalle bocche e cadde a
terra sulla pancia - con tanto dolore nella testa quanto nel corpo.
Svenne.
<><><>
Junior ansimò mentre si appoggiava al muro di roccia incurvato del tunnel.
Tagli e lividi coprivano tutto il suo corpo e il suo cappello giaceva
tristemente sul terreno emettendo un po' di fumo. I suoi vestiti bordeaux
erano mezzi strappati all'altezza del petto ed erano macchiati col suo
stesso sangue. Ma nessun osso era rotto. Non ancora.
Laselle giaceva sul terreno dietro di lui in un cumulo di vestiti verdi
strappati. Stava piangendo sommessamente a causa del potente colpo ricevuto
allo stomaco quando aveva cercato coraggiosamente di difendersi da sola.
Brock stava solo giocando con loro. Altrimenti era sicuro che sarebbero già
morti. Non erano nemmeno riusciti a scappare via visto che il Maestro di
Roccia aveva esercitato il suo elemento e chiuso il tunnel dietro di loro
con macigni che si ingrandivano a vista d'occhio. Jumior fece una smorfia di
disgusto. Che peccato che il troppo codardo butterfree di Laselle vi fosse
scappato attraverso prima di allora. Il settimo Maestro di Pokemon ... forse
era stata quella dannata cosa che li aveva innanzitutto portati in questa
trappola. Tradimento dopo tradimento.
L'imponente uomo dal mantella marrone stava davanti a loro, leggermente
sul fianco, con le muscolose braccia ancora poste accanto ai fianchi,
coperte per lo più dalle svolazzanti pieghe del suo manto. I suoi occhi
sottili si posarono su di loro - anche se era difficile stabilire quali
fossero esattamente i suoi pensieri.
"Allora tu sei il figlio di Bruno." La voce era profonda ma non
conteneva alcuna ovvia emozione.
Nonostante il suo terrore, la rabbia filtrò dentro di lui al ricordo della
sua appena ritrovata parentela. "Non per colpa mia."
Disperatamente si inclinò in avanti per tentare un altro attacco. Tentò un
pugno frontale con la mano destra, che era danneggiata solo di striscio, poi
un calcio affondato. Brock gli bloccò il piede nella mano e poi lo sbattè
contro il muro. Junior urlò mentre rimbalzava sulla superficie rocciosa e
poi cadeva dolorosamente.
"Suppongo che dovrei dirti che una volta ero uno degli amici più
intimi di tuo padre."
Con i sensi che gli barcollavano, aveva una sola opportunità. Non poteva permettere che
Laselle fosse catturata. Forse il suo Pokemon poteva riuscire dove lui aveva
fallito - una lieve speranza ma meglio di niente. Portò la mano alla
cintura e rimosse una piccola sfera poke color bordeaux. "Machop, va!
Karate Chop contro la sua testa!" urlò e allo stesso tempo ingrandì
la sfera e la mandò dritta contro il viso dela Maestro di Roccia. La Roccia
era debole contro l'abilità di Forza. L'unica possibilità. Brillò una
luce rosso scuro. Il ringhio di un Pokemon; seguito da un urlo e il
devastante impatto contro la roccia. Junior alzò lo sguardo per vedere il
braccio di Brock disteso, il pugno che conficcava il Pokemon da
combattimento di colore leggermente blu contro un appena formato cratere sul
muro del tunnel. Brock riportò il braccio sul fianco e il Machop di Junior
rimase sul muro un attimo prima di scivolare giù per terra lasciando una
scia rossa sulla pietra incurvata.
"Ma anche lui amava," continuò Brock come se niente fosse
successo. Spostò lo sguardo su Laselle e una sensazione di disperazione si
formò nel cuore di Junior. Ringhiò. "Loro non valgono la pena,
figlio." Poi sorprendentemente il suo sguardo marrone luccicò e i
macigni che bloccavano il tunnel dietro di loro tornarono nella terra.
L'imponente Maestro dal mantello marrone si coprì la testa dal cappuccio,
nascondendo il suo viso nella sua ombra e passò oltre lui e Laselle.
Continuò a camminare lungo il tunnel e li lasciò da soli.
<><><>
Gli occhi di Ash si aprirono di scatto. Per un po' non potè far altro che
giacere per terra disorientato, con le orecchie che gli fischiavano come se
un migliaio di campanelli si fossero accessi nella sua testa. Il freddo
pavimento di cemento sotto la sua guancia gli stava nascondendo la faccia.
Con una mano si si staccò un po' col petto dal pavimento. La vista era
annebbiata.
Nebbie nere sembravano librarsi dal suolo come sinuose nuvole che stavano
lentamente intasando il corridoio. L'aria sapeva di elettricità dissipata e
di una nebbia di ozono acre. C'era silenzio come in un cimitero. Debole, gli
tornò un pensiero in mente. Misty. Sputando sangue, si sforzò di mettersi
in ginocchio ma riuscì solo a cadere all'indietro di spalle.
Con determinazione si mise di nuovo su e riuscì finalmente a mettersi in
una posizione da seduto sebbene con la schiena appoggiata per supporto su
una statua di dragone sbriciolata che stava dietro di lui.
Spostò una ciocca di capelli umidi lontano dal suo occhio sinistro e
strinse più stretto il mantello attorno a se stesso. L'aria era gelata. E
la nebbia nera aveva completamente inghiottito l'intero corridoio e si era
sparsa nell'aria come una coltrina di fumo impenetrabile. Le candele dentro
le statue allineate al muro si erano spente, distruggendo anche quelle
misere sorgenti di luce. Se non fosse stato per la sua vista, sarebbe stato
completamente cieco fra le nebbie e le ombre. Ma anche da quello che
riusciva a vedere, capiva che Misty non c'era. Invece, pezzi di cadaveri
inceneriti e congelati con mantelli gialli strappati ricoprivano l'area dove
si trovavano i Maestri del Tuono.
Ma Misty non c'era più, ritornò quel pensiero. Sapeva che, viste le sue
sfuriate, non avrebbe dovuto importargliene più di tanto, ma era come se
una parte del suo spirito fosse sparita. Chi voleva prendere in giro? Si
cacciava di continuo in situazioni che mettevano alla prova i suoi
sentimenti, e di continuo, il risultato era positivo. Lei aveva ragione - la
stava punendo. Ma non sapeva che stava punendo anche se stesso. Era un
bastardo, e non meritava la felicità. Pensò alla vita che aveva condotto.
Un malefico bastardo.
Ma si promise che non l'avrebbe lasciata morire qui, quello mai. L'avrebbe
trovata e avrebbe impedito alla profezia di distruggere tutto quello a cui
teneva. Anche se dopo di questo, come aveva detto anche a lei, non si
sarebbero mai più visti. Non avrebbe mai conosciuto la pace ma lei meritava
qualcuno meglio di lui. Qualcuno che non avrebbe causato così tanto dolore
ad entrambe le parti in causa.
Non gli sarebbe importato neppure se fosse stato Brock, finchè il suo amico
l'amava veramente.
Gli occhi gli si annebbiarono al pensiero. Sì, ecco ciò che avrebbe fatto.
Duplica si mosse dietro di lui apparendo completamente distrutta, e
spezzando la sua linea di pensieri. I lunghi capelli blu di lei erano
stropicciati intorno alle spalle, e il suo mantello viola sembrava avere
parecchi punti spezzati, con buchi e strappi che mostravano la bianca
camicia che aveva sotto. Lividi sembravano star formandosi sulla fronte e
sulla sua guancia sinistra. "Da quanto siamo qui?"
La voce di lei sembrava stanca quasi quanto lui.
"Non lo so," rispose in tono monotono. Il suo senso del tempo era
andato a farsi fregare insieme al suo mal di testa. Avrebbero potuto essere
pochi minuti così come parecchie ore. Si grattò la guancia. Aveva una
sensazione sconosciuta di elementi che volteggiavano nell'aria - ovviamente
acqua vista la nebbia. Eppure ... c'era ombra? Non ricordava di averne
emessa alcuna. Infatti l'aveva attivamente soppressa per paura di perdere il
controllo. Magari l'aveva accidentalmente emanata quando era svenuto.
Pikachu ringhiò da dentro il suo zaino, o per quello che poteva sentire era
teso mentre tutto quello che sentiva lui era una sorta di obbiettivo
letargo. Suoni di passi gli arrivarono all'orecchio; molti passi. "Sta
arrivando qualcuno."
Ignorando il dolore, si mise in piedi usando la statua come supporto ancora
una volta. Duplica fece lo stesse con un lieve mugolio ed entrambi si
nascosero dietro le ombre più scure del muro dietro la statua; e proprio in
tempo, mentre parecchie figure arrivavano aprendosi un varco nella nebbia
fino ai resti inceneriti dei Maestri del Tuono che avevano teso loro
l'imboscata.
Regnava il silenzio mentre il gruppo sembrava studiare i cadaveri.
Uno di loro fece per vomitare. "E' - è diabolico."
Una pausa ed altri passi. Ash li potè sentire passare loro oltre con
movimenti lenti. La statua che stavano usando come copertura era appena
abbastanza larga per entrambi. Trattenne il fiato. Al suo fianco, Duplica
fece lo stesso. Essere scoperti sarebbe stata la cosa peggiore che poteva
succedere ora; una sottile linea di sangue scorreva dalla sua tempia e lui
si sentiva troppo debole per un confronto. Scosse la testa a quel pensiero
improvvisamente sarcastico. O se avesse avuto voglia di combattere, sarebbe
stato incontrollabile, avrebbe distrutto ogni cosa.
Suoni di passi strascicati. "Nessun altro oltre questi due. Dev'essere
stato il punto di contatto."
Ash sgranò gli occhi. Questi due? Ce n'erano altri? Continuò ad ascoltare.
"Punto di contatto?" continuò una voce diversa. "Pensi che
sia opera di quei dannati ribelli? L'attacco alla loro base di Sud-Lavender
dovrebbe averli spazzati tutti via. Non abbiamo nemmeno ordini particolari
riguardo ad attacchi. Sembra più opera di Pokemon Proibiti."
L'altra voce rispose decisa. "Impossibile. Le protezioni di questo
corridoio avrebbero dovuto prevenire che chiunque di loro entrasse nella
città principale..." Il suono dei loro passi si allontanò per il
passaggio. Protezioni. Pensieri percorsero la sua mente. Allora era una
certezza. Chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto uccidersi in quel momento
... ma no, non poteva. Misty.
Lei sapeva quanto lui fosse ipocrita e gli aveva fatto promettere. Mollare
era contro tutti i suoi principi, contro la stessa materia di cui era fatto,
ma ora per quel che ne sapeva, mollare avrebbe significato che nessun altro
sarebbe morto per mano sua. In un modo o nell'altro, aveva perso.
Doveva andare. Aveva sentito abbastanza. In silenzio, si allontanò dalla
statua e continuò lungo il corridoio, assicurandosi di tenersi vicino alle
ombre. La nebbia nera era ancora in giro e le candele spente rendevano
sicuro il fatto che fosse completamente invisibile.
"Dove stai andando?" gli bisbigliò Duplica da dietro mentre anche
lei lo seguiva. Davanti, la galleria continuava fino a che finalmente,
attraverso la nebbia nera, riusciva a vedere un'enorme scala di marmo che li
conduceva in superficie.
Si rimise il profondo cappuccio sulla testa, lasciando che la sua ombra gli
coprisse il viso, mentre il suo mantello nero notte svolazzava dietro di lui
mentre si muoveva velocemente.
Le rispose senza guardarsi indietro.
"Indigo City."
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Indigo City.
La più grande città capitale dell'intera isola Indigo e probabilmente, del
mondo intero. L'arcipelago Orange, gli altri continenti, nessuno era stato
risparmiato dall'oscurità. La Guerre Oscure di Pokemon avevano portato a
questo. Era chiamata rivoluzione. Una rivoluzione contro le stesse cose su
cui era basata la società. Giustizia, democrazia, la gente che viveva in
armonia per coesistere col mondo e le creature elementali che loro
chiamavano 'pokemon' e dalle quali, in verità dipendevano pesantemente per
ogni cosa. Tutto questo era sparito, a cominciare da quell'infausto giorno
in cui era stato fatta la riscoperta. Tutto a causa di un uomo di nome
Giovanni assetato di potere che aveva osato dar fastidio all'equilibrio che
esisteva dall'alba dei tempi. Il Traditore, era conosciuto dappertutto con
questo nome. Ma anche con quello di Riformatore.
Fulmini silenziosi e neri sfrecciavano per il cielo coperto che stava sopra
l'alta e concreta giungla che era Indigo Plateau City. Le sottili linee
spezzate di elettricità che avevano il colore del chiaro di luna
attraversavano a caso l'orizzonte nuvoloso con l'accompagnamento di un
costante soffio di vento che soffiava fra le cime degli oscuri grattacieli e
degli uffici. Le loro finestre di vetro riflettevano le luccicanti luci nere
così che la città sembrava avere vita propria, brillando con forza con la
sua stessa energia elementale. La maggior parte delle strade nella zone
periferica della città erano vuote di gente, ma di quella gente che stava
in centro e che si era avventurata a fare il viaggio solo per vedere il
mondo purificato ed erano rimaste fuori dalle porte a celebrare, con tutti
che sentiva l'atmosfera carica di una sensazione di grande cambiamento
nell'aria. La visibilità era anche più bassa del solito a causa delle nubi
di nebbia dense che erano discese sopra ogni cosa.
Sarebbero successe molte cose quella notte.
In verità molte cose stavano succedendo *proprio in quel momento*, pensò
il Generale Yas mentre stava ai piedi del corridoio che conduceva
all'elegante struttura in marmo bianco conosciuta il Victory Gate. Con la
sensazione di un disastro incombente, osservava i soldati nel panico e gli
allenatori che correvano verso l'entrata principale, con le spade sguainate
e le sfere poke pronte e strette in mano.
Vestito di un mantello della Lega color argento, corse su per le enormi
scale che conducevano all'edificio del Victory Gate saltandone due alla
volta, con la maglia di ferro sotto il mantello che tintinnava contro il
petto. Afferrò uno dei tanti soldati che passavano, anche lui in uniforme
grigia, per il braccio col pugno coperto da un guanto di ferro.
"Tu! Che sta succedendo qui?" Alzò il mento verso l'alto
indicando l'entrata in pieno trambusto all'edificio di marmo, che brillava
ancora magnificamente nonostante l'oscurità della notte. Era stato buttato
giù dal letto dall'allarme dell'interfono, che indicava un'emergenza. Non
era il suo turno, ma in un'emergenza non c'erano turni. Un vero peccato
visto che avrebbe voluto dormire un po' prima della riforma. Fino a che si
svegliava il giorno dopo col sole scintillante e gli uccellini cinguettanti
che volavano nel cielo azzurro, non gli importava molto di cosa fosse
successo.
Il soldato fece una smorfia e stava per scostarsi bruscamente quando
riconobbe chi era che lo aveva fermato. I suoi occhi marrone scuro si
spalancarono. "Generale Yas! Mi perdoni. Ma si è aperta una breccia
nei tunnel della Victory Road. Sembra che qualche Pokemon Proibito sia
riuscito a scappare." Portò automaticamente la mano all'impugnatura
della lunga katana legata alla cintura del suo mantello. La sensazione di
minaccia si spostò dalla gola allo stomaco. "Proibiti? Ma ... è
impossibile!"
"Questo è ciò che sospetta il Generale Kas," replicò lo
spaventato soldato mentre si strofinava il braccio appena liberato. "Il
conteggio dei corpi è a quota dodici inclusi-" la sua voce si spezzò
qui, indicando che non riusciva a crederci nemmeno lui. "Inclusi due
Maestri di Tuono. I corpi sono stati ... bruciati e mostrano segni di
elementi Proibiti."
I suoi occhi grigi si assottigliarono alla menzione del nome del suo rivale,
ma poi lui represse il sentimento. In tempi di crisi, scaramucce su
rivalità minori era meglio dimenticarle. "Elementi Proibiti hai detto?
Luce od Ombra? Magari la nostra cara strega concittadina con arie da regina,
la Maestra Valdera, si stava solo scaldando i muscoli."
"Tutti gli indizi portano all'Ombra, Signore."
Elemento Proibito Oscuro allora. I sottili capelli presenti sul suo collo si
rizzarono. Diede al soldato il permesso di andare con un brusco cenno della
testa e con uno scatto di velocità continuò nella sua strada verso
l'entrata, con gli stivali che pestavano le scale d'avorio.
Proibiti. Ad Indigo City. La sensazione di un tradimento crebbe nel suo
petto.
Lord Garick non aveva promesso che la loro città sarebbe stata estranea
alla riforma? Cercò di combattere il panico crescente. No, era meglio non
saltare a conclusioni affrettate. Avrebbe investigato sulla faccenda ...
All'improvviso un altro soldato che correva giù per le scale si scontrò
con la sua spalla e lui grugnì all'impatto, la cui forza era stata
sufficiente a farlo girare e quasi a farlo cadere al gradino sottostante. La
furia gli oscurò gli occhi fino a farli diventare del colore argento del
metallo delle armi mentre si strofinava la spalla e si girava per rivolgersi
a quello sciocco idiota. "Idiota! Guarda dove vai!"
Il soldato si era fermato per osservarlo con occhi freddi color marrone
chiaro. Lunghi capelli di un dolce color nero sventolavano nella fredda
brezza notturna, fatti volare di tanto in tanto sopra un viso affascinante.
Il grigio standard del lungo mantello da soldato ricopriva il suo corpo
snello e atletico dalla testa ai piedi, e il lembo più basso svolazzava
agli angoli dei suoi stivali. Il simbolo del fuoco accanto all'emblema della
Lega che stava sul petto lo identificava come un Maestro di Fuoco e non come
un soldato comune. Quello che non era normale era il piccolo zaino marrone
piazzato dietro la sua schiena. Uno spaventosa sensazione di familiarità
esplose nella mente del Generale, ma quando cercò di ricordarsi chi era,
non riuscì proprio a definire l'identità dell'uomo. Come un pesce
scivoloso fra le mani, gli sfuggiva. Le dure labbra sul viso affascinante
diedero segno di un sorriso canzonatorio. "E' parecchio che non ci
vediamo." Un dito toccò la punta del suo naso come un impertinente
saluto, e con un battito di mantello, continuò giù lungo la grossa rampa
di scale di marmo verso le illuminate strade cittadine. Un Flareon saltellò
dietro di lui sulle quattro zampe, con il manto rosso e arancione che
brillava come fuoco vivo.
Il Generale Yas trascorse parecchi secondi a cercare di ricordare chi fosse
quell'uomo prima di mollare con un brontolio annoiato. Continuò a salire di
corsa per le scale. Aveva cose più importanti da fare ora che preoccuparsi
di un qualunque maledetto subordinato.
<><><>
Per strada ad una via di distanza dal Victory Gate, fuori dalla vista di
curiosi passanti o di altri soldati e maestri, Ash si strappò dalle spalle
il lungo mantello grigio della Lega e con uno scoppiettio di luce nera,
disintegrò il tessuto riducendolo in polvere svolazzante. Il vento freddo
ne alzò in aria i resti e li fece volare via in alto verso le cime degli
alti edifici allineati alla strada, e ancora più su, verso il cielo
notturno.
Il Flareon che trotterellava ai suoi piedi brillò di luce e tornò di nuovo
ad essere una donna alta più di un metro e settanta con lunghi capelli blu
e un mantello viola drappeggiato intorno al corpo snello.
Duplica non lo guardò. "Dobbiamo trovarla." Non c'era alcun
dubbio sulla persona di cui stava parlando.
Per un attimo lui non rispose. I loro stivali andarono a camminare sul
marciapiede distrutto. Alla loro destra, stavano in silenzio negozi
abbandonati. A sinistra, la strada era vuota salvo pezzi di spazzatura fatti
ruotare, soffiati dal vento, lungo la strada. I lampioni allineati alla via
si sforzavano di illuminare la profonda oscurità in mezzo alla fitta nebbia
che sembrava ammassarsi sopra di loro. In verità era incredibile che ci
fosse ancora corrente elettrica in città. Un pensiero ironico lo fece quasi
sorridere.
Magari i Maestri di Tuono della Lega stavano facendo le ore piccole.
Si tolse lo zaino e rimise con un oscuro brillio sulle spalle il suo lungo
mantello nero da maestro. "La troverò." Chiuse gli occhi e
abbracciò lo zaino. "Ma dopo ... non so."
La testolina nera di Pikachu spuntò dalla cima del suo zaino, con le
orecchie rizzate e agitate. "Pikapi. Pikachu." Il Pokemon gli
diede una pacca sul braccio.
Duplica gli lanciò un'occhiata di traverso. I suoi occhi brillarono
all'improvviso. "Beh, naturalmente tornerete insieme." Lui fu
preso alla sprovvista dall'intensità del suo sguardo. Nel loro insieme, gli
occhi di lei gli ricordavano qualcuno. Alzò le braccia sopra i fianchi per
lasciare che il suo mantello lo avvolgesse come un asciugamano così da
potersi rimettere lo zaino addosso. Poi si lasciò sfuggire una grossa
risata diretta a se stesso. "Duplica, Io ... Io apprezzo la tua
preoccupazione ... ma certe cose, dobbiamo risolverle da soli."
Lei scostò lo sguardo e tenne apposta lo sguardo fisso davanti a se mentre
camminavano. "Stronzate, Ash. Sono solo stronzate. So esattamente cosa
stai pensando. Non me ne starò in silenzio mentre tu fai qualche stupido
errore, come il decidere spontaneamente che ci tiene troppo a lei per tenere
anche a te stesso. E' proprio il tipo di gesto generoso, ma stupido che
faresti."
La sorpresa gli fece quasi mordere la lingua. Duplica non parlava mai così
seriamente. Che le aveva fatto Agatha per cambiarla? Non sembrava proprio
lei ... non l'aveva nemmeno chiamato Ashy o uno di quei altri irritanti
nomignoli.
"Non essere così scioccato," continuò lei in un tono grave
completamente estraneo al solito tono mieloso. Si rifiutava ancora di
guardarlo. "Anch'io posso essere seria quando devo. E tengo troppo a
t-... ai miei amici per lasciare che si puniscano da soli."
Ash diede un calcio con lo stivale a un mucchio di giornali che stava sul
marciapiede. Era combattuto. "Duplica ... non è così semplice. Tornare
insieme. Sai il detto 'è meglio aver amato e perduto, che non aver mai
amato affatto'?" Strinse i denti. "Un pacco di bugie. Te ne dico
uno migliore. Prendi un uccellino che è stato in gabbia per tutta la sua
vita. Cresciuto in cattività. Ma poichè era tenuto sul fondo, l'oscurità
era tutto quello che conosceva. Poi un giorno, lo lasci andare in una
bellissima giornata. Per la prima volta nella sua vita conosce la luce, la
sensazione di volare all'aria aperta, la libertà. Un attimo dopo lo
acchiappi con una rete e lo riporti nell'oscurità del fondo della sua
gabbia. Almeno prima non aveva mai conosciuta una vita di libertà. Ora sa
che non la otterrà mai - questa è crudeltà." Scosse la testa.
"La vita non ha sempre esito felice. Infatti, in taluni casi, sarebbe
meglio se non ci fosse un esito felice."
Duplica adesso lo stava fissando apertamente. "Stai dicendo che sarebbe
meglio che perdessimo?"
Lui si fermò un attimo. "Forse."
"Non ha alcun senso-"
Suoni di passi dietro di loro. Lui si fermò e si nascose velocemente in un
vicolo lì accanto, trascinandola dietro di lui e tagliando la sua frase a
metà. Abbracciarono con la schiena il muro vischioso senza dire una parola
mentre una compagnia di soldati della Lega passava loro accanto, seguita da
due uomini con lunghi mantelli color rosso scuro, con contegno silenzioso e
grave.
Quando il suono dei loro passi sparì, Duplice osservò la mano di Ash
stretta al suo braccio. Corrugò lo sguardo come se vi avesse trovato un
insetto, e con sua sorpresa, si scostò violentemente lontano da lui.
"Non dovevi nasconderci, avrei potuto affrontarli."
"Poi avremmo dovuto affrontarne un migliaio," replicò Ash,
leggermente confuso. "Sapevi chi era quell'uomo dai capelli neri,
mantello grigio e armatura là al Gate?"
"Se ricordo bene, doveva essere il Generale Yas. Non era lui a condurre
metà della cavalleria della Lega nelle guerre?"
"Proprio lui. Il suo compito ora è proteggere Indigo City insieme al
suo ... diciamo pure ... compagno. E lo prende molto seriamente. Non so te,
ma io vorrei superare questa cosa senza dover combattere schiere di eserciti
in una popolata città."
Duplica brontolò. "Non dev'essere molto intelligente se non ti ha
riconosciuto. L'hai praticamente buttato giù dalle scale."
"Non ne sono sorpreso. Cerca solo di non pensare troppo a me." Le
camminò oltre e si inginocchiò per esaminare una macchia nera nella strada
fuori dal vicolo. La toccò con le dita. Sembrava un pezzo di stoffa
bruciato, con l'angolo inferiore sinistro che era meno rovinato e di una
tonalità blu oceano. Alzandosi rapidamente, buttò all'indietro una piega
del suo mantello e cominciò a guardarsi intorno. "In ogni caso, faremo
meglio a sbrigarci. Avevo ragione, è passata da queste parti."
Duplica fissò il pezzo di stoffa fra le sue dita. "Ash." Esitò.
"Hai idea di quello che è successo laggiù?"
Lui chiuse gli occhi per un momento. "Io ... non so più che pensare. O
nemmeno se ci voglio pensare." Scosse la testa mentre studiava ancora i
dintorni. C'era un balcone più in alto sul muro del vicolo, il primo di
tanti che sembravano scalare l'intero edificio. Sarebbe stato più semplice
se avessero cercato dall'alto, e meno persone li avrebbero visti. Forse
anche lei aveva avuto la stessa idea.
"Tieniti forte, Pikachu," disse rivolgendosi di nuovo al suo zaino
chiuso. Poi prendendo una rincorsa, rimbalzò sul muro opposto con gli
stivali e si spinse all'insù, afferrando il pavimento del balcone più
basso e issandosi sopra. Si preparò a saltare sul prossima, e abbassò lo
sguardo verso il basso per segnalare a Duplica di seguirlo. La strada era
vuota.
"Qui su," disse una voce da sopra.
Alzò gli occhi per vedere Duplica che già scavalcava l'edificio, saltando
di balcone in balcone. Scosse la testa ancora una volta.
<><><>
Le strade principali della città erano intasate da centinaia e migliaia di
persone eccitate che urlavano tutte la loro gioia per l'imminente riforma.
Molte di loro avevano dei cartelli che dicevano, "Salvate il mondo' e
'Distruggete l'oscurità' per non parlare dei diversi cartelli che
mostravano la lettera 'L' della Lega dei Pokemon.
Sulla terza strada, la folla urlante fu all'improvviso fatta zittire quando
il coperchio di un tombino che stava nel bel mezzo della folla esplose
brutalmente verso l'alto come se un geyser sotterraneo fosse eruttato.
Però, invece di caldo vapore, a provocare l'esplosione, era stato un geyser
fatto di pezzi di ghiaccio a temperatura sottozero e acqua.
Le grida di gioia si trasformarono in urla di terrore mentre le persone più
vicine all'esplosione si allontanavano ad anello scioccate e doloranti
poichè erano state in parte congelate.
Il coperchio del tombino che era alto nel cielo si spezzò in mille pezzi di
ghiaccio provocando un breve raggio di luce così intenso, che illuminò
l'area circostante per due isolati. A seguire, un Maestro di Pokemon dal
mantello blu uscì fuori dal buco, seguito a breve da una donna dall'aspetto
pericoloso anche lei in mantello e coi capelli legati e da due Generali
della Lega del Pokemon in uniforme grigia.
Suzie si guardò intorno osservando la strada intasata dalla gente e gli
edifici cittadini circostanti. Alzò lo sguardo verso la cappa nera che
copriva il cielo. Erano dentro finalmente. Sistemò il suo mantello nero
spiegazzato e lanciò un'occhiata ai pezzetti di gelo che si erano raccolti
sulle sue maniche. Corrugò lo sguardo e quelli evaporarono nell'aria
emettendo un leggero sibilo.
"Muoversi, muoversi!" urlò a squarciagola una voce profonda,
facendo smettere i piagnucolii spaventati della gente intorno a loro.
Suzie alzò lo sguardo e vide una compagnia di soldati della Lega bardati in
armatura grigia e mantelli che si facevano brutalmente strada verso di loro
fra le gente. Il soldato in comando la scorse. "Donna! E' illegale
ostruire-"
Butch e Cassidy si misero davanti a lei. "Abbassa la cresta,
soldato!"
Ringhiò Butch, con gli occhi marroni socchiusi mentre la mano coperta da un
guanto si stringeva intorno al manico della sua spada. "Hai una qualche
idea della persona a cui ti stai rivolgendo?"
"G-Generale Butch!" balbettò il soldato. Divenne ancora più
pallido davanti all'espressione sulla faccia di Cassidy. "E Generale
Cassidy! Ma noi tutti sapevamo che eravate morti nella battaglia finale
contro i ribelli."
"Niente di più falso," Cassidy sniffò con disprezzò facendo
volare di lato la coda di cavallo bionda. "Pensi davvero che una
piccola forza com'era tutto quello che era rimasto della Ribellione avrebbe
potuto sconfiggerci?"
Il soldato avvertì il suo sguardo da dentro l'elmo. "Non i ribelli ...
ma ... abbiamo sentito delle voci secondo le quali ... il Maestro Ashura è
tornato."
Rainer si mise di forza davanti a Butch e Cassidy, strappandosi il cappuccio
per rivelare la sua faccia- "Basta così! Mentre voi state qui a
spettegolare, vi rendete conto che una squadra di ribelli composta da
Maestri di Pokemon guidati dallo stesso Maestro che hai menzionato sta
entrando nella città?"
"Cosa?" ringhiò qualcuno.
Suzie si girò e vide un uomo alto e imponente con larghe spalle e capelli
biondo-cenere che si faceva largo a forza tra i soldati. Indossava un lungo
mantello color argento della Lega che riusciva appena a contenere le
muscolose spalle. Gli occhi neri brillavano di rabbia. Con gli occhi della
mente riusciva a vedere la fiamma giallo brillante che si sprigionava da
lui.
