Fratelli non di sangue

di Stardust Revolution
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue nella notte ***
Capitolo 2: *** Paura ***
Capitolo 3: *** Fratello ***



Capitolo 1
*** Sangue nella notte ***


 

 

Qualcosa era andato storto quella notte. Una notte come tante a Gotham. Erano di pattuglia , non c'era granchè di nuovo da fare. Ma  Deathstroke  comparve, all'improvviso. Iniziò un frenetico combattimento e Damian era momentaneamente da solo , Batman si era allontanato per via di un allarme comparso dall'altra parte della città prima che Deathstoke arrivasse. Due allarmi , quello più facile Bruce lo lasciò a Damian ,ordinandogli di restare lì e di aiutare gli ostaggi di una classica stupida rapina di un supermercato aperto 24 ore. Damian aveva sbuffato e protestato ,ma Bruce era già andato via con la batmobile. L'avrebbe raggiunto più tardi , si disse Damian.

Ma quel momento non arrivò mai. Damian cercò di avvertire Bruce ,ma la ricetrasmittente non funzionava , qualcosa metteva fuoriuso la ricezione.

Un salto all'indietro , evitò un calcio. Erano sui tetti e si inseguivano. Damian con le spade in mano saltava sulla sua testa , ma Slade era veloce e lo schivava. Le spade dell'uno e dell'altro si scontrarono emettendo scintille e suoni , mentre Damian imprecava tra i denti. Un calcio sul viso lo colpì e finì per scontrarsi col muro e perdere una spada che volò via chissà dove.

"Da quando vivi con lui ti sei rammollito ,ragazzino.", disse Slade avvicinandosi.

Damian si rialzò barcollando e pulendosi un rivolo di sangue che gli usciva dal naso.

"Stai zitto!", gridò e si gettò su di lui.

Riuscì a colpire Slade , ma quello con un colpo gli fece perdere anche l'altra spada , lo prese per il collo e di nuovo lo sbatté contro il muro. Damian gemette , scalciò per liberarsi. Con l'altra mano Slade alzò la spada.

"Stanotte è la tua ultima notte.".

Un fischio. Deathstroke fece appena in tempo a spostarsi. Un batarang sfiorò il suo collo e si conficcò nel muro. Damian cadde a terra, tossendo.

"Sta lontano da lui!" , esclamò una voce familiare.

"Nightwing ... ." , sussurrò Damian alzando lo sguardo.

"E' arrivato un altro uccellino , ci hai disturbati!", gridò Slade lanciandosi su Nightwing.

Il giovane schivò abilmente i suoi colpi e riuscì a fargli perdere le spade, ma venne colpito più e più volte e alla fine messo al tappeto. Slade , preso dalla collera , cominciò a prenderlo a calci e a pugni.

"Lascialo stare!" , Damian si lanciò su di lui con un grido e gli saltò al collo. Slade urlò di rabbia, afferrò il ragazzino con le mani e lo lanciò con forza. Damian scivolò lungo il tetto e si ritrovò ad aggrapparsi per miracolo ad una sporgenza.

"Robin!" , gridò Dick mentre cercava di liberarsi dalla presa di Slade. Ci riuscì dandogli un calcio nello stomaco e balzando velocemente fuori dalla sua portata come solo lui sapeva fare , con le sue movenze sinuose di chi mai aveva dimenticato il suo passato.

"Dammi la mano!" , Dick afferrò Damian per una mano e stava per tirarlo su. Ma anche Slade era veloce. Dick fece in tempo a voltarsi e a muoversi appena. Una lama gli trapassò un fianco. Gridò. Anche Damian gridò.

"Non muoverti uccellino , altrimenti mi fai mancare la mira." , sussurrò Deathstroke.

Alzò la lama di nuovo e stavolta avrebbe centrato l'obbiettivo.

Ci fu un esplosione. Deathstoke cadde giù dal tetto , superando Nightwing e Damian. Damian lo guardò cadere , ma sapeva che non sarebbe morto. Sicuramente.

