Ma cosa ne sa Bukowski?

di JigenS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -3 ***
Capitolo 2: *** Appuntamento sotto il balcone di… come si chiamava? Non ricordo. ***
Capitolo 3: *** Se sbagli un colpo... non ti chiami Jigen Daisuke. ***
Capitolo 4: *** Della stessa pasta. ***
Capitolo 5: *** Lacrime in fumo. ***



Capitolo 1
*** -3 ***


Come al solito a Lupin piace farsi aspettare persino dai suoi stessi amici, compagni di crimini di una vita che ormai ha superato il ventennio. E Dio, se sono passati in fretta quelli che sarebbero dovuti essere solo qualche mese o qualche annetto di scorribande; ma chi avrebbe mai pensato che ne dovessero passare addirittura venti, di anni?


(Venti anni prima...)
All'epoca ero semplicemente un “ragazzino” che aveva superato a malapena la maggiore età, sia fisica che mentale. E certamente non passava giorno che qualche minorenne o persino qualche adulto regolare mi desse del trentenne, sebbene di anni ne portassi circa 23.

'Non puoi essere un moccioso, Daisuke. Tu non la conti giusta.’, dicevano in tanti, ma il primo che me lo disse per certo fu Hollows Jack: primo a dirlo e mio primo «datore»; e “Capo”, che di capo doveva avere solo i Verdoni, se capite cosa intendo...
...MA, comunque, sia come sia, forse col senno di poi in parte non posso ora dargli tutto quel torto, sapete?, perché riguardando le poche fotografie che mi restano del mio inizio di carriera... ultimamente mi sorge spontaneo di chiedermi: «sono mai stato ragazzino? Probabilmente no e può darsi che in parte la colpevole sia la mia barba e anzi, senz'altro lo è.»
   
E lo è davvero, perché a quindici anni potevo vantare di essere scambiato per uno di diciotto anni, quindi forse è questo uno dei motivi che hanno spinto Hollows Jack, Terrency e Lupin stesso a dubitare della mia vera età; mentre Lupin, rido al solo pensiero, poche volte se l'è fatta crescere (di solito in gatta buia) e quando l'ho conosciuto io fidatevi, che pareva più sbarbato di ora. Ed era davvero un ragazzino, Lui. Mentre ora, chissà: forse si troverà messo peggio del Conte di Montecristo.
“E Dannazione!, ma quanto ci metti a tornare, tra l'altro?  Sai… sono cambiate parecchie cose da un anno a questa parte e forse quando ci rivedremo non allargherai le braccia per abbracciarmi, ma per strozzare il mio collo... e ovviamente non te lo permetterò.
...
Dico solo che mi spiace, in un modo o nell'altro… ma tu e Rebecca questa volta l'avete fatta grossa e Fujiko… Fanculo!” - penso tra me e me mentre Fujiko Mine, proprio quella donna che credevo insopportabile e pericolosa manipolatrice per Arsenio Lupin III°, smuove la scollatura nello spostarsi su di un fianco nel sonno, accanto al mio corpo.

Forse ho esagerato col vino italiano questa volta, ma queste tette sono davvero belle…
Per favore, Fujiko: resta ferma così per il resto della notte. Tanto mi sono già messo parecchio nei casini da solo e… 
 dirò comunque a Lupin tutta la verità, perché dopotutto per me rimane un amico importante, oltre che il mio Boss; e poi non me ne andrei certo a mani vuote da questo mondo, dopo le tue belle…
    ...Fujiko, sei sempre stata una serpe e ora so che cosa dovesse trovarci di bello in te, Lupin.

[...]

«Dove diavolo è finito il mio ultimo pacchetto di sigarette?»

«Oh... È nella mia borsa, Brontolone~!»

«...grazie.»

Mi affretto a rovistare tra pile di trucchi e qualche banconota racimolata dalle ultime rapine di fortuna quando trovo il pacchetto, ma me lo ritrovo ovviamente mezzo spoglio. E io di solito le conto bene le sigarette.
E le ho contate bene anche qualche ora prima: ne ho fumate 15 in tre ore, ma ora ne rimangono solo due, perciò Fujiko deve essersene soffiate tre. Maledetta ladra…
... e che colmo. Già; beh chissenefrega, ormai. Io ho rubato di peggio, forse.

Volto di nuovo lo sguardo verso di lei e annuisco: decisamente di peggio.

