Bad romance

di Curleyswife3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I Want You ***
Capitolo 3: *** Bad reputation ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

PROLOGO

La giornata era iniziata male per Brad Turner.
Tanto per cominciare, infatti, l’incontro a New York con il direttore della sua casa di produzione, la Totally Unnecessary Music Entertainment (1) si era rivelato un mezzo disastro.
Barney Panofsky - riccioli corvini duri come il ferro, occhi scaltri da commerciante, bocca da satiro - lo aveva fatto accomodare nel suo ufficio tutto vetro e metallo con vista su Central Park e, senza convenevoli, gli aveva spiattellato in faccia che il loro ultimo concerto a Los Angeles (2) era stato al di sotto delle aspettative.
Certo, si erano salvati grazie agli effetti speciali e in particolare, aggiunse con un sorrisetto ironico, a quelle stranissime piante giganti che erano sbucate da chissà dove ma… nel complesso, no, la situazione per lui e la sua band non era rosea.
Le vendite erano in costante calo e la concorrenza di altri gruppi più agguerriti, che si contendevano l’attenzione dei media a colpi di scandali a luci rosse e risse nei pub, si stava facendo sentire.  
“Ma vi siete visti?” sogghignò il boss “I vostri più che concerti sembrano raduni di boy-scouts! L’ultima volta si sarebbe addormentata persino mia nonna”.
“C’è bisogno di qualcosa di più…” cercò le parole, accarezzandosi il mento “grintoso, accattivante, trasgressivo”.
“Vedete? Prendete esempio da quella ragazzetta bionda che gioca a fare la verginella e invece ne sa più di te e di me messi insieme… ecco, quella sì che va forte anche se ha una voce ridicola e si veste come una battona” (3).
Gli si avvicinò e gli scostò gli immancabili occhiali da sole dal viso - un gesto che Brad odiava come pochi e che lo costrinse a trattenersi dal tirargli un pugno sul naso - guardandolo poi dritto negli occhi.
“Ragazzo” disse freddamente, atteggiando la faccia al più assoluto disgusto “Io non sono un filantropo come quel fighetto biondo di Matt Trakker, non faccio beneficenza e i miei milioni me li sono guadagnati, io!”.
Brad serrò le mascelle e dovette fare appello a tutta la pazienza che possedeva per conservare la sua proverbiale aria glaciale, evitando di mandarlo a quel paese.
O peggio.
“Non tollero stronzate e non esiterò a eliminare i… rami secchi. Quindi datevi da fare, tu e quello strafatto di Boogie, e trovatevi una cantate degna di questo nome.
E non una sfigata qualsiasi di quelle che vi portate a letto, no, una tosta, una che quando canta prima ti fa arrapare e poi ti spacca il cuore con uno sguardo e se ne va lasciandoti a terra, come un cane randagio sotto la pioggia”.     
Non aggiunse altro, gli voltò le spalle e Brad capì che il loro colloquio era finito.

