The Only Exception

di Eleonoir Bastet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Something's Gotta Give ***
Capitolo 2: *** I've Told You Now ***
Capitolo 3: *** The Middle ***
Capitolo 4: *** Hate To See Your Heart Break ***
Capitolo 5: *** Greedy ***
Capitolo 6: *** Shameless ***
Capitolo 7: *** Fade Away ***



Capitolo 1
*** Something's Gotta Give ***


Something's Gotta Give

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« È veramente necessario? Sai cosa si dice di chi origlia… » chiesi giocherellando nervosamente con la zip dello zaino.
« Vuoi sapere di più su cosa prova Adrien per te o no? » ribatté retorica Alya con un sorrisetto malizioso. Sospirai, fissando rassegnata lo schermo spento del suo cellulare.
Certo che lo volevo, ma non sarebbe stato male ricorrere a metodi meno… subdoli.
Eravamo sedute sui gradini, davanti alla scuola mentre Adrien e Nino discutevano sui gradini più in basso, aspettando la sua guardia del corpo molto probabilmente.
Nino si era offerto di chiedere di più al migliore amico sulla sua situazione sentimentale mentre noi, facendo finta di guardare un video con una cuffietta ciascuna, avremmo potuto tranquillamente ascoltare.
« Ormai siamo tutti sistemati, manchi solo tu, fratello. Dovresti trovarti una ragazza! » lo sentii dire mettendomi subito sull'attenti.
« Marinette ad esempio, non trovi sia fantastica? » continuò invogliandomi a sbirciare verso di loro, ancora più nervosa, fino a quando Alya mi diede un colpetto col ginocchio in un silenzioso avvertimento.
Oh insomma… non poteva pretendere che facessi finta di nulla in una situazione del genere.
Adrien sembrò sorpreso. « Marinette? Certo che è fantastica. »
Le pulsazioni arrivarono alle stelle e dovetti abbassare la testa per nascondere il sorriso idiota che mi si era stampato sulle labbra.
« Ma… » continuò con una nota di esitazione nella voce, facendomi vacillare. 
Oh no… i "ma" non portavano mai nulla di buono.
« Non riesco a vederla come più di una buona amica. » 
Un brivido gelido mi riportò bruscamente sulla terra, il mio sorriso sparì definitivamente e con esso le mie speranze.
Già… proprio io che mi ero illusa che dopo aver passato un'intera giornata insieme a lui, le cose fra noi sarebbero cambiate almeno un po'.
Ma è così che mi ha sempre considerata e così mi considererà sempre… solo un'amica.
A questo punto non potevo più dare la colpa al fatto che non riuscivo a stare tranquilla attorno a lui e questa consapevolezza fece più male di uno schiaffo in piena faccia.
Nino si accigliò, sul punto di ribattere. « Non mi fraintendere, Marinette è una ragazza grandiosa. » chiarì prima che riuscisse a emettere un fiato.
Mi coprii la bocca con la mano, in un vano tentativo di reprimere un gemito di dolore. Sentii Alya irrigidirsi al mio fianco. 
« E quindi qual è il problema? »
Adrien non rispose, ed ogni secondo del suo silenzio mandava un pezzo del mio cuore in frantumi.
Deglutii cercando di alleviare il nodo alla gola e il pizzicore delle lacrime che premevano per uscire.
Dovevo essermi rabbuiata tantissimo perché Alya mi guardava con preoccupazione e, senza sapere bene cosa dire, mi afferrò una mano cercando di consolarmi. 
Il calore e l'affetto nel suo gesto alleviarono un po' la morsa al petto e riuscii a dedicarle un sorriso tirato. 
« C'è già una ragazza nel mio cuore. » sospirò infine e il suo tono sognante mi ferì ancora di più.
Le mie gambe dovevano aver deciso che avevo sentito abbastanza perché mi alzai di botto, senza nemmeno accorgermene, cercando di allontanarmi il più possibile da lui e dalle sue parole.
Non mi importava di nient'altro, avanzavo spedita e a testa bassa.
« Marinette attenta… ! » non fecero in tempo a dirmi a cosa dovevo stare attenta che ci andai direttamente a sbattere con la fronte, scatenando una reazione a catena. Il colpo mi sbilanciò facendomi mancare il gradino col piede e, con una grazia che le ballerine de La Scala potevano solo imparare, mi aggrappai con le mani alla "cosa" finendo con le gambe incrociate in una posizione innaturale.
Sentii gli sguardi degli altri su di me e la vergogna mi punse orribilmente lo stomaco.
Fantastico…
Non avevo ancora il coraggio di aprire gli occhi ma pian piano realizzai che la "cosa" era calda sotto le dita.
Un attimo… la cosa respirava. 
E rideva anche.
« Ciao anche a te. » disse, divertita, una voce familiare. 
Un paio di occhi azzurri, più chiari dei miei che decisamente conoscevo, incontrarono i miei.
« Luka? » borbottai, talmente sorpresa che, sbattendo ripetutamente le palpebre, le lacrime che stavo trattenendo riuscirono finalmente a trovare la loro strada lungo le mie guance.
La sua espressione divertita si affievolì appena le notò, di riflesso cercai di asciugarle ma la mia posizione precaria rischiò di farmi cadere di nuovo. Il disagio non durò molto perché lui si spostò leggermente in modo che gli altri non potessero vedermi in faccia e mi aiutò a rimettermi in equilibrio. 
« Marinette! Sei tutta intera? » sentii chiedere proprio dai ragazzi.
Cavolo… 
Se avessi parlato in quel momento avrebbero sicuramente sentito la mia voce rotta dal pianto. Cercai di schiarirmi la gola asciugandomi le lacrime con le dita, ma non fu necessario.
« Sì è stata colpa mia, mi stava venendo incontro, ero soprappensiero e non l'ho vista. » ribatté con un sorriso tranquillo, ed io non potei far altro che ammirare la sua capacità di improvvisazione. 
« Ehi, ciao Luka! » lo salutò amichevolmente Alya distogliendo l'attenzione dei ragazzi da me. 
Nino gli batté il pugno. « È un piacere rivederti, amico. Il concerto di ieri sera è stato memorabile! »
« Merito anche di Adrien che ha saputo adattarsi benissimo con la tastiera. »
Il diretto interessato scrollò giocosamente le spalle con noncuranza, provocando una risatina generale. « Mi sono divertito molto, spero di suonare ancora nella band. » commentò infine.
Luka annuì, un sorriso accondiscendente sulle labbra. « Assolutamente. »
Sembrava così tranquillo… ma, premuta sul suo fianco, riuscivo a sentire chiaramente i suoi muscoli tesi.
« Ma che ci fai da queste parti? » intervenne Nino.
« Sono passato per venire a prendere mia sorella. » mi lanciò un'occhiata di sottecchi prima di continuare. « Anzi credo proprio che adesso andremo a cercarla. » disse premendomi una mano dietro la schiena con una delicatezza che mi sorprese, assicurandosi di nascondermi dietro al suo metro e due Empire State Building anche mentre camminavamo.
« Io invece credo che andrò a casa, sta iniziando a piovere. » sospirò Alya, scrutando il cielo carico di minacciose nuvole nere.
Sembrava combattuta, non voleva lasciarmi da sola ma se avesse insistito in questo momento i ragazzi avrebbero capito la mia condizione.
« Ci vediamo in giro allora. » tagliò corto Luka con un cenno della mano prima che ognuno corresse verso la proprio casa per evitare di rimanere inzuppati. Mi girai verso Alya prima di entrare nel cortile della scuola, la vidi farmi dei cenni con le mani per farmi capire che mi avrebbe chiamata più tardi e, nonostante tutto, mi venne da sorridere.

ANGOLO AUTRICE

Rieccomi con una nuova storia!
Iniziata in modo molto easy e super fast onestamente, con la nostra Hope che inciampa su ragazzi boni ahahahah :'D ... okay no.
'Nsomma diciamo preparato il "campo" per quello che verrà dopo.
Inoltre vorrei precisare che i personaggi nella mia storia hanno sui 16/18 così in caso mi possa scappare qualche lime :3
Riguardo invece la questione Lukanette vs Adrienette io terrei a precisare che sono una multishipper chiaro? Non penso assolutamente che una coppia sia migliore dell'altra, le amo entrambe allo stesso modo pur sapendo che la Adrienette è end game, ma ehi... le fan fiction servono a questo :D
Come ultimissima cosa, i titoli dei capitoli sono attualmente i titoli delle canzoni che ascoltavo mentre scrivevo, questa ad esempio è di Camila Cabello.
Spammate nella sezione commenti tutti i vostri consigli, opinioni e se è il caso di continuarla e ci rivediamo nel prossimo capitolo!
Pizza a tutti by Eleonoir :3

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Capitolo 2
*** I've Told You Now ***


