Chaldea Boys Collection 2018

di LorasWeasley
(/viewuser.php?uid=196046)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beasts under the moon ***
Capitolo 2: *** Glass full sweet time ***
Capitolo 3: *** Kiss your hand ***
Capitolo 4: *** Noisy obsession ***
Capitolo 5: *** Prince of slayer ***
Capitolo 6: *** Salon de Marie ***
Capitolo 7: *** Teacher and I ***
Capitolo 8: *** Versus ***



Capitolo 1
*** Beasts under the moon ***


Ciao! Piacere, sono nuova in questo fandom.
Come ho spiegato nell'introduzione ho scritto 8 flashfic brevi prendendo spunto dalle carte dell'evento del gioco americano di Fate Grand Order, se non ci giocate e volete vedere l'immagine basta cercare su internet "fate GO" e il titolo di ogni storia che pubblico, che è appunto il titolo della carta.
Ne pubblicherò una ogni giovedì in ordine alfabetico e, spero che non vi aspettiate davvero nulla di che, sono solo cose demenziali senza una vera trama, ma avevo voglia di farlo ahaha
Praticamente sono tutte verdi come rating tranne l'ultima che è abbastanza esplicita, avrei dovuto mettere "rosso" come rating solo per quella ma ho deciso di mettere l'arancione generale e chi vuole può saltare quellìultima storia, vi ho avvertiti.
Se ci sono domande, chiarimenti o qualsiasi altra cosa non esitate a scrivermi!
Alla prossima settimana! Deh
__________________________________________________________
 


Beasts under the moon


Robin si mise davanti la ragazza per proteggerla, sorrise soddisfatto all’uomo che aveva di fronte, lo stava sicuramente sottovalutando e Robin non vedeva l’ora di fargli capire quanto si sbagliasse.
Dall’altra parte del festival Vlad e Sakata Kintoki stavano camminando tra le bancarelle.
-Che poi non è male questo Kimono- commentò Sakata soddisfatto mentre ci camminava dentro.
-Ti serve solo come copertura, per non dare nell’occhio, non ti deve piacere- commentò serio Vlad.
Odiava lavorare con lui, erano così diversi nonostante avessero uno scopo comune, ogni volta Kintoki riusciva a distruggere tutto il suo autocontrollo.
Sakota sembrò non sentirlo, con la sua solita faccia da schiaffi si portò le braccia dietro la testa, si stiracchiò e chiese –Da che parte?
L’espressione di Vlad non cambiava –Di qua- rispose impassibile portandolo pian piano a uscire dalla confusione delle vie principali di quel festival.
Si inoltrarono sempre di più nella boscaglia fino ad arrivare in una piccola radura deserta: il loro punto d’incontro.
Non c’era nessuna luce, ma la luna piena era grande ed alta nel cielo e illuminava tutto quasi a giorno con i suoi raggi pallidi.
Aspettarono li quasi in silenzio, il vento caldo che scompigliava i capelli biondi di entrambi.
Robin li raggiunse dopo quasi un quarto d’ora.
-Ce l’hai fatta- commentò accusandolo Vlad.
-E quello da dove spunta?- chiese invece Sakata rubando dalle mani del ragazzo più giovane che era appena arrivato un peluche di orsetto lavatore, lo studiò tenendolo su per una zampa.
-Si chiama Orion- rispose tranquillo Robin Hood senza neanche provare a riprenderselo –Me l’ha regalato la ragazza che ho appena salvata da un pervertito.
-Uh il piccoletto sta crescendo, ormai non ha più bisogno della nostra guida- commentò Sakata sarcastico.
-Abbiamo finito di giocare?- chiese a quel punto Vlad spazientito –La luna è alta nel cielo da un pezzo, dovremo andare.
Finì la frase mentre tirava fuori la sua katana, Sakata fece il suo solito ghigno, di chi è pronto alla battaglia, Robin infine uscì la balestra dalla manica larga del suo kimono.
-Andiamo.
E quella semplice frase accese l’adrenalina in tutti e tre.
Sembravano dei malviventi visti da fuori.
La gente dopo avergli lanciato uno sguardo più attento si faceva da parte, avevano quell’aurea che non rassicurava, che teneva lontane le persone.
Ma in realtà loro erano dei vigilanti, dei vigilanti che si facevano giustizia da soli.
Avevano le loro regole e i loro principi. La loro morale non era quella della società, ma era altrettanto importante.
Lottavano ogni singolo giorno per proteggere quelle persone che li definivano delle bestie.
Ma infondo, non gli dispiaceva per niente avere quell’appellativo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Glass full sweet time ***