ooOoo

La giornata di Brad Turner, iniziata decisamente male, non voleva saperne di migliorare.
Il volo che doveva finalmente riportarlo a casa, dopo il piacevole incontro con quel gran bastardo di Panofsky, sarebbe atterrato con oltre un’ora e mezza di ritardo a causa del maltempo.
L’aereo rollava e sobbalzava e, come se non bastasse, il ciccione asmatico che era seduto accanto a lui gemeva a ogni scossone, lanciando uggiolii di terrore che gli trapanavano il cervello.
Quando - mentre la fusoliera vibrava per un vuoto d’aria più violento degli altri - il tipo gli artigliò il braccio, sopraffatto dal panico, il musicista desiderò ardentemente piazzargli una pallottola giusto al centro della fronte.
Si trattenne: era o non era una specie di agente segreto? Un professionista della lotta al male globale? Ecco, un professionista non se la prende mai con un idiota.
E comunque non aveva armi con sé e nemmeno la sua M.A.S.K. gli sarebbe stata d’aiuto in quel momento.
Sbuffò di frustrazione impotente e - non appena la situazione fu tornata tranquilla e il tale gli ebbe lasciato il braccio per tirare fuori dalla tasca l’ennesimo pacchetto di gelatine di frutta (Dio Santo, gelatine di frutta! a Brad stava venendo da vomitare…) - appoggiò la schiena contro il sedile, cercando di rilassarsi.
Guardò le nuvole temporalesche fuori dal finestrino, fendute e rigate da lampi a est, tentando di distrarsi pensando a qualcosa di piacevole.
Ma era maledettamente difficile.
Appena uscito dall’ufficio del capo aveva subito chiamato al telefono Boogie, il bassista, ma la squinzia con cui divideva l’appartamento (il suo “loft”, come diceva lui, che odorava di erba e calzini sporchi) da un paio di settimane e che lo adorava in silenzio attaccandogli i bottoni e lavandogli le mutande nelle pentole gli aveva detto che non poteva rispondere perché stava “componendo” chiuso nella sua stanza e non voleva essere disturbato.
Ovvero, come Brad ben sapeva, stava dormendo o fumando o sperimentando qualsiasi altra sostanza che avesse un benché minimo effetto stupefacente.
Allora aveva chiamato Izzy, il batterista: era lui la vera anima candida del gruppo, se non fosse stato per la sua insana passione per i tatuaggi che ormai gli ricoprivano buona parte delle braccia e della schiena. Gli aveva spiegato cosa voleva il boss e lui s’era subito attivato per accontentare quel pallone gonfiato dal quale dipendeva la loro carriera.
“Non preoccuparti” gli aveva detto “comincio subito a mettere in giro la voce che stiamo cercando una cantante, così quando arrivi in sala prove spero di fartene  sentire già qualcuna. Anzi, ho un paio di idee… ti ricordi per esempio di Darla, quella che cantava al Mozart’s Death! Dai, come fai a non ricordatela? Quella rasata, con quel bellissimo tatuaggio a forma di cobra…”.
Brad lo aveva salutato frettolosamente, inventandosi che era in ritardo per il check-in.
Sembrava così ottimista e così pieno di buona volontà che non aveva avuto il cuore di riferirgli l’ordine di Panofsky: la verità è che Izzy, che per il resto era la bontà fatta persona, in fatto di donne aveva dei gusti allucinanti.
L’ultima che gli aveva presentato sembrava la sorella cattiva di Amelia Dyer (4) - ricordò con un involontario brivido - una al cui cospetto Miles Mayhem in persona sarebbe corso a nascondersi.  
E quelle due gemelle coi capelli punk, Dio Santo!
Quando aveva avuto la malsana idea di uscire con loro e aveva osato chiedere a Izzy quale di quei fiorellini di campo fosse la sua ragazza, una gli aveva risposto qualcosa del tipo “tra di noi non esiste la proprietà privata” e l’altra aveva esalato un raffinatissimo “perché non vai a farti fottere?!”.
Sospirò e si mosse di nuovo, alla ricerca di una posizione più comoda, considerando che in fondo in fondo a lui non sembrava affatto necessaria una cantante e che molto probabilmente si sarebbero trovati con una stronza arrogante - o viziata, o fuori di testa o tutto questo insieme - tra i piedi.

ooOoo 

La giornata di Brad Turner, iniziata male e continuata peggio, virava ormai verso la più totale disfatta.
Stravaccato su una poltroncina sfondata nella piccola saletta dove di solito provavano, la testa china sullo spartito di un nuovo pezzo del quale non riusciva a venire a capo da giorni, il ragazzo era di pessimo umore e desideroso solo che quella giornata assurda finisse al più presto affogando dentro a una birra chiara.
E invece si era già dovuto sorbire tre aspiranti cantanti procurate da Izzy e dai suoi amici sballati: la prima aveva una bella voce da mezzo soprano, ma essendo alta circa un metro e larga altrettanto sul palco avrebbe fatto al più la figura di un cubo di Rubik col microfono in mano.
La seconda era, invece, un’esile, esangue creatura dal colorito verdognolo, che sembrava così male in arnese che alla seconda canzone avevano dovuto fermarsi perché temevano che vomitasse sulla moquette.
La terza, poi… quella sì che non era da buttare - lunghi capelli neri, fisico atletico - tranne che per quel piccolissimo, insignificante dettaglio di cui Izzy nel suo entusiasmo non si era avveduto: un enorme pomo d’Adamo.
E una voce alla Barry White, per intenderci.
Al vecchio Panofsky sarebbe venuto un infarto!
La quarta decise che l’avrebbe guardata il meno possibile.

