Le Parole Che Non Ti Ho Detto di ShArY90 (/viewuser.php?uid=60224)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***
Capitolo 3: *** Bentornata Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Il passato non si dimentica ***
Capitolo 5: *** Mal d’amore ***
Capitolo 6: *** Tra incubo e sogno ***
Capitolo 7: *** Qualcosa sta per cambiare ***
Capitolo 8: *** Un innaspettato invito ***
Capitolo 9: *** L'attimo prima del volo ***
Capitolo 10: *** L'appuntamento ***
Capitolo 11: *** Grifondoro-Tassorosso ***
Capitolo 12: *** Gelosia ***
Capitolo 13: *** Beauxbatons ***
Capitolo 14: *** Un bacio rubato ***
Capitolo 15: *** Ad ogni battito del cuore ***
Capitolo 16: *** Il Ballo ***
Capitolo 17: *** Le ali della libertà ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ciao!!
Questa è una fanfic che ho immaginato di scrivere molti anni
fa, ma non l’ho
mai portata a termine. In realtà, non ho mai smesso di
pensare che fosse
arrivato il momento di completarla, eppure, non so per quale ragione,
non l’ho
mai fatto. So che le persone che mi seguivano, molto probabilmente, non
sapranno mai dei miei aggiornamenti e questo mi dispiace tanto,
perché so che
avrebbero voluto conoscere tutta la storia. Mi affido, quindi, ai miei
nuovi
lettori, sperando di potervi piacere allo stesso modo e con lo stesso
entusiasmo. Recensite e ditemi sinceramente quello che pensate :)
Buona
lettura! Shary90
Passavo
per l’ultima volta tra i
corridori e le scale, le volte e le mura di pietra, i giardini e il
grande lago
che avevano segnato per sempre la mia adolescenza. Ero ancora
lì a domandarmi
cosa ci sarebbe stato dopo, da lì a poco, e se avrei trovato
anch’io la mia
strada.
Era
strano, sì era molto strano. La prima
volta che avevo attraversato quei luoghi ero così piccola,
ingenua…. e sola. Il
giorno dopo il mio arrivo alla scuola di magia, avrei dovuto compiere
11 anni. Senza
la mia famiglia, senza Michelle, la mia amica di sempre. Senza i miei
parenti,
i più rumorosi del vicinato. Ma d’altronde, chi
poteva fermare una tradizionale
famiglia italiana? Al momento di lasciare i miei per salire sul treno
che
portava a Hogwarts, dissi con un finto sorriso stampato sul viso, che
sarebbe
andato tutto bene e che non si sarebbero dovuti preoccupare di nulla. E
invece
sapevo che quello sarebbe stato il compleanno più brutto
della mia vita. Il mio
primo compleanno a Hogwarts.
In
realtà avevo sempre odiato il giorno
del mio compleanno perché, essendo il 2 Settembre,
annunciava il rientro dalle
vacanze estive e il ritorno ai banchi di scuola, ragion per cui non
riuscivo
mai ad essere spensierata e allegra come invece una qualsiasi bambina sarebbe stata.
Mentre
passavo in rassegna i miei
ricordi, seduta sull’erba contro il muretto di pietra che
costeggiava il
piccolo chiostro della scuola, sentì nel corridoio, proprio
dietro le mie
spalle, dei passi svelti e il suono di una voce nervosa che diceva -...
ma dove
diavolo si è cacciata...-.
Era
lei, per forza, era la sua voce.
-
Lily?- domandai sorpresa, voltandomi
istintivamente a guardare al di sopra del muretto.
La
ragazza si fermò di colpo e allungò
la testa oltre il muretto per vedere chi l’aveva chiamata.
Appena vide la sua
migliore amica distesa sull’erba, non poté fare a
meno di emettere un sospiro
di sollievo. -Si può sapere perché ti sei presa
questo brutto vizio di
scomparire all’improvviso senza dire niente a nessuno?-
-Avevo
solo voglia di stare sola, tutta
qua- le risposi sorridendo, sperando che quella risposta sarebbe stata
sufficiente per esaurire la sua curiosità.
Erano
passati parecchi minuti e non mi
ero più voltata dopo quella risposta. Lily non mi aveva
fatto altre domande
eppure sapevo che quella risposta non le sarebbe bastata. Poi sentii un
fruscio
al mio fianco, e la
trovai seduta accanto, sull’erba.
–Chissà com’è il mondo
laggiù, oltre queste mura. Te lo immagini?-
La
sua voce era piena di emozione. E chi
non poteva biasimarla? Tra poche ore sarebbe finito quel viaggio
lunghissimo
durato 7 anni.
-Qui
abbiamo imparato tanto…. ma non mi
riferisco solo allo studio. Sono davvero felice perché ho
vissuto le esperienze
più belle della mia vita con le persone che più
amo. Questo posto è stato per sette
anni la mia casa, ma lasciarla non vuol dire cambiare la propria vita.
Questo
non è un addio è solo un arrivederci…
Un giorno ritorneremo, vedrai! Chissà… Passeremo
il tempo a dare vita ai ricordi, ridendoci sopra e pensando che in
fondo non
siamo tanto cambiate da allora-
Continuavo
a essere assorta nei miei
pensieri iniziando a credere che forse, come diceva Lily, la vita non
doveva
essere poi così brutta laggiù. Sì, la
scelta giusta era quella di andarsene
sorridendo. Che senso ha deprimersi, l’unico giorno al mondo
per cui si ha un
motivo valido per essere semplicemente felici?
Esalai
un ultimo respiro prima di
voltarmi verso il dolce volto della mia amica e le feci segno di
andare. Era
giunta l’ora di dire addio a quel posto. Anzi, di dare il
nostro ultimo
arrivederci a Hogwarts.
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Capitolo 2 *** L'inizio ***
Le
parole che
non ti ho detto
1
L’inizio
-
Sarah sei pronta? –
Come
ogni donna di casa,
la Signora Williams sapeva essere precisa quanto voleva, ma molto
spesso i suoi
ritardi non dipendevano da lei. Era una donna dolce, gentile che amava
curare
le sue piante e la sua piccola casa a Rose
Garden Street.
Era,
insomma, una donna
come tante altre che abitava in un piccola strada nella periferia di
Londra.
Questo era almeno ciò che pensava il guardigno vicinato. In
realtà la donna,
che aveva due figli, quel giorno stava dimostrando a sé
stessa che forse la sua
vita, e sicuramente quella di sua figlia, era leggermente diversa da
quella
delle signore della sua età.
-Sono
le dieci e venti,
e se non ti sbrighi rischiamo di non arrivare in tempo alla stazione-
disse
osservando preoccupata il grande orologio del salotto.
-Uffa,
ma si può sapere
perché proprio stamattina papà doveva essere
prima a lavoro? Avrei preferito
andare in macchina con lui piuttosto che con Ryan-
Poi
avvertì il suono dei
passi affrettati della figlia scendere le scale, aprire nuovamente il
baule
posto solo quella mattina davanti all’entrata e infilarci
l’ennesimo oggetto
che si era dimenticata di prendere. Nello stesso istante, il suono
squillante
del campanello di casa risuonò nell’aria,
annunciando l’arrivo tardivo del
figlio, uscito poco prima per riempire di benzina la macchina.
La
donna, a volte, si
chiedeva come aveva fatto a crescere due figli completamente diversi:
Ryan era
il classico primogenito responsabile, ma anche molto giocherellone, con
una
ottima carriera accademica e una borsa di studio ottenuta grazie alla
sua
passione per il basket. Sarah, invece, era lunatica, ingenua, troppo
buona per
affrontare da sola il mondo all’esterno. Era abbastanza
timida e meno
estroversa del fratello, ma anche impacciata e con poco fiducia in
sé stessa.
Appoggiato
allo stipite
della porta, Ryan guardava divertito la scena che si presenta ai suoi
occhi.
-E
tu pensi che io porti
da qui fino alla stazione tutto questa roba?- disse agitando con il
dito il
grosso baule che la sorella aveva appena chiuso.
-Cos’hai
contro il mio
baule?- domandò con tono isterico Sarah.
-Contro
di lui nulla ma
contro di te avrei molto da ridire- . Da sempre Ryan era il
più popolare e
belloccio tra i suoi amici. Tutti lo desideravano e lo ammiravano. E
questa
situazione l’aveva reso un bel po’ montato ed
altezzoso, cosa che Sarah non
smetteva di farlo notare a tutti sebbene non suscitasse parecchi
sostegni. In
fin dei conti erano fratelli, e i battibecchi tra di loro
c’erano sempre stati,
quindi nessuno le
dava molto retta.
Era
in un momento come
quello che Sarah avvertiva il tono altezzoso e pieno di sé
del fratello.
-Qui
c’è troppa roba e non posso trasportarla tutto da solo. Perché non usi quel
pezzetto di
legno... aspetta come si chiama... – disse pensoso Ryan.
-
Dici la bacchetta?!
Idiota già ti ho ripetuto mille volte che non la posso usare
prima dei 17
anni!-
-
Idiota a chi? Guarda
che se la metti così io ti lascio qui con tutto il tuo
bagagliaio da Merlino!-.
-
Mammaaaaaaaa- urlò
esasperata la ragazza.
-
Ryan per favore chiama
Vincent e farti aiutare. Tu, signorinella, è meglio se
moderi i termini e fai
meno l’isterica altrimenti ti spedisco a una scuola pubblica
e la finiamo qui,
chiaro?-
Dopo
che Vincent, un
uomo grassoccio di mezza età , che viveva solo nel villino
affianco e che
conoscevano da una vita, li aveva aiutati con i bagagli, partirono
immediatamente.
Non
appena entrarono
tutti in macchina, la Signora Williams guardò
l’orologio e vide che mancavano venti
minuti alle undici e ciò significava che, se non si fossero
sbrigati veramente,
la figlia avrebbe perso l’espresso per Hogwarts. E’
vero, se questo fosse
successo, l’avrebbe davvero iscritta a una scuola pubblica
pur di non farla
perdere un anno, ma sapeva che Sarah non l’avrebbe perdonata
tanto facilmente.
Anche
Sarah si era
accorta dell’orario. Per l’ansia, si
ammutolì e si concentrò a guardare fuori
dal finestrino posteriore. Non sapeva se ci fosse una qualche
spiegazione
razionale ma la rilassava osservare la vita delle persone fuori dal
finestrino
della macchina mentre questa sfrecciava sull’asfalto delle
strade londinesi. Le
piaceva immaginare quale potesse essere la loro vita e quale il motivo
che li
aveva spinti in quel esatto momento ad uscire fuori da casa. Andavano
al solito
vecchio lavoro di sempre? Quella ragazza così elegante
andava ad un colloquio
di lavoro? Quell’altra molto trendy lavorava per un giornale
di moda? Il
signore con la ventiquattro ore era un bravo avvocato?
“È strana la vita” riflettò
la giovane “ogni attimo della nostra esistenza si
è destinati ad incrociare la
vita di tante altre persone che neanche si accorgono che tu esisti
quanto loro”.
Inevitabilmente il suo pensiero si posò su un ricordo, anzi
un’immagine. Quel
ghigno inconsciamente affascinante che la faceva sognare da quasi 6
anni. Lui
sapeva della sua esistenza, certo, perché frequentavano la
stessa scuola e
anche lo stesso anno. Ma non la considerava, neanche un poco, nemmeno
lontanamente.
Lei
però non smetteva,
come ormai faceva ogni anno, di sperare che lui si accorgesse di lei,
che incominciasse
a guardarla con occhi diversi. Era poco più di un barlume di
speranza, ma come
spesso le dimostravano i mille romanzi che leggeva, nulla era
impossibile nella
vita e chissà che quella volta non potesse essere finalmente
il momento giusto.
Sarah
distolse lo
sguardo dal finestrino a sentir sollevare un sospiro di sollievo dalla
madre. La
Signora Williams era in ansia più di lei, sapeva quanto la
figlia ci tenesse alla
sua vita nel mondo dei maghi, sebbene l’idea vera e propria
dello studio non rappresentava
il motivo vero.
Sarah
intravide la
stazione di King’ s Cross. 10 minuti. Mancavano solo 10
minuti. La vita è
strana, quando si è felici, il tempo ci ricorda quanto sia
troppo breve e
quando siamo infelici, invece, non sembra scorrere nemmeno un secondo.
“Oddio
oddio oddio” pensò
in preda al panico Sarah “altro che fidanzatino e
amichette... io qui rischio
veramente di non arrivare a Hogwarts”.
E’
vero, anche quando
l’accompagnava il padre arrivata abbastanza tardi ma mai le
era capitato di
rischiare di perdere il treno. Ora però erano guai grossi.
Appena
entrati, corsero
tutti e tre scavalcando i numerosi viaggiatori che quella mattina
popolavano i
binari della grande stazione. Sarah considerò che le veniva
quasi da ridere a
vedersi correre in quel modo ma pensò bene nel trattenersi
qualora avesse
dovuto passare a piangere per aver perso l’espresso per
Hogwarts.
Passarono
velocemente
lungo il binario 9 e, senza nemmeno controllare se qualcuno li stesse
notando,
attraversarono il muro stregato che divideva il mondo babbano da quello
dei
maghi.
Il
treno era ancora lì.
Che la stesse aspettando?
Ma
a Sarah non le
importava assolutamente di conoscere la risposta, era lì. E
questo già bastava.
La Signora Williams guardò per l’ultima volta sua
figlia e si rattristò sapendo
che la prossima volta che l’avrebbe vista sarebbe stata per
le vacanze di
Natale.
-Ciao
mamma, ciao
fratellone- salutò la figlia improvvisamente colta da una
strana euforia,
concedendo un affettuoso abbraccio al fratello.
-Sarah
muoviti! Il treno
sta per partire!- gridò una ragazza dai capelli rosso fuoco
e dai gli occhi verdi,
che era sbucata da una delle porte dell’antico treno.
Infatti,
appena Sarah
mise piede sul treno, questo incominciò a muoversi, prima
lentamente poi prese
sempre più velocità fino a scomparire
definitivamente dalla stazione per
volgere con passo spedito verso la vasta campagna inglese.
-
Lily! Alice! Carmen!-
Sarah
salutò con
allegria, come faceva d’altronde tutti gli anni, le sue
compagne di stanza ma
anche alle sue migliori amiche.
-Come
al solito sei
l’ultima- puntualizzò rivolgendole un sorriso
radioso Alice che occupava il
posto più vicino al finestrino. La raggiunse e le sedette di
fronte – Non lo
faccio mica di proposito!-
Mentre
il treno proseguiva
il viaggio con la sua consueta tranquillità, in una cabina
qualunque di una
carrozza qualunque, quattro ragazze stavano trascorrendo una mattina
speciale,
composta di chiacchiere, allegria e gelatine Tutti Gusti+1.
-Carmen
con quanti
ragazzi sei stata in questi ultimi mesi?- chiese Alice preoccupata.
–Ben 6!-
rispose fiera Carmen –direi che questo è il mio
record in assoluto-.
“Beata
te, sarai anche
troppo sveglia per i miei gusti ma per lo meno hai fatto esperienze con
individui dell’altro sesso” rifletteva tra
sé Sarah. Eh sì, lei non era mai
stata con nessun ragazzo e questo la demoralizzava tantissimo. Quale
ragazzo
avrebbe mai voluto stare con una ragazza che nessun altro prima
d’ora aveva
voluto? Era diventato una vera e propria ossessione per lei, ormai non
faceva
altro che pensarci giorno e notte. C’era davvero qualche
ragazzo al mondo che
si sarebbe mai potuto innamorare di una come lei? Non che fosse brutta,
anzi,
più volte le amiche le avevano fatto notare che era una
ragazza molto carina,
una di quelle che di certo non passava inosservata. Carmen, da sempre
con un
caratterino fin troppo sincero e trasgressivo, le rivelò,
senza peli sulla
lingua, che forse il destino aveva sbagliato a regalarle una bellezza
come la
sua, perché Sarah non sapeva sfruttarla.
Nonostante
ciò, Sarah
non si sentiva per niente bella. Carina sì, ma niente di
più. Si sentiva
esattamente uguale alla massa. Non riusciva a farsi notare, a
dimostrare a se
stessa che era meglio di quello che credeva. Ed era ancora
più scoraggiata
quando pensava che ormai era al suo sesto anno, giocava come
cacciatrice nella
squadra di Quidditch di Grifondoro dal terzo anno e, benché
conoscesse molta
gente popolare, non era ancora riuscita a farsi notare.
Eppure,
in cuor suo,
Sarah sperava che il suo momento sarebbe ben presto arrivato.
Molto
probabilmente se
non fosse stata sua compagna di stanza a Hogwarts, Sarah non sarebbe
mai stata
amica di Carmen perché avevano dei caratteri davvero
incompatibili. Lei era
timida, dolce e insicura mentre Carmen era solare, pazza e se ne
fregava
altamente di quello che la gente pensasse di lei, benché poi
si scopriva essere
ammirata da tutti. Alice era sicuramente la persona più
paziente e tranquilla
che si potesse conoscere. Sempre attenta e disponibile nei confronti
degli
altri, almeno fino a quando non si era fidanzato con Frank, il ragazzo
di un
anno più grande con cui faceva coppia fissa da un paio di
anni. Non faceva
altro che parlare di lui... insomma era innamorata.
Lily,
invece, era quella
che per Sarah si avvicinava più a una sorella. Allegra,
spontanea e studiosa
era l’unica che teneva ancora i piedi ben piantati a terra.
Anche se era stata
con un solo ragazzo, durante quegli anni era uscita con un mucchio di
ragazzi
ma, non avendo trovato con nessun di loro un certo feeling, aveva dato
a tutti
il due di picche. Lei era l’unica che
incoraggiava Sarah nella sua
ricerca del “principe azzurro”, come
l’unica che non accettava assolutamente
che avesse una stracotta per quel ragazzo di grifondoro. Il lui per cui
Sarah,
dal primo anno a Hogwarts, non riusciva a fare a meno di pensare.
Carmen e
Alice l’avevano sempre spinta a dichiararsi ma mai
l’avevano convinta
veramente. Erano pienamente consapevoli che la loro amica non avrebbe
mai avuto
il coraggio di mostrare una volta per tutte i suoi sentimenti verso
quel
ragazzo e Lily, per questo, si sentiva felicemente sollevata.
-Credo
che andrò in
bagno- annunciò Lily dopo aver mangiato una gelatina al
sapore di vomito. –
Ok, ti accompagno io- riuscì a dire Sarah tentando di non
scoppiare a ridere di
nuovo.
Dopo
che Lily vomitò non
solo ironicamente la gelatina al sapore di vomito, ma tutto il pranzo
di quella
giornata, ripresero il cammino per la loro cabina. Purtroppo per
l’amica, ma
con grande gioia di Sarah, il viaggio di ritorno non fu altrettanto
piacevole.
-
Ehilà Evans come va?
Sembra che ti abbiano appena dato una gelatina tutto gusto+1 al sapore
di
vomito!- disse divertito un ragazzo da dietro le loro spalle. Lily
avvertì un
brivido alla schiena al suono di quella voce e istintivamente le venne
da
urlare –Vedi Potter, le uniche volte che dici cose sensate
sono quando sono
cavolate- rispose gelidamente.
-Oh
avanti Evans
potresti mostrarti un po’ più carina nei miei
confronti! Su fammi almeno un
sorriso, in fondo stavo scherzando!-
-Scherzare?
No Potter
sei tu che non capisci come al solito. Zitto e sparisci dalla mia
vista...anzi
alle mie spalle, in qualunque posto io sia!-
-Ok,
ok mi calmo...ma me
ne andrò solo se prima mi prometti che uscirai con me alla
prima gita a
Hogsmeade...-
-...
ma neanche morta
Potter. SCOR-DA-TE-LO. Siamo intesi?-
Sarah
era ormai stanca
di quell’incontro che ormai si ripeteva costantemente tutti
gli anni, così
spinse Lily verso di sé e alla carrozza che era sempre
più vicina quando sentì
una risata strana, simile a un latrato, provenire dalla stessa
direzione in cui
si trovava Potter.
Così
Sarah lasciò
immediatamente la presa su Lily che invece sperava, ancor
più di prima, di
ritornare in carrozza dalle altre.
-
Evans! Come al solito
il suono delicato della tua voce è giunto fino al lato
opposto del treno e ora
ho capito perché non trovavo James. Se non fosse stato per
le tue urla, non
avrei saputo trovare James!- e sul suo viso si stampò un
ghigno seguito dalle
risatine di numerose ragazze che si erano affrettate ad osservare la
scena.
-Ok,
ora basta. Leviamo
le tende Sarah – dichiarò Lily piena di rabbia. E
fu così che Sarah si
costrinse a voltarsi definitivamente facendo finta di ignorare i due
ragazzi
dietro di loro. Certo, per lei era un’occasione. Lui era
lì, a pochi passi.
Avrebbe potuto almeno salutarlo! Ma ormai l’attimo era
passato. Un po’ delusa
di se stessa, riprese il suo posto in carrozza e non uscì
più da lì, fin quando
non fu il momento di abbandonare definitivamente l’espresso e
di dirigersi
verso il grande e maestoso castello che da lì a poco
l’avrebbe accolta in tutta
la sua maestosità.
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Capitolo 3 *** Bentornata Hogwarts ***
2
Bentornata
Hogwarts
-E’
così è successo ancora- scoppiò a
ridere Alice –Dai Lily, per una volta concedigli una chance!
E’ da anni che ti
chiede di uscire con lui-.
Ma
lo sguardo con cui Lily trafisse
all’amica rispondeva sufficientemente alla sua proposta.
Dall’altra
parte Sarah pensava ancora
all’incontro di prima, immaginando come sarebbe stato se lei
avesse rivolto un
saluto al ragazzo dei suoi sogni. Sì, perché
ormai lei lo incontrava più nei
sogni che nella realtà.
Ancora
una volta l’entrata alla Sala
Grande fu la stessa che si ripeteva ogni anno: arrivavano i bambini del
primo
anno che percorrevano la navata centrale, venivano poi smistati nelle
rispettive case e infine si cominciava a mangiare.
Finita
la cena, Carmen Sarah e Alice si
avviarono per il loro dormitorio mentre Lily, che era prefetto assieme
a un
ragazzo di nome Remus, mostrava la strada ai giovani alunni della
scuola di
magia ai loro dormitori.
Poco
prima di abbandonarsi al sonno,
Sarah si ricordò che il giorno seguente avrebbe compiuto 16
anni. Di solito non
amava festeggiare il suo compleanno ma stavolta si era lasciata
convincere
dalle amiche che il compleanno veniva una sola volta l’anno e
solo questo bastava
per essere considerato una data importante. In questo modo, poi,
avrebbero
anche inaugurato l’inizio dell’anno nuovo.
La
mattina seguente la prima ad alzarsi,
svegliando tutte, fu Lily che, per il suo dovere di prefetto, doveva
incontrarsi con la professoressa McGranitt per le nuove disposizioni
dell’anno.
Di tutte le sue amiche, Sarah era quella che dormiva di più
e che la mattina
aveva più difficoltà ad alzarsi. Infatti, dopo
sei anni di esperienze, Lily
imparò a chiamarla ogni quarto d’ora
finché l’amica, scocciata dei suoi
assilli, si alzava di peso dal letto a baldacchino rosso e giallo e
incominciava a prepararsi.
-Ti
rendi conto che ogni mattina devo
superare il trauma del risveglio? Tu non capisci quanto sia difficile!-
diceva
Sarah ancora insonnolita mentre cercava di tenersi in piedi mentre
Lily, già pronta,
la guardava divertita. –Mi mancavano davvero tanto le tue
lezioni di vita!- le
gridò prima di chiudersi la porta dietro di sé
per raggiungere, sui piedi delle
scale, l’amico prefetto che l’attendeva per andare
insieme dalla McGranitt.
-Allora
come sono andate le vacanze?-
domandò Remus emettendo uno sbadiglio.
-Molto
bene grazie, e tu invece?-domandò
di rimando Lily che quella mattina si sentiva stranamente serena.
-Il
solito. Già dati gli auguri a
Sarah?-. A questa domanda Lily sorrise –Avrei voluto, ma ho
imparato che Sarah,
una volta sveglia, resetta
tutto quello
che le è stato detto prima. Aspetterò di darle
gli auguri quando sarà pronta
per la colazione-.
Nel
frattempo che Lily era fuori, le
ragazze si preparavano per la giornata che le attendeva. Mancavano solo
dieci
minuti alle otto quando scesero per fare colazione. Quel momento della
giornata
era l’unico che vedeva gli studenti delle varie case seduti
in tavoli diversi.
Le ragazze amavano sedersi in uno dei due tavoli centrali della Sala
Grande.
Sarah notò con piacevole (e aggiungerei con finto stupore)
che al tavolo di
fronte al loro c’erano i due ragazzi che avevano fermato lei
e Lily il giorno
prima sul treno. Peccato però che fossero troppo attenti
alla colazione per
notare le occhiate maliziose delle ragazze in sala. Con loro
c’era l’amico di
sempre, Peter Minus, un ragazzo bassino e grassoccio che, a quanto
dimostrava
quella mattina, avesse molta fame. Purtroppo per lui, non era
altrettanto
brillante e affascinante come i suoi due compagni e migliori amici,
James
Potter e Sirius Black. Solitamente con loro c’era anche
l’amico Remus Lupin ma
anche lui, come Lily, aveva l’incarico di prefetto e non era
ancora presente a
colazione.
James
Potter era un ragazzo molto carino
e simpatico, aveva una corporatura minuta ma slanciata, portava i
capelli corti
e neri sempre in disordine e gli occhiali che gli incorniciavano i
luminosi
occhi color nocciola. Allegro e vivace, adorava combinare guai con il
suo
compare Black facendo impazzire tutti i professori soprattutto la
McGranitt che
era la responsabile della casa dei Grifondoro. Quindi tutte le
lamentele
passavano inevitabilmente alle sue orecchie (poverina...). James era
molto
popolare non solo per la nomea che portava ma anche perché
era
sconsideratamente brillante a scuola e nel Quidditch, il gioco
più popolare tra
i maghi, per cui lui faceva da capitano e cercatore. Anche Sarah
adorava
giocarci e, infatti, era in squadra con lui dal terzo anno scoprendo
così che
James non era solo un “idiota allo stato puro”,
come diceva spesso Lily, ma
anche una persona molto simpatica e gentile. Ovviamente Lily non le
credeva
nemmeno un po’, troppo convinta del fatto che fosse troppo
stupido per essere una
brava persona. L' odiava da quando aveva messo piede
sull’espresso di Hogwarts,
il primo giorno di scuola del primo anno. Ciò che meno le
piaceva erano i suoi
modi di fare, troppo sicuri di sé. D’altronde
nessuna poteva contraddirla:
James non perdeva mai l’occasione per mettersi in mostra e
dimostrare quanto
fosse una persona spettacolare. Beh, forse Lily aveva torto nel
definirlo
egocentrico, ma Sarah credeva che col tempo James sarebbe cambiato,
soprattutto
se era davvero intenzionato a fare colpo sulla sua amica.
Benché
non avesse mai giocato a
Quidditch, Sirius Black era altrettanto popolare quanto il suo amico.
Molto più
di James, Sirius era estremamente affascinante, aveva un fisico più longilineo e atletico, sebbene non praticasse alcuno sport . Inoltre aveva degli splendidi
capelli neri
abbastanza corti che gli incorniciavano un viso dai lineamenti perfetti
e degli
occhi di un grigio molto chiaro. Ciò che colpiva subito di
lui erano i suoi
modi affabili ed eleganti che, per quanto ci tenesse a nascondere,
evidenziavano
il fatto che lui provenisse da una delle famiglie più ricche
e influenti del
mondo dei maghi. E poi c’era il suo sorriso e quel dannato
ghigno che faceva
tutte le volte quando voleva far colpo su una ragazza che
inevitabilmente
finiva nelle sue braccia (o meglio dire nel suo letto).
E’
chiaro ormai per tutti che era
proprio lui il ragazzo che occupava da sempre il posto nei pensieri di
Sarah.
Quando,
molti anni prima, Sarah si
sedette sullo sgabello per essere smistata come tutti, per la paura,
guardò istintivamente
verso le persone sedute tra i grandi tavoli e soprattutto verso i
ragazzi
appena smistati. Notò che tutti erano contenti della scelta
della loro casa. E
se non si fosse trovata bene nella sua?
Poi
lo vide. Non ci aveva fatto caso
prima, ma era stato sempre davanti a lei. Un ragazzino molto carino
dall’aria
altezzosa la stava fissando dal lungo tavolo della casa rosso e oro.
Accanto a
lui c’era una ragazzina minuta con numerose lentiggini sul
viso che aveva
conosciuto poco prima e che ricordava si chiamasse Lily. Poi
spostò lo sguardo
di nuovo sul ragazzino. “Deve essere stato smistato tra i
primi” pensò Sarah
“Ma perché mi fissa? Non può guardare
altrove?” . Poi si accorse imbarazzata
che tutti la stavano guardando.
–
Allora dove vuoi essere smistata
piccola?- domandò allegro il capello parlante. Sarah fece un
balzo quando sentì
quella voce nella propria testa. Doveva definirla normale?
–Non
ne ho idea- rispose senza pensarci.
Poi però rifletté “Se finissi nella
casa di Grifondoro, potrei fare amicizia
con quel bambino”. –Ah! Noto con piacere che hai
fatto finalmente una scelta! Sei
molto timida e insicura, non ami stare al centro
dell’attenzione e non sei
particolarmente brillante negli studi... ma devo riconoscere che sei
molto
testarda e tenace, più di quanto tu possa immaginare, sei
coraggiosa al punto
di fare cose che non tutti sarebbero disposti a compiere. Sei un animo
gentile,
sincero e un’ottima amica per chiunque abbia il privilegio di
incontrarti. Saresti
perfetta tra i Tassorosso ma se preferisci Grifondoro... che sia!
GRIFONDORO!-
Senza
rendersene conto pienamente, già
si trovava in mezzo alle grida di numerosi grifondori che
l’accoglievano con
grida e schiamazzi. Così si sedette nell’unico
posto libero a disposizione, cioè,
tra due ragazze del secondo anno con cui fece subito amicizia.
“Non è poi così
male qui” pensò soddisfatta prima di coricarsi
insieme alle sue nuove compagne
di dormitorio.
Fu
da quel momento che Sarah incominciò
a provare simpatia per Sirius benché lui non le desse mai
molto conto. Poi
quella strana simpatia si tramutò col tempo in sentimento.
Sirius divenne
sempre più cosciente del fascino che esercitava verso
l’altro sesso e
incominciò a farsi una lunga fila di cuori infranti mentre
Sarah, ancora molto
piccola e ingenua, sperava di poter avere anche lei la sua
possibilità. Ma ben
presto i giorni divennero settimane, mesi e infine anni.
Ora
capite perché Sarah era così
sfiduciosa a riguardo? Non c’era niente da fare, se dopo sei
anni non era
nemmeno riuscita a conquistare la sua amicizia, come poteva sperare in
qualcosa
di più?
Mentre
la giovane streghetta s’isolava
nei suoi pensieri, in quello stesso istante, la sua migliore amica era
apparsa nella
Sala Grande a fianco della professoressa McGranitt che
iniziò a consegnare gli
orari delle lezioni ai suoi studenti. Remus era già seduto
accanto agli altri.
Lily
si sedette proprio davanti a Sarah.
–Auguri!- le gridò facendola sobbalzare dalla
panca. –Dormivi ancora?- chiese
Lily incerta se ridere o meno. Ma ormai le altre erano partite con le
risate
per cui fu inevitabile trattenersi.
–Ahah-
fece ironicamente Sarah –Oggi
dovrebbe essere un giorno speciale non un giorno da dimenticare. Quindi
potreste fare a meno di ridermi addosso?-.
-Scusa
Sarah ma dovevi vedere la tua
faccia poco fa, non saresti potuta essere più buffa!-
rispose Alice che si
asciugava le lacrime agli occhi.
–Non
so se ridere con voi o ignoravi... -
incominciò a dire ma la sua voce fu sostituita
improvvisamente da una maschile.
-Scusa
Sarah se ti disturbo, comunque
tanti auguri- . “E’ solo Remus”
pensò quando gli sorrise ringraziandolo per gli
auguri. Era contenta che qualcun altro, che non fosse la solita cerchia
di
amiche, si fosse ricordato del suo compleanno ma era rimasta comunque
un po’
delusa nel costatare che non fosse Sirius a farle gli auguri. Diamine
si
conoscevano da sei anni, poteva almeno degnarsi di farle gli auguri!
La
giornata passò in modo regolare fino
a pranzo quando Edgar, il ragazzo più popolare e bello di
Tassorosso urlò dei “Tantissimi
auguri” a Sarah che rispose con uno splendido sorriso. James,
forse sentendosi
in dovere come capo della squadra di Quidditch, si alzò e si
diresse verso la
ragazza per scusarsi di non averle fatto prima gli auguri.
Immancabilmente
però, non poté fare a meno di chiedere a Lily,
per l’ennesima volta, se volesse
uscire con lui. Ormai la cosa era diventata talmente abituale che le
persone
attorno a loro non
ci facevano più caso.
Poco
dopo arrivò anche Peter che, un po’
intimidito e arrossato in viso, squittì un innocente augurio
alla festeggiata.
Bene, a questo punto mancava solo lui.
Sarah,
dal canto suo, faceva finta che
questo non le importasse nulla.
Quando
ormai giunse la sera e tutti si
preparavano a lasciare la Sala Comune,
Carmen Lily e Alice salutarono Sarah prima di salire in
dormitorio.
Qualche minuto dopo avrebbe dovuto vedersi con i membri della squadra
di
Quidditch per stabilire i giorni degli allenamenti. Si
avvicinò lentamente alle
poltrone, dove sedavano i suoi compagni di casa quando si
sentì toccare la
spalla destra dal tocco lieve di una mano. Si voltò di
scatto, quanto bastasse
per vedere chi fosse e le venne un tuffo al cuore quando si
trovò quasi a
faccia a faccia con il ragazzo che ormai, inconsciamente, era sempre
presente nei
suoi pensieri. Tutto durò una frazione di secondo. Un
semplice sorriso e un
sussurro –Auguri Sarah – che già era
sparito per le scale che portavano alle stanze
da letto. Un attimo, un solo attimo. Eppure sembrava che per Sarah
quell’attimo
fosse durato un’eternità. Le vennero dei brividi
lungo la schiena mentre
metteva a rallentatore quell’attimo. Sentiva ancora il calore
e il respiro
profondo di quella voce che chissà per quanto tempo aveva
sognato. Ma non è che
era stato solo uno dei suoi tanti sogni? Questo pensiero la fece
spaventare. “Non
sarò mica impazzita?”.
Assorta
nei suoi pensieri, non si rese
conto che c’era un’altra persona che la stava
chiamando.
-
Sarah?- la chiamò per l’ennesima volta
James ma, non appena notò l’espressione assorta
sul suo viso, il suo stupore
lasciò il posto a un ghigno –Ti piace vero?-.
Immediatamente,
contro la sua volontà,
Sarah sentì le guance infiammarsi. Non ci fu bisogno di
alcuna risposta perché
James ormai l’aveva capito da anni. Sarah era stracotta del
suo migliore amico.
Era sollevato che alla sua amica non piacesse un poco di buono ma al
tempo
stesso non lo confortava sapere che a lei piacesse uno come Sirius.
“Perché,
tra tutti i ragazzi che popolano Hogwarts, ti dovevi prendere una cotta
per
quell’imbecille?”.
-Dai
James, ovvio che no! Non potrebbe
mai piacermi un tipo come Sirius! Mi ci vedresti mai a uno come lui?!-
provò a
convincere Sarah. Ma anche lei sentiva che la sua voce non suonava
abbastanza
convincente. “Ti prego, ti prego, ti prego non dire nulla a
Sirius” pregava
dentro di sé.
-Ma
certo che lo so! Un tipo come lui è
meglio non averlo a fianco come proprio ragazzo-
Così
terminò, almeno per quella sera,
quella strana conversazione.
Sarah
e James avevano da sempre avuto un
bellissimo rapporto. Si erano conosciuti veramente solo quando al terzo
anno,
furono presi entrambi per la squadra di Quidditch. Già nella
fase di selezione,
si erano avvicinati e per il nervosismo (anche James conosceva
l’ansia!)
avevano incominciato a parlare del più e del meno. In meno
di un secondo,
fantasticavano di quello che sarebbe potuto succedere una volta
superate le
selezioni. Per la prima volta, Sarah si rese conto che James non era
come
lasciava credere: era un ragazzo davvero simpatico, non faceva battute
scomode
e confortava Sarah ogni volta che vedeva tornare un ragazzo dal campo
di
Quidditch. Era evidente, quindi, che quando lui non era con i suoi
quattro
amici, cambia completamente carattere…. Era semplicemente
più tranquillo e
sereno. James, dal canto suo, aveva rivalutato molto la sua compagna di
casata:
non solo era bella fuori, ma era anche molto affascinante dentro. Ma
ormai
aveva scelto: voleva conquistare la Evans ad ogni costo.
Così
i due ragazzi fecero molta amicizia
e, una volta vinte le selezioni, negli anni che seguirono si legarono
sempre di
più. Ormai tra di loro c’era un’alchimia
che persino Lily non poteva
interromperla.
Quando
Sarah e James
rientrarono dall’incontro, erano
già passate le dieci. “Sono già tutte a
letto” constatò Sarah quando vide la
camera immersa nel buio. Ma, una volta sgattaiolata dentro,
sentì il suono
distinto di varie bacchette agitarsi contemporaneamente e….
-AUGURI!!!-
Rimase
con la bocca vedendo la sua
camera piena di palloncini colorati e una torta, al centro della stanza
esagonale, che portava la scritta “Per la più
lunatica delle grifondoro”. Quando
Sarah provò ad avvicinarsi al tavolo, notò con
sorpresa che sul letto c’era una
scatola incartata molto grossa.
Guardò
il tutto un ultima volta, prima
di iniziare a ridere come non aveva mai fatto. “Questa deve
essere la felicità”
pensò tra sé.
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Capitolo 4 *** Il passato non si dimentica ***
3
Il
passato non si dimentica
-
Cos’è quel sorrisino da ebete?-
-
Carmen la finisci di essere così
gentile?-
-Ok...
allora mi dici perché sorridi in
quel modo?-
-Ma
cosa dici? Che significa “sorridere
in quel modo”?-
-Dai
Sarah ti si legge in faccia che ti
è successo qualcosa di eccitante... ieri sera?-
-
Mmm... no, non è successo nulla-
-
Sarah -
-
Carmen –
-Ragazze
la finite di essere così
interessanti?-
Lily
aveva appena raggiunto le due
ragazze che si dirigevano tranquille verso la classe di difesa contro
le arti
oscure.
Solitamente
le sue due compagne amavano
spettegolare sulle vicende amorose che avvenivano a scuola e si
stupì quando,
più tardi, Carmen le riferì che in
realtà lei e Sarah discutevano di altro.
Mentre
si avviavano verso la lezione
della mattina, in un breve momento di silenzio, Carmen aveva notato che
sul
voto dell’amica c’era una strana espressione. Non
si trattava semplicemente di
un sorriso: a Sarah le brillavano gli occhi.
-
Secondo me ieri sera è successo
qualcosa e non lo vuole dire- affermò Carmen. Ma Lily non ne
sembrava convinta.
-
Non so Carmen, forse è solo una tua
impressione. E poi non è la prima volta che Sarah sorride in
questo modo, anzi,
fa così ogni volta che Sirius le rivolge la parola-
-E’
vero, non ci avevo pensato...Se quel
sorrisetto era per Sirius allora non sarà successo
granché- concluse Carmen un
po’ delusa.
Nel
frattempo la ragazza in questione
aveva ben altro da fare che stare a chiacchierare con le amiche.
Correva a
perdifiato verso gli spogliatoi, dove teneva gli allenamenti di
Quidditch ed
era in ritardo di mezz’ora.
-Ah
ecco qui la solita ritardataria!-
gridò in mezzo al campo James Potter.
Gli
allenamenti durarono tutta la
giornata perché il capitano si accorse che i suoi compagni
di squadra non erano
più in forma come l’ultima volta (evidentemente
era l’unico che si esercitava
anche durante l’estate). Così, dopo i duri
allenamenti, tutti tornarono stanchi
nei loro dormitori.
