Tra il sole e il mare

di RoisXIII
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doppio appuntamento? ***
Capitolo 2: *** Dubbi ***
Capitolo 3: *** Il concerto - 1° Parte ***
Capitolo 4: *** Il concerto - 2° parte ***
Capitolo 5: *** Il ripasso di chimica - 1° Parte ***
Capitolo 6: *** Il ripasso di chimica - 2° Parte ***
Capitolo 7: *** Tikki e Plagg ***
Capitolo 8: *** Il set fotografico sta per iniziare ***



Capitolo 1
*** Doppio appuntamento? ***


Eccoci al sequel di "Attacco vampiresco"!
P.S. Ci saranno alcune cosette alla fine del testo.
Buona lettura!



Marinette guardò l’ora sul cellulare. Ancora due minuti e la lezione di scherma di Adrien sarebbe finita.
Iniziò a fare dei respiri profondi. Si era preparata molto per quel momento. Lei e Alya avevano fatto prove su prove. Anche Tikki l'aveva aiutata, seppur in modo distaccato. Dall'attacco dei vampiri al museo, circa tre settimane prima, il kwami si stava comportando in modo strano.
E lo stava facendo anche in quel momento. Se ne stava lontana da Marinette, nascosta da sguardi indiscreti e con gli occhi socchiusi, lanciando qualche sospiro.
La ragazza si chiese se i kwami potessero diventare depressi. Doveva chiederlo al Maestro Fu.
Sentì delle voci in lontananza. Guardò l'ora. La lezione era finita! Subito le prese il panico.
« Oh, cielo. Non mi ricordo più niente! »
Qualcuno le picchiettò la spalla. La ragazza si voltò e per poco non lanciò un grido.
« Ciao » la salutò Adrien. « Cosa ci fai ancora qui? »
Marinette balbettò qualcosa, guardando in ogni direzione. Il ragazzo alzò un sopracciglio e le chiese se stesse bene.
Coraggio, Marinette. È arrivato il momento.
« Sono ancora qui perché, be’, volevo… Volevo parlare con te! » gridò poi tutto d’un fiato.
Adrien la guardò negli occhi e sospirò. « Ho capito. È per quello che è successo dietro alla statua, giusto? »
La ragazza annuì, la speranza negli occhi. « S-Sì. »
« Mi dispiace, Marinette. »
« Per cosa ti dispiace? »
« Nella vita ci sono amori e delusioni. E mi dispiace essere la tua prima delusione. »
Adrien poi le diede le spalle e sparì dalla sua vista. Tikki le si avvicinò e la guardò come per dire “te l’avevo detto”, dopodiché si allontanò da lei.
Una voragine nera si aprì sotto i piedi della ragazza. Lei urlò e precipitò dentro.
 
« Ahia! » disse Marinette rimettendosi in piedi.
Era caduta dal letto quando era precipitata nella voragine nel sogno.
Tikki le svolazzò intorno. «Cos’è successo? Ho sentito un tonfo. »
Marinette le raccontò del sogno - ma per lei l’incubo - appena fatto e della sua caduta.
Il kwami la prese in giro, aggiungendo che sarebbe andato tutto bene.
« E poi » concluse la coccinella, « noi kwami non possiamo diventare depressi. »
Ma la ragazza era comunque agitata. Davvero sarebbe andato tutto bene?
Per sua fortuna - o sfortuna -, Adrien non era più andato a scuola. Secondo alcune voci, il padre lo aveva punito per avergli disubbidito. Ma oggi il ragazzo sarebbe tornato a scuola. Ad avvisarla era stata Alya, informata da Nino.
Il ricordo della gita la riportò a quello che era successo dietro alla statua.
Lui che l'aveva portata dietro la statua, lei che gli si era avvicinata per dirgli una cosa, le loro labbra che si erano sfiorate e quel bacio mancato iniziato proprio da Adrien.
« Tikki, che cosa devo fare? Non so che atteggiamento usare con Adrien! Faccio finta di niente? No! Potrebbe offendersi. Vado da lui e vedo di chiarire? No! Magari dice che non è successo nulla. Tikki! »
Il kwami volò vicino a lei e si sedette tra le sue mani. « Perché non gli dici che sei innamorata di lui e basta? Se, come hai detto, lui stava per bacarti, significa che prova qualcosa per te. Fatti coraggio e vai a scuola. »
Marinette annuì. Restava comunque il dubbio su come comportarsi.
Andò in bagno, si lavò e si vestì; prese lo zaino e scese in salotto, dove sua madre le consegnò un sacchetto contenente due brioche alla crema, dopodiché le auguro una buona giornata scolastica.
Speriamo che sia buona.
 
Arrivata a scuola, Alya le saltò praticamente addosso. « Allora sei venuta! Cos'hai scelto di fare con Adrien? »
Con sguardo determinato, Marinette le disse che gli avrebbe rivelato i sentimenti che provava verso di lui. Basta nascondersi!
« Che scoop! La nostra Marinette ha finalmente trovato il coraggio di dichiararsi, eh? Farai meglio a muoverti, allora. Adrien è da solo in classe, ma chissà quando verrà raggiunto dagli altri compagni. »
Ringraziando l'amica, Marinette partì alla carica verso la loro classe.
Frenò prima di arrivare davanti alla porta aperta dell’aula. Spiando, vide il ragazzo seduto al proprio banco, la testa china, intento a parlare con Nino.
Accidenti! Nino, cosa ci fai in classe?
Marinette tirò fuori il cellulare e scrisse ad Alya, la quale arrivò quasi subito. Dopo averla messa al corrente, l’amica le fece l’occhiolino e la condusse in classe, raccontandole quello che era successo il giorno prima con le sue sorelline.
« Oh, Nino! » disse Alya interrompendo la sua storia. « Verresti fuori un attimo? Devo mostrarti una cosa. »
Nino annuì e si scusò con Adrien. Salutò Marinette e seguì Alya fuori dalla classe.
Ti devo mille favori, Alya. Sei la migliore!
Facendo finta di niente, Marinette raggiunse il proprio banco, vi appoggiò lo zaino, tenendo d’occhio Adrien e si sedette. Era arrivato il momento di agire. Forza e coraggio, si disse.
Si alzò in piedi e si affiancò a Adrien. « Ehm, ciao. »
Lui si voltò e la salutò, esibendo uno dei suoi sorrisi più belli. Il cuore della ragazza prese a battere più forte.
« Ehm, ciao » ripeté, dandosi poi della stupida.
« C’è qualche problema? » le domandò Adrien alzandosi in piedi.
« Cosa? Ah, no, no, nessun problema! È solo che, be’, visto quello che è successo… »
« Ma che succede qui? » s’intromise Chloé.
La ragazza, seguita da Sabrina, guardava i due ragazzi a braccia conserte. « Allora? »
Non avendo ricevuto alcuna risposta, la figlia del sindaco spinse via Marinette e abbracciò Adrien. « Adrien caro, ti sta importunando? »
Il ragazzo si liberò dell’abbraccio. « Per niente. Anzi, stavamo solo parlando. »
La campanella suonò, segno che le lezioni stavano per iniziare.
Il resto dei compagni entrò. Alya intuì tutto quando vide Chloé vicino a Adrien.
 
Arrivò l’intervallo e i ragazzi uscirono in cortile. Marinette e Alya si sedettero su una panchina e tirarono fuori la propria merenda: la prima le due brioche alla crema, la seconda una focaccia.
Alya attirò l’attenzione di Marinette, indicandole Adrien e Nino: i due erano sempre più vicino.
« Nino, » disse l’amica prendendo a braccetto il ragazzo, «  devo farti vedere un’altra cosa. »
I due lasciarono soli Marinette e Adrien, i quali si guardarono e alzarono le spalle.
« Posso sedermi? » le chiese Adrien.
La ragazza annuì, ma corrugò la fronte quando si accorse di una cosa. « Non mangi? »
Lui si passò una mano tra i capelli. « Ho dimenticato la merenda a casa. Che sbadato. »
Un’idea lampeggiò nella mente di Marinette. Allungò al ragazzo una delle due brioche. « Due per me sono troppe. La vuoi? È alla crema. »
Adrien l’accettò con piacere e la ringraziò. Dopo aver dato il primo morso, disse che era buonissima.
Coraggio, non puoi perdere anche quest’occasione.
« Adrien, forse non è il momento adatto, ma possiamo parlare di quello che è successo quel giorno al museo? »
Il ragazzo smise di mangiare. « Visto che la settimana prossima abbiamo la verifica di chimica, e visto che sono molto bravo in materia, ti va di studiare insieme domenica? »
Marinette sperò di non aver frainteso niente. « Va bene. Ci incontriamo al parco? »
Adrien annuì, e i due ripresero a mangiare le brioche in silenzio.
 
Alya aveva trascinato Marinette in bagno e si era fatta raccontare diverse volte la loro conversazione.
« Ti rendi conto che domenica avrai un appuntamento con la persona che ami? »
Marinette era troppo felice – e innamorata – per ascoltarla. Già si immaginava il futuro insieme a lui.
All’improvviso il cellulare di Marinette squillò, destandola dal suo sogno a occhi aperti.
« Che strano. Non conosco questo numero » e mostrò lo schermo ad Alya.
L’amica lesse il numero e scosse la testa. « Nemmeno io. Forza, prova a rispondere. »
Deglutendo, Marinette accettò la chiamata. « Pronto? »
« Ciao, Marinette. Sono Luka, il fratello di Juleka. »
La ragazza spalancò gli occhi. « L-Luka? »
 
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Tre settimane prima…
 
Adrien si diresse verso l’uscita del museo. Per un po’ non avrebbe più visto film sui vampiri.
« Signorino Adrien, è pregato di seguirmi » gli ordinò una voce molto familiare.
Nathalie gli si avvicinò. Si era completamente dimenticato di lei!
« Suo padre è molto arrabbiato. La sta aspettando a casa. »
Il ragazzo fu costretto a seguirla fino alla macchina. In cuor suo sapeva quale sarebbe stata la punizione: il ritiro da scuola, di nuovo.
Ma non poteva ritirarsi. Non poteva dire addio a Nino e a tutti gli altri. E doveva parlare con Marinette per spiegarle tutto.
 
Il viaggio in macchina dal museo all’abitazione della famiglia Agreste fu fatto nel silenzio più totale.
Adrien non smise un solo istante di ruotare leggermente l’anello a destra e a sinistra. Era nervosissimo. Mai in vita sua aveva disubbidito così tanto al padre. Sentì dei leggeri colpi sul fianco. Plagg stava cercando di calmarlo.
« Siamo arrivati » lo informò Nathalie.
Adrien prese un bel respiro e scese dalla macchina.
 
« Hai disubbidito ai miei ordini solo per vedere una stupida mostra? »
Adrien abbassò gli occhi. « No, ho disubbidito ai tuoi ordini per vedere una stupida mostra con i miei amici. »
Gabriel gli diede le spalle. « Hai rischiato di perdere la vita per colpa dei tuoi cosiddetti “amici”. »
Il ragazzo strinse i pugni e alzò gli occhi. « Non erano in loro! »
Il padre si voltò e gli si avvicinò molto lentamente. « Molto bene. In questo caso, tu non metterai più piede in quella scuola. Da domani, tornerai a studiare con Nathalie. E ora vai in camera a esercitarti con il piano. »
« Sì, papà… »
 
Adrien fece partire il suono di un pianoforte dal lettore musicale e si sdraiò sul letto. Perché suo padre doveva sempre fare così? E perché lui non riusciva mai a imporsi?
Il ragazzo tirò fuori il cellulare e chiamò Nino per informarlo della decisione del padre.
« Amico, non c’è un modo per convincerlo? »
Adrien sbuffò. « Non esiste alcun modo. Mi dispiace, Nino. »
« Non ti preoccupare! Io, anzi, tutti noi troveremo un modo per farti tornare a scuola! »
Dopo aver riattaccato, Adrien sorrise. Era così fortunato ad avere un amico come Nino.
« Su con la vita, adesso avremo più tempo per mangiare il camembert insieme! » provò a rallegrarlo Plagg.
Il ragazzo scoppiò a ridere e scosse la testa. Il kwami non sarebbe mai cambiato.
 
Ora…
 
Qualcuno bussò alla porta della camera di Adrien. Il ragazzo l’aprì e si ritrovò davanti Nathalie.
« Stavo per scendere. »
La donna scosse la testa. « Signorino Adrien, suo padre desidera parlare con lei. »
Adrien la fissò confuso. « Vuole parlare con me? »
« Esattamente. La prego di raggiungerlo al più presto. »
Adrien superò Nathalie e raggiunse il padre nel suo studio. Il cuore gli batteva a mille. Sperò con tutto il cuore che il padre avesse cambiato idea.
Come al solito, lo trovò davanti al dipinto della madre.
« Volevi vedermi, papà? »
Gabriel non si voltò, continuando a dargli le spalle. « Adrien, dobbiamo parlare di una cosa importante » e finalmente si girò verso di lui. « Dobbiamo parlare di Ladybug. »
 
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Luka si massaggiò la piegatura del braccio laddove aveva fatto il prelievo del sangue. L’infermiera era stata gentile e qualificata, ma il dolore c’era stato lo stesso.
Juleka lo schernì. « Non starai mica piangendo? »
« Guarda che fa male! »
La sorella scoppiò a ridere. « Avresti dovuto prendere la varicella da piccolo. »
« A questo punto, spero proprio di no. Non vorrei sentire dolore per niente… »
I due fratelli arrivarono davanti alla scuola di Juleka.
« Ci vediamo a casa, Luka. »
Il ragazzo la fermò: « Aspetta! Hai chiesto a Rose per sabato? »
Juleka annuì. « Sì, ma ha già organizzato un’altra cosa. I biglietti rimangono a te. Ciao! »
Luka salutò la sorella e se ne andò quando la vide entrare a scuola.
Si grattò la testa. Adesso che si era ritrovato – di nuovo – i biglietti in mano, con chi poteva andarci?
 
Arrivato a casa – anche se era una nave −, Luka si mise a fare le pulizie.
Quando toccò la sua stanza, iniziò a pulire tutti i plettri. Si fermò un attimo quando vide lo spazio vuoto. Ricordò benissimo di aver regalato il pletto personalizzato di Jagged Stone a Marinette. Quella ragazza lo aveva colpito. Non solo era coraggiosa e piena di risorse, era speciale, anche se non sapeva dire il perché.
Il ragazzo fissò il poster di Jagged Stone, il suo cantante Rock preferito, e ci pensò su. Alla fine si decise: avrebbe chiesto a Marinette se volesse andare al concerto di sabato sera con lui! Dopotutto, anche a lei piaceva.
Scrisse un messaggio a Juleka, chiedendole se potesse inviargli il numero di Marinette.
Riprese poi a fare le pulizie.
Terminato, si sedette sul letto e cominciò a suonare la chitarra.
 
Ricevette una chiamata di Juleka. La sorella gli chiese il motivo della sua sorella  e lui le spiegò che aveva pensato di invitare Marinette. La ragazza allora gli disse di prendere nota e gli dettò il numero dell’amica.
Dopo averla ringraziata, Luka riattaccò e chiamò subito Marinette.
« Pronto? » rispose Marinette dopo un po’.
« Ciao, Marinette. Sono Luka, il fratello di Juleka. »
« L-Luka? »
« Sì, mi sono fatto dare il numero da Juleka. »
« Ehm, perché ti avrebbe dato il mio numero? »
Luka capì in quel momento che prima avrebbe dovuto dire a Juleka di chiedere il permesso alla stessa Marinette.
Si scusò subito con lei.
« Non sentirti in colpa. Hai bisogno di qualcosa? »
Era arrivato il momento!
« Non so se hai sentito, ma sabato sera Jagged Stone terrà un concerto vicino alla Tour Eiffel. Io ho due biglietti e mi stavo chiedendo se a te piacerebbe andarci insieme a me. Che ne dici? »
Silenzio. Dall’altra parte del telefono non si sentì alcun suono. Che fosse caduta la linea?
« Luka, ci sei ancora? »
« Sì. Allora? »
« Mi piacerebbe molto. »
« Perfetto! Il concerto inizierà alle otto, quindi ho pensato di vederci lì intorno alle sette e mezza. O vuoi che ci troviamo prima davanti a casa tua? »
« No! » gridò lei, rischiando di renderlo sordo all’orecchio. « Volevo dire che non serve. Ci incontriamo direttamente lì. Allora a sabato! »
Quando riattaccò, Luka si ritrovò a sorridere. Con Marinette si sarebbe sentito in ottima compagnia!


Come avete letto, ho deciso di inserire anche Luka nel sequel. E come avrete ben capito, il sole si riferisce a Adrien e il mare a Luka.
Perché ho inserito il fratello di Juleka? Perché mi piace come personaggio e perché non ho voluto fare il solito cliché d'amore (oltre ad altri motivi personali).
Spero che continuerete a seguire la storia, anche se non so ogni quanto pubblicherò nuovi capiti.
Alla prossima!

 

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Capitolo 2
*** Dubbi ***


Nuovo capitolo per voi!
Buona lettura!