I'VE TOLD YOU NOW

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Luka rilasciò un sospiro, massaggiandosi distrattamente la nuca ad occhi chiusi appena fummo soli, i muscoli delle spalle più rilassati.
Per me invece non fu così semplice, anche perché ero ancora pericolosamente vicina al orlo del pianto.
Mi guardai intorno in un debole tentativo di togliermi Adrien dalla testa, il mio sguardo scivolò dal campo da basket, alle pareti finestrate delle aule, fino ai grigi nuvoloni che si stavano formando sopra le nostre teste con la promessa della pioggia… 
Chiusi gli occhi con forza, abbassando lo sguardo su cose più vicine, come il pavimento ad esempio e la formica che andava a ripararsi tra le fessure del muro.
Sì quello era decisamente meglio.
Il mio sguardo scivolò più su, sulla figura slanciata del ragazzo di fianco a me. Indugiando un secondo di troppo sulle labbra, dovevo ammetterlo.
Dovetti fare due respiri profondi e distogliere lo sguardo da lui prima di riuscire a dire una frase sensata. 
« G-Grazie mille per prima » riuscii a sussurrare infine.
Si appoggiò alla parete, decisamente più rilassato. « Non preoccuparti, sono abituato con Juleka, è stato il mio istinto da fratello maggiore immagino. »
Infilò le mani in tasca, scrollando le spalle.
Mi sedetti sul bordo della panchina di fianco a lui. « È molto fortunata ad avere un fratello come te. » le parole mi sfuggirono di bocca ancora prima che io stessa potessi elaborarle e per qualche ragione, a me totalmente estranea, mi ritrovai ad arrossire.
Ero più che sicura che in un'altra situazione mi avrebbe risposto giocosamente, invece ebbe pietà di me e si limitò a ridacchiare della mia reazione ciondolando la testa da un lato. Per un attimo, una ciocca di capelli oscurò l'azzurro ghiaccio dei suoi occhi. Davvero particolari.
Più li guardavo più ricordavano quelli di certi cani siberiani… gli Husky mi sembrava. 
Scossi la testa.
« Sembri… sembri più rilassato adesso. » cambiai argomento sperando di distrarmi.
« Sì… beh. » sembrò in difficoltà, cosa che mi incuriosì. 
Sospirò. « Lo sai, non sono bravo a socializzare. » mi fece notare, riportandomi in mente la prima volta che ci eravamo parlati.
Sorrisi. Non era iniziata molto bene.
« Non è del tutto vero, non sei bravo solo a esprimerti a parole. » lo corressi e il sorriso e il luccichio furbo che gli vidi negli occhi non promise nulla di buono. « Per questo con te sono più rilassato. »
Okay, mi ero praticamente messa all'angolo da sola, dovevo ammetterlo e onestamente non sapevo bene se ridere o offendermi. Nel dubbio gli feci la linguaccia, provocandogli una risata sommessa.
« Non sono bravo soprattutto con chi fa soffrire persone che non se lo meritano. » aggiunse più serio, una nota d'amarezza nella voce.
Oh wow…
Distolsi lo sguardo, i pugni serrati.
Ecco come distruggere i miei sforzi di dimenticarlo in due secondi e mezzo.
Grosse gocce di pioggia avevano iniziato a colpire violentemente il terreno mentre aprivo la bocca, cercando di dire qualcosa ma la tristezza mi stava di nuovo chiudendo la gola.
« Adrien… » riuscii a mormorare.
« Lui non… » cercai di continuare ma la voce usciva strozzata e le sue parole mi rimbombarono prepotentemente nella testa, forti, chiare e inesorabili. Come il tuono che in quel momento stava squarciando il silenzio.
Strinsi forte le palpebre ma le lacrime tornarono comunque a tormentarmi le guance, sempre più violentemente, finché i singhiozzi non mi serrarono il respiro.  
Mi accorsi a stento che Luka si era seduto al mio fianco e mi aveva avvolta in un abbraccio delicato, accarezzandomi dolcemente la nuca. Soffocai le lacrime sulla sua felpa, nell'incavo fra spalla e collo.
« N-Non riesco a… a capire… » balbettai, tra il respiro irregolare e la bocca impastata dalle lacrime dubitai che potesse riuscire a capire qualche cosa, ma continuai comunque. 
« Non ho m-mai pianto per… » dovetti fermarmi e fare un respiro profondo per evitare di rimanere senza fiato « … per lui. Sono s-sempre stata ottimi-ottimista, ma adesso… » singhiozzai. 
Sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi mentre sospirava, le sue mani lasciarono i miei capelli e posò i palmi aperti sulla mia schiena, all'altezza del diaframma, stringendomi forte ad ogni singhiozzo, come a voler alleviare quelle piccole convulsioni. 
« Tu sei una ragazza solare Marinette. » sussurrò.
« E se stai reagendo così è perché evidentemente hai raggiunto il limite e hai bisogno di sfogarti e lasciar andare, prima di tornare a sorridere di nuovo. »
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. » disse a un certo punto, con un tono talmente amaro che sentii il bisogno di guardarlo. Eppure i suoi occhi erano incredibilmente freddi in quel momento, chiusi ad ogni tipo di emozione.
Schiusi le labbra cercando di domandargli il perchè, curiosa di sapere di più…
« Hey, Luka! » 
La voce di Juleka mi riscosse facendomi abbassare lo sguardo e scivolare un po' più lontano da lui. 
Stava scendendo velocemente le scale di metallo verniciate di verde che portavano alle classi del piano superiore. « Scusami il ritardo, ma il preside… » disse prima di notare che c'ero anche io.
Dovevo avere ancora gli occhi e le guance arrossate perché disse: « Oh, Marinette… che è successo? ».
« È solo molto giù di morale, le servirebbe qualcosa per distrarsi. » spiegò lui con un sorriso complice.
Lei ricambiò con uno un po' più timido e mi guardò iniziando a farfugliare qualcosa con lo sguardo basso e iniziando a torturare una ciocca di capelli come a volersi nascondere, imbarazzata. « B-Beh, che ne… d-dici di venire a dormire a casa n-nostra? Nostra… nostra madre non avrà p-problemi. » riuscii ad afferrare.
« Oh no! Non vorrei disturbare! » ribattei subito.
Avevamo già fatto abbastanza casino ieri sera, durante il festival.
Lei scosse la testa con una decisione che mi stupì molto, era sempre stata molto accondiscende verso gli altri e non insisteva mai di solito. 
« È il minimo, mi hai a-aiutata ta-tantissimo con la s-storia del… la foto di c-classe… » ribadì, arrossendo ancora di più.
Luka si avvicinò, premendo il suo braccio sul mio per sussurrarmi: « E’ da allora che voleva sdebitarsi ma non ha mai avuto il coraggio di farlo. »
Lei sembrò sentirlo perché cercò di mollare un calcio sullo stinco del fratello, che lo evitò senza problemi ridacchiando, e borbottò che non c’era bisogno di specificarlo.
Era bellissimo sapere che non lo aveva dimenticato e che aveva aspettato il momento giusto per restituire la gentilezza, nonostante il suo carattere chiuso.
Un sorriso commosso si formò sulle mie labbra. « Juleka… »
« Benissimo allora, faremo meglio ad andare. » intervenne Luka, trascinandomi con sé giù dalla panchina, senza lasciarmi il tempo di dire altro.
« Cos… come? Piove a dirotto e nessuno di noi ha un ombrello. » gli feci notare quando arrivammo al portone. 
Mi guardò di sottecchi, un sorriso accattivante sulle labbra. « Non ci serve. » 
Non feci in tempo a lanciare un'occhiata perplessa a Juleka che ci ritrovammo a correre sotto la pioggia.
Un fiotto di gocce d’acqua ci avvolse e in meno di due minuti eravamo tutti completamente zuppi, incespicando sui ciottoli lisci cercando di non scivolare.
Ma nonostante lo shock iniziale mi stupii ritrovandomi a divertirmi più di quanto mi sarei aspettata, arrivando a non sentire più né il freddo né il vento tanto stavo ridendo.
Luka ogni tanto strisciava o batteva i piedi a terra mandandoci schizzi d’acqua sulle gambe facendoci urlare e ridere di sorpresa prima di vendicarci a nostra volta spingendolo nelle pozzanghere. A volte invece delle folate di vento più forti delle altre costringevano sia me che Juleka a stringerci al fratello per non sbilanciarci.
In quel momento mi sentii di nuovo bambina, libera da pensieri, responsabilità, delusioni. Specialmente quando dovetti fermarmi un attimo, piegata in due dal ridere, quando i due fratelli in un getto d’acqua più violento iniziarono a muovere le braccia imitando lo stile libero, come se stessero nuotando sott'acqua.
Arrivati al pontile, invece, la situazione si complicò. Per me quanto meno, perché Juleka non ebbe difficoltà a percorrere la passerella e aprire il telone bianco che proteggeva la barca dalla pioggia. 
« Coraggio Marinette! » mi incitò lei tendendomi una mano ma, a vedere quel sottile pezzo di legno traballare per il vento e le onde, le mie gambe fecero un automatico passo indietro finendo per urtare il fratello.
Mi voltai a guardarlo.
Luka sorrise. E fu il suo unico preavviso.
Mi cinse la vita con un braccio, si chinò e mi sollevo in aria, caricandomi in spalla. Gridai sorpresa ma il mio strillo si perse tra le sue risate.
« Troppo lenta! » disse alzando la voce per farsi sentire sopra la pioggia.
Afferrai il retro della sua felpa. « Oh no… mettimi giù! » lo implorai, sapendo già cosa voleva fare.
Non mi diede ascolto anzi, mi strinse di più i fianchi per farmi stare ferma e percorse la passerella con due veloci falcate, non feci nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che eravamo già al coperto e sulla Liberty.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 

Rieccomi con un nuovo capitolo, felici? No eh? :’D
Dunque che dire… vi ho regalato un po’ di angst, fluff e demenza che non guasta mai C:
In più la canzone che è il titolo del capitolo è di Sam Smith.
Spero vi sia piaciuto e vorrei ringraziare tutte le persone che hanno commentato, messo la storia tra i seguiti/preferiti e anche chi ha solo letto!
In particolare ringrazio:

Legenday Fairy91

Sonrisa_

Che hanno avuto la gentilezza di commentare, vi meritate vagonate di biscotti :3

E:

ChibiRoby

Fandoms_Are_Life

Rachele1897

Valec182

_alessiaa

_purcit_

BellaDawson99

reyka83

Che seguono silenziosamente la storia, grazie di cuore! ^w^
Al prossimo capitolo,
Nutella a tutti by Eleonoir :3

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Capitolo 3
*** The Middle ***


THE MIDDLE

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« Mamma dovrebbe arrivare a momenti, intanto vado a prenderci degli asciugamani. » 
ansimò Juleka, il trucco nero tutto colato sulle guance, sparendo velocemente nella cabina.

« Cerca qualche vestito asciutto anche per Marinette! » le ricordò il fratello, ricevendo un verso d'assenso.

Io ero pronta ad assalirlo appena mi avesse lasciata andare, ma quando mi posò a terra la consapevolezza di quanto fossimo vicini in quel momento mi immobilizzò del tutto. Il mio sguardo si bloccò nel suo ma lui non smise comunque di ridere, anche se più sommessamente e, nonostante il calore che sentivo dentro e che mi aveva 
arrossato le guance, la sua risata mi contagiò.

Fui comunque la prima ad allontanarmi e sedermi sul primo piano solido che mi capitò a tiro in mezzo a quel disordine. Le gambe sembravano aver perso qualsiasi parvenza di stabilità, un po' per la corsa e un po' per lo spavento, immaginavo.

Lui si appoggiò alla trave vicino alla passerella, per sbirciare fuori dal galeone, scrollandosi l'acqua dai capelli. Aveva le labbra e le guance arrossate a causa del freddo e della pioggia, i capelli bagnati erano mossi e più ribelli di come li portava di solito e stavano ancora gocciolando, tracciando un sentiero lungo il collo fino al bordo della maglietta bianca.

« Luka... » lo chiamai sommessamente.

Esitò qualche secondo prima di voltarsi, un sottile velo di curiosità nello sguardo celeste ed un sorriso sincero mi illuminò il viso, talmente spontaneo e sentito che stupì 
persino me stessa.

« Grazie. »

Lui si accigliò con aria confusa ma non fece in tempo a chiedermi nulla.

« Capitano a bordo marinai! »

La voce di Anarka fece sobbalzare entrambi. Era appena salita sul galeone, accompagnata dal tintinnio delle numerose quantità di braccialetti che portava ad entrambi i polsi.

« Stiamo subendo l'ira di Zeus là fuori. » affermò strizzando l'infradiciata treccia color cenere.

« Salve signo... Capitano.» salutai, divertita dal modo totalmente non curante in cui aveva buttato la lunga giacca nera sul corrimano.

« Ah Marinette! » esclamò leggermente sorpresa, appoggiando una busta bianca piena di cibo sul pavimento. La vidi cercare il figlio con lo sguardo, in attesa di spiegazioni che non tardarono ad arrivare.

« Ha avuto una giornataccia e le abbiamo proposto di rimanere a dormire da noi, è la ragazza con cui Juleka voleva sdebitarsi. » la informò.

Alzò gli occhi al cielo ed aggiunse: « Almeno adesso non mi ripeterà trecento volte le stesse cose. »

Un asciugamano partì da sotto la stiva e gli finì dritto in faccia, facendo scoppiare a ridere sia me che Anarka mentre una Juleka imbronciata portava su anche gli altri panni.

« Beh in questo caso, benvenuta di nuovo a bordo ragazza! I tuoi genitori sanno che sei qui? » indagò la donna.

Scossi la testa. Ero stata letteralmente trascinata qui dai due fratelli e comunque anche volendo, con un tempo come quello non mi sarei assolutamente azzardata a mettere di nuovo piede in strada.

« Allora passami il loro numero, ci penso io ad avvisarli. Poi filate tutti sotto alla doccia, sembra che vi siate rotolati nelle pozzanghere. »
Soffocai un risolino con la mano. Beh, in un certo senso era stato così.

Feci come mi aveva chiesto, lei si segnò il numero sul telefono e premette il tasto di chiamata mentre scendeva le scale della stiva.

« Marinette, vai prima tu in doccia. Ti ho già lasciato gli asciugamani e il cambio. » mi 
disse Juleka.

Annuii afferrando il corrimano per seguirla e vedere dove fosse effettivamente il bagno, contenta che finalmente avesse preso abbastanza confidenza con me da non balbettare più,
ma mi accorsi che Anarka aveva dimenticato la busta della spesa sul pavimento.

Coraggio Marinette, facciamo le persone educate.

La raccolsi per portarla giù in cucina. O almeno ci provai perché appena misi un piede sulle scale sentii una leggera pressione al codino sinistro, di riflesso mi girai in quella direzione solo per trovarmi con le braccia libere e Luka che ridacchiava, già in fondo alle scale con la busta tra le mani.

Rimasi spiazzata per qualche secondo prima di scuotere la testa vagamente divertita ma perlopiù contrariata.

« Guarda che avrei potuto farlo io. » sbuffai ma il sorriso che cercavo di trattenere non mi fece risultare seria come avrei voluto.

Lui non si degnò nemmeno di rispondermi, gli bastò sorridermi con un sopracciglio 
alzato e fu più che chiaro che non mi avrebbe lasciata alzare un dito in sua presenza.
 

☽ ❂ ☾
 

« Ah, che giornata! » la vocina del mio kwami mi arrivò attutita sotto il getto d'acqua calda della doccia.

« E' stata in disastro. » sentenziai, strofinando quasi con violenza lo shampoo sulla cute.

