Il Profumo di Lavanda

di Iaiasdream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** QUARTA PARTE ***
Capitolo 5: *** Quinta parte ***
Capitolo 6: *** Sesta parte ***
Capitolo 7: *** Settima Parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


CAPITOLO PRIMO


Il caldo vento di giugno viaggiò per le vaste aree campagnole senza mai fermarsi. Attraversò distese di grano, scosse alberi e fili d'erba verde, scavalcò colline e si gettò come un'onda del mare su un campo di lavanda, facendo danzare i fiori a suo piacimento, ghermendo qualche petalo blu-viola e, portando nella sua scia quel sensuale profumo, continuò il suo instancabile viaggio.
La meta era ormai vicina. La città si estendeva all'orizzonte e, ancora odoroso di fresca campagna, s'insinuò tra i palazzi illuminati dai primi raggi del caldo sole estivo.
Affettuoso come una madre che protegge i propri piccoli, il vento accompagnava il petalo, irruppe in una stanza spalancando la finestra già aperta sollevando la bianca tenda, infine alitò su un volto giovane e fresco, privo di imperfezioni, bellissimo.
Il giovane, fortunato nel possedere tale avvenenza, aspirò a pieni polmoni l'ormai lieve fragranza che riattivò i suoi sensi allontanandolo con gentilezza da quel magico istante chiamato sogno.
Gli occhi a mandorla, circondati da ciglia corte, si aprirono lentamente mostrando due sfere di onice che si rianimarono di lucentezza. Più in basso, labbra carnose, disegnate perfettamente, si dischiusero in un dolce sorriso.
Il ragazzo si stiracchiò smuovendo le coltri di seta e, sbadigliando, si mise a sedere sul letto. Si passò le mani dalle dita affusolate sul volto massaggiandoselo delicatamente, poi fece cadere le braccia sulle gambe coperte e notò sul lenzuolo un puntino viola. Lo prese fra due dita e se lo avvicinò al naso. Sorrise: - Lavanda? – si chiese incredulo.
Si alzò dal letto e, sempre stiracchiandosi, si avvicinò alla finestra.
Che qualche inquilino del residence avesse piantato un cespuglio di lavanda sul balcone?
Scostò la tenda, ombrò gli occhi con una mano per proteggerli dai forti raggi del sole e guardò l'esterno.
Il paesaggio di fronte a lui non era un granché. Ritrovarsi a guardare palazzi dritti come barriere, ad ascoltare i rombi dei motori e a respirare gli scarichi delle marmitte, non fu certo l'aspettativa del sogno che lo aveva visitato quella notte.
Dov'erano finiti i vasti prati in fiore? Possibile che anche quel profumo fosse stata solo un'illusione?
Scontento, si recò in bagno per rinfrescarsi le idee; aprì l'acqua, alzò la testa verso quella pioggia tiepida e irrefrenabile, permettendole di attraversargli tutto il corpo dalle forme perfette.
Rimase in quella posizione per qualche minuto. Gli piaceva sentirsi picchiettare il volto dalle gocce d'acqua.
Quando finì di lavarsi, rientrò in camera coprendosi la vita con un asciugamano, poi ne afferrò un altro per portarselo sui capelli scuri. Scelse cosa indossare e, quando fu pronto, scese in cucina per prepararsi un caffè.
Passò prima dal soggiorno per assicurarsi che non ci fossero chiamate in segreteria, ma la luce rossa del telefono lo avvisò del contrario. Schiacciò un pulsante e subito una voce femminile riecheggiò nella stanza e dopo un bip arrivarono i messaggi.
"Andrea!" diceva il primo, proveniente da una voce di donna e, a giudicare dal suo tono, sembrava alquanto preoccupata. "Questa è la mia settima chiamata! Possibile che da quando sei andato a vivere da solo, non riesco più a contattarti?"
Il ragazzo sorrise, andò in cucina, prese da un mobiletto la caffettiera e si preparò il caffè, poi ritornò in soggiorno, dove la calda e affettuosa voce della donna continuava a troneggiare il silenzio.
"È questo il rispetto che porti nei confronti di tua madre?" diceva dispiaciuta.
- Mamma, non ci sentiamo da un giorno soltanto! – sorrise il ragazzo afferrando da un mobiletto il Rolex e infilandoselo al polso destro.
"Mi fai stare sempre in pensiero. Richiamami." Terminava il messaggio, poi un altro bip e una voce maschile.
"Sky, sei in casa? Credo di no. Perché non sei rimasto ieri sera? Era il nostro ultimo giorno insieme prima delle vacanze. Ti sei perso una festa strepitosa..."
- Noiosa, vorrai dire. – ribatté il giovane facendo una smorfia, ripensando a quella serata organizzata dal regista del suo ultimo Drama, il quale aveva optato dall'inizio di completare la serata in bellezza, invitando alcune spogliarelliste di un pub che era solito frequentare. A Sky non piacevano quelle serate.
Andrea Coreno, da tutti conosciuto come Sky Coreno, era un attore e modello, uno di quelli che, se inseriti in pubblicità o riviste, non si dimenticano tanto facilmente e diventano gli idoli delle ragazzine e delle donne. E fu proprio così che il ragazzo guadagnò la sua fama: posando per una rivista. Con il passare degli anni, oltre alla sua bellezza, i produttori televisivi furono colpiti anche dalla sua abilità nel recitare e a soli diciotto anni aveva preso parte a ben otto film. Che fossero romantici, d'azione, fantasy o horror, le teenagers lo adoravano e in seguito anche le loro madri.
Al giovane piaceva essere considerato un idolo, nonostante tutto, la sua carriera non gli aveva mai fatto montare la testa; Sky rimaneva sempre e comunque il solito ragazzo semplice, un normale venticinquenne.
"Ah, Sky? Un'ultima cosa: ti ricordi di Dara Rubini?" continuava il messaggio "Quella strepitosa modella che ha posato con te sul set fotografico per pubblicizzare i capi primavera-estate? Ieri, era alla festa e ti cercava. Mi sono permesso di darle il tuo numero. Ciao, amico. Ci vediamo!"
Il giovane si fermò a guardare allibito il telefono. Sbuffò scuotendo la testa. – Tipico di lui. – borbottò incamminandosi verso la cucina, ma l'ennesimo bip lo fece fermare e una voce femminile, sensuale, si udì dall'altoparlante. "Ciao Sky, sono Dara. Spero tu ti ricorda di me. Ieri credevo di trovarti, alla festa. Mi è dispiaciuto molto non averti incontrato. Sai, avevo tanta voglia di vederti"
- Perdi il tuo tempo. – Sorrise Sky. Si avvicinò allo specchio per aggiustare i capelli color ebano, ignorando il seguito del messaggio.
Dopo la chiamata della ragazza, seguì quella del suo manager che gli chiedeva di richiamarlo, poiché aveva una notizia importante da dargli. Anche qui, il ragazzo non se ne curò, anzi, regalò tutta la sua attenzione al messaggio successivo. Era il suo migliore amico che diceva: "Sky, sono Angelo. Ce n'è voluto, ma alla fine ho trovato ciò che cercavi. Ti piacerà di sicuro. Chiamami quando puoi."
La voce s'interruppe. Sky si precipitò sulla consolle, afferrò velocemente il cellulare, digitò un numero e aspettò impaziente la risposta che giunse dopo pochi secondi.
- Finalmente ti fai sentire? – riecheggiò la voce del suo amico dall'altro capo.
- Scusami, Angelo. Ho avuto degli impegni, ma ho appena ascoltato il tuo messaggio, allora?
- A cosa si deve tutta questa impazienza?
- Ah, amico mio. Possibile che mi senta solo io straziato dal vivere in città? – esclamò Sky passandosi una mano tra i capelli. – Voglio almeno passare l'estate lontano da tutti, lavoro compreso.
- Senti un po' – lo interruppe l'amico, - Non è che per caso stai fuggendo dalle migliaia di fans che ti corrono dietro? Ti sei stancato della tua vita?
Che forse fosse così? Sky non aveva dimenticato l'ultima volta in cui si era confidato col suo migliore amico. Dopo vari bicchieri di Bourbon, aveva menzionato la volontà di allontanarsi da quella vita, di ricordarsi che dietro quel nome fittizio e oltre la nota figura, esisteva ancora Andrea. Malgrado la sua passione per la recitazione, il giovane era stanco di farsi accompagnare da guardie del corpo, di coprirsi il volto per non farsi riconoscere, di limitare le sue uscite per rispettare un contratto dalle regole ingiuste.
- Io? Non sto scappando! – rispose dirigendosi verso le scale. – Mi sto solo rifugiando e spero per te che sia un posto abbastanza discreto. – continuò recandosi in camera da letto.
Aveva detto bene: non stava scappando. Voleva cercare solo un po' di tranquillità e fu proprio quello il motivo per il quale aveva chiesto al suo amico di comprare, in segreto e a suo nome, una casa che fosse isolata e molto lontana dalla città.
- Se non lo fosse stato, non ti avrei chiamato. – rispose prontamente Angelo. - Sai come sono: amo la perfezione ed è proprio così che ho seguito tutte le tue istruzioni. Allora, quando verrai a vederla?
- Non appena mi libererò di alcune faccende. – rispose cercando con una mano di infilarsi le scarpe. Senza salutare l'amico, chiuse la chiamata, gettò il cellulare sul letto ancora disfatto e si stese volgendo lo sguardo verso il soffitto. – Ancora un po' di pazienza, Sky. – mormorò soddisfatto, poi si alzò tutto contento, riafferrò il cellulare e chiamò il manager. Nell'attesa, la sua attenzione si fermò su quel petalo di lavanda che l'aveva destato e che giaceva ancora sul letto. Lo afferrò delicatamente.
- Sky? – era il manager.
- Ho sentito il tuo messaggio, George. Cos'è che volevi dirmi?
- Non al telefono. Possiamo incontrarci da qualche parte? Si tratta di lavoro.
- Non firmare nessun contratto per quest'estate, ok?
- Allora è vero? – chiese incredulo l'uomo, - e potrei sapere dove andrai?
Prima di rispondere, Sky diede un'ultima occhiata al petalo ormai deforme, poi mormorò: - Dove mi porterà il vento.
- Ma che razza di risposta è? – chiese il manager balbettando.
Il ragazzo sorrise, - Incontriamoci al solito bar. – rispose, chiuse la chiamata e uscì sul balcone. Si affacciò appoggiando gli avambracci alla ringhiera e, fissando un'altra volta il petalo, sibilò: - Chissà da dove vieni? – scrutò ancora una volta i balconi degli altri palazzi, ma nessuno, oltre a pianticelle grasse e insignificanti, conteneva la lavanda. Fece una smorfia poi soffiò su quel petalo regalandolo ancora una volta al vento.
Uscì e in maniera discreta raggiunse l'unico bar sicuro, perché costoso e quindi lontano dai pericoli di incontri non desiderati.
Il suo manager lo aspettava seduto al bancone, impaziente del suo arrivo. Quando quest'ultimo lo vide entrare, gli fece cenno di avvicinarsi. – Ma quanto ci hai messo? – chiese adirato.
- Sai che non abito qui vicino e oggi le strade sono più affollate del solito. – rispose Sky sedendosi e accavallando una gamba sull'altra. – Qual è la notizia? – chiese poi.
- Una pubblicità per cellulari con Dara Rubini. – rispose George gongolando.
- Rifiuta. – ribatté impassibile il ragazzo, afferrando un bicchiere colmo d'acqua.
- Stai scherzando? – esclamò il manager eliminando ciò che rimaneva della sua espressione sognante.
Sky scosse la testa.
- Non puoi farlo! – continuò l'altro spingendo con un dito gli occhiali sul naso. – Con Dara Rubini, per giunta! Avete riscosso molto successo con quel set fotografico. Guarda! Siete l'argomento principale di tutti i social. La coppia del duemilatredici.
- Quando mai siamo stati una coppia? – si accigliò l'attore.
- Ma potreste diventarlo!
- Per cosa? Per far piacere a qualche nulla facente che passa il suo tempo dietro uno schermo a spettegolare e fantasticare sulla vita degli altri?
Il manager rimase congelato da quelle parole. – Pensaci, Coreno. – aggiunse dopo un po' balbettando imbarazzato.
Sky, dal canto suo, volse lo sguardo da un'altra parte. Poi senza guardare l'uomo, chiese: - George, sai quando fiorisce la lavanda?
- Non saprei. – rispose l'uomo confuso.
- In estate. – mormorò Sky guardandolo. – L'estate dura tre mesi – continuò – Ed io voglio essere proprio come quel fiore. Quindi se non hai proposte di film, ci vediamo a settembre. – disse in fine sorridendo, poi si alzò, lo salutò e uscì dal bar lasciandolo allibito.




Nda: Salve a tutti. A giudicare dall'ora vi augurerei buonanotte, ma sono qui per pubblicare nuovamente questa storia che avevo lasciato per vari motivi.
Laripubblico partendo dal primo capitolo perché ho apportato delle modifiche, spero che possa piacervi.

