La tintura

di Zamia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Angolo dell’autrice: Vi auguro buona lettura e buon divertimento. Breve storia in 2 capitoli riguardante un'avventura che i nostri due eroi potrebbero vivere...
 
La tintura
 
"Maledizione! Se c’è una cosa che non sopporto è cambiare look per questi stupidi servizi fotografici" urlava quel pomeriggio Adrien, inveendo contro nessuno, nelle quattro mura della sua stanza.
"Questa proprio non la posso digerire! Passi la cipria, i capelli cotonati e anche lo smalto trasparente sulle unghie, ma tingermi i capelli è davvero troppo!"
 
Plagg lo guardava tra il divertito e il distratto facendo correre il suo sguardo tra il camembert che stringeva tra le zampine e il portatore del suo miraculous.
"Giovanotto, è il prezzo della fama!" gli disse facendolo innervosire ancor di più con quel ghignetto strafottente impresso sulla testolina tonda.
Ma quando si accorse che il ragazzo misurava a passi enormi la stanza, concentrato e arcigno, si rese conto che non era il momento di essere sarcastico. E allora aggiunse serio: "Perché non provi a parlarne con tuo padre? digli sinceramente che non ti va."
 
Adrien lo guardò con due occhioni da cane bastonato e ricordò al piccolo kwami di quanto il padre fosse risoluto e di come avrebbe messo in atto milioni di ritorsioni se lui non l’avesse ascoltato, a partire dal proibirgli di uscire con gli amici o addirittura impedirgli di continuare a frequentare la scuola.
Plagg gli lanciò uno sguardo sconsolato e poi pretese un racconto con tutti i particolari.

"Devo partecipare ad una campagna pubblicitaria per un prodotto firmato da mio padre con il supporto di un altro noto stilista. I toni della campagna sono più dark di quelli ai quali sono abituato a partecipare. Abiti scuri, ambientazione serale e 5 ragazzi dagli occhi verdi ma dai capelli bruni. Se voglio partecipare alla campagna e mio padre vuole che io voglia" si soffermò sospirando, "devo scurirmi i capelli e le sopracciglia".
"Non mi sembra una cosa così terribile" cercava di consolarlo Plagg svolazzandogli intorno "in fondo il nero ti dona!" aggiunse facendo riferimento al suo costume da supereroe.
"Lo so che non è così terribile, ma sarebbe la prima volta che cambio così decisamente aspetto e ho paura del giudizio dei miei compagni di classe. E se poi dovesse succedere qualcosa e dovessi trasformarmi, cosa penserebbe di me la mia Ladybug?"
Senza neanche pensarci su, Plagg gli rispose "Continuerebbe a pensare ciò che già pensa di te…che sei uno sbruffoncello per il quale l’aspetto fisico e la notorietà contano più di salvare Parigi" disse tanto per rigirare il coltello nella piaga ma convinto che il suo protetto sapesse che le cose non stavano esattamente così.
"Ecco vedi!" si disperò il ragazzo, cadendo seduto sul letto con la testa bassa tra le mani.
Plagg sospirò sempre più disarmato. Quel portatore era uno dei più insicuri che gli erano mai capitati. Ma contemporaneamente era anche uno dei più intelligenti e forti.
Sarebbe arrivato il momento in cui lui avrebbe cominciato a credere di più in se stesso e allora insieme sarebbero stati davvero un’accoppiata invincibile.
 
In quell’istante si sentì bussare alla porta. Era Nathalié che lo invitava a scendere per recarsi dal parrucchiere da cui aveva appuntamento tra meno di mezz’ora.
Finì di prepararsi, tra le risatine sommesse di Plagg al quale la questione che stava facendo il ragazzo sembrava in fondo spropositata, e poi, infilandosi il kwami nella maglietta, chiuse dietro di sé la porta e scese mesto per le grosse scale della villa in cui abitava, incapace di accettare di non avere alcun potere sulle sue scelte e sul suo destino.
Sarà stata l’adolescenza o forse solo i modi con cui questo ennesimo sacrificio gli era stato imposto, ma non riusciva proprio a comprenderne la necessità. Forse Plagg aveva ragione e lui stava facendo un po' di “capricci” ma quello che gli doleva di più, lo sapeva, non era cambiare aspetto ma non poter scegliere di farlo per propria spontanea volontà, solo per un colpo di testa o per un suo sfizio.
 
