l'erede del signore oscuro

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** rissa al Mc Donald ***
Capitolo 2: *** domande e risposte ***
Capitolo 3: *** il Trio D'oro contro Percy Jackson ***
Capitolo 4: *** la fuga ***
Capitolo 5: *** la lotta ***
Capitolo 6: *** dalla padella nella brace ***
Capitolo 7: *** l'inizio di una nuova avventura ***



Capitolo 1
*** rissa al Mc Donald ***


PERCY
La giornata era iniziata bene, prima dell’arrivo dei tizzi mascherati.
Ho scusate non mi sono presentato: sono Perseo Jackson ma chiamatemi Percy. Sono un semidio figlio di Poseidone non che uno dei sette semidei più potenti di questo secolo. Alcuni dicono anche il più potente. La mia giornata stava andando bene. Così le Parche hanno deciso di divertirsi un po'. Ma andiamo con ordine. Quella mattina la giornata di scuola era stata tranquilla. Troppo tranquilla. Niente mostri travestiti da supplenti, niente “studenti di scambio” demoniaci. Semplicemente niente. Così cominciai subito a insospettirmi. Mi aspettavo un mostro dietro ogni angolo, oppure un dio che mi chiamava per farmi recuperare qualche oggetto divino perduto (tosse-Zeus-tosse) ma niente. Così quando suonò l’ultima campanella ero molto nervoso. Mia madre e il mio patrigno Paul erano fuori per un convegno di inseganti di inglese (si esistono) così ero da solo e non sapevo cosa fare. Pensai di chiamare Annabeth la mia ragazza, ma era fuori città per una zia malata che abitava in Texas. Tutti gli altri semidei che conoscevo erano troppo lontani, in missione o da qualche altra parte. Quindi non avevo idea di cosa fare. Fu il mio stomaco a rispondere per me, brontolando così forte che probabilmente lo sentirono anche sull’Olimpo. Così entrai nel Mc Donald più vicino e ordinai l’hamburger più grande che avevano.
Passò un po' di tempo prima che mi accorgessi che cera qualcosa di strano. Quando alzai lo sguardo dal mio terzo hamburger con patatine, vidi che il locale si era svuotato. I clienti erano spariti, alcuni lasciando il cibo sul tavolo, i camerieri non si vedevano da nessuna parte e il cassiere si era volatilizzato.
Mi alzai lentamente infilando una mano in tasca per stringere Vortice la mia mortale penna a sfera. Mi spostai verso il centro del locale. A un certo punto fui circondato. Due uomini avvolti in mantelli neri con maschere di argento bloccarono la porta, altri due sbucarono dal retro e un ultimo comparve dal nulla alla mia destra.
Gli sconosciuti estrassero dei bastoncini dalle vesti e me li puntarono contro. Uno dei due davanti alla porta mi venne incontro e disse in tono drammatico “Perseo Jackson”.
Decisi di infastidire questi tizzi, “PRESENTE!!” e alzai la mano. Il tipo e i suoi compagni sembrarono molto confusi dalla mia reazione. Immagino che la maggior parte della gente che circondavano, fosse più incline a urlare terrorizzata, che a scherzare. Il tipo si riprese in fretta e continuò “giovane Perseo siamo qui per condurti al cospetto del nostro signore che desidera parlarti con urgenza” parlò con un tono molto formale come a un incontro diplomatico. Non mi impressionai “e cosa vorrebbe il tuo signore da me?”. Il tipo esitò. Il che equivaleva a dire che qualunque cosa il suo capo voleva da me non era buona. Vedendo che il suo compagno esitava, l’altra figura mascherata davanti alla porta si fece avanti, “il Signore Oscuro vuole offrirti un posto nel suo esercito ragazzino, dovresti esserne onorato”. Chissà perché non mi sentivo molto onorato. Feci un passo indietro e strinsi la presa su Vortice “mi dispiace che abbiate perso il vostro tempo ragazzi, ma non ho intenzione di unirmi all’esercito di qualcuno che si fa chiamare il Signore Oscuro. Per principio tendo a stare lontano dai pazzi che hanno schiere di scagnozzi mascherati.”
Gli uomini mascherati fecero un passo avanti e mi puntarono i bastoncini al petto. Non capivo che tipo di arma fosse un bastoncino, ma assomigliavano sospettosamente alle bacchette magiche usate da alcuni dei figli di Ecate. L’uomo che aveva parlato per primo si avvicinò ancora “se non verrai di tua spontanea volontà dovremo portarti via con la forza.” Probabilmente avrei dovuto essere spaventato ma sinceramente dopo aver affrontato Tartaro in persona, questi tipi facevano quasi ridere. Gli diedi il sogghigno da combina guai che era diventato la mia firma e dissi “vorrei vedervi provare!”.
Fu a quel punto che si scatenò l’Ade.
Gli uomini mascherati urlarono parole incomprensibili e raggi di luce colorata furono sparati dalle loro bacchette e puntarono a me. Mi abbassai e i raggi di luce volarono sopra la mia testa colpendo tavoli, finestre e pareti. Mi rialzai velocemente e scattai verso il mascherato alla mia destra. Quello mi puntò la bacchetta al petto e cominciò a dire “stupeci….” Non finì mai la frase, afferrai il braccio con cui reggeva la bacchetta e lo tirai verso di me. Poi lo usai come scudo contro gli incantesimi dei suoi compari. Quattro raggi di luce rossa lo colpirono e si accasciò tramortito. Meno uno.
Spinsi il mascherato tramortito addosso a uno dei suoi compagni facendoli cadere in un groviglio di arti. Poi stappai Vortice, che si allungò in una spada di bronzo a doppio taglio. I tre uomini ancora in piedi si stupirono della spada ma si riebbero in fretta e mi scagliarono addosso altri incantesimi. Li deviai con facilità e dopo poco oscillai Vortice come una mazza, e rimandai indietro un incantesimo al mittente. Il mascherato volò all’indietro e si schiantò su un tavolo, svenuto. Gli altri due esitarono un attimo guardando il compagno caduto e io scattai verso di loro. Presi il più vicino per il collo della veste, e lo scagliai oltre il bancone. Il tipo cadde a terra e batté la testa sul banco e svenne. Intanto l’altro mascherato si era voltato. Alzò la bacchetta ma io fui più veloce, lo colpii in testa con il pomo della spada e quello crollo a terra. Arretrai e mi voltai verso l’ultimo mascherato ancora cosciente, che intanto si era districato dal compagno svenuto.
 Non mi attaccò subito ma rimase in piedi a studiarmi, soppesando la bacchetta. Feci lo stesso. Ora che potevo concentrarmi notai che era evidentemente una donna. Molto magra, tanto che le vesti sembravano pendergli addosso. Alla fine la donna parlò “impressionante Perseo, sei molto abile, capisco perché il Signore Oscuro ti vuole con noi”. Quando parlò capii che era lei quella che mi aveva parlato per prima. Evidentemente era il capo della banda. Il che vuol dire che era la più pericolosa. Ma io avevo un vantaggio su di lei. Il suo capo mi voleva vivo quindi lei avrebbe dovuto stare attenta a ciò che faceva. Io invece non avevo limitazioni.
Ci continuammo a misurare per qualche tempo. Mi passai disinvoltamente la spada da una mano all’altra per distrarla. Lei attaccò per prima.
Urlò “PIETRIFICUS TOTALUS” e un raggio di luce grigia volò verso di me. Lo schivai ma lei mi lanciò un altro incantesimo “expeliarmus” provai a deviarlo con la spada, ma Vortice mi volò via dalle mani e cadde sul pavimento tintinnando. Con uno sguardo vittorioso la donna mi puntò la bacchetta al petto. In quel momento mi concentrai sulla fonte d’acqua più vicina. Mentre la donna mascherata lanciava l’incantesimo le condutture dell’acqua nel soffitto esplosero. Allungai la mano e l’acqua formò un muro davanti a me. Il raggio di luce vi si infranse contro. La donna arretrò sgomenta. Poi si riscosse e lanciò altri incantesimi contro di me. Ma il muro d’acqua non cedette. Sogghignai e feci la linguaccia alla donna. Lei ringhiò, poi scomparve nel nulla con un sonoro CRACK. Arretrai abbassando il muro d’acqua. Poi sentii un fruscio dietro di me. Mi abbassai e rotolai via appena in tempo, un incantesimo esplose, dove mi trovavo poco prima. Alzai lo sguardo e vidi un altro incantesimo venire verso di me. Ruotai il quadrante del mio orologio che si trasformò in uno scudo di bronzo inciso. L’incantesimo si frantumò contro il bronzo. Provai a sbirciare da dietro il bordo dello scudo ma subito una raffica di incantesimi mi costrinse ad arretrare lentamente. Arretrai ancora e ancora incalzato dalla donna che a questo punto era palesemente una strega. Fino a quel momento il suo comportamento rispecchiava il modello delle streghe delle storie. Quasi riuscivo a vederla a cavallo di una scopa con un gatto nero e…… scusate mi sono distratto dove eravamo? ah giusto. Alla fine mi stancai di arretrare. Rotolai di lato e con la mano libera feci il gesto di afferrare qualcosa. Subito una mano d’acqua si sollevò dal pavimento allagato e afferrò la strega. Quest’ultima lanciò un urlo di sorpresa e fu schiacciata contro la parete. Mi rialzai, ma non feci in tempo a decidere cosa fare che la strega urlò una parola e la mano d’acqua si dissolse. Odio la magia. La donna mascherata arretrò mentre sollevavo lo scudo pronto per difendermi da un attacco. Invece, la strega mi sorprese, puntò la bacchetta verso il pavimento tra noi due e urlò una parola. Si creò una crepa che crebbe fino a diventare una fenditura. Con un sibilo agghiacciante un serpente mostruoso uscì dalle viscere della terra e mi puntò addosso i suoi occhi rossi. La strega diede un comando e il serpente mi attaccò. Schivai di lato e colpii in testa il serpente con il bordo dello scudo. Mentre era stordito balzai all’indietro e stappai Vortice che in tanto mi era tornata in tasca come sempre. Il serpente mi attaccò di nuovo e io gli mozzai la testa con la spada. Mentre quello si dissolveva in polvere dorata ruotai su me stesso fronteggiando la strega. Lei mi scagliò contro altri incantesimi ma io li bloccai con lo scudo. Risposi lanciandogli contro ondate di acqua ma lei urlò “protego” e uno scudo di luce azzurra le bloccò.
Ad un certo punto si irrigidì e arretrò. Sorpreso abbassai la spada. Non potevo vedere la sua espressione dietro la maschera d’argento, ma era in evidente conflitto. Alla fine sembrò rassegnarsi “ci rivedremo Perseo il Signore Oscuro mi chiama, ma spero che avremo presto l’opportunità di rivederci” l’ultima parte era ovviamente sarcastica evidentemente l’unico modo in cui voleva rivedermi, era da morto. Prima che potessi reagire era sparita.
 Rimasi per un po' a fissare il punto in cui si era trovata cercando di elaborare ciò che era successo. Furono i gemiti dei mascherati svenuti a farmi tornare alla realtà. Mi guardai intorno e vidi che il locale era in condizioni terribili. I tavoli erano rotti o rovesciati, le finestre in frantumi, i tubi dell’acqua pendevano dal soffitto continuando a allagare tutto e come dessert c’erano quattro loschi figuri tramortiti tra le macerie. Cominciai a sentire le sirene della polizia in lontananza e decisi che non volevo scatenare una caccia all’uomo su scala nazionale. Non di nuovo. Mi sbrigai a recuperare il mio zaino, tra le macerie e uscii dal retro. Corsi per i vicoli di New York fino a che non sentii più le sirene, poi mi sedetti per terra.
Avevo tante domande. Chi erano quelle persone? Come potevano usare la magia? Chi era il Signore Oscuro? Cosa voleva da me?
Per ora spinsi le domande in fondo al mio cervello e decisi che era il caso di tornare a casa. Poi avrei contattato qualcuno che mi poteva dare delle risposte. E avevo qualche idea di chi chiamare.     

