Diario di una vita non programmata

di CloudyCat95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione a una vita ***
Capitolo 2: *** Sfumature ***



Capitolo 1
*** Introduzione a una vita ***


Diario di una vita non programmata

Introduzione a una vita


Chloe era una ragazza di ventun'anni cresciuta in un'ambiente cattolico di tabù ormai socialmente superati. Il sesso non era contemplato nell'ideale della sua famiglia, infatti l'aveva portata al mondo la cicogna. Praticamente casa e chiesta dall'1 ai 14 anni, in un contesto di proibizionismo verso qualsiasi forma vista come ribellione o maleducazione verso i genitori.
Un'altra epoca, quasi, rispetto a quella che si ergeva nel mondo esterno alle sue mura di casa.

Lei però non era cresciuta così, stranamente. Da sua madre che le aveva sempre ripetuto "Ragiona con la tua testa, non farti influenzare dalle idee degli altri" - quando palesemente pensava di crescerla facendola pensare come lei e il resto della famiglia - alla vita scolastica che le dava quel senso di libertà, temporanea, che tanto bramava ogni giorno.
Litigava spesso con i suoi genitori, in particolare con sua madre, anche per le più piccole sciocchezze: rientrare a casa a mezzanotte piuttosto che alle undici di sera - "Se è buio alle undici ci sarà lo stesso buio a mezzanotte!" - o sentirsi proibire di vestirsi in un certo modo - un paio di leggings leopardati color acquamarina non la facevano certo una puttana, con quel visino dolce da bambolina che aveva -.
Insomma, fortunatamente poco a poco si stava prendendo la libertà che desiderava, lottando, litigando, contro le persone che, alla fine, l'unica colpa che avevano era quella di amarla troppo con una mentalità ristretta.

A sedici anni, a rigor di poi, aveva fatto IL guaio: la prima cotta, quella che ti fa esplodere le farfalle nello stomaco ogni volta che si incontra lo sguardo dell'altro. Diceva, all'inizio, di faticare a ricordarsi il volto di lui.
All'inizio, le lotte in casa: un fidanzatino a sedici anni? Giammai!
L'unica cosa di cui non si pentì era di aver trovato in quel periodo la forza di lottare di più per la sua libertà.
Conseguenze: perdita della verginità, ideale (sbagliato) del primo amore che doveva essere anche l'unico, quasi cinque anni di sofferenza, frustrazione, e semi-depressione che l'avevano portata ad essere una persona fredda e distaccata. L'empatia innata che aveva, quella però, non gliela poteva togliere nessuno.
La rivincita: mollò quel ragazzo pochi giorni prima di Natale, che erano pochi giorni prima del compleanno di lui, che erano, di fatto, pochi giorni prima di Capodanno.

La sua VERA libertà, quella che ne aveva proprio il sapore, se l'era finalmente presa.
Un altro tipo di libertà che aveva percepito, la prendeva attraverso l'odore: l'odore intenso, l'odore dell'uomo che, paradossalmente, di lì a poco avrebbe amato come non mai.
Scopamici, si definivano. Fcevano sesso, si divertivano insieme, ma si bramavano più del normale, più di una semplice amicizia di letto. Lui l'ha voluta subito, sin dal primo momento in cui l'ha posseduta. Lei, con la voglia di avventura e libertà che le ribollivano nel sangue, al massimo aveva accettato per una relazione aperta.
Dopo una sola settimana la relazione si trasformò in chiusa, perché lui, Yari, le aveva fottuto il cervello.

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Capitolo 2
*** Sfumature ***


Sfumature

Chloe stava uscendo di casa con la sua cagnolina, Ducessa - nome prettamente fascista, "Essa" per gli sconosciuti -, erano due settimane che non la portava a fare una passeggiata, la piccolina ormai era esaurita dallo stare troppo entro le quattro mura. D'altronde, tirava come una forsennata, la smania dei mille odori che sentiva ad ogni angolo di muretto.
Chloe riusciva anche a tenerla tranquillamente, quanto vuoi che tiri una cucciolotta di Amstaff, guinzaglio in una mano e smartphone nell'altra e si va a comandare in tangen- passeggiata.
Rientrò dalla porta di casa dopo quaranta minuti, il grande quadro di Mussolini lì davanti all'ingresso, che la faceva pensare, ogni volta, a come caspita ci era finita in una casa fascista, con un compagno razzista e un suocero che aveva due soli tatuaggi: un lupo su un braccio e una rosa nera sull'altro, simboli di richiamo fascista. I partigiani avevano rovinato l'Italia.
Ah, l'amore. Quanto è cieco!
Chloe stava con Yari da più di un anno, lui l'aveva quasi letteralmente rapita da quella casa-prigione in cui era cresciuta, facendola sua ogni qual volta lui lo desiderasse. Lei non poteva che adorare - letteralmente - di essere la sua sottomessa, di fare qualsiasi cosa lui volesse. Anche la cosa più perversa.
Sentiva il bisogno, lei, di essere soffocata ogni tanto, mani attorno al collo, voleva i segni dei lividi sulla sua pelle, il marchio del suo dominatore - anche se Yari non lo era - per mostrare la sua appartenenza.
Quanto può deviare la mente di una persona a causa della restrittività delle sue figure genitoriali? Una persona che ha sempre avuto quella voglia di libertà nel mondo esterno, ma essere dominata nel suo intimo, dentro di lei, di sentire il piacevole dolore e il doloroso piacere di azioni non consensuali, di sorprese eccitanti, di quei segni sulla pelle.

Fare un figlio era quello che ci voleva.
Dal primo momento, Yari aveva quella voglia istintiva di diventare padre, e Chloe ha desiderato da subito dargli una prole.
Lui per lei era tutto: era la sua felicità ogni mattino, al suo aprire degli occhi (Chloe aveva degli ipnotici occhi verdi), le curve dei muscoli che delineavano la sua schiena tatuata, i capelli cortissimi, i baffi ribelli, quelle labbra che ispiravano solo il desiderio, in lei, di farsi baciare ovunque. Quel desiderio di sesso.

Quel desiderio di sesso anche la sera, quando lui tornava a casa dal lavoro, e dopo aver mangiato si buttavano a letto, a rilassarsi.
Chloe arrotolava un filtrino, mentre Yari faceva tutto il resto.
La sua faccia che mostrava il piacere che stava ricevendo mentre lei gli faceva un pompino - qualche tiro di canna - e poi qualche dito, che diventavano due; la lingua di lui che non le provocava altro che un ispiegabile piacere.
"Sei assurdo"
"Mi fai impazzire" e si dimenava, le scariche di piacere che la facevano dimenare come una posseduta. Yari non ci pensava nemmeno a mollare la presa - la lingua -.
Poi se la infilava sopra di lui, e cominciavano i colpi, Chloe che ansimava vogliosa, che contraeva i muscoli della sua vagina, che voleva essere penetrata più forte e più forte, che veniva, che si liberava da ogni pensiero, da ogni tempo.
E anche stavolta avevano giocato. Chissà se avranno beccato il periodo fertile.

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