Niña di Shinalia (/viewuser.php?uid=68696)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** 15. ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Fra
uomo e donna non
può esserci amicizia.
Vi
può essere
passione, ostilità, adorazione, amore,
ma
non amicizia.
O.Wilde
Gli
ansiti
riempivano la piccola stanza del dormitorio, saturando il surreale
silenzio che
si era creato al termine della festa.
Alle
prime luci dell’alba ognuno si era diretto verso la propria
stanza, per trovare
un attimo di riposo e riordinare i pochi oggetti che ancora non erano
stati
riposti nelle scatole.
Sarebbe
stato
l’ultimo giorno in quella piccola camera, l’ultimo
giorno con coloro che
considerava amici, l’ultimo con Rafael prima della sua
partenza.
Quella
notte
avevano festeggiato facendo baldoria come mai prima di allora, per
scambiarsi
un felice arrivederci, perché per nulla al mondo avrebbero
interrotto i
contatti … di questo erano entrambi certi! Eppure quella
notte la tristezza
mista all’alcol avevano creato un’occasione che gli
si sarebbe ritorta contro,
provocando esiti imprevisti. Frantumando quelle convinzioni e quei
progetti che
il futuro aveva in serbo per loro.
A volte basta
solo
un piccolo gesto per vanificare speranze e sogni, ma forse
non tutto è perduto.
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Capitolo 2 *** 1. ***
Betato by Digghi
La vera amicizia è una pianta che cresce
lentamente
e deve passare attraverso i traumi delle
avversità
perché la si
possa chiamare tale.
George
Washington
1.
La
sveglia iniziò
a suonare incessantemente riempiendo il silenzio della stanza e
risvegliandomi
dal mio stato di torpore.
Strano… questo non mi sembra il solito
suono.
Comprendendo
di essere ancora
stordita per il sonno ed
incapace di pensare coerentemente, mi protesi verso
quell’aggeggio infernale
che aveva osato disturbarmi. Purtroppo qualcosa di stano
intralciò il percorso
del mio braccio, seguito da un
“Ahi”
Spaventata
strabuzzai gli occhi alzandomi di scatto e quello che vidi non mi
provocò
quello che si può definire un buon risveglio.
Tutt’altro.
“Cazzo!”
urlai in
preda al panico, portandomi le mani alla bocca.
“Uhm …
Delia per carità non urlare … la tua
voce assordante di prima mattina non è il massimo per le mie
povere orecchie”
biascicò rigirandosi nel letto.
Mi
portai le mani
alla tempie iniziando a massaggiarle, in attesa che anche Rafael si
rendesse
conto del piccolo e non insignificante dettaglio.
Cosa ci facevo io nel suo letto alle sei di
mattina?
Non
ci volle poi
molto, la sveglia continuava a trillare insistentemente, ridestandolo
dal suo
stato catatonico. Lo vidi aprire gli occhi assonnati e scrutare la
stanza fino
a giungere sulla mia figura, con un’espressione non poco
sconvolta.
“P…
perché diamine
sei nel mio letto?” balbettò “ per
giunta coperta solo da un lenzuol …” si
bloccò e iniziò a tastarsi notando di essere
altrettanto nudo.
Inarcai
un
sopracciglio rivolgendogli un’occhiata esasperata, ma la mia
calma durò ben
poco.
“Razza
di .. grrr
… hai capito finalmente perché stavo
urlando?” imprecai alterandomi.
Deglutì
rumorosamente “Secondo te abbiamo …”
domandò timoroso, non riuscendo a
concludere la frase a causa del pressante imbarazzo.
Annuii “non vedo altre
spiegazioni” borbottai,
accompagnando le mie parole con un gesto teatrale.
“Ma
come?”
Corrugai
la fronte
rivolgendogli un’occhiataccia scettica.
Non poteva averlo davvero chiesto.
“Vuoi
un disegnino
per caso?” mi trattenni dal tentare di strangolarlo.
Ogniqualvolta Rafael si
agitava iniziava a porre domande senza senso e a balbettare. Non era
proprio il
massimo in una situazione tanto delicata.
“Dobbiamo
aver
bevuto parecchio” constatò passandosi una mano sul
volto.
“Tu
dici? Io lo
sapevo che non dovevo bere … ma tu Dai
Delia che sarà mai? Ci facciamo qualche birretta oppure
Dai piccola prendi questo liquore
dall’aspetto orribile e dall’odore nauseabondo e
ubriacati finendo a letto con
il tuo migliore amico” sibilai furente
Sospirò
sommessamente. Ormai dopo cinque anni di collage aveva compreso che
tentare di
farmi ragionare durante una sfuriata era pressoché
impossibile. Quindi si
limitava ad assecondarmi ed ad asserire con il capo sino al termine del
mio
sfogo.
Tuttavia
ciò non
faceva che aumentare la mia irritazione.
“E
smettila di far
si si con la testa senza rispondere! Dannazione! Tira fuori un
po’ di carattere!”
sbraitai alzandomi dal letto e coprendomi con il plaid che giaceva a
terra,
probabilmente per i movimenti notturni.
“Senti
Delia”
disse dolcemente “Credo che agitarsi in questo modo sia
inutile, ora come ora
non credo ci sia rimedio, quel che fatto è fatto e
..” lo vidi interrompersi e
deglutire rumorosamente. Non compresi immediatamente il motivo, ma
seguendo il
suo sguardo notai di avere gran parte del seno in bella mostra, a causa
della
foga doveva essersi scoperto.
Arrossì
fino alla
punta dei capelli e dopo essermi avvolta nell’infida coperta
che avevo tra le
mani, lasciai la stanza di corsa. Non era usuale per me imbarazzarmi,
tutt’altro, ero praticamente stata a letto con il trenta
percento dei ragazzi
del collage in quegli anni, trovando in questo un ottimo diversivo allo
studio
pressante.
C’è chi gioca a scacchi, chi
prende lezioni
di danza e chi come me si dedica ad un’attività
altrettanto interessante, il
sesso.
Ma
questa volta
era diverso, non era un ragazzo qualsiasi quello con cui ero stata, ma
Rafael,
il mio Rafael. Ci eravamo conosciuti il primo anno, entrambe matricole
del
corso di architettura, seguivamo insieme le lezioni e pian piano
avevamo fatto
amicizia. Non avevo mai creduto all’amicizia tra uomo e
donna, ma da quando lo
avevo incontrato quella mia convinzione era miseramente crollata.
Rafael era
speciale, un ragazzo dolcissimo ma allo stesso tempo caparbio, uno dei
pochi in
grado di tenermi testa nei miei momenti di follia – impresa
alquanto ardua. Mia
madre non faceva che riprendermi per il mio carattere , sottolineando
quanto
sapessi essere insopportabile, eccessivamente irascibile e permalosa.
Un mix
orribile, ma a quanto pareva, con i ragazzi il fatto di essere carina
compensava il mio caratteraccio.
Sgattaiolando
per
i corridoi, senza curarmi di recuperare i miei vestiti, corsi verso la
mia
stanza. Pessima idea, a quell’ora la struttura era gremita di
gente e mi
giunsero non poche occhiatacce scandalizzate. Dal canto mio non mi
sarei certo
mostrata imbarazzata dinanzi a quel branco di zoticoni e forte del
pensiero che
tra meno di quarantotto ore avrei lasciato questo posto, continuai a
camminare
tranquilla e a testa alta.
Da
lontano riuscii
a vedere la porta della mia camera, che mai come in quel momento mi
parve
allettante e inconsciamente accelerai il passo per poter finalmente
trovare
riparo da quella situazione sgradevole.
Se il buon giorno si vede dal mattino
allora è meglio che mi barrichi in bagno e non mi azzardi ad
uscirne fino al
nuovo giorno.
Arrivata
dinanzi
alla porta mi accorsi di essere sprovvista di chiave, che naturalmente
doveva
essere rimasta nei jeans o nella borsa. Presi un bel respiro per
placarmi e sperai
vivamente ci fosse la mia compagna di stanza, Jenny. Bussai
delicatamente alla
porta, ma non ci fu risposta ed iniziai seriamente a preoccuparmi.
Presa dallo
sconforto continuai a bussare, intensificando i colpi di volta in
volta, e poco
mi ci volle prima di iniziare ad urlare, sotto lo sguardo sbigottito
dei
passanti e le occhiatacce truci delle ragazze delle stanze vicine,
probabilmente svegliate da mio fracasso.
Dopo
cinque
minuti, nei quali avevo mentalmente imprecato nelle più
svariate lingue, Jenny
con un’espressione assonnata aprì la porta,
venendo prontamente fulminata dalla
sottoscritta.
“Del
…” le parole
le morirono in gola notando il mio abbigliamento poco consono e si fece
immediatamente da parte per farmi entrare.
“Ma
che diamine
hai combinato? Che cazzo ci facevi mezza nuda nel corridoio”
urlò passandosi le
mani tra i cappelli, che in quel momento sembravano
un’immensa balla di fieno.
Un
sorriso
increspò le mie labbra, facendomi guadagnare
un’occhiataccia non poco turbata
dalla mia amica.
“Era
una scommessa
o una delle tue solite cavolate?” sbottò indignata
Scossi
il capo “Ma
che, magari!” esitai il tempo di accomodarmi sulla
poltroncina bianca
all’ingresso “Ho fatto un casino”
biascicai calando il capo
“Chi
ti sei
scopata stavolta?” borbottò
sconfitta.
Ormai aveva ben compreso le mie distrazioni e seppur non le
condividesse, si
era arresa all’evidenza. In questo eravamo molto diverse,
infatti lei era la
tipica ragazza con “la testa sulle spalle”,
costantemente dedita allo studio
che le dava più che ottimi risultati, fidanzata con il suo
ragazzo del liceo da
ormai una quantità di anni per me inconcepibile e
… tremendamente buona. Certo,
fino a quando non la si faceva incavolare, a quel punto diveniva una
belva, in
grado addirittura di soppiantarmi nella classifica delle più
stronze del
collage. In cui mi ero facilmente guadagnata la settima posizione e ne
andavo
più che fiera.
“Allora?”
sbottò
la mia amica in attesa di una risposta, ridestandomi dalle mie
elucubrazioni
Presi
un bel
sospiro, dipingendo sul mio volto un’espressione eloquente
“Rafael”
_____________________________________________
Wow
grazie mille per i commenti, spero tanto che i capitoli siano
all'altezza delle vostre aspettative. è il primo originale
che posto ed è anche decisamente diverso dal mio stile! Ma
mi piace provare XD
un enorme
bacio
by Manu
|
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Capitolo 3 *** 2. ***
Betato
by Digghi
Risposta
recensioni a fine pagina
2.
Talvolta
i nostri difetti ci legano
l'uno all'altro
tanto strettamente quanto la
virtù stessa.
Luc
de Clapiers de
Vauvenargues
“che
cazzo hai fatto? Devi essere totalmente impazzita …
possibile
tu non faccia altro che combinare guai? Siete amici da cinque anni
… amici da
cinque anni ti rendi conto” le urla disumane della mia amica
si dispersero
nella stanza. Da circa quindici minuti non faceva altro che sbraitare
senza
riprendere fiato.
Mi
chiesi come potesse gridare in quel modo! Avrebbe di certo
potuto diventare una cantante con quei polmoni, peccato fosse stonata
come un
campanile. Rabbrividii al ricordo della serata al karaoke, in cui
meditai
seriamente l’omicidio colposo.
“Ma
mi stai ascoltando” borbottò irritata stringendo i
pugni.
“Calmati,
dovrei essere io ad urlare in preda ad una crisi
isterica”
“ma
se sei calmissima” rimbeccò acidamente
“Certo
… tu stai urlando per entrambe! Tra un po’
qualcuno ci verrà
a bussare per disturbo della quiete pubblica!” replicai
sconvolta.
“Ma
se siamo nella nostra stanza!”
Alzai
gli occhi al cielo esasperata, non aveva fatto che peggiorare
la mia emicrania post sbornia.
“senti
.. ho bevuto! Questo è stato il mio errore .. ho fatto una
cazzata grande come una casa.” Borbottai portando le mani sul
viso per coprire
il tremendo senso di vergogna.
Lei
sbuffò spazientita “Quel che è fatto
è fatto” mormorò
rassegnata. Ponendo finalmente termine a quello sfogo assurdo.
“Ma
adesso?” chiese rivolgendomi un’occhiata curiosa e
furbetta.
Conosceva perfettamente i miei punti deboli e come utilizzarli a mio
discapito.
In questi anni si era volontariamente assunta il compito di mia
coscienza
morale. E anche se le scocciava ammetterlo non aveva raggiunto grandi
risultati, ma almeno la pazienza non le mancava.
Un
lamento uscii dalla mia bocca. La preferivo quando urlava,
quella domanda mi stava vorticando nel cervello da ore, senza che
potessi
trovare una risposta decente.
“Considerando
che non vi vedrete per un po’ visto che lui
tornerà
in Spagna e tu in Italia, cosa avete intenzione di fare?”
“non
ne abbiamo parlato!” ammisi mordendomi nervosamente le labbra.
“Basta
mi arrendo … vatti a fare una doccia e poi vai da lui a
discuterne!”
Annuii
dirigendomi verso il bagno. Sentii il mio corpo impregnato
dell’odore di alcol che già normalmente mi
procurava una gran nausea, ma nel
post sbornia era insostenibile. Sperai vivamente che una bella doccia
calda
potesse placare i miei nervi.
Il
getto d’acqua scivolava sul mio corpo donandomi una
momentanea
sensazione di benessere, distraendomi dai miei nefasti pensieri, almeno
in
parte.
Non
avevo alcuna intenzione di rovinare la mia amicizia con Rafael,
era stato il primo ragazzo con il quale ero riuscita ad istaurare
un’amicizia
duratura ed intensa, che non avesse scopi sul piano fisico. Non potevo
comprometterla, ma sapevo perfettamente come in casi come questo
l’imbarazzo
finisse per pregiudicare tutto e le circostanze non avrebbero aiutato.
Se
avessimo continuato a frequentarci prima o poi la situazione si sarebbe
appianata, ma con l’imminente partenza si stava complicando
tutto.
Ecco
perché
odio l’alcol.
L’acqua
con il passare dei minuti iniziò a freddarsi,
costringendomi ad uscire per evitare di aggiungere l’ennesimo
motivo per
considerare quella la giornata peggiore del secolo. Il nervosismo e
l’ansia
stavano attanagliando il mio povero stomaco e il non aver fatto
colazione non
aiutava. Stanca e infreddolita mi diressi verso la cucina, ancora
avvolta
nell’accappatoio di spugna bianco, per trattenere il calore
della doccia sul
mio corpo. Per la prima volta non feci alcuna sosta vicino allo
specchio, perché
mi sentii realmente uno schifo e il vedere il mio viso non avrebbe
acquietato
il mio desiderio di prendermi a schiaffi per aver rovinato una delle
cose
veramente belle che la vita mi aveva concesso. Tutt’altro.
Potevo sembrare felice e
spensierata, una di quelle ragazze che ottiene dalla vita tutto
ciò che vuole e
desidera, anche grazie alla famiglia agiata che le permetteva un tenore
di vita
ottimo e senza alcun pensiero o fatica. Eppure … avevo
sempre odiato il dover
essere costretta a frequentare questo posto, non era ciò che
desideravo. Non
era questo il futuro che progettavo per me … quando i sogni
non erano stati
ancora totalmente infranti e calpestati dall’orgoglio dei
miei genitori.
Ma
nonostante tutto non ero io a poter decidere, anche se magari se
fossi stata abbastanza forte da oppormi adesso non sarei in questa
situazione.
Architettura
… uff … non era decisamente nei miei progetti!
Addentai
il mio muffin persa nei pensieri tetri. Ero giunta qui in
America come studentessa universitaria, per studiare nella struttura
più
prestigiosa e poter apprendere perfettamente l’americano,
tanto da poter
portare avanti trattative internazionali senza alcun problema, quello
sarebbe
stato il mio compito quando avrei iniziato a lavorare. O almeno questo
desideravano i miei genitori. Molte persone ritenevano fossi fortunata
ad avere
la possibilità di lavorare nell’azienda di mio
padre, non fosse che era
ritenuta una delle più prestigiose del campo, ma per me di
fortuna ce ne era
ben poca.
“Ancora
a far colazione” mi ammonii Jenny scrutandomi frustrata.
Io
continuai a sperare che un giorno, magari non troppo lontano,
decidesse di abbandonare il ruolo di coscienza. Di tanto in tanto mi
ricordava
il grillo parlante di Pinocchio, almeno nei modi irritanti.
Sbuffai
fingendo di non sentirla e abbandonando la mia postazione.
Lo stress non era svanito per nulla e decisi di ricorrere al mio metodo per scaricare la tensione.
Certo avrei potuto trovare qualcosa di più nobile, ma il
sesso era l’unica
attività in grado di distendermi e distrarmi completamente.
Anche se pensandoci
era il motivo del mio attuale problema.
Ironia
della
sorte.
Ignorando
il mio ultimo pensiero recuperai una magliettina
attillata ed un paio di jeans e dopo essermi vestita frettolosamente mi
diressi
in camera del mio compagno di letto preferito:
“Alan”. Bello, decisamente un
bell’esemplare di ragazzo. Moro con gli occhi azzurri, fisico
interessante,
palestrato ma non eccessivamente … se non fosse per la sua
palese stupidità. Ma
per quello che mi serva andava più che bene. Generalmente
quello era
considerato il tipico ragionamento da ragazzo, ma per strani motivi non
potevo
fare nulla oltre che condividerlo. Non avevo intenzione di legarmi
sentimentalmente a qualcuno, in primo luogo perché non avevo
mai trovato
qualcuno di così stimolante da riuscire ad attirare la mia
attenzione sia
fisicamente che intellettualmente, non che io fossi un genio ma almeno
ero a
conoscenze del significato della parola “concupiscente”.
Neanche ricordo che definizione era stata in grado di
partorire la mente contorta di Alan, ma da quel giorno avevo compreso
non fosse
il caso di tentare di fare conversazione con lui. Una saggia decisione,
almeno
per non minare ulteriormente la mia sanità mentale,
già precaria.
Arrivai
dinanzi alla sua stanza e
dipingendomi sul volto quell’espressione maliziosa che lui
adorava bussai
delicatamente, appoggiandomi allo stipite della porta.
Non
dovetti attendere molto per
ritrovarmi Alan avvolto solo da un asciugamano che mi scrutava
decisamente
compiaciuto, sapeva benissimo che le mie visite avevano sempre un
preciso
scopo. Io intanto lo fissavo dalla testa ai piedi sorridendo, erano
mesi che a
causa degli ultimi esami e della discussione della tesi, non ero stata
in grado
di svagarmi come mi concerneva. In realtà avevo inaugurato
il termine della mia
clausura imposta con Rafael. Scrollai leggermente il capo per scacciare
i
brutti pensieri e spinsi Alan all’interno della casa
richiudendo la porta
dietro le mie spalle.
“è
da un po’ che non ci si vede” constatò
sorridendo sornione
Annuii
e scrollai le spalle, guardandomi
attorno e osservando la stanza pressoché identica
dall’ultima mia visita. A
differenza mia lui non aveva ancora terminato gli studi e non era
costretto a
rinchiudere tutti i suoi effetti personali in delle anguste scatole.
“Domani
parto” comunicai avvicinandomi al
divano sedendomi sul bracciolo e facendogli segno di raggiungermi.
Non
si curò assolutamente della mia
affermazione e cautamente si sedette sul divano accanto a me,
trascinandomi a
cavalcioni sopra di lui.
“Uhm
… interessante” mormorai iniziando
ad accarezzargli dolcemente il petto, per poi far scendere la mia mano
verso
l’inguine, sfiorandolo appena. Stuzzicarlo era sempre stato
uno dei miei più
grandi divertimenti, accompagnato dalla consapevolezza di suscitare
determinate
sensazioni.
Lui
abbandonato sotto di me si lascò
andare alle mie carezze mentre la sua mano vagava desiderosa sul mio
corpo,
ancora troppo coperto secondo i miei gusti, ma per il momento non ci
badai.
Inizia a baciarli il collo, per poi passare lentamente alla mascella e
al petto
e …
Un’irritante
musichetta interruppe
bruscamente l’inizio dei miei giochi facendomi imprecare
mentalmente, mentre il
povero Alan mugugnava qualcosa del tipo “Butta quel coso e
continuiamo..” o
almeno credo. La tentazione di seguire il suo sagace consiglio fu
immensa, ma
quando notai il nome sul display sentii il cuore salirmi in gola e
mozzarmi il
respiro. Quasi inconsciamente premetti il tasto per rispondere e portai
quell’infernale
e malefico aggeggio all’orecchio
“Pron..to?”
biascicai
“Delia,
tenemos que absolutamente hablar,
riesgo de enloquecer(*)” borbottò agitatissimo.
Stranamente ogni volta che
veniva assalito dall’ansia le sue facoltà
intellettive si riducevano impedendogli
di spiccicare due parole coerenti in inglese e finiva per parlare nella
sua
lingua madre. Normalmente la cosa mi divertiva alquanto e
più volte lo avevo
deriso, ma in quel momento mi sentivo decisamente troppo a disagio per
curarmi
di certe piccolezze.
“Ehm
… “ cercai di rammentare le poche
nozioni di spagnolo apprese “Llego entre algún
minuto (**)” mormorai non
particolarmente convinta. Non attese oltre riagganciando il telefono,
lasciandomi qualche minuto spiazzata.
Oddio
è sconvolto, non credo di averlo mai visto in un tale stato.
Sospirai
sommessamente rivolgendo uno
sguardo sconvolto ad Alan che mi fissava accigliato, probabilmente non
comprendendo assolutamente ciò che era accaduto.
Lo
liquidai velocemente, abbandonando i
miei meravigliosi propositi di distrazione, recandomi verso quello che
in quel
momento consideravo il “patibolo”.
Note
(*)
“dobbiamo assolutamente parlare, rischio di
impazzire” [trad del
traduttore, spero sia corretta]
(**)”Arrivo tra
qualche minuto”
_________________________________________________________________________________________________
simo87:
hihihihi XD bhe diciamo che non è proprio una buona cosa
finire a letto con quello che si considera un buon amico.
clodiina85:grazie
mille, spero che anche gli altri capitoli abbiamo il medesimo
risultato. cmq diciamo che come originale questa è la prima
che posto, le altre due sono in preparazione per dei contest, mentre il
resto delle storie postate sono ff su twilight.
Bella_kristen:
ahahahah sisi nettamente differente! XD ma è questo lo
sfizio, mi piace provare a destreggiarmi con altri generi! spero solo
di non combinare guai!
|
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Capitolo 4 *** 3. ***
Betato by Digghi
Risposta alle recensioni a
fine pagina
Tutte
le passioni ci fanno commettere errori,
ma
l'amore ci induce a fare i più ridicoli.
François
de La
Rochefoucauld
3.
Un
respiro profondo, due respiri
profondi, tre respiri profondi.
Ok…
rischio di andare in iperventilazione.
Uscii
in malo modo dalla stanza di
Alan, troppo intimorita e preoccupata per occuparmi di lui. In fin dei
conti
l’unico suo cruccio sarebbe stato quello di essere stato
interrotto. Dovevo
ammettere che questo genere di relazioni non erano il massimo, ma in
fin dei
conti avevano i loro vantaggi.
Niente
legami, niente problemi.
Lentamente
camminavo verso la stanza
di Rafael, ancora indecisa sul da farsi. La sua voce tremolante e
sconvolta non
era un buon segno. Era sempre stato pacato e razionale, ma questa
situazione
doveva averlo scosso e non poco, e per quanto mi costasse ammetterlo lo
stesso
valeva per me. La nostra era sempre stata una profonda amicizia.
Non
avevo mai pensato a lui per un
rapporto oltre quello, non che fosse brutto …
tutt’altro. La pelle quasi
perennemente abbronzata, occhi verdi e un bel sorriso, circondati da
una massa
di capelli riccioluti che gli conferivano talvolta un’aria un
po’ infantile, ma
tremendamente dolce. Effettivamente non era il mio tipo ma veniva
considerato
da tutte un bel ragazzo, anche se il suo successo con il gentilsesso
era
compromesso dall’eccessiva timidezza e l’aria
schiva.
Molti
si domandavano come fosse nata
quella strana amicizia, soprattutto per la nostra diversità
caratteriale e io
non potevo che condividere tale interrogativo. Eppure con lui mi
sentivo
semplicemente me stessa, nessuna maschera di frivolezza dipinta sul mio
volto,
nessun tentativo di distrarmi da quel destino incombente che avrebbe
distrutto
ogni mio sogno.
Ed
ora … probabilmente avevamo
rovinato ogni cosa.
Per
quanto sapessi di poter reggere –
non senza imbarazzo – la situazione creatasi, ciò
che temevo realmente era la
sua reazione. Quella timidezza che lo aveva sempre contraddistinto lo
avrebbe
portato a chiudersi a riccio, mandando in frantumi uno dei pochi
rapporti sani
che ero riuscita a creare e su cui avrei sperato di poter contare in
futuro.
Non
so per quanti minuti rimasi fuori
quella porta, rigida come un bastone e incapace di muovere anche un
solo
muscolo. Non ero convinta di voler affrontare quel casino che avevamo
combinato,
ma soprattutto non ero convinta di voler essere posta dinanzi alla
cruda
realtà.
Sospirai
pesantemente cercando di
infondermi coraggio. Tentativo vano, infatti , non ero mai stata brava
ad
affrontare le situazioni critiche e forse era questo il motivo per il
quale non
avevo cercato un rapporto serio, oltre al fatto che intendevo
divertirmi prima
di tornare a casa e alla mia vecchia vita.
La
porta si spalancò dinanzi a me
ridestandomi dalle mie elucubrazioni e rivelandomi il mio amico che mi
scrutava
con uno sguardo dolente
Cattivo
segno!
Sembrava
sentirsi in colpa.
“Usted
está aquí (*) “
sussurrò continuando a fissarmi nervoso.
Sbuffai fingendo indifferenza, seppur in quel momento
l’imbarazzo aveva invaso
ogni cellula del mio povero cervello, che agonizzante cercava
già di
riprendersi dalla sbronza colossale della notte precedente.
Se
il buongiorno si vede dal mattino, avrei dovuto sapere che
restare barricata in camera sarebbe stata la scelta più
saggia.
