Niña

di Shinalia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** 15. ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Fra uomo e donna non può esserci amicizia.

Vi può essere passione, ostilità, adorazione, amore,

ma non amicizia.

O.Wilde

Gli ansiti riempivano la piccola stanza del dormitorio, saturando il surreale silenzio che si era creato al termine della festa.  Alle prime luci dell’alba ognuno si era diretto verso la propria stanza, per trovare un attimo di riposo e riordinare i pochi oggetti che ancora non erano stati riposti nelle scatole.

Sarebbe stato l’ultimo giorno in quella piccola camera, l’ultimo giorno con coloro che considerava amici, l’ultimo con Rafael prima della sua partenza.

Quella notte avevano festeggiato facendo baldoria come mai prima di allora, per scambiarsi un felice arrivederci, perché per nulla al mondo avrebbero interrotto i contatti … di questo erano entrambi certi! Eppure quella notte la tristezza mista all’alcol avevano creato un’occasione che gli si sarebbe ritorta contro, provocando esiti imprevisti. Frantumando quelle convinzioni e quei progetti che il futuro aveva in serbo per loro.

A volte basta solo un piccolo gesto per vanificare speranze e sogni, ma forse non tutto è perduto.

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Capitolo 2
*** 1. ***


Betato by Digghi

La vera amicizia è una pianta che cresce lentamente

e deve passare attraverso i traumi delle avversità 

perché la si possa chiamare tale.

George Washington

1.

 

La sveglia iniziò a suonare incessantemente riempiendo il silenzio della stanza e risvegliandomi dal mio stato di torpore.

Strano… questo non mi sembra il solito suono.

Comprendendo  di essere ancora stordita per il sonno ed incapace di pensare coerentemente, mi protesi verso quell’aggeggio infernale che aveva osato disturbarmi. Purtroppo qualcosa di stano intralciò il percorso del mio braccio, seguito da un

“Ahi”

Spaventata strabuzzai gli occhi alzandomi di scatto e quello che vidi non mi provocò quello che si può definire un buon risveglio. Tutt’altro.

“Cazzo!” urlai in preda al panico, portandomi le mani alla bocca.

 “Uhm … Delia per carità non urlare … la tua voce assordante di prima mattina non è il massimo per le mie povere orecchie” biascicò rigirandosi nel letto.

Mi portai le mani alla tempie iniziando a massaggiarle, in attesa che anche Rafael si rendesse conto del piccolo e non insignificante dettaglio.

Cosa ci facevo io nel suo letto alle sei di mattina?

Non ci volle poi molto, la sveglia continuava a trillare insistentemente, ridestandolo dal suo stato catatonico. Lo vidi aprire gli occhi assonnati e scrutare la stanza fino a giungere sulla mia figura, con un’espressione non poco sconvolta.

“P… perché diamine sei nel mio letto?” balbettò “ per giunta coperta solo da un lenzuol …” si bloccò e iniziò a tastarsi notando di essere altrettanto nudo.

Inarcai un sopracciglio rivolgendogli un’occhiata esasperata, ma la mia calma durò ben poco.

“Razza di .. grrr … hai capito finalmente perché stavo urlando?” imprecai alterandomi.

Deglutì rumorosamente “Secondo te abbiamo …” domandò timoroso, non riuscendo a concludere la frase a causa del pressante imbarazzo.

Annuii  “non vedo altre spiegazioni” borbottai, accompagnando le mie parole con un gesto teatrale.

“Ma come?”

Corrugai la fronte rivolgendogli un’occhiataccia scettica.

Non poteva averlo davvero chiesto.

“Vuoi un disegnino per caso?” mi trattenni dal tentare di strangolarlo. Ogniqualvolta Rafael si agitava iniziava a porre domande senza senso e a balbettare. Non era proprio il massimo in una situazione tanto delicata.

“Dobbiamo aver bevuto parecchio” constatò passandosi una mano sul volto.

“Tu dici? Io lo sapevo che non dovevo bere … ma tu Dai Delia che sarà mai? Ci facciamo qualche birretta oppure Dai piccola prendi questo liquore dall’aspetto orribile e dall’odore nauseabondo e ubriacati finendo a letto con il tuo migliore amico” sibilai furente

Sospirò sommessamente. Ormai dopo cinque anni di collage aveva compreso che tentare di farmi ragionare durante una sfuriata era pressoché impossibile. Quindi si limitava ad assecondarmi ed ad asserire con il capo sino al termine del mio sfogo.

Tuttavia ciò non faceva che aumentare la mia irritazione.

“E smettila di far si si con la testa senza rispondere! Dannazione! Tira fuori un po’ di carattere!” sbraitai alzandomi dal letto e coprendomi con il plaid che giaceva a terra, probabilmente per i movimenti notturni.

“Senti Delia” disse dolcemente “Credo che agitarsi in questo modo sia inutile, ora come ora non credo ci sia rimedio, quel che fatto è fatto e ..” lo vidi interrompersi e deglutire rumorosamente. Non compresi immediatamente il motivo, ma seguendo il suo sguardo notai di avere gran parte del seno in bella mostra, a causa della foga doveva essersi scoperto.

Arrossì fino alla punta dei capelli e dopo essermi avvolta nell’infida coperta che avevo tra le mani, lasciai la stanza di corsa. Non era usuale per me imbarazzarmi, tutt’altro, ero praticamente stata a letto con il trenta percento dei ragazzi del collage in quegli anni, trovando in questo un ottimo diversivo allo studio pressante.

C’è chi gioca a scacchi, chi prende lezioni di danza e chi come me si dedica ad un’attività altrettanto interessante, il sesso.

Ma questa volta era diverso, non era un ragazzo qualsiasi quello con cui ero stata, ma Rafael, il mio Rafael. Ci eravamo conosciuti il primo anno, entrambe matricole del corso di architettura, seguivamo insieme le lezioni e pian piano avevamo fatto amicizia. Non avevo mai creduto all’amicizia tra uomo e donna, ma da quando lo avevo incontrato quella mia convinzione era miseramente crollata. Rafael era speciale, un ragazzo dolcissimo ma allo stesso tempo caparbio, uno dei pochi in grado di tenermi testa nei miei momenti di follia – impresa alquanto ardua. Mia madre non faceva che riprendermi per il mio carattere , sottolineando quanto sapessi essere insopportabile, eccessivamente irascibile e permalosa. Un mix orribile, ma a quanto pareva, con i ragazzi il fatto di essere carina compensava il mio caratteraccio.

Sgattaiolando per i corridoi, senza curarmi di recuperare i miei vestiti, corsi verso la mia stanza. Pessima idea, a quell’ora la struttura era gremita di gente e mi giunsero non poche occhiatacce scandalizzate. Dal canto mio non mi sarei certo mostrata imbarazzata dinanzi a quel branco di zoticoni e forte del pensiero che tra meno di quarantotto ore avrei lasciato questo posto, continuai a camminare tranquilla e a testa alta.

Da lontano riuscii a vedere la porta della mia camera, che mai come in quel momento mi parve allettante e inconsciamente accelerai il passo per poter finalmente trovare riparo da quella situazione sgradevole.

Se il buon giorno si vede dal mattino allora è meglio che mi barrichi in bagno e non mi azzardi ad uscirne fino al nuovo giorno.

Arrivata dinanzi alla porta mi accorsi di essere sprovvista di chiave, che naturalmente doveva essere rimasta nei jeans o nella borsa. Presi un bel respiro per placarmi e sperai vivamente ci fosse la mia compagna di stanza, Jenny. Bussai delicatamente alla porta, ma non ci fu risposta ed iniziai seriamente a preoccuparmi. Presa dallo sconforto continuai a bussare, intensificando i colpi di volta in volta, e poco mi ci volle prima di iniziare ad urlare, sotto lo sguardo sbigottito dei passanti e le occhiatacce truci delle ragazze delle stanze vicine, probabilmente svegliate da mio fracasso.

Dopo cinque minuti, nei quali avevo mentalmente imprecato nelle più svariate lingue, Jenny con un’espressione assonnata aprì la porta, venendo prontamente fulminata dalla sottoscritta.

“Del …” le parole le morirono in gola notando il mio abbigliamento poco consono e si fece immediatamente da parte per farmi entrare.

“Ma che diamine hai combinato? Che cazzo ci facevi mezza nuda nel corridoio” urlò passandosi le mani tra i cappelli, che in quel momento sembravano un’immensa balla di fieno.

Un sorriso increspò le mie labbra, facendomi guadagnare un’occhiataccia non poco turbata dalla mia amica.

“Era una scommessa o una delle tue solite cavolate?” sbottò indignata

Scossi il capo “Ma che, magari!” esitai il tempo di accomodarmi sulla poltroncina bianca all’ingresso “Ho fatto un casino” biascicai calando il capo

“Chi ti sei scopata stavolta?”  borbottò sconfitta. Ormai aveva ben compreso le mie distrazioni e seppur non le condividesse, si era arresa all’evidenza. In questo eravamo molto diverse, infatti lei era la tipica ragazza con “la testa sulle spalle”, costantemente dedita allo studio che le dava più che ottimi risultati, fidanzata con il suo ragazzo del liceo da ormai una quantità di anni per me inconcepibile e … tremendamente buona. Certo, fino a quando non la si faceva incavolare, a quel punto diveniva una belva, in grado addirittura di soppiantarmi nella classifica delle più stronze del collage. In cui mi ero facilmente guadagnata la settima posizione e ne andavo più che fiera.

“Allora?” sbottò la mia amica in attesa di una risposta, ridestandomi dalle mie elucubrazioni

Presi un bel sospiro, dipingendo sul mio volto un’espressione eloquente “Rafael”

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Wow grazie mille per i commenti, spero tanto che i capitoli siano all'altezza delle vostre aspettative. è il primo originale che posto ed è anche decisamente diverso dal mio stile! Ma mi piace provare XD

un enorme bacio

by Manu

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Capitolo 3
*** 2. ***


Betato by Digghi

Risposta recensioni a fine pagina

2.

Talvolta i nostri difetti ci legano l'uno all'altro

tanto strettamente quanto la virtù stessa.

Luc de Clapiers de Vauvenargues

“che cazzo hai fatto? Devi essere totalmente impazzita … possibile tu non faccia altro che combinare guai? Siete amici da cinque anni … amici da cinque anni ti rendi conto” le urla disumane della mia amica si dispersero nella stanza. Da circa quindici minuti non faceva altro che sbraitare senza riprendere fiato.

Mi chiesi come potesse gridare in quel modo! Avrebbe di certo potuto diventare una cantante con quei polmoni, peccato fosse stonata come un campanile. Rabbrividii al ricordo della serata al karaoke, in cui meditai seriamente l’omicidio colposo.

“Ma mi stai ascoltando” borbottò irritata stringendo i pugni.

“Calmati, dovrei essere io ad urlare in preda ad una crisi isterica”

“ma se sei calmissima” rimbeccò acidamente

“Certo … tu stai urlando per entrambe! Tra un po’ qualcuno ci verrà a bussare per disturbo della quiete pubblica!” replicai sconvolta.

“Ma se siamo nella nostra stanza!”

Alzai gli occhi al cielo esasperata, non aveva fatto che peggiorare la mia emicrania post sbornia.

“senti .. ho bevuto! Questo è stato il mio errore .. ho fatto una cazzata grande come una casa.” Borbottai portando le mani sul viso per coprire il tremendo senso di vergogna.

Lei sbuffò spazientita “Quel che è fatto è fatto” mormorò rassegnata. Ponendo finalmente termine a quello sfogo assurdo.

“Ma adesso?” chiese rivolgendomi un’occhiata curiosa e furbetta. Conosceva perfettamente i miei punti deboli e come utilizzarli a mio discapito. In questi anni si era volontariamente assunta il compito di mia coscienza morale. E anche se le scocciava ammetterlo non aveva raggiunto grandi risultati, ma almeno la pazienza non le mancava.

Un lamento uscii dalla mia bocca. La preferivo quando urlava, quella domanda mi stava vorticando nel cervello da ore, senza che potessi trovare una risposta decente.

“Considerando che non vi vedrete per un po’ visto che lui tornerà in Spagna e tu in Italia, cosa avete intenzione di fare?”

“non ne abbiamo parlato!” ammisi mordendomi nervosamente le labbra.

“Basta mi arrendo … vatti a fare una doccia e poi vai da lui a discuterne!”

Annuii dirigendomi verso il bagno. Sentii il mio corpo impregnato dell’odore di alcol che già normalmente mi procurava una gran nausea, ma nel post sbornia era insostenibile. Sperai vivamente che una bella doccia calda potesse placare i miei nervi.

Il getto d’acqua scivolava sul mio corpo donandomi una momentanea sensazione di benessere, distraendomi dai miei nefasti pensieri, almeno in parte.

Non avevo alcuna intenzione di rovinare la mia amicizia con Rafael, era stato il primo ragazzo con il quale ero riuscita ad istaurare un’amicizia duratura ed intensa, che non avesse scopi sul piano fisico. Non potevo comprometterla, ma sapevo perfettamente come in casi come questo l’imbarazzo finisse per pregiudicare tutto e le circostanze non avrebbero aiutato. Se avessimo continuato a frequentarci prima o poi la situazione si sarebbe appianata, ma con l’imminente partenza si stava complicando tutto.

Ecco perché odio l’alcol.

L’acqua con il passare dei minuti iniziò a freddarsi, costringendomi ad uscire per evitare di aggiungere l’ennesimo motivo per considerare quella la giornata peggiore del secolo. Il nervosismo e l’ansia stavano attanagliando il mio povero stomaco e il non aver fatto colazione non aiutava. Stanca e infreddolita mi diressi verso la cucina, ancora avvolta nell’accappatoio di spugna bianco, per trattenere il calore della doccia sul mio corpo. Per la prima volta non feci alcuna sosta vicino allo specchio, perché mi sentii realmente uno schifo e il vedere il mio viso non avrebbe acquietato il mio desiderio di prendermi a schiaffi per aver rovinato una delle cose veramente belle che la vita mi aveva concesso. Tutt’altro.

 Potevo sembrare felice e spensierata, una di quelle ragazze che ottiene dalla vita tutto ciò che vuole e desidera, anche grazie alla famiglia agiata che le permetteva un tenore di vita ottimo e senza alcun pensiero o fatica. Eppure … avevo sempre odiato il dover essere costretta a frequentare questo posto, non era ciò che desideravo. Non era questo il futuro che progettavo per me … quando i sogni non erano stati ancora totalmente infranti e calpestati dall’orgoglio dei miei genitori.

Ma nonostante tutto non ero io a poter decidere, anche se magari se fossi stata abbastanza forte da oppormi adesso non sarei in questa situazione.

Architettura … uff … non era decisamente nei miei progetti!

Addentai il mio muffin persa nei pensieri tetri. Ero giunta qui in America come studentessa universitaria, per studiare nella struttura più prestigiosa e poter apprendere perfettamente l’americano, tanto da poter portare avanti trattative internazionali senza alcun problema, quello sarebbe stato il mio compito quando avrei iniziato a lavorare. O almeno questo desideravano i miei genitori. Molte persone ritenevano fossi fortunata ad avere la possibilità di lavorare nell’azienda di mio padre, non fosse che era ritenuta una delle più prestigiose del campo, ma per me di fortuna ce ne era ben poca.

“Ancora a far colazione” mi ammonii Jenny scrutandomi frustrata.

Io continuai a sperare che un giorno, magari non troppo lontano, decidesse di abbandonare il ruolo di coscienza. Di tanto in tanto mi ricordava il grillo parlante di Pinocchio, almeno nei modi irritanti.

Sbuffai fingendo di non sentirla e abbandonando la mia postazione. Lo stress non era svanito per nulla e decisi di ricorrere al mio metodo per scaricare la tensione. Certo avrei potuto trovare qualcosa di più nobile, ma il sesso era l’unica attività in grado di distendermi e distrarmi completamente. Anche se pensandoci era il motivo del mio attuale problema.

Ironia della sorte.

Ignorando il mio ultimo pensiero recuperai una magliettina attillata ed un paio di jeans e dopo essermi vestita frettolosamente mi diressi in camera del mio compagno di letto preferito: “Alan”. Bello, decisamente un bell’esemplare di ragazzo. Moro con gli occhi azzurri, fisico interessante, palestrato ma non eccessivamente … se non fosse per la sua palese stupidità. Ma per quello che mi serva andava più che bene. Generalmente quello era considerato il tipico ragionamento da ragazzo, ma per strani motivi non potevo fare nulla oltre che condividerlo. Non avevo intenzione di legarmi sentimentalmente a qualcuno, in primo luogo perché non avevo mai trovato qualcuno di così stimolante da riuscire ad attirare la mia attenzione sia fisicamente che intellettualmente, non che io fossi un genio ma almeno ero a conoscenze del significato della parola “concupiscente”. Neanche ricordo che definizione era stata in grado di partorire la mente contorta di Alan, ma da quel giorno avevo compreso non fosse il caso di tentare di fare conversazione con lui. Una saggia decisione, almeno per non minare ulteriormente la mia sanità mentale, già precaria.

Arrivai dinanzi alla sua stanza e dipingendomi sul volto quell’espressione maliziosa che lui adorava bussai delicatamente, appoggiandomi allo stipite della porta.

Non dovetti attendere molto per ritrovarmi Alan avvolto solo da un asciugamano che mi scrutava decisamente compiaciuto, sapeva benissimo che le mie visite avevano sempre un preciso scopo. Io intanto lo fissavo dalla testa ai piedi sorridendo, erano mesi che a causa degli ultimi esami e della discussione della tesi, non ero stata in grado di svagarmi come mi concerneva. In realtà avevo inaugurato il termine della mia clausura imposta con Rafael. Scrollai leggermente il capo per scacciare i brutti pensieri e spinsi Alan all’interno della casa richiudendo la porta dietro le mie spalle.

“è da un po’ che non ci si vede” constatò sorridendo sornione

Annuii e scrollai le spalle, guardandomi attorno e osservando la stanza pressoché identica dall’ultima mia visita. A differenza mia lui non aveva ancora terminato gli studi e non era costretto a rinchiudere tutti i suoi effetti personali in delle anguste scatole.

“Domani parto” comunicai avvicinandomi al divano sedendomi sul bracciolo e facendogli segno di raggiungermi.

Non si curò assolutamente della mia affermazione e cautamente si sedette sul divano accanto a me, trascinandomi a cavalcioni sopra di lui.

“Uhm … interessante” mormorai iniziando ad accarezzargli dolcemente il petto, per poi far scendere la mia mano verso l’inguine, sfiorandolo appena. Stuzzicarlo era sempre stato uno dei miei più grandi divertimenti, accompagnato dalla consapevolezza di suscitare determinate sensazioni.

Lui abbandonato sotto di me si lascò andare alle mie carezze mentre la sua mano vagava desiderosa sul mio corpo, ancora troppo coperto secondo i miei gusti, ma per il momento non ci badai. Inizia a baciarli il collo, per poi passare lentamente alla mascella e al petto e …

Un’irritante musichetta interruppe bruscamente l’inizio dei miei giochi facendomi imprecare mentalmente, mentre il povero Alan mugugnava qualcosa del tipo “Butta quel coso e continuiamo..” o almeno credo. La tentazione di seguire il suo sagace consiglio fu immensa, ma quando notai il nome sul display sentii il cuore salirmi in gola e mozzarmi il respiro. Quasi inconsciamente premetti il tasto per rispondere e portai quell’infernale e malefico aggeggio all’orecchio

“Pron..to?” biascicai

“Delia, tenemos que absolutamente hablar, riesgo de enloquecer(*)” borbottò agitatissimo. Stranamente ogni volta che veniva assalito dall’ansia le sue facoltà intellettive si riducevano impedendogli di spiccicare due parole coerenti in inglese e finiva per parlare nella sua lingua madre. Normalmente la cosa mi divertiva alquanto e più volte lo avevo deriso, ma in quel momento mi sentivo decisamente troppo a disagio per curarmi di certe piccolezze.

“Ehm … “ cercai di rammentare le poche nozioni di spagnolo apprese “Llego entre algún minuto (**)” mormorai non particolarmente convinta. Non attese oltre riagganciando il telefono, lasciandomi qualche minuto spiazzata.

Oddio è sconvolto, non credo di averlo mai visto in un tale stato.

Sospirai sommessamente rivolgendo uno sguardo sconvolto ad Alan che mi fissava accigliato, probabilmente non comprendendo assolutamente ciò che era accaduto.

Lo liquidai velocemente, abbandonando i miei meravigliosi propositi di distrazione, recandomi verso quello che in quel momento consideravo il “patibolo”.

Note

(*) “dobbiamo assolutamente parlare, rischio di impazzire” [trad del traduttore, spero sia corretta]

(**)”Arrivo tra qualche minuto”

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simo87: hihihihi XD bhe diciamo che non è proprio una buona cosa finire a letto con quello che si considera un buon amico.
clodiina85:grazie mille, spero che anche gli altri capitoli abbiamo il medesimo risultato. cmq diciamo che come originale questa è la prima che posto, le altre due sono in preparazione per dei contest, mentre il resto delle storie postate sono ff su twilight.
Bella_kristen: ahahahah sisi nettamente differente! XD ma è questo lo sfizio, mi piace provare a destreggiarmi con altri generi! spero solo di non combinare guai!

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Capitolo 4
*** 3. ***


Betato by Digghi

Risposta alle recensioni a fine pagina

Tutte le passioni ci fanno commettere errori,

ma l'amore ci induce a fare i più ridicoli.

François de La Rochefoucauld

 

3.

Un respiro profondo, due respiri profondi, tre respiri profondi.

Ok… rischio di andare in iperventilazione.

Uscii in malo modo dalla stanza di Alan, troppo intimorita e preoccupata per occuparmi di lui. In fin dei conti l’unico suo cruccio sarebbe stato quello di essere stato interrotto. Dovevo ammettere che questo genere di relazioni non erano il massimo, ma in fin dei conti avevano i loro vantaggi.

Niente legami, niente problemi.

Lentamente camminavo verso la stanza di Rafael, ancora indecisa sul da farsi. La sua voce tremolante e sconvolta non era un buon segno. Era sempre stato pacato e razionale, ma questa situazione doveva averlo scosso e non poco, e per quanto mi costasse ammetterlo lo stesso valeva per me. La nostra era sempre stata una profonda amicizia.

Non avevo mai pensato a lui per un rapporto oltre quello, non che fosse brutto … tutt’altro. La pelle quasi perennemente abbronzata, occhi verdi e un bel sorriso, circondati da una massa di capelli riccioluti che gli conferivano talvolta un’aria un po’ infantile, ma tremendamente dolce. Effettivamente non era il mio tipo ma veniva considerato da tutte un bel ragazzo, anche se il suo successo con il gentilsesso era compromesso dall’eccessiva timidezza e l’aria schiva.

Molti si domandavano come fosse nata quella strana amicizia, soprattutto per la nostra diversità caratteriale e io non potevo che condividere tale interrogativo. Eppure con lui mi sentivo semplicemente me stessa, nessuna maschera di frivolezza dipinta sul mio volto, nessun tentativo di distrarmi da quel destino incombente che avrebbe distrutto ogni mio sogno.

Ed ora … probabilmente avevamo rovinato ogni cosa.

Per quanto sapessi di poter reggere – non senza imbarazzo – la situazione creatasi, ciò che temevo realmente era la sua reazione. Quella timidezza che lo aveva sempre contraddistinto lo avrebbe portato a chiudersi a riccio, mandando in frantumi uno dei pochi rapporti sani che ero riuscita a creare e su cui avrei sperato di poter contare in futuro.

Non so per quanti minuti rimasi fuori quella porta, rigida come un bastone e incapace di muovere anche un solo muscolo. Non ero convinta di voler affrontare quel casino che avevamo combinato, ma soprattutto non ero convinta di voler essere posta dinanzi alla cruda realtà.

Sospirai pesantemente cercando di infondermi coraggio. Tentativo vano, infatti , non ero mai stata brava ad affrontare le situazioni critiche e forse era questo il motivo per il quale non avevo cercato un rapporto serio, oltre al fatto che intendevo divertirmi prima di tornare a casa e alla mia vecchia vita.

La porta si spalancò dinanzi a me ridestandomi dalle mie elucubrazioni e rivelandomi il mio amico che mi scrutava con uno sguardo dolente

Cattivo segno!

Sembrava sentirsi in colpa.

Usted está aquí (*) “ sussurrò continuando a fissarmi nervoso.
Sbuffai fingendo indifferenza, seppur in quel momento l’imbarazzo aveva invaso ogni cellula del mio povero cervello, che agonizzante cercava già di riprendersi dalla sbronza colossale della notte precedente.

Se il buongiorno si vede dal mattino, avrei dovuto sapere che restare barricata in camera sarebbe stata la scelta più saggia.