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Capitolo 2
*** domande e risposte ***


PERCY
Impiegai più tempo del previsto per tornare a casa. Evitai le strade affollate e le auto della polizia stando, attento ai mostri. Passai per i vicoli, spesso tornando sui miei passi, per poi imboccare strade secondarie, cercando di assicurarmi di non essere seguito. Dopo un percorso degno del Labirinto di dedalo, arrivai nel vicolo dietro il mio condominio. Salii la scala anti-incendio fino alla finestra della mia camera e entrai.
La mia camera era nel caos più totale: I vestiti erano sparsi sul pavimento, cartoni di pizza e lattine di coca-cola erano disseminate su ogni superfice disponibile, pezzi di armatura spuntavano da sotto il letto, magliette arancioni e viola erano ammucchiate sulla scrivania, molte macchiate di sangue, icore e polvere di mostro.
In breve la stanza era esattamente come l’avevo lasciata.
Entrai e buttai lo zaino sul letto. Per prima cosa controllai tutta la casa. Non sapevo se i mascherati avevano dei complici che erano venuti a perquisire l’appartamento mentre loro mi rapivano. Una volta accertato che era tutto libero crollai su divano in salotto.
  Chiunque fosse il Signore Oscuro non si sarebbe arreso così facilmente. Ero stato fortunato. Mi aveva sottovalutato e aveva mandato pochi dei suoi scagnozzi a prendermi. Ma non avrebbe fatto lo stesso errore due volte. Se aveva almeno altri due o tre tirapiedi forti come quella donna ero nei guai.
Con un gemito mi alzai feci la doccia e indossai de vestiti puliti: jeans, scarpe da ginnastica, una maglietta verde mare che si abbinava ai miei occhi, l’immancabile collana di perline del campo e l’orologio/scudo. Vortice era al sicuro nella mia tasca.
  Poi entrai nel bagno e creai un arcobaleno con il vapore del rubinetto.
Estrassi una Dracma dalla tasca e la gettai nella luce. “Iride dea dell’arcobaleno accetta la mia offerta e mostrami Annabeth Chase in Texas.” L’arcobaleno tremolò e comparve un’immagine di Annabeth seduta sotto una veranda circondata da un paesaggio desertico. Alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e esclamò “Cervello d’alghe” sorrisi vedendola così felice e risposi “l’unico e inimitabile”. Si avvicinò e chiese “cosa succede Percy perché mi hai chiamato?”.
Le raccontai ciò che era successo. la sua espressione passò da sorpresa a preoccupata a pensierosa. Alla fine disse “avevo sentito parlare dai figli di Ecate di varie comunità di maghi in giro per il mondo. Persone che hanno la capacità di imbrigliare la magia come un semidio, ma non posseggono parentele divine anche se il bronzo celeste può ferirli.” Sospirai “ottimo ma che cosa vogliono da me?” Annabeth si accigliò in quel modo tanto carino che adoro e rispose “non ne ho idea da quanto ne so la maggior parte di loro è ignara degli dei. Farò delle ricerche su questo Signore Oscuro ma forse è meglio se torni al Campo per qualche tempo fino a che non scopro qualcosa” feci un cenno di assenso. Ci salutammo con una serie di “ti amo” e “non morire” e tagliai la connessione.
Tornato in camera mia trovai un pacco incartato di azzurro e un biglietto sul mio letto. Lessi il biglietto “Figliolo molte difficoltà ti aspettano e spero che questi ti possano aiutare con amore Papà” era scritto nella decisa calligrafia di Poseidone e sul retro era disegnato un tridente. Impossibile sbagliare.
Eccitato aprii il pacco. Dentro trovai una pelliccia di leone che brillava come intessuta di bronzo. Era la pelliccia del leone Nemeo, che anni prima durante una missione avevo sacrificato a mio padre. Mi commosse che me l’aveva restituita. non avevo mai sentito di un dio che ridava i sacrifici indietro. Sotto la pelliccia in fondo alla scatola c’era qualcos’altro. Tirai fuori dalla scatola un pugnale con il suo fodero. Estrassi l’arma che scintillò alla luce del sole. Era d’argento con una lama a foglia e una scritta incisa sull’elsa “Ventus” Era un bel nome per un pugnale. Lo rigirai tra le mani poi lo rinfoderai e incominciai a prepararmi per partire per il Campo.
Presi uno zaino e vi infilai dentro: vestiti puliti, nettare e ambrosia, soldi mortali e dracme e altre cose che mi potevano servire. Poi indossai l’armatura e la pelliccia del leone Nemeo. Mi allacciai al fianco il pugnale e mi preparai a uscire.
Ero a pochi metri dalla porta quando il campanello suonò. Mi bloccai. Non potevano essere i miei genitori era troppo presto e avevano le chiavi. Il campanello suonò ancora. Mi arrovellai cercando di capire se dovevo rispondere o scappare. Poi dall’esterno una voce urlò “sappiamo che sei dentro esci subito!!”. Quello era un brutto segno. Cercai di ragionare in fretta. Avevano trovato l’appartamento, se me ne fossi andato avrebbero potuto aspettare mamma e Paul, catturarli o fagli del male. Ma se non me ne andavo avrei dovuto combattere e non sapevo quanti fossero. Se erano i rinforzi portati dalla strega mascherata allora sapevano cosa potevo fare e non si sarebbero fatti fregare così facilmente.
Prima che potessi prendere una decisione però il campanello smise di suonare. Si sentirono delle voci litigare fuori poi un urlo. “BOMBARDA” e la porta esplose.
 
 
 
HARRY
Harry era attonito. Gli era sembrato strano che l’Ordine della Fenice si riunisse ha Hogwarts. Così lui, Ron e Hermione si erano infilati sotto il mantello dell’invisibilità, avevano preso delle orecchie oblunghe e si erano nascosti fuori dall’aula dove si trovava l’incontro di emergenza. Dopo aver atteso per molto tempo che tutti i membri dell’ordine entrassero finalmente la riunione cominciò.
Silente si schiarì la gola e parlò “grazie per essere venuti con poco preavviso ma ciò che sto per dirvi potrebbe cambiare il corso degli eventi”. Harry fremeva dall’eccitazione finalmente avrebbe saputo cosa succedeva. Il Preside fece una pausa poi disse “grazie ha fonti recenti sono venuto a sapere che Voldemort ha una figlia e un nipote”. Silenzio. Harry era sconvolto. Come poteva quel mostro. L’essere più malvagio e spregevole del mondo. Avere una famiglia?
 Subito attraverso le orecchie oblunghe sentì che nella stanza erano iniziate urla e proteste. Alla fine Silente li zittì e riprese. “anche io ero ignaro della cosa fino a poche ore fa, e lo stesso Voldemort non sapeva dell’esistenza della figlia e del nipote fino a ieri. Ora l’importante è trovarli prima che i Mangiamorte li catturino e li costringano a unirsi a loro. La figlia di Voldemort è una Maga-no ma il nipote ha un incredibile potere magico e sarebbe terribile se si unisse alle forze di suo nonno”.
Ci fu un silenzio lugubre poi la voce di Lupin chiese “quando andremo a prenderli?” Silente gli rispose “partiremo stasera per New York così saremo lì la mattina presto” seguì un mormorio. Poi la signora Weasley chiese “come si chiamano?”
Il Preside si prese un momento per rispondere “i loro nomi sono Sally e Perseo Jackson”.           
      
