Quell'odiosissimo cugino.

di MielChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: 10 anni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: 12 anni ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: 13 anni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5:15 anni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: 16 anni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7:17 anni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8:17 anni ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


                                                          QUEL’ODIOSISSIMO CUGINO.
 
                                                                         CAPITOLO 1
                                                                              7 anni
In una città dove sognare la propria anima gemella è considerata una cosa normale, per Thomas, invece, tutto ciò non ha un minimo di senso, gli è sempre stato detto che qualora la sua anima gemella avesse avuto un forte impatto emotivo, il quale ovviamente cambiava da persona a persona,  lui quel ‘’impatto emotivo’’ l’avrebbe sognato, ed è  stata  una cosa facile da capire!
Se alla propria anima gemella  fosse capitato qualcosa di piacevole o di triste, o una cosa stupida come una litigata insignificante con un amico, ma con forte impatto emotivo per lei o per lui, bhe, Thomas l’avrebbe sognato.
Quel che non capiva Thomas era perché lui i sogni li viveva in prima persona anziché in terza come tutti! Ed era frustrante, soprattutto quando i parenti o gli amici gli facevano le solite domande di circostanza: ‘’ Com’è fatta la tua anima gemella? Che colore ha i capelli? Che colore ha gli occhi?’’ dopo la, probabilmente diciassettesima volta, iniziò ad urlare contro ‘’LA MIA ANIMA GEMELLA E’ UNO SPECCHIO’’ a chiunque provasse a chiedere qualcosa inerente ad esso.
Thomas il suo primo sogno non lo capì proprio, aveva 5 anni a quei tempi, sognò di trovarsi dentro una macchina, si sentiva bene, nonostante quell’auto  estranea a lui e le persone dentro irriconoscibili, procedeva tutto bene, finché la macchina proveniente dalla corsia opposta non gli balzò nella propria visuale,  poi un vuoto, un vuoto angosciante e il totale buio.
Si alzò di scatto impaurito, si guardò tutto attorno, e quando realizzò di essere al sicuro nella sua stanza , lentamente si calmò.
 Sognare la propria morte non fu affatto una cosa piacevole, non capì nemmeno il perché di quel sogno,  le persone sognavano esclusivamente giornate della propria anima gemella, nessuno parlava di ‘’incubi’’, a momenti nemmeno esisteva quella parola,  e non era l’unico a capirne il problema, nessuno lo capiva! Ne lui, ne gli amici, ne i genitori, e ne tanto meno i così detti ‘’esperti di sogni’’, persone che aiutavano,  grazie appunto ai sogni, a trovare la propria anima gemella.
Sua madre lavorava proprio lì, praticamente era un grosso edificio dove chiunque volesse poteva registrarsi e, tramite sogni combacianti di altre sedi, nazioni o qualsiasi altra cosa, si faceva in modo di trovare la propria anima gemella.
Queste sedi erano all’ordine del giorno, trentenni disperati di non aver mai trovato la propria anima gemella, quattordicenni curiosi o perfino famiglie ricche che portano il loro figlio piccolo sperando che la propria futura fiamma sia di origini nobili e cavolate simili.
Sua madre provò più volte a controllare se ci fossero corrispondenze coi suoi sogni, ma ahimè, gli archivi non dicevano assolutamente nulla, così Thomas si arrese al proprio destino che lo voleva, a quanto pare, solo a vita.     
A 7 anni a Thomas non gli importava nulla della propria anima gemella, a quell’età poi è una cosa molto comune nei bambini, il solo pensiero di immaginarsi  baciare una ragazza lo disgustava tremendamente, preferiva di gran lunga starsene a casa a giocare ai videogiochi o andare all’avventura coi suoi amici.
A 7 anni  procedeva tutto bene, era uno degli alunni migliori a scuola, essendo figlio unico tutto l’affetto dei genitori era destinato a lui, aveva degli ottimi migliori amici, la sua vita, detta da lui, procedeva nei migliori modi possibili, o almeno finché non sopraggiunse LUI: il figlio dei suoi cugini, cugini di cui non sapeva nemmeno l’esistenza.
Si trovava a casa seduto sul divano quando accadde, sentì sua madre urlare euforica al telefono per un motivo a lui sconosciuto e, titubante, gli chiese il perché di tutta quell’euforia: ‘’ Presto conoscerai una tua cugina Thomas! E’ mia cugina ed è partita per lunghissimi anni all’estero e finalmente torna, hai anche un cugino della tua stessa età, non sei contento?’’
‘ASSOLUTAMENTE NO’  è questo  ciò che avrebbe detto Thomas se avesse saputo prima che razza di persona si sarebbe rivelata suo cugino, ma sfortunatamente per lui, quel giorno si ritrovò solamente ad annuire con un sorriso stampato in volto.
Il giorno tanto atteso da sua madre arrivò in un baleno, Thomas ricorda ancora perfettamente la casa allestita a puntino  e l’orribile completo costretto ad indossare, ma poco importava, presto avrebbe conosciuto il suo famosissimo cugino, ed era euforico! Eccome se lo era.
Appena la porta si aprì Thomas riconobbe immediatamente quella che si presentò come sua cugina, aveva gli stessi occhi marroni di sua madre ma i capelli erano di un nero pece molto intenso, a differenza di sua madre che li aveva castano scuro, suo marito invece si rilevò troppo esuberante, troppo alto, troppo felice, era assolutamente ‘troppo’, ma non fu lui quello che colpì Thomas, no.. a Thomas colpì il ragazzino spaesato immobile dietro a quel titano, un ragazzino con dei capelli castano chiaro quasi biondi e gli occhi nocciola, di somiglianza coi proprio genitori non aveva assolutamente nulla, Thomas, però,  liquidò subito la cosa pensando che magari avesse preso tutto dai suoi altri nonni.
Quel ragazzino si chiamava Newt, ed aveva un anno in più rispetto a lui, ma siccome si era appena trasferito avrebbe svolto l’anno scolastico uguale a Thomas, non che a Thomas importasse chissà quanto inizialmente, anzi, vedeva anche del buono in quella faccenda, avrebbe avuto un compagno in più! Quindi più persone con cui trascorrere l’intervallo, perfetto , ma le difficoltà subentrarono eccome.
La cena con i suoi parenti non si rivelò poi così tragica, i suoi cugini gli stavano simpatici dopotutto, mentre con Newt aveva instaurato un buon rapporto, si capivano al volo, nonostante si fossero conosciuti da meno di due ore.
‘’Bhe, ci vediamo lunedì a scuola.’’ Gli disse appena quella serata finì.
‘’Certo Thomas.’’ Rispose sorridendo, e fin qua davvero sembrava procedere tutto bene, ma ahimè, quel giorno scolastico arrivò, e pian piano arrivarono anche i problemi.
A Thomas piaceva andare a scuola, certo, non riusciva mai a prendere il voto massimo, ma era comunque il migliore della classe, e tutti lo ammiravano per questo, i suoi insegnati, i suoi genitori e anche i suoi amici, e a lui piacevano queste piccole attenzioni,  in fondo se le meritava, passava ore e ore intere sui libri  e quei voti per lui erano simbolo di grande soddisfazione, Newt, al contrario, sembrava molto diffidente su queste cose, i suoi voti erano nella media, seguiva le lezioni ma non con così tanto entusiasmo, a volte si perdeva anche a scarabocchiare, e Thomas stranamente le percepiva benissimo questi particolari, riusciva sempre a capire ciò che gli passasse nella mente.
L’intervallo lo passavano sempre insieme, a chiacchierare del più e del meno, a correre in giardino insieme agli altri, anche nei pomeriggi si incontravano per passare del tempo insieme, erano di una sintonia unica e questo lo avevano avvertito tutti, perfino gli sconosciuti potevano intravedere una certa compatibilità innata, poi però qualcosa si ruppe, Newt cambiò, Thomas cambiò, tutto sembrò mutare in una maniera così affogante.
Newt in classe iniziò ad impegnarsi di più, a stare più attento, a svolgere gli esercizi con più precisione, e Thomas capì subito il perché di tutto ciò, Newt voleva che qualcuno in particolare lo notasse, voleva fare bella figura con quella persona, e anche se Newt in realtà non gli disse nulla di tutto ciò, Thomas lo capiva, capiva perfettamente tutto, non comprendeva chi fosse però quella ‘persona’, e un po’ gli dava fastidio, giusto un pizzico.
Così passarono giorni, passarono le settimane, e passarono perfino i mesi, e Newt raggiunse Thomas alla velocità della luce, anzi! Lo sorpassò pure, così, il titolo di ’migliore della classe’ passò a lui, non che a Thomas importasse qualcosa, ‘’semplicemente devo migliorare di più’’ è questo ciò che si ripeteva, ma presto l’intero mondo gli fece cambiare idea.
Era un giorno comune agli altri quando ciò accadde, la sua insegnante gli consegnò il compito svolto qualche settimana prima, prese una ‘’A-‘’, non il massimo, ma si avvicinava, e a lui andava bene così, quando sorpassò l’uscio di casa sua madre era già lì con un sorriso stampato.
‘’Com’è andata a scuola tesoro?’’
‘’Bene, ho preso una  A-.’’ gli rispose naturalmente e sua madre, come al solito, si rallegrò, ma poi se ne uscì fuori con delle parole nuove.
‘’Ho sentito che Newt ha preso A, se ti impegni di più puoi riuscire a prenderla anche te.’’
‘’Ci proverò.’’
Questa conversazione, sfortunatamente, non accadde solo una volta, accadeva e accadeva ogni dannata volta, e ogni dannata volta sua madre lo paragonava a Newt.
Newt era il migliore.
Newt prendeva il voto massimo.
Newt riusciva.
Newt,Newt,Newt, quel nome ripetuto troppe volte!
E ciò non avvenne soltanto con sua madre o con suo padre,  tutto ciò avvenne perfino con i suoi insegnanti, i suoi amici, i suoi altri parenti, ma soprattutto con la sua mente, ormai la sua mente era circondato esclusivamente da quella frase, e gli dava fastidio, il solo sentire quel nome gli dava fastidio, la sua sola presenza gli dava fastidio, era tutta colpa.. tutta colpa di…
Di quell’odiosissimo cugino!     
 