Mi portai le mani alla testa, massaggiando leggermente le tempie, sperando di trovare sollievo dall’emicrania. Con scarso risultato. “Per cortesia calmati e smettila di parlare in Spagnolo, le mie competenze in merito sono alquanto scarne e non ho intenzione di portare avanti una discussione in questo modo rischiando di non capirci nulla” conclusi tenendo sotto controllo il mio tono di voce.

“Scusa!” biascicò chinando il capo. Uno dei suoi peggiori difetti era l’arrendevolezza. Non si curava di risultare remissivo, tentava sempre e in ogni modo di accontentare tutti ponendo da parte l’orgoglio.

Premettendo ne possegga ancora, probabilmente è rimasto schiacciato dalle botte che gli suonarono il primo anno, solo perché la fidanzata di uno di quei bulletti si era mostrata un tantino troppo espansiva!

Feci un cenno con la mano dicendogli di non preoccuparsi rientrando nella sala galeotta. Ancora non riuscivo a ricordare cosa fosse accaduto … nella mia mente aleggiava il vuoto riguardo la sera precedente. Nemmeno un ricordo sfocato a farmi comprendere la dinamica.

Nada de nada.

“Tu ricordi nulla?” domandai, dando voce ai miei pensieri ma tenendo la testa voltata verso la finestra.

“Più o meno” rispose vago e atono, facendomi insospettire.

Mi voltai di scatto assottigliando lo sguardo. “Sarebbe a dire? Io non ricordo nulla e non riesco a capacitarmi di come sia accaduta una follia simile, fossi stata in me non sarebbe accaduto! Tutta colpa dell’alcol” bofonchiai maledicendo la mia scempiaggine.

Una strana espressione passò sul suo volto in un lampo, tanto che mi parve di averla solo immaginata. Decisi di non curarmene, potevano essere i residui della sbornia che mi provocavano certi scherzetti.

Sospirò passandosi distrattamente la mano tra i capelli “Ricordo solo che eravamo nel salone mentre gli ultimi ragazzi lasciavano la festa e come al solito devo averti proposto di restare da me … “ esitò “in fondo non è la prima volta che resti a dormire da me”

“Con la differenza che tu dormi sul divano accanto al letto e che non scopiamo” precisai nervosamente. Non mi parevano dettagli da poco

Alzò gli occhi al cielo “Questo lo so benissimo … “ precisò distogliendo lo sguardo.

Gli feci cenno di continuare, fino a quel punto la storia mi sembrava plausibile, se non ci fosse stata l’interferenza dell’alcol sarebbe stata una delle nostre solite serate. Eravamo soliti trascorrere intere nottate a chiacchierare di ciò che ci era accaduto durante la giornata, del nostro passato, ormai conosceva di me ogni cosa e lo stesso io di lui. Quelle erano le mie serate preferite, talvolta allietati da qualche bel film che guardavamo con il solo scopo di infierire sui poveri attori dilettanti. Soprattutto il genere Horror, dove si concentravano la maggior parte delle attricette tutte tette e niente cervello, che ammettiamolo, di recitazione non capivano assolutamente un cazzo.

Un colpo di tosse forzato catturò la mia attenzione e mi voltai verso di lui, accantonando per il momento i bei ricordi.

“Eravamo ubriachi fradici!” esclamò contrito

Arcuai un sopracciglio dipingendomi in volto la mia migliore espressione scettica “Stai tergiversando …” lo ammonii diventando sempre più sospettosa

Deglutì rumorosamente “Stavamo chiacchierando e io ti ho confessato una cosa che mi portavo dentro da anni!”

Scrollai le spalle “Non ricordo nulla, credo sarai costretto a ripetere” dissi atona, celando la curiosità

“Io sono innamorato di te!” affermò quasi in un sussurrò che a stento riuscii a percepire

Rimasi immobile sconvolta da quelle parole che avevano minato le mie più profonde convinzioni.

“Lasciami finire, io non ti sono saltato addosso! Tu hai mugugnato qualcosa e ti sei avvicinata a me e … ti ho baciata! Ma tu hai collaborato ed ero ubriaco … cioè lo eravamo entrambi ..  non mi sono accorto di quello che stavo accadendo! Avevo un leggero sentore che quella situazione fosse sbagliata ma non ne capivo il motivo … oh per favore Delia non guardarmi in quel modo” parlò tutto d’un fiato incespicando in qualche parola, forse per l’assenza di respiro o forse per l’ansia e il bisogno di comunicarmi la realtà dei fatti.

Io invece troppo sconvolta continuavo a fissarlo senza proferir parola. Per la prima volta in vita mia non sapevo cosa dire.

Lui notando il mio mutismo, e non sapendo come interpretarlo, si avvicinò lentamente per poi iniziare a scrollarmi e farmi rinvenire dallo stato di schock in cui ero assorta. Fortunatamente non mi ci volle molto per riprendere il possesso del mio corpo e della mia mente. Mi allontanai di scatto da quello che per anni si era finto il mio miglior amico, probabilmente con un fine differente da quello dell’amicizia.

Non mi ero mai sentita tanto tradita in tutta la mia vita, probabilmente perché non mi ero mai fidata altrettanto di una persona.

“Non … toccarmi” sibilai fulminandolo con uno sguardo carico di odio e rancore

“Delia per favore … lasciami spiegare?” mi pregò

“Spiegare cosa? Che mi hai preso per culo da quando ci siamo conosciuti? Che quel giorno quando sono venuta ad aiutarti e a medicarti le ferite che quegli stronzi ti avevano procurato tu hai pensato “Ah bhe, è carina e si fa chiunque, quasi quasi provo a diventare suo amico per poi portarmela a letto” “ gridai, portandomi le mani al viso in segno di esasperazione.

Non può essere, non può essere accaduto tutto questo

“Non dire sciocchezze … io non mi sono innamorato della ragazzetta che si scopa chiunque solo perché non riesce ad accettare la delusione che la sua vita non sia realmente sua!! Io mi sono innamorato di quella ragazza che si nasconde sotto quella maschera di cinismo e indifferenza. Di quella ragazza a modo suo troppo fragile e che tu cerchi a tutti i costi di nascondere per impedire di restare ferita!”

Lo schiaffeggiai per terminare quel soliloquio “Bene, avevo perfettamente ragione a nascondere la mia fragilità visto che l’unica persona a cui mi ero realmente rivelata si è dimostrata la più falsa tra gli ipocriti doppiogiochisti che mi circondano” urlai sbattendo nervosamente i piedi a terra. Sentivo prepotente il desiderio di avventarmi su di lui e sfogare a suon di pugni e calci tutto il rancore che provavo, tutta l’amarezza e il disprezzo.

Si portò la mano sulla zona lesa, massaggiandola leggermente, incredulo del mio gesto “Tu non capisci!”

“Cosa? Potresti rendermi partecipe dei voli pindarici della tua mente e magari spiegarmi il motivo per il quale mi hai mentito per tutti questi anni?”

“Io non ti ho mentito!”

“Si certo … omissione di verità! Mi pare lo stesso … ti sei preso gioco di me, io contavo sulla tua amicizia più di qualunque altra cosa. Con te mi sono resa vulnerabile … “ lo fissai adirata mentre le lacrime iniziarono a scendere copiose. Non riuscivo a trattenerle, la delusione  e la rabbia erano troppo e le mie emozioni stavano venendo fuori come un fiume in piena.

“Io non avevo nessuna intenzione di ingannarti! Avevo accettato l’idea di essere solo tuo amico ed ero sicuro mi sarebbe bastato! Ma l’altra sera l’alcol ha praticamente distrutto ogni mia inibizione”

Lo bloccai stanca di quelle insulse giustificazioni che continuava ad addurre, ma che in realtà non mutavano assolutamente la realtà dei fatti.

“Hai tradito la mia fiducia … “ sussurrai prima di allontanarmi sbattendo la porta.

L’ennesima porta dietro il quale avrei nascosto il mio passato e i miei rimorsi. 

Fu l’ultima volta che lo vidi prima di partire per l’Italia, tre ore dopo, anticipando la partenza, e riprendere la mia vita di sempre. Credendo di poter tagliare i ponti con quel nuovo passato che stavo rifiutando, ma che ben presto sarebbe tornato a tormentarmi.

 

(*)Sei arrivata

 _________________________________________________________________________________________________________

_LaDe_Cullen: ciaoooo! grazie mille!! mi fa piacere che ti piaccia, diciamo che si discosta dalle mie su twilight! 

Bella_kristen: credo che qui si sia capito il motivo dell'ansia di Rafael, Delia aveva capito ben poco! poveraccia ... >.<''

avrilmiki: davvero??? mi faresti un favore grandissimo! il traduttore che ho non è granchè! ç_ç

simo87: ahahahahahah XD ne aveva tutti i motivi hihihi povero Rafy

Anthy: sisi infatti! mi piace fare le descrizioni man mano e per quella di Delia dovrebbe essere nel prossimo capitolo! ^^  so che è una cosa strana XD

Glance: Grazie mille!!! ^___^ diciamo che Delia ha un caratterino un pò particolare, ma non è cattiva e spero di riuscire a farla comprendere bene con i prossimi capitoli

 

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Capitolo 5
*** 4. ***


Betato by Digghi

Risposta commenti fine pagina

4.

Amore guarda non con gli occhi,

ma con l'anima...

William Shakespeare

Partii … quella mattina abbandonai l’America. Un luogo che mi aveva dato tanto e in cui avevo trovato consolazione per molto. La mia mente era ancora annebbiata dalla rabbia e dalla delusione. Sapevo che probabilmente ero stata troppo dura con Rafael, ma il suo comportamento mi aveva ferita, lui sapeva quanto avevo sofferto, lui sapeva uno dei motivi per il quale non mi sarei mai voluta legare … lui di me sapeva tutto, gli avevo affidato ogni mio segreto.

Aveva tradito la mia fiducia e questo non avrei potuto perdonarglielo.

Il viaggio fu lungo ed estenuante e forse a renderlo peggiore fu la consapevolezza del ritorno a casa. Come previsto all’aeroporto trovai mia sorella Daphne ad attendermi, mia madre era sempre stata attratta dai nomi “particolari”, secondo lei un nome deve essere sempre unico. Ho sempre pensato che il motivo di questa scelta in realtà era il suo nome: Anna, abbastanza comune a Napoli.

Quella donna è suonata!

Daphne ed io non ci somigliavamo granché, tutt’altro, soprattutto caratterialmente. Lei sempre perfetta e giudiziosa, l’orgoglio della famiglia, fidanzata da svariati anni con un avvocato, con il quale prossimamente era previsto il matrimonio. Io … io ero quella scapestrata che era stata mandata a Yale per allontanarla da quelle che loro definivano “cattive compagnie”. Peccato che di cattivo non avevano nulla, soprattutto Luca, in compenso le critiche erano dovute al fatto che lui non veniva considerato adatto a me … perché lui era libero da assurde imposizioni e io no!

Dettagli non trascurabili

“Deliaaa!” mia sorella si sbracciava con un po’ troppa enfasi per richiamare la mia attenzione.

Ma crede io sia cieca per caso?

“Daphne” la salutai atona, mentre mi stritolava in un abbraccio. In fin dei conti lei era l’unica persona che mi era davvero mancata durante questi anni, ma non avevo intenzione di darlo a vedere.

Quando finalmente mi lasciò libera di respirare diede inizio ad uno dei suoi soliti soliloqui “Devi raccontarmi tutto! Com’è Yale? C’erano ragazzi carini? Ti sei fidanzata? Ma lo sai che sei sciupata?” una serie infinita di domande a raffica in grado di stordirmi, mentre mi scrutava attentamente in cerca di segni di deperimento.

Oh santa pazienza qualcuno mi aiuti

“Dai che ci aspettano più di tre ore di macchina per arrivare a casa, lì avrai il tempo di controllare tutto e in auto ti aggiornerò sulla mia vita sentimentale inesistente”

A differenza di quella sessuale … ma questo forse è meglio non dirlo o rischio di farla morire di crepacuore. Non voglio averla sulla coscienza.

“Ok, andiamo! Comunque domani ti sequestrerò, stavo aspettando il tuo rientro per andare a scegliere il vestito da sposa e poi anche quello da damigella” esitò rammentando di aver dimenticato un piccolo ed insignificante dettaglio  “perché tu sarai la mia damigella vero?” chiese sfoderando la sua migliore espressione supplichevole

Alzai gli occhi al cielo “Si si accetto, ma a patto che sia io a scegliermi il vestito, non voglio roba rosa confetto o Dio solo sa cosa” bofonchiai incrociando le braccia al petto. Non avevo nessuna intenzione di rendermi ridicola

La vidi sbuffare contrariata. Ci scommetto che aveva già in mente qualche vestito rosa pieno di tulle. Rabbrividii a quel pensiero e raggiungemmo il nostro piccolo compromesso. Avrebbe avuto la possibilità di rifiutare i vestiti che considerava inadatti. Ero quasi certa che questo avrebbe comportato settimane prima di trovare il vestito “adatto”, in grado di soddisfare entrambe.

Oh misericordia!

Il viaggio in auto fu talmente estenuante da farmi rimpiangere l’aereo. Mia sorella alla fine non mi aveva lasciato il tempo di aprire bocca ed era partita con un racconto infinito di tutto ciò che era successo a casa negli ultimi cinque anni, senza omettere qualche ammonimento per le mie scarse telefonate. Per mia fortuna aveva conservato un po’ di tatto e non mi nominò Luca nel suo resoconto, e le fui grata per questo. Già temevo l’incontro che da li a poco sarebbe stato inevitabile, Napoli non è poi tanto grande …

Sobbalzai ridestandomi dalle mie elucubrazioni quando Daphne cambiò nuovamente argomento “Rafael come sta? Immagino sarai tristissima per la tua partenza, eravate inseparabili, ero quasi certa che stesse insieme o che almeno prima o poi sarebbe successo qualcosa. Ai nostri genitori piacerebbe di certo, anche lui si è laureato in architettura vero? Potrebbe lavorare con te nello studio di papà …”

Delicatezza un corno … certo che lo avrebbero accettato! Lui rientrava perfettamente nei loro canoni, peccato non fosse lo stesso per me! Rafael non era mai stato nulla oltre che un amico … ma a quanto pare ero l’unica a capirlo!”

“Daphne per favore” sbottai contrariata “io e Rafael eravamo amici … “ precisai

“Eravate?” domandò confusa “Che hai combinato?” mi rimproverò

Strabuzzai gli occhi “Io?”

Annuii mesta “Tu hai un pessimo caratterino!“ sentenziò convinta

Se fossi stata un cartone animato di certo mi sarebbe uscito il fumo dalle orecchie. Non so cosa mi trattenne dall’urlare, ma decisi non ne valesse la pena, ormai ero a casa e dovevo imparare ad ingoiare i continui bocconi amari. Mi accucciai sul sedile recuperando il mio fidato ipod.

Vidi mia sorella alzare gli occhi al cielo e sbuffare ma non me ne curai.

Trascorremmo il viaggio nel mutismo mentre ad occhi chiusi mi facevo circondare dalle note dei Sonata Arctica, in grado di caricarmi anche nei momenti peggiori e mi lasciai trasportare dai ricordi, ricordi distanti …

 

“Luca Luca, dovresti tenere queste zampacce a posto!” lo ammonii fingendomi indignata.

“Ma Delia, dobbiamo approfittarne. I tuoi ti terranno segregata in casa per il prossimo mese a causa dell’esame” affermò mentre continuava a far scorrere la sua mano sulla mia gamba, insinuandola sotto la gonna.

Ebbi un sussulto percependo la mano sfiorarmi l’interno coscia  “Possibile tu non capisca? Se non prendo il massimo mi sbatteranno a calci fuori di casa!” affermai contrita

Mi avvolse con il suo braccio tirandomi maggiormente verso di se, e iniziando a baciarmi il collo risalendo all’orecchio e mordendo delicatamente il lobo.

“Non vale” mugugnai “Sei un approfittatore, sai che il collo è il mio punto delicato”

Lo sentii ridacchiare sommessamente tra un bacio e un altro “Sarà, ma secondo me non sarebbe un male se i tuoi ti cacciassero di casa” asserì sicuro

Mi alzai di scatto fissandolo sconvolta “Non dire sciocchezze … ne va del mio futuro, loro lo fanno per me!”

Si distese supino sul letto fissandomi intensamente con i suoi occhi blu mare  “Un futuro che tu non vuoi”  precisò  “e poi sai benissimo che nelle loro previsioni io non ci sono!”

Deglutii a vuoto “Cambieranno idea quando capiranno quanto ti amo” affermai convinta prima di rivolgergli un sorriso malizioso, decisa a terminare quel discorso che mi stava creando non poco disagio.  “Abbiamo un paio d’ore di libertà … “ esclamai stendendomi sul letto accanto a lui. Afferrai la sua maglia tirandolo verso di me, insinuando le mie mani al di sotto di essa, e accarezzando il torace del mio folle fidanzato. Gradì il mio gesto e ne approfittò per restituirmi il favore sedendosi a cavalcioni su di me e sfilandomi la maglia con poca delicatezza. Continuò a baciarmi velocemente su tutto il corpo, passando dal viso, al collo, allo stomaco, ai fianchi e scatenando così le mie risa.

“Luca Luca basta, lo sai che soffro il solletico” urlavo dimenandomi come un’ossessa, mentre lui continuava a ghignare divertito.  Finalmente riuscii a divincolarmi dalla sua presa saltando fuori dal letto.

“Piccola peste” ghignò  “Torna immediatamente qui se non vuoi che ti torturi” mi minacciò con aria burbera

Memore della sua vena vendicativa decisi di raggiungerlo accoccolandomi accanto a lui che intanto si era steso sul letto.

“Ti amo” mi sussurrò dolcemente sfiorandomi appena le labbra.

“Ti amo anche io Lucas …”

 

Fui riportata bruscamente alla realtà da mia sorella “Delia .. Delia siamo arrivate” mi incitò ancora stizzita per la nostra conversazione precedente.

Mi alzai dal sedile ed uscii dalla macchina con fare annoiato, lanciando un’occhiata in giro…

Non è cambiato nulla … la mia prigione.

____________________________________________________________________________

Bella_kristen: diciamo che non ha gradito il fatto di essere presa in giro. In questo il personaggio di Delia mi somiglia molto, io ci tengo tantissimo alla fiducia, per me è una cosa che non si conquista facilmente ed una volta che la si perde divento una specie di bestia XD...

simo87: può sembrare strano ma io avrei reagito perfettamente così! XD so che sembra un comportamento un pò impulsivo, ma voglio dare un certo realismo a questa storia!

Glance,: grazie mille .. ^^ sono felice che ti piaccia.. anche se diciamo che da questo capitolo si inizia a delineare meglio e a comprendere cosa accadrà in seguito! anche se nulla è certo perchè la mia immaginazione vaga senza mete certe XD

Lion E Lamb,: ahahahahahah ok lei è molto impulsiva, ma Rafael ha tradito la sua fiducia

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Capitolo 6
*** 5. ***


Betato by Digghi

5.

Se infelice è l'innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore,

mille volte più infelice è chi

questo sapore gustò appena e poi gli fu negato.

Calvino

Contro ogni mia previsione mia madre ebbe la geniale quanto sgradevole idea di farsi trovare in casa al mio arrivo.

Iniziamo davvero male … molto molto male!

In compenso come al solito non ebbe molto da dirmi se non le solite critiche, alle quali ero così tanto abituata che le sue parole erano un indistinto bla bla bla che riuscivo ad estromettere prima che giungesse al livello della consapevolezza.

Tattica studiata ed approfondita durante gli anni di reclusione in quella casa e che era giunta ormai a livelli soddisfacenti.

“Tesoro, ma come sei ingrassata. Dovresti iscriverti in palestra per le lezioni di cardio fitness, recupereresti la forma immediatamente!” mormorò scrutandomi con il suo solito occhio critico.

E te pareva che non aveva da sindacare sul mio aspetto fisico.

“mamma sai benissimo che odio lo sport ed ogni suo derivato. Non ho nessuna intenzione di perdere il mio tempo in una lurida palestra gremita di gente sudata e puzzolente! Comunque anche io sono felice di vederti” borbottai ironicamente, trascinando il più velocemente possibile le mie valige verso le scale.

Fuga … fuga …. Fuga …

“Si si certo … corri a sistemare i bagagli. Ci aspetta una sessione urgente di shopping, non puoi certo presentarti a lavoro con quelle pezze” non mi sfuggì la nota di disgusto nella sua voce.

Alzai gli occhi al cielo rivolgendo un’occhiata a Daphne in cerca di soccorso, almeno morale. Se avesse deciso di non aiutarmi mi sarei rifiutata di farle da damigella al suo matrimonio … anche perché era alta la probabilità che non sopravvivessi ad una sessione di shopping madre – figlia.

Non con mia madre almeno …

“Non preoccuparti, accompagnerò io Delia, avevamo già in programma un bel giro per negozi, anche perché dobbiamo trovarle il vestito da damigella!” cinguettò Daphne sfoderando il suo miglior sguardo da cerbiatta.

Mia madre non parve contenta di quella estromissione, probabilmente delusa di non poter sfogare ulteriormente la sua acidità su di me, ma alla fine acconsentì. Cosa poteva rifiutare alla sua perfetta figlia che si sarebbe sposata con il perfetto uomo, con un lavoro perfetto?!

Nulla!

In compenso mia madre si allontanò presto rilasciandomi ai miei impegni per la giornata, probabilmente andando a sfogare la sua frustrazione nella bottiglia di Brandy che aveva nascosto nella sua cabina armadio. Come se ci fosse bisogno di nasconderla … avevo scoperto la leggera tendenza all’alcolismo di mia madre quando avevo quindici anni, sebbene potessi biasimarla solo in parte. La sua vita coniugale non era certo delle migliori e non perché mio padre non l’amasse, ma semplicemente perché amava più il suo lavoro che la sua famiglia.

“Mi devi un grosso favore” sibilò Daphne risvegliandomi dai miei pensieri, prima di recarsi nella sua stanza a progettare malefici piani per il pomeriggio. Mi sarei aspettata di trovarla con una mappa della città pronta a cerchiare i migliori negozi che sarebbero stati la tomba delle nostre carte di credito.

Sospirai sommessamente, in fondo preferivo un giro con lei alla ricerca di abiti da bambolina piuttosto che un pomeriggio sommersa dalle amorevoli critiche di mia madre. Il doverle sopportare senza battere ciglio era poi un’ulteriore motivo di nervosismo.

Non sono la figlia perfetta … e non potrò mai vantarmene abbastanza conoscendo la sua concezione di perfezione.

Abbattuta dal primo round mi recai nella mia stanza per riporre i bagagli, rammaricandomi per il ritorno anticipato, sebbene fosse per un ottimo motivo. Recuperai il cellulare dalla tasca notando l’immensa quantità di chiamate e messaggi e sorprendendomi notando il mittente.

“Rafael” biascicai realmente stupita. Non era certo da lui una tale insistenza, tendeva sempre ad essere accondiscendente ed accettare le decisioni altrui. Percepii un vago senso di colpa farsi strada dentro di me, sebbene sapessi di non essere certo nel torto, essendo io la parte lesa ed ingannata, sapevo che non era da Rafael prendersi gioco delle persone …

Ma cosa diamine gli sarà passato per quella zucca vuota?

La vibrazione insistente del mio cellulare mi fece sobbalzare.

“Jenny” mormorai atona rispondendo.

“Delia sei arrivata a casa? Tutto bene? Tua madre? Hai già incontrato Luca? Hai parlato con Rafael ..”

Emisi un grugnito di disappunto “Per pietà datti una calmata … mi stai facendo venire una tremenda emicrania” sbottai ammutolendola.

Approfittando del suo silenzio – evento alquanto raro essendo lei decisamente logorroica – tentai di rispondere alle sue innumerevoli domande “Sono a casa e con mio grande disappunto ho avuto il mio, primo di una lunga serie, incontro – scontro con mia madre, non che sia una novità. Comunque non ho incontrato Lucas e spero vivamente non accada … dopo tutto quello che è accaduto non so come reagirebbe – sospirai sommessamente notando quanto mi suonavano false quelle mie parole. – ed infine … non ho parlato con Rafael e per il momento non credo sia il caso anche se lui non sembra condividere la mia necessità di avere un po’ di tempo per riflettere” terminai in tono vagamente acido.

Odio essere forzata a fare qualcosa … possibile che nessuno si decida a capirlo?

Avvertii uno sbuffo contrariato dall’altro capo della cornetta ed immaginai che a breve Jenny avrebbe sputato la sua sentenza. Era inevitabile … “Sei una sciocca ..” affermò

Ecco … come volevasi dimostrare.

“Ti stai comportando come una bambina. Sei scappata in fretta e furia da qui solo per non incontrarlo! Hai mandato al diavolo il tuo migliore amico, che ti è stato vicino in questi anni solo per una piccola bugia. Immagina cosa ha dovuto sopportare, essendo innamorato di te, vedendoti piangere per Lucas … cerca di metterti nei suoi panni” mi ammonì stizzita.