Mi
portai le mani alla testa, massaggiando
leggermente le tempie, sperando di trovare sollievo
dall’emicrania. Con scarso
risultato. “Per cortesia calmati e smettila di parlare in
Spagnolo, le mie
competenze in merito sono alquanto scarne e non ho intenzione di
portare avanti
una discussione in questo modo rischiando di non capirci
nulla” conclusi
tenendo sotto controllo il mio tono di voce.
“Scusa!”
biascicò chinando il capo.
Uno dei suoi peggiori difetti era l’arrendevolezza. Non si
curava di risultare
remissivo, tentava sempre e in ogni modo di accontentare tutti ponendo
da parte
l’orgoglio.
Premettendo
ne possegga ancora, probabilmente è rimasto schiacciato
dalle botte che gli suonarono il primo anno, solo perché la
fidanzata di uno di
quei bulletti si era mostrata un tantino troppo espansiva!
Feci
un cenno con la mano dicendogli
di non preoccuparsi rientrando nella sala galeotta. Ancora non riuscivo
a
ricordare cosa fosse accaduto … nella mia mente aleggiava il
vuoto riguardo la
sera precedente. Nemmeno un ricordo sfocato a farmi comprendere la
dinamica.
Nada
de nada.
“Tu
ricordi nulla?” domandai, dando
voce ai miei pensieri ma tenendo la testa voltata verso la finestra.
“Più
o meno” rispose vago e atono,
facendomi insospettire.
Mi
voltai di scatto assottigliando lo
sguardo. “Sarebbe a dire? Io non ricordo nulla e non riesco a
capacitarmi di
come sia accaduta una follia simile, fossi stata in me non sarebbe
accaduto!
Tutta colpa dell’alcol” bofonchiai maledicendo la
mia scempiaggine.
Una
strana espressione passò sul suo
volto in un lampo, tanto che mi parve di averla solo immaginata. Decisi
di non
curarmene, potevano essere i residui della sbornia che mi provocavano
certi
scherzetti.
Sospirò
passandosi distrattamente la
mano tra i capelli “Ricordo solo che eravamo nel salone
mentre gli ultimi
ragazzi lasciavano la festa e come al solito devo averti proposto di
restare da
me … “ esitò “in fondo non
è la prima volta che resti a dormire da me”
“Con
la differenza che tu dormi sul
divano accanto al letto e che non scopiamo” precisai
nervosamente. Non mi
parevano dettagli da poco
Alzò
gli occhi al cielo “Questo lo so
benissimo … “ precisò distogliendo lo
sguardo.
Gli
feci cenno di continuare, fino a
quel punto la storia mi sembrava plausibile, se non ci fosse stata
l’interferenza dell’alcol sarebbe stata una delle
nostre solite serate. Eravamo
soliti trascorrere intere nottate a chiacchierare di ciò che
ci era accaduto
durante la giornata, del nostro passato, ormai conosceva di me ogni
cosa e lo
stesso io di lui. Quelle erano le mie serate preferite, talvolta
allietati da
qualche bel film che guardavamo con il solo scopo di infierire sui
poveri
attori dilettanti. Soprattutto il genere Horror, dove si concentravano
la
maggior parte delle attricette tutte tette e niente cervello, che
ammettiamolo,
di recitazione non capivano assolutamente un cazzo.
Un
colpo di tosse forzato catturò la
mia attenzione e mi voltai verso di lui, accantonando per il momento i
bei
ricordi.
“Eravamo
ubriachi fradici!” esclamò
contrito
Arcuai
un sopracciglio dipingendomi in
volto la mia migliore espressione scettica “Stai
tergiversando …” lo ammonii
diventando sempre più sospettosa
Deglutì
rumorosamente “Stavamo
chiacchierando e io ti ho confessato una cosa che mi portavo dentro da
anni!”
Scrollai
le spalle “Non ricordo nulla,
credo sarai costretto a ripetere” dissi atona, celando la
curiosità
“Io
sono innamorato di te!” affermò
quasi in un sussurrò che a stento riuscii a percepire
Rimasi
immobile sconvolta da quelle
parole che avevano minato le mie più profonde convinzioni.
“Lasciami
finire, io non ti sono
saltato addosso! Tu hai mugugnato qualcosa e ti sei avvicinata a me e
… ti ho
baciata! Ma tu hai collaborato ed ero ubriaco …
cioè lo eravamo entrambi
.. non mi sono
accorto di quello che
stavo accadendo! Avevo un leggero sentore che quella situazione fosse
sbagliata
ma non ne capivo il motivo … oh per favore Delia non
guardarmi in quel modo”
parlò tutto d’un fiato incespicando in qualche
parola, forse per l’assenza di
respiro o forse per l’ansia e il bisogno di comunicarmi la
realtà dei fatti.
Io
invece troppo sconvolta continuavo
a fissarlo senza proferir parola. Per la prima volta in vita mia non
sapevo
cosa dire.
Lui
notando il mio mutismo, e non
sapendo come interpretarlo, si avvicinò lentamente per poi
iniziare a scrollarmi
e farmi rinvenire dallo stato di schock in cui ero assorta.
Fortunatamente non
mi ci volle molto per riprendere il possesso del mio corpo e della mia
mente.
Mi allontanai di scatto da quello che per anni si era finto il mio
miglior
amico, probabilmente con un fine differente da quello
dell’amicizia.
Non
mi ero mai sentita tanto tradita
in tutta la mia vita, probabilmente perché non mi ero mai
fidata altrettanto di
una persona.
“Non
… toccarmi” sibilai fulminandolo
con uno sguardo carico di odio e rancore
“Delia
per favore … lasciami
spiegare?” mi pregò
“Spiegare
cosa? Che mi hai preso per
culo da quando ci siamo conosciuti? Che quel giorno quando sono venuta
ad
aiutarti e a medicarti le ferite che quegli stronzi ti avevano
procurato tu hai
pensato “Ah bhe, è
carina e si fa
chiunque, quasi quasi provo a diventare suo amico per poi portarmela a
letto”
“ gridai, portandomi le mani al viso in segno di
esasperazione.
Non
può essere, non può essere accaduto tutto questo
“Non
dire sciocchezze … io non mi sono
innamorato della ragazzetta che si scopa chiunque solo
perché non riesce ad
accettare la delusione che la sua vita non sia realmente sua!! Io mi
sono
innamorato di quella ragazza che si nasconde sotto quella maschera di
cinismo e
indifferenza. Di quella ragazza a modo suo troppo fragile e che tu
cerchi a
tutti i costi di nascondere per impedire di restare ferita!”
Lo
schiaffeggiai per terminare quel
soliloquio “Bene, avevo perfettamente ragione a nascondere la
mia fragilità
visto che l’unica persona a cui mi ero realmente rivelata si
è dimostrata la
più falsa tra gli ipocriti doppiogiochisti che mi
circondano” urlai sbattendo
nervosamente i piedi a terra. Sentivo prepotente il desiderio di
avventarmi su
di lui e sfogare a suon di pugni e calci tutto il rancore che provavo,
tutta
l’amarezza e il disprezzo.
Si
portò la mano sulla zona lesa,
massaggiandola leggermente, incredulo del mio gesto “Tu non
capisci!”
“Cosa?
Potresti rendermi partecipe dei
voli pindarici della tua mente e magari spiegarmi il motivo per il
quale mi hai
mentito per tutti questi anni?”
“Io
non ti ho mentito!”
“Si
certo … omissione di verità! Mi
pare lo stesso … ti sei preso gioco di me, io contavo sulla
tua amicizia più di
qualunque altra cosa. Con te mi sono resa vulnerabile …
“ lo fissai adirata
mentre le lacrime iniziarono a scendere copiose. Non riuscivo a
trattenerle, la
delusione e la
rabbia erano troppo e le
mie emozioni stavano venendo fuori come un fiume in piena.
“Io
non avevo nessuna intenzione di
ingannarti! Avevo accettato l’idea di essere solo tuo amico
ed ero sicuro mi
sarebbe bastato! Ma l’altra sera l’alcol ha
praticamente distrutto ogni mia
inibizione”
Lo
bloccai stanca di quelle insulse
giustificazioni che continuava ad addurre, ma che in realtà
non mutavano assolutamente
la realtà dei fatti.
“Hai
tradito la mia fiducia … “
sussurrai prima di allontanarmi sbattendo la porta.
L’ennesima
porta dietro il quale avrei
nascosto il mio passato e i miei rimorsi.
Fu
l’ultima volta che lo vidi prima di
partire per l’Italia, tre ore dopo, anticipando la partenza,
e riprendere la
mia vita di sempre. Credendo di poter tagliare i ponti con quel nuovo
passato
che stavo rifiutando, ma che ben presto sarebbe tornato a tormentarmi.
(*)Sei
arrivata
_________________________________________________________________________________________________________
_LaDe_Cullen: ciaoooo! grazie mille!! mi fa piacere che ti
piaccia, diciamo che si discosta dalle mie su twilight!
Bella_kristen:
credo che qui si sia capito il motivo dell'ansia di Rafael, Delia aveva
capito ben poco! poveraccia ... >.<''
avrilmiki:
davvero??? mi faresti un favore grandissimo! il traduttore che ho non
è granchè! ç_ç
simo87:
ahahahahahah XD ne aveva tutti i motivi hihihi povero Rafy
Anthy:
sisi infatti! mi piace fare le descrizioni man mano e per quella di
Delia dovrebbe essere nel prossimo capitolo! ^^ so che
è una cosa strana XD
Glance:
Grazie mille!!! ^___^ diciamo che Delia ha un caratterino un
pò particolare, ma non è cattiva e spero di
riuscire a farla comprendere bene con i prossimi capitoli
|
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Capitolo 5 *** 4. ***
Betato by Digghi
Risposta commenti fine
pagina
4.
Amore guarda
non con gli occhi,
ma
con l'anima...
William
Shakespeare
Partii
… quella mattina abbandonai l’America. Un luogo
che mi aveva
dato tanto e in cui avevo trovato consolazione per molto. La mia mente
era
ancora annebbiata dalla rabbia e dalla delusione. Sapevo che
probabilmente ero
stata troppo dura con Rafael, ma il suo comportamento mi aveva ferita,
lui
sapeva quanto avevo sofferto, lui sapeva uno dei motivi per il quale
non mi
sarei mai voluta legare … lui di me sapeva tutto, gli avevo
affidato ogni mio
segreto.
Aveva
tradito la mia fiducia e questo non avrei potuto perdonarglielo.
Il
viaggio fu lungo ed estenuante e forse a renderlo peggiore fu la
consapevolezza del ritorno a casa. Come previsto
all’aeroporto trovai mia
sorella Daphne ad attendermi, mia madre era sempre stata attratta dai
nomi
“particolari”, secondo lei un nome deve essere
sempre unico. Ho sempre pensato
che il motivo di questa scelta in realtà era il suo nome:
Anna, abbastanza
comune a Napoli.
Quella
donna è
suonata!
Daphne
ed io non ci somigliavamo granché, tutt’altro,
soprattutto
caratterialmente. Lei sempre perfetta e giudiziosa,
l’orgoglio della famiglia,
fidanzata da svariati anni con un avvocato, con il quale prossimamente
era
previsto il matrimonio. Io … io ero quella scapestrata che
era stata mandata a
Yale per allontanarla da quelle che loro definivano “cattive
compagnie”.
Peccato che di cattivo non avevano nulla, soprattutto Luca, in compenso
le
critiche erano dovute al fatto che lui non veniva considerato adatto a
me …
perché lui era libero da
assurde
imposizioni e io no!
Dettagli
non
trascurabili
“Deliaaa!”
mia sorella si sbracciava con un po’ troppa enfasi per
richiamare la mia attenzione.
Ma
crede io
sia cieca per caso?
“Daphne”
la salutai atona, mentre mi stritolava in un abbraccio. In
fin dei conti lei era l’unica persona che mi era davvero
mancata durante questi
anni, ma non avevo intenzione di darlo a vedere.
Quando
finalmente mi lasciò libera di respirare diede inizio ad uno
dei suoi soliti soliloqui “Devi raccontarmi tutto!
Com’è Yale? C’erano ragazzi
carini? Ti sei fidanzata? Ma lo sai che sei sciupata?” una
serie infinita di
domande a raffica in grado di stordirmi, mentre mi scrutava
attentamente in
cerca di segni di deperimento.
Oh
santa
pazienza qualcuno mi aiuti
“Dai
che ci aspettano più di tre ore di macchina per arrivare a
casa, lì avrai il tempo di controllare tutto e in auto ti
aggiornerò sulla mia
vita sentimentale inesistente”
A
differenza
di quella sessuale … ma questo forse è meglio non
dirlo o rischio di farla
morire di crepacuore. Non voglio averla sulla coscienza.
“Ok,
andiamo! Comunque domani ti sequestrerò, stavo aspettando il
tuo rientro per andare a scegliere il vestito da sposa e poi anche
quello da
damigella” esitò rammentando di aver dimenticato
un piccolo ed insignificante
dettaglio “perché
tu sarai la mia damigella
vero?” chiese sfoderando la sua migliore espressione
supplichevole
Alzai
gli occhi al cielo “Si si accetto, ma a patto che sia io a
scegliermi il vestito, non voglio roba rosa confetto o Dio solo sa
cosa”
bofonchiai incrociando le braccia al petto. Non avevo nessuna
intenzione di
rendermi ridicola
La
vidi sbuffare contrariata. Ci scommetto che aveva già in
mente
qualche vestito rosa pieno di tulle. Rabbrividii a quel pensiero e
raggiungemmo
il nostro piccolo compromesso. Avrebbe avuto la possibilità
di rifiutare i
vestiti che considerava inadatti. Ero quasi certa che questo avrebbe
comportato
settimane prima di trovare il vestito “adatto”, in
grado di soddisfare
entrambe.
Oh
misericordia!
Il
viaggio in auto fu talmente estenuante da farmi rimpiangere
l’aereo.
Mia sorella alla fine non mi aveva lasciato il tempo di aprire bocca ed
era
partita con un racconto infinito di tutto ciò che era
successo a casa negli
ultimi cinque anni, senza omettere qualche ammonimento per le mie
scarse
telefonate. Per mia fortuna aveva conservato un po’ di tatto
e non mi nominò
Luca nel suo resoconto, e le fui grata per questo. Già
temevo l’incontro che da
li a poco sarebbe stato inevitabile, Napoli non è poi tanto
grande …
Sobbalzai
ridestandomi dalle mie elucubrazioni quando Daphne cambiò
nuovamente argomento “Rafael come sta? Immagino sarai
tristissima per la tua
partenza, eravate inseparabili, ero quasi certa che stesse insieme o
che almeno
prima o poi sarebbe successo qualcosa. Ai nostri genitori piacerebbe di
certo,
anche lui si è laureato in architettura vero? Potrebbe
lavorare con te nello
studio di papà …”
Delicatezza
un
corno … certo che lo avrebbero accettato! Lui rientrava
perfettamente nei loro
canoni, peccato non fosse lo stesso per me! Rafael non era mai stato
nulla
oltre che un amico … ma a quanto pare ero l’unica
a capirlo!”
“Daphne
per favore” sbottai contrariata “io e Rafael
eravamo amici
… “ precisai
“Eravate?”
domandò confusa “Che hai combinato?” mi
rimproverò
Strabuzzai
gli occhi “Io?”
Annuii
mesta “Tu hai un pessimo caratterino!“
sentenziò convinta
Se
fossi stata un cartone animato di certo mi sarebbe uscito il
fumo dalle orecchie. Non so cosa mi trattenne dall’urlare, ma
decisi non ne
valesse la pena, ormai ero a casa e dovevo imparare ad ingoiare i
continui
bocconi amari. Mi accucciai sul sedile recuperando il mio fidato ipod.
Vidi
mia sorella alzare gli occhi al cielo e sbuffare ma non me ne
curai.
Trascorremmo
il viaggio nel mutismo mentre ad occhi chiusi mi
facevo circondare dalle note dei Sonata Arctica, in grado di caricarmi
anche nei
momenti peggiori e mi lasciai trasportare dai ricordi, ricordi distanti
…
“Luca
Luca,
dovresti tenere queste zampacce a posto!” lo ammonii
fingendomi indignata.
“Ma
Delia,
dobbiamo approfittarne. I tuoi ti terranno segregata in casa per il
prossimo
mese a causa dell’esame” affermò mentre
continuava a far scorrere la sua mano
sulla mia gamba, insinuandola sotto la gonna.
Ebbi
un
sussulto percependo la mano sfiorarmi l’interno coscia “Possibile tu
non capisca? Se non prendo il
massimo mi sbatteranno a calci fuori di casa!” affermai
contrita
Mi
avvolse con
il suo braccio tirandomi maggiormente verso di se, e iniziando a
baciarmi il
collo risalendo all’orecchio e mordendo delicatamente il lobo.
“Non
vale”
mugugnai “Sei un approfittatore, sai che il collo
è il mio punto delicato”
Lo
sentii
ridacchiare sommessamente tra un bacio e un altro
“Sarà, ma secondo me non
sarebbe un male se i tuoi ti cacciassero di casa”
asserì sicuro
Mi
alzai di
scatto fissandolo sconvolta “Non dire sciocchezze
… ne va del mio futuro, loro
lo fanno per me!”
Si
distese
supino sul letto fissandomi intensamente con i suoi occhi blu mare “Un futuro che
tu non vuoi” precisò
“e poi sai benissimo che nelle loro previsioni
io non ci sono!”
Deglutii
a
vuoto “Cambieranno idea quando capiranno quanto ti
amo” affermai convinta prima
di rivolgergli un sorriso malizioso, decisa a terminare quel discorso
che mi
stava creando non poco disagio. “Abbiamo
un paio d’ore di libertà … “
esclamai stendendomi sul letto accanto a lui. Afferrai
la sua maglia tirandolo verso di me, insinuando le mie mani al di sotto
di
essa, e accarezzando il torace del mio folle fidanzato.
Gradì il mio gesto e ne
approfittò per restituirmi il favore sedendosi a cavalcioni
su di me e
sfilandomi la maglia con poca delicatezza. Continuò a
baciarmi velocemente su
tutto il corpo, passando dal viso, al collo, allo stomaco, ai fianchi e
scatenando così le mie risa.
“Luca
Luca
basta, lo sai che soffro il solletico” urlavo dimenandomi
come un’ossessa,
mentre lui continuava a ghignare divertito.
Finalmente riuscii a divincolarmi dalla sua presa saltando
fuori dal
letto.
“Piccola
peste” ghignò
“Torna immediatamente qui
se non vuoi che ti torturi” mi minacciò con aria
burbera
Memore
della
sua vena vendicativa decisi di raggiungerlo accoccolandomi accanto a
lui che
intanto si era steso sul letto.
“Ti
amo” mi
sussurrò dolcemente sfiorandomi appena le labbra.
“Ti
amo anche
io Lucas …”
Fui
riportata bruscamente alla realtà da mia sorella
“Delia ..
Delia siamo arrivate” mi incitò ancora stizzita
per la nostra conversazione
precedente.
Mi
alzai dal sedile ed uscii dalla macchina con fare annoiato,
lanciando un’occhiata in giro…
Non
è cambiato
nulla … la mia prigione.
____________________________________________________________________________
Bella_kristen:
diciamo che non ha
gradito il fatto di essere presa in giro. In questo il personaggio di
Delia mi somiglia molto, io ci tengo tantissimo alla fiducia, per me
è una cosa che non si conquista facilmente ed una volta che
la si perde divento una specie di bestia XD...
simo87:
può
sembrare strano ma io avrei reagito perfettamente così! XD
so che sembra un comportamento un pò impulsivo, ma voglio
dare un certo realismo a questa storia!
Glance,:
grazie mille .. ^^
sono felice che ti piaccia.. anche se diciamo che da questo capitolo si
inizia a delineare meglio e a comprendere cosa accadrà in
seguito! anche se nulla è certo perchè la mia
immaginazione vaga senza mete certe XD
Lion
E Lamb,: ahahahahahah
ok lei è molto impulsiva, ma Rafael ha tradito la sua fiducia
|
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Capitolo 6 *** 5. ***
Betato
by Digghi
5.
Se
infelice è l'innamorato che
invoca baci di cui non sa il sapore,
mille volte più
infelice è chi
questo
sapore gustò appena e poi gli
fu negato.
Calvino
Contro
ogni mia previsione mia madre ebbe la geniale quanto
sgradevole idea di farsi trovare in casa al mio arrivo.
Iniziamo
davvero male … molto molto male!
In
compenso come al solito non ebbe molto da dirmi se non le solite
critiche, alle quali ero così tanto abituata che le sue
parole erano un
indistinto bla bla bla che riuscivo ad estromettere prima che giungesse
al
livello della consapevolezza.
Tattica
studiata ed approfondita durante gli anni di reclusione in
quella casa e che era giunta ormai a livelli soddisfacenti.
“Tesoro,
ma come sei ingrassata. Dovresti iscriverti in palestra
per le lezioni di cardio fitness, recupereresti la forma
immediatamente!”
mormorò scrutandomi con il suo solito occhio critico.
E
te pareva
che non aveva da sindacare sul mio aspetto fisico.
“mamma
sai benissimo che odio lo sport ed ogni suo derivato. Non ho
nessuna intenzione di perdere il mio tempo in una lurida palestra
gremita di
gente sudata e puzzolente! Comunque anche io sono felice di
vederti” borbottai
ironicamente, trascinando il più velocemente possibile le
mie valige verso le
scale.
Fuga
… fuga …. Fuga …
“Si
si certo … corri a sistemare i bagagli. Ci aspetta una
sessione
urgente di shopping, non puoi certo presentarti a lavoro con quelle
pezze” non
mi sfuggì la nota di disgusto nella sua voce.
Alzai
gli occhi al cielo rivolgendo un’occhiata a Daphne in cerca
di soccorso, almeno morale. Se avesse deciso di non aiutarmi mi sarei
rifiutata
di farle da damigella al suo matrimonio … anche
perché era alta la probabilità
che non sopravvivessi ad una sessione di shopping madre –
figlia.
Non
con mia
madre almeno …
“Non
preoccuparti, accompagnerò io Delia, avevamo già
in programma
un bel giro per negozi, anche perché dobbiamo trovarle il
vestito da damigella!”
cinguettò Daphne sfoderando il suo miglior sguardo da
cerbiatta.
Mia
madre non parve contenta di quella estromissione, probabilmente
delusa di non poter sfogare ulteriormente la sua acidità su
di me, ma alla fine
acconsentì. Cosa poteva rifiutare alla sua perfetta figlia
che si sarebbe
sposata con il perfetto uomo, con un lavoro perfetto?!
Nulla!
In
compenso mia madre si allontanò presto rilasciandomi ai miei
impegni per la giornata, probabilmente andando a sfogare la sua
frustrazione
nella bottiglia di Brandy che aveva nascosto nella sua cabina armadio.
Come se
ci fosse bisogno di nasconderla … avevo scoperto la leggera
tendenza
all’alcolismo di mia madre quando avevo quindici anni,
sebbene potessi
biasimarla solo in parte. La sua vita coniugale non era certo delle
migliori e
non perché mio padre non l’amasse, ma
semplicemente perché amava più il suo
lavoro che la sua famiglia.
“Mi
devi un grosso favore” sibilò Daphne
risvegliandomi dai miei
pensieri, prima di recarsi nella sua stanza a progettare malefici piani
per il
pomeriggio. Mi sarei aspettata di trovarla con una mappa della
città pronta a
cerchiare i migliori negozi che sarebbero stati la tomba delle nostre
carte di
credito.
Sospirai
sommessamente, in fondo preferivo un giro con lei alla
ricerca di abiti da bambolina piuttosto che un pomeriggio sommersa
dalle
amorevoli critiche di mia madre. Il doverle sopportare senza battere
ciglio era
poi un’ulteriore motivo di nervosismo.
Non
sono la
figlia perfetta … e non potrò mai vantarmene
abbastanza conoscendo la sua
concezione di perfezione.
Abbattuta
dal primo round mi recai nella mia stanza per riporre i
bagagli, rammaricandomi per il ritorno anticipato, sebbene fosse per un
ottimo
motivo. Recuperai il cellulare dalla tasca notando l’immensa
quantità di
chiamate e messaggi e sorprendendomi notando il mittente.
“Rafael”
biascicai realmente stupita. Non era certo da lui una tale
insistenza, tendeva sempre ad essere accondiscendente ed accettare le
decisioni
altrui. Percepii un vago senso di colpa farsi strada dentro di me,
sebbene
sapessi di non essere certo nel torto, essendo io la parte lesa ed
ingannata,
sapevo che non era da Rafael prendersi gioco delle persone …
Ma
cosa
diamine gli sarà passato per quella zucca vuota?
La
vibrazione insistente del mio cellulare mi fece sobbalzare.
“Jenny”
mormorai atona rispondendo.
“Delia
sei arrivata a casa? Tutto bene? Tua madre? Hai già
incontrato
Luca? Hai parlato con Rafael ..”
Emisi
un grugnito di disappunto “Per pietà datti una
calmata … mi
stai facendo venire una tremenda emicrania” sbottai
ammutolendola.
Approfittando
del suo silenzio – evento alquanto raro essendo lei
decisamente logorroica – tentai di rispondere alle sue
innumerevoli domande
“Sono a casa e con mio grande disappunto ho avuto il mio,
primo di una lunga
serie, incontro – scontro con mia madre, non che sia una
novità. Comunque non
ho incontrato Lucas e spero vivamente non accada … dopo
tutto quello che è
accaduto non so come reagirebbe – sospirai sommessamente
notando quanto mi
suonavano false quelle mie parole. – ed infine …
non ho parlato con Rafael e
per il momento non credo sia il caso anche se lui non sembra
condividere la mia
necessità di avere un po’ di tempo per
riflettere” terminai in tono vagamente acido.
Odio
essere
forzata a fare qualcosa … possibile che nessuno si decida a
capirlo?
Avvertii
uno sbuffo contrariato dall’altro capo della cornetta ed
immaginai che a breve Jenny avrebbe sputato la sua sentenza. Era
inevitabile …
“Sei una sciocca ..” affermò
Ecco
… come
volevasi dimostrare.
“Ti
stai comportando come una bambina. Sei scappata in fretta e
furia da qui solo per non incontrarlo! Hai mandato al diavolo il tuo
migliore
amico, che ti è stato vicino in questi anni solo per una
piccola bugia. Immagina
cosa ha dovuto sopportare, essendo innamorato di te, vedendoti piangere
per
Lucas … cerca di metterti nei suoi panni” mi
ammonì stizzita.