« Non dovresti prendertela Marinette, in fondo Adrien non lo hai mai conosciuto davvero, ti sei buttata alla cieca su un ideale. » cercò di razionalizzare lei, ma sull'amore c'era veramente poco su cui ragionare e la cosa mi bruciava ancora. E tanto.

« A me piace... piaceva, sul serio Tikki. » ribattei convinta.

La sentii sbuffare. « Magari potrebbe avere lati del suo carattere che tiene nascosti e che potrebbero non piacerti. »

Non riuscii a concentrarmi troppo sulle sue parole perché continuavo a sentire rumore di oggetti che si spostavano o cadevano.

« Sì beh, quelle cose si accettano col tempo. E comunque dubito che un ragazzo come Adrien abbia lati... Tikki per l'amor del cielo si può sapere che stai combinando? » sbottai preoccupata quando sentii l'ennesimo rumore, sbirciando dalla tendina per vedere cosa stava succedendo.

Lei volò fuori dal cassetto, rimettendo a posto tutto con aria colpevole e sussurrò un timido: « Ho fame, speravo di trovare qualcosa da mangiare. »

Sgranai gli occhi, portandomi una mano alla bocca. Ero stata talmente presa da quello che era successo che mi ero completamente dimenticata di nutrirla.

« Oh no! Scusami tanto Tikki! » mugugnai mentre i sensi di colpa mi divoravano.

Lei mi rivolse un sorriso dolce, pieno di comprensione. « Non ti preoccupare, sei stata scombussolata da tante emozioni oggi. »

La sua dolcezza mi fece sentire ancora peggio. Tornai subito con la testa sotto il getto d'acqua e massaggiai via il più velocemente possibile il sapone.

« Ma tornando ad Adrien, io ti avevo detto che non era possibile che lui fosse "l'amore della tua vita" quando non riesci nemmeno a parlare normalmente con lui. Non, ad esempio, come... »

Non stetti nemmeno troppo a sentirla e mi concentrai sul finire alla svelta la doccia. C'erano due boccette di bagnoschiuma sul ripiano, una dal motivo floreale ed una a tinta unita sui colori del nero. Aprendola, la prima profumava di pesche e vaniglia.

Avrei dovuto usare decisamente quella.

Eppure la mia mano indugiò lo stesso sulla seconda boccetta.

Imprecai sotto voce maledicendo in tutte le lingue che conoscevo la mia curiosità mentre la avvicinavo al viso per sentirne l'odore. Come avevo immaginato era 
decisamente maschile, stra-maledettamente buono ed era un profumo che sentivo spesso su di lui...

Mi tormentai il labbro inferiore con i denti mentre la malsana idea di...

Oh Dio, no!

Chiusi di scatto la boccetta e la rimisi quasi con violenza sul ripiano, le guance in 
fiamme.

Ma cosa mi saltava in mente?!

« Marinette, mi stai ascoltando? » la vocetta acuta di Tikki mi fece sobbalzare.

« S-Sì! E non condivido quello che dici. » mentii spudoratamente pregando che non lo notasse.

Sembrò funzionare perché la sentii di nuovo sbuffare esasperata.

ANGOLO AUTRICE

E boh poi ci sono io che me ne esco con sti poemi chilometrici... e il bello è che doveva essere ancora più lungo originariamente ma ho dovuto dividerlo per paura che potesse risultare pesante 😅

Cooooomunque vorrei ricordare che nella mia storia i personaggi sono più grandi, in questo caso ho scoperto che in Francia fanno 4 anni di medie quindi per andare al liceo Marinette, Juleka, Alya etc dovrebbero già avere 15/16 anni andante mentre Luka che è più grande di due anni (sì Astruc l'ha confermato in un tweet) dovrebbe averne 17/18 andante e frequenterebbe l'ultimo anno di liceo.

Vi servirà saperlo per il prossimo capitolo :3

Ovviamente vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto, votato e commentato nel capitolo precedente ( mi fate morire ogni volta😂😂) you guys are the best 😎👉🏼💟

E nulla, #LukaJr (FrancescaAbeni  approved) a tutti e ci sentiamo nel prossimo capitolo~ 🍕

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Capitolo 4
*** Hate To See Your Heart Break ***



HATE TO SEE YOUR HEART BREAK


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Quando finalmente uscii dalla doccia, mi asciugai e mi vestii con una tuta, troppo lunga per il mio metro e sessanta scarso, ad una velocità record. Anche perché non spesi molto tempo ad asciugare completamente i capelli né a raccoglierli nelle solite codine.

Mi fiondai immediatamente in cucina dove trovai la madre dei due fratelli trafficare con del pesce.

« Uhm... posso aiutarla? » chiesi titubante.

« Certo ragazza, vieni pure. » mi disse facendo cenno con la mano, sporca di scaglie, di avvicinarmi.

Mi feci sequestrare da lei per un po', riuscendo anche a dare di nascosto a Tikki dei biscotti presi da un pacco che trovai sulla credenza, e tutto sommato fu piacevole. Mettere in fila gli ingredienti, dare una mano, mi aiutavano a non pensare.

O quasi.

« Periodo intenso? » chiese Anarka, quando la frustrazione che continuavo a provare mi fece sbattere il coperchio del cestino dei rifiuti un po' più forte del dovuto.

« Mi scusi... » sospirai, appoggiandomi al bancone « ... abbiamo finito da poco gli esami di fine anno e ho i nervi a fior di pelle. Tra l'ansia dei risultati, il passaggio al liceo e il pensiero che non rivedrò più così spesso alcuni compagni... » dovetti mordermi la lingua per smettere di parlare e tornare a respirare in modo decente.

Non era del tutto una bugia, ero veramente preoccupata. E di certo non mi aiutava a digerire il rifiuto che mi ero beccata...

« Oh per Nettuno ragazza, dammi pure del tu! E comunque un nuovo inizio non è qualcosa da temere mai, l'importante è non trascinarsi dietro rimpianti. » gesticolò infervorata, rischiando quasi di far cadere il condimento a terra.

Feci un sorriso di circostanza. Era facile da dire ma ormai amavo la mia classe e i miei insegnanti, persino le discussioni con Chloé erano diventate una routine e perdere quella familiarità mi spaventava.

I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo di Juleka.

« Juls per favore, aiutaci ad apparecchiare. » le disse la madre, spegnendo i fornelli. Lei annuì tirando fuori piatti e bicchieri di plastica.

Fu mentre posizionava i tovaglioli che mi chiese timidamente: « Marinette, uhm... se... se non sono indiscreta, perché stavi piangendo prima? ».

Si era nascosta dietro il ciuffo viola, timorosa di aver osato troppo forse.

« Ho ricevuto una delusione di troppo. » mormorai semplicemente, forzando un sorriso.

Questa volta la curiosità la convinse a guardarmi negli occhi.

« Si tratta del ragazzo di ieri sera? » intuì la madre, non ebbe nemmeno bisogno di guardarmi in faccia per capirlo. Continuava a sistemare il cibo nei piatti con calma, dandoci la schiena.

Arrossii imbarazzata. Era così ovvio?

« Adrien? » chiese Juleka, sorpresa. Bastò il nome per rabbuiarmi.

La tristezza e la delusione si stavano lentamente trasformando in rabbia dentro di me e avevo paura che se avessi aperto bocca in quel momento sarei scoppiata.

Al mio silenzio la donna sospirò. « Marinette, devi imparare che nella vita l'unica cosa importante è amare te stessa e saper cavartela da sola. » sentenziò sciacquando le mani sotto l'acqua corrente del lavabo.

Non condividevo esattamente il suo punto di vista ma fu in quel momento che lo notai, mentre si asciugava con un panno, che portava un paio di anelli su ogni dito...

Tranne all'anulare sinistro.

Sgranai gli occhi mentre la consapevolezza mi colpì come uno schiaffo in piena faccia. Cercai Juleka con lo sguardo, in cerca di risposte che non avevo il coraggio di chiedere alla diretta interessata, ma lei evitò accuratamente di guardarmi, fingendosi troppo presa a sistemare le posate.

Fu di nuovo Anarka a rompere il silenzio. « Ti va di andare a chiamare Luka? » chiese rivolta a me.

Annuii dopo qualche secondo, staccandomi rigidamente dal ripiano a cui mi ero appoggiata, improvvisamente a disagio.

Attraversai il salotto, attenta a non inciampare nella miriade di oggetti sparsi per terra, poi oltrepassai la soglia della camera dei fratelli.

Ci misi un attimo di troppo a realizzare che davanti a me c'era un ragazzo a petto nudo con solo un pantalone nero della tuta, che si strofinava i capelli umidi con l'asciugamano.

Oookay Marinette, fai dietrofront...

Ma le mie gambe sembrarono rifiutarsi categoricamente di muoversi da lì. Anche perché non riuscii a frenarmi in tempo che già il mio sguardo era scivolato giù, lungo il suo corpo.

Oh Dio santissimo.

Era magro e slanciato ma che mi prendesse un colpo, quel ragazzo aveva un fisico stupendo.Chi diavolo aveva pensato che dargli quegli addominali fosse giusto?

Oh ma io non osavo lamentarmi.

Né parlare.

Guardavo e basta, appoggiandomi allo stipite della porta per darmi più stabilità.

Non so quanto tempo rimasi a fissarlo ma quando notò che ero lì lo vidi accigliarsi quasi stesse rimproverando sé stesso per qualcosa, forse per avermi messa a disagio, e afferrò subito la maglia coprendo quel ben di Dio.

Finalmente riuscii a sollevare lo sguardo. Le guance mi andavano a fuoco e, ovviamente, feci la cosa più logica da fare in quei casi.

Iniziai a straparlare.

« H-Hey, sei pronto... cioè è pronto! Il dibo... cibo... da mangiare sai, la pena... l-la cena è già in favola... TAVOLA! » mi fermai solo perché la mia lingua si intrecciò ancora di più quando un sorriso meraviglioso si formò sulle sue labbra.

Che qualcuno mi aiuti.

« C-Che c'è? » balbettai ancora più rossa.

Lui mi guardò ancora per un attimo per poi scrollare le spalle, come se non capisse cosa stessi dicendo.

« Mh? Nulla. » rispose ed era evidente che stava fingendo.

Mi morsi il labbro inferiore, irritata dalla risposta. Soprattutto perché aveva ancora quel sorriso stampato sulle labbra quando uscì dalla stanza.

 

☽ ❂ ☾

 

Se qualche tempo prima qualcuno mi avesse detto che un giorno mi avrebbero convinta a vedere un film horror di mia spontanea volontà, gli avrei detto di smetterla di drogarsi.

Eppure eccomi là, seduta sul grandissimo divano di casa Couffaine a stritolare un cuscino per soffocare le mie grida di spavento ed evitare di saltare in braccio a uno dei due fratelli quando c'era uno jump-scare.

La cena era passata tranquillamente e Luka aveva proposto di vedere un film, io ovviamente avevo accettato, tutta contenta e felice di potermi finalmente rilassare.

Almeno finché la sorella non propose "Nightmare"... e credetemi io provai pure a dirle che detestavo gli horror ma la vidi talmente delusa dal mio rifiuto che il mio lato che non sapeva assolutamente dire di no prese il sopravvento.

Non che i due fratelli mi avessero aiutato un granché a rendere la cosa più sopportabile dopo in realtà, perché ogni tanto quando meno me lo aspettavo mi pungolavano sui fianchi con le dita facendomi il solletico per spaventarmi.

Juleka soprattutto, sembrava divertirsi un mondo a vedere le mie reazioni.

Solo il fratello maggiore sembrò avere pietà di me perché ad una scena, che lui sapeva essere particolarmente violenta, mi spinse contro il suo fianco nascondendomi la testa in tempo per non farmi vedere e... cavolo...

Il suo profumo e il suo calore mi fecero sentire talmente protetta che quando tolse il braccio per liberarmi, alla fine della scena, gli afferrai la maglia nonostante l'imbarazzo per dirgli di non muoversi da lì.

Sentii il suo petto vibrare sotto le mani quando lasciò andare una breve risata sommessa, rimettendo il braccio dov'era e continuando a censurarmi ogni scena che credeva non avrei retto, in un modo così dannatamente premuroso che smisi quasi completamente di seguirlo, distratta dai battiti lenti e regolari del suo cuore.