Quelle parole mi fecero male, se solo avessi saputo del suo interesse non avrei mai sfogato su di lui le miei angosce e se questo era accaduto non era che colpa sua che mi aveva taciuto la verità. Con che diritto ora mi affibbiavano una colpa non mia?

Riagganciai infastidita e tremendamente irritata. Tutti si impegnavano ad indicarmi cosa fare, a consigliarmi e a giudicarmi e decisamente non ne potevo più. Ero scappata in America con la speranza di trovare pace, di dimenticare Luca, di rendere finalmente orgogliosi di me i miei genitori … eppure nulla di tutto ciò era accaduto. Sebbene erano stati innumerevoli i miei sforzi, nulla era cambiato.

Andare a letto con dei ragazzi appena conosciuti non mi aveva fatto dimenticare Luca, tutt’altro. Quante volte avevo desiderato che quelle mani che mi toccavano fossero le sue, che quelle labbra che si avventavano sulla mia bocca fossero le sue … quante volte mi ero illusa fosse lui a rispondere con ardore ai miei baci e alle mie carezze.

Non è servito a nulla … lui era tutto! Lui era il mio tutto … rappresentava ogni mio desiderio e la mia salvezza da questa vita angusta e falsa. Lui mi avrebbe allontanata da questa ipocrisia ed io ho rifiutato la sua mano tesa convinta che fosse la cosa giusta da fare e che i miei genitori avessero ragione.

Non ci fu mai errore più grande e nulla che potrò mai rimpiangere altrettanto.

__________________________________

Vi ringrazio immensamente per i commenti, mi fanno tremendamente piacere *______*

*me felice come una bimba dinanzi ad un albero di Natale*

ehm .. ok , tralasciamo i miei deliri. Mi dispiace non poter rispondere ad uno ad uno personalmente, ma lunedi parto quindi mi devo portare avanti con le storie se voglio continuare a postare, perchè li non so quanto riuscirò a scrivere! >.<'' adesso scappo!!

kiss

Manu

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Capitolo 7
*** 6. ***


Ed eccomi con un nuovo capitolo che vi posto di corsa ... la partenza è stata rimandata per l'ennesima volta e sono riuscita a scriverlo prima di partire ^______^

mi dispiaceva postare direttamente il 10 .... Vi ringrazio per i vostri commenti .. e vi rispondo in linea generale. Non è che la madre di Delia non le voglia bene, al contrario, è solo un suo modo di comportarsi! Tra l'altro non è un comportamento tanto strano ed insolito quello dei suoi genitori ...!

Bhe che dire ... Vi auguro buone vacanze

sarò nuovamente quì il 10 agosto e cercherò di postarvi un nuovo chappy prima di partire per Berlino!

kiss

Capitolo betato by whateverhappened

6.

La differenza tra l'amore e il sesso è che il sesso

allevia le tensioni e l'amore le provoca.

Woody Allen

­­

La mattinata volò tra i vari rassettamenti e le valige da riporre. Feci tutto con più calma

del dovuto, forse per prendere tempo, forse per la possibilità di riflettere che mi era permessa da quei movimenti meccanici.

Purtroppo, con mio grande disappunto, non appena l’orologio scoccò le cinque mia sorella fece capolino nella mia camera con l’intento di dare inizio alla mia tortura.

Santa pazienza …

“Delia, datti una mossa, abbiamo un gran numero di negozi da girare …” mi ammonì mentre applicava un rossetto rosso ciliegia sulle sue labbra. La osservai, era cambiata molto negli ultimi anni. I capelli prima castani adesso erano di una tonalità biondo cenere che faceva risaltare ancora di più gli occhi verdi. Non si poteva non definirla bella, sebbene gran parte del merito andasse attribuito alla grande quantità di cosmetici che applicava sulla sua pelle.

Ha sempre avuto la tendenza ad esagerare …

Scossi la testa rassegnata e mi dedicai ad una doccia veloce, cercando di far scivolare con l’acqua anche lo stress accumulato.

Speranza vana …

Dalla stanza accanto sentii la voce di mia sorella, che probabilmente era impegnata in un’opera di spionaggio tra le mie cose. “Sorellina, ho notato che sei tremendamente tesa, cosa ti è successo?”

Mi domandai cosa avesse trovato di interessante per stimolarle certe supposizioni. Fui sorpresa dell’acume di mia sorella, in genere non aveva un grande intuito, almeno non per ciò che non riguardava il suo Stefan.

Aprii la porta del bagno avvolta nell’asciugamano color crema “Non è accaduto nulla di rilevante” mormorai mentre recuperavo i vestiti.

“Sarà ..” bofonchiò scettica assottigliando lo sguardo.

Dovevo avere un aspetto decisamente pietoso per destare tutti quei sospetti. Non che non ne avessi motivo … erano stati due giorni pessimi ed oltretutto la mia solita tecnica per scaricare lo stress era momentaneamente inapplicabile, anche se dovevo ammettere che il nuovo giardiniere di casa era messo piuttosto bene.

Quasi quasi rinnego i miei propositi di tenere un comportamento adeguato a casa e mi sfogo a modo mio. In fondo mamma ha la sua bottiglia … la mia è solo una preferenza diversa ed anche più salutare.

Mi infilai distrattamente una gonna di jeans ed una magliettina attillata rosa pallido, con il buffo disegno di un pinguino sul retro. Mamma non avrebbe certo approvato e dall’eloquente occhiata che mi rivolse mia sorella potei immaginare la pensasse al suo stesso modo.

Non disse nulla, forse per non turbarmi ulteriormente, ed uscì dalla camera annunciandomi che mi avrebbe attesa in macchina. Prima di abbandonare il mio rifugio, passai dinanzi allo specchio in stile vittoriano che occupava l’angolo destro della mia stanza per poter ammirare l’entità del danno che quei due maledetti giorni avevano causato al mio aspetto.

La minuta figura riflessa nello specchio mi fissava con uno sguardo vacuo. I capelli rossi e mossi le incorniciavano il viso ricadendo morbidi sulla schiena. Le labbra piene risaltavano grazie al gloos gloss applicato, mentre gli occhi color nocciola erano sottolineati da un leggero accenno di matita nera. L’incarnato si mostrava piuttosto pallido sebbene qualche piccola lentiggine spuntasse qua e là, donando un aspetto quasi infantile.

Sospirai notando quanto il mio sguardo deciso e sicuro fosse scomparso dal mio volto, lasciando posto a quell’espressione perennemente abbattuta che ero solita avere prima del mio arrivo a Yale. L’identità che a fatica mi ero costruita in America, quella maschera che durante quegli anni mi aveva protetta da ulteriori drammi, era svanita nel nulla.

È bastato così poco …

Scesi in cortile dove trovai Daphne che mi attendeva con un’aria decisamente annoiata.

Come previsto trascorremmo un pomeriggio da incubo. Mia sorella mi trascinò in un’innumerevole quantità di negozi che vendevano abiti tutt’altro che del mio stile, ma che mia madre avrebbe di certo apprezzato. A quanto pareva i miei soliti pantaloni non erano adeguati allo studio di mio padre e ciò implicava un nuovo guardaroba arricchito di abiti “di classe”. Ma la maggiore tragedia fu la scelta dell’abito da damigella. Daphne mi propose vestiti che di sobrio non avevano nulla … seta e tulle erano una costante, ed i colori si alternavano dal rosa all’arancione. Con mio grande disappunto finii per cedere, troppo stanca per ribattere ed incamerare l’ennesima discussione poco proficua, ed optai per un abitino blu fin sopra il ginocchio, con una scollatura a barca ed i bordi arricciati.

Non mi ero mai sentita tanto ridicola in tutta la mia vita …

“Abbiamo fatto degli acquisti meravigliosi, non trovi?” ribadì per l’ennesima volta in tono estasiato, lanciando occhiate languide all’enorme quantità di pacchetti che ingombravano l’auto.

Sbuffai “Se lo dici tu …” sibilai non poco irritata. Non ero riuscita a comprare nulla che fosse di mio gradimento e sperai vivamente che mia sorella non decidesse di effettuare una retata nel mio armadio per eliminare i resti della mia vecchia vita.

Bene, mi conviene nascondere il tutto non appena torno a casa. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!

La sentì sospirare “C’è una cosa che non ti ho detto …” annunciò in un tono ansioso che catturò immediatamente la mia attenzione, ridestandomi dalle mie manovre di salvataggio.

“Sarebbe?” domandai guardinga.

“Luca si è fidanzato ufficialmente”

In quell’istante il mio cuore parve aver smesso di battere.

§

Trascorsero due mesi, due lunghi mesi dal mio arrivo, due lunghi mesi in cui mi ero adeguata a quella vita noiosa e scomoda che mi avevano imposto e che avevo accettato con il solo scopo di allontanare dalla mia mente tutti quei pensieri negativi che incessantemente mi affliggevano.

Il giorno del mio ritorno mia sorella mia aveva comunicato la notizia del fidanzamento di Luca, cosa che mi aveva spiazzata non poco. Ero turbata dall’idea che si fosse fatto una vita lontano da me tanto presto e tanto facilmente, sebbene cinque anni per molti potessero essere considerati un tempo più che sufficiente.

Ma non per me, nonostante tutto io non lo avevo certo dimenticato. Non avrei mai potuto.

Avevo pianto, avevo sfogato tutte le lacrime represse, sperando di trovare in questo il sollievo. Ma non era stato così, al contrario sentivo costantemente un groppo in gola e un senso di afflizione.

A complicare ulteriormente la situazione vi era Rafael: sebbene avessi abbandonato la tattica del mutismo, il nostro rapporto non era certo quello di un tempo, non solo per la sensazione di tradimento che ancora mi turbava, ma anche a causa della lontananza non relativa. In Spagna aveva trovato un buon lavoro ed aveva acquistato una casetta nel centro di Siviglia, dove si stava occupando del progetto di costruzione di un mega albergo.

Un lieve colpo alla porta mi fece sobbalzare.

“Avanti”mormorai atona, riportando l’attenzione sulle carte sulla mia imponente scrivania di mogano. Scelta della mamma, come quasi tutto quello che c’era qui dentro, a quanto pareva non si fidava del mio gusto estetico ed io le avevo lasciato carta bianca, troppo abbattuta per dedicarmi all’arredamento di uno sciocco studio che avrei comunque odiato.

Tanto vale far divertire lei e non darle un ulteriore motivo per sindacare.

Fece il suo ingresso uno dei nuovi soci dello studio, Michele, un trentenne piuttosto vivace. Ottimo architetto, mio padre aveva soffiato la sua collaborazione ad un’azienda rivale grazie all'offerta di un cospicuo stipendio. Avesse saputo che si sbatteva sua figlia durante le ore di lavoro forse non sarebbe stato altrettanto soddisfatto della sua azione.

“Michele” sorrisi maliziosa.

Ricambiò il mio sorriso chiudendo la porta dietro di sé con uno scatto secco “Tuo padre mi ha mandato per discutere di alcuni progetti per la costruzione dell’ospedale” disse riponendo le carte senza troppo interesse sul tavolino accanto al divanetto.

Ghignai “Ho la sensazione tu abbia ben altre idee, che dovrei contestare considerano che l’ultima volta la mia segretaria ci ha sorpresi in posizioni poco consone” lo ammonii scherzosamente, accavallando sensualmente le gambe. Parve gradire il gesto.

Scrollò le spalle “Solo perché i tuoi slip facevano bella mostra sul tappeto, insieme ai miei pantaloni?”

Gli rivolsi un’occhiata di sbieco “ No, credo che a traumatizzarla sia stato un altro piccolo dettaglio … tu che mi penetravi sul suddetto tappeto” ghignai ripensando a quella povera donna che aveva rischiato seriamente un infarto. Il suo volto aveva assunto dapprima una tonalità color peperone, per poi sbiancare di colpo. Dopo due bicchieri di acqua e zucchero aveva però riacquistato l’uso della parola ed eravamo riusciti a farle promettere, grazie ad una piccola ricompensa, di non spargere la voce. Anche se tutt’ora aveva serie difficoltà ad incontrare il mio sguardo o quello di Michele.

Povera donna …

“Un dettaglio davvero piacevole se mi è permesso aggiungerlo” concluse sensualmente.

Decisi di arrendermi e lasciar perdere quegli inutili calcoli che da ore mi stavano facendo ammattire e dilettarmi in attività di maggiore interesse. Michele era decisamente un ottimo amante, forse un po’ irruente, ma in compenso il tutto era reso ancora più eccitante dalla tensione e la paura di essere scoperti. Non osavo immaginare le conseguenze che avrebbe riportato quel mio gesto, ma personalmente lo trovavo un interessante stimolo a protrarre quell’assurda relazione.

Purtroppo come è ben noto, non tutto va sempre come previsto e le nostre azioni non sono prive di conseguenze!

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Capitolo 8
*** 7 ***


Eccomi!!! Ammetto di essere mancata per non poco tempo, ma un pò a causa dell'estate e un pò per la mancanza di ispirazione questo capitolo è stato rinviato + del dovuto. In compenso per farmi perdonare è + lungo del solito. Molto più lungo! Mi scuso ancora e prometto di essere più puntuale con i prossimi aggiornamenti!
Betato by Ronnie8437

Risposta recensioni a fine pagina


7.

Per vivere con onore bisogna struggersi, battersi,

sbagliare e ricominciare da capo e buttare via tutto,

e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente.

Lev Tolstoj

“Porca miseria” sibilai uscendo nuovamente dal bagno. Era la quinta volta quella mattina che quella situazione si ripeteva.

Un vero strazio, considerando la mole di lavoro che mi attendeva sulla scrivania e a cui non ero riuscita a dedicare più di qualche minuto.

Rientrai nella stanza cautamente e notai la palese apprensione dipinta sul volto della mia segretaria, Elisa.

“Forse dovrebbe andare a casa, in questo stato non credo possa lavorare” affermò titubante. A quanto pareva le incutevo uno strano timore, sebbene non ne comprendessi affatto il motivo.

Non mi sembrava di essere mai stata scortese oppure autoritaria, probabilmente la sua paura era relativa alle decine di segretarie che mio padre licenziava in un anno. Quell’uomo sul lavoro diventava un vero aguzzino.

Bha! Non invidiavo affatto le povere martiri che finivano alle sue dipendenze.

Scrollai il capo in senso di diniego, accasciandomi sulla poltroncina di pelle. Ero perfettamente cosciente dell’improbabilità di riuscire a terminare anche solo un quarto del lavoro, ma nonostante ciò non mi sarei alzata dalla poltrona sino ad orario di chiusura.

O almeno fino al prossimo attacco di nausea.

“Ho dei progetti da terminare. E poi credo di aver già rigettato la colazione,  – esitai, reprimendo l’ennesimo conato di vomito – non dovrei avere più nulla nello stomaco” mormorai accigliata. In realtà erano due giorni che, preda di questa strana forma di influenza, non facevo che star male e, sebbene mangiassi quantità di cibo infime, la situazione non pareva voler migliorare.

Forse sarei dovuta restare a casa, ma l’idea di dover subire per un’intera giornata le continue lamentele di mia madre mi aveva distolto immediatamente da quel pensiero. Avrebbe passato il pomeriggio a gracchiare riguardo l’incompetenza del nuovo giardiniere oppure dei modi poco consoni di qualche sua cara amica.

Esasperante!

Congedai Elisa, pregandola di allontanare da me il panino al salame che era stato causa dell’ultimo round, per poi recuperare la cartella del progetto di un ospedale che eravamo in procinto di concludere. La riunione si sarebbe svolta nei giorni seguenti e Michele, con cui avrei dovuto revisionare gli ultimi dettagli,  era momentaneamente “svanito” in qualche stanzino con la ragazza del take-away che riforniva lo studio.

Che fosse stata lei ad avvelenarmi il panino?

Mha …

Li avevo beccati in atteggiamenti intimi il giorno precedente e mi ero divertita ad ascoltare le incessanti giustificazioni di Michele, che in alcuni punti avevano toccato l’apice del ridicolo.  

Come se potessi essere gelosa di uno sciocco passatempo!

Patetico!

In compenso era stata una scena decisamente esilarante! Repressi immediatamente il sorriso che stava spuntando sulle mie labbra a causa dell’ennesima “visita” al bagno.

Maledizione!

___________________________

Ed eccomi nello studio del Dottor Gabaldo a sfogliare una rivista insulsa che elenca tutte le esperienze traumatiche del parto: nausee, gonfiore, bambino che preme sulla vescica. E queste erano le più innocue. Infatti in alcuni articoli venivano riportate conseguenze della gravidanza decisamente inquietanti.

Che fosse un palese tentativo di scoraggiare chi era intenzionato a compiere un simile passo?

Optai per una risposta affermativa. Il volto della povera ragazza, fotografata nel bel mezzo di quell’esperienza traumatica chiamata parto, mi aveva distolto da ogni mio futuro piano di avere un bambino. Almeno per i prossimi trenta o quarant’anni.

Naturalmente se tutto fosse andato per il meglio durante la visita che mi apprestavo a fare!

Sospirai sommessamente, per poi increspare le labbra in segno di disgusto alla vista di tutto il sangue di cui era ricoperto il bambino nella fotografia successiva.

Oh mio dio, dovrebbe essere illegale mostrare certe cose!

Onde evitare l’ennesimo conato di vomito, gettai il giornale nel mucchio, lasciando scorrere lo sguardo sui presenti in cerca di un passatempo meno pericoloso. Nella sala c’erano donne di tutte le età, dalle ragazzine poco più che diciassettenni a quelle sicuramente in menopausa. Eppure la mia attenzione veniva inevitabilmente catturata da quei piccoli rigonfiamenti sull’addome che alcune di loro mostravano con tanto orgoglio. Le vedevo accarezzare dolcemente la pancia e talvolta sussurrare qualche bizzarro vezzeggiativo.

Era tutto così tenero. Non potevo negare a me stessa di averlo desiderato svariati anni prima. Quando la mia storia con Luca non era sull’orlo del baratro a causa delle decisioni dei miei genitori, avevamo più volte ipotizzato l’aspetto che avrebbero avuto dei nostri bambini … avevamo anche scelto dei nomi. O almeno ero stata io ad imporne alcuni, utilizzando sempre la medesima obiezione ad ogni sua lamentela.

Io sopporto nove mesi di sofferenze fisiche e psicologiche, più quella che viene definita per antonomasia una delle esperienze più dolorose di una donna, e di conseguenza io scelgo i nomi!

Mi pareva abbastanza equo come compromesso. Così, se fosse stata una femmina il suo nome sarebbe stato Lilian. Nel caso fosse stato un maschio, invece, avevamo concordato per Daniel.

Personalmente avevo sempre sperato in una femminuccia.

Eppure, da quei giorni le cose erano mutate completamente, ed era stato inevitabile rimuovere quei pensieri e desideri dalla mia mente. Soprattutto considerando che avevo totalmente rinunciato alle storie serie, optando per fugaci rapporti occasionali.

In quel caso, un bambino sarebbe stato un increscioso incidente, con conseguenze non propriamente piacevoli.

Sei miei sospetti sono fondati dovrò affrontare molto presto questo problema.

Ma ciò che maggiormente mi premeva era chiedermi se sarei mai stata capace di comportarmi in modo dolce e amorevole con un’ipotetica creatura, nata  per giunta da una notte di cui non ricordavo assolutamente nulla! Se sarei stata in grado di crescerla da sola …

Quel tarlo continuava a tormentare la mia mente da quella mattina, quando, mentre ero intenta a prepararmi per l’ennesima giornata di lavoro, qualcosa di strano mi era capitato sotto mano.

Un pacco di assorbenti faceva bella mostra nel mio bagno … intatto.

Che non potessi vantare un ciclo puntuale era assodato da anni, ma ormai erano trascorsi più di due mesi dall’ultima volta.

Due mesi.

La comprensione era arrivata ben presto, accompagnata da un pianto isterico. Ebbene si, ero quasi certa di essere incinta. Ero sempre stata ben attenta a queste cose. La prevenzione era il mio primo pensiero, onde evitare di trovarmi in una simile situazione. Eppure eccomi qui in questo maledetto studio ad aspettare un maledetto dottore.

Perfetto, decisamente perfetto.

Naturalmente nessuno ne era a conoscenza. Non osavo minimamente immaginare la reazione dei miei genitori ad uno scandalo simile.

Come minimo mi avrebbero diseredata.

Così, dopo aver intuito la causa del mio problema ed anche il colpevole, avevo informato Elisa e mia madre della mia assenza dal lavoro a causa di un’improrogabile visita medica. Il che non era una bugia, al massimo una piccola omissione di verità: non avevo specificato il tipo di medico.

In fondo tutti erano certi fossi affetta dall’influenza!

“Signorina Delia!” la voce gracchiante dell’infermiera mi ridestò.

La salutai con un cenno del capo e mi recai all’interno della piccola stanza. Anche qui delle immagini raccapriccianti facevano bella mostra sulle pareti, proprio come ricordavo. Il dottor Gabaldo era stato il mio medico prima della partenza per Yale, e se mi ero recata da lui era soprattutto perché consapevole della sua bravura e del suo rispetto per il segreto professionale.

L’ultima cosa che desideravo era che i miei genitori lo scoprissero prima di aver ricevuto un’adeguata preparazione alla notizia.

Si, magari con una bella dose di morfina o una botta in testa!

Scambiammo i soliti convenevoli e la sua gentilezza riuscì a dissipare, anche se minimamente, il senso di disagio. Eppure, l’idea di essere in quello studio in quell’istante mi parve folle, proprio come la consapevolezza di non voler conoscere la verità. Perché, ammettiamolo, c’era ancora in me l’assurda speranza che potesse trattarsi di un errore, ed in quel caso la mia vita sarebbe andata avanti normalmente.

O quasi …

Ma la certezza … quella sarebbe stata tutt’altra cosa. Avrei dovuto dare spiegazioni, sarei stata costretta a parlarne con i miei. E poi … come avrei gestito il lavoro? Non avevo iniziato che da pochi mesi e non potevo dirmi ancora in grado di mantenermi adeguatamente.

E il padre? Cosa avrei fatto con lui? Lo avrei tenuto all’oscuro di ogni cosa?

La quantità di dubbi che mi invasero la mente in quel momento mi lasciarono senza fiato, e forse fu per la mia espressione dolente che il medico si premurò di farmi stendere sul lettino.

“Tutto bene? Avverti dei giramenti di testa?” domandò fissando il pallore del mio volto e controllando il polso.

Scossi il capo leggermente. “Nausea.” Mormorai accompagnando le mie parole con uno sguardo eloquente.

Lo vidi strabuzzare gli occhi, ma recuperò il suo solito contegno dopo pochi istanti.“Hai fatto dei test?”

“No, ma ho un ritardo di più di due mesi!” ribattei mesta.

Lui parve pensarci. “Sei appena tornata da Yale e hai iniziato a lavorare, potrebbe essere causato dallo stress. – Esitò avviandosi verso un macchinario posto nell’angolo ­– Comunque un’ecografia ci permetterà di accertare la presenza o meno di una gravidanza”

Il suo sorriso incoraggiante non sortì alcun effetto, e involontariamente mi ritrovai a respirare pesantemente temendo quel maledetto arnese che si avvicinava. Dai quei risultati la mia vita sarebbe potuta cambiare radicalmente. Tutto ciò che avevo costruito in quegli anni e le mie rinunce non sarebbero valse a nulla, e mi sarei ritrovata a dover accudire una creatura totalmente dipendente da me.

Sebbene non potessi affermare di essere perfettamente in grado di badare nemmeno a me stessa.

Il quadro non si prospettava affatto allettante!

Nonostante ciò, non potei che arrendermi all’evidenza, rinunciando alla folle ipotesi di una fuga dallo studio. Così, dopo aver alzato la maglia, avvertii il freddo del gel sulla mia pelle e la pressione esercitata dalla sonda sulla mia pancia. Sullo schermo accanto a me apparvero una serie di immagini indistinte e, sebbene non comprendessi assolutamente il loro significato, mi ritrovai a fissarle mordendomi nervosamente le labbra.

Ma come farà a capirci qualcosa in questo miscuglio indifferenziato?

Il click di un tasto premuto mi fece voltare verso il dottore, la cui espressione contrita non premetteva nulla di buono.

Dannazione!

“Sei incinta!” esclamò senza giri di parole, passandomi un pezzo di carta per pulire il gel ancora depositato sulla pancia.

Sospirando pesantemente, si accomodò sulla poltrona invitandomi a fare altrettanto. Lo seguii senza proferir parola, assumendo un’espressione imperscrutabile, e non perché volessi nascondere il mio stato d’animo o stessi cercando di reprimere le lacrime. No, nella mia mente in quel momento regnava il vuoto.

Non sapevo cosa pensare, non sapevo cosa provare.

Appariva tutto talmente surreale.

