Cronaca di un viaggio improvvisato

di Altair13Sirio
(/viewuser.php?uid=454207)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza ***
Capitolo 2: *** Notte ***
Capitolo 3: *** Roma ***
Capitolo 4: *** Dopo la tempesta ***
Capitolo 5: *** L'ultima sera ***
Capitolo 6: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 7: *** Casa ***



Capitolo 1
*** Partenza ***


GIOVEDI' 25 MAGGIO
22:28

CAPITOLO 1: PARTENZA

Siamo partiti da una decina di minuti e già sento di aver dimenticato qualcosa. Mi sento come prima di un'interrogazione, ho un blocco allo stomaco e non riesco a respirare; so di non sapere nulla, poi magari va tutto bene e io mi stupisco di me stesso…

Discutiamo su cosa fare una volta arrivati e Francesca tira fuori dal telefono una foto della stazione di Termini: tale foto mostra una stazione gremita di gente, una marea di teste di tutti i tipi che si accalcano alla ricerca del loro treno.

<< Meno male che non abbiamo preso il treno! >> Mi dice mostrandomi la foto, mentre i miei occhi si soffermano di sfuggita su Angelo con un auricolare in un orecchio che si stiracchia. Improbabile comitiva di un improbabile viaggio, penso. Eppure siamo qui… Seduti nei terzultimi e penultimi sedili della fila di sinistra di un autobus che corre e sobbalza, rendendomi difficile scrivere.

Io sono accovacciato sul mio sedile vicino al finestrino, un uomo con la barba e i capelli neri riposa davanti a me e mi schiaccia il sedile addosso. Almeno ha chiesto di potersi stendere…

Scrivo a stento, ma ora che ci siamo fermati posso concentrarmi meglio e spiegare per bene la situazione: due o tre settimane fa a scuola, in un'ora buca, Francesca, accompagnata da Federica, mi si rivolge con fare eccitato chiedendomi:<< Vuoi venire a Roma? >>

Ora io non sono mai stato entusiasta di portare novità nella mia vita, la quotidianità basta e avanza, e l'idea di intraprendere un viaggio da solo mi mette un sacco di ansia addosso, ma in quell'attimo di smarrimento, assieme al mio unico compagno Angelo, ho risposto di sì.

L'idea mi intrigava, e anche adesso sono eccitato a tal punto da avvertire una strana sensazione frizzantina fin dentro lo stomaco, ma allo stesso tempo oserei affermare di starmi cagando addosso! Non avevo mai affrontato un viaggio così, è qualcosa di diverso che ha i suoi alti e bassi: sensazioni nuove – come l'idea di andare a vivere completamente da soli in un luogo grande come Roma – e vecchie – come questa dannata nostalgia che mi deprime ogni volta che mi divido dalla mia famiglia…
 

Guardo l'orologio e sono le 23:05; il tempo passa in fretta quando si scrive piano… Angelo ha la musica nelle orecchie e Francesca fissa il panorama dal suo finestrino: una serie di cinque palazzi uguali mi compare davanti quando mi giro. Comincio a sentir russare anche dal posto davanti a me…

Finalmente trovo un impiego per questo quaderno che mia cugina Luana e il suo ragazzo Angelo – un altro Angelo – mi hanno regalato per i miei diciotto anni: grazie ragazzi! Non sono abituato a scrivere a mano, ma mi divertirò un sacco ad annotare il viaggio, e chissà… Magari diventerà il prossimo best seller!

Sento una voce roca alle mie spalle e scopro che Angelo e Francesca sono ancora svegli: lei mi chiama e mi aggiorna su una sua abitudine che, da lei, avrei dovuto aspettarmi. Tirando fuori dalla borsa un libricino e sfogliandolo rapidamente, mi dice che tutte le sere prima di dormire legge un passo del vangelo, in modo da rimanere coerente alla sua fede. E brava, Francesca! Annoterò anche questo mentre Angelo ti fissa sconcertato.

Ora che ci penso, che fortuna che ho avuto a trovare un posto con una lampadina proprio sopra la testa! E chi scriveva sennò?

Siamo in una galleria, e mi viene da pensare al "piano" originale che avevamo preso: inizialmente dovevamo partire una settimana fa e dovevamo essere in quattro; io, Francesca, Angelo e la sopracitata Federica, che poi ha deciso di non venire perché "si scocciava". Onesta, soprattutto se si pensa che in questo momento dovremmo stare sui libri e preoccuparci degli esami, che ormai incombono, ma al diavolo! Non capita tutti i giorni di andare all'avventura così. A studiare ci penserò poi, al mio ritorno… Spero.

Comunque, tornando a Federica, è un peccato che abbia cambiato idea; un animo spensierato e leggero come lei avrebbe fatto bene al viaggio… Con lei non manca mai l'occasione di farsi una sana risata. Mi spiace, Fede: domani andrai a scuola senza di noi.
 

Ore 23:36

Ecco che cosa mi ero scordato: le dannatissime pellicine alle unghie! Molto più comunemente chiamate "ragadi", si formano in circostanze misteriose e si rimuovono tramite utilizzo di un pratico tagliaunghie, fanno un male cane e ora dovrò sopportarle per tutto il viaggio!

Angelo mi chiama da dietro il sedile di destra; pensavo dormisse. Mi chiede se ho portato qualcosa da leggere per il viaggio, ma io scuoto la testa rispondendogli di aver portato solo questo quaderno, e glielo mostro. Leggere non era mia intenzione…
 

23:45

Terza fermata, Cosenza. Avvisto un'insegna "Old Wild West" sul bordo della strada e qualche metro più tardi una chiesa. Ahh… La "grande città".

Tiro fuori il telefono e scopro che mia madre mi aveva telefonato; decido di richiamare per non farla restare in apprensione. Non riesco mai a sentire la vibrazione del telefono!

Riassunto della telefonata: Annalara dice che l'ho abbandonata, papà abbassa il volume del televisore che non si sente.

Mentre siamo fermi sale un tipo grosso con i capelli rasati che si aggira minacciosamente accanto al mio posto: essendo alquanto sociofobico, tiro un sospiro di sollievo quando vedo che va a sedersi dall'altro lato. Intanto Francesca ci offre dei biscotti e io ne accetto volentieri uno. Mastico piano per non far rumore.
 

Ore 23:54

Al tipo sul sedile opposto al mio continua a squillare il telefono con una suoneria sempre diversa. E' scuro di pelle, con una barbetta che sembra fungere da paraurti per il mento. Non parla italiano, o per lo meno è quello che ne ho dedotto.
 

Mezzanotte

Mi verrà la gobba a stare così incurvato per scrivere, ma non posso farne a meno! Ora mi metterò gli auricolari e ascolterò un po' di Gorillaz, e se avrò sonno dormirò un po'…

Mi giro a guardare Angelo alle mie spalle: la testa adagiata sullo schienale del sedile, gli occhi aperti e vigili ruotano per un istante e si posano su di me. Mi giro e torno a scrivere…

Ora metto gli auricolari e risposo un po'.

