Sleeping with ghosts

di corvonero83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Avviso ***
Capitolo 15: *** Capitolo tredicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo quindicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 19: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


SLEEPING WITH GHOSTS

 
 
 
 “The sea's evaporated
Though it comes as no surprise
These clouds we're seeing
Their explosions in the sky
It seems it's written
But we can't read between the line
 
Hush
It's okay
Dry your eye 
Dry your eye
Soulmate dry your eye
Dry your eye
Soulmate dry your eye
Cause soulmates never die
 
This one world vision
Turns us in to compromise
What good's religion
When it's each other we despise
Damn the government
Damn the killing
Damn the lies
 
Hush
It's okay
Dry your eyes
Dry your eyes
Soulmate dry your eyes
Dry your eyes
Soulmate dry your eyes
Cause soulmates never die
 
Soulmates never die
Never die
Soulmates never die
Never die...
Soulmates never die
Soulmates never die
Soulmates never die
Soulmates never die”
(Placebo-Sleeping with ghosts)
Sleeping with ghosts - Placebo
 
 
 
Il furgoncino giallo, più arrugginito che altro, viaggiava sulla strada deserta con andatura lenta. Quel rottame aveva quindici anni, ma Vanja, il vecchio proprietario che lo stava guidando non aveva intenzione di venderlo.
Dentro l'abitacolo la Kalinka risuonava a tutto volume. Vanja amava ascoltare musiche della sua terra...l'amata patria Russia! La tipica musica tradizionale, il suono di una lingua che lui adorava e che non poteva più parlare quotidianamente.
Parlare russo in America …era un po’ come parlare l’arabo…la gente cominciava a guardarti male, con occhi pieni di odio e paura.
Piccole lacrime gli si formavano sempre agli angoli degli occhi, neri come la pece, ogni volta che si immergeva in quel passato che non poteva più rivivere.
Un passato doloroso.
E ora...dopo quello che era successo pochi giorni fa a Washington, Vanja aveva paura. Non solo Washington...ma anche New York...e Londra, tutti tentativi di conquista. Il passato stava tornando...e non solo quello.
 
“Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, pod sosnoju, pod zelenoju, Spat’ položite vy menja! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Spat’ položite vy menja.
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, sosenuška ty zelenaja, Ne šumi že nado mnoj! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Ne šumi že nado mnoj!
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!
Ach, krasavica, duša-devica, Poljubi že ty menja! Aj-ljuli, ljuli, aj-ljuli, Poljubi že ty menja!
Kalinka, kalinka, kalinka moja! V sadu jagoda malinka, malinka moja!”
 
Cantava a voce bassa, con la sua intonazione roca da uomo di mondo con un bel bagaglio di anni sulle spalle, perso in quei pensieri cupi. Ma poi all'improvviso qualcosa lo fece inchiodare di colpo.
-Per tutti i santi di Russia !-
Quel “qualcosa” stava in mezzo alla piccola strada non asfaltata che portava da Washington alla sua fattoria, non incrociava mai macchine sconosciute in quella via e non vi aveva mai trovato niente di abbandonato.
Scese dal furgoncino con Gagarin alla mano, il suo fucile, quello che teneva sempre sul sedile del passeggero, di fianco a lui. Un amico vero, freddo, preciso. Non lo aveva mai tradito in tutti quegli anni.
Vanja si avvicinò a quell'ammasso nero.
-Ehi?- provò a parlare...ma invano. Nessuna risposta arrivò al suo orecchio -Al diavolo !- il vecchio si avvicinò e toccò con un piede quello che capì essere il corpo di un uomo.
Niente.
Lo rivoltò. Non era di certo il primo cadavere che vedeva...ma toccandogli il collo capì che quell'uomo era ancora vivo.
Aveva il viso impolverato e sporco di sangue.
Era ben messo...sembrava un militare…e....
-San Nicolaj proteggimi tu !- un arto metallico sostituiva un braccio di quel corpo.
Vanja sbiancò a quella vista e si fece il segno della croce -Tu?....chi ti ha guidato fino a qui?- era combattuto.
Non sapeva cosa fare, lui conosceva benissimo chi aveva davanti...lui aveva assistito alla sua creazione!
 Lui si era ribellato a quell'idea orribile...e per questo ora era in esilio lontano dalla sua patria che lo credeva morto.
Gli scostò i capelli dal viso, era giovane...era lo stesso ragazzo dei suoi ricordi e quella presa di coscienza fu come un pugno nello stomaco per lui.
“Probabilmente tu sei coinvolto in quello che è successo pochi giorni fa...ma non posso lasciarti qui!” lo pensò tra se, pieno di perplessità e un misto di leggero isterismo.
-Che la Madonna immacolata mi protegga...devo espiare le mie colpe nei tuoi confronti ragazzo...e probabilmente devo iniziare oggi !- lo caricò sul  furgoncino di fianco a lui e lo coprì con un plaid.
Era un corpo freddo...la pelle gelida e livida.
Chissà da quante ore era lì, al freddo.
Mise in moto e per non pensare alzò il volume della musica.
Ora toccava a Lena aiutarlo.
 
 
 
 
 
 
Quella stessa mattina Steve Rogers stava visitando la tomba di Nick Fury.
Era strano...visitare la tomba dell’uomo che pochi secondi fa hai salutato di persona con un addio. Ma continuare a fingere che fosse morto era il metodo migliore per lasciare Nick in pace per un po'...e permettergli di raccogliere i frammenti dello SHIELD per decidere cosa farne.
Capitan America si era risvegliato in un letto di ospedale qualche giorno prima. Sam di fianco a lui a vegliarlo per tutto il tempo della sua incoscienza, una musica non proprio del suo stile in sottofondo e un nome stampato in testa...un nome che non avrebbe davvero mai più potuto cancellare “Bucky”!.
Era stato salvato da Bucky...questo voleva dire che il suo amico, Steve non lo aveva mai visto come un nemico o un avversario da sconfiggere, stava ricordando...e lui doveva trovarlo per aiutarlo.
-Ti ho portato quello che volevi- la voce di Natasha lo riportò alla realtà.
-Grazie...- il fascicolo era pesante...ma appena lo aprì tremò.
Una vecchia foto di Bucky.
Il “suo” Bucky...il sergente James Buchanan Barnes.
-Ne sei sicuro? potrebbe essere ovunque.... potrebbe  non ricordare davvero...-
-Mi ha salvato!....io...io devo trovarlo...- la guardò con occhi che Natasha odiava...la rendevano vulnerabile nei suoi confronti.
-Fa come vuoi...- arricciò le labbra nel dirlo.
-E tu? cosa farai ?- era preoccupato per lei. Lo era davvero. Lui ormai della Vedova Nera si fidava...si fidava ciecamente. Avrebbe messo la sua vita nelle mani della donna...dopo quella storia era il minimo. Avrebbe voluto aiutare anche lei.
Ecco…questo era il suo punto debole...voler aiutare tutti...nello stesso tempo....impossibile anche per il Cap!
-Mi sono saltate un paio di coperture...quindi...- la ragazza lasciò cadere il discorso e notò lo sguardo preoccupato dell'amico -Steve...davvero io...-
-Hai chi ti può aiutare ?- non la fece finire.
Lei ci pensò su. Non perché non sapesse cosa dire...ma perché non sapeva cosa le avrebbe provocato pronunciare quel nome ad alta voce.
Alla fine annuì con la testa, scuotendo i capelli rossi e senza rendersene conto si portò una mano alla collanina che portava.
Quella con la freccia.
A quel gesto Steve capì.
-Vai da lui...ma se hai bisogno....Nat!  noi ci siamo!- saperla nelle mani di Barton lo rincuorava. Per lei l'arciere avrebbe dato la vita, Steve ne era sicuro.
Avrebbe voluto aiutarla lui…lo voleva davvero! Ma ora lui doveva pensare alla sua “missione” e non poteva coinvolgerla in qualcosa di così incerto!
Si voltò verso Sam.
-Non sei obbligato...- ci provò.
-Quando iniziamo ?- il ragazzo lo bloccò subito e lo fissò intensamente -Dove tu andrai io ti seguirò....da quando ho rimesso le ali....cioè...mi vuoi privare di quella fantastica sensazione?-
Steve sorrise.
Sam era la seconda persona che riusciva a farlo sorridere così naturalmente.
La prima era Bucky.
-Non sarà semplice...-
-Lo so! ma è questo il bello di lottare al tuo fianco...niente è semplice ! allora? Primo passo ?-
Steve fece una smorfia...sapeva bene quale era il primo passo da fare...e non ne era molto felice.
-Mandare un mail a chi vorrei evitare di incontrare di nuovo...ma il mio scudo e le tue ali hanno bisogno di una revisione...-
Il solo pensiero di chiedere un favore a Stark lo rendeva isterico...ma non aveva altra scelta...per i documenti in russo Fury gli aveva dato il nome di un suo amico fidato madrelingua…ma per la tecnologia dello SHIELD....solo Iron Man poteva aiutarli.
-E che Dio ce la mandi buona!-
 
 
 
 
 
 
 
 P.S:
*La Kalinka è una delle più famose canzoni popolari russe, questa è la traduzione (non proprio letterale):
“O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.
Bacche di bosco,
lasciatemi dormire,
sotto il pino verde
 odoroso.
E voi fate piano
non turbate i miei sogni leggeri. Ma tu dolce fanciulla,
quando accetterai l’amore mio?
Dimmi che mi ami…”
 
Allora...io ci provo....è solo un prologo ma spero possa aver incuriosito qualcuno! La storia è ambientata nel post WinterSoldier ed è incentrata su il Cap e il Soldato...ma essendo presenti tutti gli Avengers....gli Asgadiani (forse!) e alcuni X-Men....ho preferito inserirla in questo fandom dato che è una storia proiettata alla Civil War...niente....aggiornerò una volta a settimana e spero di aver incuriosito qualcuno!
Ogni critica è ben accetta...c'è sempre da imparare!
Un abbraccione a tutti!!!! 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


 Quel capitolo la stava uccidendo.

Non riusciva a farselo entrare in testa e l'esame era tra una settimana.

-Maledette e inutili formule chimiche! Chi me lo ha fatto fare ?- lo bofonchiò tra se.

-Lena! non devi maledire la chimica, è una delle materie più permalose! poi se la prende e non passi l'esame!- una vocina uscì dietro le sue spalle, soffocata dalle coperte che ne coprivano il proprietario.

-Nate! perché non dormi? È tardi!- la ragazza si avvicinò al bambino con occhi preoccupati.

In quella casa bisognava fare una cura del sonno altroché!

Vide il faccino del fratello uscire fuori dalle coperte. Il corpo molto magro, troppo magro, capelli neri e lisci, occhi magnetici che scintillarono nella semioscurità della stanza.

Stringeva al petto un pupazzo di Kermit la rana.

-Nonno Vanja non è ancora tornato…- la fissò per avere una risposta che calmasse il suo piccolo cuoricino agitato.

-Avrà incontrato qualcuno al pub, sai che lui perde la cognizione del tempo! se poi si mette a parlare di Russia! lasciamo perdere!- gli rimboccò le coperte con dolcezza.

-Mi leggi un po' di pagine? magari mi addormento...- la voce del bambino assunse un'intonazione di supplica. Inutile perché lei lo assecondava sempre in tutto.

-Va bene. E magari io mi rilasso un po'...- prese uno dei mille libri che invadevano il comodino del bambino, il più voluminoso -Allora, dove eravamo rimasti...-

-Alla riunione in cui Frodo mostra l'anello...-

-Giusto... - Lena si mise a leggere e dopo un paio di pagine si rese conto che il bambino era crollato. Raccolse i suoi libri di studio e lasciato acceso il proiettore delle costellazioni, uscì piano dalla stanza.

Suo nonno era davvero in ritardo e si cominciò a preoccupare anche lei ma poi sentì il rumore del furgoncino e si precipitò giù dalle scale per raggiungerlo.

Lo vide entrare sbattendo la porta, gli occhi spalancati. Era sconvolto.

-Lena! bambina mia! Dobbiamo aiutarlo !- il vecchio Vanja teneva un ragazzo per le spalle, il giovane aveva gli occhi chiusi, probabilmente era svenuto.

-Ma nonno, chi è ? cosa è successo?-

-Non lo so bambina mia, ma ha ferite varie ed è molto caldo, credo abbia la febbre alta!-

-Portalo in bagno- Lena prese in mano la situazione, come sempre in quei casi.

Era da tanto che non curava un adulto, aveva un po' paura. Ma era il suo destino e non poteva tirarsi indietro.

-Vuoi una mano?- era una domanda retorica. Lena sapeva bene che Vanja non sopportava più certe scene.

-Portami un cambio per vestirlo e controlla che Nate non si sia svegliato...-

L'uomo annuì e uscì dalla stanza per ritornavi dopo poco con un cambio -Sei sicura che non vuoi...-

-Tranquillo, vai da Nate era preoccupato del tuo ritardo...-

Appena fu sola Lena si concentrò sul quello sconosciuto abbandonato su una sedia che occupava uno degli angoli del bagno. Era ben messo, sembrava addestrato, la sedia lo sorreggeva a stento. Il volto giovane, giovane ma sporcato dalla barba incolta e ispida come fil di ferro. Profonde occhiaie sotto gli occhi chiusi.

Lena scostò una ciocca di capelli da quel viso, capelli lunghi, molto più dei suoi. La cosa la fece sorridere, ricordando tutte le volte in cui Vanja e anche Clint la invitavano a farli crescere per essere più femminile.

-Al diavolo!- pensò.

Doveva curare quel ragazzo ora.

Solo questo.

Esaminò i vestiti che indossava e solo in quel momento capì che c'era qualcosa che non andava.

Un braccio, quel braccio...era di metallo.

-Possibile che...- si agitò.

Dopo aver tolto ogni singola protezione che lo bloccava, tagliò il giubbotto con una forbice, trovandosi davanti una maglietta bianca sporca di sudore e sangue. Tagliò anche quella e allora la vide.

Una cicatrice.

La mise bene a fuoco e a quella vista ebbe un brivido di paura. Il braccio meccanico sostituiva quello normale ed era impiantato nella carne e c'era quella cicatrice.

Una cicatrice evidenziata dal rossore della carne priva della pelle, una cicatrice che sembrava essere viva, pulsante, quasi fresca, ma non era così. Era una cicatrice molto vecchia, mai curata con riguardo, pulita più volte da lievi infezioni. Separava il braccio metallico dal corpo del ragazzo.

Non aveva mai visto una cosa del genere eppure lei era una mutante, di mutanti ne aveva incontrati nella sua vita ma una cosa simile no! Quella non era opera della natura stronza, non c'entrava alcun “gene mutante” ne era convinta! quella era opera dell'uomo.

E la cosa le diede la nausea.

Chi poteva impiantare una simile arma nel corpo di un ragazzo, chi? E perché?

Lo spogliò del tutto e, senza un pudore che aveva imparato ad allontanare in quelle situazioni, lo immerse nell'acqua calda della vasca a fatica. Vide uscire sangue in più punti. Lo faceva sempre, era il modo migliore per trovare ferite ben nascoste. Non era messo bene ma neanche malissimo, aveva curato ferite peggiori, malattie peggiori.

Prese un bel respiro e si mise all'opera. Con il solo tocco delle sue mani le ferite, per lo più graffi o piccoli taglietti, si curarono, ma sapeva che doveva togliergli anche la febbre e quello per lei era il peggio. Prendendo le loro malattie, assorbendole dentro di se, estirpando le cellule malate, lei prendeva anche parte della loro vita, ricordi, emozioni.

Gli mise le mani sulla fronte bollente e dopo pochi minuti si staccò bruscamente. Era una febbre non troppo invasiva e poté fare presto ma quello che percepì la devastò.

Lo fissò con occhi carichi di pietà, quanto dolore aveva patito quel ragazzo? Quanta sofferenza, quanta agonia?

Neanche quando aveva curato Nonno Vanja o Clint aveva trovato tanto male!

...ma non era finita! Quella cicatrice! Doveva farla sparire.

Sapeva che non era di grande importanza per la sua salvezza, era una cicatrice vecchia ma non riusciva a sopportarla guardandola e sapeva che neanche lui ci riusciva. Lo aveva percepito, quella cicatrice era per lui fonte di dolore ogni volta che la vedeva era il ricordo di quello che era diventato. Poteva almeno togliergli quella sofferenza inutile.

Vanja l'avrebbe presa a sberle, lo sapeva, ma non poteva lasciargliela, lei forse era l'unica in grado di eliminarla.

Poi c'era qualcosa in più.

Qualcosa che le fece tremare il cuore e le fece molta paura, si rese conto solo in quel momento di trovare bello quel ragazzo.

Da quanto tempo non faceva un'osservazione simile?

“Clint” pensò quel nome che subito cancellò dalla sua mente.

Ora aveva davanti una creatura dannata, bella come un angelo macchiato e doveva aiutarlo.

Prese una ciotola e il rasoio di suo nonno.

Vanja odiava la tecnologia, era troppo legato al passato, per radersi usava il suo rasoio affilato ogni giorno dal cuoio di una cinghia attaccata al lavandino, un rasoio tagliente e pericoloso se maneggiato senza cura.

Prese un asciugamano e se lo mise fra i denti, in un attimo si fece due ferite leggere su una delle cosce.

-Cazzo!- bruciava ma era un dolore sopportabile. Schiacciò la carne per fare uscire più sangue possibile e quando ne riempì metà ciotola si curò quei tagli velocemente.

Vanja non doveva vederli.

Doveva pensare a quel ragazzo, era una priorità. Mise il suo sangue su quella cicatrice, su tutto l'arco della spalla, stando attenta a non mancare qualche millimetro di carne, la spalmò come fosse una pomata.

Lo lasciò agire finché non fu assorbito del tutto. Era strano vedere come il suo sangue fosse assorbito così velocemente dagli altri corpi, come del vino catturato da un panno assorbente. Il suo sangue era per gli altri una specie di pozione magica, le sue piastrine potevano curare ferite senza speranza, peccato che per lei fosse il contrario.

Appena vide la cicatrice di nuovo del suo colore decise di tirarlo fuori dall'acqua e asciugarlo. Gli effetti si sarebbero visti tra un paio di giorni.

Era pesante e lo vestì a fatica.

-Lena! tutto bene ?- la voce improvvisa di suo nonno la fece sobbalzare.

-Si! Si entra pure, mi devi aiutare a portarlo in camera! Pesa!-

Dopo un paio di minuti, messo nel suo letto quel ragazzone e rimboccategli le coperte, si ritrovò in cucina con Vanja, una tazza di tè nero davanti e molte cose da chiedere e da spiegare.

-Nonno, chi è?-

-Non lo so Lena...- al vecchio uscì una voce stridula, tipico di quando cercava di mentire.

-Nonno! se non lo conoscessi non me lo avresti fatto curare! è un mutate? anche se quel braccio mi ricorda qualcosa che non c'entra niente con i mutanti, vero?- lo fissò seria.

Vanja la fissò con altrettanta serietà.

Lena ora dimostrava 25-26 anni, in realtà ne aveva quasi settanta! il suo corpo mutante non le permetteva di invecchiare normalmente ma lo faceva con una lentezza disarmante, più persone curava più lentamente invecchiava. L'aveva salvata da un incendio nel 1951 e solo dopo anni venne a sapere chi fosse realmente quella bambina. Di chi fosse figlia. Ma Charles aveva voluto tenerla al sicuro, nascosta anche al vero padre e l'aveva affidata a lui, come poi fece con Nate.

Lena era intelligente, scaltra a volte cinica, qualità che il padre aveva dimostrato in più occasioni, non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se quell'uomo fosse venuto a sapere che lei era ancora in vita!

-Hai sentito di quello che è successo a Washington giorni fa, vero ?-

Lei annuì -Dicono sia stato coinvolto Capitan America...-

-E vero, il ragazzo che hai curato, quel braccio meccanico...-

-Oddio! - la vide sbiancare. Aveva capito tutto.

Vanja l'aveva sempre tenuta al corrente di tutto. Di tutto quello che era il suo mondo.

Lui allenava e formava giovani ragazzi, mutanti e non, che volevano seguire gli ideali dello SHIELD o degli X-Men per servire il governo americano.

Essere amico di data di Charles Xavier e di Nick Fury non lo aveva aiutato a dire di no.

Per Lena, loro tre formavano una specie di triangolo delle Bermuda che inghiottiva giovani per fargli il lavaggio del cervello e forse non aveva tutti i torti. Se l'Hydra creava macchine da guerra come il Soldato che dormiva sopra le loro teste, loro non erano da meno. E la cosa a volte non lo faceva dormire la notte.

Lena aveva dovuto curare alcuni mutanti e un solo agente dello SHIELD e proprio a causa di quel ragazzo Lena non poteva sopportare Fury, era stato Nick a farglielo trovare in casa e così come glielo aveva portato, lui se lo era ripreso.

Non tenendo in conto che quei ragazzi erano esseri umani con sentimenti e che tra quei sentimenti ci poteva essere anche l'amore.

Vanja pensò un attimo al suo ex-pupillo, Clint Barton, ma poi la voce della ragazza lo riportò alla realtà.

-Nonno! abbiamo in casa il “fantasma”? ho curato davvero il Soldato d' Inverno?-

Il vecchio annuì chinando il capo con aria colpevole, la vide stranita -Che hai? non sei sconvolta, ma...-

-No, è che me lo sono sempre immaginata diverso...- si morse un labbro e tentò di cambiare argomento -Ma cosa dobbiamo fare ora?-

-Lo vorrei tenere qui finché non riesco a mettermi in contatto con Fury, te la senti?-

-Si!- istintivo.

-Bene...- si allungò sul tavolo e le prese una mano stringendola forte -So che ti chiedo tanto, ma penso che non sia finita dopo Washington, lo SHIELD, mi sa che è andato tutto a puttane...-

-Nonno, stai tranquillo, fai quello che devi! io...io...- Lena sbiancò.

Gli effetti collaterali del suo potere. Vanja l'accompagnò in bagno e le tenne la testa finché non finì di vomitare.

Stavolta fu peggio del previsto, ma lo sapeva. Con gli adulti era sempre così.

Doveva espellere quello che prendeva e lo faceva vomitando una bile nera, amara come un veleno...

-Come stai bambina? Io…io ti chiedo troppo, lo so...- Vanja era disperato.

-No! stai tranquillo, sai bene che poi domani starò meglio! - gli diede un piccolo, dolce bacio in fronte -Mi vado a cambiare e poi collasso a dormire, buona notte...-

-Buona notte piccola mia-... “e perdonami!” ma questo lo disse più alla sua coscienza che a lei. Vanja si chiuse nella sua camera, doveva controllare le mail, cosa che odiava dal profondo! e poi crollare anche lui.

Era stata una lunga notte.

Lena si cambiò la maglia ma prima di uscire dalla camera si chinò sul viso addormentato del ragazzo che dormiva beato nel suo letto.

Così, perso in un sonno nero, sembrava quasi un bambino indifeso.

Non voleva stare sola ma non voleva neanche rischiare di svegliare Nate, avvicinò la poltrona sgualcita che di solito usava come “appoggia roba” e ci si accoccolò sopra avvolta in un plaid.

Non riusciva a vederlo come un assassino, un nemico.

La macchina da guerra per eccellenza.

Per lei era solo un ragazzo usato, ucciso e fatto rinascere, devastato, spezzato.

Gli prese una mano e grazie a quel contatto poté finalmente farsi catturare dal sonno anche lei.

 

 

 

 

 

 

-Cavoli Sam! Che Banner non me ne voglia ma tu mi farai diventare il nuovo Hulk!- Steve si teneva la pancia.

Aveva mangiato come un bue! Anzi….come tre!

-E non è ancora finita !- Sam stava armeggiando con il forno. Il grembiulino a strisce bianche e rosse lo rendeva una perfetta massaia.

Pensiero che Steve preferì tenere per se.

L'amico era molto suscettibile, in più gli era grato per averlo ospitato in quei giorni di stallo.

Era meglio non farlo arrabbiare.

Ad un tratto il cellulare gli squillò, sobbalzò un po' perché non si era ancora abituato a quei cosi e neanche alla suoneria che Sam gli aveva fatto cambiare, quella canzone proprio non gli entrava in testa “Eye of the tiger”, collegata ad un film che l’amico amava e che gli aveva fatto vedere per ben tre volte!!!

Bello senza dubbio, ma tre volte?!!!

La cosa divertente era che ogni volta che partiva la musica Sam si metteva a ballare come un matto.

Steve lesse il nome sul display “A proposito di permalosità...”.

-Stark! grazie per avermi richiamato- la smorfia che gli si formò sulla faccia era tutta un programma. Lui non sapeva mentire e che cavolo!

-Capitano...- la voce di Tony uscì squillante e piena di allegria -Mi hanno detto che avete fatto festa a Washington potevate invitare però...- Steve si immaginò il ghigno sulla faccia di Tony e a quel pensiero gli uscì una risata isterica.

-Questo mi fa dedurre che sai già tutto anche sullo SHIELD...-

-Ovvio...-

-Bene! senti abbiamo...-

-Abbiamo?...- Tony lo bloccò subito -Ma c'è la Vedova dal cuore di ghiaccio con te? la sapevo in “luna di miele” con Barton..-

-No! non sono con Natasha e poi come fai a sapere che è con Barton? Ok, non voglio saperlo in realtà! Senti, avrei bisogno che mi revisionassi lo scudo...- Steve sapeva che doveva mantenere il suo sangue freddo.

Con Stark era sempre così.

Doveva solo ispirare ed espirare.

E forse contare fino a dieci prima di rispondere alle domande del suo interlocutore.

-Revisionare il tuo scudo? allora ti sei dato da fare davvero?-

-Diciamo che ha visto tempi migliori, allora…puoi?-

-Dipende...- la voce di Tony si fece maliziosa.

-Tu non sai quanto puoi essere irritante Stark!-

-Ecco intanto vorrei che la smettessi di chiamarmi Stark! ho un nome! poi, se devo venire io, e mi sa di si!....posso portare Banner?-

-Il Dottore è con te?- il Capitano era sorpreso.

-Non proprio ma dato che dovrò dare un occhiata anche alle ali del tuo nuovo amico pennuto, meglio siamo meglio è!-

-Come fai a sapere che..?- Steve si mise una mano nei capelli -Io ci rinuncio! sei...sei...-

-Adorabile? Geniale? Inimitabile? lo so!- Tony rise tra se -Arriviamo il prima possibile....-

-Grazie...Tony...-

-Non dirlo troppo presto, Capitano! mi devi raccontare cosa diavolo sta succedendo e nel dettaglio!-

Sam lo vide chiudere il cellulare e dopo averlo fissato per un po’ lo vide scoppiare a ridere senza un vero perché.

-Che succede?- il ragazzo era rimasto in piedi in mezzo alla cucina con una torta fumante in mano.

Sconvolto da quella scena: Steve che rideva così di gusto era un miracolo.

-Niente mi sa che devo una bevuta a Stark o meglio a Tony!- il Capitano sembrava sereno. In realtà aveva una gran paura per dove potesse essere finito Bucky, lo voleva ritrovare il prima possibile. Chissà come stava?

Ma aveva avuto anche la conferma che nonostante tutto quello che era successo allo SHIELD “loro” erano ancora una squadra, era sicuro che se lo avesse invocato anche il dio dei tuoni e dei fulmini sarebbe tornato sulla Terra per aiutarlo.

Fortunatamente c'era Sam a sostituirlo ed era molto meglio avere a che fare con un cuoco provetto e permaloso piuttosto che con beghe familiari extraterrestri!

-Allora? la torta?- si leccò le labbra golosamente.

Sam mise sulla tavola una meravigliosa crostata di mele.

-Bucky ama la crostata di mele...- Steve si perse un po' nei suoi pensieri ma la voce dell'amico lo riportò alla realtà.

-Be’...vorrà dire che appena lo troveremo e lo rimetteremo in riga, gliene farò una tutta per lui...-

Steve guardò Sam con occhi velati di un qualcosa di indefinibile che il ragazzo volle leggere come ringraziamento e senza aggiungere altro iniziò a divorare quella delizia alle mele.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


 Era già passata quasi una settimana da quella sera.

Ed era passata troppo in fretta.

-Io non so niente! nonno ti prego!!!- Lena era disperata -Poi scusa, se quel poveretto si sveglia....? sono giorni che dorme e non dà segni di volersi svegliare!- era isterica.

Lei quell'esame non voleva darlo!

-Smettila e subito! se il ragazzo si sveglia c'è Nate con lui! e tu, tu passerai quest'esame come hai fatto con tutti gli altri!- Vanja era categorico.

Fermò il furgoncino davanti alla scalinata che portava dentro l'Università -Cazzo!- lei sbottò in un sussurrò.

-Lena!- ma lui la sentì e la riprese come sempre.

-Va bene! Va bene! ma se il mio orgoglio finisce in mille pezzi per qualche formula chimica che non capirò mai sarà colpa tua e di Nate!- scese del furgone -Torno da sola, tu? Lavoro?- lo vide annuire -Ok! Allora buona giornata!-

Vanja si sporse dal finestrino e le diede un bacio in fronte, appena la vide sparire dentro l'edifico mise in moto il mezzo e partì.

Doveva incontrare Steve Rogers per tradurre dei documenti dal russo. Era stato Nick a fare al Capitano il suo nome e a dargli un contatto, sapeva che il motivo di quell'incontro era collegato con la presenza del Soldato d'Inverno in città.

Doveva essere cauto.

Come suo solito.

-Signor Smith!- Steve Rogers era davvero come lo descrivevano tutti. Un ragazzone meraviglioso intriso di buone maniere tipiche degli anni trenta/quaranta e che si trovava davvero spaesato nel ventunesimo secolo!

-Capitano Rogers! È un piacere conoscerla!- la stretta di mano fu per entrambe sicura e forte, cosa che rassicurò tutti e due -Mi chiami pure Vanja! Se è stato Nick a darle il mio contatto vuol dire che posso uscire allo scoperto!- lo vide sorridere.

Un sorriso sereno, forse un po' imbarazzato.

-Ora mi sento meglio! un Jhonatan Smith madrelingua russo mi suonava strano!- scostò una sedia dal tavolino a cui si erano avvicinati e lo fece accomodare. Avevano optato per un piccolo bar appena fuori dal centro, niente di nascosto ma che non desse neanche troppo nell'occhio. Sam non lo aveva accompagnato, stava aspettando Stark all'aeroporto e non sapeva come sarebbe finita tra quelle due primedonne.

-Allora...- Vanja iniziò a parlare dopo aver ordinato due caffè -Cosa posso fare per lei Capitano?-

-Steve! chiamami pure Steve e io posso chiamarti Vanja?-

-Certo!-

-Bene. Vorrei una traduzione di alcuni documenti, mi basterebbero alcuni nomi o luoghi di riferimento...- gli occhi di Steve si fecero speranzosi.

Vanja vide comparire davanti a lui un fascicolo abbastanza alto e senza esitazione lo prese tra le mani, ben conscio di che tipo di documenti fossero.

Per un attimo pensò di farla finita, dire al Capitano la verità e portarlo dal Soldato d'Inverno. Perché quello che voleva quel biondino seduto impaziente davanti a lui era solo quello: ritrovare il suo migliore amico.

La storia era nota e lui la conosceva benissimo.

Ma decise di temporeggiare.

-Vuoi una cosa sul momento oppure...-

-Se fosse possibile si! mi servirebbe ora!-

-Certo! nessun problema!-

E il vecchio si immerse subito nella lettura di documenti che in realtà conosceva bene.

-Da quanto conosce Fury?- poi eccola, la voce della curiosità o dell'ingenuità.

-Da molti anni. Io e Nick abbiamo combattuto in Vietnam e non solo...- Vanja omise alcuni particolari tipo il fatto che la prima volta che incontrò Nick lo stava per uccidere e non degnò di un' occhiata il Capitano. Finì di leggere le ultime pagine e sentendo ancora gli occhi del ragazzo su di lui si decise ad alzare la testa per continuare.

Rogers voleva sapere di più. Era ovvio.

-Fai parte dello SHIELD anche tu?- la voce di Steve si fece bassa ma seria.

Molto seria.

Vanja prese un bel respiro -Non proprio- chiuse la cartella e dopo essersi guardato intorno riprese il discorso -Capitano hai mai sentito parlare dei mutanti?-

Steve strabuzzò gli occhi -Si, si ne ho sentito parlare da Fury, ma non credo di averne mai incontrato uno?!-

-Mai dire mai! non so se sono davvero il primo mutante che incontri Steve! Molti di noi sanno mimetizzarsi bene tra gli umani! comunque io sono uno di loro! Sono un mutante!-

Lo vide deglutire e capì che non poteva finire lì.

-Lo SHIELD e la scuola del professore Charles Xavier, lo avrai sentito nominare, collaborano da molto tempo e il motivo è uno solo: l'HYDRA! Un motivo comune che combattiamo da anni e che risulta troppo duro da eliminare definitivamente!

-L'HYDRA!- Steve ripeté quel nome con voce carica d'odio -Anche voi siete stati colpiti dall' HYDRA?- era incredulo eppure sentiva che quella era una verità che lo SHIELD aveva ben tenuta nascosta ai suoi “eroi” nazionali.

-L'HYDRA è attirata da tutto ciò che può renderla più potente, migliorarla, renderla invincibile! Noi mutanti, voi supereroi, siamo tutti ottime cavie da laboratorio, da studiare e usare! Alcuni mutanti hanno collaborato volontariamente con quei furfanti!- c'era disgusto nel suo tono di voce e Steve non poté non contraddirlo -Ma molti altri sono morti a causa dei loro esperimenti! Comunque veniamo a noi Capitano, qui è citato un certo Dottor Jacobi, non è stato tra i promotori del progetto “Winter Soldier”, ma ha assistito a tutte le operazioni come testimone ed è l'unico ancora in vita, messo un po' male forse, a dire il vero oggi dovrebbe avere circa 100 anni! ma anche i dottori e gli scienziati al lavoro per l'HYDRA avevano manie di grandezza e qualche siero per ritardare l'invecchiamento se lo sono iniettati pure loro, mi creda! Sono cose note! lo dovrebbe trovare nel Kansas dove ora ha un ranch, credo sia l'unico che possa darvi informazioni su come agiva l'HYDRA su quel povero ragazzo...-

-Come?- Steve lo riprese subito.

-Cosa?- Vanja non si rese conto delle sue parole.

-Hai definito Bucky un povero ragazzo, cioè il Soldato d'Inverno, non me lo aspettavo da qualcuno che non lo conosce!- Steve lo guardò incuriosito e sospettoso.

Ma Vanja sapeva sempre come cavarsela.

-Steve, la storia del tuo amico è nota a molte persone, gli hanno fatto il lavaggio del cervello e chissà che altro, credimi il lavaggio del cervello non piace a nessuno! posso giurartelo!- finì il caffè -Qualunque cosa abbia fatto non era il sergente Barnes ad agire e il Soldato è solo una macchina, un fantasma. Quando ritroverai il tuo amico dovrai curarti di lui e non pensare a nessun Soldato!-

Steve rimase perplesso ma istintivamente annuì a quelle parole.

Poi di colpo sentì il cellulare vibrare -Scusami, devo rispondere!- fortunatamente aveva messo il silenzioso e la suoneria di Sam non era scattata all'improvviso.

-Sam! Non dirmi che Stark ti ha già dato problemi?- usò un tono di voce ironico ma l'amico lo bloccò subito.

-Capitano ne abbiamo più di uno di problemi!- Sam prese fiato -Ti passo una persona-

Steve cominciò ad avere paura.

-Capitano Rogers?- una voce squillante di donna lo lasciò stupito.

-Si, sono io! con chi parlo mi scusi?- non conosceva quella voce.

-Sono Virginia Potts, la...-

-Signorina Potts! so benissimo chi è lei- la fermò subito ben conscio di essere al telefono con la super-donna di Stark! -....è un piacere ma...cosa sta succedendo?- si stava agitando.

Steve sentiva che era successo qualcosa.

-Signor Rogers, sono con il signor Wilson che mi sta portando a casa sua, se potesse raggiungerci subito le spiegherò la situazione!-

-Certo! Ma Tony sta bene?- c'era una vena di preoccupazione nella voce del Capitano, la cosa fece sorridere Pepper sotto i baffi ma sapevano bene entrambe che Tony Stark era imprevedibile!

-Si!Tony sta benissimo è a Budapest ora, in cerca del resto della squadra. A tra poco Capitano!- e la donna buttò giù il telefono senza dargli tempo di ribattere.

Tony sicuramente stava cercando Natasha e Clint, cosa diavolo era successo?

-Vanja! io...- si voltò verso l'uomo che lo aveva aspettato e osservato attentamente per tutto il tempo della telefonata.

-Un'emergenza? sta tranquillo, vai pure...- Vanja si alzò dal tavolino -Steve, qualunque cosa saprò sul Soldato ti terrò informato...-

-Grazie! davvero- un'altra stretta di mano -E' di vitale importanza per me ritrovarlo!-

-Lo so!- Vanja lo vide allontanarsi velocemente.

Li avrebbe fatti incontrare il prima possibile ma prima doveva assicurarsi che il Soldato avesse ripreso coscienza di se e non fosse più un pericolo per nessuno. Ne era certo ma l'esperienza gli aveva insegnato ad essere prudente.

In più capì che doveva essere successo qualcosa, il Capitano se ne era andato via molto agitato. Provò a richiamare Fury ma il cellulare dell'amico continuava a suonare a vuoto.

-Dio mio Nick! Dove sei finito?-

 

 

 

 

 

 

Credeva di essere morto.

In realtà era cosciente e steso in una morbidezza per lui insolita.

Aprì gli occhi, piano. E la luce del sole, proveniente da una finestra lì vicino, gli ferì le iridi azzurre per troppo tempo serrate nell'oscurità. Ma appena si abituò al chiarore aprì gli occhi di colpo.

No! non era morto. E se lo era l' al di là era ben diverso da come se lo era sempre immaginato.

La camera in cui si trovava era semplice, mobili di legno, molti libri e vestiti sparsi ovunque. Si toccò la testa e decise di mettersi seduto per capire dove fosse.

Si ricordava poco di quello che era successo, aveva alcune immagini fisse in testa di quel macchinario enorme su cui stava davvero per morire e poi...poi lui, la sua missione.

Doveva distruggere quel ragazzo.

E lui invece lo aveva salvato, perché?

E soprattutto, chi è questo Bucky? era lui Bucky?

E non c’era solo Bucky, c’era anche Steve….

Una cosa era certa: ora stava benissimo. Si sentiva riposato e pieno di forza, niente dolori, bruciature, era come se fosse stato rimesso a nuovo ma stavolta senza elettro-shock!

Sentì un brontolio venire dal suo stomaco, aveva una fame tremenda! E solo allora si chiese per quanto tempo avesse dormito. Mise una mano sulla pancia per controllare i ruggiti provocati dalla fame e nel farlo toccò qualcosa che teneva in grembo. Lo prese, era un orsetto di peluche.

Un orsetto tutto azzurro, con un cuore blu al posto del naso e una luna cucita sul pancino bianco. Il Soldato lo fissò un paio di secondi ed ebbe un dubbio: da quanto tempo non teneva in mano qualcosa che non fosse un'arma? Sorrise e dopo aver accarezzato il pelo morbido del pupazzo decise di esplorare quella casa.

Vide degli abiti piegati su una sedia di fianco al letto e capì che erano lì per lui. Prese una maglietta, una maglietta nera con davanti disegnato un essere mostruoso, uno scheletro con una bandiera in mano e una scritta “Iron Maiden”, la trovò carina. Si perse un po' a studiare quella stanza ma poi un'urgenza lo spinse a cercare un bagno. Fu lì che ebbe modo di vedersi riflesso ad uno specchio. Ebbe un po' di timore, chissà come era ridotto, ma quel benessere che sentiva dentro lo rassicurò.

E si stupì.

Aveva la barba curata, i capelli puliti e non arruffati come li aveva lui di solito, il volto riposato. Qualcuno si era preso cura di lui. Una cosa strana per un Soldato abituato alla solitudine e ad autocurarsi ogni ferita.

Controllò anche il corpo e fu allora che notò un particolare che lo lasciò senza fiato.

Non ci credeva.

Non poteva crederci.

“Tu stai sognando!” lo pensò tra se. Si toccò la pelle che era comparsa vicino all'attaccatura del braccio metallico. La cicatrice era scomparsa. Niente più segno di ustione e carne viva, niente più fitte che ogni tanto lo tormentavano. Ora c'era pelle, pelle liscia che non faceva più male e che si rendeva un tutt'uno con il metallo.

“Cosa diavolo è successo?”

Un rumore improvviso e assordante lo ridestò dai suoi pensieri. Veniva dal piano di sotto e decise di scendere. Non era solo.

Scese le scale piano e con cura e si affacciò nella stanza da dove provenivano ancora dei rumori metallici.

Si bloccò.

Vide un bambino. Tutto si aspettava ma non di certo di trovare un bambino. Uno scricciolo intento a raccogliere delle pentole che gli erano cadute e che borbottava tra se tutto concentrato in quello che stava facendo.

Quel cosino, così magro, esile, assorto nel suo da fare, ebbe un flash, il ricordo di un bambino ugualmente magro, ugualmente assorto su un disegno, cambiava solo il colore dei capelli: quello del suo ricordo li aveva biondicci, il bambino davanti a lui li aveva neri come la pece.

Di colpo sentì gli occhi di quello scricciolo puntati su di lui.

Quando se ne accorse il Soldato ebbe un brivido ma poi il bambino sorrise. Un sorriso gioioso che mise il cuore del ragazzo in pace.

-Ti sei svegliato?!!- era sorpreso ma felice.

Il Soldato non sapeva cosa fare ma alla fine annuì.

-Meno male! Il nonno e Lena si stavano preoccupando!- il piccolino gli si era avvicinato con una semplicità disarmante per lui che non era abituato al contatto umano.

-Vieni!- il bambino gli porse la mano e il Soldato esitò. Guardò la manina protesa verso di lui, così piccola e poi spostò lo sguardo sul volto del bambino che lo fissava con occhi impazienti -Avrai fame, hai dormito per quasi una settimana!-

Eccola la parolina magica: “fame”!

Lui era affamato!

Annuì ancora e prese la mano di quello scricciolo. Gli sembrò di essere un gigante in confronto a lui. Il bambino lo fece sedere.

-Io mi chiamo Nate. In realtà sarebbe Nathaniel ma Nate è più semplice!- sorrise.

Il Soldato era frastornato ma stava bene, si sentiva bene e proprio grazie a quel bambino.

-Io non so cucinare ma finché non torna Lena posso darti dei cereali!-

-Cereali?- gli uscì una voce roca e curiosa.

Non era più abituato a parlare con qualcuno.

Il bambino annuì -Si! non dirmi che non li hai mai mangiati!?- era incredulo -Sono buonissimi! Soprattutto quelli al cioccolato! di solito quelli sono di Lena, lei ama il cioccolato! Ma se te ne darò un po' non le dispiacerà!-

Il bambino prese una ciotola e un cucchiaio e mise davanti al ragazzo del latte fresco e una scatola alta e leggera.

Quel bambino non aveva la minima paura di lui, probabilmente non sapeva chi era.

Il Soldato si concentrò sul latte, lui amava il latte da sempre, da prima di essere diventato una macchina da guerra.

Ne beveva litri.

-Serviti pure...- Nate gli avvicinò la ciotola ma capì che il ragazzo non sapeva cosa fare e allora gli preparò lui una porzione abbondante di cereali.

Con il cucchiaio in mano il Soldato si trovò impacciato ma poi la fame ebbe la meglio e in un secondo divorò tutta la ciotola.

Dio mio quanto erano buone quelle cose?! un sapore dolcissimo, il cioccolato! Non ne aveva mai mangiato da Soldato ma sicuramente Bucky, quel Bucky doveva andarne matto!

-Visto che avevi fame? fattene un'altra porzione, mangiane quanto ne vuoi!- Nate lo guardava felice -Ti ha trovato il nonno ma è stata Lena a curarti, sai lei è molto brava e poi, poi...- non sapeva se continuare. Il ragazzo lo guardava con occhi inespressivi e il bambino decise di rischiare -Poi noi siamo mutanti. Sai cosa sono i mutanti?-

“Mutanti”.

Ne aveva mai sentito parlare lui? Forse si, oppure no, non se lo ricordava.

-Mutanti?- ripeté incerto.

-Si, siamo, siamo diversi dagli umani. Noi abbiamo qualità in più! Lena può curare malattie, febbri, ferite, può risanare ferite impossibili...-

A quelle parole il Soldato si irrigidì. La sua cicatrice, ecco chi era stato! Ecco chi doveva ringraziare, questa Lena.

-Lena studia medicina ma non le piace molto, è stato nonno Vanja a volerlo. Io invece dicono che ho un cervello più sviluppato degli altri bambini....-

Il Soldato lo guardava con curiosità.

Quel bambino gli stava simpatico e poi più lo guardava più gli ricordava quello scricciolo biondo venuto fuori da chissà quale cassetto chiuso del suo cervello!

Passarono minuti veloci finché una voce li distrasse mentre Nate spiegava al ragazzo chi erano i Muppet e in particolare la rana Kermit!

-Nate! Sono a casa!- una voce femminile.

-Lena!- il bambino si alzò dalla sedia e le andò incontro -Vieni presto! si è svegliato!-

La ragazza apparve sulla porta della cucina e si bloccò non appena lo vide. I suoi occhi si fissarono su quelli del ragazzo finalmente aperti, finalmente definibili, due occhi azzurri che le ferirono subito il cuore.

-Lena?- Nate le tirò la manica della maglietta.

-Si? Cioè, come stai?- lo disse rivolta al Soldato. Non riusciva a guardare quelle due sfere tremendamente malinconiche.

-Molto meglio....- lo sussurrò con la sua voce roca, doveva riabituarsi a comunicare a voce. Diavolo!

-Sai non è molto loquace!- Nate se lo lasciò scappare di bocca.

-Be', immagino lo avrai assillato con i tuoi deliri! gli stavi spiegando chi sono i Muppet o mi sbaglio?- il bambino arrossì.

-Ma gli hai dato dei cereali?- Lena notò solo in quel momento cosa c'era sulla tavola.

-Non so cucinare lo sai!- Nate era risentito.

-Giusto! avrai ancora fame?- di nuovo si rivolse al ragazzo. Cercò di concentrarsi su qualcosa che non fossero gli occhi, provò sulla bocca ma anche quella le creava dei problemi di concentrazione. Il naso, ecco si! d'ora in poi gli avrebbe parlato fissandogli il naso!

E brava Lena, la solita impedita!

Il ragazzo arrossì. Aveva ancora fame ma uno strano senso di imbarazzo lo colpì all'improvviso.

-Ti preparo qualcosa di più sostanzioso!- Lena si mise ai fornelli subito.

-Come è andato l'esame?- Nate le si aggrappò al braccio.

-Bene, passato l'ho passato ma se me la ritrovo nella commissione di laurea sono fottuta....-

-Litigio?-

-Peggio! nonno Vanja stavolta mi ammazza...- fissò il cucciolo -E tu? li hai finiti i compiti?-

Il bambino si irrigidì -Vado...- e di colpo si volatilizzò dalla cucina.

Lena sorrise, non si accorse di come il Soldato avesse osservato la scena con un misto di curiosità e interesse, per lui quello che lo stava circondando era una novità. Anche lui aveva avuto una vita “normale” una volta, lo sapeva ma era una vita legata ad un passato troppo lontano per poterlo usare come ancora di salvezza.

Dopo poco il Soldato si trovò davanti un piatto fumante: frittata di uova, pane caldo, verdure e divorò tutto in un baleno.

-Mi spiace non poterti dare della carne ma c'è una legge non scritta per cui io non cucino carne…non mangiandola!- si sedette di fronte a lui.

-Non preoccuparti....- parlò a bocca piena, si era dimenticato le buone maniere per un attimo -E' tutto buonissimo...-

Lena sorrise e arrossì un poco.

-Ti ricordi qualcosa?- ci provò -Chi sei? come ti chiami...-

Lui annuì e dopo aver inghiottito l'ultimo boccone rispose -Dovrei chiamarmi Bucky?- la fissò per avere una conferma. Lei sorrise dolcemente a quel nome e lui si incantò davanti a quel sorriso. Era troppo tempo che non vedeva qualcuno sorridere, qualcuno di così bello poi.

-In realtà quello era il tuo nome di battaglia quando combattevi a fianco del Capitano, prima di tutto quello che è successo dopo! Tu, il tuo vero nome è James. Sergente James Barnes-

-James...- lo sussurrò tra se.

-Si! Bucky è una cosa tra te e Steve Rogers....-

-Il ragazzo contro cui ho combattuto, vero?- gli occhi del Solato si riempirono di rimorso.

-Si, ma ora devi stare tranquillo. Stai recuperando la memoria e stasera mio nonno ti dirà tutto...- Lena si alzò e sparecchiò la tavola -Hai ancora fame?-

Lui scosse la testa -Sto bene grazie...-

La fissò mentre si mise a lavare i piatti. Era una ragazza alta, avvolta in vestiti troppo grandi per lei, i capelli molto corti...

-Perché non avete paura di me? voi...voi sapete chi sono...-

Lei si bloccò a quelle parole ma poi si voltò e lo guardò con dolcezza -Si, tu sei stato il Soldato d'Inverno ma ora non lo sei più! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello, qualunque cosa tu abbia fatto non eri in te!-

Il Soldato abbassò la testa -Spero di non essere più quel mostro...-

Lena sospirò e si sedette, questa volta di fianco a lui, senza pensarci mise una mano su quella del ragazzo, quella di metallo e lo fece con naturalezza, James non lesse alcun cenno di ribrezzo o timore in quel gesto.

-Tu sei buono James....-

-Tu? tu mi hai curato, vero?- la fissò ma notò che lei non riusciva a reggere i suoi occhi. Ma non era per paura era un qualcosa che non riusciva a decifrare.

-Si...- Lena si morse un labbro.

-Grazie...-

-Non devi ringraziarmi...io...-

Un attimo di silenzio -Devo! mi hai curato la cicatrice e non era necessario. Tuo fratello mi ha detto dei tuoi poteri, io...- lei si irrigidì.

-Nate non doveva, noi...- era agitata.

-Non lo dirò a nessuno, non penso neanche di sapere davvero cosa siano i mutanti! Comunque grazie! Davvero! non sai cosa hai fatto per me...-

-In realtà lo so! quella cicatrice era una sofferenza atroce per te, te l'ho letto nei tuoi ricordi! Vedi quando curo qualcuno prendo un po' della sua vita, non lo faccio volontariamente è...è una conseguenza della cura! Ho letto il tuo dolore e quello che provavi ogni volta che ti guardavi allo specchio. Ora puoi iniziare una nuova vita, in ogni senso.....-

James la fissò e la costrinse con i suoi occhi a non evitare il suo sguardo, Lena resse quelle sfere che la stavano fissando con un misto di gratitudine e curiosità ma poi non ce la fece più.

Aveva il cuore che le stava scoppiando nel petto e non amava quella sensazione.

L'ultima volta che il suo cuore aveva reagito così per qualcuno, quel qualcuno l'aveva massacrata e lei non voleva più quel dolore.

“Fanculo Clint...” lo pensò con rabbia.

-Torna a riposarti...- si alzò di scatto -Stasera nonno Vanja ti dirà tutto...-

E infatti così fu.

Fu svegliato da un frastuono proveniente dal piano di sotto. Era Lena che stava litigando con qualcuno.

-Possibile che tu ti debba mettere sempre nei guai?-

-Ma che guai e guai! le ho solo fatto notare che due formule erano sbagliate!-

-E lei se l'è presa...-

-Basta nonno! Ho passato l'esame. Non voglio più sentire parlare di chimica! Io odio la chimica! E voglio curare la gente con le mie mani! non fare medicine!-

-Ma sentitela! e se te la ritrovi....- il vecchio si bloccò. Vide il Solato fermo sulla porta con Nate che lo teneva per mano.

-Si è svegliato e ha ancora fame!- il bambino fermò la bufera e Lena lo guardò con infinita riconoscenza.

-E allora cosa aspettiamo! Vieni! Siediti ragazzo! come stai?-

James fu rimpinzato di nuovo di cibo buonissimo e alla fine della cena Vanja lo mise al corrente di tutto.

Ma proprio tutto.

Vanja era un ex-militare, preparato e che sapeva il fatto suo ma di cuore puro.

Quel ragazzo gli faceva tenerezza.

Piano piano James ricordò molti particolari della sua vita passata, molti dolori ma anche molte cose felici e spensierate legate ad un tempo lontano dove il suo migliore amico era uno scricciolo biondo che disegnava come un dio. Poi c'erano ricordi di quel suo stesso amico, reso un soldato, un super soldato...Capitan America!

-Sono precipitato da quel treno e i suoi occhi, me li ricordo! Erano pieni di paura, terrore, impotenza....-

-Il Capitano Rogers non se lo è mai perdonato...-

-Ma cosa poteva fare?...- James fissava il tavolino -Io! sono io che ho fatto cose terribili, sono un assassino! Un mostro, sono....sono...- gli tremò la voce.

-Una macchina da guerra?- Vanja finì per lui la frase -Si, lo sei stato ma non la sei più! Mettitelo in testa! Tu devi lavorare su te stesso e io ti aiuterò...- gli occhi di Vanja scintillarono a quelle parole e il Soldato lo fissò non capendo -Tu puoi diventare un elemento importante per la difesa della terra, puoi tornare a combattere al fianco di Steve. Lui ti sta cercando. Lui vuole ritrovarti...-

James a quelle parole strinse i pugni -Non so se sono ancora pronto...io...-

-Hai tutto il tempo che vuoi. Io vorrei che tu restassi qui, per un po'. Posso aiutarti a rimettere in sento il tuo io e darti un nuovo equilibrio poi quando ti sentirai pronto, porterò il Capitano qui, da te!-

James alzò gli occhi azzurri e li mise in quelli neri di Vanja.

-Ma non credi che metterei in pericolo Lena e il bambino?- per la prima volta dopo molto tempo il Soldato sentì il bisogno di preoccuparsi di qualcuno.

Ma a quelle parole Vanja scoppiò in una sonora risata che mise in moto un tremito strano che fece scuotere tutta la sua possente mole.

-Chert*! Certo che no! Per prima cosa loro, quelli dell’ HYDRA ti crederanno morto. Non sei rientrato a nessuna base e per ora è bene che continuino a pensarla così! E poi, noi siamo mutanti! James! sappiamo difenderci! e Lena…be’ lei ha avuto un buon maestro! Credimi, sembra indifesa e piccola ma è molto forte!- Vanja lo guardò bonariamente -Allora? ti va di stare un po' qui?-

Il ragazzo annuì convinto e il vecchio gli diede una pacca sulla spalla ridendo felice.

-Lena!- Vanja si voltò verso la porta, Lena era comparsa all'improvviso e Nate le teneva una manica del pigiama -Il ragazzo si ferma un po' con noi...-

-Va bene...- lei rimase impassibile. Nel suo io era felice ma qualcosa la preoccupava. Non sapeva bene ancora cosa.

Alle sue spalle però Nate emise un grido di gioia che la fece calmare e tranquillizzare. Il bambino si gettò al collo del nonno -Non vuol dire che lo devi assillare....-

-Va bene, non lo assillerò!- e il bambino guardò complice il Soldato, fu in quel momento che Lena notò una piccola smorfia su quelle labbra perfette, una piccola smorfia all'insù, stava sorridendo.

O almeno, James ci stava provando.

Un piccolo abbozzo di sorriso, chissà se lo avrebbe mai visto ridere di gusto prima o poi. Una cosa era certa: doveva tenere a bada le sue emozioni.

 

 

 

* “Maledizione” in russo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


 Allungò una mano lungo l'altra parte del letto convinto di trovarla.

Ma il letto era vuoto.

Clint spalancò gli occhi, era insolito non trovarla lì. Era una delle sue debolezze: accoccolarsi vicino all'uomo con cui aveva passato la notte.

Lo faceva sempre.

Natasha sembrava forte ma in realtà era molto fragile, Clint era forse l'unico uomo ad averla conosciuta veramente e la cosa non poteva che fargli piacere.

Una gatta.

Non riusciva a vederla diversamente.

Ma ora quella gatta era sparita!

Sentì una leggera corrente provenire da fuori e si convinse ad alzarsi per cercarla, non ci mise molto a trovarla: era sulla terrazza della camera, il profilo del corpo perfetto e provocante, avvolto in una sottoveste di pizzo color porpora, gli occhi rivolti al cielo...il sole stava tramontando.

Una dea.

Una dea bellissima che lasciava senza fiato.

Natasha gli aveva fatto perdere la testa senza fare niente di speciale. Aveva tessuto la sua tela e lui, lui ci era caduto in tutto e per tutto.

Dalla prima volta che l'aveva vista.

Doveva ucciderla...ma come poteva? I suoi occhi lo avevano catturato.

Ammagliato.

Anche se il suo cuore continuava a mantenere ben nascosto il ricordo di un qualcosa di altrettanto bello ma a cui aveva dovuto rinunciare molto tempo prima di quella missione.

Più di una volta si era chiesto come poteva aver amato due donne così diverse.

Non si era mai di dato una risposta.

Si avvicinò furtivo alla ragazza.

-Ti sei svegliato...- le uscì una voce dolce, quasi dispiaciuta. Nessuno riusciva a prenderla alle spalle, neanche lui.

-Non ti ho trovata a letto e...-

-Barton! Sono qui! non scappo, non stavolta...- sentì le braccia dell'uomo avvolgerla da dietro e stringerla in un abbraccio che accolse molto volentieri.

Aveva sempre amato le braccia forti di Clint.

Lui, con lui si sentiva protetta, sempre! Ecco perché lo aveva raggiunto senza neanche avvertirlo.