Dal fumo dell'esplosione uscì Batman.

"Padre!", gridò Damian.

Bruce corse da lui , ancora penzoloni nel vuoto , tenuto stretto dalla mano di Dick.

"Damian!" , Bruce aiutò Dick a tirare su il figlio , "Che è successo?!Perché non rispondevi alle chiamate?!".

Ma gli occhi di Bruce caddero sul pavimento che si stava colorando di un rosso scuro.

"E' ferito , quel bastardo l'ha ferito!" , gridava Damian cercando di premere sulla ferita di Dick. Le sue mani si lordarono immediatamente di sangue. Lui se le guardò per un attimo. Poi i suoi occhi andarono a cercare quelli del padre. E Bruce lesse la totale disperazione nello sguardo del figlio.

"Dick , mi senti? Sta tranquillo , andrà tutto bene.", disse al ragazzo e lo prese in braccio, "Dobbiamo fare presto.", disse infine rivolgendosi al figlio.

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Capitolo 2
*** Paura ***


 
Dick aprì appena gli occhi. Si sentiva leggero. Sentiva un suono costante. Poi delle voci lontane. Capì: era steso sul sedile posteriore della batmobile. Le voci appartenevano a Bruce e a Damian , ma non capiva cosa dicessero. Non poteva muoversi, un dolore lancinante al fianco gli annebbiava e gli risvegliava la mente di continuo , torturando i suoi sensi. Sentiva nel naso l’odore del sangue. Sentiva le mani e i piedi gelidi. Sentiva la paura afferrargli lo stomaco. Ma poi sentì di nuovo la voce di Damian. Anche se lontana sembrava agitata , spaventata. Ricordò cosa fosse successo. Deathstroke. Damian che stava per cadere. Lui che l’aveva afferrato e … e poi l’aveva tirato su assieme a Bruce. Si. Era andata in quel modo. Fin lì ricordava. Si sentì sollevato all’improvviso : Damian stava bene , ed era quello che contava.
 
“Allora?” , Damian guardava prima Alfred e dopo Dick. Quest’ultimo era steso nel letto , al braccio una flebo attaccata alla quale c’era una sacca di sangue , ancora privo di coscienza.
“Tranquillo , signorino Damian , è fuori pericolo. La ferita è profonda , ma è un miracolo che non sia grave tanto quanto sembrava.” , sorrise il maggiordomo.
Bruce sospirò , portandosi una mano tra i capelli.
“Damian , perché non mi hai risposto prima?” , disse rivolgendosi al figlio.
“Non è che non ho voluto. Non ho potuto.”, disse togliendosi finalmente  la maschera dal viso, “La ricetrasmittente non funzionava. Deathstroke deve aver fatto qualcosa per metterla fuori uso.” , disse.
Bruce annuì.
“Capisco.”.
“Ma lui … lui che ci faceva lì? Come ha fatto a trovarmi?”, disse Damian indicando Dick.
“Ti teneva d’occhio.” , ammise Bruce.
“Cos…!” , Damian imprecò tra i denti , voltò le spalle al padre e incrociò le braccia.
“Prima che tu inizi a gridarmi contro … non gliel’ho detto io di seguirti , l’ha deciso da solo. E ha fatto bene a quanto pare.”.
Damian si voltò , guardò per un attimo il padre e poi di nuovo Dick. Infine abbassò il capo.
“E’ stato uno stupido a seguirmi. Guarda come si è ridotto.”, borbottò tra i denti il ragazzino.
Bruce sospirò e gli si avvicinò , poggiandogli una mano su una spalla.
“Damian. Non è stata colpa tua , va bene?”.
“Sono stato distratto e lui per non farmi cadere giù ha preferito prendersi il colpo di Slade.”.
“Non avrebbe mai lasciato che tu cadessi.”.
“… lo so.”.
 
