Amore tormentato

di terryoscar
(/viewuser.php?uid=1060074)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'imboscata ***
Capitolo 2: *** Maldicenze ***
Capitolo 3: *** Perdonami Andrè ***
Capitolo 4: *** Il tempo passa ma il ricordo resta ***
Capitolo 5: *** Illusione ***
Capitolo 6: *** Non ti riconosco più ***
Capitolo 7: *** Adesso nessuno potrà separarci ***



Capitolo 1
*** L'imboscata ***


L’imboscata
Sono qui nel mio letto ho una fasciatura intorno al petto, ho il braccio immobilizzato.
Ieri notte siamo  stati vittima di un agguato: è venuto un incaricato per dirmi che la regina Maria Antonietta mi convocava immediatamente alla reggia.
Rosalie che già da un po’ vive al palazzo Jarjayes si è indispettita, mi ha accusata di preoccuparmi più della regina che di lei; che sciocca quella ragazza ... ma cosa dice?
Lei per me è come una sorella minore, la regina è tutt’altra cosa.
“Io devo andare dalla mia regina quando mi chiama, è mio dovere!”  - Le ho detto.
 Sinceramente io non la capisco, Rosalie  è così strana!
Andrè e io l’abbiamo portata con noi, ma sarebbe stato meglio non assecondare i suoi capricci, forse se fossi stata sorda alle sue lamentele  non avrei rischiato la vita.
E' stata una trappola, qualcuno ci ha teso un’ imboscata; sono sicura che è stata la contessa di  Polignac ma non ho le prove, non posso accusare nessuno.
Ci hanno attesi in aperta campagna, hanno bloccato la carrozza, ho spalancato lo sportello della vettura erano in quattro forse in cinque, erano incappucciati vestiti di nero e armati di spada.
Ricordo che ho sentito la voce di Andrè.
“Oscar sta attenta!”
“Ma io che non temo niente e nessuno per molti versi mi definisco un incosciente.
Gli  ho detto: “Andrè ci stavano aspettando, dobbiamo batterci.”
Abbiamo tirato fuori le spade, ci siamo battuti, non ricordo molto, quanta confusione in quel momento.
Ricordo che Andrè si batteva come un leone per difendermi, noi eravamo in due ma loro molto di più.
 Ricordo che  uno di quei malviventi imprecava, non pensava che fossimo degli ossi duri.
Avevamo la meglio quando ho udito la voce di Rosalie che era sulla carrozza.
“Cosa volete, andate via!”
Io che sono sempre così attenta, stavolta ho commesso un grave errore: ho dato le spalle al mio avversario che  avevo messo in difficoltà.
 Ho visto uno degli aggressori alzare la lama contro Rosalie era pronto ad ucciderla, ricordo che ho gridato: “ Lasciala stare …”
 Gli ho lanciato dietro la spada, l'ho colpito, l'ho visto cadere  a terra, Rosali era salva.
Alle spalle ho udito la voce disperata di Andrè: “Oscar sta attenta!”
Non ho capito  più nulla, ho sentito la lama affondare nella mia carne, ho sentito un dolore lancinante, un forte bruciore attraversare tutto il corpo, ho emesso un urlo mi sono accasciata al suolo. Ho sentito ancora la voce di Andrè che urlava il mio nome ma non poteva fare nulla per me, la sua lama incrociava quella con uno degli assalitori. Sapevo che alle mie spalle c’era l’uomo che mi aveva ferita, percepivo la sua presenza, sapevo che stava per darmi il colpo di grazia, mi sono detta: “E’ la fine, lo sento, stavolta nemmeno Andrè può salvarmi.”
Ho sentito uno degli aggressori dire: “ Sta arrivando qualcuno, scappiamo!”
Ho sentito una carrozza avvicinarsi  a gran velocità ho udito un urlo, una voce a me cara: “Oscar … nooo …”
Ho pensato: “Ma forse sto sognando perché sto per morire ma è mai possibile che la mente mi stia tirando un brutto scherzo!?”
No, non può essere ma è la voce del mio amore …. del mio Fersen … no forse sono già morta … no, sono confusa … però l'ho sentita.
 Non è possibile ... lui è partito quattro anni fa, gli ho detto  di lasciare  Parigi!
Gli assalitori erano fuggiti, ma io avevo  la mente offuscata, sentivo qualcuno avvicinarsi rapidamente e prendermi   tra le braccia l'ho  guardato,  ho udito  la sua voce: “Madamigella Oscar …”
Sussurro appena:“Fersen …”
Non ho visto e non sentito più nulla, ho perso conoscenza.
Ora mi ritrovo nel mio letto, chissà  quanto ho dormito! ... Schiudo lentamente gli occhi, sento la nonna piangere, vedo al mio capezzale una piccola folla:  c’è mio padre, Andrè, Rosalie infine vedo lui, il mio amore,  penso: “ Non è possibile  è Hans …   allora era davvero lui, è lui che mi ha salvata, non ci posso credere, non ho sognato e non sono nemmeno morta.”
 Ho il cuore in gola, lo sento battere così forte che temo che tutti lo possano ascoltare, che vergogna, io il colonnello della guardie reali che si emoziona come una donnetta qualsiasi  davanti a  un uomo ... non c’è dubbio sono diventata matta … ma che dico!? Non ho più alcun dubbio, lo amo … lo amo … spero che nessuno se ne accorga, non lo sa nessuno, solo André.
Non voglio che mio padre se ne accorga, me ne vergognerei moltissimo.
Tutti si rallegrano perché ho ripreso conoscenza vedo gli occhi di Andrè brillare per la gioia, tutti mi dicono qualcosa ma io tra tante voci  distinguo sola  quella di Fersen, è la sua  che voglio ascoltare.
Lo sento:”Madamigella come state?”
Non riesco a parlare molto a causa del dolore, per l’emozione, per il nodo in gola.
 Guardo il mio Fersen.
Sussurro appena :“Sto bene.”
Vorrei dirgli un’infinità di cose ma … cosa potrei dirgli? Che l’amo? Che stupida che sono, muoio d’amore per lui … so benissimo che non è qui per me.
Mi giro, vedo Andrè, mi osserva in  modo strano ma cos’ha? Dopo quanto accaduto  non gli ho chiesto nemmeno come sta, forse anche lui è stato ferito.
Lo guardo, mi preoccupo per lui.
“Andrè come stai? Sono felice che non ti  sia successo nulla!
Andrè mi guarda con tristezza, risponde:“Non è accaduto nulla di irreparabile perché è arrivato in tempo il conte di Fersen, altrimenti non so cosa ne sarebbe stato di noi.”  
“E’ stata una coincidenza, sono appena tornato dalla Svezia quando ho visto quei mascalzoni assalirvi. Voi sapete chi erano?”
“No, non lo so.”
Lo guardo senza vergogna, mi perdo nel suo sguardo.
Gli dico: “Fersen mi farebbe piacere che foste mio ospite per qualche giorno, rimanete.”
“Siete davvero gentile madamigella ma ho degli impegni e poi ho già preso alloggio da un’altra parte, sarà per la prossima volta, vi ringrazio. Adesso devo andare, tornerò a farvi visita.”
Lo seguo con lo sguardo si allontana, esce … sto male, il mio non è il dolore riportato nello scontro con quei malviventi,   è  un dolore ben diverso, è quello del cuore.
 Mi dico: “Lo so non sei tornato per me ma per … lei.”
Credo che ad Andrè abbia dato molto fastidio l’invito che ho fatto a Fersen,  è uscito dalla mia stanza senza neanche salutare e poi glielo letto in faccia ma … continuo a non capirlo perché si comporta così?
 
E’ notte fonda, sono passati due giorni dall’agguato, il braccio mi fa ancora male, non riesco a dormire e poi lui non è tornato …
Sento bussare, è Andrè.
“Ho visto la luce, non riesci a dormire? Forse stai male? Posso fare qualcosa per te?”
Lo guardo.
“Andrè sei così strano cos’hai?”
Lui non mi risponde, forse …  ma no cosa vado a pensare. Insisto.
“Cos’hai  Andrè, ti è successo qualcosa?”
Zittisce ancora ma poi si decide a parlare, però il suo sguardo è adirato.
“Si Oscar smettila di sospirare per lui, è qui per la regina e per nessun’altra!”
Sento il cuore trafiggere da una  lama invisibile, quella della verità e della ragione.
Mi arrabbio con il mio amico, gli dico: “Ma cosa ti salta in mente, come osi parlarmi in questo modo? E poi io … non è come pensi!”
Tento di alzarmi dal letto, non ci riesco, mi rendo conto che la ferita è profonda.
Vedo Andrè avvicinarsi, è accigliato, forse arrabbiato ancora più di prima e più di me.
“Sta giù ma cosa credi di fare  con quella ferita!?”
“Vorrei poterti dare una lezione, Andrè se solo potessi …”
“Perché ho detto la verità Oscar?”
Vedo Andrè a un palmo dal mio viso, non ho mai visto il suo sguardo così freddo neanche quando abbiamo discusso in passato.
“Andrè, ma cosa ti salta in mente?”
“Dico quello che vedo Oscar. Fersen non ha occhi che  per la regina, lui non si è nemmeno accorto di come lo hai guardato ma io si …”
“Andrè continui a dire un mucchio di sciocchezze …”
“Sciocchezze? Oscar tu lo ami ma lui non ama te, lo vuoi capire?”
Quelle parole mi feriscono, sento le lacrime salire ma Andrè non avrà la soddisfazione di vederti piangere, no.
Ribatto, urlo:”Accidenti a te Andrè, ti diverti ad affondare il dito nella piaga, non è giusto, visto che io non lo faccio con te! So che sei innamorato di una donna e non sei corrisposto, però io non infierisco e invece tu, tu lo fai con me, perché?” ripeto.
Urlo ancora, stiamo litigando, non so da quanto tempo non litighiamo ma stavolta mi hai fatto davvero infuriare Grandiér.
“Oscar sei incredibile con quella ferita hai anche la forza di reagire in questo modo!? E poi io non infierisco per farti del male, se ti dico certe cose è perché … perché … ti voglio bene e non voglio che tu soffra ancora per chi non ti ama, non ti merita e soprattutto innamorato perdutamente di un’altra donna.”
“Ora  basta Andrè smettila, lasciami in pace, perché mi tormenti in questo modo!?”
“Ti fa male ascoltare la verità, non è vero Oscar? Ma dove pensi che ti possa portare questo tuo amore? Te lo dico io, da nessuna parte, può solo danneggiarti.”
Attimi di silenzi.
 “Cosa c’è Oscar, non parli più? Cosa vuoi che ti dica? Di guardarti un poco intorno? Di aprire gli occhi? Non esiste solo Fersen, capisci almeno questo!?
Vedo gli occhi di Andrè riempirsi di lacrime, non capisco  … perché reagisce in questo modo, sta esagerando ma io non mi arrendo, insisto: “Andrè ma che diavolo ti prende, perché mi parli in questo modo? Non ti capisco e …”
Non lo capisci Oscar? Io .. io .. te lo già detto, ti voglio bene e non voglio che tu soffra ancora per lui.”
Lo guardo sono sconcertata, capisco che  suoi occhi vogliano dirmi altro ... ma no, cosa vado a pensare?! André mi vuole bene come se fossi sua sorella, sta soffrendo per l'altra.
Continuo imperterrita:“Andrè io continuo  a non capirti, è possibile che l’amore non corrisposto che provi per quella donna ti abbia reso tanto aggressivo?”
Lui non mi risponde, vedo le sue mani e la sua bocca tremare per la rabbia, è furioso, lo vedo allontanarsi, si avvicina al balcone, stringe le tende con forza, le sue parole sembrano urlare:  “E’ mai possibile che tu sia così cieca e non ti accorgi di nulla? Io sto soffrendo d’amore proprio come te e so perfettamente cosa significa amare e non essere riamato,  so che il mio amore è senza speranza proprio come il tuo … devi rassegnarti proprio come me!  … Ti prego, dimentica il conte di Fersen …”
Rimango esterrefatta, vedo Andrè piangere, è uscito dalla mia stanza correndo e sbattere la porta, non l'ho mai visto tanto arrabbiato.
Mi domando: “ Ma  perché André fai così? Continuo a non capirti ….”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Maldicenze ***