“Credo non ci sia tempo da perdere – affermò unendo le mani sulla scrivania ed assumendo una posa seria – da quanto mi hai detto e da come mi hanno confermato le analisi sei quasi al secondo mese, di conseguenza se hai intenzione di abortire dovremmo intervenire repentinamente”

Mi accigliai fissandolo perplessa. “Non ho alcuna intenzione di abortire!” esclamai indignata. Sebbene quel bambino non fosse decisamente tra i miei progetti, l’idea di stroncare la sua vita era per me inconcepibile. Non che l’idea non  mi avesse sfiorato, ma non sarei riuscita a vivere con il senso di colpa di non aver dato una possibilità a quella piccola creatura. In fondo non era certo colpa sua ...

Ero stata io ad ubriacarmi rovinando la mia vita! Era tutta colpa mia.

Sentii gli occhi pungermi, ma ricacciai le lacrime. Nonostante tutto non volevo mostrarmi debole.

“ Ne sei sicura? – Domandò titubante – trascorso questo periodo non ti sarà permesso tornare indietro!” affermò in tono contrito.

Annuii mesta. “Non posso fare altrimenti!” mormorai con voce roca.

Lo vidi sospirare ed alzarsi. “Bene! Vado a recuperare alcuni campioni di vitamine che voglio prescriverti!” annunciò prima di lasciare la stanza.

Portai le mani sulla pancia, rammentando le espressioni felici delle donne nella sala d’aspetto. Pensavano al loro bambino ed erano radiose. Perché quel sentimento non mi sfiorava? Perchè avvertivo solo una tremenda afflizione in quell’istante?

Perchè?

Non lo consideravo come mio. Fissavo la mia pancia ancora rigorosamente piatta e continuavo a pensare come tutto ciò non scatenasse in me le reazioni che avrebbe dovuto. Avrei dovuto piangere o, in caso contrario gioire, per quella piccola parte di me che cresceva nel mio ventre. Invece, l’unico sentimento preponderante era …l’indifferenza verso quella cosa!

Era tutto frustrante ...

Sarebbe nato, me ne sarei occupata, ma non ero certa che lo avrei amato. Probabilmente sarei stata una pessima madre, e con l’esempio che avevo ricevuto durante la mia infanzia non me ne sarei di certo sorpresa.

Questa creatura mi avrebbe odiata?

Non escludevo nemmeno quella possibilità. Gli avevo distrutto la vita ancor prima di cominciare. Suo padre era in Spagna occupato con il suo lavoro e non sapeva della sua esistenza, ed io non sarei mai stata in grado di occuparmi degnamente di lui.

Mi passai stancamente la mano tra i capelli.

Sarei stata sola!

Quel pensiero attraversò fulmineo la mia mente, creando un senso di agitazione misto a terrore che mi fece involontariamente fremere. E fu quello che mi spinse a recuperare il cellulare dalla borsetta e comporre un numero ben conosciuto. Non sapevo cosa sarebbe accaduto o come avrebbe reagito, ma nonostante tutto non volevo essere sola.

Gli squilli si susseguirono incessantemente per alcuni secondi, facendo crescere il mio turbamento, almeno sino a quando non udii la sua voce calda all’altro capo del telefono.

“Rafael!?”

___________________________ ♦ Recensioni

Recensione di Glance [Contatta], del 05/08/2009 - 03:54PM sul capitolo 7: 6. - Firmata
Graziee! spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! in realtà è stato molto difficile da scrivere e non posso assolutamente ritenermene soddisfatta ... ma spero di recuperare al prossimo!
Recensione di Sbruby [Contatta], del 05/08/2009 - 12:00PM sul capitolo 7: 6. - Firmata
hihihhi sisi sono napoletana XD comunque diciamo che la storia è abbastanza complicata .. perchè nella mia mente c'è ancora un gran miscuglio! XD il nome della storia però si riferiva per lo + a quello che lei ha scoperto in questo capitolo!
Recensione di simo87 [Contatta], del 05/08/2009 - 12:37AM sul capitolo 7: 6. - Firmata
hihihi sisi è decisamente particolare. in realtà vuole mostrarsi dura ed indifferente al mondo pur essendo moolto ma molto fragile
Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 04/08/2009 - 07:31PM sul capitolo 7: 6. - Firmata
Ciaoooo ... visto non mi sono dimenticata di questa storia?? ci ho messo solo un pò di tempo a scriverla ... in compenso ho provato a farmi perdonare scrivendo un capitolo + lungo del solito! ♦
Recensione di Miki loves Yuu [Contatta], del 04/08/2009 - 05:28PM sul capitolo 7: 6. - Firmata
ahahahah come vedi Rafael torna in scena XD !! hihihi non avevo alcuna intenzione di farlo sparire
scommetto che avevi intuito che presto sarebbe uscita incinta hihihihi

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Capitolo 9
*** 8. ***


Salve, ed eccomi con il nuovo capitolo! Mi scuso perchè stamattina non ho il tempo di rispondere ai commenti, ma tra un quarto d'ora devo essere a studiare dalla mia amica ed in questo momento sono ancora in pigiama! Vi ringrazio immensamente per i commenti e anche a coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti e seguiti o anche solo letto! Ne approfitto per lasciare il link di un altro originale che sto postando su EFP ♥

The Legends of Witches

Betato by Ronnie8437

8.

Non vale la pena avere la libertà

se questo non implica avere la libertà di sbagliare.

Gandhi

 

“Sophia, smettila di togliere i calzini” l’ammonii guadagnandomi, in risposta, un tenerissimo broncio.

Non adorava affatto ricevere rimproveri, ed ogniqualvolta accadeva, cercava di intenerirmi con qualche lacrimuccia, senza però ottenere nulla.

Almeno da me!

Cercai di reprimere una risata mentre le infilavo per l’ennesima volta il piccolo calzino e le scarpine, regalo di nonna Sophia in occasione del viaggio e della visita che ci apprestavamo a fare.

Ogni scusa è buona per comprarle qualcosa …

“Delia, non credi sia opportuno toglierle quel maglioncino? Credo le dia fastidio!” Rafael dietro di me osserva la sua bambina con un cipiglio in volto. Come al solito non faceva che accontentarla in ogni suo capriccio, lasciando a me il ruolo della “mamma cattiva”.

Bastardo …

L’occhiata truce che gli rivolsi lo fece desistere da ogni suo proposito, e si limitò a recuperare le ultime valige dal nastro trasportatore. Fortunatamente non erano andate perdute durante il viaggio.

Eravamo appena tornati in Italia.

Il giorno che scoprii di essere incinta chiamai Rafael, spaventata dall’idea di dover occuparmi da sola di quella piccola creatura che cresceva nel mio grembo. In realtà, per telefono gli avevo semplicemente accennato della necessità di parlargli, ed il giorno dopo mi trovavo su di un aereo diretto a Siviglia, con il proposito di restare lì il tempo necessario per discorrere su ciò che era accaduto.

Non è che sia andata proprio come avevo programmato …

Non avevo la minima idea di cosa il futuro mi avrebbe riservato. In quel momento sentivo solo l’impellente bisogno di trovare un sostegno, qualcuno che potesse appoggiarmi nella scelta che stavo per compiere, qualcuno che mi avrebbe guardato con affetto nonostante tutto.

Qualcuno come Rafael che, sebbene avesse rischiato un arresto cardiaco appena appresa la notizia, alla fine si era rivelato più felice di quello che avrei mai potuto immaginare. Il suo amore per me non si era dissipato, e l’idea di condividere un’esperienza tanto importante lo rendeva stranamente euforico. Aveva blaterato frasi sconnesse per svariati minuti, sotto il mio sguardo piuttosto perplesso e vagamente irritato.

Avrei desiderato avvertire almeno metà del suo entusiasmo!

Mi ero premurata di chiarire che l’arrivo del bambino non avrebbe portato alcun cambiamento alla nostra situazione. Io non provavo per lui nulla oltre un affetto fraterno e, pur sapendo che sarebbe stato un ottimo padre, non avrei agito semplicemente secondo ciò che la convenzione imponeva. Non avrei dato peso alle sciocche critiche e ai pettegolezzi malevoli: non ci saremmo sposati.

Ma avrei assicurato alla mia bambina la presenza costante di un padre amorevole.

Per tale motivo, il mio ritorno in Italia era stato rinviato a data da stabilirsi, e mi ero trasferita a Siviglia a casa di Rafael. La più grande difficoltà fu informare i miei genitori dell’accaduto. Non solo avrei dovuto comunicargli la mia partenza e il mio abbandono, almeno momentaneo, del lavoro nella compagnia di mio padre, ma dovevo annunciare anche l’arrivo di un figlio illegittimo.

Sospetto abbiano decisamente pensato di diseredarmi.

Le loro reazioni non erano state tanto dissimili da quelle che avevo predetto. E trovarmi lontano dall’Italia era stata la più grande delle fortune. Mia madre era furiosa per il mio comportamento poco consono e per lo scandalo che ne avrebbe comportato per la nostra famiglia. Mio padre, invece, era inviperito al pensiero del prematuro abbandono della brillante carriera che mi si prospettava solo per uno sciocco errore. Tutte ciarle inutili che non avevano condotto a nessun risultato, se non un momentaneo troncamento dei contatti.

Risultato inevitabile …

Tutti quei rapporti che avevo tentato di preservare fino a quel giorno erano andati in frantumi, ma ciò che mi sorprese fu il senso di sollievo e libertà che provai. Per la prima volta iniziavo finalmente a sentirmi padrona della mia vita, perché finalmente ero stata io a scegliere realmente, io a decidere di tenere quel bambino e non sposarmi nonostante tutto.

Nessuna influenza …

Avevo sempre temuto le loro reazioni, ed il loro volere aveva inevitabilmente influenzato ogni mio gesto. In quell’istante mi domandai il motivo della mia arrendevolezza durante tutti quegli anni! Probabilmente, se avessi avuto il coraggio di ribattere a loro sin dall’inizio, la mia vita avrebbe preso una piega ben diversa … e forse più felice. L’idea di aver un figlio in così giovane età continuava a turbarmi non poco, ma Rafael era stato la mia ancora di salvezza. Mi aveva aiutata nei momenti di maggiore preoccupazione, aveva subito i miei folli sbalzi d’umore senza emettere alcun lamento … ma soprattutto mi aveva amata.

Per quanto potesse apparire egoista, sentivo il bisogno di essere amata da lui, delle sue attenzioni, delle sue premure, sebbene fossi consapevole di non poterle ricambiare. La paura e i tormenti si placavano difficilmente. Avevo il terrore di quella piccola creaturina che continuava a crescere nel mio grembo, il terrore di ciò che sarei stata in grado di fare … ma soprattutto di non fare.

Non mi sentivo pronta per una simile responsabilità. Nonostante tutto, ero sempre dipesa dalla mia famiglia per ogni decisione, importante o meno. In quel momento invece, mi ritrovavo in un’altra nazione, trascorrendo le mie giornata in una casa non mia e senza distrazioni vagamente interessanti.

Rafael era terrorizzato all’idea che al bambino potesse accadere qualcosa e mi aveva tassativamente vietato di uscire, se non accompagnata da lui. Benché quel suo comportamento folle e premuroso all’eccesso inizialmente mi era parso esilarante, con il tempo l’idea di tramortirlo con un mestolo da cucina mi aveva sfiorato più volte.

E la piccola cicatrice che fa bella mostra sulla sua fronte ne è la prova tangibile!

Ma alla fine la gravidanza era trascorsa, anche se tra alti e bassi. E sette mesi dopo era nata lei. Il dolore provato era stato immenso ed indescrivibile. Infatti, sebbene avessi categoricamente vietato anche solo l’idea di un parto naturale, optando per un cesareo, la piccola dispettosa aveva deciso di mandare all’aria i miei piani nascendo con due settimane d’anticipo.

Ha dimostrato il suo caratterino sin dall’inizio.

Così, tra le mie scurrili imprecazioni e la crisi di panico di Rafael, tutto era andato per il meglio e la piccola frugoletta era venuta fuori sana ed in perfetta salute.

Sophia. Avevamo scelto il nome prima della sua nascita. Rafael desiderava fosse lo stesso di sua madre ed io, nonostante ciò che avrei fatto anni prima, avevo acconsentito senza storie. All’epoca quella bambina non l’avvertivo come mia e, per quanto non volessi, la incolpavo di aver cambiato la mia vita distruggendo quei pochi sogni che ancora conservavo gelosamente.

Nemmeno la notizia che sarebbe stata una bambina aveva mutato granchè le cose.

Lei non sarebbe stata la mia Lilian.

Eppure, ripensando a ciò che avevo pensato durante i mesi della gravidanza, non potevo che sentirmi seriamente in colpa. Amavo la mia Sophia, dal primo istante in cui i miei occhi si erano posati su quel viso tondo e quel piccolo nasino. Solo allora avevo avvertito quella meravigliosa sensazione di calore, solo in quell’istante mi ero resa conto di quanto lei fosse reale … di quanto fosse mia.

La mia bambina! Era meravigliosa, ai miei occhi era la creatura più perfetta che avessi mai visto. Con i suoi capelli ricci e scuri tanto simili a quelli di Rafael e la carnagione lattea come la mia. Un perfetto incrocio tra noi due!

“Pa – pa –ta” Sophia mi sorrideva felice sventolando nuovamente il calzino rosa pallido e merlettato.

Ma quando ha avuto il tempo di toglierlo?

Increspai le labbra mostrandole un’espressione contrariata. “Tesoro mio, l’ordine per la nonna è la prima cosa! Di questo passo non farai mai colpo su di lei!” l’ammonii sospirando pesantemente. Ormai era passato più di un anno e Daphne mi aveva pregata di tornare in Italia dandole la possibilità di incontrare la sua nipotina. Alla fine avevo ceduto. Mia sorella aveva attraversato un periodo tremendo, e mi sentivo non poco in colpa per non esserle stata accanto.

A causa dello stato avanzato della gravidanza non mi era stato possibile raggiungerla nemmeno il giorno del suo matrimonio, lasciandola senza la damigella d’onore. Non che mi dispiacesse non aver indossato quell’orrido vestito che mi aveva costretta ad acquistare, tutt’altro, ma non potevo negare che la mia fuga fosse capitata in un momento poco opportuno.

Sospirai pesantemente, pensando a ciò che avrei dovuto affrontare non appena giunta a casa.

Rafael ridacchiò divertito da quelle che definiva le mie paranoie, comprendendo il motivo della mia palese tensione. Purtroppo però, lui poteva capire ben poco della situazione. Aveva vissuto in una famiglia amorevole e la reazione dei suoi genitori all’arrivo di Sophia non erano state affatto catastrofiche.

Gli rivolsi un’occhiata truce, stanca di ribattere per l’ennesima volta, soprattutto conscia che a breve avrebbe incontrato la mia cara “genitrice” ed avrebbe finalmente compreso la realtà dei fatti.

Si stava gettando nella vasca degli squali e nemmeno se ne rendeva conto. Beata incoscienza!

Scosse la testa e si avvicinò alla carrozzina sganciando la cintura e recuperando la sua piccola. “Amore di papà!” cinguettò con uno sguardo da pesce lesso da far invidia ad una trota.

Ghignai per l’ennesima volta, era esilarante osservare Rafael parlottare con vocine ridicole e farsi smorfie assurde mente era avvolto nel suo completo gessato. Veramente ridicolo.

Eppure non potevo fare a meno di addolcirmi dinanzi a quelle scene perché, nonostante i problemi e la relazione strana creatasi con Rafael, loro erano la mia famiglia!

 

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Capitolo 10
*** 9. ***


Salve! Eccomi per un aggiornamento al volo! XD
Vi ringrazio per i bellissimi commenti, sono estrememente felice che la storia vi stia piacendo .. questo capitolo è un pò di transizione .. perchè dal prossimo ci sarà una nuova entrata hihihihi ...
indovinate di ki parlo!?
A chi indovina riserverò un bello spoiler del capitolo successivo ahahahahah in anteprima tramite l'e-mail!


Ne approfitto per lasciare il link di una mia nuova storia originale ... The legends of Witches

Betato by Ronnie8437

La vita umana è come un pendolo
 che oscilla incessantemente fra noia e dolore,
 con intervalli fugaci,
 e per di più illusori, di piacere e gioia.
Arthur Schopenhauer
9.

Il taxi si fermò dinanzi all’enorme villa, ed io non potei trattenere l’ennesimo sospiro. Per quanto mi sforzassi, il desiderio di fuggire si era nuovamente ripresentato nei miei pensieri con la solita insistenza.

Forse potrei …

Rafael mi scrutò con un cipiglio in volto. “Non scapperai” sibilò prendendo Sophia tra le sue braccia e pagando il tassista.

Sbuffai contrariata. Odiavo essere prevedibile …

“Andrà tutto bene. – mormorò tranquillo – siamo qui per tua sorella e per Sophie. È giusto che anche lei conosca la sua famiglia!” disse con il suo solito tono pacato.

Alzai gli occhi al cielo. Se avessi potuto scegliere, avrei di gran lunga preferito che ciò non accadesse. E, di certo, non avrei permesso che la mia piccola Sophia venisse turbata da quell’aria familiare a dir poco ostile.

Sbuffai contrariata, comprendendo che in nessun modo sarei riuscita a mutare la situazione. Tanto valeva dettare le mie regole, sperando di protrarre quella farsa il meno possibile. “Non ci fermeremo più di due ore, poi andremo in albergo, adducendo la scusa del viaggio stancant …”

Ma prima che potessi concludere la frase la porta si spalancò, rivelando la minuta figura di mia sorella Daphne. Scossa, mi soffermai sul suo volto scarno e sulle occhiaie marcate, indugiando poi sul fisico smagrito.

Ma che cavolo …

Dovette notare la mia espressione frastornata, ma non se ne curò e deviò immediatamente l’attenzione sulla piccola Sophia che la fissava incuriosita.

“Ma è un angelo!” biascicò entusiasta, allungandosi immediatamente verso di lei. La piccola non si fece pregare e si gettò immediatamente sulla zia.

Maledizione, adesso mia figlia si getta anche tra le braccia di chi non conosce. Di bene in meglio … dov’è finita la paura per gli estranei?

Le parole e i vezzeggiativi assurdi che ne seguirono mi fecero accapponare la pelle. Non so cosa mi trattenne dall’urlarle di non deviare la mia bambina con un simile linguaggio insensato, probabilmente l’occhiataccia che mi rivolge mestamente Rafael.

Iniziavo a sospettare possedesse la dote di leggermi nel pensiero.

Cribbio!

Attirati dalle urla – tutto la scena era avvenuta sul portico di casa – i miei genitori si presentarono a noi, rivolgendoci sguardi estremamente perplessi.

“Delia, non mi sembra educato tenere il nostro ospite sulla porta!” mi ammonì mio padre con il suo solito tono severo, prima di inoltrarsi nuovamente nella sala da pranzo, seguito da mia madre che non aveva proferito parola.

Iniziamo bene, queste sono le prime parole che mi rivolge da due anni. Wow.

Immediatamente feci cenno a Rafael di entrare, non dopo avergli sibilato un “te l’avevo detto” in tono piuttosto acido.

E sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di rimproveri che gli avrei rivolto, una volta terminato il supplizio.  Si sarebbe amaramente pentito di essersi opposto all’idea della fuga.

Che si goda questo giretto nella vasca degli squali.

Attirai l’attenzione di Daphne prendendo Sophia tra le mie braccia e, sebbene fosse un po’ riluttante, non obiettò. Probabilmente aveva colto l’atmosfera pesante che si era creata.

Perspicace.

Conoscendoli però, avrebbe potuto propormi di incontrarci altrove e non costringermi a questo supplizio.

Il mio sguardo saettò sull’arredamento della casa, quando un piccolo particolare mi venne all’occhio. Non che ne fossi particolarmente stupita. Conoscevo i miei genitori e sapevo che l’idea dello scandalo li avrebbe turbati non poco, eppure non potei reprimere un moto di delusione.

Calma Delia …

“Il cane ha mangiato le mie foto?” mormorai in tono indifferente, mentre mi accomodavo sul divano.

Un punto per me. Ed ecco il miglior modo per sciogliere il ghiaccio.

Pensai ironicamente.

I miei genitori mi rivolsero entrambi uno sguardo sprezzante. “Quindi tu saresti Rafael! - esclamò mio padre ignorandomi – sei laureato a Yale in architettura, a quanto mi ha detto Daphne”

“Si, signore” confermò riluttante, notando il tono distaccato che aveva usato.

Dal canto mio, non mossi un muscolo godendomi lo spettacolo. Per quanto potesse apparire sadico da parte mia, non avevo alcuna intenzione di intervenire. Rafael avrebbe testato sulla sua pelle le conseguenze del suo gesto, ed ero certa che in futuro non avrebbe compiuto lo stesso errore.

Feci scivolare lo sguardo su mia madre, in attesa di qualche suo mormorio acido. Perché, diciamocela tutta, se mio padre è un mastino, mia madre non è certo da meno.

Della serie, Dio li fa e poi li accoppia.

“Suppongo tu percepisca un cospicuo stipendio a Siviglia – asserì con un’espressione meditabonda che non mi piacque per nulla. – mi interesserebbe conoscere la cifra” terminò atono.

Alt, fermi tutti!

Presi un profondo respiro. “Papà non credo che sia una questione da discutere, in questo momento!” ribattei mesta, rinunciando ai miei propositi di lasciar naufragare Rafael.

Ero perfettamente consapevole di ciò a cui stava aspirando. Offrendo un buon lavoro al padre di mia figlia, avrebbe avuto la possibilità di riavermi in Italia e sperare di riaffidarmi nuovamente un posto di rilievo nell’azienda. Null’altro che una manovra che avrebbe avuto, come conclusione, una notevole pressione per il matrimonio.

Decisamente no …

Lo sguardo truce che mia madre mi rivolse mi fece fremere, ma non avevo alcuna intenzione di sottostare nuovamente alle loro subdole manovre.

“Siamo qui per conversare, e questo mi pareva essere un valido argomento!” replicò piccato mio padre senza mutare la sua espressione distante.

Mi trattenni dallo sbuffare sonoramente, tentando di placare l’irritazione che mi stavano provocando, e decisi di spostare l’attenzione su quella che sarebbe dovuta essere la causa della visita. “Sophia, credo lei sia un argomento più interessante!” rammentai accarezzando il capo della mia piccolina, il cui sguardo saettava incuriosito sui molteplici volti nuovi.

Il silenzio pesante che calò nella stanza mi fece indispettire maggiormente. A quanto pareva, non avevano in alcun modo digerito l’idea che io avessi una figlia illegittima ed ero quasi certa che avrebbero proseguito con questo atteggiamento infantile, ostentando indifferenza sino a quando io e Rafael non avessimo ceduto.

Non gli avrei permesso di riappropriarsi della mia vita come in passato, non ora e non a discapito della mia bambina. Non l’avrei costretta a vivere in una famiglia che odiavo. Soprattutto non avevo alcuna intenzione di sottostare ad un matrimonio di convenienza e ritrovarmi a cinquant’anni ad odiare Rafael.

Mi alzai dal divano lentamente, sistemando meglio la piccola tra le mie braccia. “Rafael andiamo.” Mormorai in tono pacato sotto lo sguardo sorpreso della mia famiglia.

“Ma siete appena arrivati …” pigolò Daphne in tono affranto. Le scoccai un’occhiataccia. Per quanto le volessi bene, non potevo assolutamente protrarre quella farsa ancora a lungo.

“Mi dispiace!” esclamai non particolarmente convinta, avviandomi sicura verso la porta.

 Non mi curai di controllare se Rafael mi stesse seguendo. In quel momento il mio unico desiderio era allontanarmi il più possibile da quella casa maledetta.

_________________________

Erano trascorsi sei giorni. Quel pomeriggio avevo lasciato casa dei miei con l’intenzione di non farvi più ritorno. Avevo pregato Daphne di impacchettare ciò che restava della mia vecchia camera, intenzionata a recuperare quei pochi ricordi che ancora conservavo gelosamente.

Rafael non aveva menzionato più quell’incontro, probabilmente scottato dall’accaduto, ed io feci altrettanto. Non che il desiderio di rinfacciargli ciò di cui era stato causa non fosse pressante – tutt’altro – ma io stessa preferivo rimuovere. Sebbene non volessi mostrarlo, l’amaro sapore della delusione non era del tutto svanito. Ma, ad avermi ferita maggiormente, era stata l’indifferenza per la mia bambina.

In compenso, mi beavo del pensiero che questo incontro infausto sarebbe presto scomparso dai suoi ricordi.

Avrei preservato la mia piccola da quelle costanti delusioni che avevano rovinato la mia infanzia.

“Tra due giorni devo tornare in Spagna!”

Rafael mi osservava con un’espressione corrucciata. Comprendevo benissimo a cosa tendesse quel discorso.

