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Era sola nell'immensa città di Holyville;
si guardò intorno e non poté fare a meno di notare vari gruppi di persone che
parlavano tranquillamente, altre che controllavano i registri delle gare e
altre ancora che cercavano una gilda in cui entrare consultando il libro delle
gilde. Lei era nella gilda dei redmages, i Flame of God, nome
scontato, forse per quello molti sceglievano di fare o l'holymage o il bluemage o il dark gunner, la sua, in
pratica, era una gilda morta. Si guardò intorno e notò tristemente che in città
non c’era neanche un redmage,
nemmeno un novizio, sospirò sonoramente e si disse per l'ennesima volta che
avrebbe fatto meglio a scegliere il dark gunner come
lavoro, dopotutto aveva una buona mira... Scese dalla staccionata e la gonna
seguì i suoi movimenti rivelando, attraverso lo spacco laterale, le gambe
slanciate della ragazza; si diresse verso il mercato di Eva, doveva comprare il
pranzo, la missione che stava per affrontare era piuttosto lunga. Entrò nel
negozietto, salutò educatamente la proprietaria e andò alla ricerca del
pacchetto del pranzo. Lo trovò facilmente, sempre nel solito scaffale, fece per
prenderlo, ma vide un braccio passarle accanto e prendere le ultime due
confezioni rimaste. Si voltò di scatto e notò un assassin
vicino al bancone pronto per pagare... le serviva quel pranzo, anche se era
stato un assassin a prenderlo non le importava. Si
avvicinò al bancone e con tono umile affermò: "Scusa, ma servirebbe anche
a me un pacchetto del pranzo..."
L'assassin, la squadrò
attentamente, poi si rigirò verso Eva e disse: "Ne prendo solo uno."
Rimase incantata dalla sua voce, era bassa ma dal
tono melodioso... ecco perché gli assassin erano
considerati i piu pericolosi, per il loro modo di ammaliare la loro vittima
prima di ucciderla, loro giocavano con le loro prede e dopo essersi divertiti
le uccidevano. L'assassin uscì dal negozio, mentre
lei pagò ed uscì qualche istante dopo.
"Non dovresti dirmi qualcosa?"
Si voltò di scatto e vide l'assassin
appoggiato al muro del negozio. "Gra-grazie"
balbettò sorpresa dalla sua presenza.
"Di niente" le si avvicinò senza fare il
minimo rumore "Come ti chiami?"
"Amethyst Ore"
Le prese una ciocca dei capelli rosso fuoco
"Bel nome" se la passò fra le dita e ne annusò il profumo "Io
sono Silver Rain. Che missione devi fare?"
"Devo raggiungere il sentiero del tempio e
uccidere dei demoni che sono comparsi da quelle parti." Riuscì a
balbettare nonostante fosse al culmine dell’imbarazzo.
"Capisco... vuoi un aiuto?"
Lo guardò piacevolmente sorpresa, non pensava che
esistessero assassin cosi disponibili verso gli
altri. "D'accordo."
"Bene, allora andiamo."
Le prese la mano libera dal bastone e iniziò a
correre verso la loro meta. La sentì ansimare dopo qualche metro e si ricordò
che le maghe non avevano resistenza, eppure lei non si lamentava, anzi,
continuava a correre stando dietro al suo passo, che anche alcuni assassin non riuscivano a reggere... quella ragazza era
diversa dalle altre, forse per questo...
Scosse il capo e si bloccò di scatto.
"Come mai ci siamo fermati?"
Non rispose, la prese in braccio senza il minimo sforzo
e riprese a correre. Abbassò leggermente gli occhi e la vide al culmine
dell'imbarazzo: guardava da un'altra parte e teneva il bastone stretto al
petto, forse per coprire il seno che il top lasciava leggermente scoperto,
eppure non capiva che così si rendeva ancora piu attraente. Sogghignò e disse:
"Sei troppo lenta e ti stanchi troppo facilmente, preferisco portarti così."
"Potevi chiedere
almeno." Affermò lei risentita.
La guardò negli occhi e li notò di un intenso viola
ametista. Era offesa dalla sua affermazione, a quanto pare non era stato il
primo ad averglielo detto. "Offesa?"
"Sì."
Aveva un bel carattere, si sarebbe divertito durante
quella missione.
Continuò a correre e si bloccò solo all'ora di cena
dietro ai bastioni dei soldati della città di Holyville.
La poggiò a terra con delicatezza e si sedette vicino ad un albero.
"Piaciuto il viaggio?"
"No."
"Sei ancora arrabbiata per il mio commento
sulla tua velocità?"
"Sì."
Amethyst si voltò per parlare con un soldato per
chiedergli il luogo esatto della missione e Silver ne approfittò per alzarsi
senza essere notato. Le fu dietro in un secondo, aspettò che finisse di parlare
e quando si voltò verso di lui l'abbracciò con dolcezza. La testa della ragazza
poggiava sul suo petto, mentre quella di lui era piegata nell'incavo della sua
spalla.
"Mi perdoni?"
Sentì il suo battito accelerare e la strinse ancora
piu a sè.
"Va-va bene... ti
p-perdono."
Sciolse l'abbracciò e la vide completamente rossa in
volto.
"Sai che sei ancora più carina quando
arrossisci?"
Lei alzò di scatto lo sguardo e lui la fissò
intenerito dalla sua reazione. "Perché devo...?"
"Silver!"
Si voltò di scatto lasciando la frase incompleta e
vide il capo della sua gilda venirgli incontro. "Capo che-che ci fa
qui?"
"Stavo tornando in gilda quando ti ho
visto." Guardò la ragazza vicino a lui "Tu, invece, che ci fai
qui?"
"Aiutavo questa ragazza in una missione."
Si avvicinò ad Amethyst e s'inchinò con fare
teatrale. "Sentinel Soul, capo degli ArticSong, piacere."
"Amethyst Ore, sostituto dei Flame of God, il piacere è tutto mio." Anche lei s'inchinò,
ma in maniera molto più impacciata dell'assassin.
"Ha fatto qualcosa di sconvenevole
Silver?"
"No no, assolutamente
no."
"Va bene" il suo sguardo di ghiaccio guardò
il ragazzo "continua a fare il bravo." E scomparve.
Amethyst guardò Silver e notò il suo volto
leggermente rabbuiato, anche se la sciarpa, che gli lasciava scoperto solo
mezzo viso, non permettesse di capire la sua espressione.
"Quella era il mio capo."
"Non pensavo che il capo degli ArticSong fosse una ragazza..."
"Infatti, lei è capo solo da qualche mese, il
nostro vecchio capo è stato battuto da lei quindi ora lui è solo sostituto
della gilda."
"Come mai è cambiato il capo? Insomma anch’io
ho battuto il mio capo a volte, eppure non sono capo della gilda."
"Nella nostra gilda il piu forte è il capo, è
il Consiglio ad averlo stabilito."
"Il Consiglio?"
Spalancò di colpo gli occhi capendo di aver detto
una parola di troppo. "Fa finta che non abbia detto niente."
Voleva ribattere, però dal suo sguardo irrequieto capì
che non le avrebbe rivelato niente. "Mangiamo qualcosa?"
"Tu mangia, io non ho molta fame."
"Va bene." Materializzò il pacchetto del
pranzo sedendosi a terra e iniziò a mangiare con gusto.
Quando ebbe finito di mangiare fece scomparire la
cena schioccando le dita. Fissò Silver rendendosi conto che non si era mosso
neanche di un millimetro. "Tutto bene?"
Lui girò gli occhi verso di lei. "Sì, te?"
"Tutto bene... dove dormiamo?"
"Io devo fare una missione che mi porterà via
tutta la notte, tu puoi dormire nell'alloggio delle guardie."
Lo guardò sorpresa, nonostante avesse una missione
da svolgere si era proposto per aiutarla.
Si girò verso l'alloggio, non era male come idea,
c'era solo un problema: lei era una ragazza e là dentro erano tutti uomini,
anche se venivano da Holyville i soldati erano sempre
desiderosi di provare tutti i piaceri; se n'era accorta mentre parlava con
quella guardia, continuava a guardare insistentemente il suo seno.
"Penso che dormirò all'aperto." Affermò
disgustata al pensiero di cosa le sarebbe potuto accadere se avesse dormito là
dentro.
Silver notò il suo tono e affermò serio. "Se
provano anche solo a toccarti li uccido tutti."
"Preferisco dormire all'aperto." Sorrise e
quel sorriso bastò a convincere il ragazzo.
"D'accordo, quando ti addormenti vado." E così
fece.
Aprì lentamente gli occhi e rimase qualche istante a
guardare il legno bruciato dal fuoco, prima di rendersi conto che c'era un
braccio che le cingeva il fianco. Pensò istantaneamente ai soldati, ma quando
abbassò lo sguardo e vide un guanto nero sospirò rasserenata: Silver.
Si alzò leggermente e girò lo sguardo per
controllare che fosse effettivamente lui, sì, era lui, ma quand'era tornato?
Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si
accorse di due occhi rossi come il sangue che la fissavano, quando si sentì osservata
tornò a guardare il ragazzo e lo trovò sveglio.
"Buongiorno" disse lui alzandosi da terra,
ma continuando a cingerle il fianco, rimanendo così a qualche centimetro dal
suo volto.
"Ciao..." Rispose lei abbassando lo
sguardo non riuscendo a fissare troppo a lungo quegli occhi color del ghiaccio.
Silver le prese delicatamente il volto e l'alzò in
modo tale che i loro sguardi s'incrociassero: i suoi occhi esprimevano un
sentimento troppo forte perché anche lui rimanesse impassibile.
"Amethyst sei stupenda quando arrossisci."
Vide i suoi occhi cercare una via di fuga e sorrise
dolcemente, anche se lei non l'avrebbe mai scoperto a causa di quella sciarpa
rossa.
Lasciò il suo volto e si alzò da terra.
"Andiamo, dobbiamo ancora percorrere parecchia strada."
La vide riprendere aria prima di alzarsi, stava per
abbracciarla ancora quando sentì la voce di Soul richiamarlo.
"Silver!"
Sembrava arrabbiata... che l'avesse già scoperto?
"Dica."
"La missione com’è andata?"
"Bene."
"E perché io lo so solo ora?"
Il rapporto... si era dimenticato il rapporto... tirò
un sospiro di sollievo e si scusò dicendo: "Non potevo lasciare sola
Amethyst in mezzo alle guardie, così sono tornato appena ho finito la
missione."
Vide Soul fissarlo chiudendo gli occhi ad una
fessura, mentre Amethyst aveva distolto lo sguardo.
"Questa volta ti grazio, la prossima volta non
sarò così clemente." E ancora una volta scomparve.
Silver si voltò verso la ragazza e la vide ancora
arrossita, sorrise e rimase qualche istante ad ammirarla prima di cingerle le
spalle affettuosamente. "Ti adoro quando fai così."
"Ti prego smettila..."
Rimase sorpreso, non si aspettava quella reazione,
si separò dalla ragazza e la fece girare per poterla guardare negli occhi.