Maldicenze
Per la prima volta indosso l’alta uniforme, per la prima volta partecipo a un ballo a Versailles; non volevo andarci ma è stato Andrè a convincermi.
Il motivo? Lo devo fare per proteggere Maria Antonietta dalle maldicenze, anche se ormai non si può più nascondere: la regina  e  Fersen si amano.
Accidenti a Fersen ha occhi solo per lei, non si rende conto che io muoio d’amore per lui!
Sto male … la mia è una maledizione ma perché tutto questo mio Dio? Mi tocca sopportare una serata così insolita, non solo sto soffrendo ma devo anche proteggerli.
Bussano alla porta, deve essere Andrè, sento la sua voce.
“Sei pronta Oscar? Ho già preparato la carrozza!
Sono infastidita, apro la porta, lo guardo e gli dico: “ Si Andrè ora scendo.”
Vedo Andrè che mi guarda inebetito ma che gli prende? Nemmeno se non mi avesse mai visto in uniforme!
Il suo sguardo impertinente mi infastidisce, lo ignoro.
Mi chiedo ancora: Ma cosa avrà da guardare!?
Gli dico con indifferenza: “Andrè hai capito? Ora scendo.”
Noto che è imbarazzato, mi risponde appena:” Si, si Oscar … ti precedo, aspetto di sotto!”
Ma! Più passa il tempo, più diventa strano … chi lo capisce, è sempre malinconico.
 
Esco dal palazzo, Andrè mi apre lo sportello, salgo e partiamo.
Sbircio dal finestrino, noto che c’è la nebbia ed è molto fitta, siamo in pieno inverno è naturale che faccia così freddo però quanto si gela.
Il mio pensiero adesso corre a Versailles.
Ma cosa mi tocca fare!? Devo ballare tutta la serata con sua maestà, per evitare che Fersen balli con lei, debbo allontanare le chiacchiere che già li travolge.
Siamo arrivati, sono nervosa, ma chi l’avrebbe detto che avrei fatto una cosa simile in vita mia!?
Andrè mi apre lo sportello, ho il suo sguardo addosso, se non ci unisse un legame fraterno penserei che mi guarda come   si guarda a una donna anche se, indosso questa divisa che di femminile non ha proprio nulla!
Ma quante sciocchezze che sto pensando, è meglio che mi sbrighi prima che cominci il ballo.
Mi incammino, sento la voce di Andrè: “Oscar …”
Mi volto: “Cosa c’è André?”
Vedo i suoi occhi verdi brillare, non mi sono mai accorta fino ad ora di quanto fossero belli.
Mi dice: “Ti aspetto nelle stanze della servitù.”
“Va bene, quando sarà tutto finito verrò a cercarti … a dopo Andrè!”
“A dopo Oscar!”
La sua voce è malinconica …
Entro nella reggia, attraverso i lunghissimi corridoi, sento giungere la musica, mi domando: Ma qui non si fa altro mentre lì fuori, a Parigi, c’è il malcontento?
Sono arrivata nel salone delle feste, la porta è spalancata, da fuori vedo tantissima gente … gente che non pensa ad altro se non a divertirsi, infischiandosene dei problemi della Francia.
Entro, sento tutti gli sguardi addosso, non mi hanno mai vista in alta uniforme, sento vociferare intorno a me, ma poco mi importa.
Alzo lo sguardo fiero, in un angolo vedo il mio amato Fersen che non sospira certo per me.
Mio? Ma quando mai è stato mio!?
Lui appartiene  solo alla regina.
Sento lo sguardo addosso di Fersen mi sorride, ma io non gli do alcuna soddisfazione.
Ci mancherebbe che nascano altre maldicenze, già mi immagino: la regina il suo amante e il colonnello delle guardie reali. Vorrei ridere ma non posso.
La corte è corrotta.
Le menti sono corrotte.
Mi avvicino sempre di più a sua maestà, la guardo appena, mi inchino al suo cospetto, mi dice: “Avete indossato l'alta uniforme, avete intenzione di ballare madamigella!? Sono curiosa di sapere, se ballerete con una dama o un cavaliere.”
Ride scherzosa, non la guardo nemmeno, le rispondo: “E con voi che desidero ballare maestà. Voi conoscete il motivo.”
La regina diventa improvvisamente seria e mi risponde: “Si, ho capito Oscar …”
Mi alzo dal mio inchino, ci guardiamo ancora, le porgo la mano, le danze hanno inizio, cominciano i giri di valzer.
Non ci fermiamo, non permetto a nessuno di avvicinarla, sento lo sguardo addosso di Fersen, lo guardo appena, lo vedo sorridere  e alzare il calice  guardando noi.
Sento alcuni uomini dire: “ Che colpo da maestro quello del Colonnello delle Guardie Reali, ha salvato l’onore della regina!”
Anche Maria Antonietta ha udito quella spregevole conversazione,  mi dice: “Grazie amica mia.”
Che continuino a dire ciò che vogliono, tanto sono riuscita nel mio intento.
 
Vedo Fersen lasciare la festa.
Che serata estenuante! Finalmente è finita, credo che sia l’alba.
Sono stanca!
Vado a cercare Andrè nella stanza della servitù, lo cerco, non lo trovo. Dove si sarà cacciato? Vediamo se è in quest’ultima stanza.
Apro, lo vedo chiacchierare con una cameriera, noto che la ragazza lo guarda con occhi languidi, capisco che brama per lui.
Mi chiedo: sarà lei la ragazza che lo tormenta? Ammetto che vederlo in atteggiamento tanto confidenziale con quella giovane mi da un poco fastidio eppure non siamo più dei ragazzini; è normale che Andrè si interessi alle donne.
Lo guardo credo in modo severo, lui invece come sempre ha uno sguardo gentili.
“Andrè possiamo andare.”
“Si, si Oscar andiamo pure.”mi dice timoroso.
Esco per prima dalla stanza, sento la voce della ragazza che dice: “Ciao Andrè, spero di rivederti presto!”
“Ciao Odette, buona notte!”
Però che fastidio quelle poche parole … ma cosa dico? Perché dovrebbero darmi fastidio? Che brutto scherzo che mi fa la stanchezza.
Percorriamo il corridoio, non resisto: “E’ lei la donna di cui ti sei innamorato?”
Sento i suoi passi rallentare, faccio lo stesso .
“Andrè cosa ti succede? Perché ti sei fermato? Forse è per quello che ti ho chiesto?”
Mi giro, lo guardo.
“Allora?”
Non mi risponde.
“Ho capito non è lei. Su Andrè andiamo, se non ti va di parlarne non fa niente.”
Lo sento sospirare.
 