Quelle
parole mi fecero male, se solo avessi saputo del suo
interesse non avrei mai sfogato su di lui le miei angosce e se questo
era
accaduto non era che colpa sua che mi aveva taciuto la
verità. Con che diritto
ora mi affibbiavano una colpa non mia?
Riagganciai
infastidita e tremendamente irritata. Tutti si
impegnavano ad indicarmi cosa fare, a consigliarmi e a giudicarmi e
decisamente
non ne potevo più. Ero scappata in America con la speranza
di trovare pace, di
dimenticare Luca, di rendere finalmente orgogliosi di me i miei
genitori …
eppure nulla di tutto ciò era accaduto. Sebbene erano stati
innumerevoli i miei
sforzi, nulla era cambiato.
Andare
a letto con dei ragazzi appena conosciuti non mi aveva fatto
dimenticare Luca, tutt’altro. Quante volte avevo desiderato
che quelle mani che
mi toccavano fossero le sue, che quelle labbra che si avventavano sulla
mia
bocca fossero le sue … quante volte mi ero illusa fosse lui
a rispondere con
ardore ai miei baci e alle mie carezze.
Non
è servito a nulla … lui era tutto! Lui era il mio
tutto …
rappresentava ogni mio desiderio e la mia salvezza da questa vita
angusta e
falsa. Lui mi avrebbe allontanata da questa ipocrisia ed io ho
rifiutato la sua
mano tesa convinta che fosse la cosa giusta da fare e che i miei
genitori
avessero ragione.
Non
ci fu mai errore più grande e nulla che potrò mai
rimpiangere
altrettanto.
__________________________________
Vi
ringrazio immensamente per i commenti, mi fanno tremendamente piacere
*______*
*me
felice come una bimba dinanzi ad un albero di Natale*
ehm
.. ok , tralasciamo i miei deliri. Mi dispiace non poter rispondere ad
uno ad uno personalmente, ma lunedi parto quindi mi devo portare avanti
con le storie se voglio continuare a postare, perchè li non
so quanto riuscirò a scrivere! >.<'' adesso
scappo!!
kiss
Manu
|
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Capitolo 7 *** 6. ***
Ed
eccomi con un nuovo
capitolo che vi posto di corsa ... la partenza è stata
rimandata per l'ennesima volta e sono riuscita a scriverlo prima di
partire ^______^
mi
dispiaceva postare
direttamente il 10 .... Vi ringrazio per i vostri commenti ..
e vi rispondo in linea generale. Non è che la madre di Delia
non le voglia bene, al contrario, è solo un suo modo di
comportarsi! Tra l'altro non è un comportamento tanto strano
ed insolito quello dei suoi genitori ...!
Bhe
che dire ... Vi
auguro buone vacanze
sarò
nuovamente quì il 10 agosto e cercherò di
postarvi un nuovo chappy prima di partire per Berlino!
kiss
Capitolo betato by
whateverhappened
6.
La
differenza tra l'amore e il sesso è che il
sesso
allevia
le tensioni e l'amore le provoca.
Woody
Allen
La
mattinata volò tra i vari rassettamenti e le valige da
riporre.
Feci tutto con più calma
del dovuto, forse per prendere tempo, forse per la
possibilità
di riflettere che mi era permessa da quei movimenti meccanici.
Purtroppo,
con mio grande disappunto, non appena l’orologio
scoccò
le cinque mia sorella fece capolino nella mia camera con
l’intento di dare
inizio alla mia tortura.
Santa
pazienza
…
“Delia,
datti una mossa, abbiamo un gran numero di negozi da girare
…” mi ammonì mentre applicava un
rossetto rosso ciliegia sulle sue labbra. La
osservai, era cambiata molto negli ultimi anni. I capelli prima castani
adesso
erano di una tonalità biondo cenere che faceva risaltare
ancora di più gli
occhi verdi. Non si poteva non definirla bella, sebbene gran parte del
merito
andasse attribuito alla grande quantità di cosmetici che
applicava sulla sua
pelle.
Ha
sempre
avuto la tendenza ad esagerare …
Scossi
la testa rassegnata e mi dedicai ad una doccia veloce,
cercando di far scivolare con l’acqua anche lo stress accumulato.
Speranza
vana
…
Dalla
stanza accanto sentii la voce di mia sorella, che
probabilmente era impegnata in un’opera di spionaggio tra le
mie cose. “Sorellina,
ho notato che sei tremendamente tesa,
cosa ti è successo?”
Mi
domandai cosa avesse trovato di interessante per stimolarle
certe supposizioni. Fui sorpresa dell’acume di mia sorella,
in genere non aveva
un grande intuito, almeno non per ciò che non riguardava il
suo Stefan.
Aprii
la porta del bagno avvolta nell’asciugamano color crema
“Non
è accaduto nulla di rilevante” mormorai mentre
recuperavo i vestiti.
“Sarà
..” bofonchiò scettica assottigliando lo sguardo.
Dovevo
avere un aspetto decisamente pietoso per destare tutti quei
sospetti. Non che
non ne avessi motivo …
erano stati due giorni pessimi ed oltretutto la mia solita tecnica per
scaricare lo stress era momentaneamente inapplicabile, anche se dovevo
ammettere che il nuovo giardiniere di casa era messo piuttosto bene.
Quasi
quasi rinnego
i miei propositi di tenere un comportamento adeguato a casa e mi sfogo
a modo
mio. In fondo mamma ha la sua bottiglia … la mia
è solo una preferenza diversa
ed anche più salutare.
Mi
infilai distrattamente una gonna di jeans ed una magliettina
attillata rosa pallido, con il buffo disegno di un pinguino sul retro.
Mamma
non avrebbe certo approvato e dall’eloquente occhiata che mi
rivolse mia
sorella potei immaginare la pensasse al suo stesso modo.
Non
disse nulla, forse per non turbarmi ulteriormente, ed uscì
dalla camera annunciandomi che mi avrebbe attesa in macchina. Prima di
abbandonare il mio rifugio, passai dinanzi allo specchio in stile
vittoriano
che occupava l’angolo destro della mia stanza per poter
ammirare l’entità del
danno che quei due maledetti giorni avevano causato al mio aspetto.
La
minuta figura riflessa nello specchio mi fissava con uno sguardo
vacuo. I capelli rossi e mossi le incorniciavano il viso ricadendo
morbidi
sulla schiena. Le labbra piene risaltavano grazie al gloos gloss
applicato,
mentre gli occhi color nocciola erano sottolineati da un leggero
accenno di
matita nera. L’incarnato si mostrava piuttosto pallido
sebbene qualche piccola
lentiggine spuntasse qua e là, donando un aspetto quasi
infantile.
Sospirai
notando quanto il mio sguardo deciso e sicuro fosse
scomparso dal mio volto, lasciando posto a quell’espressione
perennemente
abbattuta che ero solita avere prima del mio arrivo a Yale.
L’identità che a
fatica mi ero costruita in America, quella maschera che durante quegli
anni mi
aveva protetta da ulteriori drammi, era svanita nel nulla.
È
bastato così
poco …
Scesi
in cortile dove trovai Daphne che mi attendeva con un’aria
decisamente annoiata.
Come
previsto trascorremmo un pomeriggio da incubo. Mia sorella mi
trascinò in un’innumerevole quantità di
negozi che vendevano abiti tutt’altro
che del mio stile, ma che mia madre avrebbe di certo apprezzato. A
quanto
pareva i miei soliti pantaloni non erano adeguati allo studio di mio
padre e
ciò implicava un nuovo guardaroba arricchito di abiti
“di classe”. Ma la
maggiore tragedia fu la scelta dell’abito da damigella.
Daphne mi propose
vestiti che di sobrio non avevano nulla … seta e tulle erano
una costante, ed i
colori si alternavano dal rosa all’arancione. Con mio grande
disappunto finii
per cedere, troppo stanca per ribattere ed incamerare
l’ennesima discussione
poco proficua, ed optai per un abitino blu fin sopra il ginocchio, con
una
scollatura a barca ed i bordi arricciati.
Non
mi ero mai
sentita tanto ridicola in tutta la mia vita …
“Abbiamo
fatto degli acquisti meravigliosi, non trovi?”
ribadì per
l’ennesima volta in tono estasiato, lanciando occhiate
languide all’enorme
quantità di pacchetti che ingombravano l’auto.
Sbuffai
“Se lo dici tu …” sibilai non poco
irritata. Non ero
riuscita a comprare nulla che fosse di mio gradimento e sperai
vivamente che
mia sorella non decidesse di effettuare una retata nel mio armadio per
eliminare i resti della mia vecchia vita.
Bene,
mi
conviene nascondere il tutto non appena torno a casa. Fidarsi
è bene, non
fidarsi è meglio!
La
sentì sospirare “C’è una cosa
che non ti ho detto …” annunciò in
un tono ansioso che catturò immediatamente la mia
attenzione, ridestandomi
dalle mie manovre di salvataggio.
“Sarebbe?”
domandai guardinga.
“Luca
si è fidanzato ufficialmente”
In
quell’istante il mio cuore parve aver smesso di battere.
§
Trascorsero
due mesi, due lunghi mesi dal mio arrivo, due lunghi
mesi in cui mi ero adeguata a quella vita noiosa e scomoda che mi
avevano
imposto e che avevo accettato con il solo scopo di allontanare dalla
mia mente
tutti quei pensieri negativi che incessantemente mi affliggevano.
Il
giorno del mio ritorno mia sorella mia aveva comunicato la
notizia del fidanzamento di Luca, cosa che mi aveva spiazzata non poco.
Ero
turbata dall’idea che si fosse fatto una vita lontano da me
tanto presto e
tanto facilmente, sebbene cinque anni per molti potessero essere
considerati un
tempo più che sufficiente.
Ma
non per me, nonostante tutto io non lo avevo certo dimenticato.
Non avrei mai potuto.
Avevo
pianto, avevo sfogato tutte le lacrime represse, sperando di
trovare in questo il sollievo. Ma non era stato così, al
contrario sentivo
costantemente un groppo in gola e un senso di afflizione.
A
complicare ulteriormente la situazione vi era Rafael: sebbene
avessi abbandonato la tattica del mutismo, il nostro rapporto non era
certo
quello di un tempo, non solo per la sensazione di tradimento che ancora
mi
turbava, ma anche a causa della lontananza non relativa. In Spagna
aveva
trovato un buon lavoro ed aveva acquistato una casetta nel centro di
Siviglia,
dove si stava occupando del progetto di costruzione di un mega albergo.
Un
lieve colpo alla porta mi fece sobbalzare.
“Avanti”mormorai
atona, riportando l’attenzione sulle carte sulla
mia imponente scrivania di mogano. Scelta della mamma, come quasi tutto
quello
che c’era qui dentro, a quanto pareva non si fidava del mio
gusto estetico ed
io le avevo lasciato carta bianca, troppo abbattuta per dedicarmi
all’arredamento
di uno sciocco studio che avrei comunque odiato.
Tanto
vale far
divertire lei e non darle un ulteriore motivo per sindacare.
Fece
il suo ingresso uno dei nuovi soci dello studio, Michele, un
trentenne piuttosto vivace. Ottimo architetto, mio padre aveva soffiato
la sua
collaborazione ad un’azienda rivale grazie all'offerta di un
cospicuo
stipendio. Avesse saputo che si sbatteva sua figlia durante le ore di
lavoro forse
non sarebbe stato altrettanto soddisfatto della sua azione.
“Michele”
sorrisi maliziosa.
Ricambiò
il mio sorriso chiudendo la porta dietro di sé con uno
scatto secco “Tuo padre mi ha mandato per discutere di alcuni
progetti per la
costruzione dell’ospedale” disse riponendo le carte
senza troppo interesse sul
tavolino accanto al divanetto.
Ghignai
“Ho la sensazione tu abbia ben altre idee, che dovrei
contestare considerano che l’ultima volta la mia segretaria
ci ha sorpresi in
posizioni poco consone” lo ammonii scherzosamente,
accavallando sensualmente le
gambe. Parve gradire il gesto.
Scrollò
le spalle “Solo perché i tuoi slip facevano bella
mostra
sul tappeto, insieme ai miei pantaloni?”
Gli
rivolsi un’occhiata di sbieco “ No, credo che a
traumatizzarla sia
stato un altro piccolo dettaglio … tu che mi penetravi sul
suddetto tappeto”
ghignai ripensando a quella povera donna che aveva rischiato seriamente
un
infarto. Il suo volto aveva assunto dapprima una tonalità
color peperone, per
poi sbiancare di colpo. Dopo due bicchieri di acqua e zucchero aveva
però
riacquistato l’uso della parola ed eravamo riusciti a farle
promettere, grazie
ad una piccola ricompensa, di non spargere la voce. Anche se
tutt’ora aveva
serie difficoltà ad incontrare il mio sguardo o quello di
Michele.
Povera
donna …
“Un
dettaglio davvero piacevole se mi è permesso
aggiungerlo”
concluse sensualmente.
Decisi
di arrendermi e lasciar perdere quegli inutili calcoli che
da ore mi stavano facendo ammattire e dilettarmi in attività
di maggiore
interesse. Michele era decisamente un ottimo amante, forse un
po’ irruente, ma
in compenso il tutto era reso ancora più eccitante dalla
tensione e la paura di
essere scoperti. Non osavo immaginare le conseguenze che avrebbe
riportato quel
mio gesto, ma personalmente lo trovavo un interessante stimolo a
protrarre
quell’assurda relazione.
Purtroppo
come è ben noto, non tutto va sempre come previsto e le
nostre azioni non sono prive di conseguenze!
|
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Capitolo 8 *** 7 ***
Eccomi!!!
Ammetto di essere mancata per non poco tempo, ma un pò a
causa dell'estate e un pò per la mancanza di ispirazione
questo capitolo è stato rinviato + del dovuto. In compenso
per farmi perdonare è + lungo del solito. Molto
più lungo! Mi scuso ancora e prometto di essere
più puntuale con i prossimi aggiornamenti!
Betato by Ronnie8437
Risposta
recensioni a fine pagina
7.
Per
vivere con onore bisogna
struggersi, battersi,
sbagliare e ricominciare da
capo e buttare via
tutto,
e
di
nuovo ricominciare e lottare e perdere
eternamente.
Lev
Tolstoj
“Porca
miseria” sibilai uscendo
nuovamente dal bagno. Era la quinta volta quella mattina che quella
situazione
si ripeteva.
Un
vero strazio, considerando la
mole di lavoro che mi attendeva sulla scrivania e a cui non ero
riuscita a
dedicare più di qualche minuto.
Rientrai
nella stanza cautamente e
notai la palese apprensione dipinta sul volto della mia segretaria,
Elisa.
“Forse
dovrebbe andare a casa, in
questo stato non credo possa lavorare” affermò
titubante. A quanto pareva le
incutevo uno strano timore, sebbene non ne comprendessi affatto il
motivo.
Non
mi sembrava di essere mai
stata scortese oppure autoritaria, probabilmente la sua paura era
relativa alle
decine di segretarie che mio padre licenziava in un anno.
Quell’uomo sul lavoro
diventava un vero aguzzino.
Bha!
Non invidiavo affatto le povere martiri che finivano
alle sue dipendenze.
Scrollai
il capo in senso di
diniego, accasciandomi sulla poltroncina di pelle. Ero perfettamente
cosciente
dell’improbabilità di riuscire a terminare anche
solo un quarto del lavoro, ma
nonostante ciò non mi sarei alzata dalla poltrona sino ad
orario di chiusura.
O
almeno fino al prossimo attacco di nausea.
“Ho
dei progetti da terminare. E
poi credo di aver già rigettato la colazione, – esitai,
reprimendo l’ennesimo conato di
vomito – non dovrei avere più nulla nello
stomaco” mormorai accigliata. In
realtà erano due giorni che, preda di questa strana forma di
influenza, non
facevo che star male e, sebbene mangiassi quantità di cibo
infime, la
situazione non pareva voler migliorare.
Forse
sarei dovuta restare a casa, ma l’idea di dover
subire per un’intera giornata le continue lamentele di mia
madre mi aveva
distolto immediatamente da quel pensiero. Avrebbe passato il pomeriggio
a
gracchiare riguardo l’incompetenza del nuovo giardiniere
oppure dei modi poco
consoni di qualche sua cara amica.
Esasperante!
Congedai
Elisa, pregandola di
allontanare da me il panino al salame che era stato causa
dell’ultimo round,
per poi recuperare la cartella del progetto di un ospedale che eravamo
in
procinto di concludere. La riunione si sarebbe svolta nei giorni
seguenti e
Michele, con cui avrei dovuto revisionare gli ultimi dettagli, era momentaneamente
“svanito” in qualche
stanzino con la ragazza del take-away che riforniva lo studio.
Che
fosse stata lei ad avvelenarmi il panino?
Mha
…
Li
avevo beccati in atteggiamenti
intimi il giorno precedente e mi ero divertita ad ascoltare le
incessanti giustificazioni
di Michele, che in alcuni punti avevano toccato l’apice del
ridicolo.
Come
se potessi essere gelosa di uno sciocco passatempo!
Patetico!
In
compenso era stata una scena
decisamente esilarante! Repressi immediatamente il sorriso che stava
spuntando
sulle mie labbra a causa dell’ennesima
“visita” al bagno.
Maledizione!
___________________________
Ed
eccomi nello studio del Dottor Gabaldo
a sfogliare una rivista insulsa che elenca tutte le esperienze
traumatiche del parto:
nausee, gonfiore, bambino che preme sulla vescica. E queste erano le
più
innocue. Infatti in alcuni articoli venivano riportate conseguenze
della
gravidanza decisamente inquietanti.
Che
fosse un palese tentativo di scoraggiare chi era
intenzionato a compiere un simile passo?
Optai
per una risposta affermativa.
Il volto della povera ragazza, fotografata nel bel mezzo di
quell’esperienza
traumatica chiamata parto, mi aveva distolto da ogni mio futuro piano
di avere
un bambino. Almeno per i prossimi trenta o quarant’anni.
Naturalmente
se tutto fosse andato per il meglio durante
la visita che mi apprestavo a fare!
Sospirai
sommessamente, per poi
increspare le labbra in segno di disgusto alla vista di tutto il sangue
di cui
era ricoperto il bambino nella fotografia successiva.
Oh
mio dio, dovrebbe essere illegale mostrare certe cose!
Onde
evitare l’ennesimo conato di
vomito, gettai il giornale nel mucchio, lasciando scorrere lo sguardo
sui presenti
in cerca di un passatempo meno pericoloso. Nella sala c’erano
donne di tutte le
età, dalle ragazzine poco più che diciassettenni
a quelle sicuramente in
menopausa. Eppure la mia attenzione veniva inevitabilmente catturata da
quei
piccoli rigonfiamenti sull’addome che alcune di loro
mostravano con tanto
orgoglio. Le vedevo accarezzare dolcemente la pancia e talvolta
sussurrare
qualche bizzarro vezzeggiativo.
Era
tutto così tenero.
Non potevo negare a me stessa di averlo desiderato svariati anni prima.
Quando
la mia storia con Luca non era sull’orlo del baratro a causa
delle decisioni
dei miei genitori, avevamo più volte ipotizzato
l’aspetto che avrebbero avuto
dei nostri bambini … avevamo anche scelto dei nomi. O almeno
ero stata io ad
imporne alcuni, utilizzando sempre la medesima obiezione ad ogni sua
lamentela.
Io
sopporto nove mesi di sofferenze fisiche e
psicologiche, più quella che viene definita per antonomasia
una delle
esperienze più dolorose di una donna, e di conseguenza io
scelgo i nomi!
Mi
pareva abbastanza equo come
compromesso. Così, se fosse stata una femmina il suo nome
sarebbe stato Lilian.
Nel caso fosse stato un maschio, invece, avevamo concordato per Daniel.
Personalmente
avevo sempre sperato
in una femminuccia.
Eppure,
da quei giorni le cose
erano mutate completamente, ed era stato inevitabile rimuovere quei
pensieri e
desideri dalla mia mente. Soprattutto considerando che avevo totalmente
rinunciato alle storie serie, optando per fugaci rapporti occasionali.
In
quel caso, un bambino sarebbe
stato un increscioso incidente, con conseguenze non propriamente
piacevoli.
Sei
miei sospetti sono fondati dovrò affrontare molto
presto questo problema.
Ma
ciò che maggiormente mi premeva
era chiedermi se sarei mai stata capace di comportarmi in modo dolce e
amorevole con un’ipotetica creatura, nata per
giunta da una notte di cui non ricordavo
assolutamente nulla! Se sarei stata in grado di crescerla da sola
…
Quel
tarlo continuava a tormentare
la mia mente da quella mattina, quando, mentre ero intenta a prepararmi
per
l’ennesima giornata di lavoro, qualcosa di strano mi era
capitato sotto mano.
Un
pacco di assorbenti faceva
bella mostra nel mio bagno … intatto.
Che
non potessi vantare un ciclo
puntuale era assodato da anni, ma ormai erano trascorsi più
di due mesi
dall’ultima volta.
Due
mesi.
La
comprensione era arrivata ben
presto, accompagnata da un pianto isterico. Ebbene si, ero quasi certa
di
essere incinta. Ero sempre stata ben attenta a queste cose. La
prevenzione era
il mio primo pensiero, onde evitare di trovarmi in una simile
situazione. Eppure
eccomi qui in questo maledetto studio ad aspettare un maledetto dottore.
Perfetto,
decisamente perfetto.
Naturalmente
nessuno ne era a
conoscenza. Non osavo minimamente immaginare la reazione dei miei
genitori ad
uno scandalo simile.
Come
minimo mi avrebbero
diseredata.
Così,
dopo aver intuito la causa
del mio problema ed anche il colpevole, avevo informato Elisa e mia
madre della
mia assenza dal lavoro a causa di un’improrogabile visita
medica. Il che non
era una bugia, al massimo una piccola omissione di verità:
non avevo
specificato il tipo di medico.
In
fondo tutti erano certi fossi
affetta dall’influenza!
“Signorina
Delia!” la voce
gracchiante dell’infermiera mi ridestò.
La
salutai con un cenno del capo e
mi recai all’interno della piccola stanza. Anche qui delle
immagini
raccapriccianti facevano bella mostra sulle pareti, proprio come
ricordavo. Il
dottor Gabaldo era stato il mio medico prima della partenza per Yale, e
se mi
ero recata da lui era soprattutto perché consapevole della
sua bravura e del
suo rispetto per il segreto professionale.
L’ultima
cosa che desideravo era
che i miei genitori lo scoprissero prima di aver ricevuto
un’adeguata
preparazione alla notizia.
Si,
magari con una bella dose di morfina o una botta in
testa!
Scambiammo
i soliti convenevoli e
la sua gentilezza riuscì a dissipare, anche se minimamente,
il senso di
disagio. Eppure, l’idea di essere in quello studio in
quell’istante mi parve
folle, proprio come la consapevolezza di non voler conoscere la
verità. Perché,
ammettiamolo, c’era ancora in me l’assurda speranza
che potesse trattarsi di un
errore, ed in quel caso la mia vita sarebbe andata avanti normalmente.
O
quasi …
Ma
la certezza … quella sarebbe
stata tutt’altra cosa. Avrei dovuto dare spiegazioni, sarei
stata costretta a
parlarne con i miei. E poi … come avrei gestito il lavoro?
Non avevo iniziato
che da pochi mesi e non potevo dirmi ancora in grado di mantenermi
adeguatamente.
E
il padre? Cosa avrei fatto con
lui? Lo avrei tenuto all’oscuro di ogni cosa?
La
quantità di dubbi che mi
invasero la mente in quel momento mi lasciarono senza fiato, e forse fu
per la
mia espressione dolente che il medico si premurò di farmi
stendere sul lettino.
“Tutto
bene? Avverti dei giramenti
di testa?” domandò fissando il pallore del mio
volto e controllando il polso.
Scossi
il capo leggermente.
“Nausea.” Mormorai accompagnando le mie parole con
uno sguardo eloquente.
Lo
vidi strabuzzare gli occhi, ma
recuperò il suo solito contegno dopo pochi
istanti.“Hai fatto dei test?”
“No,
ma ho un ritardo di più di
due mesi!” ribattei mesta.
Lui
parve pensarci. “Sei appena
tornata da Yale e hai iniziato a lavorare, potrebbe essere causato
dallo stress.
– Esitò avviandosi verso un macchinario posto
nell’angolo – Comunque
un’ecografia ci permetterà di accertare la
presenza o meno di una gravidanza”
Il
suo sorriso incoraggiante non
sortì alcun effetto, e involontariamente mi ritrovai a
respirare pesantemente
temendo quel maledetto arnese che si avvicinava. Dai quei risultati la
mia vita
sarebbe potuta cambiare radicalmente. Tutto ciò che avevo
costruito in quegli
anni e le mie rinunce non sarebbero valse a nulla, e mi sarei ritrovata
a dover
accudire una creatura totalmente dipendente da me.
Sebbene
non potessi affermare di
essere perfettamente in grado di badare nemmeno a me stessa.
Il
quadro non si prospettava affatto allettante!
Nonostante
ciò, non potei che
arrendermi all’evidenza, rinunciando alla folle ipotesi di
una fuga dallo
studio. Così, dopo aver
alzato la
maglia, avvertii il freddo del gel sulla mia pelle e la pressione
esercitata
dalla sonda sulla mia pancia. Sullo schermo accanto a me apparvero una
serie di
immagini indistinte e, sebbene non comprendessi assolutamente il loro
significato,
mi ritrovai a fissarle mordendomi nervosamente le labbra.
Ma
come farà a capirci qualcosa in questo miscuglio
indifferenziato?
Il
click di un tasto premuto mi
fece voltare verso il dottore, la cui espressione contrita non
premetteva nulla
di buono.
Dannazione!
“Sei
incinta!” esclamò senza giri
di parole, passandomi un pezzo di carta per pulire il gel ancora
depositato
sulla pancia.
Sospirando
pesantemente, si
accomodò sulla poltrona invitandomi a fare altrettanto. Lo
seguii senza
proferir parola, assumendo un’espressione imperscrutabile, e
non perché volessi
nascondere il mio stato d’animo o stessi cercando di
reprimere le lacrime. No,
nella mia mente in quel momento regnava il vuoto.
Non
sapevo cosa pensare, non
sapevo cosa provare.
Appariva
tutto talmente surreale.
