Dark Descent ~ Presagio della tragedia.

di PentagramLily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.

 







 




«E' del tutto possibile che oltre alla percezione dei nostri sensi
si nascondano mondi a noi ignoti
»



 











Gretel aveva otto anni quando entrò in contatto con il mondo del sovrannaturale, un’esperienza che riuscì a farle gelare il sangue nelle vene.
Era impossibile dimenticare l’essere che incontrò quel lontano pomeriggio d’inverno, mentre leggeva uno dei tanti libri che aveva trafugato dal vecchio scaffale della nonna. La creatura era nascosta nell’angolo più buio e remoto del salotto, se ne stava in piedi in una posizione austera e fissava un punto indefinito. Il corpo slanciato era avvolto da un lungo mantello color pece, questo si confondeva con il folto pelo nero che gli ricopriva ogni centimetro del collo e della testa. Il volto era sostituito da un teschio dai lineamenti da lupo e il muso allungato era decorato da zanne affilate.

La paura le impedì di fare qualsiasi genere di movimento o di invocare aiuto, restò nella sua postazione per ascoltare il respiro agghiacciante che usciva dalla bocca di quel mostro. Si sentì colpire da quei due occhi bianchi e privi di pupille, il cuore batteva a mille quando lo strano essere iniziò a muoversi, le mani le tremavano e sudavano freddo.
Un passo, poi due.
Era sempre più vicino, aveva delle movenze leggiadre come se stesse fluttuando.
Un terzo, un quarto passo. Poi si fermò.
Allungò un dito affusolato in direzione della porta e sparì, proprio com’era apparso.

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

 











 

 

La nonna di Gretel morì una settimana dopo l'avvistamento.
Il giorno del funerale Gretel non era andata a scuola, si era svegliata presto per fare colazione e prepararsi. La madre le aveva comprato un vestito funebre, era decorato da pizzetti odiosi che lo rendevano pungente e scomodo da indossare. Ma non se la sentiva di lamentarsi per rendere ovvio il problema, aveva capito che l'umore della madre stava iniziando a vacillare, non se la sentiva di urtarla. Si era limitata a sostare davanti allo specchio per fissare il proprio riflesso, percepiva la spazzola che scorreva nei capelli lisci e scuri. Di solito aveva degli occhi chiari come il cielo che splendevano grazie alla carnagione chiara, ma in quell'occasione erano decorati da orribili occhiaie di un viola acceso. Non riusciva a dormire, aveva il timore di vedere la strana creatura spuntare nell'angolo più buio della propria stanza, ma la madre era troppo indaffarata e piena di pensieri per rendersi conto del malessere dimostrato dalla figlia. 
La bambina riconosceva la gravità della situazione, la morte della nonna era stata improvvisa come un fulmine a ciel sereno, aveva sorpreso ogni componente della famiglia. Per questo aveva deciso di tralasciare i propri sentimenti per non mettere in difficoltà i genitori, doveva essere responsabile per evitare di cacciarsi nei guai, come era accaduto l'altro giorno: per sbaglio aveva provato a collegare la morte della nonna con l'apparizione del mostro, ma sua madre non le aveva dato ascolto e aveva reagito in modo molto negativo, si era limitata a classificare l'evento come una sorta di elaborazione del lutto, dicendole che doveva smetterla di viaggiare con la fantasia e che non era divertente prendersi gioco della scomparsa prematura di un familiare. 
Alla fine Gretel si era arresa e aveva preferito lasciar perdere, nessuno credeva all'episodio che aveva raccontato con così tanta insistenza. Non era bastato piangere o urlare dalla disperazione, gli adulti non avevano la concezione del soprannaturale, esisteva una spiegazione razionale per ogni evento insolito. Ma lei era consapevole di aver assistito a una vera apparizione, qualcuno le aveva concesso il privilegio di prevedere la tragedia, ma non aveva mosso un dito per evitarla. Aveva preferito seguire i consigli dei più grandi e aveva agito di conseguenza.
L'idea di aver ignorato quel presagio, le provocava un irrazionale senso di colpa che la logorava dall'interno. 

 