“Sai che per il momento non posso allontanarmi da qui” gli comunicai in tono indifferente. Mi dispiaceva costringerlo a separarsi da Sophia per un tempo indefinito, ma per il momento non potevo fare altrimenti. Daphne era sul punto di un collasso nervoso. Dopo pochi mesi dal matrimonio aveva scoperto che suo marito non era propriamente come aveva creduto.

Intransigente e perfezionista sino all’eccesso, ciò però non lo aveva distolto dall’idea di intrattenere una relazione extraconiugale. Sebbene il termine extraconiugale non fosse totalmente appropriato considerando che si protraeva da svariati anni.

L’altra donna si era presentata a casa sua per vendicarsi del comportamento di quel bastardo, che, a quanto, pareva non aveva alcuna intenzione di riconoscere il bambino che lei portava in grembo. Aveva così deciso di parlare a Daphne della relazione che la legava a suo marito e delle sue continue scappatelle dandole le prove di ogni sua parola.

Sapeva che incorreva nel pericolo di essere considerata una semplice diffamatrice …

Avvertii un mormorio sommesso e mi voltai verso Rafael che mi fissava con uno sguardo dolente.

“Tra quanto tornerai a Siviglia?” domandò avvicinandosi alla culla di Sophia e accarezzandola dolcemente.

Scrollai il capo mordendomi nervosamente le labbra. “Dipende, lasciare Daphne in balia dei miei genitori è una follia – sussurrai portandomi stancamente le mani sul volto. – li hai visti anche tu! Ti assicuro che non hanno affatto gradito la sua scelta!”

Lo vidi arcuare un sopracciglio. “E cosa avrebbero voluto? Che restasse con quel bastardo!?” mi sorpresi del suo tono acido. Rafael era tendenzialmente pacato e difficilmente qualcosa riusciva ad alterarlo.

Cribbio, i miei genitori riescono a destabilizzare chiunque.

Annuii mesta palesando il mio sconcerto. “Anche la loro vita coniugale è un vero disastro, ma l’idea di un divorzio viene considerata decisamente inopportuna – spiegai prendendo fiato. – soprattutto se la propria sorella ha avuto una figlia illegittima ed è scappata in Spagna!” conclusi alzando gli occhi al cielo.

Il sorriso comprensivo che mi rivolse mi sorprese. “Non devi sentirti in colpa!”

“Io non mi sento in colpa!” ribattei leggermente sulla difensiva.

Lo sguardo eloquente che mi rivolse non lasciò adito ai fraintendimenti e mi trovai a chinare il capo senza replicare ulteriormente. Rafael era in grado di comprendere a pieno i miei sentimenti ed i miei atteggiamenti, forse con maggiore precisione rispetto a quanto io stessa avrei mai saputo fare.

Avevano stretto un solito legame durante quegli anni di frequentazione al collage e questo si era poi intensificato con l’arrivo di Sophie e la convivenza a cui eravamo stati costretti.

Sospirò sommessamente “Non preoccuparti per me, resta con tua sorella. Io cercherò di tornare a trovarvi il più spesso possibile – mormorò dolcemente. – e poi esistono le web cam. Potrò vedere la mia piccolina tutti i giorni!” asserì con finta allegria.

Peccato che non fosse in grado di ingannarmi.. Nonostante ciò non proferii parola, conscia dello sforzo che gli erano costate quelle parole.

Non avrei potuto sperare in un padre migliore per mia figlia.

Gli anni della mia infanzia erano trascorsi come un inferno, rinchiusa tra le gelide ed ostiche mura di una famiglia incapace di mostrare il proprio affetto. Dove le convenzioni sociali e la reputazione venivano poste in cima al podio ed in base a questa ogni decisione veniva presa con determinazione e freddezza.

Il mio unico desiderio sarebbe sempre stato permettere a Sophie quell’infanzia che a me era stata negata e quella libertà che mi avevano negato, impedendomi di crescere realmente.

 

 

 

 Delia

Sophia

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Capitolo 11
*** 10 ***


Eccomi con il Decimo capitolo di questa storia!

come promesso, a chi aveva indovinato la nuova comparsa della storia ho inviato un'e-mail con lo spoiler XD

spero vi sia piaciuto!

non idugio oltre e vi lascio al capitolo, cos' torno a studiare l'assistenza sociale alle famiglie destrutturate (yuppy che gioia *tono ironico*)

Vi ringrazio immensamente per i commenti e mi dispiace non poter rispondere ad ognuno singolarmente, ma lo studio mi chiama (sigh)

Betato by Ronnie8437

Capitolo dedicato a Luisina!!

GRAZIE PER I TUOI STUPENDISSIMI COMMENTI!!! KISS

10.

 Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.

Blaise Pascal

Rafael, come previsto, partì pochi giorni dopo e, con rammarico, dovetti ammettere di sentire non poco l’effetto della sua mancanza. La sua presenza era ormai divenuta una costante nella mia vita, una sicurezza a cui appoggiarmi in qualsiasi istante, e la consapevolezza della sua assenza creava in me un certo disagio.

Secondo Daphne avevo ceduto all’amore per lui, cosa che tendevo ad escludere a priori. Di quel desiderio fisico che avrei dovuto avvertire in sua presenza non vi era traccia, ciò che mi legava al lui restava nulla più che un affetto fraterno.

“Tesoro, non credi sia opportuno portare a fare un pò di shopping la piccola? – mormorò mia sorella osservando Sophia con sguardo critico. – Questo vestitino mi sembra un tantino stretto!”

Distolsi l’attenzione dal computer, volgendo lo sguardo sulla mia bambina. Effettivamente l’osservazione di Daphne non era totalmente errata, i bambini erano soliti crescere ad un ritmo accelerato e la mia bambina non faceva eccezione.

Annuii distrattamente, conscia che un pò di sano shopping avrebbe distratto mia sorella. La sua situazione aveva subito dei lievi miglioramenti. Gli scatti di rabbia erano diminuiti, così come le imprecazioni verso il bastardo del suo ex marito. La lontananza dai nostri genitori aveva sortito il suo effetto, e la mancanza di pressioni esterne avrebbe di certo aiutato mia sorella a rimuovere l’accaduto – almeno in parte.

Come previsto, ci preparammo velocemente per dedicare l’intero pomeriggio allo shopping terapeutico – almeno per mia sorella, perché dal canto mio lo consideravo più prossimo ad un supplizio.

Che cosa non si fa per una sorella in difficoltà!

Nonostante i miei timori però, la giornata trascorse velocemente e fu abbastanza allegra. La piccola Sophia era una splendida modella, e trovavo piuttosto esilarante farle provare vestitini colorati che la rendevano tremendamente buffa. E, a quanto pareva, anche lei gradiva l’attività.

Da grande diventerà una folle maniaca dello shopping, come sua zia. Credo sia opportuno che io inizi a risparmiare sin da ora ...

I miei occhi furono attirati da un vestitino con decorazioni floreali in tonalità azzurre, estremamente grazioso.

“Dy vieni a vedere!!” richiamai entusiasta l’attenzione di mia sorella. Rafael avrebbe adorato quel vestitino e, una volta a casa, avrei scattato alla piccola una miriade di foto da inviargli.

“Delia, non osare proporre l’ennesimo completino alla marinaretta, perché in tal caso non rispondo più delle mie azioni!” borbottò burbera avvicinandosi.

Mi imbronciai irritata per poi sventolarle il vestitino sotto il naso, godendo della sua espressione estasiata.

“E’ adorabile!” esclamò prima di strapparmelo dalle mani e correre verso la piccola.

Le osservai a distanza, beandomi per qualche istante di quel clima familiare e sereno che si era creato. Sophia era stata la cosa più bella che la vita avesse mai potuto regalarmi.

 

__________

Terminati gli acquisti per la piccola decidemmo di dedicarci ad una piccola sosta gelato prima di passare al reparto “vestiti donna”, che mia sorella aveva intenzione di svaligiare.

Con mio grande disappunto, le mie suppliche non avevano condotto a molto e a breve avrebbe dato inizio alla fase: “Rimpinguiamo l’armadio di Delia che sembra uscito da un film horror anni ottanta!”

Santissimi numi!

“Fermiamoci quì” ordinò in tono perentorio, indicando un bar allestito con numerosi tavolini esterni.

Sospirai accomodandomi. “Peggio di una despota” esclamai stizzita.

Non mi era mai piaciuto ricevere ordini, ma questo mia sorella non pareva affatto notarlo.

“Credo non sia il caso di dare il gelato alla piccola!” mormorai sporgendomi verso di lei per sistemarle il piccolo codino.

“Sei troppo scrupolosa!” sentenziò mia sorella fissandomi con occhio critico.

Alzai gli occhi al cielo leggermente infastidita. “Sophia, dici alla zia quanto adori la tua mamma!” bisbigliai con fare cospiratorio alla mia piccolina, scoccandole un bacio sulla punta del naso.

La sua risata cristallina e allegra mi fece sorridere. Possibile potesse essere tanto adorabile?

“Sophia, fortunatamente non somigli per nulla alla tua mamma, oppure saresti stata una noiosa ...”

Si bloccò improvvisamente. Mi voltai verso di lei per comprendere cosa avesse attirato la sua attenzione.

Notai gli occhi di Daphne sgranarsi, mentre il suo volto assumeva una colorazione inconsueta. Per un istante temetti fosse sul punto di un collasso, il colorito cereo e l’aria assente non promettevano nulla di buono.

Per pietà, non dirmi che quel bastardo di suo marito è quì! Nulla mi impedirebbe di prenderlo a schiaffi!!!

Seguii la direzione del suo sguardo, incrociando due occhi che avevano perseguitato per anni i miei sogni.

Luca.

Deglutii a fatica, cercando di riacquistare la calma. L’insicurezza che mi colse in quell’istante fu innegabile. Non comprendevo a pieno cosa fosse opportuno fare. Non sapevo se dar ragione al mio istinto e fuggire il più lontano da lui, oppure abbandonarmi al raziocinio ed ostentare una calcolata indifferenza.

Il mio fulmineo ragionamento mi portò a presupporre che la seconda ipotesi fosse la più idonea. Sarebbe stato complicato fuggire da un posto tanto affollato, ma soprattutto la magra figura che ne avrei ricavato mi avrebbe perseguitato per gli anni a venire.

Rivolsi uno sguardo implorante a Daphne che si mordeva il labbro nervosamente, indecisa sul da farsi. Dal canto mio, speravo si limitasse a tacere evitando di palesare ulteriormente il mio evidente imbarazzo, o quanto meno, il disagio che la situazione mi stava provocando.

“Tu non spiccicare parola” sibilai in tono minaccioso, prima di alzarmi dalla poltroncina.

Luca fece qualche passo verso di noi raggiungendoci, dal suo sguardo potevo evincere quanto quell’insolito incontro gli causasse il mio medesimo disagio. Dopo tanti anni, le sue espressioni non erano mutate granché ed il suo volto per me non restava che un libro aperto.

Il mio cuore parve perdere un battito quando la vicinanza aumentò.

Maledizione, è affascinante come allora.

No, no ... calma Delia, controllati!

Mi ammonii mentalmente, sebbene con scarso risultato.

“Ciao” sussurrai incerta.

Lui increspò leggermente le labbra prima di biascicare un “ciao” non propriamente convinto.

Erano trascorsi anni dal nostro incontro, o forse dovrei dire scontro. Non avrei mai rimosso la furia che vidi lampeggiare nei suoi occhi, mista alla delusione provocata dalle mie parole.

Rinunciavo a lui e ai miei sogni per un futuro che non avrei mai desiderato.

Il silenzio imbarazzante che calò fu presto spezzato dalla vocina di Sophia che reclamava le mie attenzioni.

“Ma .. ma!”

Mi voltai di scatto verso di lei, sciogliendo la piccola cinghia del carrozzino e prendendola tra le mie braccia. Il cipiglio colmo di perplessità che mi rivolse Luca non mi sfuggì, ed io da codarda indugiai prima di rivelargli l’identità della mia bambina. Non compresi realmente il motivo della mia esitazione, eppure cercai di scostare l’attenzione su mia sorella che ci fissava con aria colpevole accucciata sulla sedia.

Sospirai sommessamente “Ti ricordi di Daphne?!” chiesi cortesemente. Lui asserii con il capo, rivolgendole un accenno di saluto.

“E questa piccolina – domandò in trepidante attesa. - È tua nipote?”

Nel suo tono esitante mi parve avvertire un certo sentore di “speranza”, ma probabilmente in quell’istante il mio cervello elaborava le informazioni in modo distorto. Temevo di rivedere nei suoi occhi nuovamente la delusione nei miei confronti, la stessa che mi aveva amaramente ferita anni prima. La stessa che mi aveva condotto ad assumere quella maschera di algida stronza che non si curava di nessuno se non di se stessa. Quella Delia che in fin dei conti non sono mai stata, perchè a muovere i miei gesti non era che lo sconforto e la sofferenza. Avevo abbandonato l’uomo che amavo solo per paura ...

Mai scelta fu più sbagliata ...

“Lei è Sophia, mia figlia!” annunciai cogliendolo di sorpresa. Spalancò la bocca senza riuscire a proferire parola per vari secondi.

Sbattè le palpebre ripetutamente, prima di riprendere un certo controllo di se. “Auguri – biascicò – non sapevo ti fossi sposata!” terminò con evidente sorpresa.

Certo, ti ho mollato per dare priorità ad una carriera che è stata stroncata sul nascere.

Increspai le labbra in una smorfia di disappunto. “Non ho mai detto di essere sposata!” sbottai leggermente alterata.

Notando il clima ormai sempre più teso, mia sorella decise di intervenire, rammentandomi un dettaglio che la mia mente aveva rimosso anni prima.

“Luca, come và il tuo matrimonio?”

“Perfettamente! -  rispose atono – credo sia il caso io vada. È decisamente tardi!” mormorò con la medesima intonazione.

“Certo – replicai stizzita – ci vediamo!” aggiunsi frettolosamente, avviandomi alla cassa del bar per pagare il conto e fuggire da quel luogo.

Quella sera, i patemi provati anni prima tornarono a bussare alle porte della mia mente e, come allora, mi abbandonai docilmente alle lacrime. Eppure il corpicino dormiente della mia bambina, stretto tra le mie braccia, si rivelò essere quell’appiglio che mi permise di non annegare nuovamente nel tetro pallore di una vita che mi aveva strappato l’unico uomo che avrei mai amato.

 

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Capitolo 12
*** 11. ***


Salve! eccomi con il nuovo capitolo finalmente ...
ci ho messo un pò per scriverlo .. in realtà è venuto fuori tutto in mezz'ora, solo che nei giorni precedenti non sapevo come procedere!
Questo non è betato
Vivere significa sempre lanciarsi in avanti,
 verso qualcosa di superiore, verso la perfezione,
 lanciarsi e cercare di arrivarci.
Boris Pasternak

“Rafael!” il mio tono di voce dovette destargli non poco timore, perché la sua reazione allarmata non tardò ad arrivare.

“Delia, che hai? È successo qualcosa a Sophia? State bene?”

Sbuffai contrariata alzando gli occhi al cielo. Stesa sul mio letto continuavo a fissare il soffitto con sguardo vacuo. Non era quello che realmente vedevo.

Nella mia mente l’incontro con Luca pareva ripetersi a rallentatore. Le sue espressioni, la sorpresa palese sul suo volto … la notizia sul suo matrimonio.

Quello era stato il colpo di grazia per il mio umore già tetro. Che fosse sposato non avevo alcun dubbio, eppure il non averne la certezza, in un modo o nell’altro, era … confortante.

Potevo illudermi che potesse essere accaduto qualcosa, qualsiasi cosa. Come una sposa in fuga il giorno delle sue nozze.

O magari lo sposo …

In quel frangente un’altra domanda continuava ad assillarmi. Quando Daphne mi aveva comunicato la notizia non mi ero premurata di chiedere informazioni sulla sposa. Sarebbe stato un gesto eccessivamente masochista eppure, non riuscivo a reprimere quel folle desiderio, quella autolesionistica curiosità di sapere chi avesse preso il mio posto nel suo cuore.

Starò diventando pazza …

“Datti una calmata – sbottai irritata scrollando il capo per scacciare i pensieri molesti e dedicarmi al mio interlocutore, prossimo ad una crisi di panico – stiamo tutti alla grande!”

“Dal tuo tono non si direbbe!” sussurrò contrariato e probabilmente leggermente offeso.

Sospirai sommessamente e mi preparai a sganciare la bomba. “Ho incontrato Luca!” mormorai.

Mi parve quasi di non percepire più il suo respiro. Che stesse trattenendo il fiato? Decisi di non indagare oltre, in quel momento necessitavo solo dalla giusta consolazione.

E Rafael era l’unica persona che avrebbe potuto realmente comprendermi. Era l’unica persona a cui avevo confessato ogni cosa riguardo la mia storia e la mia rottura con Luca. In quell’istante sarei potuta essere definita non poco indelicata considerando i sentimenti che lui diceva di nutrire per me, sebbene non fossi certa che la situazione non fosse cambiata.

Non avevamo più ripreso il discorso ed io gliene ero stata più che grata. Ci eravamo limitati a chiarire ogni cosa all’inizio della nostra convivenza forzata.

“Vi siete parlati?” domandò in tono dolente.

“Diciamo di si – replicai storcendo la bocca in una smorfia. – più che altro scontrati!”

“Non ti ha ancora perdonata per la tua scelta?”

“Credo sia stato sconvolto dalla notizia di Sophia!” ribattei esternando i miei pensieri. “Credo …”

Un colpo secco alla porta mi fece sobbalzare.

“Daphne, che diamine …” sibilai a denti stretti, pronta ad inveire contro mia sorella e i suoi modi tutt’altro che delicati.

“Immagino tu debba andare ..” constatò Rafael in tono divertito.

“Già …”

§

Da oltre venti minuti ero immersa in un’assurda conversazione con Daphne, sebbene io avessi pronunciato non più di qualche sillaba.

A quanto pareva, la mia arguta sorellina sosteneva che IO avessi un problema.

Magari ne avessi solo uno …

“Le tue relazioni dopo Luca sono andate tutte al macello e per questo c’è un’unica spiegazione …” mormorò contrita.

Certo, lo amo ancora. Mi pare abbastanza ovvio..

Purtroppo lei era di tutt’altro avviso.

“Questa questioni irrisolta con lui non ti permette di aprirti ad altri uomini. Quindi ciò che devi fare adesso è parlare con lui e chiudere per sempre con il passato!” sentenziò seria.

Strabuzzai gli occhi fissandola con un cipiglio tutt’altro che benevolo. E non solo per la sua folle teoria che con la realtà aveva ben poco in comune, ma soprattutto per la sua proposta di presentarmi da Luca delirando su situazioni da chiudere …

E magari anche conversando dei miei problemi con gli uomini. Potrei confessargli di aver scopato con l’intero campus di Yale.

Ma adesso che ci penso? Da quanto non mi godo un po’ di sana attività fisica?

Preferii non soffermarmi sull’ultimo pensiero, conscia fosse trascorso fin troppo tempo. Con Rafael naturalmente non ci erano stati altri contatti di quel genere. La nascita di Sophia – per quanto amassi mia figlia – era stato il frutto di un incidente che non mi pareva il caso di replicare.

“Delia, ascoltami!” pigolò mia sorella imbronciandosi come una bambina.

Alzai gli occhi al cielo tentando di mascherare la mia irritazione. Se il suo stato psichico non fosse stato tanto debole di certo non le avrei risparmiato la sfuriata degna di un leone in gabbia.

Ma, non mi pareva affatto il caso, benché iniziassi a sospettare che approfittasse di queste mie accortezze per volgere le situazioni a suo vantaggio.

Santa pazienza! Ecco cosa si guadagna ad essere magnanimi.

“Ti prego!” mormorò per l’ennesima volta prima di recuperare un foglietto dalla sua borsa.

Sarò paranoica, ma non credo di voler sapere cosa sia …

Il sorrisino sornione che mi rivolse fu la conferma alle mie preoccupazioni.

Oh Dio, salvami da questa incresciosa situazione prima che io sbotti e mi decida ad imbavagliarla e legarla alla spalliera del letto.

“Cos’è?” chiesi riluttante.

Via il dente via il dolore…

“L’indirizzo dello studio di Luca! – esclamò soddisfatta. – a casa potresti incontrare sua moglie e non avreste modo di parlare. Invece in ufficio …”

Ufficio?

In tutto quel trambusto non avevo assolutamente riflettuto su questo dettaglio tutt’altro che irrilevante. I sogni di Luca per il futuro erano quelli di un ragazzino fantasioso a cui piace illudersi che un giorno il mondo sarà ai suoi piedi. Amava la scrittura e la letteratura, ma ciò nonostante non aveva alcuna intenzione di frequentare l’università. I suoi propositi erano di scrivere un libro e acquisire notorietà dando sfogo alla sua notevole immaginazione. Peccato che tali progetti erano visti dai miei genitori con occhio critico.

Loro per me vedevano un futuro più che brillante accanto ad una persona responsabile e posata che non fondava la sua vita sul rischio.

Ed i sogni di Luca non erano affatto ragionevoli in tal senso.

“Che lavoro?” sussurrai mordendomi immediatamente la lingua. Concedere una minima speranza a Daphne significava condannarsi con le proprie mani.

Infatti il sorriso che illuminò il suo volto ne fu la palese dimostrazione.

Maledizione!

“Possiede in collaborazione con un importante uomo d’affari una  casa editrice  - spiegò sorridendo – si è laureato in lettere moderne, anche se non rammento precisamente l’indirizzo di specializzazione!”

… ha rinunciato ai suoi sogni?

 

§

Contrariamente ad ogni mio proposito mi ritrovo dinanzi al portone di un palazzo al “Corso Umberto”.

Perché?

Perché non sono riuscita ad oppormi all’insistenza di mia sorella. Almeno questa è la scusa ufficiale … quella ufficiosa invece è un’altra: “Ho bisogno di vederlo!” e non per le assurde motivazione addotte da Daphne.

Il tempo è trascorso, ma nonostante ciò per me è cambiato ben poco. I sentimenti per lui non sono sfumati. È l’unica persona a cui mi sono concessa realmente, colui che conosce i miei sogni, le mie paure, i miei desideri più intimi … oltre Rafael!

Ma nonostante ciò non riesco a considerarli in egual maniera.

Con Rafael non è che amicizia. Una profonda e bellissima amicizia, ma non amore.

È tutto un vero casino!

Presi coraggio e mi decisi ad inoltrami in questa folle impresa, dettata da un desiderio tutt’altro che razionale.

Lo studio era situato al primo piano di un enorme palazzo su di una via centrale di Napoli, ciò mi fece presupporre fosse di discreta importanza.

Chi sa con chi è in collaborazione!?

Mi avvicinai verso la porta dove era segnalato in nome della casa editrice – indicatomi da Daphne – e bussai al campanello. Avvertii quasi istantaneamente lo scatto della serratura gestita tramite apertura automatica e notai immediatamente la piccola scrivania di quella che supposi essere la segretaria. Salutai garbatamente reprimendo il malessere che avvertivo ad ogni passo. Ero uscita di casa e corsa qui senza riflettere.

Cosa gli avrei detto?

Ehi, ciao, sai che ti amo ancora nonostante abbia una figlia e viva con il mio migliore amico in Spagna, nonché padre della mia bambina?

Molto sottile …

“Ha un appuntamento?” domandò lei recuperando una piccola agendina colorata.

Scossi il capo. “No!”

“Se è qui per un manoscritto può lasciarlo a me insieme ai suoi dati e provvederemo a contattarla quando prima!” mormorò affabile con un sorriso falso come il colore di capelli di mia madre.

Respirai a fondo volgendo il mi sguardo per la struttura tentando di ideare una scusa che mi liberasse della sciocca mocciosa che mi fissava palesemente annoiata.

Idea!

“Bene, non ho alcuna intenzione di indugiare oltre – sbottai stizzita alzando gli occhi al cielo. – Ciò che ho visto può bastare per la mia perizia. Vi sono presenti in questo studio svariate infrazioni alle norme vigenti!” affermai ostentando un tono arrogante.

La vidi strabuzzare gli occhi ed agitarsi visibilmente allarmata. Me ne compiacqui ringraziando i miei studi che per una volta si era rivelati utili.

Effettivamente questo posto non è assolutamente a norma.

Mi trattenne proponendomi di attendere qualche istante, correndo poi verso una porta che immaginai essere l’ufficio di Luca.

Sospirai sperando di far scemare la tensione, ma senza risultato.

Che Dio me la mandi buona.