Prima
di lasciare il campo, Sarah gettò
lo guardo sugli spalti, dove era certa di scorgere il viso di Black che
assisteva, come ogni anno ormai, agli allenamenti dell’amico.
E, infatti, era
lì in prima fila, accanto a Remus che era chino su un tomo
gigantesco. Il
ciuffo dei suoi capelli ondeggiava col vento coprendo a tratti uno o
l’altro
occhio grigio. Il viso era lo stesso di sempre ma i suoi occhi erano
persi nel
vuoto e sembravano guardare dritto verso il campo, dove ora
c’era solo il suo
migliore amico che sistemava le attrezzature sportive.
Dopo
aver indossato la divisa di
Grifondoro, James raggiunse i suoi amici che lo aspettavano davanti
all’ingresso del campo, dove poco prima si erano tenuti gli
allenamenti di
Quidditch.
Passarono
stranamente tranquilli lungo
il grande porticato che conduceva a uno dei giardini interni del
castello.
L’unico, che in quel momento sembrava essere inquieto, era
Peter che impaurito
pensava “Perché oggi sono tutti così
solitari?”. Aveva un brutto presentimento.
“Speriamo che questo silenzio non significhi che in
realtà stiano progettando
una delle loro”.
Non
a caso, proprio in quell’istante,
sul verso opposto del porticato, percorreva frettolosamente e a testa
bassa un
ragazzo magrissimo con i capelli così neri da sembrare unti
e con un naso
troppo grande per un viso così sottile e incavato come il
suo.
Appena
aveva girato l’angolo, Severus si
era imbattuto involontariamente nei suoi nemici di sempre, i
Malandrini. Li
detestava, così come lo era stata la sua migliore amica, fin
dal primo momento
che aveva messo piede sull’espresso di Hogwarts. Tra i
Malandrini, James era
quello che per lui rappresentava il nemico numero uno. Molti potrebbero
pensare
che l’odiasse perché era invidioso della sua
popolarità ma la realtà era ben
altra. Severus e Lily erano stati migliori amici sin da quando erano
piccoli.
Il motivo per cui non si parlavano più era stato proprio per
un litigio
avvenuto quando, solo l’anno prima, lui era cascato in una
delle trappole preparate
da Black. Solitamente si trattavano di scherzi stupidi o umilianti ma
stavolta
aveva rischiato quasi la pelle. Severus era certo che
l’assenza continua e
l’aria malaticcia di Lupin erano dovuti al fatto che, ad ogni
luna piena, si
trasformasse in un lupo mannaro. Scocciato della curiosità
di Snivellus, Sirius
gli aveva detto che se voleva vedere davvero cosa facesse Lupin ogni
luna piena,
doveva solo andare verso il Platano Picchiatore e percorrere il
passaggio che
era sotto il tronco dell’albero. Così Severus si
era trovato per davvero
davanti ad un lupo che moriva dalla voglia di sbranarlo. A salvarlo
dalla
situazione era stato, con sorpresa di tutti, James Potter che, venendo
a sapere
da Sirius cosa stava per accadere, aveva raggiunto il povero
malcapitato.
Ovviamente Severus non avrebbe mai ammesso che a salvarlo era stato
l’odioso
Potter eppure era quella l’effettiva verità. Lily,
che odiava James più di
chiunque altro, aveva accettato la verità e si era infuriata
contro Severus per
quello che aveva fatto. Il solo fatto che Severus, dopo tutto quello
che era successo,
non si accorgesse dell’errore che aveva commesso faceva
sempre più inveire Lily
finché si ritrovò a dovergli chiedere di
scegliere tra lei e i suoi terribili
amici serpeverdi , i “Mangiamorte”. Considerando
Severus una persona
intelligente, si ritrovò spiazzata alla scelta del suo
migliore amico di
restare con i Mangiamorte. Da quel momento Lily e Severus avevano fatto
finta
di non conoscersi, come se tutto quello che avevano passato insieme,
non fosse
mai successo.
Orgoglioso
com’era, Severus non aveva
mai cercato di chiarire con Lily e lei, delusa dal suo comportamento,
si era
imposta di ignorarlo una volta per tutte. Era ovvio che per entrambi
era stato
difficile passare dall’amicizia vera
all’indifferenza più totale. Entrambi
ancora tenevano l’uno per l’altra ma sarebbe stato
difficile riuscire a
riportare la pace. La presunzione di aver ragione era il tassello che
avrebbe
rovinato per sempre un puzzle
meraviglioso.
-
Ma guardate un po’ chi c’è!-
sbraitò
il ragazzo più alto del gruppo –Che bello
rivederti Snivellus... che ne dici di
giocare un po’ con me?-. Ovvio che Sirius non avrebbe
accettato un “no” secco.
-Lasciami
in pace Black, oggi non è
giornata- rispose freddamente Severus. Sirius era sul punto di
ribattere quando
l’amico occhialuto al suo fianco gli fece segno di lasciar
perdere. Non pensate
assolutamente che James l’abbia fatto per pietà ma
perché in quel momento
stavano passando due docenti, il professor Lumacorno e la professoressa
Sprite-...assolutamente
no Orance, lo sai che non sono disposta a lasciare le mie amate piante
nelle
tue mani...ho detto NO!-.
Il
suo grido risuonò nell’aria fredda di
settembre facendo arrestare quella che molto probabilmente si sarebbe
trasformata in una rissa.
-E
voi che fate ancora qui? E’ tardi!
Presto tornate nei vostri dormitori- urlò la professoressa
Sprite.
-
Professoressa io in realtà...-
-
No Piton, non voglio sentire
discussioni. Lo ripeterò un’ultima volta: tornate
nei vostri dormitori e non
fatevi vedere più in giro fino a domani mattina. Sono stata
chiara?-.
-
Certo. Infatti noi ce ne stavamo
proprio andando- dichiarò velocemente Lupin. Era pur sempre
un prefetto e,
anche se non gli piaceva farsi prendere in giro dai suoi migliori
amici, aveva
dei compiti e delle responsabilità da mantenere.
Il
ritorno verso i dormitori fu ancora
più tranquillo di quello avvenuto all’esterno del
castello. Severus aveva
imboccato la scalinata che portava verso i sotterranei mentre ai
Malandrini
toccava salire fino al settimo piano dove c’era la torre di
Grifondoro.
Giunti
nella Sala Comune, un gruppo di
ragazze del terzo anno incominciarono a sghignazzare nel vedere i loro
idoli.
-Sai
Ramoso mi sono un po’ scocciato di
tutte queste attenzioni. A forza di squadrarmi, queste ragazze mi
sciuperanno
completamente- affermò Sirius con un ghigno.
-Vedo
che sei tornato di nuovo in te
Felpato- gli rispose James.
Sirius
si sedette stanco sulla prima
poltrona libera della sala e diventando improvvisamente serio disse
–Ho avuto
uno scontro, poco prima di arrivare al campo, con mio fratello-. La
parola
“fratello” gli aveva prodotto un brivido di freddo.
– Scusa, ma non mi va di
parlarne-.
Sfortunatamente
la notte
non fu di aiuto per il giovane Black che sentì di non aver
più sonno per i
troppi pensieri che gli ronzavano in testa. Neanche
per l’altro rampollo della famiglia
purosangue era una notte da ricordare: disteso a pancia
all’aria e con le
coperte ordinate perfettamente che gli coprivano tutto il corpo,
Regulus aveva
ormai perso la speranza di trovare un po’ di sonno e di
riposarsi
tranquillamente come tutti quanti. Quella giornata era incominciata
male ed era
finita molto peggio. Ma non era la prima volta che accadeva: succedeva
ogni
volta che lo incontrava. Per quanto ancora poteva sopportare tutto
questo?
Quello sicuramente non era il momento più adatto per
pensarci. E così, con la
speranza di trovare un po’ di pace, chiuse gli occhi e solo
più tardi riuscì ad
abbandonarsi al sonno.
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Capitolo 5 *** Mal d’amore ***
4
Mal d'amore
Sfortunatamente
per i giovani studenti di Hogwarts, l’inverno giunse troppo
presto. Era arrivato
il mese di Novembre ma già incominciavano ad avvenire le
prime nevicate.
Quell’inverno sarebbe stato più rigido del solito.
-
Odio il Natale- sussurrò Carmen dopo aver soffiato a lungo
sulle mani gelate,
benché fosse tutto inutile.
-
Io invece lo adoro- commentò Sarah, sbuffando
l’ennesima nuvola di vapore con
divertimento.
-
Non avevo dubbi... -
-
Carmen la finisci di essere così dolce con me?-
-
E tu la smetti di contraddire quello che dico?-
-Ma
è bella la neve!-
-Sarà
anche bella, ma io sto morendo di freddo-
Le
tre ragazze erano nel parco ad aspettare la loro amica Alice che
sarebbe dovuta
venire a momenti. A dire la verità, avrebbero dovuto
aspettarla solo una decina
di minuti ma stavano lì ormai da una mezz’ora.
-Io
non ne posso più di stare qui a congelare. Rischio di morire
assiderata,
credetemi- dichiarò Carmen che ormai aveva abbandonato
l’idea di riscaldare le
sue mani che erano diventate completamente due pezzi di ghiaccio. Anche
per le
altre era la stessa cosa. Erano totalmente infreddolite dalla testa ai
piedi.
-Per
una volta sono d’accordo con Carmen. Direi che 30 minuti sono
abbastanza
per aspettare un’amica- commentò Sarah.
-
Si, avete ragione. Per una volta avete ragione anche voi- Carmen e
Sarah la
lanciarono uno sguardo gelido, poi si guarderò entrambe e
scoppiarono a ridere.
Le
ragazze si alzarono e si diressero in fretta verso il castello.
Arrivate quasi
in cima alla scalinata di pietra dell’immenso parco, Sarah si
accorse che non
aveva più con sé la sua borsa. Improvvisamente si
fece pallida. Non aveva mai
perso niente in vita sua e l’idea di non trovare
più la sua borsa, per cui
all’interno di essa aveva tutto quello che le serviva giorno
e notte, si sentì
male. Anche a costo di morire assiderata, doveva trovare quella borsa.
-
Ragazze scusate, io torno indietro perché non trovo
più la mia borsa. L’avrò
lasciata vicino all’albero dove ci siamo sedute. Voi
avviatevi pure, io vi raggiungo
subito- urlò Sarah mentre corse, con tutta
l’energia che aveva in corpo, verso
il lago.
Arrivò
a destinazione ma apparentemente non vide nulla sotto
l’albero. Per un nano
secondo il suo cuore aveva smesso di battere. Poi guardò
meglio e scorse, appoggiata
sotto una delle grosse radici dell’albero, la sua adorata
borsa beige. Era
rimasta seduta su quella borsa il tempo necessario per spiaccicarla nel
terreno.
Con
enorme sollievo si avvicinò tranquilla e prese la sua, tanto
amata, borsa. Il
cuore riprese a battere con regolarità e il sollievo le fece
arrivare una
vampata di calore su tutto il corpo. Ora non sentiva neppure tanto
freddo!
Stava
per lasciare finalmente quel posto quando udì delle voci
vicine, provenienti
più giù, dall’altro lato del lago. Si
girò istintivamente per vedere chi
fossero ma rimase a bocca aperta quando vide la scena che le si
parò davanti.
Distesi
e avvinghiati l’uno sull’altro, c’erano
due ragazzi che ridevano e si baciavano
appassionatamente. Uno di questi era una ragazza molto graziosa di
Corvonero,
occhi azzurri e capelli neri come la notte. Baciava, senza lasciar un
attimo di
tregua al ragazzo che l’abbracciava e che la sosteneva sopra
il proprio corpo,
Sirius.
Sarah
era cosciente del fatto che Sirius Black si sceglieva sempre le ragazze
più
belle o, comunque, quelle più attraenti della scuola e la
ragazza che era con
lui ne era un esempio lampante.
Non
si ricordò per quanto tempo rimase lì, con gli
occhi spalancati a guardali.
Qualunque cosa stessero decidendo di fare, Sarah non voleva saperlo o
comunque
non voleva vederlo. Non ne poteva più. Non ce la faceva
più. Perché doveva
soffrire un secondo di più? Perché stare
lì a piangere quando poteva stare al
caldo con le persone che l’amavano sul serio?
Perché continuare a sperare se
poi alla fine non succedeva mai nulla? Perché lei si faceva
ancora del male?
Perché? C’era ancora una sola e minuscola
possibilità che potesse essere lei
quella tra le sue braccia che lo baciava?
No.
Ovvio e scontato. No. Lei non avrebbe mai potuto avere quello per cui
sognava
da tempo. I sogni non fanno altro che farti sperare in qualcosa che sai
di non
poter mai ottenere. E a questo che servono, ad illuderti, ad
ingannarti, a convincerti
di non mollare mai anche quando ci sono tutte le ragioni del mondo per
farlo.
Faceva
davvero così freddo? Sarah non sentiva più il
contatto con la realtà.
Si
diresse, con passo inesorabilmente lento, verso il castello e
soprattutto verso
il proprio letto che avrebbe bagnato di inutili lacrime. Inutili,
perché ancora
una volta aveva pianto per qualcosa che non aveva mai avuto.
_________________
Quando
si alzò dal letto, notò che fuori era
già buio e che, con molta probabilità,
aveva dormito tutto il pomeriggio. Si alzò in fretta e piena
di carica, notando
con sollievo che si sentiva rinata. Quella dormita le aveva fatto
proprio bene
all’anima. Decise che era arrivata l’ora che
qualcosa nella sua vita dovesse
cambiare e che quel cambiamento doveva venire, per primo, da lei. Non
avrebbe
mai più aspettato Sirius, sarebbe andata per la sua strada
con o senza di lui.
Sentiva che si meritava molto di più e, in fondo, erano
troppo diversi per
piacersi. La sua doveva essere semplicemente la sconsiderata
“voglia
dell’attenzioni” di un ragazzo. Presto, quando
avrebbe trovato qualcuno della
sua altezza, sarebbe cambiato tutto.
Si
vestì, si lavò e si diresse, piena di vita,
giù nella Sala Comune ma,
stranamente, al suo arrivo non trovò nessuno. Niente.
Nemmeno un’anima via.
Restò
basita di fronte a quel silenzio disumano. Si guardò intorno
per capire se ci
fossero indizi che le potessero almeno farle capire cosa fosse
successo. Notò
allora un piccolo pezzo di pergamena proprio davanti al camino.
Arrotolò
la pergamena e lesse “Signori e Signore, siete solennemente
invitati alla mia grandiosa
festa di compleanno, che si terrà nella torre più
alta del castello, questa
sera stessa. Se non avete ricevuto direttamente nella vostre mani
questa
pergamena, vi invito a togliere il vostro muso fuori dalle faccende che
non vi
riguardano. Questa festa non è per tutti, ma solamente per
coloro che giacciono
nella culla dei coraggiosi di cuore”.
Sarah
rilesse più volte la pergamena e quasi le venne da ridere:
chi poteva mai
perdere il suo tempo a scrivere un invito così stupido? Poi
rifletté un attimo
per capire meglio cosa potesse significare. “Festa di
compleanno”… c’era
qualcuno che conosceva, era nato il 3 Novembre?
Benché
si sforzasse, non le veniva in mente nessuno, e forse sarebbe stato
meglio così
dal momento che non era stata invitata.
Lascio
il bigliettino dov’era e spinta dalla curiosità (e
anche perché non sapevo
cos’altro fare), si diresse verso la torre più
alta del castello, quella di
astronomia.
La
strada non era lunga, ricordava perfettamente dove si trovasse
perché era l’aula
che più le piaceva in quel maestoso e antico castello.
Mentre
percorreva le infine scalinate di pietra, sentiva che si avvicinava al
luogo
della festa, perché in lontananza percepì il
suono di risate e chiacchiere,
mescolate al suono prodotto dalla radio lasciata a tutto volume. Si
domandò
come fosse possibile che una festa così rumorosa non fosse
ancora stata fermata
dal guardiano Gazza o da quel cattivone di Pix.
Arrivata
in cima, prese fiato e alzò gli occhi. Rimase interdetta
alla scena che le si
presentò: tutti i suoi compagni di casata erano
lì, senza alcuna
eccezione. Si
divertivano, cantavano,
ridevano, chiacchieravano… chi si ubriacava, chi era
già ubriaco… chi si
baciava delicatamente, chi pomiciava disgustosamente… e lei
era lì, sola, che guardava
la festa a cui non era stata invitata.
Improvvisamente
si sentì chiamare. –Sarah! Sarah! Vieni qui,
c’è spazio-. Era Alice, che con un
bicchiere di burrobirra in mano, le faceva segno di sedersi accanto a
lei.
Ancora
un po’ stordita, Sarah le si avvicinò e le chiese
in un sussurro – Cosa sta
succedendo? Chi ha organizzato questa festa?-.
Alice
rimase perplessa alle parole dell’amica. – Davvero
non te lo ricordi?-
-Ehm…
dovrei?-
-Beh,
è solo la festa di Sirius Black-
-…-
Sarah
si guardò meglio attorno e lo vide: seduto per terra, in un
angolo della sala,
mentre baciava la stessa ragazza di Corvonero, con cui
l’aveva visto quella
mattina.
“Te
pareva”
-Alice,
io me ne torno in Sala Comune-
-Perché?
Non vedi che siamo tutti qui?-
-Non
penso di essere stata invitata-
-Ma
certo che lo sei stata! Sirius ha invitato tutti i ragazzi di
Grifondoro!-
A
Sarah le tornarono in mente le parole “per coloro che
giacciono nella culla dei
coraggiosi di cuore”.
Sorrise
al pensiero che non ci fosse arrivata subito. Evidentemente Sirius
aveva
organizzato tutto all’ultimo momento e non poteva sapere che
lei non fosse
stata avvisata.
Con
un sorrise e un sorso di burrobirra rubato alla sua amica, Sarah si
godette la
festa.
_________________
I
giorni passarono veloci e, purtroppo per Carmen, il Natale di
avvicinava ogni
giorno di più. Solitamente le ragazze, durante quelle
vacanze, ritornavano a
casa a festeggiare con i loro parenti. Ed era per questo che a Carmen era poco propensa a
festeggiare le feste. I
suoi genitori si era ormai divorziati da tre anni, eppure lottavano
ancora
l’uno contro l’altro per dimostrare chi meglio dei
due era un genitore
perfetto. E questo, Carmen, non lo sopportava.
-Ragazze
vi prego, posso venire da voi?- supplicò Carmen alle ragazze.
-I
tuoi genitori non si arrabbieranno?- chiese Alice.
-Ti
riferisci a quella vipera di mia madre o a quel narcisista di mio
padre?-
Seguì
uno strano silenzio… ma lasciò spazio, ben
presto, al suono rumoroso delle loro
risate.
Mentre
ridevano, Sarah non poté non notare che,
dall’altro lato della Sala Grande,
Sirius era in compagnia di una nuova ragazza. A quanto pareva, adesso
aveva una
predilezione per una biondina di Tassorosso. Ma non ci pensò
a lungo, era
arrivata l’ora di andare a lezione.
Tuttavia,
ancora immersa nei suoi pensieri, non appena Sarah svoltò il
primo angolo in
direzione della lezione di Incantesimi, colpì il petto di
qualcuno.
-
Sempre con la testa fra le nuvole, eh?- disse Edgar scoppiando a ridere.
-Oddio
scusa Edgar. È che sono ancora un
po’ insonnolita…-
-Ma
dai scherzavo!-
-Davvero?-
-No-
Sarah
scoppiò a ridere – E allora perché mi
dici che stai scherzando! Tu mi confondi-
-Wow,
finalmente mi mostri una risata!-
-Dai,
non mi dire che non mi hai mai visto sorridere- scherzò
Sarah.
-No,
figurati. Non intendevo questo. Ti guardo ormai tutti i giorni e non ti
vedevo sorridere
in questo modo così sincero da un po’ ... ti dona
questo sorriso-
Sarah
rimase leggermente interdetta dalle sue parole ma non ebbe modo di
ragionarci
sopra perché si rese conto, proprio in
quell’istante, che stava facendo tardi a
lezione.
-Scusa
Edgar, devo andare. Ci vediamo!-
Gli
regalò un altro sorriso e corse via.
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Capitolo 6 *** Tra incubo e sogno ***
5
Tra
incubo e sogno
Arrivate
le tanto attese vacanze di Natale, le nostre ragazze, così
come la maggior
parte dei loro compagni, lasciarono Hogwarts per passare qualche giorno
con la
propria famiglia.
Ma
i giorni di vacanze giunsero ben presto al termine e così,
già i primi di
Gennaio, i ragazzi fecero le loro valigie.
Incominciarono
immediatamente le lezioni quando Hogwarts si ripopolò
nuovamente di studenti.
-Aaaaaaah-
sbadigliò Alice.
-E’
vero che odio le vacanze di Natale... ma il ritorno è anche
peggiore!- esclamò
irritata Carmen.
Quella
mattina era stata veramente dura svegliarsi. Quella notte, la torre di
Grifondoro, si era data agli ennesimi festeggiamenti prima di ritornare
alla
solita routine di tutti i giorni. Insomma, ancora una volta, gli
studenti rosso
e oro avevano trovato un pretesto per divertirsi tutti insieme.
Ovviamente la
McGranitt aveva espresso il suo disappunto al riguardo ma, con un
sorriso ormai
stanco, diede ai suoi alunni un ultimo saluto e disse loro di non fare
troppo
baccano altrimenti Mastro Gazza l’avrebbe svegliata durante
il sonno e questo
non l’avrebbe sopportato.
Durante
tutto il periodo in cui era stata lontana da Hogwarts, Sarah si era
chiesta,
più e più volte, come Sirius avesse passato le
sue vacanze. Era inevitabile che
non avesse smesso di pensare a lui, anche se non ne andava fiera.
Dopo
essersi preparate, Sarah e Lily si diressero in Sala Grande per la
colazione.
Carmen e Alice erano rimaste in dormitorio per “concedersi
ancora qualche
minuto di beatitudine” come diceva Carmen. Non appena
varcarono la soglia della
sala, Lily fu chiamata dalla McGranitt. Sarah odiava dover andare a
mangiare da
sola ma sapeva che Lily non poteva fare altrimenti e si salutarono, con
la
promessa che la rossa l’avrebbe raggiunta il prima possibile.
Proprio
in quel momento un altro gruppo di Grifondoro stava faceva il suo
ingresso in
Sala Grande: i Malandrini.
Sarebbe
voluta starsene per i fatti suoi ma il desiderio di poterlo guardare
solo un
po’ era più forte di quanto pensasse e,
inevitabilmente, sollevò la testa al
suo passaggio.
Sirius
le passò accanto senza notarla. Poi una voce familiare le
chiese –Vuoi
compagnia?-
Si
voltò di scatto e vide la testa di Edgar ciondolare da un
lato. Era più allegro
del solito.
-Oh
sì, sarebbe fantastico. Le altre stanno ancora dormendo.
Tranne Lily,
ovviamente, ma lei è stata chiamata dalla Mc Granitt -.
-Non
c’è bisogno che ti giustifichi, per me
è un piacere passare del tempo con la
ragazza più bella e dolce di Grifondoro- disse senza peli
sulla lingua.
Sarah
restò interdetta. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa
fare. Doveva essere
felice o infastidita? Dio, com’era complicata.
Decise
che bastava un sorriso. -Le vacanze di Natale ti fanno bene. Siediti
pure-
Edgar
Bones era uno dei prefetti della casa di Tassorosso e frequentava lo
stesso
anno di Sarah. Erano diventati amici dal terzo anno quando si erano
conosciuti
come reciproci avversari nel gioco del Quidditch: Edgar era il capitano
e uno
dei battitori della squadra. Era molto alto e palestrato quanto bastava
per
vedere i suoi pettorali sotto la divisa da Quidditch, aveva capelli
biondo
scuro e occhi verde smeraldo, il tutto incorniciato da un bel viso
spigoloso e
con le fossette. Era il ragazzo più popolare di Tassorosso,
molto apprezzato
per la sua bravura nel Quidditch e per essere un ragazzo dolce e
simpatico.
Insomma, era l’incarnazione del ragazzo perfetto. A
differenza di Sirius, però,
non era la causa di tanti cuori infranti, anzi, si dicesse che
rifiutasse tutte
le avance delle sue ammiratrice perché avesse una fidanzata
babbana.
Sarah
non sapeva la verità, ma si era sempre trovata bene con
Edgar, sebbene gli
avesse sempre dato motivo di credere che provasse qualcosa per lei.
La
conversazione con lei non durò lungo poiché
Marcus, il miglior amico di Edgar,
lo richiamò e gli fece segno di seguirlo a lezione.
Sarah
stava quasi per salutare l’amico quando questo le diede un
frettoloso bacio
sulla guancia augurando a lei e le sue amiche una buona giornata. Quel
semplice
bacio era stato di certo inaspettato e alla ragazza si era
improvvisamente sentita
imbarazzata.
-Ooooooh...
e pensare che ci hai persino detto che eravate solo amici! Scommetto
che ti ha
già chiesto di uscire- affermò maliziosamente
Carmen.
Sarah
trasalì alla voce dell’amica. –Da dove
siete spuntate?-
-Beh
cara, siamo qui già da un po’-
-Non
ti credo-
-Non
avevo dubbi- risposte ironica Carmen. Alice sorrise a entrambe le
amiche,
pensando che, malgrado battibeccassero sempre, si voleva molto bene.
Nel
frattempo, poco lontano dal chiacchiericcio delle ragazze,
c’era qualcuno che,
involontariamente, aveva ascoltato tutta la conversazione. Un sorriso
malandrino comparve sul suo volto quando pensò che ora aveva
trovato finalmente
qualcuno di nuovo da poter prendere in giro.
_________________
Appena
finita la solita
noiosa lezione di storia della magia, le ragazze si diressero verso la
Sala
Grande. Era tutto apparentemente tranquillo quando, improvvisamente,
Sarah
sentì che qualcuno la stava chiamando in lontananza.
-
Congratulazioni
Williams! Com’è che hai deciso di cambiare
tutt’a un tratto? Per caso ti sei
annoiata di essere una pura e casta verginella?-.
Un
lungo brivido le
scese lungo la spina dorsale. Quella voce non era di un Serpeverde, non
almeno
di quelli che conosceva lei. Eppure quella voce era troppo familiare.
Le
ricordava...
“Non
può essere. No. Non può succedere proprio a
me”
Le
altre ragazze, così
anche i compagni che erano nei paraggi, si voltarono a guardare chi
fosse stato
a chiamarla in quel modo. Ma nessuno di loro si sorprese quando videro
chi
fosse.
“E’
uno scherzo. Deve essere per forza uno brutto scherzo”
Si
fece coraggio e si
voltò lentamente verso la direzione di quella voce.
Sirius
Black, assieme ai
suoi prodi compagni, la guardava dall’alto in basso con un
ghigno. Sembrava
proprio che godesse a vederla messa in imbarazzo.
-Finiscila
Black, non
vedi che ti metti solo in ridicolo?- disse infuriata Lily ponendosi
come un
muro tra Sarah e Sirius.
-Vedi
Evans io non credo
proprio che sia il caso di fare la parte dell’impavida,
metteresti solo in
difficoltà la tua amichetta-
-Cosa?-
domandò
incredula.
-In
poche parole Evans: svanisci-
-Ma
come osi... -
-Andiamocene-
affermò
risoluta Alice (in realtà era molto nervosa) che
afferrò per un braccio Lily e
Sarah e le portò via, accompagnata da Carmen che, per la
prima volta da quando
era lì, pareva spaesata e non ricordava più la
strada per la Sala Grande.
Non
si sedettero al
solito posto ma scelsero un luogo più appartato e
soprattutto il più distante
dal posto che occupavano solitamente i Malandrini.
Non
ci poteva credere,
Sarah non poteva prevedere che sarebbe entrata nel mirino di Sirius
Black.
Evidentemente
l’accaduto
rappresentava una novità perché alcuni studenti
che passavano, gettavano
sguardi curiosi e divertiti verso Sarah.
Ovviamente quando giunsero i
Malandrini,
Sirius Black alzò momentaneamente il tono della voce -...
certa gente non
merita di essere a Grifondoro! Io credevo che la nostra fosse la tana
dei
coraggiosi ma evidentemente nello smistamento ci deve essere stato
qualche
piccolo intoppo...-
-
Io giuro su chi volete
che, se me lo trovo davanti, gli infliggo le peggiori pene di questo
mondo...-
sussurrò Lily infuriata.
-
Lascia stare Lily.
Ricordati che stiamo parlando di Sirius e lui non è
assolutamente un tipo da dare
ascolto. E’ un bambino, non lo vedi tu stessa?- fece notare
Alice, cercando di
calmare la compagna.
Finora
Sarah aveva
preferito non parlare ma dentro di sé sentiva che, quella
minima speranza che
aveva posto per il ragazzo dei suoi sogni, era stata definitivamente
spezzata.
Non era sconvolta. Oh no. Stava molto peggio di quanto potesse
immaginare. Guardò
indifferente il piatto colmo di cibo davanti ai suoi occhi, vide gli
altri
mangiare e fece per prendere la forchetta ma si rese conto che la fame
le era
completamente passata. Aveva persino un senso di disgusto in bocca. Con
sorpresa
di tutti, si alzò all'istante e annunciò che
avrebbe passato il tempo in
biblioteca a studiare. Senza mai guardarle negli occhi e senza voltarsi
mai una
sola volta, girò sui tacchi e scomparve in breve tempo
dietro ai grandi portoni
di quercia.
Si
avviò con passo lento
lungo il grande corridoio, poi aumentò il ritmo e si
ritrovò a correre verso
una direzione che neanche lei conosceva. Dovunque stesse andando,
l’unica cosa
che le interessava era scappare da tutto e da tutti.
_________________
Alzò
lo sguardo e notò
solo allora che era finita più lontano di quanto potesse
pensare: era arrivata
sul campo di Quidditch. “Come ho fatto a trovarmi
qui?”.
Salì
sugli spalti e si
sedette su una delle panche, appoggiò il viso bagnato di
lacrime sui palmi delle
mani e posò lo sguardo vuoto e triste verso il campo.
_________________
I
giorni che seguirono
furono persino peggiori. Sirius faceva di tutto per umiliarla e lei,
purtroppo
non trovava mai in tempo le parole giuste per offenderlo o, comunque,
per farlo
stare zitto. Aveva detto a Lily che non c’era bisogno che lei
o le altre
intervenissero al posto suo perché, per una volta, voleva
cavarsela da sola. Ma
non era così facile come sembrava. Ora capiva bene
perché Severus lo odiasse tanto
e perché, ogni volta che lo vedeva, cambiava direzione.
Era
insopportabile.
Ecco, questo era il termine più adatto per descrivere il
comportamento di
Sirius nei suoi confronti. E’ sarebbe stato così
finché non avrebbe trovato
qualcun altro da torturare. Ma era davvero troppo insopportabile!
Cercava
di non pensarci
troppo concentrandosi completamente nello studio e soprattutto nel
Quidditch
perché, tra non molto, sarebbe iniziata la stagione del
campionato. E anche
stavolta, come ormai succedeva dal terzo anno a questa parte, dovevano
vincere
la Coppa.
Da
quando era entrata a
far parte, assieme a James, nella squadra di Grifondoro non aveva mai
visto
perdere la Coppa di quidditch, anche se, ricordava bene, avevano perso
già molte
partite. Sicuramente tutte queste vittorie erano maggiormente
attribuite alla
presenza del brillante James Potter, cui non piaceva dividere il
palcoscenico
con altri. Ma a Sarah, tutto questo, non le importava molto:
più punti riusciva
a fare contro le squadre avversarie più riusciva a dimostrare quanto
potesse essere una
giocatrice migliore degli altri.
Sì. Se c’era una
cosa che le sue amiche non
potevano superarla, era proprio il Quidditch. Sarah conosceva molto
bene il suo
talento sul campo ed era molto soddisfatta di se stessa (ad ogni
partita riceveva
sempre numerosi complimenti). Persino la professoressa Mc Granitt
chiudeva un
occhio sui compiti quando c’erano le partite e se vincevano,
poteva essere
anche più buona.
Sirius
poteva umiliarla
quanto poteva sull’amore, ma sul campo di Quidditch niente e
nessuno poteva
essere meglio di lei.
_________________
-Sì,
vabbè, la fortuna
sarà cieca ma la sfortuna ci vede benissimo!-
esclamò irritata Carmen
stracciando un’altra pergamena e gettandola alle sue spalle
colpendo
ferocemente la testa di un piccolo studente del primo anno. La povera
vittima,
che era intenta a giocare a gobbiglie, si era voltata verso Carmen e
prima che
potesse aprire la bocca, fu ulteriormente insultato da
quest’ultima.
-Senti
mocciosetto, non
ti conviene rivolgermi la parola altrimenti rischi di perdere tutte le
tue
gobbiglie. Credimi, non sto scherzando. Te l’incendio tutte,
una per una!- gli
urlò minacciosa. Il bambino che, fino a quel momento
sembrava pronto ad
attaccarla, ora si era fatto ancora più piccino.
-
Carmen lascialo stare.
È solo uno studente del primo anno! Così lo
spaventi- le fece notare l’amica
seduta di fronte a lei.
-Grazie
Alice, vuoi per
caso avere un nuovo assaggio della mia ira?-
-No
grazie, non voglio
nemmeno immaginare- le rispose tranquilla.
-Uffa,
ma si può sapere
che fine ha fatto Sarah? Doveva essere qui un’ora fa!-
-Sarà
ancora agli
allenamenti- suggerì Lily che era seduta sulla poltrona
accanto a lei.
-Non
lo so. Ultimamente
non parla spesso con noi... è diventata decisamente
più fredda. Hai visto come
ha trattato ieri quel poveretto di Edgar? Lui l’ha salutata e
lei l’ha
ignorato. E’ con quel demente di Black che dovrebbe
prendersela!- affermò
confusa Carmen.
-Giuro
che non mi sono
mai sentita così in pena per lei- proferì stanca
Alice.
-Io
credo che un giorno
sarà davvero felice -, disse Lily con un sorriso malinconico
-Forse
sì, forse no.
Incrociamo le dita per lei- sussurrò Carmen prima di
appoggiare la testa sulla
spalliera morbida del divano per abbandonarsi a un breve pisolino prima
di
affrontare il difficile tema di pozioni.
_________________
-
Sarah aspetta!-
Si
fermò di botto. Chi
poteva mai cercarla alle sette e mezzo di sera? Si voltò e
vide l’ombra di un
ragazzo alto e robusto.
-
Edgar?-
-Dobbiamo
parlare-
Era
sudato e aveva
addosso la divisa di Quidditch di Tassorosso, la sua casa. Sembrava che
avesse
corso per parecchio tempo.
-Io...
-
-Non
m’importa se pensi
che potresti occupare il tuo tempo in un modo migliore. Devo parlare
con te. E’
urgente- disse deciso.
Sarah
sembrava confusa. –Ok, va bene... che succede?-
-Vieni
con me, qui ci
potrebbe disturbare qualcuno-
E
senza attendere un
attimo la prese per mano e la trascinò nel primo angolo
vuoto del primo
corridoio in cui s’imbatterono. Poi, prima di iniziare a
parlare, controllò che
nei paraggi non ci fosse nessuno. Poi si voltò verso Sarah
e, nervoso, chiese
se le avesse fatto qualcosa di male. Sarah si sentì ancora
più confusa (pensava
ancora alla sua stretta di mano intorno al suo polso che lui non aveva
ancora
lasciato). Negli ultimi tempi ce l’aveva un po’ con
tutti e quindi non
ricordava bene cosa avesse fatto per farlo arrabbiare in quel modo.
-Scusa
Edgar ma davvero
non capisco di cosa tu stia parlando. Non ce l’ho con te, e
non capisco quando
te lo avrei dimostrato. Ti ho per caso ferito?-
Non
sapeva se fingesse
ma Edgar sembrava molto sorpreso.
-Davvero
non ti
ricordi?-
-Ehm...
no-
Ora
sembrava persino
sollevato.
-Mi
hai ignorato un bel
po’ di volte…-
-Oh...
scusa io…-
-…
hai la testa tra le
nuvole, lo so- Il suo viso prima indecifrabile, ora sorrideva.
-Scusami
davvero, non
volevo ignorarti... – continuò Sarah
-Lo
so, l’ho capito, ma
ci sono rimasto comunque male-
-...
-
-Io
vorrei solamente...
che tu mi guardassi in modo diverso. Insomma, mi sono sempre chiesto se
avessi
potuto piacerti, ma tu non mi hai mai fatto capire nulla. E’
da anni che ti
giro intorno e tu non mi degni mai di uno sguardo. Io non so
più che fare per
attirare la tua attenzione! Posso chiederti, una volta per tutte, cosa
provi
per me?-
Le
aveva quasi urlando
addosso.
Ma
Sarah non ci aveva
fatto caso perché era più sconvolta per quello
che le aveva appena confessato.
Non poteva credere alle sue orecchie: da quando piaceva così
tanto a Edgar?
Ebbe un breve flash degli anni passati eppure era convinta,
più di prima, che
non c’era stato niente che le avesse fatto capire quanto lui
tenesse a lei. Poi
rifletté meglio: possibile che non si era mai accorta che
lui la trattava
diversamente dalle altre ragazze? Effettivamente non aveva mai avuto la
prova
che Edgar fosse così affettuoso anche con altre persone che
non fossero i suoi
compagni di Quidditch.
Poi
le venne in mente un
vecchio ricordo. Era l’anno scorso ed erano appena finiti gli
esami. Lei e le
altre erano sulla sponda del lago. Lei e Carmen avevano immerso i loro
piedi
nel lago e si divertivano a bagnarsi a vicenda quando inaspettatamente
sentì il
tocco di una mano bagnata sulla spalla. Era lui. “Wow,
com’è carino” pensò.
Anche Carmen aveva notato il suo sguardo assorto. Era completamente
bagnato,
compresa la sua camicia semi-aperta che mostrava quanto il suo torace,
da
piccolo quindicenne, fosse già ben scolpito. I suoi capelli
erano più corti e
disordinati (“alla Potter” avrebbe suggerito
disgustata Lily) e i suoi occhi
erano di un verde brillante. Quel giorno era speciale, erano appena
finiti gli
esami dei G.U.F.O. e i ragazzi di Tassorosso avevano festeggiato subito
facendosi i gavettoni al lago.
-Perché
non vi unite a
noi?- aveva proposto gentilmente alle ragazze, indicando i suoi
compagni dall’altro
lato del lago.
-Grazie
Edgar ma non ho
assolutamente intenzione di bagnarmi i capelli-
-
Edgar lasciala stare!
La convinco io e ti raggiungiamo, stanne certo!- le aveva detto
stranamente
dolce Carmen.
-Ok...
- In poco tempo
aveva già raggiunto gli altri.
-Forse
si aspettava un
sì- suppose Sarah.
-Forse
avresti dovuto
dirglielo- affermò Carmen lanciandole
un’occhiataccia che lei percepì subito.
-Non
hai visto come ti
guardava? Ti mangiava con gli occhi!- continuò lei
rimproverandola.
-Cosa?
Oh dai! E pensi
che io ti creda?-
-Stupida
è la verità! E
te lo dice una che di queste cose se n’è intende!-
disse facendole poi una
pernacchia. Così Sarah la prese come una sfida.
-Ah
si? Ora vedi cosa ti
faccio... -
Ma
non poté fare molto.
Improvvisamente si sentì uno schianto e poi delle urla.
Appeso
a un albero,
c’era il povero Severus che cercava di divincolarsi
inutilmente
dall’incantesimo di uno dei ragazzi in piedi sotto di lui.
Doveva essere James
Potter perché Lily intervenne subito insultandolo e dicendo
che doveva lasciare
immediatamente Severus. Ma Potter non mollava.
Sarah
ricordò bene come
finì quel ricordo, ma preferì non pensarci
più sopprimendolo nell’angolo più
remoto della sua mente. Tutto poteva dimenticare fuorché il
viso della sua
migliore amica pieno di lacrime, subito dopo era stata insultata da
colui che aveva
sempre considerato il suo migliore amico. Come aveva potuto chiamarla
“schifosa
mezzosangue”? Ma Sarah capiva molto bene il suo stato
d’animo perché anche lei
faceva parte della sua stessa specie, cioè di coloro che non
erano puri di
sangue magico. Lei non solo era nata babbana, era anche di origini
straniere.
