Le Parole Che Non Ti Ho Detto

di ShArY90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***
Capitolo 3: *** Bentornata Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Il passato non si dimentica ***
Capitolo 5: *** Mal d’amore ***
Capitolo 6: *** Tra incubo e sogno ***
Capitolo 7: *** Qualcosa sta per cambiare ***
Capitolo 8: *** Un innaspettato invito ***
Capitolo 9: *** L'attimo prima del volo ***
Capitolo 10: *** L'appuntamento ***
Capitolo 11: *** Grifondoro-Tassorosso ***
Capitolo 12: *** Gelosia ***
Capitolo 13: *** Beauxbatons ***
Capitolo 14: *** Un bacio rubato ***
Capitolo 15: *** Ad ogni battito del cuore ***
Capitolo 16: *** Il Ballo ***
Capitolo 17: *** Le ali della libertà ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao!! Questa è una fanfic che ho immaginato di scrivere molti anni fa, ma non l’ho mai portata a termine. In realtà, non ho mai smesso di pensare che fosse arrivato il momento di completarla, eppure, non so per quale ragione, non l’ho mai fatto. So che le persone che mi seguivano, molto probabilmente, non sapranno mai dei miei aggiornamenti e questo mi dispiace tanto, perché so che avrebbero voluto conoscere tutta la storia. Mi affido, quindi, ai miei nuovi lettori, sperando di potervi piacere allo stesso modo e con lo stesso entusiasmo. Recensite e ditemi sinceramente quello che pensate :)

Buona lettura! Shary90

 

 

 

Passavo per l’ultima volta tra i corridori e le scale, le volte e le mura di pietra, i giardini e il grande lago che avevano segnato per sempre la mia adolescenza. Ero ancora lì a domandarmi cosa ci sarebbe stato dopo, da lì a poco, e se avrei trovato anch’io la mia strada.

Era strano, sì era molto strano. La prima volta che avevo attraversato quei luoghi ero così piccola, ingenua…. e sola. Il giorno dopo il mio arrivo alla scuola di magia, avrei dovuto compiere 11 anni. Senza la mia famiglia, senza Michelle, la mia amica di sempre. Senza i miei parenti, i più rumorosi del vicinato. Ma d’altronde, chi poteva fermare una tradizionale famiglia italiana? Al momento di lasciare i miei per salire sul treno che portava a Hogwarts, dissi con un finto sorriso stampato sul viso, che sarebbe andato tutto bene e che non si sarebbero dovuti preoccupare di nulla. E invece sapevo che quello sarebbe stato il compleanno più brutto della mia vita. Il mio primo compleanno a Hogwarts.

In realtà avevo sempre odiato il giorno del mio compleanno perché, essendo il 2 Settembre, annunciava il rientro dalle vacanze estive e il ritorno ai banchi di scuola, ragion per cui non riuscivo mai ad essere spensierata e allegra come invece una qualsiasi bambina sarebbe stata.

Mentre passavo in rassegna i miei ricordi, seduta sull’erba contro il muretto di pietra che costeggiava il piccolo chiostro della scuola, sentì nel corridoio, proprio dietro le mie spalle, dei passi svelti e il suono di una voce nervosa che diceva -... ma dove diavolo si è cacciata...-.

Era lei, per forza, era la sua voce.

- Lily?- domandai sorpresa, voltandomi istintivamente a guardare al di sopra del muretto.

La ragazza si fermò di colpo e allungò la testa oltre il muretto per vedere chi l’aveva chiamata. Appena vide la sua migliore amica distesa sull’erba, non poté fare a meno di emettere un sospiro di sollievo. -Si può sapere perché ti sei presa questo brutto vizio di scomparire all’improvviso senza dire niente a nessuno?-

-Avevo solo voglia di stare sola, tutta qua- le risposi sorridendo, sperando che quella risposta sarebbe stata sufficiente per esaurire la sua curiosità.

Erano passati parecchi minuti e non mi ero più voltata dopo quella risposta. Lily non mi aveva fatto altre domande eppure sapevo che quella risposta non le sarebbe bastata. Poi sentii un fruscio al mio fianco, e la trovai seduta accanto, sull’erba. –Chissà com’è il mondo laggiù, oltre queste mura. Te lo immagini?-

La sua voce era piena di emozione. E chi non poteva biasimarla? Tra poche ore sarebbe finito quel viaggio lunghissimo durato 7 anni.

-Qui abbiamo imparato tanto…. ma non mi riferisco solo allo studio. Sono davvero felice perché ho vissuto le esperienze più belle della mia vita con le persone che più amo. Questo posto è stato per sette anni la mia casa, ma lasciarla non vuol dire cambiare la propria vita. Questo non è un addio è solo un arrivederci… Un giorno ritorneremo, vedrai! Chissà… Passeremo il tempo a dare vita ai ricordi, ridendoci sopra e pensando che in fondo non siamo tanto cambiate da allora-

Continuavo a essere assorta nei miei pensieri iniziando a credere che forse, come diceva Lily, la vita non doveva essere poi così brutta laggiù. Sì, la scelta giusta era quella di andarsene sorridendo. Che senso ha deprimersi, l’unico giorno al mondo per cui si ha un motivo valido per essere semplicemente felici?

Esalai un ultimo respiro prima di voltarmi verso il dolce volto della mia amica e le feci segno di andare. Era giunta l’ora di dire addio a quel posto. Anzi, di dare il nostro ultimo arrivederci a Hogwarts.

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Capitolo 2
*** L'inizio ***


Le parole che non ti ho detto

1

L’inizio

 

- Sarah sei pronta? –

Come ogni donna di casa, la Signora Williams sapeva essere precisa quanto voleva, ma molto spesso i suoi ritardi non dipendevano da lei. Era una donna dolce, gentile che amava curare le sue piante e la sua piccola casa a Rose Garden  Street.

Era, insomma, una donna come tante altre che abitava in un piccola strada nella periferia di Londra. Questo era almeno ciò che pensava il guardigno vicinato. In realtà la donna, che aveva due figli, quel giorno stava dimostrando a sé stessa che forse la sua vita, e sicuramente quella di sua figlia, era leggermente diversa da quella delle signore della sua età.

-Sono le dieci e venti, e se non ti sbrighi rischiamo di non arrivare in tempo alla stazione- disse osservando preoccupata il grande orologio del salotto.

-Uffa, ma si può sapere perché proprio stamattina papà doveva essere prima a lavoro? Avrei preferito andare in macchina con lui piuttosto che con Ryan-

Poi avvertì il suono dei passi affrettati della figlia scendere le scale, aprire nuovamente il baule posto solo quella mattina davanti all’entrata e infilarci l’ennesimo oggetto che si era dimenticata di prendere. Nello stesso istante, il suono squillante del campanello di casa risuonò nell’aria, annunciando l’arrivo tardivo del figlio, uscito poco prima per riempire di benzina la macchina.

La donna, a volte, si chiedeva come aveva fatto a crescere due figli completamente diversi: Ryan era il classico primogenito responsabile, ma anche molto giocherellone, con una ottima carriera accademica e una borsa di studio ottenuta grazie alla sua passione per il basket. Sarah, invece, era lunatica, ingenua, troppo buona per affrontare da sola il mondo all’esterno. Era abbastanza timida e meno estroversa del fratello, ma anche impacciata e con poco fiducia in sé stessa.

Appoggiato allo stipite della porta, Ryan guardava divertito la scena che si presenta ai suoi occhi.

-E tu pensi che io porti da qui fino alla stazione tutto questa roba?- disse agitando con il dito il grosso baule che la sorella aveva appena chiuso.

-Cos’hai contro il mio baule?- domandò con tono isterico Sarah.

-Contro di lui nulla ma contro di te avrei molto da ridire- . Da sempre Ryan era il più popolare e belloccio tra i suoi amici. Tutti lo desideravano e lo ammiravano. E questa situazione l’aveva reso un bel po’ montato ed altezzoso, cosa che Sarah non smetteva di farlo notare a tutti sebbene non suscitasse parecchi sostegni. In fin dei conti erano fratelli, e i battibecchi tra di loro c’erano sempre stati, quindi  nessuno le dava molto retta.

Era in un momento come quello che Sarah avvertiva il tono altezzoso e pieno di sé del fratello.

-Qui c’è troppa roba e non posso trasportarla tutto da solo. Perché non usi quel pezzetto di legno... aspetta come si chiama... – disse pensoso Ryan.

- Dici la bacchetta?! Idiota già ti ho ripetuto mille volte che non la posso usare prima dei 17 anni!-

- Idiota a chi? Guarda che se la metti così io ti lascio qui con tutto il tuo bagagliaio da Merlino!-.

- Mammaaaaaaaa- urlò esasperata la ragazza.

- Ryan per favore chiama Vincent e farti aiutare. Tu, signorinella, è meglio se moderi i termini e fai meno l’isterica altrimenti ti spedisco a una scuola pubblica e la finiamo qui, chiaro?-

Dopo che Vincent, un uomo grassoccio di mezza età , che viveva solo nel villino affianco e che conoscevano da una vita, li aveva aiutati con i bagagli, partirono immediatamente.

Non appena entrarono tutti in macchina, la Signora Williams guardò l’orologio e vide che mancavano venti minuti alle undici e ciò significava che, se non si fossero sbrigati veramente, la figlia avrebbe perso l’espresso per Hogwarts. E’ vero, se questo fosse successo, l’avrebbe davvero iscritta a una scuola pubblica pur di non farla perdere un anno, ma sapeva che Sarah non l’avrebbe perdonata tanto facilmente.

Anche Sarah si era accorta dell’orario. Per l’ansia, si ammutolì e si concentrò a guardare fuori dal finestrino posteriore. Non sapeva se ci fosse una qualche spiegazione razionale ma la rilassava osservare la vita delle persone fuori dal finestrino della macchina mentre questa sfrecciava sull’asfalto delle strade londinesi. Le piaceva immaginare quale potesse essere la loro vita e quale il motivo che li aveva spinti in quel esatto momento ad uscire fuori da casa. Andavano al solito vecchio lavoro di sempre? Quella ragazza così elegante andava ad un colloquio di lavoro? Quell’altra molto trendy lavorava per un giornale di moda? Il signore con la ventiquattro ore era un bravo avvocato? “È strana la vita” riflettò la giovane “ogni attimo della nostra esistenza si è destinati ad incrociare la vita di tante altre persone che neanche si accorgono che tu esisti quanto loro”. Inevitabilmente il suo pensiero si posò su un ricordo, anzi un’immagine. Quel ghigno inconsciamente affascinante che la faceva sognare da quasi 6 anni. Lui sapeva della sua esistenza, certo, perché frequentavano la stessa scuola e anche lo stesso anno. Ma non la considerava, neanche un poco, nemmeno lontanamente.

Lei però non smetteva, come ormai faceva ogni anno, di sperare che lui si accorgesse di lei, che incominciasse a guardarla con occhi diversi. Era poco più di un barlume di speranza, ma come spesso le dimostravano i mille romanzi che leggeva, nulla era impossibile nella vita e chissà che quella volta non potesse essere finalmente il momento giusto.

Sarah distolse lo sguardo dal finestrino a sentir sollevare un sospiro di sollievo dalla madre. La Signora Williams era in ansia più di lei, sapeva quanto la figlia ci tenesse alla sua vita nel mondo dei maghi, sebbene l’idea vera e propria dello studio non rappresentava il motivo vero.

Sarah intravide la stazione di King’ s Cross. 10 minuti. Mancavano solo 10 minuti. La vita è strana, quando si è felici, il tempo ci ricorda quanto sia troppo breve e quando siamo infelici, invece, non sembra scorrere nemmeno un secondo.

“Oddio oddio oddio” pensò in preda al panico Sarah “altro che fidanzatino e amichette... io qui rischio veramente di non arrivare a Hogwarts”.

E’ vero, anche quando l’accompagnava il padre arrivata abbastanza tardi ma mai le era capitato di rischiare di perdere il treno. Ora però erano guai grossi.

Appena entrati, corsero tutti e tre scavalcando i numerosi viaggiatori che quella mattina popolavano i binari della grande stazione. Sarah considerò che le veniva quasi da ridere a vedersi correre in quel modo ma pensò bene nel trattenersi qualora avesse dovuto passare a piangere per aver perso l’espresso per Hogwarts.

Passarono velocemente lungo il binario 9 e, senza nemmeno controllare se qualcuno li stesse notando, attraversarono il muro stregato che divideva il mondo babbano da quello dei maghi.

Il treno era ancora lì. Che la stesse aspettando?

Ma a Sarah non le importava assolutamente di conoscere la risposta, era lì. E questo già bastava. La Signora Williams guardò per l’ultima volta sua figlia e si rattristò sapendo che la prossima volta che l’avrebbe vista sarebbe stata per le vacanze di Natale.

-Ciao mamma, ciao fratellone- salutò la figlia improvvisamente colta da una strana euforia, concedendo un affettuoso abbraccio al fratello.

-Sarah muoviti! Il treno sta per partire!- gridò una ragazza dai capelli rosso fuoco e dai gli occhi verdi, che era sbucata da una delle porte dell’antico treno.

Infatti, appena Sarah mise piede sul treno, questo incominciò a muoversi, prima lentamente poi prese sempre più velocità fino a scomparire definitivamente dalla stazione per volgere con passo spedito verso la vasta campagna inglese.

- Lily! Alice! Carmen!-

Sarah salutò con allegria, come faceva d’altronde tutti gli anni, le sue compagne di stanza ma anche alle sue migliori amiche.

-Come al solito sei l’ultima- puntualizzò rivolgendole un sorriso radioso Alice che occupava il posto più vicino al finestrino. La raggiunse e le sedette di fronte – Non lo faccio mica di proposito!-

Mentre il treno proseguiva il viaggio con la sua consueta tranquillità, in una cabina qualunque di una carrozza qualunque, quattro ragazze stavano trascorrendo una mattina speciale, composta di chiacchiere, allegria e gelatine Tutti Gusti+1.

-Carmen con quanti ragazzi sei stata in questi ultimi mesi?- chiese Alice preoccupata. –Ben 6!- rispose fiera Carmen –direi che questo è il mio record in assoluto-.

“Beata te, sarai anche troppo sveglia per i miei gusti ma per lo meno hai fatto esperienze con individui dell’altro sesso” rifletteva tra sé Sarah. Eh sì, lei non era mai stata con nessun ragazzo e questo la demoralizzava tantissimo. Quale ragazzo avrebbe mai voluto stare con una ragazza che nessun altro prima d’ora aveva voluto? Era diventato una vera e propria ossessione per lei, ormai non faceva altro che pensarci giorno e notte. C’era davvero qualche ragazzo al mondo che si sarebbe mai potuto innamorare di una come lei? Non che fosse brutta, anzi, più volte le amiche le avevano fatto notare che era una ragazza molto carina, una di quelle che di certo non passava inosservata. Carmen, da sempre con un caratterino fin troppo sincero e trasgressivo, le rivelò, senza peli sulla lingua, che forse il destino aveva sbagliato a regalarle una bellezza come la sua, perché Sarah non sapeva sfruttarla.

Nonostante ciò, Sarah non si sentiva per niente bella. Carina sì, ma niente di più. Si sentiva esattamente uguale alla massa. Non riusciva a farsi notare, a dimostrare a se stessa che era meglio di quello che credeva. Ed era ancora più scoraggiata quando pensava che ormai era al suo sesto anno, giocava come cacciatrice nella squadra di Quidditch di Grifondoro dal terzo anno e, benché conoscesse molta gente popolare, non era ancora riuscita a farsi notare.

Eppure, in cuor suo, Sarah sperava che il suo momento sarebbe ben presto arrivato.

Molto probabilmente se non fosse stata sua compagna di stanza a Hogwarts, Sarah non sarebbe mai stata amica di Carmen perché avevano dei caratteri davvero incompatibili. Lei era timida, dolce e insicura mentre Carmen era solare, pazza e se ne fregava altamente di quello che la gente pensasse di lei, benché poi si scopriva essere ammirata da tutti. Alice era sicuramente la persona più paziente e tranquilla che si potesse conoscere. Sempre attenta e disponibile nei confronti degli altri, almeno fino a quando non si era fidanzato con Frank, il ragazzo di un anno più grande con cui faceva coppia fissa da un paio di anni. Non faceva altro che parlare di lui... insomma era innamorata.

Lily, invece, era quella che per Sarah si avvicinava più a una sorella. Allegra, spontanea e studiosa era l’unica che teneva ancora i piedi ben piantati a terra. Anche se era stata con un solo ragazzo, durante quegli anni era uscita con un mucchio di ragazzi ma, non avendo trovato con nessun di loro un certo feeling, aveva dato a tutti il due di picche.  Lei era l’unica che incoraggiava Sarah nella sua ricerca del “principe azzurro”, come l’unica che non accettava assolutamente che avesse una stracotta per quel ragazzo di grifondoro. Il lui per cui Sarah, dal primo anno a Hogwarts, non riusciva a fare a meno di pensare. Carmen e Alice l’avevano sempre spinta a dichiararsi ma mai l’avevano convinta veramente. Erano pienamente consapevoli che la loro amica non avrebbe mai avuto il coraggio di mostrare una volta per tutte i suoi sentimenti verso quel ragazzo e Lily, per questo, si sentiva felicemente sollevata.

-Credo che andrò in bagno- annunciò Lily dopo aver mangiato una gelatina al sapore di vomito. – Ok, ti accompagno io- riuscì a dire Sarah tentando di non scoppiare a ridere di nuovo.

Dopo che Lily vomitò non solo ironicamente la gelatina al sapore di vomito, ma tutto il pranzo di quella giornata, ripresero il cammino per la loro cabina. Purtroppo per l’amica, ma con grande gioia di Sarah, il viaggio di ritorno non fu altrettanto piacevole.

- Ehilà Evans come va? Sembra che ti abbiano appena dato una gelatina tutto gusto+1 al sapore di vomito!- disse divertito un ragazzo da dietro le loro spalle. Lily avvertì un brivido alla schiena al suono di quella voce e istintivamente le venne da urlare –Vedi Potter, le uniche volte che dici cose sensate sono quando sono cavolate- rispose gelidamente.

-Oh avanti Evans potresti mostrarti un po’ più carina nei miei confronti! Su fammi almeno un sorriso, in fondo stavo scherzando!-

-Scherzare? No Potter sei tu che non capisci come al solito. Zitto e sparisci dalla mia vista...anzi alle mie spalle, in qualunque posto io sia!-

-Ok, ok mi calmo...ma me ne andrò solo se prima mi prometti che uscirai con me alla prima gita a Hogsmeade...-

-... ma neanche morta Potter. SCOR-DA-TE-LO. Siamo intesi?-

Sarah era ormai stanca di quell’incontro che ormai si ripeteva costantemente tutti gli anni, così spinse Lily verso di sé e alla carrozza che era sempre più vicina quando sentì una risata strana, simile a un latrato, provenire dalla stessa direzione in cui si trovava Potter.

Così Sarah lasciò immediatamente la presa su Lily che invece sperava, ancor più di prima, di ritornare in carrozza dalle altre.

- Evans! Come al solito il suono delicato della tua voce è giunto fino al lato opposto del treno e ora ho capito perché non trovavo James. Se non fosse stato per le tue urla, non avrei saputo trovare James!- e sul suo viso si stampò un ghigno seguito dalle risatine di numerose ragazze che si erano affrettate ad osservare la scena.

-Ok, ora basta. Leviamo le tende Sarah – dichiarò Lily piena di rabbia. E fu così che Sarah si costrinse a voltarsi definitivamente facendo finta di ignorare i due ragazzi dietro di loro. Certo, per lei era un’occasione. Lui era lì, a pochi passi. Avrebbe potuto almeno salutarlo! Ma ormai l’attimo era passato. Un po’ delusa di se stessa, riprese il suo posto in carrozza e non uscì più da lì, fin quando non fu il momento di abbandonare definitivamente l’espresso e di dirigersi verso il grande e maestoso castello che da lì a poco l’avrebbe accolta in tutta la sua maestosità.

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Capitolo 3
*** Bentornata Hogwarts ***


2

Bentornata Hogwarts

 

-E’ così è successo ancora- scoppiò a ridere Alice –Dai Lily, per una volta concedigli una chance! E’ da anni che ti chiede di uscire con lui-.

Ma lo sguardo con cui Lily trafisse all’amica rispondeva sufficientemente alla sua proposta.

Dall’altra parte Sarah pensava ancora all’incontro di prima, immaginando come sarebbe stato se lei avesse rivolto un saluto al ragazzo dei suoi sogni. Sì, perché ormai lei lo incontrava più nei sogni che nella realtà.

Ancora una volta l’entrata alla Sala Grande fu la stessa che si ripeteva ogni anno: arrivavano i bambini del primo anno che percorrevano la navata centrale, venivano poi smistati nelle rispettive case e infine si cominciava a mangiare.

Finita la cena, Carmen Sarah e Alice si avviarono per il loro dormitorio mentre Lily, che era prefetto assieme a un ragazzo di nome Remus, mostrava la strada ai giovani alunni della scuola di magia ai loro dormitori.

Poco prima di abbandonarsi al sonno, Sarah si ricordò che il giorno seguente avrebbe compiuto 16 anni. Di solito non amava festeggiare il suo compleanno ma stavolta si era lasciata convincere dalle amiche che il compleanno veniva una sola volta l’anno e solo questo bastava per essere considerato una data importante. In questo modo, poi, avrebbero anche inaugurato l’inizio dell’anno nuovo.

La mattina seguente la prima ad alzarsi, svegliando tutte, fu Lily che, per il suo dovere di prefetto, doveva incontrarsi con la professoressa McGranitt per le nuove disposizioni dell’anno. Di tutte le sue amiche, Sarah era quella che dormiva di più e che la mattina aveva più difficoltà ad alzarsi. Infatti, dopo sei anni di esperienze, Lily imparò a chiamarla ogni quarto d’ora finché l’amica, scocciata dei suoi assilli, si alzava di peso dal letto a baldacchino rosso e giallo e incominciava a prepararsi.

-Ti rendi conto che ogni mattina devo superare il trauma del risveglio? Tu non capisci quanto sia difficile!- diceva Sarah ancora insonnolita mentre cercava di tenersi in piedi mentre Lily, già pronta, la guardava divertita. –Mi mancavano davvero tanto le tue lezioni di vita!- le gridò prima di chiudersi la porta dietro di sé per raggiungere, sui piedi delle scale, l’amico prefetto che l’attendeva per andare insieme dalla McGranitt.

-Allora come sono andate le vacanze?- domandò Remus emettendo uno sbadiglio.

-Molto bene grazie, e tu invece?-domandò di rimando Lily che quella mattina si sentiva stranamente serena.

-Il solito. Già dati gli auguri a Sarah?-. A questa domanda Lily sorrise –Avrei voluto, ma ho imparato che Sarah, una volta sveglia,  resetta tutto quello che le è stato detto prima. Aspetterò di darle gli auguri quando sarà pronta per la colazione-.

Nel frattempo che Lily era fuori, le ragazze si preparavano per la giornata che le attendeva. Mancavano solo dieci minuti alle otto quando scesero per fare colazione. Quel momento della giornata era l’unico che vedeva gli studenti delle varie case seduti in tavoli diversi. Le ragazze amavano sedersi in uno dei due tavoli centrali della Sala Grande. Sarah notò con piacevole (e aggiungerei con finto stupore) che al tavolo di fronte al loro c’erano i due ragazzi che avevano fermato lei e Lily il giorno prima sul treno. Peccato però che fossero troppo attenti alla colazione per notare le occhiate maliziose delle ragazze in sala. Con loro c’era l’amico di sempre, Peter Minus, un ragazzo bassino e grassoccio che, a quanto dimostrava quella mattina, avesse molta fame. Purtroppo per lui, non era altrettanto brillante e affascinante come i suoi due compagni e migliori amici, James Potter e Sirius Black. Solitamente con loro c’era anche l’amico Remus Lupin ma anche lui, come Lily, aveva l’incarico di prefetto e non era ancora presente a colazione.

James Potter era un ragazzo molto carino e simpatico, aveva una corporatura minuta ma slanciata, portava i capelli corti e neri sempre in disordine e gli occhiali che gli incorniciavano i luminosi occhi color nocciola. Allegro e vivace, adorava combinare guai con il suo compare Black facendo impazzire tutti i professori soprattutto la McGranitt che era la responsabile della casa dei Grifondoro. Quindi tutte le lamentele passavano inevitabilmente alle sue orecchie (poverina...). James era molto popolare non solo per la nomea che portava ma anche perché era sconsideratamente brillante a scuola e nel Quidditch, il gioco più popolare tra i maghi, per cui lui faceva da capitano e cercatore. Anche Sarah adorava giocarci e, infatti, era in squadra con lui dal terzo anno scoprendo così che James non era solo un “idiota allo stato puro”, come diceva spesso Lily, ma anche una persona molto simpatica e gentile. Ovviamente Lily non le credeva nemmeno un po’, troppo convinta del fatto che fosse troppo stupido per essere una brava persona. L' odiava da quando aveva messo piede sull’espresso di Hogwarts, il primo giorno di scuola del primo anno. Ciò che meno le piaceva erano i suoi modi di fare, troppo sicuri di sé. D’altronde nessuna poteva contraddirla: James non perdeva mai l’occasione per mettersi in mostra e dimostrare quanto fosse una persona spettacolare. Beh, forse Lily aveva torto nel definirlo egocentrico, ma Sarah credeva che col tempo James sarebbe cambiato, soprattutto se era davvero intenzionato a fare colpo sulla sua amica.

Benché non avesse mai giocato a Quidditch, Sirius Black era altrettanto popolare quanto il suo amico. Molto più di James, Sirius era estremamente affascinante, aveva un fisico più longilineo e atletico, sebbene non praticasse alcuno sport . Inoltre aveva degli splendidi capelli neri abbastanza corti che gli incorniciavano un viso dai lineamenti perfetti e degli occhi di un grigio molto chiaro. Ciò che colpiva subito di lui erano i suoi modi affabili ed eleganti che, per quanto ci tenesse a nascondere, evidenziavano il fatto che lui provenisse da una delle famiglie più ricche e influenti del mondo dei maghi. E poi c’era il suo sorriso e quel dannato ghigno che faceva tutte le volte quando voleva far colpo su una ragazza che inevitabilmente finiva nelle sue braccia (o meglio dire nel suo letto).

E’ chiaro ormai per tutti che era proprio lui il ragazzo che occupava da sempre il posto nei pensieri di Sarah.

Quando, molti anni prima, Sarah si sedette sullo sgabello per essere smistata come tutti, per la paura, guardò istintivamente verso le persone sedute tra i grandi tavoli e soprattutto verso i ragazzi appena smistati. Notò che tutti erano contenti della scelta della loro casa. E se non si fosse trovata bene nella sua?

Poi lo vide. Non ci aveva fatto caso prima, ma era stato sempre davanti a lei. Un ragazzino molto carino dall’aria altezzosa la stava fissando dal lungo tavolo della casa rosso e oro. Accanto a lui c’era una ragazzina minuta con numerose lentiggini sul viso che aveva conosciuto poco prima e che ricordava si chiamasse Lily. Poi spostò lo sguardo di nuovo sul ragazzino. “Deve essere stato smistato tra i primi” pensò Sarah “Ma perché mi fissa? Non può guardare altrove?” . Poi si accorse imbarazzata che tutti la stavano guardando.

– Allora dove vuoi essere smistata piccola?- domandò allegro il capello parlante. Sarah fece un balzo quando sentì quella voce nella propria testa. Doveva definirla normale?

–Non ne ho idea- rispose senza pensarci. Poi però rifletté “Se finissi nella casa di Grifondoro, potrei fare amicizia con quel bambino”. –Ah! Noto con piacere che hai fatto finalmente una scelta! Sei molto timida e insicura, non ami stare al centro dell’attenzione e non sei particolarmente brillante negli studi... ma devo riconoscere che sei molto testarda e tenace, più di quanto tu possa immaginare, sei coraggiosa al punto di fare cose che non tutti sarebbero disposti a compiere. Sei un animo gentile, sincero e un’ottima amica per chiunque abbia il privilegio di incontrarti. Saresti perfetta tra i Tassorosso ma se preferisci Grifondoro... che sia! GRIFONDORO!-

Senza rendersene conto pienamente, già si trovava in mezzo alle grida di numerosi grifondori che l’accoglievano con grida e schiamazzi. Così si sedette nell’unico posto libero a disposizione, cioè, tra due ragazze del secondo anno con cui fece subito amicizia. “Non è poi così male qui” pensò soddisfatta prima di coricarsi insieme alle sue nuove compagne di dormitorio.

Fu da quel momento che Sarah incominciò a provare simpatia per Sirius benché lui non le desse mai molto conto. Poi quella strana simpatia si tramutò col tempo in sentimento. Sirius divenne sempre più cosciente del fascino che esercitava verso l’altro sesso e incominciò a farsi una lunga fila di cuori infranti mentre Sarah, ancora molto piccola e ingenua, sperava di poter avere anche lei la sua possibilità. Ma ben presto i giorni divennero settimane, mesi e infine anni.

Ora capite perché Sarah era così sfiduciosa a riguardo? Non c’era niente da fare, se dopo sei anni non era nemmeno riuscita a conquistare la sua amicizia, come poteva sperare in qualcosa di più?

Mentre la giovane streghetta s’isolava nei suoi pensieri, in quello stesso istante, la sua migliore amica era apparsa nella Sala Grande a fianco della professoressa McGranitt che iniziò a consegnare gli orari delle lezioni ai suoi studenti. Remus era già seduto accanto agli altri.

Lily si sedette proprio davanti a Sarah. –Auguri!- le gridò facendola sobbalzare dalla panca. –Dormivi ancora?- chiese Lily incerta se ridere o meno. Ma ormai le altre erano partite con le risate per cui fu inevitabile trattenersi.

–Ahah- fece ironicamente Sarah –Oggi dovrebbe essere un giorno speciale non un giorno da dimenticare. Quindi potreste fare a meno di ridermi addosso?-.

-Scusa Sarah ma dovevi vedere la tua faccia poco fa, non saresti potuta essere più buffa!- rispose Alice che si asciugava le lacrime agli occhi.

–Non so se ridere con voi o ignoravi... - incominciò a dire ma la sua voce fu sostituita improvvisamente da una maschile.

-Scusa Sarah se ti disturbo, comunque tanti auguri- . “E’ solo Remus” pensò quando gli sorrise ringraziandolo per gli auguri. Era contenta che qualcun altro, che non fosse la solita cerchia di amiche, si fosse ricordato del suo compleanno ma era rimasta comunque un po’ delusa nel costatare che non fosse Sirius a farle gli auguri. Diamine si conoscevano da sei anni, poteva almeno degnarsi di farle gli auguri!

La giornata passò in modo regolare fino a pranzo quando Edgar, il ragazzo più popolare e bello di Tassorosso urlò dei “Tantissimi auguri” a Sarah che rispose con uno splendido sorriso. James, forse sentendosi in dovere come capo della squadra di Quidditch, si alzò e si diresse verso la ragazza per scusarsi di non averle fatto prima gli auguri. Immancabilmente però, non poté fare a meno di chiedere a Lily, per l’ennesima volta, se volesse uscire con lui. Ormai la cosa era diventata talmente abituale che le persone attorno a loro  non ci facevano più caso.

Poco dopo arrivò anche Peter che, un po’ intimidito e arrossato in viso, squittì un innocente augurio alla festeggiata. Bene, a questo punto mancava solo lui.

Sarah, dal canto suo, faceva finta che questo non le importasse nulla.

Quando ormai giunse la sera e tutti si preparavano a lasciare la Sala Comune,  Carmen Lily e Alice salutarono Sarah prima di salire in dormitorio. Qualche minuto dopo avrebbe dovuto vedersi con i membri della squadra di Quidditch per stabilire i giorni degli allenamenti. Si avvicinò lentamente alle poltrone, dove sedavano i suoi compagni di casa quando si sentì toccare la spalla destra dal tocco lieve di una mano. Si voltò di scatto, quanto bastasse per vedere chi fosse e le venne un tuffo al cuore quando si trovò quasi a faccia a faccia con il ragazzo che ormai, inconsciamente, era sempre presente nei suoi pensieri. Tutto durò una frazione di secondo. Un semplice sorriso e un sussurro –Auguri Sarah – che già era sparito per le scale che portavano alle stanze da letto. Un attimo, un solo attimo. Eppure sembrava che per Sarah quell’attimo fosse durato un’eternità. Le vennero dei brividi lungo la schiena mentre metteva a rallentatore quell’attimo. Sentiva ancora il calore e il respiro profondo di quella voce che chissà per quanto tempo aveva sognato. Ma non è che era stato solo uno dei suoi tanti sogni? Questo pensiero la fece spaventare. “Non sarò mica impazzita?”.

Assorta nei suoi pensieri, non si rese conto che c’era un’altra persona che la stava chiamando.

- Sarah?- la chiamò per l’ennesima volta James ma, non appena notò l’espressione assorta sul suo viso, il suo stupore lasciò il posto a un ghigno –Ti piace vero?-.

Immediatamente, contro la sua volontà, Sarah sentì le guance infiammarsi. Non ci fu bisogno di alcuna risposta perché James ormai l’aveva capito da anni. Sarah era stracotta del suo migliore amico. Era sollevato che alla sua amica non piacesse un poco di buono ma al tempo stesso non lo confortava sapere che a lei piacesse uno come Sirius. “Perché, tra tutti i ragazzi che popolano Hogwarts, ti dovevi prendere una cotta per quell’imbecille?”.

-Dai James, ovvio che no! Non potrebbe mai piacermi un tipo come Sirius! Mi ci vedresti mai a uno come lui?!- provò a convincere Sarah. Ma anche lei sentiva che la sua voce non suonava abbastanza convincente. “Ti prego, ti prego, ti prego non dire nulla a Sirius” pregava dentro di sé.

-Ma certo che lo so! Un tipo come lui è meglio non averlo a fianco come proprio ragazzo-

Così terminò, almeno per quella sera, quella strana conversazione.

Sarah e James avevano da sempre avuto un bellissimo rapporto. Si erano conosciuti veramente solo quando al terzo anno, furono presi entrambi per la squadra di Quidditch. Già nella fase di selezione, si erano avvicinati e per il nervosismo (anche James conosceva l’ansia!) avevano incominciato a parlare del più e del meno. In meno di un secondo, fantasticavano di quello che sarebbe potuto succedere una volta superate le selezioni. Per la prima volta, Sarah si rese conto che James non era come lasciava credere: era un ragazzo davvero simpatico, non faceva battute scomode e confortava Sarah ogni volta che vedeva tornare un ragazzo dal campo di Quidditch. Era evidente, quindi, che quando lui non era con i suoi quattro amici, cambia completamente carattere…. Era semplicemente più tranquillo e sereno. James, dal canto suo, aveva rivalutato molto la sua compagna di casata: non solo era bella fuori, ma era anche molto affascinante dentro. Ma ormai aveva scelto: voleva conquistare la Evans ad ogni costo.

Così i due ragazzi fecero molta amicizia e, una volta vinte le selezioni, negli anni che seguirono si legarono sempre di più. Ormai tra di loro c’era un’alchimia che persino Lily non poteva interromperla.

Quando  Sarah e James rientrarono dall’incontro, erano già passate le dieci. “Sono già tutte a letto” constatò Sarah quando vide la camera immersa nel buio. Ma, una volta sgattaiolata dentro, sentì il suono distinto di varie bacchette agitarsi contemporaneamente e….

-AUGURI!!!-

Rimase con la bocca vedendo la sua camera piena di palloncini colorati e una torta, al centro della stanza esagonale, che portava la scritta “Per la più lunatica delle grifondoro”. Quando Sarah provò ad avvicinarsi al tavolo, notò con sorpresa che sul letto c’era una scatola incartata molto grossa.

Guardò il tutto un ultima volta, prima di iniziare a ridere come non aveva mai fatto. “Questa deve essere la felicità” pensò tra sé.

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Capitolo 4
*** Il passato non si dimentica ***


3

Il passato non si dimentica

 

- Cos’è quel sorrisino da ebete?-

- Carmen la finisci di essere così gentile?-

-Ok... allora mi dici perché sorridi in quel modo?-

-Ma cosa dici? Che significa “sorridere in quel modo”?-

-Dai Sarah ti si legge in faccia che ti è successo qualcosa di eccitante... ieri sera?-

- Mmm... no, non è successo nulla-

- Sarah -

- Carmen –

-Ragazze la finite di essere così interessanti?-

Lily aveva appena raggiunto le due ragazze che si dirigevano tranquille verso la classe di difesa contro le arti oscure.

Solitamente le sue due compagne amavano spettegolare sulle vicende amorose che avvenivano a scuola e si stupì quando, più tardi, Carmen le riferì che in realtà lei e Sarah discutevano di altro.

Mentre si avviavano verso la lezione della mattina, in un breve momento di silenzio, Carmen aveva notato che sul voto dell’amica c’era una strana espressione. Non si trattava semplicemente di un sorriso: a Sarah le brillavano gli occhi.

- Secondo me ieri sera è successo qualcosa e non lo vuole dire- affermò Carmen. Ma Lily non ne sembrava convinta.

- Non so Carmen, forse è solo una tua impressione. E poi non è la prima volta che Sarah sorride in questo modo, anzi, fa così ogni volta che Sirius le rivolge la parola-

-E’ vero, non ci avevo pensato...Se quel sorrisetto era per Sirius allora non sarà successo granché- concluse Carmen un po’ delusa.

Nel frattempo la ragazza in questione aveva ben altro da fare che stare a chiacchierare con le amiche. Correva a perdifiato verso gli spogliatoi, dove teneva gli allenamenti di Quidditch ed era in ritardo di mezz’ora.

-Ah ecco qui la solita ritardataria!- gridò in mezzo al campo James Potter.

Gli allenamenti durarono tutta la giornata perché il capitano si accorse che i suoi compagni di squadra non erano più in forma come l’ultima volta (evidentemente era l’unico che si esercitava anche durante l’estate). Così, dopo i duri allenamenti, tutti tornarono stanchi nei loro dormitori.