Mi fa male la mano…

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Notte ***


VENERDI' 26 MAGGIO
00:15

CAPITOLO 2: NOTTE

Ho un problema alla cuffietta sinistra. Ogni volta che la infilo rimane in equilibrio precario e mi rovina l’ascolto di tutta la canzone. Questo problema però ce l'avevo anche prima, con gli auricolari vecchi; quindi forse dovrei dire più che il problema è del mio orecchio…

Sto ascoltando "Feel Good Inc", esattamente alla parte in cui Noodle parte con il suo meraviglioso assolo; si unisce a lei la voce roca di 2-D e poi la batteria di Russel. Poi tutto finisce con il basso di Murdoc e le risate di De La Soul. Che poi chi cavolo è De La Soul? Quante persone sono? Perché è dalla prima volta che ho sentito la canzone che mi chiedo chi diavolo sia quel tipo col pizzetto e la pelliccia che compare sui megaschermi, accompagnato dal suo sosia pelato che produce l'eco per le sue rime…

Mi affaccio un attimo al finestrino e dall'altro lato del strada sfreccia un camion i cui led frontali formano una pista luminosa che sarebbe bellissimo catturare in una foto.

Metto una canzone vecchia, vecchissima. Fa parte della mia infanzia, ricordo quando mia sorella la mise al computer di mio cugino durante una vacanza e io me ne innamorai tanto da metterla in macchina di ritorno dal mare, o l'ultimo giorno di scuola in quinta elementare – di cui ricordo me che procedevo a grandi balzi lungo il corridoietto della classe con il cellulare nuovo in mano per far ascoltare quella canzone a una classe semi deserta.

Grattandomi il collo tiro via le cuffiette per errore e per un attimo mi faccio prendere dal panico. Il panico dovrebbe prendermi piuttosto per il fatto che non ho portato nessun temperino, e queste pagine le sto scrivendo interamente a matita…
 

00:36

Francesca fa rumore dietro di me, starà armeggiando con la borsa… Ora sembra dare pugni al sedile! Non sarà che la gente riesce a sentire la musica dalle mie cuffie? Il tipo davanti a me si muove, forse per cercare una posizione più comoda. Ha smesso di russare; adesso ha cominciato quello dall'altro lato!

Sono stanco, dovrei dormire, ma ho trovato una posizione in cui scrivere non mi viene impossibile. Quindi continuerò un po'…

Mi volto dopo essere stato un po' a fissare il vuoto fuori dal finestrino e scopro cosa stava facendo Francesca: le sue scarpe sbucano dallo spazio in mezzo ai due sedili e mi fanno prendere un colpo! Come accidenti ha fatto a mettersi in quella posizione? Quanto avrà piegato lo schienale del suo sedile? Tutte domande senza risposta… Faccio finta di niente e mi giro di nuovo mentre negli auricolari parte "Durch Den Monsun" e io torno bambino…
 

00:49

Prima che Francesca mi facesse spaventare con le sue scarpe rosa, stavo fissando il vuoto dell'oscurità: posando gli occhi sulle strisce che delimitano uno dei lati della strada – erano orizzontali, chiuse in mezzo a due linee continue – ho creduto che la strada corresse parallela a una ferrovia, e che la stessimo praticamente affiancando… Intanto alle cuffie arriva "Schrei": ricorda di cancellare tutte le canzoni dei Tokyo Hotel dal telefono quando torni a casa, ma anche di ringraziare Bill Kaulitz per averti aiutato a ricordare uno dei temi dell'espressionismo tedesco.

Quando però parte "Through The Monsoon" non ce la faccio e fermo la musica. Adesso metterò un'ultima canzone e proverò a dormire un po'.

Quindi, vai con "City of Angels"!
 

00:59

"City of Angels" non funziona, per qualche oscuro motivo! Quindi rimedierò con la canzone subito dopo in lista: "46".
 

01:08

Finita la canzone mi tolgo gli auricolari dalle orecchie, poi prendo la custodia degli occhiali nella borsa della MotoGP e ripongo anche loro. Mi levo la fascia dai capelli e mi sento nuovamente il sangue affluire al cervello, mentre la mia fronte ricomincia a respirare. Mentre scrivo chino sul foglio, noto come l'ombra dei miei capelli formi una sorta di reticolato sulla carta, molto sfocato e confuso, simile per certi versi a una ragnatela…

Decido di dormire e unirmi a quella massa russante che è diventato l’autobus. Pochi secondi dopo che chiudo gli occhi, al tizio con la barbetta alla mia destra squilla di nuovo il telefono. L’ho detto io che ha una suoneria sempre diversa…
 

01:44

L’autobus si è fermato a una stazione di servizio ed io e Angelo siamo scesi. C’era una marea di gente: gente in fila ai bagni, gente in fila per il cibo, gente che, come me, se ne restava in disparte e guardava gli altri passare… C’è un altro autobus vicino al nostro: è partito da Reggio Calabria e va fino a Perugia. Buon viaggio, amico autobus.

Tornati sull’autobus, Angelo si è seduto con me dicendo che Francesca voleva stendersi, così adesso scrivo mentre lui sgranocchia qualche patatina e beve un po’ di Red Bull. << Tanto ho capito che non dormo. >> Mi dice con un ghigno di complicità e io mi metto a ridere.
 

Alle 01:56 ripartiamo.

Mi soffermo su un pannello luminoso in mezzo alla strada che incita gli automobilisti a concentrarsi sulla guida quando sono in auto. Non riesco a decidermi se lodare la nobiltà del messaggio del pannello, oppure polemizzare su come il pannello stesso distragga chi è alla guida…

Cerco di dormire, ma la musica negli auricolari di Angelo mi raggiunge; è piacevole, in realtà… E il sedile che si inclina e si alza a seconda della pressione mi fa sentire protetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Roma ***


VENERDI’ 26 MAGGIO
05:24

CAPITOLO 3: ROMA

Mi fa male il sedere. La notte non è stata particolarmente comoda, durante la quale ho alternato attimi di veglia stordita a momenti di sonno pesante.

L’alba è stata graziosa, peccato che mi sia reso conto di dove fosse il sole solamente quando era già spuntato, così di mi sono perso tutte le sfumature migliori del cielo a questa magica ora…

L’autobus sfreccia su di una lunga strada rettilinea, a un tratto rallenta e imbocca una via secondaria. Ci vuole poco a capire che ci siamo: grossi palazzi sempre più alti, strade ampie e ancora silenziose… Indugiamo in una via dove si vedono già altre macchine, due autobus affiancati ci incrociano e poi una grande piazza con molti altri autobus ci compare di fianco. Francesca, estasiata, ci dice di fare una foto per orientarci per il ritorno, ma Angelo dice che non serve e che ci orienteremo comunque. Speriamo bene…
 

05:43

Siamo in un bar vicino alla stazione. Angelo e Francesca avevano bisogno di andare in bagno e probabilmente dopo ci andrò anche io.

Dopo essermi sciacquato la faccia e aver conversato un po’ con Francesca, torno al tavolo e chiedo ad Angelo se pensa che a casa qualche nostra compagna sia sveglia.

<< Sono le sei meno un quarto, Peppe! >> Mi risponde esausto stropicciandosi gli occhi. Effettivamente non ci avevo pensato… La notte deve essere stata particolarmente spietata con la mia sagacia.

Ordiniamo. Un caffè doppio e qualcosa di salato per angelo, io prendo un cappuccino e un cornetto. Francesca niente.
 

Alle 06:14 dei corvi aleggiavano sopra alla stazione.
 