I minuti per giungere dal parrucchiere di fiducia sembrarono infiniti. Continuava a girarsi i pollici incapace di guardare Nathaliè o il suo autista e pensava a come sarebbe stato vivere qualche tempo con un aspetto diverso. Non sapeva se avrebbe dovuto attendere la naturale ricrescita dei capelli per tornare normale, o li avrebbe dovuti rasare o tingere di biondo.
In ogni caso per qualche mese non si sarebbe sentito sé stesso.
 
Appena giunti, il parrucchiere cercò di metterlo subito a suo agio facendolo accomodare e circondare dalle sue aiutanti ma per lui fu imbarazzante essere aiutato ad indossare un accappatoio plastificato per non sporcarsi, essere messo a sedere in mezzo a delle signore con in mano un giornale di gossip e rimanere fermo per più di mezz’ora affinché il colore scuro sostituisse il suo biondo naturale.
Ma almeno la lettura e i commenti delle astanti lo fecero sorridere e per un’oretta ebbe un occhio su quello che si diceva in città su Chat Noir e Ladybug: su tutti i giornali in copertina, infatti, campeggiavano le immagini dei due supereroi e commentandole le signore finirono col manifestare il proprio interesse per il fascino e il coraggio dell’eroe e criticare l’acconciatura di capelli o le dimensioni del sedere dell’eroina.
Più di una volta, Adrien provò a difendere l’amata mettendo in rilievo le sue qualità morali. Ma si rese conto che non si stavano mettendo in discussione le capacità di Ladybug ma si stavano solo facendo chiacchiere di corridoio su quanto fosse più o meno attraente e su quanto meritasse davvero le attenzioni di quel gran pezzo di figo che era Chat Noir. 
Cosa avrebbe provato la sua bella a sapere delle chiacchiere che si facevano su di loro solitamente nei negozi cittadini? Si sarebbe arrabbiata dei racconti sulla loro presunta storia d’amore e sarebbe stata addirittura furiosa di sapere che per quelle persone lei non lo meritava!
Lui, dal canto suo, pur dispiacendosi per le sorti toccate a Ladybug in quella tornata di pettegolezzi era ben contento delle attenzioni delle sue fan. E l’idea che il cambio di colore avrebbe potuto cambiare l’opinione delle sue ammiratrici lo faceva disperare ancor di più.
Quando, dopo lo shampoo, si guardò allo specchio gli sembrò di vedere un’altra persona. Quel colore gli stava bene, glielo avevano detto anche le persone nel salone, tuttavia non era il solito Adrien. Gli occhi se possibile sembravano ancor più verdi perché i capelli scuri li facevano risaltare ma sembrava molto meno angelico. Si chiedeva se questo cambio di look avrebbe fatto risvegliare il suo carattere vivace anche al di fuori dei panni di Chat Noir.
Ma ormai era fatta e doveva convivere con questo nuovo aspetto.
Già si immaginava i commenti dei compagni a scuola il lunedì successivo...
Mentre il parrucchiere gli asciugava i capelli, successe, però, un evento inaspettato. L’estetista del salone gli si avvicinò per scurire col trucco le sopracciglia. La poverina però sbagliò colore e stava tentando alla men peggio di sistemare la situazione quando Nathalié rivolse uno sguardo tra il disperato e il disgustato al parrucchiere proprio ad accentuare l’errore della giovane. 
Il parrucchiere allora si sentì in obbligo di rimproverarla così duramente che ne causò il pianto disperato.
"Non c’è nulla di cui preoccuparsi, signorina" le disse dolcemente Adrien, con la sua solita galanteria "sono certo che rimetterà tutto a posto".
Ma lei già stava scappando nel retrobottega. Adrien pensò che per prenderla così male aveva dovuto subire già tante volte rimproveri e rimbrotti del capo. Si sentì vicino a lei..le assomigliava in qualche modo..vittima di qualcuno più forte di lui.
 