Entrambi i genitori, come tutto il resto della famiglia erano italiani,
sebbene
lei era sempre stata cresciuta a Londra.
-
Sarah?- domandò incerto
Edgar, svegliandola dai suoi pensieri.
Come
se fosse tornata da
un’altra dimensione, Sarah guardò ancora una volta
Edgar. Non riusciva a
guardarlo negli occhi, erano troppo ipnotici. Ma doveva farcela, doveva
dirglielo.
-Io...
credo che tu mi
piaccia- proferì con un filo di voce.
-Credi?-
disse confuso a
sua volta.
-
Mi piaci-
-Dici
davvero?-
Pareva
stupito.
-Si,
si, si....- disse a
voce sempre più alta Sarah tenendo il viso abbassato per
nascondere
l’imbarazzo.
Ma
la catena ridondante
di “sì” si concluse quando Edgar fu
preso dall’istinto di sollevare il viso
della ragazza offrendole un’innocente
bacio sulle labbra.
Era
avvenuto tutto così
velocemente che Sarah non si rese conto di quello che succedeva. E,
cosa più
strana, sentiva quel momento come il più felice della sua
vita. Vide Edgar che,
con una mano le accarezzava una guancia, continuando a scrutare i suoi
occhi,
forse per capire cosa lei stesse provando in quel momento. Sorprendendo
persino
se stessa, gli sorrise e si avvicinò lentamente al suo viso.
Ma Edgar aveva già
capito.
E
così, sotto il buio di
una colonna di un piano alquanto sconosciuto, i due ragazzi
continuarono a
baciarsi abbandonando tutti i pensieri più negativi che la
giornata aveva dato
loro e concedendosi, invece, attimi di puro e semplice piacere.
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Capitolo 7 *** Qualcosa sta per cambiare ***
6
Qualcosa
sta per cambiare
Salì
le scale più in fretta che poté, varcò
velocemente l’arco di pietra e si trovò
finalmente di fronte alla classe di
trasfigurazione.
-
Avanti signorina Williams, entri pure invece di aspettare che la
lezione inizi
senza di lei-
Il
cuore di Sarah fece un sussulto quando ascoltò le parole
della professoressa Mc
Granitt dietro le sue spalle. Non si fece attendere oltre e
andò a sedersi al
primo posto che trovò libero.
Ripensando
all’impressione imbambolata che probabilmente aveva appena
fatto con la
docente, Sarah non diede molto peso alla presenza accanto a
sé. Solo quando la
lezione iniziò, si accorse di aver dimenticato la pergamena
per gli appunti in camera.
-
Maledizione... -
-
Come scusi Williams? Per caso voleva aggiungere qualcosa al mio
discorso?-
chiese ad alta voce la Mc Granitt. Sembrava piuttosto irritata quella
mattina.
-
Oh no... - rispose imbarazzata la ragazza. “Bene...
un’altra figuraccia!” sbuffò
scocciata.
Si
voltò allora verso la sua compagna di banco per chiederle in
prestito una
pergamena ma al suo fianco non trovò esattamente una
compagna.
Innanzitutto
non era una ragazza. Non aveva capelli lisci e rossi, mossi e neri,
castani e
corti… Era una ragazzo, con capelli neri, di media lunghezza e un grosso ciuffo davanti
al viso che a volte
gli copriva l’occhio sinistro..... L’unico elemento
in comune che Sarah avrebbe
potuto avere con lui era lo stemma rosso e oro ricamato sul cardigan
nero.
Il
viso era appoggiato sul palmo della mano che metteva in bella mostra un
perfido
ghigno, e il suo sguardo era fisso su di lei.
-
Williams. Che bello poterti rivedere e per di più a una
vicinanza tale da poter
contare tutti i nei sul tuo bel visetto- disse sfoderando quel suo
maledettissimo ma incantevole sorriso.
“Calmati
Sarah, ti sta solo prendendo in giro. Questi non sono complimenti ma
sono
offese, capito?” gridava una forza dentro la sua testa ma
dall’altra parte
c’era un’altra voce che le suggeriva
“Beh... e che te ne importa! Provaci no?
Quando te lo ritroverai più solo soletto a questa distanza
tanto ravvicinata?”
-
Non disturbarmi Black altrimenti... - ma non sapeva come terminare la
frase.
-...
altrimenti?- fece lui avvicinandosi lentamente alla ragazza.
“AIUTOOOOOOOOOOOOOOO”
-Io...
ecco... non so... beh forse... -
“No,
per Merlino! Stupide labbra non balbettate! Dite qualcosa!”
-...
-
“Nuova
tattica: meglio muta che balbuzziente”
Ma
la situazione non migliorò per nulla. Anzi, più
Sarah sentiva vicina la
presenza del ragazzo, più sentiva il viso accaldarsi e le
guance infiammarsi.
Aveva persino le mani che tremavano!
“Ok,
va tutto bene. Fai un bel respiro e pensa che accanto a te ci sia
l’uomo più
disgustoso del mondo”
Sarah
chiuse gli occhi e respirò profondamente. Stava
già meglio.
-
Williams tutto bene? Mi sembri un po’ rossa in viso. Non
dirmi che... sono io
la causa di questo effetto... - le sussurrò
nell’orecchio Sirius.
Ora
era molto vicino. Troppo.
-
Professoressa!- lanciò un urlo stridulo alzandosi dritta
come un soldato appena
chiamato all’ordine.
La
McGranitt, che stava scrivendo alla lavagna, sussultò
così violentemente che
fece volare il gessetto che aveva in mano sui bellissimi capelli di
Emily, una
ragazza di Serpeverde, che incominciò a gridare per via
della macchia di gesso
in testa. Ma non era stata l’unica a essersi spaventata.
Quasi
tutta la classe aveva sussultato per l’urlo stridulo che
aveva rotto quel
terribile silenzio e ora guardavano increduli Sarah.
-Sì,
mia cara?- chiese irritata la professoressa che cercava, senza molta
fatica, di
cancellare la macchia di gesso sulla folta capigliatura
dell’alunna.
-Io...
ehm... -
“Oh
accidenti! E adesso che le dico?”
Fortunatamente
qualcuno in classe si accorse di quanto lei fosse in
difficoltà e intervenne
prima che potesse verificarsi una catastrofe.
-Professoressa,
credo che la mia compagna di classe non si senta molto bene-.
-Grazie
mille signor Black per avere avuto il disturbo di informarmi sullo
strano
comportamento della sua compagna- e, accompagnato da un sonoro sbuffo
di sollievo,
continuò -Avanti Williams vada da Madama Chips e veda di non
svenire per le
scale per favore-
-Sì
certo- confermò sollevata. Non sapeva neanche lei cosa stava
davvero succedendo
ma sapeva che, se non fosse andava via subito, sarebbe stato troppo
tardi.
-Scusi
prof- gridò stavolta Black.
La
McGranitt, che stava per riprendere a spiegare, si voltò
nuovamente irritata
verso l’alunno –Sì?-
-Posso
accompagnare la signorina Williams da Madama Chips? Mi
assicurerò, io stesso,
che non potrà in alcun modo farsi del male nel caso dovesse
svenire-, proferì
cautamente.
-Va
bene Black, mi sembra una buona idea, potete andare-
Così,
con passo agile e delicato, il giovane ragazzo, spinse la compagna,
ormai più
pallida che rossa, verso l’uscita dell’aula.
-Complimenti
per l’ottima idea Williams! Neanche io avevo tanta voglia di
seguire la lezione
di trasfigurazione oggi-.
-
Come scusa?- chiese sbalordita Sarah.
-Perché
non era questa la tua intenzione?- domandò prontamente il
ragazzo.
-In
realtà speravo di liberarmi di te e non vederti
più- dichiarò gelida Sarah.
Come
aveva fatto a trovare le parole per dirglielo?
-...
Oh beh...allora sei nei guai- concluse indifferente Sirius.
-No
caro, si dia il caso che solo tu sia nei guai perché tra
dieci minuti esatti
dovresti ritornare in classe mentre io, poverella,
sarò sdraiata su un morbido letto in
infermeria...-
-No,
aspetta questo non è giusto! Anche a me spetta il diritto di
rilassarmi un po’!
Dopotutto chi è che è riuscito a trovare una
scusa per sfuggire alla lezione?-.
“Oh...
ha ragione...”
-Beh,
a me non importa-
-Davvero?
Non mi sembrava lo stesso poco fa quando ti parlavo
all’orecchio... -.
Improvvisamente
Sarah si fece di nuovo di un colorito simile al bordeaux.
-E’
stata solo una tua impressione- si affrettò a dire.
-Parli
della stessa espressione che potrei avere adesso di te, vero?-
domandò
ridacchiando (in realtà sembrava più un latrato).
-Non
capisco a cosa tu ti riferisca-
“Oh,
eccome se lo sa! E ora che ha capito tutto che faccio?!”
Ma
la conversazione, che sembrava farsi interessante, fu subito interrotta
da un
grido.
-
Sirius!-
Ad
averlo chiamato era stata una persona che Sarah avrebbe potuto
considerare la
più odiosa di Hogwarts. Occhi di uno splendido azzurro e
capelli neri come la
notte, era la stessa ragazza di quella volta nel parco.
-
Mandy- disse un po’ annoiato Sirius.
-
Dovrei parlarti- gli rivolse lei con
sguardo deciso (sembrava molto nervosa).
-Ora
non posso, non vedi che sono in compagnia?- le rispose lui senza
esitazione.
Solo
allora la ragazza sembrò accorgersi della presenza di Sarah.
-
Da quando ti dedichi a certi casi?- gli chiese Mandy.
-
Di quali casi stai parlando?-
Ma
Sirius sembrava che fingesse di non capire.
-
Lo sai cosa intendo, perché adesso cerchi di negarlo?-
Sarah
li ascoltava bene ma sperava davvero che non avesse capito un accidente
di cosa
stessero parlando.
Ma
con sua sorpresa, vide Sirius rispondere alla ragazza con un accenno di
risatina trattenuta dalla mano che sollevò
all’istante. Sapeva che Sarah lo
stava guardando ma non voleva che sapesse cosa pensasse di lei.
-Avanti
Sirius, ti ha chiesto di
risponderle- disse Sarah seria, voltandosi a guardarlo per la prima
volta negli
occhi.
Ma
lei conosceva già la risposta o almeno credeva di saperla.
Le stava per dire,
forse, che era la ragazza meno attraente di tutta Hogwarts?
-No
Williams, non davanti a te- disse semplicemente rivolgendole lo stesso
sguardo
scocciato che mostrava quando qualcuno lo infastidiva. -Non abbiamo
proprio
niente da condividere noi due-.
“Condividere?
Ma io non ti ho chiesto mica di rispondere a me! Tu devi rispondere a
lei! A
questa stupida Corvonero accanto a te!”
Eppure
l’unica cosa che Sarah riuscì a dire fu
– Va bene Black, fai come ti pare. Io
me ne vado-
Si
voltò e si diresse senza mai volgere lo sguardo indietro.
Stavolta era davvero
infuriata. Per lui non era una persona da considerare? Bene, allora
sarebbe stato
la stessa cosa anche per lei!
-
Oh poverina...Black l’hai fatta piangere- gridò
Mandy per farsi sentire.
-Basta
Mandy- si ritrovò a dire Sirius.
A
questa risposta Mandy lo osservò attentamente. Non era mai
stato tanto serio
con lei.
-
T’importa davvero qualcosa di
quella?-
-Non
dire stupidaggini! Piuttosto dimmi solo cosa vuoi e lasciami in pace-
si
affrettò a dire Sirius. Il fatto era che non ci teneva
proprio ad essere lì con
lei, l’unica cosa che voleva fare era dormire un
po’!
La
ragazza si avvicinò lentamente al ragazzo e gli prese
delicatamente il voto tra
le mani.
-
Volevo solo avvisarti che non mi importa nulla di quello che pensi
sulle donne,
sul sesso o sulla bella vita. Io ti voglio solo per me. E giuro che
sarà
l’ultima cosa che faccio ma ci devo riuscire- gli
sussurrò.
Ora
Sirius la guardava come se avesse detto la sciocchezza più
grande del mondo.
-E’
tutto inutile Mandy. Se mi conoscessi abbastanza mi lasceresti perdere
subito e
certo non potrei biasimarti. Non sono fatto per i fidanzamenti a lunga
durata
quindi molla già da subito il tuo stupido piano
perché tu non mi avrai né ora
né mai-
La
ragazza si staccò immediatamente da
lui come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso.
-Sai
che ti dico Black? Vai al diavolo! Prima
o poi dovrai accettare che l’amore esiste perché
un giorno busserà anche alla
tua porta e tu non potrai far molto per tenerla chiusa. Oh
sì... puoi
scommetterci. Un giorno arriverà una ragazza che ti
farà perdere completamente
la testa e tu non potrai farci nulla perché è la
cosa più naturale del mondo.
Certe cose non si spiegano, si vivono e basta. Quel giorno
arriverà presto e
vedrai... sarò in prima fila a ridere mentre tu ti
struggerai per amore-
-Ma
dai, davvero?- chiese divertito
Sirius. –E fammi indovinare... quando quel giorno
arriverà, essendo tu in prima
fila, potrai dire davanti a tutti che “me l’avevi
detto”- concluse imitando la
voce della ragazza.
A
quelle parole Mandy lanciò una risatina
stridula e infine affermò –può darsi-
-Beh,
allora preparati ad essere delusa-
le disse pigramente. –E tieni bene in mente una cosa: Sirius
Black non si
innamorerà mai-
E
con un ghigno sul voltò, girò sui
tacchi e si avviò con passo elegante verso la torre di
Grifondoro.
_________________
-
Giuro che lo odio!- urlò Sarah quando
vide le ragazze entrare nel dormitorio.
-Per
Merlino Sarah! Lasciaci almeno il
tempo di entrare prima di insultare qualcuno- proferì stanca
Carmen.
-Che
cosa è successo?- chiese preoccupata
Lily anche se era evidente pure per lei che non era il momento
più adatto per
affrontare le invettive della sua migliore amica contro il solito...
-
E’ quell’idiota di Black!-
...appunto.
Ma
ormai le ragazze non si stupivano più.
Sarah parlava di lui da quando aveva 11 anni.
-
Fammi indovinare... ti ha per caso
insultata?- chiese ironica Carmen.
-Beh...
quasi...-
Era
incerta. Non sapeva bene come
definire la strana conversazione che aveva avuto non molto tempo prima
con
Black. Su una cosa, però, era certa: non aveva mai parlato
tanto a lungo con
lui. Era sorprendente, vero? Forse, tra una quindicina di anni, si
sarebbero
perfino salutati!
Scocciata
di ascoltare sempre le solite
storie su Black, Carmen si alzò e uscì dalla
stanza seguita a ruota da Alice.
-
Che le ho fatto?- domandò delusa Sarah.
-
Lasciala stare. Ha appena avuto una
brutta giornata... –
-
... cioè?-
-
La madre le ha spedito un gufo e l’ha
avvertita che si sposerà di nuovo...-
-
Oh... –
-
Non ti preoccupare, le passerà-
Solo
quando era troppo tardi, Sarah si
accorgeva di quanto petulante potesse essere con le sue amiche,
parlando sempre
della stessa persona, che peraltro, la ignorava completamente.
-Ehi…-
la chiamò all’attenzione Lily. –Ti
va di fare una passeggiata nel parco? Ho bisogno di rilassarmi-
-Certo-
le disse con un sorriso. Come
poteva dire di no alla sua migliore amica?
_________________
-
Quand’è la prossima luna piena?-
-
Grazie Felpato per ricordarmelo tutte
le settimane-
-
Ma dai! Non ringraziarmi per così poco
e dimmi quand’è la prossima volta-
Remus
sospirò per l’ennesima volta. Non
c’era proprio niente da fare, sarebbe stato sempre uguale.
Nei sei anni di vita
a Hogwarts erano cambiate tante cose, eccetto una: Sirius era rimasto
il solito
ragazzo testardo, energetico e sicuro di sé. Lui, ne era
certo, non sarebbe mai
cambiato. Lui e James.
-Scusa
Sirius posso parlarti un momento?-
La
voce gentile di una ragazza interruppe
la conversazione infinita dei due ragazzi. Solitamente si trattava di
qualche
ragazza che voleva dichiararsi al bel famigerato Black ma stavolta
Sirius
dovette ricredersi.
Carmen
era rimasta lì a guardarli per non
so quanto tempo. Sembravano come paralizzati. Finché Sirius
domandò incredulo –
Hunter non vorrai mica farmi una dichiarazione d’amore?
–
Ora
era il turno di Carmen a guardarlo
incredulo.
-Ma
che faccia tosta Black! Ma chi ti credi
di essere? Sono venuta fin qui solo per chiederti un favore e
nient’altro-
-Un
favore?- incominciò a provare
interesse.
-Sei
diventato sordo per caso?-
-Noto
con piacere che sei sempre molto
simpatica e gentile-
-Come
te del resto-
Sirius
emise una risatina e si alzò dal
comodo puff su cui era seduto a fare i compiti. Si voltò,
ancora stupito, verso
la compagna di casa aspettando che parlasse ma lei sembrava
estremamente
nervosa.
-Cosa,
di preciso, dovresti dirmi?-
chiese freddamente. Non gli piaceva essere disturbato inutilmente.
-C’è
una cosa che devo dirti... anzi che
dovresti sapere- iniziò lei.
-Ok,
questo l’avevo capito- la interrupe
lui –Arriviamo al sodo?-
-No
Black, non arrivo da nessuna parte se
tu non mi lasci parlare, chiaro?- affermò la ragazza.
Il
ragazzo si lasciò andare a un breve
sospiro e disse –Ci vorrà molto?-
-Il
tempo necessario perché tu capisca
certe cose-
“Bene.
Una risposta più chiara non poteva
darmela”
Doveva
ammettere, però, che la situazione
lo stava lacerando di curiosità. Cosa voleva Carmen Hunter
da lui? Non ne aveva
la minima idea. Sapeva solamente che era una ragazza troppo
“sveglia” persino
per uno come lui.
La
ragazza lo trascinò in un angolo del
corridoio e per un attimo Sirius pesò seriamente che lo
voleva rimorchiare.
-
Sarah è cotta di te-
-Eh?-
-
Sarah è davvero molto presa, Sirius-
-Di
quale Sarah stai parlando? Dici
quella del terzo anno di Tassorosso? No, perché
già le ho detto che tra noi non
potrà nascere nulla-
Carmen
lo squadrò scocciata, come se
avesse appena detto un’assurdità.
-Forse
stai parlando di Sarah, quinto
anno di Corvonero? No perché...
-...
immagino tu le abbia già detto che
tra voi non potrà nascere nulla, giusto?-
completò la ragazza.
-Smettila
di avere sempre l’ultima
parola, mi fai innervosire-
-E
tu smettila di fare l’idiota che mi
fai innervosire ancora di più- ribatté Carmen.
-Davvero non ci arrivi? Davvero
non hai idea di chi sto parlando?-
Sirius
non ci stava capendo nulla. Questo
era poco ma sicuro.
-Avanti...
c’è anche un’altra ragazza che
conosci che si chiama Sarah... – gli suggerì.
L’idea
di giocare all’indovinello non gli
piaceva affatto ma l’incessante curiosità lo
spinse a ragionare... chi era la
ragazza di cui parlava la compagna?
Ma
la ragazza sembrava poco paziente e
non gli dette abbastanza tempo per rispondere.
-Lasciami
dire che non ti meriti assolutamente
il tempo che ti sto concedendo- disse freddamente.
-Cosa
vuoi dire, scusa? Per me voi
ragazze siete tutte uguali, volete tutte la stessa cosa. Quando
capirete che
sbagliate a cercare l’amore in uno come me?-
-Vedi
Black, ti stai rendendo ridicolo da
solo- affermò compiaciuta.
Ora
il ragazzo stava veramente perdendo
la pazienza e continuò a pensare...
-
Sarah Williams –
Non
ci aveva pensato prima, perché non aveva
mai avuto a che fare con quella ragazza.
-Era
ora!- esclamò Carmen con un urlo di
soddisfazione.
-
Ebbene... che devi dirmi su di lei?-
domandò un po’ confuso Black.
-Te
l’ho già detto: è
pazzamente innamorata di te-
-Per
quanto ne so, mezzo mondo femminile
qui a Hogwarts è, come dici tu, “pazzamente
innamorata” di me- rispose
beffardo.
-
Black... nessuna di queste ragazze è
all’altezza della mia amica-
-Ammiro
la bella considerazione che hai
della tua amica ma a me non interessa, siete tutte uguali-
-Invece
ti sbagli. Lei può aiutarti-
Sirius
sgranò gli occhi –Aiutarmi? Hunter
non sono malato!-
Ma
Carmen sembrava saper molte più cose
di quanto lui conoscesse di se stesso.
-Credimi
lei è fatta apposta per uno come
te. Non ci sono dubbi-
Ma
vedendo che il compagno era troppo
sconvolto per parlare, lei continuò –Sarah non
è stupida, forse è troppo
lunatica e a volte decisamente imbarazzante... ma è una
delle migliori persone
che conosca, che tu ci creda o no. E’ gentile, dolce, seria
quanto basta,
lunatica fino a farti piangere dalle risate, e quando entri nelle sue
grazie riesce
a trasmetterti tutto l’amore di questo mondo.
È testarda fino allo sfinimento, non si arrende
di fronte alle
prerogative più improbabili: come quella di piacerti. Non ti
sto chiedendo di
sposarla ma solo di darle una possibilità. Lei non ha mai
avuto il coraggio di
chiedertelo e quindi ho deciso di farlo io per lei: dalle una chance ed
esci con
lei. Ora la proposta di sembrerà assurda ma sono sicura che
dopo mi
ringrazierai, ne sono certa-
E
dopo questo lungo discorso, la ragazza
si voltò e lo sorpassò senza salutare.
Che
significa che l’avrebbe ringraziata?
Era stato stranamente un momento molto imbarazzante per lui, che di
confessioni, ormai ne aveva fin sopra i capelli. C’era stato
qualcosa nelle
parole di Carmen, o forse nel modo di parlare che aveva risvegliato
quell’interesse
che ormai aveva perso da tempo. E se avesse avuto ragione? Se fosse
stata
davvero una ragazza tanto diversa da quella che immaginava?
“L’idea
è assolutamente assurda ma è
proprio per questo che mi piace”
Era
una sfida con se stesso, poteva
permettersi qualunque ragazza, persino una come la Williams. E con un
nuovo
ghigno stampato in volto si avviò, prima, con passo regolare
verso la Sala
Comune di Grifondoro, poi, ricordando che Ramoso era agli allenamenti
di
Quidditch e con lui c’era sicuramente la Williams, si diresse
deciso verso il
campo da Quidditch con una nuova sfrontata aria di
superiorità.
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Capitolo 8 *** Un innaspettato invito ***
7
Un innaspettato invito
-
Avanti per oggi può bastare!-
La
frase bastò a far cessare gli allenamenti che ormai si
svolgevano quasi tutti i
giorni nell’immenso campo da gioco.
Senza
esitare un attimo, l’intera squadra scese dalle scope e si
diresse affannata
verso gli spogliatoi. Tutti tranne lui.
Quando
scese dalla scopa, richiamò a sé
l’ultima persona del gruppo rosso e giallo che
si avviava infreddolita verso il calore del castello.
Purtroppo
per Sarah, era proprio lei l’ultima ruota del carro.
Salutò gli altri e tornò
indietro e aiutò James a riporre tutte le palle da gioco a
posto nel grosso
baule al centro del campo.
Sistemato
tutto l’occorrente, Sarah fece notare al compagno che non
sarebbe riuscita a
portare un peso del genere fino al castello.
In
effetti, James non aveva per niente considerato che Sarah non aveva
forza
sufficiente, e che non avrebbe mai potuto portare un peso simile. E ora
che si
faceva? La bacchetta l’aveva lasciata negli spogliatoi!
-
Vi serve una mano?-
Una
richiesta del genere aveva illuminato entrambi i ragazzi, che si
voltarono in
direzione di della voce.
Come
da copione, Sarah si bloccò di fronte alla visione di
Sirius... ma questa volta
fu diverso. Ebbe l’impressione che lui la guardasse come per
la prima volta e questo
era improbabile visto che avevano parlato solo quella mattina durante
la
lezione di trasfigurazione.
All’improvviso
la ragazza fu abbagliata da un ricordo, più esattamente le
risuonò una voce
nella testa, fredda e priva di calore, che diceva “non
abbiamo niente da condividere
noi due”. Abbassò il capo e si
concentrò sulla chiusura del baule perché non
aveva assolutamente voglia di affrontare altre offese e dichiarazioni
poco
carine da parte del ragazzo. Era arrivato il momento che lo evitasse. E
poi ora
c’era Edgar, avevo un buon motivo per togliersi dalla testa
Sirius.
-
James ho chiuso il baule, vado ok?-
-Sì
certo tanto qui c’è Sirius che mi aiuta-
-Okay-
E
senza guardare in faccia nessuno dei due si diresse velocemente negli
spogliatoi.
“Che
stupido che sono! Vengo qui per attirare la sua attenzione e invece mi
ritrovo
a sollevare un maledetto baule in compagnia di Ramoso”.
Sirius
non era stato fortunato ma sapeva che, prima di avvicinarsi a Sarah,
che doveva
osservarla e capire come poteva conquistarla.
I
ragazzi presero il pesante baule e si diressero lentamente verso il
castello.
-Ramoso
devo parlarti- proferì improvvisamente Sirius.
James
lanciò uno sguardo indagatore verso l’amico
–E’ la prima volta che mi dici “ti
devo parlare”... per caso sei malato?-.
Sirius
non poté fare a
meno di sorridere –Non
ti preoccupare, il tuo cagnolino è in ottima forma! Voglio
solo farti una
domanda su una ragazza... -.
-Solo
questo e basta?- chiese preoccupato.
-Si
certo- affermò soddisfatto Sirius.
-Chi
è la poveretta?-
Bastò
fare un cenno verso il confine del campo perché James
capì di chi stesse
parlando. E improvvisamente, senza rendersene conto, lasciò
cadere dalle
proprie mani il baule... che ovviamente finì con un tonfo
sull’erba.
-
Hei!- urlò Sirius, massaggiandosi il braccio dolorante.
-No-
disse James, confuso ma deciso.
-Cosa?-
-
Felpato no, lei no-
Sirius
era più sorpreso di lui.
-Non
immaginavo ti piacesse, credevo che t’interessasse solo la
Evans...-
-No
Felpato, non in quel senso! Le voglio bene come un amico e basta.
Però te l’ho
già detto una volta: niente ragazze della mia squadra di
Quidditch!-
-Oh
dai Ramoso! Secondo me quello che pensi tu è sbagliato...
insomma il fatto che
io possa interessare a una delle ragazze della tua squadra, che per
giunta sono
solo due, non significa che io possa, in qualche modo, alterare la loro
condotta nel gioco-.
-
Lo dici solo perché non sai ciò che dici.
L’umore di un giocatore è fondamentale
all’interno del gioco di squadra. Se un giocatore
è di pessimo umore, si può
solo sperare che non faccia troppi danni... -.
-Coma
ad esempio?- chiese scherzando Sirius.
-
Nel caso di Sarah: non riuscire a tenere in equilibrio la scopa, sorpassare l'avversario e prendere il boccino... cioè, in sostanza, non saprebbe più giocare cioè- concluse James.
Sirius
fece finta di non aver dato peso alle parole dell’amico che,
ora, lo osservava
minaccioso.
-
Promettimi che non la farai soffrire troppo- disse infine James, quando
notò il
silenzio del compagno che non aveva smesso, nemmeno per un attimo, di
guardare
verso il limitare del campo.
-
Ti sta davvero a cuore la sua salute?- chiese un po’ stanco
Sirius, voltandosi
finalmente a guardare l’amico.
-
Non saprei... è amica della Evans... –
Sirius
esalò un sospiro di sollievo. James non sarebbe mai
cambiato. - Se quello che
mi hai detto sul comportamento dei giocatori di Quidditch è
vero, la tua cara
amica sarà talmente felice che sarà la migliore.
E’ tutto sarà per merito mio.
Al massimo, ti prometto che se dovessi mollarla, lo farò
quando sarà finito il
campionato... -.
-
Felpato?-
-
Si?-
-
Non è necessario che tu mi descriva tutti questi miseri
dettagli...-
-
Okay, come non detto-
Sirius
fece per prendere il baule ma James lo interruppe immediatamente.
-Perché
ti sei accorto di lei solo ora?- chiese ancora confuso.
Sirius
non sapeva cosa rispondere e probabilmente passarono un paio di minuti
prima
che riuscì a dire qualcosa.
-Prima
la Hunter è venuta da me. Credevo volesse dichiararsi e
invece l’ha fatto per
qualcun altro. Non immaginavo di piacere alla Williams. Certo, mi sono
accorto
che qualche volta arrossisce, ma credevo facesse parte del suo
atteggiamento. La
Hunter mi ha chiesto di darle una possibilità e, siccome
sono annoiato dalle
solite ragazze che mi gironzolano intorno, ho pensato che non fosse
male l’idea
di provare una nuova esperienza... insomma di provare a uscire con una
ragazza
così poco simile alle ragazze con cui sono stato
fin’ora. Sarà un po’ strano ma...
-
-
Lo è sicuramente ma gli piaci, questo è sicuro-
aggiunse James, senza pensarci
troppo.
-
Forse dovrei essere più delicato con lei... -
-
Forse?-
-
Ah scusa, dimenticavo che è amica della Evans!–
-
Appunto, quindi trattala come si deve, così può
darsi che la Evans cederà anche
lei finalmente!- esclamò James con gli occhi che gli
brillavano di gioia.
Poi,
fece per prendere il baule ma fu la volta dell’amico a
interrompere il gesto.
-
Mi domandavo... come la prenderà il suo amichetto?-
-
Di chi stai parlando?-
-
Di Edgar Bones -
-
Oh lui... non ci avevo pensato ma ora che mi fai ricordare credo tu
abbia un
rivale-
Sirius
sorrise. La faccenda si stava facendo davvero interessante- Credo
dovrà
arrendersi presto- affermò con sicurezza.
-
Io non ne sarei tanto convinto. E’ un ottimo giocatore-
Sirius
lo squadrò divertito – E ora che centra questo?-.
James
gli rispose con una semplice constatazione –Tutti i grandi
giocatori, alla
fine, ottengono sempre quello che vogliono-
_________________
-
Ma come hai potuto? Non dico, sei matta? Hai bevuto per caso troppe
burrobirre
nell’ultima settimana?-.
Erano
passati ormai parecchi minuti da quando Carmen aveva rivelato alle sue
amiche
della conversazione con Black. Loro non erano state molto contente
dell’iniziativa e prevedevano futuri disastri, ma Carmen era
stranamente molto
positiva: se l’avesse saputo, Sarah l’avrebbe
semplicemente ringraziata.
-
E’ tutto sotto controllo. Non gli ho mica chiesto di portarla
a letto, gli ho
solo chiesto di uscire con lei e basta!- sembrava che cercasse di
convincere
più se stessa che le altre.
-Temo
che possa approfittarsene… Insomma Sirius non è
il tipo romantico e gentile
come Edgar… cioè io… volevo solo dire
che ci sono ragazzi migliori di lui per
Sarah. È poi la nostra amica che assolutamente capace di
scegliersi da sola il
ragazzo- concluse balbettando Lily.
-Edgar?-
chiesero all’unisono Alice
e Carmen.
-Ehm…-
Lily non sapeva cosa dire, aveva promesso alla sua migliore amica che
non
avrebbe detto niente a nessuno.
-Non
dirmi che è successo qualcosa tra loro due!-
esclamò sbalordita Carmen. –Perché
Sarah non ci ha detto niente?-
-Non
sa se funzionerà e, soprattutto, le da fastidio che si venga
a sapere in giro…-
-E
chi si metterebbe mai a spifferare i fatti di Sarah in giro?-
Lily
tossì e poso lo sguardo su Alice.
-Io??-
disse sorpresa Alice –E a chi mai potrei dirlo!-
Improvvisamente
Carmen capì: Frank sapeva tutto di loro, proprio
perché Alice gli raccontava
ogni singola cosa che le accadeva. Forse Lily non aveva tutti i torti.
-E
va bene…lo ammetto, ho la lingua un po’ lunga, ma
bastava avvertirmi- disse
convinta Alice.
Lily
e Carmen la guardarono seriamente, e bastò un attimo per
farle scoppiare a
ridere.
-Si,
si… ridete pure di me- sbuffò divertita, a sua
volta, Alice. –Intanto Sarah è
alle prese con Black-.
Le
risate si interruppero, e le ragazze si guardarono tra loro
preoccupate. –E
ora?-
Non
potevano stare con le mani in mano. Dovevano dire la verità
a Sarah, prima che
Sirius le si avvicinasse.
_________________
Si
sentiva così stanca e priva di forze che non sapeva con
certezza se sarebbe
riuscita ad arrivare fino alla Sala Grande per la cena.
Fu
l’ultima a entrare negli spogliatoi e l’ultima a
uscirne. Anche Potter fu più veloce
di lei e uscì qualche minuto prima (forse si era affrettato
perché aveva una
fame da lupo).
Quando
abbandonò finalmente il campo da Quidditch, si diresse verso
la Sala Grande ma,
appena varcò un arco, sentì improvvisamente il
suono di una risatina provenire
dal buio della parete di fronte a lei. Quel suono l’aveva
svegliata
completamente: lei aveva paura delle ombre. Infatti, la sua stanchezza
si era
convertita repentinamente in terrore. Frugò frettolosa nella
tasca del mantello
e fortunatamente trovò quello che cercava, la sua
preziosissima bacchetta.
Con
la consapevolezza di essere almeno un po’ al sicuro, disse ad
alta voce –C’è
qualcuno?-.
-Perché
non provi a indovinare?-
Tutto
si aspettava fuorché la sua voce.
-
Sirius?-
Ancora
una risata e poi dal buio spuntò la figura del bel ragazzo.
Aveva la testa
china e le mani entrambe nelle tasche. Camminò con passo
elegante verso la
ragazza che lo guardava con aria interrogativa e poi alzò
lentamente il volto
e, invece del solito ghigno, sul suo bel viso spuntò un
sorriso. Aprì la bocca
per parlare ma fu subito interrotto dalla ragazza. –Mi hai
fatto prendere un
colpo-
-Scusa-
rispose sincero.
Che
cosa aveva sentito? Sirius Black che chiedeva scusa per averla un
po’
spaventata?
“Non
può essere lui, forse è sotto un
incantesimo” pensò immediatamente la giovane.
-
Black ti senti bene?- chiese preoccupata Sarah.
-Non
dovrei?-
Ma
che razza di domanda era?
-Non
lo so, è per questo che te lo sto chiedendo- rispose incerta.
Sarah
si era accorta che il ragazzo era sempre più vicino a lei e
questo la preoccupò
abbastanza.
Di
fronte all’ingenuità della ragazza, Sirius
sentì di non poter trattenere le
risate. Ma Carmen e James erano davvero sicuri che Sarah fosse
invaghita di
lui?
Quando
vide Sirius trattenere le risa, Sarah sentì un improvviso
bisogno di fuggire
via. Non voleva sentirsi ancora umiliata.
-Beh
Black... io devo andare- tagliò corto Sarah.
Ma
una mano le trattene il braccio, per la prima vola il calore della sua
mano
toccava la sua pelle e Sarah sentì il cuore battere
furiosamente.
-No
aspetta Sarah... Ti va di andare insieme verso la Sala Grande? Ti giuro
che da
lì ti lascerò libera-
Sarah
non credeva alle sue orecchie... stava sognando? L’aveva
chiamata per nome e
soprattutto... le aveva chiesto di andare insieme con lei sino alla
Sala
Grande? Era malato, per forza.
-Io...
ok... come vuoi... - balbettò.
E
così, per la prima volta, Sirius le regalò un
sorriso.
_________________
Era
stano. Era troppo
strano.
“Io,
Sarah Williams, la
ragazza più semplice e anonima di Hogwarts, sta camminando
fianco a fianco con
un ragazzo. Non un tipo qualunque. Lui. Il ragazzo più
bello, affascinante
e brillante del suo
anno, Sirius Black…
nonché il più arrogante e stronzo di tutti i
tempi. Okay, c’è assolutamente
qualcosa che non quadra” pensò Sarah tra
sé.
-...
il prossimo venerdì
hanno organizzato un’uscita a Hogsmeade... -
-
Ciao Sirius!- una
ragazza molto carina, dal volto angelico, lo salutò
sfoggiando il suo miglior
sorriso. Ma Sirius l’ignorò completamente -Allora?-
Sarah
si voltò e si rese
conto che Sirius la guardava, aspettando una risposta.
-Ehm...
scusa non ho
capito cosa hai detto... -
-Hai
qualche impegno
questo venerdì?-
Sarah
si fermò di botto.
Non poteva essere vero. Doveva essere uno scherzo. Assolutamente.
-Perché
t’interessa
sapere se ho impegni venerdì?- chiese allibita. Era
l’unica cosa che le
sembrava giusto da dire. Poi però se ne pentì.
Vide
che Sirius aveva
cambiato totalmente la sua espressione. Ora era piegato in due dalle
risate. –
Ma davvero non hai ancora capito le mie intenzioni?-
-Io...
–
-
Williams, cara
Williams... io voglio solo passare un po’ di tempo con te...
per conoscerti!
Non è strano che, in tutti questi anni, tu ed io siamo come
due estranei?-
disse accarezzandole la guancia.
-...
-
-
Sarah?-
-
... -
-
Va bene per te?-
La
situazione era
alquanto imbarazzante. Ora Sirius era di fronte a lei che la guardava
insistentemente. E lei non riusciva a sostenere il suo sguardo, era
troppo su
di giri.
-
Io… sì, sì…verrò
con
te a Hogsmeade – rispose con una voce stridula che non le
apparteneva.
Eppure
lui sembrava non
essersi soffermato su quel particolare e con un tono disinvolto le
disse –
Bene... ti aspetto alle 10 giù in sala comune, okay?-
-
Sì certo, per me va
bene-
E
dopo di ciò vide Sirius
voltarsi e camminare lungo la navata centrale della Sala Comune. Da
quanto
tempo erano lì? Sarah non si ricordava proprio di aver
camminato così tanto e
di essersi fermata proprio lì. Evidentemente era stata
troppo impegnata ad
assicurarsi con se stessa di non essere in un sogno piuttosto che
controllare
dove metteva i piedi. Quando alzò gli occhi per guardare la
vastità della sala
notò che numerosi volti erano intenti a squadrarla da capo a
piedi. Erano per
lo più ragazze che le rivolgevano sguardi di profondo odio o
invidia.
Ancora
immersa in quella
contemplazione, non si accorse che Sirius, a metà navata,
era tornato verso di
lei e con fare giocoso le gridò – Dimenticavo...
ora che siamo più in
confidenza evita di chiamarmi Black... preferisco Sirius!- e con un
ultimo
cenno di sorriso e con un gesto della mano, raggiunse i suoi amici, i
Malandrini, al centro della tavolata.
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Capitolo 9 *** L'attimo prima del volo ***
A
presto un nuovo capitolo :) Shary90
8
L’attimo
prima del
volo
Una
notte
particolarmente stellata apparve sopra le teste di numerosi studenti
che, con
aria affascinata, osservavano incantati il soffitto della immensa Sala
Grande
dove da lì a poco avrebbero finalmente cenato. Erano tutti
lì, col fiato sospeso,
in cerca di una piccola luce che potesse far loro credere di essere una
stella
cadente.
Sarebbe
stato proprio un
segno del destino se Sarah ne avesse avvistata una in quel momento.
Ogni
tanto si sentiva,
dal tavolo di una delle case, un gridolino seguito da un applauso,
segno evidente
che qualcuno aveva intravisto ciò che tanti altri avrebbero
voluto vedere.
-Trova
una stella
cadente ed esprimi un desiderio... - disse una volta il signor
Williams,
durante una lunga notte d’estate, quando sua figlia aveva
solo 7 anni. La
piccola Sarah si era incantata a osservare, come per la prima volta, il
cielo illuminato
da migliaia di puntini dorati fuori dalla finestra della sua camera,
anziché
andare a letto come aveva ripetutamente suggerito la madre. -...
esprimilo e la
stella continuerà a vivere affinché possa vedere
il suo piccolo miracolo.