Come al solito, trovò il padre davanti al dipinto della madre.
« Volevi vedermi, papà? »
Gabriel non si voltò, continuando a dargli le spalle. « Adrien, dobbiamo parlare di una cosa importante » e finalmente si girò verso di lui. « Dobbiamo parlare di Ladybug. »
Perché di punto in bianco suo padre voleva parlare di Ladybug?
« Parlare di Ladybug? »
Gabriel annuì. « Di lei e di quello che è successo al museo. Voglio che tu sia sincero con me, Adrien. Tu e Ladybug siete in qualche modo legati? »
Adrien deglutì. « Legati? Io e Ladybug? Per niente. »
L’uomo gli si avvicinò molto lentamente. « Ne sei certo? Non mentirmi. »
Il ragazzo faticò a guardarlo a lungo negli occhi. « S-Sì, perché dovrei mentirti? »
« Ti credo » disse infine Gabriel. « Adesso va’ in camera e preparati per la tua ultima sessione di studio privata. Ho deciso che da domani tornerai a scuola. »
Adrien spalancò la bocca. Sarebbe tornato a scuola?
Abbracciò il padre e lo ringraziò per quella splendida notizia.
 
Terminato di studiare e dopo essere tornato da un servizio fotografico, Adrien chiamò Nino per informarlo della buona notizia, ma vedendo che l’amico non rispondeva, decise di scrivergli un messaggio. Fatto ciò, diede a Plagg un po’ di camembert e andò a farsi una doccia.
Dopo essersi asciugato e vestito, controllò il cellulare e si ritrovò moltissime chiamate perse: una da Nino e il resto da Chloé.
« Deve aver saputo la bella notizia » commentò Plagg. « Anche se mi chiedo cosa può aver fatto cambiare idea a tuo padre. »
Adrien scosse la testa. « Ora come ora sono preoccupato sul fatto che mi abbia chiesto se ho un legame con Ladybug. Secondo te, sospetta o ha scoperto che sono io Chat Noir? »
Plagg ruttò. « Magari anche lui è cotto di Ladybug. »
Il ragazzo alzò un sopracciglio. Plagg era proprio… be’, Plagg!
Kwami a parte, a Adrien il dubbio rimaneva. E se suo padre avesse un legame con Papillon? Lui e Ladybug avevano capito che Gabriel non poteva essere il loro nemico giurato, ma ciò non poteva significare che non potessero avere un certo legame.
Scosse la testa. Anche se suo padre poteva sembrare cattivo agli occhi della gente, non significava che lo fosse davvero. E Adrien si fidava del padre, sempre.
 
L’indomani, Adrien tornò a scuola. Ad accoglierlo, come aveva temuta, c’era Chloé, la quale gli saltò subito addosso.
Miss Bustier, l’insegnante di lettere, attirò la sua attenzione, invitandolo poi a seguirla. Liberandosi a fatidica dalla morsa dell’amica, Adrien seguì l’insegnante dentro la classe.
« Non voglio dirti niente, Adrien. Ti ho chiesto di seguirmi perché mi sembravi in difficoltà con Chloé. Dico bene? »
Adrien sorrise imbarazzato. « In un certo senso. La ringrazio, comunque. »
La donna gli sorrise e lo salutò.
« Amico, non hai perso tempo » gli disse  Nino entrando in classe.
« Nino! Ah, sono così contento di vederti. »
I due amici si abbracciarono e andarono a sedersi al proprio posto, parlando del più e del meno.
« Ancora non ci credo che tuo padre ti abbia fatto tornare a scuola, anche se siamo già a metà settimana. »
« Nemmeno io. Tu c’entri qualcosa, Nino? No, eh? Lo immaginavo. »
Poco dopo entrarono Marinette e Alya, intente a parlare di qualcosa.
« Oh, Nino! » esclamò all’improvviso Alya. « Verresti fuori un attimo? Devo mostrarti una cosa. »
Nino annuì e si scusò con l’amico. Salutò Marinette e seguì Alya fuori dalla classe.
Adrien tirò fuori il libro di letteratura e iniziò a ripassare le lezioni passate.
« Ehm, ciao » lo salutò Marinette affiancandosi a lui.
Il ragazzo si voltò e la salutò, sorridendole.
« Ehm, ciao » ripeté lei imbarazzata.
Adrien la guardò confuso e preoccupato. Si alzò in piedi e le chiese se avesse qualche problema.
« Cosa? Ah, no, no, nessun problema! È solo che, be’, visto quello che è successo… »
« Ma che succede qui? » s’intromise Chloé, facendo venire un colpo al ragazzo.
La figlia del sindaco, sempre accompagnata dalla povera Sabrina, squadrò prima Adrien, poi Marinette, il tutto a braccia conserte.
Non ricevendo nessuna risposta, Chloé spinse via Marinette e abbracciò Adrien, il quale desiderò con tutto il cuore di non essere così.
« Adrien caso, ti sta importunando? » disse Chloé con un tono fin troppo mieloso.
Il ragazzo riuscì a liberarsi dall’abbraccio. « Per niente. Anzi, stavamo solo parlando. »
Per la gioia di Adrien, la campanella suonò e il resto dei compagni entrò in classe. Subito il ragazzo si rimise seduto e tirò un sospiro di sollievo.
 
Quando arrivò l’intervallo, Adrien prese Nino e corse subito fuori, sperando di non essere raggiunto da Chloé. Per quel giorno aveva ricevuto fin troppe attenzioni da lei.
I due amici camminarono per il cortile, ma quando passarono davanti a una panchina, Alya prese a braccetto Nino e lo portò via.
Adrien e Marinette si fissarono e alzarono le spalle. Meglio lasciar perdere quei due innamorati e il loro comportamento.
« Posso sedermi? » chiese il ragazzo a Marinette.
La ragazza arrossì e annuì.
« Non mangi? »
Adrien si passò una mano tra i capelli e ridacchiò. « Ho dimenticato la merenda a casa. Che sbadato. »
Marinette gli allungò una brioche. « Due per me sono troppe. La vuoi? È alla crema. »
Adrien l’accetto con piacere e la ringraziò. Diede il primo morso: era buonissima! Si diede mentalmente dello stupido. Certo che era buona, era fatta dal miglior panettiere di Parigi!
« Adrien, forse non è il momento adatto, ma possiamo parlare di quello che è successo quel giorno al museo? »
Il ragazzo smise di mangiare. Quindi, era giunto il momento? No, si disse. Non potevano parlare di quelle cose in quel momento e in quel posto.
Poi gli venne l’illuminazione.
« Visto che la settimana prossima abbiamo la verifica di chimica, e visto che sono molto bravo in materia, ti va di studiare insieme domenica? »
« Va bene. Ci incontriamo al parco? »
Adrien annuì, e i due ripresero a mangiare le brioche in silenzio.
 
Terminata la scuola, il ragazzo salì in macchina e si diresse al parco. Anche quel giorno aveva un servizio fotografico.
Giunto lì, Plagg uscì allo scoperto. « Non trovi che sia stato un bel giorno di scuola? »
Adrien si prese la testa fra le mani. « Direi proprio di no! »
« Quindi? »
« Quindi, Plagg? »
Il kwami iniziò a mangiare una fetta di camembert. « Quindi hai scelto la ragazza che hai quasi baciato? »
« Marinette? Lei è solo… No, finché non parlo con lei rimane nel dubbio. Te lo immagini se è veramente Ladybug? Accidenti, l’ho sempre avuta in classe. »
Plagg stette in silenzio. Aveva fatto una promessa al kwami di Ladybug, però…
« Se mi dai tonnellate e tonnellate di camembert, ti darò degli indizi su una certa persona! »
Adrien lo guardò sorpreso e lo afferrò. « Conosci l’identità di Ladybug? Se lo sai, dimmelo! »
«N-Non riesco… a respirare… »
Il fotografo chiamò Adrien. Plagg si nascose velocemente nella borsa del ragazzo e continuò a divorare il suo camembert.
« Non finisce qua, Plagg » gli sussurrò Adrien.
 
Dopo tantissime foto, il fotografo mandò Adrien a fare una pausa.
Il ragazzo decise che avrebbe costretto Plagg a parlare. Mentre si dirigeva verso il kwami, venne attirato dal suono di una chitarra. Seguendo il suono, scorse Luka seduto su una panchina.
Lasciando perdere Plagg per il momento, si recò dal ragazzo.
« Luka, ciao! »
Il chitarrista alzò lo sguardo e lo salutò. « Adrien! È dal concerto sulla barca che non ci vediamo. Siediti pure. »
I due ragazzi, divenuti amici, iniziarono a parlare, anche se Luka continuava a suonare la chitarra. Adrien gli disse che era al parco per fare un servizio fotografico e che adesso era in pausa.
« Io sono venuto qui solo per suonare. Suono sempre in camera, ma oggi ho deciso di venire qui. O per meglio dire, sono stato attirato qua una sensazione. »
Adrien fissò il vuoto per qualche secondo. « Sensazione… Senti, posso chiederti un parere su una cosa? »
Luka si fermò. « Dimmi pure. »
Il ragazzo biondo prese un bel respiro. « Ci sono due persone, una è una tua amica e dell’altra non sai proprio niente. Di queste due sai solo due cose, anzi, coincidenze: non sono mai nello stesso posto e hanno lo stesso profumo. Le due possono essere le stesse persone o sono solo delle coincidenze, appunto? »
Luka si grattò il mento pensieroso. « Non ti seguo molto. Potresti spiegarti meglio o dirmi almeno i nomi di queste due persone? »
« I nomi? Be’… »
 
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« Pronto? » rispose Marinette dopo un po’.
« Ciao, Marinette. Sono Luka, il fratello di Juleka. »
« L-Luka? »
Sia Marinette che Alya rimasero sorprese. Perché Luka la stava chiamando? E come aveva ricevuto il suo numero?
« Sì, mi sono fatto dare il numero da Juleka. »
Ah, ecco spiegato il mistero numero due.
Alya sussurrò all’amica di mettere il vivavoce e chiedere il perché della chiamata.
Marinette annuì e, vivavoce attivato, chiese: « Ehm, perché ti avrebbe dato il mio numero? »
Il ragazzo si scusò subito con lei. La ragazza si dispiacque per ciò. Non voleva sgridarlo.
« Non sentirti in colpa. Hai bisogno di qualcosa? »
« Non so se hai sentito, ma sabato sera Jagged Stone terrà un concerto vicino alla Tour Eiffel. Io ho due biglietti e mi stavo chiedendo se a te piacerebbe andarci insieme a me. Che ne dici? »
Per poco Marinette non lanciò il telefono. Luka la stava invitando ad andare con lui a un concerto? Chiese un aiuto silenzio ad Alya. L’amica ci pensò su e le mimò con le labbra cosa volesse fare lei.
Già, lei voleva andare? Trovava Luka molto simpatico e dolce. Aveva un che di speciale. E poi, si era trovata molto bene con lui. Quindi, perché no?
« Luka, ci sei ancora? »
« Sì. Allora? »
« Mi piacerebbe molto. »
« Perfetto! Il concerto inizierà alle otto, quindi ho pensato di vederci lì intorno alle sette e mezza. O vuoi che ci troviamo prima davanti a casa tua? »
« No! » gridò lei, sapendo che aveva rischiato di renderlo sordo all’orecchio. « Volevo dire che non serve. Ci incontriamo direttamente lì. Allora a sabato! »
I due si salutarono e riattaccarono quasi allo stesso momento.
Marinette si appoggiò alla parete e sospirò, il cuore le batteva fortissimo.
Alya ridacchiò. « Che scoop! La nostra Marinette non ha uno, ma ben due appuntamenti questo week-end!
La ragazza spalancò gli occhi. « Che cosa? Accidenti! Mi ero dimenticata dell’appuntamento con Adrien! »
Alya le si avvicinò. « Parlare con il fratello di Juleka ti ha fatto dimenticare Adrien? Che l’ago della tua bussola si stia spostando completamente su Luka? »
Marinette divenne rossa. « Che stai dicendo? Oh, la campanella. Forza, torniamo in classe… »
Tikki, senza farsi vedere, sussurrò all’orecchio di Marinette. « Lo sai che potresti dover prendere una decisione? Chi sceglierai tra il sole e il mare? »
Il sole e il mare? Tra Adrien e Luka?
 
Terminata la scuola, Alya prese a braccetto Marinette. « Ragazza mia, ho saputo che Adrien sta andando al parco per fare un servizio fotografico. Vuoi andarci? »
Marinette stava per annuire, ma poi scosse la testa. « Dobbiamo fare due temi importanti per domani. A malincuore, mi tocca rifiutare. »
« Oh, non è che la tua mente e il tuo cuore sono invase da un certo ragazzo con gli occhi verde acqua? » la schernì l’amica.
« No! » urlò lei.
Vedendo che tutti la fissavano, Marinette la portò poco distante. « Non dire assurdità. Facciamo così, prima facciamo i due temi e poi andiamo al parco. Tanto i servizi fotografici sono lunghi. »
 
Un’oretta dopo, le due amiche avevano finito di fare i due temi, finalmente. Marinette si stiracchiò e guardò l’orologio. Per poco con cadde dalla sedia.
« Accidenti, è tardissimo! Dobbiamo correre al parco! »
Alya sorrise e corse dietro all’amica.
Arrivate al parco, Marinette si trovò davanti a una scena meravigliosa, preoccupante e insolita al tempo stesso. Adrien e Luka stavano duellando con due bastoni.
La scena era meravigliosa perché i due ragazzi sembravano dei cavalieri; preoccupante perché potevano farsi male; e insolita perché non si erano mai visti due ragazzi combattersi con dei bastoni.
La cosa che colpì maggiormente Marinette fu le loro espressioni: entrambi erano serissimi.
« Che stiano lottando per la tua mano, Marinette? » domandò Alya.
« Non credo. Anzi, spero proprio di no » sussurrò lei.
Le tornarono alla mente le parole di Tikki: “Chi sceglierai tra sole e il mare?”.

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Capitolo 3
*** Il concerto - 1° Parte ***


Luka riprese a suonare la chitarra. Smise quasi subito. Qualcosa lo bloccava.
Guardò l’ora. Era mezzogiorno passato. Si disse che molto probabilmente era la fame a bloccarlo.
Si recò in cucina e preparò la pasta e la frittata per sé e per la madre. Mentre il primo e il secondo cuocevano, si mise a tagliare e condire le carote con l’olio.
Arrivò la madre una decina di minuti più tardi.
« Il pranzo è pronto fra un po’, mamma » la informò Luka.
La donna annuì e apparecchiò la tavola. Luka si diede dello stupido. Aveva dimenticato di farlo!
 
Mentre stavano mangiando la frittata e le carote, la madre sorprese Luka dicendogli: « Devo domandartelo io o me lo dici direttamente tu? »
Il figlio rimase bloccato con la forchetta a mezz’aria. « A cosa ti riferisci? »
La donna incrociò le dita. « Ah, me lo devi dire tu! »
« Non posso dirti niente se non mi dici cosa dovrei dirti » ribadì alzando le spalle.
Madre e figlio tornarono a mangiare.
 
Terminato di pranzare e dopo aver pulito la cucina, Luka tornò in camera, si sedette nella posizione dello zen e chiuse gli occhi.
Nell’altra stanza, la madre fece partire la musica, ma la cosa non disturbò il ragazzo.
Aprì gli occhi e si mise a suonare la chitarra.
Per un po’ suonò come al solito, diventando tutt’uno con la chitarra. Sbagliò una nota e smise di suonare. Si sentiva schiacciato in quella stanza.
Mise la chitarra nella propria custodia e se la mise sulle spalle.
« Dove vai? » gli domandò la madre vedendolo uscire dalla camera.
« A fare una passeggiata e a cercare un posto per suonare la chitarra. »
« La tua cabina non va più bene? »
Luka si fermò poco prima di salire le scale. « Voglio cambiare un po’ aria. »
La donna ridacchiò. « L’ago della bussola ha trovato un trofeo. »
Il ragazzo aveva sentito quella frase già una volta, ovvero quando la madre l’aveva detta a Juleka qualche mese prima. E infatti, poco dopo lei e Rose erano diventate molto più che amiche.
Ma Luka non capiva perché la madre lo aveva detto a lui.
La donna sorrise. « Va’ pure. Ricorda solo le mie parole. »
Il ragazzo salì le scale e si soffermò sul ponte della nave. Si avvicinò al parapetto e si soffermò a vedere il proprio riflesso nella Senna. “L’ago della bussola ha trovato un trofeo”.
Picchiettando il parapetto, il ragazzo salì sul pontile che collegava la nave al marciapiede e incominciò a camminare.
 
Dopo una lunga camminata, arrivò davanti al parco, e lì sentì di nuovo una strana sensazione. Qualcosa gli diceva che doveva entrare in quel parco e starci.
Comprò un gelato al gusto di fragola, il suo preferito, e si sedette su una panchina. Il poliziotto Roger, lo stesso che aveva riempito di multe la madre, gli si avvicinò e lo squadrò con sospetto, soffermandosi poi sulla custodia.
« Ragazzo, sei forse venuto qui per suonare? »
Ricordandosi che la prima multa era stata per il volume troppo alto, pensò bene a cosa dire.
« Sì, signor agente. Ma non si preoccupi, non voglio disturbare la quiete di questo parco e nemmeno suonare per scopi illegali. »
Il poliziotto annuì e gli diede le spalle. « Lo spero bene, ragazzo, o dovrò farti una multa.
Io resterò tutto oggi nel parco, ricordati che ti tengo d’occhio. »
Quando l’uomo se ne fu andato, Luka finì di mangiare il gelato e iniziò a suonare la chitarra, stando bene attento a non fare troppo “rumore”.
 