 

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Capitolo 3
*** il Trio D'oro contro Percy Jackson ***



HARRY
La parte più difficile fu convincere Hermione.
Harry e Ron volevano partire e catturare Perseo prima dell’Ordine. Così avrebbero dimostrato che non erano troppo giovani per aiutare. Entrambi erano convinti che Perseo e sua madre dovevano essere malvagi e schierati con Voldemort. Hermione era contraria, dicendo che non li potevano giudicare solo dalla loro discendenza. Ma entrambi erano irremovibili. Soprattutto Harry, era arrabbiato con Silente che continuava a tenerlo all’oscuro di tutto.
Così dopo un’ora di rimproveri, promesse, urla e minacce. Hermione accettò di accompagnarli a New York. Ma specificò, solo per assicurarsi che non commettessero stupidaggini.
Dopo un dibattito molto acceso, decisero di usare una passaporta creata da Hermione per eludere la sorveglianza della professoressa Umbridge.
Una volta arrivati a New York impiegarono poco tempo per trovare l’abitazione del nipote di Voldemort.
Harry si aspettava una lugubre casa abbandonata o un covo sotterraneo nelle fogne. Invece era un normale appartamento in un condominio di Manhattan.
Suonarono il campanello, nessuna risposta, suonarono ancora, niente. Hermione usò un incantesimo per controllare se c’era qualcuno dentro. L’incantesimo risultò positivo. Così Ron urlò “sappiamo che sei dentro esci subito!!”.
Presto iniziarono a discutere. Harry e Ron volevano sfondare la porta e stordire subito il nipote di Voldemort. Hermione invece voleva che la cosa venisse risolta pacificamente.
Alla fine Harry si stancò di discutere. Estrasse la bacchetta e urlò “BOMBARDA!!”.
La porta esplose.
Hermione rimase sconvolta. Ma si riprese. Stava per bloccare Harry e dirgliene quattro. Ma non fece in tempo a dire niente che lui e Ron erano già corsi dentro l’appartamento.
Una volta dentro il trio d’oro estrasse le bacchette. Quando la polvere dell’esplosione si fu diradata si guardarono intorno. Si trovavano nell’ingresso dell’appartamento. L’arredamento era normalissimo un attaccapanni da un lato un’ombrelliera da un altro. Qualche mensola stipata di foto. Così concentrarono la loro attenzione sull’adolescente che li guardava scioccato dal fondo della stanza.
Doveva essere poco più vecchio di loro, forse due o tre anni. Era alto e muscoloso, con la pelle abbronzata, come se passasse molto tempo in spiaggia. Aveva lineamenti forti e cesellati come una statua greca. I suoi capelli nero corvino erano mossi e disordinati, come se fossero costantemente spazzati dal vento. I suoi occhi erano verdi, ma non di un verde smeraldo come quelli di Harry, erano di un verde mare profondissimo.
La parte più strana di lui, era il suo abbigliamento. Sopra dei vestiti normali: jeans, scarpe da ginnastica e maglietta, indossava un’armatura greca di cuoio e bronzo. Sul pettorale era scolpito un tridente, mentre le placche sugli arti erano decorate con temi di onde, gli spallacci erano sbalzati con disegni di mostri e i gambali erano dotati di piccole ali di metallo sulle caviglie. Aveva una pelliccia di leone avvolta intorno alle spalle come un mantello, con la testa dell’animale che fungeva da cappuccio lasciando scoperto il volto. Portava poi una strana collana di perline e un orologio di bronzo. Intorno alla vita aveva agganciato un fodero decorato contenente un pugnale.
Per qualche momento tutti rimasero immobili in silenzio. Poi il ragazzo gemette “dovevate proprio far saltare la porta? Mia madre mi ucciderà!! Avevo promesso che non avrei distrutto l’appartamento!! Non di nuovo!!”.
I maghi rimasero sgomenti, non era la reazione che si aspettavano. Harry si riprese dalla sorpresa e disse “sei tu Perseo Jackson?”. Il ragazzo sbuffò “certo che sono io, non ditemi che avete fatto saltare porte a caso finché non mi avete trovato?”. Hermione arrossì e borbottò una scusa. Ma Harry e Ron non esitarono un attimo.
Lanciarono subito un doppio incantesimo stordente sul nipote di Voldemort. Quest’ultimo, con loro grande sorpresa si abbassò schivandoli. Seguì un rumore di vetro infranto mentre le fatture colpivano qualcosa nella stanza alle sue spalle. Perseo imprecò in un'altra lingua e si rivolse di nuovo ai maghi. “potreste mettere via quelle cose e smettere di distruggere casa mia?!!”.
Hermione arrossi ancora di più e infilò in tasca la bacchetta. Ma Harry e Ron continuarono a puntargliela contro, Perseo gli lanciò un’occhiataccia ma non commentò. Appoggiandosi con noncuranza al muro si passo una mano trai capelli ribelli. In un gesto molto simile a quello che faceva Harry. Li soppesò con lo sguardo, per niente intimidito dalla furia sui volti dei due giovani maghi e dalle loro bacchette. Dopo un po' si rivolse ad Hermione. “potrei sapere chi siete voi e perché avete fatto irruzione in casa mia?” la giovane strega fu colpita dalla calma del ragazzo in una situazione così strana. E ignorando le occhiatacce di Ron e Harry rispose. “io sono Hermione Granger questi qui sono Ronald Weasley e..” esitò un attimo “…Harry Potter”.
Il trio esaminò il volto del nipote di Voldemort in cerca di segni di riconoscimento. Ma non ne trovarono. Lui invece alzò un sopracciglio e disse “bene ora che conosco i vostri nomi mi dite cosa volete da me?”. Hermione fece per rispondere ma Harry l’anticipò “tu devi venire con noi ora” e per sottolineare il fatto si avvicinò di un passo e gli puntò la bacchetta al viso. Perseo non batté ciglio e chiese “perché?”. Ancora una volta Hermione fu interrotta. Questa volta da Ron che ringhiò “perché sei il nipote di tu-sai-chi e sei sicuramente un Mangiamorte!!!”. Perseo sbatté le palpebre “ok uno: io sono il nipote di chi? E due: Che razza di insulto è mangiamorte? Chi vorrebbe mangiare Tanathos?”
Il trio d’oro fu sorpreso dalla risposta, ma mentre Hermione concluse che non sapeva niente del mondo magico, Harry e Ron erano convinti che mentiva. Harry fece un altro passo avanti e disse, “smettila di mentire tu sei il nipote di Voldemort e sicuramente sei malvagio quanto lui!!!” al sentire il nome del Signore Oscuro Hermione e Ron trasalirono mentre Perseo non batté ciglio. Invece si incupì e guardò male Harry che rabbrividì sotto l’intensità del suo sguardo. Poi disse “anche se sono imparentato con questo Voldy-coso, questo non mi rende automaticamente cattivo come lui!!! E poi fino a prova contraria siete voi che avete fatto irruzione in casa mia per rapirmi”.
Hermione era ormai convinta dell’innocenza di Perseo, ma vide che Ron e Harry non si erano mossi di un centimetro dalle loro posizioni. Harry strinse la bacchetta più forte e disse “se sei così innocente, dove stavi andando con l’armatura e il pugnale?”.
Solo a quel punto Perseo sembrò accorgersi di come era vestito. Si allontanò di scatto dal muro e li guardò nervosamente. “io emh…. Stavo mmm….. andando a una….. fiera rinascimentale… sì sì stavo uscendo per andare a una fiera rinascimentale!!”.
Stava chiaramente mentendo. Hermione era piuttosto confusa. Ma Harry e Ron stavano sogghignando apertamente. Questa era la conferma dei loro sospetti. Era chiaro che stava andando a unirsi ai suoi compari Mangiamorte per commettere qualche malvagità.
Prima che lui potesse continuare, entrambi urlarono “STUPECIUM!!!” e due raggi di luce rossa volarono nuovamente verso il nipote di Voldemort.
Lui riuscì appena in tempo a schivarli. Gli incantesimi volarono attraverso la porta alle sue spalle e si sentì ancora una volta un rumore di vetri rotti. Perseo si voltò verso di loro “andiamo!! Che problema avete!! Smettetela di distruggere casa mi…COUGH”.
Non finì la frase che altri due incantesimi lo colpirono in pieno petto. Barcollò all’indietro ma recuperò in fretta l’equilibrio. Il trio d’oro era scioccato, come poteva resistere a due incantesimi in una volta? Harry era furioso. Non avrebbe permesso a quell’arrogante di scappare, lui e Ron lo bombardarono con ogni incantesimo che gli venne in mente, ma lui si limitò a schivarli. I pochi che lo colpivano non sortivano quasi alcun effetto o si dissolvevano contro l’armatura. Hermione gli urlò di fermarsi ma loro la ignorarono. Alla fine Perseo arretrò fino alla porta e vi fuggì attraverso.
I maghi lo inseguirono. Passarono attraverso un salotto e un corridoio fino a una stanza con un cartello –non disturbare- Perseo vi corse dentro e chiuse la porta. Harry e Ron incuranti delle proteste di Hermione la sfondarono con un incantesimo.
Entrarono in una disordinata camera da letto, in tempo per vedere la loro preda fuggire dalla scala anti-incendio e subito lo seguirono.
Perseo si trovava poco sotto di loro e scendeva velocemente, gli corsero dietro ma dopo un paio di rampe lui si voltò e gli fece l’occhiolino, saltò sul parapetto e prima che potessero fermarlo si buttò. Corsero alla ringhiera e si sporsero, solo per vederlo atterrare illeso tre piani più giù. Si rialzò, si spolverò i vestiti, gli diede un pollice in su poi scappò nel vicolo. I maghi rimasero pietrificati, ma si ripresero in fretta. Corsero giù per le restanti rampe di scale fino a terra.
Fecero appena in tempo a entrare nel vicolo che un’ondata d’acqua li travolse.
L’acqua prese la forma di tre mani giganti che li afferrarono e li schiacciarono contro il muro del vicolo. Lottarono per raggiungere le bacchette ma un tentacolo d’acqua le afferrò e le scagliò lontano. Perseo emerse dal vicolo, li guardò lottare e commentò “è inutile lottare, senza le bacchette, non avete alcuna possibilità”. Harry era rosso per la rabbia “tu bruttò……..” cominciò ad apostrofarlo con una serie di insulti molto coloriti. Perseo inarcò un sopracciglio e agitò una mano, un altro tentacolo d’acqua si staccò dalla mano che lo tratteneva e avvolse la testa di Harry, come un bavaglio, zittendolo. Ron tremava violentemente, guardò il nipote di tu-sai-chi e chiese “ci u-u-ucciderai?”. Perseo lo guardò negli occhi e lui trasalì. Sembrò riflettere un attimo guardando Harry che si agitava e scalciava, Hermione che aveva perso ogni colore dalla faccia e Ron che era pronto a farsela addosso. Poi sorrise e rispose “naaaaa…. Penso che vi terrò qua per un po', giusto il tempo per defilarmi. Vi consiglio di non seguirmi o potreste pentirvene” dettò questo alzò la mano destra e serrò il pugno. Come obbedendo a un ordine l’acqua congelò improvvisamente, imprigionandoli. Fatto questo Perseo fece un inchino beffardo e scomparve in una nuvola di vapore, lasciandosi dietro tre giovani maghi sgomenti in una prigione di ghiacciò.    
 