 

 

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Un manto dalla sfumatura color indaco comparve davanti ai loro occhi non appena sorpassarono il dosso della carreggiata. Sky Coreno rimase esterrefatto nell'ammirare quell'idilliaco paesaggio, abbassò il finestrino dell'auto in corsa, si affacciò e venne subito colpito dall'afoso vento che trasportava con sé l'intenso profumo di quei fiori. Chiuse gli occhi e aspirò a pieni polmoni sentendosi vacillare nell'inebriante sensazione di sensuale eccitazione.
- Ferma l'auto! – ordinò al suo amico.
- Che cosa ti prende? – chiese Angelo acconsentendo al suo volere – Ti senti male?
Sky non rispose, scese dall'auto e s'inoltrò in quel vasto mare viola. Piroettò sorridendo, chiuse gli occhi e alzando il capo permise al vento di scompigliargli i capelli.
Angelo, dalla macchina, lo guardava allibito. Che bambino, pensò. Uscì anch'egli, si appoggiò di spalle alla carrozzeria, incrociò le braccia al petto, accavallò una gamba sull'altra e, sorridendo, continuò ad osservare i movimenti infantili del suo amico. – Ma che fai? – esclamò dopo un po'.
- Adesso sì che sto fiorendo anch'io! – urlò Sky, felice.
- Ma che dici? Dai, andiamo!
Il giovane attore girò ancora una volta su se stesso, poi si volse verso l'orizzonte laddove i fiori sembravano un unico colore e scorse una figura bianca che si muoveva come se fosse trasportata dal vento. Cercò di capire cosa fosse, ma era troppo lontana per distinguerla.
- Allora, Coreno! – gridò Angelo impaziente.
Sky trasalì preso alla sprovvista, poi si volse verso l'amico. – Arrivo! – rispose. Diede un'ultima occhiata alla figura ed infine ritornò in auto.
- Non ti innamorare di questo campo; ha già un padrone. – lo schernì il geometra.
- Sai se da casa mia è visibile?
- È difronte.
L'attore si compiacque e ritornò a guardare il campo. Si stavano avvicinando velocemente a quella macchia bianca che aveva intravisto. Si trattava di una persona; una donna che indossava una prendisole bianco e aveva lunghi e castani capelli sciolti al vento. Camminava tra quei cespugli in fiore, dando le spalle ai passanti. Reggeva su un braccio un cesto di vimini e con l'altra mano si liberava il volto dalle ciocche ribelli.
Sky la seguì con lo sguardo fino a quando non divenne di nuovo un puntino bianco, dispiaciuto per non averla vista in volto; dopodiché ritornò a guardare la strada che si allungava davanti a loro.
- Qualcun altro abita da queste parti? – chiese curioso.
- A un chilometro da casa tua – rispose Angelo, - ma non ti preoccupare, non ti daranno fastidio. Sono persone alquanto discrete. – detto questo, l'amico rallentò, impostò la freccia a destra e accostò davanti a un cancello sorretto da due colonne, circondato da una retina coperta da cespugli ben curati. – Siamo arrivati. – annunciò, infine.
L'attore sbirciò oltre il cancello notando subito il viale di pruni che conduceva dritto alla casa ricoperta, sulla maggior parte delle pareti, da piante rampicanti.
I due amici scesero insieme dall'auto. Angelo gli fu accanto e, dopo aver aperto il cancello, lo invitò ad entrare. Sky non se lo fece ripetere due volte. Osservò il giardino ben curato, adornato da un salice e qualche cycas. Dall'altra parte c'era un gazebo fatto di pietra e legno con un tavolino e due sedie in ferro battuto, poi la sua attenzione si spostò su ciò che più lo interessava: la villa. Su due livelli, aveva una tinta rossa che contrastava con il verde dell'edera, tre arcate, che sorreggevano il balcone del piano superiore, presentavano l'entrata e formavano un'accogliente veranda.
Entrarono. La casa si presentava completamente arredata e in stile moderno; c'era il caminetto, una libreria ben fornita, la cucina e il soggiorno. Una scalinata a chiocciola conduceva al primo piano dove una vetrata sul soffitto rigettava all'interno dell'ambiente il cielo azzurro. Il corridoio circondava in forma quadrata l'intero piano e ad ogni parete c'era una porta.
Mentre visitavano le camere, Angelo raccontò che il proprietario di quella casa era un noto professore di arte, - Partì per l'America. – spiegò – Non fece più ritorno perché morì. È stata sua figlia a metterla in vendita.
Delle quattro stanze, quella che colpì in pieno il cuore del ragazzo fu la camera da letto, la più grande, formata da un boudoir che fungeva da studio e il vano letto con le pareti affrescate da meravigliosi paesaggi autunnali. Sky s'inoltrò in quel bosco delle fiabe e andò subito ad aprire la finestra, dalla quale trionfò il sublime paesaggio che per tante notti aveva visitato i suoi sogni dipingendosi, ora, nella realtà.
Angelo lo seguì e lo guardò in volto accorgendosi che gli occhi di onice brillavano come quelli di un bambino. Non l'aveva mai visto così: sprizzava gioia da tutti i pori. – Sapevo che ti sarebbe piaciuto – ammise modesto, - ma non pensavo di lasciarti allibito! Di' qualcosa, mi stai spaventando! – lo burlò.
- Non ho parole, amico mio. – rispose Sky come un automa. – Se fossi stato una ragazza ti avrei baciato all'istante. – continuò con il sorriso sulle labbra.
- Allora continua a rimanere con quell'espressione! – ribatté Angelo accennando due passi indietro.
- Sapevo di poter contare su di te. Hai fatto un ottimo lavoro.
- Lo so, ma ora possiamo ritornare dentro? Devo darti altre istruzioni. Visto che mi hai dato campo libero – riprese il giovane non appena ritornarono in salotto, - mi sono proposto come garante nell'acquisto, tu dovrai solo andare dal notaio per firmare l'atto di proprietà. La figlia dell'ex proprietario non si trova qui, il suo avvocato ne ha fatte le veci. Un'altra cosa: ho pensato anche alla pulizia della casa. Ti ricordi quando t'ho detto che a un chilometro da qui abitano alcune persone? Be', due giorni fa ho incontrato una signora, si chiama Samantha Bellini, una quarantenne nubile, e parlando del più e del meno si è offerta come domestica. Verrà tutte le mattine alle dieci, partendo da lunedì. Penso che fino ad allora, ti sarai trasferito.
- Vorrei farlo da stasera, ma ho deciso che cenerò con mia madre. Non voglio farla preoccupare. – rispose Sky, afferrando la cartella del contratto e sfogliandola senza attenzione.
- Un'ultima cosa. – riprese Angelo, - Devi ripagarmi il favore.
- Tutto quello che vuoi.
- Dovrai lasciarmi il tuo appartamento per qualche giorno. Arriverà la mia nuova ragazza e non vuole soggiornare in un albergo. A casa mia non posso portarla, ai miei genitori verrebbe un colpo.
- Certo che te la lascio, ma non mi avevi detto che ti sei fidanzato.
- Sei tu che non ti fai sentire da una settimana! – esclamò Angelo strappandogli di mano la cartelletta e alzandosi.
Sky lo imitò e, data un'ultima occhiata all'ambiente, uscirono raggiungendo l'auto.
Durante il tragitto, Angelo lo avvisò di non aver pensato al rifornimento del frigorifero, aggiungendo che per i suoi bisogni sarebbe potuto andare nel paese che distanziava solo tre chilometri dalla villa.
Ancora una volta, Sky ringraziò l'amico e, giunti nel suo appartamento, preparò la valigia, consegnò le chiavi al geometra e si recò a casa di sua madre. Ad accoglierlo per primo fu il vecchio Benny un pastore maremmano che non appena lo vide, gli saltò addosso leccandolo su tutto il viso e dopo un po' comparve sua madre la cui età non combaciava affatto con l'aspetto fisico. Era bassa, con gli stessi occhi e colore dei capelli del figlio, il quale, accortosi della sua presenza, scostò il cane e le corse in contro per abbracciarla.
La donna, dal canto suo, lo accolse come se non lo vedesse da anni. – Da quando non trasmettono più la tua pubblicità, mi sento ancora più sola! – disse stringendolo forte a sé.
- Ma mamma, non sei sola! Che mi dici di Aurora?
- Oh, tua sorella è sempre così indaffarata col suo studio fotografico, e poi da quando si è fidanzata, sembra proprio che non abbia più tempo da dedicare a sua madre.
Le lamentele della donna durarono fino a quando il giovane non decise di dirle che non aveva pranzato. Dopo averlo guardato storto sua madre si prodigò per preparare i suoi piatti preferiti. Sky, liberatosi dai capricci della donna, si dedicò a Benny. Entrarono insieme in quella che per parecchio tempo era stata la sua camera, quando ancora nel quartiere lo conoscevano come Andrea Coreno il piccolo sognatore. Mancava da un giorno, ma ogni volta che rivedeva quella casa, a Sky ritornavano alla mente ricordi legati a una vita fatta di sacrifici e rinunce, ma che gli aveva insegnato molto, gli aveva fatto conoscere persone giuste come Angelo e lo aveva fatto diventare l'uomo che era.
Sky perse suo padre per una grave malattia, quando aveva solo cinque anni; con sua madre e sua sorella maggiore si erano trasferiti in quella casa per comodità lavorative, poiché la donna aveva trovato lavoro come badante in quel quartiere. Fu proprio lì che Andrea aveva iniziato ad amare il teatro. Insieme con i suoi compagni organizzavano spettacoli in strada, recitando scene di fumetti giapponesi, fino a quando all'età di diciassette anni, decise di cambiare la sua vita sfruttando la sua bellezza come modello.
Anche allora, come in quel momento, sapeva che la sua vita avrebbe preso una svolta.
Sky passò due giorni a casa di sua madre contando le ore che lo distanziavano dal trasferimento in quella villa. La donna insistette perché si portasse il pastore maremmano, aggiungendo che si sarebbe sentita male nel pensare suo figlio praticamente solo.
L'attore, come al solito, per tranquillizzarla, la strinse forte al petto, sussurrandole che sarebbe andato a trovarla.
Il giorno dell'arrivederci era ormai giunto, dopo i saluti e le raccomandazioni, Sky partì insieme col suo fidato amico a quattro zampe.
Per non destare sospetti, evitò le strade affollate, si coprì il capo con un berretto a visiera e si infilò un paio di occhiali da sole, liberandosene solo quando uscì dalla città. Aprì il finestrino e sorridendo respirò a pieni polmoni l'aria pulita della campagna. Quando arrivò al famigliare dosso, strabuzzò gli occhi preparandosi a quella vista spettacolare e, quando finalmente il vasto manto blu-viola cambiò la cromatura dei suoi occhi, il cuore iniziò a palpitargli più velocemente.
Il ragazzo abbassò tutti e quattro i finestrini e accelerò per far sì che quel lieve vento gli donasse l'estasiante profumo dei fiori.
Benny ne approfittò per fare capolino e permettere all'aria di scompigliargli il bianco e ovattato pelo, poi l'auto si fermò davanti alla villa, Sky, dopo aver aperto il cancello, ritornò in auto per parcheggiarla nello spiazzale. Come si fu fermato, Benny saltò dal finestrino e iniziò a correre per tutto il giardino.
- Piace anche a te, vero? – chiese il suo padrone mentre apriva il bagagliaio ed estraeva le valige. Nel momento in cui entrava in casa, la prima cosa che fece fu recarsi nella camera dalle pareti dipinte d'autunno e spalancare la finestra. La luce del giorno inondò il posto appaiata dal fresco odore della natura.
Sky uscì sul balcone e si affacciò alla balaustra, ammirando senza sosta il paesaggio davanti a sé. – Se morissi adesso, non mi dispiacerebbe affatto. – mormorò felice, poi stiracchiandosi, rientrò cominciando a famigliarizzare con il posto. Dato l'ordine e la pulizia, comprese che la donna nominata da Angelo aveva fatto il suo lavoro e ne ebbe conferma quando, scendendo per prendere le valige, si accorse che sul tavolo c'era un bigliettino con su scritto: "Salve signor Coreno, sono Samantha Bellini. Il suo amico mi ha informata del trasferimento, così mi sono permessa di chiedergli una copia delle chiavi per dare una pulita. Spero che il mio lavoro sia di suo gradimento. In ogni caso sarò da lei lunedì mattina. Questo è il mio numero..."
- Sembra una persona onesta. – sibilò il giovane lasciando il bigliettino, poi raccolse le valige e ritornò in camera sua. Dopo aver disfatto i bagagli e rinfrescatosi, si recò in cucina, affamato, ma solo dopo aver visto il frigo vuoto, si ricordò l'avvertimento di Angelo. Essendo domenica, non si sarebbe potuto recare in paese per comprare qualcosa, così decise di chiamare il suo amico per chiedergli se conoscesse qualche ristorante. Il geometra affermò che c'era una trattoria.
Sky non perse altro tempo, andò a prepararsi e uscì.
In giardino, Benny si stava rotolando sul verde prato.
- Sarò di ritorno molto presto. Tu fa' la guardia alla casa, se sarai bravo, ti porterò una buona cenetta.
Benny, come risposta, abbaiò scodinzolando, mentre con lo sguardo seguiva i movimenti del suo padrone che entrò nell'auto e se ne andò.
Il paesello che si trovava a tre chilometri dalla villa di Sky, somigliava ad un presepe. Non c'erano palazzi o case morderne, erano tutte casette disposte a schiera. Tutto sommato era accogliente e bello da vedere.
Sky parcheggiò e, notando in lontananza due ragazzine, decise di chiedere loro informazioni sulla trattoria.
Le giovani, non appena lo videro, rimasero pietrificate.
- Sapete per caso indicarmi una trattoria? – chiese l'attore indifferente al loro comportamento. Una delle due, a malapena, alzò un braccio. Sky seguì l'indicazione con lo sguardo e ringraziando se ne andò lasciando le due ferme come statue a sibilare: - È proprio lui!
La trattoria si trovava nella piazzetta fra un'erboristeria e un panificio. L'insegna riportava il titolo "Trattoria la Piazzetta". Sky vi entrò.
L'interno si presentò come un ampio locale tutto rivestito in legno, dal pavimento in parquet alle pareti con travi di noce. Pochi tavolini erano occupati. L'attore scelse quello più discreto che si trovava davanti a una vetrata. Aspettò paziente l'arrivo della cameriera, la quale, non appena si fu liberata di altri due clienti, si avvicinò a lui chiedendo di darle la comanda.
- Sì, vorrei la specialità della casa. – rispose il ragazzo dando un'occhiata sfuggente al menù, ma si accorse che la cameriera rimaneva ferma davanti a lui, così alzò lo sguardo e la vide impietrita a fissarlo.
- C'è qualcosa che non va? – chiese il giovane titubante.
- Lei – balbettò la ragazzina dalle trecce rosse – lei è Sky Coreno?
L'attore annuì sorridendo, mentre la cameriera, senza distogliergli lo sguardo di dosso, scriveva l'ordinazione sul block notes, infine, come un automa si girò e se ne andò.
Sky sbottò ridendo, poi si guardò in giro: a un tavolino alla sua destra c'era una coppietta intenta ad amoreggiare, a due tavoli più in là, due donne lo guardavano con malizia. Il giovane distolse subito lo sguardo da loro e quando si volse al lato opposto, si ritrovò a guardare una ragazza sola che teneva un gomito appoggiato sul tavolino e la testa rivolta verso la vetrata. Con l'altra mano, armeggiava un bicchiere, sembrava indifferente a ciò che la circondava. Aveva gli occhi spenti e un'espressione malinconica.
Sky distolse lo sguardo, ma senza volerlo ritornò a guardarla. Tutti i presenti si erano accorti di lui, tranne quella giovane donna che nonostante si fosse girata, mostrando il suo volto tondo e privo di tracce di profumeria, il suo unico punto di riferimento su cui mostrare attenzione era solo il bicchiere sottomesso alle sue dita.
Sky, che in quel momento poteva guardarla meglio, fu attratto dalla sua semplice bellezza: aveva occhi a mandorla scuri, naso dalla punta arrotondata, labbra sottili, ma ben disegnate e una corona di capelli castani si poggiavano sulla spalla raccolti con un fermaglio.
A un tratto l'interessante figura fu coperta dal corpo snello della cameriera che gli si piazzò d'avanti per porgergli le ordinazioni e un'agenda con una penna.
L'attore, confuso, la guardò. – Un autografo... - rispose lei, balbettando. Il giovane sorrise e, dopo averla accontentata, ritornò a guardare la ragazza solitaria, ma il tavolino era vuoto. Si guardò intorno per cercarla, ma non la trovò, così, facendo spallucce, consumò il suo pasto.
Quando ritornò alla villa, trovò Benny a farle da guardia, gli posò la vaschetta con della carne e rimase a guardarlo mentre mangiava contento.
- Sai, Benny? Mi sto pentendo di essere andato in paese. Mi hanno riconosciuto. Penso proprio che domani diremo addio al nostro rifugio segreto. – mormorò sbuffando, poi sentitosi ignorato dal suo fedele amico, entrò in casa. Salì in camera sua, si svestì, indossò un pantalone comodo e, rimanendo a dorso nudo, uscì sul balcone.
Il campo di lavanda si mescolava col cielo notturno stellato. Il suo profumo rimaneva nell'aria assicurando il giovane che i suoi fiori erano lì davanti a lui e che sarebbero tornati ad immergersi nei suoi occhi scuri non appena sarebbe rispuntato il sole.
L'aria della notte era molto calda. Sky decise di rimanere ancora un po' fuori, andò a prendersi una sedia a sdraio e rimase a fissare il manto punteggiato di diamanti. C'era pace e tranquillità. Il ragazzo chiuse gli occhi e si concentrò sul rumore della natura: non molto lontano, si udivano il verso dei grilli e di una civetta, poi percepì un lieve vocio femminile. Aprì subito gli occhi e guardò lo sconfinato paesaggio immerso nell'oscurità; non vedendo nessuno, pensò di averlo immaginato, poi, però, lo udì ancora. Si alzò, si affacciò alla balaustra e finalmente intravide qualcosa: una figura che spiccava sul vasto campo di lavanda, qualcosa che si muoveva velocemente tra i fiori.
Sky assottigliò le palpebre per mettere a fuoco l'immagine e vedere meglio di cosa si trattasse.
- Zia Sam! – sentì dire e questa volta era più vicina. – L'ho trovata, era qui! – continuò la sconosciuta.
Da lontano un'altra voce rispose qualcosa di incomprensibile.
Il giovane rimase a fissare la scena: vide la ragazza uscire dal campo di lavanda e posizionarsi davanti al cancello. Anche se non riusciva a vederla in volto, notò i lunghi capelli che danzavano accompagnati dal lieve vento. Si accorse che stava guardando dalla sua direzione. Si fissarono per alcuni istanti che a Sky sembrarono un'eternità, convinti che, forse, nessuno di tutti e due riuscissero a vedersi, poiché i morbodi rami del salice piangente ne contrastavano la visuale; infine la sconosciuta si volse e se ne andò. L'attore, senza sapere il perché, trasalì nell'incomprensibile tentativo di chiamarla, ma si riprese subito e rimase a fissarla fino a quando non la vide diventare un puntino minuscolo. Solo quando Benny diede voce dal giardino, ritornò alla realtà, si andò a sedere di nuovo sulla sedia a sdraio e, volgendo ancora una volta gli occhi al cielo, pensò prima di concedersi al sonno: "Sento che quest'estate accadranno cose meravigliose".