"Perché no?"
"Perché è sbagliato..." Rispose in un
soffio.
"Cosa?"
"Tu sei un assassin e io un red mage, non
possiamo..."
"Zitta, non continuare." Lo sapeva, lo
sapeva perfettamente anche lui che gli assassin non potevano essere legati a
qualcuno appartenente ad un'altra classe "Va bene, non dirò piu niente, ti
aiuto in questa missione e sparirò dalla tua vita."
Abbassarono entrambi lo sguardo, poi lei lo rialzò e
sorrise tristemente "Peccato che tu sia un assassin..."
"Peccato che tu non lo sia..."
La prese in braccio e iniziò a correre il più
velocemente possibile.
Non parlarono per tutto il tragitto, non avevano
niente da dirsi e anche se avessero trovato qualcosa da dire non l'avrebbero
detta, avevano stipulato un tacito patto: non parlare se non fosse stato
strettamente necessario. Silver attraversò il bosco e il fiume che li
separavano dal luogo della loro missione, arrivarono in uno spiazzo e lui
chiese: "Qui?"
"Sì."
La posò a terra e lei strinse saldamente il bastone.
Dopo qualche istante di silenzio comparvero dei demoni con forme vegetali che
si avvicinavano a loro in modo sempre più minaccioso.
"Ci penso io." Affermò Silver scomparendo
nel nulla.
Amethyst vide i demoni cadere uno a uno; poi Silver
ricomparve con in mano due scrammer. Subito dopo numerosi demoni simili a
pipistrelli comparvero dal nulla, Amethyst scatenò una tempesta di fuoco su di
loro uccidendoli all'istante.
Silver le fu accanto, la riprese in braccio e tornò
indietro.
Verso l'ora di cena tornarono di fianco all'alloggio
dei soldati, posò la ragazza a terra e si sedette vicino al luogo dove avevano
acceso il fuoco la notte precedente; Amethyst si sedette di fronte a lui. Dopo
lunghi istanti di silenzio gli chiese: "Quando te ne vai?"
"Domani mattina."
"Quindi sono gli ultimi istanti che posso
vederti..."
Alzò di scatto il capo e vide delle lacrime
silenziose scorrerle lungo il viso. "Amethyst..."
"Scusa, è che mi stavo abituando a te..."
Si avvicinò alla ragazza e sussurrò: "Ti
a..."
"Silver, quando hai intenzione di consegnarlo
il rapporto?" Soul comparve di fronte ai due.
"Domani mattina?"
"Non fare lo spiritoso, mi serve ora."
"Va bene... torno in gilda..." Si alzò
contro voglia e scomparve.
Soul si avvicinò ad Amethyst e chiese: "Come si
è comportato?"
"Bene."
"E allora perché piangi?" chiese
l'assassin confusa.
Amethyst sorrise scuotendo il capo e si alzò da
terra. "Torno nella mia gilda." E s'incamminò verso Holyville.
Soul rimase in piedi davanti ai resti del fuoco
acceso precedentemente; dopo qualche istante Silver ricomparve accanto a lei.
"Non dovevi tornare in gilda?" voltò gli
occhi azzurri come il ghiaccio verso di lui.
"Mi stai controllando?" era impossibile
che ogni volta che stava per succedere qualcosa lei comparisse solo per pura
coincidenza.
"Forse."
"Perché?"
Ghignò e con fare spavaldo affermò: "Dimmelo
tu."
"Non mi sono innamorato di lei." Affermò
capendo dove il discorso sarebbe andato a parare.
"Lo spero, perché è il tuo obiettivo."
Abbassò il capo: lo sapeva che era il suo obiettivo,
sapeva anche che avrebbe già dovuto ucciderla, eppure non c'era riuscito, quel
suo modo di fare l'aveva rapito...
"Questa sera porterò a termine la
missione."
"Non farti scoprire da nessuno."
S'incamminò silenziosa come un gatto.
"Lo so, dobbiamo preservare il segreto della
specie, nessuno deve vederci." Quelle dannate nozioni che gli ripetevano
fin da bambino, che lui aveva sempre considerato giuste, in quei due giorni gli
erano sembrate stupide e gli avevano proibito il realizzarsi del suo desiderio.
"Ti guarderò da lontano."
Corse verso la gilda dei Flame of God: rossa come il
fuoco, con una pianta esagonale e un fossato di lava a proteggerla. Divenne
invisibile e percorse il ponte sospeso sulla lava; sull'immenso portone c'era
scritto "Flame of God"... l'ennesima gilda dalla parte di
Holyville... in realtà solo una gilda era con Damnedville: gli Artic Song, la
gilda degli assassins, la gilda degli eletti, la gilda di coloro che non
potevano mai mostrarsi agli altri... la gilda degli esclusi...
Gli assassins erano sempre stati visti come degli
eletti, in pochi riuscivano ad esserlo e intorno a loro si era creato un magico
alone di mistero. Quest'alone forse era nato a causa della sciarpa che gli
copriva il volto, non potevano mai svelare il proprio viso, secondo le tavole
sacre potevano svelarlo solo alla persona che amavano ma da quel momento
l'assassin sarebbe stato irrimediabilmente legato a lei; per questo si era
creata una legge secondo la quale gli assassin non potessero avere rapporti con
qualcuno delle altre classi... e da lì l'essere visti come dei prescelti di
Dio, anche se loro appoggiavano il diavolo.
Entrò nella costruzione e cercò la stanza di
Amethyst, la trovò dopo poco tempo, il suo olfatto ben sviluppato l'aveva
aiutato, come sempre del resto; entrò nella stanza senza fare il minimo rumore
e trovò la ragazza seduta vicino alla finestra.
I capelli rossi le ricadevano morbidamente sulle
spalle, la luna le illuminava il corpo rendendola ancora più attraente... no,
non doveva pensarci, doveva ucciderla perché avrebbe ostacolato la sua gilda
nel piano che il capo aveva deciso di attuare.
Brandì un pugnale e lo tenne saldamente in mano
mentre si avvicinava alla ragazza, arrivò di fianco a lei e alzò un braccio per
colpirla, mise l'arma vicino al suo collo, chiuse gli occhi e...
"Vuoi uccidermi?"
Li riaprì di scatto e notò Amethyst guardarlo
tristemente. Come aveva fatto ad accorgersi di lui? Tornò visibile e rimase a
fissarla confuso.
"Ho la capacità di percepire le persone, che tu
sia visibile o meno per me non cambia, allora è giunta la mia ora?"
"Vuoi morire?" domandò sempre piu confuso
dal suo comportamento.
"Se sei tu il mio assassino allora sì, voglio
morire."
Come faceva a dire quelle cose con un tono così
calmo?
Abbassò l'arma e rimase immobile a guardarla.
"Non svolgi il tuo dovere?"
"Non posso farlo..." Sapeva che Soul era
da qualche parte e che lo stava fissando pronta ad ucciderlo alla prima parola
di troppo.
"Perché no?"
"È così difficile capirlo?"
Lei sorrise e lui rimase affascinato, perché quella
ragazza l'aveva ammaliato così tanto? Si alzò e rimase di fronte a lui, prese
la sua mano e la portò all'altezza del cuore chiudendo gli occhi. "Il mio
cuore ti appartiene."
Quanto avrebbe voluto dire lo stesso, ma non poteva,
non poteva farlo, se solo avesse provato a dirlo Soul l'avrebbe ucciso. Notò un
luccichio su una torre della gilda e capì che l'assassin era lì. Si liberò
dalla presa della ragazza e portò una mano sul suo viso accarezzandolo
dolcemente. "Vorrei poter continuare questo discorso, ma non posso, ho una
missione da svolgere e tu morirai ora."
"Non sei obbligato ad uccidermi, puoi sempre
lasciare la tua gilda."
"A noi assassin non è permesso lasciare gli
Artic Song."
"Perché?"
"Perché..." Altro luccichio "non
posso dirtelo."
"Posso fermarlo quel pugnale, non
preoccuparti."
"No, non puoi, come non posso riuscirci
io." Abbassò lo sguardo... avrebbe accettato lei la sua natura?
Notò il luccichio scomparire di colpo e poi il
freddo di una lama sul suo collo.
"Silver dimmi il tuo ultimo desiderio."
Amethyst fissò la scena sbarrando gli occhi.
"Soul non farlo! Perché vuoi ucciderlo?"
"Amethyst, è una regola della nostra
gilda." Affermò il ragazzo sorridendo amaramente "Ti amo
Amethyst."
"Queste parole sono state la tua condanna"
l’arma era sempre più vicina al suo collo, il freddo del metallo contro il
freddo della pelle di lui.
Lanciò Silver verso Amethyst "Io ti salvo, però
tu devi sparire dalla circolazione."
"Cosa...?"
" È giunto il momento che anche gli assassin comincino
a coesistere con le altre classi."
"Ma... il Consiglio..."
"Dimenticati del Consiglio, vivi la tua storia
d'amore e non preoccuparti più degli Artic Song. Rivelale cosa sono gli
assassin e se scapperà impaurita potrai tornare da noi." Scomparve.
"Cosa sono gli assassin...?" ripetè
Amethyst non capendo il significato di quell'affermazione.
Silver la guardò sperando che non scappasse come
aveva detto Soul. "Assassin si nasce. Preserva la specie dalle altre
classi. Noi assassin non siamo umani, voi assassin non siete uguali agli altri,
siete superiori, voi siete il meglio, siete l’élite di Damnedville. Sono i
primi versi del nostro libro sacro."
"Damnedville..." Disse in un soffio la
ragazza.
Sapeva che avrebbe avuto quella reazione... il
problema era che la vera notizia era molto peggio. "Noi assassin non siamo
umani, siamo vampiri."
La vide sbiancare, lo sapeva, lo sapeva, neanche lei
poteva accettare quella realtà.
"Davvero?"
Sospirò, si tolse la sciarpa lasciando scoperto il
volto e aprì la bocca rivelando i canini appuntiti.
Amethyst ebbe un mancamento e lui la prese prima che
toccasse terra.
Aspettò che dicesse qualcosa in perfetto silenzio e
tenendola ancora fra le sue braccia. La vide alzare un braccio verso il suo
volto e lo accarezzò: aveva le mani congelate, era impaurita, eppure non era
ancora scappata; sentì la sua mano sfiorare le sue labbra e capì che voleva
toccare i canini. Aprì la bocca e lei sfiorò delicatamente la sua dentatura
perfetta.
Arrivò davanti alla sua
gilda e rimase qualche istante in silenzio a fissarla: bianca, glaciale, forma
ottagonale e due torri davanti e due dietro. Attraversò il freddo ponte di
ghiaccio ed entrò tenendo la sciarpa stretta contro il volto.
Tutti gli assassin nella sala si voltarono verso di lei e
s’inchinarono mentre andava verso il trono al centro della sala; salì i quattro
gradini di ghiaccio e si sedette sul trono di ghiaccio anch’esso.
