La rosa della notte

di LisailaANightrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I. Avvertenze ***
Capitolo 3: *** II. il lupo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ti amo.

Mai, codeste parole, furono dette dai due amanti. Neanche per sbaglio. Pronunciarle avrebbe significato distruggere quell'amore tanto sbagliato quanto giusto. Avrebbero paragonato quel sentimento così profondo e sincero a qualcosa che per loro era falso ed effimero come i sentimenti di coloro che, in precedenza, avevano rivolto a loro tali parole.

Althair però non fu magnanimo con il loro amore, i due amanti dovettero subire l'ira di Heat e il disaccordo di tutti gli altri dei. Nonostante ciò continuarono ad amarsi andando contro a tutti fino a quando, per amore, entrambi morirono procurandosi l'odio di colei che da quell'amore era nata e a causa dello stesso amore era stata abbandonata.

Intruduzione a Le Stelle e la Notte, 659 d. E., Lowell Rowar

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Capitolo 2
*** I. Avvertenze ***


La biblioteca reale era il luogo più silenzioso di tutto il castello. Erano in pochi a usufruire di quel luogo per due ragioni fondamentali: la rima era che solo i nobili e alcuni funzionari di corte sapevano leggere; la seconda, invece, era la triste realtà che quei pochi che erano in grado di leggere si dedicavano alla lettura solo se necessario. Per questi motivi essa era sempre deserta ed era la tana di tanti piccoli ragni, i quali costruivano le loro ragnatele negli angoli degli scaffali. I libri erano ricoperti di un grosso strato di polvere poiché nessuno da anni non li sfogliava.

Le due ancella della regina furono le prime a mettere piede nella biblioteca. Appena vi entrarono l'odore di vecchio e polvere invase le loro narici. La prima iniziò a tossire. Sapendo l'effetto che la polvere le causava prese il fazzoletto, che si era portata per precauzione, e se lo legò sul volto per coprire la bocca e il naso.

«Ci sarà un bel po' di lavoro da fare» disse Eleonor con la voce leggermente d dal fazzoletto. «Iniziare a pulire, - ordinò alle serve dietro di lei - la regina ha ordinato che sia tutto splendente!»

Le povere donne senza dire una parola iniziarono a pulire sotto la supervisione delle due ancelle. Avevano cinque settimane di tempo per riportare quel posto come nuovo, ma se anche il tempo sembrava tanto la biblioteca era enorme e piena di polvere, il ché rendeva l'impresa quasi impossibile.

Lauren, una delle serve, iniziò a togliere i libri uno per uno mettendoli per terra esattamente nell'ordine in cui li tirava giù, non sapendo leggere quello era l'unico modo per sapere esattamente l'ordine in cui andavano riposti. Quando anche l'ultimo libro era stato rimosso dallo scaffale, prese lo straccio e iniziò a togliere tutta la volete. La polvere che si era accumulata negli anni era talmente tanta che Lauren dovette lavare la pezza più di dieci volte. Piano piano riuscì a finire di lavare il primo scaffale così risistemmò i tomi al loro posto e passò a quello successivo.

Non appena mise la mano su uno dei tanti libri sentì tante piccole zampette su di essa. Un ragno, che aveva tessuto la ragnatela tra quei libri, le era salito sulla mano. Quando Lauren vide il piccolo animale cacciò un urlo di terrore, il quale fece girare tutte le donne lì presenti, e scosse in aria per togliere il ragno da essa. Per la paura di quel essere innocuo teneva gli occhi chiusi per tutto il tempo.

«Si può sapere perché urli tanto piccola sguattera?» chiese irritata Harriet, la seconda ancella.

Lauren cercò di parlare ma tutte le volte che apriva bocca e si ricordava di quel essere le parole le morivano in bocca, la paura era più forte di lei.

D'un tratto un ragazzo apparve tra gli scaffali. «Cosa è successo? State tutte bene?» chiese con il fiatone per la corsa.

Tutte loro, eccetto Lauren che stava ancora cercando di scacciare il ragno dai suoi pensieri, vedendo il principe fecero una riverenza e, mentre le serve stettero in silenzio, le due ancelle gli comunicarono che non era successo nulla di grave, solo una serva che si era messa ad urlare senza motivo. Il giovane preoccupato per la giovane serva andò da lei per assicurarsi che stesse bene e che non avesse urlato per qualcosa di grave.