 
ANGOLO AUTRICE:
- - - Queste sono ff sulla coppia Jigen X Fujiko in via sperimentale, ma spero che possa piacervi lo stile, che non è detto rimanga in prima persona per ogni capitolo! Diciamo che è un misto di pseudo-monologo introspettivo di Jigen, ma chissà, potrebbe anche evolversi in altro modo!
Ditemi pure la vostra!

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Capitolo 2
*** Appuntamento sotto il balcone di… come si chiamava? Non ricordo. ***


Verona, la Città degli Amanti, o almeno così si dice, visto che dovrebbe essere la città dove pare essere vissuta Giulietta col suo dramma per Romeo o per Shakespeare o chissà per chi; insomma, io non mi chiamo Lupin e non sono così colto per quanto riguarda storie o opere teatrali e arte in generale. Anzi, sono anche piuttosto sbronzo per capire parecchie cose, al momento, anche se una l'ho capita bene: Lupin si trova qui e probabilmente è riuscito a evadere dalla prigione di massima sicurezza che gli ha propinato Zenigata per l'ennesima volta e probabilmente ci vorrà tutti al completo per il prossimo colpo: il tesoro segreto di Giulietta, una pietra che dovrebbe valere una fortuna e certamente anche una doppia razione di sigarette, per me; e magari anche qualche cocktail che non sappia di supermercato...
  ...E sarebbe tutto così perfetto se solo non fosse altro che una farsa di… di… Di Fujiko?!

[...]
«Oh, avanti, credevi davvero che ci mettesse così poco tempo a evadere, Jigen? Lo sai che Lupin deve dare del filo da torcere a Zenigata e illuderlo un po’ di essere riuscito una volta per tutte a tenerlo fuori gioco, no?», dice Fujiko, apparendo davanti a me, che colto alla sprovvista faccio un passo all'indietro, ma del tutto barcollante; e d'altronde mica per caso ho accennato alla mia sfilza di cocktail da supermercato, anche se c'è da dire che non siano così tanto forti proprio per questo da ridurmi a uno straccio, ma se alzi il gomito lo alzi comunque e credo proprio di averlo alzato, stasera; e questo Fujiko lo ha intuito fin troppo bene, tanto da ridere.
«Ma guardati!», lei ride. «Nemmeno ti reggi in piedi! Che figuraccia che avresti fatto con Lupin, se fosse stato tutto vero!»
«Hai inscenato… tutto? E Goemon?»

Fujiko fa un passo in avanti; poi un altro ancora, finché non si ritrova quasi davanti a me, a un palmo dal mio naso.
«E bravo, Sherlock! Ahi, ahi, troppo alcol rovina quel poco di cervello che ti è rimasto, vedo. Ma per tua fortuna non ci sono né Lupin, né Goemon a vedere questo spettacolo...; e anzi, dovresti anche ringraziarmi proprio per questo! E poi, oh, non preoccuparti: per quanto riguarda il nostro caro Samurai non mi pareva semplicemente saggio distrarlo dalla sua Meditazione; è così che si chiama, mh? Ma cosa importa? Almeno tu sei qui, come avevo previsto. E fidati, che prevedibile lo sei sempre stato, ma in questo momento di più! Dovresti proprio vedere la tua faccia, Jigen!»

...
La mia pazienza, ora, sta raggiungendo il limite.
  ...Pensa Lei davvero che… che… «Avanti!»: sbotto di colpo, tornando a masticare malamente qualche parola, mentre la testa riprende un po’ a girare; e dopo due bottiglie e mezzo è anche normale.
«Dimmi perché credi che ti possa aiutare.» 
«Aiutare? Ma no, sciocchino!» Fujiko torna a ridere e io non la comprendo, né la sopporto, ma questo lo si sa da sempre. Incrocio le braccia al petto, «beh, sull'invito è citata la pietra di Giulietta o di Vanessa o di quel che è, ma non credere che io aiuti una come te. Potrai ingannare Lupin, ma non me. Se la vuoi ti aiuterò solo a condizione che si divida il ricavato.»
«Non esiste nessuna pietra, almeno che io sappia! Mi annoiavo, tutto qui!»
«Che diamine...», borbotto senza capire, né mi è possibile comprendere qualunque cosa, dal momento che la mia testa ormai sta cedendo definitivamente e in men che non si dica mi devo appigliare a un muro; e magari mi servirà pure da lezione, quando vorrò esagerare ancora con l'alcol… ¶