Angoletto personale:
Shalve gente! Allora, questa ff, inizialmente, era nata come one-shot… ma siccome sono arrivata a 25 pagine ho deciso di spezzettarla in mini capitoli da piccole pagine l’una, ehehe non odiatemi, bhe, spero vi abbia incuriosito questo capitolo, alla prossima settimana!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: 10 anni ***


                                                                          CAPITOLO 2
                                                                             10 anni
Gli anni passarono in fretta, Thomas da allora tagliò ogni minimo contatto con Newt, a 10 anni la sua vita procedeva come prima, i suoi fastidiosissimi genitori gli ripetevano ogni volta la stessa cosa, Newt eccelleva su ogni materia e Thomas lo odiava, lo odiava troppo, ma soprattutto odiava il fatto che lo capiva, capiva il perché dei suoi gesti e quando si allontanò definitivamente da lui, Thomas percepì solo una grande tristezza da parte sua, e di tutta quella tristezza non ne trovava il senso, non doveva esserci!
Detestava troppo Newt.
E il suo odio quell’anno crebbe ancora di più, quell’anno in classe arrivò una nuova compagna, una ragazzina timida con gli occhiali e un po’ bassina, si chiamava Alexia.
Alexia fu messa nel banco di fianco a Thomas, dato che quello, da quando si era allontanato da Newt, era sempre libero, appena scoprirono di avere in comune lo stesso cartone animato preferito, tra loro nacque una bella amicizia.
 Alexia era la classica ragazzina timida con gli sconosciuti e vivace con le persone che conosceva, era questo il lato che tanto apprezzava Thomas.
Thomas ricorda ancora un giorno, quando una forte tempesta improvvisa mandò in blackout l’intero viale, ed insieme ad esso la propria scuola, quella ragazzina anziché piangere come le sue coetanee si mise a raccontare storie, delle storie di fantascienza, delle storie magiche, e quelle storie fecero tornare di buon umore praticamente tutti, e Thomas ne rimase affascinato.
Presto Thomas iniziò ad apprezzare ogni piccolo lato di lei, il fatto  che le piacesse il colore rosa, che le piacessero i pappagalli, ogni più piccolo e prezioso tratto, ed era curioso, sempre di più,  quando ne aveva la possibilità si sedeva sempre affianco a lei, durante la mensa le teneva il posto libero, e le teneva perfino il posto dell’autobus durante le gite.
Alexia presto divenne un’ottima amica praticamente con tutti, e a molti piaceva, ma a Thomas piaceva di più!
‘’Dopo le vacanze estive mi dichiaro!’’ E’ questo ciò che si ripeteva ogni giorno.
Non avendo una propria anima gemella Thomas non ne capiva nemmeno l’importanza, di coppie ne aveva viste tante, qualche volta incontrò persone stare insieme nonostante non fossero anime gemelle, se sono poi durate, questo non lo sa, ma sta di fatto che comunque ci sono state…  forse aveva una piccola possibilità anche lui.
Thomas era convinto di piacere altrettanto ad Alexia, lei con lui era costantemente gentile ed educata, si divertivano  parecchio assieme.
Thomas, nonostante tutto, però non riusciva ad essere felice, una piccola parte di lui soffriva, e non ne capiva il perché, alla fin fine gli stava andando tutto bene, ma allora perché sentiva tutta quella tristezza? Quando arrivarono le vacanze estive si impose di non pensarci, e un po’ funzionò
Le vacanze estive, come sempre, venivano accompagnate dai voti di fine anno, se erano positivi, si poteva passare al prossimo anno, ma se così non fosse, bhe.. allora toccava ripetere, a molti spaventava questa cosa, non a Thomas però, lui è sempre andato bene, Thomas era per lo più era elettrizzato, i suoi genitori gli avevano promesso un cucciolo se i suoi voti si fossero rilevati alti.
Un cucciolo, ne ha sempre voluto uno, ma non quei classici cagnolini di piccola taglia, no! Lui voleva quei cani grandi  e fieri, quelli che incutono terrore solamente a guardarli ma che in fondo sono i più affettuosi, Thomas pertanto era entusiasta nel ritornare a casa, aveva pronto già tutto: il nome, la cuccia dove stare, i giochini, quel che Thomas non si aspettò è che, anziché un cane grande e fiero, come ad esempio  un alano, un pastore tedesco o tant’altro, si ritrovò un barboncino, un barboncino  femmina con un collare rosa tutta scodinzolante.
‘’Non sei contento?’’ Gli chiesero i genitori appena entrò in casa..
‘’Ehm.. sì.’’ Mentì pur di non vederli stare male o fare sceneggiate su quanto fosse ingrato o robe simili, sta di fatto che di ‘contento’ in quel momento non avesse nulla.
‘’Hai già deciso il nome?’’ Gli chiesero infine, certo che aveva deciso il nome! Ma quel nome non si addiceva di certo ad un barboncino.
‘’Non ancora…’’
‘’Bhe pensaci in fretta però, d’accordo?’’ Annuì velocemente e si mise a guardarla, quel cane non gli piaceva, così come non gli piaceva Newt.
Ecco sì! Newt!
‘’Newtie!’’ Esclamò. ‘’La chiamo Newtie!’’
Newtie alla fine non si rilevò poi così disastrosa, Thomas, inizialmente, non la calcolò più di tanto, ma lei continuava ostinata ad andargli incontro, solo dopo un po’  si arrese ed iniziò ad addomesticarla per bene, era intelligente dopotutto, in pochi mesi aveva già imparato ad abbaiare a comando, a stare seduta, a rotolare e molto ancora! 
Non era il cane grande e fiero che si aspettava, ma si affezionò lo stesso, l’unica cosa di cui si pentì,  fu il nome, cercò un sacco di volte di cambiarglielo, ma lei ubbidiva al solo sentire ‘Newtie’, alla fine, però, si arrese anche a quello.
 Thomas prestava abbastanza attenzione a Newtie, evitava che mangiasse troppo, evitava che si facesse male, la teneva sempre d’occhio, a parte un giorno, che per distrazione andò a ritirare la posta lasciando la porta aperta e Newtie ne approfittò per correre fuori, a Thomas salì il panico, mollò la posta a terra e iniziò a seguirla, solo che lei era più veloce.
La cercò dappertutto, al parco vicino casa, in piazza dove passeggiavano spesso, ma di lei non c’era nessuna traccia, era sul punto di una crisi quando qualcuno preoccupato non lo notò.
‘’Tom- ehm, Thomas?’’
‘’Newt….’’ Proprio lui doveva trovarsi davanti in un momento come quello?
 ‘’Ti vedo preoccupato.. . è successo qualcosa?’’  Chiese con calma, certo che gli era capitato qualcosa! Se no non stava lì a correre come un disperato.
‘’Non sono affari tuoi.’’ Tagliò corto sprezzante.
‘’Senti.. lo so che non ti piaccio, ma in fondo siamo cugini, no? Quindi permettimi di aiutarti, vedo che c’è qualcosa che non va..’’
‘’Eh va bene!’’ Si arrese, Newt sapeva essere testardo a volte, poi Thomas non voleva e non aveva nemmeno il tempo per controbattere. ‘’Il mio cane è scappato e lo sto cercando.’’
‘’Posso aiutar-’’
‘’Non serve.’’ Lo zittì immediatamente.
‘’Thomas, non lo faccio con doppio fine o altro, voglio solo aiutarti.’’ Cercò di farlo ragionare. ‘’Dimmi come si chiama, sentendo il suo nome magari arriva.’’
‘’Va bene…’’ acconsentì sospirando. ‘’Si chiama New-‘’ Eh no! non poteva di certo dirglielo. ‘’Ehm.. Newton, è un barboncino.’’ Si inventò il nome velocemente.
‘’Oh.. ehm, d’accordo, andiamo.’’
Ci misero tutto il pomeriggio a cercarla, Newt la trovò infine in un piccolo vicolo cieco spaventata e tremolante,  Thomas fu costretto quindi a ringraziarlo, cosa che sperò non accadesse mai più, appena finì se ne ritornò subito a casa, ma per un tratto di viaggio fu costretto a stare con Newt visto che i due abitavano più o meno vicini.
‘’Lo hai da poco? Non risponde al suo nome.’’ Chiese Newt cercando di conversare un po’, cosa che Thomas non voleva affatto.
‘’Ehm, sì, giusto un mese fa.’’ Non poteva certo dirgli che non rispondeva perché in realtà quello non era il suo vero nome.
‘’E’ un nome particolare.’’
‘’Già.’’ Rispose con noncuranza e Newt sembrò rattristirsi.
 ‘’Uhm, bhe io  vado, ciao Thomas.’’ Lo salutò con dispiacere e si diresse verso la propria abitazione, Thomas sapeva che in fondo non era colpa sua, ma quel ragazzo tormentava troppo la sua mente!
La fine delle vacanze estive arrivò in fretta, e Thomas era più agitato che mai, si era imposto di dichiararsi ad inizio anno scolastico, si era preparato un sacco di discorsi e un sacco di frasi carine, le riprovò più e più volte da solo, e finalmente era giunto il giorno di metterle in pratica, arrivò in classe in anticipo e quando vide Alexia entrare in classe la chiamò in disparte fuori nel corridoio, prese tutto il suo coraggio ed infine si dichiarò.
‘’Mi dispiace Thomas, io prossimo anno dovrò partire.. e poi bhe, a me piace Newt.’’
Newt.
Newt.
Newt.
Sempre colpa di quell’odiosissimo cugino!
 