-Budapest...- lo sussurrò fissando l'orizzonte della città meravigliosa che le troneggiava davanti -Perché hai scelto proprio Budapest?-

Lui sospirò -Perché qui, qui è veramente iniziato tutto. E poi, te l'ho già detto! abbiamo un ricordo diverso di questo posto. Meglio rendere migliore il tuo di ricordo...- la sentì ridere a quelle parole. Una risata cristallina e serena che gli mise il cuore in pace.

-Ti vorrei sempre così...-

-Così come?- era curiosa.

-Tranquilla, senza paura o necessità di scappare...- lui esitò.

-Tu mi vorresti tua, Clint! ma come posso essere tua se neanche tu sei realmente mio?- lo disse continuando a guardare l'orizzonte davanti a lei.

-Cosa vorresti dire?- lui non capì ma ebbe un brivido di paura a quelle parole.

-Io tendo a scappare, ma tu...tu tendi a perderti in un tuo mondo che credo sia legato al tuo passato, so benissimo di non essere stata il tuo primo amore, come tu non sei il primo per me. Non siamo due ragazzini!- stavolta si voltò per guardarlo negli occhi, mantenendo l'abbraccio.

Non voleva perdere quel contatto.

-E' vero ma....-

-Non hai mai desiderato la tranquillità? una vita normale? una famiglia?- lei lo bloccò subito e le tremò la voce mentre disse quelle parole, quella parola!

“Famiglia”. Cosa voleva dire famiglia per loro?

-Tasha?....- gli occhi azzurri di Clint si spalancarono -Non potremmo mai avere una vita normale noi, lo sai benissimo. Io ho amato qualcuno prima di te, è vero. Ma sai chi e sai perché ho rinunciato a lei. Tu, tu chi hai amato in passato? Non mi hai mai detto niente!- non volendo assunse un tono indagatore.

Era un tassello di Natasha che gli mancava.

E lei soppesò quella domanda, lei aveva mai amato? A quella riflessione si irrigidì.

Non sapeva se quello che legava lei a Barton era amore, non sapeva come definire quel rapporto che li portava a cercarsi sempre, a preoccuparsi l'uno dell'altro e darsi un conforto che potevano trovare solo tra di loro proteggendosi a vicenda anche a costo della morte. No, non sapeva cosa fosse.

Sapeva solo che da quando aveva incrociato gli occhi di ghiaccio del Soldato qualcosa in lei si era incrinato fin quasi a spezzarsi.

Nat si rimise a guardare verso la piazza.

-Tasha! hai mai amato davvero qualcuno?- Clint ripeté quella domanda che gli stava soffocando la gola.

-Stark!- ma Nat fece patire prima la bocca che il cervello.

A quel nome Clint irrigidì i muscoli, rosso in faccia.

-Natasha? mi stai dicendo che sei innamorata di quel megalomane senza un minimo di tatto?- era sconvolto.

-No!- lei gli diede una leggera botta sul petto -Stupido! Come potrei amare Stark! Volevo dire che Tony è giù, in piazza, guardalo! solo lui può portare quel completo con questo caldo!-

Clint seguì la linea invisibile creata da Natasha con un cenno del capo e con i suoi occhi da rapace lo riconobbe subito.

-Cosa ci fa Stark qui?-

-Secondo te? cercherà noi?-

-Ma perché?- Clint era risentito. Non voleva. Non voleva che quel momento fosse interrotto e da Stark poi!

-Ha preso il telefono...- la Vedova continuava a fissare il loro compagno di avventura -Quanto ci scommetti?-

-Cosa?- Clint non capì.

Le dita di Nat si sollevarono all'altezza del viso e si chiusero una ad una all'unisono con la sua voce -Tre, due, uno....- e uno dei cellulari nella stanza iniziò a suonare.

-Come diavolo ha fatto a trovare il numero?- l'arciere era infuriato e lasciò partire la segreteria.

La voce di Tony non tardò a farsi sentire, allegra e resa gracchiante dal telefono: “ Agente Barton! Lo so che stai ascoltando, ciao anche a te Natasha! Se mi dite dove alloggiate, Hilton o Plaza, vi spiego perché sono qui invece che in Italia a sorseggiare Martini con Pepper!”

Clint dopo un'occhiata storta di Nat prese in mano il telefono -Siamo al Plaza-

-Bene, sono subito da voi...-

E infatti dopo qualche minuto Tony era seduto nel divanetto all'ingresso della suite dei due agenti.

-Ci tengo a precisare che mi spiace aver interrotto la vostra fittizia luna di miele, è fittizia vero? Mi offenderei se non mi aveste invitato al matrimonio!.-

-Stark!- Natasha lo bloccò subito fulminandolo con i suoi occhi freddi.

-Touché....-

-Cosa è successo?- la voce di Clint era seria. La presenza di Iron Man non prometteva niente di buono.

-C'è da bere? ne ho bisogno e comunque ottima scelta Barton. Il Plaza è sempre il Plaza!- Clint scosse la testa e dopo pochi secondi passò all'amico un bicchiere. Tony ingurgitò il liquido ambrato in un secondo.

-Siamo nei guai!-

-Steve?- Natasha pensò subito al Capitano ma Stark scosse la testa.

-Il nostro ghiacciolino sta bene, sempre perso nella sua ricerca del Soldatino di piombo ma avremo bisogno anche di lui e del suo nuovo amico pennuto...- fissò Clint -Sai di avere un rivale alla carica di volatile d'oro dell'anno, vero?-

Clint ghignò. Natasha gli aveva raccontato tutto di Sam e di Washington.

-Tony!- la Vedova si stava spazientendo.

-Hanno preso Banner- e con quell'affermazione li gelò tutti e due.

-Ba...Banner?- lo dissero all'unisono. Erano increduli.

Tony annuì.

-Come diavolo è possibile? Cioè, si sarà trasformato e...-

-L'ho pensato anche io! In realtà non so come sia successo. So solo che lo sto cercando da settimane e non lo trovo, si è volatilizzato. O meglio! lo era finché non ho messo in moto il mio cerca-eroi...- assunse uno sguardo da bambino colpevole.

-Il tuo cosa?- Natasha si stava arrabbiando.

Aveva capito bene cosa voleva dire Stark. Solo la sua mente malata poteva aver ideato una cosa simile!

-Ok! Ok! lo ammetto, vi ho tutti sotto il mio monitor nel caso avessi bisogno...-

-Stark tu ci spii?- Clint era dubbioso ma neanche più di tanto.

-Non direi spiare, brutta parola dai! Direi tenere un contatto con i miei amici, sai FaceBook, Twitter, per noi sono un po' fuori luogo....-

-E dove sarebbe il Dottore ora?- Nat lo chiamava sempre così. Lei provava rispetto per quell'uomo che senza l'armatura verde era decisamente troppo timido e complessato.

-Deserto del Sonora....- gli occhi torvi di Barton lo portarono a specificare -Pieno deserto di Sonora, dove in realtà non c'è nulla di visibile ad occhio umano....- Tony si alzò -Andiamo! ci aspettano gli altri, appena saremmo riuniti metterò meglio a fuoco la situazione e vedremo cosa fare...-

Clint annuì.

-Ma come....-

-Ho il Jet che ci aspetta...-

-Il solito egocentrico...- Nat sorrise e uscì dall'anticamera per preparare il bagaglio. Clint la seguì ma Tony lo bloccò.

-Se la vedi sorridere capisci il perché di tante cose, mi raccomando Barton, hai un tesoro tra le mani...-

Per la prima volta Clint non lesse malizia o derisione nelle parole di Stark, anzi un accenno di piccola invidia ben nascosta.

Annuì e lo superò entrando anche lui in camera.

 

La mattina dopo erano di nuovo tutti riuniti, quartier generale casa Wilson.

-E’ da anni che la mia casa non è così affollata !- Sam era euforico ma allo stesso tempo conscio che stava succedendo qualcosa di preoccupante -Natasha!- appena vide la ragazza varcare la soglia della porta d’ingresso si inchinò, lei di rimando gli diede un affettuoso bacio sulla guancia.

Barton lo squadrò -Ho l’onore di conoscere il mio rivale….-

-L’onore è tutto mio agente Barton! Sam! Sam Wilson!-

-Chiamami pure Clint!- la stretta di mano fu sicura e Clint si ammorbidì un poco.

Steve era seduto sul divano del salotto perso nei suoi pensieri legati a Bucky, stava giocando nervosamente con il laccio del cappuccio della felpa quando vide Natasha entrare nella stanza, si alzò di scatto, forse troppo di scatto.

Reazione immagazzinata subito dal super cervello di Stark!

Ma per Steve vederla tra loro fu come togliersi un peso dal cuore, non capendone bene il motivo.

-Steve!- un sorriso sincero si formò sul volto della ragazza mentre lo abbracciava.

-Nat! mi spiace che…si insomma, ma abbiamo bisogno di tutti!- il Capitano ricambiò quella stretta e improvvisamente sentì il cuore partirgli in quarta, cosa gli stava succedendo?

-Tranquillo! in realtà ci mancava un po’ di azione!- Nat scambiò uno sguardo complice con Barton che si era avvicinato per salutare Steve.

-Bene!- la voce di Stark li richiamò all’ordine -Cari compagni sono felice di informarvi che siamo in un bel casino!....- Tony si era messo in mezzo alla stanza, di fianco a lui Pepper teneva un pc sulle gambe magre -Hanno rapito Banner e Fury è introvabile…-

-Non hai messo sotto monitoraggio anche lui?- la voce di Natasha era ironica, non aveva ancora digerito il fatto di essere stata spiata da Stark.

-Non credevo fosse necessario...-

-Banner…?- Steve era ancora stupito da quella notizia -Ma come hanno fatto? e cosa vuol dire sotto monitoraggio?- -

-Non so niente o meglio, so dove è ma non so chi affronteremo- Tony era serio -E sul monitoraggio prima o poi ti aggiorno Capitano!-

-Dove? Dov’è?-

-Deserto di Sonora. Dovremmo agire da soli senza nessuno che può proteggerci o monitorarci…-

-Carta bianca insomma…- Nat era pragmatica, molto pragmatica.

-Si! ve la sentite?-

-Logico! Banner è uno di noi!- Steve parlò a nome di tutti -Per Fury posso provare a chiedere ad un suo vecchio amico di data, mi sta dando una mano per cercare Bucky!-

-Non ti sei ancora stancato di dare la caccia ai fantasmi Capitano?-

Steve ignorò la battuta di Tony, se era una battuta -Quell’uomo è...è un mutante. Voi ne avete mai incontrato uno?-

Natasha fece di sì con la testa e Tony la imitò mentre Sam negò.

Clint si gelò a quella domanda.

-Come si chiama l’uomo ?- si fece serio.

-Vanja. Non so il cognome…- Steve vide gli occhi di Clint rabbuiarsi -Lo consoci?-

-Quando ho lasciato lo Spadaccino per poter entrare nello SHIELD, Fury mi ha affidato a Vanja. Mi ha insegnato molte cose, è stato un mio maestro, in un certo senso…-

-E’ affidabile ?- Steve aveva ancora un piccolo dubbio da dissipare.

-Darei la mia vita per lui-

E le parole di Barton bastarono a placare alcune delle ansie del Capitano.

-Allora. Non abbiamo il biondino con il suo martello magico ma il nostro Sam può sostituirlo se gli va?- Tony fissò il ragazzo che annuì convinto.

-Non sappiamo chi c’è dietro, quindi non sappiamo se si tratta ancora di HYDRA, di SHIELD o cosa….-

-Non è importante, salviamo Banner….- Steve era risoluto.

-Steve, devi sapere una cosa- Tony sembrava per la prima volta in imbarazzo -L’ultima volta che hanno visto il professore era con una biondina di nome Sharon…-

-L'Agente Carter? cosa…- Steve si alzò di scatto.

-Non lo so…- Tony abbassò gli occhi.

-Signori! Mi spiace interrompervi ma se volete partire il jet è pronto!- la voce pragmatica ma dolce di Pepper si intromise.

-Certo!-

-Andrete fino al confine con il Texas, lì vi aspettano due SUV già attrezzati. Buona fortuna!- stava parlando agli altri, Tony sapeva già tutto.

-Bene, prendete le armature e che i giochi abbiano inizio!- Tony si strofinò le mani poi si concesse qualche minuto per salutare la sua Pepper e dal momento che Steve era a pochi passi da loro, il Capitano dovette scappare fuori dalla casa per semplice pudore.

Solo pudore?

Aveva il cuore a mille, stretto in una morsa che non sapeva decifrare, voleva trovare Bucky! Rivoleva il suo amico, aveva bisogno di lui!

E poi, vedere Natasha così serena al fianco di Barton, il suo stomaco non aveva digerito la cosa. Per niente.

“Steve! tu devi farti un serio esame di coscienza….!”

E lo avrebbe fatto ma prima il dovere li attendeva.

 

 

 

 

 

-Fammi capire! quindi con questa scatola posso sapere tutto, ma proprio tutto?-

Lena annuì.

Erano seduti alla scrivania di camera sua e stava cercando di istruire James sull’utilità di internet.

-Tu digiti il nome di quello che vuoi sapere e lui ti da tutte le informazioni….-

-Qui dentro?- era scettico. Non capiva come funzionava la cosa, una scatola e tutto lo scibile del mondo dentro di essa! Si grattò la testa incerto. Non aveva mai avuto a che fare con la tecnologia, se non quella delle armi militari, riceveva ordini ed eseguiva.

Era stato addestrato a questo.

Lena sorrise.

-Cosa c’è?- James la fissò curioso.

-Niente…- lei arrossì -Sei…sei buffo!- si alzò dalla sedia.

Erano troppo vicini.

-Io mi preparo, tu prova a cercare qualcosa. Poi ti porto in città…-

-Cosa?- il ragazzo saltò dalla sedia -Io…io in città? No! non sono pronto! Già andare al museo è stato traumatico!- aveva gli occhi terrorizzati.

-Ma smettila. Hai paura della gente? ti posso capire ma se vuoi tornare ad una vita pseudo-normale devi rientrare nella civiltà e non può bastare insegnarti ad usare il pc, il cellulare e il forno a microonde! torno subito!- sparì dalla stanza.

Il Soldato si lasciò cadere sulla sedia, era nel panico più totale!

Decise di non pensarci per quei minuti che aveva ancora di libertà e si concentrò sulla tastiera con le lettere.

Ci pensò un po’ e poi decise.

“C..a..p..i..t..a..n….A..m..e..r..i..c..a…” digitò il nome usando tutti e due gli indici sentendosi un perfetto imbecille.

E poi diede l’invio come gli aveva detto Lena.

Era stato allo Smithsonian, Vanja ce lo aveva portato assieme con Nate. Il piccolino amava quel posto.

Ma a lui non bastò. Essersi visto su quelle pareti che lo inneggiavano come un eroe, lui non si sentiva un eroe.

La sua foto, quella che ritraeva Bucky, lo fece rabbrividire nella felpa che nascondeva il suo orrore personale.

Ringraziò di essersi messo il cappellino perché appena vide l’immagine di Steve, il suo Steve, gli occhi iniziarono a bruciargli.

Immagini di dolore, nomi del passato.

Alcuni di quei nomi gli apparirono davanti agli occhi sullo schermo: “Steve Rogers, Capitan America, Avengers, Bucky…” ebbe ancora un brivido nel leggere quel nome.

Il suo soprannome.

-Come ha detto Lena? vado sopra la scritta e schiaccio, sì ma cosa schiaccio?....- guardò incerto la tastiera e poi ebbe un’illuminazione.

Sullo schermo prese vita la pagina di un giornale che parlava delle missioni del Capitano durante la Grande Guerra. C’erano molta foto, vecchie e in bianco e nero. Alcune erano immagini che aveva visto anche al museo, altre erano nuove.

In tutte le foto c’erano loro due: Steve e Bucky.

Ebbe una reazione strana a quelle immagini, lo sguardo di Steve, quella dolcezza innata che era una peculiare degli occhi azzurri dell’amico. Stavolta si soffermò su quegli occhi.

Trovò la forza di farlo.

Il bianco e nero delle immagini non poteva oscurare l’azzurro dei suoi ricordi.

James ebbe un flash….

….si trovava in una cucina spoglia, pochi mobili, lo stile era quello degli anni ’30, una cucina spoglia ma calda e accogliente, il profumo della torta di mele che aleggiava nell’aria. Lui era intento a dare di matto su dei conti matematici, era piccolo, avrà avuto 11-12 anni. Un bambino biondo, seduto davanti a lui che lo stava aiutando, gli occhi azzurri e dolci, gli occhi di Steve…

Lui ci si perdeva sempre in quegli occhi, erano la sua tana, il posto in cui si sentiva più sicuro.

Si ridestò da quel ricordo. Ne stava avendo molti e la cosa era positiva, soprattutto per se stesso.

-Sei pronto?- la voce di Lena lo raggiunse dal bagno.

James trasalì e non sapendo come si ricordò che la X rossa in alto chiudeva tutto, la schiacciò e la pagina sparì appena in tempo perché Lena entrando in camera non la vedesse. Non voleva farsi vedere troppo perso nei suoi turbamenti.

Lena aveva già fatto tanto per lui, non voleva darle ulteriori preoccupazioni.

La guardò incerto -Devo proprio? il braccio…- provò di nuovo a scampare quell’uscita.

Lei capì le sue preoccupazioni e gli porse una felpa e un guanto di pelle -Ci vorrà tempo ma imparerai ad apprezzarlo. è parte di te James! non preoccuparti di quello che può pensare la gente vedendolo! La gente è ipocrita e cattiva…….- le si abbassò il tono di voce

Lui annuì e indossato il tutto la seguì in giardino.

La macchina era una vecchia Ford Torino che Vanja le aveva regalato dopo il diploma, non voleva assolutamente che lei mettesse le mani sul suo furgoncino!

-Vuoi guidare?- lo guardò maliziosa.

James soppesò quell’offerta -Magari al ritorno, va bene?-

-Ok! in marcia!-

Non parlarono molto, Lena accese la radio e lo lasciò perdersi nei suoi pensieri mentre osservava il paesaggio di campagna dal finestrino leggermente abbassato. Il vento gli scompigliò un poco i capelli scuri e lunghi ma lui sembrava non accorgersene o comunque non gliene importava molto. Lena lo guadava di sottecchi e ogni volta che si fissava su quel viso, bello, dai lineamenti quasi nobili ma pieni di sofferenza, si sentiva soffocare in una morsa che le partiva dallo stomaco e le saliva piano piano alla gola.

“Reprimi!...cazzo! reprimi”!

Doveva reprimere!

Sentiva la pelle di James reclamare pace, niente più dolore, la sentiva reclamare amore.

Ma in che modo poteva aiutarlo lei?

All’improvviso l’orizzonte fu spezzato da lunghe linee verticali.

-Grattacieli….- la voce di James fu un sussurro, assoggettato ad una super potenza criminale, non si era mai soffermato sui progressi che l’uomo aveva fatto in positivo: la sanità, le comunicazioni, l’edilizia.

Senza il monitoraggio militaresco di Vanja, questa volta rimase affascinato dal caos della città e si perse come un bambino portato per la prima volta al Luna Park, anche se il frastuono un po’ lo stava mandando in tilt.

“Chissà Steve come si trova in questo nuovo mondo?” lo pensò tra se ma poi sentì la macchina fermarsi.

Avevano parcheggiato.

-Allora io devo entrare lì dentro, vuoi seguirmi o ti lascio gironzolare un po’ da solo?- lo fissò con i suoi occhi verdi.

-No! No! io vengo con te!- si tirò su il cappuccio della felpa e con le mani in tasca seguì la ragazza all’interno di quell’edificio mostruoso. Tutto in quel posto sapeva di igienizzante ma non c’era molta gente e la cosa lo rincuorò.

-Arrivo subito, va bene?-

James annuì e si sedette su una panchina di legno che si trovava davanti alla porta della stanza in cui era entrata Lena.

Dove non troneggiavano immense librerie piene di volumi dalla mole inquietante, le pareti erano decorate con quadri di dubbio gusto. James sospirò, prese distrattamente un foglio lasciato sulla panca: Corso di memoria rapida. Aggrottò la fronte e pensò che forse poteva farlo lui un corso velocizzato per tornare ad una vita pseudo-normale, come diceva Lena, il prima possibile.

Dopo pochi minuti la porta davanti a lui si aprì e Lena ne usci con un altro ragazzo e un uomo anziano che li salutò gentilmente con un’energica stretta di mano.

Non si alzò subito.

Notò lo sguardo famelico che quel ragazzo aveva posato su Lena appena rimasero soli, quel ragazzetto non si era accorto della sua presenza. Lo vide tentare un approccio con lei ma Lena ben risoluta stava tentando in tutti i modi di dargli il ben servito.

Decise il suo istinto, lo capì quando si ritrovò di fianco alla ragazza senza essersene reso conto.

-Lena? Andiamo?- il ragazzo lo squadrò.

Lei trasalì alla sua voce improvvisa ma poi lo guardò e annuì con un sorriso soddisfatto. La stava salvando.

-Non mi presenti il tuo amico?- ma la voce del tizio li bloccò.

Una voce troppo squillante che infastidì Bucky, perché in quel momento si sentiva tanto Bucky e aveva una gran voglia di prendere a pugni quel nanetto petulante e fastidioso!

Ma usò la diplomazia, prese Lena sotto braccio e fissando gli occhi pallidi del ragazzo lo smontò -Sono James, il ragazzo di Lena, scusami ma abbiamo fretta!-

Lena rimase allibita ma appena furono fuori dall’edifico scoppiò a ridere di gusto -Tu?! tu mi hai liberato da un incubo lungo tre anni!- James sorrise soddisfatto e lei ricambiò quel gesto -Ti meriti un gelato, andiamo!-

Stavolta fu Lena a trascinarlo per mano ma la cosa non gli dispiacque affatto.

Stava bene e voleva godersi ogni singolo minuto di quella felicità, perché sapeva che sarebbe stata spazzata via molto presto.

Le paure di Vanja erano anche le sue.

La gelateria era piccola, arredata in stile liberty e con una ampia vetrata che dava sulla strada.

Ordinarono e si sedettero in un angolo proprio vicino alla vetrata.

Ci misero un po’ per intavolare un discorso, James aveva ancora mille difficoltà a relazionarsi ma poi fu proprio lui a rompere il ghiaccio.

-Ti piace quello che studi?- Lena non se lo aspettava, lo fissò con occhi incerti ma poi rispose.

-Non mi fa impazzire! Io volevo studiare le stelle, ma Vanja ha insistito che con la medicina potevo migliorare il mio potere e quindi l’ho fatto felice. Ma devo ammettere che alcune materie mi ammazzano, non sono Nate!-

-Io…odiavo matematica! me ne sono ricordato oggi!- lo disse semplicemente, come fosse una cosa naturale, Lena a quella confessione si stupì ma fu felice.

-Ti sei ricordato altro? cioè so che la visita al museo un po’ ti ha aiutato ma…-

James ci pensò su -Ho solo dei flash, soprattutto della vita a Brooklyn, prima di tutto questo! Molte volte vedo me con Steve, eravamo quasi fratelli anzi più va vanti più io lo sento come un fratello!-abbassò la testa e i capelli gli ricaddero davanti al viso -E io…io volevo ucciderlo!- lo disse ringhiando tra i denti. La mano sul tavolo che si strinse in un pugno di ferro.

-James!....- Lena lo richiamò e lui la fissò sentendosi in colpa per quello che aveva detto.

-Quando incontrerai Steve ti ricorderai tutto e potrai eliminare ogni cosa negativa, te lo prometto!- sorrise.

James si perse un po’ in quel sorriso.

Aveva notato una cosa, il mondo era davvero cambiato!

Le donne lo avevano colpito molto! Ne vide molte, vestite eleganti, sportive, troppo coperte, troppo scoperte ma tutte che camminavano fiere, spensierate con una sicurezza che mancava alle ragazze che ricordava lui.

Anime fragili che avevano bisogno di un principe azzurro.

Lena poi, lei era diversa da tutte!

Aveva appurato, osservandola con il suo occhio indagatore, che era davvero molto carina: il viso dai lineamenti fini, gli occhi verdi, il fisico! Ma non indossava mai abiti femminili, niente gonne o vestiti o tacchi, solo felpone o magliette in cui stava dentro due volte! Avrebbe voluto chiederle perché ma non se la sentiva ancora. Come doveva comportarsi con una donna? non esistevano più il giro al Luna-Park e lo zucchero filato, lei amava film sanguinolenti e ascoltava musica chiamata metal!

L’unico vezzo che si concedeva era quello di truccarsi gli occhi, sottolineando ancora di più la loro bellezza. Era allegra, ma la sua allegria era una maschera, lo aveva ben intuito, una maschera venata da un passato non molto roseo e da quel peso che doveva portare.

Non era un dono il suo, era un peso…James la vedeva così!

La fissò mentre si era persa a guardare fuori dalla vetrata, una mano sotto il mento e l’altra che teneva il cucchiaino del gelato a mezz’aria. La fissò e gli venne un pensiero che lo fece arrossire.

Avrebbe voluto darle un bacio, niente di troppo intimo, solo un piccolo bacio sulla guancia! Sentì il vecchio Bucky rabbrividire dentro di se. Lui non si sarebbe limitato ad un lieve bacio sulla guancia! Forse però, davanti ad una ragazza così si sarebbe lasciato andare alla tenerezza anche lui!

Con quel pensiero si rese conto che non sapeva molto di lei in realtà, niente di troppo personale e così, come prima si era avvicinato a lei senza rendersene conto, ora parlò senza realizzare cosa stava dicendo finché non lo sentì pronunciare dalla sua voce.

-Io…volevo chiederti scusa se prima mi sono…si, cioè…il tuo ragazzo, scusami!- era in evidente imbarazzo, Lena richiamata alla realtà da lui lo fissò serena.

-Tranquillo! È stata una bella tattica. Peter non mi molla da anni!...-

Un minuto di silenzio poi di nuovo la voce di James, non più roca ma profonda e piacevole da sentire.

-Ma tu lo hai un, un ragazzo?- non capì dove trovò il coraggio di chiederglielo. Ma lo fece e lei a quella domanda rischiò di strozzarsi con la panna.

-Io??- divenne seria e lui pensò che forse poteva davvero evitargliela quella domanda -Ho avuto una persona molto importante nella mia vita. Non so se eravamo fidanzati, siamo stati molto legati…- prese un bel respiro, non riusciva mai a stare bene quando parlava di lui, ecco perché non lo nominava mai! -Lui è diventato un agente dello SHIELD e ha dovuto fare una scelta...-

Istintivamente si toccò dietro il collo, James registrò quel gesto e capì, aveva visto cosa aveva Lena sotto la nuca -Il tatuaggio è legato a lui?-

Lei annuì senza stupirsi che lui lo avesse notato, un arco con una freccia, proprio sotto il collo.

Lena posò il cucchiaio, aveva agli occhi persi nel suo passato e James si sentì di nuovo in colpa.

-Scusami, io non dovevo…-

-No!- lei scosse la testa risoluta -Il passato è passato…- gli sorrise -Andiamo dai! Nate vuole la pizza stasera ne prendiamo un po’ qui all’angolo è buonissima!-

Il Soldato annuì.

Aveva capito che Lena aveva ancora molti frammenti di quell’uomo sotto la sua pelle e la cosa lo infastidì.

E lui?

Lui aveva frammenti di donne dentro di se? Non aveva ancora ricordato niente di quel tipo, sicuramente doveva aver amato qualcuno, se lo sentiva dentro.

Più pensava a quello che lo circondava, a quello che stava riscoprendo, alle sensazioni che stava riprovando più voleva avere una nuova vita.

Voleva vivere!

Non sarebbe mai stato un uomo normale, lo sapeva.

Come sapeva che non avrebbe mai avuto una vita normale! Ma ora era lui che decideva per se stesso, nessun ordine o lavaggio del cervello!

Ora era lui che decideva da che parte stare e cosa fare ed era un ottimo inizio!

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


James si fissava le mani sporche di terriccio.

Aveva appena raccolto della verdura.

Sorrise a quel pensiero, il Soldato d’Inverno che si dà al giardinaggio. Steve ne avrebbe riso di gusto!

In quella casa stava vivendo la sua “terza” vita, Vanja lo stava rimettendo in forze sia fisiche che mentali, lo stava aiutando a ricordare il suo passato e lui in cambio aiutava Lena nelle necessità primarie della fattoria.

Stava bene, condurre una vita “normale”, all’aria aperta e alla luce del sole, dormire in un letto comodo, mangiare cose buonissime, ne aveva bisogno. Aveva riscoperto di andare pazzo per la torta di mele e i biscotti al cioccolato! Non sopportava i film paurosi che guardava Lena e detto da un ex-killer professionista è tutto dire!

La mano di metallo era coperta da un guanto che gli arrivava fino al gomito.

-Si! È un metallo super figo! Ottima resistenza, flessibilità ma la polvere e la terra sono tremendi! Meglio se lo proteggi!- il piccolo Nate era stato categorico!

Aveva imparato chiaramente quale fosse il potere di quel cucciolo: il suo cervello era super-sviluppato e quello scricciolo, alla faccia della super tecnologia dell’HYDRA, gli aveva rimesso a posto il braccio che si era rallentato dopo tutta quella storia. Nate, dipendente dallo zucchero che ingurgitava sotto forma di lecca-lecca, era speciale, aveva un solo unico neo: era un piccolo adoratore di “Satana”! amava incondizionatamente Tony Stark, ovvero Iron-Man.

-Voglio diventare come lui: un genio, filantropo, playboy e miliardario!- la voce dell’innocenza.

-Sai almeno cosa vuol dire playboy????- Lena a quelle parole lo prendeva sempre in giro, ma era molto legata al piccolo anche se in realtà non erano davvero fratelli.

Fu lei stessa a raccontargli la verità.

-Nate è stato portato qui quando aveva un anno forse quasi due, non sappiamo quando sia nato! è figlio di un mutante molto famoso, Wolverine, Logan, magari lo hai sentito nominare! La madre, una giornalista di San Francisco, appena ha capito che Nate aveva poteri mutanti non ne ha voluto sapere e l’ha abbandonato alla scuola del professor Xavier..- Lena si fece dura, avrebbe voluto ammazzarla quella donna!

Il Soldato invece, a quelle parole, si irrigidì.

Perché a sentir nominare quel nome, Wolverine, dopo così tanto tempo, fu il Soldato a reagire. Aveva fatto una cosa orribile a quell’uomo, una cosa disgustosa che non voleva ricordare in quel momento.

-E tu?- andava avanti a monosillabi e piccole domande ma stava facendo ottimi progressi relazionali -Dove sono i tuoi genitori?-

-Vanja mi ha salvata da un incendio molto tempo fa, puoi non crederci ma siamo quasi coetanei o meglio dovrei avere circa settant’anni. Ma il mio potere mi rallenta di brutto l’invecchiamento! Non so chi siano i miei genitori, ne se sono ancora vivi, nessuno vuole dirmi niente quindi penso sia meglio non fare domande!-

Infatti lei e Nate non si assomigliavano per niente, i colori scuri del bambino contrastavano con il verde degli occhi di lei, Nate poi era molto magro, troppo, sembrava malato, come se tutta la sua intelligenza, il suo pensare lo stesse consumando nel fisico.

Lentamente.

Lena era molto preoccupata per lui anche se lei stessa doveva tenersi sotto controllo.

James si fece spiegare il tipo di potere che aveva e lo trovò davvero inquietante e innaturale.

Curare le persone riuscendo a estirpare loro le malattie e le ferite che avevano, farlo voleva dire dover rigettare in qualche modo quello che assorbiva, prendere involontariamente ricordi e frammenti di vita di chi curava, belli e brutti; invecchiare molto più lentamente di un essere umano normale e se usava il suo sangue, rimanere in contatto con le persone che aveva curato, Lena ne sentiva le sensazioni, le emozioni e lei non lo sopportava più!

Per questo preferiva curare solo i bambini ma se doveva curare un adulto non poteva rifiutarsi.

James non l’avrebbe mai voluta fare soffrire, sapere che curandolo lei aveva sentito dolore e sofferenza lo faceva stare male, però ora erano legati e questa cosa invece lo faceva sentire bene.

Era confuso, molte volte se pensava a lei sentiva mille pensieri contorti che gli mettevano in subbuglio il cervello.

In più era agitato perché sapeva che avrebbe rivisto Steve presto e lui doveva prepararsi a quell’incontro.

In ogni senso.

Pensava spesso all’amico, allo scricciolo con cui aveva condiviso gli anni più belli della sua vita e pensava anche al Capitano, il ragazzone che lo era venuto a salvare quando era stato catturato dai nazisti dell’HYDRA. Strano il destino. Ricordare tutto lo aveva fatto sentire ancora più impotente davanti al destino e all’esistenza degli uomini, era stato salvato da Steve dall’HYDRA per poi essere di nuovo sotto le loro grinfie!

Rivoleva Steve! lo rivoleva nella sua vita, il prima possibile!

-Va tutto bene?- la voce di Lena lo ridestò da tutti quei pensieri. Fece un cenno affermativo con la testa e prese il bicchiere di latte che la ragazza gli stava porgendo.

Era latte dipendente, altra cosa legata al suo passato.

-Grazie-

-Tranquillo- la ragazza si sedette di fianco a lui e il Soldato ebbe un piccolo brivido per quella vicinanza, non si era ancora del tutto abituato a quei contatti. Ad avere calore umano vicino a se.

Si era tolto il guanto e si perse a fissare il campo davanti a lui.

-Vanja dice che sei pronto per poter incontrare il Capitano…-

-Davvero?- era sorpreso, il vecchio non gli aveva ancora detto niente.

James a quelle parole si fissò ancora più intensamente sul ricordo di Steve e fu un attimo. Il cervello gli fece un bruttissimo scherzo.

Si ritrovò su quel treno, aggrappato ad un esile frammento di metallo, Steve, anzi Capitan America, davanti a lui, gli occhi disperati e impotenti, che tentava di salvarlo invano, la caduta nell’aria gelida, il suo cuore che batteva all’impazzata e il colpo netto sulle rocce, poi, poi una luce, era steso su un lettino, sentiva una spalla in fiamme…. “Sergente Barnes”….la voce di un uomo che lo chiamava…. “James”… prese d’istinto il collo di quell’uomo che continuava a chiamarlo, la voce aveva un tono di incredulità… “James”….

-James- un rantolo.

Non era un medico dell’HYDRA! Cazzo! Stava tenendo il collo di Lena e lo stava facendo con il braccio di metallo. Stringeva forte, roppo forte! Ci mise un paio di secondi a realizzarlo veramente.

Ma ci mise ancora di più a capire che qualcosa stava comandando il suo braccio e lo stava facendo cedere dalla presa.

E quel qualcosa non era lui!

Lena con il solo pensiero si era liberata di quella morsa di ferro.

Ne era scioccata, molto più di quello che aveva fatto James!

Tossicchiò tenendosi la gola e prese un bel respiro.

-Lena! Come, come stai? Io…ti prego perdonami! ho avuto un flash! ti ho scambiata per un nemico del passato- il ragazzo era agitato e nervoso -Mi dispiace sono, sono un pericolo non posso…- aveva iniziato a balbettare cose sconnesse.

Lena lo fermò -James, tranquillo…non eri tu!-

-Ma se ci fosse stato Nate?! lo avrei ucciso, piccolo com’è!-

-James! ci sei quasi, ti prego non cedere! Ti stai liberando di lui!- lo guardò senza rancore -E poi se fare così serve a farti dire più di una parola per volta, potrebbe essere positivo!- la buttò sull’ironico.

Il Soldato la fissò senza una vera espressione negli occhi. Istintivamente le passò un dito sul collo, dolcemente.

-Ti ho lasciato dei lividi enormi….- la voce era piena di rabbia e disgusto verso se stesso.

Stavolta fu Lena a rabbrividire a quel contatto, ma non per paura.

-Sai che è la mia pelle che esagera, passeranno presto….- poi ebbe una illuminazione -Ma? il braccio? Sono, sono stata io?- si ricordò di aver pensato intensamente a liberarsi da quella presa e all’improvviso, dopo aver sentito un formicolio strano era riuscita ad allontanare il braccio metallico del ragazzo da lei.

-Sei, sei stata tu?- lui capì subito a cosa si stesse riferendo.

-Si, cioè…credo di si….- ma la voce le uscì incerta.

-Ma come hai fatto?-

-Non lo so! Io devo parlare con Vanja. Da un po’ di tempo mi sento strana quando sono vicina a del metallo……- si bloccò.

Un pensiero le balenò in testa.

Un pensiero preoccupante.

-Potrebbe essere un potere di voi mutanti?- James disse l’unica cosa ovvia che gli passò per la testa, non conoscendo bene quel mondo, non sapeva cosa pensare. Aveva però detto una sacra verità: quello era un potere mutante.

Peccato che quel potere lo aveva mostrato solo un mutante fino ad ora, un mutante che lo aveva sviluppato a livelli pericolosi e magnifici.

A quel pensiero Lena iniziò a tremare senza rendersene conto.

-Lena…- la voce di James la richiamò alla realtà -Lena che ti prende? Perché tremi?- la strinse a se senza pensarci troppo.

-C’è solo un uomo in grado di dominare il metallo e i campi magnetici, un uomo molto pericoloso….-

-Chi è quest’uomo?-

-Eric…Eric Magnus Lehnsherm….ma tutti lo conoscono come Magneto!-

 

Vanja rientrò a casa verso le dieci di sera.

Era turbato.

Aveva ricevuto una chiamata da Charles Xavier e non erano buone notizie.

Qualcuno era entrato nella scuola e aveva rubato dei fascicoli su alcuni mutanti, tra cui quelli di Lena e Nate!

C’era in corso una missione in Messico da parte dei Vendicatori, una missione non autorizzata, mancando un capo e che mirava alla liberazione di Bruce Banner.

Avevano rapito Hulk. Perché?

In più Eric non si trovava da nessuna parte, sparito come Nick! solo che se era Magneto a sparire dalla circolazione non bisognava mai stare troppo tranquilli!

Sarebbe dovuto partire subito per il Messico con i ragazzi di Charles per dare una mano agli eroi dello SHIELD e capire cosa stava succedendo. Ciclope lo sarebbe venuto a prendere in moto.

Ma prima doveva affrontare un’altra bufera.

Forse la peggiore della sua vita.

Aveva cresciuto Lena come una vera figlia e lei gli era grata per tutto, ma ora era arrivato il momento della verità, glielo lesse negli occhi appena la vide seduta al tavolo della cucina da sola, intenta ad aspettarlo.

-Bambina mia, tutto bene?- si sedette davanti a lei. Era stanco, soprattutto moralmente ma cercò di mostrarsi sereno.

Lena lo guardò, non sapeva da che parte cominciare.

-Quanti mutanti possono controllare il metallo?- una domanda a bruciapelo. Niente giri di parole.

Vanja rimase un attimo bloccato ma poi le rispose -Per ora sappiamo solo di Eric…-

-Ma i poteri sono ereditari o possono formarsi uguali anche senza un legame genetico?-

-Sai che esistono poteri simili, i teleporta, i telepati, ce ne sono molti, più o meno forti. Poi ci sono i poteri speciali, prendi Tempesta, Ciclope, il tuo potere è speciale….-

-Ma il potere dei metalli?- si fece seria ed insistette, voleva una risposta -Il potere di Magneto….è solo suo?!-

-Perché lo vuoi sapere Lena?- Vanja si fece scuro in volto.

“Ci siamo! lo ha scoperto!” lo pensò con brividi di paura in tutto il copro.

Lena non rispose. Lo fissò dritto negli occhi scuri e con un gesto della mano fece alzare il coltello che era sulla tavola e lo fece conficcare nello stipite della porta dietro il vecchio.

Vanja sbiancò -Dei del cielo…-

-Nonno? perché ho questo potere? perché sta crescendo in me anche questo potere?- aveva la voce rotta, il pianto fermo sulle ciglia. Vanja la vide fragile per la prima volta in vita sua.

-Lena, da, da quanto tu…-

-Sono sua figlia?...-

-Lena io..-

-Sono sua figlia si o no?- urlò.

Le scappò un urlo disperato dalla gola. Voleva la verità.

Gli occhi spalancati con il verde infuocato e per la prima volta Vanja vide anche la somiglianza con Eric, era così palese.

Era identica al padre, bella e terrificante come lui.

-Si…- abbassò la testa colpevole -Si bambina mia, sei figlia di Eric..-

-E quando cazzo pensavate di dirmelo tu e Charles? perché anche Charles lo sa, no?- non se ne capacitava.

-Lena, non è semplice, lui…lui è Magneto!-

La ragazza lo guardò incredula -Scommetto che non mi chiamo neanche Magdalena? vero?-

-Anya. Ti chiami Anya..- Vanja era disperato -Ti ho salvata da quell’incendio, non sapevo chi eri finché non me lo ha detto Charles. Volevamo proteggerti…-

-Non è il mostro che voi credete! Lui, lui lo sa?- le tremava la voce.

-No, non lo sa!-

-Voi? io…io l’ho sempre detto, gli X-Men, lo SHIELD, l’HYDRA siete tutti uguali. Ci manipolate, ci usate, nascondete la verità per i vostri comodi!- riprese fiato -E mia madre? Chi è mia madre?-

Vanja sospirò pesantemente abbassando gli occhi umidi.

Lena capì.

Aveva da sempre subito il fascino di Eric, pur non avendolo mai incontrato ne era ammaliata e sapeva tutto di lui.

-Era Magda? Quindi, ho anche due fratelli?- era incredula.

Il vecchio annuì -Mi dispiace io…-

-Voglio incontrarlo e non accetto un no per risposta! parlarne con Charles, mi sta bene ma se anche me lo vietaste lo vado a cercare da sola! e a questo punto pretendo che anche Nate sappia la verità, deve saperla! Perché merita di sapere che Logan è suo padre!- era seria.

-Va bene! tra poco viene Ciclope a prendermi, c’è in corso una missione in Messico, hanno rapito il Dott. Banner..-

-Cosa?-

-Si. I Vendicatori sono all’opera e Charles vuole che vada con i ragazzi a dare una mano, appena risolvo questa cosa andrò alla scuola per parlare con Charles, va bene?- Vanja la fissava con occhi che chiedevano perdono e lei si addolcì.

-Va bene, ma stai attento mi raccomando! Nonno? io ti voglio bene, tu resti sempre la mia famiglia, ma capiscimi io voglio sapere le mie origini! e voglio conoscerlo…-

Vanja annuì e si alzò per fare un tè con cui calmare i nervi.

Al piano di sopra Nate stava giocando con James.

-Perché stanno litigando?- gli occhioni grandi come due fanali lo fissavano curiosi.

-Non stanno litigando, stai tranquillo! devono solo chiarire alcune cose!- quel cucciolo era l’unico con cui riusciva a parlare liberamente, senza sentirsi frenato -Allora questo, con la fascia blu, come si chiama?- teneva in mano il pupazzetto di una delle quattro Tartarughe Ninja, altri personaggi che Nate amava.

-Quello è Leonardo! ma il mio preferito è Donatello! Quello con la fascia viola. Lui è il cervellone del gruppo!- il bambino sorrise e quel sorriso semplice e spontaneo alleggerì il cuore del Soldato in ansia per quello che stava succedendo al piano di sotto.

Poi la voce di Vanja li richiamò, Nate si precipitò in cucina, James scese con più calma.

Il piccolo saltò al collo del nonno.

-Sei ancora sveglio tu?- il piccolino scosse la testa in segnò affermativo.

-Ti aspettavo, volevo darti la buona notte!-

-Bene! allora dammi un bacio e fila a letto! non ci vedremo per un po’ di giorni ma ti prometto che ti darò una bella notizia quando ci rivedremo!-

Il bambino diede al vecchio un bacio sulla guancia ruvida e mal rasata e dopo averlo stretto un po’ con le sue braccia magre ma piene di amore si fece riaccompagnare da Lena in camera.

Vanja ne approfittò per parlare con il Soldato.

-Come sta Lena?- James era preoccupato.

-Non l’ha presa benissimo ma sistemerò tutto appena rientrerò. Tu lo consoci Magneto?-

Il Soldato si perse un po’ nei ricordi del suo passato -Credo di aver avuto a che fare con un solo mutante, non lui. E non vorrei ricordare, ho fatto una cosa orribile a quell’uomo…-

-Lo so! a Logan….- Vanja sospirò -Sergente Barnes? devo chiederti un favore…-

-Tutto quello che vuoi!- James a quelle parole si mise istintivamente eretto come se stesse ricevendo un ordine da un superiore.

-Devo andare via per un paio di giorni, ti prego proteggi Nate e Lena, credo siano in pericolo…-

-In pericolo?- si allarmò.

-Si. Io devo sbrigare una questione urgente, anzi devo proprio andare..- aveva sentito il rumore di una moto fermarsi in giardino. Ciclope era arrivato, non avrebbe suonato, lo avrebbe aspettato fuori.

Come di prassi.

-James, anche a te prometto una cosa: incontrerai Steve Rogers quando questa storia sarà finita….-

Il Soldato annuì -Ti prometto che Lena e Nate saranno al sicuro con me!- allungò il braccio meccanico e il vecchio strinse quella mano d’acciaio con sicurezza.

-Lo so, grazie!-

Lena salutò Vanja con un abbraccio pieno di significato: lo aveva perdonato per quella bugia lunga anni ma ora si spettava molto da lui!

-Chi è il tipo con cui va via?-

Rimasti soli lei e James si sedettero sul divano in salotto.

-E’ Ciclope, un pupillo del professor Xavier. Hanno rapito uno dei super uomini dello SHIELD, il dottor Banner, il più temibile forse. Chissà cosa sta succedendo?

Era stanca, glielo leggeva negli occhi rossi e spenti.

-Tu? come stai?-

-Turbata, sono abbastanza turbata! Sapere di essere la figlia di uno che vorrebbe sterminare il genere umano senza gene mutante non mi rassicura!- cercò di essere ironica ma aveva davvero paura delle conseguenze di quella scoperta.

-Sterminare il genere umano?- James spalancò gli occhi. Meno male non solo l’HYDRA aveva manie di onnipotenza!

-Te lo spiego con calma domani. Anche se io non credo sia così malvagio….- sbadigliò ma non aveva voglia di dormire -Nate si è addormentato, ti va un film?-

Lui annuì.

Scartato a priori Hostel per preservare la sanità mentale di James, aveva optato per un classico in bianco e nero che lei adorava: Il buio oltre la siepe.

Solo che Lena crollò a metà film.

James rimase incollato alla storia fino alla fine e fu ben felice di trovarla addormentata al suo fianco quando si voltò, ai titoli di coda aveva le lacrime agli occhi! Era rimasto completamente affascinato da quel film!

Sorrise, la vide serena. Finalmente! Persa in un sonno profondo!

-Lena?- provò a svegliarla ma era proprio crollata.

Non voleva svegliarla ne lasciala sola, prese allora la coperta di Vanja, sulla sedia a dondolo del vecchio e vi avvolse tutti e due.

Abbracciandola dolcemente.

Immerso in quel calore dovuto alla coperta e alla vicinanza del corpo di Lena si perse di nuovo nei suoi ricordi.

Aveva amato. Si! ora lo ricordava.

Una scena simile davanti ad un fuoco caldo nel freddo inverno di Russia.

Aveva amato una ragazza bellissima, capelli rosso fuoco, labbra morbide, fisico perfetto, Natalia. Ebbe un’illuminazione che lo sconvolse.

Natalia, Natasha…la rossa contro cui aveva combattuto a Washington! l’amica di Steve!

“Cazzo!” lo pensò tra se. Chissà se lei lo aveva riconosciuto, se lei si ricordava quello che era successo in passato tra loro!

L’aveva allenata, istruita e si erano innamorati, poi il nulla.

L’aveva amata di un amore sincero e vero.

Questo se lo ricordava….

Ma ora era tutto cambiato, non c’era più la rossa nel suo cuore. Era svanita, ora stava prendendo posto dentro di lui quella ragazza che stava stringendo fra le sue braccia e lo stava facendo delicatamente, con attenzione e cura.

Per non lasciargli ferite.

La ragazza che lo aveva fatto rinascere veramente.

E che lui avrebbe protetto a costo della propria vita.

 

 

 

 

 

 

Il jet privato delle Industrie Stark atterrò in Texas dopo neanche un’ora.

Dovettero però aspettare il giorno dopo per partire con i fuoristrada.

-Cavoli! la signorina Potts non scherzava quando diceva di averli attrezzati di tutto punto!- Sam rimase sconvolto quando vide cosa c’era dentro i bagagliai.

-La mia Pepper….- una punta di orgoglio nella voce di Tony.

-Stark! sei pregato di ricordarti che Pepper non è una tua creatura!- Natasha tentò di far valere il suo orgoglio femminile.

Tony le rispose con un’alzata di spalle e senza dare spiegazioni prese Barton e Sam in auto con lui e lasciò il Capitano nelle mani della Vedova.

Non c’era un piano vero e proprio, per ora dovevano raggiungere una zona vicino ad una piana, in pieno deserto, che aveva suscitato interesse a Tony durante delle sue indagini. Secondo lui doveva esserci una stazione sotterranea, ben nascosta ad occhio umano ma non ai microchip emozionali di Jarvis!

-Sembra tutto troppo tranquillo!- la voce di Natasha colse Steve di sorpresa.

-Cosa?- in imbarazzo, il ragazzo le fece capire che non la stava seguendo nel discorso.

Lei non se la prese e cambiò argomento -Niente! Tranquillo, anzi, come stai? hai trovato qualcosa sull’altra questione?-

Steve guardò l’amica.

Era sempre più bella, fu un pensiero veloce che si stupì di aver formulato.

-Ho una pista, appena sistemiamo questa cosa vado là-

-Ma sei sicuro che, si insomma, che sia ancora vivo? E che non sia di nuovo in mano all’HYDRA?- Natasha lo chiese anche per se stessa. Mascherò il suo interesse personale perché anche lei non se lo sapeva spiegare.

Che legame aveva con il Soldato al di là di quella cicatrice “addio bikini”?

-Non lo so! Io…io so che è vivo e che mi ha ricordato! Nat mi ha slavato lui, non c’era nessun’ altro! E io ero svenuto…-

-Va bene…- lei annuì -Ma mi raccomando Steve, usa il raziocinio e non solo i sentimenti…- gli sorrise e lui ricambiò perdendo un battito di cuore a quel gesto.

-Stark è fuori di testa, guardalo là! Per lui è come se tutto fosse un gioco!- era evidentemente annoiata dall’atteggiamento del loro compare, la macchina davanti a loro stava andando a zig-zag senza che loro ne capissero il motivo.

In realtà il fatto era che Tony era in pieno delirio musicale, i Black Sabbath a tutto volume con Disturbing the priest! Per la gioia di Sam e Clint!

-Tony è Tony! o meglio l’uomo di ferro può tutto, no?!- Steve sorrise tra se, ormai si era abituato alle stravaganze di Stark. Poi la fissò di nuovo e notò il suo sguardo perso nel paesaggio -Tu? Come, cioè con Barton…si insomma….- balbettò come un bambino e lei rise di gusto ma senza presa in giro.

-Capitano mi spiace dirti che su certe questioni e metodi di approccio devi ancora lavorare sodo!- i capelli rossi mossi dal vento, Steve si perse in quell’immagine.

-Comunque sto bene, davvero! Sapevo che Barton mi avrebbe accolta senza troppe domande e mi avrebbe aiutata a proteggermi..-

Steve sentì un nodo in gola a quelle parole e cercò di sdrammatizzare -La Vedova Nera che ammette di aver bisogno di aiuto! io….-

-Steve?! evita!- lei alzò una mano in segno di resa.

Luì annuì serio ma poi scoppiò a ridere.

Si rese conto di una cosa: Natasha gli era mancata, molto più di quanto credesse il suo cuore.

Nell’altra auto invece si era creata una piccola fase di pura anarchia musicale da parte di Tony.

-Stark puoi gentilmente abbassare il volume?- l’agente Barton, seduto a gambe incrociate dietro il guidatore, stava impazzendo -Io odio il metal!-

-Siete noiosi! tutti e due! Scommetto che passate i vostri momenti di pausa musicale ascoltando pezzi folk e country!- Tony sbottò.

-In realtà io amo il soul!- Sam ci tenne a precisare.

-Ok! allora beccatevi questa! è da paura!- partì un assolo che Clint riconobbe subito.

-No! i Pantera no!- si lasciò ricadere sul seggiolino.

-Ma allora non sei così incolto...- Tony lo fissò dallo specchietto -A proposito, mi spiace davvero aver interrotto la vostra pseudo-luna di miele!- amava provocare, Clint lo sapeva e gli sorrise con un ghigno sghembo senza aggiungere altro per non dargli soddisfazione.

Sam aguzzò la orecchie a quelle parole -Ma quindi, davvero tu e Nat? non per farmi i fatti vostri…- notò l’occhio assassino di Barton -Ok! scusa ma, cioè…tu e Nat! questo qui ha una bomba super-cazzutta e il Capitano ha la biondina che sbava per lui, sempre che lui decida di accorgersene! Vi prego non licenziatemi mai! Magari mi trovo anche io una donna da urlo!-

Tony lo guardò soddisfatto -Io e te abbiamo molto di cui parlare ragazzo….-

-Stark..- la voce di Clint lo fece voltare -Comunque sei pedante! E non saprai mai niente!-

-Re…spect! Walk!- Tony per risposta seguì la voce di Phil Anselmo, Clint rise e calandosi gli occhiali da sole sul naso, decise di concentrarsi sul paesaggio desertico che li circondava!

Quel frastuono, per l’arciere era impossibile chiamarla musica! Lo riportò a molti anni prima. Quando ogni giorno si ritrovava immerso in un concerto metal e non sapeva mai come gestire la cosa.

Passava ore intere sul tetto della fattoria di Vanja e ogni volta che il suo copro raggiungeva l’apice del relax, partiva il frastuono! Lena ci studiava con quella musica in “sottofondo”, come faceva lo sapeva solo lei! E da lì, liti su liti.

Lena”…gli si formulò in testa il ricordo di quelle piccola tigre che non era mai riuscito a domare veramente. Gli faceva ancora male quel ricordo, non era stato corretto con lei. Per niente! Anzi, era stato solo un codardo.

Chissà come stava? Chissà se lo odiava ancora, perché sicuramente lo aveva odiato dopo quell’addio silenzioso. Di certo per lui era una ferita ancora non rimarginata. Lui se la portava ancora nel cuore…

-Eccoci arrivati!- la voce di Tony ridestò Clint dai suoi pensieri e Sam dal suo torpore.

Dopo quasi tre ore di viaggio, senza nessuna sosta, si fermarono davanti a delle collinette di pietra grigiastra che emanavano bagliori argentati a causa del forte sole.

Natasha e Steve li raggiunsero subito.

-Ok, il nulla assoluto!- la Vedova fissò Tony per avere delucidazioni.

-Ve l’ho detto! È una base sotterranea- prese tre cannocchiali dal cruscotto del fuoristrada e li fece sdraiare in modo tale da non essere visti da occhi indiscreti –Allora, vedete lo spiazzo laggiù, senza neanche una piantina secca? deve essere lì sotto la base…-

-Ma come possiamo esserne sicuri e soprattutto come entriamo?-

-Capitano tranquillo! Mi serve che il falco, quello con le ali, mi sorvoli l’area con questi- Tony porse a Sam un paio di occhiali molto strani.

-Te la senti?- Steve era preoccupato, come sempre per tutti!

-Certo, se no non sarei qui!- Sam prese l’oggetto che Tony gli porgeva e fece un cenno a Steve per tranquillizzarlo.

-Sam! Stai alto, mi raccomando e monitora tutta l’area, non trascurare neanche un millimetro! E metti anche questa tuta. Il tessuto è stato ideato in modo tale da non essere rilevato da radar o sonar o cose simili!-

-E’ leggerissima!- il ragazzo rimase stupito -L’hai ideata tu?-

-Diciamo di si, con l’aiuto del bestione rinchiuso lì dentro!- Tony abbassò il tono di voce. In realtà si era molto legato a Banner, lavorare con lui era un piacere. Un medico superspecializzato e che si intendeva anche di ingegneria, era un ottimo compagno di squadra! Certo convincerlo a seguire le lezioni di stimolazione dei chakra assieme a Pepper era stata dura ma alla fine il Dottore lo aveva ringraziato.

Chakra e puzzle, ecco come gestiva il controllo della rabbia!

Una volta pronto Sam partì e loro quattro si misero in auto, faceva un caldo inumano.

-Allora Capitano mi vuoi dire che è successo a Washington?- Tony fissò Steve e lo vide rabbuiarsi.

-Non credo debba dirti molto più di quanto non sai già-

-Touché! però potevate invitare!-

-Tony!- la voce di Natasha a difesa del Capitano.

-Scherzavo! Comunque, Steve se hai bisogno di una mano per trovare il tuo soldatino sai che ci sono anche io…-

-Pensavo fosse un’inutile caccia ai fantasmi per te!- la voce gli uscì acida. Tony incassò il colpo, se l’era cercata ma poi Steve recuperò la situazione -Scusa è che sono molto nervoso! grazie Tony. Penso che un tuo aiuto potrebbe aiutarmi a velocizzare i tempi!- accennò un sorriso tirato che però fu ben accolto da tutti.

Ci fu un attimo di silenzio poi toccò a Natasha sotto l’occhio preoccupato di Barton.

-Dove credete che sia Fury?- sembrava calma ma quella domanda nasceva da una grande ansia che le aveva artigliato il cuore..

Nick Fury, l’agente Coulson, Clint…loro erano la “famiglia” che le aveva ridato una seconda possibilità. Già aver perso Phil non era stato facile, né per lei né per Clint, perdere Nick avrebbe voluto dire perdere il suo pilastro e aveva paura di questo.