06:27

Aspettiamo che apra la biglietteria per prendere un treno per Trastevere dopo aver cazzeggiato un po’ per la stazione. Gente che corre, gente che discute ad alta voce… E’ presto e c’è già tutta questa gente.
 

Ore 06:51

Siamo sul treno che ci porterà a Trastevere, ma c’è un problema: né a Tiburtina, né a Trastevere ci sono i depositori per lasciare le valige. Non siamo sicuri di quello che faremo una volta lì.
 

07:48

Dopo un lungo giro per viale Trastevere, ci siamo fermati davanti a una fontana costellata di sculture di omini e teste, a un passo dal Tevere. Francesca aveva consigliato di tornare a Termini e lasciare le valige, ma sia io che Angelo abbiamo pensato che fosse inutile; per ora godiamoci la pausa, poi faremo un salto al Tevere…

E io ho bisogno di un temperamatite…
 

08:16

Siamo fermi a un bar e facciamo il punto della situazione; l’appartamento è a una cinquantina di minuti da qui, affacciato sul Tevere. Francesca comincia ad essere impaziente per la valigia: resisti Kekka, non ci manca molto!

I piccioni vagano guardinghi per la piazza e le loro nemesi, i gabbiani, gracchiano e volano sopra le nostre teste in mezzo a stormi di rondini. Piccolo, divertente dettaglio: Francesca ha paura dei piccioni.
 

13:30

Cosa ci fanno tre diciottenni in bici per le vie di Roma? Si perdono! Quattro ore passate a vagare nella speranza di poterci svagare.

Dopo aver lasciato i bagagli a casa della padrona di casa, abbiamo deciso di fare un giro in attesa che arrivasse l’ora di effettuare il check-in.

Un “giro”…

Abbiamo fatto una passeggiata su per una lunga via piena di auto e semafori, passando sopra al Tevere e cercando di orientarci un po’; con le indicazioni di qualche passante abbiamo capito che la nostra meta – un qualunque posto dove si noleggiassero biciclette – era dal lato completamente opposto a dove stavamo andando. Dopo aver percorso la strada a ritroso siamo riusciti a trovare questo negozio che ci ha noleggiato tre bici da passeggio dall'aria un po' consunta, ma affidabili, fino alle 13.

Carichi e affamati di avventure, ci siamo lanciati lungo le piste ciclabili circondanti il fiume, ma qualcosa non andava… Dopo aver percorso due volte la stessa strada, incontrato un tale Leo Foldi che girava un video con due collaboratori, e infilatici in un parcheggio in cui un tizio faceva passeggiare un bimbo in passeggino, abbiamo capito che la strada che stavamo seguendo era quella sbagliata; abbiamo poi trovato la "vera" pista ciclabile "Lungotevere" e lì il divertimento è iniziato.

Io e Angelo ci sorpassavamo a tutta velocità e ogni tanto Francesca azzardava un attacco audace: infine, il primo a raggiungere la fine della pista, situata in cima a una salita ripida e ricurva – un "cavatappi", insomma – sono stato io, mentre Francesca, scoraggiata, è scesa dalla bici e ha concluso a piedi l'ultimo pezzo. A quel punto abbiamo deciso di tornare indietro: così, partiti con entusiasmo, io ho rischiato di finire tra il fogliame fuori strada dopo aver preso troppa velocità al "cavatappi" e perso aderenza come uno scemo. Ho dovuto spingere parecchio per recuperare il tempo perso e, una volta tornato accanto agli altri, abbiamo proseguito ancora più in là in un rilassante quanto estenuante giro parallelo al fiume; si è rivelato molto più estenuante che rilassante quando il caldo e la fatica si sono aggiunti al nostro gruppo.

Esausti e accaldati, superato il Cupolone di San Pietro, abbiamo risalito una scalinata che ci ha portati di fronte alla facciata monumentale di un palazzo antico, scintillante. A quel punto abbiamo deciso di tornare indietro, pensando che il tempo a nostra disposizione si stesse esaurendo; parte così l'odissea per tornare a casa, restituire le bici e, finalmente, prendere possesso della abitazione!

Un'impresa ardua. Superato Castel Sant'Angelo – dove Francesca ha trovato il tempo di fare una foto con un centurione – e intravista la cupola di San Pietro, io sono rimasto bloccato tra due fuochi: fermo e da solo su un'isola pedonale il cui semaforo durava sì e no venti secondi per i pedoni e cinque minuti per gli automezzi – ho anche incespicato i pedali della bici con quella di un altro tipo secco e dalla barba folta, che mi ha mandato abbondantemente a quel paese – ho dovuto aspettare che tornasse il verde per raggiungere gli altri – lo stronzo barbuto invece è riuscito a passare!

A questo punto, Angelo ha deciso di usare una mirabolante applicazione per il cellulare che ha localizzato la via del nostro appartamento, guidandoci eroicamente a casa, giusto in tempo per la fine del termine del noleggio delle bici… Questo non prima di vivere una epopea tra stradine, attraversamenti e marciapiedi pieni di gente che ci guardava male. Il totale di strada percorsa? Oltre quattordici chilometri in totale! Abbastanza per tutta la giornata…

Ora sono nella mia camera e attendo il mio turno per fare la doccia; tornati indietro a restituire le bici, abbiamo conosciuto la padrona di casa – persona squisita e cordiale – che ci ha scortati al nostro appartamento. Un posto carino, proprio ciò che speravamo dopo il viaggio di stanotte.

Non vedo l'ora di sciacquarmi…
 

Ore 14:45

Abbiamo fame. Siamo su un taxi che ci porterà dove potremo trovare un posto per mangiare, sempre che a quest'ora ci sia ancora qualcuno disposto a darci un tavolo…
 

16:01

Finito di mangiare un'insalata gigante. E' vero che dovrei sentirmi sazio, ma se ho placato la mia fame, questo caldo mi opprime e fa tornare la sete…
 

20:33

Siamo tornati a casa da una ventina di minuti e non so che cosa faremo per la cena: dopo una lunga passeggiata da Piazza Venezia, passando per Piazza del Popolo – dove si stavano tenendo le prove per i "Tim MTV Awards" o qualcosa del genere, uno dei motivi per cui abbiamo deciso di posticipare il viaggio, tra tanti – arrivando fino a Villa Borghese, rinomato luogo per le coppiette – in mezzo alle quali noi non c'entravamo niente – e attraversando per due volte l'immensa "Via del Corso", Francesca ha cominciato a sentirsi male e ad avvertire i sintomi della sua allergia a tutto, sintomi tra i quali stanno un'elevata irascibilità e uno stato semi-catatonico. Dopo aver sbagliato strada con il taxi, abbiamo dovuto fare un ultimo mezzo chilometro seguendo le indicazioni della app di angelo; io, che avevo con me le chiavi di casa, ho preceduto gli altri per aprire il portone prima e la porta di casa dopo – che è piena di serrature… Francesca ha preso la sua medicina e si è messa a letto mentre io e Angelo ci riposavamo un po'.