Non fu tanto il rifiuto a dargli fastidio, era Newt quello che gli dette fastidio, quel ragazzino che tormentava la sua mente giorno e notte!
La sua testa era un totale contrasto, lo odiava eppure si preoccupava, specialmente un giorno, maggio probabilmente, la loro insegnante chiamò Newt all’interrogazione e Thomas capì all’istante che Newt non era preparato, riusciva a cogliere l’ansia, la paura di sbagliare, la paura di deludere, riusciva a cogliere ogni più piccola emozione, e senza pensarci lo salvò, scattò in piedi, si offrì volontario al posto suo e disse alla propria insegnate che Newt non si sentiva bene da quella mattina.
E Newt gli sorrise.  
‘’Non ringraziarmi, tu mi hai aiutato con Newt- Newton, ora siamo pari!’’ E’ questo ciò che gli disse quando il più grande lo ringraziò, ma Newt semplicemente sorrise di nuovo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: 12 anni ***


                                                                        CAPITOLO 3
                                                                            12 anni
Quando Alexia partì, Thomas iniziò seriamente a pensare di avere qualche complesso di bipolarità, alternava dispiacere e sollievo nel giro di pochi secondi  e non ne capiva nemmeno il motivo, l’unica persona sollevata lì era Newt , che quel giorno se ne stava sorridente seduto al proprio banco continuando a fissare una specie di fascicolo, non che a Thomas interessasse molto,  solo che vederlo lì concentrato per 5 ore, alla lunga può risultare stressante, no! Thomas non lo stava tenendo sott’occhio, era colpa di Newt che capitava davanti alla sua visuale.
A 12 anni la sua vita andava avanti come al solito, non aveva sogni sulla propria anima gemella, passava il tempo con i suoi amici o ad addomesticare Newtie, continuava ad eccellere a scuola, ma soprattutto la sua rivalità verso suo cugino non era calata nemmeno un po’.
Anzi!
Aumentò per l’ennesima volta.
La materia preferita di Thomas è sempre stata la matematica, adorava risolvere esercizi complicati, studiare formule particolari o teoremi vari, a casa era solito esercitarsi con giochini logici o svolgere esercizi di livello avanzato, la maggior parte delle volte gli risultavano sempre, inutile dirlo ma, in classe sua era uno dei migliori, bhe… migliore ma secondo a Newt.
Thomas quell’anno era entusiasta, siccome era all’ultimo anno* poteva partecipare ai giochi matematici della sua scuola, a casa si allenò molto, con i quesiti degli anni scorsi o addirittura con i giochi logici che trovava sul giornale, era pronto si diceva, quindi con tutto il suo coraggio si iscrisse per partecipare, quello sarebbe stato il suo giorno! Avrebbe vinto e avrebbe finalmente preso il rispetto che si meritava, ma, sfortunatamente, non andò affatto così.
Quando Thomas arrivò davanti all’enorme piazzale in cui si tenevano i giochi, il panico lo travolse, mentalmente però stava in forma, anzi! Era più carico del previsto, ma un senso di timore, seppur piccolo, continuava a sentirlo e a tormentarlo.
Per calmarsi scelse dunque di non pensarci, vagò in tondo per un sacco di tempo e alla fine, stancandosi, si sedette su una delle poche panchine fuori libere, la sua ansia era un po’ passata e non era più così forte da farlo scappare via.
Aspettò su quella panchina per un paio di minuti, finché una ragazza della stessa età non si sedette di fianco a lui, aveva dei capelli corti castani e gli occhi dello stesso colore, forse un po’ troppo esuberante.
‘’Hey, ciao, posso sedermi?’’ Chiese allegramente prendendo posto .
‘’Bhe, ti sei già seduta… ma nessun problema.’’
‘’E’ l’unico posto libero, comunque io sono Brenda!’’ Gli porse la mano per presentarsi e Thomas, titubante, alla fine accettò.
‘’Io sono Thomas, anche te sei qua per i giochi?’’
‘’Oh no, non me la cavo con queste cose, ho solamente accompagnato una mia amica, tu invece partecipi? Ti vedo un po’ teso.’’ Continuò a rispondere con la stessa allegria di prima.
‘’Io sì, in verità non lo so nemmeno io perché sono così agitato, eppure mi sono allenato molto.’’
‘’Credo sia normale, no?’’
‘’Uhm, è più una sensazione estranea.’’ Mormorò a bassa voce più per se tesso che per fare conversazione.
‘’Ti consiglio di non pensarci adesso! Vedo della gente riunirsi.’’ Disse indicando il palazzo di fronte a lei. ‘’Forse sta per incominciare, farò il tifo per te.’’ Concluse sorridendo, Thomas la ringraziò e si avviò verso la folla.
All’interno c’erano un mucchio di ragazzi, l’evento era abbastanza famoso, infatti in molti provenivano anche da scuole differenti, Thomas adocchiò un paio di persone, ma i suoi occhi si fermarono su un ragazzo coi capelli castano chiaro, gli occhi dello stesso colore, e quel dannato aspetto che ormai conosceva fin troppo bene.
NEWT.
Ormai era una palla al piede quel ragazzo, ovunque andasse c’era sempre lui, quasi fosse la sua ombra, sempre pronto a tormentarlo.    
Newt notò Thomas poco più tardi, e appena i loro occhi si scontrarono, Newt sorrise salutandolo con un cenno della mano, cosa che però Thomas ignorò beatamente prima di prendere posizione.
Quando tutti presero posto, il giudice iniziò a consegnare i fogli con il test, Thomas inizialmente fissò tutte le domande, non erano difficili! Anzi, alcuni l’aveva addirittura fatti a casa, esercizio dopo esercizio, l’autostima e la speranza di vincere crebbero in lui, fu uno dei primi a consegnare, dopodiché aspettò fuori che tutti finissero, l’agitazione e l’ansia di prima sparirono solamente pochi minuti più tardi.
I risultati infine uscirono, Thomas con un sorriso stampato in faccia si fece spazio tra la folla per vederli meglio, ma quel sorriso presto si spezzò.
Arrivò secondo, un ottimo risultato, certo! Ma in prima posizione si ritrovò lui, quel odiosissimo cugino!
Durante la premiazione Thomas mantenne un espressione adirata mentre lanciava occhiatacce a Newt, doveva essere lui primo! Tutto per un dannato errore di calcolo!
Alla fine tornò a casa frustrato, i suoi genitori gli chiesero immediatamente come fu andata la gara, e lui rispose con un ‘sono arrivato secondo’  molto frettoloso, i suoi genitori però, non capendo, si congratularono lo stesso, l’unica che parve capire era la sua cagnolina Newtie, che gli saltò addosso appena Thomas irruppe dentro casa.
Stava per tornare nella sua stanza quando all’improvviso  suonò il campanello, appena Thomas aprì la porta se ne pentì immediatamente, era Newt.
‘’Ehm, ciao Tommy, per caso hai visto una bici fuori quando sei andato via?’’ Gli chiese un po’ titubante il più grande, ma Thomas semplicemente gli stampò un veloce ‘no’ e chiuse sbattendogli la porta in faccia.
I sensi di colpa lo tormentarono giusto venti minuti più tardi, e non sopportandoli  più decise di rimediare, uscì di casa e andò a cercargli quella dannatissima bici blu metallica, bici che Thomas conosceva bene perché l’adorava, la trovò in fretta, era rimasta nei parcheggi, come caspio aveva fatto Newt a perderla!? Decise di non pensarci e scaricò quella bici davanti al portone del proprietario, non suonò, non bussò, non fece assolutamente nulla, gli lasciò soltanto un bigliettino con su scritto ‘Pivello, l’hai cercata male!’, e soddisfatto se ne ritornò a casa. 