 

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Capitolo 3
*** 3. ***


Ciò che lo destò dal suo sonno idilliaco non fu certo il vento fresco del primo mattino, nemmeno l'intorpidimento alle gambe per aver dormito tutta la notte sulla sedia a sdraio fuori al balcone. Sky riaprì gli occhi in conseguenza al verso di Benny che voleva avvisarlo di qualcosa. Udì il copioso scampanellio del suo cellulare e barcollante rientrò in camera per rispondere.

Il pastore maremmano se ne stava comodo sul letto a scodinzolare e ad osservare i movimenti del suo padrone con la lingua che gli penzolava al di fuori della bocca.

- Hai già preso posto, tu? – gli chiese Coreno, mentre afferrava il cellulare e si preparava a rispondere, - Non ti ci affezionare! – aggiunse puntandogli un dito contro.

- Sky! – rispose una voce dall'altro capo.

- Angelo, buongiorno! – ribatté l'attore contento di sentirlo.

- La tua felicità è percepibile anche a questa distanza.

- E lo sono!

- Sono contento per te.

- Perché mi hai chiamato? E come mai sei sveglio a quest'ora, non dovevi passare una notte di fuoco con la tua ragazza? – chiese Sky sbadigliando.

- Guarda, non me ne parlare, perché se ci penso m'incazzo come una bestia! Ti ho chiamato per chiederti un favore.

- Certo, ma cos'è successo?

- Ti spiegherò dopo. Potresti ospitarmi nella nuova casa?

Coreno acconsentì e dopo aver salutato l'amico e riagganciato, si prodigò per fare toeletta. Scese al piano di sotto per prepararsi un caffè e quando ritornò su, sentì ancora una volta lo squillo del suo telefono. Si preparò per rispondere, ma il numero sconosciuto sullo schermo lo fece esitare. Era una donna dalla voce sensuale che lo salutò presentandosi col nome di Dara Rubini, - Finalmente mi hai risposto! – aggiunse l'attrice con voce accattivante.

Sky, dal canto suo, si mostrò indifferente, mentre la ragazza continuava col palpabile intento di sedurlo. – George, il tuo manager, mi ha detto che non sa dove sei.

- Sono in vacanza – rispose l'attore alzando gli occhi al cielo – Ho voluto tenerlo per me.

- Hai fatto bene. – proruppe la giovane sorridendo maliziosa, - ma, potresti dirlo a me dove ti trovi, ho tanta voglia di vederti.

Sky sbuffò un sorriso beffardo. Aveva inteso benissimo le intenzioni di quella ragazza e, nonostante odiasse le tipe frivole come lei, volle esprimere con educazione il suo diniego, ma mentre si preparava nel farlo, qualcuno suonò al citofono, così pensò che quella sarebbe stata la miglior via di fuga: congedò velocemente l'attrice, chiuse la chiamata e si diresse alla porta principale. Prima di rispondere, ebbe lo strano quanto brutto presentimento che gli abitanti del vicino paesello avessero avvisato i paparazzi.

Preoccupato, sbirciò dalla finestra e si accorse che c'era una donna dietro al cancello, che attendeva stringendo fra le mani una borsa. A quel punto, il ragazzo si ricordò della domestica e si precipitò al citofono per aprire. L'accolse sulla soglia della porta. La osservò attentamente, era una donna sulla cinquantina, magra, bassa, con un viso sorridente dai lineamenti ben definiti, labbra sottili, occhi scuri e capelli neri raccolti ordinatamente da una pinza tempestata di strass.

- Buongiorno! – disse lei porgendo una mano per le presentazioni – Sono Samantha Bellini. È lei il signor Sky Coreno, vero?

L'attore ricambiò il saluto stringendo la mano ruvida e calda della donna, la quale, dopo essere entrata e dopo aver avuto il permesso dal ragazzo, iniziò il suo lavoro con dimestichezza. – Mi scusi se glielo chiedo – chiese dopo un po' – Ma non ha ancora provveduto alla spesa, vero?

- No. – balbettò il giovane – Perché? – chiese poi, incuriosito.

- Le do un consiglio: si precipiti ora, perché se dovesse andare più tardi, le toccherebbe rimanere a digiuno. – detto questo, e senza aggiungere altro, la domestica salì al piano di sopra, lasciando Sky più curioso di prima che, senza porsi altre domande, prese le chiavi dell'auto e fece come gli era stato consigliato.

Dopo essere arrivato al paesello e dopo aver trovato l'unico negozio presente, comprese le parole della donna. Tutti gli abitanti della zona si recavano lì per le compere di generi alimentari e chi arrivava tardi, doveva accontentarsi delle rimanenze.

Positivo, il ragazzo prese un carrello e cominciò a cercare ciò che gli serviva. Decise di provvedere alla spesa per una settimana e dopo alcuni minuti il carrello era pieno di pasta, barattoli di legumi, carne, pesce congelato e bottiglie di salsa. Mancava solo il pane. Lo trovò poco dopo ed era l'ultima busta. Si diede del fortunato mentre allungava la mano per afferrarla, ma in quello stesso istante, avvenne qualcosa di inaspettato: un'altra mano aveva afferrato la stessa busta.

Sky alzò lo sguardo e incrociò quello scuro di una ragazza che lo guardava incuriosita. Il giovane corrugò la fronte accorgendosi che quella non accennava a mollare la presa.

- Mi scusi, ma potrebbe... - provò l'attore con gentilezza.

- Mi scusi lei! – lo interruppe la ragazza – L'ho preso prima io!

Sky strabuzzò gli occhi allibito, non aspettandosi un atteggiamento e una situazione del genere, così sorrise mostrando tutto il suo fascino.

Quella ragazza si sarebbe di sicuro tirata indietro in quel modo. – Veramente, la mano l'ho messa prima io. – rispose poi rendendosi conto solo dopo di essersi comportato in modo poco maturo.

- Cosa?! – esclamò la donna lasciando il cestello accanto al carrello del giovane e tirando a sé la busta contesa. – Guardi, sono disposta a perdere tempo nel guardare la registrazione delle telecamere.

- Non può semplicemente mollare la presa e basta? – chiese Coreno seccato, dicendosi che normalmente la ragazza di fronte a lui si sarebbe sciolta dopo averlo riconosciuto e, oltre a lasciargli il pane, avrebbe fatto di tutto per accontentarlo. Invece quella ragazzina dalla lunga treccia castana e dagli occhi furbi, sembrava non solo determinata ad ottenere ciò che voleva, ma anche indifferente a chi le stava davanti, come se non lo conoscesse affatto.

Sky, per la prima volta, si sentì strano.

- E va bene! – esclamò la ragazza riuscendo a fargli mollare la presa. Lasciò la busta nel suo carrello, si abbassò per prendere il proprio cesto e, lanciando un'occhiataccia al giovane, gli disse prima di andarsene, enfatizzando l'ultima parola: - Grazie lo stesso, gentiluomo!

Sky era esterrefatto. La fissò a lungo e solo dopo qualche istante si ricordò di averla vista la sera prima in quel ristorantino. Era la stessa ragazza che se ne stava seduta e in silenzio a guardare triste fuori dalla vetrata in compagnia di un calice di vino riempito a metà.

- Un momento... - tentò di fermarla, ma inutilmente poiché lei aveva raggiunto in fretta la cassa.

Fece spallucce e si concentrò sul carrello per essere sicuro di non aver dimenticato nulla. Con sua sorpresa notò che la busta del pane, concessagli dalla sconosciuta, non era presente con gli altri prodotti. – Davvero, non posso crederci! – sospirò consapevole di essere stato raggirato da una donnetta cocciuta. Alzò lo sguardo verso la cassa, ma sfortunatamente della furbetta non c'era più traccia.

Tornò alla villa, arrabbiato. Samantha lo aiutò con la spesa facendogli notare la quantità di tempo che aveva speso in paese.

- Ho avuto un imprevisto al supermercato. Una furbetta me l'ha fatta sotto il naso.

- È per questo che le ho detto di sbrigarsi. È l'unico supermercato in paese.

- La prossima volta seguirò il suo consiglio. – concluse il giovane deciso anche a voler cambiare discorso. – Una cosa è strana, però. – disse poco dopo attirando l'attenzione di Samantha. – Ieri fui riconosciuto da alcune persone, in paese e pensavo di essere bombardato dai paparazzi, oggi.

- Oh, non lo pensi neanche! – lo interruppe la donna sorridendo – Questo è un paese che ama la tranquillità e soprattutto la discrezione. Non succederà mai, può stare tranquillo.

"Adesso capisco perché Soriani ha scelto questo posto." Si disse l'attore riordinando la spesa. – Senta un po', signora Bellini. – riprese poi.

- Mi dica, signor Coreno. – rispose la donna mentre spolverava il soggiorno.

- Sa per caso di chi è il campo di lavanda qui difronte?

- Ma certo! – esclamò la domestica, entusiasta – È di mia nipote!

- Sua nipote? E che cosa se ne fa di un campo così vasto?

- Quando è tempo di potatura, vende le piante a società farmaceutiche e a profumerie. Alcune ne conserva lei per farne oli essenziali o pomate. Ha soltanto ventidue anni ma è abbastanza esperta nel settore. Sua madre, mia sorella, era erborista. Le ha insegnato tutto...

Mentre Samantha parlava, a Sky venne in mente la ragazza vestita di bianco che giorni addietro aveva visto tra quei cespugli viola vellutato, la stessa che la sera prima si era fermata davanti al cancello e aveva guardo verso di lui. Senza saperne il motivo, il giovane attore fu preso da curiosità: avrebbe voluto incontrarla, conoscere chi aveva creato quel meraviglioso paesaggio.

Nel primo pomeriggio, Angelo Soriani si presentò con tanto di valigia che lasciò cadere bruscamente sul pavimento.

- Ma che diavolo succede? – chiese Sky dopo aver notato la furia celata sotto gli occhiali da sole dell'amico.

- Bel modo di salutare! – obbiettò quest'ultimo.

- Che significa quella chiamata?

- È successo un casino. Vado a farmi una doccia, poi ti racconto. – si congedò in fretta il geometra salendo le scale senza aspettare il permesso.