-Non ne ho idea e a parte voi non so se c’è ancora qualcuno di credibile appartenente allo SHIELD in giro- la voce di Tony era seria, troppo seria -Comunque c’è fermento nell’aria, anche la squadra dei mutanti non è tranquilla!-

-Tu come fai a saperlo?- fu Clint a intervenire rompendo stranamente il suo silenzio naturale. Fra loro era l’unico che aveva davvero avuto a che fare con i mutanti, era stato addestrato da uno di loro, era stato salvato da morte certa da uno di loro, si era innamorato di una mutante!

Era il passato.

Ma come diceva il Capitano: il passato ti rimane dentro…a vita!

-Fornisco loro armi e attrezzatura, anche il loro super mega jet esce dalla mia testolina!- nota di orgoglio che infastidiva sempre Nat, ma stavolta la rossa lasciò correre.

-Mutanti….- Steve era ancora incuriosito da quell’argomento -Ma da che parte stanno?-

-Alcuni sono con noi, altri non si sa…- Clint fu molto sintetico ma Tony capì dall’occhio perso di Steve che il Capitano aveva bisogno di ulteriori delucidazioni

-C’è la parte buona guidata dal Professor Xavier, un cervellone bello pelato con il potere della telepatia e fissato con l’utopia di una pacifica convivenza tra umani e mutanti e poi c’è il suo migliore amico, così la pensa Xavier! Magneto, domina il metallo e i campi elettromagnetici e vorrebbe sterminare tutti i comuni mortali senza gene mutante!-

-Un nemico!-

-Non saprei come definirlo. Nonostante il suo egocentrismo superi di molto il mio è una persona interessante, vuole sterminarci ma ha aiutato il professor Xavier in molte occasioni. Poi ci sono i pupilli di Xavier…-

-Lascia stare Logan!- Nat intervenne subito -E’ un uomo eccezionale e tu sei solo invidioso del suo fascino!- Natasha sapeva l’amore-odio che Tony provava per Wolverine e avendo lavorato fianco a fianco con il mutante in una missione lei amava difenderlo.

-Non sono invidioso! Lo trovo affascinante sotto molti punti di vista!-

Nat sogghignò -Non ti farà mai da cavia!-

-Peccato! Quelle sue lame sono fenomenali! Sai come ci starebbero bene incorporate nella mia armatura?!- Tony prese un sorso di succo al mirtillo e fece una linguaccia viola a Nat.

Steve era ricaduto in un mutismo involontario, faceva buona compagnia a Clint perso nei suoi pensieri.

-Sta tornando Sam…- fu proprio Clint a notarlo per primo ma lui aveva la vista lunga e gli altri ci misero qualche minuto in più prima di focalizzare l’amico che stava rientrando.

Sam planò lentamente e dopo una piccola corsetta si fermò a pochi metri dall’auto.

Natasha gli andò incontro con dell’acqua, se loro avevano sete figurarsi lui che era stato esposto al sole per tutto quel tempo.

-Grazie sono fradicio!-

Il ragazzo diede a Tony gli occhiali.

-Notato niente di strano?- Steve cedette il posto in auto all’amico che si era tolto la tuta di Stark.

-Il nulla più assoluto, neanche un animaletto o un avvoltoio, solo noi e quello che può esserci lì sotto!-

-Lo scopriremo subito!- Tony estrasse dagli occhialoni un chip che inserì dentro il suo pc.

-Jarvis?! mostraci cosa abbiamo sotto di noi!-

-Subito signore-

Rimasero tutti allibiti -Ma ti porti dietro il maggiordomo?- fu Clint a parlare.

-Ovvio! Già sono senza la signorina Potts che mi organizza la giornata, figurati senza Jarvis cosa potrei combinare!-

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


Tony si mise ad armeggiare con il pc dialogando con il suo amico immaginario, che tanto immaginario non era!

Sam si era appisolato sul sedile posteriore, il volo di ricognizione lo aveva stremato con quel sole cocente.

Natasha era intenta a dare una mano al multimilionario alzando ogni tanto gli occhi perché se il mutismo di Clint non le dava problemi, quello di Steve la faceva preoccupare.

Il Capitano si perdeva troppo spesso nei suoi pensieri, sapeva bene la rossa che tutto era collegato al Soldato, per Steve era stato uno shock scoprire che il suo migliore amico-barra-fratello non era morto dopo quella caduta infernale ma era diventato una macchina da guerra sotto il servizio dell’HYDRA! Fissando gli occhi malinconici del ragazzo si pentì amaramente di essere scappata via così.

Al diavolo le coperture saltate! Steve era un suo amico, non era solo un compagno d’armi e lei lo aveva lasciato solo….

Clint, seduto sul tetto di uno dei fuoristrada, stava fissando il paesaggio desertico che li circondava, i suoi occhi si muovevano in cerca di qualche elemento strano o rilevante, ma intorno a loro c’era solo il nulla più assoluto. Un nulla che aveva vissuto molte volte, era in quei deserti che lo SHIELD preferiva nascondere le sue basi, quella dove era caduto il Mjollnir di Thor, quella dove avevano tenuto nascosto quel cubo maledetto, il Tesseract…. “Loki”…fu un pensiero veloce che gli fece male al cuore e che volle subito allontanare dalla sua mente.

Gli occhi di ghiaccio di quell’elfo oscuro….

-Clint?- fortunatamente la voce di Nat lo richiamò all’ordine, salvandolo come sempre dai suoi demoni -Ci siamo…-

-Allora! C’è solo un’entrata ed è nell’angolo sud-est di quella specie di spiazzo ma Jarvis non ha rivelato presenza umana se non per due persone….- Tony era confuso.

-Vuol dire che è una stazione abbandonata?- Steve non capì.

-Non lo so mio Capitano, vedi quelle due macchiette rosse?- il biondino annuì e Tony continuò

-Sono due esseri umani rilevati grazie al calore termico emanato dal loro corpo…- Steve stava continuando ad apprendere le evoluzioni tecnologiche fatte in campo militare e non, da quando era precipitato tra i ghiacci fino al suo scongelamento.

-Fatemi indovinare quella chiazza enorme è Banner?- Clint ragionò un attimo sulla forma di quelle due macchiette sul pc.

Una era molto più grossa dell’altra. Entrambe però erano immobili.

-Potrebbe. Vorrebbe dire che è trasformato….- Nat era preoccupata per il Dottore e non solo per lui, un piccolo barlume di paura gli passò attraverso gli occhi.

-Cosa diavolo sta succedendo lì dentro?- anche Tony era preoccupato per Banner, da quanto tempo era l’ “altro”?

-Dobbiamo entrare- Steve era risoluto, scosse Sam che si svegliò subito e capì che erano pronti all’azione.

-Jarvis?-

-Si? Signore?…- la voce metallica uscì dallo schermo del pc.

-Sicuro che non ci siano altri esseri umani lì dentro?-

-Si signore! Solo due fonti di calore….-

-Bene! Riesci a trovare delle linee interne con cui collegarti per aprire l’ingresso?-

-Ci provo subito!-

Salirono tutti sulle auto e si avvicinarono al punto dove doveva trovarsi l’entrata.

-Sam, agente Barton! voi starete all’esterno per monitorare la situazione in caso fosse tutto una trappola e ci attaccassero dall’esterno! noi entriamo appena il portale si apre!- Steve dette gli ordini.

Era naturale e tutti lo accettarono senza farsi troppi problemi.

Dopo pochi minuti qualcosa di meccanico si mise in funzione e davanti a loro si aprì una discesa che portava sotto terra, una bocca spalancata verso l’ignoto che li voleva inghiottire.

-Grazie Jarvis!- Tony era più che soddisfatto.

-Buona fortuna signore! io continuo ad immagazzinare informazioni!-

-Immagazzina tutto quello che trovi!-

In poco tempo Tony, Nat e Steve si trovarono in un labirinto di corridoi dalle pareti di acciaio. C’era poca aria lì dentro, dovevano fare in fretta.

Arrivarono ad una sala centrale immensa, le luci al neon accese ma basse, il vuoto più assoluto e una scena che li lasciò paralizzati.

Il gigante verde era tenuto incatenato ad una parete di quella grande stanza, grossi pezzi di ferro gli avvolgevano i polsi e le caviglie, era tutto studiato a tavolino! Troppo studiato.

Sul corpo grossi adesivi che nascondevano terminazioni di fili che ad intervalli regolari rilasciavano scosse elettriche al corpo di Hulk.

-Vogliono tenerlo trasformato!- fu Tony a rompere il silenzio che era calato su di loro a quella visione.

-Ma perché?- Natasha era sconvolta. Come poteva esserci tanta crudeltà nell’essere umano? Quella era tortura! Lei non aveva mai torturato, aveva ucciso, vero, ma erano tutti bersagli mirati. Niente cerimonie, colpi secchi di proiettili.

Raramente usava armi bianche.

Un brivido le percorse la schiena.

-Dobbiamo liberarlo- Steve era altrettanto disgustato. Voleva liberare Banner e andarsene il prima possibile da quel posto -Tony cerca di capire come liberarlo, Nat resta con lui nel caso attaccassero, io vado a dare un’occhiata in giro e cerco di trovare l’agente Carter.-

Era risoluto.

Era Capitan America.

Tony e Nat annuirono e lo videro sparire dietro un’apertura che dava su un corridoio buio.

Tony volteggiò attorno al gigante e capì subito che doveva tagliare con il laser il ferro, prima però dovevano staccare l’elettricità.

Perso nel suo volo non evitò di esporre le sue osservazioni sarcastiche alla rossa.

-Non ci riesce proprio a vedere quella biondina come una potenziale fidanzata?-

Nat non capì.

-“Agente Carter”! chiamala Sharon no? lui prende le distanze, sempre! sai che solo con te riesce ad essere diretto?-

-Cosa vorresti dire?- Natasha lo fissò seria, le mani sui fianchi.

-Niente! solo che ci tiene molto a te. Ops! ecco qua!- Tony si fermò davanti ad un quadro di metallo inchiodato al muro. Lo tolse facilmente -Diavolo! i fili scendono di sotto…-

Nat decise di assecondare il suo cambio di argomento -Cosa bisogna fare?-

-Trovarlo e farlo saltare….-

-Vado io! tu resta qua e appena stacco la corrente inizia a liberarlo-

-Sissignora!- Tony le fece il saluto militare e la vide sparire inghiottita dalla stessa apertura da cui era uscito Steve.

Intanto all’esterno Sam stava facendo un volo di ricognizione mentre Clint se ne stava immobile, sul punto più alto di quell’apertura artificiale.

Con i suoi occhi puntati verso l’orizzonte che li circondava.

Non vedeva niente, niente di niente e la cosa gli dava fastidio. Avrebbe preferito vedere arrivare vagonate di nemici piuttosto che quel nulla che li circondava.

Lo stesso pensiero lo fece Steve che, avventurandosi per i corridoi di quella base si sentiva sempre più a disagio non trovando nessuno.

Entrò in una stanza malamente illuminata, regnava il disordine: polvere, stoffe strappate, provette rotte, lacci emostatici usati, siringhe sporche di sangue, attrezzi medici abbandonati, sembrava una sala operatoria in disuso.

Ma nient’altro.

Ne uomini, ne documentazioni o elementi che potessero fargli capire qualcosa.

Non trovò neanche Sharon.

Provò a chiamarla, al massimo sarebbero sbucati dal nulla soldati nemici facilmente affrontabili, ma in risposta ricevette solo l’eco metallico della sua voce.

Fu Natasha a trovare l’agente 13. Entrò nella stanza sottostante la zona dove si trovava Banner e la vide svenuta e legata sotto un macchinario che doveva essere il motore centrale da cui scaturiva la corrente elettrica.

Era l’unico macchinario acceso in quella stanza.

-Sharon!- la chiamò per nome avvicinandosi con la pistola in mano. Era viva, il battito c’era, ma la Vedova decise di dare la priorità a Banner. Era un obbligo morale che sentiva dentro di se.

-Stark!- la trasmittente che aveva al polso funzionava anche lì sotto -Ho trovato la centrale-

-Bene! come dice il nostro amichetto verde, spacca tutto!-

Natasha mise in cortocircuito il macchinario e dopo aver spostato la biondina lo fece saltare. Un botto leggero ma che fece interrompere l’effetto della corrente.

-Ottimo lavoro Cuordighiaccio! torna su! Se quando lo libero il Doc non si ritrasforma, voglio vedere io come facciamo a trascinarlo fuori di qui!-

-Steve? Ci sei?- Nat prese contatto con il Capitano.

-Si, ho trovato un laboratorio abbandonato ma non ci sto capendo nulla!-

-Ho trovato l’agente Carter, torna da Stark sto andando lì anche io….-

Ricevuto l’ok dall’amico Natasha si avvicinò al corpo di Sharon. Non riuscì a svegliarla subito, per farlo si appoggiò con una mano al pavimento e senza accorgersene si tagliò con del vetro rotto. Non diede peso alla cosa, era un semplice taglietto. Fasciò la mano e decise di passare alle maniere forti.

Uno schiaffo ben assestato al bel viso della biondina ebbe il suo effetto.

-Ahi!- un debole lamento.

-Sharon, non sapevo come svegliarti!- Natasha l’aiutò a sollevarsi. Non era molto dispiaciuta in realtà ma represse quel sentimento misero e maligno dentro di se.

Era davvero un cuore di ghiaccio, Stark ci prendeva sempre.

-Stai bene?- decise di fare l’agente dello SHIELD e non la Vedova Nera.

-Si, grazie!- l’Agente 13 avrebbe sperato in un risveglio migliore, due occhi azzurri in un viso contornato da capelli biondi, braccia forti a sollevarla per portarla via da li.

Ma niente Capitan America! Doveva accontentarsi del viso perfetto da bambola di Natasha Romanoff!

-Riesci a stare in piedi?-

-Si, si …non preoccuparti…- ma vacillò un attimo e accettò di farsi sorreggere dalla rossa.

Appena entrarono nella sala centrale Sharon si illuminò, vide Steve intento a dare una mano a Tony Stark e senza pensarci gli si gettò tra le braccia. Steve rimase di sasso.

-Sono felice che sei sana e salva…- ma non si decideva a ricambiare l’abbraccio. Lo fece solo dopo un’occhiata fulminante e molto palese di Nat!

-Non vorrei disturbarvi piccioncini ma dobbiamo muoverci!- Tony planò vicino a Steve -Liberò i polsi e lo portiamo via!-

Il biondino annuì, la ragazza ancora tra le sue braccia e Natasha che stava comunicando con Barton all’esterno informandolo che avevano quasi finito e chiedendo se c’erano novità.

Fu un attimo.

Un attimo ben registrato dall’attenzione del Capitano.

Appena Tony finì di liberare i polsi del bestione la mole possente di Hulk si staccò dal muro per precipitare sul pavimento.

Steve non ragionò, agì d’istinto. Forse una delle poche volte in cui lo fece.

Staccò da se Sharon bruscamente e con un balzò prese Natasha per i fianchi trascinandola via. Un secondo e il corpo di Hulk era steso ad un millimetro da loro.

Natasha ci mise un po’ a realizzare cosa fosse successo.

Avvolta dall’abbraccio di Steve sentì un calore invaderle il copro assieme ad un innaturale senso di pace.

-State bene?- la voce di Tony preoccupata, era subito accorso da loro.

-Si…cioè io..- Steve non riusciva a lasciare quel corpo morbido e caldo, si rese conto solo in quel momento che, da quando era stato scongelato gli unici contatti intimi che aveva avuto erano stati sempre e solo con Natasha.

Cosa diavolo gli stava accadendo?

-Natasha perdonami….- Tony era visibilmente preoccupato -Non ti ho vista….-

-Tranquillo Stark, non me la lego al dito! La prendo come una svista dovuta alla mezz’età….- lo vide veramente mortificato, si decise a forzare la presa di Steve facendogli capire in modo non troppo palese che doveva lasciarla e appena il biondino allentò la stretta si alzò.

Le girò la testa per un secondo.

-Guardate!- Sharon cercò di non pensare a quello che aveva appena visto, gli occhi terrorizzati di Steve addolciti dall’abbraccio con la rossa -Il Dottore…-

Banner era ritornato normale, al solito rimasto nudo come un piccolo verme.

-Ottimo! Copriamolo con qualcosa, se il Doc sa che l’ho lasciato nudo come un verme davanti a due belle donne mi demolisce la torre in un colpo solo!- aiutato da Steve, Tony coprì il corpo svenuto di Banner con un telo trovato lì vicino.

Il Dottore era concio male, dimagrito e con varie ferite sul corpo.

-Nat! Natasha?- una voce metallica attirò l’attenzione di tutti.

-Barton?! Che succede?-

-Uscite! Subito! stanno per attaccare la base!- la voce dell’arciere era categorica.

E dopo un rapido sguardo si precipitarono tutti verso l’uscita di quel luogo maledetto.

Sam era volato come un razzo da Clint per avvertirlo che stava arrivando un aereo militare, senza scritte, tutto nero e molto minaccioso!

Clint si era messo in posizione eretta e appena vide un puntino nero ancora lontano ma puntato dritto contro di loro, contattò gli altri per farli uscire.

-Sam! Prendi una delle auto e portala vicino all’entrata, se necessario io cercherò di rallentarlo!-

Passarono secondi interminabili, per tutti!

Sam vide uscire gli altri da quella bocca spalancata e buia e aiutò subito Steve e Tony a sistemare Banner sull’auto. Mise Sharon sul sedile del passeggero, zoppicava vistosamente.

-Barton scendi!- Natasha lo chiamò ma l’arciere aveva preso la mira da un po’, l’arco in tensione perfetta, aspettava solo il momento giusto.

-Clint!- la voce un po’ troppo acuta di Nat.

Fu un attimo.

Rimasero tutti di sasso. Appena l’aereo si fece vicino a loro, troppo vicino, lo videro saltare in aria. Ma non era stata una delle frecce esplosive di Barton.

-Che diavolo?...- Tony si aprì la maschera.

Steve e Sam rimasero a bocca aperta.

Clint abbassò l’arco insoddisfatto e fissando il cielo poté vederlo prima di tutti gli altri: un jet enorme. Un jet nero che dopo pochi secondi planò vicino a loro.

Rimasero tutti fermi ma pronti all’attacco.

Quello che videro però fu una bella sorpresa.

-Gli X-Men?- la voce stranita di Tony fece storcere il naso ad uno dei nuovi arrivati.

-Logan!- Natasha strillò dalla gioia e dal sollievo.

-Vanja?- Clint era incredulo.

Tre figure uscirono dal jet, tre dei pupilli del Professor Xavier, con loro un uomo anziano, perfetto protagonista di un futuro Rambo in età avanzata!

Ciclope e Tempesta si avvicinarono per primi, Logan rimase un po’ indietro.

-Abbiamo saputo delle missione e dato tutto quello che è successo in questi ultimi tempi credevamo aveste bisogno di una mano!- la donna dai capelli argentati era bellissima. Un sorriso che fece vacillare Sam.

-Vanja?....- Barton fissò il vecchio ancora incredulo. Da quanti anni non lo vedeva?

-Clint!- Vanja si avvicinò al suo pupillo. Non più un ragazzino fissato con manie di esibizionismo ma un uomo.

Un uomo completo. Un vero agente dello SHIELD.

Si abbracciarono istintivamente.

Un maestro che ritrova un allievo.

Un figlio che ritrova un padre.

-Grazie dell’aiuto!- Steve strinse la mano a Tempesta e Ciclope.

-Capitano Rogers è un onore conoscerla!- stranamente anche Logan si avvicinò per presentarsi -Sono James Logan….- Wolverine provava una certa empatia per quel ragazzone biondo -Nat! sempre bellissima!- abbracciò la rossa che sorrise. Logan era stato un ottimo compagno di squadra, fidato, sicuro, esperto.

-Capitano è un piacere rivederla!- Vanja strinse la mano al giovane.

-Vanja?! ma che succede? Sapete chi c’è dietro tutto questo?- gli occhi di Steve si fecero speranzosi ma il vecchio scosse la testa in segno negativo.

-No! ma credo c’entri con chiunque abbia rubato dei fascicoli alla scuola di Charles, fascicoli su mutanti. Vorrei che veniste con noi alla scuola. Forse è tempo di unire le forze!-

Annuirono tutti. Ma poi Steve sentì strani rumori provenire alle sue spalle e voltandosi vide una scena che avrebbe preferito evitare: Natasha era piegata su se stessa e stava vomitando sangue!

-Cosa?- Clint si precipitò assieme al Capitano verso la rossa.

-Natasha! Nat! che ti succede?- il biondino la teneva sollevata. Era isterico, pieno di paura e la cosa stranamente non sorprese Clint.

Natasha aveva gli occhi spalancati ma vitrei, una lieve schiuma bianca alla bocca, tremava fortemente e dopo pochi secondi svenne.

-Cosa succede?- Vanja si era avvicinato.

-Vanja!- Clint lo guardò con occhi pieni di supplica.

Il vecchio si chinò sulla ragazza, aveva il polso debole e respirava a fatica.

-Cosa ha fatto alla mano?- vide la fasciatura che però nessuno di loro due aveva notato prima -Portiamola sul jet, via! andiamocene!-

Prese in braccio la Vedova e con Clint e Steve alle spalle raggiunse gli altri che avevano già messo al sicuro il Dottor Banner e Sharon.

-Accidenti! che roba!- Sam rimase sconvolto dalla bellezza di quel jet -Stark i miei complimenti!-

-Grazie piccolo adepto….-

-Effettivamente non ha mai dato problemi!- Tempesta sorrise sedendosi al posto di comando.

Sam sbiancò -Ma guidi tu?-

-E chi se no? Tempesta è la migliore!- Ciclope rise sedendosi vicino all’amica.

Tempo pochi secondi stavano volendo veloci diretti verso la scuola del professor Xavier.

 

 

 

 

 

 

 

Si svegliò rilassata. Aveva fatto la dormita migliore della sua vita!

Un sonno profondo, sereno, privo di sogni o incubi!

Un calore naturale contro la sua pelle, un piccolo battito regolare contro il suo orecchio.

“Un momento!”

Spalancò gli occhi. Quel battito, quello era un cuore. Realizzò in un attimo dove si trovava e con chi e a fatica riuscì a non saltare su di colpo pronta a scappare.

Era sdraiata sul corpo di James, tenuta stretta dalle forti braccia del Soldato.

E quanto ci stava bene in quell’abbraccio?

Entrò nel panico più completo, non sapeva cosa fare.

Ma lui era sveglio già da prima di lei ed era un Soldato addestrato, percepì quindi che si era svegliata.

-Buongiorno!- fece il primo passo, con la sua voce calda e profonda.

-Ciao…- Lena decise di tirarsi un po’ su per guardarlo -Come sono arrivata ad usarti come cuscino?- cercò di evitare il peggio con l’ironia.

-Ti sei addormentata ieri sera e io non volevo svegliarti…-

-Grazie- non riusciva a guardarlo negli occhi. Lui lo capì e stavolta ne capì anche il motivo.

-Lena…- la chiamò a se, lei esitò ma poi mise il suo verde nell’azzurro del ragazzo e lo vide sorridere. Sereno.

-Stai facendo progressi, sai? un accenno di sorriso. Dovresti farlo più spesso…-

-Perché?- la fissò negli occhi senza capire. Aveva fame, stava sentendo dentro di se una fame latente, insoddisfatta da troppo tempo.

Aveva fame di lei.

E Lena si fece coraggio. Anche per lei era passato troppo tempo da quando aveva avuto un ultimo contatto così intimo con un uomo -Perché sei ancora più bello quando sorridi- le tremò la voce nel dirlo.

Ma lo disse.

Si bloccarono persi gli uni negli occhi dell’altro. Persi nello scorrere lento di un tempo che volevano eliminare. Perché James aveva bisogno anche di quello…di amore.

Un amore normale.

Il Soldato le prese una mano, metallo contro carne. Mantenne il contatto visivo, non le permise di lasciare il suo sguardo.

-Dici davvero?- era stranito. Non era più abituato a ricevere simili parole.

Lena annuì imbarazzata.

-Ascolta, io…- James continuò il suo discorso, accarezzandole il viso dolcemente -Io vorrei fare una cosa, da un po’ di tempo, ma non so come fare?-

Inizialmente Lena non capì, lo guardò curiosa ma poi vide uno scintillio particolare negli occhi azzurri del ragazzo. Capì ed ebbe paura.

-James…- era insicura. Il cuore le iniziò a battere nel petto, non riusciva a controllarlo.

-So chi sono stato ma...io ho ritrovato me stesso, sto ritrovando me stesso, puoi fidarti di me?- gli occhi tendenti al blu erano fermi, sicuri. Sinceri.

-Si!- e lei rispose con uguale sincerità. Era vero, si fidava di lui perché non lo aveva mai visto come una semplice macchina da guerra, James era una vittima. Si meritava fiducia e una nuova possibilità.

Lo vide avvicinarsi a lei e in un secondo chiuse gli occhi istintivamente. Sentì un piccolo bacio sulla guancia, due labbra morbide e umide si posarono sulla sua guancia.

Spalancò gli occhi e lo guardò senza capire. Era stupita, non si aspettava quel tipo di bacio.

-Cosa c’è?- lui era altrettanto stupito, conscio di non avere fatto proprio quello che lei si aspettava.

Lena lo fissò negli occhi, voleva capire -Davvero? Cioè, era questo che volevi fare?-

James si corrucciò. In realtà non era soddisfatto neanche lui.

Non era quello che voleva!

Si sentiva intrappolato in una situazione strana, altro che eseguire gli ordini! aveva deluso le sue aspettative? aveva fatto qualcosa di sbagliato?

Poi senti “Bucky” scalpitare dentro di se. E capì…

“Bucky, Bucky!” lo pensò sorridendo tra se, in fin dei conti lui era stato Bucky. Non poteva eliminarlo dalla sua vita. Non poteva non dargli retta.

Non sarebbe più stato “quel Bucky”, lo sapeva, ma non poteva ignorare la sua esistenza.

-Al diavolo!- le prese il viso tra le mani, con irruenza ma appena posò le sue labbra su quelle di lei si addolcì.

Ecco cosa voleva davvero, assaporarla, diventare un tutt’uno con lei.

Lena ricevette quel bacio come una cura per la sua anima. Non poté che ricambiarlo perché in realtà lo voleva anche lei.

Permisero alle loro bocche di conoscersi, giocarono con i denti e la carne morbida delle labbra, finché anche le lingue si incontrarono per perdersi in un gioco di cui avevano dimenticato la bellezza.

Con incertezza, perso in quel bacio, James infilò una mano sotto la maglietta di Lena. Fu strano, inizialmente gli fu strano toccare una pelle che non fosse la sua, esplorare un corpo estraneo ma che desiderava tantissimo. E fu strano sentire mani estranee sulla propria di pelle, perché anche Lena aveva trovato il coraggio di esplorare quel corpo perfetto che aveva sotto di lei. Anche se non era stata la perfezione fisica di lui a catturarla, erano stati i suoi occhi così pieni di malinconia e confusione e che ogni volta che la fissavano gli chiedevano silenziosi di aiutarlo. Sempre.

-Lena!!!-

Una voce a rompere l’incantesimo.

Una voce a farli bloccare per un secondo per renderli consci che forse stavano correndo troppo.

-Devo andare da Nate….- Lena sgusciò via da quell’abbraccio. Lo fece di malavoglia ma sapeva che doveva farlo.

-Si! si, certo! preparo il tavolo per la colazione- il ragazzo si rimise subito la maglia, il viso rosso, un rossore dovuto più all’imbarazzo che alla foga del bacio.

Nate era già alzato e vestito. Aspettava la sorella in camera sua.

-Cucciolo! Tutto bene?- Lena lo vide turbato. Anche se era un bambino Nate il più delle volte sembrava un adulto, ecco perché metteva in soggezione tutti quelli che lo incontravano la prima volta.

Il bambino aveva qualcosa da dire, glielo si leggeva in faccia. Lena aspettava ma vedendolo titubante decise di dargli il suo tempo -Scendiamo?-

-Si!- ma poi il piccolo si bloccò -Lena? ma ora che vuoi bene a James, a me non ne vuoi più?!- fu una domanda semplice che la lasciò allibita.

-In…in che senso?- si chinò per guardarlo meglio in volto.

-Vi ho visto, vi siete dati un bacio importante, ora vi volete bene! E io…- gli tremò la voce ma non voleva piangere.

Non avrebbe pianto.

La ragazza sorrise e gli scompigliò i capelli -Piccola peste!! Io ti vorrò sempre bene!- lo prese in braccio. Non pesava molto, anzi era dimagrito e la cosa la preoccupò un poco -Qualsiasi bacio “importante” io dia nella mia vitaualsiasi, sappi che tu sarai sempre la persona più importante per me! Non dimenticarlo mai Nate! mai!- gli diede un bacio sulla guancia e lo strinse a se -Ti voglio bene! sempre e per sempre!-

-Anche io te ne voglio!!-

La tavola era già apparecchiata, James di spalle a loro stava scaldando del latte. Si era fatto un codino per il caldo. Abituato al freddo della Siberia anche il più debole raggio di sole lo mandava in tilt.

-Se vuoi te li taglio?-

-Non lo so, mi danno un po’ fastidio- James guardò complice il bambino -Tu che ne pensi?-

Nate lo studiò attentamente -Si! Forse staresti meglio!-

-Aggiudicato allora!-

La giornata passò leggera e serena, il Soldato avrebbe voluto vivere così per sempre. Ma poi la vide, persa nei suoi pensieri mentre lavava le tazze fissando il nulla dalla finestra.

-Lena?- cercò di richiamarla a se -Lena?!- alzò la voce.

Lei si voltò -Dimmi?-

-Come stai?- e quella domanda non era rivolta a quello che era successo prima fra loro, ne avrebbero riparlato ovvio, ma ora quella domanda era legata solo ad un nome: Magneto.

-Non lo so! Vorrei non fosse vero! Ma non è così. Sai? ho anche due fratelli!-

-Li conosci?-

-Di nome. Hanno poteri particolari anche loro….-

Lena decise di non volerne più palare in quel momento -Controllo se Nate fa i compiti poi ti sistemo i capelli, va bene?-

James annuì.

Aveva un inquietudine dentro di se, tipico sentimento del Soldato che lo portava a non stare tranquillo. Mai! Sapeva che stava per succedere qualcosa di brutto, se lo sentiva ribollire nel sangue. Era come una sensazione di fastidioso prurito che però non sapeva eliminare.

-Vieni?- dopo poco si sentì chiamare nel bagno.

Fu veloce e semplice.

Si ritrovò simile a Bucky e questo non sapeva se fosse un bene. Meno Soldato e più Bucky. Steve ne sarebbe stato felice, lui si!

Le mani della ragazza si muovevano veloci e sicure.

A lavoro finito si mise appoggiata al lavello vicino a lui che si guardava allo specchio soddisfatto.

-Allora?-

-Meglio, molto meglio!-

James sorrise alla sua nuova immagine, poi la fissò e come successe poche ore prima i loro occhi si incatenarono senza lasciarsi. Si stavano di nuovo urlando in silenzio quello che le loro anime non avevano il coraggio di esternare: scoprirsi, assaporarsi, amarsi.

E come prima, fu ancora il Soldato a prendere l’iniziativa. Con cautela e un’attenzione che non aveva mai messo in nessuna sua missione iniziò ad accarezzarle la pelle nuda delle gambe.

Lena tremò a quel contatto. Sentiva ogni vibrazione dell’animo di James, le sentiva forti e le fece mescolare con le sue.

Lo aveva curato con il suo sangue, erano quasi un tutt’uno.

La mano non era famelica o possessiva, accarezzava la pelle della ragazza con la voglia di scoprirla con cautela, molta cautela. Non voleva fare un passo azzardato.

-Ho paura!- lo disse all’improvviso con la sua voce roca.

-Paura?- lei gli accarezzò la testa dolcemente.

-Paura di farti del male, paura di chiudere ancora il cervello e tornare ad essere lui! Paura di non controllarmi….- gli occhi azzurri malinconici, quello sguardo che l’aveva incatenata subito.

-James….-

-Questo…- il ragazzo alzò il braccio di metallo -Questo può ucciderti…-

Lena gli prese il viso tra le mani -Tu non mi farai mai del male, mai! Tu ed io siamo legati dal mio sangue. E io mi fido di te….- prese quella mano che lui tanto temeva e che lei non poteva che amare. Era parte di lui e se la portò sotto la maglietta a contatto con il suo cuore.

Si sarebbero baciati di nuovo ma ancora il destino li fermò.

Il telefono iniziò a squillare con una tale prepotenza da farla sobbalzare.

James fece una smorfia di disappunto, una tipica smorfia che avrebbe fatto Bucky se interrotto in una simile situazione.

Sentì Lena parlare concitatamente e quando si affacciò alla porta della cucina capì che le sue sensazioni erano reali. Era successo qualcosa.

-Dobbiamo andare alla scuola del professor Xavier- era preoccupata.

-Cosa è successo?-

-La missione dei Vendicatori, quella a cui è andato Vanja si è conclusa bene ma ci sono due feriti e hanno bisogno di me…-

-Va bene, partiamo subito-

Lena annuì.

-James!- lo bloccò sulla porta -C’è anche il Capitano Rogers…..-

  • Il Soldato rimase un attimo stupito poi come se avesse compreso il senso di quelle parole solo dopo poco annuì -Sono pronto! non devi preoccuparti!-

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


Sul jet degli X-Man la situazione era di tensione totale.

Avevano sedato Sharon per curarle il piede e forse era meglio che la biondina dormisse dato che Steve non si schiodava da dove avevano messo Natasha a riposare.

Sam dopo essere stato vicino all’amico passò alla zona di comando dove si fece spiegare dalla bella Tempesta il funzionamento di quel coso volante.

Tony si era messo al pc per vedere se Jarvis avesse trovato informazioni utili e con il supporto di Wolverine cercare di capire cosa stava succedendo; Vanja aveva sistemato Natasha e il Dottor Banner facendone un quadro clinico. Per questo aveva fatto chiamare Lena da Charles, per farla andare alla scuola di Xavier il prima possibile.

C’era bisogno di lei.

Banner aveva ferite più o meno gravi ma il continuo movimento nervoso sotto la sua pelle faceva intuire bene che era stato portato al limite, bisognava rimettergli in sesto la psiche prima di tutto.

Natasha invece aveva quel taglio alla mano era la chiave di tutto. Si era infettata con qualcosa che le stava facendo collassare il cuore. Dovevano sbrigarsi. Le era venuta una febbre molto alta e continuava ad avere tremore e spasmi spaventosi.

-Vanja, ce la farà?- Clint aveva gli occhi cupi e terrorizzati.

-Ho fatto chiamare Lena da Charles, sta andando alla scuola, se Natasha ci arriva viva, si salverà….-

-Lena…- l’agente Barton sussurrò quel nome come in segno di rispetto.

-Sei pronto a rivederla di nuovo, Clint?- Vanja lo fissò serio.

-Penso di si….- ma in realtà dentro di se, nel suo io più profondo Clint urlò un “no! non sono assolutamente pronto!!”. Per niente! Poi vide Steve chino sul letto della russa, era in posizione di preghiera ma chissà cosa stava pensando quel ragazzo.

Il Capitano si era preso una bella cotta per Natasha, una cotta di cui forse proprio Steve non si era ancora reso conto.

Clint non la prese male.

Non poteva prenderla male, anzi quella vicinanza tra Rogers e Nat, il fatto che lui stava per incontrare Lena dopo tanto tempo, forse il destino stava preparando per loro qualcosa di sensato in tutto quel marasma. Lo sperava, lo sperava davvero tanto perché di logico nella sua vita l’agente Barton aveva avuto davvero poco.

Il Capitano avrebbe potuto dare a Natasha quello che lui non riusciva a darle. Quello che Nat non chiedeva ma che avrebbe voluto, soprattutto dopo i discorsi fatti a Budapest! però lei, lei cosa ne avrebbe pensato di quella storia? Lo avrebbe accettato? E lui era davvero pronto ad incontrarsi con Lena dopo tutto quel tempo?

 

 

 

 

 

Stavano viaggiando da una mezz’ora buona. Appena ricevuta la chiamata di Vanja si misero in viaggio.

Nate stava leggendo un libro inerente la costruzione di un “non ben preciso” mostro militare che Lena aveva trovato su una bancarella dell’usato. Lei guidava e James le faceva compagnia guardandola spesso come per dirle “Io sono qui, stai tranquilla!”.

Ma Lena non era tranquilla per niente, in neanche un mese aveva saputo di essere la figlia di Magneto, lo SHIELD era stato compromesso e qualcuno stava cercando di far fuori la parte sana della squadra assieme agli X-Men, aveva curato il “Fantasma” per poi innamorarsene e ora doveva curare due persone e non sapeva se ce l’avrebbe fatta!

Persa nei suoi pensieri non si accorse del camion ribaltato in mezzo alla strada.

-Lena!- fu James a riportarla alla realtà e a farla frenare in tempo.

Guardò il ragazzo preoccupata.

-Tranquilla, vado a vedere che succede- attorno a loro nessuno, solo il camion ribaltato.

James stava per scendere dall’auto ma Lena lo fermò -Prendi questa per favore! Nascondila!- gli porse una pistola, lui la guardò strano, provò un moto di ribrezzo nel prendere in mano quell’arma ma farlo voleva dire rassicurarla. E superò quel moto di repulsione.

Lena si voltò, vide Nate addormentato e istintivamente lo coprì con il plaid. Stava male. Non ne sapeva il motivo ma era piena di ansia.

Dentro di se sentiva l’agitazione che dovevano avere suo nonno e Clint, in quei momenti odiava averli curati con il suo sangue, però se li sentiva voleva dire che non erano loro i feriti da curare.

Aveva un cordone ombelicale con loro due e lo aveva creato anche con James che però risultava essere tranquillo e controllato mentre si stava avvicinando al camion.

Lena lo fissava attentamente e fu un attimo.

Lo vide voltarsi di scatto e scattare in avanti per nascondersi vicino al camion, una pioggia di proiettili lo investì all’improvviso.

Lei trasalì, un brivido di paura le percorse tutta la spina dorsale -James!- urlò con tutta la voce che aveva in corpo.

Comparvero uomini vestiti di nero, armati fino ai denti, tutti diretti verso il camion. James prese l’arma e in un attimo mutò espressione.

Aveva ritrovato Bucky e doveva accettarlo ma allo stesso tempo non poteva cancellare quello che era stato in tutti quegli anni: una macchina da guerra.

Il Soldato d’Inverno prese di nuovo vita dentro di lui. Ora poteva solo utilizzarlo in un modo migliore.

Staccò di netto una delle portiere del camion con il suo braccio metallico e la usò come scudo. In poco tempo uccise cinque uomini in nero, un colpo un morto.

Senza pensarci Lena scese dall’auto.

Lo fece meccanicamente.

Si mise una cintura da cui pendevano alcuni coltelli. Quella era la sua arma, niente pistole, solo armi bianche che sapeva usare magnificamente, allenata da Logan secondo le regole delle arti orientali giapponesi, quella cintura era stato il regalo del suo maestro quando ritenne il suo lavoro concluso e si sentì fiero di lei.

Sapeva manovrarli molto bene, anche allenarsi con Occhio di Falco aveva avuto i suoi pregi ma non aveva mai ucciso nessuno, ne prese in mano uno e realizzò che ora poteva anche controllarli essendo fatti di metallo.

Corse da James per aiutarlo riuscendo a bloccare molti proiettili con il suo potere ma presa da una furia cieca che non la fece ragionare molto non si rese conto che in quel caos Nate si era svegliato ed era uscito dall’auto. Il bambino stava osservando la scena con il fiato sospeso, sua sorella stava combattendo fianco a fianco con il Soldato d’Inverno.

-Te la cavi bene!- James rimase sorpreso dall’abilità della ragazza nel combattimento corpo a corpo e nell’uso delle armi. Vanja aveva ragione, Lena era preparata a tutto.

-Ho avuto un buon maestro!- lo disse con noncuranza, prendendo fiato. Li buttarono giù tutti uno ad uno come fossero deboli bambolotti di pezza.

Si guardarono attorno soddisfatti ma un grido fece trasalire la ragazza.

-Lena!!- la voce di Nate.

Una voce disperata.

Lo vide trascinato via da due di quegli uomini in nero.

-Nate!- si lanciò verso di loro. Uno cadde a terra subito, James aveva preso la mira e gli aveva sparato con una delle pistole raccolte da uno dei nemici. L’altro si bloccò e voltandosi verso di loro prese Nate per il collo puntandogli un coltello alla gola.

-Lascialo!- Lena era disperata. Nate non urlava più, non con la voce ma aveva gli occhi pieni di paura.

Fece per avanzare ma l’uomo la fermò.

-No! non muovetevi e gettate le armi! se non lo fate lo sgozzo come un maialino…- uno squittio stridulo che mando in tilt i nervi del Soldato.

James non sapeva cosa fare o meglio, lo sapeva ma non voleva mettere in pericolo la vita del bambino. Non era più una macchina insensibile alla perdita di vite innocenti, ecco perché il Soldato non falliva mai, ecco perché ora si sentiva quasi impotente.

Vide Lena mettere per terra l’unico coltello che aveva ancora in mano, la imitò ma continuava a tenere sotto controllo ogni singolo movimento dell’uomo pronto ad intervenire al minimo segnale di pericolo per Nate.

Sembrava una situazione senza via di uscita ma poi Lena mutò espressione.

L’uomo che teneva Nate cominciò a sentirsi strano, il braccio gli iniziò a formicolare e in poco tempo James lo vide portare il coltello dal bambino alla sua gola.

-Cosa?- l’uomo capì che la ragazza lo stava manipolando -Ti prego! No…- non riusciva a lasciare il coltello avendo inserti di metallo nei guanti ma mollò la presa su Nate. James si precipitò a portalo via da lì.

Lena continuava a fissare l’uomo dritto negli occhi e continuava a controllare il coltello. Poteva fermarsi ma non lo fece.

Fece penetrare la lama nella carne morbida del collo dell’uomo che tentò un grido d’aiuto inutile, la voce gli si soffocò in gola a causa del suo stesso sangue.

Un burattino nelle sue mani.

Finita l’opera Lena crollò, si lasciò cadere in ginocchio. Gli occhi sgranati sull’immagine del corpo dell’uomo steso a terra e immerso in una pozza di sangue. Non se ne capacitava, soprattutto non si capacitava di quello che aveva sentito dentro di se mentre lo faceva.

Le era piaciuto.

Uccidere quell’uomo le era piaciuto.

-Lena!- la voce ancora intimorita di Nate la riportò alla realtà, il bambino fuggì dalle braccia di James per precipitarsi in quelle della sorella.

Piangeva.

Ora piangeva come è dovuto ai bambini della sua età.

-Nate! E’ finita! Piccolo mio! È finita!- strinse quel fagottino a se e guardò James che la stava fissando con occhi strani, pieni di preoccupazione.

-E’ meglio andarcene, sanno bene dove stiamo andando e possono riprenderci quando vogliono!- il Soldato decise di prendere in mano la situazione.

Lei annuì.

Poi ebbe un momento di rimorso -Ho ucciso l’unico uomo che poteva dirci qualcosa…-

-Stai tranquilla, scopriremo presto chi ci vuole morti. Non hanno niente! Nessun segno distintivo….- James l’aiutò ad alzarsi e a sistemarsi in auto -Guido io, tu stai con Nate dietro, sotto il plaid! Ci penso io a voi…-

A quelle parole Lena riprese un po’ di forza.

“Ci penso io a voi” ne aveva bisogno, da sola non ce l’avrebbe potuta fare. Ne era sicura.

Aveva bisogno di James, aveva bisogno del Soldato d’Inverno.

Il ragazzo fece passare l’auto a lato del camion, in mezzo agli alberi. Dallo specchietto vide Lena tenere stretto a se il bambino che aveva ancora gli occhi lucidi e pieni di paura. Anche Lena li aveva spalancati, fissi sul paesaggio verde che li circondava, in realtà persi chissà dove, ed erano terrorizzati. James capì, capì che quel terrore non era dovuto solo a quello che era successo a Nate e a loro…era un terrore legato soprattutto a quello che aveva fatto lei!

Aveva ucciso per la prima volta un uomo.

Aveva utilizzato il suo nuovo potere per uccidere un uomo.

Lo aveva fatto con una facilità e una semplicità disarmanti.

Ecco perché tutti temevano così tanto questo Magneto.

 

 

 

-Steve?- la voce di Tony si insinuò nel silenzio dei pensieri del Capitano.

Era perso nel suo mondo, un mondo fatto di profumi di casa, un epoca lontana e tanto calore.

Era anche una delle poche volte in cui Stark lo chiamava per nome. Alzò gli occhi azzurri fissando l’amico che lo ricambiò con uno sguardo preoccupato.

-Sarebbe meglio se lasciassi un po’ quel capezzale, magari hai bisogno di riposare la testa!-

Steve aggrottò la fronte non capendo -E perché dovrei? Ho dormito anni e poi Natasha non si è ancora ripresa …-

-Smettila di usare la scusa dei 70 anni di sonno da bella addormentata!- Tony sbottò -Natasha non si è ripresa ma la biondina si! E non sta molto bene!-

-L’agente Carter?! Cosa le succede?- Steve era davvero preoccupato per la ragazza ma non nel modo in cui lei avrebbe voluto. Il Capitano la credeva forte e sincera e anche se aveva intuito l’interesse di lei nei suoi confronti, lui, be’ lui non capiva ancora i suoi sentimenti.

-Capitano! Devi davvero farti un corso accelerato su come capire le donne del ventunesimo secolo! Sta male perché non ti sei accorto che si è ripresa e non stacchi gli occhi da Natasha! Ascolta, vai da lei e cerca di essere sincero!-

-Stark non ti si addice la parte del saggio, sai?- Steve si alzò -Vado da lei ma per vedere come sta ma non so cosa dovrei chiarire….-

Superò l’uomo di ferro che tra i denti gli ringhiò un semplice “Idiota! Che sei innamorato di Natasha! ecco su cosa devi essere sincero!” ma il biondino non lo sentì.

Sharon era seduta poco più avanti, stava osservando ipnoticamente Tempesta che guidava quel mostro.

Si sedette di fianco a lei impacciato -Agente Carter!-

La ragazza sobbalzò. Non lo aveva sentito arrivare e non se lo aspettava.

-Capitano!- arrossì un poco incrociando gli occhi azzurri e un po’ colpevoli di Steve.

-Come stai?-

-Molto meglio grazie!-

Steve si fissava le mani, doveva dirle qualcosa lo sapeva benissimo, doveva parlarle e gli uscì l’unica cosa non proprio carina da dirle in quel momento.

-Perché? perché eri con il Dottor Banner? ti ricordi qualcosa?- la fissò con occhi sinceri e puliti, occhi ai quali Sharon avrebbe perdonato tutto, anche quella sua piccola mancanza di tatto.

-Io stavo cercando il Dottor Banner perché sono successe un po’ di cose strane dopo la compromissione dello SHIELD è sono spariti dei documenti su una persona che ha avuto molto a che fare con il Dottore, anzi forse è meglio dire con Hulk! Quando hanno rapito Banner io stavo per raggiungerlo e informalo della cosa ma mi hanno scoperta e portata via con lui. Non so perché…- Sharon abbassò gli occhi sentendosi un po’ colpevole -Non sono un gran che come agente, vero?-

-Non lo dire neanche per scherzo!- Steve alzò un poco la voce -Tu sei un ottimo agente! Dobbiamo solo capire chi c’è dietro tutto questo….-

Lei annuì ma poi calò di nuovo il silenzio.

Steve lanciava occhiate irrequiete al capezzale di Natasha, Vanja le aveva dato un calmante e con lei c’era di nuovo l’agente Barton, perso nei suoi pensieri come lui poco prima.

Sharon notò quegli occhi preoccupati -Nonostante tutto Washington ti ha lasciato due belle cose, no?-

Lui sobbalzò al suono della voce della ragazza, si era di nuovo perso nei suoi pensieri.

-In, in che senso?- non aveva capito l’allusione di Sharon.

-Be’ hai ritrovato il sergente Barnes o meglio hai scoperto che è vivo e lo ritroverai davvero! E poi…- si bloccò un secondo, quanto le faceva male anche solo pensarle quelle parole -E ti sei innamorato…-

“Ma non di me” avrebbe voluto aggiungere.

-Ma non è vero!!- lui reagì come una donnicciola isterica. Non sapeva controllare i suoi sentimenti questo era ovvio.

-Il modo in cui la guardi, il modo in cui ti preoccupi per lei, Steve tu sei innamorato di Natasha Romanoff e sei più cotto di Barton!- cercò di metterci dell’ironia anche se dentro si sentiva morire.

-Sharon io….- Steve si stava arrendendo e si sentiva mortificato.

-Non devi dire niente! Steve, cioè è inevitabile non innamorarsi di lei!-

Steve non capiva il tono di voce di Sharon, non sapeva interpretarlo: era sincera o stava fingendo per non fargli vedere il suo dolore? Non lo sapeva e non sapeva come reagire ma fortunatamente intervenne Vanja a salvarlo da quella situazione.

-Capitano Rogers!- la voce del vecchio era roca ma risoluta.

-Vanja…- istintivamente Steve si alzò per salutare l’uomo.

-Mi spiace rivederti in questa situazione….-

-Credimi è stato un piacere per me! Avete scoperto qualcosa?-

Il vecchio annuì -Sta succedendo qualcosa di brutto, appena saremo alla scuola faremo il punto della situazione!- Vanja si scurì in volto -Posso parlarti in privato?-

-Certo!- si misero un po’ in disparte.

-Steve, io ti ho mentito! o meglio non ti ho detto tutta la verità!-

-Cosa vuoi dire?- Steve si accigliò un poco.

-Io so dove si trova il sergente Barnes, lo incontrerai alla scuola tra poco!-

-Cosa?- la voce del Capitano si incrinò -Bucky è alla scuola degli X-Men?-

-Ci sta arrivando, con mia nipote….- Vanja sospirò -Mi dispiace davvero molto non avertelo detto subito ma appena saremo più calmi ti racconterò tutto! Lui si ricorda di te ed ora è pronto per incontrarti….-

-Buck, sto per rivedere Bucky…- Steve ripeté quel nome come un mantra. Era incredulo e ripetere quel nome ad alta voce era come concretizzare sempre di più dentro di lui la sicurezza di vederlo.

Fu avvolto da mille emozioni, era euforico, troppe cose belle e brutte in troppo poco tempo!

Ma poter rivedere Bucky e riabbracciarlo, lui era pronto per rincontrarlo, non poteva crederci!

-Siamo arrivati!- la voce di Ciclope mise tutti sull’attenti.

La scuola del professor Xavier si stagliava imponente davanti a loro, enorme, perfetta, sembrava quasi abbandonata.

 

 

 

 

 

 

-Siamo arrivati!- la voce di Lena lo fece sobbalzare.

James si era perso nella guida. Era da molto che non guidava ma era una di quelle cose normali che una volta apprese non si dimenticano più come andare in bicicletta, cucire (ebbene si! Lui sapeva cucire!) fare l’amore con qualcuno.

Perciò si era lasciato prendere dalla meccanica di quei movimenti.

Nate si era addormentato e Lena aveva lo sguardo tormentato ma lui in quel momento non poteva fare niente per aiutarla.

Voleva abbracciarla, forte, stringerla a se, ma non era il momento.

Il cancello dell’enorme scuola introduceva ad una villa mal curata. L’apparente aspetto di abbandono era voluto, ne era certo.

Come era certo che fossero attesi dato che il cancello si era aperto subito al loro arrivo e qualcuno era fuori dal portone principale ad aspettarli.

Un uomo seduto su una sedia a rotelle, il professor Xavier e con lui una donna molto bella.

-Magdalena!- l’uomo si illuminò a vederla, anche se quel brillio parve strano per James. Il Soldato non poteva sapere quanto Charles Xavier amasse Erik Magnus Lehnsherr e non poté percepire il brivido che percosse la schiena dell’uomo quando notò la straordinaria somiglianza della ragazza con il padre.

Wanda e Pietro erano identici a Magda, lei no! Lena era Erik sotto ogni aspetto.

La ragazza abbracciò l’uomo per poi stringere la mano alla donna che era di fianco a lui -Jane….-

-Lena!- ma entrambe cedettero alla voglia di stringersi, Jane aveva seguito la ragazza in molti momenti della sua crescita, erano molto legate.

Charles abbracciò anche il piccolo Nate che non si poteva ricordare di lui, aveva gli occhi di Logan ma solo quelli. Il piccolino era uno scricciolo, molto magro ma con un cervello troppo sviluppato.

-Sergente Barnes! È un onore conoscerla- il professore strinse la mano del Soldato.

-L’onore è mio professor Xavier!-

-Chiamami pure Charles! Venite, gli altri stanno arrivando con il jet- l’uomo entrò nella villa seguito da tutti loro.

-Ci hanno teso una trappola mentre stavamo venendo qui…- Lena si rivolse al Professore che strinse i pugni.

-Dovevo immaginarmelo, non sappiamo ancora chi c’è dietro tutto questo ma state bene?-

Lei annuì anche se con poca convinzione.

-Chi sono i feriti?- doveva prepararsi.

-Il Dottor Banner e Natasha Romanoff-

-La Vedova Nera e Hulk! Devo curare Hulk!- si agitò un poco. James a sentir nominare il nome della russa ebbe un brivido.

“Natasha…Natalia….”

-Lena stai tranquilla! Andrà tutto bene!- la voce del professore era calma e profonda. Rassicurante come sempre.

Lei annuì ma aveva mille dubbi in testa e molte domande da fare all’uomo e lui lo sapeva bene.

-Lena!- le prese una mano dolcemente -Sto cercando Erik! Io ti prometto che lo incontrerai e che tutto si sistemerà-

La ragazza strinse la mano dell’uomo -Grazie! davvero! è molto importante per me, ma perché me lo avete tenuto nascosto?-

Xavier sospirò -Sei la figlia di Magneto, mio carissimo amico e acerrimo rivale da sempre. Uno dei mutanti più potenti e pericolosi!...-

-Lena!- una voce con un forte accento dell’est europeo li colse di sorpresa. Lena spalancò gli occhi che brillavano di gioia.

James registrò subito quella gioia.

-Kurt!!!!-

-Si!- un essere dalla pelle blu e dalla lunga coda da diavolo si materializzò davanti alla ragazza. Sembrava un demone ma i suoi occhi gialli erano buoni e questo James lo notò, sobbalzò al comparire dell’uomo ma non se ne spaventò. Vide poi Lena abbracciarlo con trasporto, doveva volergli molto bene.

-Venite! Il jet sta atterrando!- il mutante ebbe l’istinto di prendere Lena tra le braccia e usare il suo potere di teleporta ma notò il ragazzo che si era incamminato dietro di loro e si trattenne.

-Kurt Wagner, molto piacere signore! molti mi chiamano Nightcreawler….-

-James…James Barnes- il Soldato strinse la mano del mutante con sicurezza, decise che gli stava simpatico -Il piacere è mio Kurt!-

L’uomo sorrise e in un turbinio di parole li condusse nelle zone sotterranee della villa, in una stanza enorme che sembrava ricavata da un antro di una caverna, nel mezzo di quello spazio stava atterrando il jet dei mutanti. Nero, immenso, imponente.

Il Soldato ne aveva visti molti e guidati alcuni ma mai nessuno di quelle dimensioni.

“Alla faccia dell’HYDRA” pensò.

Quello Stark doveva essere davvero un fottuto genio del male!

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo settimo ***


Appena vide il portellone del jet aprirsi James realizzò che stava per incontrare Steve, alla pari questa volta! Da amici, come Bucky e Steve, e tremò a quel pensiero.

I primi ad uscire furono Tempesta e Logan, sorreggendo un uomo mal ridotto, avvolto in un telo bianco, il Dottor Banner. Seguirono Tony Stark con tutti i suoi macchinari aiutato da Ciclope; Sam stava sorreggendo una biondina che zoppicava vistosamente. Vanja uscì affiancato da un uomo vestito di blu, rosso e bianco, un enorme scudo rotondo sulle spalle, a quella vista James agguantò la mano di Lena, lei capì quel gesto e strinse quella mano con amore.

-Stai tranquillo!- lo rassicurò.

Il ragazzo annuì e prese un bel respiro anche se il suo cuore si mise a battere forte, troppo forte. Non era più abituato a simili emozioni ma aveva Steve davanti a lui.

Steve Rogers.

Steven, il suo scricciolo. Non più una missione da eliminare solo un amico da abbracciare e stringere come desiderava fare da quando aveva recuperato i suoi ricordi.

Ma poi fu la volta di Lena a reagire d’istinto.

Per ultimo uscì dal jet un uomo che teneva una donna in braccio.

Lena si irrigidì.

Deglutì a fatica, anche se sapeva che lui c’era, non era pronta! Non voleva vederlo!

“Clint” lo pensò quando lo vide materializzarsi davanti a lei.

-Tutto bene?- stavolta fu James a preoccuparsi, la vide rigida, immobile con lo sguardo fisso e perso, perso nella figura di quell’uomo che si stava avvicinando a loro -Lena?- ci riprovò.

-Piccola mia!- ma fu la voce di Vanja a riportarla alla realtà. L’uomo la strinse a se, per ricambiare l’abbraccio Lena dovette lasciare la mano di James, lo fece di malavoglia. Aveva bisogno di lui in quel momento, aveva bisogno di sentirlo vicino a se, aveva bisogno di sapere che il Soldato era di fianco a lei! Guardò James con occhi pieni di supplica e lui capì.

Ma non fu l’unico.

Quel grido muto di timore fu registrato da qualcun altro. Clint sapeva bene che l’avrebbe incontrata subito, solo lei poteva salvare Natasha, non si aspettava però di dover affrontare una tale tempesta dentro di se.