Mentre il parrucchiere cercava di rimediare all’errore della ragazza spuntò, dalla porta che separava il salone dal retro, una figura colorata con enormi mani artigliate. Ogni unghia era dipinta con un diverso colore e in una delle mani stringeva strumenti di lavoro: pennelli, matite per il trucco, tronchesine. In testa i capelli erano legati in un gigantesco chignon e il volto dolce della ragazza acqua e sapone era sostituito da una maschera di trucco e rabbia.
Si rivolse al parrucchiere:
"Sono Estetika e ti calpesterò e schiaccerò come tu calpesti e schiacci ogni giorno la mia dignità. E dopo averti distrutto mi occuperò di impadronirmi dei miraculous di Chat Noir e Ladybug, se mai avranno il coraggio di affrontarmi."
Nathaliè si parò davanti ad Adrien e gli urlò di correre fuori e infilarsi in auto. Il ragazzo scappò rapido ma non verso l’auto che lo aspettava parcheggiata accanto al marciapiede ma in un vicolo lì vicino.
"Plagg trasformami" e un lampo di luce fece scomparire il ragazzo e comparire il supereroe: questa volta però un po’ diverso dal solito. Con i capelli ancor più neri della sua tuta attillata.
Saltò sul tetto del salone di bellezza e scivolò giù per affrontare la nuova nemica creata da Papillon. Si soffermò giusto un attimo a guardare la disperazione di Nathalié che urlava contro l’autista perché non c’erano tracce di Adrien da nessuna parte.
A volte provava pena per loro. Se avessero saputo che lui sapeva cavarsela benissimo da solo si sarebbero presi molti meno spaventi...
Quando arrivò nel salone era già troppo tardi. Il parrucchiere era uscito scappando da una porta laterale ed Estetika lo stava inseguendo inviperita. La raggiunse con un paio di balzi e la immobilizzò ma con un colpo di spazzola lei lo scaraventò via.
"Sei tu o un impostore?" Si sentì chiedere appena si riprese dal colpo. "Cos’è questo colore di capelli?!"
Chat fece un sorriso sornione alla bella Ladybug ma si sentì colpito nell’orgoglio. Ecco! L’aveva notato subito! E non si era espressa in termini di apprezzamento.
" Allora con chi abbiamo a che fare?" chiese Ladybug "e soprattutto è lei che ti conciato così?"
Chat Noir pensò di approfittare della scusa che Ladybug gli aveva porto su un piatto d’argento ma poi pensò che quando il Lucky charm avrebbe riportato tutto alla normalità i suoi capelli sarebbero rimasti scuri e lei avrebbe preteso una spiegazione.
Allora finì per dirle, tra il serio e il faceto, e assumendo una posa da modello, che nella vita era un attore e aveva partecipato ad un provino per un giovane vampiro in un film che si sarebbe dovuto girare a Parigi. Gli avevano chiesto capelli neri e lui se li era tinti.
Una mezza verità.
Ladybug urlò che non voleva dettagli sulla sua vita privata ma in realtà non sembrò credergli dato il tono che aveva usato.
Lui, d’altra parte, pensò che se fosse riuscito a scappare subito dopo il lancio del Lucky charm lei avrebbe continuato a credere che la colpa era stata di Estetika.
 
A proposito dell’akumizzata, avevano già perso fin troppo tempo. Era giunto il momento di sconfiggere quel mostro.
Cominciarono a lottare ma la ragazza si dimostrò un nemico degno ed, inoltre, con tutti gli strumenti che stringeva tra le mani non sarebbe stato facile individuare dove era nascosta l’akuma.
"Attento brunetto o così ti prenderà!" "ehi Dracula, guardati le spalle" " ops cos’è quella macchia nera nelle grinfie di Estetika?". Durante il combattimento Ladybug non faceva altro che prenderlo in giro.
 
Erano riusciti a mettere in salvo il parrucchiere e le altre clienti ma non riuscivano ancora a fermare l’akumizzata.
 