Sky lo lasciò fare e si prodigò per preparare il caffè. La signora Samantha aveva già caricato la moka e dopo averlo avvisato che l'indomani sua nipote avrebbe preso il suo posto, poiché lei aveva una visita medica, se n'era andata lasciando il padrone di casa compiaciuto delle sue aspettative: inconsapevolmente, quella donna aveva esaudito un suo desiderio.

Quando Soriani scese bello profumato, si mise alla ricerca della nutella, poiché la sua merenda pomeridiana comprendeva due fette di pane e nutella con l'aggiunta di una tazzina di caffè amaro.

- Pane non ce n'è. – annunciò Sky versando il liquido nero nelle tazze – dovrai accontentarti del pan bauletto.

- L'hai dimenticato? – chiese Angelo storcendo il naso.

- No! Me l'hanno fregato! – rispose Coreno irritato – Guarda, non farmici pensare! Una stronzetta...

- Aspetta un po'! Stai dicendo che il fantastico, grande Sky Coreno è stato fregato da una ragazza? La prima ragazza che non ti ha visto come un angelo caduto dal cielo?

- Ma se la incontro un'altra volta... - bofonchiò deglutendo in un sol sorso la bevanda bollente resistendo al bruciore, poi guardò l'amico e chiese: - Allora, si può sapere cosa ti è successo?

- Ho rotto con la mia fidanzata – rispose Angelo, sbrigativo.

- Di già?

- E ho fatto bene! È una pazza da internare! – si agitò l'amico iniziando a gesticolare nervosamente, - Quando seppe che avremmo passato la notte nel tuo appartamento, iniziò a dare di matto. Piangeva dicendo che di lei volevo farne solo un'amante e che non volevo andare a casa dei miei perché mi vergognavo di lei.

- E allora?

- La portai in un albergo dicendole che l'avrei lasciata sola e che sarei ritornato a casa mia. Non l'avessi mai fatto! Prese un taxi e mi seguì fino a casa presentandosi come la mia amante! – Angelo fece una pausa permettendo all'amico di scrutare i suoi occhi azzurri, poi spronato dal suo sguardo insistente, continuò: - I miei mi hanno cacciato di casa!

Sky, forse immaginando una risposta del genere, scoppiò a ridere, dicendogli che non aveva alcuna speranza con le donne.

- Parli proprio tu, che fra il grande Coreno e un chilo di pane, quella ragazza ha optato per il secondo.

- Dovrei prenderla come un'offesa? – chiese l'attore atteggiandosi ad irritato.

- Fa' un po' come ti pare. – rispose Angelo facendo spallucce e uscendo in giardino.

Sky mise le tazzine nella lavastoviglie e ripensò alla ragazza del supermercato che la sera precedente, seduta a quel tavolino dell'osteria, immersa nella più piena solitudine, come se stesse aspettando invano qualcuno, gli aveva dato l'impressione di essere una persona indifesa e dolce.

Dolce? L'attore scosse subito la testa contrariato a quel pensiero. Quella ragazza non era altro che una furbetta immatura e acida.

Finito le sue faccende, raggiunse l'architetto in giardino e propensi a voler dimenticare le loro sfortune, iniziarono a parlare di lavoro: Angelo disse che aveva un progetto da portare a termine prima della fine dell'anno e che all'anno nuovo avrebbe dovuto incominciare i lavori di restauro nella Cattedrale cittadina. Sky, invece, annunciò che prima di settembre la sua vita era totalmente libera da impegni e che solo all'inizio della nuova stagione, avrebbe accettato contratti per girare film.

Dopo aver passato l'intero pomeriggio a discutere sui loro futuri impegni, decisero di fare un giro in paese che, malgrado l'ora tarda, era ancora sovrastato da un calore afoso, tanto che i muri delle case sembravano ardere.

- Ecco perché non c'è nessuno – si lamentò Soriani, - Fa un caldo bestiale. Peccato che non sia un paesaggio di mare.

- Farò costruire una piscina dietro casa. – ammiccò Sky.

- Hai proprio deciso di mettere radici?

- Altrimenti perché credi abbia speso tutti quei soldi per comprare la villa? – ribatté Coreno – Ho finalmente trovato la pace che cercavo. È come se fossi ritornato ai miei sedici anni, a prima che il povero figlio di una cameriera vedova diventasse il grande Sky Coreno!

- È una vita pesante, che non mi garba – soggiunse Angelo facendo una smorfia.

- Lo so che è pesante, ma recitare è tutto per me. Non rinuncerei mai a questo per nulla al mondo.

- Neanche se la vita dovesse metterti davanti a due scelte?

- Che stai dicendo?

- Se dovessi innamorarti di qualcuno, rinunceresti alla tua vita da attore per amore?

Sky tentennò, rimase interdetto. Perché non riusciva a rispondere? Certo che non avrebbe rinunciato, ma quell'esitazione non convinse il suo cuore.

Ritornarono a casa che era ormai sera Durante la cena, Soriani lo avvisò che i giornali riportavano articoli su di lui con l'attrice Dara Rubini, che si parlava di flirt e che la ragazza, intervistata, non aveva smentito. Coreno rispose che non era vero niente e che al contrario era l'attrice che ci provava ma senza successo. Secondo Angelo era un modo come un altro per guadagnare più soldi stando al fianco di quella donna, ma l'attore ammise che non gli serviva quella approfittatrice da quattro soldi per guadagnare di più.

Dopo qualche ora, l'architetto si ritirò per primo dicendo che oltre ad essere stanco, l'indomani sarebbe dovuto alzarsi presto per recarsi in città per un importante lavoro di restauro. Sky lo seguì poco dopo e si addormentò all'istante cullato dai dolci rumori della natura. A destarlo fu il rombo del motore di un'auto. Con gli occhi impastati ancora dal sonno, cercò di mettere a fuoco la visuale, poi ricordandosi della presenza del suo migliore amico sprofondò ancora una volta sul cuscino e si riaddormentò. Non passò tanto tempo che lo squillo quel cellulare lo riportò bruscamente alla realtà. Si drizzò di scatto, intravide Benny ai piedi del letto che lo guardava con la coda dell'occhio mentre se ne stava sdraiato sul tappeto col muso appoggiato sulle zampe, poi si alzò e si avvicinò velocemente alla poltrona: prese il telefono e rispose con voce spezzata.

- Andrea!

- Mamma?

- Stai ancora dormendo?

- No, io... ehm...

- Andrea, ma è possibile che devi sempre farmi preoccupare? Come mai eri ancora a letto? Perché non mi hai chiamata per niente da quando te ne sei andato? –, la ramanzina della donna ebbe sfogo per tutta la durata della chiamata. Tempo nel quale Sky non aveva ascoltato nemmeno una sillaba di ciò che stava dicendo, assentiva ad ogni sua pausa, la tranquillizzava e, intanto, faceva a botte contro il sonno che era propenso a non lasciarlo andare.
Si avvicinò alla finestra e strinse gli occhi a causa della forte luce del sole, poi qualcosa prese forma da dietro il cancello. Era una ragazza.

All'inizio Sky la scrutò attentamente per vedere di chi si trattava, poi ricordò l'avvertimento di Samantha per quanto riguardava sua nipote.

Senza attendere oltre, salutò sua madre chiudendo la chiamata non curante delle sue continue repliche, si infilò una maglia e scese velocemente al piano di sotto, seguito a ruota dal pastore maremmano il quale, notata la strana euforia, pensò che il suo padrone volesse giocare con lui.

Sky, invece, era totalmente concentrato su come presentarsi e comportarsi davanti a quella fata dei fiori: si avvicinò a uno specchio e si aggiustò i capelli; infine aspettò che la ragazza suonasse al citofono.

Dopo cinque minuti d'attesa, finalmente, nell'aria riecheggiò il dolce scampanellio. L'attore sorrise, afferrò la cornetta del citofono e rispose con voce sensuale. La giovane si annunciò affermando la sua identità, poi il ragazzo aprì la porta per aspettarla. Teneva lo sguardo basso e quando lo rialzò, il suo sorriso entusiasta scomparve repentinamente.


 

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Capitolo 4
*** QUARTA PARTE ***


QUARTA PARTE


- Tu? - esclamò Sky irritato e sorpreso al tempo stesso.

La ragazza che aveva incontrato al supermercato, la stessa che in maniera infantile, gli aveva rubato il pane da sotto al naso, quella che si era presentata come la nipote di Samantha indietreggiò guardandosi intorno, poi disse: - Non mi sono sbagliata. Questa è la villa del professore, ma... -, si volse verso l'attore e continuò: - Lei che cosa ci fa qui?

- Ci abito!

- Lei sarebbe il signor... come ha detto zia Sam?

Una violenta scudisciata colpì a tradimento le spalle di Sky. Possibile che quella ragazza non lo conoscesse? – Sky Coreno! – rispose indispettito.

La giovane lo squadrò ben bene, poi il suo sguardo spaesato tramutò espressione, - Adesso ricordo! – esclamò esterrefatta, - Lei è quel gentiluomo del supermercato!

"Enfatizza pure!" pensò il ragazzo sentendo i nervi concentrarsi sulla palpebra destra che pulsava freneticamente. Trovò subito la calma, sospirò lasciando libero il passaggio e invitandola ad entrare.

Quando la nipote della domestica varcò la soglia e si guardò intorno ad osservare la casa con fare indifferente, Sky, con voce antipatica, le disse che avrebbe potuto cominciare a pulire il piano superiore.

La ragazza non accennò una parola e salì le scale.

Sky la seguì con lo sguardo, poi, come un lampo, gli venne un'idea e rivelò un lieve ghigno.

No. Non aveva dimenticato il modo col quale l'aveva trattato e mai avrebbe pensato di essere un tipo vendicativo. Quella, pensò, era l'occasione migliore per fargliela pagare.

Stava per prepararsi il caffè, ma lasciò tutto e raggiunse le scale. Trovò la ragazza in camera da letto mentre stendeva le coltri.

Chiamò Benny, il quale, da amico fedele, gli si avvicinò. Insieme entrarono nella stanza. Coreno aprì l'armadio prendendo una t-shirt, poi quando si accorse che la giovane si era allontanata dal letto, invitò il pastore maremmano a giocare: quest'ultimo gli saltò addosso facendolo rovinare sul letto, disfacendo così le coperte.

La ragazza li guardò scioccata.

- Dài Benny, smettila! – rise lui continuando a giocare col cane, - Ti toccherà rifarlo. – si volse poi verso lei.

- Non importa. – rispose la giovane accennando un sorriso forzato.

L'attore si alzò dal letto con l'intento di ritornare in cucina, ma prima di uscire, riaprì l'armadio e fingendo di cercare qualcosa tra le maglie stirate, accumulò una montagna di stoffa sul divano. Sorrise soddisfatto. – Mi raccomando... - disse – voglio che la camera splenda.

- Non si preoccupi. – rispose indifferente la ragazza.

Ci aveva preso gusto. Passò tutto il tempo a farle dispetti. La nipote di Samantha parve sopportare tutto con assurda tranquillità, ma all'ennesimo scherzetto di cattivo gusto avvenuto in cucina, perse la pazienza, dimenticò il vero motivo per cui si trovava lì al posto di sua zia e si riappropriò del suo vero carattere. – Adesso è troppo! Che cavolo stai cercando di ottenere? – esclamò gettando la pezza sul pavimento.

- Pensavi che sarei passato oltre alla presa in giro di ieri? – ribatté Sky arrivato al dunque.

- Avevo per caso detto che ti avrei ceduto la busta?

- L'avevi messa nel mio carrello!

- Ma non ti avevo detto che te l'avrei ceduta!

Quel battibecco era esageratamente infantile e i due se ne accorsero poco dopo. Fu Sky a stroncarlo, sospirò e voltandosi si recò alla porta.

- Io dovrei uscire. Se, quando avrai finito io non sarò ancora tornato, potrai andare tranquillamente. – detto questo, uscì senza aggiungere altro.

Sembrava finita così, ma il giovane attore aveva fatto i conti senza l'oste, e la ragazza rivelò un ghigno di sfida.

Quando Coreno rincasò, trovò la casa solitaria e pulita. Appoggiò le buste della spesa sul piano bar e sentendosi assetato dal gran caldo, aprì il frigorifero e prese una lattina di coca-cola. Nel momento in cui stava per stapparle, il liquido nero si riempì di bollicine che salirono numerose verso l'orlo e un getto di schiuma schizzò sul suo volto.

Sky boccheggiò cercando di riprendere aria e nello stesso momento di non peggiorare la situazione, si avvicinò velocemente al lavandino lasciando la lattina impazzita.

Si passò una mano sulla fronte, portandosi i capelli bagnati e appiccicaticci all'indietro. – Quella stronza, me l'ha fatta un'altra volta. – sorrise non sapendo per quale motivo non riusciva ad arrabbiarsi.

Andò a farsi una doccia e, mentre i fili d'acqua gli picchiettavano il viso, i suoi pensieri si fermarono su quella ragazza, lasciandolo confuso.

Perché continuava a pensare a lei? Forse il motivo era dovuto alla sua scontata vita da attore idolo, che non era mai stato rifiutato da nessuno, il quale aveva fans che lo veneravano come un dio e che quindi stava vivendo qualcosa di nuovo.

Si trovò a sorridere scuotendo il capo, come qualcuno che non crede a ciò che pensa.

Finito di ripulirsi, si recò in camera sua e uscì sul balcone, respirando a fondo l'aria pura. Diede un'occhiata nel giardino e trovò Benny che si stiracchiava sul prato, poi alzò lo sguardo verso il paesaggio e vide in lontananza, nel campo di lavanda, una figura femminile china sui fiori. Si trattava di quella peste. Sbuffò distogliendole lo sguardo e ritornò ad osservare Benny che ora rincorreva una farfalla, ma il suo interesse per il pastore maremmano durò quanto un battito di ciglia, poiché ritornò a guardare la nipote di Samantha.

Non era più chinata sui fiori, bensì passeggiava accarezzandoli.

I raggi del sole sembrarono fargli da guida, colpendola dolcemente sulla pelle chiara a comporla come un mosaico.