 
Dick era avvolto nel più completo silenzio. Sentiva solo il suono del suo respiro. Aprì gli occhi. Era tutto buio , tranne che per la fioca luce che arrivava dalla lampada del comodino. E si rese conto che il suo non era l’unico respiro presente nella stanza. Arrotolato accanto a se , sopra le coperte , c’era Damian , addormentato.
Dick trattenne il fiato per un attimo per la sorpresa. Cercò di mettere in sequenza quello che ricordava. Ah , giusto. Lo scontro , la ferita. La ferita. Si portò una mano sul fianco. Era fasciato. Gli doleva. Ma non così tanto. Si sentiva intontito. Sicuramente Alfred gli aveva iniettato degli antidolorifici.
Tornò a guardare Damian: quando dormiva sembrava sempre così indifeso , così normale. Dick sorrise dolcemente e gli accarezzò delicatamente i capelli con una mano. Il ragazzino ebbe un brivido e aprì gli occhi.
“Dick!” , esclamò vedendo l’altro sveglio.
“Shh , non svegliare tutta la villa.” , gli disse il ragazzo portandosi un dito sulle labbra.
“Ti sei svegliato , finalmente! Come ti senti?”, gli chiese Damian sedendosi sulle ginocchia.
Dick si strinse nelle spalle.
“Un po’ intontito.”, rise , “Che cosa mi ha iniettato Alfred?”.
“Sangue.”.
“Cosa?”.
“Hai perso troppo sangue e , dopo che ti han ricucito la ferita hai avuto bisogno di una sacca di sangue.”
“Oh.” , Dick si guardò il braccio dove prima doveva esserci la flebo , “Ma che ore sono?”.
“Sono le quattro del mattino. Hai dormito per tre giorni.”.
“Che?! Tre giorni?! Non mi sembrava fosse passato tanto tempo.”.
Damian annuì lentamente col capo , guardandosi le mani. Dick percepì il suo disagio.
“Ehi. Mi spiace. Di aver fatto preoccupare tutti. Di averti fatto preoccupare.”, gli disse.
“Mio padre me l’ha detto , che hai voluto seguirmi l’altra sera. Vuoi spiarmi o cosa?”, sussurrò Damian mezzo imbronciato.
“No, no … volevo solo … non so. Qualcosa mi ha detto di farlo.”.
Damian annuì di nuovo.
“E quel qualcosa aveva ragione … .”, sussurrò ancora più piano.
“Come?” , chiese Dick.
“Grazie per avermi salvato da Deathstroke.” , disse infine il ragazzino.
Dick lo guardò e gli poggiò una mano su una guancia. Gli occhi di Damian fuggirono.
“Mi spiace di averti spaventato.”, gli disse il ragazzo ,col suo sorriso triste.
“Non mi hai spaventato.” , rispose Damian.
“Si ,invece. Eri preoccupato , non fare finta di niente.” , rise Dick.
Damian mise il broncio , ma poi annuì.
“Avevo le mani sporche del tuo sangue. Che non si fermava. La batmobile era sporca del tuo sangue. Bruce ha dovuto lavarla. I tuoi parametri vitali erano fuori scala. Non ti risvegliavi. Ovvio … che fossi preoccupato. Se saresti morto solo per me … bhè , ti avrei resuscitato e poi ucciso di nuovo.”.
“E’ così che si parla.” , sorrise Dick , “Adesso però … è ancora notte … e mi sta tornando un gran sonno. Vieni qui , sotto le coperte , fuori prenderai freddo.”.
Damian esitò per qualche istante , ma poi si mosse e si infilò sotto le coperte , raggomitolandosi accanto al ragazzo. Era vero , là sotto era più caldo.
“Dormiamo un altro po’ , va bene?” , gli disse Dick allungando una mano e spegnendo la luce della lampada. Damian annuì nel buio. Sentì il respiro di Dick farsi subito pesante. Si era addormentato in pochi istanti. Forse era ancora messo k.o. dagli antidolorifici e da tutto il resto. Chiuse gli occhi. Non avrebbe mosso un muscolo per non disturbare Dick.