 
Glass full sweet time


-Ciao! Grazie per averci scelto.
David fece l’occhiolino alla ragazza dietro il bancone, con la mano destra le alzò l’indice e il medio facendo una V in orizzontale davanti al viso, con l’altro braccio circondò il collo di Henri.
Quest’ultimo lanciò alla loro cliente uno sguardo innocente e dolce, quasi volutamente imbarazzato.
La ragazza arrossì, abbasso lo sguardo, si strinse il pacchetto al petto e mormorando un saluto imbarazzato andò via.
Non appena la porta a vetri si richiuse alla sua spalle Henri si tirò su gli occhiali sul naso che erano leggermente scivolati, David si staccò da lui e sistemò la fascia bianca e sottile che gli teneva i capelli.
-Certo che siamo proprio bravi insieme- commentò Henri soddisfatto.
-Oh si- David gli lanciò uno sguardo divertito –Ho capito subito che con il mio carattere e la tua finta innocenza avremo fatto soldi a palate.
-Finta innocenza?- Henri fece una faccia volutamente sconvolta –Pensi che stia mentendo?- si portò una mano al cuore con fare teatrale.
-Ma smettila- disse ridendo.
-Accidenti- borbottò Diarmuid rientrando dallo sgabuzzino nel quale aveva sistemato gli oggetti al suo interno nelle ultime due ore.
Il ragazzo era pieno di polvere e stava cercando di pulirsi le lenti degli occhiali.
-Non vedo niente con questi cosi- borbottò infastidito –Dobbiamo portarli per forza.
David alzò le spalle, avevano fatto quella discussione milione di volte ormai –Sai che alle ragazze i nerd piacciono di più, che possiamo farci se il proprietario si è fissato con questa cosa.
Henri poggiò il gomito sul bancone e guardò il moro divertito –Anche a Grainne piace- buttò li.
David scoppiò a ridere quando, a quella frase, Diarmuid sussultò e per poco non gli caddero di mano gli occhiali che stava cercando di pulire.
-Ma guardalo che carino quando si imbarazza- commentò divertito dandogli un buffetto in guancia.
-Siete due idioti. Io non…
-Oh guardalo David- Henri cercava di nascondere il sorriso tra la mano –Ora inizia a dirci che in realtà lui non la guarda con gli occhi a cuoricino ogni volta che entra.
-E che non diventa completamente rintronato ogni volta che lei apre bocca- continuò David.
Diarmuid sospirò, era inutile discutere con loro, lo sapeva, ma alla fine era anche colpa sua che se li era scelti come amici.
-E poi sta con quel Fionn- sospirò alla fine in un borbottio.
-Per ora- rispose con nonchalance Henri, come se fosse una risposta totalmente innocua.
-E poi- continuò l’altro –Quello li non ha mica un paio di occhiali così affascinanti.
Diarmuid a quel punto fu costretto a sorridere.
Il rumore di qualcuno che entrava li fece distogliere momentaneamente da quella conversazione mentre ognuno di loro rientrava nuovamente nel proprio ruolo, pronti a tornare in scena.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Kiss your hand ***