Dopo neanche tre secondi i
due sostituti le furono accanto: uno alla sua sinistra, l’altro alla sua
destra, in ginocchio entrambi, con il braccio destro piegato sul petto e la
mano all’altezza del cuore.
“Ben tornata in gilda, capo.”
“Sì… grazie…” odiava i
convenevoli.
“Com’è stato l’esito della
missione di Silver?” a rivolgerle la parola era sempre l’assassin
alla sua destra.
“È morto insieme alla maga.”
A quella notizia tutti i
presenti si voltarono verso di lei rimanendo in attesa di ulteriori
spiegazioni, spiegazioni che mai ci furono, visto che Soul si alzò dal trono
dirigendosi verso la sua stanza seguita dai due assassins.
Entrarono nella camera aprendo l’enorme portone di ghiaccio e furono all’interno di una camera con le pareti rosse, il
pavimento di ghiaccio, come il resto della gilda, un letto a baldacchino con
tendine rosso sangue e un armadio di ebano dall’aspetto antico; era molto
spartana come stanza, c’erano solo le cose essenziali, quindi niente
decorazioni, e l’unica fonte di luce era la finestra di fronte alla porta con
delle sbarre nere a bloccarla.
“Cosa
significa che Silver è morto?” chiese sempre lo stesso assassin.
“Si era innamorato della
maga e sono stata costretta ad ucciderlo.”
S’inchinò, scomparve;
l’altro assassin, invece, rimase nella stanza a
guardarla.
“Cosa c’è Kierin?”
“Voglio sapere la verità.
Silver non si farebbe mai uccidere, allora, che cos’è successo?”
Perché Kierin
era così sveglio? Beh… dopotutto lei non avrebbe mai amato una persona stolta.
“Si è innamorato della maga e io ho deciso di
risparmiare la vita di entrambi.”
“Ora dove sono?”
“Non lo so e non voglio saperlo.”
Reazione esagerata anche per
lei. “Che hai?”
“Niente, sono solo stanca.”
Mosse qualche passo verso il letto intenzionata a
stendersi a pensare, però fu sollevata da Kierin che
la portò in braccio e la lasciò sul materasso; si stese accanto a lei e
l’abbracciò dolcemente. “Che cos’hai in questo periodo?” le accarezzò i capelli
biondi con delicatezza sapendo che lei amava quel contatto.
“Niente…” avvicinò il capo
al suo petto “mi stavo chiedendo che cosa succederebbe se si scoprisse che noi assassinsiamo vampiri…”
“Soul, sai la risposta:
sarebbe il caos assoluto; tutti capirebbero che siamo con Damnedville,
la nostra gilda sarebbe distrutta, mentre noi saremmo tutti uccisi.”
“Già…” purtroppo anche lei
lo sapeva fin troppo bene… Alzò il capo incrociando gli occhi azzurri
dell’amato e perdendosi a contemplarli.
“Ehi, che ti succede?”
sorrise mentre si appoggiava contro lo schienale del letto ponendo la ragazza
sulle sue gambe.
Come risposta lei si strinse
al suo petto e iniziò a respirare profondamente.
“Soul… ti prego, rispondi.”
Si staccò dal ragazzo e
rimase a guardarlo negli occhi prima di togliersi la sciarpa grigia che le
copriva il volto. Anche lui tolse la sua, rivelando così l’espressione
preoccupata del viso.
“Kierinsto bene, non preoccuparti” provò a sorridere, ma lui
capì lo stesso che stava mentendo. Le accarezzò dolcemente la guancia. “Quand’è
che hai smesso di dirmi cosa pensavi?”
“Da quando sono capo degli ArticSong…”
“Perché non parli più?”
Ci fu una lunga pausa. “Non
voglio farti preoccupare…”
“Mi preoccupo di più se non
mi dici niente.” Altra pausa, questa volta interrotta da lui: “Allora, che
cos’hai?”
“Voglio che anche gli assassin riescano ad unirsi alle
altre classi.”
“Soul, per colpa della
nostra natura noi non possiamo vivere con umani.”
“Ho intenzione di tenere
sott’occhio Silver e Amethyst, se loro non avranno problemi voglio provare a realizzare questo progetto.”
“Ti aiuterò, però sappi che
rimarrà solo un sogno il tuo.”
“Grazie.”
“Di niente, amore mio.”
Sorrise dolcemente e la baciò con passione.
Uscì dalla stanza e tutti
gli assassin si voltarono nuovamente verso di lei;
rimase immobile qualche istante prima di proseguire verso le quattro figure
davanti al trono: perché il Consiglio era lì?
S’inchinò davanti alle
quattro figure; era la prima volta che li incontrava: erano vecchi, indossavano
una tunica rossa con rifiniture d’oro che gli copriva parte del volto, avevano
un bastone apparentemente logoro, ma in realtà era molto resistente.
“A cosa dobbiamo la vostra
visita?” chiese sempre inchinata.
“Dobbiamo parlare di Silver Rain.”
Possibile che già fossero venuti a conoscenza della sua scomparsa? Erano
passate neanche 24 ore da quando aveva risparmiato la
vita alla maga e all’assassin.
Li condusse verso la sua
stanza, li fece entrare e richiuse la porta alle sue spalle. Nella stanza trovò
Kierin e Rihardo,
probabilmente erano venuti a darle manforte…
“Dove si trova?”
“È morto.” Rispose con voce
glaciale.
“Perché noi non ne sapevamo
niente?”
“Èsuccesso neanche 24 ore fa.”
“Noi dobbiamo essere i primi
a venirne a conoscenza.” Il terzo prese una croce e la
puntò verso la ragazza: “Brucia vampiro!”
Il terrore totale la invase sentendo quelle parole. Il corpo iniziò a
bruciarle, una fiamma la stava corrodendo dall’interno, iniziava a mancarle
anche il fiato. Si accasciò a terra piegata in due dal dolore, cominciò a
urlare, stava sudando, ormai era allo stremo; l’uomo rimise la croce nella
manica e lei fu sciolta dalla maledizione.
“Che non si ripeta più.” Si
avviarono verso la porta e se ne andarono.
Appena uscirono Kierin e Rihardo andarono verso
la ragazza e l’aiutarono ad alzarsi.
“Come ti senti?” chiese Kierin non preoccupandosi di mascherare il terrore.
Si mise in piedi, ma dopo
qualche secondo le cedettero le gambe e cadde nuovamente. Rihardo
la prese prontamente e la poggiò sul letto sapendo che non sarebbe riuscita a
muoversi per parecchio tempo… dopotutto anche lui aveva subito innumerevoli
volte quella punizione del Consiglio…
“Rimani con lei.” Ordinò a Kierin prima di uscire.
Kierin si sedette sul bordo del
letto prendendole la mano e guardandola preoccupato.
“Kierin,
non preoccuparti…” sapeva che non l’avrebbe mai fatto, ma tentare non nuoce
dopotutto…
“Zitta.” Lo notò respirare
profondamente, aveva paura, ma di cosa?
“Che c’è?”
“Soul… non è ancora finita
la punizione… devi ancora soffrire…”
Era abituata al dolore,
dopotutto era stata cresciuta da un membro del Consiglio, però se Kierin era così preoccupato
significava che ciò che lei aveva provato nella sua vita non aveva niente a che
fare con il dolore che sarebbe arrivato dopo.
Sentì tutto il corpo
bruciarle, l’unica parte fredda era la mano tenuta da Kierin.
Sentì le sue mani, congelate dalla paura, sul volto, subito la investì una
sensazione di refrigerio, però non poteva essere solo quello…
Sentì la gola secca e poi
un’irrefrenabile sete di sangue.
“Cosa
senti?”
Non riusciva a parlare, la gola era troppo secca. Kierin
le tolse la sciarpa per guardarle il volto, sperando che riuscisse a muovere
almeno le labbra; però non ce ne fu bisogno: notò i canini bianchi brillare e i
suoi occhi rossi come il sangue. Si tolse la sciarpa e disse: “Bevi, sbrigati.”
La notò opporsi, Soul era
uno dei pochi vampiri che non sopportava dover dipendere dal sangue, ma in
quella situazione era necessario che bevesse, sennò sarebbe anche potuta
morire. “Soul, bevi, ti prego, fallo per me.”
Vide le lacrime ferme sulla
punta delle ciglia. Sorrise, ecco la ragazza di cui si era innamorato: dolce,
fragile, ma allo stesso tempo forte e temeraria, non
l’automa che aveva visto in quei giorni. Soul avvicinò la bocca al suo collo e
iniziò a bere, non sopportava quel rumore di risucchio, le dava fastidio anche
dover dipendere dal sangue… però in quel momento la sua natura reclamava ciò
che le spettava per vivere. Si staccò solo quando ebbe placato la sua sete,
vide Kierin continuare a sorridere, nonostante avesse
perso gran parte del suo sangue.
Si accasciò su di lei
stremato; Soul lo stese e lo abbracciò con delicatezza, sapendo quanto fosse
fragile in quel momento, ma con decisione, aggrappandosi ai suoi vestiti
piangendo: odiava bere sangue, soprattutto se era il sangue
di Kierin… non poteva continuare così. Doveva trovare
una soluzione…
Mi scuso per il ritardo, ma ero in vacanza >.< un grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa fic ^^
Camminò velocemente
verso il Quartiere Generale di Holyville, doveva assolutamente incontrare i
membri del Consiglio prima del tramonto.
Entrò nella Sala
Principale attirando l’attenzione di tutti, si diresse verso il centro e parlò
a tutti i capi e i sostituti delle gilde: “Signori, abbiamo scoperto che
Damnedville ha intenzione di attaccare il Tempio domani all’alba.”
Tutti rimasero
attoniti a quelle parole, non immaginavano che Damnedville avrebbe attaccato
così presto dopo che gli assassin avevano sbaragliato il loro esercito con una
facilità impressionante.
“A quanto pare la
lezione dell’altra volta non ha subito l’effetto sperato.”
Un leggero colpo di
tosse per richiamare l’attenzione: tutti si voltarono verso le sedie occupate
dai tre assassin e rimasero in ascolto.
“Io, Sentinel Soul,
capo degli Artic Song, propongo di creare un esercito composto da maghi e
guerrieri.”
Prese la parola il
capo dei Flame of God: “Noi red mages siamo disposti a darvi i migliori maghi.”
Il guerriero in
mezzo alla sala riparlò: “Signori, calmatevi, Damnedville dispone di milioni
soldati non possiamo sperare di competere contro di loro.”
“Che cosa propone lei, allora?”
chiese Soul.
“Propongo di creare piccoli
gruppi di soldati: un primo gruppo composto da warriors e holy mages; un
secondo di blades e dark gunners; un terzo di rangers e berserkers; un quarto
di assassins e crusades; un quinto di destroyers e blue mages; un sesto di red
mages e wild keepers. Tutti questi gruppi risponderanno direttamente a me,
sempre se volete lasciarmi come capo dell’esercito.”
