Farewell

di thembra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lonely goodbye ***
Capitolo 2: *** lost soul ***
Capitolo 3: *** Discovery Him/Her ***
Capitolo 4: *** Trust me! ***
Capitolo 5: *** Confusion ***
Capitolo 6: *** From bad to worse ***
Capitolo 7: *** Two souls in one person ***
Capitolo 8: *** I wasn't there ***
Capitolo 9: *** The hoping soul... ***
Capitolo 10: *** The other she ***
Capitolo 11: *** time break ***
Capitolo 12: *** A painfully sudden goodbye ***
Capitolo 13: *** Goodbyes are not forever ***
Capitolo 14: *** World of knowledge, knowledge of World ***
Capitolo 15: *** understanding the past, changing the future ***
Capitolo 16: *** Full Darkness ***
Capitolo 17: *** Develop ***
Capitolo 18: *** Sometimes the past must not be let gone ***
Capitolo 19: *** Know the truth ***
Capitolo 20: *** The day after ***
Capitolo 21: *** She doesn't have to ... ***
Capitolo 22: *** How do you know it? ***



Capitolo 1
*** Lonely goodbye ***


  
 
 
Nei suoi occhi si specchiava l’immensa luce del sole che all’apice del suo ciclo diurno splendeva da oltre le vette più alte dei monti Paoz irrorando di luce le terre dell’est.
Tuttavia, essi non bruciavano né la retina  né la pupilla.
 
Il suo sguardo fisso al cielo, nonostante l’accecante luce dell’astro riusciva a distinguere benissimo ogni linea o contorno del paesaggio, dalle fronde degli alberi che frusciavano alla lieve brezza estiva e gettavano le loro irregolari ombre a terra ai massi bianchi e lisci che spuntavano dai prati ed ogni singolo filo d’erba che sembrava enorme tronco tanto era vicino ai suoi occhi.
 
I suoi occhi vedevano ed elaboravano tutto ciò che in essi si rispecchiava, i pensieri al contrario erano sconnessi e confusi, interrotti a sprazzi dall’apparire di immagini che come fotogrammi in un video interrompevano la monotonia della sua cupa confusione con volti che corrispondevano a nomi, a sentimenti e a legami.
 
Goku…Go-han…Gote-n
 
Tre volti dalle buffe capigliature, tre coppie di occhi neri come la pece ma pieni di buoni sentimenti e forza e coraggio e…voglia di vivere ogni attimo di vita…
 
Suo marito e i suoi figli…la sua famiglia il più bel tesoro in suo possesso, tre sorrisi unici e sinceri, stretti abbracci e teneri contatti.
 
Goku
 
L’amore della sua vita, sempre lontano e desiderato, sempre amato e ricordato…
 
Goku….
 
“Mamma guarda! Guarda!!”
 
E Gohan…la sua luce più bella e orgoglio senza pari.
Un calore all’anima che ancora l’avvolge al ricordo di quel lontano giorno d’aprile quando le era arrivato a casa fradicio da capo a piedi  ma felice d’esser riuscito a salvare dalla furia delle acque del rio che scorreva a valle, una piccola pavoncella che teneva dolcemente fra le mani e che una volta asciugata e nutrita era volata via al levarsi del vento.
 
Gli occhi le si velano ma le lacrime non riescono a scendere.
C’e qualcosa che le blocca, un qualche sigillo che ancora non è stato sciolto.
E la guancia che tocca il prato è umida e pizzica mentre quella rivolta al sole scotta e brucia.
 
Oltre i primi fili d’erba vede la punta delle proprie dita ma non riesce a scatenare l’impulso per fare in modo che esse si muovano, le vede sbucare chiare come porcellana da oltre il livello dell’erba del prato, sono ferme e…gelide.
 
 
“Perché io non ce l’ho un papà?” due occhi umidi di lacrime innocenti “è forse arrabbiato con me mamma?” il labbro superiore tremante che copre quello inferiore nel cocciuto tentativo di trattenere le lacrime, il suo cuore di mamma che manca di battere a quella vista straziante“Perché non l’ho mai incon-”
 
Goten…
 
Aveva interrotto quelle domande gettandosi a terra per stringere forte quel suo piccolo bimbo al proprio petto e asciugargli le lacrime che gli pizzicavano gli occhi,  per sedare l’angoscia e la tristezza provocata dalle prese in giro dei bambini del villaggio a valle.
 
“Oh Goten! Certo che ce l’hai il papà… è l’uomo più forte coraggioso buono e meraviglioso di tutto l’universo!”
“E allora perché io non l’ho mai visto? Se è davvero così buono perché non-”
“Perché da dove si trova adesso è difficile andar via ma non temere, presto lo incontrerai ”
“Come fai a dirlo mamma?”
“Me l’ha promesso”
“Uh?”
 
Gli occhi confusi del suo secondogenito la fecero commuovere.
Abbassando il viso gli baciò la testa chiudendo gli occhi al contatto coi suoi capelli così simili a quelli del padre.
 
“Ha promesso che sarebbe sempre tornato.”
 
Gli aveva infine baciato gli occhi e lo aveva cullato dolcemente finché si era addormentato; quella stessa sera a cena Gohan, appena rientrato dal suo primo giorno di college aveva annunciato il ritorno di Goku in occasione dell’ennesimo torneo mondiale di arti marziali.
 
 
Il pianto silenzioso provocato da quella triste memoria scendeva in mille stille dai suoi occhi di onice ormai rassegnati.
Il sole che stava guardando in quel momento e che avrebbe dimenticato non appena chiusi gli occhi sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto da viva.
 
Sorrise piano, Goku, Gohan e Goten però non li avrebbe scordati mai.
 
Lentamente le pupille risalirono verso l’alto accompagnate da quella solida certezza e dal lento ultimo sospiro che rilasciarono le sue labbra. Non aveva alcun rimpianto.
 
Bugiarda…
…se solo fosse stata più forte.
 
Una luce bianca l’avvolse e tutto divenne silenzio.
 
…………………..
 
 
Da tutt’altra parte, nella città dell’ovest chiamata ora Satan city all’Orange College si stavano svolgendo i campionati studenteschi di atletica leggera.
Gohan, trattenendo praticamente il 99.9%  della sua potenza stava cercando la concentrazione necessaria per decidere in che modo prendere la rincorsa per effettuare il salto in alto, le sue mani stringevano salde l’asta che lo avrebbe aiutato nell’ascesa, sua unica alleata dal momento che non avrebbe usato le sue straordinarie capacità quel giorno; lo aveva promesso a Videl e inoltre glielo imponeva la sua innata correttezza.
 
 
Chiuse gli occhi inspirando ed espirando attendendo il fischio dell’arbitro per scattare.
Una volta udito ciò,  l’unico suono che le sue orecchie registrarono fu lo schiocco dello stacco che i suoi piedi ebbero dal terreno, poi il respiro, il fluire del sangue nelle proprie vene e….
 
A pochi passi dalla linea di stacco posizionò l’asta lasciandola ricadere in mondo da farla incastrare esattamente nel punto esatto; trovandosi bloccata e sforzata dalla sapiente mossa di Gohan questa si piegò dando lo slancio necessario al ragazzo per permettergli di balzare in aria ed effettuare il salto.
 
I suoi timpani ripresero a registrare i rumori nell’esatto momento in cui il suo corpo atterrò nel morbido materasso.
Dalle grida e dagli applausi doveva aver fatto un bel lavoro.
Sorridendo si rimise in piedi togliendosi dalla traiettoria del concorrente che stava per partire.
 
Voltandosi cercò Videl tra la folla ricambiando il pollice alzato che ella gli stava rivolgendo mentre piano si dirigeva verso di lei per prendere l’asciugamano che teneva fra le braccia.
 
Man mano che la distanza fra loro due si azzerava nuovamente i suoi sensi andarono indebolendosi e non perché stava trattenendo il suo ki, semplicemente stavolta il suo organismo stava reagendo da solo a degli stimoli che captava involontariamente dalla volontà del ragazzo: una scia di brividi  gelidi lentamente lo invase intorpidendogli la schiena risalendo dal bacino fin sotto alla nuca.
Era una sensazione quella che non provava da anni e che aveva quasi dimenticato esistesse, una sensazione che…
 
Mancò di prendere l’asciugamano dalla mano stesa di Videl una volta realizzato cosa significassero quei brividi.
 
Dal mondo era appena svanita un’aura fin troppo bene conosciuta.
Osservò attonito la massa bianca dell’asciugamano cadere a terra sui propri piedi rifiutandosi di elaborare quel concetto appena appreso.
 
Non poteva essere vero, l’aura che era svanita era l’energia che aveva sentito costantemente per tutti quegli anni da che aveva imparato a percepire il Ki altrui.
Ora essa era cessata come di colpo s’interrompeva il rumore dello scroscio dell’acqua del rubinetto una volta chiusa la manopola.
Sbarrò gli occhi irrigidendosi con lo sguardo ancora fisso a terra.
 
‘Ma-mamma!’    Gridò quella parole nei propri pensieri
 
“Gohan?”
 
La voce spaventata di Videl lo costrinse a guardarla negli occhi, pure lei aveva in viso un’espressione confusa, che anche lei l’avesse sentita?
 
“…tua madre!?”
 
 
Non riuscì ad annuire, tutto ciò che fece fu lasciare che il suo istinto agisse al posto suo e senza nemmeno accorgersene, stava ora guardando la città muoversi nel suo frenetico ciclo giornaliero mentre i suoi poteri lo portavano volando a tutta velocità verso quella casetta sperduta nel folto dei monti Paoz dove era custodita la sua più preziosa gemma.
 
Videl shockata si ritrovò col naso per aria a guardarlo svanire ad una velocità spaventosa.
Guardandosi intorno constatò che per fortuna nessuno si era accorto di nulla dal momento che le gare erano ancora nel vivo.
Avrebbe voluto seguirlo ma non sarebbe stato giusto.
 
…………….
 
 
Trunks non capiva. E da genio quel’era odiava quando non capiva qualcosa perché lui in genere capiva sempre tutto.
Fino a due secondi fa si stava allenando come ogni mattina col suo migliore amico di sempre nell’area allenamento della Capsule Corporation che sua madre aveva ideato apposta per lui e Goten quando d’improvviso quest’ultimo era impallidito proprio mentre lui, messo alle strette da una serie di ottimi attacchi combinati, gli stava sferrando un potentissimo pugno che Goten era riuscito ad evitare per un soffio.
Lo sguardo di puro terrore che il suo amico gli aveva rivolto per un attimo lo aveva portato a credere di essere riuscito a prenderlo alla sprovvista dal momento che erano anni che oramai non ci riusciva più; allenandosi insieme da così tanto tempo il loro livello pur avanzando velocemente, anche grazie agli allenamenti con Gohan e suo padre Vegeta, era arrivato ad una quota di assoluta parità fra loro due e di conseguenza per Trunks era diventato difficilissimo riuscire a stupire il suo amico con attacchi a sorpresa.
Quando stava per lasciarsi sfuggire un sorriso di soddisfazione aveva percepito nell’aura del suo amico che lo spavento e la preoccupazione che provava non aveva nulla a che fare con la loro disputa ma con qualcosa di molto, molto più importante.
 
“Goten che hai? Ti fa male la pancia?”
 
La sua preoccupazione era andata subito lì. Dal momento che Goten si era fermato a dormire a casa sua ed aveva mangiato da loro aveva creduto ad un attacco di mal di stomaco perché sapeva bene che il piccolo Son non era molto abituato alla cucina di sua madre e spesso, i cibi congelati o da catering che ella cucinava loro gli erano indigesti.
Come non capire, del resto lui stesso aveva avuto parecchie occasioni per assaggiare la cucina di Chichi che al contrario di quella di Bulma era infinitamente più buona sana ed equilibrata.
 
Il fiume di congetture e pensieri che gli frullavano in testa si arrestò nel veder cadere la prima chiara lacrima dall’occhio del suo amico.
 
“Goten?”
“Haaaaaaaaah!!”
 
Con un urlo che gli fece arricciare i timpani Goten ricorse alla trasformazione in super sayan e veloce come una saetta scappò via da lì lasciando Trunks totalmente inebetito con gli indici premuti forte sulle orecchie.
 
“Il bagno è di là !!”
 
Nella sua geniale innocenza lui ancora credeva ad un attacco di mal di pancia.
 
Fuori dall’area allenamento, all’interno della camera gravitazionale Vegeta osservò silenzioso l’allontanarsi di quell’aura in tumulto.
Aveva percepito anche lui quel silenzioso e solitario addio e di colpo aveva interrotto il proprio allenamento;  il livido che gli percorreva trasversalmente l’addome era la prova di come la sorpresa di quella sparizione lo avesse distratto permettendo al laser dei congegni che si allenava ad evitare di colpirlo.
Passandosi l’asciugamano sul viso sospirò dirigendosi al pannello di controllo per spegnere tutto ed uscire da li.
 
Doveva avvertire Bulma.
 
…………………..
 
 
 
Quando i suoi piedi finalmente toccarono terra la vista che gli si presentò davanti non mostrava nulla di anomalo, il camino della chiara cupola bianca della cucina di casa loro fumava a pieno regime e anche sulle due casette in legno che la circondavano non c’erano segni di sfondamento o elementi che portassero a pensare ad un attacco.
Il prato che aveva tagliato alcuni giorni prima ammantava tutto di verde ed i cespugli di bacche rosse che delimitavano l’orto erano stracolmi dei prelibati frutti già quasi maturi.
 
Cominciò a muoversi con calma ispezionando i dintorni concentrandosi nell’avvertire eventuali auree nemiche.
Tutto ciò che percepì fu il Ki di suo fratello, immobile e…gelido.
Doveva trovarsi dall’altra parte della casa.
Senza scomodarsi a camminare nuovamente si levò in aria coprendo la minima distanza che lo separava da Goten.
Non appena superata l’altezza della cupola la vista lo tradì.
 
Goten se ne stava immobile seduto di spalle, oltre il suo piccolo corpo rannicchiato poteva scorgere la sagoma a terra di sua madre.
 
Ma quella vista non poteva essere vera, stonava troppo.
Se Chichi fosse stata realmente a terra, come continuava a vedere ora che lentamente atterrava alle spalle del fratellino, Goten sarebbe stato preso dall’isterismo o dai pianti e non se ne sarebbe stato immobile in quella posa statica; avrebbe gridato cercando di scuotere quel fragile corpo che vedeva immobile a terra, non sarebbe rimasto seduto a guardarla in quel modo, senza mostrare la benché minima emozione perché Goten viveva per Chichi, lei era il suo mondo, il suo universo la sua forza e la sua….vita.
 
“Goten? Che è successo?”
 
Niente, la piccola forma rimaneva immobile e muta.
 
“Goten che ha la mamma?”
 
Gli arrivò di fianco e prima di sincerarsi delle condizioni di lei decise di abbassarsi e vedere che aveva il piccolo.
Flettendo le ginocchia si sedette chinando il viso per guardarlo in volto.
 
Prese paura.
 
Gli occhi sbarrati e vacui di Goten sembravano quelli degli enormi pesci che pescavano una volta privati della vita.
 
 Erano inespressivi, esageratamente dilatati e…privi di ogni luce o riflesso.
 
“Goten?”
“L’ho trovato in quello stato da che sono arrivato qui.”
 
Immediatamente Gohan scattò in piedi udendo quella voce.
Girandosi si trovò faccia a faccia con Junior, nei suoi occhi un’immensa tristezza.
 
“Ho fatto un giro qui attorno ma non ho visto nessuno…solo cervi e daini…”
“Che è successo qui?”
 
La sua voce sembrò aliena persino alle proprie orecchie, era flebile, tremante…costernata.
 
“Gohan…”
“Che cosa?! Arrivo qua, e trovo mio fratello in quello stato…di fronte a mia madre!…a terra!…priva di sensi e…”
 
Gli occhi di Junior si chiusero a quelle parole d’innocente omissione; sapeva benissimo che Gohan doveva aver compreso la verità, solo…si rifiutava di accettarla.
 
“…non è priva di sensi Gohan…”
“Ngh…”
 
Lo spirito del namecciano vibrò d’agonia reagendo a quel singhiozzo, l’aura che percepiva in Gohan era pura tortura, era terrore e confusione; nemmeno quando gli aveva comunicato della morte di suo padre che lui era solo un bambino aveva reagito così.
 
Prese fiato facendosi forza per pronunciare le parole giuste.
 
“…è morta.”
 
Non vi fu, sull’intero pianeta luogo, antro o angolo o valle o fiume o mare o lago , risparmiato dalle vibrazioni che la reazione di Gohan scatenò a quelle due parole.
 
Goten in tutto quello rimase immobile a vegliare sul corpo senza vita della sua adorata mamma.
L’aveva capito subito che gli occhi chiusi di lei non si sarebbero mai riaperti anche se l’avesse chiamata, se avesse pianto o l’avesse scossa.
E lui sapeva che anche se era solo un bambino, un bravo bambino, come gli aveva sempre ripetuto la sua mamma, anche se era forte e si era sempre comportato bene, anche se tutto quello fosse stato ingiusto e sbagliato, gli occhi della sua adorata mamma non si sarebbero mai più aperti.
 
C’erano le sfere del drago, e quel loro potere in grado di riportare in vita le persone tutte le volte che si voleva ma sapeva che se la causa della morte era naturale quel desiderio non poteva essere concesso.
Sul corpo della sua mamma non c’erano ferite quindi non era stata attaccata.
Il destino aveva semplicemente deciso che per lei era giunto il momento di morire e gliel’aveva portata via.
 
Era solamente un bambino, ma queste cose le aveva capite anche se non riusciva a fare altro che rimanere immobile.
 
“Chichi no…”
 
Di fianco a lui si materializzarono un paio di stivali scuri che riconosceva benissimo.
L’aura che giunse immediatamente dopo l’avvolse come un tiepido abbraccio;  lui ondeggiò lievemente non appena questa lo sfiorò tornando poi alla sua posizione di prima, seduto con la schiena diritta.
 
Non c’era nessun’altro al mondo in grado di apparire così dal nulla.
Una domanda però gli nacque spontanea…ma in tutto questo suo padre, dove diavolo era stato?
 
 
 
 
 
 
 
 
TH
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** lost soul ***


  




 
L’urlo di Bulma, rimbalzando contro le pareti delle alte montagne riecheggiò a lungo contro la roccia viva prima di divenire sussurro nel vento.
I singhiozzi che ne seguirono furono strazianti, pieni di rabbia e dolore ed i pugni che Goku riceveva al petto da lei non facevano male alla carne ma gli laceravano l’anima.
 
“DOV’ERI GOKU!? DOV’ERI DOV’ERI? CHI LE HA FATTO QUESTO, PERCHE’ NON ERI CON LEI? DANNAZIONE GOKU ERA TUA MOGLIE!!! ERA TUA MOGLIEEEEEEEEEEEE!!!”
 
Non smise di piangere nemmeno quando Vegeta la allontanò da lui, non smise di dimenarsi e graffiare e dar pugni nemmeno quando le forti mani di suo marito le bloccarono entrambi i polsi, non smise di biasimarlo nemmeno quando la voce le venne a mancare per il troppo dolore.
 
Per la prima volta da che lo conosceva vide Vegeta lasciarsi andare e stringere forte la sua compagna per calmarla mentre accanto a loro Trunks cercava di fare l’impossibile per scuotere il suo amico Goten che ancora seduto a terra fissava immobile lo spazio ora vuoto dinnanzi a sé da che il corpo gelido e immobile di Chichi era stato spostato dentro casa.
 
Era stato Junior a portarla dentro assecondando la sfuriata di Bulma che presa dall’isteria più dirompente aveva gridato a come fosse ingiusto ed irrispettoso lasciare Chichi all’esterno in quelle condizioni.
 
Sia lui che Gohan men che meno Goten avevano osato contraddirla.
 
Non capiva cosa diavolo potesse essere  successo, non aveva idee o basi da cui partire per creare una spiegazione plausibile, sapeva solo che  si era dovuto assentare  un paio d’ore chiamato al cospetto del gran re Kaioh per sedare alcune rivolte scoppiate nei gironi peggiori degli inferi.
 
Aveva appena finito di far colazione quando la voce di re Kaioh l’aveva raggiunto spaventando a morte la povera Chichi che aveva fatto cadere piatti e stoviglie per lo shock. Ovviamente poi si era arrabbiata e divinità o no l’aveva mandato al diavolo quel rompiscatole di un re.
 
Lui ridendo l’aveva rassicurata e salutata frettolosamente con un cenno del capo prima di ricorrere al teletrasporto per recarsi nell’aldilà dove, per l’ennesima volta negli ultimi due mesi sbattuto in cella un recidivo Freeza che assieme al suo nuovo amico Cell aveva cercato di evadere.
Li aveva sgridati ridendo del loro sciocco tentativo facendoli diventare lividi di rabbia prima di ritornare da Kaioh il sommo per comunicare l’esito positivo della trasferta negli inferi e  quando questi poi lo stava per ringraziare allungando la mano per dargli un colpo sulla spalla lui aveva avvertito la scomparsa dell’aura di Chichi e non ci aveva pensato due volte a ritornare sulla terra svanendo d’improvviso alla vista delle divinità.
 
L’improvvisa ondata di furia di Gohan però aveva interferito col suo teletrasporto spezzando la concentrazione e rimandandolo indietro sul pianeta di Kaioh appena in tempo per venir colpito dall’amichevole pacca sulla spalla che il re dei re non aveva fatto in tempo a bloccare.
Quando infine  era riuscito a materializzarsi la scena a cui si ritrovò ad assistere fu straziante.
 
Gohan stava piangendo come non lo aveva mai visto fare, suo figlio Goten era immobile di fronte al corpo esangue di Chichi e sua moglie, Kami-sama, sua moglie era lì a terra immobile e pallida come avorio.
 
In quel momento aveva sentito il proprio cuore esplodere di una gelida deflagrazione, l’aveva sentito contorcersi stringersi e poi impattare come si fosse trattato di una bolla di fango molle ed umido.
In vita sua non aveva mai incassato o conosciuto dolore tale.
 
Dopo non sapeva quanto tempo erano arrivati Vegeta Trunks e Bulma, le grida di lei i suoi schiaffi  ed il suo pianto.
 
Ora che pian piano tutto acquisiva un senso, fra pianti shock e rabbia c’erano anche le sue di lacrime.
 
 
 
…………………..
 
 
 
In cima all’obelisco di Balzar, sulla piattaforma che era la dimora del Dio della Terra, il supremo Dende, appoggiato al suo inseparabile bastone, assisteva in prima persona alla vicenda in corso a casa Son grazie al suo potere di divinità che gli permetteva di essere onnipresente per poter stare spiritualmente vicino alle persone che avevano bisogno di lui.
 
Piccole e chiare gocce di sudore gli perlavano la fronte mentre il peso dell’angoscia che aleggiava su quella casa gli penetrava i sensi, nitido e palpabile come se si fosse trattato di un drappo di stoffa.
 
Serrò gli occhi adirato, lui aveva visto cos’era successo.
Per primo aveva percepito il cambiamento d’intensità dell’aura di Chichi e subito la sua attenzione si era focalizzata su di lei, aveva visto tutto…tutto.
 
Ed era rimasto sconvolto, raggelato.
Popo aveva dovuto reggerlo perché per il terrore il giovane supremo aveva rischiato di cadere.
 
 
………………………
 
 
Krillin atterrò con un tonfo sordo. Le spalle chine ed il volto angosciato erano chiara evidenza del suo essere già informato.
Avrebbe pagato oro per potersene stare al sicuro sull’isola del Maestro Muten e sfuggire alla scena che sapeva di trovare al suo arrivo ma il suo dovere di migliore amico gli aveva imposto di alzarsi dalla sdraio su cui stava prendendo il sole, annuire mesto alla moglie e prendere il volo dopo aver sorriso alla tenera vista della sua piccola bambina sopita.
Era in volo sopra l’oceano quando la disperazione di Gohan aveva scosso la Terra e l’onda d’urto l’aveva fatto indietreggiare di alcuni chilometri, chilometri….,  si punì da solo per aver pensato che, se il giovane Son avesse mostrato tale rabbia e potenza nel torneo del Cell Game, quella crudele e orribile creatura verde sarebbe stata spazzata via in un solo istante.
 
Sbuffò afflitto svoltando a sinistra una volta riconosciuti gli scogli che solitamente usava come punto di riferimento, nessuna persona meritava di provare tale tristezza e quel pensiero aveva maggior ragione se le anime colpite da tale tragedia erano le più buone, pure ed innocenti dell’intero universo.
 
Cosa ancor più importante era Chichi a non meritare di finire così.
Rispettava  quella donna con la stessa intensità e misura con la quale la temeva ma aveva sempre capito, o tentato di farlo, i sentimenti e la situazione di lei.
 
Chichi era forte e severa con una personalità ed un carattere degni della principessa che le sue origini le davano diritto di essere; era la persona che aveva domato persino il guerriero più forte dell’universo, era pura forza interiore, era ribellione fedeltà speranza e cocciutaggine.
Era stata una moglie devota ed una mamma meravigliosa che aveva sacrificato il suo essere donna per il bene della sua famiglia e semplicemente…non meritava affatto di finire così.
 
Tornando alla realtà si asciugò gli occhi velati dalle lacrime avanzando verso il suo migliore amico di sempre, vederlo in quella posa statica con le spalle molli che gli davano un’aria sconfitta e sentirlo tremare sotto al tocco della propria mano fu troppo.
 
“…se ne è andata Kri-llin…” 
 
Appena l’aveva riconosciuto, Goku si era accasciato a terra stringendogli il giubbotto, una mano gli copriva il viso deformato dal pianto che cercava di domare.
 
“Oh Goku…”
 
Che poteva dirgli lui? Fatti forza amico? Tieni duro? La rivedrai un giorno?
Qualsiasi parola avessero pronunciato le sue labbra sarebbe risultata vuota e ipocrita, forzata e crudele.
 
“La rivoglio Krillin…”  l’ex bonzo si scosse dal trans colpito dalla serietà di quelle quattro parole.
“Eh?”
 
Bulma, che intanto aveva smesso di singhiozzare deviò lo sguardo sul sayan in attesa che continuasse.
Gohan aveva preso fra le braccia Goten cercando disperatamente di scuoterlo dal suo oblio; Trunks avvertì nell’aria un’elettricità sinistra e cercandone la fonte si concentrò su Goku.
 
Vegeta sbuffò un amaro sorriso nel percepire quell’oscuro potere espandersi in Kakaroth, conosceva bene quel mix di impazienza, odio e velenosa rabbia mescolati alla sete di vendetta che lo caratterizzavano perché il risultato che generavano era l’aura che un tempo, quando ancora non conosceva il significato dell’amicizia, del rispetto e, storse il naso in una smorfia mentale, dell’amore, era stata sua.
Erano bastati pochi mesi a cambiare le sue priorità;  pochi giorni e due occhi azzurri dentro un volto dalla bellezza infinita tanto lo era la testardaggine di chi lo possedeva.
 
E ora che in silenzio osservava il suo amico e rivale di sempre venir consumato da quell’oscura energia, era grato al fato d’aver perso l’inclinazione maligna che il suo spirito aveva avuto un tempo.
 Temeva però  le conseguenze che il risveglio di quella di Kakaroth avrebbe potuto scatenare.
 
“Chiunque sia stato… a portarmela via, la pagherà.”
 
Krillin notò che la mano che gli stringeva il giubbotto mollò la presa levandosi verso il viso del moro mentre le dita si chiudevano a pugno lasciando distesi solamente indice e medio.
 
“Goku?!”
“La pagherà cara!”
 
Non riuscì a fare altro che guardarlo inebetito portarsi le dita alla fronte, concentrarsi e svanire in un soffio d’aura che sapeva ancora d’ira.
 
 
 
………………………………..
 
Junior espirò rilassandosi per la prima volta nonostante le parole di Goku l’avessero messo sull’attenti.
Schiuse gli occhi concentrandosi sulle parole sibilate dal sayan.
 
‘Chiunque sia stato a portarmela via’
 
“?”
 
Non capiva…Chichi era morta per cause naturali, non era ferita non aveva lividi o botte non…
 
 
‘Junior!!’
 
“Dende!?”
 
L’impeto della sorpresa nell’udire quella voce gli fecero esclamare il nome del nuovo supremo attirando l’attenzione di tutti su di sé.
 
‘Venite tutti…vi devo parlare a proposito di quello che è successo a…Chichi…’
 
‘Che vuoi dire?’
 
‘So che le ha fatto del male’
 
Junior sbiancò e per quanto cercò in seguito di ottenere nuove informazioni dal Supremo questi si rifiutò di dargliene telepaticamente.
Era una faccenda troppo complicata ed estremamente delicata che andava discussa a quattr’occhi.
 
“Era Dende?”
 
Junior annuì in direzione di Gohan valutando se metterlo al corrente della situazione immediatamente o aspettare che Goten fosse stato allontanato.
Sbuffando scartò l’ultima opzione, se lo avesse tagliato fuori il piccolo Son non glielo avrebbe mai perdonato.
 
“Ci ha convocati…sa chi-”
“Nh?”
“…sa chi ha ucciso vostra madre.”
 
Gohan nuovamente si incupì, chi avrebbe mai potuto prendersela con sua madre che non aveva mai fatto del male a nessuno? Chi era tanto subdolo codardo e crudele da…si bloccò illuminato da una triste possibilità, se per caso a farle del male era stato qualcuno che voleva colpire loro l’avrebbe ammazzato nel peggiore dei modi.
 
“Mettimi giù, fratellone”
 
Senza rispondere a Goten ne chiedergli come si sentisse Gohan obbedì a quella richiesta seguendo la piccola sagoma del fratellino allontanarsi di alcuni passi per poi spiccare in un velocissimo volo diretto al palazzo del Supremo.
Come al solito era quello che se c’era in ballo sua madre non perdeva tempo in dubbi e pensieri, partiva e andava dove sapeva avrebbe trovato risposte.
 
“Goten…”
 
Trasformandosi in super sayan lo seguì.
 
“Aspettatemi accidenti!”
 
Trunks piegò le ginocchia richiamando la dorata potenza del super.
 
“Dove credi di andare tu?”
 
Il piccolo Brief smise di caricarsi guardando incredulo suo padre.
 
“Co-cosa?”
“Non centri nulla in questa faccenda, torna a casa e bada a tua madre.”
“Ma io…no!”
 
Vegeta levò un sopracciglio, cosa osava fare suo figlio?
Sciogliendo  l’abbraccio in cui stringeva Bulma mosse due passi verso il figlioletto che tuttavia non mostrava alcuna paura.
 
“Goten è il mio migliore amico inoltre…”
“Inoltre?”
“Anch’io voglio bene a Chichi!!”
 
Arrossendo d’imbarazzo per quella confessione il piccolo sayan si sbrigò a filare sfruttando la sorpresa del padre per guadagnare vantaggio.
 
“Che cosa?”
“Lascialo venire tesoro…”
“Nh?”
“Infondo la pensi così anche tu se ci vai no?”
 
Negare quel concetto proprio con lei non avrebbe avuto senso, per questo sbottando un brontolio incominciò a levitare lanciandole un saluto prima di filare dietro al figlio.
 
“Però…hai fatto un buon lavoro Bulma eh?”
 
La donna si voltò di scatto.
 
“Junior ma sei ancora qui?”
“E così alla fine si è rammollito anche il principe dei sayan, heh!”
“Infatti!”
 
Bulma soddisfatta di quel complimento mostrò una linguetta sbarazzina prima di tornare seria e guardare il namecciano diritto negli occhi.
 
“Trovate il bastardo che l’ha ridotta così…”
 
Annuì in direzione della casa e attese la risposta di Junior che fu un netto e deciso assenso.
 
“Rimani tu con lei.”
“Si”
 
Prese il volo prima di voltarsi a mezzo busto ed aggiungere altre parole.
 
“Sta arrivando anche la figlia di Mr. Satan, spiegale tutto tu.”
“Si!”
 
 
Proprio quando la sagoma del namecciano divenuta ormai minuscolo puntino nero svanì nell’orizzonte del cielo un altro punto entrò nella sua visuale e Bulma, intuendo di chi si dovesse trattare si voltò ad attenderla.
Sapeva che Videl era molto veloce in volo e non ci avrebbe messo molto ad atterrare.
 
 
 
………………………………….
 
 
 
Re Kaioh il sommo non rimase affatto sorpreso nel vedersi apparire dinnanzi Goku così d’improvviso.
 
Posando la sua rivista a lato della seggiola su cui era seduto gli rivolse un serio saluto togliendosi gli occhiali da sole le cui lenti nere riflettevano l’immagine furibonda dell’uomo.
 
“Lasciami dire che sono mortificato per quello che è accaduto Goku,  ma ciò che cerchi qui non lo troverai…”
 
L’espressione dura che il sayan aveva in volto tradì una confusa sorpresa.
 
“Tua moglie non è in questo regno di anime defunte…”
 
Contrariamente a ciò che ci si sarebbe potuto aspettare da un sayan trasformato e totalmente corroso dalla rabbia Goku non scatenò la sua potenza per sfogare la frustrazione, al contrario si lasciò cadere a terra seduto con le mani al volto, sfinito.
 
“Allora dov’è?”
 
Gridò quella domanda col tono sfinito di chi è all’ultima spiaggia.
Il sommo Kaioh respirò lentamente alzandosi in piedi e incedendo verso il grande pozzo posto al centro della piazza d’allenamento facendo cenno all’uomo a terra di seguirlo.
Una volta che gli fu accanto l’anziano dio levò i palmi a mezz’aria sfiorando appena con le dita la superficie di una cascata che scendeva dal nulla ed andava a riempire il pozzo.
Non appena la sua pelle sfiorò l’acqua questa assunse una tinta amaranto.
 
“Appari Stillah!”
 
Sotto agli occhi sbalorditi di Goku la cascata smise di scrosciare finché anche l’ultima goccia andò versata nella vasca fra mille riflessi di fuoco.
Dopo un attimo di immobilità la massa liquida esplose in mille gocce di fiamma e dal nucleo dell’agglomerato ne uscì una figura di donna.
 
Goku sbarrò occhi e mascelle, da sempre era convinto che la sua fosse la donna più bella mai vista, ma quella persona era meravigliosa da togliere il fiato.
Era fatta d’acqua la cosa era innegabile ma le linee del volto e del corpo erano armoniose e perfette come quelle di qualsiasi essere umano, ben definite e proporzionate inoltre, trattandosi d’acqua il colore dominante doveva per forza essere il blu o per lo meno l’azzurro, guardando quella donna invece ci si accorgeva che quella tonalità era presente al minimo.
I capelli, in continuo movimento come onde di marea sulla spiaggia erano color del tramonto, la pelle anziché lattea o rosea era color della paglia sfumato e gli occhi, kami sama, mai rubino era stato denso di un rosso così intenso.
Dalle clavicole in giù partivano drappi verde acqua di stoffa liquida che scivolavano mossi da una brezza d’acqua fino a cingerle le caviglie, i piedi erano fusi alla rimanente acqua che ancora riempiva il pozzo.
In vita una fascia cobalto era l’unica cosa che ricordava il colore dell’acqua.
 
“In che cosa posso servirla sommo Re Kaioh?”
 
L’unica cosa che forse stonava con quella visione era la voce dello spirito.
Goku si sarebbe aspettato di sentire un tono frizzante dal momento che tutto in lei era movimento e seppur discreta frenesia, quello che udì invece fu un calmo e placido sussurro privo quasi di accenti e cadenze.
 
Deglutì sentendo secca la gola aspettando che il sommo Re chiedesse per lui.
 
“Quest’uomo va cercando qualcosa che sfugge al suo potere e persino al mio…”
 
Gli occhi di fuoco di lei, unica cosa netta e immobile in quel gioco di onde e marea, per la prima volta si posarono sulla figura ancora  scossa del sayan che avvertì un brivido di sereno tepore nel venir inquadrato.
 
“Kakaroth di Vegeta…salvatore delle galassie…”
 
Gli sorrise e quasi lui pianse.
 
“In cosa è limitato il tuo immenso potere?”
“Chichi…”
 
Credeva non sarebbe riuscito a parlare tanta era la tensione che lo avvolgeva ma si sbagliava, il nome del suo amore non aspettava che il momento d’esser pronunciato.
 
“La tua defunta sposa dunque? Perché?”
“Perché io…”
“La ami?”
“Che domande, certo che la amo!”
“Si?”
 
Levò leggermente il mento in alto parlando immediatamente dopo di lui, come se gli stesse chiedendo se davvero fosse convinto di quello che diceva.
 
Bellissima o no, a Goku bastò quel gesto perché l’incanto svanisse. Attese comunque che ella parlasse dal momento che le sue labbra schiuse stavano per aprirsi nuovamente.
 
 
“Se come dici tu l’ami, perché l’hai ferita?”
“?!”
“Perché in tutti questi anni anziché amarla, proteggerla e renderla felice l’hai solamente devastata?”
“Eh?”
 
Adesso lui lo sapeva di non essere decisamente il marito migliore dell’intero universo, ma MAI, nemmeno una volta aveva dato a Chichi motivo di…
Sospirando chinò il capo, sebbene lo avesse fatto con l’intento di proteggere tutti e tutto, lei in primis aveva finito con l’abbandonarla più e più volte, l’aveva lasciata sola a crescere non uno ma ben due figli senza nessuna certezza senza nemmeno…kami-sama, mai, nemmeno una volta le aveva detto che l’amava.
Glielo aveva dimostrato certo, le era sempre stato fedele e mai e poi mai aveva anche solo avuto pensieri per alcun’altra donna, era tornato ogni volta da lei, che fossero stati giorni, mesi o anni i periodi delle sue assenze ed ogni volta lei lo aveva accolto a braccia aperte con occhi lucidi ed il cuore che le scoppiava d’amore e contentezza.
Chichi non gli aveva mai fatto pesare nessuno dei suoi comportamenti se non quando essi non influenzavano negativamente gli studi di Gohan; ma a lui, personalmente non aveva mai rinfacciato nulla.
 
 
‘Non hai mai lavorato’
 
Sbarrò gli occhi.
 
‘Pensi solo a combattere e non ti curi dell’educazione di Gohan’
 
Serrò le mandibole tanto che i denti stridettero.
 
‘Non sei mai a casa e ti perdi i momenti più belli della vita di tuo figlio!’
 
Quelle parole erano il solito ritornello che Chichi gli sbraitava contro quando la faceva arrabbiare o le dedicava poca attenzione, non li aveva mai presi sul serio anche perché, dopo la sua sfuriata lui la assecondava lasciando Gohan a casa a studiare mentre lui andava al fiume a pescare o nella selva ad abbattere un albero così quando alla sera tornava e nell’aria c’era il buon profumo dei pasti che lei preparava lei gli correva incontro sorridendo abbracciandolo forte, poi lo guardava con gli occhi che le scintillavano d’euforia e gli diceva che era un marito fantastico, un padre meraviglioso ed un uomo unico. Gli diceva che lo amava e tutto tornava come prima.
 
Finché lui non riprendeva a trascurare lei ed i suoi doveri, finché non ricominciava a dedicare tutto il giorno di tutti i giorni agli allenamenti con Gohan, fino a quando lei nuovamente scoppiava e lo rimproverava... e avanti così nel bene e nel male.
 
Ingoiando l’enorme globo amaro e denso che gli bloccava la gola trovò il coraggio di tornare a guardarla in modo da sostenere le sue convinzioni pur sapendola nel giusto.
 
Come aveva fatto Chichi a rimanere con lui per tutti quegli anni?
 
“Avvicinati!”
 
Scosso dal suo tormento avanzò verso il bordo del profondo pozzo stringendo la delicata mano che lei gli aveva teso.
 
“Goku, no!”
 
Le parole del sommo Re sortirono il loro significato che era troppo tardi e lui non riuscì a destreggiarsi in tempo dalla solida presa in cui il suo braccio era stato inglobato.
Si trovò investito da un’ondata di tiepido gelo liquido e pesante, si sentì strattonare verso la fonte e si ritrovò in caduta libera all’interno dell’oscuro amaranto di quelle acque ormai tetre.
 
Kaioh shin il sommo osservò in silenzio l’affondare del suo protetto nelle ormai torbide acque del pozzo, poi lisciandoli la lunga e candida barba, parlò.
 
“Stillah…tutto questo non era necessario, sai benissimo che…”
“La sua prova inizia da qui mio sommo Re e stavolta non sarà per la salvezza del mondo.”
“Capisco…ma sai benissimo che a questo sortilegio nessuno è mai scampato perché non lo hai...?”
“…perché il dolore che le ha inflitto merita la giusta espiazione e questa è l’unica maniera che posso offrirgli per ottenerla.”
 
Lo sguardo della donna scivolò verso i suoi piedi oltre i quali non era più possibile vedere altro. la densa oscurità delle acque in cui Goku stava affondando era la chiara evidenza del peso che le azioni di lui avevano avuto sull'anima della sua sposa.
 
“Chi ha mosso cattiveria a quella donna è un nemico che nessuno di loro ha affrontato mai e dovranno essere pronti perché  stavolta la forza di cui necessiteranno non deriverà dai muscoli o dalle loro straordinarie tecniche…”
“…”
“Ma dall’anima.”
 
Negli occhi del Re dei Re passò una scintilla di rassegnazione.
 
“…e sia!”
 
Annuì serio e convinto alle parole della sacra Stillah prima di voltarsi e tornare al suo altare dove la rivista osé che stava leggendo lo attendeva appoggiata alla sdraio.
 
In silenzio le forme che componevano la sagoma della ninfa si sciolsero e tornarono azzurro liquido all’interno del pozzo.
 
 
…………………………..
 
 
 
“Aghos?!”
 
Chi diavolo era Aghos?
 
Gohan e Trunks esclamarono quel nome all’unisono mentre a Junior crebbero i capelli apposta per poterglisi drizzare.
Goten seduto in disparte attendeva il resto della spiegazione.
 
Dende chiudendo gli occhi annuì.
 
“È detto anche il demone dell’agonia…è una creatura fatta di spirito generata dal dolore e dall’angoscia degli esseri viventi, si nutre di rabbia, di odio d’illusione e una volta che designa la sua vittima ella è perduta per sempre.”
 
La spiegazione di Dende lasciò dapprima Gohan indifferente, una bestia del genere che motivo poteva avere di prendersela con sua madre?
Qualcosa dentro al cuore lo costrinse comunque a pensare bene a quelle parole.
 
Rabbia? sua madre ne aveva provata molta negli ultimi anni ma l’aveva sempre superata.
Odio? C’era stato un tempo in cui aveva odiato Junior per averlo portato via un anno intero. Aveva superato anche quello e ora per prima gli diceva di chiamare il namecciano se per caso celebravano qualche ricorrenza.
Illusione? Non ne era mai stata preda, Chichi era concreta e realista, non si illudeva mai.
 
 
“Ma Chichi è buona perché mai…”
 
Junior precisò il concetto sicuro che il giovane ed inesperto Supremo si stesse sbagliando, da che ne sapeva la parte di lui che era stata il precedente supremo, erano centenni  che di quell’essere non si aveva notizia alcuna.
 
“Chichi è buona Junior questo è vero, ma ha sofferto pene e dolori che nemmeno tutti i Kami esistenti saprebbero conoscere…”
“Che intendi dire? La mia mamma soffriva? Era ammalata?”
 
Goten cominciava a spaventarsi dalla piega seria che cominciava ad assumere quel discorso.
Lui era stato al fianco di sua madre praticamente ogni giorno della sua vita: l’aveva vista piangere alcune volte questo era vero, ma addirittura dire che aveva sofferto a quella maniera era esageratamente… esagerato ecco!
Annuì a sé stesso scartando quell’ipotesi, la sua era la mamma più forte del mondo ne era sicuro.
 
“No Goten, la mamma non era malata…”
“E allora cosa state dicendo tutti?”
“Va avanti Dende!”
 
Vegeta seccato intimò al piccolo dio di continuare.
 
“Non c’è molto altro da dire temo…ma a conferma della mia ipotesi rimane il fatto che l’anima di vostra madre, Gohan e Goten, non ha varcato i cancelli del paradiso dov’era destino che giungesse.”
“Come!!?”
 
Goten scattò in piedi sconvolto.
 
“EEEH? E come fai a dirlo? Magari non riesci a sentirla perché il tuo potere è debole…non può essere non ci credo!”
 
Gohan nuovamente si stava agitando.
 
“Non c’è errore, io stessa non la riesco a percepire e sai benissimo che posso attraversare questo mondo e l’altro Gohan…”
“Ba-Baba?! Che ci fai qui?”
“Mi ha mandata re Enma a portare questa notizia al Supremo, se non volete credere a me e a lui fidatevi almeno del guardiano dell’oltretomba.”
“Ma che significa tutto questo? Come possiamo riportarla indietro se nemmeno sappiamo dove sta la sua anima? E dal momento che il potere di Shenron è subordinato a quello di Dende come potrebbero le sfere del drago aiutarci in qualcosa che nemmeno il Supremo è in grado di fare? Cosa dobbiamo fare?”
 
Baba alzò il volto incrociando lo sguardo di Gohan, zittendolo all’istante.
 
“Rassegnarvi!”
 
La risposta della vecchia sibilla fu in grado di gelare il tempo.
 
“Purtroppo, e dovete credermi ragazzi, anche se vorrei aiutarvi con tutta l’anima ed il cuore non mi è possibile far nulla per voi…Enma mi ha mandata qui per darvi una spiegazione riguardo la triste dipartita di Chichi perché era convinto che almeno questo vi fosse cosa dovuta…”
“Eh?”
 
Attorno a Gohan la brezza aveva smesso di scorrere interrotta dal campo magnetico creato dall’ira che gli stava nascendo dentro.
 
“Aghos non ha fisicità, non ha forma né definizione. È irrintracciabile e indistinguibile e per quanto ne so in questo momento potrebbe trovarsi di fianco a noi o agli antipodi della galassia…è un nemico questo impossibile da neutralizzare anche se in campo doveste scendere voi che siete i guerrieri più valorosi della storia.”
“Ma la mia mamma adesso dove sta? Se non è in paradiso significa che è all’inferno?”
 
Scostò lo sguardo sul minore dei figli di Chichi la vecchia Baba concedendogli un triste sorriso.
Come poteva dire a quel tenero bambino che l’anima della sua mamma era totalmente svanita dal mondo? Come poteva informarlo del fatto che nemmeno con tutto il potere degli dei era possibile richiamare quello spirito indietro? Come poteva lei, dire che anche la possibilità di reincarnazione era stata negata a quella splendida donna che era stata sua madre?
 
Junior vibrò di agonia.
Col suo potere era stato in grado di leggere i pensieri della potente maga ma in quel momento, appurata quella tragica verità maledì la sua curiosità.
Non c’era davvero nulla da fare quindi?
 
“Signora mi risponde?”
“Devo andare ora…fatevi forza e non dimenticatela mai.”
 
Nel silenzio che fu la risposta a quel saluto Baba si voltò e levitò verso il cielo a bordo della sua magica bolla.
 
“Baba?!”
 
La voce di Gohan le intimò l’alt.
Si voltò a mezzobusto guardandolo negli occhi.
 
“Ringrazia il tuo re Enma ma digli che noi riusciremo dove persino loro stanno fallendo…”
“!?”
 
Gohan strinse occhi e denti lasciando che le lacrime nate dalle sue palpebre sfumassero via.
 
“Noi la ritroveremo!”
 
Annuì deciso dopodiché con un cenno disse a Goten di seguirlo.
Li non c’era altro da fare o discutere.
Sarebbero tornati a casa ad aspettare loro padre e vedere che aveva scoperto lui dalla sua visita al sommo Kaioh shin perché era certo che Goku fosse andato li.
Col teletrasporto poteva superare tranquillamente qualunque barriera posta fra mondo e aldilà ed ottenere udienza da chi davvero poteva chiarire i loro dubbi senza limitarsi a spiegazioni di circostanza e frasi fatte.
 
Volarono via senza salutare nessuno i due fratelli, diretti dove era il loro cuore e dove presto sarebbe tornata anche lei.
 
 
 
TH
 
 
Dunque….grazie!! grazie di cuore grazie mille grazie infinite!!!
 
Mi riferisco a:
Millina94, a Princess_of_Blood, a Giugi__, e a Cri cri.
 
Grazie di cuore per le vostre meravigliose parole!! Spero che questo secondo capitolo non vi deluda e se per qualche strano e arcano motivo ne avrete ancora voglia, fatemi sapere che ve ne pare.
=) ciao!!!

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Capitolo 3
*** Discovery Him/Her ***


  
 
 
Avvertì l’ennesimo contatto netto e ripetuto al fianco.
Anche se teneva ancora gli occhi chiusi era da un po’ che si era svegliata.
Un nuovo scossone.
Aggrottò le sopracciglia emettendo un gemito seccato, non li voleva aprire gli occhi uffa!
 
“Non credi sia ora di svegliarsi?”
“Nhm…”
“Apri gli occhi donna…”
 
Corrugò la fronte indispettita, chi diavolo era che la disturbava?
‘Donna’
 
 Rise sotto ai baffi ricordando come Bulma si arrabbiava se Vegeta la chiamava così; per un attimo, credendosi a casa sua sulla terra l’attraversò un lampo di gioia ma quella  sensazione svanì immediatamente.
Lei sulla terra non c’era più.
Curiosa di vedere coi propri occhi l’aspetto dell’oltretomba aprì gli occhi portandosi a sedere.
 
Era tutto bianco davanti e sopra di lei.
 
Strano,  ricordava benissimo la descrizione che Goku le aveva dato dell’altro mondo e non era niente del genere.
Strofinandosi gli occhi guardò meglio.
Era ancora tutto bianco, non c’erano il grande castello dal tetto rosso di Enma la cui enorme insegna accoglieva le anime in transito né le mura di cinta e nemmeno le infinite stradine lastricate di bianco che provenivano da ogni angolo delle galassia facendo convergere dal Re le migliaia di fiammelle degli spiriti defunti per il giudizio finale.
 
Nella posizione in cui si trovava inoltre poteva vedere le sue ginocchia e le mani che su esse poggiavano.
Lei aveva forma umana eppure Goku le aveva detto chiaramente che una volta morti l’anima dimenticava le sembianze umane e tornava alla sua forma originale di piccola fiammella;  possibile che quella volta Goku si fosse inventato tutta quella manfrina per non spaventarla?
 
Era stata piuttosto insistente nel chiedergli di raccontarle quell’anno passato, primo per curiosità e secondo perché voleva sapere come si fosse sentito lui, solo contro tutti alla ricerca di un pianeta sul quale allenarsi con nessuna certezza a guidarlo.
Aveva sempre ammirato Goku per il suo buon cuore e l’immenso coraggio che aveva continuamente dimostrato nel mettersi alla prova anche contro i nemici più spaventosi ma non condivideva la sua ossessione nel volersi far carico dei problemi del mondo a tutti i costi.
 
Se c’era qualcosa che non andava era sempre lui che doveva intervenire, contro Radish e Vegeta, su Namecc per abbattere Freezer, addirittura nello scontro con Majin Buu se non fosse stato per lui la terra avrebbe conosciuto la fine e non era giusto; Goku non conosceva la parola pace o riposo, era sempre cercato e convocato persino dai grandi re dell’oltretomba che dall’altro dei loro immensi poteri dovevano tutte le volte intromettersi nella quiete delle loro giornate terrene per chiamarlo a rapporto.
Tutto questo lei non lo concepiva ed era per questo che si arrabbiava e scoppiava sbraitando contro tutti.
Tutto quello che voleva era la pace della sua famiglia, erano giornate serene e tranquille, scampagnate feste viaggi e…lo ribadiva la pace.
 
Sospirando si alzò in piedi, in tutti gli anni che era stata sposata con Goku quelle parole erano state utopia per lei e le rare occasioni che aveva avuto di passare del tempo con loro avevano avuto sempre l’amaro retrogusto dell’addio.
 
Scostò la testa distogliendosi da quei pensieri.
Anche nell’oltretomba i suoi dubbi e i suoi rimorsi l’avevano seguita.
 
Chinò il capo pensando ad una cosa…lei era morta oramai, e se come le aveva detto Goku nell’oltretomba tutto il rammarico della vita passata perdeva di significato come mai lei anziché sentirsi sollevata ed in pace era sul su solito essere in continua tensione ed allerta, con gli echi dei brividi dello spavento che ancora le inondavano la schiena?
 
In un lampo improvviso rivisse il suo ultimo istante di vita, poco prima d’essere sbattuta a terra quando quei due occhi neri di una totale crudeltà l’avevano inquadrata e raggelata e…
 
Tremò di terrore chiudendo  gli occhi.
 
Era morta ma non si sentiva affatto diversa, i brividi di angoscia che aveva provato da viva persistevano, le preoccupazioni, le insicurezze tutto…tutto era immutato.
Sentiva di stare per piangere, era tutto così ingiusto.
Non si accorse lei, che piano stava perdendo la consistenza del suo spirito.
 
“Ehi! Non mollare proprio adesso donna!”
“Eh?”
 
Voltandosi urtò, o per meglio dire, trapassò letteralmente una massa.
Un’ondata tiepida l’avvolse a quel contatto.
 
“Perdonatemi, non credevo non…”
“Sei un osso duro se sei arrivata qui intatta, non cedere proprio ora donna…”
“Nh?”
 
Alzando il viso incontrò due occhi neri un poco sfumati dentro un viso che purtroppo aveva perso gran parte del suo contorno.
 
“Se comincerai a cedere ai dubbi e alle incertezze dei tuoi timori passati finirai per svanire del tutto, come me…”
“…”
“Sbrigati ad andartene!”
 
Chichi strinse gli occhi confusa…andarsene dove? Era morta!
 
“Sei la prima dopo decenni che giunge qua col proprio spirito intatto, non buttare tutto al vento ai primi dubbi…”
 
Sgranò occhi e labbra contemporaneamente, ma che poteva saperne lui?
Benchè fossero state molte le domande che le frullavano nella mente nessuna di esse riuscì a divenir parola, le sue labbra dischiuse si rifiutavano di dar voce alla sua curiosità.
Imbarazzata da quello sguardo denso ed insistente scostò il viso guardandosi intorno.
 
“Non c’è nessun altro qui oltre me e te…”
“Come sarebbe a dire? Non siamo nell’aldilà?”
 
Gli occhi del suo interlocutore scattarono sorpresi da quell’esclamazione.
 
“Non sai dove ti trovi?”
“Pensavo di essere morta e di trovarmi nell’aldilà ma a quanto pare non è così…”
 
La sagoma di fronte a lei si mosse improvvisamente e per quanto lei cercasse di definirne i contorni ed i lineamenti tutto le riusciva impossibile, di riconoscibile c’erano solamente gli occhi, occhi scuri e dal taglio particolare, occhi che avevano visto chissà quali tormenti…occhi che assomigliavano troppo ai suoi.
 
 
“Siamo morti e quello in cui ci troviamo noi, è il limbo.”
 
Chichi saltò dalla rabbia.
 
“Il limbo? E che diavolo ci faccio io nel limbo?”
“Sei stata ghermita da Aghos e la tua anima, esattamente come la mia, è perduta per sempre…”
 
Era certa che sarebbe svenuta ed in effetti si stupì lei stessa di non essere venuta meno udendo quelle parole; lei lo faceva sempre, sveniva ogni volta quando le davano brutte notizie.  
Lo aveva fatto con Genio quando aveva scoperto della morte di Goku e del rapimento di Gohan e molte volte quando sull’isola Kame assieme a suo padre e al vecchio maestro di Golu aveva assistito allo scontro fra i terrestri ed i Sayan attraverso la sfera di Baba, era svenuta dal nervoso quando all’ospedale Gohan le si era voltato contro e quando anni dopo durante lo scontro con Majin Buu suo marito le aveva riferito della morte di Gohan…che il suo cuore si fosse finalmente abituato a tali shock?
Trovò la forza di ridere alla sua sciocchezza…era morta, non aveva più un cuore che poteva mancare di battere a seguito di simili shock ora quindi era normale che non si sentisse mancare, era normale che non potesse sfuggire almeno per qualche ora alla crudeltà di quella situazione. Sbuffò seccata deviando lo sguardo oltre l’oceano bianco che li avvolgeva entrambi.
 
Odiava essere morta.
Lentamente si rimise a sedere.
 
“Lascia che ti spieghi tutto donna…”
“Mi chiamo Chichi…”
 
…………………..
 
 
Goku era sbalordito e disgustato allo stesso tempo.
Sbalordito dalla forza che aveva avuto lei, disgustato dalla debolezza che aveva dimostrato lui.
Come aveva potuto? Come aveva potuto farle questo?
Serrò i pugni tanto che in essi la circolazione sanguigna decelerò, le nocche divennero bianche e i tendini s’indolenzirono e…
 
“Papà!!!”
 
Rilasciò la presa camminando verso i suoi ragazzi usciti di casa per andargli incontro.
 
“Perché non sei apparso dentro?”
 
‘Perché dovevo calmarmi’
 
Fissò in silenzio l’arrivo dei suoi figli osservando il loro avvicinarsi, le espressioni che avevano in viso e a queste si sovrapposero a centinaia di immagini simili se non identiche, vissute però dal punto di vista di Chichi.
 
In lei quelle memorie erano pura adorazione, erano sollievo di saperli a casa sani e salvi e pura felicità di poterli riabbracciare.
Erano la fine di lunghi attimi di solitudine e incertezze erano…
Il suo mondo.
 
“Nhg…”
 
Maledì dieci, cento e mille volte quella dannata strega per averlo sottoposto ad una simile tortura ma più di tutti maledì sé stesso per tutte le volte che le aveva squarciato anima e cuore.
 
“Papà?”
 
Il lieve e incerto strattone che Goten diede alla stoffa dei suoi  pantaloni cancellò ogni brutto pensiero.
Trovò la forza di sorridere guardando la sua mini copia, imparando, grazie alle emozioni di Chichi mille cose nuove su di lui.
 
Quel suo piccolo angelo adorava dormire nel lettone con lei quand’era piccolo ed era solito appoggiarle il viso sullo stomaco appena sotto allo sterno perché da li poteva sentire benissimo il battito lento e regolare del cuore della madre, gli piaceva un sacco poi, al mattino quando in casa c’erano solamente loro due, aiutarla nelle faccende di casa e guardarla cucinare il pranzo a lui e Gohan.
 
Non vedeva l’ora al pomeriggio che venisse il momento di andare nella foresta per potersi allenare con lei e imparare nuove mosse, faceva tesoro di ogni insegnamento che da lei riceveva e si godeva le mille carezze che al tramonto ella gli donava alla nuca.
 
Pensando ciò poté quasi sentire il calore provocato da quel contatto sul suo addome e la felicità dell’averlo accanto, i suoi capelli fra le dita ed i sospiri contenti che emetteva nell’addormentarsi  come se lui fosse stato lei, come se fosse stato presente anch’esso come se…quelle memorie potessero essere anche le sue.
 
Ma a quel tempo, quando il mondo andava avanti grazie e senza di lui, quando Chichi lottava contro la disperazione e cresceva i suoi due bambini e con loro creava attimi e legami unici lui, lui era nell’aldilà ad allenarsi per diventare sempre più forte, per oltrepassare ogni più estremo limite e partecipare ai tornei dell’oltretomba dove c’erano maestri d’arti marziali antiche e dimenticate, dove c’erano l’immortalità e la pace eterna dove…
Dove non c’erano lei ed i suoi figli che intanto crescevano in un mondo che era andato avanti anche senza di lui.
 
Non riuscì a trattenersi e pianse cadendo su di un ginocchio per abbassarsi a stringere quel suo piccolo tesoro mai abbastanza apprezzato.
Andandosene e rimanendo nell’aldilà, per sua unica scelta, aveva tradito quel suo figlio non ancora nato e innocente.
 
L’aveva lasciato solo per potersi allenare.
 
L’aveva tradito.
 
“Papà? ”
“…”
“Perché piangi? ... Non devi piangere sennò poi io penso che non ci sia più niente da fare, che non rivedremo mai più la mamma…che”
 
Gohan fece caso ad una cosa, ad ogni parola che Goten esclamava la stretta di suo padre attorno al ragazzino aumentava come se  avesse voluto proteggerlo da quelle sue innocenti parole che dette al positivo erano definitiva risposta.
 
Goku stava piangendo perché Chichi non sarebbe mai più tornata a casa con loro.
 
Non volle crederci nemmeno per un istante, non volle crederci nonostante le lacrime di suo padre fossero troppo vere e sincere per essere finta illusione, non volle crederci nemmeno quando l’eco delle parole di Baba si fece triste e netta musica di requiem.
Rimase immobile gelato dal terrore di un’ipotesi lui che aveva sconfitto e umiliato l’invincibile Cell; rimase fermo aspettando che quella consapevolezza entrasse anche nella piccola mente di Goten e non fu piacevole quando ciò accadde perché per Goten Chichi era il sorriso, era parole era giochi ed era vita.
 
Da quel giorno in poi il piccolo Goten non sorrise, né parlò né giocò più.…
 
 
 
…………………………………….
 
Che qualcosa non quadrava Bulma l’aveva capito subito.
Si trovavano nella grande e luminosa cucina tutti seduto attorno al tavolo sul quale fino a quel mattino tutta la famiglia Son aveva mangiato e parlato in allegria.
Ora gelati in quel silenzio quasi irreale lei, Videl Gohan e Goten stavano sorseggiando del the in attesa del ritorno di Goku.
Videl aveva avuto una piccola crisi, venuta a conoscenza dell’accaduto prima da lei e in seguito da Gohan, dalla quale si stava riprendendo solo ora, Gohan troppo preso dalla sua confusione non aveva nemmeno tentato di confortarla e Goten, santo cielo, Goten era quello che la preoccupava così, era troppo piccolo, ingenuo innocente e puro per doversi trovare ad affrontare una cosa tanto grave.
Vederlo muto e chiuso in sé stesso era un tuffo al cuore per lei, abituata da sempre alla sua irrefrenabile allegria e spensieratezza che troppo le ricordavano il padre quando ancora era un ragazzino.
 
Aveva provato a dargli qualcosa da mangiare, lui in silenzio aveva rifiutato.
Aveva provato a parlargli, a farlo dormire un poco ma di nuovo lui si era scansato.
Era diventato come un animale selvatico, diffidente e ostile a tutti.
 
Avrebbe voluto fare qualcosa, provare a ricercare nel suo computer qualche informazione inerente a questo dannato Aghos per essere d’aiuto almeno un pochino ma le sue ricerche non avevano dato risultato alcuno, lei, che era stata in grado di imparare una lingua aliena e convertirne i vocaboli in quella che parlava, lei che aveva vissuto innumerevoli avventure, semplice umana fra superuomini, che aveva persino attraversato le galassie per approdare su di un pianeta disperso nell’universo ora si trovava immobile nella cucina della sua miglior nemica a non poter far nulla per riportarla indietro ai suoi figli e a suo marito.
 
Non glielo aveva mai detto ma l’adorava, lei adorava Chichi, le voleva un gran bene e sebbene si fossero trovate più volte in disaccordo nel corso di tutti quegli anni nutriva verso di lei un profondo rispetto e sapeva che la cosa era reciproca, anche se entrambe si guardavano bene dal dirselo.
 
Asciugandosi una lacrima solitaria prese ad osservare i silenziosi presenti pensando ad un modo per intavolare una qualsiasi conversazione, potevano provare a far mente locale e cercare di capire cosa ci fosse da fare, poteva tentare di rassicurarli in qualche maniera o poteva rimanere in silenzio a pensare a cose che l’avrebbero fatta sicuramente piangere.
Decise di aprir bocca ma venne del tutto ignorata dai due ragazzi che scattati sull’attenti si fiondarono fori casa.
 
“Papà!!!”
 
Sorrise speranzosa avviandosi verso la porta facendo cenno a Videl di seguirla, magari Goku era riuscito a ritrovarla.
Ma divenne ben presto amaro pianto quel suo sorriso d’illusione perché vide Goku piangere, vide Gohan disperarsi in silenzio e vide Goten finalmente capire…e…non riuscì a trattenere più alcuna lacrima.
 
 
…………………………..
 
 
I suoi occhi non avevano più bisogno di chiudersi dal momento che non rischiavano più di disidratarsi se esposti  troppo a lungo al vento o alla luce.
Era morta, non aveva più bisogno di sbattere le palpebre.
Li chiuse comunque cercando di assimilare le parole che aveva appena sentito, tentando di capire.
 
“Vuoi rimanere sola?”
“No.”
“Nh?”
 
Lo guardò rendendosi conto di non star provando assolutamente nulla, non era spaventata né arrabbiata né preoccupata né…
Sospirò accennandogli un sorriso.
Era rassegnata, come da sempre il suo animo aveva imparato a fare quando qualche avversità la colpiva; era un meccanismo di difesa che la sua mente innalzava ogni qualvolta veniva sopraffatta dallo shock. rise fra sé, solitamente prima che questo incominciasse per prima cosa sveniva, poi, mentre era incosciente la sua testolina si metteva all’opera ed inibiva il suo cuore impedendogli di piangere, di provare rimorso o rabbia e così Chichi si svegliava che aveva già superato la crisi, si svegliava e a prescindere dal luogo in cui si trovasse prendeva pentole e coltelli ed incominciava a cucinare, rassettare o spolverare casa.
Era rimasta sola e andava avanti come se sola lo fosse sempre stata ignorando le crepe che scricchiolavano nel suo petto,ignorando la stanchezza di dover sempre reagire da dura, ignorando quella fastidiosa sensazione che avvertiva nello stomaco e che la tentava di arrendersi, di mandare tutto al diavolo ed andarsene via da lì.
Fortuna che i volti dei suoi amori le davano la forza, fortuna che c’erano loro a mantenerla sana di mente.
…già, fortuna…
 
Spalancò gli occhi.
 
“Era già lui?”
 
Il suo misterioso amico annuì  mesto.
Lei facendo due rapidi conti esplose d’incredulità.
 
“Ma sono più di dieci anni…come ha fatto lui a…”
“Come ha fatto lui? Sarebbe più logico chiedersi come hai fatto tu a resistergli così a lungo donna…”
“Chichi!”
“Stento quasi a credere che tu sia una terrestre…quel popolo è debole e destinato alla rovina co…”
 
 Anche lui come lei parve illuminarsi di una nuova scoperta.
 
“Come potete essere ancora in vita? Credevo che il vostro pianeta fosse stato invaso decine di anni fa…”
“Credi male, mio marito e la sua cricca la sanno difendere bene la nostra cara e amata terra…”
“…”
“Non ci sarà mai mostro o alieno o cyborg o sayan in grado si sopraffarla …”
“Sayan?”“Come puoi tu, sapere dell’esistenza dei sayan ed essere ancora viva?”
“Prego?”
 
L’occhiata che gli fu rivolta dall’anima di fronte a lui rimarcò l’ovvietà cosicché si affrettò a rettificare.
 
“Intendevo, come puoi essere sopravvissuta a suo tempo alla venuta del sayan?”
“Dei sayan…”
“Eh?”
“Ne sono venuti altri tre oltre mio marito ma lui li ha fatti secchi tutti…o quasi…”
“Tre sayan? Com’è possibile? So per certo che ovunque essi passano nulla rimane vivo, so che sono gli esseri più potenti, crudeli e invincibile dell’universo e so che è impossibile che un terrestre sia stato in grado di abbatterne addirittura tre…non mentire!”
“Hey, non mento mai su queste cose io, e poi ti ho detto che mio marito è uno di loro no?”
“Che cosa?”
“Beh, non conosco molto bene i particolari ma so che Goku era stato mandato sulla terra col solo e unico scopo di conquistarla ma nel mentre ha perso la memoria ed è stato cresciuto come terrestre da un uomo amico di mio padre che l’ha istruito nelle arti marziali così si è proclamato difensore del nostro pianeta e lo ha sempre protetto dalle minacce siano esse state aliene o interne…”
“Mi stai dicendo che tuo marito è un sayan?”
“Si…il più forte mai esistito…può persino fare quella cosa spaventosa…”
“Trasformarsi in enorme gorilla?”
“Eh? No, lui cambia colore dei capelli, diventa un super teppista…”
“…”
“Super Sayan si chiama…e allora la sua forza si moltiplica a dismisura e…”
“Ciò che dici non può essere vero…”
“Invece lo è, che motivo avrei per mentirti? E poi tu che puoi saperne?”
“Io…no…è impossibile…”
“Sulla base di cosa lo sostieni?”
“So che l’intero pianeta fu distrutto, più di quarant’anni fa…”
“I tre sayan giunti sulla terra, incluso mio marito, erano gli ultimi infatti.”
“Lo stesso il tempo non coincide…e Goku…che nome è? Nessun sayan sarebbe mai stato chiamato così…inoltre…”
“Nh?”
 