Alla fine del film Juleka si era addormentata sul divano e Anarka era già andata a letto da un pezzo mentre Luka slacciò gentilmente l'abbraccio in cui eravamo finiti, con mio sommo imbarazzo, per prendere in braccio la sorella e portarla in camera.

Rimasi a guardare mentre la posava il più delicatamente possibile sul letto, attento a non svegliarla, incerta su cosa fare.

« Non riesci a dormire. » sussurrò e non era una domanda ma una mera constatazione.

« Sono ancora troppo agitata. » ammisi avvolgendomi le braccia intorno al corpo « Odio gli horror. » rabbrividii.

Il maggiore finì di coprirla con il lenzuolo e si tirò su. « Non ho capito perché hai accettato di vederlo. » sospirò con una nota di rimprovero.

In effetti...

Spostai il peso da una gamba all'altra, a disagio. « Juleka sembrava così entusiasta... non ho potuto dirle di no. »

Mi guardò negli occhi un attimo per poi passarsi una mano tra i capelli ancora semi-umidi, sospirando quasi con rassegnazione.

Chissà cosa gli passava per la testa.

« Beh se non vuoi dormire... »

Il mio cuore balzò in gola quando si avvicinò e i miei pensieri vagarono su cose a cui non dovevo decisamente pensare.

Lui sembrò notarlo. « Vediamo di trovare qualcosa che ti possa rilassare. » specificò con un sorriso divertito.

Arrossii, distogliendo lo sguardo. Non poteva uscirsene con frasi del genere e non farmi pensare al peggio, era pur sempre più grande di me...

« Mi rilasserei di più se sapessi perché hai sorriso, prima. » cambiai argomento, seguendolo in camera sua.

Lui mi guardò senza capire per un attimo per poi scoppiare a ridere, subito dopo.

« Te la sei legata al dito? » chiese scuotendo bonariamente la testa.

Oh ci poteva scommettere.

Alzai il mento con aria testarda. « E con il doppio nodo anche. »

Continuò a ridere sommessamente per un po', raggiungendo silenziosamente un angolo della stanza dove c'era una custodia nera abbandonata sul pavimento, lui la aprì tirando fuori una bellissima chitarra acustica.

Il cuore mi balzò in gola. Aveva intenzione di suonarmi ancora qualcosa?

Il ghigno divertito sparì e mi guardò con una dolcezza che mi disarmò completamente.

« Non credo ti rilasserebbe. » ammise sedendosi sul bordo del suo letto, invitandomi con un gesto a venire lì con lui. Titubai un attimo, ancora più nervosa per la sua risposta ma alla fine accettai la sua mano tesa che, appena la afferrai, mi strattonò sul letto.

Il respiro si bloccò in gola dalla sorpresa e quando riaprii gli occhi ero praticamente sdraiata sul letto con ancora la mano intrecciata spasmodicamente alla sua.

Alla mia espressione disorientata lui si strinse nelle spalle con aria fin troppo divertita e mi ripeté la stessa scusa che aveva usato sul molo: « Troppo lenta. ».

Gli rivolsi un sorrisetto di sfida che decisamente non mi sarei aspettata da me stessa, spostandomi meglio da un lato per fargli spazio.   « Sono io che sono lenta o sei tu che non hai pazienza? »

Scosse la testa sistemandosi al mio fianco con la chitarra in braccio. « Ho notato che hai il vizio di pensare davvero troppo. »

Distolsi lo sguardo iniziando a torturare nervosamente una ciocca di capelli. Aveva ragione e in effetti i film mentali che mi facevo a volte erano veramente da Oscar, ma non credevo fosse il caso di dirglielo. Troppo orgogliosa per ammetterlo.

« S-Se lo dici tu... » ribattei, facendolo ridacchiare al mio tono testardo, poi abbassò lo sguardo sulla chitarra iniziando a passare dolcemente le dita tra le corde della chitarra, in modo da non far uscire un suono troppo forte.

Riuscii a riconoscere la melodia di "Hate to see your heart break".

« Ti piacciono i Paramore? » chiesi curiosa.

Accennò un sorriso, guardandomi di sottecchi. « Diciamo che ne hai bisogno adesso. »  

Mi appoggiai al cuscino, un po' più rilassata. Tra le note della chitarra acustica e il calore del suo corpo premuto contro il mio i miei occhi si chiusero da soli.

Un giorno mi sarei dovuta assolutamente far dire come diamine faceva.

« And I, I hate to see your heart break. I hate to see your eyes get darker as they close but I've been there before. » 

Sussultai, non mi sarei mai aspettata che sapesse anche cantare.

« Love happens all the time to people who aren't kind and heroes who are blind. Expecting perfect script in movie scenes once an awkward silence mystery. » 

Cavolo se era bravo... la sua voce non era particolarmente potente in quel momento ma era davvero stupenda, nonostante fosse un po' arrochita dalla stanchezza.

« How were you to know? Well how were you to know? And I, I hate to see your heart break. I hate to see your eyes get darker as they close but I've been there before. »

Mi rannicchiai meglio sul letto ma involontariamente le mie gambe si intrecciarono alle sue. Sentii il suo corpo irrigidirsi, fu un attimo ma riuscii a notarlo lo stesso, e per paura di dargli fastidio cercai di toglierle ma lui continuava a suonare pacatamente e io ero troppo stanca per spostarmi ancora. 

« For all the air that's in your lungs, for all the joy that is to come. For all the things that you're alive to feel, just let the pain remind you hearts can heal. How were you to know? How were you to know? » quando la canzone finì io ero ormai quasi completamente addormentata e il sonno iniziò a parlare da sé.

« Mi insegnerai mai un giorno? » chiesi sbadigliando mentre lui posava delicatamente a terra la chitarra, per evitare alla cassa di far rumore.

  « Se ti va, volentieri. » sentii che sorrideva dal tono della voce perché io avevo nascosto il viso fra il cuscino e il suo fianco. Non sapevo quanto tempo era passato prima di sentirlo chiamare sommessamente il mio nome. 

« Mh? » mugugnai in risposta.

« Volevi sapere perché sorridevo prima? » cercai di stare un po' più attenta alle sue parole, anche perché mi interessava davvero saperlo, ma ormai stavo entrando in dormiveglia e riuscii solo a fare un debole cenno del capo in risposta.

Le ultime cose che riuscii ad afferrare prima di addormentarmi furono una carezza che sentii tra i capelli e un sussurro nel orecchio. « Perché sei adorabile quando balbetti. »

 

ANGOLO AUTRICE

... siete arrivati tutti vivi? 👀

E dire che io ero una ragazza pura e innocente una volta... una volta .-.

Va beh.

Felice di rivedervi di nuovo a fine capitolo mie piccole sogliole (?) :3

Per la felicità di QUALCUNO, che mi ha praticamente minacciata di fare due capitoli, beh... due capitoli non li ho ma ti ho riempito 10 pagine word quindi accontentati donnah😂😂

E boh sono un cazzo di fottuto genio ad essermi ricordata che a Juleka piacciono i mostri, ergo dovrebbe amare gli horror.

E secondo voi non avrei sfruttato l'occasione?

AHAHAHAHAHAHAHAHAH MA CERTO CHE SÌ.

Spero di avervi addolcito il lunedì💙

Tra l'altro ho appena capito come far dichiarare Luka a Marinette oggi alle 2 e mezza di notte e... boh mi sono commossa da sola, tipo vedete una cogliona che piange per i suoi stessi film mentali.

#DisagiDaScrittrice

Ok giuro adesso evaporo.

Cooome al solito spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto anche se è stato più lungo del solito e giuro che amo tutti voi che perdete tempo prezioso della vostra vita a leggere questa... cosa e a commentarla 😂

Vi auguro un LukaJr a tutti e al prossimo capitolo con altri disagi~ 🍣

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Capitolo 5
*** Greedy ***



GREEDY


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« Oggi sei così silenziosa, tesoro. Sicura di stare bene? » 

Adoravo mia madre, sul serio.

Ma quando si preoccupava in quel modo diventava davvero esasperante. 

Mi misi a ridere per rassicurarla. « Mamma, sul serio sto bene! Sono solo un po' stanca. » 

« Sicura? » insistette mentre sparecchiava il bancone. 

No, non lo ero.

« Non ho chiesto nulla quando sei andata a dormire dalla tua compagna di classe ma... è successo qualcosa? »

Mi agitai sul divano, fingendo di cambiare posizione, gli occhi fissi sullo schermo della tele.

« No, non è successo niente. » risposi mentre il senso di colpa mi divorava. 

Tra il suo lavoro, lo studio e i doveri da Ladybug i momenti in cui ero riuscita a stare con lei erano diventati veramente ridotti e il fatto di essere così distratta adesso mi infastidiva. 

Per non contare poi tutte le altre cose che le stavo nascondendo... odiavo mentire ma in quel momento ero veramente troppo stanca per parlarne. Forse gliene avrei parlato più tardi.

« A proposito, lei ha un fratello giusto? C'era anche lui? » chiese in modo totalmente casuale, iniziando a lavare i piatti, causandomi un sospiro.

Me l'ero cavata per una settimana scarsa evitando l'argomento.

« Sì, c'era anche lui. » risposi cauta, non sapendo bene dove volesse arrivare.

La vidi sorridere in un modo che non mi piacque per niente. « È stato carino con te? »

Sollevai il busto, facendo leva con i gomiti, per poterla guardare di sbieco. « Mamma, per favore. »

Lei incassò le spalle con l'aria di una che era appena stata beccata con le mani nella marmellata.

« Sono tua madre, tesoro. Dovresti aspettartele certe domande. » si giustificò.

Sprofondai nel divano, improvvisamente a disagio, ma all'ennesimo telegiornale che parlava della "brillante e meravigliosa" Ladybug spensi la televisione, stiracchiandomi.

« Piuttosto tu e papà che programmi avete per stasera? » cambiai argomento, agguantando un biscotto dalla scatola dei dolci e dandogli un morso. 

Lei scrollò le spalle. « Andiamo fuori a cena e poi voleva portarmi da qualche parte... non mi ha detto dove, è una sorpresa. » rispose con finta noncuranza mentre finivo di mangiare.

« Sembrerebbe un appuntamento molto romantico. » la punzecchiai con un sorriso contento sulle labbra.

Vedere il rapporto tra i miei genitori era sempre stato qualcosa di stupendo, sembrava che il loro amore non sarebbe appassito mai, rimanendo forte e incondizionato come il primo giorno.

Adesso capivo perché oggi aveva passato in rassegna tutto l'armadio, chiedendomi di scegliere quale fosse l'abito più carino.

Lei arrossì, incredibile ma vero. « Comunque alcuni miei vestiti potresti indossarli tu questa sera, li ho sempre trovati troppo da ragazzina per me. »

Arricciai il naso. « Mamma, vado solo a mangiare fuori con i miei compagni di classe per la fine dell'anno. Non ho un appuntamento romantico, io. »

« Nemmeno io. » ridacchiò, prendendomi in giro.

Non le feci la linguaccia solo perché suonarono il campanello. E con suonare intendo proprio attaccarsi al bottone senza pietà. 

« Arrivo! » urlai scendendo dal divano e appena aprii la porta mi ritrovai letteralmente addosso Alya.

« Allora sei pronta? Ma che ci fai ancora in tuta? Corri a vestirti! » non riuscii nemmeno ad afferrare del tutto cosa stesse dicendo che già mi ritrovai sulle scale, trascinata da lei.

« Aspetta... aspetta un secondo Alya, ma sono solo le tre! L'incontro è stasera! » protestai quando ormai ci trovavamo in camera mia.

« Sì, ecco... » iniziò con una risatina nervosa « ... è una storia buffa, ti piacerà. Diciamo che Adrien ha ottenuto miracolosamente il permesso dal padre per uscire e beh... per farsi perdonare di tutte le volte che è stato assente, ha proposto di vederci prima. »

« E tu hai accettato. » risposi con una calma che decisamente non avevo in quel momento.

Fece un passo indietro con aria preoccupata. « Sì. »

« Anche al posto mio. »

« Già. »

Inalai lentamente, trattenendomi dal sbottare... e dal strozzarla.