Prima di lasciare il campo, Sarah gettò lo guardo sugli spalti, dove era certa di scorgere il viso di Black che assisteva, come ogni anno ormai, agli allenamenti dell’amico. E, infatti, era lì in prima fila, accanto a Remus che era chino su un tomo gigantesco. Il ciuffo dei suoi capelli ondeggiava col vento coprendo a tratti uno o l’altro occhio grigio. Il viso era lo stesso di sempre ma i suoi occhi erano persi nel vuoto e sembravano guardare dritto verso il campo, dove ora c’era solo il suo migliore amico che sistemava le attrezzature sportive.

Dopo aver indossato la divisa di Grifondoro, James raggiunse i suoi amici che lo aspettavano davanti all’ingresso del campo, dove poco prima si erano tenuti gli allenamenti di Quidditch.

Passarono stranamente tranquilli lungo il grande porticato che conduceva a uno dei giardini interni del castello. L’unico, che in quel momento sembrava essere inquieto, era Peter che impaurito pensava “Perché oggi sono tutti così solitari?”. Aveva un brutto presentimento. “Speriamo che questo silenzio non significhi che in realtà stiano progettando una delle loro”.

Non a caso, proprio in quell’istante, sul verso opposto del porticato, percorreva frettolosamente e a testa bassa un ragazzo magrissimo con i capelli così neri da sembrare unti e con un naso troppo grande per un viso così sottile e incavato come il suo.

Appena aveva girato l’angolo, Severus si era imbattuto involontariamente nei suoi nemici di sempre, i Malandrini. Li detestava, così come lo era stata la sua migliore amica, fin dal primo momento che aveva messo piede sull’espresso di Hogwarts. Tra i Malandrini, James era quello che per lui rappresentava il nemico numero uno. Molti potrebbero pensare che l’odiasse perché era invidioso della sua popolarità ma la realtà era ben altra. Severus e Lily erano stati migliori amici sin da quando erano piccoli. Il motivo per cui non si parlavano più era stato proprio per un litigio avvenuto quando, solo l’anno prima, lui era cascato in una delle trappole preparate da Black. Solitamente si trattavano di scherzi stupidi o umilianti ma stavolta aveva rischiato quasi la pelle. Severus era certo che l’assenza continua e l’aria malaticcia di Lupin erano dovuti al fatto che, ad ogni luna piena, si trasformasse in un lupo mannaro. Scocciato della curiosità di Snivellus, Sirius gli aveva detto che se voleva vedere davvero cosa facesse Lupin ogni luna piena, doveva solo andare verso il Platano Picchiatore e percorrere il passaggio che era sotto il tronco dell’albero. Così Severus si era trovato per davvero davanti ad un lupo che moriva dalla voglia di sbranarlo. A salvarlo dalla situazione era stato, con sorpresa di tutti, James Potter che, venendo a sapere da Sirius cosa stava per accadere, aveva raggiunto il povero malcapitato. Ovviamente Severus non avrebbe mai ammesso che a salvarlo era stato l’odioso Potter eppure era quella l’effettiva verità. Lily, che odiava James più di chiunque altro, aveva accettato la verità e si era infuriata contro Severus per quello che aveva fatto. Il solo fatto che Severus, dopo tutto quello che era successo, non si accorgesse dell’errore che aveva commesso faceva sempre più inveire Lily finché si ritrovò a dovergli chiedere di scegliere tra lei e i suoi terribili amici serpeverdi , i “Mangiamorte”. Considerando Severus una persona intelligente, si ritrovò spiazzata alla scelta del suo migliore amico di restare con i Mangiamorte. Da quel momento Lily e Severus avevano fatto finta di non conoscersi, come se tutto quello che avevano passato insieme, non fosse mai successo.

Orgoglioso com’era, Severus non aveva mai cercato di chiarire con Lily e lei, delusa dal suo comportamento, si era imposta di ignorarlo una volta per tutte. Era ovvio che per entrambi era stato difficile passare dall’amicizia vera all’indifferenza più totale. Entrambi ancora tenevano l’uno per l’altra ma sarebbe stato difficile riuscire a riportare la pace. La presunzione di aver ragione era il tassello che avrebbe rovinato per sempre un  puzzle meraviglioso.

- Ma guardate un po’ chi c’è!- sbraitò il ragazzo più alto del gruppo –Che bello rivederti Snivellus... che ne dici di giocare un po’ con me?-. Ovvio che Sirius non avrebbe accettato un “no” secco.

-Lasciami in pace Black, oggi non è giornata- rispose freddamente Severus. Sirius era sul punto di ribattere quando l’amico occhialuto al suo fianco gli fece segno di lasciar perdere. Non pensate assolutamente che James l’abbia fatto per pietà ma perché in quel momento stavano passando due docenti, il professor Lumacorno e la professoressa Sprite-...assolutamente no Orance, lo sai che non sono disposta a lasciare le mie amate piante nelle tue mani...ho detto NO!-.

Il suo grido risuonò nell’aria fredda di settembre facendo arrestare quella che molto probabilmente si sarebbe trasformata in una rissa.

-E voi che fate ancora qui? E’ tardi! Presto tornate nei vostri dormitori- urlò la professoressa Sprite.

- Professoressa io in realtà...-

- No Piton, non voglio sentire discussioni. Lo ripeterò un’ultima volta: tornate nei vostri dormitori e non fatevi vedere più in giro fino a domani mattina. Sono stata chiara?-.

- Certo. Infatti noi ce ne stavamo proprio andando- dichiarò velocemente Lupin. Era pur sempre un prefetto e, anche se non gli piaceva farsi prendere in giro dai suoi migliori amici, aveva dei compiti e delle responsabilità da mantenere.

Il ritorno verso i dormitori fu ancora più tranquillo di quello avvenuto all’esterno del castello. Severus aveva imboccato la scalinata che portava verso i sotterranei mentre ai Malandrini toccava salire fino al settimo piano dove c’era la torre di Grifondoro.

Giunti nella Sala Comune, un gruppo di ragazze del terzo anno incominciarono a sghignazzare nel vedere i loro idoli.

-Sai Ramoso mi sono un po’ scocciato di tutte queste attenzioni. A forza di squadrarmi, queste ragazze mi sciuperanno completamente- affermò Sirius con un ghigno.

-Vedo che sei tornato di nuovo in te Felpato- gli rispose James.

Sirius si sedette stanco sulla prima poltrona libera della sala e diventando improvvisamente serio disse –Ho avuto uno scontro, poco prima di arrivare al campo, con mio fratello-. La parola “fratello” gli aveva prodotto un brivido di freddo. – Scusa, ma non mi va di parlarne-.

Sfortunatamente la notte non fu di aiuto per il giovane Black che sentì di non aver più sonno per i troppi pensieri che gli ronzavano in testa. Neanche  per l’altro rampollo della famiglia purosangue era una notte da ricordare: disteso a pancia all’aria e con le coperte ordinate perfettamente che gli coprivano tutto il corpo, Regulus aveva ormai perso la speranza di trovare un po’ di sonno e di riposarsi tranquillamente come tutti quanti. Quella giornata era incominciata male ed era finita molto peggio. Ma non era la prima volta che accadeva: succedeva ogni volta che lo incontrava. Per quanto ancora poteva sopportare tutto questo? Quello sicuramente non era il momento più adatto per pensarci. E così, con la speranza di trovare un po’ di pace, chiuse gli occhi e solo più tardi riuscì ad abbandonarsi al sonno.  

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Capitolo 5
*** Mal d’amore ***


4

Mal d'amore

 

Sfortunatamente per i giovani studenti di Hogwarts, l’inverno giunse troppo presto. Era arrivato il mese di Novembre ma già incominciavano ad avvenire le prime nevicate. Quell’inverno sarebbe stato più rigido del solito.

- Odio il Natale- sussurrò Carmen dopo aver soffiato a lungo sulle mani gelate, benché fosse tutto inutile.

- Io invece lo adoro- commentò Sarah, sbuffando l’ennesima nuvola di vapore con divertimento.

- Non avevo dubbi... -

- Carmen la finisci di essere così dolce con me?-

- E tu la smetti di contraddire quello che dico?-

-Ma è bella la neve!-

-Sarà anche bella, ma io sto morendo di freddo-

Le tre ragazze erano nel parco ad aspettare la loro amica Alice che sarebbe dovuta venire a momenti. A dire la verità, avrebbero dovuto aspettarla solo una decina di minuti ma stavano lì ormai da una mezz’ora.

-Io non ne posso più di stare qui a congelare. Rischio di morire assiderata, credetemi- dichiarò Carmen che ormai aveva abbandonato l’idea di riscaldare le sue mani che erano diventate completamente due pezzi di ghiaccio. Anche per le altre era la stessa cosa. Erano totalmente infreddolite dalla testa ai piedi.

-Per una volta sono d’accordo con Carmen. Direi che 30 minuti sono abbastanza per aspettare un’amica- commentò Sarah.

- Si, avete ragione. Per una volta avete ragione anche voi- Carmen e Sarah la lanciarono uno sguardo gelido, poi si guarderò entrambe e scoppiarono a ridere.

Le ragazze si alzarono e si diressero in fretta verso il castello. Arrivate quasi in cima alla scalinata di pietra dell’immenso parco, Sarah si accorse che non aveva più con sé la sua borsa. Improvvisamente si fece pallida. Non aveva mai perso niente in vita sua e l’idea di non trovare più la sua borsa, per cui all’interno di essa aveva tutto quello che le serviva giorno e notte, si sentì male. Anche a costo di morire assiderata, doveva trovare quella borsa.

- Ragazze scusate, io torno indietro perché non trovo più la mia borsa. L’avrò lasciata vicino all’albero dove ci siamo sedute. Voi avviatevi pure, io vi raggiungo subito- urlò Sarah mentre corse, con tutta l’energia che aveva in corpo, verso il lago.

Arrivò a destinazione ma apparentemente non vide nulla sotto l’albero. Per un nano secondo il suo cuore aveva smesso di battere. Poi guardò meglio e scorse, appoggiata sotto una delle grosse radici dell’albero, la sua adorata borsa beige. Era rimasta seduta su quella borsa il tempo necessario per spiaccicarla nel terreno.

Con enorme sollievo si avvicinò tranquilla e prese la sua, tanto amata, borsa. Il cuore riprese a battere con regolarità e il sollievo le fece arrivare una vampata di calore su tutto il corpo. Ora non sentiva neppure tanto freddo!

Stava per lasciare finalmente quel posto quando udì delle voci vicine, provenienti più giù, dall’altro lato del lago. Si girò istintivamente per vedere chi fossero ma rimase a bocca aperta quando vide la scena che le si parò davanti.

Distesi e avvinghiati l’uno sull’altro, c’erano due ragazzi che ridevano e si baciavano appassionatamente. Uno di questi era una ragazza molto graziosa di Corvonero, occhi azzurri e capelli neri come la notte. Baciava, senza lasciar un attimo di tregua al ragazzo che l’abbracciava e che la sosteneva sopra il proprio corpo, Sirius.

Sarah era cosciente del fatto che Sirius Black si sceglieva sempre le ragazze più belle o, comunque, quelle più attraenti della scuola e la ragazza che era con lui ne era un esempio lampante.

Non si ricordò per quanto tempo rimase lì, con gli occhi spalancati a guardali. Qualunque cosa stessero decidendo di fare, Sarah non voleva saperlo o comunque non voleva vederlo. Non ne poteva più. Non ce la faceva più. Perché doveva soffrire un secondo di più? Perché stare lì a piangere quando poteva stare al caldo con le persone che l’amavano sul serio? Perché continuare a sperare se poi alla fine non succedeva mai nulla? Perché lei si faceva ancora del male? Perché? C’era ancora una sola e minuscola possibilità che potesse essere lei quella tra le sue braccia che lo baciava?

No. Ovvio e scontato. No. Lei non avrebbe mai potuto avere quello per cui sognava da tempo. I sogni non fanno altro che farti sperare in qualcosa che sai di non poter mai ottenere. E a questo che servono, ad illuderti, ad ingannarti, a convincerti di non mollare mai anche quando ci sono tutte le ragioni del mondo per farlo.

Faceva davvero così freddo? Sarah non sentiva più il contatto con la realtà.

Si diresse, con passo inesorabilmente lento, verso il castello e soprattutto verso il proprio letto che avrebbe bagnato di inutili lacrime. Inutili, perché ancora una volta aveva pianto per qualcosa che non aveva mai avuto.

_________________

 

Quando si alzò dal letto, notò che fuori era già buio e che, con molta probabilità, aveva dormito tutto il pomeriggio. Si alzò in fretta e piena di carica, notando con sollievo che si sentiva rinata. Quella dormita le aveva fatto proprio bene all’anima. Decise che era arrivata l’ora che qualcosa nella sua vita dovesse cambiare e che quel cambiamento doveva venire, per primo, da lei. Non avrebbe mai più aspettato Sirius, sarebbe andata per la sua strada con o senza di lui. Sentiva che si meritava molto di più e, in fondo, erano troppo diversi per piacersi. La sua doveva essere semplicemente la sconsiderata “voglia dell’attenzioni” di un ragazzo. Presto, quando avrebbe trovato qualcuno della sua altezza, sarebbe cambiato tutto.

Si vestì, si lavò e si diresse, piena di vita, giù nella Sala Comune ma, stranamente, al suo arrivo non trovò nessuno. Niente. Nemmeno un’anima via.

Restò basita di fronte a quel silenzio disumano. Si guardò intorno per capire se ci fossero indizi che le potessero almeno farle capire cosa fosse successo. Notò allora un piccolo pezzo di pergamena proprio davanti al camino.

Arrotolò la pergamena e lesse “Signori e Signore, siete solennemente invitati alla mia grandiosa festa di compleanno, che si terrà nella torre più alta del castello, questa sera stessa. Se non avete ricevuto direttamente nella vostre mani questa pergamena, vi invito a togliere il vostro muso fuori dalle faccende che non vi riguardano. Questa festa non è per tutti, ma solamente per coloro che giacciono nella culla dei coraggiosi di cuore”.

Sarah rilesse più volte la pergamena e quasi le venne da ridere: chi poteva mai perdere il suo tempo a scrivere un invito così stupido? Poi rifletté un attimo per capire meglio cosa potesse significare. “Festa di compleanno”… c’era qualcuno che conosceva, era nato il 3 Novembre?

Benché si sforzasse, non le veniva in mente nessuno, e forse sarebbe stato meglio così dal momento che non era stata invitata.

Lascio il bigliettino dov’era e spinta dalla curiosità (e anche perché non sapevo cos’altro fare), si diresse verso la torre più alta del castello, quella di astronomia.

La strada non era lunga, ricordava perfettamente dove si trovasse perché era l’aula che più le piaceva in quel maestoso e antico castello.

Mentre percorreva le infine scalinate di pietra, sentiva che si avvicinava al luogo della festa, perché in lontananza percepì il suono di risate e chiacchiere, mescolate al suono prodotto dalla radio lasciata a tutto volume. Si domandò come fosse possibile che una festa così rumorosa non fosse ancora stata fermata dal guardiano Gazza o da quel cattivone di Pix.

Arrivata in cima, prese fiato e alzò gli occhi. Rimase interdetta alla scena che le si presentò: tutti i suoi compagni di casata erano lì, senza alcuna eccezione.  Si divertivano, cantavano, ridevano, chiacchieravano… chi si ubriacava, chi era già ubriaco… chi si baciava delicatamente, chi pomiciava disgustosamente… e lei era lì, sola, che guardava la festa a cui non era stata invitata.

Improvvisamente si sentì chiamare. –Sarah! Sarah! Vieni qui, c’è spazio-. Era Alice, che con un bicchiere di burrobirra in mano, le faceva segno di sedersi accanto a lei.

Ancora un po’ stordita, Sarah le si avvicinò e le chiese in un sussurro – Cosa sta succedendo? Chi ha organizzato questa festa?-.

Alice rimase perplessa alle parole dell’amica. – Davvero non te lo ricordi?-

-Ehm… dovrei?-

-Beh, è solo la festa di Sirius Black-

-…-

Sarah si guardò meglio attorno e lo vide: seduto per terra, in un angolo della sala, mentre baciava la stessa ragazza di Corvonero, con cui l’aveva visto quella mattina.

“Te pareva”

-Alice, io me ne torno in Sala Comune-

-Perché? Non vedi che siamo tutti qui?-

-Non penso di essere stata invitata-

-Ma certo che lo sei stata! Sirius ha invitato tutti i ragazzi di Grifondoro!-

A Sarah le tornarono in mente le parole “per coloro che giacciono nella culla dei coraggiosi di cuore”.

Sorrise al pensiero che non ci fosse arrivata subito. Evidentemente Sirius aveva organizzato tutto all’ultimo momento e non poteva sapere che lei non fosse stata avvisata.

Con un sorrise e un sorso di burrobirra rubato alla sua amica, Sarah si godette la festa.

_________________

 

I giorni passarono veloci e, purtroppo per Carmen, il Natale di avvicinava ogni giorno di più. Solitamente le ragazze, durante quelle vacanze, ritornavano a casa a festeggiare con i loro parenti. Ed era per questo che a Carmen  era poco propensa a festeggiare le feste. I suoi genitori si era ormai divorziati da tre anni, eppure lottavano ancora l’uno contro l’altro per dimostrare chi meglio dei due era un genitore perfetto. E questo, Carmen, non lo sopportava.

-Ragazze vi prego, posso venire da voi?- supplicò Carmen alle ragazze.

-I tuoi genitori non si arrabbieranno?- chiese Alice.

-Ti riferisci a quella vipera di mia madre o a quel narcisista di mio padre?-

Seguì uno strano silenzio… ma lasciò spazio, ben presto, al suono rumoroso delle loro risate.

Mentre ridevano, Sarah non poté non notare che, dall’altro lato della Sala Grande, Sirius era in compagnia di una nuova ragazza. A quanto pareva, adesso aveva una predilezione per una biondina di Tassorosso. Ma non ci pensò a lungo, era arrivata l’ora di andare a lezione.

Tuttavia, ancora immersa nei suoi pensieri, non appena Sarah svoltò il primo angolo in direzione della lezione di Incantesimi, colpì il petto di qualcuno.

- Sempre con la testa fra le nuvole, eh?- disse Edgar scoppiando a ridere.

-Oddio scusa Edgar. È che sono ancora un po’ insonnolita…-

-Ma dai scherzavo!-

-Davvero?-

-No-

Sarah scoppiò a ridere – E allora perché mi dici che stai scherzando! Tu mi confondi-

-Wow, finalmente mi mostri una risata!-

-Dai, non mi dire che non mi hai mai visto sorridere- scherzò Sarah.

-No, figurati. Non intendevo questo. Ti guardo ormai tutti i giorni e non ti vedevo sorridere in questo modo così sincero da un po’ ... ti dona questo sorriso-

Sarah rimase leggermente interdetta dalle sue parole ma non ebbe modo di ragionarci sopra perché si rese conto, proprio in quell’istante, che stava facendo tardi a lezione.

-Scusa Edgar, devo andare. Ci vediamo!-

Gli regalò un altro sorriso e corse via.

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Capitolo 6
*** Tra incubo e sogno ***


5

Tra incubo e sogno

 

Arrivate le tanto attese vacanze di Natale, le nostre ragazze, così come la maggior parte dei loro compagni, lasciarono Hogwarts per passare qualche giorno con la propria famiglia.

Ma i giorni di vacanze giunsero ben presto al termine e così, già i primi di Gennaio, i ragazzi fecero le loro valigie.

Incominciarono immediatamente le lezioni quando Hogwarts si ripopolò nuovamente di studenti.

-Aaaaaaah- sbadigliò Alice.

-E’ vero che odio le vacanze di Natale... ma il ritorno è anche peggiore!- esclamò irritata Carmen.

Quella mattina era stata veramente dura svegliarsi. Quella notte, la torre di Grifondoro, si era data agli ennesimi festeggiamenti prima di ritornare alla solita routine di tutti i giorni. Insomma, ancora una volta, gli studenti rosso e oro avevano trovato un pretesto per divertirsi tutti insieme. Ovviamente la McGranitt aveva espresso il suo disappunto al riguardo ma, con un sorriso ormai stanco, diede ai suoi alunni un ultimo saluto e disse loro di non fare troppo baccano altrimenti Mastro Gazza l’avrebbe svegliata durante il sonno e questo non l’avrebbe sopportato.

Durante tutto il periodo in cui era stata lontana da Hogwarts, Sarah si era chiesta, più e più volte, come Sirius avesse passato le sue vacanze. Era inevitabile che non avesse smesso di pensare a lui, anche se non ne andava fiera.

Dopo essersi preparate, Sarah e Lily si diressero in Sala Grande per la colazione. Carmen e Alice erano rimaste in dormitorio per “concedersi ancora qualche minuto di beatitudine” come diceva Carmen. Non appena varcarono la soglia della sala, Lily fu chiamata dalla McGranitt. Sarah odiava dover andare a mangiare da sola ma sapeva che Lily non poteva fare altrimenti e si salutarono, con la promessa che la rossa l’avrebbe raggiunta il prima possibile.

Proprio in quel momento un altro gruppo di Grifondoro stava faceva il suo ingresso in Sala Grande: i Malandrini.

Sarebbe voluta starsene per i fatti suoi ma il desiderio di poterlo guardare solo un po’ era più forte di quanto pensasse e, inevitabilmente, sollevò la testa al suo passaggio.

Sirius le passò accanto senza notarla. Poi una voce familiare le chiese –Vuoi compagnia?-

Si voltò di scatto e vide la testa di Edgar ciondolare da un lato. Era più allegro del solito.

-Oh sì, sarebbe fantastico. Le altre stanno ancora dormendo. Tranne Lily, ovviamente, ma lei è stata chiamata dalla Mc Granitt -.

-Non c’è bisogno che ti giustifichi, per me è un piacere passare del tempo con la ragazza più bella e dolce di Grifondoro- disse senza peli sulla lingua.

Sarah restò interdetta. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. Doveva essere felice o infastidita? Dio, com’era complicata.

Decise che bastava un sorriso. -Le vacanze di Natale ti fanno bene. Siediti pure-

Edgar Bones era uno dei prefetti della casa di Tassorosso e frequentava lo stesso anno di Sarah. Erano diventati amici dal terzo anno quando si erano conosciuti come reciproci avversari nel gioco del Quidditch: Edgar era il capitano e uno dei battitori della squadra. Era molto alto e palestrato quanto bastava per vedere i suoi pettorali sotto la divisa da Quidditch, aveva capelli biondo scuro e occhi verde smeraldo, il tutto incorniciato da un bel viso spigoloso e con le fossette. Era il ragazzo più popolare di Tassorosso, molto apprezzato per la sua bravura nel Quidditch e per essere un ragazzo dolce e simpatico. Insomma, era l’incarnazione del ragazzo perfetto. A differenza di Sirius, però, non era la causa di tanti cuori infranti, anzi, si dicesse che rifiutasse tutte le avance delle sue ammiratrice perché avesse una fidanzata babbana.

Sarah non sapeva la verità, ma si era sempre trovata bene con Edgar, sebbene gli avesse sempre dato motivo di credere che provasse qualcosa per lei.

La conversazione con lei non durò lungo poiché Marcus, il miglior amico di Edgar, lo richiamò e gli fece segno di seguirlo a lezione.

Sarah stava quasi per salutare l’amico quando questo le diede un frettoloso bacio sulla guancia augurando a lei e le sue amiche una buona giornata. Quel semplice bacio era stato di certo inaspettato e alla ragazza si era improvvisamente sentita imbarazzata.

-Ooooooh... e pensare che ci hai persino detto che eravate solo amici! Scommetto che ti ha già chiesto di uscire- affermò maliziosamente Carmen.

Sarah trasalì alla voce dell’amica. –Da dove siete spuntate?-

-Beh cara, siamo qui già da un po’-

-Non ti credo-

-Non avevo dubbi- risposte ironica Carmen. Alice sorrise a entrambe le amiche, pensando che, malgrado battibeccassero sempre, si voleva molto bene.

Nel frattempo, poco lontano dal chiacchiericcio delle ragazze, c’era qualcuno che, involontariamente, aveva ascoltato tutta la conversazione. Un sorriso malandrino comparve sul suo volto quando pensò che ora aveva trovato finalmente qualcuno di nuovo da poter prendere in giro.

                                                               _________________                                   

 

Appena finita la solita noiosa lezione di storia della magia, le ragazze si diressero verso la Sala Grande. Era tutto apparentemente tranquillo quando, improvvisamente, Sarah sentì che qualcuno la stava chiamando in lontananza.

- Congratulazioni Williams! Com’è che hai deciso di cambiare tutt’a un tratto? Per caso ti sei annoiata di essere una pura e casta verginella?-.

Un lungo brivido le scese lungo la spina dorsale. Quella voce non era di un Serpeverde, non almeno di quelli che conosceva lei. Eppure quella voce era troppo familiare. Le ricordava...

“Non può essere. No. Non può succedere proprio a me”

Le altre ragazze, così anche i compagni che erano nei paraggi, si voltarono a guardare chi fosse stato a chiamarla in quel modo. Ma nessuno di loro si sorprese quando videro chi fosse.

“E’ uno scherzo. Deve essere per forza uno brutto scherzo”

Si fece coraggio e si voltò lentamente verso la direzione di quella voce.

Sirius Black, assieme ai suoi prodi compagni, la guardava dall’alto in basso con un ghigno. Sembrava proprio che godesse a vederla messa in imbarazzo.

-Finiscila Black, non vedi che ti metti solo in ridicolo?- disse infuriata Lily ponendosi come un muro tra Sarah e Sirius.

-Vedi Evans io non credo proprio che sia il caso di fare la parte dell’impavida, metteresti solo in difficoltà la tua amichetta-

-Cosa?- domandò incredula.

-In poche parole Evans: svanisci-

-Ma come osi... -

-Andiamocene- affermò risoluta Alice (in realtà era molto nervosa) che afferrò per un braccio Lily e Sarah e le portò via, accompagnata da Carmen che, per la prima volta da quando era lì, pareva spaesata e non ricordava più la strada per la Sala Grande.

Non si sedettero al solito posto ma scelsero un luogo più appartato e soprattutto il più distante dal posto che occupavano solitamente i Malandrini.

Non ci poteva credere, Sarah non poteva prevedere che sarebbe entrata nel mirino di Sirius Black.

Evidentemente l’accaduto rappresentava una novità perché alcuni studenti che passavano, gettavano sguardi curiosi e divertiti verso Sarah.

 Ovviamente quando giunsero i Malandrini, Sirius Black alzò momentaneamente il tono della voce -... certa gente non merita di essere a Grifondoro! Io credevo che la nostra fosse la tana dei coraggiosi ma evidentemente nello smistamento ci deve essere stato qualche piccolo intoppo...-

- Io giuro su chi volete che, se me lo trovo davanti, gli infliggo le peggiori pene di questo mondo...- sussurrò Lily infuriata.

- Lascia stare Lily. Ricordati che stiamo parlando di Sirius e lui non è assolutamente un tipo da dare ascolto. E’ un bambino, non lo vedi tu stessa?- fece notare Alice, cercando di calmare la compagna.

Finora Sarah aveva preferito non parlare ma dentro di sé sentiva che, quella minima speranza che aveva posto per il ragazzo dei suoi sogni, era stata definitivamente spezzata. Non era sconvolta. Oh no. Stava molto peggio di quanto potesse immaginare. Guardò indifferente il piatto colmo di cibo davanti ai suoi occhi, vide gli altri mangiare e fece per prendere la forchetta ma si rese conto che la fame le era completamente passata. Aveva persino un senso di disgusto in bocca. Con sorpresa di tutti, si alzò all'istante e annunciò che avrebbe passato il tempo in biblioteca a studiare. Senza mai guardarle negli occhi e senza voltarsi mai una sola volta, girò sui tacchi e scomparve in breve tempo dietro ai grandi portoni di quercia.

Si avviò con passo lento lungo il grande corridoio, poi aumentò il ritmo e si ritrovò a correre verso una direzione che neanche lei conosceva. Dovunque stesse andando, l’unica cosa che le interessava era scappare da tutto e da tutti.

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Alzò lo sguardo e notò solo allora che era finita più lontano di quanto potesse pensare: era arrivata sul campo di Quidditch. “Come ho fatto a trovarmi qui?”.

Salì sugli spalti e si sedette su una delle panche, appoggiò il viso bagnato di lacrime sui palmi delle mani e posò lo sguardo vuoto e triste verso il campo.

 

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I giorni che seguirono furono persino peggiori. Sirius faceva di tutto per umiliarla e lei, purtroppo non trovava mai in tempo le parole giuste per offenderlo o, comunque, per farlo stare zitto. Aveva detto a Lily che non c’era bisogno che lei o le altre intervenissero al posto suo perché, per una volta, voleva cavarsela da sola. Ma non era così facile come sembrava. Ora capiva bene perché Severus lo odiasse tanto e perché, ogni volta che lo vedeva, cambiava direzione.

Era insopportabile. Ecco, questo era il termine più adatto per descrivere il comportamento di Sirius nei suoi confronti. E’ sarebbe stato così finché non avrebbe trovato qualcun altro da torturare. Ma era davvero troppo insopportabile!

Cercava di non pensarci troppo concentrandosi completamente nello studio e soprattutto nel Quidditch perché, tra non molto, sarebbe iniziata la stagione del campionato. E anche stavolta, come ormai succedeva dal terzo anno a questa parte, dovevano vincere la Coppa.

Da quando era entrata a far parte, assieme a James, nella squadra di Grifondoro non aveva mai visto perdere la Coppa di quidditch, anche se, ricordava bene, avevano perso già molte partite. Sicuramente tutte queste vittorie erano maggiormente attribuite alla presenza del brillante James Potter, cui non piaceva dividere il palcoscenico con altri. Ma a Sarah, tutto questo, non le importava molto: più punti riusciva a fare contro le squadre avversarie più riusciva  a dimostrare quanto potesse essere una giocatrice migliore degli altri.

Sì.  Se c’era una cosa che le sue amiche non potevano superarla, era proprio il Quidditch. Sarah conosceva molto bene il suo talento sul campo ed era molto soddisfatta di se stessa (ad ogni partita riceveva sempre numerosi complimenti). Persino la professoressa Mc Granitt chiudeva un occhio sui compiti quando c’erano le partite e se vincevano, poteva essere anche più buona.

Sirius poteva umiliarla quanto poteva sull’amore, ma sul campo di Quidditch niente e nessuno poteva essere meglio di lei.

 

_________________

-Sì, vabbè, la fortuna sarà cieca ma la sfortuna ci vede benissimo!- esclamò irritata Carmen stracciando un’altra pergamena e gettandola alle sue spalle colpendo ferocemente la testa di un piccolo studente del primo anno. La povera vittima, che era intenta a giocare a gobbiglie, si era voltata verso Carmen e prima che potesse aprire la bocca, fu ulteriormente insultato da quest’ultima.

-Senti mocciosetto, non ti conviene rivolgermi la parola altrimenti rischi di perdere tutte le tue gobbiglie. Credimi, non sto scherzando. Te l’incendio tutte, una per una!- gli urlò minacciosa. Il bambino che, fino a quel momento sembrava pronto ad attaccarla, ora si era fatto ancora più piccino.

- Carmen lascialo stare. È solo uno studente del primo anno! Così lo spaventi- le fece notare l’amica seduta di fronte a lei.

-Grazie Alice, vuoi per caso avere un nuovo assaggio della mia ira?-

-No grazie, non voglio nemmeno immaginare- le rispose tranquilla.

-Uffa, ma si può sapere che fine ha fatto Sarah? Doveva essere qui un’ora fa!-

-Sarà ancora agli allenamenti- suggerì Lily che era seduta sulla poltrona accanto a lei.

-Non lo so. Ultimamente non parla spesso con noi... è diventata decisamente più fredda. Hai visto come ha trattato ieri quel poveretto di Edgar? Lui l’ha salutata e lei l’ha ignorato. E’ con quel demente di Black che dovrebbe prendersela!- affermò confusa Carmen.

-Giuro che non mi sono mai sentita così in pena per lei- proferì stanca Alice.

-Io credo che un giorno sarà davvero felice -, disse Lily con un sorriso malinconico

-Forse sì, forse no. Incrociamo le dita per lei- sussurrò Carmen prima di appoggiare la testa sulla spalliera morbida del divano per abbandonarsi a un breve pisolino prima di affrontare il difficile tema di pozioni.

 

_________________

 

- Sarah aspetta!-

Si fermò di botto. Chi poteva mai cercarla alle sette e mezzo di sera? Si voltò e vide l’ombra di un ragazzo alto e robusto.

- Edgar?-

-Dobbiamo parlare-

Era sudato e aveva addosso la divisa di Quidditch di Tassorosso, la sua casa. Sembrava che avesse corso per parecchio tempo.

-Io... -

-Non m’importa se pensi che potresti occupare il tuo tempo in un modo migliore. Devo parlare con te. E’ urgente- disse deciso.

Sarah sembrava confusa. –Ok, va bene... che succede?-

-Vieni con me, qui ci potrebbe disturbare qualcuno-

E senza attendere un attimo la prese per mano e la trascinò nel primo angolo vuoto del primo corridoio in cui s’imbatterono. Poi, prima di iniziare a parlare, controllò che nei paraggi non ci fosse nessuno. Poi si voltò verso Sarah e, nervoso, chiese se le avesse fatto qualcosa di male. Sarah si sentì ancora più confusa (pensava ancora alla sua stretta di mano intorno al suo polso che lui non aveva ancora lasciato). Negli ultimi tempi ce l’aveva un po’ con tutti e quindi non ricordava bene cosa avesse fatto per farlo arrabbiare in quel modo.

-Scusa Edgar ma davvero non capisco di cosa tu stia parlando. Non ce l’ho con te, e non capisco quando te lo avrei dimostrato. Ti ho per caso ferito?-

Non sapeva se fingesse ma Edgar sembrava molto sorpreso.

-Davvero non ti ricordi?-

-Ehm... no-

Ora sembrava persino sollevato.

-Mi hai ignorato un bel po’ di volte…-

-Oh... scusa io…-

-… hai la testa tra le nuvole, lo so- Il suo viso prima indecifrabile, ora sorrideva.

-Scusami davvero, non volevo ignorarti... – continuò Sarah

-Lo so, l’ho capito, ma ci sono rimasto comunque male-

-... -

-Io vorrei solamente... che tu mi guardassi in modo diverso. Insomma, mi sono sempre chiesto se avessi potuto piacerti, ma tu non mi hai mai fatto capire nulla. E’ da anni che ti giro intorno e tu non mi degni mai di uno sguardo. Io non so più che fare per attirare la tua attenzione! Posso chiederti, una volta per tutte, cosa provi per me?-

Le aveva quasi urlando addosso.

Ma Sarah non ci aveva fatto caso perché era più sconvolta per quello che le aveva appena confessato. Non poteva credere alle sue orecchie: da quando piaceva così tanto a Edgar? Ebbe un breve flash degli anni passati eppure era convinta, più di prima, che non c’era stato niente che le avesse fatto capire quanto lui tenesse a lei. Poi rifletté meglio: possibile che non si era mai accorta che lui la trattava diversamente dalle altre ragazze? Effettivamente non aveva mai avuto la prova che Edgar fosse così affettuoso anche con altre persone che non fossero i suoi compagni di Quidditch.

Poi le venne in mente un vecchio ricordo. Era l’anno scorso ed erano appena finiti gli esami. Lei e le altre erano sulla sponda del lago. Lei e Carmen avevano immerso i loro piedi nel lago e si divertivano a bagnarsi a vicenda quando inaspettatamente sentì il tocco di una mano bagnata sulla spalla. Era lui. “Wow, com’è carino” pensò. Anche Carmen aveva notato il suo sguardo assorto. Era completamente bagnato, compresa la sua camicia semi-aperta che mostrava quanto il suo torace, da piccolo quindicenne, fosse già ben scolpito. I suoi capelli erano più corti e disordinati (“alla Potter” avrebbe suggerito disgustata Lily) e i suoi occhi erano di un verde brillante. Quel giorno era speciale, erano appena finiti gli esami dei G.U.F.O. e i ragazzi di Tassorosso avevano festeggiato subito facendosi i gavettoni al lago.

-Perché non vi unite a noi?- aveva proposto gentilmente alle ragazze, indicando i suoi compagni dall’altro lato del lago.

-Grazie Edgar ma non ho assolutamente intenzione di bagnarmi i capelli-

- Edgar lasciala stare! La convinco io e ti raggiungiamo, stanne certo!- le aveva detto stranamente dolce Carmen.

-Ok... - In poco tempo aveva già raggiunto gli altri.

-Forse si aspettava un sì- suppose Sarah.

-Forse avresti dovuto dirglielo- affermò Carmen lanciandole un’occhiataccia che lei percepì subito.

-Non hai visto come ti guardava? Ti mangiava con gli occhi!- continuò lei rimproverandola.

-Cosa? Oh dai! E pensi che io ti creda?-

-Stupida è la verità! E te lo dice una che di queste cose se n’è intende!- disse facendole poi una pernacchia. Così Sarah la prese come una sfida.

-Ah si? Ora vedi cosa ti faccio... -

Ma non poté fare molto. Improvvisamente si sentì uno schianto e poi delle urla.

Appeso a un albero, c’era il povero Severus che cercava di divincolarsi inutilmente dall’incantesimo di uno dei ragazzi in piedi sotto di lui. Doveva essere James Potter perché Lily intervenne subito insultandolo e dicendo che doveva lasciare immediatamente Severus. Ma Potter non mollava.

Sarah ricordò bene come finì quel ricordo, ma preferì non pensarci più sopprimendolo nell’angolo più remoto della sua mente. Tutto poteva dimenticare fuorché il viso della sua migliore amica pieno di lacrime, subito dopo era stata insultata da colui che aveva sempre considerato il suo migliore amico. Come aveva potuto chiamarla “schifosa mezzosangue”? Ma Sarah capiva molto bene il suo stato d’animo perché anche lei faceva parte della sua stessa specie, cioè di coloro che non erano puri di sangue magico. Lei non solo era nata babbana, era anche di origini straniere. Entrambi i genitori, come tutto il resto della famiglia erano italiani, sebbene lei era sempre stata cresciuta a Londra.

- Sarah?- domandò incerto Edgar, svegliandola dai suoi pensieri.

Come se fosse tornata da un’altra dimensione, Sarah guardò ancora una volta Edgar. Non riusciva a guardarlo negli occhi, erano troppo ipnotici. Ma doveva farcela, doveva dirglielo.

-Io... credo che tu mi piaccia- proferì con un filo di voce.