"Generale Kas," lo salutò Cassidy con un sorriso compiaciuto.
"Hai un bell'aspetto."
Lui la ignorò e si rivolse a Butch. "Che storia è questa dei ribelli
che entrano in città?"
"Si tratta di Maestri di Pokemon Ribelli che sono sopravvissuti alla
purga," replicò Butch con voce stridula. "Sembra che pensino di
poter impedire a Lord Garick di invocare l'Armageddon."
Le labbra del Generale Kas si incurvarono in un sorriso malizioso. "Non
possiamo permettere che succeda." Le sue labbra si appiattirono ancora
di più quando gli ritornò in mente una cosa. "L'apertura al League
Gate," ringhiò.
Suzie fece un passo avanti, interrompendolo. "Basta perdere
tempo," disse con calma. "Generale Kas, sa qualcosa del Maestro
Brock?"
Lui abbassò lo sguardo verso di lei con disprezzo. "Stupida donna, ti
rendi conto che stai parlando a qualcuno con un'autorità-"
Lei socchiuse gli occhi. A quello sguardo, gli occhi di lui si sgranarono, e
fece inconsciamente un passo indietro. Osservò Rainer, che fece un segno di
assenso. Si girò di nuovo verso di lei e scosse la tesa. "Non sappiamo
sempre più cose su di lui, " disse grugnendo. "Ma so la risposta
alla sua domanda. Il Maestro Brock manca da qualche tempo ormai."
Suzie strinse i denti. Avrebbe già dovuto averlo fra le sue mani in quel
momento! Era una situazione insopportabile ... se non fosse stato per Ash
... i suoi occhi brillarono all'improvviso. Dove c'era Ash ... c'era
sicuramente anche Brock. Guardò gli altri. Butch e Cassidy stavano parlando
al loro collega e Rainer stava guardando la folla come in cerca di qualcuno.
Non aveva più bisogno di loro. Ora che era dentro la città ed era così
vicina al suo obiettivo, poteva sentirlo, sarebbero stati solo un peso in
più. Avrebbe trovato Brock da sola ... e avrebbe finalmente messo fine a
tutto questo.
Mettere fine all'incubo.
"Date l'allarme," ordinò il Generale Kas ad uno dei suoi soldati.
"E dite a quel buono a nulla del Generale Yas quello che è
successo."
<><><>
"Fanno 9 monete d'oro," urlò loro la cameriera, ma nonostante
ciò la sua voce si sentiva appena visto l'enorme baccano e questo benchè
si trovasse a meno di un metro dal loro tavolo.
"Nove monete d'oro?" chiese James, ad alta voce mentre la
cameriera piazzava davanti a lui la fila di bicchieri. "E' un
furto!"
Jessie stava cercando di capire cosa stessero facendo Butch e Cassidy dalla
sua sedia accanto a lui, benchè fosse difficile con la grande massa di
persone sulle strade che si urtavano fra di loro e che per la maggior parte
bloccavano la loro visuale dalla caffetteria all'aperto. "Paga e basta
James," gli gridò infastidita.
"Quando porteremo dentro quei due, dovrebbe bastare per farci vivere da
re per un bel po' di tempo." Butch e Cassidy sembravano parlare col
nuovo Generale della Lega, che aveva un forte muscolatura e capelli biondo
scuro quasi rapati a zero. In quel preciso momento parevano essere
pesantemente sorvegliati là nella strada principale e con così tanti
soldati che guardavano ... e c'era anche quel Maestro dal mantello blu, che
osservava la folla. Proprio in quell'istante sembrò che guardasse dritto
verso di lei, con lo sguardo freddo e cristallino che penetrava il suo
nonostante le decine di persone che avevano usato come copertura. Lei si
nascose immediatamente dietro un uomo grasso che si stava ingozzando con suo
pranzo su uno dei tavoli che si trovava in mezzo alla linea visiva presente
fra di loro.
"Cosa c'è che non va, Jessie?" chiese James mentre beveva il suo
bicchiere. Spostò la testa di lato per vedere da cosa si stava nascondendo.
"Non renderlo così ovvio, stupido!" gli sibilò lei mentre
appoggiava il mento sulla superficie del tavolo.
"Intendi il Maestro d'Acqua? Non sta più guardando da questa
parte." Poi prese in mano la sua ordinaria tunica da civile. "E
non credo che ci riconoscerebbe con questi nuovi travestimenti che stiamo
indossando."
Jessie staccò la faccia dal tavolo. "Questo lo so, ma non possiamo mai
essere abbastanza attenti con .. sai, i Maestri di Pokemon." Lei si
passò una mano fra i rossi capelli scuri, non legati nella solita coda di
cavallo, ma lasciati liberi di cadere sulle spalle. Si sentiva
particolarmente a disagio col suo stesso travestimento. Un abito civile da
donna che era tutto sommato stretto. Avrebbe dovuto capirlo che la donna da
cui l'aveva rubato era un po' troppo bassa.
James bevve un altro sorso del suo bicchiere. "Se sei così
preoccupata, perchè hai insistito a lasciare lo scemo e i suoi amici?
Avremmo potuto servirci del suo aiuto."
"Oh andiamo, James. Mi rifiuto di affidarmi all'aiuto dello
scemo," disse con superiorità.
"Ma pare dovremmo farlo lo stesso. Hai sentito quello che qualcuna di
queste persone dice?" disse con il tono che usava nei momenti di
panico. "Dicono che tranne questa città, progettano di spazzare via
l'intero pianeta. Questo vuol dire niente Stato di Fucsia ... e niente Stato
di Fucsia significa niente lavoratori, e niente lavoratori significa niente
premio per portare dentro quei due criminali, e che avremmo speso tutto
questo tempo per niente!"
"Perchè non lo dici più forte, non penso che l'intera caffetteria ti
abbia sentito lamentarti," disse Jessie sarcastica. Sentì un movimento
dalla strada dietro di lei e si girò, portando la testa oltre l'uomo
grasso, che si stava ingozzando.
Butch and Cassidy stavano iniziando a camminare lungo la strada attraverso
la folla in compagnia del generale e dei suoi soldati, e i loro capelli
biondi e gli occhi acqua divennero presto bollicine nel mare delle persone.
Lei spinse la sedia all'indietro, provocando il brontolio infastidito di una
persona, e si alzò. "Beh, andiamo James, faremo meglio a
seguirli."
James fece lo stesso anche lui ma poi sentì qualcosa nella tasca.
"Penso che Persian voglia venire fuori ora. Non è più abituato a
stare dentro una sfera pole, e continua a far muovere i miei
pantaloni." Lei scosse la testa con un sorriso malizioso. "Beh, mi
spiace per lui. Se venissimo catturati da uno qualunque di questi soldati
con un pokemon, saremmo arrestati prima che un solo lamento possa lasciare
le nostre labbra. D'altronde, mi sono piuttosto stufata del suo
atteggiamento arrogante e almeno lì, possiamo non sentirlo darci ordini a
destra e a manca." Poi dalla bocca le scappò una risata ironica ad
un'altro pensiero. "Immagina. Ai civili non viene più permesso di
tenere pokemon. Che barbarità."
<><><>
Trattenendo forte il fiato mentre i suoi polmoni chiedevano urlando aria,
Giselle diede un un'ultima poderosa spinta al coperchio del tombino che
stava sopra la sua testa, riuscendo finalmente a spostarlo dal suo posto. Il
coperchio di ferro arrugginito si rivoltò e cadde con un distinto suono
metallico su quella che sembrava una strada come fosse un moneta di gigante.
Lei salì freneticamente quello che rimaneva dell'esile scaletta e uscì
fuori nella notte.
Spalancò la bocca come un palombaro che dal profondo del amre veniva fuori
dall'oceano. Meravigliosa, aria fresca! Beh, non così fresca ma comunque
era meglio del tanfo che c'era laggiù. Era fredda al contatto col suo viso
arrossato, ma la parte migliore era che non puzzava. Cadde con la schiena
sulla strada sospirando stancamente. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Non essere così melodrammatica," rispose seccamente una voce da
dietro di lei. Giselle aprì gli occhi e li sgranò, cercando di regolare la
vista al diverso tipo di luce. Le fogne erano nere come uno dei suoi vestiti
preferiti. Il pensiero le fece corrugare la fronte. Tutti i suoi vestiti
erano andati distrutti insieme alla base di South Lavender. Si mise per
metà in piedi e si girò per guardare la forma verde arricciata che
emergeva dalla stesso buco da cui era uscita lei con uno sguardo imperioso.
"Beh, scusa se non sono una conoscitrice di orribili odori, Maestra
Erika. Quasi *non* ce l'ho fatta. Prima il tuo Gloom e poi la fogna. Penso
che il mio naso possa aver subito danni permanenti."
La figura verde arruffata finì di uscire dal buco con certo più grazia di
Giselle stessa e si appoggiò sulle ginocchia. Gradualmente, la sua forma si
focalizzò come quella di una donna dal mantello verde con capelli blu che
arrivavano all'altezza delle spalle tenuti legati da una fascia rossa. Con
un'espressione quasi annoiata sulle labbra, "Non mi lamenterei fossi in
te, del mio Gloom o delle fogne, e specialmente di quelle," disse Erika
con accanimento. "E' stata una fortuna che siamo persino riusciti a
penetrare nel sistema o altrimenti ci saremmo perse per sempre nei Tunnel
della Victory Road."
Giselle sniffò con naso, non ancora convinta. "Fortuna non è la
parola esatta." Si mise del tutto in piedi e si ispezionò. Il suo
camice da medico, una volta bianco, era ora quasi verde quanto gli abiti di
Erika. Tranne che non era un verde naturale, ma una sorta di verde sporco. E
non voleva nemmeno provare a indovinare cosa fosse quella roba marrone e
viscida che si era attaccata alle sue unghie - ora quasi tutte rotte.
Parecchio infastidita ora, aggiunse, "D'altronde, tu non hai di che
preoccuparti. Il tuo senso dell'odorato è già danneggiato."
Erika le rivolse uno sguardo duro e sporco proprio quanto si sentiva Giselle
in quel momento ma poi scrollò le spalle e sembrò lasciar perdere. Il
Maestro d'Erba stava quasi per scostarsi alcune ciocche di capelli con le
mani ma poi notò la stessa roba marrone viscida che copriva le sue dita e
che Giselle aveva e si fermò in tempo. "Comunque, faremo meglio a
nasconderci, siamo troppo esposte qua all'aperto," disse mentre si
metteva in piedi.
Strofinandosi le dita in un vano tentativo di togliere lo sporco dalle sue
unghie, Giselle guardò meglio il posto in cui erano sbucate in superficie.
O almeno fece del suo meglio per vedere, vista l'aria nera che sembrava
così fitta, che se apriva la bocca avrebbe probabilmente potuto sentirne il
sapore. Tutto quanto aveva una sfumatura grigia o nera o un miscuglio del
genere.
Ma distingueva abbastanza bene i lampioni posti sui lati della strada che
erano ancora funzionanti, e espandevano una fioca luce nell'oscurità.
Sembrava che fossero venute fuori nei sobborghi della città all'interno del
settore poco urbanizzato - case con tetti rivestiti di tegole erano in file
su entrambi i lati della strada su cui si trovavano; prati verdi, alberi e
un incrocio con semafori ad un limite, un parco all'altro. Benchè, a
differenza dei lampioni, i semafori non dessero segno di vita, le loro luci
si erano oscurate come il cielo. Naturalmente, senza veicoli funzionanti in
giro, non è che ci fosse bisogno di loro. Guardando verso sud, l'orizzonte
era oscurato dalla cupola. Erano finalmente dentro.
Finì la sua ispezione con una scrollata di spalle. Erika non aveva motivo
di preoccuparsi. Le vicinanze apparivano deserte. Tutte le finestre delle
case erano prive di luci e l'opprimente silenzio indicava che nessuno
nell'intera via si trovava in casa. "Non c'è nessuno che possa vederci
in ogni caso," concluse mentre tirava fuori dalla tasca del camice le
scarpe col tacco. Brontolò mentre saltellava su un piede per mettere la
scarpa nell'altro. "Il che è una buona cosa, dal momento che sono un
disastro."
"Non preoccuparti del tuo aspetto ora, preoccupati di che faccia farai
se una sentinella della Lega ci becca," disse Erika in un tono secco,
sebbene i suoi occhi verde prato si stessero guardando intorno allerta alla
ricerca di un qualunque segno di movimento lungo la strada. Giselle si
zittì solo per farla felice. Con loro sorpresa furono premiate da un debole
scalpittio di quelli che sembravano essere zoccoli di cavallo giù per la
strada da ovest verso dove c'erano i semafori rotti.
"Fantini." gli occhi verdi di Erika si socchiusero. Si girò
velocemente con uno sventolio del mantello e corse giù per la strada verso
una casa che dava un mucchio di ombre fra le quali nascondersi.
"Andiamo, Giselle, nasconditi!"
"Non sei il mio capo," disse solo per fare l'antipatica, ma la
seguì lo stesso. Saltarono oltre uno steccato di legno bianco mezzo
crollato e si accucciarono dietro un roseto troppo cresciuto nel cortile
della casa deserta. Stette attenta a non toccare alcuno dei rami pieni di
spine mentre si nascondeva, la qual cosa era in verità un'impresa vista la
notte così scura e nonostante i lampioni.
Il trotterellare ritmico dei cavalli crebbe e poi riuscirono a notare le
criniere brillanti di ponytas al guinzaglio guidati da soldati in mantello
grigio. Si mossero lentamente lungo la strada nel loro campo visivo e
controllarono con gli occhi le case sui lati come stessero cercando
qualcosa.
Giselle strizzò gli occhi. Due dei soldati sembravano altamente familiari.
Parevano entrambi donne. Una aveva capelli blu corti, mentre l'altra aveva
capelli rossi legati a coda di cavallo ... ringhiò all'improvviso.
"Quelle traditrici!"
"Calma," la interruppe immediatamente Erika. "L'aspetto può
ingannare. Ricordati che ci sono più di una sola Jenny e Joy nel
mondo."
Giselle scosse la testa. Ma certo. Le loro Jenny e Joy erano a Waterflower
con le sorelle di Misty. Queste due ... dovevano essere con la Lega.
"Quello che ritengo più importante," bisbigliò Erika, "è
quell'affare luminoso che Jenny sta studiando nella sua mano sinistra. Lo
vedi?"
Si sforzò di vedere cosa stava tenendo in mano la donna dai capelli blu
davanti all'altra. Una luce si accese nell'oggetto e all'improvviso lei
riconobbe il piccolo marchingegno elettronico. Si lasciò sfuggire un
respiro sorpreso. "E' un Silph Co EDS."
Una pausa. Poi Erika chiese in tono secco, "Va bene, ma cos'è
esattamente un EDS? A differenza di qualcuno, non siamo tutti ingegneri e
dottori qui ... beh, qualunque cosa tu sia esattamente."
Giselle scosse la testa con una certa condiscendenza. "Non sai altro a
parte giocare coi tuoi profumi e i fiori? Un EDS è un Elemental Detection
System (Sistema di Rilevamento Elementale). Non sono sofisticati come ...
diciamo come i sensi di un Pokemon Proibito, ma possono rilevare alcune
energie elementali e la loro fonte - pokemon o umana. Quello che viene
segnalato da un umano dotato è identico alle energie dei pokemon standard
dopotutto." Tirò fuori il suo stesso dispositivo di rilevazione fuori
dalla tasca. "Anch'io ne ho uno, questo, e me l'ha visto usare. Ma
penso che quello là che ... Jenny ... sta tenendo sia più
sofisticato."
Erika corrugò lo sguardo osservando il congegno. Poi alzò lo sguardo e la
fissò. "E' tutto tanto bello, ma ricordati che è stata la *mia*
conoscenza della flora che ti procura le medicine che usi per curare-"
Un suono acuto fu emesso dal detector dall'altra parte della strada che la
Jenny della Lega stava tenendo. Brillava di una luce verde e immediatamente
due dozzine di soldati poco amichevolmente armati stava voltando gli occhi
nella loro direzione. Nel panico, Giselle cercò di mettere velocemente una
mano sopra la bocca di Erika, ma fallì poichè la Maestra d'Erba notò le
sue mani sporche e si ritrasse con un'espressione disgustata sul viso.
"Mi spiace, perciò per favore calmati!" bisbigliò Giselle con
forza. Il beep del detector smise. Uno dei soldati guardò Jenny.
"Vuole che vada a controllare quel cortile?" poterono sentirlo
dire burbero. Il capitano dai capelli blu stava ancora studiando il detector
anche se si era già spento. La sua voce arrivò a loro insieme al vento che
soffiava.
"Non darti la pena di farlo. Probabilmente era solo un bulbasaur di
passaggio. Inoltre, non stiamo cercando energie elementali d'Erba, ma pare
il tipo Proibito. Il Generale Yas e Kas hanno detto che c'è stata
un'irruzione al Victory Gate al limite più a nord della città."
Immediatamente, un visibile senso di panico attraversò tutti i soldati.
"Non ci avevate detto che pensavate ci fossero dei Pokemon proibiti
coinvolti!"
"Non pensavamo nemmeno che sarebbero riusciti ad entrare in
città!" Gli occhi color brandy della Jenny della Lega si oscurarono.
"Bene, ora lo sapete! Siete soldati della Lega o una massa di codardi
piagnucolosi? Difenderemo questa città se ce ne sarà bisogno, difenderemo
le vostre povere famiglie, anche se dovessimo affrontare innumerevoli demoni
proveniente direttamente dall'Inferno! Manca solo una notte prima che Lord
Garick completi finalmente la profezia di riformazione e poi potrete tornare
a nascondervi sotto i vostri letti!"
Al castigo del loro capitano, i soldati dal mantello grigio parvero
vergognarsi. Poi si drizzarono e fecero il segno del saluto. "Come
desidera Capitano."
"Ed è così che dev'essere." La truppa continuò nel suo cammino
verso est giù per le strade periferiche. Quando se ne furono andati,
Giselle si mise in piedi e si scostò qualche filo d'erba e qualche foglia
dai capelli. Sospirò. "Ci siamo andate vicino."
Erika non sembrava così rilassata mentre guardava intorno sospettosa le
varie ombre intorno a loro. "Pokemon Proibiti in città? E io che
pensavo che non avremmo dovuto preoccuparci di questo visto che c'era già
la cupola nera che copriva la città e tutto il resto." Scosse la
testa. "E l'hai sentita? E' qualcosa che non dobbiamo dimenticare. La
gente qui sta solo cercando di proteggere le loro famiglie. E' normale.
Naturalmente, lasciare che tutte quante le persone che non fanno parte di
questa città vadano all'Inferno non è esattamente carino, ma dovremmo
cercare di capire la natura umana."
Gli occhi di Giselle si socchiusero mentre una sorprendente ondata di rabbia
la investiva. "Non mi interessa. Ogni vita umana è preziosa e *loro*
questo dovrebbero capirlo. Sono tutti felici nel loro piccolo mondo chiuso e
ignorano bellamente tutte le altre persone che non sono abbastanza
privilegiate da far parte della Lega. Quella profezia è una pazzia e se
loro sono d'accordo con essa, per quel che mi riguarda, stanno tenendo in
mano la scure del boia tanto quanto Lord Garick e i Maestri di Pokemon."
Quando si girò, fu per trovare Erika che la fissava attentamente con occhi
verdi sgranati. "Che c'è?"
"E pensare che credevo di conoscerti solo un paio di giorni fa
..."
Tossì e scuotè il viso improvvisamente accalorato. Si sforzò di agire
normalmente. "Comunque, per come stanno le cose," disse con voce
arrogante, "non penso che dovremmo preoccuparci troppo di essere
scoperto."
Si stirò i vestiti come meglio poteva. "Dovrebbero essere più
preoccupati di trovare noi piuttosto. Da quello che ho visto non sei male
nella Maestria dell'Erba e io basto a mettere uomini allupati al loro
posto."
Erika scosse la testa divertita come per dire che non la beveva. A sua volta
ispezionò il suo mantello verde che era stato anch'esso sporcato dalla loro
nuotata nelle fogne. "Quello che dimentichi, Dottore, è che ora siamo
nella stessa Indigo City, il vero cuore della Lega del Pokemon. Adesso
vedremo molti più Maestri di Pokemon come me ... e te ... contro di
noi."
Detto ciò, corrugò lo sguardo verso i suoi vestiti fradici. Il mantello
verde brillò brevemente prima di ritornare pulito.
Non convinta, Giselle si limitò a scrollare le spalle allo stesso desiderò
conoscere anche lei quel particolare trucchetto. Era una di quelle cose che
non le sarebbe dispiaciuto imparare col suo non desiderato potere. Ma in
fondo, era una cosa sola paragonata alle molte che non voleva sapere. Finito
col suo mantello, Erika si girò per fissarla. Il suo naso si storse.
"Perchè non ti pulisci anche tu? Non è difficile e dovrebbe andare
bene fino a che non potremo farci un bagno decente."
Senza incontrare i suoi occhi, divenne seria. "Sai cosa ne penso della
gente e dei poteri elementali. Ho già infranto la mia promessa due volte
sul fatto di usarlo."
Erika era solenne. "E' la tua decisione ... e credo sia più sicuro dal
momento che quelle sentinelle hanno quegli AIDS."
"Si dice EDS," la corresse, con la mente altrove.
"Ci avrei scommesso che lo sapevi."
"E con questo che vuoi dire?"
"Niente! Ora andiamo, dal momento che il centro di Indigo non si farà
crescere le gambe per camminare da noi, la logica suggerisce che dovremmo
affrontare il cammino per conto nostro." Si girò tenendo il peso sul
tacco dei suoi stivali e corse verso il lato della strada cercando di
nascondersi fra le ombre dei cespugli. Giselle mormorò fra se e se prima di
seguirla a distanza ravvicinata. Il silenzio tornò nella notte.
E senza che lo sapessero, un'oscura figura le osservava dall'alto,
perfettamente bilanciata sopra la cima della colonna alta e snella di un
lampione che brillava appena.
<><><>
Da tetto a tetto una figura slanciata scivolava fra edifici
a molti piani, col mantello a cappuccio blu che sobbalzava a ogni salto più
lungo del normale.
Salto.
Passi rapidi sopra un tetto duro e concreto.
Salto.
A quell'altezza, i venti freddi che soffiavano per le correnti più alte e
fra le cime delle strutture della città avevano molta più forza che a
terra. Ma il suono che produceva mentre soffiava nelle sue orecchie era
quasi un lamento.
Lei saltò verso il prossimo edificio, che aveva almeno dodici piani. A
mezz'aria godeva della sensazione di assenza di peso mentre sembrava farsi
trasportare con la corrente dai venti alti. Le faceva quasi sembrare di non
essere lì. Sotto, l'oscurità delle strade cittadine era quasi avvolta
nell'ombra tranne che per il debole luccicare dei lampioni. Si chiese cosa
sarebbe accaduto se fosse caduta. Non sarebbe mancata a nessuno. A se stessa
più di tutti gli altri.
Poi all'improvviso atterrò sul tetto successivo con un tonfo degli stivali.
Strinse una piega sciolta del suo mantello con la mano destra e continuò ad
andare avanti senza esitazioni.
I vecchi alloggi della Lega erano situati nella parte ovest della città.
Benchè alloggi fosse un termine inappropriato; baracche era una descrizione
maggiormente attinente alla realtà. Non c'erano nemmeno case vere lì, solo
condomini multipiano stretti all'inverosimile. Era stata una volta la parte
'povera' della città. Almeno nei vecchi tempi.
Raggiunse la fine del tetto e saltò giù verso il seguente edificio, col
suo mantello che svolazzava sopra di lei. Dopo essere caduta rapidamente
attraverso l'aria, atterrò con un rumore sordo, spaccando il cemento sotto
i suoi stivali, e mantenne l'equilibrio con una mano mentre si
inginocchiava.
Pur indesiderati, ricordi di Ash ritornarono ancora a colpirla come un
coltello nel petto, quasi come rispettassero un orario. Pensava onestamente
che lui sarebbe stato felice senza di lei che rendeva miserabile lui e se
stessa.
Allontanò con la forza quei pensieri con un leggero singhiozzo mentre si
metteva in piedi e continuava per la sua strada, a saltare per i tetti. Era
a pezzi. Ma in fondo l'aveva saputo da tanto tempo, solo non l'aveva ammesso
apertamente a se stessa. Ora aveva solo scoperto quanto fosse a pezzi.
L'incontro con Valdera ...
Una luce brillante nel cielo apparve alla sinistra del suo campo visivo.
Guardò appena il centro della città da dove poteva sentire il debole
ronzio delle grida della gente. In lontananza, attraverso gli alti picchi
degli altri edifici, era di nuovo visibile il palazzo dell'Elite dei
Quattro. Era una struttura a pianta pentagonale costituita di strati di
eleganti balconate. Dalla sua cima, svettava una torre sottile che si ergeva
verso il cielo, e il suo apice sembrava quasi toccare la stessa cupola che
copriva l'intera città. I fulmini neri che brillavano lassù sembravano
riflettere sui suoi muri fatti di marmo bianco donando al tutto un effetto
sinistro. L'ultima torre da usare per aprire finalmente la strada.
Una volta aveva tutto un aspetto diverso. Una volta era conosciuto come lo
Stadio Indigo dove veniva tenuto il campionato della Lega di Pokemon ogni
anno. Il posto dove erano nati i Maestri di Pokemon - veri maestri che si
erano conquistati il loro titolo grazie al duro lavoro, allo sforzo, alla
strategia e al lavoro di squadra.. Non la dinastia bastarda del vecchio
sangue che aveva con così spaventosa velocità rimpiazzato i vecchi metodi,
fatta di sola forza bruta e tremendo potere. Gary. Ora che lei aveva ...
liberato Ash dalle sue preoccupazioni riguardo a lei, lui si poteva sul
compito che aveva a portata di mano. E fermare questa tremenda pazzia.
Mantenne lo sguardo fisso davanti, non doveva guardare il cielo per vedere
la sua profonda oscurità.
Distruggere il mondo intorno a lui nel nome della Lega del Pokemon.
Che livello di arroganza ed egoismo doveva avere una persona per commettere
un'atrocità del giorno? La nascita di un nuovo mondo, ma a quale costo? E
poi, non poteva trattenere la voce sprezzante che aveva in testa e che la
tormentava. Lascia morire questo mondo, disse la voce traditrice. Non vale
la pena di salvare niente, d'altronde.
"Piangi, sorella? Le lacrime non ti si addicono."
Misty quasi scivolò mentre atterrava sul nuovo tetto. Guardandosi
rapidamente intorno, scorse finalmente la figura slanciata dal mantello
bianco che stava sopra il tetto dell'edificio adiacente. I lunghi capelli
biondi scossi dal vento scivolarono sinuosamente di lato seguendo i venti
alti che soffiavano fra di essi.
Con rabbia, mise la mano dentro il cappuccio per trovarvi una leggera
umidità nelle sue guance e la asciugò subito. Sorvegliò l'area. Gli
edifici non erano più così alti paragonati alle strutture del centro della
città. Condomini di appartamenti oscuri e vecchi abbondavano nelle strade
sottostanti. Non si era resa conto di essere arrivata alla sua destinazione.
Ritornò con lo sguardo a sua sorella. Valdera era in piedi sopra l'orlo di
un edificio leggermente più alto e guardava giù verso di lei. Le vesti
leggere e bianche che la coprivano erano leggere e non si alzava un pelo
sulla sua pelle liscia nonostante l'aria fredda. Loro due non erano mai
state particolarmente influenzate dal freddo.
Misty buttò il cappuccio all'indietro, lasciando che il vento prendesse sia
quello che i suoi capelli, facendoli volare di lato come quelli di sua
sorella.
"Posso piangere se voglio," disse piano.
Valdera si inginocchiò un poco, poi saltò dall'altra parte e si unì a sua
sorella sopra il tetto. Sembrava quasi volteggiare, I suoi vestiti leggeri
catturati dall'aria in quel modo, mentre attraversava il vuoto che c'era fra
di loro. E non ci fu nemmeno un suono quando i suoi piedi nudi toccarono
terra. Sua sorella si girò per guardarla, entrambe stavano ora a poca
distanza l'una dall'altra, con occhi color acqua identici ai suoi che
brillavano appena.
"Ma in fondo, questa non è la tua festa, Mistaria?" disse, mentre
le labbra disegnate si attorcigliavano in un sorriso beffardo.
"Risparmiami le banalità, Vally," replicò Misty, lasciando
brillare i suoi stessi occhi. "Ho ricevuto il tuo messaggio. Ora mi
dici che sta succedendo, o vogliamo stare qui a lanciarci insulti avanti e
indietro?"
"Vally," ci riflettè sopra mentre scuoteva leggermente la testa,
e i lunghi capelli biondi si lasciarono catturare ancora di più dal vento e
presero a fluttuare sinuosamente al lato della sua testa.
"Non mi chiamavano in quel modo dalla notte in cui ho lasciato Cerulean
City."
A quel ricordo, Misty quasi soffocò. "Lasciato? Pensavo fossi morta!
Tutti l'hanno pensato. Sei caduta nel fiume ..."
"Solo per il fatto che odiavo nuotare, non significava neppure che ero
un incompetente. D'altronde, non ne eri felice?"
"Felice? Come hai potuto pensare che fossi felice?" Crebbe dentro
di lei una sensazione di oltraggio. "Come hai osato pensare una cosa
del genere? Proprio tu avresti dovuto sapere che ti volevo bene. Per tutte
le volte che mi sono messa dalla tua parte davanti a Mamma e Papà. Per
tutte le volte che ci siamo unite contro Daisy, Lily e Violet. Dannazione,
eravamo gemelle!"