                  
 

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Capitolo 4
*** la fuga ***


PERCY

Proprio quando avevo deciso che la vita aveva raggiunto il culmine della stranezza, le Parche mi hanno riportato sulla terra. Quindi Boom ho un altro nonno malvagio.

La cosa non mi sconvolgeva più di tanto. Ormai ero abituato ai parenti folli e/o omicidi. Ciò che mi infastidiva era l’atteggiamento del trio ficcanaso. Hermione non era male, mi ricordava molto Annabeth. Era paziente e cercava sempre di risolvere le cose con la ragione. Harry e Ronald erano un'altra storia. Entrambi sembravano convinti che ero l’incarnazione del male. Cosa ironica visto che avevo combattuto Tartaro stesso. L’essere più vicino al male assoluto in tutto il cosmo.

Harry era un concentrato di rabbia e frustrazione che cercava solo un nemico su cui sfogarsi. Ronald invece sembrava nutrire per me un’ostilità illogica e radicata.

Avrei potuto batterli facilmente tutti e tre. Ma così loro mi avrebbero odiato ancora di più. Da ciò che avevo capito, loro appartenevano a un gruppo che si opponeva a questo Voldemort. Quindi gli uomini mascherati e la strega che avevo incontrato questa mattina erano i servitori di Voldemort.

La mia situazione stava peggiorando sempre di più. Mi trovavo nel fuoco incrociato tra queste due fazioni di maghi e ora entrambe erano arrabbiate con me. il mio nuovo nonnino non doveva essere felice che avevo messo fuori uso i suoi scagnozzi. E chiunque fossero gli amici del trio ficcanaso dovevano essere già sulle mie tracce.

Ricomparvi sul tetto di un edificio poco distante dal mio condominio. Barcollai un po' esausto per aver usato tanta energia. Il viaggio del vapore era un trucco che avevo imparato da poco. Era molto utile, mi permetteva di trasformarmi in vapore acqueo e di riformarmi in un luogo con sufficiente umidità nell’aria. Purtroppo era anche molto faticoso. Dopo tutte le energie che avevo usato oggi, prima combattendo contro i mascherati e poi imprigionando i tre maghi. il viaggio del vapore mi aveva prosciugato.

Mi sedetti sul bordo del tetto mangiando un quadratino di ambrosia che avevo trovato in tasca.

Feci il punto della situazione. Avevo perso lo zaino nella fuga. Quindi mi rimanevano soltanto pochi soldi mortali che avevo in tasca e qualche dracma. Avevo un altro quadratino di ambrosia, nella tasca posteriore dei jeans, ma non sarebbe bastato per darmi la forza di viaggiare di nuovo nel vapore.

Quindi dovevo andare a piedi.

Oppure avrei potuto andare a dorso di pegaso.

Sorrisi e mi portai due dita alle labbra. Poi lanciai il mio migliore fischio da taxi newyorchese. Aspettai per qualche tempo finché non sentii una voce familiare nella testa “come butta capo?” sorrisi ancora di più “Blackjack sono così felice di sentirti!! non hai idea della giornata pazzesca che ho avuto!!” il pegaso rimase in silenzio per un po' poi parlò “capo la parte pazzesca della tua giornata a per caso a che fare con degli uomini mascherati vestiti di nero?” mi sentii gelare il sangue “sì perché?” avevo paura della risposta. Blackjack esitò un attimo poi disse “bè una ventina di loro sta setacciando la città per trovarti, accompagnati da strane e agghiaccianti creature fluttuanti oltre a un piccolo contingente di mostri.”

Imprecai furiosamente in greco antico. Quando mi fui calmato Blackjack commentò “baci tua madre con quella bocca capo?” roteai gli occhi “Blackjack ora non è il momento, piuttosto riesci a raggiungere il mio appartamento? Mi trovo l’à vicino”. Il pegaso sembrò rifletterci “non penso capo, i tizi mascherati stanno mandando i mostri a pattugliare il cielo e i tetti, non riuscirei a raggiungerti senza attirare l’attenzione.” Gemetti sconfortato. Le cose erano sempre più difficili. Mi rivolsi di nuovo a Blackjack “vedi un punto in cui prelevarmi senza rischi?”. Ci fu un'altra pausa poi “sì vedo un vecchio magazzino abbandonato sul fiume Hudson, i mostri e i tizi in nero non si sono ancora avvicinati lì” tirai un sospiro di sollievo. C’era ancora speranza “bene Blackjack ci vediamo lì cerca di non attirare l’attenzione”. Blackjack nitrì e rispose “ok capo ma cerca di rilassarti. Sei più teso dei rapporti tra Dionisio e gli alcolisti anonimi!!” mi indignai “hei!!” ma il pegaso se n’era già andato.

Con un sospiro mi rialzai. Guardai in direzione del fiume Hudson, Blackjack non mi aveva descritto il magazzino ma sicuramente lo avrei riconosciuto a prima vista.

Presi la rincorsa e saltai sul tetto dell’edificio adiacente. Poi con un altro balzo atterrai sul cornicione dell’palazzo di uffici vicino e così via. Continuai a saltare tra i tetti avvicinandomi al fiume Hudson. Fui costretto a fare qualche deviazione per evitare gli scagnozzi di Voldemort, ma riuscii ad arrivare su un palazzo da cui avevo una buona visuale della zona. Sotto di me vedevo le acque torbide del fiume, alle mie spalle si trovavano altri edifici a perdita d’occhio. Scrutai il paesaggio urbano alla ricerca del magazzino abbandonato.

Dopo qualche tempo lo individuai. Era a circa duecento metri alla mia sinistra sul lungofiume. Mi sgranchii pronto per un altro viaggio tra i tetti, quando sentii un sibilo dietro di me.

Ruotai su me stesso per fronteggiare la minaccia. Di fronte a me c’era un’idra.

Il mostro era arrotolato intorno a un’antenna parabolica. Le sue spire facevano gemere il metallo stritolandolo. Le sue nove teste di drago scattavano in tutte le direzioni saggiando l’aria con le lingue biforcute. Rimasi immobile per un momento incerto se mi aveva visto o no. Poi in maniera fulminea tutte le teste si voltarono verso di me. L’idra sibilò e sputo un getto di fuoco nella mia direzione. Ruotai il quadrante dell’orologio e il mio scudo si allargò. Sollevai il braccio e le fiamme si divisero ai lati dello scudo. Dopo qualche attimo le fiamme si dissolsero e io indietreggiai verso il bordo dell’edificio. Con un ruggito il mostro mi caricò. Rotolai di lato schivando all’ultimo secondo. L’idra cercò di fermarsi ma non fece in tempo e volo giù dall’edificio.

Sentii un enorme tonfo mentre cadeva nel fiume. Mi sporsi per controllare se era morta. Fu un grosso errore. L’idra riemerse dal fiume ruggendo e sibilando. Con la coda afferrò un’auto parcheggiata sul lungofiume e me la scagliò contro. L’automobile roteo in aria e si schiantò sulla facciata del palazzo su cui mi trovavo che crollò. Precipitai nel vuoto circondato da vetri e cemento. Poi colpii l’acqua.

una persona normale sarebbe morta. Probabilmente anche un semidio normale sarebbe morto. Ma io non sono un semidio come gli altri.

Quando toccai l’acqua mi sentii subito fresco e riposato. Le energie mi tornarono. Toccai il letto del fiume con i piedi e mi diedi una spinta. Schizzai in superfice con un urlo. Ora ero in piedi sulla cresta di un’onda.

 Stappai Vortice e la puntai contro l’idra, che stava voltando le sue numerose teste nella mia direzione. Sollevai lo scudo per proteggermi il busto e attaccai.

L’onda si trasformò in un geyser che mi sparò addosso al mostro. Roteai Vortice e la calai di piatto su una delle teste di drago. Poi ruotai il busto colpendone un'altra con il bordo dello scudo. Le altre teste scattarono per mordermi ma i loro denti si spezzarono sulla pelliccia del leone Nemeo. Superai l’idra con una capriola e atterrai qualche metro più avanti camminando sul pelo dell’acqua. Il mostro si contorse cercando di voltarsi. Allungai la mano con cui reggevo lo scudo e un pugno d’acqua si formò sulla superficie del fiume e colpì l’idra. Quest’ultima lanciò un sibilo penetrante mentre volava all’indietro schiantandosi su un camion abbandonato sul lungofiume, che crollo sotto il suo peso.