Il capo dei Servants of God,
cioè la gilda dei crusade, guardò Soul e gli altri due assassins con disprezzo:
“Noi crusades, i più leali servitori di Dio, dovremmo collaborare con gli
assassins, di cui non sappiamo niente?”
“È la scelta più logica”
tentò di spiegare il warrior “Gli assassins
attaccano da vicino, voi da lontano e nel frattempo potete curarli.”
Il capo dei
Ministrel Gunner parlò per la prima volta: “Noi dark gunners accettiamo di
collaborare con i blades, ma non avremo nessuno che ci curi, lo stesso per
altri gruppi, propongo di mandare alcuni holy mages in ogni gruppo che non
conta di guaritori.”
“Grazie per
il suggerimento, King Nightmare. Qualcun altro propone qualcosa che possa
aiutarci o ha domande?”
“Io una”
tutti i presenti si voltarono verso il tavolo rosso dietro al warrior e
guardarono un membro del Consiglio attendendo che parlasse. “Come disponiamo
l’esercito?”
“Volevo
appunto passare a mostrarvi la mia tattica, signori.” Prese dei fogli dalla
sacca che portava sempre con sè e distribuì una copia a tutti. “Propongo di
difendere sia l’interno che l’esterno del tempio: i gruppi 2 e 5 all’esterno,
uno a destra e l’altro a sinistra della porta; il gruppo 1 al primo piano; il
gruppo 3 al secondo; il gruppo 4 e 6 al terzo piano.”
“Perché
proteggere anche l’interno?” chiese Snow Leyla, capo degli Icy Diamond (blue
mages).
“Già, più volte
abbiamo constatato che Damnedville riesce a far entrare le sue truppe nel
tempio, anche se non abbiamo ancora compreso come, per questo propongo di
anticiparli.”
Diamond lo
guardò soddisfatta di quella risposta.
“Noi holy
mages come dobbiamo comportarci, quindi?” domandò Mana Iron, capo dei
Punishment Divine.
“Preparerete
un esercito con i migliori combattenti che affiancherà i warrior e un altro dal
quale prenderemo quattro maghi per mandarli nei gruppi senza guaritori.”
“Perfetto.”
Detto questo si alzò seguito dai due sostituti Fear Knight eSchyla Magic per preparare i due eserciti.
“Quanti
uomini dobbiamo portare?” chiese Silent November, capo dei Samurai Storm (blades).
“Trenta
uomini ogni gruppo, fatta eccezione per gli holy mages, ovviamente.”
E anche
Silent November si allontanò seguito da Mary Song e Kisa Shadow; si alzò anche
Arrow Flick, capo dei Silver Claws, insieme ai due rangers Flash Thunder e Kira
Storm.
Si alzarono
anche i wild keepers: Clan Fairy, capo della gilda Jungle Song,Mystic Claw e Sam Bear, i due sostituti.
Fairy affiancò il warrior e chiese: “Combatterai anche tu, Clash Zephir?”
“Sì, a
coordinare tutti i gruppi ci sarà Lucy Sword.”
Il silenzio
cadde istantaneo; la diretta interessata lo fissò sconvolta, si alzò e gli fu
davanti in un secondo. “Che cosa significa?”
“Significa
che mi fido di te e che sei più capace di me a coordinare l’esercito.”
Si alzò
anche Steel Glass in favore dell’amica. “Non credo che il vero motivo sia
questo.”
I due si
misero dietro di lui attendendo un chiarimento.
Anche i
Flame of God si alzarono, loro erano solo due: il capo, Crown Fire, e la
sostituta, Rubin Blood, l’altra sostituta era Amethyst Ore sparita
misteriosamente tre giorni prima.
“Io avrei
una domanda.” King Nightmare parlò nuovamente, strano che fosse così partecipe
in quella seduta. “A che ora dobbiamo essere al tempio?”
“Alle 4 di
notte dovete arrivare, così per l’alba saremo pronti all’attacco.”
“Ragionevole.”
Si alzò con Sigma Lionhearted e Lux Darkness.
I berserk e
i crusade si alzarono in contemporanea. Il capo dei Knight Nightmare era Slayer
Damned e i due sostituti Dragon Scream e Silly Dagger; il capo dei Servants of
God era, invece, Holy Man e i due sostituti December Snow e Golden Crucifix.
I blue
mages aspettarono che i crusades uscissero per alzarsi: Snow Leyla, Lucky Star
e Mary Sing;insieme a loro si alzarono
anche i destroyers: Wing Atomic, capo dei Bombs of God, Tanya Bomber e Ribbon
Red, i due sostituti.
Gli assassins
furono gli ultimi ad alzarsi: Sentinel Soul, Kierin Fear e Rihardo Scream; si
diressero verso il tavolo del Consiglio, s’inginocchiarono davanti ai membri e
sparirono. I tre warriors fecero lo stesso e uscirono dalla sala.
“Allora,
vuoi spiegarci la situazione?”
Zephir
continuò a camminare in silenzio, quando uscirono dal palazzo, finalmente, si
fermò e si voltò verso i due sostituti della sua gilda: i Crown Majesty. “Te
l’ho già spiegato, tu sei più adatta di me a coordinare le azioni dei vari
gruppi.”
“Capo, ti
conosco da anni e solo guardandoti capisco che non è così.”
“Grazie
Steel.” Rispose secco e in tono acido.
“Perchè io
sarei più adatta?”
“Lucy…”
“La
discussione sta per diventare privata, io me ne torno in gilda.” Affermò Steel
prima di andarsene.
“Allora?”
“Non voglio
che tu corra rischi.”
La ragazza
lo fissò per minuti in silenzio per accertarsi che non stesse mentendo. “Quindi
sei convinto che se io combatta morirò.”
“Non ho
detto questo, non voglia che tu corra rischi.”
“Perchè?”
“Sai
benissimo perchè.”
Lucy lo
fissò e notò il rossore sulle gote. “Sei arrossito, sei arrosito!”
“Piantala,
torniamo in gilda.”
Lui
s’incamminò, mentre lei rimase alcuni istanti immobile, prima di prendere la
rincorsa e saltargli sulla schiena facendolo cadere a terra.
“Ma che
fai?” chiese lui ridendo.
“Volevo
vederti felice.” Rispose lei aiutandolo a rialzarsi.
Zephir
rimase qualche istante a fissarla, prima di sorridere e abbracciarla
dolcemente. “Quand’è che crescerai, tesoro?”
“Quando me
lo chiederai.”
“Allora rimarrai
per sempre bambina.” E tornarono nella gilda.
Era ancora
buio pesto quando iniziarono ad arrivare le gilde con i propri soldati. Gli
ultimi ad arrivare furono gli assassins, ma furono scusati dal Consiglio in
persona in quanto era stata affidata un’importante missione a Soul. Ognuno andò
ai propri posti di battaglia e ad ogni capo fu consegnata una piccola sfera che
consentiva di parlare con tutti gli altri.
“Signori,
buona fortuna.” Augurò Zephir prima d’incamminarsi al tempio seguito da holy
mages e warriors.
I demoni
comparvero alle prime luci dell’alba e, come aveva previsto Zephir, alcuni
riuscirono ad entrare nel tempio, altri arrivarono indisturbati fino al terzo
piano dove furono uccisi in pochi istanti dagli assassins senza dare neanche il
tempo ai crusades di vederli.
“Avete i
riflessi un po’ lenti o sbaglio?” domandò Soul beffarda.
“Non
sfidare la mia pazienza, Sentinel Soul.”
“D’accordo,
Holy Man.” La ragazza s’inginocchiò a terra chiudendo gli occhi, in attesa di
nuovi demoni. Anche negli altri piani la situazione era pacifica, solo
all’esterno era il caos totale. Holy mages che correvano da tutte le parti,
dark gunners che sparavano i loro colpi mortali ovunque, blue mages che
congelavano anche gli alberi pur di fermare i demoni, blades che tagliavano a
metà i demoni e destroyers che lanciavano bombe ogni qualvolta un demone si
avvicinasse troppo alla porta del tempio.
Lucy
osservava la situazione attraverso una pozza d’acqua davanti ai bastioni del
tempio, ormaitutti i soldati all’esterno
erano stanchi e i demoni continuavano ad aumentare, servivano dei rinforzi,
meglio ripiegare. Prese la sfera che aveva accanto e gridò: “All’interno del
tempio!”
Wing Atomic
richiamò i destroyers e si posizionarono davanti alla porta insieme ai dark gunners.
“Noi copriamo l’entrata, voi andate!”
Iniziarono
a sparare sui demoni liberando la strada e permettendo a tutti di raggiungere
il tempio.
“Nightmare,
vai dentro e portati la tua gilda!” ordinò Atomic continuando a sparare.
Anche i
dark gunners ripiegarono, ora mancavano solo i destroyer.
Tanya
Bomber lanciò una bomba e urlò: “Iniziate a ripiegare, due alla volta partendo
dalle ali della formazione!”
In una
decina di minuti rimasero solo il capo e i due sostituti. “Ragazzi, al mio 3
scappiamo dentro. 1 2 3!!” smisero di colpo di sparare e si lanciarono verso il
tempio rincorsi dall’ondata di demoni. Andarono a ripararsi dietro ai warriors
e Lucy diede loro un altro ordine: “Atomic, Leyla, create una barriera davanti
alle scale per il secondo piano, non devono passare demoni!”
“Troppo
tardi Lucy, stanno già arrivando.” Affermo Flick sentendo i passi per le
scale.”
Lucy
elaborò velocemente un piano. “Nightmare, November, voglio che diate manforte
al gruppo 3 e che difendiate le scale per il terzo piano.”
Nel
frattempo i warriors contenevano l’orda di demoni non permettendo che
irrompessero tutti nel tempio.
“Lucy, fra
poco cederemo ci serve un aiuto!” urlò Zephir respingendo un demone con
sembianze feline.
“Indietreggiate
fino ad arrivare al fiume che scorre in mezzo al tempio!”
“Ma così
saremo vicini alle scale per il secondo piano!” protestò Mana Iron curando un
warrior e uccidendo un diavolo.
“Ma così
potranno aiutarvi Atomic e Leyla!”
Lentamente
iniziarono ad indietreggiare, superarono il ponte del fiume e si disposero a
quadrato davanti al ponte i warrior, mentre gli holy mage si misero ai lati del
quadrato; Atomic e Leyla presero metà del loro esercito e un sostituto
disponendosi lungo il fiume, in caso qualche demone avesse provato a passare
per quella via. Riuscirono a contrastarli per più di due ore, ma i demoni
continuavano ad aumentare, così Lucy ordinò d’indietreggiare al secondo piano.
“Atomic,
Leyla, rafforzate la barriera per il terzo piano. Fire, Fairy, mettetevi
all’entrata del terzo piano, voglio una seconda barriera. Soul, Man, dietro
alla barriera disponete metà esercito e l’altra metà su tutto il piano, ogni
angolo deve essere protetto. Flick, Damned, aiutate i warrior e gli holy mage
nella loro ritirata.”