Nonostante Ladybug avesse già richiamato il Lucky charm non riusciva ancora a capire quale dei numerosi oggetti che lei portava tra le mani potesse essere quello recante l’akuma.
"Dobbiamo distruggerli tutti, preparati chaton!" gli urlò ad un tratto.
"Scommettiamo che indovino quale è lo strumento in cui è imprigionata la akuma?" le domandò il gatto. "E se riesco a liberarla ti tingerai anche tu i capelli. Accetti?" continuò mentre con il bastone aveva bloccato gli artigli del mostro e si era messo in condizione di poter afferrare gli strumenti che la donna aveva nelle mani.
"ci sto, gattaccio" rispose Ladybug, memore del fatto che in tutti i combattimenti precedenti lui raramente era riuscito a essere così determinante nella sconfitta del nemico carpendo dove era la farfalla scura.
 
Ladybug allora con l’aiuto del piede di porco che era comparso come lucky charm fece pressione sulla mano artigliata del nemico, aiutandosi col bastone con cui Chat teneva bloccata la mano dell’akumizzata e le fece cadere tutti gli strumenti del mestiere.
Chat Noir rapidamente si lanciò su una matita per il trucco e la spezzò in due liberando la akuma. Era stato facile immaginare dove potesse essere la farfalla visto che, quando era stata akumizzata, l’estetista aveva in mano la matita con cui gli stava sistemando le sopracciglia.
Ladybug da un lato fu piacevolmente colpita da questa nuova presa di iniziativa del collega e dall’altra si rese conto che avrebbe preteso il pagamento della scommessa.
E infatti dopo aver fatto la sua magia per purificare l’akuma lo vide dirigersi verso di lei.
"Ben fatto" si toccarono i pugni come al solito.
"E la prossima voglio vederti con i capelli...che so...rossi!" le disse Chat Noir scappando via.
E scappò via rapido mentre lei lanciava in alto il Lucky charm per riportare tutto alla normalità.
Chat noir era divertito dallo sguardo sorpreso con cui lei l’aveva lasciato. Curiosa di capire se i capelli sarebbero tornati biondi oppure no.
Ma scappò via in fretta per lasciarla nel dubbio.
 
Lei non sapeva se voleva prenderlo sul serio o no. Avrebbe rispettato il patto? Si sarebbe tinta i capelli?
Ci pensò un po’ su e poi nel pomeriggio si recò insieme ad Alya dal suo parrucchiere per farsi fare delle strisce rosse nei capelli neri.
Né la sua amica né sua madre riuscirono a carpirle il perché di questa repentina decisione che per lei, così acqua e sapone, era davvero una cosa molto strana.
Lei stessa si chiedeva quale tipo di sentimento la spingeva a rispettare il patto con quel maledetto gattaccio. Orgoglio, determinazione, rispetto delle regole, affetto o complicità?
Se lo domandava mentre attendeva che le macchie di colore diventassero visibili sulla sua capigliatura, curiosa ella stessa di vedersi con questo nuovo look.
Alla fine dopo l’asciugatura notò di essere molto carina. Un po’ più spiritosa del solito..
E provava una certa apprensione a farsi vedere così da Chat Noir molto più che a mostrare la novità in classe. Forse Chloé l’avrebbe presa un po’ in giro ma non sarebbe stato diverso dal solito ed era certa che Adrien non se ne sarebbe nemmeno accorto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Quella stessa sera un’altra urgenza richiamò Ladybug e Chat Noir ai loro doveri.
Niente di che per fortuna. Non era opera di Papillon la confusione che trovarono in Place de Vosges ma di una banda di ragazzacci che aveva messo a soqquadro la zona facendo esplodere Molotov e petardi e spaventando turisti e cittadini.
Per i due eroi fu un gioco da ragazzi aiutare le forze dell’ordine a riportare la situazione alla normalità e quindi in men che non si dica si ritrovarono a battersi i pugni congratulandosi per un altro colpo messo a segno dalla giustizia.
Non avevano usato i loro poteri quindi non avevano fretta di ritrasformarsi perciò Chat Noir tiró Ladybug verso di sé e si complimentò per la nuova chioma ma soprattutto per il fatto che era stata di parola.
"I capelli così ti stanno benissimo, milady, e il fatto che tu mi abbia ascoltato e dato retta mi fan ben sperare in un cambio dei tuoi sentimenti nei miei confronti!" disse il gatto facendole l’occhiolino.
Lei se ne allontanò subito chiarendo che era solo per goliardia che aveva rispettato il patto.
E scappò via precisando "sono una coccinella di parola io".