Evocai un'altra onda e la cavalcai, muovendomi in direzione del magazzino.

Magazzino era un termine generoso. Una parte della facciata era crollata facendo intravedere gli interni. File e file di casse di tutte le dimensioni con passerelle metalliche che correvano lungo le pareti. L’esterno invece era composto da un parcheggio invaso di rovi e dei moli in rovina a picco sul fiume.

L’onda mi depositò sui moli e si ritirò nel Hudson.

Mi guardai intorno con circospezione. Dopo essermi assicurato che non c’erano minacce imminenti entrai nel parcheggio.

Mi appoggiai a un furgoncino arrugginito e scrutai il cielo in attesa di Blackjack.

Attesi per un po' di tempo ma ancora non arrivava.

Poi sentii le urla. Tesi l’orecchio in lontananza si sentivano strilli e esplosioni? Non feci in tempo a decidere cosa fare che tre figure entrarono nel parcheggio.

Il trio ficcanaso era tornato.

Ci fissammo per un momento e non so dire chi era più sorpreso se io o loro. Poi sentii una voce. “bene bene guarda due piccioni con una fava” mi voltai in direzione della voce e sollevai la spada.

In piedi sul tetto del magazzino c’era la strega mascherata che avevo incontrato questa mattina. Si era tolta la maschera mostrando un volto scarno con occhi iniettati di follia. I suoi capelli erano un cespuglio nero striato di grigio e bianco. Era in piedi sul bordo del tetto, battendo con noncuranza la bacchetta sulla coscia. A fianco a lei c’erano una dozzina di uomini e donne mascherati e avvolti in vesti nere. Ma a preoccuparmi non erano loro. Ma i mostri. una mezza dozzina di dracene della scizia erano emerse dalla strada e ora bloccavano l’uscita del parcheggio. Da lontano Sembravano delle donne, ma se le guardavi più da vicino potevi vedere che la loro pelle era verde e ricoperta di squame, i loro capelli erano un groviglio di vipere vive, i loro occhi erano gialli con le pupille verticali da serpente e al posto delle gambe avevano due code da rettile. Stavano tutte ghignando mettendo in mostra le lingue biforcute. Impugnavano lance e scudi dipinti di verde e giallo.

Il trio si dispose schiena contro schiena. Ronald e Harry verso i maghi mascherati e Hermione verso le dracene. io tenni la spada puntata verso la strega e sollevai lo scudo per proteggermi il busto da eventuali incantesimi a sorpresa.

Per esperienza personale quando sei circondato, messo all’angolo e in inferiorità numerica la cosa migliore da fare è parlare per prendere tempo. sperando che uno dei tuoi alleati abbia un piano per risolvere la situazione.

Mi rivolsi alla strega “così ci ai preso niente male. Il tuo capo sarà contento”. La strega sogghignò “il Signore Oscuro sarà molto contento quando gli avremo portato il suo nipote perduto. Ma quando saprà che abbiamo catturato anche Harry Potter e i suoi amici ficcanaso ci sarà eternamente grato e ci farà entrare nella cerchia dei suoi servi più fidati!!”.

I suoi subalterni esultarono e risero puntandoci addosso le bacchette.        

                              

  

 

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Capitolo 5
*** la lotta ***


HARRY

Ancora una volta fu Hermione a risolvere la situazione. Dopo molti tentativi riuscì a estrarre dalla tasca una fiala contenente del Fuoco Gubraithiano. Con difficoltà stappò la fiala e il fuoco eterno sciolse il ghiaccio. Dopo essersi liberata recuperò le bacchette e liberò Harry e Ron; ora il trio d’oro era in difficoltà: potevano inseguire Perseo, ma aveva già dimostrato che poteva sconfiggerli facilmente, oppure potevano tornare a Hogwarts e fingere che nulla di tutto questo fosse accaduto.

Purtroppo prima che potessero decidere il vicolo fu invaso da un gruppo di Mangiamorte. Ben presto si ritrovarono a correre per le strade di New York inseguiti dagli scagnozzi di Voldemort, dai Dissennatori e da un gruppo di donne serpente che Hermione chiamò dracene della scizia.

Dopo un lungo inseguimento e dopo essersi lasciati dietro una scia di distruzione e Mangiamorte tramortiti, arrivarono nel parcheggio di un magazzino abbandonato. Solo per trovarsi faccia a faccia con uno sbigottito Perseo Jackson.  

Rimasero alcuni secondi a fissarsi troppo sorpresi per muoversi.

Poi una voce li fece voltare “bene bene, guarda due piccioni con una fava.” In piedi sul tetto del magazzino c’era Bellatrix Lestrange circondata da una schiera di Mangiamorte. Harry guardò in direzione dell’uscita del parcheggio, in tempo per vedere una mezza dozzina di dracene bloccargli la strada. Lui, Ron e Hermione si disposero schiena contro schiena per fronteggiare i nemici. Bellatrix e Perseo si scambiarono alcune parole ma Harry non li ascoltò. In quel momento la sua mente era soggetta a un turbinio di emozioni. Prima rabbia, verso Perseo e i Mangiamorte, poi paura, per sé stesso e i suoi amici, infine determinazione. Li avrebbe salvati, anche se era l’ultima cosa che faceva. Alzò lo sguardo in tempo per vedere i Mangiamorte puntare le bacchette verso di loro ridendo.

Il trio d’oro si strinse di più pronto a difendersi. Con loro sorpresa Perseo arretrò e si mise a loro fianco. Sollevò il suo scudo di bronzo per proteggersi e impugnò più saldamente la spada.

Senza voltarsi disse “appena potete riparatevi dietro quell’auto laggiù, qui sareste troppo esposti”. Indicò un’auto arrugginita in fondo al parcheggio, vicino a dei moli sull’Hudson.

Harry fece per protestare ma in quel momento i servi di Voldemort attaccarono.

Una raffica di incantesimi volò verso di loro, i quattro si sparpagliarono in direzioni diverse: Harry e Ron andarono dritti verso l’auto deviando incantesimi e correndo a zigzag, Hermione invece si nascose dietro una roulotte abbandonata, Perseo ignorò ogni cautela e saltò sul tettuccio del furgoncino a cui era appoggiato.

I Mangiamorte continuavano a lanciare incantesimi dal tetto del magazzino mentre le dracene stavano aggirando il fuoco incrociato per tagliare la strada ai due giovani maghi. Li caricarono alzando le lance e urlando.

Mentre correvano, Ron puntò la bacchetta verso un cassonetto della spazzatura appoggiato al muro del magazzino. Urlò “Wingardium Leviosa” e il cassonetto si sollevò in aria. Con uno scatto della bacchetta, il rosso lo scagliò sulle dracene. Le donne serpente interruppero precipitosamente la carica e si buttarono a terra. Purtroppo però, la dracena in fondo al gruppo non fece in tempo ad abbassarsi e fu colpita in pieno. Il mostro e il cassonetto sfrecciarono a tutta velocità attraverso il parcheggio e si schiantarono all’interno del magazzino. A quel punto Harry e Ron erano risusciti a mettersi al riparo e poterono guardare come continuava la battaglia.

I ranghi dei Mangiamorte si erano sfoltiti. Tre di loro giacevano immobili, penzolando dal bordo del tetto. Altri due erano accasciati tra le erbacce del parcheggio, morti o svenutiti, difficile dirlo da lontano. Un altro invece, era decisamente morto. Il corpo senza vita era appoggiato contro i resti del furgoncino su cui era in piedi Perseo. Evidentemente una maledizione aveva fatto esplodere il mezzo uccidendo anche l’uomo. Rimanevano ancora sei Mangiamorte in piedi.

Tre si erano riparati dietro la carcassa di un rimorchio e si scambiavano raffiche di incantesimi con Hermione. Gli altri erano impegnati a combattere Perseo, accerchiandolo e colpendolo con maledizioni da ogni lato. Gli incantesimi però rimbalzavano sull’armatura e sul mantello senza causare danni.

Proprio in quel momento un Mangiamorte fece l’errore di avvicinarsi troppo. Perseo menò un fendente con la spada lacerando la veste del mago, che strillò e lasciò cadere la bacchetta portandosi le mani sul fianco. Perseo approfittò dell’opportunità e lo colpì con un calcio in pieno petto. Lo sfortunato scagnozzo di Voldemort volò all’indietro di diversi metri e colpì con la schiena il parabrezza di un’auto abbandonata, crollando esanime.

Harry era scioccato. Il nipote di Voldemort aveva una forza che poteva essere descritta solo come sovrumana.

Ron attirò l’attenzione di Harry picchiettandogli sulla spalla e indicò le dracene che cominciavano a rialzarsi e a caricare di nuovo. I mostri avanzarono alla velocità massima consentitagli dalle gambe di serpente. Le creature alzarono gli scudi per proteggersi dagli incantesimi e puntarono le lance che bronzo brillavano debolmente nel crepuscolo ormai imminente.

Senza perdere tempo i due giovani maghi alzarono le bacchette. Ron urlò “incarceramus!” e delle corde spuntarono da nulla legando due dracene e facendole cadere a terra sibilando. Harry invece puntò la bacchetta verso il muro di scudi e urlò “impedimenta!” facendo volare all’indietro le tre donne serpente ancora in piedi.