¶ ...anche se ora, ora che sono passati diversi giorni da quella notte in Via Cappello a Verona, mentre il cuore della città dormiva ed eludevo la sorveglianza del cortile verso il museo della Casa di Giulietta beh, ora mi farebbero proprio comodo un bel paio di altri drink, ma giusto per dimenticare l'idiozia che ho appena compiuto. E distrarrei anche le mie labbra da quelle di questa diabolica donna, per concederle al bicchiere, con una punta di ghiaccio e limone nel Bourbon. Tuttavia…


«Perché ti fermi? Non mi dire che non ti piaccio più. Prima non sembravi così dispiaciuto...»
«Perché me lo stai facendo fare?»
«Fare cosa?», domanda lei con uno sguardo quasi innocente; e forse ad altri lo sguardo potrebbe benissimo apparire ignaro e innocente, ma io conosco bene Fujiko Mine e non mi pare proprio il tipetto adatto a essere definito in modi così generosi.
«Ahh, sai benissimo a cosa mi riferisco, Fujiko.»
«Eppure non ti sei fermato… Oh, oh, Jigen: non dare a una donna tutte le colpe del caso! Non è molto corretto! Lezione numero 1!»
«Non c'entra niente questo...», provo a dire, mentre un senso di strana e bruciante vergogna mi sfiora le guance. E mi sfiora è solo dire poco, perché più che sfiorarmi mi percuote e anche molto forte. E forse in questo caso non solo sulle guance.
 ... «Ma quante sorprese, Jigen Daisuke!» Eppure esclama lei con malizia, intuendo tutto: ma come fa, ogni santa volta? Ora mi sente. Ora...
«Ora… Smettila.» Le dico schietto, ma queste parole sono riferite più a me, che ancora non riesco a trovare il modo di alzarmi e lasciarla lì a vantarsi da sola come meriterebbe; ma in parte ANCHE a lei.
...
«E va bene, e va bene~!»
Dice Fujiko dopo qualche istante, con quel solito sguardo che di certo non mi occorrerà più descrivere, né voglio rivedere, per avvicinarsi un'ultimo istante alle mie labbra. E un'altra volta, maledizione a me, ne vengo rapito.

Che diamine mi prende? Che diamine mi è preso? Questa volta non sono neppure sbronzo. O, insomma, non come qualche sera fa…
...Ho bevuto solo tre bicchierini e giuro: mi reggo ancora in piedi!
Datemi un bersaglio e vi dimostro che posso fare ben altro; e poi sono Jigen Daisuke e questa volta non sono… ubriaco. Sono solo matto da legare, ma non ubriaco. E Fujiko è…


[...]
«...Sei una serpe.»
«La migliore! A meno che il tuo non fosse un insulto… Potrei offendermi, sai?»
«Bah.», bofonchio qualcosa e mi levo dal divano per fumarmi una sigaretta rollata. «Scoprirò cosa mi hai messo nel bicchiere, sappilo.»
«Sono una ladra, ma non arrivo a questi livelli! Ah, che faccia tosta!»
«Sì, come no… Almeno posso capire il perché?»

Lei mi guarda e sorride. «Chissà! Magari stanno iniziando a piacermi quelli col cappello!»



Chi le capisce, le donne? Anzi: chi la capisce, Fujiko Mine?

«Senti...», la guardo di sfuggita, «io non tradirò MAI Lupin.»
«Lo hai fatto, però.», si ostina lei. «E non ti ho certamente obbligato.»
«Beh, magari è solo un brutto sogno.»
«Se mi sogni così, però, stai tradendo comunque il tuo amichetto, non trovi?»


Non so cosa mi prenda e specialmente cosa prenda a lei o dove voglia arrivare, ma mi do un forte pizzicotto; e dico forte, perché lo sto sentendo e ora sta iniziando a fare male. Perché, poi, mi sarà saltata in testa l'idea del pizzicotto?

«Sei ancora sicuro di sognare?» Riprende la serpe.
«Non importa.» Dico io.
«Oh, quanto la fai lunga! Puoi anche non dirglielo! E poi lui è sposato con la Rossellini, ora, non ricordi?»
«Io ricordo solo che sei pazza.»
«Un altro mio pregio!» MA dopo questa sua risposta ne ho abbastanza ed esco a fumarmi una sigaretta in terrazzo; la luna brilla appena, mentre alcune nubi si avvicinano e forse daranno un po’ di pioggia; e beh, non che sia una cosa che mi cambi la vita, perché pioggia o non pioggia io me ne dormirò qui. E poi non ho intenzione di dormire su quello stesso divano per stanotte: non con quella voce, «Ti è piaciuto, ammettilo!» che torna a scalfirmi dentro, anche se lei in questo momento ha già abbandonato il rifugio, per mia fortuna. Ma...
''Mi è piaciuto, serpe. Purtroppo mi è piaciuto. Ah, se pensi però che io te lo dica... te lo puoi scordare. E poi qualsiasi uomo te lo direbbe se tu… se tu…''
«Se io~?»