Perché sai piccina... come disse una volta una grande donna
“il futuro
appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri
sogni” e allora cosa
c’è più bello che dare vita ai nostri
desideri più nascosti? Non voglio dirti
che la vita non è bella come nelle favole perché
non tutto è sbagliato, a volte
basta crederci perché ciò per cui noi lottiamo
possa essere nostro per sempre-
Benché
fossero passati
parecchi anni da allora, Sarah non aveva mai dimenticato quelle parole.
Si
ricordava ogni minimo dettaglio di quella notte, persino quando vide
davvero
una stella cadente e corse dal padre per dirgli di averne avvistata
finalmente
una. La sua prima stella cadente e non sapeva cosa avrebbe dovuto
chiedere. Ci
pensò un momento, ma proprio non sapeva che dire.
Andò alla disperata ricerca
del padre. Non voleva che l’effetto magico della sua stella
finisse prima
ancora che lei avesse espresso il suo desiderio. Notò una
luce provenire dalla
cucina e intravide, nascosta dietro la porta, suo padre e sua madre,
con due
splendidi calici di vino rosso in mano, che ridevano e si baciavano
dolcemente
sulle labbra. La sua prima reazione fu, ovviamente, di disgusto poi,
però, si
accorse di un particolare che la incantò profondamente e
capì. Comprese
finalmente ciò che il padre aveva voluto dirle poco tempo
prima, ed era strano
che lei l’avesse compreso solo allora guardando lui e sua
madre. Quei sorrisi,
quegli occhi così vivaci, quelle carezze così
dolci, quei modi tanto gentili,
quegli sguardi così complici e innamorati... lui le stava
dicendo che ciò per
cui valeva la pena lottare era la felicità. Ed era proprio
quello che vedeva
davanti ai suoi occhi. Anche lei voleva provare quello che stavano
provando i
suoi e per un attimo ne fu invidiosa. Poi pensò alla sua
stella. Ora sapeva
cosa avrebbe dovuto chiedere. Si affrettò a raggiungere la
postazione di poco
prima, sul davanzale della finestra della sua cameretta, chiuse gli
occhi e
sussurrò al vento il suo piccolo segreto.
Un
giorno anche lei avrebbe
trovato la felicità e quando ci sarebbe riuscita, non
l’avrebbe mai più
abbandonata.
_________________
-Eccoti
finalmente! Ti
stavo cercando ormai da un’ora! Ma dove ti eri cacciata?-
Lily
sedette accanto a
Sarah, la sua migliore amica, stanca e ansimante. Fortunatamente quella
sera il
cielo era uno spettacolo di luci altrimenti, come ormai si ripeteva ad
ogni
pasto, avrebbe dovuto fare il giro più lungo della Sala per
evitare di
incrociare quello stupido di Potter. Se fosse successo, non avrebbe
avuto
nemmeno il tempo di ribatterlo talmente era sfinita e questo avrebbe
peggiorato
ulteriormente il suo umore. In effetti Potter era stato così
distratto che
nemmeno si rese conto che la sua adorabile Lily le era passata accanto.
Dopo
quello che parve
un’eternità, Sarah destò lo sguardo
verso il soffitto della sala per
concentrarsi a guardare quello dell’amica ma, non appena lo
fece, Alice che era
accanto a lei, lanciò un gridolino e affermò
allegramente – Ne ho vista una!-. Stranamente
Sarah la ignorò: aveva trovato qualcosa di molto
più interessante.
-
Perché stai ridendo?-
le chiese col fiatone Lily.
-
Ma ti sei vista?
Sembra che ti sia appena data a una maratona- disse Sarah continuando a
ridere.
-Ma
vedi che mi tocca
sentire! Se solo sapessi il motivo del mio affanno...-
-Oh,
illuminami allora-
disse Sarah, cercando di essere seria.
-No,
direi che per
stasera di illuminazioni ne abbiamo avute abbastanza... ti
dirò tutto domani,
quando sarò più tranquilla-
-Okay-
“Se
solo sapessi cosa ho
da dirti” pensò Sarah sorridendo. Improvvisamente,
come presa da una strana
sensazione, Sarah si scoprì non aver più tanta
fame. Non aveva la benché minima
idea di quello che sarebbe potuto succedere il venerdì
successivo ma sapeva che
un’occasione come quella non sarebbe mai più
tornata e che doveva dare il 100 %
di se stessa per ottenere quello che aveva sempre desiderato. Doveva
conquistarlo. L’idea sembrava improbabile anzi... quasi
impossibile! Ma Sarah,
più di quanto non avesse fatto fin’ora, credeva
ancora in quella piccola possibilità.
_________________
-
Lily?-
- Mmm...-
-
Devo dirti una cosa...-
-
Mmm...-
-
Indovina un po’?-
-
... –
-
Sirius Black mi ha
chiesto di uscire!-
-AAAAAAAAAAAAAH-
All’urlo
di Lily svegliò,
praticamente, tutta la torre di Grifondoro. Sarah, che era distesa
accanto a
Lily che, fin’allora stava dormendo beatamente sul suo letto
a baldacchino, cadde
letteralmente spaventata a terra.
-
Cosa diavolo succede?-
sbraitò Carmen impaurita.
-
Qualunque scusa
troverete non sarà mai abbastanza per calmare la mia
emicrania- disse disperata
Alice.
-
Carmen giuro che ti
uccido!-
-
Ma cosa ti ho fatto?-
-
Se ti prendo...-
Carmen
non ci pensò un
secondo di più e incominciò a correre per la
stanza, mentre le altre due
ragazze cercavano invano di calmare la rossa ma, mentre questa inveiva
contro
l’amica, Carmen prese un cuscino e lo lanciò
contro Lily con la speranza che
questo avrebbe rallentato un po’ il suo passo. Fortunatamente
la colpì dritto
al viso. Ci fu un momento di puro silenzio e poi un risata strozzata
di...
Alice! Ma non fu l’unica a trattenersi. Accanto a lei, Sarah,
non riuscì a
resistere e scoppiò in una fragorosa risata. Non sapeva perché Lily si fosse scagliata con tanto impeto su Carmen ma non cercò le risposte. Dopotutto non
aveva mai assistito
ad una scena del genere!
Lily
guardò disorientata
prima le amiche, una ad una, poi si soffermò su Carmen e
scoppiò a ridere anche
lei. Carmen esalò un lungo sospiro, era finita. Meno male.
Stavolta sì... che se
l’era vista brutta!
_________________
Quella
sera Lily, come
ordinato dalla McGranitt, stava perlustrando un’ultima volta
il quinto piano
quando si soffermò a pensare alla vicenda di stamane. Quella
sera,
particolarmente stellata, non ce l’aveva fatta a rovinarla
all’amica e così si
era ripromessa di parlarne solo il giorno seguente... se non fosse
stato che
Black, oramai, già le aveva chiesto di uscire. Era stato
strano digerire la “notiziona”
(così l’aveva definita Carmen con finta sorpresa),
ma ormai il guaio era stato
fatto e Lily sapeva che in fondo si sarebbe trattato solo di
un’uscita. Molto
probabilmente Black avrebbe ben presto capito che Sarah non era il suo
tipo e
tutto sarebbe ricominciato d’accapo... con qualche delusione
in più per
l’amica. Poteva darsi, e Lily ci sperava tanto, che anche
Sarah avrebbe capito che
il “ragazzo dei suoi sogni” non era poi
così meraviglioso come immaginava...
Ma
scosse la testa, sapeva
che l’amica era fini troppo testarda per cambiare idea
così velocemente. A
volte pensava che Sarah si aggrappasse più
all’idea di un ragazzo perfetto,
come se lo era sempre immaginato, piuttosto che considerare
l’ipotesi che la
sua fosse una mera fantasia.
Mentre
indugiava ancora
nei suoi pensieri, Lily si accorse di essersi fermata troppo a lungo su
quel
pianerottolo e così, piena di sonno, prese la scorciatoia
per arrivare dalla
Signora Grassa.
_________________
“Mancano
solo tre
giorni” pensò Sarah nervosamente “e poi
ne mancheranno solo due e poi uno...”.
Ecco, ora sì che era ancora più in ansia!
Le
giornate erano
trascorse sempre allo stesso modo eppure per Sarah sembravano che
ognuna di
quelle fosse stata diversa a suo modo: per la prima volta si sentiva
costretta
ad ammettere di sentirsi finalmente notata ma la cosa più
strana era che tutti
la trattavano in modo diverso dal solito, eccetto Sirius. Il ragazzo
non aveva
manifestato il benché minimo segno di gentilezza o interesse
nei suoi confronti
anzi, l’unica cosa che mostrava “la
differenza” era il semplice fatto che lui
non la prendesse più in giro.
Per
giorni Sarah aveva
pensato a ogni dettaglio del suo appuntamento: vestiti, trucco,
capelli, scarpe
e orecchini eppure bastava un attimo perché lei cambiasse
tutto e ricominciasse
d’accapo. Le ragazze, ormai, avevano smesso di darle consigli
e di farla
rilassare un po’: ogni qual volta che pensavano ci fossero
riuscite, Sarah notava
improvvisamente che qualcosa non la convinceva
nell’abbigliamento: troppo casual,
troppo elegante, troppo sportiva, troppo trasandata... insomma era
davvero
ossessionata! Non aveva mai pensato che sarebbe stata così
dura!
Quando
mancò un solo
giorno, sembrò che per Sarah stesse arrivando il fatidico
momento dei M.A.G.O.
Era troppo agitata per dormire e non sapeva cosa avrebbe dovuto
aspettarsi
dalla giornata che sarebbe di lì a poco incominciata. Si
girava e rigirava nel
letto cercando di trovare una posizione comoda che la inducesse al
sonno... ma
nulla. Non c’era nulla da fare: non aveva sonno e non si
sarebbe rilassata
finché la giornata che stava per giungere non si sarebbe
conclusa in fretta.
Cosa sarebbe successo all’indomani? Nemmeno lei lo sapeva. Al
solo pensiero di
non saper cosa fare o cosa dire quando sarebbe stata con lui la rendeva
molto
nervosa. Cosa sarebbe successo se non si fosse rotto il ghiaccio?
Immaginava già
i suoi momenti di imbarazzo al solo pensiero del silenzio che si
sarebbe creato
tra di loro... forse aveva ragione Lily, non era il caso di uscire con
il bel
grifondoro. Sì era così. Ma adesso era troppo
tardi. Aveva accettato di uscire
e ora non poteva tirarsi indietro. Doveva semplicemente lasciarsi
andare, come
una rondine una volta spiccato il volo.
Era
sorta l’alba e Sarah
lo sapeva bene. Lo capiva dalla luce variopinta che filtrava dalle
finestre del
dormitorio. Il giorno tanto atteso era arrivato. E lei ovviamente non
aveva
chiuso occhio.
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Capitolo 10 *** L'appuntamento ***
Il
personaggio di Sarah Williams non è mai stato descritto fisicamente
perché la
mia ideale iniziale era quella di permettere al lettore di
identificarsi con il
personaggio principale. In questo modo, tutte avremmo avuto la
sensazione di
essere Sarah. Da questo momento in poi, invece, descriverò
di volta in volta
gli elementi che caratterizzano il personaggio per darvi
un’idea di come io ho
immaginato possa essere Sarah Williams.
Spero
che questo capitolo possa piacervi, i prossimi saranno sicuramente
più
interessanti! Sirius Black non avrai mai avuto una storia importante,
ma è
proprio questo il bello: lasciare che la nostra fantasia riempia lo
spazio mai
colmato…
Buona
lettura :) Shary90
9
L’appuntamento
Il
riflesso nello
specchio del bagno produceva uno strano effetto ottico e Sarah non
riusciva a
vedere bene la sua immagine riflessa. Forse era meglio così,
perché se si fosse
vista per davvero, avrebbe notato le due enormi borse sotto gli occhi.
Dopo
essersi truccata e
vestita guardò bene la sveglia dell’amica e si
accorse che era ancora troppo
presto. “Cavolo devo aspettare ancora un’altra
ora”. Ma non voleva dare a
vedere alle amiche che lei era già pronta per uscire,
l’avrebbero sicuramente presa
in giro.
Così,
mentre si coricava
a letto vestita e truccata, come se nulla fosse, sentì che
nel letto accanto
Lily si stava svegliando. Troppo tardi.
-Sarah
sei già sveglia?-
chiese insonnolita Lily.
-Oddio
ti senti bene?-
chiese Alice rigirandosi nel letto.
-Ma
sì… sono solo un po’
in ansia per oggi-
-
Tu ti preoccupi troppo
secondo me- cercò di dirle Carmen senza sbadigliare.
Certo,
la diceva lunga
lei. Se avesse avuto il suo caratterino o quello di Lily, non avrebbe
avuto
alcun problema!
Le
altre ragazze si
prepararono e scesero tutte insieme, giù per la Sala Grande.
C’era
una gran
confusione, segno evidente che tutti erano impazienti di uscire
finalmente da
quelle mura.
Sarah
non mangiò nulla,
la fame non voleva ritornare. Ma appena tutte si alzarono per avviarsi
verso
l’uscita, andò nel panico. Dove lo avrebbe
incontrato? Si sarebbe ricordato dell’appuntamento?
Chiuse
gli occhi e ordinò
a sé stessa di calmarsi, quelle emozioni non dovevano avere
il controllo su di
lei. Molto probabilmente Sirius si era dimenticato o semplicemente
aveva
cambiato idea. Con un sospiro di sollievo, sentì i suoi
muscoli rilassarti e il
cuore riprendere il suo normale battito. Andava tutto bene, sarebbe
andata a
Hogsmeade con le sue amiche di sempre.
-Eccoti
qua, ti stavo
cercando-
Sarah
si girò di scatto
ma non trovò Sirius ad attenderla, ma Edgar.
“oh
mio Dio”
Sarah
non sapeva cosa
dire. Era stata molto felice di condividere il suo primo bacio con
Edgar, ma
l’invito di Sirius l’aveva spiazzata e, dal momento
che Edgar non le aveva mai
chiesto direttamente di uscire, si disse che non lo avrebbe offeso se
fosse
uscita prima con il bel grifondoro. Ora, però, le sembrava
azzardato dire la
verità a Edgar. In qualunque modo l’avrebbe detto,
sarebbe in ogni caso
risultato sgradevole, soprattutto considerando che Edgar non vedeva di
buon
occhio Sirius.
Ma,
in cuor suo, sapeva
che Edgar si meritava solo la verità. -Edgar
senti…- ma la ragazza fu
interrotta.
-Ehi
Williams, andiamo?-
Spuntò
dal nulla una
figura maschile. Il corpo era slanciato, i capelli corti e neri, che
coprivano gli
occhi di un incantevole color grigio chiaro.
-Stanno
andando tutti
via, se non ci sbrighiamo resteremo qui a pulire il castello con gli
elfi-
continuò scocciato il ragazzo. Sirius non sembrò
notare l’imbarazzo di Sarah
che, con tutta la gentilezza che poteva, disse -Edgar, mi dispiace se
non ci
siamo molto parlati questa settimana, ho avuto molto da fare. Ora sono
impegnata ma non appena sarà possibile, ti
dedicherò il mio tempo. Buona
passeggiata a Hogsmeade- e sentendosi in colpa, prese le sue cose in
fretta e
si avviò all’uscita con Sirius che, nel frattempo,
si era gustato la scenetta
con un bel ghigno sul viso.
_________________
Essere
al centro
dell’attenzione di due ragazzi era, per Sarah, una situazione
che non avrebbe
mai immaginato di poter vivere. Ma ancora più assurdo era
vedere lei, in mezzo
alle strade di Hogsmeade, piene di negozi e persone, passeggiare al
fianco di
Sirius Black.
Mentre
si avviavano alle
carrozze trainate da cavalli invisibili,
Sirius aveva insistito col viaggiare assieme ai suoi amici,
così Sarah, ancora
più imbarazzata, aveva percorso il breve cammino in
compagnia degli altri
Malandrini. Fortunatamente, il tragitto non fu tanto spiacevole, non
quanto lo
fu per Sirius: trascorse il tempo a parlare con James delle tattiche di
gioco
del Quidditch.
Una
volta scesi, Sirius
salutò i ragazzi e condusse Sarah verso la direzione
opposta.
Erano
ormai dieci minuti
che camminavano e i due non proferivano parola. Quando entrambi si
decisero a
parlare, lo fecero all’unisono.
-Io…-
-Senti…-
A
Sarah le venne da
ridere: era la prima volta che vedeva Sirius un po’ goffo.
–Inizia tu- gli
disse.
-Allora…
oltre al
Quidditch, cos’è che sai fare?-
Sarah
lo guardò in
tralice. Questo era tutto quello che sapeva dirle?
-Domanda
molto elaborata
Black-
-Sirius,
se non ti
dispiace-
-Sirius…-
e poi, non si
sa come né perché, iniziò a parlare,
senza balbettare o tremare. Gli parlò
della sua passione per il Quidditch, le lingue straniere (era bilingue,
ma
l’italiano lo parlava solo a casa), la scrittura (le sarebbe
piaciuto diventare
una giornalista o una scrittrice), i libri, la sua famiglia…
Dal canto suo,
Sirius non disse nulla, si limitò ad ascoltarla e, qualche
volta, ad annuire,
fino a quando non la interruppe per dirle. – Seguimi, andiamo
per di qua-
Sirius
scavalcò la
staccionata e scomparve da dietro le siepi innevate. Dove la voleva
portare? Lo
seguì titubante e un po’ timorosa, in fin dei
conti Sirius era un tipo molto
imprevedibile e sapeva che non gli sarebbe bastato trascorrere la
giornata
passeggiando o bevendo burrobirra.
La
strada era un po’
tortuosa ma i due arrivarono ad una raduna nascosta dai fitti alberi di
pino,
che circondava un piccolo laghetto ghiacciato. Da lì si
scorgeva un panorama
mozzafiato delle montagne che si estendevano, completamente imbiancate.
-Non
conoscevo questo
posto- si meravigliò Sarah.
-Io
e i ragazzi ci
veniamo spesso. È il nostro posto… è
la prima volta che ci porto una ragazza…-
Sarah
lo scrutò per
vedere se fingesse.
-Okay,
forse qualcuna è
venuta- rise Sirius.
Ma
a Sarah andava bene
anche così. Non le importava del suo passato, già
solo il fatto di essere lì
con lui la faceva stare stranamente bene.
-Ora
tocca a te- disse
poi a Sirius. –raccontami di te-
Sirius
rimase immobile a
guardare il panorama, poi si voltò lentamente. Avevo un
sguardo vuoto e freddo
–non ho niente da dire-
-Avanti,
io ti ho
raccontato tutto di me-
-Pensavo
che già conoscessi
tutto di me, Williams-
-Come
potrei? Non mi hai
mai rivolto la parola in 6 anni-
E
calò il silenzio.
Sirius
si voltò di nuovo
a guardarla. Non ci aveva mai fatto caso, ma delle sue compagne di
casata non ne
sapeva molto. Su Lily conosceva abbastanza dettagli visto che Ramoso
non
smetteva di parlare di lei, ma di tutte, e Sirius ne era certo, Sarah
era
quella che meno gli aveva attirato l’attenzione.
-Sarah…
non sono un tipo
amichevole-
-Nemmeno
Nick-Quasi-Senza-Testa lo è quando mostra il suo
collo…-
Per
la prima volta,
Sirius rise, e anche di gusto.
-Siamo
poco simili io e
te… ma se ci tieni tanto, ti racconto qualcosa-
I
due ragazzi non si
resero conto, ma il tempo scorreva rapido mentre chiacchieravano
insieme, nella
foresta.
Quando
il cielo si fece
scuro, Sirius notò che Sarah tremava.
-Vieni,
andiamo ai “Tre
manici di scopa”. Lì ci riscalderemo-
Appena
entrarono,
scorsero i Malandrini in lontananza. Sirius si diresse inconsciamente
verso il
loro tavolo, quando si accorse che Sarah si era fermata
all’ingresso. –Ehm… ti
va di passare del tempo con i miei amici?-
Si
sapeva che i ragazzi
erano soliti riunirsi da soli e, raramente si presentava
l’occasione di aggiungersi
a loro. D’altro canto, Sarah aveva sempre pensato, quando li
scorgeva da
lontano, che doveva essere molto bello trascorrere del tempo con loro.
Erano
molto affiatati e pareva che nessun altro al mondo avrebbe potuto
essere più
felice di loro.
-D’accordo-
sorrise
_________________
Sirius
non si rese conto
ma era la prima volta che permetteva a una ragazza di conoscerlo
così a fondo,
raccontandogli pezzi della sua vita (sebbene si fosse limitato a dire
l’essenziale),
oppure condividendo con lei del tempo in compagnia dei suoi amici.
Successe
e basta, e lui parve
non darci molto peso. In realtà fu James ad accorgersi che
qualcosa nell’amico
era cambiato, ma pensava che molto probabilmente si trattasse
dell’avvertimento
che gli aveva dato quella volta sul campo di Quidditch. Conosceva il
suo
migliore amico meglio di chiunque altro, adorava cacciarsi nei guai ma
non
sarebbe mai venuto meno a una promessa con lui per una semplice
scommessa che
si era fatto con sé stesso.
Il
giorno dopo tutto,
infatti, tornò alla normalità tranne per un
particolare: Sirius non smetteva di
pensare a Sarah, ma non aveva il coraggio di ammettere a sé
stesso che ieri era
stato bene e che avrebbe volentieri replicato l’uscita. Le
fidanzatine non
erano roba per lui, e non ne aveva nemmeno bisogno. Non era come
Ramoso, che
non poteva fare a meno di provarci con la Evans! Eppure c’era
qualcosa che gli
piaceva di lei, forse il fatto che “messa in tiro”
non era niente male o
semplicemente che avesse ascoltato la storia della sua famiglia
purosangue
senza fare alcun commento. Sirius non sapeva darsi una risposta ma,
fatto
stava, che quella voglia di stare con lei proprio non gli piaceva.
Dall’altro
lato del
castello, una ragazza con la mente altrove e il viso trasognante,
faceva finta
di comporre il suo tema per
la classe
del giorno dopo di Pozioni.
-Sarah
credo che tu
debba scrivere qualcosa là sopra. Che io sappia, la
pergamena non ha mai preso
l’iniziativa- le disse ridendo Lily. Per quanto non amasse i
gruppo dei
Malandrini, era felice di vedere la sua amica così
spensierata. Sembrava che
nessuno potesse essere più felice di lei, in quel momento.
“Forse non sono così
male” si ritrovò a pensare.
Sarah
osservò scocciata
la sua pergamena –peccato però, non mi sarebbe
dispiaciuto una pergamena autoscriba-
Si
scambiarono gli
sguardi ed esplosero in una fragorosa risata.
-Shhhhh.
Evans,
Williams, se non la smettete sono costretta a cacciarvi dalla
Biblioteca!-
Al
suono della voce di
Madame Pince, calò nuovamente il silenzio. –Mi sa
che la battuta non le è
piaciuta- sussurrò Sarah.
_________________
Quella
sera, nella Sala
Comune, Sirius si ritrovò a vagare con lo sguardo per la
stanza in cerca di
qualcosa…. O di qualcuno.
Sarah
e Lily studiarono
tutto il pomeriggio in Biblioteca e rientrarono molto tardi nella Sala
Comune di
Grifondoro. Al loro ingresso, un ragazzo iniziò a
scompigliarsi i capelli e a
gettare sguardi sulla rossa del gruppo. Si alzò in fretta e
le si parò davanti.
–Evans, che piacere! È da un po’ che ti
cercavo, ti va di uscire con me?- Lily
lo guardò disgustata –Manco morta e ora se
permetti, vorrei andare in camera
mia-. Lo colpì alla spalla e si avviò con passo
deciso verso le scalinate che
conduceva alle camerate.
James
sospirò e si
ritrovò a guardare Sarah, che era rimasta in silenzio di
fronte a quella scenata.
-Forse dovresti abbassare un po’ la cresta, James. Ti questo
passo non la
conquisterai mai- poi si voltò a guardare verso il
caminetto, dove sedevano il
resto dei Malandrini, ma Sirius non sembrava essersi accorto di lei.
Improvvisamente
Sarah si sentì invadere da una strana sensazione, tra la
delusione e la
tristezza, e con lo stesso passo della sua amica, la raggiunse alle
camere da
letto.
Sirius
si era accorto di
lei, eccome. Ma non riusciva ancora ad ammettere a sé stesso
che quella ragazza
aveva attirato la sua attenzione. Si ricordò di quello che
Mandy, la ragazza di
Corvonero del sesto anno, gli aveva detto e si mise a ridere.
-Perché
ridi?- gli
chiese preoccupato James. – Ti guardo e prego di non
ritrovarmi con la tua
stessa fortuna in amore-
_________________
Sarah pensava alla scenetta
spiacevole a cui
aveva assistito, forse si era semplicemente illusa. Le era parso di
vedere un
Sirius diverso durante quell’uscita, ma molto probabilmente
era quello il modo in
cui il ragazzo conquistava le sue “prede”. Ma, a
dire il vero, il pensiero che
più di tutto assillava Sarah era il pensiero, che tra due
giorni, ci sarebbe
stata la prima partita della stagione: Grifondoro e Tassorosso. Avrebbe
rivisto
Edgar e, forse, avrebbe scorto anche la delusione o la rabbia sul suo
volto. Non
piacere al ragazzo dei propri sogni era nella normalità, ma
far soffrire una
persona che ci teneva, era molto peggio.
|
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Capitolo 11 *** Grifondoro-Tassorosso ***
Buongiorno
lettori! Spero vi piaccia il proseguimento della mia storia, e ci
terrei
tantissimo se lasciaste anche qualche commento per sapere cosa pensate,
cosa vi
piace o cosa dovrei migliorare. I prossimi capitoli saranno
più belli, dal momento che Sirius incomincia a provare
qualcosa per Sarah... Ma non vi anticipo nulla!
Buona
lettura!! :) Shary90
10
Grifondoro
– Tassorosso
I
due giorni passarono
in fretta, il compito di pozioni non fu un granché,
così anche quello di
incantesimi. In realtà neanche con trasfigurazione
andò benissimo, Sarah se la
cavò solo perché la professoressa McGranitt
chiudeva un occhio quando si
trattava dei suoi gioielli del Quidditch. Per questo la ragazza si
augurò con
tutta sé stessa di ottenere almeno una soddisfazione quella
settimana: vincere
la prima partita della stagione con i Tassorosso.
Fino
ad allora non aveva
mai perso una partita, mai. Anche quando la fortuna non era dalla loro,
i
Grifondoro vincevano sempre. Sarah non sapeva dire con certezza se
fosse semplice
fortuna o la loro bravura a raggiungere tante vittorie, ma fatto stava
che il
più delle volte a salvare la situazione era il loro
cercatore, James Potter.
James era molto abile, scaltro, velocissimo, e benché
portasse gli occhiali,
riusciva a scorgere il boccino anche a distanze molto lontane. Sarah
non aveva
mai capito come fosse possibile ma era inevitabile che provasse un
po’ di
invidia per lui: non solo era un ottimo giocatore ma anche un brillante
studente. In classe sembrava sempre poco attento e invece stava
già apprendendo
tutto. Capitava raramente di vederlo chino su una pergamena per
più di 20
minuti eppure otteneva i voti migliori. Sarah, invece, si era domandata
quanti
voti buoni avesse mai avuto lei in 6 anni. Probabilmente molto pochi,
perché
neanche se li ricordava. Benché studiasse fino a tardi e ci
mettesse tutto
l’impegno che poteva, Sarah non riusciva mai ad ottenere voti
che le dessero un
minimo di soddisfazione. I suoi compiti erano mediocri, poco elaborati,
o come
diceva il Professor Lumacorno “privi di stile”.
Insomma,
la felicità di
Sarah non poteva di certo contare sullo studio. Per questo amava ancora
di più
il Quidditch: lì riusciva a dare il meglio di sé,
era libera da qualsiasi
opinione o giudizio negativo. Se c’era una cosa che James non
riusciva a superarla
era la sua bravura come cacciatrice: era molto veloce sulla scopa e
filava via
tra i compagni e gli avversari come se fosse stata in sella a delle
ali. I gol
erano tutti suoi.
Ogni
volta che iniziava
una partita, James era solito fare uno dei suoi discorsi. Adorava quei
momenti
di assoluto silenzio dove l’unico suono che riempiva la
stanza era la sua e gli
occhi di tutti erano puntati su di lui. Finì il discorso
pochi secondi prima
che li chiamassero in campo. Il tempo non era male, ma
nell’aria si respirava
tensione. Succedeva ogni anno: la prima e l’ultima partita
erano cariche di
tensione, sospiri e adrenalina. Sarah si nutriva ben volentieri di
tutta
quell’energia ma stavolta ne avrebbe fatto a meno. Per
stavolta desiderava solo
che tutto finesse.
I
giocatori scesero in
campo e si scambiarono una stretta di mano. Al suono del fischietto di
Madam
Pix, la partita Grifondoro-Tassorosso incominciò.
Ad
uno dei lati del
campo, un bel ragazzo dagli occhi verdi provò a concentrarsi
solo sulla partita
ma gli riusciva difficile dal momento che doveva rubare la pluffa ad
una delle
ragazze più belle di Hogwarts. Edgar non capiva
perché non riuscisse a smettere
di pensare a lei e, ancora di più, non capiva
perché fosse uscita con
quell’arrogante di Black. Perché aveva scelto lui?
Edgar non lo sapeva ma aveva
solo una possibilità per conoscere la verità:
chiederlo direttamente alla fonte
dei suoi dubbi, Sarah.
_________________
A
differenza di quanto
si aspettasse, la partita non fu così difficile. Edgar si
rivelò distratto e
perse molti bolidi, che andarono a colpire i componenti della sua
squadra.
James, al contrario, si sentiva al massimo delle sue forze e prese il
boccino
solo dopo aver piroettato abbastanza da attirare l’attenzione
degli spalti.
Al
rientro in camerino,
Sarah diede un sospiro di sollievo. La partita era finita senza troppe
complicazioni, anche se sapeva che avrebbe dovuto affrontare Edgar,
prima o
poi.
Il
momento, infatti, non
tardò ad arrivare.
Appena
Sarah si finì di
preparare, uscì dagli spogliatoi e vide, lungo il corridoio
una figura scura. L’ultima
volta era stato Sirius ad attenderla laggiù ma qualcosa le
diceva che non
avrebbe potuto essere fortuna due volte. Camminò lentamente
,e arrivata al
punto in cui sapeva c’era l’ombra,
guardò sottecchi alla sua sinistra: con le
braccia incrociate e uno sguardo assorto, Edgar era appoggiato al
muretto del corridoio
e sembrava attendere l’arrivo di qualcuno. Non si accorse che
Sarah era già
uscita dagli spogliatoi e che gli stava di fronte aspettando una sua
reazione. Al
suono del suo “ciao”, infatti, parve svegliarsi da
un sonno profondo.
-va…
va tutto bene
Edgar? Che ci fai qui?- gli chiese
-volevo
parlarti- disse
prendendo il controllo della situazione.
-va
bene-
Camminarono
silenziosamente lungo il corridoio e, un volta arrivati nel salone
d’ingresso,
dove al contrario c’era il putiferio, Edgar le fece segno di
seguirlo. Arrivarono
in prossimità dell’entrata della Sala Comune dei
Tassorosso.
-Ho
capito tutto. Ti
piace Sirius Black, ma mi hai dato una possibilità
perché sapevi che per lui
non contavi niente, non è così?- le chiese senza
troppi giri di parole.
Sarah
rimase perplessa
di fronte a quella domanda. Si aspettava di tutto da Edgar ma non che
fosse
così schietto.
-Sì,
mi dispiace. Io…
non credevo di interessargli. Insomma, frequentiamo gli stessi posti da
quasi
una vita e lui non mi ha mai rivolto la parola. Poi non so cosa sia
successo,
improvvisamente si è accorto di me… o si era
accorto, non saprei. Non mi sembra cambiato nulla- fece un lungo
sospiro e
continuò –Mi dispiace davvero tanto Edgar. Tu mi
sei sempre piaciuto ma non ho
mai pensato a te come a più di un amico. Sei davvero un bel
ragazzo e una bella
persona, meriti qualcuno che vuole stare con te senza avere alcun
dubbio-
Edgar
meditò un attimo e
rispose –Scegli me-
Sarah
era stupita –Cosa scusa?-
-Scegli
me. Lascia
perdere lui e scegli me. Potremmo anche non piacerci, innamorarci o
stare
insieme. Ma se devi dare la possibilità a te stessa di
provare dei sentimenti
per qualcuno, scegli di viverli con chi apprezza il tuo tempo. Scegli
me-
Sarah
non si rese conto
che era a bocca aperta. –Io… non so che dire-
-Dì
solamente di sì. Se
non funzionerà tra noi, me ne farò una ragione-
-Edgar
io… sono davvero
onorata, veramente. Ma sono molto confusa in questo momento e non
saprei cosa
dirti-
-Va
bene, vorrà dire che
farò di tutto per conquistarti-
Sarah
chiuse e aprì la
bocca. Da quando era diventata così popolare?
I
due si salutarono e
Sarah si avviò per la scalinata grande. Non si accorse
però che c’era qualcuno
ad osservarli nell’ombra.
_________________
Sirius
la stava
cercando, o meglio stava cercando le parole da dirle ma prima doveva
trovare
lei. James era uscito in fretta dagli spogliatoi per andare a
festeggiare l’ennesima
vittoria di Quidditch con i suoi migliori amici. Aveva trattenuto
Sirius per un
tempo che a lui parve infinito prima di capire che l’amico
era distratto da
qualcosa.
-Felpato
ti vedo
distratto. Cerchi la prossima pollastrella da spennare?-
Sirius
lo guardò
divertito –Non proprio-
Ed
ecco che vide in
lontananza la ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi di un
vivido col
nocciola passare davanti a loro. Si accorse, suo malgrado, che non era
sola.
Edgar aveva appoggiato la sua mano sulle spalle di lei e la stava
guidando da
qualche parte, lontano da loro. Sirius avvertì una fitta di
gelosia per quel
tocco. Salutò James e gli promise che sarebbe arrivato in
tempo per festeggiare
la sua vittoria nella Sala Comune di Grifondoro. James non gli chiese
nulla ma
aveva un vago sospetto di chi si trattasse. Quella volta ai Tre Manici
di Scopa
si rese conto che per la prima volta Sirius aveva portato con
sé una ragazza. Certo, loro conoscevano perfettamente le ragazze con cui lui usciva ma non si era mai preso la briga di presentarle. Qualche volta le
abbandonava dopo qualche ora, fingendo di avere un strano dolore o un
appuntamento dimenticato, altre volte passava direttamente al sodo e le
portava
alla Stamberga Strillante, per poi raccontare tutto il giorno dopo,
anche se fortunatamente
si teneva per sé i dettagli. Forse vedeva Sarah come
un’amica, ma quando James beccò l’amico che la guardava intensamente, capì che c’era
qualcosa di diverso in lui.
_________________
“Che
cos’era, una gara?”
Pensò Sirius dopo che ebbe origliato tutta la conversazione
tra Edgar e Sarah. Non
ci poteva credere, non aveva mai dovuto rubare la ragazza a nessuno e
ora gli
toccava farlo proprio con la Williams!
Si
nascose alla meglio
dietro a una statua quando vide la ragazza salire i gradini di pietra
che
conducevano alla Sala Grande. Non sapeva cosa fare, da un parte il suo
ego gli
diceva di lasciarla perdere perché conquistarla significava
proclamare davanti
a tutta Hogwarts che lui provasse qualcosa per lei.
Dall’altro lato, però,
sentiva che non voleva lasciarla andare, non voleva darla ad Edgar,
né a nessun
altro. La voleva tutta per sé.
La
decisione gli fu
chiara quando si rese conto che inconsciamente aveva preso a seguire
Sarah
lungo le scale in movimento che conducevano alla Sala Comune.
Sarah,
d’altro canto,
non si rese conto che c’era qualcuno che la stesse inseguendo.
Sentiva dei passi
ma credeva si trattasse di uno studente qualunque. Inoltre era
sovrappensiero,
non sapeva cosa fare. Da una parte, una voce le diceva di lasciare
perdere
Sirius perché un ragazzo come lui non avrebbe mai potuto
innamorarsi di lei. Erano
troppo diversi. Poi Sirius era un ragazzo molto attraente, quindi stare
con lei
significava perdere l’attrattività di stare con
un’altra ragazza e Sarah era
senza dubbio sicura che ci fossero troppe belle ragazze in giro per
avere l’
attenzione del ragazzo completamente su di lei. D’altra
parte, un’altra vocina,
quella che aveva spesso ascoltato, le diceva di non prendere in giro
Edgar e di
lasciare perdere le sua avance. Lui era un bel ragazzo, intelligente,
spiritoso
e aveva anche lui la sua scia di fans. Ma, al contrario di Sirius, era
molto
corretto con le ragazze, se gli piaceva una ragazza non guardava
nessun’altra.
E poi gli mancava quel fascino da malandrino sexy che soltanto un Black
poteva
avere. Insomma, non avrebbe mai provato le stesse cose per Sirius
quindi tanto
valeva farsene una ragione, e dimenticare tutt’e due.
Completamente
immersa
nei suoi pensieri, Sarah non si accorse che al suo fianco
l’aveva raggiunta un
ragazzo alto, slanciato, tremendamente bello e con il ciuffo che gli
copriva
gli occhi color grigio chiaro.
Sirius
non era ancora
arrivato alla sua stessa altezza, quando la bloccò
immediatamente afferrandole
il braccio. Sentì che il battito gli prese ad accelerare
quando Sarah, per lo
spavento, si girò nella sua direzione e si trovarono
l’uno a pochi centimetri
dall’altro.
Forse
Sarah stava
sognando ma davanti a lei, troppo vicino, c’era il viso di
Sirius Black. Sentiva
il suo respiro, il suo battito del cuore… o era il suo
quello che gli pompava
nelle orecchie? Notò che non aveva semplicemente dei comuni
occhi grigi, ma
delle striature di verde decoravano il suo iride. Le parve
un’eternità prima di
avere il coraggio di allontanarsi.
Sentiva
le sue guance
infiammarsi –S-s-sirius che ci fai qui?-
-Williams
ti faccio
notare che io appartengo alla tua stessa casa. Sto andando alla Torre
di
Grifondoro-
-O-o-oh
sìsì, certo. Non
ci stavo pensando. Ciò-cioè, che ci fai qui-i tu
tu se tutti sono già su?- non
riusciva a fermare il balbettio. Sentiva il suo cuore pulsare come un
matto e
le sue gambe diventare gelatine.
-Ti
stavo aspettando
Williams, non è quello che fanno le coppie?-
Cosa
aveva sentito? “Sto
sognando per forza”
-Co-coppie?-
-Beh
hai ragione, non
siamo ancora una coppia… diciamo frequentanti-
-Credevo
che, cioè, ti
fossi già stancato di me- Sarah si morse il labbro, non
voleva dirlo ad alta
voce. Non volevo manifestare la sua debolezza di fronte a Sirius. O
almeno non
peggiorare la situazione.
Sirius
la guardò
accigliato, poi le labbra formarono un ghigno e si avvicinò
pericolosamente al
viso della mora – Williams… Sarah, in fondo non
sei tanto male- le sussurrò.
Sarah
cercò di calmarsi ma
aveva troppa adrenalina nel suo corpo. Ora era sicurissima che si
trattasse del
suo cuore quello che batteva furiosamente.
Senza
avere il tempo di
reagire, Sirius la prese per mano e le condusse davanti al quadro della
Signora
Grassa. Sarah non si era accorta che fossero così vicini
alla Sala Comune
–
Foglie di tè verde-
disse Sirius ma la Signora Grassa rispose –Oh, mio caro,
proprio poco fa ho
cambiato la parola d’ordine ma non lo sa ancora nessuno
quindi per questa volta
ti lascio entrare.
–Qual
è la parola d’ordine?-
chiese divertito il ragazzo –Che domande schiocche, ma
è ovvio: Victoria semper!-
rispose piena di gioia la Signora Grassa.
Entrati
nel buco del
quadro, Sirius le lasciò la mano e disse –ci
vediamo da queste parti- e
raggiunse i suoi amici di sempre al lato della stanza.