Guardò l'espressione di sua sorella. La notte in cui Valdera era sparita
avevano sette anni. Erano identiche in tutto, tranne per il diverso colore
dei capelli. Ora, sedici anni dopo, anche se erano diventate entrambe
adulte, era ancora la stessa cosa. Il viso di Valdera era ancora uguale al
suo, gli stessi occhi, lo stesso naso, le stesse guance, la stessa bocca con
il tocco di rosa; che andava giusto giù a toccare la guancia destra quando
sorrideva. Osservò il corpo di sua sorella, coperta da larghi abiti bianchi
e sottili. Anche le loro figure erano identiche. Portava persino i capelli
legati allo stesso modo, esattamente della stessa lunghezza, lasciati
sciolti a coprire le spalle e la schiena.
Però naturalmente, i capelli di Valdera erano ancora dello stesso colore
dorato di allora, e i suoi invece erano rossi - le tonalità erano solo un
poco più scure ora.
Probabilmente per far coppia con le tonalità delle loro anime.
Qualcuno avrebbe potuto pensare fosse una cosa sinistra il solo sapere che
c'era un'altra persona in giro che condivideva il tuo stesso viso. Ma per un
gemello, era semplicemente il modo in cui giravano le cose. Erano cresciute
in quel modo.
"Gemelle? Siamo molto più di così, Mistaria. Molto di più." La
bocca di Valdera di storse. "Per esempio, io so che tu non hai mai
creduto che io fossi morta. Quando mi hai visto in seguito per la prima
volta, non eri molto sorpresa. Sei rimasta più sorpresa dal sapermi nella
Lega, e dopo aver saputo del mio elemento, semmai."
Misty sgranò gli occhi. Non aveva mai abbandonato la speranza che sua
sorella fosse viva, e anche se non lo aveva mai detto a nessuno, di tanto in
tanto aveva fatto ricerche nella speranza di trovarla. Comunque, ora che ci
pensava, chissà come dentro di se sapeva che se sua sorella fosse morta,
lei lo avrebbe sentito … in un qualche modo. "A-aspetta,"
balbettò, "che intendi quando dici che siamo più che gemelle?"
Valdera sorrise maliziosa. "Come pensi abbia rimosso il tuo legame di
sangue con Ashura?"
Qualcosa di ruppe dentro di lei e i suoi occhi brillarono di luce viva.
"Allora eri davvero tu a South Lavender." Parlava piano ma con
rabbia mortale.
"Era bravo quanto me lo ricordavo." Valdera abbracciò se stessa
attorno alla vita snella e buttò all'indietro I capelli biondi con un
movimento del collo. "E sembra che si sia ricordato di me visto quanto
gli è piaciuto riavermi di nuovo."
L'aria scese di alcuni gradi mentre Misty la guardava. Lentamente cominciò
a uscire nebbia dalle loro bocche mentre respiravano. Poi lei si lasciò
scappare un leggero sorriso.
"Stai mentendo. Era privo di conoscenza in quel momento."
"Ah, ma è l'inconscio che non mente." A chissà quale pensiero,
il corpo di Valdera brillò all'improvviso con una luce bianca, illuminando
l'intero tetto come fosse un razzo che era esploso. Un candore bianco
cominciò ad emettere da lei in un'aura di mortale elettricità mentre il
suono di fulmini sibilanti permeava l'aria. Stivali bianchi si formarono
sopra i suoi piedi nudi, così come il suo lungo mantello da Maestro che
andò a coprire i suoi abiti.
"Il che mi porta alla ragione principale per la quale ti ho chiamato
qui," continuò in tono furioso. Sorprendentemente, i suoi occhi blu
erano bagnati da lacrime non ancora versate, rivelate ora dall'intensità
della sua aura. "Benché tu dica di volermi bene, io sono diversa.Odio
nostro padre, odio nostra madre, odio le nostre sorelle … ma più di
tutti, ODIO TE."
Infine con un urlo, aprì il palmo della mano e lo tese in alto, facendo
esplodere fiammate di vivida luce nell'oscurità e Misty si salvò appena
dall'esserne accecata, buttandosi davanti al viso una piega del mantello;
poi saltò via. Dopo aver completato il salto, un singhiozzo arrabbiato che
proveniva da qualcuno davanti a lei la avvertì dell'intento di Valdera e
saltò all'indietro, alto nel cielo, scostandosi il mantello dagli occhi.
Aveva visto giusto, poiché Valdera si era materializzata sotto di lei,
esattamente nel punto da cui era appena scappata, e le aveva indirizzato un
calcio a scure dall'alto che mancò lei, ma prese contatto invece col
materiale del pavimento del tetto. Il colpo era così potente che il cemento
sotto il suo piede parve dissolversi in mille pezzi di shrapnel grigio e
roccioso e aria pressurizzata che andavano dappertutto.
La forza dell'esplosione la spinse più indietro di quanto Misty avesse
calcolato e all'improvviso si ritrovò senza un tetto su cui atterrare.
Pensando velocemente, completò una giravolta su se stessa per stabilizzarsi
e lanciò un colpo d'acqua verso un condominio alla sua destra. Nell'istante
in cui la colonna di liquido colpì, lei la congelò dandole la forma di uno
scivolo, vi girò intorno con una mano e salitaci sopra si lasciò scivolare
con gli stivali verso l'edificio che aveva colpito.
Era una faccenda seria, pensò Misty, scossa, mentre girava la testa in
cerca della sorella. Il tetto su cui l'aveva vista per l'ultima volta non
era altro che un mucchio di polvere. Se il calcio l'avesse colpito, ora
starebbe respirando direttamente dai polmoni. Mai prima d'ora Valdera
l'aveva attaccata con serie intenzioni di ucciderla.
I suoi sensi urlarono all'improvviso. Senza sapere esattamente perché
cominciò a scendere in picchiata lungo lo scivolo che aveva costruito,
mettendo la testa avanti per prima, proprio quando Valdera si teletrasportò
nell'aria proprio sopra di lei e distrusse la sua costruzione di ghiaccio
con un colpo a due pugni che era diretto alla sua testa.
L'aria era fredda, passando per il suo viso e sventolando il suo mantello,
mentre lei continuava a scendere e mirava a una delle molte finestre
dell'edificio più vicino. Nell'ultimo istante, portò le mani in avanti,
spezzando il ghiaccio e interrompendo la sua caduta con alcune giravolte in
avanti seguite da una scivolata sopra il pavimento duro e legnoso
dell'appartamento. Non riusciva a vedere mentre mobili di legno si rompevano
e lei cercava di fermare la sua corsa. Finalmente, piantò entrambi le mani
al suolo e si buttò coi piedi verso il muro più vicino, vi rimbalzò e
atterrò sopra un divano, riuscendo finalmente a fermarsi.
Valdera passò per la finestra poco dopo di lei, fece un paio di giravolte e
atterrò dolcemente. Stava minacciosamente ferma, la sua forma coperta dal
mantello bianca era luminosa nell'oscurità dell'appartamento abbandonato. I
suoi capelli svolazzavano al ritmo con vento freddo che stava ora soffiando
nella stanza attraverso il pannello di vetro spaccato dietro di lei.
"Piantala di fare così."
"Di fare cosa?"
"QUESTO!"
Saltò anche prima che Valdera portasse la mano destra in avanti inviando
una scarica di accecante elettricità ai suoi piedi. La luce scintillante
fece arrostire le suole dei suoi stivali mentre lei si aggrappava ad una
lampada sul soffitto e scappava via. Stranamente, si sarebbe aspettata di
essere ferita vista la vicinanza del colpo, ma non sentì niente oltre
all'atteso calore.
Qualcosa di bianco passò come un flash davanti a lei mentre stava
spostandosi, ed era pronta anche a quello, quando sua sorella le si mise in
mezzo per intercettarla con un calcio a mezz'aria. Senza pensarci, la
bloccò con l'avambraccio, saltellò sul posto e si spinse all'indietro con
entrambi i piedi, usando la gamba di Valdera come trampolino. Sua sorella
spalancò la bocca per la sorpresa quando perdette l'equilibrio e fu
scaraventata all'indietro. Entrambe fecero una capriola all'indietro mentre
cadevano l'una lontana dall'altra e atterravano simultaneamente, entrambe in
ginocchio.
L'aria era fredda e silenziosa, tranne per il l'ululato del vento fuori e il
suono del loro respiro affannato mentre si osservavano l'un l'altra con
occhi blu fiammeggianti.
"Posso capire mamma e papà …. E forse anche le nostre sorelle
maggiori. Ma perché odi anche me così tanto?" chiese Misty piano.
"Non l'hai ancora capito?"
"No!" gridò all'improvviso. "Hai una qualche idea di come mi
sono sentita la prima volta che ti ho nuovamente rivista, dopo che ho saputo
con certezza che eri viva, e che stavi allegramente aiutando Gary a finire
quello che era rimasto di Cerulean City e stavi cercando i ribelli come me
per ucciderli?"
Valdera socchiuse gli occhi. "Quella era vendetta. Ho passato l'inferno
solo perché ero diversa, solo perché non ero come tutti gli altri, col
loro stupido amore per l'acqua. E tu … eri la peggiore di tutti. Sei solo
una traditrice."
"Di che stai parlando? Ti ho sempre difeso! Quando gli altri bambini
sparlavano alle tue spalle, ero io quella che metteva loro un po' di
saggezza in testa. Come pensi che mi sia guadagnata la fama di
maschiaccio?"
"Forse, ma ti sei venduta lo stesso." I suoi occhi brillarono
all'improvviso come sapesse qualcosa di nascosto. "Ti sei affidata alla
tua Maestria d'Acqua quando eri capace di molto di più. I nostri geni di
Maestri d'Acqua sono l'anello debole del nostro sangue. Il difetto di nostro
padre. E sarebbe stato il difetto anche di nostra madre." Fece una
smorfia. "O della nostra presupposta madre. Grazie al diavolo non lo
era o saremmo state proprio come quelle oche delle nostre sorelle maggiori
.. o non saremmo esistite affatto che è sicuramente un opzione
migliore."
Lo shock le fece spalancare la bocca. "Che dici, perché la nostra
presupposta madre? Lei era nostra madre!"
"Hai vissuto con loro più a lungo di me e ancora non l'hai capito?
Nostro padre, per quel testardo cinghiale che era, non era così virtuoso
dopo tutto. Ha avuto un'amante. Noi siamo il risultato."
I suoi occhi si chiusero. Qualcosa dentro di lei voleva negarlo, le diceva
che Valdera stava solo dicendo bugie … ma per la prima volta nella sua
vita, tutto quadrava. Sembrava spiegare tutti quei pensieri fastidiosi che
aveva avuto per tutta l'infanzia … calzava troppo perfettamente per non
essere vero. Ma … ma allora … chi era la loro vera madre?
"Ed è QUELLA la domanda, cara sorella," disse Valdera ad alta
voce, "insieme a quella che chiese chi era il padre del nostro caro
Ashura."
I suoi occhi si spalancarono e lei si mise in piedi con una scossa violenta
del mantello. "Che sai del padre di Ashura?"
Valdera si mise anche lei in piedi dalla sua posizione accucciata.
"Ehi, ehi, ti interessa."
"Come diavolo sai così tanto?"
Lei rispose con un sorriso per niente divertito.
"Il resto della Lega lo sa?"
"Lord Garick sì … perchè pensi che vi abbia lasciati entrare così
facilmente? Ha bisogno di Ashura …" Una luce ben poco sacra brillò
nelle sue pupille mentre diceva il resto. "Ed è la ragione per cui
devo ucciderlo."
Il tempo sembrò fermarsi. Poi riprese la sua corsa, incredibilmente veloce.
"Al diavolo che lo farai."
La sua figura brillò di un violento blu scuro mentre lei esplodeva in
avanti con così tanta forza, che il pavimento di legno sotto di lei si
spaccò.
<><><>
Il debole suono della baldoria che c'era in strada arrivò su fino a loro
mentre saltavano da un edificio all'altro nell'oscurità della notte
artificiale.
Ash starnutì quando il vento gelato passò sopra le sue spalle, facendo
scendere il suo cappuccio e il suo mantello dietro di lui. Gary aveva fatto
le cose per bene, pensò lui, alzando lo sguardo verso la cupola protettiva
che copriva la città. Se si concentrava poteva calcolare le complesse
scariche di pura ombra che c'erano volute per farla. Questo fatto lo
preoccupava. Sembrava che il suo vecchio rivale avesse in un qualche modo
acquisito la conoscenza e il potere dell'elemento proibito che lui aveva
pensato fino a quel momento essere solo suo… Chiuse gli occhi per il
dolore. Insieme ai Pokemon Proibiti che erano stati richiamati in quel
regno. Il potere della profezia? Sapeva che Gary era predisposto
all'elettricità proprio come lo era lui, ma ora anche questo? Non andava
bene.
Duplica saltò sul tetto dell'edificio che le stava davanti, col mantello
viola e I capelli blu che svolazzavano nel vento dietro di lei. Ash la
seguiva da vicino, e il suo stesso salto lo portò dall'altra parte proprio
dietro di lei.
Duplica rivolse uno sguardo oscuro al centro della città dove veniva
generato la maggior parte del rumore.
"Idioti. Urlano il nome di quel matto come se lui fosse la risposta a
tutti i loro problemi. Ma è solo un assassino."
Ash si sorprese di trovarsi a volerlo difendere. "Gary vuole solo il
meglio per questa città." Strinse i pugni. "Ma credo che questo
non scusi il fatto che è pronto a sacrificare tutti gli altri così che
solo la sua città possa avere un mondo ricostruito tutto per se."
"E questa è un'altra cosa che non ha senso. L'intera profezia Proibita
include la fine del mondo … non c'è niente che indica che ci sarà una
rinascita."
Ash scosse la testa, anche se sapeva che Duplica non poteva vederlo, visto
che era davanti a lui. Mancava qualcosa, lo sapeva.
Poi fece un respiro, facendo uscire il pensiero preoccupante dalla sua
mente.La cosa importante ora era trovare Misty. Sapeva che c'erano vicini.
L'enorme sensazione che aveva di lei era così forte nell'aria.Normalmente
poteva percepirla, dal momento che la conosceva così bene, ma per una
qualche ragione, c'erano segni sufficienti per pensare che ce ne fossero due
di lei.
"Perché Misty si sarebbe diretta verso la periferia della
città?" si chiese ad alta voce anche solo per fare conversazione con
Duplica che gli stava davanti. Misty non era l'unica persona di cui si stava
preoccupando. Era preoccupato anche per Duplica.
Ma lei si limitò a grugnire qualcosa di incoerente e lo ignorò.
Lui rimase in silenzio, sentendosi a disagio. Duplica non era ancora se
stessa.
Sin da quando si era svegliata, sembrava quasi che … lo odiasse. Beh,
magari non da quando si era svegliata, c'era stato un breve momento in cui
era sembrata se stessa … poi si era irrigidita come se fosse un ospite
particolarmente sgradito. Fissò il retro della sua schiena mentre lei
mostrava la strada. Incontrava di rado il suo sguardo ormai e preferiva
camminare davanti a lui o dietro di lui.
"Duplica, mi odi?" chiese lui all'improvviso.
La sua corsa sopra il tetto si interruppe all'improvviso e lui quasi le
finì contro la schiena.
Si grattò il retro della testa. "Voglio dire … se c'è qualcosa che
ho fatto …o se … so che avrei dovuto proteggerti da quella strega,
Agatha-"
"Ash, cosa ricordi della tua infanzia?" chiese d'un tratto
Duplica, senza girarsi.
"Beh, lo sai," disse lui, confuso. "Me ne sono andato di casa
a dieci anni nel solito viaggio d'allenamento."
Lei si girò per guardarlo appena in faccia, sebbene I suoi occhi marroni
non incontrassero ancora I suoi. "Non quello, voglio dire prima. Quando
eri solo un bambino."
Il suo sguardo si fece scuro. "Beh … sai che io e mia madre vivevamo
nella piccola fattoria di Pallet … era dura farcela, ma la aiutavo con le
verdure che facevamo crescere e vendevamo-"
"Che mi dici di tuo padre?"
D'improvviso una furia cieca crebbe dentro di lui. "Non ho un
padre," ringhiò. Poi sgranò gli occhi, un poco confuso dalla sua
stessa reazione. "In verità, devo aver avuto un padre, se no, non
sarei qui, no?" Rise, ma sembrava una risata forzata persino a lui.
"Ma onestamente, non ricordo. Deve essere morto quando ero un bambino.
La Mamma non ha mai parlato di lui."
Duplica lo guardò negli occhi e questa volta non era uno sguardo freddo.
Erano occhi confortanti e marroni. Lui sgranò gli occhi. Ora si ricordava a
chi somigliava il suo sguardo. Per forza gli era sempre piaciuta. Gli
ricordava di-
"Io non ti odio, Ashy," disse lei, spezzando i suoi pensieri.
"Anche se vorrei farlo. Sarebbe più facile." Pi si girò di nuovo
e saltò, col mantello che sventolava in aria, giù fino al tetto del
ristorante abbandonato che c'era sotto prima che lui potesse dire qualunque
cosa.
Ancora confuso, Ash non la seguì subito, ma la osservò sparire dalla sua
vista dietro le mura di una scala che portava giù dentro nell'edificio.
Perchè Duplica si era improvvisamente interessata nella sua famiglia e nel
suo passato? Non aveva senso. Aveva sempre evitato di parlare di cose come
quelle prima e lui aveva pensato che si sentisse a disagio con l'argomento
perchè lei stessa era orfana. Si ricordava di averla accettata volentieri a
casa sua prima che le guerre cominciassero, e lei sembrava stare bene lì
come se fosse appartenuta a quel luogo.
"Beh, meglio non rimanere qui a ricordarmi le cose come un
vecchietto," disse ad alta voce.
"Pika," concordò Pikachu dallo zaino, un poco annoiato.
"Beh amico, non devi ascoltare i miei pensieri se ti annoiano."
Saltò la distanza che c'era fra i due tetti, sopra le strade scure e i
vicoli sottostanti, sentendo il duro vento freddo mentre soffiava i suoi
capelli all'indietro e li allontanava dai suoi occhi ...
E dell'acqua scrosciò sotto i suoi piedi quando atterrò. All'istante
sentì che c'era qualcosa che non andava mentre abbassava lo sguardo e
notava che l'intero tetto era pieno di acqua, che usciva da una tubatura
rotta vicina alla scalinata nel mezzo. L'acqua fuoriusciva dai bordi
dell'edificio come una cascata dal momento che c'era un terreno
completamente bagnato che pareva una pozzanghera di una profondità di
almeno due pollici.
"Non posso dire che tu sia il benvenuto, Ash," disse freddamente
una voce dietro la scalinata. Il proprietario venne fuori tenendo in mano
una satana incurvata puntata al collo di Duplica che teneva davanti a lui
come ostaggio.
"Generale Yas," disse Ash, facendogli sapere che lo aveva
riconosciuto. "Suppongo che finalmente ti sei ricordato di me."
"Ti stai complimentando da solo." Gli occhi del Generale
brillarono d'argento come la lama di una spada. "Non sei degno della
mia attenzione. E' stato il Generale Kas che ha dato l'allarme e mi ha detto
che eri probabilmente tu che eri entrato per il League Gate. I Maestri
lasciati a guardia lì sono cadaveri inceneriti. Ho semplicemente fatto due
più due. Avrei dovuto capirlo che era opera tua, Assassino." Disse
quel nome con profondo disprezzo come se parlasse di una lumaca invece che
di un assassino.
Ash ignorò l'insulto e si aggiustò con nonchalance i guanti neri privi di
dita. "Puoi farli uscire ora."
"Come vuoi." Yas fece un fischio, e dalla scala antincendio
sull'altro lato del tetto arrivarono dozzine di Allenatori della Lega armati
di sfere poke e spade. Dall'altra parte, un Maestro di Fuoco che indossava
una mantella rossa e un Maestro di Terra vestito di marrone uscirono
saltando dai loro nascondigli sui lati dell'edificio.
Ash non riconobbe nessuno di loro, quei Maestri sembravano giovani e appena
sopra l'età in cui ci si prendeva le proprie responsabilità. Quindi non
erano dei suoi tempi. I due lo fissavano arrogantemente come se fosse un
topo che stava per essere divorato dai gatti che senza dubbio pensavano di
essere loro. Allora erano proprio troppo giovani.
"Un altro," gridò con impazienza.
Il suono di ciottoli che cadevano dietro di lui lo fece girare e non fu
sorpreso di notare una donna vestita di nero e adornata con gioielli
d'argento che arrivava fluttuando oltre il bordo del tetto e si posava a
terra. Quello da cui fu sorpreso fu la reale identità della telepatie che
aveva bloccato i suoi sensi. Allora erano cauti dritto in trappola.
"Cassandra?" disse lui, e la sua voce era strozzata per il
tradimento subito.
La donna dai capelli blu scostò lo sguardo dai suoi occhi. "Mi
dispiace molto Ash. Ma ... conosci mia nonna. Non sopravviverebbe senza
questa città. Devo alla Lega la mia lealtà."
Si girò furioso verso il Generale Yas che teneva ancora Duplica in ostaggio
dietro la sua spada. Rise amaramente. "Sei fuori di testa se pensi che
questa cosiddetta riforma risolverà tutti i tuoi problemi. Se continui a
fare ciò che quell' … idiota di Gary ha proposto, farete tutti parte di
un complotto per un omicidio di massa."
Yas rise con un'amarezza che si equiparava alla sua. "Tu osi accusarci
di questo? Tu che hai ucciso così tanta gente, che dubito ricordi quante
siano? Non hai avuto il tuo soprannome dando le caramelle ai bambini."
Abbassò gli occhi grigi verso la guancia di Duplica che era rimasta in
silenzio per tutto il tempo. "E chi è questa? Mi sembra familiare
anche se non posso dire che ci siamo incontrati. Un'altra dei tuoi seguaci?
La sacrificherai facilmente così come hai fatto con mia figlia?"
Ash prese fiato. "So che sono colpevole di omicidio, e dopo questa
storia, probabilmente brucerò all'inferno e ne sarò grato, ma non ho
sacrificato Yasmine come tu erroneamente credi! E' morte da eroe nelle
Guerre Oscure, dandosi di sua spontanea volontà, io non ho niente a che
fare con quella storia. Ha salvato innumerevoli vite. Perché ancora non
riesci a riconoscerle l'onore che le spetta?"
"Onore?" ringhiò Yas. "Non puoi goderti l'onore se sei
morto!" Poi tossì, ricomponendosi. "Ora apri il tuo zaino e manda
il tuo pikachu da questa parte, o taglierò la gola di questa ragazza,"
disse in un tono pericolosamente tranquillo.
Ash cercò disperatamente una via di fuga, ma non riusciva a pensare a
niente. Yas aveva pensato a tutte le evenienze da esperto Generale qual era.
Se inviava loro una scarica di elettricità, l'acqua nella quale stavano
tutti avrebbe fatto male anche a Duplica. Yas sapeva che non avrebbe mai
messo in pericolo di sua volontà i suoi amici … anche se naturalmente sua
figlia era un'eccezione. Se cercava di attaccare fisicamente, sapeva che
stava tenendo Duplica in ostaggio. Se cercava di fare qualcos'altro,
Cassandra e gli altri Maestri di Pokemon e allenatori sarebbero stati su di
lui all'istante. E una volta che avesse consegnato Pikachu, sarebbe stato
meno forte della metà e una facile preda per il numero di persone che aveva
contro.
Ma quello che Yas non aveva considerato era Duplica stessa. Specialmente
dopo che lei aveva notato i vestiti neri da telepatia che Cassandra stava
indossando. I suoi occhi marroni esplosero diventando di uno spaventoso
colore oro.
Urlò. "Io … non … sarò … controllata … MAI PIU'."
"Cosa ...?" Yas urlò per lo schock mentre il corpo di Duplica si
scioglieva in acqua e passava attraverso di lui e finiva dietro la sua
schiena, e poi di nuovo con la sua forma, metteva la sua stessa mano sulla
sciabola della katana, sopra il suo stesso pugno guantato, minacciando di
tagliare il suo di collo. Aveva completamente cambiato la situazione, ora
era lei che lo stava tenendo in ostaggio.
I due Maestri di Pokemon fecero un passo in avanti, con le mani che
cominciavano a luccicare.
Duplica girò rozzamente il corpo di Yas verso di loro. "Un altro passo
e giuro che staccherò la testa del vostro Generale dalle sue spalle!"
I Maestri smisero di avanzare.
"Ragazza …" disse Yas, con voce tremendamente arrabbiata,"
Non verrò usato in questo modo!"
Il suo corpo brillò di verde e un cumulo di polvere le esplose davanti al
viso.
Duplica barcollò assonnata e Yas riuscì a liberarsi, portando la sua
katana con se nel processo, quindi la colpì con la katana. Ma
incredibilmente, gli occhi di Duplica si assottigliarono e invece di
schivare il colpo, lei spinse la spada lontano con un braccio,
improvvisamente diventato acciaio durissimo, e spinse all'indietro il
Generale con un calcio e un sfarfallio del mantello.
Ash era completamente sorpreso, non aveva idea che Duplica potesse compiere
una simile mossa, ma fu presto indaffarato con problemi più importanti
quando i Maestri di Fuoco e Terra si girarono nella sua direzione, facendo
già scorrere il potere dei loro elementi nelle palme spalancate, E come se
non bastasse, il suono di energia che veniva rilasciata riempì l'aria
quando dozzine e dozzine di Pokemon della Lega furono lanciati fuori dagli
Allenatori con l'accompagnamento di luci rosse. Mandò via le braci di fuoco
con la mano destra, mandandole alte in cielo, e sparò una lieve scarica in
acqua attraverso i suoi piedi, abbastanza per far alzare elettricamente una
piccola che arrivava all'altezza del suo petto e che lo copriva dagli
attacchi di Terra che gli erano stati gettati contro.
"Charmeleon, Fuoco!"
"Sandslash, Getto di Roccia!"
"Beedrill, Veleno!"
Saltò in aria, e il cemento che era sotto di lui si disintegrò all'istante
quando dozzine e dozzine di attacchi di Pokemon colpirono lo stesso punto,
mandando pezzi di pietra, ciotoli e gocce d'acqua dappertutto..
Sotto, Cassandra fissava Duplica e cominciava a mormorare sottovoce, mentre
le mani si muovevano disegnando gesti nell'aria di fronte a lei.
Duplica produsse un urlo animalesco e si trasformò in una bestia di
tremenda distruzione che creò un cratere profondo nel tetto. Il Generale
Yas gridò di dolore mentre veniva buttato all'indietro dal colpo; il fuoco
di lei l'aveva colpito malamente. Una furiosa Moltres prese il volo per i
cieli scuri per la nebbia con un battito delle grandi ali, l'uccello
leggendario brillante di fuoco illuminava l'oscurità come un sole. Urlò il
suo verso, e un'enorme pila circolare di fiamme calde come lava uscì dal
suo becco aperto dirette alla donna incantatrice. Cassandra urlò per la
paura quando capì che non avrebbe completato il suo incantesimo in tempo.
"Duplica, no!" gridò Ash mentre atterrava dopo il suo salto,
rivolgendo la sua attenzione ai Maestri e alla donna che era stata una dei
tanti suoi vecchi amici. Attacchi elementari gli furono lanciati in
risposta.
"Pikachu, coprici ora!"
"Pikaaa!" gridò Pikachu mentre saltava fuori dallo zaino e
generava un campo di forza fulminante blu-nero, che li protesse entrambi a
mezz'aria. Gli attacchi dei Pokemon andarono a sbattere contro di quello al
suono di una grandinata.
A sua volta, Ash puntò le mani contro Cassandra e si concentrò
velocemente. Un campo elettrico fatto da lui si formò in uno sfavillio di
fulmini e prese la forma di una cupola sopra la donna spaventata. Il Getto
di Fuoco di Duplica vi rimbalzò sopra e continuò di lato come un raggio di
luce riflesso sul lato di un edificio in lontananza. Mezzo secondo dopo,
l'intero edificio cominciò a bruciare col suono di una tempesta e iniziò a
sciogliersi su un fianco come una candela.
Ash atterrò dal suo salto con un tonfo in acqua sul tetto ancora bagnato,
mentre Pikachu atterrò sulla sua spalla.
"Continuate a colpire!" ordinò con rabbia il Generale Yas, ancora
accasciato sul cemento fradicio nel punto in cui Duplica lo aveva spinto con
la sua trasformazione. Sotto l'ordine dei loro Allenatori, le dozzine di
Pokemon della Lega spararono ancora una valanga di attacchi elementari. Da
parte loro, i Due Maestri, avendo capito che sarebbe stato più difficile
del previsto, fecero uscire i loro Pokemon dalle sfere poke nascoste sotto i
mantelli, rispettivamente un Rhyrorn e un Charizard che ruggirono entrambi
all'unisono mentre venivano liberati. Il Rhyhorn scalpitava nel tetto
bagnato, con la testa abbassata mentre iniziava a fare il suo verso come se
sentisse dolore per l'acqua che gli arrivava agli zoccoli mentre il
Charizard sputava fuoco dal muso e spiegava le ali preparandosi a prendere
il volo.
Sirene e urla spaventata riecheggiavano in lontananza. Già poteva sentire
numerose fonti di energia che si dirigevano dalla loro parte. Ash eresse
disperatamente un nuovo muro di elettricità davanti a se usando il suo
legame con Pikachu come potenziamento. Fermò la maggior parte dei colpi dei
Pokemon della Lega ma non aveva fiducia che avrebbe resistito un minuto di
più una volta che i due Maestri e il Generale avessero cominciato a
coordinare i loro attacchi.
Era ora di andare.
Duplica-Moltres stava volando alta sopra di loro, ancora gridando il suo
dispiacere per il salvataggio di Cassandra.
Era al sicuro.
Perfetto.
Saltò alto nell'aria e indicò il tetto bagnato.
"Pikachu, Tuono Schock!"
"PIKA!"
Una luce paralizzante esplose dappertutto.
<><><>
Il pavimento di legno si spezzò, il vecchio intonaco crollava intorno a
loro, e i mobili si spaccavano mentre Misty continuava ad attaccare
furiosamente, mentre Valdera si ritraeva, sorridendo mentre schivava o
bloccava ognuno dei suoi colpi.
Pugno, salto-pugno, calcio, calcio, giravolta, pugno, calcio. Continuava a
picchiare, con lo sguardo annebbiato e le labbra chiuse in una linea
sottile. Le braccia e le gambe di Valdera erano sfocate mentre lei
pareggiava il numero dei suoi pugni e contrattaccava ai suoi calci con altri
di sua fattura. Andava avanti così da più di mezz'ora.
