Paranoia

di Mrs_Bolla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un gioco innocente ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***



Capitolo 1
*** Un gioco innocente ***


Eravamo nel tunnel di quell'edificio grigio e scuro, ho raccolto il sesto disegno e mi fermai un attimo a prendere fiato. La mia amica Agata mi guardava attonita e con aria interrogativa: "Cosa aspetti?! Dobbiamo trovare le altre due!". 

Io ero bloccata come un cervo accecato dai fari di un'auto; non credevo di poter arrivare così lontano, in quel momento pensavo a quanto fossi vicina a porre al termine quella "sfida", ma la paura era tale da non farmi più sentire le mani, da darmi l'impressione che qualcosa mi stesse divorando lo stomaco dall'interno. Rimasi a fissare la scritta "Always watches, no eyes" sul foglio, scritto con nervosismo e pressione, poi mi presi coraggio e mi incamminai verso l'uscita, dando le spalle alla porta e camminando all'indietro. 

"Cosa stai facendo?" 

Agata mi seguiva con lo sguardo, senza perdere il suo caratteristico scetticismo e distacco. 

"Per cadere nelle sue mani bisognerebbe avere un contatto visivo diretto, giusto?"

Procedo lentamente, cercando di aggiustare la mia traiettoria per evitare di andare a sbattere contro le pareti. 

"E pensi davvero di riuscire a sfuggirgli in questo modo?" 

"Non ne sono certa, ma tanto vale provare!" 

Il cuore mi batteva a mille, sapevo che non c'era qualcosa che mi fissava alle mie spalle, lo sentivo, era vicino. Arrivai all'uscita guardando la cupola grigia dell'edificio stagliarsi di fronte a me e, sullo sfondo, il cielo scuro illuminato da una fioca luce lunare e dei pini maestosi in lontananza. Mi fermai di nuovo, bloccando l'uscita come una porta. 

"Milena è assurdo! Non può funzionare questa cosa! Girati e andiamo verso il bosco! Forza!" 

Nonostante i miei brutti presentimenti cercai di voltarmi, lentamente, tenendo lo sguardo verso il basso, ma successe ugualmente. Tutto iniziò a diventare distorto, mentre davanti a me, proprio a qualche metro, si trovava una figura nera, alta, come pochi se ne vedono, snello, con il volto bianco, privo di qualsiasi attributo che possa definirlo umano. Subito urlai, seguita a ruota da Agata, mentre lanciavo il mouse lontano e mi allontanai dallo schermo immediatamente. 

"No accidenti! Questa volta ce l'avevamo quasi fatta!"

Agata rimise a posto il mouse che penzolava dalla scrivania e chiuse il programma. 

"Dovevamo seguire la mia idea! L’importante era non guardarlo! Almeno.. non direttamente.

"Prima o poi sarebbe comparso in qualche modo, ricordi quella volta nel bosco?"

Quel tentativo fallì miseramente nel momento in cui mi fermai a pensare a quale direzione prendere; non lo notai subito, ma lo Slenderman si avvicinava a me spostandosi dietro i tronchi degli alberi, silenzioso e scaltro. 

"Era un tentativo come tanti…" 

"Esattamente." 

Guardò l'ora dal suo cellulare e saltò giù dalla sedia. 

"Si è fatto tardi, ora devo andare!" 

Prese la giacca e il suo zaino, la accompagnai al cancello e ci salutammo. Rimasi da sola a casa, tra quelle mura silenziose, a pensare a come continuare il pomeriggio e allo Slenderman. Non l'avrei mai ammesso, ma da quando scaricai quel gioco e venni a conoscenza di quell'essere, ne iniziai ad avere una sincera paura. Non ero una persona che si spaventava facilmente, ma Lui aveva qualcosa di strano. Speravo che tutto ciò finisse una volta vinto il gioco, ma arrivare alla vittoria non era affatto semplice. 

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Capitolo 2
*** L'inizio ***


Non ricordo esattamente come venni a conoscenza di quel gioco, mi sembra fosse stato mio cugino a consigliarmelo; probabilmente aveva detto qualcosa come "scaricati questo gioco, ti piacerà!" senza aggiungere altro, sarebbe molto nel suo stile. 
 