Lauren, spendendo la mano del principe sulla sua spalla e la sua voce chiederle il motivo per cui avesse urlato, aprì lentamente gli occhi. Il ragazzo che si ritrovò davanti era davvero bello e dolce come dicevano le sue amiche che, al contrario suo, avevano avuto l'onore di osservarlo da lontano. Con un filo di voce rispose al principe.

«E-ecco pri-principe A-Alexander, i-io ho v-vis-to un... un ra-rag-no» sussurrò balbettando.

Il principe lieto che non fosse nulla di grave le sorrise e la rassicurò sul fatto che i ragni che vivono al castello, per quanto ripugnanti possano essere, non le potevano torcere nemmeno un capello. La ragazza grata al principe di quelle parole, che in parte erano riuscite a calmare il suo animo, sorrise debolmente e lo ringraziò senza distogliere lo sguardo dal pavimento.

«Visto che qui è tutto a posto io ritornerei a cercare il mio libro, in tal modo anche voi potete continuare il vostro lavoro» si congedò infine Alexander.

Di nuovo tutte le donne fecero una riverenza e le due ancelle salutarono il principe.

«Rimettetevi a lavoro, abbiamo poco tempo per far splendere questo posto!» ordinò Eleonor «E tu Lauren - disse dura guardando la ragazza - se disturbi un'altra volta il principe con le tue urla stai sicura che ti mando dalla regina, poi sarà lei a decidere cosa farne di te»

La ragazza con il capo chino annuì e ritornò a pulire insieme alle altre.

━ ❖ ━

La sera, Lauren, riuscì finalmente a riposarsi cinque minuti prima di mettersi a cucinare mentre Ophelya, la sua sorellina, la osservava.

«Ecco qui le mie donne» disse il padre delle due ragazze.

Ophelya vedendo il padre gli saltò addosso. «Mi sei mancato»

«Dopo neanche due giorni senza vedermi? Cosa faresti Lya se andassi a combattere?»

Lauren rabbrividì all'idea che il padre dovesse andarsene per combattere in quella stupida guerra. Avevano già perso loro madre, non voleva perdere anche lui.

«Non pensatelo nemmeno padre.»

L'argomento si chiuse lì. La piccola di casa raccontò al padre le sue giornate e di come non sopportava Coraline, la nobile che voleva insegnare a leggere e scrivere ai figli dei servi, mentre Lauren finiva di cucinare apparecchiava.

Quando furono seduti tutti e tre attorno al tavolo iniziarono a mangiare e allora Lauren raccontò la sua giornata e di come il principe sentendola urlare dopo che aveva visto un ragno. Il modo in cui parlò del principe Alexander non sfuggì al padre che decise che, finita la cena e messa a letto Ophelya, le avrebbe parlato.

«Comunque - parlò la piccola di casa quando la sorella ebbe finito di parlare - il principe non ti sposerà mai. Lui ama un'altra ragazza» disse in modo saccente.

La guardia strabuzzò gli occhi, come faceva la più piccola delle sue due figlie a sapere dei mormorii che giravano a corte? Era qualcosa di allucinante per lui, non desiderava che Ophelya diventasse come una delle tante cortigiane che non facevano altro che parlare di pettegolezzi dalla mattina alla sera.

«E tu piccola peste come fai a sapere chi ama il principe, se non sbaglio tu non l'hai mai incontrato» le disse la sorella.

La mora gonfiò le guance offesa. «Io ho incontrato il principe! Qualche volta viene a vedere cosa Coraline - sottolineò il nome della maestra tanto odiata - ci fa fare e qualche volta rimane a parlare con lei quando noi ce ne andiamo.»

«Ragazze non dovete occuparvi di queste cose,» le ammonì il padre, «specie tu Lya, sei troppo piccola per queste cose.»

«Ma papà, il principe Alexander ama la signorina Rowar!» esclamò la bambina.

Lauren guardò stupita la sorella. Di chi stava parlando? Al castello non c'era nessuna ragazza con quel nome e tantomeno non aveva mai visto il principe con nessuna donna se non sua madre e Coraline Ferras.

«Ophelya come fai a conoscere la signorina Rowar?» le chiese il padre preoccupato, aveva sentito diverse voci sulla ragazza e le uniche positive erano quelle sulla sua bellezza.