“Credo
non ci sia tempo da perdere
– affermò unendo le mani sulla scrivania ed
assumendo una posa seria – da
quanto mi hai detto e da come mi hanno confermato le analisi sei quasi
al
secondo mese, di conseguenza se hai intenzione di abortire dovremmo
intervenire
repentinamente”
Mi
accigliai fissandolo perplessa.
“Non ho alcuna intenzione di abortire!” esclamai
indignata. Sebbene quel
bambino non fosse decisamente tra i miei progetti, l’idea di
stroncare la sua
vita era per me inconcepibile. Non che l’idea non mi avesse sfiorato, ma non
sarei riuscita a
vivere con il senso di colpa di non aver dato una
possibilità a quella piccola
creatura. In fondo non era certo colpa sua ...
Ero
stata io ad ubriacarmi
rovinando la mia vita! Era tutta colpa mia.
Sentii
gli occhi pungermi, ma
ricacciai le lacrime. Nonostante tutto non volevo mostrarmi debole.
“
Ne sei sicura? – Domandò
titubante – trascorso questo periodo non ti sarà
permesso tornare indietro!”
affermò in tono contrito.
Annuii
mesta. “Non posso fare
altrimenti!” mormorai con voce roca.
Lo
vidi sospirare ed alzarsi.
“Bene! Vado a recuperare alcuni campioni di vitamine che
voglio prescriverti!”
annunciò prima di lasciare la stanza.
Portai
le mani sulla pancia,
rammentando le espressioni felici delle donne nella sala
d’aspetto. Pensavano
al loro bambino ed erano radiose. Perché quel sentimento non
mi sfiorava?
Perchè avvertivo solo una tremenda afflizione in
quell’istante?
Perchè?
Non
lo consideravo come mio.
Fissavo la mia pancia ancora rigorosamente piatta e continuavo a
pensare come
tutto ciò non scatenasse in me le reazioni che avrebbe
dovuto. Avrei dovuto
piangere o, in caso contrario gioire, per quella piccola parte di me
che
cresceva nel mio ventre. Invece, l’unico sentimento
preponderante era
…l’indifferenza verso quella cosa!
Era
tutto frustrante ...
Sarebbe
nato, me ne sarei
occupata, ma non ero certa che lo avrei amato. Probabilmente sarei
stata una
pessima madre, e con l’esempio che avevo ricevuto durante la
mia infanzia non
me ne sarei di certo sorpresa.
Questa
creatura mi avrebbe odiata?
Non
escludevo nemmeno quella
possibilità. Gli avevo distrutto la vita ancor prima di
cominciare. Suo padre
era in Spagna occupato con il suo lavoro e non sapeva della sua
esistenza, ed
io non sarei mai stata in grado di occuparmi degnamente di lui.
Mi
passai stancamente la mano tra
i capelli.
Sarei
stata sola!
Quel
pensiero attraversò fulmineo
la mia mente, creando un senso di agitazione misto a terrore che mi
fece
involontariamente fremere. E fu quello che mi spinse a recuperare il
cellulare
dalla borsetta e comporre un numero ben conosciuto. Non sapevo cosa
sarebbe
accaduto o come avrebbe reagito, ma nonostante tutto non volevo essere
sola.
Gli
squilli si susseguirono
incessantemente per alcuni secondi, facendo crescere il mio turbamento,
almeno
sino a quando non udii la sua voce calda all’altro capo del
telefono.
“Rafael!?”
___________________________
♦ Recensioni
Recensione
di Glance
[Contatta],
del 05/08/2009 - 03:54PM sul capitolo 7: 6.
- Firmata
|
Graziee! spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! in realtà è stato molto difficile da
scrivere e non posso assolutamente ritenermene soddisfatta ... ma spero
di recuperare al prossimo!
|
Recensione
di Sbruby
[Contatta],
del 05/08/2009 - 12:00PM sul capitolo 7: 6.
- Firmata
|
hihihhi sisi sono napoletana XD comunque diciamo che la
storia è abbastanza complicata .. perchè nella
mia mente c'è ancora un gran miscuglio! XD il nome della
storia però si riferiva per lo + a quello che lei ha
scoperto in questo capitolo!
|
Recensione
di simo87
[Contatta],
del 05/08/2009 - 12:37AM sul capitolo 7: 6.
- Firmata
|
hihihi sisi è decisamente particolare. in
realtà vuole mostrarsi dura ed indifferente al mondo pur
essendo moolto ma molto fragile
|
Recensione
di Bella_kristen
[Contatta],
del 04/08/2009 - 07:31PM sul capitolo 7: 6.
- Firmata
|
Ciaoooo ... visto non mi sono dimenticata di questa
storia?? ci ho messo solo un pò di tempo a scriverla ... in
compenso ho provato a farmi perdonare scrivendo un capitolo + lungo del
solito! ♦
|
Recensione
di Miki
loves Yuu [Contatta],
del 04/08/2009 - 05:28PM sul capitolo 7: 6.
- Firmata
|
ahahahah come vedi Rafael torna in scena XD !! hihihi
non avevo alcuna intenzione di farlo sparire
scommetto che avevi intuito che presto sarebbe uscita incinta hihihihi
|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 8. ***
Salve, ed eccomi
con il nuovo capitolo! Mi scuso perchè stamattina non ho il tempo di
rispondere ai commenti, ma tra un quarto d'ora devo essere a studiare
dalla mia amica ed in questo momento sono ancora in pigiama! Vi
ringrazio immensamente per i commenti e anche a coloro che hanno
inserito la storia tra i preferiti e seguiti o anche solo letto! Ne
approfitto per lasciare il link di un altro originale che sto postando
su EFP ♥
The
Legends of Witches
Betato
by Ronnie8437
8.
Non
vale la pena avere la libertà
se
questo non implica avere la libertà di sbagliare.
Gandhi
“Sophia,
smettila di togliere i
calzini” l’ammonii guadagnandomi, in risposta, un tenerissimo broncio.
Non
adorava affatto ricevere
rimproveri, ed ogniqualvolta accadeva, cercava di intenerirmi con
qualche
lacrimuccia, senza però ottenere nulla.
Almeno
da me!
Cercai
di reprimere una risata
mentre le infilavo per l’ennesima volta il piccolo calzino e le
scarpine,
regalo di nonna Sophia in occasione del viaggio e della visita che ci
apprestavamo a fare.
Ogni
scusa è buona per
comprarle qualcosa …
“Delia,
non credi sia opportuno
toglierle quel maglioncino? Credo le dia fastidio!” Rafael dietro di me
osserva
la sua bambina con un cipiglio in volto. Come al solito non faceva che
accontentarla in ogni suo capriccio, lasciando a me il ruolo della
“mamma
cattiva”.
Bastardo
…
L’occhiata
truce che gli rivolsi
lo fece desistere da ogni suo proposito, e si limitò a recuperare le
ultime
valige dal nastro trasportatore. Fortunatamente non erano andate
perdute
durante il viaggio.
Eravamo
appena tornati in Italia.
Il
giorno che scoprii di essere
incinta chiamai Rafael, spaventata dall’idea di dover occuparmi da sola
di
quella piccola creatura che cresceva nel mio grembo. In realtà, per
telefono
gli avevo semplicemente accennato della necessità di parlargli, ed il
giorno
dopo mi trovavo su di un aereo diretto a Siviglia, con il proposito di
restare
lì il tempo necessario per discorrere su ciò che era accaduto.
Non
è che sia andata
proprio come avevo programmato …
Non
avevo la minima idea di cosa
il futuro mi avrebbe riservato. In quel momento sentivo solo
l’impellente
bisogno di trovare un sostegno, qualcuno che potesse appoggiarmi nella
scelta
che stavo per compiere, qualcuno che mi avrebbe guardato con affetto
nonostante
tutto.
Qualcuno
come Rafael che, sebbene avesse
rischiato un arresto cardiaco appena appresa la notizia, alla fine si
era
rivelato più felice di quello che avrei mai potuto immaginare. Il suo
amore per
me non si era dissipato, e l’idea di condividere un’esperienza tanto
importante
lo rendeva stranamente euforico. Aveva blaterato frasi sconnesse per
svariati
minuti, sotto il mio sguardo piuttosto perplesso e vagamente irritato.
Avrei
desiderato
avvertire almeno metà del suo entusiasmo!
Mi
ero premurata di chiarire che
l’arrivo del bambino non avrebbe portato alcun cambiamento alla nostra
situazione. Io non provavo per lui nulla oltre un affetto fraterno e,
pur
sapendo che sarebbe stato un ottimo padre, non avrei agito
semplicemente
secondo ciò che la convenzione imponeva. Non avrei dato peso alle
sciocche
critiche e ai pettegolezzi malevoli: non ci saremmo sposati.
Ma
avrei assicurato alla mia
bambina la presenza costante di un padre amorevole.
Per
tale motivo, il mio ritorno in
Italia era stato rinviato a data da stabilirsi, e mi ero trasferita a
Siviglia
a casa di Rafael. La più grande difficoltà fu informare i miei genitori
dell’accaduto. Non solo avrei dovuto comunicargli la mia partenza e il
mio
abbandono, almeno momentaneo, del lavoro nella compagnia di mio padre,
ma dovevo
annunciare anche l’arrivo di un figlio illegittimo.
Sospetto
abbiano
decisamente pensato di diseredarmi.
Le
loro reazioni non erano state
tanto dissimili da quelle che avevo predetto. E trovarmi lontano
dall’Italia
era stata la più grande delle fortune. Mia madre era furiosa per il mio
comportamento poco consono e per lo scandalo che ne avrebbe comportato
per la
nostra famiglia. Mio padre, invece, era inviperito al pensiero del
prematuro
abbandono della brillante carriera che mi si prospettava solo per uno
sciocco
errore. Tutte ciarle inutili che non avevano condotto a nessun
risultato, se
non un momentaneo troncamento dei contatti.
Risultato
inevitabile
…
Tutti
quei rapporti che avevo
tentato di preservare fino a quel giorno erano andati in frantumi, ma
ciò che
mi sorprese fu il senso di sollievo e libertà che provai. Per la prima
volta
iniziavo finalmente a sentirmi padrona della mia vita, perché
finalmente ero
stata io a scegliere realmente, io a decidere di tenere quel bambino e
non
sposarmi nonostante tutto.
Nessuna
influenza …
Avevo
sempre temuto le loro
reazioni, ed il loro volere aveva inevitabilmente influenzato ogni mio
gesto.
In quell’istante mi domandai il motivo della mia arrendevolezza durante
tutti
quegli anni! Probabilmente, se avessi avuto il coraggio di ribattere a
loro sin
dall’inizio, la mia vita avrebbe preso una piega ben diversa … e forse
più
felice. L’idea di aver un figlio in così giovane età continuava a
turbarmi non
poco, ma Rafael era stato la mia ancora di salvezza. Mi aveva aiutata
nei
momenti di maggiore preoccupazione, aveva subito i miei folli sbalzi
d’umore
senza emettere alcun lamento … ma soprattutto mi aveva amata.
Per
quanto potesse apparire
egoista, sentivo il bisogno di essere amata da lui, delle sue
attenzioni, delle
sue premure, sebbene fossi consapevole di non poterle ricambiare. La
paura e i
tormenti si placavano difficilmente. Avevo il terrore di quella piccola
creaturina che continuava a crescere nel mio grembo, il terrore di ciò
che
sarei stata in grado di fare … ma soprattutto di non fare.
Non
mi sentivo pronta per una
simile responsabilità. Nonostante tutto, ero sempre dipesa dalla mia
famiglia
per ogni decisione, importante o meno. In quel momento invece, mi
ritrovavo in
un’altra nazione, trascorrendo le mie giornata in una casa non mia e
senza
distrazioni vagamente interessanti.
Rafael
era terrorizzato all’idea
che al bambino potesse accadere qualcosa e mi aveva tassativamente
vietato di
uscire, se non accompagnata da lui. Benché quel suo comportamento folle
e
premuroso all’eccesso inizialmente mi era parso esilarante, con il
tempo l’idea
di tramortirlo con un mestolo da cucina mi aveva sfiorato più volte.
E
la piccola cicatrice
che fa bella mostra sulla sua fronte ne è la prova tangibile!
Ma
alla fine la gravidanza era
trascorsa, anche se tra alti e bassi. E sette mesi dopo era nata lei.
Il dolore
provato era stato immenso ed indescrivibile. Infatti, sebbene avessi
categoricamente vietato anche solo l’idea di un parto naturale, optando
per un cesareo,
la piccola dispettosa aveva deciso di mandare all’aria i miei piani
nascendo
con due settimane d’anticipo.
Ha
dimostrato il suo
caratterino sin dall’inizio.
Così,
tra le mie scurrili
imprecazioni e la crisi di panico di Rafael, tutto era andato per il
meglio e
la piccola frugoletta era venuta fuori sana ed in perfetta salute.
Sophia.
Avevamo scelto il nome
prima della sua nascita. Rafael desiderava fosse lo stesso di sua madre
ed io,
nonostante ciò che avrei fatto anni prima, avevo acconsentito senza
storie.
All’epoca quella bambina non l’avvertivo come mia e, per quanto non
volessi, la
incolpavo di aver cambiato la mia vita distruggendo quei pochi sogni
che ancora
conservavo gelosamente.
Nemmeno
la notizia che sarebbe
stata una bambina aveva mutato granchè le cose.
Lei
non sarebbe stata la mia
Lilian.
Eppure,
ripensando a ciò che avevo
pensato durante i mesi della gravidanza, non potevo che sentirmi
seriamente in
colpa. Amavo la mia Sophia, dal primo istante in cui i miei occhi si
erano
posati su quel viso tondo e quel piccolo nasino. Solo allora avevo
avvertito
quella meravigliosa sensazione di calore, solo in quell’istante mi ero
resa
conto di quanto lei fosse reale … di quanto fosse mia.
La
mia bambina! Era meravigliosa,
ai miei occhi era la creatura più perfetta che avessi mai visto. Con i
suoi
capelli ricci e scuri tanto simili a quelli di Rafael e la carnagione
lattea
come la mia. Un perfetto incrocio tra noi due!
“Pa
– pa –ta” Sophia mi sorrideva
felice sventolando nuovamente il calzino rosa pallido e merlettato.
Ma
quando ha avuto il
tempo di toglierlo?
Increspai
le labbra mostrandole
un’espressione contrariata. “Tesoro mio, l’ordine per la nonna è la
prima cosa!
Di questo passo non farai mai colpo su di lei!” l’ammonii sospirando
pesantemente. Ormai era passato più di un anno e Daphne mi aveva
pregata di
tornare in Italia dandole la possibilità di incontrare la sua nipotina.
Alla
fine avevo ceduto. Mia sorella aveva attraversato un periodo tremendo,
e mi
sentivo non poco in colpa per non esserle stata accanto.
A
causa dello stato avanzato della
gravidanza non mi era stato possibile raggiungerla nemmeno il giorno
del suo
matrimonio, lasciandola senza la damigella d’onore. Non che mi
dispiacesse non
aver indossato quell’orrido vestito che mi aveva costretta ad
acquistare,
tutt’altro, ma non potevo negare che la mia fuga fosse capitata in un
momento
poco opportuno.
Sospirai
pesantemente, pensando a
ciò che avrei dovuto affrontare non appena giunta a casa.
Rafael
ridacchiò divertito da
quelle che definiva le mie paranoie, comprendendo il motivo della mia
palese
tensione. Purtroppo però, lui poteva capire ben poco della situazione.
Aveva
vissuto in una famiglia amorevole e la reazione dei suoi genitori
all’arrivo di
Sophia non erano state affatto catastrofiche.
Gli
rivolsi un’occhiata truce,
stanca di ribattere per l’ennesima volta, soprattutto conscia che a
breve
avrebbe incontrato la mia cara “genitrice” ed avrebbe finalmente
compreso la
realtà dei fatti.
Si
stava gettando nella vasca
degli squali e nemmeno se ne rendeva conto. Beata incoscienza!
Scosse
la testa e si avvicinò alla
carrozzina sganciando la cintura e recuperando la sua piccola. “Amore
di papà!”
cinguettò con uno sguardo da pesce lesso da far invidia ad una trota.
Ghignai
per l’ennesima volta, era
esilarante osservare Rafael parlottare con vocine ridicole e farsi
smorfie
assurde mente era avvolto nel suo completo gessato. Veramente ridicolo.
Eppure
non potevo fare a meno di
addolcirmi dinanzi a quelle scene perché, nonostante i problemi e la
relazione
strana creatasi con Rafael, loro erano la mia famiglia!
|
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Capitolo 10 *** 9. ***
Salve! Eccomi per
un aggiornamento al volo! XD
Vi ringrazio per
i bellissimi commenti, sono estrememente felice che la storia vi stia
piacendo .. questo capitolo è un pò di
transizione .. perchè dal
prossimo ci sarà una nuova entrata hihihihi ...
indovinate
di ki parlo!?
A chi indovina riserverò un bello spoiler del capitolo
successivo
ahahahahah in anteprima tramite l'e-mail!
Ne
approfitto per lasciare il link di una mia nuova storia originale ... The
legends of Witches
Betato
by Ronnie8437
La vita umana
è come un pendolo
che
oscilla incessantemente fra noia e dolore,
con
intervalli fugaci,
e per di più
illusori, di
piacere e gioia.
Arthur
Schopenhauer
9.
Il
taxi si fermò dinanzi all’enorme villa, ed io non
potei
trattenere l’ennesimo sospiro. Per quanto mi sforzassi, il
desiderio di fuggire
si era nuovamente ripresentato nei miei pensieri con la solita
insistenza.
Forse
potrei …
Rafael
mi scrutò con un cipiglio in volto. “Non
scapperai” sibilò
prendendo Sophia tra le sue braccia e pagando il tassista.
Sbuffai
contrariata. Odiavo essere prevedibile …
“Andrà
tutto bene. – mormorò tranquillo – siamo
qui per tua sorella
e per Sophie. È giusto che anche lei conosca la sua
famiglia!” disse con il suo
solito tono pacato.
Alzai
gli occhi al cielo. Se avessi potuto scegliere, avrei di gran
lunga preferito che ciò non accadesse. E, di certo, non
avrei permesso che la
mia piccola Sophia venisse turbata da quell’aria familiare a
dir poco ostile.
Sbuffai
contrariata, comprendendo che in nessun modo sarei riuscita
a mutare la situazione. Tanto valeva dettare le mie regole, sperando di
protrarre quella farsa il meno possibile. “Non ci fermeremo
più di due ore, poi
andremo in albergo, adducendo la scusa del viaggio stancant
…”
Ma
prima che potessi concludere la frase la porta si spalancò,
rivelando la minuta figura di mia sorella Daphne. Scossa, mi soffermai
sul suo
volto scarno e sulle occhiaie marcate, indugiando poi sul fisico
smagrito.
Ma
che cavolo …
Dovette
notare la mia espressione frastornata, ma non se ne curò e
deviò immediatamente l’attenzione sulla piccola
Sophia che la fissava
incuriosita.
“Ma
è un angelo!” biascicò entusiasta,
allungandosi immediatamente
verso di lei. La piccola non si fece pregare e si gettò
immediatamente sulla
zia.
Maledizione,
adesso mia figlia si getta anche tra le
braccia di chi non conosce. Di bene in meglio …
dov’è finita la paura per gli
estranei?
Le
parole e i vezzeggiativi assurdi che ne seguirono mi fecero
accapponare la pelle. Non so cosa mi trattenne dall’urlarle
di non deviare la
mia bambina con un simile linguaggio insensato, probabilmente
l’occhiataccia
che mi rivolge mestamente Rafael.
Iniziavo
a sospettare possedesse la dote di leggermi nel pensiero.
Cribbio!
Attirati
dalle urla – tutto la scena era avvenuta sul portico di
casa – i miei genitori si presentarono a noi, rivolgendoci
sguardi estremamente
perplessi.
“Delia,
non mi sembra educato tenere il nostro ospite sulla porta!”
mi ammonì mio padre con il suo solito tono severo, prima di
inoltrarsi
nuovamente nella sala da pranzo, seguito da mia madre che non aveva
proferito
parola.
Iniziamo
bene, queste sono le prime parole che mi
rivolge da due anni. Wow.
Immediatamente
feci cenno a Rafael di entrare, non dopo avergli
sibilato un “te l’avevo detto” in tono
piuttosto acido.
E
sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di rimproveri che
gli avrei rivolto, una volta terminato il supplizio.
Si sarebbe amaramente pentito di essersi
opposto all’idea della fuga.
Che
si goda questo giretto nella vasca degli squali.
Attirai
l’attenzione di Daphne prendendo Sophia tra le mie braccia
e, sebbene fosse un po’ riluttante, non obiettò.
Probabilmente aveva colto
l’atmosfera pesante che si era creata.
Perspicace.
Conoscendoli
però, avrebbe potuto propormi di incontrarci altrove e
non costringermi a questo supplizio.
Il
mio sguardo saettò sull’arredamento della casa,
quando un
piccolo particolare mi venne all’occhio. Non che ne fossi
particolarmente
stupita. Conoscevo i miei genitori e sapevo che l’idea dello
scandalo li
avrebbe turbati non poco, eppure non potei reprimere un moto di
delusione.
Calma
Delia …
“Il
cane ha mangiato le mie foto?” mormorai in tono indifferente,
mentre mi accomodavo sul divano.
Un
punto per me. Ed ecco il miglior modo per sciogliere
il ghiaccio.
Pensai
ironicamente.
I
miei genitori mi rivolsero entrambi uno sguardo sprezzante.
“Quindi tu saresti Rafael! - esclamò mio padre
ignorandomi – sei laureato a
Yale in architettura, a quanto mi ha detto Daphne”
“Si,
signore” confermò riluttante, notando il tono
distaccato che
aveva usato.
Dal
canto mio, non mossi un muscolo godendomi lo spettacolo. Per
quanto potesse apparire sadico da parte mia, non avevo alcuna
intenzione di
intervenire. Rafael avrebbe testato sulla sua pelle le conseguenze del
suo
gesto, ed ero certa che in futuro non avrebbe compiuto lo stesso errore.
Feci
scivolare lo sguardo su mia madre, in attesa di qualche suo
mormorio acido. Perché, diciamocela tutta, se mio padre
è un mastino, mia madre
non è certo da meno.
Della
serie, Dio li fa e poi li accoppia.
“Suppongo
tu percepisca un cospicuo stipendio a Siviglia –
asserì
con un’espressione meditabonda che non mi piacque per nulla.
– mi
interesserebbe conoscere la cifra” terminò atono.
Alt,
fermi tutti!
Presi
un profondo respiro. “Papà non credo che sia una
questione da
discutere, in questo momento!” ribattei mesta, rinunciando ai
miei propositi di
lasciar naufragare Rafael.
Ero
perfettamente consapevole di ciò a cui stava aspirando.
Offrendo un buon lavoro al padre di mia figlia, avrebbe avuto la
possibilità di
riavermi in Italia e sperare di riaffidarmi nuovamente un posto di
rilievo
nell’azienda. Null’altro che una manovra che
avrebbe avuto, come conclusione,
una notevole pressione per il matrimonio.
Decisamente
no …
Lo
sguardo truce che mia madre mi rivolse mi fece fremere, ma non
avevo alcuna intenzione di sottostare nuovamente alle loro subdole
manovre.
“Siamo
qui per conversare, e questo mi pareva essere un valido
argomento!” replicò piccato mio padre senza mutare
la sua espressione distante.
Mi
trattenni dallo sbuffare sonoramente, tentando di placare
l’irritazione che mi stavano provocando, e decisi di spostare
l’attenzione su
quella che sarebbe dovuta essere la causa della visita.
“Sophia, credo lei sia
un argomento più interessante!” rammentai
accarezzando il capo della mia
piccolina, il cui sguardo saettava incuriosito sui molteplici volti
nuovi.
Il
silenzio pesante che calò nella stanza mi fece indispettire
maggiormente. A quanto pareva, non avevano in alcun modo digerito
l’idea che io
avessi una figlia illegittima ed ero quasi certa che avrebbero
proseguito con
questo atteggiamento infantile, ostentando indifferenza sino a quando
io e
Rafael non avessimo ceduto.
Non
gli avrei permesso di riappropriarsi della mia vita come in
passato, non ora e non a discapito della mia bambina. Non
l’avrei costretta a
vivere in una famiglia che odiavo. Soprattutto non avevo alcuna
intenzione di
sottostare ad un matrimonio di convenienza e ritrovarmi a
cinquant’anni ad
odiare Rafael.
Mi
alzai dal divano lentamente, sistemando meglio la piccola tra le
mie braccia. “Rafael andiamo.” Mormorai in tono
pacato sotto lo sguardo
sorpreso della mia famiglia.
“Ma
siete appena arrivati …” pigolò Daphne
in tono affranto. Le
scoccai un’occhiataccia. Per quanto le volessi bene, non
potevo assolutamente
protrarre quella farsa ancora a lungo.
“Mi
dispiace!” esclamai non particolarmente convinta, avviandomi
sicura verso la porta.
Non mi curai di controllare
se Rafael mi stesse seguendo. In quel momento il mio unico desiderio
era
allontanarmi il più possibile da quella casa maledetta.
_________________________
Erano
trascorsi sei giorni. Quel pomeriggio avevo lasciato casa dei
miei con l’intenzione di non farvi più ritorno.
Avevo pregato Daphne di
impacchettare ciò che restava della mia vecchia camera,
intenzionata a
recuperare quei pochi ricordi che ancora conservavo gelosamente.
Rafael
non aveva menzionato più quell’incontro,
probabilmente
scottato dall’accaduto, ed io feci altrettanto. Non che il
desiderio di
rinfacciargli ciò di cui era stato causa non fosse pressante
– tutt’altro – ma
io stessa preferivo rimuovere. Sebbene non volessi mostrarlo,
l’amaro sapore
della delusione non era del tutto svanito. Ma, ad avermi ferita
maggiormente, era
stata l’indifferenza per la mia bambina.
In
compenso, mi beavo del pensiero che questo incontro infausto
sarebbe presto scomparso dai suoi ricordi.
Avrei
preservato la mia piccola da quelle costanti delusioni che
avevano rovinato la mia infanzia.
“Tra
due giorni devo tornare in Spagna!”
Rafael
mi osservava con un’espressione corrucciata. Comprendevo
benissimo a cosa tendesse quel discorso.
“Sai
che per il momento non posso allontanarmi da qui” gli
comunicai in tono indifferente. Mi dispiaceva costringerlo a separarsi
da
Sophia per un tempo indefinito, ma per il momento non potevo fare
altrimenti.