Ancora quella maledetta voce.

Almeno lasciami in pace, ora che sono in terrazzo!” ¶

¶ [...]
¶ «Bukowski, sei un pivello, comunque.
E uno sbarbato; o quello era Lupin? Beh, non importa molto: entrambi avete conosciuto lati della donna ben più docili e forse meno pazzi. A parte la strega
[ *1 ]...
O anche tu, caro Hank
[ *2 ], ti sei fatto Fujiko Mine? Sai, potrei iniziare a ingelosirmi.»

 
NOTE:
*1: personaggio che appare in ''Storie di Ordinaria Follia'' di Bukowski; strega sta a indicare la natura di tale personaggio che si chiama Cass e che Jigen paragona un po' a Fujiko, in grado di manipolare come poche donne al mondo gli uomini e in particolare Lupin, ma a quanto pare ora anche Jigen stesso ;

*2: Jigen chiama Charles Bukowski Hank, come a riferirsi a un amico, sebbene in realtà ''Hank'' sia proprio uno dei vari soprannomi-pseudonimi spesso utilizzati dallo scrittore, ma qui appunto Jigen lo utilizza più come termine amichevole-sarcastico. 

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Capitolo 3
*** Se sbagli un colpo... non ti chiami Jigen Daisuke. ***


(Capitolo da correggere per alcuni errori di battitura; ho scritto da cellulare)



Proprio così: se sbagli un colpo... non ti chiami Jigen Daisuke ed è anche piuttosto matematico: Daisuke, l'uomo "col cappello" e - aggiungerei io - ora anche con in mano la sua fidata pistola e un bicchiere di Brandy nell'altra, non sbaglia mai un colpo... a meno che... ¶

¶ ...a meno che ora non si trovi senza cappello e senza bicchiere; ma questo ultimo particolare è dato dal fatto che se lo è scolato tutto d'un fiato per la situazione in cui si è cacciato, mentre avidamente sta cercando in tutti i modi di rendere in qualche modo broglio alla roulette di Saint-Vincent. E per colpa di chi?
...Devo proprio dirlo?
Non ci arrivate? Per colpa della serpe che porta il nome di Fujiko Mine, ovviamente.

...

(Ma cosa ne sa Bukowski?) ¶
¶ Tu, Hank, di' un po' al tuo vecchio, brillo amico, se hai mai incontrato una donna come lei, capace di far perdere la testa al più duro e rigoroso degli uomini. Una donna in grado di manipolare il più abile ladro di tutti i tempi, discendente del famoso Arsenio Lupin I e ora pronta altrettanto verso il suo compare e, prima di quest'ultimo, forse anche dedita a Goemon; che eppure trovo parecchio più intelligente da sostenere e metterci la mano sul fuoco del mio accandino, che possa lui averla ben ''pesata'' a suo tempo. E non lo avrei mai detto prima, io, né mi sarei sognato di farlo dopo; intendo dire: sto sottointendendo che Goemon sia riuscito a essere più furbo di me ed è una cosa che ludicamente non oserei mai dire. E poi ho una certa dignità, anche se il bicchiere di nuovo vuoto (sai com'è, il brandy ha quella strana capacità di invitarti a consumarlo ancora; che sia masochista pure lui?) la dice lunga sul perché io stia ammettendo una amara sconfitta; ma tornando a noi, oh caro Hank: forse non ti tocca proprio rispondere sai, mio caro?, perché sicuramente risponderesti Macchina per fottere[*1], in risposta alla mia domanda. E Dio, quanto darei ora davvero per barattarla con quella serpe, in questo momento; insomma, parliamoci chiaro: almeno ti fotterebbe nel vero senso della parola e saprebbe rubarti i gioielli di famiglia, altro che i cappelli!
...Ma alla fine, che ne puoi sapere tu? Avrai pure conosciuto tutte le peggiori serpi di questo mondo, ma da' retta a me: se ti è mancato di conoscere Fujiko Mine hai praticamente conosciuto la punta della vera punta dell'iceberg. Nel dubbio puoi solo staccarne un pezzo e aggiungerlo al bicchiere a mo' di barman con lo Shaker. ¶

 
[...]