-Credi?- disse confuso a sua volta.

- Mi piaci-

-Dici davvero?-

Pareva stupito.

-Si, si, si....- disse a voce sempre più alta Sarah tenendo il viso abbassato per nascondere l’imbarazzo.

Ma la catena ridondante di “sì” si concluse quando Edgar fu preso dall’istinto di sollevare il viso della ragazza offrendole  un’innocente bacio sulle labbra.

Era avvenuto tutto così velocemente che Sarah non si rese conto di quello che succedeva. E, cosa più strana, sentiva quel momento come il più felice della sua vita. Vide Edgar che, con una mano le accarezzava una guancia, continuando a scrutare i suoi occhi, forse per capire cosa lei stesse provando in quel momento. Sorprendendo persino se stessa, gli sorrise e si avvicinò lentamente al suo viso. Ma Edgar aveva già capito.

E così, sotto il buio di una colonna di un piano alquanto sconosciuto, i due ragazzi continuarono a baciarsi abbandonando tutti i pensieri più negativi che la giornata aveva dato loro e concedendosi, invece, attimi di puro e semplice piacere.

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Capitolo 7
*** Qualcosa sta per cambiare ***


6

Qualcosa sta per cambiare

 

Salì le scale più in fretta che poté, varcò velocemente l’arco di pietra e si trovò finalmente di fronte alla classe di  trasfigurazione.

- Avanti signorina Williams, entri pure invece di aspettare che la lezione inizi senza di lei-

Il cuore di Sarah fece un sussulto quando ascoltò le parole della professoressa Mc Granitt dietro le sue spalle. Non si fece attendere oltre e andò a sedersi al primo posto che trovò libero.

Ripensando all’impressione imbambolata che probabilmente aveva appena fatto con la docente, Sarah non diede molto peso alla presenza accanto a sé. Solo quando la lezione iniziò, si accorse di aver dimenticato la pergamena per gli appunti in camera.

- Maledizione... -

- Come scusi Williams? Per caso voleva aggiungere qualcosa al mio discorso?- chiese ad alta voce la Mc Granitt. Sembrava piuttosto irritata quella mattina.

- Oh no... - rispose imbarazzata la ragazza. “Bene... un’altra figuraccia!” sbuffò scocciata.

Si voltò allora verso la sua compagna di banco per chiederle in prestito una pergamena ma al suo fianco non trovò esattamente una compagna.

Innanzitutto non era una ragazza. Non aveva capelli lisci e rossi, mossi e neri, castani e corti… Era una ragazzo, con capelli neri, di media lunghezza  e un grosso ciuffo davanti al viso che a volte gli copriva l’occhio sinistro..... L’unico elemento in comune che Sarah avrebbe potuto avere con lui era lo stemma rosso e oro ricamato sul cardigan nero.

Il viso era appoggiato sul palmo della mano che metteva in bella mostra un perfido ghigno, e il suo sguardo era fisso su di lei.

- Williams. Che bello poterti rivedere e per di più a una vicinanza tale da poter contare tutti i nei sul tuo bel visetto- disse sfoderando quel suo maledettissimo ma incantevole sorriso.

“Calmati Sarah, ti sta solo prendendo in giro. Questi non sono complimenti ma sono offese, capito?” gridava una forza dentro la sua testa ma dall’altra parte c’era un’altra voce che le suggeriva “Beh... e che te ne importa! Provaci no? Quando te lo ritroverai più solo soletto a questa distanza tanto ravvicinata?”

- Non disturbarmi Black altrimenti... - ma non sapeva come terminare la frase.

-... altrimenti?- fece lui avvicinandosi lentamente alla ragazza.

“AIUTOOOOOOOOOOOOOOO”

-Io... ecco... non so... beh forse... -

“No, per Merlino! Stupide labbra non balbettate! Dite qualcosa!”

-... -

“Nuova tattica: meglio muta che balbuzziente”

Ma la situazione non migliorò per nulla. Anzi, più Sarah sentiva vicina la presenza del ragazzo, più sentiva il viso accaldarsi e le guance infiammarsi. Aveva persino le mani che tremavano!

“Ok, va tutto bene. Fai un bel respiro e pensa che accanto a te ci sia l’uomo più disgustoso del mondo”

Sarah chiuse gli occhi e respirò profondamente. Stava già meglio.

- Williams tutto bene? Mi sembri un po’ rossa in viso. Non dirmi che... sono io la causa di questo effetto... - le sussurrò nell’orecchio Sirius.

Ora era molto vicino. Troppo.

- Professoressa!- lanciò un urlo stridulo alzandosi dritta come un soldato appena chiamato all’ordine.

La McGranitt, che stava scrivendo alla lavagna, sussultò così violentemente che fece volare il gessetto che aveva in mano sui bellissimi capelli di Emily, una ragazza di Serpeverde, che incominciò a gridare per via della macchia di gesso in testa. Ma non era stata l’unica a essersi spaventata.

Quasi tutta la classe aveva sussultato per l’urlo stridulo che aveva rotto quel terribile silenzio e ora guardavano increduli Sarah.

-Sì, mia cara?- chiese irritata la professoressa che cercava, senza molta fatica, di cancellare la macchia di gesso sulla folta capigliatura dell’alunna.

-Io... ehm... -

“Oh accidenti! E adesso che le dico?”

Fortunatamente qualcuno in classe si accorse di quanto lei fosse in difficoltà e intervenne prima che potesse verificarsi una catastrofe.

-Professoressa, credo che la mia compagna di classe non si senta molto bene-.

-Grazie mille signor Black per avere avuto il disturbo di informarmi sullo strano comportamento della sua compagna- e, accompagnato da un sonoro sbuffo di sollievo, continuò -Avanti Williams vada da Madama Chips e veda di non svenire per le scale per favore-

-Sì certo- confermò sollevata. Non sapeva neanche lei cosa stava davvero succedendo ma sapeva che, se non fosse andava via subito, sarebbe stato troppo tardi.

-Scusi prof- gridò stavolta Black.

La McGranitt, che stava per riprendere a spiegare, si voltò nuovamente irritata verso l’alunno –Sì?-

-Posso accompagnare la signorina Williams da Madama Chips? Mi assicurerò, io stesso, che non potrà in alcun modo farsi del male nel caso dovesse svenire-, proferì cautamente.

-Va bene Black, mi sembra una buona idea, potete andare-

Così, con passo agile e delicato, il giovane ragazzo, spinse la compagna, ormai più pallida che rossa, verso l’uscita dell’aula.

-Complimenti per l’ottima idea Williams! Neanche io avevo tanta voglia di seguire la lezione di trasfigurazione oggi-.

- Come scusa?- chiese sbalordita Sarah.

-Perché non era questa la tua intenzione?- domandò prontamente il ragazzo.

-In realtà speravo di liberarmi di te e non vederti più- dichiarò gelida Sarah.

Come aveva fatto a trovare le parole per dirglielo?

-... Oh beh...allora sei nei guai- concluse indifferente Sirius.

-No caro, si dia il caso che solo tu sia nei guai perché tra dieci minuti esatti dovresti ritornare in classe mentre io, poverella,  sarò sdraiata su un morbido letto in infermeria...-

-No, aspetta questo non è giusto! Anche a me spetta il diritto di rilassarmi un po’! Dopotutto chi è che è riuscito a trovare una scusa per sfuggire alla lezione?-.

“Oh... ha ragione...”

-Beh, a me non importa-

-Davvero? Non mi sembrava lo stesso poco fa quando ti parlavo all’orecchio... -.

Improvvisamente Sarah si fece di nuovo di un colorito simile al bordeaux.

-E’ stata solo una tua impressione- si affrettò a dire.

-Parli della stessa espressione che potrei avere adesso di te, vero?- domandò ridacchiando (in realtà sembrava più un latrato).

-Non capisco a cosa tu ti riferisca-

“Oh, eccome se lo sa! E ora che ha capito tutto che faccio?!”

Ma la conversazione, che sembrava farsi interessante, fu subito interrotta da un grido.

- Sirius!-

Ad averlo chiamato era stata una persona che Sarah avrebbe potuto considerare la più odiosa di Hogwarts. Occhi di uno splendido azzurro e capelli neri come la notte, era la stessa ragazza di quella volta nel parco.

- Mandy- disse un po’ annoiato Sirius.

- Dovrei parlarti- gli rivolse lei  con sguardo deciso (sembrava molto nervosa).

-Ora non posso, non vedi che sono in compagnia?- le rispose lui senza esitazione.

Solo allora la ragazza sembrò accorgersi della presenza di Sarah.

- Da quando ti dedichi a certi casi?- gli chiese Mandy.

- Di quali casi stai parlando?-

Ma Sirius sembrava che fingesse di non capire.

- Lo sai cosa intendo, perché adesso cerchi di negarlo?-

Sarah li ascoltava bene ma sperava davvero che non avesse capito un accidente di cosa stessero parlando.

Ma con sua sorpresa, vide Sirius rispondere alla ragazza con un accenno di risatina trattenuta dalla mano che sollevò all’istante. Sapeva che Sarah lo stava guardando ma non voleva che sapesse cosa pensasse di lei.

-Avanti Sirius, ti ha chiesto di risponderle- disse Sarah seria, voltandosi a guardarlo per la prima volta negli occhi.

Ma lei conosceva già la risposta o almeno credeva di saperla. Le stava per dire, forse, che era la ragazza meno attraente di tutta Hogwarts?

-No Williams, non davanti a te- disse semplicemente rivolgendole lo stesso sguardo scocciato che mostrava quando qualcuno lo infastidiva. -Non abbiamo proprio niente da condividere noi due-.

“Condividere? Ma io non ti ho chiesto mica di rispondere a me! Tu devi rispondere a lei! A questa stupida Corvonero accanto a te!”

Eppure l’unica cosa che Sarah riuscì a dire fu – Va bene Black, fai come ti pare. Io me ne vado-

Si voltò e si diresse senza mai volgere lo sguardo indietro. Stavolta era davvero infuriata. Per lui non era una persona da considerare? Bene, allora sarebbe stato la stessa cosa anche per lei!

- Oh poverina...Black l’hai fatta piangere- gridò Mandy per farsi sentire.

-Basta Mandy- si ritrovò a dire Sirius.

A questa risposta Mandy lo osservò attentamente. Non era mai stato tanto serio con lei.

- T’importa davvero qualcosa di quella?-

-Non dire stupidaggini! Piuttosto dimmi solo cosa vuoi e lasciami in pace- si affrettò a dire Sirius. Il fatto era che non ci teneva proprio ad essere lì con lei, l’unica cosa che voleva fare era dormire un po’!

La ragazza si avvicinò lentamente al ragazzo e gli prese delicatamente il voto tra le mani.

- Volevo solo avvisarti che non mi importa nulla di quello che pensi sulle donne, sul sesso o sulla bella vita. Io ti voglio solo per me. E giuro che sarà l’ultima cosa che faccio ma ci devo riuscire- gli sussurrò.

Ora Sirius la guardava come se avesse detto la sciocchezza più grande del mondo.

-E’ tutto inutile Mandy. Se mi conoscessi abbastanza mi lasceresti perdere subito e certo non potrei biasimarti. Non sono fatto per i fidanzamenti a lunga durata quindi molla già da subito il tuo stupido piano perché tu non mi avrai né ora né mai-

La ragazza si staccò immediatamente da lui come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso.

-Sai che ti dico Black? Vai al diavolo! Prima o poi dovrai accettare che l’amore esiste perché un giorno busserà anche alla tua porta e tu non potrai far molto per tenerla chiusa. Oh sì... puoi scommetterci. Un giorno arriverà una ragazza che ti farà perdere completamente la testa e tu non potrai farci nulla perché è la cosa più naturale del mondo. Certe cose non si spiegano, si vivono e basta. Quel giorno arriverà presto e vedrai... sarò in prima fila a ridere mentre tu ti struggerai per amore-

-Ma dai, davvero?- chiese divertito Sirius. –E fammi indovinare... quando quel giorno arriverà, essendo tu in prima fila, potrai dire davanti a tutti che “me l’avevi detto”- concluse imitando la voce della ragazza.

A quelle parole Mandy lanciò una risatina stridula e infine affermò –può darsi-

-Beh, allora preparati ad essere delusa- le disse pigramente. –E tieni bene in mente una cosa: Sirius Black non si innamorerà mai-

E con un ghigno sul voltò, girò sui tacchi e si avviò con passo elegante verso la torre di Grifondoro.

_________________

 

- Giuro che lo odio!- urlò Sarah quando vide le ragazze entrare nel dormitorio.

-Per Merlino Sarah! Lasciaci almeno il tempo di entrare prima di insultare qualcuno- proferì stanca Carmen.

-Che cosa è successo?- chiese preoccupata Lily anche se era evidente pure per lei che non era il momento più adatto per affrontare le invettive della sua migliore amica contro il solito...

- E’ quell’idiota di Black!-

...appunto.

Ma ormai le ragazze non si stupivano più. Sarah parlava di lui da quando aveva 11 anni.

- Fammi indovinare... ti ha per caso insultata?- chiese ironica Carmen.

-Beh... quasi...-

Era incerta. Non sapeva bene come definire la strana conversazione che aveva avuto non molto tempo prima con Black. Su una cosa, però, era certa: non aveva mai parlato tanto a lungo con lui. Era sorprendente, vero? Forse, tra una quindicina di anni, si sarebbero perfino salutati!

Scocciata di ascoltare sempre le solite storie su Black, Carmen si alzò e uscì dalla stanza seguita a ruota da Alice.

- Che le ho fatto?- domandò delusa Sarah.

- Lasciala stare. Ha appena avuto una brutta giornata... –

- ... cioè?-

- La madre le ha spedito un gufo e l’ha avvertita che si sposerà di nuovo...-

- Oh... –

- Non ti preoccupare, le passerà-

Solo quando era troppo tardi, Sarah si accorgeva di quanto petulante potesse essere con le sue amiche, parlando sempre della stessa persona, che peraltro, la ignorava completamente.

-Ehi…- la chiamò all’attenzione Lily. –Ti va di fare una passeggiata nel parco? Ho bisogno di rilassarmi-

-Certo- le disse con un sorriso. Come poteva dire di no alla sua migliore amica?

 

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- Quand’è la prossima luna piena?-

- Grazie Felpato per ricordarmelo tutte le settimane-

- Ma dai! Non ringraziarmi per così poco e dimmi quand’è la prossima volta-

Remus sospirò per l’ennesima volta. Non c’era proprio niente da fare, sarebbe stato sempre uguale. Nei sei anni di vita a Hogwarts erano cambiate tante cose, eccetto una: Sirius era rimasto il solito ragazzo testardo, energetico e sicuro di sé. Lui, ne era certo, non sarebbe mai cambiato. Lui e James.

-Scusa Sirius posso parlarti un momento?-

La voce gentile di una ragazza interruppe la conversazione infinita dei due ragazzi. Solitamente si trattava di qualche ragazza che voleva dichiararsi al bel famigerato Black ma stavolta Sirius dovette ricredersi.

Carmen era rimasta lì a guardarli per non so quanto tempo. Sembravano come paralizzati. Finché Sirius domandò incredulo – Hunter non vorrai mica farmi una dichiarazione d’amore? –

Ora era il turno di Carmen a guardarlo incredulo.

-Ma che faccia tosta Black! Ma chi ti credi di essere? Sono venuta fin qui solo per chiederti un favore e nient’altro-

-Un favore?- incominciò a provare interesse.

-Sei diventato sordo per caso?-

-Noto con piacere che sei sempre molto simpatica e gentile-

-Come te del resto-

Sirius emise una risatina e si alzò dal comodo puff su cui era seduto a fare i compiti. Si voltò, ancora stupito, verso la compagna di casa aspettando che parlasse ma lei sembrava estremamente nervosa.

-Cosa, di preciso, dovresti dirmi?- chiese freddamente. Non gli piaceva essere disturbato inutilmente.

-C’è una cosa che devo dirti... anzi che dovresti sapere- iniziò lei.

-Ok, questo l’avevo capito- la interrupe lui –Arriviamo al sodo?-

-No Black, non arrivo da nessuna parte se tu non mi lasci parlare, chiaro?- affermò la ragazza.

Il ragazzo si lasciò andare a un breve sospiro e disse –Ci vorrà molto?-

-Il tempo necessario perché tu capisca certe cose-

“Bene. Una risposta più chiara non poteva darmela”

Doveva ammettere, però, che la situazione lo stava lacerando di curiosità. Cosa voleva Carmen Hunter da lui? Non ne aveva la minima idea. Sapeva solamente che era una ragazza troppo “sveglia” persino per uno come lui.

La ragazza lo trascinò in un angolo del corridoio e per un attimo Sirius pesò seriamente che lo voleva rimorchiare.

- Sarah è cotta di te-

-Eh?-

- Sarah è davvero molto presa, Sirius-

-Di quale Sarah stai parlando? Dici quella del terzo anno di Tassorosso? No, perché già le ho detto che tra noi non potrà nascere nulla-

Carmen lo squadrò scocciata, come se avesse appena detto un’assurdità.

-Forse stai parlando di Sarah, quinto anno di Corvonero? No perché...

-... immagino tu le abbia già detto che tra voi non potrà nascere nulla, giusto?- completò la ragazza.

-Smettila di avere sempre l’ultima parola, mi fai innervosire-

-E tu smettila di fare l’idiota che mi fai innervosire ancora di più- ribatté Carmen. -Davvero non ci arrivi? Davvero non hai idea di chi sto parlando?-

Sirius non ci stava capendo nulla. Questo era poco ma sicuro.

-Avanti... c’è anche un’altra ragazza che conosci che si chiama Sarah... – gli suggerì.

L’idea di giocare all’indovinello non gli piaceva affatto ma l’incessante curiosità lo spinse a ragionare... chi era la ragazza di cui parlava la compagna?

Ma la ragazza sembrava poco paziente e non gli dette abbastanza tempo per rispondere.

-Lasciami dire che non ti meriti assolutamente il tempo che ti sto concedendo- disse freddamente.

-Cosa vuoi dire, scusa? Per me voi ragazze siete tutte uguali, volete tutte la stessa cosa. Quando capirete che sbagliate a cercare l’amore in uno come me?-

-Vedi Black, ti stai rendendo ridicolo da solo- affermò compiaciuta.

Ora il ragazzo stava veramente perdendo la pazienza e continuò a pensare...

- Sarah Williams –

Non ci aveva pensato prima, perché non aveva mai avuto a che fare con quella ragazza.

-Era ora!- esclamò Carmen con un urlo di soddisfazione.

- Ebbene... che devi dirmi su di lei?- domandò un po’ confuso Black.

-Te l’ho già detto: è  pazzamente innamorata di te-

-Per quanto ne so, mezzo mondo femminile qui a Hogwarts è, come dici tu, “pazzamente innamorata” di me- rispose beffardo.

- Black... nessuna di queste ragazze è all’altezza della mia amica-

-Ammiro la bella considerazione che hai della tua amica ma a me non interessa, siete tutte uguali-

-Invece ti sbagli. Lei può aiutarti-

Sirius sgranò gli occhi –Aiutarmi? Hunter non sono malato!-

Ma Carmen sembrava saper molte più cose di quanto lui conoscesse di se stesso.

-Credimi lei è fatta apposta per uno come te. Non ci sono dubbi-

Ma vedendo che il compagno era troppo sconvolto per parlare, lei continuò –Sarah non è stupida, forse è troppo lunatica e a volte decisamente imbarazzante... ma è una delle migliori persone che conosca, che tu ci creda o no. E’ gentile, dolce, seria quanto basta, lunatica fino a farti piangere dalle risate, e quando entri nelle sue grazie riesce a trasmetterti tutto l’amore di questo mondo.  È testarda fino allo sfinimento, non si arrende di fronte alle prerogative più improbabili: come quella di piacerti. Non ti sto chiedendo di sposarla ma solo di darle una possibilità. Lei non ha mai avuto il coraggio di chiedertelo e quindi ho deciso di farlo io per lei: dalle una chance ed esci con lei. Ora la proposta di sembrerà assurda ma sono sicura che dopo mi ringrazierai, ne sono certa-

E dopo questo lungo discorso, la ragazza si voltò e lo sorpassò senza salutare.

Che significa che l’avrebbe ringraziata? Era stato stranamente un momento molto imbarazzante per lui, che di confessioni, ormai ne aveva fin sopra i capelli. C’era stato qualcosa nelle parole di Carmen, o forse nel modo di parlare che aveva risvegliato quell’interesse che ormai aveva perso da tempo. E se avesse avuto ragione? Se fosse stata davvero una ragazza tanto diversa da quella che immaginava?

“L’idea è assolutamente assurda ma è proprio per questo che mi piace”

Era una sfida con se stesso, poteva permettersi qualunque ragazza, persino una come la Williams. E con un nuovo ghigno stampato in volto si avviò, prima, con passo regolare verso la Sala Comune di Grifondoro, poi, ricordando che Ramoso era agli allenamenti di Quidditch e con lui c’era sicuramente la Williams, si diresse deciso verso il campo da Quidditch con una nuova sfrontata aria di superiorità.

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Capitolo 8
*** Un innaspettato invito ***


7

Un innaspettato invito

 

- Avanti per oggi può bastare!-

La frase bastò a far cessare gli allenamenti che ormai si svolgevano quasi tutti i giorni nell’immenso campo da gioco.

Senza esitare un attimo, l’intera squadra scese dalle scope e si diresse affannata verso gli spogliatoi. Tutti tranne lui.

Quando scese dalla scopa, richiamò a sé l’ultima persona del gruppo rosso e giallo che si avviava infreddolita verso il calore del castello.

Purtroppo per Sarah, era proprio lei l’ultima ruota del carro. Salutò gli altri e tornò indietro e aiutò James a riporre tutte le palle da gioco a posto nel grosso baule al centro del campo.

Sistemato tutto l’occorrente, Sarah fece notare al compagno che non sarebbe riuscita a portare un peso del genere fino al castello.

In effetti, James non aveva per niente considerato che Sarah non aveva forza sufficiente, e che non avrebbe mai potuto portare un peso simile. E ora che si faceva? La bacchetta l’aveva lasciata negli spogliatoi!

- Vi serve una mano?-

Una richiesta del genere aveva illuminato entrambi i ragazzi, che si voltarono in direzione di della voce.

Come da copione, Sarah si bloccò di fronte alla visione di Sirius... ma questa volta fu diverso. Ebbe l’impressione che lui la guardasse come per la prima volta e questo era improbabile visto che avevano parlato solo quella mattina durante la lezione di trasfigurazione.

All’improvviso la ragazza fu abbagliata da un ricordo, più esattamente le risuonò una voce nella testa, fredda e priva di calore, che diceva “non abbiamo niente da condividere noi due”. Abbassò il capo e si concentrò sulla chiusura del baule perché non aveva assolutamente voglia di affrontare altre offese e dichiarazioni poco carine da parte del ragazzo. Era arrivato il momento che lo evitasse. E poi ora c’era Edgar, avevo un buon motivo per togliersi dalla testa Sirius.

- James ho chiuso il baule, vado ok?-

-Sì certo tanto qui c’è Sirius che mi aiuta-

-Okay-

E senza guardare in faccia nessuno dei due si diresse velocemente negli spogliatoi.

“Che stupido che sono! Vengo qui per attirare la sua attenzione e invece mi ritrovo a sollevare un maledetto baule in compagnia di Ramoso”.

Sirius non era stato fortunato ma sapeva che, prima di avvicinarsi a Sarah, che doveva osservarla e capire come poteva conquistarla.

I ragazzi presero il pesante baule e si diressero lentamente verso il castello.

-Ramoso devo parlarti- proferì improvvisamente Sirius.

James lanciò uno sguardo indagatore verso l’amico –E’ la prima volta che mi dici “ti devo parlare”... per caso sei malato?-.

Sirius non poté fare  a meno di sorridere –Non ti preoccupare, il tuo cagnolino è in ottima forma! Voglio solo farti una domanda su una ragazza... -.

-Solo questo e basta?- chiese preoccupato.

-Si certo- affermò soddisfatto Sirius.

-Chi è la poveretta?-

Bastò fare un cenno verso il confine del campo perché James capì di chi stesse parlando. E improvvisamente, senza rendersene conto, lasciò cadere dalle proprie mani il baule... che ovviamente finì con un tonfo sull’erba.

- Hei!- urlò Sirius, massaggiandosi il braccio dolorante.

-No- disse James, confuso ma deciso.

-Cosa?-

- Felpato no, lei no-

Sirius era più sorpreso di lui.

-Non immaginavo ti piacesse, credevo che t’interessasse solo la Evans...-

-No Felpato, non in quel senso! Le voglio bene come un amico e basta. Però te l’ho già detto una volta: niente ragazze della mia squadra di Quidditch!-

-Oh dai Ramoso! Secondo me quello che pensi tu è sbagliato... insomma il fatto che io possa interessare a una delle ragazze della tua squadra, che per giunta sono solo due, non significa che io possa, in qualche modo, alterare la loro condotta nel gioco-.

- Lo dici solo perché non sai ciò che dici. L’umore di un giocatore è fondamentale all’interno del gioco di squadra. Se un giocatore è di pessimo umore, si può solo sperare che non faccia troppi danni... -.

-Coma ad esempio?- chiese scherzando Sirius.

- Nel caso di Sarah: non riuscire a tenere in equilibrio la scopa, sorpassare l'avversario e prendere il boccino... cioè, in sostanza, non saprebbe più giocare cioè- concluse James.

Sirius fece finta di non aver dato peso alle parole dell’amico che, ora, lo osservava minaccioso.

- Promettimi che non la farai soffrire troppo- disse infine James, quando notò il silenzio del compagno che non aveva smesso, nemmeno per un attimo, di guardare verso il limitare del campo.

- Ti sta davvero a cuore la sua salute?- chiese un po’ stanco Sirius, voltandosi finalmente a guardare l’amico.

- Non saprei... è amica della Evans... –

Sirius esalò un sospiro di sollievo. James non sarebbe mai cambiato. - Se quello che mi hai detto sul comportamento dei giocatori di Quidditch è vero, la tua cara amica sarà talmente felice che sarà la migliore. E’ tutto sarà per merito mio. Al massimo, ti prometto che se dovessi mollarla, lo farò quando sarà finito il campionato... -.

- Felpato?-

- Si?-

- Non è necessario che tu mi descriva tutti questi miseri dettagli...-

- Okay, come non detto-

Sirius fece per prendere il baule ma James lo interruppe immediatamente.

-Perché ti sei accorto di lei solo ora?- chiese ancora confuso.

Sirius non sapeva cosa rispondere e probabilmente passarono un paio di minuti prima che riuscì a dire qualcosa.

-Prima la Hunter è venuta da me. Credevo volesse dichiararsi e invece l’ha fatto per qualcun altro. Non immaginavo di piacere alla Williams. Certo, mi sono accorto che qualche volta arrossisce, ma credevo facesse parte del suo atteggiamento. La Hunter mi ha chiesto di darle una possibilità e, siccome sono annoiato dalle solite ragazze che mi gironzolano intorno, ho pensato che non fosse male l’idea di provare una nuova esperienza... insomma di provare a uscire con una ragazza così poco simile alle ragazze con cui sono stato fin’ora. Sarà un po’ strano ma... -

- Lo è sicuramente ma gli piaci, questo è sicuro- aggiunse James, senza pensarci troppo.

- Forse dovrei essere più delicato con lei... -

- Forse?-

- Ah scusa, dimenticavo che è amica della Evans!–

- Appunto, quindi trattala come si deve, così può darsi che la Evans cederà anche lei finalmente!- esclamò James con gli occhi che gli brillavano di gioia.

Poi, fece per prendere il baule ma fu la volta dell’amico a interrompere il gesto.

- Mi domandavo... come la prenderà il suo amichetto?-

- Di chi stai parlando?-

- Di Edgar Bones -

- Oh lui... non ci avevo pensato ma ora che mi fai ricordare credo tu abbia un rivale-

Sirius sorrise. La faccenda si stava facendo davvero interessante- Credo dovrà arrendersi presto- affermò con sicurezza.

- Io non ne sarei tanto convinto. E’ un ottimo giocatore-

Sirius lo squadrò divertito – E ora che centra questo?-.

James gli rispose con una semplice constatazione –Tutti i grandi giocatori, alla fine, ottengono sempre quello che vogliono-

_________________

- Ma come hai potuto? Non dico, sei matta? Hai bevuto per caso troppe burrobirre nell’ultima settimana?-.

Erano passati ormai parecchi minuti da quando Carmen aveva rivelato alle sue amiche della conversazione con Black. Loro non erano state molto contente dell’iniziativa e prevedevano futuri disastri, ma Carmen era stranamente molto positiva: se l’avesse saputo, Sarah l’avrebbe semplicemente ringraziata.

- E’ tutto sotto controllo. Non gli ho mica chiesto di portarla a letto, gli ho solo chiesto di uscire con lei e basta!- sembrava che cercasse di convincere più se stessa che le altre.

-Temo che possa approfittarsene… Insomma Sirius non è il tipo romantico e gentile come Edgar… cioè io… volevo solo dire che ci sono ragazzi migliori di lui per Sarah. È poi la nostra amica che assolutamente capace di scegliersi da sola il ragazzo- concluse balbettando Lily.

-Edgar?- chiesero all’unisono Alice  e Carmen.

-Ehm…- Lily non sapeva cosa dire, aveva promesso alla sua migliore amica che non avrebbe detto niente a nessuno.

-Non dirmi che è successo qualcosa tra loro due!- esclamò sbalordita Carmen. –Perché Sarah non ci ha detto niente?-

-Non sa se funzionerà e, soprattutto, le da fastidio che si venga a sapere in giro…-

-E chi si metterebbe mai a spifferare i fatti di Sarah in giro?-

Lily tossì e poso lo sguardo su Alice.

-Io??- disse sorpresa Alice –E a chi mai potrei dirlo!-

Improvvisamente Carmen capì: Frank sapeva tutto di loro, proprio perché Alice gli raccontava ogni singola cosa che le accadeva. Forse Lily non aveva tutti i torti.

-E va bene…lo ammetto, ho la lingua un po’ lunga, ma bastava avvertirmi- disse convinta Alice.

Lily e Carmen la guardarono seriamente, e bastò un attimo per farle scoppiare a ridere.

-Si, si… ridete pure di me- sbuffò divertita, a sua volta, Alice. –Intanto Sarah è alle prese con Black-.

Le risate si interruppero, e le ragazze si guardarono tra loro preoccupate. –E ora?-

Non potevano stare con le mani in mano. Dovevano dire la verità a Sarah, prima che Sirius le si avvicinasse.

_________________

Si sentiva così stanca e priva di forze che non sapeva con certezza se sarebbe riuscita ad arrivare fino alla Sala Grande per la cena.

Fu l’ultima a entrare negli spogliatoi e l’ultima a uscirne. Anche Potter fu più veloce di lei e uscì qualche minuto prima (forse si era affrettato perché aveva una fame da lupo).

Quando abbandonò finalmente il campo da Quidditch, si diresse verso la Sala Grande ma, appena varcò un arco, sentì improvvisamente il suono di una risatina provenire dal buio della parete di fronte a lei. Quel suono l’aveva svegliata completamente: lei aveva paura delle ombre. Infatti, la sua stanchezza si era convertita repentinamente in terrore. Frugò frettolosa nella tasca del mantello e fortunatamente trovò quello che cercava, la sua preziosissima bacchetta.

Con la consapevolezza di essere almeno un po’ al sicuro, disse ad alta voce –C’è qualcuno?-.

-Perché non provi a indovinare?-

Tutto si aspettava fuorché la sua voce.

- Sirius?-

Ancora una risata e poi dal buio spuntò la figura del bel ragazzo. Aveva la testa china e le mani entrambe nelle tasche. Camminò con passo elegante verso la ragazza che lo guardava con aria interrogativa e poi alzò lentamente il volto e, invece del solito ghigno, sul suo bel viso spuntò un sorriso. Aprì la bocca per parlare ma fu subito interrotto dalla ragazza. –Mi hai fatto prendere un colpo-

-Scusa- rispose sincero.

Che cosa aveva sentito? Sirius Black che chiedeva scusa per averla un po’ spaventata?

“Non può essere lui, forse è sotto un incantesimo” pensò immediatamente la giovane.

- Black ti senti bene?- chiese preoccupata Sarah.

-Non dovrei?-

Ma che razza di domanda era?

-Non lo so, è per questo che te lo sto chiedendo- rispose incerta.

Sarah si era accorta che il ragazzo era sempre più vicino a lei e questo la preoccupò abbastanza.

Di fronte all’ingenuità della ragazza, Sirius sentì di non poter trattenere le risate. Ma Carmen e James erano davvero sicuri che Sarah fosse invaghita di lui?

Quando vide Sirius trattenere le risa, Sarah sentì un improvviso bisogno di fuggire via. Non voleva sentirsi ancora umiliata.

-Beh Black... io devo andare- tagliò corto Sarah.

Ma una mano le trattene il braccio, per la prima vola il calore della sua mano toccava la sua pelle e Sarah sentì il cuore battere furiosamente.

-No aspetta Sarah... Ti va di andare insieme verso la Sala Grande? Ti giuro che da lì ti lascerò libera-

Sarah non credeva alle sue orecchie... stava sognando? L’aveva chiamata per nome e soprattutto... le aveva chiesto di andare insieme con lei sino alla Sala Grande? Era malato, per forza.

-Io... ok... come vuoi... - balbettò.

E così, per la prima volta, Sirius le regalò un sorriso.

 

_________________

 

Era stano. Era troppo strano.

“Io, Sarah Williams, la ragazza più semplice e anonima di Hogwarts, sta camminando fianco a fianco con un ragazzo. Non un tipo qualunque. Lui. Il ragazzo più bello, affascinante e  brillante del suo anno, Sirius Black… nonché il più arrogante e stronzo di tutti i tempi. Okay, c’è assolutamente qualcosa che non quadra” pensò Sarah tra sé.

-... il prossimo venerdì hanno organizzato un’uscita a Hogsmeade... -

- Ciao Sirius!- una ragazza molto carina, dal volto angelico, lo salutò sfoggiando il suo miglior sorriso. Ma Sirius l’ignorò completamente -Allora?-

Sarah si voltò e si rese conto che Sirius la guardava, aspettando una risposta.

-Ehm... scusa non ho capito cosa hai detto... -

-Hai qualche impegno questo venerdì?-

Sarah si fermò di botto. Non poteva essere vero. Doveva essere uno scherzo. Assolutamente.

-Perché t’interessa sapere se ho impegni venerdì?- chiese allibita. Era l’unica cosa che le sembrava giusto da dire. Poi però se ne pentì.

Vide che Sirius aveva cambiato totalmente la sua espressione. Ora era piegato in due dalle risate. – Ma davvero non hai ancora capito le mie intenzioni?-

-Io... –

- Williams, cara Williams... io voglio solo passare un po’ di tempo con te... per conoscerti! Non è strano che, in tutti questi anni, tu ed io siamo come due estranei?- disse accarezzandole la guancia.

-... -

- Sarah?-

- ... -

- Va bene per te?-

La situazione era alquanto imbarazzante. Ora Sirius era di fronte a lei che la guardava insistentemente. E lei non riusciva a sostenere il suo sguardo, era troppo su di giri.

- Io… sì, sì…verrò con te a Hogsmeade – rispose con una voce stridula che non le apparteneva.

Eppure lui sembrava non essersi soffermato su quel particolare e con un tono disinvolto le disse – Bene... ti aspetto alle 10 giù in sala comune, okay?-

- Sì certo, per me va bene-

E dopo di ciò vide Sirius voltarsi e camminare lungo la navata centrale della Sala Comune. Da quanto tempo erano lì? Sarah non si ricordava proprio di aver camminato così tanto e di essersi fermata proprio lì. Evidentemente era stata troppo impegnata ad assicurarsi con se stessa di non essere in un sogno piuttosto che controllare dove metteva i piedi. Quando alzò gli occhi per guardare la vastità della sala notò che numerosi volti erano intenti a squadrarla da capo a piedi. Erano per lo più ragazze che le rivolgevano sguardi di profondo odio o invidia.

Ancora immersa in quella contemplazione, non si accorse che Sirius, a metà navata, era tornato verso di lei e con fare giocoso le gridò – Dimenticavo... ora che siamo più in confidenza evita di chiamarmi Black... preferisco Sirius!- e con un ultimo cenno di sorriso e con un gesto della mano, raggiunse i suoi amici, i Malandrini, al centro della tavolata.

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Capitolo 9
*** L'attimo prima del volo ***


A presto un nuovo capitolo :) Shary90

8

L’attimo prima del volo

 

Una notte particolarmente stellata apparve sopra le teste di numerosi studenti che, con aria affascinata, osservavano incantati il soffitto della immensa Sala Grande dove da lì a poco avrebbero finalmente cenato. Erano tutti lì, col fiato sospeso, in cerca di una piccola luce che potesse far loro credere di essere una stella cadente.

Sarebbe stato proprio un segno del destino se Sarah ne avesse avvistata una in quel momento.

Ogni tanto si sentiva, dal tavolo di una delle case, un gridolino seguito da un applauso, segno evidente che qualcuno aveva intravisto ciò che tanti altri avrebbero voluto vedere.