Anche nel
secondo piano la battaglia fu analoga a quella del primo: i demoni continuavano
ad aumentare e la stanchezza invase i soldati.
“Ritiratevi!
Atomic, Leyla, difendete la loro ritirata, uccidete più demoni possibile,
quando non ce la fate più ritiratevi anche voi. Nightmare, November, salite al
terzo piano e difendete l’entrata.”
Leyla
ghiacciò tutto il pavimento davanti a loro per far scivolare i vari demoni e
rallentare così la loro avazata. Cominciarono ad attaccare quando videro i
berserkers venirgli incontro.
“Leyla,
potevi ghiacciarlo dopo il pavimento!” imprecò Damned, l’ultimo a ritirarsi.
“Sarebbe stato troppo tardi,
caro!” infatti i demoni erano a qualche metro dal capo dei Knight Nightmare. I
destroyers continuarono a sparare a destra, mentre i blue mages scagliavano ghiaccio
a sinistra; i due capi e i sostituti erano al centro e creavano combinazioni di
fuoco e ghiaccio nel tentativo di fermare i demoni: uragani e getti di geyser,
però loro combattevano da quella mattina, quindi i loro attacchi erano sempre
più deboli, così i demoni riuscirono ad avvicinarsi sempre di più.
“Leyla, prendi i tuoi maghi
e scappate!”
I blue mages corsero verso
il terzo piano, mentre i destroyers rimasero a difendere il luogo ancora per
qualche minuto, prima di ritirarsi come avevano fatto all’entrata del tempio.
“Fire, Fairy, Nightmare,
November, voglio una barriera impenetrabile! Iron, voglio tutti gli holy mages
impegnati a curare i red mages e i wild keepers. Soul, appena vedi che la
barriera inizia a cedere intervieni. Man, voi crusades curate gli assassins.
Atomic, Leyla, Zephire, riposatevi, se ce ne sarà bisogno difendete il tempio.”
I dark gunners cominciarono
a sparare verso le scale sentendo i passi dei demoni avvicinarsi; i blades si
misero in posizione di attacco attendendo il nemico; i red mages rivestirono di
fuoco l’entrata e incendiarono i primi gradini; i wild keepers imitarono i dark
gunner lanciando boomerang verso i demoni. Dopo più di due ore iniziarono ad
intravedersi i demoni che furono bloccati per un’ora dalla barriera dei red
mages, ma anche allora non cessavano di aumentare, così i blades iniziarono
l’attacco.
Passarono due ore, ormai la
barriera iniziava a cedere per colpa della stanchezza. Soul e quindici assassins
divennero invisibili contemporaneamente e ricomparvero nello stesso istante
distruggendo le prime tre file di demoni. Soul fissò il più grosso dei demoni,
impugnò saldamente il pugnale e si lanciò verso di lui: lo raggiunse con un
salto e con una leggiadria che caratterizzava gli assassins gli conficcò il pugnale
nel cuore e saltò all’indietro utilizzando il corpo di quello per darsi spinta.
Ricadde a terra e uccise altri demoni facendo ondeggiare il pugnale.
“A che diavolo serviamo noi
crusades se quelli non si fanno manco ferire?!” sbottò irritato Man.
“Dai vecchio, se vuoi mi
faccio ferire apposta.” Rispose Soul uccidendo altri due demoni.
“No, continua così, non ho
voglia di venirti a curare.” Quanto lo irritavaquella ragazza…
“Ok, vecchio.” Marcò quella
parola, scomparve, aspettò che i demoni occupassero il punto dove si trovava
lei prima di saltare e ricadere a terra con tutta la forza che aveva in corpo,
franando così il terreno e uccidendo tutti i demoni intorno a lei. Fece una
piroetta all’indietro per non dover combattere sul terreno franoso e rischiare
di cadere e sporcarsi i vestiti.
Guardò dietro di sè e vide
gli assassin uccidere quasi annoiati i demoni… beh dopotutto già sapevano che
avrebbero vinto, tutta quella battaglia era solo una messinscena architettata
dal Consiglio… che senso aveva fare quelle messinscene? Si divertivano a
perdere uomini? Volevano far perdere uomini a Holyville? Volevano allenare gli
assassin per battaglie più dure? Domande che aveva sempre fatto ma cui non
aveva mai ottenuto risposta…
Sentì un sibilo e si abbassò
di scatto, doveva concentrarsi, concentrarsi… una lama le sfiorò i capelli. Si
rialzò di scatto e uccise altri demoni facendo ondeggiare il pugnale.
Continuarono in quel modo per un’altra ora, poi i demoni, finalmente,
cessarono.
Tutte le gilde si avvicinarono
agli assassins e rimasero stupefatti, anche quella volta erano stati loro a
salvare la situazione.
Soul si voltò verso Man e
disse beffarda: “Allora, vecchio, come sono andata?”
Come risposta Man le passò
di fianco guardandola irato e uscì dal tempio per tornare in gilda. Il
Consiglio comparve dopo qualche istante e si complimentò con gli assassin. Il
membro al centro andò verso Soul e s’inginocchiò mostrando una croce rifinita
d’argento. La ragazza la prese, s’inchinò con fare teatrale e scomparve insieme
a tutti gli assassin presenti nella sala.
Camminava
nella notte nera quando vide un uomo con una tunica rossa con rifiniture d’oro
sotto a una torcia che la guardava benevolo. Gli si avvicinò, vide una mano
bianca uscire dalla tunica, fermarsi di fronte a lei e l’afferrò.
Tutto
divenne scuro.
Era
in una stanza appesa a testa in giù e davanti a lei il suo maestro che mangiava
beato dicendo: “Così impari a disobbedire agli ordini.”
“La
prego, mi faccia scendere.”
“Fra
due ore potrai scendere, ma non mangerai, andrai a compiere quella missione per
il consiglio.”
“Non
voglio!”
“Non
vuoi o non puoi?”
Attimo
di silenzio. “Non posso.”
“Sei
uno di quei vampiri che odia la vista del sangue?”
Altro
silenzio. “Sì.”
Di
nuovo la visuale si scurì.
Aveva
appena conficcato il pugnale nel petto di un warrior quando si rese conto di
essere osservata. Si voltò e vide la sagoma del suo maestro. Gli andò incontro
e quello le diede un nuovo pugnale. “Sai cosa fare dell’altro.”
“Sì,
maestro.” Affermò inchinandosi e tornando verso il cadavere del warrior.
Riprese
il pugnale e usò il sangue su di esso per tracciare un cerchio intorno al corpo
morto. Buttò il pugnale sul cadavere e sussurrò: “Kina fina sigma nox
tormenta.” Lo ripetè più volte come se fosse un
mantra, alla ventesima volta il cerchio s’illuminò: il pugnale iniziò a volare,
risplendette, poi tornò nelle mani della sua padrona completamente pulito. Lo
riprese e tornò verso il suo maestro che la fissava compiaciuto da dietro.
“Hai
superato il terrore del sangue?”
“Sì.”
“Scommetto
che ora l’unica cosa che ti disgusta del sangue è il doverlo bere.”
“Esatto.”
“Come
farai quando la sete non ti permetterà neanche di ragionare?”
“Riuscirò
a resistere.”
“Vedremo.”
Ancora
il buio.
Era
piegata in due dal dolore, non ce la faceva più: la gola era secca, aveva
bisogno di bere, lo sapeva, ma non voleva farlo. Di fianco a lei comparve un
assassin con i capelli ramati corti e gli occhi azzurro
ghiaccio come i suoi. “Hai sete?”
Fece
cenno di sì con la testa.
“Perché
non bevi?”
Scosse
il capo e respirò profondamente.
“Non
vuoi dipendere dal sangue?”
Annuì.
“Capisco…
qualche anno fa anche per me era lo stesso, poi ho capito che se voglio
sopravvivere è impossibile non bere sangue.” Rimase a fissarla attendendo una
sua risposta, ma la vide solo respirare profondamente. “Sai che il sangue di
vampiro è più nutriente di quello umano?”
Notò
il suo sguardo scocciato, a quanto pare non le interessava.
“Come
sei arrivata qui?”
Le si avvicinò osservandola attentamente: i capelli biondi
le ricadevano sul volto oscurandolo parzialmente, gli occhi iniziavano a
prendere una sfumatura sanguigna, ma si poteva ancora distinguere l’azzurro
ghiaccio originale… avevano lo stesso colore degli occhi… allora era lei la
ragazza che doveva aiutare…
Sentiva
perfettamente i suoi pensieri, però lui non lo sapeva… aiutarla? Perché? Che
voleva?
“Mi
hanno chiesto di salvarti.”
Riuscì
a guardarlo sorpresa, nonostante il dolore le stesse lacerando i polmoni. Lo
vide avvicinarsi e togliersi parzialmente la sciarpa rivelando il collo.
“Forza, bevi.”
Si
allontanò di scatto sbarrando gli occhi. Si voltò verso il muro cercando una
via di fuga, ma quello le prese i polsi bloccandola. “Non scappare, lo faccio
per te.”
“Non
voglio.” Riuscì a sussurrare nonostante la gola fosse completamente secca.
“Non
importa.” Le immobilizzò il viso con la mano libera e l’avvicinò
in modo che la sua testa fosse appoggiata al suo collo. “Non resisterai a
lungo.”
Rimasero
dieci minuti in quella posizione, poi lei, finalmente, cedette affondando i
canini nel suo collo e bevendo. Le lacrime iniziarono a bagnarle il volto,
guardò con la coda dell’occhio l’assassin che ricambiò il suo sguardo. Quegli
occhi la rassicurarono: lui stava bene, non stava
rischiando nulla.
Quando
la sua sete fu placata cadde esausta a terra.
“Allora,
com’è il sangue?” chiese il ragazzo rimettendo la sciarpa e continuando a
tenere la ragazza stretta al petto.
“Fa
schifo.” Sussurrò disgustata.
“Comunque
io sono Kierin Fear, tu come ti chiami?”
“Soul
Rain.”
“Sei
la figlia del presidente del Consiglio?” domandò sorpreso.
“Non
sono la sua vera figlia… mi ha trovata per strada
quand’ero piccola e mi ha preso con sè.”
“Capisco…
ti va di entrare nella gilda degli Artic Song?”
Lo
guardò sorpresa e annuì continuando ad esserlo.
Di
nuovo la visuale si oscurò.
Era
in arena e davanti a lei c’era il capo degli Artic Song: Sentinel Rihardo.
“Pretendi
di potermi battere?” domandò lui ridendo.
“Non
pretendo, so di poterti battere.”
Sogghignò
e lei si lanciò all’attacco. Gli corse incontro e, appena gli fu davanti,
divenne invisibile, gli girò attorno facendolo disorientare e gli puntò il
pugnale alla gola quando fu sicura che lui non avesse la minima idea di dove
fosse.
“Soul
Rain è il nuovo capo degli Artic Song, da ora tutti la conosceranno come
Sentinel Soul e l’attuale capo, Sentinel Rihardo, ritornerà ad
essere Rihardo Scream.” Decretò il Consiglio.