« Alya... » iniziai con tono assolutamente diplomatico, ma lei mise subito le mani davanti iniziando a parlare a raffica.

« Mi dispiace! È solo che ho pensato che se non ti fossi presentata magari lui avrebbe sospettato qualcosa, soprattutto dopo che te ne sei andata in quel modo e l'hai evitato come la peste per una settimana! » disse, fermandosi solo perché era rimasta a corto d'aria.

Nessuna delle due disse nient'altro per un intero minuto, poi lei sembrò non sopportare più il mio silenzio. 

« Sei... sei arrabbiata? » indagò in un sussurro.

Sospirai, scuotendo lentamente la testa. Sapevo che l'aveva fatto per aiutarmi e comunque non potevo evitarlo per sempre, dovevo uscirne prima o poi.

« Aiutami a cercare qualcosa da mettermi, dai. » borbottai, aprendo l'armadio. 

Mi sorrise, contenta d'essere stata perdonata, e si guardò intorno. « Ci vorrebbe qualcosa che potrebbe andare bene sia per stasera che per adesso, ad esempio... oh cavolo questo è bellissimo! » 

Diedi un'occhiata da sopra la spalla per capire di cosa stesse parlando e la vidi girare intorno al manichino che usavo per sistemare i vestiti che confezionavo.

Era un abito con alla base un body che aiutava a coprire le trasparenze del tessuto rosa chiaro, ricamato con intricate filigrane di fiori rossi che, col senno di poi, formava il vestito vero e proprio. 

« Ma quello è solo qualcosa che ho fatto per noia, non ho mai pensato di indossarlo veramente e poi il giro vita è venuto... »
« Aspetta, ferma un secondo. » mi fermò lei, alzando una mano. 
« Mi stai dicendo che questo l'hai fatto tu?! » 

Annuii con riluttanza, timorosa della sua reazione e la sua mascella praticamente toccò terra. 

« Ma stai scherzando?! È stupendo, devi assolutamente metterlo. » farfugliò appena si fu ripresa. 

Cercai di protestare ma lei non sembrò voler sentire ragioni.

Certo, perché se magari avevo cucito male qualcosa quella che sarebbe andata in giro con mezzo vestito strappato sarei stata io, no?

Sospirai quando la vidi cercare di sfilare il vestito dal manichino. Avrei fatto meglio ad accontentarla se non volevo sentire un altro dei suoi sproloqui.


☽ ❂ ☾


Alla fine mi ritrovai seduta su una panchina, al parco in cui i ragazzi avevano detto ci avrebbero raggiunte, con Alya che mi stava parlando della Akuma che avevamo sconfitto io e Chat Noir questa mattina. Ovviamente non stavo prestando nemmeno un briciolo di attenzione, ma fingevo comunque interesse con brevi cenni della testa. Solo il continuo giocherellare delle dita con il cordoncino di pelle tradiva la mia agitazione. 

Lo avevo trovato all'ultimo minuto, utilizzandolo come cinturino che fortunatamente riuscì a sistemare il piccolo difetto che il vestito mi faceva sui fianchi, e ci avevo abbinato dei sandali dello stesso colore. Per lo meno così sarei stata più presentabile.

Ma quello che mi mandava più in ansia era il fatto che non avevo assolutamente idea di come avrei reagito davanti a quel ragazzo dai magnifici occhi verdi, che da ormai più di un anno era riuscito a rubarmi il cuore, dopo quella sua chiara presa di posizione.

Dubitavo che sarei riuscita a risultare amichevole ma almeno ero piuttosto sicura che non sarei scoppiata a piangere, il che già era in parte una rassicurazione.

Fu proprio la sua voce a distogliermi da quello stato di paranoia. 

« Hey ragazze! » 

Il mio corpo si irrigidì di riflesso e Alya sembrò notarlo perché fu lei a rispondere con un sorriso nervoso. « Hey, Adrien... » 

Nino era poco dietro di lui e anche lui sembrava talmente teso che nemmeno aprì bocca. Come la sua ragazza, ci osservava preoccupato, aspettando soprattutto la mia reazione.

« Marinette, tutto a posto? È da un po' che non ci incrociamo. » lo sentii chiedere con un tono vagamente preoccupato, probabilmente il fatto che avevo gli occhi fissi sulla panchina non aiutava.

Coraggio Marinette, puoi farcela.

Presi un bel respiro e il mio sguardo finalmente incrociò il suo, dopo giorni e giorni passati ad evitarlo.

Sentii Alya di fianco a me irrigidirsi un po' e trattenere il respiro, come se già non bastasse il fatto che ero tesa come una corda di violino.

Ma sorprendentemente feci una cosa che nessuno di noi si aspettava.

Esatto, me compresa.

I miei muscoli si rilassarono, il respiro tornò normale e i pensieri paranoici sparirono. Mi alzai con un sorriso tranquillo sulle labbra e gli baciai amichevolmente le guance per salutarlo. 

« Tutto a posto, grazie. È fantastico che tuo padre ti abbia lasciato andare per un po'! » risposi giocosamente.

Nemmeno l'ombra di un balbettio, né rossore. Niente rabbia, niente disagio...

Niente di niente.

Lui mi fece un sorriso sorpreso, forse non si aspettava tutta questa confidenza quando ero sempre stata timida nei suoi confronti.

Beh, onestamente nemmeno io me l'aspettavo. Che Luka mi avesse davvero aiutata a lasciarlo andare? 

« Non è stato facile ma alla fine ce l'ho fatta. Ma è successo qualcosa di bello? Mi sembri più... serena. » 

Scoppiai a ridere stringendo i bordi del abito. « No, per niente. »

Okay, forse la rabbia un po' era rimasta.

Aggrottò la fronte con aria confusa ma intervenne Nino, temendo che la cosa potesse degenerare.

« Allora... vi va di metterci sul prato? » chiese schiarendosi la voce. 

Anche Alya si alzò dalla panchina intrecciando poi le dita a quelle del suo ragazzo. « Vorrei evitare di sporcarmi di verde il vestito. Sai vorrei farmelo durare fino a stasera. » protestò, alzando gli occhi al cielo.

Sorrisi di riflesso a vedere lo sguardo pieno di adorazione negli occhi ambrati del ragazzo. 

Soprattutto perché ero praticamente stata io a metterli insieme, certo... chiudendoli in una gabbia, ma sembrava che l'esperienza gli fosse servita per smuovere le acque.

« Abbiamo portato un telo. » intervenne Adrien tirandolo fuori dallo zaino che Nino si portava in spalla. Erano vestiti come al solito e, distrattamente, mi chiesi se avevano intenzione di cambiarsi per stasera.

 Il pomeriggio comunque trascorse tranquillamente, ci fu solo un momento di imbarazzo dove, disgraziatamente, Alya fece notare ai ragazzi che il vestito che indossavo lo avevo fatto io. Ma a parte questo non potei fare a meno di notare che la ragazza aveva rinunciato a stare accanto a Nino per tenermi d'occhio e non sapevo bene se essere intenerita o infastidita da quella premura.

Poi i ragazzi proposero di andare a prenderci un gelato e mi lasciarono sola con lei.

Il che poteva solo significare che un vagone pieno di domande era in arrivo.

« Tu sembri fin troppo tranquilla per una che è stata appena rifiutata. » sentenziò infatti, guardandomi di sottecchi.

Mi sistemai meglio sul telo, di fianco a lei, scrollando le spalle.

« Non sono una che si lascia andare facilmente al pessimismo, lo sai. » 

Soprattutto non quando c'erano giornate come quelle, dove il cielo era terso, l'aria profumava di fiori e la gente che passeggiava tranquilla per le strade.

« Sì, ma... cosa hai intenzione di fare adesso? » chiese mentre tiravo indietro la testa, ad occhi chiusi, per godermi appieno la calda luce del sole sulla pelle. 

« C'è poco da fare, dopo quella batosta ho capito che è inutile rincorrere qualcosa che non vuole essere rincorsa. Finirò solo col farmi ancora più male. » mormorai allungando le gambe per stare più comoda, l'erba che solleticava leggermente la pelle nuda.

« Ah ahn, e immagino che Mr. "Mi Fai Impazzire La Bussola" non c'entri niente in tutto questo. » disse, imitando le virgolette con le dita.

Quasi mi strozzai con la saliva.

« Mr. "Mi Fai Impazzire La Bussola". » ripetei lentamente per poi scoppiare a ridere « Ma ti senti? »

Si imbronciò, raccogliendosi i capelli con le mani con gesti bruschi. « È che non mi hai per niente parlato di come è andata a casa sua ed ogni volta che ho chiesto, cambiavi argomento! » 

« Ma Adrien e Nino si sono persi per strada? » borbottai, scrutando in direzione della gelateria.

Avevo troppo bisogno di qualcosa di dolce in quel momento.

Buttò le braccia al cielo, sbuffando irritata. « Visto?! »

Okay, ammettevo che quella volta l'avevo fatto apposta, tanto che alla fine mi scappò una risatina.

« C'è poco da ridere, insomma non penso che ci hai dormito insieme o altro... » ridacchiò nervosamente.

La risata mi morì in gola, chiusi la bocca e abbassai lo sguardo iniziando a giocherellare con i fili d'erba, le guance ormai rosse come fragole mature.

Non avevo voglia di mentire anche a lei né di parlarne, ma comunque la mia parve essere una risposta più che sufficiente.

« Oddio... » gracchiò coprendosi la mano con la bocca, gli occhi sgranati « Aspetta, non dirmi che avete anche... »

« No! » sbottai, forse un po' troppo forte perché tutti nel raggio di cinque metri si voltarono a guardarci.

Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e ripetei la stessa risposta a un volume più accettabile.

« Okay... ma deve essere successo qualcosa per farti reagire in questo modo. » constatò perentoria e io non potei far altro che mordicchiarmi nervosamente il labbro inferiore.

Il problema era che... il ricordo del momento in cui mi ero svegliata era impresso a fuoco nella mia memoria, così come il rilassante dondolio del respiro e il battito costante del suo cuore. 

Ci avevo messo un po' per diventare totalmente cosciente del fatto che non ero più sdraiata sul letto, ma quasi completamente sopra a Luka.

E ricordavo dolorosamente bene la sensazione del suo corpo premuto sul mio, il sangue che lentamente diventava fuoco nelle vene quando mi ero accorta che la mia mano era finita sotto la maglia e riposava sul suo addome lavorato, la sua pelle calda e liscia sotto le dita.

E la situazione era peggiorata ancora di più quando mi ero resa conto che lui era sveglio e mi stava passando dolcemente le dita fra i capelli, facendoli scivolare tra le dita, l'altro braccio che mi cingeva la vita per evitare di farmi scivolare.

Dio, eravamo stretti sotto il lenzuolo come se fossimo...

Deglutii quando ricordai anche come ero andata nel panico perché non avevo la più pallida idea di come avrei potuto fare per togliere la mano da lì e alla fine avevo pure pensato che forse ero ancora in tempo a farlo evitandomi troppo imbarazzo, in fondo lui mi credeva ancora addormentata.

Povera illusa... fu decisamente lo sbaglio più eccitante che avessi mai potuto fare.

Perché mi ero accorta troppo tardi che per farlo avrei dovuto far scivolare la mano più giù di quello che già era e fu quando le mie dita raggiunsero il bordo del pantalone che sentii Luka trattenere il respiro, le dita che mi stavano accarezzando i capelli si erano fermati e di riflesso mi immobilizzai anche io, il sangue che pompava furiosamente nelle vene. Era passato qualche secondo di troppo quando finalmente mi decisi a toglierle, spalancando le palpebre, accarezzando la pelle del suo collo con le ciglia, annunciandogli definitivamente il fatto che ero sveglia. 

« Marinette? Ci sei? » la voce di Alya mi riportò bruscamente al presente. Stava lanciando occhiate nervose verso i ragazzi, che si stavano finalmente avvicinando con i gelati, ansiosa di sapere di più.

« Non è successo nulla. » tagliai corto con un tono più risoluto possibile, ma il rossore che aleggiava sulle mie guance mi tradiva.