E non si aspettava quel ragazzo di fianco a lei.

Fissò un attimo quella figura massiccia, il Fantasma, il Soldato d’Inverno, lo vide imbarazzato davanti al Capitano, li vide fissarsi per un paio di secondi per poi cedere ad un abbraccio fraterno, pieno di mille emozioni e non poté vederlo come un nemico.

-Clint!- Vanja lo chiamò alla realtà e lui capì.

Si avvicinò a lei titubante ma con occhi disperati.

-Ti prego Lena salvala!- poi si corresse -Salvali!-

Lena tremò davanti agli occhi di ghiaccio dell’arciere.

Occhi che ora erano umidi, rossi, occhi che avevano pianto. Non lo aveva mai visto piangere, anche se in realtà più volte l’arciere si era lasciato andare alle lacrime ma Lena non poteva saperlo.

Lei annuì con la testa -Ditemi dove devo curarli!-

 

 

 

 

Steve uscito dal jet vide delle figure che li stavano aspettando.

Un uomo in carrozzina di certo il professor Xavier, una ragazza che doveva essere la nipote di Vanja, poi vide lui: Bucky!

Si fermò un secondo per contemplarlo: aveva un aspetto molto più curato, i capelli corti, come il suo “vecchio” Bucky, accelerò il passo senza rendersene conto e in pochi secondi fu davanti a lui.

Lo vide tenere la mano della ragazza e capì che dovevano aver creato un ottimo legame ma appena furono l’uno davanti all’altro la ragazza lasciò quella mano in religioso rispetto e Steve la ringraziò con lo sguardo.

Lena aveva capito ma soprattutto fu chiamata da Vanja.

-Bucky?!- era ancora incredulo, non gli era bastato picchiarsi a sangue con lui, finire in ospedale grazie a lui, averlo toccato, averci parlato, solo ora forse se ne rendeva veramente conto, solo ora avendo davanti due occhi azzurri che non erano spenti ma pieni di emozioni, solo ora capì di averlo ritrovato davvero.

Bucky era vivo.

Bucky si ricordava di lui!

Il Soldato sorrise -Si! Sono, sono io Bucky, quel Bucky!-

Anche Steve sorrise ricordandosi le prime parole che gli aveva detto il Soldato sotto quel ponte: “Chi diavolo è Bucky?” e dopo un momento di esitazione si abbracciarono.

Il Capitano si tolse dalle spalle lo scudo e strinse a se il suo migliore amico come non faceva da troppo tempo. Stavolta non si stavano stringendo per via di uno scontro, no! stavolta era un vero abbraccio da amici, fratelli ritrovati, un abbraccio che li portò a versare qualche timida lacrima di gioia ma anche di dolore.

-Mi dispiace tanto Steve, mi dispiace…- la voce rotta dell’amico lo portò a stringerlo ancora di più.

-Buck! No, non devi chiedermi scusa! Siamo qui, io e te, questa è la cosa più importante!- a quelle parole il Soldato annuì incerto.

-Ehi! Voi due piccioncini! Andiamo! Davanti ad un buon whiskey si ragiona meglio!- la voce di Tony li strappò dall’incanto di quel momento. Erano rimasti solo loro due, Steve fece un cenno al multimilionario e invitò James ad entrare nella villa -Scusalo! L’ironia di Stark è tutta da capire e ci vuole tempo!- Steve si era rimesso lo scudo sulle spalle -Dobbiamo recuperare troppo tempo…- prese l’amico per il braccio e lo trascinò via con se.

 

 

 

 

 

Natasha Romanoff era la più bella donna che avesse mai visto.

Natasha Romanoff.

Pelle diafana da bambola di porcellana, labbra rosse come fragole, capelli morbidi e ramati. Lineamenti perfetti, anche nella malattia era bellissima.

Impeccabile.

Natasha Romanoff.

O meglio dire Natalia Alianovna Romanova.

Curarla non fu semplice per Lena.

Vide troppe cose che le fecero male, però doveva curarla, la Vedova si era ferita ad una mano contagiandosi con uno strano miscuglio di malattie che la stavano lentamente ammazzando!

Lena le impose le mani, non le avrebbe curato le ferite fisiche, Vanja glielo aveva ordinato e lei stavolta avrebbe obbedito. Ma l’avrebbe ripulita dalle infezioni.

Questo sarebbe stato sufficiente.

Solo che si portò via molti ricordi della donna.

Troppi ricordi.

Inizialmente sentì una musica, danza, danza classica, si ritrovò su un palco enorme, il Bolshoi e lei, bambina prodigio, stava danzando la parte del cigno nero, poi un altro flash, era braccata, una pistola puntata contro di lei, no! Non era una pistola era una freccia, tesa pronta ad ucciderla. Clint! Ma l’uomo abbassò l’arco e la portò via, gli occhi di Clint che la stavano fissando ardenti, pieni di desiderio, un desiderio che la portò in un altro momento della vita della russa stesa al calore del fuoco di un camino a contatto con la pelle nuda di un uomo che la stava amando con passione, un uomo forte, bello, con un braccio meccanico. Poi di nuovo il ghiaccio degli occhi di Clint, Budapest, un bacio, un semplice e casto bacio accompagnato da una catenina d’oro con una freccia, una catenina che Natasha decise di sfoggiare solo poco prima di Washington. Ma non era finita, un’ ultimo, ultimissimo barlume di sentimento, ma cos’era? Amore? collegato all’immagine del Capitano Rogers a proteggerla più e più volte con il suo scudo.

Lena si staccò a forza da lei.

Era sconvolta, respirava a fatica, ma si era presa tutto, tutte le malattie di Natasha.

Tutte e non solo quelle.

Budapest, Clint, il Soldato!

La Vedova aveva amato gli stessi uomini che aveva amato lei! E ora, ora il Capitano? Ma il pensiero che le stava martellando in testa era uno solo: Budapest!

Maledetto Clint! e poi James….

Ma prima di fare i conti con Barton doveva curare il Dottor Banner.

E farlo fu per lei ancora più difficile che curare Natasha o James stesso! Banner era messo meglio fisicamente ma il bagaglio di dolore che si portava dentro era enorme e lei ne prese un bel po’ di quel dolore!

Robert Bruce Banner, che perse una moglie e un figlio, Bruce Banner che dopo molto tempo riesce ad innamorarsi ricambiato di Betty ma che dopo la trasformazione non può più neanche pensare di toccarla! Bruce Banner che diventa Hulk, un mostro, un mostro grande e grosso ma vulnerabile e con un solo desiderio: essere lasciato solo, in pace! Hulk che quando Banner tenta di suicidarsi salva tutti e due. Hulk che in realtà vuole bene a Banner.

Robert Bruce Banner.

Per Lena fu troppo.

Troppo dolore.

Non lo sopportava più!

Mentre la stavano aspettando Tony si rimise al computer e con Jarvis stava facendo il punto della situazione; Clint camminava nervosamente per la stanza davanti alla porta della camera dove Lena stava curando i due amici. Nate era stato affidato a Logan, non erano ancora stati informati della verità ma Logan era uno dei pochi con cui il bambino stava bene.

Sam era seduto su un divano con Steve e il Soldato che stavano parlando, iniziando a recuperare il tempo perduto.

-Quando ti ho visto, il volto senza la maschera. Tu non puoi capire lo sgomento che ho provato e l’impotenza! ero stupito, diviso tra la gioia e il dolore- Steve era ancora incredulo, teneva Bucky per la mano perché aveva il terrore fosse tutto un sogno. Non voleva perderlo ancora, non voleva che sparisse di nuovo che svanisse all’improvviso lasciandolo ancora solo.

-Io, io non ti ho ricordato subito. Sapevo dentro di me di conoscerti, quel nome, Bucky! Mi ha risvegliato qualcosa, poi mi hanno riprogrammato come ogni volta che davo segni di ricordarmi qualcosa del mio passato! Io sono sempre stato un numero, un loro progetto per troppo tempo non ho saputo capire chi fossi….-

-Buck! ora ci sono di nuovo io!- Steve strinse di più la mano dell’amico e scorgendo negli occhi azzurri di Bucky un ombra aggiunse -Cosa ti preoccupa?-

-Steve, io, io ora so chi sono e come ho dovuto riconoscere e accettare Bucky. il tuo Bucky, devo anche accettare tutto quello che sono stato finora! Ovvero un mostro! E non so se sarà facile….-

-Bucky….-

-Ho incubi continui, mi sveglio urlando, ho nausee se mangio delle cose in particolare, ho ancora molti problemi a relazionarmi con gente che non conosco e ho rigetto nel toccare le armi! Fortunatamente Lena mi sta aiutando moltissimo…-

-Ascolta! Anche io ho ancora molti problemi! Ho dormito per settant’anni! Mi sono risvegliato in un mondo diverso, senza più nessun amico o conoscente! credendo che tu fossi morto da anni! Ma ora, ora possiamo farcela! Insieme!- James ricambiò la stretta dell’amico e lo fissò con occhi più sereni.

Poi il rumore di una porta che si apriva li richiamò tutti.

Lena ne uscì devastata, gli occhi marchiati da occhiaie, il volto tirato e stanco. Era molto pallida. James balzò in piedi e la raggiunse subito seguito dagli altri.

-Come stai?- era preoccupato, la strinse in un abbraccio che le ridiede un po’ di vita. Lei fece un debole sorriso.

-Tranquillo! Sai come va, no?- ma approfittò di quell’abbraccio per reggersi un secondo al suo braccio, si sentiva debole.

-Grazie! Davvero tu, tu sei un angelo!- la voce di Steve la colse di sorpresa, lo vide davanti a lei e solo allora poté mettere a fuoco gli occhi azzurri, limpidi e sinceri del Capitano.

Occhi pieni di ringraziamento e non solo per James, lo capì subito, collegandolo ai ricordi di Natasha, il Capitano era innamorato e forse ricambiato.

-Meg?- un nome insolito, una voce a lei nota e titubante, Clint si era avvicinato in silenzio.

Lena lo fissò senza un sentimento ben definito -Natasha sta bene. Stanno bene tutti e due! Tra domani e dopodomani si rimetteranno in piedi, ora scusatemi ma ho bisogno di stare un po’ da sola- si allontanò accompagnata da James che non si fidava a lasciarla andare da sola.

Clint incassò quella freddezza, se la meritava tutta.

Vide Steve affacciarsi alla porta della camera dove stavano ‘Tasha e Banner. Provò tenerezza per quel ragazzone ancora troppo ingenuo per capire i suoi sentimenti. Decide di lasciarlo fare, anche lui aveva bisogno di stare solo.

Sapeva bene dove andare: il tetto di quella scuola offriva una panoramica mozzafiato!

 

 

 

 

-Anthony Edward Stark!- la voce di Pepper uscì metallica dallo schermo del pc, ma fu comunque un balsamo per l’anima dell’uomo di ferro -Quando pensavi di chiamarmi per farmi sapere che sei ancora tutto intero?!-

-Pepper! Quanto mi manchi!- gli uscì sincero, senza secondi fini.

-Non tentare di cambiare argomento!- lei finse ancora di essere arrabbiata ma il volto da cucciolo colpevole dell’uomo la fece cedere -Come stai? come state?- era preoccupata, lo era davvero e per tutti.

-Io bene! abbiamo recuperato il Dottore e Cuor di Ghiaccio si è mezza ammazzata da sola ma gli X-Men sono stati d’aiuto, almeno per una volta!-

-Tony!-

-Si! Si ho capito! Comunque sta succedendo un macello e non ci stiamo capendo molto!-

-Ti serve qualcosa….?- voce apprensiva.

-No, tranquilla! Domani facciamo il punto della situazione e vedremo cosa fare, combattere un nemico invisibile che ci vuole tutti morti non è semplice!-

Lei sospirò. Il video oscurava la sua bellezza naturale ma non per Tony, per lui lei era sempre bellissima, una dea.

Una dea scesa dal cielo per salvarlo da se stesso.

-Devo rinviare il party di beneficenza?-

Tony sbiancò, se ne era dimenticato -E’ tra tre giorni, vero?- la vide annuire -No, tranquilla! Conferma gli inviti e aggiungi dei posti alla Tower, avremmo ospiti!-

-Bene! Mandami una lista, sai che ci tengo a fare le cose per bene!- lo guardò più serena -Dopo tutto questo trambusto, appena avrai sconfitto ancora una volta i cattivi e salvato di nuovo il mondo pretendo una vacanza, io, te e un buon vino a Firenze!-

-Tutto quello che vuoi!- Tony la fissò con dolcezza, stava maturando un’idea malsana per lui. Per Tony Stark!

La stava maturando da tempo e voleva portarla a termine ma non in quel momento.

-Pepper…ti amo!-

-Anche io..- la vide inviargli un bacio con la mano -Buona notte amore, riposati!-

Stark ci mise un po’ di secondi prima di chiudere il pc che teneva sulle gambe.

Di fianco a lui Banner dormiva sereno. Avevano disposto il Dottore con lui e Natasha con Clint, per non lasciarli soli durante la notte.

Il Dottore aveva ripreso un colorito sano e sembrava essere in pace.

“Chissà come ti sei sentito?” lo pensò con una vena di rancore per se stesso, non lo aveva protetto. Banner era un suo amico e lo trovava fragile, al di là della sua armatura verde, Banner era fragile e forse lo era anche Hulk! E lui non lo aveva protetto.

-La pagheranno! chiunque ti abbia fatto questo la pagherà! Te lo prometto Doc!-

 

 

 

Poche ore prima avevano cenato tutti assieme, quasi tutti.

Lena non si era presentata, James la trovò a letto, immersa in un sonno ristoratore e decise di lasciarla stare. C’erano tutti loro con Tempesta, Logan che non mollava Nate un secondo per farlo mangiare e Kurt.

Fu una cena tranquilla anche se James si sentì un poco osservato dall’agente Barton, l’arciere però cenò in fretta per poter tornare velocemente da Natasha.

Kurt avvicinò timidamente James, il ragazzo si sentiva osservato dagli occhi gialli del mutante, occhi che volevano chiedergli qualcosa ma non ne trovavano il coraggio.

-Kurt? devi dirmi qualcosa?- James decise di prendere in mano la situazione.

-No! Cioè, si! posso stare un po’ con Lena?vegliare un po’ su di lei…- il blu della pelle mascherò bene il rossore che invase le guance del mutante

-Certo, perché me lo chiedi?- James non capì.

-Perché voi due vi amate. Lei ormai è tua e non voglio che tu fraintenda il bene che io voglio a lei!- Kurt sorrise felice e senza malizia, James rimase di sasso a quell’affermazione, anche se gli fece piacere.

-Io posso solo essere felice di sapere che Lena è protetta non solo da me! Vai pure amico mio!-

Kurt tremò, in pochi lo avevano chiamato “amico” nella sua vita e non si sarebbe mai aspettato di sentirlo dire da un umano appena conosciuto! Ne fu felice. Annuì con la testa e si smaterializzò davanti al ragazzo per ritrovarsi in camera di Lena.

Anche Sharon si ritirò subito e Sam, sapendo che Steve e Bucky avevano bisogno di stare soli, ne approfittò per passare un po’ di tempo con Tempesta con la scusa di volerne sapere di più sul mondo mutante.

Stark ne sarebbe stato fiero!

Steve e Bucky dividevano la camera vicino a quella di Tony.

Erano seduti sui rispettivi letti e stavano cercando di ricucire lo strappo che si era creato tra di loro, uno strappo evidente ma più che risanabile.

-Non mi ricordo ancora molto, sai? so di aver fatto cose orrende, ho immagini nitide delle mie mani sporche di sangue, come ne ho di noi due. Però non so chi sono, non mi sento Bucky, il tuo Bucky! E mi dispiace! Però non mi sento neanche il Soldato d’Inverno, io non sono quel mostro!-

-Lo so! Lo so Bucky!- Steve capiva la sua inquietudine -Tutto ciò che hai fatto non eri tu, tu eri comandato!-

-Ma non è una giustificazione Steve! sono state queste mani, questo corpo ad uccidere…-

-Buck! ti prego, non pensare a questo ora! Io capisco il tuo smarrimento, quando mi sono risvegliato e mi sono ritrovato catapultato in questo mondo anche io non sapevo più chi ero. Mi ricordavo tutto, ho perso settant’anni di vita, ho perso le persone che amavo, i miei ideali e questo mi ha sconvolto. Poi però ho trovato una famiglia, io, io penso di poterla chiamare così e sto migliorando! Ora non sei più solo, ci sono io con te! Puoi riprendere in mano la tua vita…-

-Lo so! Lo spero!- James si fissava la mano di metallo -Anche se con questo braccio, sarà dura dimenticare…-

-Ho conosciuto persone che hanno avuto o hanno ancora problemi di convivenza con quello che sono, con parti del loro corpo ma ci stanno lavorando, vedrai sistemeremo tutto appena finita questa storia!-

-In parte ci sto già lavorando. Lena mi sta aiutando molto e anche il vecchio Vanja! ma ogni tanto mi perdo in pensieri troppo cupi, a volte vorrei strapparmi questo braccio! Vorrei, vorrei…- si mise la testa tra le mani.

-Bucky!- Steve lo riprese. Lo vide perso in un mondo nero e pieno di dolore, decise di cambiare argomento -A proposito, quella ragazza, la curatrice, è molto carina!-

Bucky arrossì e Steve sorrise -Colpito e affondato!- si erano per un attimo ribaltati i ruoli, di solito, nel loro vecchio mondo era l’amico a prenderlo in giro sempre, ora invece -Credo ti voglia molto bene!-

-Davvero?- James reagì d’istinto a quelle parole ma se ne accorse solo dopo -E’ molto intelligente, dolce, ha un bel caratterino ed è una mutante!-

-E ti piace!- aggiunse Steve.

Il Soldato arrossì di nuovo -Credo che il vecchio Bucky non avrebbe avuto problemi, vero? mi sento un idiota!-

-Tranquillo! Io sull’argomento donne sono ancora in alto mare come quando eravamo ragazzini non riesco proprio a capirle le donne di questa epoca! Per quanto Natasha abbia provato ad aiutarmi non riesco proprio a socializzare con l’altro sesso!-

-Pensi ancora a lei?- Bucky se la ricordava, una donna molto bella, forte, capelli mori e labbra rosso fuoco…Peggy.

Steve capì subito e sospirò -Appena sveglio si, pensavo a lei sempre è ancora viva sai? ma poi, è malata e ha vissuto giustamente la sua vita, io invece no….-

James ebbe un’improvvisa illuminazione e si sentì morire.

-Steve io, io credo di conoscere la tua amica russa….- sbiancò nel dire quelle parole.

-Natasha?! È possibile, anche a lei hanno ritardato l’invecchiamento. Ma perché fai quella faccia?- Steve lo guardò curioso.

-Credo, io credo di avere avuto una relazione con lei…- buttò giù una saliva amara perché anche lui si era accorto di qualcosa.

-Con Natasha?!- al biondino uscì una voce stridula.

-Si! Ma moltissimo tempo fa, ai tempi della guerra fredda…..- James si strinse nelle spalle e decise di chiarirsi il dubbio che aveva in testa -Senti ma tu, cioè, sei molto legato a lei, vero?-

Era strano.

A vederli da fuori sarebbe stata una scena abbastanza normale: due amici di una vita, due ragazzoni in salute e maggiorenni che hanno perso anni e anni della loro amicizia per motivi differenti e che ora si ritrovano in un epoca per loro oscura, perdendosi in discorsi più che normali per due giovani uomini: donne!

Ma lo facevano nel modo più comico possibile!

Steve arrossì.

-Stavolta ti ho colpito e affondato io!- Bucky rise -Sei innamorato cotto!- era una constatazione, non una domanda!

-No! cioè….- ecco con Bucky non sapeva difendersi -Forse…- gli uscì quel “forse” che l’amico prese per un semplice e chiaro “si”!

-E ti sei mai fatto avanti? O pensi sia impossibile?-

-Non lo so, non ci ho mai pensato! in realtà non è molto che mi sento attratto da lei! Poi Natasha è Natasha! non sai mai cosa pensa, cosa vuole! Ha un rapporto particolare con l’agente Barton..-

-Il tipo che l’ha portata in braccio?-

Steve annuì -Sono partner da molto tempo, c’è una complicità strana tra loro due! Ma poi lei, lei è una Vedova Nera, non so se…-

Bucky sorrise amaramente -Forse non ti farà piacere però io mi ricordo una ragazza dolce e piena di paure. Anche lei è stata forgiata, non dimenticartelo! se mi ricordo bene vi siete protetti a vicenda a Washington, credo che anche lei ci tenga a te, dovresti parlarle!-

-Magari finito tutto questo, però anche tu con Lena…- il Capitano era curioso. La ragazza che aveva curato Nat e il Dottore, Lena, era molto carina e lo aveva colpito la sua praticità e la forza che gli lesse negli occhi. In più aveva saputo da James tutta la storia e voleva ringraziarla.

-Credo che ci piacciamo, questo si, però..-

-Però! Però! Però! Però direi che voi due dovreste darvi una bella svegliata!- la voce di Tony li colse di sorpresa.

-Stark!- Steve sbiancò -Da quanto stai ascoltando?-

-Da troppo tempo! Le mie povere orecchie stanno sanguinando!- James non se la prese per quell’interruzione anzi, sogghignò alla faccia sconvolta dell’uomo.

Lo trovava simpatico.

-Tony se hai sentito nominare Natasha io…- il biondino era in panico totale. Tony diventava un ottima pettegola, soprattutto con qualche bicchierino di troppo in corpo. E l’uomo di ferro era solito fare a gare di scioltini con la russa nei momenti morti delle loro missioni!

-Tranquillo Capitano! Avevo già capito tutto, sei troppo trasparente! Lo sai?- Tony fissò l’amico come avrebbe fatto un padre -Comunque domattina dopo colazione cerchiamo di fare il punto della situazione e capire come procedere, ok?- li vide annuire -Bene! Ora a nanna! E per qualsiasi cosa, consiglio, delucidazione, papà Tony dorme nella stanza accanto!- Tony fece l’occhiolino a Steve.

-Smettila Tony!- lui rise.

-Be', mio padre ti ha reso un super-soldato e io ti ho tirato fuori da quel ghiaccio, un po’ tuo padrino mi sento! Dovresti esserne felice! potrei citarti nel testamento!- Stark uscì ridendo.

Steve scosse la testa poi fissò Bucky -Ha ragione! Dormiamo un po’ domani sarà una lunga giornata!-

La luce si spense e dopo pochi minuti il russare leggero di Steve fece capire a Bucky di essere l’unico ancora sveglio. Essere diventato un super-soldato non aveva fatto passare a Steve la sinusite che si portava dietro da sempre!

Il Soldato sorrise a quel pensiero ma poi si girò e rigirò nel letto per un bel po’. Non riusciva a dormire.

Troppe emozioni, troppi pensieri!

Voleva sapere come stava Lena. L’aveva vista distrutta ed era preoccupato. Aspettò ancora un poco e quando fu sicuro che Steve stesse dormendo come un sasso si alzò piano.

Ne aveva bisogno, anche solo vederla per un secondo senza svegliarla.

Sentiva il bisogno di vegliare su di lei come avrebbe fatto un buon Soldato d’Inverno.

Un Soldato riprogrammato alla vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


Anche Clint non riusciva a dormire.

Steso nel letto fissava il soffitto buio sentendo il respiro regolare di Natasha di fianco a lui. La ragazza stava molto meglio e lui sperava in unsuo rapido risveglio.

Sospirò e decise di alzarsi per fare un giro e mettere in stand-by il cervello.

Quell’edificio era enorme e non era cambiato per niente in tutto quel tempo, vi era stato la prima volta quando era dovuto andare a prendere il piccolo Nate per portarlo da Vanja.

Quello scricciolo era cresciuto un poco, ma non come aveva sperato lui, non aveva la forza del padre, il suo potere era completamente diverso.

Lena invece, lei era cambiata molto.

Era riuscita ad invecchiare un po’, ora aveva l’aspetto di una giovane donna di 26/27 anni, una giovane e bellissima donna! Perché stava pensando a lei?

Perché rivederla lo aveva sconvolto più di quanto avesse potuto credere e perché non si aspettava di certo di vederla così intima con un altro uomo!

Il Soldato d’Inverno per giunta!

Cercò di scacciare quei pensieri dalla sua testa già fin troppo piena di problemi quando vide una luce accesa. Si avvicinò e sentì dei rumori inconfondibili. Si affacciò alla porta del bagno e la vide inginocchiata con la testa sopra la tazza del water.

Se lo aspettava.

-Lena!- entrò come un fulmine per aiutarla.

Il bianco della ceramica era macchiato di nero e l’odore nella stanza era acre e nauseante, Clint dovette coprirsi il naso e la bocca perché gli venne un conato -Lena! Stai bene?-

Lei annuì -Sai bene come funziona! Non avevo ancora rigettato quello che ho preso…- un altro conato la colpì all’improvviso. Clint le tenne la fronte per aiutarla.

-Cazzo! Ma sei peggiorata?-

-No…- Lena si accasciò appoggiandosi alla parete bianca dietro di lei, era sudata fradicia, il fiatone e le gote rosse -E’ che con gli adulti sto peggio, ne ho curati due tra cui Hulk, fai te!- Clint non sorrise a quello che doveva essere una battuta ironica. Gli balenò un pensiero in testa -Ma quando mi hai curato, quella volta…-

-Clint, ti prego! aiutami ad andare in cucina devo bere qualcosa di dolce se no muoio!-

In silenzio l’uomo la scortò al piano di sotto.

Lena si avventò su un succo di frutta che era nel frigo, l’arciere la fissava appoggiato al tavolo davanti a lei, braccia incrociate sotto il petto e sguardo scuro in viso.

-Non puoi andare avanti così, ti distruggerai da sola! devo parlare con Vanja. Se io, se lo avessi saputo…-

-Cosa?!- Lena si voltò incattivita verso di lui -Cosa? cosa avresti fatto? non mi avresti chiesto di salvarla? l’avresti lasciata morire?-

-Cosa?- Clint la guardò incerto.

-Ho visto tutto Clint! Ricordati che quando curo le persone prendo anche parte di loro! E ho capito, finalmente….- gli ridiede le spalle, non riusciva a guardarlo.

Perché le faceva ancora male? perché? era convinta di aver superato tutto, di aver superato lui! Invece si ritrovava a tremare e a non sapere come affrontarlo.

-Meg? guardami!- lui le si avvicinò e lei poté sentire i passi furtivi vicino a se.

-Non chiamarmi così!- odiava quel nomignolo. Magdalena, tutti la chiamavano Lena ma lui no! Per lui lei era Meg!

Ed ora non era più ne Lena ne Meg, lei era Anya, ma chi era Anya?

-Guardami e spiegami cosa mi vuoi dire!- la voce dell’arciere era categorica e lei obbedì. Ma lo sguardo che gli lanciò era di fuoco.

-Ho sempre creduto che tu avessi fatto una scelta. Di averti perso per il tuo lavoro e piano piano lo avevo accettato! Poi, poi curo lei, la Vedova Nera e scopro la verità! Budapest! E ancora prima di Budapest, tu! tu non sei tornato da me per lei! Tu ti sei innamorato di lei!- sospirò -E come potrei biasimarti? Come?- abbassò lo sguardo.

-Lena…- Clint tentò di rispondere ma lei lo fermò.

-No! Clint non voglio sentire niente, posso solo dirti che hai fatto bene…-

-Cosa?- lui non capì.

-Tu, tu ti tormenti ancora, vero? Non sei ancora sicuro di aver fatto la cosa giusta salvandola, be’, l’hai fatta! Natasha è una persona meravigliosa nonostante la maschera che porta! Si è meritata l’opportunità che tu gli hai dato- era sincera ma si voltò dandogli di nuovo le spalle.

L’arciere rimase bloccato, non sapeva cosa dire.

Poi, poi lo vide -Quando te lo sei fatto?- con le dita sfiorò il tatuaggio sotto la nuca della ragazza. Lei rabbrividì a quel contatto.

-Poco dopo che te ne sei andato l’ultima volta. Sapevo che era un addio, l’ho capito dal modo in cui hai fatto l’amore con me quella sera….-

-Lena, io, mi disp…-

-No!- lo urlò quasi -Non dire che ti dispiace! Non lo sopporterei!- strinse le mani sul bordo del lavello.

Non ricevette risposta, almeno non a parole ma le braccia dell’arciere l’avvolsero all’improvviso, quelle braccia forti, Clint non era molto alto ma le sue braccia allenate dall’arco la imprigionarono senza darle una via di fuga.

-Non, io…- provò a ribellarsi.

-Sei innamorata di lui?- glielo sussurrò all’orecchio.

-Non sono cose che ti riguardano!- Lena sentiva gli occhi bruciargli, lo stava odiando! In quel momento lo stava davvero odiando! Il calore di quell’abbraccio era così diverso da quello che gli trasmetteva James, le braccia di Clint erano possessive, prepotenti a reclamarla ancora come una cosa sua.

-Lui è innamorato di te! Glielo si legge in faccia, tu?-

Lena non rispose.

Era sicura di un “Si!”, di un “ Si! Sono innamorata di lui!” ma le era bastato incrociare gli occhi di ghiaccio di Clint per vedere vacillare tutte le sue certezze.

L’arciere non si beò di quel silenzio, la strinse di più a se e diede un bacio a quel pezzettino di pelle macchiata dall’inchiostro nero con quell’arco e quella freccia.

-Non lo fare!-

-Perché?-

-Perché non voglio!- ed era la verità. Era vero anche quello, non lo voleva.

-Lena…-

-Ti prego lasciami…- era una supplica.

Lena non lo aveva mai supplicato. Lo aveva sempre affrontato, offeso, colpito ma ora non poteva più combattere contro di lui e i suoi giochetti. Avrebbe perso ma farla perdere, farla cedere in quel momento avrebbe portato solo ulteriori problemi.

Lasciò la presa e lei scappò via da lui.

Letteralmente.

-Dimmi solo se stai meglio?!- questo lo voleva sapere.

La vide annuire e correre via dalla cucina. Stava scappando da lui e di solito era lui che scappava, lo aveva fatto per anni, durante l’addestramento non voleva cedere ma poi, era troppo attratto da lei e alla fine cedette perché lui si era innamorato di Lena.

Ma amava anche Natasha, cosa stava succedendo?

Doveva fare chiarezza dentro di se, odiava essere confuso, non comprendersi soprattutto in un momento in cui forse stava per scoppiare una nuova guerra.

 

 

 

Lena dovette fermarsi un poco nell’oscurità del corridoio che portava alla sua camera.

Sentiva il cuore battere a mille e sotto la sua pelle sentiva tutta l’emozione che aveva provato Clint in quell’abbraccio.

Cosa voleva dire?

Ma sentiva anche dell’altro, James! Lo sentiva ansioso, preoccupato ed eccitato! Sicuramente stava facendo nottata con Steve per recuperare il tempo perduto. Di certo sapeva che suo nonno la stava facendo con il professor Xavier per capire cosa stava succedendo.

Si riavviò verso la camera e lì scoprì che si era sbagliata. James era seduto sul suo letto, perso nei suoi pensieri. La stava aspettando.

-James?-fu stupita.

-Lena, scusami! Io…- il ragazzo si alzò di scatto subito e le si avvicinò, la vide un po’ pallida e si preoccupò -Come stai?-

-Ho avuto una crisi ma ora sto bene! Mi sono liberata, grazie! Ti credevo intento in una conversazione recupera-tempo con il Capitano Rogers?- lo disse con dolcezza conscia di quanto fosse importante per quei due l’essersi ritrovati.

-Abbiamo parlato molto ma poi Steve si è addormentato! Io non riuscivo a dormire, volevo sapere come stavi-

-Sto bene, davvero!- ma lui analizzò il suo sguardo, il Soldato voleva capire se era vero e lei si perse in quegli occhi azzurri da cui era stata stregata subito. In un attimo rivide quegli occhi riflessi in quelli di Natasha Romanoff ed ebbe un brivido. Doveva fare i conti anche con quella fetta di passato non suo.

E come se il Soldato avesse percepito i suoi pensieri lo vide prendere fiato e iniziare un discorso che per lui risultò molto difficile -Lena io devo parlarti! So che devo parlartene per correttezza e per rispetto nei tuoi confronti!-

-Certo!- si sedette sul letto e gli fece cenno di mettersi di fianco a lei -Dimmi tutto!-

-Penso di essermi innamorato di te!- a bruciapelo. Lena sbiancò per poi assumere un rossore che la penombra della stanza mascherò bene.

-James io…- tentò di rispondergli ma lui la fermò.

-No! Aspetta! Fammi finire. Mi piaci molto e devo essere sincero con te! Io credo di aver avuto una relazione con Natasha molto tempo fa. Ho dei flash da quando l’ho vista scendere dal jet. Ma non so se è vero, io sono molto confuso…-

Lena si irrigidì a quelle parole, indecisa sul da farsi ma alla fine volle essere sincera -E’ vero. Hai avuto una storia con lei, quando l’ho curata ho visto alcuni attimi di quel vostro passato…-

James si ammutolì.

Non la voleva quella conferma, non da Lena stessa.

-Mi dispiace…-

La ragazza aggrottò la fronte -Perché ti dovrebbe dispiacere?-

-Non lo so è che io non voglio ferirti!- lo vide perso. Perso in una situazione che lo stava mettendo in difficoltà molto più che se gli avessero ordinato di uccidere il presidente degli Stati Uniti.

-James sii sincero, rivederla ti ha rimesso in moto sentimenti dimenticati?- era tranquilla. Lui lo capì e trovò la forza di parlare.

-No! mi ha solo dato la forza per fare questo…- e senza pensarci troppo la baciò.

Il vecchio Bucky esultò dentro di lui.

Le prese il viso tra le mani e posò le sue labbra su quelle della ragazza. Lena fu colta di sorpresa ma accettò quel bacio, lo accettò perché era l’unica cosa che voleva in quel momento!

Si assaporarono per un bel po’ di tempo, con le mani di lui che esploravano il corpo di lei, all’inizio impacciate poi man a mano più sicure, consce di essere state molto abili ed esperte in passato nel fare quello che stavano facendo ora.

Ma quando la stese sul letto e si mise sopra di lei, Lena lo fissò negli occhi.

-Devo dirti anche io una cosa- lo fissava seria e lui si perse in quegli occhi fermi e sicuri.

-Ti ascolto…- ma ebbe un brivido di paura lungo la schiena.

-Ti ho parlato di qualcuno che è stato nella mia vita, molto tempo fa…-

-Si! Mi ricordo…-

-Quel qualcuno è Occhio di Falco, l’agente Barton…-

-L’arciere?- gli occhi del Soldato si spalancarono dallo stupore.

-Si, io non posso nasconderti che rivederlo dopo tutto questo tempo mi ha un po’ scosso. Credevo di aver capito tutto di lui, invece mi sbagliavo! Si è innamorato di Natasha e non è tornato da me per lei…-

-Tu? tu sei ancora innamorata di lui?- James ebbe paura nel farle quella domanda. Ma doveva farla.

Lena lo fissò dritto negli occhi e trovò quella sicurezza che avrebbe voluto avere alla domanda che Clint le aveva fatto su di lui.

-No! non credo! Perché quando sono con te perdo la cognizione di tutto e mi rendo conto che sei l’unica persona che voglio al mio fianco!-

Il Soldato sorrise, sorrise dentro di se e sorrise a lei con le sue labbra morbide. Il sorriso più bello che Lena gli vide fare dopo quello comparso alla vista del Capitano.

-Il tuo tatuaggio…-

-Si, è per lui ma sono felice di averlo fatto!- Lena era ancora sotto di lui, schiacciata dal peso di quel corpo possente e ci stava bene sotto quel corpo, si sentiva protetta -Ma è il passato James, ora ci sei tu! Io voglio te e finita questa storia potrei farmi una bella stellina rossa sul braccio!- sorrise.

Lui ci mise un po’ prima di capire il senso di quelle parole, si guardo la mano di metallo e provò un senso di esitazione.

Lena capì.

Prese quella mano fredda, macchiata del sangue di troppi omicidi ma che per lei era bella e soprattutto innocente -Non mi farai male James! Lo so…-

Lui per risposta la baciò di nuovo e decise di mettere fine ai discorsi per prendersi quella felicità da troppo tempo anelata ma mai ottenuta.

Si scoprirono piano, come fanno due cuccioli di animali che stanno giocando per la prima volta assieme.

Scoprirono ogni centimetro della loro pelle, iniziando una danza dei sensi che li portò a lottare per vedere chi sapeva dominare e guidare meglio quel gioco.

James la scoprì forte, determinata, passionale.

Lena lo scoprì dolce, attento per nulla egoista.

Fu strano per entrambe, dopo tutto quel tempo sentirsi così completi con un’altra persona.

James all’inizio si sentì strano per quello che stava facendo ma piano piano lo percepì come normale e si perse nel profumo della pelle della ragazza, nel suo calore, nei suoi gemiti soffocati.

Per Lena, averlo dentro di se, le provocò un emozione tale da farle inumidire gli occhi.

-Ti faccio male?- lui se ne preoccupò subito.

-No, assolutamente! sono solo felice…-

E alla fine di quel gioco estenuante si addormentò sul petto del ragazzo, protetta dalla presa dolce del braccio di metallo. E per la prima volta sentì il bisogno di continuare a sentire il contatto dell’uomo appena amato.

Con Clint era sempre stato diverso, molto diverso….

Con l’arciere si sentiva sempre dominata, soggiogata, avvolta da quelle mani esperte che la spremevano sempre e dopo lei sentiva sempre il bisogno di stare lontana da quel corpo, si voltava dall’altra parte e si addormentava per poi risvegliarsi comunque avvolta dalle braccia di Clint che la reclamavano come una cosa sua.

Una sua proprietà!

Con James fu diverso, stava bene e aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di lui anche nel sonno.

E per il Soldato sentirla così serena tra le sue braccia fu la cosa più bella di quell’ultimo periodo di vita, assieme al ritrovamento del suo “scricciolo” biondo.

Se non fosse in procinto di scoppiare una guerra sarebbe stato l’inizio ideale per una nuova vita.

Stavolta perfetta.

Ma la perfezione non esiste e lui lo sapeva bene però se davvero fosse scoppiata la guerra almeno stavolta sarebbe stato dalla parte giusta.

 

 

 

 

Il sole brillava alto nel cielo. Era una buona giornata per allenarsi presto.

Steve trovò il letto di Bucky vuoto e la cosa lo fece sorridere “Speriamo sia andato da lei e non si sia fatto prendere da angosce ed incubi!”. Fu un pensiero veloce.

Trovò degli abiti puliti e decise di andare a correre un po’ nel grande parco della scuola. Ne aveva bisogno.

Prima di scendere però sbirciò nella camera di Natahsa, era sola e la cosa lo convinse ad entrare.

La ragazza aveva ripreso il suo colorito naturale, era bella. Steve sentì il suo cuore aumentare i battiti. Forse Bucky aveva ragione doveva parlare con la ragazza, al di là del rapporto strano che lei aveva con Barton, doveva essere sincero con lei e soprattutto con se stesso.

Si era innamorato.

Cotto.

Non lo credeva più possibile, non dopo avere perso Peggy senza neanche averla potuta amare realmente. Invece Natasha abilmente e sicuramente senza rendersene conto si era fatta strada nel suo cuore piano piano, senza troppo rumore.

Come una perfetta Vedova Nera!

Ma senza intenzioni maligne!

-Nat…- si sedette un attimo vicino a lei -Sei bellissima! sai?- le accarezzò il viso dolcemente, scostandole una ciocca ribelle dalla guancia. Il rosso dei suoi capelli era in sintonia con quello naturale della sue labbra.

Steve osò una cosa che non avrebbe mai pensato di poter fare in tutta la sua vita. Poggiò le sue labbra su quelle di lei. Un bacio lieve, casto, dolce come quello che si scambiarono su quelle maledette scale mobili! Perché fu da quel momento che Steve cominciò a sentire qualcosa di strano per lei. Un amica, no! Nat non era una semplice amica ne una collega o un alleata, no! Nat era molto di più per lui!

-Troverò il coraggio di confessartelo Nat! Te lo giuro!-

Scappò via a correre. Trovò Sam che lo aspettava in giardino come se avessero fatto un accordo non scritto la sera prima.

Non trovò Bucky e ne fu felice perché pensò che almeno lui forse era riuscito ad essere sincero con se stesso.

 

Natasha sentiva la presenza di qualcuno vicino a lei ma non aveva ancora la forza di aprire gli occhi e reagire. Pensò che fosse Barton e chi poteva essere se no? Clint era il suo angelo custode!

Ma la voce, la voce era diversa più insicura e dolce. Poi, quel bacio, così timido, non poteva essere Barton.

Quella voce lei la conosceva!

“Troverò il coraggio di confessartelo Nat! Te lo giuro!” Nat, solo una persona la chiamava così…. “Steve?”!

Possibile che Steve le stesse dicendo quelle parole dopo averla baciata?

Ma poi la stanchezza l’avvolse di nuovo e si lasciò vincere nuovamente da un buon sonno ristoratore.

Si risvegliò alcune ore dopo.

Stava bene. Benissimo!

Non si ricordava cosa fosse successo ma era nel pieno delle sue forze fisiche. Ricordava la missione in Messico ma poi il nulla! Si alzò, non sapeva dove fosse o meglio, affacciandosi alla finestra quel posto le ricordava qualcosa. Vide alcuni effetti personali sul comodino vicino al suo.

“Barton”.

C’era lui con lei e la cosa la portò a fidarsi.

Si fece una doccia veloce e indossò una tuta pulita che trovò vicino al suo letto.

Decise quindi di mettersi in esplorazione. Le ci volle poco tempo per trovare qualcuno che potesse darle delle risposte.

-Stark!? Colazione con whiskey? Sul serio?- lo trovò su un terrazzo con il pc acceso davanti anche se l’uomo era concentrato ad osservare il giardino sottostante dove tre figure atletiche stavano correndo in parallelo, anche se una ogni tanto veniva lasciata indietro e poi sorpassata su entrambe i lati, Natasha si affacciò e riconobbe Sam in quella figurina, poi notò anche Clint intento a parlare con un uomo più anziano e uno seduto su una carrozzina.

-Charles Xavier, ma allora…-

-Si! Siamo ospiti alla scuola degli X-Men!- Tony capì la sua domanda -Mi fa piacere vederti in piedi, come stai?- era una preoccupazione sincera.

La rossa sorrise -Bene, sto molto bene! Ma non mi ricordo molto! Che diavolo è successo?- si sedette di fianco al suo ex-datore di lavoro per capire meglio la situazione -Uscendo da quel posto siamo stati attaccati vero?- Tony annuì -Ma da chi?-

-Non lo sappiamo. Sono apparsi loro a salvarci e ci hanno portato qui! Tu ti sei infettata con un mix letale di virus, stavi per morire…- ridacchiò tra se -Ironico no? una Vedova Nera che si stava per uccidere con del veleno!- Natasha socchiuse gli occhi accettando l’ironia di Stark.

-Chi? Chi ma ha salvata?-

-C’è una ragazza mutante, ha un potere incredibile! Prende le malattie, tutte le malattie e può anche curare le ferite, ha curato anche Banner!-

-Come sta il Dottore?- gli occhi di Natasha si illuminarono, lo avevano slavato!

-Spero bene! Era messo meglio di te fisicamente, ma di testa…- Tony lasciò cadere il discorso che fu concluso da una voce alle loro spalle.

-Sono decisamente confuso! Ma mi sento benissimo! cosa diavolo è successo?-

Bruce Banner fece la sua apparizione sulla terrazza, indossava un accappatoio bianco sopra un pigiama azzurrino, il volto ancora provato e gli occhiali che continuavano a scivolargli dal naso. Nel complesso però si sentiva veramente bene e soprattutto sentiva che anche “l’altro” stava bene e per ora non aveva intenzione di farsi vedere!

-Banner!- Tony scattò in piedi all’istante nel vedere l’amico vivo davanti a lui! Lo abbracciò. Anche la Vedova fu felice di quella visione, ebbe un flash del Dottore, o meglio di Hulk incatenato e torturato. Fu un sollievo ritrovarselo davanti che stava bene.

-Che succede?- Banner era curioso di sapere.

-Bene! direi che possiamo scendere per la colazione! E per fare finalmente il punto della situazione!- Tony prese il pc e fece per entrare in villa ma si bloccò un attimo -Abbiamo anche recuperato il Soldatino di piombo! Se vedete il Capitano iperattivo è per questo!- Tony sogghignò e sparì seguito da Banner.

Natasha fissò meglio il terzetto che stava correndo, un raggio di sole fece scintillare il braccio metallico di uno di loro.

Ebbe un brivido ma ancora di più lo ebbe quando posò gli occhi su Steve.

 Il bacio, le parole del ragazzo, doveva aver sognato. Non poteva esserci altra spiegazione!

Steve non poteva essersi innamorato di lei! Non poteva!

Come lei non poteva esserlo di lui!

Allora perché il cuore le aveva iniziato a battere così forte? 

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Capitolo 10
*** Capitolo nono ***


Era buio. Era tutto buio.

Ma di colpo un fascio di luce abbagliante la avvolse passando poi ad illuminare il panorama davanti a lei. Un panorama di morte e distruzione, una distruzione totale.

-Sei orgogliosa?- una voce la colse di sorpresa una voce profonda, suadente. Dopo poco comparve anche l’uomo a cui apparteneva quella voce.

Il grande Magneto.

Suo padre.

Non aveva mai sentito la sua voce in realtà ma ne conosceva bene l’aspetto.

-Sei orgogliosa di te?- ripeté -Perché io lo sono! Sono molto orgoglioso di te!- le mise una mano sulla spalla, con affetto le parve.

Lei trasalì a quel contatto improvviso e lo fissò non capendo. Voleva parlargli ma la voce le morì in gola, quasi soffocandola.

E lui continuò.

-Sei stata perfetta figlia mia, una grande combattente! e ora il mondo è nostro!-

Lena notò solo in quel momento ciò che aveva davanti, quando lui allungò il braccio indicandoglielo lei capì. Corpi, corpi morti ma non erano sconosciuti!

Tony Stark era stato stritolato dentro la sua armatura di Iron Man, poco lontano Capitan America giaceva a terra, privo di testa, decapitato dal suo stesso scudo intriso di sangue. Sulla sinistra trovò Clint, anche lui morto, il corpo trafitto dalle sue stesse frecce come un novello San Sebastiano. Erano morti tutti anche Natasha e il Dottor Banner e lei sapeva di esserne la responsabile.

Lei, con il suo nuovo potere, li aveva sterminati tutti!

Poi, poi vide anche lui! No!

Il braccio completamente frantumato, brandelli di metallo attorno al viso esanime…

-James…- tremò nel sussurrarlo.

-Con lui sei stata più feroce….- la voce di Erik alle sue spalle come una stilettata al cuore -Lo hai fatto soffrire molto…-

-Ti prego! Non, non dirmi che…-lo guardò terrorizzata.

-Ti piace uccidere, Anya, ti piace tantissimo e ora io e te abbiamo il mondo in pugno!-

Urlò.

Si mise ad urlare con tutta la voce che aveva in corpo.

E con le sue stesse urla riuscì a svegliarsi.

Era un incubo.

Un incubo terribile e troppo reale in cui aveva potuto sentire l’odore del sangue e della morte.

Aveva ucciso tutti, aveva ucciso Clint e James!

Guardò subito di fianco a lei, ricordandosi della notte appena passata con il ragazzo.

Trovò un biglietto:

Sono andato a correre con Steve e Sam, dormivi troppo bene per svegliarti! Ci vediamo a colazione…James”.

Tremò a quelle parole.

Aveva avuto un incubo perché lui non c’era, quando dormiva da sola era sempre preda di sogni strani e terrificanti! Si fece una doccia veloce per scacciare il malessere che aveva dentro di se.

Poi andò da Nate, aveva bisogno di stringerlo a se.

Nella cameretta del bambino trovò anche Logan. Nate si illuminò vedendola entrare e le saltò al collo, non vedeva l’ora di informarla della novità!

-Lena! Lena! ho una notizia incredibile!!!Logan è il mio papà!- il bambino sprizzava gioia da tutti pori.

Lena lo strinse a se, riempiendosi del profumo dolce del bambino e lo baciò su una guancia -Lo so cucciolo! Sono felicissima per te!- poi guardò Wolverine che li fissava dolcemente -Te l’hanno detto finalmente!!-

L’uomo annuì -Ne sono felice, molto! Anche se ho infamato Vanja e il Professore per avermelo tenuto nascosto! E anche se vorrei fare quattro chiacchiere con Melita!-

-Te la senti di fare il papà?!- Lena lo disse con dolcezza, aiutandolo nel vestire Nate e fu proprio il bambino a rispondere.

-Certo! Lui è il migliore papà del mondo, io ne sono sicuro!- e il sorriso del bambino fu sufficiente per entrambe.

Certo, Wolverine non era proprio pronto! Logan si, ma Wolverine? Si era davvero infuriato con il Professore e con il vecchio Vanja e si era infuriato con la donna che aveva amato un tempo! Come aveva potuto Melita tenerglielo nascosto? E soprattutto come aveva potuto abbandonare un cucciolo come Nate? Fu quel pensiero a fargli capire che sarebbe stato lui a proteggerlo!

Decise di prendere solo il bello da quegli anni di bugie, avere un figlio!

Un figlio da proteggere, che aveva bisogno di lui!

Dopo averne perso uno ancora prima di poterlo vedere nascere.

Aveva fallito una volta, non avrebbe più fallito!

Un brivido gli percorse la schiena. Quando cercò vendetta per la morte di Itsu, sentì molte voci, molte voci che davano il nome di molti colpevoli!

Una di queste voci riguardava il Soldato d’Inverno e lui sperava fosse la più falsa di tutte.

Dopo averlo visto al fianco di Lena, dopo aver capito il legame che si era creato tra quei due, voleva che quel ragazzo fosse innocente!

Lo voleva!

Appena Nate scappò via da loro per precipitarsi a colazione, Logan fermò Lena. Le voleva bene come una sorella minore, l’aveva istruita ed educata rendendola forte e coraggiosa. Era fiero di lei, aveva paura per lei, soprattutto dopo le ultime novità sentite da Vanja.

-Tu come stai? ho saputo la verità anche su di te…- era serio e lei capì subito a cosa si stesse riferendo.

-Come pensi che l’abbai presa?...- si morse un labbro.

-Lena, lo vuoi davvero incontrare? Vuoi davvero che sappia la verità! finché non sa, tu sei al sicuro!- lui lo conosceva bene Magneto -Lui, Lena non puoi fidarti di lui!-

-Lo so! lo so benissimo! Ma io sto acquisendo il suo potere, Logan! E ho paura!- era vero. Aveva una gran paura di quel nuovo potere.

-Piccola!- l’uomo l’abbracciò -Noi siamo qui e ti proteggeremo sempre, ricordatelo! Te e Nate! Noi siamo una famiglia!-

La ragazza annuì stringendosi per un po’ a lui -Grazie Logan! ma promettimi che proteggerai soprattutto Nate! Io so difendermi, lui è solo un bambino…-

-Non devi neanche chiedermelo!-

-Ok, vado un attimo in bagno, vi raggiungo subito!-

Aveva bisogno di stare un po’ da sola e non pensare all’incubo fatto.

Quell’immagine di morte la stava tormentando!

Quando uscì si trovò il Captano Rogers che la stava aspettando.

Steve l’aveva vista entrare e voleva parlarle, per questo l’aveva aspettata. Era in evidente imbarazzo e lei provò un moto di tenerezza per quel ragazzone dall’aria spaesata, era proprio come James!

-Buongiorno Capitano!- lo salutò per prima e lui sobbalzò.

-Ciao! Dammi, dammi pure del tu! Chiamami pure Steve!- esitò un attimo -Stai scendendo in salotto?-

-Si! andiamo? c’è la colazione!- gli sorrise e lui la seguì silenzioso, per ciò fu lei a rompere ogni indugio.

-James dov’è?-

Lui la guardò un po’ poi capì -Arriva! È venuto a correre con me e Sam, si sta facendo una doccia, tra poco sarà con noi!- sorrise. Poi si illuminò -Posso farti una domanda?- la vide annuire -Perché lo chiami James e non Bucky?-

Lena rise e lo fece con naturalezza, senza presa in giro -Perché quel nome, Bucky è una cosa tra voi due! Io l’ho conosciuto come James, sergente James Barnes, Bucky…- soppesò quel nome -No! Bucky è solo tuo!-

Steve sorrise a quelle parole -Lui ha molta fiducia in te! E io devo ringraziarti per tutto quello che hai fatto!-

-Non ce n’è bisogno! Davvero!-

-No, aspetta! non è solo un grazie per averlo curato fisicamente! Lo è soprattutto per quello che hai fatto per la sua testa. Ha ancora molti problemi, lo posso capire, li ho anche io! ma se lo avessi dovuto curare io, se fosse toccato a me forse non lo avrei potuto aiutare così bene! quindi grazie per avermi ridato almeno una parte del “mio” Bucky, so che non potrò mai riaverlo del tutto!-

-Ora siete di nuovo insieme è questo quello che conta!- lo fissò seria.

-Vero!- Steve si grattò la testa impacciato. Poi entrarono nel salone e appena lo fecero il volto del ragazzo si illuminò di gioia.

Gioia pura.

E Lena capì subito il perché, Natasha era seduta vicino a Tony e al Dottor Banner.

Era bellissima! E soprattutto stava bene.

Steve si avvicinò a loro velocemente come una calamita attratta da un magnete e quel magnete era la russa -Nat!- era felice! Forse troppo felice -Stai bene grazie a Dio!-

La ragazza reagì d’istinto, un istinto che la portò ad alzarsi di scatto e cedere all’abbraccio dell’amico. Perdendosi in quell’abbraccio, nel calore naturale di quelle braccia, nella pace che le trasmettevano. A mente fredda non lo avrebbe mai fatto ma il suo cuore, il suo cuore ne aveva bisogno!

-Steve! Si, sto bene…-

-Sono felice- e si riprese subito -Dottore è un piacere vedere anche lei in salute!- strinse la mano dell’uomo che sembrava ancora molto provato da tutta quella storia.

Lena rimase ferma sulla soglia del salotto assistendo alla scena, quando fece per entrare qualcosa le prese la mano e la trascinò dolcemente in un angolo ben nascosto.

Gli occhi di James la fissavano dolci, brillanti!

Sorrise felice a quell’incontro inaspettato e permise alle labbra del ragazzo di posarsi sulle sue.

-Mi sei mancato…- si strinse a lui -Ho fatto un incubo bruttissimo!-

-Mi spiace! Come stai?- lui la strinse a se.

-Ora meglio!

Entrarono abbracciati, nessuno osò dire nulla, solo Tony fece un sorrisino sghembo ma privo di malizia.

Dopo pochi minuti la tavola era completa, mancava solo Clint che arrivò in ritardo, ancora assonnato, si svegliò di colpo appena vide Natasha al tavolo in piena forma!

-‘Tasha! stai bene!- le diede un leggero bacio sulla guancia e lei annuì sorridendo -Dottore! anche lei di nuovo in forma! Perfetto direi!- l’arciere si sedette tra i due amici.

-Grazie!- Banner si tirò su gli occhiali che continuavano a scivolargli giù dal naso.

In un attimo si crearono piccole linee di tensione che intrecciavano tutta la tavolata.

Lo sguardo che Steve lanciò alla scena del bacio tra Nat e Clint fu tale a quello che l’arciere diede all’angolo dove Lena stava parlando serena con il Soldato, non si era neanche accorta della sua presenza.

Sharon seduta di fianco a Sam non poteva non fissare la Vedova con un lieve velo di odio, odio che Natasha notò ma evitò di registrare. Era troppo impegnata a controllarsi, sentiva una sola voglia dentro di se: perdersi negli occhi di Steve. In quei due cieli azzurri che le davano una sensazione di pace, lei aveva bisogno di pace!

Ma non poteva smascherarsi davanti a tutti, mantenne il suo sangue freddo e si fissò un attimo sul Soldato d’Inverno ed ebbe un brivido quando lui ricambiò quello sguardo con i suoi occhi azzurri, scuri, tendenti al blu. Natasha stava ricordando qualcosa, qualcosa che forse sarebbe stato meglio dimenticare.

Fortunatamente Tony prese la parola alleggerendo di un poco la tensione.

-Bene! Siamo tutti qui, sani e salvi! Grazie di averci ospitato qui Professore lo prendo come un pagamento per tutte le revisioni gratis fatte al vostro jet dai miei ragazzi!- non perdeva mai la sua ironia -Allora, qualcuno ha capito chi ci vuole morti?-

-Ancora no ma se mi permettete vorrei iniziare io a parlare..- Vanja rispose all’uomo di ferro, lui annuì e appena lo vide sedersi il vecchio continuò il discorso -Siamo tutti in pericolo, tutti! Nessuno escluso! noi mutanti, voi supereroi dello SHIELD! Mi rendo conto che molti di voi agenti vi sarete sentiti confusi alla notizia della compromissione dello SHIELD e al fatto che l’HYDRA abbia messo mano al nostro mondo ritenuto sicuro e me ne dispiace molto! Ma noi mutanti siamo con voi, almeno noi della scuola di Charles! Sappiamo che Nick è introvabile e con lui è scomparso anche Erik…- fissò un attimo Lena che però sembrava tranquilla -Io e Charles stiamo cercando di scoprire dove si sia nascosto ma è introvabile, con questo non voglio dire che lui sia coinvolto in tutto questo….-

-Sta per scoppiare una nuova guerra, vero?- Tony era serio.

-Forse si, a meno che non riusciamo a trovare noi per primi chi ci dà la caccia!- il Professor Xavier si fece cauto -Ma se lo vogliamo dobbiamo essere sicuri di quello che facciamo, sicuri al cento per cento!-

-In che senso?- Steve non capì bene quelle parole, Tony invece le comprese benissimo.