Non aveva senso. Per niente. Perché Valdera dovrebbe voler uccidere Ash,
quando da tutto quello che sapeva fino a ora, sembrava tenerci a lui? E
perché lei non riusciva a mettere a segno nemmeno un singolo colpo? Quando
prima aveva evitato tutte le mosse di Valdera, aveva pensato di essere una
buona avversaria per lei, ma ora sembrava quasi l'opposto.
"Perché Gary ha bisogno di Ash?" disse affannata fra i calci e i
pugni.
Valdera ignorò la domanda mentre si difendeva, e invece disse,
"Combatti bene." La sua espressione divertita sparì mentre
sembrava esaminare le sue mosse criticamente. "Il tuo stile di
combattimento è molto familiare." Misty calciò verso l'alto poi
lasciò cadere la gamba all'ingiù in una sforbiciata che fu anch'essa
bloccata. "Sei tornata e hai completato il tuo allenamento, non è
vero?"
"Certo che l'ho fatto! Tu ed Ash non siete stati gli unici a combattere
nelle Guerre Oscure!" Tentò diversi calci laterali ma fallì ancora
nel rompere la difesa di Valdera. "Pensavo che magari fossi
semplicemente andata via a piangere. Ti ha tradito, non è vero? Ecco
perché te ne sei andata. Non potevi sopportare il pensiero di essere messa
da parte, perciò te ne sei andata prima che potesse farlo."
Misty rallentò il suo attacco scioccata. "Come lo sai?" Poi
singhiozzando per la rabbia, saltò da un muro all'altro per un attimo prima
di venire giù verso di lei con un potente calcio aereo.
Gli occhi di Valdera brillarono di un tremendo blu. "Mistaria, non ti
ho già detto che siamo più che gemelle!" urlò mentre afferrava la
gamba tesa di Misty e poi la faceva girare intorno con forza usando contro
di lei la sua stessa spinta per spingerla contro il muro. "E' talmente
peggiorato ora, che le tue emozioni si stanno trasmettendo a me!"
Trasmettendo a lei? Valdera stava leggendo la sua mente? Incapace di fermare
il suo volo, Misty si girò a mezz'aria per livellare i suoi piedi contro il
muro mentre vi finiva sopra in un'esplosione di legno, intonaco e detriti.
Poi all'improvviso era fuori sospeso nel vuoto, nel cielo nero, visto che
era stata scaraventata fuori dall'edificio. L'aria gelata fece volare il suo
mantello con forza.
In fretta, afferrò il distintivo a forma di stella attaccato sul petto del
suo mantello, lo premette una volta, poi lo buttò nell'aria davanti a lei.
"Starmos, scelgo te!"
Il viso color rubino del suo pokemon stella brillò di rosso e si allargò
fino alla sua reale stazza e la afferrò giusto in tempo. Misty si aggrappò
alla sua schiena mentre il pokemon scendeva in picchiata e poi saliva,
mancando per poco un tetto troppo basso.
Valdera la fissava dal buco creatosi nell'edificio, il suo mantello bianco
era brillante per la rabbia. "
"Puttana!" Con la mano produsse un movimento complesso e la luce
uscì dalle sue dita, trasformandosi poi nel suo pikachu femmina con occhi
verdi che si sistemò sopra il suo polso. "Piccola mia, distruggila!
Fulmine radiante!" La buttò alta in aria.
Gli occhi verdi del Pikachu la fissarono mentre si librava in aria come una
pallottola. "Pikaa …" ringhiò furiosa in una contrastante
vocina dolce mentre il suo corpo si illuminava sempre di più e iniziava a
lanciare fulmini per l'energia bianca che stava raccogliendo.
A mezz'aria Misty diede rapidamente un calcio al didietro di Starmos
facendolo accelerare davanti a lei. Per il momento, la spinta le consentiva
di continuare a salire mentre si aggrappava alla schiena della stella
formando uno scudo, e unendo la sua mente con quella di lui, così come le
sue abilità. Non sapeva che odiasse Valdera così tanto. Una luce argentea
eruttò dal viso della stella.
"Riflesso!" Misty urlò al pikachu di Valdera, che ora somigliava
ora a una cometa bianca che rimbalzava sullo scudo senza creare danno.
Valdera spalancò la bocca, vedendo l'attacco del suo pokemon diretto a lei.
Saltò giù dall'edificio giusto prima che la bianca cometa, che poi era il
suo pikachu, vi si scontrasse, causando un'enorme esplosione di luce e
cemento infuocato che illuminò l'intera area come se ci fossero fuochi
d'artificio.
Mentre sua sorella cadeva per aria verso il tetto più vicino, Misty si
girò ancora una volta per sedersi di nuovo sopra Starmos, si concentrò e
continuò il movimento fino a creare una palla di Hydro Pump che faceva
sembrare la sua mano destra una palla di cannone. "Non mi interessa
più!" singhiozzò lei. "Tutto quello che so è che prima che tu
uccida Ash, io ucciderò te … o persino me stessa per prima!"
"Che generosità!" la prese in giro Valdera mentre atterrava dalla
sua caduta sull'edificio e alzava la mano. Socchiuse gli occhi e quelli
brillarono di blu lucente mentre il suo pikachu bianco riappariva proprio
sul suo palmo sollevato. La palla di acqua distruttiva sibilò mentre
attraversava l'aria. Con un agile movimento lei saltò, trasformò il suo
pokemon in una lunga e curva katana, e colpì con forza verso il basso,
tagliando il proiettile in due. Le due parti caddero lontano da lei e
andarono a finire contro i tetti di due edifici causando geysers esplosivi
di detriti e acqua.
"E usi ancora attacchi d'acqua e ghiaccio?" le urlò mentre
atterrava dolcemente e ritrasformava la spada nel pikachu che si mise seduta
sulla sua spalla. "Come puoi sperare di battermi quando mi sono
praticamente rimodellata come arma contro l'elemento della nostra
famiglia?" Chiuse le braccia davanti al suo petto e intrecciò ledita.
"Muori!" La sua figura dal mantello bianco brillò ancora una
volta, poi un fascio di luce bianca fittissimo eruttò dalle sue mani e
salì verso Misty con una linea a zigzag di distruzione.
Non riuscì a spostarsi abbastanza in fretta. La luce la colpì con la piena
potenza del suo elemento. Urlò. Un dolore come solo un fulmine poteva
causare uscì dal suo essere. E tuttavia, per una qualche ragione, il
fulmine era stato anche piacevole … come se le appartenesse. Perse il
controllo di Starmos e andò a scontrarsi contro un edificio vicino,
cercando di intorrempere la sua caduta rotolando sul pavimento di cemento.
Starmos rimbalzò accanto a lei e rimase fermo.
Quindi Valdera urlò come se provasse anche lei un dolore agonizzante. Il
suo pikachu cadde dalle sua spalla e atterrò paralizzato a terra. Fulmini
brillavano intorno al suo corpo a caso e senza controllo. Si mise in
ginocchio e si accasciò in avanti, premendosi lo stomaco.
Per un attimo entrambe rimasero sdraiate, fumando ancora per l'energia
elettrica appena dissipatasi, e ognuna sui loro tetti adiacenti respirava
affannosamente mentre cercava di riprendere fiato.
Valdera si riprese per prima, sorridendo apertamente mentre si rimetteva in
piedi. "Non mi sono sentita così sin dalla prima volta che ho imparato
a maneggiare l'elettricità," tossì. Poi chiuse per un attimo gli
occhi blu. "Avrei dovuto saperlo che non sarebbe stato così
semplice."
Anche Misty si sedette. "Perchè … perchè succede?" Fissò lo
sguardo della sorella nonostante la distanza fra loro. La sua voce si
abbassò ad un bisbiglio. "Valdera, esattamente come siamo
legate?"
Anche se era solo un bisbiglio, Valdera sembrò udirlo facilmente.
"Scopriamolo," ringhiò lei mentre saltava in piedi e prendeva un
rincorsa verso il tetto di Misty.
Misty socchiuse gli occhi, mentre la rabbia cresceva dentro di lei
proveniente da chissà quale luogo. La sorprese. "Vuoi ancora
combattere? Beh, sarebbe gentile da parte mia aiutarti!" Saltò anche
lei in piedi e saltò in alto per incontrare sua sorella in aria. Roteò in
un calcio volante che prese Valdera dritto nello stomaco.
Immediatamente un dolore acuto esplose dentro il suo stesso bacino e lei si
piegò in agonia e completa sorpresa. Perdendo l'equilibrio, cominciò a
perdere il controllo mentre cadeva. La città sotto di lei era una scena in
moro di ombre e luci. E poi atterrò con le spalle sul freddo tetto di
cemento di un altro edificio con un sonoro tonfo, rimbalzò una volta e poi
rotolò dolorosamente come un mucchio di armi e braccia.
Valdera atterrò accucciandosi accanto a lei, corrugando leggermente la
fronte mentre si accarezzava lo stomaco. "Calci forte, sorella,"
disse con qualche difficoltà, poi si alzò e cercò di lisciare il suo
mantello svolazzante. "Ma in fondo, io ho imparato a sopportare più
dolore di questo. Voglio dire, con la parte inferiori dei miei geni d'acqua,
mi faceva male ogni volta che cercavo di esercitarmi con
l'elettricità." Abbassò lo sguardo verso lei che giaceva a terra e
sniffò. "Sembra che d'altro canto, tu invece no."
Misty si girò e calciò ruotando all'indietro il mento di Caldera mentre
usava le mani per spingersi verso l'alto. Fece volare sua sorella
all'indietro facendola ricadere sulla schiena con violenza. Allo stesso
tempo, il suo stesso mento le esplose di dolore e fu buttata a terra
nuovamente.
Sputando sangue Valdera bestemmiò mentre saltava all'indietro e poi in alto
e si dirigeva infine con un calcio verso la vita di Misty, che la mandò a
terra ruzzolando. A sua volta, fu colpita anche lei allo stomaco da una
forza invisibile e fu spinta all'indietro, cadendo col petto.
Misty sgranò gli occhi mentre si rimetteva di nuovo in piedi e mentre
Valdera faceva lo stesso. Sua sorella alzò le mani in posa da
combattimento. Era ridicolo. Non le portava da nessuna parte. Ed era stanza,
così stanca. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
"Vally ... Io-io non voglio più combattere con te. Perché non mi dici
perché vuoi uccidere Ash? Pensavo che ti piacesse, abbastanza almeno da
stare con lui durante le Guerre Oscure, e io so quanto poco ti piacevano i
ragazzi … se vuoi, puoi uccidere me, se è ciò che ti rende felice, ma
per favore, lascia stare Ash. Se non per me, allora almeno per il mondo che
sta cercando così duramente di salvare nonostante quello che ha fatto in
passato."
Gli occhi di Valdera che erano parsi annoiati durante il loro ultimo
scontro, ritornarono in quel momento in vita con un blu abbagliante.
"Sei una tale ipocrita, Mistaria! Se ci tieni così tanto a lui, allora
perché non glielo hai mostrato? Perché ti sei di nuovo separata da lui?
Misty cercò di rispondere duramente, ma le parole le morirono in bocca. Non
riusciva a rispondere.
Valdera allargò le braccia mentre la guardava. "Te lo dico io perché,
cara gemellina Hai paura di farti male! Dentro di te, ti fai tutte queste
scuse sul perché è meglio che stiate lontani. Oh, lo renderei solo un
miserabile! Sono una persona talmente orribile, merita di meglio!"
Chiuse gli occhi e la sua voce si rattristò. "Ma dopo tutto questo
tempo, un tempo che io ho solo potuto sognare di avere, ancora non sai cosa
significa amare ed essere amati. Non puoi avere l'amore se non ti rendi
vulnerabile. L'amore non è solo gioia pura, è anche dolore. Ed è quello
che rende l'amore così dolce quando ce l'ahi. Sapere che anche la persona
che ti ama si sta rendendo vulnerabile per te." Aprì gli occhi di
nuovo, e quelli erano bagnati da una patina di lacrime. "Avevi tutto
questo ma l'hai buttato via! Avevi così tanto, e l'ha rifiutato." La
sua voce perdette in quel momento la sua tristezza e acquisto di nuovo
rabbia. "E questa è la principale ragione per la quale ti odio così
tanto." Si diede una pacca sulla spalla e brillò una luce mentre
portava il suo pikachu a sedersi sopra di essa. D'improvviso buttò le
braccia in cielo, e le correnti della parte alta della città crebbero dieci
volte di forza mentre la sua aura bianca brillava come nuova, ancora più
lucente persino degli edifici in fiamme che avevano lasciato dietro di loro.
"Quanto odio me stessa!" I suoi occhi blu chiari brillarono
sorprendentemente di un rosso scurissimo.
Misty indietreggiò di diversi piedi a causa del potente vento che si era
scatenato all'improvviso che soffiava e guaiva come un migliaio di anime
tormentate. I suoi stivali non riuscivano ad aggrapparsi al cemento del
tetto e cominciò a scivolare lentamente all'indietro mentre alzava una
piega del suo sventolante mantello blu per proteggersi gli occhi dalla luce
e dal vento. Si sentiva come se i suoi capelli potessero staccarsi dalla sua
testa da un momento all'altro.
"Valdera, che stai facendo?" gridò, alzando la voce perché il
suo suono superasse quello dei fulmini sgargianti appena comparsi che
avevano cominciato a rimbombare nel cielo nero coperto. L'odore di ozono era
forte nell'aria ora. Valdera non rispose. Il suo mantello bianco sbatteva
con forza contro il suo corpo in risposta alla potente energia che stava
generando. Le finestre degli edifici intorno a loro cominciarono a rompersi
e sopra di loro fulmini bianchi solcavano il cielo, non si vedeva più un
solo lampo nero. Nel centro della città dove le masse di persone si erano
radunate, le grida di baldoria cominciarono a sparire mentre tutti notavano
il grande disturbo che c'era ad est.
Quasi impossibilmente, la cupola nera e blu proprio sopra di loro, tremò,
poi ringhiò come se fosse sotto tremenda pressione. Il rumore era
assordante e Misty pensò che le sue orecchie sarebbero scoppiare da un
momento all'altro. Poi apparve una piccola crepa, crebbe e poi si spezzò,
creando un buco lungo la protezione della città coperta. Anche più
scioccante fu l'improvviso raggio di luce che passò attraverso il bruco,
che bruciava via il paradiso nero che aveva adombrato il loro mondo, un
raggio di sole che non era stato visto sin dal giorno in cui era cominciato
l'incubo della profezia. Il sole era di un bianco arrabbiato innaturale, e
brillava di un caldo che quasi bruciava, bagnando loro e gli edifici su cui
si trovavano come sotto ondate. All'istante uscì sibilando del vapore dal
cemento del tetto.
"Mi è mancato il sole," bisbigliò Valdera come se parlasse a se
stessa, e Misty la sentì nonostante la folata di vento e il rombo dei tuoni
mentre si copriva gli occhi con il retro della mano guantata.
La paura fece seccare la gola di Misty Aveva visto quella scena già
un'altra volta. Ash a South Lavender prima che riducesse la base e la
maggior parte della campagna sottostante in polvere. Vally … per favore
Dio, no …
Le braccia di Valdera erano ancora alzate verso l'alto, e anche le pale
erano ancora aperte. In quel momento le strinse. La terra tremò.
"ULTIMO TUONO BIANCO!"
Misty non capì cosa glielo fece fare, ma esplose in avanti, afferrando i
pugni chiusi di Valdera nelle sue mani. Per un lungo momento sembrava che
Misty stesse guardando uno specchio, tenendosi le mani col suo riflesso.
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza. Falla
arrabbiare, devo ucciderla, non sarò mai libera, ho bisogno di essere me
stessa, devo spezzare la profezia, mi odio, mi ucciderò, devo vivere per
essere libera …. Che succede, mi sta tenendo le mani, non dovrebbe farlo,
mi ricorda Ash, Ashura, Ash …
Sgranò gli occhi e il mondo cambiò.
E all'improvviso c'era Ash davanti a lei, che le teneva strette le mani fra
le sue. Ma non era l'Ash di adesso, era un Ash più giovane, I capelli neri
non gli cadevano sopra gli occhi, il suo viso sanguinava in seguito a vari
tagli, il suo mantello era così malconcio che sembrava cadere dalla sue
spalle ad ogni momento.
Tutto intorno, gli edifici stavano crollando e cadendo, molti di loro erano
in fiamme. Era Celadon City. Ma non era ancora stata completamente
distrutta. Davanti a loro stavano tre uomini che indossavano lunghi mantelli
con cappuccio del colore della terra.
"So che non ti piaccio, so che mi odi, ma devi ascoltarmi!"
Il suo stomaco si rivoltò con sentimenti contrastanti. Finalmente la sua
bocca si aprì di sua spontanea volontà. "Perché sei venuto qui,
Ashura? Questa è la mia battaglia e devo finirla!" Le sue mani
cercarono con forza di liberarsi ma lui non la lasciava andare.
"Lasciami!" Misty sentì all'improvviso un dolore lancinante
mentre l'elettricità usciva dalle sue mani. "O ti ucciderò come ho
ucciso qualunque altro idiota dell'esercito di Rocket!"
Ash trattenne il fiato mentre l'elettricità passava nelle sue mani e fu
abbastanza per distrarlo così che lei potesse sollevarlo e buttarlo di lato
con violenza. Si voltò verso i suoi aggressori. "Allora, dove
eravamo?"
L'uomo col mantello nel mezzo scosse la testa. "Avresti dovuto
ascoltarlo, ragazza." La sua voce era profonda e aveva un tono che
sembrava presagire guai. "Potrai anche avere uno straordinario talento
naturale per gli elementi, ma sei ancora una pivellina." I suoi occhi
brillarono di un marrone malvagio. "Farò tutto da me piccola puttana e
magari mi divertirò con te più tardi."
La sua figura in mantello brillò come i suoi occhi e all'improvviso sentì
un dolore dentro la testa come non ne aveva mai sentiti prima. Pensava di
aver superato ogni dolore dopo aver appreso a comandare una parte del suo
elemento che era così contraria alla sua natura che le causava dolore ogni
volta che lo usava, ma sembrava che si fosse sbagliata. Cadde a terra in
ginocchio e vomitò al suolo.
"Game over, piccola maestra d'elettricità," disse l'uomo col
mantello. Sembrò guardarla con occhio critico. "Pensavo di averti più
tardi, ma pare che tu non sia proprio il mio tipo. Non importa, puoi stare
qui e morire."
Le sua mani brillarono di potere elementare. "Aculeo sotterraneo!"
Il suolo sotto di lei tremò e lei chiuse gli occhi. Era stata una stupida.
Così debole. Aveva pensato che col potere che stava acquisendo avrebbe
potuto sconfiggere chiunque. Che i giorni in cui si sottometteva a tutto e a
tutti fossero finiti per sempre. Invece, pareva che questi … Maestri di
Pokemon vestiti di marrone fossero più potenti di quanto avesse mai potuto
immaginare. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alle voci. E Ashura
l'avrebbe vista morire. Ashura…
E all'improvviso fu spinta via con forza mentre un aculeo di roccia usciva
dal suolo mancandola appena. Una macchia bagnata le finì sulla guancia
mentre rotolava via.
"NO." La voce proveniva da dietro di lei e sembrava priva di
emozioni. "Tutto quello che mi rimane sono i miei amici e non lascerò
che vi prendiate anche loro."
Si girò debolmente per vedere cosa l'aveva salvata. Era Ash che era
inginocchiato vicino all'aculeo di terra, con un lungo taglio lungo il
braccio nel punto in cui l'aveva colpito. Lui l'aveva spinta via e si ferito
per farlo. "Ragazzo, non avresti dovuto inteferire," ringhiò il
Maestro di Pokemon dal mantello marrone. Due occhi maligni brillarono di
rosso sotto il cappuccio scuro.
Che stava facendo? Pensò lei. Poteva solo combattere a mani nude, non aveva
abilità elementari sue! Questi Maestri di Pokemon lo avrebbero ucciso. Si
era appena condannato a morte!
...
Per lei
...
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza.
E tuttavia alcuni sembravano combaciare perfettamente.
...
Le loro mani si staccarono con violenza, entrambe caddero a terra di
schiena, Misty si sentiva incredibilmente stanca, non aveva più energia
dentro di sé. Per il suono del respiro affannato di Valdera era probabile
che lei si sentisse allo stesso modo … si sentiva allo stesso modo.
Il sole sopra di loro fu nascosto da nuvole nere tempestose che ripresero il
loro posto, coprendolo. E presto, anche quelle non si videro più quando il
buco che Valdera aveva creato nella cupola d'ombra si chiuse da solo come se
fosse una ferita che si era appena risanata. La oscura nebbia nei cieli
cominciò anch'essa rinnovarsi e il vento che era sparito, tornò col solito
soffiare sinistro.
Misty chiuse gli occhi. Sapeva ora. Praticamente Valdera aveva dovuto
sbatterglielo in faccia, diavolo, si era perfino picchiata da sola.
Ma ora sapeva.
Si mise seduta e sputò sul fianco del sangue che aveva in bocca. Valdera
fece lo stesso. Misty si mise in piedi a fatica e si girò, pronta ad
andarsene.
"Me ne vado ora."
Sentendo ciò, Valdera rise senza voglia. "Non ti importa più di
quello che farò ad Ashura?"
Misty scosse la testa. "Tu non puoi uccidere Ash." Scosse la testa
ironicamente. "Neanche per salvare il mondo."
Gli occhi blu di Valdera che erano anche i suoi si accesero di luce, poi
come si erano accesi, si spensero. Invece i suoi occhi si chiusero
rassegnati.
"So che non potresti mai ucciderlo," continuò Misty, "perchè
io non potrei mai ucciderlo. Perché tu sei me … e io sono te."
***
Nota dell'autore
Mi ci è voluto un po' perchè mi rivenisse voglia di scrivere di nuovo, ma
ora eccomi qui. Spero vi sia piaciuto. La prossima parte sarà l'ultima, lo
prometto. Come sempre, non sono una persona perfetta, perciò se vedete
errori grammaticali o di spelling ditemelo. (credo valga solo per la
versione inglese, per quella italiana dite a me, NdT) Cerco di correggerli
tutti ma qualcosa mi sfugge sempre. Ah, per quelle persone che si stanno
chiedendo come stia il mio fratellino, sembra che si stia riprendendo bene
dal suo attacco di Leucemia, beh ora è in convalescenza. ^_^
Ciao fino alla fine!
Nota del 20 Giugno 2001
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Capitolo 13 *** Parte 13 - Risoluzioni - 1 ***
Pokemon Master
Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per
il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale
al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Parte 13 - Risoluzioni
Una luce bianca accecante. Era sembrato quasi che stesse per bagnare la
città con ondate di lucentezza. Anche se il suo punto più intenso era più
diretto verso il settore ovest dell'Indigo Plateau, era riuscita lo stesso
a dare tanta luce da rendere la notte innaturale simile ad un innaturale
giorno. E anche quando era sparita con la velocità con cui era apparsa, fu
lo stesso abbastanza per scioccare le orde di persone che aspettavano giù
per le strade in un panico silenzioso ma terrorizzato.
Ma l'oscurità aveva ancora una volta rapidamente ingoiato il sole e l'unica
luce rimasta ora era quella dei diversi edifici crollati e in fiamme che, senza
alcuna coincidenza, proveniva dall'aera in cui era capitata la rottura.
Dopo aver osservato l'accecante luce bianca sparire
lentamente all'orizzonte della città, Gary aveva chiuso gli occhi piano
all'interno del profondo cappuccio del suo lungo e grigio mantello.
Passarono minuti di silenzio nel balcone superiore freddo del palazzo.Il vento che spazzava i suoi vestiti possedeva al confronto un
contrastante calore, bruciato com'era dai raggi caldi della luce
improvvisa.
Quando apì di nuovo gli occhi, fu con improvvisa decisione che si girò
all'improvviso per tornare dritto a palazzo. I suoi occhi bruciavano,
anche se lui non sapeva di quale emozione. I servi in piedi all'entrata
del balcone scostarono lo sguardo da lui. E fecero bene.
Si sentiva triste e felice allo stesso tempo.
<><><>
Per qualche attimo, il vento fece risuonare in sottofondo il suono della speranza
frantumata, facendo volare le foglie secche sui tetti dell'alta città. Foglie che
erano state chissà come portate fino a lassù dalle alte correnti. Il suolo di
cemento freddo le dava i brividi alle dita mentre sedeva lì ... sconfitta.
Era troppo tardi ora. Anche se naturalmente questo non aveva importanza. Non
avrebbe potuto fare niente lo stesso. I fatti erano fatti, e non sarebbero
cambiati per quanto qualcuno lo potesse desiderare. Proprio come se si fosse
desiderato di vedere il sole freddo o gli alberi volare.
"Non sono patetica, sorella?" Valdera aprì finalmente gli occhi e alzò lo sguardo
con lentezza infinita. "Cosa dicono degli uomini e le donne? Mostra a una donna
un uomo che le piace, e preparati a vedere una sciocca. Ma in fondo, ora sai
che non siamo davvero sorelle in ogni caso."
Mistaria posò lo sguardo su di lei, senza alcuna espressione tranne quella
della stanchezza che si mostrava su un viso identico. "Se tu sei una
sciocca, allora credo che io ... noi ... siamo una sciocca." Si sedette di
nuovo con aria esausta, senza però smettere di guardarla negli occhi. Occhi
che erano così identici ai suoi.
Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima.
Senza che lo volesse, un sorriso amareggiato fece curvare le labbra di Valdera.
"Sai, pensavo fosse tutta una stronzata. Quello che avevo scoperto sul
vero affare del Professor Oak con noi sedici anni fa quando venne a farci visita.
Credo che quella fu l'ultima goccia e per questo lasciai Cerulean."
"Quale affare? Io non ricordo che il Professor Oak sia mai venuto a trovarci.
Non lo conoscevo nemmeno allora."
"Questo perchè non ti ha visto. Era più interessato a me." Si fermò, sentendo
ancora una volta la rabbia ormai familiare risvegliarsele nel petto. "Avevo una
mezza idea della cosa a cui era così interessato, ma non sapevo davvero quello che
stava accadendo. Nessuna conoscenza se non dopo anni e anni quando finalmente acquisì
maggiori informazioni. Ma lui ci studiava da parecchio tempo. Sai da quanto?"
Poteva percepire la confusione di Mistaria attraverso il loro legame mentre la
ragazza poteva solo scuotere la testa.
"Da prima della nostra nascita," buttò lì Valdera. "Oh, eravamo molto importanti
per lui. Molto importanti."
"A causa della ... profezia."
"La profezia," affermò lei, e sulla sua lingua era forte l'odio per il fato.
"Per tutta la sua vita, ha lavorato molto per vederla diventare realtà. Forse
voleva salvare il mondo dalla miserabile fine che gli era stata riservata. Forse
voleva solo la gloria. Ma alla fine, senza che lui lo sapesse, ora è la sua
creazione che minaccia il mondo. Ironico non è vero?"
Mistaria chiuse gli occhi. "E noi? Che c'entriamo in questa storia?"
"Noi dovremmo essere l'altra parte del tutto." Allungò la mano
verso la schiena e trasse fuori dal vestito un vecchio diario
impolverato. "Leggi questo." Lo gettò a Mistaria che lo afferrò senza guardarlo.
"Comincia dalla pagina con l'angolo strappato."
"Un diario?" Mistaria si fermò mentre osservava la copertina logora.
"Diario del Professoar Oak." Cominciò a leggerlo a leggere ad alta voce
mentre andava alla pagina indicata. "Il ritorno della luce e dell'ombra.
Misty e Vally Waterflower ... cominciò a confermare il mio sospetto che
queste due bambine siano l'altra parte del tutto. Anche se il fatto che
siano in due è ancora da decifrare."
Valdera rise senza gusto. "L'ha decifrato bene."
Mistaria la ignorò e proseguì. "In particolare, la sorella di nome
Vally è piuttosto interessante. Ho testato l'intera famiglia in segreto
con gli EDS che ho inventato e il suo risultato si differenzia significativamente
da quello degli altri membri della famiglia. Anche la gemella è diversa, ma
anche il suo risultato è ugualmente confuso. Anche se è più in sincronia con
gli altri familiari, c'è lo stesso una notevole differenza. Entrambe le curve EDS
sono instabili quando allontanate ma quando le due sono vicine, i grafici
si sovrappongono ..." Alzò lo sguardo all'improvviso, con gli occhi socchiusi.
"Dove l'hai preso questo?"
"Lord Garick ha un intero tempio dedicato al suo caro nonno.
Interessante davvero, visto che tutto quello che provo per quell'uomo
è solo odio. Comunque il diario è una delle cose che sono riuscita a rubare
da quel posto ... magari non l'avessi mai letto."
Mistaria si coprì il viso con le mani. "Tu ... hai detto che ... la Mamma
... non era la nostra vera madre. Se non era lei, allora chi?"
Valdera vide che un foglio stava per cadere dal diario che Mistaria stava
tenendo. "Quella foto."
Mistaria trattenne il fiato quando la vide. Valdera sapeva quello che stava
vedendo. Una foto di loro padre che si teneva per mano con una bellissima
donna, alta, dai capelli biondi e dagli eterei occhi blu.
Il cui viso somigliava così tanto al loro.
Dopo una lunga pausa, Mistaria chiese debolmente. "Chi è questa?"
"Penso che tu lo sappia."
Cominciò a tremare violentemente, così come i fogli fra le sue mani.
"M-ma .... che le è successo? Da quando comincio a ricordare, siamo sempre
state con Mamma ... voglio dire-" la sua voce si interruppe, non sapendo
ovviamente quale parola usare dopo.
Valdera però rispose lo stesso. "Nessuno lo sa. Pare nemmeno il Professor
Oak. Tutto quello che tutti sanno è che se n'è andata via un giorno e non è mai
più tornata. Papà la prese male. Anche se non sarebbe mai dovuto stare con lei
visto che era già sposato e il resto ... quel bastardo traditore."
"M-ma Daisy e le altre lo sanno?"