*in teoria dovrebbe avere 13 anni per frequentare l’ultimo anno, ma per velocità coi tempi fate finta finisca a 12 ehehe.     

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: 13 anni ***


                                                                         CAPITOLO 4
                                                                            13 anni
Thomas ebbe un altro sogno solamente a 13 anni, la mattina del suo primo giorno nella nuova scuola, nel sogno stava per uscire da una casa a lui sconosciuta, si sentiva euforico e felice per il nuovo inizio.
 Lentamente aprì la porta davanti a lui, appena mise un piede fuori una figura che parve sua madre lo bloccò immediatamente, non riuscì a capire appieno la conversazione, parlarono un po’ di tutto in generale, alla fine quella persona lo salutò con un bacio sulla guancia e Thomas fu libero di uscire, il viale che vide in sogno gli era familiare, anche se non riusciva a comprendere dove l’avesse già visto,  riconobbe poi soltanto la scuola, la sua nuova scuola, il sogno terminò poi in quel modo, Thomas al suo risveglio non ci capì molto, che fosse un sogno premonitore? No, impossibile! Sua madre stava lavorando quella mattina, e quella figura era chiaramente una donna!
Alla fine decise di non pensarci,  a colazione mangiò soltanto una mela e una volta finita salutò suo padre e si incamminò verso la sua nuova scuola.
Una nuova scuola! Niente più Newt in classe sua, e finalmente sarebbe stato il migliore, ecco, l’unica cosa che forse quel sogno azzeccò  fu il fatto che Thomas si sentisse allegro ed euforico.
Quando arrivò a destinazione Thomas notò subito Brenda, la ragazza che conobbe l’anno prima nei giochi matematici, andava abbastanza d’accordo con lei quindi l’andò a salutarla con piacere.
‘’Thomas! Ho appena letto le classi, siamo insieme!’’ Lo salutò lei abbracciandolo.
‘’Oh, hai già controllato, ehm.. per caso c’è un certo Newt?’’
‘’Newt? Uhm, non mi sembra, è un tuo amico?’’
‘’NO.’’ Rispose ad alta voce velocemente. ‘’Ehm, chiedevo soltanto.’’ Concluse ridacchiando cercando di non destare sospetti.
‘’Uhm, Va bene, dai andiamo in classe ora!’’ Brenda ignorò in fretta la questione e lo trascinò nell’aula dove si sarebbe tenuta la prima lezione di storia.
Storia era l’unica materia che a Thomas non piaceva, sarà perché la sua vecchia insegnante spiegava in ordine sparso e lo mandava in confusione, sarà perché il ‘passato’ non gli interessava, sta di fatto, però, che storia proprio non riusciva a mandarla giù.
Appena varcò la soglia dell’aula Brenda si posizionò immediatamente vicino ad una sua amica, questa sua amica aveva i capelli corvini e dei occhi azzurri molto intensi, si chiamava Teresa, ed era l’amica che partecipò ai giochi matematici, non ebbero molto tempo per conversare, si scambiarono soltanto un saluto, visto che la loro insegnante comparve subito dopo.
Thomas preso infine posto vicino ad un ragazzo asiatico di nome Minho.
ADORAVA Minho, il loro primo incontro fu molto piacevole, il ragazzo era spiritoso, energico, esuberante e tante altre cose che Thomas apprezzava, ad entrambi non piaceva storia, quindi quel giorno lo usarono per conoscersi meglio e in poco più di una settimana quei due divennero inseparabili.
Una volta al giorno combinavano sempre qualcosa di strano, ci fu un giorno in cui Minho scarabocchiò qualcosa sul quaderno di Thomas e lui, per vendetta, fece altrettanto, non si sa come, ma a fine lezione si ritrovarono dipinti da cima a fondo.
Un’altra volta si divertirono a creare degli aeroplanini di carta e li lanciavano fuori dalla finestra mentre la loro insegnante si girava, cosa che presto iniziarono a copiare anche gli altri, soltanto una volta furono beccati e spediti fuori dall’aula, Thomas ricorda ancora perfettamente le grosse risate che si fecero subito dopo. 
Il giorno in cui furono sbattuti fuori Minho ebbe l’idea di dare il via ad una sfida, nulla di stravagante o di strano, semplicemente il primo che riusciva ad arrivare in mensa avrebbe vinto, quel giorno corsero fino a perdere fiato, erano veloci! Eccome se lo erano!
‘’Caspio Thomas, ma sei veloce anche tu!’’ Gli disse entusiasta. ‘’Perché non ti iscrivi anche te al club di atletica?’’ 
‘’Club di atletica?’’
‘’Sì, ne faccio parte anche io, e con te in squadra credo posiamo vincere facilmente!’’
‘’Uhm, va bene dai!’’ Acconsentì velocemente e il giorno seguente si andò ad inscrivere.
Il suo rapporto con Minho non fece altro che crescere in quel mese, e Thomas ne era felice, alle scuole elementari aveva degli amici, certo, ma nessuno di loro era come Minho, ‘migliore amico’, sì, era quello il termine che gli piaceva usare,  sperò tantissimo che Minho la pensasse allo stesso modo, e sì, la pensava allo stesso modo ma con una piccola eccezione.
‘’Thomas sei troppo forte, davvero! Credo andresti d’accordo col mio migliore amico, si chiama Newt è dell’altra sezione.’’
NEWT.
Sempre quel dannatissimo Newt ovunque! Perché caspio lo perseguitava così tanto?
‘’Lo conosco.’’ Grugnì a denti stretti.
‘’Oh davvero?’’ Chiese meravigliato l’asiatico.
‘Sì.. lui è il mio odioss- ehm.. è mio cugino.’’ Si stoppò giusto in tempo.
 ‘’Ma è perfetto allora! Perché non usciamo tutti quanti assieme? Ci divertiremo.’’ Propose Minho ma Thomas non fece in tempo a negare che quello se n’era già andato via scappando.
Si rifiutava categoricamente di uscire da solo con Newt e Minho, certo, l’asiatico gli stava simpatico, ma suo cugino era una palla al piede! Passare una giornata insieme a lui? Non l’avrebbe mai accettato se non fosse per Minho, per questo Thomas il giorno dopo supplico letteralmente Brenda di unirsi per quella giornata, in questo modo Thomas non era costretto di parlare solo con loro, Brenda, inizialmente, parve contrariata, ma gli occhi imploranti e supplichevoli di lui alla fine la convinsero, Brenda invitò però anche Teresa, era una pazzia rimanere da sola con quei scalmanati.
Sfortunatamente per Thomas, il giorno non poi così tanto atteso giunse, Minho, per quella volta, optò per una giornata al luna park, come programmato Thomas cercò di ignorare Newt il più possibile, e stava funzionando, solo che,  per non si sa qual motivo,  l’umore allegro e spensierato di Newt riuscì a colpirlo in pieno.. senza volerlo si ritrovò a ridere  e a scherzare con lui, quando se ne rese conto fu troppo tardi.
Verso fine giornata Minho ebbe la grandissima idea di tirar fuori il discorso delle proprie anime gemelle, Brenda e Teresa, probabilmente incuriosite, accettarono di colpo, a Thomas tutto ciò invece non interessava per niente,  lui non l’aveva sognata mai la propria anima gemella, probabilmente non esisteva neanche, riuscì però a scorgere del timore provenire da Newt, per questo acconsentì.
Thomas parlò subito dopo di Minho, disse sinceramente tutto ciò che sognò e che non ne capiva molto nemmeno lui, apparvero tutti sorpresi, a parte Newt, che se ne stava lì con aria sconvolta, Thomas notò subito ci fosse qualche problema, possibile che gli altri non lo percepivano? Senza pensarci gli chiese diretto delle spiegazioni, ma Newt  liquidò tutto con una scusa e ancora sconvolto se ne andò via.
Ma che razza di problemi aveva!?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5:15 anni ***