E o io come attrice facevo pena oppure lei mi conosceva fin troppo bene perché mi guardò con un'aria per niente convinta, poi lentamente un sorriso sornione si formò sulle labbra carnose. « È successo qualcosa, invece. Eccome se è successo. »


ANGOLO AUTRICE


Buonsalve mie piccole coccinelle~ 🐞

Vi ripeto che ero una ragazza purissima, altissima e levissima una volta ma poi FrancescaAbeni ha creato l'hashtag #TiLeccoLaChitarra ed è andato tutto a putroccole 
:3 

Fate tutti un bel applauso a Francesca per quella cosa SIN-tendente che mi è uscita alla fine😂😂

Tornando seri... okay, devo ammettere che mi sono fatta attendere un po' più del solito ma... è un mio tipico difetto avere idee che non posso scrivere in un singolo capitolo e accorgermene troppo tardi😅

But spero che anche questo vi sia piaciuto e grazie veramente di cuore a tutti per i vostri dolcissimi commenti e le letture 💙

Inoltre mi stavo chiedendo se preferiste che avessi un giorno fisso in cui aggiornare, tipo boh... ogni lunedì (?) o cose così.

Onestamente non sono costante e a volte può passare una settimana come due giorni tra un capitolo e l'altro magari questo potrebbe dare fastidio😣

Va beh... Chitarra🎸 a tutti e ci rivediamo nel prossimo capitoloh~

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Capitolo 6
*** Shameless ***



SHAMELESS


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Quella sera il cielo era magnifico, nemmeno una nuvola oscurava la lucentezza delle stelle, annunciando definitivamente l'arrivo dell'estate.

Eravamo finalmente davanti al locale che la classe aveva affittato per l'occasione, la luce variopinta degli interni e alcune lanterne molto carine rischiaravano la veranda.

E, signore e signori, ero arrivata a fine giornata senza fare figuracce in presenza di Adrien, un giorno epocale che probabilmente verrà ricordato negli annali!

Comunque c'erano alcuni nostri compagni seduti sul muretto, ma molti probabilmente erano già dentro, affiancati da altri gruppetti di ragazzi che non conoscevo. 

In particolare il mio sguardo si focalizzò sul vestito decisamente appariscente di Rose che, quando ci notò, fece un sorrisone avvicinandosi.

« Ragazzi, sono felicissima che siate qui! Sarà una serata indimenticabile! » strepitò entusiasta, saltellando sul posto nella sua nuvola di tulle e brillantini rigorosamente rosa.

Ero sempre più sicura che sarebbe stata perfetta per recitare la parte di Trilli se mai avessero fatto un film su Peter Pan.

« Pensavamo che non sareste più venuti. » ci informò Alix, sorseggiando un liquido anomalo da una lattina, col suo tipico atteggiamento da maschiaccio.

Alya scoppiò a ridere. « Wow, grazie per la fiducia! » 

Intrecciò le dita a quelle del suo ragazzo. Poi però sembrò notare qualcosa dietro di me perché iniziò a lanciare delle occhiatacce che mi allarmarono non poco.

Mi sarei dovuta girare... ? Ma se poi quella persona si fosse accorta che la stavamo fissando sarebbe stato imbarazzante... 

« Comunque sia venite dentro! C'è tantissimo cibo, le tartine poi... sono spettacolari! » intervenne la fatina bionda, interrompendo i miei ragionamenti, e prese a braccetto me ed Adrien trascinandoci all'interno. 

La stanza era spaziosa con un paio di tavoli stracolmi di vassoi che vantavano vari primi, secondi, dolci e bevande, qualche poltroncina in un angolo e una parete finestrata aperta che portava al giardino dove una band con dei ragazzi, di qualche anno più grandi di noi, si stava esibendo.

« Juleka, guarda chi ho trovato! » strillò Rose per farsi sentire da sopra il volume della musica, la povera ragazza era seduta sul bracciolo di una delle poltrone e stava sbocconcellando un tramezzino un po' più lontana dalla folla.

Probabilmente avere così tante persone intorno era un bel disagio per un carattere timido e riservato come il suo, potevo capirla.

« Hey! » ci salutò, riservandomi un sorriso sulle labbra tinte di viola scuro.

« Ciao Juleka... » ricambiai, incerta.

Ero sicura che sospettasse fosse successo qualcosa fra me e il fratello.

Anche perché sicuramente aveva notato che il doppio letto, sotto al suo, non era stato tirato fuori. Il che mi metteva non poco a disagio... speravo solo che non avesse pensato al peggio.

« Ma si può sapere chi diamine sono quei ragazzi? Non credo che nessuno di noi li conosca. » bofonchiò Nino con il piatto e le guance già piene di cibo.

I ragazzi in questione erano più grandi di noi come quelli fuori in veranda e, più che interessati a socializzare con noi, sembravano totalmente presi dai ragazzi che stavano suonando.

Juleka abbandonò il suo tramezzino mezzo mangiucchiato sul piattino di plastica colorata che teneva sulle cosce mentre Rose le avvolgeva affettuosamente il braccio dietro la schiena.

« Frequentano la stessa scuola di mio fratello. » ci informò timidamente.

« Ok, ma cosa ci fanno qui? » insistette Alya fulminando con lo sguardo, ancora, qualcuno. E quella volta mandai al diavolo la buona educazione voltandomi anche io a guardare, incontrando un paio di occhi bruni che sostennero il mio sguardo per un attimo per poi concentrarsi su Alya. 

Come biasimarlo in fondo, quella sera era veramente stupenda.

« A quanto pare il gruppo che sta suonando è nato in quella scuola e vengono sempre molti studenti ad assistere! » spiegò Rose, attirando di nuovo il mio sguardo su di sé.

Sorrisi. « In effetti sono molto bravi. »

E lo erano sul serio, c'era una batterista con i capelli raccolti a dread e uno stile molto alternativo, un bassista e un chitarrista dai capelli neri e il braccio destro tatuato fino al polso.

Ma quella che più mi aveva colpita era la cantante, non solo per i suoi capelli corti e rasati da un lato che variavano dall'azzurro al rosa, ma soprattutto per la sua voce bellissima e davvero molto particolare.

I miei pensieri vennero interrotti da due ragazze più grandi che si stavano avvicinando ridacchiando, i capelli sudati appiccicati al collo e alle tempie e il trucco ormai semi disfatto. « Scusatemi, voi frequentavate la scuola Françoise Dupont? » chiese quella mora mentre l'amica si buttava a capofitto sulle bevande che dubitavo fortemente non fossero alcoliche o perlomeno corrette.

Alya annuì e sembrava non aspettare altro perché iniziò subito a tempestarle di domande, visto che il nostro futuro liceo sarebbe stato lo stesso del loro. 

Da lì iniziarono ad aggregarsi altri due ragazzi e prima che ce ne rendessimo conto avevamo una festa nella festa.

Dovevo ammettere che mi sentivo piuttosto a disagio in mezzo ai ragazzi più grandi ma cercai comunque di partecipare alla conversazione, anche perché anche io ero piuttosto curiosa di sapere della nuova scuola. 

Mentre sorseggiavo dell'aranciata sapevo bene che probabilmente mi stavano bollando per la ragazzina pallosa e timida della situazione ma in quel momento avevo paura ad aprire bocca visto che l'amica della mora cominciò a strusciarsi e flirtare con Adrien che, nonostante l'imbarazzo, non si stava tirando indietro.

Una rabbia sorda iniziò a ribollirmi nello stomaco e la situazione dovette diventare pesante perché Alya mi sfilò il bicchiere e mi prese per mano. « Andiamo a ballare. »

Ci allontanammo di poco perché poi puntai i piedi con una smorfia. « Non ne ho voglia. »

« Allora fattela venire perché stare lì a fissarli non è un'opzione sana. » ribatté lei continuando a trascinarmi verso il giardino dove un gruppo di ragazzi stavano ballando.

E pensare che per tutto il giorno ero stata tranquilla intorno a lui... ma vedere che dava retta a una ragazza semi ubriaca che aveva appena conosciuto quando non si era accorto di me, dopo anni che gli venivo dietro, mi faceva venire voglia di prendere a pugni qualcuno. 

Alya mi tenne per mano mentre ballava, canticchiando una canzone pop che stavano suonando in quel momento. Ci misi qualche istante di troppo per riuscire a sciogliere i muscoli tesi e iniziare a ballare.

Chiusi gli occhi e mi abbandonai alla musica, i miei fianchi si mossero da soli e riuscii persino a regalarle un sorriso.

Il gruppo intorno a noi s'infoltì e anche Nino ci raggiunse ballando in modo scomposto. 

Ero così impegnata a ridere del suo modo di ballare che quando due mani mi si posarono sui fianchi trasalii.

Alya sgranò gli occhi e, voltandomi, mi ritrovai di fronte al ragazzo di prima dagli occhi scuri.

« Hey. » mi sussurrò all'orecchio mandandomi un brivido gelido lungo la spina dorsale, il suo alito puzzava di alcol.

« Hey... » risposi con una smorfia, facendo un passo avanti per mettere distanza tra me e lui ma sentii le sue mani stringermi più forte e la nausea aumentare di conseguenza.

« Non essere timida. » ghignò lui e più si premeva su di me con le sue mani che scivolavano lungo il mio corpo, più il panico iniziava a bloccarmi il respiro.

« Hey bello, toglile le mani di dosso. » sibilò Alya, avanzando verso di lui con tutta l'aria di volerlo prendere a calci.

Non fu necessario.

Affondai il tallone nel suo piede premendo con tutto il mio peso, complimentando me stessa per aver indossato dei sandali con il tacco quella sera. 

Lui grugnì dal dolore mollando la presa e ne approfittai per correre a rifugiarmi all'interno del locale, dove c'era Juleka, sperando che non mi avesse vista.

Speranza vana perché riuscì ad intercettarmi quasi subito e, diverse capatine al bagno e qualche canzone dopo, mi ritrovai costretta ad intrufolarmi nel unico posto dove non avevo ancora provato a nascondermi, dietro al palco.

Imprecai sotto voce mentre indietreggiavo verso la staccionata che separava il giardino dall'altra proprietà, gli occhi fissi sulla folla.

Si poteva sapere perché continuava a seguirmi?! Non ero l'unica ragazza lì e di sicuro nemmeno la più bella, diamine. 

Forse era uno di quei ragazzi che... 

« Sto iniziando seriamente a pensare che abbiamo una qualche specie di calamita o qualcosa di simile. » disse una voce alle mie spalle. 

Trasalii con un gridolino soffocato, voltandomi di scatto, finendo per urtare qualcosa. Probabilmente l'attrezzatura per montare il palco perché dei pezzi di metallo caddero a terra accompagnati da un rumore infernale.

Una risata cristallina sovrastò il chiacchiericcio che sentivo provenire dal giardino e la musica, invogliandomi ad alzare lo sguardo dal disastro che avevo creato.

Luka era comodamente appoggiato alla staccionata, i suoi capelli catturavano le luci colorate del palco risaltando l'azzurro delle punte ed indossava una semplice maglia nera a maniche corte e dei jeans sdruciti. 

Sgranai gli occhi e arrossii violentemente per la figuraccia, evidentemente l'universo non sopportava il fatto che non ne avessi fatte oggi.

Accidenti, pensai.

O forse lo dissi perché lui non la smetteva di ridere sommessamente.

« È un vizio di famiglia andare a nascondersi nei posti dove c'è meno gente possibile? » borbottai, scavalcando dei fili per avvicinarmi.

Lui prese il labbro inferiore fra i denti soffocando la risata ma un sorriso stupendo gli rimase comunque sulle labbra, non aiutando per niente il mio cuore. « Scusami, non volevo spaventarti. »

« F-Fa niente. » balbettai imbronciata, appoggiandomi alla ringhiera di fianco a lui, turbata più dal fatto d'essere così remissiva con lui che dal fatto che avesse riso, di nuovo, della mia goffaggine.

Da quello che mi disse quella sera in camera sua, avevo capito che non era una cattiveria... per niente.

Scossi la testa per evitarmi di arrossire.

A proposito, avevo detto che mi ero appoggiata alla staccionata di fianco a lui? Ecco... fate come se non l'avessi mai detto. 

Perché la posizione che lui e il suo metro e una Tour Eiffel trovavano comoda era invece uno strazio per me e il mio metro e uno sputo.