 
 
Note&credits:

  1. Come qualcuno avrà forse già capito, stavolta il “contraltare letterario” di questa sciocca fic è “La versione di Barney”, uno dei miei libri preferiti: i nomi dei personaggi, l’atmosfera un po’ decadente e alcune citazioni sono presi da lì;

  2. Il riferimento è all’episodio “The Plant Show”, in cui appunto le prime scene sono dedicate al concerto di Brad a Los Angeles, interrotto dalla comparsa di gigantesche piante mutanti  (ovviamente è l’ennesimo piano improbabile di V.E.N.O.M.);

  3. Si parla di Madonna, che nel 1984-85 muoveva i primi passi da star con Like a Virgin e Material girl;

  4. Amelia Dyer fu una serial killer britannica dell’epoca vittoriana, tristemente famosa per gli innumerevoli assassini di bambini.

 
 
Ragazzi, vi ricordo le mie fic a rating rosso su M.A.S.K. (“(Little) Death in Venice” e “Venus in arms”) che non compaiono immediatamente nella mia pagina: se avete voglia di qualcosa di più “pepato” cercatele filtrando i ratings.
 

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Capitolo 2
*** I Want You ***


I WANT YOU (1)
  
 
La giornata di Brad Turner, partita col piede sbagliato e via via diventata sempre più incasinata, conobbe all’improvviso una svolta sorprendente.
Boogie gli diede di gomito e disse: “Questa è una che lavora con Bruno, un amico di Izzy. Oddio, sinceramente non so che lavoro possa mai fare quel brutto tipo con la cresta arancione” aggiunse “ma certo niente di legale” (2).
Brad scrollò le spalle, sempre più insofferente e distratto.
“Però” esclamò Boogie strizzandogli l’occhio “la canzone si chiama I Want You: già mi pare un buon punto di partenza…”.
L’altro sbuffò, senza alzare lo sguardo dal pentagramma dove si aggrovigliavano note senza senso.
Quando la base partì, un assolo di chitarra elettrica sparato a tutto volume quasi lo fece sobbalzare.
 “Niente male l’attacco” si sorprese a pensare.
 
I want drugs, I want booze
I want to mess with anything that I can use
I wanna spend a ton of cash
I want a fancy car that I ca
n crash!
 
Brad Turner sgranò gli occhi.
Quella voce.
Graffiante, bassa, a tratti roca, a tratti terribilmente sensuale.
Inconfondibile.
Si ostinò a
 non sollevare ancora lo sguardo: il sospetto che aveva appena attraversato il cervello era troppo inverosimile.
Già, di sicuro doveva essersi sbagliato.
Non era possibile.
Eppure, la sua voce…
 
But, I want you like I never wanted anythin’ else before
I want you like I never wanted anythin’ else before

Yeah
 
La stessa voce che spesso lo aveva schernito o insultato durante un inseguimento in volo.
La voce di Vanessa Warfield.
Finalmente si decise a alzare gli occhi.
Esatto: proprio lei, inguainata in mix letale di pantaloni di pelle nera e top dello stesso colore, la vita stretta da un pesante cinturone di cuoio borchiato, anfibi ai piedi e una collezione completa di curve su cui Condor avrebbe molto facilmente sbandato.
 
I want control, I love to fight
With anyone that bugs me, and I got the right

 
Di fronte a lui, le gambe divaricate, il corpo teso come se si stesse preparando a lottare contro una tempesta.
I muscoli guizzanti delle braccia, i capelli rossi selvaggi che parevano mandare scintille.
Energia allo stato puro.

Hear me now, I wanna be clear
Ever since I met you, I want you here
 
Cantava, con la sua piccola bocca imbronciata che avrebbe fatto resuscitare persino Tutankhamon.
Le dita cariche di anelli stringevano l’asta del microfono come se ci stessero facendo l’amore e Brad si sorprese a pensare che non l’aveva mai vista con addosso niente di diverso dalla sua deprimente uniforme.
E anche che la cosa, date le circostanze, era un vero peccato.
Notò che un vistoso tatuaggio le copriva il braccio destro, fin quasi al gomito: un sofisticato intrico di fiori e volute d’inchiostro, sul quale spiccava una sagoma scura che non riuscì a distinguere con precisione. 
Accanto a lui, Izzy la squadrava con gli occhi fuori dalle orbite.
Quanto a Boogie, invece, si trattava di uno dei rarissimi momenti in cui era rimasto letteralmente senza parole.
 