"Loro pensano che siamo adottate. Ma sono sicura che hanno dei sospetti ...
dopo tutto, assomigliamo un po' a nostro padre," aggiunse con disgusto.
Mistaria stava guardando un'altra volta la fotografia, col labbro inferiore
tremante. "E' solo che non sembra possibile ... che questo sia vero.
E poi guardo questa donna e vedo ... ma chi è?"
"Penso che una domanda più accurata sia, 'cosa' è. Oak pensava che non fosse
del tutto umana.""
Uno sguardo completamente confuso fu tutto ciò che le servì di risposta.
"Uno ... spirito elementale di un qualche genere, credeva lui," offrì Valdera.
"L'elemento della luce nella sua forma più pura." Poi si fermò, assaporando la
reazione a quello che si preparava a dire. "Proprio come l'elemento dell'ombra
nella sua forma più pura ... ha fatto da padre al nostro caro Ashura. Quel
bastardo che ricorda non era suo padre dopo tutto."
Misty riuscì solo ad ascoltare in orribile silenzio mentre Valdera rivelava
tutto quello che sapeva. E si trattava di parecchie cose.
<><><>
Il Generale Yas si svegliò. Fu L'odore di acqua fumante a compiere il lavoro
insieme ai brontolii degli uomini e ai deboli gridi delle sirene che cominciavano
solo allora a inondare la città. Sgranò gli occhi, con la testa ancora dolente.
Sembrava che stesse sdraiato su un lato su una pozzanghera di acqua fumante a sua
volta distesa sopra il cemento. Le fiamme crepitanti di un po' di spazzatura che
aveva preso fuoco sparsa intorno a lui gli fornivano una debole luce nella notte
oscura. Poi tutto gli tornò in mente.
Si appoggiò con forza su un ginocchio, ancora indebolito dall'attacco precedente,
che faceva da contrasto alla sua incredibile rabbia. Si guardò intorno sul tetto
dove molti dei suoi uomini giacevano ancora incoscienti in mezzo ad acque fumanti
o a detriti che bruciavano a fuoco lento. Pokemon svenuti erano sparsi a dozzine.
Persino i due Maestri di Pokemon che aveva portato con lui erano stati messi a terra
e rimanevano immobili. Addocchiando la sua katana per terra, si sporse e ne afferrò
la lunga lancia per riportarla alla sua cintura. Gli ci vollero due tentativi, con
polsi tremanti, ma ci riuscì.
Le sirene continuavano a suonare in lontananza. Il Generale Kas sarebbe stato lì
in pochi minuti. Il suo viso arrossì di rabbia. Kas sarebbe stato duro con lui come
un muro di granito. E la cosa peggiore era che se lo meritava. Avrebbe dovuto aspettare
prima di intercettarli. Avrebbe dovuto prevederlo. Era diventato arrogante. Arrogante
come quei giorni di tanto tempo prima a Dark City quando aveva gareggiato per mettere
il suo gym sulla mappa.
Forse talune cose non cambiavano mai.
Qualcosa brillò accanto al suo stivale e lui vide che si trattava di un pezzo
bruciante dell'armatura che indossava sotto il suo lungo mantello. Piccole scariche
elettriche facevano ancora brillare il metallo di blu e nero.
Anche se la rabbia montava dentro di lui calda come l'inferno, non poteva fare a meno
di sentirsi a disagio davanti al potere del ragazzo. Se non altro, era cresciuto
con gli anni.
E quella ragazza che era con lui ... una Maestra di Mutazione. Interessante.
Una voce femminile parlò dietro di lui. "Generale, tutto bene?"
Girò la testa per vedere la telepate dai capelli blu con occhi marroni
che aveva rapidamente reclutato mentre veniva lì. Stava davanti a lui, col vento
che le faceva svolazzare i vestiti neri e faceva tintinnare i ciondoli
argentei che adornavano la sua persona. Com'era che sia chiamava?
Cassandra. La telepate Cassandra. Aveva fatto bene il suo lavoro, mascherando la
loro presenza sull'edificio. Una delle studenti migliori di Lady Agatha. E un'altra
persona che conosceva quel traditore di Ashura. L'aveva persino salvata dall'attacco
di un suo amico. Il che l'aveva sorpreso. "Sto bene," replicò brontolante
mentre si rimetteva in piedi e si stirava il mantello. Osservò i soldati e gli
allenatori che erano ora per la maggior parte coscienti e si stavano rimettendo
in piedi, producendo suoni di armature e fruscii di vestiti. "In riga!" urlò,
e la sua forte voce si espanse in aria dal tetto dell'edificio. "Richiamate i vostri
Pokemon e aspettate istruzioni."
Luci rosse brillarono mentre eseguivano gli ordini.
Lui si girò e trovò i due Maestri che aveva riguadagnato conoscenza
e che ora erano prostrati ai suoi piedi. "Scusate Signore ... i-io sono stato
colto di sorpresa," disse uno di loro. "L'acqua ... ha permesso all'elettricità
di avere effetto su me e Sandslash."
Yas si girò per guardarlo negli occhi. Il Maestro di Terra era senza cappuccio, coi
capelli sporchi liberi di vibrare al vento. Notò le guance lisce, gli occhi
arrabbiati eppur privi di esperienza. Talvolta era difficile ricordare che molti
di loro erano così giovani. Dopo le guerre e in seguito anche dopo quelle,
con le battaglie, non solo per i Ribelli ma anche per molti cacciatori a caso, i
giovani erano i soli rimasti. Scostò lo sguardo. "Non ci sono scuse. Se c0'è qualcuno da
incolpare per questo ... questo insuccesso ... quello sono io."
Alzò lo sguardo e stava per stimare dalla posizione delle stelle quanto tempo era
passato da quando erano rimasti paralizzati, quando si ricordò che il cielo era ancora
coperto dalla cupola. E anche se non ci fosse stata cupola, le nuvole ombrose le
avrebbero rese lo stesso invisibili.
Che importava. Sapeva che erano diretti verso ovest in direzione del quartiere
diroccato della città. Doveva solo raccogliere più gente prima di poterli seguire.
Potevano sconfiggere Ashura. Correzione - lo avrebbero sconfitto di sicuro. Aveva
una debolezza. I suoi cosiddetti amici. Avrebbe fatto cercare per tutta la città
quei Maestri Ribelli.
"Li seguiamo, signore?" chiese il Maestro di Terra.
"Questa volta aspetteremo il Generale Kas. Non voglio errori questa volta e soprattutto più
potere di quello di cui disponiamo. Non possiamo impedire a quel traditore di rovinare
la profezia."
C'è qualcosa che non capisco," si intromise all'improvviso Cassandra, mentre i suoi
occhi fissavano gravi l'oscurità in alto. "Se quello che stiamo facendo è così
importante perchè non è venuto anche il Maestro Lance con noi?"
Quel dubbio apparve ancora nella mente di Yas. Non avevano ricevuto ordini,
nessun precedente avvertimento dall'Elite dei Quattro. Loro sicuramente sapevano
quello che stava accadendo, e se non era così, lo sapevano sicuramente ora. Infatti,
il Maestro Lance doveva essere a capo di questa missione. Sapeva di essere un
uomo potente per quel che lo riguardava, ma era cosciente che Maestri come
Ashura non erano alla sua portata. Ma il Maestro Lance era proprio ...
come la Maestra Valdera, di cui sapeva cosa pensava. Era pazza quando il
Maestro Brock, se non di più.
Stava ancora pensando ad un piano d'azione quando un oscuro presentimento.
Un improvviso folata di vento spense le deboli fiamme del tetto che
fornivano la maggior parte della luce.
Oscurità. Il suono di un ramoscello bagnato spezzato.
"AARGAHHHHHHHHHHH!"
"La luce caccia via le ombre!" sentì urlare a Cassandra e un globo di
luce si materializzò sul suo palmo illuminando il tetto. Rivelò una nebbia
rossa che riempiva l'aria mentre diversi allenatori davanti a lui avanzavano incerti,
cercando di coprire i buchi nei loro petti dove prima non c'era niente.
"Cosa?" Urlò il Generale Yas incredulo mentre cominciava all'istante a
guardarsi intorno per capire chi era stato. "Siamo attaccati!" La sua mano
afferrò il manico della sua spada, ancora nella fodera.
Un'ombra passò all'interno del suo campo visivo e lui schivò a sinistra
giusto in tempo prima che qualcosa gli passasse accanto all'orecchio.
Un altro soldato davanti a lui vomitò sangue mentre qualcosa lo trapassava
allo stomaco e lo mandava giù dal tetto in volo. Il suo grido fu orribilementre spariva giù nel precipizio sotto l'edificio.
"Sono Pokemon Proibiti!" gridò un soldato dolorante, scioccato.
Si sentirono ulteriori urla e grida dai soldati e dagli allenatori ormai
radunatisi, mentre entravano in panico. Si girarono tutti di gran fretta verso la scala antincendio situata sulla porta opposta del tetto e dalla quale
erano entrati per tendere l'agguato ad Ashura. Qualcosa cominciò ad agitarsi
alle loro spalle con il rumore delle ossa spezzate e del sangue sparso.
Mentre il Generale faceva un passo avanti, i due Maestri di Pokemon liberavano
le loro braccia dal mantello e gli coprivano fianchi. Cassandra si portava in
silenzio sulle sue spalle in difesa. No ... non i Pokemon Proibiti ...
Il numero dei soldati e degli allenatori stava diminuendo. Per proteggerli i Pokemon venivano gettati fuori dalle loro sfere, ma anche se si erano ormai
ripresi dallo scontro subito prima, venivano uccisi con la stessa facilità dei
loro allenatori. Gli attacchi elementali lanciati sembravano venire completamente
ignorati dalle ombre nere che non sembravano minimamente risentirne.
E poi non ci fu più un grido. Oltre alle deboli sirene e il vento freddo
della città, silenzio.
La pozzanghera che sostava sul tetto dell'edificio era diventata color rosso scuro.
Il Generale Yas aveva chiuso gli occhi, poi li aprì. "Chiunque tu sia, pagherai
caro per questo omicidio."
Le due figure in nero incappucciate si girarono verso di lui, senza dare una
risposta, mentre buttavano giù dal tetto vari corpi massacrati. I loro visi erano
nascosti dalle ombre dei loro cappucci non diversi da quelli che doveva avere
un Maestro di Pokemon.
Uno di loro avanzò e alzò la mano in posizione da combattimento. Yas notò che stava
indossando i guanti da battaglia privi di dita, dello stesso tipo che aveva sempre
utilizzato Ashura.
"Ribelle bastardo." urlò il Maestro di Fuoco mentre incrociava le palme delle mani
davanti a lui. "Muori! Fire Blast!"
Il grosso raggio di fuoco a forma di croce lasciò le sue mani come una cometa
diretta verso le due figure oscure.
Yas socchiuse gli occhi. Il suo cattivo presentimento stava peggiorando.
"Questi non sono ribelli."
La figura nera che gli era più vicina entrò nella traiettoria del raggio e alzò
le mani. Incredibilmente prese l'attacco di fuoco dentro le sue palme,
ci lottò brevemente, poi aprì di scatto le braccia. Fulmini rossi e gialli, che
erano tutto quello che era rimasto dell'attacco elementale, volarono nell'aria
con luminosa accondiscendenza.
"I-impossibile ..."
Il Maestro di Terra fece un passo avanti, e il suo mantello marrone volò
al vento. "E' il mio turno." Portò le mani dentro il mantello e ne tirò
fuori la sua sfera poke, che ingrandì con le mani. "Sandslash, Slash!"
ordinò mentre la buttava.
Energia di terra uscì come un fulmine dalla sfera che si materializzò in un
grosso pokemon roditore dalla schiena acuminata, con zanne lunghe quanto
l'avambraccio di un uomo. Andò avanti usando la spinta datagli dal lancio
della sfera e si diresse verso le due figure ringhiando.
Questa vola fu l'altra figura a venire avanti. Guardarono increduli mentre
afferrava i polsi di ciascuna delle zampe del Sandlash e saltava sopra la sua
testa usando la stessa temporanea inerzia del Pokemon contro di lui. Sopra quello,
in una posa a mezz'aria, la figura si rigirò ancora, facendo incrociare violentemente con un rumore sordo le braccia del Pokemon, poi venne giù
col corpo rovesciato facendo conficcare le fauci acuminate del pokemon nel
suo stesso collo. Ci fu un suono nauseante e poi uno spruzzo di sangue.
Il torso senza testa del Sandlash rimase in piedi per diversi secondi prima di cadere a terra con un tonfo nell'acqua.
La figura lo osservò brevemente prima buttare via la testa del Sandlash giù
dal tetto senza alcun riguardo. Rise.
Il Maestro di Terra rimase a fissare impietrito il corpo morto del suo pokemon.
Poi urlò di dolore per la perdita e cadde a terra in ginocchio.
Il Generale Yas fece un passo indietro. Ora aveva una qualche idea di chi erano queste persone, ma non voleva crederci. Non poteva. Farlo avrebbe
significato minare tutte le sue profonde convinzioni e rendere l'intera esistenza
che aveva vissuto dopo Dark City una farsa.
Qualcuno si mise di fronte a lui. La telepate Cassandra.
"Generale ... ci occupiamo noi di loro."
Lui guardò oltre a lei nuovamente verso le due figure scure. Avevano rilassato la
loro posizione come se fossero pronti a colpire. Ovviamente ne avevano
abbastanza di giocare con loro. Con il suono debole del metallo strusciante,
estrasse la sua katana dal suo fodero e con quella fendette una volta l'aria. La sua bocca si contrasse, piena di determinazione. "Noi tutti ci occuperemo
di loro." Anche se sapeva che era solo un sogno.
Ora una cosa era diversa. Ora non vedeva l'ora che arrivasse il Generale Kas.
Ma in quale ombra dell'Inferno si era nascosto?
<><><>
I cavalli stavano sbuffando nervosamente, con folate di nebbia che scappavano dalle loro narici nell'aria fredda.
Il Generale Kas osservò l'orizzonte nero come la pece con minacciosa cura,
con la mano stretta sulle redini della sua apprensiva montatura.
Lui e una compagnia di soldati avevano ricevuto un allarme dalle guardie che
avevano indicato qualche problema sulla cima della cupola, così, dopo aver
lasciato il gruppo del Generale Buthc e del Generale Cassidy indietro, avevano
cavalcato velocemente verso le lande a sud della città per investigare. Era
stato
piuttosto difficile passare attraverso la grande folla di gente, ma con gli efficaci
metodi di dispersione utilizzati dai soldati erano riusciti a continuare per la
loro strada senza ulteriori ritardi per i vicoli e le strade.
Quando arrivarono, non aveva notato niente fuori dall'ordinario. La cupola
protettiva di Lord Garick teneva ancora bene. Lì fuori, oltre le aree
residenziali, lo sviluppo urbano era scarso, e c'erano più piante e alberi
di quante strade ed edifici costruiti dall'uomo. Il lungo prato bagnato
sopra cui stavano i loro cavalli soffiava nella fredda brezza notturna,
colorata di uno scuro grigio nell'aria ombreggiata, almeno fino a quando non
si univa alla cupola chissà dove in lontananza e diventava solo nera.
Ma quando erano stati sul punto di ritornare in città per riprendere le
ricerche dei Maestri Ribelli, una luce elementale di spettacolare potenza
aveva fermato ogni cosa.
Dopo quell'evento, non ci sarebbe stato niente che avrebbe potuto trattenerlo dal tornare in città al galoppo il più in fretta possibile.
Tranne forse, qualcosa che aveva fatto volare via all'improvviso dal suo
cavallo l'uomo che si trovava davanti a lui, scaraventandolo in aria
urlante mentre veniva risucchiato dall'abisso nero della cupola. Le sue
grida erano state brutalmente interrotte quando il suo corpo era sparito
nell'ombra.
Il Generale Kas era rimasto immobile mentre continuava a guardare l'orizzonte.
I suoi uomini guardavano davanti a loro in apprensione. Anche se loro e i
loro cavalli erano ancora parecchio distanti, e la cupola protettiva era
stata nera e opaca sin dal giorno in cui si era formata, ora pensava di riuscire
a vederci attraverso, come se stesse guadagnando trasparenza di minuto
in minuto.
Il grido soffocato di una ragazza venne da dietro. Il Generale Kas si girò
per fissare malamente il soldata che stava tenendo la ragazza che avevanopreso in ostaggio prima sopra il suo cavallo e davanti a lui. "Stringi di più la benda di quella strega," ringhiò mentre spostava lo sguardo sulla
ragazza stessa. Sembrava avere quattordici o quindici anni e aveva lunghi
capelli marrone scuro e occhi castani. Quello che la rendeva sospettosa era
il mantello verde foresta che indossava, il tipo di abiti che indossava
un ribelle allenatore d'Erba.
Questa volta venne una protesta soffocata dal loro altro prigioniero, mentre
il soldato stringeva di più la benda intorno alla bocca della ragazza,
obbligandola a emettere un gemito di dolore. Il Generale Kas si limitò ad
un cenno del capo e al ragazzo dai capelli neri, con le mani legate e attaccate
allo stesso cavallo da cui veniva trasportato, fu dato un pugno nello stomaco da un altro soldato. Il sangue cadde da fuori le bende del ragazzo,
ma quello non urlò, limitandosi a respirare più forte mentre riceveva il colpo.
I due erano stati trovai poco fuori i confini della città mentre passavano di
lì. Una rapida ricerca dell'area rivelava che erano arrivati dalle fogne. Le
fogne erano a un certo punto connesse ai tunnel della Victory Road. Quindi questi due dovevano far parte del gruppo di ribelli invasori. Li avrebbe
interrogati più tardi - dolorosamente.
In quel momento però, era più preoccupato per lo stato della barriera nera che
proteggeva Indigo City dal pericolo. Contorni di terrificanti figure nere
si stagliavano nell'orizzonte dietro la barriera.
Un leggero beep proveniente dalla tasca del suo mantello lo fece quasi
trasalire. Arrabbiato per la sorpresa, tirò fuori con rabbia il suo
comunicatore tascabile e lo attivò. "Parla Kas. " disse furente. "E' meglio
che sia importante."
Per un attimo, tutto quello che riuscì a sentire fu un suono statico ... e
qualcos'altro in sottofondo ... un suono straziante. Urla? Poi una voce
più familiare parlò, anche se ciò che non era familiare era il tono esausto pieno di ansietà.
"Kas? Kas? Dove diavolo sei?" urlò la voce. "Sei già tornato in città?"
"Yas?"
Nessuna risposta, solo quel suono statico.
Urlò più forte, "Che diavolo sta succedendo lì?"
Statico, poi, "S-sono stato tradito! Penso ... Sentinel ..." Altre urla
filtrarono nel comunicatore. "Non sei ancora in città? Torna qui *ora*-"
Il comunitore si spense prima che potesse dire altro.
Kas socchiuse gli occhi mentre rimetteva il comunicatore nella tasca.
"Uomini, preparatevi a muovervi!" urlò, mentre controllava che la sua arma
fosse posta sulla sua cintura. "Ci sono guai a casa!"
I fulmini risuonarono mentre centinaia di zoccoli come una tempesta si
dirigevano di nuovo in città, verso nord.
Quando tutto quello che rimase nei campi oltre agli alberi, all'erba e
alle strade sporche fu il silenzio, una figura muscolosa si alzò dalla
posizione accovacciata in cui si trovava per terra.
Gli occhi color mogano brillarono di rabbia nell'oscurità. "Generale Kas,"
rimuginò Bruno mentre faceva scricchiolare le nocche delle mani. "Credo ci
sia ancora un altro favore che ti devo."
Partì di corsa seguendo il piccolo esercito, e il mantello marrone prese a
sventolare dietro di lui, mentre la terra tremava sotto il peso dei suoi
pesanti stivali.
<><><>
Da un'altra parte, a nord est della periferia della città, nel retro di una
casa, Erika si appoggiò contro il recinto mezzo crollato del giardino verso il
quale lei e Giselle erano corse per trovare riparo. La Maestra d'Erba si era
appena strappata il cappuccio verde, sputando fuori i fili verdi della sua
omonima così facendo. "Che era quello?" bofonchiò retoricamente, alzando lo
sguardo verso il cielo nero. Le nuvole intrappolate all'interno della cupola soprastante stavano ancora lentamente riprendendosi dall'enorme squarcio che si era aperto nella cupola, quando era quasi sembrato che fosse
il cielo stesso a rompersi. Tutto questo le ricordava in modo ridicolo
di quella vecchia filastrocca per bambini ... che parlava di uno stupido
pokemon che credeva di vedere il cielo cadere.
Dietro di lei Giselle stava fissando lo sguardo in lontananza verso il centro
della città, con una mano disordinata tenuta sopra gli occhi. "Wow," fu tutto
quello che disse. Deglutendo nervosamente, continuò ancora priva di fiato.
"Non sono poi così brava a riconoscere il lavoro di un Maestro quando lo
vedo, ma quella luce ... la festa deve essere già cominciata."
Erika si rimise in piedi con una spinta e si ripulì il mantello verde dalla
sporcizia e dai pezzetti sparsi di fogliame che si erano riversati su di
loro come una tempesta di sabbia al suo apice. "Dev'essere stata la
sorella di Misty ..."
"Non sapevo che Daisy, Violet e Lily fossero così potenti."
"Non loro, sciocca. La sua gemella ... Valdera. La conosci, ha cercato di
ucciderci un po' di tempo fa in una delle nostre missioni."
Giselle rise. "Lo so. Ti stavo solo prendendo in giro. E non sarei
sorpresa se una donna tentasse di uccidermi - per gelosia."
Erika tossì in modo discreto a quell'affermazione.
Ma uno sguardo preoccupato deformò all'improvviso la fronte perfetta di
Giselle mentre metteva la mano nella tasca del suo camice da laboratorio
tirarne fuori l'EDS. Ci si gingillò un attimo. "Devo ammetterlo però ...
quella tempesta ... non ho visto onde di questo genere sin da quando il
caro Ash spazzò via la nostra casa ... se l'avessi saputo quella volta
che Val ci sorpresa vicino a Fuchsia, forse mi sarei spaventata di più."
Mentre Giselle era occupata, Erika si guardò intorno per vedere se
la strada era libera. La notte si era ancora una volta calmata, e non
c'era nessuno in giro per la stradina di periferia di fronte alla casa
fatta eccezione per un po' di foglie svolazzanti. Dopo essersi rimessa
il cappuccio sulla testa e aver infilato dentro il mantello ciuffi di
capelli blu-neri ribelli, riprese a camminare, questa volta più
velocemente. "Puoi analizzarlo dopo quello, ma come hai detto, la festa
è iniziata," disse, osservando a ovest in direzione della città, da dove
era venuta la luce. "Faremo meglio a muoverci." Giselle le offrì uno
sguardo irritato, mise via nel camice il congegno e la seguì.
Per un po' Erika fece strada, stando attenta a tenersi accanto alle ombreche incontrava per strada, fra cespugli erbosi e giardini e alberi sporgenti.
L'area sembrava deserta, ma si ricordava della pattuglia che era passata
prima e stava sempre all'erta. E chissà perchè aveva l'impressione che
qualcuno le stesse osservando. Ma in fondo, sin da quando avevano iniziato
questo viaggio con Misty ed Ash, quella sensazione non era fuori dall'ordinario.
Era ora che ci si abituasse ormai.
Quello che invece non era normale, era il silenzio oppressivo presente, che
non includeva il suono dei loro respiri regolari, il battere dei loro
stivali e quello dei tacchi. Era come se fossero le uniche persone rimaste
al mondo. Prima almeno si sentiva il debole suono della gente che festeggiava
in città, ma ora niente, come se la tempesta di luce avesse fatto
ammutolire tutti. Anche l'aria adesso era diversa, riusciva a sentirlo, era
densa ... il che diceva tempesta ... che tipo di tempesta però non lo
sapeva. E d'altronde non aveva senso visto che una tempesta si era
Mentre pensava a queste cose poco rassicuranti, la voce di Giselle la fece
quasi trasalire quando la ragazza parlò da dietro di lei con un nervosismo
strano. Forse si era accorta anche lei dello strano silenzio. "Mi chiedo se
tutti siano riusciti ad entrare in città sani e salvi. Beh, sappiamo che
Misty deve avercela fatta a giudicare dallo show di luce - quelle due se
la intendono sempre nel modo sbagliato - ma mi chiedo se ce l'abbiano fatta
anche gli altri ... quel bel ragazzo di Ash, Bruno, suo figlio ... la mia
sorellina."
Erika scosse la testa all'interno del cappuccio, anche se le era grata per
quella conversazione di distrazione. "Non ci posso credere, Giselle," disse
con una nota di esasperazione. "Ti piace davvero Ash, o è solo una tua fissa
andare dietro ad ogni maschio che vedi? Ha già avuto abbastanza problemi con
la sua vita amorosa senza bisogna che ti ci metta anche *tu*."
Dopo un sospettoso attimo, fu una risata a pieni polmoni a risponderle. Erika
si girò brevemente per vedere gli occhi marroni di Giselle che brillavano, e
un sorriso malizioso sulle sue labbra rosse. "Credevi davvero che potessi
provare del teneri per il caro Ash?" Rise di nuovo con genuino divertimento.
"Ma certo che no! L'ho saputo fin dalla prima volta che l'ho visto, tanti anni
fa al Pokemon Tech, che non sarebbero potuti venire fuori che problemi da un
ragazzo come lui. E anche allora, la cara Misty sembrava rivendicare il
possesso di quei problemi."
"Ma allora perchè flirti sempre?" Erika si sentiva un poco offesa.
"Oh, sai quanto amo prendere in giro! La gelosia è un emozione così
divertente. Oltre a far storcere il naso a Misty, serve anche ad abbattere
le speranze della mia sorellina ... adulare il proprio idolo va bene, fino
a che non diventa una cosa disgustosa." Poi aggrottò la fronte al pensiero.
"Adesso che ricordo, Ash non era divertente. E' troppo ottuso per sapere
persino cos'è flirtare."
"Forse semplicemente non è interessato." Al conseguente sbuffo
indignato, Erika sorrise sapendo che Giselle non poteva vederla da dietro. Anche
se ormai aveva scoperto molto dei pensieri più profondi di Giselle e ora
sapeva che non era poi quella donna frivola che aveva incontrato la prima volta,era confortante sapere che c'erano alcuni sprazzi di normalità che ritornavano
con l'arroganza di Giselle.
Rimasero di nuovo in silenzio. Almeno finchè Giselle non tirò fuori di nuovo
quello che Erika aveva sperato che si fosse da tempo dimenticata. "Okay, tu sai
parecchio della storia della mia vita ... penso sia giusto che tu parli di te
stessa ora."
Erika rimase testardamente in silenzio, non lasciandosi nemmeno sfuggire il fiato
anche se ora stava ormai correndo.
"Odi gli uomini, vero?" osservò Giselle.
"Io ... non ... odio ... gli uomini," disse a denti stretti, usando la rabbia
come scudo per il dolore procurato dagli improvvisi ricordi che l'argomento aveva
riportato.
La voce di Giselle divenne all'improvviso seria. "Forse dovresti parlarne. Se te
lo porti dentro ...sarebbe come una scheggia che si infila sempre più a fondo nel
tuo dito. Sta là ... e ti fa sempre più male ... fino a che finalmente non la
togli. Io non avevo capito che era così, fino a che non ho parlato dei miei
problemi ... dopo essermi tenuta tutto dentro.
Erika sospirò.
Sentendola, Giselle si sentì incoraggiata. "Si tratta di qualcosa di fronte alla
quale il problema del mio potere emergente è niente a confronto?" disse prontamente.
Erika sospirò di nuovo e rallentò il passo di scatto fino a camminare, e mentre
faceva così si tolse di nuovo il cappuccio. Giselle riuscì appena a fermarsi prima
di scontrarsi con lei e stavolta fece un passo avanti per camminare al suo fianco.
"Non l'ho mai detto a nessuno prima ... nemmeno a Misty."
Giselle annuì attenta.
Pensieri scuri e melanconici le riempirono la mente. I sentimenti tipici di cinque
anni prima si rivelarono nella loro presenza. Sembrava come se una morsa le
stesse stringendo i polmoni. "Sai quell'anno che siamo tornare ..." L'oscurità
le appanno la vista. "E' iniziato tutto quell'anno ... quando Giovanni -
possa la sua anima mai riposare - distrusse l'equilibrio." Le lanciò un'occhiata
dalla coda dell'occhio. "Suppongo avessi quindici anni circa allora."
"Quindici e mezzo," disse Giselle, come se quel mezzo fosse di grande
importanza.
"Sai che dopo il ritorno ... il nostro potenziale come umani era stato rilasciato.
Rilasciato anche se non ne avevamo alcun diritto. Gli Dei, o quel che sia, ce
ne avevano privato tempo addietro e dubito che avessero mai avuto intenzione
di restituircelo. Usavamo i Pokemon, creature degli elementi. Quello che non
sapevamo era che anche noi eravamo creature degli elementi ... solo che
sigillate per sempre.
Giselle era pensierosa. "Sfortunatamente è la ragione per cui li abbiamo
scoperti diversi anni fa. Siamo solo fortunati che solo quelli con poteri
abbastanza forti siano riusciti ad 'evolversi'. Se tutti gli umani
avessero avuto il comando di un elemento, dubito che il mondo sarebbe ancora
qui ora. "Si lasciò sfuggire una risata triste.
"Comunque," la interruppe Erika, "tu avevi quindici anni e mezzo. Quando hai
iniziato a cambiare?"
"Intorno ai sedici. Come tutti gli altri. Abbiamo scoperto che si trattava quasi
di una seconda pubertà."
"Esattamente. Almeno tu hai avuto un po' di tempo. Indovina quanti anni avevo
io quando siamo tornati."
Giselle non sgranò nemmeno gli occhi. "La tua scheda dice che ora hai ventisei
anni, allora dovevi averne circa ventuno - la mia età." Si morse il labbro
inferiore pensierosa. "Il tuo ... potere ... deve essere emerso immediatamente."
Erika chiuse gli occhi. "Esattamente. Avevo un fidanzato allora ... mi aveva
appena chiesto di sposarlo."