Nessuno
aveva notato che
erano arrivati insieme, così come il fatto che si erano
tenuti per mano ma
Sarah ne era certa, non stava sognando. Però pensandoci
bene, si accorse che
Sirius le aveva lasciato la mano proprio prima di entrare in Sala. Per
caso,
non voleva che qualcuno li vedesse insieme? Erano domande a cui poteva
rispondere più tardi. Ora doveva festeggiare la sua vincita
e la sua felicità,
dopotutto era diventata finalmente qualcuno per il bel Grifondoro.
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Capitolo 12 *** Gelosia ***
Buongiorno
a tutti! Spero che la mia storia vi piaccia di capitolo in capitolo.
Alcune
persone preferiscono immaginarsi un Sirius romantico, altre uno
più maturo. Io
semplicemente l’ho immaginato così:
insopportabile, affascinante, immaturo,
viziato… insomma, un bel ragazzo sì, e anche
intelligente! Ma con tutti i suoi
difetti!
Aspetto i vostri commenti,
positivi e negativi
che siano!
Buona
lettura! Shary90 :p
11
Gelosia
-Non
ha molto senso.
Prima ti ignora, ti umilia, ti chiede di uscire, ti ignora di nuovo e
poi ti
dice che per lui siete più che amici?-
Lily
osservava stupita
la sua amica.
Erano
le tre del
pomeriggio e le quattro amiche si erano regalate un momento di riposo
sulle
rive del lago. Appoggiata al tronco di un albero, Lily rimuginava sugli
eventi
degli ultimi mesi e non capiva che cosa avesse in mente Sirius. Sapeva
bene che
Carmen gli aveva parlato e che gli aveva chiesto di dare una chance a
Sarah ma
da come era parso a tutti, dopo quella uscita non si era fatto
più vivo con
lei. E ora?
Guardò
Carmen, distesa
lungo un fianco che guardava nel vuoto – Carmen tu cosa
pensi?- disse in tono
che non ammetteva fraintendimenti. Carmen sapeva benissimo che Lily le
stava
chiedendo se Sirius stesse ancora prendendo in considerazione le sua
richiesta.
-Non
ne ho la minima
idea. Quello è pazzo e con i pazzi non si può
ragionare. Ma Edgar? Sarah, non
ti piace più?-
Sarah
fece un lungo
sospiro. Aveva già raccontato tutto alle ragazze, e non
sapeva nemmeno lei cosa
pensare. Ma sapeva una cosa: non poteva prendere in giro Edgar.
-Carmen
non lo so. È un
bravo ragazzo, è bello, è praticamente
perfetto…-
-…
ma non è Sirius,
giusto?- concluse Alice, che aveva ormai rinunciato al suo pisolino
sull’erba.
-ehm…
più o meno. Quando
so che c’è Sirius nei paraggi il mio cuore
è… non so spiegarlo-
-Sarah…
io credo che tu
sia innamorata dell’idea che hai di Sirius-
affermò lentamente Lily.
Sarah
sentì ciò che
temeva di più: la verità. L’aveva
pensato da tanto tempo e ormai si era
convinta anche lei che quello che provava non era amore, ma solo
attrazione.
Sirius era il classico ragazzo tenebroso che tutte le ragazze sognavano
di
conquistare. Edgar, invece, era il classico ragazzo perfetto che tutte
avrebbero
voluto avere… perché allora il suo cuore
continuava a battere per il ragazzo
impossibile?
Lily
continuò, pur
sapendo di darle un dispiacere – Sirius non è
adatto a te. Tu meriti molto di
più e lo sai bene. Edgar non sarà
l’uomo della tua vita ma è sicuramente una
persona che sa quanto vali -
-Se
non vuoi dare una
chance ad Edgar lo capisco, ma non lasciare che la tua immaginazione ti
faccia
vedere cose non vere. Sirius un giorno sarà una brava
persona, lo spero. Ma ora
come ora non è in grado di essere al fianco di una ragazza
per più di un mese-
-Scegli
chi ti fa
sentire amata tutti i giorni e non chi ti da l’idea di essere
amata un giorno
sì e uno no- aggiunse Alice che nel frattempo di era
svegliata.
A
questa parole Sarah
abbassò la testa perché si accorse che le
bruciavano gli occhi. Avevano ragione
le sue amiche. Era tempo di finirla con i sogni d’amore.
_________________
Era
l’ora di cena, tutti
i ragazzi erano pronti a mangiare quando il preside Silente si
alzò dalla sua
solita postazione e gridando l’incantesimo Sonorus,
fece in modo che il suono della sua voce esplodesse per tutta la sala.
-Cari
colleghi e cari
studenti, sono lieto di comunicarvi una notizia spettacolare. La scuola
di
magia francese Beauxbatons ci verrà a trovare nei prossimi
giorni in nome delle
vecchie alleanze e di un’antica amicizia. Per tale evento, io
e la
professoressa McGranitt staremmo valutando l’idea di
allestire la Sala Grande
in una grande Sala di Ballo per permettere agli studenti stranieri di
vivere
una magica serata presso il nostro meraviglioso castello. Mi aspetto la
massima
collaborazione da tutti voi- disse lanciando un’occhiata
chiaramente diretta al
tavolo dei Malandrini, poi continuò – arriveranno
questo sabato, gli daremo un
grosso benvenuto e li faremo sentire come a casa. Il Ballo
avverrà il venerdì e
i nostri ospiti andranno via il giorno dopo-
Il
preside notò che era
riuscito ad attirare l’interesse di tutta la sala.
-Non
posso che dirvi di
godere questi giorni di festa e di divertirvi come meglio potete, senza
ovviamente recare fastidio al nostro custode-
E
mentre i Malandrini
ridevano, il preside si sedette e con un cenno della mano, diede il via
alla
cena.
Come
da copione, tutta
la sala fu immersa di mormorii ed urla stridule. Erano tutti eccitati
per i
nuovi eventi che avrebbero coinvolto tutti, in un modo e
nell’altro.
-Ehi
Sirius, cosa pensi
delle studentesse francesi?- chiese James all’amico.
Sirius
notò che non
sedeva molto lontano da Sarah, così gli disse
–preferisco le inglesi-
Carmen
che aveva notato
lo sguardo di Sirius rivolto verso Sarah, che nel frattempo non si era
accorta
di niente, scoppiò a ridere e gli urlò
– Sirius, per caso volevi dire italiane,
no?-
Sirius
rimase
impietrito. Si era dimenticato che Sarah era di origini italiane e
commentò
–beh, intendevo le ragazze cresciute in Inghilterra
ovviamente-
Ma
Sarah continuò a
starsene per fatti suoi, aveva tappato le orecchie decisa a non voler
più
origliare le conversazioni che Sirius faceva con i suoi amici. Doveva
toglierselo
dalla testa.
_________________
L’eccitazione
non svanì
durante i giorni che seguirono, anzi, più si avvicinava il
momento maggiore era
la tensione che si respirava nell’aria. I professori stavano
impazzendo, li si
vedeva correre da un punto ad un altro del castello, intenti ad
adornane ogni
centimetro del castello. Pix escogitava nuovi tranelli che ovviamente
sperimentava prima sui suoi studenti preferiti, i fantasmi del castello
si
preparavano le loro entrate trionfali e gli studenti erano intenti a
sognare i
nuovi arrivati.
-Non
vedo l’ora di
sentir parlare in francese. Adoro i ragazzi che parlano francese-
Carmen
era tutta
eccitata e lo faceva notare ad ogni occasione buona. Anche Alice e
Lily, però,
non sembravano da meno.
-Sono
anch’io curiosa di
capire come siano- disse Lily con voce trasognante.
Sarah,
al contrario, non
riusciva a smettere di pensare a Sirius. E se si fosse innamorato di
qualche
ragazza francese?
“Devo
smetterla, per la
barba di Merlino!”
-Che
ne dite del ballo?
Siete state invitate?- chiese Alice. –Io sono stata fortunata
che Frank è
ancora ad Hogwarts-
-Non
ancora- dissero in
coro le altre tre.
-Preghiamo
che i ragazzi
francesi siano fantastique-
concluse allegra
Carmen.
Mentre
ne parlavano
sentirono Luke, un ragazzo di Corvonero del loro stesso anno, chiedere
a Lucy,
una ragazza di Tassorosso, se voleva venire al ballo con lui. La
ragazza
accettò immediatamente, tradendo la sua felicità.
Evidentemente aspettava quel
momento da una vita.
In
verità, l’invito al
ballo stavo diventando un evento sempre più importante per
tutte le ragazze di
Hogwarts. Non di meno, i ragazzi avevano finalmente la scusa per
invitare la
ragazza che da sempre avrebbero voluto conoscere.
Non
c’era momento
peggiore per Sarah che vedere tante coppie sbocciare davanti ai suoi
occhi.
-Sto
incominciando ad
odiare questo ballo- proclamò infastidita da
quell’ennesima scena.
Le
ragazze si
salutarono, ognuna prendendo una direzione diversa.
Sarah
si diresse verso
la classe di Difesa contro le Arti Oscure, una materia che la
affascinava di
anno in anno. Non era molto abile con gli incantesimi ma era molto
brava a
schivarli.
-Williams-
Una
voce maschile
l’aveva chiamata ma non ebbe tempo di girarsi che un volto si
frappose tra lei
e quella voce: Edgar sembrava aver corso parecchio.
-Vuoi
venire al ballo
con me?-
Sarah
restò paralizzata
di fronte a quella proposta e, ancora di più si
meravigliò quando si ritrovò ad
osservare i lineamenti delicati del ragazzo. Era davvero bello e i
colori
nero e oro gli donavano. Decisamente.
-Sì
certo- disse tutto
d’un fiato.
Le
labbra di Edgar si
distesero formando un lungo sorriso –Bene, ci vediamo in giro
allora-
Quando
Edgar se ne andò,
Sarah non scorse nessuno dietro di lui. Eppure era sicura che la voce
che la
chiamava non fosse di Edgar.
Guardò
l’ora e si rese
conto che era in ritardo. “Sarà stata solo
un’impressione” e corse via.
_________________
Sirius
si era nascoso
giusto in tempo dietro al muro. Non ci poteva credere. Era stato
battuto sul
tempo e aveva perso la possibilità di andare al ballo con la
Williams. Cose
d’altro mondo, insomma.
Ma
la cosa che lo
scioccò di più era il fatto che tutto questo gli
provocava una strana
sensazione di fastidio. “Perché dannazione mi sta
così a cuore questa cosa?”
E
s’incamminò nella
direzione opposta.
_________________
-Hai
accettato quindi?-
-Quante
volte te lo devo
dire Carmen? Sì, ho accettato-
-No
vabbè, era solo per
essere sicura-
-Pensi
che Sirius glielo
avrebbe chiesto?- domandò Lily rivolgendo
un’occhiataccia all’amica.
-Non
lo escluderei.
Ultimamente è diverso… a me sembra che sia
davvero interessato a Sarah-
Sarah
non la stava a
sentire, stavolta non le avrebbe creduto.
-Carmen
sto cercando di
crescere e dimenticarmi di lui. Non era questo che volevate per me?-
-Lo
ha pensato Lily ma
anche i geni sbagliano qualche volta-
Lily
la fulminò con lo
sguardo. –Io ho solo detto che Sirius non è fatto
per le storie d’amore e che è
stupido farsi illusioni- ma poi pentita aggiunse -Se mi sbaglio, Sirius
ti
chiederà di andare con lui al ballo-
Sarah
le guardò sorprese,
poi scoppio a ridere –Sirius non mi chiederà mai
di uscire e poi ho già deciso, non
voglio più pensare a lui-
Non
era mai stata così
decisa in amore. E con questo pose fine alla conversazione.
_________________
Il
giorno dopo i
preparativi furono ultimati perché gli studenti della scuola
di magia Beauxbatons
sarebbero arrivati l’indomani.
Il
castello non era mai
stato così bello. C’erano luci fluttuanti,
decorazioni con stendarti e fiori in
ogni angolo del castello. Sembrava un posto completamente diverso.
Per
gli studenti di
Hogwarts però, si trattava dell’ultima uscita a
Hogsmeade prima della festa, il
che significava che il tempo andava trascorso per un buono e sano
shopping. Sfortunatamente
il meteo non era dalla loro parte. Secondo la McGranitt non avrebbe
cessato di
piovere nemmeno nel pomeriggio, quindi gli studenti, armati di coraggio
e di
forte volontà, si lanciarono nella bufera.
-Siete
sicure che non
porterà male comprare il vestito prima di essere state
invitate?- domandò
titubante Lily.
-Da
quando sei
superstiziosa?- le chiese preoccupata Alice. –E poi credevo
che ti avesse
invitata James-
Di
fronte a quella affermazione,
Lily la guardò truce –Ma manco morta ci vado con
quello!-
-Evans,
per caso parlavi
di me?-
Non
si sa come James
Potter era spuntato dal nulla e aveva origliato tutto, senza dubbio.
-No,
Potter. Mi dispiace
per te, ma non sei il centro delle nostre conversazioni. Ora, se
permetti noi
ce ne staremmo andando-
James
rise e disse -Beh,
mi dispiace anche a me per te, ma stiamo andando nella stessa
direzione- e
indicò il suo gruppo di amici che lo attendevano poco
distanti.
-Bene
- disse Lily
velocemente, spingendo le sue amiche verso le carrozze.
-Lily
mi dici di dare
una chance a Edgar e poi non l’hai dai tu a James?-
-C’è
una bella
differenza tra Edgar e James, anzi non c’è proprio
paragone. Edgar è una
persona interessante, James è…. bah, non importa.
Sicuramente è un caso
disperato-
Al
rientro, in serata,
le ragazze erano tutte fradice, ma erano felici perché
avevano finalmente i
loro adorati vestiti. Li avevano scelti tutte insieme, ognuna di un
colore
diverso: Lily blu cobalto, Sarah verde smeraldo, Carmen rosso fuoco e
Alice
giallo canarino.
Quando
scesero per
mangiare, il brusio nella Sala Grande era enorme e al momento pensarono
si
trattasse dell’eccitazione dovuta all’arrivo degli
ospiti ma solo dopo vennero
a sapere cosa avesse attirato tanta confusione. Uno studente, non si sa
chi,
era scivolato e si era gravemente fratturato la gamba.
-Poverino-
-Che
sfortuna però-
-Non
se lo meritava
proprio-
-Ma
di chi diamine state
parlando?- chiese noncurante Carmen.
Le
ragazze la guardarono
con disgusto e poi le dissero – Ma come, non lo sai? Edgar
Bones è in
infermeria-
|
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Capitolo 13 *** Beauxbatons ***
<
Buonasera
a tutti! :) Mi sono davvero divertita a scrivere questo capitolo e
spero che piaccia anche a voi! Come sempre, spero di ascoltare i vostri
pareri sulla storia (anche le critiche sono ben accette!!) e vi auguro
buona lettura!
Alla
prossima! Shary90
12
beauxbatons
La
notizia che Edgar fosse
in infermeria non ci mise molto ad arrivare anche negli angoli
più remoti del
castello. In men che non si dica, era sulla bocca di tutti.
-Sono
cose che capitano.
Non capisco perché ne parlano tutti- disse infastidito un
bel ragazzo dagli
occhi grigi. Il suo volto, bello ed attraente, era intento a sbucciare
una
mela.
-Domani
è il grande
giorno, arriveranno gli studenti di Beauxbatons e dopo una settimana ci
sarà
anche il ballo. Se è messo male vorrà dire che si
perderà tutto- rispose James.
-Dobbiamo
supporre che
tu non sappia nulla di quello che gli è successo, giusto
Felpato?- domandò
accigliato Lupin.
-Non
so di cosa tu stia
parlando, Lunastorta- disse tranquillo Sirius.
-Ma
davvero? Vuoi che
racconti tutto al preside?-
Sirius
gli lanciò
un’occhiataccia. – Non lo faresti mai-
-No,
non lo farei perché
sei mio amico ma a volte non ti capisco proprio. Vorrei tanto sapere
che ti
passa per la testa, soprattutto perchè hai lanciato
quell’incantesimo…-
-shh!!-
lo interruppe Peter
impaurito. –Sei matto? Vuoi che lo scoprano?-
Lupin
abbassò la testa infuriato.
“Gliene dirò quattro in dormitorio”
pensò.
-Ormai
quel che è fatto
è fatto. E poi non avevo intenzioni cattive, mi sono solo
divertito un po’-
disse con un ghigno sul viso.
James
rise –Pensavo che
solo Mocciosus riuscisse a divertirti in quel senso-
-Sto
espandendo i miei
orizzonti-
_________________
-Ehi…
ciao-
Sarah
sorrise
imbarazzata di fronte a un Edgar con una gamba completamente fasciata e
con il
viso pieno di graffi e lividi.
-ciao-
rispose con un
sorriso forzato.
-Volevo
sapere come
stavi. Io… mi dispiace davvero tanto, Edgar. Cosa
è successo?-
-Mi
credi se ti dico che
non ho la benché minima idea? Stavo camminando
tranquillamente quando,
all’improvviso, mi sono ritrovato disteso per terra senza
più riuscire a
muovere un muscolo. La strada era circondata da neve ma sono quasi
sicuro che
non camminassi sul ghiaccio… in ogni caso, è
stato un incidente. Un incidente
che mi è costato un braccio, una gamba rotta e qualche
graffio… sono caduto con
il viso su un mucchietto di rami gelati e secchi-
-Cacchio
che sfortuna -
-Beh,
a quanto pare se
devo farmi male, lo faccio come si deve- e spuntò un debole
sorriso sul suo
viso –E pensare che nemmeno con il Quidditch sono arrivato a
tanto-.
Sarah
gli sorrise di
rimando e gli chiese -Per quanto tempo resterai a letto?-
-Secondo
Madame Chips ho
bisogno di un paio di settimane per rimettermi completamente in
sesto… Mi
dispiace Sarah, ma non posso più accompagnarti al ballo-
aggiunse poi, molto
dispiaciuto.
-Non
ti preoccupare
Edgar, ci saranno altri momenti- gli disse in fretta. –E poi
non ho bisogno di
un cavaliere, so ballare anche da sola-
–Già
ma alla fine tutte
le principesse sognano un principe che le porti al ballo-
Sarah
rise – mi sa tanto
di fiaba babbana-
–Sì,
mia madre me le
raccontava perché ne andava pazza-. Poi calò il
silenzio, un silenzio
imbarazzante, fatto di sguardi e sospiri. Nessuno dei due sapeva cosa
dire. –
Beh, in bocca al lupo per il ballo allora-
-Grazie-
-Signorina
Williams la
prego di uscire! Il signorino qui deve assolutamente riposare-
Dopo
averlo salutato,
Sarah uscì dall’infermeria e si rese conto suo
malgrado che era davvero un
peccato non avere più nessuno con cui andare al ballo,
d’altronde chi altri
l’avrebbe invitata? A quella domanda si ricordò la
risposta che da un paio di
giorni Carmen ripeteva a tutte “Confido nei
francesi”. Non poté trattenersi dal
ridere. Era sola, in corridoio, di fronte all’infermeria. E
la gente la
guardava strano. Ma non le importa nulla, avrebbe continuato a ridere.
In
verità, ciò che più la
turbava era il semplice fatto che fosse, anche se lontanamente e nel
più
profondo del suo cuore, un tantino sollevata. Trovava Edgar un ragazzo
perfetto
ma il suo cuore già conosceva la risposta: non era lui il
ragazzo con cui avrebbe
voluto andare al Ballo. Ora che il Tassorosso non era più
disponibile, sapeva
che, nonostante tutto, avrebbe ricominciato a sperare per Sirius. Una
speranza
che faceva meglio ad essere subito seppellita, insieme alle buone
intenzioni di
andare al ballo da sola. Non ci sarebbe andata, tutto qua. In fin dei
conti che
cosa ci avrebbe perso?
_________________
Come
previsto,
l’indomani giunsero gli ospiti francesi alle 9 in punto di
mattina. Non si
sapeva da dove giungessero, ma la maggior parte degli studenti faceva
strane
scommesse e prevedeva arrivassero su grandi scope argentate, oppure su
grandi
bestie dorate… insomma, la fantasia di certo non mancava.
Tutta
Hogwarts era in
piedi con trepida eccitazione e mormorii di assenso e dissenso sulle
varie
scommesse riempivano l’aria già sommersa dai suoni
della vegetazione. L’inverno
era andato via e ora era finalmente giunta la primavera.
Allo
scoccare delle 9
calò il silenzio… ma non durò a lungo.
Si sentiva un rumore in lontananza, come
il suono dei cavalli in corsa… e infatti, in men che non si
dica, si vide dal
cielo lontano arrivare la carrozza più maestosa e grossa che
Sarah ebbe mai
visto in tutta la sua vita. Non era una sola carrozza e nemmeno
assomigliava a
quelle babbane. Era grande, molto grande ed immensamente lunga. Il
suono dei suoi
cavalli diventava di volta in volta sempre più forte e
chiaro. I cavalli,
decorati da vesti blu e argentate, fecero il loro ingresso con grande
maestranza ed atterrarono al suolo neppure con un minimo sentore di
stanchezza.
Erano nati per percorrere grandi lunghezze in poco tempo.
Al
loro effettivo arrivo
si levò un grido e un enorme applauso di benvenuto,
ovviamente partito dal
famoso duo di Grifondoro che, per ovvie ragioni, si era nascosto in
mezzo alla
folta massa di studenti. In questo modo la McGranitt non avrebbe potuto
affermare con certezza che fossero stati loro a far partire
l’applauso.
Dalla
carrozza scesero
diversi studenti, tutti con eleganti e con pregiate veste argentate,
cui a lato
spuntava uno stemma che ritraeva due bacchette incrociate sormontate da
tre
stelle dorate. Lo stemma di Beauxbatons.
Ma
non era questo
dettaglio che aveva stupito i giovani studenti, bensì la
figura massiccia che,
per ultima, era uscita dalla grande carrozza: una gigantesca donnona
che, a
quanto pareva, doveva rappresentare la scuola francese.
-Che
piacere avervi tra
noi Madame Maxime- esordì il Prof. Silente allargando le
braccia e camminando
in direzione degli ospiti.
La
donnona non si fece
ripetere due volte e si protesse in direzione dell’anziano
preside gridando con
gioia – Silente! Qual buon vento!-
Sembravano
fossero amici
di lunga data.
-Il
Professor Silente è
davvero pieno di grosse sorprese-
disse ridendo sotto i baffi Alice.
-In
effetti è
decisamente una enorme sorpresa-
disse ridendo Carmen.
-Ragazze
vi prego, non
fatemi ridere che la McGranitt sta guardando da questa parte e non
vorrei farmi
vedere nelle vostre stesse condizioni visto che sono un prefetto-
Sarah
invece non si era
trattenuta e si era nascosta dietro a Lily per ridere tranquillamente
con le
sue amiche.
Le
risate però si
estesero ben presto a tutti gli studenti e, per togliere
l’imbarazzo, la
Professoressa McGranitt disse a gran voce –Presto, entriamo
dentro che fuori fa
ancora parecchio freddo! Non vorremmo mai che vi ammalaste! E poi
dentro vi
aspetta un delizioso banchetto in vostro onore!-
Alla
parola “banchetto”
gli studenti non aspettarono più nulla e corsero in
direzione del castello. A
seguirli c’erano gli studenti di Beauxbatons i quali, sebbene
in modo un po’
più aggraziato e raffinato, si diressero affamati in
direzione delle grandi torri
che di certo, per la loro bellezza, non li aveva ben poco sorpresi.
_________________
-
Hai visto quel ragazzo quanto è carino?-
-Mmmh
chi? Quello con i capelli biondo chiaro?-
-Ma
no, cioè quello è anche carino… no,
no, dico quello affianco-
-Quello
con gli occhi verdi?-
-No,
no… è carino anche quello, ma io dico quello
dall’altro lato-
-Occhi
azzurri e capelli biondo scuro?-
-Esatto-
confermò trionfante Carmen.
-Non
c’è male- rispose sorridendo Sarah.
-Non
c’è male?? È davvero bello!! Ma
dopotutto che vuoi capire, a te piace Black!-
Lily,
che stava ascoltando tutto, per poco non si affogava dal ridere, mentre
tentava
di gustarsi la sua salsiccia.
-Ragazze
con voi, prima o poi, ci lascio la pelle-
Molto
distanti, i Malandrini parlavano tra loro. C’era molta
confusione in sala, dato
che era aumentata la presenza di studenti francesi i quali si erano
posizionati
lungo le tavolate di tutte e quattro le case. Una bella ragazza
francese dai
lunghi e lucenti capelli biondi, che aveva deciso di sedersi accanto ai
Malandrini assieme alle sue compagne, guardava trasognante il giovane
Black, che
pareva non accorgersi di nulla.
-Mi
sa che sei appena stato eletto il Grifondoro più
affascinante… dopo di me,
s’intende- sussurrò sornione il ragazzo occhialuto
che gli sedeva affianco, poi
si affrettò a scompigliare i capelli gettando
un’occhiata in direzione di Lily.
-Beh,
sarà il fascino del malandrini-
James
lo guardò sorpreso –Perché non ti sento
così interessato? Hai uno stormo di
ragazze ai tuoi piedi e resti così indifferente?-
-Se
per questo è quello che mi domando anch’io quando
ti vedo fare lo stupido con
la Evans-
-Ah
beh… È perché lei è
diversa…aspetta qualche mese e vedrai che la
conquisterò-
-Certo-
rispose poco convinto Sirius, gettando un’occhiata anche lui
nella stessa
direzione. Non si rese conto, però, che ormai aveva attirato
l’attenzione del
migliore amico che non mancò di notare il suo sguardo
assorto in direzione di Lily.
“Non può essere Lily” pensò
preoccupato James. Poi osservò meglio la direzione
in cui volgevano gli occhi del suo fedele amico e notò con
un certo piacere che
erano diretti (e ne era assolutamente certo stavolta) verso la figura
affianco
alla bella rossa, Sarah.
-Bene,
bene… fai tanto lo sbruffone e poi alla fine sei
già interessato ad un’altra.-
Sirius di bloccò
come preso in contropiede. –Non
so di cosa tu stia parlando-
-Dillo
chiaramente che ti piace la Williams-
Sirius posò la
forchetta che teneva in mano e squadrò
il suo amico, deciso a non far trapelare i suoi confusi pensieri prima
ancora
che li potesse capire lui – Ti sbagli, non mi piace la
Williams-
-Nemmeno
un poco?-
-Nemmeno
un poco-
Ma,
dall’altro lato, James era deciso a far confessare
all’amico i suoi sentimenti –Avanti,
a me puoi dirlo-
-Ramoso,
a me non piace la Williams-
-Non
provi assolutamente nulla?-
-Nulla-
-Me
lo puoi giurare sulla nostra amicizia?-
Sirius
esitò, e anche per parecchio tempo prima di urlare
protestando – Così non
vale!-
James
restò a bocca aperta: Sirius aveva confessato! Non lo aveva
detto
esplicitamente ma ormai è come se l’avesse appena
fatto! Ha ammesso che provava
qualcosa per Sarah!
-Ramoso
a volte sei fastidioso, lo sai?-
-Mai
quanto te, Felpato- concluse trionfante il bel Grifondoro.
-Quando
pensate di invitare le ragazze al ballo?-
Fino
ad allora i due ragazzi non si erano accorti di aver esteso la
conversazione anche
altrove. I loro due amici, Peter e Remus, li guardavano come un
pubblico guarda
attento un film al cinema. Era stato Peter a parlare.
-Beh…
facciamo una scommessa. L’ultimo che riesce ad avere la
compagna di ballo,
pagherà tutte le Burrobirre alla prossima uscita a
Hogsmeade! E questo vale
anche per voi due.- disse James indicando i due amici.
-Ci
sto!- disse senza indugi Sirius.
-Okay-
rispose un po’ contrariato Remus ma alla fine era solo una
stupida scommessa,
no?
-Ehm…
posso tirarmi fuori?-
-No
Peter. O tutti o nessuno- disse deciso James.
-Non
ti preoccupare Codaliscia, ti aiuteremo noi a trovare una compagna di
ballo!- disse
Sirius, scompigliandogli i capelli e lanciando uno strano suono simile
ad un
latrato. Ma Peter non era ancora totalmente convinto.
-Okay…-
disse titubante.
E
tutti insieme continuarono a mangiare.
_________________
Biblioteca.
Le
quattro ragazze stavano studiando… o almeno ci provavano.
-Peccato
per te Sarah, che non vuoi più venire al Ballo-
sussurrò Carmen
-Non
fa niente, non mi perderò granché- rispose
sibilando Sarah.
-Sicura?
Perché io sono quasi convinta che Black ti farà
la proposta in questi giorni-
-Carmen
ci risiamo?- disse con tono lamentoso Lily –Perché
sei così maledettamente
convinta che quella sottospecie di uomo inviterà Sarah al
Ballo?-
-Si
dia il caso, mia cara, che ieri Sirius la mangiava con gli occhi.
Nessuna di
voi si è accorta che i Malandrini ci guardavano, anzi che
Sirius guardava insistentemente
Sarah. Sono più che sicura che le chiederà di
andare al ballo con lui-
-Sicura
che non ti confondevi con lo stufato di agnello che le stava accanto?-
Carmen
la guardò accigliata – Certo che ne sono sicura-
-Carmen…
apprezzo che tu voglia infondermi coraggio e speranza. E apprezzo anche
che tu
voglia passare con me una serata così particolare ma,
diciamoci la verità, perché
mai Sirius vorrebbe venire con me al Ballo?
-Perché
ha capito che vali molto di più di quello che fai vedere-
Sarah
restò perplessa e guardò l’amica,
incapace di controbattere.
-Che
c’è? Pensavi che ti credessi una stupida? Sono
un’amica, mica un’oca giuliva! Certe
cose non c’è nemmeno bisogna che te le dica io, le
dovresti già conoscere. E
poi sono molto più brava a criticare che a fare complimenti-
concluse Carmen in
tono difensivo.
-Se
sei così sicura facciamo una scommessa- disse
all’improvviso Lily, suscitando
la sorpresa di tutte.
-Lily
hai detto “scommessa”?- domandò
incredula Alice, che finalmente decise di dire
addio alla sua tesi sull’Occlumazia.
-Esatto-
confermò risoluta la bella rossa. – Se Sirius la
invita al Ballo io accetterò l’invito
di Potter-
Calò
un silenzio tombale. Nessuna delle tre amiche ci credeva. Lily stava
bene?
-Cioè…-
interruppe il silenzio Carmen che, più delle altre, era
rimasta totalmente
basita ma che, prima tra tutte, aveva colto la palla al balzo
–sei così sicura
che mi sbagli da pensare di scommettere sul ragazzo che più
odi di Hogwarts?-
-Esattamente…
che c’è di male? Non ho paura. Sono sicura che ti
sbagli-
Spuntò
uno strano sorriso sul volto dell’amica ma Lily lo
notò e continuò – Ovviamente
ci sono delle regole. La prima che va assolutamente rispettata
è: non intervenire
e concordare in segreto piani con le altre- Lanciando
un’occhiata anche ad
Alice e Sarah – Seconda: non rivelare la scommessa a nessuno,
nemmeno ai
Malandrini-. Incrociò le braccia e infine, piuttosto
compiaciuta aggiunse –
Terza: non si può usare la magia-
|
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Capitolo 14 *** Un bacio rubato ***
Ciao
a tutti! :D Non so come sia possibile, ma ho scritto questo capitolo di
getto! Mi piace ancora di più se penso che, sebbene conosca
già il finale, non avevo idea di come sviluppare l'intera
storia. Ecco, questo capitolo è venuto da sè! Ho
lasciato che la mia immaginazione descrivesse le scene così
come le concepiva in mente in quel esatto momento. Spero che questo
capitolo vi piaccia e vi faccia emozionare... perchè
è sicuramente molto importante all'interno della mia storia!
Da questo momento cambieranno un bel po' di cose, soprattutto per i due
protagonisti. Senza dirvi nulla di più, vi mando un grosso
bacio e spero (prima o poi) di leggere qualche vostra recensione,
opionione e critica!
Buona
lettura e buon weekend a tutti!
Shary90
13
Un
bacio rubato
–Va
bene, per oggi la lezione può bastare- proclamò
soddisfatto il professor
Vitius.
Per
le due settimane successive, le lezioni si sarebbero svolte solo di
mattina,
terminando definitivamente alle 12. Come annunciato da Silente la sera
stessa
dell’arrivo della Scuola di Magia di Beauxbatons, per
favorire l’integrazione
tra le due scuole era stato deciso di ridurre le ore di studio per
permettere a
tutti gli studenti di avere il tempo di conoscersi e fare amicizia.
-Ciaò…
bien, vorresti venire avec moi al Ballò di
Hogwàrs?-. Un ragazzo di Beauxbatons
chiedeva in un inglese un po’ goffo ad una ragazza del quinto
anno di Corvonero
di venire con lui al Ballo. Le quattro Grifondoro uscivano proprio in
quel
momento dalla lezione ce assistettero per l’ennesima volta a
quella scena
sdolcinata. Era ormai diventato un’abitudine. Il tutto
avveniva spesso nelle
seguenti fasi: un ragazzo scorge una ragazza da lontano, la nota, le
piace,
goffamente le si avvicina (nel frattempo passano un paio di giorni,
giusto per
rendersi conto che la preda è sola) e poi azzarda la
proposta e, ovviamente, la
maggior parte dei casi, la ragazza urla di gioia.
-Per
tutte le barbe di Merlino, mi sto davvero scocciando di vedere queste
scenate. Mi
danno la nausea!- esordì stufa Carmen.
-A
dire il vero, incomincio ad essere insofferente anch’io-
rispose Alice annoiata.
Finalmente,
dopo aver superato una marea di persone in Sala Grande, tutte intente a
cercar
posto per mangiare, le ragazze trovarono dei posti vuoti al loro tavolo
preferito, il tavolo di Grifondoro.
-Perché
non possiamo già mangiare?- domandò incredula
Carmen dopo mezz’ora.
-Suppongo
sia perché ancora si devono sedere tutti a tavola- rispose
un po’ perplessa
Lily.
-Se
non mangio diventerò insopportabile come Carmen, vi avverto-
aggiunse Sarah.
Carmen
la fulminò con lo sguardo.
-Non
ti conviene farmi arrabbiare, ci pensano già
questi…- ma venne improvvisamente
interrotta.
Un
ragazzo francese… Anzi, quel
ragazzo
francese dagli occhi azzurri e capelli biondo scuro, venne verso Carmen
e si
presentò con un inglese perfetto – Ciao, mi chiamo
Elias Vaughn, sono uno
studente dell’ultimo anno della scuola di Magia di
Beauxbatons. È da giorni che
ti osservo e non ho potuto fare a meno di notare che il mio interesse
forse è
ricambiato per cui, senza troppi giri di parole, vorrei chiederti se ti
andrebbe di venire al Ballo di sabato con me- e aggiunse –Mi
farebbe davvero
molto piacere-.
Per
la prima volta, da quando Sarah la conosceva, non aveva mai visto
Carmen goffa
e priva di parole. –Io… ehm… certo, non
vedo l’ora-
-Perfetto,
allora che ne dici di vederci anche prima del Ballo, così da
non sembrare per
allora due perfetti sconosciuti?-
-Mi
sembra un’ottima idea- rispose tranquilla Carmen, cercando di
nascondere la gioia
che stava provando in quel momento. Era stata completamente stregata
dall’affascinante ragazzo che, con un dolce sorriso,
salutò Carmen e le ragazze
e raggiunse i suoi amici, seduti al tavolo di Corvonero.
-Menomale
che avevi la nausea- commentò sarcastica Alice.
_________________
Chiostro
interno.
-Sognatelo
Potter-
Per
quarta o quinta volta, Lily aveva rifiutato l’invito di James
di andare al
Ballo con lui e, mentre il ragazzo ritornava dai suoi amici senza il
minimo
dubbio che tanto avrebbe vinto prima o poi, Sarah si voltò
per scorgere Sirius
ma non lo vide tra i suoi amici. Continuò a cercarlo con gli
occhi e dopo circa
10 minuti, lo intravide dietro ad una delle colonnine del parco. Era in
mezzo a
uno stormo di ragazzine.
“Sarah…
io credo che tu sia innamorata dell’idea che hai di
Sirius”. Quelle
parole erano ormai fisse nella sua testa, Sarah non riusciva a
scacciarle via.
Era molto, molto probabile, che Lily avesse ragione eppure
c’era ancora un
parte di lei che credeva potesse sbagliarsi. L’ultima volta
che aveva scambiato
due parole con il giovane, Sarah aveva avuto l’impressione
che fosse
sinceramente interessato. Poi le balenò in testa uno strano
pensiero “E allora
perché mi ha lasciato la mano poco prima di entrare nella
Sala Comune?”.
C’erano molte cose che non riusciva a spiegarsi, o meglio,
che fossero
incoerenti con quella parte di sé che credeva in un Sirius
diverso. Se il
ragazzo non aveva voluto tenerle la mano un secondo di più,
per non rischiare
di farsi vedere dai suoi amici e il resto dei Grifondoro, non era stata
una
semplice confusione mentale. Lui non
voleva farsi vedere. Non voleva che le persone pensassero che
stessero
insieme. O forse aveva paura di dimostrare al mondo che per la prima
volta in
vita sua ci tenesse davvero a qualcuno? Tutti gli indizi erano contro
quest’ultimo pensiero. “Se mi avesse davvero
voluto, avrebbe già dovuto
dimostrarlo”. Le occasioni non erano mancate, come quella
mattina a Pozioni,
dove lui si era seduto al banco esattamente dietro al suo, con Remus. Non
aveva
fatto nulla per attirare la sua attenzione, neppure
all’uscita dalla classe,
quando lei aveva messo a posto tutti gli ingredienti con una lentezza
assurda,
solo per verificare se Sirius avrebbe fatto altrettanto,
cosicché si sarebbero
trovati soli all'uscita dell'aula. Ed infine eccolo
lì a fare lo stupido con quel
gruppo di ragazze francesi. Ne era quasi sicura: lui la stava
osservando.
Mentre parlava con loro gettava sguardi nella sua direzione. Cosa si
aspettava?
Era un modo per farla ingelosire o per farle capire che incominciava a
piacergli altre ragazze?
“L’amore
è una cosa strana” pensò un
po’ stizzita tra sé mentre cercava di
calmare la sua vivida gelosia.
_________________
-Toc
Toc-
Un
rumore fastidioso, simile a quello di un ramo che batte furiosamente
sul vetro
di una finestra, come scosso da turbini di vento e pioggia, risuonava
nel
dormitorio dove dormivano le ragazze rosso e oro.
-Toc
Toc-
Lily
non riusciva più a dormire. Si alzò dal letto e
scosse le tendine. Doveva
capire da dove provenisse quel rumore. Non era possibile che fosse un
ramo,
nessun albero era così alto da arrivare alla Torre di
Grifondoro! Poi, con sua
sorpresa, si accorse che non era l’unica ad essersi
svegliata. Al suono della
sua tendina, sia Alice che Carmen decisero di aprire le loro tendine,
ormai arrese
dall’idea di poter riavere il sonno. L’unica che
ancora dormiva beatamente era
Sarah.
-Come
vorrei essere Sarah in questo momento- disse sconsolata Carmen.
-Shhh,
guarda che la svegli se parli così-
l’avvertì Alice facendo segno di abbassare
la voce.
-Ma
chi? Sarah? Svegliarsi per il suono della mia voce? Io credo che
nemmeno le
cannonate possano svegliarla ora-
Lily
guardò verso la finestra da cui proveniva il rumore.
–Pensate che ci sia
qualcosa lì fuori?-
-Non
lo so, ma la cosa mi mette un po’ i brividi- rispose Alice.
-Per
me l’importante è riacquistare sonno, quindi se
volete, mi immolo io per la
patria e apro quella maledetta finestra- rispose Carmen.
Ma
Lily non attese un secondo di più –Alohomora-
Un
gufo grigio e grosso entrò lentamente nella stanza,
scrutò il buio e volò,
depositandosi sul comodino di Sarah.
-Che
ci fa un gufo a quest’ora della notte?- domandò
sbalordita Carmen
-Non
mi pare che i genitori di Sarah usino gufi per comunicare,
così come il resto
dei suoi parenti- disse pensierosa Lily.
-Credete
sia uno scherzo?- domandò preoccupata Alice.
-C’è
solo un modo per capirlo- le rispose Lily dopo un attimo di esitazione.