Cause I want you like I never wanted anythin' else before
I want you like I never wanted anythin' else before

 
Yeah


Il suo corpo vibrava, la sua voce era un urlo, ormai.
Arrabbiato, ribelle, tentatore.
Ma anche una struggente richiesta d’amore.
Una pretesa, quasi, che trasudava insieme forza, languore e desiderio.
Per una frazione di secondo Brad temette che lei avesse scoperto la sua identità e gli stesse tenendo una trappola per farlo uscire allo scoperto, ma bastò lanciarle un’altra occhiata per rendersi conto che no, Vanessa non lo stava neppure guardando e ed era solo la musica che l’assorbiva completamente, trascinandola con sé.

I want you, I want you
I want you, I want you
I want you, I want you

 
Ossessiva.
Ipnotica.
Continuando a fissarla, Brad considerò confusamente che avrebbe potuto anche pensarci prima: in effetti, con quei capelli selvaggi e quella ciocca nera da punk era chiaro che Vanessa doveva avere qualche inclinazione per la musica.
“Chissà chi sarà il fortunato…” scherzò Boogie sottovoce, chinandosi verso di lui “se si trattasse di me, certo non avrebbe bisogno di pregarmi tanto per convincermi”.
In effetti, come aveva detto Panofsky? “Una che quando canta prima ti fa arrapare e poi ti spacca il cuore con uno sguardo e se ne va lasciandoti a terra, come un cane randagio sotto la pioggia”?
Ecco, praticamente Vanessa di nome e Warfield di cognome.
 
***
La giornata di Brad Turner, dopo una svolta inaspettata, rischiò di concludersi in tragedia.
Ovviamente Izzy e Boogie, senza neppure interpellarlo, si erano subito fiondati su Vanessa non appena la canzone era finita: era chiaro che avevano trovato la loro cantante e senza nemmeno far troppa fatica!
Forse se si fosse messo d’impegno sarebbe anche riuscito a convincerli che non faceva al caso loro - certo, facendo uno sforzo infernale e giocandosi forse per sempre la sua reputazione - ma la verità era che non voleva, giacché come cantante l’agente di Veleno era un’autentica bomba, senza dubbio molto più brava con un microfono in mano che a seguire quel pendaglio da forca del suo capo.
Il rischio era enorme per lui: se qualcuno dei suoi avesse scoperto la faccenda avrebbe passato un brutto quarto d’ora… senza dubbio se a saperlo fosse stato Matt si sarebbe giocato per sempre il suo posto in squadra!
Sì, certo, era chiaro.
Eppure la curiosità di scoprire quel lato nascosto della sua nemica giurata era troppo grande, senza parlare del fatto che - al di là di ogni altra considerazione - lei era esattamente quello che serviva alla sua band per sfondare davvero.
E chissà - rifletté - in fondo se avesse avuto successo magari Vanessa avrebbe abbandonato il crimine e il vecchio Mayhem avrebbe perduto uno dei suoi agenti più in gamba: beh, certo, a vederla così la faccenda cambiava…e forse persino Matt sarebbe stato contento in quel caso.
Mentre Vanessa gli si presentava tentò di mettere a tacere i pensieri che gli frullavano per la testa (Santo Dio, non avrei mai pensato potesse succedere una cosa simile… andiamo, resta calmo e sorridi! E ancora: però, vista da vicino e senza doverle sparare addosso è ancora più sexy) e si concentrò sul tatuaggio che la ragazza sfoggiava sul braccio.
Sbirciandolo di sottecchi, si accorse che al centro del romantico rameggio si stagliava il disegno di un uccello: con disappunto notò che no, non si trattava di un condor bensì di uno stramaledetto falco che tra gli artigli ghermiva una folgore (3).
Vanessa lo fissò, con un sorrisetto.
“Prima che tu me lo chieda” disse “non sono una fan dei Great Rapids Thunderhawks, non sono nemmeno del Minnesota e l’hockey mi fa vomitare…”.
Senza volerlo, Brad dovette assumere un’espressione sbalordita, perché lei si sentì in dovere di rispondere, stringendosi nelle spalle:
“A dir la verità non so nemmeno io perché l’ho fatto. È stato l’anno scorso, dopo essere tornata da un viaggio… ehm” si schiarì la voce a Brad capì immediatamente che stava parlando di “lavoro” “in Ecuador” (4).
Scosse la testa, assumendo per un istante un’aria quasi sognante.
“Era come se una vocina interiore mi dicesse di farlo…boh, comunque non ha più importanza”.
Izzy li interruppe, lasciando Brad con tutta la sua curiosità inappagata.
“Ehi, Nessie” la apostrofò “allora andiamo a festeggiare?”.
Vanessa si accigliò.
Nessie?!?” disse, con un tono minaccioso che il giovane chitarrista le conosceva fin troppo bene.
L’altro annuì.
“Già, baby” replicò “Tutti in questa band hanno un soprannome. Lui”  indicò Brad  “è turning Turner perché a volte ti giri e puff! Lui è scomparso sul più bello senza lasciare traccia” (5).
Brad iniziò a tremare.
Ma Vanessa piegò la testa di lato e disse solo, con aria di sufficienza: “Uao. La tua ragazza non ne sarà mica tanto contenta”.
“E perché Nessie? Spero non per il mio nome perché sarebbe una vera stronzata” domandò l’agente di Veleno. Brad notò che era come se stesse ancora decidendo se prenderla a ridere o saltare al collo del povero batterista.
“Nel tuo caso abbiamo scelto Nessie perché…” intervenne Boogie, che le si avvicinò così tanto che Brad temette seriamente che la ragazza gli fratturasse il naso con una gomitata “i tuoi occhi sono dello stesso colore del lago di Lockness e perché dalle loro profondità…”
Assunse un’espressione da poeta stilnovista.
“sembra che all’improvviso possa saltar fuori un mostro”.
Sul quartetto calò qualche secondo di gelo e per la seconda volta in un giorno Brad rimpianse di non avere con sé la sua M.A.S.K.
Ma Vanessa lo sorprese di nuovo, con una risata tutto sommato divertita. Quasi un po’ compiaciuta.
“Allora” insisté il bassista “ vieni anche tu con noi? Andiamo nella pizzeria di un amico di Brad…come si chiama? Dusty o Rusty o qualcosa del genere”. (6)
Turner deglutì, mentre qualcosa di freddo si aggrovigliava nelle sue budella.
“No, dai” intervenne, cercando di mantenere un tono pacato “m-magari lei è già impegnata…”.
“Eddai, vieni anche tu” ripeté Izzy “così festeggiamo!”.
“In una pizzeria?” replicò Vanessa, con aria schifata.
Si passò la mano inguantata in un maker di pelle nera tra i capelli fiammeggianti, raccattò la sua borsa e si girò di tre quarti.
“Voi tre ragazzi avete guardato troppo a lungo il mio sedere per non sapere che io non mangio la pizza”.
Disse poi con la sua voce più sensuale, prima di  voltarsi del tutto e scivolare sinuosa  fuori dalla stanza.
Il batterista si portò una mano al cuore e finse di cadere a terra.
“Colpito e affondato!” sospirò con ardore.
Brad invece sospirò di sollievo.
 