Quando la madre aveva ultimato i preparativi Gretel salì sul sedile posteriore della macchina, doveva raggiungere la casa della nonna insieme ai genitori. La macchina aveva interrotto il viaggio dopo una ventina di minuti, all'arrivo si era fermata davanti al giardinetto ben curato per permettere alla madre di sistemarle i bordi del vestito, poi aveva iniziato a correre verso il piano superiore e rintanarsi nella camera da letto che occupava di solito. 
Era rimasta seduta sul bordo del materasso senza fare niente di interessante per intrattenersi, ad aspettare che la tranquillità dell'ambiente fosse interrotta dai primi ospiti. Gli adulti si erano riuniti all'interno del salotto, lo stesso in cui la fanciulla aveva incontrato lo strano essere. Lei non aveva alcuna intenzione di mettere piede lì dentro, ormai conviveva con la paura di essere assalita dalla strana la creatura mentre nessuno la guardava. Era schiava della sua stessa mente, che la obbligava a vederlo ovunque o di percepirlo alle proprie spalle. 
Verso l'ora di pranzo le chiacchiere dei parenti diventarono fragorose e insopportabili, Gretel aveva riconosciuto il tono marcato dello zio Jeremy accompagnato dall'accento tedesco dell'odiosa compagna. Una donna sofisticata con un lavoro invidiabile, aveva la strana abitudine di guardare gli altri dall'alto in basso, Gretel non riusciva a instaurare un rapporto con lei, si limitava a salutarla solo per dimostrarsi educata, ma aveva una certa difficoltà nel definirla come “zia”. 
La fanciulla aveva deciso di uscire dal suo rifugio per percorrere i corridoi, a lasciarsi trasportare dalla malinconia del momento. Era l'unico modo per smaltire la sofferenza, era difficile aggirarsi per casa senza udire i canti della propria nonna, o della confusione che provocava quando si metteva in testa l'idea di pulire l'argenteria. La morte si era portata dietro ogni linfa vitale, restavano solo il silenzio e una marea di ricordi. 
La bambina voleva approfittare della solitudine per sfogarsi, ma il cigolio della porta che si apriva alle proprie spalle la paralizzò sul posto. Si mordicchiava il labbro dal nervoso mentre si avvicinava alla soglia, voleva chiuderla per tornare nel suo angolo sicuro, ma la curiosità l'aiutava a fare dei passi avanti. Erano poche le volte in cui entrava dentro la stanza della nonna, non lo faceva mai senza il suo permesso, le dispiaceva approfittare della situazione, ma in quell'occasione non c'era e sentiva il bisogno di percepire la sua presenza per ricevere un minimo di conforto. 
In quei giorni aveva origliato le conversazioni della madre, sapeva che la nonna era stata ritrovata nel letto senza vita. Secondo il dottore era morta nel sonno a causa di un attacco cardiaco fulminante. Tuttavia il locale ampio e spazioso era in perfetto ordine, come se gli eventi a cui pensava non fossero mai accaduti, salvo un piccolo particolare. Sul materasso era posato un album di fotografie lasciato aperto, i raggi del sole che penetravano dalle tende di velluto bianco lo colpivano e permettevano a un oggetto minuscolo di luccicare. 
Lei si era avvicinata per accomodarsi sulla coperta profumata, aveva agguantato il fascicolo per posarlo sulle proprie ginocchia e guardarlo da più vicino. La fonte di luce era data da un ciondolo dorato, aveva la forma a cuore e adornato da ghirigori circolari. Sembrava contenere qualcosa, ma l'attenzione della bambina era stata attirata dalle immagini che erano incollate sulle pagine ingiallite del fascicolo. Non erano molto differenti dalle fotografie che erano appese nei corridoi, ma quest'ultime erano state scattate in momenti abbastanza privati. Gretel aveva preso la mano a voltare le pagine, fino a quando aveva scelto di soffermarsi a esaminare la foto in cui c'era la nonna da giovane, sorrideva e teneva in braccio due neonati, più precisamente la madre e lo zio. La bambina aveva avuto un fremito quando intravide una strana figura nera nascosta dietro alla porta vetrata del salotto; le trasmetteva una strana inquietudine, ma era certa che non si trattava di una novità, di aver già visto l'essere che era stato catturato dal flash antiquariato della macchina fotografica. ||
A quel punto Gretel aveva provato a passare oltre ma, ogni volta che analizzava con più attenzione, intravedeva la silhouette oscura nascosta negli angoli e sempre più vicina all'immagine sorridente della nonna. La bambina era rimasta sorpresa dalla visione, non era la prima volta che guardava l'album, era sicura di non aver mai intravisto la figura. Forse non c'era, o in passato non era stata tanto arguta da individuarla.
Gretel era intenzionata a mollare l'oggetto per scappare dalla stanza, preferiva raggiungere la madre per restarle accanto, forse aveva esagerato a entrare senza il permesso di un adulto, ma una strana sensazione la obbligò a rimanere lì a stringere la copertina rigida dell'album. La bambina cominciava a sentire la mente riempirsi di sussurri, questi iniziarono a sovrapporsi al respiro diabolico dello strano essere. Non riusciva a comprendere le parole che le ronzavano nelle orecchie, rabbrividì quando percepì il fiato della creatura accarezzarle la pelle del collo. Non aveva il coraggio di girarsi o di muoversi di qualche millimetro, sentiva l'apparizione demoniaca alle proprie spalle e gli occhi privi di pupille puntati su di sé. 
Aveva paura e si mordicchiava il labbro dal nervoso, non aveva le forze necessarie per mettersi in salvo. Qualcosa di mistico la teneva incatenata al letto, a stringere il ciondolo a forma di cuore contro al petto. Gretel tremava come una foglia e aveva la pelle d'oca, sentiva il battito cardiaco farsi più intenso come il proprio respiro. 
Voleva urlare, liberarsi, ma era tutto inutile. 
Aveva cominciato a sentire le lacrime solcarle il viso quando le proprie iridi notarono la mano del mostro sulla propria spalla, era ricoperta di pelo nero e terminava con minacciosi artigli affilati del medesimo colore.