Si sentiva in enorme imbarazzo quando si soffermò a pensare che senza nemmeno rifletterci aveva sentito l’urgenza di accontentare il collega.
Eppure, lo aveva fatto…
 
Certo con quei capelli così diversi dal solito entrambi avevano attirato l’attenzione su di sé.
Persino il telegiornale quel giorno si soffermò sulla notizia, facendo passare le foto dei due eroi con quel netto cambio di look. Il loro mutamento aveva sorpreso tutti: addirittura Nadia Chamak ne fece uno speciale nel quale propose l’idea che i due volessero dar vita ad una nuova moda mentre i complottisti, che non mancano mai di dire la loro in ogni circostanza, provarono a far passare la teoria per cui quei due non erano i veri eroi ma degli impostori che ben presto si sarebbero impossessati della città.
 
La domenica Adrien fu impegnato l’intera giornata con il servizio fotografico e non ebbe tempo di pensare ad altro. Non vedeva l’ora di portare a termine quest’impegno così da ritornare al salone di bellezza per riportare i suoi capelli al colore normale. Ma quel giorno non ci sarebbe riuscito. Il lunedì a scuola sarebbe dovuto andare così. Ma in fondo non cambiava niente. I compagni lo avrebbero visto prima o poi sui cartelloni pubblicitari quindi tanto valeva anticipar loro la sorpresa.
 
Il lunedì mattina Marinette ed Adrien si recarono a scuola un pochino emozionati. Le novità sono sempre foriere di giudizi e commenti ed entrambi erano interessati a sapere che reazioni il loro cambiamento avrebbe determinato nei compagni di classe.
 
Adrien entrò in classe a testa bassa, in ritardo rispetto agli altri compagni. Proprio quella mattina dovevano bucare una ruota? Adesso tutti gli occhi sarebbero stati concentrati su di lui.

In realtà, i compagni erano già tutti seduti ai loro posti e la professoressa Bustier aveva già cominciato a fare l’appello. Un leggero brusio si alzò al suo arrivo e vide i compagni girarsi verso di lui. Si girò indietro per salutarli mentre, impacciato, portava la mano destra sulla nuca. E fu allora che notò qualcosa di diverso in Marinette. I capelli della ragazza erano sciolti e attraversati da frequenti strisce rosse. La trovava davvero molto carina e sbarazzina.

Nino, accorgendosi dello sguardo interrogativo dell’amico, gli si avvicinò e sottovoce gli domandò: "vi siete accordati? Anche tu ti sei tinto i capelli!".
Adrien spiegò a Nino della campagna pubblicitaria e del fatto che sperava che in breve sarebbe tornato al suo aspetto normale e che, si, Marinette l’aveva sorpreso con questa nuova acconciatura.

L’insegnante richiamò la loro attenzione e in silenzio ripresero a seguire la lezione.