Chichi si era fatta curiosa, come faceva questo spirito dannato a sapere così tante cose sui sayan?
 
“Ciò che hai detto all’inizio è vero, fu mandato un cucciolo di sayan alla conquista del vostro mondo ma egli non può essere l’uomo che tu descrivi, il suo livello di combattimento era infimo che non avrebbe retto più di due settimane all’accademia dei guerrieri come puoi dirmi che ora invece è in grado di diventare persino un super sayan? Non dire blasfemie donna non…”
“Ma tu chi sei? Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Chi sono io non ha importanza ma tu non dire più assurdità simili…non ferire nell’orgoglio chi oramai non ne possiede più.”
“Il vero nome di mio marito è Kakaarot, o qualcosa del genere…”
“Cosa?!?”
“Lo so perché Vegeta lo chiama spesso così, solo così direi, non l’ho mai sentito rivolgersi a lui col nome Goku…”
“Vegeta il…prin…”
“Si, lui sostiene di essere il principe dei sayan, ma sulla terra simile titolo che importanza vuoi che abbia?”
“Vegeta è sulla terra? E non l’ha devastata? Ma come può…”
“Te l’ho detto…mio marito l’ha fermato e…”
 
Non riuscì più a continuare Chichi perché il comportamento dello spirito accanto a lei la prese totalmente alla sprovvista.
Schiuse gli occhi nel veder vibrare di luci diverse quell’anima sfuocata ed indefinita fino a che man mano che il tempo passava i contorni e le linee tornavano al loro posto definendo perfettamente il corpo che un tempo era stato suo. Molto prima che questo processo terminasse la sua gola gridò, ed i suoi occhi si spalancarono e poi vibrò anche il suo di spirito nel rendersi conto di star guardando diritto negli occhi l’esatta fotocopia di…
Fece per parlare ma lui la precedette.
 
“So come possiamo andarcene da qui donna!”
“Chichi!”
 
Fu tutto ciò che riuscì a dire.
 
 
 
 
TH
 
Grazie di cuore a Millina94, Madness Queen, e Milady Hepburn…quanto siete gentili!!! Spero che questo capitolo non vi deluda!!!
 
Ah, prossimamente, appena la mia schiena guarirà e il pc di mio fratello sarà utilizzabile (c’è il monopolio fratellifero su quell’affare) metterò sul profilo FB di Thembra un po’ di disegni fatti alla carlona, alcuni dei personaggi altri sotto forma di fumetto che riprendono le reazioni dei Son all’arrivo a casa…spero vi piacciano…cmq vi dirò tutto nello specifico quando li posterò perché adesso il profilo s’è vuoto!!!
A presto e grazie un mondo a chi ha messo la storia nelle seguite e in quelle da ricordare, sono onoratissima!!!
E grazie anche a chi legge solamente!!!=)
Ciao!!!

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Capitolo 4
*** Trust me! ***


 
 
 
Lo guardò sbattendo le ciglia una…due e tre volte.
Stava sognando non c’era altra spiegazione.
 
“Goku!?”
 
Egli sorrise e nei suoi occhi vide trascorrere un lampo di tenerezza.
Quello spirito che le stava dinnanzi era esattamente come il suo Goku, stessi capelli assurdi, stesso taglio degli occhi stesso fisico e stessa postura.
Anche la sua voce ora che la analizzava meglio aveva lo stesso timbro, sfumava un poco nella tonalità e sembrava più seria e adulta ma aveva un suono unico a quello di suo marito.
Scostò lo sguardo imbarazzata. Sapeva benissimo che lui non poteva essere Goku ma da sciocca innamorata qual’era non aveva potuto fare altrimenti che chiamare quell’estraneo col nome di suo marito, le era venuto spontaneo.
 
“No donna…ma hai sbagliato di poco…”
“Nh?”
“L’uomo che chiami con questo assurdo nome molto probabilmente è il mio secondogenito, Kakaarot di Vageta…”
 
Gli occhi di lei divennero enormi specchi di sorpresa e lui quasi rise nel constatare che quelle sue parole l’avevano colpita molto di più che tutta la faccenda di Aghòs.
 
“Siete il padre di Go- di Goku?”
 
Egli annui abbassandosi sulle ginocchia per poterle arrivare al livello degli occhi dopodiché lentamente distese un braccio posandole l’enorme mano evanescente sulla guancia destra coprendogliela in un leggero contatto, ella non si scostò ma i suoi occhi rispecchiavano stupore.
Chiudendo gli occhi fece aderire bene il palmo alla sua gota incurvando un poco le dita le cui punte si perdevano fra i suoi neri capelli sfiorandole l’orecchio mentre il polpastrello del pollice le premeva sulla tempia.
 
Rimase così alcuni minuti durante i quali Chichi non ebbe il coraggio né di scostarsi né di parlare perché nonostante si sentisse a disagio quel contatto non le dispiaceva affatto.
Era strano, ma poteva sentire il calore di quel tocco, la presenza della sua mano contro la sua guancia e si sentiva…sicura, anche se imbarazzata.
Si incantò ad osservare quei lineamenti tanto conosciuti quanto estranei soffermandosi su quegli occhi chiusi che scattavano leggermente come mossi da improvvisi tic, come succedeva quando durante un sogno piuttosto convulso le palpebre si serravano e rilassavano a seconda delle emozioni.
 
Poi in un istante tutto cambiò nuovamente. Mentre ancora pensava al paragone sui sogni quei due occhi si spalancarono e le nere pupille in essi racchiuse la fissarono, trafiggendole ogni pensiero.
 
“Ora capisco come mai abbia scelto te…”
 
Schiuse le labbra mentre le sopracciglia le si abbassarono d’istinto in un’espressione di stupita curiosità.
In una lenta carezza egli le scostò la mano dal viso raddrizzando un poco la schiena e poggiando il gomito sopra al proprio ginocchio.
Senza sapere cosa dire Chichi continuò a sorreggere quel suo sguardo enigmatico finchè lui voltando il  capo non prese a guardare l’immenso orizzonte che li circondava. Sembrava stesse pensando a qualcosa da dire , o meglio, pareva sapesse benissimo cosa dirle ma fosse alla ricerca delle parole giuste per farlo.
 
“…ho commesso un errore…tutto combacia ora, ciò che tu hai detto corrisponde a verità…”
 
Avrebbe voluto dirgli che lei non mentiva mai ma non sembrava il momento delle precisazioni quello perciò in silenzio attese che egli continuasse.
 
“Ho visto tante cose giovane donna.”
“Chichi!”
“Ho visto la tua vita e la maniera impeccabile con la quali l’hai vissuta. So delle scelte che hai fatto, dei dubbi che in più di un occasione ti hanno avvolta nelle loro ombrose spire e ho visto come ogni volta tu sia stata in grado di liberarti dall’indecisione e con quanto onore tu abbia camminato sempre a testa alta, senza chiedere mai niente a nessuno.”
“…”
 
Non sapeva se sentirsi violata o commossa. Egli le stava dicendo cose che nessuno mai aveva osato rivolgerle.
Non sapeva come mai, ma si sentiva orgogliosa di sé stessa.
 
“Sul pianeta Vegeta una donna bella e fiera come te sarebbe stata contesa da principi e re.”
 
Incapace di parlare attese.
 
“…ma anche da spiriti maligni, entità perverse e divinità oscure.”
 
Sussultò spaventata ritraendosi da quella vicinanza. Perché ogni volta che qualcuno le dava credito sopraggiungevano oltre ai “pro” gli immancabili “contro”? e che cavolo!
 
“Hai dentro una tenacia, una forza d’animo ed un’energia in grado di sottomettere chiunque…”
 
Mentre parlava egli poteva vedere le immagini relative alle descrizioni che lui le stava facendo.
La vedeva da giovane allenarsi duramente nell’arte del combattimento fino a crollare a terra esausta e sfinita; mettere in pratica tali allenamenti sopra quel bianco ring durante un torneo chiamato “Tenkaichi” mentre da donna risoluta reclamava ciò che era suo di diritto ovvero quello sciocco smemorato di Kakaarot fino a riuscire a sposarselo e crescere quel cucciolo che era suo figlio, severa e tenera in egual misura notando come le sue priorità fossero cambiate in funzione al ruolo che ora ricopriva, non più combattimenti o sogni ma pace, disciplina e tranquillità.
Aveva visto ogni singola immagine di quei suoi ricordi in seguito all’arrivi di Radish, e sebbene anche lui fosse stato suo figlio non provò nulla nel vedere la bestia che era diventato. Arrivare a ricattare il proprio fratello prendendo in ostaggio il suo stesso nipote pur di  spronare Kakaarot ad uccidere era un comportamento subdolo e vigliacco condannato persino dai sayan.
 
“…ti sei dimostrata forte nell’attendere, sicura nell’incertezza e coraggiosa di fronte alla paura;  non hai ceduto alle tentazioni di Aghos. Probabilmente sei stata la prima a farlo per questo egli è venuto di persona a ghermire la tua anima…se solo fossi stata una di noi avresti potuto superare anche questo…se solo mio figlio ti fosse stato a fianco il vostro legame lo avrebbe scacciato…”
 
Non le sfuggirono le parole chiave di quei se.  Se fosse stata una di loro? Una sayan?
Inorridì offesa da tale congettura, lei era grata al cielo di non essere una rozza psicopatica folle e assassina sayan ed era sinceramente grata agli dei d’esser nata semplice terrestre.
Se solo Goku le fosse stato a fianco? Il loro legame?
Sbuffò un’ironico sorriso. Se ci fosse stato anche l’ombra di un legame fra di loro le sarebbe stato vicino anche negli anni precedenti anziché preferire rimanere stecchito ad allenarsi dai sommi re Kaioh, se avesse tenuto a lei anche un decimo di quanto lei teneva a lui probabilmente il suo cuore non le avrebbe fatto così male.
Il suo sguardo si riempì di nera rabbia e pesante rimpianto e lei rise delle parole di lui. Poteva averle letto gli effimeri  ricordi della sua vita, ma non aveva capito niente di lei. Di loro.
Si sentì sprofondare in uno stato d’angoscia profonda e vischiosa, perché le parole di lui, che dovevano essere di lode e incoraggiamento non avevano fatto altro che sortire l’effetto contrario? Perché sentiva che nonostante i suoi sforzi d’essere una brava moglie e madre alla fine dei conti rimaneva sempre tagliata fuori? Perché sembrava che nel petto il cuore stesse per esploderle?
Di nuovo incominciò a svanire sotto gli occhi increduli di lui.
 
“No! Non cedere ti ho detto! Chichi!?”
 
Riprese a vedere.
Spaventata alzò il volto fino a guardarlo negli occhi cercando sostegno e coraggio.
Sentiva che da sola non ce la faceva più.
Pianse una supplica stringendogli le effimere polsiere rosse che indossava agli avambracci.
 
“Aiutami…”
 
Egli le posò le mani sulle spalle e lei sentì di nuovo il calore confortarla.
 
“Hai aiutato me Chichi…ora io aiuterò te!”
 
 
 
 
…………………………………
 
 
 
“Goten devi mangiare.”
“…….”
“Avanti tesoro…”
“…”
“Goten?”
 
Videl posò il cucchiaio da minestra accanto alla fondina ancora colma di zuppa.
Sbuffò sconfitta furiosa con sé stessa per non essere riuscita a fare  ciò che si era prefissata.
Goten seduto sulla sedia del grande tavolo della cucina osservava la porta della stanza nella quale avevano portato il corpo di Chichi messo dentro una capsula di conservazione per evitare che si deteriorasse.
Bulma aveva prestato a Goku una delle sue capsule, simili ma più avanzate in fatto di tecnologia a quelle che anni prima avevano usato per mantenere integri i corpi di Genio Krillin e Riff dopo che erano stati uccisi da Junior.
Il piccolo Son aveva tentato di entrare in tutte le maniere ma si Gohan che Goku glielo avevano severamente proibito, ad un certo punto anche con la forza tanto che il bollo rosso che il piccolo aveva in fronte era la conseguenza di un pugno sferratogli da un furioso Goku.
Si era presa uno spavento pazzesco nel vedere il sempre calmo sayan infervorarsi a quella maniera, il colpo che aveva dato a Goten lo aveva mandato ko per un paio d’ore e da che si era svegliato sembrava aver perso l’interesse ad entrare, si limitava a fissare la porta in silenzio, immobile sulla propria sedia.
Goku dava loro le spalle guardando fuori dalla finestra da ore.
 
“Videl…”
“Nh?”
 
Alzò lo sguardo sulla mano di Gohan posata sulla propria spalla.
 
“Ti accompagno a casa”
 
Avrebbe voluto ribattere ma forse era meglio così. Li non era d’alcun aiuto.
 
“Si…”
 
Gohan la vide lanciare un’ultima, triste occhiata a Goten e si affrettò a rassicurarla.
 
“Starà bene non preoccuparti, grazie d’averci provato…”
 
Lei annuì asciugandosi una lacrima prima di posare un bacio sulla fronte del piccoletto e seguire Gohan.
 
“Arrivederci Goku…”
 
Lui si girò guardandola con una dolcezza infinita e disarmante che sapeva di ringraziamenti e scuse. Probabilmente non era fiero del gesto compiuto poco prima e non sapeva come scusarsene.
Ricambiò il sorriso e se ne andò.
 
………………….
 
 
 
Dopo che la porta si fu chiusa Goku si voltò posando lo sguardo sulla minuta sagoma rannicchiata del figlioletto.
Erano soli in quel momento, doveva parlargli ora.
 
“Goten…”
 
Mosse alcuni passi cercando intanto di pensare a qualcosa da dirgli ma nei suoi pensieri non c’erano parole utili, non c’erano memorie simili dal momento che lui non l’aveva mai conosciuta non sapeva cosa significava perdere la propria madre.
Aveva imparato cosa si provava a perdere la propria moglie però ed il senso di colpa era impossibile da reggere. Chichi per Goten non era solo una mamma, era un’amica, una maestra, una compagna di giochi e una presenza costante, vitale.
Si bloccò non appena le migliaia di memorie di lei incominciarono nuovamente a fluire nei suoi pensieri e di colpo lo sguardo finì sulla panca posta sotto alla finestra dove poco prima stava lui rivelandogli un ricordo.
 
 
 
I raggi del sole che filtravano dalla finestra proiettavano sul pavimento la sagoma di un bimbetto che dondolandosi avanti e indietro canticchiava sfogliando una pagina dopo l’altra.
 
“Che fai?”
 
Chichi gli si avvicinò asciugandosi le mani nel candido grembiule e il libro in mano al piccolo si rivelò essere un album di fotografie.
Sorridendo Chichi si sedette accanto a lui sporgendosi per vedere meglio le fotografie.
 
“Questa sei tu?”
“Si, ero un pochino più grande di te…”
“Dov’eri?”
“Al castello del nonno…allora vivevo sul Monte Friggi-friggi con lui…”
“E il papà dove stava?”
“Dovevamo ancora incontrarci…”
 
Il sorriso sempre presente sul visetto del piccolo si allargò e Chichi sorrise interiormente perché già sapeva cosa sarebbe successo ora.
 
“Com’è che vi siete incontrati tu e papà?”
 
Goku si schiarì la voce ricacciando indietro il magone. Quella scena si era ripetuta decine di volte da che Goten sembrava non essere mai soddisfatto di sentirsi raccontare di come lui e Chichi si fossero incontrati.
E lei non si stufava mai di ripetergli una storia che ogni volta si arricchiva di nuovi aneddoti e particolari pur mantenendo la verità di base ed ogni volta gli occhi neri e furbi del suo secondogenito si riempivano di felicità e contentezza.
 
“Ma è proprio vero che il mio papà è anche più forte di Vegeta?”
“Oooh si che lo è…ed è più forte di chiunque sa mai stato più forte di quel nanerottolo isterico e scostante…”
“Ahh hah, se ti sentisse si arrabbierebbe molto sai? Anche Bulma lo chiama sempre così e quando succede scoppia il finimondo…hih hih!!!”
“Davvero? Allora sarà meglio non farci sentire eh?”
 
“Goten…”
 
Gli arrivò dietro infilandogli le braccia sotto le ascelle per issarlo e portarselo al petto.
Il bernoccolo sulla fronte di lui era ancora gonfio e rosso.
Non era la prima volta che lo colpiva ferendolo ma un conto era quando si allenavano, in quei momenti le ferite erano maggiori e ne riportavano entrambi, un altro era quando lo colpiva per punizione, per costringerlo a fare qualcosa contro il suo volere.
Gli si strinse il cuore.
 
“…”
“Mi dispiace, non avrei dovuto colpirti.”
“…”
“Perdonami se puoi…”
 
Stringendolo poté sentire quanto fosse piccolo e indifeso quel bambino sempre allegro e pieno di vita.
 
“Non ha senso stare là adesso, staresti solo male e io non voglio che tu stia male…voglio che tu sorrida sempre, desidero vederti correre fuori a giocare con Trunks, voglio sentirti ridere e parlare… puoi?”
“……”
“E voglio che mangi la deliziosa zuppa che ti ha preparato Videl e poi che tu vada da Trunks mentre io cercherò un modo per riportarla indietro.”
“Ti aiuterò!”
“Lo farai obbedendo a ciò che ti chiedo.”
“Voglio rimanere qui…se me ne vado di nuovo quando tornerò non ci sarà più  per davvero e…”
“Quando tornerai sarà sulla porta a darti il benvenuto come ogni giorno della tua vita…”
“Ngh”
“So che noi due non ci conosciamo poi così bene, tre anni passati insieme non costituiscono una vita ma fidati di me Goten…io te la riporterò indietro la tua adorata mamma…fidati di me ti prego…”
“…”
“Goten?”
“…io mi fido di te papà…”
 
Stupito abbassò lo sguardo specchiandosi nei suoi occhi.
 
“Si?”
 
Annuì.
 
“…la mamma mi ha insegnato che ci si può sempre fidare di te…che tutto quello che prometti poi si avvera…”
“Ti ha insegnato così?”
“Nh!”
“Un giorno che ero triste perché tu non c’eri lei mi raccontò delle tue imprese, di chi eri e quanto fossi buono…mi disse che le avevi promesso che saresti tornato…”
“…”
“Quella sera arrivò Gohan e ci raccontò che saresti tornato presto per stare tutto un giorno con noi…”
“Per il torneo.”
“Non fu un giorno solo…è così tutt’ora per questo mi fido di te papà!”
 
Dicendo questo si divincolò da quell’abbraccio e con due cucchiaiate prosciugò il piatto di zuppa filando di sopra a lavarsi per ridiscendere pochi istanti dopo reggendo fra le mani una borsa blu, probabilmente lo zaino che conteneva il suo pigiama per quando andava a stare da Trunks.
 
“Andiamo?”
 
Annuì e portandosi le dita alla fronte teletrasportò entrambi alle porte della Capsule Corporation.
Appena arrivarono lui e Goten furono accolti da Trunks che non poteva credere di vedere il proprio amico e lo trascinò in casa di tutta fretta mentre lui rimase sulla soglia con Bulma e Vegeta.
 
“So che è piuttosto improvvisa la cosa ma vi sarei grato se lo teneste qui con voi per il tempo che mi ci vorrà per trovare Chichi…”
“Non c’è problema Goku solo…facci sapere se scopri qualcosa ok?”
 
Bulma lo abbracciò dandogli tutto l’appoggio di cui al momento necessitava, sapendo Goten in mano sua non aveva di che preoccuparsi.
 
“Tieni questa, conservala tu.”
 
Bulma prese dalle mani del suo amico di sempre una capsula speciale e capì subito cosa contenesse.
 
“Non starò a casa molto in questi giorni…non voglio che rimanga incustodita.”
 
Bulma annuì.
 
“Ciao!”
“Ciao Goku, mi raccomando.”
 
Si portò nuovamente le mani alla fronte ma prima che potesse sparire Vegeta lo interruppe.
 
“Dove avresti intenzione di andare sentiamo?”
“Da Kaioh shin il sommo…magari ha scoperto qualcosa…”
“Sciocchezze, forse so io da che parte potremmo incominciare…”
“Ti ascolto.”
“C’è un mondo chiamato L’Archivio costituito da un immensa raccolta di libri stele rotoli e pergamene.”
“Eh?”
“La gente che lo popola è una razza di antichi studiosi che ha preso nota di tutto ciò che è successo da che la loro memoria esiste, forse e dico forse, hanno qualche notizia su questo fantomatico Aghòs…”
“È fantastico Vegeta! Perché non me lo hai detto prima? ”
“Già stupido scimmione!!! Perché non glielo hai detto prima? Sei sempre il solito idiota!”
“Sta zitta donna! Io non so nemmeno dove si trovi questo pianeta e mi è venuto in mente solo ora sennò ovvio che ve ne avrei parlato…ma forse il re Kaioh che ti ha allenato a suo tempo riesce a localizzarlo con quelle sue ridicole antenne ti pare?”
 
“Ti faccio notare che le mie antenne non sono affatto ridicole razza di irrispettoso che non sei altro!”
 
I tre si guardarono perplessi prima di capire di chi si trattasse.
 
“Re Kaioh è lei?”
“E chi sennò? Raggiungimi al più presto Goku, forse Vegeta ha ragione…sto già cercando di localizzare questo pianeta e…ma che!!?”
 
Bulma ormai rimasta sola sulla terra da che i due uomini già erano svanito col teletrasporto, udì il tono di sorpresa con cui re Kaioh accolse l’arrivo di Goku e Vegeta.
Rise, il suo grandissimo amico era in grado di stupire persino gli dei.
 
 
TH
 
^___^
 
 
 
 
 
  

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Capitolo 5
*** Confusion ***


 

 
 
 
 
Un nuovo sole era sorto su Satan City e la luce radiosa dei suoi mille raggi rimbalzava ovunque dipingendo i vetri dei palazzi e persino l’oceano d’oro amaranto e lo spettacolo che si vedeva dal balcone della Capsule Corp. benché non fosse cosa nuova non avrebbe mai finito di meravigliare i suoi grandi e neri occhioni di bimbo.
 
Si ricordò di quando aveva visto l’alba spuntare dal mare e il solo ricordare la magia di luce e arcobaleno che il sole creava sull’acqua e sugli spruzzi che la nimbus provocava al suo passaggio era sufficiente a fargli vibrare l’anima perché si rammentava che la sua prima alba, quella che ricordava come tale, l’aveva vista assieme a lei.
 
Aveva da poco compito tre anni e quel giorno doveva recarsi alla città dell’ovest per andare a trovare la simpaticissima signora col camice bianco che alla fine gli regalava sempre un enorme lecca lecca alla fragola, uno di quelli fatti a spirale con la parte zuccherata più chiara rispetto all’elica densa e ricca di succo che scorreva dal centro verso l’esterno roteando in un infinito vorticare che avrebbe potuto ipnotizzare chiunque.
 
Erano partiti molto presto perché la mamma non amava andare veloce e non sfruttava mai la piena potenza della nuvoletta dorata che era stata del suo papà e così erano già alcune decine di minuti che, ben coperti da giubbotti e berretti entrambi si godevano il paesaggio semi sepolto nell’oscurità di una notte ormai quasi finita.
A lui piaceva sporgersi e guardare giù perché anche se era scuro i suoi occhi riuscivano a distinguere dai riflessi della luna le singole fronde degli alberi, i sassi che splendevano fra l’erba rugiadosa delle radure e se era fortunato poteva incrociare anche lo sguardo di qualche civetta che di ritorno dalla battuta di caccia si accoccolava in un qualche anfratto per riposare durante il giorno.
Fu una sorpresa quando l’irregolare contorno della selva svanì e per alcuni minuti lo scenario sottostante era un eterno ripetersi di piatta opacità e stava quasi per rimettersi a dormire contro il petto di sua madre quando un improvviso bagliore gli solleticò la punta del naso e rimbalzando sull’acqua creò una specie di magico filo amaranto che partendo da una linea fattasi visibile solo in quel momento lo raggiungeva in un istante per trapassarlo e proseguire oltre, illuminando.
Curioso si voltò notando che se schiudeva gli occhi poteva vedere le nere fronde degli alberi colorarsi di rosso, giallo e infine di verde finchè tutto diventava selva e pianura e le montagne dalle quali erano partiti.
Tornando a guardare in avanti vide che quell’unico raggio era diventato semisfera e che la flebile luce di prima ora stava diventando vero sole e si incantò a guardare la magia espandersi dal suo nucleo e scivolare sull’acqua e le sue increspature dando forma contorno e nome ad ogni cosa che diventava distinguibile; il liscio e umido dorso dei delfini che li stavano affiancando, l’irregolare forma dei pesci alati il frastagliato contorno delle nuvole all’orizzonte e le infinite goccioline che l’improvviso avvicinamento della nimbus aveva sollevato dal pelo dell’acqua e se tutto quello era incanto assoluto c’era qualcos’altro di ancora più bello che era sicuro non avrebbe dimenticato mai e si trattava del riflesso che tutto quel diventare giorno comprimeva all’interno delle pupille scure della sua mamma che affascinate al pari delle sue assistevano a quel prodigio che si chiamava alba.
A quel tempo era piccolo e non conosceva il nome di tutto quello che la sua mente aveva memorizzato ma l’emozione che il suo animo provò, quella vibrazione di una nota più alta rispetto al normale, quel battito un poco più accelerato del suo cuore e quel sospiro di pura felicità le aveva sapute definire anche all’epoca. Era la vita.
Lui con la sua mamma.
 
Una cosa strana gli successe nel petto.
Tremò come gli succedeva spesso se tratteneva la pipì per troppo tempo ma con la differenza che in quel momento il tremore era benefico e rilassante, una sorta di potere tiepido e buono che gli stava scaldando il cuore ancora in pensiero per la sua adorata mamma.
 
Uno stimolo improvviso lo esortò a guardare in cielo e per un attimo solo, prima di venir distratto dalla voce di Trunks lo vide….
 
 “Hey Goten…”
 
 
…il volto inizialmente sereno di sua madre che sembrava stupirsi d’improvviso come se anche lei lo stesse vedendo senza riuscire a crederci.
 
“Mamma!!! MAMMA!!!”
 
Preso in contro piede dalla risposta del suo amico Trunks sbarrò gli occhi prendendo a guardare in ogni direzione, compreso il cielo, senza però vedere nessun segno di Chichi.
 
“Hey amico ma almeno sei sveglio?”
“L’ho vista Trunks, la mia mamma era lassù e stava sorridendo!”
 
Da genio qual’era il piccolo Trunks decise di assecondarlo e diede ragione a qualsiasi cosa Goten dicesse. Era ovvio che Chichi fosse volata in cielo, dopotutto era morta no?
 
Ma la luce presente negli occhi del piccolo Son non era qualcosa di infantile e immaginario, era riflesso di certezza.
 
 
……………………..
 
 
Guardandosi intorno schifato, Vegeta, faticando a rimanere immobile ed eretto al suo posto bruciò Kaioshin il sommo con un occhiata che aveva mille perché.
 
“No dico…sarebbe qui?”
 
Roteando l’indice indicò sé stesso, Goku che era più bianco di un cencio dalla delusione e lo stesso supremo oltre che quella noce tremolante alla deriva nell’universo che a quanto pareva era il fantomatico pianeta archivio.
 
“Sembrerà strano ma…ecco…qui siamo arrivati perciò più che questo non può essere il posto.”
“MI STAI PRENDENDO PER I FONDELLI? TI PARE CHE QUESTO NIENTE ABBIA L’ASPETTO DI UN ARCHIVIO? DOVE SONO I LIBRI, DOVE SONO LE PERGAMENE GLI SCAFFALI GLI SCRIBI E TUTTA L’ALLEGRA COMPAGNIA BELLA EH? ME LO VUOI SPIEGARE STUPIDO RISULTATO DI UNA STUPIDA FUSIONE?”
“Ehh ehh, calmati Vegeta non è il caso di alzare la voce potresti disturbare…”
“CHIIIIIIIIIIIIIIIIIII? Chi diavolo è che psso disturbare se siamo agli antipodi della galassia in mezzo ad un enorme ammasso di niente eeeeeeeeeeeeeeeh?”
 
Con trecentomila venuzze pulsanti alle tempie l’aura dorata del super sayan Vegeta si espanse modificando la traiettoria di quel pianeta che era addirittura più piccolo di quello di re Kaio facendolo finire contro un’asteroide di roccia e ghiaccio che vagava al pari passo con loro.
Per la rabbia calciò suddetto asteroide rimanendo indifferente al fatto che questi sbottò una protesta.
 
Goku dal canto suo divenne trasparente dalla delusione.
Kaioshin il sommo, dall’alto della sua somma imbecillità non fece caso a nulla, nemmeno alla miriade di meteoriti più o meno grandi che si stavano avvicinando a loro come perle di metallo ad una calamita.
Vegeta furioso calciò nuovamente la roccia frantumando una scheggia di meteorite che spedì in tanta malora colpendola col collo del piede destro.
 
“QuELlo Mi SERviVa StOLto SaYan…”
 
“Cosa diavolo vuoi dire? Che te ne fai di un pezzo di meteorite, collezioni sassi per caso?”
 
Kaioshin, impallidendo d’improvviso negò cercando di mettere in chiaro che non era sua la voce appena udita.
Vegeta non poteva sapere che alle sue spalle l’asteroide emetteva degli sbuffi e l’irregolare contorno dei fori provocati da chissà quanti impatti celesti assumevano la forma di un’enorme bocca dalle rocciose labbra con all’interno una lingua di sabbia pressata e degli aguzzi cristalli di ghiaccio che sembravano denti a tutti gli effetti.
Nel comprendere i capelli gli si rizzarono.
 
“Veve-ve-ve Vegeta fo-forse è meglio se-se…”
“E adesso cosa ti prende diventi anche balbuziente? Senti Kakaarot digli che se ne vada altrimenti lo massacro!”
“…”
 
Offeso dalla sua mancata risposta Vegeta scattò a destra incenerendo pure Goku dalla rabbia.
Rimase senza parole nel vedere la sua espressione da pesce lesso tanto che le gengive presero a prudergli dal nervoso che gli stava salendo.
Ne avrebbe stecchiti due al prezzo di uno.
 
“Cosa diavolo hai anche tu Kakaarot!?”
“…ehh ehh…Ve-getavo vovol tati susus-ubito…”
 
Balbettava pure lui.
Guardando alla propria sinistra scrutò Kaioshin il sommo che, capelli ritti e tutto il resto, annuì solamente esortandolo a fare come Goku gli aveva chiesto.
 
Ma chi diavolo glielo aveva fatto fare?!!?
 
Sbuffando lentamente si voltò aprendo gli occhi sull’immenso niente che sarebbe stato il cosmo non fosse stato per quell’enorme faccia deforme che gli stava di fronte.
Si paralizzò.
 
Due secondi più tardi un’enorme esplosione dorata sconvolse il muto e buio scorrere dell’universo.
 
 
 
………………………………..
 
 
 
Sbattendo le palpebre un paio di volte provò nuovamente a guardare in cielo nell’esatto punto fra le due soffici nuvole dove un attimo prima aveva visto…
 
“…Goku…”
 
Strofinandosi gli occhi si diede mentalmente della sciocca dando la colpa dell’allucinazione, perché non poteva trattarsi d’altro, ai raggi del sole che l’avevano accecata.
 
Sospirando stese bene il lenzuolo bianco al filo lisciandolo bene in modo che asciugandosi non rimanesse stropicciato.
Una volta finito di stendere anche gli altri panni si sedette all’ombra di un grande melo sopra una vecchia panchina di castagno.
 
Goku…erano anni che non pensava più a lui chissà perché proprio ora doveva venirle in mente e poi, perché aveva pensato a lui come bambino?
Passandosi una mano sulla candida fronte si portò via alcune gocce di sudore scendendo poi a coprirsi le labbra rosee e tremanti di pianto.
 
Goku era morto ormai da quasi dieci anni portato via da quella rara malattia cardiaca della quale nessun medico al mondo conosceva nulla lasciandola vedova e stavolta per sempre.
Gohan…il suo adorato e unico figlio se n’era andato da due anni invece, ucciso dai due cyborg che avevano sterminato i tre quarti della popolazione mondiale costringendo gli esseri umani a rifugiarsi sotto terra come topi. Lei aveva scelto di rimanere a casa sua per pura e semplice brama di morte perché a quel punto della sua esistenza non aveva più alcun senso continuare a vivere.
Suo marito era stato ucciso, suo figlio trucidato e anche il suo buon padre aveva smesso di vivere pochi mesi prima.
Fra tutti i forti uomini della famiglia solo lei era sopravvissuta, lei che era la più debole.
Una mattina i due cyborg le erano capitati in casa che stava giusto incominciando a far colazione ma lei non si era lasciata spaventare, se la uccidevano le facevano solamente un piacere e così aveva sorriso loro e si era seduta al proprio posto iniziando a mangiare come se loro non fossero stati li.
Dopo un lungo minuto di silenzio i due folli se n’erano andati ridendo chissà dove a distruggere chissà cos’altro.
 
L’arrivo di Trunks due minuti più tardi l’aveva lasciata del tutto indifferente.
Il suo saluto, la sua preoccupazione e la rabbia che gli colorava i capelli di biondo non l’avevano scossa minimamente.
Lui voleva aiutarla, proteggerla e starle vicino dal momento che Gohan non c’era più e sembrava non voler capire che a lei non interessava più niente di nulla.
Aveva rifiutato ogni sua richiesta di trasferirsi al rifugio assieme a lui e sua madre, aveva scansato ogni tentativo di contatto che lui aveva intrapreso e non aveva più risposto a nessuna delle inutili domande che egli si ostinava a rivolgerle dal giorno in cui di sera se lo vide sulla soglia di casa zuppo di pioggia e pieno di lividi venuto a comunicarle della morte eroica del suo unico figlio.
 
Un groppo in gola le mozzò il respiro nel ricordare quell’evento.
Lei non aveva detto nulla, non aveva sbraitato e non era svenuta come le era sempre successo, semplicemente s’era morsa il labbro inferiore nell’estremo tentativo di trattenere il pianto e aveva sospirato chiudendo la porta di casa sua al mondo intero e non solo al povero ragazzino rimasto solo anch’egli a combattere una guerra impossibile da vincere.
Non le era importato nulla di consolare il figlio di Bulma né di finire la cena preparata per due o riassettare casa per le successive tre settimane. Tutto ciò che fece fu piangere e dormire, maledire ogni singolo Kami conosciuto e di nuovo piangere finchè aveva capito che il suo spirito era troppo forte e non si sarebbe mai lasciato morire, così aveva ripreso a mangiare e a fare i suoi lavori domestici aspettando quella fine che prima o poi sarebbe arrivata anche per lei.
 
Tutto inutile. Erano passati più di due anni e lei era ancora viva, in salute e condannata a patire per il resto dei suoi giorni.
Una gelida lacrima le solcò il viso indurito dal tempo e dal patimento velandole la vista proprio mentre il suo sguardo aveva incominciato a mettere a fuoco una sagoma in atterraggio.
 
Era di nuovo Trunks; strano però, di solito durante il giorno non si faceva mai vedere perché era pericoloso e rischiava d’esser intercettato dai due cyborg se si muoveva  volando. Rimanendo seduta e in silenzio attese che le arrivasse di fronte guardandolo come se non fosse stato per niente davanti a lei incurante del lampo di dolore che la sua reazione provocò negli occhi di lui.
 
“È finita Chichi…li ho sconfitti finalmente…”
 
La sua unica reazione fu di allargare appena le palpebre nel capire quelle parole.
 
“L’altro giorno sono tornato dal mio viaggio nel tempo…e..”
 
Ah si, il suo viaggio nel tempo. Che assurdità! Com’era possibile viaggiare nel tempo? Smise di ascoltarlo puntando gli occhi a terra ma lui non ne voleva sapere di smetterla di parlare e la stava informando della forza strepitosa dimostrata dal piccolo Gohan nel battere Cell che lei non si ricordava nemmeno chi fosse questo dannato Cell, per cotinuare poi a parlarle dell’idea di Goku nel lasciare tutto nelle mani di Gohan e…
 
Chichi d’improvviso si alzò in piedi superandolo che lui ancora stava parlando per entrare nella rimessa degli attrezzi che mai una volta erano stati impugnati da Goku e giacevano ancora tutti perfettamente imballati nelle loro custodie del grande magazzino ad eccezion fatta per la scure che aveva dovuto usare lei per farsi la legna per l’inverno, un paio di pinze per i lavori di manutenzione della casa e il generatore di emergenza.
Muta e lenta prese alcuni ceppi di legna da portare in casa uscendo da li per imboccare la porta di casa senza curarsi del fatto che Trunks era appena fuori dalla porta del magazzino, immobile e silenzioso anch’egli.
 
Entrò e si chiuse la porta alle spalle andando a depositare la legna accanto al caminetto scivolando poi a terra in preda ai singhiozzi che però non erano di gioia, ma di disperata agonia.
Se Trunks li aveva battuti significava solo una cosa.
Vita serena d’ora in avanti, lei sola, per sempre.
 
Fuori intanto Trunks era in procinto di spiccare il volo quando udì dopo due anni di mutismo totale il grido di straziante dolore di quella donna che da piccolo aveva creduto invincibile.
 
Asciugandosi due lacrime di sincera compassione il giovane  si librò in volo allontanandosi da quel luogo che non sarebbe mai più stato un’oasi di pace e divertimento come ricordava da bambino ma bensì una cupa e silenziosa tomba per una donna morta dentro che tuttavia continuava a vivere.
 
Una candida farfalla dalle lunghe code alate lo intercettò in ascesa e lui non poté fare a meno di bloccarsi e voltarsi indietro per seguirne la traiettoria notando che questa si lasciava indietro una lieve ed effimera scia di tiepido candore.
Trattenne il respiro quando, sfiorando per curiosità la suddetta scia avvertì la reminescenza di un’aura a lui un tempo tanto nota, e lo rilasciò nell’appurare che immediatamente dopo che la farfalla entrò nella cupola di casa Son le grida di Chichi cessarono immediatamente come se il sonoro fosse stato bloccato d’improvviso.
 
Esitò nel decidere se andare a controllare le condizioni della donna ma alla fine scelse di tornare indietro e quando fu a pochi passi dalla porta rimase interdetto nel vedere l’anta spalancarsi e la mano aperta di Chichi stringersi immediatamente in una presa d’acciaio alla sua maglietta per trascinarlo all’interno.
 
“Chichi ma che!!?”
 
Gli occhi tornati improvvisamente vivi e splendenti di lei lo fissarono decisi e ritrovò in quell’espressione tutto il significato che nella sua infanzia lui aveva attribuito a quella donna. Severa, cocciuta, intransigente, coraggiosa, irremovibile, infaticabile indipendente e, ricordò tutte le cose buone che gli aveva sempre cucinato quando l’andava a trovare con Bulma, le storie assurde che gli raccontava sulle avventure di quel suo sconosciuto marito che lui aveva avuto l’onore di conoscere grazie al suo viaggio nel tempo, la sua voce melodiosa e decisa, il suo sorriso raro ma bellissimo, il suo altruismo nell’aiutarlo quando Bulma non poteva, il coraggio di rimanere nella sua dimora quando persino lui dalla paura si era ritirato nel rifugio sotterraneo quell’espressione unica che era identica alla Chichi conosciuta nell’altro tempo, così dannatamente vera che sembrava quasi che le due si fossero sovrapposte...
La presa delle sue mani alle spalle bloccò il fiume di pensieri che lo distraevano dall’ascoltarla.
 
“Mi devi aiutare Trunks!”
………………………………………..
 
 
Seduti a terra, Goku Vegeta e Kaioshin il sommo rimasero inebetiti a guardare quell’enormità di massi cosmici meteoriti e asteroidi appena disintegrati dal Ki blast di Vegeta vorticare e scontrarsi per ricomporsi perfettamente come milioni di tasselli di un immenso e monocromatico puzzle.
 
Dieci minuti più tardi i tre seduti sulla nocciolina vagante che era il pianeta archivio si trovarono al cospetto di uno sterminato pianeta formatosi praticamente dal nulla.
 
L’enorme e deforme faccia dai denti di ghiaccio di prima nuovamente parlò.
 
“BasTAVa CHiamArE, DaNNatI SayAN!!!”
 
Frastornati i due sayan si scambiarono un’occhiata assurda.
 
“AvETe TrOvaTO Il PiaNeTa ArCHiviO, CoSa AndATe CercaNDo?”
 
Immediatamente i tre furono in piedi pronti a rispondere alla domanda ricevuta ma tutto nella mente di Goku smise di funzionare da che oltre le spalle del grottesco viso vide apparire l’esatta copia del pozzo che sul pianeta di Re Kaio il supremo, aveva permesso la venuta della dea chiamata Stillah.
 
Arretrò di alcuni passi nel vederla apparire fluttuando nella sua fluida forma di donna, il loro ultimo e unico incontro non si era concluso nel migliore dei modi; quando era stato risucchiato in quel gelido e buio pozzo aveva vissuto ogni istante del passato dalla prospettiva di Chichi, da quando era stato  ferito mortalmente nello scontro con Radish, tutto l’anno di lontananza da Gohan con la conseguente nostalgia e preoccupazione, l’attesa durante lo scontro con Vegeta, la degenza all’ospedale la partenza per Namek e la sua seconda scomparsa; in quel pozzo il tempo si era riavvolto, lui era diventato Chichi e attraverso di lei aveva vissuto ogni cosa un'altra volta imparando cose nuove capendone altre finchè non ce l’aveva fatta più a sopportare e si era teletrasportato via da quell’inferno che egli stesso aveva causato.
 
“Ricorda solo una cosa Goku protettore della Terra; mentre tu puoi andare lei non ha avuto altra scelta che vivere ogni singolo istante di ciò da cui tu stai fuggendo e nemmeno per un secondo ti ha mai voltato le spalle…”
 
 
La voce melodiosa di Stillah che sapeva di mare e d’eco di conchiglia l’aveva inseguito attraverso le distanze mentre la sua essenza si teletrasportava dall’interno del pozzo della dea fino al prato verde e ben tagliato che circondava casa sua sui monti Paoz.
Era rimasto in piedi nel punto esatto dov’era ricomparso per cercare di scacciare quell’eco dalla mente, per riordinare le idee su quello che aveva visto e per cercare di perdonarsi l’atto di codardia di cui s’era appena macchiato.
Lui che non era mai scappato di fronte a nessun nemico neppure quando questi era più forte di lui era corso via spaventato dalle conseguenze che le sue scelte avevano avuto su di lei.
 
“Papà?”
 
Poi era uscito Gohan e aveva distratto la sua mente da quei pensieri, Vegeta se n’era uscito con la brillante idea di andare alla ricerca del pianeta Archivio e fra un Kaio e l’altro una speranza e un’altra s’era scordato l’intera faccenda Stillah, fino ad ora.
 
“Madama Stillah come mai si trova qui?”
 
Kaiohshin il sommo tentò d’avvicinarsi alla dea che con un sorriso piatto lo salutò tornando poi a concentrare la sua totale attenzione su Goku.
Vegeta, che nel frattempo si era ripreso non ci mise molto a comprendere che qualcosa non quadrava e rivolgendosi a Goku chiese spiegazioni. Notò subito le perle di sudore sulla fronte del suo compagno di viaggio e rimase spiazzato nel collegare quella reazione all’apparizione della strana creatura che non possedeva un minimo d’aura spiritica.
 
“Di un po’ Kakaarot…l’hai mai vista?”
“È chiamata dea Stillah ed il suo potere è…”
“Nh?”
“…spaventoso!”
 
Rimase basito il fiero principe dei sayan nel vedere il gesto di resa che Goku per la prima volta mostrò e che non aveva nulla a che fare col suo ritiro dal Cell-game di alcuni anni prima.
Osservò la scena del suo compagno lasciarsi cadere sulle ginocchia vivendola come al rallentatore e il solo pensare che tutto quello era legato ad un gioco d’acqua e spruzzi dalle sembianze umane lo rendeva furioso. Nemmeno una volta aveva mostrato sconforto o paura nel misurarsi con lui mentre da quella cosa era…non terrorizzato ma…scoraggiato, senza speranza.
 
“Di un po’ donna! Chi sei cosa vuoi perché sei qui e soprattutto cosaglihaifatto?”
 
Gli occhi rubino di lei per un istante indugiarono sul principe dei sayan zittendolo all’istante ma non c’era alcuna intenzione malvagia in lei, solamente il vederla completamente scatenò in vegeta la medesima reazione provata da Goku quando la vide per la prima volta. Rispetto e ammirazione.
 
Sorridendo questa tornò a guardare Goku e il suo viso si rilassò in un espressione che era pace e tranquillità.
 
“Non temere la mia presenza Kakaarot di Vegeta, sono qui per aiutarti…”
 
…………………………
 
 
xD TH
 

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Siete in tanti…Grazie =) 

 

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Capitolo 6
*** From bad to worse ***


 
 
 
“Te la posso chiedere una cosa?”
“Dimmi donna”
 
Per un attimo le balenò in testa l’irrefrenabile voglia di prenderlo a randellate e gridargli in faccia che si chiamava Chichi…CHICHI! Ma se non lo aveva capito fin’ora dubitava che una sua ennesima crisi isterica potesse servire a qualcosa così sbuffando un sospiro di rassegnata rabbia alzò il mento fino a guardarlo in viso.
Beh, quel pezzo di viso che si poteva scorgere dalla prospettiva dettata dalla sua inferiorità in fatto di altezza, cavoli, Vegeta a parte sembrava proprio che i sayan fossero degli stangoni.
Rise fra sé e sé, che poi di sayan lei aveva visto solo loro tre, un po’ poco per giudicare un’intera specie anche se a vedere l’altezza raggiunta da Gohan che era solo un adolescente e quella di Mirai Trunks  sembrava davvero che…
 
“Allora donna?”
“…ma dove diavolo sono i randelli quando servono?”
 
Bardak si fermò abbassando lo sguardo per vederla guardarsi intorno e bofonchiare risposte incoerenti.
Non visto sorrise riconoscendo in lei tratti distanti di quella donna che un tempo aveva chiamato compagna.
 
Poco dopo i neri occhi di lei ombrosi e indispettiti intercettarono i suoi.
Lui levò le sopracciglia aspettando la sua domanda.
 
“Ah giusto, primo dove stiamo andando e secondo…ma tu com’ è che sei qui?”
“Sto cercando di capire dove si trova il ponte…e riguardo la seconda domanda, tutto ciò che ricordo è quell’immensa sfera di luce scagliata verso di me da Freezer, ricordo la rabbia che nutrivo verso i miei compagni che credendomi ubriaco non si fidarono  delle mie visioni; la loro stupidità ci condannò tutti ed io…cedetti alla tentazione di quell’essere, morii e quando ripresi coscienza di me mi ritrovai qui, quasi del tutto svanito e col tempo finii col diventare inutile sbuffo di spirito…”
“Oh…mi dispiace.”
“Ti dispiace? Perché?”
“Come perché? Io sono qui da poche ore e già odio questo posto tu che vaghi per questo niente desolato da quasi trent’anni è…triste…”
“Ho avuto modo di riflettere…di pensare, guardare e capire…”
“Capire cosa?”
“Molte cose donna. Nella nostra cultura una volta che un eroe muore esso è perduto a meno che le sue gesta, il suo onore e le sue conquiste non siano state grandi al pari di quelle dei sovrani essi divengono inezia e la loro memoria si disperde al vento e al nulla assieme alle ceneri delle loro carni bruciate.”
“Che crudeltà…”
“Per noi era stimolo…il nostro orgoglio di combattenti ci spronava a dare il massimo, ad essere spietati coi nemici e senza paura con l’ignoto, solo così potevamo sperare di…heh, è storia passata oramai…stando qui ho avuto modo di riflettere, d’essere cosciente di ciò che sono stato dei miei crimini; tutto questo e l’eterno silenzio sono stati una condanna più che meritata, ho capito molte cose grazie anche alla maledizione che mi fu inflitta a suo tempo ma qui rischiamo di dilagare, per sapere della mia storia ci saranno altre occasioni, troviamo il ponte ora.”
“Ok, ma poi che ci facciamo con questo ponte?”
“Ce ne andremo da qui, semplice.”
 
Chichi pregò di trovare un randello e poterselo fracassare in testa, non ci capiva più niente.
 
……………………………………………
 
Seduto all’ombra dell’unico albero degno di tale nome presente sul pianeta Vegeta sbuffando cambiò palmo appoggiando il viso dal destro al sinistro.
 
“Uh uh?”
 
Annoiato sbuffò.
Come diavolo era possibile che un Kaio vivesse in un misero pianeta del genere? Il castello gonfiabile che Bulma aveva costruito per Trunks e Goten nella sala ricreazione della Capsule Corporation era grande il doppio!
 
“Uh uh!”
 
… e cosa ancora più assurda, com’era possibile che Kakaarot fosse diventato più forte di lui dopo essersi allenato su quella miseria di pianeta?
 
“Uh huh uh?!”
 
Sbuffando rabbia da naso e bocca cambiò nuovamente palmo. Ah, un'altra cosa, se quella dannata scimmia non si levava di torno la polverizzava, sicuro.
 
Scocciato e tentando in tutte le maniere di non guardare l’animale e le sue assurde movenze direzionò lo sguardo verso sinistra, dove a non più di venti metri di distanza questo fantomatico re Kaio stava cercando neanche di localizzare il pianeta, perché a quanto pareva non era nel suo settore di giurisdizione, ma di mettersi in contatto con il Re Kaio dell’ovest affinché chiedesse a quello del sud di chiedere a quella dell’ est se sapesse qualcosa di questo pianeta archivio.
 
Ridendo esasperato si spiaccicò la mano libera sul muso. Ma chi glielo aveva fatto fare?
 
L’aroma denso ed agrodolce di cosce di dinosauro al forno accompagnate con un delizioso contorno di patate arrostite e prelibate verdurine saltate al burro furono la risposta al suo ripensamento.
Chichi poteva essere pazza e schizofrenica quanto voleva ma in fatto di cucina non la batteva nessuno e col tempo, inutile negarlo, anche lui aveva finito per affez…farsela andare a genio.
Quella donna umana tanto sciocca quanto folle era l’unica in grado di tener testa a quel tonto di Kakaarot con la sua irriducibile testardaggine e quella grinta che solo in alcune donne sayan aveva visto manifestarsi.
L’unico punto debole del cuore puro del sayan più forte mai esistito era niente popò di meno che una donna umana caduta vittima di una sconosciuta entità che a quanto si sapeva era irrintracciabile.
 
Bel dilemma. Bella sfida.
 
Gli prudevano le mani, e da quel che poteva carpire dalle vibrazioni dell’aura di Kakaarot anche a lui dovevano bruciare parecchio perché sciocco o no, smidollato dal cuore tenero o meno chiunque fosse stato tanto folle da ferire o prendere di mira la donna di un sayan, sia esso stato corpo fisico o spirito evanescente, aveva i minuti contati.
 
“Trovato!” La gioia del re divenne immediatamente pacata.
“Fantastico, dove si trova?”
“Hai presente Namek?”
“Si…”
“Calcola 1000, no 10,000 volte la distanza fra Namek e la terra e dovresti trovarlo, sempre che nel frattempo non si sia mosso.”
“Co-cosa?”
“La Regina dell’est mi ha detto che quel pianeta è entrato da pochi secoli nella sua giurisdizione e che addirittura, se noi non le avessimo chiesto di cercarlo non sapeva nemmeno d’averlo come mondo da proteggere. Pare che quel pianeta abbia un’orbita in continua evoluzione, non gira su sé stesso, non compie alcun ciclo attorno a sole o altre stelle, semplicemente vaga alla deriva nello spazio.”
“Dannazione, anche se, ora che ci penso, come avremmo potuto raggiungerlo?”
“Appunto…”
 
Vegeta aspettò alcuni istanti godendosi l’angoscia del suo rivale prima di proporre come al solito la soluzione.
 
“Hey Kakaarot, passi per te che devi conoscere qualcuno per teletrasportarti ma non esiste forse quel Kaiohshin smidollato in grado di andare ovunque egli voglia senza bisogno di…umpfh…”
 
In vita sua non ricordava d’esser mai stato abbracciato da nessuno, nemmeno sua madre aveva avuto tale premura nei suoi confronti e Bulma…beh, gli unici contatti che aveva con lei comprendevano l’abbraccio solo per comodità e comunque sia lei era sua moglie, una donna, non uno scimmione senza cervello che non riusciva nemmeno a…la stretta delle braccia di Kakaarot per poco non gli spezzò il collo.
Aumentando al massimo la sua rabbia lo allontanò frantumando per l’energia scaturita un angolo del magazzino di re Kaio.
 
“Provaci di nuovo e ti scuoio, ma che diavolo ti è preso eh?”
 
La rabbia però svanì subito perché la nuova espressione che gli lesse in volto, per la prima volta da che lo aveva conosciuto era quella propria di ogni sayan degno di tale titolo.
Kakaarot era convinto di riuscire e finalmente era diventato un vero sayan, non leggeva più alcuna esitazione nei suoi neri occhi.
Sbuffando un mezzo sorriso lasciò che gli poggiasse la mano sulla spalla per teletrasportarlo con lui verso la loro prossima destinazione che doveva per forza essere la dimora dello smidollato.
Lanciando un’occhiata allo strano Kaio finse di non udire la sua ramanzina per aver osato offendere un sommo Kaio.
“Arrivederci re Kaio, grazie infinite per l’aiuto…non lo dimenticherò.”
“Figurati figliolo, terrò un occhio di riguardo nello svolgimento della vostra missione e semmai ce ne sarà il bisogno sarò pronto ad aiutarvi…andate ora.”
 
Svanirono.
 
 
…………………………
 
 
“Qui non c’è niente e sono stanca di camminare…”
“Non hai corpo, non esiste che tu possa stancarti…”
“Mi annoio allora…”
“Non ti lamentare donna, e continua a cercare…”
“Ma cosa diavolo dovrebbe farci un ponte qui in mezzo a questo niente?”
“C’è, fidati”
“E quando l’avresti visto eh? Secondo me te lo sei immaginato, trent’anni qui a vagabondare devono averti dato alla testa…senza offesa eh?”
 
In tutta risposta egli sbuffò un sorriso.
 
“Parlami di Kakaarot”
“Eh?”
“Dimmi se davvero è così sciocco come ho visto nei tuo ricordi, se davvero non è in grado di controllare la sua forza se non brama che misurarsi con avversari molto più forti, dimmi se…”
“Si, si e si…e si per ogni altra cosa che stavi per chiedermi.”
 
Portandosi le mani dietro alla schiena Chichi guardò in alto, cercando fra i ricordi e le parole ciò che le serviva per descrivere al meglio so marito.
 
“Lui è libero come il vento e come esso può essere dolce e tiepida brezza, gelido sbuffo o agghiacciante uragano e in tutti questi anni, non importa quante porte abbia cercato di chiudere, quante parole abbia sprecato per spiegarmi o quante lacrime io abbia versato nel futile e sciocco tentativo di catturarlo e tenerlo solo per me, lui semplicemente è riuscito a scappare dagli spifferi delle finestre, ha girato in tavola le mie stesse parole attendendo che il tempo asciugasse le mie lacrime.”
 
Era stupefacente il modo in cui quella donna gli stava parlando.
Non c’era rabbia o rimpianto nel suo tono e gli occhi sembravano ridere nel vedere le scene raccontate e poteva percepire che quel ricordare le stava infondendo nuovo vigore nello spirito.
Era una donna rassegnata che aveva capito in cosa si era andata a cacciare ma nonostante tutto non era mai scappata, aveva cercato si di cambiare le cose ma nel non riuscirci non si era arresa, semplicemente era cambiata lei stessa e si era adeguata al mutar del vento divenendo ella stessa brezza frizzante e indipendente.
 
Ad ogni sua parola ed espressione Bardak capiva cosa in lei avesse rapito la fedeltà del proprio figlio e inevitabilmente anche le subdole brame di Aghòs.
 
Una tenacia che niente sarebbe mai riuscito a spezzare.
 
“…Goku è tutto questo, ma anche no. Non è uno sciocco, non è sbadato non è ambizioso e non è egoista…lui è Goku, l’uomo più forte che il destino abbia mai creato e so che anche se se ne va e mi spezza il cuore e l’anima non avrò mai nulla di che preoccuparmi perché lui mi ha donato il suo di cuore, che batte quando il mio si ferma e il suo spirito riscalda il mio quando ho freddo ed ho paura…mi ha donato due figli che sono sempre con me e mi amano quanto io amo loro, mi ha regalato una felicità che mi dispiace per tutte le altre donne del globo ma non potrà mai essere eguagliata e mi ha resa orgogliosa d’esser parte della sua vita nonostante tutto questo abbia una grande contropartita di dolore e preoccupazione.”
 
Sorridendo Bardak cessò il suo incedere posando una mano sulla spalla luminosa di lei che tutto d’un tratto aveva preso a rilucere di un’aura dorata e bellissima.
 
“Siamo arrivati donna.”
 
Bloccandosi di colpo lei scattò a guardarlo.
Non c’era nessun ponte li.
 
“Qui non c’è niente.”
“Guarda meglio.”
 
Abbassando lo sguardo Chichi poté vedere che dinnanzi ai suoi piedi, dalle soffici nuvole di nebbia che offuscavano il terreno spuntavano due piccoli e squadrati pilastri di legno dorato alla cui sommità erano poste due sfere auree e che dietro di essi come per magia si apriva una via arcuata e lastricata di grigie rocce che formandosi al momento saliva sempre più su disperdendosi oltre il bianco accecante che era diventato quel loro limbo sperduto.
Davanti a loro si era formato un ponte che aveva tutta l’aria d’essere come quelli che Goku le aveva descritto nell’aldilà.
 
“Non capisco, prima qui non c’era niente come…”
 
Un improvviso boato seguito da un violento scossone interruppe il suo discorso.
 
“A dopo le ciance, se Aghòs ci becca siamo fregati…corri e non guardarti indietro per nessuna ragione…”
“Ok ma…”
 
In quella sua esitazione Bardak lesse preoccupazione rivolta alla sua persona.
 
“Sarò dietro di te donna ma tu non voltarti per nessuna ragione intesi?”
 
Un altro scossone ed un boato la cui onda d’urto fece indietreggiare entrambi la convinse ad annuire e incominciare a correre come se da quello fosse dipesa la sua stessa sopravvivenza.
Rise a pensare che in effetti era così e prese coraggio nell’appurare che non sentiva la stanchezza avvolgerle le gambe né alcun senso di vertigine sconvolgerle lo stomaco mentre veloce come un fulmine saliva sempre di più.
Gridò di felicità nello scorgere un varco lucente d’azzurro attenderla nel punto in cui svaniva il ponte e non ebbe paura nell’udire un grido agghiacciante provenirle alle spalle, saltò prevedendo l’arrivo di un’altra onda d’urto evitando di perdere così l’equilibrio e se anche la curiosità era tanta non si voltò nemmeno quando davanti a lei la via fu oscurata da un’ombra enorme e polare come la neve d’autunno, non rallentò nel sentirsi ghermita da tale gelo perché sapeva di cosa poteva trattarsi.
 
Quel freddo eterno era la stessa cosa che per ultima avevano provato le sue membra ancora vive e stese immobili a terra nel giardino di casa sua.
 
Aghòs li aveva trovati ma stavolta lei non avrebbe avuto paura.
Senza voltarsi distese un braccio dietro alla schiena e la sua mano fu stretta dal caldo ed elettrizzante tocco di lui che come aveva promesso era ancora dietro di lei.
Decisa e rincuorata strinse la presa e con uno strattone saltò tuffandosi in quella crepa d’azzurro che era finalmente cielo lasciandosi alle spalle gelo grida e paura.
 
Da lì in poi fu solo il vuoto.
 
“Ti ritroverò”
 
La sua anima vibrò di terrore nell’udire all’interno della propria mente quel gelido e sinistro sibilo.
Non era finita quindi?
 
Improvvisamente i suoi piedi atterrarono toccando il suolo con un contatto deciso.
Davanti a lei l’ombra dell’enorme cancello dell’altro regno riproduceva a terra le dimensioni dei rossi pilastri, tutt’intorno centinaia di fiammelle galleggiavano ordinatamente mettendosi in fila.
Le voci distorte dagli altoparlanti degli Oni guardiani risuonavano tutt’attorno richiamando tutti alla calma e all’ordine.
Eccolo lì l’aldilà che le aveva descritto Goku.
Voltandosi sorrise all’angelo che l’aveva fatta arrivare li ma la sua espressione divenne pianto quando dinnanzi ai suoi occhi i duri lineamenti di quel volto sayan sfumarono definitivamente trasformando anche Bardak in soffice nuvoletta gialla.
 
……………………
 
 
 
“Già così cominciamo a ragionare”
 
Vegeta si guardò intorno esplorando con gli occhi l’immensità di quella piazza, la diversità della gente che la attraversava ma soprattutto compiacendosi d’essere, al pari di Kakaarot, l’aura più potente presente su quel pianeta.
 
“Goku!”
 
L’arrivo del sommo Kaiohshin interruppe i pensieri del principe che assieme al suo compagno di viaggio attese che la nuova versione del sommo re gli si avvicinasse.
 
“Re Kaio mi ha spiegato tutto, posso portarvi lì immediatamente.”
 
Goku annuì ed entrò nello spazio del sommo lasciandosi sfiorare. Una volta che anche Vegeta ebbe fatto lo stesso attesero di partire.
 
Non successe nulla.
 
“Ehm…Sommo Kaiohshin?”
“…zitto Goku sto…avvertendo qualcosa…”
“Si ma vede, noi avremmo una certa fret-”
“Sssssssth…settore 9 0 0 2 area 1, avverto un’energia nera sconosciuta…”
“E che significa? Sbrigati a portarci dove dobbiamo e poi va a veificare!!”
 
Al contrario di Goku Vegeta fu meno educato nel protestare a quel ritardo, fortunatamente il sommo re non sembrò farci caso.
 
“Si ma vedete, quella è l’area dei cancelli dell’aldilà, re Enma è stato ferito…”
“Che vuoi che ci importi por-”
“Di un po’ Goku, non è tua moglie che stai cercando?”
“Si ma questo che centra me lo volete spiegare?”
 
Vegeta, seppur scocciato per l’esser stato ignorato si fece attento, ora che si concentrava poteva avvertire chiaramente l’aura di cui stava parlando lo smidollato e non era nulla di piacevole.
…un momento…
I suoi neri occhi perennemente incazzati si spalancarono d’incredulità. Quell’aura era…
 
“Lei è lì … e … non so spiegarmi il motivo ma…è il nucleo di quell’aura oscura.”
 
Davanti agli occhi basiti di un sommo re e un principe sayan il corpo di Goku svanì d’improvviso.
 
 
……………………
 
 
“Da qui in avanti dovrai cavartela da sola.”
 
Una forza sconosciuta la stava allontanando dalla strada che egli aveva imboccato.
 
“Co-cosa? No! Bardak!”
 
Urlando fra le lacrime cercava di insinuarsi fra la fila, cercando in tutte le maniere di raggiungere la sua anima sempre più lontana. Le sembrava di rivivere uno dei suoi tanti incubi che sognava quando Goku era lontano e lei lo rincorreva cercando di rimanere al suo passo, di raggiungere il suo amato marito mentre lui guardandola in silenzio si allontanava sempre di più.
Una forza dolce ma decisa la fece arretrare annullando quel piccolo vantaggio accumulato.
 
“Lo vedi? Non sei stata richiamata il che significa che il tuo tempo non è ancora giunto donna, per quanto mi concerne, finalmente potrò raggiungere la mia ultima meta…”
“Ma se rimani qui…io come farò?”
“Cerca il legame, trova quello sciocco di mio figlio e quando lo avrai ritrovato…digli che sono fiero di lui.”
“…sigh…”
“Conoscerti è stato un onore, addio  Chichi.”
 
Scoppiò a piangere mentre nelle orecchie le rimbombava l’immensa dolcezza del tono che aveva usato per chiamarla per nome.
Gridò quando si accorse che fra le migliaia di nuvolette non era più in grado di riconoscere la sua.
 
Cercò di richiamarlo indietro per chissà quanto tempo tanto che dovettero arrivare i guardiani a portarla via e mandarla direttamente al cospetto di un alquanto costernato Re Enma.
Per secoli, no, per millenni le cose nell’altro mondo erano sempre filate lisce. Le anime arrivavano, lui le giudicava e loro poi, in fila e ordinatamente raggiungevano la loro destinazione finale e se qualcuna provava a fare la furba lui interveniva e riportava tutto alla normalità. Da dieci anni a questa parte però l’ordine e le regole, persino la sua credibilità in quanto guardiano supremo del cancello dell’oltretomba erano stati messi in continua discussione.
Non erano bastati i cattivi e le svariate specie di crudeli creature aliene che Goku aveva spedito li a distanza ravvicinata, ora arrivava anche questa terrestre che, era chiaro da suo essere ancora in forma umana, non doveva trovarsi li.
Cosa diavolo stava succedendo qualcuno glielo voleva spiegare?
 
Sospirando prese dal cassetto alla sua destra un’enorme libro dalla copertura celeste incominciando a sfogliarlo.
 
“Lasciatela.”
 
Immediatamente i due Oni la lasciarono.
Chichi offesa fin nel profondo dal trattamento ricevuto si allontanò dai due pazzi che aveva riempito di graffi e pugni lisciandosi l’evanescente stoffa del kimono che indossava.
 
“Perché ti trovi qui donna?”
“Accidenti ma cos’è che avete tutti da chiamarmi donna!!? Mi chiamo Chichi dannazione…CHI-chi …aaaaaaah!!!”
 
Un eco le rimbombò dentro, un qualcosa  che non aveva senso ma che le stava facendo male.
 
“Eh?”
“Ngh…iaaaaaah…aaaaaah”
 
Un’aura nera l’avvolse totalmente dilaniandole lo spirito infliggendole un’agonia terribile.
 
“È vittima di una maledizione arcana!”
 
Allontanandosi  ulteriormente uno dei due Oni guardiani esclamò quelle parole e subito Re Enma si abbandonò la sua postazione arrivando dinnanzi alla minuscola umana in preda agli spasmi più dolorosi.
Non appena la sfiorò un lampo cupo e crepitante lo colpì riuscendo a fargli provare un acuto dolore dopo secoli.
Si allontanò evitando d’esser contaminato.
Se quella cosa nera avesse infettato le altre anime sarebbe successa una catastrofe.
Le grida di dolore di lei si aggiunsero alla tristezza di dover prendere quella decisione estrema.
 
“Perdonami donna, ma non ho altra scelta…”
 
Sotto allo sguardo impietrito dei due Oni e a quello terrorizzato e agonizzante di Chichi il grande Re Enma estrasse da un elsa appesa al muro un pugnale grande quanto il suo dito mignolo dalla lama talmente chiara che poteva accecare.
Senza ulteriore indugio lo levò in aria scaraventandolo contro la poveretta.
 
“Noooooo!”
 
Le grida di lei si interruppero nell’esatto istante in cui la spessa lama la trapassò da parte a parte facendole scaturire dentro un’accecante luce bianca.
 
“Noooooo Chichi!!!  CHICHI!!!”
 
Goku arrivò appena in tempo per vederla svanire in decine di scie luminose che esattamente come succedeva con le sfere del drago una volta che i desideri venivano esauditi, schizzarono via nelle più svariate direzioni.
Shockato Goku cadde sulle proprie ginocchia battendo a terra i pugni.
 
