Dolce, capriccioso e puerile congerie vago.
Vivace e decadente e tisico e meschino e sornione e lussurioso Nodo Primo, Punto Ancestrale - così comandano le sue nefaste ed esecrabili spire, quasi guerce, losche e disobbedienti al suo beneplacito, all'arbitrio negatole a cagione dall'avvilimento, la dipartita del senno.
Suggellate già sono le sue eliche dall'altrui concupiscenza - l'acquiescenza a una collusione, a un benefico e venefico veleno di epidermide di ossa, nivea quasi, reale e impreziosita maiolica e agghiacciata come bioccoli di morbido cristallo che tramontano, decadono dal tellurico empireo dipinto di vergine colore.
Illibata colorazione, poiché all'avvento della simmetria esagonale la tinta dell'etra perviene ad alterarsi, a commutare nella castità - nella virtù.
Infetta e intossicata, aromatizzata e speziata dall'antico, dall'atavico e mutevole metallo dell'orifizio infero e dall'immutata cromia del malocchio che dipinge il meato sommo; ed essi, questi frammenti imbrattati di un'effigie perduta - sembianze, descrizioni prima del Profondo Peccato e serbate nei lembi di un antico e disperso libro, irrompono, con arroganza e languore, nel suo intelletto - vengono a lei rivelati, ostentati dalla ciglia del passato, dalla sua sola e unica benedizione che la induce al traviamento, alla perdizione.
Il temperato e anelo refolo che diguazza sulla sua pelle, il languido e ardente amplesso, e le glaciali, scarnite e color dello scheletro, umano, dita - mani che vincolano il suo corpo; ed esso, figura ritenuta imperfetta, emana muta musica, palpitante e vibrante, adagiato su molteplici e molli e lustrate superfici di tinte policrome che solfeggiano e armonizzano note e toni aulenti.
Incolori, fredde, vellutate e carnose labbra sottomettono la carne di ella - la sua polpa che arde, deflagra e patisce in contiguità di tale disperato erotismo.
Dolci e delicati, talvolta barbari, selvaggi, feroci e incolti morsi inducono a rafforzare la sua benevole follia.
Abbracci umidi, roridi - ossia la confluenza di volti, orli, bocche avide e bramose - che propalano, confidano lei l'adeguata ed Empia Arteria, e stimolano ad arrancarvici e a incedervici.
Sussurri - fresco, idilliaco e fiorente soffio - che la aizzano, attizzano a mescere, travasare stille roventi e salate.
Un puro, sozzo e liquido velo di cangiante caligine che si posa sulle sue iridi, inducendola a devastare, storpiare, parzialmente, la realtà onirica in modo tale da ritirarsi.
Lacrime la cui attribuzione è condurla alla repleta cognizione della se medesima - dell'ego e della torbidezza.
Plenitudine, plenitudine relativa e inanità - l'eterno trilatero inscindibile che sempre sarà contenuto, etereo, all'interno di lei e all'interno dell'enigmatico e nebuloso amplesso.
Ogni succulenta tribolazione, ogni grato di sapore travaglio, rattenuto, sbietta vezzoso, vanitoso e dissoluto lungo le sembianze della dovizia - null'altro che un delizioso - venerata mortale, quasi umana - mediocre mimetismo.
Soltanto una palese e modesta mimesi - mimesi desiderata dal profondo, dal cavo, dall'ancestrale.
L'anelito artigliato dal Supremo e Divino Artiere del Totale.
Dal coito sorge un coacervo di movimenti sanguigni.
Il blasfemo si articola senza eclissare le porte - vincolato dal libito del Divino Artiere, e del se medesimo mutato - se medesimo opinato, in parte, errato: un divino inferiore e storpio che lambito e affiorato, in un eccellente, sublime, sacro e profano coito aderisce nell'ideazione, nel concepimento, nell'insorta e nella proliferazione dell'altrui medesimo degl'ambedue.
Un lamento.