« Luka, ciao! »
Luka, senza smettere di suonare, alzò lo sguardo e si ritrovò davanti un ragazzo biondo con gli occhi verdi. Si ricordò subito di lui. Era Adrien, il ragazzo che sapeva suonare il piano.
« Adrien! È dal concerto sulla barca che non ci vediamo. Siediti pure. »
I due cominciarono a parlare. Luka scoprì che Adrien era lì per fare un servizio fotografico. Il chitarrista si disse che, anche volendo, non avrebbe mai intrapeso la carriera da modello.
« E tu, Luka? Cosa ti ha portato qui? »
« Io sono venuto qui solo per suonare. Suono sempre in camera, ma oggi ho deciso di venire qui. O per meglio dire, sono stato attirato qua una sensazione. »
« Sensazione… » ripeté in modo strano Adrien. « Senti, posso chiederti un parere su una cosa? »
Luka smise di suonare. « Dimmi pure. »
Il ragazzo biondo prese un bel respiro. « Ci sono due persone, una è una tua amica e dell’altra non sai proprio niente. Di queste due sai solo due cose, anzi, coincidenze: non sono mai nello stesso posto e hanno lo stesso profumo. Le due possono essere la stessa persona o sono solo delle coincidenze, appunto? »
Luka si grattò il mento pensieroso. « Non ti seguo molto. Potresti spiegarti meglio o dirmi almeno i nomi di queste due persone? »
« I nomi? Be’… »
Luka vide Adrien perdere tempo e diventare rosso. Alla fine capì: il suo nuovo amico si vergognava a dire i nomi.
Poi gli venne in mente un’idea. Sua sorella, un giorno, gli aveva raccontato che per far uscire insieme una sua amica e il ragazzo di cui era innamorata, avevano pensato a un piano e avevano usato dei nomi in codice.
Propose quindi al ragazzo biondo di usare dei nomi in codice.
« Oh, giusto! Per spiegarti meglio, qualche settimana fa ho partecipato a una festa in maschera. In questa festa, ho conosciuto una ragazza mascherata da coccinella, ma non come Ladybug. Stando vicino a lei, ho sentito chiaramente il profumo di brezza marina, anche se sarebbe giusto dire odore. A scuola, invece, c’è questa mia amica che profuma – odora – anche lei di brezza marina. Possono essere la stessa persona, secondo te? »
Luka intuì che la storia era inventata, anche se le due persone risultavano vere. « Scusami, ma non so risponderti. Cosa ti dice l’istinto? »
Adrien scosse la testa. « Proprio niente. Mi manda solo in confusione… »
Luka pizzicò le corde della chitarra. Non poteva aiutarlo con il suo problema d’amore, ma poteva distrarlo in pochino.
Gli passò la chitarra. « Molte volte, la musica dice più di mille parole. Prova a suonare. »
« Io non so suonare la chitarra. Il piano sì, ma la chitarra… »
Allora il ragazzo dai capelli azzurro mare gli insegnò a fare le scale.
 
« Ahi, mi fanno male le dita » si lamentò Adrien.
Luka ridacchiò. « Ci farai l’abitudine, amico mio. »
Il ragazzo biondo si alzò in piedi e raccolse due bastoni da terra. « Tu mi hai insegnato a “suonare” la chitarra, quindi mi sembra giusto che ti insegni un po’ di scherma. »
Luka alzò un sopracciglio. « Scherma? »
« Sì. Io seguo lezioni di scherma, piano e cinese. Non ho qua un piano e il cinese è abbastanza complicato, quindi ho optato per la scherma. Che ne dici? »
« Dico che ci sto! »
 
Dopo una serie di spiegazioni teoriche e pratica, Adrien chiese a Luka se volesse provare a fare un duello.
Luka accettò, ottenendo, naturalmente, diverse sconfitte.
« Luka, tutto bene? » gli domandò Adrien all’ennesima sconfitta.
« Sì, ma la scherma ha troppe regole… E se provassimo a duellare senza regole? »
Il ragazzo biondo ci pensò su e annuì.
Da schermidori, i due divennero cavalieri. All’inizio duellarono scherzando, poi fecero sul serio. Era come se sfogassero i propri problemi – dubbi, sospetti, incomprensioni – sullo sfidante.
« Cosa pensate di fare! » urlò il poliziotto Roger. « Non lo sapete che è contro la legge combattere con dei bastoni? Dovrei farvi una bella multa, ma per questa volta vi faccio un richiamo! Che non succeda mai più. Intesi? »
I due ragazzi, entrambi con il fiatone, annuirono e si scusarono.
Il poliziotto se ne andò borbottando, venendo quasi spinto dal fotografo e dalla guardia di Adrien.
« Eravate perfetti! » commentò il fotografo con l’immancabile accento italiano. « Ma certo! Continuate a combattere che vi faccio qualche scatto! »
Luka scosse la testa e appoggiò a terra il bastone. « Meglio di no. Non sono fatto per queste cose. Adrien, è stato un piacere parlare e duellare con te. »
Detto ciò, rimise la chitarra nella custodia e se ne andò.
 
Quando arrivò a casa, vide la madre sul ponte della nave.
« Già di ritorno, Luka? »
« Sì. Juleka è già tornata? Potrei darle una mano con i compiti. »
La madre annuì e gli disse che era in soggiorno.
Scendendo, la trovò sul divano con in mano il libro di chimica.
« Chimica? Scusami, ma sai che non sono bravo. Se hai bis… Ops, scusami un attimo! »
Mentre stava parlando con la sorella, aveva ricevuto un messaggio da Marinette.
Sempre tenendo il cellulare in mano, si recò in camera e si buttò sul letto. Aprì il messaggio e lo lesse:
 
“Ciao, Luka! Sono Marinette.
Ho visto che il poliziotto Roger ti ha fermato
mentre stavi combattendo con Adrien.
Tutto apposto?
Spero di sì.”
 
Luka sorrise. Non si era accorto che Marinette si trovasse al parco.
“Ciao! Sì, tutto apposto. Adrien e io non stavamo litigando. E per fortuna il poliziotto non ci ha fatto la multa.”
Attese un possibile messaggio di risposta, che non tardò ad arrivare.
“Meno male. Mi ero preoccupata! Adesso devo salutarti, ho un lavoro da fare. Ci vediamo sabato sera!”
Il sorriso sulle labbra del ragazzo si allargò. Prese la chitarra e improvvisò una canzone. In qualche modo, Marinette gli aveva dato un’ispirazione.
 
Finalmente arrivò la sera del concerto.
Luka prese i biglietti e qualche banconota, dopodiché salutò la madre.
« Divertiti al concerto con Marinette » gli disse facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo ridacchiò. Sua madre si faceva strane idee. Il suo non era un appuntamento, ma un’uscita tra amici.
Si recò quindi al concerto, vicino alla Tour Eiffel.
Il posto era colmo di persone. Sembrava che tutta Parigi avesse deciso di assistere al concerto. Meno male che il concerto si teneva all’aperto!
Luka cercò Marinette in mezzo a quella folla. Gli parve di intravederla diverse molte, ma non era lei.
« Luka! » lo chiamò Marinette toccandogli delicatamente il braccio.
Il ragazzo si girò e la salutò. Vide che indossava gli orecchini e gli stessi vestiti: la giacchetta nera, i pantaloni rosa e le ballerine ai piedi. Solo la maglietta era diversa. Era sempre bianca, ma anziché avere i fiori in alto, aveva disegnato il logo di Jagged Stone e cambiava colore a seconda della luce.
« Cosa guardi? » gli chiese Marinette.
« Scusami. La tua maglietta è molto bella. Dove l’hai presa? »
« L’ho creata io. A casa ho anche un modello maschile. È per un mio amico. Aspetta, te lo faccio vedere… »
La ragazza aprì la borsetta e tirò fuori il cellulare. Maneggiò su qualche secondo e poi gli mostrò la foto di una maglietta nera fatta allo stesso modo.
« Sembra che di diverso ci sia solo il colore della maglietta, ma anche il logo ha colori diversi a seconda della luce » spiegò.
Luka rimase davvero sorpreso. « Pazzesco! Hai proprio un talento per queste cose. Complimenti! »
Marinette balbettò un ringraziamento.
Luka tirò fuori dalla tasca i biglietti del concerto e ne diede uno a Marinette.
« Ecco il tuo biglietto. Andiamo adesso o vuoi aspettare un po’? »
« No, no! Andiamo adesso. »
I due ragazzi si diressero verso i controlli e attesero il proprio turno.
Superato i controlli, i due cercarono di spostarsi il più vicino possibile al palco. Vennero spintonati in ogni dove, ma alla fine riuscirono a trovare degli ottimi posti.
« Tutto bene? Ti sei fatta male? » chiese Luka a Marinette.
La ragazza scosse la testa. « Sto bene, non ti preoccupare. »
« Attenta! » gridò Luka portandosela vicino.
Un gruppo di fan sfegatati si era messo a cantare e a ballare, muovendo le braccia in modo pericoloso. Per poco non avevano colpito Marinette, la quale ringraziò, di nuovo, Luka.
Una quarantina di minuti più tardi, il concerto iniziò.
 
« Il mio Miraculous! » cantò Jagged Stone concludendo la canzone.
Luka, Marinette e il resto del pubblico urlò e applaudì.
« Grazie a tutti! E adesso ci sarà l’intervallo! Rock 'n' roll! »
Quando Jagged Stone lasciò il palco, in molti lasciarono il posto per andare a prendere qualcosa da mangiare e da bere.
« Vado a prendere da mangiare e da bere. Cosa vorresti? »
Marinette aprì la borsa e tirò fuori alcuni panini al latte. « Mio padre mi ha dato dei panini da dividere. »
« Allora prendo solo da bere. Due bibite gasate vanno bene? Perfetto! »
Luka lo ammise a se stesso. Stare in compagnia di Marinette era bello. Si stava divertendo molto con lei!
 
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Marinette era confusa. Aveva visto Adrien e Luka combattere con due bastoni, l’agente Roger fermarli, il fotografo puntare la macchina contro di loro e, infine, lo stesso Luka andarsene via con una custodia della chitarra. Che stava succedendo?
Alya la spinse delicatamente e la informò che Adrien stava tornando a fare il servizio fotografico.
Cosa doveva fare? Vedere Adrien o inseguire Luka?
« Alya, sono un po’ stanca. Ritorno a casa. Ci sentiamo più tardi. »
Senza dare il tempo all’amica di rispondere, Marinette uscì dal parco.
 
Non appena si buttò sul letto, Tikki uscì dalla borsa e atterrò vicino a lei.
« Che succede? Perché non sei stata a vedere il servizio fotografico? C’entra Luka, per caso? »
Marinette si coprì la testa con il cuscino. Non lo sapeva nemmeno lei!
Il telefono le squillò nella borsa. Subito corse a rispondere.
« Alya, mi dispiace di essermene andata via! »
Sentì l’amica ridacchiare. « Non ti devi preoccupare, Marinette. Credo di capire il motivo del tuo comportamento. Non pensarci troppo! E poi, domenica avrai le risposte alle tue domande da Adrien. »
« Sì, ma sabato sera vado al concerto con Luka. »
« Nessun problema. Vedi come vanno le cose con entrambi i ragazzi, le sensazioni e via dicendo, poi decidi cosa fare. Ma attenzione: non usare uno se l’altro non ti va bene. Capisci dove voglio arrivare? »
« Sì! Ti ringrazio, Alya, per tutto! »
Dopo averla salutata e riattaccato, Marinette si lanciò sul suo banco da lavoro e iniziò a disegnare il modello di una maglietta.
Tikki le volò vicino e le chiese su cosa stesse lavorando.
La ragazza le spiegò che stava ideando una maglietta per il concerto di Jagged Stone, così facendo avrebbe tenuto la mente occupata.
All’improvviso si fermò. Nonostante tutto, non poteva dimenticarsi di essere preoccupata per quello che era successo a Luka. Riprese il telefono e gli inviò un messaggio, naturalmente dopo innumerevoli tentativi. Nell’attesa, riprese il lavoro.
Poco dopo le arrivò una risposta da Luka.
« Cosa dice il messaggio, Marinette? » volle sapere Tikki.
« Dice: “Ciao! Sì, tutto apposto. Adrien e io non stavamo litigando. E per fortuna il poliziotto non ci ha fatto la multa”. Adesso gli rispondo subito. »
In qualche modo, adesso Marinette si sentiva più carica.
 
Arrivò il giorno del concerto e subito la mattina si fece burrascosa. Come se lo avesse fatto apposta, Papillon aveva akumizzato un uomo – una povera guida turistica −, la quale stava seminando panico nei Champs-Élysées.
« Meno male che ho finito adesso la maglietta. Pronta, amica mia? Tikki, trasformarmi! »
Il kwami entrò negli orecchini e trasformò Marinette in Ladybug.
Ladybug roteò lo yo-yo e “volò” sui tetti di Parigi.
 
« Qualche idea, Micetto? » domandò Ladybug a Chat Noir nel loro nascondiglio sul tetto di un appartamento.
Ma l’eroe sembrava preso da qualcos’altro. Se ne stava lì a fissarla e qualche volte inspirava l’odore dell’eroina.
« Che stai facendo? Non vedi che abbiamo un problema? »
Chat Noir la fissò dritto negli occhi. « Profumi di brezza marina, ancora. Come mai? »
Ladybug spalancò gli occhi. « Ti sembra questo il momento più adatto per fare certe domande? Parigi a bisogno di noi! »
Il gatto guardò in basso e scosse la testa. « Sì, scusami. Una cosa, però. Domani pomeriggio cosa fai? »
La coccinella spalancò anche la bocca. Davvero Chat Noir stava dando la precedenza a quello che alla salvezza di Parigi?
Decise di non dargli corda e si preparò a lanciarsi contro il nemico. Ma il gatto era più furbo e l’afferrò per il polso.
« Adesso giochiamo con le mie regole, Insettina. »
Ladybug iniziò ad avere un certo timore dell’amico.
« Lasciami, Chat Noir! Non vedi che ci sono delle persone in pericolo? »
Lui parve tornare in sé, infatti la lasciò andare e si scusò.
 
« Niente più malefatte, piccola akuma » disse Ladybug liberando la farfalla bianca.
« Miraculous Ladybug! » urlò lanciando in’aria l’oggetto uscito fuori dal Lucky Charm.
L’eroina salutò i presenti e si diresse verso Chat Noir, il quale la stava aspettando su un tetto.
« Ottimo lavoro, Milady. Tornando a noi » disse mettendosi molto vicino a lei, « cosa fai domani pomeriggio? »
Ladybug indietreggiò. « Ho un impegno con un’amica. »
Lui socchiuse gli occhi. « Un’amica, eh? Posso unirmi a voi? »
La coccinella gli mise l’indice sulle labbra e scosse la testa. « Oh, no, Micetto! Ti annoieresti a morte. Stiamo per lasciò Chat Noir sul tetto da solo.
 
Ladybug arrivò sul balcone della propria casa e si ritrasformò in Marinette.
« Ma che gli è preso a Chat Noir? Era così strano » mormorò entrando nella camera. « Che ne pensi, Tikki? »
Ma il kwami era preso da altro. Volava qua e là senza una meta precisa, intenta a mormorare qualcosa.
Il telefono squillò, distraendo così Marinette.
« Ciao, Marinette. Come sta andando la maglietta di Nino? »
« Oh, Alya. L’ho finita! Dopo ti invio la foto. Mi hai chiamata solo per questo? »
« Non hai ancora visto il mio articolo sul LadyBlog? Corri a leggerlo! A quanto pare, c’è una specie di crisi tra Ladybug e Chat Noir! »
Marinette spalancò gli occhi. « Una crisi? Ma dai! E poi non stanno mica insieme. Cioè, credo. Ora devo salutarti, ho delle cose da fare. »
« Ti devi preparare per l’appuntamento con Luka. »
« No! » urlò la ragazza al telefono. « E il nostro non è un appuntamento. È solo un’uscita tra amici. »
Alya ridacchiò. « Se lo dici tu. Conquistalo, ragazza! »
Marinette scosse la testa.
Fece la foto alla maglietta per Nino, richiesta da lui quando aveva saputo che la ragazza ne stava facendo una per il concerto, e la inviò ad Alya.
Nell’attesa del concerto, Marinette si mise a studiare chimica. Almeno, si disse, non avrebbe fatto la figura della stupida l’indomani con Adrien.
 