Si
avvicinò al gufo e gli sottrasse lentamente la lettera che
aveva legato alla
zampa. –Lo so che non dovremmo farci i fatti suoi ma Sarah
capirà. Per colpa di
questo Gufo non passeremo la notte a dormire-
Lily
ritornò al suo baldacchino mentre le sue amiche le si
avvicinarono in punta di
piedi. –Sembrano uno di quei gufi che la scuola mette a
disposizione agli
studenti- osservò Alice.
-Ma
no guarda, c’è un piccolo stendardo qui, ma non si
legge cosa ci sia scritto-
disse Carmen indicando un piccolo oggetto attorno al collo del Gufo.
-Ora
lo scopriremo- affermò Lily. -Revelo- e puntò la
bacchetta sulla lettera.
L’incantesimo
riuscì ad aprirla senza fare alcuno strappo. La piccola
pergamena rivelava una
calligrafia bella ed elegante, tutte le lettere avevano una forma
stretta e
lunga e, dal modo in cui erano state scritte, si notava la sicurezza di
chi le
aveva concepite.
“Cara Sarah, non ho molto sonno e mi chiedevo
se ti andrebbe di farmi compagnia. Ci vediamo in Sala Comune
tra mezz’ora. S.B.”
-S.B.?-
domandò Carmen assottigliando gli occhi per leggere meglio.
-Temo
che siano delle iniziali- rispose ancora più preoccupata
Alice. Carmen e Lily
la guardarono allarmate. – Non mi guardate così,
sapete anche voi che stanno
per Sirius Black-
_________________
Probabilmente
era stata un’idea sciocca, molto probabilmente lei non si
sarebbe mai svegliata
per quell’ora (le due di notte) e aspettarla sarebbe stato
ancora più stupido.
Oppure, forse, lei aveva letto il messaggio e non voleva scendere dal
dormitorio. Dopotutto come poteva non biasimarla? Lui non stava facendo
un bel
niente per lei, o almeno, era quello che dava a vedere. Dentro di
sé, Sirius
stava combattendo una lotta interiore: se fosse uscito con lei e avesse
scoperto che non gli dispiaceva affatto? E se, invece, non fosse andata
bene
cosa sarebbe successo dopo? Sapeva solo che non poteva andare avanti
con le
domande, poteva solo “buttarsi” e vedere come
andava, come gli aveva
consigliato Remus. Quella sera al dormitorio, James gli chiese ancora
se gli
piacesse Sarah ma lui continuava a negare. Persino Remus gli fece
notare che
continuava a non essere molto convincente. A quel punto
confessò che era molto
confuso e non sapeva cosa gli stesse succedendo.
-Felpato
non sei malato, si chiama “innamorarsi”- gli aveva
detto James ridendo.
Ma
lui non voleva innamorarsi. O meglio, voleva innamorarsi ma nello
stesso modo
con cui si era innamorato di Grace Pollipuff, una ragazza del sesto
anno di
Tassorosso, oppure di Olive Goodwitt, al quinto anno di Grifondoro o
persino di
Mandy Abrams con cui ogni tanto condivideva qualche notte. Quello per
lui era
l’unica cosa che sapeva di non riuscire a fare: stare con una
ragazza per più
di due mesi e impegnarsi seriamente, come se fosse un compito da
svolgere. Ma
stavolta era diverso. Sapeva che Sarah non era come tutte le altre, che
con lei
ci doveva andare piano. Era una ragazza timida, introversa…
un tipo come lui
l’avrebbe “rovinata”. Ma
perché allora voleva proprio lei? In fin dei conti non
la trovava così sveglia, o particolarmente intelligente o
completamente fuori
di testa come lui. Non era una ragazza che amava farsi notare o che
avesse una
forte personalità… perché proprio lei?
Non
smise di tormentarsi nemmeno un momento. Così decise di
alzarsi e fare
qualcosa. Prese al volo un bigliettino di carta, scrisse velocemente le
prime
parole che gli vennero in mente e legò il tutto a Herold, il
suo gufo.
E
se, al di là della timidezza, c’era qualcosa che
non aveva visto? Era possibile
che la mettesse troppo in soggezione mentre lei, in presenza di altri,
dimostrava
il suo vero carattere? L’unico modo per scoprirlo era
iniziare a conoscerla.
Conoscerla veramente.
È
sarebbe iniziato tutto da quella notte, se solo si fosse svegliata.
_________________
-Psss-
Poi
seguì una scossa.
-Psss-
Poi
ancora un’altra
-Psss,
oh basta! Sarah per favore svegliati!-
Una
voce lontana la chiamava… sembra quella di…
Sarah
si svegliò di soprassalto, spaventata e disorientata.
–Lily?- domandò incredula
verso la luce che l’accecava.
-Sì…ehm
scusa se ti abbiamo svegliato. Non volevamo, davvero- disse in tono
risentito.
-C’è
qualcosa che devi sapere… ora- disse un’altra voce.
-Carmen?-
-Ci
sono anch’io!- Squittì Alice.
-Mmm…
che succede? Sta andando a fuoco Hogwarts?-
-No,
direi di no- affermò Lily divertita.
-Bene,
allora buona notte-.
-Aspetta!- urlò Alice.
-Cosa
c’è? Cosa volete da me? Voglio solo dormire!- si
lamentò Sarah. Quando dormiva,
poteva essere anche molto lamentosa.
-Beh,
anche noi volevamo. Ma per colpa di questo gufo che ha un messaggio per
te, non
siamo più riuscite a dormire. Ci devi ore di sonno, cara!-
le disse in tono di
rammarico Carmen.
-Okay,
okay…COSA?- improvvisamente Sarah riacquistò un
po’ di lucidità mentale.
-Vuoi
che te lo ripetiamo?- dissero in coro le ragazze.
-Un
gufo?... Per me?... A quest’ora?- domandò
preoccupata.
-Precisamente-
rispose Carmen.
-Perché?-
-Ce
lo siamo domandate anche noi- le disse Alice.
-Okay…
fatemi vedere-
Lily
le indicò il comodino alla sua sinistra e vide che
c’era un grosso gufo grigio.
Legato alla sua zampa c’era una lettera. La prese lentamente
e, ancora scossa
dal sonno, lesse ciò che riportava tutto d’un
fiato.
-Ma
cos’è? Uno scherzo?-
-Dipende
da cosa intendi per scherzo: essere svegliate nel cuore della notte da
un gufo
che potrebbe aver sbagliato finestra oppure essere svegliate da un
idiota che
non riesce a dormire?- le domandò Carmen, cercando di
trattenersi dal ridere,
-Qui
dice S.B…. io non conosco nessuno che si firma per iniziali-
disse sulla
difensiva Sarah. –Siete proprio sicure che sia per me?-
-Il
gufo ha scelto te senza esitazione- disse Lily sbadigliando.
-Noi
pensavamo… cioè pensiamo che possa essere qualcuno che
conosci ad averti inviato quel
messaggio- le suggerì Alice. Non vedeva l’ora di
vedere il viso della sua amica
una volta che avesse scoperto chi fosse il mittente.
Sarah
ci pensò un attimo e disse –A meno che non sia
Sirius Black, io non ho idea di
chi possa essere-
Una folata di vento attraversò la stanza. O almeno parve.
Sarah
si voltò a guardare le sue amiche che la fissavano incredule.
-Non
pensate mica…? Ma no, non può essere- e si
sentì mancare il respiro.
-Perché
mai?- le domandò Carmen – Dopotutto non ci trovo
niente di male. Vuole stare con
te senza la presenza degli altri… così ti
può conoscere meglio, no?-
Sarah
non sembrava affatto convinta. Con tutti i momenti, proprio alle 3 di
notte
voleva vederla?
Dopo
averci riflettuto ancora un po’, si decise a scrutare nel
buio le sue amiche
per chiederle chi tra loro volesse accompagnarla giù, nella
Sala Comune.
-Non
ci pensare proprio. Devi andare da sola- disse con fermezza Carmen.
-Non
ti preoccupare, noi saremo qui ad aspettarti.- aggiunse Alice
dolcemente.
-E
se non ci fosse nessuno? E se fosse una trappola per uno scherzo?-
disse un po’
spaventata Sarah. Sapeva bene di cosa fosse capace Sirius.
-Appena
sentiamo anche solo un gridolino, scenderemo giù con le
bacchette- le disse
Lily, infondendole coraggio. –Avanti, facci sapere come
andrà- e con un sorriso
invitò la sua migliore amica a non farsi altri paranoie.
Un
attimo prima di scendere, Sarah guardò il suo aspetto allo
specchio e, dopo che
ebbe aggiustato alla meglio i capelli, scese nella Sala Comune da sola.
Con
passo lento e il cuore che le batteva a mille, arrivò nella
Sala immersa nel
buio. Solo il camino era accesso e il fuoco illuminava poco la zona
circostante. In un primo momento Sarah non vide nulla, poi scrutando
meglio gli
effetti prodotti dal focolare,
notò che
c’era una sagoma seduta ad una delle tre poltrone davanti il
camino.
Appena
varcò la soglia della Sala Comune, vide il corpo di Sirius
steso sul divano
della poltrona centrale. Dormiva. L’aveva aspettata
così a lungo che alla fine
si era appisolato.
Sarah
lo scrutò da dietro la poltrona laterale e si
sentì improvvisamente felice.
Finalmente poteva osservare il viso di Sirius senza che lui o altri la
notassero. Era così dannatamente bello e affascinante.
Sarah
si morse il labbro e pensò che forse era meglio
svegliarlo… prima o poi l’avrebbe
fatto. Gli si avvicinò sempre di più, tanto che
ad un certo punto riuscì a sentire
il suo respiro profondo e da contare i nei e le ciglia… Se
l’avesse baciato,
nessuno si sarebbe accorto di nulla. Poteva essere un segreto tutto
suo. Il suo
primo bacio con Sirius Black.
Ci
rifletté ancora un attimo e poi si decise: o ora o mai
più. Osservò le sue
labbra così perfette e si avvicinò
lentamente… Improvvisamente si accorse che
due occhi la stavano guardando. Sirius si era svegliato.
Spaventata
e con il cuore in gola, saltò dalla sua posizione e si
allontanò velocemente dalla
poltrona come se avesse appena visto un topo morto. Sbiancò
alla vista di
Sirius che sollevava la testa e si sgranchiva la schiena.
–Bene, bene… non ti
facevo così intrepida Williams- disse beffardo il ragazzo.
-Sarah…
mi chiamo Sarah- rispose dopo un minuto la giovane, che piano piano
stava riacquistando
un po’ di dignità.
-Sarah,
per caso mi stavi baciando?- domandò con non chalance il bel
Grifondoro.
-No-
urlò Sarah, come se l’avesse trovare a rubare.
-E
allora che ci faceva il tuo viso così vicino al mio?- la
canzonò Sirius.
-Io…
beh…Senti, non lo so. Me ne torno a dormire- La bella
brunetta di alzò
velocemente e si diresse dritta verso le scale dei Dormitori quando una
mano la
fermò.
-Lascia
che ti dia quello che ti stavi rubando da me senza il mio permesso-
disse
Sirius in tono seducente.
Sarah
non ebbe nemmeno il tempo di pensare o di replicare. Sirius la spinse
verso di
sé e la cinse la vita con un braccio, mentre con
l’altro le sollevò il mento e le
scostò la ciocca di capelli che le copriva il viso. Poi la
baciò. Un bacio
dolce, inteso, profondo. Inizialmente si trattò di un
delicato contatto bocca a
bocca, poi lentamente Sirius aveva insinuato la sua lingua nella bocca
di lei
e, sempre più profondamente e con più passione,
aveva continuato a baciarla. Per
Sarah quel bacio le sembrò durare una vita e quando si
staccarono si sentiva
completamente stordita, come se fosse ritornata da un’altra
dimensione e,
quando si rese conto di quello che era successo, si sentì
avvampare di calore…
Finalmente il suo primo bacio con Sirius Black. Era stato bellissimo,
esattamente come se l’era sempre immaginato. In confronto quello di Edgar non era stato niente. Questo sì che era un bacio degno di
essere ricordato.
Sentì
il suo cuore battere forte e notò solo dopo che la mano di
Sirius era ancora
appoggiata al suo mento. Lui la stava osservando. Era come
immobilizzato. O
meglio, era incantato.
_________________
Non
sapeva se era il sonno o la stanchezza, ma i suoi occhi stavano
osservando la
ragazza più bella che avesse mai visto. Non si era mai
accorto di quanto fosse
bella Sarah. Non l’aveva mai pensato prima ma ora ne era
più che sicuro.
Sembrò
passare un’eternità quando i due si resero conto
che erano ancora avvinghiati
l’uno all’altro. Sirius per primo si
scostò e Sarah, per paura che il bacio non
fosse piaciuto, si voltò a si diresse nuovamente verso le
scale del Dormitorio.
-Aspetta-
Sarah
si bloccò e nuovamente sentì il calore del corpo
del giovane dietro la sua
schiena.
-Non
ti ho invitata qui, stanotte, senza un motivo- continuò
deciso – Ti ho fatto
venire qui perché dovevo chiederti una cosa-
Sarah
si girò e, con tutta la forza che aveva in corpo, lo
guardò dritto negli occhi,
sperando che non notasse quanto fosse su di giri in quel momento.
Sirius, al
contrario, sembrava essere ritornato alla sua normalità. Ma la guardava negli
occhi con
una luce diversa.
–
Verresti al Ballo con me?-
|
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Capitolo 15 *** Ad ogni battito del cuore ***
Buonasera
a tutti... o meglio ancora buonanotte! xD Questo capitolo è
più romantico degli altri... ma sarà solo
l'inizio di tanti altri! Nel prossimi ci saranno tanti eventi che
metteranno a dura prova l'animo malandrino di Sirius Black! Aspetto,
prima o poi, una vostra recensione cercando di capire cosa vi piace o
cosa non vi piace della mi storia! Ogni suggerimento o critica
è sempre ben gradito :)
Buona
lettura! Shary90
14
Ad
ogni battito del cuore
Come
si aspettava, Sarah non ritrovò le sue amiche ad aspettarla
sveglie. Anzi, dormivano
beatamente, ognuna nei propri letti. Ma lei non sarebbe riuscita a
dormire, era
decisamente troppo su di giri per
farlo e,
dentro di sé, sentiva un vortice di emozioni che si era
completamente
impossessato del suo corpo e della sua mente, almeno quel tanto che
bastava per
non prendere sonno. Cosa non avrebbe fatto per svegliare una delle sue
amiche e
dirle tutto! Ma dopo il fracasso che aveva creato inconsapevolmente
quel
malandrino di Sirius, sapeva che non era il caso di svegliarle
nuovamente. Probabilmente
l’avrebbero gettata fuori dalla finestra, quindi tanto valeva
aspettare l’alba
e vedere cosa avrebbero detto. Nel frattempo, avrebbe provato a
dormire, in un
modo o nell’altro, ignorando i battiti ancora forti del suo
cuore.
_________________
-
Ehi Lily-
Erano
le 8.30 e ancora nessuna di loro si era alzata.
-Carmen-
Sarah
provò a punzecchiare la compagna con l’indice
della mano ma non sembrava dare
segni di vita. Si diresse allora verso Alice.
-Alice-
Niente.
Aveva provato di tutto: a scuoterla, era saltata sul suo letto, aveva
volontariamente parlato a voce alta al suo orecchio, ma niente. Non
contenta,
però, aveva aperto le tendine di tutti i letti e aveva
spalancato tutte le finestre,
in modo che la luce riempisse completamente la stanza. Nonostante
ciò, le sue
amiche continuavano a dormire. Certo, che doveva essere stato proprio
un brutto
colpo essersi svegliate di notte.
Improvvisamente
si ricordò della radio che Alice accendeva ogni tanto. La
trovò sotto al letto
dell’amica. L’accese e alzò il volume
sempre più alto…
-Aaaaaah!-
si svegliò spaventata Alice.
-Cosa
è stato?- domandò sconvolta Carmen.
Anche
Lily si svegliò di soprassalto guardando in tutte le
direzioni, come se si
aspettasse di vedere un Troll spuntare da sotto il letto.
-Finalmente
siete sveglie! Tra mezz’ora iniziano le lezioni, vi conviene
alzarvi- urlò
sprizzante di gioia Sarah.
-COOOOOOSSSSSAAAAAAA?????-
Lily si alzò velocemente, inciampò sulle sue
stesse lenzuola e corse in bagno a
prepararsi. Carmen e Alice ebbero un attimo di esitazione, quasi
pensassero che
Sarah stesse scherzando e poi, come punte da vespe, si prepararono alla
velocità della luce.
-Devo
mangiare assolutamente qualcosa- brontolò Carmen mentre
scendevano velocemente
i gradini. Arrivarono in Sala Grande giusto in tempo per una breve
colazione.
-Allora…
come è andata ieri sera?- domandò Lily, fingendo
poco interesse mentre
imburrava velocemente un fetta di pane.
Sarah
non sapeva da dove iniziare ma era chiaro a tutte che fosse di buon
umore per
un motivo che faceva ben sperare in qualcosa di positivo.
-Beh…-
disse incerta, non sapeva da dove iniziare.
-Aspetta,
abbiamo poco tempo e io voglio sapere tutto nei minimi dettagli- la
interruppe
Carmen mentre masticava un cornetto. –Possiamo parlarne dopo?-
Sarah
si voltò ad osservare l’amica e per poco non le
scoppio a ridere in faccia:
Carmen stava quasi affogando nel vano tentativo di parlare e mangiare
contemporaneamente. –Certo- le disse
dandole delle grosse pacche dietro alle spalle, aiutandola ad ingoiare.
Così,
dopo la fugace colazione, le ragazze si incamminarono insieme per la
lezioni di
Aritmazia e Difesa contro le Arti Oscure.
_________________
-Ogni
giorno di più odio questa materia- si lamentò
Alice –Perché esistono le arti
oscure?-
-Io
le trovo interessanti-
Le
tre amiche guardarono stranite Sarah.
-Che
c’è? È emozionante sapersi difendere
dal male-
-Strano,
ti piace tanto la materia ma durante tutta la lezione sembrava stessi
su un
altro pianeta- la punzecchiò Lily.
Sarah
fece finta di non aver sentito ma il colorito che prese il suo viso
suggeriva
ben altro.
-Avanti,
adesso puoi finalmente dirci cosa è successo- le disse
dolcemente Lily
facendole il solletico.
-Va
bene, va bene, basta che la smetti- tentò di risponderle in
preda alle risate.
Il
racconto si rivelò ben presto molto lungo (Sarah amava
descrivere nei dettagli)
e quando ebbe finalmente concluso, erano ormai arrivare alla Sala
Grande.
-…
e poi mi ha chiesto se volessi andare al Ballo con lui-
–Oh,
avanti. Dicci subito cosa gli hai risposto!- Carmen era in preda
all’eccitazione.
Aveva divorato ogni singola parola della sua storia e, per la prima
volta da
quando la conosceva, vedeva una nota di soddisfazione nelle sue parole.
Come se
il tutto fosse avvenuto per merito suo. –L’ho fatto
stare sulle spine per un
po’ e… poi ho detto di sì!- disse Sarah
con un sorriso a 32 denti. Il suo viso
era illuminato da un “non so chè” e i
suoi occhi mostravano senza paura una
felicità che non aveva mai provato prima.
In
quello stesso momento le ragazze avevano appena trovato posto. Tutte
tranne
Lily che, riluttante e molto sconsolata, si era diretta verso
un’altra
direzione non molto lontana dalle amiche… Le
ragazze rimasero perplesse scrutandola da
lontano e chiedendosi che le fosse preso tutt’ad un tratto.
Appena
Lily si parò di fronte ai Malandrini, Sarah ebbe il brutto
presentimento che volesse
picchiare Sirius. Ma, contrariamente alla sua aspettativa,
l’amica fece ben altro.
-Potter,
devo parlarti- disse la bella rossa con un tono che non ammetteva
repliche.
James sollevò il capo dal suo piatto e la guardò
poco convinto. –Cosa ho fatto
stavolta?- domandò più a sé stesso che
ai suoi amici. Ma anche loro erano sorpresi
quanto lui: non avevano la più pallida idea.
-Forse,
Ramoso, il solo fatto che respiri le da ancora la
nausea- aveva suggerito Sirius imitando la voce di Lily.
-Diciamo…
ma non è per questo che sono qui- continuò
accigliata Lily. –Alzati e vieni con
me Potter, non mi far perdere altro tempo-
James
non esitò un secondo di più, si
scompigliò i capelli già disordinati, si
alzò
con eleganza dal suo posto e le venne accanto senza fiatare ma con un
bel
ghigno stampato in faccia. Le ragazze rimasero in ascolto ma la scena
risultava
molto confusa da lontano: Lily aveva preso James per un polso e lo
aveva trascinato
lontano da tutto e tutti. Gli disse qualcosa all’orecchio,
qualcosa per cui
James dapprima rimase a bocca aperta, e poi le sue labbra disegnarono
un bel sorriso.
Sarah non era molto brava con il labiale ma Alice fece il lavoro sporco
per lei
–Ha accettato-
Sarah
era ancora confusa e si voltò a guardare le sue due amiche,
divorata dalla
curiosità –Ha accettato cosa?- E a quel punto fu
chiaro a tutti di cosa Alice stesse
parlando, perché James subito dopo urlò
–Sapevo Evans, che prima o poi avresti
ceduto!-
_________________
-Una
promessa, è una promessa. Ma giuro che la prossima volta non
mi farò fregare-
affermò piuttosto stizzita Lily. Aveva appena chiesto al
ragazzo che lei
riteneva essere il più idiota di Hogwarts di andare al Ballo
con lei, o come
sottolineava, gli aveva detto che accettava tutti gli inviti che gli
aveva
fatto in passato.
-E
dire che mi sono comprata un bellissimo abito… per metterlo
con un tipo del genere.
Che spreco!- borbottò.
-Dai
Lily non ti è andata tanto male- la consolò Sarah
– James è molto meglio di
quello che pensi-
-Sì,
me lo hai già spiegato ma a me continua a non piacere. Che
vuoi farci, sarà un
fatto “di sensazioni”-
-Beh,
vedila così: a te piace Remus eppure lui è un suo
amico, il che vuol dire che
qualcosa ci buono deve averlo trovato in lui- obiettò Sarah.
-Sì
certo, ma sarà qualcosa nascosto nel profondo del suo
essere- commentò Lily. Il
solo pensiero di andare al Ballo con James Potter le dava davvero la
nausea.
-Ti
prego, cambiamo discorso- la implorò.
Le
due amiche erano dirette al parco. Visto la bella giornata, avevano
deciso di
studiare all’aria aperta. Mentre erano dirette al Lago, non
si resero conto di
essere inseguite. Severus aveva scorto Lily, e lontano da tutti i
Serpeverde, voleva
cogliere quell’occasione che aspettava da un anno: poter
parlare con Lily e
chiederle scusa. Tuttavia, quando ormai la stava per raggiungere, si
accorse
che nella direzione opposta c’erano i Malandrini e
preferì non affrontarli.
Sarebbe stato ancora più difficile e forse un po’
umiliante tentare di parlare
con Lily in loro presenza.
Mentre
Severus tornava indietro, Sirius lo adocchiò da lontano ma
non ebbe il tempo di
schernirlo come faceva sempre perché
qualcos’altro, o meglio qualcun altro,
aveva catturato la sua attenzione. Poco distante da lui, camminava una
figura
che solo la sera prima aveva capito di trovarla splendida. Sarah, in
compagnia
di Lily, procedeva verso la loro direzione. James percepì
uno strano
cambiamento nel comportamento dell’amico e, quando vide
Sarah, intuì subito il
motivo. –Bene, bene, Felpato ci devi rendere atto di
qualcosa?- lo stuzzicò
James.
-Eh?-
domandò Sirius colto alla sprovvista.
-Oooooh
Felpato è innamoratoooooo- urlò James cingendogli
la spalla e grattandogli il
capo con la mano –Il nostro bel cagnolone ha trovato
l’amore della sua vita-.
-Dai
Ramoso, lasciami! Altrimenti ti lecco!- lo minacciò Sirius.
–
Non ti preoccupare! Lascio volentieri a Sarah scoprire il gusto delle
tue
disgustose leccate...- e gli fece l’occhiolino -
però dopo tieniti libero che
dobbiamo escogitare qualche scherzo per il Ballo- aggiunse con gli
occhi che
gli brillavano.
-Ovvio
Ramoso, come potrei abbandonare un progetto del genere!-
esultò altrettanto
eccitato Sirius, dimenticandosi per un momento di Sarah.
-Quale
progetto?- domandò inarcando un sopracciglio Remus.
-Naaaah
niente di che Lunastorta. Saggio di Storia della Magia- disse vagamente
James.
-Certo,
chi vi crede- disse Remus sforzandosi di non ridere.
-Saggio?
Posso unirmi anch’io? Non ho capito molto bene
l’ultima lezione di Storia della
Magia…- squittì nervoso Peter.
-Certo
Codaliscia, se dormi è normale che non capisci-
osservò Sirius schernendolo –Se
penso a quanto russavi l’ultima volta…per poco non
ci rimettevo l’udito-
-ahah-
replicò sarcastico il piccolo Grifondoro.
-Com’è
che sei sempre indietro, eh Codaliscia?- domandò preoccupato
James –Per caso
hai bevuto qualche pozione che ti ha rallentato la memoria?-
-Smettetela
di scherzare- disse Remus con tono di rimprovero, mettendo fine alle
burla di
James e Sirius.
-Oh,
avanti! Ma lo prendiamo solo un po’ in giro!-
protestò Sirius.
-Beh,
non siete sempre simpatici- ribatté Codaliscia che si
rabbuiò non poco.
James
gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli
–Ricordati amico: sei e sarai sempre
uno di noi!-
Peter
si illuminò e saltellò per la
felicità. Di fronte a tale visione tutti e tre i
Malandrini si piegarono in due dalle risate.
Ormai
le ragazze erano vicine, così Sirius colse
quell’attimo di distrazione
malandrina per raggiungere Sarah. La ragazza, come tutte le sue
compagne,
portava la divisa e il mantello con lo stemma di Grifondoro.
Benché ci fosse il
sole, portava ancora la sciarpa al collo, anche se molto allentata, che
le
faceva risaltare il colore castano dei suoi capelli e dei suoi occhi,
che
Sirius trovava particolarmente magnetici.
_________________
Mentre
si prestavano a raggiungere le altre al Lago, Sarah si domandava cosa
stesse
facendo Sirius in quel momento. La notte prima era stata decisamente
magica.
Ricordava tutto nei minimi dettagli, come se avesse la mente
costantemente
incastrata sul tasto “replay”.
Proprio
mentre sognava ad occhi aperti, notò con una stretta al
cuore, che il suo “lui”
stava semplicemente al di là del porticato con i suoi amici
di sempre,
camminando nel senso opposto alla loro direzione. Si sarebbero
incontrati. Il
cuore incominciò a batterle forte e cercò di non
dare troppo nell’occhio la sua
emozione. Tentò di controllarsi e dare
l’impressione di essere assolutamente
tranquilla e spontanea, soprattutto perché al suo fianco
c’era Lily che, al
contrario, non avrebbe gradito l’incontro.
Dopo
quella notte, Sarah e Sirius non avevano ancora trovato il tempo di
parlarsi ma
quella mattina a colazione l’aveva visto con la coda
dell’occhio che si
dirigeva alle lezioni con gli altri Malandrini oppure, durante le
lezioni che
seguirono, lo beccò più di una volta che la
fissava. Ogni volta che incrociava
il suo sguardo si sentiva avvampare le guance e il suo cuore non faceva
altro
che pomparle negli orecchi.
Ed
ora eccolo lì, chissà se si era accorto di lei.
Benché
ci fosse molta gente in giro, persino Lily notò il famoso
gruppetto di Hogwarts
a pochi passi da lei e Sarah. Anche se avesse tentato di cambiare
strada, cosa
sarebbe mai potuto cambiare? Ormai il peggio era passato e poi, si
ricordò suo
malgrado, non valeva più la pena di scappare per ben due
ragionevoli motivi: 1)
ormai avrebbe fatto bene ad abituarsi alla presenza di James, dato che
al Ballo
avrebbero trascorso molto tempo insieme e 2) era consapevole che
l’amica non
vedeva l’ora di rivedere Sirius. Con che coraggio
l’avrebbe obbligata ad
evitarlo come la peste bubbonica?
Quando
era ormai inevitabile lo scontro, Sarah si sentì chiamare da
una voce ormai
familiare…
-Ehilà-
le bloccò Sirius frontalmente. –Che fate di
bello?-
-Visto
il bel tempo andiamo al Lago- disse prontamente Sarah, sperando che
loro
cambiassero direzione e venissero con lei e Lily.
-Al
Lago eh? Non ve lo consiglio- disse assumendo un tono seducente -Ci
sono così
tante persone che non è rimasto più nessuno posto
per restare un po’
tranquilli…- poi notò che entrambe le ragazze
avevano la borsa dei libri.
–Andate lì per studiare?- domandò poi
accigliato.
-Beh…
sì…. certo- risposte un po’ titubante
Sarah. Era da sfigati andare a studiare
con quella bella giornata di sole?
-Beh,
allora vi auguro buona fortuna- rispose un po’ deluso Sirius.
-È
davvero così tragico come fai credere?- domandò
Lily, disturbandolo dai suoi
pensieri. Sirius rimase incredulo: Lily Evans gli stava parlando senza
urlargli
in faccia.
Alzò
le braccia e con un vago gesto delle mani le fece segno della
quantità di
persone che si aggiravano tra loro in quel momento. –Non vedi
Evans? Già qui
siamo sommersi di francesi, figurati al Lago-.
Sarah
vide Lily pensierosa. Si domandò se effettivamente Carmen e
Alice stessero
studiando ma, conoscendole bene, entrambe si erano sicuramente trovate
qualcos’altro da fare.
-Forse
è meglio se andiamo…- ma Lily venne interrotta da
James che, nel frattempo, si
era spettinato i capelli aspettando il tanto atteso momento di entrare
in
scena.
-Evans…
che bello rivederti. Non ti è bastato vedermi stamattina?-
domandò ammiccando
verso di lei che nel
frattempo lo
guardava un po’ disgustata.
-Cosa
ti fa pensare che sia qui per te? Guarda che è stato il tuo
amichetto a
fermarci!- sbottò la rossa.
-Sai
Evans, se non fossi così saccente ogni volta potresti
scoprire che sono molto
meglio di quello che immagini…- affermò James
esasperato –Sai, noi stiamo
andando proprio in un posto adatto allo studio… ma che
conosciamo solo noi-
disse beffardo.
-Esatto,
quindi se vuoi venire con noi devi abbassare decisamente la cresta- gli
fece
eco Sirius.
-Non
ci interessa! È vero che non ci interessa?-
sbraitò Lily voltandosi a guardare
l’amica. Ma Sarah si ammutolì, non sapeva cosa
dire. Se avesse detto di no,
avrebbe rasserenato Lily ma (con molte probabilità)
sarebbero andate al Lago e
alla fine non avrebbero concluso granché. E con ogni
probabilità si sarebbe
agognata l’anima per non essere andata via con Sirius. Se
avesse detto di sì,
avrebbe deluso l’amica ma (forse) sarebbero riuscite a
studiare. E lei aveva un
disperato bisogno di completare quei dannati compiti. Lily aveva la
stessa
necessità, ma solo perché il dovere di Prefetto
le portava via molto tempo.
Sarah, invece, le bastava il Quidditch e la poca voglia di studiare per
arrivare a finire i compiti sempre all’ultimo momento. Lily
era per lei
l’esempio di studentessa perfetta: riusciva a fare tutto,
persino a dormire e
svegliarsi negli orari giusti! Sarah, al confronto, era un disastro:
era lenta
a studiare e ci impiegava spesso molto tempo per capire appieno gli
argomenti.
Lily, però, l’aiutava come poteva. Anzi, a volte
era stata lei stessa a
terminarli per lei. (ottenendo, ingiustamente, voti molto alti).
Non
durò a lungo il silenzio, perché Lily conosceva
Sarah come le sue tasche e
glielo si leggeva in faccia che il suo desiderio fosse quello di andare
via con
i Malandrini.
-È
va bene, veniamo con voi- concluse arrendendosi.
-Non
so Felpato, secondo te sono degne di entrare nel nostro posto segreto?-
chiese
James all’orecchio di Sirius fingendo di non farsi sentire.
-Oh
al diavolo Potter!- gridò Lily. Prese Sarah per la manica e
stava per superarli
quando stavolta fu Remus a bloccarla.
-Lo
so che a volte sono insopportabili- disse indicando con un gesto i suoi
due
amici – ma ti posso assicurare che su una cosa hanno ragione:
è un posto che
conosciamo solo noi ed è perfetto per studiare-. Lily
l’osservò per qualche
minuto e, prima che potesse ribattere, il ragazzo aggiunse con un
sorriso –fatelo
per me- indicando la sua borsa, altrettanto piena di libri. Un sorriso
dolce e
gentile. E per questo Lily cedette.
-Basta
che mi tieni lontano Potter- sussurrò all’orecchio
del Licantropo. Lui rise e
le rispose –Non posso fare miracoli-
_________________
Era
un piccolo giardinetto che non avevano mai visto in vita loro. Sei anni
e
ancora non conoscevano il castello alla perfezione. -Hogwarts
è molto di più di
quello che le mura lasciano apparentemente mostrare- stava raccontando
Remus a
Lily quando vi giunsero. Sirius, invece, nell’imbarazzo di
essere preso in giro
da James, non si era avvicinato a Sarah che, colta dallo stesso
imbarazzo,
aveva iniziato a discutere con James di Quidditch.
-Secondo
me li batteremo i Serpeverde- stava dicendo il bel moro con gli
occhiali. –non
abbiamo mai perso-
-Mai
dire mai- lo aveva interrotto sconsolata Sarah –Ho sentito
che hanno un nuovo
cercatore-
-Davvero?
Chi è?- domandò perplesso Sirius, aggregandosi
finalmente alla conversazione.
-Non
l’abbiamo ancora capito- rispose Sarah sorpresa di vederlo
così curioso.
-Secondo
me è una farsa. Non possono avere un altro Cercatore,
altrimenti l’avremmo già
visto- constatò con sicurezza James.
-Beh,
se ricordi bene, Curley non ha fatto un bella
fine l'ultima volta… se ho capito bene,
questo ragazzo è entrato come sua sostituzione e poi
è stato preso definitivamente.
Probabilmente è molto più bravo-
-È
un lui?- chiese Sirius senza esitazione.
-Così
dicono le voci- rispose un po’ annoiato James. –Ma
bado alla ciance, siamo
finalmente arrivati!- gridò pieno di entusiasmo, mettendo le
mani sulla testa
di una scultura di un Troll e inclinandolo a 180°.
-Potter,
sei impazzito?! Così romperai…- ma Lily non
finì di parlare perché rimase di
stucco quando vide che la statua non solo non si era rotta ma aveva
aperto un
varco di mattoni nel muro.
Il
giardino era piccolo ma molto accogliente e silenzioso.
C’erano diverse piante
di diversi colori e, al centro, sorgeva un salice piangente.
-Mi
sono sempre piaciuti i Salici Piangenti- disse Sarah a bocca aperta.
Non sapeva
nemmeno lei perché ma ogni volta restava incantata quando ne
scovava uno.
Quelle foglie che andavano verso il basso, anziché verso
l’alto; quella
naturale inclinazione del tronco che, grosso, si ergeva in tutta la sua
grandezza, per poi, timido, abbassare il suo sguardo sulle solide
radici che
spuntavano come grossi serpenti dalla terra.
Tutto
di quel posto faceva credere di essere fuori dal tempo, quasi come se
il luogo
non fosse mai stato contaminato. Effettivamente se i ragazzi non ne
avessero
mai condiviso l’esistenza, Sarah dubitava che qualcun altro
conoscesse quello
stesso posto.
James,
Sirius e Peter si distesero sull’erba soffice mentre Lily,
Sarah e Remus si
sistemarono intorno al tronco del salice. La scena sembrava alquanto
surreale
se si pensava che per la prima volta in vita loro i Malandrini e una
parte delle
ragazze del loro stesso anno e della stessa casa stavano passando del
tempo
libero insieme. Sirius, che era al centro della piccola combriccola,
sollevò le
braccia che aveva incrociato dietro la testa, e alzò il
mento quel tanto per
riuscire a squadrare la ragazza che ormai era entrata nella sua testa.
Era una
sensazione strana, non riusciva a pensare ad altro, sentiva che il
cuore gli
pulsava velocemente e sarebbe stato in grado di passare tutto il tempo
a
guardarla, se solo il suo migliore amico non se ne fosse chiaramente
accorto.
-Sai
Felpato, non è male- disse mentre osservava attentamente il
volto dell’amico –e
non ti azzardare a dirmi che non stai di chi sto parlando- aggiunse con
tono di
accusa.
-Vedi
Ramoso, non sarà male ma non è decisamente la
ragazza per me-
-Perché
mai? Io vi vedo bene insieme-
Sirius
si voltò a guardarlo sorpreso –Sei impazzito? Non
vedi quanto siamo diversi?-
-Non
siete così diversi- rispose James tranquillo.
-Ah
illuminami, cosa ci accomunerebbe?- domandò sarcastico
Sirius.
-Testardi.
Siete entrambi molto testardi. E vi trovate attraenti. Questo spiega
tante cose-
-Ho
avuto ragazze più belle di lei- affermò Sirius.
James
inarcò un sopracciglio –A dire la
verità, Felpato, le tue conquiste non le ho
mai trovate particolarmente interessanti- poi fece un cenno verso Sarah
– Lei è
mille volte meglio-
-Perché
mi dici questo?- domandò ancora incredulo Sirius –
Pensavo che non mi volessi
con lei-
-Ti
sbagli: non volevo che la facessi soffrire. Ma vedo che, invece, te ne
importa.
Eccome che te ne importa!-
-Ah
si? E da cosa lo dedurresti?- disse Sirius sfidandolo.
-Se
davvero non ci tenevi a quest’ora l’avevi
già avuta e lasciata- gli rispose
James senza troppi giri di parole, anzi come se avesse detto una cosa
piuttosto
banale. E aggiunse – Ah. E ovviamente non ti saresti degnato
di svegliarti alle
2 di notte solo per vederla-
-Vai
al diavolo Ramoso!- urlò gettandosi su di lui.
-Eddai
Felpato che male c’è ad avere una cotta!- disse
ridendo James, cercando di
scrollarsi di dosso l’amico –Comunque passiamo ad
un argomento più interessante…-
continuò mettendosi a sedere e
scompigliandosi i capelli – Cosa facciamo al Ballo?-
A
quella domanda sul vito dell’amico comparve un bel
sorrisetto. Era ben lieto di
cambiare argomento –Che ne dici se facciamo qualcosa di
strepitoso che resterà
per sempre nella storia di Hogwarts?-
_________________
Sarah
aveva tentato di concentrarsi completamente sullo studio ma le
risultò più
difficile di quanto immaginasse. Sirius era lì, a pochi
passi da lei. Era
disteso sull’erba, gli occhi chiusi e un viso completamente
rilassato e baciato
dal sole. Si chiedeva se lui si fosse accorto che qualcuno lo stesse
osservando.
Ed infatti si svegliò poco dopo: appoggiò i
gomiti sull’erba e si guardò intorno
col fare annoiato, come se qualcosa gli avesse dato improvvisamente
fastidio.
Sarah colse l’occasione per mettersi a studiare. Non poteva
far vedere che non
faceva altro che guardarlo. Dopo una mezz’oretta circa si
stancò e gettò nuovamente
lo sguardo in direzione di Sirius che, nel frattempo, stava discutendo
animatamente con James. “Sicuramente stanno organizzando
qualche stupido guaio
da fare al Ballo” pensò Sarah un po’
scocciata. Visualizzò un punto fisso e
senza nemmeno rendersene conto, si addormentò con il libro
aperto e la piuma
ancora nella mano.
-Qualcosa
mi dice che questo brano sulle Rune Antiche non doveva essere molto
interessante- udì qualcuno parlare nella sua testa. Stava
sognando?
-Smettila
Potter, così le dai solo fastidio- si aggiunse una voce.
-Beh,
si è fatto tardi. Ragazzi voi andate, mi occupo io di lei-
spuntò dal nulla
ancora un’altra voce.