Mi rigirai per ben tre volte prima di arrendermi e staccarmi con una mancata nonchalance per spostarmi davanti a lui, dando le spalle al giardino.

Mi schiarii la voce. « Comunque, non credevo saresti venuto... »

Oh wow, bravissima Marinette. Una frase meno compromettente non potevi dirla? 

Inclinò la testa da un lato, studiandomi, gli occhi di ghiaccio riflettevano le luci del palcoscenico sopra di noi. « La cosa ti turba? »

Ecco, appunto.

Afferrai un pezzo di metallo dietro di me e lo strinsi forte, sentendo l'improvviso bisogno di sostenermi a qualcosa.

Distolsi lo sguardo quando sentii il calore che avevo dentro arrivarmi alle guance. « Perché dovrebbe? »

Okay, beh... in realtà avrei gradito molto se me lo avesse detto prima o che, perlomeno, ci fosse venuto a salutare.

Non che comunque gli avessi dato molte occasioni per dirmelo visto che dopo che ci eravamo svegliati nel suo letto ero letteralmente scappata, evitandolo per tutto il resto della mattinata.

Sospirò. « Sono venuto ad aiutare i ragazzi con l'attrezzatura e mi hanno chiesto di sostituire Camila per un po'. » 

Anche se era chiaro che avrebbe voluto rispondere alla mia domanda e in cuor mio lo ringraziai per non averlo fatto, sarebbe stato troppo imbarazzante per me.

« Camila... la cantante? » chiesi, ricordandomi che alcuni ragazzi avevano nominato questo nome.

Annuì. « Tu, invece. Che ci fai qua dietro? »

Come potevo fare per spiegargli che un ragazzo voleva... 

« Scappi da un ragazzo? » aggiunse con un sorrisetto.

Oh.

Mi accigliai, sospettosa. « Come fai a saperlo? » 

Vai a vedere che era pure un indovino.

Oppure mi spiava...

Okay, no. Non potevo essere così paranoica ed egocentrica d'averlo pensato sul serio.

Spostò lo sguardo facendo un cenno con il mento. « Perché sembra proprio che ti abbia trovata. »

Mi voltai di scatto, guardando nella direzione in cui stava guardando lui, intercettando il ricciolo moro dagli occhi scuri che non mi stava dando tregua.

« Oh, no... » gemetti sofferente, cercando invano di nascondermi dietro a qualcosa.

Speravo che non mi avrebbe seguita anche fino a casa perché non volevo nemmeno sapere cosa avrebbe fatto se mi avesse raggiunta.

« Ma perché... ?! » sbottai irritata. La risposta non tardò ad arrivare.

« Devi averlo respinto, invogliandolo ancora di più. Lo fa con tutte. Tra l'altro sembra anche parecchio incazzato. » disse con un tono e un atteggiamento talmente tranquillo che quasi pensai mi stesse prendendo in giro, aveva persino un sorrisetto ironico stampato sulle labbra.

« Adesso vorresti dirmi che è colpa mia? » borbottai acidamente.

Il suo sorriso si allargò. « No... »

Si staccò dalla staccionata, avvicinandosi. « Ma conosco un trucco che lo farà sparire in un attimo. »

Aspetta un secondo...

« Quale... quale tru... » balbettai ma ogni pensiero razionale finì all'inferno quando le sue dita sfiorarono la mia guance, leggere come una piuma.

Sgranai gli occhi senza fiato mentre mi tirava indietro i capelli e guidava la mia testa vicino alla sua.

Troppo scioccata per opporre resistenza, mi ritrovai a fissarlo negli occhi, le bocche così vicine che potevo sentire il suo respiro caldo sulle labbra e il suo profumo, ormai diventato familiare, non aiutava per niente a dissipare il groviglio di pensieri che stava diventando il mio cervello.

Inclinò la testa senza mai distogliere lo sguardo dal mio e le sue labbra mi sfiorarono la curva della guancia, il cuore che martellava con violenza nella cassa toracica.

Non volevo che mi baciasse. Non mi sentivo pronta a gestirlo... non avevo nemmeno cominciato a provare a gestirlo.

Soprattutto quando il suo fiato mi stuzzicò il punto sensibile appena sotto l'orecchio e sentii i muscoli del ventre contrarsi, facendomi sussultare.

Una paura irrazionale mi assalì. 

Avevo paura perché, a conti fatti, Luka era il primo ragazzo che mi fosse mai stato vicino in quel modo. 

E sì ero inesperta... ma mi piaceva troppo per respingerlo. 

« Fidati di me. » mi disse all'orecchio, sovrastando la musica ad alto volume che vibrava nel mio petto.

Ci stavo provando, ma non avevo idea di cosa avesse intenzione di fare ed eravamo in territori delicati per me.

Le sue labbra mi scivolarono sulla guancia, il suo naso toccò il mio e i miei occhi si chiusero automaticamente.

La paura svanì nel esatto istante in cui le sue labbra sfiorarono morbide le mie, una scarica calda mi attraversò il corpo e le mie mani si staccarono dal metallo per afferrare la sua maglia.

Ma lui non andò oltre, si limitò a sfiorare, accarezzare... senza mai oltrepassare la soglia di un bacio vero e proprio, facendomi girare la testa e sospirare di frustrazione.

Schiusi le labbra, bramando più contatto, rubandoci i respiri a vicenda ma la sua presa salda sulla mia nuca gli donava il totale controllo della situazione e quando alla fine si allontanò un po' io stavo tremando.

Ci volle un minuto buono prima di capire che mi aveva detto che il ragazzo se n'era andato e altrettanto per capire di quale ragazzo stesse parlando.

O perché fossi lì.

O come mi chiamavo.

Accidenti... 

E dire che nemmeno mi aveva baciata.

L'unica consolazione era che anche lui sembrava scosso e il suo respiro accelerato. 

« Adesso... » disse poggiando la fronte sulla mia, catturando i miei occhi un'ultima volta.

« Non mi rivolgerai più la parola per un'altra settimana? » continuò, un sorrisetto gli incurvò un angolo della bocca e io non riuscii più a sostenere il suo sguardo. 

Mio malgrado, scoppiai in una risata sommessa. « No. » 

ANGOLO AUTRICE


Aggiornamento aggiornoso a tutti gentaglia 🌈✨

SIETE CONTENTI?

NO?

NEMMENO IOH.

Chiedo profondamente scusa per il ritardo clamoroso ma mi è capitata una cinciarella caduta dal nido e me ne sono sono dovuta occupare, ma adesso l'ho dovuta cedere a un nostro amico veterinario e... immagino non ve ne freghi niente vero?

Ok.

Me ne farò una ragione TT-TT

Spero di essermi fatta perdonare comunque😅

Purtroppo vi chiedo di avere pazienza perché fra circa 3 settimane ho gli esami e sono sommersa di roba da studiare quindi il periodo tra un aggiornamento e l'altro potrebbe essere lungo. Ma appena li finisco sono tutta vostra :3

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e come al solito ringrazio chi ha visualizzato/votato/commentato i capitoli precedenti! Fiorellini a voi 🌸

Al prossimo capitolo 🌚

Eleonoir

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Capitolo 7
*** Fade Away ***


FADE AWAY

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« Chat Noir attento! » strillai, tuffandomi di lato per spingerlo via da un accecante lampo dorato, l'impatto con il terreno mi stordì e costrinse a espirare bruscamente.

Mi rialzai con cautela, per non barcollare, e la risata cristallina dell'ennesima vittima di Papillon mi riempì le orecchie.

« Mia cara non ne vale la pena. Una statua d'oro ti sarebbe molto più utile! » disse la donna dai capelli rossicci scavalcando la ringhiera di un balcone che, al suo tocco, divenne subito dorata.

Non sapevo con quale assurdo ragionamento fosse arrivata a dire una cosa del genere e non ci tenevo nemmeno a scoprirlo.

Arricciai il naso. « Gentile... ehm... da parte tua preoccuparti per me, ma sono più che convinta che un amico valga più di una statua d'oro. » borbottai afferrando il mio compagno per un braccio, aiutandolo a rimettersi in piedi.

Mi sarei aspettata una battuta o comunque un commento, una reazione qualsiasi... ma lui sembrava totalmente alienato da quello che stava succedendo in quel momento.

La donna schioccò la lingua sul palato con aria di sufficienza.

« Che sciocchezza, i soldi sono il motivo per cui esistiamo. È un dato di fatto, tutti lo sanno. » ribatté arricciando le labbra carnose in un sorrisetto, i suoi occhi chiari vagarono sul tetto in cui eravamo, come a voler studiare la situazione.

Strinsi di più lo specchietto che avevo tra le mani vedendola avvicinarsi.

Ci serviva assolutamente un punto dove poterci riparare.

Mi guardai velocemente intorno e individuai una sporgenza sul tetto abbastanza grande da poterci proteggere entrambi.

« E una volta che avrai tutti i soldi del mondo rinunciando alle persone a cui tieni di più non ti sentirai sola? » chiesi per distrarla mentre indietreggiavo, trascinando Chat Noir con me per un braccio.

Lei sembrò pensarci su per un po', picchiettando le lunghissime unghie sul bracciale dall'aria molto costosa che portava al polso.

Era anche l'unico oggetto che potevo rimuovere dalla sua tuta aderente quindi era abbastanza ovvio che l'akuma fosse lì.

« L'oro è l'amico più fedele che una donna possa avere, il denaro è l'inno del successo! » rispose infine, talmente esaltata da gesticolare con enfasi.

Dovetti trattenermi dal fare un'altra smorfia.

« Mi dispiace Mida, ma non mi trovo d'accordo. » mormorai talmente piano che quasi pensai non mi avrebbe sentito.

« Peccato... » sospirò lei invece, puntando un dito su di noi « ... sarebbe stato molto più semplice. » aggiunse con un ghigno e un altro lampo dorato partì dalla sua mano, talmente accecante che quando tirai su lo specchietto pregai mentalmente ogni divinità esistente che riuscisse a coprirci a sufficienza.

Gli dei sembrarono ascoltarmi.

Sentii una forte scossa che mi fece tremare il braccio, lo specchietto diventò dorato tra le mie mani rimandando però il raggio al mittente.

Riuscii a vederla spalancare gli occhi con orrore prima che quella espressione si congelasse in un scintillio dorato.

Lasciai andare un sospiro mentre la tensione abbandonava lentamente il mio corpo.

Cavolo, perché non potevo avere la stessa fortuna sfacciata anche quando ero Marinette?!

Chat Noir lasciò il mio fianco per avvicinarsi alla statua e sfilò il braccialetto dal polso della donna, riducendolo in polvere poi con il suo cataclisma.

La farfalla nero-violacea svolazzò via il più velocemente che poteva, allontanandosi. Purtroppo per lei, ci misi poco a catturarla e purificarla.

La donna dai capelli rossi tornò alla normalità e con un gemito di dolore si portò le dita alla fronte, come se le dolesse.

Mi inginocchiai di fronte a lei. « Sta bene madame? » chiesi con un sorriso rassicurante sulle labbra.

Lei mi guardò confusa per un attimo poi annuì, cercando di tirarsi su.

Le occorsero due tentativi.

« Aspetti, la aiuto a scendere dal tetto. »

Diedi un'occhiata fugace dietro di me, per assicurarmi che il ragazzo dai felini occhi verdi non se ne fosse già andato.

Con mio grande sollievo era ancora lì, ci osservava semplicemente in silenzio con un'espressione indecifrabile.

Afferrai con delicatezza la donna per i fianchi e ci feci calare lentamente giù dal tetto con lo yo-yo.

Appena toccò terra con i piedi e mi assicurai che fosse stabile le chiesi se se la sentisse di tornare a casa da sola.

Lei acconsentì, una fortuna per me perché non potevo assolutamente perdere tempo.

Mi issai di nuovo sul tetto di prima e cercai il mio compagno con lo sguardo, lo trovai su un abbaìno pronto ad andarsene.

« Hey Chat Noir! » lo chiamai.

Le orecchie nere del suo costume fremettero e si girò verso di me, curioso.

Mi avvicinai, sorridendo, e allungai un pugno. « Ben fatto! »

Lui mi fissò per quella che sembrò un'eternità poi distolse lo sguardo, ignorandomi completamente. Anzi si girò e saltò su un altro tetto, continuando per la sua strada.