E' stato un pomeriggio lungo, passato più che altro a vagare alla ricerca di uno svago – di nuovo – ma alla fine abbiamo solo camminato; i momenti salienti del nostro giro sono stati lo spettacolo di ballo dei "Tim eccetera eccetera Awards", Angelo che entrando al "Roma Shop" indossando i pantaloncini della Juventus temeva di essere buttato fuori a calci, Francesca alle prese con il suo primo giro su una "segway", l'entrata nel "Ferrari Shop" e il passaggio in mezzo a una via di una comitiva di tifosi della Roma – suppongo – che mostravano fieramente la bandiera Svedese con su scritto "NO TOTTI NO PARTY" e questo mi ricorda che questa domenica avrà luogo l'ultima partita del "Capitano" Francesco Totti. Questo significa che a Roma ci sarà ancora più confusione…
 

21:16

Francesca sta meglio, ha fatto una doccia e noi stiamo ordinando delle pizze a domicilio. Non andremo a cena da Enzo – mio cugino che ha una pizzeria – anche perché per raggiungerlo ci vorrebbe davvero troppo… Un po' mi dispiace, ma se Francesca è stata male, non ci si può fare niente…

Intanto mentre mi riposavo sul bordo del letto e davo uno sguardo al mio Facebook, scopro che ieri Valentino Rossi, mio idolo, ha avuto un infortunio durante un allenamento in motocross…

<< Wow… >> Dico. << Ci mancava questa… >>
 

04:00

Tornati a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dopo la tempesta ***


SABATO 27 MAGGIO
09:48

CAPITOLO 4: DOPO LA TEMPESTA

Ci siamo alzati tutti lentamente questa mattina…

Ieri sera siamo usciti per fare una passeggiata e Francesca ci ha portati in un piccolo locale "per vip" dove abbiamo un po' "alzato il gomito"! Eravamo tutti e tre ancora coscienti anche se brilli, e abbiamo deciso di girovagare un po' prima di tornare a casa; Francesca voleva fare una foto con il Colosseo e poi a Piazza Venezia, quindi abbiamo preso un autobus che ha attraversato mezza città prima di arrivare a destinazione. Appena trovato un posto a sedere ho cominciato a chiudere gli occhi: la testa era pesante, non dormivo da un giorno intero…

Dopo delle foto abbiamo avuto la fortuna di trovare un tram che ci ha portati vicino casa, e da lì poi, dopo aver mancato per un pelo il bus, abbiamo trovato un taxi e siamo tornati "indenni" a casa.

Da lì in poi, abbiamo fatto un "buco" nel letto, come diceva Angelo. Francesca ci ha svegliati perché dobbiamo fare presto; oggi ci dividiamo: Angelo va a visitare i suoi parenti ed io accompagnerò Francesca all'Università della Sapienza.

Io sto bene, Angelo è piuttosto scombussolato, ma penso si riprenderà…
 

11:15

Siamo sul treno. Abbiamo scoperto di star facendo una enorme scommessa, andando all'università; il treno che abbiamo preso è completamente sbagliato, un altro ci avrebbe lasciati direttamente davanti alla sede.
 

11:17

Francesca ha scoperto che la Sapienza è aperta solo dal lunedì al venerdì. Che stiamo facendo?!
 

12:06

Abbiamo trovato le informazioni che cercavamo e abbiamo deciso di soffermarci ai musei dell'università; salta fuori che non era l'università ad essere chiusa di sabato, bensì l'ufficio informazioni, ma comunque è andata bene lo stesso… Qui, circondato da opere d'arte dell'antichità, mostre di minerali e altro ancora, guardo Francesca mentre ascolta le spiegazioni del cicerone stempiato e amichevole che le descrive i vari frammenti di minerale posti su una ruota sotto a un microscopio e penso che si stia divertendo un mondo… Il suo sogno di venire a studiare qua potrebbe anche avverarsi.
 

13:51

Dopo un giro all'università che ha fatto la felicità di Francesca, ci siamo recati alla stazione a cercare dei libri per lei e io ne sono uscito soddisfatto con un nuovo libro in inglese da leggere in futuro, quando avrò concluso le mie attuali letture…

Abbiamo vagato un po' sotto al sole e alla fine siamo riusciti ad ottenere informazioni su un ristorante sushi che – si dice – dovrebbe essere il migliore di tutta Roma… Non lo so; per ora so che i tavoli sembrano essere scavati sotto terra.

"All you can eat"… Prevedo una grossa indigestione.
 

14:29

Il pesce era ottimo, Francesca lo aveva provato solo una volta ed è rimasta deliziata. Peccato che Angelo non fosse con noi, mi sarei divertito a vederlo lottare con le bacchette! Adesso torneremo alla stazione e faremo ritorno a casa per scaricarci di tutto quello che abbiamo preso e riposare un po'. Poi si vedrà…
 

14:59

Abbiamo fatto i biglietti e abbiamo raggiunto il binario per scoprire che il nostro treno era già partito; ce n'è un altro tra circa un'ora, ma bisogna aspettare… Non so se ce la faccio a non fare niente per tutto il tempo, ma sia io che Francesca siamo d'accordo sul fatto che sia inutile allontanarci ora. Rischieremmo solo di perdere di nuovo il treno…

Quindi ce ne stiamo qui, seduti su una panchina fresca, ma con i piedi al sole – e non escludo che più tardi possa peggiorare, anche se un venticello piacevole ci tiene al fresco e delle nuvole passeggere danno un po' di tregua al caldo della nostra stella.

Non sono mai stato un grande conversatore, passo la maggior parte del tempo in silenzio e questo mi basta… Ma a Francesca piace parlare e non vorrei sembrare noioso. Se ci fosse stato Angelo, avrebbe potuto fare da intermediario, essendo più socievole di me ma avendo un carattere abbastanza simile al mio da poter capire la mia difficoltà nel trovare argomenti di cui parlare…

Non parlo molto, ma so osservare ciò che mi sta intorno con molta cura: a uno a uno i treni partono dopo essere stati annunciati dagli altoparlanti, altri arrivano facendo tremare il suolo e facendo stridere i loro freni. C'è una ragazza sulla panchina accanto; prima fissava il cellulare, adesso è seduta a gambe incrociate con la schiena contro la colonna e un quaderno o un libro poggiato in grembo. Sguardo basso e timido, perso nell'infinito, capelli lisci e biondi tagliati all'altezza delle spalle e viso dai tratti delicati, ma non particolarmente bello; mi capita spesso di rimanere incantato da delle persone incontrate per caso; non è molto normale, forse… Ha una bottiglia di birra abbandonata vicino, dà un senso di solitudine sconfinata…

Arriva un treno: chiasso, confusione, un sacco di gente scende dai vagoni e si dirige verso l'uscita, accalcandosi sulle porte. Dopo qualche minuto torna la calma, ci siamo solo noi e la ragazza silenziosa; a un tratto si alza dalla panchina e senza dire una parola si mette il suo zainetto rosso sulle spalle e sale sul treno appena arrivato. Addio, ragazza solitaria…

I piccioni vagano senza meta attorno a noi, quando si avvicinano troppo Francesca gli dà un calcio schifata.

Parliamo, lei mi dice del suo grande amore – Emma Marrone – e dei suoi piani per questa sera.

Prima di riprendere a parlare di scuola, mi viene un dubbio: è quasi l'ora della partenza del nostro treno, non sarà mica già passato? Mi alzo, guardo in giro e scopro che quel treno arrivato da poco è proprio il nostro treno!