 
Note&credits:
 
1)Il titolo del capitolo e il testo della canzone appartengono appunto a “I Want You” della mitica Joan Jett, alla cui bellezza e bravura tutta questa fanfiction è un goffo omaggio. Il testo, che vi lascio qui sotto tradotto, pare però scritto apposta per miss Warfield: Voglio droghe, voglio alcol/Voglio pasticciare con tutto ciò che posso usare/Voglio spendere un sacco di soldi/Voglio una macchina di lusso da poter distruggere!/ Ma voglio te come non ho mai voluto niente altro prima/Voglio che ti piace non ho mai voluto altro prima sì Io voglio avere il controllo, mi piace combattere/ Con chiunque mi disturba, e ho avuto ragione/Ascoltami ora, voglio essere chiaro/ da quando ti ho incontrato, ti voglio qui/ Perché voglio piacerti come non ho mai voluto nient'altro prima/Voglio piacerti come non ho mai voluto nient'altro prima/sì Ti voglio, ti voglio/ Ti voglio, ti voglio/Ti voglio, ti voglio;
 
2) si tratta del grande Bruno Sheppard, dotato di cresta fulva e di un’auto a forma di scorpione;
 
3) La cosa necessita di una spiegazione: il veicolo di Brad, che come sappiamo non è mai stato indifferente al fascino della rossa, si chiama appunto “Condor”, ma qui si parla di falchi (“Hawks”) e non di condor…
 