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Capitolo 3
*** Fratello ***


Fuori gli uccelli cinguettavano lieti. Un sole pallido faceva capolino ogni tanto da delle nuvole grigie. Damian si svegliò. Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò il viso di Dick davanti a se. Il ragazzo dormiva ancora. Allungò gli occhi sull’orologio: erano appena le nove. Dick aveva allungato un braccio su Damian durante la notte , e il ragazzino ora trovava difficile muoversi. Restò allora per qualche istante fermo , il braccio del ragazzo che lo avvolgeva , quasi in un abbraccio. Era una bella sensazione. Essere avvolti dal calore delle coperte e dal calore di qualcuno quando fuori fa freddo. Il calore di qualcuno. Forse troppo?
Damian allungò una mano sulla fronte di Dick: bruciava. Si tirò su e il ragazzo si svegliò al suo movimento.
“Damian… ?” , sussurrò.
“Dick , scotti. Credo ti sia salita la febbre durante la notte.” ,gli disse Damian.
Il ragazzo si portò una mano sulla fronte e tra i capelli un po’ bagnati di sudore , poi gemette irrigidendo i muscoli e stringendo i denti.
“Ehi, stai bene?”, Damian saltò giù dal letto con un balzo.
Dick si portò una mano sul fianco.
“Ma che bel risveglio … .” , sussurrò tra i denti.
“Aspetta , vado a chiamare Alfred!” ,disse Damian correndo fuori dalla stanza prima che Dick potesse dire qualcosa.
Al piano di sotto  Bruce stava facendo colazione mentre sbadigliava. Era rientrato leggermente prima del solito dalla pattuglia notturna e aveva dormito quelle quattro ore che per i suoi standard era come se fossero state otto. Sentì i passi svelti di Damian che scendeva le scale.
“Damian , sei sveglio.” , lo salutò  Bruce , voltandosi.
“Dick ha la febbre!”, esordì il ragazzino.
Alfred si affacciò dall’altra stanza , tra le mani i piatti bagnati.
“Davvero?”.
Damian annuì. Bruce salì le scale seguito dal figlio e da Alfred. Quando entrarono nella stanza Dick era raggomitolato su un lato. Vedendoli arrivare alzò il capo dal cuscino.
“Buongiorno a tutti.”, sorrise stancamente.
Bruce gli si avvicinò e lo accarezzò sulla testa.
“Damian ha ragione. Scotti.”.
“Sto bene.”, sorrise Dick.
“Non dire stronzate , per favore.”, intervenne Damian.
Alfred gli misurò la febbre e iniziò a bagnargli la fronte con un panno freddo dopo che ebbe dato un’occhiata alla ferita sul fianco.
“La ferita è ok , la febbre non è dovuta ad un’infezione, state tranquilli. Deve solo riposare ,signorino Richard.” , gli disse Alfred, con quel suo tono sempre rassicurante.
“Sono tre giorni che riposo , mi pare.”, protestò Dick.
“E a riposo resterai.”, lo ammonì Bruce.
Dick si strinse nelle spalle , quando Bruce usava quel tono non ammetteva repliche, mai.
“Come mai tu sei già sveglio , piuttosto ?”, gli domandò il ragazzo.
“Ho un’intervista oggi , quindi starò fuori per gran parte della giornata.”, spiegò Bruce.
“Mh, giornataccia.”, ridacchiò Dick.
“Già. Ti lascio nelle mani di Alfred.”, disse mentre usciva dalla stanza , “E , mi raccomando , anche nelle tue , Damian.”, sorrise al figlio prima di uscire.
 
Dick era sdraiato sul fianco sano, teneva una mano sulla ferita  l’altra sotto il cuscino. Sulla fronte il panno bagnato. Ogni tanto Damian glielo bagnava e glielo rimetteva a posto.
“Non hai niente di meglio da fare?”, gli domandò Dick aprendo gli occhi.
“Mio padre non c’è , lo sai. E … anche se ci fosse no, non avrei niente di meglio da fare. E non posso allenarmi con nessuno se lui non c’è e tu sei fuori uso.”.
“Potresti allenarti con Alfred. Non sembra , ma ci sa fare.”, rise Dick, ma gemette per via del dolore al fianco.
“Vuoi un altro antidolorifico?”, gli domandò Damian.
“No. Non ti preoccupare.”.
“Allora dormi un altro po’. Ok?”.
Gli occhi dei due si incrociarono per qualche istante. Dick sorrise, annuì e chiuse i suoi.
 