Saliamo di fretta e dopo qualche minuto si parte. Nella speranza di poterla rivedere, faccio girare la testa a mo' di sottomarino, ma nel vagone non c'è traccia della ragazza silenziosa… Avrei voluto rivederla in viso un'ultima volta, ma dovrà bastarmi il solo ricordo…

Mi siedo un po' avvilito e con Francesca chiacchieriamo distrattamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** L'ultima sera ***


SABATO 27 MAGGIO
16:46

CAPITOLO 5: L'ULTIMA SERA

Siamo tornati a casa dopo aver rischiato di restare sul treno alla nostra fermata; nonostante la nostra distrazione abbiamo fatto ritorno senza problemi.

Francesca vuole andare agli "MTV Music Awards" o come cacchio si chiamano, e assistere allo spettacolo dall'alto di Villa Borghese per goderci musica e spazio; più tardi andremo agli studi dove si trasmette "Amici" per provare ad intercettare Emma Marrone… Bassissime probabilità di riuscita, ma l'importante è divertirsi; dopo torneremo al locale di ieri – dove spero di non esagerare come l’altra notte – e poi passeggeremo un po’. Sarà la nostra ultima notte qui e Francesca vuole renderla memorabile.

Angelo è ancora “disperso”, ma sento che presto lo rivedremo…

Arrivati a casa mi sono ricordato di avere ancora in tasca il biscotto della fortuna del ristorante: l’ho aperto e il messaggio mi ha fatto istintivamente sorridere.

“Povertà e ricchezza non abitano in casa, ma nel cuore degli uomini.” Ho pensato alla mia famiglia, in particolar modo a mio padre… Poi ho deciso di conservare il bigliettino nel mio portafogli, assieme al mio caro plettro spezzato.
 

Ore 17:24

Appena usciti di casa ho creduto di aver perso la matita.
 

17:43

Un piccione in un parchetto attira la mia attenzione: è maculato e ha la testa bianca, ma c’è qualcos’altro che, tra tanti piccioni, passando con l’autobus mi ha fatto notare proprio lui. Infatti, al piccione manca una zampa: procede poggiando a terra la coscia monca e zoppicando pesantemente a ogni passo. Ha un’aria vissuta, da “io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare”…
 

17:54

Militari di fronte a una fermata della metropolitana; sembrano così fieri con i loro fucili imbracciati e quei berretti piumati che aggiungono un tocco umano alle loro divise così serie. Si guardano intorno e ogni tanto si scambiano dei sorrisi di complicità, dimostrando di essere pur sempre umani… Anche ieri sera, di ritorno a casa, abbiamo incontrato un gruppo di militari che sorridevano tra loro dalle parti dei fori romani, nel silenzio della notte.

Angelo vuole diventare militare. Ce lo vedo: intellettuale e uomo d’azione.
 

18:08

Intravedo una limousine nel traffico, lo dico a Francesca e lei mi risponde:<< E’ la mia, mi stanno aspettando… >>

Sei sempre stata così sognatrice, Kekka…


18:12

L’autobus di fronte al nostro perde liquido dal retro; spero che sia solo acqua.


18:14

Su un marciapiedi un uomo dall’aspetto trasandato avanza stringendosi nel suo voluminoso cappotto – con trenta gradi ci vuole coraggio – e tiene lo sguardo basso, perso nel vuoto… E’ malato? O forse ubriaco?
 

18:21

Ancora non siamo scesi dall’autobus. Comincio a pensare che ci abbiano sequestrato…
 

18:22

E Angelo è chissà dove con sua cugina…
 

18:34

Dopo della fermata capolinea – la nostra è sparita per qualche motivo – Francesca ha rischiato per l’ennesima volta di farsi mettere sotto da un autobus. Quando glielo faccio notare lei si gira stizzita e mi dice che l’aveva visto e che dobbiamo smettere di “trattarla come una bambina”. Spero che non se la prenda con me per non averla avvertita, quando la investiranno per davvero…
 

18:39

Questa è la terza libreria che visitiamo per la ricerca di Francesca… Darò un’occhiata rapida.
 

21:10

Siamo fermi su un autobus e aspettiamo di tornare a casa. Abbiamo passato un’ora buona a girare per cercare la Fontana di Trevi: da Piazza di Spagna abbiamo cominciato a camminare in direzione di quella che pensavamo fosse la strada per la fontana. Alla prima indicazione abbiamo seguito le direzioni senza problemi; arrivati a un bivio abbiamo chiesto altre indicazioni e ci siamo ritrovati in una grande piazza dove abbiamo chiesto aiuto a un ragazzo che raccoglieva la sua mercanzia in un furgoncino. Costui ci ha dato delle indicazioni vaghe e – come abbiamo scoperto venti metri più avanti – errate: infatti un’altra persona ci ha indicato un verso opposto a quello indicatoci precedentemente. E qui sono cominciati i problemi!

Dopo aver chiesto altre informazioni, io e Francesca ci siamo sentiti stranamente lontani dalla meta e abbiamo deciso di tornare sui nostri passi e chiedere aiuto a qualcun altro, che prontamente ci ha dato indicazioni completamente diverse. Dopo essere passati davanti a un negozio che vendeva – fra i tanti – gadget di Valentino Rossi – ed esserne scappato a gambe levate dopo aver visto i prezzi – Francesca ha avuto un’esperienza soprannaturale credendo di sentire dei passi alle proprie spalle in una strada deserta e affermando di sentirsi osservata. Io, che pensavo fosse stata lei a produrre il suono, ho cercato di tranquillizzarla e alla fine ci abbiamo scherzato sopra fino all’arrivo di due ragazzi che chiamerò “Pino” e “Martino”, giusto perché non conosco i loro veri nomi…

Pino è di Palermo, mentre Martino è nativo di Roma: Pino si orienta meglio di Martino per le strade di Roma.

Si sono offerti di accompagnarci per indicarci la strada giusta e lungo la via abbiamo chiacchierato un po’, fino a tirare fuori l’argomento degli “Awards”; Francesca, interessata, ha chiesto quali cantanti sarebbero stati presenti…

<< Tutti! >> Ha risposto subito Martino cominciando a elencare nomi famosi, tra cui la fatidica Emma.

<< No, Emma è agli studi di Amici! >> Ha protestato subito Francesca. Da qua è partita una discussione riguardo la veridicità della diretta del programma. Dopo poca strada però abbiamo dovuto salutare i due amici e riprendere per la nostra strada – nel frattempo siamo ripassati davanti al negozio di Valentino Rossi e io, preso dal rimorso, ho deciso di tentare la follia e ho comprato una maglia per mio padre; uno splendido regalo! – e dopo un altro po’ di fatica siamo riusciti finalmente ad arrivare alla dannata fontana: una foto per me e quattordici per Francesca, mentre questa intanto ha cominciato a tormentarsi, chiedendosi se le parole di Martino fossero veritiere o meno…

Monetina, desiderio, e finalmente ci godiamo un po’ di – meritato – riposo sul bordo della fontana, in attesa dell’arrivo di Angelo.

C’erano due ragazzi seduti vicino a noi che conversavano: uno aveva un album di disegno in grembo e disegnava una riproduzione della fontana. Sarà stato uno studente di architettura o solo un appassionato di sculture, con il dono del disegno?

Un altro particolare ha attirato la mia attenzione: qualcosa di piccolo è caduto dal bordo esterno della fontana e si è schiantato a terra, finendo accanto ai piedi di un tizio seduto lì; era una ciliegia! Due ragazze che ne mangiavano prendendole da una bacinella si sono affacciate e hanno riso imbarazzate, ringraziando che la ciliegia non fosse caduta in testa a qualcuno…

All’arrivo di Angelo – un evento epocale, vista la sua totale scomparsa – ci siamo incamminati alla ricerca di un tram, e poi abbiamo atteso il bus per tornare a casa; qui faremo una veloce doccia e saremo pronti per gli “MTV Music Awards”!
 