Arrivò l’ora di prepararsi.
Marinette era agitatissima. Correva di qua e di là per la stanza, balbettando cose su come si dovesse vestire, comportarsi e specialmente su cosa dire.
Provò a chiedere aiuto a Tikki, ma il kwami se ne stava, ancora, sulle sue.
« Tikki, va tutto bene? » volle sapere una preoccupata Marinette.
Il kwami ci mise un po’ per rispondere. « Ero solo preoccupata per il comportamento di Chat Noir. »
Marinette le sorrise e mise le mani a coppa, invitando l’amica a posarsi. « Non lo devi essere, Tikki. O meglio, non più di tanto. Sai com’è fatto quel gatto. Chissà, magari gli è successa una cosa. La prossima volta che lo vedremo, glielo chiederemo. »
Il kwami sorrise sorrise e si scusò con lei, consigliando a Marinette come vestirsi: nel solito modo – naturalmente, indossando la maglietta fatta apposta per il concerto.
Prese l’immancabile borsetta e corse giù, dove trovò i genitori con un insolito sorrisetto.
Marinette capì che stava per succedere qualcosa di imbarazzante per lei.
« A-Allora io vado. Potete non aspettarmi svegli. »
Sua madre le baciò una guancia. « Fai attenzione. Anche se mi piacerebbe di più se andassi con l’altro tuo amico, quello biondo. Sai, ti vedo molto bene con lui. »
« Mamma! »
Il padre scoppiò a ridere mentre le allungava un sacchetto. « Qui dentro ci sono dei panini al latte. Non mi fido molto delle bancarelle nei concerti. Divertiti e non fare troppo tardi. Mi raccomando: se quel ragazzo osa alzare la voce o un dito su di te… »
Marinette alzò le mani. « State tranquilli, so difendermi da sola! E non credo che Luka farebbe mai una cosa del genere. È molto gentile… »
Arrossì. « C-Comunque, io adesso vado. »
Mise il sacchetto nella borsa, diede un bacio ai genitori e uscì di corsa dalla casa. Sentì Tikki ridacchiare. Marinette non si infastidì e non disse nulla. Se il kwami stava ridacchiando, significa che non era più in pensiero a causa di Chat Noir.
 
Marinette arrivò nel punto d’incontro e cercò Luka, dapprima con lo sguardo, poi facendosi largo tra le persone, sempre scusandosi.
Tra un gruppo di persone e un altro, finalmente lo vide. Era girato di spalle e la stava cercando.
Bene, si disse, era arrivato il momento!
« Luka! » lo chiamò toccandogli delicatamente il braccio.
Il ragazzo si girò e la salutò. Marinette notò che indossava gli stessi vestiti: la felpa blu acciaio, la maglietta bianca con il logo di Jagged Stone, un paio di jeans neri strappati e le sneakers rosse e nere. Il tutto con l’aggiunta di orecchini, bracciali, anelli e le unghie nere.
La ragazza notò che la stava osservando.
« Cosa guardi? » gli chiese un po’ a disagio.
« Scusami. La tua maglietta è molto bella. Dove l’hai presa? »
« L’ho creata io. A casa ho anche un modello maschile. È per un mio amico. Aspetta, te lo faccio vedere… »
Aprì la borsetta e tirò fuori il cellulare. Maneggiò su qualche secondo e poi gli mostrò la foto di una maglietta nera fatta allo stesso modo.
« Sembra che di diverso ci sia solo il colore della maglietta, ma anche il logo ha colori diversi a seconda della luce » spiegò.
Luka parve rimanere davvero sorpreso. « Pazzesco! Hai proprio un talento per queste cose. Complimenti! »
Marinette arrossì e balbettò un ringraziamento.
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca i biglietti del concerto e ne allungò uno a lei.
« Ecco il tuo biglietto. Andiamo adesso o vuoi aspettare un po’? »
« No, no! Andiamo adesso. »
I due ragazzi si diressero verso i controlli e attesero il proprio turno.
Superato i controlli, i due cercarono di spostarsi il più vicino possibile al palco. Vennero spintonati in ogni dove, ma alla fine riuscirono a trovare degli ottimi posti.
« Tutto bene? Ti sei fatta male? » chiese Luka.
La ragazza scosse la testa. « Sto bene, non ti preoccupare. »
« Attenta! » gridò Luka portandosela vicino.
All’improvviso si ritrovò molto vicina al ragazzo. Imbarazzata oltre ogni immaginazione, chiese delle spiegazioni al ragazzo, il quale la informò che per poco non era stata colpita da un gruppo di fan sfegatati.
Marinette non poté fare altro che ringraziarlo e alla fine si decise ad allontanarsi leggermente.
Quella serata non era iniziata nel migliore dei modi.
 
Mentre aspettavano l’inizio del concerto, Marinette, per spezzare quell’imbarazzante silenzio tra loro, gli chiese come mai avesse scelto di portare proprio lei.
Luka le spiegò che aveva ricevuto i biglietti dalla madre e, non sapendo chi portare, li aveva dati a Juleka, così lei e Rose potevano andare insieme al concerto, ma l’amica della sorella aveva già organizzato un’altra cosa, quindi i biglietti erano ritornati nelle mani del ragazzo.
« Mentre stavo pulendo la mia collezione di plettro, mi sono ricordato di averne regalato uno a una persona. E quella persona sei tu, Marinette. »
La ragazza sorrise e tirò fuori l’oggetto in questione. « Lo porto sempre con me, Luka. »
Luka parve rimanere sorpreso. « Sono contento che ti piaccia. Spero che ti aiuti come un portafortuna. »
Portafortuna…
Marinette si ritrovò a stringere forte il portafortuna datele da Adrien per il compleanno. Qualcosa le massaggiò la mano. Tikki, nascosta nella borsetta, cercò di tranquillizzarla. Certo, doveva rimanere concentrata sul concerto. E su Luka. Era lì con lui, non con Adrien.
Dopo quel breve momento, Marinette cambiò argomento e iniziò a parlare per bene con Luka.
 
Mentre Jagged Stone cantava, Marinette e Luka ballavano, all’inizio da soli, poi insieme, anche se la ragazza si sentiva un po’ in imbarazzo.
« Il mio Miraculous! » cantò Jagged Stone concludendo la canzone.
Tutto il pubblico urlò e applaudì.
« Grazie a tutti! E adesso ci sarà l’intervallo! Rock 'n' roll! »
Quando Jagged Stone lasciò il palco, in molti lasciarono il posto per andare a prendere qualcosa da mangiare e da bere.
« Vado a prendere da mangiare e da bere. Cosa vorresti? » le chiese Luka tirando fuori il portafoglio.
Marinette aprì la borsa e tirò fuori alcuni panini al latte. « Mio padre mi ha dato dei panini da dividere. »
« Allora prendo solo da bere. Due bibite gasate vanno bene? Perfetto! »
La ragazza lo vide allontanarsi e si mise una mano sul cuore. Si stava divertendo tantissimo con Luka, oltre al fatto che si trovava molto bene con lui. Anche con Adrien si trovava bene, anche se la parte del divertimento era diversa con lui. Tutte le volte che si era trovata da sola con Adrien, era successo di tutto e Papillon aveva akumizzato qualcuno.
Quando si stavano allenando per il torneo di videogiochi, Max era diventato “Gamer” e le stava dando la caccia, rovinando così il loro incontro.
All’hotel “Le Grand Paris”, quando si erano recati lì per assistere al concorso dello zio, dove Chloé lo aveva fatto akumizzare in “Kung Food”.
Senza contare l’evento più recente, ovvero quando Adrien stava scappando dalla guardia del corpo e involontariamente l’aveva coinvolta nella fuga, finendo su internet come “la fidanzata di Adrien Agreste”, il tutto mentre era in pigiama! La guardia era stata akumizzata in “Gorizilla” e Adrien aveva rischiato di morire quando si era lanciato giù da un edificio molto alto, secondo il consiglio di Ladybug.
Alla fine, gli “appuntamenti” con Adrien erano stati molto movimentati.
Qualcuno le picchiettò sulla spalla. Marinette si voltò e sorrise nel trovarsi di fronte Penny, l’agente dello stesso Jagged Stone.
« Ciao, Marinette. Ti sta piacendo il concerto? »
Marinette annuì vigorosamente. « Certamente! Adoro Jagged Stone! »
La donna sorrise. « Ne sono lieta. È proprio per questo che sono qui. Jagged ti ha invitata ad assistere il concerto nel backstage. Che ne dici? »
La ragazza non poté credere alle proprie orecchie. Davvero le stava offrendo la possibilità di vedere il concerto nel backstage?
« Volentieri, ma sono qui insieme a un ragazzo… A un amico! Non è che potrebbe… »
« Può venire anche lui. Adesso dov’è? »
« Oh, è andato a prendere da bere. »
Penny guardò verso le bancarelle. « Come si chiama e cosa indossa. »
Dopo la descrizione di Marinette, l’agente annuì e si diresse verso le bancarelle, lasciando la confusa.

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Capitolo 4
*** Il concerto - 2° parte ***


Capitolo lunghetto.
Buona lettura!



Marinette vide Penny e Luka dirigersi verso di lei; il ragazzo aveva un’aria confusa.
La donna sorrise e li condusse verso il palco, non senza faticare un poco in mezzo a tutti i fan. Molti di essi, infatti, la fermavano per chiedere informazioni su Jagged Stone.
Luka sussurrò a Marinette il dispiacere che provava per l’agente del cantante.
Forse notando Penny in difficoltà, arrivò un gruppetto di guardie della sicurezza per allontanare i fan e scortare il trio fino al backstage.
« Aspettate qui, per favore. Vado a cercare Jagged. »
Dopo che Penny se ne fu andata, Luka si guardò intorno emozionato.
« Oh! » esclamò all’improvviso.
Marinette non fece in tempo a chiedergli il problema, visto che il ragazzo si era diretto verso la chitarra del cantante.
La ragazza ridacchiò e lo raggiunse.
« Ho sempre desiderato vedere da vicino questa chitarra! » e iniziò a esporre a Marinette tutto quello che sapeva dello strumento.
Marinette non poté non sorridere di fronte all’amico. Le piaceva sentirlo parlare.
Luka la guardò e smise di parlare della chitarra. « Mi dispiace, Marinette. Non volevo annoiarti. »
« Cosa? Oh, no! Non mi stavi annoiando, davvero. Non ti preoccupare. »
Ma il ragazzo sembrava sentirsi ancora in colpa. « Ne sei sicura? »
« Facciamo così, allora: ti parlerò tutto il tempo di moda mentre mi riaccompagni a casa! »
Lui sorrise e accettò la proposta. « Mi sembra giusto! »
Marinette, però, non lo aveva ascoltato. Gli aveva appena detto che avrebbe dovuto riaccompagnarla a casa! Che cosa le era saltato in mente?
« Ecco la mia ragazza preferita! »
I due ragazzi si voltarono e spalancarono la bocca alla vista di Jagged Stone.
Il cantate passò un braccio intorno alle spalle di Marinette.
« È sempre un piacere vederti, Marinette » le disse tutto sorridente.
« Oh, e questo chi è? » le chiese girandosi verso di Luka. « Da come vi stavate guardando e sorridendo, direi che è il tuo ragazzo. »
Marinette divenne rossa come un pomodoro e prese a scuotere la testa e continuò a negare tutto quanto.
Luka, anche lui rosso, seppur molto di meno rispetto all’amica, confermò le negazioni di Marinette.
Jagged Stone scoppiò a ridere e si staccò da Marinette. « L’ardore degli adolescenti mi fa venire voglia di suonare! Rock… Uhm? »
Il cantante si accorse che Luka era vicino alla sua chitarra.
« Oh, ti chiedo scusa, Jagged Stone! È solo che, be’, mi piace la tua chitarra. »
« Luka è molto bravo a suonare » s’intromise Marinette.
Jagged Stone passò lo sguardo dall’uno all’altro. « Ragazzo, ti andrebbe di provare a suonarla? »
Luka spalancò la bocca. « Posso davvero? »
Il cantante annuì e tirò fuori gli occhiali parigini fatti da Marinette. « Certamente. Dopotutto, sei amico – o il fidanzato −  della ragazza che mi ha fatto questi occhiali, senza dimenticare la copertina del mio ultimo album. »
Il cuore di Marinette si scaldò quando Luka le disse che era fantastica.
Intanto che Luka suonava la chitarra, sotto lo sguardo e seguendo i consigli di Jagged Stone, Marinette tirò fuori il cellulare dalla borsetta e fece una foto ai due, dopodiché la inviò all’amico.
Poco dopo, Jagged Stone riprese la chitarra e suonò lui un pezzo.
« Marinette, è stato incredibile! È tutto grazie a te. »
«Grazie a me? Che stai dicendo? »
Lui annuì e le prese le mani. « Se non avessi detto a Jagged Stone che so suonare, non mi avrebbe mai chiesto di provare la sua chitarra! »
Marinette gli sorrise. « Non ho fatto nulla, Luka. »
Il ragazzo ricambiò il sorriso.
 
Il concerto riprese e i due ragazzi, nel backstage, mangiarono i panini fatti dal padre di Marinette e bevvero le bibite comprate da Luka.
Fang, il coccodrillo del cantante, si avvicinò alle gambe di Luka e si accoccolò.
Penny si avvicinò a Marinette e le disse: « Volevo sapere una cosa, Marinette. Dove hai preso quella maglietta? Ho cercato dappertutto, ma proprio non riesco a trovare il modello. »
Marinette allora le spiegò che aveva disegnato lei stessa il modello, mostrandole anche la versione maschile.
« Puoi inviarmi la foto del modello maschile? E posso fare una foto a quello femminile? Vorrei mostrarle a Bob, il produttore, e magari chissà, potrebbero piacergli e ti chiederà se potremmo metterli sul mercato. »
La ragazza era felicissima! Una sua creazione poteva essere approvata e venduta!
« Sarò ripetitivo, ma sei davvero fantastica, Marinette » le disse Luka quando Penny se ne fu andata.
Marinette si voltò verso di lui e arrossì. « C-Che stai dicendo? » balbettò.
« Sto solo dicendo la verità. Oh, adoro questa canzone! »
Mentre Luka chiudeva gli occhi e canticchiava, Marinette sentì un calore nel petto.
 
Quando il concerto finì, Jagged Stone invitò i due ragazzi a rimanere ancora un po’.
« Oh, io non posso! » esclamò Marinette guardando l’ora. « Ho promesso ai miei genitori di non fare tardi. Luka, rimani pure, se vuoi. »
Luka scosse la testa. « Non voglio farti tornare a casa da sola, Marinette. E poi, abbiamo fatto un patto, non ricordi? »
Marinette se lo ricordava. Toccava a lei “annoiarlo” su tutto quello che conosceva sulla moda.
« Ne sei sicuro? » chiese per sicurezza la ragazza.
«Certo che sì! »
Jagged Stone suonò un assolo. « Rock and roll! Ragazza mia, il tuo amico/fidanzato è la vera essenza del Rock! Un bel bacio ci starebbe! »
Marinette arrossì; Luka fissò un punto indefinito delle scarpe.
Baciare Luka?! Come poteva averle chiesto una cosa del genere? Lei e Luka erano solo amici, no? Certo, sentiva un calore al petto quando stava insieme a lui, ma lei era innamorata di Adrien, che avrebbe visto l’indomani pomeriggio.
Allora perché si sentiva nello stesso modo con lui?
« C-Comunque, noi a-adesso andiamo. È s-stato un piacere essere in-invitati qui. C-Ciao! » balbettò al limite dell’imbarazzo Marinette.
Luka ringraziò e seguì l’amica.
 
« Oh, guarda che bella luna! » esclamò Luka.
I due ragazzi stavano attraversando il “Pont de l’Alma”, uno dei ponti sopra la Senna, per andare a casa di Marinette, quando il ragazzo si era fermato e aveva alzato lo sguardo al cielo.
Marinette lo imitò e rimase meravigliata nel vedere la luna: era gigantesca e illuminava tantissimo!
« Peccato solo per quelle nuvole che stanno per coprirla » si lamentò Marinette.
« No, è molto meglio così. Anche se le nuvole la dovessero coprire del tutto, la luna resterà. Puoi nascondere la bellezza, ma quella rimarrà sempre dove l’hai messa, non scomparirà mai. »
« Credo di capire dove vuoi arrivare » ammirò la ragazza.
I due ragazzi sbagliarono su una cosa: quelle non erano semplici nuvole, erano nuvole di pioggia.
 
Infatti, poco dopo furono investiti in pieno da un acquazzone.
I due ragazzi corsero a ripararsi; Marinette tirò fuori il cellulare.
« Accidenti! Non c’è campo! » esclamò Marinette. « Pensavo di farci venire a prendere da mio padre… »
La ragazza sapeva che la madre di Luka non aveva nessuna auto, quindi aveva pensato di chiamare il proprio padre e accompagnare l’amico a casa.
Luka la sorprese mettendole una mano sulla spalla. «E se andassimo a piedi? Siamo già bagnati, quindi non fa nessuna differenza se prendiamo altra acqua. »
« Rischiamo di ammalarci, Luka… Non che non voglia, intendo dire! »
Lui le sorrise, si tolse la felpa, prese due estremità e la portò in alto, ottenendo così una specie di ombrello.
Marinette scoppiò a ridere.
« È imbarazzante da dire, ma dovresti avvicinarti a me per non bagnarti… »
La ragazza rimase paralizzata. Avvicinarsi a lui? Già vide cosa sarebbe successo da lì in avanti: loro avrebbero corso sotto la pioggia, Adrien li avrebbe visti e si sarebbe allontanato da lei per sempre, la quale non sarebbe mai più uscita con lui!
Qualcosa la colpì “dolcemente” alla gamba. Tikki le stava facendo capire di sbrigarsi. Ma certo, pensò Marinette, stavano perdendo tempo. E poi, il suo kwami si era sentita male per essersi bagnata troppo con la pioggia. Non voleva rischiare un’altra volta.
A piccoli passi, Marinette si avvicinò a Luka e prese un lembo della felpa.
Ce la puoi fare, si disse, è solo una corsetta.
 