Stiamo tornando a casa, la nebbia è sempre più fitta, sento la carrozza fermarsi, mi affaccio al finestrino, vedo l’amante della regina che mi fa cenno di scendere.
Si, perché lui non è altro che l’amante della regina di Francia ed io mi sento una stupida.
Andrè rimane a cassetta mentre io e Fersen ci allontaniamo e parliamo in riva al fiume.
“Madamigella, non so come ringraziarvi per quello che avete fatto per noi.
Se non ci foste stata voi, l’avrei presa tra le mie braccia e avrei ballato con lei per tutta la sera e a quel punto sarebbe scoppiato uno scandalo.”
Lo ascolto e non dico nulla, non riesco nemmeno a guardarlo, non riuscirei a nascondere i miei sentimenti.
Sento l’uomo che amo parlare di lei, mi dice: “Non posso più rimanere ne a corte e nemmeno in un altro posto altrimenti correrei da lei, l’unica soluzione è partire e allontanarmi il più possibile …”
Spalanco gli occhi, mi sento morire solo all’idea di non vederlo più.”
“Dove volete andare?” gli chiedo con un nodo in gola mentre assistiamo al sorgere del sole.
“Vado in America, voglio arruolarmi ... come saprete lì ci si batte per l’indipendenza …”
“Ma cosa dite perché mai dovreste mettere a repentaglio la vostra vita in questo modo assurdo!?”
“Ve lo già detto, questo amore ci procura solo sofferenza e non voglio che lei abbia a soffrire per causa mia … vi prego ditele da parte mia di avere cura di se stessa.”
Mi guarda,lo guardo, sento che le lacrime salire ma le trattengo, non posso umiliarmi in questo modo. Vedo allontanarsi, sento la sua voce rotta dal pianto: “ Addio madamigella Oscar e grazie ancora per ciò che avete fatto per noi.”
Lo vedo salire in carrozza, lo guardo andare via fino a che la nebbia me lo permette, rimango al margine del fiume a guardare l’alba, mi sento sola e disperata, sento dei passi avvicinarsi, è Andrè.
“Fa molto freddo! ... Oscar che ne diresti di tornare a casa?”
Percepisco il suo sguardo ma il mio è nel vuoto, non rispondo, nella mia testa c’è solo Fersen, l’idea che possa non tornare più mi fa impazzire.
Rimango ancora qui ferma, sento Andrè allontanarsi, sale nuovamente in cassetta e mi aspetta pazientemente.
Mi chiedo: se non ci fosse stato l’amico di sempre al mio fianco, non so cosa sarebbe stato di me … credo di essere molto egoista, non gli permetto di farsi una vita, non faccio altro che appoggiarmi a lui! ... Stasera l'ho visto con quella ragazza, non lo nego mi ho dato molto fastidio.
Ma cosa pretendo? Muoio d’amore per il conte e poi non mi va di vedere Andrè con un’altra donna?
Che egoista che sono.
 
Torniamo a casa, scendo dalla carrozza non mi volto nemmeno per guardarlo; gli auguro semplicemente la buona notte e salgo in camera mia.
 
Ma quale buona notte mi chiedo se ormai è giorno ed io non riuscirò nemmeno a riposare.
Mi cambio in fretta, indosso i miei vestiti e un cappotto, scendo in giardino, voglio andare a Parigi per bere qualcosa e dimenticare questa brutta nottata.
Vado nelle scuderie per sellare il mio Cesar, mi sorprendo vedere Andrè sdraiato sul pagliaio con le mani dietro la nuca e pensieroso, appena mi vede si alza in piedi.
“Cosa ci fai qui Oscar, perché non dormi?”
“Non ci riesco, voglio andare a Parigi … a bere.” dico mentre lo vedo sospirare.
“Se ti va Andrè, accompagnami.”
“Si, certo, come sempre Oscar …”
Sgrano gli occhi e vedo una strana luce nei suoi, è come se volesse rimproverarmi nuovamente.
“Andrè non approvi il mio comportamento immagino.”
“Mi conosci perfettamente per sapere cosa penso di tutta questa faccenda.”
Comincio a sentire la rabbia salire lancio quasi un grido: “ Cosa vuoi intendere Andrè?”
“Questo tuo sentimento è sterile, esattamente come il mio.”
“Maledizione Andrè! Sai come farmi del male, come ferirmi, non ti ho chiesto nulla se non venire con me a Parigi!”
Lo guardo arrabbiato e con altrettanto sentimento lui continua a ferirmi: “Proprio perché tengo a te, ti parlo in questo modo! Non riesco a capire come Fersen sia riuscito a far breccia nel tuo cuore se non ti ha mai dato una speranza.”
“Questo è troppo Andrè, non ti sopporto più! Tu dici a me una cosa simile? Ma se sei nella mia stessa condizione! Adesso dimmi, la donna di cui sei perdutamente innamorato cosa ha fatto per rubarti il cuore in questo modo?”
Lui non risponde, vedo il suo sguardo brillare nuovamente.
“Lo vedi Andrè!! Nemmeno tu, sai darmi una spiegazione! E’ così e basta. Spero solo che un giorno questi nostri sentimenti si dissolvano e …”
“Oscar, desidero con tutto il cuore  che tu ne venga fuori, per quanto riguarda me non c’è soluzione. Quella donna, come la chiami tu, non potrei mai togliermela dal cuore, neanche se morissi! … E poi non voglio neanche che succeda una cosa simile perché quella donna ormai fa parte di me, spero che un giorno si accorga di quanto io l'ami … magari il mio, rimarrà solo un sogno … so di essere uno stupido ma non posso farci nulla!”
“Andrè cosa dici? Amare non è da stupidi …”
“Invece si, se sai che mai potrai essere ricambiato.”
Vedere Andrè soffrire mi fa davvero male, mi avvicino, gli prendo le mani, lo guardo negli occhi, vedo le lacrime trattenersi gli dico: “ Andrè, tu per me sei come un fratello e mi fa male vederti così, se solo tu me lo permettessi, ti aiuterei … ma devi dirmi chi è?”
Vedo Andrè livido di rabbia, le sue labbra tremano, le sue mani tremano.
“Andrè ho detto qualcosa che ti ha ferito? Se è così dimmelo ti prego, non voglio vederti così …”
Sento le sue mani staccarsi con forza dalle mie, mi spinge appena all’indietro sento un gemito:”Va via Oscar …”
Lo vedo montare a cavallo e partire come una furia lasciandomi interdetta, a questo punto mi chiedo cosa gli avrò detto tanto di terribile per aver reagito in questo modo … mi ripeto: se non conoscessi i suoi sentimenti fraterni,  direi che sono io la donna di cui si è innamorato ma non può essere, sarebbe davvero assurdo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Perdonami Andrè ***


PERDONAMI  ANDRE’
Sono fuggito da lei, non riuscivo più a sopportare di starle accanto, ancora una parola e l’avrei baciata senza ritegno … non sono poi così insensato da fare una cosa simile benché io sia disperato! ... Dovevo andare via altrimenti non so cosa sarebbe accaduto.

 Cammino per la strade di Parigi, questa volta non ho nessuna intenzione di finire in una bettola a ubriacarmi, preferisco vagare senza una meta,  in solitudine. Ma dove vado? Cosa faccio? Non è nemmeno notte fonda per potermi confondermi con il buio; il sole è già alto da un pezzo ma non riscalda l’aria, fa davvero molto freddo, fa così freddo che non c'è gente per strada, credo che tra poco verrà giù la neve.
Passeggio lungo la Senna, vedo i mendicanti di Parigi stringersi nei loro cappotti rattoppati … anch’io mi sento un mendicante, un mendicante d’amore … si, cosa farei per aver un po' del suo amore.
 Sento la testa scoppiare per la stanchezza, non voglio tornare a casa, tornarci significa rivederla ed io almeno per oggi non voglio vederla.
Sono disperato, stanco e affamato. E' ora di pranzo vedo una locanda, entro, mi faccio portare qualcosa da mangiare, prendo  una camera per  riposare, sto crollando, un ultimo pensiero prima di addormentarmi: "Dannazione a Fersen.”
 
 
Mi sveglio, non so che ora sia, guardo fuori dalla finestra, albeggia. Possibile che abbia dormito così tanto? Possibile che sia passato tanto tempo? Ma io non torno a palazzo, non voglio, rimarrò in questo posto ancora per un giorno, desidero rimanere a letto e non uscire fin tanto che mi va. Guardo ancora fuori dalla finestra, cade la neve, mi addormento nuovamente ma prima il mio pensiero corre a una cascata di riccioli biondi e, a dei meravigliosi occhi azzurri. Dannazione vorrei addormentarmi per non svegliarmi più! …
 

E’ sera, fa molto freddo. Mi scaldo davanti al camino, sono tornata da poco dalla reggia, compito ingrato il mio, stamattina ho detto a sua maestà che Hans è partito per l’America, si è arruolato.
Anche se Fersen le aveva fatto recapitare la lettera, la regina ha voluto parlarmi. Ma cosa vogliono ancora da me? Cosa centro io? Non ne posso più. Ho l'impressione che debba espiare delle  colpe …  una ne ho ed è quella di amare l’uomo sbagliato.
Vedo i legni scoppiettare nel camino, il mio pensiero va ad Andrè, mi chiedo: ma dove sarà andato? E' andato via dall’altra sera e non ha fatto più ritorno. E’ un uomo disperato, l'ho compreso l’altra sera, che brusca  reazione ha avuto quando l'ho chiamato fratello! ... E' evidente,  soltanto io lo vedo come un fratello, perché lui non mi vede come una sorella. 
E’ palese, mi vede in un altro modo.
Adesso come dovrò comportarmi?
Mi porto la mano alla fronte, mi sento scoppiare la testa. Dovrò fingere che non sia accaduto nulla e assumere l’atteggiamento di sempre? E’ davvero difficile!
 E pensare che volevo aiutarlo. Che stupida! … Può darsi che io stia esagerando, magari ho frainteso … ma che dico?! Sinceramente mi fa comodo pensarla così.
Sento dei passi, è la nonna.
“Buona sera Oscar!"
"Buona sera nonna!"
"Ti ho preparato la cena, se vuoi te la porto di qui!”
“No, preferisco venire in cucina.”
 