-Trova una stella cadente ed esprimi un desiderio... - disse una volta il signor Williams, durante una lunga notte d’estate, quando sua figlia aveva solo 7 anni. La piccola Sarah si era incantata a osservare, come per la prima volta, il cielo illuminato da migliaia di puntini dorati fuori dalla finestra della sua camera, anziché andare a letto come aveva ripetutamente suggerito la madre. -... esprimilo e la stella continuerà a vivere affinché possa vedere il suo piccolo miracolo. Perché sai piccina... come disse una volta una grande donna “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” e allora cosa c’è più bello che dare vita ai nostri desideri più nascosti? Non voglio dirti che la vita non è bella come nelle favole perché non tutto è sbagliato, a volte basta crederci perché ciò per cui noi lottiamo possa essere nostro per sempre-

Benché fossero passati parecchi anni da allora, Sarah non aveva mai dimenticato quelle parole. Si ricordava ogni minimo dettaglio di quella notte, persino quando vide davvero una stella cadente e corse dal padre per dirgli di averne avvistata finalmente una. La sua prima stella cadente e non sapeva cosa avrebbe dovuto chiedere. Ci pensò un momento, ma proprio non sapeva che dire. Andò alla disperata ricerca del padre. Non voleva che l’effetto magico della sua stella finisse prima ancora che lei avesse espresso il suo desiderio. Notò una luce provenire dalla cucina e intravide, nascosta dietro la porta, suo padre e sua madre, con due splendidi calici di vino rosso in mano, che ridevano e si baciavano dolcemente sulle labbra. La sua prima reazione fu, ovviamente, di disgusto poi, però, si accorse di un particolare che la incantò profondamente e capì. Comprese finalmente ciò che il padre aveva voluto dirle poco tempo prima, ed era strano che lei l’avesse compreso solo allora guardando lui e sua madre. Quei sorrisi, quegli occhi così vivaci, quelle carezze così dolci, quei modi tanto gentili, quegli sguardi così complici e innamorati... lui le stava dicendo che ciò per cui valeva la pena lottare era la felicità. Ed era proprio quello che vedeva davanti ai suoi occhi. Anche lei voleva provare quello che stavano provando i suoi e per un attimo ne fu invidiosa. Poi pensò alla sua stella. Ora sapeva cosa avrebbe dovuto chiedere. Si affrettò a raggiungere la postazione di poco prima, sul davanzale della finestra della sua cameretta, chiuse gli occhi e sussurrò al vento il suo piccolo segreto.

Un giorno anche lei avrebbe trovato la felicità e quando ci sarebbe riuscita, non l’avrebbe mai più abbandonata.

_________________

-Eccoti finalmente! Ti stavo cercando ormai da un’ora! Ma dove ti eri cacciata?-

Lily sedette accanto a Sarah, la sua migliore amica, stanca e ansimante. Fortunatamente quella sera il cielo era uno spettacolo di luci altrimenti, come ormai si ripeteva ad ogni pasto, avrebbe dovuto fare il giro più lungo della Sala per evitare di incrociare quello stupido di Potter. Se fosse successo, non avrebbe avuto nemmeno il tempo di ribatterlo talmente era sfinita e questo avrebbe peggiorato ulteriormente il suo umore. In effetti Potter era stato così distratto che nemmeno si rese conto che la sua adorabile Lily le era passata accanto.

Dopo quello che parve un’eternità, Sarah destò lo sguardo verso il soffitto della sala per concentrarsi a guardare quello dell’amica ma, non appena lo fece, Alice che era accanto a lei, lanciò un gridolino e affermò allegramente – Ne ho vista una!-. Stranamente Sarah la ignorò: aveva trovato qualcosa di molto più interessante.

- Perché stai ridendo?- le chiese col fiatone Lily.

- Ma ti sei vista? Sembra che ti sia appena data a una maratona- disse Sarah continuando a ridere.

-Ma vedi che mi tocca sentire! Se solo sapessi il motivo del mio affanno...-

-Oh, illuminami allora- disse Sarah, cercando di essere seria.

-No, direi che per stasera di illuminazioni ne abbiamo avute abbastanza... ti dirò tutto domani, quando sarò più tranquilla-

-Okay-

“Se solo sapessi cosa ho da dirti” pensò Sarah sorridendo. Improvvisamente, come presa da una strana sensazione, Sarah si scoprì non aver più tanta fame. Non aveva la benché minima idea di quello che sarebbe potuto succedere il venerdì successivo ma sapeva che un’occasione come quella non sarebbe mai più tornata e che doveva dare il 100 % di se stessa per ottenere quello che aveva sempre desiderato. Doveva conquistarlo. L’idea sembrava improbabile anzi... quasi impossibile! Ma Sarah, più di quanto non avesse fatto fin’ora, credeva ancora in quella piccola possibilità.

 

_________________

- Lily?-

-  Mmm...-

- Devo dirti una cosa...-

- Mmm...-

- Indovina un po’?-

- ... –

- Sirius Black mi ha chiesto di uscire!-

-AAAAAAAAAAAAAH-

All’urlo di Lily svegliò, praticamente, tutta la torre di Grifondoro. Sarah, che era distesa accanto a Lily che, fin’allora stava dormendo beatamente sul suo letto a baldacchino, cadde letteralmente spaventata a terra.

- Cosa diavolo succede?- sbraitò Carmen impaurita.

- Qualunque scusa troverete non sarà mai abbastanza per calmare la mia emicrania- disse disperata Alice.

- Carmen giuro che ti uccido!-

- Ma cosa ti ho fatto?-

- Se ti prendo...-

Carmen non ci pensò un secondo di più e incominciò a correre per la stanza, mentre le altre due ragazze cercavano invano di calmare la rossa ma, mentre questa inveiva contro l’amica, Carmen prese un cuscino e lo lanciò contro Lily con la speranza che questo avrebbe rallentato un po’ il suo passo. Fortunatamente la colpì dritto al viso. Ci fu un momento di puro silenzio e poi un risata strozzata di... Alice! Ma non fu l’unica a trattenersi. Accanto a lei, Sarah, non riuscì a resistere e scoppiò in una fragorosa risata. Non sapeva perché Lily si fosse scagliata con tanto impeto su Carmen ma non cercò le risposte. Dopotutto non aveva mai assistito ad una scena del genere!

Lily guardò disorientata prima le amiche, una ad una, poi si soffermò su Carmen e scoppiò a ridere anche lei. Carmen esalò un lungo sospiro, era finita. Meno male. Stavolta sì... che se l’era vista brutta!

 

_________________

 

 

Quella sera Lily, come ordinato dalla McGranitt, stava perlustrando un’ultima volta il quinto piano quando si soffermò a pensare alla vicenda di stamane. Quella sera, particolarmente stellata, non ce l’aveva fatta a rovinarla all’amica e così si era ripromessa di parlarne solo il giorno seguente... se non fosse stato che Black, oramai, già le aveva chiesto di uscire. Era stato strano digerire la “notiziona” (così l’aveva definita Carmen con finta sorpresa), ma ormai il guaio era stato fatto e Lily sapeva che in fondo si sarebbe trattato solo di un’uscita. Molto probabilmente Black avrebbe ben presto capito che Sarah non era il suo tipo e tutto sarebbe ricominciato d’accapo... con qualche delusione in più per l’amica. Poteva darsi, e Lily ci sperava tanto, che anche Sarah avrebbe capito che il “ragazzo dei suoi sogni” non era poi così meraviglioso come immaginava...

Ma scosse la testa, sapeva che l’amica era fini troppo testarda per cambiare idea così velocemente. A volte pensava che Sarah si aggrappasse più all’idea di un ragazzo perfetto, come se lo era sempre immaginato, piuttosto che considerare l’ipotesi che la sua fosse una mera fantasia.

Mentre indugiava ancora nei suoi pensieri, Lily si accorse di essersi fermata troppo a lungo su quel pianerottolo e così, piena di sonno, prese la scorciatoia per arrivare dalla Signora Grassa.

 

_________________

 

“Mancano solo tre giorni” pensò Sarah nervosamente “e poi ne mancheranno solo due e poi uno...”. Ecco, ora sì che era ancora più in ansia!

Le giornate erano trascorse sempre allo stesso modo eppure per Sarah sembravano che ognuna di quelle fosse stata diversa a suo modo: per la prima volta si sentiva costretta ad ammettere di sentirsi finalmente notata ma la cosa più strana era che tutti la trattavano in modo diverso dal solito, eccetto Sirius. Il ragazzo non aveva manifestato il benché minimo segno di gentilezza o interesse nei suoi confronti anzi, l’unica cosa che mostrava “la differenza” era il semplice fatto che lui non la prendesse più in giro.

Per giorni Sarah aveva pensato a ogni dettaglio del suo appuntamento: vestiti, trucco, capelli, scarpe e orecchini eppure bastava un attimo perché lei cambiasse tutto e ricominciasse d’accapo. Le ragazze, ormai, avevano smesso di darle consigli e di farla rilassare un po’: ogni qual volta che pensavano ci fossero riuscite, Sarah notava improvvisamente che qualcosa non la convinceva nell’abbigliamento: troppo casual, troppo elegante, troppo sportiva, troppo trasandata... insomma era davvero ossessionata! Non aveva mai pensato che sarebbe stata così dura!

Quando mancò un solo giorno, sembrò che per Sarah stesse arrivando il fatidico momento dei M.A.G.O. Era troppo agitata per dormire e non sapeva cosa avrebbe dovuto aspettarsi dalla giornata che sarebbe di lì a poco incominciata. Si girava e rigirava nel letto cercando di trovare una posizione comoda che la inducesse al sonno... ma nulla. Non c’era nulla da fare: non aveva sonno e non si sarebbe rilassata finché la giornata che stava per giungere non si sarebbe conclusa in fretta. Cosa sarebbe successo all’indomani? Nemmeno lei lo sapeva. Al solo pensiero di non saper cosa fare o cosa dire quando sarebbe stata con lui la rendeva molto nervosa. Cosa sarebbe successo se non si fosse rotto il ghiaccio? Immaginava già i suoi momenti di imbarazzo al solo pensiero del silenzio che si sarebbe creato tra di loro... forse aveva ragione Lily, non era il caso di uscire con il bel grifondoro. Sì era così. Ma adesso era troppo tardi. Aveva accettato di uscire e ora non poteva tirarsi indietro. Doveva semplicemente lasciarsi andare, come una rondine una volta spiccato il volo.

 

Era sorta l’alba e Sarah lo sapeva bene. Lo capiva dalla luce variopinta che filtrava dalle finestre del dormitorio. Il giorno tanto atteso era arrivato. E lei ovviamente non aveva chiuso occhio.

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Capitolo 10
*** L'appuntamento ***


Il personaggio di Sarah Williams non è mai stato descritto fisicamente perché la mia ideale iniziale era quella di permettere al lettore di identificarsi con il personaggio principale. In questo modo, tutte avremmo avuto la sensazione di essere Sarah. Da questo momento in poi, invece, descriverò di volta in volta gli elementi che caratterizzano il personaggio per darvi un’idea di come io ho immaginato possa essere Sarah Williams.

Spero che questo capitolo possa piacervi, i prossimi saranno sicuramente più interessanti! Sirius Black non avrai mai avuto una storia importante, ma è proprio questo il bello: lasciare che la nostra fantasia riempia lo spazio mai colmato…

Buona lettura :) Shary90

9

L’appuntamento

 

Il riflesso nello specchio del bagno produceva uno strano effetto ottico e Sarah non riusciva a vedere bene la sua immagine riflessa. Forse era meglio così, perché se si fosse vista per davvero, avrebbe notato le due enormi borse sotto gli occhi.

Dopo essersi truccata e vestita guardò bene la sveglia dell’amica e si accorse che era ancora troppo presto. “Cavolo devo aspettare ancora un’altra ora”. Ma non voleva dare a vedere alle amiche che lei era già pronta per uscire, l’avrebbero sicuramente presa in giro.

Così, mentre si coricava a letto vestita e truccata, come se nulla fosse, sentì che nel letto accanto Lily si stava svegliando. Troppo tardi.

-Sarah sei già sveglia?- chiese insonnolita Lily.

-Oddio ti senti bene?- chiese Alice rigirandosi nel letto.

-Ma sì… sono solo un po’ in ansia per oggi-

- Tu ti preoccupi troppo secondo me- cercò di dirle Carmen senza sbadigliare.

Certo, la diceva lunga lei. Se avesse avuto il suo caratterino o quello di Lily, non avrebbe avuto alcun problema!

Le altre ragazze si prepararono e scesero tutte insieme, giù per la Sala Grande.

C’era una gran confusione, segno evidente che tutti erano impazienti di uscire finalmente da quelle mura.

Sarah non mangiò nulla, la fame non voleva ritornare. Ma appena tutte si alzarono per avviarsi verso l’uscita, andò nel panico. Dove lo avrebbe incontrato? Si sarebbe ricordato dell’appuntamento?

Chiuse gli occhi e ordinò a sé stessa di calmarsi, quelle emozioni non dovevano avere il controllo su di lei. Molto probabilmente Sirius si era dimenticato o semplicemente aveva cambiato idea. Con un sospiro di sollievo, sentì i suoi muscoli rilassarti e il cuore riprendere il suo normale battito. Andava tutto bene, sarebbe andata a Hogsmeade con le sue amiche di sempre.

-Eccoti qua, ti stavo cercando-

Sarah si girò di scatto ma non trovò Sirius ad attenderla, ma Edgar.

“oh mio Dio”

Sarah non sapeva cosa dire. Era stata molto felice di condividere il suo primo bacio con Edgar, ma l’invito di Sirius l’aveva spiazzata e, dal momento che Edgar non le aveva mai chiesto direttamente di uscire, si disse che non lo avrebbe offeso se fosse uscita prima con il bel grifondoro. Ora, però, le sembrava azzardato dire la verità a Edgar. In qualunque modo l’avrebbe detto, sarebbe in ogni caso risultato sgradevole, soprattutto considerando che Edgar non vedeva di buon occhio Sirius.

Ma, in cuor suo, sapeva che Edgar si meritava solo la verità. -Edgar senti…- ma la ragazza fu interrotta.

-Ehi Williams, andiamo?-

Spuntò dal nulla una figura maschile. Il corpo era slanciato, i capelli corti e neri, che coprivano gli occhi di un incantevole color grigio chiaro.

-Stanno andando tutti via, se non ci sbrighiamo resteremo qui a pulire il castello con gli elfi- continuò scocciato il ragazzo. Sirius non sembrò notare l’imbarazzo di Sarah che, con tutta la gentilezza che poteva, disse -Edgar, mi dispiace se non ci siamo molto parlati questa settimana, ho avuto molto da fare. Ora sono impegnata ma non appena sarà possibile, ti dedicherò il mio tempo. Buona passeggiata a Hogsmeade- e sentendosi in colpa, prese le sue cose in fretta e si avviò all’uscita con Sirius che, nel frattempo, si era gustato la scenetta con un bel ghigno sul viso.

 

_________________

 

Essere al centro dell’attenzione di due ragazzi era, per Sarah, una situazione che non avrebbe mai immaginato di poter vivere. Ma ancora più assurdo era vedere lei, in mezzo alle strade di Hogsmeade, piene di negozi e persone, passeggiare al fianco di Sirius Black.

Mentre si avviavano alle carrozze trainate da cavalli invisibili[1], Sirius aveva insistito col viaggiare assieme ai suoi amici, così Sarah, ancora più imbarazzata, aveva percorso il breve cammino in compagnia degli altri Malandrini. Fortunatamente, il tragitto non fu tanto spiacevole, non quanto lo fu per Sirius: trascorse il tempo a parlare con James delle tattiche di gioco del Quidditch.

Una volta scesi, Sirius salutò i ragazzi e condusse Sarah verso la direzione opposta.

Erano ormai dieci minuti che camminavano e i due non proferivano parola. Quando entrambi si decisero a parlare, lo fecero all’unisono.

-Io…-

-Senti…-

A Sarah le venne da ridere: era la prima volta che vedeva Sirius un po’ goffo. –Inizia tu- gli disse.

-Allora… oltre al Quidditch, cos’è che sai fare?-

Sarah lo guardò in tralice. Questo era tutto quello che sapeva dirle?

-Domanda molto elaborata Black-

-Sirius, se non ti dispiace-

-Sirius…- e poi, non si sa come né perché, iniziò a parlare, senza balbettare o tremare. Gli parlò della sua passione per il Quidditch, le lingue straniere (era bilingue, ma l’italiano lo parlava solo a casa), la scrittura (le sarebbe piaciuto diventare una giornalista o una scrittrice), i libri, la sua famiglia… Dal canto suo, Sirius non disse nulla, si limitò ad ascoltarla e, qualche volta, ad annuire, fino a quando non la interruppe per dirle. – Seguimi, andiamo per di qua-

Sirius scavalcò la staccionata e scomparve da dietro le siepi innevate. Dove la voleva portare? Lo seguì titubante e un po’ timorosa, in fin dei conti Sirius era un tipo molto imprevedibile e sapeva che non gli sarebbe bastato trascorrere la giornata passeggiando o bevendo burrobirra.

La strada era un po’ tortuosa ma i due arrivarono ad una raduna nascosta dai fitti alberi di pino, che circondava un piccolo laghetto ghiacciato. Da lì si scorgeva un panorama mozzafiato delle montagne che si estendevano, completamente imbiancate.

-Non conoscevo questo posto- si meravigliò Sarah.

-Io e i ragazzi ci veniamo spesso. È il nostro posto… è la prima volta che ci porto una ragazza…-

Sarah lo scrutò per vedere se fingesse.

-Okay, forse qualcuna è venuta- rise Sirius.

Ma a Sarah andava bene anche così. Non le importava del suo passato, già solo il fatto di essere lì con lui la faceva stare stranamente bene.

-Ora tocca a te- disse poi a Sirius. –raccontami di te-

Sirius rimase immobile a guardare il panorama, poi si voltò lentamente. Avevo un sguardo vuoto e freddo –non ho niente da dire-

-Avanti, io ti ho raccontato tutto di me-

-Pensavo che già conoscessi tutto di me, Williams-

-Come potrei? Non mi hai mai rivolto la parola in 6 anni-

E calò il silenzio.

Sirius si voltò di nuovo a guardarla. Non ci aveva mai fatto caso, ma delle sue compagne di casata non ne sapeva molto. Su Lily conosceva abbastanza dettagli visto che Ramoso non smetteva di parlare di lei, ma di tutte, e Sirius ne era certo, Sarah era quella che meno gli aveva attirato l’attenzione.

-Sarah… non sono un tipo amichevole-

-Nemmeno Nick-Quasi-Senza-Testa lo è quando mostra il suo collo…-

Per la prima volta, Sirius rise, e anche di gusto.

-Siamo poco simili io e te… ma se ci tieni tanto, ti racconto qualcosa-

I due ragazzi non si resero conto, ma il tempo scorreva rapido mentre chiacchieravano insieme, nella foresta.

Quando il cielo si fece scuro, Sirius notò che Sarah tremava.

-Vieni, andiamo ai “Tre manici di scopa”. Lì ci riscalderemo-

Appena entrarono, scorsero i Malandrini in lontananza. Sirius si diresse inconsciamente verso il loro tavolo, quando si accorse che Sarah si era fermata all’ingresso. –Ehm… ti va di passare del tempo con i miei amici?-

Si sapeva che i ragazzi erano soliti riunirsi da soli e, raramente si presentava l’occasione di aggiungersi a loro. D’altro canto, Sarah aveva sempre pensato, quando li scorgeva da lontano, che doveva essere molto bello trascorrere del tempo con loro. Erano molto affiatati e pareva che nessun altro al mondo avrebbe potuto essere più felice di loro.

-D’accordo- sorrise

_________________

 

Sirius non si rese conto ma era la prima volta che permetteva a una ragazza di conoscerlo così a fondo, raccontandogli pezzi della sua vita (sebbene si fosse limitato a dire l’essenziale), oppure condividendo con lei del tempo in compagnia dei suoi amici.

Successe e basta, e lui parve non darci molto peso. In realtà fu James ad accorgersi che qualcosa nell’amico era cambiato, ma pensava che molto probabilmente si trattasse dell’avvertimento che gli aveva dato quella volta sul campo di Quidditch. Conosceva il suo migliore amico meglio di chiunque altro, adorava cacciarsi nei guai ma non sarebbe mai venuto meno a una promessa con lui per una semplice scommessa che si era fatto con sé stesso.

 

Il giorno dopo tutto, infatti, tornò alla normalità tranne per un particolare: Sirius non smetteva di pensare a Sarah, ma non aveva il coraggio di ammettere a sé stesso che ieri era stato bene e che avrebbe volentieri replicato l’uscita. Le fidanzatine non erano roba per lui, e non ne aveva nemmeno bisogno. Non era come Ramoso, che non poteva fare a meno di provarci con la Evans! Eppure c’era qualcosa che gli piaceva di lei, forse il fatto che “messa in tiro” non era niente male o semplicemente che avesse ascoltato la storia della sua famiglia purosangue senza fare alcun commento. Sirius non sapeva darsi una risposta ma, fatto stava, che quella voglia di stare con lei proprio non gli piaceva.

 

Dall’altro lato del castello, una ragazza con la mente altrove e il viso trasognante, faceva finta di comporre il suo tema  per la classe del giorno dopo di Pozioni.

-Sarah credo che tu debba scrivere qualcosa là sopra. Che io sappia, la pergamena non ha mai preso l’iniziativa- le disse ridendo Lily. Per quanto non amasse i gruppo dei Malandrini, era felice di vedere la sua amica così spensierata. Sembrava che nessuno potesse essere più felice di lei, in quel momento. “Forse non sono così male” si ritrovò a pensare.

Sarah osservò scocciata la sua pergamena –peccato però, non mi sarebbe dispiaciuto una pergamena autoscriba-

Si scambiarono gli sguardi ed esplosero in una fragorosa risata.

-Shhhhh. Evans, Williams, se non la smettete sono costretta a cacciarvi dalla Biblioteca!-

Al suono della voce di Madame Pince, calò nuovamente il silenzio. –Mi sa che la battuta non le è piaciuta- sussurrò Sarah.

_________________

 

Quella sera, nella Sala Comune, Sirius si ritrovò a vagare con lo sguardo per la stanza in cerca di qualcosa…. O di qualcuno.

Sarah e Lily studiarono tutto il pomeriggio in Biblioteca e rientrarono molto tardi nella Sala Comune di Grifondoro. Al loro ingresso, un ragazzo iniziò a scompigliarsi i capelli e a gettare sguardi sulla rossa del gruppo. Si alzò in fretta e le si parò davanti. –Evans, che piacere! È da un po’ che ti cercavo, ti va di uscire con me?- Lily lo guardò disgustata –Manco morta e ora se permetti, vorrei andare in camera mia-. Lo colpì alla spalla e si avviò con passo deciso verso le scalinate che conduceva alle camerate.

James sospirò e si ritrovò a guardare Sarah, che era rimasta in silenzio di fronte a quella scenata. -Forse dovresti abbassare un po’ la cresta, James. Ti questo passo non la conquisterai mai- poi si voltò a guardare verso il caminetto, dove sedevano il resto dei Malandrini, ma Sirius non sembrava essersi accorto di lei. Improvvisamente Sarah si sentì invadere da una strana sensazione, tra la delusione e la tristezza, e con lo stesso passo della sua amica, la raggiunse alle camere da letto.

Sirius si era accorto di lei, eccome. Ma non riusciva ancora ad ammettere a sé stesso che quella ragazza aveva attirato la sua attenzione. Si ricordò di quello che Mandy, la ragazza di Corvonero del sesto anno, gli aveva detto e si mise a ridere.

-Perché ridi?- gli chiese preoccupato James. – Ti guardo e prego di non ritrovarmi con la tua stessa fortuna in amore-

 

_________________

 

 Sarah pensava alla scenetta spiacevole a cui aveva assistito, forse si era semplicemente illusa. Le era parso di vedere un Sirius diverso durante quell’uscita, ma molto probabilmente era quello il modo in cui il ragazzo conquistava le sue “prede”. Ma, a dire il vero, il pensiero che più di tutto assillava Sarah era il pensiero, che tra due giorni, ci sarebbe stata la prima partita della stagione: Grifondoro e Tassorosso. Avrebbe rivisto Edgar e, forse, avrebbe scorto anche la delusione o la rabbia sul suo volto. Non piacere al ragazzo dei propri sogni era nella normalità, ma far soffrire una persona che ci teneva, era molto peggio.



[1] Nessuno di loro era a conoscenza dei Thestral.

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Capitolo 11
*** Grifondoro-Tassorosso ***


Buongiorno lettori! Spero vi piaccia il proseguimento della mia storia, e ci terrei tantissimo se lasciaste anche qualche commento per sapere cosa pensate, cosa vi piace o cosa dovrei migliorare. I prossimi capitoli saranno più belli, dal momento che Sirius incomincia a provare qualcosa per Sarah... Ma non vi anticipo nulla!

Buona lettura!! :) Shary90

10

Grifondoro – Tassorosso

 

I due giorni passarono in fretta, il compito di pozioni non fu un granché, così anche quello di incantesimi. In realtà neanche con trasfigurazione andò benissimo, Sarah se la cavò solo perché la professoressa McGranitt chiudeva un occhio quando si trattava dei suoi gioielli del Quidditch. Per questo la ragazza si augurò con tutta sé stessa di ottenere almeno una soddisfazione quella settimana: vincere la prima partita della stagione con i Tassorosso.

Fino ad allora non aveva mai perso una partita, mai. Anche quando la fortuna non era dalla loro, i Grifondoro vincevano sempre. Sarah non sapeva dire con certezza se fosse semplice fortuna o la loro bravura a raggiungere tante vittorie, ma fatto stava che il più delle volte a salvare la situazione era il loro cercatore, James Potter. James era molto abile, scaltro, velocissimo, e benché portasse gli occhiali, riusciva a scorgere il boccino anche a distanze molto lontane. Sarah non aveva mai capito come fosse possibile ma era inevitabile che provasse un po’ di invidia per lui: non solo era un ottimo giocatore ma anche un brillante studente. In classe sembrava sempre poco attento e invece stava già apprendendo tutto. Capitava raramente di vederlo chino su una pergamena per più di 20 minuti eppure otteneva i voti migliori. Sarah, invece, si era domandata quanti voti buoni avesse mai avuto lei in 6 anni. Probabilmente molto pochi, perché neanche se li ricordava. Benché studiasse fino a tardi e ci mettesse tutto l’impegno che poteva, Sarah non riusciva mai ad ottenere voti che le dessero un minimo di soddisfazione. I suoi compiti erano mediocri, poco elaborati, o come diceva il Professor Lumacorno “privi di stile”.

Insomma, la felicità di Sarah non poteva di certo contare sullo studio. Per questo amava ancora di più il Quidditch: lì riusciva a dare il meglio di sé, era libera da qualsiasi opinione o giudizio negativo. Se c’era una cosa che James non riusciva a superarla era la sua bravura come cacciatrice: era molto veloce sulla scopa e filava via tra i compagni e gli avversari come se fosse stata in sella a delle ali. I gol erano tutti suoi.

Ogni volta che iniziava una partita, James era solito fare uno dei suoi discorsi. Adorava quei momenti di assoluto silenzio dove l’unico suono che riempiva la stanza era la sua e gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Finì il discorso pochi secondi prima che li chiamassero in campo. Il tempo non era male, ma nell’aria si respirava tensione. Succedeva ogni anno: la prima e l’ultima partita erano cariche di tensione, sospiri e adrenalina. Sarah si nutriva ben volentieri di tutta quell’energia ma stavolta ne avrebbe fatto a meno. Per stavolta desiderava solo che tutto finesse.

I giocatori scesero in campo e si scambiarono una stretta di mano. Al suono del fischietto di Madam Pix, la partita Grifondoro-Tassorosso incominciò.

Ad uno dei lati del campo, un bel ragazzo dagli occhi verdi provò a concentrarsi solo sulla partita ma gli riusciva difficile dal momento che doveva rubare la pluffa ad una delle ragazze più belle di Hogwarts. Edgar non capiva perché non riuscisse a smettere di pensare a lei e, ancora di più, non capiva perché fosse uscita con quell’arrogante di Black. Perché aveva scelto lui? Edgar non lo sapeva ma aveva solo una possibilità per conoscere la verità: chiederlo direttamente alla fonte dei suoi dubbi, Sarah.

 

_________________

 

A differenza di quanto si aspettasse, la partita non fu così difficile. Edgar si rivelò distratto e perse molti bolidi, che andarono a colpire i componenti della sua squadra. James, al contrario, si sentiva al massimo delle sue forze e prese il boccino solo dopo aver piroettato abbastanza da attirare l’attenzione degli spalti.

Al rientro in camerino, Sarah diede un sospiro di sollievo. La partita era finita senza troppe complicazioni, anche se sapeva che avrebbe dovuto affrontare Edgar, prima o poi.

Il momento, infatti, non tardò ad arrivare.

Appena Sarah si finì di preparare, uscì dagli spogliatoi e vide, lungo il corridoio una figura scura. L’ultima volta era stato Sirius ad attenderla laggiù ma qualcosa le diceva che non avrebbe potuto essere fortuna due volte. Camminò lentamente ,e arrivata al punto in cui sapeva c’era l’ombra, guardò sottecchi alla sua sinistra: con le braccia incrociate e uno sguardo assorto, Edgar era appoggiato al muretto del corridoio e sembrava attendere l’arrivo di qualcuno. Non si accorse che Sarah era già uscita dagli spogliatoi e che gli stava di fronte aspettando una sua reazione. Al suono del suo “ciao”, infatti, parve svegliarsi da un sonno profondo.

-va… va tutto bene Edgar? Che ci fai qui?- gli chiese

-volevo parlarti- disse prendendo il controllo della situazione.

-va bene-

Camminarono silenziosamente lungo il corridoio e, un volta arrivati nel salone d’ingresso, dove al contrario c’era il putiferio, Edgar le fece segno di seguirlo. Arrivarono in prossimità dell’entrata della Sala Comune dei Tassorosso.

-Ho capito tutto. Ti piace Sirius Black, ma mi hai dato una possibilità perché sapevi che per lui non contavi niente, non è così?- le chiese senza troppi giri di parole.

Sarah rimase perplessa di fronte a quella domanda. Si aspettava di tutto da Edgar ma non che fosse così schietto.

-Sì, mi dispiace. Io… non credevo di interessargli. Insomma, frequentiamo gli stessi posti da quasi una vita e lui non mi ha mai rivolto la parola. Poi non so cosa sia successo, improvvisamente si è accorto di me… o si era accorto, non saprei. Non mi sembra cambiato nulla- fece un lungo sospiro e continuò –Mi dispiace davvero tanto Edgar. Tu mi sei sempre piaciuto ma non ho mai pensato a te come a più di un amico. Sei davvero un bel ragazzo e una bella persona, meriti qualcuno che vuole stare con te senza avere alcun dubbio-

Edgar meditò un attimo e rispose –Scegli me-

Sarah era stupita –Cosa scusa?-

-Scegli me. Lascia perdere lui e scegli me. Potremmo anche non piacerci, innamorarci o stare insieme. Ma se devi dare la possibilità a te stessa di provare dei sentimenti per qualcuno, scegli di viverli con chi apprezza il tuo tempo. Scegli me-

Sarah non si rese conto che era a bocca aperta. –Io… non so che dire-

-Dì solamente di sì. Se non funzionerà tra noi, me ne farò una ragione-

-Edgar io… sono davvero onorata, veramente. Ma sono molto confusa in questo momento e non saprei cosa dirti-

-Va bene, vorrà dire che farò di tutto per conquistarti-

Sarah chiuse e aprì la bocca. Da quando era diventata così popolare?

I due si salutarono e Sarah si avviò per la scalinata grande. Non si accorse però che c’era qualcuno ad osservarli nell’ombra.

_________________

 

Sirius la stava cercando, o meglio stava cercando le parole da dirle ma prima doveva trovare lei. James era uscito in fretta dagli spogliatoi per andare a festeggiare l’ennesima vittoria di Quidditch con i suoi migliori amici. Aveva trattenuto Sirius per un tempo che a lui parve infinito prima di capire che l’amico era distratto da qualcosa.

-Felpato ti vedo distratto. Cerchi la prossima pollastrella da spennare?-

Sirius lo guardò divertito –Non proprio-

Ed ecco che vide in lontananza la ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi di un vivido col nocciola passare davanti a loro. Si accorse, suo malgrado, che non era sola. Edgar aveva appoggiato la sua mano sulle spalle di lei e la stava guidando da qualche parte, lontano da loro. Sirius avvertì una fitta di gelosia per quel tocco. Salutò James e gli promise che sarebbe arrivato in tempo per festeggiare la sua vittoria nella Sala Comune di Grifondoro. James non gli chiese nulla ma aveva un vago sospetto di chi si trattasse. Quella volta ai Tre Manici di Scopa si rese conto che per la prima volta Sirius aveva portato con sé una ragazza. Certo, loro conoscevano perfettamente le ragazze con cui lui usciva ma non si era mai preso la briga di presentarle. Qualche volta le abbandonava dopo qualche ora, fingendo di avere un strano dolore o un appuntamento dimenticato, altre volte passava direttamente al sodo e le portava alla Stamberga Strillante, per poi raccontare tutto il giorno dopo, anche se fortunatamente si teneva per sé i dettagli. Forse vedeva Sarah come un’amica, ma quando James beccò l’amico che la guardava intensamente, capì che c’era qualcosa di diverso in lui.

 

_________________

 

“Che cos’era, una gara?” Pensò Sirius dopo che ebbe origliato tutta la conversazione tra Edgar e Sarah. Non ci poteva credere, non aveva mai dovuto rubare la ragazza a nessuno e ora gli toccava farlo proprio con la Williams!

Si nascose alla meglio dietro a una statua quando vide la ragazza salire i gradini di pietra che conducevano alla Sala Grande. Non sapeva cosa fare, da un parte il suo ego gli diceva di lasciarla perdere perché conquistarla significava proclamare davanti a tutta Hogwarts che lui provasse qualcosa per lei. Dall’altro lato, però, sentiva che non voleva lasciarla andare, non voleva darla ad Edgar, né a nessun altro. La voleva tutta per sé.

La decisione gli fu chiara quando si rese conto che inconsciamente aveva preso a seguire Sarah lungo le scale in movimento che conducevano alla Sala Comune.

Sarah, d’altro canto, non si rese conto che c’era qualcuno che la stesse inseguendo. Sentiva dei passi ma credeva si trattasse di uno studente qualunque. Inoltre era sovrappensiero, non sapeva cosa fare. Da una parte, una voce le diceva di lasciare perdere Sirius perché un ragazzo come lui non avrebbe mai potuto innamorarsi di lei. Erano troppo diversi. Poi Sirius era un ragazzo molto attraente, quindi stare con lei significava perdere l’attrattività di stare con un’altra ragazza e Sarah era senza dubbio sicura che ci fossero troppe belle ragazze in giro per avere l’ attenzione del ragazzo completamente su di lei. D’altra parte, un’altra vocina, quella che aveva spesso ascoltato, le diceva di non prendere in giro Edgar e di lasciare perdere le sua avance. Lui era un bel ragazzo, intelligente, spiritoso e aveva anche lui la sua scia di fans. Ma, al contrario di Sirius, era molto corretto con le ragazze, se gli piaceva una ragazza non guardava nessun’altra. E poi gli mancava quel fascino da malandrino sexy che soltanto un Black poteva avere. Insomma, non avrebbe mai provato le stesse cose per Sirius quindi tanto valeva farsene una ragione, e dimenticare tutt’e due.

 

Completamente immersa nei suoi pensieri, Sarah non si accorse che al suo fianco l’aveva raggiunta un ragazzo alto, slanciato, tremendamente bello e con il ciuffo che gli copriva gli occhi color grigio chiaro.

Sirius non era ancora arrivato alla sua stessa altezza, quando la bloccò immediatamente afferrandole il braccio. Sentì che il battito gli prese ad accelerare quando Sarah, per lo spavento, si girò nella sua direzione e si trovarono l’uno a pochi centimetri dall’altro.

 

Forse Sarah stava sognando ma davanti a lei, troppo vicino, c’era il viso di Sirius Black. Sentiva il suo respiro, il suo battito del cuore… o era il suo quello che gli pompava nelle orecchie? Notò che non aveva semplicemente dei comuni occhi grigi, ma delle striature di verde decoravano il suo iride. Le parve un’eternità prima di avere il coraggio di allontanarsi.

Sentiva le sue guance infiammarsi –S-s-sirius che ci fai qui?-

-Williams ti faccio notare che io appartengo alla tua stessa casa. Sto andando alla Torre di Grifondoro-

-O-o-oh sìsì, certo. Non ci stavo pensando. Ciò-cioè, che ci fai qui-i tu tu se tutti sono già su?- non riusciva a fermare il balbettio. Sentiva il suo cuore pulsare come un matto e le sue gambe diventare gelatine.

-Ti stavo aspettando Williams, non è quello che fanno le coppie?-

Cosa aveva sentito? “Sto sognando per forza”

-Co-coppie?-

-Beh hai ragione, non siamo ancora una coppia… diciamo frequentanti-

-Credevo che, cioè, ti fossi già stancato di me- Sarah si morse il labbro, non voleva dirlo ad alta voce. Non volevo manifestare la sua debolezza di fronte a Sirius. O almeno non peggiorare la situazione.

Sirius la guardò accigliato, poi le labbra formarono un ghigno e si avvicinò pericolosamente al viso della mora – Williams… Sarah, in fondo non sei tanto male- le sussurrò.

Sarah cercò di calmarsi ma aveva troppa adrenalina nel suo corpo. Ora era sicurissima che si trattasse del suo cuore quello che batteva furiosamente.

Senza avere il tempo di reagire, Sirius la prese per mano e le condusse davanti al quadro della Signora Grassa. Sarah non si era accorta che fossero così vicini alla Sala Comune

– Foglie di tè verde- disse Sirius ma la Signora Grassa rispose –Oh, mio caro, proprio poco fa ho cambiato la parola d’ordine ma non lo sa ancora nessuno quindi per questa volta ti lascio entrare.

–Qual è la parola d’ordine?- chiese divertito il ragazzo –Che domande schiocche, ma è ovvio: Victoria semper!- rispose piena di gioia la Signora Grassa.

 

Entrati nel buco del quadro, Sirius le lasciò la mano e disse –ci vediamo da queste parti- e raggiunse i suoi amici di sempre al lato della stanza.

Nessuno aveva notato che erano arrivati insieme, così come il fatto che si erano tenuti per mano ma Sarah ne era certa, non stava sognando. Però pensandoci bene, si accorse che Sirius le aveva lasciato la mano proprio prima di entrare in Sala. Per caso, non voleva che qualcuno li vedesse insieme? Erano domande a cui poteva rispondere più tardi. Ora doveva festeggiare la sua vincita e la sua felicità, dopotutto era diventata finalmente qualcuno per il bel Grifondoro.

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Capitolo 12
*** Gelosia ***


Buongiorno a tutti! Spero che la mia storia vi piaccia di capitolo in capitolo. Alcune persone preferiscono immaginarsi un Sirius romantico, altre uno più maturo. Io semplicemente l’ho immaginato così: insopportabile, affascinante, immaturo, viziato… insomma, un bel ragazzo sì, e anche intelligente! Ma con tutti i suoi difetti!

 Aspetto i vostri commenti, positivi e negativi che siano!