« Allora… » iniziò Luka tra un sospiro e l’altro, « parlami… della moda. »
Marinette scoppiò a ridere. « Me lo... me lo stai chiedendo… in un momento… del genere? »
Il ragazzo sorrise. « Be’… abbiamo stretto… un patto… no? »
La ragazza sbuffò divertita. « Come vuoi… però non dovrai… lamentarti! »
E così, tra la pioggia, le pozzanghere, le macchine che passando bagnavano i due ragazzi, Marinette raccontò a Luka ogni cosa che sapeva sulla moda, aggiungendo anche qualche commento personale.
La ragazza, mentre parlava, si accorse che l’amico la ascoltava con attenzione; di volta in volta, questi le chiedeva chiarimenti su determinate cose ed esponeva le proprie perplessità. E lei ne era rimasta sorpresa.
Chissà come si comporterebbe Adrien, si disse.
 
« Ecco… casa mia! » gridò Marinette con l’ultimo fiato a disposizione.
Nell’ultimo tratto, quando oramai mancava davvero poco, aveva iniziato a piovere ancora più forte, tanto che la felpa-ombrello aveva perso il suo utilizzo.
Come una furia, Marinette suonò il campanello e bussò sulla porta.
Suo padre, Tom, aprì subito la porta e si spostò per far entrare i due ragazzi.
« Grazie di tutto, signor Dupain, signora Cheng » iniziò Luka ridando l’asciugamano alla donna. « Ma devo andare, si è fatto tardi. Marinette, mi sono divertito tantissimo stasera. Grazie… di cuore. »
Marinette si sentì inspiegabilmente triste.
« Marinette, perché intanto non vai a farti una doccia? » le ordinò il padre. « Vorrei scambiare qualche parola con questo ragazzo. »
« Papà! »
Sabine le posò una mano sulla spalla e sorrise. « Non ti preoccupare. Tuo padre sta solamente facendo… be’, il padre. Vai pure. Lo tengo d’occhio io. »
In parte rincuorata, Marinette si recò in bagno e fece una bella doccia calda.
 
Con indosso l’accappatoio, Marinette tirò fuori il cellulare dalla borsa, che squillò per diverse volte. Trovò diverse chiamate perse e messaggi di Alya e Juleka. La prima voleva sapere come fosse andata la serata, la seconda che fine avesse fatto il fratello, anche se l’ultimo messaggio era particolare. In pratica, Juleka le scriveva che la madre le aveva spiegato tutto e che si sarebbero visti tutti l’indomani mattina.
Tikki lesse il messaggio e alzò le spalle, segno che nemmeno lei aveva idea del perché del messaggio.
« Marinette! » urlò suo padre. « Hai finito di fare la doccia? »
« Sì » rispose lei. « Sto andando a mettermi il pigiama. »
Prima di andare, però, si lavò i denti, pulì il lavandino e sistemò il bagno.
Tutta tranquilla, la ragazza aprì la porta del soggiorno e divenne tutta rossa. In piedi, vicino al televisore, c’era Luka, il quale le sorrideva imbarazzato.
Guardò i genitori per avere delle spiegazioni.
« Oh, volevo accompagnarlo in macchina fino a casa » spiegò il padre, « ma ha iniziato a diluviare tantissimo e a grandinare, quindi non me la sono sentito di uscire subito. Ho iniziato a interrogare Luka. È proprio un bravo ragazzo! »
« E Tom ha deciso di farlo restare per la notte » continuò la madre. « Luka ha provato a rifiutare, ma alla fine ha dovuto cedere. Abbiamo già avvisato la famiglia, non ti preoccupare. »
Ecco spiegato il perché del messaggio di Juleka, si disse.
Ancora una volta diventò rossa. Luka avrebbe passato la notte da lei!
« Oh, ne sono contenta… no, non sono contenta. Cioè, sono sollevata, in questo modo non avete preso la pioggia » spiegò a fatica la ragazza. « O-ora vado a mettermi il pigiama… L-Luka, che ne dici di u-usare la maglietta che ho fatto come pigiama? »
Il ragazzo annuì e la ringraziò.
« Molto bene » disse Tom affiancandosi alla figlia, « io presterò al tuo amico un paio di pantaloni che mi stanno stretti. Vieni, ragazzo. Ti mostro il bagno. »
 
Marinette corse in camera e chiuse la botola. Che cosa stava accadendo? L’uscita era iniziata bene, perché adesso aveva preso quella piega?
Scosse la testa. Doveva mantenere la calma.
Si tolse l’accappatoio e indossò il pigiama; tolse la maglietta per Nino e la portò in soggiorno.
Consegnò l’indumento al padre e attese insieme alla madre che tornasse.
L’occhio le si posò sul mobile davanti alle scale. Tikki si era nascosta dietro alla foto di famiglia. La ragazza si sentì rincuorata: almeno non era da sola in quella situazione!
« Raccontami un po’ di questo Luka. Parli sempre di Adrien, dopotutto » ridacchiò la madre.
« Mamma! E va bene… »
 
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Toccò finalmente il turno di Luka alla bancarella. Chiese al venditore due bibite fresche e attese che gliele portasse. Nel frattempo, si guardò intorno e sorrise nel vedere qualche bambino tra i presenti.
Qualcuno lo picchiettò sulla spalla. Girandosi, si ritrovo davanti una donna con degli insoliti capelli viola e la pelle scura. Riconobbe in lei Penny, l’agente di Jagged Stone.
« Sei l’amico di Marinette, giusto? Dovresti seguirmi. »
« Oh, un attimo che devo pagare le due bibite » riuscì a dire dopo qualche secondo.
Confuso più che mai, Luka seguì Penny in mezzo alla folla. Che fosse successo qualcosa a Marinette?
 
Arrivati nel backstage, Penny li lasciò da soli e andò a cercare il cantante. Luka ringraziò mentalmente Marinette per avergli spiegato tutto.
Il ragazzo si mangiò con gli occhi tutto quello che vedeva intorno.
« Oh! » esclamò all’improvviso.
Si diresse in tutta fretta verso la mitica chitarra di Jagged Stone. Ammirò ogni singolo centimetro dello strumento.
« Ho sempre desiderato vedere da vicino questa chitarra! » rivelò all’amica.
Iniziò poi a informarla sulle varie particolarità della chitarra, dal materiale alle varie modifiche.
Quando alzò lo sguardo su di lei, Luka smise subito di parlare.  « Mi dispiace, Marinette. Non volevo annoiarti. »
« Cosa? Oh, no! Non mi stavi annoiando, davvero. Non ti preoccupare. »
« Ne sei sicura? »
« Facciamo così, allora: ti parlerò tutto il tempo di moda mentre mi riaccompagni a casa! »
Lui sorrise e accettò la proposta. « Mi sembra giusto! » e la trovava veramente giusta.
Calò poi il silenzio tra i due, che presto fu infranto dalla voce di Jagged Stone: « Ecco la mia ragazza preferita! »
Il cantate passò un braccio intorno alle spalle di Marinette. « È sempre un piacere vederti, Marinette » le disse tutto sorridente.
« Oh, e questo chi è? » le chiese girandosi verso di Luka. « Da come vi stavate guardando e sorridendo, direi che è il tuo ragazzo. »
Luka, rosso in viso, seppur molto di meno rispetto all’amica, confermò le negazioni di Marinette. Loro due non stavano insieme, erano soltanto due amici.
Jagged Stone scoppiò a ridere e si staccò da Marinette. « L’ardore degli adolescenti mi fa venire voglia di suonare! Rock… Uhm? »
Il cantante si accorse che Luka era vicino alla sua chitarra.
« Oh, ti chiedo scusa, Jagged Stone! È solo che, be’, mi piace la tua chitarra » balbettò il ragazzo nervoso.
Ed ecco finalmente il giorno tanto temuto da Luka: il suo cantante preferito gli stava per dire di non farsi più vedere, un po’ com’era successo anche a Vincent Aza, il suo fan più sfegatato.
« Luka è molto bravo a suonare » s’intromise Marinette.
Il ragazzo provò un leggero fastidio per il commento dell’amica.
Jagged Stone passò lo sguardo dall’uno all’altro. « Ragazzo, ti andrebbe di provare a suonarla? »
Luka spalancò la bocca. « Posso davvero? »
Il cantante annuì e tirò fuori gli occhiali parigini fatti da Marinette. « Certamente. Dopotutto, sei amico – o il fidanzato −  della ragazza che mi ha fatto questi occhiali, senza dimenticare la copertina del mio ultimo album. »
Luka non sapeva cosa dire o fare. Jagged Stone gli aveva appena chiesto se volesse provare a suonare la sua chitarra?! Solo uno stupido rifiuterebbe una cosa del genere!
« Marinette, sei fantastica! » le sussurrò mentre prendeva la chitarra.
Sotto lo sguardo attento del cantante, Luka suonò pezzi delle sue canzoni. Quando sbagliava qualcosa, seguiva in modo accurato i consigli del suo mentore improvvisato e riprendeva con più grinta.
Poco prima di restituire la chitarra al legittimo proprietario, sentì il cellulare vibrare, ma lo ignorò.
Mentre Jagged Stone suonava un pezzo, forse tutto per loro, Luka disse all’amica: « Marinette, è stato incredibile! È tutto grazie a te. »
«Grazie a me? Che stai dicendo? »
Il ragazzo le prese le mani e strinse leggermente. « Se non avessi detto a Jagged Stone che so suonare, non mi avrebbe mai chiesto di provare la sua chitarra! »
Marinette gli sorrise. « Non ho fatto nulla, Luka. »
Luka ricambiò il sorriso. La sua amica era proprio umile, e questo gli piaceva.
 
Mentre il concerto riprendeva con ancora più grinta, Luka e Marinette erano intenti a riempirsi lo stomaco con i panini fatti dal padre della ragazza e a dissetarsi con le bibite prese dal ragazzo. Quest’ultimo, poi, si mise ad accarezzare per qualche minuto Fang, il coccodrillo del cantante, che si era avvicinato alle sue gambe.
Penny raggiunse Marinette; le due si misero a parlare sulle due magliette create dalla ragazza.
Quando l’agente se ne fu andata, Luka si complimentò con l’amica:
« Sarò ripetitivo, ma sei davvero fantastica, Marinette »
Lei si voltò e arrossì. « C-Che stai dicendo? » balbettò.
« Sto solo dicendo la verità. Oh, adoro questa canzone! » esclamò cambiando argomento.
Luka, infatti, si era accorto che Marinette sembrava tra il disagio e l’imbarazzo, e non voleva farla sentire così. Chiudendo gli occhi, quindi, aveva iniziato a canticchiare.
 
Quando il concerto finì, Jagged Stone invitò i due ragazzi a rimanere ancora un po’.
« Oh, io non posso! » esclamò Marinette guardando l’ora. « Ho promesso ai miei genitori di non fare tardi. Luka, rimani pure, se vuoi. »
Luka scosse la testa. « Non voglio farti tornare a casa da sola, Marinette. E poi, abbiamo fatto un patto, non ricordi? » aggiunse alla fine.
« Ne sei sicuro? » chiese per sicurezza la ragazza.
«Certo che sì! » esclamò.
Dopotutto, lui manteneva sempre i patti. E poi, non si fidava a lasciarla andare a casa da sola. Sì, era arrivata al concerto da sola, ma il ritorno era più pericolo, visto il tipo di fan che aveva scorto.
Jagged Stone suonò un assolo. « Rock and roll! Ragazza mia, il tuo amico/fidanzato è la vera essenza del Rock! Un bel bacio ci starebbe! »
Luka portò immediatamente lo sguardo alle sue scarpe rosse. Baciare Marinette? Mai e poi mai. Non che non gli piacesse come persona, anzi, gli stava proprio simpatica, ma non provava niente verso di lei. Un po’ gli piaceva, ma la sua non era una cotta. Per il bacio, poi, non sarebbe giusto nei confronti della ragazza.
« C-Comunque, noi a-adesso andiamo. È s-stato un piacere essere in-invitati qui. C-Ciao! » balbettò Marinette.
« Sì, grazie per averci fatto seguire il concerto da qua; e grazie anche per avermi fatto suonare la chitarra. »
 
Durante il ritorno verso la casa di Marinette, Luka fissava il cielo stellato. Il firmamento era proprio bello.
Ma mentre stavano attraverso il “Pont de l’Alma” che Luka scorse la cosa più brillante nel cielo: la luna.
« Oh, guarda che bella luna! » esclamò fermandosi.
« Peccato solo per quelle nuvole che stanno per coprirla » si lamentò Marinette.
« No, è molto meglio così. Anche se le nuvole la dovessero coprire del tutto, la luna resterà. Puoi nascondere la bellezza, ma quella rimarrà sempre dove l’hai messa, non scomparirà mai » recitò lui in risposta.
« Credo di capire dove vuoi arrivare » ammirò la ragazza.
Luka sorrise. Aveva recitato una parte di un testo che aveva scritto lui tempo prima, quando era alle prime armi con la chitarra. Si disse che prima o poi l’avrebbe fatto leggere a Marinette.
 
Poco dopo aver lasciato il ponte, i due giovani furono investiti dall’acquazzone. Completamente fradici, corsero a ripararsi sotto un edificio.
« Accidenti! Non c’è campo! » esclamò Marinette tirando fuori il cellulare. « Pensavo di farci venire a prendere da mio padre… »
Luka si sentì un po’ in colpa. Se solo avesse fatto il patentino! Capì che c’era una soluzione al loro problema, seppur insolita.
Mise una mano sulla spalla dell’amica e disse: «E se andassimo a piedi? Siamo già bagnati, quindi non fa nessuna differenza se prendiamo altra acqua. »
« Rischiamo di ammalarci, Luka… Non che non voglia, intendo dire! »
Lui le sorrise, si tolse la felpa, prese due estremità e la portò in alto, ottenendo così una specie di ombrello, causando una risata da parte di Marinette.
Ora arrivava la parte più difficile.
« È imbarazzante da dire, ma dovresti avvicinarti a me per non bagnarti… »
E lui era molto imbarazzato, anche se non lo diede a vedere. Gli ritornò in mente che già una volta erano stati costretti a stare vicini: quando sua madre era stata akumizzata e aveva legato i due ragazzi con una catena. Ricordò anche come Marinette era riuscita a liberarli e a chiamare Ladybug. Era stata la prima volta che l’aveva trovata simpatica.
 
Mentre stavano correndo, Luka ricordò a Marinette il patto che avevano fatto.
Lei scoppiò a ridere. « Me lo... me lo stai chiedendo… in un momento… del genere? »
Il ragazzo sorrise. « Be’… abbiamo stretto… un patto… no? »
La ragazza sbuffò divertita. « Come vuoi… però non dovrai… lamentarti! »
Luka ascoltò con molta attenzione quello che stava ascoltando. Ogni volta che si perdeva nella spiegazione, fermava la ragazza e le chiedeva di usare termini un po’ più “umani”. Non mancava di esporre le proprie perplessità, notando con piacere che lei non arrabbiava mai, rivelandogli che delle volte era d’accordo con lui.
Marinette amava moda come lui amava suonare la chitarra. Anzi, forse il sentimento della ragazza era ancora più forte.
 
« Ecco… casa mia! » gridò Marinette, suonando poco dopo il campanello e bussando forte alla porta.
Un uomo alto e grosso, ma con il volto gentile, aprì la porta e si spostò per farli entrare, dove una donna asiatica consegnò loro un paio di asciugamani.
Ricordandosi i loro nomi e cognomi – tutto grazie a Juleka −, Luka restituì l’asciugamano alla madre di Marinette.
« Grazie di tutto, signor Dupain, signora Cheng, ma devo andare, si è fatto tardi. Marinette, mi sono divertito tantissimo stasera. Grazie… di cuore. »
La sua famiglia probabilmente era davvero preoccupata. Non voleva, poteva e doveva, farla sentire così.
« Marinette, perché intanto non vai a farti una doccia? » ordinò all’improvviso il padre dell’amica. « Vorrei scambiare qualche parola con questo ragazzo » aggiunse con un tono minaccioso.
Luka si ritrovò a deglutire a vuoto. Era la prima volta che si ritrovava in una situazione del genere. E aveva paura.
 