Mi siedo davanti al piatto caldo, mi faccio coraggio e chiedo: “Andrè è tornato?”
“Andrè?! Quel ragazzo ormai è un indisciplinato, non ha più regole;  entra ed esce quando vuole, sicuramente avrà passato questi giorni a perdersi in qualche osteria e Dio sa a combinare cosa, spero che non si ammali.”
Scatto in piedi, mi infastidiscono le parole della nonna e ribatto malamente: “Ma si può sapere cosa vai a dire? Andrè non è quel genere  di uomo!”
“Sarà anche come dici Oscar, come so che  mio nipote è un bravo ragazzo ma rimane pur sempre un uomo e …”
Non  permetto di dire altro, mi arrabbio e ancora più infervorata le dico: “Adesso basta mi rifiuto di ascoltarti ancora.”
Mi è passata la fame, mi alzo, ho tutta l’intenzione di tornare in camera mia e dormire quando la nonna mestamente mi dice: “ Oscar figliola non volevo farti arrabbiare, forse hai ragione, conosco il sentimento che ti lega ad Andrè, tu gli vuoi bene come se fosse tuo fratello e non dovevo dire certe cose, però devi riconoscere che è alquanto strano che manchi da due giorni e per esperienza ti dico, che se un uomo manca da casa per tanto tempo ... si, insomma possibile che non lo capisca? Lui poi è giovane e …”
Le parole della nonna mi urtano ancora di più, non resisto, me ne vado, mi è passata la fame, lascio la nonna interdetta.
Sto per uscire dalla cucina quando sento la porta aprirsi, percepisco una folata di aria gelida, sento la sua voce.
“Buona sera.”
La nonna incalza furibonda, io mi volto e lo guardo.
“Si può sapere dove sei stato nipote? Non è possibile che tu scompaia in questo modo senza dire nulla!”
Andrè esausto, risponde: “Per favore nonna non rimproverami come se fossi ancora un ragazzino, desideravo semplicemente rimanere un poco da solo!”
Parla con sua nonna ma mi guarda con disperazione, non c’è bisogno che aggiunga altro, ho capito, sono io la sua disperazione, spero solo che non me lo dica, che non si dichiari ... significherebbe compromettere la nostra … ma  che dico la mia amicizia.
Sento la nonna protestare  ancora: “ Va bene Andrè, non giustificarti con me, hai ragione tu, ormai sei un uomo e non ho alcun diritto di riprenderti su certe cose ma almeno ragazzo mio avvertimi quando sparisci in questo modo, almeno non sarò in pena per te.”
La sua voce diventa più dolce.
“Ti ho conservato la cena, nella speranza che tornassi, vado a dormire, sono stanca … buona notte ragazzi!”
“Buona notte nonna!”
 
Rimaniamo soli, ci guardiamo c’è imbarazzo, rimaniamo in silenzio. Lo vedo andare via ma che mi prende? Desidero parlare con lui ma non ci riesco, sento un sussurro: “ Buona notte Oscar.”
“Andrè non ceni?”
E’ la prima cosa che mi viene in mente.
“Non ho fame preferisco andare a letto!”
La sua voce è triste e addolorata, penso: non posso fare nulla per te … Andrè … ti voglio bene Andrè ma non come  ne vuoi a me … perdonami ma non posso farci nulla, non riesco a togliermi Hans dalla testa e dal cuore. Perdonami Andrè …  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il tempo passa ma il ricordo resta ***


 
Il tempo passa ma il ricordo resta
Sono con Andrè, cavalchiamo fianco a fianco, abbiamo appena lasciato il palazzo del Trianon.  
L'estate è alle porte, comincia a far caldo, meno male che  quest’aria fresca da un poco di sollievo.
Ormai  sono trascorsi quattro anni da quando Fersen è partito, non ho avuto alcuna notizia di lui, eppure la guerra è finita da un pezzo.
Lo penso, sento le lacrime pungere gli occhi ma non posso e non voglio piangere.
 Come vorrei che tornasse …. da me!
La mia vita non ha alcun senso ... già dalle prime luci dell'alba sento un grandissimo vuoto dentro di me. Prima non ci pensavo ma adesso questa solitudine comincia a pesare.
 
La regina non vive più alla reggia, si è trasferita con i suoi figli al Trianon in un angolo di Versailles, si sentiva oppressa  dagli impegni ufficiali ma la verità è un’altra: sente la sua mancanza e ha volutamente isolarsi.
Ogni giorno mi reco a Versailles, mi tocca ascoltare le lamentele dei sudditi. Molti di loro giungono da lontano per avere un colloquio con la regina di Francia ma  lei non c’è. Purtroppo il malcontento già esistente aumenta di giorno in giorno. L’altro giorno ho discusso con  un nobile un duca venuto da lontano, aveva bisogno di una mediazione   per via di una disputata tra due nobili; era furioso perché non ha potuto parlare con sua maestà. Ha portato scompiglio, ha urlato come un ossesso, sono intervenuta con i miei soldati per riportarlo alla calma.
Sono stanca,  molto stanca … sono andata da lei per parlarle, per dirle  di tornare alla reggia ma non ho avuto il coraggio di farlo; l'ho vista così felice con i suoi figli e poi mi ha parlato di lui, mi ha chiesto se avevo notizie.
“Sono passati quattro anni da quando è partito …” Mi ha detto.
Ma no, nemmeno io so nulla  … ne so quanto lei eppure la guerra è finita da un pezzo, i soldati sono tornati a casa … perché lui no? Andrè mi vede pensierosa, chissà cosa vorrebbe dirmi ma tace.
 Continuo a chiedermi: “Che fine ha fatto Fersen?”
 
“Andrè ho voglia di bere, portami  a Parigi!”

Ci rechiamo in una bettola, ci sediamo a un tavolo, riempiamo i boccali, comincio a bere senza ritegno, sento appena la voce di Andrè che mi dice: “Bere fa dimenticare, vero Oscar?”
Non rispondo, penso: vorrei ma non ci riesco, perché?
Lui continua a parlarmi e mi dice: “Sta tranquilla Oscar ho controllato, non è negli elenchi dei morti e nemmeno dei dispersi.”
Non lo guardo, mi arrabbio,alzo la voce, gli dico: “Sta zitto Andrè!”
 Certo, adesso mi arrabbio per un nonnulla, lo metto a tacere come sempre. Povero Andrè, deve sopportare il mio malumore, a volte mi chiedo come fa a sopportarmi?!  Che vergogna, sono una sciocca ho anteposto il mio dolore dimenticando che Andrè mi ama.
Continuo a bere, i miei pensieri corrono al mio amore.
Continuo a bere senza fermarmi voglio affogare il mio dolore nel bicchiere, se mi vedesse mio padre chissà cosa direbbe! Sinceramente poco mi importa dopotutto voleva un figlio ed io mi sto comportando come tale. Sorrido, che pensieri! Forse ho bevuto un po' troppo.
Vedo un avventore avvicinarsi, vuole offrirmi da bere, rifiuto, insiste, Andrè come sempre è pronto a intervenire, cerca di mandarlo via ma insiste, mi tocca il viso, mi dice che non aveva mai visto un soldato così bello in vita sua.
Reagisco, gli do un pugno ne viene fuori una rissa.
 
 
Sono sorretta da Andrè, siamo pieni di lividi. Quanti pugni  abbiamo preso, se non fossero intervenuti i soldati della Guardia, chissà che fine avremmo fatto! ... Quei ubriaconi erano in tanti, sono stati fermati e portati al comando, noi invece, stiamo tornando a casa. Sono sorretta da Andrè non è che lui stia meglio di me, ciò nonostante mi infonda coraggio. Ammetto di essere poco lucida, ho bevuto tanto. Alzo la testa, mi accorgo che i suoi bellissimi occhi verdi mi stanno guardando ma non ce la faccio più, reclino la testa, quasi mi abbandono tra le sue braccia, non riesco più a camminare sento Andrè che mi dice: “E’ meglio che ci fermiamo per un poco sotto a questa  quercia.”
Andrè sicuramente ha bevuto meno di me, è lucido, tira fuori delle coperte che sono allacciate  alla sella, le stende, mi sdraio, sento gli occhi chiudersi, voglio dormire e dimenticare, credo di sussurrare il nome di Fersen prima di addormentarmi.
 
Ti guardo: sei bellissima, mi fai impazzire, quanto sei bella! Sei stata fortunata Oscar nessuno ha capito che sei una donna. Chissà cosa sarebbe successo se solo si fossero accorti che sei una donna! ... Io invece me ne accorgo sempre che sei una donna anche se indossi l’uniforme … e sei una bellissima donna Oscar …
E' notte comincia a gelare. Ti vedo dormire profondamente, prendo un’ altra coperta,  ti copro, non resisto, ancora una volta ti sfioro appena le labbra con le mie … le guardo, mi perdo guardandole sono così belle e sensuali, come potrei non accorgermi di te!?
Sussurro appena: “ Amore mio …”
Che pazzo che sono, se solo sapessi che ti ho baciata, mi infilzeresti con la spada o chissà cos’altro ... ma  morirei felice amore! ...  Non resisto, ti bacio e ancora.
Mi sdraio accanto a te, poso  appena la mano  sulla tua, come vorrei svegliarmi  con te al mio fianco ogni giorno della mia vita ma tu continui a pensarlo.
Lui non ti amerà mai! ... Prima o poi dovrai dimenticarlo ed io ti aspetterò. Se poi non ti accorgessi di me? Vuol dire che rimarrò per sempre il tuo amico e come mi hai detto tanto tempo fa,  tuo fratello … tuo fratello, maledizione! Quanto dolore mi causa questa parola …
Mi addormento guardandoti … vita mia …
 
 
 
Sento dei brividi, ho freddo, ho dolori dappertutto, ho un gran mal di testa apro gli occhi, mi rendo conto che non sono nella mia stanza ma sotto un cielo di stelle, mi chiedo: ma dove sono? Che ci faccio qui? Ora ricordo tutto! … Maledizione che brutta serata, avrò i lividi sul viso e non solo!
Mi volto sul fianco  vedo Andrè dormire, è accanto a me sul suo volto  è contuso, è stata tutta colpa mia, se non gli avessi chiesto di andare a bere, ora non saremmo in queste condizioni! … Andrè mi segue ovunque, è la mia ombra … se non avessi lui che vita sarebbe la mia!?
Devo ammetterlo, mi protegge e si preoccupa per me da tutta una vita, e io? Cosa faccio per lui? Gli do solo pensieri! Magari fossero solo quelli! ... Per colpa mia, è un’anima in pena … proprio come me...
Il freddo mi assale voglio tornare a casa, pronuncio il suo nome: “Andrè, Andrè svegliati … Andrè …”
Niente, dorme profondamente, gli tocco un braccio, lo scuoto come quando eravamo bambini.
Apre gli occhi, mi chiede: “Cosa c’è Oscar?”
“Andrè svegliati voglio tornare a casa, non voglio rimanere ancora qui!”
“Oscar sei sicura di sentirtela?”
“Ma che domanda Andrè, certo che si, su alzati!”
Non l’aspetto, monto a cavallo e parto al galoppo.
 