Lya ci pensò un attimo prima di rispondere: «Una volta l'ho vista leggere e visto che era veramente tanto bella sono andata da lei a parlarle. All'inizio era molto scontrosa, sembrava che mi volesse uccidere, poi quando le ho chiesto cosa leggeva si è messa a parlarmi del libro e da allora quando è a palazzo mi racconta un sacco di storie!» Gli occhi della bambina luccicarono al ricordo di tutte le avventure che la ragazza le aveva raccontato.

Lauren, a quel punto, le chiese come mai pensasse che il principe non fosse innamorato di questa ragazza e Ophelya le rispose che la signorina Rowar le aveva detto che da piccolo il principe Alexander voleva che lei diventasse la sua principessa e che quindi era ovvio che lui la amasse.

Il padre delle due stufo di quei pettegolezzi, mandò la più piccola a dormire e chiese alla più grande di raggiungerlo quando avesse messo a letto la sorella.

Mentre Lauren cercava di far addormentare Ophelya, Henry ravvivò il fuoco affinché la stanza potesse stare al caldo, almeno fino a quando lui e la figlia maggiore non avessero finito di parlare.

Dopo che la piccola peste - come Lauren preferiva chiamare la sorella - si fu finalmente addormentata, la ragazza ritornò dal padre, il quale era seduto su una sedia davanti al camino. Sembra molto più giovane di spalle, pensò Lau guardando la schiena del padre e senza fare tanto rumore prese una sedia e si sedette vicino a lui.

Henry prese un profondo respiro e poi sorrise alla figlia. «Lauren, lo so che sarà difficile, ma ti devo chiedere una cosa»

La ragazza fece per parlare ma il padre glielo impedì.

«Quello che ha detto Ophelya era vero. Da quel che ricordo, la ragazza di cui parlava Lya era la figlia della guardia personale del principe. Il principe e Julia Rowar erano molto legati da bambini, nessuno sapeva il motivo, ma giravano voci che, visto il forte del legame dei due bambini, fossero stati promessi l'uno all'altra dagli dei. La cosa era ovviamente ridicola, ma sai come sono fatti a corte le persone per avere qualcosa di cui discutere tendono a credere a tutto.»

Lauren si limitava ad ascoltare il tutto attentamente, per quanto la storia le sembrava assurda a raccontargliela era suo padre e di lui si fidava ciecamente.

«Un giorno però Maximilian Rowar non si fece più vedere a palazzo e neanche suo figlia. Il giorno seguente ci venne dette che Rowar non era più una guardia ma un traditore e chiunque sapesse qualcosa su di lui doveva dirlo senza esitare. Aspetta - disse l'uomo quando sua figlia lo stava per interrompere - lasciami finire, poi se avrai delle domande proverò a risponderti. Il motivo per cui venne ritenuto un traditore era perché a casa sua furono trovati morti due uomini. Uno di loro era un nobile. Di Rowar non si avevano tracce.»

«Padre, ma se il signor Rowar era un traditore allora perché tengono sua figlia a palazzo?» chiese Lauren stupita.

«Qualche anno fa la ragazza si è presentata a palazzo e per qualche ragione a tutti sconosciuta, il nostro caro re l'ha accolta a braccia aperte e le ha assicurato un posto nel consiglio reale. La cosa lasciò sconcertati tutti, la figlia un traditore, una ragazzina di dodici anni al Consiglio Reale! Una cosa inaudita! Alcuni pensarono che sarebbe stato un disastro e che Mikael l'avesse presa solo per la sua bellezza, - sì Julia Rowar è una ragazza bellissima, forse la più bella di tutta Harael, neanche le nobili con tutti i loro trucchi, gioielli e vestiti possono competere con lei - e per la storia dell'essere stata destinata al principe dagli dei. Qualsiasi sia la ragione della scelta del re, sta di fatto che è stata una buona decisione, a quanto padre la ragazza per quanto giovane sia si intende di politica più dello stesso re.»

Lauren non voleva crederci, una ragazza che doveva avere più o meno la sua età era nel Consiglio Reale da quando aveva dodici anni e sapeva anche cosa fare! Una cosa strabiliante per la figlia di una guardia, nonché traditore, che di solito a malapena sanno leggere come lei.