Kiss your hand


I due uomini si trovavano davanti l’ingresso di quell’enorme sala da ballo.
Erano entrambi importanti, entrambi ospiti d’onore.
Si guardavano con sufficienza, parlando con toni calmi ma parole pungenti.
Emiya aveva un classico completo nero sopra una camicia bianca, ma nonostante la semplicità del suo vestiario riusciva comunque a spiccare in mezzo a tutte quelle altre persone, semplici ombre che li circondavano.
Anche Cù Chulainn faceva la sua figura, con il suo completo grigio privo di giacca, il gilet chiuso sopra una camicia nera delle quali aveva alzato le maniche fino al gomito. Era vestito in modo molto più casual dell’altro, ma riceveva la stessa quantità di occhiate sognanti da parte delle donne e piene di invidia da parte degli uomini.
Salirono i gradini e li raggiunsero due donne, donne bellissime che fecero sbiadire tutto ciò che li circondava.
Cù Chulainn afferrò la mano inguantata di Scathach, la donna era della sua stessa altezza, un vestito stretto e lungo viola scuro, un velo a coprirle le spalle e una profonda scollatura sulla schiena.
Emiya fece lo stesso, afferrò la mano di Rin con la sua mano inguantata di bianco, quella della ragazza invece era libera, le guancie di lei divennero dello stesso colore del vestito che indossava: rosso fuoco, con una manica sola e lungo fino al ginocchio.
In contemporanea i due uomini si chinarono e baciarono la mano delle loro dame, nel modo più impeccabile possibile, mentre alcune donne che erano li vicino e avevano assistito a tutta la scena sospiravano estasiate.
Rin sorrise timidamente, mentre il sorriso di Scathach era più convinto, quasi al limite della malizia.
Poi le due donne li precedettero entrando dentro la sala, mentre gli uomini le seguirono, restando a diversi passi di distanza.
Fu Emiya il primo a parlare –Ti sei portato la tua insegnate.
Era una semplice constatazione, ma era ovvio che volesse sottintendere molte altre parole.
-Non guardo in una donna la sua età- rispose pronto Cù.
-Oh assolutamente, non volevo intendere questo- continuò Emiya calmo.
Cù sorrise serafico –Ovvio che no, data la tua accompagnatrice.
-Dico solo- riprese l’altro –che la gente potrebbe parlare, dire che ti fai influenzare da una donna con molti più anni di te, non prenderti sul serio.
Il sorriso di Cù non scomparve –Oh giusto, di sicuro prenderanno sul serio chi si fa una ragazzina.
Quella conversazione era rimasta sui toni calmi e gentili, entrambi però erano certi che se avessero continuato le cose sarebbero andate precipitando, non riuscirono mai a scoprirlo però, perché vennero interrotti da una nuova voce.
-Signori!- Esclamò il nuovo arrivato sorridendo.
I due uomini si girarono nella sua direzione senza ricambiare il saluto.
Gilgamesh aveva il suo solito sguardo di chi aveva messo all’angolo la sua preda, di chi stava sopra tutti gli altri e ne era consapevole.
Spiccava subito nel suo completo bianco, che indossava sopra una camicia porpora con volant.
-Vi conviene godervi la serata senza perdervi in inutili battibecchi, le vostre donne sono favolose, vi conviene non trascurarle- rise –tanto non sarete di certo voi al centro dell’attenzione.
Emiya e Cù Chulainn si lanciarono una veloce occhiata, chiedendosi mentalmente chi potesse essere l’accompagnatrice del biondo.
Trovarono risposta alla loro muta domanda quasi subito.
-Gil- disse un nuovo arrivato sorridendo dolcemente e aggrappandosi al suo braccio.
Era bello, non della bellezza che avrebbe fatto girare chiunque, ma aveva degli occhi verdi profondi e brillanti, i lunghi capelli quasi dello stesso colore raccolti in un’elegante treccia che si poggiava morbidamente sulla sua spalla.
-Enkidu- Gilgamesh si girò nella sua direzione e gli accarezzò delicatamente una guancia.
I due uomini, che lo conoscevano molto bene, si resero conto che il biondo non aveva mai guardato nessuno così e, come un fulmine a ciel sereno, ebbero la certezza che Gilgamesh non aveva bluffato.
Nessuno dei due sarebbe stato al centro delle attenzioni, il biondo batteva tutti, perché la sua accompagnatrice in realtà era un uomo.
-Andiamo a ballare?- continuò il biondo rivolgendosi al suo amante, afferrando la sua mano e baciandone il dorso.
Questo sorrise e annuì felice, poi salutò con un cenno del capo rispettoso sia Emiya che Cù Chulainn.
Gilgamesh tornò a fissarli con il suo solito sorriso strafottente e si congedò con un “con permesso” mentre passava in mezzo ai due e si avviava verso il centro della sala, dove altre persone avevano già iniziato a ballare.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Noisy obsession ***