Sky sospirò profondamente e distolse lo sguardo come se scottato da quella visione. Decise di passeggiare per schiarirsi un po' le idee e si ritrovò a farlo nel campo di lavanda. Benny, da amico fedele, lo aveva seguito.

La nipote di Samantha si trovava distante e sembrava non essersi accorta della loro presenza, che continuava a passeggiare indifferente. A quel punto il ragazzo afferrò una pietra, la lanciò per farla prendere dal cane. Ripeté lo stesso gesto un paio di volte e all'ennesima si sentì dire: - Hai intenzione di stuzzicarmi all'infinito?

Si voltò di scatto e incrociò lo sguardo fulminante della ragazza.

- Ti avverto che hai scelto un osso duro come sfidante. – continuò lei incrociando le braccia al petto senza curarsi di rovinare il mazzo dei fiori raccolti.

- Cosa avrei fatto di sbagliato? – chiese Sky facendo spallucce.

- Il fatto che ti trovi nel mio campo è già sbagliato. Quindi sei pregato di far giocare il tuo cane da qualche altra parte.

- Non avevo intenzione di farlo giocare.

- Se non ne avevi l'intenzione, perché lanciavi continuamente la pietra rischiando di rovinare i miei fiori?

- Perché mi stai dando ancora del tu? – chiese lui cambiando discorso.

- Perché lo stai facendo anche tu? – ribatté lei con aria di sfida.

- Perché tu hai iniziato per prima! – controbatté l'attore. – E perché l'hai fatto? – aggiunse accettando la sfida.

- Non parlo con gli estranei – fu la risposta secca della ragazza che si voltò dandogli le spalle.

Sky scrollò le spalle. "Estranei?" si chiese incredulo. Come poteva chiamarlo estraneo se fino a qualche ora fa era stata a pulire casa sua?

- Aspetta un minuto! – esclamò fermandola. – se non parli con gli estranei, perché allora l'hai fatto fino a qualche secondo fa?

- Da adesso, non parlo con gli estranei – puntualizzò lei senza voltarsi. – Ah, ancora una cosa... sei pregato di uscire dal mio campo. – e detto questo se ne andò, lasciando l'attore più allibito di prima.

***

La mattina seguente, ricevette una chiamata da sua madre che, disperata, lo pregava di andare a trovarla, prima, però, insieme con Angelo si permise un caffè al bar del paesino. Locale che gli parve, Angelo conoscesse bene data la confidenza che aveva con la barista: una ventenne alle prese con le prime cotte e non si trattava del caldo stagionale.

L'attore si sentì a suo agio in confronto ai giorni scorsi. La presenza del suo amico gli fu d'aiuto.

Dopo aver prenotato, si accomodarono fuori a un tavolino e parlando del più e del meno, l'attenzione dell'attore fu catturata da una bicicletta bianca che attraversava la piazza, fermandosi davanti alla farmacia. Si sorprese nel vedere che era proprio la nipote di Samantha a guidarla. La seguì con lo sguardo distraendosi dal discorso del suo amico il quale non accorgendosi di nulla continuava a parlare a vuoto. L'attore seguiva tutte le sue mosse, poi incrociò le braccia al petto incuriosito. Dopo un po' dalla farmacia, uscì un ragazzo alto, moro, occhialuto e dal volto affascinante, con in dosso un camice bianco che le si avvicinava sorridendo. E fu la prima volta in cui l'attore la vide sorridere. Sbuffò quasi infastidito: - Sai essere simpatica con gli altri. – mormorò con una smorfia.

- Cos'hai detto? – chiese Angelo incuriosito, finalmente conscio di essere ignorato.

- Niente – rispose Coreno volgendosi verso di lui. – Stavi dicendo?

Come se niente fosse, Angelo riprese il suo discorso, mentre la cameriera portava l'ordinazione.

L'architetto si servì e lo fece anche con il suo amico e, quando sollevò la tazzina per portarla alle labbra, si accorse che a pochi passi da lui c'era la stessa bicicletta bianca. Si volse di scatto verso l'entrata del bar e vide la nipote di Samantha davanti al bancone che dava le spalle all'uscita.

Parlava con la maliziosa cameriera e sentì che quest'ultima diceva: - Ti saresti mai aspettata che in questo paesino dimenticato da Dio, fosse venuto il grande attore Sky Coreno?

Il diretto interessato sorrise altezzoso e preda della curiosità, si concentrò sulla risposta.

- Chi sarebbe? Mai sentito! – rispose la ragazza con indifferenza.

Sky risentì quella scudisciata famigliare passargli violentemente sulla schiena, ma, riuscendo a reggere i suoi nervi, continuò ad ascoltare la conversazione.

- Ma come: mai sentito? Sei la solita! – esclamò la cameriera. – Guarda. – riprese indicando – è quel bellissimo ragazzo seduto lì fuori.

La risposta della giovane giunse prontamente, dicendo che non era interessata.

Sky, inspiegabilmente, si sentì avvampare di rabbia, ma volgendo lo sguardo verso la bici, gli venne un lampo di genio.

***

Continuava a sorridere con soddisfazione, tant'è che Angelo iniziò a chiedersi se non si fosse ammattito. Prima di ficcarsi in auto e partire per la città, ancora seduti al tavolino di quel bar, lo aveva visto alzarsi, avvicinarsi con discrezione a una bicicletta bianca e privarla dei tappi delle ruote. Aveva provato a chiedergli che cosa stesse facendo, ma lui con atteggiamenti pari a quelli di ladri professionisti, gli aveva fatto cenno di tacere e far finta di niente.

Guardando la strada in movimento, tentò comunque di farsi spiegare e a quel punto Coreno sputò il rospo raccontandogli degli aneddoti avvenuti con quella ragazza.

- Quindi, questa ragazza di cui non conosci il nome è la nipote di Samantha? – chiese Angelo cercando di mettere insieme tutti i pezzi.

Sky annuì.

- Ma perché sei arrivato a tanto?

- Perché mi irrita.

- Non sarà forse che ti piace?

L'auto sbandò – Chi, quella? Non è il mio tipo!

- Ma togliendo i suoi modi di fare, esteriormente ha tutto quello che tu desideri da una donna: carina, semplice, formosa, castana...

- Non toglierli i suoi modi di fare. Sono ciò che contano di più in una donna. E il suo non mi piace. – e con quelle parole, era ovvio che Sky aveva mentito. Angelo se ne accorse dal tono con cui le aveva espresse, ma non disse altro e, in silenzio, raggiunsero la città. Si divisero al primo isolato: Angelo si recò nel suo ufficio mentre Sky andò da sua madre.

Pranzarono insieme, poi rividero le foto di quando lui e sua sorella erano piccoli, e solo nel tardo pomeriggio fu chiamato dall'amico che gli chiedeva di passare a prenderlo.

Vani furono i tentativi della madre per farlo restare, e alla fine si arrese, lasciandolo andare solo dopo aver elencato le sue mille raccomandazioni.

Sky si ritrovò sotto la pioggia, raggiunse in fretta lo studio del suo amico che lo aspettava nell'atrio e insieme fecero la strada del ritorno.

Durante il tragitto, la pioggia divenne più fitta fino a tramutarsi in acquazzone, poi si placò e lasciò il posto ai tuoni che illuminavano a intermittenza le soffici nuvole grigie.

Sky spense i tergicristalli e, tra le poche gocce che filavano il vetro, intravide una persona che camminava sul ciglio della strada, trascinandosi affianco una bicicletta bianca. Sorrise divertito, riconoscendola.

- Ma cosa ridi? – esclamò Angelo tutt'altro che divertito – guardala! È tutta inzuppata. Fermati, diamole un passaggio.

Dopo aver sbuffato, l'attore rallentò accostandosi a lei la quale all'inizio si fermò, ma conscia di chi si trattava, riprese il suo cammino accelerando il passo.

- Aspetta! – esclamò il ragazzo. – ti do un passaggio!

La giovane lo ignorò del tutto accendendo in lui quell'irritazione che aveva ammesso di provare nei suoi confronti, tanto che iniziò a punzecchiarla.

- Ah, dimenticavo! La signorina non parla con gli estranei. –, non ricevendo alcuna reazione riprese: - Si limita solo a comportarsi come una mocciosa immatura.

A quelle parole, la giovane si fermò, fece cadere la bicicletta, estrasse dalla tracolla una apribottiglie multiuso e, avvicinatasi allo pneumatico posteriore, infilzò la punta del ferro a spirale con tutte le sue forze.

- Che stai facendo? – urlò Sky terrorizzato, e solo quando la vide estrarre lo strumento, scese dall'auto andandole incontro.

Angelo, dal canto suo, lo imitò divertito ma rimase in silenzio.

- Che diavolo hai fatto alla mia auto? – esclamò irritato Sky.

- Vuoi che te lo faccia vedere su un'altra ruota? – ribatté lei strafottente.

- Sei pazza? Perché l'hai fatto?

- Ti avevo avvisato che hai trovato un osso duro e sono curiosa di vedere chi si stancherà per primo. – dopo di ciò, riprese la bici e si allontanò senza aggiungere altro.

Angelo scoppiò in una risata divertita, mentre l'amico continuava ad assistere allo sgonfiarsi della ruota. Le tirò un calcio imprecando.

- Non arrabbiarti – esclamò l'architetto – dopo tutto, ti sta bene!

- Mi sta bene? È lei che ha cominciato tutto questo!

- E se tu continui, lei vorrà finire. Ha un bel caratterino... - disse Angelo guardandola in lontananza.

- È davvero irritante! E tu non difenderla! – riprese Coreno ritornando in auto.

Rientrarono e la pioggia ricominciò a cadere annebbiando l'intero paesaggio.

Il padrone di casa era seduto sul divano e continuava a borbottare quando Soriani gli si avvicinò porgendogli una lattina di birra, aggiungendo: - Ti passerà.

- Non mi passerà. Non può passarmi. È una ragazza davvero... fastidiosa!

- Cos'è che ti dà tanto fastidio di lei?

- Tutto! – rispose Sky alzandosi e camminando avanti e indietro per il soggiorno – come questa mattina, al bar! – riprese – come ha potuto dire alla cameriera che non mi conosce quando il giorno prima è stata qui in casa mia a pulire al posto di sua zia? E poi, hai visto come mi tratta? – dicendo questo si recò in cucina, lasciò la lattina vuota sul lavandino e ne prese un'altra piena dal frigo.

- Sei nervoso? – chiese l'architetto.

- Si vede?

- Beh, è la seconda birra.

- È normale! Mettiti nei miei panni! Tu non ti sentiresti nervoso?

- Da ciò che ho capito è che a te, amico mio, quella ragazza non ti dà fastidio. Tutt'altro.

- Che vuoi dire?

- Voglio dire che a te dà fastidio il fatto di non essere venerato da quella ragazza, perché ti piace e provi interesse.

Sky increspò le labbra contrariato.

- Ragiona: se fra tutte le tue fans, di cui non provi alcun interesse, una di loro ti avesse ignorato, a te non sarebbe importato nulla, perché per quella fan non provi interesse. Al contrario con questa ragazza. Sei proprio sicuro di non sapere il suo nome?

- Ma che stai dicendo, sei ubriaco? Oh, davvero... - blaterò Sky avvicinandosi alle scale e prima di salire mormorò: - non lo so, il suo nome – poi ripresosi mandò amichevolmente a quel paese l'amico e se ne andò in camera sua.

Vide il paesaggio oltre i vetri della finestra, gli parve triste e il colore vivace del campo di lavanda sembrava smorto, uscito da uno di quei film in bianco e nero.

Il ragazzo sospirò mogio, aprì la finestra, tirò le tende rendendo la stanza più scura, andò a stendersi sul letto e rimase a guardare il soffitto.

Nei pensieri ritornò il volto fresco e semplice di quella ragazza. Forse Angelo aveva ragione, si disse mettendosi su un lato, infilando il braccio sotto il cuscino.

- Chissà come si chiama? – sibilò prima di concedersi al sonno.

Il rumore della pioggia a poco a poco disparve e l'odore della natura bagnata prese il posto in quella notte occupata da nuvole nere che si iniziarono a dividere rassicurando di non rappresentare più una minaccia.

 

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Capitolo 5
*** Quinta parte ***