È tutto capitato nel giro di tre ore e qualcosa, ma il conteggio esatto delle ore non conta poi molto e ho persino la netta sensazione che mi toccherà trovare una stanza interna al Casinò, perché ne avrò ancora per molto; e il bello, quasi avesse persino la capacità di leggerti nel pensiero, è che Fujiko Mine si sta avvicinando a me.
«Senti Baby[2*], non è serata.», o almeno la mia speranza è che si tronchi subito la conversazione, MA...
«Lo vedo, Hank.», sorride la donna con farsa. D'altronde è colpa sua e infatti, da che riderei per la sua battuta di rimando al mio modo di dire, in omaggio al mio autore preferito, ora mi sento solo di storcere le labbra. E anche lei ora fa altrettanto, ma per farmi qualcosa di simile a un “versetto”, che come risultato mi fa solo rendere cupo ancor di più.

«Ah, era solo un cappello, no? Ne puoi ricomprare a bizzeffe, Zuccherino~.»

Scuoto, in tutta risposta, il capo: qualsiasi risposta lei la prenderebbe con una becera, fastidiosa filosofia fai-da-te e di certo in questo momento conosco un unico fai-da-te, che non è affatto filosofico e tantomeno casto; ma almeno mi rilasserei.
''E no, stupida serpe!, che non è la stessa cosa comprare un altro paio di cappelli: tu ti sei giocata il MIO cappello e senza di lui potrei anche non saper sparare come prima; e non aggiungere come al solito «è solo una tua para mentale, Hank: è suggestione!», come se me ne importasse qualcosa della tua opinione di femmina e, oltretutto, come se io potessi credere a un tuo intento di pietà nei miei confronti. Perché tu non vuoi aiutare e ti sei giocata di proposito il mio cappello!!!''

(...) «Hai la minima idea di quanto mi sia costato? Hai idea di quanto ci tenessi? Lui è stato testimone di vent'anni di carriera e ora sta tra le grasse mani di Hullmans. Ah, che spreco: me lo sta pure sporcando.», mi decido di dirle, ma non degnandola di un solo sguardo; o almeno, così è fino a quando distrutto non me ne torno in stanza e si sono fatte le cinque del mattino con lei, che messa dietro alle mie spalle mi spinge i suoi odiosi meloni contro la schiena mentre mi fiondo sul divanetto. E io li sento, purtroppo, così come sento una sua gamba poggiarsi sulla mia spalla e il liquore e chissà che altro aumentare la mia sbronza.
«Baby, no. Mi viene da vomitare...»
   ... Lei inclina il capo, come offesa e mi si presenta davanti, sfilandosi la sottana da notte fino all'inguine. E Cristo, che bella visione, ma non sufficiente a far sì che la testa smetta di virare senza alcun controllo in compagnia del mio stomaco.
«Baby, per favore...» Ma no e poi no, che lei insiste e si denuda del tutto.
«Così va meglio, per farmi perdonare?» Ma no, che ora mi son scocciato di esser disturbato; tanto che non le rispondo o meglio, in risposta mi ficco una cicca in bocca in silenzio, ma quasi in reazione chimica (che strano colmo, se inflitto da una cicca, per me) ribalto il mio stomaco sul pavimento in parquet bordeaux... che ora appare tutto, fuorché bordeaux e puzza di alcol e...
...
Vomito di nuovo.

«Grazie del complimento, Hank!»
«Zitta, Sei Pollici[3*].»
«Non cambierai mai!»

...
In risposta vomito un'altra volta, ma una cosa positiva c'è: Fujiko si zittisce e se ne va a spennare qualcun altro.
Grazie per esistere, Dio! Anche se in te non credo, ma suona bene da dire, qualche volta. E oggi pare proprio la buona volta.

¶ E fu così che restai solo a vomitare a Saint-Vincent: privo del mio cappello, alcol in corpo e pavimento contrito, con Bukowski e le sue grasse risate dall'inferno dei pazzi che hanno provato almeno una volta a capire le donne.
 
NOTE!

1*: ''Macchina per fottere'', dall'omonimo titolo di una storia di Bukowski in ''Storie di Ordinaria follia'' ;

*2: ''Senti Baby'': un appellativo che i personaggi di Bukowski sono soliti dire alle ''loro'' donne ;

*3: ''Sei pollici'' è il nome di una storia che compare in ''Storie di ordinaria follia'' di Bukowski; citata anche in note per quanto riguarda il secondo capitolo di questa ff! 

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Capitolo 4
*** Della stessa pasta. ***


(Capitolo da correggere; scritto da mobile- Le note per alcune citazioni a Bukowski verranno aggiunte con la modifica! Stay tuned!)