-Dobbiamo stare attenti ed essere sicuri l’uno dell’altro. Non abbiamo più una persona sicura a dirigerci, siamo soli, nessuno che ci copre il culo, passatemi l’eufemismo! Siamo noi più voi mutanti….- Tony fissò tutta la tavolata, come al solito orgoglioso di sentirsi al centro dell’attenzione -Se agiamo dobbiamo creare una squadra fidata e parte di questa squadra direi che è presente, no?-

-Ma possiamo fidarci davvero di tutti?- Clint se ne uscì poco convinto.

Era stanco. La verità era quella, era stanco di quella vita. Si stupì di pensare quelle cose ma si rese conto solo in quel momento del perché Natasha gli avesse fatto certi discorsi a Budapest.

-Penso che tutta la tavolata possa ritenersi una squadra…- fu Vanja a rispondergli e a quelle parole l’arciere sbottò.

-Davvero? tutta la tavolata? no perché io sto sentendo una tensione tremenda a questa tavola! e poi, poi dobbiamo ritenere alleati anche le vecchie armi dell’ HYDRA?-

A quelle parole si gelarono tutti, in particolare James che si sentì chiamato in causa. Il Soldato iniziò a tremare, come un bambino. Steve se ne rese conto e reagì.

-Agente Barton! Cosa vorresti dire?- il Capitano intervenne per difendere il suo migliore amico. Lo avrebbe fatto anche se ad attaccare Bucky fosse stata Nat!

-Semplicemente quello che ho detto! Non siamo tutti immacolati qui dentro!-

James stava per alzarsi e difendersi ma Lena lo precedette.

-Appunto!- scattò in piedi furente, avrebbe voluto prendere Clint a schiaffi -Appunto! Puliti, immacolati, tu? tu ti senti immacolato agente Barton?- era una domanda ironica e Clint a sentirsi chiamare “Agente Barton” da lei si sentì morire dentro -Perché mi sembra che qui abbiamo molto da pulire! Molti di noi hanno avuto una seconda possibilità, molti hanno toccato il fondo finché non è arrivato qualcuno a salvarli e rimetterli in gioco, quindi perché James non si meriterebbe una seconda possibilità?- fissava l’arciere con occhi di fuoco. Steve la stava guardando con ammirazione, James con amore misto a riconoscenza.

Ma non smetteva di tremare.

-James Barnes, il sergente James Barnes…- Lena continuò il suo discorso -James è stato un burattino nelle mani dell’HYDRA, è stato usato, manipolato, modificato più e più volte. La sua mente è stata distrutta e tu, tu lo dovresti sapere cosa vuol dire, Clint! Tu dovresti ben sapere cosa vuol dire sentirsi fottere il cervello e non poter fare niente per riprenderne il controllo! agire guidati da qualcuno che ci comanda, che ci ha violentato l’anima! E compiere per quel qualcuno azioni disgustose! tu sai cosa si prova! Eppure tu sei stato recuperato, perdonato e sei stato riammesso in squadra! perché a lui non dovrebbe essere concessa una seconda opportunità! James ci serve! È un ottimo soldato e si merita fiducia! Ha salvato me e Nate, ci ha protetti e io, io mi fido di lui!-

Clint la fissava con le braccia conserte, gli occhi di ghiaccio -Tu ti fidi troppo facilmente delle persone…- Natasha lo fulminò a quelle parole ma Lena non aveva bisogno di aiuto.

Era arrabbiata, accecata dall’odio e in quel momento sentiva solo la rabbia ribollirle dentro il sangue. Fu un attimo.

-Lena!- Vanja e Charles tentarono di richiamarla alla realtà ma lei era persa in quello che stava facendo.

Era persa nel seguire il suo nuovo potere!

Tutte le posate si alzarono dal tavolo, rimanendo a mezz’aria, volteggiando nel vuoto della stanza e in poco tempo anche l’arciere si ritrovò a mezz’aria, tenuto per il collo da una forza invisibile che però capì essere generata da Lena.

Era tenuto stretto attraverso le parti in metallo del suo colletto.

Stava soffocando.

Rimasero tutti allibiti.

Poi James mise la mano su quella che la ragazza teneva ferma sul tavolo e la chiamò -Lena, torna in te! Torna da me!-

La voce del Soldato, quella voce così dolce, si riprese di colpo e così di colpo le posate crollarono sulla tavola e Clint crollò sul pavimento.

Lena era sconvolta, gli occhi spalancati e increduli, le guance arrossate e il fiatone in gola. Come al solito non si era resa conto di quello che stava facendo e si vergognò tantissimo.

-Mi, mi dispiace io…- scappò via.

Era arrabbiata con se stessa.

Non riusciva a controllare quel potere. Non ci riusciva! Era come se il potere si impossessasse piano piano di lei!

E aveva paura, paura di avere quel potere terribile dentro di se per sempre.

 

 

 

-Porca miseria!- Tony sbottò ancora sconvolto da quello che aveva appena visto.

Banner e Natasha aiutarono Clint a rimettersi in piedi. L’arciere era furioso ma non per quello che Lena gli aveva fatto, in fin dei conti se lo era meritato. Era arrabbiato con Vanja e il Professor Xavier

-Cosa significa questo?-

-Clint…- Vanja capì il suo furore.

-Ha un nuovo potere? già con l’altro si sta consumando da sola, ora cosa significa questo?- era accecato dalla rabbia e in quelle parole James fu l’unico a percepire il legame che l’uomo aveva con la ragazza. In realtà anche Natasha lo capì, Clint era preoccupato per lei!

-Perché, perché ha quel potere?- fu Tony a chiederlo, ben consapevole di chi fino ad ora aveva mostrato quel potere tra i mutanti, solo uno!

-Lena è figlia di Erik!-

-Cosa?- Clint urlò isterico.

-La famosa Anya morta nell’incendio, l’ho salvata io. Erik non lo sa, ma ora che lei lo ha scoperto, non lo possiamo più nascondere!-

Clint crollò sulla sedia incredulo.

-Cazzo!- Tony capì la gravità della situazione -Però potrebbe essere un punto a nostro favore!-

-In che senso?- Vanja si allarmò a quelle parole. Non voleva usare Lena per niente al mondo.

-Lena è dalla nostra parte, non credo che Magneto si metta contro una figlia ritrovata da poco!- Tony fissò il Professore -Lei ha detto che dovremmo trovare quelli che ci danno la caccia, prima che loro trovino noi?- l’uomo annuì -Potremmo ideare una trappola-

-Cosa hai in mente, Stark?- Steve si stava interessando alla cosa. Voleva mettere fine a quella storia il prima possibile. Era stanco di nemici, guerre e complotti.

-Tra tre giorni ho una cena di beneficenza alla Torre, potremmo sponsorizzarla un poco e non farci trovare impreparati se ci attaccano!-

-Mi sembra azzardato Tony!- Banner non era molto convinto.

-Però non avendo più nessuno a dirigerci….- Steve fissava la tavolata -Potrebbe essere pericoloso, ma se la gestiamo bene, potremmo farcela. Sempre meglio che essere attaccati noi all’improvviso un’altra volta!-

-Da parte nostra avrete tutto il nostro appoggio!- il professor Xavier si sentì chiamato in causa ma Vanja sbiancò a quelle parole.

Non era per niente convinto!

Poi il professore si illuminò -Dottor Banner si ricorda qualcosa di quello che le è successo?-

L’uomo sentendosi tutti gli occhi della tavolata puntati addosso arrossì, in realtà stava bene, era tranquillo, l’ “altro” era tranquillo! E questo gli bastava.

-Mi hanno catturato dal nulla! Non mi ricordo molto anzi non ricordo proprio niente! Il che vuole dire che posso trasformarmi anche se io sono incosciente, cosa molto negativa! Per quanto sono stato….lui?-

-Per quasi due settimane….- Tony era ancora mortificato.

Banner sospirò -Posso solo indagare dentro di me, a volte facendo yoga riesco ad entrare in contatto con lui, posso vedere cosa si ricorda…-

-Di certo ti hanno sperimentato addosso qualcosa, non sappiamo ancora cosa ma il siero con cui si è infettata Natasha era un mix letale di virus, stanno cercando qualcosa, forse la cura a qualcosa…..- Tony fissò il professor Xavier che annuì.

-Forse, potrebbe essere probabile…-

-Sharon!- la voce di Steve fece sobbalzare la biondina -Mi hai detto che stavi cercando il Dottore per dirgli qualcosa di importante, vero?- la fissò serio e lei annuì imbarazzata.

-Si! Anzi, Dottore deve sapere che poco dopo la compromissione dello SHIELD è successo qualcosa di moto preoccupante, sono spariti molti dossier segreti su Abominio. Ero venuta ad informarla della cosa è stato l’ultimo ordine di Nick Fury prima che sparisse…-

Banner sobbalzò a sentir nominare quel nome.

-E’ stato il tuo ultimo amichetto di giochi, vero?- Tony al solito la buttò sull’ironico.

-Dobbiamo stare attenti, molto attenti!- a quella notizia Xavier si rabbuiò -E noi rinnoviamo il nostro aiuto. Ora come ora dobbiamo essere davvero uniti!-

-Bene! A libera scelta, chi è in squadra?- e a quelle parole Tony lanciò un occhiata a Clint.

I Vendicatori furono tutti d’accordo e anche Sam e Sharon si dichiararono pronti all’azione.

-Sharon, tu ci servi dentro, cerca di rientrare alla base, a quello che resta della base! E scopri chi può essere ancora affidabile e chi no! Sam tu accompagnala e poi raggiungici a New York! Alla torre di Tony!- Steve stava già impartendo gli ordini.

E fu normale per tutti lasciarsi guidare da lui senza protestare.

-Logan?- Vanja richiamò l’attenzione del mutante che finora era stato in silenzio. Non si sentiva ancora troppo coinvolto in quella guerra, ma lo stava per essere -Prendi Nate e portalo al sicuro! Lo voglio lontano da tutto questo!-

-Certo!- l’uomo annuì -Canada?-

-Direi di si!-

Poi fu il turno di James.

Si alzò in piedi stringendo con le mani il bordo del tavolo. Era in difficoltà, ma doveva parlare. Guardò Steve che gli sorrise dolcemente e quel sorriso gli diede la forza -Io so benissimo quello che sono stato! Mi dispiace! Lo so e non posso cancellare il passato, posso solo cercare di riparare ai mali che ho commesso, anche se molte mie azioni sono irreparabili! Io, io capisco il tuo disappunto agente Barton, lo comprendo benissimo ma credimi, non sono più quel mostro! Ho fatto cose orribili, ricordo cose orribili! E il fatto di ricordarle mi fa capire che in realtà io ero cosciente dentro di me ma non potevo reagire, fermarmi! E credetemi non lo dico per giustificarmi ma ho subito molto male anche io. Stavo per uccidere il mio migliore amico, lo stavo per uccidere!- si fissò la mano di metallo -Queste mani sono sporche di sangue innocente e so che non potrò mai pulirle! Però voglio redimermi, voglio aiutarvi, se per voi va bene! Per essere accettato devo chiedere scusa a qualcuno di voi, devo chiedere scusa a te, Steve per aver cercato di ucciderti e anche a Sam e Natasha! A te Natasha devo chiedere scusa per averti fatta diventare quella che sei, una spietata e perfetta spia. Io ti ho allenata Natasha, non so se tu lo ricordi, ti ho allenata e ti ho amata, in un passato lontano. Perdonami per quello che mi hanno obbligato ad insegnarti….- prese fiato. Gli occhi di Natasha si spalancarono a quelle parole e come se le avessero sbendato gli occhi all’improvviso si ricordò tutto. Lo guardò con occhi sereni e lui poté continuare -Ma la cosa peggiore l’ho fatta a te….Wolverine…- Logan lo fissò negli occhi e lesse dolore, dolore e rancore e molta rabbia verso se stesso -Sono stato io, io mi ricordo di averlo fatto!- gli tremava la voce e non solo quella. James stava piangendo -Ho ucciso tua moglie….-

Logan scattò in piedi. Aveva il furore negli occhi -Tu! sei stato tu!? Hai ucciso Itsu e il bambino che portava in grembo?! Tu…- urlò.

-Si! Mi era stato ordinato e io l’ho fatto, io l’ho dovuto fare con freddezza, come era tipico del Soldato d’Inverno! Ho, ho ucciso lei, ma il bambino è vivo! si è salvato, lui ha i tuoi geni!- James si mordeva il labbro -Appena questa storia sarà finita, sarai libero di farmi quello che vuoi!- lo fissò serio.

Logan ebbe un moto di stizza e rabbia ma poi ricadde sulla sedia incredulo -Mio figlio, il figlio mio e di Itsu è vivo?!Io? cosa dovrei fare? Ucciderti? no, non sono più quel tipo di uomo….- nel dirlo Logan fissò Xavier con gratitudine. -Io devo trovarlo! prenderò Nate con me e andremo a cercare suo fartelo, devo ritrovare mio figlio!-

Charles annuì.

Poi Wolverine posò di nuovo gli occhi in quelli del Soldato, li vide preoccupati e persi, con una muta preghiera riflessa in essi -Stai tranquillo! Lena non saprà mai di questa storia, anzi voglio dimenticare tutto!- si alzò e uscì per cercare Nate che era sparito.

Calò il silenzio nella stanza, Steve fissò tutti preoccupato, lui voleva Bucky in squadra ma gli altri? Fu Tony a sciogliere la tensione, come sempre!

-Ooookkkai! Alla faccia delle incomprensioni, comunque io ci sto! Soldato! Per me sei in squadra!-

-Anche per me è ok! siamo tutti in pericolo, dobbiamo aiutarci l’un con l’altro!- Banner concordò con l’amico poi si alzò di scatto -Vado a cercare quella ragazza, io, io devo ancora ringraziarla!-

Natasha lo seguì ma prima di uscire si fermò davanti al Soldato -Non devi chiedermi scusa di niente James. Il passato è passato, ora cerchiamo di aiutarci per sopravvivere!-

James annuì felice e Steve con lui! Vedere la squadra accettare Bucky fu per lui una gioia immensa!

-In realtà mi spiace buttarti in una nuova guerra…- era un po’ preoccupato.

-Ci sono già dentro, Steve! Stai tranquillo e poi vorrei riuscire a farmi un po’ di vendetta!- il Soldato fissò l’amico con rassegnazione ma percepì una presenza alle sue spalle.

Clint si era seduto di fianco a lui, dove prima stava Lena.

Steve si alzò capendo la situazione e andò verso Sam e Sharon, doveva delle spiegazioni alla biondina, la stava deliberatamente escludendo dall’azione ma non voleva metterla di nuovo in pericolo. Voleva essere tranquillo e saperla al sicuro.

Dall’altra parte della tavola Clint e James si fissavano di sottecchi. L’arciere non era abituato alle scuse e alle parole.

Ci mise un po’ a parlare -Non volevo attaccarti così pesantemente, davvero..-

-Non preoccuparti, non ti biasimo! Alla fine almeno abbiamo chiarito molti punti….- il Soldato lo fissava, lo trovò un uomo interessante e provò un moto di gelosia nei suoi confronti -Credo di sapere cosa ti turba in realtà- la voce del ragazzo era seria.

-Davvero?- all’arciere uscì un tono ironico.

James lo obbligò a fissarlo negli occhi.

Ghiaccio contro ghiaccio.

Non fu semplice per nessuno dei due!

-Avevo dimenticato i sentimenti, le emozioni e cosa volesse dire amare qualcuno! Lena me lo ha fatto riscoprire. Io, io credo di essermi innamorato di lei e ti prometto che la proteggerò sempre a costo della mia vita!- Clint deglutì a fatica a quelle parole.

Abbassò la testa giocherellando con delle briciole di pane che erano sulla tovaglia e decise di aprirsi con quell’estraneo che aveva preso il suo posto nel cuore di Lena -Io le ho fatto male! Molto male, le ho spezzato il cuore e voglio solo che lei sia felice. Può odiarmi, non mi interessa ma tu falla felice!- lo fissò negli occhi -E’ l’unica cosa che ti chiedo dato che io non posso più farlo!-

-Te lo prometto quanto è vero che mi chiamo James Barnes!-

Clint lo fissò serio e allungò una mano verso di lui e James la strinse senza esitazione.

Poi il Soldato ebbe un dubbio -La storia di Magneto, tu non sapevi niente, vero?-

-No! E sono molto preoccupato! Lena ha già l’altro potere che la sta logorando, soprattutto se cura qualcuno con il suo sangue, si distrugge….-

-Lo so…- a quell’affermazione Clint alzò gli occhi di scatto e James annui -Si! ha curato anche me con il suo sangue. Avrebbe potuto evitarlo, sai? non era una ferita mortale ma mi faceva stare male dentro e lei l’ha eliminata del tutto dal mio corpo!-

-Lena è fatta così, solo che questo nuovo potere e il fatto di essere figlia di quel mostro….-

-Lei non lo reputa così…- gli occhi innocenti del Soldato si fecero scuri, voleva capire e sapere di più su questo Magneto!

-Ma lo è e lei, lei si fida troppo, come ho detto prima! Non era rivolto a te in particolare! Dobbiamo proteggerci tutti a vicenda!-

James annuì poi gli venne una domanda spontanea che non seppe trattenere -Agente Barton…-

-Chiamami Clint per favore..-

-Clint! ma tu con Lena e Natasha come, cioè…chi ami?- sapeva che era una domanda imbarazzante e di cui forse poteva fare a meno ma la fece lo stesso e Clint capendo a cosa si riferisse il giovane chinò il capo colpevole.

-Non ne ho la più pallida idea! Credimi! So solo che le sto perdendo tutte e due. Lena ha te e ‘Tasha prima o poi dovrà accettare i suoi sentimenti…- sogghignò amaramente.

-Anche tu hai capito che…-

-E’ logico! il Capitano è trasparente come l’acqua e Natasha ultimamente è strana e lo è diventata dopo Washington! Io, vedi, io le voglio solo felici! Steve è un bravo ragazzo e saprà darle quello che lei in realtà non osa chiedere! E Lena, be’, ci sei tu con lei e la cosa mi tranquillizza!- l’arciere si alzò -Ora vado a vedere come ci organizziamo stasera, sarà un viaggio breve ma intenso, lo so già!-

James lo vide allontanarsi ma lo fermò -Clint!-

L’uomo si volto e lo fissò interrogativo.

-Grazie!-

-Ma smettila!- e l’arciere sparì su per le scale.

Il Soldato era rimasto solo o meglio c’era Vanja con lui, seduto a capotavola e con la testa persa nei suoi pensieri. Cosa strana per il vecchio ma James capì che c’era qualcosa che non andava.

-Vanja?!- richiamò la sua attenzione.

-Ragazzo mio!- il vecchio sorrise debolmente.

-Cosa ti preoccupa, Vanja?- voleva capire.

-Questo piano, non ne sono sicuro, per niente! siete troppo esposti! E poi non sappiamo chi abbiamo davvero contro, ho paura! Ti prego proteggila! sempre! soprattutto da se stessa!-

James non capì subito ma poi ricordò gli occhi vitrei che Lena assumeva ogni volta che usava quel nuovo potere, il vuoto in quelle orbite di solito belle ed espressive! Il vuoto e il sorriso maligno sulle labbra!

Era come se si trasformasse.

-Non devi neanche chiedermelo, io la proteggerò sempre Vanja, sempre! a costo di farmi uccidere da lei stessa io la proteggerò sempre!

Vanja a quelle parole ebbe un brivido di paura. Il Soldato era sincero e pregò che il destino non decidesse mai di mettere contro la sua “bambina” all’uomo di cui si era innamorata!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo decimo ***


Nate appena sentì sua sorella (per lui Lena sarebbe stata sempre sua sorella!) sbottare in quel modo contro l’uomo che aveva le frecce, si nascose sotto il tavolo e quando vide i piedi della ragazza scappare via in giardino la seguì inosservato.
Era preoccupato per lei.
E le si gettò tra le braccia come un fulmine appena le fu vicino, stringendola forte -Non voglio che sei arrabbiata! O che ti facciano arrabbiare!-
-Cucciolo! Tranquillo…sto bene!- ma aveva gli occhi lucidi e arrossati. Era infuriata con Clint….e ancora un po’ arrabbiata con Vanja e Charles!
Era stanca…ecco la verità, stanca di tutta quella storia! Voleva prendere Nate e James e scappare via, lontano in un posto di pace!
Basta odio.
Basta guerra!
James non ne aveva bisogno! E neanche lei!
Natasha e il Dottor Banner li trovarono così, abbracciati su un dondolo del giardino della villa.
Appena l’ombra dell’uomo si fece visibile Nate spalancò gli occhi curiosi -Ma…ma tu sei davvero Hulk?-
Banner sorrise divertito e con un velo di dolcezza negli occhi.
-Diciamo di sì piccolino!- gli strofinò i capelli poi guardò la ragazza -Mi spiace disturbarvi! Volevo solo ringraziarti….so che sei stata tu a rimettermi  a posto…quindi…-
-Non deve preoccuparsi Dottore! Davvero! È il mio potere…è giusto che io aiuti gli altri!- Lena si era alzata per stringere la mano dell’uomo.
-Non avevo mai incontrato dei mutanti, ne avevo sentito parlare ma…- si tirò sul naso gli occhiali -Posso essere sincero?....ora mi sento meno inadeguato ad affrontare il mondo…-
Lena capì quello che l’uomo voleva dire e percepì il tono di voce pacifico e forse un po’ rassegnato -Siamo tutti più o meno sulla testa barca Dottore….mi creda!- poi si illuminò -Lei...lei è molto amico di Stark vero?-
L’uomo arrossì un poco -Molto amico non lo so!….forse con la signorina Potts sono uno dei pochi che riescono a sopportarlo ventiquattrore su ventiquattro! Come mai ti interessa?- era incuriosito dalla domanda.
-Nate…il cucciolo qui è un piccolo adepto dell’uomo di metallo! Ma è molto timido e non sa come avvicinarlo…potrebbe dargli una mano?- Nate si illuminò sentendo le parole della sorella.
-Certo! Vieni piccolo...ti porto dal nostro amico di metallo! E mi raccomando!...tormentalo di domande!!!-
Il Dottore prese la piccola manina del bambino e si avviò con lui nella villa, anche se li vide sparire Lena sapeva di non essere sola.
Se la ritrovò davanti in un attimo e anche se era in una misera tuta grigia e portava ancora un po’ il pallore della malattia per Lena c’era solo una parola per definirla: meravigliosa!
Natasha era meravigliosa. Punto!
-Ciao! Scusami ma volevo ringraziarti anche io..- la Vedova sembrava titubante…non era abituata alle scuse.
E Lena lo capì.
-Come ho detto al Dottore non ce n’è bisogno! Davvero!- si risedette sul dondolo e le fece cenno di farle compagnia.
Natasha lo fece volentieri.
-Lena?...ti chiami così vero?- gli occhi della Vedova sembravano dolci.
-Si in realtà ho scoperto di chiamarmi Anya…ma sono troppo abituata al mio finto nome…quindi chiamami pure Lena…- la fissò a sua volta.
-So bene cosa vuoi dire…-
-Giusto…Natalia…Natasha….io come devo chiamarti?-
-Natasha va benissimo! Ormai mi sono legata a questo nome…- abbassò gli occhi per poi rialzarli curiosi -Posso farti una domanda?-
-Certo!- Lena era pronta ad un interrogatorio su Clint ma la Vedova la  stupì.
-Ti fidi davvero di lui? Del Soldato d’Inverno?- era seria. Molto seria.
Lena sospirò e ci mise un po’ a risponderle -Si!...io mi fido di lui! James sa quello che è stato…ne è pienamente cosciente, credimi! E credimi anche quando ti dico che per lui non è facile! Si odia….e sta male! Io e mio nonno lo stiamo aiutando…ma molte volte si perde nel suo mondo buio…una mattina l’ho trovato con un coltello in mano….io ho sempre cercato di non fargli più toccare armi….ne ha rigetto anche lui! Ma quella mattina…era lì, assorto nei suoi pensieri, si fissava il polso e faceva passare la lama del coltello sulla pelle…appena ho visto il primo goccio di sangue uscire ho urlato il suo nome….lui si è voltato di scatto facendo cadere il coltello e vedendomi impaurita ha capito quello che stava per fare. Non se ne era reso conto…ci vorrà ancora molto perché possa tornare a sentirsi normale! Ritrovare un equilibrio…però io mi fido di lui…lui è come tutti noi…- lasciò cadere il discorso.
-In che senso?- Nat in realtà aveva ben capito quello che voleva dire la ragazza.
-Ho sempre odiato lo SHIELD e anche gli X-Men….non sono tanto diversi dall’HYDRA! Loro…loro ci usano a loro piacimento!...io…io vorrei scappare via! Portarmelo via! James non ha bisogno di un’altra guerra…di altro odio e dolore! Nessuno di noi ne ha bisogno!- la fissò dritto negli occhi, in pochi avevano avuto il coraggio di farlo e Natasha notò quanto quegli occhi verdi fossero puri…come quelli di Steve!
-Ma non abbiamo scelta..- a Natasha uscì un fil di voce…perché si stava sentendo così male dentro?
-Lo so…non abbiamo scelta….è il nostro destino…- Lena annuì.
Poi Natasha si morse un labbro -Tu…ti sei innamorata vero?-
Lena non poté che annuire.
-E Clint?....lo odi?-
-Non lo odio… Clint avrebbe dovuto solo essere sincero…solo questo!- sorrise amara -E tu?-
La Vedova arrossì di colpo…cosa voleva sapere quella ragazza?
-Io…io so il tuo passato Natasha! Mi…mi dispiace davvero…ma quando curo le persone prendo parte dei loro ricordi…so cosa è successo tra te e James…e so di te e Clint….ma soprattutto so cosa stai nascondendo nel tuo cuore ultimamente!- Lena parlava tranquilla…senza malizia o rancore nella voce…voleva solo essere sincera e se poteva…darle anche una mano!
-Mi spiace…per James e anche per Clint…io…- la rossa tentò di giustificarsi ma Lena la fermò.
-No!...no tranquilla….cosa devi giustificare scusa? Credo che di James non ti interessi più molto…in quel senso! E Clint….ha fatto la sua scelta! Come ho detto avrei voluto solo un po’ più di sincerità!-
-Non mi ricordo molto del mio legame con il Soldato…mi ha addestrata lui, so solo questo e non voglio sapere altro! Clint invece….bè lui…lui mi ha salvata! Da me stessa e dal mondo….tra e me e lui c’è un legame profondo, so che lui mi ha amato veramente e io forse ho amato lui…ma…- si bloccò.
Stava davvero per confessare a quella ragazza ciò che negava anche a se stessa?
-Ma ora ti trovi a provare qualcosa per il Capitano Rogers, vero?-
Nat spalancò gli occhi a quelle parole…era la prima volta che veniva messa davanti all’evidenza di quei suoi sentimenti.
-Io…io…- Natasha Romanoff in difficoltà. Pregò che Stark non vedesse la scena se no era fottuta!
-Non devi esserne spaventata, Natasha! È normale provare sentimenti…-
-Non per me! O meglio…io li ho sempre controllati! Con lui…con lui non ci riesco! Mi sento trascinata dalla sua sola presenza! E agisco senza pensare!-
-Perché il Capitano è limpido e trasparente…e penso trasmetta questa cosa a chi gli sta intorno!-
Natasha sospirò -Non penso però che sia ora il momento di parlargli…-
-Forse non lo è…ma lui è altrettanto cotto di te! Lo si vede benissimo…quindi prima o poi…parlate! E chiaritevi!- Lena la fisso -Natasha non sei un Cuordighiaccio come dice Stark! Forse sei più un Brontolorso che ha bisogno di amore…-
Natasha sorrise a quelle parole -Sei una bella persona Lena, sono felice di averti incontrata e sono felice di averti al mio fianco in questa nuova guerra…-
-Lo stesso vale per me!- era sincera e la Vedova lo capì.
-Nessun rancore allora?-
-E per quale motivo? Il passato è passato!-
-Hai ragione!...ma devi sapere una cosa….parte del tuo passato non si è mai davvero separata da te! Clint….vedi….mi ha amato e forse mi ama ancora….lui ha un modo strano di amare le persona…lo sai bene! Però…lui tante volte si isola in un mondo tutto suo…e quel mondo è collegato a te! Ne sono sicura…-
Lena ebbe un brivido -Io…io gli voglio bene…..gliene vorrò sempre….credo di dovergli delle scuse…- la rossa annuì.
Poi una voce le richiamò all’ordine, Stark le stava inviando a rientrare in casa per preparare la partenza.
-Però tu promettimi di parlare con Steve!- Lena fissò la rossa con occhi furbetti.
-Ci proverò….posso prometterti questo!-
E rientrarono assieme in quella villa semi vuota.
 
 
 
La cosa più difficile fu separarsi da Nate.
Non si erano mai lasciati e Lena sentiva un male dentro di se, un senso di pesantezza al cuore che la stava divorando.
-Promettimi che farai il bravo! Che non farai arrabbiare Logan e sarai obbediente!-
-Te lo prometto!- lo stringeva forte e anche il piccolino era un po’ titubante a quella separazione.
Gli occhi lucidi e arrossati, Lena decise di lasciarlo andare -Logan!-
-Stai tranquilla! Ci penso io a lui! Ma tu promettimi di essere cauta…in tutto!-
-Sissignore!- si abbracciarono poi l’ombra del Soldato la richiamò all’attenzione. Il ragazzo si era avvicinato e stava dando una cosa al piccolo Nate.
-Volevo dartelo prima di partire per venire qui! Spero ti piaccia….- il bambino si illuminò…un peluche di una delle tartarughe ninja lo stava fissando.
-E’ Donatello!-
-Certo!...è il tuo preferito, no?- James gli accarezzò la testa con affetto.
-James!- Lena lo chiamò dolcemente.
-Si è dimenticato la rana!...io…ho trovato questa cosa e volevo dargliela!- arrossì. Nate gli saltò al collo per ringraziarlo, Lena gli diede un piccolo bacio a stampo.
-Grazie…-
La macchina di Logan partì poco dopo, direzione Vancouver…prima tappa di un lungo viaggio!
-Come ti senti?- Vanja si avvicinò alla nipote.
-Male…- 
-E’ in ottime mani Lena…lo sai benissimo!- la strinse a se.
-Ma è la prima volta che mi stacco da lui!- la ragazza si lasciò coccolare un po’ da suo nonno -Mi mancherà tantissimo!-
-Lo so bambina mia! Lo so…ma noi abbiamo una missione!-
Lei annuì poi la voce di Steve li avvisò che erano quasi pronti per partire.
-Come ci dividiamo?- Natasha pose la questione della divisone dei gruppi.
-Io vado con Charles  e i bagagli…usiamo la tua auto Lena, va bene?- la nipote annui -Voi dividetevi come meglio credete!-
Sam e Sharon erano già partiti per Washington, Tempesta si sarebbe unita al gruppo per aiutarli.
La villa rimaneva in mano a Ciclope, Jane e Kurt…pronti ad intervenire di corsa in caso di pericolo per i ragazzi.
-Bene! Cara Natasha ottima domanda!- Tony sogghignò aggiungendo alle orecchie di Banner -Io lascerei le coppiette da sole ma non so se Legolas la può prendere bene?- e lanciò un’occhiata a Clint che si era avvicinato a Lena per aiutarla a caricare delle cose in auto.
-Posso?- le prese una valigia dalle mani, Lena lo guardò stupita ma annuì. Ci misero un po’ prima di parlarsi.
-Senti Clint….io…mi dispiace….per prima….- si bloccò e permise all’arciere di studiarla con i suoi occhi azzurri.
-Non è colpa tua!- gli uscì una voce dolce…dolce ma con una sfumatura amara.
-Invece si! È un mio potere…io…io devo imparare a dominarlo….-
-Lena! Davvero…stai tranquilla!- Clint le sorrise debolmente -Imparerai con il tempo….-
-Ma se faccio del male a qualcuno?...hai visto cosa ti ho fatto!...io…io non volevo ma mi hai fatto arrabbiare e quando sono arrabbiata non lo controllo….e…e…- si stava sfogando con lui…stava confessando proprio a lui quel pensiero angosciante che la tormentava da giorni.
Perché? Perché lui?
-E niente! Io me lo sono meritato! E tu imparerai a controllare anche questo potere….ma stai attenta con Magneto! Ti prego!...io…io ho parlato con il Soldato…abbiamo chiarito e credimi, lo voglio anche io in squadra…è un bravo ragazzo e si merita davvero una seconda possibilità! …poi….ti vuole bene…e mi basta questo…- Clint abbassò gli occhi colpevoli. Colpevoli di un qualcosa che solo lui e Lena sapevano.
E lei si perse, si perse un attimo nello sguardo dolce dell’uomo…quello sguardo che l’aveva avvolta mille volte, molti anni prima. Uno sguardo pulito…come quello che aveva la prima volta che lo vide alla fattoria di suo nonno.
-Volevo anche chiederti scusa per quello che è successo ieri sera…io non volevo provocarti…davvero…- e l’arciere era sincero.
-Non preoccuparti…- era arrossita. Lo sentiva. E stavolta lo aveva fatto alla luce del sole…davanti a lui che lo notò….Lena lo capì dal modo in cui lui la guardava…in quel modo dolce…con occhi innamorati.
“Clint”…lo pensò e le fu difficile pensarlo in quel modo.
-Va bene polentoni!...io mi prendo le ragazze e voi quattro fate come volete!...ma non ribadite se no niente Iacuzzi nelle camere che vi aspettano alla Tower!-  la voce di Tony li riportò alla realtà e Lena fu grata all’uomo di metallo per averla salvata da una situazione più che imbarazzante!
 
 
 
-Sharon!- la voce di Sam risuonò nell’abitacolo dell’auto.
Il ragazzo aveva abbassato la musica per farsi sentire meglio, la biondina aveva assunto un mutismo innaturale…non che fosse una chiacchierona, anzi…ma la voce la faceva sentire…. l’aveva sempre fatta sentire!
Dopo tutta quella storia però Sharon era cambiata…era diventata molto più cupa e tormentata e Sam aveva ben capito il perché.
-Sharon!?- lo ripeté di nuovo e lei sussultò.
-Si?...scusami io…. Stavo…- tentennò.
-Pensando a Steve?- il ragazzo lo disse con dolcezza, niente malizia o cattiveria. Avrebbe voluto vederli insieme…li trovava belli e perfetti e sapeva che il sentimento della ragazza era sincero….aveva passato quattro giorni in ospedale con lui aspettando che Steve si riprendesse dopo i fatti di Washington…ogni giorno fiori freschi e tante cure amorevoli! Ma il Capitano al solito si era complicato la vita…già!
Innamorarsi della Vedova Nera…..uno come Barton poteva...per molti, troppi e ovvi  motivi che Sam neanche voleva sapere del tutto! Uno come il Soldato anche…..ma Steve?...il puro e immacolato Capitan America…..?
Sharon a sentir nominare il nome del Capitano, il nome vero…sbiancò per poi arrossire come una ragazzina di quindici anni.
-E’ così evidente?- il suo volto si fece preoccupato.
-Guarda che non devi vergognarti!-
La biondina si morse un labbro poi decise di sfogarsi con l’amico -Perché? Perché non mi ha voluto al suo fianco?...va bene, non mi vuole come ragazza….lo posso accettare, lo devo accettare! Non si può obbligare qualcuno ad amarti! Ma almeno a combattere…..io…io voglio stargli vicino, Sam! Io voglio sapere che sta bene e che posso aiutarlo!- disse questo tutto d’un fiato e il ragazzo sospirò.
-Come hai detto non si può obbligare qualcuno ad amarci…..ma lui ti vuole bene, molto bene! Per questo non ti vuole in mezzo allo scontro diretto! Vuole tenerti al sicuro, saperti protetta equivale per lui a poter combattere con un pensiero in meno. Non è che ti vuole lontano per chissà quale motivo…non farti paranoie insensate!- la guardò di sottecchi.
-Ma io sono un agente, Sam! Io voglio combattere chi sta facendo questo agli Avengers! Chi ha distrutto la mia più grande sicurezza…lo SHIELD!- era arrabbiata, ma non solo con il Capitano e questo Sam lo capì.
-Lo stai facendo! Hai un ordine da eseguire….un ordine dato dal Capitano!...cercare di capire cosa rimane dello SHIELD, dell’HYDRA e soprattutto sapere se ci sono persone di cui possiamo ancora fidarci!...ed è un compito molto importante!....lo sai anche tu!-
Lei lo fissò un poco e i tratti del suo volto si addolcirono di colpo -Hai ragione….scusami, Sam!...sono una stupida…ho un compito! E lo porterò a termine!-
Sam sorrise -Poi….sai…non devi arrenderti!- la buttò lì  e lei si incuriosì.
-In che senso?- non aveva capito….non capì davvero.
-Steve si è preso una sbandata bella e buona…e anche se nell’ipotesi più assurda Nat lo ricambiasse…stiamo sempre parlando della Vedova Nera….Natasha non può esporsi più di tanto. Natasha ha bisogno di qualcuno come lei al suo fianco….e Steve è tutto fuorché un calcolatore…razionale e cinico…-
-Però lei è…è…- Sharon rimase sorpresa da quelle parole.
-Bellissima?- Sam finì per lei -Si! Lo è…dio mio se lo è! Natasha ti ammazza…ed è un fenomeno…..io le voglio molto bene…ma anche tu sei bella e affidabile! più che altro sei molto più adatta ad uno come Steve!- Sam parlava con il cuore.
Lui voleva davvero molto bene a Natasha….per un periodo più o meno breve era cotto di lei! Ma aveva imparato a capire che era la prassi per ogni maschio che entrava in contatto con la russa. Ma voleva molto bene anche al Capitano…e non riusciva a trovarli compatibili! Non era tranquillo per i sentimenti del suo amico.
Non era per niente tranquillo! Steve si sarebbe fatto male…se lo sentiva. Natasha lo avrebbe ferito inevitabilmente ….lo avrebbe fatto e se ne sarebbe sentita in colpa per tutta la vita. Sam sapeva anche questo.
Quei due rischiavano di farsi solo del gran male!
-Eccoci!- stavolta fu Sharon a ridestarlo dai suoi pensieri.
Erano davanti ad un’area recintata, pieno centro di Washington…l’area su cui sorgevano i resti dello SHIELD!
-Pronta?-
-Si!....primo passo…poi dobbiamo rintracciare Fury!  A tutti i costi!-
Era tardi e faceva buio…nessuno in giro. Trovarono un punto facilmente scavalcabile e dopo aver caricato le pistole entrarono in quell’oscurità con tutti i sensi ben in allerta.
 
 
 
Sulla strada per New York le due jeep stavano viaggiando a velocità moderata. Alla fine aveva vinto Stark…le ragazze erano finite con lui.
Nell’altra jeep Steve guidava tranquillo e il silenzio regnava nell’abitacolo. Ma non era un silenzio noioso o imbarazzante…era il silenzio di quattro persone perse nei loro pensieri…più o meno collegati tra loro, ma ognuno con la sua personale priorità.
Fu Clint a rompere quel muro di silenzio -Dottore…come si sente?- avere in auto Hulk implicava sapere come poteva andare a finire!
-Agente Barton…se intende dire come sta “lui”…..be’…devo dire che sta bene…è molto tranquillo! Da quando sono stato curato da quella ragazza...mi sento più rilassato….si sente più rilassato!-
-E’ perché Lena si è presa una parte del tuo dolore. E’ una cosa che non può controllare, si prende le malattie ma anche ricordi….e quasi sempre quelli più dolorosi…- Clint fu molto eloquente.
-Non lo avrei mai immaginato…..mi dispiace, davvero….- Banner era stupito -Credo però di ricordami qualcosa….del rapimento. Mi ricordo gente in nero…camici e maschere nere….ma non ho mai sentito nominare l’HYDRA….non posso dire chi fossero…mi spiace!...ma stavano cercando una cura…questo si! Mi hanno fatto prelievi e iniettato cose strane….forse cercano la cura a qualche malattia incurabile…e volevano testare la reazione con un sangue infestato dai raggi Gamma….- era una delle poche volte in cui Bruce Banner parlava di Hulk come parte di se stesso…non se ne rese conto….non si rese conto di aver usato l’io per raccontare cose successe all’  “altro”…e non se ne accorsero Steve e Clint….se ne accorse Bucky….ma non lo fece notare….se ne accorse e si fissò la mano di metallo…. “Forse anche io ti accetterò davvero prima o poi”….un piccolo pensiero che gli attraversò il cervello.
E gli uscì anche un pensiero semplice  -Anche io non mi ricordo molto del mio tempo passato sotto l’HYDRA….venivo congelato il più delle volte….non mi ricordo nomi o volti…non ero programmato per questo….-
-Buck! Tranquillo!- Steve intervenne subito per evitare che l’amico si agitasse.
-Pierce è morto…e anche il teschio Rosso…mi ricordo un nome…Lukin….ma non so se è frutto della mia fantasia o cosa!-
-Aleksander Lukin….è stato un generale sovietico, durante la Guerra fredda…probabilmente era lui a guidarti in quel periodo…- Clint era serio -Credo avesse dei contatti anche nel progetto della Red Room Accademy…quello in cui fu coinvolta ‘Tasha!- lasciò cadere il discorso ma notò l’occhio di Steve a quelle parole.
-Clint?- la voce del Capitano era fredda. Ed era una delle poche volte in cui chiamava l’arciere per nome -Chi è Natasha?...cioè insomma…perché è così?-
James si gelò a quella domanda, conscio di essere la principale causa della formazione della Vedova Nera…ma sapeva che Steve non lo stava accusando di niente, voleva solo sapere…conoscere qualcosa che Natasha di sua volontà forse non gli avrebbe mai raccontato.
-Capitano…mi dispiace ma dovresti chiederlo a lei! Natasha non ama parlare del suo passato…e non ama che si parli di lei…se glielo chiedi però…credo che potrebbe lasciarsi andare con te…- quelle parole all’arciere pesavano…pesavano molto…ma erano la verità per lui! Steve percepì lo sguardo rassegnato dell’amico e lasciò cadere il discorso.
-A proposito…chissà come se la stanno cavando le ragazze in auto con Stark….le starà facendo diventare pazze!-Banner stemperò un poco la situazione che sentiva tesa….un turbinio di emozioni stavano invadendo il cuore dei suoi amici…e non sapeva se erano emozioni positive o negative!
 
 
 
-Stark! La salvo solo per la colonna sonora che ha in macchina!-  le casse stavano pompando a medio volume “Fear of the Dark” degli Iron Maiden.
Natasha e Tempesta si erano appisolate sui sedili posteriori.
Lena si era dovuta arrendere a passare il viaggio in compagnia del guidatore.
-Ma allora sei te che hai dato un po’ di infarinatura musicale a Legolas! Meno male!....sono contornato da vecchi! Non sono riuscito neanche a corrompere il bell’addormentato!- l’uomo si finse contrariato.
Lena sorrise a quella battuta, Stark in fin dei conti era un miliardario, egocentrico con la battuta sempre pronta!
E non erano così male le sue battute!
-Quel bambino….tuo fratello…- l’uomo divenne serio.
-Nate?-
-Si! È molto sveglio….ha un potere eccezionale….-
-Il suo cervello è sopra la norma di molto….ha vinto tutte e tre le edizioni del premio “Stark per giovani geni”!...ti stima molto…no! Anzi ti venera…- la voce si fece sarcastica ma senza cattiveria.
-Lo so!- Tony sembrava felice della cosa -….mi sembrava di aver già sentito il suo nome….poi ho fatto due più due!- sorrise felice -Gli ho promesso che finito tutto questo avrà una borsa di studio a vita per studiare quello che vuole…-
-Signor Stark…. Io…- Lena era stupita.
-Chiamami Tony! E dammi del tu!…mi piace quel bambino…è sveglio e curioso! spero solo che l’animalaccio che si è ritrovato come padre accetti la proposta!-
Lena sospirò -Non sarà facile per Logan...ma è un bravo uomo!-
-Lo so…lo so…lo stimo, stai tranquilla! E sono convinto che con lui Nate sia al sicuro!-
La ragazza rimase un attimo in silenzio -Sai?....non credevo avessi un cuore?- era ironico e Tony lo capì ma lei poi si fece seria -Non solo per Nate…ma anche perché hai accettato James …senza fare una piega…-
-Il Soldatino si merita un’altra opportunità…tu hai ragione….- rise, poi si batté il petto -E poi si…ce l’ho un cuore…piccolo e minacciato costantemente da questa scheggia…..ma c’è!-
-Lo avete tutti un cuore….l’importante è che ve ne rendiate conto- Lena diede una fugace occhiata a Natasha ancora addormentata dietro di lei.
-In realtà io ho bisogno di voi tre….- la voce di Tony la colse di sorpresa.
-Di noi tre?...- ripeté lei -Ma tu non mi conosci neanche…!-
-Sei una donna e questo mi basta! Certo…tra te e Cuordighiaccio non so chi è più maschiaccio nel profondo…ma spero che la signorina Tempesta ci aiuti….vedi io….io devo….- tentennò.
Per la prima volta in vita sua Tony Stark tentennò nel parlare.
Non era proprio vero…tentennò di brutto quando ebbe Pepper tra le mani per la prima volta…quando poté amarla per la prima volta, trovando un conforto inaspettato.
Ma stava parlando di qualcosa riguardante Pepepr…quindi l’emozione era forte.
-Devo comprare un anello!- lo disse di getto.
-Anello?- Lena alzò la voce.
-Si…- la guardò di sottecchi.
-Tony Stark…si vuole accasare?- era incredula.
-Forse è il momento…..- Tony sorrise beffardo.
-Che Thor mi possa fulminare ora! Devo avvisare Pepper di scappare!- Natasha si era svegliata e capito il tema dell’argomento di conversazione tra Lena e Stark se ne uscì con la sua solita schiettezza disarmante!
-Bentornata tra noi Cuordighiaccio!-
-Stark! Vuoi davvero sposare Pepper?!- anche la russa era incredula a quella notizia. Ma neanche più di tanto…conoscendo quanto fosse adorabile la signorina Potts e come solo lei riuscisse a trasformare l’uomo di ferro in una persona più o meno amabile!
-Si!...e voi mi aiuterete a scegliere un anello che possa piacerle!- era categorica.
-Andiamo bene! Ma lo sai vero che sta per scoppiare una guerra e che noi siamo minacciati da chissà chi?....per te è solo un gioco?-
-No! Assolutamente…ma devo dare delle sicurezze anche a Pepper…se le merita!-
 -Bè…l’amore vince sempre…e in tutto questo caos un po’ di normalità…ci farà solo bene!- la saggezza di Tempesta che si era appena risvegliata.
-Stiamo arrivando….quanto mi sei mancata New York!- Tony si illuminò.
Dal buio dell’orizzonte iniziarono a comparire le luci della “città che non dorme mai”.
Lena ebbe un brivido…non capì per cosa ma quel brivido le corse lungo la schiena facendola sudare freddo.
Neanche abbracciare James appena scesero dall’auto l’aiutò a scacciare quella brutta sensazione di pericolo.
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo undicesimo ***


*Scusate tantissimo il ritardo...è un capitolo un po' così..prometto di velocizzarmi!!!! grazie mille a chi lascia recensioni ma anche a chi legge e basta!!
Vi adoro tutti!!!!




Che quel posto fosse rimasto tale e quale a come l’avevano lasciato dopo lo scontro con l’HYDRA…confermava la tesi che dello SHIELD e dell’ HYDRA stessa fosse rimasto ben poco.
Almeno questo pensava Sharon mentre si aggirava per i piani desolati e in rovina dove avevano avuto sede gli uffici più importanti della struttura a sua memoria.
-Non c’è molto tra queste macerie….- Sam la stava seguendo fianco a fianco, non la mollava neanche un secondo…vero che l’agente 13 era in gamba, ma era meglio non fidarsi troppo di un posto che stava cadendo a pezzi ed era stato lasciato al dominio di topi e ragni.
-I sotterranei….dove tenevano gli aerei e tutte la armi! dobbiamo scendere…- Sharon era risoluta.
-Va bene…ma come?...gli ascensori non sono affidabili e le scale….- Sam fissò la tromba delle scale, metà della rampa era crollata, sparita nel nulla e riprendeva due piani sotto il loro.
-Ti fidi di me?- la biondina lo guardò speranzosa.
-Se hai un piano?-
Sharon ruppe il vetro di sicurezza della pompa antincendio e fece srotolare la pompa di gomma, era abbastanza resistente e la gettò giù nel vuoto delle scale mancanti. Non arrivava precisa al pianerottolo che interessava i ragazzi ma con un piccolo salto ci sarebbero arrivati in sicurezza.
-Ero la migliore nelle arrampicate e nelle discese durante gli allenamenti…- sorrise.
-Ottima idea! Vado prima io…così mi assicuro che possa reggere il nostro peso…e quando sei vicina ti aiuto a scendere, ok?-
-Ok!- voce sicura
Sam  scese rapido, tentennò un attimo a metà perché gli scivolò una mano ma arrivò sano e salvo al pianerottolo sottostante.
Sharon fu agile come una gatta. La cosa non stupì il ragazzo, anzi lui avrebbe voluto che ci fosse Steve con loro…quella era la Sharon che avrebbe potuto farlo innamorare!
Ne era certo!
Continuarono la perlustrazione di quel posto buio e silenzioso, facevano attenzione a tutto, ma i passi leggeri risuonavano nell’oscurità e il loro respiro risultava percepibile e pesante.
Ma erano soli!
O meglio…così credevano!
C’era una luce proveniente da una stanza di uno dei piani rialzati.
Sam fu il primo a notarla, fece un cenno a Sharon di fare silenzio e salirono la scala in ferro lentamente, davanti alla porta arrugginita si fermarono un attimo.
Il ragazzo guardò la biondina fisso negli occhi e lei annuì convinta di quello che stavano per fare, con un calcio Sam spalancò la porta, la luce dell’interno li accecò per una frazione di secondo ma quando si abituarono all’ambiente, quello che videro li lasciò senza fiato.
 
 
 
Nello stesso momento in cui i due agenti spalancarono quella porta arrugginita, Tony Stark, da buon padrone di casa, apriva le porte delle camere dei suoi ospiti…e lo fece schiacciando un solo pulsante.
-Fammi capire….controlli anche le nostre uscite?- Clint era basito.
Sette porte si aprirono tutte assieme, allineate lungo un corridoio, la parete opposta alle porte era una vetrata, scura all’esterno ma che permetteva loro di avere una delle migliori panoramiche sulla vita notturna di New York.
-Sarei tentato caro Barton…ma rispetto i miei amici. Organizzatevi come volte, tanto sono tutte uguali e con tutti i comfort…vi aspetto tra un’ ora nel salone che piaceva tanto a Bambi, c’è un bel buffet per tutti!...così delineiamo il nostro “piano”!- Tony sottolineò la parola piano con le virgolette fatte con le dita. Non avevano un piano….almeno non ne avevano uno stabile! Forse non arrivavano neanche al 12%!
-Bambi?- James era perplesso.
-Ti spiego poi….- Steve aveva ben capito il riferimento al fratello un po’ egocentrico del loro amico divino.
-Ah!...in tutte le stanze c’è un matrimoniale….quindi….- Tony ghignò -Ora scusate ma ho una persona che mi aspetta!- e si volatilizzò in un secondo sotto lo sguardo infuocato di Clint, Steve e Bucky.
-Bene- il Capitano era titubante -Come ci disponiamo?-
-Se non vi dispiace io prenderei l’ultima…era quella dove stavo quando soggiornavo qui!- il Dottor Banner si fece avanti timido e nessuno ebbe da ridire.
Si sistemarono come venne.
-Vuoi una mano?-Clint aiutò Natasha con il bagaglio, anche se misero, non lo fece per infastidire Steve o cosa…era solo una sua abitudine di quando andavano in missione assieme fingendo di essere una coppia. Steve era comunque già entrato in una delle stanze permettendo a Bucky di stare un po’ solo con Lena.
-Cosa c’è Lena?- il ragazzo l’aveva raggiunta nella stanza in cui la vide entrare.
-Niente…- lei tentò di mentire. Ma era troppo evidente che avesse qualche pensiero negativo in testa.
-Sei preoccupata per Nate?- James le si era avvicinato e con dolcezza le stava accarezzando i capelli corti.
-Anche…ma mi fido di Logan!- lo fissò negli occhi e decise di aprirsi con lui -Ok!...va bene…sono preoccupata! Tutta questa storia non mi piace….non abbiamo neanche un vero piano!- si sedette sul letto, stanca.
-Anche tuo nonno è preoccupato!- James le si sedette di fianco.
-Ma è ovvio…se ci attaccassero e fossero in troppi?...non basta essere degli Avengers o dei mutanti…e se invece non ci attaccassero e andasse tutto in una bolla di sapone?!-
Il ragazzo la strinse a se.
-Qualunque cosa succeda…noi ci proteggeremo a vicenda! Lo sai! Siamo una squadra…o meglio ci proviamo! E poi….io non permetterò mai che ti succeda qualcosa! Mai!- lei strinse la mano del ragazzo e annuì.
-Ora vai…tar poco dobbiamo vederci tutti…riposati un po’!-
James uscì di malavoglia ma il finto sorriso di Lena lo ingannò e lo portò a lasciarla sola, con i suoi pensieri.
 