 
Il pubblico lo acclamava. Acclamava lui e i suoi genitori. Era lassù, in alto , poteva quasi toccare la sommità del tendone da circo dai mille colori. Poteva sentire le grida della gente , felice ed entusiasta. Poteva vedere sua madre e suo padre volteggiare in aria, come due splendidi aironi. Eleganti , sicuri , sorridenti. Sua madre e suo padre erano bellissimi. E lui era lassù che li guardava , aspettando il suo turno. Che mai arrivò. La corda si spezzò , i due persero la presa e caddero. Caddero. Caddero. Caddero. La caduta non si fermava , il baratro sembrava essere sempre più profondo , sempre più oscuro. Lui aspettava l’orrendo rumore dei corpi che si schiantavano al suolo , ma quel rumore non arrivava e lui poteva solo restare lassù, appollaiato come un uccellino terrorizzato , a fissare i suoi cadere senza mia raggiungere il pavimento , in un buio che li inghiottiva e inghiottiva anche lui. In un grido senza fine.
Poi eccolo. Il pavimento. Lo schianto.
 
Si alzò di scatto gridando , il cuore in gola, gli occhi sbarrati , la pelle sudata , la ferita che gli pulsava , la testa che gli pulsava. Nelle orecchie quel rumore , lo schianto dei corpi dei suoi genitori che , oramai inerti , giacevano sul pavimento. Poi una voce. Era Damian. Il ragazzino lo chiamava a gran voce , tenendolo per un braccio. Sembrava spaventato anche lui. Allora Dick smise di gridare , si forzò e serrò la mandibola.
“Che diamine ti prende!?”, gli stava dicendo Damian , ma smise subito di alzare la voce  perchè vide che il ragazzo stava piangendo. Dai suoi begli occhi blu scendevano copiose lacrime che andavano a mescolarsi con le gocce di sudore.
“Che cos’hai? Hai avuto un incubo?”, la voce di Damian si fece più quieta.
Dick si portò le mani sul viso e tornò lentamente a stendersi. I suoi capelli ricaddero sul cuscino candido. Restò per qualche istante così, col volto coperto dalle mani , piangendo in silenzio. Damian non sapeva che fare , gli sfiorò appena un braccio e Dick scostò una mano.
“Scusami. Non volevo  spaventarti. Di nuovo.”, gli disse, ma senza il suo solito bel sorriso.
“Che cosa hai sognato?” , gli domandò Damian sedendosi accanto a lui , sul letto.
“I miei genitori. Che cadevano dal trapezio. Ma il pavimento non c’era . Cadevano in questo … burrone nero e infinito. E io li guardavo cadere dall’alto … aspettando che arrivassero a terra … ma la terra non c’era. E mia madre gridava. E io gridavo. Poi lo schianto.” , la sua voce si incrinò , chiuse gli occhi , stringendoli forte. Altre due lacrime gli rigarono il viso pallido e sudato.  
Damian voleva dire qualcosa , ma non gli venivano le parole.
“I tuoi genitori … com’erano?”, gli uscì solamente dalle labbra.
Dick allora riaprì lentamente gli occhi , guardandolo.
“Erano … gentili. Amorevoli. Dolci. Mi hanno insegnato l’amore e il rispetto. Mi hanno insegnato la gioia di vivere e di volare.” , disse mentre piangeva.
“Dovevano essere due belle persone … .”, disse Damian.
Dick sorrise tristemente.
“Si. Lo erano. Lo erano.”.
“Deve essere bello crescere con due genitori così. Che ti vogliono bene.” , sussurrò Damian guardando il pavimento.
“Tuo padre ti vuole bene , Damian. E hai ancora la possibilità di stare con lui. Sei fortunato”, intervenne subito Dick.