"Davvero?" disse Giselle del tutto sorpresa. "Allora come mai non ho mai
sentito parlare di lui? Che gli è successo?" Poi una nuvola le attraversò il viso
mentre un cattivo presentimento la pervadeva. "Ripensandosi non credo di volerlo
sapere."
"Eri tu quella curiosa di saperne di più su di me," disse Erika senza pietà,
tanto per se stessa quando per Giselle. Si girò per guadarla di nuovo. La pelle
pallida di Giselle sembrava anche più pallida, come se qualcuno avesse aggiunto
dell'acqua alla sua pelle color latte. Era ovvio persino sotto la sporcizia
che le copriva le guance. "Tu l'hai nascosto, ma hai affinità per la terra ...
con la tua Maestria sulla Roccia ... devi essere capace di manipolare il terreno
su cui camminiamo ... magari persino la tua stessa natura per riuscire a
somigliare al tuo elemento. Ho visto più di un Maestro di Roccia riuscire a
proteggersi cambiando la loro pelle in pietra. Dimmi, cosa pensi che mi consenta
di fare il mio dono?"
"Manipolare l'erba ... la flora, tutto quello che ha a che fare con le piante, i
giardini ..."
"E la mia natura?"
"Beh, per prima cosa, indossi sempre quei profumi, anche quando non ne hai
bisogno." Giselle sorrise un poco. "Profumi naturalmente dei fiori con cui lavori."
L'umorismo non riuscì a spezzare la sua oscura malinconia. Il risentimento che
provava verso se stessa poteva essere sommerso, anche se brevemente, ma mai
dimenticato. "Più di tre quarti di tutti i Pokemon d'Erba possiedono una duplice
natura. E' un tratto distintivo dell'elemento dell'Erba. Dimmi, qual è questa
natura che molti di questi pokemon hanno?"
Giselle sgranò gli occhi. Poi spalancò la bocca, muovendola, ma non riuscendo a
pronunciare alcunchè.
Erika smise di camminare del tutto, mentre l'oscurità sembra alzarsi intorno a
lei a causa della sua nascosta ira. Ira verso se stessa, verso il fato, verso
un mondo che spingeva i suoi abitanti ad una vita fatta di amore, poi puniva
perversamente una persona, negandole quel tipo di vita. Sicuramente i suoi
occhi verdi stavano brillando, lo sapeva, era la sua natura elementale che si
stava incontrollabilmente scatenando dentro di lei; poteva sentire il dolce
potere dentro di lei crescere fino a solleticarle la pelle. Non notò che Giselle
aveva inconsciamente fatto un passo all'indietro in apprensione.
"Proprio così.
Sono veleno. E non posso controllarmi come magari potrebbe fare un Maestro di
Veleno. Come può uno controllare la propria natura? Come dire che un fiore
può un giorno decidere di mettersi a volare. Come se le foglie velenose
dell'hermlock potessero all'improvviso rendersi mangiabili." Chiuse brevemente
gli occhi, ricordandosi il senso di colpa, lasciando che le scorresse addosso
con potenti ondate.
"Ho ucciso il mio fidanzato. Non c'è un modo carino per
dirlo. Naturalmente non volevo ucciderlo, come potevo voler uccidere l'uomo
che amavo?" La sua voce debole si spezzò. "Ma l'ho ucciso."
Si zittì. Le ombre delle nuvole notturne passarono sopra di loro. Gli alti
lampioni allineati ai lati della strada che stavano percorrendo davano un
aspetto inquietante alle cose e agli alberi che le circondavano.
Giselle esitò. "Erika ... non so che dire-"
Alzò finalmente lo sguardo verso la dottoressa. C'era una strana nota di
compassione nei suoi occhi. Si sforzò di sorridere. "Non devi dire niente.
Mi sono rassegnata molto tempo fa. In fondo cos'è la sofferenza per una
donna?" Raccolse il suo lungo mantello verde intorno a sè e si preparò per
riprendere ancora una volta la marcia quando colse con la coda dell'occhio
un ombra nera in alto e dietro di loro. Non l'avrebbe notata se non fosse
stata così nervosa da continuare a guardare tutto e niente in giro. Era
accucciata sopra uno dei molti lampioni che facevano luce in strada. Il fatto
che si fosse portata all'indietro e che quelle gambe piegate fossero tese la
avvertiva che stava per saltare addosso a loro.
"Giselle, spostati!" urlò, spingendo una stupita Giselle di lato. Anche se
non riusciva a vedere chiaramente la figura scura sopra di loro, infatti era
solo un'ombra ai suoi occhi, chissà perchè sapeva che aveva intenti ostili.
Allo stesso modo, sapeva che la situazione era estremamente pericolosa. Era
stata un'occasione fortuita che la sua infelicità nel ricordare spiacevoli ricordi l'avesse lasciata con un eccesso di potere elementale racchiuso
dentro di lei. "Razor Leaf!" gridò, fendendo con furia l'aria davanti a lei
con la mano destra e le dita spiegate. Il suo mantello si alzò dietro di lei
spinto da una potente folata di vento mentre le energie verdi si riunivano
in un microsecondo intorno alle sue dita e venivano poi sparate
diagonalmente verso l'alto in un largo fascio di fogliame lucente e verde,
simile a detriti.
L'oscurità si fece viva. La cima dell'enorme lampione fu all'improvviso
spaccata in numerosi pezzi come se fosse stata fatta di carta e non d'acciaio.
I frammenti di metallo fuso sibilarono in aria mentre iniziavano a cadere
verso la strada.
"Che diavolo ti è preso, Erika, perchè cavolo ti sei messa a usare il
potere elementale-" si interruppe con un gemito di sorpresa quando vide
con la coda dell'occhio la persona che si trovava dietro di loro quando si
erano girate. Indossava una veste leggera, con la testa coperta da un
profondo cappuccio, il viso nascosto dalla sua ombra, come fosse un Maestro.
Erika si girò di scatto, facendo svolazzare il mantello. Proprio mentre
stava per lanciare un altro attacco, la figura si accucciò all'improvviso e
si diresse con spaventosa velocità verso di lei, facendo fumare gli stivali
per la scivolata, con il braccio destro piegato all'indietro, quello sinistro
spiegato in avanti, e un palmo spalancato nella sua direzione.
Di riflesso, invece di rilasciare il suo attacco, Erika avvicinò le mani e
producendo un lampo verde diede forma al suo bastone di legno e si mosse
disperatamente in posizione di bloccaggio. Però il rilassante pensiero che
si fosse mossa in tempo per difendersi fu distrutto allo stesso modo in cui
fu spezzato il centro del suo bastone quando il palmo, ora racchiuso, lo
trapasso con incredibile forza e andò a colpirla allo stomaco. Non ebbe
nemmeno il tempo di provare l'immenso dolore prima di essere ulteriormente
colpita in rapida successione da una manata destra al lato del viso e
da un calcio girato che l'alzò in aria.
Ma prima che la figura potesse darle il colpo finale, Erika fu sorpresa
di vederle all'improvviso Giselle dietro, che le stringeva i polsi
con le braccia in una stretta mortale. Invece Erika si inarcò all'indietro,
rimbalzò ancora una volta sulla pista, poi scivolò di diversi passi
all'indietro sulla schiena prima che la spinta si esaurisse. L'incredibile
danno procuratole quasi la costrinse a svenire, ma si sforzò di rimanere
cosciente, mentre i motivi blu e neri disegnati dal cielo sopra di lei
si confondevano nella sua vista non più lucida.
In quel momento sentì Giselle che lottava col suo assalitore,
poi udì il suono di qualcuno che atterrava accanto a lei e poi fuggiva
via. Erika brontolò e si mise sdraiata sul fianco per vedere Giselle
accucciata dietro di lei, con gli occhi marroni pieni di confusione. "Il
suo ... stile di combattimento," disse Giselle a bocca aperta, mentre
un rivolo di sangue le scorreva giù dal labbro, "l'hai visto?"
Sentì una fitta al fianco e si lasciò sfuggire un debole grido, coprendosi
la bocca con la mano. Si era di certo rotta una costola. "P-penso che l'ho
più sentito," disse debolmente Erika mentre seguiva lo sguardo di Giselle
rivolto al loro aggressore.
La figura dalla veste nera si abbassò di nuovo mettendosi nella posizione
che aveva assunto prima di attaccarla, col palmo sinistro teso in avanti,
il braccio destro lasciato dietro, e i gomiti piegati. Ancora una volta,
si spinse in avanti, scivolando sugli stivali, e sollevando piccole
nuvole di polvere nella sua scia.
Questa volta stava attaccando Giselle.
Ignorando il dolore al fianco, Erika raccolse quanto energia elementale
poteva in un così breve lasso di tempo, poi balzò in piedi, portando
verso di sè l'aria di fronte a lei. "Razor Leaf!" gridò di nuovo, questa
volta sicura che avrebbe colpito.
Incredibilmente la figura dalla veste nera ignorò l'attacco, continuando
a scivolare in avanti in direzione di Giselle. Erika emise un gemito di
sorpresa quando vide le foglie estremamente acuminate scivolare praticamente
accanto alla figura come se vi fosse qualche forza repellente che le
respingeva.
Giselle sgranò gli occhi vedendo l'inefficacia del colpo, poi si ritrovò
all'improvviso a difendersi freneticamente dall'uomo quando questi la
raggiunse e cominciò a combinare attacchi di mani e gambe. Riusciva a
bloccare solo ogni secondo o terzo colpo e ansimava ogni volta che il
primo colpo, diretto a un preciso obiettivo, rompeva le sue difese.
Erika si scostò una ciocca di capelli corta dal viso e subito dopo era
già in piedi e di corsa mentre Giselle riusciva a parare qualche colpo
con l'avambraccio e a rendere vano una manata che le passò invece accanto.
Un'improvvisa giravolta del suo corpo, le permise di vedere una breve
apertura nella difesa del suo nemico e di cui si avvantaggiò
immediatamente con un improvviso calcio laterale con la
punta del suo tacco alto che andò a colpire l'altro nelle parti basse.
Però le si formò uno sguardo confuso sul viso quando l'uomo dalla
veste nera si fermò brevemente prima di darle un calcio dal basso
che la colpì alla mascella e la mandò in volo contro un albero al
lato della strada. Scivolò contro il tronco duro, completamente
stupita. "Ma è ... è impossibile!" bofonchiò debolmente.
Erika smise di correre in avanti. Aggrottò la fronte e studiò di nuovo
la figura. Era magra - la vesta con cappuccio incluso che l'uomo
indossava era in un qualche modo larga - ma a ogni movimento che
faceva mostrava le linee di un corpo snello ma muscoloso. Era anche
più alto di lei o Giselle, probabilmente qualche centimetro sotto
il metro e novanta. D'un tratto emise un gemito di stupore quando
lo guardò un po' meglio. Cos'era quella sporgenza sul petto dell'uomo,
visibile da un buco nella veste?
Una risatina provenne da sotto il cappuccio scuro.
Ma che diavolo?
Il cappuccio venne strappato via con una mano ricoperta da un guanto.
Rivelò il viso di una donna, coi capelli rossicci ora liberi di
ricaderle sulle spalle e intorno al collo. Anche se era un sorriso
infatile a dare forma alle sue labbra rosso scuro, c'era un luccichio
malvagio nei suoi occhi marroni, quasi neri mentre le fissava con
sprezzante divertimento.
"Santo cielo ..." disse d'un fiato Erika riconoscendola.
Il suono di un bastone dietro di loro la fece girare di scatto.
Sopra la strada stava un'altra figura dalla veste nera e incappucciata.
Anche qui il cappuccio fu buttato all'indietro per rivelare un'altra
donna, questa con capelli biondi e diabolici occhi verdi.
Giselle le stava guardando entrambe, girando la testa da una parte
e dall'altra. "Mi ero sempre chiesta che ne era stato delle ragazze
pon-pon di Gary."
Erika si strappò di dosso una sfera poke verde e la lanciò più veloce che
poteva. "Scyther, vola adesso!"
"Saiii!" urlò il suo pokemon verde, simile a una mantide mentre spiegava
le ali per prendere il volo. Saltando per afferrare la sua zampa
posteriore con entrambe le mani, mentre le volava sopra la testa, si
alzarono in volo entrambi.
"Giselle! Afferra la mia gamba!" gridò. "Ce ne andiamo di qui!"
"Non vuoi combattere?"
"Il loro stile di lotta! Sai di chi è! Perciò al diavolo ce ne
andiamo di qui!"
<><><>
Due figure in lunghi mantelli grigi e armature leggere correvano lungo
le vie cirradine, schivando folle di cittadini presi dal panico, molti
dei quali stavano correndo a rifugiarsi dentro gli edifici. Una delle
figure aveva capelli corti color acqua, l'altra aveva capelli biondi legati
da una coda.
"Da quella parte!" ansimò Butch, con la voce anche più roca del solito mentre
puntava col dito a un uomo col mantello nero che si era infilato in un vicolo
fra due edifici piuttosto alti a circa quaranta piedi di distanza.
Cassidy lo vide e rise ferocemente. "Dev'essere lui!" controllò le sfere
poke attaccate alla cintura e la sua larga spada, nascosta nella sua fodera,
poi si mise a correre più velocemente dietro all'ultimo punto in cui
avevano avvistato la figura.
Butch la seguiva da dietro mentre lei passava con forza spingendo via una
donna spaventata che bloccava il marciapiede, poi si infilava in un altro
gruppo stretto di uomini e donne, facendo a terra più di uno di loro.
Butch si girò per guardare per un attimo la gente in strada. "Che strano, eh,
che nonostante tutta sta gente nel panico che scappa dalla tempesta di
prima, siano tutti più tranquilli del solito? Mi sarei aspettato urla
assordanti per adesso per lo meno."
"Vuoi grida assordanti? Basta che dici a una donna che ti piace," rispose
Cassidy facendo una battuta mentre finalmente raggiungevano l'entrata del
vicolo e vi entravano dentro, saltando sopra alcuni ammassi di lattine e
spaventando un gruppo di rattata che si nutrivano della maleodorante
spazzatura.
"Perchè dovrei farlo?" rispose la sua voce graffiante dietro di lei, "quando
posso sentirle da te violentandoti più forte del solito?"
"Ti piacerebbe fosse stupro," brontolò lei mentre raggiungevano la fine del
vicolo e si guardavano velocemente da entrambi le parti. "Là! E' andato a
sinistra di quegli appartamenti rovinati verso la Quarta strada, la zona
abbandonata!" Riusciva giusto a vedere la figura incappucciata che sfrecciava
fra alcuni lampioni caduti e diverse strade ridotte in macerie.
"Come fai a sapere che quello è Ashura?" chiese Butch mentre ricominciavano
la caccia.
"Ho visto gli occhi sotto il cappuccio," disse lei, ansimando più forte ora.
Era parecchio che lo inseguivano ormai. "Solo una paersona ha occhi luccicanti
d'oro come quelli."
"E che mi dici della Maestra Sabrina?"
"Spiacente, non gli ho visto un paio di tette sul petto," rispose secca
Cassidy.
"Che peccato."
Raggiunsero finalmente la zona di costruzioni abbandonate e si fermarono di
scivolata, alzando la polvere sulla vecchia strada, mentre cercavano un
qualunque segno di lui.
Tutto era minacciosamente silenzioso, se non per il suono dei loro respiri
stanchi e il debole suono delle sirene dietro di loro provenienti dal centro
della città.
Mentre Cassidy si guardava intorno, e il vento freddo le faceva
venire la pelle d'oca sulle guance, fu leggermente colpita dalla natura
sinistra del luogo. C'erano diverse carcasse di vecchie macchine da costruzione,
blocchi di cemento spaccati dappertutto, edifici finiti a metà, spazi
scuri e vuoti dietro ogni fessura e tele grigie annodate a tutti gli angoli.
Le sue narici reagirono all'odore di muffa e sporcizia portato dall'aria.
Si ricordò che quest'area era stata quella in cui la Lega aveva voluto
costruire una nuovo stadio fino a che i lavori non si erano fermati per
l'inizio delle Guerre Oscuri. Ora era solo un posto dove probabilmente ci
bazzicavano gli assassini.
Le piaceva.
"Eccolo lì," gracchiò Butch, e lei si girò in tempo per vedere la figura
entrare in uno degli unici edifici terminati fra i tanti; un parcheggio
multi-livello di cemento.
"Andiamo. Abbiamo sprecato abbastanza tempo," disse, poi si diresse
di corsa verso il pian terreno dell'edificio, seguendo il sentiero
fatto per metà di terra e per metà di granito che portava all'entrata.
Quando giunsero lì, trovarono un cancello bianco a rosso a sbarrare loro
la strada. Era attaccato a un piccolo compartimento che era probabilmente
destinato ad ospitare una guardia, ma che ospitava in quel momento
nient'altro che ragnatele e polvere. Invece di passarci intorno, Cassidy
sfoderò la sua spada e lo colpì una volta, poi gli diede un potente
calcio prima che il cancello cadesse finalmente a terra.
Mentre camminavano in mezzo al piano terra del parcheggio, con la spada di
Cassidy ancora sguainata, e i suoni dei loro passi riecheggiavano nello
spazio vuoto intorno a loro, riuscirono all'improvviso a sentire un
debole scalpettiò al piano di sopra.
"Di là," disse Cassidy, vedendo la rampa che portava al livello superiore
situata dall'altra parte del piano, mezza nascosta da vari blocchi di
cemento sparsi nell'area.
Corsero rapidamente verso, su e intorno alla scala, ma quando raggiunsero
il piano successivo, non c'era nessuno. Solo un altro piano abbandonato
del parcheggio. Anche se ora potevano sentire lo scalpettio sopra le
loro teste ancora una volta.
"Al diavolo le ombre," ansimò piano Butch.
"Sta zitto," lo interruppe lei. "Da quella parte." indicò la rampa che
portava all'altro livello, di nuovo sistemata dall'altra parte del piano.
La storia si ripetè anche quando arrivarono al piano sovrastante, non
c'era nessuno ma dei suoni venivano da sopra, e poi ancora e ancora.
Cassidy stava cominciando a sentirsi incredibilmente frustata quando
all'improvviso erano sull'ultima rampa e non c'erano più tetti sopra
di loro. Avevano percorso tutti i piani del parcheggio, arrivando fino
in cima. Le spalle di Cassidy si alzarono mentre lei emetteva respiri
affannosi dopo la corsa.
Ma furono finalmente ricompensati. La figura dal mantello e dal cappuccio
nero che avevano inseguito per tutto quel tempo stava lì, con la schiena
loro rivolta, a fissare il centro della città dall'alto. A guardare nel
luogo in cui stava la torre del Palazzo di marmo bianco dell'Elite dei
Quattro, in mezzo a diversi grattacieli oscuri, davanti ad un orizzonte
coperto di nuvole nere ombrose.
Cassidy mise la mano dentro la sua mantella e afferrò l'oggetto che
Sabrina le aveva dato prima. Strinse la sfera nero notte nella mano
libera, mentre l'altra ancora teneva la spada sguainata. Era troppo
facile ...
"Preparatevi ad un guaio," disse la figura, ancora con la schiena girata.
Cassidy provò immediatamente un orribile sensazione. Butch brontolò.
Una sinistra voce femminile proveniente dalla scala dietro di loro
disse malvagiamente. "E fanne un paio."
Un Persian bianco, simile ad una pantera, si stirò, togliendosi dall'ombra
alla loro sinistra e ringhiò nella loro direzione, mentre il gioiello
rosso sulla sua fronte brillava riflettendo le luci della città.
La figura dal mantello nero si girò, strappandosi di dosso il cappuccio,
rivelando capelli blu sopra sfavillanti occhi di smeraldo verde. Un paio
di coltelli sai apparirono all'improvviso fra i suoi pugni. "Non posso
ancora credere che ci siate davvero cascati!" rise James a squarciagola.
"Beh, in fondo noi stessi ci saremmo cascati se qualcuno l'avesse fatto
a noi." Ridendo, premette un pulsante su una cintura con un giro del
gomito e due piccoli bulbi, simili a decorazioni natalizie, che erano
attaccati alle sue sopracciglia cominciarono ad accendersi e a
spegnersi, emettendo una luce gialla.
Una furia cieca stava infiammando il viso di Cassidy, e lei sentiva
che le sue guance stavano diventando rosse. "VOI!" buttò con disgusto
la sfera poke nera per terra e afferrò il manico della sua spada con le
due mani. "E' stato uno spreco totale del nostro tempo!"
Butch sguainò anche lui la sua spada dalla fodera attaccata alla sua
cintura, producendo un lungo tintinnio riecheggiante e fendette l'aria
per prova qualche volta prima di girarsi per affrontare Jessie che era
dietro di loro. "Sapevo che c'era qualcosa di strano, Cas, ma come al
solito tu eri troppo di fretta," disse infastidito, con gli occhi
marroni stretti. "Ma non sarà stata una totale perdita di tempo una
volta che ci saremmo sbarazzati una volta per tutte di questi tre."
Jessie si lasciò sfuggire una risata cristallina e scostò la coda di lato,
con occhi blu-neri brillanti. "Voi due siete così divertenti. Penso chepotremmo persino lasciarvi vivere prima di scoprire se Fuchsia sta ancora
in piedi così che possiamo raccogliere la taglia sulle vostre teste ... il cartello diceva 'vivi o morti' dopo tutto. Sono disposta a essere
indulgente."
"Non avete nemmeno un pokemon!" aggiunse James buttando via
il mantello nero dietro di lui perchè fosse catturato dai venti edi alta
quota e volasse via con la corrente. Sotto indossava la sua solita tuta nera da ninja proprio come la sua compagna. "Scommetto che persino Persian
potrebbe battervi!"
"Perr ... che intendi con 'persino'?" sibilò Persian con rabbia.
"Proprio così," contemplò Jessie, battendo un dito sul mento. "Non avete
alcun pokemon ora? Vi abbiamo ucciso l'ultimo ... o forse è a causa
di quella stupida regola della Lega che dice che i civili e gli
incompetenti non possono usarli?"
Cassidy lanciò un'occhiata al loro Persian bianco. Aveva abbassato il
suo centro di gravità, preparandosi a saltare, con occhi neri verticalmente
socchiusi, mentre la lunga lingua si leccava i baffi. Si scostò di lato
i capelli biondi e rise forte e con ironia. Lasciò che una mano lasciasse
la spada e la portò dietro la schiena. "Oh, ma ce l'abbiamo un pokemon,"
disse diabolicamente, con gli occhi fissi sul Persian. "Magari lo conosci
pure ... o dovrei dire ..." Staccò velocemente la sfera rossa e bianca e
l'allargò prima di buttarla di lato per coprire loro il fianco,
direttamente di fronte al Persiand i Jessie e James. "O dovrei dire che
la conosci!"
Ci fu un lampo di luce bianca quando il loro pokemon emerse. Un altro
Persian bianco, anche se leggermente più piccolo e agile, ma con artigli
e zanne più lunghe. I suoi occhi sottili in verticale brillarono in una
verde minaccia e un debole ma minaccioso ringhio risuonò dalla sua gola.
Il Persian di Jessie e James si sollevò alla sua normale statura, del
tutto sorpreso, con gli occhi felini il più spalancati possibile.
"M-M-Meowsy???"
Jessie and James non erano meno sorpresi del loro pokemon. "Persian? Intendi quella meowth femmina di tanti anni fa?" dissero all'unisono.
Ma quella non fu l'unica sorpresa. Cassidy sorrise quando Persian smise
di ringhiare a iniziò a fissare il loro rivale maschio con disprezzo.
Tirò fuori gli artigli acuminati, soffiando con bassa voce femminile,
"Perrr ... sporco meowth di strada ... sorpreso di vedermi?"
"Per ... P-puoi parlare!"
I suoi occhi verdi brillarono. "Posso anche uccidere." E detto questo
emise uno spaventoso ruggito, preparandosi all'attacco.
<><><>
"Hai ottenuto il potere dell'ombra," Valdera esclamò di botto, interrompendo
quello che stava dicendo all'inizio.
Misty si sentì più che confusa davanti all'improvvisa accusa, quando già
era stata stupita per quello che la sua ... gemella ... stava spiegando qualche
attimo prima. "Cosa?"
Mentre il vento le faceva volare i capelli biondi, gli occhi acqua di Valdera
brillarono appena, mentre sembrava che volesse darle una spiegazione. "Ne
vedo le tracce sulle tue mani."
Misty abbassò lo sguardo per guardarsi le mani, ancora coperte dai guanti
privi di dita che preferiva, rivoltandole verso l'alto. "Ombra?" rise
senza esserne davvero divertita. "Non potrei usare il potere dell'ombra
nemmeno se vi dipendesse la mia stessa vita."
Valdera le stava ancora fissando le mani, mentre uno sguardo pensieroso
cominciava a formarsi sul suo viso. "Quel ... dolore ... l'ho sentito
qualche ora fa," disse piano, come parlasse solo con se stessa. "Eri tu
che lo usavi." Lasciò che i suoi occhi incontrassero quelli di lei.
Un ricordo confuso tornò alla mente di Misty. Uomini dai mantelli gialli
dal potere elettrico, che diventavano neri e morivano.
Gli occhi di Valdera, fissi su quelli di lei, si assottigliarono. "sì ..."
Misty fece un passo indietro per lo shock. La sporgenza su cui era appoggiato il suo stivale si ruppe e lei, girandosi, vide che era quasi caduta
dal bordo dell'edificio. Si girò di nuovo. "E' impossibile."
"Dovrebbe essere impossibile, è vero. Dopo tutto quello che ti ho detto, so
che sei Proibita. Io sono Proibita. E Ashura è Proibito. Ma tu ed io - noi
siamo diverse da Ashura." Le sue ciglia sottili si alzarono. "Ma che significa
'Proibito' davvero? E' solo una parola. Una parola che gli umnani usavano
per descrivere gli elementi della Luce e dell'Ombra ... ma la parola che
dovrebbe essere davvero usato è 'Dimenticato'. Questi elementi erano
in realtà persi fino all'avvento nostro e di Ashura. Il mondo esiste su
un equilibrio ... e gli elementi della natura sono parti di questo equilibrio
... e così a sua volta, ogni essere vivente su questo mondo è in
equilibrio con gli elementi. E' stato uno squilibrio negli elementi che
ha creato questa stupida profezia."
Mentre Misty la ascoltava, già sapendo qualcosa di quello che Valdera le stava
dicendo, mentre altre erano cose nuove, tutto quadrò all'improvviso.
"Ogni essere vivente è di per sè in equilibrio. Ma in taluni, certi
elementi sono più forti di altri. Sai che è vero perchè hai visto quanti
tipi diversi di Pokemon ci sono." Poi Valdera sorrise appena. "Ma non
c'erano Pokemon di Luce od Ombra fino a poco fa, vero?"
Misty scosse la testa.
"No ... ed è quello il problema." La guardò negli occhi, quell'identico
sguardo così inquietante. "E che tu stia usando l'Ombra è un problema. Io ...
sono Luce. Con tutti i bei discorsi che mi hai fatto prima, di come vuoi
salvare il mondo, e ora ..." All'improvviso uno sguardo fugace di spaventata
determinazione, fin troppo familiare, le attraversò il viso.
Valdera cominciò ad avvicinarsi, e Misty sentì i primi sintomi di un terrore
come mai ne aveva sperimentato in tutta la sua vita. Non sapeva se venisse da
se stessa o da Valdera, i due casi erano troppo vicini. Si guardò oltre le
spalle di nuovo, osservando le profondità lontane e oscure della strada
sottostante.
"Sin da quanto ho incominciato ad avere i primi sospetti, sono scappata
da questo momento per tutta la mia vita," disse piano Valdera mentre
continuava ad avvicinarsi, facendo svolazzare le lunghe pieghe della veste
bianca al ritmo dei suoi passi. "Ma come mi ha detto una volta Sabrina, non
puoi fuggire dal destino." Le sue mani iniziarono a sollevarsi lentamente,
prime le palme, mentre i suoi occhi acqua iniziavano a bruciare di un fuoco
freddo.
Prima che anche solo capisse quello che stava succedendo, Misty si ritrovò
ad alzare anche lei le mani, prima le palme come Valdera. Sentì che i suoi
stessi occhi avevano iniziato a brillare dello stesso colore. Dentro, riusciva
a sentire il potere crescere dentro di lei, come se stesso chiamando il suo
elemento all'attacco, anche se era ormai riuscita a padroneggiarlo sin da
quando si era manifestato dopo il giorno del Ritorno, tanto tempo prima. E
allo stesso tempo, sentì la stessa sensazione, come se qualcos'altro
bruciasse dentro di lei, qualcosa che aveva perso prima ancora di nascere.
"Era destino che accadesse, non importa quanto mi fossi opposta," diceva
Valdera. Le cadde una lacrime, lasciando una lunga striscia bagnat
lungo la sua guancia destra. Appena qualche centimetro le separava
adesso, con i palmi spalancati davanti a loro, che quasi si toccavano. "Tu
sei me, e io sono te ..." ripetè lei, le parole inquietanti di prima.
"E cosa significa esattamente questo hai chiesto? Anche se sono sicura che
lo sai dentro di te da parecchio ormai, dalla fine del nostro ultimo
scontro."
Misty sentì appena le parole formarsi nella sua bocca. Per quanto
strabiliante potesse sembrare, sapeva che era vero. "Siamo una sola
persona ... divisa in due."
Annuì una volta. "Gli elementi Proibiti, la Luce e l'Ombra, sono
risultati troppo potenti per essere riuniti in una sola persona ... il che
spiega Ashura se ci pensi." Fece un altro piccolo passo avanti. Solo un
centimetro separava ora le loro mani. "E spiega noi."
Entrambi i loro sguardi caddero sulle loro mani, in procinto di toccarsi.
"Infine, tutte le dualità diventeranno una sola."
Nella mente di Misty, il mondo sembrò divedersi in due, e le due metà
cominciarono a girarle intorno.
All'improvviso Valdera si allontanò con forza, con lele lacrime cadevano
dai suoi occhi blu, e coi capelli spazzati via violentemente insieme alle
pieghe del suo mantello e della veste che indossava sotto. "N-non posso!"
urlò, quasi senza senso, prima di saltare giù dal tetto.