________________________________ Risposta recensioni

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 29/09/2009 - 04:55PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
ciaoooo!! ahahahah XD ho notato che luca non è proprio nelle tue grazie .. in realtà non piace a nessuno! siete tutte dalla parte di Rafael!
hihihi povero il mio Luca
Recensione di Sbruby [Contatta], del 26/09/2009 - 12:30PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
ahahahahhaha ciaooo! Diciamo che da questo capitolo la figura di Lucas inizierà a delinearsi. Per adesso è stata solo sfiorata e nessuno ha avuto realmente modo di conoscerlo ... XD
per quanto riguarda i sentimenti di Delia, per ora sono molto chiari! Ma in seguito chissà! hihih devo ammettere che nemmeno io so come procederà .. ogni capitolo nasce da un'idea improvvisata ..è la storia che guida me e non viceversa
Recensione di luisina [Contatta], del 25/09/2009 - 11:56PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
*ahahah il padre di Sophia è Rafael! XD senza ombra di dubbio ... Luca però è quello che lei definirebbe l'amore della sua vita! colui che nonostante tutto non ha mai dimenticato ... anche se ... chissà
Recensione di simo87 [Contatta], del 25/09/2009 - 11:43PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
ma povero Luca!! Alla fine la sua figura non è stata affatto delineata ... hihihih solo un lieve accenno ed un incontro piuttosto teso. cmq dal prossimo capitolo in poi penso che il suo carattere e la sua persona diventeranno centrali!
Recensione di Miki loves Yuu [Contatta], del 25/09/2009 - 05:18PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
ahahahahahahaha XD wow noto che tifi per Rafael hihihihihi  come tutte del resto!! cmq vediamo un pò con i prossimi capitoli cosa ne penserai ... avendo una panoramica anche su Luca!
Recensione di TheDuck [Contatta], del 25/09/2009 - 02:27PM sul capitolo 11: 10 - Firmata
Diciamo che Delia sta sempre nei casini ... almeno sentimentalmente parlando! Rafael è l'incarnazione del tipo perfetto, almeno da quello che pensano i suoi genitori. Peccato che non sia lo stesso per lei ... alemno per ora. devo ammettere che non so proprio chi sceglierà tra i due ahahahahha

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Capitolo 13
*** 12. ***


Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
è tardissimo e io domani ho sveglia alle 6 ... vi domanderete quindi perchè posto a quest'ora tarda? Bhe, perchè se non posto ora sono certa che domani cancellerò tutto l'ultimo pezzo. Ebbene il motivo è il seguente: in questo capitolo ci sarà una piccola parte in raiting "ROSSO". Chiedo venia, non sono brava in questo genere di decrizioni e spero vivamente di non essere stata eccessivamente volgare. Purtroppo è il mio primo tentativo di questo genere ...
Mi scuso se non rispondo ai vostri commenti, ma ho terminato di scrivere in questo istante e avverto i miei occhi chudersi dal sonno (infatti non ho nemmeno riletto il capitolo ç_ç)


 

Una cattiva azione non ci tormenta appena compiuta,

ma a distanza di molto tempo, quando la si ricorda,

perché il ricordo non si spegne.

Rousseau

 

 

Entrai nel piccolo ufficio indicatomi dalla segretaria. La stanza che mi si rivelò era piuttosto carina, sebbene non particolarmente luminosa. Una scrivania in legno massello si stagliava accanto alla parete destra, sulla quale era poggiata un’immensa libreria colma di volumi di ogni genere. Non era molto ampia e mi pareva essere quasi opprimente.

Mossi i miei passi lenti e misurati, avvertendo un senso di disagio.

« Questo posto è fuori norma! » esclamai facendolo sobbalzare vistosamente.

Si voltò di scatto con un’espressione stupita fissandomi, probabilmente cercando di comprendere il motivo di quella visita.

Quello che poi vorrei sapere anche io …

« Cosa? » biascicò visibilmente scioccato, richiudendo i libro che aveva tra le mani.

Ostentando sicurezza non mia, mi avvicinai alla piccola poltrona accanto alla sua scrivania, accomodandomi.

« Dobbiamo parlare! » asserii risoluta.

« Di cosa? » replicò brusco, indurendo lo sguardo.

« Credi sia necessaria una tale acidità? – ribattei mesta, tentando di reprimere l’irritazione – vorrei provare a condurre una discussione normale. »

Lui parve soppesare le mie parole e dopo un sospiro sommesso mi fece cenno di assenso.

« Bene. – mormorai sorridendogli leggermente in imbarazzo. – Come stai? »

Lui arcuò un sopracciglio fissandomi scettico, aspettandosi forse domande di altro genere. D’altronde i convenevoli erano decisamente superflui nella nostra situazione.

Peccato che io non sappia perché io sia qui!

« Bene, direi. – esitò leggermente in difficoltà. – Solo che non comprendo il motivo della tua visita. Non ci sentiamo da anni, precisamente da quando mi hai mollato per seguire i tuoi sogni, anzi forse dovrei dire i Loro sogni. » terminò senza celare un certo risentimento.

Sospirai sommessamente. « Luca, non puoi rinfacciarmi in eterno la mia scelta. Ero poco più che una bambina e credevo che i miei genitori potessero aver ragione. » mormorai affranta.

In fin dei conti mi ero ampiamente pentita della mia scelta, ma questo dettaglio preferii tenerlo per me, onde evitare ulteriori imbarazzi.

Un sorriso di scherno comparve sulle sue labbra. « Ed è per questo che ti ritrovi ad essere mamma? Per di più senza marito? »

Assottigliai lo sguardo alzandomi di scatto dalla sedia.

Alla faccia della conversazione civile.

« Parli proprio tu che sei sposato e dirigi una casa editrice? – lo sbeffeggiai sardonica. – dove sono finiti i tuoi sogni? »

Si irrigidii immediatamente. « Erano i sogni di uno sciocco ragazzino che voleva fare lo scrittore e girare il mondo. »

« Come vedi non tutto ciò che allora ritenevamo giusto si è poi rivelato tale. »

Sbuffò contrariato. « Certo che ne abbiamo fatte di cazzate! » esclamò pacatamente, passandosi stancamente la mano sul volto.

Maledizione, se solo avessi agito diversamente. Se solo avessi ignorato le imposizioni prendendo le redini della mia vita.

Se solo …

Troppi inutili “se”.

Iniziai a passeggiare per la stanza, scrutando i volumi sulla maestosa libreria. « Sophia è stata l’unica cosa buona di questi anni. – affermai seria. – se non fosse stato per lei starei ancora lavorando nello studio di mio padre con i suoi quattro burattini. »

Conclusi rammentando i pochi mesi trascorsi in quell’ambiente insalubre e maligno, fatto di concorrenza spietata e critiche velate da sorrisi affabili.

« Immagino le loro facce quando hanno scoperto della gravidanza. » ghignò senza mascherare la soddisfazione. Li odiava, in fondo era a causa loro che avevamo rotto.

Non lo consideravano la persona adatta a me e non perdevano occasione di ribadirglielo.

Mi domando se ci sia qualcuno in grado di amare quei due vecchi psicopatici.

Scrollai le spalle con indifferenza. « Io sono stata più che felice di non averla vista. »

« In che senso? » domandò visibilmente curioso.

« Nel senso che sono partita per la Spagna il giorno che ho scoperto di essere incinta e che sono tornata qualche settimana fa. »

Lo vidi spalancare la bocca e prima che potesse fare ulteriori domande mi decisi a “sganciare la bomba” rivelandogli la verità.

« Il padre di Sophia è il mio migliore amico, con cui sono finita accidentalmente a letto durante la nostra festa di laurea. – alzai gli occhi al cielo ricordando il brusco risveglio della mattina seguente. – Eravamo ubriachi fradici. Comunque lui è Spagnolo, quindi quando ho scoperto della piccola l’ho raggiunto! » terminai attendendo una sua reazione.

La sua espressione divenne imperscrutabile. « Convivete? »

« Si » annuì mesta.

« Vi sposerete? »

« No! » risposi di getto, fissandolo sconvolta.

Non poteva certo credere che mi sposassi per un simile motivo. Io adoravo Sophia ed avrei fatto ogni cosa per permetterle una vita serena e la presenza di un padre. Ma ciò non implicava un matrimonio di convenienza, oppure sarei stata poco diversa dai miei genitori.

Lo vidi annuire distrattamente iniziando a giocare con la stilografica poggiata sulla sua scrivania.

« Mia moglie si chiama Stefania. »  mormorò d’un tratto facendomi sobbalzare. Di certo non mi aspettavo introducesse l’argomento in questo modo. Ciò nonostante non lo interruppi, forse simili dettagli mi avrebbero permesso di acquisire la giusta consapevolezza, comprendendo fosse ora di abbandonare i ricordi del passato ed i suoi vecchi amori, cercando di dedicarmi al mio presente.

A ricostruirmi una vita. Forse Daphne non aveva torto, non avevo avuto nessuna relazione degna di questo nome dopo Luca ed il motivo non era poi così difficile da comprendere. La certezza di amarlo ed il rimpianto per la scelta sbagliata mi stavano condizionando e la libertà che affermavo di aver conquistato non era che una mera chimera.

« Ci siamo conosciuti all’università e abbiamo deciso di convolare a nozze appena terminati gli studi. – sospirò sommessamente sprofondando nella poltrona. – purtroppo, questo genere di matrimoni non ha mai una buona percentuale di riuscita. Troppo frettolosi »  concluse lanciandomi una breve occhiata e gesticolando animatamente con le mani.

Era un vizio che aveva sin da quando stavamo insieme. Ogni qualvolta era nervoso diveniva piuttosto logorroico ed iniziava a muoversi in modo inconsulto.

Dovetti reprimere un sorriso a quel ricordo, cercano di non essere inopportuna considerando la sua confessione. Benché non potessi non avvertire un certo senso di sollievo.

« Vi siete separati? » domandai titubante, tentando di celare la nota speranzosa nella mia voce.

Che poi perché speranzosa? Tra noi è tutto finito e di certo che il suo matrimonio sia andato a rotoli non ha ripercussioni su di me o sulla mia vita.

Sembra quasi che io stia tentando di auto convincermi!

« Siamo da un consulente. » sibilò storcendo le labbra in una smorfia di disappunto.

Quindi tentano di risolvere la situazione.

Mi lasciai sfuggire un sospiro guadagnandomi una sua occhiata curiosa.

Voltai il capo dirigendo la mia attenzione ad un tomo dall’aria piuttosto antica: Baudelaire.

Avvertivo un nervoso ticchettio, probabilmente dovuto ai tasti del telefono premuti con malcelata tensione.

Il silenzio pesante che era calato aumentava a dismisura il mio disagio ed il groviglio allo stomaco pareva non volersi districare. Temevo che quel mio sospiro di sollievo avesse rivelato tutto, benché desiderassi condurre quella conversazione in modo distinto.

Voglio solo dimenticare … A cosa serve passare la vita a crucciarmi su ciò che stato e su ciò che sarebbe potuto essere? Sono passati anni e la situazione è completamente mutata. I nostri caratteri sono cambiati, non siamo più quei due ragazzini pronti a far baldoria e con molta probabilità quel feeling che ci legava si è dissolto.

« Delia – bofonchiò richiamando la mia attenzione. -  Che ne dici di un tè? » domandò sorridendomi impercettibilmente. Immaginai rammentasse la mia strana ossessione per quella bevanda. All’epoca avevo sviluppato una sorta di dipendenza e difficilmente ne assumevo una quantità di inferiore di due tazze al giorno.

Peccato che il mio stomaco non fosse propriamente d’accordo.

Cercammo di incamerare una piccola conversazione, chiacchierando degli anni del collage muovendoci però su argomenti futili. Naturalmente non menzionai la mia attiva vita sessuale.

Che si è completamente smorzata dalla nascita di Sophia. Forse un po’ di sano sesso potrebbe porre rimedio alle mie numerose ed estenuanti pare mentali.

Scrollai il capo con vigore scacciando quel pensiero. La mia vita era abbastanza intricata senza l’ennesima figura maschile a creare ulteriori intoppi.

Ci gustammo il nostro tè, benché l’aria pesante non fosse propriamente sfumata. Probabilmente con i nostri trascorsi non era poi così strano, sebbene in parte ci sperassi.

Quelle risate spensierate appartenevano ormai ad un tempo andato, che appariva tremendamente distante malgrado non risalissero che a cinque anni fa.

Le cose inevitabilmente cambiano ed è bene che io mi decida ad accettarlo.

« Bhe, credo sia il caso io vada. » mormorai notando l’ora tarda.

Sophia probabilmente stava attentando alla salute mentale – già precaria. – di sua zia.

Lui annuì alzandosi dalla poltrona e venendomi incontro per accompagnarmi alla porta.

« Mi ha fatto piacere che tu sia passata! » esclamò sincero, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli.

« Si, credo si stata una buona idea. – replicai sorridendogli. – chissà che non riaccada. Magari potrei portarmi anche un bel taccuino su cui segnare tutti i punti non a norma della struttura, in modo da terrorizzare la tua povera segretaria. » ghignai rammentando lo sguardo afflitto che mi aveva rivolto.

Poveraccia, sono stata proprio crudele.

Purtroppo però sopraggiunse un momento imbarazzante: quello dei saluti. Una stretta di mano era da escludere, decisamente impersonale e non adatta a due persone che nel loro passato avevano condiviso praticamente tutto. Avrei potuto optare per un semplice ciao … ma, la mia mente contorta ed il mio innato autolesionismo mi condussero a ponderare l’idea di un casto bacio sulla guancia.

E così sarebbe stato se lui non avesse voltato il viso in quel momento facendo combaciare le nostre labbra.

Sussultai per la sorpresa avvertendo quel contatto, ma non mi scostai, abbandonandomi ad esso ,benché la parte razionale di me scalciasse incitandomi a fuggire. Iniziò a lambire le mie labbra dolcemente, ricordandomi quei baci fugaci che ci scambiavamo al di fuori delle mura della mia casa, salutandoci per la “buona notte”.

Istintivamente poggiai la mano sul suo petto accarezzandolo, mentre percepii la sua posarsi sul mio fianco, insinuandosi al di sotto della mia magliettina.

Poi da lì al trovarmi attaccata al muro, schiacciata dal suo peso, non trascorse poi molto.

Quel bacio dapprima casto si trasformò pian piano in qualcosa di passionale ed irruente, ed in me si riaccendevano quelle intense sensazioni che credevo perdute. La lussuria che aveva guidato i miei gesti in quegli anni non era nulla se equiparata alla veemenza dei miei gesti in quegli istanti. Le mie mani, non più insicure e timorose come un tempo, sfiorarono ogni lembo della sua pelle, beandosi di quel calore e di quell’eccitazione che quei contatti provocavano.

Accarezzai le sue braccia soffermandomi sul bicipite gonfio e poi man mano più giù, sfiorando l’inguine ancora coperto dai jeans sbiaditi. Lasciai scorrere le dita sul bordo, avvertendo la sua eccitazione crescere ad ogni tocco, ed il mio ego gioiva constatando l’effetto che una mia semplice carezza destava ancora in lui. Purtroppo – o forse no – il mio momentaneo barlume di lucidità sfumò quando la sua bocca scese verso il mio collo, alternandosi da esso al lobo dell’orecchio che si divertiva a mordere debolmente,  provocando i miei ansiti incontrollati.

Lì, in quel piccolo ufficio, le mie paranoie svanirono schiacciate dalla valanga di emozioni e dal bisogno spasmodico di avvertire il suo tocco. Fu così che i pochi indumenti si riversarono sul pavimento, lasciando ai nostri occhi la possibilità di godere di quello che in passato era naturale.

Il suo corpo scolpito, sebbene non particolarmente muscoloso, non era granché mutato e fissandolo intensamente mentre si disfava dei boxer non potei non avvertire il mio corpo fremere dall’eccitazione.

Lo desideravo, come non avevo mai voluto nessuno.

Allacciai le mie gambe al suo bacino, richiedendo un contatto più profondo, che non mi negò. Le sue labbra e la sua mano presero a  scorrere fino ai miei seni, stuzzicandoli, accarezzandoli e stringendoli, assecondando le richieste del mio corpo ed i suoi desideri. Mentre con l’altra mano posata sui glutei sfiorava il mio intimo con gesti voluttuosi.

Ripetevo il suo nome come una cantilena, senza pudore o timori di essere udita dalla segretaria a pochi metri da noi.

« Prendimi! » ordinai perentoria, giunta ormai al limite.

E mentre le mie dita affondavano nella sua schiena, avvertii finalmente il suo membro penetrarmi con veemenza, assestando spinte veloci e ponderose. Quasi disperate, bramose di quel contatto troppo a lungo negato ed ardentemente desiderato.

 

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Capitolo 14
*** 13. ***


nina 13 Eccomi con il nuovo capitolo! ç_ç
sono passate due settimane dall'ultimo, chiedo scusa! Sto cercando di aggiornare il prima possibile, ma un pò il tempo, un po' l'ispirazione che manca rendono tutto molto complicato!
Recensioni a fine capitolo

13.

Amare è mettere la nostra felicità nella felicità di un altro.

Gottfried Wilhelm von Leibniz



Recuperai velocemente la camicetta adagiata sulla poltrona, indossandola frettolosamente. L’imbarazzo regnava sovrano in quella piccola stanza dopo ciò che era accaduto. Ancora non comprendevo come avessi potuto agire in modo tanto impulsivo e nemmeno rammentavo ciò che mi aveva spinto tra le sue braccia.

Si certo, come no!

Mi basta un suo sguardo per perdere completamente la ragione, è sempre stato così.

Nonostante tutto, quello che maggiormente mi inquietava era constatare che una parte di me era ben lieta di ripensare a quel contatto per molto tempo agognato. Lo desideravo e su questo non avevo mai avuto dubbi, ma lui era pur sempre un uomo sposato.

Sospirai sommessamente, stordita dal vortice dei miei pensieri contraddittori. Consapevole non fosse stato giusto non riuscivo però a considerare tutto un errore.

« Delia. »  mi richiamò con voce incerta.

« Cosa? » sbottai acida, dedicando un’attenzione quasi maniacale ai bottoni della camicia.

Avvertii la sua stretta sul mio braccio e mi ritrovai con il suo viso a poche spanne dal mio.

Il mio cuore iniziò a battere con un ritmo folle, tanto che ebbi l’atroce dubbio di essere in procinto di un infarto con i fiocchi.

« Dobbiamo parlare. » proferì serio.

Chiusi gli occhi cercando di placare l’ansia che aggrovigliava il mio stomaco. « Di cosa vuoi parlare Luca? Abbiamo fatto una cavolata colossale e credo che di questo ne siamo entrambi consapevoli. Tu sei sposato ed io ho una bambina a cui badare, entrambi con delle resp …»

Non riuscii a terminare il mio sproloquio che mi ritrovai zittita dalle labbra di Luca, che iniziò a lambirle con malcelata rabbia. Nuovamente lì, stretta al suo petto, indecisa e confusa per i sentimenti contrastanti che mi affliggevano. Il mio cuore desiderava abbandonarsi ancora al suo tocco, dimenticando tutti quegli ostacoli che ad ogni secondo parevano divenire sempre più labili. Ma la ragione rammentava la sofferenza che mi ero auto inflitta in passato e che probabilmente si sarebbe triplicata a causa degli eventi che si erano susseguiti in questi anni di lontananza.

È sbagliato … tutto questo è sbagliato. Lui non è più mio!

Facendo leva su quel poco di buon senso che ancora possedevo mi scostai da lui, ansante, fissandolo con uno sguardo contrito. Non era ciò che volevo, ma non potevo agire da irresponsabile, non rammentando che ormai non ero una ragazzina e che dalla mia vita sarebbe inevitabilmente dipesa quella di Sophia.

La mia bambina.

Il suo visetto paffuto ed il suo volto, illuminato da un sorriso estatico per le attenzioni che Rafael costantemente le dedicava, mi permisero di recuperare quasi totalmente il controllo.

Avrei mai potuto sacrificare la sua felicità per la mia?

« È una follia. » biascicai, portandomi stancamente le mani al volto.

« No, non lo considero un errore. » sibilò assottigliando lo sguardo.

Arcuai un sopracciglio fissandolo scettica.

Non può averlo detto davvero …

« Sei sposato … »

« Non la amo. »

Indignata gli rivolsi un’occhiataccia, pronta ad abbandonare quel maledetto studio e maledicendo mentalmente Daphne e le sue assurde idee.

Perché avevo deciso di assecondare i deliri di quella pazza?

E lui? Come poteva affermare una cosa simile? Si erano sposati, come poteva non amarla? La mia vita familiare mi aveva sempre indotta a vedere il matrimonio come un vincolo indissolubile che non andava assolutamente considerato come un semplice gioco.

Una responsabilità a cui non ci si può sottrarre.

« Sei un’idiota. » sbottai recuperando immediatamente la mia borsa e fuggendo da quel maledetto ufficio.

Non sentii la sua risposta. Avvertivo un fischio fastidioso alle orecchie, mentre le lacrime di amarezza solcavano il mio viso.

È la scelta giusta! È la scelta giusta …

Ripetevo quella semplice frase nella mia mente, come un mantra, tentando invano di auto convincermi. Di scacciare ogni pensiero che avrebbe potuto ricondurmi nuovamente tra le sue braccia.

È la scelta giusta!

 

Tornai a casa stravolta, sotto lo sguardo non poco allarmato di mia sorella Daphne. Non dissi nulla. Mi recai semplicemente nella cameretta della piccola Sophia sperando di trovar conforto in lei.

Lei che era il mio sostegno. Lei, che probabilmente era l’unica cosa realmente positiva di quella mia vita che aveva ormai perso ogni sua direzione. Vivevo in uno stato di confusione e le mie scelte non erano che un guazzabuglio di decisioni tendenzialmente impulsive.

Stavo rovinando tutto e mi ritrovavo nuovamente su di un baratro.

Cosa sto facendo?

 

« Delia? Delia tesoro è ora di alzarsi. »

Una voce estremamente fastidiosa continuava a reclamare le mie attenzioni, con scarso successo. Mugugnai qualcosa di incomprensibile anche per la sottoscritta, sperando di far desistere quei maledetti bisbigli.

« Sophia non sta bene! »

A quell’esclamazione sbarrai gli occhi terrorizzata, trovando a pochi metri da me il sorriso beffardo di mia sorella che stringeva tra le braccia la mia piccola bambina.

« Cosa? » biascicai allarmata, con la voce ancora impastata dal sonno.

La risposta non giunse. Daphne si voltò verso Sophia sorridendole dolcemente.

« Visto piccola? La mamma finalmente si è svegliata. – mormorò in tono carezzevole. – che ne diresti di andare a cercare la palla? » continuò permettendole di trotterellare nella stanza attigua.

Sbuffai contrariata. « Ma che diamine di scherzi sono questi? Avevi intenzione di procurarmi un infarto? » sbottai massaggiandomi le tempie.

Avvertivo i primi sintomi di quella che sarebbe stata di certo un’atroce emicrania, probabilmente dovuta alle forti emozioni del giorno precedente e della nottata trascorsa tra le lacrime.

Non dovevo avere un bell’aspetto e quello giustificava l’espressione apprensiva di mia sorella.

« Che c’è? » sibilai acida.

Lei sospirò sommessamente. « Cosa è successo ieri? – esitò. – e non dirmi nulla perché dalle tue condizioni si può evincere il contrario. »

Iniziai a mordere nervosamente il labbro. Non ero certa di volerle raccontare ciò che era accaduto il giorno precedente, in compenso sentivo la necessità di potermi finalmente sfogare sperando in qualche consiglio. Benché Daphne non fosse esperta in merito.

Basti pensare che se ieri sono andata da Luca è tutta colpa sua e delle sue balorde idee!

« Non credo ti piacerebbe saperlo … » biascicai imbarazzata.

Mi aveva ordinato di chiudere i ponti con il passato ed io cosa avevo fatto?

« Sono andata a letto con lui – confessai in un sussurro. - ... anche se tecnicamente questa affermazione può ritenersi sbagliata. Non c’era alcun letto! Cioè sul muro .. no, ecco … vicino al muro … »

« Stop! » l’ordine perentorio di mia sorella pose termine al mio delirio. In caso di agitazione divenivo tremendamente logorroica, ed in quella particolare situazione probabilmente era dovuto al desiderio di non voler ascoltare le critiche che da lì a poco sarebbero giunte a perforarmi i timpani.

Alzai lo sguardo incrociando quello contrito di Daphne.

« Cosa è accaduto dopo … cioè, sai che è sposato. » mi ribadì mesta, sorprendendomi per il suo tono pacato.

Annuii sconsolata. Rammentavo perfettamente quel dettaglio.

« Non saprei precisamente cosa è successo … lui ha detto che non la ama, ma stanno comunque vedendo un consulente e, quando io gli ho detto che abbiamo fatto una follia, lui mi ha baciata dicendo che non la considerava tale. » spiegai.

Effettivamente non aveva molto senso.

« Non avrai intenzione di intrattenere con lui una relazione senza tener conto del suo matrimonio? » mormorò giocando nervosamente con il lembo del lenzuolo.

Solo in quell’istante compresi il mio ennesimo errore. Che persona ero per esternare a mia sorella un tale problema, considerando le relazioni extraconiugali intrattenute dal suo ex marito? Ero più che certa che inevitabilmente i suoi pensieri il quel momento fossero rivolti alla moglie di Luca, probabilmente pensando ai loro sentimenti comuni.