00:45

Gli “MTV non so cosa Awards” sono stati quasi completamente una perdita di tempo. Dopo aver attraversato tutta Via del Corso di corsa – notare il gioco di parole – infilandoci in mezzo alla gente e facendo lo slalom tra le persone che si fermavano in piena percorrenza per guadagnare tempo, abbiamo scoperto che alle undici era già tutto finito mentre Francesca appurava la veridicità delle informazioni in suo possesso che vedevano Emma presente alla diretta di Amici.

Angelo, deluso, si aspettava la partecipazione agli “Awards” di Martin Garrix; utilizziamo un’altra volta la sua miracolosa app per decidere come raggiungere gli studi. Prendiamo la metropolitana e poi un autobus su cui incontriamo un ragazzo con cui scambiamo qualche parola e che ci dà un sacco di consigli per come tornare a casa.

Adesso è da un’ora che aspettiamo fuori dagli studi al freddo – io e Angelo siamo stati previdenti e ci siamo portati una giacca ciascuno – a stomaco vuoto e assonnati. C’è una calca davanti al cancello per accogliere gli artisti, mentre le auto sfilano rapidamente davanti ai fan. Ogni tanto passa in strada qualcuno che prende in giro i presenti: un ragazzo che ha urlato dal finestrino dell’auto:<< MARIA!!! >> ha fatto scoppiare a ridere tutti.
 

01:42

Siamo ancora qui.

Emma non esce e ho il sospetto che, se mai uscirà, Francesca ne rimarrà molto delusa…

Io e Angelo abbiamo una fame tremenda, tanto che sento che potrei mangiarmi Emma stessa! In più il sonno comincia a farsi sentire e anche solo scrivere diventa un’impresa.
 

02:01

Angelo accanto a me gioca con l’accendino, i fan ridono e scherzano, Francesca in prima fila non sta più nella pelle…

Ci sono litigi in corso: una donna alquanto alterata litiga per un parcheggio; una ragazzina si dispera mentre qualcuno la rimprovera. << Voglio vedere Riccardo e basta! >> Dice disperata.

In tutto questo ci sono io che scrivo e cerco di non pensare troppo alla fame, alla sete, al sonno, alla stanchezza… Ma forse mi sto lamentando un po' troppo!

Immagino che la nostra prenotazione al locale di ieri, il “Nyji”, salterà… Vediamo il lato positivo: non spenderemo una fortuna in alcolici!
 

02:19

Adesso cantano e gridano, brilli e apparentemente instancabili… Più che canzoni, sembrano cori da stadio.

Almeno non rischierò di addormentarmi con questo chiasso…
 

02:30

Ma a me Emma Marrone neanche piace! Che diavolo ci faccio qua?
 

02:34

C’è una ragazza che rimane lontano dal caos davanti al cancello; silenziosa, con un fiore tra i capelli acconciati in una netta frangetta. Ogni tanto si volta, guarda il cellulare, parla solo se arriva qualcuno a dirle qualcosa… Con la sua borsa rossa poggiata sul bordo del marciapiedi, sembra non essere per niente contenta di essere qua…
 

Ore 03:10

Emma è venuta fuori, finalmente…

Ora siamo su un taxi, cerchiamo un posto dove mangiare e poi prego Dio perché possiamo tornare a casa!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ritorno a casa ***


DOMENICA 28 MAGGIO
04:58

CAPITOLO 6: RITORNO A CASA

Dopo aver mangiato qualcosa in un bar, cambiato qualche bus e presi due taxi, io, Angelo e Francesca siamo tornati al nostro appartamento…
 

10:00

Orario di una sveglia sofferta. Tecnicamente questo sarebbe l’orario del check-out, ma tutti e tre non dovremmo metterci molto a prepararci a uscire, anche se sembriamo dei cadaveri…
 

12:00

Mentre nel bar va in onda il TG, io e Francesca aspettiamo l’uscita di Angelo, che è andato a prendere una pizza per Kekka.

Abbiamo fatto “colazione” solo ora, dopo aver raggiunto la stazione di Trastevere. Da qui prenderemo un treno per Tiburtina; da lì partirà l’autobus che ci riporterà a casa. La vera casa.
 

12:20

Non c’è molta gente ad attendere il treno qui. Abbiamo rischiato di perderlo, per poi scoprire che era in ritardo. Ora ne aspettiamo un altro che arriva un po’ più in anticipo: eccolo!
 

12:28

Eccomi sul treno, in fondo all’ultima carrozza; non vale nemmeno la pena di sedersi. Angelo è con me, in piedi davanti a uno degli sportelli con la sua valigia e quella di Francesca sotto gli occhi mentre io mi tengo la mia in mezzo alle gambe, come un pinguino che cova l’uovo.

Altre due fermate per arrivare a Tiburtina e un’attesa di un’ora e mezza prima di partire… Spero vivamente che ci siano posti all’ombra.

Francesca è seduta a pochi metri da noi, ascolta la musica negli auricolari e guarda fuori dal finestrino, gli occhiali da sole addosso come se fossero parte integrante di lei; sembra non rimanere mai a corto di energie…

Ultima fermata! Ora mi fermo anche io, perché appena scesi dovremo girare un po’ alla ricerca della fermata dell’autobus.
 

13:05

Stazione di Roma Tiburtina, Angelo e Francesca stanno mangiando mentre io scrivo. Ho trovato finalmente un temperamatite, ciò significa che non dovrò più scorticare il legno della matita attorno alla mina per poter continuare a scrivere; mina che, a furia di scrivere, ha preso la forma di una sferetta di acciaio, levigata e scintillante.

Tra un po’ mangerò anche io e, appena avrò un attimo di calma, racconterò come si è svolto il nostro – traumatico – risveglio questa mattina; non è particolarmente rilevante, mi va di raccontarlo e basta.
 

13:20

Ci sono due piccioni che si arruffano le piume uno accanto all’altro.

Si fanno belli.
 

13:44

Appena saliti sull’autobus; l’aria condizionata è come una manna dal cielo, con il caldo che fa fuori.

Non appena mi sono seduto, ho deciso di levarmi la fascia per capelli dalla fronte – con mio grande sollievo – e ravvivandomi la chioma l’ho sentita secca e crespa: ecco cosa succede a lavarsi i capelli con il bagnoschiuma!

La disposizione dei posti sull’autobus questa volta è leggermente diversa dal viaggio di andata: adesso io siedo al penultimo posto, accanto alla finestra e con le bocchette che mi sparano aria fresca addosso, mentre Angelo e Francesca stanno in fondo, divisi da un paio di posti per avere più spazio. Stiamo in silenzio; loro guardano i cellulari e poi Francesca chiede ad Angelo come fare per abbassare lo schienale del sedile ma, non riuscendoci, convengono che per dormire comodi bisognerà stendersi in orizzontalmente.