Ma Adrien era distratto…andava spesso col pensiero a Marinette e alle sue ciocche di capelli rossi, di una tonalità che gli ricordava il costume della sua Ladybug e la tinta con cui lei si era presentata la sera precedente.
Continuava a girarsi indietro per guardarla e trovare il coraggio di farle qualche domanda ma non voleva metterla in difficoltà...in fondo aveva o no il diritto di cambiare look?
Si chiedeva, poi, se mai Ladybug e Marinette potessero essere la stessa persona. “Altro che salvare Parigi! la sua amica l’avrebbe distrutta, tanto spesso inciampava nei suoi stessi passi!” pensò sorridendo con tenerezza al pensiero della dolce Marinette che, a dispetto dell’imbranataggine che mostrava con lui, invece era sempre decisa e forte al momento del bisogno.
E quindi, si, forse lei avrebbe potuto essere Ladybug…
Anche Marinette non riusciva a concentrarsi. Dall’alto del suo banco fissava stranita i capelli scuri di Adrien e un paio di volte Alya aveva dovuto prenderla a gomitate tanto era assorta.
Lo guardava e riguardava, e ogni volta che lui si voltava indietro per qualche motivo notava che il colore degli occhi risaltava brillante con quel colore scuro. Gli dava un non so che di misterioso e gli sguardi che ogni tanto le rivolgeva di sottecchi come se fosse impegnato in chissà quale strano pensiero la mettevano in imbarazzo come solo gli apprezzamenti di Chat Noir sapevano fare.
Seppur il pensiero la faceva rabbrividire (il suo puro, meraviglioso, splendido Adrien neanche lontanamente poteva essere paragonato a quello sbruffone di Chat Noir) tuttavia non poteva non notare la somiglianza tra i due e la bizzarra coincidenza dei capelli tinti.
Cominciò a fantasticare sull’identità di Chat Noir e si convinse che l’eroe dovesse essere davvero un collega del suo Adrien... un attore/modello che per motivi professionali, così come il suo amico, era stato costretto a tingersi i capelli.
 
Appena la lezione fu terminata la classe si mise a cerchio intorno a i due giovani ad osservare che entrambi erano dei fan sfegatati di Ladybug e Chat Noir per essersi tinti i capelli proprio come i due eroi.
E alla fine tutti, allontanandosi da loro, si convinsero che i due ragazzi sarebbero stati una coppia perfetta perché avevano avuto la stessa idea di seguire la nuova moda lanciata dal gatto e dalla coccinella, senza neppure essersi consultati.
 
Adrien appena uscito da scuola si fece accompagnare dal parrucchiere per decolorare i capelli...non avrebbe riavuto subito il suo colore naturale ma sarebbe potuto tornare ad un aspetto simile a quello abituale. Il risultato fu sorprendente. Il parrucchiere e la sua estetista si dedicarono a lui e con un bel taglietto e una decolorazione gli permisero di riavere i suoi capelli di un colore grano piuttosto naturale. Così ora si sentiva più a suo agio e avrebbe zittito finalmente le voci sul modaiolo Chat Noir che per primo aveva dato inizio alla favolosa moda dei capelli del colore delle tute degli eroi parigini.
Perché, è vero, in pochi giorni quella casualità si era trasformata in una vera e propria mania.
Mentre era dal parrucchiere, numerose ragazze erano entrate richiedendo una tinta simile a quella di Ladybug. E in poche ore decine di fanciulle andavano in giro con le ciocche rosse tra i capelli per imitare l’eroina più amata di Parigi. Ed in città ormai i corvini avevano superato di gran lunga i biondi e i castani.

Nel letto, quella sera, il ragazzo rifletté con Plagg su quanto era stato precipitoso nel pensare che Marinette e Ladybug potessero essere la stessa persona ma al contempo sospirò ripensando alla sua amica e al fatto che doveva amare Ladybug quasi quanto lui visto che aveva pensato subito di seguirne gli indirizzi di moda.
Plagg nel frattempo si poggiò sul cuscino e sorrise benevolmente ripensando a ciò che lui sapeva e il suo portatore continuava a negare. Adrien, con la sua ingenuità, prima o poi l’avrebbe fatto impazzire ma di sicuro gli stava rendendo il cuore più tenero con la sua dolcezza. E con questi pensieri, nuovi anche per lui, si addormentò mentre il ragazzo gli teneva un dito sul pancino.


Angolo dell’autrice: ed ecco a voi un piccolo divertissement. Una storiellina leggera leggera simile ad un episodio, per intenderci, messa su così, giusto per farci insieme una risata sulla cecità dei nostri due supereroi preferiti e sulle loro ingenuità adolescenziali. Grazie per aver terminato la lettura e aspetto di sapere se vi è piaciuta.
 

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