Le dracene si rialzarono, si scambiarono alcuni sibili e si divisero. Due aggirarono da destra il loro nascondiglio l’ultima li prese da sinistra. Ron puntò la bacchetta verso la dracena a sinistra e urlò “incendio!” un getto di fiamme avvolse il mostro che si protesse con lo scudo. Harry fronteggiò le due creature a destra. Alzò la bacchetta e disse “AVIS!” subito un piccolo stormo di uccelli di carta uscì dalla punta della bacchetta. Le dracene si arrestarono, più confuse che spaventate. Un secondo colpo di bacchetta e l’incantesimo Engorgio e gli uccellini crebbero alle dimensioni di un’aquila. Il Prescelto agitò la bacchetta e disse “oppugno!” e subito gli uccelli attaccarono. Le dracene arretrarono e affondarono le lance verso le creature di carta abbattendone alcune, ma le altre le graffiarono e le beccarono senza sosta. I due mostri urlarono e esplosero in polvere dorata.

Harry era perplesso da ciò che era appena successo, ma fu distratto da Ron che faceva esplodere l’ultima dracena con una maledizione, facendola dissolvere.

A quel punto rivolsero la loro attenzione ai nemici ancora in grado di combattere. Erano rimasti in piedi tre Mangiamorte, una era Bellatrix Lestrange che stava duellando con Perseo, gli altri due erano i Mangiamorte dietro al rimorchio, ancora impegnati a combattere contro Hermione. Harry cercò con lo sguardo i maghi oscuri mancanti e dopo un po' li individuò: uno di loro era riverso atterra poco distante in mezzo ai cespugli, l’altro, era legato al cofano del rimorchio da delle corde magiche.

Lui e Ron uscirono dal loro riparo e corsero verso il rimorchio lanciando una raffica di incantesimi. I due maghi adulti furono colti alla sprovvista e non si difesero in tempo. Il primo fu colpito da uno schiantesimo di Ron e crollo a terra svenuto. Mentre il secondo fu scagliato all’indietro da una fattura di Harry e atterrò pesantemente sul terreno.

I due amici si scambiarono un cenno d’intesa e si diressero verso il nascondiglio di Hermione.

La roulotte era seriamente danneggiata. I finestrini erano sfondati e le fiancate piene di ammaccature e bruciature. Al contrario Hermione non aveva nemmeno un graffio. Ron si fece avanti per parlare ma lei lo interruppe “non una parola Ronald, siamo in questa situazione grazie a voi due quindi risparmiatevi le scuse per dopo.” Ron si sgonfiò sotto lo sguardo minaccioso della giovane strega e non volle discutere. Un’esplosione li fece voltare verso l’ultimo duello ancora in corso.

Bellatrix e Perseo si fronteggiavano nella parte opposta del parcheggio. Il terreno attorno a loro era disseminato di bruciature e crateri, le auto erano rovesciate, fuse o annerite.

Il trio d’oro corse nella loro direzione, avvicinandosi notarono che l’esito del combattimento era ormai chiaro. Bellatrix Lestrange era piegata su un ginocchio, la sua veste era lacera e macchiata di sangue. Teneva le mani premute su un fianco e guardava Perseo con puro odio. Guardando attentamente si potevano notare anche ferite più piccole, tagli e lividi sulle braccia, un graffio su una guancia. Ma erano più che evidenti il naso rotto e l’occhio nero che in qualche modo rendevano il suo sguardo ancora più terrificante.

Perseo era messo molto meglio. Qua e là l’armatura era un po' graffiata o ammaccata ma era ancora integra. Aveva un leggero graffio sulla fronte ma non sembrava preoccuparlo molto. Il suo mantello invece sembrava appena uscito dalla lavanderia, la pelle di leone scintillava di riflessi d’oro e bronzo nel tramonto. Aveva perso lo scudo durante i combattimenti e ora impugnava nella destra la spada di bronzo e nella sinistra un pugnale d’argento. Il pugnale era macchiato di sangue fresco. Era sicuramente l’arma che aveva ferito la luogotenente di Voldemort.

I tre maghi si misero ai lati del nipote del loro peggior nemico, indecisi su cosa pensare di lui. Tennero le bacchette puntate sulla strega oscura in caso provasse qualche mossa disperata. Bellatrix li guardò tutti con ferocia e disse “pensate di aver vinto?!?! Siete degli illusi!! Il Signore Oscuro vi farà pagare caro questo affronto!!”. Perseo alzò gli occhi al cielo e rispose “non mi pare tu sia nelle condizioni di minacciarci ora, quindi risparmia le energie, ti serviranno per sopravvivere al dissanguamento”.

Sembrava quasi annoiato dalla situazione come se ricevesse minacce del genere tutti i giorni. Il trio era confuso dal suo comportamento ma continuò a tenere sotto tiro la Mangiamorte. Perseo si rivolse a Harry che era alla sua destra, “cosa ne facciamo di lei e dei suoi compari?”. Harry fu sorpreso dalla domanda “perché lo chiedi a me?!”. Il ragazzo lo guardò in maniera strana e disse “da quello che ho capito sei tu il capo qui.” Harry voleva protestare ma vide che Ron e Hermione lo guardavano divertiti. Lui era sicuro di non essere il capo, ma pensandoci bene era il leader dell’esercito di Silente, quindi poteva anche esser considerato “il capo” tecnicamente.

Fu strappato dai suoi pensieri da una risata maniacale. La risata proveniva da Bellatrix e presto si trasformò in un rantolo. Ma questo non affievolì il ghigno ferino che le era comparso sul viso. Dopo aver ripreso aria disse “siete un branco di mocciosi!! Non capite??!! State perdendo tempo!!! i servi del Signore Oscuro sono arrivati!!”.

Intorno a loro l’aria si raffreddò e uno strato di brina si formò sule terreno e sui cespugli. Ombre nere avvolte in mantelli strappati comparvero da ogni direzione fluttuando nel cielo che diventava sempre più buio. I Dissennatori dilagarono nel parcheggio sempre più numerosi. Poi sentirono uno scroscio di sibili. Dal fiume Hudson stava strisciando fuori una delle creature più orribili che Harry avesse mai visto. Era una specie di drago con molte teste che sputavano fuoco e grondavano veleno corrosivo.

E infine arrivo il peggio. Mentre erano distratti Bellatrix aveva recuperato la bacchetta, la puntò verso il cielo e urlò “INFERIUS!!”. Sfere di luce rossa scaturirono dalla punta della bacchetta e fluttuarono sul parcheggio. Furono assorbite dai corpi dei Mangiamorte caduti. Con un sussulto i cadaveri si rianimarono, non fecero in tempo a contarli, ma dovevano essere almeno tre.

Perseo si voltò e calò la spada sul collo della strega, ma la lama attraversò solo l’aria. La Mangiamorte si era già smaterializzata ed era scomparsa.

Il trio si guardò intorno puntando le bacchette verso le creature oscure, erano molto spaventati. Le loro mani tremavano e le loro menti erano già invase dal potere dei Dissennatori.

Perseo afferro Harry per una spalla “forza!! Dobbiamo muoverci non possiamo combatterli in campo aperto!!”. Detto questo iniziò a correre verso il magazzino. Ron ed Hermione lo guardarono in cerca di consiglio, Harry sospirò e dopo un attimo di esitazione seguì il nipote di Voldemort.                                             

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Capitolo 6
*** dalla padella nella brace ***


PERCY

Quando pensavo che questa giornata aveva raggiunto il culmine della follia, i Fati decisero di smentirmi ancora una volta.

Ora stavo correndo in un sinistro magazzino abbandonato inseguito da: un’idra, un manipolo di zombie-maghi e un esercito di creature simili a spettri ma dieci volte più agghiaccianti. Come se non bastasse, i miei soli alleati erano: un quattrocchi mingherlino con una strana cicatrice, uno spilungone rosso e una strega nerd che sembrava più tosta dei due ragazzi messi insieme.

La nostra strana compagnia si fece largo in mezzo alle pile di casse polverose; alle nostre spalle sentivamo i passi strascicati dei non-morti e i ruggiti dell’idra farsi sempre più vicini.

I miei compagni d’arme erano pallidi come cadaveri e correvano inciampando nei mantelli, non sembravano abituati alle situazioni di vita o di morte.  

Li incitai a sbrigarsi e svoltai a sinistra nel labirinto di casse ma mi trovai faccia a faccia con un manipolo di creature spettrali. Fui investito da un’ondata di gelo e la mia mente fu invasa da sussurri e grida, mi sembrò come se la felicità mi abbandonasse lasciandosi dietro solo la disperazione. Fui sommerso dal gelo per un attimo: uno a uno i miei ricordi felici scivolavano via. Alla fine mi riscossi e mi aggrappai all’unica cosa che non avrei mai lasciato andare: Annabeth.

Mi liberai dal mio torpore e caricai le creature; pugnalai la più vicina con Ventus. La lama emanava una luce argentata ed era avvolta da fiamme bianche, lo spettro lanciò un urlò agghiacciante e si dissolse in una nuvola di fumo nero.

I suoi compagni arretrarono sibilando. Mi voltai verso di loro e gli agitai contro Ventus, le creature si ritirarono alla vista del pugnale come se questo potesse ferirle con la sua sola vicinanza.

Arrischiai un’occhiata alle mie spalle: i tre maghi erano in piedi con gli occhi sgranati e fissavano il mio pugnale infuocato. Anche io ero molto sorpreso, ma non avevamo tempo per farci domande.

“Volete aiutarmi o volete farci ammazzare tutti?” gli urlai contro. Per sottolineare il fatto, agitai Ventus mostrandogli come le fiamme bianche e argentate si cominciavano ad affievolire. Harry fu il primo a riscuotersi, alzò la bacchetta e urlò “EXPECTO PATRONUM!”, una nebbia argentea fuoriuscì dalla punta della bacchetta e prese la forma di un cervo di luce.

Harry agitò la bacchetta verso gli spettri e il cervo caricò, le creature si dispersero in tutte le direzioni. Alcune, però, non furono abbastanza veloci e finirono calpestate dagli zoccoli o trapassate dalle corna dell’animale argentato.