Vegeta e il sommo Re arrivarono che ormai tutto era accaduto apparendo poco distanti da un enorme lama arrugginita piantata nel pavimento.
 
Re Enma in quell’istante sembrò rilassarsi e dopo aver osservato la lama del pugnale la estrasse dal legno voltandosi per riporla al suo posto; questa non appena entrò in contatto con il fodero si sgretolò ammucchiandosi a terra in un cumulo di polvere.
 
“Cos’è successo qui?!”
 
Un sospiro rassegnato da parte dell’enorme guardiano dell’aldilà rispose alla domanda del sommo Kaiohshin.
 
“Enma!!?”
“…quella donna portava dentro la corruzione più totale, io stesso ne ho tastato la pericolosità…” fece una pausa levando i palmi in modo che fossero visibili a tutti.
Erano ustionati e da essi si levava un cupo e denso fumo grigio.
 
“Non ho avuto altra scelta…”
“Chichi…”
 
Ritrovando la sicurezza che per un poco aveva smarrito Enma si avvicinò a Goku posandogli le mani sulle spalle, alzandolo letteralmente di peso.
 
“Non temere ragazzo, è tutto a posto, ci metterai qual cosina in più ma la ritroverai…”
“Eh?”
“Quella che ho appena usato è la sacra lama di Bloedrooi, capace di purificare ogni maledizione o malvagia intenzione, tua moglie starà bene solo…dovrai ricomporre i frammenti della sua anima perché se è vero che quella lama purifica per farlo ha la necessità di scindere ogni sfumatura dello spirito maledetto. È una seccatura ma almeno in questo modo esso non potrà essere corroso.”
“E come faccio a ritrovare i pezzi?”
“Ecco…questo purtroppo non lo so, vorrei esserti d’aiuto ma temo d’aver già fatto tutto quanto fosse in mio potere…”
 
Vegeta pur non avendoci capito molto aspettò che la reazione di Kakaarot si manifestasse pronto a dargli man forte nel caso egli avesse voluto spaccare tutto.
Rimase deluso nel vederlo allontanarsi per dirigersi verso Kaiohshin che in tutto quel trambusto era rimasto immobile.
 
“Forse su questo dannato pianeta archivio troveremo la maniera di…ricomporre l’anima di Chichi…andiamo Sommo Kaioh.”
La divinità obbedì e di li a poco i tre svanirono.
 
Re Enma si rimise seduto ad osservare in che razza di rottame era stata ridotta la sua preziosissima lama scarlatta.
Diamine…aveva combinato un bel guaio.
 
“Si-signore?”
“Si?”
“Ha forse scordato qual è la contropartita che la lama richiede?”
“No, affatto.”
“Mi vuol spiegare allora come mai non lo ha detto a Goku?”
“Perché se lo avessi fatto a quest’ora dell’entrata dell’aldilà così come probabilmente di gran parte del mondo spiritico non rimarrebbe che il ricordo.”
 
Deglutendo l’Oni rosso che aveva sollevato l’argomento tornò seppur con mano tremante ad impugnare il suo megafono.
L’eterno compito di guidare le anime nei due regni finali non ammetteva pause.
 
……………………
 
 
 
 
TH
 
…la finisco qui =)
Uffi, stasera sono triste…brutta notizia mi giunse…sigh sob…vabbè…
 
 
  

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Capitolo 7
*** Two souls in one person ***





Sconvolto Trunks spalancò la bocca.

Non ci credeva…
                               …davanti a lui…
                                                               ….c’erano due Chichi…
 
“Fa qualcosa!”
 
Le parole della Chichi che lo aveva trascinato in casa lo scossero dalla sorpresa e rialzandosi in piedi si diresse a passo svelto verso l’altro lato della stanza, dove vicino al caminetto la Chichi originale di quel tempo giaceva immobile e priva di sensi. Probabilmente lo shock di trovarsi di fronte ad un’altra sé stessa l’aveva sconvolta.
 
Seppur preoccupato non poté fare a meno che sorridere, dopo due anni di apatia totale c’era finalmente stato qualcosa in grado di scuoterla.
 
Dirigendosi verso la porta ad arco che conduceva alla casetta in legno salì le strette scale i legno fino al secondo piano, quello dove c’era la stanza di lei e dopo averla adagiata sul letto e coperta con un morbido plaid si concesse di ispezionare quella camera.
Era in penombra perché le persiane erano quasi del tutto abbassate e la poca luce che entrava dalle finestre semiaperte non aveva modo di espandersi dal momento che gli arredi erano di legno massello scuro e non riflettevano i raggi assorbendoli invece.
C’era un grande armadio e di fianco quello che a giudicare dalla forma era un lungo specchio di quelli che girano, ma non poteva esserne sicuro dal momento che era completamente nascosto da un lenzuolo.
C’era un piccolo bonheur du jour messo contro la parete che dava sul corridoio che a differenza di quello di sua  madre che quando stavano alla Capsule corporation era strapieno di profumi trucchi bigodini e forcine, sul liscio piano totalmente libero da cosmetici, a parte una spazzola a setole morbide c’era una piccola cornice contenente una foto.
Avvicinandosi riuscì a vedere cosa conteneva e in quel momento il cuore gli mancò di battere.
Dietro al trasparente cristallo racchiuso in quattro linee d’intarsi di legno c’era la foto della sua famiglia; c’era Goku, identico a come l’aveva conosciuto nell’altro tempo forte e sorridente tenere in braccio il  piccolo Gohan che aveva in testa il suo immancabile cappello con la sfera delle 4 stelle, di fianco a Goku c’era lei, vestita con uno degli abiti tradizionali cinesi più eleganti che possedeva e dietro a tutti ma ben riconoscibile grazie alla sua stazza di gigante c’era Gyu Mao che sorrideva orgoglioso all’obiettivo.
Sul listello di legno superiore appena sotto alla fila di intarsi c’era incisa una frase.
 
~Never Forget~
 
 
“Uhm…Trunks?”
 
Sentendosi chiamare si ricordò immediatamente dell’altra presenza e svelto raggiunse il salotto nella cupola riunendosi all’altra Chichi.
 
“Perché non sei salita? È casa tua ques-”
“No, non lo è…”
 
Tacque seguendo ogni movimento di lei che con una strana angoscia negli occhi osservava l’interno di quella casa come se fosse la prima volta che ci metteva piedi eppure da quel che si ricordava lui le due abitazioni, seppur appartenenti a due tempi differenti erano identiche.
 
“Non c’è vita qui dentro, né gioia…”
 
Si fece da parte quando lei gli si avvicinò per dirigersi al grande mobile del soggiorno alle sue spalle sopra il quale nella casa dell’altro tempo c’erano una sfilza di fotografie, soprammobili e i numerosi trofei e premi che Gohan aveva vinto a scuola sia nello sport che nello studio.
 
“…né ricordi…”
 
Quello scaffale li invece era vuoto e lui strinse i pugni dalla rabbia nel vedere i chiari polpastrelli di lei accarezzare la liscia superficie di legno in un sospiro che sapeva di tristezza.
 
 
“Cosa ci fai qui Chichi?”
“Non lo so…è successo qualcosa nel mio tempo, sono stata uccisa…”
 
Attese in silenzio che il giovane Brief assimilasse quella notizia.
 
“Cosa dici!?”
“Sono finita nel limbo, una dimensione strana e inospitale dove ho conosciuto il padre di Goku anch’egli tenuto prigioniero lì … siamo riusciti a fuggire trovando un varco per l’aldilà ma una volta poggiato piede nel piazzale del castello è successo qualcosa e Bardak è stato accolto nel regno eterno mentre io sono stata portata al cospetto del re dove sono stata male e Enma mi ha trafitta con una spada enorme…”
“…”
“Ho riaperto gli occhi nel punto dove ora ci sei tu, io…lei era laggiù intenta ad attizzare il fuoco, mi ha vista, è svenuta e poi sei arrivato tu…”
“…e Goku?”
“…lui mi sta cercando credo…al Palazzo di Enma era arrivato quasi in tempo…”
“Non sai chi ti ha fatto questo?”
“Secondo Bardak un’entità di nome Aghòs ma non sappiamo nulla a riguardo né com’è fatto né come batterlo…niente.”
“Ti senti bene?”
“Beh…sono un po’ scossa, sono confusa e non ho idea di come fare a tornare ma tutto sommato sto”
“Stai scomparendo Chi …”
“Eeeeeeeh?”
 
Era vero.
Abbassando il viso notò che le sue vesti si stavano schiarendo sempre di più fino a farsi trasparenti, che poteva vedere attraverso il suo corpo le piastrelle del pavimento alle sue spalle.
 
 
“Yaaaay! Ma che diavolo!!!”
“Ok stai calma Chi…”
“Calma? Come diavolo faccio a stare calma se mi sto disintegrando me lo spieghi??!”
“Ma Chichi!?”
“Sei figlio di un genio, dimostralo e trova un modo per fermare questo caos subito…SUBITOOOOO!!”
“Heh…ahh ahh”
 
Incavolata come non mai gonfiò le guance pronta a insultarlo ma si ritrovò ad ingoiare ogni offesa nel vedere la sua espressione distesa e spontanea.
Nel breve momento in cui lo aveva incontrato durante la minaccia di Cell Trunks le era sembrato un ragazzo serio e deciso, concentrato totalmente sulla sua missione e sull’allenamento.
In quel momento invece, sorrise perché era proprio adorabile e forse perché per la prima volta sorrideva dopo chissà quanto tempo, troppo impegnato a lottare e difendere e combattere la paura.
Da quello che aveva sentito da Gohan quel tempo era un inferno fatto di distruzione e dolore dove il terrore regnava sovrano e lui, fra tutti i guerrieri più valorosi della storia era rimasto solo a combattere un nemico spaventoso, senza un padre a guidarlo né degli amici a confortarlo.
 
 
“Non sai quanto vorrei che anche lei torni ad essere come te…”
“Nh? Che vuoi dire?”
“Da che Goku morì, sconfitto dal virus cardiaco Chichi non è più stata la stessa. È comunque  andata avanti per amore di Gohan ma due anni fa anche lui è caduto, ucciso da 17 e 18 nel tentativo di proteggermi e credo che questo l’abbia annientata.”
 
Cos’erano quelle, lacrime?
Perché Trunks piangeva?
In silenzio Chichi inclinò il viso facendosi attenta alle piccole sfere traslucide che si stavano formando agli occhi di lui.
 
“Ho cercato di fare del mio meglio, di proteggerla e stargli vicino ma lei…”
“Mi conosco Trunks, posso ben immaginare come abbia reagito perché è come ho sempre avuto voglia di fare io ogni volta che Goku se ne andava e Gohan era costretto a combattere; l’unica differenza fra me e lei è che per mia grandissima fortuna io ho sempre avuto Gohan e Goten al mio fianco, sono stati la mia ancora alla vita.”
“Nhg ma Gohan…è stata colpa mia…”
“Non è vero. Non pensarlo più.”
“…ma…”
 
In silenzio Chichi rivolse lo sguardo alla porta comunicante dalla quale si intravedevano le scale che Trunks aveva salito pochi minuti prima.
 
“Lei è stata una moglie quando lo doveva essere e da che Goku è trapassato si è concentrata su Gohan divenendo madre e rimanendo tale. Ora che anche lui non c’è più che scopo le è rimasto? Mi conosco Trunks, può non sembrare ma anche io ho i miei limiti, senza più alcuna ragione per vivere che senso vuoi che abbia continuare a farlo?”
 
Una calda lacrima però le discese dall’occhio sinistro nell’elaborare le sue stesse parole.
In quel mondo, in quel tempo il suo adorato bambino non c’era più e Goku se n’era andato senza possibilità di ritorno da anni oramai; questo significava che il suo piccolo angelo non sarebbe mai venuto al mondo.
La Chichi di questo mondo era stata ancora più sventurata di lei.
 
“…Goten…”
“Nh? Chi è? L’hai nominato anche prima…”
 
Asciugandosi l’umida scia di lacrima Chichi tornò a guardare Trunks, sulle labbra l’ombra di un sorriso.
 
“Tu non puoi saperlo ma ho avuto un altro bambino.
Una piccola copia di Goku sempre sorridente dal cuore puro come l’azzurro cielo e ingenuo come lo era suo padre…e poi…dopo sette anni a seguito di un’altra terribile battaglia a Goku è stata concessa nuovamente la vita ed ora sta con noi, siamo di nuovo tutti insieme.”
 
“Un nome molto bello.”
“È più giovane di te di un anno e otto mesi ma siete inseparabili, due piccole pesti sempre in movimento e…questo non posso proprio tacertelo, fra pochi mesi anche tua madre darà alla luce una nuova vita…”
“Dici davvero?”
“Si, una bambina…tu ancora non lo sai, tuo padre nemmeno se ne è accorto e questo sta mandando Bulma su tutte le furie, è uno spasso vederla infervorarsi col povero Vegeta che non ne capisce il motivo...”
“Ho un amico…e presto una sorellina…direi che le cose nel vostro tempo stanno andando alla grande.”
“Per merito tuo.”
 
Gli prese le mani stringendole fra le proprie dicendo finalmente ciò che aveva taciuto a suo tempo.
 
“Se tu non fossi venuto nella nostra epoca, se non avessi portato a Goku la medicina e non ci avresti parlato della guerra coi cyborg anche il mio tempo sarebbe un era di morte tristezza e agonia.”
“Chichi…”
“Posso esserti sembrata schizzata quando mi hai conosciuta ma la mia attenzione era rivolta a Goku che era malato e a mio figlio Gohan che consideravo troppo piccolo e innocente per una battaglia titanica come quella che vi apprestavate a combattere ma…ecco…volevo dirti… Grazie.
Grazie per essere venuto, per aver trovato il coraggio di affrontare quel pericoloso viaggio e grazie per il contributo che le tue azioni hanno dato alla nostra storia…grazie Trunks. Con tutto il cuore!”
 
Vedendolo cedere alla commozione Chichi lo abbracciò forte stupendosi di come quel giovanotto così forte e deciso tremasse come una foglia scosso dai singhiozzi del suo pianto.
Chissà com’era stata dura per lui e quanto dovesse tutt’ora essere tremendo vivere ogni giorno sapendo che i propri  amici e affetti non sarebbero mai più tornati.
 
“Come farò d’ora in avanti?”
 
Piangendo il giovane guerriero si coprì gli occhi con la mano cercando di mascherare il suo pianto, vergognandosi forse di mostrarsi così debole davanti a lei.
 
“Prenditi cura di tua madre, sii nuova speranza per questo futuro e dai il buon esempio agli uomini.
Certo sarà dura, sarà straziante e continuerai a guardarti indietro sperando che tutto cambi e torni a com’era prima ma poi passerà, guarderai avanti e un giorno quando vedrai che l’alba avrà un nuovo colore saprai d’aver avuto ragione a insistere a vivere e sarai in pace con te stesso.”
 
La scena che vedeva era dolce e straziante al contempo, questo avrebbe pensato se i suoi sentimenti fossero ancora stati attivi, ma dal momento che non era così quella riunione non le diede altro che fastidio.
Appoggiandosi al muro rimase immobile facendo mente locale su quello che aveva capito.
 
-Quella donna era la sua controparte del tempo in cui Trunks sosteneva d’aver visitato…il passato. E si trovava lì perché…morta?
 
Scrutandola bene riuscì a prendere quell’affermazione come vera solo in parte.
Erano identiche su questo non c’erano dubbi anche se quell’altra sembrava più giovane e meno in guerra col mondo ma dalla sua sfuriata di prima poteva ben capire d’essere lei. Ma se era morta che ci faceva li?
A questo non ci credeva ma neanche…
 
-Aveva avuto un altro figlio diceva. Un bimbo simile a Goku sia nell’aspetto che nel carattere…
 
Impossibile, se fosse stato davvero così non avrebbe saputo resistere al dolore di avere accanto quella copia di Goku ogni giorno e rimanere sana di mente, il dolore e la nostalgia l’avrebbero sicuramente fatta impazzire.
 
-Goku la stava cercando.
 
Sciocchezze…Goku cercava solo nuovi assurdi allenamenti, nuovi e spietati nemici contro cui misurarsi nuovi…
 
…Non gli è mai importato di te…
 
Già, lo sapeva bene ma sentirselo dire in continuazione da quell’assurdo sussurro mentale che da due anni ormai non la lasciava mai in pace era terribile.
Perché si puniva da sola? Cos’erano quei bisbigli? La sua coscienza si era forse risvegliata divertendosi a tormentarla? Era forse impazzita?
 
…non sei impazzita…non del tutto almeno, non ancora ma se ti concedi a me, se ti lascerai andare sarà dolce cadere nell’oblio del silenzio e del nulla e disperdersi…
 
Smise di dare ascolto a quel sinistro consiglio tornando a concentrarsi sui due intrusi presenti in casa sua.
Era indecisa se rivelarsi o rimanere nascosta per sentire cosa si dicevano.
 
Aveva avuto un altro bambino
 
Non riusciva a non pensare a quella notizia e rimase sorpresa dal calore che provò al petto nell’immaginarsi madre di un bambino simile a com’era Goku da ragazzino.
Non fu difficile immaginare la scena né il viso di suo figlio che era simile all’illusione che aveva visto in cielo quella mattina.
 
Sussultò spezzando il proprio respiro al calore che trasse da quel pensiero. E se non fosse stata un’illusione? Se quello che aveva visto fosse stato…
Smise di pensarci per la paura che aveva di tornare a sperare di nuovo.
 
Tornò a guardare i due intrusi mentre silenziosa come una gatta entrava nel salotto di casa sua aiutandosi a rimanere in piedi appoggiando una mano alla parete.
 
Doveva mandarli via, la stavano confondendo.
 
 
“È strano però.”
“Cosa?”
“Che tu sia arrivata qui, senza una macchina del tempo Goku non riuscirà mai ad arrivare fino a qui, sempre che sappia dove cercarti ma mia madre la costruirà quando io avrò più o meno sedici anni, sarebbe fra troppo tempo inoltre…le circostanze ormai sono cambiate e potrebbe non avere più interesse nel costruirla, non passerebbe troppe ore sopra il progetto tentando di capire il processo da elaborare per farla funzionare e per ultimo…non succederebbe mai l’aneddoto strano che ci ha fatto risolvere l’intricato puzzle dell’intreccio temporale grazie al quale siamo riusciti a capire dove stava l’intoppo nella teoria di mia madre…mi dispiace Chichi ma temo che…”
 
La voce sinceramente dispiaciuta del giovane Trunks fu come un getto d’acqua gelida ma non si fece scoraggiare comunque. Lei aveva fiducia in Goku, sapeva che prima o poi l’avrebbe ritrovata.
 
“Perché siete ancora qui?”
 
La piatta e distaccata voce della padrona di casa pose fine al loro dialogo a due.
Titubante Chichi si diresse verso la sua versione del futuro cercando di presentarsi.
 
“Oh…salve io sono…”
“Lo so chi sei.”
“Bene…ti chiedo scusa per l’intrusione nemmeno io so come ho fatto a finire qui ma…”
“Andate…”
“Uh?”
 
Trunks sospirando spostò il peso sull’altro piede.
Due parole ed era riuscita a farlo sentire un estraneo di nuovo.
 
“Non saprei dove andare…finchè Golu non mi ragg-”
 
CRACK
 
“Goku è morto!”
…si è morto e non tornerà più…
 
Chichi e Trunks rimasero senza parole dalla sorpresa.
Il braccio della Chichi di quel tempo giaceva disteso affondato fin sopra il gomito nella parete.
 
“Goku non tornerà più…e neanche Gohan e…nemmeno quel tuo figlio che è la sua fotocopia tornerà perché non lo ho mai generato perciò vattene stupida sognatrice ingenua e…” un singhiozzo le scosse il fragile corpo stupendo lei stessa oltre che ai due increduli spettatori della sua sfuriata.
Decine di lacrime pesanti come macigni le cadevano dagli occhi neri brillanti di rabbia e angoscia, il viso normalmente pallido e impassibile di lei era contorto dal dolore, le guance arrossate.
La sua aura si stava tingendo di nero.
Trunks percepì quel mutamento e si parò davanti alla Chichi dell’altro tempo mentre questa pian piano stava cercando di capire cosa le stesse prendendo alla sé stessa del futuro.
 
Quando lo capì non esitò a correre verso di lei e…con immensa sorpresa di Trunks le entrò dentro.
 
Per il giovane sayan fu come assistere al ricongiungimento che aveva visto nel passato accadere quando Tensing o junior si sdoppiavano per allenarsi.
I loro due corpi si fusero sovrapponendosi letteralmente.
 
Pochi istanti dopo Chichi smise di dare in escandescenza e portandosi la mano alla bocca si lasciò cadere a terra preda di un pianto disperato.
 
“Chichi!!”
 
…è tutto vero. Quello che ho detto non è un illusione. Puoi vederlo?
 
All’interno del suo corpo tremante la voce melodica e tranquilla della donna che un attimo prima le era di fronte trovava conferma nei ricordi che le loro menti si scambiarono.
 
La Chichi disillusa e apatica del mondo di mirai Trunks conobbe attraverso le memorie di lei i momenti di gioia trascorsi con Goku e Gohan, partecipò alla nascita di Goten e così conobbe il suo secondogenito, provò le emozioni di lei facendo provare a lei le emozioni di sconforto e paura di una vita di solitudine.
Il cuore le morì di gioia nel sentire di nuovo l’allegra voce di Goku, le risate di Gohan e Trunks e i sorrisi di suo padre quando li andava a trovare.
 
…è tutto falso non cedere, non credere!!!
Invece è tutto vero, credi Chichi, non cedere alle tentazioni di Aghòs perché ciò che ti promette è solo eterno dolore…
 
 
Le scene che Chichi aveva vissuto nel limbo vennero provate anche da Mirai Chichi, conobbe Bardak ed immediatamente lo rispettò, conobbe la crudeltà di Aghòs e l’abominevole inganno che l’aveva portato a vincere l’anima della sua versione passata quella bollente mattina d’estate e, valutando bene ogni immagine parola ed emozione fece la sua scelta.
 
Scelse di combattere.
 
“Trunks!”
“Chi?”
“Sono io…siamo noi si…”
“Stai bene?”
 
Le sue mani si strinsero alle sottili spalle di lei svanendo fra le increspature del liscio e leggero abito che indossava stringendola forte senza tuttavia farle alcun male. Che spavento si era appena preso.
Ma cosa diavolo era appena successo?
 
“Va tutto bene…qui dentro sono al sicuro…”
 
Lo guardò e gli sorrise certa delle parole che stava per pronunciare.
 
Sarò qui quando mi verrà a prendere.
 
Incerto Trunks la guardò alcuni istanti indeciso su cosa risponderle, e se lui non fosse mai riuscito a trovarla? Se le sue paure riguardo alla macchina del tempo che sua madre avrebbe costruito si fossero rivelate esatte? Anche se Goku poteva teletrasportarsi non era possibile che quel suo potere per quanto meraviglioso e potente avesse potuto infrangere le barriere del tempo e se si partiva dal presupposto che poi lui nemmeno sapeva che lei si trovava nel tempo futuro di una dimensione parallela sviluppatasi in seguito al suo viaggio nel passato la sua ipotesi assumeva un tono di crudele verità.
 
“Ti ci porto io da lui invece…dobbiamo solo aspettare che la macchina si ricarichi e poi…”
“Trunks?”
 
Fu lui a sorriderle questa volta.
 
“Adesso fidatevi di me voi due!” 

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Capitolo 8
*** I wasn't there ***


  
 
 
 
 
 
 
“Non temere la mia presenza Kakaarot di Vegeta, sono qui per aiutarti…”
 
Il silenzio di lui fu nuovo dialogo di lei.
Chiudendo gli occhi le sue labbra d’acqua dorata respirarono l’umida atmosfera che si era creata con la venuta del pianeta.
Vegeta, che ancora non conosceva i poteri della dea, la teneva d’occhio pronto ad intervenire semmai…
 
La velocità con la quale ella si materializzò dinnanzi agli occhi del suo amico lo lasciò spiazzato.
Dal canto suo Goku nemmeno ebbe il tempo di stupirsi e quando la fresca e delicata mano di lei gli sfiorò la guancia l’unica sua reazione fu il naturale nascere di un brivido di pelle.
 
“Non sei ancora pronto per andare dove si trova, dovrai prima conoscerla, capirla…dovrai prima innamorarti di lei…”
“Cosa diavolo stai dicendo?”
“La verità Kakaarot di Vegeta.”
 
Questa volta la sua reazione fu d’ira immediata benché dettata dall’orgoglio e dalla confusione. Lo scatto del suo viso interruppe il contatto con la mano di lei, il suo viso tuttavia rimase impassibile. Quegli occhi che erano più rossi e densi del fuoco che aveva visto ardere negli inferi dell’aldilà lo scrutavano seri e in quella millenaria entità era celato molto più che il potere di leggere nello spirito. Molto, molto di più.
 
 “La verità tu non la puoi sapere! Come osi insinuare che…”
“Quante volte l’hai lasciata?”
“…?”
“Dov’eri quando di notte piangeva la tua morte, quanto sola e perduta cresceva i vostri figli, dov’eri quando nel sogno chiamava il tuo nome sperando fino all’alba di udire la tua voce…”
 
Gli era impossibile zittirla. Non ce la faceva. Quella cosa lo stava spaventando, annientando. Gli stava presentando il conto totale di tutti i suoi sbagli, di tutte le conseguenze che le sue egoistiche scelte avevano avuto sulla vita di lei; scelte che fino a quel momento neppure una volta aveva mai messo in dubbio credendole giuste e sagge e…
Chiuse gli occhi perché man mano che la voce di lei parlava il suo tono si incrinava e da piatto e soave assumeva eco di grido e rabbia e…
 
“Dimmi, tu dov’eri quando Aghòs l’ha ghermita!?”
 
Rimase sconvolto, Stillah era l’eco della verità.
 
“Io…”
“…non è amore ciò che le hai mostrato, né rispetto o fedeltà. Non può chiamarsi amore l’abbandono non può essere fedeltà il dare qualcosa per scontato.
Ciò che hai fatto è stato solo l’adempiere una promessa fatta senza realmente comprendere il significato della stessa.
Eri un ragazzino, ingenuo e schietto ma anche l’acqua più chiara fresca e cristallina può far annegare Kakaarot di Vegeta.”
 
Vegeta e Kaio shin il sommo rimasero in disparte ad assistere a quel dialogo e nonostante il fiero principe dei Sayan avesse voluto intervenire e mettere a tacere una volta per tutte quella sciocca di una dea dentro di sé sapeva che era una faccenda quella nella quale la sua presenza non era assolutamente richiesta.
Un tempo avrebbe goduto nel contemplare l’espressione ferita e sconvolta del suo antico rivale e magari avrebbe anche contribuito ad aumentarla ma ora era cambiato, era cambiato in una maniera che nemmeno lui avrebbe saputo spiegare e aveva imparato a capire, ad ascoltare a ragionare come un terrestre e ad amare.
Sarebbe morto prima di ammetterlo ma con sé stesso non aveva problemi. Non era più il cinico bastardo con la smania di superare Kakaarot, aveva finalmente trovato il suo cammino, la sua ragione di vita aveva imparato a farsi gli affari suoi ed era…contento, soddisfatto.
Anche se…in fin dei conti quella strana strega aveva ragione.
 
“Io non lo so, se tu hai ragione o no…so solo che la rivoglio.”
“Perché io ti chiedo? Cosa ti spinge fino a qui, il senso di colpa? Il dovere verso quel tuo piccolo bimbo che senza di lei è perduto? Cosa…?”
“Io la rivoglio e basta. Non sarà mai più vita vera senza di lei, non saranno più sorrisi né litigi né riappacificarsi né…”
 
Batté i pugni a terra piantandoli nel duro terreno di quel pianeta immenso poco distanti dai piedi di lei.
 
“Io la rivoglio indietro!”
 
Stillah sorridendo schiuse gli occhi e con un delicato sospiro si piegò sulle ginocchia arrivandogli al livello del viso che lui tuttavia si ostinava a tenere chino.
Nuovamente la mano di lei trovò la guancia di lui e gli raddrizzò il volto in modo che i loro occhi si potessero guardare.
 
“La riavrai indietro Kakaarot di Vegeta, questo è scontato. Ma poi che farai? Arriveranno nuovi nemici e oscure minacce. Sceglierai di andartene e questa tua epica dimostrazione di…amore...non sarà altro che l’ennesima burla che la tua ingenuità avrà inflitto all’anima di lei.
Anche questo è scontato.”
 
Alzandosi in piedi Stillah si allontanò tornando a dirigersi verso il suo tempio.
A metà strada distese il braccio sinistro rilasciando una strana nebbiolina amaranto divenne nuvola rettangolare e infine porta che innalzandosi dal terreno arido e deserto di quel pianeta conduceva all’interno di una biblioteca. Doveva trattarsi per forza di un passaggio dimensionale dal momento che oltre l’anta della porta se invece che attraversarla la si circondava ci si ritrovava sempre sulla superficie del pianeta Archivio, mentre se invece si passava entro gli stipiti si poteva accedere ad un’immensa stanza piena di scaffali e libri che si estendevano a perdita d’occhio fin dove la prospettiva permetteva di vedere.
 
“Da quella parte potrete trovare tutto ciò di cui siamo a conoscenza riguardo ad Aghòs, la lingua è quella conosciuta sul vostro pianeta. Dopo che avrete finito rimettete tutto in ordine e, se tu Kakaarot di Vegeta  sarai ancora in tempo e dell’idea di rimettere insieme le sue sei anime raggiungimi al pozzo sul pianeta del sommo re Kaio, sarò lieta di condurti in ogni luogo, tempo o dimensione in cui si troverà lei.”
“Le sue sei anime?”
“Si, il suo spirito è stato diviso in modo da proteggerne l’integrità. Hai poco meno di due mesi per riunire le sei anime, in caso contrario le schegge mancanti si ancoreranno in maniera permanente al luogo dove riposano e ti sarà impossibile richiamarle indietro.”
 
Tossendo una mezza e amara risata Goku si rimise in piedi.
 
“Sai molte cose dea Stillah.
Mi accogli da amica ma mi rivolgi parole taglienti e scoccate di veleno, fornisci spiegazioni che non ti ho mai chiesto mentre evadi le risposte che vado cercando; giudichi la mia persona senza aver mai capito nulla della mia storia ma io mi chiedo…tu che sei un essere antico e possiedi poteri che sforano ogni possibile legge sia essa celeste divina o naturale mi spieghi cosa ci fai qui con me? Mi dici perché mi aiuti?”
 
Guardandolo ella strinse gli occhi.
 
“Non ho alcun interesse ad aiutare te Kakaarot di Vegeta.
Rispetto il guerriero che sei e ammiro il tuo coraggio ma la mia premura è rivolta a colei che si è smarrita.”
“Eh?”
 
Il sorriso che poco prima le incurvava le labbra tornò sereno e spontaneo ad addolcire l’espressione di lei.
 
“Tanto tempo fa Chichi mi donò qualcosa di meraviglioso senza volere nulla in cambio; è giunta l’ora di renderle il favore. Tutto qui.”
“Hai conosciuto Chichi?”
“Tu non sei il solo a cui è concesso di familiarizzare con le divinità Kakaarot di Vegeta. Ora vai, sarò dove ti ho detto se avrai bisogno dei miei favori.”
 
Non ebbe il tempo di chiederle altro il povero Goku dal momento che le sue sembianze avevano già incominciato a sfocarsi ancor prima che terminasse di parlare.
Dover salutare quella strana entità un po’ lo addolorò. Stillah non gli piaceva molto ed era palese il fatto che nemmeno lui le dovesse andare molto a genio ma c’era da tener presente che comunque lei si era presentata per aiutarlo anche se lo stava facendo per un debito di riconoscenza.
Cosa mai poteva aver fatto la sua Chichi di così grande e importante da meritarsi la gratitudine di una dea?
 
“Andiamo Kakaarot, fa un freddo cane qui fuori e ho anche una fame da lupo, prima troviamo il modo di sconfiggere questo dannato Aghòs e prima ce ne potremmo tornare a casa…”
“..Ti seguo…”
 
 
………………..
 
 
Ma che razza di posto era mai quello?
Chiuse gli occhi più e più volte sperando di cancellare le immagini che le si paravano dinnanzi. Attorno a lei c’erano le macerie di una città distrutta, fumo che tutto oscurava e grida e botti e…
 
“Kyaaaaaaah!!!”
 
Spaventata come non mai la corse via evitando per puro miracolo d’essere investita in pieno da un colpo dorato uscito tutt’a un tratto da un nugolo di polvere.
 
“Ce n’è ancora una, laggiù!”
“Prendiamola!!”
 
Un gruppo di tre, quattro uomini si materializzò davanti a lei troncandole l’unica via di fuga.
Spaventata levò gli occhi cercando di guardare chi le stava di fronte giusto in tempo per vedere una mano aperta pronta ad acchiapparla. Reagendo d’istinto schivò la presa calciando alla ceca, colpendo qualcosa che però non si mosse di un centimetro.
Il collo del piede sembrò collidere con uno spigolo di cemento armato.
 
“A terra donna!”
 
Un’improvvisa pressione alla nuca la mandò nuovamente a terra e in bocca avvertì immediatamente il sapore del suo sangue misto ai granelli di polvere e terra.
 
Che male, l’aveva toccata appena eppure la forza dell’impatto per un attimo le cancellò la vista sostituendo i colori con un accecante lampo giallo.
 
Cercò di sbirciare attraverso la frangia e ciò che vide le tolse il fiato.
Era salva!
 
Durò poco però quella sua felicità perché in un attimo la stessa mano che l’aveva scaraventata a terra e che ancora le stringeva il cranio la strattonò spezzando l’anello di bronzo che le legava i capelli ed essi ora liberi caddero scompigliati attorno al viso.
L’urlo di dolore e spavento fu zittito da un palmo schiacciato contro le sue labbra.
In un attimo si ritrovò faccia a faccia con due occhi neri pieni di furia e cattiveria.
 
“Ngh”
“Non è una Djugoir!”
“Avete ragione comandante, assomiglia più ad una delle nostre donne non fosse che le manca la-”
“Chi sei?”
“Ngh!! Ve..”
 
La presa con cui egli le stringeva la nuca era straziante, se non l’allentava rischiava di spappolarle il cranio.
Fra le lacrime e i gemiti di dolore spalancò la mascella mordendo quella mano guantata di bianco con tutta la forza che possedeva e a giudicare dal grido di furioso dolore che rilasciò il suo aggressore non doveva essere poca.
 
“Maledetta come hai osato!”
 
Uno degli sgherri del suo aggressore le si parò davanti puntandole in messo agli occhi la canna di una stranissima pistola.
La paura che provò in quel momento tuttavia non fu superiore al suo istinto di sopravvivenza che con un balzo felino la mise in salvo dal colpo sparato.
I resto le venne d’istinto, non appena i suoi piedi toccarono terra nuovamente si diede lo slancio piantando entrambe le piante dei piedi sul muso verdognolo del maledetto codardo che aveva osato minacciarla spiaccicandolo a terra.
Sentendo alle sue spalle i passi svelti degli altri due scagnozzi rimasti fu veloce a correre a ripararsi dietro la sicura schiena dell’unica persona che sembrava conoscere lì, stringendogli le braccia e premendo il viso fra le sue scapole.
Diamine se aveva paura.
 
“Cosa diavolo fai? Non ti servirà a niente cercare riparo-”
“Sta zitto citrullo! E tu Vegeta cosa aspetti fa qualcosa! Sei un sayan fa vedere chi comanda a quel damerino!”
 
In preda al terrore più totale prese a scuoterlo col risultato che lui rimaneva immobile e lei si scuoteva da sola.
 
“Come osi toccare il nostro principe! Togli subito le tue luride mani da-”
“Chiudi il becco!”
 
Il secco tono di voce del sayan mise a tacere i presenti.
Con un colpo secco delle braccia si libero della presa che le mani di lei gli usavano alle braccia, poi dopo essersi voltato di scatto la guardò diritta negli occhi.
Levando il braccio si portò la mano all’occhio sinistro coperto dallo schermo giallo del visore, con una piccola pressione dell’indice pigiò un pulsante e immediatamente lo schermo si colorò di grafici e nozioni e simboli e…
…interessante.
 
 
“Tu chi sei donna? Come conosci il mio nome? Con che coraggio dai ordini a me che sono il Principe dei-”
“Poche chiacchiere Vegeta la manfrina la conosco già, difendimi! Se mi fanno secca è la volta buona che Goku ti-”
“Di cosa diavolo stai parlando? Perché dovrei difenderti eh? E chi sarebbe questo Goku?”
 
Irritato le strinse l’avambraccio facendola strillare dal dolore.
 
“Che cosa ti salta in mente!? Sono io, Chichi!! Lasciami subito mi fai male! Goku!!”
“Io non ti ho mai vista prima d’ora e stai zitta o ti faccio secca!”
 
Sbarrando gli occhi ella sembrò capire.
Ora che faceva mente locale poteva chiaramente rendersi conto di non trovarsi sulla terra e se lo guardava meglio Vegeta sembrava molto più giovane di come doveva essere inoltre vestiva con gli abiti da combattimento che gli aveva visto addosso durante i tornei. Quei dettagli assunsero immediatamente una spiegazione logica, Goku e Gohan le avevano raccontato alcune cose su Vegeta dopo che erano ritornati dal viaggio su Namek e bene o male si era fatta un’idea generale sulla sua storia e sul suo passato. Ma come c’era finita lì?
Cercò di trovare nelle cupe iridi di lui un qualche raggio di luce. Fallì e mortificata chinò il viso.
Era morta.
 
Cercò di liberarsi dalla presa ma ad ogni strattone Vegeta stringeva di più, quando capì che le avrebbe spezzato il braccio pur di non mollarla rinunciò lasciandosi cadere sulle ginocchia in preda alla rabbia più disperata.
 
 
Le grida di quella donna erano insopportabili, gli stavano letteralmente perforando i timpani.
Fu sufficiente un colpo al collo per farla tacere e arretrando giusto di un paio di passi rimase impassibile a guardarla cadere a terra con un tonfo netto.
 
“Che ne facciamo di lei?”
“Me ne occupo io, non ha senso farla fuori senza prima interrogarla, voialtri completate la missione, una volta che avremmo sterminato gli Djugoir potremmo vendere questo pianeta ad un ottimo prezzo.”
“Agli ordini mio principe!”
 
Dopo che fu rimasto solo Vegeta si abbassò sollevando con un braccio solo l’esile corpo della strana donna aliena.
A prima vista pareva una della loro razza ma era chiaro che fosse sprovvista della coda, il suo livello di combattimento poi era ridicolmente infimo anche per il sayan col livello di combattimento più basso della loro stirpe quindi non costituiva una minaccia.
 
Avrebbe potuto finirla, venderla come schiava o peggio, sbatterla in una di quelle case di prostitute che seguivano l’esercito durante le spedizioni e lo avrebbe fatto sicuramente ma per prima cosa voleva sapere chi diavolo fosse. Era sbucata dal nulla e da come si comportava era chiaro che lo conoscesse, il problema era che lui non l’aveva mai vista e voleva saperne di più e se saltava fuori che era una spia di Freeza l’avrebbe ammazzata nel peggiore dei modi .
 
Dopo essersela caricata sulle spalle si librò in volo raggiungendo in pochi minuti l’astronave madre.
 
Una volta entrato si diresse ai suoi alloggi e la gettò sul letto senza alcuna delicatezza.
 
Fu li che si svegliò alcune ore più tardi con un bernoccolo in testa ed uno stordimento che nemmeno la più secca della balle avrebbe potuto provocare.
Si mise a sedere portandosi una mano alla tempia dolorante. Ci aveva avuto a che fare per neanche due minuti e non c’era centimetro del suo corpo che fosse stato sano.
 
“Dannato manesco.”
 
Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Una camera da letto, tonda e chiara provvista solamente dell’essenziale. Niente tv, né radio né libri, solo un cubo con uno schermo ed un pannello di controllo, una loro versione dei computer forse.
Una fitta alla tempia le strappò un sibilo di dolore.
 
“E io che credevo che fosse Goku l’indelicato…che male.”
“Chi sei?”
“Uh?”
 
Scattò immediatamente a destra guadagnandosi una fitta di torcicollo trovandolo sulla soglia di una porta che prima non aveva visto plasmata com’era nella parete chiara della stanza.
Arrossì dal momento che lui era completamente nudo e presa da uno dei suoi scatti che la rendevano la Chichi che tutti conoscevano diede in escandescenza cominciando a lanciargli contro di tutto e di più.
 
“Kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!!
Dannato maniaco vedi di vestirti!!”
 
Le grida stridule e scandalizzate di lei e gli sbotti spazientiti di lui vennero uditi fin giù nella hall dove c’erano un gruppetto di guerrieri appena tornati da una missione.
Le loro armature perfettamente integre erano piene di polvere e chiazzate dal sangue di chissà quanti innocenti trucidati, fra di loro ce n’era uno un po’ più alto degli altri, col lo sguardo meno truce che rizzò le antenne nell’udire quelle grida e dirigendosi verso la postazione medica di primo soccorso chiese spiegazioni al caporeparto.
 
“Senti, che succede? Perché  Vegeta grida in questa maniera? È rimasto ferito?”
“Direi che se la sta spassando piuttosto!”
“Perché, che è successo?”
“È tornato poco fa con un bottino alquanto appetitoso…”
“Cos’ha trovato? Qualcosa di buono da mangiare?”
“Aaaaaaah, tu pensi solo a quello!”
 
La faccia da rettile del capo medicina si indignò e prima di tornare alla sua occupazione illuminò il tontolone del plotone.
 
“Una femmina! Ha portato una donna nei suoi alloggi!”
“Una Djugoir!? Ma che razza di gusti ha il nostro principe?”
“Non è affatto una Djugoir! E nemmeno una delle baldracche del mercante del sesso…ahh ahh senti come la sta facendo gridare!”
 
Fosse stato all’interno della stanza il povero medico avrebbe capito immediatamente che ciò che stava succedendo li non aveva assolutamente nulla a che vedere con l’idea che si era fatto.
Dopo averlo sommerso di ogni cosa fosse stata alla sua portata, letto compreso, Chichi si levò in piedi dirigendosi verso quella che sperava fosse la porta d’uscita.
Quando si spiaccicò contro quello che era lo schermo del cubo-computer di prima si fece prendere dal panico.
 
“Aiuto aiuto aiuto!!!”
“Dannata strega, giuro che ti faccio fuori!”
“Aah aiuto Goku GOKU!!!!!!”
 
Urlava come una pazza graffiando la parete in cerca di una maniglia per uscire, sbattendo il pugno sperando di trovare qualche interruttore, spingendo e scalciando nell’estremo tentativo di uscire da lì.
Se Vegeta la prendeva era morta.
Quel pensiero fece scattare qualcosa dentro di lei. Aprendo gli occhi riuscì a vedere la sua sagoma in avvicinamento, la furia nei suoi occhi, l’elettricità che scaturiva dalle sue mani. Ogni suo passo nella sua direzione era un colpo al cuore che ne rallentava il battito.
Guidata dal panico più totale si appiattì contro la parete chiudendo gli occhi, spingendo e premendo tanto che le sembrava quasi di sciogliersi, di fondersi ad essa, trapassarla e… si sentì come risucchiata dentro il muro.
 
“Vieni subito qui!!”
 
Aprì gli occhi. Era in mezzo ad un corridoio deserto.
Non perse tempo a cercare di capire come c’era finita che incominciò a correre verso la prima direzione possibile defilandosi fra la folla che sconcertata la guardava scontrandosi con chiunque le tagliasse la strada, via, doveva uscire e andar via da quel posto maledetto.
Dopo cinque minuti di delirio e paura e fiatone finalmente la vide l’immensa porta spalancata che dava sulla sterminata e desolata pianura ancora in fumo.
Certo, non era molto allettante la prospettiva di finire in mezzo ad una città semidistrutta ma l’alternativa era morire per mano di Vegeta e non le sembrava un granché come ripiego perciò dopo aver preso un bel respiro scattò veloce come il lampo raggiungendo picchi che le sue gambe non avevano mai sfiorato e una volta raggiunta la soglia non perse tempo a scendere i circa dieci gradini che la separavano dalla libertà, saltò e chiudendo gli occhi si lasciò cadere in avanti.
 
Tic tac
 
Tempo due secondi ed avrebbe toccato terra.
 
Tic tac…tic tac….
 
Tic tac…
 
“Uh?”
 
Era ancora sospesa.
Aprì gli occhi e ciò che vide fu la landa a decine di metri sotto di lei scorrere rapidamente come scenario visto da un aereo.
Stava volando.
 
“Kyaaaaaaaaaaaayah!”
 
La paura spezzò la già precaria e inconscia concentrazione della donna che incominciò a cadere verso terra inesorabilmente.
 
“No no…su, sola Chi…no!!”
 
Come in’idiota prese ad agitare braccia e gambe sperando di riprendere quota ma non ci fu verso. Si sarebbe sfracellata contro quella cresta di montagna che le stava sotto ai piedi.
Pochi attimi prima dell’impatto chiuse istintivamente gli occhi nascondendoli dietro il palmo delle sue mani.
 
“Ngh!” rassegnata si lasciò sfuggire un lamento.
 
“Oplà!”
 
Udì una voce scherzosa e immediatamente una presa alla vita bloccò la sua caduta attirandola verso l’alto.
Il vuoto allo stomaco le provocò un conato e quando cercò di aprire gli occhi si ritrovò pressata contro qualcosa di gelido bianco e durissimo. Reagendo a quella stretta ricambiò il gesto cingendo quella strana e robusta circonferenza.
 
Due minuti più tardi i suoi piedi toccarono terra, il contatto cessò e lei, priva di sostegno alcuno cadde a terra tremando e singhiozzando guardandosi le mani. Era viva.
 
Il respiro era come impazzito, il cuore martellava talmente forte espandendosi fino ai timpani che pulsavano a ritmo scoppiando ad ogni tonfo.
Era viva.
 
Si morse le labbra. Quello che aveva appena vissuto non era che un barlume del pericolo e dei brividi che i suoi figli e suo marito ed i loro amici vivevano ogni qual volta si trovavano in mezzo ad una battaglia per il destino della Terra. Chissà se anche loro avevano paura, se gridavano o piangevano o…
Le scappò un singhiozzo che interruppe ogni sua considerazione. Al primo ne seguì un secondo, un terzo e poi via.
Era viva.
 
“Ehm…tutto bene?”
 
La voce di prima tornò esitante a rivolgersi a lei.
Dopo essersi ricomposta e asciugata le lacrime via dagli occhi tentò di guardare chi le aveva appena salvato la vita sperando che sarebbe riuscita a ringraziarlo.
Spostandosi una ciocca dal viso prese un profondo respiro e alzò il mento, la parola grazie già pronta sulla lingua.
Lingua che si morse non appena vide in faccia il suo salvatore.
Gli occhi le si inondarono e senza che glielo ordinasse le sue gambe la rimisero in piedi spingendola contro quel corpo.
Gli saltò al collo stringendolo con quanta più forza avesse in corpo ridendo e piangendo ricordandosi ogni tanto anche di respirare.
 
“Oh Goku!!!!”
 
 
………………
 
 
 
“Hey Kakaarot guarda un po’ qui…”
 
Rimettendo al suo posto un voluminoso libro tutto ingiallito e impolverato il sayan si avvicinò a Vegeta che in cima ad una scala stava srotolando una pergamena.
Usando quattro libri come pesi fece in modo che questa rimase aperta prima di spiegare al suo amico il motivo della chiamata.
 
“Questa spada ti pare di riconoscerla?”
“Fa un po’ vedere…”
 
Inclinando il viso Goku osservò per bene la lama indicata da Vegeta riconoscendola immediatamente come quella che aveva visto trafiggere la sua adorata Chichi.
Stesso colore della lama, stessa elsa, stessa grandezza.
 
“È la lama che ha trafitto il cuore a Chichi…”
“Come pensavo Kakaarot.
Questa spada si chiama Bloedrooi o spada delle sei anime.
Qui dice che è uno dei pochi oggetti in grado di ritardare l’influsso maligno del demone mietitore.”
“…il demone, mietitore?”
“È così che viene chiamato Aghòs. Quel re enorme dell’oltretomba ha sacrificato un cimelio di valore inestimabile per prolungare le speranze di salvare la tua donna.”
“Che vuoi dire?”
“Che questa spada è l’ultima reliquia che una divinità antica e innominata ha creato all’alba dei tempi e poi donato alle nobili casate dei Kaioh e degli Enma per aiutarli a difendere e salvaguardare le anime dei loro protetti.”
“Re Enma ha salvato Chichi?”
“Per il momento; come ho già detto quella lama ritarda l’influsso maligno del demone regalando tempo alla vittima per permetterle d’esser salvata…dice anche che dopo averle divise e purificate le sei schegge dell’anima colpita vengono mandate in altri luoghi tempi e dimensioni, proprio come diceva la strega…”
“…senti Vegeta…”
“Nh?”
“Tu credi che io abbia sbagliato?”
 
Immediatamente il principe dei sayan rallentò lo sfogliare del nuovo libro che aveva preso in mano cessando del tutto l’operazione dopo aver visto l’espressione di lui.
Goku mentre gli parlava non lo stava guardando, teneva lo sguardo fisso davanti a sé, contemplando il vuoto corridoio di quell’immensa libreria.
stringeva i pugni serrati e la sua aura vibrava di un tumulto a lui ben conosciuto.
 
“Chi sono io per giudicare?”
“Un amico…un fratello.”
 
Goku a quel punto lo guardò, e mai nei suoi occhi aveva visto così tanto spavento e rammarico.
 
“…”
“Lo so che io e te fondamentalmente siamo diversi ma è pur vero che abbiamo le stesse radici, la medesima origine e anche se siamo nemici praticamente su tutto, alla fine dei conti quando le cose sono complicate e incomprensibili è sempre con te che mi ritrovo, e non ti nascondo che la cosa mi da una certa sicurezza ehh heh”
“Non cadermi sul melenso perché giuro che ti prendo a pugni-”
“Perciò dimmi, sinceramente…ho sbagliato?”
 
Si.
 
“No.”
“No?”
“No.” 
“…no…”  Rise, e pianse e…rise nuovamente lacrime amare.
“Kakaarot…”
“…la verità è che sono un codardo.
Quella donna, la dea Stillah non ha detto altro che la verità.
Già la prima volta che l’ho incontrata sono bastate due sue parole ed il mio mondo è crollato.
Da vigliacco quale sono ho insistito sulla mia linea, convinto di poter fingere di non vedere e non sentire.
Mi ha attirato nel pozzo e lì dentro ho visto, sentito e provato tutto ciò che a visto, sentito e provato lei…”
“…”
“Non ce l’ho fatta e sono scappato. Per questo sono un vigliacco.”
“…”
“L’ho vista piangere e chiamare il mio nome nel sonno. L’ho vista disperarsi durante le giornate d’autunno quando toccandosi il grembo dove cresceva il nostro Goten pensava alle risposte che avrebbe dovuto dargli il giorno che lui le avrebbe chiesto chi e dov’era suo padre…ho sentito la sua agonia crescerle dentro nel cuore e nell’anima, ho udito i sinistri bisbigli di Aghòs che già prima di allora cercava di portarmela via.
L’ho vista resistere e scacciarlo, l’ho vista alzarsi e compiere i suoi doveri di madre e ho visto anche come la guardava quel tizio del villaggio giù a valle…”
 
Vegeta capì immediatamente a chi si riferiva; era stato messo al corrente della situazione o per meglio dire…aveva sentito Goten parlare a suo figlio Trunks di quello strano individuo che regolarmente si presentava a casa loro con fiori o cioccolatini o regali strani.
Il piccolo Son aveva confidato che non gli piaceva, che aveva una luce ambigua negli occhi e che sua madre impallidiva sempre quando le si avvicinava, fingeva di sorridere ma era un’espressione vuota e spaventata e poi quando Gohan tornava da scuola lui se ne andava, e tornava al mattino seguente, rimaneva a pranzo e…smise di pensarci quando la memoria arrivò al punto in cui lei…
 
 
“Hai dovuto intervenire tu per farlo smettere.”
 
Si, era voluto intervenire lui perché non era stato più in grado di sopportare, perché un giorno anche Bulma aveva capito e con le lacrime agli occhi lo aveva scongiurato di andare a cercare quel tizio e farlo smettere una volta per tutte, di andarci giù anche pesante, di ricorrere a metodi estremi se era necessario perché così non poteva più andare avanti.
La sua Bulma, che sempre gli aveva impedito di comportarsi da sayan e non gli aveva ancora perdonato la strage del torneo gli aveva dato carta bianca pur di far smettere quella situazione.
La sua Bulma che fino a quella sera era stato l’unico freno che gli aveva impedito di intervenire, gli aveva dato il permesso di uccidere un essere umano per il bene di quell’oca esaurita come la chiamava lei, che tuttavia adorava alla follia.
 
“…se non fossi caduto dentro il pozzo di Stillah non l’avrei mai saputo…io, non ci sono stato…io…”
“Kakaarot”
“Ho salvato la terra, l’universo la storia e tutto quello che c’era sa salvare tranne lei!
Che senso vuoi che abbia essere forte, essere buono e giusto se poi non riesco nemmeno a vedere l’agonia della mia donna!?”
“…”
“Io la rivoglio indietro!”
 
Vegeta sorrise.
Così parlava un vero sayan.

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Capitolo 9
*** The hoping soul... ***


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era una bellissima mattina di tiepido sole primaverile dal cielo terso puntellato di soffici nuvole vaporose e un buon profumo di lillà nel vento.
 
Erano passati due giorni.
 
Gohan stiracchiandosi allungò le gambe sotto al tavolo e sbuffando appoggiò gli occhiali sulla superficie; poco distanti stavano decine di libri e fogli pieni di calcoli e ipotesi.
Bulma gli aveva appena comunicato che Goku e Vegeta stavano seguendo una pista e che Goten sarebbe rimasto alla C.c. per un po’ di tempo e, se lo voleva anche lui era il benvenuto così non sarebbe stato solo e avrebbe fatto prima per andare a scuola.
L’aveva ringraziata per la gentilezza riguardo Goten e con dolcezza aveva declinato l’invito, lui preferiva rimanere a casa sua, lontano da scuola dal momento che non aveva nessuna intenzione di tornarci finché sua madre era dispersa e, cosa più importante, era da solo. Si, perché aveva bisogno di riflettere, di calmarsi e di reagire.
 
Massaggiandosi il setto nasale dove normalmente riposavano gli occhiali si incantò a guardare fuori dalla finestra verso le verdi cime dei monti Paoz alcune delle quali, le più alte, erano nascoste da bianche nubi di neve; normalmente a quell’ora era fra quelle vette con Goten per il loro settimanale viaggio alla sorgente dalla quale attingevano l’acqua per la cisterna di casa Son e che nell’attesa sfruttavano per allenarsi.
 
Suo padre li accompagnava spesso ed era piacevole passare del tempo con lui.
Si fermavano al laghetto che si formava nella conca di rocce poco sotto alla sorgente ed immergevano le enormi taniche affinché si riempissero e mentre aspettavano si mettevano a pescare intanto che Goten, un poco più a valle dove c’era un allargamento naturale dove la gelida acqua era molto più bassa, si divertiva a cercare sassolini e pietre varie che portava a casa alla mamma e che lei puntualmente separava e ammucchiava in enormi vasi di vetro dalle forme più strane esponendoli sul grande mobile del salotto accanto ai suoi premi scolastici e alle foto di famiglia.
Il piccoletto di casa fra le varie pietre, non sapendolo, aveva portato a Chichi anche alcune piccole pepite d’oro che la donna di casa aveva incastonato nella cornice di una lastra di gesso dove c’erano le impronte delle manine e dei piedini dell’ultimogenito di quando aveva compito il primo anno di vita.
 
Una sera dopo che l’aveva vista spaccarsi la schiena per tutto il giorno nelle pulizie domestiche e nella preparazione della cena con annesso lavaggio piatti etc. le aveva chiesto come mai non le avesse fuse o vendute quelle pepite per ricavare del denaro da investire in elettrodomestici o regali, lei sorridendo gli aveva risposto che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere perché sarebbe stato come dare un prezzo ai pensieri di Goten, ai suoi gesti e all’innocenza nascosta dietro quella ricca scoperta.
Per sua madre quelle pepite d’oro avevano lo stesso immenso valore che le selci irregolari contenute nel vaso ovale di cristallo, o del quarzo rosa e blu che aveva disposto dentro al vassoio delle orchidee o ancora del semplice e grezzo ghiaino levigato che aveva sparpagliato nella crepata anfora d’argilla dove aveva piantato le piante grasse che le aveva regalato Bulma.
 
Chichi gli aveva insegnato una grande lezione con quelle sue parole ed aveva mostrato al suo primogenito un lato nuovo e nascosto della sua personalità.
 
Chi la conosceva poteva affermare con assoluta certezza che il suo primo pensiero fosse il benessere dei suoi figli, che per loro esigeva il meglio e che quindi, per poterglielo dare, non si sarebbe fatta scrupoli a incassare da qualsiasi cosa fosse stata remunerativa e la vecchia signora Kiyo, del banco della verdura del mercato settimanale giù a valle lo sapeva bene; gli enormi cavoli o i rafani, le zucche i cetrioli e tutto l’eccesso di quello che Chichi coltivava nell’orto veniva venduto alla suddetta anziana che oramai si era stancata anche solo di provare a contrattare sui prezzi di sua madre sui quali ella era irremovibile; il fatto che quelle verdure fossero ottime, sane e praticamente già vendute era una garanzia sufficiente, quindi Kiyo cedeva e con un sorriso sincero sulle labbra pagava.
 
Chichi era onesta. Viveva seguendo le leggi degli uomini e ancor prima quelle dell’onore proprio come doveva fare un vero guerriero. Se c’erano difficoltà non si tirava certo indietro e le affrontava senza mai rinnegare il suo pensiero; era forte, era giusta, era severa ed era la madre migliore che chiunque avesse mai potuto avere.
Non meritava di sparire né di morire né…d’esser ghermita da quell’insulta entità che invidiosa della grandezza della sua anima l’aveva reclamata.
 
Era certo che suo padre l’avrebbe ritrovata ed era più che motivato nell’aiutarlo con le ricerche, l’unico intoppo era che, dopo due giorni di studi ininterrotti e analisi e ipotesi non aveva concluso un beneamato…nulla.
 
Gli saltarono all’occhio le parole scritte su di un foglio volante.
Rileggendole trovò totalmente infondate le nozioni alle quali era arrivato dopo un’intera notte di consultazioni e ragionamenti. Irritato prese la carta e la accartocciò incenerendola con un picco d’energia che fece scaturire dal palmo della mano lasciando che la cenere e le particelle volanti fluttuassero pesantemente prima di ammucchiarsi a lato della sedia.
 
Per alcuni secondi la sua mente si svuotò di tutto. I suoi occhi contemplavano senza considerare i plichi di fogli, i libri semiaperti e le penne sparpagliate per il tavolo.
Non voleva pensare a niente.
 
Mamma.
 
Non doveva pensare a niente.
 
….hic…
 
Il primo singhiozzo lo colse d’improvviso.
 
Mamma…
 
E decine di roventi lacrime trovarono finalmente sfogo da quegli occhi d’onice come piccoli fiumi straboccanti, gravide di rimorso e preoccupazione e confusione e…
 
“MAMMA!!!”
 
Si chinò sul tavolo piangendo e singhiozzando chiamandola ancora e ancora. Una mano gli stringeva i capelli sulla nuca, l’altra chiusa a pugno sbatteva a ripetizione sulla superficie vibrando, crepando il legno massello col quale era costruito il tavolo.
 
 
 
 
 
…..
 
Papà…
 
Lacrime e rimpianto. Rabbia e odio.
 
Era stata tutta colpa sua!
 
“PAPA’!!! papà…papàààààà!!!”
 
CRACK
 
 
Chichi arrivò in camera sua trovandosi di fronte ad una scena straziante. Suo figlio di soli nove anni stava rannicchiato a terra fra i rottami della sua scrivania in preda ad un pianto disperato mentre fra lacrime singhiozzi e sconnesse scuse chiamava il nome di suo padre chiedendogli scusa, scongiurandolo di perdonarlo.
 
“Gohan…”
“Ngh papà!!! Sigh…Papààààà!!!”
“Oh tesoro mio…”
“È stata hic..tutta colpa mia sigh io-”
 
“Gohan.”
 
Quel dolce tono di voce riuscì a raggiungerlo. In breve si ritrovò stretto nell’amorevole abbraccio profumato di lillà di sua madre. Una voce che sembrava canto gli chiedeva di calmarsi, di rilassarsi, di piangere si, ma di smettere di darsi una colpa che nulla aveva di vero.
Come poteva sua madre non ritenerlo responsabile di quello che era successo? Era di nuovo vedova per colpa sua, per la seconda volta!
 
“Mamma!! È stata tutta colpa mia!!! Ti prego perdonami se puoi mamma…MAMMA!!!”
 
L’aveva cullato per ore sopportando il suo pianto accarezzandogli la schiena sconvolta da tremore e singhiozzi. Nel petto il cuore anziché battere scoppiava, i polmoni non respiravano aria ma fuoco e la sua testa, la sua testa gli ripeteva davanti agli occhi la scena del teletrasporto di suo padre. Le sue dita premute sulla fronte, il sorriso sulle labbra e nella concentrazione dei suoi occhi, le sue parole di addio…
 
“Chiedi scusa alla mamma, sono stato egoista con lei, l’ho fatta soffrire…”
 
“Uhaaaaaaaaah…”
 
“Addio figliolo, sono fiero di te!”
 
“Non è stata colpa tua tesoro. Non pensarlo più, smettila ti prego.”
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah”
“…ci stai spezzando il cuore Gohan…calmati amore mio…”
 
….ci stai spezzando il cuore?
 
Trattenendo il fiato per non piangere alzò lo sguardo sugli occhi lucidi ma privi di lacrime di sua madre, la sua espressione non era paragonabile a nulla di quanto le parole angoscia o terrore o dolore potessero descrivere anche messe insieme.
 
A chi? A chi stava spezzando il cuore oltre a lei?
 
“A chi?”
 
Lei sorrise e gli strinse forte una mano posandosela sul ventre.
 
“A noi.”
“Uh?”
“Avrei voluto dirtelo in un’occasione più serena ma, non ce la facciamo più a vederti così sai?”
“…”
“Io e il nuovo battito che sta qui…”
 
Sorridendo di nuovo Chichi premette entrambe le loro mani vicino all’osso del suo fianco, lui curioso fissò il punto.
Non avvertì nulla al tatto ma con lo spirito…
Respirò forte tornando ad incontrarle gli occhi che ora si stavano piangendo, ma di gioia, lo poteva capire guardando la sua espressione.
 
“Vuoi dire che…”
“Esatto… ”
“Avrò un…avrai..?”
“L’ho scoperto l’altro giorno. Avrai un fratellino, o una sorellina chissà…”
“Mamma?”
“Ma chiunque sarà, non voglio più che ti senta piangere. Se un bambino sente l’angoscia dei suoi famigliari quando è ancora nella pancia della mamma quando nascerà sarà sempre triste e imbronciato e…”
“Non piangerò più!”
“…perché lui o lei ha bisogno della forza del tuo sorriso per crescere forte capito?”
“Si…e anche tu?”
“…soprattutto io amore mio!!!”
 
L’aveva abbracciato di nuovo e l’aveva stretto e poi, quando si era rimessa in piedi tenendolo in braccio lui aveva capito.
 
E si era perdonato.
 
E dall’indomani non aveva mai più pianto, e quando sette mesi dopo era nato Goten, vedendolo dormire col sorriso sulle labbra nella culla di vimini nella quale un tempo aveva dormito lui si era ripromesso che non avrebbe mai più fatto nulla che avesse potuto scatenare in lui pianto o tristezza, l’avrebbe sempre protetto e gli avrebbe insegnato ad essere buono e giusto come lo erano sua madre e suo padre.
 
Goten per otto anni non aveva mai pianto, certo quando era un infante ed era affamato o bisognava cambiarlo le sue grida scuotevano l’intera abitazione, ma quel pianto era naturale, il suo unico modo di comunicazione; quello che intendeva lui erano le lacrime di solitudine o paura, quelle Goten non le aveva mai conosciute.
 
Fino al pomeriggio di due giorni prima.
 
 
 
….
 
 
Di colpo di schiarì la voce, troncando l’ennesimo singhiozzo sul nascere.
Se lui piangeva, Goten poteva avvertire l’inclinazione malinconica della sua aura e avrebbe voluto raggiungerlo e…
Smise di colpo. Basta piangere.
 
Alzandosi in piedi raccattò tutti i fogli e gli appunti che aveva scritto bruciandoli.
Non era quella la via giusta.
Doveva cercarne un’altra.
Uscì e si bloccò appena prima di spiccare il volo.
 
“Gohan…”
 
Sorrise mandando via con lo sbattere delle palpebre le ultime lacrime rimaste impigliate fra le ciglia.
 
“Videl! Stavo venendo da te!”
 
Lei sorrise dolcemente annuendo, poi gli si avvicinò e lo abbracciò forte.
 
Profumava di vento di miele e di città.
Un profumo lieve che gli piaceva e gli dava conforto…
 
…ma mai come l’aroma dei lillà.
 
 
 
…..
 
 
 
“Yaaaaaaah”
 
Una spinta e Goten si ritrovò scaraventato nella gelida acqua della piscina.
 
“Cough… Trunks ma sei impazzito!!?”
 
Annaspando il piccolo Son riemerse aggrappandosi al bordo azzurro della vasca.
A pochi passi da lui i piedi nudi e asciutti del suo migliore amico arricciavano le dita.
 
“Stavi per piangere babbeo!!!”
“E allora? Che male c’è? D’improvviso mi sono sentito triste e…”
“Non devi piangere hai capito?”
“Eh?”
“Se ti metti a frignare poi non la finisci più, metti tristezza anche a me, mi passa l’appetito perdo la voglia di combattere e stanotte non riuscirei a dormire citrullo; domani mattina sarei estremamente affamato ma irritabile! E non avrei nuovamente appetito e se per caso ti dovesse ritornare la voglia di piangere ricomincerebbe tutto da capo! Quindi guai a te se mi dai di nuovo l’impressione di stare per piangere ci siamo capiti?”
“Ma io…”
“Il tuo papà è andato a cercarla hai capito? Ed il mio con lui, sono via da tutto il giorno e se non sono ancora tornati significa che sono sulla strada buona no?”
“Ma…”
“Abbi fiducia insomma! E poi sono convinto che Chichi soffrirebbe se ti vedesse piangere.”
“Tu dici?”
“Certamente! È la tua mamma, ti sentirebbe in qualsiasi posto sia e starebbe male per te e se anche lei diventa triste poi come fa a trovare le forze per ritornare da te me lo spieghi?”
“Ho capito Trunks! Non piangerò più!!!”
“Così si parla amico!”
“Ehh ehh!!! Grazie Trunks, sei l’amico migliore che ci sia…”
 
Sfregandosi l’indice sotto al naso il piccolo Brief tossì una risata imbarazzata. Se era vero che Chichi poteva sentire le lacrime di Goten era altrettanto probabile che le arrivasse l’eco della sua buona azione così quando sarebbe ritornata gli avrebbe fatto una grandissima torta alla crema per ringraziarlo dell’appoggio che aveva dato a Goten e …non lo faceva mica per la torta, però…
Smettendo di ragionare con la pancia Trunks porse la mano al suo amichetto per aiutarlo a risalire.
Quando anziché issare venne tirato in acqua rispose all’attacco subacqueo lanciato da Goten con un colpo altrettanto efficace e da lì in poi incominciò un duello acquatico che sarebbe passato alla storia come la leggendaria guerra della piscina.
 
A bordo vasca Bulma, che aveva assistito alla scena sorrise commossa della bontà del suo primogenito e sedendosi ad un tavolino accanto ai suoi genitori passò il resto del pomeriggio a ridere e immortalare le epiche scene di quella sciocca battaglia.
 