Sono un’idiota!

L’abbracciai di slancio cercando di confortarla. « Mi dispiace, non avrei dovuto. »

Scosse il capo in senso di diniego, senza proferir parola.

« Comunque non ho alcuna intenzione di perpetuare questa follia. Sarebbe assurdo e poi ho Sophia a cui pensare. Lei ha bisogno di suo padre. »

Si staccò sorridendomi debolmente. « Concordo. – sospirò pesantemente. – Credo che dovresti dare una piccola possibilità a Rafael. È un bravo ragazzo e ti ama da morire … »

« Io … » avrei desiderato ribattere, ma non me lo permise.

« Pensaci. - mi ordinò perentoria. – potrebbe essere la scelta più giusta e sono certa che è la tua assurda testardaggine ad impedirti di considerare realmente una simile ipotesi. » 

 

Dopo quella strana conversazione non riprendemmo l’argomento. Trascorsi l’intera mattinata e parte del pomeriggio a sistemare negli scatoli i miei effetti personali e quelli di Sophia. Non avevo intenzione di trascorrere in Italia un momento di più, non considerando il pericolo in cui incorrevo.

Nonostante tutto una parte di me desidera correre da Luca.

Sospirai pesantemente. I miei pensieri corsero a Rafael. Avrei dovuto comunicargli quello che era accaduto? A causa dell’indecisione non avevo avuto il coraggio di telefonargli, ed infatti non mi ero nemmeno premurata di avvisarlo della mia imminente partenza.

« Delia, alla porta. »

Le urla di Daphne, che si stava godendo il suo bagno caldo pomeridiano, mi ridestarono dai miei pensieri permettendomi di notare il trillo fastidioso del campanello.

« Chi diamine sarà a quest’ora? » borbottai imprecando mentalmente.

Aprii la porta con uno scatto poco delicato, ritrovandomi davanti l’ultima persona che avrei mai potuto sospettare.

« Ciao … »

__________________________________________________________________ Risposta recensioni ♥

Recensione di Anthy [Contatta] del 01/11/2009 - 04:48PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
Ciaooo! mi fa piacere che tu sia riuscita a recuperare i capitoli hihihih XD Grazie! sono felice che la storia ti stia piacendo! cmq per quanto riguarda Delia vive semplicemente nei ricordi del passato che le parevano felice! Bisognerà solo vedere che quell'amore di un tempo esiste ancora oppure è semplicemente un'illusione data dai ricordi!!
baci
Recensione di luisina [Contatta] del 19/10/2009 - 05:30PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
Davveroooooooooooooo??? Grazieeeee milleeee *me felicissima*
ero terrorizzata di scrivere qualcosa di troppo volgare, essendo il mio primo tentativo XD
Grazie grazie graziee ... e poi detto da te sono felicissima!!!

Recensione di Sbruby [Contatta] del 15/10/2009 - 11:20PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
Ciaooooooooooooo!!! certo che mi fa piacere sapere che hai gradito il capitolo!!! non immagini quanto *___*
anche perchè adoro la tua storia ( quando aggiorni??? *me è in attesa*) !
Ahahahah quei due conigli si sono saltati addosso senza pensarci ed ora stanno lì a crogiolarsi nei dubbi. come avrai notato Luca ha detto di non amre la moglie ... anche se vanno dal consulente! Mentre Delia ... è semplicemente confusa. Vuole una cosa ma si rende conto che probabilmente è troppo tardi per ottenerla ... in fin dei conti ora ha Sophia a cui badare! ♥
Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 15/10/2009 - 06:16PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
ahahaah già già povero Rafael .. anche se poi lui e Delia non stanno insieme, quindi praticamente non è considerabile un tradimento!
certo .. non gli farà piacere saperlo, se lei deciderà di dirgli quello che è successo!! hihihi
chissà chi è alla porta!!! (io sono indecisa tra 3 persone XD ahahha devo ancora decidere)
Recensione di simo87 [Contatta] del 15/10/2009 - 05:07PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
Gracieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *________________________*
hihihi Rafael? bhe, direi che condividi il pensiero di Daphne allora XD ...
tutti vogliono che Delia si metta con lui ... peccato che per ora lei voglia tutt'alto!
Recensione di TheDuck [Contatta] del 15/10/2009 - 03:49PM sul capitolo 13: 12. - Firmata
hihihi sono felice che ti sia piaciuto il chappy XD ... e soprattutto che tu non lo abbia trovato volgare!! ero leggermente terrorizzata all'idea!
Cmq l'amore è proprio una cosa strana ... ma soprattutto problematica! uff   *manu si deprime*
XD
Recensione di Miki loves Yuu [Contatta] del 15/10/2009 - 11:26AM sul capitolo 13: 12. - Firmata
Grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!! ahahahah ti ha sconvolto il capitolo?? ahahahahahahha
diciamo che Delia è rimasta bloccata nei sentimenti del passato ... lei ha lasciato Luca ma lo amava ancora!
Cmq va considerato che le cose nel tempo sono cambiate e che può essere che forse anche quell'amore sia scemato lasciando solo attrazione fisica ... chissà
(in realtà non so nemmeno io dove andrà a parare questa storia ahahahha ... scrivo lasciandomi trasportare XD ... mi piacerebbe sapere come finirà ^^'''')

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Capitolo 15
*** 14. ***


Angolo di Manu:

Zalve! Eccomi con il nuovo capitolo di questa storiella ...  XD Sono in ritardo? Si. lo ammetto! Sono in ritardo ... ma come ho preventivamente avvisato nel mio profilo, purtroppo l'uni mi ruba tantissimo tempo! In compenso, per dimostrarvi che non sono scappata in qualche isola remota con il mio gatto oppure a condurre una vita ascetica su di un monte, ho creato una pag di FB dove inserisco i vari spoiler delle storie che scrivo! Link mia pagina di FB ♪

Risposta alle recensioni a fine capitolo.

14.

L’amore si scopre soltanto amando.

P. Coelho

« Rafael. » notai le sue labbra incurvarsi in una smorfia, udendo la mia voce strozzata.

« Non sei felice di vedermi? » mormorò leggermente dispiaciuto.

Maledizione!

« No, io … ecco, non era questo che volevo dire. – biascicai allarmata. – Sono solo sorpresa. » ammisi.

Ed era vero. Non ero affatto dispiaciuta di rivederlo, al contrario, ero lieta di poter riavere con me il mio migliore amico. L’unica pecca era la mia insana indecisione.

Non avevo dimenticato ciò che era accaduto con Luca, ma quello che mi crucciava era non sapere se comunicare o meno la notizia a Rafael. Il nostro strano rapporto non era facile da identificare ed io non sapevo se lui dalla lieta novella della mia gravidanza aveva avuto o meno altre relazioni. Di una cosa ero certa, non avevamo discusso di quello che avrebbe comportato la nostra vita insieme.

Almeno non da ogni punto di vista. Ci eravamo limitati a non considerarci come coppia, ma non altro.

Non c’era alcun divieto in merito a relazioni con terze persone. Non c’era alcuna esclusività ma al contempo mi pareva alquanto strano pensare a Rafael con qualche donna, benché non potessi essere certa non fosse stato con qualcuna, essendo trascorsi anni dalla nascita di Sophia. Soprattutto considerando che noi non avevamo quel genere di rapporti.

Praticamente vivevamo come una coppia di neo genitori, ma senza sesso.

Una tragedia!

« Delia? Posso entrare? » domandò accigliato, indicandomi il salone.

Mi limitai ad annuire troppo presa dalle mie entusiasmanti conclusioni. La situazione che si era creata era a dir poco insana ed era assurdo pensare di protrarla ulteriormente.

Notai Rafael avviarsi verso la cameretta di Sophia e mi decisi a seguirlo.

« Ehi. » biascicai, appena entrata, palesandogli la mia presenza.

Chino sulla culla accarezzava dolcemente il volto della sua piccolina, mentre un sorriso sereno si dipingeva sulle sue labbra piene.

Doveva essergli mancata tremendamente.

« È sempre più bella. » mormorò, scostando le copertine in modo da coprirla meglio.

Sospirai sommessamente cercando di infondermi coraggio, accomodandomi poltroncina nell’angolo della camera. « Sono successe un po’ di cose durante la tua assenza. » esordii.

Lo vidi annuire. « Mi hai detto che hai incontrato Luca … »

« Già! Ma non è tutto. »

Mi parve irrigidirsi, ma non me ne curai. Forse ciò che era accaduto con Luca non aveva solo lati negativi. Probabilmente senza un simile incidente non avrei mai trovato il coraggio di smuovere quella situazione di stallo in cui ci eravamo arenati. Erano troppi i vantaggi che ne ricavavo e che mi impedivano di agire.

Mi ero nuovamente adagiata in una situazione di apparente convenienza senza valutarne ampiamente i pro e i contro. Forse non ero cresciuta realmente come credevo.

C’erano non pochi punti sfavorevoli che avevo deliberatamente ignorato.

Cosa avrebbe pensato Sophia una volta grande? Ma soprattutto per quanto sarebbe potuta durare quella specie di relazione che io e Rafael avevamo istaurato?

Di certo non potevamo definirci semplici conviventi, ma al contempo nemmeno una coppia a tutti gli effetti.

Avevo abbandonato il mio lavoro per fare da madre a tempo pieno! Ma era ciò che realmente desideravo? Avevo sempre esternato il mio odio per quel percorso di studi e quella professione che mi erano stati imposti dai miei genitori, però iniziavo a sospettare che le mie moine fossero per lo più dovute alla costrizione e alla mancata possibilità di scelta, che non ad una mia reale avversità per quel lavoro.

Possibile dovessi avvertire quella tremenda confusione?

« Cosa è accaduto? » mormorò assorto.

« Sono stata con Lucas … » soffiai fissandolo, pronta a cogliere qualsiasi segno di disagio o fastidio.

Non si scompose. « Sei stata a letto con lui? ».

« Si. »

« Siete tornati insieme? » domandò a bruciapelo, spiazzandomi.

« No! » esclamai con enfasi. L’idea di tornare con Luca, per quanto allettante, non era affatto realizzabile.

Lui restava pur sempre sposato e io non avevo alcuna intenzione di diventare : “l’altra”.

Avevo una bambina di cui occuparmi e non avrei abbandonato la stabilità per un misero capriccio e per una persona che probabilmente si era già pentita di quello che era accaduto.

« Vuoi restare qui? »

Rimasi qualche istante a riflettere su quella prospettiva. Avrei avuto motivo per abbandonare per sempre la Spagna? « No! »

Con Luca non sarebbe dovuto accadere più nulla e forse la lontananza ci avrebbe impedito di compiere ulteriori errori.

« E allora perché me lo hai detto? »

Il suo tono pacato perdurò per l’intera conversazione. Mi parve quasi annoiato da quelle domande che si vedeva costretto a pormi.

Perché?

« Io. – esitai per qualche istante ferita dalla sua freddezza. – Credo che dobbiamo chiarire la nostra situazione. »

« Sarebbe? »

« Raf, smettila di comportarti come un bambino e guardami. » sbottai adirata, alzandomi e andandogli incontro.

Notai la fronte di Sophia incresparsi, probabilmente a causa della mia voce.

Indicai a Rafael la porta intimandogli di uscire, non avevo alcuna intenzione di disturbare il sonno della mia piccola a causa della discussione, ma soprattutto non volevo nessuna interruzione.

Era giunto il momento di chiarire una volta per tutte.

Per quanto potesse apparirmi assurdo avvertivo un lacerante senso di colpa per il mio gesto, sebbene fossi più che consapevole del fatto che nulla mi avrebbe vietato prima di allora di intrattenermi con un uomo.

Richiusi la porta dietro di me, indicandogli il divano e accomodandomi dinanzi a lui.

« Parliamo. » ordinai perentoria.

Lo vidi scuotere il capo e portarsi nervosamente le mani tra i capelli. « Maledizione Delia, cerca di capire come mi sento in questo momento? »

Lo fissai esitante. « Sarebbe? »

« Ferito! Mi sento ferito. – bofonchiò stizzito. – Mi sono allontanato per poco e tu sei finita nel letto di un altro. »

Mi adombrai udendo le sue parole.

« Io e te non siamo sposati, tantomeno fidanzati. Non abbiamo nessun patto che ci vieti di avere rapporti sessuali con altri. » precisai mesta.

Mi fissò truce. « Vuoi dire che negli ultimi anni sei stata con altre persone? »

« No. – esclamai con vigore. - Ma questo non significa che non avrei potuto! »

Dannazione, perché sono così sulla difensiva?!

« Il fatto che tu ti sia astenuta dal farlo fino a quando non hai incontrato Luca cosa ti fa capire? »

Boccheggiai per qualche istante, non comprendendo assolutamente il fine delle sue domande.

« Non capisco. »

« Limitati a rispondere, non c’è nulla da capire. »

« Non lo so, è capitato. – replicai mesta. – Quando sono in Spagna passo tutto il mio tempo con Sophia, con te e la tua famiglia. Credo che sarebbe stato difficile intrattenere una relazione di qualunque tipo in quelle condizioni. »

Sbuffò contrariato. « Io passo del tempo fuori casa in Spagna, ciò nonostante non ho mai minimamente pensato di andare con un’altra donna! »

« Ma noi non stiamo insieme e non abbiamo rapporti sessuali. Cosa vuoi fare? Vuoi che restiamo insieme fino alla vecchiaia, privandoci del sesso? » domandai ironica. Quella prospettiva era decisamente agghiacciante.

Non che non potessi farne a meno o chissà cosa, ma sarebbe stato inevitabile cercare al di fuori della nostra coppia qualcuno in grado di soddisfare quel genere di desideri.

« Mi stai dicendo che devo trovarmi qualcuno con cui andare a letto? » sbottò indignato.

Probabilmente fu la prima volta che vidi Rafael tanto alterato. Avevano convissuto per anni e non vi era mai stata alcuna discussione tanto accesa.

Possibile sia stata in grado di mandare a puttane tutto, con un solo gesto?

Lo osservai riflettendo sulle sue parole. Per qualche oscura ragione quella prospettiva non mi aggradava per nulla.

Avrei davvero voluto avere una vita sessuale attiva e permette a lui la medesima cosa?

Non riuscivo assolutamente ad immaginarlo in compagnia di una donna, lontano da quella che nonostante tutto era diventata la nostra famiglia. Presumibilmente era dovuto al timore che potesse innamorarsi di qualcuno e decidere di crearsi con quell’ipotetica persona una famiglia nel vero senso del termine. Qualcuno a cui legarsi con i voti matrimoniali, qualcuno da poter definire la propria moglie …

E in quel caso?

Cosa ne sarebbe stato di me e Sophia? Mia figlia sarebbe cresciuta lontano da suo padre?

Sarei rimasta ugualmente in Spagna, distante da mia sorella, pur di permettere di vederlo regolarmente?

« Non lo so … » ammisi sconsolata.

In ogni caso Sophia avrebbe di certo sofferto di una simile situazione.

Ed io?

Non sapevo cosa pensare realmente. Dovevo ammettere che saperlo con un’altra in un certo modo mi infastidiva, benché questo potesse essere dovuto ad un mero sentimento di possessione.

In fin dei conti lo reputavo mio!

Ok, sono sull’orlo della pazzia!

« Dannazione, eri tu che volevi chiarire. – sibilò. – Bene, adesso chiariamo! »

« È tutto così complicato. – mormorai prendendomi la testa tra le mani. Avvertivo i sintomi di una tremenda emicrania farsi largo. – Se iniziassimo davvero ad avere relazioni con altri, cosa succederebbe a Sophia? Finiremo per innamorarci di qualcuno e allontanarci. » spiegai gesticolando animatamente.

Lui parve ponderare le mie parole. « Allora lasciamo tutto com’è … »

Sospirai sommessamente. « E quanto potrebbe durare ancora? – chiesi esausta. – Non possiamo pretendere di continuare a vivere in questo modo. In una coppia il sesso è una parte importante, la passione, l’amore … come pretendi di poter vivere l’intera vita privandoti di tutto questo? »

Lo vidi accasciarsi sul divano. « Per quanto tra noi non ci siano rapporti fisici sai benissimo che da parte mia non manca l’amore. » asserì imbarazzato.

Strabuzzai gli occhi dinanzi alla sua candida affermazione.

« Ma hai ragione. – continuò. – Non possiamo continuare a vivere in questa situazione di bilico. Basta un misero soffio per far crollare ogni cosa. »

« Cosa proponi. »

« Proviamo a stare insieme. Come coppia …» propose lasciandomi di stucco.

_____________________________ 

Luisina: ahahahah diciamo che noi donne abbiamo dei seri problemi. Purtroppo questa è una cosa veramente comune! Delia si basa semplicemente sui suoi ricordi e resta fedele alle sue convinzioni anche quando sono completamente errate! Cmq come vedi fortunatamente non era Luca alla porta! XD Cmq a me Luca piace molto se ti devo dire il vero ♥

TheDuck: XD effettivamente stanno tutti in una situazione piuttosto casinosa ahahahah ... Delia è una provola, Luca come carattere le assomiglia molto e Rafael è un vero e proprio sognatore. Continua a sperare che un giorno Delia si decida a corrispondere i suoi sentimenti ... 

Lion e Lamb: ahahahah come vedi non era Luca alla porta! ahahah ... ma il povero Rafel XD non ha preso molto bene la notizia. anche se direi che è da capire .. La situazione ambigua in cui stanno sta creando non pochi problemi! Alla fine sono tutti piuttosto deboli ... nessuno riesce davvero a smuovere le cose perchè hanno paura che infrangendo quell'effimero equilibrio tutto finisca per crollare.

Simo87: ahahah Daphne ha avuto le sue brutte esperienze e questo le permette di parlare con cognizione di causa. Alla fine lei sa che significa stare con un uomo che non ti ama realmente e che diciamocela tutta, è proprio una stronzo. Di conseguenza non capisce come sua sorella possa rifiutare un tipo come Rafael che la ama in modo tanto assurdo da accettare la miriade di compromessi a cui lei lo costringe (anche se spesso involontariamente). 

Miki Loves Yuu: ahahahah ma la cosa assurda è che delle volte mentre scrivo mi esce la frase: Cribbio, questa non me l'aspettavo! XD ahahahah ... e meno male che sto scrivendo io! So che è assurdo, ma quando scrivo non penso. Sono i personaggi che decidono per me ... sarà che in ogni personaggio che creo c'è sempre un pò di me .. hihihih

Bella_Kristen: ahahahaha questa non la aggiornavo da un pò! XD Purtroppo decido al momento e in questi giorni avevo voglia di scrivere altro! hihihi Alla porta come hai potuto notare era il nostro caro Rafael ... anche se fino all'ultimo sono stata indecisa tra lui, Luca e la mamma di Delia. Poi Rafael ha deciso che voleva entrare lui in scena e io l'ho accontentato XD ahahahah baci!

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Capitolo 16
*** 15. ***


Salveeee! Allora, inizio con lo scusarmi per la mia assenza. So che è passato un pò di tempo dall'ultimo capitolo che ho scritto, ma l'ispirazione mancava così come il tempo. Avevo deciso che avrei scritto e terminato una storia per volta, in modo tale da non arronzare nulla. Portarle avanti tutte insieme e studiare era un'impresa impossibile.

In compenso, questa storia è ormai giunta alla fine (per puro caso oserei dire)... non avevo intenzione di scriverla per il momento, ma l'ispirazione è arrivata all'improvviso e così mi sono fermata a scrivere.

Vi annuncio che questo è l'ultimo capitolo, a cui seguirà l'epilogo tra qualche giorno (attendendo che qualcuno lo legga e magari anche dopo qualche commento XD )... per farmi perdonare vi inserisco uno SPOILER A FINE PAGINA.

Vi lascio il link di una mia one-shot originale (scritta per un contest e arrivata seconda): LUXURE

Infine vi lascio il link della mia pagina di FB, dove lascio info sulle mie storie:

AUGURI DI BUON ANNO A TUTTI!

Lo fissai a dir poco incredula. Possibile che mi stesse realmente proponendo di diventare una coppia?

« Stai scherzando, spero. » sbottai irritata.

Non mi pareva affatto una motivazione valida per decidere di intrattenere una relazione amorosa. Di certo non avrei immaginato di ricevere una proposta tanto poco romantica. Una scelta indotta semplicemente dagli eventi.

Se vuole un rifiuto questo è un ottimo modo per ottenerlo.

« Perché no? I presupposti ci sono tutti. – mormorò accasciandosi stancamente sulla poltrona. – Abbiamo una figlia, viviamo insieme… l’unica cosa che non facciamo è il sesso. »

Annuì vigorosamente. « Il fare sesso non implica essere una coppia. » puntualizzai. Vi era una bella differenza tra le due cose e lo dimostrava il fatto che pur avendo avuto un incontro di fuoco con Luca poco prima ero scappata dal suo ufficio con la coda tra le gambe.

Bella cavolata!

Senza dimenticare che l’aver fatto sesso con Rafael anni prima non aveva condotto a nulla, o almeno non su quel versante. Ad aver scombussolato le cose, dandoci una parvenza di “coppia”, era stato solo l’arrivo di Sophia. Se la piccola non fosse nata sarebbe stato tutto completamente differente…

Un solo avvenimento aveva mutato completamente il corso degli eventi.

Iniziai a massaggiare le tempie in cerca di sollievo. « È una follia. » sentenziai per l’ennesima volta, rimuginando sulle ripercussioni che quella discussione stava avendo.

Mi maledii mentalmente per aver deciso di raccontagli la verità. Quella con Luca sarebbe stata solo una piccola parentesi da dimenticare, ed invece stava scatenando un putiferio ingiustificato.

O quasi…

Sbuffò sommessamente. « Possibile che tu trovi tanto agghiacciante la prospettiva di stare con me? »

Lo fissai contrita.

I miei problemi erano ben altri. Non potevo negare che Rafael avesse il suo fascino, che con gli anni era addirittura maturato dandogli un’aria ancor più avvenente. Il suo carattere mite e dolce lo rendeva un’ottima compagnia ed un perfetto coinquilino, mentre il suo essere risoluto e forte quando era necessario gli permetteva di essere il sostegno mio e di Sophia.

Eppure, benché fossi consapevole delle sue qualità, lungi da me poter affermare di amarlo. Quello che ci legava era un affetto quasi fraterno, un attaccamento ben diverso da quello che avvertivo per Luca. Il sentimento di possessione che nutrivo nei suoi confronti non dipendeva in alcun modo dall’amore, ma più che altro dall’egoismo, dal benessere che la sua presenza mi infondeva.

Nei momenti bui il suo intervento era stata per me una via di salvezza e mi premeva fare in modo che non mancasse per il futuro, non solo per me ma anche per Sophia.

Egoismo! Puro e semplice egoismo.

Non che ne andassi fiera, ma negarlo era praticamente impossibile.

« Senti,ora non ho voglia di parlarne! » sbottai, comprendendo quanto i miei stessi pensieri fossero inconcludenti.

Vidi sul suo viso dipingersi un’espressione di disappunto, che tentò di mascherare con scarso successo. Dal canto mio finsi di non notarla, onde evitare di protrarre quella discussione scomoda.

« Io devo partire. – annunciò mesto. – Ho avuto un permesso per questo week- end e non oltre. Ero convinto che tu e la piccola sareste tornati a casa con me! »

Mugugnai una risposta tutt’altro che comprensibile, incapace di ribattere qualcosa di minimamente coerente. Non mi aggradava affatto che lui partisse, ma in parte sospettavo che tornare in Spagna con lui avrebbe forzato ulteriormente la situazione.

Partendo avrei inevitabilmente dato delle speranze a Rafael ed in nome della nostra amicizia non mi pareva giusto un simile gesto.

Almeno questo glielo devo.

Decisi così di lasciar trascorrere qualche altra settimana, lo avrei raggiunto in Spagna solo in seguito, magari attendendo il tempo necessario per far sbollire la sua rabbia e la mia confusione.

« Parti da solo! »

______________________________

Il week-end trascorse tranquillamente. Sophie fu più che felice di poter passare nuovamente del tempo con suo padre e lui non fu da meno. Eppure non mi sfuggì l’espressione tormentata che di tanto in tanto si dipingeva sul suo volto.

Probabilmente non gradiva il pensiero di dover trascorrere chissà quanto tempo lontano da sua figlia. Non avevamo discusso di un mio ipotetico rientro in Spagna, eclissando ogni genere di discussione che avrebbe potuto rovinare quel fine settimana.

Avvertii un lacerante senso di colpa quando all’aeroporto Sophie si mostrò tutt’altro che lieta della partenza di Rafael, comprendendo quanto il mio comportamento in merito fosse non poco egoista.

Nonostante ciò lo lasciai partire.

Lo accompagnai all’aeroporto come da programma, senza mostrare il minimo cenno di cedimento, almeno all’esterno.