Di
nuovo tutto tornò scuro.
Erano
appena finiti i festeggiamenti per la sua vittoria. Uscì sulla terrazza per
prendere dell’aria fresca e vide il suo maestro aspettarla.
“Maestro.”
S’inchinò in segno di rispetto.
“Ora
sei il capo degli Artic Song, contenta?”
“Sì.”
“Bene,
allora il mio compito è finito, posso anche andare. Addio Soul.”
Saltò
giù dalla terrazza. Lei rimase qualche istante immobile prima di realizzare che il suo maestro, suo padre, la stava
abbandonando. Saltò anche lei dalla balconata e corse nella direzione che aveva
preso l’uomo. Corse per ore, ma di lui non c’era traccia, aveva
perfettamente nascosto le sue orme e prestava attenzione a non fare il minimo
rumore… ormai era impossibile trovarlo. Si bloccò in una radura accasciandosi a
terra distrutta e iniziò a piangere per la seconda volta nella sua vita…
“Padre!!!” urlò risvegliandosi da quell’incubo.
“Soul,
che succede?” chiese Kierin svegliandosi all’urlo della ragazza.
Capì
che era solo un incubo, si voltò a fissare Kierin e provò a recuperare il
fiato. Kierin l’abbracciò istintivamente e lei si
abbandonò a quell’abbraccio rilassandosi.
“Cos’hai sognato?”
“Quando
mi abbandonava…”
“Chi?
Trouble Rain?”
“Sì,
mio padre…”
L’abbracciò ancora più forte e la fece sdraiare. Le accarezzò
i capelli baciandole la fronte aspettando che lei si rilassasse. Quando sentì
il suo respiro tornare normale la guardò negli occhi e rivide la fragile
ragazza che era lei in realtà. “Soul… come ti senti?”
“Meglio, grazie.”
“Di
niente, piccola.” E la baciò dolcemente.
Doveva
venire il Consiglio quel giorno: tutti gli assassins erano in gilda, anche
quelli che non rientravano da mesi. Soul era seduta
sul suo trono di ghiaccio e di fianco a lei Kierin e Rihardo inginocchiati,
tutti e tre che guardavano la porta. All’improvviso quella si spalancò. Tutti
s’inginocchiarono verso i tre membri del Consiglio; i due sostituti si
alzarono, stessa cosa fece Soul, scesero i gradini di ghiaccio e
s’inginocchiarono davanti ai tre uomini incappucciati.
“Dobbiamo
parlare del prossimo attacco di Damnedville.” Affermò l’uomo al centro.
Soul
sussultò, avrebbe riconosciuto quella voce fra mille…
Si
alzarono e si diressero nella camera di Soul. I tre membri rimasero in piedi
davanti all’uscio, poi quello centrale avanzò qualche passo verso la ragazza.
“Da quanto tempo…”
“Già…”
Kierin
e Rihardo si voltarono verso di lei, era la prima volta che usava quel tono…
nostalgico.
L’uomo
fece un gesto verso gli altri due membri che scomparvero all’istante; tornò a
fissare Soul e si tolse il cappuccio rivelando il volto di un uomo sulla
quarantina con i capelli castani e gli occhi verdi. “È un piacere rivederti, figlia mia.”
“Padre…”
la voce le tremava, non ci credeva, era davvero tornato: Trouble Rain, suo
padre, il suo maestro, era tornato.
Senza
preoccuparsi dei due assassin dietro di lei, abbracciò il padre e iniziò a
piangere lacrime di gioia.
“Soul,
perdonami se ti ho abbandonata, ma il Consiglio ha
decretato che fosse meglio per la gilda.”
“Immaginavo…”
si separò da lui indietreggiando di qualche passo “Perché sei venuto?”
“Per
salutarti e informarti che sono, dinuovo, presidente del Consiglio,
quindi da ora dovrai rivolgerti a me per qualunque cosa.”
“Certo.”
S’inchinò subito seguita dai due sostituti.
“Rihardo,
è una gioia rivederti, spero che Soul non ti abbia fatto arrabbiare.”
“No,
signore, ha rispettato tutte le regole e non ha mai fatto allusioni alla mia
sconfitta.”
“E
con te è stata brava, Kierin?”
“Sì,
signore.”
Sembrava
un padre che s’informasse della propria figlia… per la
prima volta si comportava da vero padre.
“E Silver, dov’è? Non l’ho visto prima…” e
per la prima volta s’interessava anche del figlio… anche se quello era il
momento meno opportuno per farlo.
“È
morto.” Sussurrò Soul abbassando lo sguardo.
Attimo
di silenzio. Trouble fece un gesto verso Rihardo che sparì all’istante e
chiese: “Cos’è successo davvero?”
Come
faceva a sapere che Kierin era al corrente di tutto?
“Aveva il compito di uccidere una maga.”
“Amethyst
Ore, sì, ne sono al corrente.”
“Si
sono innamorati l’uno dell’altra.”
“L’hai
lasciato in vita?” chiese inorridito da quel gesto… ecco che tornava l’uomo
spietato di sempre.
“Sì…
uno dei miei servi lo tiene sempre sotto controllo, se dovesse fare qualcosa di sbagliato lo ucciderebbe all’istante.”
“Perché
l’hai lasciato vivere?”
“Non
potresti capire…”
La
fissò sorpreso da quella risposta e guardò Kierin attendendo ulteriori
spiegazioni.
“Signore,
vorrei dirle altro ma non mi ha rivelato il motivo di questa sua scelta.”
“Capisco…
domani ci sarà una riunione del Consiglio, voi due dovete esserci, Rihardo e il
resto della gilda non devono saper niente.”
“Sì,
signore.” Risposero i due all’unisono.
Trouble
Rain scomparve e Soul si voltò verso Kierin guardandolo sorpresa. “Grazie…”
“Di
cosa?” domandò lui inclinando la testa di lato.
“Di
non avergli detto perché ho lasciato Silver in vita.”
“Di
niente.” Fece per uscire dalla stanza, ma la ragazza lo bloccò per la manica.
Voltò lo sguardo verso di lei e la vide confusa. “Che cos’hai?”
“Che
cos’hai tu.” Puntualizzò lei non mollando la presa.
Si
girò completamente e avvicinò la mano della ragazza al suo cuore. “Soul, se non
vogliono che Rihardo sappia qualcosa vuol dire che
vogliono punirci.”
Ragionò
per qualche istante: aveva ragione… ma perché?
“Perché
hai lasciato Silver in vita.” Rispose lui sapendo a che cosa stesse pensando.
“E
perché anche te?”
“Deve
aver intuito che stavo mentendo.” Rispose cupo.
Entrarono
nella sala del Consiglio e trovarono tutti e sei i membri riuniti e seduti
dietro ad un tavolo a ferro di cavallo. Andarono al centro, in modo tale che
tutti riuscissero a vederli, s’inginocchiarono in segno di rispetto.
“Sentinel
Soul, Kierin Fear, voi due siete qui per subire la
punizione del Consiglio: Sentinel, tu sei accusata di aver lasciato in vita
Silver Rain; Fear tudi aver mentito al
presidente del Consiglio.”
Rialzarono
il capo in attesa della pena, immobili come due statue.
Trouble
Rain si alzò e puntò una croce d’argento verso Soul. “Vampiro patisci!”
La
ragazza fu sollevata in aria da una forza oscura e quella stessa forza le prese i polsi unendoli sopra alla sua testa e la sbattè
contro al muro.
“Qual
è l’umiliazione più grande per un vampiro?” chiese Trouble mentre un altro
membro si avvicinava a lei.
“Rivelare…
il… suo… volto…” le mancò il fiato, non potevano farlo, non a lei! Vide l’uomo
tendere la mano verso la sciarpa. “No, no, no!”
Ruppe
l’incantesimo. Cadde a terra e con un’agilità inaspettata prese
il pugnale che aveva legato alla gamba e tagliò il collo all’uomo… ora era
impossibile tornare indietro.
Vide
Kierin sorriderle, ma rimase immobile, perché lo faceva? Perché rischiava la
vita per salvarla? Corse verso la finestra, ruppe il vetro saltando all’esterno
e corse sui rami degli alberi per non lasciare tracce sulla neve. Corse verso
nord piangendo per quello che avrebbero fatto a Kierin… perché non era scappato
anche lui? Perché aveva preferito sacrificarsi? Perché aveva preferito la sua
vita invece di salvare la propria?… domande inutili… sapeva già la risposta:
perché l’amava. Arrivò in una radura tutta innevata di
fronte ad un burrone di ghiaccio. Vide una casetta e corse verso di quella
sapendo che lui sarebbe uscito entro pochi istanti. Arrivò a due metri dalla
porta e un ragazzo con i capelli castani e gli occhi azzurri come il ghiaccio
la bloccò.
“Soul,
che ci fai qui?”
“Aiutami,
ti prego!”
Silver
notò il suo sguardo impaurito e disperato e decise di aiutarla portandola in
casa.
Amethyst
gli venne incontro, confusa dalla presenza della ragazza. Soul rimase attaccata
al petto di Silver e iniziò a piangere.
“Soul!”
gridò allarmato lui: era la prima volta che la vedeva
in quello stato. La prese in braccio e la poggiò sul letto. “Calmati, che ti
succede?”
“Kierin…”
la voce rotta dal pianto “Hanno ucciso Kierin…”
“Chi?”
“Il
Consiglio.”
Pianse
ancora più forte e portò le gambe al petto, non le importava che qualcuno la
vedesse in quello stato, aveva perso Kierin: la persona che amava, la sua
ragione di vita… ormai nulla aveva un senso.
Sentì
qualcuno abbracciarla e aprì di scatto gli occhi notando solo in quel momento
che Amethyst tentava di consolarla.
Si
sentì un’idiota… non l’aveva aiutato… non aveva fatto niente per farlo… non meritava l’aiuto di qualcun altro. Allontanò la
ragazza e si rialzò asciugando le lacrime.
“Che
vuoi fare?” chiese Silver non staccando lo sguardo dalla sorella.
“Scappare…
ah, Trouble Rain è di nuovo presidente del Consiglio.”
“Non
puoi scappare allora, ti troverà.”
“Ho
corso sui rami degli alberi… non troverà mai delle tracce.”
“Invece
ti sbagli.” Si voltarono verso l’ingresso e videro Trouble Rain davanti alla
porta immobile nel suo mantello rosso con gli orli dorati.
“Silver,
Soul, voi due avete firmato la vostra condanna a
morte.”
Soul
guardò le sue mani e vide del sangue su di esse… quel sangue, quel colore rosso
opaco… Kierin… “L’hai ucciso tu…”
“Sì,
Kierin ha provato a coprire la tua fuga, ma è stato inutile, l’ho ucciso senza
il minimo sforzo.”
“Maledetto!”