 
Non è ancora l’alba quando entriamo nelle scuderie, non lo guardo neanche, gli dico solo: “Buona notte Andrè!”
“Sicura di riuscire a dormire? Non ti senti indolenzita?”
Mi fermo lo guardo,  lo stuzzico involontariamente: “Non sono questo genere di ferite che fanno male Andrè …”
Mi rendo conto di aver parlato a sproposito, vorrei rimangiarmi le parole ma non posso ormai le ho dette. Povero André l'ho ferito.
“Se ti riferisci alle ferite de cuore sono d’accordo con te, sono le più dolorose, te lo assicuro.”
Temo che Andrè possa dire altro, mi affretto ad uscire per  scappare ma ormai è troppo tardi, mi sbarra la strada, mi dice: “Stai buttando la tua via come io sto buttando la mia …”
“Ma cosa dici Andrè?! Sei per caso diventato matto?”
Mi pento ancora una volta, cerco di andare via prima che questa conversazione degeneri.
“Preferisci scappare Oscar? Tanto a te piace fuggire! E'l’unica cosa che sai fare!”
Non ci posso credere, cosa vorrà dirmi? No, non può dirlo, non può dichiararsi, sarebbe la fine di tutto.”
Vado verso l’uscita.
“Dove vai Oscar?”
“Non voglio ascoltarti, stai dicendo un mucchio di sciocchezze. Comunque mi dispiace  averti trascinato in quello squallido posto e poi è successo quello che è successo per difendermi.”
“Come sempre Oscar …”
Nelle sue parole avverto rammarico, voglio andare via, continuo a camminare ma Andrè mi sbarra nuovamente la strada, i suoi occhi sono nei miei, lo gelo con lo sguardo, so che vuol dirmi altro ma non voglio, gli passo avanti, lo lascio nelle scuderie, lui si rassegna e non dice più nulla.
Meglio così, sento il cuore battere forte, corro in casa e mi chiudo nella mia stanza, mi ripeto ancora una volta: sono una sciocca, mi dispiace Andrè, ma amo Fersen.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Illusione ***


Illusione
L’estate ormai è arrivata, fa molto caldo.
Ho ottenuto qualche giorno di licenza, sono sdraiata sul mio letto,  non ho voglia di fare niente, penso a tante cose … a cosa ne è della mia vita e a cosa poteva essere …
Sento bussare, è Andrè: “Oscar sei pronta? Dobbiamo allenarci con le armi da fuoco.”
“Si, si adesso arrivo!”

Non ho proprio voglia di andarci ma ormai è tutto pronto, è meglio che mi sbrighi.”
 
Siamo sulla collina, Andrè lancia le bottiglie, le colpisco una dopo l’altra.
Che caldo! Per fortuna che ne sono rimaste poche, così torno immediatamente a casa e mi rinchiudo nella mia stanza! ... Ecco, finalmente l’ultima, sparo, la colpisco, sono sudata, mi passo la mano sulla fronte.
Sento la voce di Andrè: “Oscar ti va?”
Alzo lo sguardo vedo Andrè lanciare una mela,tento di afferrarla, sento uno sparo, la vedo frantumare sotto i miei  occhi.
Ma chi è stato? Mi giro nella direzione dello sparo, vedo un uomo a cavallo  con una lunghissima chioma, mi domando: ma chi sarà?
L'uomo ride, dice: “Ma come, non mi riconoscete madamigella Oscar e nemmeno tu Andrè? Sono il conte Hans Axel di Fersen. Sono appena tornato dall’America!”
Noo … non è possibile, mi sembra di impazzire … è lui, è davvero lui!… Finalmente è tornato! Sento il cuore sobbalzare dal petto, vorrei gridare per la gioia ma la mia educazione me lo impedisce, non penso a nulla, gli corro incontro, pronuncio il suo nome … Hans …
 
 
Vedo Oscar fuori di sé, non capisce più nulla, gli corre incontro, è tornato.
Povero me, speravo che l’avrebbe dimenticato ma non è stato così.
La guardo andargli incontro, sussurro: "Sarebbe capace di fare qualsiasi cosa per lui!
 
 
Siamo seduti nel salone gli chiedo: “Fersen  la guerra è terminata tre anni fa, come mai non abbiamo avuto vostre notizie?”
“Sono stato colpito da una strana febbre e poi il mio spirito di avventura mi ha trattenuto in America AH!AH!”
 
 
Ma senti!? E pensare che Oscar muore d’amore per lui! … Spirito d’avventura ….
Guardo Oscar la vedo arrossire, gli dice: “Fersen mi piacerebbe che siate mio ospite, potete rimanere per tutto il tempo che vorrete.”
“Vi ringrazio madamigella, accetto con piacere il vostro invito.”
 
Vedo Oscar sorridere, è felice, emozionata.
Le si legge in faccia che è innamorata del conte. Possibile che lui non se ne accorga? E’ cieco o cosa?  
 
Che supplizio, si intratterrà per qualche giorno, ed io dovrò sopportare gli sguardi languidi di Oscar per ... Fersen.
Mio Dio fa che questi giorni passino in fretta!
 
 
Fersen ha lasciato palazzo Jarjeyes, è tornato a Versailles, mi aveva detto che non sarebbe tornato dalla regina ma poi ha cambiato idea.
Indosso la divisa, devo recarmi al palazzo Trianon, Maria Antonietta tornerà alla reggia dietro suggerimento di Fersen.
Devo radunare i soldati della guardia reale e scortare la regina con i suoi bambini, è rischioso, il pericolo attentato è molto alto.
 
Ho radunato i soldati nella piazza d’armi, do l’ordine di prepararsi, alzo la testa e lo vedo sul balcone. E’ meraviglioso, bellissimo il mio Fersen, sento il cuore battere velocemente, abbasso immediatamente lo sguardo, la mia missione è molto delicata non è il momento di pensare all’amore.
Alzo la voce, dico e ordino ai   soldati: “Dobbiamo tenere gli occhi aperti, ne va dell’incolumità della famiglia reale! … Soldati andiamo!”
 
Durante il tragitto per il Trianon, non riesco a levarmi dalla testa il sorriso di Fersen, mi arrabbio con me stessa: maledizione non posso andare avanti in questo modo, ora devo pensare alla regina.
 
 
E’ successo quello che temevo, durante il tragitto c’è stato un attentato, per fortuna siamo riusciti a sventarlo,la regina è in salvo.
Nella mia testa c’è ancora l’immagine di Fersen, sto male, mi sembra di morire, non ce la faccio più, guardo Andrè e gli dico: “Andrè ormai non c’è più alcun pericolo, di a Girodelle di assumere il comando dei soldati, io torno a casa.”
“Oscar dove vai? Si può sapere cosa ti prende?”
 
 
Vedo Oscar partire al galoppo, ignora le mie parole. Che stupido che sono, le ho chiesto cosa le succede quando so benissimo che si sta logorando l’anima e la mente per lo svedese …
 
 
Sono chiusa nella mia stanza non voglio vedere nessuno, come vorrei tornare quella di un tempo ma come faccio!? Fersen mi ha fatto capire che sono una donna in  maniera così crudele!... Lo voglio, lo desidero, impazzisco d’amore per lui … basta, deve  capire che l’amo, ho deciso che prenderò parte al ballo che stasera si darà a corte ma stavolta non ci andrò come colonnello delle guardie reali bensì come madamigella Oscar. Ovviamente  in incognito.
Apro la porta della mia stanza mando a chiamare la nonna.
“Cosa c’è bambina?”
“Devo prendere parte al ballo  a Versailles …. in abiti femminili.”
“Cosa! Non ci posso credere! on starai prendendo in giro?”
“Parlo sul serio nonna, prenderò parte al ballo di corte. Nonna, negli armadi ci sono tanti vestiti lasciati dalle mie sorelle,   cercane uno adatto a me!”
“No, non ci posso credere, le mie preghiere sono state ascoltate … corro a cercarti un abito bambina … il più bello!”
Vedo la nonna correre lungo i corridoi .
 
 
“Cosa succede nonna, dove vai con quell’abito?”
“Oh Andrè … figliolo, finalmente i miei desideri stanno per avverarsi … Oscar prenderà parte al ballo che si terrà a corte ma con indosso un abito femminile!”
“Cosa? No non può essere …”
“Invece si, nipote …”
Oscar sei davvero impazzita per quell’uomo?! Ma cosa pensi di fare? Se hai deciso di prendere parte a un ballo conciandoti con questo vestito, allora non ho dubbi, saresti capace di dargli anche l’anima.
Mio Dio dammi la forza per non impazzire! ... Al’idea che tu stasera  … no … no … non voglio pensarci, mi rifiuto di crederci, questa è una follia!
 
 
La vedo percorrere la scalinata, sono inebetito da tanta bellezza … sei bella aldilà di ogni dire! ... Peccato che stasera ti sia fatta bella per lui; per fortuna non sarò io ad accompagnarti, non lo sopporterei.
Che agonia la mia!
 
 
Entro nella sala delle feste, mi aggiro come se fosse la prima volta … in effetti è la prima volta che lo percorro con abiti femminili … non mi riconosce nessuno.
 Chi potrebbe pensare che sotto a queste vesti ci sia il colonnello delle guardie reali!?
Ho l’ impressione che tutti mi stiano guardando, tutti si chiedono chi sia, possibile che sia tanto diversa?
Percorro ancora la sala, ho lo sguardo abbassato, mi sento così ridicola, cosa ci faccio vestita così? Spero che nessuno mi riconosca.
Sento i commenti di questa gente.

Un uomo mormora: “Chi mai sarà quella donna? E’ bellissima!”
“Bellissima signori!? Ma è stupenda …”
“Ha rimasto tutti senza fiato!”

Ignoro tutti, continuo a percorrere la sala, so che la regina non prenderà parte al ballo e mi domando: da qualche parte ci sarà il mio amore, chissà se si accorgerà di me?!
Sento un gentil uomo che dice all’ altro: “Guarda il conte di Fersen ha notato la splendida dama che è appena entrata.”
“Ero sicuro che si facesse avanti, non se ne lascia una, senza dimenticare che è riuscito a conquistare la donna più potente di Versailles.”
Ascolto l’ennesima cattiveria su Fersen, non posso negare che mi   infastidisce.  
Sento dei passi, vedo una figura avanzare, è lui! Allora è vero, si è accorto di me, spero che non abbia capito chi sia, morirei di vergogna, eppure sono venuta a posta  per lui. E se non si accorgesse di me?
 