<><><>
Erano passate ore, ma era stato tutto così confuso. Un attimo stava inseguendo Duplica da un tetto all'altro dopo il loro disastroso incontro con uno dei generali della Lega ... e quello dopo, il mondo era impazzito.
Il tempo sembrava si fosse fermato, ed aveva appena iniziato a sentire una grossa concentrazione di energia a nord-ovest quando il cielo scuro sopra di lui sembrò spezzarsi in mille pezzi luccicanti. La luce improvvisa lo aveva momentaneamente accecato e la scossa seguente lo fece cadere di lato e scivolare incontrollabilmente.
Il piccolo muretto di protezione davanti a lui non era stato
sufficiente a fermare la sua caduto, e ci era passato attraverso, creando una
fitta nube di rocce e cemento. Dopo di che, era tutto sfocato nella sua testa.
Ricordava solo di aver interrotto la sua lunga caduta sbattendo contro altri
massi, che cadevano come lui, e diversi muri.
In quel momento, Ash aveva appena aperto gli occhi, sgranandoli,
mentre stava appoggiato contro la base di un edificio tremolante. Quello che non
sapeva era quanto a lungo avesse perso conoscenza e quanto era passato dal
momento in cui quel fenomeno era sparito. La mente era ancora annebbiata mentre
cercava nella sua memoria i fatti che avevano appena avuto luogo.
Ripensando a cosa aveva causato una tale tempesta, non era
allarmato tanto al pensiero del suo tremendamente ovvio potere, quanto dal fatto
che tutto ciò gli era parso fin troppo familiare. Sembrava quasi lo stesso
chiamando, come una sirena.
Piano piano, i suoi pensieri vennero interrotti dai deboli suoni
di gente che correva dappertutto. Il fumo e la polvere presenti nell'aria lo
fecero tossire, mentre si metteva con fatica in piedi, e si toglieva i capelli
da davanti gli occhi. Fu quasi buttato a terra di nuovo da una scossa
improvvisa, mentre tutto intorno a lui il cemento crollava e le ciò che era
ancora in piedi si rompeva, ma riuscì a mantenersi in equilibrio e a guardarsi
intorno, nella stradina oscura. Non era poi così abbandonata come gli era
sembrata dall'alto, dato che tutto intorno a lui la gente correva disperata.
"Pikachu," bisbigliò, aprendo lo zaino appoggiato sulle spalle, sopra la
mantella. "Tutto bene lì?"
"Chu."
"Buono a sentirsi. Stai lì per ora. Sono tutti pazzi qua fuori."
E proprio in quel momento si sentì un frastruono sopra di loro e
lui alzò lo sguardo in tempo per vedere un grosso pezzo di edificio stacarsi ed
iniziare a cadere. Con lo sguardo andò alla disperata ricerca di qualcuno in
pericolo e notò una donna che correva proprio nella direzione dell'impatto.
Sembrava fuori di sè dalla paura e totalmente ignara di cosa le stava per cadere
addosso.
Senza pensarci, si buttò la mantella dietro una spalla e fece
uno scatto in avanti, nella direzione di lei, con gli stivali che affondavano
nel terreno. Arrivò quasi a pensare che non avrebbe fatto in tempo prima di
tuffarsi in avanti, disegnando un lungo arco, e di riuscire a prenderla. La
strinse a sè, portandola in salva mentre una tonnellata di detriti e macerie
cadevano proprio nel punto in cui si era appena trovata poco prima. Rotolarono
per diversi metri prima di fermarsi. Lui continuò a proteggerla col proprio
corpo mentre venivano innaffiati di pezzetti di roccia, risultati dell'impatto.
Lui chiuse gli occhi mentre una nuvola di polvere copriva i loro corpi.
"Ancora impegnato a salvare le damigelle in pericolo, Ash? Certe cose non
cambiano mai."
"Misty?" esclamò Ash, e mentre si sollevava su entrambe le braccia, poste ai
lati di lei, e apriva gli occhi per vederla, lo schock e il sollievo inondarono
il suo cuore allo stesso tempo.
Ma a invadergli la visuale furono biondi capelli.
"C'eri quasi," disse Valdera con un umorismo amore mentre si
alzava, spingendolo piano all'indietro, per sederglisi sulle ginocchia.
Sentendosi profondamente a disagio non riusciva a far altro che
a fissarla, mentre lei lo guardava come gli occhi di un ... predatore.
"Valdera ... io ..." Confuso, si dimenticò di quello che voleva dire. Pensò in
fretta, sentendosi sciocco. Io ... beh, è parecchio che non ci si vede,
suppongo."
"Ti faccio sentire a disagio, vero? ... Ash."
Si sentii rimescolare, e balzò all'indietro togliendosi da sotto
di lei, atterrando sullo sporco.
"Non ti ricordo una ragazza che un tempo conoscevi ... ?" I suoi
occhi blu brillavano, consci di quello che sapevano, mentre incrociava le hambe
e si sistemava il mantello, in modo da stare più comoda. "Dimmi .. qual è la
vera ragione per cui mi hai lasciato tre anni fa?"
Un'improvviso scatto di rabbia gli tolse ogni timidezza. "Sai
perché!" Deglutì, mentre si preparava a fare un discorso già detto molte altre
volte in passato. "Non potevo più farne parte ... la Lega ... non ce la facevo
più."
Le rise amaramente. "Dopo tutto questo tempo, ancora menti a te
stesso. Ma non posso biasimarti. Se c'è una che rimane delusa per professione,
beh, ce l'hai davanti ... o almeno, hai davanti metà di lei." Si pettinò una
lunga ciocca vicino alla guancia in un gesto che gli risultò così familiare da
essere doloroso. "Eri un uno stato così catatonico, che non ti importava di cosa
faceva la Lega ... non ce la facevi più, d'accordo ... " Si portò all'improvviso
in avanti, facendosi vicina a lui. "Non ce la facevi più a vedere me che
somigliava tanto alla ragazza che ti aveva fatto male."
Ma invece di allontanarla, Ash riuscì solo a guardarla negli occhi. Mentre
fissava quelle profondità azzurre, percepì qualcosa che non aveva mai sentito in
modo così forte prima. Un calore. La comprensione di ... che cosa? Cosa c'èera
di così diverso in lei, eppure tanto uguale? Era così confuso.
Gli occhi di Valdera si spalancarono, non essendosi lei
ovviamente aspettata quella reazione. E nemmeno lui l'aveva prevista. "Io .."
iniziò, "Io ... non posso crederci." Incredibilmente, un velo bagnato le si
stese sugli occhi. Si mise in piedi bruscamente, facendo svolazzare il mantello
bianco intorno alla vita.
Poi sparì. Il suono dei suoi stivali si andò perdendo in
lontananza e venne inghiottito dai continui vagiti delle sirene e dal frastuono
di edifici che crollavano e dalle urla della gente.
Senza essersi mosso, in silenzio, Ash rimase semplicemente a
guardare l'angolo che aveva appena svoltato. Sentiva di dover provare qualcosa
... senso di colpa? Ma per una qualche ragione pareva la cosa giusta.
"Vally!" chiamò una voce, all'improvviso, interrompendo il
lavoro della sua mente. "Vally, dove stai andando?" Una grossa macchia di colore
blu, con lunghi capelli rossi venne correndo da dietro l'angolo vicino a lui,
poi fermò di botto la sua corsa, quasi scontrandosi con lui.
Ed eccola lì.
"Misty ..."
"A-Ash," balbettò lei..
Ogni cosa intorno a lui sembrò sparire. C'erano all'improvviso milioni di cose
che voleva dirle. Voleva scusarsi. Voleva sgridarla. Voleva gridsare per il
sollievo di vederla sana e salva. Ma più di ogni altra cosa, voleva dirle che -
no, aveva già preso prima la sua decisione, non poteva di nuovo sottoporla a
tutto questo. Ma anche se si era giurato che non sarebbe mai più stato così
egoista da rischiare di volerla ancora, all'improvviso quel giuramento non
sembrava più così importante. In ogni modo, non poteva dire niente, perché si
era come bloccata, e sentiva come se la sua stessa anima fosse nuda davanti a
lei.
E per una qualche ragione, nella testa, un'immagine di Valdera continuava a
giustapporsi a quella di Misty. Cosa provava per lei? Pper entrambe loro?
Passarono gli attimi. Lui guardava lei. Lei guardava lui.
Poi il suono di detriti che si spaccavano sotto il passo di una
persona interruppe il loro silenzio e entrambi si girarono in tempo per vedere
qualcuno che non si sarebbero mai aspettati fosse lì.
"Allora siamo di nuovo tutti insieme," bisbigliò Brock piano, e stava così fermo
sulla strada di fronte a loro, che si intravedeva solo il movimento dei suoi
capelli marroni ritti e del mantello dello stesso colore, scompigliati dal
vento. Gli occhi socchiusi brillavano piano, appoggiati su tratti del viso duri
come pietra. "Credo sia giusto che finisca così, come al tempo in cui tutto
questo è cominciato."
"Brock," disse MIsty con rabbia. Sorprendendo completamente Ash, avanzò con fare
protettivo, bloccando la sua vista col suo corpo. "In nome della nostra vecchia
amicizia, per favore, smettila.".
Ma Ash non riuscì più a stare fermo. Girò intorno a Misty per guardare in faccia
il suo vecchio amico. "Che ti è preso, Brock?" chiese con veemenza. "Che è
successo all'amico che conoscevo, che era per me quasi più un fratello maggiore
che altro ... non eri così prima."
Nel vederlo, Brock strinse ancora di più le labbra. "Sei ancora così ingenuo,
Ash. Sembra che tutti siano cambiati, eccetto te. " Scosse la testa piano, e i
capelli dritti vibrarono appena alla fredda aria cittadina. "Mi chiedo cosa mi
sia successo? La vita, ecco cosa, Ash. Avevo dei sogni anche io, ma a differenza
tua, sono stati tutti distrutti. Allevatore di Pokemon, ricordi? Non dopo che
quella stronza, Ivy, si è assicurata che non fossi più accettabile in quel
ruolo. Mi sono divertito a tornare da lei e a farla soffrire prima che morisse.
Sicuramente se lo meritava dopo quello che aveva fatto. Riunirmi con la mia
famiglia un giorno? Improbabile, visto che la guerra sei è presa tutti i mie
fratelli. E mio padre? Solo un codardo. E il sogno di costruire una famiglia con
la ragazza che mi piaceva nella mia città?" Disse questo fissando Misty. "Non
dopo che ha fatto finta che le piacessi, e poi è scappata col mio migliore
amico, lasciandomi a fissare una nuvola di polvere."
Fu Misty, questa volta, a scuotere il capo. "Non credo fosse come dici tu. Eri
innamorato dell'idea di essere innamorato."
Un aura potete, di color marrone, circondò il suo corpo
massiccio. "Come puoi tu, miserabile donna, sapere cosa provo?" ringhiò, con gli
occhi che gli lampeggiavano. "Una volta pensavo che mi piacessi, ma ora è
diverso. Non provo altro che odio immenso nei confronti tuoi e di tutte le altre
donne, e la voglia matta di usarvi e buttarvi come spazzatura. Tutte voi non
siete niente per me." Si girò verso Ash. "Ma per te ... continuamo da dove
l'abbiamo lasciata a Sud Lavendere ... anche se impazzisci come è successo
allora, non ti servirà ... non accetterò più sorprese."
"Ti sbagli su una cosa," disse una nuova voce, interrompendoli dall'alto.
Ash riconobbe quel timbro ed alzò lo sguardo. Era in piedi sul
tetto di un vicino edificio, ormai caduto, coi capelli blu che svolazzavano al
vento. "Duplica!"
Lei fece un balzo e si unì a loro, il viso rivolto verso Brock,
mentre Ash e Misty le stavano di fianco. "Ora sì che siamo tutti insieme."
Indossava un'espressione seria ma determinata sul viso.
L'angolo della bocca di Brock si mosse appena. "Hai ragione.
Tutto questo non può finire senza la ragazza che ha reso possibile la rottura
tra te e Misty."
"Cosa?" gridò Ash sopreso. Fissò malamente Brock, che stava
cominciando a sorridere in maniera poco piacevole. "Non coinvolgere Duplica in
questa faccenda. Lei è l'unica innocente."
"Ash," disse Duplica, con fare esitante, riguadagnando la sua
attenzione. Gli occhi marroni erano tristi. "Mi dispiace."
"Ma-"
"Le donne sono tutte uguali," si intromise Brock. Fissò a lungo Misty e tirò
fuori qualcosa dal mantello marrone. "Ricordi questo?"
Ash fissò quello che teneva in mano. Era pieno di polvero e
logorato dagli anni, ma riuscì ugualmente a riconoscerlo immediatamente. Rosso e
bianco e col logo della Lega impresso sopra. Un tempo era stato uno degli
oggetti per lui più preziosi. L'aveva perso, nella confusione seguita alla sua
rottura con Misty.
Era il suo berretto..
"Dove l'hai-"
Misty spalancò la bocca al solo vederlo. Gli occhi azzurri iniziarono a velarsi
di lacrime e non potè fare a meno di allontanarsi di un passo. Mentre
inciampava, i capelli rossi le coprirono un lato del viso.
Brock scoppiò a ridere. "Mi chiedevo come avrebbe reagito nel vederti, dopo
quello che le avevi fatto."
"Che le avevo fatto?" Ash andò a stringere Misty per le spalle. Ma lei si liberò
dalla sua stretta con forza e si allontanò ancora, singhiozzando, e gli occhi
pieni di larime ora lo guardavano, ricordando quel duro tradimento. "Misty!"
Ma lei si limitò a scuotere la testa in silenzio e cadde a terra
in ginocchio. Una luce debole cominciò a circondarla.
La temperatura dell'aria scese rapidamente.
Ash si girò di nuovo verso Brock, e nonostante si ricordasse che
quello era stato il suo miglior amico, la rabbia cominciò a fargli bollire il
sangue. "Che le hai fatto?"
"Non è divertente come il più semplice degli oggetti possa far
ricordare così tanto alla gente?"
"Ricordare cosa?" Gli occhi tornarono di corsa su Misty.
Sembrava in stato catatonico mentre sedeva lì, gli occhi pieni di un ricordo di
chissà quale crudeltà, che solo lei poteva vedere. Ora le lacrime le macchiavano
le guancie, e le braccia giacevano ai lati del corpo, dimenticate. Il vento
severo che spazzava nella città sembrò diventare più freddo di secondo in
secondo e il cielo percorso dai fulmini sopra di lore iniziò a esprimere il suo
rumoroso disappunto, con la promessa di una nuova tempesta.
Il sorriso di Brock sembrò allargarsi ancora di più mentre li fissava. Il
cappello di Ash si disintegrò nelle sue mani, diventando polvere nera e volando
via col vento. "Sei stato tu."
CONTINUA ... |
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Capitolo 14 *** Parte 13 - Risoluzioni - 2 ***
Pokemon Master
Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per
il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale
al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm
Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Parte 13 - Risoluzioni - seconda parte
"No, non ti credo!" rispose lui con rabbia, mentre cadeva in ginocchio davanti a
Misty. "Non ho mai fatto niente per farti del male, Misty." Le prese le mani
fredde. "Io non farei mai-"
Oscurità. Nero. Ombre.
D'improvviso lui sgranò gli occhi e si ritrovò immerso in un mare nero e vacuo.
Sentendosi profondamente confuso, si fissò le mani, ora vuote, poi alzò gli
occhi. Sembrava che si fosse svegliato in un posto dove c'era solo la notte -
con gli occhi non vedeva niente intorno a lui. Nulla se non un freddo etereo che
stava lentamente entrando nelle sua pelle, fino alle ossa.
Dov'era lei? Si fermò e si guardò di nuovo intorno. Forse una domanda migliore
era, dove si trovava lui?
La risata sinistra e infantile di qualcuno echeggiò dietro di lui e Ash si girò
di scatto, preso di sorpresa da quel suono.
Nulla. Solo l'orizzonte nero.
La risata echeggiò ancora e lui girò di nuovo la testa, nella direzione in cui
stava guardando prima. Questa volta la vide. In lontananza, una bimba piccola e
carina con capelli rossi annodati ai lati della testa, con indosso un vestito
giallo, stava sparendo nell'oscurità. Non doveva avere più di cinque anni.
E gli pareva di conoscerla.
"Misty?" esclamò, estremamente sorpreso. Sembra lei ... o almeno, una sua
versione molto più giovane.
La ragazzina si fermò e lo guardò con grossi occhi blu. Le sue pupille si
dilatarono nel vederlo. Si affrettò ad alzare la gonna quel tanto che bastava
per correre via.
"Misty, aspetta!" Non capiva nulla, ma aveva sperato di poter ricevere una
qualche risposta. Dopo essersi aggiustato sulle spalle il mantello e lo zaino,
cominciò a inseguirla.
Mentre correva, si chiese senza troppo pensarci in che posto si trovava. Era
strano. Anche se non si distingueva assolutamente alcun contorno nell'oscurità,
e l'ambiente non era che un nulla sterminato, riusciva a correre come se stesse
su un pavimento. Rise un poco a quel pensiero. Sfortunatamente, anche la
ragazzina riusciva a correre.
Tuttavia, sembrava che il vuoto nel quale si trovavano stesse iniziando a
illuminarsi ... e a solidificarsi. Senza nemmeno comprenderlo bene da principio,
si trovò tutto d'un tratto in mezzo a una foresta. E non una foresta qualunque,
notò. La foresta di Vividian. Una foresta di Vividian più giovane. La foresta di
Vividian della sua infanzia.
Ora, mentre correva, pestava foglie secche ed erba, e sottili fasci di luce
solare filtravano giù, dall'alto manto arboreo, fino alla foresta sottostante.
Il dolce profumo della terra e dell'erba si fecero gradualmente riconoscere dal
suo naso. Ma nonostante tutti i suoi sensi gli dicessero che stava correndo
nella vecchia foresta, il suo udito non gli dava la stessa impressione. Non
sentiva nulla della vita di una foresta, alcun suono che la indicasse come
popolata. Come se non fci fosse un solo essere vivente in giro. Sentiva solo i
suoni che lui stesso produceva. Sentendosi a disagio al pensiero, si tolse dei
rami dagli occhi con un braccio, mentre la'ltro teneva le pieghe del suo
mantello e lo zaino ben dietro.
Quando l'ultimo cumulo di fogliame gli andò via dagli occhi, la bambina era
all'improvviso davanti a lui, lì in piedi, in attesa. Incrociò le gambe con
disperazione e scivolò di lato, col mantello che volava dietro di lui. Riuscì a
fermarsi giusto davanti a lei, a meno di un metro di distanza.
Grandi occhi blu lo fissarono, senza muoversi, nonostante la sua testa arrivasse
solo a metà della sua coscia. Le piccole mani erano ferme sui fianchi, sopra il
vestito giallo, e con le labbra faceva una smorfia carina. "Signore, perchè mi
stai ceguendo?" La sua voce infantile era parecchio irritata.
Sentendosi all'improvviso imbarazzato, Ash sgranò gli occhi e si grattò la
testa. "Uhm ... ehm. Volevo solo .. chiederti ... qualche domanda." Da vicino,
la somiglianza della bambina con Misty era stupefacente. Doveva essere lei .. da
bambina. Solo una cosa era diversa. I capelli rossi della bambina presentavano
un lungo ciuffo biondo oro, a destra del viso.
Una delle sopracciglia sottili della bambina si alzò dubbiosa. "Domande?"
Pensò in fretta. "Mi ... sono perso. Puoi dirmi dove sono?"
La bambina lo guardò sospettosa. "Mia mamma mi ha detto di non parlare con gli
etranei ... ma tu non fai paura da vicino." Si guardò di lato un paio di volte
poi tornò su di lui. "Siamo nella mente della mia amica," disse piano, in tono
cospiratorio.
"La tua amica?"
"Sì. Non è molto felice. Felice come me. E' triste sempre." La bambina abbassò
gli occhi, un'espressione infelice sul suo visino.
"Come mai?"
"Lunga stoia." Poi alzò lo sguardo, e gli occhi le si illuminarono di nuovo. "Ma
era felice prima! Vuoi vedere?"
"hm-"
La bambina si girò di scatto, facendo segno con le piccole mani. Ash fu sorpreso
di vedere che erano gli stessi gesti che Misty faceva quando usava le su abilità
elementali. Ma era ancora più sorprendente vedere che la foresta iniziava a
sparire e diventare qualcosa di diverso. La terra si spaccò in due e l'acqua
cominciò a scorrervi in mezzo a formare un lento fiume in movimento. Il suono
dell'acqua diventò sempre più violento e costante. Quando Ash sgranò gli occhi,
vide Misty lì, dodici anni, seduta sulla riva, a pescare in un giorno di tanti
anni fa. Aveva un'espressione di pace, ma dietro la facciata percepiva la sua
solitudine.
La sua canna pescò in quel momento un Ash di dieci anni. Sorpresa, studiò la
figura fradica e scomposta che aveva portato a riva. Dopo una serie di eventi,
che includevano una sgridata per il Pikachu stanco e a pezzi che aveva visto
nelle sue braccia, finì con Ash che le rubava la bicicletta, e Misty che gli
gridava dietro, imbufalita.
Ash fece una smorfia dispiaciuta al ricordo.
Ma la bambina che lo guardava stava ridendo. "Non sembra, e non ha capito
neanche lei, ma le piaceva quel bambino e il suo pikachu .... ma non quando ha
preso la bici!" Ridacchiò, un suono raggiante.
Era così contagioso, che persino Ash rise.
"Ora in questa capice una cosa sul bambino." Muove di nuovo le braccia e questa
volta, si trovano in una normale foresta. In questa scena, un Ash di dieci anni
affronta per la prima volta, col suo nuovo caterpie, il Team Rocket. Misty,
dodici anni, assiste.
"E questa ... " La ambina dà vita a un altro ricordo, e poi a un altro. Ash ride
mentre ricordo le varie scaramucce e avventure che avevano vissuto, riportate
alla vita dalla piccola Misty davanti a lui. Alla fine, c'erano alcune immagini
di lui e Misty che lottavano in fondo a Victory Road, ognuno con uno sguardo
feroce sul viso, pieni di lividi entrambi. Lui aveva persino un occhio nero.
Naturalmente, prima di ammettere che si piacevano, dovevano picchiarsi a morte.
"Ma è stato il bambino a falla diventare triste," disse la bambina
all'improvviso, piano, mentre le sue immagini sparivano come fumo al vento.
Un tuono risuonò feroce in lontananza nel cielo e le ombre caddero improvvise su
di loro, tagliando via la luce. Stupito dall'improvviso cambiamento, Ash alzò lo
sguardo e vide grosse nuvole nere che non c'erano prima nel cielo chiaro,
passare sopra il sole dorato, coprendolo come una mano copre la fiamma di una
candela. Erano tornati nel mondo presente ... un mondo coperto di ombre. Un
vento gelido faceva volare i lembi del suo mantello e sentiva i capelli
scompigliarsi, muoversi a ritmo delle foglie tremanti sugli alberi e dei
cespugli intorno a lui.
I suoi occhi tornarono sulla bimba, preoccupati. Stava in piedi, con lo sguardo
rivolto al cielo oscurato, la pelle pallidissima. C'era una nuova spaventosa
oscurità nei suoi occhi mentre le nuvole nere si riflettevano in quelle pozze di
cielo. Il suo vestito giallo non era più luccicante, ma si era oscurato, per
essere del,lo stesso colore della desolazione intorno a loro. I capelli rossi
vivaci erano ora scuri come il sangue che scorreva e il ciuffo su di essi, era
bianco come la più fredda delle nevi.
Senza un'altra parola, fece un nuovo movimento, si fermò, poi lasciò che le
braccine senza forza le cade4ssero lungo i fianchi. Ma questa volta gli occhi
blu brillarono di un bianco artico pur nelle ombre dipinte in essi dal cielo
ombroso sopra di loro. Mentre l'immagine che richiamava veniva alla luce, Ash si
allontanò di un passo, con un mano che copriva gli occhi dal vento che soffiava
ora furiosamente.
L'oscurità emise una luce improvvisa e poi si materializzò. Misty, diciotto
anni, era ferma sulla riva erbosa mentre un Ash, di età corrispondente, fissava
le violente onde del lago schiantarsi, con la schiena rivolta a lei. Il vento
freddo e rigido soffiava senza fermarsi, disordinando i loro vestiti, facendo
persino venire i brividi. Il cielo era totalmente grigio e non passava un solo
fascio di luce.
"Ash?" C'era uno sguardo sempre più confuso sul viso di Misty. "Pensavo ...
volessi vedermi."
L'altro Ash si girò. "Ciao Misty." Passò qualche altro secondo prima che girasse
completamente la testa, guardandola da dietro la spalla, offrendole un sorriso
triste, col vento che gli scompigliava i capelli neri e li faceva andare sopra
gli occhi marroni. "Io .. volevo solo parlarti."
Uno sguardo preoccupato apparve sul viso di lei. Lei gli andò incontro di corsa
e gli prese un braccio. "Cosa c'è che non va?"
Lui sembrò irrigidirsi al suo tocco, poi sospirò, come rassegnato. "Nulla
davvero .... è solo che ... da quanto stiamo insieme?"
A quella domanda, Misty si allontanò di un passo, lasciandogli il braccio, come
se fosse diventato un serpente. Uno spaventoso sospetto iniziò a farsi largo nel
suo sguardo. "Cosa ... cosa stai cercando di dire?"
"Niente ... oh, solo che ... penso di aver bisogno di stare da solo. Sai quando
sei andata a visitare le tue sorelle a Cerulean un paio di mesi fa? Ecco, penso
di aver bisogno anche io di stare da solo."
"Vuoi ... vuoi lasciarmi?"
"Solo per un po'."
L'Ash che guardava la scena non poteva più rimanere zitto. "Ma che diavolo? Non
è mai successo!" Guardò la bambina, come a chiedere conferma. "Io non mi
ricordo! E' totalmente sbagliato!"
Ma la bambina non rispose - stava ancora guardando la stessa scena che si
svolgeva. Misty ora si stava allontanando dal suo alter-ego, che era tornato a
guardare silenzioso le onde infrangersi. Una singola lacrima, non vista, come a
chiedere perché, fu fatta sparire rapidamente con la bocca.
Ash scosse la testa e continuò a parlare, "E' ... falso .."
"Beh, per forza è falso."
Sentendo quella voce senza inflessioni, Asyh alzò lo sguardo e vide Sabrina in
piedi, col mantello viola chiaro e i capelli verdi e lunghi incredibilmente
fermi, nonostante il vento. Le foglie che volavano intorno a loro sembravano
attraversarla come se non fosse solida .. lei o le foglie.
Lui socchiuse gli occhi. "Che vuoi dire?"
Come se non lo avesse sentito, continuò a parlare con quella sua voce senza
emozioni. "Ma in fondo, quel che ricordi tu nemmeno è corretto." Senza troppa
cura fece volare una mano in aria. Apparì rapida un'immagine, di lui e Misty sul
lago, lui in ginocchio che le chiedeva di sposarlo. Con lo stesso movimento, la
fece sparire con una movenza di mano.
Confuso, Ash scosse la testa con forza, mentre inconsciamente faceva un passo
all'indietro. "Non è vero. Ricordo quel giorno come fosse ieri."
Per la prima volta in anni, o almeno così pensò Ash, Sabrina sembrò provare
un'emozione. Uno strano mezzo sorriso più triste che divertito. "Saresti
sorpreso di quanto possano essere inaffidabili i nostri ricordi, specialmente in
momenti di grande stress."
Numerosi eventi cominciarono orribilmente a trovare il loro posto, nella sua
testa. Nella tempesta di pensieri, tutto quello che riuscì a fare fu chiedere,
con voce debole, "Non mi importa di me, ma cosa hai fatto a Misty?"
Annuì davanti alle immagine che la bambina dai capelli rossi stava ancora
guardando. "Le ho alterato i ricordi ... le ho fatto credere che ti stessi
allontananda da lei giornon dopo giorno." Disse, come se stese parlando del
tempo.
"Perchè?"
Gli occhi luminosi di Sabrina si incollarono ai suoi. "Perchè il sole brilla?
Perchè le ombre sono scure? Perchè l'acqua è bagnata? Perchè le rocce sono dure?
Perchè è così. E' destino. Senza dolore, non c'è incentivo a crescere. La
separazione vi ha costretti a diventare più forti. O diventavate più forti o
morivate. O diventavate più forti o lasciavate morire il mondo."
La rabbia fece brillare gli occhi di lui d'oro. "E' stato tutto un gioco per te,
non è vero? Beh, ho delle novità per te. Non me ne frega niente di questo mondo!
Può andare all'inferno, a cui io e te apparteniamo!"
Sabrina lo fissò, per niente scomposta. "Non è vero. Ci tieni molto a questo
mondo. Alle persone che ami. E ai pokemon. Essere ferito come lo sei stato può
averti fatto pensare una cosa diversa, ma pensa a tutto quello che hai fatto
negli anni passati."
Ash le offrì un sorriso ironico e debole. "Ucciso un mucchio di persone."
"Per proteggere quelle a cui tenevi."
Ash la interruppe con un gesto deciso della mano, e alcune delle foglie intorno
a lui si disintegrarono alla forza della sua rabbia. "Come ho detto, difendimi
quanto ti pare, ma io so chi sono. Sono pazzo! C'è qualcosa dentro di me che
vuole distruggere le cose che amo tanto quanto voglio salvarle." Guardò di nuovo
la ragazzina. "Quello che voglio sapere è perchè, se tu hai fatto solo sembrare
che ci stessimo allontanando, mi odia così tanto?"
Sabrina seguì il suo sguardo ancora una volta. "Osserva."
Ash notò che la scena che la bambina stava ora guardando era cambiata ancora una
volta. In essa, Misty vagava per la foresta, con un'espressione determinata e
preoccupata sul viso. Sembrava distrutta, come se non avesse dormito da giorni.
La pelle era pallida, i lunghi capelli rossi spettinati, con alcune ciocche
sfuggite alla coda che le cadevano sugli occhi, gonfi. I vestiti sembravano
messi addosso di fretta, come se non le importasse di cosa indossava - un paio
di jeans spiegazzati e un maglione blu poco curato.