Buona lettura! Shary90 :p

11

Gelosia

 

-Non ha molto senso. Prima ti ignora, ti umilia, ti chiede di uscire, ti ignora di nuovo e poi ti dice che per lui siete più che amici?-

Lily osservava stupita la sua amica.

Erano le tre del pomeriggio e le quattro amiche si erano regalate un momento di riposo sulle rive del lago. Appoggiata al tronco di un albero, Lily rimuginava sugli eventi degli ultimi mesi e non capiva che cosa avesse in mente Sirius. Sapeva bene che Carmen gli aveva parlato e che gli aveva chiesto di dare una chance a Sarah ma da come era parso a tutti, dopo quella uscita non si era fatto più vivo con lei. E ora?

Guardò Carmen, distesa lungo un fianco che guardava nel vuoto – Carmen tu cosa pensi?- disse in tono che non ammetteva fraintendimenti. Carmen sapeva benissimo che Lily le stava chiedendo se Sirius stesse ancora prendendo in considerazione le sua richiesta.

-Non ne ho la minima idea. Quello è pazzo e con i pazzi non si può ragionare. Ma Edgar? Sarah, non ti piace più?-

Sarah fece un lungo sospiro. Aveva già raccontato tutto alle ragazze, e non sapeva nemmeno lei cosa pensare. Ma sapeva una cosa: non poteva prendere in giro Edgar.

-Carmen non lo so. È un bravo ragazzo, è bello, è praticamente perfetto…-

-… ma non è Sirius, giusto?- concluse Alice, che aveva ormai rinunciato al suo pisolino sull’erba.

-ehm… più o meno. Quando so che c’è Sirius nei paraggi il mio cuore è… non so spiegarlo-

-Sarah… io credo che tu sia innamorata dell’idea che hai di Sirius- affermò lentamente Lily.

Sarah sentì ciò che temeva di più: la verità. L’aveva pensato da tanto tempo e ormai si era convinta anche lei che quello che provava non era amore, ma solo attrazione. Sirius era il classico ragazzo tenebroso che tutte le ragazze sognavano di conquistare. Edgar, invece, era il classico ragazzo perfetto che tutte avrebbero voluto avere… perché allora il suo cuore continuava a battere per il ragazzo impossibile?

Lily continuò, pur sapendo di darle un dispiacere – Sirius non è adatto a te. Tu meriti molto di più e lo sai bene. Edgar non sarà l’uomo della tua vita ma è sicuramente una persona che sa quanto vali -

-Se non vuoi dare una chance ad Edgar lo capisco, ma non lasciare che la tua immaginazione ti faccia vedere cose non vere. Sirius un giorno sarà una brava persona, lo spero. Ma ora come ora non è in grado di essere al fianco di una ragazza per più di un mese-

-Scegli chi ti fa sentire amata tutti i giorni e non chi ti da l’idea di essere amata un giorno sì e uno no- aggiunse Alice che nel frattempo di era svegliata.

A questa parole Sarah abbassò la testa perché si accorse che le bruciavano gli occhi. Avevano ragione le sue amiche. Era tempo di finirla con i sogni d’amore.

 

_________________

 

 

Era l’ora di cena, tutti i ragazzi erano pronti a mangiare quando il preside Silente si alzò dalla sua solita postazione e gridando l’incantesimo Sonorus, fece in modo che il suono della sua voce esplodesse per tutta la sala.

-Cari colleghi e cari studenti, sono lieto di comunicarvi una notizia spettacolare. La scuola di magia francese Beauxbatons ci verrà a trovare nei prossimi giorni in nome delle vecchie alleanze e di un’antica amicizia. Per tale evento, io e la professoressa McGranitt staremmo valutando l’idea di allestire la Sala Grande in una grande Sala di Ballo per permettere agli studenti stranieri di vivere una magica serata presso il nostro meraviglioso castello. Mi aspetto la massima collaborazione da tutti voi- disse lanciando un’occhiata chiaramente diretta al tavolo dei Malandrini, poi continuò – arriveranno questo sabato, gli daremo un grosso benvenuto e li faremo sentire come a casa. Il Ballo avverrà il venerdì e i nostri ospiti andranno via il giorno dopo-

Il preside notò che era riuscito ad attirare l’interesse di tutta la sala.

-Non posso che dirvi di godere questi giorni di festa e di divertirvi come meglio potete, senza ovviamente recare fastidio al nostro custode-

E mentre i Malandrini ridevano, il preside si sedette e con un cenno della mano, diede il via alla cena.

Come da copione, tutta la sala fu immersa di mormorii ed urla stridule. Erano tutti eccitati per i nuovi eventi che avrebbero coinvolto tutti, in un modo e nell’altro.

-Ehi Sirius, cosa pensi delle studentesse francesi?- chiese James all’amico.

Sirius notò che non sedeva molto lontano da Sarah, così gli disse –preferisco le inglesi-

Carmen che aveva notato lo sguardo di Sirius rivolto verso Sarah, che nel frattempo non si era accorta di niente, scoppiò a ridere e gli urlò – Sirius, per caso volevi dire italiane, no?-

Sirius rimase impietrito. Si era dimenticato che Sarah era di origini italiane e commentò –beh, intendevo le ragazze cresciute in Inghilterra ovviamente-

Ma Sarah continuò a starsene per fatti suoi, aveva tappato le orecchie decisa a non voler più origliare le conversazioni che Sirius faceva con i suoi amici. Doveva toglierselo dalla testa.

 

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L’eccitazione non svanì durante i giorni che seguirono, anzi, più si avvicinava il momento maggiore era la tensione che si respirava nell’aria. I professori stavano impazzendo, li si vedeva correre da un punto ad un altro del castello, intenti ad adornane ogni centimetro del castello. Pix escogitava nuovi tranelli che ovviamente sperimentava prima sui suoi studenti preferiti, i fantasmi del castello si preparavano le loro entrate trionfali e gli studenti erano intenti a sognare i nuovi arrivati.

-Non vedo l’ora di sentir parlare in francese. Adoro i ragazzi che parlano francese-

Carmen era tutta eccitata e lo faceva notare ad ogni occasione buona. Anche Alice e Lily, però, non sembravano da meno.

-Sono anch’io curiosa di capire come siano- disse Lily con voce trasognante.

Sarah, al contrario, non riusciva a smettere di pensare a Sirius. E se si fosse innamorato di qualche ragazza francese?

“Devo smetterla, per la barba di Merlino!”

-Che ne dite del ballo? Siete state invitate?- chiese Alice. –Io sono stata fortunata che Frank è ancora ad Hogwarts-

-Non ancora- dissero in coro le altre tre.

-Preghiamo che i ragazzi francesi siano fantastique- concluse allegra Carmen.

Mentre ne parlavano sentirono Luke, un ragazzo di Corvonero del loro stesso anno, chiedere a Lucy, una ragazza di Tassorosso, se voleva venire al ballo con lui. La ragazza accettò immediatamente, tradendo la sua felicità. Evidentemente aspettava quel momento da una vita.

In verità, l’invito al ballo stavo diventando un evento sempre più importante per tutte le ragazze di Hogwarts. Non di meno, i ragazzi avevano finalmente la scusa per invitare la ragazza che da sempre avrebbero voluto conoscere.

Non c’era momento peggiore per Sarah che vedere tante coppie sbocciare davanti ai suoi occhi.

-Sto incominciando ad odiare questo ballo- proclamò infastidita da quell’ennesima scena.

Le ragazze si salutarono, ognuna prendendo una direzione diversa.

Sarah si diresse verso la classe di Difesa contro le Arti Oscure, una materia che la affascinava di anno in anno. Non era molto abile con gli incantesimi ma era molto brava a schivarli.

-Williams-

Una voce maschile l’aveva chiamata ma non ebbe tempo di girarsi che un volto si frappose tra lei e quella voce: Edgar sembrava aver corso parecchio.

-Vuoi venire al ballo con me?-

Sarah restò paralizzata di fronte a quella proposta e, ancora di più si meravigliò quando si ritrovò ad osservare i lineamenti delicati del ragazzo. Era davvero bello e i colori nero e oro gli donavano. Decisamente.

-Sì certo- disse tutto d’un fiato.

Le labbra di Edgar si distesero formando un lungo sorriso –Bene, ci vediamo in giro allora-

Quando Edgar se ne andò, Sarah non scorse nessuno dietro di lui. Eppure era sicura che la voce che la chiamava non fosse di Edgar.

Guardò l’ora e si rese conto che era in ritardo. “Sarà stata solo un’impressione” e corse via.

 

_________________

 

Sirius si era nascoso giusto in tempo dietro al muro. Non ci poteva credere. Era stato battuto sul tempo e aveva perso la possibilità di andare al ballo con la Williams. Cose d’altro mondo, insomma.

Ma la cosa che lo scioccò di più era il fatto che tutto questo gli provocava una strana sensazione di fastidio. “Perché dannazione mi sta così a cuore questa cosa?”

E s’incamminò nella direzione opposta.

 

_________________

 

-Hai accettato quindi?-

-Quante volte te lo devo dire Carmen? Sì, ho accettato-

-No vabbè, era solo per essere sicura-

-Pensi che Sirius glielo avrebbe chiesto?- domandò Lily rivolgendo un’occhiataccia all’amica.

-Non lo escluderei. Ultimamente è diverso… a me sembra che sia davvero interessato a Sarah-

Sarah non la stava a sentire, stavolta non le avrebbe creduto.

-Carmen sto cercando di crescere e dimenticarmi di lui. Non era questo che volevate per me?-

-Lo ha pensato Lily ma anche i geni sbagliano qualche volta-

Lily la fulminò con lo sguardo. –Io ho solo detto che Sirius non è fatto per le storie d’amore e che è stupido farsi illusioni- ma poi pentita aggiunse -Se mi sbaglio, Sirius ti chiederà di andare con lui al ballo-

Sarah le guardò sorprese, poi scoppio a ridere –Sirius non mi chiederà mai di uscire e poi ho già deciso, non voglio più pensare a lui-

Non era mai stata così decisa in amore. E con questo pose fine alla conversazione.

 

_________________

 

 

Il giorno dopo i preparativi furono ultimati perché gli studenti della scuola di magia Beauxbatons sarebbero arrivati l’indomani.

Il castello non era mai stato così bello. C’erano luci fluttuanti, decorazioni con stendarti e fiori in ogni angolo del castello. Sembrava un posto completamente diverso.

Per gli studenti di Hogwarts però, si trattava dell’ultima uscita a Hogsmeade prima della festa, il che significava che il tempo andava trascorso per un buono e sano shopping. Sfortunatamente il meteo non era dalla loro parte. Secondo la McGranitt non avrebbe cessato di piovere nemmeno nel pomeriggio, quindi gli studenti, armati di coraggio e di forte volontà, si lanciarono nella bufera.

-Siete sicure che non porterà male comprare il vestito prima di essere state invitate?- domandò titubante Lily.

-Da quando sei superstiziosa?- le chiese preoccupata Alice. –E poi credevo che ti avesse invitata James-

Di fronte a quella affermazione, Lily la guardò truce –Ma manco morta ci vado con quello!-

-Evans, per caso parlavi di me?-

Non si sa come James Potter era spuntato dal nulla e aveva origliato tutto, senza dubbio.

-No, Potter. Mi dispiace per te, ma non sei il centro delle nostre conversazioni. Ora, se permetti noi ce ne staremmo andando-

James rise e disse -Beh, mi dispiace anche a me per te, ma stiamo andando nella stessa direzione- e indicò il suo gruppo di amici che lo attendevano poco distanti.

-Bene - disse Lily velocemente, spingendo le sue amiche verso le carrozze.

-Lily mi dici di dare una chance a Edgar e poi non l’hai dai tu a James?-

-C’è una bella differenza tra Edgar e James, anzi non c’è proprio paragone. Edgar è una persona interessante, James è…. bah, non importa. Sicuramente è un caso disperato-

Al rientro, in serata, le ragazze erano tutte fradice, ma erano felici perché avevano finalmente i loro adorati vestiti. Li avevano scelti tutte insieme, ognuna di un colore diverso: Lily blu cobalto, Sarah verde smeraldo, Carmen rosso fuoco e Alice giallo canarino.

Quando scesero per mangiare, il brusio nella Sala Grande era enorme e al momento pensarono si trattasse dell’eccitazione dovuta all’arrivo degli ospiti ma solo dopo vennero a sapere cosa avesse attirato tanta confusione. Uno studente, non si sa chi, era scivolato e si era gravemente fratturato la gamba.

-Poverino-

-Che sfortuna però-

-Non se lo meritava proprio-

-Ma di chi diamine state parlando?- chiese noncurante Carmen.

Le ragazze la guardarono con disgusto e poi le dissero – Ma come, non lo sai? Edgar Bones è in infermeria-

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Capitolo 13
*** Beauxbatons ***


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Buonasera a tutti! :) Mi sono davvero divertita a scrivere questo capitolo e spero che piaccia anche a voi! Come sempre, spero di ascoltare i vostri pareri sulla storia (anche le critiche sono ben accette!!) e vi auguro buona lettura!

Alla prossima! Shary90

12

beauxbatons

 

La notizia che Edgar fosse in infermeria non ci mise molto ad arrivare anche negli angoli più remoti del castello. In men che non si dica, era sulla bocca di tutti.

-Sono cose che capitano. Non capisco perché ne parlano tutti- disse infastidito un bel ragazzo dagli occhi grigi. Il suo volto, bello ed attraente, era intento a sbucciare una mela.

-Domani è il grande giorno, arriveranno gli studenti di Beauxbatons e dopo una settimana ci sarà anche il ballo. Se è messo male vorrà dire che si perderà tutto- rispose James.

-Dobbiamo supporre che tu non sappia nulla di quello che gli è successo, giusto Felpato?- domandò accigliato Lupin.

-Non so di cosa tu stia parlando, Lunastorta- disse tranquillo Sirius.

-Ma davvero? Vuoi che racconti tutto al preside?-

Sirius gli lanciò un’occhiataccia. – Non lo faresti mai-

-No, non lo farei perché sei mio amico ma a volte non ti capisco proprio. Vorrei tanto sapere che ti passa per la testa, soprattutto perchè hai lanciato quell’incantesimo…-

-shh!!- lo interruppe Peter impaurito. –Sei matto? Vuoi che lo scoprano?-

Lupin abbassò la testa infuriato. “Gliene dirò quattro in dormitorio” pensò.

-Ormai quel che è fatto è fatto. E poi non avevo intenzioni cattive, mi sono solo divertito un po’- disse con un ghigno sul viso.

James rise –Pensavo che solo Mocciosus riuscisse a divertirti in quel senso-

-Sto espandendo i miei orizzonti-

 

_________________

 

 

-Ehi… ciao-

Sarah sorrise imbarazzata di fronte a un Edgar con una gamba completamente fasciata e con il viso pieno di graffi e lividi.

-ciao- rispose con un sorriso forzato.

-Volevo sapere come stavi. Io… mi dispiace davvero tanto, Edgar. Cosa è successo?-

-Mi credi se ti dico che non ho la benché minima idea? Stavo camminando tranquillamente quando, all’improvviso, mi sono ritrovato disteso per terra senza più riuscire a muovere un muscolo. La strada era circondata da neve ma sono quasi sicuro che non camminassi sul ghiaccio… in ogni caso, è stato un incidente. Un incidente che mi è costato un braccio, una gamba rotta e qualche graffio… sono caduto con il viso su un mucchietto di rami gelati e secchi-

-Cacchio che sfortuna -

-Beh, a quanto pare se devo farmi male, lo faccio come si deve- e spuntò un debole sorriso sul suo viso –E pensare che nemmeno con il Quidditch sono arrivato a tanto-.

Sarah gli sorrise di rimando e gli chiese -Per quanto tempo resterai a letto?-

-Secondo Madame Chips ho bisogno di un paio di settimane per rimettermi completamente in sesto… Mi dispiace Sarah, ma non posso più accompagnarti al ballo- aggiunse poi, molto dispiaciuto.

-Non ti preoccupare Edgar, ci saranno altri momenti- gli disse in fretta. –E poi non ho bisogno di un cavaliere, so ballare anche da sola-

–Già ma alla fine tutte le principesse sognano un principe che le porti al ballo-

Sarah rise – mi sa tanto di fiaba babbana-

–Sì, mia madre me le raccontava perché ne andava pazza-. Poi calò il silenzio, un silenzio imbarazzante, fatto di sguardi e sospiri. Nessuno dei due sapeva cosa dire. – Beh, in bocca al lupo per il ballo allora-

-Grazie-

-Signorina Williams la prego di uscire! Il signorino qui deve assolutamente riposare-

Dopo averlo salutato, Sarah uscì dall’infermeria e si rese conto suo malgrado che era davvero un peccato non avere più nessuno con cui andare al ballo, d’altronde chi altri l’avrebbe invitata? A quella domanda si ricordò la risposta che da un paio di giorni Carmen ripeteva a tutte “Confido nei francesi”. Non poté trattenersi dal ridere. Era sola, in corridoio, di fronte all’infermeria. E la gente la guardava strano. Ma non le importa nulla, avrebbe continuato a ridere.

In verità, ciò che più la turbava era il semplice fatto che fosse, anche se lontanamente e nel più profondo del suo cuore, un tantino sollevata. Trovava Edgar un ragazzo perfetto ma il suo cuore già conosceva la risposta: non era lui il ragazzo con cui avrebbe voluto andare al Ballo. Ora che il Tassorosso non era più disponibile, sapeva che, nonostante tutto, avrebbe ricominciato a sperare per Sirius. Una speranza che faceva meglio ad essere subito seppellita, insieme alle buone intenzioni di andare al ballo da sola. Non ci sarebbe andata, tutto qua. In fin dei conti che cosa ci avrebbe perso?

 

_________________

 

 

Come previsto, l’indomani giunsero gli ospiti francesi alle 9 in punto di mattina. Non si sapeva da dove giungessero, ma la maggior parte degli studenti faceva strane scommesse e prevedeva arrivassero su grandi scope argentate, oppure su grandi bestie dorate… insomma, la fantasia di certo non mancava.

Tutta Hogwarts era in piedi con trepida eccitazione e mormorii di assenso e dissenso sulle varie scommesse riempivano l’aria già sommersa dai suoni della vegetazione. L’inverno era andato via e ora era finalmente giunta la primavera.

Allo scoccare delle 9 calò il silenzio… ma non durò a lungo. Si sentiva un rumore in lontananza, come il suono dei cavalli in corsa… e infatti, in men che non si dica, si vide dal cielo lontano arrivare la carrozza più maestosa e grossa che Sarah ebbe mai visto in tutta la sua vita. Non era una sola carrozza e nemmeno assomigliava a quelle babbane. Era grande, molto grande ed immensamente lunga. Il suono dei suoi cavalli diventava di volta in volta sempre più forte e chiaro. I cavalli, decorati da vesti blu e argentate, fecero il loro ingresso con grande maestranza ed atterrarono al suolo neppure con un minimo sentore di stanchezza. Erano nati per percorrere grandi lunghezze in poco tempo.

Al loro effettivo arrivo si levò un grido e un enorme applauso di benvenuto, ovviamente partito dal famoso duo di Grifondoro che, per ovvie ragioni, si era nascosto in mezzo alla folta massa di studenti. In questo modo la McGranitt non avrebbe potuto affermare con certezza che fossero stati loro a far partire l’applauso.

Dalla carrozza scesero diversi studenti, tutti con eleganti e con pregiate veste argentate, cui a lato spuntava uno stemma che ritraeva due bacchette incrociate sormontate da tre stelle dorate. Lo stemma di Beauxbatons.

Ma non era questo dettaglio che aveva stupito i giovani studenti, bensì la figura massiccia che, per ultima, era uscita dalla grande carrozza: una gigantesca donnona che, a quanto pareva, doveva rappresentare la scuola francese.

-Che piacere avervi tra noi Madame Maxime- esordì il Prof. Silente allargando le braccia e camminando in direzione degli ospiti.

La donnona non si fece ripetere due volte e si protesse in direzione dell’anziano preside gridando con gioia – Silente! Qual buon vento!-

Sembravano fossero amici di lunga data.

-Il Professor Silente è davvero pieno di grosse sorprese- disse ridendo sotto i baffi Alice.

-In effetti è decisamente una enorme sorpresa- disse ridendo Carmen.

-Ragazze vi prego, non fatemi ridere che la McGranitt sta guardando da questa parte e non vorrei farmi vedere nelle vostre stesse condizioni visto che sono un prefetto-

Sarah invece non si era trattenuta e si era nascosta dietro a Lily per ridere tranquillamente con le sue amiche.

Le risate però si estesero ben presto a tutti gli studenti e, per togliere l’imbarazzo, la Professoressa McGranitt disse a gran voce –Presto, entriamo dentro che fuori fa ancora parecchio freddo! Non vorremmo mai che vi ammalaste! E poi dentro vi aspetta un delizioso banchetto in vostro onore!-

Alla parola “banchetto” gli studenti non aspettarono più nulla e corsero in direzione del castello. A seguirli c’erano gli studenti di Beauxbatons i quali, sebbene in modo un po’ più aggraziato e raffinato, si diressero affamati in direzione delle grandi torri che di certo, per la loro bellezza, non li aveva ben poco sorpresi.

 

_________________

 

 

- Hai visto quel ragazzo quanto è carino?-

-Mmmh chi? Quello con i capelli biondo chiaro?-

-Ma no, cioè quello è anche carino… no, no, dico quello affianco-

-Quello con gli occhi verdi?-

-No, no… è carino anche quello, ma io dico quello dall’altro lato-

-Occhi azzurri e capelli biondo scuro?-

-Esatto- confermò trionfante Carmen.

-Non c’è male- rispose sorridendo Sarah.

-Non c’è male?? È davvero bello!! Ma dopotutto che vuoi capire, a te piace Black!-

Lily, che stava ascoltando tutto, per poco non si affogava dal ridere, mentre tentava di gustarsi la sua salsiccia.

-Ragazze con voi, prima o poi, ci lascio la pelle-

Molto distanti, i Malandrini parlavano tra loro. C’era molta confusione in sala, dato che era aumentata la presenza di studenti francesi i quali si erano posizionati lungo le tavolate di tutte e quattro le case. Una bella ragazza francese dai lunghi e lucenti capelli biondi, che aveva deciso di sedersi accanto ai Malandrini assieme alle sue compagne, guardava trasognante il giovane Black, che pareva non accorgersi di nulla.

-Mi sa che sei appena stato eletto il Grifondoro più affascinante… dopo di me, s’intende- sussurrò sornione il ragazzo occhialuto che gli sedeva affianco, poi si affrettò a scompigliare i capelli gettando un’occhiata in direzione di Lily.

-Beh, sarà il fascino del malandrini-

James lo guardò sorpreso –Perché non ti sento così interessato? Hai uno stormo di ragazze ai tuoi piedi e resti così indifferente?-

-Se per questo è quello che mi domando anch’io quando ti vedo fare lo stupido con la Evans-

-Ah beh… È perché lei è diversa…aspetta qualche mese e vedrai che la conquisterò-

-Certo- rispose poco convinto Sirius, gettando un’occhiata anche lui nella stessa direzione. Non si rese conto, però, che ormai aveva attirato l’attenzione del migliore amico che non mancò di notare il suo sguardo assorto in direzione di Lily. “Non può essere Lily” pensò preoccupato James. Poi osservò meglio la direzione in cui volgevano gli occhi del suo fedele amico e notò con un certo piacere che erano diretti (e ne era assolutamente certo stavolta) verso la figura affianco alla bella rossa, Sarah.

-Bene, bene… fai tanto lo sbruffone e poi alla fine sei già interessato ad  un’altra.-

 Sirius di bloccò come preso in contropiede. –Non so di cosa tu stia parlando-

-Dillo chiaramente che ti piace la Williams-

 Sirius posò la forchetta che teneva in mano e squadrò il suo amico, deciso a non far trapelare i suoi confusi pensieri prima ancora che li potesse capire lui – Ti sbagli, non mi piace la Williams-

-Nemmeno un poco?-

-Nemmeno un poco-

Ma, dall’altro lato, James era deciso a far confessare all’amico i suoi sentimenti –Avanti, a me puoi dirlo-

-Ramoso, a me non piace la Williams-

-Non provi assolutamente nulla?-

-Nulla-

-Me lo puoi giurare sulla nostra amicizia?-

Sirius esitò, e anche per parecchio tempo prima di urlare protestando – Così non vale!-

James restò a bocca aperta: Sirius aveva confessato! Non lo aveva detto esplicitamente ma ormai è come se l’avesse appena fatto! Ha ammesso che provava qualcosa per Sarah!

-Ramoso a volte sei fastidioso, lo sai?-

-Mai quanto te, Felpato- concluse trionfante il bel Grifondoro.

-Quando pensate di invitare le ragazze al ballo?-

Fino ad allora i due ragazzi non si erano accorti di aver esteso la conversazione anche altrove. I loro due amici, Peter e Remus, li guardavano come un pubblico guarda attento un film al cinema. Era stato Peter a parlare.

-Beh… facciamo una scommessa. L’ultimo che riesce ad avere la compagna di ballo, pagherà tutte le Burrobirre alla prossima uscita a Hogsmeade! E questo vale anche per voi due.- disse James indicando i due amici.

-Ci sto!- disse senza indugi Sirius.

-Okay- rispose un po’ contrariato Remus ma alla fine era solo una stupida scommessa, no?

-Ehm… posso tirarmi fuori?-

-No Peter. O tutti o nessuno- disse deciso James.

-Non ti preoccupare Codaliscia, ti aiuteremo noi a trovare una compagna di ballo!- disse Sirius, scompigliandogli i capelli e lanciando uno strano suono simile ad un latrato. Ma Peter non era ancora totalmente convinto.

-Okay…- disse titubante.

E tutti insieme continuarono a mangiare.

 

_________________

 

Biblioteca.

Le quattro ragazze stavano studiando… o almeno ci provavano.

-Peccato per te Sarah, che non vuoi più venire al Ballo- sussurrò Carmen

-Non fa niente, non mi perderò granché- rispose sibilando Sarah.

-Sicura? Perché io sono quasi convinta che Black ti farà la proposta in questi giorni-

-Carmen ci risiamo?- disse con tono lamentoso Lily –Perché sei così maledettamente convinta che quella sottospecie di uomo inviterà Sarah al Ballo?-

-Si dia il caso, mia cara, che ieri Sirius la mangiava con gli occhi. Nessuna di voi si è accorta che i Malandrini ci guardavano, anzi che Sirius guardava insistentemente Sarah. Sono più che sicura che le chiederà di andare al ballo con lui-

-Sicura che non ti confondevi con lo stufato di agnello che le stava accanto?-

Carmen la guardò accigliata – Certo che ne sono sicura-

-Carmen… apprezzo che tu voglia infondermi coraggio e speranza. E apprezzo anche che tu voglia passare con me una serata così particolare ma, diciamoci la verità, perché mai Sirius vorrebbe venire con me al Ballo?

-Perché ha capito che vali molto di più di quello che fai vedere-

Sarah restò perplessa e guardò l’amica, incapace di controbattere.

-Che c’è? Pensavi che ti credessi una stupida? Sono un’amica, mica un’oca giuliva! Certe cose non c’è nemmeno bisogna che te le dica io, le dovresti già conoscere. E poi sono molto più brava a criticare che a fare complimenti- concluse Carmen in tono difensivo.

-Se sei così sicura facciamo una scommessa- disse all’improvviso Lily, suscitando la sorpresa di tutte.

-Lily hai detto “scommessa”?- domandò incredula Alice, che finalmente decise di dire addio alla sua tesi sull’Occlumazia.

-Esatto- confermò risoluta la bella rossa. – Se Sirius la invita al Ballo io accetterò l’invito di Potter-

Calò un silenzio tombale. Nessuna delle tre amiche ci credeva. Lily stava bene?

-Cioè…- interruppe il silenzio Carmen che, più delle altre, era rimasta totalmente basita ma che, prima tra tutte, aveva colto la palla al balzo –sei così sicura che mi sbagli da pensare di scommettere sul ragazzo che più odi di Hogwarts?-

-Esattamente… che c’è di male? Non ho paura. Sono sicura che ti sbagli-

Spuntò uno strano sorriso sul volto dell’amica ma Lily lo notò e continuò – Ovviamente ci sono delle regole. La prima che va assolutamente rispettata è: non intervenire e concordare in segreto piani con le altre- Lanciando un’occhiata anche ad Alice e Sarah – Seconda: non rivelare la scommessa a nessuno, nemmeno ai Malandrini-. Incrociò le braccia e infine, piuttosto compiaciuta aggiunse – Terza: non si può usare la magia-

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Capitolo 14
*** Un bacio rubato ***


Ciao a tutti! :D Non so come sia possibile, ma ho scritto questo capitolo di getto! Mi piace ancora di più se penso che, sebbene conosca già il finale, non avevo idea di come sviluppare l'intera storia. Ecco, questo capitolo è venuto da sè! Ho lasciato che la mia immaginazione descrivesse le scene così come le concepiva in mente in quel esatto momento. Spero che questo capitolo vi piaccia e vi faccia emozionare... perchè è sicuramente molto importante all'interno della mia storia! Da questo momento cambieranno un bel po' di cose, soprattutto per i due protagonisti. Senza dirvi nulla di più, vi mando un grosso bacio e spero (prima o poi) di leggere qualche vostra recensione, opionione e critica!

Buona lettura e buon weekend a tutti!

Shary90

13

Un bacio rubato

 

–Va bene, per oggi la lezione può bastare- proclamò soddisfatto il professor Vitius.

Per le due settimane successive, le lezioni si sarebbero svolte solo di mattina, terminando definitivamente alle 12. Come annunciato da Silente la sera stessa dell’arrivo della Scuola di Magia di Beauxbatons, per favorire l’integrazione tra le due scuole era stato deciso di ridurre le ore di studio per permettere a tutti gli studenti di avere il tempo di conoscersi e fare amicizia.

-Ciaò… bien, vorresti venire avec moi al Ballò di Hogwàrs?-. Un ragazzo di Beauxbatons chiedeva in un inglese un po’ goffo ad una ragazza del quinto anno di Corvonero di venire con lui al Ballo. Le quattro Grifondoro uscivano proprio in quel momento dalla lezione ce assistettero per l’ennesima volta a quella scena sdolcinata. Era ormai diventato un’abitudine. Il tutto avveniva spesso nelle seguenti fasi: un ragazzo scorge una ragazza da lontano, la nota, le piace, goffamente le si avvicina (nel frattempo passano un paio di giorni, giusto per rendersi conto che la preda è sola) e poi azzarda la proposta e, ovviamente, la maggior parte dei casi, la ragazza urla di gioia.

-Per tutte le barbe di Merlino, mi sto davvero scocciando di vedere queste scenate. Mi danno la nausea!- esordì stufa Carmen.

-A dire il vero, incomincio ad essere insofferente anch’io- rispose Alice annoiata.

Finalmente, dopo aver superato una marea di persone in Sala Grande, tutte intente a cercar posto per mangiare, le ragazze trovarono dei posti vuoti al loro tavolo preferito, il tavolo di Grifondoro.

-Perché non possiamo già mangiare?- domandò incredula Carmen dopo mezz’ora.

-Suppongo sia perché ancora si devono sedere tutti a tavola- rispose un po’ perplessa Lily.

-Se non mangio diventerò insopportabile come Carmen, vi avverto- aggiunse Sarah.

Carmen la fulminò con lo sguardo.

-Non ti conviene farmi arrabbiare, ci pensano già questi…- ma venne improvvisamente interrotta.

Un ragazzo francese… Anzi, quel ragazzo francese dagli occhi azzurri e capelli biondo scuro, venne verso Carmen e si presentò con un inglese perfetto – Ciao, mi chiamo Elias Vaughn, sono uno studente dell’ultimo anno della scuola di Magia di Beauxbatons. È da giorni che ti osservo e non ho potuto fare a meno di notare che il mio interesse forse è ricambiato per cui, senza troppi giri di parole, vorrei chiederti se ti andrebbe di venire al Ballo di sabato con me- e aggiunse –Mi farebbe davvero molto piacere-.

Per la prima volta, da quando Sarah la conosceva, non aveva mai visto Carmen goffa e priva di parole. –Io… ehm… certo, non vedo l’ora-

-Perfetto, allora che ne dici di vederci anche prima del Ballo, così da non sembrare per allora due perfetti sconosciuti?-

-Mi sembra un’ottima idea- rispose tranquilla Carmen, cercando di nascondere la gioia che stava provando in quel momento. Era stata completamente stregata dall’affascinante ragazzo che, con un dolce sorriso, salutò Carmen e le ragazze e raggiunse i suoi amici, seduti al tavolo di Corvonero.

-Menomale che avevi la nausea- commentò sarcastica Alice.

 

_________________

 

Chiostro interno.

-Sognatelo Potter-

Per quarta o quinta volta, Lily aveva rifiutato l’invito di James di andare al Ballo con lui e, mentre il ragazzo ritornava dai suoi amici senza il minimo dubbio che tanto avrebbe vinto prima o poi, Sarah si voltò per scorgere Sirius ma non lo vide tra i suoi amici. Continuò a cercarlo con gli occhi e dopo circa 10 minuti, lo intravide dietro ad una delle colonnine del parco. Era in mezzo a uno stormo di ragazzine.

Sarah… io credo che tu sia innamorata dell’idea che hai di Sirius”. Quelle parole erano ormai fisse nella sua testa, Sarah non riusciva a scacciarle via. Era molto, molto probabile, che Lily avesse ragione eppure c’era ancora un parte di lei che credeva potesse sbagliarsi. L’ultima volta che aveva scambiato due parole con il giovane, Sarah aveva avuto l’impressione che fosse sinceramente interessato. Poi le balenò in testa uno strano pensiero “E allora perché mi ha lasciato la mano poco prima di entrare nella Sala Comune?”. C’erano molte cose che non riusciva a spiegarsi, o meglio, che fossero incoerenti con quella parte di sé che credeva in un Sirius diverso. Se il ragazzo non aveva voluto tenerle la mano un secondo di più, per non rischiare di farsi vedere dai suoi amici e il resto dei Grifondoro, non era stata una semplice confusione mentale. Lui non voleva farsi vedere. Non voleva che le persone pensassero che stessero insieme. O forse aveva paura di dimostrare al mondo che per la prima volta in vita sua ci tenesse davvero a qualcuno? Tutti gli indizi erano contro quest’ultimo pensiero. “Se mi avesse davvero voluto, avrebbe già dovuto dimostrarlo”. Le occasioni non erano mancate, come quella mattina a Pozioni, dove lui si era seduto al banco esattamente dietro al suo, con Remus. Non aveva fatto nulla per attirare la sua attenzione, neppure all’uscita dalla classe, quando lei aveva messo a posto tutti gli ingredienti con una lentezza assurda, solo per verificare se Sirius avrebbe fatto altrettanto, cosicché si sarebbero trovati soli all'uscita dell'aula. Ed infine eccolo lì a fare lo stupido con quel gruppo di ragazze francesi. Ne era quasi sicura: lui la stava osservando. Mentre parlava con loro gettava sguardi nella sua direzione. Cosa si aspettava? Era un modo per farla ingelosire o per farle capire che incominciava a piacergli altre ragazze?

“L’amore è una cosa strana” pensò un po’ stizzita tra sé mentre cercava di calmare la sua vivida gelosia.

 

_________________

 

 

-Toc Toc-

Un rumore fastidioso, simile a quello di un ramo che batte furiosamente sul vetro di una finestra, come scosso da turbini di vento e pioggia, risuonava nel dormitorio dove dormivano le ragazze rosso e oro.

-Toc Toc-

Lily non riusciva più a dormire. Si alzò dal letto e scosse le tendine. Doveva capire da dove provenisse quel rumore. Non era possibile che fosse un ramo, nessun albero era così alto da arrivare alla Torre di Grifondoro! Poi, con sua sorpresa, si accorse che non era l’unica ad essersi svegliata. Al suono della sua tendina, sia Alice che Carmen decisero di aprire le loro tendine, ormai arrese dall’idea di poter riavere il sonno. L’unica che ancora dormiva beatamente era Sarah.

-Come vorrei essere Sarah in questo momento- disse sconsolata Carmen.

-Shhh, guarda che la svegli se parli così- l’avvertì Alice facendo segno di abbassare la voce.

-Ma chi? Sarah? Svegliarsi per il suono della mia voce? Io credo che nemmeno le cannonate possano svegliarla ora-

Lily guardò verso la finestra da cui proveniva il rumore. –Pensate che ci sia qualcosa lì fuori?-

-Non lo so, ma la cosa mi mette un po’ i brividi- rispose Alice.

-Per me l’importante è riacquistare sonno, quindi se volete, mi immolo io per la patria e apro quella maledetta finestra- rispose Carmen.

Ma Lily non attese un secondo di più –Alohomora-

Un gufo grigio e grosso entrò lentamente nella stanza, scrutò il buio e volò, depositandosi sul comodino di Sarah.

-Che ci fa un gufo a quest’ora della notte?- domandò sbalordita Carmen

-Non mi pare che i genitori di Sarah usino gufi per comunicare, così come il resto dei suoi parenti- disse pensierosa Lily.

-Credete sia uno scherzo?- domandò preoccupata Alice.

-C’è solo un modo per capirlo- le rispose Lily dopo un attimo di esitazione. Si avvicinò al gufo e gli sottrasse lentamente la lettera che aveva legato alla zampa. –Lo so che non dovremmo farci i fatti suoi ma Sarah capirà. Per colpa di questo Gufo non passeremo la notte a dormire-

Lily ritornò al suo baldacchino mentre le sue amiche le si avvicinarono in punta di piedi. –Sembrano uno di quei gufi che la scuola mette a disposizione agli studenti- osservò Alice.

-Ma no guarda, c’è un piccolo stendardo qui, ma non si legge cosa ci sia scritto- disse Carmen indicando un piccolo oggetto attorno al collo del Gufo.

-Ora lo scopriremo- affermò Lily. -Revelo- e puntò la bacchetta sulla lettera.

L’incantesimo riuscì ad aprirla senza fare alcuno strappo. La piccola pergamena rivelava una calligrafia bella ed elegante, tutte le lettere avevano una forma stretta e lunga e, dal modo in cui erano state scritte, si notava la sicurezza di chi le aveva concepite.

Cara Sarah, non ho molto sonno e mi chiedevo se ti andrebbe di farmi compagnia. Ci vediamo in Sala Comune tra mezz’ora. S.B.