A volte mi domando: “ma la gente capirà mai che io sono un ladro e un uomo di pistola o che cosa altro si crede che io sia?”, ma nel dubbio rispondo che cosa; voglio dire, insomma, che a volte la gente c’ha una bella faccia tosta e come minimo gliela dovrei pure rompere prima o poi, la faccia, anche se col denaro in mezzo non ho così tanto da scherzarci: fila storto qualcosa e ti ritrovi seduto a terra sotto un ponte, senza sigarette di marca e a fumare le foglie che si schiantano a terra spinte dal vento di chissà quale pianta. E io una volta (ero sbronzo, sia chiaro) ci ho anche provato, ma ho certo finito col dover salutare il mio stomaco e sopportare i brontolii di Goemon che è più che probabile, lui deve davvero aver avuto una infanzia difficile (e il dopo non lo ha affatto migliorato) per non aver mai fatto qualche stupidata del genere; ma alla fine chi se ne frega di queste cose? Al momento sono tutte fregnacce, come direbbe il mio Vecchio, e ho ben altri demoni nella bottiglia da sistemare (e la bottiglia è pure vuota).

[. . .]

Non so se ridere o piangere, ma nel dubbio, visto che mi rimane solo acqua da bere, mi concedo almeno una sigaretta in balcone e attendo il mio cappio.
   “Che sia veloce e indolore, almeno”, mi viene da pensare, mentre ancora la capoccia si domanda come possa capitare a uno come me, di dover fare da… Baby sitter. E ora ho finito persino la sigaretta con tre sole tirate e mezzo in un tempo lampo, che sprecarne un'altra allo stesso modo pare quasi una completa blasfemia; però capite, vero, che la situazione lo richiederebbe pure, conciato come sono e con la dignità che dentro si rode il fegato nel pensare di dover fare da guardia a una mocciosa per conto di…
...Oh, sapete benissimo per conto di chi, dal momento che Lupin si trova ancora nel lusso delle sue prigioni e Goemon - ringraziando Dio - ci evita più che può: parlo di Fujiko, che questa maledettissima volta non ha rapito un cane Deluxe o qualche magnate dell'industria per ricavarci qualcosa, ma Jenny Clarence, figlia del newyorkese Dunton Scott o qualcosa del genere (non si capisce bene, perché sospetto che sia solo un nome di “comodo”, dato il diverso titolo della figlioletta; specie perché lui implicato in casi di droga e sbirri e droga non vanno mai d'accordo, ma forse se diventassero amici sarebbero anche meno bisbetici).


«Chi bussa?» Domando io, appena Harry La Talpa mi contatta al telefono.
«Margot», mi risponde lui.
«Bene. Ora smamma», rispondo brusco e aggancio con forza.
(Sapete, la voce di questo tizio è insopportabilmente acuta e fin troppo arrogante; e anche in questo caso a causa di Fujiko, che deve avergli promesso un bel viaggetto tra i suoi pomi d'oro.)

Sbuffo: «Povero babbeo. Quando hai smesso di prendere il latte? Quando finirai cotto al forno per la festa del ringraziamento? Sai, per essere così stupido devi per forza essere un tacchino; e anche se tu non lo fossi… Ti spennerà, non preoccuparti, e io voglio godermi la scena per ridermela un po’. Però non posso credere che esistano persone così stolte.» E in effetti non ci crederei, se non ne vedessi già un paio, incluso me stesso allo specchio. E Lupin, che ora…
... «Cristo. QUANTO ci siamo spinti oltre, Fujiko?» Deglutisco nel dirlo e mi aggrappo alla faccia con le mani, abbassando lo sguardo al suolo della Camera C10, mentre sento un occhio umido; e mi verrebbe pure da sospettare di piangere, se in fretta non mi accorgessi di essere solo sudato fradicio, perché il condizionatore si è appena guastato, come se non bastasse alla serie di ielle che mi sta portando quella serpe, l'idea di aver ormai tradito Lupin e la strana gelosia che mi suscita ora il pensiero che quel bifolco di Harry possa provarci con quella donna. Ma cosa mi aspettavo, comunque? Lui sarà pure un imbecille, ma è il braccio destro del nostro vero obbiettivo e i soldi di certo non gli mancano.