4) Il riferimento è a un’altra mia fic “Misterious M.A.S.K.” che rappresenta l’antecedente della trama di questa;
 
5) Ricordo ai fans le mitiche scenette in cui, a ogni episodio, i nostri alla vista del lampeggiare dell’orologio M.A.S.K. mollavano su due piedi qualunque cosa stessero facendo per fiondarsi in azione;
 
6) Ovviamente il pizzaiolo in esame non può che essere Dusty Hayes
 

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Capitolo 3
*** Bad reputation ***


 
BAD REPUTATION
 
Brad Turner si sistemò la cuffia e, sprofondato comodamente nella sua poltrona preferita, accese lo stereo e chiuse gli occhi.
Subito la voce graffiante dell’agente di Veleno gli strappò un lieve, involontario, sorriso: accidenti se quella ragazza non era una vera forza!
Aveva vissuto le ultime settimane sulle montagne russe. In bilico tra il terrore di tradirsi e l’emozione che gli dava lavorare insieme a lei.
Vanessa era certamente una persona strana: stava sempre sul chi vive, teneva tutti a distanza e spesso diventava inutilmente aggressiva.
Tranne quando cantava.                                    
Perché allora era come se la guerra che aveva dichiarato all’intero genere umano trovasse, finalmente, una momentanea tregua; allora i suoi movimenti si facevano più sciolti e la sua espressione cambiava, diventando incredibilmente quasi… dolce.
Una corrente viva, come di pulsante energia, fluiva da lei insieme alle note delle sue canzoni.
 
(1)I don't give a damn 'bout my reputation
You're living in the past it's a new generation
A girl can do what she wants to do and that's
What I'm gonna do

 
E in effetti era proprio quello che faceva, Vanessa. Inseguire i suoi desideri, spesso sbagliati, infischiandosene delle conseguenze e del giudizio della gente.

An' I don't give a damn 'bout my reputation
Never said I wanted to improve my station
An' I'm only doin' good

When I'm havin' fun
An' I don't have to please no one
An' I don't give a damn
'Bout my bad reputation



Vanessa non doveva compiacere nessuno, questo era il punto. Nemmeno Miles Mayhem: infatti era accaduto più di una volta che quando lui o uno dei suoi l’avevano cercata - Brad aveva capito subito di cosa si trattava da come lei si era immediatamente irrigidita - avesse reagito con fastidio.  

I don't give a damn
'Bout my reputation
I've never been afraid of any deviation
An' I don't really care
If ya think I'm strange
I ain't gonna change
An' I'm never gonna care
'Bout my bad reputation