Daphne era sul punto di un collasso nervoso. Dopo pochi mesi dal
matrimonio
aveva scoperto che suo marito non era propriamente come aveva creduto.
Intransigente
e perfezionista sino all’eccesso, ciò
però non lo
aveva distolto dall’idea di intrattenere una relazione
extraconiugale. Sebbene
il termine extraconiugale non fosse totalmente appropriato considerando
che si
protraeva da svariati anni.
L’altra donna si era
presentata a casa sua per vendicarsi del comportamento di quel
bastardo, che, a
quanto, pareva non aveva alcuna intenzione di riconoscere il bambino
che lei
portava in grembo. Aveva così deciso di parlare a Daphne
della relazione che la
legava a suo marito e delle sue continue scappatelle dandole le prove
di ogni
sua parola.
Sapeva
che incorreva nel pericolo di essere considerata una semplice
diffamatrice …
Avvertii
un mormorio sommesso e mi voltai verso Rafael che mi
fissava con uno sguardo dolente.
“Tra
quanto tornerai a Siviglia?” domandò avvicinandosi
alla culla
di Sophia e accarezzandola dolcemente.
Scrollai
il capo mordendomi nervosamente le labbra. “Dipende,
lasciare Daphne in balia dei miei genitori è una follia
– sussurrai portandomi
stancamente le mani sul volto. – li hai visti anche tu! Ti
assicuro che non
hanno affatto gradito la sua scelta!”
Lo
vidi arcuare un sopracciglio. “E cosa avrebbero voluto? Che
restasse con quel bastardo!?” mi sorpresi del suo tono acido.
Rafael era
tendenzialmente pacato e difficilmente qualcosa riusciva ad alterarlo.
Cribbio,
i
miei genitori riescono a destabilizzare chiunque.
Annuii
mesta palesando il mio sconcerto. “Anche la loro vita
coniugale è un vero disastro, ma l’idea di un
divorzio viene considerata
decisamente inopportuna – spiegai prendendo fiato.
– soprattutto se la propria
sorella ha avuto una figlia illegittima ed è scappata in
Spagna!” conclusi
alzando gli occhi al cielo.
Il
sorriso comprensivo che mi rivolse mi sorprese. “Non devi
sentirti in colpa!”
“Io
non mi sento in colpa!” ribattei leggermente sulla difensiva.
Lo
sguardo eloquente che mi rivolse non lasciò adito ai
fraintendimenti e mi trovai a chinare il capo senza replicare
ulteriormente.
Rafael era in grado di comprendere a pieno i miei sentimenti ed i miei
atteggiamenti, forse con maggiore precisione rispetto a quanto io
stessa avrei
mai saputo fare.
Avevano
stretto un solito legame durante quegli anni di
frequentazione al collage e questo si era poi intensificato con
l’arrivo di
Sophie e la convivenza a cui eravamo stati costretti.
Sospirò
sommessamente “Non preoccuparti per me, resta con tua
sorella. Io cercherò di tornare a trovarvi il più
spesso possibile – mormorò
dolcemente. – e poi esistono le web cam. Potrò
vedere la mia piccolina tutti i
giorni!” asserì con finta allegria.
Peccato
che non fosse in grado di ingannarmi.. Nonostante ciò non
proferii parola, conscia dello sforzo che gli erano costate quelle
parole.
Non
avrei potuto sperare in un padre migliore per mia figlia.
Gli
anni della mia infanzia erano trascorsi come un inferno,
rinchiusa tra le gelide ed ostiche mura di una famiglia incapace di
mostrare il
proprio affetto. Dove le convenzioni sociali e la reputazione venivano
poste in
cima al podio ed in base a questa ogni decisione veniva presa con
determinazione e freddezza.
Il mio unico desiderio sarebbe
sempre stato permettere a Sophie
quell’infanzia che a me era stata negata e quella
libertà che mi avevano
negato, impedendomi di crescere realmente.
Delia
Sophia
|
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Capitolo 11 *** 10 ***
Eccomi
con il Decimo capitolo di questa storia!
come
promesso, a chi aveva indovinato la nuova comparsa della storia ho
inviato un'e-mail con lo spoiler XD
spero
vi sia piaciuto!
non
idugio oltre e vi lascio al capitolo, cos' torno a studiare
l'assistenza sociale alle famiglie destrutturate (yuppy che gioia *tono
ironico*)
Vi
ringrazio immensamente per i commenti e mi dispiace non poter
rispondere ad ognuno singolarmente, ma lo studio mi chiama (sigh)
Betato
by Ronnie8437
Capitolo
dedicato a Luisina!!
GRAZIE PER
I TUOI STUPENDISSIMI COMMENTI!!! KISS
10.
Il cuore ha
delle ragioni che la ragione non conosce.
Blaise Pascal
Rafael,
come previsto, partì pochi giorni dopo e, con rammarico,
dovetti ammettere di sentire non poco l’effetto della sua
mancanza. La sua
presenza era ormai divenuta una costante nella mia vita, una sicurezza
a cui
appoggiarmi in qualsiasi istante, e la consapevolezza della sua assenza
creava
in me un certo disagio.
Secondo
Daphne avevo ceduto all’amore per lui, cosa che tendevo ad
escludere a priori. Di quel desiderio fisico che avrei dovuto avvertire
in sua
presenza non vi era traccia, ciò che mi legava al lui
restava nulla più che un
affetto fraterno.
“Tesoro,
non credi sia opportuno portare a fare un pò di shopping
la piccola? – mormorò mia sorella osservando
Sophia con sguardo critico. –
Questo vestitino mi sembra un tantino stretto!”
Distolsi
l’attenzione dal computer, volgendo lo sguardo sulla mia
bambina. Effettivamente l’osservazione di Daphne non era
totalmente errata, i
bambini erano soliti crescere ad un ritmo accelerato e la mia bambina
non
faceva eccezione.
Annuii
distrattamente, conscia che un pò di sano shopping avrebbe
distratto mia sorella. La sua situazione aveva subito dei lievi
miglioramenti.
Gli scatti di rabbia erano diminuiti, così come le
imprecazioni verso il
bastardo del suo ex marito. La lontananza dai nostri genitori aveva
sortito il
suo effetto, e la mancanza di pressioni esterne avrebbe di certo
aiutato mia
sorella a rimuovere l’accaduto – almeno in parte.
Come
previsto, ci preparammo velocemente per dedicare l’intero
pomeriggio allo shopping terapeutico – almeno per mia
sorella, perché dal canto
mio lo consideravo più prossimo ad un supplizio.
Che
cosa non si fa per una sorella in difficoltà!
Nonostante
i miei timori però, la giornata trascorse velocemente e fu
abbastanza allegra. La piccola Sophia era una splendida modella, e
trovavo
piuttosto esilarante farle provare vestitini colorati che la rendevano
tremendamente buffa. E, a quanto pareva, anche lei gradiva
l’attività.
Da
grande diventerà una folle maniaca dello shopping,
come sua zia. Credo sia opportuno che io inizi a risparmiare sin da ora
...
I
miei occhi furono attirati da un vestitino con decorazioni
floreali in tonalità azzurre, estremamente grazioso.
“Dy
vieni a vedere!!” richiamai entusiasta l’attenzione
di mia
sorella. Rafael avrebbe adorato quel vestitino e, una volta a casa,
avrei
scattato alla piccola una miriade di foto da inviargli.
“Delia,
non osare proporre l’ennesimo completino alla marinaretta,
perché in tal caso non rispondo più delle mie
azioni!” borbottò burbera
avvicinandosi.
Mi
imbronciai irritata per poi sventolarle il vestitino sotto il
naso, godendo della sua espressione estasiata.
“E’
adorabile!” esclamò prima di strapparmelo dalle
mani e correre
verso la piccola.
Le
osservai a distanza, beandomi per qualche istante di quel clima
familiare e sereno che si era creato. Sophia era stata la cosa
più bella che la
vita avesse mai potuto regalarmi.
__________
Terminati
gli acquisti per la piccola decidemmo di dedicarci ad una
piccola sosta gelato prima di passare al reparto “vestiti
donna”, che mia
sorella aveva intenzione di svaligiare.
Con
mio grande disappunto, le mie suppliche non avevano condotto a
molto e a breve avrebbe dato inizio alla fase: “Rimpinguiamo
l’armadio di Delia
che sembra uscito da un film horror anni ottanta!”
Santissimi
numi!
“Fermiamoci
quì” ordinò in tono perentorio,
indicando un bar
allestito con numerosi tavolini esterni.
Sospirai
accomodandomi. “Peggio di una despota” esclamai
stizzita.
Non
mi era mai piaciuto ricevere ordini, ma questo mia sorella non
pareva affatto notarlo.
“Credo
non sia il caso di dare il gelato alla piccola!” mormorai
sporgendomi verso di lei per sistemarle il piccolo codino.
“Sei
troppo scrupolosa!” sentenziò mia sorella
fissandomi con
occhio critico.
Alzai
gli occhi al cielo leggermente infastidita. “Sophia, dici
alla zia quanto adori la tua mamma!” bisbigliai con fare
cospiratorio alla mia
piccolina, scoccandole un bacio sulla punta del naso.
La
sua risata cristallina e allegra mi fece sorridere. Possibile
potesse essere tanto adorabile?
“Sophia,
fortunatamente non somigli per nulla alla tua mamma,
oppure saresti stata una noiosa ...”
Si
bloccò improvvisamente. Mi voltai verso di lei per
comprendere
cosa avesse attirato la sua attenzione.
Notai
gli occhi di Daphne sgranarsi, mentre il suo volto assumeva
una colorazione inconsueta. Per un istante temetti fosse sul punto di
un
collasso, il colorito cereo e l’aria assente non promettevano
nulla di buono.
Per
pietà, non dirmi che quel bastardo di suo marito
è
quì! Nulla mi impedirebbe di prenderlo a schiaffi!!!
Seguii
la direzione del suo sguardo, incrociando due occhi che
avevano perseguitato per anni i miei sogni.
Luca.
Deglutii
a fatica, cercando di riacquistare la calma. L’insicurezza
che mi colse in quell’istante fu innegabile. Non comprendevo
a pieno cosa fosse
opportuno fare. Non sapevo se dar ragione al mio istinto e fuggire il
più
lontano da lui, oppure abbandonarmi al raziocinio ed ostentare una
calcolata
indifferenza.
Il
mio fulmineo ragionamento mi portò a presupporre che la
seconda
ipotesi fosse la più idonea. Sarebbe stato complicato
fuggire da un posto tanto
affollato, ma soprattutto la magra figura che ne avrei ricavato mi
avrebbe
perseguitato per gli anni a venire.
Rivolsi
uno sguardo implorante a Daphne che si mordeva il labbro
nervosamente, indecisa sul da farsi. Dal canto mio, speravo si
limitasse a
tacere evitando di palesare ulteriormente il mio evidente imbarazzo, o
quanto
meno, il disagio che la situazione mi stava provocando.
“Tu
non spiccicare parola” sibilai in tono minaccioso, prima di
alzarmi dalla poltroncina.
Luca
fece qualche passo verso di noi raggiungendoci, dal suo
sguardo potevo evincere quanto quell’insolito incontro gli
causasse il mio
medesimo disagio. Dopo tanti anni, le sue espressioni non erano mutate
granché
ed il suo volto per me non restava che un libro aperto.
Il
mio cuore parve perdere un battito quando la vicinanza
aumentò.
Maledizione,
è affascinante come allora.
No,
no ... calma Delia, controllati!
Mi
ammonii mentalmente, sebbene con scarso risultato.
“Ciao”
sussurrai incerta.
Lui
increspò leggermente le labbra prima di biascicare un
“ciao”
non propriamente convinto.
Erano
trascorsi anni dal nostro incontro, o forse dovrei dire
scontro. Non avrei mai rimosso la furia che vidi lampeggiare nei suoi
occhi,
mista alla delusione provocata dalle mie parole.
Rinunciavo
a lui e ai miei sogni per un futuro che non avrei mai
desiderato.
Il
silenzio imbarazzante che calò fu presto spezzato dalla
vocina
di Sophia che reclamava le mie attenzioni.
“Ma
.. ma!”
Mi
voltai di scatto verso di lei, sciogliendo la piccola cinghia
del carrozzino e prendendola tra le mie braccia. Il cipiglio colmo di
perplessità che mi rivolse Luca non mi sfuggì, ed
io da codarda indugiai prima
di rivelargli l’identità della mia bambina. Non
compresi realmente il motivo
della mia esitazione, eppure cercai di scostare l’attenzione
su mia sorella che
ci fissava con aria colpevole accucciata sulla sedia.
Sospirai
sommessamente “Ti ricordi di Daphne?!” chiesi
cortesemente. Lui asserii con il capo, rivolgendole un accenno di
saluto.
“E
questa piccolina – domandò in trepidante attesa. -
È tua
nipote?”
Nel
suo tono esitante mi parve avvertire un certo sentore di
“speranza”, ma probabilmente in
quell’istante il mio cervello elaborava le
informazioni in modo distorto. Temevo di rivedere nei suoi occhi
nuovamente la
delusione nei miei confronti, la stessa che mi aveva amaramente ferita
anni
prima. La stessa che mi aveva condotto ad assumere quella maschera di
algida
stronza che non si curava di nessuno se non di se stessa. Quella
Delia che
in fin dei conti non sono mai stata, perchè a muovere i miei
gesti non era che
lo sconforto e la sofferenza. Avevo abbandonato l’uomo che
amavo solo per paura
...
Mai
scelta fu più sbagliata ...
“Lei
è Sophia, mia figlia!” annunciai cogliendolo di
sorpresa.
Spalancò la bocca senza riuscire a proferire parola per vari
secondi.
Sbattè
le palpebre ripetutamente, prima di riprendere un certo
controllo di se. “Auguri – biascicò
– non sapevo ti fossi sposata!” terminò
con
evidente sorpresa.
Certo,
ti ho mollato per dare priorità ad una carriera
che è stata stroncata sul nascere.
Increspai
le labbra in una smorfia di disappunto. “Non ho mai detto
di essere sposata!” sbottai leggermente alterata.
Notando
il clima ormai sempre più teso, mia sorella decise di
intervenire, rammentandomi un dettaglio che la mia mente aveva rimosso
anni
prima.
“Luca,
come và il tuo matrimonio?”
“Perfettamente!
- rispose
atono – credo sia il caso io vada. È decisamente
tardi!” mormorò con la
medesima intonazione.
“Certo
– replicai stizzita – ci vediamo!”
aggiunsi frettolosamente,
avviandomi alla cassa del bar per pagare il conto e fuggire da quel
luogo.
Quella
sera, i patemi provati anni prima tornarono a bussare alle
porte della mia mente e, come allora, mi abbandonai docilmente alle
lacrime. Eppure
il corpicino dormiente della mia bambina, stretto tra le mie braccia,
si rivelò
essere quell’appiglio che mi permise di non annegare
nuovamente nel tetro
pallore di una vita che mi aveva strappato l’unico uomo che
avrei mai amato.
|
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Capitolo 12 *** 11. ***
Salve!
eccomi con il nuovo capitolo finalmente ...
ci ho messo un pò per scriverlo .. in realtà
è venuto fuori tutto in mezz'ora, solo che nei giorni
precedenti non sapevo come procedere!
Questo non è betato
Vivere
significa sempre lanciarsi in avanti,
verso qualcosa di superiore, verso la perfezione,
lanciarsi e cercare di arrivarci.
Boris
Pasternak
“Rafael!”
il
mio tono di voce dovette destargli non poco timore, perché
la sua reazione
allarmata non tardò ad arrivare.
“Delia,
che
hai? È successo qualcosa a Sophia? State bene?”
Sbuffai
contrariata alzando gli occhi al cielo. Stesa sul mio letto continuavo
a
fissare il soffitto con sguardo vacuo. Non era quello che realmente
vedevo.
Nella mia
mente l’incontro con Luca pareva ripetersi a rallentatore. Le
sue espressioni,
la sorpresa palese sul suo volto … la notizia sul suo
matrimonio.
Quello era
stato il colpo di grazia per il mio umore già tetro. Che
fosse sposato non
avevo alcun dubbio, eppure il non averne la certezza, in un modo o
nell’altro,
era … confortante.
Potevo
illudermi che potesse essere accaduto qualcosa, qualsiasi cosa. Come
una sposa
in fuga il giorno delle sue nozze.
O magari lo
sposo …
In quel
frangente un’altra domanda continuava ad assillarmi. Quando
Daphne mi aveva
comunicato la notizia non mi ero premurata di chiedere informazioni
sulla
sposa. Sarebbe stato un gesto eccessivamente masochista eppure, non
riuscivo a
reprimere quel folle desiderio, quella autolesionistica
curiosità di sapere chi
avesse preso il mio posto nel suo cuore.
Starò
diventando pazza …
“Datti
una
calmata – sbottai irritata scrollando il capo per scacciare i
pensieri molesti e
dedicarmi al mio interlocutore, prossimo ad una crisi di panico
– stiamo tutti
alla grande!”
“Dal
tuo
tono non si direbbe!” sussurrò contrariato e
probabilmente leggermente offeso.
Sospirai
sommessamente e mi preparai a sganciare la bomba. “Ho
incontrato Luca!”
mormorai.
Mi parve
quasi di non percepire più il suo respiro. Che stesse
trattenendo il fiato?
Decisi di non indagare oltre, in quel momento necessitavo solo dalla
giusta
consolazione.
E Rafael era
l’unica persona che avrebbe potuto realmente comprendermi.
Era l’unica persona
a cui avevo confessato ogni cosa riguardo la mia storia e la mia
rottura con
Luca. In quell’istante sarei potuta essere definita non poco
indelicata
considerando i sentimenti che lui diceva di nutrire per me, sebbene non
fossi
certa che la situazione non fosse cambiata.
Non avevamo
più ripreso il discorso ed io gliene ero stata
più che grata. Ci eravamo
limitati a chiarire ogni cosa all’inizio della nostra
convivenza forzata.
“Vi
siete
parlati?” domandò in tono dolente.
“Diciamo
di
si – replicai storcendo la bocca in una smorfia. –
più che altro scontrati!”
“Non
ti ha
ancora perdonata per la tua scelta?”
“Credo
sia
stato sconvolto dalla notizia di Sophia!” ribattei esternando
i miei pensieri.
“Credo …”
Un colpo
secco alla porta mi fece sobbalzare.
“Daphne,
che
diamine …” sibilai a denti stretti, pronta ad
inveire contro mia sorella e i
suoi modi tutt’altro che delicati.
“Immagino
tu
debba andare ..” constatò Rafael in tono divertito.
“Già
…”
§
Da oltre
venti minuti ero immersa in un’assurda conversazione con
Daphne, sebbene io
avessi pronunciato non più di qualche sillaba.
A quanto
pareva, la mia arguta sorellina sosteneva che IO avessi un problema.
Magari ne avessi
solo uno …
“Le
tue
relazioni dopo Luca sono andate tutte al macello e per questo
c’è un’unica
spiegazione …” mormorò contrita.
Certo, lo amo
ancora. Mi pare
abbastanza ovvio..
Purtroppo
lei era di tutt’altro avviso.
“Questa
questioni irrisolta con lui non ti permette di aprirti ad altri uomini.
Quindi
ciò che devi fare adesso è parlare con lui e
chiudere per sempre con il
passato!” sentenziò seria.
Strabuzzai
gli occhi fissandola con un cipiglio tutt’altro che benevolo.
E non solo per la
sua folle teoria che con la realtà aveva ben poco in comune,
ma soprattutto per
la sua proposta di presentarmi da Luca delirando su situazioni da
chiudere …
E magari
anche conversando dei miei problemi con gli uomini. Potrei
confessargli di aver scopato con l’intero campus di Yale.
Ma adesso che ci
penso? Da quanto non
mi godo un po’ di sana attività fisica?
Preferii non
soffermarmi sull’ultimo pensiero, conscia fosse trascorso fin
troppo tempo. Con
Rafael naturalmente non ci erano stati altri contatti di quel genere.
La
nascita di Sophia – per quanto amassi mia figlia –
era stato il frutto di un
incidente che non mi pareva il caso di replicare.
“Delia,
ascoltami!” pigolò mia sorella imbronciandosi come
una bambina.
Alzai gli
occhi al cielo tentando di mascherare la mia irritazione. Se il suo
stato psichico
non fosse stato tanto debole di certo non le avrei risparmiato la
sfuriata
degna di un leone in gabbia.
Ma, non mi
pareva affatto il caso, benché iniziassi a sospettare che
approfittasse di
queste mie accortezze per volgere le situazioni a suo vantaggio.
Santa
pazienza! Ecco cosa si guadagna ad essere magnanimi.
“Ti
prego!”
mormorò per l’ennesima volta prima di recuperare
un foglietto dalla sua borsa.
Sarò
paranoica, ma non credo di voler
sapere cosa sia …
Il sorrisino
sornione che mi rivolse fu la conferma alle mie preoccupazioni.
Oh Dio, salvami
da questa incresciosa
situazione prima che io sbotti e mi decida ad imbavagliarla e legarla
alla
spalliera del letto.
“Cos’è?”
chiesi riluttante.
Via il dente via
il dolore…
“L’indirizzo
dello studio di Luca! – esclamò soddisfatta.
– a casa potresti incontrare sua
moglie e non avreste modo di parlare. Invece in ufficio
…”
Ufficio?
In tutto
quel trambusto non avevo assolutamente riflettuto su questo dettaglio
tutt’altro che irrilevante. I sogni di Luca per il futuro
erano quelli di un
ragazzino fantasioso a cui piace illudersi che un giorno il mondo
sarà ai suoi
piedi. Amava la scrittura e la letteratura, ma ciò
nonostante non aveva alcuna
intenzione di frequentare l’università. I suoi
propositi erano di scrivere un
libro e acquisire notorietà dando sfogo alla sua notevole
immaginazione.
Peccato che tali progetti erano visti dai miei genitori con occhio
critico.
Loro per me
vedevano un futuro più che brillante accanto ad una persona
responsabile e
posata che non fondava la sua vita sul rischio.
Ed i sogni di
Luca non erano affatto
ragionevoli in tal senso.
“Che
lavoro?” sussurrai mordendomi immediatamente la lingua.
Concedere una minima
speranza a Daphne significava condannarsi con le proprie mani.
Infatti il
sorriso che illuminò il suo volto ne fu la palese
dimostrazione.
Maledizione!
“Possiede
in
collaborazione con un importante uomo d’affari una casa editrice
- spiegò sorridendo – si è
laureato in lettere moderne, anche se non
rammento precisamente l’indirizzo di
specializzazione!”
… ha
rinunciato ai suoi sogni?
§
Contrariamente
ad ogni mio proposito mi ritrovo dinanzi al portone di un palazzo al
“Corso
Umberto”.
Perché?
Perché
non sono riuscita ad oppormi
all’insistenza di mia sorella. Almeno questa
è la scusa ufficiale … quella ufficiosa invece
è un’altra: “Ho bisogno di
vederlo!” e non per le assurde motivazione addotte
da Daphne.
Il tempo
è
trascorso, ma nonostante ciò per me è cambiato
ben poco. I sentimenti per lui non
sono sfumati. È l’unica persona a cui mi sono
concessa realmente, colui che
conosce i miei sogni, le mie paure, i miei desideri più
intimi … oltre Rafael!
Ma
nonostante ciò non riesco a considerarli in egual maniera.
Con Rafael
non è che amicizia. Una profonda e bellissima amicizia, ma
non amore.
È
tutto un vero casino!
Presi
coraggio e mi decisi ad inoltrami in questa folle impresa, dettata da
un
desiderio tutt’altro che razionale.
Lo studio
era situato al primo piano di un enorme palazzo su di una via centrale
di Napoli,
ciò mi fece presupporre fosse di discreta importanza.
Chi sa con
chi è in collaborazione!?
Mi avvicinai
verso la porta dove era segnalato in nome della casa editrice
– indicatomi da
Daphne – e bussai al campanello. Avvertii quasi
istantaneamente lo scatto della
serratura gestita tramite apertura automatica e notai immediatamente la
piccola
scrivania di quella che supposi essere la segretaria. Salutai
garbatamente
reprimendo il malessere che avvertivo ad ogni passo. Ero uscita di casa
e corsa
qui senza riflettere.
Cosa gli avrei
detto?
Ehi, ciao, sai
che ti amo ancora
nonostante abbia una figlia e viva con il mio migliore amico in Spagna,
nonché
padre della mia bambina?
Molto sottile
…
“Ha un
appuntamento?” domandò lei recuperando una piccola
agendina colorata.
Scossi il
capo. “No!”
“Se
è qui
per un manoscritto può lasciarlo a me insieme ai suoi dati e
provvederemo a
contattarla quando prima!” mormorò affabile con un
sorriso falso come il colore
di capelli di mia madre.
Respirai a
fondo volgendo il mi sguardo per la struttura tentando di ideare una
scusa che
mi liberasse della sciocca mocciosa che mi fissava palesemente annoiata.
Idea!
“Bene,
non
ho alcuna intenzione di indugiare oltre – sbottai stizzita
alzando gli occhi al
cielo. – Ciò che ho visto può bastare
per la mia perizia. Vi sono presenti in
questo studio svariate infrazioni alle norme vigenti!”
affermai ostentando un
tono arrogante.
La vidi
strabuzzare gli occhi ed agitarsi visibilmente allarmata. Me ne
compiacqui
ringraziando i miei studi che per una volta si era rivelati utili.
Effettivamente
questo posto non è
assolutamente a norma.
Mi trattenne
proponendomi di attendere qualche istante, correndo poi verso una porta
che
immaginai essere l’ufficio di Luca.
Sospirai
sperando di far scemare la tensione, ma senza risultato.
Che Dio me la
mandi buona.
________________________________
Risposta recensioni
Recensione
di Bella_kristen
[Contatta],
del 29/09/2009 - 04:55PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
ciaoooo!! ahahahah XD ho notato che luca non
è proprio nelle tue grazie .. in realtà non piace
a nessuno! siete tutte dalla parte di Rafael!
hihihi povero il mio Luca
|
Recensione
di Sbruby
[Contatta],
del 26/09/2009 - 12:30PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
ahahahahhaha ciaooo! Diciamo che da questo capitolo la
figura di Lucas inizierà a delinearsi. Per adesso
è stata solo sfiorata e nessuno ha avuto realmente modo di
conoscerlo ... XD
per quanto riguarda i sentimenti di Delia, per ora sono molto chiari!