Spazientito esco un'altra volta fuori in balcone, controllando l’orologio: sono le 7 in punto del pomeriggio, dalla chiamata di Harry è passata al massimo una ventina di minuti, quindi ne dovranno passare ancora dieci affinché Fujiko mi porti il Lucifero ambulante a cui badare e, insomma, l'idea di darmela a gambe sta diventando sempre più allettante.
Già, Daisuke, proprio una bella idea, ma dimentichi una cosa: fuori da quella porta sei circondato dai complici di quella furbetta e ti trovi a sette piani di altezza. Vorrai mica finire come il poveraccio del MacArthur?”, mi domando e già subito so come rispondermi: “no, certo che no, ma dimentichi che sono un professionista e non un poveraccio suicida o uno sbronzo, perché in questo momento forse sono poveraccio senza soldi per l'alcol, quindi il problema della sbronza non si pone e tantomeno sono un aspirante suicida: mi basterà fare i passi giusti su questi balconi e filarmela, visto che poi ora non sta passando nessuno che possa vedermi e cacciare chissà quale urlo. E poi se lo merita, quella, un bidone; chissenefrega davvero dei suoi soldi e di quello che potrei ottenere dopo.” E... così penso, così faccio, lasciando che tutto fili liscio per colui che alla fine, come previsto, non si troverà obbligato a farsi raccogliere dal camion della nettezza urbana per un passo di troppo dai sette metri di altezza del peggior Motel di New York nel basso, puzzolente fondo.

E fu così che io, Jigen, mi ritrovai sotto un ponte, senza sigarette e alcol, a tastare un'altra volta delle foglie di albero.


                                 .. [...] .. 

«Parola d'ordine?»
«Chi bussa?»
«Sapevo di trovarti qui, razza di barbone. Hai rovinato il mio piano!»
Io scuoto le spalle, «sai com'è, Margot, a volte è cosi che va la vita.»
«Sai bene qual è il mio vero nome.»
«Anche Harry lo sa?»
«Vai al Diavolo, Jigen!»
«Quindi a casa da te?»
«... sei sempre il solito.»
«Dai, baby, perché te la prendi tanto? Una rivincita dopo tante partite che mi hai fatto perdere tu me la dovevi, no?» Ma lei alza i tacchi e se ne va.

E fu così (e questa volta per davvero), per l'ennesima volta in quel giorno di caldo asfissiante e contratti col diavolo, che me ne rimasi a proseguire la mia tirata di foglie di chissà quale albero; ma del resto che frega a voi? Se volete sapere il tipo di pianta potete venirmi a trovare sotto il ponte di Hill Park a New York e magari mi offrite pure una sigaretta e un giro al bar se non siete persone senza cuore.

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Capitolo 5
*** Lacrime in fumo. ***


(Capitolo da correggere; scritto da mobile- Le note per alcune citazioni a Bukowski verranno aggiunte con la modifica! Stay tuned!)


Un cane piange per molto meno e avrebbe ragione, a piangere per quell'osso che viene conteso da un altro molto più grosso di lui, anche se non è questo il mio caso: sono io che ho conteso l'osso e Lupin è molto più magro di me; uno stecchino, a ripensarci, ma la cosa non mi fa ridere come farebbe sganasciare dirlo in sua compagnia, lanciandoci le solite frecciatine di rimando a qualche commento su quale balsamo io sia solito usare per la mia barba sempre ben curata rispetto al portafogli, perché ora IO più che ridere piango e se ciò che ne esce assieme al singhiozzo brusco pare una risata fidatevi, che è senz'altro il preannunciarsi di una imminente pazzia. 
   “E non ne dubitare, Daisuke: presto lo diventerà e anzi, questa cosa non potrà che amplificarsi, perché pazzo lo sei già e perderai ogni cosa” - penso, parlando a me stesso come a parlare a un amico; ma il problema è che non sono mai stato in realtà un asso con certi consigli, men che meno se appunto sto parlando da solo e so già come finirà tutta questa situazione: Lupin mi odierà a morte, ferito nell'orgoglio e fin troppo immaturo per capire che forse è meglio così; che quella spillatrice di quattrini non lo ha mai desiderato o se l'ha fatto (e ne dubito fortemente) lo ha semplicemente provato come una cotta di passaggio o qualcosa che sa più di gioco. E io non sono da meno: so che prima o poi Fujiko si stancherà persino di me, ma non mi farà così tanto male come lo farà dire a Lupin tutta la verità.