 
 
………..
 
 
Dopo un interminabile mattinata passata a leggere e cercare di capire il significato delle nozioni contenute sui libri arcani inerenti ad Aghòs, Goku arrivò alla conclusione che li avevano finito.
Quello che c’era da capire lo avevano capito, e avevano appreso anche alcune nozioni interessanti sul modo di pensare dello spirito mietitore ed avevano già in mente un paio di trucchetti per contrastarlo.
 
Schiarendosi la voce chiamò sia Vegeta che Kaioh shin il sommo, che era sparito chissà dove da quasi mezza giornata.
 
“Credo che qui non ci sia altro da fare, in tutti i libri sono riportati gli stessi concetti con parole diverse, sarebbe una perdita di tempo rimanere qui…temo che anche questi mitici studiosi, per quanto molto più informati di noi riguardo Aghòs, non ci possano aiutare più di molto…”
“Quindi che vuoi fare Kakaarot?”
“A questo punto non mi resta che raggiungere la dea sul pianeta del sommo dei sommi e sperare che almeno lei mi possa aiutare.”
“Bene allora, andiamo!”
 
Confuso Goku allargò gli occhi verso Vegeta.
 
“Come, vieni anche tu?”
“Che domande certo! Non mi sono sorbito tutto questo noioso ammuffire sui libri per mollare quando le cose si faranno interessanti…”
“Ma Vegeta..”
“La parte teorica è conclusa, adesso tocca al divertimento…”
 
Facendosi di colpo serio Goku imitò il sorriso di sfida presente sul volto del principe dei sayan. Avvicinandosi a lui gli diete un colpo sulla spalla.
 
“Grazie amico…non lo dimenticherò!”
“Tzè…riscuoterò quando sarà il tempo!”
“Lei Kaioh shin che vuol fare?”
 
Sentendosi interpellato il divino Kaioh si concentrò su Goku.
 
“Verrei con te Goku, ma sento che qui c’è ancora qualcosa da scoprire….rimarrò e porterò avanti le ricerche, semmai salterà fuori qualcosa di nuovo ve lo farò  sapere.”
“Gliene sono molto grato maestà…”
“Vai.”
 
Dopo aver chinato il capo in segno di rispetto Goku sparì assieme a Vegeta diretto al pianeta del sommo dei sommi Kaioh.
Quando apparvero al cospetto del piccolo-grande sovrano non perse tempo a spiegargli il motivo della loro visita, la dea Stilla si era già manifestata e li stava aspettando fluttuando al di sopra del suo magico e misterioso pozzo.
 
“Riesco ad avvertire la vibrazione di un primo frantume dello spirito di lei…abbiamo poco tempo…venite.”
 
L’invito a saltare nel pozzo era chiaro, probabilmente quello era il tramite che avrebbero sfruttato per raggiungere Chichi. Goku non aveva una buona memoria delle conseguenze di quel tuffo ma seguendo l’esempio di Vegeta abbandonò ogni dubbio tuffandosi immediatamente dopo il suo compare stupendosi di come l’acqua, anziché nera densa e gelida come l’aveva trovata la prima volta, in quel momento fosse trasparente come quella delle sorgenti sui monti Paoz e fresca e poi calda man mano che l’attraversavano.
Uno strattone alla manica destra lo fece girare dalla parte di Vegeta che gli indicò un punto davanti a loro, quello che stando alla direzione che avevano preso era dove sarebbero arrivati.
 
Sbarrò occhi e bocca.
Lei era là.
Su di un pianeta flagellato dalla guerra.
Sola e ferita e spintonata da qualcuno che alle sue spalle la costringeva ad avanzare, tutt’intorno una gremita folla di esseri assurdi e malvagi la deridevano mentre lei a testa alta e con lo sguardo fiero camminava lentamente verso la sua ignota meta.
 
Se Goku dovette attendere di vedere in faccia i suoi aggressori per capire di chi si trattasse per Vegeta fu differente.
Conosceva quelle rovine dal momento che in un remoto passato era stato lui a causarle sul lontano e sperduto pianeta degli Djugoir.
La folla altri non erano che le sue armate, anche se fra loro intravedeva volti nuovi e poi, c’era qualcosa di diverso…
 
Poco a poco la visuale passò da Chichi a colui che alle sue spalle la spingeva.
Goku raggelò e neppure Vegeta riuscì a nascondere la sorpresa di quella scoperta.
 
“Quello sono io?”
 
Non poteva crederci. Perché ghignava mentre bistrattava Chichi? Perché sembrava divertirsi nel tirarle i capelli o nello strattonarla talmente forte da strapparle gemiti di dolore e….
 
“Quello…SONO…IOOOO?”
 
Chichi aveva il vestito strappato all’altezza del seno destro che mostrava la clavicola nuda e la linea curva del petto.
Improvvisamente scatenando la sua ira si trasformò in SSJ2 incominciando ad  urlare e volare a velocità supersonica verso una piccola porta che sembrava essere apparsa apposta per loro.
Vegeta cercò di richiamarlo ma Goku non lo ascoltò.
Fu bizzarro e stranamente inquietante per il povero e arrabbiatissimo Goku rendersi conto che la sua super velocità non lo stava avvicinando nemmeno di un millimetro alla sua meta e che stavano procedendo alla lenta e tranquilla andatura della corrente del pozzo.
 
“COSA DIAVOLO SIGNIFICAAAAAAA!!!?”
 
Vegeta scostandosi deglutì intimorito dall’inclinazione sinistra dell’aura del sayan. Voltandosi si accorse che Stillah, per nulla preoccupata seguitava ad avanzare osservando le immagini proiettate dalla luce.
Qualcosa non gli quadrava.
All’epoca Freeza lo aveva incaricato di conquistare Djugoir e lui aveva portato a termine la missione con successo in poche settimane però…quella volta al suo fianco anziché la crudele versione di Kakaarot che stavano vedendo i suoi occhi c’era stato Nappa, non avevano incontrato problemi e le cose si erano risolte con la resa immediata di tutta la popolazione.
 
“Non lasciare che la vista di quelle immagini ti confonda Vegeta principe di tutti i sayan poiché quello a cui stiamo assistendo non è altro che lo svolgersi del tempo in una dimensione lontana e scombussolata.”
“Vuoi dire che…”
Così come esiste il vostro tempo nel quale la razza sayan non prospera che grazie a te e Kakaarot, esistono anche mille altre sfaccettature di tempi di guerra e angoscia in cui il pianeta Vegeta non fu distrutto e la vostra stirpe regna sovrana…”
“E Freeza?”
“Quell’essere nella dimensione che ci apprestiamo a visitare non è che una piccola spina nel fianco per voi, siete numerosi, siete forti e non temete nulla. Egli vive da fuggiasco cercando di opporsi alla vostra piaga con un misero esercito di liberatori…”
“Freeza qui è…buono?”
 
Il tono del principe fu una sputata esclamazione di sorpresa.
Stillah sbuffando una risata gli regalò un mezzo sorriso beffardo. Quell’aggettivo unito alla parola Freeza doveva sembrare alquanto bizzarro persino a lei.
 
“Diciamo che non è totalmente crudele…”
 
L’ennesimo urlo di Goku distrasse dea e sayan dal loro dialogo.
 
“Come lo fermiamo? È un super sayan super incavolato non…”
“Nh! Se vuole riprendersi la sua donna dovrà calmarsi da sé…più la sua furia è grande e più tempo impiegherà a raggiungerla e se non si da una regolata per lei potrebbe essere troppo tardi…”
“Dobbiamo dirglielo!”
“Io non lo farò…”
“Ma perché?!?”
“Egli deve capire che infervorarsi adesso per qualcosa del quale non ha colpa è del tutto insensato e controproducente…Kakaarot deve capire che non sarà la rabbia a risolvere le cose ma…”
 
Stillah si fermò dal parlare dal momento che non c’era più nessuno con cui farlo.
Vegeta si era fiondato da Goku deciso s rivelargli la novità.
 
“Kakaarot calmati!”
“UWAAAAAAAAAAAAH!!!”
 
Un pugno alla mascella troncò la sua gridata furia.
 
 “Se non ti plachi non la raggiungeremo mai!!! Non sei tu quello, non siamo noi! È un altro tempo, un altro mondo un'altra storia dannazione!!!”
“AAAAAH…eh?”
“Finalmente! Ora fermati e guarda…non sei tu quello, sei più giovane di come sei ora, non sei mai stato mandato sulla terra e non sei cambiato, non hai incontrato Bulma o Crillin o tre occhi o il namecciano e nemmeno Chichi quindi calmati! Se lo farai arriveremo in tempo altrimenti…”
 
Con un cenno del capo indicò Chichi, ora costretta ad inginocchiarsi dinnanzi ad un ceppo di legno intriso di sangue, con un secco strattone le liberarono il collo dal vestito.
 Non fu difficile per Goku intuire cosa le volessero fare.
Espirando cercò di placarsi e concentrarsi su tutta la voglia che aveva di aiutare Chichi, sulla sua espressione sicura, sul suo sguardo nero e limpido.
 
“Fallo per lei…”
“…Chichi!”
 
…Goku…
 
 
La sentì!
Lo stava chiamando, lo stava aspettando.
Lei nonostante tutto era sicura che lui sarebbe arrivato in tempo per salvarla.
Si voltò verso Stillah trovandola intenta ad osservarlo, in attesa.
Annuì col capo facendole intendere che era pronto, lei gli sorrise ed in un lampo attraversarono una porta di luce atterrando su di un suolo deserto e martoriato alle spalle di un gruppo di mercenari in preda all’euforia più dilagante per l’imminente esecuzione.
 
 
 
……
 
 
“Goku…”
 
Non ci credeva, si rifiutava anche solo di pensare che la sua esistenza sarebbe finita lì in quella maniera assurda e…
Diede un ennesimo strattone alle corde di ferro che le legavano i polsi concentrandosi fino allo svenimento per far succedere nuovamente il miracolo che prima l’aveva fatta passare attraverso il muro.
Quando questo non avvenne tornò ad usare le parole.
 
“Vi avverto, se non mi lasciate andare subito ve ne pentirete amaramente…”
“Ehh ehh, mi piacerebbe sapere dove si trova ora, il tuo fantomatico Goku che, stando alle tue insulse farneticazioni poi, sarei io.”
“Mi sono sbagliata, non sei tu. Gli somigli e basta ma non hai un briciolo della sua forza, del suo coraggio e della sua bontà…”
 
Lui rise abbassandosi sulle ginocchia per arrivarle all’altezza degli occhi, la faccia di lei, premuta a forza contro il ceppo dalle squamose mani di una lucertola umanoide era ferita sotto allo zigomo destro, sul labbro inferiore una piccola crepa che lo rendeva gonfio.
 
“Bontà dici? Sono il vice comandante delle armate sayan donna, non sarei arrivato qui con la bontà sciocca! Quella parola non so nemmeno cosa significhi!”
“Appunto, altrimenti saresti arrivato oltre.”
“Nh?”
“Oltre il potere, oltre la gloria fino a superare ogni limite conosciuto…purtroppo però né tu né lui” annuì indicando con un cenno del capo Vegeta, che seduto su di un trono mobile si era messo in prima fila per assistere all’esecuzione. “Né tu né lui sarete mai degni di superarvi e sapete perché? Semplice…non conoscete la bontà e a questo punto mai la conoscere-”
 
Le dita della mano di lui lentamente le si piantarono in faccia. Il palmo era esattamente sovrapposto alla sua bocca e le impediva di respirare, il pollice le affondava nella guancia, l’indice graffiava il triangolo di pelle che separava le sopracciglia, il medio e l’anulare premevano sul bulbo oculare e persino il mignolo pressato sullo zigomo era in grado di farle provare dolore.
 
“Taci donna.”
 
 
I gelidi occhi di lui la guardavano con sufficienza, incontrò il suo sguardo trapassando lo spazio fra le dita di lui posate sulla sua faccia sostenendo quel cupo brillio sperando di trovare in quell’estraneo almeno un briciolo del suo Goku.
Eppure prima, quando l’aveva salvata dalla caduta le era quasi sembrato…aveva sperato con tutto il cuore che lui fosse riuscito a trovarla e l’avesse raggiunta appena in tempo.
Le aveva parlato con un tono che poteva appartenere solo a lui, l’aveva guardata persino con quell’espressione da cucciolo in attesa…ma poi…
La reazione che lui le aveva mostrato quando gli si era gettata al collo era stata in grado di frantumare quell’illusione immediatamente però, trasformandola in angosciante delusione.
Quella versione di Goku era un agglomerato di furia e cattiveria e…follia!
 
Inspirò forte cercando di trattenere le lacrime, non gli avrebbe dato questa soddisfazione, non una seconda volta.
 
 
 

 
“Ehm…tutto bene?”
 
La voce di prima tornò esitante a rivolgersi a lei.
Dopo essersi ricomposta e asciugata le lacrime via dagli occhi tentò di guardare chi le aveva appena salvato la vita sperando che sarebbe riuscita a ringraziarlo.
Spostandosi una ciocca dal viso prese un profondo respiro e alzò il mento, la parola grazie già pronta sulla lingua.
Lingua che si morse non appena vide in faccia il suo salvatore.
Gli occhi le si inondarono e senza che glielo ordinasse le sue gambe la rimisero in piedi spingendola contro quel corpo.
Gli saltò al collo stringendolo con quanta più forza avesse in corpo ridendo e piangendo ricordandosi ogni tanto anche di respirare.
 
“Oh Goku!!!!”

 
L’aveva stretto premendosi al suo petto corazzato dall’armatura, aveva esalato un sospiro di gioia quando la mano di lui le aveva sfiorato la nuca credendola una carezza. L’improvviso dolore scaturito dalla sua presa fra i capelli poi le aveva strappato un grido stridulo, i suoi occhi che inizialmente l’avevano guardata con dolcezza ora la fissavano pieni di scherno e malizia.
 
“Non amo essere toccato donna!”
 
Una lieve spinta e l’aveva scaraventata a terra.
Cadendo si era ritrovata a pensare a tutte le miriadi di volte in cui Goku, non sapendo controllare la sua forza toccandola o semplicemente dandole una pacca sulla spalla l’aveva fatta letteralmente volare.
Trattenne un singhiozzo di puro dolore. Mai, nemmeno una volta quando a urtarla era stato suo marito aveva sentito un dolore simile, forse il motivo era perché a patire era anche il suo cuore, non solo la spalla livida o la coscia che aveva sbattuto a terra o il polso che si era piegato in maniera strana.
Lui rise delle sue lacrime avvicinandosi fino a cingerle l’avambraccio sinistro con la mano.
 
“E adesso mi spieghi chi sei? Perché sei qui sola? Chi ti manda cosa vuoi?”
 
Ogni domanda era un nuovo strattone, ad ogni strattone sentiva il muscolo della spalla strapparsi, l’articolazione dislocarsi.
Aveva cercato di farlo ragionare, di farlo smettere chiamandolo per nome, un nome che lui però non riconosceva, gli aveva detto il suo di nome, gli aveva detto d’esser sua moglie.
Lui di nuovo aveva riso e raggiungendole le vesti all’altezza del petto, aveva stretto la stoffa strappando il tessuto, rivelando il niveo seno.
 
“Non avverto menzogna nella tua voce donna, ma io sono celibe e non vedo sul tuo seno il marchio che ti attesterebbe come di mia proprietà…”
“Eeeeh?”
 
Indignata lei aveva trovato la forza di rispondergli, si era avvicinata al suo viso incominciando ad insultarlo e a dargli del barbaro, del cavernicolo e anche del bastardo se lui non l’avesse zittita con uno schiaffo alla guancia che di nuovo le schiantò il viso a terra spaccandole il labbro.
 
Quello non era Goku…era uguale a lui, era lui ma…non era Goku.
 
“La tua voce…mi pare d’averla già udita…”
“…”
“Alcuni mesi fa mio fratello maggiore intraprese una spedizione di conquista su di un lontanissimo e minuscolo pianeta…gli affiancai dieci valorosi guerrieri, lui non li volle perché stando alle notizie rilevate quel pianeta era abitato da esseri di misera forza, disse che lui bastava, che in poco meno di dieci giorni da che sarebbe arrivato avremmo ricevuto la notizia dell’avvenuta conquista…”
 
Si era raddrizzata sulla schiena lei, e pulendosi il plasma che le macchiava il mento aveva sputato a terra un grumo di terra sangue e saliva tornando a guardarlo.
Era ovvio che si stesse riferendo alla Terra.
 
“Passati i nove mesi dalla sua partenza, il giorno del suo sbarco ci riunimmo nel grande salone della navicella per assistere allo sterminio della razza di quel mondo. Fu un’amara delusione scoprire che un gruppo di guerrieri riuscirono ad avere la meglio si di lui…lo ammazzarono distruggendo il suo corpo con un’onda talmente potente che persino i nostri sofisticatissimi macchinari ne risentirono.
Quell’interferenza fu talmente devastante che riuscì ad eliminare dai nostri database tutte le nozioni inerenti a quel pianeta e persino le coordinate per raggiungere la galassia in cui esso si trova…”
 
Chichi rise interiormente…e così in questo tempo i terrestri erano stati in grado di cavarsela con le loro sole forze e non solo, avevano scongiurato per sempre la minaccia dei sayan….e bravi loro!
 
 
“Perdemmo così la possibilità di vendicare Radish ma la cosa più strana fu che la voce del guerriero che finì mio fratello…era identica alla tua”
“Eeeeeeeeeeeeeeeeh?”
“Per un sayan la sconfitta è l’umiliazione più dura e cruda, ma se a sconfiggerlo è una donna, di un’altra razza e per giunta inferiore beh, l’onta sul suo onore non verrà più lavata via…”
 
Le tornarono in mente le parole di Bardak, a quanto fossero dure e ingiuste le leggi o le credenze sayan, ma se loro erano così sciocchi da non volerle cambiare beh, peggio per loro…erano il risultato del  loro stesso errore.
 
“Non rilevo in tè alcun potere combattivo, sei misera sciocca e piagnucolante eppure…la tua voce, la saprei distinguere fra mille…”
“Non sono io la persona di cui parli…sono qui per sbaglio entro breve me ne andrò quindi se non vuoi aiutarmi abbi almeno la decenza di lasciarmi in pace….Kakaarot!”
 
Quel nome non le era mai piaciuto, e adesso che lo pronunciava all’interno del contesto vero a cui apparteneva beh, le faceva ancora più schifo; era un nome dalla pronuncia dura e spezzata che poteva rispecchiare solo l’essere assurdo che le stava di fronte mentre per suo marito non sarebbe mai andato bene. Mai.
 
Senza badare oltre al sayan si mise seduta e piegando le ginocchia ci appoggiò sopra gomiti e mento prendendo a fissare l’ignoto orizzonte polveroso e oscuro.
Chissà se Goku l’avrebbe trovata. Chiudendo gli occhi si lasciò andare ad un po’ di nostalgia.
 
“Entro breve tu morirai!”
“Kyah!”
 
Prendendola per il collo la issò in piedi e dopo averle legato i polsi incominciò a spintonarla.
 
“Le truppe hanno bisogno di un po’ di svago, un’esecuzione è proprio quello che ci vuole!”
“Non puoi farlo, non ti ho fatto niente…lasciami!”
“Sei straniera su suolo sayan…un capo d’accusa più che sufficiente per far rotolare via questo sottile collo quella tua testolina nera…”
 
…Goku…
 
 
 
 
…………
 
 
A piedi giunti finalmente si fermò, era stanca e spaventata e non sapeva più cosa diavolo pensare.
L’aveva fatta camminare per l’intera distanza che era riuscita a percorrere in volo fino a farla entrare all’interno di un cerchio di persone, o bestie a seconda della loro natura al centro del quale stava un ceppo di legno, di quelli che normalmente si utilizzavano per spaccare con l’accetta i tronchetti di faggio ma che, a vederne i contorni incrostati di sangue doveva venire utilizzato per tutt’altri scopi.
La fredda mano squamosa di un sottoposto di Vegeta, premendole sul collo le intimò di abbassarsi.
 
Notò il viso di Vegeta guardarla con superbia, lo udì recitarle la sua accusa e la sua condanna che sarebbe avvenuta seduta stante tramite decapitazione che, a loro dire era la peggior maniera di morire, dopo quella toccata a Radish ovviamente.
Quei maledetti la stavano per uccidere per vendicare qualcuno che lei non aveva neanche mai visto. Bastardi!
 
…Goku…
 
Il boia le si parò di fronte.
Un boia col viso di Goku ed il sorriso più crudele che avesse mai visto in vita sua.
Lo guardò diritto negli occhi sfidandolo, continuò a farlo anche quando sollevò il braccio che avrebbe utilizzato per mozzarle la testa in aria e le grida di esaltazione scoppiarono fra la folla, non desistette nemmeno quando il fendente partì.
 
Avvertì un cocente calore al collo e non riuscì a trattenere un gemito sia di spavento che di dolore, i suoi occhi comunque continuarono a vedere, le sue orecchie a sentire l’improvviso silenzio che come un interruttore aveva ammutolito le grida.
 
“Ma che?”
 
Goku…no, Kakaarot la guardava furibondo, il palmo accerchiato da nera luce ardente non scendeva più, il calore che si espandeva  scioglieva il tessuto del colletto, alle narici le arrivò l’odore acre di seta e capelli bruciati.
 
Cosa diavolo stava succedendo?
 
 
“Kakaarot che ti prende?”
“Mio principe…io non…”
 
“Hah! Patetico! Patetici!!!”
 
Lo sguardo di Kakaarot si alzò, guardando oltre la folla dalla quale era giunta la voce di…Vegeta? Me se le stava di fronte.
Spostando lo sguardo lo intravide oltre le gambe di Kakaarot, che strano, anche lui guardava oltre la gente, nella stessa direzione da cui…
 
“Due sayan che si mescolano a marmaglia qualunque…due miseri vermi che godono nel prendersela con una donna…”
 
“Ve…Vegeta?”
 
Chichi non si accorse d’aver parlato, ma nel momento in cui lo fece entrambi gli sguardi dei due feroci sayan la incenerirono all’istante.
 
“Tutto bene, Chichi?”
“Vegeta!!?”
 
Uno spostamento d’aria e nella sua visuale bloccata entrò la familiare tonalità scura dei pantaloni che indossava sempre sulla Terra Vegeta.
Non attese di veder comparire il suo viso, né che la sorpresa abbandonasse le espressioni degli altri due sayan.
 
“LIBERAMI DANNAZIONE NON NE POSSO PIÚÚÚÚÚÚ!!!”
 
Sbuffando Vegeta si rassicurò sulle sue condizioni, se era entrata nella modalità “arpia-aquila” significava che stava benone.
Inginocchiandosi le arrivò all’altezza del volto scostandole una ciocca di neri capelli che le copriva l’occhio sinistro.
 
“Basta che la pianti di fracassarmi i timpani o giuro che lo finisco io il lavoro di questo inetto.”
 
Pochi secondi e fu libera, pochi attimi e fu in piedi. Un misero slancio e lo abbracciò!
 
“Ti ringrazio!”
“Hey ma che-”
 
Prima che potesse farlo lui Chichi si allontanò e dimenticandosi di tutto quello che li circondava partì a fare domande a raffica.
 
“Kami sama! Credevo ci avrei lasciato le penne questa volta grazie, grazie di cuore Vegeta!
Ma Goku? Non c’è? Non è con te? …dov’è?”
 
La presa sulla spalla di lui la fece voltare, oltre il nugolo di persone immobilizzate a questo punto forzatamente perché era chiaro che cercassero di muoversi ma non ci riuscivano, si levava un bagliore dorato.
 
Goku era là dietro.
 
Corse verso di lui saltando sopra decine di incredule teste finché lo vide, biondo e immobile stagliarsi nell’oscurità che era la luce diurna in confronto alla sua aura.
 
“Goku!!! GOKU!!!”
 
Non si preoccupò del suo sguardo furioso né dell’immobilità della sua figura perché quando gli fu abbastanza vicina da poter saltare lui sorrise allargando le braccia per accoglierla e stringerla in un protettivo guscio di braccia e morbida tuta.
 
“Perdonami Chichi per non…”
“Sei arrivato Goku, e io lo sapevo!!!”
“Chichi…”
“Heh…la prossima volta magari fa un po’ prima eh?”
 
Volle piangere lui, ma il sorriso sul viso di lei invece gliene strappò uno identico.
Quant’era bella la sua Chichi.
Scoprì un nuovo battito il suo cuore, più forte e nitido rispetto agli altri, più caldo e denso che gli vibrò nel petto.
 
“Devi prima conoscerla, devi prima innamorarti di lei…”
 
Il ricordo delle parole della dea Stillah gli affiorò alla mente.
Scostò lo sguardo dalla sua sposa per incontrare quello rosso meravigliosamente terso della divinità delle acque, che annuendo lievemente gli sorrise.
Era sulla buona strada.
 
“Hey Kakaarot, se hai finito con le smancerie qui mi farebbe comodo una mano!”
 
L’attenzione generale tornò al punto dove stava Vegeta, con l’altro Vegeta e l’altra bruttissima e malriuscita copia di Goku che assieme ai loro scagnozzi avevano accerchiato il principe dei sayan pronti a farlo secco.
 
“Ops…mi sono distratto e il blocco spirituale è cessato…”
“Eh?”
 
Chichi non capendo di cosa stesse parlando fece per allontanarsi di un passo da Goku ma la presa che lui riaffermò alla sua vita però le fece intendere che non voleva che si spostasse.
 
“L’ho bloccato appena in tempo, se avessi tardato io non oso pensare a cosa sarebbe successo…ora è tempo che paghino, tutti quanti…”
“Kakaarot!”
“Un attimo Vegeta, non sarai mica spaventato! Quelle mezze cartucce le puoi far secche anche da solo mi pare!”
“…tzè, pensavo che alla tua patetica versione volessi pensarci tu. Poco male, sarà un vero piacere occuparmene di persona!”
“Lo immagino!”
 
 
Vegeta, nascondendo la sorpresa in maniera magistrale si alzò dal trono avvicinandosi alla sua copia con fare arrogante.
Pigiò il  pulsante al lato del visore ridendo internamente del patetico livello di combattimento del suo cosiddetto sosia.
Era, se possibile, ancora più insulso di quello della donna.
 
“Non fatevi ingannare soldati, probabilmente questi esseri sono abitanti del pianeta Arhma che come ben sapete hanno la capacità di assumere le sembianze di chiunque essi vogliano.”
“Ma che motivo avrebbero di trovarsi qui?”
“Me lo chiedi Kakaarot? La vendetta!”
 
Rivolgendosi ai suoi sottoposti diede loro l’ordine di attaccare, ordine che venne immediatamente accolto.
 
“Vi siete appena scavati la fossa pezzenti!”
 
Al Vegeta ufficiale, quello che non aveva nulla a che vedere col pivello appena alzatosi dal trono, bastò la sua sola aura per disintegrare in un baleno tutte le truppe. Questi si dissolsero svanendo fra mille grida di agonia e sorpresa lasciando gli unici due sayan totalmente attoniti.
 
Vegeta si accorse che il suo visore era esploso solo quando il calore della plastica fusa gli intaccò la pelle.
Con uno scatto lo gettò a terra puntando l’attenzione sul suo identico rivale che ridendo lo stava ammonendo.
 
“Mille dimensioni e sempre lo stesso patetico madornale errore…con noi quei visori non sono che immondizia, tecnologia superata…”
 
Il giovane principe incapace di parlare rimase a contemplare quella furia dalle sue stesse sembianze avvicinarglisi.
Una potenza del genere nella leggenda della cultura sayan poteva appartenere solamente al mitico prescelto, a colui che poteva diventare super sayan ma…i suoi capelli erano rimasti neri, non poteva essere lui…
 
 
“Chi faccio fuori prima? Il mio insulso alter ego o l’ancora più insulso Kakaarot?”
 
Entrambi i condannati si scambiarono uno sguardo d’intesa, dopodiché gridando lo attaccarono insieme con decine di ki-blast incrociati.
Vegeta per nulla preoccupato si rivolse a Chichi senza nemmeno voltarsi.
 
“Girati o chiudi gli occhi donna, non ti piacerà quello che vedrai.”
 
Lei annuì voltandosi, chiudendo gli occhi e premendo il viso forte contro il petto di Goku che con dolcezza le accarezzava la schiena.
Non vide nulla, ma il rumore di ossa rotte, di gemiti interrotti dal gorgoglio di sangue nella trachea e le suppliche di grazia invece le sentì benissimo.
Quanto ogni voce cessò capì che era tutto finito e non provò il minimo rimorso per la loro morte. Erano mostri, non meritavano di…
 
“Mamma mia che schifo! Una checca piagnucolosa scongiurante ecco ciò che ero in questa dimensione. Farlo sparire è stata la cosa migliore e Kakaarot, il tuo clone comunque era ancora più ripugnante del mio…eri un folle!”
“Ehh ehh…già…”
 
Improvvisamente la dea apparve loro accanto e dopo aver squadrato Chichi, tornò a rivolgersi al sayan.
 
“Hai raggiunto l’anima che spera, te ne mancano cinque Kakaarot di Veg-”
“Goku…”
“..?”
“Kakaarot era quel bastardo che le ha fatto del male, quella parte di me che sono grato agli dei di non esser diventato…”
“…e sia…Goku.”
 
Vegeta che non parlava da due minuti e cominciava a sentirsi escluso tenne a precisare una cosa.
 
“…di quello che vuoi, ma io continuerò a chiamarti Kakaarot!”
“…e sia.”
 
Ridendo alle parole dell’amico Goku si accorse di una cosa. Sotto alla sua mano, dove stringeva la vita di Chichi per un istante non avvertì niente… 

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Capitolo 10
*** The other she ***


 




 
 
“??? Chichi?”
 
Sbarrando gli occhi la chiamò in un grido incredulo.
Era sparita.
 
“Mi dici che diavolo è successo? Ce l’avevi addosso com’è possibile che…”
 
Anche Vegeta era rimasto sconcertato. Sul serio, gli sembrava di trovarsi all’interno del percorso del gioco dell’oca, tiravi il dado, avanzavi di due caselle e finivi sul blocco che ti rispediva indietro di quattro quando eri fortunato o direttamente al via se, come nel suo caso, in quei giochi facevi veramente schifo!
Ne aveva polverizzati già cinque dal nervoso, sei se si contava quello in 3D che Bulma aveva costruito a Trunks e Goten all’interno di una capsula, scatenando le risa dei due marmocchi che ogni volta, puntando sul suo orgoglio di principe dei Sayan lo sfidavano a giocare e da babbeo quale lui era ogni volta abboccava, perdeva miseramente, si innervosiva e faceva tabula rasa.
 
Qui non c’era nulla di diverso, si avvicinavano a ciò che cercavano e questo puff  spariva da davanti ai loro nasi.
 
“Io non ne ho idea…Chichi!? Chichi?”
“Non avere timore, credo che sia stata attratta dal suo contenitore… ”
“Contenitore?”
“Il corpo originale…troviamolo e troveremo l’anima che spera…”
“Si chiama Chichi!”
“…Chichi tornerà se e quando recupererai tutte le sue sei anime, quella attuale è l’anima che spera, quella che crede e non dubita mai. Forse il frammento più forte dello spirito della tua sposa ecco perché per primo lo abbiamo trovato; è il più distinto e nitido, quello più puro e incorruttibile che legherà a sé le altre cinque parti…”
“Beh che aspettiamo? Andiamo a cercare quest’anima speranzosa allora…”
“Andate, la ricerca non è affar mio…”
 
Entrambi i sayan non ebbero nemmeno il tempo di replicare che immediatamente si ritrovarono in mezzo ad un enorme prato alle pendici di un monte bianco che spuntava dal nulla come candida zanna.
Sulla sua cima sorgeva un immenso castello dalle alte torri amaranto.
Erano passati dall’essere su di un pianeta morto a quello attuale in uno zero due. In un certo senso i poteri della dea erano molto simili a quelli del mago Babidi, due sue parole e le dimensioni cambiavano; con Stillah era la medesima cosa solo che a lei non serviva pronunciare alcuna formula, lo spaziotempo mutava con l’incedere del suo respiro come se per lei fosse stato naturale trovarsi ovunque e contemporaneamente…un concetto che non si riusciva a spiegare nemmeno vivendolo in prima persona.
Il primo a parlare fu Vegeta che abbandonato ogni tentativo di comprensione si destò dal suo rimuginare dando voce alla sua curiosità.
 
“Dove diavolo siamo?”
 
Il principe si guardò attorno curioso notando che ad ovest, ai piedi dello strano monte c’era un agglomerato di case a cupola identiche a quelle che produceva Bulma sulla Terra.
 
“Il monte Friggi Friggi?”
 
Goku rispose alla sua domanda con voce quasi incerta…non poteva essere.
 
“Il monte che?” Vegeta non aveva mai sentito un nome tanto idiota.
 
Goku mosse qualche passo in direzione della candida zanna, impossibile, quel maniero era stato raso al suolo più di due decenni prima dall’onda energetica di Genio…
 
“Un tempo Chichi viveva qui con suo padre, quando era bambina.”
“Vuoi dire che siamo sulla Terra? Come diavolo ci è arrivata sulla Terra se un attimo fa eravamo…”
“Non è il vostro mondo questo non dimenticatelo. Siamo sulla Terra questo è vero, ma è diversa la dimensione”   Sbuffando Stillah mostrò il suo disappunto. “  … siete distratti.”
“Vuoi dire che lei si trova qui?”
 
 
Guardandosi intorno Goku si avvicinò ulteriormente alla nivea pietra che esplodeva letteralmente dal piano terreno sfiorandola col palmo aperto della mano in una carezza che era ricerca di qualsiasi cosa, un indizio, un segno o conforto…nemmeno lui sapeva cosa.
Vegeta che intanto stava uscendo fuori del tutto calciò con stizza un masso la cui unica sfortuna fu quella di trovarsi davanti al suo piede destro.
Questo partì a razzo in direzione ignota lasciandosi dietro solo il sibilo netto dello spostamento d’aria dettato dall’alta velocità.
Una povera farfalla bianca, colpevole dello stesso crimine del masso finì scaraventata a terra da una manata del principe che odiava trovarsi davanti cose carine quando era incavolato.
 
“Che ci fate voi qui, chi siete!?”
 
Una voce li gelò sul posto.
Vegeta dopo essersi beato della misera vista della farfalla semi-stecchita fra i verdi e sottili fili d’erba si voltò lentamente grattandosi distrattamente la nuca;
a circa 100-150 metri da loro, dove la prateria compiva una dolce risalita c’era un’enorme sagoma in controluce e anche se non era proprio vicinissima da come era messa si capiva benissimo che era in posizione di attacco.
Patetico, cercando di captare qualche sbuffo d’aura Vegeta scoppiò a ridere nell’ appurare che chiunque fosse a interpellarli era tutto fumo e niente arrosto.
 
Un fascio di luce amaranto spezzò la sua risata mandandolo a piantarsi di testa nel tronco di un enorme faggio che solitario spuntava in mezzo alla pianura a circa 500 m di distanza, tratto che percorse in un decimo di secondo; le schegge più grosse esplose dall’impatto raggiunsero le guancie di Goku graffiandolo superficialmente.
 
La dea Stillah, rimasta a debita distanza vicino ad un pozzo circolare di bianche pietre sbuffò una mezza risata mascherandola dietro ad un limpido colpo di tosse.
 
Con un colpo d’aura il principe dei sayan polverizzò ogni cosa rimasta di quel povero faggio liberandosi all’istante, con un salto poi tornò al suo posto di prima, a pochi passi da un ancora costernato Goku.
 
“Sei in gamba questo te lo concedo, ma mi hai colpito solo perché mi hai preso alla sprovvis-…”
 
Un altro lampo lo sfiorò e a Vegeta bastò scostare il viso per schivarlo.
 
“Non tirare troppo la corda ti avverto…”
“Vi ho fatto una domanda stranieri!”
 
In un attimo la sagoma che poco prima era stata sul ciglio della collina e in controluce si materializzò a pochi passi da loro.
Dopo che ebbero abbassato il viso per ricambiare lo sguardo ad entrambi i sayan cadde la mascella nell’incontrare due neri occhi infuriati dentro un candido viso dai lineamenti delicati marcati da entrambi i lati grazie al contorno di due ciuffi di capelli che più lunghi rispetto alla frangia scendevano fino alle clavicole della figura sfiorandole il petto. Ai lati della testa due chignon legati stretti raccoglievano la restante folta chioma in un’acconciatura che faceva sembrare quel viso arrabbiato ancor più giovane dei vent’anni che doveva dimostrare.
La lunga tunica azzurra che indossava aveva due spacchi laterali dai quali s’intravedevano dei pantaloni larghi e rossi.
Le piccole scarpe basse e nere che fasciavano i piedi erano del tipo calzate dai maestri delle arti marziali cinesi.
Ciò che rendeva enorme quell’esile figura erano le decine di sacchi di farina che questa portava in una specie di gerla sulla schiena che spuntavano per quasi un metro da oltre le sue spalle e degli enormi ceppi forati infilati come braccialetti nelle sue candide braccia che gliele facevano sembrare molto più lunghe
 
“Chi-Chichi?!!?”
 
L’espressione dell’aggressore si riempì di sorpresa ma tuttavia non abbassò la guardia.
Con un colpo netto di sfilò i due dischi di legna che cadendo a terra si conficcarono nel terreno, dopodiché si liberò anche del fardello che portava sulla schiena tornando a guardarlo negli occhi.
 
“Come conosci il mio nome straniero?”
“Straniero hai detto? Ma se sono io…Go-” una gomitata nel costato lo interruppe, Vegeta, i cui occhi poco differivano da due enormi fanali vista la sorpresa, lo guardò incredulo riuscendo a ricordargli la cosa principale.
 
Oh, già…altra Terra, altra dimensione, altra storia.
 
“Chichi del Toro…figlia del grande maestro e sovrano Gyumao, siamo qui a chiedere il tuo aiuto…”
 
Dimenticandosi dello strano personaggio dall’assurda capigliatura la giovane si concentrò sul viso di donna che le aveva appena parlato.
Sbarrò gli occhi colpita da tanta bellezza e misticità ma, ancora non si fidava.
 
“Chi siete strano spirito?”
“Il mio nome è Stillah e sia io che i due sayan veniamo in pace per-”
“Sayan avete detto?!”
 
La dea strinse gli occhi rendendosi conto d’aver appena commesso un errore.
 
“Non esiste che dei sayan vengano in pace! Come diavolo avete fatto a trovare questo pianeta eh? Credevamo di averlo cancellato dalle vostre coordinate maledetti scimmioni!”
 
Infuriata la ragazzina si lanciò all’attacco. Goku sbalordito da tanta velocità fece appena in tempo ad arretrare per scansare il colpo dato che per la sorpresa non riuscì a pararlo. Quella versione di Chichi era ancora più devastante dell’originale.
 
 “Fermati tesoro, non vogliamo farti del male…io…noi…”
“Muoriiiiiiiiiiiiii!”
 
Stando attento a non usare tutta la sua potenza Goku si limitava a parare i possenti colpi che gli sferrava la guerriera e dovette ammettere che, se non avesse aumentato la sua forza quei veloci colpi ben assestati lo avrebbero potuto ferire. Quella ragazzina sapeva bene che punti colpire. E brava lei.
I colpi inferti dalla ragazzina creavano impattandosi con gli avambracci di Goku piccole onde d’urto più o meno secche e potenti che a seconda dell’intensità sollevavano piccoli fili d’erba fino a scuotere le fronde degli alberi piantati al limitar della foresta
 
Vegeta, che era stato totalmente ignorato si avvicinò, guardandola torvo, a dove stava la dea convinto più che mai che avesse fatto apposta a dire che erano sayan.
Alla creatura mistica ovviamente la cosa rimase indifferente.
 
“Non sei stata tu a dire che abbiamo poco tempo?”
“Due mesi appena.”
“Mi spieghi allora perché l’hai provocata?”
“Qualcuno va dicendo che non c’è modo migliore per conoscere lo spirito ed il cuore di una persona se non il confrontarsi con essa ad armi pari in un combattimento all’ultimo sangue…”
“Tsk…fesserie!”
“…le sto dando tempo, a quanto pare l’abbiamo preceduta…”  guardandosi attorno lo sguardo le cadde a circa dieci metri, dove un qualcosa di effimero e bianco svolazzava sconnessamente nell’irregolare flusso di correnti rese imprevedibili dal combattimento in atto.
Stringendo gli occhi la dea comprese immediatamente di che cosa si trattava.
Avanzando raggiunse la piccola macchiolina ghermendola sui palmi giunti delle mani prima che essa potesse ricadere a terra.
 
Incuriosito Vegeta si avvicinò riconoscendo immediatamente ciò che la dea teneva fra le mani.
 
“Ne ha di forza quell’insetto. Ce ne vuole per resistere ad un colpo del genere.”
“…anima che spera… ”
 
Dopo aver lanciato a Vegeta uno sguardo che lo fece raggelare Stillah soffiò leggermente fra le mani increspando le ali della farfalla che sembrarono ravvivarsi non appena il fiato della dea le sfiorò.
 
“…luce viva e vera,vola dove è giusto che il cuore tuo risieda… ”
 
A quelle parole seguì un fatto incredibile; le ali della farfalla inizialmente sfibrate dall’impatto col dorso della mano di Vegeta tornarono a spiegarsi divenendo piccoli ventagli bianchi, quasi trasparenti, spiegati al vento.
Alzandosi in volo la strana creatura prese ad avvicinarsi al luogo dello scontro e stavolta nessun’onda d’urto o frammento di sasso o legno sollevato dal combattimento sembrava essere in grado di ostacolare il volo della candida farfalla.
 
“Ora basta Chichi, ti ho già detto che… ”
 
Con uno scatto fulmineo Goku bloccò il braccio di Chichi serrando le dita attorno al polso di lei; il chiaro palmo della sua piccola mano si aprì immediatamente, dopodiché …
 
“Uwaaaaaaaaaaah!!!”
 
Un’enorme sfera di luce le si creò dal palmo accecandolo e spingendolo all’indietro. Per la sorpresa Goku lasciò la presa, la ragazzina resa così libera di muoversi tornò all’attacco colpendo a più non posso il disorientato sayan.
.
Con un calcio allo sterno venne mandato a piantarsi alla base della zanna bianca poco distante da dove stavano la dea e Vegeta che tanto per cambiare scoppiò a ridere di gusto..
Lo scherzoso tono con cui gli chiese se voleva una mano fecero adirare ancora di più la guerriera, che udite quelle parole di scherno cambiò obiettivo scagliandosi su Vegeta.
Al contrario di Goku che si era fatto prendere di sorpresa e ci stava andando leggero perché lei era sua moglie Vegeta non si lasciò distrarre e si fece trovare pronto parando immediatamente il potente colpo con cui Chichi lo attaccò bloccandole la gamba in aria senza mollare la presa.
Per nulla scoraggiata la ragazzina continuò a picchiare finchè Goku che nel frattempo si era rialzato la prese alle spalle bloccandola da dietro.
 
“Dannati lasciatemi…LASCIATEMI!!!”
“VUOI FARLA FINITA DANNAZIONE??!!”
 
L’improvvisa sfuriata di Vegeta la fece zittire, percepì immediatamente l’innalzarli della sua aura mentre gridava e il fatto che essa continuasse a salire era assai preoccupante.
Cessando persino di respirare piantò i suoi neri occhi terrorizzati in quelli furibondi del sayan. Non c’era paragone con l’essere che aveva battuto quasi tre mesi prima questo qui era imbattibile.
Interdetta scostò lo sguardo puntandolo a terra mentre la vista incominciava a sfocarsi per via delle lacrime di rabbia che gliela velavano.
 
Non è possibile…avevamo cancellato le coordinate dai loro sistemi come possono averci trovato…come?
 
Smise di dimenarsi tanto aveva capito che lo strano tizio che conosceva il suo nome non l’avrebbe mai lasciata andare perciò prese un bel respiro e ricacciando indietro le lacrime fece la sua ultima domanda, se l’avessero uccisa almeno avrebbe saputo dove aveva sbagliato.
 
“Co-come?”
“Cosa?”
 
La voce del tizio alle sue spalle anziché risponderle rivolse una nuova domanda a quello che le stava di fronte.
 
“Come cosa?”
“…?”
“Cosa intende secondo te?”
“E che vuoi che ne sappia io Kakaarot questa pazza è…”
“Non offenderla Vegeta, Chichi non è pazza…”
“!!?”
“Oh oh, niente affatto hai ragione diciamo solo diversamente lucida.”
 
Non ci capiva più niente lei; perché parlavano di lei come se la conoscessero? E, cosa ancora più importante perché mentre litigavano l’uno con l’altro anziché liberarla e scazzottarsi a vicenda le stringevano spalle e caviglia sempre di più? Faceva male diamine!
 
“Rimangiati quello che hai detto!”
 
La voce pericolosamente seria del tizio che la teneva da dietro le gelò il sangue nelle vene mentre l’alito caldo solleticò la zona sensibile dietro l’orecchio provocandole una sensazione contrapposta alla prima che..che…
Una stretta particolarmente dolorosa alla caviglia seguita da una risata sprezzante fu la risposta alla vuota minaccia che il tizio che le stava di fronte diede a quello alle sue spalle che a sua volta, offeso per non essere preso in considerazione mosse un passo in avanti spostando tutto il peso sulla destra che di conseguenza le fece inclinare l’asse delle spalle già bloccate fermamente che le fecero un male cane!
 
“DANNAZIONE VI HO SOLO FATTO UNA DOMANDA NON C’È BISOGNO DI SPACCARMI LE OSSA…MALEDETTI… ”
 
Infervorandosi il corpo di lei divenne bollente ed una fortissima corrente tagliente come rasoio le si creò attorno. La lasciarono andare immediatamente creando una barriera di aura per proteggersi dal colpo che erano sicuri sarebbe arrivato.
 
“…BASTARDIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!”
 
Di nuovo ci fu un’esplosione e di nuovo l’onda d’urto piegò alberi fili d’erba e spazzò via le nubi che in aria chiazzavano l’azzurro del cielo rendendolo terso e limpido.
Grazie alla barriera nessuno dei due sayan si fece nulla e anche Stillah, benché non avesse eretto alcuna barriera rimase incolume all’attacco guardandosi intorno nelle più svariate direzioni come se stesse cercando qualcosa che era sicura ci fosse ma non sapeva dove fosse.
Dopo che tutto passò e la quiete tornò a regnare attorno a loro i suoi occhi rossi puntarono qualcosa.
Sorridendo la dea si appoggiò al bordo del pozzo vicino al quale stava.
 
“Anf…anf…”
 
Seppur sconfortata la ragazzina non rimase sorpresa nel vederli ancora li.
Lasciandosi cadere sulle ginocchia rilassò le spalle mentre con calma cercava di riprendere fiato semmai fosse servito a qualcosa perché dal momento che non aveva più energia in corpo era evidente che sarebbe…
 
“Nh”
 
Una mano apparve dinnanzi ai suoi occhi, grande aperta e invitante.
Seguendo  il braccio a cui apparteneva si trovò specchiata nei grandi occhi neri del più alto dei due sayan.
 
“Anche in questo mondo sei una tipa tosta eh ‘Chi?”
 
La voce di lui era calma, quasi sorridente, le sue labbra incurvate davano sicurezza, quella mano tesa sembrava invitante.
Tuttavia non l’avrebbe stretta.
Quelli erano nemici e se poi fosse stata una trappola? Ricordava bene che nello scontro con Radish, quando ella aveva individuato nella coda il suo punto debole e gliela aveva afferrata lui era partito in quarta a forza di suppliche e promesse che, una volta lasciata la presa, erano diventate parole vuote.
Strinse gli occhi al ricordo di quante ne aveva prese, di tutti gli insulti che le aveva urlato contro dandole della sciocca credulona della stolta…della debole.
Non fosse stato per…NO…non avrebbe creduto a quel sorriso tanto buono, né a quello sguardo puro e caldo né…sbuffò girando la testa di lato.
Che la uccidessero pure.
 
Poi successe qualcosa di meravigliosamente inaspettato.
Con la coda dell’occhio notò due piccoli fili bianchi fluttuare accanto alla mano del sayan, voltando leggermente il viso capì di cosa si trattava; una bellissima farfalla bianca le cui ali posteriori scendevano in un lungo semiarco sfiorando nel volo i polpastrelli delle mani dell’uomo che ancora si ostinava a tenderle la mano.
Quando il bellissimo insetto gli si posò sopra a lei parve quasi un segno…un invito ad accettare quell’aiuto e così, come guidata da un istinto che non era il suo la sua mano si tese posandosi sopra quella del sayan sfiorando le ali della farfalla che a quel contatto scomparve in mille bollicine minuscole e luminose.
Spaventata e temendo d’averla uccisa fece per ritrarre la mano ma fu più veloce lui a stringergliela e issarla in piedi.
E nel brevissimo lasso di tempo che ci mise lei a rimettersi in piedi le passò dinnanzi agli occhi un’intera altra esistenza.
Ogni rumore sembrò cessare divenendo eco ovattato distorto dalla lontananza, centinaia di immagini e voci e ricordi e sguardi e…una donna che era identica a lei ma più grande probabilmente visto che era già madre di due bambini che la chiamavano mamma, le baciavano le guance alla sera prima di andare a letto, le portavano fiori e sassolini, le facevano i complimenti per le buone cose da mangiare che cucinava loro e …sentì di star arrossendo perché riconosceva in quei gesti le emozioni che essi le donavano, calore, tenerezza…amore…
Chichi…e poi quel nome…il suo stesso nome venir pronunciato da una voce roca in un sussurro pieno di tenerezza.
Chichi…e due mani che le cingevano i fianchi da dietro risalendo in una densa carezza fino al petto e le spalle, un mento che le si posava sull’incavo del collo e le sussurrava quella parola nelle orecchie creando brivido caldo e stupenda emozione. Chichi
Un abbraccio, lei che si voltava ed apriva gli occhi, un ba-
 
Ah!
 
Sbarrò gli occhi alzando il viso per incontrare lo sguardo di chi l’aveva aiutata. Era lui…eraluieraluieralui!!!
 
Ahn!!”
 
Va tutto bene Chichi…
 
E adesso perché la sua stessa voce le diceva che andava tutto bene se lei non lo credeva affatto?
 
Chiudi gli occhi…rilassati, respira e guardami…
 
Obbedendo fece come lei stessa si stava dicendo così chiuse gli occhi, espirò ed inspirò lentamente e… si vide specchiata nella sua stessa mente, un poco più adulta ma i grandi occhi neri erano gli stessi, e le sopracciglia arcuate e sottili, le labbra rosee le ciocche ai lati del viso persino i lunghi capelli ed il modo di vestire.
 
Non capisco…che!?
 
Chichi del Toro si portò le mani alle tempie nel disperato tentativo di contenere quel fiume in piena di immagini, voci memorie ed emozioni; in pochi secondi conobbe ed imparò la storia di un altro mondo e di un altro tempo.
Disorientata e confusa nuovamente cadde sulle proprie ginocchia.
 
“Ma che diavolo…”
…non aver paura, lo so che è incredibile ma…
Non ho paura è solo che…io credevo…noi…Kami sama!! In questo mondo io sono ciò che loro sono nel tuo?
…esatto, e tu sei fantastica, sbalorditiva...meravigliosa!
Ma…
 
Una mano le premette fra le scapole incoraggiandola a tornare in piedi, seguendo la spinta tornò eretta e alzando gli occhi neri ancora annebbiati dalle sue nuove memorie lo vide.
 
“Goku…?”
 
Immagini di loro due si sovrapponevano a ciò che vedeva.
Loroche parlavano, ridevano e bisticciavano anche se a gridare era sempre lei poi loro due a letto i loro giochi i loro pensieri…sentendo il viso infiammarsi si portò le mani alle guance chiudendo forte gli occhi.
 
“Va tutto bene teso- ehm Chichi?”
“...s-si, tutto ok…”
“Menomale!”
 
Arrossendo la giovane Chichi strinse la grande mano del suo avversario fremendo quando il contatto avvenne.
Calò un silenzio impacciato.
 
…non essere in imbarazzo va tutto bene…
 
“No-non sono in imbarazzo!”
“Eh?”
 
Sia Goku che l’altro scimmione la guardarono perplessi, la sua uscita improvvisa doveva esser loro sembrata alquanto stramba.
Ma chi glielo aveva fatto fare?
Era uscita all’alba per il suo abituale allenamento quando al ritorno si era imbattuta in questi strani tizi che in un batter d’occhio le avevano scombussolato la giornata e come se non bastasse adesso doveva anche spartire il proprio corpo con un’altra persona che la faceva parlare fra sé e sé facendola sembrare una squinternata … uffa!
 
…ti chiedo scusa ma abbi pazienza ti prego…fuori da qui non sopravviverei…
 
Avvertì chiaramente l’inflessione malinconica dello spirito che le era entrato dentro e sorrise commossa.
Lei non ce l’aveva con l’altra donna, era una sé stessa di un altro mondo da quello che aveva capito il fatto era che…ci sarebbe stato il torneo da lì a quattro giorni e temeva che tutto quell’ambaradan avesse potuto deconcentrarla.
 
…ci sarà un torneo? Diglielo…diglielo!
Perché dovrei?
…perché loro adorano il torneo…anche sulla nostra Terra lo fanno ogni tre anni e si danno sempre appuntamento! Saranno ottimi avversari Chichi!
 
Guardandosi le mani la giovane annuì.
 
…non ne dubito…
 
I suoi palmi erano rossi e le nocche livide.
Quei tizi, quei due sayan erano ancora più tosti dell’osso duro che aveva fatto fuori tre mesi prima e non era sicura che fosse una buona idea portarli in un posto affollato però…grazie alle memorie dell’altra Chichi lei ora li conosceva, sapeva che erano bravi ragazzi anche se quell’aggettivo andava bene per lo stangone mentre il nanetto poi tanto bravo non doveva essere ma era anche vero che aveva stecchito quelle due brutte copie di loro stessi poche ore prima di raggiungere la Terra e quindi…
 
Si portò una mano alla testa, non ci capiva più nulla per davvero.
Cioè, lei sapeva e grazie alle memorie dell’altra, vedeva e imparava, però lo stesso le sembrava tutto troppo assurdo, fantascientifico e…
 
“La mia testa…”
“Ti fa male?”
“Voglio andare a casa…”
“Ti ci porto io Chichi.”
 
Goku fece per prenderla in braccio ma lei si scansò e dopo aver flesso le ginocchia si librò in volo alla velocità della luce raggiungendo in un baleno il suo bianco castello mentre l’aura descriveva in cielo un arco aranciato.
 
Grazie a quella sua azione i due sayan poterono scorgere un barlume del potere di quella stramba ragazzina e, stando alle loro espressioni piacevolmente stupite non doveva essere poco.
 
“Ci ha lasciato qui…”
“Beh che ti aspettavi Kakaarot? Un invito per cena?”
 
“Hey laggiùùùùùùù sbrigatevi o vi lascio senza pranzooooo!!!”
 
L’eco rimbombante della voce di lei li raggiunse quasi immediatamente. Goku ridendo volò in alto mentre Vegeta, sbuffando si guardò intorno prima di imitare l’esempio dell’altro.
Stillah era svanita, significava che erano bloccati li?
Non stette a pensarci oltre, in un modo o nell’altro se la sarebbero cavata.
 
 
 
“Urca! È ancora più grande di come me lo ricordavo…”
“Se ci fosse più spazio quello sciocco di mio padre lo ingrandirebbe ulteriormente, per cosa poi?! Ci viviamo noi due qua dentro che senso ha…”
“CHICHI!”
 
Da lontano, oltre l’enorme ingresso giungeva l’eco di una voce che nonostante fosse chiaro che proveniva da lontano era abbastanza alto e nitido.
 
“Arrivo papà!”
 
Voltandosi squadrò i due ospiti con un’occhiata glaciale.
 
“Comportatevi bene e non provocatelo, l’ultima volta ha quasi decapitato il poveretto che avevo portato a cena solo perché l’aveva contraddetto sul nome di una pianta aromatica…”
“Certamente Chichi contaci e poi a me Juma sta simpatico non”
“E non chiamarlo con quel ridicolo nome! Lui lo detesta!”
“O-ok! Hehh eh”
“Hah, figurarsi, non devo obbedire a nessuno io…”
“Fa come credi, io ti ho avvertito Vegeta!”
“CHICHIIIIIIIIIIII!!!!”
“E un attimo!!!! Arrivo dannazione!”
 
Irritata la ragazzina aprì la porta davanti alla quale erano nel frattempo arrivati con un pugno talmente forte che quasi ne scardinò l’anta.
 
“ECCHECCAVOLO!”
“OH ECCOTI QUI BIMBA MIA, IL PRANZO E’ SERVITO!”
“Urca quante cose buone!!!”
“E QUESTI CHI SAREBBERO? PRIGIONIERI?”
“Ti pare che inviti dei prigionieri a pranzo papà? Sono degli abili combattenti, li ho conosciuti poco fa e dato che sono stranieri ho offerto loro ospitalità…”
 
L’enorme mole dello stregone del toro li sovrastò oscurandoli. Da dietro la sua strana maschera l’uomo li scrutò attentamente.
 
“MH…SEMBRANO A POSTO…BEN MESSI A MUSCOLI…”
 
Voltandosi verso capotavola, dove sua figlia si era intanto seduta per incominciare a cenare le si rivolse ridendo.
 
“HAI INTENZIONE DI SPOSARTELI BAMBINA MIA?”
“Pfffffffffffffffffffff”
 
Un getto di vino investì l’omone inzuppandogli vesti e mantello. Dopo aver tossito e ripreso fiato Chichi cercò di ricomporsi.
 
“Accidenti papà ti sembrano cose da dire? Abbi un po’ di rispetto dannazione!”
“AH AHH STAVO SCHERZANDO TESORO, TI ARRABBI SEMPRE QUANDO…”
“…adesso basta chiacchiere, ho fame e se non mangio divento nervosa…buon appetito!!!”
 
Gyumao lasciò perdere il discorso e imitando la figlia le si sedette accanto indicando ai due guerrieri due sedie ognuna al lato del grande tavolo imbandito.
C’era ogni ben di dio, antipasti misti a frutti dolci e maturi, formaggi dai sapori speziati e dalla morbida cremosità. Pasta condita con verdure e salse deliziose, interi carré di montoni e persino un maialino arrosto. Filetti di enormi pesci accompagnati da patate al vapore e poi ogni tipo di dolce conosciuto. Marzapane biscotti vari bignè torte budini gelatine…insomma, roba da indigestione solo a guardare.
 
“Urca che bontà!” Fra un boccone e l’altro Goku spendeva parole d’elogio all’ottima cucina di Chichi, Vegeta si limitava ad ingoiare tutto ciò che fosse a portata di forchetta.
Juma, che non era da meno in quando a maniere a tavola ridendo aumentò il ritmo di fagocitazione mentre Chichi, che era abituata al comportamento di suo padre e non si stupì di quello degli altri due, tagliava con lenta eleganza il suo filetto di manzo mangiando a piccoli bocconi sia la carne che la verdura di contorno mentre tutt’intorno avveniva la guerra.
 
“Cucini divinamente anche in quest’epoca Chichi…complimenti…”
“…? Cucinare, io?”
 
Stupita la ragazzina posò la forchetta a bordo piatto. Suo padre in uno zero due eruppe in una fragorosa risata che per l’intensità fece vibrare le pareti della stanza sputacchiando pezzi di cibo a destra e manca.
 
“…PFFFFFWAAH AHH AHH QUESTA SI CHE E’ BELLA!!!”
 
Curioso Goku guardò Juma ridere come un pazzo. Che aveva detto di strano?
 
“Papà insomma!”
“LA CENA E’ STATA PREPARATA DAI CUOCHI DI CORTE DAL MOMENTO CHE  LA MIA CHICHI NON SAPREBBE NEMMENO CUOCERE UN UOVO! AHH AHH BELLA QUESTA…WAAH AHH AHH”
 
Imbarazzata Chichi si pulì la bocca posando le forchette e alzandosi da tavola.
 
“Col vostro permesso io mi ritiro padre…”
“OH AVANTI CHICHI, NON TI SARAI OFFESA SPERO!”
“Affatto, ma sono molto stanca, vorrei andare a letto…per favore mostra tu le stanze ai nostri ospiti, con permesso.”
 
Educatamente la ragazzina salutò tutti i commensali donando un bacio sulla barbuta guancia del padre prima di uscire dalla sala da pranzo e sparire dietro l’angolo.
Goku la osservò andarsene combattuto fra il desiderio di seguirla e quello di fregare a Vegeta l’ultima fetta di torta di mandorle e cioccolato. Ora che aveva ritrovato un frammento dell’anima di Chichi avrebbe voluto passare un po’ di tempo con lei, ma qualcosa glielo impediva, e no, non era la deliziosa fetta di torta di Vegeta, ma qualcos’altro di più interno e profondo. Quella ragazzina non era la sua Chichi, era troppo giovane e diversa dalla donna che conosceva, non sarebbe stato capace di abbracciarla o stringerla e nemmeno di baciare quelle labbra estranee anche se era li dentro che sua moglie si trovava e…sospirò infilzando distrattamente qualcosa con la forchetta.
Non era bravo con le riflessioni profonde lui, ripeteva le stesse cose con parole diverse all’infinito e non arrivava mai a capo di niente, gli veniva il nervoso che gli stringeva lo stomaco facendogli venire fame e…
Spalancando la bocca ingoiò qualunque cosa avesse infilzato masticando voracemente.
 
“Dannato Kakaarot! Quella era mia!”
“Chomp chomp…oh scusa Vegeta…non l’avevo visto!”
“CHE COSA? MA SE è DA PRIMA CHE LA GUARDI CON LA BAVA ALLA BOCCA…BASTARDO!”
“Ah si? Non me n’ero accorto…”
 
Iniziò una mini guerra verbale che sfociò poi nella trasformazione da parte del principe dei sayan nel biondo e invincibile guerriero e da lì ne scaturì uno scontro epico.
Juma, temendo la distruzione del suo bel castello dal momento che aveva ben inquadrato la potenza dei due uomini, con un colpo del piatto della sua fedele ascia li scaraventò entrambi fuori dalla finestra facendoli atterrare nell’esteso giardino del campo est rimanendo ad osservare la meravigliosa, seppur futile battaglia.
In cucina ce n’erano altre tre di torte alle mandorle e cioccolato, gliel’avesse chiesta quella testa a carciofo…
 
 
Immersa nella sua bianca vasca da bagno Chichi si concesse un sospiro.
 
Dai suoi occhi chiusi era appena sfumata via l’immagine finale di un mini film avvenuto in un'altra vita e in un altro tempo sempre all’interno di una vasca da bagno.
 
Le guance infiammate non erano solo la reazione della pelle con la bollente acqua termale che risaliva direttamente dalle falde interne del rovente monte ma, e in buona parte, al contenuto di quella memoria.
 
Eddai smettila! Se continui a pensarci mi imbarazzo pure io…eravamo giovani e super eccitati e…
“Avete concepito il vostro primogenito in una vasca da bagno?!”
 
Serrò chi occhi coprendoseli anche coi palmi delle mani. E non una vasca qualunque, ma una di quelle scomode, gelide alte e fuori moda tinozze da esterno che venivano riscaldate grazie ad un fuoco acceso alla base…
 
Eravamo ubriachi!
“Eravate indecenti! Il fatto di vivere sperduti fra i monti non era affatto una scusa per….”
Oh insomma, smettila o mi metto a cercare le tue di memorie sconce e poi ne riparliamo!
“Fa pure…tanto non troverai niente!”
?!! Niente?
“Niente!”
 
Un tonfo e l’improvviso tremore della torre dove si trovavano le stanze di Chichi fece uscire la ragazza dalla vasca, i pensieri poco casti totalmente dimenticati.
Infilandosi sulla pelle ancora bagnata una leggera vestaglia color crema raggiunse la grande finestra scostando le spesse tende che la velavano guardando curiosa cosa stava succedendo di sotto…
Oh…woah!
 
Nel grande giardino d’oriente, che si trovava proprio sotto ai suoi appartamenti si stava svolgendo lo scontro d’arti marziali più bello che i suoi occhi avessero mai visto.
La potenza delle mosse di entrambi i contendenti, l’onda d’urto che il loro collidere provocava le espressioni dei loro visi e il guizzare dei muscoli ben visibili nonostante gli indumenti erano uno spettacolo mozzafiato. Le grida d’incitazione e le soddisfatte risate di suo padre facevano da sottofondo ai tonfi dello scontro.
Si rese immediatamente conto del loro livello e di quando Goku si fosse dovuto trattenere per non ferirla seriamente durante lo scontro che avevano ingaggiato quel pomeriggio.
Lei aveva sconfitto un sayan ma in confronto a loro la sua forza era una miseria e poi non era stata sola, il suo gruppo di maestri d’arti marziali le aveva dato un ottimo supporto…
 
Si accorse in quell’istante che lo scontro era cessato e che sia Goku che Vegeta la stavano fissando. Erano piccoli ed era buio, ma si capiva benissimo dall’inclinazione dei loro visi che la stavano guardando.
 
Mortificata si ritrasse scomparendo all’interno della stanza.
Loro erano favolosi, lei solo una sciocca terrestre che si era montata la testa.
L’idea di partecipare al torneo due giorni più tardi si fece improvvisamente stupida, non valeva niente e chissà quanti maestri migliori di lei c’erano sparsi per il mondo.
Rabbrividì quando uno spostamento d’aria improvvisa le accarezzò la pelle.
 
Oh avanti Chichi, non è da te avvilirti così…non è da noi!
“Come fai a dirlo?”
Siamo la stessa persona noi siamo iden-
“Non dirlo…non è vero! Noi non siamo identiche, potremmo avere la stessa faccia e le medesime origini ma non siamo uguali…tu sai cucinare, io nemmeno cuocere della semplice pasta, tu hai due figli io sono ancora…”
Ma per quello c’è tempo, non ero mica così giovane quando nacque Gohan…
“Quello che voglio dirti Chichi è che io posso essere la tua versione di questo mondo e tu la mia del tuo…ma caratterialmente siamo diverse, credimi…lo puoi vedere!? sei dentro di me!”

“Se arriveranno quei mostri che ho visto nelle tue memorie, che potremmo mai fare noi? Moriremmo sicuramente saremmo annientati in un baleno!!”
Solo se ti arrenderai!
“Solo se ti arrenderai!”
 
Perché c’era stata una seconda voce a ripeter quell’incoraggiamento? Alzando il viso notò una sagoma accovacciata sul davanzale della finestra.
 
“Kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!”
 
 
 
Erano alcuni minuti che la stava osservando e non c’erano dubbi sul fatto che quella era solo una persona che assomigliava a Chichi; non poteva essere lei, o diventare lei.
Mentre combattevano Vegeta s’era accorto che li stava guardando e glielo aveva detto così aveva smesso di attaccare ed aveva alzato il naso per vedere.
Subito dopo lei era rientrata e senza pensarci su nemmeno un secondo col teletrasporto l’aveva seguita apparendole accanto; lei non si era accorta di nulla ed aveva continuato a girare per la stanza con addosso quella leggerissima vestaglia che le si era appiccicata addosso come una seconda pelle bofonchiando parole strane, come se stesse parlando con sé stessa.
A tratti aveva udito parole di sconforto, l’aveva sentita dire che non si assomigliavano che erano diverse che…
E allora aveva compreso che le due Chichi stavano conversando. La sua Chichi e la ragazzina che le assomigliava di quel mondo si stavano confrontando e forse era giusto lasciarle da sole ma poi aveva sentito quella frase sciocca e fuori luogo.
 
“Se arriveranno quei mostri che ho visto nelle tue memorie, che potremmo mai fare noi? Moriremmo sicuramente saremmo annientati in un baleno!!”
 
Così immediatamente le aveva risposto per darle coraggio.
 
“Solo se ti arrenderai!”
 