Prese
i due scrammer e si lanciò all’attacco, vide l’uomo prendere la sua croce
d’argento e saltò, fece una piroetta a mezz’aria e gli fu dietro. Tentò un
affondo, ma quello lo parò con la croce; Soul si abbassò e un colpo azzurro
scaturì dalla croce distruggendo la porta dietro di loro. Tentò di colpirlo dal
basso ma l’uomo saltò evitando l’attacco; si rialzò e tirò un calcio all’uomo:
mossa inaspettata, gli assassin non attaccavano con le gambe, per questo riuscì
a prenderlo e scaraventarlo contro il muro. Non gli diede neanche il tempo di
cadere che bloccò la veste con un pugnale e puntò l’altro sulla gola di lui dopo averlo disarmato di quella maledetta croce.
“Non
puoi vincere contro il Consiglio.”
“Non
m’importa del Consiglio, a me importa ammazzare te.”
Affondò la lama nella carne e intravide il sangue. Stava per ucciderlo
definitivamente, ma sentì un sibilo e saltò indietro: un colpo azzurro le passò
davanti. Trouble cadde a terra, mentre due membri del Consiglio andarono in suo
aiuto. Un terzo rimase con la croce puntata verso di lei. “Vampiro, patisci!”
E
di nuovo quella dannata sete prese il sopravvento su di lei. Vide la vista
oscurarsi di colpo, no, doveva resistere: provò a rimettersi in piedi, ma
barcollava e quello era un problema, non poteva attaccare se le tremavano le
gambe. Scappò dalla casa accorgendosi solo in quell’istante che Amethyst e
Silver erano scappati.
Corse
sulla neve, sapendo che era inutile scappare fra gli alberi. Arrivò davanti al
burrone e si voltò… la sua vita sarebbe terminata dopo aver vendicato Kierin.
Trouble uscì scortato dai tre uomini e puntò la sua croce argentata
verso di lei: un colpo azzurro ne scaturì puntando verso di lei. Si
mosse leggermente a destra e l’evitò. Riprese i
pugnali saldamente in mano e si lanciò all’attacco: ferì i due che proteggevano
Trouble e gli ripuntò l’arma alla gola. “Ora sei
morto!”
Con
la coda dell’occhio vide l’altro rimasto in piedi muovere la croce, ma gli
lancio’ un pugnale al cuore ritornando a guardare il suo vero obbiettivo.
“Hai
sete, Soul?”
“Anche
se fosse?”
“Se
mi lasci andare ti donerò il mio sangue.”
“Non
voglio sangue e tu meriti solo di morire.” Quanto aveva stimato quell’uomo
nella sua vita: l’aveva allevata, addestrata, aiutata, ma ora aveva capito chi
era realmente e uccidendo Kierin aveva firmato la sua condanna.
Affondò
la lama tagliandogli la trachea: il colpo perfetto, anche se fosse stato un mago non avrebbe potuto guarirsi.
Trouble
cadde sulla neve macchiando di rosso il soffice manto bianco.
Soul
buttò il pugnale a terra e tornò verso il burrone: da quel punto vedeva
perfettamente il sole tramontare… come la sua vita del resto…
S’inginocchiò
aspettando che venisse la sua ora, non si mosse per un’ora
e nel frattempo la sete divenne sempre piu incontenibile. Iniziò a nevicare e
neanche all’ora si mosse, rimase immobile ottenendo
una sensazione di refrigerio dal freddo dei fiocchi.
“Soul!”
aprì gli occhi, ma non si voltò, rimase in attesa che Silver parlasse. Ma il ragazzo non parlò, forse la credeva già morta. Richiuse lentamente gli occhi di ghiaccio continuando ad aspettare
la sua ora per raggiungere Kierin.
Sentì
qualcuno abbracciarla da dietro e poi: “Vuoi morire così?”
Quella
voce… non poteva essere…
Si
voltò di scatto e vide il volto lucente di Kierin guardarla. Non aveva la
sciarpa, forse gli era stata tolta dal Consiglio. “Kierin…” sussurrò sorpresa e
in balia delle lacrime.
“Soul.”
L’abbracciò sorridendo. Si sedette accanto a lei sulla
neve e le guardò il volto: gli occhi erano rossi come il sangue e intorno agli
occhi si era creato un alone nero, causato dalla sete, mentre la pelle le era diventata ancora più pallida del normale…
voleva davvero morire per raggiungerlo…
Le
avrebbe detto di bere il suo sangue, ma sarebbe stato inutile, lui sarebbe
morto entro pochi istanti e lei l’avrebbe seguito.
“Stai
per morire?” chiese lei appoggiandosi al suo petto.
“Sì.”
Non aggiunse altro.
“Moriamo
insieme?”
Si
voltò a guardarla e vide che si stava togliendo la sciarpa.
“Silver!”
il ragazzo andò verso di loro con gli occhi lucidi, forse per il freddo oppure perché
Amethyst aveva sciolto il suo cuore ghiacciato. “Vuoi fare il rito per noi?”
“Certo.”
Prese i pugnali e disegnò un cerchio intorno ai due.
Nel frattempo Kierin e Soul si erano inginocchiati, avevano preso la mano
destra dell’altro e rimasero immobili a guardarsi negli occhi.
“Secondo
il libro sacro degli assassin io dichiaro che Kierin Fear e Soul Rain siano per
sempre uniti, che neanche la morte possa dividere il loro amore.” Il cerchio
tracciato nel terreno s’illuminò sciogliendo la neve al di fuori. “Grazie di
tutto… morite in pace.”
Rimase
immobile a guardare la statua della sorella e tutti gli anni passati con lei
riaffiorarono nella sua mente, ogni singolo istante, ogni singola battaglia e
ogni singola vittoria… non poteva credere che proprio lei fosse morta. Era il
capo degli Artic Song, ma forse era stata la persona meno adatta a sostituire
Rihardo: aveva idee rivoluzionarie, tutti gli assassin lo sapevano, ma nessuno
osava contraddirla perché era stata allevata da un membro del Consiglio in
persona; odiava dover dipendere dal sangue; ma, soprattutto, si era innamorata
e il suo cuore di ghiaccio aveva rotto le catene che la legavano agli altri. Si
avvicinò esitante e toccò il volto perfetto della ragazza: era morbido, ma
congelato… e sarebbe rimasto così per sempre… guardò Kierin e si chiese come
avesse fatto a farla innamorare a tal punto da morire per raggiungerlo. I volti
erano bianchi e gli occhi azzurri si perdevano in quel biancore. I capelli di
Soul le incorniciavano il viso: il ciuffo biondo le copriva parzialmente
l’occhio sinistro. Guardò Kierin e anche il suo ciuffo ramato gli copriva
l’occhio sinistro. Erano perfetti, anche nella morte i loro volti incantavano
chi li guardava… beh come tutti i vampiri, del resto.
Si
voltò verso Amethyst e pensò che non avrebbe mai potuto morire con lei…
l’avrebbe vista invecchiare, ma lui sarebbe sempre rimasto con quell’aspetto,
come un diciassettenne… lei invecchiava perché era umana, lui rimaneva giovane perché
era un vampiro, perché fin da quando era nato aveva venduto l’anima al diavolo.
Si
avvicinò alla ragazza e l’abbracciò tristemente… perché lei doveva morire?
Perché lui avrebbe visto la sua morte?
Si
separò da lei e sussurrò: “Devo andare dagli Artic Song, devo informarli che
Soul e Kierin sono morti.”
“Non
credi che ti uccideranno?”
“No,
Rihardo li tratterà… vieni con me?”
“Sì.”
“Sicura?
Ricordati che sei in mezzo a vampiri…”
“Vengo
con te.”
Sorrise
dolcemente. La prese in braccio e corse verso la sua ex-gilda. Arrivò davanti
alla porta di ghiaccio, posò Amethyst a terra e aprì l’immenso portone facendo
girare gli assassins: avevano tutti facce ansiose, forse erano in attesa del
ritorno di Soul, però appenalo videro
la loro espressione divenne sorpresa e poi arrabbiata quando notarono Amethyst.
Vide
Rihardo al centro della sala accanto al trono. Strinse a sè la ragazza e camminò
verso Rihardo.
“Silver,
ti credevo morto…” sussurrò lui incredulo.
“Lo
so… Rihardo, Soul e Kierin sono morti.”
Tutti
ammutolirono e il clima divenne teso.
“Chi
è stato?” l’unico lucido era Rihardo, forse per questo era stato il capo degli
Artic Song ad aver controllato la gilda per più tempo.
“Il
Consiglio. Da quello che mi ha detto Kierin, il Consiglio li aveva chiamati e…”
“Sì,
questo lo so, Soul mi ha informato della convocazione… cos’è successo?”
“Dovevano
essere puniti: Soul per avermi lasciato in vita e Kierin per aver mentito. La
punizione consisteva nell’umiliazione assoluta: rivelare il volto. Soul si è
ribellata ed è scappata; Kierin ha provato a coprire la sua fuga, ma Trouble
gli ha tolto la sciarpa e l’ha ferito gravemente, poi ha inseguito Soul.”
“Soul
è andata da te?”
“Sì.
Poi io sono andato alla sede del Consiglio per prendere Kierin e l’ho trovato
quasi morto, così l’ho portato da Soul.”
“Aveva
ucciso Trouble?”
“Sì.
Stava aspettando la morte.”
Tutti
erano ammutoliti, non potevano crederci… Soul e Kierin morti…
“Portami
da loro.” Ordinò Rihardo venendogli incontro.
Silver
riprese Amethyst in braccio e corse verso la radura; non solo Rihardo li stava
seguendo, ma anche tutti gli Artic Song, ma nessuno faceva rumore, tutti
silenziosi come gatti.
Arrivarono
davanti ai due corpi e Rihardo si avvicinò esitante. Rimase a guardare i suoi
amici e s’inginocchiò. “Kierin Fear, sei stato un grande amico e un grande
maestro per me, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me e per la
gilda. Soul Rain, sei stata la migliore assassin che abbia mai visto in tutti
questi anni, sei stata un grande capo e grazie alle tue idee tutti noi abbiamo
cambiato mentalità. Da ora sarai ricordata come Sentinel Soul e tutti i capi
degli Artic Song avranno un nuovo titolo: Guardian. Riprendo il comando degli
Artic Song e porterò avanti i tuoi ideali: il Consiglio verrà distrutto,
lasceremo Damnedville e proveremo a coesistere con Holyville. Grazie per i
vostri insegnamenti, ragazzi, riposate in pace.”
Tutti
gli assassins s’inginocchiarono. Rihardo si rialzò e rimase immobile davanti a
Silver. “Se vuoi aiutarci nella nostra guerra sei il benvenuto.”
“Lo
farò con immenso piacere.” E s’inchinò con fare teatrale.
“Dobbiamo
chiedere l’aiuto delle altre classi.” Affermò Rihardo, probabilmente aveva già
in mente un piano perché il suo sguardo indugiò a lungo su Amethyst.
Silver
lo notò e avvicinò istintivamente la ragazza a sè. “Dobbiamo rivelare chi siamo
davvero, i crusades non ci aiuteranno mai se non li rassicuriamo.”
“Infatti,
ho un piano.”