«Se davvero Ophelya ha ragione e Alexander è innamorata di lei e lei lo vuole, potrebbe essere in grado di fare tutto quello che vuole se tu le sei d'intralcio in qualche modo non oso immaginare cosa potrebbe farti» confessò infine Henry.

La ragazza stava per rassicurare il padre quando qualcuno bussò alla porta. Padre e figlia si guardarono, fuori pioveva a dirotto, perciò si chiesero entrambi chi potesse mai essere quel folle che era uscito con quella pioggia e quel vento. Henry disse alla figlia di restare dov'era e andò a vedere chi fosse il folle che era andato a bussare a casa loro con quel tempo.

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Capitolo 3
*** II. il lupo ***


«Non azzardarti a uscire dalle tue stanze, signorina!»

«Non sono una bambina!» aveva ribattuto la ragazza.

«Considerando la differenza di età, sì sei una bambina per me perciò almeno una volta obbedisci e stai nelle tue stanze, non voglio che ti succede qualcosa.»

Tean faceva avanti e indietro per le sue stanze, prima andava nel bagno, poi nella sua camera da letto e infine nell'anti-camera, finito il giro rifaceva il percorso all'indietro. Scrutava ogni dettaglio della camera che prima, a causa del pochissimo temo che ci passava non aveva mai notato, come le rifiniture d'oro bianco degli specchi, l'ordine cromatico in cui erano disposti quei pochi libri che teneva in quella camera, i continui richiami al giglio e alla sua purezza. Osservando più attentamente le sue stanze si era resa conto di quanto effettivamente bianche fossero. Il letto, le lenzuola, i mobili, le finestre, la vasca, il pavimento, i muri, le tende... tutto era incolore. Notando tutto quel bianco si fermò e girò su se stessa chiedendosi cosa ci faceva lì, quello non era il posto, lei non era adatta a tutto quel candore, lei era l'esatto opposto. Gli occhi si stufarono di quel colore così li chiuse nella speranza di riaprirli e ritrovarsi altrove, ma non successe nulla, allora prese il suo mantello e senza pensaci due volte uscì dalla stanza.

Fuori non c'era nessuno, nemmeno una guardia o un servo, cosa che facilitò molto le cose alla ragazza che, tra passaggi nascosti e frequentati solo dai servi per andare prima da una parte e l'altra senza farsi notare molto, si ritrovò molto presto fuori dal castello. Ora nessuno poteva fermala, né le guardie né un qualsiasi servo.

La ragazza una volta fuori si tolse il cappuccio del mantello e passò qualche dite tra i capelli per sistemarli, senza però far cadere la rosa blu che aveva tra di essi, poi si incamminò verso il confine. Era quasi sera e la maggior parte delle persone avevano finito i lavorare e stavano tornando dalle proprie famiglie, alcuni bambini correvano in giro per godersi gli ultimi minuti di libertà prima che le loro madri li richiamassero e gli anziani chiaccheravano tra di loro seduti vicino all'ingresso di casa di uno di loro. Chiunque in quel caso di voci e corpi per poter arrivare prima a casa avrebbe dovuto o spingere o seguire la massa, ciò però non valeva per la rossa. Non appena la notavano le facevano strada e smettevano di fare ciò che stavano facendo per poi continuare tra mormorii su di lei quando ella non era più a portata d'orecchio.

Tean era cresciuta sentendo quei bisbigli, all'inizio erano semplici commenti sulla sua bellezza e su ciò che avevano fatto coloro che l'avevano messa al mondo, poi, man mano che lei cresceva il suo cuore si induriva sempre di più, erano diventati commenti spregevoli. Alcuni uomini vedendo la su bellezza non facevano altro che guardare le sue forme quando passava e poi facevano commenti di apprezzamento, le donne invidiose iniziarono a dire che il suo aspetto era solo il frutto di una magia perché gli dei non avrebbero mai permesso che una tale bellezza fosse di un'anima malvagia, altri vociferavano su ciò che aveva fatto, sulle morti che secondo loro aveva commesso, sugli uomini che aveva corrotto, sulle leggi che aveva infranto. Sebbene avessero molte cose da dire alla ragazza nessuno di loro si azzardava a dirle in sua presenza, avevano timore della sua reazione, che lei presa dall'ira per le parole che le avrebbero riferito li avrebbe uccisi nei modi peggiori possibili, cosa che aveva minacciato di fare se qualcuno si fosse osato a parlar male della sua famiglia. Proprio da queste voci la ragazza era stata descritta senza cuore, il motivo era il fatto che mai una volta qualcuno che non fosse la sua famiglia l'aveva mai vista piangere o gioire per qualcosa, dopo aver compiuto i sei anni il suo cuore pian piano era diventato una pietra. Alcuni sostenevano che nelle sue vene non scoresse sangue, ma solo odio.