Noisy obsession


-Noisy obsession!
Astolfo urlò quelle due parole facendo un saltello poco virile mentre con una mano cercava di mettersi il lucidalabbra.
Arash alzò un sopracciglio scettico mentre si sistemava la giacca nera sopra la sua camicia rosso sangue.
Hyde era stravaccato nel divano in modo scomposto, la sua chitarra elettrica in mano che sfiorava senza suonare davvero qualcosa.
Fu proprio il biondo a rispondere –Non male come nome per la band.
Arash storse il naso, ma prima che potesse dire qualcosa venne preceduto da Astolfo.
-Non fare la persona noiosa- disse il ragazzo con un broncio mentre si metteva il mascara.
-Si infatti- gli diede man forte Hyde –Non fare come quel rompipalle di mio fratello.
Si oscurò al pensiero di Henry, il fratello perfetto, l’unico che interessava davvero a tutti.
-Che sono quei musi lunghi!?- Astolfo diede le spalle allo specchio che stava usando, con ancora le mani occupate da un lato dalla boccettina e dall’altro dal pennello.
Il ragazzo sprizzava gioia da tutti i pori ed era super esaltato per la loro prima esibizione, nonostante non erano ancora certi sul nome della band.
-E poi a chi importa se non è un nome filosofico?- Continuò Astolfo facendo ampi segni con le  braccia –L’importante è far capire quello che siamo.
Hyde sorrise quasi sadico –E noi siamo una rumorosa ossessione. Non faranno altro che parlare di noi, non importa essere amati, l’importante è essere ricordati.
Astolfo tornò soddisfatto al suo trucco e Hyde si alzò finalmente da quel divano per andare a cercare tutti i suoi accessori borchiati.
Arash sospirò, ma infondo stava sorridendo.
-Ragazzi avete fatto tutto voi, io non ho detto neanche una parola.
-Ti abbiamo preceduto- rispose tranquillamente Astolfo facendogli la linguaccia.
Hyde si avvicinò al moro e gli passò un braccio intorno al collo –Gliela faremo vedere, a tutti quelli che ci hanno sempre esclusi, che non ci hanno scelti perché diversi- guardò Astolfo –o perché troppo semplici e poco utili ai loro scopi- guardò Arash –o perché omonima figura cattiva del tuo gemello.
A quel punto guardò la sua figura riflessa nello specchio, così simile ma così diversa da Henri.
-Avremo la nostra rivincita- concluse con il suo sorriso sadico.
-Ow…- un mugolio disperato da parte di Astolfo.
Gli altri due lo guardarono cercando spiegazioni, questo alzò lo sguardo e in un piagnucolio disse –Mi sono sporcato le calze di mascara!- era il tono di chi aveva appena annunciato una tragedia, con il dito stava anche indicando loro un punto tra il bianco e il rosso delle sue calze.
Arash sospirò rassegnato portandosi una mano a coprirsi il viso.
Hyde imprecò e si allontanò a grandi falcate borbottando –Ma che li faccio a fare i discorsi motivazionali…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Prince of slayer ***