Ma in seguito chissà! hihih devo ammettere che nemmeno io so
come procederà .. ogni capitolo nasce da un'idea
improvvisata ..è la storia che guida me e non viceversa
|
Recensione
di luisina
[Contatta],
del 25/09/2009 - 11:56PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
*ahahah il padre di Sophia è Rafael! XD
senza ombra di dubbio ... Luca però è quello che
lei definirebbe l'amore della sua vita! colui che nonostante tutto non
ha mai dimenticato ... anche se ... chissà
|
Recensione
di simo87
[Contatta],
del 25/09/2009 - 11:43PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
ma povero Luca!! Alla fine la sua figura non
è stata affatto delineata ... hihihih solo un lieve accenno
ed un incontro piuttosto teso. cmq dal prossimo capitolo in poi penso
che il suo carattere e la sua persona diventeranno centrali!
|
Recensione
di Miki
loves Yuu [Contatta],
del 25/09/2009 - 05:18PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
ahahahahahahaha XD wow noto che tifi per Rafael
hihihihihi come tutte del resto!! cmq vediamo un
pò con i prossimi capitoli cosa ne penserai ... avendo una
panoramica anche su Luca!
|
Recensione
di TheDuck
[Contatta],
del 25/09/2009 - 02:27PM sul capitolo 11: 10
- Firmata
|
Diciamo che Delia sta sempre nei casini ... almeno
sentimentalmente parlando! Rafael è l'incarnazione del tipo
perfetto, almeno da quello che pensano i suoi genitori. Peccato che non
sia lo stesso per lei ... alemno per ora. devo ammettere che non so
proprio chi sceglierà tra i due ahahahahha
|
|
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Capitolo 13 *** 12. ***
Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
è
tardissimo e io domani ho sveglia alle 6 ... vi domanderete quindi
perchè posto a quest'ora tarda? Bhe, perchè se
non posto ora sono certa che domani cancellerò tutto
l'ultimo pezzo. Ebbene il motivo è il seguente: in questo
capitolo ci sarà una piccola parte in raiting "ROSSO".
Chiedo venia, non sono brava in questo genere di decrizioni e spero
vivamente di non essere stata eccessivamente volgare. Purtroppo
è il mio primo tentativo di questo genere ...
Mi scuso se non
rispondo ai vostri commenti, ma ho terminato di scrivere in questo
istante e avverto i miei occhi chudersi dal sonno (infatti non ho
nemmeno riletto il capitolo ç_ç)
Una
cattiva azione non ci
tormenta appena compiuta,
ma
a distanza di molto
tempo, quando la si ricorda,
perché
il ricordo non si
spegne.
Rousseau
Entrai
nel piccolo
ufficio indicatomi dalla segretaria. La stanza che mi si
rivelò era piuttosto
carina, sebbene non particolarmente luminosa. Una scrivania in legno
massello
si stagliava accanto alla parete destra, sulla quale era poggiata
un’immensa
libreria colma di volumi di ogni genere. Non era molto ampia e mi
pareva essere
quasi opprimente.
Mossi
i miei passi
lenti e misurati, avvertendo un senso di disagio.
«
Questo posto è fuori
norma! » esclamai facendolo sobbalzare vistosamente.
Si
voltò di scatto con
un’espressione stupita fissandomi, probabilmente cercando di
comprendere il
motivo di quella visita.
Quello
che poi vorrei sapere anche io …
«
Cosa? » biascicò
visibilmente scioccato, richiudendo i libro che aveva tra le mani.
Ostentando
sicurezza
non mia, mi avvicinai alla piccola poltrona accanto alla sua scrivania,
accomodandomi.
«
Dobbiamo parlare! »
asserii risoluta.
«
Di cosa? » replicò
brusco, indurendo lo sguardo.
«
Credi sia necessaria
una tale acidità? – ribattei mesta, tentando di
reprimere l’irritazione – vorrei
provare a condurre una discussione normale. »
Lui
parve soppesare le
mie parole e dopo un sospiro sommesso mi fece cenno di assenso.
«
Bene. – mormorai
sorridendogli leggermente in imbarazzo. – Come stai?
»
Lui
arcuò un
sopracciglio fissandomi scettico, aspettandosi forse domande di altro
genere.
D’altronde i convenevoli erano decisamente superflui nella
nostra situazione.
Peccato
che io non sappia perché io sia qui!
«
Bene, direi. – esitò
leggermente in difficoltà. – Solo che non
comprendo il motivo della tua visita.
Non ci sentiamo da anni, precisamente da quando mi hai mollato per
seguire i
tuoi sogni, anzi forse dovrei dire i Loro sogni. »
terminò senza celare un
certo risentimento.
Sospirai
sommessamente.
« Luca, non puoi rinfacciarmi in eterno la mia scelta. Ero
poco più che una bambina
e credevo che i miei genitori potessero aver ragione. »
mormorai affranta.
In
fin dei conti mi ero
ampiamente pentita della mia scelta, ma questo dettaglio preferii
tenerlo per
me, onde evitare ulteriori imbarazzi.
Un
sorriso di scherno
comparve sulle sue labbra. « Ed è per questo che
ti ritrovi ad essere mamma?
Per di più senza marito? »
Assottigliai
lo sguardo
alzandomi di scatto dalla sedia.
Alla
faccia della conversazione civile.
«
Parli proprio tu che
sei sposato e dirigi una casa editrice? – lo sbeffeggiai
sardonica. – dove sono
finiti i tuoi sogni? »
Si
irrigidii
immediatamente. « Erano i sogni di uno sciocco ragazzino che
voleva fare lo
scrittore e girare il mondo. »
«
Come vedi non tutto
ciò che allora ritenevamo giusto si è poi
rivelato tale. »
Sbuffò
contrariato. «
Certo che ne abbiamo fatte di cazzate! » esclamò
pacatamente, passandosi
stancamente la mano sul volto.
Maledizione,
se solo avessi agito diversamente. Se
solo avessi ignorato le imposizioni prendendo le redini della mia vita.
Se
solo …
Troppi
inutili “se”.
Iniziai
a passeggiare
per la stanza, scrutando i volumi sulla maestosa libreria. «
Sophia è stata
l’unica cosa buona di questi anni. – affermai
seria. – se non fosse stato per
lei starei ancora lavorando nello studio di mio padre con i suoi
quattro
burattini. »
Conclusi
rammentando i
pochi mesi trascorsi in quell’ambiente insalubre e maligno,
fatto di
concorrenza spietata e critiche velate da sorrisi affabili.
«
Immagino le loro
facce quando hanno scoperto della gravidanza. »
ghignò senza mascherare la
soddisfazione. Li odiava, in fondo era a causa loro che avevamo rotto.
Non
lo consideravano la
persona adatta a me e non perdevano occasione di ribadirglielo.
Mi
domando se ci sia qualcuno in grado di amare quei
due vecchi psicopatici.
Scrollai
le spalle con
indifferenza. « Io sono stata più che felice di
non averla vista. »
«
In che senso? » domandò
visibilmente curioso.
«
Nel senso che sono
partita per la Spagna il giorno che ho scoperto di essere incinta e che
sono
tornata qualche settimana fa. »
Lo
vidi spalancare la
bocca e prima che potesse fare ulteriori domande mi decisi a
“sganciare la bomba”
rivelandogli la verità.
«
Il padre di Sophia è
il mio migliore amico, con cui sono finita accidentalmente a letto
durante la
nostra festa di laurea. – alzai gli occhi al cielo ricordando
il brusco
risveglio della mattina seguente. – Eravamo ubriachi fradici.
Comunque lui è
Spagnolo, quindi quando ho scoperto della piccola l’ho
raggiunto! » terminai
attendendo una sua reazione.
La
sua espressione
divenne imperscrutabile. « Convivete? »
«
Si » annuì mesta.
«
Vi sposerete? »
«
No! » risposi di
getto, fissandolo sconvolta.
Non
poteva certo
credere che mi sposassi per un simile motivo. Io adoravo Sophia ed
avrei fatto
ogni cosa per permetterle una vita serena e la presenza di un padre. Ma
ciò non
implicava un matrimonio di convenienza, oppure sarei stata poco diversa
dai
miei genitori.
Lo
vidi annuire
distrattamente iniziando a giocare con la stilografica poggiata sulla
sua
scrivania.
«
Mia moglie si chiama
Stefania. » mormorò
d’un tratto
facendomi sobbalzare. Di certo non mi aspettavo introducesse
l’argomento in
questo modo. Ciò nonostante non lo interruppi, forse simili
dettagli mi
avrebbero permesso di acquisire la giusta consapevolezza, comprendendo
fosse
ora di abbandonare i ricordi del passato ed i suoi vecchi amori,
cercando di
dedicarmi al mio presente.
A
ricostruirmi una
vita. Forse Daphne non aveva torto, non avevo avuto nessuna relazione
degna di
questo nome dopo Luca ed il motivo non era poi così
difficile da comprendere.
La certezza di amarlo ed il rimpianto per la scelta sbagliata mi
stavano condizionando
e la libertà che affermavo di aver conquistato non era che
una mera chimera.
«
Ci siamo conosciuti
all’università e abbiamo deciso di convolare a
nozze appena terminati gli
studi. – sospirò sommessamente sprofondando nella
poltrona. – purtroppo, questo
genere di matrimoni non ha mai una buona percentuale di riuscita.
Troppo
frettolosi » concluse
lanciandomi una
breve occhiata e gesticolando animatamente con le mani.
Era
un vizio che aveva
sin da quando stavamo insieme. Ogni qualvolta era nervoso diveniva
piuttosto
logorroico ed iniziava a muoversi in modo inconsulto.
Dovetti
reprimere un
sorriso a quel ricordo, cercano di non essere inopportuna considerando
la sua
confessione. Benché non potessi non avvertire un certo senso
di sollievo.
«
Vi siete separati? »
domandai titubante, tentando di celare la nota speranzosa nella mia
voce.
Che
poi perché speranzosa? Tra noi è tutto finito e
di certo che il suo matrimonio sia andato a rotoli non ha ripercussioni
su di
me o sulla mia vita.
…
Sembra
quasi che io stia tentando di auto convincermi!
«
Siamo da un
consulente. » sibilò storcendo le labbra in una
smorfia di disappunto.
Quindi
tentano di risolvere la situazione.
Mi
lasciai sfuggire un
sospiro guadagnandomi una sua occhiata curiosa.
Voltai
il capo
dirigendo la mia attenzione ad un tomo dall’aria piuttosto
antica: Baudelaire.
Avvertivo
un nervoso
ticchettio, probabilmente dovuto ai tasti del telefono premuti con
malcelata
tensione.
Il
silenzio pesante che
era calato aumentava a dismisura il mio disagio ed il groviglio allo
stomaco
pareva non volersi districare. Temevo che quel mio sospiro di sollievo
avesse
rivelato tutto, benché desiderassi condurre quella
conversazione in modo
distinto.
Voglio
solo dimenticare … A cosa serve passare la
vita a crucciarmi su ciò che stato e su ciò che
sarebbe potuto essere? Sono
passati anni e la situazione è completamente mutata. I
nostri caratteri sono
cambiati, non siamo più quei due ragazzini pronti a far
baldoria e con molta
probabilità quel feeling che ci legava si è
dissolto.
«
Delia – bofonchiò
richiamando la mia attenzione. - Che
ne
dici di un tè? » domandò sorridendomi
impercettibilmente. Immaginai rammentasse
la mia strana ossessione per quella bevanda. All’epoca avevo
sviluppato una
sorta di dipendenza e difficilmente ne assumevo una quantità
di inferiore di
due tazze al giorno.
Peccato
che il mio
stomaco non fosse propriamente d’accordo.
Cercammo
di incamerare
una piccola conversazione, chiacchierando degli anni del collage
muovendoci
però su argomenti futili. Naturalmente non menzionai la mia
attiva vita
sessuale.
Che
si è completamente smorzata dalla nascita di
Sophia. Forse un po’ di sano sesso potrebbe porre rimedio
alle mie numerose ed
estenuanti pare mentali.
Scrollai
il capo con
vigore scacciando quel pensiero. La mia vita era abbastanza intricata
senza
l’ennesima figura maschile a creare ulteriori intoppi.
Ci
gustammo il nostro
tè, benché l’aria pesante non fosse
propriamente sfumata. Probabilmente con i
nostri trascorsi non era poi così strano, sebbene in parte
ci sperassi.
Quelle
risate spensierate appartenevano ormai ad un
tempo andato, che appariva tremendamente distante malgrado non
risalissero che
a cinque anni fa.
Le
cose inevitabilmente cambiano ed è bene che io mi
decida ad accettarlo.
«
Bhe, credo sia il
caso io vada. » mormorai notando l’ora tarda.
Sophia
probabilmente
stava attentando alla salute mentale – già
precaria. – di sua zia.
Lui
annuì alzandosi
dalla poltrona e venendomi incontro per accompagnarmi alla porta.
«
Mi ha fatto piacere
che tu sia passata! » esclamò sincero, passandosi
imbarazzato una mano tra i
capelli.
«
Si, credo si stata
una buona idea. – replicai sorridendogli. –
chissà che non riaccada. Magari
potrei portarmi anche un bel taccuino su cui segnare tutti i punti non
a norma
della struttura, in modo da terrorizzare la tua povera segretaria.
» ghignai
rammentando lo sguardo afflitto che mi aveva rivolto.
Poveraccia,
sono stata proprio crudele.
Purtroppo
però
sopraggiunse un momento imbarazzante: quello dei saluti. Una stretta di
mano
era da escludere, decisamente impersonale e non adatta a due persone
che nel
loro passato avevano condiviso praticamente tutto. Avrei potuto optare
per un
semplice ciao … ma, la mia mente contorta ed il mio innato
autolesionismo mi
condussero a ponderare l’idea di un casto bacio sulla guancia.
E
così sarebbe stato se
lui non avesse voltato il viso in quel momento facendo combaciare le
nostre
labbra.
Sussultai
per la
sorpresa avvertendo quel contatto, ma non mi scostai, abbandonandomi ad
esso ,benché
la parte razionale di me scalciasse incitandomi a fuggire.
Iniziò a lambire le
mie labbra dolcemente, ricordandomi quei baci fugaci che ci scambiavamo
al di
fuori delle mura della mia casa, salutandoci per la “buona
notte”.
Istintivamente
poggiai
la mano sul suo petto accarezzandolo, mentre percepii la sua posarsi
sul mio
fianco, insinuandosi al di sotto della mia magliettina.
Poi
da lì al trovarmi
attaccata al muro, schiacciata dal suo peso, non trascorse poi molto.
Quel
bacio dapprima
casto si trasformò pian piano in qualcosa di passionale ed
irruente, ed in me
si riaccendevano quelle intense sensazioni che credevo perdute. La
lussuria che
aveva guidato i miei gesti in quegli anni non era nulla se equiparata
alla
veemenza dei miei gesti in quegli istanti. Le mie mani, non
più insicure e
timorose come un tempo, sfiorarono ogni lembo della sua pelle, beandosi
di quel
calore e di quell’eccitazione che quei contatti provocavano.
Accarezzai
le sue
braccia soffermandomi sul bicipite gonfio e poi man mano più
giù, sfiorando
l’inguine ancora coperto dai jeans sbiaditi. Lasciai scorrere
le dita sul bordo,
avvertendo la sua eccitazione crescere ad ogni tocco, ed il mio ego
gioiva
constatando l’effetto che una mia semplice carezza destava
ancora in lui.
Purtroppo – o forse no – il mio momentaneo barlume
di lucidità sfumò quando la
sua bocca scese verso il mio collo, alternandosi da esso al lobo
dell’orecchio
che si divertiva a mordere debolmente,
provocando
i miei ansiti incontrollati.
Lì,
in quel piccolo
ufficio, le mie paranoie svanirono schiacciate dalla valanga di
emozioni e dal
bisogno spasmodico di avvertire il suo tocco. Fu così che i
pochi indumenti si riversarono
sul pavimento, lasciando ai nostri occhi la possibilità di
godere di quello che
in passato era naturale.
Il
suo corpo scolpito,
sebbene non particolarmente muscoloso, non era granché
mutato e fissandolo
intensamente mentre si disfava dei boxer non potei non avvertire il mio
corpo
fremere dall’eccitazione.
Lo
desideravo, come non avevo mai voluto nessuno.
Allacciai
le mie gambe al
suo bacino, richiedendo un contatto più profondo, che non mi
negò. Le sue
labbra e la sua mano presero a scorrere
fino
ai miei seni, stuzzicandoli, accarezzandoli e stringendoli,
assecondando le
richieste del mio corpo ed i suoi desideri. Mentre con
l’altra mano posata sui
glutei sfiorava il mio intimo con gesti voluttuosi.
Ripetevo
il suo nome
come una cantilena, senza pudore o timori di essere udita dalla
segretaria a
pochi metri da noi.
«
Prendimi! » ordinai
perentoria, giunta ormai al limite.
E
mentre le mie dita
affondavano nella sua schiena, avvertii finalmente il suo membro
penetrarmi con
veemenza, assestando spinte veloci e ponderose. Quasi disperate,
bramose di
quel contatto troppo a lungo negato ed ardentemente desiderato.
|
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Capitolo 14 *** 13. ***
nina 13
Eccomi
con il nuovo capitolo! ç_ç
sono passate due settimane dall'ultimo, chiedo scusa! Sto cercando di
aggiornare il prima possibile, ma un pò il tempo, un po'
l'ispirazione che manca rendono tutto molto complicato!
Recensioni a fine capitolo
13.
Amare
è mettere la nostra felicità nella
felicità di un altro.
Gottfried
Wilhelm von Leibniz
Recuperai
velocemente
la camicetta adagiata sulla poltrona, indossandola frettolosamente.
L’imbarazzo
regnava sovrano in quella piccola stanza dopo ciò che era
accaduto. Ancora non
comprendevo come avessi potuto agire in modo tanto impulsivo e nemmeno
rammentavo ciò che mi aveva spinto tra le sue braccia.
Si
certo, come no!
Mi
basta un suo sguardo per perdere completamente la
ragione, è sempre stato così.
Nonostante
tutto, quello
che maggiormente mi inquietava era constatare che una parte di me era
ben lieta
di ripensare a quel contatto per molto tempo agognato. Lo desideravo e
su
questo non avevo mai avuto dubbi, ma lui era pur sempre un uomo sposato.
Sospirai
sommessamente,
stordita dal vortice dei miei pensieri contraddittori. Consapevole non
fosse
stato giusto non riuscivo però a considerare tutto un errore.
«
Delia. » mi
richiamò con voce incerta.
«
Cosa? » sbottai
acida, dedicando un’attenzione quasi maniacale ai bottoni
della camicia.
Avvertii
la sua stretta
sul mio braccio e mi ritrovai con il suo viso a poche spanne dal mio.
Il
mio cuore iniziò a
battere con un ritmo folle, tanto che ebbi l’atroce dubbio di
essere in
procinto di un infarto con i fiocchi.
«
Dobbiamo parlare. »
proferì serio.
Chiusi
gli occhi
cercando di placare l’ansia che aggrovigliava il mio stomaco.
« Di cosa vuoi
parlare Luca? Abbiamo fatto una cavolata colossale e credo che di
questo ne
siamo entrambi consapevoli. Tu sei sposato ed io ho una bambina a cui
badare, entrambi
con delle resp …»
Non
riuscii a terminare
il mio sproloquio che mi ritrovai zittita dalle labbra di Luca, che
iniziò a
lambirle con malcelata rabbia. Nuovamente lì, stretta al suo
petto, indecisa e
confusa per i sentimenti contrastanti che mi affliggevano. Il mio cuore
desiderava abbandonarsi ancora al suo tocco, dimenticando tutti quegli
ostacoli
che ad ogni secondo parevano divenire sempre più labili. Ma
la ragione
rammentava la sofferenza che mi ero auto inflitta in passato e che
probabilmente si sarebbe triplicata a causa degli eventi che si erano
susseguiti in questi anni di lontananza.
È
sbagliato … tutto questo è sbagliato. Lui non
è
più mio!
Facendo
leva su quel
poco di buon senso che ancora possedevo mi scostai da lui, ansante,
fissandolo
con uno sguardo contrito. Non era ciò che volevo, ma non
potevo agire da
irresponsabile, non rammentando che ormai non ero una ragazzina e che
dalla mia
vita sarebbe inevitabilmente dipesa quella di Sophia.
La
mia bambina.
Il
suo visetto paffuto
ed il suo volto, illuminato da un sorriso estatico per le attenzioni
che Rafael
costantemente le dedicava, mi permisero di recuperare quasi totalmente
il
controllo.
Avrei
mai potuto sacrificare la sua felicità per la
mia?
«
È una follia. »
biascicai, portandomi stancamente le mani al volto.
«
No, non lo considero
un errore. » sibilò assottigliando lo sguardo.
Arcuai
un sopracciglio
fissandolo scettica.
Non
può averlo detto davvero …
«
Sei sposato … »
«
Non la amo. »
Indignata
gli rivolsi
un’occhiataccia, pronta ad abbandonare quel maledetto studio
e maledicendo
mentalmente Daphne e le sue assurde idee.
Perché
avevo deciso di assecondare i deliri di
quella pazza?
E
lui? Come poteva
affermare una cosa simile? Si erano sposati, come poteva non amarla? La
mia
vita familiare mi aveva sempre indotta a vedere il matrimonio come un
vincolo
indissolubile che non andava assolutamente considerato come un semplice
gioco.
Una
responsabilità a
cui non ci si può sottrarre.
«
Sei un’idiota. »
sbottai recuperando immediatamente la mia borsa e fuggendo da quel
maledetto
ufficio.
Non
sentii la sua
risposta. Avvertivo un fischio fastidioso alle orecchie, mentre le
lacrime di
amarezza solcavano il mio viso.
È
la scelta giusta! È la scelta giusta …
Ripetevo
quella
semplice frase nella mia mente, come un mantra, tentando invano di auto
convincermi.
Di scacciare ogni pensiero che avrebbe potuto ricondurmi nuovamente tra
le sue
braccia.
È
la scelta giusta!
Tornai
a casa
stravolta, sotto lo sguardo non poco allarmato di mia sorella Daphne.
Non dissi
nulla. Mi recai semplicemente nella cameretta della piccola Sophia
sperando di
trovar conforto in lei.
Lei
che era il mio
sostegno. Lei, che probabilmente era l’unica cosa realmente
positiva di quella
mia vita che aveva ormai perso ogni sua direzione. Vivevo in uno stato
di
confusione e le mie scelte non erano che un guazzabuglio di decisioni
tendenzialmente
impulsive.
Stavo
rovinando tutto e
mi ritrovavo nuovamente su di un baratro.
Cosa
sto facendo?
«
Delia? Delia tesoro è
ora di alzarsi. »
Una
voce estremamente
fastidiosa continuava a reclamare le mie attenzioni, con scarso
successo. Mugugnai
qualcosa di incomprensibile anche per la sottoscritta, sperando di far
desistere quei maledetti bisbigli.
«
Sophia non sta bene! »
A
quell’esclamazione
sbarrai gli occhi terrorizzata, trovando a pochi metri da me il sorriso
beffardo di mia sorella che stringeva tra le braccia la mia piccola
bambina.
«
Cosa? » biascicai
allarmata, con la voce ancora impastata dal sonno.
La
risposta non giunse.
Daphne si voltò verso Sophia sorridendole dolcemente.
«
Visto piccola? La
mamma finalmente si è svegliata. –
mormorò in tono carezzevole. – che ne
diresti di andare a cercare la palla? » continuò
permettendole di trotterellare
nella stanza attigua.
Sbuffai
contrariata. «
Ma che diamine di scherzi sono questi? Avevi intenzione di procurarmi
un
infarto? » sbottai massaggiandomi le tempie.
Avvertivo
i primi
sintomi di quella che sarebbe stata di certo un’atroce
emicrania, probabilmente
dovuta alle forti emozioni del giorno precedente e della nottata
trascorsa tra
le lacrime.
Non
dovevo avere un
bell’aspetto e quello giustificava l’espressione
apprensiva di mia sorella.
«
Che c’è? » sibilai
acida.
Lei
sospirò
sommessamente. « Cosa è successo ieri? –
esitò. – e non dirmi nulla perché dalle
tue condizioni si può evincere il contrario. »
Iniziai
a mordere
nervosamente il labbro. Non ero certa di volerle raccontare
ciò che era
accaduto il giorno precedente, in compenso sentivo la
necessità di potermi
finalmente sfogare sperando in qualche consiglio. Benché
Daphne non fosse
esperta in merito.
Basti
pensare che se ieri sono andata da Luca è
tutta colpa sua e delle sue balorde idee!
«
Non credo ti
piacerebbe saperlo … » biascicai imbarazzata.
Mi
aveva ordinato di chiudere i ponti con il passato
ed io cosa avevo fatto?
…
«
Sono andata a letto
con lui – confessai in un sussurro. - ... anche se
tecnicamente questa
affermazione può ritenersi sbagliata. Non c’era
alcun letto! Cioè sul muro ..
no, ecco … vicino al muro … »
«
Stop! » l’ordine
perentorio di mia sorella pose termine al mio delirio. In caso di
agitazione
divenivo tremendamente logorroica, ed in quella particolare situazione
probabilmente era dovuto al desiderio di non voler ascoltare le
critiche che da
lì a poco sarebbero giunte a perforarmi i timpani.
Alzai
lo sguardo
incrociando quello contrito di Daphne.
«
Cosa è accaduto dopo …
cioè, sai che è sposato. » mi
ribadì mesta, sorprendendomi per il suo tono
pacato.
Annuii
sconsolata. Rammentavo
perfettamente quel dettaglio.
«
Non saprei
precisamente cosa è successo … lui ha detto che
non la ama, ma stanno comunque
vedendo un consulente e, quando io gli ho detto che abbiamo fatto una
follia,
lui mi ha baciata dicendo che non la considerava tale. »
spiegai.
Effettivamente
non
aveva molto senso.
«
Non avrai intenzione
di intrattenere con lui una relazione senza tener conto del suo
matrimonio? »
mormorò giocando nervosamente con il lembo del lenzuolo.
Solo
in quell’istante
compresi il mio ennesimo errore. Che persona ero per esternare a mia
sorella un
tale problema, considerando le relazioni extraconiugali intrattenute
dal suo ex
marito? Ero più che certa che inevitabilmente i suoi
pensieri il quel momento fossero
rivolti alla moglie di Luca, probabilmente pensando ai loro sentimenti
comuni.
Sono
un’idiota!