 
 
-Tony!- la voce aggraziata di Pepper tremò e tradì la sua finta calma mostrando l’emozione che la donna aveva dentro.
-Pepper!- l’uomo abbracciò quell’esile figura che ogni volta gli sembrava sempre più fragile…anche se sapeva bene la forza d’animo che caratterizzava la ragazza.
-State bene? Tutti?- occhi preoccupati.
-Si…tranquilla!- Tony le accarezzò il viso dolcemente. Il bacio che si scambiarono era un tipico bacio da innamorati che non si vedevano da tempo -Mi sei mancata!-
-Anche tu!...ho fatto preparare un buffet per i ragazzi- Pepper si era staccata un attimo da lui.
Era avvolta in un vestitino nero che le fasciava il busto ma che le cadeva leggero alle ginocchia. Un nastro, sempre nero, le legava i capelli biondi in una coda fluente.
Era bellissima…come sempre agli occhi di Tony.
-Perfetto, dovrebbero salire tra poco….dobbiamo capire come agire in caso di attacco domani….-
-Cosa?- la biondina lo fulminò con gli occhi -Tony!? È un party di beneficienza! Ci saranno il sindaco…..molti azionisti importanti…non puoi pensare che…-
-Lo so…Pepper….- la pose un dito sulle labbra obbligandola al silenzio e la strinse di nuovo a se, baciandola dolcemente -Ma dobbiamo aspettarci di tutto….non sappiamo che ci vuole morti! Dobbiamo essere pronti a qualsiasi cosa…..per questo si sono aggiunti elementi importanti alla squadra!- Tony si allontanò un attimo da lei ed entrò in una stanza nascosta e illuminata da una debole luce azzurrina proveniente da schermi che le occupavano tutta una parete.
Pepper gli si appoggiò ad una spalla.
-Perché li spii?- voleva capire.
-Non li spio! Li tengo d’occhio!- Tony era risentito…sapeva che non era bella come cosa…e che gli altri, scoprendolo, lo avrebbero ucciso…ma c’erano troppe incrinature nascoste tra di loro…doveva controllare tutti!...mantenere un ordine.
Aveva davanti a lui sette schermi che riprendevano le sette camere dei suoi amici. Non si era permesso di spiare il Professore Xavier e il vecchio Vanja…aveva anche lui una morale!
-Bruce è tranquillo…questa è la cosa più importante- Tony fissò l’immagine dell’amico che si era messo a letto per riposare un po’.
Sorrise con dolcezza.
Natasha e Tempesta non erano nella camera, probabilmente si stavano facendo una doccia…chi lo preoccupava erano Capitan Ghiacciolo e il suo amichetto. Steve era vicino al letto e stava sistemando la sua divisa con grande cura, lo scudo appoggiato al muro vicino al letto, il Soldato si stava fissando allo specchio…guardandosi più e più volte il braccio di metallo…e negli occhi di quel povero ragazzo Tony poté leggere un solo desiderio: strapparselo quel braccio maledetto!
Poi….poi c’era Legolas sdraiato sul letto con le braccia dietro la testa, intento a fissare il soffitto con gli occhi spalancati e il respiro regolare, le frecce riposte nella loro faretra di fianco a lui.
Mancava la ragazza mutante…già…la figlia di Magneto…Tony non la riteneva un pericolo perché era dalla loro parte. Ma sapeva che quella ragazza era una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro….aveva un potere immenso e lui aveva capito che non lo sapeva ancora gestire…lo aveva intuito dopo la scena della mattina con il povero Barton appeso per il collo da una forza invisibile!
-Che fa?-  Pepper era stupita…quella ragazza  stava facendo volteggiare alcuni oggetti della stanza.
-Credo si stia allenando...è una mutante che può curare la gente…ma è venuto fuori che sa controllare i metalli…perché è figlia del leggendario Magneto…-
La donna rabbrividì - “Quel” Magneto?-
-Si…lei non sa ancora controllare il potere dei metalli…e non so se è un bene…lei e il Soldatino hanno una storia quindi lei è dalla nostra parte….- sospirò.
-Tony...state attenti, ti prego!- la ragazza si strinse di più all’uomo.
-Tranquilla! Ci sei anche tu qui! Non permetterò mai più a nessuno di farti del male! Te lo prometto!-
Pepper lo baciò -Andiamo nel salone, dai…credo che stia salendo qualcuno…-
 
 
 
Il buffet si rivelò essere una vera cena…ma nessuno aveva fame in realtà.
Vanja e Xavier mangiarono il giusto…una bella scorpacciata se la fecero Tempesta e James.
La donna era sempre stata una buona forchetta (colpa della vicinanza di Logan e dei ragazzi della scuola!), il Soldato da quando si era ripreso e aveva ricominciato a mangiare cose vere e sane…divorava di tutto. Non sopportava molto la carne di maiale, il tonno e la roba in scatola in generale…..tutto quello che era stato il suo nutrimento durante le sue missioni come Soldato d’Inverno.
-Questa insalata è buonissima!- lo disse a bocca piena, indicando con la forchetta il piatto che teneva in mano.
Lena sorrise a quelle parole, Steve si coprì il viso con le mani imbarazzato per la scena. James si rese conto che c’era qualcosa che non andava -Che ho detto?-
-Niente Soldatino…tranquillo! Mangia quello che vuoi…- Tony stemperò la situazione. Clint sorrise…quel ragazzo era davvero un killer con deficit da bambino delle elementari…ma come biasimarlo?
-Allora signor Stark? Come intende gestire la festa di domani?- il professor Xavier era sull’attenti…era preoccupato per tutti. Voleva un minimo di organizzazione!
-Il party inizia verso le nove e mezza…ma da domattina noi saremmo operativi….ho preparato una stanza bunker per mettere al sicuro gli ospiti….e nei sotterranei ho creato delle celle da cui è impossibile evadere….lo sarebbe anche per te Bruce!-
 -Mi fa piacere saperlo…- naturalmente Banner era ironico e l’occhiataccia che lanciò a Tony fu eloquente.
-E se non ci attaccassero?- Lena espose il suo dubbio -Se tutto è solo una nostra illusione…dove li scoviamo?-
-Loro…chiunque essi siano…sono pronti ad attaccarci…se non lo faranno domani sera…lo faranno comunque prima o poi…da ora noi dobbiamo stare sull’attenti…tutti!- Tony era sicuro di quello che diceva.
-Credo che la cosa migliore sia farci tutti una bella dormita….io ho un contatto diretto con la scuola…in caso di pericolo Ciclope e gli altri sono pronti ad intervenire!- Vanja fu perentorio, si alzò avvicinandosi al professore che prima di andarsene fece una domanda per lui molto importante.
-Ragazzi…siete pronti a difendervi l’uno con l’altro?!...siete pronti a mettere da parte tutti i rancori…?-
Vanja a quelle parole fissò Clint che sentendosi chiamato in causa si alzò in piedi -Io sono pronto…sono pronto a dare la mai vita per tutti se fosse necessario…anche per te…sergente Barnes….- l’arciere fissò il Soldato che annuì e ricambiò le parole dell’uomo.
-Siamo una squadra…io mi sento parte di una squadra……- Banner parlò per tutti.
-Bene…signorina Potts ci potrebbe accompagnare? avrei bisogno di chiederle alcune cose tecniche?- il professore Xavier sparì soddisfatto dalla stanza, accompagnato da Vanja e dalla biondina.
Anche Natasha si alzò -Bene...allora buona notte...io vado a dormire un po’!-
-Ma come?...niente gara di scioltini?- Tony si finse deluso.
-Stasera niente gara Stark…ma prometto che finita questa storia ti concedo una rivincita per l’ultima schiacciante sconfitta!- la ragazza strizzò l’occhio all’amico e sparì con il suo fare sinuoso e insito in lei che lasciò Steve completamente perso nel fissare il fondoschiena della ragazza.
-Capitano…mio Capitano…non si fissa il sedere delle ragazze!- Tony gli si sedette di fianco all’improvviso facendolo sobbalzare -Però questo implica che stai subendo la mia influenza…bene! bene!...ma che ne dici di seguirla in camera?…sempre che Legolas non ti preceda!-
-Stark!....smettila! io e Nat siamo solo amici e compagni di armi..- Clint rispose all’uomo di ferro poi, notando l’evidente imbarazzo di Steve decise di parlare apertamente -Capitano…in tutta sincerità…sarei felice se trovaste una via di comunicazione…-
Steve strabuzzò gli occhi -Io...io non credo sia il momento giusto…non sappiamo cosa succederà domani…potremmo trovarci dentro un nuovo conflitto…-
Tony rise di gusto -Proprio per questo! e se domani fosse il nostro ultimo giorno sulla terra?- quella frase mise tutti sull’attenti, Steve guardò male l’amico, Clint toccò ferro e Banner scosse la testa con dissenso.
-Dobbiamo tenerci pronti a tutto….io domani chiederò a Pepper di sposarmi…- Tony aveva abbassato il tono di voce anche se la ragazza era uscita tempo prima dalla stanza e mise su un ghigno tronfio di orgoglio.
Steve tossì di brutto a quelle parole rischiando di strozzarsi con dell’acqua…Clint lo guardò allibito e Banner se ne uscì con un -Che cosa?-
Solo James non fiatò anzi…non capì la reazione degli altri -Ma non …non dovrebbe essere una bella cosa?- era confuso e lo domandò con timidezza agli altri dato che anche Lena si era avviata in camera sua con Tempesta.
-Be’...si! in realtà si!…e sono felice per te Tony…ma al solito…sempre nel momento giusto, vero?- Steve si era ripreso da quella notizia inaspettata ed era davvero felice per lui e la signorina Potts.
-Naturalmente vorrei che tu Bruce…mi facessi da testimone…e che voi due ragazzi foste i “damigelli”?-
-“Damigelli”?- Clint sogghignò -Come no?...damerini in smoking per te?...facciamo per la signorina Potts che è meglio!- Steve annui alle parole dell’arciere.
-Tony?- la voce flebile di Banner li fece voltare tutti -Ma ..ne sei sicuro?...io…io potrei…-
-Ma la vuoi smettere!?- Tony sbottò alzandosi dal divano -Tu ti sai controllare…e te ne devi convincere!...ora a letto tutti….alcuni di voi troveranno delle piccole sorprese nelle camere...spero gradite! buonanotte ragazzi!- Tony diede una pacca sulla spalla al Dottore e con una bottiglia di champagne in mano sparì dalla stanza.
-Sorprese?...ho il terrore di andare in camera?- Clint tentennò un poco.
-I soliti giochetti di Stark!- Steve si avviò con i suoi compagni al piano inferiore dove erano le camere.
 
 
 
Tony aveva preparato dei pacchetti per i suoi compagni di squadra.
La prima che scoprì la “sorpresa” fu Nat..e le venne un colpo.
L’obiettivo di Tony era quello di far capire ai suoi amici di non essere macchine da guerra.
La frase che gli aveva detto Lena in auto…. “avete tutti un cuore”…lo aveva fatto riflettere e in pochi minuti si era procurato tutto quello che gli serviva.
Era o non era Tony Strak?!
Natasha trovò una scatola rosso fuoco sul letto…sembrava una scatola da scarpe. La osservò attentamente e prese il bigliettino che vi era poggiato sopra:
“Ricorda quello che sei stata….abbiamo tutti un cuore…”
La Vedova alzò un sopracciglio incerta… “Stark?”…pensò curiosa e con cautela aprì quella scatola.
Appena vide quello che c’era dentro la lasciò cadere….rimanendo impietrita.
Cosa voleva dire? Come diavolo….?
Natasha raccolse il contenuto…un paio di scarpe da balletto….nuove di zecca.
Ebbe un brivido tenendole in mano. Il tessuto liscio sulle dita, la punta rigida…un brivido di gioia misto a dolore le percorse la schiena.
Il balletto…quanto le mancava? Troppo…ma aveva rinchiuso quel mondo in cassetto molto recondito del suo cuore.
Nella stanza c’era uno specchio enorme e Natasha decise di osare. Erano anni che non provava un paio di scarpe da balletto….andò in bagno e dopo poco rientrò in camera con delle bende e del talco.
Si cosparse i piedi con la polvere bianca, tossicchiò per colpa del profumo dolciastro, poi si passò le bende attorno ai piedi…erano sottili e le strinse forte.
Infine mise le scarpette.
Le stringevano…ma quella sensazione le diede pace.
Si avvicinò allo specchio e dopo un momento di indecisione si mise a provare delle pose. All’inizio non ricordava molto…ma piano piano ogni singolo movimento, ogni singola posa le vennero alla mente anche se erano anni che non provava più…si sentiva felice.
Poi…alla prima piroetta cadde a terra.
Un tonfo sordo che la mando in crisi….come poteva aver pensato di rimettersi a ballare dal nulla? Era una sciocca…e Stark l’avrebbe pagata per averla messa davanti alla sua più grande debolezza!
Seduta contro lo specchio si strinse i piedi con le mani…era come se avesse voluto fare scomparire le scarpette schiacciandole…un lacrima le cade dal viso.
Silenziosa e subdola.
Si perse in un ricordo offuscato di quando era piccola e con il suo tutù nero ballava in modo impeccabile la parte del cigno maligno…già da piccola era attratta dal lato oscuro.
Poi un improvviso bussare alla porta la ridestò.
-Un attimo…- si asciugò il volto con la manica della tuta e con fatica si avvicinò alla porta.
 
 
 
Due camere vicino a Natasha toccò a Bruce Banner trovare il biglietto di Tony.
Medesime parole…ma pacchetto diverso: una scatolina piccola e rettangolare e anche il Dottore ebbe un colpo quando l’aprì.
Tremò nel prendere in mano quella fotografia…ritraeva lui e…Betty. La voltò e trovò un numero di telefono con la frase “Tu puoi controllarti…ricordatelo!”.
-Tony…- Banner tremò…sapeva che l’amico credeva in lui…ma lui? lui credeva in se stesso?...ebbe un moto di angoscia, angoscia tremenda che lo fece tremare e lo portò a fissarsi un attimo allo specchio…vide un bagliore verde nei suoi occhi.
Ebbe paura.
Chiuse quegli occhi che lo impaurivano…i suoi! e si concentrò per controllare il suo respiro….ci mise qualche minuto ma ci riuscì…sentì il battito del suo cuore rallentare e aprendo di nuovo gli occhi li trovò normali.
Si sedette sul letto sudato, rigirandosi la foto tra le mani…gli mancava!
Dio mio quanto gli mancava Betty! Aveva bisogno di lei…tantissimo….forse fu proprio quel bisogno che gli diede il coraggio di prendere in mano il telefono e comporre quel numero.
 
 
 
-Steve?- la voce di Bucky lo fermò sulla soglia della camera.
-Dimmi amico!- Steve lo fece entrare nella stanza…notò subito il pacchetto sul letto -Ecco la sorpresa di Tony!- il Capitano soppesò il pacchetto.
-Se vuoi me ne vado?- il Soldato fissò l’amico che lo fermò subito.
-Assolutamente…dai siediti...e dimmi cosa c’è? Ti vedo preoccupato…-
James abbassò la testa  e Steve istintivamente gli scostò una ciocca di capelli dal viso, il ragazzo lo guardò imbarazzato e Steve arrossì  -Bucky scusa….!-
-No…mi piace la tua dolcezza nei miei confronti Steve...e te ne sono grato…ne ho bisogno! Io...io sono preoccupato per Lena….e per la situazione di domani…- mise i suoi occhi blu in quelli azzurri dell’amico e Steve capì.
-Non sa ancora gestire il suo nuovo potere vero?- anche lui aveva capito.
-Si...e ha paura di poter fare del male a qualcuno di noi….poi…io non conosco questo Magneto e sono preoccupato di un loro possibile incontro…e se lei decidesse di seguirlo?...è suo padre in fin dei conti…io…io cosa dovrei fare?-
Steve sospirò -Non lo so…probabilmente quello che ti dice il tuo cuore….di certo devi proteggerla…ma con attenzione…tu proteggi lei…io proteggo te! Non voglio perderti ancora Bucky! Dammi dell’egoista…ma io non voglio!- il ragazzo strinse i pugni e James lo abbracciò d’istinto.
-Non mi perderai Steve…non succederà più! te lo prometto…-
Stettero un po’ stretti l’uno all’altro…consci di quante volte lo furono in passato e di quanto ne sentissero il bisogno in quel momento.
-Dai!...apro questa cosa…- Steve si decise ad aprire il pacchetto di Tony…..per lui il biglietto era un po’ diverso:
“…tu non hai bisogno di sapere di avere un cuore…il tuo è enorme e generoso…però devi pensare un po’ di più a lui…!”
Steve non capì…tolse la carta e si trovò tra le mani un piccolo notes dalle pagine bianche e tre mine per disegnare.
-Come diavolo lo sa Stark che mi piace disegnare?- il biondino era allibito.
-Avrà fatto ricerche...non mi sembra il tipo che ha problemi se vuole sapere una cosa!- James lo fissò con sguardo ovvio.
-Vedo che hai già capito il tipo via…- poi fissando il blocco ebbe un’idea -E se ti facessi un ritratto come ai vecchi tempi?-
James annuì…ma poi vide l’ora -Ti offendi se ti dico no?- Steve capì e scosse la testa sereno.
-Assolutamente…vai da lei!-
Il Soldato si alzò dal letto e ringraziò l’amico ma prima di uscire lo provocò -Però potresti approfittare e chiedere a “qualcuno” qui vicino di farti da modella…-
Steve non ebbe il tempo di rispondere che Bucky si era già volatilizzato fuori dalla stanza.
Scosse il capo -Già perché di certo Natasha si farebbe fare un ritratto da me….- si sedette sul letto e come un flash gli vennero in mente le parole dell’agente Barton….quelle dette in macchina e quelle dette nel salone.
Scattò fuori dalla stanza scalzo, con il notes e le matite e senza pensare bussò alla stanza della Vedova.
 
 
 
James si intrufolò piano nella camera di Lena.
La ragazza dormiva nel letto e senza svegliarla le si sdraiò accanto abbracciandola.
-Mmmm…James? Sei tu?- un piccolo mugugno assonato.
-Si…dormi….- il ragazzo la strinse a se dolcemente.
-Non mi lasciare stanotte…- Lena prese al mano di metallo e la strinse nella sua. Quella presa la faceva sentire sicura.
Sempre.
-Sono qui....con te! Non ti lascerò mai…promesso…-
Le diede un bacio sulla fronte e in poco tempo si addormentarono sereni concentrandosi entrambe sul battito regolare del proprio cuore.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo dodicesimo ***


*…eccomi! Scusate la mancanza della scorsa settimana ma l’influenza mi ha messa ko!!...volevo avvertirvi che questo è un capitolo molto Natasha/Steve….lo dico perché non è una coppia che piace a tutti….io li adoro (colpa di Chris e Scarlett che fanno scintille!!!)….ma amo tantissimo anche le Clintasha! comunque…ricordate…non c’è niente di deciso!
E grazie come sempre a tutte voi che in un modo o nell’altro mi seguite sempre!!!
 
 
 
 
 
 
 
 
Sharon aprì gli occhi azzurri, intontita.
Un forte dolore le premeva la testa alla base del cranio.
Appena entrati in quella stanza lei e Sam erano stati colpiti alle spalle….lei era stata legata ad una sedia, Sam invece era stato incatenato ad un muro della stanza.
La ragazza lo fissò preoccupata…..il ragazzo era svenuto e vicino a lui giaceva nelle stesse condizioni colui che li lasciò senza parole appena entrati…Nick Fury!
La super spia dello SHIELD aveva la tasta chinata sul petto e respirava debolmente. Era svenuto.
-Agente Carter!- una voce rauca la fece sobbalzare, spostò lo sguardo davanti a lei.
Un uomo possente le stava di fronte, sembrava fosse seduto su un trono tanto era imponente la sua figura, indossava una divisa molto simile ad un armatura, un lungo mantello color porpora scuro gli ricopriva le spalle e aumentava il senso di autorità della figura.
Un elmo gli copriva parzialmente il viso…era un uomo di mezz’età…pensò Sharon…ma un uomo deciso e temibile, lo capì subito.
-Spero non le abbiano fatto troppo male….- la finta gentilezza dell’uomo non la fece vacillare.
-Chi siete?...cosa volete da noi?- la ragazza si agitò sulla sedia, tentando di trovare un punto debole nelle corde ma non fece altro che peggiorare la situazione, la corda si strinse tirandole la pelle dei polsi.
-Certo…le presentazioni…mi chiamo Eric…Eric Magnus Lehnshern…molto probabilmente avrà sentito parlare di me come Magneto….-
Sharon ebbe un brivido.
Il temibile Magneto era davanti a lei, dietro l’uomo c’erano alcune figure in divise nere, armati fino ai denti, uno di loro che indossava una divisa rossa si avvicinò al mutante.
-E lui è Ivan Lukin…figlio del generale Aleksander Lukin….credo lo abbia sentito nominare…-
Sharon passò lo sguardo da Magneto all’uomo vicino a lui -Che cosa volete?-
-Molto semplice….- la voce dell’uomo in divisa rossa uscì stridula -Voi vi siete impossessati di una cosa mia…o meglio di mio padre! La rivoglio…e mentre ci siamo…voglio anche la mutante che può guarire le persone!-
Sharon spalancò gli occhi -Non so di cosa stiate parlando...-
-Oh!..io credo di si!.....voi avete l’arma segreta di mio padre…e lui la rivuole!- l’uomo strinse un pugno con cattiveria.
-Vi sbagliate, noi…- uno schiaffo la colpì in pieno volto.
Forte.
Una piccola goccia di sangue le colò dal naso.
Magneto scosse la testa.
-Ivan…non si fa così…signorina mi permetta…-
Il mutante le pulì il sangue con un panno bianco -Lo perdoni...è un uomo poco controllato….vede, noi vogliamo che lei ci porti alla Stark Tower….dove sappiamo si sono riuniti i Vendicatori…e dove c’è anche il mio caro amico Charles…-
-Mai! Andateci da soli…troverete un ottimo comitato di accoglienza!-
-O..ma noi ci andremo, si!…con te! tu ci farai entrare senza troppi problemi….quello Stark….organizzerà una festa e come minimo si aspetta un attacco in piena regola….e lo avrà! Ma non quando vuole lui!- il giovane Lukin fremeva.
-E se mi rifiuto?!- Sharon non aveva nessuna intenzione di aiutare il nemico.
Improvvisamente Magneto alzò una mano in direzione dei due prigionieri e senza il minimo sforzo fece tirare le catene di ferro…un metallo…. E le braccia di Sam erano si tirarono oltre ogni sforzo umano….il ragazzo urlò, ripresosi dal dolore dei muscoli e dei nervi sottopressione….
-Potrei strappargli le braccia…sarebbe un bello spettacolo…non credi?-
-No!.no!- Sharon urlò….Sam aveva ripreso conoscenza.
-Aiutaci!- l’uomo insistette.
-Io..io…- la voce della ragazza si fece debole…insicura.
-Sharon…- Sam si fece forza -Qualunque cosa vogliano….non farlo….io….io…ahhhh!- uno strattone e il dolore si fece lancinante.
-Io…-
-Signorina….magari la convincerà sapere che potremmo risparmiare il suo amato…-
Sharon si irrigidì. Fissò gli occhi di ghiaccio del mutante che aveva un sorriso sghembo sul viso.
-Si…moriranno tutti…ma potremmo risparmiare il supereroe patriottico….-
-Non li sconfiggerete così facilmente!-
-Davvero?....abbiamo rapito il Dottor Banner e tenuto Hulk sotto catene per un po’….so come tenere a bada Tempesta, Charles e Vanja…..Iron Men…lo dice il nome stesso….è fatto di ferro…come le frecce dell’agente Barton e le pistole della Vedova Nera…...- le labbra di Magneto divennero ancora più malefiche vedendo la reazione della giovane al nome della spia -Già…potremmo uccidere solo lei….così il Capitano potrà essere solo tuo!-
-Come...come fate a sapere tutto questo…io…- Sharon era sull’orlo di una crisi di nervi.
All’improvviso sentì una mano sulla spalla, una mano leggera che le accarezzò i capelli dolcemente….si voltò e lo vide lì…davanti a lei…bello come un dio.
-Steve?- la voce era debole…ed incredula.
La figura del Capitano annuì sorridendole dolcemente….poi con fare sinuoso…del tutto estraneo al suo personaggio le si mise davanti…incrociando le braccia al petto.
-Potrebbe essere solo suo….ci aiuti a sterminare tutti gli altri….-
-Steve…io..sto sognando? Cosa…cosa ci fai qui?- Sharon non credeva ai suoi occhi ma poi il mistero si dissolse appena le sembianze di Steve divennero improvvisamente quelle della Vedova Nera.
-Voi…mi state facendo diventare pazza…io non vi aiuterò mai!- la ragazza urlò.
-Allora uccidiamola…così il Capitano sarà solo mio!- la voce della donna davanti a lei fu secca e fredda.
-Tu…tu sei solo una spia….un’assassina! Steve non può amare una donna come te!- Sharon era esausta….e in lampo di follia decise -Vi porterò da loro…vi porterò alla Tower di Stark….ma non toccate Steve…vi prego!-
-Bene…iniziamo a ragionare….- Magneto avvolse con un braccio la vita della Vedova Nera che di colpo acquistò una forma di donna mutante…pelle blu, occhi gialli -Ottimo lavoro Mystica….-
-Ma come posso fidarmi di voi?....voi…mi promettete che…-
-No! Sharon…ti prego non farlo!- Sam cercò di farla ragionare. Lukin si avvicinò al ragazzo e lo colpì in fronte facendolo svenire di nuovo.
-No!- Sharon si sentì colpevole.
-Tranquilla…tu ci aiuti e risparmieremo non solo il grande Capitan America…ma anche il tuo amichetto….mentre noi andremo a New York….il ragazzo sarà portato in un posto sicuro…tu ci tradisci lui è morto…tu ci aiuti…sarete salvi tutti e tre, ti do la mia parola.- Magneto la fissò negli occhi.
Era serio…..sicuro di se.
-Io mantengo sempre la mia parola…-
La ragazza si abbandonò sulla sedia, stanca e indifesa -Va bene….vi aiuterò….-
-Ottima scelta signorina Carter….io mi fido di lei….- l’uomo sottolineò quelle parole -Per questo ora la libererò…ma al primo tentativo di tradimento…avrò diritto a tradire anche io la mia parola….e il primo che ucciderò…lentamente sarà proprio il suo Capitano!- l’uomo si risedette sulla sedia mentre la mutante al suo fianco liberò la ragazza dalle corde -E ora…mi dica tutto quello che devo sapere…soprattutto su questa ragazza che sa curare le malattie…non ne ho mai sentito parlare…e se Charles e Vanja me l’hanno tenuta nascosta…vuol dire che è un arma molto preziosa!-
 
 
 
 
Occhio di falco entrò in camera esausto…aveva bisogno di una doccia e di dormire…per questo non si accorse subito del bigliettino posato sul suo letto.
Uscì dalla doccia ancora gocciolante avvolto in un accappatoio bianco, si sedette sul letto frizionandosi i capelli corti e lì la vide.
Una busta abbastanza spessa giaceva vicino a lui.
La soppesò e dopo un attimo di esitazione decise di aprirla….pensando “sarà la sorpresa di Stark”….infatti trovò subito il bigliettino dell’amico che era uguale a tutti gli altri….c’era solo una piccola aggiunta…. “…non chiederti come l’ho scoperto…accetta solo il regalo!”.
Clint aggrottò la fronte…aprì i fogli che erano dentro la busta con il bigliettino ed ebbe un mancamento, le mani iniziarono a tremargli…era un atto di proprietà….il passaggio di un atto di proprietà che lo stato dello Iowa autorizzava.
Un atto di proprietà il cui beneficiario e compratore era  Clinton Francis Barton….
La fattoria dei suoi nonni ora era sua….il proprietario voleva delle “referenze” e dover nascondere il vero lavoro fingendo di essere un agente immobiliare…non era bastato…come non era bastato avere i soldi necessari per l’acquisto….però era bastata una lettera di Tony Stark…..
-Figlio di….- Clint rise…rise di gusto! Era la notizia più bella di quel periodo.
Aveva cercato tracce della sua famiglia per anni…alla fine aveva trovato quella casa….non si ricordava nulla….messo in orfanotrofio troppo piccolo non sapeva se in quella fattoria ci avesse passato del tempo…però era un posto fantastico e li era cresciuta sua madre….voleva quella casa!
E ora quella casa era sua! Con tutti i terreni circostanti!
Finita tutta quella storia si sarebbe ritirato definitivamente in quella fattoria e basta frecce…basta missioni…aveva bisogno di vivere…vivere come un essere umano “normale”...peccato che il destino avesse in serbo qualcosa di diverso per lui!
 
 
 
 
Natasha ebbe un brivido.
Steve era davanti a lei…scalzo e spettinato con un notes in mano.
-Nat!- il ragazzo si grattò la testa incerto ma poi trovò il coraggio di parlare -Ti…ti disturbo?- le gote rosse a sottolineare il suo imbarazzo.
-No! Assolutamente…entra pure!-  la rossa si lasciò andare ad un sorriso, capì di non essere in se quando si rese conto di averlo invitato ad entrare senza farsi alcun problema.
Come se nulla fosse lei tornò a sedersi per terra, vicino allo specchio e Steve notò che l’amica aveva gli occhi arrossati -Natasha….che succede? Hai pianto?-
Steve non sapeva che in un altro momento e soprattutto se fosse stato un’altra persona sarebbe già morto o comunque si starebbe pentendo amaramente per quello che aveva appena detto.
Mettere la Vedova Nera davanti ad una verità così scottante.
Il pianto!
 -Stark!- le uscì quel nome in un rantolo carico di odio.
-Cos’ha combinato Tony stavolta?- il biondino non si stupì della cosa. Si sedette vicino a lei, non troppo vicino e lo fece con naturalezza sorridendole dolcemente mentre aspettava una risposta.
La ragazza esitò un poco, si fissò le scarpette, le aveva ancora ai piedi e Steve se ne accorse solo in quel momento -C’entrano quelle?-
La rossa annuì timidamente.
-Te le ha fatte trovare Tony?...a me ha fatto trovare questo…- il ragazzo sventolò il notes davanti agli occhi della ragazza.
-E come ti sei sentito?- una domanda semplice.
-Strano…è da molto che non disegno...me ne è venuta subito voglia!- sorrise come un bambino, senza malizia e quella purezza le scaldò il cuore...facendola sbloccare.
-Mi manca ballare…credo sia la cosa che mi manca di più, ma credevo di poterla controllare questa mancanza….- era sincera e serena.
Con Steve era sempre così….non provava paura e quindi non doveva stare sulla difensiva.
-Hai mai più provato a ballare?-
La vide annuire, la vide fragile…indifesa…in imbarazzo -Natasha! Non devi sentirti in imbarazzo! Sei umana e Tony ha ragione….abbiamo tutti un cuore…-
-Steve…- le tremò la voce e non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi…lei era una spia…un’assassina...le sue mani era sporche.
Non era degna del cuore del Capitano.
Calò un silenzio strano tra loro, un silenzio innaturale e inquietante perché in quel silenzio Natasha sentiva il suo cuore battere troppo velocemente e troppo forte e non voleva che Steve se ne rendesse conto.
La ragazza però non sapeva che per il Capitano era la stessa cosa.
Ma fu proprio Steve a decidere di uscire da quel limbo silenzioso -Facciamo una cosa?- voce troppo sicura.
-Cosa?....uno scherzo a Stark?- lei alzò la testa e sorrise ironicamente, i capelli rossi le ricaddero dolcemente sulle guance.
-Balla per me!...fammi vedere quello che ti ricordi…io intanto ti ritraggo! L’ho chiesto a Bucky ma aveva qualcosa di meglio da fare…giustamente!-
Natasha a quella richiesta strabuzzò gli occhi incredula…..gli occhi azzurri di Steve che la guardavano pieni di speranza.
Si perse un attimo in quegli occhi e acconsentì.
-Va bene Capitano…come vuoi!- non sapeva neanche lei il perché avesse detto di sì. Forse perché voleva ballare ancora….ballare per qualcuno!...forse perché voleva semplicemente fare felice Steve -Però lascia libero lo specchio….ne ho bisogno!-
Steve annuì e come un lampo si sedette vicino al letto per terra a gambe incrociate e si preparò ad assistere allo spettacolo più bello della sua vita.
Ma la Vedova tentennò un attimo -Senza musica è difficile!-
Steve capì e senza pensarci troppo chiamò qualcuno -Jarvis!?-
Nessuno rispose e lui insistette -Jarvis??...lo so che ci sei?-
-Capitano Rogers!...- la voce del maggiordomo immaginario di Stark echeggiò nella stanza -In cosa posso esserle utile?-
-Potresti fa partire della musica classica?- Steve parlò al soffitto della stanza guardando complice Natasha.
-Assolutamente si! Preferenze?-
Il Capitano titubò incerto.
-Cajkovskij! Lo Schiaccia noci e dopo il brano del  Cigno nero…..- Natasha rispose per lui.
-Subito signori!-
La voce metallica sparì e al suo posto subentrò il primo suono dell’orchestra.
La ragazza si mise sulle punte….quello le veniva facile. Le era sempre venuto facile, anche da bambina.
E iniziò a muoversi lentamente e con estrema eleganza.
Con la musica fu semplice, molto più semplice…ad ogni suono un ricordo le veniva alla mente…un passo, una mossa…..la sequenza da fare.
Aveva uno spazio piuttosto ampio…certo non poteva fare balzi da palcoscenico ma aveva abbastanza libertà di movimento…e si lasciò andare.
Conscia di essere osservata ma poi perse quella consapevolezza e ballò.
Ballò solo per lei.
Dal suo canto, all’inizio della danza, Steve riuscì a disegnare.
Incantato dalla bellezza della ragazza, dalla grazia che emanava nei suoi movimenti…incantato da quel corpo sinuoso, perfetto…e incantato dai capelli rossi che lasciati liberi le svolazzavano intorno come fossero fiamme.
Ma poi il ragazzo si ridestò come da un sogno e si rimise sul disegno…aveva un compito!...un compito che per la prima volta lo mise in imbarazzo…..quando si trovò a tratteggiare il profilo della ragazza, la linea della gambe e del sedere…per finire ai seni…..Steve deglutì a fatica e sentì nascere in lui un fuoco che lo stava divorando. Un fuoco che gli bruciava il petto e lo avvolgeva tutto, scendendo irruento fino all’inguine, sentiva qualcosa di strano….voleva Natasha…voleva toccarla, toccare quella pelle diafana e morbida…voleva baciarla…ma non come quella volta sulle scale mobili...no! voleva approfondire quel bacio….sentire il suo sapore.
Si sentì avvampare le gote…doveva essere arrossito di brutto…come un ragazzino che doveva fare i conti con la sua prima cotta!
Dopo un po’ di tempo, dopo piccole pause dove i due amici si scambiarono timide occhiate felici e sorrisi imbarazzati….entrambe cominciarono a sentire emozioni strane.
Tutti e due.
Per Steve era come essere tornato indietro nel tempo quando passava le giornate a disegnare soggetti estranei, in giro per il quartiere o obbligava Bucky a fargli da modello….Bucky amava farsi pregare come amava farsi ritrarre da Steve…il suo puntuale disappunto era pura scena!
Natasha invece era persa in un mondo che credeva di aver dimenticato per sempre….un mondo lontano, in cui ancora bambina, era coccolate, viziata, amata e ricoperta di attenzioni…attenzioni che ora venivano da Steve…ed erano attenzioni pulite, prive di qualsiasi vena di malizia.
La ragazza aveva ben capito che il Capitano era cotto di lei e che non sapeva come gestire quei sentimenti.
Lei…lei voleva aiutarlo?
Si fermo anche se la musica continuava a riecheggiare nella stanza, Steve non se ne accorse concentrato com’era nel definire meglio i contorni di Natasha.
Come un gatto, con passi felpati, gli si sedette di fianco osservando la mano del ragazzo che velocemente rendevano perfetto quel disegno…ce n’erano altri due appoggiati sul letto.
Natasha ne prese in mano uno e rimase senza fiato.
-Sono…sono bellissimi…- le scappò detto all’improvviso.
Steve sussultò colto di sorpresa.
-Accidenti! Nat! Mi hai fatto prendere un colpo!- si era portato una mano al petto, il cuore batteva forte…ma non solo per lo spavento.
Il viso di Natasha...le sue labbra rosse perfette…erano a pochi centimetri da lui. Buttò giù una saliva dolceamara.
-Scusami…,io…Steve! sono bellissimi…grazie!- la ragazza era ammaliata da quel talento.
-No!...gr...grazie a te!….sei stata un’ottima fonte di ispirazione…- arrossì, di nuovo.
Natasha lo fissava seria e lo stava spogliando di tutte le sue emozioni. Si sentiva nudo…nudo davanti a lei.
Fece per andarsene -Credo sia meglio andare a dormire…è tardi e domani sarà una giornata impegnativa! Scusami se ti ho rubato tempo….- si mosse lentamente ma qualcosa lo fermò.
La Vedova era in ginocchio sul letto, gli occhi fissi sul suo ritratto e una mano posata sul braccio del Capitano.
Una piccola mano se messa a confronto con l’avambraccio del ragazzo ma che lo tratteneva senza forzarlo.
-Rimani- lo disse senza guardalo….
Steve si sentì tremare dentro.
Natasha alzò il viso e posò gli occhi verdi in quelli azzurri di lui. Un bosco che si specchia in un cielo.
Percepì il peso del ragazzo che si era riseduto sul letto.
Steve ebbe un momento di esitazione ma decise che era giunto il momento di smascherarsi –Natasha, devo parlarti di una cosa importante…-
Lei annuì.
-Vedi…io…io è da un po’ che sento qualcosa di strano…- il ragazzo si stava martoriando le mani da solo.
-Lo so…-
-Cosa?- la guardò alzando la testa di scatto.
-Lo so perché anche io sento qualcosa di strano…-
Si fissarono per secondi interminabili….poi fu un attimo.
Natasha gli si mise a cavalcioni sulle ginocchia prendendogli il viso tra le mani. Il cuore del Capitano stava per esplodere. Quella mano delicata gli stava accarezzando il viso con dolcezza.
-Steve devi però essere conscio che non potrà funzionare….abbiamo un cuore, è vero…ma mentre il tuo è limpido e pulito…il mio è macchiato di pece….e per quanto tu possa farmi bene….so che non potresti smacchiarlo del tutto!....ma credimi…io lo vorrei davvero….-
Steve abbassò la testa…si stava arrendendo -Lo so…ma io non so come gestirli questi sentimenti…io...io ti voglio…e non solo fisicamente…io voglio tutto di te…..penso di essermi innamorato di te….- le prese una mano e se la portò sul cuore -Io vorrei solo  poterti aiutare ad alleggerire il tuo peso…-
-Steve…ti fidi di me?-
Il ragazzo la fissò con occhi scintillanti e non esitò un secondo a rispondere -Si!...certo…io metterei la mia vita nelle tue mani, Nat! E tu? Tu ti fidi di me?-
-Si…- un semplice, sincero monosillabo.
La Vedova sorrise felice.
Era felice di quella sicurezza e lo baciò….all’improvviso, come quella volta sulle scale mobili….ma in modo diverso.
Natasha voleva molto di più di un bacio a stampo….voleva tutto di quella bocca insicura…e dopo un poco l’aiutò ad aprirsi e a permettere alle lingue di incontrarsi e giocare un poco. Era lei che doveva guidare il gioco…ne era conscia e Steve decise di lasciarsi guidare.
Natasha si tolse la felpa e la maglietta che indossava sotto e aiutò il ragazzo a togliersi la sua, al primo tocco delle dita della ragazza sulla sua pelle Steve rabbrividì irrigidendosi.
-Lasciati andare Steve…segui il tuo cuore….le tue emozioni…fai quello che vuoi…- glielo sussurrò tra un bacio e l’altro.
-E se sbaglio qualcosa?...se tu fraintendessi qualche mio gesto sbagliato?.....io ci tengo a te Nat!- era nervoso e un po’ impaurito.
-Se farai qualcosa di sbagliato io ti correggerò…stai tranquillo!-
La ragazza si sdraiò sul letto trascinandolo con se, sopra di se contro il suo corpo, pelle contro pelle. Lei ci stava bene schiacciata da quel corpo. La situazione si era ribaltata, Steve troneggiava su di lei, e da quell’angolazione si rese conto di cosa aveva davvero tra le mani.
Una dea.
Un’entità soprannaturale.
-Natasha sei bellissima….-
-Lo sei anche tu Capitano..- sorrise -Lasciati andare Steve...io….io lo voglio. Io ti voglio!-
E al ragazzo gli bastarono quelle parole.
Steve non si era mai soffermato a pensare alla sua vita sentimentale, al suo scarso rapporto con le donne…al fatto di aver dato due baci in tutta la sua vita e non aver mai avuto un rapporto intimo con una donna….lui aveva altro a cui pensare, lui era Capitan America! Solo in quel momento capì cosa si era perso. Era certo che quello non sarebbe stato l’inizio di una storia d’amore, Natasha gli voleva bene e lui ne voleva a lei…molto! Ma quello che li aveva spinti fin lì era soprattutto una forte attrazione fisica…che si era solidificata dopo Washington.
Questo era palese.
Lui sapeva che avrebbe potuto amarla...perché già l’amava un po’…..perché lei non era solo una spia-assassina….Natasha era molto di più. Natasha era l’essere umano più complicato e meraviglioso che avesse mai incontrato in vita sua.
Ma lei aveva già deciso per entrambe, Steve lo sentiva….Nat aveva deciso che si sarebbero amati per quella notte e forse anche in altre notti in cui avrebbero sentito bisogno di calore,  bisogno di amore…..ma non sarebbero mai stai una coppia…..
E infatti Natasha aveva già deciso….aveva deciso di volerlo, si era smascherata con lui…aveva permesso a quel ragazzone impacciato di conoscerla più di quanto non avesse mai permesso a Clint!
Già…Clint…
Prima dell’arciere lei aveva sempre usato il suo corpo…era perfetta, lo sapeva come sapeva che il suo modo di sedurre gli uomini era un’arma micidiale. Ma poi…poi era arrivato Clint a salvarla e redimerla….e ad amarla realmente…..e l’arciere non le permise più di usare il suo corpo per ottenere quello che voleva. Un po’ per egoismo….un po’ perché Clint la stimava molto e non la voleva vedere abbassarsi a certe cose.
Clint l’aveva amata con passione e con una vena di possessione esagerata…..Steve invece…il Capitano la stava amando in modo molto diverso….un modo che per un secondo le fece ricordare una premura dimostrarle dal Soldato in quel passato lontano che non voleva più suo!
Steve, acquisita sicurezza nelle sue azioni, stava amando tutto di lei….il suo corpo, la sua anima...la sua essenza….non stava pensando a lui…ma solo alla ragazza che aveva tra le mani.
Non erano più Capitan America e la Vedova Nera…no! Non erano neanche il capitano Steve Rogers e Natasha Romanoff……no…c’erano solo Steve, il ragazzino di Brooklyn e Natalia…la bambina prodigio del teatro Bolshoi di Mosca.
Due anime ancora innocenti e piene di speranza e sogni.
Dopo essersi scambiati non solo il corpo ma soprattutto l’anima in quel gioco dal ritmo incerto, Steve stava per raggiungere il culmine.
-Nat…io…io credo di dover…- Steve era ancora un po’ imbarazzato.
-Resta…..- le braccia della ragazza lo avvolsero e lui aumentò il movimento e senza volerlo anche , lei, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare raggiunse il piacere assieme a lui.
Non le era mai successo con nessuno.
Steve emise un piccolo grugnito e si lasciò ricadere sopra di lei, piano…non voleva farle male infatti tentò quasi subito di togliersi da sopra Natasha per non pesarle ma lei lo trattenne.
-Nat, ma…?- la voce preoccupata del ragazzo la fece sorridere.
-Stai tranquillo prendo la pillola!- ma si era sbagliata.
-No…volevo sapere se vuoi che io rimanga o…- il tono era insicuro ma venato dalla voglia di rimanere in quel letto, con lei.
-Si…- ancora un semplice monosillabo.
Steve sorrise felice. Sapeva che non voleva dire niente quel consenso ma se lo fece bastare.
La prese dolcemente tra le sue braccia e come non succedeva da molto per entrambe si addormentarono sereni come due bambini.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Avviso ***


Ciao a tutte...
volevo avvisare che devo prendermi due settimane di pausa....in questo periodo non ho avuto tempo per andare avanti con la storia....ora ne aprofitto e preferisco non aggiornare per due settimane ma tornare con un po' di capitoli pronti...dato che ho tutto in testa!!!!
Quindi....spero di ritrovarvi tutte al mio rientro.....!
Per ora vi ringrazio ancora tantissimo per la vostra presenza...siete fondamentali!
A Gennaio!

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Capitolo 15
*** Capitolo tredicesimo ***


*eccomi!...allora riprendiamo il nostro viaggio…anche se questo capitolo non mi soddisfa molto…nel prossimo ci sarà più azione…promesso!
Grazie a tutte voi in anticipo!
 
 
 
 
Si svegliò dolcemente.
Non aveva avuto incubi e la cosa la stupì, ma ne capì subito il motivo: aveva un peso sul torace, un peso dolce non fastidioso…..era avvolta dalla morsa delicata di James.
Si girò verso il ragazzo delicatamente, non voleva svegliarlo. Il volto del Soldato era sereno, gli occhi chiusi, dormiva profondamente; in fin dei conti era arrivato da lei abbastanza tardi la sera prima. Spostò piano il braccio di James e fece per alzarsi ma la voce del ragazzo la precedette.
-Buongiorno- una voce ancora impastata dal sonno.
Lena lo guardò con dolcezza -Ciao!…- gli diede un piccolo bacio sulla guancia mal rasata, accarezzandogli i capelli, ma appena si mosse per allontanarsi da lui James la trattenne e la baciò sulle lebbra.
Rivendicando tutti i suoi diritti.
-Hai dormito bene stanotte…vero?- era preoccupato per lei.
-Grazie a te si…ora però mi faccio una doccia veloce e scappo da Stark…..pretende che lo aiutiamo a scegliere un anello per la signorina Virginia!-
Lui si mise a sedere e improvvisò un finto broncio -Va bene…ma quando tutto questo sarà finito…io e te torneremo alla fattoria e niente ci potrà infastidire...promettimelo- gli occhi azzurri erano sicuri.
-Si…te lo prometto!- Lena sorrise felice. Con lui era sempre felice e avrebbe voluto esserlo per tutta la vita.
Voleva prenderlo per mano, farlo vestire e portarlo via da lì, da tutto quello che li aspettava.
Ma non poteva!
Lui stesso non glielo avrebbe permesso…dovevano aiutare il gruppo.
Loro erano una squadra! 
La doccia fu rapida, non lo fu la seduta dal gioielliere.
Erano solo lei e Tempesta, Natasha non si era presentata e Stark stranamente non la volle disturbare.
Tony aveva fatto dare un’occhiata alla camera della Vedova da Pepper…la donna aveva visto sullo schermo la giovane amica felicemente addormentata tra le braccia del suo amante…che non era l’agente Barton.
Tony esultò a quell’informazione.
-Capitan Ghiacciolo forse si sta avvicinando al disgelo!- sogghignò felice
Alla fine scelsero un anello semplice con un'unica pietra scintillante, un diamante spettacolare che emanava mille riflessi arcobaleno. Tempesta ne era rimasta affascinata, Lena non se ne intendeva…non amava molto i gioielli…ma era rimasta affascinata da quei bagliori colorati…avrebbe voluto quelli…quei bagliori…non l’oggetto in se!
Tony lasciò tutti in pace troppo preso come era a ripassare la proposta di matrimonio che avrebbe fatto a Pepper e velocemente arrivò l’ora di inizio del party.
Pepper era splendida nel suo abito lungo e argentato dal tessuto impalpabile che la avvolgeva e la rendeva simile ad una creatura eterea, non umana.
Una fata.
Stava accogliendo tutti gli invitati del suo fidanzato, dando molte attenzioni al sindaco di New York il quale però appena si accorse della presenza del Professor Xavier si isolò con l’uomo e con Vanja. I due uomini discussero con il primo cittadino della possibilità di un possibile attacco e di come fosse necessario che si dovesse essere pronti a tutto.
Il Dottor Banner fu il primo a presentarsi nel salone, lo smoking lo faceva sudare ma era sostanzialmente sereno. Parlare con Betty lo aveva aiutato, la ragazza era a Sidney, ma finita quella storia si sarebbe precipita da lui. Lei voleva vederlo subito, si era proposta di raggiungerlo a New York…ma lui aveva messo le mani avanti. Poteva correre dei pericoli e lui voleva saperla al sicuro.
-Stark!- la voce dell’agente Barton fece voltare il milionario che si stava versando due dita di whiskey.
-Legolas!- gli indicò il bicchiere -Vuoi?-
-Si…grazie….-
Tony alzò un sopracciglio stupito…si aspettava un rifiuto. Barton era molto ligio al dovere…beveva solo quando era sicuro che non avrebbe dovuto utilizzare il suo amato arco.
-Bisogna festeggiare…e se posso farlo e solo merito tuo!- Clint prese il bicchiere in mano e brindò con l’amico -Alla tua Stark!....grazie….davvero io…-
-Va bene così Clint….siamo a posto!-
-No! stavolta te lo meriti!...non so come lo hai saputo e non voglio saperlo….so solo che sono due anni che provo a comprare quella proprietà….e ora grazie ad una tua telefonata…è mia….-
-Barton….davvero…l’ho fatto con piacere. Ora abbiamo un quartier generale meno vistoso della Tower….Iowa…chi vuoi che venga a cercarci lì, in caso di bisogno è un rifugio perfetto!- il sorriso sghembo di Tony contagiò l’amico.
-Ecco gli altri!...alla buonora!-  Clint si voltò seguendo lo sguardo di Stark.
Natasha e Tempesta stavano scendendo la scala centrale avvolte in due abiti aderenti, lunghi ma molto semplici…anche se la perfezione dei loro corpi li rendeva molto più interessanti agli occhi di tutti gli uomini della sala.
Ma non fu Natasha a far bloccare il respiro all’arciere. Dietro le due donne comparve Lena, vicino a lei il Soldato…costretto anche lui ad uno smoking elegante, il ragazzo la guardava come se avesse al suo fianco la cosa più preziosa che esistesse sulla terra.
E lo era.
Lena era davvero la cosa più preziosa per James…ma non lo era solo per lui!
Gli occhi di Clint si chiusero in due fessure….vederla in quell’abito lungo l’aveva riportato indietro nel tempo….a molti anni prima.
La testa gli tornò indietro, ad una sera di fine giugno calda e umida….quando l’aveva amata per la prima volta.
Provò un moto di stizza nel vederla di fianco al ragazzo…un moto di rabbia ma nei confronti di se stesso. Se solo avesse fatto scelte diverse…ora forse non sarebbero lì, a rischiare per l’ennesima volta una nuova guerra….se solo avesse avuto il coraggio di starle vicino, di ammettere a se stesso i suoi sentimenti…..lui e Lena avrebbero potuto vivere una vita ben diversa e felice.
Ma non lo aveva fatto…anzi….appena aveva capito quello che stava provando si era buttato a capofitto nelle missioni dello SHIELD per stare il più lontano possibile da lei.
Poi…poi era arrivata Natasha….
Solo che ora…ora non poteva far altro che accettare quel ragazzo al fianco di Lena….perché in fin dei conti anche quel ragazzone si meritava tanto amore e un po’ di tranquillità!...ma quella cosa non gli stava risultando facile….
 
 
 
La prima ed ultima volta che la vide in abito lungo fu alla festa del suo diploma. Clint si era trasferito da Vanja un anno prima per formarsi al meglio come agente segreto e lui e Lena non facevano altro che cozzare!
“Sei solo un egocentrico trapezista da quattro soldi!”
“…e tu una bambina viziata e arrogante!”
Lena non sopportava quella presenza...ma non poteva fare altrimenti…ordini di Fury!...Clint era solo un altro burattino da formare per lo SHIELD….
Ma quando suo nonno le aveva ordinato di andare al suo ballo di diploma con Clint non aveva potuto obiettare.
In realtà dopo un anno di scontri verbali e anche fisici (per lo più durante gli allenamenti) dove si ferivano spesso e profondamente….entrambe sapevano bene quello che avevano nel cuore. Lena si stava innamorando dell’arciere, lo trovava molto bello e forte….cocciuto ma intelligente….e non riusciva più a gestire il battito del suo cuore quando lo aveva vicino. Per Clint all’inizio fu più che altro attrazione fisica…Lena era bella e lui lo sapeva…aveva già avuto molte donne di passaggio, la vita circense lo aveva iniziato alla vita amorosa molto precocemente!...ma non aveva mai trovato una ragazza così giovane eppure così furba e matura….Lena sapeva tenergli testa e la cosa, se da un lato lo faceva imbestialire…dall’altro lo eccitava tantissimo.
Solo con Natasha aveva potuto riprovare le stesse emozioni.
Quella sera la fece ballare al suono di una musica non proprio nelle corde di Lena, tant’è che al rientro in macchina si mise a cantare a squarcia gola “Welcome to the jungle” e lui…vedendola così felice non poté che accettare quel fracasso spacca timpani.
Con il diploma in mano si sentiva serena e soddisfatta di se stessa.
E anche lui lo era, la ammirava tantissimo. Ma l’orgoglio gli impediva di essere sincero con lei.
Solo che in casa si ritrovarono soli e Lena decise di provocarlo.
Dovevano chiarire quella situazione di tensione e attrazione che si era creata fra loro da subito. Clint se la ritrovò davanti in intimo, Lena si era fatta scivolare via il vestito e si era tolta le scarpe.
“Cosa fai?!” l’arciere aveva l’ansia negli occhi.
“Capire!” lei sembrava tranquilla.
“Capire cosa?”
“Cosa senti per me…” Lena lo vide imbarazzato e impacciato e decise di chiarire ancora meglio il concetto “Smettila di fare l’uomo tutto d’un pezzo, Clint!...non sei diverso dagli altri e lo so…lo vedo come mi guardi….”
“E come ti guarderei scusa!?” era risentito.
“Tu mi vuoi…e io voglio te….allora perché non la smetti di tentennare!”
Clint buttò giù la saliva a fatica.
“Se così non fosse dimmelo e faremo finta che tutto questo non sia successo…ma se davvero mi vuoi…Clint….anche i…”
L’arciere non le diede il tempo di finire la frase. La avvolse con le sue braccia forti, stringendosela al petto. La baciò piano, dolcemente.
Lena aveva tremato a quel bacio e persa in quelle braccia lasciò cadere la sua corazza.
“Io credo di essermi innamorata di te..”
“Anche io…”
La ragazza spalancò gli occhi stupita….non se lo aspettava “Ma…”
“Tu…tu sei diversa…sei quello che ho sempre voluto…”
Quella sera fecero l’amore per la prima volta…per Lena lo era davvero. Clint fu dolce e premuroso ma allo stesso tempo fu anche possessivo…quella vena di possessività che lo caratterizzerà sempre nel fare l’amore….e non solo con Lena.
Da quella sera iniziarono la loro breve storia….breve perché ci volle poco tempo perché tutto si frantumasse come fragile cristallo caduto in terra……
 
 
 
-Agente Barton!- la voce di Steve fece ridestare Clint dai suoi pensieri.
-Capitano Rogers!- si strinsero la mano famigliarmente e con sicurezza -Dormito bene?-
Steve arrossì di colpo a quella domanda e a Clint la cosa non passò inosservata -Forse è meglio se mi faccio i fatti miei?- rise con fare da complice e Steve si lasciò trasportare da quella risata, tirando un sospiro di sollievo.
-Clint io…- si grattò la testa in imbarazzo. Aveva incontrato solo Bucky dalla notte passata e solo l’amico aveva saputo cosa era successo tra lui e Natasha.
-Steve- la voce seria dell’arciere lo riprese -Puoi solo esserne felice…guardala…- gli occhi dei due uomini si posarono su Natasha che stava intrattenendo uno degli ospiti di Stark, con il suo semplice fascino naturale. Gli occhi della Vedova però saettavano da una parte all’altra, attenti e seri...solo Clint sapeva che la ragazza stava monitorando tutti i presenti in sala…e solo Clint poté notare la vena di rilassatezza e felicità che screziavano quegli occhi verdi.
Natasha intercettò lo sguardo dell’amico, sorrise in modo complice e poi passò a Steve…il sorriso le divenne dolce. Fu la conferma che tra quei due era successo qualcosa di importante. Clint sogghignò tra se felice…non era geloso.
Non poteva esserlo.
Non di Natasha!
-Capitano posso solo farti i complimenti!- gli diede una pacca sulla spalla amichevolmente -E ringraziarti…era da molto che non la vedevo così serena….-
E si persero a parlare del più e del meno con Banner e Bucky che li avevano raggiunti.
Per ora sembrava tutto tranquillo.
Tutto troppo tranquillo…cosa che non calmava l’ansia di Lena.
Lei sapeva che non sarebbe successo nulla finché c’era tutta quella gente…anche Vanja lo pensava, ma perché lui conosceva Erik…Magneto era egocentrico, vero! Ma non stupido…e per ora non gli interessava una strage di civili senza senso, Erik amava le entrate in scena plateali…ma non in situazioni simili.
-Come va piccola mia?- il vecchio si avvicinò alla nipote preoccupato.
-Bene….anche se credo non succederà nulla!...almeno...se io fossi in LUI non attaccherei ora!- lo disse seria.
-In che senso?- Vanja era curioso.
-Non sappiamo se è lui il nemico….e nel caso lo fosse non sappiamo se agirà da solo con la sua squadra o con chi….qui ci sono mutanti e vendicatori….belli svegli e pronti a rispondere ad un attacco…è finito tutto questo marasma che dobbiamo stare più attenti!-
Vanja la guardò serio…vide la maturità nell’espressione della ragazza…Lena era cresciuta molto di testa e ora l’aspettava davvero una prova difficilissima.
-Hai ragione…-
-Hai più sentito Logan?- gli occhi verdi della ragazza erano pieni di speranza.
-Si…lo richiamo domani così che puoi parlare un po’ con Nate, ti va?-
-Certo che mi va!...mi manca tantissimo!- Vanja le accarezzò il viso dolcemente.
-Mi spiace avervi messo in questo pericolo….manca molto anche a me…e ho paura per te!-
-Non devi nonno…io sono forte….e ho chi mi protegge…- il vecchio la strinse a se amorevolmente e lei si perse un po’ in quelle braccia che più di una volta l’avevano protetta e consolata.
Poi lei alzò lo sguardo per cercare James…ma i suoi occhi incrociarono quelli di qualcun altro…gli occhi di Clint.
E Lena perse un battito.
 
 
 
Perché anche per lei fu come tornare indietro nel tempo, la vicinanza dell’arciere aveva smosso in lei troppi ricordi sopiti.
Ricordi ed emozioni aggrovigliate e impantanate in un cassetto in fondo al suo cuore!...era bastato uno sguardo…una parola…e tutto si era di nuovo sciolto in lei! Eppure lei sapeva di provare un sentimento forte per James….amava James.....perché Clint la turbava ancora.
Molti anni prima poco tempo dopo il ballo del diploma Clint sparì era la sua prima vera missione.
Passarono mesi e Lena se lo ritrovò davanti agli occhi una sera, all’improvviso.
Insanguinato, ferito gravemente all’addome…e con un bambino in braccio.
Nathaniel.
Il piccolo Nate.
Clint aveva rischiato grosso per salvare quel bambino, ma era proprio il bambino la sua missione, doveva prelevarlo in un orfanotrofio e portarlo da Vanja, alla fattoria.
Non si fece domande, come sempre.
Eseguì l’ordine…solo che si accorse troppo tardi di essere inseguito….e ci rimise una pallottola al fianco sinistro, niente organi compromessi ma perse molto sangue. Era riuscito a fasciarsi velocemente per rallentare l’uscita del sangue...ma non aveva tempo per curarsi meglio.
Toccò a Lena curarlo…se no sarebbe morto di sicuro.
Ma lei non sapeva cosa fare…o meglio aveva paura di peggiorare le cose. Aveva curato Vanja, vero….ma quella del vecchio era una ferita semplice e non mortale!
Non badò neanche a Nate….fu Vanja a curare il piccolo che era affamato, Lena aveva solo attenzioni per Clint.
Gli occhi chiusi, era svenuto subito dopo aver dato il bambino in braccio a Vanja e aver fatto un mezzo sorriso alla ragazza.
Le tremavano le mani e non riusciva a concentrarsi. Fu la sensazione più brutta del mondo per lei…credere di averlo perso.
Di non essere stata in grado di aiutarlo.
Ma poi prese un bel respiro e si fece coraggio…
Fece l’unica cosa che poteva fare, si tagliò un poco le cosce (imparò presto che era la parte migliore del suo corpo dalla quale poter prendere il sangue che le serviva per curare le persone gravi senza compromettersi troppo la salute) e riempì una mezza tazza con il suo sangue.
Mise la sostanza rosso scuro e vischiosa sulla ferita all’addome, dopo averla ripulita per bene e fasciò stretto il bacino dell’uomo.
Clint respirava debolmente ed era pallido.
E come ben sapeva, dopo una decina di minuti si sentì male, malissimo…vomitò la solita bile nera acida e ci mise un po’ a riprendersi. Si sdraiò subito di fianco a lui, tenendogli la mano e canticchiandogli canzoni dolci.
Quando sentì che il respiro dell’uomo si era regolarizzato e aveva smesso di sudare, Lena si rilassò e automaticamente lasciò cadere le lacrime che le avevano bruciato gli occhi per tutto quel tempo ma che lei aveva trattenuto a forza.
E stette vicino a lui per tutto il tempo necessario….una settimana buona…finché gli occhi dell’arciere non si aprirono.
“Mi hai salvato?” lo domandò sentendo di essere ancora vivo.
“Forse” lei lo baciò debolmente sulle labbra. Non sapendo che quella salvezza avrebbe significato l’inizio del suo dolore.
Quello vero.
Dopo una settimana, rimessosi in piedi e riprese le forze…dopo averla amata ancora, per ogni giorno della settimana seguente…Clint ripartì per non tornare più.
Lena lo sapeva e lo accettò in silenzio….lo accettò ringraziando l’arciere di avergli almeno dato un’ancora di salvezza: il piccolo Nate.
 