Prince of slayer
 


Come Siegfried e Sasaki Kajirou fossero finiti a cantare insieme su quel palco, con quei vestiti abbinati al limite del ridicolo e il balletto di coppia non lo seppero mai con precisione.
Era stata tutta una serie di eventi che li aveva portati fino a quel posto, in quel momento, ad esibirsi per delle bambine a una festa di compleanno.
Il problema non era il fatto in se, il problema era che fosse capitato proprio a loro due.
I due ragazzi più seri, responsabili e precisi di sempre.
Quelli che non sgarravano mai, che concludevano ogni loro compito prima della scadenza.
Era tutta colpa di Medea se si trovavano in quella situazione.
Non che la donna li avesse costretti, ma aveva fatto qualcosa di molto, molto peggio.
Aveva messo in dubbio il loro onore.
Nessuno poteva farlo e pensare che i due ragazzi citati sopra alzassero le spalle e continuassero per la loro strada.
Era stata durante una delle tante serate che organizzavano di solito tra loro vecchi compagni e colleghi.
Era da un po' passata la mezzanotte e diverse bottiglie di birra vuote erano sparse per la casa.
L’atmosfera era leggera e rilassata, l’alcool li faceva parlare senza problemi e senza censure del più e del meno.
Quando Medea se n’era uscita con quel gioco.
Un gioco molto simile a “obbligo e verità” ma con dei bigliettini e altre cose simili.
Quando a Sasaki e a Siegfried era uscito quell’obbligo inizialmente i due ragazzi si erano rifiutati, perché era davvero una cosa da pazzi.
Ma Medea aveva sorriso soddisfatta del suo piano che stava andando per il verso giusto.
Sapeva che quei due erano gli unici a poter fare quello spettacolo, doveva solo dire le parole giuste e così fece –E il vostro onore? Avevate espresso il vostro consenso dopo la lettura delle regole di questo gioco. Non potete tirarvi indietro ora.
E così con tutta la serietà di cui erano capaci e cercando di entrare il più possibile nel personaggio fecero quel concerto a tema per il compleanno della bambina di Medea, che aveva appena compiuto sette anni ed era fissata con quel duo musicale che seguiva in tv.
E mentre loro cantavano, sempre più imbarazzati, Medea li fissava appoggiata con le spalle al muro più lontano della sala.
Un sorriso soddisfatto in volto di chi aveva elaborato un piano malefico eccezionale ed era riuscita a fare andare tutto esattamente come aveva progettato.
Ma soprattutto la soddisfazione di aver fatto felice sua figlia senza neanche aver uscito un centesimo per pagare quei due.
Quelle si che erano tecniche di sopravvivenza avanzate.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Salon de Marie ***


Salon de Marie


La musica si diffondeva nella stanza illuminata dal sole grazie alle grandissime vetrate.
Mozart rincorreva i tasti del pianoforte, le sue mani si muovevano veloci senza sforzo, come se fosse nato per comporre melodie.
Appoggiato con i gomiti sul piano stava d’Eon, gli occhi chiusi e un sorriso beato in volto. Aveva un calice di vino in mano che faceva dondolare.
Sospirò di piacere quando l’artista e amico finì con un’ultima nota bassa che si prolungo per qualche altro secondo.
-È bellissima- gli sfuggì in un sospiro.
Amadeus sorrise –Pensi che possa conquistare Marie così?
-Sarà subito ai tuoi piedi. La musica è il miglior modo per arrivare al cuore di una donna.
Il rumore dei passi che si avvicinarono echeggiarono per la sala, Sanson aveva deciso di alzarsi dal suo posto nel divano per raggiungerli –Belle parole, le ha dette la tua parte femminile o maschile?
D’Eon si girò a guardarlo, poggiò la schiena contro il pianoforte e incrociò le braccia al petto, tenendo sempre il bicchiere in mano vicino alle sue labbra.
Rispose a tono –Tu quale delle due parti preferiresti l’avesse detto?
Sanson ghignò, un lampo di malizia passò sui suoi occhi azzurrissimi mentre si chinava leggermente in avanti per essere alla stessa altezza dell’altro.
Afferrò il suo mento con pollice e indice, parlò a diversi centimetri dalle sue labbra –A me interessa questo bel faccino in tutte le sue parti.
D’Eon sussultò e per poco il vino non gli macchiò la giacca rossa.
Sanson sorrise, si allontanò, fece un cenno di saluto a Mozart e lasciò la stanza.
-Certo che il nostro Henri se la cava proprio bene a corteggiare una persona- commentò Amadeus divertito dopo qualche secondo di silenzio.
D’Eon tornò alla sua posizione iniziale sbattendo il bicchiere contro lo strumento lucido, fece un cenno non curante con la mano finalmente libera –Si diverte solo a farmi esasperare- disse per spiegare, ma aveva le guancie rosse e la colpa non era dell’alcool.
-Piuttosto- continuò svelto cambiando argomento –quando hai intenzione di dichiararti a Marie?
-Ma l’ho già fatto- scherzò Mozart.
-Amadeus dico sul serio, non penso che a sette anni abbia preso sul serio la tua proposta di sposarvi.
Il sorriso dell’artista non scomparve dal suo volto, ma divenne più triste, poi sussurrò –Sai benissimo che non potremo stare insieme, mai.
D’Eon abbassò lo sguardo, anche lui parlò per sussurri –So benissimo che Marie prova quello che provi tu.
Il silenzio che ne susseguì divenne pesante, poi Mozart fece un sospiro rassegnato, tornò a sorridere e riprese a suonare, passando lentamente le dita sui tasti.
-Mi basta questo- disse infine nel bel mezzo della melodia –Mi basta comporre per lei, mi basta vederla felice e totalmente persa nel mondo che ho appena creato, nonostante sia per pochi istanti. Perché in quei pochi istanti ho la certezza che sia davvero mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Teacher and I ***