L’abbracciai
di slancio
cercando di confortarla. « Mi dispiace, non avrei dovuto.
»
Scosse
il capo in senso
di diniego, senza proferir parola.
«
Comunque non ho
alcuna intenzione di perpetuare questa follia. Sarebbe assurdo e poi ho
Sophia
a cui pensare. Lei ha bisogno di suo padre. »
Si
staccò sorridendomi
debolmente. « Concordo. – sospirò
pesantemente. – Credo che dovresti dare una
piccola possibilità a Rafael. È un bravo ragazzo
e ti ama da morire … »
«
Io … » avrei
desiderato ribattere, ma non me lo permise.
«
Pensaci. - mi ordinò
perentoria. – potrebbe essere la scelta più giusta
e sono certa che è la tua
assurda testardaggine ad impedirti di considerare realmente una simile
ipotesi.
»
Dopo
quella strana
conversazione non riprendemmo l’argomento. Trascorsi
l’intera mattinata e parte
del pomeriggio a sistemare negli scatoli i miei effetti personali e
quelli di
Sophia. Non avevo intenzione di trascorrere in Italia un momento di
più, non
considerando il pericolo in cui incorrevo.
Nonostante
tutto una parte di me desidera correre da
Luca.
Sospirai
pesantemente. I
miei pensieri corsero a Rafael. Avrei dovuto comunicargli quello che
era
accaduto? A causa dell’indecisione non avevo avuto il
coraggio di telefonargli,
ed infatti non mi ero nemmeno premurata di avvisarlo della mia
imminente
partenza.
«
Delia, alla porta. »
Le
urla di Daphne, che
si stava godendo il suo bagno caldo pomeridiano, mi ridestarono dai
miei
pensieri permettendomi di notare il trillo fastidioso del campanello.
«
Chi diamine sarà a
quest’ora? » borbottai imprecando mentalmente.
Aprii
la porta con uno
scatto poco delicato, ritrovandomi davanti l’ultima persona
che avrei mai
potuto sospettare.
«
Ciao … »
__________________________________________________________________
Risposta recensioni ♥
Recensione di Anthy
[Contatta]
del 01/11/2009 - 04:48PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
Ciaooo! mi fa piacere che tu sia riuscita a
recuperare i capitoli hihihih XD Grazie! sono felice che la storia ti
stia piacendo! cmq per quanto riguarda Delia vive semplicemente nei
ricordi del passato che le parevano felice! Bisognerà solo
vedere che quell'amore di un tempo esiste ancora oppure è
semplicemente un'illusione data dai ricordi!!
baci
|
|
Recensione di luisina
[Contatta]
del 19/10/2009 - 05:30PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
Davveroooooooooooooo??? Grazieeeee milleeee *me
felicissima*
ero terrorizzata di scrivere qualcosa di troppo volgare, essendo il mio
primo tentativo XD
Grazie grazie graziee ... e poi detto da te sono felicissima!!!
|
|
Recensione di Sbruby
[Contatta]
del 15/10/2009 - 11:20PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
Ciaooooooooooooo!!! certo che mi fa piacere
sapere che hai gradito il capitolo!!! non immagini quanto *___*
anche perchè adoro la tua storia ( quando aggiorni??? *me
è in attesa*) !
Ahahahah quei due conigli si sono saltati addosso senza pensarci ed ora
stanno lì a crogiolarsi nei dubbi. come avrai notato Luca ha
detto di non amre la moglie ... anche se vanno dal consulente! Mentre
Delia ... è semplicemente confusa. Vuole una cosa ma si
rende conto che probabilmente è troppo tardi per ottenerla
... in fin dei conti ora ha Sophia a cui badare! ♥
|
|
Recensione di Bella_kristen
[Contatta]
del 15/10/2009 - 06:16PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
ahahaah già già povero
Rafael .. anche se poi lui e Delia non stanno insieme, quindi
praticamente non è considerabile un tradimento!
certo .. non gli farà piacere saperlo, se lei
deciderà di dirgli quello che è successo!! hihihi
chissà chi è alla porta!!! (io sono indecisa tra
3 persone XD ahahha devo ancora decidere)
|
|
Recensione di simo87
[Contatta]
del 15/10/2009 - 05:07PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
Gracieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
*________________________*
hihihi Rafael? bhe, direi che condividi il pensiero di Daphne allora XD
...
tutti vogliono che Delia si metta con lui ... peccato che per ora lei
voglia tutt'alto!
|
|
Recensione di TheDuck
[Contatta]
del 15/10/2009 - 03:49PM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
hihihi sono felice che ti sia piaciuto il chappy
XD ... e soprattutto che tu non lo abbia trovato volgare!! ero
leggermente terrorizzata all'idea!
Cmq l'amore è proprio una cosa strana ... ma soprattutto
problematica! uff *manu si deprime*
XD
|
|
Recensione di Miki
loves Yuu [Contatta]
del 15/10/2009 - 11:26AM sul capitolo 13: 12.
- Firmata |
Grazieeeeeeeeeeeeeeeee!!! ahahahah ti ha
sconvolto il capitolo?? ahahahahahahha
diciamo che Delia è rimasta bloccata nei sentimenti del
passato ... lei ha lasciato Luca ma lo amava ancora!
Cmq va considerato che le cose nel tempo sono cambiate e che
può essere che forse anche quell'amore sia scemato lasciando
solo attrazione fisica ... chissà
(in realtà non so nemmeno io dove andrà a parare
questa storia ahahahha ... scrivo lasciandomi trasportare XD ... mi
piacerebbe sapere come finirà ^^'''') |
|
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Capitolo 15 *** 14. ***
Angolo
di Manu:
Zalve!
Eccomi con il nuovo capitolo di questa storiella ... XD Sono
in ritardo? Si. lo ammetto! Sono in ritardo ... ma come ho
preventivamente avvisato nel mio profilo, purtroppo l'uni mi ruba
tantissimo tempo! In compenso, per dimostrarvi che non sono scappata in
qualche isola remota con il mio gatto oppure a condurre una vita
ascetica su di un monte, ho creato una pag di FB dove inserisco i vari
spoiler delle storie che scrivo! Link
mia pagina di FB ♪
Risposta
alle recensioni a fine capitolo.
14.
L’amore
si scopre soltanto amando.
P. Coelho
«
Rafael. »
notai le sue labbra incurvarsi in una
smorfia, udendo
la mia voce strozzata.
«
Non
sei felice di vedermi? »
mormorò leggermente dispiaciuto.
Maledizione!
«
No, io
… ecco, non era questo che volevo dire. –
biascicai allarmata. – Sono solo
sorpresa. »
ammisi.
Ed
era vero. Non ero affatto dispiaciuta di rivederlo, al
contrario, ero lieta di poter riavere con me il mio migliore amico.
L’unica
pecca era la mia insana indecisione.
Non
avevo dimenticato ciò che era accaduto con Luca, ma
quello che mi crucciava era non sapere se comunicare o meno la notizia
a
Rafael. Il nostro strano rapporto non era facile da identificare ed io
non
sapevo se lui dalla lieta novella della mia gravidanza aveva avuto o
meno altre
relazioni. Di una cosa ero certa, non avevamo discusso di quello che
avrebbe
comportato la nostra vita insieme.
Almeno
non da ogni punto di vista. Ci eravamo limitati a non
considerarci come coppia, ma non altro.
Non
c’era alcun divieto in merito a relazioni con terze persone.
Non c’era alcuna esclusività ma al contempo mi
pareva alquanto strano pensare a
Rafael con qualche donna, benché non potessi essere certa
non fosse stato con
qualcuna, essendo trascorsi anni dalla nascita di Sophia. Soprattutto
considerando che noi non avevamo quel genere di rapporti.
Praticamente
vivevamo come una coppia di neo genitori, ma
senza sesso.
…
Una tragedia!
«
Delia?
Posso entrare? »
domandò accigliato, indicandomi il salone.
Mi
limitai ad annuire troppo presa dalle mie entusiasmanti
conclusioni. La situazione che si era creata era a dir poco insana ed
era
assurdo pensare di protrarla ulteriormente.
Notai
Rafael avviarsi verso la cameretta di Sophia e mi
decisi a seguirlo.
«
Ehi. »
biascicai, appena entrata,
palesandogli la mia presenza.
Chino
sulla culla accarezzava dolcemente il volto della sua
piccolina, mentre un sorriso sereno si dipingeva sulle sue labbra piene.
Doveva
essergli mancata tremendamente.
«
È sempre
più bella. »
mormorò, scostando le copertine in modo da coprirla meglio.
Sospirai
sommessamente
cercando di infondermi coraggio, accomodandomi poltroncina
nell’angolo della
camera. « Sono successe un po’ di cose durante la
tua assenza. » esordii.
Lo
vidi annuire. « Mi
hai detto che hai incontrato Luca … »
«
Già! Ma non è
tutto. »
Mi
parve irrigidirsi,
ma non me ne curai. Forse ciò che era accaduto con Luca non
aveva solo lati
negativi. Probabilmente senza un simile incidente non avrei mai trovato
il
coraggio di smuovere quella situazione di stallo in cui ci eravamo
arenati. Erano
troppi i vantaggi che ne ricavavo e che mi impedivano di agire.
Mi
ero nuovamente
adagiata in una situazione di apparente convenienza senza valutarne
ampiamente
i pro e i contro. Forse non ero cresciuta realmente come credevo.
C’erano
non pochi
punti sfavorevoli che avevo deliberatamente ignorato.
Cosa
avrebbe pensato
Sophia una volta grande? Ma soprattutto per quanto sarebbe potuta
durare quella
specie di relazione che io e Rafael avevamo istaurato?
Di
certo non potevamo
definirci semplici conviventi, ma al contempo nemmeno una coppia a
tutti gli
effetti.
Avevo
abbandonato il
mio lavoro per fare da madre a tempo pieno! Ma era ciò che
realmente
desideravo? Avevo sempre esternato il mio odio per quel percorso di
studi e
quella professione che mi erano stati imposti dai miei genitori,
però iniziavo
a sospettare che le mie moine fossero per lo più dovute alla
costrizione e alla
mancata possibilità di scelta, che non ad una mia reale
avversità per quel
lavoro.
Possibile
dovessi
avvertire quella tremenda confusione?
«
Cosa è accaduto? »
mormorò assorto.
«
Sono stata con
Lucas … » soffiai fissandolo, pronta a cogliere
qualsiasi segno di disagio o
fastidio.
Non
si scompose. «
Sei stata a letto con lui? ».
«
Si. »
«
Siete tornati
insieme? » domandò a bruciapelo, spiazzandomi.
«
No! » esclamai con enfasi.
L’idea di tornare con Luca, per quanto allettante, non era
affatto
realizzabile.
Lui
restava pur
sempre sposato e io non avevo alcuna intenzione di diventare :
“l’altra”.
Avevo
una bambina di
cui occuparmi e non avrei abbandonato la stabilità per un
misero capriccio e
per una persona che probabilmente si era già pentita di
quello che era
accaduto.
«
Vuoi restare qui? »
Rimasi
qualche
istante a riflettere su quella prospettiva. Avrei avuto motivo per
abbandonare
per sempre la Spagna? « No! »
Con
Luca non sarebbe
dovuto accadere più nulla e forse la lontananza ci avrebbe
impedito di compiere
ulteriori errori.
«
E allora perché me
lo hai detto? »
Il
suo tono pacato
perdurò per l’intera conversazione. Mi parve quasi
annoiato da quelle domande
che si vedeva costretto a pormi.
Perché?
«
Io. – esitai per
qualche istante ferita dalla sua freddezza. – Credo che
dobbiamo chiarire la
nostra situazione. »
«
Sarebbe? »
«
Raf, smettila di
comportarti come un bambino e guardami. » sbottai adirata,
alzandomi e
andandogli incontro.
Notai
la fronte di
Sophia incresparsi, probabilmente a causa della mia voce.
Indicai
a Rafael la
porta intimandogli di uscire, non avevo alcuna intenzione di disturbare
il
sonno della mia piccola a causa della discussione, ma soprattutto non
volevo
nessuna interruzione.
Era
giunto il momento
di chiarire una volta per tutte.
Per
quanto potesse
apparirmi assurdo avvertivo un lacerante senso di colpa per il mio
gesto,
sebbene fossi più che consapevole del fatto che nulla mi
avrebbe vietato prima
di allora di intrattenermi con un uomo.
Richiusi
la porta
dietro di me, indicandogli il divano e accomodandomi dinanzi a lui.
«
Parliamo. » ordinai
perentoria.
Lo
vidi scuotere il
capo e portarsi nervosamente le mani tra i capelli. «
Maledizione Delia, cerca
di capire come mi sento in questo momento? »
Lo
fissai esitante. «
Sarebbe? »
«
Ferito! Mi sento
ferito. – bofonchiò stizzito. – Mi sono
allontanato per poco e tu sei finita nel
letto di un altro. »
Mi
adombrai udendo le
sue parole.
«
Io e te non siamo
sposati, tantomeno fidanzati. Non abbiamo nessun patto che ci vieti di
avere
rapporti sessuali con altri. » precisai mesta.
Mi
fissò truce. «
Vuoi dire che negli ultimi anni sei stata con altre persone?
»
«
No. – esclamai con
vigore. - Ma questo non significa che non avrei potuto! »
Dannazione,
perché sono così sulla
difensiva?!
«
Il fatto che tu ti
sia astenuta dal farlo fino a quando non hai incontrato Luca cosa ti fa
capire?
»
Boccheggiai
per
qualche istante, non comprendendo assolutamente il fine delle sue
domande.
«
Non capisco. »
«
Limitati a
rispondere, non c’è nulla da capire. »
«
Non lo so, è
capitato. – replicai mesta. – Quando sono in Spagna
passo tutto il mio tempo
con Sophia, con te e la tua famiglia. Credo che sarebbe stato difficile
intrattenere una relazione di qualunque tipo in quelle condizioni.
»
Sbuffò
contrariato. «
Io passo del tempo fuori casa in Spagna, ciò nonostante non
ho mai minimamente
pensato di andare con un’altra donna! »
«
Ma noi non stiamo
insieme e non abbiamo rapporti sessuali. Cosa vuoi fare? Vuoi che
restiamo
insieme fino alla vecchiaia, privandoci del sesso? » domandai
ironica. Quella prospettiva
era decisamente agghiacciante.
Non
che non potessi
farne a meno o chissà cosa, ma sarebbe stato inevitabile
cercare al di fuori
della nostra coppia qualcuno in grado di soddisfare quel genere di
desideri.
«
Mi stai dicendo che
devo trovarmi qualcuno con cui andare a letto? »
sbottò indignato.
Probabilmente
fu la
prima volta che vidi Rafael tanto alterato. Avevano convissuto per anni
e non
vi era mai stata alcuna discussione tanto accesa.
Possibile
sia stata in grado di mandare
a puttane tutto, con un solo gesto?
Lo
osservai
riflettendo sulle sue parole. Per qualche oscura ragione quella
prospettiva non
mi aggradava per nulla.
Avrei
davvero voluto
avere una vita sessuale attiva e permette a lui la medesima cosa?
Non
riuscivo
assolutamente ad immaginarlo in compagnia di una donna, lontano da
quella che
nonostante tutto era diventata la nostra famiglia. Presumibilmente era
dovuto
al timore che potesse innamorarsi di qualcuno e decidere di crearsi con
quell’ipotetica
persona una famiglia nel vero senso del termine. Qualcuno a cui legarsi
con i
voti matrimoniali, qualcuno da poter definire la propria moglie
…
E
in quel caso?
Cosa
ne sarebbe stato
di me e Sophia? Mia figlia sarebbe cresciuta lontano da suo padre?
Sarei
rimasta
ugualmente in Spagna, distante da mia sorella, pur di permettere di
vederlo
regolarmente?
«
Non lo so … » ammisi
sconsolata.
In
ogni caso Sophia
avrebbe di certo sofferto di una simile situazione.
Ed
io?
Non
sapevo cosa
pensare realmente. Dovevo ammettere che saperlo con un’altra
in un certo modo
mi infastidiva, benché questo potesse essere dovuto ad un
mero sentimento di
possessione.
In
fin dei conti lo
reputavo mio!
Ok,
sono sull’orlo della pazzia!
«
Dannazione, eri tu
che volevi chiarire. – sibilò. – Bene,
adesso chiariamo! »
«
È tutto così
complicato. – mormorai prendendomi la testa tra le mani.
Avvertivo i sintomi di
una tremenda emicrania farsi largo. – Se iniziassimo davvero
ad avere relazioni
con altri, cosa succederebbe a Sophia? Finiremo per innamorarci di
qualcuno e
allontanarci. » spiegai gesticolando animatamente.
Lui
parve ponderare
le mie parole. « Allora lasciamo tutto
com’è … »
Sospirai
sommessamente. « E quanto potrebbe durare ancora? –
chiesi esausta. – Non possiamo
pretendere di continuare a vivere in questo modo. In una coppia il
sesso è una
parte importante, la passione, l’amore … come
pretendi di poter vivere l’intera
vita privandoti di tutto questo? »
Lo
vidi accasciarsi
sul divano. « Per quanto tra noi non ci siano rapporti fisici
sai benissimo che
da parte mia non manca l’amore. » asserì
imbarazzato.
Strabuzzai
gli occhi
dinanzi alla sua candida affermazione.
«
Ma hai ragione. –
continuò. – Non possiamo continuare a vivere in
questa situazione di bilico. Basta
un misero soffio per far crollare ogni cosa. »
«
Cosa proponi. »
«
Proviamo a stare
insieme. Come coppia …» propose lasciandomi di
stucco.
_____________________________
Luisina: ahahahah
diciamo che noi donne abbiamo dei seri problemi. Purtroppo questa
è una cosa veramente comune! Delia si basa semplicemente sui
suoi ricordi e resta fedele alle sue convinzioni anche quando sono
completamente errate! Cmq come vedi fortunatamente non era Luca alla
porta! XD Cmq a me Luca piace molto se ti devo dire il vero ♥
TheDuck:
XD effettivamente stanno tutti in una situazione piuttosto casinosa
ahahahah ... Delia è una provola, Luca come carattere le
assomiglia molto e Rafael è un vero e proprio sognatore.
Continua a sperare che un giorno Delia si decida a corrispondere i suoi
sentimenti ...
Lion e
Lamb: ahahahah come vedi non era Luca alla porta! ahahah
... ma il povero Rafel XD non ha preso molto bene la notizia. anche se
direi che è da capire .. La situazione ambigua in cui stanno
sta creando non pochi problemi! Alla fine sono tutti piuttosto deboli
... nessuno riesce davvero a smuovere le cose perchè hanno
paura che infrangendo quell'effimero equilibrio tutto finisca per
crollare.
Simo87:
ahahah Daphne ha avuto le sue brutte esperienze e questo le permette di
parlare con cognizione di causa. Alla fine lei sa che significa stare
con un uomo che non ti ama realmente e che diciamocela tutta,
è proprio una stronzo. Di conseguenza non capisce come sua
sorella possa rifiutare un tipo come Rafael che la ama in modo tanto
assurdo da accettare la miriade di compromessi a cui lei lo costringe
(anche se spesso involontariamente).
Miki
Loves Yuu: ahahahah ma la cosa assurda è che
delle volte mentre scrivo mi esce la frase: Cribbio, questa non me
l'aspettavo! XD ahahahah ... e meno male che sto scrivendo io! So che
è assurdo, ma quando scrivo non penso. Sono i personaggi che
decidono per me ... sarà che in ogni personaggio che creo
c'è sempre un pò di me .. hihihih
Bella_Kristen:
ahahahaha questa non la aggiornavo da un pò! XD Purtroppo
decido al momento e in questi giorni avevo voglia di scrivere altro!
hihihi Alla porta come hai potuto notare era il nostro caro Rafael ...
anche se fino all'ultimo sono stata indecisa tra lui, Luca e la mamma
di Delia. Poi Rafael ha deciso che voleva entrare lui in scena e io
l'ho accontentato XD ahahahah baci!
|
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Capitolo 16 *** 15. ***
Salveeee!
Allora, inizio con lo scusarmi per la mia assenza. So che è
passato un pò di tempo dall'ultimo capitolo che ho scritto,
ma l'ispirazione mancava così come il tempo. Avevo deciso
che avrei scritto e terminato una storia per volta, in modo tale da non
arronzare nulla. Portarle avanti tutte insieme e studiare era
un'impresa impossibile.
In
compenso, questa storia è ormai giunta alla fine (per puro
caso oserei dire)... non avevo intenzione di scriverla per il momento,
ma l'ispirazione è arrivata all'improvviso e così
mi sono fermata a scrivere.
Vi
annuncio che questo è l'ultimo capitolo, a cui
seguirà l'epilogo tra qualche giorno (attendendo
che qualcuno lo legga e magari anche dopo qualche commento XD )... per
farmi perdonare vi inserisco uno
SPOILER A FINE PAGINA.
Vi lascio il link di una mia
one-shot originale (scritta per un contest e arrivata seconda): LUXURE
Infine
vi lascio il link della mia pagina di FB, dove lascio info sulle mie
storie:
AUGURI
DI BUON ANNO A TUTTI!
Lo
fissai a dir poco incredula. Possibile che mi stesse
realmente proponendo di diventare una coppia?
«
Stai
scherzando, spero. »
sbottai irritata.
Non
mi pareva affatto una motivazione valida per decidere di
intrattenere una relazione amorosa. Di certo non avrei immaginato di
ricevere
una proposta tanto poco romantica. Una scelta indotta semplicemente
dagli
eventi.
Se
vuole un rifiuto questo è un ottimo modo per ottenerlo.
«
Perché
no? I presupposti ci sono tutti. – mormorò
accasciandosi stancamente sulla
poltrona. – Abbiamo una figlia, viviamo insieme…
l’unica cosa che non facciamo
è il sesso. »
Annuì
vigorosamente. «
Il
fare sesso non implica essere una coppia. »
puntualizzai.
Vi era una bella differenza tra le due cose e lo dimostrava il fatto
che pur
avendo avuto un incontro di fuoco con Luca poco prima ero scappata dal
suo
ufficio con la coda tra le gambe.
Bella
cavolata!
Senza
dimenticare che l’aver fatto sesso con Rafael anni
prima non aveva condotto a nulla, o almeno non su quel versante. Ad
aver
scombussolato le cose, dandoci una parvenza di
“coppia”, era stato solo
l’arrivo di Sophia. Se la piccola non fosse nata sarebbe
stato tutto
completamente differente…
Un
solo avvenimento aveva mutato completamente il corso
degli eventi.
Iniziai
a massaggiare le tempie in cerca di sollievo. «
È una follia. »
sentenziai per l’ennesima
volta, rimuginando sulle ripercussioni che quella discussione stava
avendo.
Mi
maledii mentalmente per aver deciso di raccontagli la
verità. Quella con Luca sarebbe stata solo una piccola
parentesi da dimenticare,
ed invece stava scatenando un putiferio ingiustificato.
O
quasi…
Sbuffò
sommessamente.
« Possibile che tu trovi tanto agghiacciante la prospettiva
di stare con me? »
Lo
fissai contrita.
I
miei problemi erano
ben altri. Non potevo negare che Rafael avesse il suo fascino, che con
gli anni
era addirittura maturato dandogli un’aria ancor
più avvenente. Il suo carattere
mite e dolce lo rendeva un’ottima compagnia ed un perfetto
coinquilino, mentre il
suo essere risoluto e forte quando era necessario gli permetteva di
essere il sostegno
mio e di Sophia.
Eppure,
benché fossi
consapevole delle sue qualità, lungi da me poter affermare
di amarlo. Quello
che ci legava era un affetto quasi fraterno, un attaccamento ben
diverso da
quello che avvertivo per Luca. Il sentimento di possessione che nutrivo
nei
suoi confronti non dipendeva in alcun modo dall’amore, ma
più che altro dall’egoismo,
dal benessere che la sua presenza mi infondeva.
Nei
momenti bui il
suo intervento era stata per me una via di salvezza e mi premeva fare
in modo
che non mancasse per il futuro, non solo per me ma anche per Sophia.
Egoismo!
Puro e semplice egoismo.
Non
che ne andassi
fiera, ma negarlo era praticamente impossibile.
«
Senti,ora non ho
voglia di parlarne! » sbottai,
comprendendo quanto i miei stessi pensieri fossero inconcludenti.
Vidi
sul suo viso
dipingersi un’espressione di disappunto, che tentò
di mascherare con scarso
successo. Dal canto mio finsi di non notarla, onde evitare di protrarre
quella
discussione scomoda.
«
Io devo partire. –
annunciò mesto. – Ho avuto un permesso per questo
week- end e non oltre. Ero
convinto che tu e la piccola sareste tornati a casa con me! »
Mugugnai
una risposta
tutt’altro che comprensibile, incapace di ribattere qualcosa
di minimamente
coerente. Non mi aggradava affatto che lui partisse, ma in parte
sospettavo che
tornare in Spagna con lui avrebbe forzato ulteriormente la situazione.
Partendo
avrei
inevitabilmente dato delle speranze a Rafael ed in nome della nostra
amicizia
non mi pareva giusto un simile gesto.
Almeno
questo glielo
devo.
Decisi
così di
lasciar trascorrere qualche altra settimana, lo avrei raggiunto in
Spagna solo
in seguito, magari attendendo il tempo necessario per far sbollire la
sua
rabbia e la mia confusione.
«
Parti da solo! »
______________________________
Il
week-end trascorse
tranquillamente. Sophie fu più che felice di poter passare
nuovamente del tempo
con suo padre e lui non fu da meno. Eppure non mi sfuggì
l’espressione
tormentata che di tanto in tanto si dipingeva sul suo volto.
Probabilmente
non
gradiva il pensiero di dover trascorrere chissà quanto tempo
lontano da sua
figlia. Non avevamo discusso di un mio ipotetico rientro in Spagna,
eclissando
ogni genere di discussione che avrebbe potuto rovinare quel fine
settimana.
Avvertii
un lacerante
senso di colpa quando all’aeroporto Sophie si
mostrò tutt’altro che lieta della
partenza di Rafael, comprendendo quanto il mio comportamento in merito
fosse
non poco egoista.
Nonostante
ciò lo
lasciai partire.
Lo
accompagnai
all’aeroporto come da programma, senza mostrare il minimo
cenno di cedimento,
almeno all’esterno.
Nessuna
falsa speranza.
Forse
in futuro avrei
davvero accettato la sua corte, forse mi sarei innamorata di
lui… forse.