-S.B.?- domandò Carmen assottigliando gli occhi per leggere meglio.

-Temo che siano delle iniziali- rispose ancora più preoccupata Alice. Carmen e Lily la guardarono allarmate. – Non mi guardate così, sapete anche voi che stanno per Sirius Black-

 

_________________

 

Probabilmente era stata un’idea sciocca, molto probabilmente lei non si sarebbe mai svegliata per quell’ora (le due di notte) e aspettarla sarebbe stato ancora più stupido. Oppure, forse, lei aveva letto il messaggio e non voleva scendere dal dormitorio. Dopotutto come poteva non biasimarla? Lui non stava facendo un bel niente per lei, o almeno, era quello che dava a vedere. Dentro di sé, Sirius stava combattendo una lotta interiore: se fosse uscito con lei e avesse scoperto che non gli dispiaceva affatto? E se, invece, non fosse andata bene cosa sarebbe successo dopo? Sapeva solo che non poteva andare avanti con le domande, poteva solo “buttarsi” e vedere come andava, come gli aveva consigliato Remus. Quella sera al dormitorio, James gli chiese ancora se gli piacesse Sarah ma lui continuava a negare. Persino Remus gli fece notare che continuava a non essere molto convincente. A quel punto confessò che era molto confuso e non sapeva cosa gli stesse succedendo.

-Felpato non sei malato, si chiama “innamorarsi”- gli aveva detto James ridendo.

Ma lui non voleva innamorarsi. O meglio, voleva innamorarsi ma nello stesso modo con cui si era innamorato di Grace Pollipuff, una ragazza del sesto anno di Tassorosso, oppure di Olive Goodwitt, al quinto anno di Grifondoro o persino di Mandy Abrams con cui ogni tanto condivideva qualche notte. Quello per lui era l’unica cosa che sapeva di non riuscire a fare: stare con una ragazza per più di due mesi e impegnarsi seriamente, come se fosse un compito da svolgere. Ma stavolta era diverso. Sapeva che Sarah non era come tutte le altre, che con lei ci doveva andare piano. Era una ragazza timida, introversa… un tipo come lui l’avrebbe “rovinata”. Ma perché allora voleva proprio lei? In fin dei conti non la trovava così sveglia, o particolarmente intelligente o completamente fuori di testa come lui. Non era una ragazza che amava farsi notare o che avesse una forte personalità… perché proprio lei?

Non smise di tormentarsi nemmeno un momento. Così decise di alzarsi e fare qualcosa. Prese al volo un bigliettino di carta, scrisse velocemente le prime parole che gli vennero in mente e legò il tutto a Herold, il suo gufo.

E se, al di là della timidezza, c’era qualcosa che non aveva visto? Era possibile che la mettesse troppo in soggezione mentre lei, in presenza di altri, dimostrava il suo vero carattere? L’unico modo per scoprirlo era iniziare a conoscerla. Conoscerla veramente.

È sarebbe iniziato tutto da quella notte, se solo si fosse svegliata.

 

_________________

 

-Psss-

Poi seguì una scossa.

-Psss-

Poi ancora un’altra

-Psss, oh basta! Sarah per favore svegliati!-

Una voce lontana la chiamava… sembra quella di…

Sarah si svegliò di soprassalto, spaventata e disorientata. –Lily?- domandò incredula verso la luce che l’accecava.

-Sì…ehm scusa se ti abbiamo svegliato. Non volevamo, davvero- disse in tono risentito.

-C’è qualcosa che devi sapere… ora- disse un’altra voce.

-Carmen?-

-Ci sono anch’io!- Squittì Alice.

-Mmm… che succede? Sta andando a fuoco Hogwarts?-

-No, direi di no- affermò Lily divertita.

-Bene, allora buona notte-.

-Aspetta!-  urlò Alice.

-Cosa c’è? Cosa volete da me? Voglio solo dormire!- si lamentò Sarah. Quando dormiva, poteva essere anche molto lamentosa.

-Beh, anche noi volevamo. Ma per colpa di questo gufo che ha un messaggio per te, non siamo più riuscite a dormire. Ci devi ore di sonno, cara!- le disse in tono di rammarico Carmen.

-Okay, okay…COSA?- improvvisamente Sarah riacquistò un po’ di lucidità mentale.

-Vuoi che te lo ripetiamo?- dissero in coro le ragazze.

-Un gufo?... Per me?... A quest’ora?- domandò preoccupata.

-Precisamente- rispose Carmen.

-Perché?-

-Ce lo siamo domandate anche noi- le disse Alice.

-Okay… fatemi vedere-

Lily le indicò il comodino alla sua sinistra e vide che c’era un grosso gufo grigio. Legato alla sua zampa c’era una lettera. La prese lentamente e, ancora scossa dal sonno, lesse ciò che riportava tutto d’un fiato.

-Ma cos’è? Uno scherzo?-

-Dipende da cosa intendi per scherzo: essere svegliate nel cuore della notte da un gufo che potrebbe aver sbagliato finestra oppure essere svegliate da un idiota che non riesce a dormire?- le domandò Carmen, cercando di trattenersi dal ridere,

-Qui dice S.B…. io non conosco nessuno che si firma per iniziali- disse sulla difensiva Sarah. –Siete proprio sicure che sia per me?-

-Il gufo ha scelto te senza esitazione- disse Lily sbadigliando.

-Noi pensavamo… cioè pensiamo che possa essere qualcuno che conosci ad averti inviato quel messaggio- le suggerì Alice. Non vedeva l’ora di vedere il viso della sua amica una volta che avesse scoperto chi fosse il mittente.

Sarah ci pensò un attimo e disse –A meno che non sia Sirius Black, io non ho idea di chi possa essere-

Una folata di vento attraversò la stanza. O almeno parve.

Sarah si voltò a guardare le sue amiche che la fissavano incredule.

-Non pensate mica…? Ma no, non può essere- e si sentì mancare il respiro.

-Perché mai?- le domandò Carmen – Dopotutto non ci trovo niente di male. Vuole stare con te senza la presenza degli altri… così ti può conoscere meglio, no?-

Sarah non sembrava affatto convinta. Con tutti i momenti, proprio alle 3 di notte voleva vederla?

Dopo averci riflettuto ancora un po’, si decise a scrutare nel buio le sue amiche per chiederle chi tra loro volesse accompagnarla giù, nella Sala Comune.

-Non ci pensare proprio. Devi andare da sola- disse con fermezza Carmen.

-Non ti preoccupare, noi saremo qui ad aspettarti.- aggiunse Alice dolcemente.

-E se non ci fosse nessuno? E se fosse una trappola per uno scherzo?- disse un po’ spaventata Sarah. Sapeva bene di cosa fosse capace Sirius.

-Appena sentiamo anche solo un gridolino, scenderemo giù con le bacchette- le disse Lily, infondendole coraggio. –Avanti, facci sapere come andrà- e con un sorriso invitò la sua migliore amica a non farsi altri paranoie.

Un attimo prima di scendere, Sarah guardò il suo aspetto allo specchio e, dopo che ebbe aggiustato alla meglio i capelli, scese nella Sala Comune da sola. Con passo lento e il cuore che le batteva a mille, arrivò nella Sala immersa nel buio. Solo il camino era accesso e il fuoco illuminava poco la zona circostante. In un primo momento Sarah non vide nulla, poi scrutando meglio gli effetti prodotti dal  focolare, notò che c’era una sagoma seduta ad una delle tre poltrone davanti il camino.

Appena varcò la soglia della Sala Comune, vide il corpo di Sirius steso sul divano della poltrona centrale. Dormiva. L’aveva aspettata così a lungo che alla fine si era appisolato.

Sarah lo scrutò da dietro la poltrona laterale e si sentì improvvisamente felice. Finalmente poteva osservare il viso di Sirius senza che lui o altri la notassero. Era così dannatamente bello e affascinante.

Sarah si morse il labbro e pensò che forse era meglio svegliarlo… prima o poi l’avrebbe fatto. Gli si avvicinò sempre di più, tanto che ad un certo punto riuscì a sentire il suo respiro profondo e da contare i nei e le ciglia… Se l’avesse baciato, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Poteva essere un segreto tutto suo. Il suo primo bacio con Sirius Black.

Ci rifletté ancora un attimo e poi si decise: o ora o mai più. Osservò le sue labbra così perfette e si avvicinò lentamente… Improvvisamente si accorse che due occhi la stavano guardando. Sirius si era svegliato.

Spaventata e con il cuore in gola, saltò dalla sua posizione e si allontanò velocemente dalla poltrona come se avesse appena visto un topo morto. Sbiancò alla vista di Sirius che sollevava la testa e si sgranchiva la schiena. –Bene, bene… non ti facevo così intrepida Williams- disse beffardo il ragazzo.

-Sarah… mi chiamo Sarah- rispose dopo un minuto la giovane, che piano piano stava riacquistando un po’ di dignità.

-Sarah, per caso mi stavi baciando?- domandò con non chalance il bel Grifondoro.

-No- urlò Sarah, come se l’avesse trovare a rubare.

-E allora che ci faceva il tuo viso così vicino al mio?- la canzonò Sirius.

-Io… beh…Senti, non lo so. Me ne torno a dormire- La bella brunetta di alzò velocemente e si diresse dritta verso le scale dei Dormitori quando una mano la fermò.

-Lascia che ti dia quello che ti stavi rubando da me senza il mio permesso- disse Sirius in tono seducente.

Sarah non ebbe nemmeno il tempo di pensare o di replicare. Sirius la spinse verso di sé e la cinse la vita con un braccio, mentre con l’altro le sollevò il mento e le scostò la ciocca di capelli che le copriva il viso. Poi la baciò. Un bacio dolce, inteso, profondo. Inizialmente si trattò di un delicato contatto bocca a bocca, poi lentamente Sirius aveva insinuato la sua lingua nella bocca di lei e, sempre più profondamente e con più passione, aveva continuato a baciarla. Per Sarah quel bacio le sembrò durare una vita e quando si staccarono si sentiva completamente stordita, come se fosse ritornata da un’altra dimensione e, quando si rese conto di quello che era successo, si sentì avvampare di calore… Finalmente il suo primo bacio con Sirius Black. Era stato bellissimo, esattamente come se l’era sempre immaginato. In confronto quello di Edgar non era stato niente. Questo sì che era un bacio degno di essere ricordato.

Sentì il suo cuore battere forte e notò solo dopo che la mano di Sirius era ancora appoggiata al suo mento. Lui la stava osservando. Era come immobilizzato. O meglio, era incantato.

 

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Non sapeva se era il sonno o la stanchezza, ma i suoi occhi stavano osservando la ragazza più bella che avesse mai visto. Non si era mai accorto di quanto fosse bella Sarah. Non l’aveva mai pensato prima ma ora ne era più che sicuro.

Sembrò passare un’eternità quando i due si resero conto che erano ancora avvinghiati l’uno all’altro. Sirius per primo si scostò e Sarah, per paura che il bacio non fosse piaciuto, si voltò a si diresse nuovamente verso le scale del Dormitorio.

-Aspetta-

Sarah si bloccò e nuovamente sentì il calore del corpo del giovane dietro la sua schiena.

-Non ti ho invitata qui, stanotte, senza un motivo- continuò deciso – Ti ho fatto venire qui perché dovevo chiederti una cosa-

Sarah si girò e, con tutta la forza che aveva in corpo, lo guardò dritto negli occhi, sperando che non notasse quanto fosse su di giri in quel momento. Sirius, al contrario, sembrava essere ritornato alla sua normalità. Ma la guardava negli occhi con una luce diversa.

– Verresti al Ballo con me?-

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Capitolo 15
*** Ad ogni battito del cuore ***


Buonasera a tutti... o meglio ancora buonanotte! xD Questo capitolo è più romantico degli altri... ma sarà solo l'inizio di tanti altri! Nel prossimi ci saranno tanti eventi che metteranno a dura prova l'animo malandrino di Sirius Black! Aspetto, prima o poi, una vostra recensione cercando di capire cosa vi piace o cosa non vi piace della mi storia! Ogni suggerimento o critica è sempre ben gradito :)

Buona lettura! Shary90

14

Ad ogni battito del cuore

Come si aspettava, Sarah non ritrovò le sue amiche ad aspettarla sveglie. Anzi, dormivano beatamente, ognuna nei propri letti. Ma lei non sarebbe riuscita a dormire, era decisamente troppo su di giri  per farlo e, dentro di sé, sentiva un vortice di emozioni che si era completamente impossessato del suo corpo e della sua mente, almeno quel tanto che bastava per non prendere sonno. Cosa non avrebbe fatto per svegliare una delle sue amiche e dirle tutto! Ma dopo il fracasso che aveva creato inconsapevolmente quel malandrino di Sirius, sapeva che non era il caso di svegliarle nuovamente. Probabilmente l’avrebbero gettata fuori dalla finestra, quindi tanto valeva aspettare l’alba e vedere cosa avrebbero detto. Nel frattempo, avrebbe provato a dormire, in un modo o nell’altro, ignorando i battiti ancora forti del suo cuore.

 

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- Ehi Lily-

Erano le 8.30 e ancora nessuna di loro si era alzata.

-Carmen-

Sarah provò a punzecchiare la compagna con l’indice della mano ma non sembrava dare segni di vita. Si diresse allora verso Alice.

-Alice-

Niente. Aveva provato di tutto: a scuoterla, era saltata sul suo letto, aveva volontariamente parlato a voce alta al suo orecchio, ma niente. Non contenta, però, aveva aperto le tendine di tutti i letti e aveva spalancato tutte le finestre, in modo che la luce riempisse completamente la stanza. Nonostante ciò, le sue amiche continuavano a dormire. Certo, che doveva essere stato proprio un brutto colpo essersi svegliate di notte.

Improvvisamente si ricordò della radio che Alice accendeva ogni tanto. La trovò sotto al letto dell’amica. L’accese e alzò il volume sempre più alto…

-Aaaaaah!- si svegliò spaventata Alice.

-Cosa è stato?- domandò sconvolta Carmen.

Anche Lily si svegliò di soprassalto guardando in tutte le direzioni, come se si aspettasse di vedere un Troll spuntare da sotto il letto.

-Finalmente siete sveglie! Tra mezz’ora iniziano le lezioni, vi conviene alzarvi- urlò sprizzante di gioia Sarah.

-COOOOOOSSSSSAAAAAAA?????- Lily si alzò velocemente, inciampò sulle sue stesse lenzuola e corse in bagno a prepararsi. Carmen e Alice ebbero un attimo di esitazione, quasi pensassero che Sarah stesse scherzando e poi, come punte da vespe, si prepararono alla velocità della luce.

-Devo mangiare assolutamente qualcosa- brontolò Carmen mentre scendevano velocemente i gradini. Arrivarono in Sala Grande giusto in tempo per una breve colazione.

-Allora… come è andata ieri sera?- domandò Lily, fingendo poco interesse mentre imburrava velocemente un fetta di pane.

Sarah non sapeva da dove iniziare ma era chiaro a tutte che fosse di buon umore per un motivo che faceva ben sperare in qualcosa di positivo.

-Beh…- disse incerta, non sapeva da dove iniziare.

-Aspetta, abbiamo poco tempo e io voglio sapere tutto nei minimi dettagli- la interruppe Carmen mentre masticava un cornetto. –Possiamo parlarne dopo?-

Sarah si voltò ad osservare l’amica e per poco non le scoppio a ridere in faccia: Carmen stava quasi affogando nel vano tentativo di parlare e  mangiare contemporaneamente. –Certo- le disse dandole delle grosse pacche dietro alle spalle, aiutandola ad ingoiare.

Così, dopo la fugace colazione, le ragazze si incamminarono insieme per la lezioni di Aritmazia e Difesa contro le Arti Oscure.

 

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-Ogni giorno di più odio questa materia- si lamentò Alice –Perché esistono le arti oscure?-

-Io le trovo interessanti-

Le tre amiche guardarono stranite Sarah.

-Che c’è? È emozionante sapersi difendere dal male-

-Strano, ti piace tanto la materia ma durante tutta la lezione sembrava stessi su un altro pianeta- la punzecchiò Lily.

Sarah fece finta di non aver sentito ma il colorito che prese il suo viso suggeriva ben altro.

-Avanti, adesso puoi finalmente dirci cosa è successo- le disse dolcemente Lily facendole il solletico.

-Va bene, va bene, basta che la smetti- tentò di risponderle in preda alle risate.

Il racconto si rivelò ben presto molto lungo (Sarah amava descrivere nei dettagli) e quando ebbe finalmente concluso, erano ormai arrivare alla Sala Grande.

-… e poi mi ha chiesto se volessi andare al Ballo con lui-

–Oh, avanti. Dicci subito cosa gli hai risposto!- Carmen era in preda all’eccitazione. Aveva divorato ogni singola parola della sua storia e, per la prima volta da quando la conosceva, vedeva una nota di soddisfazione nelle sue parole. Come se il tutto fosse avvenuto per merito suo. –L’ho fatto stare sulle spine per un po’ e… poi ho detto di sì!- disse Sarah con un sorriso a 32 denti. Il suo viso era illuminato da un “non so chè” e i suoi occhi mostravano senza paura una felicità che non aveva mai provato prima.

In quello stesso momento le ragazze avevano appena trovato posto. Tutte tranne Lily che, riluttante e molto sconsolata, si era diretta verso un’altra direzione non molto lontana dalle amiche…  Le ragazze rimasero perplesse scrutandola da lontano e chiedendosi che le fosse preso tutt’ad un tratto.

Appena Lily si parò di fronte ai Malandrini, Sarah ebbe il brutto presentimento che volesse picchiare Sirius. Ma, contrariamente alla sua aspettativa, l’amica fece ben altro.

-Potter, devo parlarti- disse la bella rossa con un tono che non ammetteva repliche. James sollevò il capo dal suo piatto e la guardò poco convinto. –Cosa ho fatto stavolta?- domandò più a sé stesso che ai suoi amici. Ma anche loro erano sorpresi quanto lui: non avevano la più pallida idea.

-Forse, Ramoso, il solo fatto che respiri le da ancora la nausea- aveva suggerito Sirius imitando la voce di Lily.

-Diciamo… ma non è per questo che sono qui- continuò accigliata Lily. –Alzati e vieni con me Potter, non mi far perdere altro tempo-

James non esitò un secondo di più, si scompigliò i capelli già disordinati, si alzò con eleganza dal suo posto e le venne accanto senza fiatare ma con un bel ghigno stampato in faccia. Le ragazze rimasero in ascolto ma la scena risultava molto confusa da lontano: Lily aveva preso James per un polso e lo aveva trascinato lontano da tutto e tutti. Gli disse qualcosa all’orecchio, qualcosa per cui James dapprima rimase a bocca aperta, e poi le sue labbra disegnarono un bel sorriso. Sarah non era molto brava con il labiale ma Alice fece il lavoro sporco per lei –Ha accettato-

Sarah era ancora confusa e si voltò a guardare le sue due amiche, divorata dalla curiosità –Ha accettato cosa?- E a quel punto fu chiaro a tutti di cosa Alice stesse parlando, perché James subito dopo urlò –Sapevo Evans, che prima o poi avresti ceduto!-

 

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-Una promessa, è una promessa. Ma giuro che la prossima volta non mi farò fregare- affermò piuttosto stizzita Lily. Aveva appena chiesto al ragazzo che lei riteneva essere il più idiota di Hogwarts di andare al Ballo con lei, o come sottolineava, gli aveva detto che accettava tutti gli inviti che gli aveva fatto in passato.

-E dire che mi sono comprata un bellissimo abito… per metterlo con un tipo del genere. Che spreco!- borbottò.

-Dai Lily non ti è andata tanto male- la consolò Sarah – James è molto meglio di quello che pensi-

-Sì, me lo hai già spiegato ma a me continua a non piacere. Che vuoi farci, sarà un fatto “di sensazioni”-

-Beh, vedila così: a te piace Remus eppure lui è un suo amico, il che vuol dire che qualcosa ci buono deve averlo trovato in lui- obiettò Sarah.

-Sì certo, ma sarà qualcosa nascosto nel profondo del suo essere- commentò Lily. Il solo pensiero di andare al Ballo con James Potter le dava davvero la nausea.

-Ti prego, cambiamo discorso- la implorò.

Le due amiche erano dirette al parco. Visto la bella giornata, avevano deciso di studiare all’aria aperta. Mentre erano dirette al Lago, non si resero conto di essere inseguite. Severus aveva scorto Lily, e lontano da tutti i Serpeverde, voleva cogliere quell’occasione che aspettava da un anno: poter parlare con Lily e chiederle scusa. Tuttavia, quando ormai la stava per raggiungere, si accorse che nella direzione opposta c’erano i Malandrini e preferì non affrontarli. Sarebbe stato ancora più difficile e forse un po’ umiliante tentare di parlare con Lily in loro presenza.

Mentre Severus tornava indietro, Sirius lo adocchiò da lontano ma non ebbe il tempo di schernirlo come faceva sempre perché qualcos’altro, o meglio qualcun altro, aveva catturato la sua attenzione. Poco distante da lui, camminava una figura che solo la sera prima aveva capito di trovarla splendida. Sarah, in compagnia di Lily, procedeva verso la loro direzione. James percepì uno strano cambiamento nel comportamento dell’amico e, quando vide Sarah, intuì subito il motivo. –Bene, bene, Felpato ci devi rendere atto di qualcosa?- lo stuzzicò James.

-Eh?- domandò Sirius colto alla sprovvista.

-Oooooh Felpato è innamoratoooooo- urlò James cingendogli la spalla e grattandogli il capo con la mano –Il nostro bel cagnolone ha trovato l’amore della sua vita-. 

-Dai Ramoso, lasciami! Altrimenti ti lecco!- lo minacciò Sirius.

– Non ti preoccupare! Lascio volentieri a Sarah scoprire il gusto delle tue disgustose leccate...- e gli fece l’occhiolino - però dopo tieniti libero che dobbiamo escogitare qualche scherzo per il Ballo- aggiunse con gli occhi che gli brillavano.

-Ovvio Ramoso, come potrei abbandonare un progetto del genere!- esultò altrettanto eccitato Sirius, dimenticandosi per un momento di Sarah.

-Quale progetto?- domandò inarcando un sopracciglio Remus.

-Naaaah niente di che Lunastorta. Saggio di Storia della Magia- disse vagamente James.

-Certo, chi vi crede- disse Remus sforzandosi di non ridere.

-Saggio? Posso unirmi anch’io? Non ho capito molto bene l’ultima lezione di Storia della Magia…- squittì nervoso Peter.

-Certo Codaliscia, se dormi è normale che non capisci- osservò Sirius schernendolo –Se penso a quanto russavi l’ultima volta…per poco non ci rimettevo l’udito-

-ahah- replicò sarcastico il piccolo Grifondoro.

-Com’è che sei sempre indietro, eh Codaliscia?- domandò preoccupato James –Per caso hai bevuto qualche pozione che ti ha rallentato la memoria?-

-Smettetela di scherzare- disse Remus con tono di rimprovero, mettendo fine alle burla di James e Sirius.

-Oh, avanti! Ma lo prendiamo solo un po’ in giro!- protestò Sirius.

-Beh, non siete sempre simpatici- ribatté Codaliscia che si rabbuiò non poco.

James gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli –Ricordati amico: sei e sarai sempre uno di noi!-

Peter si illuminò e saltellò per la felicità. Di fronte a tale visione tutti e tre i Malandrini si piegarono in due dalle risate.

Ormai le ragazze erano vicine, così Sirius colse quell’attimo di distrazione malandrina per raggiungere Sarah. La ragazza, come tutte le sue compagne, portava la divisa e il mantello con lo stemma di Grifondoro. Benché ci fosse il sole, portava ancora la sciarpa al collo, anche se molto allentata, che le faceva risaltare il colore castano dei suoi capelli e dei suoi occhi, che Sirius trovava particolarmente magnetici.

 

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Mentre si prestavano a raggiungere le altre al Lago, Sarah si domandava cosa stesse facendo Sirius in quel momento. La notte prima era stata decisamente magica. Ricordava tutto nei minimi dettagli, come se avesse la mente costantemente incastrata sul tasto “replay”.

Proprio mentre sognava ad occhi aperti, notò con una stretta al cuore, che il suo “lui” stava semplicemente al di là del porticato con i suoi amici di sempre, camminando nel senso opposto alla loro direzione. Si sarebbero incontrati. Il cuore incominciò a batterle forte e cercò di non dare troppo nell’occhio la sua emozione. Tentò di controllarsi e dare l’impressione di essere assolutamente tranquilla e spontanea, soprattutto perché al suo fianco c’era Lily che, al contrario, non avrebbe gradito l’incontro.

Dopo quella notte, Sarah e Sirius non avevano ancora trovato il tempo di parlarsi ma quella mattina a colazione l’aveva visto con la coda dell’occhio che si dirigeva alle lezioni con gli altri Malandrini oppure, durante le lezioni che seguirono, lo beccò più di una volta che la fissava. Ogni volta che incrociava il suo sguardo si sentiva avvampare le guance e il suo cuore non faceva altro che pomparle negli orecchi.

Ed ora eccolo lì, chissà se si era accorto di lei.

Benché ci fosse molta gente in giro, persino Lily notò il famoso gruppetto di Hogwarts a pochi passi da lei e Sarah. Anche se avesse tentato di cambiare strada, cosa sarebbe mai potuto cambiare? Ormai il peggio era passato e poi, si ricordò suo malgrado, non valeva più la pena di scappare per ben due ragionevoli motivi: 1) ormai avrebbe fatto bene ad abituarsi alla presenza di James, dato che al Ballo avrebbero trascorso molto tempo insieme e 2) era consapevole che l’amica non vedeva l’ora di rivedere Sirius. Con che coraggio l’avrebbe obbligata ad evitarlo come la peste bubbonica?

Quando era ormai inevitabile lo scontro, Sarah si sentì chiamare da una voce ormai familiare…

-Ehilà- le bloccò Sirius frontalmente. –Che fate di bello?-

-Visto il bel tempo andiamo al Lago- disse prontamente Sarah, sperando che loro cambiassero direzione e venissero con lei e Lily.

-Al Lago eh? Non ve lo consiglio- disse assumendo un tono seducente -Ci sono così tante persone che non è rimasto più nessuno posto per restare un po’ tranquilli…- poi notò che entrambe le ragazze avevano la borsa dei libri. –Andate lì per studiare?- domandò poi accigliato.

-Beh… sì…. certo- risposte un po’ titubante Sarah. Era da sfigati andare a studiare con quella bella giornata di sole?

-Beh, allora vi auguro buona fortuna- rispose un po’ deluso Sirius.

-È davvero così tragico come fai credere?- domandò Lily, disturbandolo dai suoi pensieri. Sirius rimase incredulo: Lily Evans gli stava parlando senza urlargli in faccia.

Alzò le braccia e con un vago gesto delle mani le fece segno della quantità di persone che si aggiravano tra loro in quel momento. –Non vedi Evans? Già qui siamo sommersi di francesi, figurati al Lago-.

Sarah vide Lily pensierosa. Si domandò se effettivamente Carmen e Alice stessero studiando ma, conoscendole bene, entrambe si erano sicuramente  trovate qualcos’altro da fare.

-Forse è meglio se andiamo…- ma Lily venne interrotta da James che, nel frattempo, si era spettinato i capelli aspettando il tanto atteso momento di entrare in scena.

-Evans… che bello rivederti. Non ti è bastato vedermi stamattina?- domandò ammiccando verso di lei che  nel frattempo lo guardava un po’ disgustata.

-Cosa ti fa pensare che sia qui per te? Guarda che è stato il tuo amichetto a fermarci!- sbottò la rossa.

-Sai Evans, se non fossi così saccente ogni volta potresti scoprire che sono molto meglio di quello che immagini…- affermò James esasperato –Sai, noi stiamo andando proprio in un posto adatto allo studio… ma che conosciamo solo noi- disse beffardo.

-Esatto, quindi se vuoi venire con noi devi abbassare decisamente la cresta- gli fece eco Sirius.

-Non ci interessa! È vero che non ci interessa?- sbraitò Lily voltandosi a guardare l’amica. Ma Sarah si ammutolì, non sapeva cosa dire. Se avesse detto di no, avrebbe rasserenato Lily ma (con molte probabilità) sarebbero andate al Lago e alla fine non avrebbero concluso granché. E con ogni probabilità si sarebbe agognata l’anima per non essere andata via con Sirius. Se avesse detto di sì, avrebbe deluso l’amica ma (forse) sarebbero riuscite a studiare. E lei aveva un disperato bisogno di completare quei dannati compiti. Lily aveva la stessa necessità, ma solo perché il dovere di Prefetto le portava via molto tempo. Sarah, invece, le bastava il Quidditch e la poca voglia di studiare per arrivare a finire i compiti sempre all’ultimo momento. Lily era per lei l’esempio di studentessa perfetta: riusciva a fare tutto, persino a dormire e svegliarsi negli orari giusti! Sarah, al confronto, era un disastro: era lenta a studiare e ci impiegava spesso molto tempo per capire appieno gli argomenti. Lily, però, l’aiutava come poteva. Anzi, a volte era stata lei stessa a terminarli per lei. (ottenendo, ingiustamente, voti molto alti).

Non durò a lungo il silenzio, perché Lily conosceva Sarah come le sue tasche e glielo si leggeva in faccia che il suo desiderio fosse quello di andare via con i Malandrini.

-È va bene, veniamo con voi- concluse arrendendosi.

-Non so Felpato, secondo te sono degne di entrare nel nostro posto segreto?- chiese James all’orecchio di Sirius fingendo di non farsi sentire.

-Oh al diavolo Potter!- gridò Lily. Prese Sarah per la manica e stava per superarli quando stavolta fu Remus a bloccarla.

-Lo so che a volte sono insopportabili- disse indicando con un gesto i suoi due amici – ma ti posso assicurare che su una cosa hanno ragione: è un posto che conosciamo solo noi ed è perfetto per studiare-. Lily l’osservò per qualche minuto e, prima che potesse ribattere, il ragazzo aggiunse con un sorriso –fatelo per me- indicando la sua borsa, altrettanto piena di libri. Un sorriso dolce e gentile. E per questo Lily cedette.

-Basta che mi tieni lontano Potter- sussurrò all’orecchio del Licantropo. Lui rise e le rispose –Non posso fare miracoli-

 

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Era un piccolo giardinetto che non avevano mai visto in vita loro. Sei anni e ancora non conoscevano il castello alla perfezione. -Hogwarts è molto di più di quello che le mura lasciano apparentemente mostrare- stava raccontando Remus a Lily quando vi giunsero. Sirius, invece, nell’imbarazzo di essere preso in giro da James, non si era avvicinato a Sarah che, colta dallo stesso imbarazzo, aveva iniziato a discutere con James di Quidditch.

-Secondo me li batteremo i Serpeverde- stava dicendo il bel moro con gli occhiali. –non abbiamo mai perso-

-Mai dire mai- lo aveva interrotto sconsolata Sarah –Ho sentito che hanno un nuovo cercatore-

-Davvero? Chi è?- domandò perplesso Sirius, aggregandosi finalmente alla conversazione.

-Non l’abbiamo ancora capito- rispose Sarah sorpresa di vederlo così curioso.

-Secondo me è una farsa. Non possono avere un altro Cercatore, altrimenti l’avremmo già visto- constatò con sicurezza James.

-Beh, se ricordi bene, Curley non ha fatto un bella fine l'ultima volta… se ho capito bene, questo ragazzo è entrato come sua sostituzione e poi è stato preso definitivamente. Probabilmente è molto più bravo-

-È un lui?- chiese Sirius senza esitazione.

-Così dicono le voci- rispose un po’ annoiato James. –Ma bado alla ciance, siamo finalmente arrivati!- gridò pieno di entusiasmo, mettendo le mani sulla testa di una scultura di un Troll e inclinandolo a 180°.

-Potter, sei impazzito?! Così romperai…- ma Lily non finì di parlare perché rimase di stucco quando vide che la statua non solo non si era rotta ma aveva aperto un varco di mattoni nel muro.

Il giardino era piccolo ma molto accogliente e silenzioso. C’erano diverse piante di diversi colori e, al centro, sorgeva un salice piangente.

-Mi sono sempre piaciuti i Salici Piangenti- disse Sarah a bocca aperta. Non sapeva nemmeno lei perché ma ogni volta restava incantata quando ne scovava uno. Quelle foglie che andavano verso il basso, anziché verso l’alto; quella naturale inclinazione del tronco che, grosso, si ergeva in tutta la sua grandezza, per poi, timido, abbassare il suo sguardo sulle solide radici che spuntavano come grossi serpenti dalla terra.

Tutto di quel posto faceva credere di essere fuori dal tempo, quasi come se il luogo non fosse mai stato contaminato. Effettivamente se i ragazzi non ne avessero mai condiviso l’esistenza, Sarah dubitava che qualcun altro conoscesse quello stesso posto.

James, Sirius e Peter si distesero sull’erba soffice mentre Lily, Sarah e Remus si sistemarono intorno al tronco del salice. La scena sembrava alquanto surreale se si pensava che per la prima volta in vita loro i Malandrini e una parte delle ragazze del loro stesso anno e della stessa casa stavano passando del tempo libero insieme. Sirius, che era al centro della piccola combriccola, sollevò le braccia che aveva incrociato dietro la testa, e alzò il mento quel tanto per riuscire a squadrare la ragazza che ormai era entrata nella sua testa. Era una sensazione strana, non riusciva a pensare ad altro, sentiva che il cuore gli pulsava velocemente e sarebbe stato in grado di passare tutto il tempo a guardarla, se solo il suo migliore amico non se ne fosse chiaramente accorto.

-Sai Felpato, non è male- disse mentre osservava attentamente il volto dell’amico –e non ti azzardare a dirmi che non stai di chi sto parlando- aggiunse con tono di accusa.

-Vedi Ramoso, non sarà male ma non è decisamente la ragazza per me-

-Perché mai? Io vi vedo bene insieme-

Sirius si voltò a guardarlo sorpreso –Sei impazzito? Non vedi quanto siamo diversi?-

-Non siete così diversi- rispose James tranquillo.

-Ah illuminami, cosa ci accomunerebbe?- domandò sarcastico Sirius.

-Testardi. Siete entrambi molto testardi. E vi trovate attraenti. Questo spiega tante cose-

-Ho avuto ragazze più belle di lei- affermò Sirius.

James inarcò un sopracciglio –A dire la verità, Felpato, le tue conquiste non le ho mai trovate particolarmente interessanti- poi fece un cenno verso Sarah – Lei è mille volte meglio-

-Perché mi dici questo?- domandò ancora incredulo Sirius – Pensavo che non mi volessi con lei-

-Ti sbagli: non volevo che la facessi soffrire. Ma vedo che, invece, te ne importa. Eccome che te ne importa!-

-Ah si? E da cosa lo dedurresti?- disse Sirius sfidandolo.

-Se davvero non ci tenevi a quest’ora l’avevi già avuta e lasciata- gli rispose James senza troppi giri di parole, anzi come se avesse detto una cosa piuttosto banale. E aggiunse – Ah. E ovviamente non ti saresti degnato di svegliarti alle 2 di notte solo per vederla-

-Vai al diavolo Ramoso!- urlò gettandosi su di lui.

-Eddai Felpato che male c’è ad avere una cotta!- disse ridendo James, cercando di scrollarsi di dosso l’amico –Comunque passiamo ad un argomento più interessante…-  continuò mettendosi a sedere e scompigliandosi i capelli – Cosa facciamo al Ballo?-

A quella domanda sul vito dell’amico comparve un bel sorrisetto. Era ben lieto di cambiare argomento –Che ne dici se facciamo qualcosa di strepitoso che resterà per sempre nella storia di Hogwarts?-

 

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Sarah aveva tentato di concentrarsi completamente sullo studio ma le risultò più difficile di quanto immaginasse. Sirius era lì, a pochi passi da lei. Era disteso sull’erba, gli occhi chiusi e un viso completamente rilassato e baciato dal sole. Si chiedeva se lui si fosse accorto che qualcuno lo stesse osservando. Ed infatti si svegliò poco dopo: appoggiò i gomiti sull’erba e si guardò intorno col fare annoiato, come se qualcosa gli avesse dato improvvisamente fastidio. Sarah colse l’occasione per mettersi a studiare. Non poteva far vedere che non faceva altro che guardarlo. Dopo una mezz’oretta circa si stancò e gettò nuovamente lo sguardo in direzione di Sirius che, nel frattempo, stava discutendo animatamente con James. “Sicuramente stanno organizzando qualche stupido guaio da fare al Ballo” pensò Sarah un po’ scocciata. Visualizzò un punto fisso e senza nemmeno rendersene conto, si addormentò con il libro aperto e la piuma ancora nella mano.

-Qualcosa mi dice che questo brano sulle Rune Antiche non doveva essere molto interessante- udì qualcuno parlare nella sua testa. Stava sognando?

-Smettila Potter, così le dai solo fastidio- si aggiunse una voce.

-Beh, si è fatto tardi. Ragazzi voi andate, mi occupo io di lei- spuntò dal nulla ancora un’altra voce.

-Secondo te Black, io sono così sciocca da lasciare la mia amica nelle tue mani?- stava dicendo la seconda voce.

-Bene Evans, suppongo che la porti tu in braccio in Sala Comune, giusto?- le risposte in tono di accusa la terza voce.

Si udì un percettibile sospiro e la seconda voce rispose rassegnata – Va bene, ma guai a te se le fai qualcosa-

Poi sentì dei passi allontanarsi e svanire nel nulla. Che stava succedendo nella sua testa?

Infine percepì ancora un ultimo suono prima di dimenticare ogni cosa –Bene Williams, siamo finalmente soli-

 

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Quando si svegliò era già buio, la notte aveva oscurato ogni cosa, ogni colore. Quello che sembrava un paesaggio incantato solo quella mattina, ora era diventato un luogo spettrale. Tuttavia, il suono di grilli e la presenta di piccolissime luci, le lucciole, facevano sì che in quel posto ci fosse ancora un minimo di calore. Sarah si guardò attorno scombussolata, non c’era nessuno oltre lei. Aveva una coperta che la teneva calda, ma non era la sua, sebbene avesse un’aria familiare. Che ci faceva lì? Come faceva a tornare al Dormitorio? Poi piano piano le si affievolì la memoria e riconobbe ben presto il luogo in cui si trovava. Ma perché Lily l’aveva lasciata sola? Poi, all’improvviso, udì qualcosa, un suono quasi impercettibile. Poteva essere stato il vento, le foglie, qualche insetto. Eppure Sarah sentiva che doveva essere qualcosa di umano. Un po’ eccitata e un po’ spaventata, si accinse ad alzarsi e a camminare con passi lenti e silenziosi verso il lato opposto al tronco.