-Secondo
te Black, io sono così sciocca da lasciare la mia amica
nelle tue mani?- stava
dicendo la seconda voce.
-Bene
Evans, suppongo che la porti tu in braccio in Sala Comune, giusto?- le
risposte
in tono di accusa la terza voce.
Si
udì un percettibile sospiro e la seconda voce rispose
rassegnata – Va bene, ma
guai a te se le fai qualcosa-
Poi
sentì dei passi allontanarsi e svanire nel nulla. Che stava
succedendo nella
sua testa?
Infine
percepì ancora un ultimo suono prima di dimenticare ogni
cosa –Bene Williams,
siamo finalmente soli-
_________________
Quando
si svegliò era già buio, la notte aveva oscurato
ogni cosa, ogni colore. Quello
che sembrava un paesaggio incantato solo quella mattina, ora era
diventato un
luogo spettrale. Tuttavia, il suono di grilli e la presenta di
piccolissime
luci, le lucciole, facevano sì che in quel posto ci fosse
ancora un minimo di
calore. Sarah si guardò attorno scombussolata, non
c’era nessuno oltre lei. Aveva
una coperta che la teneva calda, ma non era la sua, sebbene avesse
un’aria
familiare. Che ci faceva lì? Come faceva a tornare al
Dormitorio? Poi piano
piano le si affievolì la memoria e riconobbe ben presto il
luogo in cui si
trovava. Ma perché Lily l’aveva lasciata sola?
Poi, all’improvviso, udì
qualcosa, un suono quasi impercettibile. Poteva essere stato il vento,
le
foglie, qualche insetto. Eppure Sarah sentiva che doveva essere
qualcosa di
umano. Un po’ eccitata e un po’ spaventata, si
accinse ad alzarsi e a camminare
con passi lenti e silenziosi verso il lato opposto al tronco.
Lì,
disteso a dormire, c’era Sirius Black.
_________________
Una
volta che i ragazzi se ne andarono con la bella rossa, Sirius era quasi
sicuro
di voler portare in braccio Sarah. Ma guardando le sue dimensioni e
quella dei
libri che aveva portato con sé, si decise che fosse meglio
attendere. Poteva
darsi che si sarebbe svegliata di lì a poco. In ogni caso
anche lui percepiva
una certa stanchezza, quindi prese la coperta che aveva con
sé e si mise
accanto alla giovane. Poi pensò che non fosse il caso di
starle così vicino. Se Lily lo avesse trovato così vicino all'amica lo avrebbe di certo ammazzato. Non che la rossa sarebbe
venuta a
controllare… ma non si sapeva mai. Si allontanò
di qualche passo fino ad
arrivare al lato opposto del tronco. Così di certo non si
sarebbe potuto
sentire in colpa. Mentre pensava allo scherzo che aveva progettato con
James,
si rese conto che iniziava a fare decisamente freddo. Si
alzò senza esitazione con
un solo pensiero fisso: quello di coprire Sarah dal freddo. Dopo che
ebbe
sistemato la coperta si ritrovò a pensare, ormai rassegnato,
che forse il suo
migliore amico non aveva così torto. Si stava innamorando.
Era lì al freddo per
non fare nulla di ché, non era con i suoi amici e non era a
letto con una
ragazza. Eppure per lui andava benissimo così, non sentiva
di volere niente di
diverso.
Quando
razionalizzò i suoi pensieri, si allontanò rapido
dalla figura dormiente per rioccupare
il suo posto dietro di lei. Non voleva innamorarsi. Non voleva finire
come
tutti quei ragazzi che pensano solo alle loro fidanzate o progettano la
loro
vita solo in funzione della loro “dolce
metà”. Dolce metà un corno! Lui non
avrebbe mai ceduto. La sua vita era con i Malandrini e con nessun
altro. E poi
non era nemmeno il tipo da fidanzamento. Sì, ci sapeva fare
con le ragazze, ma
solo nella fase di conquista iniziale e a letto. Per il resto era una
frena. Se
c’era una cosa che non sapeva assolutamente fare era
comportarsi da fidanzato,
non che si fosse mai creata al situazione. Lui d’altronde
aveva sempre evitato
di finirci dentro e, quando usciva con una ragazza, sapeva benissimo
che non
sarebbe durata a lungo. Ma Sarah come l’avrebbe presa quando
lui l’avrebbe
scaricata? Sarebbe tornato tutto come prima?
Al
solo pensiero, il giovane sentì una fitta al cuore e
capì che forse, in cuor
suo, non era per Sarah che era tanto preoccupata. Era per sé
stesso. Se lui
avrebbe permesso che lei se ne andasse, non se lo sarebbe perdonato
facilmente.
In fondo provare a stare con lei non doveva essere tanto male. Forse,
per una
volta tanto, poteva lasciarsi andare con una ragazza. Molto
probabilmente
nemmeno lei era in grado di stare in una relazione di lunga durata
quindi si
sarebbero lasciati in ogni caso. Effettivamente, riflettendoci, Sirius
si
domandò se avesse mai visto la ragazza in compagnia di
qualche figura maschile
ma, eccetto Edgar negli ultimi mesi, non gli veniva in mente nessuno.
Beh, in
fin dei conti non l’aveva mai notata veramente. Poteva
esserci stato qualcuno e
lui non se n’era nemmeno accorto. Ma in fondo quanto gli
importava veramente un
suo presunto ex? Ora era sua e non l’avrebbe lasciata a
nessuno. Si sarebbe
dato una possibilità.
Mentre
rimuginava su questi pensieri non si accorse di essere entrato in uno
stato di
dormiveglia e, in poco tempo, si addormentò anche lui.
Passarono
due ore prima che uno dei due si svegliasse.
-Sirius-
Sarah si sorprese a scoprire che era già la quarta volta
nello stesso giorno che
provava a svegliare qualcuno.
Provò
a scuoterlo sempre più forte ma non sembrava servisse a
molto. Sirius dormiva
profondamente. Poi percepì un bisbiglio e si rese conto che
Sirius stava
tremando dal freddo. Corse a prendere la coperta e cercò di
riscaldare meglio
che poté il ragazzo. Si ricordò di un incantesimo
e mentre bruciava alcuni rami
che fecero da focolare, si rese conto della situazione strana in cui si
trovava. Non si era mai presa cura di un ragazzo, né
tantomeno di Sirius Black.
Il
ragazzo si svegliò poco dopo e si voltò a
guardarla –Bene, vedo che ti sei
svegliata- disse sarcastico.
-Vedo
che ti sei addormentato anche tu- gli fece eco Sarah, con lo stesso
tono
sarcastico.
Sirius
sorrise, si tolse la coperta e si avvicinò a Sarah. Prese di
nuovo la soffice
stoffa e la posizionò in modo da coprire entrambi. Non si
era reso conto che,
facendo così, aveva tolto il fiato alla sua compagna.
Sarah
aveva il cuore che batteva a mille. Avrebbe potuto saltare dalla felicità come una bambina che aveva finalmente ricevuto un palloncino.
Era
così dannatamente affascinante… e così
sexy. Perché non poteva semplicemente
odiarlo come faceva Lily con James? Poi le venne in mente che ora la
sua
migliore amica andava al ballo con lui. Forse le cose sarebbero
cambiate anche
per lei.
-Sai
Sarah… credo tu ti debba abituare- disse divertito Sirius
guardandola negli
occhi.
Sarah
arrossì vistosamente –Ehm… di cosa?- Le
aveva per caso letto nella mente?
-A
me. Ti devi abituare a me- rispose dolcemente Sirius. Poi, con
un’espressione
rassegnata, aggiunse –Ho come l’impressione che tu
mi rovinerai la vita-
Così
facendo portò la sua mano, ancora libera, sul mento di lei e
si protesse per
baciarla. Entrambi, infreddoliti dal tempo ma scaldati dal corpo
dell’altro,
erano in preda ai battiti dei loro cuori che non smettevano di battere
forte.
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Capitolo 16 *** Il Ballo ***
capitolo 15
Buonasera
a tutti!
Innanzitutto,
grazie mille per le recensioni ricevute,
mi hanno fatto davvero molto piacere! Ogni volta che leggo un vostro
commento,
mi spingete a scrivere e a dare di più. Vi ringrazio davvero
tanto!
Secondo,
ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo
perché volevo sviluppare il più
possibile l'intreccio di emozioni
interiori che provano i due protagonisti. La storia si fa di volta in
volta più
complessa, quindi è giusto dargli più
peso.
Terzo,
alla fine del capitolo troverete delle immagini
da cui ho preso ispirazione per la scenografia del Ballo. Le ho messe
in fondo perché
voglio lasciare spazio alla vostra immaginazione. Poi potrete vedere se
combaciano con la miaJ
Allo
stesso modo, troverete anche delle foto da cui ho
preso ispirazione per: l’abito e l’acconciatura di
Sarah, l’acconciatura di
Lily, e la figura di Sirius in smoking.
E,
se siete proprio curiosi, alla fine troverete
ancora altre immagini, ma stavolta sono foto di persone (modelli?) e
personaggi
famosi da cui ho tratto ispirazione per i personaggi della mia storia.
Così è
come li immagino io. Ci sono più o meno tutti, appena trovo
altre persone che
ritraggono perfettamente il resto dei personaggi, li
inserirò J
Ci
tengo a sottolineare che, sebbene a volte descriva
Sarah fisicamente, la mia idea resta quella di lasciare che voi stessi
creiate
Sarah come più vi piace. Meglio ancora: vi identifichiate
nel personaggio. Dato
che io stessa amo immedesimarmi con il personaggio, a volte mi capita
di
inserire qualche particolare. Ma non fateci caso! Date pure libero
sfogo alla
vostra fantasia!
Spero,
come sempre, di non deludervi ma di farvi
divertire e sognare. Spero anche che possiate continuare a recensire,
esprimendo sinceramente le vostre opinioni.
Buona
lettura a tutti!
Un
bacio, Shary90
15
Il
Ballo
Si
dice che il secondo vero bacio sia più travolgente del primo
e Sarah aveva
tutte le buone ragioni per credere che fosse così. Ad Edgar
aveva dato il suo
primo vero bacio ma Sirius… dopo averlo baciato due volte e
provato le stesse
incredibili emozioni per ben due volte, aveva maturato la
consapevolezza che
fosse tutta un’altra cosa. Era semplicemente Sirius Black. Un
nome, una
garanzia. Almeno per lei.
Si
guardò attorno e notò con piacere che non era
l’unica ad avere gli occhi a
cuoricino. Il tanto atteso evento era infine arrivato. Quella sera ci
sarebbe
stato il grande Ballo e si notava dalla concitata eccitazione che si
respirava
in ogni dove, che tutti era impazienti che iniziassero le danze.
Carmen, per
prima, non vedeva l’ora. Le si leggeva in faccia, anche da
chilometri di
distanza, che esplodeva di felicità da tutti i pori,
soprattutto da quando era
tornata dal suo appuntamento con quel misterioso francese, Elias
Vaughn. Anzi,
non parlava d’altro se non di lui. Era diventata una specie
di Alice al
quadrato.
-Sei
persino più fastidiosa di me quando ti ci metti- le disse
annoiata Alice dopo
essersi sorbita mezza giornata di monologo.
Le
ragazze erano appena tornate in Dormitorio e avevano deciso che si
sarebbero prima
rilassate e poi avrebbero incominciato a prepararsi per la grande
serata.
-Non
potete capire ragazze. È dannatamente S-E-X-Y! Per non
parlare di quando parla
inglese con quel accento!- disse con entrambi i palmi delle mani che
reggevano
il mento, intenta a ricordare chissà cosa.
-Si,
Carmen l’abbiamo capito. Ce l’hai ripetuto circa un
centinaio di volte-
constatò Lily.
-Dai,
per una volta che accade a me!-
-Sei
ragazzi in due mesi- disse Alice fingendosi in preda alla tosse.
Carmen
la fulminò con un sguardo assassino. Ma non c’era
spazio per l’odio in quel
momento e in men che non si dica riprese a parlare con la stessa
allegria.
–Vedetela così: sto distraendo Lily dal suo
abominevole appuntamento con il
Signor-Tormento-Potter! A proposito, vi siete detti quando vi vedete?-
Lily
fece una smorfia –Ci vediamo alle 18.30 in Sala Comune-
-Anch’io
mi vedo alle 18.30 con Frank. Scendiamo insieme?-
-Oddio,
grazie Alice! È bello sapere di poter contare almeno
su un’amica- disse pronunciando volutamente la parola
“almeno”.
-Mi
sa che ce l’ha un po’ con noi- suggerì
Sarah rivolgendosi a Carmen.
-È
tutta invidia- le rispose beffarda la bella mora con modestia.
-Chiamala
pure invidia, ma se potessi fare a meno di Potter, lo scambierei
volentieri con
un gargoyle- ribeccò Lily. Poi, tutto ad un tratto, le si
luccicarono gli occhi
come colta da una strana idea. Cambiò la sua espressione
frustata per un
sorriso, e voltandosi verso Sarah, gridò raggiante
–Ci sono! Perché non ci ho
pensato prima! Sarah trasformami in un animale… non so, va
bene qualsiasi cosa…
anche una Mandragola!-
Sarah
la guardò preoccupata, poi le tornò in mente un
ricordo. Balzò sul suo letto e,
restando in piedi e incrociando le braccia, disse imitando la voce di
Lily – Io
accetterò solo se vincerò giustamente secondo tre
regole: la prima è non
intervenire e concordare in segreto piani con le altre. La seconda
è non
rivelare la scommessa a nessuno. La terza è che non si
può usare la magia- e, scrollando
le spalle, proseguì prendendola in giro –mi sa
Lily, che per te non posso fare
proprio niente!-
_________________
-Dici
sul serio?- domandò allibito il giovane Black alla vista del
suoi migliori
amici che si avviavano verso i dormitori per prepararsi alla festa.
–Ma sono
solo le cinque!-
Era
tutto inutile, non sarebbero tornati indietro. Dopo circa dieci minuti
di
completa solitudine, si era alzato ormai rassegnato
all’inevitabile scena che
si sarebbe ben presto presentata ai suoi occhi: i suoi amici, tra tutti
James,
in preda all’euforia per il Ballo. Da non credere. Non se lo
sarebbe mai
aspettato. James ci sarebbe andato con Lily Evans. È
già questo bastava per
turbarlo. Lupin ci sarebbe andato con Caroline Snow, una graziosa
ragazza del
sesto anno di Corvonero, che aveva avuto il coraggio di chiedere al
Prefetto di
Grifondoro se volesse andare con lui al Ballo. E chi poteva
immaginarselo!
Lupin corteggiato! Ma ancora più incredibile era stato
Peter: con un coraggio
che non gli aveva mai visto prima, era andato dritto da Ingrid Janssen,
una
ragazzina del secondo anno di Grifondoro, per chiederle se volesse
venire con
lui al Ballo. Sebbene Peter non eccellesse in bellezza e prontezza di
spirito
come Sirius e James, gli restava il fascino da “ragazzo
più grande” che di
certo si era dimostrato utile nel momento più opportuno. E
poi finalmente si
scioglieva, era ora!
Mentre
Sirius tornava con delusione al castello, una voce familiare lo colse
di
sprovvista –Ehi Black!- Una voce calda, femminile…
e già sentita molte volte,
forse anche troppe per lui. Si voltò e vide che Mandy veniva
nella sua
direzione. –Devo parlarti… o meglio devo chiederti
una cosa- disse nervosa.
–Seguimi-
Si
appostarono dietro ad un grosso albero, lontano da occhi indiscreti. Si
guardarono negli occhi e Sirius capì di colpo di aver fatto
un grosso errore.
Non doveva seguirla. Avrebbe dovuto andarsene subito e raggiungere i
suoi amici
alla Torre di Grifondoro. Ma ormai era troppo tardi.
-Vieni
con me al Ballo?- domandò impaziente la ragazza. Sirius
rimase interdetto di
fronte a quella domanda, era sicuro di aver sentito che ci andava
già con
qualcuno al Ballo.
-Non
posso Mandy, già porto un’altra ragazza- rispose
senza molto entusiasmo. Si era
accorto che non gli piaceva più stare solo con lei. Se Sarah
l’avesse visto,
cosa avrebbe pensato? Poi si corresse: in fin dei conti non stavano
insieme.
Non ancora.
-Con
quella lì?- domandò disgustata la bella Corvonero.
-Sì-
Sirius sapeva che si riferiva a Sarah.
-Per
la miseriaccia Sirius, e chi l’avrebbe detto che ti piacevano
le ragazze
insipide!-
-Io
non…- ma ebbe modo di finire. Mandy reagì come un
vulcano in piena attività. –Non
ti riconosco più! Non è per il fatto che mi
rifiuti… è che non sei più
così
bello e attraente come ti ho lasciato. Prima eri un tipo, ora stai
diventando
uguale alla massa. Quella lì ti sta cambiando in peggio e
non te ne accorgi
nemmeno-
Sirius
restò perplesso per alcuni secondi, poi
incominciò a ridere come non faceva da
tempo, accarezzò la testa della ragazza e le chiese
–Che hai Mandy? Hai paura
che mi innamori? Non ti preoccupare, non succederà mai. Te
l’ho già detto, a me
non interessa innamorarmi-
Cosa
stava dicendo? Era il suo orgoglio a parlare? Alla fin fine, sapeva
anche lui che
con Sarah non sarebbe durata a lungo…
Mandy
iniziò visibilmente a calmarsi –E allora
perché mi sembra che tu le stia
girando un po’ troppo attorno?-
Sirius
alzò le spalle –Ho fatto una sfida con me stesso e
mi sono detto “perché no?”-
In fin dei conti non era una bugia.
Mandy
inarcò un sopracciglio e analizzò per un
po’ il viso indecifrabile del ragazzo
prima di affermare –Facciamo una scommessa-
Sirius
rimase sorpreso. E ora? Non poteva tirarsi di certo indietro, non era
da lui.
-Avanti,
spara-
-Ti
ricordi quando uscivamo ancora insieme? Ogni tanto mi dicevi
“guarda, vedi
quella ragazza? Dammi una settimana e la porto a letto” e
così facevi. Ogni
volta. E vincevi. Ogni volta…- Dove voleva andare ad
apparare? –Ecco la sfida:
se riesci in una settimana a portartela a letto, mi dimostri che hai
ancora il
controllo di te stesso-
-Affare
fatto- rispose allora tutto d’un fiato. La parte malandrina
di lui aveva preso
il sopravvento su ogni pensiero. In effetti, non sapeva nemmeno lui
cosa stesse
facendo ma sapeva che da lì a pochi minuti se ne sarebbe
pentito amaramente. Ma
ormai i dadi erano stati tratti, tanto valeva giocare. Avrebbe potuto
uscire
illeso dal quel pasticcio se nessuno l’avesse saputo. Poteva
uscire con Sarah,
portarsela a letto e vincere la scommessa con Mandy senza che nessuno
lo
sapesse. Avrebbe potuto avere entrambe, stare con Sarah e vincere la
scommessa.
Ce la poteva fare.
-Ah
Mandy!- gridò verso la ragazza che se ne stava
già andando –Che resti tra noi.
Nessun altro deve sapere di questa scommessa-
-Come
vuoi- lo rassicurò lei, ma non appena si fu allontanata
pensò, in preda ad una
nuova euforia, “Che il gioco abbia inizio. E al diavolo
Sarah! Riavrò il mio Sirius”
_________________
Quella
mattina Sarah ricordò a sé stessa che aveva un
dovere da compiere. Si preparò
in fretta, uscì dai Dormitori e corse verso
l’infermeria. Edgar era quasi
guarito. In effetti avrebbe potuto partecipare alla serata ma preferiva
non
discutere con Madame Chips che, a suo dire, riusciva sempre ad avere la
meglio
quando diceva che “riposare un giorno in più fa
bene se si vuole continuare a
giocare a Quidditch senza problemi”.
-Quindi
per stasera resterai qui?- domandò ansiosa Sarah.
-Si,
certo. Sarò solo soletto. Se vuoi unirti…-
-Io
in realtà dovrei dirti una cosa- disse nervosa.
–Sirius mi ha invitata al
Ballo-
Si
volse ad osservare il volto di Edgar ma non reagì come si
aspettava.
-Già
lo sapevo. Qui le voci di corridoio sono molto più veloci di
quello che pensi-
obiettivò Edgar un po’ stranito.
–Suppongo che ti renda felice-
-Cosa?-
domandò preoccupata Sarah.
-Che
ci sia lui con te, stasera-
Sarah
restò in silenzio. Non sapeva come rispondere senza
trapelare la sua innocente
felicità.
-Promettimi
solo una cosa: non lasciargli fare cose di cui non sei ancora
pronta…-
Cosa
significava?
-Ehm…
va bene- disse perplessa Sarah.
_________________
Era
da ore che si guardava allo specchio. Era tutto apposto? Dimenticava
qualcosa?
Per l’ansia, si era preparata in netto anticipo, voleva fare
tutto con calma:
doccia, shampoo, stiratura dei capelli, poi piastra per renderli mossi
a metà
lunghezza (dopo un’attenta analisi con Lily, aveva optato per
“riordinare” i suoi
capelli che erano molto mossi ma anche molto gonfi e fuori controllo),
trucco,
orecchini, vestito… Stava lì, in piedi, ad
osservare per intero la sua figura e
per la prima volta in vita sua pensò che fosse davvero
bella. “Vorrei sentirmi
così tutti i giorni” pensò tra
sé e sé ammirandosi al grande specchio. La
trasformazione era così evidente che nemmeno lei si
riconosceva. Non è che non
le piaceva curarsi, anzi, ma aveva sempre pensato che bastava un poco
di trucco
e qualche molletta qua e là per sentirsi bella. Ora invece
capiva che forse
avrebbe potuto fare molto di meglio, come aggiustarsi decentemente i
capelli,
che fortunatamente era folti e molto lunghi. In fin dei conti Carmen
non aveva proprio
tutti i torti quando le diceva che non sapeva per niente valorizzarsi.
-Voilà!-
Carmen aveva appena finito di prepararsi e non c’era molto da
dire: era semplicemente
divina. I boccoli castano scuro le ricadevano perfetti lungo le spalle,
con gli
occhi da cerbiatta e quel vestito rosso a tubino la rendevano una femme
fatale.
-Fammi
un po’ vedere- disse poi quando si accorse che Sarah era
pronta. -Wow Sarah,
sei bellissima! Ci scommetto quello che vuoi che stasera farai girare
molte
teste dalla tua parte… tranne ovviamente quella di Vaughn.
Elias avrà il suo
sguardo puntato solo e soltanto su me!- disse esplodendo di gioia.
-E
come potrebbe fare altrimenti, sei uno schianto- le disse di rimando
Sarah
ridendo.
-Oddio
Sarah, sei bellissima! E i tuoi capelli…. lo sai quanto mi
piacciono al
naturale, ma così ti stanno d’incanto!- Anche
Lily aveva finito di prepararsi. Era davvero una bambola di porcellana
con quel
vestito blu cobalto che le faceva risaltare ancora di più il
rosso dei capelli
e il verde dei suoi occhi. Aveva scelto un look super elegante e,
sfogliando le
numerose riviste di moda da strega che aveva comprato tempo prima ad
Hogsmeade,
si era decisa a raccogliere i lunghi capelli rossi e avvolgerli in una
grossa
treccia che le scendeva da un lato. Il tutto, ovviamente, grazie
all’uso della
magia. Lily, in ogni caso, continuava a
fissare sbalordita Sarah che, un poco imbarazzata, si
sedette
delicatamente sul suo letto a baldacchino.
-No
davvero, sei troppo bella, mi fai quasi vergognare- continuò
Lily.
-Ha
detto quasi, eh!- le fece eco Alice, ridendo dal bagno. Ma, mentre le
altre
risero in coro, uscì anche lei allo scoperto mostrando tutta
la sua radiosità
in giallo. E anche per lei c’era ben poco da dire: per Sarah,
Alice era una
delle poche persone che trovava adorabile con i capelli a caschetto. Il
suo
visino rotondo ma sbarazzino, rifletteva l’immagine di una
ragazza molto dolce ma
che sapeva il fatto suo. Beh, in effetti, Alice era così.
Ora
che le ragazze erano tutte pronte, potevano finalmente uscire fuori
dalla
camerata. Lily e Alice avrebbero dovuto incontrare i loro
accompagnatori in
Sala Comune, Carmen invece attendeva Elias fuori dalla Sala da Ballo e
Sarah
non aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto
Sirius. Non era riuscita
ad incontrarlo quella mattina e il pomeriggio l’aveva
intravisto in Sala Grande
ma, in giro c’era una così tale confusione, che
l’aveva perso di vista. Gli
aveva anche mandato un gufo ma nulla. Si era volatilizzato. Lui
ovviamente, non
il gufo. Forse era semplicemente scappato, si era dato alla macchia.
Anzi,
peggio: aveva cambiato idea e ora stava pianificando la serata con
un’altra
ragazza, forse con Mandy. Chissà.
Dopo
più di un quarto d’ora di solitudine nella propria
stanza, Sarah decise che non
ne poteva più. Stava impazzendo, l’ansia la stava
divorando! Da un lato non
vedeva l’ora di mostrarsi a Sirius per analizzare
l’espressione sul suo viso
non appena avrebbe visto in che modo si era preparata per la festa.
Dall’altro
lato era terrorizzata dalla serata in sé per sé:
era come un secondo
appuntamento. Dopo il primo appuntamento, Sirius si era comportato un
po’
freddamente con lei ma poi, tutto ad un tratto, era cambiato. Non
voleva che si
ripetesse ancora. Voleva conquistarlo, una volta per tutte. Quel
secondo bacio…
doveva significare pur qualcosa! Se il primo bacio era stato dato quasi
per
scherzo, il secondo era stato dato per una ragione totalmente diversa.
Sarah
non aveva fatto semplicemente nulla per volerlo. Era stata una scelta
di Sirius
baciarla.
Mentre
rimuginava ancora sull’ultimo momento passato insieme al bel
Grifondoro, Sarah
provò improvvisamente una sensazione di inquietudine, come
di qualcuno che la
stesse osservando. Si guardò attorno lentamente e con aria
furtiva prese la
bacchetta, quando si accorse che fuori alla finestra altri non
c’era che un
grosso e vecchio gufo che aspettava di essere accolto a finestre
spalancate.
-Per
tutti i folletti della Cornovaglia, mi hai fatto spaventare a morte-
pronunciò
Sarah dopo quello che le parve un’eternità,
lanciando un sospiro di sollievo.
Aprì
il contenuto della lettera con mani tremanti e lesse tutto
d’un fiato:
“Cara
Sarah, ti aspetto alle sfingi
di pietra, non tardare. Siamo tutti qui ad aspettarti. S.B.”
“Già
è sceso alla Sala da Ballo?” (la scalinata era di
fronte al salone dove si
sarebbe svolta la serata) si domandò incredula Sarah.
Perché Sirius non l’aveva
aspettata nella Sala Comune come avrebbe fatto un qualunque essere
umano?
Perché non si era fatto vivo prima?
“E
poi cosa significa che tutti mi
stanno aspettando? Tutti chi? I suoi amici??”. Ma diamine era
lui il suo
cavaliere e non i Malandrini per intero! Possibile che Sirius non
riuscisse a
fare nulla senza la presenza delle sue tre metà o la
verità è che non voleva
passare la serata solo con lei?
Sarah
non ci poteva credere, era da quasi mezz’ora che era iniziato
il Ballo e
Sirius, non solo era scomparso, ma si era fatto vivo con un ritardo
clamoroso
riportando poche e semplici parole che, per giunta, non avevano neanche
lontanamente niente a che fare con la parola
“scusa” o “mi dispiace”. La
stava
facendo grossa. Ecco dov’era il problema: quando erano solo
loro due, Sirius
era completamente preso da lei ma quando ritornava alla sua
realtà, sembrava
ricominciare ad ignorarla o, peggio, la trattava come se certe cose gliele dovesse.
Nel
frattempo Sarah pensò bene a come comportarsi, se prenderla
sul ridere o sul
piangere, se prendersela a morte rinunciando al Ballo o scendere e
riempirlo di
schiaffi di fronte a tutti. O, ancora peggio, ignorare il tutto e fare
finta
che non fosse successo nulla.
“Basta,
mi sono scocciata di essere lo zimbello di tutti. Ho anch’io
una dignità!”. E
con questo pensiero corse alla finestra e scrisse “Caro Sirius, non perdere tempo ad aspettarmi,
oltrepassa pure le sfingi
con tutti i tuoi amici e goditi la serata. Buonanotte, Sarah”.
Prima di legarlo
alla zampa del gufo, si fermò di colpo e come colta da un
improvviso attacco di
panico, guardò la lettera pensando che fosse meglio gettarla
via. Non era certa
che fosse il modo giusto per mettere in chiaro le cose e di certo non
voleva
apparire ridicola né a lui né tanto meno ai suoi
compagni (qualora avesse letto
il messaggio ad alta voce). Sarebbe passata per la bambina isterica.
Già
immaginava la faccia di Sirius nel leggere le parole col suo solito
ghigno e
James che gli diceva “non ci hai perso nulla, vedi?
È solo una bambina immatura
e lamentosa”. Ma gli faceva male sentirsi trattata come
l’ultima ruota del
carro e Sirius se l’era cavata più di una volta.
L’aveva ignorata, umiliata,
non considerata mai abbastanza, e molto probabilmente ci
sarà stato anche un
momento in cui l’avrà catalogata come una
perdente. Ma lei non era così che
voleva sentirsi e sapeva, da quello che aveva appresso da Lily, che era
molto
meglio passare per acidella piuttosto che lasciarsi sopraffare dalle
beffe
degli altri. E lei voleva diventare una donna forte, non una rammollita.
Ancora
tentennante, si decise a legare la lettera al gufo. Lo
lasciò volare via e
attese. Poteva restare lì ad aspettare una possibile
risposta oppure scendere e
godersi la festa da sola. Forse Alice le avrebbe fatto compagnia,
dopotutto gli
amici di Frank erano sempre stati molto gentili con lei.
Dopo
altri dieci minuti in cui non successe praticamente nulla, decise che
era
arrivata finalmente l’ora di agire. Sarebbe andata a quel
Ballo, con o senza
cavaliere. Diamine, ci aveva messo un pomeriggio intero a prepararsi,
come
minimo doveva sfoggiare il suo vestito!
Fece
un lungo respiro, si guardò un’ultima volta allo
specchio e aprì la porta. Varcò
il ritratto della Signora Grassa, scese lentamente e tremendamente
agitata le
scale del castello. Il cuore le batteva in gola: sapeva che Sirius
avrebbe
letto quella lettera e non aveva nemmeno la vaga idea di come si
sarebbe dovuta
comportare con lui. Quando l’avrebbe visto e lui si fosse
accorto di lei, cosa
sarebbe successo? Si sarebbe arrabbiato a morte o l’avrebbe
ignorata?
Mentre
scendeva le scale che nel frattempo non risparmiavano
di muoversi, vide con la coda
nell’occhio una figura che saliva trafelata per altre scale
poco distanti dalla
sua. Il tempo di girarsi e incrociò due occhi grigi da
Malandrino.
Sirius
era molto attraente in smoking, si notava subito che i suoi vestiti
provenivano
da un’ottima sartoria, così come per le scarpe di
un lucente nero notte. I
capelli, invece, erano stati accuratamente pettinati e riportati
indietro con
il gel, sebbene alcuni ciuffi di capelli si fossero chiaramente
ribellati e
ostinavano a coprirgli il volto. Aveva scelto un completo nero con un
piccolo
papillon altrettanto nero. Ed era bello. Era fin troppo bello da vedere.
Quando
i due s’incontrarono erano a due altezze diverse e su due
rampe di scale
diverse… il che rendeva l’incontro un pochino
complicato.
-Williams-
proferì Sirius. Si percepì che aveva corso.
Restò per alcuni minuti impalato a
guardarla.
-Per
caso mi stavi cercando?- tentò di dire Sarah senza lasciar
trapelare la sua
emozione. Anche lei era rimasta impalata a guardarlo. Il cuore le
pulsava a
mille e le sembrava che le battesse in gola, tanto da non riuscire a
respirare.
Non poteva semplicemente mettersi le prime cose che trovava
nell’armadio? Beh,
molto probabilmente sarebbe stato figo anche con quelle. Ma con quei
vestiti
eleganti era tutta un’altra cosa. Già di suo,
Sirius aveva un portamento
elegante che faceva ben intuire in quale famiglia fosse cresciuto, ma i
suoi
soliti abiti da scuola camuffano almeno in parte quel lato di
sé che non
rivelava mai. Adesso, con quegli abiti, era semplicemente una visione.
Sembrava
che fosse già chiaramente abituato a portarli.
Dall’altro
lato delle scale, anche il giovane malandrino era completamente perso
nei suoi
pensieri. Non si era mai accorto di Sarah prima che Carmen gliene
parlasse. Sì
certo, sapeva che esisteva ma non si era mai molto focalizzato sulle
sue compagne
di corso e di casa. Lily era affare di James, Alice di Frank, Carmen le
aveva
sembra dato l’idea di una pazza isterica (e forse lo era per
davvero) ma Sarah…
Sirius continua a non capire perché non l’avesse
mai tenuta in conto. Semplicemente
l’aveva ignorata. Ma poi, in quegli ultimi giorni aveva
incominciato finalmente
a capire: Sarah si era come “nascosta”
all’ombra delle sue amiche e dei suoi
compagni di scuola, non aveva mai fatto in modo di essere notata,
nemmeno il
prof. Lumacorno che, organizzava incontri privati con gli alunni
migliori in
ogni categoria, non l’aveva mai invitata. Eppure era molto
brava con il
Quidditch, questo lo sapevano tutti. James stesso diceva che era una
delle
poche persone su cui si fidava quando giocava: finché
avrebbe giocato con lei,
sarebbe andato tutto bene. C’era come una sorta di empatia
tra loro due, forse
perché avevano semplicemente iniziato insieme.
Sirius
restò interdetto quando la vide, era molto più
bella di quanto si aspettasse.
Contrariamente a quanto aveva sempre affermato, quella sera avrebbe
trovato il
colore verde uno dei suoi preferiti. Se non fosse per la sua famiglia
e, in
special modo, per suo fratello che evitava da anni, avrebbe potuto
indossare
qualcosa di quella tonalità ogni tanto. Ma la voglia di
staccarsi completamente
da quella vita e da quelle origini, gli avevano fatto odiare quel tipo
di
colore e, in un particolare momento di rabbia, aveva buttato via tutto
quello
che gli ricordava lo smeraldo della Casata tanto amata dai suoi
antenati. Quindi,
quella sera stessa, per la prima volta dopo tanti anni, avrebbe avuto
modo di
“appartenere” a qualcosa di molto simile a
Serpeverde.
Quando
Sirius aveva ricevuto quel messaggio era solo, aveva
“cacciato” via i suoi
compagni convinto che Sarah sarebbe scesa da un momento
all’altro. Ad un certo
punto, si era francamente scocciato di vedere James saltellare dalla
voglia di portare
a ballare Lily, quindi fu ben lieto di lasciarli andare. Ma,
inaspettatamente,
invece di una ragazza aveva trovato un altro messaggio dove chiaramente
Sarah
gli dava, seppur indirettamente, uno schiaffo in pieno viso. Non era
una
strilettera ma gliela ricordava vagamente.
Aveva
corso lungo le scale per andarla a prendere, anche a costo di entrare
nei
Dormitori Femminili con le chiare sembianze canine. Ma giunto a metà strada, aveva scorto
dall’altro lato una
bellissima ragazza che scendeva le scale. Aveva il capo abbassato e le
mani
aggrappavano parti della lunga e pomposa gonna. Era impossibile
riconoscerla
subito ma fortunatamente Sirius non distolse lo sguardo da quella
figura. Anche
se non vedeva l’ora di vedere Sarah, era curioso di sapere
chi fosse quella
ragazza. Voleva per lo meno guardarle il viso.
Ma
non appena la ragazza alzò leggermente il suo volto, il
giovane Black rimase a
bocca asciutta. Era Sarah Williams.
Le
scale si muovevano continuamente e per i due non sarebbe stato tanto
facile
“acchiapparsi” se Sirius non avesse prontamente
scavalcato la ringhiera per
atterrare senza alcuno sforzo sulle rampe di scale dove si trovava
Sarah. Lei
rimase basita, per un attimo aveva pensato di guardare gli ultimi
istanti della
vita del giovane Black.
-Tu
sei pazzo, potevi…- pronunciò ancora sotto shock.
-Ma
non è successo niente- concluse tranquillo il ragazzo
rispondendole in
anticipo.
I
due si guardarono, Sirius era di qualche scalino più alto di
Sarah ma,
aggiungendo anche la sua naturale vertiginosa altezza, in confronto
sembrava un
gigante. Decise allora di scendere lentamente le scale, intascando le
sue mani
nei pantaloni. Arrivato allo stesso scalino di Sarah,
sollevò il braccio destro
e disse –Sinceramente non so cosa ti sia preso, ma non mi
interessa più
saperlo. Ti va ancora di venire al Ballo con me?-
Sarah
osservò il suo sguardo così attraente e sicuro di
sé, e si sciolse come un
gelato in piena estate.
-Dopo
aver rischiato la vita, direi che posso concederti un ballo-
E
niente. Aveva già dimenticato di essere arrabbiata con lui.
_________________
Sarah
giurò a sé stessa che avrebbe ricordato quel
momento per tutta la vita. Sirius
al suo braccio, e tutti intorno che li osservavano. Carmen molto spesso
parlava
a vanvera ma ci aveva azzeccato in pieno dicendo “che
più di una persona si
sarebbe voltata a guardarla quella sera” o almeno
è quello che le parve. Molto
probabilmente il genere umano femminile si era voltato solo per
guardare lui.
Appena
entrati, Sarah restò a bocca aperta: la solita Sala Grande
era stata
trasformata in un salone fiorito, pieno di grossi alberi che sbucavano
da ogni
dove. Alcuni erano normali, altri invece erano di un bianco immacolato
e, al
posto dei fiori, i rami reggevano grossi lumi bianchi. Il soffitto trasparente era di un blu
intenso pieno di
stelle. Attorno ai tronchi c’erano, come tante luci messe
infila, lucciole che
brillavano danzando le une sulle altre. Tra un albero e un altro erano
stati
disposti intrecci di fiori di vario colore e da ogni punto pendeva un
candelabro bianco antico. I fiori erano diversi e facevano da contorno
per
quasi tutto il mobilio che c’era in sala: intorno ai tavoli,
alle sedie,
persino ogni manico di bicchiere. Le solite tavolate lunghe erano state
rimpiazzate da una serie di eleganti e rotondi tavoli bianchi disposti
casualmente intorno alla sala, alla fine della quale c’era un
enorme palco dove
suonava un’orchestra.
Sirius
si guardò attorno e non appena vide James, seduto ad un
tavolo con il resto
della ciurma, gli andò incontro senza esitare facendosi
spazio tra la folla.
Infatti, due posti accanto a James erano stati lasciati liberi per loro
due.
-Era
ora! Ci avete messo un po’ a venire- disse il bel occhialuto
ammiccando verso
il suo migliore amico. Sirius rise e, dando una pacca a James, rispose
–Quelli
erano bei vecchi tempi Ramoso!-. Ovviamente solo i Malandrini capirono.
-Non
capirò mai perché vi chiamate in questi modi
così strani- esordì Lily alzando
un sopracciglio. Sarah si accorse che per una volta tanto l'amica sembrava
stare bene
con James. Le accompagnatrici di Remus e Peter avevano invece un’aria familiare ma non
si ricordava di
averci mai parlato.
-Ci
sono cose che non potrai mai sapere Evans- osservò divertito
il suo compagno. -A
meno che…-
-A
meno che?- domandò curiosa Lily.
-Non
esci con me un’altra volta- affermò subito James.
-Manco
morta Potter-
-Bene,
allora non lo saprai mai-
-Sei
sempre così vendicativo?-
-Sono
sempre molto furbo. Sì-
-Non
ti dare troppe arie, ci pensano già i tuoi capelli-
-Lo
so che adori i miei capelli, Evans, non me lo ricordare così
spesso-
Tutti
si misero a ridere. Non era cambiato nulla ma almeno si battibeccavano
amorevolmente.
-Sembrate
una coppia di sposini- esordì Lupin senza pensarci troppo.