Teacher and I


-Aaaaaah- sospirò esasperato il rosso gettandosi a peso morto sul tavolo, sopra il quale aveva poggiato una pila di libri –Mi annoio tantissimo a studiare queste cose!
Zhuge Liang sospirò esasperato, con una mano si portava la sigaretta alla bocca e con l’altra si massaggiava le tempie.
-Alexander- lo ammonì con la sua voce dura e fredda, ma che nascondeva dell’affetto verso quel ragazzo –Sono cose che ti serviranno, sai benissimo che devi studiare per diventare grande.
Un borbottio in risposta quasi incomprensibile visto che aveva la testa tra le braccia.
-Io non voglio diventare grande.
Era una bugia, ma una bugia detta per noia e voglia di andare fuori a cavalcare magari, non stare li dentro a leggere stupidi libri di lingua.
Ma fece infuriare totalmente il suo maestro, che si alzò di scattò e sbatté le mani sul tavolo. Alexander non si aspettava una reazione del genere, si rimise a sedere composto e lo guardò spaventato.
Neanche Zhuge Liang si aspettava una reazione del genere da parte sua, lui che era sempre calmo e controllato.
Sospirò come se volesse essere una scusa e si rimise seduto sistemandosi gli occhiali.
Non voleva davvero reagire in quel modo, ma i ricordi di quando era solo un ragazzino, un master, gli tornarono in mente.
Tutte le parole che gli aveva detto Alessandro, tutto quello che gli aveva insegnato… Era solo grazie a lui se era diventato quello che era, quella persona di cui andava fiera.
-Scu… Scusami- disse in fretta Alexander –Mi metto subito a studiare- gli disse con occhi bassi mentre apriva il libro.
Il più grande sospirò di nuovo, gli spostò il libro da sotto il naso e lo costrinse a guardarlo.
-Ascoltami bene Alexander.
Il ragazzino annuì veloce.
-Non ti tratto così e non ti dico tutte queste cose perché mi piace fare l’insegnante severo e cattivo, lo faccio perché ci tengo a te, perché siamo amici.
I ricordi di quando gli erano state dette a lui quelle parole lo travolsero, ma cercò di mantenere il suo volto impassibile.
Alexander lo guardava con occhi sgranati, non una parola usciva dalle sue labbra schiuse.
-Tu diventerai un grande condottiero, le folle penderanno dalla tua bocca, si getteranno ai tuoi piedi e ti ameranno. Diventerai il grande Re dei Conquistatori e ti ricorderanno per sempre.
-E se- il rosso abbassò lo sguardo –E se non dovessi riuscirci?
Zhuge Liang si permise un sorriso, poi portò la sua mano a scompigliare i capelli rossi dell’altro già scompigliati.
-Ci riuscirai, lo so, ne sono certo. Perché avrai sempre dei sudditi pronti a sostenerti e aiutarti nella tua guida.
Alexander sorrise raggiante, poi riprese il libro e iniziò ad applicarsi seriamente, con una nuova luce negli occhi.
Zhuge Liang lo guardò con affetto e orgoglio.
Nonostante non si chiamasse più Waver Velvet, sarebbe rimasto per sempre un suo suddito.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Versus ***