                                                                                 Capitolo 5
                                                                                   15 anni
‘’Io davvero non lo sopporto!’’ E’ così che iniziò quella giornata, Thomas, come al suo solito, si era rintanato in un bar con le sue migliori amiche: Brenda e Teresa, il gruppo, dopo l’uscita con Minho, diventò molto affiatato, stavano bene in compagnia, uscivano insieme praticamente ogni sera, e ogni sera Thomas doveva sopportare suo cugino Newt.
‘’Tom, ancora con questa storia?’’ Lo richiamò Teresa, ormai stanca di sentirlo borbottare su Newt di qua e Newt di la.
‘’Ma vi ricordate 2 anni fa al luna park? E’ scappato, perché?’’ Continuò a ribattere più deciso che mai, dalla volta in cui Newt scappò via, Thomas continuava a ribattere sul voler scoprire il perché del suo gesto, ma, ovviamente, nessuno aveva delle risposte.
‘’Caspio Thomas vallo a chiedere direttamente a lui! Sono anni che stiamo sopportando le tue frecciatine verso Newt.’’ Intervenne questa volta Brenda che ormai si era appollaiata sulla sedia scomoda di quel solito bar.
‘’Non me lo direbbe mai, lo sapete anche voi.’’
‘’Bene, allora vuol dire che non lo sapremo mai, caso chiuso, noi andiamo.’’ Si alzarono le due ragazze salutandolo per poi finalmente andarsene via, Thomas, invece, restò lì a tormentarsi su tutto.
Quel dannatissimo cugino non gli diceva niente!
Quella Sera Thomas non chiuse nemmeno occhio, continuò a girarsi su stesso più e più volte, e in ogni suo pensiero c’era sempre lui: Newt, ‘ perché scappò via? Che aveva da nascondere? Perché non ne parla nemmeno a Minho che è il suo migliore amico?’, queste domande lo tormentavano ogni giorno, ed erano addirittura passati anni da quella volta! Ora Thomas aveva 15 anni, la sua vita continuava come al solito, si allenava con Minho ad atletica, passava giornate con le sue migliori amiche e, ahimè, ogni tanto usciva anche con Newt e gli altri.
Una normalissima routine da liceale, se non fosse per un sogno.
Thomas riuscì ad addormentarsi solamente verso notte fonda, il sogno che fece quella volta gli parve troppo strano, immediatamente sentii della preoccupazione addosso, si trovava nel cortile della scuola dietro ad un albero da solo ma ad un tratto comparve un’altra persona, non la conosceva, per questo la vedeva sfuocata, l’unica cosa che riuscì a capire di quella figura è che si trattava di un ragazzo,  infine si baciarono, un bacio a stampo durato meno di 10 secondi.
Quando si svegliò non ci capì più nulla, che avesse davvero un’anima gemella? E se stesse sognando eventi quotidiani di quella persona? Allora perché non riusciva a vederla? Più ci pensava, più non ne veniva a capo.
Quando Thomas arrivò in classe quasi  inciampò su ste stesso per quanto fosse in sovrappensiero, Minho notò immediatamente il suo cattivo umore e cercò più volte di tirargli su il morale, ma non ci fu nulla da fare, quel giorno ad atletica fece  anche abbastanza schifo, arrivò ultimo alle prove, e a momenti si ritrovò per sbaglio nello spogliatoio delle ragazze, ma Minho riuscì a salvarlo in tempo.
Quel dannato sogno lo stava facendo impazzire! Non poteva deconcentrarsi, mancavano pochi giorni alla gara di atletica, quella gara si teneva ogni anno, era abbastanza importante per la sua futura carriera, quindi non doveva assolutamente fallire!
Pensieri positivi Thomas!
E’ questo ciò che si ripeteva mentre tornava a casa dall’allenamento.
Peccato che i pensieri positivi svanirono il giorno seguente alla vista di Newt, lo trovò davanti all’aula di chimica, con il tempo Newt diventò più bello di quanto già non lo fosse… no! Thomas non ha detto assolutamente la parola ‘bello’, tutto ciò era  colpa delle ragazzine di prima ossessionate da lui, ogni giorno gli giravano attorno manco fosse un attore famoso! E a Thomas dava fastidio, cioè.. fastidio perché voleva anche lui un po’ di attenzioni, non per altro eh, sia chiaro…
Quelle dannate ragazzine però lo infastidivano parecchio, non ne capiva più di tanto il motivo, ma il solo guardarle gli dava fastidio, ma non solo a lui, riusciva a percepire gli stessi sentimenti da parte di Newt, quindi, inaspettatamente, Thomas si ritrovò a fare una cosa strana anche per lui, corse verso Newt, lo prese per mano e insieme scapparono via da quelle oche nascondendosi nei bagni dei ragazzi.
‘’Tommy?’’ Gli chiese il biondo ancora ansimante a causa della corsa.
‘’Non dire nulla…’’ Lo bloccò.
‘’Grazie.’’ Disse Newt bisbigliando, stava per caso arrossendo!?
‘’N-non lo fatto per te, cioè, mi sembravi in difficoltà, tutto qua, non farti strane idee.’’ Si sbrigò a rispondere Thomas.
‘’Bhe, grazie lo stesso.’’ Eh no Newt! Non dovevi affatto sorridere in quel modo, a causa di quel sorriso Thomas rimase diversi secondi a fissarlo, per poi riprendersi e andarsene via salutandolo  in modo frettoloso.
Era soltanto colpa del sogno! Newt non gli ha fatto provare nulla, assolutamente nulla.
Peccato che si ricredette qualche giorno più tardi, il giorno della gara di atletica, inutile dirlo ma, Thomas la sera prima non riuscì proprio a chiudere occhio, è per questo che quel giorno si svegliò in ritardo, era disperato, anche correndo non sarebbe mai arrivato in tempo e i suoi genitori erano fuori città per una riunione importante.
PERFETTO!
Si era appena giocato la sua carriera sportiva, cercò comunque di presentarsi, si preparò in fretta, non fece nemmeno colazione e il suo telefono segnava centinaia di chiamate perse, la maggior parte provenienti da Minho.
Quello che Thomas non si aspettava di certo, era il fatto di trovarsi davanti casa Newt in sella sulla sua bici con aria affaticata.
‘’Sali.’’ Gli urlò velocemente.
‘’Che cosa!?’’
‘’Non c’è tempo Tommy, se Sali adesso forse riusciamo a fare in tempo.’’ Lo sgridò il più grande e Thomas non se lo fece ripetere un’altra volta, salì in sella dietro la bici e si aggrappò a Newt per evitare di cadere, no! Il suo cuore non stava affatto battendo velocemente per lui.
Quando arrivarono a destinazione Newt non aveva più fiato, spronò Thomas a incamminarsi verso il campo d’atletica e lui lo ringraziò con sincerità,  Newt, invece, sorrise di nuovo.
Anni e anni credendo di odiarlo, e invece era la miglior persona che potesse mai conoscere.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: 16 anni ***