“Madamigella posso avere l’onore di danzare con voi?”
Non ci posso credere, sarò tra le sue braccia!... Annuisco, faccio un cenno con la testa e mi ritrovo avvolta tra le sue braccia, non ci credo sta succedendo proprio a me!
Finalmente gli ospiti hanno smesso di commentare e di guadarci, danziamo, non dico nulla.

“Mi ricordate una persona madamigella! ... E' bella, anzi, bellissima, proprio come voi, solo che si nasconde dietro a una divisa, non so perché ma ha deciso di castigarsi in questo modo quando potrebbe avere tutti gli uomini  ai suoi piedi. Invece lei fa di tutto per non farsi notare.”

Ma cosa dice Fersen?! Io non voglio tutti, io voglio lui, solo lui. Possibile che sia così cieco?
Sento il suo sguardo insistente addosso, sento che mi scruta, mi sento a disagio forse ha capito chi sono!? Eppure non credo di essere poi tanto irriconoscibile. Odo ancora la sua voce: “Questa donna di cui vi parlo è il mio migliore amico.”
Il mio migliore amico, mi ripeto.
No, non è possibile! E' questo che potrà provare per me? Nient’altro? Mi sento morire più di prima. Sento le lacrime salire, tento di allontanarmi ma lui mi afferra per le braccia, mi stringe, mi guarda,  io lo guardo, mi dice: “No, non è possibile … ma voi siete …”
Non voglio più ascoltarlo, ha detto più di quanto volessi udire. Mi sciolgo dal suo abbraccio e fuggo via … lontano, lontano da colui che mi infligge tanta sofferenza. Corro ancora fino ad arrivare nei giardini, lontano dalla musica  e dagli  sguardi indiscreti, piango, mi sento una stupida. Lui non proverà null’altro che amicizia per me, devo assolutamente dimenticarlo!
 
 
 
Vago per le strade, mi sento ancora una volta un mendicante, un povero mendicante d’amore, ormai è così che mi definisco.
Cosa farei per essere al posto dello svedese.
Chissà se Oscar  almeno per stasera sarà felice con quel bell’imbusto?!
Ma che vado a pensare? Ma cosa mi salta in mente? Lui non l’ama! Però … temo che si possa accorgere di lei … voglio morire, magari mi getto nella Senna.
Non sono ubriaco, non ho toccato un goccio, dico sul serio, le mie parole sono dettate dalla disperazione.
Continuo a camminare, è notte fonda mi sento impazzire … così  non risolvo nulla, è meglio tornare a casa.
 
Oscar non è ancora arrivata, non vedo  la carrozza che l’ha portata al ballo, non vado in camera mia preferisco aspettarla … vederla ancora una volta quanto è bella in quell’ abito mi fa impazzire.
Sono seduto davanti al camino, stavo per addormentarmi quando sento spalancarsi la porta, sono i suoi passi, li riconosco.
Mi alzo di scatto, la vedo correre per il salone  sta per salire le scale, la chiamo: 
“Oscar …”
Si appoggia alla scalinata, mi guarda, vedo i suoi bellissimi occhi pieni di lacrime, sento la sua voce rotta dal pianto, non l’avevo mai vista piangere e stasera piange per lui.
“Ti prego Andrè, almeno per stasera non dirmi nulla … sto male e …”
Le sussurro appena: “ Stai male perché non vuoi capire ..”
“Smettila Andrè, mi sento già abbastanza ridicola! so perfettamente che non dovevo andarci e soprattutto conciata in questo modo.”
“Posso chiederti se ti ha riconosciuta?”
Mi guarda con quei occhi stupendi e pieni di lacrime, risponde: “Non lo so … forse … non credo.”
 
 
Non resisto allo sguardo inquisitore di Andrè, fuggo via, salgo di corsa, entro prepotentemente in camera mia, sento le ultime parole di Andrè: Dimenticalo Oscar, dimentica il conte di Fersen …”
Chiudo la porta sbattendola, mi getto  sul letto, mi addormento tra i singhiozzi come una ragazzina disperata … proprio io … il colonnello delle guardie reali di sua maestà ….  
Sono solo una donna, maledettamente donna!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Non ti riconosco più ***


Non ti riconosco più
 
Sono con Fersen davanti alle scuderie, sono nuovamente scappata da lui.
Eravamo in salotto a bere un buon bicchiere di vino, parlavamo  tranquillamente  quando mi ha raccontato di uno strano incontro avvenuto circa di un ballo a corte qualche tempo fa. Sono sbiancata in volto perché parlava di me, senza mezzi termini mi ha detto: “Sono certo  che  quella donna misteriosa siate voi. Se proprio lo volete sapere, è stato il vostro  comportamento a tradirvi.”
Le sue parole mi hanno gettata nella disperazione più profonda, ho provato vergogna, ancora una volta mi sono sentita umiliata.
Non sopportavo il suo sguardo, sono fuggita ma Fersen mi ha raggiunto. Adesso sono qui, davanti alle scuderie, lui è alle mie spalle vuole parlarmi ma io non riesco a sostenere il suo sguardo. Mi vergogno, piango, sono disperata.
“Oscar se solo avessi saputo che …”
“Non aggiungete altro, andate via Fersen, è inutile parlare! ... Voi appartenete a lei. Sono io ad aver sbagliato tutto, non dovevo farmi illusioni, ciò che sento è una questione che riguarda me soltanto, adesso vi prego andate via.”
Piango sono ancora più disperata di prima, non mi volto per guardarlo, ho l’impressione di essere entrata in un vicolo cieco.
Sento lui che mi dice: “Addio Oscar.”
Non rispondo, non voglio che ascolti le mie parole rotte dal pianto, i suoi passi sono sempre più lontani, spero di non rivederlo più.
Si allontana, mi giro, lo guardo andare via nel buio della notte, gli auguro di essere felice... adesso tocca a me prendere in mano la mia vita, non posso continuare a piangermi addosso, devo reagire.
Torno in casa, percorro il corridoio fino ad arrivare nel salotto dove fino a poco prima ero con lui, sento ancora le lacrime scendere, ormai sono inarrestabili. Vedo i bicchieri frantumati riversati sul pavimento, raccolgo i cocci, alle mie spalle c’è Andrè che mi guarda con malinconia, lui ha visto e ascoltato ciò che Fersen mi ha detto in questa stanza.
Sa tutto di me, come io so tutto di lui, come pure sono consapevole che mi ama.
“Posso aiutarti Oscar?”
“No.”
Gli dico appena come se lo mandassi via, voglio stare da sola, vado in camera per non vedere nessuno, magari domani mattina starò meglio e poi la notte porta consiglio.
 
Il sole è già alto, mi sveglio, sono  stanca,  vorrei rimanere a letto ma non posso, il dovere mi chiama, devo andare ma stavolta non è come gli altri giorni.
Ho deciso: andrò da sua maestà per chiedere il mio trasferimento in un altro reggimento. Desidero allontanarmi da Versailles per non vedere ne lui e nemmeno la donna che ama, sarebbe troppo per me.
 
 
Stamattina ho parlato con la regina le ho detto delle mie intenzione, non voleva darmi il suo assenso, ho dovuto insistere. Per fortuna l'ho convinta.
 
Non voglio tornare più a Versailles per quanto mi sarà possibile.
Sono davanti al camino, ho freddo, tremo, ho a mala pena una giacca sulle spalle. Sono pensierosa, lo sguardo cade sui ceppi che ardono sul fuoco, non mi accorgo nemmeno del tempo che passa e il fuoco  sta per spegnersi.
Sono talmente assorbita dal mio dolore che non odo nemmeno i passi di Andrè.
“Buona sera Oscar.”
Continuo a guardare i ceppi e rispondo appena: “Buona sera Andrè.”
“Il fuoco si sta spegnendo, non te ne sei accorta!?” dico mentre lo ravvivo.
“Andrè sono stata da sua maestà … ho lasciato la guardia reale, aspetto di conoscere il mio nuovo incarico.”
Andrè non dice nulla ma il suo sguardo è gelido, mi alzo e sussurro: “ Buona notte.”
Mi accingo a salire le scale quando mi giunge la sua voce: “Sei soltanto una vigliacca.”
Le sue parole rompono il silenzio come il tuono squarcia il cielo.
Mi arrabbio e ribatto urlando: “Stavolta hai oltrepassato la misura Andrè!”
“Io? Allora tu cosa stai facendo? Se fuggire fosse una soluzione Oscar, sarei fuggito da te tanto tempo fa!”
Mio Dio cosa sta dicendo?! Non voglio che continui.
Mi precipito per le scale, corro in camera mia, apro la porta, sento dal basso ancora la sua voce.
“Dove vai? Non ho ancora finito, basta chiuderci nei nostri silenzi, ho anch’io qualcosa da dirti.”
Temo le sue parole, gli urlo:  “No, Andrè va via! Non voglio ascoltarti.”
Chiudo la porta, il mio respiro è affannato, sento avanzare dei passi, sono quelli di Andrè, si avvicina, non voglio vederlo tento di girare la chiave ma lui è più veloce di me fa irruzione nella mia stanza .
 Siamo faccia a faccia, lo guardo, tento di mantenere un controllo che ormai non ho più, anche Andrè mi guarda, finge una calma che non possiede, dice con tono perentorio: “E’ così che vorresti risolvere i problemi? Allontanarti dalla regina per te è come allontanarti da Fersen!”
Il mio tono diventa severo, sono davvero adirata, alzo la voce: “Smettila Andrè, ti proibisco di parlarmi in questo modo!”
“Così come? Ti da fastidio che ti dica la verità?”
“Ho detto di smetterla …”
“No, mi devi ascoltare …”
Gli do le spalle.
“Andrè vattene, esci, non voglio che tu rimanga un minuto di più in camera mia.”
“Non siamo più dei ragazzini Oscar, non puoi trattarmi come allora!”
“Ma cosa dici? Io … io …”
Alcuni passi ed è lì davanti a me, siamo nuovamente faccia a faccia, mi guarda severo, lo guardo anch’io, gli dico: “Non ho più bisogno di te …”
Vedo i suoi occhi sgranarsi.
“D’ora in poi non voglio più  dipendere da te, voglio vivere come un uomo.”
Vedo Andrè stringere le labbra, sorride, in quel sorriso percepisco tutto il suo dolore.
“Vivere come un uomo dici? Si, Oscar, tuo padre sicuramente ne sarà felice … ma c’è un piccolo particolare … tu non sei un uomo.”
 