ATTENZIONE: capitolo a rating ROSSO
Versus


Si odiavano.
Si odiavano dal primo momento che si erano visti, che avevano capito che fossero colleghi, uomini d’affari e che entrambi volevano primeggiare sull’altro.
Tutto quello che facevano era una continua guerra, l’uno contro l’altro.
Arjuna strinse con forza il bordo della grande scrivania sopra la quale era steso, inarcò la schiena ad una spinta ben assestata dell’altro.
Il nero era una persona molto riservata e silenziosa, anche mentre lo facevano restava quasi totalmente in silenzio.
A Karna non importava.
Mentre gli teneva la gamba alzata e si spingeva con lentezza e decisione dentro di lui, sapeva che l’indiano godeva di tutto quello, nonostante non dicesse una parola.
Ne era certo perché era il suo corpo a parlare.
I brividi che percorrevano la sua pelle scusa, gli spasmi involontari che non riusciva a bloccare, gli occhi lucidi, le pupille dilatate e le mani che cercavano di aggrapparsi e stringersi alla prima superficie disponibile.
Fu Arjuna a cambiare le posizioni, quando ormai aveva deciso che l’altro stava andando troppo lento per i suoi gusti, ma non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione nel chiedergli di più.
Si tirò su a sedere, gli mise le mani sul petto, soffermandosi leggermente a contemplare quella pelle candida che, lo sapeva benissimo, diventava rossa al minimo tocco.
Lo spinse leggermente all’indietro facendolo uscire dal suo corpo, Karna lo guardò con malizia e lo lasciò fare, ammaliato da quella sua presa di potere.
Lo fece sedere sulla sedia della sua scrivania, gli si mise a cavalcioni sopra e, senza alcun tipo di avvertimento, si impalò sul suo pene, bagnato dal liquido preseminale, prendendolo tutto dentro.
A Karna uscì un mugolio basso e un singulto, Arjuna nascose il viso nella spalla pallida dell’altro, un sospiro tremolante che rilasciava le sue labbra.
Iniziò a muoversi quasi subito, dettando lui questa volta il ritmo, aiutato da Karna che aveva chiuso a coppa le sue mani sui suoi glutei sodi.
Erano ormai entrambi al limite.
Karna era consapevole che gli mancava pochissimo per arrivare, voleva che fosse così anche per l’altro ragazzo, voleva che venisse insieme a lui.
Portò in avanti la mano destra e afferrò la generosa erezione del suo amante, mosse la mano a ritmo delle sue spinte, passarono solo pochi secondi prima che il corpo di Arjuna ebbe uno spasmo più potente degli altri, si inarcò e venne a spruzzo tra i loro corpi.
Venendo aveva stretto involontariamente i muscoli interni e Karna era venuto a sua volta, soffocato da quelle carni calde.
Arjuna non aveva staccato le labbra dalla spalla e dal collo dell’albino, il suo orgasmo era stato così liberatorio e intenso che il moro aveva anche parlato, sospirando “Karna” direttamente sul suo orecchio.
Quel semplice sussurro fece venire a Karna i brividi, alzò le braccia sulla sua schiena e se lo strinse forte addosso, facendo aderire tutto il suo corpo con quello dell’altro.
Rimasero in quella posizione a riprendere fiato per un tempo indefinito, senza dire una parola e prolungando il più possibile quella loro parentesi, una delle tante.
Perché sapevano che nell’esatto momento in cui si sarebbero staccati tutto sarebbe tornato come prima.
Sarebbero tornati a essere rivali.
L’uno contro l’altro.
In una guerra che sarebbe durata in eterno.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3758059