…e finalmente lei si era accorta di lui e…s’era messa a strillare e lanciare strani fasci di luce arancione che non sembravano pericolosi ma se ti beccavano eri fritto.
Aveva dovuto acchiapparle i polso e bloccarla contro il muro per farla smettere e quando le sue grida cessarono e con esse i raggi che creava dai palmi esistettero solamente gli enormi occhi neri di lei a pochi centimetri dai suoi.
La sentì inspirare forte e trattenere l’aria nel petto che gonfiandosi gli si spalmò contro.
Le sue braccia tiepide e ancora umide fremettero leggermente, la sua aura vibrò.
La chiamò cercando in quelle nere pupille il riflesso di sua moglie che aveva imparato ad amare….
 
…la chiamò.
 
“Chichi…”
“Goku”
 
E lei rispose, immediatamente.
 
Felice piegò il viso scendendo lentamente verso le rosee e gonfie labbra di lei. Sui, ce l’avrebbe fatta a baciarla perché in quel momento era la sua Chichi quella riflessa negli occhi di lei.
 
No!
 
A pochi millimetri il viso di lei improvvisamente si girò e le labbra di lui le sfiorarono la guancia.
Con un fluido movimento riuscì poi a sfilare i polsi dalla sua solida presa ma anziché allontanarlo dolcemente lo abbracciò appoggiando l’orecchio contro il punto dove gli batteva il cuore.
Stupito Goku fece per aprire bocca ma la voce nitida e profonda della sua Chichi fu svelta a spiegare.
 
“Non ha ancora dato il suo primo bacio Goku, chi siamo noi per rubarglielo?”
 
La voce che gli stava parlando era dolce e melodiosa e…serena. Era lei non c’erano dubbi
 
“Hai ragione…scusami…”
 
Le mani di lei lo strinsero ancora più forte.
Rimasero così a lungo, tranquilli e felici.
 
“Ehm…”
“Nh?”
“Mi stai soffocando!”
 
Fine dell’incanto. 
Sospirando le sussurrò la buonanotte all’orecchio prima di portarsi le dita alla fronte e svanire che tecnicamente lei lo stava ancora abbracciando benché la presa fosse più allentata.
 
“Ma che?”
Ehh…scusa, non ho saputo resistere!
 
Scombussolata Chichi rilasciò il fiato in un unico sospiro cercando di ricomporsi e lisciandosi la vestaglia che le si era alzata sulla coscia e che essendo bagnata, aderendole alla pelle, non era più scesa.
Uscì dal bagno e si diresse immediatamente a letto, contrariamente a ciò che pensava non appena la testa toccò il cuscino cadde in un profondo sonno rigenerante.
Domani sarebbe stata una lunga giornata. Guardando lo scontro di poco prima si era resa conto d’essere totalmente inadatta al suo ruolo di protettrice della terra e che quindi dall’indomani avrebbe chiesto ai due sayan di allenarla, e se non avessero accettato beh, li avrebbe nutriti a pane e acqua!
 
Rise nel sonno a quello sciocco pensiero.
 
 
….
 
 
“Heeeeeeeeeh”
 
Sorridendo Goku fissava  il soffitto sdraiato sull’enorme e soffice materasso della gigantesca stanza da letto che Juma aveva fatto preparare per lui e Vegeta.
Le mani incrociate sotto al cuscino e tante sciocche fantasie nella mente.
Seduto sul bordo del letto accanto il principe dei sayan sbuffò seccato.
 
“Se non la pianti si sospirare ti caccio in bocca uno dei tuoi stivali…anzi entrambi così siamo sicuri che….”
“Heeeeeeeeeh”
“….”
“Heeeeeeeeeeeeee-”
“Ma dico mi ascolti scimmione?!!”
“-eeeeeh…eh?”
 
Con un espressione ancora più ebete del solito Goku si girò a mezzo busto incrociando lo sguardo snervato di Vegeta.
 
“Che c’è non riesci a dormire? Se è per quella fetta di torta Juma te ne ha fatta portare dell’altra quindi smettila di tenermi il muso…”
 
Spiaccicandosi una mano sul muso Vegeta inspirò forte facendo ricorso a tutta l’inesistente pazienza presente nel suo animo, contò fino a dieci dieci volte, praticò la respirazione pre parto che aveva visto fare a Bulma quando era incinta di Trunks e che altro…ah si, si mise a contare le pecorelle che nulla avevano a che fare con la pazienza ma dato che c’era perse tempo anche con quelle.
Non ottenendo nulla piantò un pugno sulla zucca dello zuccone e si diresse all’angolo vicino alla finestra dove c’era la torta servendosene un’abbondante porzione.
Due minuti dopo dell’enorme torta non erano rimaste chele briciole.
Goku rimase inebetito a contemplare lo strano comportamento di Vegeta.
Perché lo aveva colpito?
Bah…
 
“Heeeeeeeeeeeeeeh!!!”
 
Con un ennesimo sospiro beato Goku chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Subito dopo un tonfo secco rimbombò per tutto il castello facendolo vibrare fin nelle fondamenta.
Peccato che di torta non ce n’era più, e al povero Vegeta per sbollire il nervosismo non rimase altro che la conta delle pecore.
 
 
 
 
TH
 
 
Aug!!! 

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Capitolo 11
*** time break ***


 “Dimmi un po’ pazza schizofrenica, come diavolo hai fatto a sconfiggere Radish con un così misero livello di combattimento?”
 
Con lo sguardo focalizzato sulla punta gialla degli strani stivaletti di Vegeta Chichi si pulì un rivolo di sangue dal labbro inferiore stringendo occhi e denti quando la sottile sabbia che le sporcava il dorso della mano graffiò la già sensibile e delicata pelle.
 
Con non poca fatica si mise sulle ginocchia concedendosi alcuni istanti per riprendere fiato e sensi dal momento che il dolore allo stomaco, dove aveva incassato la maggior parte dei colpi, minacciava di farla svenire da un momento all’altro.
 
“Sei più debole dell’arpia ufficiale ma dico io… vabbè che fosse un idiota totale ma Radish non era poi così debole quindi spiegami come diavolo…”
“Te l’ho già detto che non e ro sola…mi han no aiutahta i miei compahgni…anf anf…”
“Si ma da quanto rilevo in questo mondo tu sei la più “forte” con chi diavolo ti alleni per fare così schifo?”
 
Mordendosi il martoriato labbro inferiore la povera Chichi ingoiò la vagonata di insulti che era già pronta a sputargli in faccia. Sentiva bolle di dolore fiorirle sulla pelle praticamente ovunque e non c’era millimetro libero da graffi o ematomi e…diamine ora se lo chiedeva anche lei, come diavolo avevano fatto  a battere Radish?
Stridendo un lamento batté a terra i pugni imponendosi di non piangere, era stata lei ad insistere affinché la allenassero, era stata lei a pungere sul vivo il nanetto per convincerlo a battersi con lei quindi ora non serviva a nulla piangere per la cocente sconfitta… diamine, non era nemmeno riuscita a sfiorarlo mentre  lui con dieci colpi ben assestati l’aveva ridotta ad una carcassa…che schifo…e mentre lei cercava di riprendere fiato ed equilibrio lui le rideva in faccia che non stava usando nemmeno un decimo della sua reale potenza…che umiliazione…e… e Goku se ne stava in disparte a guardarla con quello sguardo dispiaciuto in faccia appoggiato ad una colonna del gazebo del campo d’addestramento col sole dell’alba che lo irradiava d’oro e anche se la sua vista era un poco sbiadita mai cosa le era parsa più bella di lui.
 
“Sigh…”
 
 
 
         Non lo conosceva affatto                                                                                 ma ne era affascinata
 
Era l’uomo di un’altra                                                                      e ne era innamorata                                             
 
 
“Hey…”
“Che c’è?”
“Lo puoi vedere nelle mie memorie che questi due sono dei mostri no?”
“…”
“Hey…?”
 
Sotto lo sguardo perplesso di un Vegeta ignaro del fatto che Chichi stesse parlando con Chichi, Chichi annuì a sé stessa fra mille fremiti di rabbia e dolore.
 
“Tu parti dal presupposto che lui è più forte di te, hai paura e ti senti inferiore ma non devi..
Non cercare di colpirlo per forza, colpiscilo! Non sprecare tempo fiato ed energie colpendo alla cieca, individua e prevedi i suoi movimenti,  tu sei molto veloce ed agile, sfrutta queste tua capacità inoltre sai volare e sei molto furba, non abbatterti se la montagna e ripida sin dall’inizio una volta in cima le tue gambe saranno più forti…”
“Parli come mio padre…”
“Nostro padre =)”
“…npfh…già…”
 
Scocciato d’essere snobbato il principe dei sayan sbuffò tutto il suo disappunto voltandosi per avviarsi verso Goku, quella ragazzina non aveva speranze.
 
“Asph-etta…”
“Nh?”
“Non ab-biamo ancora finito io e….e te…”
 
Guardarla reggersi a malapena sulle gambe mentre gli parlava con quel tono sicuro lo fece quasi sorridere, gli venne alla mente Gohan ai tempi di Namekk, tutto pesto e gracilino fare la voce grossa contro chi voleva ferire quello che sarebbe diventato poi il supremo, fino ad allora aveva sempre paragonato il moccioso a suo padre ma vedere quella scena gli fece comprendere che in quanto a tenacia carattere e testardaggine il piccolo Son era tale e quale a sua madre.
 
“Sei ridotta ad uno strac-”
 
Stavolta non ebbe nemmeno il tempo di levare le sopracciglia che già stava in rotta di collisione con le possenti rocce di cinta; levitò bloccandosi a pochi millimetri da esse portandosi il dorso guantato della mano contro la mascella pulsante di un acuto dolore.
L’aveva colto di sorpresa …
Il braccio gli si levò più per riflesso che per volontà quando il tacco d’un potente calcio gli arrivò a pochi centimetri dal naso.
Ma che diavolo?
Provò a contrattaccare cercando di staccarsi di dosso quella furia che non lo lasciava più stare costringendolo non solo ad arretrare ma anche a far ricorso a gran parte del suo potere.
Così si cominciava  ragionare diamine!
 
Parecchio in disparte da dove aveva luogo lo scontro Goku osservava affascinato le fluide mosse della ragazzina riconoscendo in molti scatti improvvisi il carattere della sua Chichi.
Gli sembrò di rivivere un deja-vù, quando da bambini lei lo aveva trascinato sotto a quell’enorme melo e rise al ricordo di quello che doveva essere il loro primo appuntamento divenuto invece lunghissima sessione di combattimento.
A quell’epoca era così sciocco che non aveva capito nulla delle intenzioni di lei assecondando tuttavia, e a suo modo, le romantiche richieste di lei fino al giorno del loro arrivederci che li avrebbe rivisti insieme solo alcuni anni più tardi, anni durante i quali se non grazie a piccoli flash si era completamente dimenticato di lei e della sua promessa.
 
 
La tuta da allenamento che indossava le fasciava il corpo colorandole ogni curva d’un rosso scarlatto mentre la gonna blu notte con gli ampi spacchi laterali volava impazzita ad ogni attacco di lei.
Guardarla era come cadere in una dolce ipnosi. C’era il sole ormai quasi del tutto sorto che la contornava di un aura dorata e le sfere di sudore che le cadevano dal viso brillavano come le bilie che Goten si divertiva ad allineare sul davanzale della grande finestra della cucina.
I ciuffi  neri che le contornavano il viso le aderivano alla mascella ed erano lucidi e splendenti, alcune ciocche scioltesi dagli chignon si libravano in aria alla leggera brezza mattutina.
Aveva braccia sottili ma potenti i cui muscoli ben delineati erano enfatizzati dal gioco di luci ed ombre creato dal sole e quelle sue lunghe ma letali gambe – sorrise – avevano appena reso a Vegeta una delle numerose ginocchiate che lui aveva dato a lei nel round precedente.
Era come se qualcosa dentro di lei si fosse risvegliato, un potere latente e immenso capace di tener testa anche a Vegeta che, come notava ora, era stato costretto ad innalzare la percentuale di forza utilizzata portandola quasi a tre quarti.
Forse era simile al potere sopito che il Gran Saggio di Namekk aveva risvegliato in Gohan, forse oltre che la grande intelligenza la sua Chichi aveva donato qualcos’altro di suo al loro adorato primogenito.
I due intanto continuavano a combattere e non davano segni di stanchezza alcuna, controllò per sicurezza lo stato dell’aura di Vegeta e sghignazzò nel trovarla frizzante e concentrata, sembrava si stesse divertendo quindi per il momento poteva stare tranquillo, quella di Chichi invece la trovò attenta e vitale con picchi di prorompente energia che dovevano essere i numerosi interventi della sua Chichi rinchiusa all’interno della ragazzina, probabilmente le stava dando dei consigli o la metteva in guardia sulle mosse di Vegeta, era notevole però la simbiosi che si era creata fra le due, sembravano andare molto d’accordo, sembrava che così com’erano fossero la perfezione.
 
“È così Goku…”
“Nh?”
 
Scuotendosi dai propri pensieri rimase stupito nel trovarsi accanto la bella dea.
Sembrava essere anch’essa affascinata dallo scontro ma nei suoi occhi rubino poteva leggere acuta preoccupazione.
 
“Più le loro anime resteranno unite più le loro essenze troveranno compatibilità, è questo il processo che a lungo termine porterà all’inscindibilità dei loro spiriti…”
“Cosa?”
“Per questo motivo vi dicevo di sbrigarvi…non siete qui per dare lezioni ad una terrestre ma per salvare lo spirito di colei che…”
 
Fu in quel momento che i loro occhi per l’ennesima volta si incontrarono.
Le pere nere di Goku sembravano inespressive ma per chi come lei sapeva leggere nell’anima delle persone così non era affatto.
Fu comunque sorpresa dal fatto che egli, nonostante lo shock  iniziale dovuto alle sue parole ora fosse calmo e sicuro. Perché sorrideva?
 
“Quello che dici è giusto, ma non c’è fretta…anche la Chichi di questo mondo merita di sapere a cosa andrà in contro, il torneo non è lontano, quando sarà finito ce ne andremo e poi come possiamo fare ad estrarre la sua anima da quella della ragazzina?”
“Coi poteri dei quali disponi non dovrebbe essere un problema scindere i loro spiriti ma siccome ho già capito ciò che hai intenzione di fare lascerò a te decidere il “quando…”
“Con un sorriso sincero in viso Goku annuì a quella entità che pian piano gli faceva sempre meno paura.”
 
Aveva intuito da tempo come fare, non era uno sciocco ma aspettò che ella svanisse divenendo umida nebbiolina prima di concentrarsi sulle sue ipotesi.
Il punto principale era quello di riconoscere e quindi scindere le sfumature dell’anima di Chichi da quelle della ragazzina, cosa che a lui riusciva benissimo, la fase successiva  e forse la più impegnativa consisteva nel trascinare tale spirito verso l’esterno e quindi  ridare compattezza e fisicità all’anima della sua sposa.
Il problema arrivava qui, come avevano già capito dall’esperienza sul pianeta invaso dalle loro bruttissime copie il tempo in cui lo spirito riusciva a rimanere visibile e corposo con le proprie forze era molto limitato quindi era necessario trovare un contenitore in grado di “trasportare” l’anima di Chichi fra una ricerca e l’altra. Altro modo era probabilmente tornare al mondo originale e infondere lo spirito nel corpo dormiente di Chichi contenuto nella capsula di Bulma, così sarebbe stato facile ma qui nasceva un ulteriore problema, Stillah aveva detto loro che l’anima era attratta dalle altre schegge e che vagava di dimensione in dimensione alla ricerca degli  altri frammenti, quindi era giunto alla conclusione che se riportavano l’anima ritrovata nel corpo di Chichi perdevano il vantaggio di sapere dov’era quell’altra e dovevano per forza aspettare una percezione di Stillah che sarebbe potuta arrivare presto oppure troppo tardi….era tutto un’incognita….e la testa incominciava ad andargli in panne…bah avrebbe chiesto consiglio a Vegeta, fra loro, Stillah a parte, il genio era lui.
 
Decise di tornare a concentrarsi sul duello giunto ormai agli sgoccioli.
 
Sbottando un sorriso Vegeta creò una folata d’aura allontanandola quel tanto che gli bastava per caricare un attacco di potere dai palmi delle mani. Non funzionò.
Chichi sembrò intendere i suoi pensieri e quando stava per scagliarle addosso il potere lei prendendogli entrambi i polsi, con una forza che riuscì a stupirlo fece in modo che si auto colpisse in pieno viso.
 
“Dannazione Chichi così non vale!”
 
Aveva capito che se la guerriera che gli stava di fronte era in  grado di prevedere molte delle sue mosse era merito di quell’arpia della Chichi originale.
Usò un tono scazzato ma dentro rideva, quella strega era un osso duro anche perché in un paio di occasioni aveva avvertito dei picchi di potere notevoli.
La ragazzina di quel mondo non era da buttare, era solo allenata male, quel coglione del suo maestro doveva essere un dannato incompetente per non essere stato in grado di capire su quali punti lavorare.
Sembrava almeno che lei qualcosa avesse inteso perché sfruttava la sua agilità, la velocità del suo esile corpo ed era astuta.
 
Non gli fu difficile pareggiare la sua potenza a quella sempre crescente di lei e tenerle testa, ci furono un paio di occasioni in cui dovette retrocedere per schivare alcune ginocchiate da paura ma nel contesto, quaranta minuti dopo quando fu ancora lei a mangiare polvere e sconfitta l’esito dello scontro fu a suo vantaggio.
 
L’acuto fischio di Goku irruppe nel silenzio fra i due.
 
“Brava Chi! Sei un portento!!”
“Gr-grazie…”
 
Arrossendo d’imbarazzo la giovane per l’ennesima volta accettò l’aiuto di Goku e tornò in piedi.
Lanciò un occhiata a Vegeta sorridendogli soddisfatta ringraziando anche la sé stessa dell’altro mondo per i preziosi consigli ma sopratutto per la sicurezza che le aveva infuso durante il combattimento.
Era strano da spiegare ma in quel momento si sentiva davvero completa e non temeva più nulla, era come se in un certo senso le fosse ritornata la grinta che aveva usato per sconfiggere Radish, a quel tempo non sapeva tutte quelle cose nuove, non sapeva dell’esistenza di tutti quei pianeti alieni che invece l’altra Chichi conosceva e non sapeva che le divinità dell’aldilà, se era necessario, potevano di interagire con i comuni esseri umani e soprattutto ora sapeva dell’immensa fiducia che quelle sovrannaturali anime riponevano negli esseri umani.
 
Ora che sapeva si rendeva conto di quanto fosse piccola in confronto alla grandezza del creato, aveva peccato d’arroganza  nel sentirsi superiore  ai suoi simili per il solo fatto d’aver avuto la fortuna di sconfiggere una minaccia.
Ridendo fra i denti si paragonò al buffo e spocchioso Mr. Satan dell’epoca parallela ghignando al lamento  contrariato della disgustata Chichi
 
“Non te la cavi poi tanto male per essere una cacchetta fra le cacchette!! ”
“Come osi nanetto !!?”
 
Fingendosi offesa Chichi colpì Vegeta diritto al petto col dorso della mano, ma non riuscì a trattenere a lungo la guizzante risata che le ribolliva nel petto.
 
“Coraggio venite, la colazione sarà pronta da tempo oramai…”
 
Con un deciso flettere di ginocchia si diede lo slancio risalendo l’arcuata lunghezza della bianca zanna del monte su cui sorgeva ilo castello, entrambi i sayan rimasti a terra notarono che l’aura amaranto della ragazzina sfumava in un tenue color porpora.
 
“Sembra che le loro anime siano in perfetta armonia Kakaarot”
“Di questo ti volevo parlare, la dea mi ha detto che dobbiamo sbrigarci a scindere i loro spiriti ma se lo facciamo poi come potremmo mantenere visibile la parte di mia moglie?”
“Parlavate di questo allora…l’ho vista che ci osservava e mi è parsa preoccupata..”
“Teme che non faremmo in tempo…”
“Tzèk…glielo faremo vedere noi a quella megera malfidente!”
“Ssssht che ci sente e poi s’arrabbia!”
“Comunque il nocciolo da risolvere è il trasporto giusto?”
 
Goku, pieno di goccioline di terrore annui.
 
“Beh, potremmo portarci dietro la ragazzina di questo mondo e usarla come recipiente no? Tanto tempo ne abbiamo, i nostri sosia li abbiamo stecchiti noi e da quel che ci ha detto la dea Freezer non è un problema in questa dimensione quindi per un po’ di tempo staranno in pace…”
 
Non udendo risposta Vegeta alzò il mento trovandosi dinnanzi l’enorme muso dall’enorme bocca sbarrata di Goku con tanto di enormi occhi strabuzzanti.
 
“Sei un genio Vegeta! Io n on ci sarei mai arrivato!!!”
“Ovvio che no, sei un citrullo tu.”
“Se per questo lo sei anche tu Vegeta principe dei Sayan…”
 
Entrambi scattarono a sinistra di un paio di passi nel rendersi conto della presenza della dea a pochi centimetri da loro…ma com’è che non riuscivano mai a percepire la sua venuta?
 
“Con questo che vorresti dire eh?”
“Non è possibile chiedere alla giovane di lasciare questa dimensione, non è affar suo questo vostro viaggio inoltre sta già facendo molto per preservare l’integrità dell’anima della tua sposa Goku…”
“Quindi che si fa? Siamo al punto di partenza…”
“Tenete…”
 
Con movimenti lenti la dea levò gli avambracci spiegando i palmi delle sue auree mani dai quali scaturirono due bolle di luce bianchissima che andarono a plasmarsi di potere modellandosi un due piccole e bellissime ampolle trasparenti che una volta definitesi rimasero a levitare a pochi centimetri dalla pelle della dea.
Solo dopo che i due ripresero a connettere lanciò loro le boccette che finirono nelle mani di Goku.
 
“Potrai lasciare che il suo spirito entri là dentro, sono le polle magiche dell’ anima lacerata, i maghi del pianeta Segurty le utilizzano dall’alba dei tempi per imprigionarvi dentro le parti d’anima corrotta degli stregoni neri; anche se il nostro scopo non è il medesimo saranno d’ottimo aiuto alla vostra causa, vedete solo di non romperle… ”
“Grazie!!”
 
La dea annuì poi, dopo aver lanciato a Vegeta un’occhiata neutra svanì diventando effimera nebbia.
 
“Quella donna mi mette i brividi…”
“È perché prima ti ha sentito…”
“Mhn…”
 
Non persero altro tempo e volarono a far colazione anche loro.
 
 
 
TH
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** A painfully sudden goodbye ***


 
 
 
Lampi color del cobalto saettando nel bianco infinito di quel mondo disegnavano intricate tele di ragno, assordanti boati di folgore e tuoni scuotevano la terra fin nel profondo.
E urla acute e afone accompagnavano lo scatenarsi di quella tempesta disperdendosi nell’infinito compreso dalla nivea tonalità.
Fosse successo in qualsiasi altro regno sarebbe stato il caos, la paura la pazzia…invece accadeva nel limbo, dove tutto era immobile e silenzio e niente.
Non c’era anima alcuna costretta a subire quell’ira, ed era proprio questa la causa della collera che il più nero e corrotto degli spiriti stava scatenando sul suo regno fatto di niente.
 
“Io ti RiTroVErò MALEdeTta…”
 
E dopo queste urla nuove scariche blu accecavano il bianco impossibile, e nuovi rimbombi e nuovi scrosci di maledizioni e ingiurie e rabbia e…
 
“Non sai anCora qUello che ti FArò...non Lo PuoI immaGinaRE perché parola adaTTa non è ancora Stata creata…sOfFriraI e iMPlorerai d’essEre polveriZzaTa, maleDiraI ceNTO miLLe volte la Tua StuPIdità e rinnEGHerai speRAnza e AmoRE come i Più ABBietti dei sentiMEnti…e quando DelLA tua anIma non resterà che il ricordo…quando tutto ciò che rimarrà del tuo spirito sarà nera polvere e odio e perdizione…allora arriverò…e ghermirò ciò che il mio essere reclama di diritto dall’alba della creaZIOne di queSto maleDETto TEMPOOOOOOOOOO… ”
 
 
Non c’era nessuno ad ascoltare quelle parole alienate, ed i lampi e le folgori così come i tuoni non erano che il rispecchiarsi dello stato d’animo della nera entità…tuttavia, il silenzio che calò dopo quello sfogo fu gelido e vibrante di malignità, fu sordo e…terrorizzato.
 
………………
 
 
 
“Brrrrrrrrrrrrr”
 
Chiudendo gli occhi tremò scosso da brividi improvvisi.
 
“Che c’è Goten? Ti scappa la pipì?”
“Nh…no mi è venuto freddo tutto d’un tratto.”
 
Il piccolo Brief dopo aver guardato per un attimo ancora il suo inseparabile amico tornò a dirigere la sua attenzione verso gli infiniti banconi del bazar.
 
“Strano, siamo nel bel mezzo del deserto come fai ad avere freddo?”
“Non lo so…eeetch…”
 
Tappandosi il nasino il piccolo Son stroncò sul nascere l’ennesimo starnuto, l’odore pungente delle mille spezie sollevato dal vento era troppo fastidioso.
 
“Che fastidio eh? A me lacrimano gli occhi…”
“Nhm…ma senti, cos’è che dobbiamo cercare?”
“Una radice che si chiama Mobunika…”
“E a che servirebbe scusa?”
“Che vuoi che ne sappia? D’improvviso alla mia mamma è venuto in mente che la vuole, e visto che cresce solo in questo deserto e che papà non c’è ha mandato noi due…”
“Non credi che si stia comportando in maniera imprevedibile? L’altro giorno ci ha chiesto di portarle delle arance perché ne aveva una voglia matta ma quando gliele abbiamo portate ci ha sgridati perché a lei neanche piacciono…”
“Che vuoi che ti dica? Forse sente la mancanza di papà…”
“Dici? La mia mamma quando aveva nostalgia di papà diventava triste e silenziosa,  non l’ho mai vista mangiare arance o quella momubika o come diavolo si chiama….”
“…si chiama Mobunika…e comunque sbrighiamoci a comperarla e torniamo che sto morendo di caldo…”
“Si!”
 
Erano tornati i soliti bambini di sempre e Goten non si preoccupava più per la sua mamma, era al sicuro vegliata da Gohan mentre il suo fortissimo papà e quello di Trunks stavano rivoltando l’intero universo per cercarla.
La fiducia che aveva nei suoi eroi era immensa e niente l’avrebbe scalfita mai.
 
 
………………….
 
“Kyaaaah!!”
“Hey, questa era sporca arpia!”
 
Ridendo Chichi si passò il dorso della mano sotto al naso.
Il respiro affannato e le perle di sudore in fronte e sul collo stavano a dimostrare lo sforzo cui si era sottoposta.
Inginocchiato alla sua destra Vegeta la guardava contrariato anche se la luce che gli brillava negli occhi diceva tutt’altro del suo stato d’animo.
 
“Che colpa ne ho io se sei debole nella carne?”
 
La mora gli strizzò l’occhio mentre con fare del tutto indifferente si sistemava i lembi della casacca da combattimento che nel loro colpirsi e scartarsi erano stati separati rivelando una buona porzione del petto della guerriera scatenando nel principe un imbarazzo fotonico che Chichi aveva usato a suo vantaggio per mandarlo al tappeto.
E proprio quando il fiero principe di tutti i sayan, più rosso di un pomodoro stava per partire con la sua raffica di insulti entrò in scena il buon Goku a separare i due prendendo una sghignazzante Chichi per la collottola mentre con l’altra mano teneva a distanza Vegeta.
La cosa incredibile era la facilità con cui si era creata un intesa fra loro tre. Ormai erano più di tre giorni che si trovavano in quel mondo e la giovane Chichi dopo l’iniziale diffidenza si era aperta a loro mostrando ogni sfaccettatura della sua personalità, quella da psicopatica che si divertiva a stuzzicare Vegeta, quella timida e imbarazzata quando i loro occhi si incontravano, quella grintosa di una guerriera decisa a migliorarsi, quella ribelle di figlia quella curiosa di vedere cosa nasconde l’orizzonte, e quella intimorita dall’idea di scoprirlo.
Dimenticandosi della sfuriata del suo compare Goku si concentrò ad osservare il profilo della giovane, negli ultimi due giorni si erano allenati senza sosta e non aveva avuto alcuna interazione con la sua Chichi tuttavia la cosa sembrava non preoccuparlo, certo se fosse riaffiorata l’avrebbe stretta e coccolata fino allo sfinimento ma forse era proprio questo il motivo per cui si teneva nascosta…
 
“Non ha ancora dato il suo primo bacio, chi siamo noi per portarglielo via?”
 
Gli tornarono in mente le parole che la voce roca e sensale di sua moglie gli aveva sussurrato attraverso labbra non sue, forse era meglio che se ne stesse nascosta…non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi…
Si ritrovò a pensare che gli mancava da morire.
 
“Ehm…Goku?”
“Oh?”
 
Si riscosse dal turbinio di pensieri inquadrando lo sguardo di lei che curiosa lo guardava.
 
“Puoi…puoi mettermi giù adesso…”
“Oh…già, subito…”
 
Sciolse la presa dalla stoffa lasciando che cadesse quei pochi centimetri che la dividevano da terra, ridendo cercò di alleviare la tensione che si era formata, il ghigno sul brutto muso di Vegeta diceva tutto, le guance paonazze della giovane…anche.
S’era imbambolato come un idiota a guardarla.
 
“Se proprio non resisti portatela via da qualche parte e fai quello che dei fare chi vuoi che se ne freghi? Dopotutto è tua moglie no?”
 
Il principe lanciò uno sguardo d’approvazione alla ragazzina facendola arrossire ancora di più.
 
“Vent’anni più giovane magari…ma comunque lei, l’unico rischio al caso è che non ti arrestino per pedofilia…”
 
E qui la povera Chichi rischiò di svenire, le cedettero le ginocchia e solo i riflessi di Goku la tennero in equilibrio mentre ignaro o indifferente Vegeta continuava il suo sproloquio.
 
“Che poi tu, quanti anni avresti di preciso? Sei così minuta e bassa che ne dimostri 14…15 al massimo…eh si…”
 
Tornò a guardare Goku col suo immancabile sorriso sghembo.
 
“Dovrai trattenerti bello mio o forte come sei rischi di spezzarla a metà la poveretta…”
 
POF
 
“Vegeta sei un idiota…l’hai fatta svenire citrullo!”
“Mamma mia non la facevo così innocente…non dopo la scena di prima…”
“Prima era un altro discorso scemo…”
“Che vorresti dire?”
“Era imbarazzatissima ma ha visto nella tua reazione una possibilità di vittoria così l’ha colta e poi ha finto naturalezza, sentivo il cuore batterle per l’imbarazzo fin da laggiù….possibile che tu queste cose non le riesca a notare?”
“Tsè…cosa vuoi che me ne importi?”
“Dovrebbe caro mio, se vuoi che Bulma non ti scarichi definitivamente sarà meglio che incominci a far caso ai dettagli altrimenti saranno guai…”
“Che vuoi dire? Che centra Bulma?”
 
Lo sguardo spensierato di Goku per un attimo si fece serio.
Possibile che quell’insensibile non si fosse ancora accorto di niente?
Dall’espressione che gli leggeva in viso doveva essere proprio così.
 
“Solo una cosa Vegeta…alla prima occasione ricordati di comprarle dei fiori…”
“Uh?”
 
Il discorso finì li poiché subito dopo Goku prese Chichi e la portò via in volo.
Il principe dopo un attimo di confusione seguì la direzione presa dall’altro sayan e sbottando una risata volle avere l’ultima parola.
 
“Sarà però intanto mi dai retta.”
 
………..
 
 
“Nhm”
 
Schiuse un paio di volte le sopracciglia portandosi la mano sulla fronte, mamma mia che situazione.
Rimase in ascolto aspettandosi di sentire la voce dell’altra sé stessa rassicurarla.
Che strano, ora che ci faceva caso era dal secondo giorno di allenamento che non la sentiva.
La prima sera quando immersa nella vasca s’era rilassata e i pensieri le erano andati a memorie non sue la voce di lei le aveva spiegato un sacco di cose, aveva conosciuto il gruppo di fenomenali guerrieri che aspettavano quell’anima rinchiusa dentro al suo corpo e i due sayan dall’altra parte imparando tanto sull’amicizia e la lealtà e il sacrificio e…
 
Lo Junior della sua dimensione non si sarebbe mai sacrificato come invece aveva fatto quello dell’altra quando aveva salvato il piccolo Gohan dall’attacco di Nappa, le scappò un sorriso, nella sua dimensione quell’essere verde era il potente sovrano del continente del sud.
Di indole curiosa e pacifica preferiva di gran lunga le scienze alla brama di potere e conquista che aveva caratterizzato un tempo la sua controparte dell’altra dimensione e a lui si dovevano le innumerevoli scoperte in campo tecnologico, beh, a lui e la sua intelligentissima socia che realizzava materialmente ciò che la mente del namecciano concepiva in astratto.
Di nuovo sghignazzò.
Bulma Brief, l’ereditiera dell’impero Capsule Corporation con sedi in tutto il mondo e un fatturato da capogiro era il braccio destro del sultano delle terre del sud, sua consigliera e grande amica, l’unica di cui si fidasse veramente.
Se Vegeta l’avesse saputo….
Hih hih
Tensihan era un famosissimo maestro e campione di arti marziali, uno dei pochi della cricca dell’altra dimensione che conoscesse di persona, nell’ultimo torneo era stata sconfitta proprio da lui seppur in maniera scorretta, ma si ravvide con l’arrivo di Radish, si allearono e dopo quello scontro divennero amici.
Non vedeva l’ora di incontrarlo domani…
 
Yamcha non aveva niente a che fare con il mondo del combattimento, era un attore di successo con all’attivo decine e decine di film dall’azione ai thriller al fantasy…era in grado di adattarsi ad ogni tipo di pellicola e ogni volta sbancava i botteghini, doveva ammettere che piaceva tanto anche a lei…
Conosceva anche lui, durante delle riprese alcuni anni prima era stata scelta come location l’immensa foresta del monte Friggi Friggi, e lei, in quando figlia del re aveva avuto il privilegio di partecipare alle riprese ed aveva così conosciuto il rubacuori Yamcha scoprendolo un tipo a posto, serio e pieno di valori. Un amico.
 
Crillin purtroppo non sapeva dove fosse, il suo nome non era noto e non l’aveva visto a nessun torneo o combattimento al quale aveva partecipato.
Il Maestro Muten, quel dannato pervertito, era tale e quale a quello dell’altro mondo ed era stato il primo con suo padre ad iniziarla all’arte del combattimento.
A differenza della tecnica usata con Goku e Crillin anziché la consegna di latte con pesantissimi gusci di tartaruga in spalla a lei era toccata la missione di raggiungere la landa dell’ovest, trovare e scalare l’obelisco di Balzar con l’unico scopo di rafforzare le braccia e i polmoni.
Non era arrivata alla dimora di Balzar perché Muten si era raccomandato che raggiungesse solo la metà dell’altezza infinita della colonna che coincideva con l’apice della curvatura terrestre vista allo zenit del giorno dell’equinozio di autunno…un casino assurdo di date e calcoli che l’avevano spinta a correre come una dannata per raggiungere in tempo l’obelisco, aspettare due settimane visto che era arrivata addirittura in anticipo, e scalare quell’ertissima costruzione fin sopra le nuvole per giorni e giorni sfidando il freddo e i fortissimi venti divini.
Aveva 13 anni all’epoca e se ci ripensava ancora le venivano i brividi comunque si ripromise che un giorno sarebbe salita a conoscerlo quel dolcissimo micio bisbetico e magari sarebbe riuscita anche a farsi regalare dei fagioli magici.
 
Satan era il saggio governatore della città dell’ovest e cresceva con amore la piccola Videl dopo la morte della moglie, Riff non sapeva dove fosse così come Oolong e Puar.
 
La cricca di Pilaf era un vero spasso, nel suo mondo lui Mei e Shu erano abilissimi trafugatori di tesori arcani che però fallivano a due secondi dalla meta così la polizia li beccava e li metteva in gattabuia dalla quale però continuavano ad evadere.
Una volta avevano tentato di depredare la grande perla nera dell’oceano dei coralli dalla sala del tesoro di papà…la sua ira nel beccarli era stata talmente grande che per un pelo soltanto s’erano salvati dalla decapitazione quei tre folli.
Dimenticava qualcuno? Oh…Lunch…la dolcissima/esplosiva Lunch…l’ombra di Tensihan praticamente, heh, identica a quella dell’altra dimensione, Vegeta e Goku erano cattivi e da quel che aveva appreso erano stati appena fatti fuori dai due sayan lasciandola senza la sua dolce metà…aspèaspèaspè…che erano ‘sti pensieri scemi? Lei era partita dal fatto che Chichi non l’avesse più contattata che diavolo significava ‘sta piega di pensiero?!
 
Aprì gli occhi di scatto portandosi a seder-
 
“OHI!!”
 
Urtò cemento puro e per un attimo vide tutto bianco.
 
“Ohiou!!!”
“Scusami Chi!”
 
La voce spiazzata di Goku svelò la vera identità di quella massa.
 
“Mamma mia che dddolore!!!”
 
Piagnucolando si portò entrammo i palmi alla fronte dove l’acuto pulsare della botta appena presa incurante dei tentativi di lui si farglieli scostare; per il dolore le lacrimava un occhio…che male!
 
“È proprio vero che hai la testa più dura dei sassi….aouch…”
 
Dopo aver riso alcuni lamenti e ripreso fiato lasciò che la netta presa di Goku le spostasse  le mani dal punto leso.
Gli occhi di lui erano focalizzati alla sua tempia, quelli di lei rapiti dall’espressione che aveva in volto lui.
Era talmente serio e perso nei propri ricordi da sembrare irreale. Oppure lo era e quella a non esserci veramente era lei stessa?
Lui la guardava, ma sembrava vedere qualcun’altra.
 
“Proprio come succede sempre a lei, spunta un bollo rosso ma la pelle si gonfia solo un poco…”
“Uh?”
“Non ti spuntano mai i bernoccoli, rimane solo la macchia per un paio d’ore, poi svanisce come il tuo umore nero…”
 
Stava forse dicendo che era normale che le prendesse?
Ritrovò conferma di quel pensiero in un paio di memorie tutt’altro che piacevoli, accadute per sbaglio per carità, ma a rimetterci alla fine era stata lei.
Il tronco dell’albero tranciato fuori dalla loro casa ne era testimone.
Quando stava per dirgliene quattro accadde l’impossibile.
 
Le fresche labbra di lui stavano sfiorandole la botta con delicatezza indescrivibile.
Erano umide e schiuse appena e poteva sentire i contorni del viso di lui definirsi contro il proprio.
Le ciglia gli sfioravano il mento, il naso premeva appena contro le palpebre dell’occio sinistro costringendola a tenerlo chiuso, l’altro vedeva il pomo d’adamo risalire la sua gola mentre deglutiva, nella visuale anche le spalle ed i muscoli dei pettorali che creavano ombra all’attaccatura delle clavicole lasciati scoperti dall’ampio buco della tuta.
Il fiato che le espirava sul viso era leggero e tiepido ma subito si raffreddava quando le si disperdeva sulla  pelle e le dava i brividi.
 
“Va meglio Chi?”
 
Meglio cosa?...ah si…si era fatta male da qualche parte…giusto?
Non ne era più tanto sicura anche perché adesso tutto ciò che sentiva era il rovente contatto della sua mano contro la guancia e…no no no…perché si stava allontanando?
 
Due mani gli strinsero il tessuto all’altezza del petto intimandogli l’alt.
 
Fermandosi Goku si concesse di guardare quella sconosciuta con le sembianze di sua moglie.
Aveva gli occhi lucidi per il fastidio, e un bollo rosso in fronte e i capelli tutti spettinati per via dello scontro appiccicati un po’ alla fronte un po’ alla testa, le labbra lucide e semichiuse sembravano aspettare, desiderare ardentemente qualcosa e i pugni che le stringeva al petto gli avevano risvegliato qualcosa nell’anima.
 
“Non ha ancora dato il suo primo bacio Goku…chi siamo noi per portarglielo via?”
 
Di nuovo quelle parole e tutto si ridimensionò.
Espirando fuori quel fuoco che sembrava avvilupparlo da dentro cercò di scivolare via ma i suoi pugni non desistevano dal lasciar libera la stoffa.
 
“Chichi?”
 
Chiamo lei, la sua Chichi ma questa non rispose al contrario la reazione che le cavò fu un fremito e uno schiudere d’occhi che conosceva fin troppo bene.
Anche la sua faceva così quando voleva….
Ma non poteva farlo perché significava portarle via la scelta di quell’atto…diamine, sarebbe stato facile scendere col mento e sfiorarle prima il naso, poi le guance e infine quelle deliziose labbra innocenti ma sapeva anche se che l’avesse fatto poi non sarebbe riuscito a fermarsi più.
Doveva allontanarsi da quella ragazzina.
Che poi, solo ora si ricordava e ci faceva caso, quella Chichi era veramente giovane. Come faceva a dimenticarselo sempre?
Erano veramente diverse le due versio-
 
“Nhm”
 
Smise di pensare.
Smise di connettere e respirare e anche solo di esistere.
Bastò un semplice contatto e per un istante Son Goku andò in tilt.
 
Che era il suo primo bacio non c’erano dubbi, tremava tutta e le sue labbra sembravano aver paura di premere troppo, si chiudevano appena per poi aprirsi nuovamente e coprire quelle di lui che in un riflesso involontario di sorpresa si erano appena socchiuse.
Aveva quasi paura a farlo ma decise di abbassare le pupille per vedere cosa diavolo stava succedendo, trovò due occhi schiusi ma non vide in essi la luce della sua Chichi bensì il coraggio e l’imbarazzo di una ragazzina che aveva scelto lui come destinatario del dono più prezioso che un’innocente fanciulla potesse concedere.
Si obbligò a rimanere immobile ma quando i pugni di lei si aprirono sul suo petto e uno scivolò su a ghermirgli la nuca in un passaggio di polpastrelli e unghie da pelle d’oca non ci capì più niente.
 
In qualche modo riuscì a ricordarsi che si trattava dell’altra Chichi quindi dopo averle ghermito il viso con entrambi i palmi sulle gote si limitò ad aprire lentamente le labbra per sovrastare le sue e richiudere altrettanto pigramente una, due e tre volte aggiungendo la lingua alla quarta, e poi ancora, così piano che sembravano passare intere ere da un risucchio all’altro ma andava bene così, lei doveva imparare, doveva avere il tempo di trarsi indietro semmai fosse tornata in sé.
Non accadde, al contrario gli si avvicinò sempre di più e non seppe come ma le sue mani comparvero alla vita di lei che era così sottile che la punta delle quattro dita di entrambe le mani che le teneva sulla schiena a scatti si sfioravano mentre i pollici poggiavano su morbida curva di fianchi e teso addome.
 
“Ngh ‘Chi aspetta…angh…ah…”
 
Si allontanò d’improvviso riempiendosi la gola d’aria, lo sguardo inteso come rivolto a terra finì proprio ad inquadrare le sue mani che la stringevano.
I sensi acutizzati dalle piacevolissime sensazioni enfatizzavano la sensazione del tocco che le braccia di lei esercitavano attorno al suo collo, sembravano bruciare laddove sfioravano il suo corpo, eppure quel contatto era leggerissimo.
 
Fu davvero troppo. Persino per lui.
Cercando di regolarizzare il respiro rilassò spalle e addome incurvandosi in avanti, il viso chino nascondeva occhi serrati e labbra divorate da bianchissimi denti bramosi di pelle e altri baci.
Fu angoscia pura sentire il fruscio dei movimenti di lei spalmarsi contro il suo petto, angosciante, terribile fantastica estasi.
 
“Wow…”
 
Il respiro calmo e adesso fresco di lei gli si infrangeva sul collo.
 
“Grazie Goku…”
 
Si allontanò lei, con facilità inaudita mentre lui dovette combattere contro un demone chiamato passione per lasciare che il suo corpo gli scivolasse via dalle dita.
Rimase in attesa quando ella anziché andarsene si rimise a sedere a pochi passi da lui.
 
“Te lo dico dal profondo del cuore…”
“…”
 
“Ma è meglio se andate…”
 
Il cambio di tono con cui gli si rivolse ora lo ghiacciò come gelida secchiata.
Di scatto levò il viso per vedere se davvero era stata lei a vociare quelle parole.
 
“Sento che lei non riesce a rimanere  sé stessa…il mio spirito è troppo esuberante e mutevole e forte per lei, la sta assorbendo sempre di più….”
“…”
“La stai perdendo, Goku!!”
 
Quelle quattro parole sembrarono sortire l’effetto desiderato, ripensò alle parole della dea, al fatto che non l’aveva più identificata nello sguardo della giovane e si convinse di non avere scelta.
 
Senza aggiungere altro trovò nella tasca dei pantaloni una delle due ampolle stringendola con dolcezza.
Leccandosi il labbro inferiore in un gesto del tutto involontario guardò per l’ultima volta il viso della sua sconosciuta moglie.
 
Con un gesto netto del pollice stappò l’ampolla direzionandola verso la ragazzina.
 
Lei annuì con le guance arrossate d’imbarazzo e di pianto.
 
Gli stava dicendo addio…
 
Dalla boccia una brezza color dell’indaco fuoriuscì accerchiando Chichi, un acuto ululato accompagnò tutto il processo e in pochi secondi centinaia di granelli di polvere bianca vennero risucchiati dal corpo immobile della fanciulla venendo concentrati in un punto luminosissimo a pochi centimetri dal suo petto, sembrava come il formarsi di una nivea e minuscola Genkindama, che man mano che i granelli venivano risucchiati cresceva anche se impercettibilmente diventando sempre più chiara e vivida e potente.
La brezza aumentò per un istante svanendo poi d’improvviso in un lampo abbagliante che venne a sua volta risucchiato dalla boccetta.
Quando Goku riaprì gli occhi che non si era nemmeno reso conto d’aver chiuso notò che era rimasto solo.
Con un sonoro Clop l’ampolla si richiuse e al suo interno reso opaco dal vetro oscurato si poteva vedere un qualcosa di chiarissimo fluttuare dolcemente.
Sembrava candida lucciola di notte d’estate, tranquilla e placida.
Libera.
 
Della Chichi di quel mondo non c’era più traccia.
 
Gli aveva detto addio…
 
Incerto si alzò in piedi cercando di rimanere in equilibrio. Quello che era appena successo ancora lo scombussolava.
 
…e l’aveva fatto con un dolcissimo bacio.
 
La cercò sperando di vederla, nel cuore un ansia improvvisa.
 
Lei lo amava.
 
E mentre si levava in volo per raggiungere Vegeta Goku capì che ancora una volta si apprestava a lasciar da sola la sua Chichi.
 
Lei lo amava.
Per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oooooooooohmamma mia!!! Mi è venuto spontaneo
WOW…mi piace un sacco…a voi gente?
Fatemi sapere se vi va!!!
Un beso!
TH
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Goodbyes are not forever ***







Erano anni che non lo faceva più e non ricordava che volare fosse così bello.
 
Un tempo lo aveva fatto fra le braccia di Goku o stretta al fianco di Gohan o se non c’era nessuno dei due  sulla nuvola speedy ma da quando anche suo figlio l’aveva lasciata non le era più interessato.
Che poi aveva pure perso l’abilità di salirci su quella dannata nuvola …coi suoi tesori se n’era andata via quella sfumatura della sua anima che era rimasta pura e le permetteva di rimanere sospesa fra le sue fresche nubi dorate, quando aveva provato a salirci su e si era trovata col sedere a terra aveva dato in escandescenza e l’aveva scacciata quella povera magica creatura.
Che tuttavia non l’aveva abbandonata, era un’eredità dei sui uomini, un’aurea protettrice che sbucava ogni tanto da dietro l’angolo della casa e la seguiva fluttuando come fosse stato un cagnetto batuffoloso.
L’aveva vista anche un paio di giorni addietro  far capolino dalle nubi nere della tempesta appena passata e volteggiare sopra la sua casa per accertarsi che non ci fossero stati danni e che lei stesse bene.
Strano come riuscisse ad apprezzare quella premura solamente adesso.
 
Quando Trunks la poggiò delicatamente a terra e le punte dei suoi stivaletti toccarono il ciottolato della grande piazza Mirai Chichi si riscosse da quei pensieri tornando alla realtà.
 
Tornando all’incubo cioè.
 
L’immenso piazzale della città non era altro che un deserto lastricato di bianco…ai lati, i palazzi che lo circondavano giacevano implosi su loro stessi, crepati o addirittura fusi dove l’architettura era prevalentemente di acciaio e le numerose vie che si articolavano verso la periferia rese irriconoscibili dedali sbarrati da blocchi di facciate o tetti o rottami di auto volanti non portavano più da nessuna parte oramai.
 
Le si strinse il cuore.
Un tempo qui veniva a fare shopping con Bulma, era il loro quartiere preferito dove potevano trovare di tutto, dalla stoffa che utilizzava per cucire le tute ai ragazzi alle scarpe eleganti, e poi i vestiti gli accessori e quell’enorme negozio di pentole e utensili per la casa… ricordava che dopo aver girato per ore col fedele e buon Buu al seguito come portaborse, si rifugiavano in un piccolo e delizioso bistrot proprio all’angolo per sorseggiare un buon the accompagnato da gustosissimi pasticcini mentre attorno a loro la città impazziva di vita e musica e colori e risa di innocenti brave persone.
Di quel posto non rimaneva che la sgangherata insegna cigolante unita al suo supporto in ferro solamente da un perno arrugginito che ondeggiava pigra ad ogni levar del vento.
 
Alzò lo sguardo oltre il primo livello di devastazione, al di là dei grandi magazzini e delle boutique c’erano le creste dei palazzi del governo e dei vari uffici amministrativi, i danni maggiori erano sulle facciate piene di crepe o crivellate da una miriade di buchi irregolari simili a quelli di mitra ma più grandi e lei sapeva che erano stati i fasci di potere dei cyborg a rovinarle irrimediabilmente, sia Gohan che Trunks non avrebbero mai puntato le loro armi contro quelle costruzioni;  un ombra nera che svettava più alta di tutto richiamò la sua attenzione visiva e lo sguardo mise a fuoco l’oggetto; era la cupola di vetro della torre panoramica da dove era stato possibile un tempo vedere la città a 360 gradi; l’altissimo pilastro che la sorreggeva aveva resistito ai colpi del combattimento e seppure un poco incrinato rimaneva in equilibrio reggendo le centinaia di quintali di vetro e acciaio della gigantesca bolla forse grazie anche all’enorme fusto del rampicante che negli anni gli era cresciuto attorno, i suoi rami come fili di vite s’erano avviluppati attorno alle travi di acciaio intrecciandosi armoniosamente ad esse, grappoli di foglie e fiori scendevano a cascata abbellendo l’ormai fatiscente costruzione e le schegge di vetro rimaste incastrate al reticolo di metallo lucevano dei raggi del sole amaranto di tramonto.
 
Quella scena, quella vista, seppure ritratto di città decadente, nella sua struggente melanconia era bella da togliere il fiato.
 
Allontanandosi da Trunks vagò per la piazza zigzagando fra ciottoli e rottami di auto.
Qualche lucertola saettava da un riparo all’altro stando attenta a non farsi schiacciare, il fischio acuto di alcuni uccelli nascosti fra le fronde del salice un po’ troppo cresciuto dell’aiuola vicino alla fontana spezzava l’insistente silenzio che li circondava.
Persino la rumorosa ragazzina che non aveva fatto altro che parlarle nella testa per tutto il giorno si era fatta piccola piccola e silenziosa dentro la sua anima, rimasta probabilmente come lei senza parole di fronte a tanta rovina.
Dopotutto entrambe vedevano quello scempio per la prima volta e poco importava se Mirai Chichi fosse stata preparata a quello scenario.
 
La realtà è risaputo, riesce sempre a schiacciare le aspettative.
 
Smise di camminare quando entrò nel campo d’ombra di un enorme parallelepipedo di marmo.
A terra le macerie s’erano fatte più raggruppate e giacevano ammassate l’una sull’altra.
 
Un blocco liscio qua…un pezzo di gamba divaricata là; il granitico drappeggio d’un mantello incastrato fra lo spigolo di un masso e un braccio proteso in avanti con le dita a “V”.
 
Si trovava al cospetto della solida base del monumento che per anni aveva vegliato sulla piazza e sull’intera città e a pochi passi dai suoi piccoli piedi il viso crepato del sorridente guerriero era quasi completamente ricoperto da soffice muschio e sopra il blocco erano rimasti solamente un pezzo di punta di piede ed un arto sinistro fin poco sopra al ginocchio.
 
Della statua di Mr.Satan, così come della città che da lui aveva ripreso il nome non erano rimasti che i brandelli.
 
Una lacrima scivolandole lungo la guancia cadde a terra schiantandosi sopra l’occhio pietrificato del decaduto eroe.
E rise, perché dalle memorie di Chichi aveva scoperto che nell’altro mondo egli era il pomposo combattente che si era preso la gloria d’aver battuto Cell; quell’abominio nell’universo martoriato in cui stava vivendo per fortuna non era mai esistito ma ci avevano pensato i due gemelli robot a devastare e distruggere tutto; lì in quella dimensione Satan era l’eccentrico primo cittadino appassionato di wrestling che cianciava a destra e a manca sull’importanza del saper combattere e che aveva trovato la fine dietro il glaciale sguardo dei due fratelli coi quali aveva tentato in ogni modo di negoziare la pace; ridevano i due mostri mentre lo polverizzavano davanti agli occhi sbarrati di una ragazzina dai neri capelli…
 
Videl
 
Il sussurro di Chichi si sovrappose ai suoi pensieri e grazie ai ricordi della sua ospite seppe che quella ragazzina nell’altro universo aveva rubato il cuore a Gohan durante il college e che di conseguenza Satan sarebbe potuto essere suo consuocero insomma.
 
O forse no…non si sarebbero incontrati comunque per via delle battaglie.
 
In quel tempo le scuole avevano chiuso da anni.
Non c’era scopo nel saper far di conto se al primo colpo al cuore si moriva.
Non serviva saper leggere se la presa di gelide mani ti sfasciava occhi e cranio.
Che vantaggio poteva avere conoscere le lingue straniere se si viveva sotto terra come ratti? Anche i viaggi più brevi, da una città all’altra erano proibiti per via delle ronde a sorpresa dei due folli distruttori, figurarsi quelli fra i continenti.
Non era utile alla sopravvivenza sapere della storia passata e delle leggende antiche se la fonte della maggior parte di esse si era estinta.
 
Quante spedizioni erano state fatte alla ricerca delle mitiche sfere del drago, quante vite spezzate nel tentativo di recuperare sette sassi privi di luce e potere, quante morti in nome della vita.
 
Non serviva a niente nutrire speranza per il domani se era incerto l’arrivare vivi fin dopo il tramonto.
 
Il neutro sussurro del vento fece rotolare una cartaccia che andò ad impigliarsi nel fil di ferro sporgente di un blocco di statua.
 
Erano rimasti in pochi.
Gohan era morto per proteggere una manciata di umani, Trunks si era prodigato affinché quel sacrificio non fosse stato vano e lei per tutto il tempo aveva detestato entrambi odiando la guerra, il combattimento…il loro continuare ad allenarsi senza capire che se sulla Terra c’era ancora la vita era merito di due ragazzini che avevano raccolto dalla terra polverosa martoriata da mille crateri e chiazzata del sangue di troppi eroi caduti il testimone di un’ideale di sopravvivenza e rifiuto all’estinzione che li aveva portati infine a prevalere.
 
Quello che stava guardando non era declino…era meraviglia, rinascita…orgoglio e vittoria.
 
Una nuova brezza si alzò portando con sé profumo di foglie e corteccia, era fresca e lieve, così diversa dall’odore di cemento oli e smog che ricordava che davvero tutto quello sapeva di nuovo inizio.
Dove c’era distruzione adesso rinasceva la vita, la natura faceva il suo corso e ricoprendo tutto dava asilo a uccelli e nutrimento e speranza.
La brezza le solleticò alcune ciocche sfuggitele dallo chignon alla base del collo facendole venire i brividi; stringendosi nelle spalle si diede della sciocca per essersi dimenticata il suo inseparabile scialle.
 
Un tiepido fruscio e si ritrovò coperta dalla spessa giacchetta di Trunks.
 
“Seguimi…”
 
Lasciandosi alle spalle piazza e riflessioni gli andò dietro.
 
 
 
…..
 
 
Appoggiato all’invisibile schermo di protezione temporale dentro alla dimensione comandata dalla dea, Goku osservava l’ampolla contenente la luminosa  “anima che spera”.
Stillah gli aveva spiegato che aveva recuperato il frammento più potente dello spirito di sua moglie, quello che avrebbe legato a sé gli altri.
Assieme alla felicità d’aver ritrovato una scheggia di lei il sayan provava comunque un sentimento contrastante, una sensazione di sconfitta perché aveva capito anche un’altra cosa.
Chichi per tutti quegli anni era andata avanti sperando…
Che tornasse, rimanesse, che cambiasse.
Sperando e sperando, questo aveva fatto di quel pezzetto d’anima il più grande e resistente di tutti.
 
Alle sue spalle scorrevano immagini e attimi di vita di completi sconosciuti mentre loro, protetti dal potere della  maga attraversavano i suoi turbini e le sue memorie per fare ritorno al tempo cui appartenevano.
 
Vegeta che si era stufato del silenzio opprimente ma si rifiutava categoricamente di incominciare un dialogo con la strana creatura concentrò la sua attenzione su di un alba color dell’amaranto che illuminava lande primordiali alla sua destra bagnando tutto il gruppo di riflessi arancioni che giocavano coi loro profili creando ombre; sbuffò quando questa finì scostandosi per l’ennesima volta dalla traiettoria di un’infuocata ciocca fluttuante nel nulla.
Non riusciva a spiegarsi come mai quei dannati e lunghissimi capelli le volteggiassero intorno come se fossero stati dentro l’acqua…erano all’asciutto accidenti!
 
“Ti chiedo perdono Vegeta principe dei sayan…”
 
E dopo aver detto ciò, come per magia quel liscio garbuglio di chioma dorata si intrecciò, arrotolandosi a spirale lungo la nuca della dea divenendo meravigliosa e splendente acconciatura che lasciava libera la minuscola e delicata schiena di lei quasi del tutto nuda se non per quel drappo di stoffa che circondandole il petto le si agganciava fra le scapole per mezzo di un intricato gancio a forma di stella.
Dal centro della nuca dove c’era l’ombra creata dall’unirsi dei nervi alla testa partiva una filigrana spezzettata color del vivido cobalto; dapprima non ci fece troppo caso imputando quel netto contrasto ad un’ombra dovuta allo svolgersi del tempo intorno a loro, ma poi la sua vista superiore decifrò, ed il principe dei sayan arrossì.
 
La dea del tempo aveva un tatuaggio.
Esile e discreto e mai l’avrebbe notato se ella non avesse scostato i capelli.
Era sexy.
Scostò lo sguardo tossendo via l’imbarazzo.
Non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
 
“Solo una cosa Vegeta…alla prima occasione ricordati di comperarle dei fiori…”
 
Ripensò alle parole che gli aveva detto Goku…che diavolo centravano con tutta la situazione?
D’accordo che ultimamente non passava molto tempo a casa e che qualsiasi cosa facesse sembrava fare arrabbiare Bulma ma come potevano degli insulsi fiori placare l’isteria della sua donna?
 
Scosse la testa allontanandosi dal nebuloso pantano che era per lui l’universo donna; non aveva tempo per invischiar visi dentro adesso.
E a dirla tutta neanche la voglia.
 
“Ci siamo…”
 
Entrambi i sayan si riscossero mettendosi in piedi proprio quando alla fine del tunnel che stavano percorrendo si incominciava a vedere prendere forma la sagoma di casa Son, coi prati intorno e il tempio di nonno Gohan.
 
 
…………
 
 
Era passato appena un giorno.
Le sembrava un’eternità.
O chissà,  forse aveva solamente immaginato tutto.
 
Sbuffò scocciata mandando al vento una ciocca di neri capelli.
Faceva troppo caldo e così aveva interrotto gli allenamenti pomeridiani preferendo l’ombra del fitto ippocastano agli estenuanti esercizi di resistenza.
Era triste pensare che l’unica alternativa ad allenarsi fosse oziare.
Si andava da un estremo all’altro.
Non sapeva che altro fare.
 
Abbassando le pupille osservò le proprie mani, i palmi distesi al suo sguardo erano percorsi da scure ombrature, le voltò osservandosi le nocche ancora arrossate a ricordo del combattimento con Vegeta.
Guardandosi intorno sospirò. Non c’era nessuno.
 
Era sola la maggior parte del tempo per questo si allenava quasi tutto il giorno, sentire la stanchezza e la forza crescere dentro di lei era sempre meglio che guardare l’orizzonte senza provare niente…come stava facendo ora.
 
Era davvero così disperata?
 
In verità le sarebbe piaciuto viaggiare, così avrebbe potuto conoscere tutte le persone meravigliose che aveva incontrato lui perché era stato grazie al suo essersi messo in viaggio che aveva incontrato lei, che le aveva fatto quella assurda promessa…che poi *coff* come diavolo si poteva scambiare il matrimonio per qualcosa da mangiare!!?
*Hih hih hih*
 
Plik
 
Un lieve prurito la portò a passarsi l’indice appena sotto l’occhio trovando una scia umida e calda.
Si scoprì a ridere e piangere contemporaneamente e i palmi prima aperti ora erano chiusi e fissi, le nocche prima rosse divenute bianche, il corpo scosso dai singulti del respiro spezzato.
 
Le mancava terribilmente.
 
Perse un battito rendendosi conto che per davvero non l’avrebbe rivisto mai più, che assieme a quello strano uomo s’era vista privare della possibilità di avere una famiglia.
Grazie a quell’incontro aveva conosciuto figli che non avrebbe mai avuto e amato un uomo che era già stato ucciso.
Non avrebbe mai conosciuto la felicità, non senza di lui.
 
“Potrai invece…”
 
Sussultò sentendo come una scossa appesantirle lo spirito.
Per un attimo vide tutto nero e si sentì spingere in avanti verso qualcosa che riusciva a vedere solo se permaneva quello status di cupa frenesia.
Scosse la testa cercando di riscuotersi ma la sensazione che la stava avvolgendo era bellissima.
 
“Devi solo venire da me…”
 
Sarebbe stato magnifico se solo...
 
Sentì come onda di marea nella mente, un solletico tiepido e piacevole e si rilassò appoggiando la schiena alla corteccia.
Se guardava verso il buio si vedeva assieme a lui in memorie che le appartenevano.
Era lei, e non l’altra Chichi che Goku abbracciava. Era lei che stringeva fra bianche lenzuola e perle di sudore, lei…non l’altra donna…lei.
 
“Vieni con me e ti darò tutto questo…”
 
Piccole mani candide dentro le sue…due occhi grandi e infiniti, un sorriso di bimbo e la stretta di un figlio.
Gioie immense e pure.
 
“Vieni da me ed avrai ciò che lei non merita…”
 
Un gruppo di amici coi quali è meraviglioso stare, un modo frenetico tutto da esplorare alla ricerca delle magiche sfere del drago vivendo mille avventure, combattendo tiranni eserciti nanerottoli con manie di conquista, mostri e dinosauri…una vita adatta al suo spirito libero...
 
“Lei non ha mai voluto, mai accettato…prendi il suo posto e sarete tutti contenti…”
 
Come si poteva rinunciare a quello? Sentire il vento sferzare il viso volando sopra oceani e foreste…la fatica di prevalere contro un avversario degno e potente…il sapore della vittoria, l’adrenalina prima del prossimo scontro…
 
Un po’ di memorie erano ancora rimaste e vide lo scontro al torneo in cui Chichi rivendicava la sua promessa da Goku, in cui praticamente rivendicava lui come marito.
Era stata spacciata fin dall’inizio e con un colpo lui l’aveva mandata fuori dal ring però, riconoscendo la parola data le aveva chiesto di sposarlo rendendola la donna più felice dell’universo…
Avevano viaggiato fin quasi agli inferi per salvare il castello in fiamme di papà e poteva riconoscere le bellissime sensazioni provate in quei pochi giorni…cercare oggetti magici, imparare ad essere una brava moglie e combattere contro creature fortissime fino a riuscire nel loro intento…avevano salvato il regno, preso il vestito e si erano finalmente sposati.
 
“E poi cos’è successo?...più niente! Lei si è rammollita pretendendo lo stesso da lui…lo ha forzato alla pace e all’ozio umiliando le sue immense capacità riducendole al semplice taglio della legna…puah! Un fiero sayan ridotto a tagliaboschi…non lo merita…mai lo ha meritato e ora che lo vedi anche tu…mai lo meriterà…”
 
-Goku dove accidenti vai torna qui!!!!-
-Controllati o sfasci tutto!!-
-No dai tuoi amici non ci vai, sono un branco di perditempo stargli lontano non può farti che bene!!!-
-No non ti permetterò mai di allenare nostro figlio, lui dovrà diventare uno studioso!-
-No non puoi portarlo a pesca oggi, deve studiare geometria-
-No!-
-No-
-Nooo!-
 
“Mai una vola ha acconsentito a fargli fare ciò che voleva…ad essere sé stesso”
 
Effettivamente era così…anche se incominciavano a sbiadirsi, quei ricordi erano reali.
Chichi era terribile! Sempre a frenarlo, sempre a dirgli cosa fare come e quando…sempre a lamentarsi e piangere e…
 
Ma con te sarebbe tutto diverso…”
 
Insieme si sarebbero allenati fino allo sfinimento, avrebbero girato il mondo e tutti quelli esistenti, avrebbero riso e cresciuto i loro figli nella più totale libertà...
 
“Proprio così…siete così simili che vi completereste…coraggio…vieni da me…”
 
E avrebbe contraccambiato le sue solide strette senza lamentarsi della sua forza disumana, gli sarebbe sempre rimasta accanto senza lamentarsi, senza arrabbiarsi.
 
“Si brava…un altro passo e sarai mia…”
 
Non se ne stava rendendo conto la povera ragazzina, ma stava per raggiungere l’orlo del baratro, ancora pochi passi e avrebbe oltrepassato il punto di non ritorno.
Stava per consegnare la sua anima.
 
Ma cosa ne sarebbe stato dell’altra Chichi?!?
 
Un flash bianco trapassandole gli occhi vacui la riportò alla realtà.
La sua anima apparteneva alla luce e in essa doveva rimanere quindi, scattando in piedi cercò di destarsi da quello stato di trance in cui nemmeno s’era resa conto d’esser caduta.
 
“Vattene via maledetto!”
“Chhhhht”
 
Udì un sibilo che le graffiò le ossa  ma seppe che quel gelido spirito l’aveva lasciata stare nel sentirsi d’improvviso più leggera.
Esalò un gemito, diamine…come cavolo ci si poteva difendere da un nemico silenzioso e subdolo come Aghòs!?
 
Sbiancò nel rendersi conto che solo per un pelo quel demone non l’aveva ghermita.
 
Sentì l’avvicinarsi di pesanti passi e fu questione di poco prima che la colossale mole di suo padre si                                                                 manifestasse di fronte a lei.
 
“Va tutto bene piccola mia?!”
 
L’enorme mano del padre le diede subito conforto. Si era chinato accanto a lei.
 
“S-si…adesso si…”
 
Gyu-mao la scrutò alcuni istanti stringendola. Aveva avvertito qualcosa di cupo e pesante aleggiare sopra il castello ma adesso sembrava sparito. I suoi occhi tuttavia fissarono a lungo un punto preciso e in un millisecondo partì dalla sua persona un fendente d’aura tagliente color del sangue che di sfracellò contro il nulla a circa un centinaio di metri da loro.
 
“PORTAI ESSERE INVISIBILE AGLI OCCHI DI MIA FIGLIA MA IO TI VEDO BENE…”
 
Si levò in piedi mostrando in pieno la sua mole sguainando la gigantesca ascia a due lame prima di liberare un’altra onda di potere.
 