 
                                                                           CAPITOLO 6  
                                                                              16 ANNI
Probabilmente era tutto a causa dei suoi sentimenti, o probabilmente era tutta causa di Brenda e Teresa, infatti erano state proprio loro a metter su dubbi a Thomas, dopo la famosa gara tenutasi un anno prima, Thomas raccontò immediatamente tutto a loro due.
‘’GLI PIACI TOM.’’ E’ questo ciò che urlarono in coro le due, e a Thomas, quelle parole, lo colpirono talmente tanto da non fargliele più dimenticare, ma non poteva essere... loro erano cugini!
‘’Anni e anni a dir contro a Newt per ogni cosa, ma era perché ti piaceva? Il classico bulletto che se la prende con la persona che gli piace.’’ Bene, queste invece furono le parole che lo tormentarono.
A lui non piaceva affatto Newt!
Sta di fatto che tutte quelle dannate parole lo portarono a dubitare su tutto, in più si mettevano in mezzo i suoi sogni, quella volta sognò di fare coming out con i propri genitori, o almeno, quelli nel sogno gli parevano dei genitori. Appena si svegliò si sentì come se si avesse tolto un grosso peso dalle spalle, era finalmente sollevato e felice, ma lui non aveva mai fatto coming out! Nemmeno gli piacevano i ragazzi, bhe, certo… negli spogliatoi capitava che rimanesse più a lungo a fissare il corpo degli altri ragazzi, ma non per questo era gay... giusto? In più da piccolo gli era piaciuta Alexia, okkei, erano le elementari… senza contare poi quel maledetto sorriso di Newt, quei suoi maledetti lineamenti, quel suo carattere introverso con gli sconosciuti ma fantastico con gli amici..
Perché caspio stava pensando a Newt!? 
Argh! Sempre quell’odiosissimo cugino in mezzo, ormai Thomas si era fatto l’abitudine a furia di chiamarlo in quel modo.
Si alzò infine da quel dannato letto e corse immediatamente in bagno a lavarsi,  rimase diversi secondi davanti allo specchio a fissarsi, in un anno Thomas cambiò molto, si era alzato, e grazie all’attività sportiva mise su muscoli nei punti giusti, sì, a 16 anni era diventato proprio un bel ragazzo.
Peccato che tutto ciò non l’avesse notato soltanto Thomas, no! Ora c’erano di mezzo anche le ragazze di classe sua, non gli bastavano già Newt!?
A proposito di Newt, c’è stata una mattina che Thomas lo vide praticamente attaccato ad un certo Alby, e non solo durante la mattinata, quell Alby stette attaccato a Newt anche durante la pausa pranzo e durante le attività pomeridiane…
CHI CASPIO ERA?
E PERCHE’ HANNO TUTTA QUESTA CONFIDENZA!?
NO THOMAS, CALMATI.
Che fosse geloso? Bhe probabile, ma, come ormai scontato, Thomas accartocciò la questione e si sforzò a non pensarci, doveva pensare esclusivamente alla scuola! I suoi voti erano rimasti immutati in tutti questi anni, tranne in storia, storia proprio non riusciva a mandarla giù.
‘’Thomas non è possibile, perché non provi a forzarti un po’ di più?’’ Gli disse un giorno il suo professore dopo le lezioni.
‘’Mi spiace non riesco proprio a ricordar nulla…’’
‘’Prova a farti aiutare da Newt, vedo che andate d’accordo.’’ Ecco, probabilmente il suo professore era cieco. ‘’Lui è uno dei migliori, per la prossima verifica pretendo un voto alto, ne parlerò anche io con Newt, adesso vai.’’ E lo mandò via con un gesto della mano.
Perfetto! Ora doveva perfino farsi aiutare da lui… di nuovo.
Trovò Newt, come previsto, insieme a Alby, non sopportava proprio quel ragazzo, perché caspio doveva stargli attaccato come una cozza!? Probabilmente, Thomas riuscì a salutare il ragazzo grazie a tutta la falsità presente in questo mondo, gli chiese poi di parlare con Newt in privato, Newt, inizialmente, lo fissò un po’ stranito ma alla fine si spostò con Thomas in un posto tranquillo.
‘’C’è qualche problema Tommy?’’ Gli chiese il più grande.
‘’Il nostro professore di storia vuole che tu mi aiuti in storia, non volevo coinvolgerti, ma non ho avuto tempo di replicare, mi dispiace…’’         
‘’Non è un problema per me aiutarti, se vuoi questo pomeriggio sono libero.’’ Disse sorridendo, perché doveva essere sempre così?  non poteva semplicemente odiarlo?  Per Thomas sarebbe stato tutto più semplice, ma no! Newt doveva sempre avere quel caspio di atteggiamento dolce e gentile, lo stesso atteggiamento che probabilmente usava anche con Alby e le ragazzine isteriche.
Il solo pensarlo, bhe, a Thomas dava molto fastidio.
‘’Va bene, mi dispiace ancora…’’
‘’Tranquillo Tommy.’’
‘’Bene, se vuoi puoi passare da me, ho casa libera.’’ Aggiunse infine, dopodiché suonò la campanella e, salutandolo, se ne andò via, solamente più tardi si rese conto che magari la proposta detta in quel modo assomigliasse a tutt’altro che ad una giornata di studio.
Le ore successive, Thomas, le passò come al solito, prendendo appunti  e scherzando con Minho di tanto in tanto,  all’ultima ora venne interrogato a sorpresa, ma riuscì a cavarsela perfettamente, perché caspio non riusciva a farsi entrare in testa le cose di storia invece!? Okkei, Newt non era poi così male come amico, ma non riusciva a mandar ancora giù che i suoi genitori e parenti lo paragonassero a lui, Thomas era soltanto Thomas!
Newt si fece trovare davanti al portone di Thomas in perfetto orario, pronto ad aiutarlo e, meno male, nella frase del moro non aveva colto nessuna proposta indecente.
Le prime ore furono un disastro, l’aria attorno a loro era dannatamente tesa, Newt cercò di spiegargli le cose con calma ma una volta terminata la spiegazione su di loro calava un silenzio imbarazzante, tutto ciò scomparve solamente verso la fine, quando a Thomas comparve una notifica sul suo cellulare che gli annunciavano i prossimi film che dovevano uscire al cinema, tra quelli il suo preferito.
‘’Notizie interessanti?’’ Cercò di comunicare il più grande e Thomas gli fece cenno di sì con la testa mostrandogli il suo cellulare con la notifica, a Newt, alla vista della notifica, gli si illuminarono gli occhi.
‘’Esce finalmente la parte seconda?’’ Domandò infine euforico.
‘’Lo segui anche te? È il mio preferito!’’
‘’Ho adorato il primo film.’’
‘’Vero!? Penso anche io sia stato un capolavoro, ma Minho e le altre non lo capiscono.’’ Aggiunse Thomas sbuffando.
‘’Minho è pessimo in fatto di film.’’ Rispose Newt mettendosi a ridere.
‘’In effetti.’’ E rise anche lui. ‘’Hey, perché non andiamo a vederlo insieme?’’ Propose senza pensarci, ma Newt accettò subito l’invito.
Newt se ne andò via verso sera, inutile dirlo ma, di storia alla fine non fecero granché, stettero tutte le ore successive a parlarsi del più e del meno, e di cose in comune ne trovarono più di quanto se lo aspettassero; anche la serata al cinema si rivelò piacevole, Newt in fondo era fantastico, facile da parlargli, gentile, bello, intelligente e… ed era suo cugino sbucato dal nulla anni fa…