Camminò per diversi minuti senza sosta, assaporando il vento gelido che le spostava i capelli rossi e tutte quelle voci sussurate dietro di lei. Loro non lo sapevano ma erano proprio quelle voci che le davano il potere, che l'avrebbero resa immortale perché grazie ad esse le persone avrebbero continuato a parlare di lei, della sua bellezza e della sua crudeltà anche dopo la sua morte e così lei non sarebbe mai morta veramente.

Fiera e orgogliosa di ciò che era attraversò i confini di Ralyon nonostante le fosse stato vietato e, una volta poggiati i piedi sulla sabbia fredda, prese un profondo respiro. Per camminare meglio si tolse gli stivaletti, così si diresse verso il mare per fermarsi a pochi passi dall'acqua salata e lì di sedette.

Il vento che arrivava dal mare le accarezzava il viso dolcemente spostandole anche le ciocche di cappelli che le incorniciavano il viso. In lontananza la ragazza vide alcune teste tra gli scogli, grazi ai colori sgargianti delle loro chiome riconobbe che erano sirene e tritoni e tutti la guardavano, chi ammaliati dalla bellezza che tanto loro veneravano e desideravano e chi disprezzando ogni singola cosa di lei. Tean sostenne il loro sguardo e alla fine furono loro a distoglierlo, alcuni dopo quello se ne andarono altri iniziarono a cantare, ma senza farsi sentire dalla ragazza per timore di ciò che avrebbe potuto fare se solo avesse udito le loro dolci cantilene.

La rossa passò ore sulla spiaggia, a volta ascoltava il flebile canto delle sirene, nonostante loro pensassero di non poter essere udite da lei, a volta si slegava e si riacconciava i capelli, a volte si alzavva e faceva una camminata sul lungo mare seguita dalle sirene e poi tornava al punto di pertenza e a volte immergeva i piedi nell'acqua. Era da quasi un'ora che la ragazza però sembrava addormentata così alcune sirene e tritoni si avvicinarono a riva per vedere di persona cosa avesse quella ragazza di così diverso dalle altre persono per non essere ammaliata dal loro canto. Non ebbero il tempo di avvicinarsi che scapparono impauriti dalla figura nera che apparve da dietro gli alberi della foresta di Mira.

Tean non ebbe il tempo di alzarsi e cercare di difendersi che l'uovo aveva già cercato di trafiggerla con la spada. La sabbia si macchiò di rosso, il vento cessò e le sirene si tapparono gli occhi. Tuttavia con grande sorpresa di tutti non fu il sangue di Tean a tingere la sabbia, ma quel di Kail.

━ ❖ ━

L'uomo a sento riusciva a tenersi in piedi quando, dopo ore di cammino, arrivò nel borgo. Con le poche forze che gli rimanevano bussò alla porta della prima casa che vide e quando il padrone di quella casa gli aprì lui cadde a terra stremato.

«Lauren, prendi una coperta» ordinò l'uomo alla figlia vedendo lo straniero accasciato sul suo pavimento.

Henry aiutò l'uomo ad alzarsi e con un fatico lo portò davanti al camino affiché potesse asciugarsi. Vedendo come tremava gli tolse il mantello fradicio e sporco rivelando così i suoivvestiti adir poco leggeri per la stagione e le fascie che gli ricoprivano l'intero viso tranne gli occhi, i quali erano nascosti da un sottile velo di stoffa che permetteva all'uomo di vedere, ma non agli altri di vedere i suoi occhi. Infine, notando l'astio con il quale rispondeva l'uomo quando Henry gli chiedeva se desiderava cambiare anche i vestiti per indossarne alcuni asciutti, lo coprì con la coperta che la figlia gli aveva passato.