SPARISCI DA QUESTO TEMPO DANNATO ABOMINIO O CI PENSERO’ IO A CANCELLARTI DALLA STORIA!!!
 
Una folata di vento e poi fu il silenzio.
 
“P-papà!?”
“Va tutto bene Chi, ora va a prepararti, Tenshinhan è appena atterrato, sono venuti tutti a prenderti per andare al torneo…”
 
Quelle parole parvero rimetterla al mondo, il torneo…come cavolo aveva fatto a dimenticarsi del torneo!!?
Sorrise annuendo prima di spiccare un balzo per raggiungere le sue stanze, prendere la piccola borsa da viaggio riempita del necessario ed andare incontro ai suoi amici…
 
“Ci vediamo papà!!”
“Torna vincitrice Chichi, mi raccomando!!!”
 
Seguì con attenzione i movimenti della figlia col sorriso sulle labbra il buono e terribile Gyu-Mao e quando pochi minuti dopo la vide svanire all’orizzonte dentro l’aeronave di Tenshinhan subito si fece serio.
 
Chiudendo gli occhi si concentrò fino ad entrare in sintonia con la parte più profonda della sua anima fino a che un’eco gli giunse.
 
“Che c’è!?”
“Siamo nei guai…”
 
E l’eco sospirò…e poi con liquida voce aggiunse:
 
“Arrivo…”
 
E pochi istanti dopo due piedi fasciati da grezza tela toccarono il soffice prato apparendo dal nulla, una lunga veste bianca le copriva da oltre la punta in su, in vita una fascia amaranto, sul petto un cerchio scarlatto.
 
Non gli servì aprire gli occhi per capire chi fosse arrivato perché il suo arrivo era sempre preceduto da una nota di vento più fresco rispetto a quella esistente, i suoni per alcuni istanti sembravano fermarsi, le fronde degli alberi non frusciavano più, gli uccelli smettevano di cantare e il tempo di scorrere.
Poi una piccola vibrazione era tutto ciò che confermava l’arrivo della persona invocata e tutto riprendeva il suo corso.
Sorridendo il gran re si inginocchiò.
 
“Benvenuto Supremo.”
 
E quando l’omone si rimise in piedi e aprì gli occhi di fronte a lui c’era l’essere più potente della Terra.
Carnagione verde, aspetto di anziano. Sguardo severo ma benevolo.
L’inseparabile bastone nel palmo destro.
 
“Raccontami tutto vecchio amico mio…”
 
 
 
 
……………………………..
 
 
Era basito.
 
“MALEDETTA ARPIAAAAA!!!”
“ARPIA A CHI STREGACCIA MALEDETTA!!!”
“DICO A TE…ARPIA ARPIA ARPIAAAAAAAAAAAA!!!”
 
Stava assistendo al ricongiungimento più assurdo che avesse mai visto.
E lui ne aveva visti molti.
Era l’eroe che aveva salvato madri e figli dalla furia dei due cyborg riportandoli alle loro famiglie sani e salvi.
Aveva visto lacrime di gioia e grida di sollievo, braccia che stringevano spalle e schiene scosse da singhiozzi di terrore, occhi lucidi di pianto e nostalgia…occhi felici dell’aver ritrovato cari creduti perduti.
 
Per questo era spiazzato.
 
Bulma e Chichi non si vedevano da tre anni.
Avrebbero dovuto stringersi e consolarsi a vicenda, non…insultarsi come due pazze sclerate l’una con l’altra.
 
Quando aveva sceso l’ultimo gradino e raggiunto il quartier generale sotterraneo era stato sicuro d’aver fatto un bel gesto…portare a casa Chichi significava rendere felice sua madre, darle un’amica, restituirle la speranza.
Invece non appena l’aveva scorta sbucare da dietro le sue spalle Bulma aveva mollato la presa sull’enorme chiave inglese che stava reggendo che le finì sullo stinco prima di rimbalzare una sola volta a terra a conferma del suo effettivo peso; aveva poi incominciato a gridare come una pazza e dopo averla indicata le si era scagliata contro decisa a strangolarla, dandole della pazza, della squinternata deLla folle…dell’
 
“ARPIAAAAAAAAAAAHHH WAHH AHH *sniff*!!!”
 
Ed ora scoppiavano a piangere in contemporanea stringendosi come se la loro vita fosse dipesa da quello.
E lui povero Cristo…conosceva solo loro due, non aveva altri paragoni sul comportamento femminile e…rimase sconvolto…
 
Si riprese da quei pensieri nel rendersi conto che l’abbraccio fra le due aveva incluso adesso pure lui, sospirò capendo che andava tutto bene levando le braccia per cingere le due piccole donne. A sua madre rimaneva solo lui, Chichi poveretta era rimasta sola al mondo;
 
“Prenditi cura di…lei…”
 
Gli tornarono alla mente le parole di Gohan, quando fra lampi tuoni e pioggia gelida di morte gli aveva chiesto di vegliare su sua madre, parole spese per niente perché era certo che l’avrebbe vegliata sempre e difesa a costo della vita.
 
“Ricominceremo insieme *sniff-sniff*”
 
Sorrise Chichi ammirando la forza di Bulma che al contrario di lei mai aveva smesso di dare il suo contributo, sorrise e piangendo si vergognò per la sua debolezza, per aver mollato quando serviva il suo supporto…per aver limitato il suo mondo a tre soli elementi, per aver tradito gli amici che per lei erano periti.
 
“Si…ricominceremo, ed io vi aiuterò.”
 
E fu il tempo dell’ultima lacrima.
 
 
 
 
 
TH
 
 
Eccomi qua!!!
 
Se per caso c’è ancora qualcuno…schiaffatevi sto chappy di transizione/conclusione/principio che altro non farà s enon incasinarvi la vita ancora di più….
 
Pian piano ritorno eh!!! xD
 
All’anno prossimooooooooooooo…..
 
…wahh ahh ahh…pauran’è!? xD
 
…saludo!

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Capitolo 14
*** World of knowledge, knowledge of World ***


DON DIN DIN DON   DIN DIN DIN DOON
 
 
Come ogni giorno alle sedici in punto rimbombò nelle aule il tanto agognato suono di libertà.
 
Ancora prima che gli altoparlanti finissero di disperdere la tiritera le aule delle classi dell’Orange School della città dell’Ovest s’erano già aperte e una lunga processione di gambe e cartelle con ordine si dissipò fra corridoi aule di club e armadietti.
 
“Hai qualche club oggi Chi?”
 
Una ragazza dalla folta chioma color del cielo, dopo aver abbandonato la cartelletta nel suo incasinatissimo armadietto pieno di foglietti viti e ingranaggi, rivolse un’annoiata domanda alla sua migliore amica sin dal primo anno.
Occhi turchese limpidi e furbi scandagliavano i lati del lungo corridoio che portava all’uscita godendo degli sguardi di sincera ammirazione che riceveva la sua persona.
Eh si, Bulma Brief era una primadonna che adorava essere ammirata e idolatrata.
 
“No, il giovedì no.”
 
La suddetta Chi, capelli scuri e occhi grandi color delle tenebre rispose distratta mentre sistemava il laccio dello zaino in modo che non le scivolasse lungo la dolce linea delle spalle complice anche il tessuto sintetico e liscio del gilet che indossava sopra la camicetta chiara, sbuffando ci rinunciò quando per l’ennesima volta la striscia di tessuto imbottita le capitolò sull’angolo del gomito.
 
“Dannato affare!”
 
Sbuffando infilò entrambe le stringhe sentendosi immediatamente una ragazzina delle elementari.
 
“Andiamo a guardare gli allenamenti del soccer club?”
“No grazie.”
 
Spingendo la porta trasparente per uscire di preoccupò di scendere i gradini prima di voltarsi piccata all’ennesimo rifiuto.
 
“Ma perché non vieni mai?”
“Non mi interessa il calcio Bulma, è noioso e i ragazzi non sono che degli stupidi esibizionisti!”
 
Arrossendo scostò  lo sguardo ricordando un particolare evento che l’aveva convinta in maniera definitiva a NON mettere mai più piede nelle vicinanze del campo da calcio e sopratutto a non aver niente da fare coi suoi giocatori.
Notando l’imbarazzo della mora Bulma assottigliò gli occhi cercando di capire cosa fosse quel blocco che le impediva ogni volta di accompagnarla-
Era successo qualcosa.
 
“È successo qualcosa.”
 
Il tono con cui lo disse fu semplice constatazione e Chichi si affrettò a negare violentemente col capo mentre da rosate le sue guance diventavano color dei pomodori.
Allargando le labbra in un sorriso che era pura malizia Bulma mostrò due file di denti chiarissimi. Doveva sapere.
 
“Devo sapere, racconta dai!”
 
Dimenticando il club di calcio si appiccicò all’amica portandole il braccio attorno alle spalle conducendola verso l’uscita dell’istituto sotto a giallissimi raggi di sole e ciliegi in fiore.
Non l’avrebbe mollata finché non avesse saputo.
 
“E questo è quanto…”
 
Sbuffando via il nervosismo e l’imbarazzo Chichi concluse il suo resoconto. Alla fine, dopo ben tre quarti d’ora di insistenze aveva ceduto alla richiesta di Bulma raccontandole cos’era quella bestia nera chiamata vergogna che le impediva di andare con lei al campo.
Non aveva neanche assaggiato la sua macedonia di frutta persa com’era nel racconto limitandosi a guardare la variopinta coppa mentre coi gomiti poggiati sul lucido tavolino le raccontava la vicenda più esilarante che avesse mai sentito, il tutto ovviamente dopo essersi accertata che fossero lontane da orecchie indiscrete.
Il bar dove si erano recate infatti era molto frequentato dai giovani e quindi c’erano molte possibilità di incontrare dei loro compagni.
 
“Oh ecco perché non lo guardi neanche in faccia, e lui che pensava di farti paura o starti antipa- pfff povero Vegeta, dovrò spiegargli il motivo per cui gli stai alla larga…wahh ahh
“Guai a te se lo fai questo è anche peggio! Che poi lo va a spifferare al suo compare, non azzardarti Bulma eh?”
“Ma pensa anche a lui poverino, stiamo insieme da un anno e mezzo io e lui, e ogni volta che usciamo insieme non lo consideri neanche, come credi che si senta? ”
“Ma cosa vuoi che gliene freghi? È uno dei ragazzi più tosti della scuola lascia che pensi che abbia pau-”
“Neanche per sogno, a lui tu piaci non voglio che pensi qualcosa che non è vero, e poi solo perché è uno tosto non significa che non gli importi di niente e nessuno!”
“S-si ma…”
 
Lo sguardo di fuoco di Bulma si attenuò nel notare che l’amica aveva capito.
Vegeta era un figlio di papà viziato spocchioso e arrogante che non dava attenzione a nessuno se non pochi e chissà come mai, Chichi rientrava nella cerchia delle sue simpatie, il fatto però che ogni volta che si incrociassero o uscissero insieme  lei diventasse  muta e indifferente nei suoi confronti lo infastidiva parecchio dal momento poi che non si erano neanche mai parlati loro due, per questo il ragazzo aveva chiesto più di una volta a Bulma se ci fosse una ragione per quel suo comportamento e alle spallucce che rispondeva lei lui sbuffava stizzito.
 
“Che poi in fin dei conti io non capisco neanche perché ti scandalizzi tanto Chi…sono maschi in piena crisi adolescenziale, di che vuoi che parlino, di meteo fiori e coniglietti? ”
 
Ridendo nuovamente Bulma finì di aspirare il suo frullato di noci e cocco mentre di fronte a lei Chichi nuovamente s’incendiava di rosso.
 
“Lo so benissimo Bulma, ma un conto è parlare di donne sesso macchine e conquiste, altra cosa è fregare stecche e righelli dall’aula e utilizzarli per misurarsi i genitali diamine!”
 
Coprendosi il volto con entrambi i palmi la moretta mugolò lo strascico di quello snervo.
 
“Ho dovuto lavarli e disinfettarli tutti da sola accidenti! E nemmeno trovavo dei guanti!!! Che ro-”
“E dimmi, Vegeta come si è classifi-”
“BULMA!”
 
DIN DON
 
“Ehilà Bulma!!!”
 
………………………………
 
 
 
Disciolta nell’infinità dell’acqua all’interno del magico pozzo l’essenza di Stillah profondamente concentrata scandagliava l’infinità di mondi tempi e dimensioni presenti in attesa di percepire la presenza di una scheggia d’anima anomala ed estranea al suddetto mondo.
Aveva trovato scandagliato e scartato decine di universi paralleli scoprendo altrettante versioni della donna in questione rimanendo sorpresa nel constatare che nonostante le mille trasposizioni possibili una costante rimaneva medesima. Il sayan chiamato Kakaarot era sempre presente.
In certe dimensioni sebbene presenti gli amici più stretti del folto gruppo di guerrieri nemmeno si conoscevano ignorando l’esistenza l’uno dell’altro, una cosa certa era che Chichi vivesse a stretto contatto con Kakaarot. Non per forza l’aveva sposato a volte si detestavano persino o alcune altre erano semplici conoscenti in certe versioni addirittura lui neanche era un alieno però, che fosse per un breve periodo o per la vita le loro vie s’incrociavano sempre.
Era come se i fili del loro destino, che arrotolandosi man mano che la vita procedeva finivano per essere capi della medesima matassa. Strana metafora, eppure veritiera.
Poi nell’oscurità avvenne un brillio.
Una delle sue infinite gocce si era avvicinata alla dimensione in cui era finita una scheggia d’anima di Chichi, un’anomalia perciò, ed aveva reagito avvisando lo spirito.
Aprendo due occhi cerulei divenuti consistenza Stillah s’innalzò materializzandosi come figura di donna man mano che usciva dalla sua magica dimora.
 
Non batté ciglio nel trovarsi al cospetto del Kaio-shin più forte di sempre.
 
“Non gliel’hai ancora detto?”
“Detto cosa vostra onnipotenza?”
“Di ciò che potrebbe succedere se anche solo un frammento di anima rimanesse sperduto.”
“Non è cosa degna di nota poiché nutro la ferma convinzione che i due sayan sapranno completare la difficile missione. ”
“Due settimane fa non mi sembravi tanto fiduciosa.”
“Due settimane fa non li conoscevo, non di persona almeno. Come Lei vostra magnificenza anche io sono stata stregata dal loro potere.”
“Non temi Aghòs quindi?”
“Al contrario ne sono terrorizzata maestà…”
“Allora perché …”
 
Da oltre gli occhiali scuri lo sguardo del sommo era severo e profondo.
Stillah dal canto suo addolcì il proprio mostrando liquide sfumature rubino.
 
“Se c’è una cosa in cui Kakaarot è invincibile mio sommo re, e non parlo di forza o potenza ebbene, si tratta della speranza.”
“Speranza?”
“Non ha mai mollato vostra altezza non ha mai dubitato di non poter riuscire nell’intento e questa sua fede, questa sua cocciuta insistenza nel voler agire mi ha convinta a fidarmi, già tante volte ha superato il limite si sé stesso, questa volta non farà eccezione…”
“Non fosti tu a dire che la battaglia non sarà fisica, dea Stillah?”
“Si, e non è su questo punto che ho cambiato idea, combatteranno fra anime, il corpo non sarà altro che un ostacolo.”
“Continuo a non capire il motivo per cui tu non voglia dir loro cosa accadrebbe se fallissero.”
“Goku combatte per la sua amata, questa ragione o il rischio di distruzione di ogni mondo toccato da un frammento d’anima che differenza vuoi che faccia? Darà il massimo e vincerà perché la posta in gioco è comunque altissima per lui, un prezzo che non sarà disposto a pagare.”
 
Il sommo re Kaioh fece per aprir bocca ma poi, rendendosi conto che il ragionamento della dea non faceva una grinza richiuse le labbra emettendo un atono suono d’assenso.
Al pari di Goku anche Stillah non aveva mai fallito un compito ma questa volta sembrava troppo coinvolta; se le precedenti si era limitata ad osservare e dare qualche piccolo aiuto da lontano in questa occasione era onnipresente e appariva sempre al momento giusto sempre pronta a spiegare.
Mentre dilagava coi pensieri lo sguardo gli cadde sulle fluttuanti e delicate ciocche in continuo movimento di lei, erano colorate dell’arancione più vivo e splendente che avesse mai visto, fili dorati ne enfatizzavano i riflessi e ora che esse lo sfioravano e poté constatarne l’effettiva morbidezza si ritrovò a pensare che mai in precedenza aveva potuto appurare qualcosa sulla fisicità della dea. Per tutti i Kami, l’altra settimana quando era apparsa in risposta alla sua chiamata lui stesso l’aveva vista per  la prima volta.
Erano secoli che non la evocava e nelle precedenti circostanze di lei aveva percepito solamente l’enorme potere, null’altro.
Se non se n’era stupito la volta prima, causa l’urgenza della situazione e la crescente ira del sayan, lo faceva ora.
 
“Come mai ti sei mostrata dea Stillah?”
 
Il sorriso che gli mostrò lei fu aperto e brillante.
 
“Perché mi è stato insegnato come fare mio sommo re…”
“Uh?”
“Col vostro permesso mi accingo ad andare vostra altezza…”
“Và”
 
Con la scomparsa di lei svanì anche l’umida brezza che costantemente lo aveva circondato per tutta la durata del colloquio.
Vecchio di millenni e ancora c’erano cose in grado di stupirlo.
Sbottando una risata tornò al suo trono.
 
…………………………….
 
 
 
 
“Ehilà Bulma!!!”
Quella voce fece letteralmente gelare nelle vene della povera Chichi sangue fiato e parole. Quello che era appena entrato seguito da un paio di compagni di squadra fra cui Vegeta era la personificazione della stupidità umana nonché l’essere più ottuso dell’intero universo capace solo di concepire stupidaggini esprimersi a scemenze  rincorrere una palla dentro ad un campo da calcio col malsano vizio di gasarsi d’avere l’uccello più lungo della scuola.
Spiaccicandosi il palmo sul muso chinò il capo ringhiando internamente, ma guarda te!
 
“Ciao ragazzi!”
 
Ignara del suo conflitto interno Bulma salutò il migliore amico del suo ragazzo spostandosi  d’istinto per far loro posto, Chichi avendo occhi e muso coperti non s’accorse di  nulla se non quando fu troppo tardi.
L’urlo che le nacque in gola nel levare lo sguardo sulle polle nere di Vegeta , intento a guardarla con insistenza, morì inghiottito da un sussulto nel sentirsi sfiorare il ginocchio dal palmo rovente di Goku che aveva preso posto accanto a lei.
 
“Ciao Chi come ti va?”
 
Sporgendosi verso di lei inspirò forte il profumo che emanavano i suoi capelli, cosa che lo affascinava  da quando ne aveva sentito l’aroma per caso l’anno prima, fermandosi giusto a pochi centimetri dal viso di lei mostrandole un dolcissimo sorriso.
 
“Nhiubh”
 
Scattando indietro la poveretta cozzò la nuca contro il vetro chiudendo gli occhi per il dolore.
 
“Che hai?”
 
Sgomenta la moretta sgranò gli occhi incenerendolo all’istante, come osava, come si permetteva di avvicinarsi tanto?! Dove diavolo era stato educato un simile …
 
Yamcha, il portiere titolare del club classificatosi al terzo posto nella classifica fallica sghignazzando aggiunse benzina al fuoco.
 
“La lasci senza fiato Goku, mi sa che è cotta come una pe-”
“Ma andate al diavolo!”
 
Appoggiando i palmi sul tavolo si diede lo slancio necessario per sgusciare verso l’alto riuscendo ad uscire dal tavolo senza dover far spostare quel colosso idiota di Goku che per tutto il tempo l’aveva guardata come un ebete né ogni altro amico che s’erano tirati appresso.
Una volta che le sue lucide scarpe nere toccarono terra nuovamente si sporse agguantando il suo zaino.
 
“Va-vado a casa Bulma, ci sentiamo do dopo…”
“Ok”
 
Con l’animo pieno di risate Bulma Brief si limitò ad annuire all’amica temendo che se avesse aggiunto altro le sarebbe scoppiata a ridere in faccia.
 
“Perché vai già via? Siamo appena arrivati divertiamoci dai!”
 
Le parole di Goku non fecero che farle mettere le ali ai piedi, giammai si sarebbe fermata, giam-
 
“Ti offro un’altra macedo- no, se non l’hai mangiata vuol dire che non ti piace-”
 
Uno scatto fluido e la coppa piena di frutta sparì dal suo posto apparendo fra le mani di lei. Col cavolo che la lasciava.
Avvertì il titolare del bar che avrebbe restituito la ciotola il giorno seguente prendendo poi l’uscita.
 
“Woah ragazzi voi l’avete vista?”
 
Fischiando tutto il suo apprezzamento Yamcha girò il collo seguendo la corsa della teenager lungo il viale.
Era stata una saetta.
Goku grattandosi la nuca con aria assente continuava a rimuginare sull’accaduto cercando di trovare un motivo valido per cui, ogni volta che lui appariva lei se la svignava.
Una volta poteva succedere, la seconda è coincidenza, ma dopo la ventesima cominciava anche lui a farsi delle domande.
Che le stesse antipatico? Naah lui era un bravo ragazzo che non dava fastidio a nessuno amico di tutti e disponibile non c’era motivo per il quale Chichi potesse odiarlo.
Scuotendo la testa si accorse dell’avvicinarsi della sua cameriera preferita, Amy, che raddoppiava sempre la dose di sciroppo d’acero sui suoi pancake al mattino e di gelato nelle crépe farcite a merenda.
Dimenticando il suo conflitto interiore le ordinò il suo solito.
 
“Per me un caffè nero…”
 
Distratto Vegeta aggiunse il suo ordine girandosi verso Bulma per vedere se voleva dell’altro, al suo rifiuto tornò a ragionare sull’accaduto.
Se fino a quel giorno non aveva avuto dubbi ora s’erano tutti obliati.
Gyumao Chichi lo detestava.
Ma perché?
Grattandosi la fronte stempiata cercò di comprenderne il motivo.
Non le aveva mai fatto niente e non credeva all’antipatia a prima vista, diamine.
Davanti ai suoi occhi si ripeté la scena di poco prima; l’agilità con la quale era scivolata via dalla costrizione del suo posto recluso in barba a Goku era stata meravigliosa.
Un’altra scena seguì alla prima, datata alcuni anni addietro ma impressa a fuoco nei suoi ricordi.
 
Si era appena trasferito dal continente dopo aver detto addio ai suoi pochi amici e abbandonato ogni sua certezza; dire che era incazzato col mondo era un eufemismo.
Indossando un paio di jeans scoloriti una canotta nera e un bomber semiaperto sul petto esplorava il quartiere residenziale cercando di capire se vi fossero palestre o club decenti da frequentare.
La risposta alla sua domanda gli venne fornita circa venti minuti dopo quando sotto ai suoi occhi svolazzò la parte strappata di un manifesto che pubblicizzava un evento molto particolare.
IL 23° TORNEO TENKAICHI SI SVOLGERA’ IL GIORNO XX XX XXXX SULL’ISOLA DI PAPAYA.
Continuò a scandagliare le notizie scoprendo che la manifestazione si era aperta il giorno prima e che quel pomeriggio si sarebbero svolte le semifinali e relativa finale.
Non avendo null’altro da fare chiamò l’autista dicendogli di portargli la capsula del volo in modo da poter raggiungere velocemente la meta. Erano da poco passate le dieci e mezza, in un paio d’ore sarebbe arrivato a destinazione giusto in tempo per godersi le due sfide più importanti.
Così fu e dopo aver spinto come un dannato era riuscito a trovare anche un posto decente.
La semifinale era appena finita e da quel che aveva sentito mentre cercava di entrare era durata un attimo, tre minuti appena.
Fra pochi minuti sarebbe incominciata la finale.
Rimase basito nel vedere, al rintocco del gong, salire sul palco l’essere più grosso che avesse mai visto in vita sua, un uomo alto sicuramente quasi tre metri, massiccio e maestoso pieno di muscoli nei posti in cui lui manco sapeva potessero essercene.
Indossava un lungo mantello blu notte, le braccia erano libere ma possenti e larghe quanto un tronco d’abete, le gambe fasciate da una tuta semiaderente erano perfette per sorreggere l’enorme mole del maciste e il viso, benché ricoperto di barba e baffi lasciava intendere che l’uomo fosse non più di quarantenne.
Gli venne quasi da ridere nel veder salire l’avversario del gigante.
Una ragazzina alta poco più del fianco dell’omone esile e gracile dai lunghi capelli color dell’inchiostro legati in una coda bassa. La pelle chiara risaltava in contrasto al color delle vesti che indossava, una tunica blu legata in vita da una fascia porpora, lo spacco sui lati lasciava maggior libertà di movimento e un paio di pantaloni dello stesso colore della fascia coprivano le gambe di lei, per finire una coppia di semplicissimi stivali neri senza suola completavano la mise della sfidante.
Ebbe il buon cuore di compatire la poveretta.
Ma subito si dovette ricredere non appena il gong scandì l’inizio dello scontro.
Con scatti fulminei e colpi ben piazzati la giovane mandò a terra l’avversario in poco più che quattro mosse ma questi subito si rimise in piedi sfruttando un’agilità che mai nessuno gli avrebbe attribuito vista la mole del suo corpo.
Un paio di destri furono schivati da lei per pochissimi centimetri e un calcio mal parato la mandò quasi fuori dal ring.
Il sorriso sul viso di lei però mai s’affievolì.
Cinque minuti dopo, con una combo di mosse appartenenti a varie discipline orientali mescolate fra loro in maniera fluida e complessa, la ragazzina riuscì a mandar fuori dal ring l’enorme colosso dopo averlo sollevato di peso.
Le vibrazioni causate dal tonfo minarono la stabilità delle tribune sulle quali lui stesso sedeva.
Sgomento come mai lo era stato in vita sua Vegeta scattò a guardarla in viso.
Quegli occhi così neri ma felici e il volto appena segnato dallo sforzo gli si erano impressi a fuoco nella mente.
“Cooooollllpo di scena signori e signore!!! L’allievo ha battuto e superato il maestro!!! Dopo sei edizioni l’imbattibilità di Gyumao è stata interrotta da niente popò di meno che la sua primogenita Chichi!!!! Facciamole un applauso!!!”
Il boato che esplose nel tempio fu ancor più fragoroso della caduta del gigante, gli occhi del ragazzo seguirono i passi della vincitrice che avvicinatasi al genitore l’aiutava a rialzarsi sorridendo ai complimenti e lasciando che questi la issasse sulle proprie spalle.
Per tutta la durata dell’estate aveva cercato informazioni su di lei deciso ad iscriversi all’eventuale palestra che sicuramente doveva gestire il maestro Gyumao ma a parte alcuni spezzoni di giornali di loro non riuscì a sapere nulla.
Scoprire al riprendere delle lezioni che quel portento era nella sua stessa scuola fu uno dei pochi lati positivi dell’intera vicenda del trasferimento.
Peccato che per un motivo o per l’altro in tutti quegli anni non aveva mai trovato il pretesto né il momento giusto per conoscerla.
Lui era di un paio d’anni maggiore e la classe era in una zona dell’istituto che i primi anni non frequentavano mai.
L’occasione gli si presentò nel constatare che abitava nello stesso quartiere di Bulma Brief, la migliore amica della ragazzina ed entrarci in confidenza non fu affatto complicato, scoprire l’affinità sentimentale con lei risultò piacevole extra, sminuito però dall’incomprensibile comportamento che Chichi  assumeva quando stavano insieme.
Non lo guardava, non cercava di parlargli e lo salutava solo in risposta ai saluti che lui per primo le rivolgeva.
 
Dannata ragazzina, possibile che temesse la sua reputazione di ribelle e attaccabrighe? Con la forza che si ritrovava lei l’avrebbe spaccato in due col semplice schiocco delle dita, se qualcuno poteva permettersi di aver paura al caso quello era lui e non viceversa.
Sbuffando via la frustrazione cercò di capire il filo dell’assurdo discorso di Yamcha senza riuscirci affatto.
 
La carezza di Bulma lungo la coscia lo distrasse. Avvicinandosi al suo orecchio la ragazza gli respirò sul collo un paio di parole.
 
“Poi ti spiego…finalmente mpfh so perché vi sta alla larga waah ahh…”
 
Vi?
Allargando gli occhi cercò di capire come mai Bulma ridesse sotto i baffi e soprattutto perché intendesse il plurale.
 
“Una cretinata ahh ahha…dico sul serio…”
 
La guardò intensamente come a scrutarle dentro ma oltre ad un leggero rossore sulle guance di lei ed un grazioso occhiolino non ottenne altro.
 
“Se lo dici tu…”
 
Arrivarono in quel momento i loro ordini e di fronte all’ottimo cibo del locale ognuno dimenticò il discorso Chichi.
Per ora.
 
Col volto chino sulla propria ombra proiettata in avanti dal sole morente Chichi cercava di calmare i nervi respirando a ritmo.
Dannato scimmione che diavolo vuole da me? Ogni volta che mi vede mi si appiccica come lo scotch, che … che
Le balenò davanti agli occhi il bel viso di Goku. Aveva occhi profondi e giocosi incorniciati da una ribelle frangetta, era strano, ma ogni volta che lo guardava gli occhi le cadevano all’attaccamento della mascella, era marcato e forte con un angolo deciso che sconfinava sul profilo del pomo d’Adamo sporgente e ….
 
“Oooooh ma che diavolo vado a pensare! È un pagliaccio un…”
“Ti offro un’altra macedo-”
 
Ma era sempre gentile con lei…
 
“Chichi!”
 
Voltandosi la moretta sorrise al sopraggiungere di un volto amico.
 
“Ciao Junior come mai da queste parti?”
 
Con passo sciolto Al Satan Junior le si avvicinò sfoggiando con orgoglio il suo bizzarro modo di vestire.
Che fosse un alieno era chiaro a tutti visto l’insolito color verde della sua pelle ma il lungo e chiaro mantello e la tuta viola con tanto di turbante in testa erano decisamente troppo.
 
“Cercavo te.”
“Me?”
 
Curiosa riprese a camminare.
 
“Il torneo è vicino, volevo sapere se ti iscriverai.”
“Te lo avevo già detto che ci saremmo trovati al cancello principale il giorno dell’apertura no?”
“Non avevi specificato se da avversari o cosa, magari verrai solo ad assistere…”
“Scemo, ci tengo a mantenere il titolo …”
 
Ridendo gli diede una manata sulla spalla, o per lo meno ci provò ma le riuscì solo di sfiorargli il gomito, quel namecciano era dannatamente alto.
 
“Ci alleniamo insieme?”
“Nah altrimenti vedi le mie supermosse e impari a controbatterle.”
“Che arrogante ragazzina!”
 
Piantandole il palmo sullo scalpo le scompigliò l’impeccabile pettinatura facendola strillare come una furia.
Toccatele tutto ma non i capelli.
Ridendo si allontanò prontamente, schivando un calcio laterale atterrando dalla parte opposta della strada proseguendo il cammino da lì.
 
“Scherzi a parte Junior, come mai sei qui?”
 
Gli piantò lo sguardo nell’anima costringendolo a vuotare il sacco.
Lui era un solitario per natura e nonostante avesse fatto tanti passi avanti in materia di amicizia preferiva rimanere sulle sue interagendo con le sue poche amicizie solo quando strettamente necessario.
 
“Sento che sei in pericolo.”
 
Appaiando il piede destro al sinistro la ragazzina bloccò il suo incedere; una miriade di persone la superarono indifferenti a lei che immobile continuava col volto girato verso la strada a guardare l’amico.
In pericolo lei? E perché mai?
 
Flettendo le ginocchia balzò accanto al namecciano lasciando decine di persone in ammirazione col naso in su.
 
“Che vorresti dire?”
“Ho questa sensazione da giorni…qualcosa di tenebroso e molto potente ti sta cercando, ovunque.”
“Ovunque?”
 
Schiudendo gli occhi cercò conferma del sottinteso negli occhi di lui che, semplicemente a labbra serrate annuì cupo.
E ti pareva.
Sbuffando picchiò la fronte contro il petto di lui.
 
“E non sai dirmi niente di più?”
“Pare abbia già fallito due volte.”
 
Quelle parole le gelarono l’anima, l’aveva già attacca-
Scattando in alto col mento di nuovo cercò in lui una risposta chiara.
 
“In due mondi paralleli”
“Oh”
 
Il fatto che si fosse spaventata venendo a conoscenza d’esser la preda di qualcuno piuttosto che per la scoperta dell’esistenza di altri mondi paralleli si doveva al semplice fatto che in questo la consapevolezza sulle leggi dello spazio tempo era estrema e benché non fossero ancora riusciti a perfezionare un mezzo in grado di attraversare le barriere che separavano i suddetti mondi gli scienziati di quel tempo avevano prove concrete e certe dell’esistenza dei gemelli grazie ad uno dei luminari più geniali della storia. Taro Brief magnate indiscusso dei trasporti mondiali a capo di una mega multinazionale che da pochi anni si stava allargando anche al di fuori del pianeta.
Il filmato di un incidente avvenuto alcuni decenni prima durante il collaudo di uno scudo solare stato capace di squarciare le trame del tempo e delle dimensioni rivelandone uno gemello appunto era stato visto dall’intero globo.
Uno scienziato identico nelle fattezze ma dissimile nell’età al professore in questione, che dall’altra parte della frattura cercava di capire cosa fosse successo s’era rivelato essere proprio il medesimo studioso a capo del progetto andato storto. L’espressione di entrambi nel guardarsi negli occhi era riprodotta su magliette e tazzine ed era talmente comica ed eloquente da esser stata trasformata in uno dei  meme più utilizzati nel web. Non riuscirono a dirsi molto i due poiché lo squarcio si ricompose in pochi minuti lasciando a memoria dell’accaduto un pezzo di muro che, a differenza del resto della stanza andata completamente distrutta bruciacchiata o crivellata dall’esplosione dei macchinari, si presentava perfettamente integro e compatto.
Peccato che la casualità di quel guasto fosse rimasta sconosciuta e quindi la formula per ricrearla impossibile da concepire.
Ciò non bastò comunque a fermare il geniale scienziato che da allora si dedicava anima e corpo alla ricerca spazio tempo dimensionale.
 
“Sono forte anche lì quindi?”
“Mmmmh”
 
La smorfia che gli nacque sul verde viso la demoralizzò. Perfetto, una damigella in pericolo, questo era.
 
“Sei la donna più forte di quei mondi su questo non ci piove, ma ci sono esseri che ti superano in maniera esponenziale, alieni cyborg creature magiche e, beh, non hai scampo.”
“Ma allora come …”
“Pare tu sia sposata con l’uomo più potente di ”
“ di tutto il mondo si si è un classico … mi farò proteggere quindi…”
 
Che smacco, per una come lei l’indipendenza era una cosa importantissima, suo padre l’aveva tirata su con disciplina e affetto insegnandole però a non dover dipendere da nessuno, mai, e lei condivideva questo suo punto di vista, essere debole o un peso per chicchessia per lei era inconcepibile.
 
“Veramente stavo per dire di tutto l’universo, ma vabbè il punto è che si, in genere ti protegge lui ma …”
“Ma?”
“Pare abbia fallito ”
“Uh?”
 
“Chiiiiichi!!!”
 
Un tic nervoso le smosse l’occhio. Quanto le dava noia quel dannato damerino!
Ridendo Junior osservo oltre le spalle di lei un trio in avvicinamento, aveva parlato il più alto dei tre.
 
“Bulma Brief Son Goku e Aert Vegeta…è proprio vero che il destino è unico e indissolubile…”
 
Levando le pupille sullo sghembo sorriso dell’alieno Chichi, che pur avendo udito le sue parole non le aveva capite chiese spiegazioni.
 
“Che intendi?”
“Nh? Non sono sicuro di potertelo dire, per adesso almeno.”
“Uh?”
 
“Credevo fossi andata a casa Chi”
 
Bulma che nel frattempo li aveva raggiunti attaccò il discorso.
 
“Oh, si, beh ho incrociato un mio amico e ci siam fermati a chiacchiere…”
“Al Satan è amico tuo?”
 
Stupita Chichi guardò Vegeta.
 
“Conosci Junior?”
“So chi è, mi stupisce il fatto che Tu lo conos-oh…ah…”
 
Troncando il discorso Vegeta si ricordò che era normale che i due si conoscessero, Chichi era l’attuale detentrice del titolo mondiale di lotta mentre Junior era maestro di una tecnica divina e micidiale, respiravano la stessa aria e mangiavano lo stesso pane, ovvio che si conoscessero.
 
“Non ce lo presenti Chi?”
“Ah…bhè, si ah-ehm Bulma, Vegeta … Goku….questo è Al Satan Junior.”
“E vi conoscete perché?!”
 
La voce di Goku, stranamente calma racchiudeva una nota quasi letale.
 
“Ehm…”
 
Notando la titubanza della ragazzina Junior, credendo di far cosa gradita, intervenne.
 
“Mi ha sconfitto subito dopo il torneo impedendomi di attuare il mio diabolico piano di conquista del mondo … inseguito mi sono ravveduto ed ora siamo amici.”
 
L’enorme gocciolone che apparve in concomitanza delle tre teste in fronte a lui provò che non avevano afferrato.
Come potevano non arrivarci? Sapevano che Chichi era una combattente micidiale, la più forte sulla Terra come mai lo stavano guardando con occhi spalancati?
Un improvviso lampo di coscienza gli perforò le membra.
Non lo sapevano?
 
“Non gliel’hai ancora detto?”
 
Sorpreso si rivolse alla mora rimanendo inchiodato dal suo sguardo di fuoco.
ops
 
“Detto cosa?”
“Che l’idiota qui, adesso deve andarsene e la sottoscritta lo seguirà a ruota…ciao ciao J a domani.”
 
Spingendolo a forza tentò di farlo muovere.
Dall’alto dei suoi due metri e dieci Junior non si mosse si un millimetro, divertito, constatò che il fatto che lei non utilizzasse neanche un barlume di potenza confermava l’estraneità ai fatti dei suoi amici.
 
“Juniooooor!”
“Sciocca ragazzina umana, ti precedo a casa, finiremo lì il discorso.”
 
Rivolgendosi poi al trio chinò impercettibilmente il capo.
 
“È stato un piacere, a presto.”
 
Spiccando il volo sparì alla vista dei quattro.
Quei tre ragazzi a modo loro sarebbero stati fondamentali per la storia del mondo, tenerli all’oscuro non sarebbe servito a nulla.
 
“Idiota!”
 
Bofonchiando quella parola riprese la marcia dimenticandosi degli altri.
 
“Chichi!”
“Argh! Che c’è adesso?”
 
Goku tornato lo scemo di sempre rise allo sbotto della mora grattandosi la nuca.
 
“Vegeta è in macchina se vuoi ti diamo un passaggio.”
“Non è necessario posso volaaA ehm voltare l’angolo e sono arrivata.”
“Ci inviti?”
“Uh?”
 
Ridendo Goku le si affiancò poggiandole un braccio attorno alle spalle esortandola a partire.
 
“Non sono mai venuto a casa tua mi piacerebbe vederla.”
“E cosa ti fa pensare che io ti ci voglia portare eh?”
“In effetti nemmeno io ci sono mai venuta Chi, chissà come mai.”
-Perché abito in un altro stato scema!-
“Perché hai sempre insistito che venissi da te scema!”
“Oh si giusto, beh,  c’è sempre una prima volta no? Coraggio facci strada!”
 
Prendendo a braccetto un silenzioso Vegeta Bulma si avviò e fu solo quando il dolce tocco del dito di Goku le sfiorò la guancia che Chichi si ricordò di averlo ancora appiccicato come un chewingum e che ciò che si apprestava a fare era tutta colpa sua!
Togliendosi il fastidio dal collo sbuffò seccata prima di dirigersi.
 
“Per di qua.”
 
………………………………




TH
 
 
Mamma mia è da ieri che scrivo ininterrottamente e il capitolo sta diventando lungherrimo, vabbè lo separo così vi fate un’idea del nuovo mondo in cui è finita Chi.
Spero di non essere noiosa nel far apparire Chichi sempre forte ma vedrete che non è poi così vero xD
Goku e Vegeta qui hanno un bellissimo ruolo che cercherò di delineare nel prossimo aggiornamento, volevo però prima darvi un’infarinatura.
Ci sono cerchi ancora aperti che chiuderò man mano, abbiate fede raga!!!!
 
Grazie di cuore a chi recensisce  nonostante l’odioso ritardo che ho negli aggiornamenti.
 
Grazie quindi a:
 
Bellina 97
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Sailorm
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Capitolo 15
*** understanding the past, changing the future ***











Con l’accendersi della prima stella del vespro calò la notte anche sui Monti Paoz e fu in quegli istanti che i suoi piedi toccarono terra; le luci esterne di casa Son si accesero e dopo alcuni istanti dalla porta principale uscirono Gohan e Videl. Per la ragazzina era tempo di far ritorno a casa e come ogni sera Gohan l’accompagnò. Entrando in casa Goku strinse fra le dita l’ampolla che teneva in tasca approfittando del fatto d’esser rimasto solo per far visita all’urna che conteneva la sua sposa.
Attraversò l’atrio che dava sulla grande cucina a pianta rotonda dirigendosi verso le scale fermandosi vicino al muro; premendo il palmo sulla parete permise al congegno installato da Bulma di riconoscerlo come un’avente diritto ad entrare ed in pochi secondi la solida facciata che lo separava da Chichi scivolò nell’intercapedine del muro permettendogli l’accesso.
Nella stanza buia illuminata solo dalla luce del neon dentro all’urna che serviva a mantenere costante la temperatura del corpo della donna Goku avvertì un senso di disagio profondo.
Si vergognava dello stato in cui, per colpa sua, versava Chichi e aveva quasi paura di guardarla e vedere com’era.
Tutte le volte che sua moglie aveva perso la vita lui non era stato presente, persino durante il coma indotto dal virus cardiaco l’atroce immagine dell’omicidio di lei da parte dei cyborg era stata in qualche modo censurata dal suo inconscio quindi non sapeva cosa si sarebbe trovato di fronte.
Avrebbe avuto gli occhi chiusi o aperti, la pelle nivea, bianco-bluastra o addirittura gialla e le guance, sarebbero state infossate?
Tremava solo a pensarle quelle cose.
 
Imponendosi di avanzare mosse alcuni passi fino a raggiungere la teca rettangolare fermandosi all’altezza delle spalle di lei.
Bulma l’aveva disposta nel feretro come se stesse dormendo e non nella posa classica con le mani intrecciate allo sterno in cui anni prima aveva visto Muten e Crillin.
Dietro il vetro e protetta dalla magia che era la scienza di Bulma Chichi riposava serena distesa su un fianco, le mani pulite erano disposte nella posizione che lei spesso assumeva per riposare, una accanto al viso, le dita leggermente arricciate, l’altra infilata sotto al cuscino; lunghi capelli corvini dai riflessi color del cobalto le ricadevano in avanti spezzandole il viso in due, le labbra socchiuse mostravano il candore dell’arcata dentale superiore, il colore della pelle roseo, gli occhi chiusi, le palpebre lucide.
Doveva ricordarsi di ringraziare la sua più cara amica, era stata fantastica.
 
“Chichi …”
 
Gli venne di chiamarla d’istinto, aspettandosi veramente di vederla fremere e poi aprire gli occhi velati di sonno, sperò di vedersi riflesso in quelle perle d’ossidiana e magari venir sgridato per averla destata rimanendo ferito nel non ricevere risposta alcuna.
 
“Ho trovato una parte di te ” Rise quelle poche parole cercando di infondersi coraggio mentre inconsciamente stringeva l’ampolla nel palmo della mano indeciso se tirarla fuori dalla tasca per mostrargliela oppure no.
 
“In un altro mondo, parallelo a questo incredibile no? E noi che credevamo ci fosse solo la linea temporale gemella creata da Mirai-Trunks, quante cose non sappiamo dell’universo, eh Chi? E pensa, c’era una tua versione tutta disciplina e allenamenti e papà Gyumao faceva paura veramente e ”
 
Si schiarì la gola emettendo un paio di colpi di tosse, l’angelo nella teca indifferente alla sua presenza sereno riposava.
Le immagini della dedizione della giovane combattente dell’altro mondo gli infiammavano cuore e spirito aumentando la nostalgia che aveva della sua sposa in maniera esponenziale.
“…devi prima conoscerla, devi prima innamorarti di lei…”
Le parole della dea, atone ma ricorrenti gli ricordarono l’amara verità.
La breve permanenza in quella dimensione gli aveva permesso di ritrovare le caratteristiche più importanti di Chichi e notare altre sfumature che solamente ora si rendeva conto facessero parte del carattere della sua sposa.
Lui era sempre stato certo della forza di spirito e della cocciutaggine della donna, sapeva che sarebbe stata in grado di cavarsela da sola senza mai percepire alcuna insicurezza nei suoi gesti e nei pochi e rari capricci che gli rivolgeva lui vedeva solo i rimproveri infiniti del perché non si trovasse un lavoro e compagnia bella. Constatava solo adesso che invece erano tentativi di scuoterlo, di aprirgli occhi e orecchie e dirgli ‘Hey sono qui, sono fatta di carne sangue muscoli ed emozioni, non sono invincibile Goku ho bosogno di te …’
Serrando gli occhi troncò il filo pericolosamente cupo delle sue riflessioni; quando pensava capiva cose spiacevoli e acquisiva una maturità che pesava troppo sulle sue spalle abituate a ben altri tipi di fardelli; quando rifletteva sulle cose concrete capiva quanto fosse stato egoista e superficiale ed era un confronto al quale non era ancora pronto.
Al quale forse non sarebbe stato pronto mai.
 
“Ti riporterò indietro lo sai vero? Riuscirò anche a sconfiggere quell’entità che brama il tuo corpo e la tua anima  te lo giuro Chi! Lo farò per Goten che vive dei tuoi sorrisi, e per Gohan che nonostante tutto ha ancora bisogno di sua madre; lo farò per i nostri amici che ti vogliono bene, lo farò per te perché meriti di vivere quanto più a lungo possibile amore mio, e lo farò anche per me perché senza di te io non ho voglia di esistere.”
 
Deglutendo si bagnò le labbra chinandosi verso il viso di Chichi appoggiando la fronte in corrispondenza di quella di sua moglie inspirando forte dal naso per trovare il fiato necessario a concludere il suo discorso.
Svaniti i ricordi dell’altro mondo gli rimasero quelli del passato.
Le loro avventure i bisticci che nemmeno sapeva di creare con la sua ingenuità i mille viaggi sulla nuvola d’oro, l’attesa di Gohan e la loro inesperienza di genitori.
Reminescenze vivide e numerose nei suoi ricordi che tuttavia diminuivano drasticamente dopo la venuta di Radish come se l’arrivo di suo fratello non fosse stato che l’inevitabile detonatore di un’infinita esplosione a catena di minacce e guerre cosmiche non ancora conclusesi che avevano fatto in modo che 13 anni passassero in un lampo e se ci rifletteva sopra di lei ricordava solo visi imbronciati urla stridule e minacce di digiuno se non permetteva a Gohan di studiare o riposare mentre una volta lei sorrideva sempre e mai gli aveva promesso il digiuno.
Tredici anni nei quali Gohan era cresciuto Goten nato e per conoscerlo, per chiedere di passare un giorno con la sua famiglia gli ci era voluta la scusa del torneo.
 
La smorfia di malcelata incredulità dipinta sul viso di Stillah al loro primo incontro la capiva solo adesso.
Lui le aveva detto di amare Chichi con così tanta convinzione da rasentare il patetico e la dea aveva avuto ragione a ridere di lui, aveva fatto bene a gettarlo in quel pozzo nero e gelido.
Allora non l’aveva capito ora invece comprendeva. Lo spirito non lo aveva punito.
Stillah lo aveva allenato in vista di ciò che sarebbe venuto col viaggio che s’apprestava a intraprendere preparandolo a farsi domande ma soprattutto darsi risposte, a capire, a maturare, a sopportare.
 
“Sai, tutte le mie battaglie … Junior, Radish Vegeta Nappa Freezer i  cyborg Cell Majiin Buu, tutte le sfide i miei allenamenti, io so che ti sembrerà sciocco e stupido ma se fino ad ora ho sempre cercato di superare me stesso è stato solamente per te, per tenerti al sicuro e fare in modo che avessi  un futuro di pace e serenità.
Non sono un cervellone come Bulma, non so controllarmi come Tenshinhan a differenza di Crillin la vita sedentaria non fa per me ma ciò non significa che tu non sia mai stata nei miei pensieri al contrario, eri la mia più forte motivazione ma non sono mai stato capace di fartelo capire o di dirtelo tanto per cominciare …”
 
Un fremito gli scosse le ampie spalle ed una lacrima cadendogli dagli occhi s’infranse sul cristallo.
Il viso imperturbabile di lei rimaneva immobile.
 
“Mi manchi Chii”
 
Gli si incrinò la voce, di nuovo mordendosi il labbro inferiore cercò di ricomporsi.
 
“Papà?”
 
Gohan apparve alle spalle del genitore posandogli una mano fra le scapole.
 
“Figliolo uhm … stavo solo …”
 
Sorridendo all’imbarazzo del padre Gohan gli diede una leggera spallata.
 
“Non c’è niente di male a parlare con lei, ne sarà felice …”
“Di-dici?”
“Sono sicuro che ti può sentire, il vostro legame è unico, mai, neanche una volta l’hai delusa ”
“Non sono mai stato a casa per più di tre mesi di seguito, non ho mai lavorato mai …”
“Papà …” ridendo Gohan gli schiacciò un manata sulla spalla “Se mamma avesse voluto starsene tranquilla non ti avrebbe rincorso al torneo tanti anni fa per costringerti a mantenere la promessa, si sarebbe sistemata con un anonimo e spocchioso principino di qualche sperduto reame, non ” cambiando tono che da divertito divenne serio ma rispettoso, Gohan emise un paio di colpi di tosse. “Non pensare o credere mai, per nessun motivo di aver deluso la mamma o averle dato dispiaceri, è fiera di te, della nostra famiglia, di ciò che sei e fai, e se un domani avrai dei ripensamenti o delle incertezze aggrappati a questa verità inoppugnabile, capito papà?”
“Lo farò, grazie figliolo.”
“Voglio dire, ma la senti quando si azzuffa con Bulma su chi sia il più potente fra te e Vegeta? È tutta un vulcano di elogi e confronti e Bulma non può che darle ragione, poi si guardano scoppiano a ridere come due sceme ed escono a fare shopping …”
 
Ridendo si passò una mano fra i capelli riuscendo benissimo ad immaginarsi la scena, ricordandola, a dire il vero grazie ai ricordi che aveva acquisito nel ‘viaggio del pozzo’; non sapeva come ma si sentiva meglio, il bruciante senso di colpa che gli attanagliava il cuore s’era affievolito riducendosi a mera trepidazione; voltandosi  appena Goku osservò il suo primogenito scompigliandogli i capelli prima di stringerlo forte a sé.
Le sue parole lo avevano calmato ed era sicuro che avrebbero continuato a sortire quell’effetto ogni qualvolta le avesse ricordate.
 
“Ho messo a bollire del tè, vieni dai e raccontami di com’era la mamma in quella dimensione.”
 
Annuendo Goku seguì il figlio dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla moglie.
Non ci fece caso perché la luce innaturale del neon creava ombre e riflessi insoliti ma se avesse fatto più attenzione avrebbe visto una scintillante e piccola lacrima sgorgare dall’occhio della sua bella sposa.
 
………………………………….
 
 
La luce tremolante del neon illuminava la stanza dove si erano riuniti Trunks Bulma e Chichi.
Dopo la sconfitta dei due cyborg la situazione in superficie era migliorata parecchio e si poteva uscire in completa sicurezza, tuttavia in pochi si spingevano all’esterno per più di una, due ore al massimo.
Anni vissuti come sorci sottoterra avevano sortito un effetto devastante sulla mente dei superstiti, paura ed angoscia avevano fatto il resto. Gli umani non si fidavano più della libertà temendola addirittura e i loro figli nati nel buio e nel gelo delle viscere della Terra erano stati abituati a nascondersi e fuggire ad ogni minimo sentore di pericolo; poco prima vedendola aggirarsi per i corridoi del dedalo sotterraneo a prova di radar costruito da Bulma anni prima, alcuni di loro si erano sparpagliati come scarafaggi bruciati dalla luce fuggendo oltre inferriate o voragini abbandonando i semplici giochi con cui stavano ammazzando la noia; una scena che l’aveva molto ferita, come loro era un essere umano, perché avevano paura di lei?
 
 

 
“Sanno chi sei e al contempo non ti conoscono Chichi …”
 
Temporaneamente distratta e incuriosita dall’affermazione di Trunks, che le stava mostrando i sotterranei affinché imparasse ad orientarsi, Chichi gli chiese spiegazioni.
 
“Vesti con abiti puliti e lindi mentre loro sono ricoperti di stracci, raramente durante le mie incursioni trovavo il tempo e le energie per portar loro vestiti, la tua pelle porta con sé il colore e il benessere della luce non hai problemi alle ossa dovuti all’assenza del sole, non hai perso i capelli non sei malnutrita non … ”
“Ho capito basta così … ce l’hanno con me in pratica.”
“Affatto, come ti dicevo sanno chi sei, conoscono il nome dell’unica terrestre che è stata in grado di ribellarsi ai crudeli cyborg facendola franca ogni volta, provano vergogna al tuo cospetto, perché tu sei quello che loro hanno avuto troppa paura d’essere.”
“Se io sono viva è solamente grazie alla loro crudeltà. Uccidendomi mi avrebbero solo fatto un piacere.”
“Sanno anche questo, ma ammirano il tuo coraggio e la tua follia.”
“Sciocchezze …”
 
Sbuffando scosse la testa guardando nella direzione in cui poco prima erano spariti alcuni ragazzini.
 
“Uscite fuori, respirate aria buona e incominciate a vivere!! Non c’è più niente qui sotto nascondersi non serve più!”
 
Silenzio.
 
Trunks fermatosi alcuni metri più avanti sbottò una risata.
 
“Se  fosse così facile saremmo risaliti da giorni …”
“Idioti!”
 
Riprendendo la marcia raggiunse la sua guida. Nel girare il viso tuttavia incontrò lo sguardo vivo e infuocato di due occhi pieni di vita e ardore.
Cercò di capire a chi appartenesse ma il proprietario di quello sguardo s’era dileguato oltre gli indistinti contorni dell’oscurità.
 
Videl?
 
“Tutto bene Chichi?”
“Mi era sembrato di … vedere Videl.”
“La figlia di Satan?”
 
Trunks ricordava la ragazza avendola conosciuta nell’altra epoca ma non gli pareva d’averla mai vista sottoterra.
Dopo l’esecuzione di Satan della ragazza non s’era più saputo nulla, all’epoca lui era poco più che un ragazzino e si stava allenando con Gohan, non avevano avuto niente a che fare con lei.
 
“Si ma mi sarò sbagliata … torniamo indietro, per oggi ne ho avuto abbastanza.”
“Come vuoi.”
 
Pur rimanendo perplesso Trunks acconsentì, guardando l’orologio da polso notò che erano passate un paio d’ore da quando Bulma aveva detto loro di andare a zonzo mentre controllava lo stato della macchina del tempo, stare lì a fissarla non sarebbe servito a nulla se non irritarla.
 
“Mamma a quest’ora avrà finito …”
“Nh.”
 
Annuendo Chichi si avviò verso dove erano arrivati.
La strada del ritorno la ricordava bene.
 

 
Di nuovo il neon ebbe un cedimento prima di recuperare luce, il fastidiosissimo ronzio prodotto dalla reazione interna dei gas incominciava a darle sui nervi.
Bulma stava finendo un paio di calcoli; a quanto pareva lei e Trunks erano ritornati troppo presto al laboratorio.
 
Sbuffando sorseggiò un altro po’ di te trattenendo lo stimolo al rigetto. Non era abituata al sapore stantio dell’acqua e nonostante essa provenisse dalla superficie erano mesi se non anni che le tubature e i rubinetti non venivano utilizzati e aperti, avevano lasciato scorrere il liquido per ore prima di incanalarlo verso il sottosuolo ma il saporaccio rimaneva.
 
“Ci sono!”
 
L’improvvisa esclamazione di Bulma le causò uno spasmo involontario; con un gridolino acuto Chichi lasciò la presa sulla ciotola che reggeva fra le dita e questa cadendo sul tavolo prima e in terra poi si fracassò in mille schegge.
 
“Cavoli! Mi dispiace Bulma!”
 
Anche se internamente una parte di lei era grata di non dover finire quello schifo le dispiaceva per l’oggetto rotto.
 
“Non è niente Chi … in superficie ce ne saranno a migliaia manderò Trunks a recuperarne degli altri più tardi.”
“Potremmo prendere anche degli abiti?”
“Certo che si, ora venite qui tutti e due che vi spiego quello che non va …”
 
 
 
Tre ore più tardi, sbuffando per l’ennesima volta Chichi si concentrò su una delle miriadi di crepe che come immensa ragnatela decorava il soffitto della cella in cui dormiva mentre internamente rimuginava sul problema.
Una stupida sfera…
Un globo di metallo ottenuto tramite la fusione di stagno e alatassìo, rarissimo minerale capace di immagazzinare un tipo di energia sconosciuta ai più ma indispensabile per immagazzinare la potenza necessaria ad aprire il varco temporale, era tutto ciò che la separava dal rivedere Goku.
Ebbe un tremito, faceva freddo lì era tutto usurato e il materasso su cui riposava sembrava riempito di ciottoli cosa che sicuramente al mattino avrebbe avuto ripercussioni sulla schiena, ne era sicura.
Sbatté lentamente le palpebre inumidendo gli occhi che a forza di fissare il muro si stavano seccando mentre distrattamente il pensiero le vagava sulla tragica e crudele ironia della situazione in cui si trovava.
Assurdo.
Solo due giorni prima se ne stava nel suo campo ad osservare il cielo pensando a Goku e alla venefica reazione che aveva avuto il suo cuore mentre adesso, poco meno che 48 ore più tardi non vedeva l’ora di rivederlo e non riusciva a prendere sonno maledicendo in ogni modo una stupidissima palla fatta di chissà che cosa perché le impediva di velocizzare il processo.
Assurdo!
Muovendosi sotto al leggero e liso lenzuolo cacciò un paio di pugni a cuscino e materasso per ammorbidirlo voltandosi sul fianco. Non cambiò nulla.
Voleva andarsene a casa, almeno di notte poteva dormire nel suo letto no?
 
Non aveva osato chiederlo comunque; Trunks non era il suo fattorino e non poteva di certo chiedergli di portarla a casa ogni sera e andare a riprenderla al mattino, le capsule costruite dalla Corporation dei Brief erano per la maggior parte distrutte ed essendo anni che la fabbrica era stata distrutta le aeronavi superstiti erano davvero rarissime e disperse chissà dove.
Anche se, nel cassetto del ripostiglio ricordava d’aver riposto uno dei primi ‘Kit-Completo’ prodotti dalla CC, magari recuperarlo sarebbe stato d’aiuto.
 
Chiudendo le mascelle aperte inconsciamente in un sorriso furbo ed entusiasta si fiondò nel buio silenzio che c’era fuori.
Se riusciva a convincere Trunks a portarla a casa gli avrebbe consegnato 51 delle 52 capsule in suo possesso.
 
Correndo a piedi scalzi superò la porta schiusa del laboratorio, nella mente stava ridendo e gridando talmente tanto forte che quasi rischiò di non sentire i rumori provenire dal suo interno.
Piantando i piedi a terra si bloccò facendo retrofront.
Bulma e Trunks erano andati a dormire, ne era sicura.
Chi c’era al laboratorio quindi?
 
Scivolando silenziosa contro la parete mosse l’anta quel tanto che le serviva per sgattaiolare dentro poi accucciandosi gattonò dietro ai banconi fino a raggiungere l’ampio spazio utilizzato da Bulma per i test e la costruzione dei suoi prototipi.
Stando ben nascosta espose solamente metà del viso oltre lo spigolo del piano di lavoro cercando di capire cosa stesse succedendo.
 
“Dobbiamo cercare lo -zoom out button-!”
“E cosa diavolo sarebbe?”
“Un tasto che permette a questi congegni di rimpicciolirsi rendendoli facili da trasportare…”
“Ma tu come le sai questa cose?”
“Mio padre ne aveva tantissime, tutte le capsule ne hanno uno…”
“Tsè, dimentico sempre che tu sei stata in superficie…”
“Zitto e cerca, è un bottone inserito in un rientro che-”
 
Sgranando gli occhi Chichi comprese. Quelle due sagome che ronzavano attorno alla macchina del tempo volevano, rubarla? E per farci cosa?
Ma soprattutto come sapevano della sua esistenza? Trunks le aveva detto che mantenevano a riguardo il più totale dei silenzi.
 
“Che sia ques-”
“Uh? John”
 
………………………………………………
 
 
Un rumore netto di acciaio su ferro vibrò nell’aria facendogli spalancare gli occhi.
Tempo due millesimi era già fuori da camera sua dove nella corsa per raggiungere il laboratorio incrociò sua madre mezza addorgitata (addormentata e agitata) riuscendo a calmarla e rimandarla a letto.
I colpi nel mentre continuavano e assieme al cozzare contro banchi strumenti e vetri infranti si udiva il sordo tonfo di calci pugni sferrati parati e andati a segno.
 
“Kyaaaargh!”
 
La parete che stava percorrendo ebbe un sussulto, qualcosa, o qualcuno a giudicare dal grido ci aveva sbattuto contro.
 
“Chichi?!”
 
Non perse tempo a raggiungere la porta in fondo, scattando di lato sfondò letteralmente la parete, se ricordava bene non dovevano esserci scaffali o prototipi contro.
 
All’interno era tutto buio fatta eccezione per alcune luci al neon nel pavimento e degli improvvisi scintillii causati dai cavi elettrici spezzati.
Due sagome erano in continuo movimento ma, essendo la loro potenza molto simile non era in grado di capire quale delle due fosse Chichi.
 
“Urgh!”
“Haaah!”
 
C’era un solo modo per intervenire.
 
-click-
 
Pallide mani sfiorarono il vecchio interruttore accendendo due dei dodici neon disposti su tre file sopra i banchi da lavoro del laboratorio senza migliorare la visione poiché in fondo dove lo scontro aveva atto l’impianto era stato distrutto.
 
“Tutto ok figliolo?”
“Ti avevo detto di tornare a letto mamma…”
“E sapevi benissimo che non lo avrei fatto!”
 
Strizzandogli l’occhio gli fece la linguaccia tornando poi, all’ennesimo colpo e grido a volgere l’attenzione dove doveva stare.
 
“Chichi?”
“Waaah è…  hargh è tutto anf duh auch a posto Bul-aaaaahio! –ma!”
“A me non sembra…”
 
Con strana  e mite tranquillità commentò la scena in cui la sua unica e più cara amica aveva il suo bel da fare a parare i colpi dell’avversario.
 
“Trunks, tesoro…”
“Ho capito mamma”
 
Con uno scatto fulmineo raggiunse la sagoma alle spalle portandole l’avambraccio attorno al collo bloccandole l’ennesimo pugno arretrando in modo da evitare che il calcio già sferrato raggiungesse Chichi al torace.
 
“Dwargh, lasciami lascia-”
 
Toc!
 
Un leggero colpetto a lato del collo e la sagoma smise di agitarsi cadendo inerme contro il petto di Trunks dando tregua a Chichi che rimettendosi in equilibrio si sfregò la manica sotto al naso pulendosi un rivolo di sangue che le scendeva dal labbro.
Con volto crucciato, se la sarebbe benissimo cavata da sola, andò a vedere chi diavolo fosse la furia.
Con voce confusa Trunks anticipò i suoi pensieri cercandola con gli azzurri occhi.
 
“Ma è,  Videl?”

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Capitolo 16
*** Full Darkness ***


 





 
“Kyah!”
 
Appiattendosi contro la corteccia di un tronco di betulla Chichi ingoiò un grido di puro terrore mentre un fiume nero di tenebra e pura angoscia sfrecciava a pochi metri da lei polverizzando tutto ciò che si trovava sul suo cammino.
Del tranquillo e placido boschetto nel quale s’era svegliata non rimanevano che tronchi divelti e semi bruciati. Corrosi per l’esattezza.
Al centro di esso c’era uno stagnetto ma le sue acque, ora nere e dense non riuscivano più a riflettere la chiara luce della luna al contrario sembravano inglobarla.
Delle raganelle canterine, dei grilli in festa e delle  magiche lucciole non rimaneva nulla.
Nulla…
 
Tirando su col naso e pulendosi le lacrime dalle guance trattenne il fiato nonostante il cuore le scoppiasse nel petto e l’adrenalina stesse pian piano lasciando il posto alla più pura e atroce delle paure.
 
“IO tI SEnTo!! Mi tEmi e Sai cHE nIEnTE ti POtRà SssSAlvAreee!!! ”
 
Quella voce era un sibilo acuto e roco al tempo stesso. Rovente d’ira e pregno di gelida beffa; stava giocando con lei al gatto col topo fiutando il suo terrore, puntando il candore che emanava il suo corpo troppo in contrasto con l’oscurità che aveva rilasciato sapendo che fra pochi attimi non avrebbe avuto più alcun tronco dietro al quale cercare riparo.
 
“Haaaaaahhhh”
 
Deglutì levando gli occhi lucidi alla luna.
Dove diavolo era finita, cosa cavolo voleva da lei quel mostro informe e soprattutto … perché aveva l’aspetto d’una farfalla?!
 
Una corda vibrò nel suo spirito e senza pensare a niente scattò a destra salendo a nascondersi fra le fronde dell’ultimo salice rimasto evitando all’ultimo un fendente che tranciò di netto il tronco della bella betulla facendogli fare la fine di tutto i suoi fratelli.
 
 “EcCOti qui ChiCHIiiii”
 
Non rimase a vedere la sua reazione nel non trovarla, prendendo fiato trasformò la paura in velocità sbattendo le ali con forza e con un balzo degno della guerriera che un tempo era stata volò via muovendo i muscoli dorsali che doveva per forza avere se possedeva un paio d’ali schizzando via verso l’agglomerato di luci che a sud la stava richiamando a forza sperando che il vantaggio guadagnato servisse ad allungarle la vita di un altro po’.
 
“Goku!”
 
……………………
 
 
Col cuore che gli martellava a mille nella gola aprì gli occhi scattando a sedere.
 
Era madido di sudore, agitato angosciato ma più di tutto incazzato.
Il suo spirito ebbe un sussulto ed un lampo scaturì dalla sua pelle; come osava quella bestia giocare in quel modo con la sua Chichi?
 
Notando un bagliore all’esterno di casa sua si alzò in piedi andando a sciacquarsi il viso prima di indossare una tuta pulita prendendola dall’infinita pila che aveva nell’armadio.
Gli si strinse il cuore, tante baruffe e tanti capricci, ma gliene aveva cucine a decine di quelle Gi.
 
 
 
Appoggiata coi palmi al bordo delle pietre di un pozzo che appariva sempre quando la dea si manifestava, Stillah attese in silenzio che Goku la raggiungesse.
Aveva avvertito il grido di uno dei frammenti e dovevano sbrigarsi quindi dubitava che stavolta il principe dei Sayan avesse avuto il tempo di raggiunger-
 
“Datti una mossa Kakaarot!”
 
Bloccando il suo incedere Goku sgranò gli occhi sorpreso.
 
“Da quanto sei qui Vegeta?”
“Tsè”
 
Fingendo indifferenza mentre invece dentro scoppiava di gioia, la dea si allontanò dalla sua fonte invocando l’incantesimo del tempo per aprire il varco e raggiungere la caotica dimensione che li attendeva.
 
 
………………………….
 
Un quarto alle tre! Non poteva credere di aver fatto così tardi dannazione!!!
 
Sbuffando fuori tutta la rabbia che aveva in corpo Chichi atterrò sul terrazzo della torre che ospitava la sua enorme stanza entrando dalla porta finestra semiaperta e dirigendosi accanto al fuoco del caminetto che per fortuna suo padre s’era preoccupato di accenderle.
 