 
L’agente di M.A.S.K. cominciò a fischiettare quasi senza accorgersene, seguendo le note che lo stereo gli sparava in cuffia e tenendo il tempo col piede.
La sua mente vagava.
“Sapete, ragazzi” aveva raccontato la rossa una sera, mentre cenavano insieme dopo le prove “…una volta, ricordo che eravamo in Germania dell’Est per lavoro (ovviamente lui era l’unico a sapere che stava parlando dell’avventura  con il barone Fritz Von Hauser e i marchi tedeschi scomparsi (2) con i miei…ehm, soci. Una notte - vi giuro - ho sentito che c’era una strana presenza incorporea nella mia stanza… dormivamo in un posto che durante la guerra era stato un bordello della Wermacht, quindi probabilmente era il fantasma di una ragazza morta lì dentro dopo essere stata penetrata Dio sa quante volte in ogni orifizio possibile e immaginabile”.
E appena incassati gli sguardi di comprensione dei presenti, aggiunse con un sorrisetto: “beata lei”.
A Brad sfuggì una risatina.
Ecco, la sua nemica era così: quasi sempre scostante, arrogante, pungente. Eppure in alcuni momenti - in quei rari istanti in cui pareva sentirsi a suo agio - diventava irresistibile, capace di spiazzare chi solo poco prima l’avesse giudicata una stronza che se la tirava da morire.
Ricordava ogni dettaglio di ciò che era successo quella sera.
A un tratto aveva squillato il telefono del bar.
Herb, il barista, aveva risposto.
“Ehi, c’è qualcuno che si chiama Vanessa, qui dentro?” urlò “C’è un tale che ha parecchia fretta di parlarle!”.
Lei sbuffò e si alzò controvoglia per andare a rispondere.
Boogie si chinò verso il chitarrista.
“Vacci piano con lei” sussurrò, non appena fu abbastanza lontana “guarda che quella è fuori di testa”.
“E tu?”.
“Non ti preoccupare. Posso smettere quando voglio”.
L’agente di Veleno assestò un violento calcio al bancone, facendo tintinnare i bicchieri.
“Senti un po’, Rax” ringhiò “se volevo la tua opinione te l‘avevo già fatta sputare!”.  
Brad al ricordo non poté trattenere un sorriso.
Il bassista era appena passato dall’hashish alle anfetamine e la cosa non sembrava fargli granché bene. Bisogna provare tutto - sosteneva - le ragazze di buona famiglia, prima che tornino a casa e sposino un medico, i ragazzi arabi di Marrakech e le negrette. Diceva proprio così, “le negrette”. L’oppio, l’assenzio, le radici di mandragora, il peyote, il derma, l’halva - tutto quello che passa il convento e anche quello che non passa.
Si vive una volta sola.
Nel senso che a loro non sarebbe stata concessa una seconda opportunità.
A quelle come Vanessa sì, invece - questo era stato il suo sproloquio.
E quando Brad gli aveva chiesto cosa intendesse, aveva risposto così: nel senso che a quelle come lei ne spettano parecchie, di solito dopo un po’ si stancano di questa vita, cambiano colore di capelli e sposano un milionario.
Brad sbuffò, la canzone era finita.
Si tolse le cuffie e rimase un momento seduto, accarezzandosi pensoso il mento.
In realtà, pareva che il capitolo “uomini” non interessasse affatto alla rossa: Izzie, inutile dirlo, ci aveva provato alla grandissima fin da subito, ricevendone in cambio un trattamento così ruvido che l’agente di M.A.S.K. si era quasi pentito di non poterla rimettere al suo posto con un colpo ben assestato dei laser di Condor.
Boogie aveva invece sfoggiato con lei tutto il suo fascino ambiguo, da artista maledetto come gli piaceva dire, ma senza ottenere altro che gelida indifferenza.
E lui? Lui l’aveva trovata - inutile negarlo - da sempre favolosa, incredibilmente sexy. Una tentazione pericolosa ma irresistibile, per dirla tutta.
Sapeva che se le si fosse avvicinato troppo si sarebbe bruciato come una falena che corteggia una fiamma, eppure… eppure avrebbe corso il rischio - ne era certo - se soltanto lei glielo avesse permesso.
Ma non c’era niente da fare: i confini che Vanessa aveva stabilito con loro erano chiari e lei voleva che nessuno avesse dubbi sul fatto che non andavano oltrepassati.
Possibile che ci fosse già qualcuno nella sua vita? Che fosse qualcuno dei disgraziati della sua banda?
Al solo pensiero, Brad si morse le labbra nervosamente e serrò le mascelle.
Scosse il capo: no, questo era proprio impossibile.
Però Boogie, col suo istinto per il genere femminile, non aveva torto: c’era qualcosa che s’agitava nel fondo degli occhi verdi della sua nemica, qualcosa che d’improvviso - quando pensava che nessuno la stesse guardando - aggiungeva una malinconica dolcezza ai suoi lineamenti. Allora si fermava per un istante, come sovrappensiero, lo sguardo perduto nel vuoto quasi stesse fissando qualcosa di infinitamente lontano nel tempo o nello spazio, oppure inseguendo un ricordo che continuava ostinato a sfuggirle.
Ma era solo un istante, così fugace che a Brad c’erano voluti giorni e giorni di attenta osservazione per accorgersene.
Chiederle di cosa si trattasse era fuori questione: insomma, molto probabilmente il segreto di Vanessa era destinato a rimanere tale.
 
 
 
Note&credits:
 
(1)La canzone è la fantastica BAD REPUTATION di Joan Jett. Vi lascio di seguito la traduzione, che pure pare fatta apposta per Vanessa: Non me ne frega niente della mia reputazione/stai vivendo nel passato, questa è una nuova generazione / una ragazza può fare quello che vuole  e questo è quello che farò/ e non me ne frega niente della mia brutta reputazione. Oh no, non io.  E non me ne frega niente della mia reputazione/ non ho mai detto che volevo migliorare la mia condizione  e sto bene solo quando mi diverto  e non devo compiacere nessuno /e non me ne frega niente della mia brutta reputazione.
 
(2) Il riferimento è all’episodio n. 32, Currency Conspiracy;

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