QUINTA PARTE
 


Del passaggio della pioggia rimasero solo alcune pozzanghere e l’odore di umido nell’aria, ma il sole aveva preso il suo quotidiano posto imperando il cielo azzurro, macchiato solo da qualche nuvola innocua.
Nella villa rossa, il primo a svegliarsi fu il padrone di casa che, dopo essersi rinfrescato e aver fatto una veloce colazione, uscì in giardino per cambiare lo pneumatico forato.
Il pensiero di quella ragazza non l’aveva abbandonato neanche nei sogni. Si era addormentato con l’immagine di quel volto dall’espressione sfrontata, nella mente e si era destato con lo stesso, come se davanti agli occhi gli avessero appiccicato una fotografia.
Dopo una mezz’oretta, Angelo Soriani lo raggiunse. Indossava una t-shirt nera che metteva in risalto un fisico palestrato e un paio di bermuda dello stesso colore. Reggeva in mano una tazza di caffè e con nonchalance si avvicinò all’amico dandogli il buongiorno, ma si pentì di aver aperto bocca dopo che Sky aveva esordito con un’imprecazione.
- Ti sembra davvero un buon giorno? – sbraitò quest’ultimo gettando sul ciottolato la chiave inglese.
Angelo volle comunque rallegrare l’ambiente alzando gli occhi al cielo, facendosi ombra con la mano e rispondendo: - Il sole splende…
- Guarda cosa diavolo mi tocca fare! – lo interruppe l’attore alzandosi e indicando la gomma – Adesso dovrei andare in paese alla ricerca di un gommista per riparare la ruota. Sempre se in questo paesino sperduto ci sia.
Soriani, che aveva appena dato l’ultimo sorso al suo caffè, disse: - Ti accompagno. Dammi il tempo di vestirmi.
Coreno acconsentì. Angelo rientrò e prima che lo seguisse, qualcuno oltre il cancello lo chiamò. Era Samantha.
Il ragazzo non esitò e si affrettò a farla entrare.
- Ma cosa l’è successo? – chiese a un tratto la donna lanciando un’occhiata alle mani sporche.
- Niente di particolare. È solo che ho avuto la sfortuna di incontrare una peste.
- Sta per caso parlando di mia nipote?
Sky rimase interdetto: pensava a quale giustificazione usare per riparare al danno dell’ultima frase. La donna, però, lo precedette dicendogli che non doveva preoccuparsi poiché conosceva alla perfezione il carattere di sua nipote.
- Chloe fa così con tutti – aggiunse poi, prima di entrare in casa.
Sky si fermò sulla soglia – Chloe? – chiese sorpreso.
- Come?
- Ha detto che si chiama Chloe?
- Sì. Chloe Merisi – continuò la donna – come le dicevo, si comporta così con tutti. Si è comportata allo stesso modo anche con suo padre. Ah, ma lei non lo sa ancora… - disse poi lasciando la sua borsa su uno sgabello.
- Cosa? – chiese incuriosito Sky chiudendo la porta e avvicinandosi al tavolo, infilandosi le mani in tasca.
- Questa casa era del padre di Chloe.
Il ragazzo trasalì, scrollò le spalle e balbettò: - Il professore di storia dell’arte è il padre di sua nipote?
- Era. – lo corresse la donna, - Morì due mesi fa.
- Ma, mi scusi Samantha, allora perché sua nipote ha mandato un avvocato al suo posto, il giorno della vendita?
- Chloe e suo padre non andavano tanto d’accordo. Non si parlavano da sette anni e non voleva avere nulla a che fare con i suoi affari, ecco perché ha venduto la casa. Si figuri, signor Coreno, che l’altro giorno per farla venire qui al posto mio, non sa quanti sforzi ho dovuto fare per convincerla. È una persona troppo ostinata e orgogliosa.
- Me ne sono accorto. – sospirò il ragazzo fissando il vuoto, diede spazio all’immaginazione e si chiese come sarebbe stato il loro incontro se quella peste si fosse presentata alla vendita, ma fu subito riportato alla realtà, quando la colf aggiunse che nonostante tutto era una ragazza dal cuore d’oro e che in paese la chiamavano “L’angelo dei fiori”.
Sky sorrise al pensiero di quell’ultima frase.
- Ah! – esclamò dopo un po’ la donna – ma non le ho detto che mia nipote è proprietaria di un’erboristeria in paese!
“Quante sorprese in soli pochi minuti” pensò Coreno. – È quella a fianco alla trattoria, vero?
Samantha annuì. – Se le dovesse servire qualcosa, vada da lei. L’aiuterà di sicuro.
Sky le sorrise, poi augurandole buon lavoro, salì in camera per cambiarsi e nel corridoio incontrò Angelo che si stava aggiustando i capelli biondi davanti a uno specchio e lo avvisò che non appena pronti si sarebbero recati in paese dal gommista e così fecero, poi andarono al bar per rinfrescarsi la gola e, dopo essersi seduti al solito tavolino, Sky incollò lo sguardo sull’insegna dell’erboristeria.
Il pensiero era ancora fisso e in un barlume di lucidità, si rese conto che stava cambiando giudizio su di lei. Che Angelo avesse ragione? In quel momento, non era più il fastidio che sentiva quando pensava a lei, bensì si era tramutato repentinamente in qualcosa di diverso. Provava… interesse.
- La nipote di Samantha si chiama Chloe – disse a un tratto rompendo il silenzio.
Angelo lo guardò da dietro i suoi Ray Ban scuri, fece spallucce, accennando un lieve gesto con le mani e chiese: - Dovrebbe interessarmi?
Sky lo guardò, sbuffò un sorriso, gli diede una piccola pacca sulla spalla e disse: - Vai tu a fare la spesa, vero? Compra ciò che vuoi. – poi, senza aspettare una risposta, si alzò e si allontanò, ignorando le domande del suo amico. Attraversò la piazzetta e fermatosi davanti alla vetrina dell’erboristeria, si accertò che Chloe fosse lì.
La vide dietro a un bancone di legno intagliato, dalla forma di un ramo, con la testa china su un libro.
Aveva un’aria rilassata e per la seconda volta, fu sorpreso di vederla diversamente da come gli si era presentata.
Era bellissima. Quel modo di portarsi le ciocche dei capelli dietro l’orecchio, di poggiare la guancia sul dorso della mano lo fece rabbrividire di piacere, tant’è che senza rendersene conto entrò scuotendo il campanellino di avviso.
Chloe sobbalzò preparandosi a ricevere il cliente con un sorriso sulle labbra, sorriso che fece scomparire nel momento in cui si accorse di chi si trattava. – Che ci fai qui? – chiese seria.
- È così che accogli i clienti? – ribatté l’attore con tono beffardo.
- Se sei qui per comprare, allora è tutta un’altra cosa. – rispose la ragazza ritornando con gli occhi sul libro e sfogliandone le pagine senza darne importanza.
- Ma certo che sono qui per comprare, Chloe.
L’erborista si fermò e gli volse uno sguardo circospetto, - Come fai a sapere il mio nome? – chiese infastidita.
- Un uccellino! – rispose lui afferrando una boccettina di vetro lilla da uno scaffale.
Chloe alzò gli occhi al cielo, - Dovrò dire a quell’uccellino di tenere la bocca chiusa se non vuole finire spennato – sentenziò, poi, con aria di sfida. – Che cosa ti serve?
- Beh, visto che questa volta la venditrice c’è, vorrei decidere bene cosa comprare.
- Cosa stai dicendo?
- Allora – continuò Sky appoggiando i gomiti sul bancone, difronte a lei – mi servirebbe sapere perché non ti sei presentata alla vendita della casa? – chiese serio guardandola fissa negli occhi. Chloe sgranò i suoi, incredula, poi abbassò il capo scuotendolo.
- Ah, zia Sam! Che cos’altro ti ha detto?
- Se non vuoi rispondermi, allora me ne vado. – rispose Coreno, allontanandosi dal bancone e voltandosi verso la porta.
- Aspetta! – esclamò Chloe facendo il giro del bancone per raggiungerlo, ma non accortasi dello sgabello, inciampò rischiando di rovinare sul pavimento. Sky, però, fu agile e l’afferrò per un braccio mentre col suo le cinse la schiena avvicinandola pericolosamente al suo viso.
Il respiro di Chloe si mozzò nel momento in cui i loro occhi si incrociarono e si accorse che nonostante quasi si sfiorassero, l’attore continuò a tenere ben stretta la presa e non accennò a lasciarla andare.
Sentì il profumo del dopobarba invaderle le nari, era talmente inebriante che quasi credette di perdere i sensi; si ritrovò a chiudere istintivamente gli occhi lasciando che Sky la guardasse e assaporasse l’inconfondibile odore di lavanda. La sentì fremere sotto il suo braccio e per un istante, provò l’irrefrenabile desiderio di assaporare quei petali invitanti che erano le sue labbra. Ma si trattenne e, continuando a guardarla le soffiò sulla bocca: - Stavi per farti male.
La ragazza riaprì gli occhi e lasciò quel respiro trattenuto a lungo, - Perché mi hai fatto quella domanda?
- Perché sono curioso di te. – la interruppe prontamente, lasciando che il silenzio inondasse ancora una volta l’ambiente. Si guardarono a lungo senza curarsi dei loro corpi ancora vicini, poi qualcuno entrò nel negozio interrompendo lo strano momento.
Era il geometra che, non appena li vide in quella posizione, rise chiedendo se stessero ballando il tango.
Spronato da quella domanda, finalmente Sky si mosse, lasciandola andare. Si avvicinò all’amico e disse che era entrato per comprare una saponetta che sfortunatamente lei non vendeva, poi prima di uscire si volse un’altra volta verso la ragazza e sorridendo strafottente le rivelò: - Non preoccuparti, tua zia non mi ha detto nient’altro.
Chloe rimase ferma e in silenzio a guardare la porta mentre veniva chiusa. Solo quando si accorse di essere rimasta sola, sentì le gambe tremare e il cuore batterle forte. Si portò la mano sul petto, chiuse le dita in pugno e si diede due lievi colpetti. Cercò di calmare il respiro: unico rumore che si poteva udire nel negozio.
- Che cosa mi prende? – sbuffò recandosi nel retro per rinfrescarsi la gola, ma qualcuno, entrato nella bottega, la riportò alla realtà. Si trattava di Sergio Gentile, il farmacista nonché suo amico d’infanzia.
- Sergio? – esclamò cercando di sorridere con tranquillità e non far trapelare le sue emozioni. – Come mai sei qui?
- Ho finito il mio turno e sono passato per chiederti se volevi un passaggio. – rispose il ragazzo sfoggiando un dolce sorriso che formava delle fossette su tutte e due le guance velate da un accenno di barba rossiccia.
- Ti ringrazio, ma ho la mia bici.
Chloe sembrava smarrita e il farmacista se ne accorse immediatamente. – È successo qualcosa? – chiese avvicinandosi preoccupato al bancone.
- No, no! – esclamò l’erborista gesticolando con le mani.
- Va… bene. Allora, io vado.
- Sì, va’ pure.
Prima di uscire, però, il ragazzo mise tutto il coraggio che aveva per chiederle se quella stessa sera volesse cenare con lui. Chloe esitò nel dargli una risposta. Conosceva i sentimenti e le intenzioni di quel ragazzo ed era stanca di continuare a fingere che non sapesse nulla.
Sergio era innamorato di lei da eoni, e la ragazza aveva sempre fatto in modo di non dargli false speranze, ma sembrava proprio che il farmacista non accennasse a volersi arrendere, così, quel giorno, con un sorriso forzato, gli rispose: - Sergio, te l’ho già detto. Non voglio che tu fraintenda e tantomeno che ci soffra.
- È solo una cena fra amici – la interruppe alzando le mani in segno di resa. – Lo so e lo capisco. Quindi se accetti, ti prometto che non fraintenderò.
- Allora ci vediamo stasera. – rispose prontamente lei, sorridendogli amichevolmente.
Il ragazzo se ne andò e dopo qualche istante lo fece anche Chloe: chiuse il negozio e salita sulla sua bicicletta bianca fece ritorno a casa sua.
Uscì dal paese e percorse il lungo tratto di campagna. Ci mise alcuni minuti prima di arrivare alla casa che era stata di suo padre. Quando fu vicino al cancellò, rallentò per dare una sbirciatina al giardino, ma subito ritornò sui suoi passi chiedendosi per quale motivo si stesse comportando in quella maniera. Pedalò più veloce e, quando arrivò verso la fine del campo di lavanda, svoltò in una stradina di ciottolato, ritrovandosi difronte la villa in cui abitava con sua zia e sua nonna.
Lasciò la bici accanto alla panchina di pietra che era un tutt’uno con il muro dell’abitazione ed entrò ritrovandosi nell’ampia cucina in stile shabby, come lo era il resto dell’arredamento. Si diresse verso il frigo e prese una bottiglia d’acqua che versò in un bicchiere, poi sorseggiando si recò nel soggiorno dove un mezzo muretto rivestito in pietra lo divideva dalla cucina.
Al centro della stanza dominava un divano dalla tappezzeria fiorata con due poltrone ai lati. Un tavolino abbelliva il tutto con sopra un vaso di fiori freschi e profumati. Accanto al muretto divisore c’era una scala di legno che portava al primo piano, dalla quale scese Samantha che l’accolse con sorpresa: - Ah! Sei tornata. Stavo giusto andando ad apparecchiare.
- Zia, cosa hai detto a quel ragazzo?
- E cosa avrei dovuto dire?
- Quante volte devo dirti che non voglio che parli della mia vita con estranei?
- Cosa c’è di male nel dire che quella casa apparteneva a tuo padre?
- C’è che non dovevi neanche dirgli il mio nome! È una persona alquanto fastidiosa! – esclamò la ragazza arrossendo involontariamente.
Sua zia se ne accorse e sorrise.
- Vado a cambiarmi – aggiunse poi, sorpassando la donna per salire le scale. Quando si ritrovò al piano di sopra, incontrò sua nonna, una donnina minuta con una chioma candida che le cerchiava il capo, mentre aggiustava un mazzo di rose in un vaso posto su un contro mobile. Le due si salutarono affettuosamente poi la ragazza entrò nella sua camera, la più grande del piano superiore, che aveva pareti affrescate da paesaggi autunnali e una finestra che si affacciava direttamente sul vasto campo di lavanda.
Chloe vi si affacciò e volse lo sguardo verso l’orizzonte riportando alla mente due occhi neri come onice, un profumo intenso che le aveva accarezzato i sensi, quella voce sensuale che le si era insinuata nelle orecchie come una dolce melodia ed infine quel braccio caldo e forte che le aveva stretto i fianchi per non farla cadere.
Chiuse gli occhi sospirando e nel farlo ricordò la frase: “Sono curioso di te”.
- Perché? – sibilò riaprendo gli occhi – Perché ho paura di farti entrare nella mia vita?
Il vento giocherellone la colpì in pieno volto, catturando quelle lievi parole, poi fece una piroetta, s’innalzò nel cielo azzurro e si tuffò nel vasto campo di lavanda e percorse il tragitto fino a giungere davanti a quella casa rossa. Si fece trafiggere dalle assi di ferro del cancello e come un getto si intrufolò nella stanza di Sky il quale, seduto sul letto, guardando le tende sollevarsi in una piccola danza, si avvicinò alla finestra e volse gli occhi verso il campo che gli riportò alla mente Chloe, col suo profumo di lavanda, con quei cerbiattini occhi castani e con quel leggero corpo che aveva permesso al suo braccio di reggerlo senza opporre resistenza.
- Perché non mi hai respinto? – sibilò Sky guardando l’orizzonte. Poi sbuffando un sorriso, disse: - Stupida, così non fai altro che accendere il mio cuore.



Nda: Salve a tutti/e. In questo capitolo finalmente scopriamo come si chiama la nipote di Samantha e qualcosa su di lei. Il fastidio che Sky prova nei suoi confronti si sta tramutando in interesse e non si fermerà di certo a questo. ^^
Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate di questa storia.
Alla prossima!
 