« Papà! » esclamò Marinette.
La madre le posò una mano sulla spalla e sorrise. « Non ti preoccupare. Tuo padre sta solamente facendo… be’, il padre. Vai pure. Lo tengo d’occhio io. »
Il ragazzo, dopo il commento della donna, si sentì un po’ più tranquillo, anche se la paura era rimasta.
Dopo che Marinette se ne fu andata, il signor Dupain gli si avvicinò, lo superò e aprì la porta. Un fulmine squarciò il cielo, portando con sé anche la grandine.
L’uomo chiuse la porta e fissò il ragazzo. « Pensavo di accompagnati a casa in macchina, ma a questo punto dovremo aspettare che smetta. Bene, seguirmi in soggiorno.»
Luka lo seguì fino al soggiorno. Si sedette sul divano quando lui glielo ordinò.
La signora Cheng gli si sedette vicino e gli sorrise; il signor Dupain, invece, si mise davanti a lui, sovrastandolo con la sua altezza.
« E così, tu sei Luka, il fratello di Juleka » iniziò l’uomo, « e hai portato mia figlia al concerto. Hai fatto il bravo con lei? »
« C-Certamente, signor Dupain. Non farei mai del male a sua, vostra figlia! »
« Perché sei arrivato con lei? La stavi seguendo e si è accorta di te? Per questo? »
« No, non la stavo seguendo. Ho deciso di accompagnarla a casa perché non mi fidavo a farla tornare da sola, non con certa gente in giro. »
« Ne sei sicuro? Mentire non servirà a niente, ragazzo. »
La signora Cheng posò una mano sulla spalla del ragazzo. « Tom, lo stai spaventando. Non vedi che è un bravo ragazzo, nonostante il suo modo di vestirsi? »
Luka abbassò gli occhi imbarazzato.
Il signor Dupain diede loro le spalle. « Non mi fido ancora. Cosa ti piace fare? »
Luka rimase zitto per un po’. « Suonare la chitarra. È la mia passione. »
L’uomo si girò, ma il suo sguardo duro parve vacillare. « Davvero? Anche io da ragazzo suonavo la chitarra. Avevo formato anche una band con i miei amici. »
« Veramente? E che musica avete suonato? »
« Rock, Hip Hop, Classic Rock. »
« Wow! E perché avete smesso, se posso chiedere? »
« Oh, vari impegni, discussioni tra di noi. E anche per la mia passione dei dolci e del pane. »
Luka rimase veramente colpito. Non avrebbe mai detto che il padre di Marinette fosse stato un musicista.
« E poi » continuò l’uomo, « avevo imparato qualche trucchetto con la chitarra. Magari, un giorno di questi, te lo potrei anche insegnare. »
Sicché Luka rispose: « Mi piacerebbe molto, signor Dupain! Oh, ma adesso è meglio che vada. Non si disturbi per il passaggio. »
Il signor Dupain abbassò le spalle, ma poi le rialzò subito. « No, rimarrai qua per la notte. Non fare quella faccia, ragazzo. È come hai detto tu: è meglio non andare in giro da soli con certa gente in strada. »
Luka abbozzò un sorriso. « Non è necessario, davvero. E poi, mia madre e mia sorella saranno preoccupate. Grazie, comunque. »
« Tom ha ragione nel farti rimanere qua » s’intromise la signora Cheng. « Senza contare che la tua famiglia si preoccuperebbe ancora di più se sapesse che sei tornato a casa da solo, sotto questo tremendo diluvio e con “certa gente” in giro.
Luka non poté che cedere. Avevano ragione, dopotutto. Quindi l’uomo si fece dare il numero di casa dal ragazzo e chiamò per informare la madre di Luka che sarebbe rimasto lì a dormire.
« Etciù » starnutì Luka, rabbrividendo subito dopo. « Vi chiedo scusa… »
La signora Cheng annuì. « Non ti preoccupare. Quando Marinette finisce di fare la doccia, vai te. Così non ti ammali. »
« Marinette! » urlò infatti l’uomo. « Hai finito di fare la doccia? »
« Sì » rispose lei. « Sto andando a mettermi il pigiama. »
Allora Luka si alzò in piedi e attese. Nel frattempo, chiacchierò ancora un po’ con il padre dell’amica. Adesso non aveva più timore di lui.
 
La porta del soggiorno si aprì e Marinette, in accappatoio, entrò tutta tranquilla. Quando la ragazza si accorse di lui e divenne rossa in viso, Luka le sorrise imbarazzato e abbassò subito gli occhi.
I genitori spiegarono alla figlia la faccenda.
Al termine, Marinette balbettò: « Oh, ne sono contenta… no, non sono contenta. Cioè, sono sollevata, in questo modo non avete preso la pioggia. O-ora vado a mettermi il pigiama… L-Luka, che ne dici di u-usare la maglietta che ho fatto come pigiama? »
Il ragazzo annuì e la ringraziò. Non aveva pensato a cosa indossare durante la notte! Meno male che a Marinette era venuto in mente.
« Molto bene » disse il padre affiancandosi alla figlia, « io presterò al tuo amico un paio di pantaloni che mi stanno stretti. Vieni, ragazzo. Ti mostro il bagno. »
Un po’ scettico per i pantaloni, Luka seguì il signor Dupain verso uno sgabuzzino. L’uomo prese diverse paia di pantaloni bianchi da panettiere e li consegnò al ragazzo, dicendogli di vedere quello che gli andava bene. Lo accompagnò in bagno, gli spiegò dove tenevano i vari oggetti e lo salutò.
 
Dopo aver fatto una bella doccia calda ed essersi asciugato, Luka provò tre paia di pantaloni prima di trovare un paio adatto a lui, anche se un pochino larghi.
Il signor Dupain lo chiamò da fuori e gli disse che aveva con sé una maglietta per lui. Titubante, Luka aprì la porta e accettò l’indumento, riconoscendo la maglietta fatta da Marinette.
Seguì poi il signor Dupain in soggiorno.
« … ed è molto carino » stava dicendo la signora Cheng. « Oh, eccovi qui! » esclamò quando li vide.
Marinette, notò Luka, divenne rossa e si portò le ginocchia al petto.
La madre dell’amica si alzò in piedi e si diresse verso la cucina, dove tornò con due tazze fumanti di cioccolata.
Mentre i due ragazzi bevvero, i genitori vollero sapere tutti i dettagli del concerto. Come se si fossero messi d’accordo, i due amici non dissero niente riguardo la proposta di Jagged Stone sul baciarsi.
 
« Si è fatto tardi » disse il padre di Marinette. « Direi che è l’ora di andare a dormire. Luka, ti va bene dormire sul divano? »
Se li andava bene? Certo che sì. Dopo tutti i disturbi che si erano presi, rifiutare sarebbe stato scortese.
« Domattina troverai i tuoi vestiti puliti » lo informò invece la madre.
Lui annuì e diede la buonanotte a ciascuno di loro.
Marinette esitò, ma poi ricambiò il saluto e corse in camera.
Luka, rimasto da solo, spense la luce e si coprì con una coperta. Prima di addormentarsi, prese il cellulare e, tra tutti i messaggi ricevuti dalla sua famiglia, ne vide uno di Marinette. Vedendo l’ora, capì che glielo aveva mandato durante il concerto. Si disse che fosse molto strano. Aprì il messaggio e per poco non urlò dalla sorpresa. Marinette gli aveva inviato la foto di lui che suonava la chitarra di Jagged Stone.
« Sei proprio fantastica » sussurrò Luka. « Forse un bacio ci starebbe. »
 
Sentendo un rumore, Luka aprì gli occhi. Dapprima di sentì confuso, poi si ricordò che si trovava nella casa di Marinette.
Si tirò su a sedere e scorse Marinette e la signora Cheng in cucina. La donna si scusò per il rumore; la ragazza sorrise e fece “ciao” con la mano. Il ragazzo notò che l’amica non era più in pigiama.
« Non si preoccupi, signora Cheng. Mi sarei svegliato tra poco. Dov’è il signor Dupain? »
« Papà è in laboratorio. Sta preparando dei dolci. Se vuoi, puoi fare colazione con noi. »
« Naturalmente. »
Mangiarono un croissant, un pane al burro e bevvero un succo di frutta, anche se la signora Cheng optò per il caffè.
« Marinette, ti riporterò la maglia pulita e stirata, così la potrai dare tranquillamente al tuo amico. »
Ma la ragazza scosse la testa. « Te la regalo. Ho parlato anche con Nino. Anche lui è d’accordo con me, aggiungendo che non ha fretta. »
Luka non seppe che cosa dire. Due regali stupendi in due giorni!
La madre di Marinette, finito di sparecchiare, li lasciò un attimo da soli. Quando tornò, aveva con sé i vestiti asciutti di Luka.
« Vado subito a cambiarmi. »
 
Uscito dal bagno, con la maglietta fatta da Marinette in mano, vide che Marinette e la madre erano davanti alla porta. Il ragazzo notò che l’amica aveva con s’è uno zainetto. Gli spiegò che stava andando a studiare chimica.
Luka allora disse che sarebbe tornato a casa. Ringraziò e salutò la signora Cheng e si fece accompagnare da Marinette dal padre.
« La saluto, signor Dupain. La ringraziò per avermi ospitato. »
« Non c’è di che. Ci vediamo. »
I due ragazzi uscirono fuori passando dal negozio. Il cielo era limido, come se la tempesta del giorno prima non ci fosse mai stata.
« Allora io vado a casa. Grazie di tutto, Marinette. Grazie per essere venuta con me al concerto, per avermi ospitato a casa tua e per la maglietta. »
Lei alzò le mani e gli sorrise. « Grazie a te per avermi invitata e per avermi accompagnata a casa. Mi sono divertita tantissimo! Io vado al parco. Ciao! »
Luka si sentì come nervoso. La chiamò, s’inchinò verso di lei e le diede un bacio. Non si era accorto che Marinette, quando si era sentita chiamare, aveva voltato la testa e le labbra di lui si era posate molto vicine a quelle di lei.
Staccandosi, la salutò e si recò verso casa, ignaro di non averle baciato la guancia.

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Capitolo 5
*** Il ripasso di chimica - 1° Parte ***


Finalmente è uscito un nuovo capitolo! Bene, per il prossimo dovrete aspettare mesi. Scherzo, ovviamente (più o meno). Sto lavorando praticamente tutto il giorno per quasi tutti i giorni, quindi ho davvero pochissimo tempo per scrivere. Cercherò di buttare giù qualcosa appena possibile, anche perché ho altre due storie in corso, ma questi sono dettagli.
Buona lettura!



Adrien si sedette sul letto. Non ce la faceva più. Gli ultimi giorni erano stati davvero lunghi. Il fatto che Marinette potesse essere Ladybug, la vera Ladybug, lo aveva messo in uno stato di ansia e di nervosismo, oltre ad avergli reso difficile prestare attenzione a scuola e nelle attività dopo la scuola.
In qualche modo era riuscito a non far scoprire al padre, a Nathalie, agli insegnanti e ai suoi amici il suo stato emotivo, anche se a volte Nino sembrava essersi accorto di qualcosa.
I veri problemi erano usciti fuori quando, insieme a Ladybug, era alle prese con il salvataggio di Parigi dalle povere vittime delle Akuma di Papillon.
Non aveva smesso un solo istante di osservare la compagna per cercare delle somiglianze tra lei e Marinette. Si era accorto che entrambe avevano lo stesso colore dei capelli e degli occhi, forse anche il taglio era simile.
La voce e il carattere lo avevano lasciato in una posizione di stallo.
Ladybug aveva un tono autoritario e deciso, mentre Marinette era particolare a modo suo e delicato, anche se a volte diventava anch’esso deciso, ovvero quando era alle prese con Chloé o Lila.
Il carattere, si disse, era proprio opposto! La prima, proprio come per la voce, lo aveva deciso e determinato, mentre la seconda particolarmente goffo e a volte agitato.
« Sì, ma anche io cambio carattere quando mi trasformo! » commentò seccato alzandosi in piedi.
Prese a girovagare per la stanza e a borbottare fra sé.
Plagg, vedendolo, ingoiò in un solo boccone un pezzo di formaggio e gli chiese: « Stai ancora pensando alla possibile vera identità di Ladybug? Non è meglio lasciar perdere? »
Adrian si fermò e si avvicinò al kwami. « Lasciar perdere? No! Non quando è molto probabile che sia così vicino a me. »
Il kwami si fece serio e disse: « Non pensi che sia meglio per entrambi non scoprirne l’identità? »
« Plagg, ti senti bene? Non ti ho mai visto così serio… »
L’amichetto, in risposta, si mise in bocca un altro pezzo di formaggio e assunse un’aria evasiva. « Mi preoccupo per te! Oh, guarda! È l’ora di andare al tuo appuntamento con la tua compagna di classe! »
Al ragazzo non era scappato il tono evasivo dell’amichetto. « Non finisce qui. So che mi stai nascondendo qualcosa, Plagg. E il mio non è un appuntamento, andiamo a studiare insieme. »
Anche se sfrutterò la cosa per farle qualche domanda e scoprire se è o non è Ladybug. Oltre a parlarle di quello che è successo al museo.
 
Adrien si bloccò sulle scale. Trovò suo padre e Nathalie, la quale aveva tra le mani il suo iPad, davanti alla porta d’ingresso ad attenderlo.
Deglutendo a vuoto, scese le scale. « Papà, Nathalie. C’è qualche problema? »
« Ha chiamato l’assistente del noto cantante Jagged Stone » iniziò a parlare Gabriel, « vogliono che tu sia il loro modello per lanciare sul mercato una nuova maglietta. »
Nathalie allora accese lo schermo e mostrò al ragazzo la foto di una maglietta per il sesso maschile e poi per quella femminile, indossata da Marinette.
Adrien spalancò gli occhi. « Marinette? »
Gabriel annuì. « È lei la creatrice di questa maglietta. Ha davvero talento. So che stai per incontrarla. Nathalie verrà con te e parlerà con lei per informarla di tutti i dettagli. »
Il ragazzo annuì, seppur preoccupato. Nathalie sarebbe rimasta con loro per tutto il tempo?
 
Durante il tragitto, Adrien non smise un solo istante di far girare l’anello sul dito. Più si avvicinava al parco, più l’ansia e il nervosismo crescevano dentro di lui. Aveva aspettato molto quel giorno, e niente e nessuno glielo avrebbe rovinato. Se non fosse per una cosa, anzi, qualcuno.
Guardò di sottecchi Nathalie. Una persona “normale” si annoierebbe stando insieme a due ragazzi intenti a studiare. Ma una segretaria seria e inflessibile come lei, molto diligente al lavoro?
« C’è qualche problema, signorino Adrien? » gli domandò Nathalie, forse accorgendosi del suo sguardo.
« Oh, no… Mi stavo solo… domando se… »
« Si sta domandando se lascerei lei e Marinette da soli? Certamente. Non ho intenzione di distrarla dallo studio. Sempre che non lo facciate voi. »
« Non ho intenzione di perdere tempo! » la rassicurò lui, sentendosi un po’ in colpa per starle mentendo.
 
Finalmente arrivarono al parco. Il ragazzo uscì dall’auto e osservò il terreno fangoso. Si chiese se non fosse il caso di cambiare posto per studiare chimica. Spostò poi lo sguardo verso la casa di Marinette e vide la ragazza parlare con qualcuno.
Aguzzando la vista, Adrien riconobbe Luka. Cosa ci facevano insieme?
Sentì un colpo al cuore quando li vide baciarsi. Strinse i pugni per la gelosia che stava montandosi dentro di sé. Cosa significava tutto ciò? Forse, loro due stavano insieme?
Si disse che doveva calmarsi, che molto probabilmente aveva visto male. Si ritrovò a sperare che Marinette non fosse Ladybug.
Decise di andarle incontro per non avere altre paranoie.
« Marinette! » la chiamò.
L’amica di girò, mostrando un colorito rosso in viso. Divenne ancora più rossa, balbettò qualcosa e si avvicinò, rischiando di inciampare diverse volte.
« C-Ciao! Pronto per stare insieme… No, per studiare insieme? »
Che sia davvero Ladybug?
« Sì, ma prima ho una sorpresa per te. Vieni, Nathalie ci sta aspettando. »
Sorrise nel vedere la sua espressione confusa. Provò pure una certa tenerezza.
In silenzio, i due giovani raggiunsero la segretaria, la quale mostrava il solito sguardo freddo e distaccato.
« Marinette, siamo stati contattati dall’agente di Jagged Stone. Hanno deciso di lanciare sul mercato il design delle tue magliette e vogliono Adrien come modello. La pubblicità verrà girata martedì pomeriggio e mostrata fra un paio di settimane. Ti chiederei di consegnarmi la versione maschile.  »
Adrien vide gli occhi dell’amica brillare. Per lei, il cui sogno era quello di diventare una grande stilista, era un’occasione da non perdere. Notò che quella stessa luce si stava spegnendo.
« C’è qualche problema, Marinette? » le chiese preoccupato.
Lei scosse la testa. « La versione maschile l’ho regalata a Luka, visto che i suoi vestiti si erano bagnati con la pioggia di ieri sera… E non so se sono in grado di finire in tempo la tua maglietta per martedì. »
Aveva regalato la maglietta a Luka? E cosa ci facevano insieme sotto la pioggia?
Di nuovo sentì la gelosia in tutto il corpo.
« Non ti devi preoccupare di questo » la tranquillizzò Nathalie, « ci penseranno gli assistenti del signor Agreste a farla. Mi devi solo scrivere tutti i materiali usati e tutto il procedimento. »
Mentre Marinette dava le informazioni sulla maglietta, Adrien si ritrovò a pensare che tutta quella storia non fosse stata una buona idea. Cosa sarebbe successo nel caso in cui lei si fosse rivelata Ladybug e foste insieme a Luka? Lui stesso come avrebbe agito da lì in poi? E il rapporto tra di loro?
I pensieri del ragazzo furono interrotti da Nathalie: « Molto bene. Ti ringrazio, Marinette. Jagged Stone ha richiesto anche la tua presenza durante il servizio, che inizierà alle cinque in punto. Signorino Adrien, chiami non appena avrete finito di studiare o per ogni problema. »
 
Quando la donna salì in macchina e sparì dalla vista, tra i due ragazzi scese il silenzio. Marinette era emozionata e nervosa al tempo stesso; Adrien ansioso e preoccupato.
Era arrivato il momento tanto atteso.
« Ti va di andare a studiare nei pressi della fontana? » le domandò.
L’amica annuì vigorosamente e s’incamminò in modo strano.
Sarà l’emozione per le magliette fatte da lei, pensò erroneamente Adrien.
Giunti alla fontana, i due ragazzi si sedettero sul muretto e tirarono fuori i libri. Adrien domandò all’amica se avesse qualche difficoltà in qualche capitolo.
«Be’, nel capitolo cinque… Non credo di aver capito molto bene… »
« Tranquilla, te lo spiego io in modo chiaro e semplice. Allora… »
 