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Capitolo 7
*** Capitolo 7:17 anni ***


Se un tempo di sogni non ne faceva nemmeno uno,  adesso lo tormentavano parecchio.
Il sogno che fece all’età di 17 fu forse il più strano di tutti, finalmente ne fece uno dove non era in prima persona, nel sogno c’era lui, lui che rideva e scherzava con qualcuno che non riusciva a distinguere, lui che guardava quella persone con occhi pieni d’amore..
Lui semplicemente cotto a puntino!
Che si trattasse davvero della sua anima gemella!? Che non sia destinato a morire solo senza nessuno al suo fianco come ha sempre creduto? Ma soprattutto, chi caspio era la persona affianco a lui nel sogno!? Una cosa simile non è mai successa, che fosse un sogno premonitore?
Più ci pensava e più impazziva.
Non si era mai soffermato a pensare alla propria anima gemella, prima non  ne sentiva nessuna necessità, ma quanto Teresa riuscì a trovare la sua e la presentò al gruppo,  Thomas realizzò su quanto potesse essere bello.
A quanto potesse essere bello svegliarsi e sapere che nonostante le difficoltà, i momenti brutti, o tanto altro, c’era sempre  qualcuno al proprio fianco, qualcuno che ti apprezzi, qualcuno da abbracciare e amare.
E Thomas si odiava, si odiava perché in tutto ciò ci vedeva Newt, quel ragazzo che ha sempre creduto di detestare, quel ragazzo che ha ignorato per anni, quel ragazzo che però riusciva a mandarlo in confusione con poco, quel ragazzo che ormai si era insediato nella sua mente.
Si odiava davvero troppo per averlo capito solamente così tardi, eppure i segnali c’erano stati, la volta in cui l’aiutò a cercare la propria cagnolina, la volta in cui l’aiutò con la partita, che l’aiutò coi compiti, Newt c’era sempre stato, ma Thomas ne capì l’importanza solamente nei suoi dannati 17 anni.
Thomas quell’età la passò veramente male, con addosso un amore irrealizzabile, con addosso dubbi, incertezze, domande… troppe domande senza risposta, e in tutto questo casino l’unica ancora di salvezza era Newt, erano le loro risate, i loro sguardi, i loro pomeriggi insieme, tutti quei momenti che gli lasciavano un sorriso triste in volto.
La tristezza poi, stranamente, non faceva altro che crescere, soprattutto un giorno in cui si vegliò quasi piangendo, e non ne capiva il motivo, ormai si era dato per bipolare.
Quel giorno andò a scuola a fatica, aveva l’umore troppo a pezzi per seguire le lezione o capirci qualcosa, Minho, così come Teresa e Brenda, cercarono di rassicurarlo e farlo tornare di buon umore ma non ci fu verso.
Stava per rifugiarsi a sonnecchiare in infermeria quando tutto cambiò, in corridoio vide Newt con aria spenta quasi quanto la sua e con..
Erano fiori quelli!?
Lo seguì di nascosto con lo sguardo e lo vide dirigersi verso la segreteria con un foglio in mano per poi uscire dalla scuola.
In quel momento una piccola parte razionale di Thomas  gli urlava di non commettere sciocchezze, di non fare quello che aveva in mente e di starsene al suo posto.
Dall’altra parte l’istinto, invece, gli urlava di seguirlo.
Inutile specificare quale parte Thomas scelse di scegliere.
In un lampo si ritrovò fuori dall’istituto, guardandosi attorno per cercarlo, non sa il perché, ma dentro di se, sentiva solo che doveva stargli accanto , riuscì  a intravederlo giusto in tempo prima che svoltasse l’angolo e, dopodiché, iniziò a rincorrerlo.
‘’Tommy!?’’ Disse sorpreso una volta che Thomas gli si parò davanti. ‘’Che ci fai qua? Dovresti stare a scuola a quest’ora.’’ Aggiunse infine guardandolo dubbioso.
‘’Sì, lo so ma..., cioè, voglio dire solo che… ehm, non lo so.’’ Non riuscì proprio a formulare una frase di senso compiuto.
‘’Hey, tranquillo.’’ Lo rassicurò sorridendogli, quel dannato sorriso capace di mandarlo in paradiso.
‘’Dove stai andando?’’
‘’Ecco... non è proprio un bel posto.’’ E quel sorriso svanì.
‘’Posso venire con te? Non so ma, sento che c’è qualcosa che non va…’’
‘’Credo sia colpa mia, mi dispiace Tommy.’’ E distolse lo sguardo.
‘’Colpa tua, e perché?’’
‘’Bhe, perché noi due siam-‘’ ma si bloccò immediatamente. ‘’Nulla.’’  Concluse infine.
‘’Noi cosa?’’ Cercò di insistere Thomas, ma non ricevette nessuna risposta.
Newt gli disse che se voleva poteva andare con lui, anche se, inizialmente, cercò di farlo ragionare e farlo tornare indietro, ma Thomas era più ostinato che mai e lo seguì lo stesso.
Newt era agitato, fin troppo e Thomas lo capiva alla perfezione, non parlarono molto, giusto qualche parola ogni tanto, il luogo in cui doveva andare Newt distava circa 40 minuti in treno, il viaggio, però, sembrò durare per ore, quando arrivarono a destinazione Thomas riconobbe più o meno il luogo e una volta percorso altre quattro vie, la meta ormai gli era ben chiara: il cimitero.
Che caspio doveva fare Newt in un luogo come quello!?
Lo seguì fino ad arrivare davanti ad una tomba specifica e vi lasciò i fiori lì davanti.
Un po’ titubante, Thomas, riuscì a domandargli a chi appartenesse.
‘’I miei genitori…’’ Rispose lui con lo sguardo basso.
Genitori!? Che lui sappia  non erano morti! A chi si stava riferendo Newt? Thomas ormai era più confuso che mai.
‘’Genitori!?’’ Ripeté ancora confuso.
‘’Tommy… lo sai che io sono stato adottato, vero?’’
 COSA!? ASSOLUTAMENTE NO! Non ne sapeva nulla, adottato? Non aveva mai preso in considerazione una cosa simile, okkei, Newt e i suoi genitori non si assomigliavano granché, è anche vero che Thomas per alcuni anni non si era poi interessato poi così tanto della vita di Newt… ma caspio, adottato!?
‘’Ehm Io… cosa!?’’ Newt  non fece caso alla faccia di Thomas sconvolta e ridacchiò un po’ prima di ritornare serio.
‘’I miei veri genitori sono morti in un incidente stradale quando avevo 5 anni, non avendo altri parenti  sono stato in un orfanotrofio per un po’ di tempo, finché i tuoi parenti non mi hanno adottato, sinceramente non ricordo molto dei miei veri genitori, ma vengo lo stesso a far visita loro ogni anno.’’
‘’Non lo sapevo proprio, scusami...’’   
‘’Tranquillo Tommy, non ci siamo rivolti parola per un sacco d’anni, nemmeno io ti ho mai detto nulla.’’ Cercò poi di cambiare discorso dandogli delle pacche sulle spalle per poi andarsene via da lì, Thomas rimase alcuni secondi immobile perso a se stesso e alla fine lo raggiunge, senza pensarci lo invitò a passare del tempo da lui per recuperare un po’ il tempo perso e Newt gli sorrise in risposta.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8:17 anni ***