 
Vedo l’azzurro spalancarsi, Oscar è furiosa, fuori di sé, mi urla addosso: “Come ti permetti Andrè!? Della mia vita ci faccio quello che voglio e tu non hai alcun diritto di parlarmi in questo modo!”
“Questo lo so Oscar, so perfettamente che non rappresento nulla per te, invece tu per me sei molto importante …”
Vedo i suoi occhi spalancarsi ancora e continuo: “Tutto mi sarei aspettato da te, tranne che un giorno tu mi avresti liquidato in questo modo. E così non hai più bisogno di me Oscar? Ti sbagli …”
“Ti ho detto di andartene!”
“Va bene come vuoi, me ne vado ma devo dirti ancora  una cosa prima di andarmene … non potrai mai essere ciò che non sei.”
Il suo sguardo non promette nulla di buono, prendo la via della porta quando mi dice alterata: “ No, adesso dove vai?”
“In camera mia, come mi hai ordinato.”
“Ordinato? Non fare la vittima non lo sopporto dopo avermi detto una cosa simile …”
La interrompo non ce la faccio più, la mia voce diventa severa, la guardo, le dico: “ Ti ho detto la verità e la verità quasi sempre fa male, ma adesso dovrai ascoltarmi ... una rosa è una rosa non potrà mai diventare un lillà.”
Mi accingo a lasciare la sua stanza quando la vedo avanzare, mi afferra per la camicia, mi urla addosso: “Vorresti dire che una donna rimane sempre una donna qualsiasi cosa faccia?”
Non le rispondo, lei è fuori di sé, continua: “Rispondimi Andrè …”
Il suo bellissimo viso, dolce  e adirato, è così vicino al mio, sento il suo profumo, sento il cuore battere all’impazzata, di fronte a me ho una donna bellissima e arrabbiata, mi sento dapprima confuso ma poi mi rendo conto che so perfettamente quello sto per fare, voglio che capisca che è una donna ed io l’amo, l’amo come un disperato.
Afferro i suoi polsi che sono ancora stretti tra le mie mani, la guardo, mi perdo sulle sue labbra, stavolta non dorme, non è ubriaca, stavolta è cosciente quanto me … la bacio.
Sento che mi resiste, tenta di vincolarsi, ma io non glielo permetto, avanzo, lei indietreggia, non so come ma finiamo sul letto, le nostre labbra si separano, vedo il suo volto stravolto, urla con tutta la rabbia che ha dentro: “Lasciami Andrè o chiamo aiuto!”
Non capisco più nulla, non so come sia potuto accadere, forse la rabbia o l’amore disperato che provo per lei da sempre … non lo so, so solamente che afferro la sua camicia e gliela strappo, scoprendole il petto.
Mi rendo conto di avere commesso un azione imperdonabile.
 La ragione prende il sopravvento, mi alzo da lei, dal mio amore, dalla donna che amo come un disperato, la vedo piangere mi sussurra: “ Bene e adesso cosa vuoi farmi Andrè … Cosa vorresti provare …”
Piange, si arrende alla mia aggressione, vorrei morire per il gesto sconsiderato che ho fatto, le lacrime scendono sul mio viso, la guardo, sussurro: “Ti prego Oscar, perdonami, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa simile in vita mia …”
Il mio amore sta piangendo, so di averla offesa, umiliata, mio Dio cosa ho fatto.
La copro con un lenzuolo sono sul ciglio della porta mi appoggio, sento le gambe che mi sostengono appena, le dico: “Per vent’anni ho vissuto per te, solo per te … io ti amo Oscar … credo di averti sempre amato … ancora una volta ti chiedo perdono …”
La sento singhiozzare continuo a rimproverarmi: Dio cosa ho fatto!?  Ho fatto del male alla donna che amo da tutta una vita ed è la donna della mia vita! 
Perdonami Oscar ….   
 
Esco da palazzo in presa alla confusione, nella mente rimbombano le parole che le ho detto, vedo il suo viso bagnato dalle lacrime, mi ripeto all’infinito: cosa ho fatto?
Sello il mio cavallo e lo lancio al galoppo come un disperato.
“Come potrai perdonarmi, se io stesso non potrò mai perdonarmi!? 
 Ti amo Oscar … ormai sono certo, non potrò mai dimenticarti perché sei entrata nel mio cuore, sei una parte di me ...

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Adesso nessuno potrà separarci ***


Adesso nessuno potrà separarci
 
 
Sono passati più di sei mesi da quella maledettissima notte. Mi sembra ancora di vedere il suo sguardo spaventato quando  le ho urlato tutto il mio amore disperato e poi ... quel bacio che le ho rubato e la camicia strappata. D'allora non ho più pace, la mia è una sofferenza indicibile! ... Molte cose sono cambiate.
Dopo quella sera, Oscar ha chiesto e ottenuto il congedo dalla Guardia Reale, ha lasciato palazzo Jarjayes per trascorrere un lungo periodo in Normandia per stare lontana da Fersen, lontana da corte e soprattutto lontana da me …
Adesso sono qui, sdraiato su questa branda con addosso la divisa della Guardia Metropolitana, l'ho fatto per starle accanto, per proteggerla, visto che presta servizio in questa dannatissima caserma: Oscar è il Comandante delle Guardia Metropolitana.
 Invero mi sono arruolato per amor suo, anche se quella scellerata notte mi ha urlato in faccia che non aveva più bisogno di me, io non le ho dato ascoltato.
Come potevo abbandonarla al suo destino in questo lurido posto  in mezzo a dei  soldati  pronti a ribellarsi e Dio sa  cos’altro! ... Sanno che Oscar è una donna. Adesso mi chiedo: cosa sarà di me e di lei?
Certo non ha fatto salti di gioia quando mi ha visto qui. Ora sono ai suoi ordini, sono uno dei suoi soldati e stavolta non posso disobbedire o ribellarmi, visto che ho deciso di arruolarmi per seguirla in questa pazzesca avventura.
Da quella notte i nostri rapporti sono freddi e distaccati, come poteva essere diversamente!? E’ accaduto qualcosa che ha ferito entrambi.
Mi tormento ancora per quel gesto sconsiderato, ho sbagliato. Non era mia intenzione confessarle il mio amore ma ho perso il controllo. L’impeto  e la collera hanno preso il sopravvento,  ho tirato fuori tutto il mio amore soffocato da un’intera esistenza, ammetto che desideravo baciarla e stringerla tra le mie braccia ma non avrei dovuto gridarle tutto il mio amore in quel modo e poi quel gesto … la camicia strappata, il petto scoperto … se ci ripenso impazzisco,  sto male.
Un tempo era tutto così diverso.
 
 
E’ sera, sono seduta alla scrivania nel mio nuovo ufficio, sto compilando gli ultimi rapporti, sono pensierosa: do letto gli ultimi  dispacci,  non sono per niente buoni, a Parigi ci sono continuamente disordini, c’è il malcontento generale, la gente è disperata, ruba per un pezzo di pane o per un paio di scarpe e a me tocca pure arrestarli! ... Mi vergogno di quanto sono costretta a fare, mi domando: “Come si può arrestare qualcuno perché ha fame? Il mio è un compito davvero ingrato.
Anche all’interno di questa caserma accadono cose simili, l’altro giorno ho dovuto intercedere per il soldato Lassan, aveva venduto il suo fucile ... che putiferio si è scatenato, Alain e gli altri mi hanno accusata di aver venduto il loro compagno, hanno pensato questo di me perché sono  nobile. Per fortuna sono riuscita a far scarcerare quel povero soldato, anche se ha commesso un reato l'ha fatto per sfamare la sua famiglia! … Mio Dio che situazione assurda  stanno attraversando i parigini! ... Se siamo arrivati a questo punto, è per colpa di  una cattiva politica fatta dai sovrani.
Non riesco più a terminare di catalogare questi dispacci sono deconcentrata, un infinità di pensieri mi opprimono la mente, tutto è cambiato, niente è come prima.
 Penso ad Andrè che si è arruolato nonostante gli avessi detto che non avevo più bisogno di lui, non mi ha ascoltata, mi ha seguita … cosa si fa per amore!?
Anch’io ho commesso un mucchio di stupidaggini per inseguire un amore effimero, mi sono resa ridicola prendendo parte a un ballo vestita da donna, che follia!
C’ è ci ripenso! E' stata la cosa più stupida che abbia  fatto in vita mia. Adesso ne sono convinta, solo per amore si possono commettere errori simili.
Non posso biasimare Andrè se mi ha seguita fin qui.
Dopo quella sera, Andrè e io ci parliamo appena, è così silenzioso,  non scherza più, non sento più la sua risata allegra e spensierata,  vorrei che tornasse quello di un tempo. Possibile che l’amore possa distruggere in questo modo? Si, se non è corrisposto!
Il  suo sguardo è come un macigno, non riesco più a sostenerlo e soprattutto non riesco più a guardarlo come un tempo, mi turba, mi mette a disagio ... mi confonde.
Se ripenso a tutto quello che è successo rabbrividisco. André mi ama, me l'ha gridato in faccia quella sera! E pensare che gli avevo detto di non avere più bisogno di lui! ... Ma non è così, io ho bisogno di lui, soprattutto dopo aver avuto quel contatto così intimo! ... Mi ha abbracciata, mi ha baciata con la forza. In quel bacio ho sentito rabbia,  dolore e … amore.
Un amore disperato, disperato quanto era il mio per Fersen.
Ho percepito tutto questo in pochi istanti ... se all'ora avessi potuto,  l’avrei ucciso adesso invece, mi manca! ... Mi manca la confidenza che avevamo un tempo, le serate passate insieme a parlare, senza sapere che lui mi amava. Ma cosa dico? Andre mi ama, lo sento, lo vedo come mi guarda ... anche se non mi dice più nulla lo percepisco … che tristezza!
 