Alla fine tutte le apparizioni fuggirono e ci ritrovammo soli. Feci un cenno a Harry e dissi “bel trucco Potter se sopravviviamo me lo dovrai insegnare”. Il giovane mago sembrò sorpreso dal complimento ma lo accettò di buon grado.

Ricominciammo ad avanzare nell’oscurità del magazzino, il cervo evocato da Harry trottava al nostro fianco allontanando le creature spettrali che incrociavamo.

Dopo un po' ci ritrovammo di fronte la parete del magazzino, dietro di noi i passi dei non-morti erano sempre più vicini accompagnati dai sibili dell’idra; ci guardammo intorno in cerca di una via di fuga. Alla fine Hermione indicò la parete “presto!! saliamo di là!!”. Si precipitò in avanti e cominciò a salire su una scaletta di metallo. La scaletta si arrampicava lungo la parete del magazzino e raggiungeva le passerelle sospese che penzolavano dal soffitto.

Uno a uno ci arrampicammo tutti. Per salire dovetti rinfoderare Ventus, ma continuai a stringere Vortice nella mano destra per sicurezza. Eravamo a metà strada quando sentii qualcosa afferrarmi un piede.

Guardai in basso e vidi uno degli zombie afferrarmi lo stinco con le sue mani gelide, la veste nera era strappata e macchiata di sangue mentre la maschera d’argento era spezzata lasciando intravedere parte del volto cinereo, in breve era terrificante. Fortunatamente per me ero abituato a mostri molto più spaventosi.

La mia sola reazione fu gridare “ehi!!” e scalciare. La creatura mantenne salda la presa e cercò di tirarmi verso il basso. Armeggiai con la spada cercando di mozzargli il braccio ma non ci arrivavo, guardai in alto verso i tre maghi e urlai “ragazzi un’aiutino!!??”. Voltarono le teste nella mia direzione e cominciarono a tastare le vesti in cerca delle bacchette, intanto un secondo zombie mi aveva raggiunto e si era aggrappato all’altro piede. Lottai e scalciai ma i non-morti non mollarono.

Ad un certo punto ci fu un assordante “BOOOOOM” e fui investito da un’ondata di calore; alla mia destra nella parete del magazzino c’era un buco grande due volte me. I bordi frastagliati sfrigolavano e mandavano scintille colando cemento fuso: in basso sentii l’idra ruggire pronta a sputare un’altra palla di fuoco.

Un terzo mago-zombie si avvicinò a me arrampicandosi sui suoi due compari per afferrarmi; era quasi arrivato ad afferrami per la vita quando sentii Hermione urlare “INCENDIO!!”. Una lingua di fuoco colpì il mostro su una spalla facendogli perdere la presa. Oscillai Vortice e lo trafissi nel costato, la creatura lanciò un gemito smorzato e precipitò nell’oscurità sottostante. Un secondo lampo incendiò la veste di uno dei non-morti rimasti; l’essere si agitò convulsamente dando fuoco anche al suo compagno e in poco tempo si erano entrambi inceneriti.

Continuai a salire, mentre intorno a me le pareti del magazzino venivano martoriate dalle fiamme dell’idra. Giunto in cima mi issai sulla passerella.

Gli altri erano già in cima ansimanti; Ronald aveva una sfumatura verdognola e respirava affannosamente, quindi, o era esausto o aveva un attacco di panico, ma in ogni caso non era una buona cosa. Harry aveva una faccia cupa e illeggibile. Mentre Hermione sembrava furiosa e gli lanciava occhiatacce.

Quando misi piede sulla passerella si voltarono a guardarmi; Harry sembrava spaventato quanto Hermione sollevata. Mi avvicinai e feci un cenno col capo a Ronald che in risposta si sporse dal parapetto e vomitò.

 Ignorai il Rosso e mi rivolsi a Hermione “Grazie per avermi aiutato”. Lei arrossi e disse “Non era niente……. vero Harry?”. Il suddetto mago impallidì e balbettò “C-c-certo ognuno di noi avrebbe fatto lo stesso”. Da come formulò la frase sembrava più una domanda che un’affermazione.

Hermione lo guardò male e fece per rispondere ma fu interrotta da un ruggito. Sotto di noi l’idra si aggirava per il magazzino sibilando e dando fuoco alle pile di casse da spedizione. Ora che eravamo fuori portata sia dalle sue teste che dal suo soffio, stava rivoltando tutto il magazzino cercando un modo per raggiungerci. Ogni tanto nel bagliore delle fiamme potevo scorgere alcune delle creature spettrali di prima, stavano cercando di raggrupparsi per tornare all’attacco.

Senza distogliere lo sguardo dal mostro infuriato sotto di noi, dissi “Penso sia il caso di continuare questa conversazione quando non rischiamo di diventare la cena di un’idra”. Il trio annuì con i volti che assumevano la sfumatura grigia dei non-morti.

Avanzammo lungo le passerelle sospese in cerca di una via di fuga, arrivammo nel punto del magazzino in cui la parete era crollata. Sopra di noi il tetto aveva ceduto e la pila di detriti si era accumulata all’interno dell’edificio, creando degli appigli per arrampicarsi.

Questa volta aprii io la strada. Salii conficcando Vortice nelle fessure tra i detriti e aggrappandomi all’elsa mentre mi arrampicavo, eravamo quasi in cima quando l’idra raggiunse la base del cumulo.

Le teste sibilarono e sputarono una raffica di globi infuocati verso di noi. Harry raggiunse in tempo la bacchetta e gridò “PROTEGO!!” e uno scudo di luce deviò i globi di fuoco facendoli ricadere verso il basso. L’idra arretrò mentre i suoi stessi proiettili le piovevano addosso. Il mostro esplose in una nuvola di polvere dorata dissolvendosi.

Arrivati in cima il trio si accasciò ansimando. Anche io ero stanco, ma avevo dovuto sopportare sforzi peggiori durante la Battaglia di Manhattan e nel Tartaro.

Non potei fare a meno di notare che i maghi non sembravano abituati all’esercizio fisico. Neanche i Mangiamorte gli scagnozzi di mio “nonno” erano molto in forma. Immagino che la magia li portasse a ritenere secondaria la forma fisica. Per quanto la loro magia fosse senza dubbio molto pericolosa senza le bacchette erano indifesi. Anche un mortale avrebbe potuto sopraffarli con facilità. A conti fatti un semidio medio avrebbe potuto tener testa a due o tre maghi senza grandi difficoltà. Fino ad ora gli unici in grado di tenermi testa erano la strega coi capelli da pazza e uno dei suoi compagni che lei aveva apostrofato come “Dolohov”. Insieme mi avevano dato filo da torcere prima che mettessi fuori gioco Dolohov e lanciassi lo scudo in faccia alla strega rompendogli il naso.

Fu il gelo a riscuotermi dai miei pensieri. Gli spettri stavano fluttuando fuori dal magazzino e ci circondavano da ogni lato. Il trio si rimise in piedi a fatica. Tremavano come foglie e i loro volti avevano definitivamente perso ogni colore. Harry sollevò la bacchetta e disse debolmente “e-expecto patronum!”. Ma dalla punta fuori usci solo uno sbuffo di fumo argentato. Anche Ronald e Hermione provarono ma ottennero gli stessi risultati. Estrassi Ventus e lo agitai cercando di ripetere il trucco infuocato di prima, ma non successe niente. Intanto gli spettri si avvicinavano sempre più velocemente. I maghi rinnovarono gli sforzi e io cominciai a declamare formule magiche a caso nella speranza che succedesse qualcosa “ocus pocus! Abracadabra!! Apriti sesamo!! Prendi fuoco stupido pugnale!!”. Forse il trucco infuocato era stato qualcosa di istintivo e ora mi era impossibile replicarlo, oppure Ventus si era offeso e non voleva collaborare.

Ormai le creature erano abbastanza vicine e il loro potere mi stava prosciugando dalle mie forze. Avrei potuto saltare dal bordo del tetto. Il fiume era abbastanza vicino. Ma avrei dovuto aprirmi un varco tra gli spettri e non ero sicuro se il bronzo celeste li poteva ferire. Inoltre avrei dovuto lasciare indietro il trio, cosa che non avrei mai voluto fare. Forse potevo convincerli a saltare con me. Ma ci sarebbe voluto tempo. ed era proprio ciò che ci mancava.

Ero sul punto di provare questo piano disperato quando il cielo notturno si illuminò di argento. Gli spettri si ritirarono sibilando. Poi un uccello argentato piombò dall’alto seminando il terrore tra le fila delle creature. Il volatile era grande come un cigno e avvolto da fiamme bianche. Ovunque passasse le apparizioni fuggivano, con i mantelli che prendevano fuoco quando venivano toccati dalle ali del loro avversario.

Alla fine tutti gli spettri fuggirono lasciandoci soli sul tetto. Un bottò ruppe il silenzio simile a un colpo di fucile. Davanti a noi comparvero una schiera di figure. Erano un miscuglio di giovani e anziani uno diverso dall’altro. E tutti puntavano le bacchette su di me. Di bene in meglio.

Mi allontanai dal trio e tenni spada e pugnale ben in vista pronto per deviare un attacco. Si fece avanti un vecchio con indosso una sgargiante veste viola e una barba bianca in stile Gandalf. Abbasso la bacchetta e disse cordialmente “sei tu Perseo Jackson giusto?”. Gemetti “seriamente!!?? Ci sono dozzine di domande possibili come: stai bene? Perché hai una spada? Ti stiamo mettendo a disagio puntandoti contro armi mortali? Ma no!!! Voi dovete chiedere: sei Perseo Jackson? Avete idea di quanti me lo hanno chiesto oggi??!!”. Gli sconosciuti e il trio erano sbalorditi mentre il vecchio sembrava solo divertito dal mio monologo.