Sull’autobus sale un ragazzo dalla pelle nera come il carbone; ma non è il colore della sua pelle a incuriosirmi, bensì il cappellino che porta in testa, decorato con motivi geometrici e con un pon-pon di sopra. Spero per lui che non sia pesante come sembra…
 

13:59

Partiti! L’autobus scorre lungo la strada rimbalzando goffamente rendendo spesso difficile la scrittura; questa volta però ho deciso di fare uso del poggiapiedi del sedile per poter sfruttare meglio il piano delle mie ginocchia senza dover accavallare le gambe.

Ciao Roma! E’ stata una bella esperienza, anche se faticosa.
 

14:06

Un uomo passa tra i sedili e mi offre una mini bottiglietta d’acqua, poi torna e si mette a distribuire taralli. Grazie, anche se avevo già entrambi…

Bevo dalla mia acqua, ancora abbastanza fresca, e ripenso all’appartamento dove l’ho presa… In questi giorni ho bevuto solo acqua di lavandino, fresca e a portata di mano – tanto non può essere peggio dell’acqua di Vibo…

Questa mattina l’appartamento sembrava un girone infernale; io camminavo a stenti dopo essere sceso dal letto grazie alla sveglia di Angelo. Sono stato il primo a svegliarmi e sono andato in bagno… Dopo un po’ di tempo abbiamo cominciato a muoverci, ancora parecchio intontiti dalla nottata insonne; è strano come, sia io che Angelo, fossimo più confusi e stanchi oggi rispetto a ieri mattina, quando siamo tornati a casa brilli – brilli, non ubriachi – e reduci da una lunga camminata per il centro di Roma…

Io ho provato il caffè preparato la mattina prima, rimasto sulla cucina per tutto il giorno; era freddo, ma comunque apprezzabile…

Ho passato un abbondante quarto d’ora a cercare di chiudere la valigia, che con i nuovi acquisti di ieri e la mia pessima organizzazione dello spazio era diventata un bombolone strabordante di crema – ma che razza di metafora è? Spero che non esploda durante il viaggio…

All’arrivo della proprietaria eravamo pronti per un pelo! Abbiamo chiacchierato amabilmente e ci ha chiesto cosa avessimo fatto in questi giorni… Dopo i saluti le abbiamo lasciato le chiavi e ce ne siamo andati, consapevoli di averle lasciato un mucchio di lavoro da fare per rimettere in ordine l’appartamento – povera signora Marzia!

Perlomeno siamo riusciti a buttare i cartoni delle pizze di due sere fa, giusto per non sembrare dei “lordazzi”. Ovviamente il presentimento di aver dimenticato qualcosa è onnipresente…
 

15:26

Passando accanto a dei colli ripidi e dal colore giallino, poco popolati in quanto a vegetazione, non posso fare a meno di soffermarmi sulle nuvole che, a macchie, portano ombra a queste terre facendole somigliare alla schiena di un dalmata. Non sono bravo con le proporzioni, ma potrebbero essere al massimo seicento metri di altezza… Per qualche motivo sento che non farei alcuna fatica a scalarli…

Francesca alle mie spalle riposa distesa lungo i suoi sedili, mentre Angelo dall’altro lato ascolta la musica con la testa reclinata da un lato e lo sguardo basso. Tutti ascoltiamo la musica, anche io che scrivo; la musica è quella compagna di vita che ti resterà sempre accanto e troverà sempre un modo per farti stare meglio anche nei momenti più bui… Anche se la si dovesse abbandonare, lei non abbandonerà mai noi e un giorno tornerà prepotentemente con il suo carico di emozioni che ci faranno piangere il cuore.

Ho provato una cosa del genere quando, dopo tanto tempo, ripresi a suonare quella chitarra che ai tempi delle medie mi dava tante emozioni, tante soddisfazioni… Anche qualche figuraccia! Ma ci sono poche cose che nella vita riusciranno a farmi sentire così libero e felice.
 

16:57

Vedo una grande croce bianca in cima a una montagna alla mia sinistra. Questa sarebbe più difficile da scalare, ma non posso fare a meno di chiedermi come ci si senta da lassù…
 

17:20

Sulla destra dell’autobus è comparso un enorme monte dalla forma eloquentemente familiare; non vorrei dire idiozie, ma credo di essere al cospetto del grande Vesuvio. Un cartello mi dà la conferma delle mie supposizioni: Salerno più avanti e l’uscita di Sarno sulla destra. Tuttavia sono incredibilmente pessimo a orientarmi e la geografia mi dà non pochi problemi, quando approfondita nei particolari.

Vedo una bandiera tricolore sventolare fiera su di un tetto e penso alla doppietta ottenuta dalla Ferrari nel Gran Premio del Principato di Monaco, poche ore fa… Chissà se anche io potrò sventolare la mia bandiera dal terrazzo di casa, quest’anno…

Angelo e Francesca sono entrambi svegli, io invece non sono riuscito a dormire. La giornata è ancora lunga…
 

17:34

Adocchio il cappellino del ragazzo della partenza, seduto a sei posti più avanti di me, e comincio a pensare…

Penso e rammento tutte le persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio: il tipo dal sonno pesante e le mille suonerie al telefono, la signora Marzia e la sua simpatia, che ci ha permesso di lasciare i bagagli a casa sua nell’attesa di prendere possesso dell’abitazione; il nostro primo tassista, che prima di essere avvicinato da noi stava lavando il suo taxi ed è stato il primo a scambiarci per siciliani, il ragazzo delle bici, che per poco non mi noleggiava una bicicletta rosa e che, tristemente, sembrava essere sul punto di chiudere la sua attività, e un venditore ambulante che è riuscito ad affibbiarmi un suo braccialetto colorato con troppa facilità.

Il barista del “Nyji” che ha conquistato l’ammirazione di Angelo con la sua maestria e i suoi cocktail; Pino e Martino, che pur non avendoci dato le indicazioni esatte per raggiungere la Fontana di Trevi, sono stati una compagnia piacevole, anche se Francesca è stata veramente destabilizzata dalle loro affermazioni…

La ragazza silenziosa del treno, con il suo zainetto rosso e il suo quaderno, che non ho rivisto e non rivedrò mai più… Una guardia all’entrata dell’Università della Sapienza; tipo gioviale e simpatico che è riuscito a conquistare Francesca e che, molto probabilmente, la rivedrà un giorno come studentessa. Un uomo ubriaco che ieri sera è salito sul nostro autobus esordendo con un bel << Vaffanculo!!! >> Anche troppo entusiasta… Assieme a lui, anche i due sconosciuti che hanno cercato di calmarlo in due modi molto diversi: il primo lo ha afferrato – gesto che ha provocato l’istintiva caduta dell’ubriaco, forse per paura o dovuta al suo poco equilibrio sull’autobus – mentre il secondo lo ho guardato dritto negli occhi e gli ha continuato a sussurrare parole rassicuranti. << Perché tu sei bravo… >> Gli diceva…

I fan sfegatati di Emma Marrone, che con i loro cori improvvisati e scombussolati sono riusciti a strapparci qualche sorriso nonostante la stanchezza, e la ragazza solitaria con il fiore e la borsa rossa. Il cameriere che ci ha spiegato come arrivare alla Sapienza – in un modo tutto suo – e il tipo dell’acqua e dei taralli, che poco fa è venuto a chiederci se l’aria condizionata funzionasse.

Tutte queste persone sono rimaste in un angolino del mio cuore e, anche se un giorno le dimenticherò, gli rimarrò sempre riconoscente per quello – quel poco – che mi hanno dato in questo viaggio.
 