Nessuna falsa speranza.

Forse in futuro avrei davvero accettato la sua corte, forse mi sarei innamorata di lui… forse.

Ma per il momento quella prospettiva mi appariva troppo lontana per alimentare anche la minima attesa. Sapevo cosa accadeva quando due persone si sposavano senza cognizione di causa, trasportati dalle convenzioni e dagli eventi. Avevo sperimentato sulla mia pelle ciò che un matrimonio mal assortito poteva causare.

Il clima di infelicità costante nella mia casa aveva reso la mia infanzia come una corsa sfrenata verso la crescita, vista come l’unica soluzione ai miei problemi.

Una fuga da casa e dalle sue bugie. Dalla sua facciata perfetta che celava dietro di se solo drammi.

Non avrei mai potuto imporre a mia figlia il medesimo destino. Se da bambina avessi potuto scegliere avrei preferito vedere i miei genitori allontanarsi.

Talvolta avevo sperato in un divorzio. Probabilmente, in quel caso, se avessero messo da parte il loro orgoglio e le loro frivole convinzioni, secondo cui la rottura di un matrimonio fosse socialmente deprecabile, avrebbero potuto vivere una vita meno angustiata. E chissà, magari un po’ di serenità avrebbe giovato al loro pessimo carattere, permettendogli di essere dei genitori migliori di quello che erano poi stati.

Daphne sbuffò per l’ennesima volta rivolgendomi un’occhiata torva che finsi di non notare.

« Non potrai ignorarmi per sempre. » bofonchiò dirigendo il suo sguardo nuovamente sulla strada dinanzi a sè.

Stranamente quella mattina si era offerta di accompagnarci all’aeroporto con la sua auto, adducendo l’assurda scusa che fosse più capiente. Peccato che Rafael avesse con sé poco più che un misero trolley con gli indumenti necessari per due giorni.

« Questo lo credi tu. » replicai mesta, alzando gli occhi al cielo per palesare il mio disappunto.

« Senti Delia, hai lasciato partire solo e sconsolato il povero Rafael. – esitò qualche istante sperando di scorgere una mia reazione a quella constatazione. – Quanto credi che durerà la sua pazienza? »

Non risposi.

« Non in eterno. » continuò lei notando il mio silenzio.

Certo, infiliamo il proverbiale dito nella piaga.

« Il mutismo non servirà a nulla. - sentenziò parcheggiando l’auto nel piccolo e grazioso vialetto di casa. – Presto troverà una compagna meno problematica di te, si costruirà una bella famigliola trasferendosi in riva al mare e comprando un bel cane. »

Cane?

E adesso cosa centra il cane?

Uscii dall’auto in rigoroso silenzio, fingendo di non udire le sue prediche ed indisposta dalla conversazione unilaterale di mia sorella. Mi avviai verso la portiera posteriore per recuperare la piccola Sophia, ormai dormiente. Quello che non avrei potuto immaginare fu di notare una figura conosciuta sotto il portico.

Sobbalzai visibilmente bloccandomi sul posto, quasi convinta di essere preda di qualche strana allucinazione.

O forse no…

« Ma che diamine…? »

Daphne notando la mia espressione enigmatica seguì la direzione del mio sguardo incrociando quello di Lucas, che nervoso batteva i piedi al suolo.

Sospirai sommessamente, tentando di apparire più serena di quanto la situazione potesse permettermi in quell’istante.

« Porta dentro la piccola. » ordinai perentoria rivolgendomi a Daphne, recuperando la borsa e chiudendo violentemente la portiera.

Mia sorella obbedì, sgattaiolando velocemente in casa dopo aver rivolto un cenno al nostro ospite ed un’occhiata allarmata alla sottoscritta.

Che temesse che potessi decidere di strangolarlo sotto il portico di casa?

Probabilmente no, anche se quella era una prospettiva non poco allettante per la sottoscritta.

Recuperando la giusta lucidità, e ponendo da parte i miei propositi omicidi, gli andai incontro pronta all’ennesimo scontro verbale. Quello che era accaduto nel suo studio aveva avuto conseguenze tutt’altro che piacevoli e non osavo pensare cosa sarebbe potuto accadere se avesse deciso di rintracciarmi durante la permanenza di Rafael. Quest’ultimo avrebbe di certo reagito nel peggiore dei modi, ponendo termine a quella situazione di stallo nella quale parevo volermi crogiolare ancora per molto.

Almeno sino a quando la confusione dalla mia mente non fosse definitivamente svanita.

Quindi ancora per molto…

Non che non mi infastidisse, ma il dover compiere una scelta tanto significativa mi terrorizzava non poco. Vivere in quel modo mi risultava molto più facile.

« Luke. » salutai tentando di essere distaccata, ma con scarso risultato.

« Era lui? » domandò mesto assottigliando lo sguardo.

Lo fissai interrogativa non comprendendo la domanda.

Lui? Lui chi?

« L’uomo che è stato da voi negli ultimi due giorni, quello con cui sei andata al parco con la bambina. Lo stesso che stamattina è uscito di casa con una valigia e presumibilmente ha fatto ritorno a casa. » rispose alla mia muta domanda.

Spalancai la bocca sbigottita e non poco allucinata. Come poteva essere a conoscenza della mia gita al parco e di tutti quei piccoli dettagli dell’ultimo week.end. Una parte di me aveva ben compreso la situazione ma era a tal punto sconvolta da non voler accettare una simile prospettiva.

Che mi avesse seguito?

Che ci avesse seguito?

« Ma come diavolo fai a saperlo? » sbottai contrariata, mentre l’indignazione cresceva sino a livelli epocali.

Le sue guance si colorarono di un leggero rosso e solo in quell’istante notai la barba particolarmente incolta e l’aspetto trasandato. Durante il nostro periodo d’oro non era raro poterlo ammirare in una veste tanto rozza, che oltretutto all’epoca mi eccitava non poco, ma l’aspetto distinto che aveva ostentato nel suo studio era ben diverso da quello del ragazzino scapestrato che viveva dei suoi sogni.

« Ho avuto un po’ di tempo libero. »

Grugnii indispettita. « Certo, e ti pare che questa potrebbe bastarmi come risposta. – ribattei acidamente. – Ti rendi conto di quello che hai fatto? Mi hai seguita? Come un maniaco? Tu devi aver perso il lume della ragione, cosa diamine hai raccontato a tua moglie? Cosa sarebbe successo se Rafael ti avesse visto? »

« Gli hai raccontato di noi? » mi interruppe palesando un certo interesse per la mia risposta.

Scossi il capo vigorosamente. « Luca, non esiste un noi. Non esiste da tempo. »

« E quello che è successo nel mio studio? Quello non era un nulla e tu lo sai bene. Tra di noi c’è sempre quell’alchimia, che tu ti sei ostinata a rinnegare per anni ma che è riemersa non appena ne ha avuto l’opportunità. »

« Tu sei sposato. »

« E tu hai una bambina. Eppure questo non sembra averci fermati. »

« Un simile comportamento non è decoroso e non è affatto consono. »

« Oh mio dio, ma ti senti? Parli come tua madre. »

Incassai il colpo fremendo di rabbia. « No, io parlo come una madre. » scandii bene ogni sillaba con ira malcelata.

Gli anni erano trascorsi e le responsabilità aumentate. E benché trovassi assurdo poter anche solo pensare di ragionare come mia madre, non potevo negare che per certi versi le sue opposizioni talvolta non fossero tanto assurde. Aveva sbagliato costringendomi a scegliere tra lo studio e il ragazzo che amavo, aveva sbagliato ad intromettersi e ad invadere la mia vita distruggendo pezzo per pezzo tutto ciò che non riteneva idoneo, ma in parte non potevo non comprendere che se si fosse opposta alla situazione in cui mi trovavo non avrei potuto contraddirla in alcun modo.

Avevo errato in passato.

Prendendomi alla sprovvista e approfittando delle mie distrazioni accorciò ulteriormente la distanza tra di noi.

« Io ti amo e per te sono pronto a rinunciare a tutto e anche se non vuoi ammetterlo so che per te è la stessa cosa. – mormorò suadente portando il suo braccio attorno alla mia vita e attirandomi a sé. – Torna con me. »

Avvertii il mio respiro accelerare notevolmente, rispondendo alla sua vicinanza. Il tono carezzevole in cui pronunciò quelle parole, la dolcezza dei suoi occhi mi portarono inevitabilmente a cedere.

Si.

All’epoca non compresi realmente quale fosse il mio sbaglio. Probabilmente il tempo trascorso lontano e la rottura del rapporto tanto brusca e sofferta mi avevano portata ad idealizzarlo, a dimenticare quei difetti che trovavo insopportabili, a sorvolare sul tradimento di sua moglie.

Dimenticai molte cose, mi abbandonai semplicemente a quei sentimenti che pensavo di provare, aggrappandomi ad un desiderio infantile di recuperare ciò che era stato.

Un errore clamoroso. Il tempo era inesorabilmente trascorso e con se le cose erano mutate.

Io ero mutata.

Le sofferenze e le delusioni in qualche modo mi avevano permesso di crescere e anche se non abbastanza per comprendere realmente i miei sentimenti, mi avevano reso una donna.

Una donna con delle esigenze e delle responsabilità ben definite. Una madre con una bambina a cui badare e che sarebbe dovuta essere posta sempre stata sopra ogni cosa.

Talvolta si crede di poter vivere di sogni, escludendo la cruda realtà dal proprio mondo. Ed in parte è così, ma una situazione tanto idilliaca può durare ben poco. Quando i problemi bussano alla porta non si può evitarli, bisogna affrontarli, soffrire se necessario ma agire.

Lucas invece non era cambiato granché. Per quanto fosse un mix letale di dolcezza e audacia che avrebbe potuto far capitolare qualsiasi donna, aveva una personalità poco marcata. Fragile si lasciava sopraffare dagli avvenimenti, chiudendosi in sé stesso e accumulando le tensioni e i dispiaceri.

Proprio come me.

Ciò di cui avevo sempre necessitato era una persona forte a cui sorreggermi, una persona in grado di compensare le mie mancanze e i miei difetti. Un uomo caparbio, ma che con dolcezza poteva ricondurmi sulla strada giusta.

Ed io avevo trovato tutto ciò calpestandolo senza volerlo e… perdendolo.



_______________________________________ Spoiler Epilogo ____________________________________


"Un bambino dal caratterino sveglio che aveva immediatamente legato con Sophia. Inizialmente lei pareva non gradire l’idea di dover dividere le attenzioni di suo padre con qualcun altro"


_______________________________________ Recensioni ♪ _____________________________________


luisina [Contatta] Segnala violazione
24/12/09, ore 17:41 - Capitolo 15: 14.
Ciauuuuu!!!! in verità quì non ti eri persa molti capitoli XD stavo abbastanza indietro con questa storia.
In verità non sapevo nemmeno che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo, è stata la storia a deciderlo (sembro una pazza quando dico queste cose, ma purtroppo è vero O.O non ho mai una trama definita quando scrivo, è il foglio bianco di word ad ispirarmi XD)
cmq sono felice che il capitolo ti sia piaciuto *____*
Baci e Buon anno
TheDuck [Contatta] Segnala violazione
30/11/09, ore 19:30 - Capitolo 15: 14.
Ciauuuu & Buon Anno!!!!!
ahahahh un bel casino vero?
bhe, quì c'è anche di peggio... diciamo che la causa di tutto è l'indecisione di Delia XD che è una persona con un carattere abbastanza difficile.
di per sè è molto confusa... ma probabilmente perchè alla fine non ha ancora incontrato colui di cui ha veramente bisogno.
simo87 [Contatta] Segnala violazione
23/11/09, ore 22:10 - Capitolo 15: 14.
ahahahah mi sa che adesso vorrai strangolarmi. Speravi che alla fine Rafael ci sarebbe riuscito?? XD ops... diciamo che la fine ha sorpreso anche me, e l'epilogo forse ancora di +!
(so che è strano, ma ribadisco sempre che io non ho mai una trama in mente, sono le storie che si scrivono da sole man mano XD ... sono pazza ♀♪)
Buon anno!
conci [Contatta] Segnala violazione
23/11/09, ore 10:07 - Capitolo 15: 14.
Grazie mille!!! spero tantissimo che anche questa fine un pò strana ti sia piaciuta!
Naturalmente manca ancora l'epilogo che è già mezzo scritto, quindi sarà postato a breve.
Baci e Buon Anno!
Bella_kristen [Contatta] Segnala violazione
22/11/09, ore 19:02 - Capitolo 15: 14.
ahahahahaha entrato e uscito di scena, il povero Rafael!
Anche se per lui ho in mente qualcosa per l'epilogo, ma non dico nulla anche perchè mentre finisco di scriverlo potrei decidere di cambiare tutto! @___@
hihihi
al max metto un piccolo spoiler del prox chappy
baci e Buon anno!

Miki loves Yuu [Contatta] Segnala violazione
22/11/09, ore 16:28 - Capitolo 15: 14.
Buon Anno!!!!
ahahahahah come vedi non è successo quello che doveva succedere.
Manco fosse una novità XD scrivo sempre cose senza senso ahahahaha
cmq l'epilogo sarà molto + allegro! XD spero... hiihi
bacii

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Il capitolo precedente credo non sia proprio piaciuto notando le recensioni super scarse. BHe, devo ammettere che mi dispiace, ma mi fa capire che questa storia era davvero da concludere. Quindi accantono l'idea di un piccolo seguito che avevo in mente (tanto il tempo è decisamente poco. Mi applicherò in una revisione della storia ^^)

Bhe, che altro dire... questo è l'epilogo che pone finalmente fine a questa storia, spero sia di vostro gradimento anche se credo che non fosse come lo avevate immaginato., (mi piace sorprendere XD) 

Spero nessuno di voi attenti alla mia vita. Cmq tralasciando gli scherzi ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita, in particolar modo chi ha commentato XD (mi sono fatta certe risate con i commenti/minacce ahahahahah). Spero tanto di avere un parere finale  anche dai lettori sino ad ora silenziosi, soprattutto se si tratta di critiche per migliorare (in modo da capire i miei errori in vista della revisione della storia =^^= )

Baci!! ♥

Alla prossima!

Epilogo

Erano trascorsi cinque anni dal fatidico “si”.

Avevo accettato di intraprendere nuovamente una relazione con Luca, ignorando quali sarebbe stati i risvolti della mia scelta.

Come era prevedibile Rafael non gradì affatto la notizia.

Non vi furono scenate o recriminazioni di alcun tipo, semplicemente decise di accantonare ogni possibilità di riappacificazione. Si stabilì definitivamente in Spagna, benché questo gli impedisse di vedere regolarmente sua figlia.

Probabilmente per lui quello fu un grande sacrificio, ma tanto era il rancore nei miei confronti ed il desiderio di allontanarsi per sempre dalla sottoscritta che preferì evitare il più possibile i contatti. Non avrebbe accettato di vedermi con un altro, ma soprattutto con Luca.

In fin dei conti sapeva che prima o poi sarebbe accaduto! Come mi aveva confessato tempo dopo, conscio che quella mia e di Luca fosse una questione irrisolta, aveva sempre temuto un nostro ricongiungimento.

Rimuginandoci compresi quante sofferenze avevo inflitto a Rafael, pur non volendo. Aveva vissuto nel muto terrore di un mio improvviso allontanamento, e per come erano andati i fatti non aveva poi avuto alcun torto.

Contro ogni mio pronostico era accaduto ed io avevo ceduto a Luca, rinunciando a quello che sino a quel momento era stato il mio miglior amico.

Sebbene fosse orribile per me ammetterlo, me ne ero pentita amaramente.

La relazione con Luca durò tre anni tra alti e bassi, più bassi che alti. I nostri caratteri per certi versi troppo simili, almeno nei difetti, ci impedivano di comunicare adeguatamente. La tendenza a rifuggire dai problemi portò in breve tempo la nostra coppia al collasso, permettendomi di comprendere come in realtà i programmi che avevamo ideato durante la nostra adolescenza non avrebbero mai avuto modo di realizzarsi.

Una casetta per noi, una bella famigliola numerosa…

Ero certa che se non fossi partita per l’America, nel giro di qualche anno avremmo interrotto i contatti, rompendo quella relazione e intraprendendo qualcosa di più profondo e meno infantile con altre persone.

Quella non sarebbe stata che una bella esperienza adolescenziale di cui serbare un buon ricordo.

Invece gli eventi non ci avevano dato l’opportunità di comprendere quanto fossimo inadeguati l’uno per l’altro, almeno sino a quando non avevamo tentato.

Non avevamo futuro e non l’avremmo mai avuto.

L’anno seguente alla nostra rottura Luca tentò un riavvicinamento a sua moglie, miseramente fallito poco dopo. Non so cosa gli accadde in seguito, perchè interrompemmo i contatti definitivamente.

Non che temessi di ricedere nel medesimo errore, assolutamente. In realtà la rottura era stata abbastanza brusca e le uniche informazioni di cui ero in possesso erano giunte tramite il chiacchiericcio di amici di amici.

Sbuffai sommessamente controllando l’orologio.

Mi trovavo all’aeroporto di Capodichino, attendendo l’arrivo di Sophia, che aveva trascorso le feste di Natale in Spagna con suo padre e la sua nuova famiglia.

Ebbene si, Rafael si era sposato qualche anno dopo con un’insegnante d’asilo. Una ragazza conosciuta ad una festa, che a quanto pareva lo aveva immediatamente conquistato. Avevano convissuto per un anno per poi convolare a nozze.

Sei mesi fa Lena gli aveva dato il suo secondogenito: Fernando.

Un bambino dal caratterino sveglio. Sophia, inizialmente pareva non gradire l’idea di dover dividere le attenzioni di suo padre con qualcun altro, soprattutto considerando la sofferenza che le arrecava poter limitare le sue visite a pochi periodi. Non che Rafael non tentasse di raggiungerla quando poteva, ma il lavoro e la nuova famiglia lo impegnavano a tal punto che un simile spostamento poteva avvenire solo di rado.

Sophia, dal canto suo, poteva allontanarsi da casa solo durante le festività, che trascorreva interamente da lui.

Questi non erano che i risvolti della mia scelta.

Inizialmente non avevo affatto gradito la prospettiva di non poter godere della presenza di mia figlia durante le vacanze, che fosse Natale, Capodanno, estate. Ma in fin dei conti non era che mia la colpa di una tale distanza e mi ero arresa all’evidenza comprendendo di non poter fare altrimenti.

Nonostante ciò Sophia, forse merito della differenza d’età, aveva pian piano accettato Fernando impersonando alla perfezione il ruolo di sorella maggiore. Portava sempre una foto del piccolo con sé, mostrandola a tutte le sue amiche e, munita di web-cam e computer, tutte le sere pretendeva di poter vedere lui e il padre, almeno per la buona notte.

Anche il rapporto con Lena era maturato con il tempo. Il carattere mite e dolce di quest’ultima era riuscito a conquistare la fiducia di mia figlia. Inizialmente notai un certo rancore verso la donna che le aveva portato via suo padre, essendo che prima del loro incontro Rafael era in grado di spostarsi più assiduamente, poi crescendo aveva iniziato a comprendere che la situazione era stata abbastanza ingarbugliata da prima del suo arrivo.

Ingarbugliata è un eufemismo!

« Mamma. » una voce squillante attirò la mia attenzione e involontariamente le mie labbra si incurvarono in un sorriso più rilassato.

Un piccolo tornado dai capelli neri mi investii in pieno, travolgendomi con il suo solito entusiasmo.

« Mamma, come sono felice di essere tornata a casa. Lo sai che Fernando ha detto la sua prima parola e ha chiamato me. Certo, non ha detto Sophia, ma un nome strano… gliaqualcosa. – esitò prendendo fiato e saltellando incurante degli sguardi divertiti e incuriositi dei presenti. – Abbiamo aperto i regali e indovina cosa mi ha regalato papà? Una macchina fotografica digitale stupenda. »

Il suo ciarlare continuò ancora per un po’ mentre io fissavo il mio allegro scricciolo. L’esuberanza era una dote che aveva ereditato dalla sottoscritta, anche se visibilmente più accentuata. Fisicamente non mi somigliava granchè.

I capelli neri e lisci ricadevano lunghi sino a metà schiena, gli occhi verdi possedevano un taglio molto simile a quello di Rafael così come la forma del viso. Da me sembrava aver ereditato il fisico longilineo, ma soprattutto il carattere. Non possedeva nulla della tranquillità e della pacatezza di suo padre, che di tanto in tanto mi rimproverava bonariamente di aver generato un mio piccolo clone.

E come dargli torto!?

« Sophia, hai la capacità di sfiancare la mamma in meno di dici minuti. » scherzai deliziandomi del suo tenero broncio.

Aveva ormai compiuto dieci anni ed era una splendida ragazzina pronta ad entrare nella pubertà e nei suoi problemi. Una prospettiva che mi spaventava non poco ma che per il momento non era tra le mie preoccupazioni principali. Avevo trascorso le vacanze sommersa tra merletti, abiti, torte nuziali, cercando di trovare un attimo di respiro tra la moltitudine di impegni che mi sommergevano. Il lavoro presso l’azienda di mio padre era come al solito sfiancante, ma ciò che mi opprimeva maggiormente, al momento, era l’organizzazione del matrimonio.

Una cosa di per sé mai semplice e poi quando si tratta del proprio c’è il fattore isterismo che complica ulteriormente la situazione.

« Zio Matt? »

Sophia mi distolse dai miei pensieri, osservando la moltitudine di persone presente in aeroporto.

« A casa. Sta cercando di preparare il pranzo. » ghignai al pensiero nel mio povero futuro marito alle prese con pentole e fornelli. Non mi sarei sorpresa di trovare, una volta di ritorno, la casa completamente in fiamme. Matt, diminutivo di Mattia, era laureato in ingegneria navale e lavorava presso un’azienda abbastanza rinomata. Lo avevo conosciuto poco dopo la mia rottura con Luca, grazie ad alcuni amici in comune. Avevamo iniziato ad uscire quasi subito, ma senza nessun particolare impegno. Ero ancora abbastanza scossa per Luca e per il matrimonio di Rafael. Riguardo a quest’ultimo, per quanto fossi conscia di non amarlo, il suo allontanamento era stato non poco destabilizzante e la consapevolezza che mi avesse completamente dimenticata mi aveva stranamente ferita.

Un comportamento molto egoistico, forse alimentato dal senso di insoddisfazione che avevano comportato le mie azioni.

Avevo scelto certa di un futuro roseo, rinunciando a colui che era stato il mio più grande sostengo e la mia famiglia.

E mi ero pentita.

Probabilmente fu anche quello a logorare la mia storia con Luca. Il pensiero che la sua presenza ed il suo ritorno mi avevano inevitabilmente condotta a porre da parte una persona che aveva avuto un ruolo importantissimo nella mia vita e che inevitabilmente, volendo o meno, ne avrebbe fatto parte.

Restava in ogni caso il padre di Sophia.

Tutto ciò aveva generato un misto tra senso di colpa e rammarico, che come una piccola bomba ad orologeria era stata lì, latente, pronta a scoppiare da un momento all’altro.

Quando avevo incontrato Matt avevo ripreso la “filosofia di vita” che perseguivo al collage.

Tanto sesso e nessun legame.

Era il mio modo per affrontare i disastri che avevo causato e di tentare di trarre conforto in qualcosa che non fosse Sophia. Ero consapevole di averle procurato una tremenda sofferenza separandola dal padre ed il senso di colpa aumentava comprendendo di non poterle assicurare una vera famiglia.

Era un circolo vizioso. Più stavo male più mi rifugiavo in storie senza importanza.

Infantile e poco coscienzioso da parte mia, eppure il sesso era divenuto il mio anestetico naturale.

Poi non so cosa accadde e non so perché, ma gli incontri con Matt si intensificarono fino a rendere radi quelli con gli altri uomini. Trascorreva a casa mia la notte sporadicamente, e quando accadeva talvolta si divertiva a giocare con Sophia che da allora aveva iniziato a chiamarlo “zio”.

All’epoca, la mia bambina, poco comprendeva della situazione in cui mi trovavo, o forse ero io ad illudermi che fosse così, fatto sta che quel rapporto con Matt, dapprima superficiale, si trasformò in altro.

Per la prima volta dalla mia partenza per l’America mi sentivo libera di vivere una relazione con un uomo senza pensieri. Luca ormai era definitivamente uscito dalla mia vita, portando con se solo rammarico e delusione, mentre Rafael, complice la distanza e la sua relazione, aveva deciso di “perdonare” in parte il mio comportamento permettendoci un rapporto quanto meno civile.

Con Matt era stato tutto nuovo.

Un  rapporto senza drammi o illusioni. Un rapporto semplicemente maturo e sereno, fondato sull’amore reciproco e sul rispetto. Un rapporto con i suoi piccoli bisticci e le riappacificazione.

Con lui ho trovato il mio equilibrio.

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