Mentre erano distratti mi preparai a mettere in pratica un folle piano di fuga degno di Tom Cruise quando sentii un nitrito e una voce nella mia testa urlò “cavalli alla riscossa!!”.

Blackjack piombò giù dal cielo alle spalle dei maghi e li travolse gettandoli a terra. Assestò un calcio sul fianco del Vecchio facendolo volare a terra e si diresse verso di me. Senza esitazioni balzai in groppa al pegaso nero. Lui continuò la sua corsa fino al bordo dell’edificio e poi spiegò le ali prendendo il volo.

Dietro di noi le urla e gli schiamazzi dei maghi si allontanarono sempre di più finché anche lo skyline di New York non scomparve in lontananza.

Blackjack scoppio in una risata cavallina e disse “cosa faresti senza di me capo?”. Sorrisi e risposi “non lo so vecchio mio”. Su questa nota virammo verso il Campo Mezzosangue in cerca di un luogo sicuro dove potevo riposarmi da quella giornata pazzesca.             

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Capitolo 7
*** l'inizio di una nuova avventura ***


PERCY

Quando arrivammo al Campo Mezzosangue era passata la mezzanotte. Tutti dormivano perciò decisi che avrei parlato con Chirone la mattina dopo.
Blackjack mi depositò davanti alla capanna di Poseidone e, dopo avermi estorto la promessa di un premio in ciambelle, ripartì verso le stalle.
Entrai nella mia capanna e crollai sul letto più vicino con l’armatura ancora indosso. I miei sogni furono popolati di bacchette, spettri e maghi che facevano domande stupide.
Fui svegliato dal corno che annunciava la colazione. Per un secondo sperai che fosse stato tutto un brutto sogno, ma la pelliccia di leone drappeggiata sulle mie spalle diceva il contrario. Con un gemito mi alzai e mi preparai per andare a colazione.
Dopo aver indossato dei vestiti puliti e aver agganciato Ventus alla cintura, mi diressi verso il padiglione della mensa.
Durante la colazione notai l’assenza di Chirone e chiesi spiegazioni a un figlio di Apollo di passaggio, mi pare si chiamasse Austin. Lui scrollo le spalle “stamattina ha ricevuto un ospite alla Casa Grande non so’ altro”.
Mi diressi in quella direzione salutando i semidei e i satiri sulla strada. Arrivato sotto il portico bussai alla porta con decisione e dopo qualche istante la porta si apri. Comparve Chirone, seduto sulla sedia a rotelle magica che usava per camuffarsi da umano, indossava la sua solita giacca di tweed; i suoi capelli ricci striati di grigio e la sua barba brizzolata non sembravano cambiati di una virgola dall’ultima volta che lo avevo visto. Lo salutai frettolosamente “Chirone, ho bisogno di parlarle subito, è importante”. Il vecchio centauro sollevò un sopracciglio “capiti giusto in tempo Percy, stavamo parlando di te”. Ora ero confuso “stavate?”. Una voce arrivò dall’interno della casa “è da tanto tempo che non ci vediamo Perseo”. Chirone si scostò per far passare la persona dietro di lui.
Era una donna sulla ventina; la sua pelle era pallida, in contrasto con i capelli neri come la notte legati in una treccia che le ricadeva sulla spalla; i suoi occhi erano totalmente neri, punteggiati di pagliuzze luminose come il cielo stellato. Indossava un chitone greco blu-notte e dei sandali. Alla sua cintura pendevano due torce e un pugnale ricurvo. Sulla sua spalla era appollaiato un furetto mentre un cane nero, simile a un labrador, la seguiva con diligenza.
Ci eravamo incontrati di sfuggita durante la battaglia alla Casa di Ade e avevamo combattuto fianco a fianco nella Battaglia Dell’Acropoli ad Atene ma non avevamo mai parlato veramente.
Chinai la testa in segno di rispetto e dissi “è un piacere rivederla Lady Ecate”.
La dea della magia sorrise “anche per me eroe, penso che abbiamo cose molto importanti di cui discutere.”
HARRY

Tornati in Inghilterra Harry, Hermione, Ron e l’Ordine della Fenice si rifugiarono al numero 12 di Grimmuald Place. I tre ragazzi furono interrogati e poi chiusi a chiave in una stanza al piano superiore, mentre gli adulti discutevano in cucina.
Appena rimasti soli, Ron crollò sul letto più vicino e cominciò a russare. Harry voleva fare lo stesso ma Hermione lo mise con le spalle al muro. Non fece tanti giri di parole “hai abbassato la bacchetta”. Il giovane mago cercò di fare il finto tonto “non so di cosa parli”. Non la guardò negli occhi, Hermione si accigliò ancora di più. Rivolse a Harry un sorriso freddo e disse con voce piatta “bene, allora ti rinfresco la memoria; nel magazzino, quando gli inferi avevano catturato Perseo, abbiamo estratto le bacchette tutti e tre: io ho lanciato un incantesimo contro un inferius mentre Ron ha colpito gli altri due. Tu invece, appena hai visto uno di loro pronto a sopraffare Perseo, hai abbassato la bacchetta”. Il Ragazzo che è Sopravvissuto continuò a evitare il suo sguardo; la strega lo fissò ferocemente in attesa di una risposta e alla fine lui si costrinse a dire “ero solo confuso”. Lei strinse ancora di più le labbra “confuso? Non è che forse pensavi che Perseo voleva tradirci e non lo hai aiutato sperando che morisse?”. Harry fu travolto dalla vergogna ma provò comunque a difendersi “è il nipote di Voldemort!! Come facciamo a sapere che non fosse tutto un piano per conquistarsi la nostra fiducia!! Guarda come ha ucciso quei Mangiamorte senza esitazione!! …o come il suo cavallo ha colpito Silente!!”.
Hermione ora era davvero arrabbiata ma, prima che potesse rispondere, la porta si spalancò e Silente entrò silenziosamente. I due smisero di litigare e si voltarono verso il vecchio mago. Harry tentò di sembrare tranquillo mentre Hermione nascose poco il suo disappunto. Il Preside inarcò un sopracciglio “ho interrotto qualcosa?”, “no!!” dissero contemporaneamente Harry e Hermione. Subito entrambi arrossirono ed abbassarono lo sguardo. Gli occhi di Silente scintillarono e lui sorrise leggermente. Il professore attraversò la stanza e si sedette sul letto libero accavallando le gambe. Hermione si rivolse timidamente al mago più anziano “professore sta bene?”. Silente fece un cenno col capo “sì signorina Granger, dopo un po' di magia curativa e una pozione Ossofast sono come nuovo!!”.
I due furono leggermente perplessi dall’allegria del professore ma ci passarono sopra.
Prima di rendersi conto che non era una buona idea, Harry chiese “che cosa ne è stato di Perseo professore??”. Hermione gli diede un calcio nello stinco e gli lanciò un’occhiataccia. Silente invece sorrise amabile “è tornato alla sua scuola a Long Island e ho dovuto dare diverse spiegazioni al suo Preside per il vostro comportamento.” Hermione impallidì e anche Harry si sentì male all’idea di un vecchio mago americano che sbraitava contro Silente agitando una bacchetta e un revolver. Silente ignorò le loro reazioni e continuò “al momento il giovane Perseo si trova nel suo dormitorio. Poco dopo il suo arrivo, il professor Brunner mi ha contattato chiedendomi perché il suo studente migliore era stato attaccato da alcuni membri della comunità magica inglese e ho dovuto dargli una spiegazione molto esaustiva sugli eventi”. Parlò tranquillamente, come una persona qualsiasi avrebbe parlato del tempo. I due studenti guardavano in basso dondolandosi sui talloni.
Alla fine Hermione alzò lo sguardo e chiese “cosa succederà professore?” entrambi ormai erano pronti a tutto: punizione, espulsione o forse gli avrebbero tolto una quantità mostruosa di punti, così i Grifondoro li avrebbero odiati per sempre; oppure, avrebbero revocato le spille da prefetto a Ron e Hermione.
Silente sorrise, picchiettando distrattamente con la bacchetta sulla coscia. Inclinò leggermente la testa e sorrise maliziosamente, poi disse “niente”.
I due sussultarono e guardarono il celebre Preside perplessi non credendo alla loro fortuna. “Cosa intende con niente professore?” chiese Hermione. Silente continuò a sorridere divertito, “considerando i suoi ottimi voti signorina Granger pensavo conoscesse l’etimologia della parola “niente””. La strega arrossi mentre Harry continuava a essere ancora più confuso. “Quindi non ci toglierete punti? Non ci punirete o espellerete?”. Il sorriso di Silente si allargò e i suoi occhi scintillarono ancora di più.“Perché dovrei punirvi per qualcosa che non è mai successo signor Potter?”. Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo. “ecco!!” pensò Harry “sta diventando senile!”. I due guardarono il vecchio mago con circospezione, “professore cosa intende? Ciò che è successo a New York è reale”. Silente continuò a sorridere “posso assicurarti, signorina Granger, che gli eventi delle ultime ventiquattr’ ore non sono mai accaduti”. Il duo ora era decisamente confuso. Cominciarono a chiedersi se il cavallo alato avesse colpito troppo forte l’anziano mago. Si scambiarono un’ultima occhiata prima di voltarsi ancora verso il Preside. Silente si era alzato e si stava avviando verso la porta. Si appoggio sullo stipite e li guardò divertito tamburellando con la bacchetta sul muro. “vi consiglio di dormire; il sonno è ottimo per dimenticare le brutte esperienze”.
L’ultima cosa che videro, prima di crollare a terra esanimi, fu una luce bianca accecante mentre in lontananza la voce di Albus Silente diceva allegramente “oblio!!”. Poi tutto fu avvolto dalle tenebre e dalla foschia.

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