Avanzò
titubante verso la figura al centro della radura. Era un mago rosso, seduto per
terra e intento a pensare… non era una novità, fin da quando era entrata nei
Flame of God lui andava tutti i giorni a meditare in quella radura solcata da
un piccolo ruscello e circondata da alberi. Si sedette accanto a lui e sussurrò:
“Sono tornata.”
Lo
vide aprire di scatto gli occhi e voltarsi verso di lei incredulo, forse
pensava di aver immaginato quella voce, però appena la vide la sua espressione
divenne come quella di un padre quando il figlio torna a casa. “Stavo pensando
a te… dov’eri finita? Ti ho cercata dovunque.”
“Ho
conosciuto un assassin e me ne sono innamorata.”
“Sai
che c’è una legge che vieta a noi e alle altre classi di unirsi agli assassin?”
“Sì,
per questo abbiamo deciso di fingerci morti.”
“Quindi
anche lui ricambia i tuoi sentimenti.” Affermò pensoso “Perché sei tornata,
allora?”
Lo
guardò a lungo, quell’uomo era come un padre per lei. “Mi serve il tuo aiuto.”
“Dimmi
pure.”
“Dobbiamo
aiutare gli assassins.”
“Cos’è
successo?”
“Il
loro capo e un sostituto sono stati uccisi dal Consiglio.”
Qualche
attimo di silenzio. “Gli assassin sono sempre stati la classe preferita dal
Consiglio, perché avrebbero dovuto eliminare Soul?”
“Hanno
infranto le loro leggi: Soul ha protetto me e l’assassin di cui ti ho parlato e
Kierin ha mentito al presidente del Consiglio.”
“Solo
per questo sono stati uccisi? Non mi sembrano le leggi di Holyville queste…”
“Infatti
non sono quelle di Holyville.”
Silenzio
pieno di terrore. “Gli assassin appoggiano Damnedville?!”
“Appoggiavano,
dopo quello che è successo hanno deciso di ribellarsi, per questo serve il
nostro aiuto e quello di tutte le altre gilde.”
Fire
rimase assorto nei suoi pensieri; richiuse lentamente gli occhi, poi li riaprì
guardando nella direzione dove si trovavano Silver e Rihardo. “Uscite, voglio
dei chiarimenti.”
Uscirono
entrambi e l’occhio critico del mago si fermò su Silver. “Suppongo che questo
sia il tuo amato.” Affermò rivolto ad Amethyst.
Lei
annuì e arrossì lievemente.
“Rihardo,
voglio dei chiarimenti, non posso aiutare persone di cui non conosco niente.”
“Sì,
capisco perfettamente. Noi assassin siamo sempre stati dalla parte di
Damnedville, non per nostra scelta, ma a causa della nostra natura…” silenzio
carico di suspense “noi siamo vampiri.” Tacque aspettando la reazione di Fire.
Lui
spalancò gli occhi esterrefatto, ma non urlò nè scappò, rimase lì seduto a
fissarli, forse pregando che quello fosse un incubo o uno scherzo poco divertente.
Rihardo
sembrò capire, infatti si tolse la sciarpa e mostrò i canini ben affilati.
Silver
rimase sconvolto a guardarlo, non pensava che fosse disposto ad arrivare
all’umiliazione totale per vendicare Kierin e Soul.
Fire
rimase immobile per alcuni istanti prima di alzarsi e avvicinarsi a Rihardo.
“Il Consiglio è con Damnedville?”
“Sì.”
“Allora
noi Flame of God ti aiuteremo. Convocherò un consiglio di guerra, ci servirà
tutto l’aiuto possibile.”
Alzò
una mano verso il cielo e una meteora solitaria infiammò il grigiore delle
nuvole.
Aspettarono
una decina di minuti, poi tutti i capi delle gilde arrivarono nella radura.
Zephir rimase qualche istante a fissare sconcertato Fire, poi il suo sguardo
cadde su Rihardo con il volto scoperto.
“Che
succede?” chiese Atomic notando Amethyst.
Rihardo
prese la parola: “Man, forse sarai contento della rivelazione che sto per
fare,” guardò prepotentemente il crusade “noi assassins abbiamo sempre
appoggiato Damnedville, non per nostra scelta, ma per via della nostra natura di
vampiri… il Consiglio non vi ha mai appoggiati.”
Attimi
di silenzio e il primo a riprendersi fu November: “Perché lo stai rivelando?”
“Sentinel
Soul e Kierin Fear sono morti, uccisi dal Consiglio, noi assassins vogliamo
vendicarli distruggendo Damnedville e ciò che resta del Consiglio.”
Zephir
capì finalmente il perché del volto scoperto: era disposto a tutto pur di
vendicare i suoi amici, anche rivelare la propria natura e correre in braccio
alla morte. “Voglio sapere cos’è successo, perché Soul è morta?”
“Come
avrete notato, Amethyst non è mai morta. Il Consiglio aveva affidato a Silver
la missione di ucciderla, perché poteva essere d’intralcio all’ascesa di
Damnedville; si sono innamorati a vicenda e Soul ha deciso di risparmiare la
loro vita a patto che sparissero dalla circolazione, quindi ha diffuso la voce
che fossero morti entrambi. Il Consiglio l’ha scoperto ed è stata convocata
insieme a Kierin, che l’aveva aiutata. La sua punizione doveva essere quella di
rivelare il proprio volto, umiliazione suprema per un assassin, come alcuni di
voi sapranno, quindi lei ha deciso di scappare, Kierin ha provato a coprirla,
ma è stato colpito a morte e alcuni membri del Consiglio l’hanno seguita, li ha
uccisi, ma credendo Kierin morto aveva deciso di morire assiderata. Nel
frattempo Silver aveva recuperato Kierin e l’aveva portato da lei, così è stato
fatto un rituale di unione eterna e ora di loro due rimangono solo due statue
senza vita.”
Silenzio
di tomba.
Nightmare
prese la parola: “Noi dark gunners vi aiuteremo nella vostra vendetta, non solo
perché non accetto che il Consiglio ci abbia mentiti per tutto questo tempo, ma
perché siete animati da sentimenti di devozione e amicizia verso Soul e
Kierin.”
Leyla
annuì e si voltò verso Atomic che era rimasto qualche istante immobile a
guardare Rihardo, voleva chiedere qualcosa, glielo si leggeva in faccia,
infatti dopo qualche istante domandò: “Posso vedere queste statue?”
Rihardo
sorrise e accompagnò tutti i capi delle gilde dove si trovavano Soul e Kierin.
Davanti alle due statue c’erano due assassin intenti a pregare inginocchiati a
terra, appena sentirono la mano di Rihardo poggiarsi sulle loro spalle si
voltarono e rimasero interdetti notando il suo volto scoperto. Si voltarono
sentendo la presenza di altre persone e tornarono a guardare il loro capo. “Perché
sono qui?” chiese quello alla sua destra.
“Wing
Atomic ha chiesto di poterli vedere.”
Si
alzarono lasciando intravedere le due statue. Il biancore della morte aveva
invaso tutta la loro pelle e il gelo sembrava renderla trasparente; i corpi
erano ricoperti da un leggero strato di ghiaccio che dava un’idea di tristezza
e di morte che non si addiceva alle loro persone. Atomic si avvicinò, appoggiò
il fucile sulla spalla, puntandolo verso l’alto e congiunse le mani sussurrando
qualcosa. Si rialzò dopo qualche minuto e puntò l’arma al di sopra delle statue
per sparare un colpo: il sottile strato di ghiaccio si sciolse ridonando così
un’idea di vita ai due.
S’inchinò
e si voltò verso Rihardo. “Noi destroyers ti aiutiamo con immenso piacere.”
Flick
iniziò a piangere senza ritegno, dopotutto era ancora un ragazzo e si era
affezionato molto a Soul, quella ragazza l’aveva aiutato più volte e non poteva
fare a meno di ripensare a quei momenti; il suo gesto addolcì anche il cuore di
Man che gli mise una mano sulla spalla e disse: “Non piangere ora ragazzo,
potrai farlo solo quando avremo vendicato Sentinel Soul e Kierin Fear.”
Rihardo
lo guardò riconoscente, mancavano solo pochi capi da convincere, ma sapeva che
ce l’avrebbero fatta, che tutti avrebbero superato la paura della loro natura e
li avrebbero aiutati a concludere quella guerra che ormai da troppi anni
distruggeva il paese.
Zephir
s’inginocchiò davanti alle statue per poi rialzarsi e affermare con serietà:
“Vi aiuterò nella vostra guerra, ma non mi fido di voi, quando tutto sarà
finito riparleremo della vostra natura.”
“Non
essere così duro, hanno già detto che non scelgono loro da che parte stare. Non
hanno colpa se sono nati vampiri, esattamente come tu non hai scelto di essere
nato umano loro non hanno scelto la loro natura.” Affermò Fairy proclamando così
il suo aiuto.
“Concordo
con Fairy, per questo anch’io vi aiuterò.” Annunciò November.
Damned
osservò la statua di Soul per qualche istante prima di affermare: “Mi piaceva
quella ragazza, peccato se ne sia andata così… vi aiuterò a vendicarla e a
riscattare il vostro nome.”
“A
questo punto mi vedo sollecitato ad aiutarvi. Vi fornirò i migliori maghi e io
stesso combatterò in prima fila.” Concluse Iron.
Silver
si avvicinò al portone di Damnedville: immenso, nero e dall’aria spettrale. Lo
aprì provocando un rumore sinistro; s’incamminò osservato dai demoni che si
voltavano verso di lui, alcuni s’inchinarono, altri scapparono impauriti, altri
ancora rimasero a fissarlo incuriositi e lui li liquidò con lo sguardo.
Entrò
in un vicolo e divenne invisibile, tornò indietro e azionò una leva che aprì
una porta a sinistra, un’altra per aprire quella a destra e una terza per
aprire il portone dall’altra parte della città. Corse dall’altra parte e uccise
due guardie che stavano controllando cosa fosse successo, le buttò nel fossato
e mise il pugnale sotto la debole luce del sole provocando un piccolo bagliore:
il segnale. Tutto l’esercito entrò. Si andarono a nascondere in strade
secondarie, mentre gli assassin divennero invisibili uccidendo silenziosamente
tutti i demoni che intralciavano il loro cammino verso le scale, erano solo una
decina, così gli altri decisero di pattugliare il corridoio che conduceva verso
le scale. Silver tornò indietro e sussurrò all’orecchio di Zephir che potevano
andare.
Salirono
le scale arrivando al secondo piano: era più buio del primo ed era formato da
un groviglio di corridoi tutti uguali. Silver era l’unico a sapere a memoria la
strada per arrivare al terzo e ultimo piano, quindi prese una torcia appesa al
muro e guidò tutti: destra, sinistra, dritto, destra, destra, dritto, sinistra.
Uccisero pochi demoni, quella zona non era controllata, Damnedville pensava che
fosse impossibile superare il primo piano. Salirono le scale arrivando così
davanti una porta nera come la pece.