Lì, disteso a dormire, c’era Sirius Black.  

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Una volta che i ragazzi se ne andarono con la bella rossa, Sirius era quasi sicuro di voler portare in braccio Sarah. Ma guardando le sue dimensioni e quella dei libri che aveva portato con sé, si decise che fosse meglio attendere. Poteva darsi che si sarebbe svegliata di lì a poco. In ogni caso anche lui percepiva una certa stanchezza, quindi prese la coperta che aveva con sé e si mise accanto alla giovane. Poi pensò che non fosse il caso di starle così vicino. Se Lily lo avesse trovato così vicino all'amica lo avrebbe di certo ammazzato. Non che la rossa sarebbe venuta a controllare… ma non si sapeva mai. Si allontanò di qualche passo fino ad arrivare al lato opposto del tronco. Così di certo non si sarebbe potuto sentire in colpa. Mentre pensava allo scherzo che aveva progettato con James, si rese conto che iniziava a fare decisamente freddo. Si alzò senza esitazione con un solo pensiero fisso: quello di coprire Sarah dal freddo. Dopo che ebbe sistemato la coperta si ritrovò a pensare, ormai rassegnato, che forse il suo migliore amico non aveva così torto. Si stava innamorando. Era lì al freddo per non fare nulla di ché, non era con i suoi amici e non era a letto con una ragazza. Eppure per lui andava benissimo così, non sentiva di volere niente di diverso.

Quando razionalizzò i suoi pensieri, si allontanò rapido dalla figura dormiente per rioccupare il suo posto dietro di lei. Non voleva innamorarsi. Non voleva finire come tutti quei ragazzi che pensano solo alle loro fidanzate o progettano la loro vita solo in funzione della loro “dolce metà”. Dolce metà un corno! Lui non avrebbe mai ceduto. La sua vita era con i Malandrini e con nessun altro. E poi non era nemmeno il tipo da fidanzamento. Sì, ci sapeva fare con le ragazze, ma solo nella fase di conquista iniziale e a letto. Per il resto era una frena. Se c’era una cosa che non sapeva assolutamente fare era comportarsi da fidanzato, non che si fosse mai creata al situazione. Lui d’altronde aveva sempre evitato di finirci dentro e, quando usciva con una ragazza, sapeva benissimo che non sarebbe durata a lungo. Ma Sarah come l’avrebbe presa quando lui l’avrebbe scaricata? Sarebbe tornato tutto come prima?

Al solo pensiero, il giovane sentì una fitta al cuore e capì che forse, in cuor suo, non era per Sarah che era tanto preoccupata. Era per sé stesso. Se lui avrebbe permesso che lei se ne andasse, non se lo sarebbe perdonato facilmente. In fondo provare a stare con lei non doveva essere tanto male. Forse, per una volta tanto, poteva lasciarsi andare con una ragazza. Molto probabilmente nemmeno lei era in grado di stare in una relazione di lunga durata quindi si sarebbero lasciati in ogni caso. Effettivamente, riflettendoci, Sirius si domandò se avesse mai visto la ragazza in compagnia di qualche figura maschile ma, eccetto Edgar negli ultimi mesi, non gli veniva in mente nessuno. Beh, in fin dei conti non l’aveva mai notata veramente. Poteva esserci stato qualcuno e lui non se n’era nemmeno accorto. Ma in fondo quanto gli importava veramente un suo presunto ex? Ora era sua e non l’avrebbe lasciata a nessuno. Si sarebbe dato una possibilità.

Mentre rimuginava su questi pensieri non si accorse di essere entrato in uno stato di dormiveglia e, in poco tempo, si addormentò anche lui.

Passarono due ore prima che uno dei due si svegliasse.

-Sirius- Sarah si sorprese a scoprire che era già la quarta volta nello stesso giorno che provava a svegliare qualcuno.

Provò a scuoterlo sempre più forte ma non sembrava servisse a molto. Sirius dormiva profondamente. Poi percepì un bisbiglio e si rese conto che Sirius stava tremando dal freddo. Corse a prendere la coperta e cercò di riscaldare meglio che poté il ragazzo. Si ricordò di un incantesimo e mentre bruciava alcuni rami che fecero da focolare, si rese conto della situazione strana in cui si trovava. Non si era mai presa cura di un ragazzo, né tantomeno di Sirius Black.

Il ragazzo si svegliò poco dopo e si voltò a guardarla –Bene, vedo che ti sei svegliata- disse sarcastico.

-Vedo che ti sei addormentato anche tu- gli fece eco Sarah, con lo stesso tono sarcastico.

Sirius sorrise, si tolse la coperta e si avvicinò a Sarah. Prese di nuovo la soffice stoffa e la posizionò in modo da coprire entrambi. Non si era reso conto che, facendo così, aveva tolto il fiato alla sua compagna.

Sarah aveva il cuore che batteva a mille. Avrebbe potuto saltare dalla felicità come una bambina che aveva finalmente ricevuto un palloncino. Era così dannatamente affascinante… e così sexy. Perché non poteva semplicemente odiarlo come faceva Lily con James? Poi le venne in mente che ora la sua migliore amica andava al ballo con lui. Forse le cose sarebbero cambiate anche per lei.

-Sai Sarah… credo tu ti debba abituare- disse divertito Sirius guardandola negli occhi.

Sarah arrossì vistosamente –Ehm… di cosa?- Le aveva per caso letto nella mente?

-A me. Ti devi abituare a me- rispose dolcemente Sirius. Poi, con un’espressione rassegnata, aggiunse –Ho come l’impressione che tu mi rovinerai la vita-

Così facendo portò la sua mano, ancora libera, sul mento di lei e si protesse per baciarla. Entrambi, infreddoliti dal tempo ma scaldati dal corpo dell’altro, erano in preda ai battiti dei loro cuori che non smettevano di battere forte.

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Capitolo 16
*** Il Ballo ***


capitolo 15

Buonasera a tutti! 

Innanzitutto, grazie mille per le recensioni ricevute, mi hanno fatto davvero molto piacere! Ogni volta che leggo un vostro commento, mi spingete a scrivere e a dare di più. Vi ringrazio davvero tanto! 

Secondo, ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo perché volevo sviluppare il più possibile l'intreccio di emozioni interiori che provano i due protagonisti. La storia si fa di volta in volta più complessa, quindi è giusto dargli più peso. 

Terzo, alla fine del capitolo troverete delle immagini da cui ho preso ispirazione per la scenografia del Ballo. Le ho messe in fondo perché voglio lasciare spazio alla vostra immaginazione. Poi potrete vedere se combaciano con la miaJ

Allo stesso modo, troverete anche delle foto da cui ho preso ispirazione per: l’abito e l’acconciatura di Sarah, l’acconciatura di Lily, e la figura di Sirius in smoking.

E, se siete proprio curiosi, alla fine troverete ancora altre immagini, ma stavolta sono foto di persone (modelli?) e personaggi famosi da cui ho tratto ispirazione per i personaggi della mia storia. Così è come li immagino io. Ci sono più o meno tutti, appena trovo altre persone che ritraggono perfettamente il resto dei personaggi, li inserirò J

Ci tengo a sottolineare che, sebbene a volte descriva Sarah fisicamente, la mia idea resta quella di lasciare che voi stessi creiate Sarah come più vi piace. Meglio ancora: vi identifichiate nel personaggio. Dato che io stessa amo immedesimarmi con il personaggio, a volte mi capita di inserire qualche particolare. Ma non fateci caso! Date pure libero sfogo alla vostra fantasia!

Spero, come sempre, di non deludervi ma di farvi divertire e sognare. Spero anche che possiate continuare a recensire,  esprimendo sinceramente le vostre opinioni.

Buona lettura a tutti! 

Un bacio, Shary90

 

15

Il Ballo

 

Si dice che il secondo vero bacio sia più travolgente del primo e Sarah aveva tutte le buone ragioni per credere che fosse così. Ad Edgar aveva dato il suo primo vero bacio ma Sirius… dopo averlo baciato due volte e provato le stesse incredibili emozioni per ben due volte, aveva maturato la consapevolezza che fosse tutta un’altra cosa. Era semplicemente Sirius Black. Un nome, una garanzia. Almeno per lei.

Si guardò attorno e notò con piacere che non era l’unica ad avere gli occhi a cuoricino. Il tanto atteso evento era infine arrivato. Quella sera ci sarebbe stato il grande Ballo e si notava dalla concitata eccitazione che si respirava in ogni dove, che tutti era impazienti che iniziassero le danze. Carmen, per prima, non vedeva l’ora. Le si leggeva in faccia, anche da chilometri di distanza, che esplodeva di felicità da tutti i pori, soprattutto da quando era tornata dal suo appuntamento con quel misterioso francese, Elias Vaughn. Anzi, non parlava d’altro se non di lui. Era diventata una specie di Alice al quadrato.

-Sei persino più fastidiosa di me quando ti ci metti- le disse annoiata Alice dopo essersi sorbita mezza giornata di monologo.

Le ragazze erano appena tornate in Dormitorio e avevano deciso che si sarebbero prima rilassate e poi avrebbero incominciato a prepararsi per la grande serata.

-Non potete capire ragazze. È dannatamente S-E-X-Y! Per non parlare di quando parla inglese con quel accento!- disse con entrambi i palmi delle mani che reggevano il mento, intenta a ricordare chissà cosa.

-Si, Carmen l’abbiamo capito. Ce l’hai ripetuto circa un centinaio di volte- constatò Lily.

-Dai, per una volta che accade a me!-

-Sei ragazzi in due mesi- disse Alice fingendosi in preda alla tosse.

Carmen la fulminò con un sguardo assassino. Ma non c’era spazio per l’odio in quel momento e in men che non si dica riprese a parlare con la stessa allegria. –Vedetela così: sto distraendo Lily dal suo abominevole appuntamento con il Signor-Tormento-Potter! A proposito, vi siete detti quando vi vedete?-

Lily fece una smorfia –Ci vediamo alle 18.30 in Sala Comune-

-Anch’io mi vedo alle 18.30 con Frank. Scendiamo insieme?-

-Oddio, grazie Alice! È bello sapere di poter contare almeno su un’amica- disse pronunciando volutamente la parola “almeno”.

-Mi sa che ce l’ha un po’ con noi- suggerì Sarah rivolgendosi a Carmen.

-È tutta invidia- le rispose beffarda la bella mora con modestia.

-Chiamala pure invidia, ma se potessi fare a meno di Potter, lo scambierei volentieri con un gargoyle- ribeccò Lily. Poi, tutto ad un tratto, le si luccicarono gli occhi come colta da una strana idea. Cambiò la sua espressione frustata per un sorriso, e voltandosi verso Sarah, gridò raggiante –Ci sono! Perché non ci ho pensato prima! Sarah trasformami in un animale… non so, va bene qualsiasi cosa… anche una Mandragola!-

Sarah la guardò preoccupata, poi le tornò in mente un ricordo. Balzò sul suo letto e, restando in piedi e incrociando le braccia, disse imitando la voce di Lily – Io accetterò solo se vincerò giustamente secondo tre regole: la prima è non intervenire e concordare in segreto piani con le altre. La seconda è non rivelare la scommessa a nessuno. La terza è che non si può usare la magia- e, scrollando le spalle, proseguì prendendola in giro –mi sa Lily, che per te non posso fare proprio niente!-

 

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-Dici sul serio?- domandò allibito il giovane Black alla vista del suoi migliori amici che si avviavano verso i dormitori per prepararsi alla festa. –Ma sono solo le cinque!-

Era tutto inutile, non sarebbero tornati indietro. Dopo circa dieci minuti di completa solitudine, si era alzato ormai rassegnato all’inevitabile scena che si sarebbe ben presto presentata ai suoi occhi: i suoi amici, tra tutti James, in preda all’euforia per il Ballo. Da non credere. Non se lo sarebbe mai aspettato. James ci sarebbe andato con Lily Evans. È già questo bastava per turbarlo. Lupin ci sarebbe andato con Caroline Snow, una graziosa ragazza del sesto anno di Corvonero, che aveva avuto il coraggio di chiedere al Prefetto di Grifondoro se volesse andare con lui al Ballo. E chi poteva immaginarselo! Lupin corteggiato! Ma ancora più incredibile era stato Peter: con un coraggio che non gli aveva mai visto prima, era andato dritto da Ingrid Janssen, una ragazzina del secondo anno di Grifondoro, per chiederle se volesse venire con lui al Ballo. Sebbene Peter non eccellesse in bellezza e prontezza di spirito come Sirius e James, gli restava il fascino da “ragazzo più grande” che di certo si era dimostrato utile nel momento più opportuno. E poi finalmente si scioglieva, era ora!

Mentre Sirius tornava con delusione al castello, una voce familiare lo colse di sprovvista –Ehi Black!- Una voce calda, femminile… e già sentita molte volte, forse anche troppe per lui. Si voltò e vide che Mandy veniva nella sua direzione. –Devo parlarti… o meglio devo chiederti una cosa- disse nervosa. –Seguimi-

Si appostarono dietro ad un grosso albero, lontano da occhi indiscreti. Si guardarono negli occhi e Sirius capì di colpo di aver fatto un grosso errore. Non doveva seguirla. Avrebbe dovuto andarsene subito e raggiungere i suoi amici alla Torre di Grifondoro. Ma ormai era troppo tardi.

-Vieni con me al Ballo?- domandò impaziente la ragazza. Sirius rimase interdetto di fronte a quella domanda, era sicuro di aver sentito che ci andava già con qualcuno al Ballo.

-Non posso Mandy, già porto un’altra ragazza- rispose senza molto entusiasmo. Si era accorto che non gli piaceva più stare solo con lei. Se Sarah l’avesse visto, cosa avrebbe pensato? Poi si corresse: in fin dei conti non stavano insieme. Non ancora.

-Con quella lì?- domandò disgustata la bella Corvonero.

-Sì- Sirius sapeva che si riferiva a Sarah.

-Per la miseriaccia Sirius, e chi l’avrebbe detto che ti piacevano le ragazze insipide!-

-Io non…- ma ebbe modo di finire. Mandy reagì come un vulcano in piena attività. –Non ti riconosco più! Non è per il fatto che mi rifiuti… è che non sei più così bello e attraente come ti ho lasciato. Prima eri un tipo, ora stai diventando uguale alla massa. Quella lì ti sta cambiando in peggio e non te ne accorgi nemmeno-

Sirius restò perplesso per alcuni secondi, poi incominciò a ridere come non faceva da tempo, accarezzò la testa della ragazza e le chiese –Che hai Mandy? Hai paura che mi innamori? Non ti preoccupare, non succederà mai. Te l’ho già detto, a me non interessa innamorarmi-

Cosa stava dicendo? Era il suo orgoglio a parlare? Alla fin fine, sapeva anche lui che con Sarah non sarebbe durata a lungo…

Mandy iniziò visibilmente a calmarsi –E allora perché mi sembra che tu le stia girando un po’ troppo attorno?-

Sirius alzò le spalle –Ho fatto una sfida con me stesso e mi sono detto “perché no?”- In fin dei conti non era una bugia.

Mandy inarcò un sopracciglio e analizzò per un po’ il viso indecifrabile del ragazzo prima di affermare –Facciamo una scommessa-

Sirius rimase sorpreso. E ora? Non poteva tirarsi di certo indietro, non era da lui.

-Avanti, spara-

-Ti ricordi quando uscivamo ancora insieme? Ogni tanto mi dicevi “guarda, vedi quella ragazza? Dammi una settimana e la porto a letto” e così facevi. Ogni volta. E vincevi. Ogni volta…- Dove voleva andare ad apparare? –Ecco la sfida: se riesci in una settimana a portartela a letto, mi dimostri che hai ancora il controllo di te stesso-

-Affare fatto- rispose allora tutto d’un fiato. La parte malandrina di lui aveva preso il sopravvento su ogni pensiero. In effetti, non sapeva nemmeno lui cosa stesse facendo ma sapeva che da lì a pochi minuti se ne sarebbe pentito amaramente. Ma ormai i dadi erano stati tratti, tanto valeva giocare. Avrebbe potuto uscire illeso dal quel pasticcio se nessuno l’avesse saputo. Poteva uscire con Sarah, portarsela a letto e vincere la scommessa con Mandy senza che nessuno lo sapesse. Avrebbe potuto avere entrambe, stare con Sarah e vincere la scommessa. Ce la poteva fare.

-Ah Mandy!- gridò verso la ragazza che se ne stava già andando –Che resti tra noi. Nessun altro deve sapere di questa scommessa-

-Come vuoi- lo rassicurò lei, ma non appena si fu allontanata pensò, in preda ad una nuova euforia, “Che il gioco abbia inizio. E al diavolo Sarah! Riavrò il mio Sirius”

 

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Quella mattina Sarah ricordò a sé stessa che aveva un dovere da compiere. Si preparò in fretta, uscì dai Dormitori e corse verso l’infermeria. Edgar era quasi guarito. In effetti avrebbe potuto partecipare alla serata ma preferiva non discutere con Madame Chips che, a suo dire, riusciva sempre ad avere la meglio quando diceva che “riposare un giorno in più fa bene se si vuole continuare a giocare a Quidditch senza problemi”.

-Quindi per stasera resterai qui?- domandò ansiosa Sarah.

-Si, certo. Sarò solo soletto. Se vuoi unirti…-

-Io in realtà dovrei dirti una cosa- disse nervosa. –Sirius mi ha invitata al Ballo-

Si volse ad osservare il volto di Edgar ma non reagì come si aspettava.

-Già lo sapevo. Qui le voci di corridoio sono molto più veloci di quello che pensi- obiettivò Edgar un po’ stranito. –Suppongo che ti renda felice-

-Cosa?- domandò preoccupata Sarah.

-Che ci sia lui con te, stasera-

Sarah restò in silenzio. Non sapeva come rispondere senza trapelare la sua innocente felicità.

-Promettimi solo una cosa: non lasciargli fare cose di cui non sei ancora pronta…-

Cosa significava?

-Ehm… va bene- disse perplessa Sarah.

 

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Era da ore che si guardava allo specchio. Era tutto apposto? Dimenticava qualcosa? Per l’ansia, si era preparata in netto anticipo, voleva fare tutto con calma: doccia, shampoo, stiratura dei capelli, poi piastra per renderli mossi a metà lunghezza (dopo un’attenta analisi con Lily, aveva optato per “riordinare” i suoi capelli che erano molto mossi ma anche molto gonfi e fuori controllo), trucco, orecchini, vestito… Stava lì, in piedi, ad osservare per intero la sua figura e per la prima volta in vita sua pensò che fosse davvero bella. “Vorrei sentirmi così tutti i giorni” pensò tra sé e sé ammirandosi al grande specchio. La trasformazione era così evidente che nemmeno lei si riconosceva. Non è che non le piaceva curarsi, anzi, ma aveva sempre pensato che bastava un poco di trucco e qualche molletta qua e là per sentirsi bella. Ora invece capiva che forse avrebbe potuto fare molto di meglio, come aggiustarsi decentemente i capelli, che fortunatamente era folti e molto lunghi. In fin dei conti Carmen non aveva proprio tutti i torti quando le diceva che non sapeva per niente valorizzarsi.

-Voilà!- Carmen aveva appena finito di prepararsi e non c’era molto da dire: era semplicemente divina. I boccoli castano scuro le ricadevano perfetti lungo le spalle, con gli occhi da cerbiatta e quel vestito rosso a tubino la rendevano una femme fatale.

-Fammi un po’ vedere- disse poi quando si accorse che Sarah era pronta. -Wow Sarah, sei bellissima! Ci scommetto quello che vuoi che stasera farai girare molte teste dalla tua parte… tranne ovviamente quella di Vaughn. Elias avrà il suo sguardo puntato solo e soltanto su me!- disse esplodendo di gioia.

-E come potrebbe fare altrimenti, sei uno schianto- le disse di rimando Sarah ridendo.

-Oddio Sarah, sei bellissima! E i tuoi capelli…. lo sai quanto mi piacciono al naturale, ma così ti stanno d’incanto!-  Anche Lily aveva finito di prepararsi. Era davvero una bambola di porcellana con quel vestito blu cobalto che le faceva risaltare ancora di più il rosso dei capelli e il verde dei suoi occhi. Aveva scelto un look super elegante e, sfogliando le numerose riviste di moda da strega che aveva comprato tempo prima ad Hogsmeade, si era decisa a raccogliere i lunghi capelli rossi e avvolgerli in una grossa treccia che le scendeva da un lato. Il tutto, ovviamente, grazie all’uso della magia. Lily, in ogni caso, continuava a  fissare sbalordita Sarah che, un poco imbarazzata, si sedette delicatamente sul suo letto a baldacchino.

-No davvero, sei troppo bella, mi fai quasi vergognare- continuò Lily.

-Ha detto quasi, eh!- le fece eco Alice, ridendo dal bagno. Ma, mentre le altre risero in coro, uscì anche lei allo scoperto mostrando tutta la sua radiosità in giallo. E anche per lei c’era ben poco da dire: per Sarah, Alice era una delle poche persone che trovava adorabile con i capelli a caschetto. Il suo visino rotondo ma sbarazzino, rifletteva l’immagine di una ragazza molto dolce ma che sapeva il fatto suo. Beh, in effetti, Alice era così.

Ora che le ragazze erano tutte pronte, potevano finalmente uscire fuori dalla camerata. Lily e Alice avrebbero dovuto incontrare i loro accompagnatori in Sala Comune, Carmen invece attendeva Elias fuori dalla Sala da Ballo e Sarah non aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto Sirius. Non era riuscita ad incontrarlo quella mattina e il pomeriggio l’aveva intravisto in Sala Grande ma, in giro c’era una così tale confusione, che l’aveva perso di vista. Gli aveva anche mandato un gufo ma nulla. Si era volatilizzato. Lui ovviamente, non il gufo. Forse era semplicemente scappato, si era dato alla macchia. Anzi, peggio: aveva cambiato idea e ora stava pianificando la serata con un’altra ragazza, forse con Mandy. Chissà.

Dopo più di un quarto d’ora di solitudine nella propria stanza, Sarah decise che non ne poteva più. Stava impazzendo, l’ansia la stava divorando! Da un lato non vedeva l’ora di mostrarsi a Sirius per analizzare l’espressione sul suo viso non appena avrebbe visto in che modo si era preparata per la festa. Dall’altro lato era terrorizzata dalla serata in sé per sé: era come un secondo appuntamento. Dopo il primo appuntamento, Sirius si era comportato un po’ freddamente con lei ma poi, tutto ad un tratto, era cambiato. Non voleva che si ripetesse ancora. Voleva conquistarlo, una volta per tutte. Quel secondo bacio… doveva significare pur qualcosa! Se il primo bacio era stato dato quasi per scherzo, il secondo era stato dato per una ragione totalmente diversa. Sarah non aveva fatto semplicemente nulla per volerlo. Era stata una scelta di Sirius baciarla.

Mentre rimuginava ancora sull’ultimo momento passato insieme al bel Grifondoro, Sarah provò improvvisamente una sensazione di inquietudine, come di qualcuno che la stesse osservando. Si guardò attorno lentamente e con aria furtiva prese la bacchetta, quando si accorse che fuori alla finestra altri non c’era che un grosso e vecchio gufo che aspettava di essere accolto a finestre spalancate.

-Per tutti i folletti della Cornovaglia, mi hai fatto spaventare a morte- pronunciò Sarah dopo quello che le parve un’eternità, lanciando un sospiro di sollievo.

Aprì il contenuto della lettera con mani tremanti e lesse tutto d’un fiato:

“Cara Sarah, ti aspetto alle sfingi di pietra, non tardare. Siamo tutti qui ad aspettarti. S.B.”

“Già è sceso alla Sala da Ballo?” (la scalinata era di fronte al salone dove si sarebbe svolta la serata) si domandò incredula Sarah. Perché Sirius non l’aveva aspettata nella Sala Comune come avrebbe fatto un qualunque essere umano? Perché non si era fatto vivo prima?

“E poi cosa significa che tutti mi stanno aspettando? Tutti chi? I suoi amici??”. Ma diamine era lui il suo cavaliere e non i Malandrini per intero! Possibile che Sirius non riuscisse a fare nulla senza la presenza delle sue tre metà o la verità è che non voleva passare la serata solo con lei?

Sarah non ci poteva credere, era da quasi mezz’ora che era iniziato il Ballo e Sirius, non solo era scomparso, ma si era fatto vivo con un ritardo clamoroso riportando poche e semplici parole che, per giunta, non avevano neanche lontanamente niente a che fare con la parola “scusa” o “mi dispiace”. La stava facendo grossa. Ecco dov’era il problema: quando erano solo loro due, Sirius era completamente preso da lei ma quando ritornava alla sua realtà, sembrava ricominciare ad ignorarla o, peggio, la trattava come se certe cose gliele dovesse.

Nel frattempo Sarah pensò bene a come comportarsi, se prenderla sul ridere o sul piangere, se prendersela a morte rinunciando al Ballo o scendere e riempirlo di schiaffi di fronte a tutti. O, ancora peggio, ignorare il tutto e fare finta che non fosse successo nulla.

“Basta, mi sono scocciata di essere lo zimbello di tutti. Ho anch’io una dignità!”. E con questo pensiero corse alla finestra e scrisse “Caro Sirius, non perdere tempo ad aspettarmi, oltrepassa pure le sfingi con tutti i tuoi amici e goditi la serata. Buonanotte, Sarah”. Prima di legarlo alla zampa del gufo, si fermò di colpo e come colta da un improvviso attacco di panico, guardò la lettera pensando che fosse meglio gettarla via. Non era certa che fosse il modo giusto per mettere in chiaro le cose e di certo non voleva apparire ridicola né a lui né tanto meno ai suoi compagni (qualora avesse letto il messaggio ad alta voce). Sarebbe passata per la bambina isterica. Già immaginava la faccia di Sirius nel leggere le parole col suo solito ghigno e James che gli diceva “non ci hai perso nulla, vedi? È solo una bambina immatura e lamentosa”. Ma gli faceva male sentirsi trattata come l’ultima ruota del carro e Sirius se l’era cavata più di una volta. L’aveva ignorata, umiliata, non considerata mai abbastanza, e molto probabilmente ci sarà stato anche un momento in cui l’avrà catalogata come una perdente. Ma lei non era così che voleva sentirsi e sapeva, da quello che aveva appresso da Lily, che era molto meglio passare per acidella piuttosto che lasciarsi sopraffare dalle beffe degli altri. E lei voleva diventare una donna forte, non una rammollita.

Ancora tentennante, si decise a legare la lettera al gufo. Lo lasciò volare via e attese. Poteva restare lì ad aspettare una possibile risposta oppure scendere e godersi la festa da sola. Forse Alice le avrebbe fatto compagnia, dopotutto gli amici di Frank erano sempre stati molto gentili con lei.

Dopo altri dieci minuti in cui non successe praticamente nulla, decise che era arrivata finalmente l’ora di agire. Sarebbe andata a quel Ballo, con o senza cavaliere. Diamine, ci aveva messo un pomeriggio intero a prepararsi, come minimo doveva sfoggiare il suo vestito!

Fece un lungo respiro, si guardò un’ultima volta allo specchio e aprì la porta. Varcò il ritratto della Signora Grassa, scese lentamente e tremendamente agitata le scale del castello. Il cuore le batteva in gola: sapeva che Sirius avrebbe letto quella lettera e non aveva nemmeno la vaga idea di come si sarebbe dovuta comportare con lui. Quando l’avrebbe visto e lui si fosse accorto di lei, cosa sarebbe successo? Si sarebbe arrabbiato a morte o l’avrebbe ignorata?

Mentre scendeva le scale che nel frattempo non  risparmiavano di muoversi, vide con la coda nell’occhio una figura che saliva trafelata per altre scale poco distanti dalla sua. Il tempo di girarsi e incrociò due occhi grigi da Malandrino.

Sirius era molto attraente in smoking, si notava subito che i suoi vestiti provenivano da un’ottima sartoria, così come per le scarpe di un lucente nero notte. I capelli, invece, erano stati accuratamente pettinati e riportati indietro con il gel, sebbene alcuni ciuffi di capelli si fossero chiaramente ribellati e ostinavano a coprirgli il volto. Aveva scelto un completo nero con un piccolo papillon altrettanto nero. Ed era bello. Era fin troppo bello da vedere.

Quando i due s’incontrarono erano a due altezze diverse e su due rampe di scale diverse… il che rendeva l’incontro un pochino complicato.

-Williams- proferì Sirius. Si percepì che aveva corso. Restò per alcuni minuti impalato a guardarla.

-Per caso mi stavi cercando?- tentò di dire Sarah senza lasciar trapelare la sua emozione. Anche lei era rimasta impalata a guardarlo. Il cuore le pulsava a mille e le sembrava che le battesse in gola, tanto da non riuscire a respirare. Non poteva semplicemente mettersi le prime cose che trovava nell’armadio? Beh, molto probabilmente sarebbe stato figo anche con quelle. Ma con quei vestiti eleganti era tutta un’altra cosa. Già di suo, Sirius aveva un portamento elegante che faceva ben intuire in quale famiglia fosse cresciuto, ma i suoi soliti abiti da scuola camuffano almeno in parte quel lato di sé che non rivelava mai. Adesso, con quegli abiti, era semplicemente una visione. Sembrava che fosse già chiaramente abituato a portarli.

Dall’altro lato delle scale, anche il giovane malandrino era completamente perso nei suoi pensieri. Non si era mai accorto di Sarah prima che Carmen gliene parlasse. Sì certo, sapeva che esisteva ma non si era mai molto focalizzato sulle sue compagne di corso e di casa. Lily era affare di James, Alice di Frank, Carmen le aveva sembra dato l’idea di una pazza isterica (e forse lo era per davvero) ma Sarah… Sirius continua a non capire perché non l’avesse mai tenuta in conto. Semplicemente l’aveva ignorata. Ma poi, in quegli ultimi giorni aveva incominciato finalmente a capire: Sarah si era come “nascosta” all’ombra delle sue amiche e dei suoi compagni di scuola, non aveva mai fatto in modo di essere notata, nemmeno il prof. Lumacorno che, organizzava incontri privati con gli alunni migliori in ogni categoria, non l’aveva mai invitata. Eppure era molto brava con il Quidditch, questo lo sapevano tutti. James stesso diceva che era una delle poche persone su cui si fidava quando giocava: finché avrebbe giocato con lei, sarebbe andato tutto bene. C’era come una sorta di empatia tra loro due, forse perché avevano semplicemente iniziato insieme.

Sirius restò interdetto quando la vide, era molto più bella di quanto si aspettasse. Contrariamente a quanto aveva sempre affermato, quella sera avrebbe trovato il colore verde uno dei suoi preferiti. Se non fosse per la sua famiglia e, in special modo, per suo fratello che evitava da anni, avrebbe potuto indossare qualcosa di quella tonalità ogni tanto. Ma la voglia di staccarsi completamente da quella vita e da quelle origini, gli avevano fatto odiare quel tipo di colore e, in un particolare momento di rabbia, aveva buttato via tutto quello che gli ricordava lo smeraldo della Casata tanto amata dai suoi antenati. Quindi, quella sera stessa, per la prima volta dopo tanti anni, avrebbe avuto modo di “appartenere” a qualcosa di molto simile a Serpeverde.

Quando Sirius aveva ricevuto quel messaggio era solo, aveva “cacciato” via i suoi compagni convinto che Sarah sarebbe scesa da un momento all’altro. Ad un certo punto, si era francamente scocciato di vedere James saltellare dalla voglia di portare a ballare Lily, quindi fu ben lieto di lasciarli andare. Ma, inaspettatamente, invece di una ragazza aveva trovato un altro messaggio dove chiaramente Sarah gli dava, seppur indirettamente, uno schiaffo in pieno viso. Non era una strilettera ma gliela ricordava vagamente.

Aveva corso lungo le scale per andarla a prendere, anche a costo di entrare nei Dormitori Femminili con le chiare sembianze canine. Ma giunto a metà strada, aveva scorto dall’altro lato una bellissima ragazza che scendeva le scale. Aveva il capo abbassato e le mani aggrappavano parti della lunga e pomposa gonna. Era impossibile riconoscerla subito ma fortunatamente Sirius non distolse lo sguardo da quella figura. Anche se non vedeva l’ora di vedere Sarah, era curioso di sapere chi fosse quella ragazza. Voleva per lo meno guardarle il viso.

Ma non appena la ragazza alzò leggermente il suo volto, il giovane Black rimase a bocca asciutta. Era Sarah Williams.

Le scale si muovevano continuamente e per i due non sarebbe stato tanto facile “acchiapparsi” se Sirius non avesse prontamente scavalcato la ringhiera per atterrare senza alcuno sforzo sulle rampe di scale dove si trovava Sarah. Lei rimase basita, per un attimo aveva pensato di guardare gli ultimi istanti della vita del giovane Black.

-Tu sei pazzo, potevi…- pronunciò ancora sotto shock.

-Ma non è successo niente- concluse tranquillo il ragazzo rispondendole in anticipo.

I due si guardarono, Sirius era di qualche scalino più alto di Sarah ma, aggiungendo anche la sua naturale vertiginosa altezza, in confronto sembrava un gigante. Decise allora di scendere lentamente le scale, intascando le sue mani nei pantaloni. Arrivato allo stesso scalino di Sarah, sollevò il braccio destro e disse –Sinceramente non so cosa ti sia preso, ma non mi interessa più saperlo. Ti va ancora di venire al Ballo con me?-

Sarah osservò il suo sguardo così attraente e sicuro di sé, e si sciolse come un gelato in piena estate.

-Dopo aver rischiato la vita, direi che posso concederti un ballo-

E niente. Aveva già dimenticato di essere arrabbiata con lui.

 

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Sarah giurò a sé stessa che avrebbe ricordato quel momento per tutta la vita. Sirius al suo braccio, e tutti intorno che li osservavano. Carmen molto spesso parlava a vanvera ma ci aveva azzeccato in pieno dicendo “che più di una persona si sarebbe voltata a guardarla quella sera” o almeno è quello che le parve. Molto probabilmente il genere umano femminile si era voltato solo per guardare lui.

Appena entrati, Sarah restò a bocca aperta: la solita Sala Grande era stata trasformata in un salone fiorito, pieno di grossi alberi che sbucavano da ogni dove. Alcuni erano normali, altri invece erano di un bianco immacolato e, al posto dei fiori, i rami reggevano grossi lumi bianchi. Il soffitto  trasparente era di un blu intenso pieno di stelle. Attorno ai tronchi c’erano, come tante luci messe infila, lucciole che brillavano danzando le une sulle altre. Tra un albero e un altro erano stati disposti intrecci di fiori di vario colore e da ogni punto pendeva un candelabro bianco antico. I fiori erano diversi e facevano da contorno per quasi tutto il mobilio che c’era in sala: intorno ai tavoli, alle sedie, persino ogni manico di bicchiere. Le solite tavolate lunghe erano state rimpiazzate da una serie di eleganti e rotondi tavoli bianchi disposti casualmente intorno alla sala, alla fine della quale c’era un enorme palco dove suonava un’orchestra.

Sirius si guardò attorno e non appena vide James, seduto ad un tavolo con il resto della ciurma, gli andò incontro senza esitare facendosi spazio tra la folla. Infatti, due posti accanto a James erano stati lasciati liberi per loro due.

-Era ora! Ci avete messo un po’ a venire- disse il bel occhialuto ammiccando verso il suo migliore amico. Sirius rise e, dando una pacca a James, rispose –Quelli erano bei vecchi tempi Ramoso!-. Ovviamente solo i Malandrini capirono.

-Non capirò mai perché vi chiamate in questi modi così strani- esordì Lily alzando un sopracciglio. Sarah si accorse che per una volta tanto l'amica sembrava stare bene con James. Le accompagnatrici di Remus e Peter avevano invece un’aria familiare ma non si ricordava di averci mai parlato.

-Ci sono cose che non potrai mai sapere Evans- osservò divertito il suo compagno. -A meno che…-

-A meno che?- domandò curiosa Lily.

-Non esci con me un’altra volta- affermò subito James.

-Manco morta Potter-

-Bene, allora non lo saprai mai-

-Sei sempre così vendicativo?-

-Sono sempre molto furbo. Sì-

-Non ti dare troppe arie, ci pensano già i tuoi capelli-

-Lo so che adori i miei capelli, Evans, non me lo ricordare così spesso-

Tutti si misero a ridere. Non era cambiato nulla ma almeno si battibeccavano amorevolmente.

-Sembrate una coppia di sposini- esordì Lupin senza pensarci troppo.

-Lupin, per caso vuoi la morte anche tu?- domandò sarcastica, ma poco convinta, la bella rossa.

-A quanto pare c’è qualcuno qui che ci vuole tutti morti- commentò beffardo Sirius.

-Black, forse tu puoi essere risparmiato- disse Lily riflettendoci un attimo.

-Ooooh che onore! A cosa lo devo?-

-Alla ragazza che ti siede affianco-

Sirius rise lanciando un latrato e James si voltò verso Sarah –Per caso ti prendi anche me?-

 

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La serata fu davvero bellissima e ogni cosa andò esattamente come Sarah sperasse. Anzi, fu molto di più. Dopo aver bevuto tante Burrobirre e aver saggiato una disgustosa bevanda francese, i ragazzi decisero che andava fatto almeno un ballo… ma una volta messa la musica “giusta” (come l’aveva chiamata James), i ragazzi si scatenarono e rimasero per un bel pezzo della serata in pista, assieme al resto degli invitati. Sul palco c’era una famosa Band di maghi che né Lily né Sarah avevano mai sentito parlare ma, a giudicare dalla folla che si accalcava a più che posso davanti a loro, immaginavano dovessero essere molto famosi.

Peter, che era il più bassino tra i ragazzi, non smetteva di saltellare e Lupin, più di una volta, era caduto a terra per il troppo bere. James, per lo stesso problema, perdeva l’equilibrio cadendo sulle ragazze che gli erano attorno e, ogni volta che succedeva, Sirius cadeva a terra dalle risate. Insomma, c’era la devastazione della dignità.