 
 
-Bene!- al solito la voce di Tony richiamò tutti all’ordine -Sono orgoglioso di questa serata. Stiamo raccogliendo molti soldi per l’ospedale pediatrico e vorrei ringraziarvi tutti per la vostra presenza e la vostra generosità! In particolare il sindaco!-
-Grazie a lei Stark- l’uomo chinò il capo amichevolmente.
Pepper guardava raggiante il suo uomo. Ne era completamente ammaliata…innamorata.
-Vorrei approfittare dell’occasione per fare una cosa molto importante per me…a cui ho pensato molto….ma di cui sono seriamente deciso…-
I ragazzi capirono e si avvicinarono all’amico, Tony si mise in ginocchio davanti alla donna che amava, la quale divenne subito rossa come una fragola e si mise le mani davanti alla bocca stupita.
-Virginia Potts….vorrebbe farmi l’onore di diventare la signora Stark?- nel dirlo tirò fuori una scatolina nera  che fece rabbrividire di gioia la donna. L’anello brillò ancora di più alla luce della sala e ammaliò tutte le donne presenti.
Pepper si mise a piangere per la felicità -Certo…si…io lo voglio!- lo abbracciò saltandogli al collo.
Erano un esplosione di gioia e tutti applaudirono felici per loro due.
 
 
 
Nello stesso momento in cui Tony mostrò l’anello a Pepper una macchina scura stava entrando a New York.
Sharon aveva freddo e ogni tanto era scossa da piccoli brividi provocati dalla paura e dalla tensione.
Stava facendo un grande sbaglio…lo sapeva bene.
Ma c’era Steve….lei…lei non poteva permettere che gli facessero del male. Sentiva ancora dentro di se di avere il compito di proteggerlo….in più ci si erano messi i sentimenti…..maledetti sentimenti!
-Qualunque cosa succeda…risparmiatelo! Uccidete tutti…uccidete me! Ma lui no…vi prego!- parlò  con tono piatto, senza guardare il suo interlocutore che stava guidando in silenzio.
-Tu non tradirci e ne lui ne te morirete…Erik mantiene sempre le sue promesse…- Mystica era fredda. 
Come sempre.
Erano solo loro due, per entrare alla Tower erano sufficienti. Una volta entrate, stabilita la calma con gli altri…Mystica avrebbe azionato un marchingegno ideato dallo stesso Lukin…un alteratore di campi magnetici e temporali che apriva varchi dimensionali.
Da quel varco sarebbero entrati lui e Magneto con i loro uomini.
Attaccare dall'interno…piano egregio, degno di Magneto.
-Parcheggia qui…facciamo un paio di isolati a piedi-
-Sicura?- gli occhi gialli di Mystica la fissarono interrogativi.
-Si…ma assumi subito la forma di Sam…e meglio-
E così fece. Lasciando al biondina di stucco…non si sarebbe mai abituata al potere della mutante.
L’aria era fresca ma pulita. Sharon si fermò un attimo ad osservare la Torre di Stark…alta, imponente…eccentrica come il suo padrone.
-Stark ha un pessimo gusto…- Mystica era riluttante a tanto egocentrismo.
-E’ Tony Stark…- Sharon non poté che risponderle in quel modo.
Sharon mostrò il suo tesserino al portiere, Mystica quello che aveva preso a Sam, l’uomo informò subito Jarvis che in pochi minuti informò Tony.
Dopo poco erano in ascensore
 
 
 
All'applauso generale seguirono grida di gioia e battute scherzose.
-Direi che si possono iniziare le danze!- Tony prese Pepper sotto braccio e la portò nel centro della sala.
Iniziarono tutti a ballare tranquilli.
Steve fu preso di mira da alcune ragazze che vollero farsi una foto con lui, lasciandogli puntualmente il numero di telefono in tasca. Ma poi si avvicinò lei…e Steve perse un battito.
-Ehi!- la voce suadente di Natasha lo fece sciogliere.
-Nat…-
-Ci facciamo un ballo…ti va?-
-Non sono un gran ballerino….io…io…-
-Tu devi ancora un ballo a qualcuno lo so! È la tua storia Steve…ma ti andrebbe di saldare quella promessa con me?-
Steve sorrise felice…e annuì -Si…mi piacerebbe molto!-
E mentre il Capitano e Nat ballavano stretti, James prese per un polso Lena tenendola un poco in disparte agli altri.
-Che c’è?- lei lo guardò curiosa.
-Tony ha fatto una bella cosa vero?- la guardò curioso di sapere la sua opinione.
-Be’…direi di si!…perché?-
-E Steve e Natasha stanno facendo la cosa giusta?- lui continuò con  le sue domande strane.
Lena corrugò la fronte -James cos..?-
-Dimmi se per te stanno facendo la cosa giusta?- la interruppe ma con dolcezza.
-Io…io…- Lena fissò i due ragazzi che stavano ballando stretti e li vide avvolti da un aurea quasi felice -Io credo di si…-
James la guardò fissa negli occhi e lei rabbrividì sentendosi monitorata dal Saldato in quel momento…non da James -Ma cosa vuoi dirmi?-
James le prese entrambe le mani e addolcì lo sguardo -Lena…finito tutto questo…io vorrei stare sempre con te…e se per farlo dobbiamo sposarci…be’…io allora voglio sposarti!-
-James…- lei rimase a bocca aperta.
-Tu…lo vorresti? Mi vorresti sempre al tuo fianco?-
Lena non rispose, semplicemente lo baciò…con dolcezza e trasporto e annuì con la testa, felice come una bambina.
Se la strinse a se…felice anche lui.
Convinto che avrebbe finalmente raggiunto un po’ di pace.
-Interrompo qualcosa?- una voce li ridestò da quell’abbraccio.
-No…tranquillo!- James si ritrovò davanti un Clint un po’ in imbarazzo.
-Clint?- Lena lo guardò incuriosita.
-Posso rubartela per un ballo…-   l’arciere fissò la ragazza per un secondo ma poi fece la domanda al Soldato, con fare semplice e senza malizia.
-Certo…se lei vuole?- James sorrise incerto.
Lena annuì e prese la mano di Clint
Una scossa percorse la schiena di entrambe a quel contatto.
E James vedendoli ballare abbracciati sentì un piccolo moto di rabbia dentro il cuore….vide ancora amore negli occhi dell’agente Barton….e vide pace in quelli di Lena, stando abbracciata tra le braccia dell’uomo.
Ma lei voleva stare con lui…e doveva solo convincersi di questo….il Soldato non esisteva più…il Soldato doveva dormire….il suo cuore non era più una macchina da guerra.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo quattordicesimo ***


*Eccomi!...come avrete intuito…per un po’ non sarò regolare con gli aggiornamenti…mi spiace un sacco ma sono incasinatissima…spero di non perdervi per questo! Io continuo a scrivere…
Un bacio a tutte!!!
 
 
 
Se durante la salita in ascensore l’agente Carter si stava facendo un serio esame di coscienza, appena mise piede nella grande sala della Tower perse ogni buona intenzione: trovarsi davanti agli occhi Steve intento a ballare con Natasha Romanoff…non l’aiutò.
Fu un vero colpo al cuore.
Li trovò bellissimi….lui innamorato perso, glielo lesse negli occhi azzurri e troppo limpidi, lei rilassata tra le sue braccia forti…era belli…ma non perfetti! no! lei sapeva che c’era una piccola increspatura in quell’ immagine di bellezza, solo non riuscì a metterla a fuoco subito.
Deglutì a fatica.
-Sei ancora sicura di volerlo vivo?- Mystica , nelle sembianze di Sam, la punzecchiò.
-Sbrighiamoci!- la biondina reagì con insofferenza. Non amava essere in quella situazione.
-Finché non se ne va un po’ di gente dobbiamo pazientare. Erik non vuole altri problemi- Sharon annuì ma in realtà non l’ascoltava.
Si mise in disparte, nascosta dietro una pianta molto alta e non riusciva a togliere gli occhi dall’immagine di Steve che ballava con Natasha…erano affiatati…troppo!
 Mystica mutò forma e divenne una bellissima donna mora in un abito rosso.
-Cosa fai?- Sharon si agitò.
-Faccio un giro di ispezione….tu resta qui…appena mi accorgo che possiamo agire ti vengo a prendere…- la mutante la fissò dritto con i suoi occhi che rimasero gialli per un po’…poi mutarono colore.
Sharon non la sopportava…quando si trasformava le metteva ansia e le faceva ripugnanza…ma obbedì.
Diede un occhiata alla sala…vide molte persone importanti tra cui il sindaco della città intento a parlare con il Professor Xavier e il vecchio Vanja, Tony e Pepper ballavano stretti e forse più innamorati di quanto se li ricordasse…ballavano anche l’agente Barton con quella ragazza…la mutante….erano strani…sembravano avere un certo affiatamento e la cosa la preoccupò.
Dov’era il Soldato?....lo trovò in disparte, fissò sulla coppia che ballava, uno sguardo immobile, di ghiaccio….senza dei veri sentimenti dentro quelle sfere blu.
Non si sarebbe mai potuta fidare di lui! Non poteva! Ma ora….ora c’era lei dalla parte del torto…non lui!
Voleva scappare….voleva andare da Steve e metterlo in guardia…ma non poteva! E se guardava la rossa così stretta a lui….poteva anche ammettere che non voleva!
 
 
 
Clint e Lena ballavano stretti.
L’arciere si godeva la serenità di quel momento conscio che sarebbe durato molto poco….infatti Lena si staccò da lui quasi subito, fissandolo in volto.
Occhi negli occhi…verde nell’azzurro.
Un azzurro che tremò e che spostò lo sguardo al pavimento.
-Perché hai voluto ballare con me?- non era maliziosa...o arrabbiata…era solo curiosa.
Lui esitò un attimo, continuando a guidarla nel ballo, muovendosi lentamente nel mezzo del salone.
-Volevo stare un po’ con te…ma senza suscitare problemi nel ragazzone che ti accompagna…- Clint abbassò ancora gli occhi…non riusciva a reggere quel verde che tanto aveva amato -Sai?...state molto bene assieme….poi…lui...lui  ti ama davvero, molto più di…-
-Di te?- fu lei a finire per lui…senza cattiveria e Clint lo capì, anzi annuì debolmente…solo due donne potevano metterlo così in difficoltà…una era Lena…l’altra stava ballando stretta al Capitano.
Sospirò e Lena volle aiutarlo.
-Tu mi hai amata Clint, lo so!...non l’ho mai messo in dubbio! E io ti ho amato. tanto…..ma hai fatto una scelta che ha portato a delle conseguenze…ed ora ci ritroviamo così….-
-Lo so…io….io…- la voce gli uscì dura….dura verso se stesso -Ti ricordi che avevo un sogno?-
Lena rimase un attimo interdetta da quel brusco cambio di argomento…ma alla fine annuì -La fattoria dove è nata tua madre…in Iowa…si, me lo ricordo!-
-Grazie a Stark..mannaggia a lui! Ora è mia!.....appena sarà finito quest’ennesimo attacco alla terra….lascerò tutto e mi ritirerò la…- la vide sorridere -Se solo potessi…ti porterei con me e ti chiederei….ti supplicherei di ridarmi una possibilità!....- la fissò serio -Ma so che tu hai altri progetti…e non posso dati torto….qualcun’altro ti porterà via con lui e io devo solo accettarlo….-
Lena si bloccò. Fissò Clint per secondi interminabili con occhi pieni di domande e incertezza ma poi si riprese e cominciò a guardarsi intorno.
Stava cercando James.
Il ragazzo non era più al suo posto e Lena non trovandolo si agitò, smise di ballare e tenendo le mani di Clint muoveva la testa nervosa. L’arciere si accorse di quella agitazione e ne capì anche la causa.
Anche lui si guardò intorno e con i suoi occhi allenati lo trovò subito: il Soldato si era andato a sedere su un divanetto ben nascosto della sala, teneva in mano un bicchiere che guardava svogliatamente…
-E’ là…vai da lui…-
Lena seguì lo sguardo dell’uomo e appena vide James il suo cuore riprese a battere regolarmente.
-Scusami!....io….ogni volta che lo perdo di vista entro in panico. Non è ancora integrato del tutto nel mondo reale….ho…ho paura che gli succeda qualcosa…che abbia qualche crisi…io…-
-Lena!- Clint le prese il viso tra le mani -Stai tranquilla….non devi spiegarmi nulla….vai…- sorrise debolmente e lei annuì.
Si staccò da Clint e si precipitò da James.
L’arciere la vide allontanarsi da lui…senza che lui potesse fare qualcosa per trattenerla…la vide avvicinarsi al Soldato che si illuminò appena la sentì vicina…li vide baciarsi dolcemente….l’agente Barton rabbrividì.
Decise di non pensarci ma di focalizzarsi su un piccolo dettaglio che aveva notato mentre cercava il Soldato per Lena…..aveva intravisto un esile figura ben nascosta da una delle piante giganti di Stark (ebbene si, era Tony quello fissato con quelle piante enormi e tropicali, non Pepper come si potrebbe immaginare!)…una figura femminile, dai capelli biondi….la signorina Carter!
 
 
 
Il salone si era svuotato di colpo….Sharon non se ne era resa conto. Era rimasto il sindaco con alcuni suoi uomini.
-Direi che è il momento di agire- Mystica comparve alle sue spalle, aveva ripreso le sembianze di Sam.
Sharon tremò….aveva paura.
-Magneto ha promesso…- aveva bisogno di ribadire il concetto.
-E quando promette…Erik mantiene sempre la sua parola….- Mystica parlò fredda e con voce sicura -Andiamo!- stavolta era un comando e Sharon lo capì.
La mutante si era accorta che il professor Xavier era sparito con il vecchio Vanja e ne approfittò…con Charles nei paraggi rischiava di essere scoperta, Erik l’aveva istruita e allenata per fare in modo di evitare la lettura del pensiero…ma Charles era forte e imbattibile in quel campo.
Appena Tony vide l’agente Carter e Sam avvicinarsi, andò loro incontro seguito da Clint e Banner.
-Allora….come state?...avete scoperto qualcosa?-
Ma le due non ebbero il tempo di rispondere -Sam?...Sharon?..- Steve aveva raggiunto il gruppo con Natasha alle spalle -Perché sei qui?....io ti volevo al sicuro!- Steve parlò diretto alla biondina che tremò nel ritrovarselo davanti
-Io…io…- ebbe un momento di esitazione ma gli occhi seri di Mystica e la presenza della rossa dietro il Capitano la portarono a riprendersi e a fare la voce dura -Non sono una bambina!...sono un agente e voglio combattere con voi!-
-Steve…- intervenne Mystica nelle sembianze di Sam -Non potevo legarla ad una sedia…poi…abbiamo scoperto alcune cose….-
-Cosa?- Tony si avvicinò a Steve e alla mutante. Loro due erano i leader spirituali del gruppo…quelli che avrebbero fatto le scelte più importanti.
Il finto Sam diede un occhiata veloce alla bionda che si trattenne dall’avere una crisi isterica. Erano solo loro…la fidanzata di Stark era sparita e del professor X e Vanja non c’era ancora traccia….erano spariti anche il Soldato e la mutante…..potevano agire.
-Abbiamo trovato una cosa….ideata da un certo Lukin….collegata ai nostri nemici…-
-Cosa avete trovato?- Clint aveva notato una lieve tensione tra l’Agente Carter e Sam….c’era qualcosa che non andava, se lo sentiva.
-Ve lo mostro subito..- Mystica si avvicinò alla vetrata principale del salone e posizionò per terra una scatoletta che teneva nascosta nel giubbotto -Con questo piccolo oggetto capirete tante cose….-
-Nat?- Clint chiamò la Vedova a bassa voce  -Tieniti pronta…qualcosa non mi quadra…- la russa lo guardò strano ma anche lei aveva avuto una sensazione di disagio con l’arrivo dei ragazzi.
-Tranquillo….ho le pistole sotto il vestito…..-
-Non avevo dubbi…..- Clint sorrise sghembo e lei ricambiò…voleva avvertire Steve ma lui stava parlando con Sharon che era evidentemente agitata.
Troppo agitata.
-Steve…io…- la biondina voleva dire la verità ma non fece in tempo.
Mystica attivò la scatoletta che aprì un varco circolare luminescente e dopo poco tempo da quel varco comparvero Magneto, un ufficiale militare e una ventina di uomini in nero armati fino ai denti.
Rimasero tutti sbalorditi.
La figura di Magneto era imponente.
-Cosa diavolo sta succedendo?- Steve si stava allarmando….aveva anche notato l’assenza di Bucky in sala.
-Magneto…- Tony gli chiarì ogni dubbio.
Il mutante mise piede nel salone con fare trionfante, Lukin lo seguì con viso spiritato  -Bene, bene….i vendicatori quasi al completo….- il mutante aveva una voce ferma e cupa. Incuteva timore.
-Cosa volete da noi?- fu sempre Steve a portare avanti il dialogo.
-Cosa vogliamo?...Capitano Rogers via…un po’ di educazione!...prima le presentazioni…io sono Erik Magnus Lehnsherr, meglio noto come il grande Magneto…vero signor Stark?-
Il multimilionario inarcò un sopracciglio…ad egocentrismo aveva trovato pane per i suoi denti.
-Il signore qui al mio fianco è il colonnello Lukin…figlio di Aleksander Lukin…..- poi il mutante prese la mano di Sam che in un secondo mutò in Mystica -E questa è la mia preziosa Mystica…-
-Ma cosa?-…Sam…dov’è?- Steve non ci stava capendo niente, ebbe un tuffo al cuore quando vide al posto del suo amico comparire quella donna dalla pelle blu e dagli occhi gialli –Sam!...dov’è Sam?- urlò e fissò Sharon che non aveva la forza morale di guardarlo in faccia.
La ragazza cedette e si lasciò cadere sulle ginocchia piangendo -Mi…mi dispiace…io…..loro hanno minacciato di uccidervi tutti….loro…loro hanno Sam e Fury…-
-Nick…..- Natasha rimase sorpresa -Hanno Fury?-
-Ebbene si…signorina Romanoff....ho qualche ospite di troppo! Voi dateci quello che vogliamo e forse…vi farò scegliere chi salvare….- Erik ghignò.
-Brutto figlio di…- Natasha partì in quarta ma Clint la trattenne.
-Non provate ad intervenire….-
-Perché?...cosa succederebbe?- Tony fece il sarcastico ma ebbe subito una risposta. Aveva chiamato Jarvis e in pochi secondi l’armatura di Iron Man stava volando da lui….ma in un attimo il metallo si bloccò e rovinò a terra. Con la mano alzata, senza fare alcuna fatica, Magneto la fermò.
-Quando troverà un metallo che non sarà soggetto al mio potere potremmo riparlarne signor Stark….-
Rimasero tutti immobili, Clint e Natasha capirono che anche le loro armi non sarebbero servite contro il mutante. Il multimilionario si umettò le labbra, aveva ordinato a Jarvis di tenere Pepper lontano da quella stanza, portando gli ultimi ospiti rimasti nel bunker iper-protetto….con la coda dell’occhio fissò il dottor Banner. Lo vide palesemente agitato.
-Come stai?- Tony si preoccupò.
Bruce capì -Per ora bene….e non so se sia positivo o no….ho ancora l’influsso calmante della ragazza. Non so se potrò trasformarmi di colpo…- Banner era quasi dispiaciuto….forse Hulk sarebbe stato l’unico in grado di contrastare Magneto.
Tony non ebbe il tempo di rispondergli, lo fece proprio il mutante per lui -Dottor Banner stia tranquillo….non ho alcuna intenzione di farmi del male con lei….ma le ho tenuto in serbo una bella sorpresa…per quando ci sarà lo scontro in cui vi sterminerò tutti!-
Banner tremò, un pensiero volò a Betty e il classico bagliore verde gli lampeggiò negli occhi, Tony lo afferrò per una mano -Tranquillo…respira…Betty è al sicuro, lo sai…..non farlo scattare ora!-
Banner fissò l’amico annuendo e ricambiò al stretta di mano.
Ne aveva bisogno.
-Allora cosa volte da noi?- Steve riprese il discorso.
-Voi avete una cosa che appartiene a mio padre….- la vocetta stridula di Lukin si fece avanti -E io la rivoglio…mi spetta d diritto….-
-E cosa sarebbe?- nessuno capiva di cosa stesse parlando quell’ometto insipido e poco rassicurante.
Calò un silenzio innaturale e Lukin scoppiò a ridere istericamente -La mia arma meravigliosa…imbattibile….-
-Ma di cosa sta parlando?- Tony si stava spazientendo.
-Credo stia parlando di me…- una voce si intromise all’improvviso tra le due parti. A quella voce Steve ebbe un brivido…il Soldato si fece aventi nel salone. Lena era di fianco a lui, avevano aspettando un attimo prima di entrare cercando di capire cosa stesse succedendo.
James capì subito che Lukin voleva lui.
Era lui la macchina da guerra che Lukin bramava.
Lena stava tremando…i suoi occhi erano fissi sull’imponente figura di Magneto.
Era la prima volta che lo incontrava….era la prima volta che vedeva suo padre di persona…
-Io sono quello che vogliono!- James fissava il piccolo ometto che somigliava molto al padre. Lukin si illuminò come un bambino davanti ad un giocattolo desiderato da molto tempo.
-Il Soldato d’Inverno…..- era felice -Il mio Soldato…-
-Bucky!- Steve guardò l’amico preoccupato. Non sapeva come avrebbe reagito.
-Vieni con noi e nessuno si farà male- Magneto tentò la strada della diplomazia, come sempre prima di esplodere nelle sue manifestazioni di delirio egocentrico.
Bucky strinse i pugni. L’avrebbe fatto… li avrebbe seguiti per evitare problemi agli altri e salvarli soprattutto.
Ma Lena e Steve si intromisero prima che potesse parlare.
-Mai!- lo dissero all’unisono e Lena si avvicinò al Capitano come per creare uno scudo di protezione nei confronti di James.
-Lui non verrà mai con voi!- Steve era risoluto.
-Davvero?- Lukin ghignò di gusto e con un solo gesto della mano ordinò ai suoi uomini di sparare e in un secondo fece scoppiare una sparatoria.
-Bruce!- Tony si voltò verso Banner -Trattienilo! Ti prego…non farlo scattare….prendi l’agente Carter e portala nel bunker….-
Il Dottore annuì e in un secondo prese per un braccio al biondina che non ci stava capendo molto. Banner raggiunse la stanza sotterraneo dove Pepper aveva nascosto i pochi ospiti rimasti, aiutata da tempesta.
Fu un attimo.
Natasha rispose al fuoco nemico con Tony che era riuscito ad indossare la sua armatura.
Lena fu presa per la vita da Clint e trascinata dietro un divano, l’arciere lo fece di scatto perché non voleva che fosse colpita.
-Stai qui! È pericoloso….- la fissò con dolcezza.
Lei annuì….ma con gli occhi seguiva James. Aveva paura  per lui. Non voleva che lo portassero via e gli facessero ancora del male.
Magneto se ne stava in disparte, doveva far sfogare quel pazzo di Lukin, lo sapeva bene….ma dopo un po’ si tufò e decise di metter fine a quel macello inutile.
-Va bene!- urlò -Basta!-
Con la mano alzata si rivolse al Soldato che in un attimo si sentì tirare per il braccio verso di lui. Fu come quando Lena l’aveva staccato da lei. Era impotente. Non sapeva come reagire….non poteva reagire!
-No!- Steve tentò di intervenire ma con l’altra mano Erik lo scaraventò contro il muro.
-Steve!- Natasha andò da lui per vedere come stava, il ragazzo aveva battuto la testa.
-E’ meglio per voi che non vi mettiate in mezzo….nessuno di voi può contrastarmi!...nessuno!- lo disse freddo, impassibile.
-Io si!- ma Lena decise di intervenire.
Magneto si fermò e James crollò a terra, il mutante fissò quella ragazza dagli occhi verdi e freddi -E tu?....tu chi sei?- l’uomo rise Tu pensi di potermi contrastare?- incrociò le braccia al petto -Vediamo...sono curioso di vedere i tuoi poteri…-
Lena si avvicinò un poco -No!...non farlo Lena!- la voce di Vanja comparve all’improvviso.
-Erik!- assieme a quella del professor X.
I due uomini comparvero nel salone appena capirono cosa stava succedendo.
-Charles….- Erik fissò negli occhi l’amico/nemico…entrambe ebbro un brivido starno. Era da molto che non si incontravano…l’uno contro l’altro.
-Erik….andatevene…..lascia perdere i tuoi progetti di conquista….non puoi….- il professore tentò di farlo ragionare.
Ma il mutante era deciso nelle sue intenzioni.
-Stavolta ci riuscirò…..Charles! il mio piano è perfetto…nessuna distruzione di massa…no! Assoggetterò tutti al mio volere! Tutti!-
-Nostro volere….- Lukin cercò di correggerlo ma il mutante non lo sentì nemmeno.
-Voglio vedere il potere di questa ragazza…deve essere molto importante se me l’avete tenuta nascosta per tutto questo tempo!....vero Charles?- e l’uomo ripose i suoi occhi in quelli della giovane. Ebbe un attimo di esitazione…il viso di lena era fiero, deciso….quasi minaccioso. Per un attimo si rivide in quel viso.
Lena era indecisa…allora per farla reagire Magneto riprese il controllo sul braccio del Soldato…aveva capito che lei ci teneva a lui. Lo stava stritolando e James urlò dal dolore.
-No!...no!- Lena gridò e senza pensarci come sempre quando usava quel nuovo potere. Perse il controllo delle sue azioni e in attimo fece volteggiare in aria le armi degli uomini di Lukin…e le fece puntare tutte su Magneto.
Quel mostro non poteva essere suo padre.
No!
Non era possibile!
-Lascialo…- doveva scegliere tra James e suo padre…e stava scegliendo James.
-Cosa?...come è possibile?- il mutante rimase allibito. Nessuno aveva quel potere eccetto lui…nessuno! E solo lui poteva trasmetterlo!...chi era quella ragazza?
-Lascialo…ora!- era un ordine, urlato con disperazione.
Tutti rimasero immobili con il fiato sospeso. Vanja deglutì a fatica e Charles tremò. Erik lasciò andare il ragazzo che fu subito raggiunto da Steve e Natasha, Tony stava monitorando ogni mossa di Mystica, quella donna era pericolosa lo aveva ben intuito e Clint teneva una delle sue frecce puntate su Magneto in caso di un azione improvvisa.
Lena rimase impassibile…fredda.
-Chi sei ragazzina?-
-Tu….tu non puoi essere così…- stava piangendo. Si sentiva debole…non era ancora abituata a sostenere quel potere e stava perdendo le forze.
-Chi sei?- Erik lo ripeté duro.
Ma lena crollò. Appena vide James protetto da Steve e Natasha lasciò andare tutto e crollò a terra, respirando a fatica. Poi svenne, battendo la testa.
-Lena!- Clint vide la scena ed urlò.
-Erik…- Mystica tentò di parlare all’uomo che non riusciva a togliere gli occhi di dosso dalla ragazza, ora svenuta davanti a lui.
-Direi che è ora di prendere quello che è mio e andarcene….- Lukin sbottò spazientito, Magneto lo fissò con indifferenza e lanciò uno sguardo d’intesa a Mystica che capì subito.
La donna colpì alle spalle l’uomo che svenne e lo trascinò oltre la barriera spazio-temporale ancora aperta alle loro spalle. Gli uomini di Lukin ripresero la loro posizione, dietro Magneto, per proteggerlo…anche se il mutate non ne aveva alcun bisogno!
A passi lenti, con sguardo serio Magneto si avvicinò alla ragazza.
-Non la toccare!- James urlò di rabbia.
-Erik si inginocchiò e la guardò bene in viso.
-Charles?..- parlò all’amico senza guardarlo -Dimmi chi è questa ragazza?-
-Erik…io….- il professore non sapeva come dirglielo, fu Vanja a rispondere.
-E’ tua figlia Anja!....Erik…Anja è viva….-
-Anja….- il mutante sussurrò quel nome con dolcezza. Non ci credeva, lui sapeva che la bambina non era morta….se lo sentiva dentro! Ma dopo anni di ricerche che non avevano dato frutti…si era arreso. Ora…ora invece scopriva questo…
-Voi!...- si rivolse a Vanja e Charles -Voi me l’avete tenuta nascosta per tutto questo tempo?- era infuriato.
-Erik..- Charles tentò di rispondere…spiegare.
-No!....zitto!....la pagherete! La pagherete cara!....lei è mia figlia! La mia prima figlia!...sangue del mio sangue…e con il mio potere…..vi annienteremo tutti! E lo faremo assieme!-
-NO!- James cercò di fermarlo -Non la porterai con te!-
Ma di nuovo fu scaraventato di peso contro il muro, Magneto la prese in braccio con cura -Voi…siete tutti morti!- la voce era glaciale.
E in secondo sparì dietro la barriera, lasciano solo la scatoletta che Mystica aveva posizionato per terra per aprire il varco.
-No!...no!- il Soldato si era subito rialzato, barcolando -Vanja!....- guardò il vecchio con occhi disperati -Dov’è? Dove si trova il nascondiglio di quel mostro?...devo ritrovarla…..- aveva il braccio di metallo in stand-by, non lo sentiva più…o meglio lo sentiva pesante e inutile.
Ma doveva trovare Lena.
-Non lo sappiamo, Erik ha mille nascondigli….- Vanja pensò un secondo -Credo che la cosa migliore sia partire dall’inizio….da dove li hanno trovati l’agente Carter e l’agente Wilson…-
Erano tutti in silenzio, attoniti e sfiduciati….Magneto non sarebbe stato un nemico semplice da distruggere.
-Dobbiamo ideare un piano…stavolta che sia al 100%!- Tony si sedette su un divanetto, si era tolto la maschera , l’armatura era evidentemente ammaccata.
-Vanja dobbiamo trovare Lena prima che le facciano qualcosa di mele…- Clint era preoccupato.
-Lo so….ma non credo le farà del male…-
-Le farà il lavaggio del cervello!- James sbottò -E dobbiamo impedirlo…- guardò Vanja e il vecchio capì cosa temeva il giovane.
Due mutanti che controllavano il metallo e i campi magnetici….sarebbe stata davvero la fine dell’umanità!
-E’ tutta colpa mia!- il professor Xavier si stava pentendo di tutti quegli anni di bugie.
-No!...Charles sai che abbiamo fatto la cosa giusta…solo….dobbiamo trovarli ed evitare il peggio!-
L’uomo annuì alle parole dell’amico.
-Stark….aggiusta l’armatura e prova a rimetter in sento il braccio del sergente Barnes…poi dai un’occhiata a quella scatoletta…per aprire un varco credo ci voglia un corrispettivo…ma non si sa mai!- Vanja iniziò a dare ordini…era un veterano, un soldato, un mutante…un buon corrispettivo di Fury! Per questo tutti lo accettarono -Capitano…vada dal Dottor Banner e si faccia dare una risistemata…anche lei ha qualche ammacco fisico! Signorina Romanoff….a lei devo chiedere una cosa importante!- la rossa si avvicinò al vecchio pronta ad ascoltare -Prenda l’agente Carter e si faccia portare dove sono stati catturati…..faccia un nuovo sopra-luogo e trovi qualcosa che ci permetta di capire cosa vogliono fare realmente e dove potrebbero trovarsi ora!-
-Subito!- la voce della russa era fredda. Passare del tempo con quella traditrice della Carter…le ribolliva il sangue nelle vene.
-Vado con loro…- Clint si fece avanti.
-No!...tu ti fai ricucire prima di tutto! Vai con il Capitano Rogers…poi ti voglio operativo al fianco del Soldato!-
Clint non capì…poi cominciò a sentire un lieve bruciore al fianco e si ritrovò del sangue sulle mani…era stato preso di striscio da un proiettile…forse quando aveva trascinato Lena dietro il divano….non era che un graffio ma capì il volere di Vanja.
Il vecchio voleva lui e il Soldato in prima linea….loro avrebbero ritrovato Lena a costo della vita.
-Signor Stark?...devo chiederle un favore…- il professor Xavier si avvicinò al multimilionario.
-Tutto quello che serve!-
-Devo portare qui CEREBRO…credo lei sappia cosa sia….forse posso rintracciare Lena o Mystica…-
-Certo….mando subito qualcuno a prenderlo!-
-Manderò Tempesta con i suoi uomini….-
Tony annuì e portò il Soldato nel suo laboratorio dopo aver mandato un furgoncino alla villa del professore.
 
 
-‘Tasha?- Clint si avvicinò alla rossa -Non farle del male!-
-Cosa vuoi dire?- fece finta di niente…ma sapeva benissimo che Clint aveva letto il suo sguardo omicida al sentir pronunciare il nome della Carter da Vanja.
-E’ stata manipolata e ricattata….non esagerare…sappiamo che Fury è vivo….dobbiamo ritrovarlo!-
Lei annuì -Va bene….sarò delicata e premurosa…meglio?-
-Meglio!- Clint sorrise, Nat gli diede un bacio sulla guancia -Vatti a far ricucire e stai attento…-
-Promesso!-
Entrarono nell’infermeria dove Banner stava per curare Steve.
-Le farò un po’ male Capitano…-
Aveva in mano del panno inumidito da del disinfettante.
-Stia tranquillo…non sento il dolore facilmente! faccia quello che deve..-
Ma il Dottore vedendo entrare i due agenti si fece da parte, fece accomodare Clint permettendo a Natasha di salutare il Capitano.
-Come stai?- era nervosa. Steve la rendeva sempre nervosa!
-Indolenzito…ma va bene…tu?-
-Bene…-
Nat si morse un labbro incerta, Steve le prese il viso tra le mani -Sii comprensiva con lei…va bene?-
La rossa annuì poi si fece maliziosa -Solo questo?-
Steve sorrise -Torna presto….non voglio combattere senza averti al mio fianco…-
-Ci sarò…- gli diede un piccolo bacio sulla bocca e fece per allontanarsi ma a lui non bastò.
La trattenne per il polso e notando che Banner e Clint erano presi da una conversazione su come ricucire l’arciere….la baciò con maggior passione.
Natasha si fece trascinare da quel bacio.
-Al prossimo ballo Capitano…-
-Ci conto…-
E la vide sparire dietro la porta…e con eli sparì il senso di leggerezza che aveva pervaso il suo cuore baciandola.
Nella stanza di fianco Tony stava per analizzare il braccio del Soldato.
-Potrei farti male…-
-Ci sono abituato….stai tranquillo…-
Aveva messo l’armatura ad aggiustare sotto il controllo di Jarvis e dopo aver congedato il sindaco con Vanja e il professor Xavier e aver tranquillizzato Pepper, si era rinchiuso nel laboratorio con James.
Aveva letto tutto il fascicolo del progetto “Winter Sodlier”….sapeva come era fatto quel braccio e cosa doveva e non doveva toccare….poteva farcela.
-Ok…al lavoro…-
-Non preoccuparti per me….sul serio! Fai quello che devi fare Tony…ma fallo in fretta…..io devo salvarla!- James fissava il vuoto davanti a lui.
Sentiva vuoto anche dentro di se. Avrebbe dovuto proteggerla…lo aveva promesso mille volte...a lei e a Vanja…e invece….per quello stupido braccio metallico….era arrabbiato…con Magneto che l’aveva trattato come un burattino e aveva portato via Lena…con Lukin che odiava più di ogni altra cosa…con se stesso…perché era stato inutile e stupido!
-Lo farai James…la salverai…la salveremo…e ci salveremo!- Tony abbassò gli occhialoni e accese un laser blu….concentrò il suo cervello su quei marchingegni…ma il suo cuore era pieno di angoscia.
Stavolta non sarebbe stato semplice…per niente!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo quindicesimo ***


*con la lentezza di un bradipo! Vi chiedo scusa…ma spero di trovarvi sempre presenti!!
Grazie mille della pazienza!
 
 
 
 
Lena sentiva gli occhi pesanti e non riusciva ad aprirli.
La testa le faceva male e si sentiva confusa.
-Erik? Si sta svegliando- sentì una voce femminile e premurosa dire quelle parole.
Dov’era? Con chi era?....soprattutto chi era lei? Aveva un gran buio in testa, non si ricordava niente.
Aprì a fatica gli occhi gli occhi e si trovò davanti un uomo di mezz’età che la guardava con uno sguardo dolce ma pieno di preoccupazione.
-Come stai?- l’uomo aveva una voce cupa e profonda.
Lena si alzò un poco tenendosi appoggiata ai gomiti, lo guardò con occhi persi -Chi...chi sei? E io, io chi sono?-
Era tutto nero, buio.
Erik guardò Mystica preoccupato.
-Ha battuto la testa, è probabile che abbia una piccola amnesia temporanea- la mutante mise una mano sulla spalla dell’uomo per tranquillizzarlo.
Magneto fissò di nuovo la ragazza -Ti chiami Anja e io, io sono tuo padre! Hai avuto un piccolo incidente…ma ora stai meglio!-
-Tu? Tu sei mio padre?- lo guardò curiosa, il tono della voce era neutro. Non si ricordava nulla,
perché quell’uomo avrebbe dovuto mentirle?
Il mutante fissò quegli occhi verdi, belli, grandi…gli occhi di Magda! Erik tremò.
Istintivamente l’abbracciò -Figlia mia….-  Lena rimase un attimo bloccata. Ma quell’abbraccio era sincero, pieno di calore e decise di ricambiarlo.
Erik le prese il viso tra le mani, accarezzandole la guancia con un semplice gesto delle dita -Ora ti porto qualcosa da mangiare e ti spiegherò un po’ di cose, vedi…noi siamo mutanti. E c’è una guerra in corso-
-Guerra? Mutanti?- era confusa e più cercava di ricordare più la testa le doleva.
-Non preoccuparti, ora devi solo rimetterti in forze-
-Io…io ho un nome in testa…Nate. Chi è? E poi mi ricordo un braccio di metallo….-
-Non devi preoccuparti, ora ti parlerò di un po’ di cose-
Magneto guardò Mystica che capì, la donna andò a prendere del cibo per la ragazza.
-Cosa vuol dire che sono mutante?- voleva capire qualcosa Lena e aveva un po’ paura.
-Che abbiamo dei poteri speciali, siamo diversi dai normali esseri umani…-
-Poteri…- lei ci pensò su ed ebbe un flash che le fece male -Io…io mi ricordo che quel braccio mi stava strozzando e io l’ho tolto dal mio collo con il solo pensiero…- lo guardò preoccupata -E’ possibile?-
Lui annuì paziente -Domini il metallo…come me. Tu sei mia figlia e hai ereditato il mio stesso potere!-
Lena si guardò le mani -Ma questo Nate, io voglio sapere chi è!-
-Non preoccuparti! Saprai tutto- Erik prese un piatto che Mystica gli stava porgendo e lo mise in mano alla figlia che iniziò a mangiare avidamente.
Lena aveva fame!
Erik si allontanò un poco da lei con Mystica -Cerca di capire chi è questo Nate….il Soldato si chiama James, James Barnes. Non so chi possa essere questo Nate!-
-Faccio io, tu stai con lei…e approfittane!- gli occhi gialli di Mystica erano eloquenti ed Erik capì: poteva sfruttare quell’amnesia per avere una seconda possibilità con sua figlia.
Non aveva altra scelta.
 
 
 
Vanja guardò Charles con apprensione, ultimamente quando il Professore utilizzava Cerebro perdeva molte energie. Era però l’unico modo che avevano per tentare di capire dove potessero trovarsi Magneto e Lena.
-Sei sicuro?-
-Si, stai tranquillo! La priorità è rintracciarli!-
Vanja annuì e lo aiutò a mettersi il casco collegato al macchinario. Con loro c’era anche Tempesta e la mutante aveva la stessa apprensione scritta in faccia.
-Vorrei stare da solo mentre provo a rintracciarli-
-Ma Charles?...- il vecchio tentò di ribattere ma lo sguardo del Professore era irremovibile -State tranquilli! Se avrò bisogno di voi lo saprete subito!-
Vanja annuì e Tempesta lo imitò.
Il Professor Xavier, rimasto solo, si concentrò nei suoi pensieri perdendosi nel suo mondo fatto di mutanti. Ne trovò milioni e pensò che erano aumentati di molto, vagò, cercò ed indagò…ma non trovò niente. Ne Mystica ne Lena. Erik era impossibile rintracciarlo, ed era sicuro che il mutante avesse insegnato a Mystica come nascondere la propria mente, ma Lena?
Lena doveva essere rintracciabile, a meno che non fosse ancora svenuta!
-Allora?- Vanja entrò subito, contattato telepaticamente da Charles.
-Non riesco a rintracciarla!- la voce dell’uomo era dura e sconsolata.
-Non prendertela, aspettiamo di sapere se Natasha Romanoff ha trovato qualcosa-
Infatti mentre il Professor Xavier cercava di entrare in contatto con Lena attraverso i suoi poteri telepatici, Natasha era arrivata alla vecchia sede dello SHIELD accompagnata dall’Agente Carter.
Non si erano scambiate molte parole, anzi forse nessuna!
La russa si stava dimostrando molto fredda, priva di compassione per quella sciacquetta bionda che non aveva mai amato molto. La trovava debole, ipocrita…una gatta morta! E poi era lei la stronza assassina?!
Entrare dentro quello che una volta era una delle sue “tane” la fece rabbrividire, ora tutto era devastato…in rovina.
La grande potenza dello SHIELD era decaduta in un attimo: come era stato possibile?
-Li abbiamo trovati qui, in questo posto…- la voce stridula di Sharon la riportò alla realtà. Erano appena entrate in una stanza piccola e polverosa, alcune zone erano più pulite, segno che c’era davvero stato qualcuno poco tempo prima.
Nat registrò tutto quello che poté, in primis delle catene che scendevano da alcune travi del soffitto, parallelamente ad una delle pareti.
-Qui tenevano Sam e  Fury, incatenati…- Sharon tremò nel dirlo.
-Diamo un occhiata in giro, cerchiamo qualcosa che ci porti a quei bastardi!- la voce di Natasha invece rimase fredda.
La biondina annuì, ma sapeva che avrebbero trovato ben poco.
-Ascolta Natasha!- provò ad interagire e la russa la bloccò subito.
-Agente Romanoff, grazie! non credo di aver instaurato con te un tale rapporto di confidenza!- la gelò con i suoi occhi verdi, spietati.
Sharon sospirò, stava crollando psicologicamente.
Non ce la faceva più! Non era una traditrice, era solo…debole. Più debole degli altri.
-Agente Romanoff!- si corresse -Mi dispiace, davvero! So che non mi merito il tuo perdono ne tanto meno la tua fiducia, ma…-
Natasha la fissava immobile, le braccia conserte sotto il seno, la testa alta e fiera.
Era disposta ad ascoltarla e Sharon prese un poco di coraggio.
-Io ho sbagliato! Ne sono consapevole…ma non ho la tua forza di volontà! Eravamo qui, in questa stanza. Ci hanno colpito alle spalle facendoci svenire tutti e due! Io mi sono svegliata legata ad una sedia, Sam era appeso a quelle catene, io ho cercato di resistere ma poi Magneto ha cominciato a tirare le catene a cui era legato Sam. Io…io….Sam soffriva e alla fine ho ceduto. In più Fury era svenuto e…-
-Nick? Ma era vivo?- Natasha si preoccupò subito sentendo nominare Fury. Non poteva perdere anche Nick…non dopo aver perso Coulson!
-Respirava ma non in modo naturale, credo che abbia qualcosa di rotto all’interno e se non lo troviamo…non so! ho paura, te lo confesso!-
Natasha si fissò un attimo la punta delle scarpe. Prese un bel respiro e decise di buttare giù il muro che aveva messo con la biondina -Sharon, ascoltami.  Io non ce l’ho con te- ed era vero -Nessuno di noi è davvero un eroe senza macchia o paura! Dobbiamo unire le forze, tutti quanti e cercare di salvarli e di evitare il peggio!- la rossa si rimise a guardare intorno con fare attento.
-Agente Romanoff?- Sharon aveva però ancora un punto da chiarire. Ma appena gli occhi della Vedova si posarono su di lei ebbe un brivido di paura -Io ho avuto paura per Steve- confessò colpevole della sua debolezza.
Natasha a quel nome abbassò gli occhi.
-Il Capitano è forte! Non ti vorrebbe sapere così preoccupata per lui! Lui crede in te! Moltissimo! Abbi fiducia in lui come lui ne ha in te, se lo merita!-
-Lo so, ma…-
-Sharon?! Dovrai stargli molto vicino in futuro, credimi- la voce di Natasha si fece fredda e si velò di tristezza. Sharon la fissò con occhi stupiti, non aveva ben capito il senso di quella frase o forse non voleva davvero capirlo. Natasha le stava dicendo molto chiaramente che non sarebbe potuta rimanere al fianco di Steve, almeno non come avrebbe voluto il Capitano. Sarebbe toccato a lei, all’Agente Carter, aiutare il ragazzo a non starci troppo male.
La Vedova non era pronta ad amarlo del tutto, a darsi completamente ad un uomo, un unico uomo.
Per quanto quest’uomo fosse meraviglioso e di certo il migliore che avesse mai potuto incontrare.
-Allora mettiamoci al lavoro…- Nat cambiò subito argomento e si mise alla disperata ricerca di un qualsiasi indizio che li portasse a Magneto.
Ma nulla!
Non trovarono niente! Era stato tutto sistemato meticolosamente.
Tornate alla Tower trovarono nervosismo a mille.
James era fuori di se. Cercava di non darlo a vedere ma stava scalpitando per andare a cercare Lena. Questa era per lui l’unica cosa importante, salvare la ragazza che gli aveva dato una nuova possibilità di vita. La ragazza che amava. Sarebbe partito subito, da solo e guidato dal sentimento per cercare quel mutante e ammazzarlo se fosse stato necessario! Ma non era la soluzione migliore e fu Clint a farlo ragionare.
L’arciere era nervoso e preoccupato quanto lui.
Erano tutti riuniti nel salone principale.
Tutti presi dall’angoscia e dall’incertezza.
L’agente Carter si era messa a lavorare con Pepper per organizzare una difesa migliore che includesse l’intervento dell’esercito americano in caso fosse stato necessario.
Tony era chiuso in laboratorio, concentrato a studiare quel marchingegno diabolico con cui si era aperta quella distorsione spazio-temporale. Era la prima volta che Tony ne vedeva una creata dall’uomo, le riteneva cose impensabili anche per la super tecnologia dello SHIELD! Lui le riteneva materiale “divino”, “alieno” e ogni pensiero andava al vortice spazio-temporale apertosi sopra alla Tower e in cui lui si era infilato per salvare New York. Ma appunto quella era stata opera di Loki, dio dell’inganno…ora invece c’era lo zampino dell’uomo.
Non riusciva a capire come potesse funzionare, lo aveva studiato nel dettaglio con Banner e sicuramente capirono che ci voleva un corrispettivo con cui farlo attivare, un corrispettivo che era chissà dove!
Persi nei loro pensieri non potevano aspettarsi che in loro aiuto sarebbe arrivata una persona insospettabile.
 
 
 
Mystica non era tranquilla. Seduta in un caffè, batteva nervosamente le dita della mano sulla superficie liscia del tavolino.
Per la prima volta da quando aveva deciso di stare al fianco di Erik si sentiva in ansia e preoccupata. Aveva amato Erik, come aveva amato Charles. Ma era il passato ed ora, con occhi obiettivi, poteva ragionare da sola e capire che forse Erik stava davvero esagerando.
Gli esseri umani non erano male in fondo e soprattutto non volevano sterminarli!
Il potere di Magneto era immenso, se unito a quello di quella ragazza…Anya, sarebbe stata la fine per ogni creatura che avesse osato ostacolarlo: umana o mutante che fosse!
Poi…poi rivedere Charles così stanco, provato, la mise in crisi, fu proprio il pensiero del professore che la fece cedere.
La fece cadere in errore.
Lo richiamò con la mente, non volendo, pensando a lui così intensamente, attirò l’attenzione della mente del Professor Xavier.
“Raven?” quel nome detto da lui le scaldò il cuore.
“Charles…”
Fu una sorpresa per il professore, una meravigliosa sorpresa “Raven, come stai?”
“Bene…come stai tu piuttosto?”
“Stanco” un sospiro “Ed Erik non aiuta!”
Ci fu un attimo di silenzio in cui Charles ebbe paura di perderla, non riusciva ancora a capire dove fosse Mystica.
Ma lei continuò a parlare.
“Stavolta fa davvero sul serio. Per lui la causa va sopra tutto, lo sai! Solo che stavolta ho paura…” le tremò la voce.
“Raven! Dimmi dove siete!”
“Io...io non posso! Non posso tradirlo, Charles! Ma tu devi fermarlo! Lui, il suo potere se unito a quello di quella ragazza….”
“Lena! Come sta Lena?!”
“Bene…non si ricorda niente ed Erik sfrutterà la cosa a suo favore…” esitò un attimo conscia di averlo spronato lei stessa a farlo “E’ davvero sua figlia?”
“Si. Raven lascialo e vieni da me! Ti aiuterò e lo fermerò ma ho bisogno di sapere dove siete e cosa vuole fare!”
“Non posso” la voce le uscì dura.
“Potresti, se vorresti!” quella del professore invece era dolce e comprensiva.
“Charles…” Mystica stava per cedere al pianto.
Un flash, un veloce flash di lei, piccola e affamata, che stava cercando rifugio in una villa enorme ed un bambino che la guardava curioso. Fu quell’attimo di debolezza che permise al professore di visualizzarla: Mystica era in un piccolo locale affollato, era seduta ad un tavolino con un caffè davanti, bella nel suo solito aspetto di giovane donna bionda.
Charles sapeva di avere poco tempo e cercò di memorizzare tutto: suoni, odori, colori, tutto ciò che circondava la ragazza, ma lei se ne accorse “Charles non lo fare!” in un attimo fece crollare la connessione mentale e il buio si impossessò di nuovo della mente del professor Xavier.
-Charles?!- Vanja lo vide provato e capì che era successo qualcosa. Il professore si teneva la testa tra le mani, gli doleva molto.
-Germania..-
-Cosa?- Vanja non capì.
-Sono in Germania!...credo che Erik stavolta faccia davvero sul serio partendo dall’inizio di tutti i suoi mali!-
-Ma come?..- il vecchio russo lo fissava senza capire.
-Raven!-
Bastò quel nome.
-Va bene, raduno i ragazzi!-
Charles annuì.
Era stanco, molto stanco e non si sentiva bene, soprattutto aveva paura. Il suo cuore era pieno di paura. Per Erik.
Per Raven.
Per Lena.
 
 
 
-Germania?- Steve lo disse quasi come se la cosa non lo stupisse più di tanto. Quel paese per lui era la terra del male!
-Si! Dobbiamo pianificare come muoverci. Non sappiamo precisamente dove sono…se Berlino, Monaco o dove! Però è già un punto di partenza!-
Vanja li aveva trovati riuniti tutti nella sala centrale della Tower. Mancava Tony.
-Dov’è Stark?-
-Qui!- l’uomo entrò nella sala, aveva l’aria allarmata -Abbiamo appena ricevuto una proposta di scambio..-
-In che senso?- Vanja e Steve lo dissero assieme.
Tony prese un bicchiere di whiskey -Qualcuno mi fa compagnia?- alzarono la mano Vanja e Natasha.
-‘Tasha?- Clint la riprese con fare paterno.
-Ne ho bisogno Barton!-
-Allora! Abbiamo Magneto in Germania, da quanto ho saputo, con i suoi mutanti e con la nostra ragazza. Ma il suo amichetto psicopatico è qui! A New York! E vuole due cose da noi in cambio della liberazione di Fury e dell’agente Wilson-
-Tony non è uno scherzo vero?- Natasha lo guardò con i suoi occhi penetranti.
-Tony parla!- Steve si stava innervosendo e la russa, seduta vicino a lui cercò di calmarlo mettendogli una mano sulla spalla. E continuò per lui.
-Cosa vogliono Stark?-
Seduto sul divanetto, davanti a tutti Tony ebbe un momento di stizza e di paura. Poi si fece coraggio.
-Il Tesseract!- lo disse in fretta, mangiandosi le parole. Ma tutti lo capirono perfettamente.
-Cosa?- sentendo quel nome tutta la squadra degli Avengers si irrigidì.
Clint in primis.
Solo James se ne stava seduto quasi in disparte, la sua testa era lontana, persa nella progettazione di un piano per andare via di li il prima possibile e dirigersi in Germania.
Il Soldato stava lavorando per lui.
-Il Tesseract? Ma non è stato riportato ad Asgard da Thor?-
-Dovrebbe, Capitano! Dovrebbe! Ma non sento il biondino da molto e credo anche voi. Dovremmo chiedere aiuto alla Dottoressa Foster e capire se per caso quella capretta egocentrica di Loki non abbia rifatto casini…o maturato strane alleanze!-
-Tony?- Bruce richiamò l’attenzione dell’amico -Ma perché lo vogliono se sanno che non è sulla terra? e soprattutto perché lo vogliono da noi?!- il Dottor Banner sospettava già la risposta.
Tony lo fissò serio, in parte maledicendosi mentalmente, in parte chiedendogli scusa con lo sguardo. Rigirò il whiskey che era rimasto nel bicchiere, incerto sulle parole da scegliere per spiegare la cosa.
-Tutto ciò che entra alla Tower viene registrato automaticamente-
Steve strabuzzò gli occhi, Natasha si stava per affogare con il liquido ambrato e Clint imprecò.
In realtà, ragionandoci un attimo a mente fredda, a nessuno di loro parve tanto stranala cosa, ma nel loro io più profondo speravano fosse uno scherzo.
-Cazzo Stark! Ma perché non ci dici una volta per tutte tutti i tuoi sotterfugi per controllarci?! Cosa vuol dire che tutto quello che entra qui viene registrato?- l’arciere era furioso.
Odiava essere controllato! Soprattutto dopo la brutta esperienza con Loki! Solo Coulson poteva controllarlo…perso lui aveva dato a Natasha il compito di tenerlo d’occhi ma solo in missione.
-Se vuole posso spiegarlo io, signore?!- la voce metallica di Jarvis comparve all’improvviso.
-Forse è meglio!- Tony fissava il vuoto colpevole.
Si stava chiedendo se il suo atteggiamento fosse giusto. Le sue manie di controllo, il suo egocentrismo, le sue autodifese nei confronti di chi, poi?...loro erano suoi amici, o no?
-Signori!- Jarvis prese la parola -Non è nulla di preoccupante. Sono stato creato in modo tale da poter registrare tutto quello che entra qui dentro. Oggetti ed esseri umani. Scansiono, analizzo e registro i dati nel computer di memoria. E posso riprodurre tutto, non perfettamente ma quasi identico. Posso quindi ricreare quel cubo energetico anche se più debole, ma comunque pericoloso se alimentato con l’energia necessaria. Sarebbe comunque un arma molto pericolosa per la terra-
-No! Tony ma cosa hai in testa? Tu sei impazzito!- Steve stava perdendo la pazienza -Tu puoi riprodurre quel cubo infernale?- si rivolse a Tony seduto davanti a lui.
Voleva una risposta dall’uomo che credeva suo amico.
-Signor Rogers, io…- Jarvis si intromise ma Steve lo zittì.
-No! Io voglio un risposta da te, Tony! Non dal tuo servo meccanico che nasconde e ripulisce tutte le tue nefandezze!- era arrabbiato.
-Si! Posso riprodurre un Tesseract più debole, come posso riprodurre il gene mutante- diede una rapida occhiata colpevole a Vanja -Il Mjolnir di Thor, con poteri non divini ovvio…-
-Tu!- Steve si scagliò contro di lui, era davvero pieno di rabbia e soprattutto di delusione -Tony? Perché, perché ci nascondi queste cose? noi….noi siamo una squadra! siamo tuoi amici! E tu hai tutto quello che può servirti per annientarci!- Tony fissava il Capitano, dentro di se si sentiva piccolo ed insignificante davanti alla leggenda vivente che in quel momento lo stava mettendo a nudo con se stesso e le sue debolezze.
Clint si alzò e trattenne il Capitano dall’istinto di avventarsi su Tony.
-Perché hai paura di noi?-Steve lo sussurrò ma Tony lo capì benissimo. E fu un colpo duro per lui sentirsi chiedere quella cosa.
Si sentì ferito nel profondo.
-Non ho paura di voi!- lo disse indispettito.
-E come potresti?- Steve non era ancora contento -Tu sei Tony Stark, il multimilionario inventore di Iron Man!- il tono della voce di Steve era pungente. Voleva ferire Tony.
Natasha stentò a riconoscere in Steve quel ragazzo dolce e amorevole che aveva sempre avuto davanti agli occhi, ora il Capitano era davvero furioso, si sentiva tradito. E non era l’unico in quella sala.
Fu James a calmarlo. Gli mise una mano sull’avambraccio, stringendolo forte e riportando Steve ad uno stato di coscienza.
Il Capitano fissò l’amico con occhi tristi ma pieni di ringraziamento.
-Stark?- James parlò, la sua voce uscì roca e profonda e fece sobbalzare tutti perché nessuno si aspettava un suo intervento -Io ti conosco da poco, ti ho conosciuto tramite fascicoli, lo ammetto e so quanto vali. Ma tutto quello che stai facendo non è giusto, non è giusto per loro, la tua squadra…i tuoi amici! Se lo fai mostri solo le tue debolezze e quindi di avere paura di loro, ma perché?- Tony lo fissava con occhi freddi ma quelli del Soldato erano molto peggio -Forse hai paura delle tue debolezze, non lo so ma quello che hai fatto e fai è spregevole!-
-Non ho paura!- Tony lo ribadì inferocito.
-Se non hai paura, cos’è?- Natasha cercò di mitigare la tensione che li stava avvolgendo.
-Chiamiamolo spirito di sopravvivenza!-
-Tony?!- Bruce lo riprese come un padre. Dopo Pepper era forse l’unico abituato a trattare con il sarcasmo dell’amico.
-Va bene! Va bene! Ho sbagliato! Con voi sbaglio sempre….mi dispiace! Fatto sta che ora questi vogliono che io faccia un Tesseract per loro!-
Tony cercò di scusarsi a modo suo, non era avvezzo alle scuse ma lo disse lo stesso -Mi dispiace, davvero!- e tutti lo accettarono, almeno per il momento.
-Stark? Vogliono il Tesseract e cos’altro?- Vanja non era intervenuto nella discussione ma non si era perso niente del discorso e sapeva che mancava ancora qualcosa.
Tony rimase un attimo interdetto. Doveva dire qualcosa che gli costava molto più che confessare i suoi “peccati” da megalomane maniaco del controllo!
Fissò Banner. E provò una fitta dentro di se.
-Stark?- la voce di Clint fu un sussurro per farlo andare avanti.
-Vogliono che sia Banner a fare lo scambio-
Rimasero tutti in silenzio, Bruce alzò di scatto la testa a quelle parole.
-Perché il Dottore?- Natasha fissò Bruce preoccupata.
-I..Io?- Banner tremò e fu proprio la Vedova ad evitare il peggio, gli strinse una mano con dolcezza rassicurandolo. Natasha aveva uno strano ascendente su di lui.
Un ascendente positivo.
-Stia tranquillo Bruce!-
-Perché il Dottore?- Steve lo ripeté non capendo.
-Non ne ho la più pallida idea- Tony era sincero anche se stava sospettando qualcosa.
Qualcosa che gli confermò l’Agente Carter -Forse c’entra con il fatto che abbiano fatto evadere Abominio!- Sharon entrò nella sala accompagnata da Pepper -Come vi ho detto alla villa del Professor Xavier abominio è stato fatto scappare; forse non voglio il Dottor Banner…forse vogliono Hulk!-
Rimasero tutti senza parole. Natasha continuava a tenere la mano del Dottore, quel contatto lo stava davvero tenendo a bada. E fu grato alla giovane donna che gli stava accanto in quel momento.
Poi fu proprio il Professor Xavier a parlare. Rendendosi conto che a quei ragazzi mancava qualcosa, anzi qualcuno.
Nick Fury.
-Ascoltate! Io non sono il vostro supervisore, ma conosco Nick da un avita e voglio salvarlo. Se per voi va bene avrei un piano…-
-Certo!- Steve guardò gli altri che non ebbero niente da obiettare -Credo che tutti noi necessitiamo di una punto di riferimento, professore! Cosa vorrebbe fare?-
-Credo sia chiaro a tutti che dobbiamo agire su due fronti e dividerci. Vorrei chiedervi di occuparvi voi, Avengers, di questo Lukin qui a New York e di lasciare a me Erik. Prometto che salverò Lena e la riporterò qui sana e salva-
I Vendicatori si guardarono e sembravano essere tutti d’accordo.
Era la cosa più sensata.
-Io vengo con lei!- ma la voce di James risuonò fredda -Ed è inutile che mi dica di no! Io ho già deciso!- il ragazzo si era alzato in piedi, lo sguardo freddo, impassibile, la stazza imponente, nessuno disse niente e Charles dopo aver visto il volto convinto di Vanja annuì.
-Mi sembra giusto! Verrai con me e Vanja! Tempesta tu contatta Jane e Ciclope e di loro di tenere pronta la scuola ad ogni evenienza- la ragazza annuì.
-Bene! Prenderete il mio jet per arrivare in Germania il prima possibile- Tony voleva essere utile a tutti e su tutti i fronti -Noi cerchiamo di capire come agire con Lukin. Pepper cerca di contattarlo alla mail che ci ha lasciato ma fagli intendere che decideremo noi dove e come!-
Vanja si avvicinò al Soldato e lo guardò con un sorriso sghembo -Nessuno ti avrebbe escluso James!-
Il ragazzo annuì, Vanja sapeva cosa lo legava a Lena e sapeva che avrebbe dato la sua vita per lei.
Si sentiva in colpa per non essere riuscito a proteggerla e salvala.
-Vanja!?- una voce li richiamò tutti e due. Era Clint.
-Voglio venire con voi!- era sicuro.
-Clint? Non so, tu sei un Avengers, la tua squadra…-
-Si sta parlando di Lena! Tu sai che le devo molto più della mia vita. Il Sergente Barnes è un ottimo soldato ma un uomo in più può esservi utile!-
Vanja rimase un attimo titubante.
James capì quello che l’arciere aveva dentro di se e fu lui ad accettarlo in squadra -Sei il benvenuto Agente  Barton!-
Clint sorrise grato al ragazzo.
Toccava a loro salvare Lena questa volta.
 