 

«Gretel, dobbiamo andare!»
La voce della madre aveva echeggiato nella stanza, un richiamo che fu capace di liberare la bambina. La mano era sparita, così come la presenza minacciosa del mostro. Gretel si era messa il ciondolo intorno al collo con rapidità e aveva gettato l'album sul letto, era scivolata in terra senza preoccuparsi di rimettere in ordine gli oggetti, poi aveva raggiunto il corridoio per camminare a passo rapido in direzione delle scale. Non riusciva a comprendere il motivo di quel comportamento, del perché continuava a non darle pace anche dopo aver consegnato il messaggio di morte. Sapeva solo che voleva andarsene, fuggire per evitare di tornare in quella maledetta casa.




 

 

 

I giorni passavano, così come le stagioni. 
Gretel non riusciva a dimenticare la serie di sfortunati eventi di cui, ironia del destino, era diventata la protagonista. 
Era una notte di primavera quando, incapace di prendere sonno, aveva posato lo sguardo sulle ante semi aperte dell'armadio. L'orlo del vestitino nero faceva capolino, così da farle ricordare il folto pelo corvino della creatura. La bambina aveva iniziato a tremare, girandosi dall'altra parte per lasciarsi avvolgere dal calore delle coperte, l'unico scudo che aveva a disposizione. 
Cercava di pensare ad altro ma senza successo, quando chiudeva gli occhi riviveva il funerale, di come non era riuscita a mostrare un sentimento mentre il becchino copriva la bara della nonna con la terra. Era vero che si era promessa di non piangere per comportarsi da adulta, ma quei sentimenti che non aveva lasciato andare continuavano a tormentarla, non aveva apprezzato l'ultimo saluto che aveva concesso alla nonna. Dentro di sé sapeva che non doveva rimproverarsi, era la prima volta che si approcciava al lato straziante della morte, non aveva mai assaporato il retrogusto aspro lasciato dal vuoto, l'assenza di una persona cara era un male che non voleva augurare nemmeno al suo peggior nemico. Era come se qualcuno avesse preso una gomma per cancellare la nonna, si era preoccupato di togliere il meglio per far rimanere qualche segno sbiadito. 
E Gretel non sapeva come fare per andare avanti, amava sua nonna e le dispiaceva provare quell'avversione nei confronti della vecchia casa. Fino a qualche mese prima non vedeva l'ora che arrivasse il fine settimana per andare a farle visita, per lei era un gioco percorrere i corridoi durante le domeniche di pioggia, entrava nelle stanze per esaminare la mobilia d'antiquariato e di buona fattura, accarezzava le superfici lucide e pulite solo quando non c'era nessuno nei paraggi. Gretel osservava i quadretti appesi al muro nei momenti di noia, vedeva la madre e lo zio durante la sua adolescenza, parenti dall'aspetto molto più giovane e felice. C'era un unico membro della famiglia che mancava all'appello: il nonno. Aveva perlustrato ogni angolo della villa, ma di lui non c'era alcuna traccia. Quando cercava di recuperare degli indizi facendo delle domande a trabocchetto, la nonna aveva la risposta pronta a ogni evenienza. 
Mia cara, l'immagine di tuo nonno resterà per sempre nel mio cuore”.
A quei tempi era una bambina che non conosceva la morte, non riusciva a comprendere le sfumature che si nascondevano dietro l'evidenza, ma il tempo l'aveva aiutata a capire che esisteva dell'altro. Sua nonna non aveva mai smesso di soffrire, aveva passato il resto della sua esistenza dentro la casa in cui aveva realizzato i suoi sogni, a prendersi cura dei ricordi inerenti al proprio passato. 
Gretel aveva sospirato e allungato la mano in direzione del comodino per recuperare il ciondolo a forma di cuore, aveva deciso di portarlo via dalla casa per avere un dolce ricordo. Giocherellava con quest'ultimo per esaminare le incisioni, il materiale brillava quando veniva colpito dai timidi raggi della luna. Fu colta alla sprovvista quando i polpastrelli entrarono in contatto con un pulsante, spronando il pendaglio ad aprirsi. La bambina aveva fatto leva sul gomito per stendersi verso la lampadina, premendo il tasto per accendere la luce. Era curiosa di vedere cosa racchiudeva, era sicura che l'unica foto del nonno si nascondesse proprio lì.
Gretel aveva percepito il sangue gelarsi nelle vene quando, dentro al cuore, vide la foto della creatura demoniaca.

 

 

 

 

 

 

 

 

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