Tuttavia James non perdeva d’occhio Lily e, appena cambiò canzone, la prese all’improvviso in braccio e la portò a ballare con lui. Per la prima volta da quando la conosceva, Sarah vide Lily divertirsi sinceramente con James Potter. Se avesse avuto una macchina fotografica, avrebbe immortalato all’istante il momento.

Sirius, invece, decise che non ne poteva più di ballare a quel modo e raggiunse Sarah che nel frattempo si era intrattenuta a parlare con Hazel, una ragazza dello stesso anno di Tassorosso.

Sirius la colse di sorpresa abbracciandola da dietro e sussurrandole all’orecchio –Ti va di fare due passi?-

Se non fosse per il fatto che Sarah aveva momentaneamente smesso di respirare per l’emozione, avrebbe anche potuto rispondergli subito.

 

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I due uscirono dalla Sala e si incamminarono verso il grande Lago, dove già parecchie coppiette si erano appartate.

Sirius le teneva la mano e a Sarah le parve quasi di svenire. Sembrava che la trattasse come se fosse la sua ragazza e questo la faceva andare ancora più su di giri. Si poteva essere più felici?

Una volta arrivi al Lago, Sirius si girò e condusse Sarah verso la Foresta Proibita.

-Forse non è il caso di andare fin laggiù- disse Sarah con una nota di panico nella voce.

-Forse non è il caso di allarmarsi- le fece eco Sirius tranquillamente. Dal modo in cui parlava era facilmente comprensibile che fosse ubriaco.

Si addentrarono nella Foresta per raggiungere l’altro lato del castello, quindi fecero solo un breve tratto nella fosche tenebre. Ma la cosa che preoccupava Sarah era che da quelle parti non c’era niente, ma si dovette ricredere. Subito dopo si aprì uno spiraglio tra gli alberi per lasciare spazio a una piccola spiaggetta. Davanti alla spiaggia, si estendeva ancora il grande Lago Nero.

Sirius si distese lungo la spiaggia, con le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi. Sarah fece altrettanto.

-Lo senti?- chiese dopo un po’ il ragazzo.

-Che cosa?- disse in preda al panico Sarah. Era spuntato il Calamaro Gigante?

Sirius notò il nervosismo della ragazza e si voltò a guardarla. Era ancora più bella alla luce della Luna.

-Il suono del Lago. Ogni notte le sirene cantano-

Sarah chiuse gli occhi senza pensare che si trovasse in qualche luogo sconosciuto della Foresta Proibita e per cinque buoni minuti tentò di concentrarsi solo sul lago. Solo quando si ebbe realmente rilassata sentì in lontananza una strana melodia. Sembrava un lamento, un lontano lamento provenire dal fondo del Lago.

Mentre era lì che ascoltava, sentì due labbra appoggiarsi sulle sue, un braccio prenderla e avvolgerla in un abbraccio. Senza rendersene conto si trovò distesa su un fianco, abbracciata al ragazzo che per anni aveva fatto solo parte dei suoi sogni. Ma mentre Sarah sentì la lingua di Sirius nella sua bocca, notò che il ragazzo iniziava ad alzare lentamente la sua gonna e, per questo, ebbe un momento di smarrimento. Senza pensarci troppo, bloccò immediatamente la mano di Sirius che sembrò intuire subito l’animo della ragazza ma, non appena lei gli lasciò la mano, lui continuò a toccarle la gonna. Sarah, allora, istintivamente, si allontanò lievemente dal ragazzo per sussurrargli –Non ora, ti prego. Non mi sento pronta-

Come tutti i film americani di cui Sarah andava ghiotta, sapeva molto bene che quelle parole alle orecchie dei ragazzi suonavano come “mi fai schifo, vattene via, voglio solo distruggere il tuo orgoglio da macho” e che, perciò, i ragazzi non si facevano più vivi. Anzi, iniziavano ad odiare la ragazza che li aveva respinti.

Influenzata da queste “false” esperienze, Sarah ebbe timore di aver rovinato la serata. Osservò attentamente il volto di Sirius ma, sorprendentemente, non sembrava turbato più di tanto. Anzi, Sirius le sorrise e disse di rimando –Me lo aspettavo già, tranquilla-

 

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Era vergine. E, in fin dei conti, l’aveva sempre saputo. Si vedeva da come gli parlava, lo guardava, da come sussultava quando lui la toccava. Sfortunatamente per lui, lei era ancora vergine. Il che voleva significare due cose: la prima, che non avrebbe ceduto così facilmente perché aspettava il “momento perfetto”; la seconda, se avesse saputo della scommessa l’avrebbe odiato per tutta la vita.

Forse doveva solamente lasciare che Mandy vincesse la scommessa. Ma Sirius Black non amava perdere così facilmente.

 

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Dopo l’evidente rifiuto, Sarah sperava di non aver distrutto l’armonia che si era creata con il ragazzo dei suoi sogni. Ma ancora una volta Sirius riuscì a stupirla. –Vieni, ti porto in un posto più… sicuro-

La condusse verso il Ponte del Castello che, per l’occasione, era stato decorato da migliaia ghirlande di rose rosse, rosa e bianche e da mille lumini attorcigliati ai pilastri. Era davvero bellissimo e anche molto romantico.

A dire il vero, Sirius non era il tipo romantico ma non voleva dare l’impressione a Sarah che da lei voleva solo “quella cosa lì”, così aveva deciso che per una volta poteva abbandonarsi alle sdolcinerie.

Il ragazzo la trascinò a metà ponte e l’avvicinò cingendola con un braccio. –Direi che i professori si sono proprio impegnati per le scenografie-

-È tutto così bello!- esclamò Sarah guardandosi attorno.

Sirius la guardò e le sussurrò all’orecchio –Mai quanto te-

Sarah fu ben grata che fosse notte perché sentì le guance infiammarsi.

–Hai degli impegni importanti in questi giorni?- domandò Sirius, non accorgendosi di nulla.

-Io… n-no, cioè cioè sì… voglio dire, ho i compiti- balbettò Sarah. Non aveva idea che un giorno i suoi sogni si sarebbero avverati tutti nella stessa notte. E pensare che si stava per perdere tutto questo!

-Ti va di uscire insieme? Intendo seriamente- propose infine il ragazzo.

Sarah restò a bocca aperta. Diceva sul serio? Sirius Black voleva uscire seriamente con lei? Le stava per chiedere di mettersi insieme? Sarah chiuse immediatamente la bocca ma le mancò il fiato. Non riusciva più a spiaccicare parola.

-È un no?- domandò Sirius, fingendosi preoccupato.

-No!- esordì prontamente Sarah, lasciando Sirius sorpreso –È un sì. Io… mi piacerebbe uscire con te seriamente- concluse timidamente, trovandosi a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli.

Sirius la guardò perplesso, poi rise quasi abbaiando, piegandosi in due –Sei decisamente la persona più buffa e lunatica che io conosca- e riprendendosi continuò –Che ore sono?-

-Ehm… non ne ho idea-

-Beh, dovrebbero essere finalmente pronti-

-Che cosa dovrebbero essere pronti?-

Ma non ci fu bisogno di spiegare perché Sarah ebbe immediatamente la risposta. Proprio sopra le loro teste, una miriade di strani fuochi d’artificio si levarono dalle cime del castello. Non erano i solito fuochi d’artificio babbani, ma erano animati, come se avessero vita propria. Sarah riconobbe la figura di un cane, o quello che pareva essere un cane molto grosso. Danzavano e correvano lungo ogni perimetro del castello e del Lago nero, lasciando tutti con fiato sospeso. Alla fine dello spettacolo, questo cane e altre tre animali si unirono insieme esplosero creando un vortice di mille colori da cui si lesse chiaramente la frase “Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso vi augurano una Buona Serata”

A pochi passi da loro, c’era una ragazza che si divertiva ben poco a guardare lo spettacolo pirotecnico ingegnato dai Malandrini: Mandy era abbracciata ad un ragazzo ma il suo sguardo era fisso su di Sarah e una cieca gelosia s’impossessò in lei. Gliel’avrebbe fatta pagare. Avrebbe trovato il modo di rovinare quella ragazza davanti a tutta Hogwarts.

SCENOGRAFIE PER IL BALLO:

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I CAPELLI DI SARAH (questa ovviamente non è Sarah xD):
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IL VESTITO DI SARAH (qui è giallo ma nel mio caso era verde smeraldo):
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COSì è COME IMMAGINAVO I CAPELLI DI LILY:
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COSì INVECE è COME IMMAGINAVO SIRIUS (ma al posto della cravatta, il papillon):










COME IO IMMAGINO I MIEI PERSONAGGI:
Sirius (Dylan Rieder. Non c'è bisogno di spiegazioni: per me è lui Black xD)
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James (non ho idea di chi sia ma in un'altra vita era James Potter xD)

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Lily (forse un po' meno rossa ma più o meno me la immagino così)>

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Alice (Ginnifer Goodwin)

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Carmen (Hailee Steinfeld. Dopo aver visto "The edge of Seventeen", non riesco a vedere nnessun'altra nei panni di Carmen)

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Capitolo 17
*** Le ali della libertà ***


Ciaoooo!! Con un ritardo di ben UN ANNO, faccio capolino di nuovo qui. Non mi ero dimenticata di voi o della storia, davvero. Ho avuto solo molto da fare (con mille personali avventure) ma spero di poter trovare più tempo perchè mi piace davvero tanto scrivere. Soprattutto poi se si tratta di Harry Potter :)
Mi auguro che il continuo vi piaccia! Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!! Un bacione a tutti!!
Shary90



16

le ali della libertà

 

La serata sembrava non finesse mai. Dopo i fuochi d’artificio, Sarah e Sirius raggiunsero gli altri che si erano distesi lungo l’erba soffice del Parco interno con un bel seguito di Burrobirre sgraffignate dalla Sala delle Cerimonie e in seguito corrette con del liquido di cui non si conosceva la provenienza. Inutile dire che in poco tempo si ubriacarono tutti. Nell’arco della serata si aggiunsero anche Alice, Frank e il suo gruppo di amici. Poco dopo fecero il loro ingresso anche Carmen ed Elias (abbracciati) con un gruppo di Beauxbatons, che trasportavano altre bottiglie di uno strano liquore giallastro. Furono tutti ben accolti e mai, come quella notte, le due scuole si trovarono così piacevolmente unite. In un certo senso il piccolo gruppo iniziale era riuscito ad ampliarsi a tal punto da occupare tutto il parco. Per di più, a causa dell'aria gelida notturna, venne acceso un grande focolare magico e uno dei ragazzi francesi, un tipo decisamente hippy con i rasta, incominciò a suonare la chitarra (Sarah era ancora abbastanza lucida da domandarsi dove fosse saltata fuori quella chiatarra).

La notte divenne sempre più buia e lasciò il posto all’alba che incominciò a schiarire il cielo colorando il paesaggio di blu tenue tendente sempre più all’azzurrino, mischiato all'arancione e al rosso. Con l’arrivo  dell’alba, il focolare era stato spento, molte coppie si erano già ritirate da un pezzo, altre avevano aspettato il sorgere del sole e altre ancora si erano semplicemente addormentate sull’erba. Pochi c'erano quelli più tenaci, che ancora erano svegli a chiacchierare.

-Sai Ramoso, credo che la serata non sia andata tanto male- disse Sirius dando una grossa pacca sulla spalla di James. L’amico non sembrò fare caso al dolore provocato dalla mano dell'amico (molto probabilmente per l’ubriachezza) e con un pollice sollevato fece segno al compagno che era d’accordo con lui.

Sarah li guardava divertita. Non si era mai sentita così leggera e felice in vita sua. O, per lo meno, era sicura di non aver provato quella sensazione da tantissimo tempo. L’unico vago ricordo che aveva risaliva all’anno prima di Hogwarts, con la sua amica di infanzia Michelle. Quanto le mancava. Era stato per lei un grande dolore scoprire di non poter frequentare più la scuola con lei. Forse era anche per questo che aveva odiato così tanto Hogwarts durante i primi mesi.

Sirius aveva trascorso la nottata abbracciato a lei cercando di intonare qualche canzone conosciuta nel solo Mondo della Magia. Tutti tentativi inutili visto che si era attaccato particolarmente a una di quelle bottiglie francesi. Doveva essere abbastanza pesante perché in men che non si dica aveva trasformato quella piacevole serata in un incontro di Alcolisti Anonimi. Certo, nessun incontro del genere poteva anche solo aspirare a portare tanta allegria ma non si poteva fare a meno di notare che fossero (quasi tutti) ubriachi fradici. Molto probabilmente la maggior parte di loro nemmeno ricordava come si chiamasse. E la cosa peggiore è che non dava fastidio a nessuno.

Sarah era ancora stranamente carica, avrebbe potuto continuare a vivere quella giornata come se si fosse semplicemente svegliata da poco. Osservò gli ultimi due Malandrini addormentarsi l’uno accanto all’altro, poi si guardò in giro e individuò le sue tre migliori amiche dormire vicine. Sembravano delle principesse con quei abiti, pronte ad aspettare il loro principe azzurro a cavallo. “Peccato che solo Lily capisca il mio romanticismo da bambina”. Amava troppo le versioni babbane delle fiabe per provare a rimpiazzarle con quelle poco sdolcinate dei maghi.

L’alba era sorta da poco e non voleva restare con le mani in mano, così si alzò e si diresse in punta di piedi verso l’interno del castello. Una volta dentro si affrettò a percorrere i lunghi corridoi e le scale infinite per raggiungere il punto più alto del castello: la Torre di Astronomia.

Una volta in cima, rimase di stucco quando notò di non essere stata la sola ad aver avuto quella idea e, ancora di più, restò incantata di fronte allo spettacolo che il cielo e la natura le regalavano in quel momento: striature di azzurro tenue e di rosa pallido sovrastavano la Sala. Il Sole non sembrava ancora pronta a sorgere e le stelle, ancora timide, brillavano lungo la volta celeste. La Foresta, di un verde smeraldo, sovrastava il paesaggio. Sembrava avere un’anima propria, tranquilla, schiva e silenziosa. Come se, fino ad allora, avesse dormito in un sonno profondo e si stesse svegliando preparandosi a una nuova giornata. Non sembrava così feroce e cupa vista con i toni dell’alba.

Sarah avanzò verso una delle vetrate e appoggiò entrambi i palmi delle mani lungo il vetro, immagino di poter toccare come un Dio il paesaggio intorno a lei.

-Me lo sento, qualcosa sta per cambiare-

 

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Di certo Sarah, quando parlava di “cambiare”, non si riferiva assolutamente alla sua situazione scolastica o alle sue abilità magiche, qualora le migliori fossero ancora nascoste.

Il giorno dopo il grande Ballo fu data la possibilità a tutti di “riprendersi” dalla nottata precedente lasciando liberi i ragazzi di trascorrere il tempo come meglio credevano: alcuni scelsero di rilassarsi sulle sponde del Lago, altri si lasciarono cullare tranquillamente dal proprio baldacchino. In serata, nella Sala Comune (ritornata magicamente come prima) venne rivolto un ultimo brindisi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Beauxbatons che abbandonò definitivamente il castello il mattino seguente.

Dopo il weekend che seguì tutto ritornò come prima, la vita di ogni studente ritornò scandita dai soliti orari dei corsi, così come quella dei professori con le loro consuete lezioni. Fino ad allora nessuno si era accorto di quanto quell’insolito incontro tra scuole aveva cambiato per sempre la vita di ognuno. Era stato tutto così fugace… e magico. L’ambiente nella scuola era diverso, sembrava che tutto fosse in armonia e in pace. E sarebbe continuato così se non foste per la montagna di compiti e gli imminenti esami che i ragazzi del Quinto e del Settimo anno dovevano affrontare.

Quel giorno a Incantesimi, i ragazzi del Sesto furono messi a dura prova con un incantesimo ben superiore alle loro aspettative: l’Incanto Patronum non era di certo uno dei più difficili ma non era nemmeno tra i più semplici e veloci da imparare.

Il professor Vitious fu piacevolmente sorpreso nel constatare che alcuni dei suoi migliori alunni  erano riusciti a compiere il complicato incantesimo prima di quanto si aspettasse.

-Molto bene Black e Potter. Venti punti per Grifondoro-

Persino i due ragazzi furono sopresi nel sentire che erano stati il motivo di un aggiunta di punti piuttosto che di una riduzione, come solitamente accadeva.

Anche Lily e Lupin li raggiunsero ben presto. Sarah invece fu un completo disastro. Non ci riusciva proprio, manco lontanamente. Alice, che le era affianco, tentò di aiutarla in tutti i modi ma con scarsi risultati.

Per Sirius e James non era stato tanto difficile formulare l’incantesimo provando a ricordare il loro ricordo più felice. Diamine, se non lo avevano loro un ricordo felice visto quanti pasticci divertenti combinavano, chi altri poteva trovarlo?

Al contrario, la nostra cara Grifondoro, non trovava nulla nel suo repertorio degno di evocare un benedetto Patrono. Più si sentiva a disagio nel non riuscirci, più le assaliva il panico e meno la bacchetta sembrava starle a sentire. A fine lezione dovette rinunciarvi. Era stata l’unica a non essere riuscita ad evocare un bel niente.

-Hai pensato a qualche momento della scorsa sera?- le stava suggerendo Lily, subito dopo essersi seduta al suo fianco nella Sala Grande, in attesa di pranzare.

-Quale sera?- chiese tristemente Sarah.

-Il Ballo- replicò Lily sbalordita.

-Cacchio… non ci aveva pensato- rispose delusa l’amica. Come aveva fatto a non pensarci? Ma cosa cavolo aveva in testa? Il vuoto cosmico? Aveva rivissuto più a volte, ad occhi aperti, quella serata e quando davvero le serviva rievocarla non l’era passata manco per l’anticamera del cervello? Per Merlino, era troppo stupida! Si era concentrata, invece, sui suoi ricordi di infanzia, sull’emozione che l’assaliva ogni volta che rimetteva piede sull’espresso di Hogwarts, sui momenti di relax giù al Lago che godeva con le sue amiche ma niente… eppure anche quelli erano ricordi felici! Ma allora perché non funzionavano?

-Secondo me non ti sei impegnata abbastanza… evidentemente quello che hai pensato non era abbastanza intenso-

-Io credo invece…- disse Alice interrompendo Lily –che i ricordi erano buoni ma è l’intensità delle emozioni che avresti dovuto riprovare, che non era molto chiara. Quando rievochi un ricordo, devi concentrarti al massimo sulle sensazioni che sentivi in quel momento. Dovresti semplicemente riviverle come la prima volta-

-Beh, abbiamo il resto dell’anno per impararlo, no?- aggiunse annoiata Carmen –Perché assalirci di domande ora?-

-La fai facile te che riesci sempre in tutto- disse sbuffando Sarah. –Io sono un disastro in ogni materia. Non capisco come sia potuta arrivare sana e salva al Sesto Anno-

Un po’ più distanti erano seduti i Malandrini.

-Avete notato anche voi che i nostri Patronus rispecchiano…- incominciò Peter.

-Shh- lo zittì in fretta Lupin –Codaliscia mi sorprende che proprio tu lasci scappare questo tipo di frasi-

-Oh avanti Lunastorta! Come se qualcuno oltre a noi capisse quello che diciamo- lo canzonò Sirius.

Lupin lo guardò corrucciato. –Sai anche tu che non abbiamo la fama di essere tranquilli-

-Ramoso e io non di certo, tu invece puoi prendertela comoda- poi come colto da un’improvvisa idea, aggiunse –Credo che resterai sorpreso in questi giorni-

-Hmm, come mai?-

-Ho intenzione di dare lezioni private-

-Tu lezioni private?- prese a ridere Lupin –Mi stai prendendo in giro? E poi che lezioni vorresti dare? Come rubare cioccorane da Zonko senza farsi scoprire?-

 

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Per una volta nella sua vita, Sarah si sentì leggera come una farfalla… anzi, come una rondine che allo sbattere delle sue sottili ali nere sparisce veloce all’orizzonte. Anche se sapeva di non essere una cima in incantesimi (e forse nella maggior parte delle materie) sentiva che non c'era niente al mondo che potesse renderla meno felice di sentirsi finalmente al centro delle attenzioni di Sirius. Quel venerdì pomeriggio Sirius l'aveva bloccata attirandola verso di sè davanti a tutti, chiedendo di poterle parlare in disparte. Naturalmente a Sarah le vennero le vertigini.

-Ho notato che non ti riusciva molto bene l'incanto patronum...-

Ecco. Ora le vertigini si erano trasformate in imbarazzo.

-...ti potrei aiutare, se ti va- concluse lui, dopo aver detto ancora qualcos'altro che Sarah non era riuscita a decifrare perchè troppo concentrata a rilassare il suo stato d'animo.

-Ehm... sì, certo- gli risposte con un timido sorriso. - Quando saresti libe...-

Ma lui la interruppe subito -Domani pomeriggio? O sei già impegnata?-

Questo sarebbe stato sicuramente il momento adatto per riprendersi un attimo la propria dignità mostrando che si aveva un'attiva vita sociale ma a Sarah, purtroppo, non le venne in mente niente di interessante da dire. Già sapeva che, appena lo avrebbe salutato, gli sarebbero venute in mente tutte le parole giuste da dire.

-N-No, non ho niente da fare- "E che cacchio, potevo dire che dovevo incontrare uno spasimante segreto!".

-Perfetto, allora ti aspetto dopo pranzo ai gargoyle di pietra- E dopo questa frase rimase chino a guardarla, non sapendo se potesse baciarla o meno. "Cosa farebbe un bravo ragazzo?". Nel dubbio decise che era meglio andare via.

Sarah invece ci aveva sperato ma si illuse ben presto quando vide la testa di Sirius allontanarsi e ricomporsi. Cosa aspettava? Perchè non l'aveva baciata?

Sarah non poteva mai immaginare che Sirius si comportava così perchè iniziava a tenerci. Voleva fare la cose con calma e per bene. Almeno una volta nella sua vita.

 

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Senza dare troppo a vedere che si era curata nei minimi dettagli e che l'unico motivo per cui perdeva tempo ad aspettare un ragazzo era per studiare, alle 15 precise Sarah era ai gargoyle di pietra in attesa di passare del tempo con il ragazzo dei suoi sogni. Si era messa decisamente tutta in tiro: capelli ordinati, ondulati nel modo giusto e con una treccia che faceva da fermaglio, vestitino di blu jeans con un cintura intorno alla vita e i suoi stivaletti preferiti marroni. Persino Pix aveva aprezzato e non la lasciava un attimo sola, tormentandola con mille domande.

-Se non mi dici che cosa stai facendo vestita così io...-

-Sai Pix se fossi in te andrei dritto al corridoio del secondo piano, ho sentito che Gazza sta tentando di fermare dei frisbree zannuti- Sirius era arrivato giusto in tempo e Pix, al suono della parola "Gazza", fece un inchino e sparì senza farselo ripetere due volte.

-Grazie- disse sollevata Sarah. Anche se Pix aveva fatto ormai notare quanto si fosse impegnata nella sua cura estetica. Ma Sirius sembrò non farci caso.

-Che ne dici sulle sponde del Lago nero? Lì potremmo stare un po più lontani da occhi indiscreti- Mentre lo diceva, si soffermò a guardare un punto non preciso alle spalle della mora. Sarah si voltò a guardare di riflesso, ma c'erano troppi studenti per capire chi o cosa Sirius si era così soffermato a osservare. Il ragazzo però non le diede tempo di pensare oltre e la invitò a scendere le scale. Non poteva sapere che poco distante da loro c'era Regulus Black che si dirigeva con la sua nuova comitiva di amici Serpeverde verso la stessa destinazione.

Dato l'insolito calore che il sole stava regalando in quel giorno apparentemente normale, sia le sponde del Lago nero che del resto del parco erano gremiti di studenti e pofessori che si godevano la bella giornata. A un tratto Sirius ebbe un'idea e si maledì per non averci pensato prima.

-Vieni con me, ti porto in un posto che solo io conosco e ti assicuro che non ci disturberà nessuno-

Sarah fiduciosa inseguì Sirius che si dirigeva con passo spedito verso l'altro lato del castello, dove c'era il campo di Quidditch. Ma non arrivò fin lì. Arrivati al limitare del castello, si tolse il maglione e chiese a Sarah di chiudere gli occhi in modo da poterla bendare. La ragazza non ci pensò due volte, pensando che forse lui voleva farle una dolce sorpresa. In realtà Sirius aveva ben altro in testa. Condusse Sarah lentamente verso il Platano Picchiatore e, controllando che non ci fosse nessuno a guardarli, allentò la presa sul braccio della ragazza e le sussurò all'orecchio -Dammi due minuti e sono di nuovo qui-. Al lieve accenno della mora, Sirius si trasformò velocemente in cane e con la velocità di una lepre, premette sul nodo centrale dell'albero che non ebbe quindi il tempo di replicare violentemente a quell'intrusione di campo.

Riacquistate velocemente le sue normali sembianze, Sirius riprese il polso di Sarah e la trascinò verso l'ingresso del grosso albero.

In effetti per Sarah suonò strano quando Sirius le disse -Ora scivola giù verso l'interno- Eh?? Cosa?? Dove?? Scivolare?? Dove si trovavano, su uno scivolo?? Ma non ebbe modo di pensarci a lungo, non voleva dare l'impressione di non fidarsi o di essere poco coraggiosa. Così, dopo un breve ma profondo respiro, si lasciò guidare dall'istinto e saltò giusto. Ovunque questo giù fosse. Atterrò però su qualcosa di bagnato e... fangoso. Decisamente lurido. Improvvisamente pensò al suo vestito. Se solo avesse saputo!

-Merda- Sirius invece non si era sporcato per niente, d'altronde aveva imparato a scendere senza ridursi i vestiti come degli stracci.

-Cosa succede?- Ora sì che Sarah iniziava a preoccuparsi, guardandosi inultimente attorno.

-Niente, niente- si affrettò a dire Sirius. Appena fossero giunti a una delle camere della Stanberga Strillante, avrebbe cercato di pulirle l'abito. La condusse lungo delle scale poco sicure e scricchiolanti e, per questo, Sarah incominciò a sentire l'ansia. "Dove sono?? Oddio, era meglio fingersi malata e restare con le altre". Ma appena raggiunsero una camera, Sirius le tolse il suo maglione e le urlò -Tadà!- indicandole l'ampio spazio che avevano tutto per loro. L'unica cosa che però la ragazza proferire terrorizzata fu -Dove siamo?-

Per un attimo era stata felice di potere ritornare a vedere ma non appena aveva notato l'atmosfera tetra e minaccisa del posto sentì un lungo brivido percorrerle la schiena.

-Oddio, è sempre così che mi immagino sia la Stanberga Strillante-

-Beh, a dire il vero, siamo proprio nella Stanberga Strillante-

Sarah per pocò non svenì, ma capì che doveva fare qualcosa: scappare senza voltarsi indietro (sì, ma dove andare?) oppure sedersi e cercare di far rifluire il sangue al cervello. Scelse la seconda. Aveva troppa paura di starsene da sola in quel posto da incubo.

-Perchè qui Sirius? Perchè non da un'altra parte? E poi come diavolo ci siamo arrivati qui?- la sua voce risuonò un po' stridula.

-Ehy... calmati, qui siamo al sicuro. Non esistono fantasmi, è solo un'invenzione. Io ci vengo spesso qui con i ragazzi e non ci è mai successo niente. Te lo assicuro... E poi lo sai, ci piace esplorare il castello, conosciamo posti che nessun'altro conosce-

Ma Sarah non era ancora così convinta. Così Sirius si avvicinò a lei e le sedette accanto -Ti prometto che non ti succederà nulla. Ti fidi di me?-

La ragazza lo guardò dritto negli occhi e si perse in quel colore grigio-verde. -Sì, credo di sì-

-Bene, allora caccia fuori la bachetta che iniziamo-

 

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Sirius poteva non essere un tipo paziente e gentile ma bisognava ammettere che era davvero brillante con gli incantesimi, quindi cercava semplicemente di essere un buon insegnante senza essere troppo severo. A lui veniva tutto sempre molto facile e veloce, e non riusciva a capire perchè anche per gli altri non era così. Ogni tanto però si distraeva guardando le curve della ragazza o le sue gambe o, peggio, immaginando cosa indossasse sotto quel vestito così corto. Non poteva lasciarsi la divisa? Beh, in fondo le piaceva così anche se non lo dava a vedere.

Anche Sarah era distratta ma, al contrario di Sirius, non riusciva a concentrarsi per niente sul suo incantesimo. "Non pensare a Sirius, pensa invece a un ricordo felice".

Era già da un'ora che ci provavacon scarsi risultati, poi le venne in mente un'idea. E se provasse a immaginare di essere la fidanzata ufficiale di Sirius? -Ok, ci provo ancora. Expecto patronum!- Ma dalla punta uscì solo un lieve nebbolina argentea. Niente più. Anche se per Sarah voleva intenderlo come un segno di miglioramento.

Vedendo la propria compagna stanca e delusa, Sirius la invitò a sedersi con lui sul morbido letto a baldacchino. -A cosa avevi pensato?-

"E ora come glielo dico?"

-Che vincevo il campionato di Quidditch di quest'anno-

-Ma dai, non è abbastanza forte! Non devi immaginare qualcosa nel futuro... ma nel passato! Un tuo ricordo felice, pensaci!-

Lei rimase incantata a guardalo mentre lui le parlava. Si poteva essere più affascinanti?

Sirius pensò che forse non era molto bravo come insegnante. O forse lei non era molto portata per incantesimi. In ogni caso, avevano entrambi bisogno di una pausa. Si guardò attorno e notò che il baldacchino era davvero grande quindi, con un veloce incantesimo, fece apparire dal nulla delle lenzuala bianche immacolate e dei morbidi cuscini.

-Che ne dici di riposarci un po' e poi riproviamo?-

-Ehm... ho il vestito tutto sporco, non mi sembra il caso-

-Ah... giusto, me ne ero dimenticato- Poi Sirius si illuminò. Era quello il momento giusto per conoscerla "a fondo".

-Se vuoi ti puoi spogliare e metterti sotto le coperte... io non guardo, te lo prometto- La mora non sapeva se doveva dargli retta o meno. Si guarò attorno e si accorse che non aveva più paura di quella casa o di quella stanza, anzi ormai ci stava facendo persino l'abitudine. E, vedendo come Sirius la guardasse in quel momento, non si era mai sentita tanto desiderata. Decise di fare quella pazzia, fuori dal suoi schemi. Carmen e Alice avrebbero di certo apprezzato.

-Ok, basta che ti volti-

Sirius non se lo fece ripetere due volte. Le diede velocemente le spalle e se la immaginò semi-nuda mentre sentiva il fruscìo dei vestiti che venivano tolti con cura. Poi sentì il rumore delle lenzuola e infine sentì la voce della ragazza che lo intimava a raggiungerlo. O almeno così gli parve.

Per la prima volta, Sarah era semi-nuda davanto a Sirius e, per la paura che il suo corpo non fosse all'altezza delle sue precedenti conquiste, si intrufolò immediatamente sotto le coperte e le tirò su, quel tanto che bastava per coprisi tutto il corpo.

A sopresa, anche Sirius iniziò a spogliarsi, ma senza alcun imbarazzo. Era chiaro che fosse già abituato a togliersi velocemente la divisa. In una manciata di minuti raggiunse Sarah con sole le mutande, mentre lei era rimasta di sbieco ad osservarlo. Era bello anche senza vestiti. Decisamente. Non vedeva l'ora di dirlo alle ragazze!

-Perchè ti sei spogliato anche tu?-

-Sai, non volevo che ti sentissi in troppo in imbarazzo. Adesso siamo in due in intimo, meglio no?-

Sarah ebbe una brutta presentimento, o meglio, intuì le sue intenzioni e iniziò chiaramente ad agitarsi. Possibile che era stata così ingenua da non averci pensato prima?

-Non penso di essere pronta-

-Non ti sto chiedendo nulla-

-È che non sono un bello spettacolo-

-Questo lascialo dire a me- Sirius provò ad avvicinarsi ma Sarah sembrava in preda al panico, così si fermò, alzò le mani in segno di resa e disse -Giuro che non ti toccherò, se non lo vorrai- e vedendo che lei non dava segnali di ripresa, si intrufolò un po' annoiato sotto le coperte fingendo di dormire. Era già la seconda volta che lo rifiutava.

Per Sarah, in realtà, il vero problema non era l'atto del sesso quanto piuttosto mostrarsi completamente nuda con tutte le sue smagliature, nei, brufoli e rotolini di grasso. Ok, aveva paura anche per quello, ma se lo fai con la persona che ami andrà sempre tutto bene, giusto? Poi ci riflettè ancora e cercò di contare con quante donne aveva visto Sirius e con quante probabilmente era andato a letto. Ok, iniziò ad avvertire una certa ansia anche per quello. Sarah stava sperimentando molte prime volte con lui: il primo vero bacio, il primo ragazzo, la prima cotta, le prime uscite di coppia e ora anche la prima volta nuda. Sirius invece aveva vissute queste cose già un milione di volte!

Sarah, che stringeva ancora le coperte a sè, vide Sirius voltarle le spalle rifugiandosi sotto le coperte. Lo travava bello anche così. "Sono proprio malata" pensò con un sorriso, anche se era certa di averlo deluso anche stavolta. Il solo pensiero la intristì, poi si ricordò di un discorso confessato da Lily quella mattina nella Sala Grande, dopo averle detto che avrebbe trascorso probabilmente tutto il pomeriggio con Sirius. -Sai, in fondo non è male Sirius. È dalla storia della lettera che l'osservo con più attenzione e mi sembra davvero interessato a te. Durante la serata del ballo poi non ha mai distolto lo sguardo da te! E si è rivelato anche simpatico e poco sbruffone. Forse Carmen non aveva tutti i torti. Era solo questione di tempo. Voi due sembrate proprio fatti per stare insieme- Sarah restò decisamente perplessa, non pensava sarebbe mai arrivato il giorno in cui Lily avrebbe accettato un invito da James Potter e che avrebbe trovato divertente Sirius Black. Forse il mondo incomiciava a impazzire. O forse a girare per il verso giusto.

Dopo quello che le parve un'eternità, vide Sirius assolutamente sveglio che si rigirava dalla sua parte. La guardò dritta negli occhi e le disse -Cosa ti piace di più di Hogwarts?-

Sarah lo guardò sorpresa, che cosa aveva in mente Sirius?

-Il Quidditch- rispose senza pensarci troppo.

-Beh, ti potrei portare a qualche gara di campionato se ti va-

Non ebbe il coraggio di dirgli che non seguiva il Quidditch al di fuori delle mura di Hogwarts.

-Si certo, mi piacerebbe molto... anche a te piace il Quidditch, no?-

-Certo! Io faccio ovviamente il tifo per gli Holyhead Harpies anche se secondo James i Chudley Cannons hanno ancora una speranza-

Sarah aveva sempre e solo sentito parlare di Quidditch dagli altri compagni di squadra e l'unica cosa che ricordava era proprio questa squadra: avevano giocato così male nelle ultime partite che erano sulla bocca di tutti. D'altronde a lei piaceva solo volare e tifare per la propria squadra. Il Quidditch la faceva sentire viva... e non le piaceva molto l'idea di diventare una tifosa megalomane per una squadra che manco conosceva. Dopotutto veniva da una famiglia babbana e nessuno dei suoi familiari sapeva cosa fosse questo sport. Neanche le sue migliori amiche avevano mai mostrato tanto interesse. Alle partite di Grifondoro venivano solo per la loro amica e sentirsi parte del gruppo oro-rosso.

Senza rendersene conto, Sarah aveva incominciato a rilassarsi e a posizionarsi in modo tale da poter guardare Sirius negli occhi. C'era qualcosa che voleva sapere assolutamente del ragazzo e per questo si fece coraggio -Con quante ragazze sei stato?-

-Eh?- persino Sirius era rimasto un po' sorpreso dalla domanda. -Intendi uscire o fare qualcos'altro?-

-Ehm... entrambe le cose-

Sirius ci riflettè e si accorse che non ne aveva la minima idea, sapeva solo che aveva incominciato a interessarti alle ragazze dal terzo anno quando una ragazza del settimo gli chiese di ucire. Faceva così figo che accettò subito.

Per sviare la risposta le domandò -Ti interessa così tanto saperlo?-

-... Sì, credo di sì-

-Sono stato con molte ragazze... troppe forse- e nel dirlo si avvicinò a lei -ma nessuna... era... come te- Non sapeva nemmeno lui cosa gli prendeva. Non è che la Williams gli aveva dato una pozione d'amore?

Il viso di Sarah s'infiammò e penso che in quel momento avrebbe potuto evocare il suo Patronus. -... cosa ci trovi in me?- Si ritrovò però a dire.

-Sei buffa, svampita, molto lunatica...-

-Ehm... queste non mi sembrano qualità-

-Shhh... lasciami finire- sussurrò Sirius, poi continuò -Sei la ragazza meno sexy con cui sia mai stato ma non riesco a smettere di guardarti. Mi piace il modo in cui mi sorridi e mi guardi, mi piace quando ti vedo assorta nel tuo mondo mentre fai finta di studiare in biblioteca, mi piace quando sbirci le ultime pagine di tutti i libri di magia anche se non ho ancora capito perchè hai questa mania (Sarah si era fatta di nuovo bordeaux), mi piace spiarti mentre chiacchieri ad alta voce quando siamo in Sala Grande e mi fai impazzire quando per il nervosismo giochi insistentemente con quella ciocca di capelli... come stai facendo ora-

Sirius non ebbe modo di continuare perchè Sarah si era protesa velocemente a biaciarlo. Sirius non se lo fece ripetere due volte e iniziò a baciarla con passione mentre la stoffa che li separava spariva e i loro corpi si toccavano.

Sarah non pensò più a niente e decise che forse, e forse, quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita. Mentre Sirius le baciava il collo e lasciava che le sue mani vagassero dappertutto, Sarah capì che quello sarebbe stato il momento perfetto per lasciarsi andare, per liberarsi dal peso della sua coscienza, dall' ansia e dalle sue mille paranoie. Voleva librarsi in volo come solo sapeva fare con la sua scopa. In fondo sentiva che anche il suo Patronus non aveva  poi così tanta fretta.

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