Sbuffai sonoramente, irritata.

Ne avevo abbastanza. Era da più di una settimana che si comportava così!

Con una smorfia sciolsi di nuovo il mio yo-yo e lo rincorsi.

« Aspetta! » sbottai, saltando sul tetto che aveva raggiunto. Non si girò ma, perlomeno, si fermò.

« Si può sapere cosa succede? » chiesi nel tono più delicato possibile nonostante la preoccupazione.

Lo vidi abbassare lo sguardo, aveva i pugni serrati lungo i fianchi e la schiena in tensione.

L'ansia mi punse lo stomaco ma cercai di mantenere un tono rassicurante. « È... colpa mia? Ho fatto qualcosa che ti ha offeso? »

Si voltò lentamente verso di me e dopo un po' scosse la testa, l'ombra di un mezzo sorriso sulle labbra. « Assolutamente no, tu non centri niente. »

E allora perché mi evitava come se portassi l'ebola?!

Lui sospirò, forse leggendo la mia domanda nella smorfia che feci.

« Mi dispiace, non posso dirti di più io... vorrei, sul serio... » mormorò alzando una mano e riabbassandola subito dopo.

Stava tremando... e non l'avevo mai visto così in difficoltà con le parole prima d'ora.

« Ehi... » sussurrai dolcemente, allungando una mano verso il suo braccio nella speranza di confortarlo in qualche modo.

« Puoi fidarti di me, potrei aiuta...»

« L'hai detto tu: siamo supereroi non possiamo parlare delle nostre vite private. » mi interruppe lui allontanandosi, lasciandomi di sasso.

Era acidità quella che avevo captato nel suo tono?

Abbassai lo sguardo, stringendo i pugni al petto.

Era vero che l'avevo detto ma, santo cielo...

Passò qualche minuto, forse, senza che nessuno dei due disse nulla, la tensione era palpabile nell'aria.

« Io... io sto pensando di dare il Miraculous a qualcun altro. »

Sbattei le palpebre un paio di volte, confusa.

Non credevo di aver sentito bene.

« Come hai detto? »

Lui mi fissò dritta negli occhi, aveva un'aria smarrita, come di qualcuno che non sapeva cosa fare, come se tutte le scelte che aveva a disposizione lo avrebbero ferito in ogni caso.

« Lascerò il ruolo di Chat Noir a qualcun altro. » ripeté lentamente, con un tono talmente sommesso che rischiai di non sentirlo un'altra volta.

Purtroppo però, questa volta sentii forte e chiaro e fu come ricevere un secchio d'acqua gelata in pieno inverno.

Istantaneamente sentii un nodo alla gola bloccarmi il respiro e i muscoli immobilizzarsi mentre un milione di pensieri e domande mi bombardavano.

"Perché?!" era quella più pressante.

Mi costrinsi a respirare con calma per schiarire la mia mente, totalmente nel panico. Il mio corpo comunque si avvicinò e dovetti farmi violenza per non aggrapparmi a lui, con la paura che mi avrebbe lasciata da sola e non l'avrei mai più rivisto da un momento all'altro.

« Mi vuoi abbandonare? » proferii in un sospiro tremante.

Lui sembrò preso alla sprovvista dalla mia domanda.

« Cristo no, non... è l'ultima cosa che voglio! » sbottò passandosi una mano tra i capelli con aria frustrata.

Aveva uno sguardo talmente triste... impotente quasi, che capii al volo che non potevo abbandonarmi allo shock.

Uno di noi doveva assolutamente mantenere una presa salda sulla situazione o sarebbe finita in disastro.

Riprovai ad avvicinarmi a lui e questa volta me lo permise, lasciandomi stringerli delicatamente la spalla.

« Per favore, ascoltami... » mormorai quando il suono ripetitivo dei nostri Miraculous ci avvisavano che il tempo stava per scadere.

« Non sai nemmeno tu cosa è giusto fare adesso... non prendere decisioni così drastiche senza prima avere un'idea chiara in mente.  » dissi cercando di simulare un tono calmo e ragionevole nonostante la paura ma non ci riuscii, quella volta la mia voce si era incrinata.

Il mio stomaco si sotterrò appena lo vidi abbassare lo sguardo.

A quel punto abbandonai ogni parvenza di autocontrollo che mi era rimasta, dovevo assolutamente assicurarmi che non avrebbe fatto di testa sua e mi avrebbe ascoltata.

« Ti prego con tutto il cuore Chat Noir: promettimi che se deciderai definitivamente di ridare il Miraculous, io sarò la prima a saperlo. » lo implorai con la voce che sembravo sull'orlo del pianto da quando la mia gola si era chiusa, aggrappandomi a lui con tutte e due le mani.

Lui mi guardò per qualche secondo prima di afferrarmi delicatamente i polsi per farmi lasciare la presa.

« Te lo prometto. » mormorò prima di voltarsi e sparire definitivamente tra i tetti di Parigi.

Dovetti farmi forza per voltarmi e tornare a casa prima che il tempo scadesse.

Come se non bastasse, arrivata in camera mia, non riuscii nemmeno a raggiungere la sedia che le mie gambe cedettero.

« Marinette... » la vocina preoccupata di Tikki mi fece sobbalzare, non mi ero nemmeno accorta d'essermi ritrasformata.

Aveva le antenne e le zampe basse, si vedeva che era esausta ma comunque il musetto, sempre allegro di solito, era corrugato dall'apprensione.

« Tikki, scusami... dammi solo un secondo. » dissi lasciando andare un sospiro tremante per attenuare la tensione.

Aveva promesso e questo forse mi avrebbe dato un po' di tempo in più ma non ero per niente tranquilla, come potevo in fondo...

« Mi chiedo cosa possa essere successo, così da un momento all'altro. » mormorò lei tra sé e sé, appoggiandosi dolcemente sulle mie ginocchia piegate.

« Qualche giorno fa ti ha confessato che gli piacevi... »

« Che gli piaceva Ladybug. » la corressi bruscamente, non sapevo nemmeno perché lo dissi, non era nemmeno il caso.

« Che non sopporti più il fatto di stare di fianco a te come solo un partner? » continuò lei con le sue supposizioni, senza dar peso al mio intervento.

La guardai per un po', facendo mente locale sulla situazione.

Davvero lascerebbe tutto perché non sopporterebbe di stare al mio fianco solo come un amico?

La risposta che mi diedi era un "no" secco ma, a conti fatti, non lo conoscevo abbastanza per esserne sicura al cento per cento.

« Non lo so Tikki, sono confusa... » mormorai con la voce rotta dalla frustrazione, mi portai le mani al viso coprendomi gli occhi in un tentativo di schiarirmi le idee.

« Io... io voglio solo che le cose tornino come prima, voglio aiutarlo ma... » continuai talmente piano che era come se stessi parlando a me stessa.

Ma come potevo sistemare qualcosa senza sapere nemmeno cosa fosse?

Non avevo nemmeno le possibilità di contattarlo nella sua forma civile e, anche se le avessi avute, non era detto che mi avrebbe confessato cosa stava succedendo.

Scossi la testa.

No, non potevo metterci a rischio scoprendo le nostre identità in questo modo.

Per quanto lo amareggiasse, era troppo pericoloso.

« Vado in cucina a mangiare qualcosa. » mi comunicò mogiamente la piccola coccinella sparendo velocemente dalla stanza.

Sospirai, appoggiando testa e schiena al bordo del divano.

Non so quanto tempo passai a fissare il tappeto in cerca di una soluzione, passando in rassegna ogni scenario.

Ma alla fine di ogni ragionamento riuscivo a realizzare solo una cosa: odiavo non poter fare nulla.

Un leggero ronzio mi distolse dai miei pensieri.

Giusto, avevo dimenticato di togliere la modalità silenziosa dal cellulare. Mi allungai facendo leva con la schiena per tirarlo fuori dalla tasca dei jeans.

WhatsApp        1 min fa
Luka: Ti sono mancato?

Un mezzo sorriso si formò sulle mie labbra, stupido da parte mia vista la situazione, mentre sbloccavo il telefono e digitavo: "No".

Bloccai nuovamente il cellulare con un sospiro, pensando che ci avrebbe messo un po' a rispondere.

Dunque, stavo dicendo...

Un'altra notifica illuminò lo schermo nero con un ronzio, attirando di nuovo tutta la mia attenzione.

WhatsApp       ora
Luka: Ah no? Allora immagino non sia un problema se non ci sentiamo ancora per un po'

Incrociai le gambe mentre mi mordicchiavo il labbro inferiore per reprimere una risata quando notai l'emoji furba alla fine del messaggio.

"Non ti azzardare sai!" scrissi, arrendendomi al fatto che se avesse continuato a scrivermi non sarei mai riuscita a concentrarmi.

Quasi mi immaginai la sua risata mentre leggevo la risposta.

Luka: Hai ferito i sentimenti di un povero ragazzo

"Oh? Pensavo che non ne avessi di sentimenti oltre la perenne calma che dimostri" inviai con una faccina che faceva la linguaccia.

"Prometto di non dire più bugie se ti fa sentire meglio" scrissi e feci per inviare ma le mie dita si irrigidirono quando Tikki risalì dalla botola con un macaron tra le zampette.

Che cosa stupida da promettere pensai mentre cancellavo il messaggio e bloccavo lo schermo del telefono.

Tikki trascinò con fatica il dolcetto verso di me. « Ho pensato che qualcosa di dolce ti avrebbe fatto pensare meglio! »

Le rivolsi un sorriso accettando il suo dolce pensiero, strofinando la sua testolina con un dito.

« Come farei senza di te! » sospirai mentre lei volo vicino alla mia guancia per abbracciarla.

« Non saresti Ladybug! » rispose con una risatina.

Ah ah, ci eravamo già passate su questa conversazione un po' di tempo fa.

« Sai Tikki... » dissi dopo un po' mentre masticavo un pezzetto del dolce « ...credo che sia il caso di ricorrere a un aiuto esterno. » farfugliai, spostando lo sguardo sul nascondiglio dove avevo messo i macarons "speciali" che avevo fatto per Tikki.

« Credo sia un'ottima idea. » rispose lei, capendo al volo.

Il cellulare vibrò di nuovo sulla mia coscia, mostrandomi un'altra notifica mentre mi tiravo su.

WhatsApp      1 min fa
Luka: Sembrerebbe che io ne abbia molti invece, per te

Lì per lì non capii a cosa si riferisse ma quando ripensai a cosa avevo scritto ci arrivai.

« Marinette stai bene? Sei diventata tutta rossa. » mi fece notare la Kwami.

Mi schiarii la voce, dandomi mentalmente della stupida.

Comunque non dovetti scervellarmi per trovare una risposta adeguata perché mandò un altro messaggio subito dopo.

WhatsApp        ora
Luka: Cosa fai?

Afferrai la borsetta mentre rispondevo: "Mi sto preparando ad uscire, devo andare in un posto."

Mi morsi il labbro inferiore, esitando, ma alla fine aggiunsi: "Vuoi venire con me?"

La sua risposta fu immediata.

Luka: Raggiungimi a Place de Vosges

ANGOLO AUTRICE

SONO VIIIIIIIIIVA GENTEH!!! VI SONO MANCATA?!

SONO VIIIIIIIIIVA GENTEH!!! VI SONO MANCATA?!

Sono le føttütę sei e mezza del mattino, non ho dormito un cactus🌵 ma okay l'importante è che ho aggiornato finalmente :'D

Scusatemi se sono sparita così di botto ma ho avuto dei problemi e non ero veramente in vena di scrivere :c

Vabby l'importante è che sono qui :3

PRIMA CHE MI UCCIDIATE SAPPIATE CHE VI VOGLIO BENE E CHE OFFRO BISCOTTI GRATIS OLTRE CHE FANFICTION LUKANETTE!

Anyway ^3^
Questo capitolo, sarò onesta, doveva essere moooooolto più lungo ma mi sono fermata qui perché non vale la pena strafare anche se ci sono scene importanti.

Almeno così ve lo gustate con calma :3

Lukanette a tutti e al prossimo capitolo (no non vi farò aspettare ancora altri tre mesi non vi preoccupate😹)!

Eleonoir

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