 

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Capitolo 6
*** Sesta parte ***


SESTA PARTE
 
Gli inizi di Luglio si presentarono con un caldo afoso.
La casa rossa era tutta in subbuglio per via della costruzione della piscina sul retro della villa.
Angelo Soriani aveva promesso al padrone di casa che prima della metà di quel mese avrebbe avuto una piscina da sogno, cosicché gli operai lavorarono instancabilmente per mantenere quella promessa, ma soprattutto ansiosi di voler ricevere il giusto compenso.
Sky amava molto il mare, ma a causa della sua fissa per la tranquillità, aveva deciso che quell’estate avrebbe rinunciato alle meravigliose spiagge affollate.
Malgrado quella situazione che gli teneva occupata la mente, percepì un’aria pesante, una di quelle che portano notizie inaspettate, ed infatti il suo intuito non sbagliò. Quella stessa mattina così calda e così splendida, ricevette una chiamata dal suo manager che gli annunciava di aver ricevuto un importante contratto.
-Spero che non sia uno di quei soliti spot pubblicitari… - gli rispose seccato.
-No, Sky. Si tratta di un film. – riecheggiò la voce dall’altro capo del telefono.
A quel punto l’attore sorrise eccitato: - Sono tutto orecchi.
.Ti conviene raggiungermi se vuoi scoprire i dettagli.
-Incontriamoci al solito bar, George. Sarò lì tra un’ora. – detto questo riagganciò e si recò velocemente nella sua camera per prepararsi. Quando finalmente fu pronto, avvisò Angelo della chiamata, aggiungendo che forse sarebbe tornato tardi, poi entrò in macchina e, senza aspettare oltre, prese la via della città. Prima di sorpassare il campo di lavanda, gettò uno sguardo, ricordandosi di Chloe.
Si rese conto che dal giorno in cui il suo braccio l’aveva avvolta per non farla cadere, i loro sguardi si erano incrociati, i loro respiri si erano mescolati e le loro labbra si erano quasi sfiorate, non l’aveva più rivista. Aveva cercato di comprenderne il motivo, eppure nessuna delle scuse che aveva inventato per non uscire lo avevano giustificato. Li distanziavano pochi chilometri, ma neanche lei si era più fatta viva. Sua zia Samantha continuava il proprio lavoro nella villa rossa, ma non aveva chiesto nulla di sua nipote, tantomeno aveva parlato lei.
Per quanto riguardava le sue uscite, le aveva barattate con la disponibilità del suo migliore amico che aveva passato quegli ultimi giorni, prima della costruzione della piscina, a prenderlo in giro.
Ma perché Andrea si era comportato in quel modo?
Che fosse a causa del suo secondo, nonché più importante nome? Ma a cosa serviva scappare, nascondersi se il solo profumo del vasto campo lo riportava a quel ricordo e a quel viso ormai incancellabile?
Sospirò afflitto, rendendosi conto di aver fermato l’automobile in mezzo alla carreggiata, poi alzò ancora una volta lo sguardo verso il paesaggio e fu allora che la vide: non molto lontana, passeggiava fra i cespugli lilla, di spalle con le braccia protese verso i fiori.
Andrea scese dall’auto, appoggiò gli avambracci sulla cappotta e rimase a fissarla come un bambino che guarda per la prima volta qualcosa di bello.
Rimase così per qualche istante, fino a quando non si accorse che la ragazza si stava voltando.
Chloe, girandosi, portò i capelli lunghi dietro all’orecchio e quando alzò lo sguardo lo vide. Trasalì dopo aver incrociato quegli occhi di onice nera. Pian piano appoggiò la mano sul petto che sentiva esplodere a causa dei palpiti del cuore. Non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi e con sua sorpresa si accorse che nemmeno lui accennava a muoversi.
-Non guardarmi così. – sibilò, poi tentando di raccogliere tutte le sue forze, si voltò e si incamminò verso casa. Dopo qualche passo, però, sentì l’irrefrenabile desiderio di rivedere il suo viso e senza accorgersene si girò, ma la strada era ormai vuota. Non ne capì il perché, sentì un’angoscia invaderle il cuore.
Dopo quel fatidico giorno, non averlo più rivisto, le era stato di sollievo, ma le era bastato rincrociare quello sguardo per capire che un altro sentimento si opponeva autoritario.
Sentiva come il bisogno di incontrarlo. Ma perché? Per lei quel ragazzo non era altro che uno di quei vip arroganti e viziati.
Ritornò a casa, mogia, avvisando sua nonna che sarebbe andata in erboristeria. Afferrò la sua bicicletta e si incamminò verso il paesino. Giunta davanti alla casa rossa, rallentò per dargli un’occhiata. Ma a cosa serviva pur sapendo che l’oggetto dei suoi pensieri non era presente? Qualcosa però la fece fermare. Fu un rumore assordante e un grido che, a parer suo, proveniva dal retro.
Spaventata si fermò, scese dalla bici, attraversò con cautela la strada e si avvicinò al cancello. Si udivano delle voci incomprensibili, poi vide il pastore maremmano che correva da una parte all’altra del giardino e abbaiava come un forsennato.
-C’è qualcuno? – esclamò la ragazza dopo aver sentito dei vocii. Nessuno diede risposta, così, d’stinto afferrò una sbarra del cancello e la mosse, accorgendosi per sua fortuna che era aperto. Vi entrò e subito il pastore maremmano le corse incontro abbaiando. Non sembrava volerla accogliere festoso, bensì tentava di intimidirla proprio come avrebbe dovuto fare come cane da guardia, ma la dolcezza e l’odore che percepì su quell’intrusa lo calmarono.
Chloe gli accarezzò il muso amichevolmente, e quando decise di proseguire il suo cammino si vide venire in contro un uomo di mezza età ricoperto di polvere di muratura.
-Signorina, signorina! – gridava allarmato – bisogna chiamare l’ambulanza!
-Che cosa succede? – chiese lei preoccupata, ma l’operaio non rispose, aveva gli ansimi che dominavano su tutte le azioni e con un gesto del braccio indicò il retro della villa. Senza aspettare oltre, Chloe corse verso la parte indicata e la scena che le si presentò davanti agli occhi la fece sussultare: si portò una mano sulla bocca per soffocare un grido di spavento; sul fondo della piscina, ancora in stato grezzo, un giovane ragazzo giaceva inerme ricoperto di calcinacci, riconobbe in lui il giovane che stava quasi sempre al fianco di Sky; altri due operai cercavano di rianimarlo.
Senza esitazione, Chloe si sfilò la tracolla da dosso, poi esclamando agli uomini di allontanarsi dal giovane, si precipitò sul fondo della piscina e si avvicinò all’infortunato. Si accertò che respirasse e che non avesse portato lesioni alla testa. Sembrava esperta in quel che faceva e nessuno osò interromperla.
-Cos’è successo? – chiese all’uomo che era corso per chiederle aiuto.
-Stava supervisionando il lavoro, si è avvicinato troppo al precipizio ed è scivolato. – rispose questo ancora allarmato.
-Ha soltanto perso i sensi. Passatemi la mia borsa.
Un muratore si prodigò per eseguire l’ordine, Chloe estrasse dalla tracolla un astuccio con all’interno delle boccettine e stappandone una dal contenuto giallino l’avvicinò alle narici del ragazzo.
Dopo qualche istante, il corpo del giovane sembrò dare segnali, il viso ebbe lievi scatti e una smorfia di disgusto distorse l’espressione del volto.
-Mi sente? – chiese con dolcezza, la ragazza.
Angelo dischiuse lentamente le palpebre. Una luce abbacinante inondò i suoi occhi verdi, la stessa fu coperta da un’ombra con lineamenti sinuosi. Tentò di mettere a fuoco la visuale scorgendo quelle labbra piccole e lucide che si muovevano. Stavano dicendo qualcosa, così fece appello al suo udito e sentì come un rimbombo.
-Ricorda il suo nome? – chiedeva la voce.
-Angelo Soriani. – rispose allora il geometra con un sospiro. – Sei un angelo? – aggiunse alzando lo sguardo verso gli occhi cerbiattini.
Chloe fu stupita da quella domanda, poi sorrise e lo aiutò ad alzarsi.
 
 
Il contratto rimase lì, sul tavolino del bar, in bella mostra con una firma elegante che spiccava estranea al resto dei caratteri stampati.
Sky Coreno e il suo manager George Pession sfiorarono i loro calici di Champagne per poi bere alla salute del nuovo lavoro.
L’attore aveva appena firmato il contratto che avrebbe portato il suo nome alle stelle. Un importante regista lo aveva voluto come protagonista di un film che sarebbe stato candidato al premio Oscar.
Quella proposta era giunta come neve in primavera: inaspettata, e Sky, di certo, non aveva voluto il tempo per pensarci. In fondo non c’era niente a cui pensare e proprio come diceva sua madre: le buone opportunità bisogna prenderle al volo.
Chissà come avrebbe reagito sua madre a quella splendida notizia?
Certo anche sua sorella avrebbe fatto i salti di gioia e il ragazzo si ripromise di chiamarla non appena fosse uscito dal bar.
-Adesso, però, devo chiederti un favore. – lo riportò alla realtà il manager.
-Qualunque cosa! – esclamò il giovane appoggiando il bicchiere mezzo vuoto sul tavolo.
-Fra due giorni Dara Rubini, darà un party nella sua villa per il suo compleanno…
A quelle parole Sky alzò gli occhi al cielo e senza aspettare che il collega continuasse si alzò dicendo che aveva capito tutto e che non avrebbe accettato.
George lo imitò e, fermandolo, lo pregò di pensarci. – In fin dei conti avete lavorato insieme per un’intera stagione. Ha invitato tutti, non solo te.
-George, sappiamo entrambi le intenzioni di quella donna, non costringermi a diventare impertinente.
-Sky, solo una sera. Cosa ti costa?
Più che insistente, l’uomo parve disperato, così, sottolineando che l’avrebbe fatto solo per lui, Sky accettò.
Usciti dal bar, il ragazzo volse i suoi occhi neri al cielo azzurro e decise che almeno quella volta non avrebbe indossato il suo berretto per proteggere la sua identità. Era troppo felice e si disse che se aveva accettato l’invito di quella donna maliziosa, poteva sopportare anche un intero esercito di fans incallite. Quel giorno, però, il fato volle che le strade fossero completamente deserte, così si infilò in auto e si recò a casa di sua madre. Prima di entrare, però, ricevette una chiamata.
-Non ci posso credere! – sbuffò guardando il nome sullo schermo.
 
***
 
All’ennesimo scatto della segreteria telefonica, Chloe decise di arrendersi, lasciò il cellulare del geometra sul tavolo e afferrata una tazza fumante si recò nel soggiorno dove Angelo era stato messo seduto sul divano con una gamba appoggiata su una sedia.
-Il suo amico non risponde. – disse la ragazza catturando la sua attenzione per porgergli così la tazza.
Angelo guardò prima lei con un sorriso, poi volse lo sguardo all’oggetto – Che cos’è? – chiese, prendendolo e fissandolo con circospezione.
-Lo beva, la rimetterà in forze – rispose Chloe, per poi concentrarsi sull’abrasione che il ragazzo aveva sulla gamba.
Soriani avvicinò la tazza al naso e percepì uno strano odore di erbe, increspò le labbra dubbioso del gusto che poteva avere, poi decise di assaggiarlo: era orribile, ma per non essere ineducato finse un attacco di tosse improvvisa.
-Fa schifo… - disse la giovane prendendo dalla tracolla una confettura contenente un gel trasparente.
-N-no, ho solo un po’ di tosse. È squisito…
-Non sia bugiardo. Ha un sapore orrendo, lo so. – lo interruppe sicura, senza guardarlo.
Angelo non fiatò. Osservò i suoi movimenti e curioso di sapere cosa stesse per fargli alla gamba, glielo chiese.
-È aloe vera. – disse la ragazza spalmando leggermente con un dito sulla ferita. – Ha un’azione curativa unica. –, dopo avergliela fasciata si alzò e gli volse un sorriso, poi aggiunse: - tra poco le brucerà, non si preoccupi, è l’effetto naturale. – detto ciò si prodigò per uscire, ma Angelo la fermò chiedendole se poteva aiutarlo ad alzarsi, - Ho mal di testa e sono stanco – si giustificò – Non so come fare a salire le scale. Andrea non mi risponde e…
-Andrea? – chiese la ragazza.
Angelo le scoccò un’occhiata smarrita – Ah, giusto! Come può saperlo? Andrea è il vero nome di Sky. Andrea Coreno.
Chloe rimase ferma a guardare il vuoto. Quel nome si insinuò nelle sue orecchie come un eco interminabile, poi scossa dalla voce del geometra, scattò in avanti per aiutarlo ad alzarsi.
Soriani fece uno sforzo per restare in piedi, e la sua espressione cambiò nel momento in cui percepì il famoso bruciore predetto dall’erborista. Quest’ultima, gli cinse il fianco con un braccio e gli fece d’appoggio sulla spalla. Gli consigliò di camminare lentamente, e di non portare troppo peso sulla gamba ferita, ma i dolori erano atroci e la sedia davanti a loro fu un ostacolo: Chloe inciampò e, facendo perdere l’equilibro anche al geometra, cadde sul pavimento ritrovandoselo addosso con il volto ad un palmo dal suo.
Angelo, nonostante i dolori, fu attratto da quegli occhi e da quella semplice bellezza. Rimasero a guardarsi per qualche istante.
Chloe percepiva il respiro del giovane che andò al mescolarsi al suo: - Si è fatto male? – chiese cercando di non balbettare.
Angelo negò scuotendo leggermente la testa.
-Mi dispiace – mormorò la ragazza non riuscendo a distogliere lo sguardo da quegli occhi smeraldini.
-Non deve preoccuparsi. L’aiuto ad alzarsi.
E lentamente si sollevò prima lui, poi lei per poi aiutarlo ad alzarsi completamente. Si offrì ancora come appoggio e questa volta riuscirono ad arrivare al primo piano senza incidenti.
-Io andrei – disse Chloe dopo averlo aiutato a stendersi sul letto.
-Certo, la ringrazio e mi scusi per il fastidio.
-Ma di che?
-Se non fosse stato per lei a quest’ora starei ancora sul fondo di quella piscina.
-Stia attento la prossima volta. È stato fortunato a non ferirsi gravemente.
--È stato un piacere, Chloe.
Si lasciarono così. Chloe, prima di andare via, si guardò intorno e a un certo punto si ricordò che quella casa era stata di suo padre e che mai avrebbe creduto di rientrarvi una seconda volta.
Ricordò il giorno in cui sua zia le chiese di prendere il suo posto, avevano litigato animatamente, per il suo ostinato rifiuto. Aveva giurato sulla tomba di sua madre, ma soprattutto a se stessa che non avrebbe messo più piede in quella casa, che non avrebbe avuto più nulla a che fare con suo padre, per questo l’aveva venduta. Poi però, era entrato in scena Sky… Andrea e si era resa conto che non avrebbe mai dovuto giurare.
Mentre ripensava a quelle pagine giallastre del passato, si avvicinò alla camera da letto del nuovo padrone di casa. La porta era socchiusa e oltre al boudoir si intravedeva la parete affrescata dove c’era il letto matrimoniale e rivide quella maledetta scena che l’aveva accompagnata come un’ombra maligna fino a quel momento.
Chiuse gli occhi per poi stringerli dopo aver ricordato il sorriso di sua madre, poi senza aspettare oltre, scese velocemente le scale e uscì da quell’incubo, dimentica di Angelo e di Sky. Corse a perdifiato fra i cespugli di lavanda e quando si sentì sfinita si stese sul prato dando sfogo a un pianto silenzioso.
 