Thomas era entusiasta per un sacco di cose, quella giornata l’avrebbe conclusa con Newt, non sentiva più quel senso di tristezza addosso, aveva scoperto cose nuove sul conto di Newt e pian piano si stavano riavvicinando, che a Thomas gli piacesse, forse oramai lo aveva già accettato, stava procedendo tutto bene infondo,  finché una coppietta sul treno non si misero a parlare su quanto fosse bello avere un’anima gemella e tant’altro.
Ecco cosa rovinava tutto, la dannata questione sull’anima gemella.   
Certo, Thomas non l’aveva, o almeno, i sogni che faceva non li capiva e non ne trovava nemmeno un senso, forse erano premonitori, o forse semplicemente non centravano nulla.
Ma non era tanto Thomas il problema, il problema era Newt… lui un’anima gemella l’aveva! L’avrebbe incontrata prima o poi, era destinato a stare con lei, con tutti questi pensieri negativi l’umore di Thomas calò a picco, col tempo Newt divenne per lui una persona troppo importante, non voleva più perderlo, e si pentiva, pentiva di non averlo mai notato prima, si pentiva perché fatto influenzare troppo dagli altri e per averlo ignorato per tutto questo tempo.
Newt notò immediatamente l’umore pessimo di Thomas, cercò di capirne il problema parlandone direttamente con lui, ma lui non disse nulla.
Avrebbe semplicemente apprezzato il momento, è questo ciò che si impose,  avrebbe amato  ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno in sua presenza, e poi l’avrebbe accettato, accettato la sua anima gemella, avrebbe accettato l’assenza dell’unica persona che gli importava veramente.
Quando arrivarono finalmente a casa di Thomas, ormai l’orario scolastico era terminato, non che gli importasse qualcosa, probabilmente il giorno dopo avrebbe avuto un richiamo dal preside o qualche giorno di sospensione, nulla d’importante per lui, l’unica cosa importante  ce l’aveva affianco a lui.
Non era la prima volta che passavano una giornata da soli, ormai erano anni che si incontravano di sera o di pomeriggio per stare un po’ insieme, guardavano qualche film, giocavano a qualcosa, studiavano assieme, cose normali, ecco.
Anche quella volta non cambiò nulla, si misero davanti alla tv a guardare qualche film comico per alleggerire la tensione creatasi ore prima. Thomas era forse ancora un po’ scosso, la notizia che Newt in realtà fosse adottato lo spiazzò letteralmente, anni e anni a credere il contrario.
‘’Newton, no, fermo!’’ Thomas era andato a prendere qualcosa da mangiare dopo il film, e, ovviamente, la sua cagnolina al sentire del cibo iniziava a saltare per prendere qualcosa anche lei. ‘’Newton, a cuccia! Thomas, ma com’è che non riesce a capirmi?’’ Domandò Newt, e no, in tutti questi anni Thomas si era scordato di avvertirlo del vero nome di Newtie.
‘’Promettimi di non ridere…’’ Rispose prendendo a sedere e Newt si mise accanto a lui.
‘’Sentiamo.’’
‘’In realtà non si chiama in quel modo…’’
‘’Cosa? Mi ricordo avevi detto si chiamasse così quella volta.’’ Lo guardò negli occhi stranito.
‘’No, ecco, sai che da piccolo avevo una certa rivalità con te, no? Ehm, io non volevo un barboncino… non mi piaceva, cosìcomenonmipiacevitu.’’ Già, disse l’ultima frase tutta attaccata per non farsi sentire. ‘’Così in realtà si chiama Newtie…’’ Concluse infine sperando che Newt non se la prendesse, ma lui anziché dire qualcosa, semplicemente scoppiò a ridere, una risata che alla fine contagiò anche Thomas.
‘’Avevi promesso di non farlo!’’
‘’No, io ti ho detto di parlare, non che te l’avrei promesso.’’ Disse continuando a ridere guardando Thomas, quell’attimo sembrava quasi un sogno.
Sogno che Thomas fece quella mattina.
‘’Ho sognato questa scena stanotte.’’ Disse con noncuranza ma Newt si irrigidì smettendo di ridere. ‘’Ehm, qualche problema?’’ Concluse Thomas guardandolo preoccupato.
‘’No, nessuno… devo andare ora Tommy.’’ Si alzò di scatto per andarsene via ma Thomas,  preoccupato più di prima, cercò di fermalo.
E qui il casino.
Thomas si alzò velocemente,  ma la sua cagnolina si mise in mezzo e lo fece inciampare... inciampare addosso a Newt, quando riuscì ad aprire gli occhi ciò che vide furono soltanto gli occhi sbarrati del più grande sotto di lui.
E ciò che sentì, fu solamente quel loro flebile tocco di labbra.
Thomas si alzò immediatamente allarmato, si scusò subito ma Newt semplicemente gli disse di non pensarci e scappò subito via.
Aveva appena baciato Newt!
Ok… era stato soltanto un contatto di labbra che di bacio non aveva niente, ma era lo stesso un contatto!
Newt se ne andò subito, Thomas voleva fermarlo, bloccarlo, qualsiasi cosa! Ma rimase lì, immobile a fissare la porta chiudersi.
Non sapeva più cosa pensare, se Newt non si fosse tolto avrebbe volentieri continuato quel loro fugace bacio.
‘Godersi il tempo un caspio!’ No, assolutamente no,  Thomas non poteva e non voleva cedere Newt a nessuno, ma come poteva fare? Loro non erano destinati a stare insieme, sono soltanto persone che si sono incontrate a fortuna, prima o poi l’anima gemella di Newt sarebbe comparsa e poi? Che cosa avrebbe fatto Thomas?
Ormai era diventato un cumolo di domande senza risposta.
Alla fine Thomas non lo seguì, non fece assolutamente nulla, rimase lì in piedi pensieroso e ferito, dopodiché decise semplicemente di andare a riposare, voleva dormire… dormire e far scomparire i suoi dubbi per sempre.
Tutta colpa di quell’odiosissimo Newt.
Di quel dannatissimo Newt.
Quel Newt che ormai amava più del previsto.

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