Tutta colpa di quel dannato rompiscatole … ggggr aveva dovuto cacciarli di casa quei tre perché se fosse stato per Goku si sarebbero piazzati in pianta stabile nel suo salotto a forza di far festa!
 
“Eddai ‘Chi se i tuoi non ci sono che problema c’è? A chi vuoi che importi?”
“Importa a me accidenti, ho sonno e voglio dormire, sciò!”
 
Forse aveva esagerato e magari era stata troppo brusca con loro, specialmente con Bulma, anche se dal sorrisetto furbo che l’amica le aveva rivolto al momento dei saluti fosse chiaro che non se l’era per nulla presa.
Una volta che li aveva visti allontanarsi dal piazzale del residence in cui aveva fatto loro credere di abitare aveva riordinato il macello nel salotto, lavato i piatti spento le luci e chiuso tutto dopo di che librandosi in volo s’era diretta verso sud ovest dove stava la sua vera casa che aveva raggiunto dopo più di un’ora di volo nella più totale oscurità e al freddo.
 
“Mannaggia che freeeee-”
“Abbiamo fatto le ore piccole?”
“-eeeargh!”
 
Scattando in piedi Chichi si voltò verso l’origine di quell’odiosa voce, serrando gli occhi nel riconoscere il proprietario afferrò la prima cosa che le fu a tiro, un innocuo cuscino per la cronaca,  lanciandola verso Junior che ridendo lo afferrò rispedendolo al mittente.
 
“mpfh!”
 
Offesa fin nel profondo spiaccicò il guanciale a terra battendo i piedi scagliandosi verso l’alieno decisa a dargliene quattro.
 
“Siamo nervosette?”
 
Fra una parata e l’altra Junior si divertì a stuzzicarla sapendo che così facendo le avrebbe fatto perdere lucidità.
 
“Dannazione Junior!”
“Che c’è?”
“Fattelo dare almeno un cazzotto, diamine!”
 
Sbottando una risata l’allontanò con un colpo dolce ma efficace sferrato dopo l’ennesima parata. Sbollita la rabbia Chichi rilassò la postura dirigendosi verso l’enorme letto accanto alla parete buttandocisi sopra con uno sbuffo piagnucolato.
 
In silenzio e con calma Junior si avvicinò appoggiandosi al muro braccia conserte in attesa, conosceva Chichi, una volta calmata del tutto avrebbe parlato per prima.
 
 
 
………………..
 
 
 
Per niente convinto e con in testa molte più domande di quante fossero in principio Goku si grattò distrattamente la nuca mandando via le decine di minuscole goccioline della pioggerella che aveva cominciato a cadere cercando di capire cosa non quadrasse.
Chichi era stata gentile e aveva preparato loro persino la cena, per inciso cucinava da Kami, si era fermata a chiacchierare a lungo dopo il delizioso caffè quindi in definitiva poteva dire con certezza che in lei non ci fosse nulla di anomalo.
Allora perché quella sensazione di irrequietezza lo attanagliava ancora?
Era come se mancasse qualcosa, come se quel pomeriggio fosse stato una farsa, come se ….
 
“Ti muovi Goku?”
 
Tornando alla realtà concentrò l’attenzione su Vegeta e Bulma che a una decina di passi avanti a lui lo stavano aspettando.
Lo sguardo si perse nella sfera cupa che era il cielo notturno che cercava di obliare, assorbendole dentro un miasma fatto di nubi, tutte le luci artificiali della città.
 
“Vengo …”
 
Trottò appaiandosi al duo senza poter fare a meno di riprendere a rimuginare sull’accadu-
 
BANG
 
“Ma insomma Goku che ti prende?”
 
Scocciato dall’eccessiva sbadataggine del suo amico, finire contro ad un lampione era tropo persino per lui,  Vegeta piantò i piedi a terra mollandogli uno scappellotto sulla nuca che lo fece nuovamente cozzare contro il pilone.
 
“Ahio! Vegeta ma che fai?
“A me lo chiedi? Sei tu il coglione che è andato a sbattere contro il traliccio!”
“Stavo pensando a Chichi …”
“Madddaaaaaaaaaaaaaaaai!?”
 
Spingendo via un contrariato Vegeta alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia Bulma si avvicinò all’amico a prendendolo a braccetto, finalmente Goku cominciava ad interessarsi a qualcosa che non fosse solo cibo.
Goku non sapendo come reagire all’attacco di Bulma si rivolse a Vegeta.
 
“Non capisco come mai ci abbia portato in una casa che non è sua tutto qui!”
“Che?”
 
I due fidanzati esclamarono all’unisono  guardandolo come se gli fosse spuntata d’improvviso una seconda testa.
 
“Ma si, non c’erano fotografie di lei, camera sua era piena di pupazzetti e poster assurdi in cucina non trovava niente e quel che è peggio nel bagno non c’era il suo shampoo alle viole … ”
“Che diavolo Goku, hai frugato in casa sua o cosa?”
 
Per niente contenta Bulma gli colpì la spalla ammonendolo, da naif a stalker era un passaggio tropo repentino diamine!
 
“Che dici Bulma, sono particolari che ho notato e basta, tu che la conosci da tanto piuttosto, come mai non sei mai stata a casa sua?”
“Beh perché la mia è più vicina …”
 
Rispondendo si rese conto che veramente, in tutti gli anni di amicizia nemmeno una volta era stata invitata da Chichi; era pur vero che lei partiva in quarta trascinandola alla C.c. ma sul serio, neanche per un pigiama party o un week end era mai stata da Chichi.
 
“Ora che ci penso però potresti avere ragione … e poi non doveva esserci quel coso verde ad aspettarla?”
“Coso verde?”
“Quel suo amico di sto pomeriggio, quello che hai praticamente fritto vivo … hih hih …”
 
“Sciocca ragazzina umana, ti precedo a casa, finiremo lì il discorso.”
 
Ricordando quel breve dialogo Goku ebbe la certezza dei suoi sospetti, mancava da capire solo il motivo per cui la ragazza si ostinava a tenerli a distanza.
Fu Vegeta a chiudere lì il discorso per tutti, non aveva senso rimuginare su cose delle quali non avevano abbastanza elementi.
 
“Beh non ci resta che chiederglielo domani a scuola n-”
 
“BWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGH!!!!”
 
Un urlo cupo e tetro, seguito da un boato fragoroso causò spaventose onde d’urto dal quale nacque una specie di terremoto che spaccò in più punti l’asfalto facendo partire a raffica gli antifurto delle auto in sosta.
 
“Che succe-”
 
Terrorizzata Bulma venne scansata da Vegeta proprio mentre sotto ai suoi piedi si apriva una forra profonda alcuni metri.
Urlò nel constatare che non era affatto stata scansata ma … alzata e … gridò nuovamente stringendosi a Vegeta più che poteva.
Per tutti i Kami, stava volando!
 
“Tutto ok?”
“S-si m-ma che …”
“Tranquilla Bulma, ti proteggiamo noi”
 
Riuscì solamente ad annuire ad occhi sbarrati ad uno scioltissimo Goku che piroettando si parò davanti a loro.
 
“Portala a casa Ve’ io rimango a vedere cos -”
“Gu-guardate l-là!”
 
Indicando la palazzina dal quale erano usciti  Bulma cominciò a tremare di brutto. Cosa diavolo era quell’affare?
 
Goku vi si fiondò senza degnare di attenzione l’enorme sagoma nera ed informe che si stava  arrampicando lungo la parete; sia Bulma che Vegeta al contrario lo avevano visto benissimo.
 
“Aspettami Goku è pericoloso!”
“Chichi è là dentro!”
 
 
 
…………………….
 
 
 
Ondate di pioggia sfracellandosi contro le vetrate creavano un frastuono incredibile bagnando tutto, riflettendo luce fasulla inducendolo nella direzione sbagliata, facendogli perdere ancora tempo.
 
“è INutILE ScapPaRE … ARreNDIti SciOCca e renDERò dolCe iL tUo oBLio …”
 
Adirato per essere caduto nell’infimo tranello di quella sciocca stella Aghòs sbuffava e sibilava scivolando lungo le pareti di cemento cercando di trovare la scia di luce e candore che da sciocco aveva perso quando tutto preso dal suo gioco le aveva concesso abbastanza tempo da concentrare abbastanza luce dentro quel dannato salice in modo da fargli credere di trovarsi lì mentre invece era in fuga da minuti.
Se per colpa della sua arroganza perdeva anche lei era la fine, questo pezzo d’anima gli era necessario.
 
“FEEEEEEERMATIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!”
 
Ingoiando l’ennesimo singhiozzo Chichi svoltò l’angolo del palazzo veloce come una saetta salendo lungo il tetto alla ricerca di qualcosa di abbastanza luminoso da riuscire a nascondere il suo bagliore.
Era spaventata, stremata e a corto di idee. Non sapeva più che pesci pigliare non … non sapeva neanche come avesse fatto, piccola e minuscola com’era ad arrivare fino a lì e anche se qualcosa dentro la spingeva a proseguire lei doveva nascondersi, riposare, pensare ad un pia-
Una folata improvvisa arrestò la sua saluta ed un’ombra le si parò davanti.
 
L’urlo che le uscì dalla gola fu quasi peggiore di quello del mostro.
 
 
…………………………….
 
 
 
“Eccoci …”
 
La voce della dea, calma e priva di accento riuscì a far loro rizzare i capelli scatenando nei loro animi una sensazione sconosciuta ed inspiegabile; un brivido denso nelle ossa ed una vibrazione strana nell’anima che ben si accompagnavano con l’oscura notte nella quale approdarono screziata di lampi color cobalto e grida e …
 
… e quando gli occhi rossi del mostro mietitore sospeso sopra un quartiere della città incrociarono quelli di Goku e Vegeta sospesi sulla soglia del tunnel del tempo entrambi i sayan compresero a cosa stavano andando incontro; cosa avrebbero dovuto combattere per riavere indietro l’anima di Chichi.
 
La più totale gelida buia e crudele Oscurità.
 
Con un grido disumano l’entità si dissolse svanendo di punto in bianco e la notte pur rimanendo tale si rischiarò, la pioggia smise d’essere tempesta tornando leggera precipitazione ed i loro sensi non percepirono più alcuna energia a parte la loro.
 
Un sorriso di delineò sulle loro labbra quando capirono il significato di ciò che provavano.
 
Era il fervore dell’attesa. Non vedevano l’ora di confrontarsi contro quell’essere per ribadire che loro erano più forti.
 
“Sciocchi sayan!”
 
Schiudendo gli occhi Stillah sigillò il varco lasciandoli in balia degli elementi e di loro stessi.
Se ciò che aveva letto nel loro animo era vero quei due gorilla grezzi e guerrafondai avrebbero avuto bisogno di una bella lezione, e chi, o per meglio dire, cosa meglio di un pianeta scardinato delle più elementari leggi della fisica sarebbe stato in grado di adempiere a quel compito?
Erano mosche poste di fronte al gigante che ancora volevano fare le spaccone.
 
D’improvviso avvertirono il freddo e la sensazione di vuoto.
Bloccandosi a mezz’aria i due si voltarono rendendosi conto che la dea se n’era andata senza dir loro nulla.
Strano, come avrebbero fatto a trovare i frammento d’anima se …
 
“Haaaaaaaaaaaaaa e voi chi diavolo sareste?!”
 
Entrambi girarono il collo quel poco necessario per vedere Bulma e … loro stessi?
 
“Non di nuovo!”
 
Scattando in avanti Vegeta provò a colpire il suo alter ego deciso a salvare la povera Bulma chiaramente terrorizzata intrappolata nelle sue braccia.
Ma possibile che fosse un poco di buono ovunque?
 
“Vegeta fermo!”
 
Goku gli si materializzò di fronte spostandolo appena in tempo evitandogli di finire dentro una gabbia tridimensionale materializzatasi dal nulla.
Innalzandosi in volo cercarono di prendere le distanze ma c’era l’altro Goku che non dava loro respiro deciso a intrappolarli.
 
“Che diavolo …?”
“Mi sa che siamo nei guai Vegeta …”
 
Fra una schivata e uno scarto Goku trovò il tempo di commentare tenendo sempre d’occhio il suo equivalente.
 
“Uh?”
“L’abbiamo fatta arrabbiare stavolta …”
“Di che parli?”
“Non te ne sei accorto? Siamo lenti …”
 
In effetti in circostanze normali avrebbero dovuto far mangiare la polvere al pivello che li inseguiva e lo sapeva perché sentiva che non stava dando il meglio di sé nonostante stesse dando il meglio di sé.
I poche parole era come se stesse schiacciando l’acceleratore al massimo e benché il motore cantasse a mille, rendesse venti.
 
“Stillah che diamine ci hai fatto?”
“…”
 
Scansandosi i capelli spiaccicati sulla fronte Goku osservò con attenzione il suo opponente.
Faceva veramente strano combattere contro sé stessi e benché quella sensazione l’avesse già provata in passato al tempo dei suoi allenamenti dal Supremo, il senso di disagio permaneva, calcolando poi che qui il suo alter ego era una persona conscia e del tutto estranea anziché un ombra creata dall’acqua del Dio le cose si facevano interessanti, o pericolose a seconda del punto di vista.
Notando la sicurezza negli occhi dell’altro, Goku assunse una posa rilassata, meno minacciosa e provò a mediare, Chichi era più importante.
 
“Non abbiamo intenzioni ostili, siamo qui su permesso del sommo Re Kaioh …”
“Re Kaioh?”
“Non ci crederete ma veniamo da una dimensione parallela di un tempo futuro … stiamo cercando i frammenti dell’anima della mia sposa, aggredita dal demone Aghòs il mostro che c’era qui poco fa …”
 
Poco più sotto, dove Vegeta che stava combattendo un Vegeta con una Bulma prigioniera era in seria difficoltà le cose cambiarono di colpo all’udire quelle parole.
Infatti dopo aver ricevuto una serie di combo che lo avevano piegato in due dal dolore senza riuscire in alcun modo a controbattere i colpi dell’avversario nonostante questi avesse l’handicap di una ragazzina strillante fra le braccia Vegeta, che stava per ricevere quello del KO definitivo aprì gli occhi quando questo non arrivò.
Levando lo sguardo notò che il suo avversario si era fermato di colpo e stava guardando in alto dove c’erano gli altri due; un altro paio di occhi invece lo stavano fissando curiosi dentro un viso leggermente arrossato probabilmente dal freddo incorniciato da una cascata di capelli color del cielo sfuggiti da una treccia del tutto rovinata.
Bulma aveva portato quell’acconciatura ai tempi di Namekk.
Scuotendo la testa ed interrompendo il loro contatto visivo Vegeta approfittò della tregua apparente per raggiungere Goku che in attesa di un cenno del suo sosia rimaneva in silenzio.
 
“E chi sarebbe la tua sposa?”
“Chichi! È Chichi, è stata ghermita giorni fa e da allora vado cercando i suoi frammenti, uno l’ho già trovato guarda!!”
 
E prendendo l’ampolla dalla sua tasca la mostrò convinto alla sua controparte prima che Vegeta riuscisse e impedirglielo.
 
“Cosa fai idio-!”
 
Finì tutto in un istante.
 
 
 
 
TH

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Capitolo 17
*** Develop ***


L’orologio appeso alla parete scoccò sul numero cinque emettendo alcuni segnali sonori che spezzarono la quiete del laboratorio e di conseguenza la concentrazione di colei che china al  microscopio stava lavorando in tutto silenzio.
 
Con il fischio dello stordimento ancora nelle orecchie ed uno spaventoso senso di nausea nelle viscere Bulma roteò la manovella d’ingrandimento del suo potentissimo apparecchio cercando di scoprire che tipo di materiale costituisse quell’ampolla che Goku le aveva consegnato alcune ore prima e, mistero che la incuriosiva maggiormente, a cosa era dovuto quel fievole bagliore.
Stando alle parole di quello strano tizio con le stesse sembianze del suo amico all’interno vi era l’anima di … Chichi.
 
Fosse stata una qualunque ragazzina avrebbe riso sguaiatamente e dato del matto all’individuo in questione ma lei non era una qualunque, era Bulma Brief, la figlia del più grande luminare della scienza che era stato capace di aprire addirittura un varco tetradimensionale e poco importava se l’accaduto fosse stato frutto di un incidente, grazie a questo sia lei che suo padre erano stati capaci di scoprire nuove regole e teorie che in anni di studio ed esperimenti avevano portato alla conclusione che ... si, poteva trattarsi eccome di un’altra Chichi come quei due potevano essere eccome un Goku ed un Vegeta provenienti da un altro mondo spazio temporale.
Il dubbio che le rodeva dentro era uno solo.
Potevano fidarsi di loro?
Goku li aveva imprigionati quindi probabilmente la risposta era no, ma …
 
Espirando lentamente si tolse gli occhiali appoggiandoli sul piano di lavoro mentre con le chiare dita si massaggiava la parte dell'occipite chiudendo gli occhi.
Era stanca inoltre confusione paura e agitazione non rendevano affatto l’idea di come si sentisse in quel momento.
In un batter di ciglia era successo il finimondo e lei, a differenza di Vegeta e Goku che a quanto pare si erano dimostrati più che preparati all’evenienza, non era stata capace di reagire o pensare a qualcosa dimenticandosi perfino di raccogliere informazioni o far funzionare quel suo cervelletto che le aveva fatto vincere premi su premi sin dall’età di sei anni limitandosi invece a far da zavorra a Vegeta rimanendo impietrita dinnanzi a quello che accadeva.
 
Inspirando si appoggiò allo schienale della sua comoda sedia da laboratorio reclinando la testa all’indietro in modo che i suoi occhi potessero vedere il soffitto.
 
Vegeta sapeva volare ….
 
Provò un brivido nel rivivere la sensazione di vuoto e vertigine nel trovarsi sospesa a metri dal terreno.
 
Vegeta sapeva combattere …
 
I colpi che aveva inferto al suo doppio erano stati precisi e letali, la velocità con cui scansava i tentativi di quest’ultimo di prendere lei, invidiabile.
Ma che poteva mai volere quella persona da lei?
Vegeta si era dimostrato freddo e razionale, non aveva chiesto nulla allo straniero rimanendo pressoché indifferente perfino di fronte alla scoperta di avere un equivalente per questo era confusa; che quei due sapessero molto di più di quel che davano a vedere? Come si spiegava altrimenti il loro proverbiale sangue freddo? Goku e Vegeta non avevano perso la lucidità e nei loro sguardi c’era solo sicurezza e determinazione mentre per lei  era impossibile non pensare allo sguardo serio severo e … preoccupato che l’altro Vegeta le aveva tenuto addosso per tutto il tempo.
Non era stata spaventata dal fatto che quel tizio avesse voluto strapparla al suo Vegeta piuttosto  erano stati quei suoi occhi scuri il motivo della sua agitazione.
In essi aveva letto qualcosa di tremendo.
 
Una mano le si posò sulla spalla facendola sobbalzare. Sarebbe caduta dalla sedia se Vegeta non l’avesse afferrata.
 
“Ti ho portato del caffè, scusa ne ho versato un po’ … ”
“… non fa niente, grazie …”
 
Rimettendosi a sedere afferrò la tazza soffiando via un po’ di calore; si sentì meglio già dal primo sorso e rilasciando un gemito di soddisfazione si concesse alcuni istanti di silenzio.
 
Di nuovo le dita di Vegeta le scivolarono lungo le spalle massaggiando via la tensione con sfioramenti lievi e piccole pressioni mirate.
 
“Mhnnnn …”
 
Le sembrava impossibile che quelle mani così brave a donare sollievo fossero anche in grado di spezzare il respiro.
 
Un flash back dei ripetuti colpi che aveva assestato al suo opponente mandandolo a rovinare a decine di metri di distanza le diedero i brividi.
 
Vegeta non era affatto quello che credeva.
 
Adesso i pollici erano risaliti lungo la nuca regalandole pura estasi e lei istintivamente aveva rilassato ogni muscolo.
Doveva rimanere ferma o  scansarsi da lui? Doveva chiedergli conto di quello che era successo o era meglio fingere indifferenza e concentrarsi sullo studio di quella dannata ampolla?
 
“Non mi hai ancora chiesto niente …”
 
Vegeta la tolse dall’impiccio di quella decisione fermando il massaggio scendendo con un ultima carezza finché le mani arrivarono a cingerle le spalle.
Chiuse gli occhi beata lei perché quel gesto significava premura e lei sapeva che con Vegeta sarebbe sempre stata al sicuro.
 
“Non sei curiosa?”
“… lo sono, ma ho anche paur-”
“Non dovrai mai averne con me …”
 
Stringendola maggiormente Vegeta si chinò posandole un bacio sulla nuca inspirando fra i suoi finissimi capelli profumo di viole e vento umido di città.
Erano ancora bagnati della pioggia presa nelle ore precedenti e se non si spicciava ad andare a farsi una doccia si sarebbe ammalata sicuramente.
 
“Lascia stare per stasera sarai stanca, hai bisogno di smaltire l’adrenalina,  un bel bagno caldo ti potrà aiuta-  ”
“È così che la smaltisco …”
 
Indicando il suo tavolo ed i suoi strumenti Bulma ritrovò finalmente un po’ di determinazione.
 
“Non mi chiudo in camera a frignare stringendo un cuscino come farebbe una qualsiasi smorfiosetta, non vago a vuoto per le strade della città e non somatizzo io cer-  ”
“Cerchi di capire e trovare una spiegazione logica in tutto lo so, è la tua natura è quello che … ”
“Novità ragazzi?”
 
Ma Vegeta non riuscì a finire la frase perché l’improvviso arrivo di Goku spezzò il momento.
Per nulla infastidita Bulma riprese la sua espressione seria tornando al microscopio e dopo aver collegato un filo rosso ad un monitor appeso alla parete per fare in modo che anche i due ragazzi potessero vedere ciò che vedeva lei pigiò alcuni bottoni incominciando a riassumere quel poco che aveva capito.
Vegeta la osservò in silenzio stupendosi di come riuscisse quella pazza ragazzina ad essere capace di ricomporsi e mantenere il controllo sulle proprie emozioni quando la situazione lo richiedeva; a decine, immagini e ricordi delle sue sfuriate gli strapparono un sorriso.
 
… è questo quello che amo di te …
 
 
 
…………………..
 
 
 
Librato in volo Junior lanciò un’ultima occhiata alle sue spalle verso la direzione da cui da alcune ore aveva salutato Chichi che per nulla intimorita, ora che si era fatta un’idea di quello che l’aspettava si sentiva meglio, gli aveva risposto con un cenno del capo a pochi passi di distanza.
 
“Sciocca umana, chiedi loro aiuto!”
“Posso benissimo arrangiarmi da sola … e poi ci sei tu con me, no?”
 
Indifferente all’occhiolino e al tono scherzoso con cui lei aveva ribattuto Junior volò via verso il deserto dove Chichi sospettava vivesse.
 
“Ma non basterò!”
 
Aveva aumentato la velocità e alcune centinaia di chilometri più a sud abbassò mano a mano la sua aura facendole credere, semmai lei lo avesse percepito, che si fosse addormentato mentre in realtà virò drasticamente la direzione per tornare alla città dell’Ovest e a giudicare dalla luci in lontananza mancava poco al suo arrivo; bene se quella testona non voleva dargli ascolto ci avrebbe pensato lui a …
 
Si bloccò a mezz’aria quando un’ondata di pura e nera malvagità lo investì facendogli gelare letteralmente il sangue nelle vene.
 
“Impossibile, è già qui.”
 
Partendo a razzo deviò in maniera da accerchiare il nucleo di quella nera energia ricacciando indietro l’amaro groppo in gola che lo colse nel percepire in mezzo a quell’uragano di perfidia e negatività, l’aura pura indifesa e debole di …
 
“Chichi!”
 
 
……………………………………
 
 
Con uno scatto improvviso Vegeta aprì gli occhi più furioso che mai schizzando a sedere dopo aver colpito a vuoto l’aria con un paio di pugni.
 
“-taaaaaaaaaaaaaaaa!!!!”
 
Si trovava immenso nel silenzio più profondo, solamente la sua voce echeggiava ancora rimbalzando su pareti invisibili moltiplicandosi per poi svanire nelle fitte tenebre in lontananza.
Piccoli baleni  illuminavano irregolarmente il nebuloso ambiente facendolo assomigliare ad un noioso pomeriggio di novembre, uggioso e apatico, umido e spugnoso degli odori dell’autunno.
 
Rimessosi in piedi cercò immediatamente Goku pronto a cantargliene ma soprattutto mollargliene quattro!
Riconoscendo la sagoma dell’idiota in lontananza nella penombra che avvolgeva quello strano limbo lo raggiunse, il braccio alzato pronto a dargli un cazzotto si bloccò da solo una volta viste le sue condizioni.
Il citrullo era più morto che vivo già di suo.
 
Lo trovò, infatti, appoggiato a quelle che sembravano sbarre fatte di pura energia che, normalmente invisibili, si attivavano solamente al contatto con un corpo estraneo in questo caso quello di Goku dal quale gli pareva di capire prosciugassero gran quantità di energia dando origine ai curiosi lampi.
 
Lo allontanò prontamente da esse aspettando che si riprendesse.
 
“Ma si può essere più idioti?”
“… ANF … ANF …”
“Che credevi di fare eh?”
“Chi-chichi … quel dannato ha preso la mia …”
“Farti arrostire non te la restituirà sciocco e poi gliel’hai praticamente consegnata tu!!”
“Se le elimino … potrò andare oltre e riprendermela ”
“Usa il cervello Kakaarot! Questa è magia mista ad aura se non capiamo come funziona non potremmo mai aggirarla …”
“Le ho provate tutte, anf … ma niente, neanche i teletrasporto funziona …”
 
Sul punto proprio di proporgli l’utilizzo di quella tecnica Vegeta chiuse le labbra fermandosi a pensare mentre davanti ai suoi occhi Goku, dopo essersi portato le dita alla fronte, chiuse gli occhi concentrandosi, sparendo poi alcuni istanti tanto che per un attimo fu certo che l’amico fosse riuscito nell’impresa per ricomparire poi più stremato di prima col viso madido di sudore e il respiro pesante.
Vegeta si rese conto solo in quel momento che se Goku si trovava in quelle condizioni non era stato per la perdita di energie che gli erano state prosciugate dalla prigione ma per i ripetuti tentativi di teletrasporto che era certo avesse provato e riprovato senza mai darsi per vinto.
 
 
Venti minuti dopo il principe dei sayan aveva gettato la spugna, per la cronaca, a corto di idee aveva sfiorato pure lui le barriere pigliandosi uno scossone da manuale, e incazzato come non mai finì nuovamente col prendersela con l’imbecille colpevole di tutto.
 
“Che poi, come diavolo ti è venuto in mente di spifferargli tutto?”
“Si tratta di me amico, credevo di … potermi fidare”
 
Scocciato Vegeta si girò calciando l’aria in un gesto di stizza.
 
“Tzè, decine di dimensioni e nostre copie ma l’unica difettosa va a capitare a me …”
“Npfh …”
“Che hai da ridere adesso?”
“Se ti lamenti come un poppante significa che non siamo poi tanto nei guai nh? …”
 
Colto in fallo Vegeta fece per colpirlo ma l’espressione da ebete di Goku lo fece desistere.
Era esausto ma ancora portava nello sguardo la certezza di riuscire nel suo intento e nulla l’avrebbe fermato neanche quella dannatissima quanto perfetta prigione che seppure inespugnabile a quanto pareva non era stata concepita con l’intento di bloccare lì qualcuno a vita. Se le sue congetture erano esatte la sua forza era legata a quella del loro creatore ed il fatto che assorbissero energia dai loro carcerati significava che mantenerli lì dentro era dispendioso in materia di aura quindi sarebbe bastato loro stare buoni, non toccare le dannate sbarre e presto o tardi quelle barriere si sarebbero sgretolate liberandoli.
O almeno così sperava.
 
“Secondo te Stillah tornerà a prenderci una volta finita la missione?”
“Se come dici tu l’abbiamo fatta arrabbiare sicuramente sarà da qualche parte a ridersela a nostre spese …”
“Allora significa che c’è tempo … da quel che ho capito ha molto a cuore la mia Chichi, lei ci aiuta perché si tratta di mia moglie altrimenti credo staremmo brancolando nel buio … ”
 
Levando il mento verso l’alto Vegeta non poté che trovarsi d’accordo con Goku, il ricordo del primo dialogo fra i due al quale aveva assistito ne era la prova …
 
“Non ho alcun interesse ad aiutare te Kakaarot di Vegeta.
Rispetto il guerriero che sei e ammiro il tuo coraggio ma la mia premura è rivolta a colei che si è smarrita.”
“Tanto tempo fa Chichi mi donò qualcosa di meraviglioso senza volere nulla in cambio; è giunta l’ora di renderle il favore. Tutto qui.”
“Tu non sei il solo a cui è concesso di familiarizzare con le divinità Kakaarot di Vegeta.”
 
“Mi chiedo cosa leghi una divinità del suo calibro a quell’arpia di tua moglie …”
“Chichi non è un’arpia … comunque sono curioso anch’io …”
 
Mettendosi a sedere comodamente Goku si sentì sollevato nel notare che le forze gli erano del tutto tornate.
Le loro voci tranquille mescolate e fuse nell’immensità di quello spazio espandendosi oltrepassarono le sbarre sorvolando corridoi non ancora delimitati dove in lontananza, di tanto in tanto altri minuscoli bagliori illuminavano ringhiere fatte di spirito.
 
I due sayan non potevano saperlo poiché il loro potere di percezione lì dentro era distorto e pressoché annullato ma non erano soli in quell’infinito fatto di niente.
A decine, occhi rossi, aguzzi felini e feroci si schiusero al passaggio di ciò che rimaneva dei loro dialoghi, suoni di movimenti sussurri di flebili voci rese roche da anni di prigionia risposero loro rimanendo però inascoltati.
Troppo deboli erano quei prigionieri e troppo potere avevano donato al signore di quel mondo scuro e in silenzio dopo anni di immobilità forzata aspettavano solamente l’oblio.
 
 
……………………..
 
 
“E questo è quanto, purtroppo in così poco tempo non sono riuscita a capire nient’altro né e trovare il sistema per aprirla … se né tu Goku, né Vegeta riuscite ad aprirla dubito potrei mai riuscirci io …”
 
Sconfortata Bulma si abbandonò contro la sedia scivolando leggermente indietro mentre nuovamente gettava distrattamente gli occhiali sul il tavolo.
Fu Goku che quasi timoroso dal silenzio dei suoi amici cervelloni propose una soluzione.
 
“Potremmo provare col metodo più efficace di tutti, dopotutto se dalle tue analisi è emerso che si tratta di semplice cristallo basterà faro cadere a terra, no? ”
 
Entrambi i fidanzati lo fissarono allibiti.
Aveva ragione!
E proprio quando gli occhi di Bulma, illuminati da tale soluzione incominciarono a spalancarsi di gioia una voce secca e severa gelò il loro animo.
Mentre la fiala che teneva fra le mani, alzandosi di propria volontà prese a fluttuare sgusciandole via dalla presa parole di condanna risuonarono tutt’attorno.
 
“Fatelo e condannerete a morte e all’oblio la donna cui quell’anima appartiene e così facendo scatenerete l’ira dell’essere più potente di ogni mondo e dimensione conosciuti e non …”
 
Sull’uscio della porta scorrevole super tecnologica impossibile da aprire per chiunque non fosse un Brief si stagliava l’imponente figura di Junior che, guardandoli gravemente mentre prendeva possesso del prezioso oggetto, ridusse nuovamente a zero le loro scelte.
 
“Fatelo e firmerete la vostra condanna perché alter ego o meno, alleati o no, chiunque tocchi la donna di un sayan è semplicemente fottuto … sbaglio Vegeta?”
 
Il modo in cui aveva pestato il suo sciocco clone solo perché aveva tentato di toccare Bulma si palesò dinnanzi agli occhi di Junior e Vegeta.
 
Non si udì alcun suono particolare ma Bulma per sottolineare il cambio drastico di atmosfera avrebbe messo un bel Dooooooooooooooooooon, come si faceva nei manga, inoltre avrebbe giurato d’avvertire pure un drastico abbassamento della temperatura.
 
“Sa-Sayan?”
 
Mordendosi il labbro nervosamente sopportò lo sguardo beffardo di Junior. A dir la verità la sua intenzione era quella di chiedere come diavolo avesse fatto ad entrare lì dentro, peccato che nel millisecondo che impiegò il suo cervello a dare l’impulso quella strana parola si insinuò fra i suoi pensieri divenendo protagonista su ogni altro finendo per uscire dalla bocca senza che lei nemmeno lo volesse.
L’essere verde sciogliendo la sua posa statica e anche un po’ intimidatoria deviò la propria attenzione verso Vegeta levando un inesistente sopracciglio curioso.
 
“Non glielo avete detto?”
“Detto cosa?”
 
Piccata Bulma si voltò verso il fidanzato, cos’altro le nascondevano ancora quei due?
 
“Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiu, passi per Chichi ma fra di voi che siete fidanzati da un bel po’ non dovrebbero esserci di questi segreti …”
“Si può sapere tu chi diavolo sei?”
 
Goku, che fino a quel momento era rimasto in silenzio decise che ne aveva abbastanza, quel tipo verde non gli piaceva perché sapeva cose che non avevano mai detto a nessuno e si comportava come se conoscesse Chichi fin troppo bene.
Muovendosi lentamente gli si avvicinò mostrandogli l’espressione più fredda e distaccata del suo repertorio.
 
“Mi pare di avervelo detto, sono Al Satan Junior. ”
“Questo è solo il tuo nome, come ci hai trovati, come sai queste cose e soprattutto, cosa centri tu con Chichi?”
“Ho percepito la vostra forza come naturalmente chiunque con un minimo di controllo sulla propria aura saprebbe fare, sono al corrente della situazione perché, beh, diciamo che ho amici molto in alto e riguardo il terzo interrogativo anche questo ve l’ho già detto, io e Chichi ci siamo scontrati al Torneo Tenkaichi anni fa, mi ha battuto e da allora siamo alleati …”
“Il torneo Tenkaichi?”
 
Bulma conosceva benissimo quella manifestazione poiché da anni suo padre ne era il principale sponsor fornendo ai monaci che lo organizzavano il materiale tecnologico necessario per pesare i concorrenti, visitarli e controllare che tutto fosse in ordine durante le gare. I migliori atleti provenienti da ogni angolo del Pianeta si davano appuntamento ogni tre anni per dimostrare le loro abilità e si trattava di maestri assoluti delle loro discipline come poteva una ragazza esile e dolce come Chichi far parte di quell’universo composto per la maggior parte da energumeni fissati con la lotta?
 
Un vago ricordo di come una volta, durante un sabato di shopping la moretta avesse messo in fuga un paio di bellimbusti decisi a tapinarle sembrò quasi convincerla dell’effettiva forza dell’amica, ma comunque si era trattato di una combo di mosse di autodifesa che pure lei aveva imparato dopotutto essere la figlia dell’uomo più ricco del pianeta non era tutto rose e fiori; se riusciva a mantenere il tutto su un piano più o meno di normalità lo si doveva alla tecnologia con cui suo padre la proteggeva, praticamente sapeva sempre dove trovarla inoltre le centinaia di microcapsule che portava sempre con sé, una tecnologia ancora sconosciuta al mondo che le permetteva di portare con sé assolutamente non viste armi, aeronavi medicinali beni di sopravvivenza e persino un bunker inespugnabile, le permettevano di essere autonoma qualora si fosse trovata sola nei guai.
 
Stringendosi nelle spalle tornò a fissare lo strano uomo trovandolo del tutto rilassato nonostante Goku cercasse di intimorirlo.
 
In definitiva Goku e Vegeta non erano chi dicevano di essere, Chichi non era chi diceva di essere e persino i due sosia imprigionati dal suo amico non erano chi invece dovevano essere …
Insomma, che diavolo stava succedendo?
Una fitta di dolore le trapassò la tempia e senza accorgersene incominciò a barcollare.
Immediatamente la voce dell’intruso che riprese la parola nonostante le arrivasse ovattata alle orecchie la sentì improvvisamente vicinissima.
 
“Forse è meglio se porti a casa la tua ragazza Vegeta, pare che per oggi ne abbia sentite abbastanza inoltre avrete molte cose da dirvi … ”
 
Reggendo la ragazzina mezza svenuta fra le braccia Junior la porse ad un sopraggiunto Vegeta tornando infine a rivolgersi a Goku.
 
“Anche noi due ne abbiamo parecchie da raccontarci, ti aggiornerà lui più tardi …”
 
In silenzio Vegeta aspetto l’opinione di Goku. Era più che propenso a rimanere ma sapeva che Junior non aveva tutti i torti, Bulma aveva superato il suo limite di shock annuali altro che giornalieri e non era il caso si sottoporla ad ulteriori pressioni e poi era vero, doveva rassicurarla e spiegarle tutto.
Sperava solo che fra di loro le cose non sarebbero cambiate.
 
“Vai pure Vegeta.”
 
Annuendo, il moro oltrepassò il gigante verde uscendo dal laboratorio.
 
 
 
……………………………………
 
 
Seduta contro la testiera del suo enorme letto matrimoniale Chichi strinse a sé il morbido cuscino col quale prima aveva cercato di colpire Junior.
Si era mostrata sprezzante della minaccia e pure un filino arrogante ma adesso che Junior se n’era andato, con nessun’altro in quell’enorme maniero a parte suo padre, cominciava ad avere dei dubbi sulle sue scelte.
 
Aghòs non era un demonietto da quattro soldi, uno spiritello fastidioso o qualche essere da prendere sottogamba.
Aghòs era il nucleo dell’oblio, il male assoluto, la forza tetra che si contrapponeva alla luce … la personificazione di tutto ciò che al mondo c’era di negativo.
 
Mordendosi l’unghia del pollice fra i denti non poté fare a meno di porsi una semplicissima domanda.
 
“Perché io?”
 
…..
 
 
“Perché tu rappresenti ciò che di più puro e limpido ci sia in ogni tempo e dimensione …”
“Kyah!!”
“Perché tu sei la forza che è stata in grado di obliare l’oscurità stessa ...”
 
Con le lacrime agli occhi e il cuore in gola Chichi riuscì ad esclamare una parola sola …
 
“Ma … mamma?”
 
 
 
 
 
 
TH
 
 
Ciao a tuuuuutti!!!!
 
Grazie a KikiGoku97 e MegaMary per le belle parole.
Spero questo capitolo non vi deluda, e spero piaccia a tutto voi che leggete.
Solo, fatemi sapere che ne pensate ok?
Dopo una breve (…?!) fase di stacco la storia sta prendendo la piega giusta….
 
Ciauz! ^w^

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Capitolo 18
*** Sometimes the past must not be let gone ***


 
 






 
Nel mondo del futuro splendeva un sole cocente di fine estate.
La città ardeva e il vento fievole e secco del sud espandeva nell’aria il forte profumo di erba cotta e sassi nugoli di insetti sciamavano fra i fiori dei rampicanti e delle piante selvatiche e cinguettii allegri risuonavano nell’aria.
 
Chichi, che davvero non ne poteva più di rimanere sottoterra era sgattaiolata in superficie e dopo aver esplorato le vecchie vie stava ora passeggiando per la grande piazza assorta nei propri pensieri.
Il sole alle spalle proiettava la sua ombra verso il fondo dello spiazzale riuscendo quasi a sfiorare i cocci della statua di Hercule Satan.
Trunks si era offerto di accompagnarla ma nuovamente aveva declinato; non c’erano più pericoli e non sarebbe di certo andata via, non adesso che erano così vicini a …
 
‘Mi dispiace Chichi ma nel tentare di rubare la navicella assieme ai cavi di alimentazione e controllo Videl deve aver strappato qualche collegamento importante visto che il nucleo non immagazzina più alcuna energia … dovrò smontare la plancia dei comandi e rifare tutto da capo.’
 
Se non aveva strangolato l’ancora incosciente ragazzina era solo perché nonostante tutto sapeva che Videl non aveva agito in quel modo per sabotare lo strumento visto che lo voleva rubare e quindi, dopo aver annuito e abbracciato velocemente Bulma s’era diretta alle scale che conducevano alla luce in modo da sbollire il nervosismo.
 
Fermandosi levò lo sguardo al cielo trovandolo tinto d’un azzurro profondo e statico talmente fisso da sembrare intoccabile e alieno come se non facesse parte del paesaggio, o non gli importasse di farlo.
Quel pensiero nato dallo spettacolo che le si parava davanti anziché calmarla come succedeva normalmente le fece nascere dentro una stilla di nervosismo e inquietudine.
Fu come se qualcuno le avesse tirato una corda dall’interno scomponendo l’armonia che si era appena costruita e adesso non riuscisse più a respirare tranquillamente o rimanere semplicemente ferma o … pensare anche alla più sciocca delle questioni!
 
Sbuffando chiuse forte gli occhi scuotendo il capo, non doveva partire in quarta, non doveva abbattersi o innervosirsi e lasciare che lo sconforto la avvilisse nuovamente tanto alla fin fine non cambiava nulla visto che senza l’alatassìo non sarebbero comunque andati da nessuna parte.
Un conto era non avere benzina per navigare fra le pieghe della storia, un altro era non avere affatto l’incipit adatto per farle apparire quelle dannate dimensioni perciò non poteva arrabbiarsi.
 
Sbuffò di nuovo sconsolata andandosi a sedere sulla panchina miracolosamente rimasta intatta ai piedi dell’enorme salice alla fontana dalla quale la vista spaziava quasi a 180°.
Una folata di vento secco levò un leggero polverone e lo sguardo cadendole verso il basso finì per concentrarsi sul lentissimo incedere di una ranocchietta sfinita.
 
Si diresse verso il piccolo anfibio ancora intento a raggiungere la frescura dell’ombra ed il refrigerio che l’acqua seppure putrida dovevano offrire,  raccogliendolo da terra per poi osservarlo distrattamente prima di lasciarlo al sicuro.
 
Questo non provò neanche a ribellarsi incominciando quasi a piangere le pareva, man mano che sembrava capire che lo voleva aiutare.
Che bestiolina simpatica! A differenza delle rane comuni aveva una codina lunga e delle antennine sulla testa e due occhi rossi e furbi che facevano quasi pensare fosse alie …
 
“Ahh ahh faceva così ridere!”
“Piegato sulle braccia e le gambe mentre voltava a scatti la testa …”
“No che non faceva ridere, se Goku non mi avesse salvata sarei tutt’ora uno schifosissima, raccapricciante inutile e viscida ranocchia!!!”
 
In un flash back le vorticarono nella mente decine, centinaia di dialoghi, racconti e …
Trattenendosi dal liberarla portò l’animaletto davanti al proprio viso.
 
“… tu sei Ginew!!!”
 
Come diavolo aveva fatto a sopravvivere tutto quel tempo?
La ranocchietta sgranando gli occhi la fissò in silenzio fingendo indifferenza. Chichi non ci cascò e ridendo si godette l’intero tragitto che seguì il gocciolone apparso improvvisamente a lato dell’occhio destro del ranocchio prima di scivolare sul collo e quindi a terra.
 
“Non la bevo, mi ricordo di te … potremo non esserci mai incontrati noi due ma sei una vecchia conoscenza per qualcuno di cui sicuramente ti ricorderai …”
 
Aprendo a vuoto le mandibole l’anfibio dimenò le zampe lentamente.
 
“Quasi dieci anni fa su un pianeta lontanissimo chiamato Namekk …”
 
Un nuovo gocciolone apparve.
 
“… prendesti il controllo sul corpo della mai carissima amica Bulma e poi di quello di Goku e …”
 
Di nuovo folgorata Chichi strinse d’impeto le dita stritolando la povera bestiolina che spaventatissima incominciò a gracidare e annuire, annuire e gracidare mentre il gocciolone era diventato mille goccioloni, sperando di salvarsi da quella presa che non gli avrebbe lasciato scampo.
 
“MA CERTO!!!!”
 
Facendo retro front la donna sfrecciò verso il tombino aperto che portava nel bunker di Bulma.
Forse non era tutto perduto …
 
 
 
“Bulma BULMA!!!!”
 
La voce di Chichi precedette il suo arrivo di almeno trenta secondi tanto stava urlando forte la sua amica e Bulma, posando cacciavite e tester si rimise in piedi aspettando l’entrata in scena della mora.
Non riuscì a trattenere un sorriso divertito, solo poche ore prima se n’era risalita con un’espressione mesta e disillusa che le aveva messo intorno una tristezza immane mentre adesso …
 
“Tsk …”
 
Stava diventando esattamente la Chichi di cui si ricordava.
 
“GUARDAAAAAA!!!”
 
Entrò sfondando quasi le porte scorrevoli  investendo Trunks nel mentre brandendo nel palmo della mano un ros …
 
“ECCO LA NOSTRA SALVEZZA!!!”
 
Con gli occhi sgranati a mo di fanali Bulma osservò l’animaletto.
 
Un rospo era la loro salvezza?
Oh Kami Chichi era ammattita!
 
Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa il suo cervello mise a fuoco l’immagine e la collegò all’esperienza più assurda traumatica e allucinante che avesse mai vissuto e anche se razionalmente quella creatura non rappresentava proprio la salvezza di niente quello che a cui rimandava lo faceva eccome!
Ed essendo lei un genio assoluto in pochi millisecondi intuì i pensieri di Chichi e li condivise e

 
NAMEKK - SFERE DEL DRAGO – DESIDERIO - ATALASSIO
 
“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH SIAMO SALVE SIAMO SALVE SIAMO SAAAAAAALVE!!!!”
 
Con le lacrime agli occhi accolse l’amica in un abbraccio strettissimo gridando con lei e saltellando e ….
 
Di nuovo Trunks, come successo nel giorno in cui le aveva riunite, si grattò la testa senza riuscire a capire niente.
 
Il rospo scivolò via dalla presa di Chichi che non accorgendosi di niente seguitava a stringere Bulma piangendo di gioia e commozione ma la sua fuga durò poco; piantando la punta dello stivale davanti alla rotta dell’anfibio Trunks si chinò raccogliendolo e, dopo aver finalmente visto le sue pietose condizioni lo gettò in una vasca piena d’acqua per metà dandogli da mangiare i rimasugli del sandwich di sua madre, aspettando che le due folli si calmassero per avere delucidazioni.
 
 
………………….
 
…………………
 
“Non ti ci mando sola Chichi!”
“Ma …”
“Niente ma sarà un viaggio lunghissimo e ti sentirai sola, poco importa quanto la tua risolutezza ti darà forza, in mezzo a quel buio così denso da sembrare liquido e palpabile ti sentirai sperduta e vulnerabile e sarai facile preda della disperazione, credimi mi è successo e c’erano Gohan e Crillin con me …”
“Ci saranno i collegamenti radio, potrai parlarmi 24 ore al giorno Bulma anche di pettegolezzi e …”
“NO!”
 
Stringendo Chichi per le spalle Bulma espirò dal naso cercando di calmare la rabbia con la quale, seppur  pentendosene subito l’aveva zittita.
Quando Chichi si metteva in testa una cosa era davvero irremovibile e anche se questo le faceva onore non l’avrebbe mai mandata da sola nello spazio più profondo alla ricerca di Neo Namekk, col cavolo!
 
“Non sarebbe la stessa cosa ‘Chi … fidati di me!”
“Ma … Trunks deve rimanere …”
“Trunks ti proteggerà, i Namecciani saranno pure persone pacifiche ma non siamo certi che il pianeta sia sicuro e poi è sconfinato  non riusciresti a percepire le aure dei suoi abitanti quindi o si fa a modo mio o manderò solo lui …”
“Ma …”
“Niente ma …
 
Stavolta sibilando le due parole fra i denti rese il tono volutamente serio e perentorio.
Non ci sarebbero state vie di mediazione in questo caso.
Chichi sembrò capirlo poiché sorridendo annuì decisa sfiorandole con una mano un palmo col quale ancora la stringeva.
 
“E va bene Bulma, come vuoi tu!”
“Ottimo, diamo via ai preparativi se tutto andrà come deve potremmo effettuare il lancio già la settimana prossima!!”
“Davvero Bulma?”
“Si!”
 
Estasiata e stimolata dalla nuova missione Bulma sgattaiolò fuori dal laboratorio diretta al suo segretissimo caveau nel quale aveva custodito al sicuro dalla furia dei cyborg ma soprattutto dalla disperazione della gente le capsule dei rifornimenti grazie alle quali erano riusciti a sopravvivere tutti quegli anni tra le quali c’erano alcuni dei prototipi più preziosi che possedeva fra cui appunto il nuovo modello di navicella spaziale che aveva messo a punto dopo il ritorno da Namekk.
Grazie a quel viaggio aveva capito e imparato talmente tanto e ampliato le sue conoscenze a tal punto che fino ad allora le sembrava d’aver vissuto in una piccola gocciolina d’acqua mentre l’oceano immenso che era l’universo, nonostante potesse rivelarsi pericoloso, pullulava di nozioni e cose incredibili che aspettavano solamente d’esser colte, imparate o addirittura scoperte.
E quale momento se non la rinascita della Terra poteva essere un motivo migliore per rispolverare le sue conoscenze e sfruttare tutti i materiali che era riuscita a stoccare?
 
Col cuore pieno di gioia sciolse dalla bolla di sicurezza le capsule che le interessavano prima di uscire e richiudere la porta a scomparsa che fondendosi col corridoio sparì del tutto nascondendo perfettamente l’entrata.
 
 
Arricciando il naso ad un prurito improvviso Chichi, non sapendo come passare il tempo prese a camminare su e giù per la stanza.
 
“E noi che si fa?”
 
Osservandola Trunks sbottò un sorriso colpendola appena sulla scapola per intimarle di seguirla.
Videl si era ripresa e nonostante fosse in un posto dove non poteva nuocere a nessuno era meglio tenerla d’occhio.
Si ricordava della sua controparte nel mondo parallelo e se c’era una cosa che aveva capito di lei è che possedeva mille risorse ed un’astuzia invidiabile.
Un moto di rimpianto lo colse nel pensare che, se in quel mondo lei ed il suo maestro non si conoscevano era solamente colpa sua. Se Gohan non si fosse sacrificato per proteggerlo non solo sarebbe stato presente per sua madre, ma in un modo o nell’altro era certo che avrebbe incontrato anche Videl e …
Era proprio un impiastro.
 
“Va tutto bene?”
“Nh è solo che mi dispiace tanto Chichi … per colpa mia Gohan non ha potuto incontrarla … ”
 
Lì per lì Chichi non ebbe alcuna reazione dopotutto che ne poteva sapere lei di come fossero destinate ad essere le cose? Certo, aveva dei flash che riempivano le lacune agli interrogativi del momento, per esempio quando aveva visto il viso della ladra lo spirito dentro di lei l’aveva riconosciuto  come Videl dandole immediatamente informazioni e immagini che assumevano un loro senso e un perché e nonostante riconoscesse nei legami dell’altra sé stessa emozioni di affetto queste non le rimanevano impresse a lungo un po’ come quando si cammina sulla spiaggia, le orme rimangono ma poco a poco le onde le cancellano fino a quando di esse non rimane nulla.
Di nuovo comunque, come capitava sempre quel nome risvegliò sensazioni, e le sensazioni ricordi e immagini e … un viso tondo e felice, un’anima furba sfrontata e impossibile da gestire, un caratterino tutto pepe due occhi blu pieni di vita e determinazione …
 
Come la prima volta che la vide nel giardino fuori casa quando si era presentata di sua iniziativa per pretendere che Gohan le insegnasse a volare in vista del torneo e da lì era incominciato tutto …
Già, non poter vivere in prima persona la nascita di quell’amore sarebbe stato davvero un peccato tuttavia …
 
“Non è per niente colpa tua Trunks, non pensarlo mai più.”
 
La vita andava avanti, doveva andare avanti e quella ragazzina pestifera avrebbe superato lo shock e la rabbia per la perdita del padre finché un giorno un ragazzino simile al suo Gohan si sarebbe fatto vivo pronto ad esaudire ogni suo desiderio pur di renderla felice e …
 
 “Vorremmo far tornare fra noi il nostro caro amico Crillin …”
“D’accordo fatto …e poi?”
“…”
 
Cielo nero, un drago enorme, dieci volte più grande, massiccio muscoloso minaccioso e potente di Shenron …
 
“Avanti sto aspettando … quali sono gli altri vostri desideri?”
 
 
… dannatamente, infinitamente enormemente più potente di Shenron capace di resuscitare più volte le persone cadute anche se era passato più di un anno e …
 
“KAMI SAMA TRUNKS!!!”
 
Il grido che esalò la donna fece trasalire il giovane sayan che quasi mancò di prenderla quando per la gioia gli saltò al collo urlando come una pazza che potevano tornare tutti!!!
Con le lacrime agli occhi e già impaziente di rivederli Chichi gridava a squarciagola felice come mai lo era stata.
 
“POSSONO TORNARE TUTTI!!!! l’HAI DIMENTICATO? POLUNGA POTRA’ FAR TORNARE IN VITA TUTTI QUANT-”
 
Tutti tranne coloro periti per cause naturali quali vecchiaia e malattie … tutti tranne Goku …
 
Non lasciò che l’amara verità sulla situazione di Goku obliasse la felicità che significava quell’opportunità!
Gohan sarebbe tornato, e Crillin Vegeta e Muten e Yamcha, Tenshihan e Puar Oscar Lauch e si, pure quel pazzo di Mister Satan!!
 
“Corri a dirlo a tua madre Trunks … potrai rivedere tuo padre!!!”
 
Gli schioccò un bacio sulla guancia spingendolo verso la direzione opposta mentre lei si sarebbe occupata di dirlo a Videl.
 
Non ci poteva credere … c’era ancora speranza ma come diavolo avevano fatto a non pensare già dal principio che grazie al potere di Polunga avrebbero potuto far tornare tutti in vita ripristinando così l’intero pianeta in un attimo?!
Possibile che durante gli anni di dominio dei cyborg le loro anime si fossero rassegnate a rimanere sole tristi e infelici al punto di smettere di ricordare che un tempo invece erano state le più felici e fortunate dell’intero universo e che finalmente potevano tornare ad esserlo?
Come avevano potuto lasciare che tutto quello le sconfiggesse? Lei in primis aveva ceduto isolandosi dal mondo e cadendo nella depressione più totale …
Tutto adesso le sembrava così insulso e minuscolo che le veniva voglia di ridere, e piangere e ridere ancora dandosi della cretina …
 
 
“Ti sei per caso ammattita? Non mi pare di averti colpita poi così forte nonnetta!”
 
La voce tagliente e spenta di Videl non le tolse il sorriso ma servì a restituirle la concentrazione.
Aprendo la porta della cella dalla quale la ragazzina aveva assistito, pur non capendo nulla, all’intera vicenda Chichi le si avvicinò sedendosi sulla branda libera presente incrociando le braccia e annuendo compiaciuta.
L’idea di scappare non le venne neppure, sapeva come funzionavano gli anelli blu che aveva ai polsi; seppur privi di catene erano congegni strettamente legati ad un’area ben precisa che in quel caso era il perimetro della cella, un passo oltre il confine ed i braccialetti si sarebbero stretti fino ad annullarsi tranciandole mani e piedi e lei non poteva permettersi di perdere le sue armi migliori, se voleva raggiungere il suo obiettivo avrebbe dovuto pazientare un altro po’, l’occasione le si sarebbe ripresentata e stavolta avrebbe fatto le cose per bene senza andare allo sbaraglio come invece aveva fatto la sera prima colta dall’impeto della speranza.
Quindi espirando fuori il nervosismo e la rabbia Videl rimase immobile.
 
“Mandatemi quell’altra!!”
 
Urlando al nulla si rimise sdraiata perdendo interesse. Per un istante aveva sperato di poter avere un dialogo sensato e far valere le sue ragioni ma a quanto pareva parlare alla matta era fiato sprecato.
 
“Videl …”
“…”
“Lo so che non mi conosci e che quello che sto per dirti ti convincerà maggiormente del fatto che sono matta ma … ascolta …”
“…”
“Mi chiamo Chichi e sono la mamma di Gohan un ragazzo che normalmente avresti dovuto incontrare ma purtroppo è morto a causa dei cyborg …”
“Ne sono morti a miliardi per colpa loro … sterminati come mosche!!”
 
L’immagine dell’esplosione che aveva cancellato dalla cartina mezzo quartiere di Orange City il giorno in cui suo padre morì ce l’aveva stampato davanti agli occhi ogni volta che li chiudeva. L’odore di fuoco, polvere e dell’elettricità con cui quei mostri creavano la morte lo respirava ancora negli incubi che la tormentavano da anni quindi cosa aveva di così importante quel suo unico figlio per farle credere che …
 
“Lo so, lui cercava di salvarli … insieme a Trunks; ma da soli era impossibile …”
 
Sentendo quell’affermazione diede finalmente un volto al ragazzo.
 
“L’uomo con un braccio solo era figlio tuo …”
 
Sorridendo Chichi annuì.
 
“L’hai conosciuto?”
 
Un’ombra nera che esce dall’esplosione, lei che grida credendo si tratti dei cyborg mentre invece …
 
“Andrà tutto bene …”
 
Chiuse gli occhi Videl scacciando quel pensiero.
 
“No ma tutti sanno chi era Son Gohan … il punto qual è?”
“Il punto signorina è che c’è un modo per farli tornare dall’aldilà”
“Farli tornare dall’aldilà …”
“ Siiii tutti quanti!”
“Tutti quanti …”
 
Con la voce piatta e atona di chi palesemente prende per i fondelli il proprio interlocutore, Videl ripeté le medesime parole di Chichi non appena questa finiva di pronunciarle e il fatto che la donna sembrasse non accorgersi della sua più che ovvia intenzione la mandava in bestia.
 
 “E non ci sarà neanche bisogno della macchina del tempo pensa, anche perché quella ci serve già per un altro scopo …”
“Che sarebbe?”
“Farmi tornare nel passato da cui questa linea temporale ha avuto origine per fare in modo che il mio defunto marito che in quel tempo tuttavia è vivo riesca a prendere un frammento dell’anima della mia controparte che è stata ghermita da uno spirito cattivissimo e … uh?”
“INSOMMA BASTAAAAAAAAAAAAAA!!!”
 
Livida di rabbia e con le lacrime agli occhi dal nervoso Videl si avventò su Chichi schiacciandola contro la branda prendendola nuovamente di sorpresa rischiando di farle davvero male.
 
“QUI SI FA SUL SERIO VECCHIA PAZZA LO VUOI CAPIRE? QUINDI SMETTILA DI DIRE ASSURDITA’ E LASCIAMI IN PACE PRIMA CHE  ”
 
Una salda presa le afferrò l’avambraccio bloccandole l’ennesimo colpo.
 
“Calmati Videl!”
 
Trunks aveva avvertito il mutare dell’aura della ragazzina da nervoso a ostile e dopo aver detto a Bulma del piano di Chichi aveva fatto presto a dirigersi verso le celle e mai decisione fu più saggia.
Aveva sentito gridare la ragazzina nell’esatto momento in cui abbassava la maniglia per entrare e in un attimo le fu dietro.
 
“LASCIAMI DANNAZIONE, QUESTA DONNA E’ PAZZA!!!”
“Chichi non è pazza … ha ragione ”
“MA CHE DIAVOLO VI PRENDE A TUTTI QUANTI?”
 
Tentando inutilmente di divincolarsi la figlia di Satan continuava a gridare e piangere dando a tutti dei folli, dicendo che se questo era il futuro che la attendeva, che se d’ora in avanti il potere decisionale sarebbe stato in mano a tre matti tanto sarebbe valso essere polverizzata assieme a suo padre e …
 
“A mali estremi …”
 
Posandole le dita della mano libera sulla tempia Trunks chiuse gli occhi bombardandola di immagini relative al tempo dal quale aveva appena fatto ritorno.
Videl così conobbe l’intero squadrone Z, il leggendario gruppo di valorosi eroi che per tanti anni da ancor prima che lei nascesse aveva protetto la Terra perendo però sotto alla potenza dei perfidi cyborg.
Suo nonno cha in gioventù era stato un militare al servizio del Re della Terra in qualità di Generale delle truppe dell’Ovest le aveva raccontato tante storie su di loro quando da bambina non ne voleva sapere di andare a letto.
Lui aveva assistito in prima persona alla dimostrazione di potenza di quei semplici uomini rispetto ai quali le armi ultra tecnologiche dell’esercito finivano per sembrare inutili giocattoli  e le aveva narrato della guerra combattuta in gioventù contro l’esercito del Fiocco Rosso che voleva conquistare il mondo  vinta grazie all’aiuto di un ragazzino che solo contro tutti aveva espugnato la torre del nord sconfiggendo generali dopo generali fino ad annientare del tutto quel corpo paramilitare che da per anni era cresciuto in forza importanza ed influenza fino ad arrivare quasi a capovolgere l’equilibrio mondiale.
 
“Un ragazzino dalla  forza micidiale è stato capace di spazzar via un intero esercito …”
 
E lei era letteralmente impazzita per lui e prendendolo ad esempio aveva deciso di diventare anch’essa una karateka impegnandosi giorno dopo giorni decisa e costante perché semmai un giorno ci fosse stato davvero bisogno avrebbe potuto dare una mano.
 
“ … quel Son Goku era davvero in gamba …”
 
… Son Goku …
 
Son Gohan …
 
Son Gohan che vestiva i ridicoli panni di Great Sayaman per non farsi riconoscere quando aiutava la gente.
Son Gohan che era un genio nelle materie scientifiche e nello sport.
Son Gohan che le aveva insegnato a volare.
Son Gohan che adesso vedeva scagliarsi contro Spopovich sul ring del Torneo Tenkaichi deciso a vendicare lei, che del tutto impreparata al livello di quel mostro era stata ridotta in fin di vita.
Satan Videl che abbraccia in lacrime Son Gohan una volta tutti riuniti al palazzo del Supremo.
Attorno decine di amici, e suo padre che appare con quello che fino a poche ore prima era il nemico e … Chichi che gelosa piagnucola sul suo diritto alla precedenza e …
 
Decine di lacrime le annebbiano la vista che scendendo non può fare a meno di notare una cosa.
Alcuni ricordi li impara dalla prospettiva di Trunks, molti altri grazie alle memorie della donna che fino ad un attimo prima credeva pazza.
La mano di Chichi infatti stringe il dorso di quella con cui Trunks le sfiora la tempia ed anche lei piange.
Forse rivivere quelle memorie ….
 
Ti DImenTIcHerANnO E la tUa anIMA Non Troverà Mai pa-
 
“NO!!”
 
Chichi si allontanò di scatto interrompendo quel flusso di memorie stranamente focalizzate su sé stessa.
Ma l’immagine di lei, inginocchiata a terra  in preda alla più totale della disperazione  e del tutto estranea al tipo di memorie riprodotte fino a poco prima non passò inosservata né a Videl e neppure a Trunks.
Cosa era successo?
 
Si ritrovò improvvisamente semi sdraiata contro la sua branda, come se ci fosse stata spinta e mentre cercava di riordinare i propri pensieri la voce di Trunks le giungeva ovattata e distante.
 
“Cosa diavolo significava quella memoria Chichi?”
“Non è importante.”
“Lo è invece! Quello era Aghòs? Cosa ti ha fat-”
“NON E’ IMPORTANTE, TRUNKS!!”
 
Gridando lo zittì intimandogli poi di liberare la ragazzina.
 
“Me ne torno a casa … chiamatemi quando sarà tutto pronto …”
“Ma Chichi …”
 
Fermandosi sulla soglia la donna indugiò una volta abbassata la maniglia. Lentamente si voltò regalandogli un sorriso stanco e forzato.
Non avrebbero dovuto vedere quello che le era successo, sperava solo di aver interrotto i ricordi in tempo.
 
“Andrà tutto bene … Goku sistemerà tutto …”
“…”
“L’ha sempre fatto, no?”
 
Uscì lasciando i due ragazzini ai loro pensieri.
 
Una cosa per volta.
 
 
 
TH
 
 
 
 
 
Ci sono, Torno, aggiorno e sparisco per l'eternità .... waahh ahh ahhh, no scherzo, parto per la stagione invernale sui picchi della Val di XXXX dove internet è una leggenda ... ci si rivede a marzo gente!!! Buone cose, buone Feste, siate sereni felici e contenti!!!!!  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Know the truth ***


……
 

 

 
“Perché io?”
 
“Perché tu rappresenti ciò che di più puro e limpido ci sia in ogni tempo e dimensione …”
“Kyah!!”
“Perché tu sei la forza che è stata in grado di obliare l’oscurità stessa ...”
 
Con le lacrime agli occhi e il cuore in gola Chichi riuscì ad esclamare una parola sola …
 
“Ma … mamma?”
 
Occhi rossi come brace puntarono i suoi e per un attimo a Chichi parve che qualcosa le pungesse l’anima, capelli amaranto in continuo movimento e se non fosse che la tonalità era un po’ più chiara rispetto al normale Chichi avrebbe paragonato quella vista ad un impetuoso incendio, pelle bronzea luminosa e vitale … no, non era sua madre eppure per un attimo la donna che le stava di fronte le era sembrata lei.
 
“Chi sei tu?”
 
Incredula Chichi si scostò dal letto non scattando sulla difensiva solamente perché avvertiva che quella presenza non era malvagia; tuttavia un minimo di diffidenza era bene mantenerla.
 
“Non temermi Chichi, figlia del grande re  Juma e di Oameko, dama della laguna poiché sono qui per proteggerti … ”
“Proteggere me?”
“Esattamente, dal momento che quelli prefissati per farlo stanno bisticciando fra loro non sono rimasta che io …”
 
 Il tono con cui la donna apparsa dal nulla le stava parlando era calmo e fluido come acqua di torrente, privo di alcuna inflessione e quasi d’accento ma lo stesso in quella frase Chichi vi colse dentro una certa stizza.
Sembrava fosse irritata per qualcosa.
 
“Chi sei?”
“Il mio nome è Stillah ma forse in questo vostro mondo non sono per niente conosciuta …”
“…”
 
Imbambolata dal panneggio creato dalle verdi vesti e dal confondersi fra esse di lunghissimi capelli lucenti Chichi per un momento cessò di pensare.
Osservare quella donna equivalse a fare un tuffo in una dimensione fatta di pace e silenzio, di calma e infinito.
 
“Però a tua volta dovrai proteggere te stessa …”
“Uh?”
“Avvicinati Chichi …”
 
……………………………..
 
 
Schiuse appena gli occhi in tempo per rendersi conto di trovarsi ancora fra le braccia di Vegeta mentre questi, camminando piano stava percorrendo il lungo corridoio che portava in camera sua.
Dalle finestre del lato est, unica fonte di luce se non si contavano le piccole spie luminescenti poste in basso sui muri, entrava la luce della luna proiettando specchi argentati sulla parete fronte stante che puntualmente venivano oscurati dalla loro ombra mentre incedevano.
Aveva un po’ di freddo e sentiva il naso colare.
D’istinto tirò su arricciando le narici e tale gesto fu necessario a convincere il ragazzo del suo essere all’erta.
 
“Hey …”
“He-hey …”
 
Raggiunsero la porta scorrevole della sua stanza che si aprì immediatamente non appena il sistema di riconoscimento li autentificò.
Posandola dolcemente a terra la invitò ad entrare nella zona adibita a stanza da bagno.
 
“Sbrigati a fare una doccia o ti ammalerai …”
“…”
 
Lo sguardo che gli rivolse dovette contenere ciò che a parole non era in grado di esprimere perché gli occhi di lui si addolcirono mentre con un cenno del capo indicava la zona bar.
 
“Non scappo Bulma, e visto che non sei riuscita a finire il caffè che ne dici se mentre di fai la doccia te ne preparo un altro?”
“…”
“Extra forte visto che ci aspetterà una lunga nottata …”
 
Si sciolse in un dolcissimo sorriso lei perché in due semplici frasi Vegeta era riuscito a darle tutte le risposte che cercava.
Non sarebbe andato via e … e …
 
“Vai su …”
 
 
……………………………
 
 
“Allora?”
 