« Adesso hai capito? »
Marinette annuì. « Sì, grazie mille! Adesso continuiamo a studiare o facciamo una breve pausa? »
Era arrivato il momento.
Adrien si alzò in piedi, si mise davanti a lei, s’inginocchiò e le prese le mani.
« C’è una cosa che voglio chiederti, e vorrei la verità. Marinette, sono più che sicuro che sei tu Ladybug. Sbaglio? »
Marinette rimase un attimo paralizzata, poi scoppiò in una risata isterica. « M-Ma cosa dici? Io sono Ladybug? Stai sbagliando! Ma come ti è venuto in mente? »
Adrien aumentò la pressione sulle sue mani. Non poteva arrendersi.
« Te l’ho detto, sono più che sicuro. Avete lo stesso colore degli occhi e dei capelli, per non parlare del loro taglio. Avete quasi lo stesso modo di parlare. Ti prego, Insettina. »
Quando la chiamò così, la ragazza spalancò gli occhi. « “Insettina”? Chat Noir chiama così Ladybug. Significa che tu sei Chat Noir, Adrien? »
Il ragazzo si alzò in piedi e, tenendola per una mano, la portò in un posto lontano da occhi indiscreti.
Le sorrise e le fece l’occhiolino. « Plagg, trasformami! »
Chat Noir prese il posto di Adrien. « Ora tocca a te, Ladybug. »
« Io… Adrien, ti senti bene? Adrian! »
Il ragazzo aprì e chiuse gli occhi un paio di volte. Si guardò intorno e vide che non si erano mossi dalla fontana. Guardò anche se stesso. Non era nei panni di Chat Noir. Si era immaginato tutto?
« Credo che sia il caso di fare una pausa, Adrian. Mi sembri stanco. »
Marinette si alzò e si stiracchiò.
Adrien si fece forza. Era davvero arrivato il momento. Doveva solo trovare il modo di introdurre l’argomento. Si guardò intorno per trovare una soluzione. Vide una giovane coppia scambiarsi un bacio. Capì subito come fare. Dopotutto, si disse, loro due erano lì principalmente per quel motivo!
Adrien afferrò una mano di Marinette, la quale divenne rossa come un pomodoro.
« Marinette, è arrivato il momento che ti spieghi il perché di quello che è successo nel museo. »
La vide deglutire e la invitò a sedersi.
« Può sembrarti strano e stupido, ma ti stavo per baciare perché il tuo profumo, la brezza marina, mi ricordava – e lo fa ancora – lo stesso di Ladybug. »

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Capitolo 6
*** Il ripasso di chimica - 2° Parte ***


Finalmente è uscito un nuovo capitolo! Vi chiedo scusa per questo ritardo, ma ho avuto da fare con il lavoro e con alcuni problemi personali. Cercherò di fare più un ritardo come questo.
Ciò detto, vi auguro una buona lettura!



Ecco fatto. Glielo aveva detto, alla fine. E ora non doveva fare altro che continuare su quella strada. Non doveva esitare, non quando era così vicino alla possibile verità.
«Non è solo il profumo. I capelli e gli occhi sono molto simili. Ammetto che il vostro carattere è diverso, ma non significa niente.»
Vide passare sul suo viso l’agitazione, la gioia e qualcosa simile alla tristezza.
«Mar-»
«Stai dicendo che mi stavi per baciare solo perché assomiglio a Ladybug?» lo interruppe lei, il tono asciutto.
Adrien rimase un attimo interdetto. La situazione stava prendendo una piega inaspettata. Inaspettata e brutta. Si era aspettato, e sperato, in una sua conferma o, nel peggiore dei casi, una negazione sincera e una risata da parte di entrambi.
«Be’…»
Marinette distolse lo sguardo. «Ho capito» disse poi con un velo di tristezza nella voce.
Aspetta! Che cosa sta succedendo?
Adrien proprio non capiva. Un momento prima era felice, adesso tutt’altro. Possibile che avesse scelto l’approccio sbagliato? Si mise a riflette a quello che aveva detto e a come lo aveva fatto.
Arrivò alle ultime battute, quando lei gli aveva chiesto se lo aveva fatto solo per via della somiglianza di Ladybug, lui aveva esitato, sembrando confermare la sua ipotesi.
Ma allora perché prendersela così?
E alla fine arrivò il lampo di genio. Marinette si era offesa! Le aveva detto che assomigliava a Ladybug. Certo, lui si sentirebbe onorato se qualcuno gli dicesse che assomiglia a Chat Noir, ma lui era Chat Noir!
Non tutti reagiscono allo stesso modo. E io sono stato uno stupido a non averci pensato subito.
Vedendola adesso giù di morale, si sentì male. Marinette era un’ottima amica. Doveva rimediare.
Si guardò intorno in cerca di un’ispirazione.
«Torno subito, Marinette» disse alzandosi in piedi. «Aspettami qui, per favore!»
 
Girò dietro la fontana e si diresse verso un uomo che vendeva palloncini, vicino alla giostra, dove comprò un palloncino rosa. Successivamente andò da un fioraio e acquistò un mazzo di violette, i fiori per eccellenza quando bisogna scusarsi.
Plagg uscì fuori dalla sua camicia. «Stai tentando un nuovo modo per costringerla ad ammettere di essere Ladybug? Non hai fatto un bel lavoro, prima.»
Il ragazzo scosse la testa. «Adesso ne sono certo: Marinette e Ladybug non sono la stessa persona. Sono state le sue emozioni a farmelo capire, Plagg. Così sincere e pure, proprio come lei.»
«Oh, bene.»
Adrien si insospettì nello scorgere un tono speranzoso del kwami. C’era un’altra questione da sistemare: Plagg.
Ci avrebbe pensato in un secondo momento. Stava facendo attendere un’amica!
Plagg si nascose e Adrien tornò dall’amica, la quale era rimasta ad attenderlo.
Come sospettava, la trovò ancora giù di morale.
«Marinette, scusami se ci ho messo tanto! Ho qui qualcosa per te.»
La ragazza si voltò e saltò in piedi, arrossendo e balbettando qualcosa sul palloncino e sui fiori.
Adrien sorrise. Ecco la Marinette goffa.
Le legò il filo del palloncino intorno al polso e le mise in mano il mazzo di violette. «Ti chiedo scusa per averti offesa, Marinette. Non avrei mai dovuto dirti che assomigli a Ladybug, ma, specialmente, di aver tentato di baciarti.»
L’amica si voltò da un’altra parte. «M-Ma perché hai tentato di… be’… lo sai… di b-baciarmi?»
Adrien ci pensò su. Doveva dirle di essere innamorato di Ladybug? Lei, dopotutto, aveva detto di provare qualcosa per Chat Noir. Ma lo aveva detto a Chat Noir, non a Adrien.
«Be’, sono un fan di Ladybug e visto che tu le assomigli, scusa se l’ho ripetuto, ho agito senza pensarci. In più avevi il suo stesso profumo.»
«Oh, ho capito… La mrezza barina, brezza marina, la usiamo in panetteria. La mattina della gita, prima di andare a scuola, sono passata per il negozio e mia madre la stava spruzzando in giro.»
Adrien spalancò gli occhi, lanciandosi mentalmente dello stupido. Come aveva fatto a dimenticarselo?! Eppure lo aveva visto e usato quando il padre di Alya era stato akumizzato.
Per un po’ nessuno dei due parlò.
Imbarazzato, Adrien le chiese: «Adesso è tutto apposto? Torniamo a essere amici come prima?» e le allungò la mano.
Lei arrossì e annuì, stringendogliela. «S-Sì, amici come prima… Allora, riprendiamo a studiare cimica? Chimica…»
 
Adrien si massaggiò gli occhi e si stiracchiò, imitato da Marinette. Erano rimasti chini sui libri per un bel po’ di tempo.
Il ragazzo recuperò il cellulare dalla borsa e guardò l’ora: mancavano trenta minuti a mezzogiorno.
«Marinette, è quasi mezzogiorno. Ti va di andare a mangiare qualcosa? Offro io.»
Lei spalancò gli occhi e sorrise, ma dopo il sorriso le morì sulle labbra. «Oh, scusa, non posso. Devo andare a mangiare con Alya, glielo ho promesso. Scusami.»
Lui scosse la testa. «Non preoccuparti. Sarà per un’altra volta.»
I due ragazzi presero i libri e si diressero verso l’uscita del parco, dove chiamò Nathalie.
«G-Grazie per il ripasso, Adrien. E grazie anche per i fiori e il palloncino» sussurrò Marinette.
Adrien si voltò verso di lei e vide che aveva uno strano sorriso. Fece per chiedere se avesse qualcosa, ma proprio in quel momento arrivò la sua macchina.
«Ci vediamo domani a scuola, Marinette. Spero di ripassare ancora con te.»
«Oh, s-sì! Ci ripassiamo domani a vesuola con te. Accidenti… Ciao.»
Adrien sorrise e salì in macchina.
 
Arrivato a casa, Adrien si buttò sul letto e affondò la testa nel cuscino.
«Pensavo di aver scoperto l’identità di Ladybug, invece l’innamoramento mi ha giocato un brutto scherzo! E ho pure offeso Marinette, oltre ad avere combinato casini come Chat Noir!»
Sentendo Plagg ingurgitare il camembert, alzò la testa e lo guardò truce. Il kwami, accortosi dello sguardo, lasciò andare il pezzo di formaggio e volò il più alto possibile.
«P-Perché mi guardi in quel modo?» domandò spaventato.
«È da un po’ che ti comporti in modo strano, Plagg, dal giorno della gita al museo. Tu mi stai nascondendo qualcosa.»
«I-Io? Sei tu quello che si sta comportando in modo strano.»
«Ne sei sicuro?»
«Sì, sono pronto a rinunciare persino al camembert, pur di farti cambiare idea»
«Allora non ti dispiace se porto via tutte le tue scorte di camembert, vero? Lo hai detto tu che sei disposto a rinunciare.»
Il kwami si voltò dall’altra parte e gli diede il permesso di farlo, nonostante ci fosse una nota di disperazione nella voce.
Adrien rimase sorpreso. Allora c’era davvero qualcosa sotto! O Plagg non lo avrebbe mai fatto.
Qualcuno bussò alla porta per informarlo del pranzo. Adrien, prima di scendere, disse al piccolo amico che non gli avrebbe portato via il formaggio.
Scoprirò il tuo segreto, Plagg.
 
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Marinette si buttò sul letto, nascose la testa nel cuscino e urlò. Quella mattinata era stata piena di sorprese, belle e brutte.
Tikki le chiese se stesse bene.
«Bene? Come faccio a stare bene, Tikki?» le urlò la ragazza mettendosi seduta. «Sono successe troppe cose! Luka mi ha quasi baciata sulle labbra – che imbarazzo! −, martedì pomeriggio vedrò le mie magliette usate per un set fotografico, Adrien ha capito che sono io Ladybug, poi ha cambiato idea e mi ha regalato un palloncino e i fiori – ah, che bei regali! −, mi ha spiegato che mi stava per baciare perché, a detta di lui, assomiglio a Ladybug e alla fine mi ha invitata a mangiare con lui, ma ho dovuto rifiutare!» disse poi tutto d’un fiato.
Mentre riprendeva fiato, si accorse che Tikki era indietreggiata.
«Tikki, mi dispiace! Non volevo urlarti contro.»
Il kwami scosse la testa e le sorrise. «Non è successo niente, tranquilla. È vero, la tua mattinata è stata piena di sorprese, ma molte sono state belle. Ti consiglierei di guardare solo quelle.»
La ragazza annuì, ma Tikki non vedeva il vero problema. Certo, era stata contenta quando le aveva detto la verità, ma la consapevolezza aveva preso il posto della felicità. Adrien vedeva in lei solo un’amica e una “copia” di Ladybug. E le pesava tanto il fatto di non potergli dire di essere lei la vera e unica Ladybug, perché se no sarebbe stato in pericolo.
L’amore è complicato…
 
«Marinette, è arrivata Alya!» le urlò la madre dal piano di sotto.
«Non si preoccupi, vado io da lei» rispose Alya.
Tikki si nascose e Marinette si mise in piedi. L’amica sbucò dalla botola nel pavimento e sorrise maliziosamente. «Mi devi raccontare tutto, tutto!» e sottolineò l’ultima parola con enfasi.
Marinette allora le raccontò tutto quello successo la sera prima con Luka, senza nascondere dettagli o emozioni, terminando con il loro saluto.
«Non ci credo, ti ha baciata!»
«Quasi baciata. Adesso che ci penso, però, credo che non se ne sia accorto. Si è voltato senza battere ciglio.»
Alya annuì, poi volle farsi raccontare il non-appuntamento con Adrien.
Marinette sospirò. Le avrebbe raccontato tutto, tralasciando la parte di essere Ladybug.
Terminato il racconto, Marinette si sedette sul letto e chinò la testa. Alya, dispiaciuta per lei, le si avvicinò e l’abbracciò, sussurrandole parole per tirarle su il morale.
«Ha detto di essere suo fan, non di essere innamorato. Hai ancora delle possibilità, ragazza!»
Ma lei scosse la testa. «Ha anche detto che io le assomiglio e che mi ha baciata per questo.»
«Di te non sa molte cose. Non conoscevo bene Nino, ma dopo che Ladybug ci ha rinchiusi in quella gabbia e ci siamo messi a parlare, abbiamo deciso di provare a uscire e adesso siamo una coppia. Cosa ti dice tutto ciò?»
Marinette sorrise. Alya aveva ragione! Doveva trovare il coraggio di parlare con Adrien e provare a uscire con lui qualche volta. Poi i suoi occhi caddero sulla maglietta femminile di Jagged Stone.
Il sorriso le morì sulle labbra. «“Tra il sole e il mare”…» sussurrò poi.
Alya la squadrò. «Che significa?»
«Me lo ha detto un’amica cara, che non posso dirti chi, riferendosi a due persone in particolare.»
L’amica ci pensò su. «Il sole è Adrien, giusto? E il mare, quindi… Luka?»
Marinette annuì. «Esatto. Mi ha detto che presto dovrò scegliere tra uno dei due. Io sono sempre stata innamorata di Adrien, lo sai, ma quando sto con Luka, non lo so, mi sento molto bene e a mio agio. Lui è un ragazzo carino, simpatico, premuroso e particolare.»
Si sdraiò sul letto e sospirò. «La scelta è difficile, Alya. L’ago della bussola punta in entrambe le direzioni.»
«La scelta spetta solo a te, Marinette. Io non posso aiutarti.»
«Mi stai già aiutando, Alya, sei qui con me!»
 
Marinette faticò a prendere sonno. Continuava a essere tormentata da Luka, da Adrien e tra la scelta che avrebbe dovuto fare.
Quando suonò la sveglia e scese a fare colazione, i suoi genitori le chiesero se stesse bene.
«Ho dormito poco» ammise, «perché oggi c’è il test di chimica.»
Sua madre la tranquillizzò, dicendole che aveva studiato, e le augurò buona scuola.
Fuori dall’edificio scolastico, Marinette si nascose quando intravide Luka salire le scale e sparire dentro al portone.
Alya, notandola, scosse la testa e la chiamò.
«Sei impazzita, Alya? Hai rischiato di farmi scoprire!»
Lei sospirò. «Lascia stare. Dormito poco, eh?»
«Sì… continuavo a pensare a Tu-Sai-Chi. Ma se qualcuno te lo chiede, tu…»
«… rispondo che è dovuto al test di chimica» concluse lei alzando gli occhi al cielo.
«Perfetto! Adrien sta arrivando! Presto, corriamo in classe. Manca poco all’inizio delle lezioni.»
E non voglio vederlo subito

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Capitolo 7
*** Tikki e Plagg ***


31 ottobre, museo del Louvre…
 
Marinette si fermò a parlare con Adrien. Tikki, incuriosita, decise di sbirciare.
Un’ombra dietro a un vaso attirò la sua attenzione. Voltandosi, spalancò gli occhi quando lo riconobbe: era il kwami del Gatto Nero, Plagg!
Se lui era lì, significava che Chat Noir non era molto lontano. Eppure c’era solo Adrien nei paraggi.
Lui è Chat Noir!
Faticò a rimanere poco sconvolta. I due avevano un carattere completamente opposto, sì, ma anche Marinette e Ladybug lo avevano. Tutti i portatori cambiavano comportamento quando si trasformavano.
La cosa più sconvolgente era un’altra. La sua amica, quindi, era innamorata di Chat Noir, colui che le faceva spesso delle avance.
Si accorse che Plagg l’aveva vista e che alternava lo sguardo tra Marinette e Adrien. Anche se a volte ne aveva l’aspetto, il kwami del Gatto Nero non era stupido.
Infatti si mise a cercare di attirare l’attenzione del ragazzo.
No, devo evitarlo! Le loro identità non devono essere rivelate.
Senza pensarci due volte, Tikki uscì dalla borsa e spinse Plagg lontano, sperando che nessuno dei due eroi se ne fosse accorto.
L’altro kwami brontolò, ma Tikki lo zittì con uno strattone.
 