«Stupido imbecille. Stupidi imbecilli. In confronto, Goemon sì, che merita ancora di ritenersi fortunato. O forse...» Rido di nuovo e ciò che sembra a una serie di lacrime e singhiozzi appena accennati (sia mai che Jigen venga meno alla sua virilità; sia mai che per una volta dia sfogo a se stesso; sia mai il mai, perché mai capiterà) si unisce a un'altra forma di risata: nervosa, infastidita, totalmente fuori controllo. Ma è quando lei, proprio Lei, sbuca dall'altra stanza che tutto prende una piega ben peggiore: il momento sbagliato.

 

(IL MOMENTO SBAGLIATO)


«Va tutto bene?», mi domanda e ora senza vene umoristiche, ma ora d'altronde è ormai troppo tardi e il mio sguardo si tramuta in odio.

«Hai tre secondi per andartene. Al terzo sparo.»
«Ti sembra l'ora di scherzare, Hank?»
«Per te è sempre stata quell'ora, ma adesso è l'ultima; e inizio col dire “UNO”.»
«Diamine, Jigen, ti aspetti che io ti creda?»
«DUE»
E ti prego”, penso, “non. farmelo. fare.” Ma lei fa un passo; un passo che significa ormai passo falso.
   «TRE»
...E Fujiko si ritrova una pallottola in piena fronte, col sorriso mezzo inquietato e mezzo divertito ancora ben stampato, perché forse si è aspettata uno scherzo, ma parte di sé conosceva l'amara risposta.

Mi fumo una cicca.

... «Senti baby, mi spiace, ma doveva finire così. Ci rivedremo all'inferno, anche se so che probabilmente finirò a spararti pure lì.» E mentre lo dico altre strette mi rapiscono la gola; ma non mi sento semplicemente soffocare; anzi, mi sento completamente sviscerare e privare di tutto e allora, solo allora comprendo quanto rischio avrei potuto correre e che invece no, ho premuto quel grilletto e non si torna indietro, furfante di un Jigen: si va avanti, ma senza di lei, perché ti sei accorto di amarla solo ora che è morta, perché tu stesso, carogna, l'hai ammazzata e Lupin per questo ti farà fuori; ma forse tu stesso glielo supplicherai, perché dopo questa carneficina la vita è proprio l'ultima cosa che meriti di essere vissuta da te: ladro di vita, merda di uomo che ormai sa solo bere e guadagnare a stento con qualche bisca di passaggio. Merda di uomo che almeno, ora, ha le palle (vere) di mettersi la doppietta in quella bocca che per anni ha solo visto sigarette e veleno spacciato per nettare degli dei.

(AVANTI!, sparati, invece di fissare quel corpo che è ormai stecchito. E no, non si rialzerà!, non ti dirà di averti fatto fesso, perché chi ha sparato sei stato tu, TU!)

E fu così che Jigen Daisuke si sparò un colpo secco alla bocca e il Karma agì contro di lui: l'agonia fu tale che crollò solo dopo tre, infiniti minuti.
Poi...
...Si ritrovò immerso in un bagno di sudore, stretto a lei, inconsapevole che fosse tutto un incubo; che il Karma, malgrado, aveva comunque certo agito. Ma non la baciò, ne fu disgustato.

[ ... ]
«Dove vai? Che succede, Hank?»
«Vado a comprare le sigarette.»
«Ne ho ancora un po'~.»
«Non ho voglia di fumare aria spacciata per fumo.»
«Bah..!»
«... e addio», sussurrò appena Jigen, lasciando il rifugio a Verona per poi non tornarsene più indietro...
...O perlomeno fino al giorno dopo. (Del resto il masochismo non è fregnaccia da poco.)

«Dove sei stato?»
«Al museo di Giulietta.»
«Oh, trovato qualcosa di interessante?»
«Tu, qualche tempo fa, e una sbronza che ora mi sa di déjà-vu; ma che importa? Senti baby, voglio farlo; voglio lasciarmi alle spalle tutti quanti gli altri.»
«Però a me pari strano. Sei sicuro che tutto vada bene
«Strano io? E che dovrei dire io, che parlo con un morto vivente?»
«Jigen, ma che stai blaterando?», domandò Fujiko, sorridendo divertita ma un po' spaventata; e quel sorriso gli ricordò improvvisamente ciò che avrebbe dovuto dimenticare, Jigen, di quello strano sogno.
«Senti baby, sono sbronzo, non ci badare.»

E finalmente si misero a letto, prendendosi l'un l'altra con una passione tale da superare l'Italia; persino il Paese dell'Amore...
...Poi dimenticò presto anche il crudo incubo; tranne la sbronza: quella durò molto. O fu forse sempre opera del Karma? Nessuno lo saprà mai.

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