 
 
 
Dopo mezz’ora il jet di Stak era pronto.
Prima di partire però sia James che Clint dovevano chiarire la loro scelta con qualcuno, anche se in realtà non c’era molto da chiarire, era logico che per loro Lena fosse una priorità.
-‘Tasha?- l’arciere si avvicinò alla donna che stava sistemando delle armi.
L’unica compagna di missioni che accettava al suo fianco.
L’unica amica che aveva.
-Vai a Berlino allora?- gli occhi verdi non erano arrabbiati o rancorosi, Nat capiva la scelta dell’uomo.
-Scusami! io…-
-Clint! Non devi scusarti! Ce la farò, non sono sola!-
La prima missione da soli, separati.
-Lo so!- Clint posò gli occhi sul Capitano -Nat? Ti prego, usa la testa, non il cuore!- era un consiglio sincero.
-Fallo anche tu! Voglio vedere questa famosa fattoria in Iowa!- i due si abbracciarono. Poi Clint salì sul jet con in mano la sua valigetta dove teneva il suo amato arco.
Steve monitorò quell’abbraccio ma senza gelosia. Non avere Barton sarebbe stato una falla per loro, Ma capì la scelta dell’uomo come capì la scelta di Bucky.
-Steve?- fu proprio James a richiamarlo alla realtà.
-Bucky?- era triste Steve, sapeva che dovevano separarsi di nuovo -Verrei con te per aiutarti…-
-Stai tranquillo Steve! Tu devi difendere New York. Sei Captain America, ricordatelo!...salvo Lena e tu salva questa città poi abbiamo settant’anni da recuperare!-
-Certo…- Steve era titubante. Aveva paura di perdere tutto un’altra volta.
James se ne accorse -Non credere che ti libererai di me di nuovo Capitano….-
-Stai attento  Sergente Barnes! Mi raccomando!-
-Anche tu capitano Rogers!-
Steve lo abbracciò all’improvviso e James dopo un attimo di spaesamento ricambiò quell’abbraccio.
Il Capitano sentì male al cuore quando lo vide sparire dentro il jet.
Si stavano ancora separando ma Bucky aveva ragione, stavolta era diverso e finito tutto questo sarebbero stati assieme ancora una volta. Da capo, pronti ad iniziare una nuova vita.
-Capitano?- la voce di Stark lo fece sobbalzare.
-Tony- lui rispose freddo, era ancora infastidito dal comportamento dell’uomo.
-Mi dispiace davvero! So di essere pessimo! Ma non vi farei mai del male! Voi siete miei amici e te lo dimostrerò prima o poi!-
Steve non rispose, lo guardò con occhi meno inferociti e questo rincuorò un po’ Tony.
-Dai entriamo- lo prese per un braccio trascinandolo -Caro Ghiacciolino! Parliamo dico se serie! hai una bella gatta da pelare tu!-
Steve non capì. Poté solo vedere Natasha che stava parlando con Sharon in apparente tranquillità
Che almeno quelle due avessero trovato un modo per andare d’accordo!
 
 
 
Si guardava allo specchio.
Non si riconosceva. Non sapeva chi era.
Quegli occhi sconosciuti che la scrutavano indagatori le facevano paura.
Ed erano i sui occhi!
Doveva credere a quell’uomo che si proclamava suo padre? E perché non si ricordava di lui ma aveva in testa immagini sfocate di un uomo anziano con la barba bianca?
Era una mutante…
Gli esseri umani odiavano i mutanti e volevano sterminarli.
Ma cos’era un mutante?
Lena alzò la mano e cercò di verificare se quello che le aveva detto quel Magneto fosse vero: potevano controllare i metalli.
Vide il coltello appoggiato sulla tavola alzarsi seguendo la sua mano. Lo vide volteggiare nell’aria, senza alcuno sforzo o resistenza.
La cosa la divertì un poco all’inizio, ma poi un’ immagine veloce le passò per la testa: un uomo che si sgozzava da solo, no, la sua mano era guidata da qualcuno…da lei! Provò ribrezzo e rabbia e in un secondo scagliò il coltello contro una trave di legno della porta.
Urlò.
Urlò inferocita.
Lei doveva combattere i suoi nemici. Tra i nemici c’era il ragazzo con il braccio di metallo.
Il più pericoloso.
Il più feroce.
Quello che la voleva morta!
Lei quel braccio se lo ricordava bene, quello che aveva tentato di strangolarla.
Ma non ero solo questo. Lei quel braccio se lo ricordava anche dolce, amorevole.
Perché?
Perché nel suo cuore credeva di provare qualcosa per quell’uomo che la voleva morta?

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Capitolo 18
*** Capitolo Sedicesimo ***


Dopo anni di silenzio ma soprattutto di grande crisi di ispirazione, torno.

Chiedo scusa a tutte le persone che stavano seguendo la storia e si sono trovate prive di un finale. Finalmente l’ho trovato. Probabilmente non è neanche quello che volevo ma sono riuscita a dare un senso a questa storia che, ricordo, segue la story-line dei fumetti ed è proiettata alla Civil War (fumettistica).

E niente, pochi capitoli per finirla. Spero di ritrovarvi tutti e in caso attirare nuovi lettori.

 

 

 

 

 

 

 

Era una serata afosa e Nate si stava agitando nel sonno.

Logan tentò di svegliarlo ma capì che il piccolo stava sognando, decise di preparagli qualcosa per calmarlo. Si avviò nel cucinino dell’appartamento che aveva preso in affitto ad Osaka. Era vicino a ritrovare anche l’altro suo figlio. Con Nate le cose andavano bene, era un bambino sveglio e molto dolce e Logan si stava abituando a quella dolcezza tanto insolita per lui da ricevere. E stava imparando anche a renderla.

Quando rientrò nella stanza con una tazza di latte fresco Nate urlò. Urlò forte e si mise ritto sul letto. Fradicio e tremante.

-Nate?- Logan si sedette vicino a lui e gli porse il bicchiere -Bevi. Hai fatto un brutto sogno?-

il bambino annuì. Gli occhietti spalancati che fissavano il padre, pieni di ansia e terrore.

-Papà! Lena , io credo sia in pericolo-

-Vanya non mi ha detto niente stamane. Perché credi sia in pericolo?-

-Ho sognato che mi chiamava. Era tutto buio, io non la vedevo ma sentivo la sua voce che mi chiamava e mi chiedeva aiuto. Papà, dove è adesso?-

-Stai tranquillo piccolo. Domani chiamerò Vanya per sapere come stanno le cose e ti faccio parlare con lei, va bene?- il bambino annuì.

In realtà Logan non era molo tranquillo. Sentiva che qualcosa stava succedendo o meglio che qualcosa si era messo in moto. Avrebbe dato volentieri la disponibilità a Vanya di rientrare subito per aiutarli. Aiutare il Professore. Sconfiggere Magneto una volta per tutte. Ma non poteva.

-Cerca di dormire ora- gli accarezzò i capelli -Appena ritroveremo tuo fratello ti riporterò da lei. Promesso!-

-Grazie papà-

“Papà”.

Non si era ancora del tutto abituato ad essere chiamato così. Ma gli piaceva. Ed era pieno di rabbia per aver perso tutto quel tempo. Nate era speciale e sapeva che anche l’altro bambino, ormai ragazzo, lo sarebbe stato. Nate gli strinse la mano e si addormentò, si sentiva protetto e non poteva essere altrimenti.

Il bambino pensò anche a Lena, a quando la ragazza lo cullava con parole dolci per farlo addormentare.

Come avrebbe voluto sentire ancora una volta quella canzone starna cantata da lei nelle notti insonni.

 

 

-Cosa stai cantando?- la voce di Mystica la ridestò dai suoi pensieri. Erano sedute in un locale davanti al palazzo della Cancelleria di Berlino.

Stavano aspettando che Erik tornasse per mettere in atto il loro piano.

Nell’attesa Lena aveva cominciato a canticchiare quella canzone strana. Non sapeva cosa fosse, non se lo ricordava, ma era una canzone che aveva in testa da quando si era risvegliata.

-Non so cosa sia, mi ronza in testa da un po’ ma non mi ricordo assolutamente cosa sia- aveva gli occhi tristi. Non stava ancora ricordando nulla. Raven la guardò con un misto di pena, immaginava lo stato di confusione che doveva provare la ragazza.

-Mi sembra russo, probabilmente è la Kalinka. Erik mi ha detto che l’uomo che ti ha cresciuta è russo e ne è ossessionato. Si chiamaVanya….-

-Non mi dice nulla questo nome-

-Stai tranquilla. Prima o poi ricorderai tutto- anche se non era proprio quello che Erik voleva. Ma Raven sapeva che doveva aiutarla in qualche modo.

Lena la guardò e sorrise.

-Cosa c’é?- Mystica non capì e aggrottò la fronte incerta. Aveva assunto l’aspetto della brava ragazza, bella ma temibile.

-Niente è che mi fa strano vederti sotto queste sembianze. Tu sei molto bella anche al naturale, mi piaci molto- ed era vero, la trovava bellissima, forte ed intelligente. E con lei Lena si sentiva tranquilla.

Raven si stupì di quelle parole, se la fecero imbarazzare non lo diede a vedere.

-Tu sei innamorata di mio padre, vero?- Lena glielo chiese a bruciapelo e Raven rimase muta a quella domanda.

Era innamorata di Erik? Non si era mai messa davanti a questo quesito.

-Diciamo che tra me ed Erik c’è un’altra persona che ci ama immensamente e che entrambe ricambiamo, a modo nostro….-

Ma non poté continuare il discorso, l’ombra di Erik nascose loro il sole del pomeriggio.

-Siete pronte?- e ad un suo cenno le due ragazze si alzarono e si avviarono all’ingresso del palazzo della Cancelleria.

 

 

Il jet di Stark stava sorvolando l’oceano Atlantico. Il tempo era clemente e permise loro di volare rapidi tra le nubi e ben protetti dai radar.

-Mi dici dove siamo diretti?- Steve si sedette vicino a Tony.

-Sull’isola che non c’è- la battuta non ebbe l’effetto desiderato, Steve sospirò rassegnato scuotendo la testa .

-Va bene, va bene Capitano! Stiamo andando in un posto molto lontano dalla terra ferma e da qualsiasi forma di vita umana. Voglio limitare i danni questa volta!-

-E Lukin ha accettato? Senza opporsi?- Steve non era convinto.

-Si! e un po’ mi puzza-

-Tony?- la voce di Steve era seria ma allo stesso tempo incerta -Siamo davvero soli, cioè senza una guida o un punto di riferimento?-

-C’è il mutante pelato che ci fa da guida, no?-

-Sai cosa intendo!-

Tony fissò l’orizzonte indefinito davanti a se -La Hill- lo disse di getto. Decise di vuotare il sacco anche se la Hill stessa gli aveva fatto giurare di non rivelare niente.

-La Hill?!-

-Maria Hill. È stata messa a capo di una sezione allo Shield, meglio sarebbe dire quello che resta dello Shield e ci appoggia, almeno credo….-

-Quindi non siamo proprio liberi di fare quello che volgiamo?-

-No o meglio si ma siamo monitorati dal governo. Per questo non voglio danni questa volta-

Il Capitano stava per dire qualcosa ma la voce di Natasha lo interruppe.

-E quella che roba è?- la Vedova stava guardando fuori dalla vetrata del jet.

-Signori e signore vi presento la futura Prigione 42-

-Cosa diavolo è?- al solo sentir nominate “prigione” Natasha ebbe un moto di stizza.

Una struttura circolare in via di definizione emergeva dalle acque dell’oceano. Un punto nero in una distesa di acqua blu.

-E’ una storia lunga, giuro che vi informerò di tutto appena avremmo in gabbia quel pazzoide di Lukin!-

-Perché ho paura che sia un’altra delle tante idee nascoste ai tuoi “amici”?-

Steve lo disse perché voleva una risposta ma Tony fece finta di nulla.

-Banner? Come si sente?- Tony concentrò l’attenzione sul Dottore.

-Come dovrei sentirmi secondo lei?- non riuscivano a darsi del tu, era più forte di loro.

Il jet stava scendendo di quota. Un vento gelido rendeva le cose più complicate del previsto.

Steve e Nat osservarono quella struttura dall’alto. Una prigione voluta dal governo e creata con l’appoggio di Tony.

Lontana da tutto e tutti.

-Non mi piace- la Vedova si strinse nelle spalle.

-Neanche a me- Steve la guardò dolcemente -Sei pronta?- sapeva di farle una domanda retorica.

-Quando mai non sono stata pronta, Capitano?!- la rossa arricciò le labbra indispettita.

Steve avrebbe voluto dirle che l’aveva trovata impreparata un po’ di sere prima, quando aveva bussato alla sua porta e l’aveva trovata con gli occhi gonfi di pianto. Ma poi si sarebbe dovuto rimangiare tutto perché alla fine Nat aveva preso in mano la situazione e quello impreparato divenne lui. Si limitò a sorriderle e stringerle la mano. Solo per un po’. Ma quei pochi secondi di contatto bastarono a tutti e due.

Dall’altra parte del mondo un altro jet stava facendo la stessa manovra di atterraggio.

-Siamo sicuri che sia a Berlino?- il Soldato voleva essere certo di non sprecare tempo. Voleva essere certo di salvare Lena.

-Si. Ho percepito la presenza di Mystica. Lei non è del tutto convinta di quello che Erik vuole fare. Ho intravisto la porta di Brandeburgo quindi sono qui.-

-Bene- Vanja assestò il jet e lo fece atterrare in pochi secondi, erano su ex-pista militare ormai abbandonata a se stessa.

-Come ci muoviamo?- Clint guardò il vecchio maestro con fare interrogativo.

-Un’auto è già pronta a pochi km da qui. Tu e il sergente Barnes avrete due moto.

-Voi sarete soli….- l’arciere non era convinto.

-Non saremo soli, vero Kurt?- Vanja fissò il fondo del jet -Fatti vedere!-

Dall’ombra si materializzò la figura del mutante, il blu della pelle e gli occhi giallo brillante.

-Sono, sono, io volevo solo…..- aveva la voce impaurita, come un bambino colto in fallo. Sapeva di aver disobbedito.

Clint e James si guardarono, nessuno dei due aveva percepito la presenza del mutante. Vanja e Charles invece si.

-Non preoccuparti Kurt. Uno in più è sempre meglio che uno in meno- il Professore calmò il mutante.

Gli occhi gialli ancora incerti si posarono in quelli di James. Il Soldato capì la preoccupazione del mutante -Stai tranquillo Kurt. Sarai più utile qui che alla scuola del Professore-

-Bene. Andiamo! Qualunque cosa Erik abbia in mente non ci resta molto tempo per fermarlo!- Vanja aprì il portellone.

 

 

Il palazzo della Cancelleria di Berlino è una struttura moderna in cemento armato e vetro che fece rabbrividire il buon gusto di Erik.

-Umani….- fu l’unico commento che fece prima di varcarne l’ingresso.

-Sai che Charles ha messo la scuola in mano ad Emma?- Raven approfittò di un attimo di tranquillità per informare Erik di quel dettaglio.

-Emma è forte e furba. Charles ha fatto bene- non aggiunse altro e Mystica accettò quella freddezza tipica di Magneto.

Non ci volle molto.

In pochi attimi Magneto prese il controllo del palazzo, la Cancelleria era sotto la sua custodia. La cancelliera messa sotto chiave e tutte le televisioni del mondo al suo servizio.

-Non voglio distruggere il mondo. Sarebbe impossibile. E poi il mondo è anche nostro. Di noi mutanti. La nostra casa. Per questo vi chiamo mutanti, miei amici. Mutanti di tutto il mondo unitevi a me. Riprendiamoci quello che ci appartiene. Molte città esploderanno e voi se vorrete potrete darmi una mano. Che la rivolta abbia inizio!-

 

 

-Lo hai sentito?- Vanja spense la radio dell’auto. Guardò Charles preoccupato. Il Professore era sconvolto. Stavolta Erik voleva la distruzione. E l’avrebbe ottenuta se non si davano una mossa.

-Andiamo! Deve essere al palazzo della Cancelleria. Dobbiamo fermarlo Vanja, stavolta è fuori controllo!-

Si gettarono a tutta carriera sull’autostrada che portava al centro città, le moto di Clint e James a scortarli.

Era tutta questione di tempo.

 

 

Il vento gelido soffiava sulla piattaforma di quella costruzione.

-Allora? Dove diavolo è?- Natasha era nervosa. Troppo.

Ma dopo neanche un secondo dalle sue parole dal nulla si aprì una voragine simile a quella che si era creata nel salone di casa Stark. Saette elettriche e uno squarcio che dal nulla formò un passaggio temporale da cui uscì il generale Lukin scortato da vari uomini armati.

Uno di questi teneva Sam. Era vivo e vegeto ma stanco, non si reggeva in piedi.

-Bene, bene!- la figura del generale si avvicinò alla squadra degli Avengers.

-Libera Sam subito! E Fury? Dove è Fury?- il Captano Rogers attaccò subito il piccoletto che sogghignò isterico.

-Calma Capitano! Voi avete quello che voglio io?!- sottolineò l’io.

Banner si fece avanti con timore, nelle mani teneva il finto Tesseract.

-Dove è Fury?- insistette il Capitano.

-Il vostro capo non è con noi. Mi sarebbe piaciuto molto giocare un po’ con lui ma purtroppo era già sparito quando ci siamo messi in moto!-

-Allora quello che ha detto di aver visto l’agente Carter….- la Vedova era confusa e già pronta ad arrabbiarsi con la biondina.

-Ha mai sentito parlare di illusione ottica?! La vostra amica è molto suscettibile, lasciatevelo dire. E molto gelosa!- rise di gusto.

-Come possiamo crederti?- Nat era diffidente.

-Di Fury non mi interessa nulla. E neanche a quel pazzo di Magneto. Sono sicuro. Io voglio il Tesseract e soprattutto il mio Soldato!- si guardò intorno con occhi smaniosi.

-Proviamo a crederti, caro il mio Porco Rosso. Dacci Sam e noi ti daremo il Tesseract- Stark decise di dare il via alle operazioni.

Il generale Lukin tentennò -Dov’è il mio Soldato?- lo gracchio contrariato.

Steve si irrigidì.

Bucky

-A Berlino- disse tra i denti.

Gli occhi del generale si oscurarono di rabbia velata.

Fece un cenno con il capo ad uno dei suoi sottoposti che sparì dentro il vortice.

Sam fu lasciato libero. Steve corse a prenderlo e lo mise al riparo.

-Non credo che uno in più vi possa aiutare contro quello che vi aspetta. Non sapete quello che sta succedendo! Quello che Magneto vuole fare!soprattutto non sapete quello che io ho liberato!-

Dal varco un urlo disumano li fece rabbrividire tutti. Banner in particolare.

Fu un attimo.

Steve non capì neanche come accadde. Spuntò dal nulla come una furia un mostro più grosso di Hulk.

Abominio era stato catapultato su quella piattaforma e Banner istintivamente senza pensarci diede libera uscita all’Altro.

Iniziò una lotta serrata. Due montagne che si contorcevano facendo tremare tutto. Ma non c’era tempo per stare a guardare quei due corpi intrecciati nella lotta, anche loro dovettero iniziare a combattere con gli uomini armati di Lukin.

 

 

Il palazzo della Cancelleria era vuoto.

Erik doveva aver fatto in modo di eliminare ogni sorveglianza.

-E’ tutto troppo tranquillo- Clint era entrato spalleggiato da James, arco e pistola alla mano.

Vanja li seguiva con Charles. Anche il Professore era voluto entrare, lo seguiva Kurt, come un angelo custode. Se poteva fare qualcosa Charles era forse l’unico in grado di farla. Cercare di prendere contatto con Erik e farlo ragionare! Il dolore che provava ogni volta che doveva affrontare il suo amico lo divorava. Perché per lui Erik è e rimarrà sempre un amico. Perché? Perché si ostinava sempre in piani di distruzione? Perché Erik non capiva che umani e mutanti potevano vivere in pace?!

-Benvenuti!- una voce sicura e potente li accolse appena misero piede nell’atrio del primo piano.

-Erik!- Charles lo riconobbe subito -Dove sei? Ti prego fermati! Cerca di capire….-

-Charles smettila! Tu devi capire, non io! Tu devi renderti conto di quanto gli umani ci disprezzino! Questo mondo è anche nostro e dobbiamo smetterla di vivere nascosti nelle fogne o nella tua gabbia dorata!-

Comparve ai loro occhi la figura maestosa di Magneto accompagnato da Lena.

James ebbe un brivido nel vederla. La voglia di raggiungerla era forte ma un’occhiata di Clint lo trattenne. Anche Occhio di falco tremò nel vederla al fianco di quell’uomo, concentrata nel suo odio.

-Siete arrivati in tempo per lo spettacolo. Siete contenti?-

Si accesero all’improvviso tutti gli schermi di sicurezza posti dietro la scrivania della portineria. Ma non trasmettevano immagini del palazzo. Mostravano visuali di vari luoghi, città sparse nel mondo:

la Tour Eiffel, Buckingham Palace, San Pietro, il Cremlino, Central park. E molte altre.

-Due ogni mezz’ora. Che ne dite?- Erik rise. Rise di gusto. Amava vedere il terrore negli occhi della gente.

-Tu! Maledetto!- a quelle immagini di distruzione James non si trattenne, si scagliò contro il nemico. Ma dal nulla ecco comparire uomini armati.

Iniziò lo scontro e fu niente per Magneto avere la meglio.

Vanja mise al sicuro il Professore dietro delle colonne. l’unica cosa che Charles poteva fare era tentare di entrare nella testa di Mystica ma la donna era sparita. Volatilizzata. Dove diavolo era finita?

-Kurt?! Ho bisogno di te!- il Professore chiamò a se il mutante che con i suoi occhi gialli lo fissava pronto all’azione -Devi viaggiare. E molto. So che per te può essere stancante ma devi riuscire a sedare il maggior numero possibile di rivolte e soprattutto cercare di disinnescare più bombe possibili!-

Kurt annuì.

-Prima di tutto va alla scuola e avverti Ciclope e gli altri che ti diano una mano!-

-Vado subito Professore!- Kurt si preparò al balzo ma prima lanciò un’ultima occhiata a Lena. La vide intenta in un corpo a corpo proprio con James. Deglutì ma poi si fece coraggio e sparì in una polvere azzurrina.

-Guardate. Guardate il vostro mondo che crolla. È giunto il momento della rivincita per tutti noi mutanti. Pagherete tutto il dolore che ci avete causato in anni di storia-

Più volte Lena aveva sentito dire quelle parole a suo padre. Rimbombavano nella sua testa. Mutanti sottomessi dall’uomo, mai accettati, visti sempre e solo come un pericolo.

-Lena! Lena sono io!- il Soldato si era subito concentrato su di lei per cercare di riportarla alla realtà.

Erano occhi negli occhi ma James non riconosceva quelli della ragazza che lo aveva salvato. -Tu volevi uccidermi!- Lena evitava i colpi che il Soldato cercava di darle ma senza troppa convinzione. L’idea di poterle fare del male lo attanagliava.

Lei però non riconoscendolo, anzi non sapendo proprio chi fosse quel ragazzo che la stava chiamando Lena, picchiava duro.

-Lena ti prego, torna in te!-

E non solo lui, anche l’uomo con l’arco continuavano a chiamarla Lena.

-Lena? Chi è Lena?!- guardò James strana. Il Soldato tremò a quella domanda. Tremò nel vedere i suoi occhi incerti e pieni di dubbio. Si rivide sotto un ponte, a Washington, Steve che lo chiamava Bucky e lui che non capiva il perché.

-Clint! Non ricorda niente!-

-Dobbiamo farla tornare in se- Occhio di Flaco si affiancò a James -Vai a dare una mano a Vanja. Ci provo io!-

James annuì anche se di mala voglia si allontanò da loro. Lena si trovò faccia a faccia con quell’uomo che armato di frecce la stava fissando. Occhi di ghiaccio.

Sicuri.

Decisi.

Le ricordavano qualcosa.

-Lena?-

-Non sono Lena!- scandì le parole piene di rabbia. Chi diavolo era questa Lena!

-Tu sei Lena!. Io sono Clint! Devi ricordarti di noi! Tu sei dalla nostra parte!- Clint era tranquillo o almeno così sembrava. Dentro aveva un terremoto.

-Io non sono Lena!- lo ripeté infuriata. Urlando quasi e si scagliò contro di lui. Clint non ci andò leggero. Anni di allenamenti con lei, anni di battaglie vinte o perse (solo una, quella con la Vedova Nera) lo avevano portato a pensare prima a lui. Alla sua sicurezza. Soprattutto dopo Loki. Dopo il Tesseract. Colpì duro, per difendersi e cercare di fermarla. Alla fine lo fece. La colpì forte, forse troppo forte e lei cadde per terra.

-Lena, mio dio!- subito Clint si precipitò per vedere come stava.

Ma all’improvviso un boato li fermò tutti. Tutti tranne Magneto che sapeva bene quello che stava succedendo.

Un urlo animale. Un grido disperato.

Mystica era comparsa da un vortice spazio temporale creatosi all’improvviso alle loro spalle.

Da quel buco aria gelida e salmastra li raggiunse assieme a quelle grida.

Lukin comparve con in mano il Tesseract.

-Hai quello che vuoi?- Magneto lo fissò gelido.

-Non ancora!- il generale affidò a Magneto quel cubo che sapeva benissimo essere finto. Ma che era stato un ottimo diversivo sui sui veri obiettivi. Analizzare DNA mutato dai raggi Gamma per creare il suo esercito di esseri mostruosi e soprattutto riprendersi il suo Soldato.

Anche il Capitano Rogers si precipitò dalla parte della Cancelleria per seguire Lukin.

Nat e Stark rimasero sulla prigione per cercare di aiutare Hulk.

-Bucky?!- lo urlò appena vide l’amico e il Soldato sorrise

-Bene. La famiglia è quasi riunita. Vogliamo finire questo stupido gioco?- Magneto si stava spazientendo.

Vide Lena rialzarsi, poi un’esplosione e un’altra, proiettate dagli schermi in bianco e nero.

-La prossima sarà New York-

-Fermati!- una voce lo fece voltare. Non era la voce di Charles a intimarlo di fermarsi, ne quella di Vanja o di chissà quale Avengers.

Era la voce di sua figlia.

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Capitolo 19
*** Diciassettesimo Capitolo ***


“Erik?! Erik mi senti?”

“Charles?-

Il Professor Xavier appena si rese conto del fatto che Magneto aveva perso il suo elmo protettivo tentò di mettersi in contatto con lui.

“Erik ti prego, smettila! Hai già fatto saltare in aria due bombe, non fare un massacro!” stavano soffrendo entrambe “Amico mio! Non andare avanti.....Arrenditi!”

“Tu non sai quello che ho passato! Non sai il dolore che ho provato!”

“Lo so benissimo invece. Lo sento ogni volta che posso mettermi in contatto con te. E mi dispiace non esserci stato in quei momenti. Mi dispiace non averti difeso, protetto!”

“Tu? Difendere me?” Erik sogghignò mentre cercava di rimettersi in piedi “E da che cosa vuoi difendermi?”

Charles lo vide alzarsi e incamminarsi verso il suo elmetto.

“Proteggerti da te, Erik. E dal tuo odio infondato verso gli esseri umani....tu.....”

La conversazione si bloccò di colpo. Magneto si era rimesso il suo elmo e così si era reso irraggiungibile dalla mente del Professore.

 

 

-Tony!!!- Steve urlò preoccupato. Doveva intervenire ma non sapeva come. Intorno a lui si era scatenato il putiferio.

-Lena! Lena ti prego, torna in te!- le si mise davanti per cercare di farla tornare di nuovo in se.

Tony soffriva, sentiva il petto schiacciato, le gambe doloranti il respiro sempre più faticoso.

Non riusciva a muoversi.

James sentiva il braccio che si stava staccando. Il dolore gli stava annebbiando la vista. Scariche elettriche gli stavano paralizzando il corpo.

E Lena non mollava la presa, persa nel suo odio e nella sua confusione.

Fu Lukin a prendere in mano la situazione.

-Presto! Catturatelo! E andiamocene via da qui!- ordinò ai suoi uomini di prendere il Soldato. Non gliene importava più niente di Magneto, del suo odio verso gli esseri umani, della sua guerra insulsa. Lui voleva solo il suo Soldato e lo avrebbe preso. A qualsiasi costo!

-Lena tu non sei così!tu sei buona!- il Capitano si mise a parlarle con calma, anche se non c'era molto tempo. Voleva farle venire fuori la sua vera natura. Quella buona.

-Ci hai aiutati. Hai salvato Nat e Banner. Hai salvato Bucky. Il nostro Bucky! Tu lo ami!-

Lo sguardo della ragazza si rabbuiò, facendosi insicuro e dubbioso.

“Bucky” pensò.

-James...- disse a fior di labbra.

Lei amava quel ragazzo? Il ragazzo con il braccio di metallo, lei lo amava?

Un nuovo flash.

Lei lo ha curato, lo ha rimesso in sesto. Gli ha fatto sparire una cicatrice spaventosa curandolo con il suo sangue. Lei si era presa il suo dolore, tanto dolore! Lei gli aveva dato se stessa!

-James!- lo urlò.

Improvvisamente lasciò andare la presa che aveva sul Soldato e su Stark che cadde per terra e si diresse correndo verso James che stava per essere raggiunto dagli uomini di Lukin.

Lo vide sofferente, si teneva il braccio, quel braccio che era ridotto così per causa sua.

Un attimo di indecisione. Un attimo fatale perché gli uomini armati lo presero e lo trascinarono oltre il varco temporale.

-James!No!- urlò disperata, provò a usare il suo potere ma l'energia fu assorbita dal vortice di elettricità del varco e le fu rigettata contro.

Il Capitano la salvò dandole protezione con lo scudo.

-James!-

-Bucky!-

La disperazione di Lena e Steve arrivò a James che tentò di liberarsi ma senza riuscirci. Erano in troppi a tenerlo e il il suo braccio era fuori uso.

La forza, qualunque essa fosse, che aveva fatto aprire quel varco scomparve. E con lui scomparvero Bucky e gli uomini armati.

Lena si guardò attorno incredula, poi fissò i suoi occhi verdi in quelli del Capitano, altrettanto increduli e atterriti.

-Dove lo hanno portato? Dove è finito?- era fuori di se.

-Lena?sei di nuovo tu?- il Capitano ci sperava.

-Si Capitano. Mi ricordo tutto. Cosa sta succedendo? dov’è James?- aveva le lacrime agli occhi ricordando il modo in cui aveva colpito il Soldato.

-Lena!- Vanja la strinse a se pieno di gioia -Bambina mia, sei tornata in te!-

-Si nonno. E mi dispiace. Tanto!- lo abbracciò scoppiando in lacrime -Dove lo hanno portato?!-

-Credo siano andati dalla parte della prigione- la voce di Stark li fece voltare.

Zoppicava sorretto da Clint e si teneva il braccio destro, l’armatura in alcuni punti sembrava fatta a brandelli. Lena ebbe un brivido conscia di essere stata lei la causa di quella distruzione.

-Sono un mostro. Signor Strak mi dispiace tanto io non volevo farle del male!Io….-

-No!- Tony la fermò subito -Non eri tu. Magneto ti ha fatto il lavaggio del cervello. Credimi se ti dico che affrontare un Hulk arrabbiato è molto peggio- come al solito tentò di sdrammatizzare.

-Dov’è la prigione di cui parli?- fu Clint a domandarlo.

-In pieno Oceano Atlantico. Ci vorrà comunque un po’ per arrivarci e poi il nostro jet e rimasto dall’altra parte!-

-No! Come diavolo facciamo a raggiungerlo?- Lena era fuori di se dalla rabbia che le suscitava il

-Stai calma vedrai che troveremo una soluzione- Clint cercò di calmarla. Vedere la disperazione in quegli occhi verdi di solito sereni o al massimo incazzati lo faceva stare male.

Lena cercò un appiglio in quelli azzurri dell’arciere -Clint sono un mostro. Sono un mostro incontrollabile. Io devo salvarlo. Gli ho quasi staccato un braccio...io...-

-Se è per quello hai quasi ucciso Tony e hai dato a me una bella lezione. Ma non eri tu. Ricordatelo. Non eri tu!- la teneva per le spalle costringendola a guardarlo -Lena tu sei una delle persone migliori che io conosca!-

-Almeno le rivolte sono finite- Natasha riportò l’attenzione agli schermi.

-Già- Xavier fissava la gente che per le strade vagava dispersa ma senza farsi più la guerra e soprattutto aiutandosi l'un con l'altro.

-Dobbiamo andare su quella prigione!- Lena si guardava attorno in cerca di una soluzione.

-Ti ci porto io!- la voce di Kurt la colse di sorpresa. Il mutante si sentiva molto stanco, aveva fatto il giro del mondo in neanche un’ora, ma per Lena avrebbe affrontato anche la morte stessa.

Poteva fare un ultimo viaggio.

-Kurt, sei sicuro?-

Il mutante la guardò con dolcezza e le tese la mano.

Steve non capì. Solo Clint se ne rese conto, solo Clint sapeva cosa stava per succedere e appena vide Kurt abbracciare Lena e prepararsi per fare un balzo, corse loro in contro e saltò lui stesso aggrappandosi alla coda del mutante.

In un attimo sparirono tutti e tre lasciando come traccia una scia di polvere azzurra.

-Dove sono spariti? E come?- Steve era sorpreso.

-Kurt è un teleporta. Può andare in qualsiasi posto in un attimo. E’ grazie a lui se siamo riusciti a sedare le rivolte- il Professor Xavier spiegò il mistero -Credo che Lena si sia fatta portare su quella piattaforma. Dobbiamo muoverci!-

 

 

Lena e Kurt si ritrovarono sulla piattaforma descritta da Stark, il vento soffiava forte e l’odore di salmastro li colpì subito alle narici.

-Dove siamo finiti?- la voce di Clint la sorprese.

-Tu che diavolo ci fai qui?- Lena era contrariata da quella presenza.

-Ben felice che finalmente ti ricordi di me, Lena!- l’arciere sorrise sincero, anche se non era il momento di scherzare -Credi davvero che non mi importi di te? Che non ti conosca? Devo proteggerti!-

-Davvero?-

-Si, davvero! Diciamo che tra me e il Soldato è stato fatto un tacito accordo di difenderti fino alla morte se uno dei due non può esserti vicino!-

Lena a quelle parole trattenne la sua lingua.

“James”!

Il pensiero andò subito al ragazzo erano li per lui dopo tutto

-Lo stanno per portare via. Dobbiamo sbrigarci!-Kurt indicò un punto lontano, uomini armati stavano trascinando il Soldato verso un elicottero pronto alla partenza.

-Kurt te la senti fare un ultimo viaggio? So che sei stanco, ma….-

Il mutante annuì sicuro -Per te altri mille viaggi, dimmi cosa devo fare!-

-Porta qui il Capitano Rogers!-

Kurt in un lampo sparì. Rimasero lei e Clint.

-Muoviti!- l’arciere la prese per mano e la portò dietro dei container per evitare che fossero visti -Bisogna fare un piano d’azione-

-Non credo che ne abbiamo il tempo!-

-Quindi?- Clint aggrottò un sopracciglio.

-Quindi andiamo!-

Lena uscì allo scoperto, lasciando Clint ad imprecare.

-Fermatevi!- Lena gridò attirando l’attenzione dei nemici.

Clint cercò Lukin per tenerlo sotto tiro ma non lo vide subito.

-Liberate il ragazzo!-

I Soldati puntarono contro di loro le armi e solo in quel momento si sentì la voce stridula del generale provenire dall’elicottero -Sparate! cosa state aspettando?!-

Clint ne approfittò per puntagli conto una delle sue frecce, Lena invece come era solito fare suo padre, passò all’azione. Si concentrò e in un attimo tolse le armi in metallo dalle mani dei soldati e gliele rivoltò contro tenendole a mezz’aria.

-Lena!- James urlò preoccupato. Stava tentando di liberarsi in tutti i modi possibili.

-Lasciatelo andare o morirete. Tutti!- sapeva bene che non poteva fare sparare all’impazzata quelle armi. Davanti a lei c’era anche James e non voleva assolutamente rischiare di colpirlo.

-Sbrigatevi!- Lukin insisteva protetto dai vetri dell'elicottero.

Clint non riusciva a metterlo a fuoco proprio a causa dei vetri oscurati del veicolo. Il Soldato stava per essere fatto salire.

-Clint, appena lascio la presa sulle armi inizia a colpire i soldati!-

-Cosa vuoi fare?-

-Vedrai!-

Lena lasciò andare la presa sulle armi che caddero a terra e si concentrò sull’elicottero che era già a a mezz’aria. Era un oggetto grosso, molto grosso ma riuscì con grande fatica a trattenerlo. Avrebbe voluto spingerlo a terra ma lo sforzo che stava facendo era enorme.

-Lena ti ucciderai!- Clint avrebbe voluto farla smettere. Si sarebbe ammazzata o comunque si sarebbe fatta molto male.

Lena si stava sforzando, le gambe cominciarono a tremare, deboli. All'improvviso tutto le divenne più semplice e leggero. L' elicottero fu trascinato a terra, si schiantò di lato e Lukin uscì allo scoperto per paura di ammazzarsi.

Lena non capì subito ma poi percepì una presenza alle spalle: suo padre.

Magneto era al suo fianco e l'aveva aiutata a tirar giù quell'enorme blocco di metallo.

-Papà?- era incredula.

Erik ebbe un brivido. Lena aveva recuperato la memoria eppure lo chiamava ancora papà. Allora non lo odiava per quello che le aveva fatto?

-Attenta!- le si mise davanti.

Lukin aveva estratto la sua pistola -Vi uccido tutti. Tutti!- teneva James come scudo di protezione.

-Buck!- Steve apparve vicino a Clint. Kurt era riuscito a portarlo lì.

-Sparami! Vecchio pazzo, sparami! Meglio morire che essere di nuovo manipolato da te!- James intanto cercava di liberarsi.

-Stai fermo idiota!- Lukin non riusciva a tenerlo fermo e ad un tratto ricevette una gomitata nello stomaco che gli fece perdere fiato nei polmoni. Il Soldato riuscì a ribellarsi e di colpo la situazione era invertita: era lui a tenere sotto tiro il suo aguzzino.

 

 

Vedendolo al sicuro Steve portò la sua attenzione su Magneto, il Capitano e Clint lo braccarono, in fin dei conti era tutta opera sua. Era lui il nemico che voleva uccidere l'umanità.

-Arrenditi!-

-Capitano Rogers, ammiro la sua determinazione ma le faccio presente che posso dominare il metallo. Qualsiasi tipo di metallo!- non c'era paura nella sua voce, neanche arroganza. Aveva semplicemente fatto una constatazione -Vale anche per te piccolo Robin Hood!-

 

 

Lena non sapeva cosa fare, da un lato Magneto, nemico dell'umanità ma comunque suo padre; dall'altro James che stava tenendo sotto tiro Lukin e se non fosse intervenuta lo avrebbe sicuramente ucciso.

Cosa doveva fare? Chi doveva aiutare?

Fu il cuore a guidarla dalla parte del Soldato.

-James?-

Velocemente il ragazzo la guardò per poi tornare a tenere sotto tiro Lukin.

-Io, io lo voglio uccidere. Quest'uomo mi ha fatto solo del male io....-

-James no. Se lo farai tornerai ad essere quello che lui vuole che tu sia-

James esitò. Per la prima volta si sentì tremare la mano. Quella perfetta macchina da guerra stava esitando.

-Legalo!- alla fine decise di seguire il consiglio di Lena.

La ragazza lo fece senza pensarci troppo, usando della corda che teneva sicuri i container e appena Lukin fu messo fuori gioco James potè gettare via l'arma e farsi abbracciare da lei.

-Stai bene?- era preoccupato.

Dopo tanto dolore potevano ritrovarsi. Dopo tanto odio poteva di nuovo respirare il senso di tranquillità che gli dava quella ragazza.

-Si, tu? James io, mi dispiace, ti ho fatto male al braccio. Sono un mostro....-

James la strinse a se, senza dirle niente dandole solo un piccolo bacio a fior di labbra.

Sarebbero rimasti così per un bel po' se l'urlo di Steve non avesse fatto ricordare loro che non era il momento adatto.

Lo scudo del Capitano stava roteando a mezz'aria, spinto dall'energia che emanava Magneto.

-Papà!- Lena lo guardò con disperazione -Non farlo, ti prego! Fermati. Non sei il mostro che tutti credono! Io lo so.....-

Erik la guardò senza mostrare una vera emozione, teneva d'occhio i due Avengers e il Sodato accanto alla figlia.

-Anya, vieni vi con me. Ti prego. Cominciamo tutto dall'inizio!- avrebbe potuto farlo. Se lei avesse accettato di seguirlo lui avrebbe potuto dimenticare il suo odio per gli esseri umani.

-Papà non posso- la voce di Lena era rotta dalle lacrime che le stavano sgorgando dagli occhi. Lacrime di dolore e tristezza. Si stava avvicinando a lui.

Nessuno si rese conto che Lukin si era liberato. Il coltellino che teneva nella manica sinistra del cappotto era risultato più che utile.

L'uomo prese la pistola, ora voleva solo vendetta nei confronti del grande Magneto e c'era solo una cosa che poteva fare per vendicarsi di lui in modo crudele.

Quel mutante si era dimostrato egoista e indifferente alla sua causa.

Sparò tre colpi.

Uno dietro l'altro.

Tre spari che rimbombarono nelle orecchie del Soldato.

James si voltò subito verso di lui, non vide Lena cadere in ginocchio e poi rovinare su se stessa. L'urlo che Erik lanciò fu straziante.

Un grido di dolore quasi animale. Lo scudo del Capitano, ancora in possesso dell'energia dell'uomo, fu lanciato con forza e dopo aver decapitato il generale Lukin si andò a conficcare nella parete di un container.

Metallo nel metallo.

Vibranio.

Clint non era riuscito a fare niente.

James appena vide il corpo di Lena a terra si precipitò da lei urlando.

La prese tra le braccia, respirava a fatica. Un rivolo di sangue le usciva dalla bocca.

-Lena! Lena ti prego resisti!-

Clint si era avvicinato a loro. Avrebbe voluto fare qualcosa.

-Lena fai qualcosa! Aiutati! Espelli i proiettili!- il Soldato era disperato. Guardava Steve e Clint con occhi sgranati per la paura, pieni di dolore e incredulità.

-Non può aiutarsi da sola James, non funziona così!- fu Clint a parlare.

La voce incrinata.

-Aiutala!- la richiesta urlata da James era rivolto a Magneto.

Al padre di quella ragazza.

-Se le vuoi bene aiutala!-

-Se togliamo i proiettili rischiamo un' emorragia. E non potendola portare da nessuna parte morirebbe dopo poco-

Magneto si era avvicinato alla ragazza, il volto bianco, gli occhi chiusi e il respiro sempre più impercettibile.

Era la fine?

Appena ritrovata già persa per mano di un uomo con cui si era alleato?

Stupido di un mutante! Si maledì da solo.

Questo è il prezzo da pagare per il tuo odio verso gli esseri umani.

-Erik!- una voce lo richiamò a quella triste realtà.

Era dietro di loro.

La voce di Mystica che aveva riaperto un varco temporale -Muoviti!-

L'uomo non ci pensò due volte. Alzò le mani e senza fatica scaraventò lontano dal copro della ragazza tutti e tre i giovani.

Il Soldato tentò di rialzarsi subito ma ancora Erik lo fermò, tenendolo schiacciato a terra.

Senza dire una parola prese in braccio il corpo della figlia e sparì dietro il varco temporale che subito si richiuse dietro di se.

-No!!!- solo la voce del Soldato riecheggiò nelle orecchie di Steve e Clint che non avevano potuto fare niente per aiutarlo a salvare Lena.

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

 

Due mesi dopo

 

Clint stava cercando di rimettere in moto quel vecchio rottame ma il trattore non ne voleva sapere.

Sbuffò gettando per terra la chiave inglese.

Stava bene o meglio, cercava di sentirsi bene. Aveva volutamente interrotto i contatti con tutti. Aveva lasciato un contatto solo a Nat, in caso di emergenze veramente gravi. Ma per ora voleva pace.

Aveva ancora male al cuore. Un vuoto, quel vuoto causato da una perdita così importante lo stava ancora divorando, soprattutto la notte. Aveva tentato in tutti i modi di riempirlo ma non ci riusciva, ne la campagna, ne spaccare legna tutto il giorno, ne tirare con l’arco centrando tutti gli alberi del bosco.

Nulla.

Solo dolore. Silenzioso e subdolo.

Decise di rientrare in casa per farsi un caffè. Era quasi l’ora del tramonto e una leggera brezza rendeva godibile l’afa di quelle giornate soleggiate. Chiuse la porta del capannone e si diresse verso casa quando un ronzio attirò la sua attenzione. Un ronzio lontano che ben presto divenne il rumore di un motore. Un puntino si stava avvicinando dalla strada che portava alla cancellata. E per lui, Occhio di Falco, fu un attimo capire chi era quel puntino.

Doveva aspettarselo. Glielo aveva promesso quel giorno, prima di separare la sua strada da quella degli altri.

Sospirò rassegnato. Stava per iniziare un ‘altra missione. Forse la più importante della sua vita

Più importante di quando dovevi uccidere Natasha?”

Non lo sapeva. Sapeva solo che nel suo io più profondo era felice di avere di nuovo uno scopo.

Il tempo di raggiungere la porta di ingresso e la moto varcò la cancellata raggiungendolo.

Il pilota spense il motore e scese sicuro. Il braccio di metallo splendeva ai pochi raggi rimasti del sole.

James si tolse il casco lasciando liberi i capelli di nuovo lunghi, di nuovo arruffati.

Si avvicinò all’altro con circospezione, cercando di leggere negli occhi dell’arciere se fosse felice o no di vederlo. Il sorriso sincero di Clint lo fece tirare un sospiro di sollievo.

-Agente Barton- Bucky allungò la mano che Clint strinse saldamente.

-Non sono più agente, lo sai. Barnes mi stavo cominciando a preoccupare!-

James sorrise, un sorriso un po’ tirato ma comunque sincero.

-Ci ho messo un po’ ma l’ho trovato. So dove si trova Magneto-

Clint sospirò -Dove?-

-Polonia- James sapeva cosa stava tormentando l’arciere -Te la senti ancora? Non sei obbligato ad accompagnarmi. Clint io lo so...-

-E se è davvero morta?!- Clint lo fermò, facendogli quella domanda che li tormentava tutti e due da quando Magneto si era portato via il corpo esanime di Lena.

-Voglio vedere il suo corpo. Non mi interessa se la devo disseppellire! Non mi interessa se mi farà vedere della cenere o una lapide! Lo farò confessare. Voglio la verità!- James aveva ancora veleno dentro di se. Se non scopriva la verità su Lena non avrebbe mai potuto ricominciare a vivere come voleva Steve.

-Va bene. Vanja?- Clint capiva il suo dolore e la sua frustrazione.

-E’ già a Cracovia- James abbassò lo sguardo -Lo so che sono solo un illuso Clint. Ma quando l’ha portata via Lena respirava ancora. Debolmente ma respirava! Non credo l’abbia lasciata morire senza fare qualcosa, dopotutto è sua figlia!-

Clint annuì.

-Sono pronto, l’ho promesso a te e a Vanja. Soprattutto l’ho promesso a lei. Vieni dentro, prendiamo un caffè e poi partiamo-

Bucky sorrise con un velo di tristezza negli occhi.

Sperava di ritrovarla, viva! Forse Magneto l’aveva davvero salvata, non gli importava se doveva affrontare ancora una Lena che aveva subito un lavaggio del cervello. Non gli importava se davanti a lui si sarebbe presentata Anya e non Lena.

Voleva solo vederla viva.

Poterla abbracciare di nuovo, sentire il suo profumo.

Vedere di nuovo il suo sorriso.

 

 

Steve era steso sul letto, le braccia dietro la testa, assorto nei suoi pensieri. Si sentiva solo, abbandonato un’altra volta.

E anche questa volta poteva fare ben poco per ribellarsi.

Bucky aveva deciso di seguire il suo cuore e il cuore del Soldato gli imponeva di cercare la verità su quella ragazza mutante. Lena forse era viva e se così fosse, Bucky lo doveva giustamente scoprire.

Solo, perché non lo voleva con lui?

Steve lo avrebbe seguito in capo al mondo.

“’Till the end of the line”

Ma Bucky era sparito da una settimana senza lasciare traccia.

Con lui era scomparsa anche Natasha. Non dal nulla e non senza averlo avvertito prima. Due giorni dopo la lotta con Magneto la Vedova si era presentata nel suo appartamento per dirgli la verità: non sarebbe mai potuta essere una fidanzatina modello.

Ma questo Steve lo aveva sempre saputo. Il problema tra loro era la chimica. Non poterono non finire con il baciarsi di nuovo e dal bacio a toccarsi e da lì direttamente sul tavolo della cucina. Il solo pensiero di quello che aveano fatto (di quello che gli aveva fatto Natasha!) in quell’appartamento lo faceva arrossire e soprattutto l’idea che Sam potesse scoprirlo lo divertiva. Ma non aveva detto niente all’amico che in quei giorni era ancora ricoverato in ospedale.

Natasha gli aveva dato quel poco che poteva dargli di se stessa per poi scappare. Senza una parola. Anche lei.

Come Bucky.

“Maledetto addestramento russo!” pensò riluttante.

Proprio Sam lo riportò alla realtà.

-Capitano ho una lettera per te-

Steve si sentiva ancora un po’ scombussolato -Natasha?- chiese speranzoso.

-Non voglio darti false speranze. Il mittente non c’è e il destinatario è scritto a macchina-

Steve prese la busta e rassegnato l’aprì.

Pensava che neanche Clint sapeva nulla della Vedova e la cosa un po’ lo preoccupava. Ma anche Clint aveva avuto la sua dose di dolore in quell’ultimo scontro, l’arciere voleva solo stare solo a masticare la sua rabbia.

Erano stati distrutti emotivamente.

 

Caro Steve

mi dispiace davvero molto di averti abbandonato dopo averti ritrovato. Sai bene che il mio cuore ha bisogno di verità. Non ti ho voluto con me perché questa è una mia guerra personale. Tu non c’entri nulla e so che devi risolvere anche tu le tue. Rimettiti in forma perché tornerò presto.

Abbiamo settantanni da recuperare, giusto?

Tuo “fino alla fine”

 

Bucky”

 

Il Capitano sorrise a quelle parole. Almeno lui si era degnato di scrivergli due righe.

“Sei stato un fulmine a ciel sereno Capitano” la voce di Natasha continuava a ronzargli nella testa. E non solo la sua voce suadente ma anche le sue mani e la sua bocca che gli avevano insegnato cose assolutamente inimmaginabili per un ragazzotto di Brooklyn.

-E’ lei?-

-No, lui!- Steve sorrise -Notizie da Tony?-

-No, o meglio un messaggio in cui dice di aver cerato Banner ovunque ma senza esito-

Il Dottore dopo lo scontro con Abominio era scomparso. Tony lo aveva lasciato sottochiave in una specie di infermeria di quella Prigione ma quando erano andati a riprenderlo la porta era stata divelta e uno dei super jet tenuti nei sotterranei era sparito.

-Ha detto anche di vedere la puntata del reality questa sera-

Steve sospirò.

L’altra trovata di Tony Stark, aiutare Dwayne Michael Taylor a finanziare un gruppo di giovani supereroi in erba messi in televisione in modo che il mondo possa abituarsi all’idea di convivere con esseri con super poteri.

New Warriors li avevano chiamati.

Steve non ne voleva sapere niente!

-Ok!- Sam sparì nel salotto.

Dopo poche ore proprio una telefonata di Tony costrinse Steve ad accendere la tv.

-Tony?-

-Capitano- la voce di Stark era cupa.

-Cosa succede?-

-Accendi la tv. Dobbiamo andare in Connecticut!-

Steve non se lo fece ripetere, con il telefono in linea prese il telecomando e chiamò Sam.

Il telegiornale mandava in diretta immagini di morte e distruzione. Fuoco ovunque, donne per strada con bambini in braccio che piangevano.

“Non si capisce ancora cosa sia successo realmente qui a Stamford, nel Connecticut. Sappiamo che sono coinvolti i giovani protagonisti del reality New Warriors e che l’esplosione è avvenuta davanti ad una scuola.

La gente è impaurita e arrabbiata questi giovani super eroi o mutanti sono nostri amici o dobbiamo considerarli un pericolo per la nostra incolumità?”

Steve rimase di pietra. La voce della giornalista continuava a parlare ma lui non la sentiva più. Solo quelle immagini di distruzione e stavolta i colpevoli erano solo loro.

Super eroi che avrebbero dovuto proteggere il mondo.

Questa volta le conseguenze sarebbero state pesanti per tutti.

Sarebbe stato l’inizio di una nuova guerra, solo che il Capitano ignorava che quella guerra lo avrebbe visto lottare proprio contro molti dei suoi amici.

 

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