Lo spinse in una stanzetta e scosse la testa.
«Ma sei impazzito? Sai bene che non possiamo rivelare le loro identità!»
Plagg voltò la testa. «Io non stavo facendo niente del genere, Zuccherino.»
«E cosa stavi facendo?» domandò. Aveva deciso di ignorare per il momento quel “Zuccherino”.
Il kwami esitò nel rispondere. «Be’, sai com’è… Papillon ha mandato una delle sue akuma e quindi non c’è tempo da perdere.»
Tikki non ci credette a questa scusa.
«E va bene, Zuccherino, hai ragione tu.»
«Lo sai cosa sarebbe successo, Plagg. Avremmo dovuto dire addio a questi Ladybug e Chat Noir…»
Il kwami nero le si avvicinò e abbassò la testolina. «Lo so, ma mi dispiace vedere Adrien struggersi d’amore per Ladybug. Ho capito che Marinette è innamorata di lui, quindi speravo che vedendoti…»
«… lui avrebbe capito e si sarebbe rivelato, facendo sì che entrambi si mettessero insieme» concluse Tikki. «Oh, Plagg, il tuo è un gesto nobile, ma sai che è pericoloso.»
Plagg annuì e si scusò. «Se lui dovesse avere qualche sospetto, cercherò di fargli cambiare idea in tutti i modi. Questa è una promessa, Zuccherino.»
«Non chiamarmi in quel modo! Forza, i parigini hanno bisogno di Ladybug e Chat Noir!»
I due kwami, senza salutarsi, volarono in direzioni diverse alla ricerca dei loro amici.
Tikki era preoccupata, sotto sotto. Plagg sarebbe riuscito a mantenere il segreto?
 
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Ora…
 
Plagg non ce la faceva più. Adrien, in qualche modo, si era accorto che gli stava tenendo nascosto qualcosa, probabilmente qualcosa su Ladybug e Marinette.
Trovava ingiusto che il ragazzo stesse cercando di corromperlo con un deliziosissimo e preziosissimo tagliere di camembert, dopo averlo minacciato di portargli via tutte le sue scorte.
Eppure pensava di essere al sicuro dopo quella lunga e snervante  ripetizione di chimica.
Sperò con tutto il cuore che Zuccherino non lo venisse a cercare.
 
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Tikki era triste. Dalla ripetizione di chimica, Marinette era giù di morale. Per Adrien, lei era solo un’amica, una che aveva quasi baciato “solo” perché pensava fosse Ladybug.
Lei lo era, effettivamente, ma non poteva dirlo a nessuno!
Povera Marinette, pensò il kwami, l’amore della sua vita è così vicino, ma così lontano.
Capì cosa provasse Plagg nel vedere Adrien struggersi per Ladybug.
Vorrei tanto rivelarle tutto, ma non posso!
«Mi dispiace…» sussurrò.
Gli venne in mente Luka. Il ragazzo aveva acceso qualcosa in Marinette.
Forse lui è in grado di curare le ferite del suo cuore. Ma sarebbe giusto nei confronti di tutti loro?

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Capitolo 8
*** Il set fotografico sta per iniziare ***


Madame Mendeleiev poggiò la verifica – due pagine fronte e retro – sui banchi. Terminata la consegna, si mise davanti alla cattedra, voltata verso gli studenti. Li fissò uno a uno e disse: «Avete due ore di tempo per finire. Copiate e sarà un’insufficienza immediata. Oltre a essere un biglietto di sola andata per l’ufficio del preside. Potete cominciare!»
Marinette inspirò a fondo ed espirò. Lesse le prime domande. Bene, sapeva cosa rispondere.
Tutto merito di Adrien.
Inevitabilmente pensò al giorno prima. Tirò una testata al banco.
«Hai già finito, Marinette? In tal caso, consegna pure» commentò l’insegnante.
La ragazza si mise in piedi e scosse la testa, rossa per l’imbarazzo. «No! Cioè, mi stavo concentrando!»
I suoi compagni scoppiarono a ridere, mentre Chloé la schernì come al solito.
Madame Mendeleiev le disse di concentrarsi come tutti, minacciandola di mandarla dal preside. La ragazza si scusò e abbassò la testa, rispondendo alla prima di una lunga serie di domande.
 
Marinette controllò nuovamente le risposte. Non era sicura di aver risposto correttamente a quattro domande, ma ormai il tempo era praticamente finito.
Si alzò e consegnò la verifica all’insegnante, la quale la prese lanciandole un’occhiataccia.
Tornata al posto, sorrise ad Alya e le chiese come fosse andata. L’amica, che aveva consegnato prima di lei, rispose che aveva trovato difficile alcune domande, se non impossibili.
Madame Mendeleiev batté le mani. «Forza, è l’ora di consegnare la verifica.»
Brontolando e sospirando, gli ultimi studenti consegnarono a malincuore la verifica, la disperazione sui loro volti.
Suonò la campanella e l’insegnante assegnò ai ragazzi la lettura del nuovo capitolo per la prossima lezione.
Marinette prese Alya per un braccio e la trascinò via, dritta in bagno.
Alya sospirò. «Quanto ancora ti nasconderai da Adrien, ragazza? Non pensi sia l’ora di mostrarti? Oltretutto, non mi è ancora chiaro perché lo stai facendo…»
Marinette si prese la testa fra le mani e scosse violentemente la testa. «Dopo la figuraccia che ho fatto durante la verifica? Devi essere impazzita!»
«Sarei io quella impazzita? Oh, Marinette…»
La ragazza chinò la testa. «E poi, non so nemmeno cosa dovrei dire. E nemmeno come…»
L’amica le passò un braccio intorno alle spalle. «Inizia col ringraziarlo per il ripasso. Dopo chiedigli qualche informazione in più per domani.»
«Giusto! Il set fotografico! So solo che inizierà alle cinque in punto.»
Marinette prese coraggio e, con lunghi passi, uscì dal bagno.
 
Cercò Adrien per tutto il cortile, scorgendolo mentre era intento a parlare con Nino.
Coraggio, Marinette. Hai affrontato cose ben più paurose e pericolose di questo.
Sì, ma come Ladybug, le disse una voce.
Mosse tremante un passo, ma si fermò quando si sentì chiamare da Rose e Juleka.
Divenne rossa vedendo Luka insieme a loro. Involontariamente ripensò al quasi bacio della mattina precedente.
Alya le diede un colpetto sul fianco.
«Ahia… Oh, ciao! Che succede?»
«Juleka mi ha dato la bella notizia, Marinette» disse Luka. «Sono molto contento per te.»
La ragazza guardò confusa i due fratelli Couffaine. «Quale bella notizia?»
«Ma come?» s’intromise Rose tutta allegra. «Alya ha informato me, che poi ho informato Juleka e Luka, del set fotografico di domani! Tutto il mondo conoscerà le tue creazioni e diventerai una stilista famosa come Gabriel Agreste! Ma che dico? Lo sarai ancora di più!»
Imbarazza, Marinette commentò: «Non esagerare, Rose. Non potrei mai raggiungere la fama di Gabriel Agreste, figuriamoci superarlo…»
Allorché Rose ribatté: «Sei già conosciuta per aver fabbricato gli occhiali di Jagged Stone e aver disegnato la cover del suo nuovo album, Rock Giant, finendo con lui sulla copertina del Metal Lourd! Non dimentichiamoci la tua bombetta che Adrien ha indossato alla sfilata di moda. E sarà proprio lui il modello delle tue magliette!»
«Sei una ragazza incredibile, Marinette» s’intromise Luka.
La ragazza sorrise e distolse lo sguardo, le guance rosse.
«Ah!» esclamò all’improvviso Luka. «Scusate, ma devo andare. Ci vediamo più tardi.»
E corse incontro al professore di arte, il quale lo condusse verso la propria aula.
 
Juleka poggiò una mano sulla spalla di Marinette. «Devo chiederti una cosa, Marinette. Sei in−»
«Ragazze!» s’intromise Nino, comparendo alle spalle delle due amiche con Adrien, interrompendo così Juleka. «Di cosa stavate parlando?»
Rose, euforica come sempre, spiegò che stavano parlando delle creazioni di Marinette che avevano avuto successo, elencandole per la seconda volta.
«Grazie ancora per aver cambiato la piuma della bombetta, Marinette» disse Adrien. «Mi sei stata di grande aiuto.»
Marinette prese a balbettare parole incomprensibili, fino a far uscire un semplice “prego”.
Alya, vedendo lo stato della migliore amica, decise di intervenire: «E voi ragazzi? Siete qui solo per curiosare sulle nostre chiacchiere o c’è dell’altro?»
Adrian tirò fuori dalla tasca un foglietto e lo consegnò a Marinette. «Questo è per te. Non perderlo: è molto importante. Vi lasciamo sole, ragazze. Ci vediamo in classe.»
La ragazza iniziò ad annuire e lo infilò nella borsa senza guardare. Smise solo quando i due ragazzi si furono allontanati.
«Cosa c’è scritto sul foglietto, Marinette? Forza, tiralo fuori!» la incoraggiò Rose.
E se fosse una dichiarazione d’amore? Allora non dovrei aprirlo davanti a loro. E se non lo fosse?
Prendilo e basta!, le urlò la voce nella mente.
Marinette aprì la borsetta e tirò fuori il pezzo di carta con molta foga, tanto da far cadere un paio di cose. Tikki, per fortuna, riuscì a non farsi prendere.
Juleka s’inchinò a terra per recuperare gli oggetti caduti. «Questo è il plettro preferito di Luka. Perché lo hai tu?» domandò porgendoglielo.
Marinette spiegò che glielo aveva regalato durante il loro primo incontro. Da allora lo portava sempre con sé.
Lasciando cadere il discorso sul plettro, la ragazza aprì emozionata il foglio e lo lesse nella mente:
 
Set fotografico di domani
Ti aspetto sotto la Torre Eiffel
Alle 16.30
P.S. Indossa la maglietta fatta da te
 
Rimase un po’ delusa. Per un attimo aveva sperato di trovarci scritto qualcosa di romantico.
Incalzata da Alya, Marinette mostrò alle amiche il messaggio, le quali presero a fantasticare sul perché la ragazza dovesse indossare la sua stessa creazione.
Mylène e Alix, che avevano sentito tutto, si avvicinarono e la prima suggerì che forse la volevano come modella.
Alix scosse la testa. «Impossibile! Adrien è un modello professionista, non lo metterebbero mai con una ragazza così goffa.»
Modella con Adrien?
Sarebbe il più bello dei sogni!
 
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Adrien e Nino guardarono Marinette correre verso la propria casa. L’amica sembrava nervosa.
«Cos’ha Marinette?» domandò Adrien. «È tutto il giorno che è così.»
Il suo migliore amico scoppiò a ridere. «Ti sei già dimenticato? Fra poche ore verrai fotografato con addosso la sua creazione. Sfido chiunque a non essere nervoso.»
Adrien sorrise. «Non lo deve essere. Andrà tutto bene.»
«Devi dirlo a lei, amico. A proposito del set, perché anche la nostra stilista in erba deve indossare la maglietta? Parteciperà anche lei come modella?»
Il giovane Agreste scosse la testa. «Più che altro, i responsabili vogliono vedere la stilista per farle  una foto e qualche domanda per un giornale di moda. E poi hanno già una modella. Non so chi sia, ma l’ha suggerita Bob Roth.»
Nino storse il naso. «Non mi piace il produttore di Jagged Stone. Specialmente dopo quello che ha fatto ai Kitty Section
«Hai ragione. Ora devo andare, ci sentiamo più tardi.»
Adrien s’accomodò sul sedile e tirò fuori il cellulare. Cercò il numero di Marinette e lo fissò a lungo, indeciso sul da farsi.
Poggiò il cellulare sul sedile e guardò fuori dal finestrino. Doveva chiamarla o non fare niente?
 
Arrivato a casa, si recò in camera per lavarsi, ancora indeciso su cosa fare con Marinette.
Terminata la doccia e dopo essersi messo addosso dei vestiti puliti, il ragazzo si sedette sul divano e s’azzardò a chiedere un parere a Plagg.
«A me piacerebbe molto» disse ingoiando in sul boccone un pezzo di formaggio, «purché ci sia del gustosissimo camembert insieme!»
Adrian scosse la testa. «Tu pensi solo al formaggio…»
«Be’, che male c’è?»
Il ragazzo recuperò il cellulare. Gli era venuta un’idea in mente. Nel dubbio se chiamarla o no, perché non usare una via di mezzo, ovvero i messaggi?
«“Non preoccuparti per il set. Andrà tutto bene. Ci vediamo più tardi!”» lesse a voce alta prima di inviare.
Soddisfatto, chiuse gli occhi e si rilassò un po’.
Non vedeva l’ora di indossare la maglietta di Marinette.
 
Tutta la zona della Torre Eiffel era stata chiusa al pubblico per un paio d’ore, giusto il tempo necessario per preparare il set e scattare le foto.
Alcuni furgoni e due camper erano parcheggiati lì vicino.
«Ben arrivato, Adrien» lo accolse Penny. «Ti accompagno nel tuo camper. Lì ti cambierai e verrai truccato dalle nostre truccatrici professioniste.»
Il ragazzo non le stava prestando molta attenzione. Non per dispetto, ma perché era intento a cercare con gli occhi l’amica.
«Marinette è già arrivata?» domandò non vedendola in mezzo al via vai di fotografi e addetti.
«Sì, qualche minuto prima di te. Ho visto che la stavano accompagnando all’ascensore. Probabilmente adesso la staranno intervistando. Oh, eccoci al tuo camper. Ci vediamo al secondo piano.»
Il modello annuì ed entrò nel veicolo, dove al suo interno trovò la maglietta creata da Marinette, un paio di pantaloni stracciati neri e scarponi scuri. Su un tavolino scorse anche della gioielleria, quali anelli, bracciali di cuoio e una collana a catena.
Si cambiò in fretta. Ci teneva a farsi vedere dall’amica.
Indossò la gioielleria, esitando sull’anello da mettere all’anulare destro. Non poteva togliersi quello che già aveva, essendo il suo miraculous. L’ultima volta che se lo era tolto, era stato “costretto” a indossare gli orecchini di Ladybug e diventare Mister Bug. Non si era dispiaciuto, la situazione dopotutto era critica, ma lui si trovava meglio nei panni di Chat Noir.
Decise di tenersi il proprio anello. Nel caso, avrebbe inventato qualche scusa.
Aprì la porta del camper e incontrò le due truccatrici, le quali lo invitarono a rientrare per finire di prepararlo.
 
Adrien si guardò allo specchio. Le truccatrici gli avevano messo l’eyeliner e un po’ di ombretto scuro sulle palpebre.
La versione dark di me stesso, pensò trattenendo un sorriso.
Ringraziando le due donne, il modello lasciò per la seconda volta il camper e si recò al secondo piano della torre.
Uscì dall’ascensore e sentì subito la voce di Marinette. Era seduta a uno dei tavolini del Jules Verne, insieme a lei c’erano Jagged Stone e un uomo che le stava facendo qualche domanda.
Curioso, Adrien si avvicinò quel tanto che bastava per ascoltare.
«Oltre alla moda, hai altri interessi?» chiese l’intervistatore.
«Mi piace ascoltare la musica, giocare ai videogiochi e guardare le stelle» rispose l’amica.
Era tranquilla e non c’era traccia di nervosismo nella voce.
«E brava la mia ragazza!» urlò il cantante.
«Finalmente sei arrivato, Adrien Agreste» disse qualcuno dietro di lui.
Il ragazzo si voltò e si ritrovò davanti una ragazza dai lunghi capelli biondo cenere. Anche lei stava indossando la maglietta di Marinette, anche se questa era bianca, e vari gioielli simili ai suoi. L’unica cosa diversa erano i pantaloni, infatti la ragazza aveva addosso dei leggings scuri. La cosa che colpì Adrien era lo sguardo: era imbronciato. Non riuscì a capire se fosse dovuto al trucco o no.
«Tu sei la modella di Bob Roth» constatò Adrien. «Scusami, ma non so il tuo nome.»
La ragazza sbuffò. «E tu saresti un modello professionista? Cielo, ma dove sono finita?» e se e andò, lasciando il povero ragazzo confuso.
Penny, che aveva visto tutta la scena, gli si avvicinò. «Non preoccuparti, Adrien. Anaïs Blanchard è fatta così. Anche se con Bob si comporta diversamente.»
La cosa non lo sorprese più di tanto, conoscendo il carattere del produttore.
«No!» esclamò all’improvviso Marinette. «N-Noi non lo siamo!»
Adrien e Penny si voltarono verso il tavolo dell’intervista. Marinette si era alzata in piedi ed era rossa in viso.
Anche Jagged Stone si alzò in piedi. «Ho notato subito l’amore che c’è fra te e quel ragazzo. Non devi provare vergogna.»
«A-Amore? No, no, no!»
«Allora si tratta dell’altro ragazzo, eh?»
Avrebbe voluto rimanere lì a scoprire altro, ma l’assistente del cantante lo accompagnò a conoscere i membri dello staff.
Di chi stava parlando Jagged Stone?
 
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Juleka guardò lo spazio vuoto nella collezione di plettri di Luka.
Ricordava quanto avesse faticato il fratello per avere quello in edizione limitata di Jagged Stone. Eppure, lo aveva regalato a Marinette quando si erano appena conosciuti.
«Cosa succede?» le domandò Rose. «Mi sembri turbata.»
Juleka si sedette sul letto vicino all’amica. «Non riesco a capire perché Luka le abbia dato quel plettro. C’è una cosa che mi gira in testa da un po’. Rose, credo che Marinette sia innamorata di Luka.
«Oh, ma è una cosa meravigliosa!»
Ma la sorella minore di Luka scosse la testa. «Non lo è.»

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