Per niente rilassato, Goku attendeva che Junior gli spiegasse cosa diavolo stava succedendo.
Non c’era menzogna nelle sue parole ma questo non provava nulla per adesso.
Non si fidava per niente di quell’essere verdino, non aveva mai visto nessuno con quelle sembianze sulla Terra e dubitava addirittura ce ne fossero.
Quello era sicuramente un alieno e benché fosse risaputo che sulla Terra di alieni ce ne fossero a bizzeffe nessuno di loro era anche lontanamente così potente.
Sentiva infatti che nonostante Junior stesse falsando la sua forza quell’essere era tremendamente potente, quasi quanto …
La sua voce spezzò il flusso dei suoi pensieri.
 
“Tu non ti fidi di me …”
“Dici?”
“Non serve essere telepatici per capirlo ma, visto che non ti ho fatto alcun torto e che anzi sarei qui per aiutarti, come mai mi credi un nemico?”
“Chi mi assicura che tu dica la verità?”
“Non è uno dei vostri principali poteri quello di discernere la sincerità dalla menzogna, Kakaarot?”
 
Un campanello d’allarme riecheggiò nei pensieri del ragazzo che scattando sulla difensiva aumentò la distanza fra di loro.
 
“Come sai il mio vero nome?”
“Te l’ho detto prima, ho amici molto in alto e poi, due persone potenti come voi non passano di certo inosservate a coloro che al vostro pari sanno percepire le aure anche se … sono quasi convinto che questo trucchetto lo abbiate imparato qui sulla Terra piuttosto che sul vostro pianeta, o sbaglio?”
 
E sapeva pure che non era un vero terrestre? Ma come?
 
“Chi diavolo se-”
“Senti … potresti essere un cyborg un nekomajin o anche un dannato Tsufuru per quel che me ne importa quindi finiscila di scattare come una molla a qualsiasi cosa io ti dica maledizione!!” Dal nervoso cacciò una manata che colpì un piano di lavoro lì vicino facendo tremare il microscopio. “ Siamo qui perché Chichi è in grave pericolo e noi siamo gli unici in grado di aiutarla!”
“… Cosa ne sai tu?”
 “Quello che il mio superiore vuole che sappia, ovvero che un’entità che corrisponde al nome di Aghòs ha puntato l’anima di Chi …”
“Hai detto A-Aghòs?”
 
Un gelo improvviso avvolse il sayan nell’apprendere quel nome e con esso il ricordo del dialogo avuto col suo strano sosia.
 
“Non abbiamo intenzioni ostili, siamo qui su permesso del sommo Re Kaioh …”
“Re Kaioh?”
“Non ci crederete ma veniamo da una dimensione parallela di un tempo futuro … stiamo cercando i frammenti dell’anima della mia sposa, aggredita dal demone Aghòs il mostro che c’era qui poco fa …”

 
Quello di prima dunque era … era lui?
Se quello che il suo sosia aveva detto era vero allora aveva combinato un guaio.
 
“E adesso che ti prende?”
 
Sbuffando Junior si avvicinò a Goku caduto in una specie di trance.
 
“C’è già riuscito non è vero?”
“Che dici?”
 
Gli occhi del ragazzino caddero sull’ampolla che Junior teneva saldamente fra le mani.
Aveva riconosciuto quel misterioso oggetto immediatamente trattandosi di un contenitore magico creato per intrappolare le anime e credendo che il suo sosia lo volesse catturare aveva attaccato il folle imprigionando lui e il suo compare immediatamente ma adesso che rifletteva a mente lucida forse … forse lì dentro c’era davvero un frammento di lei.
 
 
“L’ampolla …”
“Uh?”
“Mostramela …”
“Che diavolo dici? Non penserai che …”
“Devo essere certo di una cosa prima di fidarmi del tutto …”
“…”
“Junior?”
 
Sbuffando il namecciano obbedì mostrandogli l’ampolla.
Goku l’avvicinò ai propri occhi e la minuscola lucina che vibrava al suo interno ebbe un picco. Pareva una lucciola in contrasto con la notte, capace di stare calma per minuti interi e poi partire a raffica quando qualcosa di interessante entrava nel suo radar.
 
 
“Che ci sia dentro un’anima?”
“…”
“Prima dicevi che se avessimo rotto quest’ampolla, l’anima custodita al suo interno avrebbe causato la morte della donna a cui appartiene, giusto?”
“Così mi è stato riferito.”
“E che così facendo avremmo scatenato l’ira del guerriero più potente dell’intero universo …”
“Si.”
 
Riuscendo a malapena a far chiarezza nel turbinio dei suoi pensieri Goku riconsegnò l’oggetto che smise d’improvviso di brillare e si avviò verso la porta.
Non era sicuro che quello che si apprestava a fare fosse la mossa giusta ma, non aveva scelta.
Se davvero in ballo c’era il futuro di Chichi, e non importava che fosse la sua o quella di una qualunque altra dimensione, il suo cuore gli intimava di fare solo una cosa.
Proteggerla.
 
“Seguimi …”
 
Per niente convinto Junior fece come gli era stato detto.
Uscirono dai laboratori entrando dentro uno degli ascensori posti nella hall che Goku aveva nel frattempo richiamato. Scesero alcuni piani sottoterra e quando le porte si aprirono si ritrovarono sulla soglia di un’enorme stanza bianchissima piena di fili e cavi e prese e cabine sospese dentro le quali c’erano …
 
“Che diavolo?”
 
I più feroci individui mai registrati sulla Terra erano segregati dentro quelle cabine ripiene di un liquido verdognolo in uno stato di coma vegetativo. Serial Killer, dittatori e alieni conquistatori giacevano incoscienti dentro quegli strani contenitori ai quali erano collegati dei monitor che ne visualizzavano le attività cardiache e cerebrali emettendo ad intervalli regolari irritantissimi cinguettii.
Junior passò in rassegna da una cabina all’altra riuscendo infine a svelare uno dei misteri che lo incuriosivano dacché anni addietro, quando venne preposto come guardiano col compito di catturare quei criminali, se li era visti sparire uno ad uno senza che mai riuscisse a capire cosa succedesse loro.  
Quindi Goku e Vegeta agivano come vigilantes con l’ausilio di Bulma Brief? Lo diceva lui che Chichi avrebbe dovuto chieder loro aiuto sin dall’inizio.
Uno sfarfallio anomalo attirò la sua attenzione verso due cabine poste in fondo all’ultima fila iniziata. Si avvicinò e quello che vide non gli piacque affatto.
Stava per chiedere spiegazioni quando Goku, che aveva già avviato le procedure del rilascio, l’anticipò.
 
“Credevo fossero i demoni dello specchio …”
“Demoni dello specchio?”
 
Junior sapeva di cosa si trattava.
Negli ultimi anni sulla Terra erano caduti strani frammenti traslucidi simili a cristalli che a contatto con degli esseri umani che rispondevano ad un determinato standard davano vita ad una reazione sconosciuta che trasformava i suddetti umani in sanguinari aggressivi e irrefrenabili capaci di devastare interi quartieri in pochi minuti.
Studi ed esami per trovare una cura a questo fenomeno erano in atto da anni ma fin’ora senza alcun risultato. Non c’era sulla Terra nulla di altrettanto potente capace di neutralizzare l’influsso di quello strano materiale e per il momento erano state create delle urne atte al solo compito di inibirne il potere contenendone la furia che assorbita attraverso magneti e trasformata da delle turbine creavano una valanga di energia.
 
“Ieri sera quando è successo l’attacco contemporaneamente sono apparsi anche loro due … Ce l’avevano con Bulma e io e Vegeta credevamo fossero …”
“Ho capito, e perché adesso hai cambiato idea?”
“Ho sentito ciò che hai detto e non è poi tanto diverso dalle cose che mi ha raccontato lui …”
 
Indicando il proprio sosia Goku pigiò un bottone che diede inizio allo svuotamento della cabina. Mentre ripeteva l’operazione con quella dove c’era Vegeta un ventilatore automatico si avviò una volta completata l’operazione asciugando in pochi minuti i vestiti ed i capelli del prigioniero.
 
“Mi ha detto che dentro l’ampolla c’è un frammento di Chichi e che è qui esclusivamente per cercarne un altro finito chissà dove in questa nostra dimensione …”
“Non hai fatto ricordo alla tua abilità per capire se mentiva o meno?”
“Non ne ho avuto il tempo! C’era quell’ombra gigantesca che minacciava la casa di Chichi e questi due apparsi a puntino, era una coincidenza ovvia per me non sono stato li a …”
“Casa di Chichi? Guarda che lei abita sulla vetta del Monte Friggi Friggi …”
“E che diavolo sarebbe?”
 
Grattandosi la nuca perplesso Junior cercò di capire il nodo dell’inghippo.
Cosa diavolo aveva raccontato ai suoi amici quella sciocca di una ragazzina?
 
“… il posto dov’è nata … la mia Chichi …”
 
Stupiti dall’interruzione i due si voltarono verso la cabina dalla quale stava uscendo, seppur tremante e incerto un perfettamente sveglio Goku.
Aveva lo sguardo serio puntato sulla sua controparte ma, constatò quest’ultimo tirando un sospiro di sollievo, non pareva particolarmente incazzato.
 
Stupito del fatto che si fosse già ripreso, di solito il recupero dopo anche solo un quarto d’ora di prigione mentale era lunghissimo, Goku gli si avvicinò cercando di spiegargli che non lo considerava più un nemico al contrario, gli avrebbe prestato tutto l’aiuto possibile.
 
“Senti …”
 
Ma questo, senza degnarlo di attenzione alcuna lo superò arrivando dinnanzi a Junior.
 
“Per favore … ridammela …”
 
Junior capì subito che si riferiva alla boccetta e senza alcun problema gliela riconsegnò.
 
“Vedi di non fartela fregare nuovamente siamo intesi? Lì dentro c’è tua moglie per Dio!”
“Morirò prima che questo accada di nuovo …”
 
Degnò appena di un fugace sguardo il suo alter ego  prima di lasciarsi cadere a terra sfinito.
“Per poco non ti ho perduta di nuovo … perdonami Chichi …”
 
“E adesso che diavolo succede!?”
 
Sconvolto, stremato incazzato de zuppo come un dannato pulcino Vegeta incominciò a sbraitare cercando di uscire da quella diavolo si cuccetta senza riuscire a farcela per via della debolezza e della scivolosità del liquido non ancor del tutto colato via.
 
Bene, pensò Goku sbuffando via un po’ di nervosismo … si era svegliato pure l’altro …
Junior dal canto suo si diresse a dargli una mano.
Adesso che le cose si potevano dire chiarite potevano pensare a come comportarsi.
Con quei due dalla loro parte le cose cominciavano a mettersi per il verso giusto.
 
………………………
 
 
“Avvicinati Chichi …”
 
Facendolo Chichi distese la mano imitando il gesto di colei che le stava di fronte.
 
“Proteggi la tua anima a qualunque costo poiché in essa è custodita la chiave …”
“Chiave?”
 
Schiudendo gli occhi in un sorriso sereno la donna voltò il proprio palmo dentro al quale, in una debole gabbia fatta di dita appena dischiuse era posata una bellissima farfalla le cui ali cobalto, quasi del tutto distrutte e ridotte in nera cenere fumante, continuavano a muoversi sbattendo lentamente.
Un groppo alla gola pervase la ragazza intuendo in che condizioni dovesse trovarsi la povera creatura ma lo stesso non capiva …
“Cos-”
“Qui dentro ci sei tu. Ti ho salvata davvero all’ultimo secondo … se ti avesse presa sarebbe stato catastrofico … anche il più piccolo e fragile dei tuoi frammenti nelle sua mani sarebbe un’arma devastante … Aghòs riesce a ”
“Hai detto Aghòs?”
“Sei a conoscenza del fatto che ti stia cercando non è vero?”
“Si ma …”
 
Cosa diavolo centrava quella strana farfalla con lei?  
Indietreggiando Chichi levò nuovamente lo sguardo sulla donna osservandola con titubanza.
E se si fosse trattato di una trappola?
Ritrasse la mano temendo di finire vittima di qualche strano incantesimo prima di guardarsi in torno confusa mentre la parte ancora razionale di lei che aveva mantenuto un minimo di sangue freddo cercava una via di fuga.
La donna esalando un sospiro inudibile chiuse del tutto gli occhi dimenticandosi per un attimo di lei.
In quel mondo troppe cose sulla sua natura erano oscure ed era naturale che Chichi non si fidasse di lei, il fatto che la detentrice dell’anima che ancora teneva fra le dita nella sua dimensione originale le si fosse dimostrata amica sin dall’inizio non significava affatto che anche le sue controparti nate dalle mille altre lo sarebbero state.
Un impulso scaturì dall’anima morente. Quel frammento era davvero ridotto malissimo, la separazione prolungata e il dispendio di energie dovuto alla fuga da quel mostro l’avevano praticamente uccisa, e il suo soffio di vita sarebbe stato sufficiente a darle solamente pochi minuti in più.
Doveva convincere Chichi a custodire quell’anima o per lei sarebbe stata la fine.
 
“Non ti forzerò ad ascoltarmi e fare ciò che ti dico ma nemmeno puoi permetterti il lusso del dubbio Chichi, oramai sei allo stremo …”
“Io non sono allo … uh?”
 
Mentre finiva di udire la donna Chichi si rese conto che le ultime parole non erano rivolte a lei bensì a ciò che la donna teneva fra le mani.
La vide poi schiudere le labbra e soffiare sulla povera farfalla.
Assistette ad un nuovo prodigio quando la semioscurità della sua stanza s’illuminò di luce cobalto e picchi di energia sembravano concentrarsi nel palmo della mano di Stillah che voltandosi lasciò scivolare via quella che adesso non era più una farfalla ma un nucleo bianco che si stava ingrandendo fino a diventare una forma umana che sembrava … sé stessa?
 
“Cosa?”
“ … ”
“Ti mostrerò come sono andate le cose ma bada a non lasciare che il tuo spirito soccomba all’agonia …”
 
Notò come lo sguardo dell’illusione mutò divenendo una maschera di preoccupazione non appena udite le parole della donna. L’illusione provò a dire qualcosa ma nonostante la bocca spalancata nessun suono fuoriuscì dalle sue labbra.
 
“È il classico tipo che non crede finché non vede Chichi … se non le lasci vedere il tuo tormento ella non ti accetterà mai …”
 
Mordendosi il labbro l’illusione si fece da parte lanciandole un’occhiata di supplica, cosa voleva che facesse?
 
“Non vuole che tu veda.”
“Veda cosa?”
 
Incrociando nuovamente lo sguardo infuocato di Stillah Chichi indagò.
 
“Il giorno della tua morte …”
 
E mentre la sorpresa s’impossessava del suo animo nel vedere come gli occhi della dea s’illuminavano, l’illusione abbassò lo sguardo dandole quasi le spalle. Sentì gli occhi andarle in fiamme, la gola chiudersi e avvampare la carne bruciare di una sensazione gelida e l’anima diventare qualcosa di liquido e viscido che le sfuggiva via dai pori.
Chichi traballò perdendo l’equilibrio finendo a terra priva di sensi.
 
Rinvenne sotto un cielo terso privo quasi di nuvole.
Tutt’attorno la foresta delimitava i confini dell’ampia radura dentro la quale si trovava. Decine di uccellini intonavano canti diversi, i grilli frinivano e l’odore dei fiori selvatici impregnava l’aria.
Un freddo alito di vento le sferzò il viso facendola girare.
Una casina ed un piccolo tempio.
 
“Che giornata fantastica! Finalmente mi si asciugheranno i panni!”
 
E una donna fa capolino dalla casetta con in mano un’enorme cesta piena di capi da stendere, la riconosce mentre svolta l’angolo e se la ritrova a pochi metri ma lei pare non vederla e le si avvicina finché arriva di fronte e … la trapassa andandole alle spalle per raggiungere, ora che si volta e la vede, i tralicci dove stendere i panni.
La osserva incapace di parlare metter su lenzuola e magliette e pantaloni di diverse taglie finché una tunica attira la sua attenzione, o per meglio dire, molte tuniche visto che ne sta stendendo a nastro di identiche.
Sono arancioni e sulla schiena troneggia il simbolo di …
 
Kaioh sama?
 
Incredula indietreggia. Sono secoli che il Kaioh protettore del loro pianeta non dialoga con i terrestri; sua madre le raccontava sempre di come, tramite il Supremo, egli esprimesse le sue volontà ma da quando la tecnologia è diventata la principale ossessione dei terrestri soppiantando le tradizioni e le religioni l’Oracolo non ha più parlato.
 Si sa della sua esistenza grazie agli antichi scritti delle pagode, se ne conosce il simbolo poiché è presente sull’entrata di ogni tempio e luogo di culto conosciuto ma … su di una tunica da allenamento non lo aveva mai visto e la cosa è sconvolgente semplicemente per un motivo.
Se porti sul petto e sulla schiena l’effige di una palestra significa che ti alleni e pratichi per quella determinata palestra.
Se porti sul petto lo stemma di un Kaioh, beh, significa che ad allenarti è niente popò di meno che una divinità celeste e questo fa di te un …
 
Guerriero dell’universo
 
“Allora io vado! Ci vediamo tesoro!!”
 
Si volta spaventata dalla nuova voce rimanendo pietrificata.
Goku con l’aria più serena e spontanea che abbia mai visto la supera dirigendosi verso quella che le somiglia schioccandole un bacio sulla guancia.
 
Non è lei a riceverlo ma avverte comunque uno sfarfallio al cuore.
 
“Uhm, beh vedi di non perdere tutto il giorno! Dobbiamo andare da Bulma nel pomeriggio e ti avverto Goku, se mi farai tardare anche questa volta non ti farò più da mangiare lo giuro!!!”
 
Lui sghignazza e la abbraccia stampandole un nuovo bacio sulla tempia prima di portarsi le mani alla fronte e … sparire letteralmente.
 
Ma che?
 
“Uffa che barba! Lo chiamano sempre nei giorni meno opportuni …”
 
“ pERché Tu VaLI MEnO Di NIeNtE StUPiDa DoNNa …”
“…”
 
Sbuffando appena la donna sbatte un asciugamento per lisciarlo dalle pieghe appendendolo poi prima per un lembo, poi per l’altro abbassandosi infine a prendere un altro capo.
 
“E SaI Che saRA’ CoSì DOMaNI E DoPO DoMaNi anCoRa e Il GiorNO dOPo e …”
“Oh insomma finiscila! Ho da fare non mi scocciare!!!”
“MPGfHahhAHHhah! Stupida, INSUlsa, InUTile UMANA … ho FINito di GioCare!!!”
 
Una raffica di vento ancor più glaciale di quella di prima si alza d’improvviso e un’enorme ombra oscura il sole come se si trattasse d’un eclissi totale.
Rombi di tuono echeggiano in lontananza e un gelo indescrivibile le attanaglia le membra.
 
“Cosa diavolo?”
“CReDEvi BASTAssERo DUE Urla a MandARMi viA? CreDEVi dI PioteR resISTErmi per SeMPRe? CREDEvI Sul SeRIO AVREI DESIstiTO SOLamENTE perché TU FINgevI DI NON SENtirmI o VederMi?”
 
Atterrita la donna lascia cadere il panno guardandosi intorno.
Occhi rossi come la brace la osservano sempre alle sue spalle ed un ghigno sinistro si squarcia nel nero di quel manto.
Impotente Chichi assiste alla scena con occhi sbarrati gridandole di scappare anche se la voce non le esce dal corpo, anche se sa che contro quell’entità la fuga non servirebbe a niente.
Quando finalmente la donna sembra intercettarlo l’oscurità diviene saetta e quest’ultima rimbalzando sui tronchi e sul muro di casa per destabilizzarla la punta entrandole nel petto con furia inaudita, levandola dal suolo per scaraventarla a metri di distanza, proprio dove si trova lei che impietrita non può far altro che fissarla.
Cala un silenzio di tomba e un paio di allodole passando dinanzi al sole nuovamente splendente creano un’ombra saettante. Da gelido il vento si è fatto tiepido e profumo d’erba si disperde nell’aria.
 
La donna non si muove più e respira talmente piano che l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto le ricorda il flebile sbatter d’ali della farfalla che poco prima Stillah teneva fra le dita.
Le diceva quindi la verità?
 
Chichi ora non è che  una macchia fra l’erba. Sulle pallide dita leggermente arricciate si sta posando una coccinella, le vesti scompigliate i capelli arruffati vengono appena smossi dal vento ma a parte ciò, nessun livido nessuna ferita niente che potrà mai ricondurre quell’attacco ad Aghòs quindi nessuno saprà mai come …
 
“Mamma?”
 
La voce di un bambino che esala quella parola è tutto quel che sente, muove il capo giusto quel poco che le basta per cercarlo ma non fa in tempo a mettere a fuoco che qualcosa la risucchia.
Le luci e le forme si allungano disperdendosi in un reticolo di cavi luminosi che creano un tubo che auto implode facendola sprofondare dentro … o meglio, fuori quel limbo nel quale era stata confinata visto che adesso si ritrova esattamente dov’era prima, seppure a terra, nella propria stanza al castello.
 
“Kami sama!”
“Bentornata Chichi …”
 
Stillah nella medesima posizione nella quale ricorda fosse prima che sparisse le parla ma quasi lei non la sente per via del respiro affannoso ed il cuore impazzito che sovrastano ogni suono.
Sta ancora cercando di calmarsi quando una mano le sfiora la spalla.
È quella della donna uccisa.
Incrocia il suo sguardo leggendovi dentro tristezza ed un profondissimo senso di colpa.
 
“Cosa ti ha fatto quell’essere?”
 
La donna nega silenziosamente prima di schiudere gli occhi e porgerle la mano per aiutarla ad alzarsi.
Sbuffando accetta e nell’esatto istante in cui sfiora la mano eterea di lei la fusione avviene.
 
Stillah assiste in silenzio a quell’unione accennando appena un sorriso. È andata, e per ora entrambe saranno al sicuro.
Nuovamente senza fiato Chichi subisce il processo imparando, conoscendo ed assimilando cose informazioni e accadimenti in rapidissima successione. Davvero esistono altre dimensioni parallele abitate dalle medesime persone e davvero quella povera anima è la sua controparte in una di esse.
Una volta che l’associazione si conclude però dimentica quasi tutto.
Guarda stranita la Stillah che scopre ora trattarsi di una dea e questa sorridendo le rivela una cosa.
 
“Quando ti farai le domande giuste sbloccherai i ricordi riguardanti …”
 
Una cosa però la ricorda.
E cioè la gelida cattiveria di quell’assurdo essere.
 
……………
 
“E questo è quanto.”
 
Tacendo Vegeta le lasciò il tempo di assimilare tutto quanto pronto a rispondere ad eventuali altre domande anche se dubitava potessero essercene ancora,
gli aveva chiesto di tutto, di tutto!
 
“Quindi, a parte il tuo lavoro e le tue origini aliene sei sempre lo stesso Vegeta vero?”
“Si …”
“Sia lodato il Supremo … ”
“Nh?”
 
Esalando un sospiro fatto di pura gioia Bulma si avvicinò a lui abbracciandolo forte forte.
 
“Non avere più segreti con me Vegeta, ti prego di me potrai sempre fidarti.”
 
Incredulo il ragazzo la strinse appena un poco annuendo fra quei capelli turchesi che profumavano di miele.
 
“Te lo giuro.”
“Quindi adesso resta solamente da capire come aiutare la nostra Chichi in tutto questo nh?”
“Già, ma dovremmo aspettare Goku e …”
 
FSSSSTH
Un’ombra si materializzò a pochi passi da loro rivelando le sagome di …
Junior Goku, un altro Goku ed un altro Vegeta (non troppo contento della situazione a quanto pareva) la stavano fissando alquanto in imbarazzo, forse perchè indossava solamente una leggerissima vestaglia vedo non vedo che a malapena le arrivava a metà coscia? Ma non era questo il punto, il punto era …
 
“Waaaargh che diavolo!?”
“Bulma presto dammi un paio di Senzu!”
 
 
 
 
 
 
TH
 
 
Porca paletta 10 pagine di word non ci posso creeeeeeeeeeeeeeeedereeeeeeee!!!
Bando alle ciance spero questo capitolo vi piaccia almeno un pochettino…ho snocciolato un po’ di indizi e sbloccato l’inizio della fine dell’arco di questo frammento, uno, due capitoli al massimo a si arriva da Mirai Chichi …
Un abbraccio a MegaMary che ha commentato e a chiunque di voi legga segua preferisca e recensisca questa mia assurda storia.
 
Mi rendo conto che ho tempi assurdi e che lascio in sospeso mesi, se non anni delle storie che magari vi accattivano ma abbiate pietà, sono veramente ridicola.
Fatemi sapere che ve ne pare, le recensioni mi motivano!
 
Muahh ahh ahh, a presto!!!!

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Capitolo 20
*** The day after ***


 

 

 

Cominciavano a delinearsi, a centinaia di metri più in basso, i confini della grande città dell’Ovest. 

La tempesta della notte precedente aveva lasciato un cielo terso e tiepido ed il sole splendeva immenso. 

 

Sopprimendo uno sbadiglio, fra la storia del ritardo e la scoperta del suo alter ego, Chichi aveva davvero dormito pochissimo cominciò a scendere di quota verso il suo punto di atterraggio preferito ovvero la torre dell’orologio. 

 

Sperava solamente di riuscire, come le aveva suggerito Stillah, a mantenere la calma e un profilo basso; ora che c’era un altro frammento di anima dentro il suo spirito questi risultava ancora più lucente agli occhi dello spettro nero quindi doveva far di tutto per nasconderlo o Aghòs l’avrebbe ritrovata subito; e poi c’era la questione di come agire con Bulma, non voleva assolutamente coinvolgerla la faccenda era troppo pericolosa e neanche Vegeta e Goku se era per questo, Kami-samaMa com’era possibile che fosse addirittura sposata con quest’ultimo nell’altro universo?! Che poteva averci trovato in lui la sua controparte adulta? 

 

Come una carezza, tiepidi e fugaci, alcuni ricordi le bombardarono la mente. 

Goku in canottiera che tagliava la legna a mani nude, Goku che si voltava accettando con un sorriso la fresca limonata che gli aveva portato, Goku che combatteva sul ring, Goku che la stringeva a sé, Goku che… 

 

Distratta e super imbarazzata sbagliò i calcoli atterrando prima di raddrizzare le piante dei piedi sbilanciandosi in avanti rischiando quasi di cadere a terra. 

 

'Concentrati Chi!’ 

 

Sistemandosi bene lo zaino si diresse alle scale scendendo velocemente i gradini, una volta in basso aprì leggermente la porticina per assicurarsi che nessuno guardasse verso di lei prima di sgusciare fuori e mescolarsi alla folla mattutina che occupava la piazzetta adiacente la torre. 

Da lì in poi raggiungere la scuola sarebbe stato uno scherzo, cinque minuti al massimo e ... 

 

‘Ma che diavolo?’ 

 

Cosa stra-diamine era successo? 

 

La strada che doveva prendere era … sparita! Al suo posto una voragine profonda più di cinque metri inghiottiva l’acqua che fuoriusciva dall’idrante divelto posto all’angolo dell’incrocio dal quale si entrava nel piazzale del palazzo nella quale la sera prima aveva finto di vivere. 

 

Decine di operai stavano lavorando alacremente per sistemare i danni provocati probabilmente da un microsisma o qualcosa del genere a quanto stava sentendo da due anziane che chiacchieravano a pochi passi da lei. 

 

Scuotendo la testa deviò direzione prendendo a correre. 

Non aveva fretta ma per qualche ragione quel posto lo voleva evitare. 

Un flash le balenò in mente mostrandole un cielo cupo e piovoso, due occhi rubino dalla folle crudeltà e udì un sibilo fra i pensieri che … 

 

Aumentò la velocità allontanandosi più che poté sbattendo contro qualcuno senza preoccuparsi di chiedere scusa. 

Qualcosa cadde a terra fuoriuscendo dalla zip semiaperta della tasca laterale dello zainetto finendo ai piedi di un uomo immobile. 

 

Una mano raccolse l’oggetto che si rivelò essere un portadocumenti rigido.  

Col colpo si era aperto e all’interno, poste dentro i piccoli alloggi trasparenti decine di tessere mostravano la foto di Chichi. 

Carta d’identità, tessera studentesca, badge per i trasporti, carta di credito e ... 

 

‘Questa poi ...’ 

 

Levando appena il mento Vegeta seguì con lo sguardo la traiettoria di Chichi lasciandosi sfuggire uno sbuffo divertito. 

 

‘Che hai intenzione di fare Kakaarot?’ 

 

Accanto a lui, perfettamente camuffato con abiti poco appariscenti un giaccone slacciato a coprire la t-shirt col logo della C.C. ed un cappello con visiera in testa, Goku rimase un attimo in silenzio. 

 

Aveva, mentre Chichi sbatteva la propria spalla contro quella di Vegeta, incrociato per un’istante lo sguardo di lei e non seppe proprio spiegarsi cosa l’avesse trattenuto dall’acchiapparla e portarla via. 

Aveva un disperato bisogno di parlare con lei, di vedere bene quei suoi meravigliosi occhi aperti e vivi, di sentire la sua voce di … sentire lei ma non poteva rischiare di spaventarla, doveva avere pazienza. 

 

Se quello che l’altro Goku gli aveva detto era vero, la questione era davvero delicata e andava trattata con riguardo e calma.  

Dovevano capire bene come approcciare Chichi e visto che era evidente che non avesse molta simpatia né per Goku né per Vegeta avrebbero dovuto trovare qualcun’altro ma chi? Nemmeno Bulma era un’opzione valida dal momento che Chichi non l’avrebbe mai coinvolta quindi erano punto e a capo. 

 

‘Non ne ho idea ami- ...’ 

 

Vide, nel pronunciare quella frase, ciò che Vegeta gli stava mostrando ovvero la tessera di iscrizione al 24° Torneo Tenkaichi in qualità di campionessa in carica contenuta nel portadocumenti smarrito dalla ragazzina ed un paio di idee gli balenarono in mente. 

 

 

 

…................... 

 

 

Seduta al suo posto Chichi osservava il banco vuoto di Bulma non sapendo se essere grata o delusa dell’assenza della sua amica. 

Osservando il cellulare notò che non le aveva scritto alcun messaggio, strano, di solito se mancava la avvertiva. 

 

Sbuffò spostando lo sguardo fuori dalla finestra distraendosi a guardare le bianchissime nuvole dentro al cielo blu. 

In un paio di esse vide delle buffe forme che somigliavano alle cose più strane, un coccodrillo, col lungo muso dalle fauci semiaperte con tanto di denti aguzzi in bella mostra occupava quasi mezzo orizzonte e non poté fare a mano di chiedersi lei, se davvero quelle forme fossero casuali o se qualche Kami, annoiato quanto lei, si divertisse a dipingere il cielo con le nuvole, così, tanto per passarsi ilo tempo … erano troppo somiglianti tropOh quest’altra sembrava una palma, ritta sopra una … nuvola, hah! Per una volta una nuvola aveva davvero l a forma di una nuvola … però era strana … il sole la incendiava dando solamente a lei un colore dorato e la palma piantataci sopra adesso nel tronco mutava, e … e le parve, per un’istante, di vederci Goku sopra quella nuvola d’oro e … 

Chiuse gli occhi quando per davvero la nuvola e la palma smisero di essere nubi mutandosi in ricordi. 

 

Sentiva sé stessa volgere lo sguardo al cielo infuocato dal tramonto, sentiva la fresca brezza scivolarle lungo le guance e cercavano i suoi occhi, cercavano nel blu una nuvola sola, fra le migliaia presenti quella sera finché la trovarono i suoi neri occhi seguendone la scia fino a quando essa discese come una cometa portandole colui che la guidava che guardandola col sorriso più bello di sempre saltava giù mostrandole mentre lei gli correva incontro felice il bottino del mattino. 

 

Sbuffò per l’ennesima volta scacciando quei pensieri assurdi … che noia. 

 

 

‘… signorina Gyumao se trova la mia lezione così tediosa perché non si accomoda in corridoio, là nessuno disturberà il suo daydreaming ...’ 

‘Eh? No, ma io ...’ 

 

L’inflessibile volto del suo insegnante di inglese annuì verso la porta e lei, rossa in viso più di un pomodoro si diresse mortificata all’uscita; non le era mai successo di finire in punizione … accidenti! 

Sbattendo la porta si diresse allo stanzino dei secchi. Com'era da prassi nelle punizioni ne avrebbe riempiti un paio e sarebbe stata immobile accanto alle ante in attesa del suono della campanella.  

Lanciò uno sguardo all’orologio appeso in corridoio, mancavano ancora tre quarti d’ora. 

Sperava solo che non fosse passato nessun professore, non voleva macchiare il suo impeccabile curriculum scolastico solamente perché a causa di quell’imbecille di un Goku si era fatta beccare a …  

 

Grrrr diamine!’ 

 

-zzzzz trrz- 

 

In quell’istante le vibrò il cellulare che sapientemente aveva imboscato nella tasca interna della gonna. 

Posando un secchio dinnanzi ai propri piedi si guardò intorno accertandosi di non poter essere vista. 

Premendo il pollice sul sensore di riconoscimento sbloccò l’apparecchio andando sull’icona della chat strapiena di messaggi aprendo quella che aveva in comune con Bulma, che strano lì di messaggi ce n’erano solamente due, e gli altri? Ebbe presto la risposta. 

La turchese le aveva scritto che si era addormentata ma che era in arrivo e l’avvisava di averla inclusa in una chat a quattro con lei Vegeta Goku. 

Ecco cos’erano tutti gli altri. 

Riluttante toccò l’immagine del gruppo scelto da Bulma, ovvero un quartetto di verdure, rispettivamente una carota dall’espressione ebete, un ceppo di cavolo cinese dallo sguardo acuto, una patata blu dagli occhi turchesi e una melanzana che faceva l’occhiolino che, tenendosi a braccetto alzavano una sottilissima gambetta in aria in un accenno di can can. 

 

Le scappò un sorriso involontario. La scelta degli ortaggi era tutto fuorché casuale ne era certa, però pareva azzeccatissima. 

 

Aprì la chat e a parte un paio di messaggi di Pata-Bulma, moderatrice del gruppo, che salutava e spiegava il perché li avesse convocati a sé, uno di Vegeta che accanto all’icona del cavolo spiegava di essere lui e salutava brevemente, gli altri 19 erano tutti della carota-Goku. 

Salutava.  

Si palesava.  

Raccontava quello che stava facendo in classe. 

Sbagliava tre parole ogni due. 

Nel messaggio successivo, seguite da un cancelletto riscriveva le parole errate sbagliandone di nuovo. 

Mandava un paio di meme scemi. 

Scriveva qualcosa di scemo. 

Si rendeva conto che anche nei messaggi di correzione c’erano errori e riprendeva la solfa dei cancelletti. 

Mandava una foto scattata di nascosto in classe in cui Vegeta si infilava le dita nel naso annoiato. 

Vegeta a questo punto gli manda un paio di insulti intimandogli di cancellarla. 

Goku manda lo sticker di un bassotto con la goccia al naso che fa spallucce a mò di me ne frego. 

Bulma manda lo sticker di un chihuahua con gli occhi a cuore. 

Goku manda un’altra foto di Vegeta dove stavolta si gratta il pacco. 

Vegeta gliene dice di ogni. 

Bulma ride attraverso le giuste emoticon. 

Goku posta l’ennesima foto di Vegeta, stavolta in asciugamano intento a uscire dalla docc- 

 

E mentre Chichi arrossisce fino alle orecchie, timore o meno quel nanetto ha un fisico da urlo, un paio di piani più in alto scoppia il finimondo. 

 

Riesce benissimo a sentire le grida di Vegeta inveire contro Goku e questi ridere mentre si dilegua, a sentire dallo stridere di banchi e sedie, dalla traiettoria del piccoletto. 

Si aprono le porte, si ode la voce esasperata della professoressa che li caccia dall’aula e poi passi e insulti e salti giù per le scale e di nuovo insulti e le risate di Goku ad ogni minaccia di Vegeta, e lo stridere delle suole di gomma sul lucido pavimento, il sommesso grido dell’inserviente che li intima di non correre ma la corsa continua, i passi e le voci si avvicinano e … 

 

Diamine le stanno andando incontro! 

La sua sezione infatti è a pochi metri dall’uscita. 

 

Fa appena in tempo a voltarsi che i due fanno capolino da dietro l’angolo ma non la vedono o se la vedono lo fanno troppo tardi quando un piede di Goku oramai finisce nel secchio posato a terra che lo fa scivolare in avanti andandole addosso sbilanciandola facendole cadere l’altro secchio e … 

 

La porta della sua sezione si apre e ciò che il professore si trova davanti è ridicolo … assurdo … 

 

Chichi, completamente fradicia è sovrastata da Goku, zuppo completo il quale a sua volta è assalito da un incazzatissimo quanto egualmente bagnato Vegeta che non finisce di insultarlo e … solo allora pare accorgersi di Chichi, arrossisce e si allontana mentre il professore li manda di corsa dal Preside nell’esatto instante in cui Bulma apre le porte d’entrata. 

 

Heilà ragazzi, che mi sono persa?’ 

 

 

….................. 

 

 

Da dietro la scrivania il preside Satan li fissava severo reggendo l’enorme doppio mento sul dorso delle proprie mani intrecciate. 

Sconvolta Chichi a malapena riusciva a sostenere il suo sguardo, era zuppa d’acqua gelida e incavolata marcia. 

Mordendosi il labbro si strinse nelle spalle sopprimendo uno starnuto. Se si ammalava li stecchiva quei due imbecilli. Rivolse ai due un’occhiata omicida e, se non fosse che li aveva già sparati in aria, Vegeta si sarebbero rizzati i capelli in testa dalla paura, Goku stranamente rimase impassibile limitandosi a metterle attorno alle spalle la sua enorme giubba della divisa. 

 

‘Cinque giorni di punizione per voi due scapestrati e uno per te miss Gyumao che … 

‘Non centro niente!!!’ 

 

Le parole le uscirono di bocca prima che riuscisse a ragionare.  

Aveva il torneo da lì a pochi giorni, non poteva tardare ulteriormente o non sarebbe riuscita ad allenarsi a dovere! 

Schiudendo gli occhi il preside continuò imperturbato. 

 

‘ … come dicevo, due per te Gyumao Chichi mentre alla nostra Brief un bel richiamo per essere arrivata in ritardo senza giustificazione … può andare Miss Brief, anche lei Chichi e voialtri scimmioni ma vi aspetto ogni giorno dopo la fine delle lezioni per la vostra punizione … a partire da oggi wahha hah ah!’ 

‘Ma ho il club di kendo e karate e ...’ 

‘Allora è deciso! Aspetterò anche te per i prossimi cinque giorni miss Gyumao, faremo grandi cose insieme!’ 

 

E ridendo di una voce rauca e odiosa li congedò. 

Chichi, esterrefatta, non riusciva a muoversi dallo shock e dalla rabbia tanto che Bulma dovette trascinarla letteralmente via dall’ufficio o a detta dell’espressione omicida che questa aveva in viso, del povero Mr. Satan sarebbe rimasto ben poco. 

 

‘Bel lavoro coglione … adesso non ci guarderà neanche più in faccia ...’ 

 

Veramente incazzato Vegeta superò Goku per far ritorno in classe ma quest’ultimo sentì a malapena il commento dell’amico, i suoi pensieri erano rimasti fossilizzati su quello che era successo pochi minuti prima. 

Quando le era caduto addosso aveva sentito qualcosa scuoterlo fin nel profondo; guardando dentro gli occhi di lei aveva visto un mondo immenso e puro ma anche tanta, tanta tristezza e … capì. 

Tuttavia, se quel dannato professore non li avesse interrotti avrebbe scoperto di più ne era sicuro. 

Stranamente serio seguì Chichi con lo sguardo incrociando quello preoccupato di Bulma al quale rispose con un breve sorriso ed un cenno a proseguire. 

 

‘Perché indugi ragazzo?’ 

‘V-vado, la saluto Preside, e grazie.’ 

 

 

…...................... 

 

 

‘Kyaaaaaaaaaaaaaaah!’ 

‘Kyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah’ 

‘KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHH!!!’ 

La notte era scesa da ore ma lei non accennava a fermarsi anzi, in ogni colpo sembrava trovare nuova grinta e forza. 

 

‘ Ha una stamina infinita...’ 

 

Vegeta, il vero Vegeta, appoggiato ad un masso vicino a Junior assisteva allo sfogo col quale Chichi stava scaricando tutta la sua rabbia contro un gasatissimo Goku. 

 

‘Dev’essere incavolata forte ...’ 

‘Uh?’ 

‘Senti che picchi emana la sua aura?’ 

 

Concentrandosi Vegeta annuì trovando esatte le parole di Junior. 

  

La ragazzina era forte, mirava in punti precisi, sapeva dosare la forza e combatteva con l’unico scopo di vincere, senza risparmiarsi, senza distrazioni. 

Il suo stile era perfetto e, dall’espressione compiaciuta di Goku poteva dire con certezza che anch’egli la pensasse così; Goku che, grazie alla magia di Junior era stato camuffato a puntino in modo che nessuno lo potesse riconoscere. 

  

Il mondo stava davvero per finire se nell’arco di neanche dodici ore a quel cretino di uno scimmione erano venute non una ma ben due idee geniali, tre se si teneva conto di quella scartata per via dell’indisposizione di Stillah, ma era comunque un record per quel babbeo che ora tutto contento si faceva menare dall’isterica ragazzina nascosto sotto finti capelli biondo oro e una barbetta hipster. 

 

A lui il namecciano aveva riservato un trattamento più rispettoso modificando con un incantesimo solo le fattezze del suo viso e cambiandogli taglio e colore di capelli mutando il nero verso un castano ricco. 

 

Si erano presentati al castello del grande Gyumao come maestri erranti di antiche e potenti arti marziali e non ci aveva messo molto il buon vecchio Juma ad accoglierli in casa sua e offrire loro vitto alloggio e una lauta ricompensa se avessero allenato la sua adorata figlia in vista dell’imminente torneo. 

In questo modo l’avrebbero tenuta d’occhio durante la notte mentre ai due bambocci sarebbe toccato il turno giornaliero. 

Sperava solo di potersi fidare di quei due. Erano forti non c’era dubbio visto che erano riusciti a imprigionarli entrambi e gonfiarli di botte, ma sembravano inesperti, acerbi e istintivi, l’unica su cui si poteva contare pareva proprio essere Bulma che nonostante la bomba ricevuta aveva retto il colpo egregiamente. 

 

 

 

 

…........... flashback............ 

 

 

 

FSSSSTH 
Un’ombra si materializzò a pochi passi da loro rivelando le sagome di … Junior Goku, un altro Goku ed un altro Vegeta (non troppo contento della situazione a quanto pareva) la stavano fissando alquanto in imbarazzo, forse perché indossava solamente una leggerissima vestaglia vedo non vedo che a malapena le arrivava a metà coscia? Ma non era questo il punto, il punto era … 
  
Waaaargh che diavolo!?” 
Bulma presto dammi un paio di Senzu!” 

 

 

Gli erano capitati in camera grazie al teletrasporto di Goku per essere rimessi in sesto dai fagioli che Bulma possedeva e dopo aver spiegato tutto alla turchese avevano chiesto il suo aiuto per poter risalire all’anima dispersa e proteggere la Chichi di quel mondo. 

 

L’entusiasmo con cui aveva accettato tartassandoli di domande era tipico di lei e non sembrava minimamente turbata d’avere a che fare con una versione più adulta e scorbutica del suo fidanzato anzi, sebbene lui non le avessedato  motivo alcuno di pensarlo o confermato nulla, Bulma gli aveva chiesto se anche nell’altro universo loro due … ci dessero dentro. 

 

Rosso più di un peperone l’aveva sgridata per la sfrontatezza ricevendo in tutta risposta una limpida risata, poi si era fatta seria ed aveva chiesto quanto era in pericolo la vita di Chichi al che si era messa a pensare a qualcosa che potesse tenerla sotto controllo in maniera discreta e silenziosa, qualcosa che potesse portare sempre con sé senza sospetto e cosa c’era di meglio del proprio smartphone? 

Presto fatto! E si era messa all’opera per studiare un’applicazione spia da spacciare per chat. 

 

 

…........... fine flashback............ 

 

 

 

Trrrrrr trrrrrz 

 

Vibrò il cellulare che le aveva dato la turchese, in cui era installata la chat nella quale, grazie ai numeri clonati dei due ragazzini, erano presenti anche loro. 

Strinse gli occhi rileggendo i messaggi della chat chiedendosi come facesse il suo alter ego ad essere così infantile e scemo. 

Gli era stata raccontata da Bulma, l’avventura di quel pomeriggio che aveva visto Chichi essere messa in punizione e quindi arrivare in ritardo a casa per l’allenamento coi suoi due nuovi maestri. 

 

‘Sai, a differenza di te che sei finito sulla terra da adulto e per tutt’altre circostanze in questo universo sia tu che Goku vivete qui da sempre ...’ 

 

Junior, intuiti i pensieri di vegeta si permise di dire la sua. 

 

‘Che vuoi dire?’ 

‘Sia Goku che Vegeta sono nati qui, e sono cresciuti da Terrestri, coi loro ideali le loro pecche e le scemenze come qualsiasi altro ragazzino adolescente … non dubitare di loro, hanno un grande potenziale. Sono anni che tengono Star city al sicuro mantenendo un profilo bassissimo... ’ 

‘Sono nati qui?’ 

‘Sono molti i sayan venuti sulla Terra. Il re e la regina fuggirono qui circa vent’anni fa, ancora prima di concepire l’erede del loro regno decaduto per mano di ’ 

‘Freezer?’ 

Nah, ha cercato di aiutarvi da quel che so anche se di lui si sono perse le tracce da anni, colui che ha distrutto il pianeta Vegeta è estremamente più avido potente pericoloso e maligno di Freezer … pensa che ha raso al suolo un mondo intero solamente perché non è riuscito a trovare quello che cercava ...’ 

‘Arriverà anche qui?’ 

‘È già arrivato … e ce lo avete portato voi, o per l’esattezza, lei.’ 

 

Girando il pollice verso destra Junior indicò Chichi e sbarrando gli occhi Vegeta capì. 

 

Proprio in quel momento Goku riuscì a mettere Chichi al tappeto e s’innalzò in aria la frizzante felice e appagata risata di lei mentre i pensieri di Vegeta si tingevano di nero. 

 

Erano finiti dentro qualcosa di enormemente più grande di loro. 

 

 

 

Eccomi qua. 

Un pre aggiornamento dai, un pasticcino ripieno di mistero e ironia in attesa di ciò che verrà … prima o poi, si spera non fra altri due anni …. 

Doh... 

Ovviamente scusatemi ma sul serio … stare a sto mondo mi uccide XD XD XD 

 

Grazie mille a chi ha questa storia fra le preferite: 

 

 angelux   
 Brasmile   
 brenda the best   
 cuzza   
 Donatozilla   
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Fra le seguite: 

 

 

 

In quelle da ricordare: 
 

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Grazie infinite anche a chi commenta, prometto che risponderò presto!!! 

Un bacio 

 

TH 

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Capitolo 21
*** She doesn't have to ... ***


 Camminava per i corridoi esterni del castello osservando meravigliata la luna tamponandosi i capelli ancora umidi. Era stravolta ma stranamente scoppiava di vitalità. Una cosa che non le succedeva da anni e che le capitava solamente quando combatteva e si scontrava con avversari di valore.

Quei due strambi maestri sapevano il fatto loro ed avevano una padronanza di stime immensa.

Com’è che non li aveva mai sentiti nominare né incontrati?

Glielo aveva chiesto più volte senza però ricevere alcuna risposta.

 

 

 

‘Potreste iscrivervi al torneo di dopodomani no?’

 

Aveva provato a convincerli prima di salutarli per la notte facendo leva sul loro onore di guerrieri ma il biondo era scoppiato a ridere come uno scemo mentre il secondo, quello più piccoletto e incazzoso le aveva risposto che se il livello dei partecipanti era addirittura inferiore al suo, visto che deteneva il titolo di campionessa’ facevano meglio a starsene a casa a giocare a canasta.

Nonostante avesse dovuto sentirsi offesa da quelle parole scoppiò a ridere lo stesso. Non poteva negare che avesse ragione visto che non era riuscita a batterli e anche se era palese che non avesse usato la sua potenza al massimo poteva certamente dire lo stesso dei suoi due maestri.

 

‘Vabbè, vorrà dire che mi accontenterò di nuovo di battere Junior!’

‘Ehi guarda che non sono stato mica a rigirarmi i pollici io! Ti faccio vedere io!’

 

Sgusciando via dalla giocosa presa del suo amico/avversario Chichi balzò in aria atterrando su uno dei terrazzi delle logge del secondo piano, salutandoli.

 

 

Posando i palmi alla balaustra si incantò ad ammirare l’astro lucente finché i rintocchi dell’orologio del salone che segnavano le due del mattino la convinsero ad andare a letto. Si sarebbe dovuta alzare molto presto per gli allenamenti mattutini, poi doccia, scuola, punizione, rientro e di nuovo allenamenti.

 

Sbuffò dal nervoso al pensiero delle due ore che avrebbe perso nei prossimi giorni per colpa di quei due cretini, che cavolo volevano da lei poi ancora non lo riusciva a capire. Perché la importunavano sempre, perché le ronzavano attorno perché …

 

Neanche per sogno, a lui tu piaci non voglio che pensi qualcosa che non è vero, e poi solo perché è uno tosto non significa che non gli importi di niente e nessuno!”

 

Le tornarono in mente le parole di Bulma di quel pomeriggio in cui le aveva confessato il motivo della sua avversione al club di calcio e sopratutto ai due ragazzi. E ancora …

 

Bulma Brief Son Goku e Aert Vegeta…è proprio vero che il destino è unico e indissolubile…”

 

Anche Junior aveva accennato al fatto che si conoscessero come a un segno del destino e poi, aveva le memorie di una Chichi di un altro mondo a quanto pareva, e in quel mondo erano addirittura sposati lei e Goku quindi, si, magari il loro volerla rendere parte del gruppo poteva significare qualcosa ma… i ragazzi di questo mondo non avevano le memorie di quegli altri e … si grattò i capelli confusa. Non riusciva a capire … cosa centrava il loro mondo con quegli altri? Non c’era margine di decisione? Non potevano vivere le loro vite a prescindere dai legami alternativi? Perché si dovevano incontrare per forza? Perché era assolutamente necessario che si frequentassero? Perché Goku la voleva nella sua vita? Perché non si rassegnava ai suoi rifiuti? Perché voleva imporle una vita di delusioni e solitudine e …

 

I ricordi dell’altra Chichi le venivano in mente se si concentrava abbastanza, fatti le domande giuste e sbloccherai i ricordi corrispondenti, così le aveva detto la strana entità di nome Stillah, e lei se ne era fatte di domande, curiosa di capire qualcosa in più e le risposte che aveva avuto erano state per lo più deludenti tanto che non riusciva per niente a capire come mai la donna che stava custodendo dentro di sé avesse voluto a tutti i costi quel damerino irritante sciocco e scostante come marito se tutto ciò che ne aveva ricavato erano stati giorni di abbandono, notizie nefaste, pianti solitudine e una gran brutta fine.

 

In quella dimensione lei non combatteva né si allenava più.

In quel mondo era debole e inutile.

In quel tempo non era felice.

Un senso di rabbia le nacque dentro. Com’era possibile cambiare così?

 

Ti sbagli…’

 

Una voce, dolce matura e convinta le diede contro.

 

Sono la donna più felice dell’universo, ho ciò che voglio, combatto per mantenerlo e quando guardo negli occhi i miei bambini sento dentro un orgoglio infinito, non temo niente e nessuno non ho alcun rimpianto e …’

 

Immagini e ricordi accompagnavano le parole dell’anima, feste di compleanni, rimpatri semplici serate attorno ad un falò durante qualche ricorrenza sconosciuta, un ragazzino dolce e amorevole col naso tuffato nei libri e un’adorabile codina che spuntava dalla casacca verde che indossava, un buffo cappello con un pompon luccicante in testa, i suoi abbracci, i suoi sorrisi i suoi primi passi la sua voce e poi un altro cucciolo ancora più dolce e adorabile, un cocco di mamma che le sta sempre appiccicato, i suoi mille regali di bimbo, la sua tremenda somiglianza con Goku, e lui … lui che non c’è mai, che la devasta con la sua indifferenza dandola per scontata, lui che se ne va e torna quando e se ha voglia, non l’aiuta, non la sostiene, non la incoraggia non ...

 

Ricorda e vive in prima persona i suoi pianti, le sue arrabbiature la solitudine la frustrazione. Lei sola in quella casa, solo suo padre a darle una mano e l’inscalfibile convinzione che un giorno tornerà.

 

 

‘Sei un’illusa Chichi …’ Lo bisbiglia appena alla notte.

No!’

 

E lui che lo fa, ritorna davvero.

Per un giorno.

Per un torneo.

Per il torneo.

Si fa risoluta la giovane Chichi, scruta il cielo con rabbia e giura a sé stessa che mai sacrificherà i suoi sogni per qualcosa di effimero falso e deludente come la vita che ha vissuto l’altra sé stessa.

Il destino si può cambiare, l’ha visto in quei ricordi, nella tenacia di tutti, nella loro immensa forza e unione.

Lo farà anche lei.

Entra in camera sua e si tuffa sul letto, prende il cellulare dal comodino per controllare i messaggi, è sicura che Bulma le abbia scritto i consueti messaggi della buona notte e, sbloccando lo schermo, scopre di aver ragione, la chat sotto è intasata, 104 messaggi pieni di scemenze e immagini idiote mandate per lo più da Goku. Sbuffa irritata.

Non è obbligata a fare nulla di già deciso. Non è obbligata a seguire nessuna traccia, nessun copione, nessuna Chichi.

Schiaccia la chat, preme impostazioni … abbandona gruppo

 

‘Io non commetterò il tuo stupido errore!’

 

Spegne la luce e va a dormire.

 

 

 

 

 

Lontano, molto lontano ai confini della Terra in un cumulo di nulla e tempesta due occhi si aprono rossi come il sangue e allegri di una crudele malizia.

Finalmente una che ragiona. Una che lo odia quel dannato sayan. Una che sarà facile ghermire.

 

Aghòs ride di una felicità perfida e corrotta. Assapora già il momento in cui distruggerà la ragazzina di questo mondo e ne divorerà l’anima custodita, ride perché immagina le espressioni di quei babbei che immobili non potranno fare niente per impedirglielo, perché all’oscurità, se ci si offre volontariamente è impossibile sfuggire.

Ride e un tuono rovente squarcia la Terra.

 

 

 

…………………..

 

 

 

Chichi ha abbandonato il gruppo

 

Bulma sospira delusa.

Le scrive nonostante l’ora tarda. Non riceve risposta. Prova a fare un paio di squilli. Ancora niente. Forse si è addormentata. Si arrende e si mette a dormire.

Da lontano echi di tempesta riecheggiano e lei detesta i temporali.

Bulma si addormenta stringendo il suo peluche preferito mentre uno dei duemila gatti di suo padre le fa le fusa accoccolato sul cuscino.

Bulma non sa che il giorno dopo Chichi non si presenterà a scuola, né quello dopo ancora.

Bulma non immagina nemmeno che quello per cui ancora non sono preparati … sta già cominciando.

 

 

Chichi ha abbandonato il gruppo

 

Schiudendo gli occhi Vegeta butta malamente il telefono sui cuscini della palestra.

Comincia un’altra raffica di affondi, scarta salta e indietreggia.

Non gliene dovrebbe importare un fico secco se a Chichi non sta simpatico, chissene non è mica l’unica persona decente oltre a Bulma a vivere su questo stupido pianeta eppure c’è qualcosa che lo irrita, trova frustrante quel suo menefreghismo, quel suo continuo ostentare indifferenza come se loro non le fossero utili, come se fossero un dannatissimo peso un’inconveniente un …

Arrossisce di rabbia e vergogna quando pensa a ciò che le ha detto Bulma e si sente un deficiente per essersi fatto beccare da una delle poche persone che rispetta e vorrebbe come amiche in un momento di totale e incommensurabile stupidità fra maschi e non può nemmeno dare la colpa di tutto a Goku dal momento che quel casino l’ha avviato lui, su incitazione di Yamcha per carità, ma lui si è fatto fregare, lui ha accettato di farlo lui ha dato inizio a tutto quel casino solo per non concedere allo stupido portiere il primato di cazzo più lungo della squadra.

Grida e si sfoga in un altra serie di ganci e affondi. Si sente uno scemo.

 

Il telefono trilla.

Un messaggio di Bulma

 

SMETTILA DI PENSARCI E RIDICI SU. =D

 

Sorride mandandole in risposta un BUONANOTTE, toglie le fasce dalle mani e si fionda sotto la doccia.

Si sente uno scemo. Ma uno scemo amato.

 

……….

 

 

 

 

Goku fissa distratto la luna piena appoggiato al tronco di un’enorme albero.

Tiene le mani in tasca e se qualcuno lo vedesse in quel momento, oltre a domandarsi che diavolo ci faccia un ragazzino in giro a quell’ora della notte, incontrerebbe lo sguardo più disteso e all’apparenza rilassato che abbia mai visto.

All’apparenza perché tutto in realtà è quel ragazzino, tranne che rilassato.

È confuso in realtà. Un po' incazzato e molto, molto stupito anche.

 

Ci ha messo più di due ore e mezza a raggiungere quel posto sperduto, tre se si tiene conto del tempo impiegato a cercare di ricordare il nome esatto e ricercarlo poi su internet. Tre ore per raggiungere un villaggio sperduto su un altopiano, tre ore per trovare un monte che spunta da tale altopiano e il castello costruito su anzidetto monte.

 

E così Chichi vive in un castello, non ad Orange.

Abita lontano.

Pratica le arti marziali da anni tanto da esserne una campionessa.

Tutti i giorni vola per raggiungere la scuola.

Conosce Al Satan Junior.

Ha mille interessi e segreti.

Non gli vuole parlare.

Non lo vuole conoscere.

Lo odia.

 

Goku fissa il proprio cellulare con aria assente disinteressato ai tuoni lontani che promettono tempesta.

 

Chichi ha abbandonato il gruppo

 

Perché?

 

 

 

 

TH

 

 

 

eccomi...ci sono.

Spero ci siate ancora anche voi.

Un abbraccio.

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Capitolo 22
*** How do you know it? ***


 

 

 

…….

 

Insomma vuoi ascoltarmi? Non puoi andartene sempre in giro! Gohan deve riposare è solo un bambino!’

Ma dobbiamo allenarci Chichi ai cyborg non interessa se è piccolo o meno dev’essere in grado di difendersi semmai ...’

Semmai cosa? AVRESTI INTENZIONE DI FARLO COMBATTERE VERAMENTE? CHE RAZZA DI PADRE SEI? SE NEMMENO TU DOVESSI RIUSCIRE A SCONFIGGERLI COME PUOI PENSARE CHE GOHAN NE SIA IN GRADO??’

Ma tesoro, lui è molto forte e …’

E UN CORNO! IL DOVERE DI UN GENITORE E’ QUELLO DI PROTEGGERE I PROPRI FIGLI NON MANDARLI AL MACELLO RAZZA DI IDIOTA!!! NON TI PERMETTERÒ DI METTERE IN PERICOLO NOSTRO FIGLIO UN’ALTRA VOLTA FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO PERCIÒ SE PROPRIO CI TENETE ANDATE TU E JUNIOR AD ALLENARVI, GOHAN RIMARRÀ QUI!’

‘Ma Chichi!’

‘DISCORSO CHIUSO!!!’

 

……...

 

Goku espirò lentamente appoggiando meglio la schiena al tronco del salice piangente. L’aria si era fatta umida e un vento freddo arrivava da est e fra poco sarebbe piovuto.

Era la quarta volta che fra i ricordi gliene spuntavano di nuovi, mai visti né tanto meno vissuti e la cosa strana era che in essi lui si percepiva come un’altra persona vedendo invece sé stesso come interlocutore. In poche parole lui era una Chichi super incazzata con un Goku super idiota nel quale proprio non si riconosceva.

Possibile che durante la collisione con Chichi quel mattino avesse in qualche modo estratto dei ricordi da lei? Non era la prima volta che quel suo potere alieno si manifestava ma in genere riusciva a gestirlo in maniera eccellente e gli scappava di mano solamente quando si agitava e lui si agitava solo con Chichi ultimamente.

 

Da quello che i due sayan senior gli avevano raccontato c’era in giro un’entità folle e maligna che voleva Chichi, ma non la Chichi che conosceva lui, bensì una scheggia d’anima di una sua controparte proveniente da una dimensione parallela. Scheggia che per adesso era ancora dispersa ma che per natura avrebbe cercato di insediarsi all’interno del corpo della Chichi di questa dimensione e per questo i senior la stavano tenendo d’occhio; una volta trovata l’avrebbero risucchiata dalla sua amica, fatta entrare nel tubo magico assieme all’altro frammento dopodiché se ne sarebbero andati portandosi via la minaccia dell’entità di cui sopra che non aveva invece interesse alcuno nella Chichi del presente. Chiaro?

No

Perché a questo fantomatico Aghòs interessava l’anima della stessa donna, ma voleva solo quella dell’altra dimensione? Cosa le rendeva tanto diverse?

 

Chiudendo gli occhi si stropicciò i capelli come faceva sempre quando era frustrato e confuso.

I tuoni in lontananza si facevano sempre più forti.

 

‘Non sforzarti a pensare ragazzo, non è questo il tuo forte …’

 

Preso com’era nelle sue congetture non aveva fatto caso all’avvicinarsi dei due tizi senior che in maniera del tutto silenziosa gli erano apparsi a fianco.

 

Levando appena il viso li squadrò diffidente vedendoli esattamente con le loro vere sembianze dal momento che il sortilegio di Junior era inteso solo per Chichi. Era strano ma, più guardava il sé stesso dell’altro mondo più questi gli stava sui maroni.

Non gli dava l’idea di essere un tipo molto affidabile, non pensava ad altro che a combattere, allenarsi e tuffarsi in scontri e avventure al limite dell’assurdo solo per poter essere il migliore e …

 

‘Vedo fumo uscirti dalle orecchie!’

‘Falla finita Vegeta!’

 

Sbottando quella risposta scattò in piedi parandoglisi di fronte e solo le parole di Goku senior lo fermarono dal … dal … si rese conto in quel frangente che aveva il pugno chiuso sollevato in aria.

 

‘Chichi è andata a dormire, eri venuto qui per lei vero?’

 

Espirando fuori la sua rabbia arretrò dando loro le spalle.

 

‘Ci siamo allenati, è forte al torneo non avrà rivali se non Junior, penso …’

‘Non me ne frega niente!’

‘A no?’

 

Stupito Goku senior parlò con un tono incredulo e innocente. Allora perché si era fatto tutta quella strada?

 

‘Senti ragazzino non abbiamo tempo da perdere noi, se non hai sonno trovati qualcosa da fare e smettila di darci noia!’

 

Seccato, Vegeta lo apostrofò. Stava già pregustando l’ottima cena offerta loro da Gyumao come bonus per l’aiuto che stavano dando a Chichi quando aveva percepito la sua aura irrequieta avvicinarsi e gli era costato davvero tanto alzarsi per raggiungerlo e stava anche per piovere dannazione! E lui odiava bagnarsi dopo essersi fatto la doccia!

 

‘Qui quelli venuti a dar noia siete solo voi due, vecchi!’

 

Un tic al sopracciglio lo fece scattare. Gli aveva appena dato del vecchio? Se pensava che glie l'avrebbe fatta passare liscia quel moccioso si sbagliava di grosso.

 

‘Ehi si può sapere che ti prende?’

 

Avvertendo l’incrinarsi minaccioso dell’aura di Vegeta Goku senior si intromise cercando di placare gli animi col suo solito fare scemo.

 

‘Qui è tutto sotto controllo la proteggiamo noi, tu devi tenerla d’occhio a scuola ricordi?’

 

Amichevolmente gli posò una mano sulla spalla ma al giovane il gesto parve non piacere affatto e scostandosi come se fosse stato scottato gli rispose per le rime.

 

‘Se il tuo concetto di protezione ha portato a tutto questo con lei allora siamo messi proprio bene!’

‘Questo qui ha voglia di litigare …’

 

Emettendo un fischio muto Vegeta commentò lo scambio di battute facendosi da parte con un ghigno sinistro sulle labbra. Doveva ammettere che il ragazzino aveva fegato e anche se non capiva da dove venisse tutta questa nuova rabbia, era sicuro che con la chiacchierata dell’altra notte le divergenze fossero state appianate ed i dubbi dissipati, era sempre pronto a vedere Kakaarot prenderle da qualcuno, poco importava se a dargliele era ... Kakaarot.

 

E aveva ragione il buon vecchio cinico e infido Vegeta perché da lì a due secondi il ragazzino caricò un pugno che colpì il suo amico diritto alla mandibola mandandolo indietro di alcuni metri, l’onda dell’urto implose tutt’attorno con un sonoro clock, e nel medesimo istante un fragoroso tuono si schiantò a terra illuminando la notte. Cominciò a piovere.

 

‘Ma che ti pre- oh?’

 

Attonito Goku provò a chiedergli una spiegazione ma il ragazzino era già partito in quarta e dovette concentrare tutte la sue energie per parare la raffica di colpi che gli venivano rivolti senza tregua, a ripetizione sempre più potenti rabbiosi e …

 

‘Tutte le volte che l’hai data per scontata!’

 

Una combo di calci e pugni la maggior parte dei quali incassati.

 

‘Tutte le volte che le hai portato via Gohan!’

 

Pugni, pugni e ancora pugni! Allo stomaco, allo sterno al petto alle guance.

 

‘Tutte le volte che preferivi allenarti anziché stare con lei!’

 

Goku non riesce a trovare un’apertura per sottrarsi a quegli attacchi letali, dolorosi, perfetti e meccanici.

Il ragazzino grida furente e lo colpisce senza pietà.

Tuoni fendono la terra, le loro vibrazioni riecheggiano nella notte.

 

‘Tutte le volte che l’hai fatta piangere e dubitare …’

 

Gli fende il diaframma con un calcio di tallone che lo piega in due spezzandogli il fiato. Goku rimane immobile incapace di reagire sia ai colpi che alle parole della sua controparte, apatico ai richiami di Vegeta che gli intima di reagire e dargli una lezione a quel damerino, annichilito dal freddo che sente dentro dato non solo dall’acquazzone che li sta inzuppando ma dalla veridicità di quelle parole.

 

‘Tutte quelle volte tu l’hai data in pasto ad Aghòs!’

 

Un cazzotto che lo sta per colpire al collo. Sayan o meno non è in grado di fermarlo ed è sicuro che finirà al tappeto.

Ma il colpo non arriva.

L’arto del ragazzino è bloccato nella solida presa di Vegeta che con non poca fatica inibisce il fendente.

Goku fa per parlare ma il suo amico lo precede.

 

‘Come fai a sapere queste cose?’

 

Lo sguardo, così come la voce del principe dei sayan sono tremendamente seri.

 

‘Come fai a sapere di Gohan?’

 

Entrambi i Goku si paralizzano. L’ennesimo lampo si scaraventa al suolo a pochi metri da loro.

Gli occhi degli uomini si focalizzano sulla voragine che essi ha creato, l’acqua scende a secchiate.

 

Stillah è dinnanzi a loro.

In viso un’espressione di puro terrore.

 

Aghòs è qui’

 

 

 

 

 

 

 

 

TH

 

 

Allora lo so che è corto ma sono giunta alla conclusione che forse per me è meglio scrivere poco ma più spesso che intestardirmi a fare capitoli luuuuuunghi, come li voglio io, e farvi aspettare mesi … anni … eoni, perciò ecco qua, dai che se la va en den vers ne la cavan con poc! XD

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, Io ci proverò ad essere più regolare, voi fate il tifo per me…

 

Ciauz!!!

 

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