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Capitolo 7
*** Settima Parte ***


SETTIMA PARTE
 
Anche se il farmacista non l’aveva vista passare, Chloe si affrettò ad aprire l’erboristeria per entrare. Non era da lei comportarsi in quella maniera, ma non aveva dimenticato in che modo l’aveva fatto nei confronti di Sergio, quel fatidico giorno.
Non si era presentata all’appuntamento, dopo l’incontro con Sky, e quando il giovane aveva provato a contattarla, aveva fatto rispondere Samantha al suo posto obbligandola a inventarsi una scusa, e fino ad allora non si era più recata in paese per aprire il negozio.
Si era comportata da perfetta codarda, e quel suo rimorso l’aveva fatta agire in maniera assurda.
Possibile che quel ragazzo così estraneo al suo mondo fosse riuscito a stravolgerle la vita?
Dopo quello che era accaduto con Angelo, dopo il pianto tra i fiori di lavanda si era ripromessa che avrebbe continuato la giornata con tranquillità, ma mille domande iniziarono ad assillarla: forse sarebbe dovuta andare a scusarsi col farmacista, o forse no? Prima, però che potesse prendere la decisione giusta, Sergio entrò nella bottega.
Quando lo vide, Chloe rimase di ghiaccio, non sapeva più come reagire, era come se il giovane si fosse accorto della sua reazione, giacché le sorrise forse per spezzare il momento d’imbarazzo.
-È da molto che non ci vediamo! – esordì lui.
-Già, a proposito di questo… -  tentò la ragazza di scusarsi prendendo la palla al balzo, ma l’amico la fermò rassicurandola dicendo che aveva compreso perfettamente. – Forse ho insistito troppo – aggiunse massaggiandosi la nuca.
-Ti prego, non dire così. Non è colpa tua. – ribatté Chloe abbassando lo sguardo. – Ero troppo impegnata a pensare a me stessa.
-Mettiamoci una pietra sopra. – concluse Sergio col solito sorriso.
Non sapendo più cosa dire, che l’aria s’era fatta pesante, la ragazza gli chiese se desiderasse bere una tazza di tè, ma il ragazzo si scusò dicendo che doveva ritornare al suo lavoro. Prima di uscire provò ancora una volta a invitarla a cena.
-Va bene dopodomani sera? – chiese l’erborista sorridendo.
Il giovane accettò felice, avvisandola che sarebbe passato a prenderla dopo il lavoro.
Quando rimase sola, altri pensieri si fecero strada nella sua mente.
In realtà non avrebbe voluto accettare, ma era anche vero che non voleva ferire l’amico d’infanzia.
Fece un lungo sospiro, si massaggiò le tempie e cercò qualcosa che potesse distrarla da quei pensieri. Ad aiutarla ci pensarono alcuni clienti che entrarono in quel momento.
All’ora di pranzo decise di mangiare nella trattoria della piazzetta. Ad accoglierla fu la figlia del proprietario la quale, felice di vederla, le si avvicinò saltellando e facendo rimbalzare le trecce fulve.
-Chloe! Da quanto tempo! – esclamò abbracciandola e baciandola sulle guance.
Chloe ricambiò quel saluto che solo quella ragazzina osava in tutto il paese. – Ciao, Mara. Sono venuta ad occupare il mio solito posto.
-Accomodati allora. Papà lo conserva esclusivamente per te.
-Ringrazialo da parte mia. – e si andò a sedere.
Nell’attesa che le fosse portato il suo piatto preferito, volse lo sguardo verso la finestra posta proprio accanto al tavolo e a quel punto i suoi pensieri la riportarono a quella lontana sera di un mese fa, in cui, seduta sempre lì, si era accorta dell’entrata di un giovane sconosciuto. Rammentò di avergli dato un’occhiata senza interesse ed era ritornata a guardare la piazzetta e solo in quel momento si rese conto che il ragazzo altro non era che l’attore Sky Coreno.
Ritornò alla realtà e i suoi occhi erano fissi sullo stesso tavolino. Sbuffò esausta, si alzò e si recò all’uscita.
Mara, dietro al bancone del bar, accortasi di lei la raggiunse chiedendole perché stesse andando via.
-Scusami, ma m’è passato l’appetito. – rispose estraendo un portafogli dalla tracolla e porgendole una banconota da cinque euro.
-Ma che fai? Non devi pagarmi. Non hai toccato niente! – la respinse gentilmente la ragazzina – Dimmi la verità, cosa ti succede?
-Mi sento stanca.
-Vuoi che ti porti qualcosa in negozio?
-No. Non preoccuparti. Mi preparerò una tisana – e salutandola se ne andò.
Ritornò all’erboristeria, si chiuse la porta alle spalle e rimase lì ferma per un bel po’. Fissava il pavimento con sguardo assente; per l’ennesima volta si era persa nei suoi pensieri dove Sky Coreno ne faceva da protagonista.
Percepì ancora l’irrefrenabile bisogno di vederlo. Ma il ricordo della sua immagine chiese ricorso a quello della sua voce e come un sibilo, risentì: - Sono curioso di te!
In quel momento il cuore iniziò a palpitare con più frenesia e per un istante credette di ritrovarselo fra le mani. Provò a chiudere gli occhi, ma nell’oscurità rivide quelli dell’attore, come se tutto di lui la stesse perseguitando. Allora scosse energicamente il capo, sbuffò rumorosamente e decise che si sarebbe fatta una doppia tisana.
Malgrado tutto, il pomeriggio passò velocemente. Quando il tramonto annunciò l’uscita di scena del sole, si presentò Mara con un fagotto in mano.
-Ti ho portato qualcosa da mangiare. – sorrise sollevando l’oggetto.
-Ti ringrazio, cara. Ma non dovevi disturbarti.
-È stato mio padre ad insistere. Accetta senza fare storie. – disse la cameriera appoggiando il pacco sul bancone, poi si avvicinò allo scaffale delle saponette accortasi con felicità che c’erano le sue preferite. – Finalmente! – esclamò eccitata – le aspettavo con impazienza!
-Le ho ordinate apposta per te. – disse Chloe prendendo qualcosa da un cassetto del banco che porse subito all’amica. Si trattava di una confezione fatta a mano, - Da’ questo a tuo padre, è un olio di lavanda. L’ho preparato per i suoi soliti dolori alla spalla.
Mara l’abbracciò stampandole un bacio e, dopo averla ringraziata, se ne andò.
Chloe ritornò al suo posto curiosa di scoprire cosa contenesse il fagotto. La pizza di patate e la pasta al forno con le polpettine le illuminarono gli occhi e destarono un languorino.
-Gennaro conosce me come nessun’altra. – sorrise e iniziò a mangiare. Dopo aver finito e rimesso tutto in ordine, diede un’occhiata all’orologio, accorgendosi che si era fatto tardi. Doveva chiudere la bottega, ma non volle ritornare a casa, così decise che avrebbe continuato a produrre i suoi oli essenziali. Passati alcuni minuti, qualcuno entrò nella bottega e la giovane si chiese chi mai poteva essere a quell’ora tarda. Uscì dal retro e, non appena alzò lo sguardo, trasalì sentendosi le gambe tremare e dovette mantenersi al bancone per non cadere.
L’oggetto dei suoi pensieri, che non l’aveva abbandonata per un istante, lo stesso che da quella mattina aveva sentito il bisogno di incontrare, era proprio lì, davanti a lei con quegli occhi neri e ben delineati che la guardavano rendendole impossibile anche il minimo movimento.
Fu il ragazzo a parlare per primo, salutandola con un buonasera, mentre lei si limitò solo ad abbassare lo sguardo e a rispondere a malapena.
-Passavo da queste parti e ho notato che solo il tuo negozio era aperto. – riprese lui con tono indifferente.
Agli occhi della ragazza, Sky parve freddo e lei stessa non riusciva a capirne il motivo.
Che cosa ti aspettavi? Si disse all’improvviso, conscia che quel ragazzo era abituato a comportarsi in quella maniera. Era un personaggio famoso, avvezzo ad avere tutto quello che voleva e a stancarsi facilmente.
Che cosa ne aveva fatto di quel pensiero su di lei? Forse Chloe, non avrebbe dovuto illudersi. L’espressione del suo volto mutò, diventando sempre più cupo.
-Il negozio non è aperto – rispose con voce ferma e decisa. – Se non hai bisogno di niente, sei pregato di uscire. – continuò bruscamente, dandogli le spalle.
Sky che in quel momento stava osservando delle boccettine di profumo poste su uno dei tanti scaffali, nel sentire quelle taglienti parole, trasalì immaginandosele addosso come frustate. Pian piano volse lo sguardo verso quella ragazza la quale aveva alzato la tenda per ritornare nel retro e, colto da un’irrefrenabile voglia di fermarla, esclamò: - Hai ragione! Non sono venuto per comprare.
Chloe si fermò reggendo il tessuto: - E allora cosa vuoi? – chiese bruscamente senza voltarsi.
-Il mio amico Angelo mi ha raccontato cosa è successo stamani, volevo ringraziarti.
-L’ha già fatto lui.
Sky sorrise a quella risposta, che ancora una volta lo colpì nel suo ego, - Ma non è solo questo – aggiunse avvicinandosi lentamente – volevo chiederti se avessi bisogno di un passaggio.
-Ho la mia bici – balbettò la ragazza sentendosi avvampare le guance.
-Lo so, ma cercavo un modo per scusarmi di come mi sono comportato.
-Non farlo! – esclamò decisa.
Sky trasalì, - perché? – chiese allibito.
-Se ti scusi, dovrei farlo anch’io, e non ne ho l’intenzione.
Coreno si sentì gelare le viscere. Quella ragazza era davvero imbattibile, ma lui era un osso duro, non demorse e tantomeno volle dargliela vinta.
-Allora, pensa al mio passaggio come a un appuntamento. –, la vide trasalire. – perché? – la udì balbettare.
-Te l’ho già detto, no? Sono curioso di te. – rispose sincero.
A quel punto Chloe si volse e, con sua sorpresa si rese conto che l’attore gli stava a pochi passi, senza che lei se ne fosse accorta. Lasciò la tenda e lo guardò negli occhi. – Perché sei tanto curioso di me?
-Se ti dicessi che mi piaci, ci crederesti? – domandò tutto d’un fiato.
Chloe sentì il cuore mancare un palpito, ma si riprese subito e, abbassando lo sguardo sbottò in una fragorosa risata, lasciando il ragazzo allibito che sentendosi un perfetto idiota poggiò con forza una mano sull’infisso a pochi centimetri dal volto della giovane la quale si bloccò all’istante, sorpresa.
-Ti sembra tanto divertente? – esclamò arrabbiato.
-Hai intenzione di demolirmi il negozio? – ribatté lei reggendo quello sguardo.
-Ti ho fatta una domanda seria.
-E con la mia risata ti ho risposto seriamente!
-Mi prendi in giro?
-Sei tu che hai iniziato a farlo.
-Quindi se io ti dico che mi piaci, per te è una presa in giro?!
-Certo! – rispose secca la ragazza che si apprestò a ritornare nel retro.
-Angelo si sbagliava. – sbottò Coreno – Non hai niente di angelico. Sei solo una viziata.
Quelle parole le fecero ribollire il sangue, tant’è che si voltò perdendo le staffe e iniziò a urlare: - Che diavolo ne puoi sapere tu di me?! Chi ti dà il diritto di parlare in questo modo? – quelle parole rimbombarono nell’aria.
I due si guardarono per qualche istante, poi Chloe si girò ancora, strinse i pugni e con voce sommessa disse: - Cercavi una risposta? Bene… ormai non credo più a nulla e nemmeno a ciò che mi hai detto.
Fece per allontanarsi, ma ancora una volta Sky la fermò con un gesto che lei non si sarebbe mai aspettata.
Il ragazzo l’aveva afferrata per un braccio voltandola e tirandola a sé, non ebbe nemmeno il tempo di vedere la sua reazione che socchiuse gli occhi e poggiò con fermezza le labbra sulle sue.
La sentì fremere sotto il suo tatto, e fu contento di vedere che lei non lo respingeva, dischiuse le labbra tentando di ampliare quel bacio e con la punta della lingua si fece spazio tra quei petali freschi e profumati, nemmeno allora trovò ostacoli, così scese con le mani verso i fianchi avvicinandola più a sé. Anche lei parve reagire: accolse la sua lingua bollente e gli avvinghiò le spalle, poi sentì quel calore farsi più fievole. Senza aprire gli occhi si accorse che si era allontanato e che dopo averla lasciata le disse sicuro di sé: - Adesso mi crederai. – poi si accorse di essere rimasta sola.
Sentiva le labbra palpitare ancora bollenti e il volto andarle in fiamme, gettando all’aria un respiro profondo scivolò sul pavimento a causa delle gambe che non avevano finito di tremolare come in preda al gelo.
Ciò che stava provando in quel momento fu incomprensibile anche per lei, l’unica cosa che continuava a ripetersi era la consapevolezza che Sky l’aveva baciata.
Abbracciò le gambe, poggiò la fronte sulle ginocchia e pianse senza capirne il motivo.

 

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