Ricordo, invece, l'angoscia che provavo nelle settimane successive, dopo aver provato quel gioco, dopo aver pensato a fondo sul comportamento di quell'essere. 

Quando uscivo di casa mi sentivo seguita, osservata, a volte mi voltavo e non vedevo nessuno, ma a volte non riuscivo a guardarmi alle spalle per paura di poter trovarmi di fronte quel volto bianco, chinato verso di me
 

Sapevo che era una paura irrazionale, era palese che questo Slenderman non fosse reale. Ma c'era qualcosa in questa storia che non mi faceva dormire tranquilla. Passai diversi pomeriggi a cercare di raccogliere tutte e otto le pagine di quel gioco infernale, ma non c'era verso. Sembrava che quell'uomo snello si stesse prendendo gioco di me, come se volesse dimostrare che in realtà era lui a controllare la partita, non io. 
 

Era da un bel po’ che non vedevo Agata, mi scriveva spesso per sapere come stavo e se volevo passare del tempo con lei, magari a passeggiare vicino al lago, visto che il tempo in quei giorni era splendido. Un giorno accettai al suo ennesimo invito, ma per raggiungerla sarei dovuta passare per una sentiero che attraversa il bosco, proprio dietro il cimitero locale. Pensai subito di essere la persona più sfortunata di questo mondo perché, tra tutti i cliché esistenti, mi toccava proprio il cimitero. 

Quel giorno era luminoso e i bambini giocavano nei giardini, mi sentivo sollevata e imboccai con intensa determinazione il sentiero nel bosco; non era così terribile come pensavo: i raggi del sole filtravano tra i rami folti di foglie verdi e l'odore inconfondibile di fresco mi ripuliva la mente di tutti quei pensieri. Tutto sembrò svanire, come se fosse stato tutto nella testa di qualcun altro, estraniandomi per la prima volta dei miei disagi. 

Purtroppo tutto finì dopo appena pochi minuti, non appena arrivai vicino all'immensa diga presente in quel posto: non era recintata, ma nessuno con un briciolo di buon senso si sarebbe mai avvicinato troppo, era in cemento bianco, nuovo, era lì da parecchio, ma ogni giorno sembrava come se fosse stata appena costruita, l'acqua scorreva, zampillava ordinatamente, ma quello che mi fece rabbrividire era la fila di pini posti proprio dietro la diga. Non li avevo mai notati prima di quel giorno, ma pensai subito che fosse solo suggestione, nulla di più. Mi guardavo attorno, quasi convulsivamente, mi sentivo perennemente osservata e questo mi innervosiva. Cercai di affrettare il passo, pensando al suono dell'acqua, al dolce profumo dell'aria e a quanto fosse irrazionale la mia paura. Cercavo di convincermi, ma ero tanto eloquente con me stessa quanto con gli altri e mi ritrovai a correre. Iniziai a sentire rumori strani alle mie spalle, avevo una paura folle di voltarmi, ma ad un certo punto lo feci; mi voltai verso la diga che si stava allontanando dietro di me e quei pini... Quei pini sembravano guardarmi! Erano tutti in fila fronte a me! Perché avrebbero dovuto esserci dei pini proprio lì?! 
 

Tornai a volgere lo sguardo avanti, ero sopra il ponticello che attraversava il piccolo torrente, ma scontrai lo sguardo verso una macchia scura, qualcosa di così nero che ancora adesso non saprei descrivere. C'era qualcosa di sbagliato in quel che ho visto. Presa dallo spavento cercai un'altra direzione in fretta, ma inciampai e finii dentro l'acqua, sbattendo il mento contro delle rocce. 
 

Ero stordita e non capivo cosa stesse succedendo, alzai lo sguardo tenendomi una mano sul viso: quella "cosa" era sparita. Oppure non era mai esistita, non sapevo cosa pensare. Forse mi sono girata troppo velocemente e non ho visto bene... Mi rialzai, l'acqua non era alta, per fortuna non ha piovuto così tanto da far alzare il livello, ma abbastanza da inzupparmi da capo a piedi; attraversai verso l'altra sponda, così da non dover ripercorrere il ponte e ripresi a camminare... 

Ero confusa, bagnata fradicia e avevo il mento che mi sanguinava... 

Non sapevo proprio cosa avrei potuto dire ad Agata per spiegare questa cosa. 

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