Il vacuo e vorace grembo materno, e il lurco e sitibondo encefalo agognano - emettendo nostalgici sospiri di disperato e piacevole, empio e distruttivo desio - di divorare, ingurgitare gli ardenti, algenti e sanguinanti frantumi, e lembi di pelle dell'erudizione.
Il ventre - smanioso di rientrare in possesso della propria perduta paffutezza - appetisce la propria frammentata anima, i mondi di idee e carne plasmati.
Il cerebro - furioso di esumare la propria conoscenza perduta - concupisce all'altrui dottrina, altrui inconscio e all'altrui senno.
Falda splendente, eburnea, divenuta, in certa misura, del colore della vita - l'effluvio del metallo dell'orifizio infero.
Lattescente stoffa ella rimira, nel frangente in cui un attraente, dilettevole e dannato contatto umido dissipa il suo discernimento e la ammorba nel tentativo di farla crollare, procombere nel Profondo Peccato.
E non vi sono superfici riverberanti - dileguate, riposte in altrui, le antiche lastre cangianti e argentee - in cui rimirarsi e conoscersi, oltre la morbida, pura - chiazzata della vitalità - seta materna.
L'eterna, permanente, gelata e cava profondità.
Il tormentato Cercatore stretto fra i suoi arti sinuosi e floridi.
Le profondità - l'intimità e l'intrinsichezza deposti, e ogni plurimo, poliedrico ego, ogni discorde e dissonante e scettico Io - angustiate e martoriate, del Longevo Studioso, decretano la cessazione, l'eclissi dell'onirico.
Sdegno, costernazione e collera - urla, grida, vagito di donna, dolorosi graffi e drappi fioriti - cinereo senso di perdita - non materni, maceri di vita si condensano ad approdare nell'instabilità che si riversa sui divini mortali.
Ella sentenzia di favorire gli altrui capricci - l'estri e di sottomettersi al suo furore.
Ed ella è tramontata, giacché conclude di giungere nell'ignoto, di lambire il coacervo e sfrisare la sua vera essenza.
Giacché ella delibera di assoggettarsi alla sostanza del Terzo Astro che giace nelle sue viscere - e predilige ad assentire e possedere l'altrui Profondo Peccato, ramingando sull'Empia Arteria.
Tali sono tra i più complessi punti che formano una linea dell'ingente intessitura.
E tale delle due è l'Eterna Profonda Lotta più desolante, abissale, ineffabile e... un'immortale contraddizione.
Dicotomia e Sinolo - poiché per comprendere l'uno, l'altrui necessita di altresì comprensione.
Scrivere questo prologo è stato alquanto arduo: ho rifilato davvero tante informazioni e lo stile astruso e le parole ricercate - alquanto ricercate sono state scelte con cura, e spero davvero che il testo non risulti fin troppo pomposo. Il prologo volevo fosse assolutamente di difficile comprensione: dare tante informazioni, ma in maniera enigmatica.
Per tale motivo spero vivamente di poter leggere delle vostre possibili speculazioni, interpretazioni e teorie - mi farebbero piangere il cuore, giuro. Sono forse la cosa che più preferisco faccia il lettore, oltre a leggere, anche perché tento ben volentieri in instaurare un rapporto con egli.
Sul serio, non abbiate paura di esporre le vostre congetture - le teorie dei lettori sono sempre parecchio interessanti da leggere, in qualsiasi opera che non dia risposte immediate o sicure, ma che lasci spazio libero al lettore di metterci del suo, di imprimere tale opera anche della sua fantasia.
Anche la speculazione sul nulla è interessante - nel senso, nonostante non aveste abbastanza informazioni per trattare di qualcosa, non fatevi alcun problema a metterci della vostra fantasia: a me porta solo gioia esser riuscita a suscitare il vostro interesse.
Con questo piccolo spazio vi saluto e ci sentiamo tra i commenti e nel prossimo capitolo ❤️.
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