"Hurgh?" brontolò il suo Starmie curioso, mentre le stava di poco sopra, in
aria, mentre la seguiva a breve distanza.
"Andiamo a trovare Ash, Starmie." rispose lei, senza distogliere gli occhi da
davanti, mentre si districava fra alberi, cespugli e rocce. "Sono preoccupata
per lui." Chiuse gli occhi per un attimo, poi li aprì. "Non è più in sè da un
po' di tempo a questa parte. E' come se volesse evitarmi. E ora è sparito da due
giorni ...."
"Hurgh..."
"Sì, so che è abbastanza grande per prendersi cura di se stesso, anche se
conoscendolo, non è una scusa che tenga," disse secca, anche se con un
senso di frustrazione. Si scostò una ciocca dalla guancia, poi si fermò per
inserirsi nel sentiero che di solito Ash percorreva, dietro due grossi alberi e
varie pietre di medie dimensioni. "Io-io mi chiedo solo cosa abbia potuto
trattenerlo tanto da non aver tempo di vedermi ... " Si strofinò gli occhi con
il dorso della mano. "Cioè, cos'ho fatto di male?" Poi sorrise piano fra sè,
anche se sembrava più triste che divertita.
Mentre guardava la scena svolgersi, Ash poteva solo rimanere in silenzio, col
petto che gli si comprimeva. Quando era successo questo? Non ne aveva idea.
Sapeva solo che si sentiva malissimo per Misty. .
All'improvviso si sentirono, nel fogliame e provenienti dalla radura, delle voci
e Misty si fermò rapidamente, e ovviamente aveva riconosciuto quelle voci.
Anche Ash le aveva riconosciute. Era lui. E un'altra ragazza.
Ridevano piano fra loro. "Ma che bello," disse la ragazza. "Mi piace andare in
campeggio."
"Beh, sai che devo andare a Indigo Plateau la prossima settimana, pensavo
sarebbe stata una bella idea."
Misty sgranò gli occhi anche se il suo viso non mutò di espressione mentre si
avvicinava per guardare meglio da uno degli alberi che le coprivano la vista,
accucciandosi. Ai piedi della collina c'era una piccola radura dove era piantata
una tenda, e vicino vi era un fuoco che bruciava, lentamente.
Nella scena, Ash e una ragazza dai capelli blu sedevano l'uno di fronte
all'altra, a gambe incrociate, e le loro ginocchia si toccavano.
Duplica? Era scioccato. Più che scioccato. E quello laggiù doveva essere lui.
Ma se era sorpreso, non sembrava invece che lo fosse la Misty nella scena. Aveva
addosso solo un'espressione spaventosamente vuota. Se i suoi occhi non fossero
stati aperti, sarebbe sembrata come addormentata. Lo Starmie dietro di lei si
fermò totalmente.
Ash e Duplica risero di nuovo per qualcosa. Il suo cappello L'aveva messo sopra
la testa di lei ed era carina mentre lo indossava.
E poi si baciarono.
Misty si alzò in piedi, si girò, e se ne andò in silenzio.
La scena sparì.
La bambina cadde a terra, piangendo, con la faccia nascosta nelle mani.
Ash si sentiva intorpidito. "Niente ... NIENTE di tutto questo è mai accaduto."
disse, senza alcun tono. Poi, mentre assorbiva quello che aveva appena visto,
sentì qualcosa crescere dentro. Sentì la morsa nel suo petto farsi più stretta,
i palmi delle mani iniziarono a fargli male mentre stringeva sempre più i pugni
e le unghie si conficcavano nella carne, con gli occhi che bruciavano.
Quel qualcosa che sentiva era rabbia. Pura furia.
Un tuono risuonò nel cielo e strisce di fulmini blu spaccarono il cielo
nuvoloso. Iniziò a piovere, e il vento soffiava quasi orizzontalmente sulle cime
degli alberi. L'aria diventò densa a causa delle foglie che volavano in giro e
dell'acquazzone che aveva trovato spazio per scendere attraverso il manto
erboso, bagnando tutto ciò che si poteva vedere.
Si girà di scatto, e l'aria intorno a lui si rompeva a causa dell'oscura
elettricità, un'elettricità nera che ora il suo corpo stava liberando senza
controllo. Le foglie svolazzanti e la pioggia si disintegravano, entrando in
contatto con l'aura che lo copriva.
In totale contrapposizione, Sabrina lo guardò calma, con le mani dietro la
schiena, noncuranti.
"Come ti sei PERMESSA." I suoi avambracci si alzarono di loro volontà, i gomiti
si attaccarono ai fianchi e i pugni iniziarono a brillare nell'oscurità che
stava loro attorno, neri anch'essi, ma luccicanti di fulmini repressi.
Gli occhi di Sabrina guardarono solo per un attimo le sue mani, poi tornarono
sulla sua faccia. "Per quanto quella scena abbia aiutato il destino, credo di
non poterne prendere una personale responsabilità." Guardò dietro di lui e la
sua figura si illuminò un poco, con gli occhi che brillavano di giallo. E lui
sapeva che stava usando le sua abilità psichiche.
Lui si girò e vide che la scena che la ragazzina aveva creato tornò a
presentarsi, e a continuare da dove si era interrotta, dopo che Misty se n'era
andata.
Ash e Duplica non si baciavano più. Infatti, Duplica sembrava piuttosto
contrariata.
Qualcuno uscì da dietro la tenda. Qualcuno alto con lunghi capelli dritti e
marroni, con la pelle scura, che indossava abiti marroni, da campeggio. Gli
occhi sottili nascondevano appena il brillio di soddisfazione.
"Devo dirlo, sei stata piuttosto brava," disse Brock a Duplica con un sorriso.
Si portò una mano sopra gli occhi per osservare la cima della collina, da dove
Misty aveva guardato la scena, ma da cui era ovviamente da tempo sparita. "Penso
l'abbia bevuta."
'Ash' sparì all'improvviso, diventando un sasso piccolo, violaceo e simile a un
ameba. Duplica si mise in piedi. Non ci si poteva sbagliare ora. Era furiosa.
"Non riesco a credere che tu possa esserne così felice," sbottò, guardandolo.
"Hai appena fatto molto male alla ragazza che mi hai detto di amare."
Brock si limitò a scuotere la testa, con un 'espressione divertita sul viso. "Non
capisco perché sei arrabbiata. Anche tu ami Ash, no? Ora puoi averlo.
Duplica sembrava solo più disperata. Poi un orrore crescente le crebbe negli
occhi mentre fissava Brock, che le sorrideva a malapena, mentre capiva cosa
aveva appena fatto. "Non so come mi sono fatta convincere a fare questo. Se
avessi davvero amato Ash, avrei voluto che fosse felice." Mentre il suo cosino
le saliva sulle spalle, iniziò a girarsi, determinata. "Metterò fine a tutto
questo ..."
"Perfetto, confessa cosa hai fatto. Ma anche dopo che saprà perchè l'hai fatto,
credi di essere pronta a vedere Ash che ti odia?"
Quelle parole la fecero fermare. Gli occhi marroni erano pieni di lacrime. Che
ti è successo, Brock?" chiese piano, ma era una domanda retorica e non si girò a
guardarlo. "C'è qualcosa di sbagliato ihn te." Si mise una mano sulla fronte, ma
poi si fermò sentendovi qualcosa lì. Il capello di Ash, lo indossava ancora.
Sentendosi improvvisamente disgustata di se stessa, se lo tolse di scatto e lo
buttò a terra, poi corse a immergersi fra gli alberi, con una lacrima che le
cadeva giù da una guancia.
Brock la guardò scappare per un momento. Poi, scuotendo ancora la testa, gli
apparve uno sguardo confuso sul viso. "Cosa mi è successo? Non lo so," rispose
all'aria, l'unica rimasta ad ascoltarlo. Poi il suo guardo si indurì mentre
guardava il punto in cui Duplica aveva fatto cadere il suo cappello. Ci passò
accanto e lo prese.T
La scena sparì di nuovo.
Ad Ash sembrava che il mondo fosse stato messo sotto-sopra. La sua rabbia era
sparita ed era stata rimpiazzata da una sensazione di puro intorpidimento.
Vagamente, sentiva la pioggia che gli passava fra i capelli bagnati,
appiattendoglieli contro la testa, ora che l'acqua era libera di colpirlo.
Brock che li tradiva. Duplica che lo amava. Brock che li tradiva.
Duplica che lo amava.
Ma che diavolo? Non si meritava nemmeno di essere amato.
Brock che li tradiva.
C'era qualcosa di sbagliato. Non poteva essere vero.
Sabrina rispose a quel pensiero. "E' vero invece. Come pensi che io sia rimasta
coinvolta? Ha chiesto il mio aiuto, e io sapevo che sarebbe venuto da me?
Si girò di nuovo verso di lei. "E naturalmente, tu l'hai aiutato."
"Naturalmente."
I suoi pensieri tornarono a Brock. Per tutto quel tempo, aveva pensato a Brock
come a un amico. Come tutti i suoi amici, li amava, combatteva per loro, li
difendeva, voleva loro bene. L'amicizia era una delle poche cose in cui credeva
davvero, infatti era stata l'unica cosa a cui aveva creduto, in tempi in cui
tutto il resto era perduto.
Ma l'amicizia non poteva essere a senso unico. L'amicizia era una relazione
biunivoca, proprio come l'amore - infatti, era solo un tipo diverso d'amore.
Proprio come un amore tormentato non poteva sopravvivere, un'amicizia tormentata
faceva la stessa fine.
Si sentiva tradito.
E doveva sentirsi così. Era 'stato' tradito. In una parte del suo cervello,
crebbe l'orrore. Un nuovo sentimento verso il suo vecchio e più fidato amico di
un tempo. Era odio?
Ma poi la parte razionale del suo cervello interferì. Se era odio, di di certo
non era immeritato. Pensò a tutto quello che era successo. A quello che Misty e
gli altri gli avevano detto tutto il tempo. Ma la sua lealtà lo aveva reso cieco
tutto il tempo e gli aveva nascosto la verità.
Rise piano di se stesso. Solo in un mondo come questo una lealtà senza confini
era un difetto.
Brock non solo aveva distrutto la sua relazione con Misty, l'amore della sua
vita, tutti quegli anni prima, ma aveva cercato attivamente di ucciderlo, non
una volta, ma ripetutamente. Non c'era nemmeno da domandarselo. Brock lo odiava.
"Ma naturalmente, come sai ora, nemmeno a te sono state risparmiate delle
manipolazioni psichiche," disse Sabrina, rompendo i suoi pensieri. "Non pensavo
che in un qualche modo saresti riuscito a proteggerti da esse."
Con crescente disagio, Ash si concentrò sugli occhi di lei, che sapevano così
tanto. "Cosa vuoi dire?" chiese.
"Pensaci. Se solo Misty ti avesse lasciato, perché l'avresti odiata e ti saresti
sentito tradito da lei per così tanti anni? Al contrario, un tuo nuovo contatto
con lei avrebbe dovuto facilmente farvi ricordare il vostro amore, le vostre
anime avrebbero dovuto ricordarlo almeno, se non le vostre menti."
"N-non lo so." Ma aveva paura di saperlo invece. Nel più oscuro recesso della
sua mente, si alzarono ricordi dimenticati., Ricordi dimenticati che sapeva che
in un qualche modo lo aveva spaccato in mille pezzi già una volta.
"Come è labile la mente umana. Quando qualcosa fa troppo male, a tal punto che
la mente sa di non potersi riprendere nel saperla, prova a dimenticarla. A
coprire la verità. Misty non era l'unica fra voi a essere testarda. Quando se
n'è andata, tu non ti sei arreso, vero?
"Io ... io ... non ricordo."
Come se nemmeno avesse sentito quella dichiarazione fasulla, Sabrina continuò.
"Ma certo che non ti sei arreso. Stiamo parlando di quel 'Ash', ricordi? Un
tempo campione della lega Pokemon. No ... tu l'hai trovata."
E così quei ricordi dimenticati esplosero dentro di lui, dai recessi della sua
mente.
Chiuse e riaprì gli occhi.
Una figura si materializzò improvvisamente davanti a lui. Misty. I suoi occhi
avevano un aspetto che lo spaventava sin nel profondo. Non era rabbia o
scocciatura. Erano stranamente indifferenti. E fu allora che si rese conto che
c'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Avrebbe potuto subire la rabbia di
centinaia di Misty, perchè questo significava che era normale. Ma questa
indifferenza ...
"Perchè mi hai seguito?" chiese Misty a basa voce. Indossava il mantello blu da
viaggio, un nuovo che svolazzava sciolto al vento. un piccolo zaino marrone era
appeso a una spalla. I lunghi capelli rossi sembravano più scuri di sera; li
teneva sciolti sopra le spalle e la schiena, ed era assai diversa da quando li
portava in una coda. Sembrava più matura, più bella. Inavvicinabile.
La foresta intorno a loro era calma.
Proprio come tutti quegli anni prima, Ash rimase spiazzato, come se questo fosse
tutto uno scherzo. Guardò i propri vestiti, e non era più il mantello nero di
Pokemon Master che indossava, ma quello marrone da viaggio che aveva avuto prima
della guerra. Persino la pioggia battente era sparita, e anche se si trovavano
ancora in una foresta, non si trattava più di quella di Viridian, ed era sera,
con la luna che li illuminava dall'alto, attraverso gli spazi lasciati dai rami
di fogli molto sopra di loro.
Si ritrovò a dire le battute che conosceva. "Perchè te ne vai? Perchè sei
partita? Non capisco."
I suoi occhi acqua lo guardarono con la vitalità di due zaffiri inanimati. "Vado
via. Per vivere la mia vita."
"Ma io pensavo ... io ti amo. Tu hai detto che mi amavi. Per cui, perchè te ne
vai? Siamo una squadra."
Lei scosse la testa, il viso ancora indifferente. "Amore. E' una parola forte.
Eravamo così giovani, sapevamo almeno cosa voleva dire amore?" Lo guardò dritto
negli occhi, lo sguardo piatto. Si rispose da sola. "Non penso lo sapessimo. Ci
piaceva fantasticare, era tutto un gioco da bambini. Abbiamo semplicemente preso
l'amicizia per qualcosa di più. Siamo più grandi ora, e abbiamo capito. Siamo
adulti ... " Si fermò. "Almeno io lo sono ... tu sei ancora un bambino ..."
Un profondo dolore rimpiazzò la sua confusione. "Solo un bambino?" bisbigliò.
Senza sentirlo, lei andò avanti, "Un giorno capirai che non mi ami nemmeno,
quando saprai cos'è l'amore ... proprio come non ti amo io." Si interruppe. "Chi
lo sa? Forse quel giorno per te è già passato."
Il mondo gli stava rapidamente scivolando da sotto i piedi. "Ma ... quando hai
deciso questo? Forse stai andando troppo di fretta." Si rimangiò l'orgoglio,
qualunque cosa pur di teneral con lui. "Per favore, torna indietro con me, e
forse riusciremmo a farla funzionare. Io la 'farò' funzionare. Ti proverò che
non abbiamo confuso l'amicizia per amore. E naturalmente, 'siamo' prima amici
prima di tutto, ed è questo quello che finora ci ha fatto andare d'accordo. Per
noi, torna indietro, almeno per un paio di giorni, tempo che ci pensiamo."
"Non penso proprio," disse lei calma. Scostò lo sguardo dagli occhi di lui, e si
spostò una ciocca ribelle dalla guancia. "E poi ... ho incontrato una persona,
quando sei stato via l'ultima volta."
Il suo petto si rattrappì. Prima per l'incredulità, poi per la rabbia. Una
rabbia che gli crebbe dentro così velocemente che non sapeva nemmeno se si era
mai sentito tanto arrabbiato prima. "Allora tutti questi discorsi sono tutta una
scusa, per lasciarmi per questo nuovo tizio." Rise amaramente fra sè e sè. "Uno
più grande suppongo, dato che dici che sono solo un bambino. Chi se ne importa,
vero, che nella mia breve vita ho raggiunto più traguardi di quanti questo tipo
probabilmente riuscirà mai a raggiungere in dieci esistenze. Beh, suppongo di
essere io lo stupido." La fissò duro, e ancora lei non lo guardava negli occhi.
"Allora, chi è questo ragazzo misterioso per il quale mi stai scaricando come
una vecchia pezza che non ti diverte più? Perdonami la torbida curiosità."
Misty si limitò a dargli le spalle, mentre si sistemava meglio lo zaino sulle
spalle. "Non tiriamola oltre, rendendoci spiacevole la cosa più di quanto già
non lo sia. Possiamo ancora lasciarci come amici."
"Oh, la frase 'solo amici', ora? C'era da aspettarselo." Gli occhi di lui si
assottigliarono mentre guardava la sua schiena. "Ma risparmiatela. Un amico non
dà le spalle a quello vecchio quando ne spunta uno nuovo. Un amico non abbandona
gli amici. Se te ne vai, siamo come estranei. Anche se da come ti comporti,
suppongo fossi stata sempre un'estranea, solo che non me ne ero mai accorto."
"Addio." Misty iniziò ad andare via.
"Aspetta," ringhiò lui. Le corse dietro e le si fermò davanti, tirando fuori
qualcosa da una tasca del mantello. "Ti avrei dato questo un giorno, solo che
non ho mai trovato il coraggio, anche se ora non ce n'è motivo. Ma penso ancora
che dovresti averlo tu."
Lei lo guardò inespressiva.
Lui tirà fuori una scatoletta e la aprì, a rivelare un anello, un diamante blu
perfetto incastonato nel circolo d'oro. "So che non lo metterai, ma tienilo,
come segno dell'amicizia che una volta avevamo. Puoi persino buttarlo più tardi
se ti va, così da non dover mai pensare a me, ma almeno io so che ti avrò
dimostrato che il tempo passato insieme ha significato qualcosa per me." Poi si
spostò dalla sua strada e le girò le spalle. La voce di lui diventò sempre più
scura, come la sua espressione. "Ma dopo questo, è vero quello che ho detto.
Siamo estranei. Addio."
E quando lei se ne fu andato, lui cadde in ginocchio sul terreno pieno di foglie
della foresta. Non sapeva nemmeno come avesse fatto a resistere così tanto, ma
il dolore iniziò lentamente ad uscire. Non c'era più rabbia a pervaderlo, come
un anestetico. "Solo un bambino ... " bofonchiò con voce rotta fra sè e sè
mentre fissava il fogliame per terra. Gli occhi gli bruciavano.
Tutto quello che sentiva dentro era vuoto.
Chiuse gli occhi, poi li riaprì.
Non fu sorpreso di ritrovarsi di nuovo nell'oscuro paesaggio onirico. La foresta
di Viridian di prima, la pioggia ancora battente, le foglie ancora a volare
intorno a lui come potente vento artico.
Era tutto un errore.
Misty non l'aveva rifiutato come aveva creduto allora, ma aveva solo cercato di
salvarsi da chi credeva che lui fosse. Non c'era alcun ragazzo misterioso.
Infatti probabilmente stava parlando di Brock, dato che sapeva che era andata da
lui, ma come amici. E naturalmente aveva dubitato che si trattasse di qualcosa
di più.
Lei aveva mentito a se stessa.
Ma ora che sapeva la causa di tutti i problemi, e sapeva del ricordo gelosamente
nascosto dalla sua mente che lo aveva assalito, non era più capace di provare
dolore. Invece sentiva sollievo, la prima vera felicità in cinque anni.
Si girò verso Sabrina, che per tutto il tempo lo aveva guardato sotto la
pioggia. Poi si girò verso la bambina che ancora stava per terra, davanti a lui,
singhiozzando piano fra sè e sè, e la si sentiva appena oltre il soffio del
vento e il grido dei tuoni.
Sentì un'ondata di nuova determinazione. "Non mi importa di cosa pensi, Sabrina,
ma ora che so cosa è successo, niente mi fermerà dal sistemare le cose." Il suo
sguardo si fermò brevemente su di lei. "Nemmeno tu."
Sabrina alzò le mani e le portò in avanti, come in segno di resa.
Incredibilmente, sorrise, ed era un sorriso ero. Sembrava quasi sbagliato su un
viso sempre tanto serio. "Ma certo che no, Ashura. Ti auguro buona fortuna."
Esitò appena. "E, se può essere d'aiuto, mi dispiace. Per tutto." La sua figura
brillò di bianco e sparì.
Senza fermarsi, ritornò con lo sguardo sulla ragazzina. Avanzò piano, sentendosi
ora insicuro, quando neanche un attimo prima era stato tanto deciso. Tutto
quello che sapeva è che per raggiungere Misty, doveva usare questa strana
versione di lei, questa immagine carina della sua infanzia.
Al suono bagnato dei suoi passi, la bambina si riprese, poi alzò lo sguardo per
vederlo. I capelli, resi più scuri dalla pioggia, erano spiaccicati sul viso.
Mentre lo vedeva avvicinarsi, nei suoi occhi apparve chiaro che l'aveva
riconosciuto. Salto in piedi e si allontanò da lui, e tutto il tempo la furia
cieca cominciava a macchiare il bel visino.
Lui si fermò.
"Sei tu!" lo accusò lei, con un grido che sorpassò la furia degli elementi. "Ti
riconocco ora! Sei il bambino che ha fatto male all'amica mia! Solo creciuto!"
"Sì..." Deglutì lui. "Sono io, Ash."
"Non le farai più male, capito?" La sua voce infantile diventò improvvisamente
seria e più scura. La voce adulta di Misty. Era terrificante sentirla uscire
dalle labbra della piccolina. "NON PIU'."
Ash deglutì di nuovo, mentre i capelli della bambina diventavano neri, così come
il vestito che indossava. I suoi occhi blu brillarono di potere mentre lo
fissava con rabbia e disprezzo.
Poi, meravigliosamente, iniziò a crescer. A diventare grande davanti ai suoi
occhi. Le membra si allargarono, diventando braccia e gambe sinuose, così come
il corpo, e il vestito nero cresceva insieme a lei. Si formarono dei seni nella
parte alta del suo vestito e persino i capelli crebbero, in proporzione alla sua
altezza, perdendo la coda e cadendo liberi fino a metà schiena. I tratti carini
dell'infanzia sul suo viso maturarono, la morbidezza della bambina sparì, per
adattarsi alla sua forma adulta; zigomi alti sopra un naso con la punta
all'insù, labbra rosate e ben formate, sopracciglia elegantemente arcuate sopra
occhi blu brillanti incorniciati da ciglia setose e lunghe.
In pochi secondi, una Misty adulta stava davanti a lui, diversa solo per i
capelli neri, scuri come i suoi, invece che rossi. Ma lo sguardo pieno di odio
glaciale si era evoluto perfettamente, l'espressione sul suo viso mentre lo
fissava era sempre quella, e le labbra erano stretta per la rabbia. Il vestito
nero che indossava, carino quando era una bambina, possedeva una sensualità
nuova nella versione adulta, con la gonna che raggiungeva solo metà coscia, il
top senza maniche, stretto contro il petto, e bagnato per la pioggia, così da
lasciare ben poco all'immaginazione. I sandali che la bambina aveva indossato
erano diventati stivali di pelle alti fino alle ginocchia, neri ad accordarsi
con i capelli e i vestiti.
Misty si lasciò sfuggire una risata scura, coi denti bianchi che illuminarono
per un attimo l'oscurità.
"Non ti è bastato invadere la mia mente coi tuoi ricordi, ti azzardi anche a
venire di persona?" Un aura oscura circondò all'improvviso il suo corpo e in un
istante la pioggia che cadeva intorno a lei congelò, diventando una nebbiolina
bianca che rimase ferma intorno a lei. Un mezzo sorriso le incurvò le labbra.
"Non sei il benvenuto qui."
Deciso, Ash le fissò senza smuoversi gli occhi blu luccicanti. "Misty. Erano
tutte bugie. Tutte quante." Fece un altro passo nella sua direzione.
"Bugie? Come quella che mi amavi?" Guardò i piedi coperti dagli stivali che
si erano avvicinati a lei. "Vuoi proprio provare dolore, caro Ash?" La sua aura
raggiunse il picco per un attimo.
Un dolore acuto gli attraversò tutta la pelle, e quasi gridò per quella
tortura. Era come se il freddo polare gli stesse mordendo la pelle, con la forma
di centinaia di aghi. Persino la pelle coperta dal mantello e dai vestiti non
veniva risparmiata.
"Vai via da qui e non tornare mai più." disse Misty piano, pericolosamente.
"Via di qui e non tornare mai più."
Lui scosse la testa una volta, poi cercò con determinazione di scacciare la
sensazione di dolore in un angolo della sua mente. L'intero corpo gli bruciava
per quel ghiaccio oscuro, eppure fece un altro passo avanti. "Questo dolore è
niente paragonato al dolore che ci siamo portati dietro tutti questi anni,
ognuno credendo di essere stato tradito dall'altro," disse piano. "Avevi
ragione. Avrei dovuto darti retta sempre. Non siamo stati noi a tradirci, è
stato Brock. Sin da allora."
"Le parole non sono altro che emissioni di aria. Gesti vuoti privi di
significato." La sua aura fece un'altra fiammata, e i mille aghi di ghiaccio che
sembravano volergli spaccare la pelle duplicarono la loro forza.
Questa volta Ash gridò veramente e sentiva strisce ghiacciate di lacrime
cercare di cadergli lungo le guance ghiacciate, e il calore di quell'acqua gli
causò perversamente ancora più dolore alla faccia. Ma riuscì ancora a fare un
altro passo avanti, nonostante l'incredibile agonia. "Misty, questo inferno in
terra che ci siamo creati da soli - deve avere una fine! Siamo liberi ora. Tutte
quelle persone che giocavano con le nostre vite - dovremmo riprendercele le
nostre esistenze. E mostrar loro che hanno fallito nel cercare di separarci."
Riuscì a fare qualche altro passo in avanti, e ora solo pochissimi metri li
separavano.
La rabbia maligna negli occhi di Misty traballò. Iniziò a essere piano piano
rimpiazzata dalla paura. "N-non avvicinarti!" urlò. "Non mi farai più male! Non
sarò più vulnerabile! Non più! L'amore è solo ... dolore ... e dispiacere!"
Questa volta la sua aura, quando crebbe, non diminuì, e Ash non credeva che
fosse possibile provare tanto dolore, con gli aghi di ghiaccio ora conficcati
nelle vene e nella arterie, che erano a loro volte fiumi scuri portatori di
tortura. "M-Misty," disse a malapena, sentendo sangue in gola, e i capelli neri
che gli cadevano davanti agli occhi. "Amare ed essere amati ... significa essere
vulnerabili. Ma non lo vedi? Come tutte le cose che vivono, ci sono rischi e
premi. Più grosso è il rischio, più grande è il premio. Ora lo capisco. L'amore
è una di queste cose." Poi, mettendoci tutta la sua forza, andò a fare l'ultimo
passo che lo separava da Misty. Si preparò a ricevere altro dolore, un dolore
tale che probabilmente lo avrebbe ucciso, anche se non aveva attualmente forma
fisica.
Però, stranamente, a quelle parole gli occhi di Misty si spalancarono,
completamente scioccati. "Quello che hai appena detto! Era proprio come ... lei
... ha detto ..."
Alla sua confusione, lui non sprecò l'opportunità. Alzò rapidamente il
braccio e l'abbracciò stretta, andando a stringerla dietro la schiena. Il suo
corpo era rigido, freddo come il ghiaccio, e bagnato dalla pioggia. Posò la
guancia contro un lato della sua testa. Un dolore più incredibile lo colpì, ma
lo ignorò. "Misty ... una volta tu mi hai detto che non capivo l'amore. Beh, se
sentirsi male dentro, un milione di volte peggio di quanto tu abbia mai fatto
male a me adesso all'esterno, all'idea che tu non tieni a me, che non eri al mio
fianco, che stavi buttando la nostra amicizia dalla finestra, che non volevi
vedermi mai più ... se soffrire così significa che non ti amo ... allora l'amore
non potrebbe esistere. Ma esiste. E lo dirò di nuovo adesso così che non ci
siano più errori. Io ti amo, Mistaria! E devi essere sicura che qualunque cosa
succeda, non te lo dimenticherai mai più!" Alzò la guancia dalla sua e si scostò
un attimo per vedere i suoi occhi. Concentrò tutto quello che provava nello
sguardo, nell'abbraccio caldo.
Dapprima il suo corpo rimase rigido, per nulla scomposto, gli occhi blu freddi
come il granito. Poi all'improvviso si ammorbidì, si accaldò. Le braccia che
erano rimaste ferme ai lati ricambiarono l'abbraccio, dapprima piano, poi con
incredibile forza. Riuscì a vedere distintamente le ciocche bagnate dei suoi
lunghi capelli tornare al loro rosso naturale. Gli occhi le si riempirono di
lacrime mentre continuava a guardarli, le profondità ghiacciate che diventavano
un oceano caldo. "Oh, Ash ...!" gridò pianse. "Ti ho accusato di non capire
niente dell'amore ... ma sembra che sia io quella che per tutto il tempo non ha
capito nulla. O l'avevo capito, ma non l'ho mai ammesso con me stessa. Ma ora lo
so." Lo guardò ancora più a lungo e profondamente negli occhi e la bocca si aprì
appena. "Ora so che ti ho sempre amato ... forse persino dalla prima volta che
ti ho pescato dal fiume ... so che ero più arrabbiata del giusto quel giorno in
cui ti ho incontrato. E ora lo dirò di nuovo così che non ci siano più errori.
Ti amore Ashura e farai meglio a crederci e a non dimenticartene mai più nemmeno
tu!" I suoi occhi affondarono in quelli di lui, ricambiando tutti i suoi
sentimenti, se non di più.
Quando le loro labbra finalmente si incontrarono era come se la foresta della
sua mente intorno a loro avesse smesso di esistere. Nulla esisteva se non loro
due.
Era il bacio di un nuovo inizio.
Era il bacio di tutto ciò che avrebbe sempre dovuto essere.
Il bacio di un ritorno.
<><><>
CONTINUA ...
Il capitolo finale di questa storia potete trovarlo qui: http://ipffj.altervista.org/php5/ficpage.php?cn=13&file=pmaster&dir=dark, tradotto da Kane, nel sito IPFFJ, Italian Pokemon Fanfiction Junkyard |
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