“Lo so. Ma è diverso. Intendo … mi chiedo come è vivere in una famiglia … normale.”.
“Ehi , la mia non era poi così normale. Vivevamo nel circo e del circo.” , sorrise il ragazzo.
“Sai cosa intendo … crescere con una madre e un padre , tutti assieme , che si amino … che ti amino. Non dover scegliere , non dover ... .”, Damian si zittì. Nella stanza cadde il silenzio.
“Lo so che per te è stato ed è difficile. Ti hanno rubato l’infanzia , non sei mai stato un bambino , non hai mai potuto essere spensierato.” , fu Dick a rompere quel silenzio soffocante.
“Ho sempre dovuto dimostrare di essere qualcosa … qualcuno. A volte però … io … vorrei solo … solo … .”.
“Vorresti solo essere te stesso. Giusto?”.
Damian si voltò. I suoi occhi si incrociarono con quelli del ragazzo steso sul letto. Di nuovo il silenzio, ma stavolta era  diverso. Damian annuì.
“Esatto. Come fai a saperlo?” , gli chiese.
“E’ la stessa cosa che provavo io quando all’inizio stavo con Bruce. Insomma … Batman … e io ero Robin. Come dovevo fare per compiacerlo? Come dovevo fare per non essere da meno , per raggiungerlo o , perlomeno , per non intralciarlo e essergli utile? Come potevo essere quello che lui voleva? Ma nemmeno io sapevo cosa voleva , cosa io volevo. Non sapevo chi ero. Mi sentivo confuso. Lo so che non è la stessa cosa ma … forse è simile a come ti senti tu.”.
Damian annuì di nuovo.
“Si. E’ simile.”, ammise.
“Damian. Voglio che tu sappia una cosa : a me non importa chi tu sia.  Non mi importa se sei un Al Ghul , travagliato o se sei figlio di Bruce Wayne. Sei Damian. E basta.”.
Damian si sentì gelare il sangue per un momento. Una sensazione forte gli strinse il petto.
“E … chi è Damian?”, sussurrò.
E Dick sorrise.
“E’ tutto quello che desidera essere.” , gli disse.
Il ragazzino voltò il viso , trattenendo le lacrime con tutte le sue forze. Dick era ferito. Era stanco . Era perseguitato dai suoi incubi. Eppure trovava sempre le parole giuste per lui. Sempre. Dick Grayson non era come gli altri.
“Tu sei diverso.”, gli disse all’improvviso.
“Come? In che senso?” , fece Dick , non capendo.
“Sei diverso da tutti gli altri che ho conosciuto. Mi dici quello che devo fare , è vero , e spesso questo mi fa arrabbiare. Certe volte vorrei picchiarti.”.
“Anche io , anche io.”, rise Dick.
“Però sei diverso. Tu sei sempre gentile alla fine. Forse lo sei perché te lo hanno trasmesso i tuoi genitori. L’hai detto tu che erano gentili , amorevoli … dolci.”.
Di nuovo i due si guardarono. Dick sorrise , commosso.
“Oh , Damian. E’ vero che molte cose ci vengono trasmesse dai nostri genitori , ma tante altre ce le abbiamo noi dentro. E credo che tu dentro di te abbia tanto. Dovrai solo tirarlo fuori , a mano a mano.”.
Dick sollevò una mano e lo accarezzò sul viso. Damian lo lasciò fare.
“Bruce non è un cattivo padre. Però credo che se ne avessi uno normale … uno che non fosse Batman , di una famiglia comune … credo che sarebbe come te.” , disse il ragazzino.
Dick sorrise.
“Sono giovane , non voglio avere ancora figli. Però … ho molti fratelli sai. Puoi essere uno di loro se ti accontenti.”.
Damian lo guardò  e gli sorrise.
“Si.”, disse , “Come fratello va bene.”.

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