Sento bussare alla porta.
“Colonnello Jarjayes la carrozza  è appena arrivata.”
“Grazie colonnello D'Auguille! Connello fate avvertire il soldato Grandièr.”
“Sissignore.”
Rimetto a posto i documenti ormai è tardi e io non ho portato a termine il mio lavoro, stasera ho la testa da tutt’altra parte. Mi alzo,  guardo fuori dalla finestra, penso: Andrè ancora una volta hai messo la tua vita nella mie mani, nonostante quanto accaduto, mi hai seguita come sempre, certo da principio ero furiosa, arrabbiata, non volevo vederti per nessuna ragione, però ho capito che non potrei fare a meno della tua presenza.
Devo riconoscere che sei stato di parola, non mi hai detto e rimproverato più nulla da allora ma sei diventato la mia ombra, subisci passivamente tutto ciò che ti dico ma io non voglio che tu sia tanto remissivo, se,  lo sei diventato, riconosco che gran parte della colpa è mia. Ma cosa posso fare? Ormai non si può certo tornare in dietro.
Adesso penso a Fersen in modo diverso, mi è totalmente indifferente.
Sento bussare nuovamente alla porta, è un soldato: “Comandante di sotto c’è Grandièr che vi aspetta!”
“Si, arrivo.”
 
Andrè è in piazza d’armi, mi aspetta, mi vede, mi guarda, lo guardo.
“Buona sera Oscar, perché mi hai fatto venire qui?”
“Devo ringraziare il generale Bouillé, per aver fatto prosciogliere  il soldato Lassalle e tu dovrai venire con me quale rappresentante dei soldati della guardia.
"Come vuoi ... Ai vostri ordini Comandante!"
 
Percorriamo le strade di Parigi, stasera sono così silenziose e tranquille.
 
Durante il tragitto sento il suo sguardo addosso, lo guardo appena, sussurra: “ Perché siamo venuti a Parigi? Non mi pare che il Generale viva qua!”
“Hai ragione  Andrè, ma stasera è andato all’opera.”
 
Nessuno di noi dice più nulla.
 
Percorriamo silenziosamente le strade, siamo a Saint Antonine, sento la carrozza arrestarsi mi chiedo: ma cosa succede non siamo mica arrivati.
 
 
All’improvviso sento gridare, mi rendo conto che una folla impazzita ci sta attaccando, vedo lo sportello aprirsi, un uomo inferocito afferra la mia Oscar per la giacca e la trascina giù.
Urlo, mi dispero: “Lasciatela  stare …”
Non la vedo più, sembra essere inghiottita dalla folla, sento solo la sua voce che mi chiama.
Anch’io vengo insultato e trascinato giù dalla vettura,mi picchiano con ferocia intanto continuo a sentire la sua voce.
“Lasciatelo lui non è un nobile.”
Oscar, la mia Oscar, non pensa nemmeno a cosa le sta succedendo, pensa a me.
La sua voce diventa sempre più lontana, ormai non la vedo più.
Signore ti prego aiutala, non mi importa nulla di me ma lei no, fa che non le succeda nulla ...
Prendo calci e pugni, non sento più nulla, sono stordito, ormai sono in balia di questa gente impazzita.
 
 
 
Andrè, cosa ne sarà di Andrè?
Sono gli ultimi pensieri lucidi che riesco a fare, non capisco più nulla: mi trascinano, mi picchiano, sento i loro calci, i pugni, è la fine...
Sento qualcuno che urla: “Caricaaa …”
“Scappiamo è la cavalleria!”
Mi sento cadere rovinosamente, credo che stiano scappando forse sono arrivati i soldati. Sono stordita ma cosciente, sento qualcuno che mi afferra e mi porta via, mi ritrovo  in un vicolo.
Mi sento stringere tra le braccia, apro lentamente gli occhi, la mia vista che fino a poco fa era annebbiata diventa nitida, vedo uno sguardo a me familiare, un volto che conosco.
“Fersen siete voi?”
“Madamigella Oscar come vi sentite?”
Per un attimo mi tranquillizzo, sento le sue mani stringere la mie braccia,  comincio a urlare e a ripetere: “Andrè, dov’e Andrè? …  Andrè? Devo andare a salvarlo. Lasciatemi il mio Andrè è in pericolo!”
“Cosa?  Avete detto il mio Andre?!”
Vedo lo sguardo di Fersen spalancarsi, è incredulo alle mie parole, anch’io non credo a ciò che ho appena detto, le ginocchia si piegano, mi accascio esausta, sento  il cuore battere all’impazzata per il mio Andrè, sono stordita e confusa più di prima.
“State tranquilla Madamigella, penserò io a salvare il vostro amico.”

Vedo Fersen allontanarsi, è andato a salvare il mio Andrè rimango sola in questa strada, mi rialzo, nella mia testa rimbombano ancora quelle parole venute fuori all’improvviso: “Lasciatemi il mio Andrè è in pericolo... il mio André ...”
 
 
Mi trascinano, ho le mani legate, vedo un  cappio, hanno intenzione di impiccarmi, sono disperato, mi domando: dov’è la mia Oscar? L’avranno uccisa? No, mio Dio, se così fosse allora preferisco morire.
Sento gli zoccoli dei cavalli, uno sparo una voce, è lui il conte di Fersen.
Distoglie l’attenzione della folla con la sua cavalleria, la gente è impazzita, non si curano più di me, sperano di fare giustizia con lui.
Rimango in piazza solo e con le mani legate, vedo una figura corrermi incontro, la vedo arrivare, è lei ... è salva!
Prego ancora ma stavolta per ringraziare.
Sento la sua voce disperata, è qui davanti a me, mi guarda, i suoi occhi sono pieni di lacrime, mi scioglie i polsi dalle corde e mi sussurra: “Andrè che ti hanno fatto?”
Si preoccupa per me ….
 
 
 
Vedo la corda lì in alto, era per lui. Oh mio Dio! Solo all’idea rabbrividisco, piango, le sue mani  sono libere, mi guarda, lo guardo, adesso sono io a cercare il suo sguardo, non fuggo più, penso: voglio guardarti come un tempo Andrè.
Sento che afferri la mia mano e mi dici: “Su presto Oscar, andiamo via da qui, è pericoloso!”
Corriamo mano nella mano come quando eravamo bambini,. Il cuore mi batte forte,ci allontaniamo dalla città, via, via, lontano da tutto ... vorrei fuggire non soltanto da Parigi ma anche da me stessa, dalle mie angosce, dai miei timori.
Siamo in aperta campagna,ormai fuori dall’inferno che si era scatenato intorno a noi. Siamo stanchi e affannati, ci sediamo sotto a un enorme quercia,  Andrè mi guarda, com’è bello il suo sguardo.
“Come ti senti Oscar?”
“Bene.”
“Ho temuto per la tua vita, impazzivo all’idea di perdertino no cosa dico?! Ecco io …. temevo che ti potessero farti del male …”
 
So che voleva dirmi altro. Getto via tutti i miei dubbi, i miei timori, il mio orgoglio e gli dico:
“Anch’io ho temuto di perderti Andrè!”
Vedo i suoi bellissimi occhi spalancarsi, sento la sua voce: “Oscar …”
Mi alzo, sono appoggiata al grande albero, sento le gambe tremare, forse cederanno da un momento all’altro, il cuore batte sempre più forte, ormai non mi importa più nulla, lo guardo intensamente, gli dico: “Andrè, ho temuto di perderti, sarei impazzita se tu … tu …”
Non riesco a dire nient’altro, le lacrime cominciano a scendere, il tuo volto è smarrito, ma i tuoi occhi si perdono nei miei.
Mi avvicino a te, siamo così vicini che sento il tuo respiro, vorrei toccarti ma non ci riesco.
Mi guardi come se leggessi i miei pensieri, lo so, per te non ho segreti, mi conosci, ti conosco ora non ho più dubbi.
“Andrè … un tempo ho amato Fersen contro ogni logica pur sapendo che tu mi amavi in silenzio! … Sono stata indifferente al tuo amore, la mia cecità ci ha portato alla sofferenza … Andrè possibile che tu adesso mi ami ancora?”
 
 
No, non è possibile! La mia Oscar mi ama … mi sembra di impazzire.

“Oscar come potrei non amarti? Tu sei parte di me. Non amarti, significa non amare me stesso, io ho vissuto e vivo per te soltanto …”
Vedo i suoi bellissimi  occhi azzurri spalancarsi e brillare, piango con lei. Senza indugiare si getta tra le mie braccia, mi dice:  “Oh Andrè anch’io, anch’io ti amo … ti amo con tutto il mio cuore!”
 
Mi abbracci, ti abbandoni a me, non riesco a crederci!
Ti bacio ma stavolta il mio non  è un bacio rubato  e disperato perché  finalmente mi doni le tue labbra con la consapevolezza di amarmi e con tutto l’amore   che sentiamo nei  nostri cuori.
“Oscar,  il nostro amore sarà eterno, ora niente e nessuno potrà separarci.”
 
"Andrè, fuggiamo via ... via lontano da tutto questo ..."  
"Oscar, andremo dove tu vorrai ...."
 
 
Sono arrivata alla conclusione di “Amore tormentato”
Questa è una storia triste, struggente  e appassionata. L'importante che i nostri amati beniamini siano giunti alla consapevolezza di non poter vivere l'uno senza l'altro soprattutto dopo avere tanto sofferto. I nostri Andrè e Oscar hanno ancora una volta assaporato la felicità che  spetta a  ciascuno di noi.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, recensito e lasciato un mi piace a questa piccola ff.
Spero che vi sia piaciuta, grazie ancora. Ciao a tutti!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3767335