-Lupin,
per caso vuoi la morte anche tu?- domandò sarcastica, ma
poco convinta, la
bella rossa.
-A
quanto pare c’è qualcuno qui che ci vuole tutti
morti- commentò beffardo
Sirius.
-Black,
forse tu puoi essere risparmiato- disse Lily riflettendoci un attimo.
-Ooooh
che onore! A cosa lo devo?-
-Alla
ragazza che ti siede affianco-
Sirius
rise lanciando un latrato e James si voltò verso Sarah
–Per caso ti prendi
anche me?-
_________________
La
serata fu davvero bellissima e ogni cosa andò esattamente
come Sarah sperasse.
Anzi, fu molto di più. Dopo aver bevuto tante Burrobirre e
aver saggiato una
disgustosa bevanda francese, i ragazzi decisero che andava fatto almeno
un
ballo… ma una volta messa la musica
“giusta” (come l’aveva chiamata James), i
ragazzi si scatenarono e rimasero per un bel pezzo della serata in
pista,
assieme al resto degli invitati. Sul palco c’era una famosa
Band di maghi che
né Lily né Sarah avevano mai sentito parlare ma,
a giudicare dalla folla che si
accalcava a più che posso davanti a loro, immaginavano
dovessero essere molto
famosi.
Peter,
che era il più bassino tra i ragazzi, non smetteva di
saltellare e Lupin, più
di una volta, era caduto a terra per il troppo bere. James, per lo
stesso
problema, perdeva l’equilibrio cadendo sulle ragazze che gli
erano attorno e,
ogni volta che succedeva, Sirius cadeva a terra dalle risate. Insomma,
c’era la
devastazione della dignità.
Tuttavia
James non perdeva d’occhio Lily e, appena cambiò
canzone, la prese all’improvviso
in braccio e la portò a ballare con lui. Per la prima volta
da quando la
conosceva, Sarah vide Lily divertirsi sinceramente con James Potter. Se
avesse
avuto una macchina fotografica, avrebbe immortalato
all’istante il momento.
Sirius,
invece, decise che non ne poteva più di ballare a quel modo
e raggiunse Sarah
che nel frattempo si era intrattenuta a parlare con Hazel, una ragazza
dello
stesso anno di Tassorosso.
Sirius
la colse di sorpresa abbracciandola da dietro e sussurrandole
all’orecchio –Ti
va di fare due passi?-
Se
non fosse per il fatto che Sarah aveva momentaneamente smesso di respirare
per
l’emozione, avrebbe anche potuto rispondergli subito.
_________________
I
due uscirono dalla Sala e si incamminarono verso il grande Lago, dove
già parecchie
coppiette si erano appartate.
Sirius
le teneva la mano e a Sarah le parve quasi di svenire. Sembrava che la
trattasse come se fosse la sua ragazza e questo la faceva andare ancora
più su
di giri. Si poteva essere più felici?
Una
volta arrivi al Lago, Sirius si girò e condusse Sarah verso
la Foresta
Proibita.
-Forse
non è il caso di andare fin laggiù- disse Sarah
con una nota di panico nella
voce.
-Forse
non è il caso di allarmarsi- le fece eco Sirius
tranquillamente. Dal modo in
cui parlava era facilmente comprensibile che fosse ubriaco.
Si
addentrarono nella Foresta per raggiungere l’altro lato del
castello, quindi
fecero solo un breve tratto nella fosche tenebre. Ma la cosa che
preoccupava
Sarah era che da quelle parti non c’era niente, ma si dovette
ricredere. Subito
dopo si aprì uno spiraglio tra gli alberi per lasciare
spazio a una piccola
spiaggetta. Davanti alla spiaggia, si estendeva ancora il grande Lago
Nero.
Sirius
si distese lungo la spiaggia, con le braccia dietro la testa e chiuse
gli
occhi. Sarah fece altrettanto.
-Lo
senti?- chiese dopo un po’ il ragazzo.
-Che
cosa?- disse in preda al panico Sarah. Era spuntato il Calamaro Gigante?
Sirius
notò il nervosismo della ragazza e si voltò a
guardarla. Era ancora più bella
alla luce della Luna.
-Il
suono del Lago. Ogni notte le sirene cantano-
Sarah
chiuse gli occhi senza pensare che si trovasse in qualche luogo
sconosciuto
della Foresta Proibita e per cinque buoni minuti tentò di
concentrarsi solo sul
lago. Solo quando si ebbe realmente rilassata sentì in
lontananza una strana
melodia. Sembrava un lamento, un lontano lamento provenire dal fondo
del Lago.
Mentre
era lì che ascoltava, sentì due labbra
appoggiarsi sulle sue, un braccio
prenderla e avvolgerla in un abbraccio. Senza rendersene conto si
trovò distesa
su un fianco, abbracciata al ragazzo che per anni aveva fatto solo
parte dei
suoi sogni. Ma mentre Sarah sentì la lingua di Sirius nella
sua bocca, notò che
il ragazzo iniziava ad alzare lentamente la sua gonna e, per questo,
ebbe un
momento di smarrimento. Senza pensarci troppo, bloccò
immediatamente la mano di
Sirius che sembrò intuire subito l’animo della
ragazza ma, non appena lei gli
lasciò la mano, lui continuò a toccarle la gonna.
Sarah, allora, istintivamente,
si allontanò lievemente dal ragazzo per sussurrargli
–Non ora, ti prego. Non mi
sento pronta-
Come
tutti i film americani di cui Sarah andava ghiotta, sapeva molto bene
che
quelle parole alle orecchie dei ragazzi suonavano come “mi
fai schifo, vattene
via, voglio solo distruggere il tuo orgoglio da macho” e che,
perciò, i ragazzi
non si facevano più vivi. Anzi, iniziavano ad odiare la
ragazza che li aveva
respinti.
Influenzata
da queste “false” esperienze, Sarah ebbe timore di
aver rovinato la serata. Osservò
attentamente il volto di Sirius ma, sorprendentemente, non sembrava
turbato più
di tanto. Anzi, Sirius le sorrise e disse di rimando –Me lo
aspettavo già,
tranquilla-
_________________
Era
vergine. E, in fin dei conti, l’aveva sempre saputo. Si
vedeva da come gli
parlava, lo guardava, da come sussultava quando lui la toccava.
Sfortunatamente
per lui, lei era ancora vergine. Il che voleva significare due cose: la
prima,
che non avrebbe ceduto così facilmente perché
aspettava il “momento perfetto”; la
seconda, se avesse saputo della scommessa l’avrebbe odiato
per tutta la vita.
Forse
doveva solamente lasciare che Mandy vincesse la scommessa. Ma Sirius
Black non
amava perdere così facilmente.
_________________
Dopo
l’evidente rifiuto, Sarah sperava di non aver distrutto
l’armonia che si era
creata con il ragazzo dei suoi sogni. Ma ancora una volta Sirius
riuscì a
stupirla. –Vieni, ti porto in un posto
più… sicuro-
La
condusse verso il Ponte del Castello che, per l’occasione,
era stato decorato
da migliaia ghirlande di rose rosse, rosa e bianche e da mille lumini
attorcigliati ai pilastri. Era davvero bellissimo e anche molto
romantico.
A
dire il vero, Sirius non era il tipo romantico ma non voleva dare
l’impressione
a Sarah che da lei voleva solo “quella cosa
lì”, così aveva deciso che per una
volta poteva abbandonarsi alle sdolcinerie.
Il
ragazzo la trascinò a metà ponte e
l’avvicinò cingendola con un braccio.
–Direi
che i professori si sono proprio impegnati per le scenografie-
-È tutto così bello!- esclamò Sarah guardandosi attorno.
Sirius
la guardò e le sussurrò all’orecchio
–Mai quanto te-
Sarah
fu ben grata che fosse notte perché sentì le
guance infiammarsi.
–Hai
degli impegni importanti in questi giorni?- domandò Sirius,
non accorgendosi di
nulla.
-Io…
n-no, cioè cioè sì… voglio
dire, ho i compiti- balbettò Sarah. Non aveva idea
che un giorno i suoi sogni si sarebbero avverati tutti nella stessa
notte. E
pensare che si stava per perdere tutto questo!
-Ti
va di uscire insieme? Intendo seriamente- propose infine il ragazzo.
Sarah
restò a bocca aperta. Diceva sul serio? Sirius Black voleva
uscire seriamente
con lei? Le stava per chiedere di mettersi insieme? Sarah chiuse
immediatamente
la bocca ma le mancò il fiato. Non riusciva più a
spiaccicare parola.
-È
un no?- domandò Sirius, fingendosi preoccupato.
-No!-
esordì prontamente Sarah, lasciando Sirius sorpreso
–È un sì. Io… mi piacerebbe
uscire con te seriamente- concluse timidamente, trovandosi a
giocherellare
nervosamente con una ciocca di capelli.
Sirius
la guardò perplesso, poi rise quasi abbaiando, piegandosi in
due –Sei
decisamente la persona più buffa e lunatica che io conosca-
e riprendendosi
continuò –Che ore sono?-
-Ehm…
non ne ho idea-
-Beh,
dovrebbero essere finalmente pronti-
-Che
cosa dovrebbero essere pronti?-
Ma
non ci fu bisogno di spiegare perché Sarah ebbe immediatamente
la risposta. Proprio
sopra le loro teste, una miriade di strani fuochi d’artificio
si levarono dalle
cime del castello. Non erano i solito fuochi d’artificio
babbani, ma erano
animati, come se avessero vita propria. Sarah riconobbe la figura di un
cane, o
quello che pareva essere un cane molto grosso. Danzavano e correvano
lungo ogni
perimetro del castello e del Lago nero, lasciando tutti con fiato
sospeso. Alla
fine dello spettacolo, questo cane e altre tre animali si unirono
insieme esplosero
creando un vortice di mille colori da cui si lesse chiaramente la frase
“Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso vi augurano una
Buona Serata”
A
pochi passi da loro, c’era una ragazza che si divertiva ben
poco a guardare lo
spettacolo pirotecnico ingegnato dai Malandrini: Mandy era abbracciata
ad un
ragazzo ma il suo sguardo era fisso su di Sarah e una cieca gelosia
s’impossessò
in lei. Gliel’avrebbe fatta pagare. Avrebbe trovato il modo
di rovinare quella
ragazza davanti a tutta Hogwarts.
SCENOGRAFIE
PER IL BALLO:
I CAPELLI DI SARAH (questa ovviamente non è Sarah xD):
IL VESTITO DI SARAH (qui è giallo ma nel mio caso era verde
smeraldo):
COSì è COME IMMAGINAVO I CAPELLI DI LILY:
COSì INVECE è COME IMMAGINAVO SIRIUS (ma al posto
della cravatta, il papillon):
COME IO IMMAGINO I MIEI PERSONAGGI:
Sirius (Dylan Rieder. Non c'è bisogno di spiegazioni: per me
è lui Black xD)
James (non ho idea di chi sia ma in un'altra vita era James Potter xD)
Lily (forse un po' meno rossa ma più o meno me la immagino
così)>
Alice (Ginnifer Goodwin)
Carmen (Hailee Steinfeld. Dopo aver visto "The edge of Seventeen", non
riesco a vedere nnessun'altra nei panni di Carmen)
|
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Capitolo 17 *** Le ali della libertà ***
Ciaoooo!! Con un ritardo di ben UN ANNO, faccio capolino di nuovo qui. Non mi ero dimenticata di voi o della storia, davvero. Ho avuto solo molto da fare (con mille personali avventure) ma spero di poter trovare più tempo perchè mi piace davvero tanto scrivere. Soprattutto poi se si tratta di Harry Potter :)
Mi auguro che il continuo vi piaccia! Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni!! Un bacione a tutti!!
Shary90
16
le ali della libertà
La serata sembrava non finesse mai. Dopo i fuochi d’artificio, Sarah e Sirius raggiunsero gli altri che si erano distesi lungo l’erba soffice del Parco interno con un bel seguito di Burrobirre sgraffignate dalla Sala delle Cerimonie e in seguito corrette con del liquido di cui non si conosceva la provenienza. Inutile dire che in poco tempo si ubriacarono tutti. Nell’arco della serata si aggiunsero anche Alice, Frank e il suo gruppo di amici. Poco dopo fecero il loro ingresso anche Carmen ed Elias (abbracciati) con un gruppo di Beauxbatons, che trasportavano altre bottiglie di uno strano liquore giallastro. Furono tutti ben accolti e mai, come quella notte, le due scuole si trovarono così piacevolmente unite. In un certo senso il piccolo gruppo iniziale era riuscito ad ampliarsi a tal punto da occupare tutto il parco. Per di più, a causa dell'aria gelida notturna, venne acceso un grande focolare magico e uno dei ragazzi francesi, un tipo decisamente hippy con i rasta, incominciò a suonare la chitarra (Sarah era ancora abbastanza lucida da domandarsi dove fosse saltata fuori quella chiatarra).
La notte divenne sempre più buia e lasciò il posto all’alba che incominciò a schiarire il cielo colorando il paesaggio di blu tenue tendente sempre più all’azzurrino, mischiato all'arancione e al rosso. Con l’arrivo dell’alba, il focolare era stato spento, molte coppie si erano già ritirate da un pezzo, altre avevano aspettato il sorgere del sole e altre ancora si erano semplicemente addormentate sull’erba. Pochi c'erano quelli più tenaci, che ancora erano svegli a chiacchierare.
-Sai Ramoso, credo che la serata non sia andata tanto male- disse Sirius dando una grossa pacca sulla spalla di James. L’amico non sembrò fare caso al dolore provocato dalla mano dell'amico (molto probabilmente per l’ubriachezza) e con un pollice sollevato fece segno al compagno che era d’accordo con lui.
Sarah li guardava divertita. Non si era mai sentita così leggera e felice in vita sua. O, per lo meno, era sicura di non aver provato quella sensazione da tantissimo tempo. L’unico vago ricordo che aveva risaliva all’anno prima di Hogwarts, con la sua amica di infanzia Michelle. Quanto le mancava. Era stato per lei un grande dolore scoprire di non poter frequentare più la scuola con lei. Forse era anche per questo che aveva odiato così tanto Hogwarts durante i primi mesi.
Sirius aveva trascorso la nottata abbracciato a lei cercando di intonare qualche canzone conosciuta nel solo Mondo della Magia. Tutti tentativi inutili visto che si era attaccato particolarmente a una di quelle bottiglie francesi. Doveva essere abbastanza pesante perché in men che non si dica aveva trasformato quella piacevole serata in un incontro di Alcolisti Anonimi. Certo, nessun incontro del genere poteva anche solo aspirare a portare tanta allegria ma non si poteva fare a meno di notare che fossero (quasi tutti) ubriachi fradici. Molto probabilmente la maggior parte di loro nemmeno ricordava come si chiamasse. E la cosa peggiore è che non dava fastidio a nessuno.
Sarah era ancora stranamente carica, avrebbe potuto continuare a vivere quella giornata come se si fosse semplicemente svegliata da poco. Osservò gli ultimi due Malandrini addormentarsi l’uno accanto all’altro, poi si guardò in giro e individuò le sue tre migliori amiche dormire vicine. Sembravano delle principesse con quei abiti, pronte ad aspettare il loro principe azzurro a cavallo. “Peccato che solo Lily capisca il mio romanticismo da bambina”. Amava troppo le versioni babbane delle fiabe per provare a rimpiazzarle con quelle poco sdolcinate dei maghi.
L’alba era sorta da poco e non voleva restare con le mani in mano, così si alzò e si diresse in punta di piedi verso l’interno del castello. Una volta dentro si affrettò a percorrere i lunghi corridoi e le scale infinite per raggiungere il punto più alto del castello: la Torre di Astronomia.
Una volta in cima, rimase di stucco quando notò di non essere stata la sola ad aver avuto quella idea e, ancora di più, restò incantata di fronte allo spettacolo che il cielo e la natura le regalavano in quel momento: striature di azzurro tenue e di rosa pallido sovrastavano la Sala. Il Sole non sembrava ancora pronta a sorgere e le stelle, ancora timide, brillavano lungo la volta celeste. La Foresta, di un verde smeraldo, sovrastava il paesaggio. Sembrava avere un’anima propria, tranquilla, schiva e silenziosa. Come se, fino ad allora, avesse dormito in un sonno profondo e si stesse svegliando preparandosi a una nuova giornata. Non sembrava così feroce e cupa vista con i toni dell’alba.
Sarah avanzò verso una delle vetrate e appoggiò entrambi i palmi delle mani lungo il vetro, immagino di poter toccare come un Dio il paesaggio intorno a lei.
-Me lo sento, qualcosa sta per cambiare-
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Di certo Sarah, quando parlava di “cambiare”, non si riferiva assolutamente alla sua situazione scolastica o alle sue abilità magiche, qualora le migliori fossero ancora nascoste.
Il giorno dopo il grande Ballo fu data la possibilità a tutti di “riprendersi” dalla nottata precedente lasciando liberi i ragazzi di trascorrere il tempo come meglio credevano: alcuni scelsero di rilassarsi sulle sponde del Lago, altri si lasciarono cullare tranquillamente dal proprio baldacchino. In serata, nella Sala Comune (ritornata magicamente come prima) venne rivolto un ultimo brindisi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Beauxbatons che abbandonò definitivamente il castello il mattino seguente.
Dopo il weekend che seguì tutto ritornò come prima, la vita di ogni studente ritornò scandita dai soliti orari dei corsi, così come quella dei professori con le loro consuete lezioni. Fino ad allora nessuno si era accorto di quanto quell’insolito incontro tra scuole aveva cambiato per sempre la vita di ognuno. Era stato tutto così fugace… e magico. L’ambiente nella scuola era diverso, sembrava che tutto fosse in armonia e in pace. E sarebbe continuato così se non foste per la montagna di compiti e gli imminenti esami che i ragazzi del Quinto e del Settimo anno dovevano affrontare.
Quel giorno a Incantesimi, i ragazzi del Sesto furono messi a dura prova con un incantesimo ben superiore alle loro aspettative: l’Incanto Patronum non era di certo uno dei più difficili ma non era nemmeno tra i più semplici e veloci da imparare.
Il professor Vitious fu piacevolmente sorpreso nel constatare che alcuni dei suoi migliori alunni erano riusciti a compiere il complicato incantesimo prima di quanto si aspettasse.
-Molto bene Black e Potter. Venti punti per Grifondoro-
Persino i due ragazzi furono sopresi nel sentire che erano stati il motivo di un aggiunta di punti piuttosto che di una riduzione, come solitamente accadeva.
Anche Lily e Lupin li raggiunsero ben presto. Sarah invece fu un completo disastro. Non ci riusciva proprio, manco lontanamente. Alice, che le era affianco, tentò di aiutarla in tutti i modi ma con scarsi risultati.
Per Sirius e James non era stato tanto difficile formulare l’incantesimo provando a ricordare il loro ricordo più felice. Diamine, se non lo avevano loro un ricordo felice visto quanti pasticci divertenti combinavano, chi altri poteva trovarlo?
Al contrario, la nostra cara Grifondoro, non trovava nulla nel suo repertorio degno di evocare un benedetto Patrono. Più si sentiva a disagio nel non riuscirci, più le assaliva il panico e meno la bacchetta sembrava starle a sentire. A fine lezione dovette rinunciarvi. Era stata l’unica a non essere riuscita ad evocare un bel niente.
-Hai pensato a qualche momento della scorsa sera?- le stava suggerendo Lily, subito dopo essersi seduta al suo fianco nella Sala Grande, in attesa di pranzare.
-Quale sera?- chiese tristemente Sarah.
-Il Ballo- replicò Lily sbalordita.
-Cacchio… non ci aveva pensato- rispose delusa l’amica. Come aveva fatto a non pensarci? Ma cosa cavolo aveva in testa? Il vuoto cosmico? Aveva rivissuto più a volte, ad occhi aperti, quella serata e quando davvero le serviva rievocarla non l’era passata manco per l’anticamera del cervello? Per Merlino, era troppo stupida! Si era concentrata, invece, sui suoi ricordi di infanzia, sull’emozione che l’assaliva ogni volta che rimetteva piede sull’espresso di Hogwarts, sui momenti di relax giù al Lago che godeva con le sue amiche ma niente… eppure anche quelli erano ricordi felici! Ma allora perché non funzionavano?
-Secondo me non ti sei impegnata abbastanza… evidentemente quello che hai pensato non era abbastanza intenso-
-Io credo invece…- disse Alice interrompendo Lily –che i ricordi erano buoni ma è l’intensità delle emozioni che avresti dovuto riprovare, che non era molto chiara. Quando rievochi un ricordo, devi concentrarti al massimo sulle sensazioni che sentivi in quel momento. Dovresti semplicemente riviverle come la prima volta-
-Beh, abbiamo il resto dell’anno per impararlo, no?- aggiunse annoiata Carmen –Perché assalirci di domande ora?-
-La fai facile te che riesci sempre in tutto- disse sbuffando Sarah. –Io sono un disastro in ogni materia. Non capisco come sia potuta arrivare sana e salva al Sesto Anno-
Un po’ più distanti erano seduti i Malandrini.
-Avete notato anche voi che i nostri Patronus rispecchiano…- incominciò Peter.
-Shh- lo zittì in fretta Lupin –Codaliscia mi sorprende che proprio tu lasci scappare questo tipo di frasi-
-Oh avanti Lunastorta! Come se qualcuno oltre a noi capisse quello che diciamo- lo canzonò Sirius.
Lupin lo guardò corrucciato. –Sai anche tu che non abbiamo la fama di essere tranquilli-
-Ramoso e io non di certo, tu invece puoi prendertela comoda- poi come colto da un’improvvisa idea, aggiunse –Credo che resterai sorpreso in questi giorni-
-Hmm, come mai?-
-Ho intenzione di dare lezioni private-
-Tu lezioni private?- prese a ridere Lupin –Mi stai prendendo in giro? E poi che lezioni vorresti dare? Come rubare cioccorane da Zonko senza farsi scoprire?-
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Per una volta nella sua vita, Sarah si sentì leggera come una farfalla… anzi, come una rondine che allo sbattere delle sue sottili ali nere sparisce veloce all’orizzonte. Anche se sapeva di non essere una cima in incantesimi (e forse nella maggior parte delle materie) sentiva che non c'era niente al mondo che potesse renderla meno felice di sentirsi finalmente al centro delle attenzioni di Sirius. Quel venerdì pomeriggio Sirius l'aveva bloccata attirandola verso di sè davanti a tutti, chiedendo di poterle parlare in disparte. Naturalmente a Sarah le vennero le vertigini.
-Ho notato che non ti riusciva molto bene l'incanto patronum...-
Ecco. Ora le vertigini si erano trasformate in imbarazzo.
-...ti potrei aiutare, se ti va- concluse lui, dopo aver detto ancora qualcos'altro che Sarah non era riuscita a decifrare perchè troppo concentrata a rilassare il suo stato d'animo.
-Ehm... sì, certo- gli risposte con un timido sorriso. - Quando saresti libe...-
Ma lui la interruppe subito -Domani pomeriggio? O sei già impegnata?-
Questo sarebbe stato sicuramente il momento adatto per riprendersi un attimo la propria dignità mostrando che si aveva un'attiva vita sociale ma a Sarah, purtroppo, non le venne in mente niente di interessante da dire. Già sapeva che, appena lo avrebbe salutato, gli sarebbero venute in mente tutte le parole giuste da dire.
-N-No, non ho niente da fare- "E che cacchio, potevo dire che dovevo incontrare uno spasimante segreto!".
-Perfetto, allora ti aspetto dopo pranzo ai gargoyle di pietra- E dopo questa frase rimase chino a guardarla, non sapendo se potesse baciarla o meno. "Cosa farebbe un bravo ragazzo?". Nel dubbio decise che era meglio andare via.
Sarah invece ci aveva sperato ma si illuse ben presto quando vide la testa di Sirius allontanarsi e ricomporsi. Cosa aspettava? Perchè non l'aveva baciata?
Sarah non poteva mai immaginare che Sirius si comportava così perchè iniziava a tenerci. Voleva fare la cose con calma e per bene. Almeno una volta nella sua vita.
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Senza dare troppo a vedere che si era curata nei minimi dettagli e che l'unico motivo per cui perdeva tempo ad aspettare un ragazzo era per studiare, alle 15 precise Sarah era ai gargoyle di pietra in attesa di passare del tempo con il ragazzo dei suoi sogni. Si era messa decisamente tutta in tiro: capelli ordinati, ondulati nel modo giusto e con una treccia che faceva da fermaglio, vestitino di blu jeans con un cintura intorno alla vita e i suoi stivaletti preferiti marroni. Persino Pix aveva aprezzato e non la lasciava un attimo sola, tormentandola con mille domande.
-Se non mi dici che cosa stai facendo vestita così io...-
-Sai Pix se fossi in te andrei dritto al corridoio del secondo piano, ho sentito che Gazza sta tentando di fermare dei frisbree zannuti- Sirius era arrivato giusto in tempo e Pix, al suono della parola "Gazza", fece un inchino e sparì senza farselo ripetere due volte.
-Grazie- disse sollevata Sarah. Anche se Pix aveva fatto ormai notare quanto si fosse impegnata nella sua cura estetica. Ma Sirius sembrò non farci caso.
-Che ne dici sulle sponde del Lago nero? Lì potremmo stare un po più lontani da occhi indiscreti- Mentre lo diceva, si soffermò a guardare un punto non preciso alle spalle della mora. Sarah si voltò a guardare di riflesso, ma c'erano troppi studenti per capire chi o cosa Sirius si era così soffermato a osservare. Il ragazzo però non le diede tempo di pensare oltre e la invitò a scendere le scale. Non poteva sapere che poco distante da loro c'era Regulus Black che si dirigeva con la sua nuova comitiva di amici Serpeverde verso la stessa destinazione.
Dato l'insolito calore che il sole stava regalando in quel giorno apparentemente normale, sia le sponde del Lago nero che del resto del parco erano gremiti di studenti e pofessori che si godevano la bella giornata. A un tratto Sirius ebbe un'idea e si maledì per non averci pensato prima.
-Vieni con me, ti porto in un posto che solo io conosco e ti assicuro che non ci disturberà nessuno-
Sarah fiduciosa inseguì Sirius che si dirigeva con passo spedito verso l'altro lato del castello, dove c'era il campo di Quidditch. Ma non arrivò fin lì. Arrivati al limitare del castello, si tolse il maglione e chiese a Sarah di chiudere gli occhi in modo da poterla bendare. La ragazza non ci pensò due volte, pensando che forse lui voleva farle una dolce sorpresa. In realtà Sirius aveva ben altro in testa. Condusse Sarah lentamente verso il Platano Picchiatore e, controllando che non ci fosse nessuno a guardarli, allentò la presa sul braccio della ragazza e le sussurò all'orecchio -Dammi due minuti e sono di nuovo qui-. Al lieve accenno della mora, Sirius si trasformò velocemente in cane e con la velocità di una lepre, premette sul nodo centrale dell'albero che non ebbe quindi il tempo di replicare violentemente a quell'intrusione di campo.
Riacquistate velocemente le sue normali sembianze, Sirius riprese il polso di Sarah e la trascinò verso l'ingresso del grosso albero.
In effetti per Sarah suonò strano quando Sirius le disse -Ora scivola giù verso l'interno- Eh?? Cosa?? Dove?? Scivolare?? Dove si trovavano, su uno scivolo?? Ma non ebbe modo di pensarci a lungo, non voleva dare l'impressione di non fidarsi o di essere poco coraggiosa. Così, dopo un breve ma profondo respiro, si lasciò guidare dall'istinto e saltò giusto. Ovunque questo giù fosse. Atterrò però su qualcosa di bagnato e... fangoso. Decisamente lurido. Improvvisamente pensò al suo vestito. Se solo avesse saputo!
-Merda- Sirius invece non si era sporcato per niente, d'altronde aveva imparato a scendere senza ridursi i vestiti come degli stracci.
-Cosa succede?- Ora sì che Sarah iniziava a preoccuparsi, guardandosi inultimente attorno.
-Niente, niente- si affrettò a dire Sirius. Appena fossero giunti a una delle camere della Stanberga Strillante, avrebbe cercato di pulirle l'abito. La condusse lungo delle scale poco sicure e scricchiolanti e, per questo, Sarah incominciò a sentire l'ansia. "Dove sono?? Oddio, era meglio fingersi malata e restare con le altre". Ma appena raggiunsero una camera, Sirius le tolse il suo maglione e le urlò -Tadà!- indicandole l'ampio spazio che avevano tutto per loro. L'unica cosa che però la ragazza proferire terrorizzata fu -Dove siamo?-
Per un attimo era stata felice di potere ritornare a vedere ma non appena aveva notato l'atmosfera tetra e minaccisa del posto sentì un lungo brivido percorrerle la schiena.
-Oddio, è sempre così che mi immagino sia la Stanberga Strillante-
-Beh, a dire il vero, siamo proprio nella Stanberga Strillante-
Sarah per pocò non svenì, ma capì che doveva fare qualcosa: scappare senza voltarsi indietro (sì, ma dove andare?) oppure sedersi e cercare di far rifluire il sangue al cervello. Scelse la seconda. Aveva troppa paura di starsene da sola in quel posto da incubo.
-Perchè qui Sirius? Perchè non da un'altra parte? E poi come diavolo ci siamo arrivati qui?- la sua voce risuonò un po' stridula.
-Ehy... calmati, qui siamo al sicuro. Non esistono fantasmi, è solo un'invenzione. Io ci vengo spesso qui con i ragazzi e non ci è mai successo niente. Te lo assicuro... E poi lo sai, ci piace esplorare il castello, conosciamo posti che nessun'altro conosce-
Ma Sarah non era ancora così convinta. Così Sirius si avvicinò a lei e le sedette accanto -Ti prometto che non ti succederà nulla. Ti fidi di me?-
La ragazza lo guardò dritto negli occhi e si perse in quel colore grigio-verde. -Sì, credo di sì-
-Bene, allora caccia fuori la bachetta che iniziamo-
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Sirius poteva non essere un tipo paziente e gentile ma bisognava ammettere che era davvero brillante con gli incantesimi, quindi cercava semplicemente di essere un buon insegnante senza essere troppo severo. A lui veniva tutto sempre molto facile e veloce, e non riusciva a capire perchè anche per gli altri non era così. Ogni tanto però si distraeva guardando le curve della ragazza o le sue gambe o, peggio, immaginando cosa indossasse sotto quel vestito così corto. Non poteva lasciarsi la divisa? Beh, in fondo le piaceva così anche se non lo dava a vedere.
Anche Sarah era distratta ma, al contrario di Sirius, non riusciva a concentrarsi per niente sul suo incantesimo. "Non pensare a Sirius, pensa invece a un ricordo felice".
Era già da un'ora che ci provavacon scarsi risultati, poi le venne in mente un'idea. E se provasse a immaginare di essere la fidanzata ufficiale di Sirius? -Ok, ci provo ancora. Expecto patronum!- Ma dalla punta uscì solo un lieve nebbolina argentea. Niente più. Anche se per Sarah voleva intenderlo come un segno di miglioramento.
Vedendo la propria compagna stanca e delusa, Sirius la invitò a sedersi con lui sul morbido letto a baldacchino. -A cosa avevi pensato?-
"E ora come glielo dico?"
-Che vincevo il campionato di Quidditch di quest'anno-
-Ma dai, non è abbastanza forte! Non devi immaginare qualcosa nel futuro... ma nel passato! Un tuo ricordo felice, pensaci!-
Lei rimase incantata a guardalo mentre lui le parlava. Si poteva essere più affascinanti?
Sirius pensò che forse non era molto bravo come insegnante. O forse lei non era molto portata per incantesimi. In ogni caso, avevano entrambi bisogno di una pausa. Si guardò attorno e notò che il baldacchino era davvero grande quindi, con un veloce incantesimo, fece apparire dal nulla delle lenzuala bianche immacolate e dei morbidi cuscini.
-Che ne dici di riposarci un po' e poi riproviamo?-
-Ehm... ho il vestito tutto sporco, non mi sembra il caso-
-Ah... giusto, me ne ero dimenticato- Poi Sirius si illuminò. Era quello il momento giusto per conoscerla "a fondo".
-Se vuoi ti puoi spogliare e metterti sotto le coperte... io non guardo, te lo prometto- La mora non sapeva se doveva dargli retta o meno. Si guarò attorno e si accorse che non aveva più paura di quella casa o di quella stanza, anzi ormai ci stava facendo persino l'abitudine. E, vedendo come Sirius la guardasse in quel momento, non si era mai sentita tanto desiderata. Decise di fare quella pazzia, fuori dal suoi schemi. Carmen e Alice avrebbero di certo apprezzato.
-Ok, basta che ti volti-
Sirius non se lo fece ripetere due volte. Le diede velocemente le spalle e se la immaginò semi-nuda mentre sentiva il fruscìo dei vestiti che venivano tolti con cura. Poi sentì il rumore delle lenzuola e infine sentì la voce della ragazza che lo intimava a raggiungerlo. O almeno così gli parve.
Per la prima volta, Sarah era semi-nuda davanto a Sirius e, per la paura che il suo corpo non fosse all'altezza delle sue precedenti conquiste, si intrufolò immediatamente sotto le coperte e le tirò su, quel tanto che bastava per coprisi tutto il corpo.
A sopresa, anche Sirius iniziò a spogliarsi, ma senza alcun imbarazzo. Era chiaro che fosse già abituato a togliersi velocemente la divisa. In una manciata di minuti raggiunse Sarah con sole le mutande, mentre lei era rimasta di sbieco ad osservarlo. Era bello anche senza vestiti. Decisamente. Non vedeva l'ora di dirlo alle ragazze!
-Perchè ti sei spogliato anche tu?-
-Sai, non volevo che ti sentissi in troppo in imbarazzo. Adesso siamo in due in intimo, meglio no?-
Sarah ebbe una brutta presentimento, o meglio, intuì le sue intenzioni e iniziò chiaramente ad agitarsi. Possibile che era stata così ingenua da non averci pensato prima?
-Non penso di essere pronta-
-Non ti sto chiedendo nulla-
-È che non sono un bello spettacolo-
-Questo lascialo dire a me- Sirius provò ad avvicinarsi ma Sarah sembrava in preda al panico, così si fermò, alzò le mani in segno di resa e disse -Giuro che non ti toccherò, se non lo vorrai- e vedendo che lei non dava segnali di ripresa, si intrufolò un po' annoiato sotto le coperte fingendo di dormire. Era già la seconda volta che lo rifiutava.
Per Sarah, in realtà, il vero problema non era l'atto del sesso quanto piuttosto mostrarsi completamente nuda con tutte le sue smagliature, nei, brufoli e rotolini di grasso. Ok, aveva paura anche per quello, ma se lo fai con la persona che ami andrà sempre tutto bene, giusto? Poi ci riflettè ancora e cercò di contare con quante donne aveva visto Sirius e con quante probabilmente era andato a letto. Ok, iniziò ad avvertire una certa ansia anche per quello. Sarah stava sperimentando molte prime volte con lui: il primo vero bacio, il primo ragazzo, la prima cotta, le prime uscite di coppia e ora anche la prima volta nuda. Sirius invece aveva vissute queste cose già un milione di volte!
Sarah, che stringeva ancora le coperte a sè, vide Sirius voltarle le spalle rifugiandosi sotto le coperte. Lo travava bello anche così. "Sono proprio malata" pensò con un sorriso, anche se era certa di averlo deluso anche stavolta. Il solo pensiero la intristì, poi si ricordò di un discorso confessato da Lily quella mattina nella Sala Grande, dopo averle detto che avrebbe trascorso probabilmente tutto il pomeriggio con Sirius. -Sai, in fondo non è male Sirius. È dalla storia della lettera che l'osservo con più attenzione e mi sembra davvero interessato a te. Durante la serata del ballo poi non ha mai distolto lo sguardo da te! E si è rivelato anche simpatico e poco sbruffone. Forse Carmen non aveva tutti i torti. Era solo questione di tempo. Voi due sembrate proprio fatti per stare insieme- Sarah restò decisamente perplessa, non pensava sarebbe mai arrivato il giorno in cui Lily avrebbe accettato un invito da James Potter e che avrebbe trovato divertente Sirius Black. Forse il mondo incomiciava a impazzire. O forse a girare per il verso giusto.
Dopo quello che le parve un'eternità, vide Sirius assolutamente sveglio che si rigirava dalla sua parte. La guardò dritta negli occhi e le disse -Cosa ti piace di più di Hogwarts?-
Sarah lo guardò sorpresa, che cosa aveva in mente Sirius?
-Il Quidditch- rispose senza pensarci troppo.
-Beh, ti potrei portare a qualche gara di campionato se ti va-
Non ebbe il coraggio di dirgli che non seguiva il Quidditch al di fuori delle mura di Hogwarts.
-Si certo, mi piacerebbe molto... anche a te piace il Quidditch, no?-
-Certo! Io faccio ovviamente il tifo per gli Holyhead Harpies anche se secondo James i Chudley Cannons hanno ancora una speranza-
Sarah aveva sempre e solo sentito parlare di Quidditch dagli altri compagni di squadra e l'unica cosa che ricordava era proprio questa squadra: avevano giocato così male nelle ultime partite che erano sulla bocca di tutti. D'altronde a lei piaceva solo volare e tifare per la propria squadra. Il Quidditch la faceva sentire viva... e non le piaceva molto l'idea di diventare una tifosa megalomane per una squadra che manco conosceva. Dopotutto veniva da una famiglia babbana e nessuno dei suoi familiari sapeva cosa fosse questo sport. Neanche le sue migliori amiche avevano mai mostrato tanto interesse. Alle partite di Grifondoro venivano solo per la loro amica e sentirsi parte del gruppo oro-rosso.
Senza rendersene conto, Sarah aveva incominciato a rilassarsi e a posizionarsi in modo tale da poter guardare Sirius negli occhi. C'era qualcosa che voleva sapere assolutamente del ragazzo e per questo si fece coraggio -Con quante ragazze sei stato?-
-Eh?- persino Sirius era rimasto un po' sorpreso dalla domanda. -Intendi uscire o fare qualcos'altro?-
-Ehm... entrambe le cose-
Sirius ci riflettè e si accorse che non ne aveva la minima idea, sapeva solo che aveva incominciato a interessarti alle ragazze dal terzo anno quando una ragazza del settimo gli chiese di ucire. Faceva così figo che accettò subito.
Per sviare la risposta le domandò -Ti interessa così tanto saperlo?-
-... Sì, credo di sì-
-Sono stato con molte ragazze... troppe forse- e nel dirlo si avvicinò a lei -ma nessuna... era... come te- Non sapeva nemmeno lui cosa gli prendeva. Non è che la Williams gli aveva dato una pozione d'amore?
Il viso di Sarah s'infiammò e penso che in quel momento avrebbe potuto evocare il suo Patronus. -... cosa ci trovi in me?- Si ritrovò però a dire.
-Sei buffa, svampita, molto lunatica...-
-Ehm... queste non mi sembrano qualità-
-Shhh... lasciami finire- sussurrò Sirius, poi continuò -Sei la ragazza meno sexy con cui sia mai stato ma non riesco a smettere di guardarti. Mi piace il modo in cui mi sorridi e mi guardi, mi piace quando ti vedo assorta nel tuo mondo mentre fai finta di studiare in biblioteca, mi piace quando sbirci le ultime pagine di tutti i libri di magia anche se non ho ancora capito perchè hai questa mania (Sarah si era fatta di nuovo bordeaux), mi piace spiarti mentre chiacchieri ad alta voce quando siamo in Sala Grande e mi fai impazzire quando per il nervosismo giochi insistentemente con quella ciocca di capelli... come stai facendo ora-
Sirius non ebbe modo di continuare perchè Sarah si era protesa velocemente a biaciarlo. Sirius non se lo fece ripetere due volte e iniziò a baciarla con passione mentre la stoffa che li separava spariva e i loro corpi si toccavano.
Sarah non pensò più a niente e decise che forse, e forse, quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita. Mentre Sirius le baciava il collo e lasciava che le sue mani vagassero dappertutto, Sarah capì che quello sarebbe stato il momento perfetto per lasciarsi andare, per liberarsi dal peso della sua coscienza, dall' ansia e dalle sue mille paranoie. Voleva librarsi in volo come solo sapeva fare con la sua scopa. In fondo sentiva che anche il suo Patronus non aveva poi così tanta fretta. |
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