Ma
per il momento
quella prospettiva mi appariva troppo lontana per alimentare anche la
minima attesa.
Sapevo cosa accadeva quando due persone si sposavano senza cognizione
di causa,
trasportati dalle convenzioni e dagli eventi. Avevo sperimentato sulla
mia
pelle ciò che un matrimonio mal assortito poteva causare.
Il
clima di
infelicità costante nella mia casa aveva reso la mia
infanzia come una corsa
sfrenata verso la crescita, vista come l’unica soluzione ai
miei problemi.
Una
fuga da casa e
dalle sue bugie. Dalla sua facciata perfetta che celava dietro di se
solo
drammi.
Non
avrei mai potuto
imporre a mia figlia il medesimo destino. Se da bambina avessi potuto
scegliere
avrei preferito vedere i miei genitori allontanarsi.
Talvolta
avevo
sperato in un divorzio. Probabilmente, in quel caso, se avessero messo
da parte
il loro orgoglio e le loro frivole convinzioni, secondo cui la rottura
di un
matrimonio fosse socialmente deprecabile, avrebbero potuto vivere una
vita meno
angustiata. E chissà, magari un po’ di
serenità avrebbe giovato al loro pessimo
carattere, permettendogli di essere dei genitori migliori di quello che
erano
poi stati.
Daphne
sbuffò per
l’ennesima volta rivolgendomi un’occhiata torva che
finsi di non notare.
«
Non potrai ignorarmi
per sempre. » bofonchiò dirigendo il suo sguardo
nuovamente sulla strada
dinanzi a sè.
Stranamente
quella
mattina si era offerta di accompagnarci all’aeroporto con la
sua auto,
adducendo l’assurda scusa che fosse più capiente.
Peccato che Rafael avesse con
sé poco più che un misero trolley con gli
indumenti necessari per due giorni.
«
Questo lo credi tu.
» replicai mesta, alzando gli occhi al cielo per palesare il
mio disappunto.
«
Senti Delia, hai
lasciato partire solo e sconsolato il povero Rafael. –
esitò qualche istante
sperando di scorgere una mia reazione a quella constatazione.
– Quanto credi
che durerà la sua pazienza? »
Non
risposi.
«
Non in eterno. »
continuò lei notando il mio silenzio.
Certo,
infiliamo il proverbiale dito
nella piaga.
«
Il
mutismo non servirà a nulla. -
sentenziò parcheggiando l’auto nel piccolo e
grazioso vialetto di casa. –
Presto troverà una compagna meno problematica di te, si
costruirà una bella
famigliola trasferendosi in riva al mare e comprando un bel cane. »
Cane?
E
adesso cosa centra il cane?
Uscii
dall’auto in rigoroso silenzio, fingendo di non udire
le sue prediche ed indisposta dalla conversazione unilaterale di mia
sorella.
Mi avviai verso la portiera posteriore per recuperare la piccola
Sophia, ormai
dormiente. Quello che non avrei potuto immaginare fu di notare una
figura
conosciuta sotto il portico.
Sobbalzai
visibilmente bloccandomi sul posto, quasi convinta
di essere preda di qualche strana allucinazione.
O
forse
no…
«
Ma che
diamine…? »
Daphne
notando la mia espressione enigmatica seguì la
direzione del mio sguardo incrociando quello di Lucas, che nervoso
batteva i
piedi al suolo.
Sospirai
sommessamente, tentando di apparire più serena di
quanto la situazione potesse permettermi in quell’istante.
«
Porta
dentro la piccola. »
ordinai perentoria rivolgendomi a Daphne, recuperando la borsa e
chiudendo
violentemente la portiera.
Mia
sorella obbedì, sgattaiolando velocemente in casa dopo
aver rivolto un cenno al nostro ospite ed un’occhiata
allarmata alla
sottoscritta.
Che
temesse che potessi decidere di strangolarlo sotto il
portico di casa?
Probabilmente
no, anche se quella era una prospettiva non
poco allettante per la sottoscritta.
Recuperando
la giusta lucidità, e ponendo da parte i miei propositi
omicidi, gli andai incontro pronta all’ennesimo scontro
verbale. Quello che era
accaduto nel suo studio aveva avuto conseguenze tutt’altro
che piacevoli e non
osavo pensare cosa sarebbe potuto accadere se avesse deciso di
rintracciarmi
durante la permanenza di Rafael. Quest’ultimo avrebbe di
certo reagito nel
peggiore dei modi, ponendo termine a quella situazione di stallo nella
quale
parevo volermi crogiolare ancora per molto.
Almeno
sino a quando la confusione dalla mia mente non fosse
definitivamente svanita.
Quindi
ancora
per molto…
Non
che non mi infastidisse, ma il dover compiere una scelta
tanto significativa mi terrorizzava non poco. Vivere in quel modo mi
risultava
molto più facile.
«
Luke. »
salutai tentando di essere
distaccata, ma con scarso risultato.
«
Era
lui? »
domandò mesto assottigliando
lo sguardo.
Lo
fissai interrogativa non comprendendo la domanda.
Lui?
Lui chi?
«
L’uomo
che è stato da voi negli ultimi due giorni, quello con cui
sei andata al parco
con la bambina. Lo stesso che stamattina è uscito di casa
con una valigia e
presumibilmente ha fatto ritorno a casa. »
rispose alla mia muta domanda.
Spalancai
la bocca sbigottita e non poco allucinata. Come
poteva essere a conoscenza della mia gita al parco e di tutti quei
piccoli
dettagli dell’ultimo week.end. Una parte di me aveva ben
compreso la situazione
ma era a tal punto sconvolta da non voler accettare una simile
prospettiva.
Che
mi
avesse seguito?
Che
ci
avesse seguito?
«
Ma
come diavolo fai a saperlo? »
sbottai contrariata, mentre l’indignazione cresceva sino a
livelli epocali.
Le
sue guance si colorarono di un leggero rosso e solo in
quell’istante notai la barba particolarmente incolta e
l’aspetto trasandato. Durante
il nostro periodo d’oro non era raro poterlo ammirare in una
veste tanto rozza,
che oltretutto all’epoca mi eccitava non poco, ma
l’aspetto distinto che aveva
ostentato nel suo studio era ben diverso da quello del ragazzino
scapestrato
che viveva dei suoi sogni.
«
Ho
avuto un po’ di tempo libero. »
Grugnii
indispettita. «
Certo,
e ti pare che questa potrebbe bastarmi come risposta. –
ribattei acidamente. –
Ti rendi conto di quello che hai fatto? Mi hai seguita? Come un
maniaco? Tu
devi aver perso il lume della ragione, cosa diamine hai raccontato a
tua
moglie? Cosa sarebbe successo se Rafael ti avesse visto? »
«
Gli
hai raccontato di noi? »
mi
interruppe palesando un certo interesse per la mia risposta.
Scossi
il capo vigorosamente. «
Luca, non esiste un noi. Non esiste da tempo. »
«
E
quello che è successo nel mio studio? Quello non era un
nulla e tu lo sai bene.
Tra di noi c’è sempre quell’alchimia,
che tu ti sei ostinata a rinnegare per
anni ma che è riemersa non appena ne ha avuto
l’opportunità. »
«
Tu sei
sposato. »
«
E tu
hai una bambina. Eppure questo non sembra averci fermati. »
«
Un
simile comportamento non è decoroso e non è
affatto consono. »
«
Oh mio
dio, ma ti senti? Parli come tua madre. »
Incassai
il colpo fremendo di rabbia. «
No, io parlo come una madre. »
scandii bene ogni sillaba con
ira malcelata.
Gli
anni erano trascorsi e le responsabilità aumentate. E
benché trovassi assurdo poter anche solo pensare di
ragionare come mia madre,
non potevo negare che per certi versi le sue opposizioni talvolta non
fossero
tanto assurde. Aveva sbagliato costringendomi a scegliere tra lo studio
e il
ragazzo che amavo, aveva sbagliato ad intromettersi e ad invadere la
mia vita
distruggendo pezzo per pezzo tutto ciò che non riteneva
idoneo, ma in parte non
potevo non comprendere che se si fosse opposta alla situazione in cui
mi
trovavo non avrei potuto contraddirla in alcun modo.
Avevo
errato in passato.
Prendendomi
alla sprovvista e approfittando delle mie
distrazioni accorciò ulteriormente la distanza tra di noi.
«
Io ti amo e per te
sono pronto a rinunciare a tutto e anche se non vuoi ammetterlo so che
per te è
la stessa cosa. – mormorò suadente portando il suo
braccio attorno alla mia
vita e attirandomi a sé. – Torna con me.
»
Avvertii
il mio
respiro accelerare notevolmente, rispondendo alla sua vicinanza. Il
tono
carezzevole in cui pronunciò quelle parole, la dolcezza dei
suoi occhi mi
portarono inevitabilmente a cedere.
Si.
All’epoca
non
compresi realmente quale fosse il mio sbaglio. Probabilmente il tempo
trascorso
lontano e la rottura del rapporto tanto brusca e sofferta mi avevano
portata ad
idealizzarlo, a dimenticare quei difetti che trovavo insopportabili, a
sorvolare sul tradimento di sua moglie.
Dimenticai
molte
cose, mi abbandonai semplicemente a quei sentimenti che pensavo di
provare,
aggrappandomi ad un desiderio infantile di recuperare ciò
che era stato.
Un
errore clamoroso.
Il tempo era inesorabilmente trascorso e con se le cose erano mutate.
Io
ero mutata.
Le
sofferenze e le
delusioni in qualche modo mi avevano permesso di crescere e anche se
non
abbastanza per comprendere realmente i miei sentimenti, mi avevano reso
una
donna.
Una
donna con delle
esigenze e delle responsabilità ben definite. Una madre con
una bambina a cui
badare e che sarebbe dovuta essere posta sempre stata sopra ogni cosa.
Talvolta
si crede di
poter vivere di sogni, escludendo la cruda realtà dal
proprio mondo. Ed in
parte è così, ma una situazione tanto idilliaca
può durare ben poco. Quando i
problemi bussano alla porta non si può evitarli, bisogna
affrontarli, soffrire
se necessario ma agire.
Lucas
invece non era
cambiato granché. Per quanto fosse un mix letale di dolcezza
e audacia che
avrebbe potuto far capitolare qualsiasi donna, aveva una
personalità poco
marcata. Fragile si lasciava sopraffare dagli avvenimenti, chiudendosi
in sé stesso
e accumulando le tensioni e i dispiaceri.
Proprio
come me.
Ciò
di cui avevo
sempre necessitato era una persona forte a cui sorreggermi, una persona
in
grado di compensare le mie mancanze e i miei difetti. Un uomo caparbio,
ma che
con dolcezza poteva ricondurmi sulla strada giusta.
Ed
io avevo trovato
tutto ciò calpestandolo senza volerlo e… perdendolo.
_______________________________________
Spoiler Epilogo ____________________________________
"Un
bambino dal caratterino sveglio che aveva
immediatamente legato con Sophia. Inizialmente lei pareva non gradire
l’idea di
dover dividere le attenzioni di suo padre con qualcun altro"
_______________________________________
Recensioni ♪ _____________________________________
luisina [Contatta] |
Segnala
violazione
|
24/12/09,
ore 17:41 - Capitolo 15:
14. |
Ciauuuuu!!!!
in verità quì non ti eri persa molti capitoli XD
stavo abbastanza indietro con questa storia.
In verità non sapevo nemmeno che questo sarebbe stato
l'ultimo capitolo, è stata la storia a deciderlo (sembro una
pazza quando dico queste cose, ma purtroppo è vero O.O non
ho mai una trama definita quando scrivo, è il foglio bianco
di word ad ispirarmi XD)
cmq sono felice che il capitolo ti sia piaciuto *____*
Baci e Buon anno
|
|
TheDuck [Contatta] |
Segnala
violazione
|
30/11/09,
ore 19:30 - Capitolo 15:
14. |
Ciauuuu
& Buon Anno!!!!!
ahahahh un bel casino vero?
bhe, quì c'è anche di peggio... diciamo che la
causa di tutto è l'indecisione di Delia XD che è
una persona con un carattere abbastanza difficile.
di per sè è molto confusa... ma probabilmente
perchè alla fine non ha ancora incontrato colui di cui ha
veramente bisogno.
|
|
simo87 [Contatta] |
Segnala
violazione
|
23/11/09,
ore 22:10 - Capitolo 15:
14. |
ahahahah
mi sa che adesso vorrai strangolarmi. Speravi che alla fine Rafael ci
sarebbe riuscito?? XD ops... diciamo che la fine ha sorpreso anche me,
e l'epilogo forse ancora di +!
(so che è strano, ma ribadisco sempre che io non ho mai una
trama in mente, sono le storie che si scrivono da sole man mano XD ...
sono pazza ♀♪)
Buon anno!
|
|
conci [Contatta] |
Segnala
violazione
|
23/11/09,
ore 10:07 - Capitolo 15:
14. |
Grazie
mille!!! spero tantissimo che anche questa fine un pò strana
ti sia piaciuta!
Naturalmente manca ancora l'epilogo che è già
mezzo scritto, quindi sarà postato a breve.
Baci e Buon Anno!
|
|
Bella_kristen [Contatta] |
Segnala
violazione
|
22/11/09,
ore 19:02 - Capitolo 15:
14. |
ahahahahaha
entrato e uscito di scena, il povero Rafael!
Anche se per lui ho in mente qualcosa per l'epilogo, ma non dico nulla
anche perchè mentre finisco di scriverlo potrei decidere di
cambiare tutto! @___@
hihihi
al max metto un piccolo spoiler del prox chappy
baci e Buon anno!
|
|
Miki
loves Yuu [Contatta] |
Segnala
violazione
|
22/11/09,
ore 16:28 - Capitolo 15:
14. |
Buon
Anno!!!!
ahahahahah come vedi non è successo quello che doveva
succedere.
Manco fosse una novità XD scrivo sempre cose senza senso
ahahahaha
cmq l'epilogo sarà molto + allegro! XD spero... hiihi
bacii
|
|
|
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Capitolo 17 *** Epilogo ***
Il
capitolo precedente credo non sia proprio piaciuto notando le
recensioni super scarse. BHe, devo ammettere che mi dispiace, ma mi fa
capire che questa storia era davvero da concludere. Quindi accantono
l'idea di un piccolo seguito che avevo in mente (tanto il tempo
è decisamente poco. Mi applicherò in una
revisione della storia ^^)
Bhe,
che altro dire... questo è l'epilogo che pone finalmente
fine a questa storia, spero sia di vostro gradimento anche se credo che
non fosse come lo avevate immaginato., (mi piace sorprendere
XD)
Spero
nessuno di voi attenti alla mia vita. Cmq tralasciando gli scherzi
ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita, in particolar modo chi ha
commentato XD (mi sono fatta certe risate con i commenti/minacce
ahahahahah). Spero tanto di avere un parere finale anche dai
lettori sino ad ora silenziosi, soprattutto se si tratta di critiche
per migliorare (in modo da capire i miei errori in vista della
revisione della storia =^^= )
Baci!!
♥
Alla
prossima!
Epilogo
Erano
trascorsi
cinque anni dal fatidico “si”.
Avevo
accettato di
intraprendere nuovamente una relazione con Luca, ignorando quali
sarebbe stati
i risvolti della mia scelta.
Come
era prevedibile
Rafael non gradì affatto la notizia.
Non
vi furono scenate
o recriminazioni di alcun tipo, semplicemente decise di accantonare
ogni
possibilità di riappacificazione. Si stabilì
definitivamente in Spagna, benché
questo gli impedisse di vedere regolarmente sua figlia.
Probabilmente
per lui
quello fu un grande sacrificio, ma tanto era il rancore nei miei
confronti ed
il desiderio di allontanarsi per sempre dalla sottoscritta che
preferì evitare
il più possibile i contatti. Non avrebbe accettato di
vedermi con un altro, ma
soprattutto con Luca.
In
fin dei conti
sapeva che prima o poi sarebbe accaduto! Come mi aveva confessato tempo
dopo, conscio
che quella mia e di Luca fosse una questione irrisolta, aveva sempre
temuto un
nostro ricongiungimento.
Rimuginandoci
compresi quante sofferenze avevo inflitto a Rafael, pur non volendo.
Aveva
vissuto nel muto terrore di un mio improvviso allontanamento, e per
come erano
andati i fatti non aveva poi avuto alcun torto.
Contro
ogni mio
pronostico era accaduto ed io avevo ceduto a Luca, rinunciando a quello
che
sino a quel momento era stato il mio miglior amico.
Sebbene
fosse
orribile per me ammetterlo, me ne ero pentita amaramente.
La
relazione con Luca
durò tre anni tra alti e bassi, più bassi che
alti. I nostri caratteri per
certi versi troppo simili, almeno nei difetti, ci impedivano di
comunicare
adeguatamente. La tendenza a rifuggire dai problemi portò in
breve tempo la
nostra coppia al collasso, permettendomi di comprendere come in
realtà i
programmi che avevamo ideato durante la nostra adolescenza non
avrebbero mai
avuto modo di realizzarsi.
Una
casetta per noi, una bella
famigliola numerosa…
Ero
certa che se non
fossi partita per l’America, nel giro di qualche anno avremmo
interrotto i
contatti, rompendo quella relazione e intraprendendo qualcosa di
più profondo e
meno infantile con altre persone.
Quella
non sarebbe
stata che una bella esperienza adolescenziale di cui serbare un buon
ricordo.
Invece
gli eventi non
ci avevano dato l’opportunità di comprendere
quanto fossimo inadeguati l’uno per
l’altro, almeno sino a quando non avevamo tentato.
Non
avevamo futuro e non l’avremmo mai
avuto.
L’anno
seguente alla
nostra rottura Luca tentò un riavvicinamento a sua moglie,
miseramente fallito
poco dopo. Non so cosa gli accadde in seguito, perchè
interrompemmo i contatti
definitivamente.
Non
che temessi di
ricedere nel medesimo errore, assolutamente. In realtà la
rottura era stata
abbastanza brusca e le uniche informazioni di cui ero in possesso erano
giunte
tramite il chiacchiericcio di amici di amici.
Sbuffai
sommessamente
controllando l’orologio.
Mi
trovavo
all’aeroporto di Capodichino, attendendo l’arrivo
di Sophia, che aveva
trascorso le feste di Natale in Spagna con suo padre e la sua nuova
famiglia.
Ebbene
si,
Rafael si era sposato qualche anno
dopo con un’insegnante d’asilo. Una ragazza
conosciuta ad una festa, che a
quanto pareva lo aveva immediatamente conquistato. Avevano convissuto
per un
anno per poi convolare a nozze.
Sei
mesi fa Lena gli
aveva dato il suo secondogenito: Fernando.
Un
bambino dal
caratterino sveglio. Sophia, inizialmente pareva non gradire
l’idea di dover
dividere le attenzioni di suo padre con qualcun altro, soprattutto
considerando
la sofferenza che le arrecava poter limitare le sue visite a pochi
periodi. Non
che Rafael non tentasse di raggiungerla quando poteva, ma il lavoro e
la nuova
famiglia lo impegnavano a tal punto che un simile spostamento poteva
avvenire
solo di rado.
Sophia,
dal canto
suo, poteva allontanarsi da casa solo durante le festività,
che trascorreva
interamente da lui.
Questi
non erano che i risvolti della mia
scelta.
Inizialmente
non
avevo affatto gradito la prospettiva di non poter godere della presenza
di mia
figlia durante le vacanze, che fosse Natale, Capodanno, estate. Ma in
fin dei
conti non era che mia la colpa di una tale distanza e mi ero arresa
all’evidenza comprendendo di non poter fare altrimenti.
Nonostante
ciò
Sophia, forse merito della differenza d’età, aveva
pian piano accettato Fernando
impersonando alla perfezione il ruolo di sorella maggiore. Portava
sempre una
foto del piccolo con sé, mostrandola a tutte le sue amiche
e, munita di web-cam
e computer, tutte le sere pretendeva di poter vedere lui e il padre,
almeno per
la buona notte.
Anche
il rapporto con
Lena era maturato con il tempo. Il carattere mite e dolce di
quest’ultima era
riuscito a conquistare la fiducia di mia figlia. Inizialmente notai un
certo
rancore verso la donna che le aveva portato via suo padre, essendo che
prima
del loro incontro Rafael era in grado di spostarsi più
assiduamente, poi
crescendo aveva iniziato a comprendere che la situazione era stata
abbastanza
ingarbugliata da prima del suo arrivo.
Ingarbugliata
è un eufemismo!
«
Mamma. » una voce
squillante attirò la mia attenzione e involontariamente le
mie labbra si
incurvarono in un sorriso più rilassato.
Un
piccolo tornado
dai capelli neri mi investii in pieno, travolgendomi con il suo solito
entusiasmo.
«
Mamma, come sono
felice di essere tornata a casa. Lo sai che Fernando ha detto la sua
prima
parola e ha chiamato me. Certo, non ha detto Sophia, ma un nome
strano…
gliaqualcosa. – esitò prendendo fiato e
saltellando incurante degli sguardi
divertiti e incuriositi dei presenti. – Abbiamo aperto i
regali e indovina cosa
mi ha regalato papà? Una macchina fotografica digitale
stupenda. »
Il
suo ciarlare
continuò ancora per un po’ mentre io fissavo il
mio allegro scricciolo.
L’esuberanza era una dote che aveva ereditato dalla
sottoscritta, anche se
visibilmente più accentuata. Fisicamente non mi somigliava
granchè.
I
capelli neri e
lisci ricadevano lunghi sino a metà schiena, gli occhi verdi
possedevano un
taglio molto simile a quello di Rafael così come la forma
del viso. Da me
sembrava aver ereditato il fisico longilineo, ma soprattutto il
carattere. Non
possedeva nulla della tranquillità e della pacatezza di suo
padre, che di tanto
in tanto mi rimproverava bonariamente di aver generato un mio piccolo
clone.
E
come dargli torto!?
«
Sophia, hai la
capacità di sfiancare la mamma in meno di dici minuti.
» scherzai deliziandomi
del suo tenero broncio.
Aveva
ormai compiuto
dieci anni ed era una splendida ragazzina pronta ad entrare nella
pubertà e nei
suoi problemi. Una prospettiva che mi spaventava non poco ma che per il
momento
non era tra le mie preoccupazioni principali. Avevo trascorso le
vacanze
sommersa tra merletti, abiti, torte nuziali, cercando di trovare un
attimo di
respiro tra la moltitudine di impegni che mi sommergevano. Il lavoro
presso
l’azienda di mio padre era come al solito sfiancante, ma
ciò che mi opprimeva
maggiormente, al momento, era l’organizzazione del matrimonio.
Una
cosa di per sé
mai semplice e poi quando si tratta del proprio
c’è il fattore isterismo che
complica ulteriormente la situazione.
«
Zio Matt? »
Sophia
mi distolse
dai miei pensieri, osservando la moltitudine di persone presente in
aeroporto.
«
A casa. Sta
cercando di preparare il pranzo. » ghignai al pensiero nel
mio povero futuro
marito alle prese con pentole e fornelli. Non mi sarei sorpresa di
trovare, una
volta di ritorno, la casa completamente in fiamme. Matt, diminutivo di
Mattia,
era laureato in ingegneria navale e lavorava presso
un’azienda abbastanza
rinomata. Lo avevo conosciuto poco dopo la mia rottura con Luca, grazie
ad
alcuni amici in comune. Avevamo iniziato ad uscire quasi subito, ma
senza
nessun particolare impegno. Ero ancora abbastanza scossa per Luca e per
il
matrimonio di Rafael. Riguardo a quest’ultimo, per quanto
fossi conscia di non
amarlo, il suo allontanamento era stato non poco destabilizzante e la
consapevolezza che mi avesse completamente dimenticata mi aveva
stranamente
ferita.
Un
comportamento
molto egoistico, forse alimentato dal senso di insoddisfazione che
avevano
comportato le mie azioni.
Avevo
scelto certa di
un futuro roseo, rinunciando a colui che era stato il mio
più grande sostengo e
la mia famiglia.
E
mi ero pentita.
Probabilmente
fu
anche quello a logorare la mia storia con Luca. Il pensiero che la sua
presenza
ed il suo ritorno mi avevano inevitabilmente condotta a porre da parte
una
persona che aveva avuto un ruolo importantissimo nella mia vita e che
inevitabilmente, volendo o meno, ne avrebbe fatto parte.
Restava
in ogni caso il padre di
Sophia.
Tutto
ciò aveva
generato un misto tra senso di colpa e rammarico, che come una piccola
bomba ad
orologeria era stata lì, latente, pronta a scoppiare da un
momento all’altro.
Quando
avevo
incontrato Matt avevo ripreso la “filosofia di
vita” che perseguivo al collage.
Tanto
sesso e nessun legame.
Era
il mio modo per
affrontare i disastri che avevo causato e di tentare di trarre conforto
in
qualcosa che non fosse Sophia. Ero consapevole di averle procurato una
tremenda
sofferenza separandola dal padre ed il senso di colpa aumentava
comprendendo di
non poterle assicurare una vera famiglia.
Era
un circolo
vizioso. Più stavo male più mi rifugiavo in
storie senza importanza.
Infantile
e poco
coscienzioso da parte mia, eppure il sesso era divenuto il mio
anestetico
naturale.
Poi
non so cosa
accadde e non so perché, ma gli incontri con Matt si
intensificarono fino a
rendere radi quelli con gli altri uomini. Trascorreva a casa mia la
notte
sporadicamente, e quando accadeva talvolta si divertiva a giocare con
Sophia
che da allora aveva iniziato a chiamarlo “zio”.
All’epoca,
la mia
bambina, poco comprendeva della situazione in cui mi trovavo, o forse
ero io ad
illudermi che fosse così, fatto sta che quel rapporto con
Matt, dapprima
superficiale, si trasformò in altro.
Per
la prima volta
dalla mia partenza per l’America mi sentivo libera di vivere
una relazione con
un uomo senza pensieri. Luca ormai era definitivamente uscito dalla mia
vita,
portando con se solo rammarico e delusione, mentre Rafael, complice la
distanza
e la sua relazione, aveva deciso di “perdonare” in
parte il mio comportamento
permettendoci un rapporto quanto meno civile.
Con
Matt era stato
tutto nuovo.
Un rapporto senza drammi o
illusioni. Un
rapporto semplicemente maturo e sereno, fondato sull’amore
reciproco e sul
rispetto. Un rapporto con i suoi piccoli bisticci e le
riappacificazione.
Con
lui ho trovato il mio equilibrio.
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