17:56

Ci siamo fermati una ventina di minuti a una stazione di servizio, esattamente la stessa dove abbiamo incontrato l’autobus di Reggio Calabria; scendiamo e compriamo qualcosa da mangiare: Angelo e Francesca prendono qualcosa di salato mentre io mi oriento sul dolce.

Parliamo: l’argomento sono i libri. Angelo dice di odiare la lettura, ma si è appassionato a un libro che sta leggendo in questi giorni. Anche Francesca parla di un libro che l’ha appassionata molto e che ci consiglia di leggere.

Io, invece, i libri preferisco scriverli…

Intanto ho scoperto che il ragazzo del cappellino col pon-pon è in realtà un uomo che avrà almeno una cinquantina d’anni…
 

19:39

Un improvviso colpo di sonno mi butta in stato catatonico e io non muovo un muscolo fino a che non mi rendo conto di essere letteralmente svenuto. Siamo a Cosenza, a circa un’ora dalla nostra destinazione.

Alle mie spalle sento sgranocchiare: non è Angelo, come ci si aspetterebbe conoscendo la sua insaziabile fame, ma Francesca, probabilmente alle prese con le patatine che prima non ha finito…

Ci fermiamo mentre il disco solare continua a scendere verso la terra e la sua aura dorata si riflette sulle finestre di alcuni palazzi; tra questi ne spunta uno in particolare con i balconi di vetro di colore diverso per ogni piano. Prima i colori venivano esaltati da quella luce dorata, ma ora già è sparita, in parte coperta da una nuvola e in parte perché scesa ancora di più.

Dall’autobus scendono alcune persone e poi ripartiamo: addio, compagni di viaggio anonimi; non rivedrò più nemmeno voi.

Francesca ora si stiracchia e distende le gambe fino a poggiare i talloni sul bordo di un sedile davanti mentre Angelo legge ancora il libro di cui ci parlava, sul telefono; accidenti Lino, ti piace davvero quel libro!
 

19:54

In fondo a una valle piena di alberi e vegetazione, in mezzo ai quali passano diverse stradine sterrate che collegano alcuni piccoli fabbricati, se ne sta solitaria una casa di pietra di un paio di piani di altezza; ha un aspetto antico, probabilmente sarà abbandonata da tempo. Che tristezza… Avrebbe potuto essere la casa di un contadino in passato, oppure una stalla, o magari qualcosa di meno modesto come una villetta… Ma adesso è solo un “rudere” per i più, indipendentemente dalla sua storia.
 

20:20

In mezzo a due montagne spunta il mare. Il mio mare! L’orizzonte è indistinguibile dati i colori tenui del cielo, tinto ancora di un dolce rosa pesca, ma una sagoma sfocata viene in mio aiuto e tutto diventa più chiaro e familiare: è lo Stromboli, che per tutta la mia vita mi ha osservato dall'orizzonte e che adesso mi saluta con una delle sue solite nuvolette di fumo. Davanti a noi si vede bene l’altro lato del golfo, con le luci delle città che cominciano ad accendersi per contrastare l’oscurità della notte.

Ci siamo quasi…
 

20:38

Fermata a Lamezia Terme, la prossima sarà l’ultima… Guarda caso, la canzone che era partita proprio ora è “Torno Subito”.
 

20:49

Francesca canta sottovoce e Angelo, che ha finito di leggere, balla con la parte superiore del corpo ruotando il busto e facendo scivolare ritmicamente le braccia davanti a sé.

Ormai è buio, ho bisogno della luce per scrivere, ma il viaggio è anche quasi finito…
 

21:00

Adesso il cielo è grigio con qualche macchia arancione all’orizzonte sopra a una grossa nube nera che nasconde l’orizzonte. Vedo il porto di Vibo Marina da qui, le luci della città si irradiano tutte insieme verso il cielo.

Usciamo dall’autostrada; “casa” è là!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Casa ***


DOMENICA 28 MAGGIO
22:28

CAPITOLO 7: CASA

Come previsto, siamo arrivati a Vibo alle nove circa, dopo che ormai il cielo si era oscurato completamente.

L'autobus si è fermato nello stesso punto dove si era fermato alla partenza e noi scendiamo assieme a qualche altra persona; pensavo che fosse questo il capolinea, invece no e una buona parte dei passeggeri sono rimasti a bordo – tra cui l'uomo col cappello.

Appena scesi, recuperate le valige, Angelo avvista suo zio che lo aspetta in un furgoncino blu e, dopo esserci salutati, comincia ad avviarsi.

Nel parcheggio c'è anche qualcuno che aspetta Francesca, ma dei miei non ci sono ancora tracce; si sta voltando per chiedermi se voglio che rimanga a farmi compagnia, ma in questo istante compare una luce all'entrata del parcheggio e io riconosco subito i fari della nostra auto.

Rassicuro Francesca e dopo averla salutata comincio ad avviarmi per intercettare l'auto; dentro ci sono mio padre e mia sorella, che continua ad accusarmi di averla abbandonata. Salgo in auto e partiamo; qui comincio a parlare di tutto quello che abbiamo visto e vissuto; continuo a anche a casa dove c'è mia madre che mi abbraccia forte prima di andare a chiamare i miei zii per salutare…

Continuo a parlare, continuano le domande e continuano le risposte; a un tratto squilla il telefono e mia madre dice di essersi scordata di chiamare mia nonna per avvertirla del mio arrivo. Rispondo io, e per la prima volta mia nonna non scambia la mia voce per quella di mio padre al telefono!

Parliamo, mi chiede se mi sono divertito e scherziamo sulla smemoratezza di mia madre, poi mi saluta e le dico che ci rivedremo presto; lei è contenta di sapere che sono tornato, è felice quando le stiamo tutti vicino…

Cominciamo a mangiare, ma nonostante la fame io continuo a raccontare del viaggio, ricordandomi sempre qualcosa di più, e loro continuano a farmi domande. Finita la cena vado a prendere il regalo per mio padre e gli dico di aprire la busta: ci mette un po' a capire di che cosa si tratti, poi come vede il "46" sulla maglietta comincia a ridere e ci rimane di stucco quando gli dico che è per lui. Mi dice di no, che dovrei metterla io, poi arriva Annalara che risolve la questione arraffandosela meravigliata… E lei non segue nemmeno le corse!

Faccio un po' di ordine e vado nella mia stanza…

Sono qui, a scrivere l'ultimo capitolo di questa storia; una storia vera, genuina, spontanea. Una storia che ho vissuto e che ho avuto l'onore di trascrivere. E' stato divertente, caotico e anche un po' snervante… Ma alla fine si è trattato di un'esperienza unica e sono felicissimo di averla potuta vivere così, sia nei suoi aspetti positivi che nelle sue negatività…

E' arrivata l'ora di concludere il viaggio, di andare a dormire… Ora, l'unica cosa che voglio è andare nell'altra stanza e addormentarmi sul divano con la mia famiglia.

So che un giorno rileggerò tutto questo, ricorderò con piacere e gratitudine tutti quei luoghi e quelle persone che mi sono entrati nel cuore e forse anche qualcun altro lo leggerà, prima o poi…

Adesso però, prima che la notte finisca e il sonno sopraggiunga, è arrivato per questa avventura il momento di porvi la parola fine.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3769012