Per tutta la notte lo sconosciuto non proferì parola e rimase ad osservare in modo insistente il fuoco che ardeva nel caminetto. Poiché l'uomo non rispondeva alle domande che la guardia gli poneva, Lauren andò a dormire nel letto con la sorella mentre il padre rimase a guradare l'uomo per assicurarsi che non avesse cattive intenzioni perché Henry sapeva che qualsiasi fosse il motivo per cui lo straniero fosse in giro a quell'ora con quel tempaccio gli avrebbe di certo portato guai, ma di certo non poteva lasciarlo morire fiori al freddo.

━ ❖ ━

«Cos'è successo il superficie» chiese una serena mentre il tritone, che aveva assistito a tutta la scena sulla spiaggia, mangiava alcune alghe per riprendere le forze dopo una delle nuotate più veloci della sua vita.

«Il lupo» disse tra un boccone e l'altro, «è morto.»

Il silenzio calò nella caverna in cui la sirena e la sua famiglia vivevano. Perfino i piccoli di casa che stavano giocando con alcuni pesci si fermarono. Nessuno di loro sapeva bene se sentirsi sollevati o meno da quella notizia. Da una parte sapevano che era un assassino e che godeva nell'uccidere le sue vittime, dall'altro su di lui si narrava che molti anni prima avesse salvato un loro principe. Una cosa era certa però, avrebbero dovuto dirlo al re.

«Dovete andare dal re a dargli la notizia» parlò il padre della sirena. «Il re e i suoi cavalieri devono saperlo, specialmente Ilo.»

«E' questo il punto! Se lo dicessi al re e ai cavalieri essi esulteranno perché assassino dei figli di Ilo è morto, ma cosa direbbe la nostra dea? Conoscete anche voi le leggende sul conto del Lupo. Se festeggiassimo per la sua morte, non festeggeremo soltanto per la morte di un nostro nemico, che un tempo era nostro amico, ma anche per la morte del primo lupo dall'anima nera! Cosa direbbe e farebbe di noi la nostra amata dea se festeggiamo la morte del prediletto della Notte? Io non voglio essere la causa di quest'ira, voi potete andare a riferire al re tutto quello che volete, ma tenetemi lontano dalle vostre scelte perché io non le condivido.»

I bambini spaventati dalle parole del tritone si nascosero dietro la coda della madre chiedendo se la loro dea potesse davvero arrabbiarsi con loro se facevano festa, lei cercò di tranquilizzardi dicendo che non sarebbe mai successo una cosa del genere e poi, per non farli spaventare ulteriormente, lì mandò fuori a giocare.

«Vuoi tradire il tuo re per la paura in un animale morto?»

«No, tradisco il mio re per la paura dell'ira degli dei e di un lupo che si può trasformare in un umano» urlò il tritone.

«Bene, se è così allora sarò io stesso ad andare a parlare con il re e i suoi cavalieri, ma tu ragazzo non sei più il benvenuto in questa casa.»

Il giovane tritone allora arrabbiato uscì dalla caverna subacquea e nuotò di nuovo in superficie verso la spiaggia dove il lupo era morto per salvare l'assassina di sirene. Bisognava avere paura di lei, lui lo sapeva bene, ma non solo di ciò che ti poteva fare direttamente, ma di ciò che poteva fare indirettamente con l'aiuto delle sue amicizie, solo che questo gli altri della sua specie sembravano non capire.

In superficie ora tutto era calmo. La spiaggia era deserta perciò con calma si avvicinò alla spiaggia nel punto in cui il lupo era morto. Di lui e della ragazza non c'era più nessuna traccia, al contrario dell'uomo che aveva tentato di ucciderli: il suo corpo giaceva esangue vicino alla sabbia macchiata del sangue del lupo.

Incuriosito si avvicinò sempre di più a riva fino a doversi trascinare sulla sabbia per riuscire a vedere il cadavere. Il corpo era quasi del tutto intasato se non fosse per il collo sul quale c'era una profonda ferita. Il tritone aveva già visto quel tipo di ferita, era uguale a quella che avevano trovato sul corpo del figlio di Ilo, era il morso di un uik. Il lupo prima di morire a causa della ferita che gli era stata provocata dall'uomo doveva avergli bevuto tutto il sangue che gli scorreva nelle vene.

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